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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 160 di mercoledì 10 aprile 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Bartolozzi, Battelli, Benvenuto, Borghese, Brescia, Cancelleri, Colletti, D'Incà, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Fantinati, Frusone, Gallo, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Guerini, Lupi, Parolo, Saltamartini, Schullian, Viscomi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 920 - Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo (Approvato dal Senato) (A. C. 1433-A); e dell'abbinata proposta di legge: Ravetto (A.C. 781) (ore 11,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1433-A: Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo; e dell'abbinata proposta di legge n. 781.

Ricordo che, nella seduta di ieri, si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 3.

(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Invito i relatori ad esprimere il parere.

VIRGINIO CAPARVI , Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Sugli emendamenti 3.1 Sisto, 3.9 Zangrillo, 3.10 Polverini, 3.11 Prisco e 3.12 Lacarra, parere contrario, così come sugli identici emendamenti 3.13 Bucalo e 3.14 Sisto. Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti 3.15 Paolo Russo, 3.16 Polverini, 3.17 Sisto, 3.18 Polverini, 3.19 e 3.20 Zangrillo, 3.21 Fatuzzo, 3.22 Viscomi e 3.23 Polverini.

Sugli emendamenti 3.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e 3.301 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), parere favorevole, mentre sui successivi emendamenti 3.25 Viscomi, 3.26 Polverini, 3.27 Musella, 3.28 Viscomi, 3.31 Cannatelli, 3.32 Viscomi, 3.33 Polverini, 3.34 Cannatelli, 3.35 e 3.36 Viscomi, parere contrario. Sull'emendamento 3.302 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), parere favorevole, mentre sui successivi identici emendamenti 3.37 Rizzetto e 3.38 Epifani, parere contrario.

Sugli identici emendamenti 3.39 Viscomi e 3.41 Pella, parere contrario, così come sui successivi identici emendamenti 3.42 Prisco, 3.43 Epifani e 3.44 Pella. Il parere è, altresì, contrario sull'emendamento 3.45 Rizzetto, sugli identici emendamenti 3.46 Polverini e 3.47 Rizzetto, così come sui successivi emendamenti 3.48 Rizzetto, 3.49 Ferro, 3.50 Fiano, 3.51 Silvestroni, 3.53 Prisco, 3.54 Fiano, 3.58 Lepri, 3.59 Bucalo e 3.60 Carnevali.

PRESIDENTE. Grazie, relatore, che non ci dà nessuna sorpresa. Relatore di minoranza, onorevole Viscomi, Prego.

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Sugli emendamenti 3.1 Sisto e 3.9 Zangrillo, parere favorevole, mentre sugli emendamenti 3.10 Polverini e 3.11 Prisco ci rimettiamo all'Assemblea. Sull'emendamento 3.12 Lacarra e sugli identici emendamenti 3.13 Bucalo e 3.14 Sisto, parere favorevole, mentre sull'emendamento 3.15 Paolo Russo ci rimettiamo all'Assemblea. Sull'emendamento 3.16 Polverini, parere favorevole, mentre sugli emendamenti 3.17 Sisto, 3.18 Polverini, 3.19 e 3.20 Zangrillo ci rimettiamo all'Assemblea. Sull'emendamento 3.21 Fatuzzo, parere contrario, mentre sull'emendamento 3.22 Viscomi, parere favorevole. Sull'emendamento 3.23 Polverini ci rimettiamo all'Assemblea, mentre sull'emendamento 3.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), parere favorevole. Sull'emendamento 3.301 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), parere contrario, mentre sui successivi emendamenti 3.25 Viscomi e 3.26 Polverini, parere favorevole. Sull'emendamento 3.27 Musella ci rimettiamo all'Assemblea, mentre sull'emendamento 3.28 Viscomi, parere favorevole. Sull'emendamento 3.31 Cannatelli, parere contrario, mentre sull'emendamento 3.32 Viscomi, parere favorevole. Sugli emendamenti 3.33 Polverini e 3.34 Cannatelli, parere contrario, mentre sugli emendamenti 3.35 e 3.36 Viscomi, parere favorevole. Sull'emendamento 3.302 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), parere favorevole, così come sui successivi identici emendamenti 3.37 Rizzetto e 3.38 Epifani.

Sugli identici emendamenti 3.39 Viscomi e 3.41 Pella, parere favorevole, mentre sui successivi identici emendamenti 3.42 Prisco, 3.43 Epifani e 3.44 Pella ci rimettiamo all'Assemblea. Sull'emendamento 3.45 Rizzetto, sugli identici emendamenti 3.46 Polverini e 3.47 Rizzetto, parere contrario, mentre sull'emendamento 3.48 Rizzetto, parere favorevole. Sugli emendamenti 3.49 Ferro e 3.50 Fiano, parere favorevole, mentre sull'emendamento 3.51 Silvestroni ci rimettiamo all'Assemblea. Sugli emendamenti 3.53 Prisco, 3.54 Fiano, 3.58 Lepri, parere favorevole, mentre sull'emendamento 3.59 Bucalo ci rimettiamo all'Assemblea. Sull'emendamento 3.60 Carnevali, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza: tutti contrari, salvo gli emendamenti 3.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), 3.301 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e 3.302 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), sui quali vi è un parere favorevole.

PRESIDENTE. Mi scusi, quindi il parere è conforme a quello del relatore, anche su questi lui aveva dato parere favorevole.

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Punto.

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Pardon, mi sono dilungato troppo.

PRESIDENTE. No, non si è dilungato, volevo solo sapere se c'era una difformità da quel parere.

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. No, no, conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Perfetto. Visto che ci siamo, diamo anche il parere sui tre articoli aggiuntivi. Relatore? Diamo i pareri anche su questi, così facilitiamo il lavoro per dopo. Siamo a pagina 14.

VIRGINIO CAPARVI , Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Sugli articoli aggiuntivi 3.02 Sisto, 3.04 Carla Cantone e 3.06 Aprea, parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Viscomi? A pagina 14, i tre articoli aggiuntivi.

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Sull'articolo aggiuntivo 3.02 Sisto ci rimettiamo all'Assemblea, mentre sui successivi 3.04 Carla Cantone e 3.06 Aprea, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto dal Regolamento per lo svolgimento delle votazioni mediante procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,25.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,25.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Sull'ordine dei lavori.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Solo per richiamare l'attenzione di quest'Aula a quello che sta accadendo in questo momento e per chiedere al Governo che venga a darci delle spiegazioni perché io credo che non sia più tollerabile che noi facciamo finta di niente. Da stamattina abbiamo notizia di circa venti persone a bordo di un gommone nel Mediterraneo centrale e dopo più di sei ore, da quando sono stati lanciati i segnali di soccorso, nessun MRCC sta intervenendo. Sono state avvisate le autorità libiche ma si dà il caso che in Libia in questo momento non ci sia più nessuno a rispondere.

E, allora, io penso che alla luce di questa nuova situazione e considerando che già otto persone a bordo di quell'imbarcazione sono morte - e parliamo di uomini, donne e bambini, parliamo di vite umane - il Ministro dei Trasporti debba venire in quest'Aula a spiegare come intende procedere rispetto al tema del soccorso in mare e dell'adempimento del nostro Paese alle convenzioni internazionali alla luce del fatto che non esiste più la Guardia costiera libica perché non esiste più la Libia in questo momento e non possiamo continuare a far finta di delegare il tema del soccorso in mare a un'autorità che non esiste più. Ognuno di voi potrà fare il tentativo provando a chiamare i numeri libici della Guardia costiera per sapere se c'è qualche ufficiale a rispondere dall'altra parte, ma se ne sono andati tutti.

E, quindi, io credo che il Ministro dei Trasporti debba venire qui urgentemente a spiegarci come nei prossimi giorni intende gestire la questione del soccorso in mare nel Mediterraneo centrale e dei rapporti con le cosiddette autorità libiche, altrimenti rischiamo che nei prossimi giorni noi ci renderemo responsabili di migliaia di morti nel Mediterraneo.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Immagino che sia sullo stesso tema. Prego, ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, signor Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori e mi ricollego a quanto ha detto adesso il collega Palazzotto. È sotto gli occhi di tutti noi e certamente di tutti i cittadini italiani che la situazione libica è completamente cambiata. Ora siccome la strategia che riguarda la volontà di questo Governo di non accogliere più nessuno in questo Paese, di modificare de facto tutte le norme, le regole e l'atteggiamento rispetto alle richieste di aiuto di chi scappa da condizioni di morte, di persecuzione, di guerra o di fame, si basava e si basa sull'idea di una collaborazione con quello che esisteva dell'entità statuale libica a Tripoli e sull'azione della Guardia costiera, noi in queste ore siamo calati in una situazione drammatica nella quale di fronte alle nostre coste sul versante della Libia non c'è più nessuno con il quale poter, in questo momento, perpetuare una strategia che noi non condividiamo ma che, pur tuttavia, non sta più in piedi.

Quindi, siccome parliamo anche in queste ore di richieste di soccorso e di aiuto ad esseri umani nel Mediterraneo, aiuto che da quello Stato libico, perlomeno dal Governo di Tripoli, in questo momento non può arrivare, è obbligatorio che il Governo, e in particolare il Ministro dell'Interno che ha la titolarità della salvezza di quegli esseri umani, venga in quest'Aula a riferirci come cambia la sua strategia. Si tratta di una responsabilità umana prima ancora che politica nei confronti di quelle persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non possiamo dire che interverrà la Guardia costiera libica perché la Guardia costiera libica in questo momento non può intervenire dato che non c'è. Quindi, appoggio la richiesta che il Governo venga urgentemente a riferire su questo specifico aspetto nell'Aula della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ritengo che la richiesta sia stata motivata sufficientemente e il Governo - è presente il sottosegretario Fantinati - ne ha preso atto, ma la Presidenza comunicherà anche per le vie ufficiali la richiesta dei due gruppi.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, chiedo maggior silenzio in Aula. Colleghi! Prego, onorevole Delmastro Delle Vedove.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Quello dei barconi in mare è un tema evidentemente che tocca tutte le nostre coscienze ma non possiamo far finta che non discenda da un problema enorme, gravissimo e aggravato in questi giorni dall'avanzata di Haftar coordinata da Macron e dalla completa assenza internazionale dell'Italia in Libia. Fratelli d'Italia ha chiesto a Conte di venire a riferire e con gravissimo ritardo verrà a riferire, ma questi sono gli esiti finali di una guerra civile scatenata in Libia da Haftar per procura e su mandato di Macron e soprattutto il fallimento conclamato di questo Governo, che prima ci ha parlato di famose e altrettanto fumose cabine di regia con Trump per la gestione della Libia, evaporate, e poi ci ha parlato della trionfalistica Conferenza di Palermo che non ha prodotto nulla. L'unica cosa che si è prodotta è una guerra civile di fronte a casa nostra, l'unica cosa che si è prodotta è la lenta e inesorabile esclusione di ENI dal contesto libico essenziale per l'approvvigionamento dell'Italia, l'unica cosa che si è prodotta è che la Total - e termino - ha messo due piedi, due stivali sulla Libia e l'unica cosa che si è prodotta è il precipitare di una situazione che determina la tragedia umanitaria nel nostro Mediterraneo. Il Governo deve venire a riferire, come richiesto da Fratelli d'Italia, sulla gravissima situazione libica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Delmastro Delle Vedove, come sa su questo tema è prevista domani la presenza del Presidente del Consiglio.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo sempre sull'ordine dei lavori. Anche dal nostro punto di vista non si può ignorare come quanto sta accadendo, come riportato dal collega Palazzotto, si riferisca soprattutto all'atteggiamento in politica estera di questo Governo che ha affrontato con superficialità la questione libica sponsorizzando l'azione politica del Presidente Serraj che poi si è vista minimizzata dall'avanzata di Haftar che, ricordiamo, è sostenuto dall'Egitto, dalla Russia e dalla Francia. Quindi, ancora una volta si palesa una mancanza di visione strategica, eppure l'Italia ha dei grandi interessi in Libia e ci si aspetti che il nostro Governo li tuteli, li tuteli come dovrebbe tutelare tutto il Mediterraneo per la posizione strategica che ha il nostro Paese.

Allora, mi chiedo quando questo Governo si sveglierà e attuerà una politica estera capace di prevenire questi fenomeni e capace di portare la nostra leadership nel Mediterraneo. È questo ciò che deve fare questo Governo e non sempre seguire gli avvenimenti, essere incapace di reagire ed essere impreparato a quella, invece, che è l'azione politica forte degli altri Governi europei che in Libia stanno determinando la propria influenza. In questo senso chiediamo che il Governo riferisca - e lo farà già il Premier Conte - anche sulla questione libica e su come affronterà le prossime sfide nel Mediterraneo.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1433-A.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.1 Sisto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti del liceo classico statale “Andrea D' Oria”, di Genova, che sono presenti e sono venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Colleghi, questo è il primo voto e abbiamo un po' di pazienza, dopodiché pregherò tutti di stare ai loro posti, perché procederemo rapidamente. Colleghi, le prossime votazioni saranno molto rapide, lo dico per chi intende andare a passeggiare fuori.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.9 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.11 Prisco, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.12 Lacarra.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Presidente, il “no” a questo emendamento che è stato dato dal Governo e, prima ancora, nell'esame in Commissione, si direbbe la fotografia plastica della confusione con cui si sta intervenendo sul tema delle assunzioni e delle stabilizzazioni della pubblica amministrazione. Uso il termine confusione non a caso, perché noi abbiamo assistito, in questi mesi, a disegni di legge e decreti-legge nei quali, da una parte, si dice che si assumerà sempre, ovunque e comunque - lo si fa nella sanità, come da ultimo è accaduto con il decreto sul reddito di cittadinanza e quota 100, lo si fa nella pubblica amministrazione, ogni tanto ci si ricorda di qualche graduatoria a scorrimento e si prorogano dei termini, ogni tanto se ne dimenticano e, quindi, quelle graduatorie rimangono in sospeso e magari decadono, ogni tanto si dice che si assumerà sempre e comunque, e, ogni tanto, ad esempio nella manovra di bilancio, si dice che non si faranno assunzioni per tutto il 2019, nella pubblica amministrazione fino a novembre, nell'università e nell'alta formazione fino a dicembre del 2019. Ebbene, questa è, come dicevo, la fotografia plastica di questa totale assenza di pianificazione, totale assenza di programmazione, perché anche quando si parla di assunzioni e di stabilizzazioni ci si dimentica di coordinarsi con chi quelle assunzioni e stabilizzazioni le deve poi fare, come gli enti locali e come le regioni, penso, ad esempio, allo strumento cosiddetto dei navigator. Questa è la quarta volta, Presidente, che noi presentiamo questo emendamento e continueremo a farlo, perché qui si chiede la stabilizzazione dei tanti precari della pubblica amministrazione che lavorano nella pubblica amministrazione da almeno tre anni. Ve ne siete dimenticati e questa è la quarta volta, però continuate a far finta di assumere; non assumete i nuovi e neppure stabilizzate chi già lavora nella pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo del Partito Democratico ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà lo svolgimento, per ciascun emendamento, di interventi della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.12 Lacarra, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 3.13 Bucalo e 3.14 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Presidente, anche questo è un emendamento che dà una possibilità, una soluzione per poter finalmente risolvere il precariato nella pubblica amministrazione. Un “no” sta a significare che non volete assolutamente considerare questa problematica e avevamo chiesto la possibilità di aumentare al 50 per cento i posti messi a concorso, perché è l'unica possibilità data per superare questa piaga della pubblica amministrazione. Continuate, ancora, a usare il precariato solo come slogan (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.13 Bucalo e 3.14 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.15 Paolo Russo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, questo emendamento, che reca la firma di molti miei colleghi, oltre che della mia, si riferisce al fatto che si rimettono in corsa gli aspiranti dipendenti della pubblica amministrazione che sono stati esclusi per mancanza di titoli.

La magistratura ha dichiarato che anche loro hanno diritto di entrare a far parte della grande famiglia dei pubblici dipendenti, e questo emendamento quindi viene incontro a questa che, oltre che essere un desiderio di tanti che vogliono entrare nel pubblico impiego, è anche una decisione della magistratura. Noi dimostreremo, quindi, in questo modo, l'efficienza della pubblica amministrazione, che è l'obiettivo di questo importantissimo disegno di legge.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fatuzzo. La ringrazio.

CARLO FATUZZO (FI). A coloro che… A favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.15 Paolo Russo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.16 Polverini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). So che i colleghi hanno piacere di ascoltarmi, ho sentito parole di approvazione nei dintorni. Questo emendamento permette a coloro che hanno chiesto e sono in graduatoria per un'assunzione a tempo indeterminato, quindi un sogno per tanti cittadini disoccupati, che anche nel 2019 restino in vita in queste graduatorie, e non si spenga quindi la loro speranza di essere assunti dalle nostre amministrazioni pubbliche.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.16 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.17 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.18 Polverini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, questo emendamento riguarda la modalità degli esami a cui vengono convocati coloro che desiderano essere assunti nella pubblica amministrazione. Con l'approvazione di questo emendamento, si specifica che si tratta di effettuare più prove di esami scritti in un'unica data: è quella l'unica semplificazione. Inoltre, che non si ripetano degli esami a risposte multiple, dove si deve scegliere la risposta giusta: se si è bravi si indovina, se si ha studiato cioè si risponde bene, se non si è studiato no; e si specifica che queste prove devono essere ripetute in un secondo esame, se non sono state effettuate nella prima prova di esame: altrimenti sarebbe un doppione di quelle già effettuate.

Dobbiamo semplificare, e quindi mi sembra corretto che si vada a semplificare approvando questo emendamento a prima firma Polverini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.18 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.19 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.20 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.21 Fatuzzo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, l'emendamento 3.21 prevede che quando siamo davanti a concorsi per titoli e per esami, si parta prima dagli esami e poi dai titoli: cioè prima si svolgano le prove d'esame, da cui emergerà una graduatoria, e poi si esaminino i titoli, anziché, come prevede il testo originale, il contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.21 Fatuzzo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.22 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.23 Polverini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, l'emendamento 3.23 Polverini non mi ha fatto dormire per diverse notti, in senso favorevole, nel senso che ho dormito benissimo, ma non so se verrà approvato o meno, ma lo ritengo fondamentale, perché specifica che avere esperienza nel compiere una data attività lavorativa possa essere un titolo di merito per essere assunti in quell'attività lavorativa, che poi è quello che tutte le aziende private guardano per primo quando hanno necessità di assumere chiunque abbia qualunque cosa da fare. Se si assume in un ristorante un cuoco e si vuole aumentare il numero di coloro che vanno a pranzo o a cena in quel ristorante, si sceglie un cuoco e gli si chiede: tu sei capace a fare il cuoco oppure devi cominciare da zero, come facevano quando si andava a fare il militare, che se eri stato parrucchiere da donna ti facevano fare l'autista e se eri stato autista ti facevano fare il parrucchiere? Allora, mi sembra quanto mai opportuno che la pubblica amministrazione segua il medesimo esempio della logica, che dia cioè un punteggio a chi ha una certa pratica nel lavoro per il quale chiede di essere assunto. Mi sembra, quindi, che ci siano tutte le premesse perché i colleghi possano votare a favore dell'emendamento 3.23 Polverini, sottoscritto poi da altri parlamentari, compreso il sottoscritto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.23 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza si è rimesso all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO VISCOMI (PD). Presidente, giusto per segnalare la contraddizione di questo emendamento e della volontà del Governo. Il comma 1 prevede la deroga allo svolgimento delle procedure di mobilità al fine di ridurre i tempi di accesso al pubblico impiego, quindi è una norma che sarà propagandata come una norma che consente di velocizzare le assunzioni, però si introduce ora questo incipit: “Fatto salvo quanto stabilito dall'articolo 1, comma 399, della legge 30 dicembre 2018, n. 145”, che è la legge che, però, rinvia a fine anno le assunzioni. Allora, per riprendere quanto è stato già detto dall'onorevole Serracchiani: prima si vuole, da una parte, accelerare le assunzioni, però, dall'altra, si mantiene il blocco delle assunzioni. È una contraddizione che il Governo dovrebbe risolvere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.25 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Grazie, Presidente. Guardate che, se al comma 9 lasciate le lettere a) e b), voi complicate in modo molto negativo le regole, sia per gli enti locali che le regioni, ma anche per i lavoratori e le lavoratrici, perché diventa molto meno democratico questo percorso. Ma soprattutto, se non sopprimete le lettere a) e b), invece di “concretezza” sarà “incertezza”, quindi vi chiediamo di sopprimere di sopprimere, al comma 9, sia lettere a) che b).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.25 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.26 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.27 Musella.

VIRGINIO CAPARVI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VIRGINIO CAPARVI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Presidente, in questo caso propongo una riformulazione, che prevede non “decorsi quindici giorni”, ma “decorsi quarantacinque giorni”: in questo caso il parere sarebbe favorevole.

PRESIDENTE. Il parere del Governo?

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Relatore Viscomi?

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Presidente, mantengo fermo il parere: ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. La riformulazione viene accolta dal presentatore? Prendo atto che viene accolta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.27 Musella, così come riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.28 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie. Allora, l'emendamento riguarda l'assunzione delle persone con disabilità nelle pubbliche amministrazioni. Il testo di legge prevede l'estensione dei programmi di assunzione previsti dall'articolo 11 della legge n. 68 del 1999; tuttavia, questo articolo 11 consente, essendo riferito prioritariamente alle imprese private, l'assunzione nominativa. L'estensione di questa norma anche nelle pubbliche amministrazioni comporta la possibilità di assunzione nominativa anche per le qualifiche medio-alte all'interno delle pubbliche amministrazioni. Per eliminare o ridurre il rischio di assunzioni e di comportamenti arbitrari, noi chiediamo che sia in ogni caso assicurato l'espletamento di procedure selettive pubbliche e imparziali per l'assunzione delle persone con disabilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.28 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.31 Cannatelli, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.32 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Presidente, noi proponiamo di ridurre da quattro a due anni la data da cui i membri delle commissioni esaminatrici sono andati in quiescenza e possono, quindi, fare parte di questa commissione. Quattro anni ci sembrano troppi, due anni dal momento in cui si è andati in quiescenza, secondo noi, sono il giusto equilibrio rispetto ad un ruolo così importante come quello di far parte delle commissioni esaminatrici dei concorsi pubblici. Per questo chiediamo questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.32 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.33 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.34 Cannatelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Vedo che gli inviti a non parlare e a essere veloce sono sempre più pressanti, cercherò di tenere presente questo…

PRESIDENTE. Onorevole Fatuzzo, non ho invitato nessuno a non parlare.

CARLO FATUZZO (FI). Non mi riferivo alla sua maestà, assolutamente, perché non avrei nemmeno sentito…

PRESIDENTE. Maestà è un po' troppo per la Presidenza. Non c'è nessun titolo.

CARLO FATUZZO (FI). Ma non mettiamo limiti alla divina provvidenza! Quello che vorrei dire è che sono molto felice che si utilizzino i pensionati perché facciano parte delle commissioni giudicatrici su chi si presenta ai concorsi per diventare membro della grande famiglia del pubblico impiego.

Detto questo, però, trovo anche corretto che chi ha appena lasciato il lavoro, naturalmente o pubblico o privato, attenda prima di poter entrare in queste commissioni; e, nel particolare, visto che si è tanto parlato di quota 100, se ne può parlare ancora un po' di più, facendo presente che, se venisse approvato questo emendamento, la richiesta di cessare l'attività lavorativa si estenderebbe automaticamente anche a quella di non poter diventare membro di una commissione giudicatrice delle assunzioni del pubblico impiego.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.34 Cannatelli, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.35 Viscomi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Grazie, Presidente. Questo emendamento interviene sull'aggiornamento dei compensi da corrispondere ai presidenti e ai membri delle commissioni esaminatrici per i concorsi pubblici. Dato che in questo provvedimento praticamente c'è un aggiornamento senza che vi sia nessun limite, cioè in deroga alle disposizioni di legge, noi chiediamo che invece questo venga parametrato rispetto all'indice Istat dei prezzi al consumo. Mi sembra un emendamento ragionevole, che tenga conto che non può essere in deroga e deciso arbitrariamente senza alcun riferimento Istat.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.35 Viscomi, con i pareri contrari delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.36 Viscomi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Pochissimi secondi, Presidente, semplicemente per segnalare che questo comma 14, del quale chiediamo la soppressione, introduce una ferita rilevante al principio di onnicomprensività della retribuzione dei dirigenti, che è il risultato di un lungo percorso giurisprudenziale, dottrinale e legislativo.

Abbiamo fatto tanto per fissare il principio che la retribuzione dei dirigenti è onnicomprensiva; introduciamo ora questa ferita significativa per cui i compensi connessi alla commissione di esame sono esclusi da questo limite.

Crediamo che questa sia una ferita foriera di ulteriori ferite.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.36 Viscomi, con i pareri contrari delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.302 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.37 Rizzetto e 3.38 Epifani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 3.39 Viscomi e 3.41 Pella.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD). Presidente, grazie. Si tratta, con questo emendamento, di limitare gli effetti di alcune normative, cioè fare in modo che alcuni vincoli assunzionali, che sono posti da specifiche normative che sono indicate nell'emendamento, vengano eliminati. Questo può favorire il reclutamento del personale del pubblico impiego, naturalmente il tutto fermo il rispetto della disciplina in materia di programmazione economico-finanziaria e di pianificazione del fabbisogno del personale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.39 Viscomi e 3.41 Pella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.42 Prisco, 3.43 Epifani e 3.44 Pella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.45 Rizzetto, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.46 Polverini e 3.47 Rizzetto, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.48 Rizzetto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo al termine di tre emendamenti, di tre proposte che parlano di graduatorie. E tra l'altro sono stupito rispetto al voto contrario, non lo so, forse eravamo stati poco chiari, io e anche la collega Polverini rispetto agli emendamenti 3.46 e 3.47, perché il Partito Democratico ha votato contro la proroga delle graduatorie. Siete stati con noi in Commissione, rispetto alle decisioni del Governo, le avevamo purtroppo capite, sottosegretario, in pancia alla scorsa legge di stabilità, trovo assolutamente strano che le altre opposizioni votino contro ad un qualcosa su cui ci eravamo detti essere tutti d'accordo. Avete l'ultima possibilità - in questo caso mi rivolgo al Partito Democratico per suo tramite, Presidente - rispetto all'emendamento 3.48, a nostra prima firma, che dice una cosa molto semplice, ovvero che l'efficacia - io ritorno, Ministro, su questo tema - delle graduatorie è prorogata al 31 dicembre 2019. Perché? Lo rinnovo e lo ricordo: rispetto a questo tema eravamo tutti d'accordo sino a qualche mese fa, di fatto voi state azzerando le cosiddette graduatorie e la validità delle stesse. Ricordiamo qualche numero, Presidente: in Italia attualmente ci sono tra le 80 e le 100 mila persone e relative famiglie che gravitano all'interno di questo mondo, sappiamo perfettamente che le graduatorie hanno valenza trimestrale, ma il Parlamento per molti anni ha prorogato le graduatorie stesse, e le abbiamo prorogate con un voto verde - ricorderanno i colleghi che erano qui durante la scorsa legislatura -, l'abbiamo approvato con un voto trasversale e unanime, sottosegretario, dell'Aula. Allora, questo emendamento tende ad eliminare, a proposito delle graduatorie che si erano rese comunque valide rispetto alle scorse leggi di stabilità entro il 2010, il fatto che debbano andare tutti a casa, cioè queste persone non avranno più alcun tipo di merito per poter svolgere il loro lavoro, per poter essere immesse, anche con il tanto decantato turnover, rispetto ed in pancia alla pubblica amministrazione che, a detta di tutti, deve essere rinnovata e rinnovata meglio; tra l'altro, con una evidente contraddizione, ovvero voi dite: tra il 2010 e il 2013 le graduatorie sono fondamentalmente valide, ma con qualcosa che riguarda i corsi di aggiornamento. È una contraddizione, perché gli idonei, a fine 2013, Ministro, vedranno scadere il loro status prima dello sblocco delle assunzioni che voi avete messo a novembre di quest'anno. State di fatto voltando le spalle agli idonei, dimenticando, non solo migliaia e migliaia di figure che sono di fatto meritevoli di essere inserite nel circuito della pubblica amministrazione, ma state voltando le spalle alla meritocrazia, la stessa meritocrazia di cui parla la nostra Carta costituzionale.

Sottosegretario Fantinati, lei ricorderà, sempre se l'ha scritto lei, un suo tweet a dicembre, laddove dichiarava che, rispetto alle graduatorie, era tutto a posto. Dopo qualche ora, quel tweet… sì, era così…avrebbe rassicurato tutti coloro che chiedevano lumi rispetto alla propria posizione, ma, dopo qualche minuto o qualche ora, il suo tweet è stato cancellato, non esiste più.

Ministro, il merito rispetto a queste persone - e ce ne è bisogno di merito in questo Paese - non è merito se prima o dopo il 2010: il merito è merito sempre, non soltanto rispetto ad un anno o rispetto ad un altro. Parlate, poi, di turnover, ma in legge di stabilità sancite il blocco delle assunzioni fino a metà novembre. Ebbene, chiedendo un voto favorevole o, evidentemente, un accantonamento rispetto a questa proposta, noi non ci prendiamo una responsabilità, che di fatto è una responsabilità politica, che invito tutta l'Aula a non prendere, votando a favore di questa proposta emendativa che parla di merito; parla di persone che hanno percorso una strada di merito, una strada di studio e che devono - chiudo, Presidente -, legittimamente, rispetto alle loro ambizioni, entrare prima o poi nel circuito di una pubblica amministrazione che, su questo siamo tutti d'accordo, è evidentemente da migliorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie, Presidente. Presidente, il Partito Democratico è abituato a leggere gli emendamenti con molta attenzione e i colleghi, forse, ricorderanno che, mentre abbiamo espresso un parere contrario agli emendamenti 3.46 e 3.47 Rizzetto, abbiamo espresso un parere positivo all'emendamento 3.48 a firma Rizzetto. Questo è molto semplice e giustificabile, perché, mentre l'emendamento 3.48 introduce effettivamente, con norma secca, la proroga delle graduatorie fino al 31 dicembre 2019, quelli precedenti sono tecnicamente non sostenibili, perché non solo riducono la platea dei soggetti interessati alle amministrazioni pubbliche soggette alla limitazione delle assunzioni, che, come sappiamo tutti, è saltata con le ultime leggi, ma anche perché prevede una completa assunzione dei vincitori e per gli idonei, che non è proprio giustificabile da un punto di vista tecnico e operativo. Quindi, senza cedere al fascino del pensiero semplice, tutti vogliamo l'assunzione dei precari, ma tutti cerchiamo di non promettere cose che non possiamo mantenere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, la sua era formale richiesta di accantonamento. Vuole che proviamo a verificare l'intenzione del relatore? Signor relatore, c'è una richiesta dell'onorevole Rizzetto di accantonamento. Come la valuta?

VIRGINIO CAPARVI , Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Contrario all'accantonamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, se prende atto della risposta, non formalizziamo il voto, altrimenti…

WALTER RIZZETTO (FDI). A questo punto, votiamo l'emendamento, Presidente.

PRESIDENTE. Perfetto. Mi sembra corretto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.48 Rizzetto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.49 Ferro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento vuole denunciare, ma ci appelliamo anche a tutti i colleghi, perché nella ormai famigerata graduatoria del concorso allievi di polizia, in cui c'è stato uno scorrimento di graduatoria postumo, in cui sono stati cambiati i criteri, sono stati dimenticati sessantuno idonei non vincitori militari appartenenti alle Forze armate che avevano partecipato a tutte le prove. Sono stati messi in una graduatoria particolare, appunto, di riserva; da questa graduatoria ne hanno pescati tre, tutti gli altri sono stati dimenticati e quando c'è stato l'ultimo scorrimento, non sono stati presi in considerazione. Loro stanno chiedendo di rispettare la legge, cioè quella legge che dà una precedenza agli appartenenti ai ferma breve, ferma breve prefissata e appartenenti alle Forze armate. Occorre rendere giustizia a questi ragazzi, che sono servitori della patria e sono stati discriminati e continuano ad essere discriminati solamente perché militari. Quindi, chiediamo o l'accantonamento o di votare a favore dell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Condividiamo lo spirito dell'emendamento al quale daremo il nostro voto favorevole. Vorrei aggiungere, poi ne parleremo anche negli emendamenti successivi, che nelle stesse ore in cui noi vediamo che la maggioranza non ha nessuna intenzione di recuperare le persone che, con il cambiamento in corso d'opera, oltre ai militari dimenticati, sta lasciando a casa in questo bando di gara, contemporaneamente, il Ministro dell'Interno va in giro dicendo che sta assumendo molta gente con assunzioni straordinarie. Ricordo che lo stanziamento di quest'anno per le assunzioni previsto dal Ministro dell'Interno è di 4,9 milioni che, diviso 40 mila euro lordi per ogni assunzione di appartenenti alle forze dell'ordine, fa 112 assunzioni. Voteremo favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.49 Ferro, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.50 Fiano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, come prima accennavo per materie di cui anche lei è esperto, qui trattasi di scorrimento di graduatorie per idonei non vincitori. All'interno del concorso per l'assunzione di 893 allievi agenti della Polizia di Stato, quello di cui alla Gazzetta Ufficiale, IV serie, del 26 maggio 2017, in corso d'opera, se i miei colleghi gentilmente mi lasciano parlare, in corso d'opera sono state cambiate le norme, per cui questi ragazzi, avendo cambiato i requisiti, non potranno essere assunti. Con questo emendamento, con molta semplicità, noi chiediamo di tornare alle regole originarie del concorso bandito nel 2017 per permettere a questi ragazzi di entrare nella Polizia di Stato. Sappiano questi ragazzi quale sarà il voto dell'Aula di oggi: che i due partiti di Governo, Lega e 5 Stelle, voteranno perché loro rimangano a casa e non coronino il loro sogno, nonostante siano risultati idonei al concorso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Siamo stati in piazza con questi ragazzi, perché bisogna dire a tutta Italia come sia possibile cambiare le regole durante un concorso. Questi ragazzi non chiedevano di essere assunti direttamente, come falsamente è stato detto: chiedevano semplicemente di poter effettuare l'ultima prova, poi nel caso avrebbero accettato il verdetto di non essere idonei, il verdetto di non avere fisicamente la forza di essere poliziotti. Ma oggi le istituzioni gli stanno dicendo che, a 27 anni, ad un certo punto, sei troppo vecchio per fare il poliziotto, ed è una vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Partito Democratico). È una vergogna, perché, poi, ci sono i reparti di celere - andate nelle questure - che hanno 45-50 anni! Invece a ragazzi di 27 anni, che amano la divisa, che hanno servito lo Stato e sognavano di indossare la divisa, il Governo gli ha cambiato le regole. Non li hanno ricevuti, non sono stati ricevuti, sono venuti più volte in piazza, e nessuno si è fatto vedere, per avere una spiegazione sul perché loro non possono effettuare delle prove sul campo fisico. Io vi chiedo, mi appello a voi: rimediate a questa vergogna.

Oggi è il giorno della Polizia. Questi ragazzi non avranno più rispetto delle istituzioni perché gli è stato infranto un sogno e sono stati privati della possibilità di provare un concorso (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie, Presidente. Stiamo parlando dei nostri figli, stiamo parlando dei nostri figli e delle nostre figlie, stiamo parlando di ragazzi che hanno ancora un ideale, credono nello Stato, credono nella giustizia, credono nella possibilità di avere un comportamento leale e corretto reciprocamente. Loro vogliono mettersi al servizio dello Stato e vogliono mettersi al servizio della comunità. Hanno fatto un percorso, lo hanno fatto seriamente, lo hanno fatto credendoci e oggi, con un gioco delle tre carte, gli viene tolta la possibilità, la possibilità della vita.

Allora, pensateci, riflettete, perché se è vero che credete veramente che nessuno può essere lasciato per ultimo, che ciascuno è importante, in questo momento voi non li state lasciando per ultimi, ma state sotterrando dei giovani di cui dovremmo essere orgogliosi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.50 Fiano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.51 Silvestroni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, sempre ad oggetto questa vicenda assurda di cui si è parlato anche negli emendamenti precedenti, che ha poco del diritto e ancor meno del principio di affidamento su uno Stato che dovrebbe far rispettare le regole invece che cambiarle in corso d'opera.

Il racconto di questa storia è stato fatto in parte dai colleghi e, se non l'avessimo vissuta in quest'Aula, avrebbe il sapore dell'incredibile. Ricordiamolo: con il “decreto semplificazioni” è stata modificata una norma in corso con cui si autorizzano assunzioni aggiuntive della Polizia di Stato - quelle correttamente e giustamente promesse perché ve ne è bisogno dal Ministro Salvini - utilizzando una graduatoria vigente ancora per due anni, però a condizione che l'età degli assunti sia portata da trent'anni, come prevedeva il bando nel 2018, a 26 anni, introdotti con la nuova legge e di fatto tagliando con una tagliola tutti quelli che si erano classificati nelle prime posizioni di idoneità - non vincitori ma idonei di una graduatoria vigente - che avevano più di 26 anni per un giorno, per due anni o per tre anni e non valutando il merito né l'idoneità a fare o a non fare il poliziotto.

La cosa assurda è che la motivazione che viene data - cioè l'entrata in vigore del nuovo ordinamento della polizia di Stato nel 2018, che abbassa per le nuove assunzioni l'età da 30 a 26 anni - in realtà non è stata applicata su un altro scorrimento di assunzioni per 459 unità, sempre nel 2018 (quindi, a nuovo ordinamento di polizia di Stato vigente), in cui si è scorsa la graduatoria assumendo personale che aveva anche fino a trent'anni.

Se uno partecipa a un gioco che prevede un'età, trent'anni, e si classifica non tra i vincitori ma tra gli idonei e le regole del gioco dicono ancora questo, cioè che in caso di scorrimento si utilizzano le graduatorie vigenti, allora le regole non possono essere cambiate in corso e se a farlo è lo Stato, se a farlo è la Polizia di Stato, che dovrebbe garantire la legalità in questa nazione, la cosa sa del vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Noi, con una serie di emendamenti successivi, non diciamo di valutare solamente il merito di quelle graduatorie ma di valutare se queste persone sono idonee o meno a fare i poliziotti, perché analogo - analogo! - provvedimento è stato assunto nell'altra branca del Ministero dell'interno rispetto alle assunzioni di stabilizzazione dei vigili del fuoco. Se, da una parte, la mano destra dice “valutiamo l'idoneità e non più l'età”, dall'altra parte dice “no, conta l'età e non conta l'idoneità”. Allora, mettiamoci d'accordo, a meno che non sono Stati diversi nello stesso Stato.

Ma la cosa che ci preoccupa di più - e concludo, Presidente - non è fare il sindacalismo di Tizio o di Caio. Mi preoccupa che, se questa cosa dovesse esporre, come esporrà, lo Stato a una valanga di ricorsi finanche alla Corte costituzionale, perché è palese la violazione almeno degli articoli 2 e 97 della Costituzione, quello che succederà sarà il blocco delle assunzioni con delle ricadute sul bisogno che c'è nella Polizia di Stato di un ricambio generazionale, perché l'età avanza e avanza per tutti, e con le ricadute che ci sono di ordine pubblico e di sicurezza nelle questure e nelle nostre città.

Questo è il pericolo a cui si va incontro con questa manovra che chiediamo, ancora una volta, di fermare. Riportiamo le cose a zero, assumiamo chi deve essere assunto e diamo una risposta ai cittadini che hanno un bisogno di sicurezza, e quelle 1.500 assunzioni sono necessarie oggi e non possono aspettare l'evolversi di ricorsi che dureranno degli anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, so di farle una richiesta la cui risposta sarà negativa, però io ci provo. Siccome questa pratica - la pratica prevista nei due emendamenti che abbiamo appena votato e anche quella che adesso ha presentato il collega Prisco e anche l'emendamento successivo - inerisce una questione che influenzerà la vita specifica e personale di alcune persone e siccome - e mi rivolgo, per il suo tramite, al collega Molinari, capogruppo della Lega, e al collega D'Uva, capogruppo del MoVimento 5 Stelle - in privato i responsabili di questi partiti ci dicono che sono d'accordo con noi, che questi ragazzi dovrebbero passare perché hanno passato quel bando di gara, perché hanno quei requisiti e perché, come ha appena detto il collega Prisco, per altri corpi dello Stato sono stati utilizzati in bandi di concorso parallelo regole diverse, allora la mia richiesta, visto che questa questione vede assolutamente libero il Parlamento di decidere, è di permettere il voto segreto su questa questione di assunzioni di persone.

Immagino che la sua risposta, ai sensi dell'articolo 49, non potrà essere positiva e, allora, chiedo un ultimo sforzo, rivolgendomi, sempre per il suo tramite ovviamente, ai colleghi dei partiti di Governo: votate liberamente, perché quando fuori da quest'Aula ci dite che siete d'accordo sull'assunzione di questi ragazzi dovete tradurlo in una scelta libera e cosciente nell'Aula quando votate. Siccome non ci permetteranno di fare un voto segreto, allora votate come ci dite nel Transatlantico.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fiano. Alla sua richiesta, in effetti, io devo risponderle che le fattispecie previste e normate con chiarezza nell'articolo 49 non comprendono questa tipologia di emendamento che, quindi, non può essere votato a scrutinio segreto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.51 Silvestroni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.53 Prisco.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, noi insistiamo e cerchiamo di appellarci a una maggioranza che, fino adesso, è rimasta sorda. Ha ragione il collega Fiano; quando ci siamo trovati in piazza, molti di questi ragazzi ricevevano parole di conforto dai colleghi della maggioranza, dicendo che è una battaglia giusta, perché d'altronde – è un esempio qualsiasi - se, a scuola, uno dei nostri figli, uno dei vostri figli, a un certo punto, supera una prova, è contento, ovviamente prende un voto, e, poi, viene scavalcato nella premiazione da uno che ha preso un voto minore, semplicemente perché più giovane, ma che giustizia sociale è? Ma che esempio diamo a questi ragazzi, ma che cosa stiamo andando a raccontare in giro, che i concorsi…? C'è una generazione di persone, di 26 e 27 anni, che questi concorsi non li ha mai potuti fare, perché c'era il blocco delle assunzioni. Finalmente partecipano a un concorso, gli viene privato e si dice: non potete più partecipare ad altri concorsi, perché siete troppo vecchi.

Continueremo a insistere in questo provvedimento e continueremo a insistere anche nei successivi, perché questa è una battaglia di giustizia, una battaglia di giustizia sociale. Si è sordi; oggi, c'è la festa della Polizia, è bello fare le parate, raccontare che è bella la giustizia, che è bella la legalità, però, noi stiamo dando un cattivo esempio. Questi ragazzi è con orgoglio che li ho visti cantare l'inno di Mameli, qui davanti, ancora con fiducia, sì, nella patria, ma loro chiedevano semplicemente di poter provare, lo ripeto, non volevano l'assunzione garantita; loro volevano fare delle prove fisiche, mettersi in gioco con chi era più giovane di loro. E che male c'è se, magari, uno a 27 anni è più forte fisicamente, più preparato di un ragazzo di 18 anni? Li vogliamo mettere a gara, lo vogliamo permettere, visto che quelle erano le regole che noi abbiamo fissato? E, invece, no, si cancella.

Poi, andiamo in Commissione a raccontare che le Forze armate sono troppo vecchie, che dobbiamo ringiovanire, che dobbiamo mettere nuove regole, però, poi, mandiamo i poliziotti a cinquant'anni in servizio nelle strade a rincorrere i giovanotti. Ma è questa la giustizia sociale che vogliamo dire, che vogliamo raccontare? Mandiamo le persone in pensione più vecchie, accettiamo i diktat dell'Unione europea, dicendo che l'aspettativa di vita più lunga. Però, allora, questi ragazzi quando andranno in pensione, se non potranno mai lavorare, se non potranno mai entrare, se non avranno mai la possibilità di entrare nella pubblica amministrazione?

Riflettete su questo e, per cortesia, dategli una possibilità. Nessuno sta chiedendo che gli si regali un posto fisso; vi si sta chiedendo di potergli far fare le prove; loro si stanno ancora allenando, perché hanno il sogno di veder mutato questo provvedimento. Accogliete il loro appello, non sarà una vittoria di Fratelli d'Italia o del PD, sarà una vittoria di questi ragazzi, che son venuti da tutta Italia per chiedervi una possibilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà, per un minuto.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie, Presidente. Il Governo sta spegnendo il sogno di tanti ragazzi, sta dicendo “no” alla meritocrazia, perché molti giovani hanno investito soldi, tempo, denaro; io conosco giovani che hanno sacrificato il tempo anche alla propria famiglia, già sposati, con figli, per investire in un lavoro, in una professionalità in cui hanno sempre creduto. Quindi, dite “no” alla meritocrazia, “no” alla serietà, a chi ha investito in se stesso per partecipare a un concorso pubblico. È davvero grave che non si accolga questo emendamento e, quindi, davvero, invito il Governo a tornare indietro.

Tra l'altro, non si pregiudica nessuno, perché un Governo serio fa slittare tutta la graduatoria e, poi, ci sarà spazio anche per gli altri idonei che hanno un'età diversa. Quindi, c'è spazio per tutti, non possiamo fare in modo di escludere persone che hanno studiato e che hanno preso anche 9 – sapete che il massimo era 10 – quindi, dimostrando grande professionalità e grande serietà. È un'ingiustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Presidente, credo valga la pena di spendere ancora qualche parola, perché questa situazione è veramente qualcosa di assurdo. Io sono allibito, perché non riesco a comprendere tanto cinismo, tanta capacità di non considerare ragioni sacrosante; non riesco a capire come si possano deludere dei ragazzi, io li ho incontrati, li ho incontrati qui fuori, ce ne sono molti in Sardegna. E, ancora, nonostante le botte, nonostante le delusioni delle ultime settimane e degli ultimi mesi su questo concorso, ancora nei loro occhi si può leggere la speranza. Allora, non spegniamola questa speranza; questo emendamento va sostenuto, va votato. Rifletteteci, lo ripeto, rifletteteci, perché, veramente, state realizzando un'ingiustizia di dimensioni colossali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, anche in questo caso, sarebbe appunto opportuno per il Governo dire - se è in grado il Ministro, visto che, qui, da giorni, non siamo riusciti ad ascoltarla – chiaramente: non abbiamo i quattrini, non sappiamo cosa fare, non abbiamo coperture, non abbiamo coperture per i risparmiatori, non sappiamo cosa dire anche a questi che devono essere assunti. Ditelo chiaramente, non siete in grado di governare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non avete nemmeno la capacità di avere coperture e quando ce le avevate, le avete tolte da dove c'erano, perché, in legge di bilancio, vi avevamo segnalati anche questi problemi, ma siccome fate i Ministri e manco sapete come coprire le spese, vi trovate poi, giorno per giorno, nella situazione in cui siamo. Ditelo; non volete spendere questi soldi, ditelo a questi ragazzi e così si capisce quello che volete fare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.53 Prisco.

Revoco l'indizione della votazione, c'è l'onorevole Prisco che ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Per invitare il relatore di maggioranza e il Governo ad accantonare questo ordine del giorno, lasciando il tempo necessario ad una adeguata riflessione sul tema. Anche noi abbiamo incontrato questi ragazzi e, nonostante il calcio in faccia, ci hanno rappresentato quella voglia di indossare una divisa e di servire la patria con quella riconoscenza che anche noi sentiamo ed abbiamo nei confronti della Polizia di Stato. Con questo emendamento non si chiede di stabilizzare nessuno, si chiede di valutare, scegliete voi il livello di requisito, può essere anche quello olimpionico, idoneità e merito a fare il poliziotto. Credo che un'opportunità questi ragazzi la meritino.

PRESIDENTE. C'è una richiesta di accantonamento. Chiederei al relatore di esprimersi in tal senso.

VIRGINIO CAPARVI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Come il collega Prisco sa, ne abbiamo discusso lungamente; in questo momento non accantoniamo e passiamo al voto. Ne abbiamo discusso anche in Commissione.

PRESIDENTE. La valutazione è negativa. Il collega Fiano chiede di parlare a favore dell'accantonamento. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, vorrei, per il suo tramite, dire al collega D'Ettore, che non mi sente, ma, comunque, che non c'è nessun risparmio di soldi nel bocciare questo emendamento, nessuno. I soldi per le assunzioni sono già stanziati, i soldi per il bando di concorso 2017 sono già stanziati. Quindi, mi rivolgo, per il suo tramite, al relatore che ha dato parere negativo alla richiesta di accantonamento, lo dicevo al collega D'Ettore, non c'è nessun problema di soldi. Noi non sappiamo perché voi non vogliate discutere questo emendamento, perché non c'è un problema di soldi. State creando una disparità, secondo me, incostituzionale e, mi auguro, che questi ragazzi potranno avere ragione di quello che voi state decidendo col vostro voto, presso un tribunale amministrativo o, se serve, anche dopo, al Consiglio di Stato, perché si sta determinando una diseguaglianza tra ragazzi che fanno concorsi paralleli per entrare nei Corpi dello Stato. Non c'è nessun motivo economico perché i soldi sono già stanziati, è un incaponimento delle forze politiche che sostengono il Governo, che hanno promesso delle cose in piazza e le negano nell'Aula di questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ci sono interventi contro l'accantonamento? No, quindi passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento 3.53 Prisco.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Nel frattempo, salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto superiore Paolo Baffi, di Fiumicino, in provincia di Roma, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 54 voti di differenza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.53 Prisco, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.54 Fiano.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

EMANUELE FIANO (PD). Intanto chiedo l'accantonamento di questo emendamento. Vorrei quindi sapere cosa dice il relatore.

PRESIDENTE. Relatore, c'è una richiesta di accantonamento.

VIRGINIO CAPARVI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. No, chiediamo di votarlo.

PRESIDENTE. Non credo che si possa mettere in votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà, per un minuto.

EMANUELE FIANO (PD). Questa coppia di emendamenti conclude, mi pare, la serie che abbiamo dedicato a diverse forze politiche e a queste assunzioni. Faccio ancora appello ai colleghi dei due partiti di maggioranza. Negli anni che vi hanno preceduto, nella scorsa legislatura, noi, rispondendo alle richieste di ragazzi di poco più anziani di quelli di questa volta, abbiamo fatto scorrere oltre 5 mila ragazzi nei bandi di concorso; abbiamo ascoltato la loro richiesta di entrare nelle forze dell'ordine (qui c'è colui che era Ministro in quel momento, il Ministro Minniti, e ne sa qualcosa). Voi oggi sbattete la porta in faccia a dei ragazzi che avrebbero diritto, perché hanno superato le prove, ad entrare nelle forze dell'ordine, nello stesso momento in cui oggi, giorno della festa della Polizia, che saluto e ringrazio - mi rivolgo a tutte le donne e gli uomini della Polizia di Stato nel giorno della loro festa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia) per il servizio che svolgono alla democrazia e alla libertà in questo Paese -, in questo giorno, quindi, della festa della Polizia, voi sbattete la porta in faccia a dei ragazzi che avrebbero diritto ad entrarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, questi ragazzi vorrebbero almeno una risposta, una spiegazione sul perché in Senato sono state cambiate le regole con un emendamento; vorrebbero una spiegazione per capire perché il Capo della Polizia ha scritto una lettera giustificando un provvedimento del Governo che, ai loro occhi, è stato una forzatura; vorrebbero una spiegazione per capire perché a 27 anni si devono sentire rifiutati e troppo vecchi per andare in strada, quando hanno tempi di allenamento migliori e sicuramente una forza fisica migliore di tante persone che, invece, magari si vedranno assunte.

Perché dobbiamo privare questi ragazzi di questa possibilità? Vorrebbero una risposta: il silenzio è vergognoso! Uno si deve prendere sempre la responsabilità delle proprie scelte. Noi non abbiamo paura di schierarci quando assumiamo delle posizioni, anche non comode. Spiegate a questi ragazzi perché in un concorso si possono cambiare le regole quando c'era già una graduatoria! Loro si aspettavano qualcosa di diverso: o annulli la graduatoria dall'inizio, si indice un nuovo concorso e si rimette tutto in gara, oppure, semplicemente, bisogna far scorrere quella graduatoria e permettere le prove. Noi stiamo insistendo su questo: date loro una spiegazione!

Il Governo dia una spiegazione logica perché, in un concorso che ha delle graduatorie, sono stati cambiati i criteri. C'è il silenzio assoluto e questo silenzio alimenta sicuramente voci, alimenta sfiducia, alimenta dietrologie, che non ci devono essere per un'istituzione come la Polizia: ci dev'essere chiarezza, trasparenza!

Questo Parlamento bisognava aprirlo come una scatoletta di tonno: date loro la possibilità, la trasparenza, date loro la possibilità di sapere la verità sul perché a 26 anni o a 27 anni sono troppo vecchi per fare i poliziotti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Per aggiungere alle parole del collega Sasso e degli altri che mi hanno preceduto, proprio nel giorno, appunto, della festa della Polizia, a cui siamo riconoscenti per il lavoro straordinario che svolgono, anche ben oltre quelli che sono la funzione ed il servizio che spetta loro, a cui va il riconoscimento non solo di Fratelli d'Italia ma dell'Italia tutta. Il vero timore è che a pagare questa scelta sia proprio la Polizia di Stato, perché questa scelta determinerà una marea di ricorsi. Questi ricorsi bloccheranno le assunzioni della Polizia, quelle assunzioni che sono necessarie per dare una risposta di sicurezza ai nostri cittadini e che sono necessarie per dare respiro a quegli uomini e a quelle donne in divisa che oggi stanno già combattendo per difendere la legalità delle strade italiane, che si trovano, anche a causa del blocco, lungo blocco di assunzioni, con un'età media che nel tempo è salita. Essi aspettavano - l'hanno chiesta nelle audizioni, anche nel riordino - una risposta in questo senso; così hanno chiesto anche le organizzazioni sindacali della Polizia di Stato, l'hanno chiesta i poliziotti; la chiedono i cittadini, che vogliono vedere aumentare le forze dell'ordine a difesa della legalità nelle proprie città; questa scelta, probabilmente, produrrà esattamente quello che non si voleva, cioè il blocco delle assunzioni, cioè tutto quello che non serve all'Italia, tutto quello che non serve alla Polizia di Stato, tutto quello che non serve ai cittadini, a cui avevano promesso in campagna elettorale, insieme al Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, per il suo tramite vorrei rivolgermi direttamente alla signora Ministra Bongiorno, perché il silenzio della Lega e dei 5 Stelle è imbarazzante, ma al silenzio del Governo su questo tema non si può davvero assistere. Signora Ministra, lei appartiene ad un partito il cui leader è venuto in questo Transatlantico con l'uniforme della Polizia addosso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che ha strumentalizzato in manifestazioni pubbliche, iniziative varie; ed ora il Governo non ha il coraggio di spiegare per quale motivo non intende dar seguito a questa richiesta.

Vede, signora Ministra, lei ha chiamato questo provvedimento “concretezza”, forse in omaggio al suo nume tutelare Giulio Andreotti, che probabilmente, intanto non avrebbe fatto una cosa di questo genere, ma sicuramente si sarebbe alzato e avrebbe spiegato a questo Parlamento il motivo per il quale voi non state facendo questo. Ma se non lo volete fare per il rispetto del Parlamento, abbiate il coraggio, la forza e la dignità di alzarvi e spiegarlo a quei ragazzi ai quali darete uno schiaffo in faccia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Presidente, per rivolgere ancora una volta un appello: non state in silenzio, reagite, rispondete alla richiesta di questi ragazzi! Oggi è la festa della Polizia: è possibile celebrare questa festa con una buona notizia per tutti questi giovani che stanno aspettando e che ripongono in questo Stato fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che vogliono mettersi al servizio? Vi prego, non fate che questo Governo sia il Governo che illude e poi delude (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.54 Fiano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti del Polo tecnico professionale di Lugo, in provincia di Ravenna, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori, e li ringraziamo per la loro presenza (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.58 Lepri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Presidente, con questo emendamento chiediamo, dato che per legge oggi le regioni e le città metropolitane virtuose che rispettano i requisiti possono incrementare la componente variabile del fondo di contrattazione integrativa, ovvero la parte variabile degli stipendi dei dipendenti di regioni e città metropolitane.

Chiediamo che questo venga esteso anche alle province e ai comuni, perché anche qui vi è una palese disparità di trattamento. Se vi sono comuni virtuosi e province virtuose, anche questi enti debbono avere la possibilità, come le regioni e le città metropolitane, di incrementare, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, la variabile degli stipendi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.58 Lepri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.59 Bucalo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Presidente, ancora precari. Con questo emendamento noi chiediamo la possibilità di superare il vincolo previsto dall'articolo 9 del decreto-legge n. 113 del 2016, che impedisce di fatto agli enti che sono in dissesto di procedere alle stabilizzazioni in atto. Già da giorni sono iniziate le proteste giuste di questi lavoratori, lavoratori che per anni hanno dedicato con serietà il proprio lavoro allo Stato e che adesso sono stati abbandonati, lavoratori sottopagati per anni, privi di qualunque tutela, che non possono essere dimenticati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tonelli. Ne ha facoltà.

GIANNI TONELLI (LEGA). Presidente, mi scusi, ma provenendo da quel mondo, ho sentito dire un sacco di sciocchezze su questa graduatoria, e vorrei fare un attimo di chiarimento per spiegare esattamente i termini della vicenda. Lo scorrimento effettuato che andrà in corso della graduatoria di cui parliamo è stato l'unico strumento per riuscire ad arruolare e dare un'opportunità nella stessa maniera e nello stesso numero a delle persone che in passato avevano superato un concorso. Quel concorso era pregresso, ed aveva esaurito la sua funzione, assumendo oltre 1.148 operatori della Polizia di Stato; successivamente, il precedente Governo, nella precedente legislatura, ha, in un atto disgustoso, che siamo riusciti a rimettere in pista, il cosiddetto riordino delle carriere (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

Non volete la verità. Lo so che non vi piace la verità!

EMANUELE FIANO (PD). Disgustoso lo dici a qualcun altro!

PRESIDENTE. Onorevole Fiano! Onorevole Fiano! Onorevole Fiano, la richiamo all'ordine! Onorevole Fiano, la richiamo all'ordine! Onorevole Tonelli, continui nel suo intervento.

GIANNI TONELLI (LEGA). Non mi toglieranno la parola con la loro arroganza.

PRESIDENTE. Guardi, nessuno le toglie la parola, lei stia sul merito e si rivolga alla Presidenza, così facciamo ognuno il proprio dovere.

GIANNI TONELLI (LEGA). Ha ragione anche lei, però… se tirano per i pantaloni, dopo succede così. Ha ragione, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Tonelli, non faccia lo spiritoso con la Presidenza, perché non glielo consiglio. Lei faccia la sua parte e faccia il suo intervento.

GIANNI TONELLI (LEGA). Presidente, non lo faccio con lei (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EMANUELE FIANO (PD). Ma chi è questo?

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

GIANNI TONELLI (LEGA). Nella precedente legislatura, il precedente Governo ha approvato il cosiddetto riordino delle carriere, nel quale sono stati introdotti perentoriamente due vincoli: il diploma e i 26 anni. Nella legge di bilancio noi abbiamo postato delle risorse per assumere nei prossimi anni 6.150 operatori in più delle forze dell'ordine nei vigili del fuoco. L'unico strumento per renderlo operativo entro quest'anno e per renderle immediate e dare un'opportunità a quei ragazzi, anche se con il diploma e anche se sotto i 26 anni, è stato quello scorrimento della graduatoria, altrimenti l'avrebbero avuto, con un altro concorso, quest'altro anno, e avremmo patito un calo nella Polizia di Stato di 3 mila uomini a fronte di 1.148! Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

E quei limiti li hanno individuati loro, nella precedente legislatura, in un provvedimento che io, personalmente e per quello che rappresentavo, ho cercato di osteggiare in tutti i modi, perché era un provvedimento assurdo! Detto tanto, quindi, gentilmente, non veniamo qua a dire sempre delle sciocchezze: non ci sarà un ragazzo con una possibilità in meno. Se verranno scorse le graduatorie per 1.800 persone, quella graduatoria darà un'opportunità a 1.180 persone. E l'unico vincolo, purtroppo - su questo si sono irrigidite le amministrazioni -, è stato quello individuato nella precedente legislatura: il diploma e un'età sotto i 26 anni. Questa è la verità, nuda e cruda, che vi piaccia o no (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Onorevole Tonelli, avendo esaurito la fase delle congratulazioni, le ricordo che però parlavamo di un'altra materia, su questo emendamento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fragolent. Ne ha facoltà, per un minuto.

SILVIA FREGOLENT (PD). Presidente, a fronte del comizio di cinque minuti del collega (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): se questo non è un problema, potevate votare gli emendamenti! Avete sprecato un'opportunità! Chiacchiere a mille, fatti a zero, questa è la concretezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, comprendo la passione dell'amico e collega Gianni Tonelli, però mi spiace che, da importante e autorevole sindacalista della Polizia di Stato, si sia messo a fare il difensore di un'amministrazione che ha sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché in realtà è vero che è entrato in vigore l'ordinamento speciale rinnovato, che tutti noi in gran parte abbiamo contestato ma approvato all'unanimità e che introduce il vincolo dei 26 anni, ma con il nuovo ordinamento entrato in vigore sono state assunte da quelle vecchie graduatorie 496 persone (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, o si poteva fare la stessa cosa anche adesso o questa cosa è illegittima quando è stata fatta, perché le cose stanno a zero! Quindi, io che conosco lo spirito che il collega Tonelli ha nell'approcciare la cosa - condivido anche la critica fatta alle scelte delle precedenti amministrazioni -, lo invito a tornare a fare il difensore della polizia, che fa benissimo, e non il difensore dell'amministrazione della polizia, che stucca un po', per chi viene dal basso (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Primo punto, Presidente: l'onorevole Tonelli, quando era segretario generale del SAP, ha firmato il riordino delle carriere che oggi critica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché, come ha ricordato l'onorevole Prisco, quel riordino delle carriere è stato approvato al tavolo dei sindacati da tutti. Attendo smentite. Secondo: la clip del comizio di prima del collega Tonelli la distribuiremo a tutte le centinaia di ragazzi, in modo che sappiano chi li sta mandando a casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Terzo punto, su quello che ha appena detto il collega Prisco: al riordino delle carriere vigente, col cambiamento delle clausole, per esempio i 26 anni, che ha citato il collega Tonelli, sono state assunte per altri corpi dello Stato 490 persone, quindi stiamo utilizzando un metodo per alcuni, di serie A, e il metodo di lasciarli a casa, firmato Tonelli, per i ragazzi di serie B, che se ne ricorderanno, stai tranquillo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, a me dispiace dover discutere con il collega, perché abbiamo condotto…

PRESIDENTE. Onorevole Deidda, discuta con me…

SALVATORE DEIDDA (FDI). Scusi, ha ragione, mi viene meglio. Con il SAP abbiamo condotto delle battaglie contro quella stessa amministrazione che oggi ha varato queste regole, ma soprattutto non si spiega perché ci son militari di 25 anni che non sono stati ammessi a quel concorso e a quella graduatoria nonostante fossero idonei non vincitori, mentre altri sono stati ammessi.

Non si spiega ancora perché un concorso che era prima del riordino, graduatoria fatta prima del riordino, allora doveva essere fatto con le stesse regole. Non ci si spiega, allora, perché continuiamo a insistere su una decisione sbagliata, dove è stato coinvolto anche il capo della Polizia, che, invece di parlare da padre di famiglia, dovrebbe spiegare a questi ragazzi che è stato leso un diritto, un diritto sacrosanto di poter concorrere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Deidda. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà. Concludiamo questa serie di interventi che riguarda un emendamento che non è oggetto della nostra discussione, onorevole Tonelli e tutti i colleghi che ne hanno seguito.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Volevo solo puntualizzare dal punto di vista amministrativo e giuridico la scelta del Governo, perché si sappia, poi uno si assume le responsabilità delle proprie scelte. Il concorso, anche per rispondere, espletato con i vecchi criteri, perché ho ascoltato l'onorevole Tonelli che attribuiva il cambio dei criteri, nella scorsa legislatura, allo scorso Governo, in realtà è stato fatto un concorso con dei criteri. Oggi questo Governo, anziché scorrere quella graduatoria, tenendo quei vecchi criteri, applica i nuovi criteri, attingendo a coloro i quali hanno partecipato. Lui parlava del diploma: ricordo che comunque tutte le sigle sindacali erano - poi mi posso sbagliare - d'accordo, per esempio, nell'introdurre il diploma, ma questo non è il tema. Il tema è che questo Governo attinge i nuovi criteri, quindi utilizza i nuovi criteri, e, anziché fare nuove procedure, dice “prendo la vecchia graduatoria e applico i nuovi criteri”, quindi non tenendo conto di una graduatoria e di un vecchio concorso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferri. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà. Onorevole Sarro, se lei vuole tornare sull'argomento oggetto di questo emendamento, altrimenti…

CARLO SARRO (FI). Presidente, il tema è importante, perché, indipendentemente e al di là di quello che già è stato detto nel corso di tutti gli interventi che mi hanno preceduto, quando noi parliamo di un concorso facciamo riferimento a una procedura concorsuale. Un minuto, Presidente, veramente un minuto. Noi stiamo oggi introducendo per la prima volta nel nostro ordinamento un principio in base al quale le regole dell'affidamento, le regole della par condicio non valgono, ricordando che le procedure concorsuali sono quelle in ragione delle quali si espletano le gare pubbliche, c'è l'alienazione dei beni demaniali, e quindi questo stesso principio potrà trovare tranquillamente ingresso in tutte le altre procedure, con le conseguenze che sono di intuitiva evidenza e, purtroppo, facilmente immaginabili (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.59 Bucalo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.60 Carnevali, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Molto breve, la dichiarazione di voto semplicemente per segnalare come questo articolo 3, che riguarda un problema serio, le assunzioni e le assunzioni veloci nell'ambito delle pubbliche amministrazioni, in realtà dimostra il modo frammentato e frantumato della logica normativa, giuridica e organizzativa con cui si muove il Governo su queste questioni. Basti pensare alla mancata risposta data al precariato e al conflitto che si instaurerà nelle pubbliche amministrazioni tra chi c'è già, gli insider, e chi vuole entrare invece nelle pubbliche amministrazioni. Basti pensare alle assunzioni di persone con disabilità, affidate ora alla richiesta nominativa delle amministrazioni, con tutti i conflitti che deriveranno da questa questione. Basti pensare, ancora, all'irrisolto problema dei rapporti fra procedure di mobilità e procedure di reclutamento. Per tutti questi motivi, credo sia necessario votare in modo contrario all'articolo 3 del disegno di legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.02 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colgo l'occasione per salutare gli studenti dell'Università della Tuscia, in provincia di Viterbo, che sono presenti nei nostri spazi (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 3.04 Carla Cantone. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Grazie, Presidente. Noi pensiamo che ci debba essere un'efficace programmazione sia degli enti locali che della regione per eventuali idonei ai concorsi. Proprio per questa ragione chiediamo di inserire questa proposta con l'articolo 3-bis.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.04 Carla Cantone, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.06 Aprea, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4, al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

VIRGINIO CAPARVI , Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Sugli emendamenti 5.1 e 5.2 Sisto e 5.3 Del Barba il parere è contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Viscomi?

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Sugli emendamenti 5.1 e 5.2 Sisto ci rimettiamo all'Aula, mentre sull'emendamento 5.3 Del Barba il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e su cui il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e su cui il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.3 Del Barba.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (PD). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, se il fascicolo non mi inganna, siamo all'ultimo emendamento. È il caso di dire che, in coda sta il veleno. Io allora mi auguro, signor Presidente, che la signora Ministra voglia ascoltare quest'ultimo intervento, che, assicuro, viene fatto nell'interesse di questo provvedimento e credo che, alla fine, se ci sarà questo ascolto, si potrà convenire che si tratta di un ‘emendamento concretezza'. Vede, signora Ministra, i commi 4 e 5 dell'articolo 5 inseguono un principio totalmente condivisibile e condiviso, quello di difendere gli esercenti di fronte al rischio di fallimento improvviso delle società di emissione dei buoni pasto. È un tema di grande attualità, è un tema che riguarda milioni di italiani, è un tema che riguarda centinaia di migliaia di esercizi.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole…

MAURO DEL BARBA (PD). Solo un minuto per concludere…

PRESIDENTE. No, un minuto no, tre secondi.

MAURO DEL BARBA (PD). Cinque secondi. Questo tema viene svolto, però, con due errori grossolani: questo tema non garantisce che riguardi solo la Pubblica amministrazione e queste garanzie fideiussorie creano il caos nel mercato. Vi chiediamo di intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Sì, Presidente, poiché ci sono due ordini del giorno su questa materia, forse è il caso di chiedere al relatore per la maggioranza se ritiene opportuno accantonarlo, per fare una visione d'insieme del problema.

PRESIDENTE. Onorevole relatore?

VIRGINIO CAPARVI , Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. La natura dell'emendamento è soppressiva, mentre invece la natura dei due ordini del giorno a cui si fa riferimento non è contraria a quello che è scritto nei commi 5 e 6, perché di fatto nell'ordine del giorno n. 9/1433-A/3 Murelli si chiede di verificare con opportune procedure di consultare i soggetti interessati in fase di emanazione del decreto, mentre nell'ordine del giorno n. 9/1433-A/19 Gagliardi si chiede la garanzia per le società emettitrici di buoni pasto di rilasciare un'unica garanzia fideiussoria e non una singola fideiussione per ogni singolo esercente, quindi di fatto non è incompatibile con il contenuto dei commi 5 e 6.

PRESIDENTE. Benissimo, sono argomenti diversi, quindi adesso votiamo l'emendamento e, quando arriveremo agli ordini del giorno, il Governo ci darà la sua valutazione sugli ordini del giorno, che non sono preclusi dalla votazione su questi emendamenti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.3 Del Barba, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di Istruzione Superiore “Leone-Nobile” di Nola, in provincia di Napoli. Grazie per essere venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A).

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione…

Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Soltanto per esprimere il voto contrario del Partito Democratico su questo articolo, perché riconduce la materia dei controlli biometrici all'ordinamento civile e non all'organizzazione, per eliminare qualunque spazio alle autonomie regionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che gli ordini del giorno n. 9/1433-A/6 Di Sarno, n. 9/1433-A/8 Tripiedi, n. 9/1433-A/12 Nitti e n. 9/1433-A/14 Papiro sono stati ritirati dai presentatori.

Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Zan n. 9/1433-A/28, volto a prevedere misure in favore dei lavoratori in part-time ciclico (sullo stesso tema, si veda l'articolo aggiuntivo 5.01, inammissibile in sede referente).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. L'ordine del giorno n. 9/1433-A/1 Bucalo è accolto come raccomandazione. Sugli ordini del giorno nn. 9/1433-A/2 Silvestroni, 9/1433-A/3 Murelli, 9/1433-A/4 Macina e 9/1433-A/5 Alaimo, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno 9/1433-A/7 Amitrano il parere è favorevole con una riformulazione: sostituire le parole da “a porre in essere” fino a “per l'aumento dei” con le seguenti “a valutare l'opportunità di incrementare i”. Sull'ordine del giorno 9/1433-A/9 Pallini il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1433-A/10 Vizzini è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno 9/1433-A/11 Rizzo il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1433-A/13 Casa è accolto come raccomandazione con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di aggiornare, ove ne ricorrano i presupposti, le modalità applicative delle verifiche e dell'identità biometrica ai dirigenti scolastici”. Sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/15 Plangger il parere è favorevole sul primo impegno e contrario sul secondo.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole con riformulazione, nel modo in cui si intende riformulato..

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Soltanto il primo impegno, certo. L'ordine del giorno n. 9/1433-A/16 Ascani è accolto come raccomandazione, con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di aggiornare, ove ne ricorrano i presupposti, le modalità applicative della verifica dell'identità biometrica ai dirigenti scolastici”.

L'ordine del giorno n. 9/1433-A/17 Prestipino è accolto come raccomandazione, con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di aggiornare, ove ne ricorrano i presupposti, le modalità applicative della verifica dell'identità biometrica ai dirigenti scolastici”.

L'ordine del giorno n. 9/1433-A/18 Toccafondi è accolto come raccomandazione, con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di aggiornare, ove ne ricorrano i presupposti, le modalità applicative della verifica dell'identità biometrica ai dirigenti scolastici”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/19 Gagliardi, parere favorevole, a condizione che il primo impegno sia riformulato nel modo seguente: sostituire la locuzione “opportunità di assicurare”, con la locuzione “opportunità di favorire”.

L'ordine del giorno n. 9/1433-A/20 Baratto è accolto come raccomandazione.

L'ordine del giorno n. 9/1433-A/21 Aprea è accolto come raccomandazione, con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, in sede di definizione del decreto del Ministro per la pubblica amministrazione, da adottare di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di disciplinare la realizzazione dei controlli di cui in premessa secondo modalità che tengano conto anche della specificità delle mansioni e del ruolo svolto dai dirigenti scolastici”.

Sui successivi ordini del giorno n. 9/1433-A/22 Polverini, n. 9/1433-A/23 Lacarra, n. 9/1433-A/24 Viscomi, n. 9/1433-A/25 Carla Cantone e n. 9/1433-A/26 Mura, parere contrario.

L'ordine del giorno n. 9/1433-A/27 Serracchiani è accolto come raccomandazione, mentre sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/29 Cappellacci, parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1433-A/1 Bucalo: onorevole Bucalo, accolto come raccomandazione, la accoglie o chiede il voto?

CARMELA BUCALO (FDI). Sì, accolta.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1433-A/2 Silvestroni è favorevole, ordine del giorno n. 9/1433-A/3 Murelli è favorevole, ordine del giorno n. 9/1433-A/4 Macina è favorevole, ordine del giorno n. 9/1433-A/5 Alaimo è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1433-A/7 Amitrano: parere favorevole con riformulazione. Va bene?

L'ordine del giorno n. 9/1433-A/9 Pallini è ritirato.

Ordine del giorno n. 9/1433-A/10 Vizzini: accolto come raccomandazione. Viene accolta la raccomandazione? Colleghi del MoVimento 5 Stelle, viene accolta la raccomandazione? Sì? Bene, grazie.

Ordine del giorno n. 9/1433-A/11 Rizzo è ritirato.

Ordine del giorno n. 9/1433-A/13 Casa: accolto come raccomandazione: viene accolta la raccomandazione? Perfetto.

Ordine del giorno n. 9/1433-A/15 Plangger: parere favorevole con riformulazione. Benissimo.

Ordine del giorno n. 9/1433-A/16 Ascani: accolto come raccomandazione, se riformulato. Chiede il voto?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/16 Ascani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Ordine del giorno n. 9/1433-A/17 Prestipino: accoglie la raccomandazione?

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà, per un minuto.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente. Ci tengo in particolar modo, come insegnante della scuola pubblica, insegnante di liceo, a dire qualcosa, che è già stato bene detto dalle mie colleghe e dalla nostra capogruppo Anna Ascani. Questo Governo, questa maggioranza aveva inserito le misure di controllo nel testo iniziale anche per il personale docente ed educativo della scuola: segno di una scarsa conoscenza delle realtà su cui il Governo andrà a incidere in maniera forte e pesante. Grazie a Dio, sono intervenuti anche tanti parlamentari, che si sono messi una mano sulla coscienza, compresi i colleghi di maggioranza - magari sono professori, sono maestri, sono presidi -, che hanno voluto e ottenuto con forza che fosse cancellato l'obbligo di applicare ai docenti, ma è rimasto per i presidi. Quindi, quel sistema di controllo poliziesco che si instaurerà nelle scuole, purtroppo, permarrà, resterà.

PRESIDENTE. Grazie.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Attaccare così la comunità scolastica vuol dire attaccare il futuro di chi là cerca di costruire il futuro dei nostri ragazzi.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Prestipino.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). La scuola non può essere ridotta a una postilla di un contratto. Su questo mettiamoci una mano sulla coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/17 Prestipino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Ordine del giorno n. 9/1433-A/18 Toccafondi: onorevole Toccafondi, accoglie la raccomandazione? Bene.

Ordine del giorno n. 9/1433-A/19 Gagliardi: onorevole Gagliardi, accoglie la raccomandazione? Bene.

Ordine del giorno n. 9/1433-A/20 Baratto: onorevole Baratto, accoglie la raccomandazione? Accolta, bene.

Ordine del giorno n. 9/1433-A/21 Aprea: onorevole Aprea, accoglie la riformulazione e la raccomandazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/1433-A/22 Polverini: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/22 Polverini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Ordine del giorno n. 9/1433-A/23 Lacarra.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD). Chiedo che si voti, Presidente.

PRESIDENTE. Do per scontato che mettiamo tutti in votazione quelli con parere contrario, se non ci sono obiezioni da parte dei presentatori.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/23 Lacarra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/24 Viscomi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/25 Carla Cantone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/26 Mura, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Prendo atto che l'onorevole Serracchiani insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1433-A/27.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1433-A/27 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'rdine del giorno n. 9/1433-A/29 Cappellacci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà, per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, nella parte pomeridiana della seduta, dopo l'esame della relazione della Giunta per le autorizzazioni in materia di insindacabilità, che si svolgerà appunto alle 16.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,47, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta e la Ministra della Salute.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Tempi e modalità di adozione dei decreti attuativi per l'indennizzo dei risparmiatori danneggiati da alcune banche - n. 3-00682)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Giacomoni ed altri n. 3-00682 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Sestino Giacomoni se intenda illustrare, per un minuto, la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SESTINO GIACOMONI (FI). Grazie, Presidente. La vicenda dei risparmiatori truffati dalle banche io credo che sia emblematica per il modo di procedere di questo Governo, un Governo che va avanti con le chiacchiere, con i tweet, con la demagogia e, purtroppo, con le promesse non mantenute.

Tutti noi abbiamo ascoltato il Governo dire: “Rimborseremo tutti e subito”. Sono passati undici mesi e nessuno ha avuto un euro e, purtroppo, a causa della vostra arroganza, della vostra demagogia e io direi anche della vostra incapacità, avete prodotto soltanto una norma sbagliata e voi stessi avete riconosciuto l'errore. Oggi io mi auguro che lei, Ministro, ci dica quando e come cambierete il decreto, quando verranno pubblicati i decreti attuativi per procedere agli indennizzi e, soprattutto, le chiederei: ci dica quando verrà rimborsato il primo risparmiatore e quanti pensate di rimborsarne nel 2019. Credo che questo lei lo debba non tanto a noi, ma soprattutto agli italiani e ai risparmiatori truffati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo al quesito posto dagli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro dell'Economia e delle finanze impossibilitato a partecipare alla seduta, per impegni istituzionali all'estero.

Preliminarmente vorrei ricordare che la legge di bilancio per il 2019 ha istituito il Fondo indennizzo risparmiatori, stanziando più di un miliardo e mezzo di euro nell'arco del triennio 2019-2021 da destinare a quanti hanno subito un pregiudizio ingiusto da parte di banche poste in liquidazione coatta amministrativa. Si tratta di un volume di risorse nettamente superiore a quello messo a disposizione dai precedenti Esecutivi, che avevano previsto uno stanziamento di appena 100 milioni di euro in quattro anni. Tale Fondo potrà finalmente assicurare un ristoro alle migliaia di cittadini vittime delle violazioni di obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede e trasparenza da parte degli istituti di credito coinvolti.

Il Governo si è impegnato, in questi mesi, per garantire la massima celerità delle procedure di erogazione degli indennizzi. A tal fine, tenendo anche conto delle interlocuzioni svolte con la Commissione europea, sono state predisposte modifiche alle norme della legge di bilancio 2019 finalizzate, tra l'altro, a definire più esattamente l'ambito dei beneficiari della misura e a introdurre procedure più rapide per indennizzare i risparmiatori. In particolare, viene definito un doppio binario procedurale, che introduce un meccanismo di indennizzo forfettario per i risparmiatori che versino in condizioni di vulnerabilità sociale. Più nello specifico, si definiscono le modalità di erogazione dell'indennizzo forfettario riservato alle categorie dei risparmiatori persone fisiche che si trovino al di sotto di determinate soglie reddituali o del patrimonio immobiliare. Per questi risparmiatori un'apposita commissione tecnica, composta da nove membri in possesso di idonei requisiti di competenza, indipendenza, onorabilità e probità, proverà a verificare esclusivamente la sussistenza dei requisiti soggettivi e oggettivi ai fini dell'erogazione dell'indennizzo. Per i restanti risparmiatori si prevede una procedura di verifica comunque celere da parte della medesima commissione tecnica resa possibile, in particolare, dalla tipizzazione delle violazioni massive e dei criteri di verifica dei requisiti di accesso al Fondo.

Il decreto ministeriale verrà emanato al più presto, non appena perfezionato il contesto normativo di riferimento che consentirà l'erogazione degli indennizzi, nell'ambito di un percorso nel quale il Governo ha prestato e continuerà a prestare la massima attenzione alle istanze provenienti dalle associazioni dei risparmiatori, che potranno finalmente accedere agli indennizzi da lungo tempo attesi.

PRESIDENTE. Il deputato Sestino Giacomoni ha facoltà di replicare, per due minuti.

SESTINO GIACOMONI (FI). Presidente, io sono senza parole. Sinceramente avevo fatto questa interrogazione fornendo un assist al Governo. Speravo che oggi venissero qui e ci dicessero: “Il decreto è questo e i decreti attuativi li faremo in pochissimi giorni”. Il Governo viene qui e ci legge quello che avevano stanziato. Gliela do io la notizia, Ministro: se lei leggesse anche le agenzie, quei soldi stanziati dal DEF sono spariti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, vuol dire che neanche un risparmiatore verrà rimborsato nel 2019. Dovete avere il coraggio di dirlo. Ma io le dico di più: Ministro, lei oggi prenda l'occasione, visto che rappresenta il Governo, e chieda scusa a quest'Aula e - c'è la diretta televisiva - chieda scusa agli italiani e ai risparmiatori.

Chieda anche scusa all'opposizione, perché per mesi, in Commissione, in Aula, sui giornali, vi abbiamo detto che quella norma era sbagliata. Purtroppo, lei, che è il Ministro per i Rapporti col Parlamento, non ha avuto neanche il buongusto di leggerli i nostri emendamenti, le nostre interrogazioni. A me dispiace, perché noi abbiamo sempre portato avanti una opposizione seria e responsabile.

Oggi, le lancio anche un grido d'allarme, Ministro: la vostra insistenza nel non voler separare i risparmiatori truffati dagli speculatori mette a rischio i soldi dei contribuenti; rischiamo che, con i soldi dei contribuenti onesti, voi, di fatto, rimborserete chi ha fatto investimenti sbagliati, speculando. Quindi, io la prego e la invito, prima che riscriviate il decreto, di metterci la testa; se non siete in grado, rivolgetevi a dei tecnici. Un ultimo appello; la notizia che abbiamo avuto oggi è che i soldi nel DEF sono spariti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), i risparmiatori non verranno rimborsati e, purtroppo, la vostra insistenza fa venire un grave dubbio: che ci siano degli interessi, come ha detto il Ministro dell'Economia, degli interessi troppo grandi, che neanche lui è riuscito a capire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a proseguire il piano di eradicazione dell'epatite C - n. 3-00683)

PRESIDENTE. La deputata Beatrice Lorenzin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00683 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Ministro, intervengo per interrogarla sullo stato del piano di eradicazione dell'epatite C nel nostro Paese, anche alla luce della fine del Fondo per gli innovativi che, come ricorda, fu fatto nel 2005, quando vennero autorizzati i nuovi farmaci, e consolidato nel 2016. Abbiamo curato circa 180 mila pazienti, guarendoli da una malattia che prima era mortale. Oggi, ci sono alcuni problemi sulle stime di quanti siano i pazienti da trattare. Abbiamo letto delle analisi discordanti, ma l'associazione dei pazienti di epatite C ci dice e denuncia che ci sono tra i 350 e i 550 mila pazienti ancora da trattare, alcuni non diagnosticati, altri con diagnosi fatte, ma non prese in cura.

Vorremmo sapere cosa intende fare il Governo sul piano di eradicazione dell'epatite C e se ha dei dati certi per quanto riguarda le misurazioni di quanti sono i pazienti, o potenziali pazienti, nel Paese.

PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Giulia Grillo, ha facoltà di rispondere.

GIULIA GRILLO, Ministra della Salute. Grazie, Presidente, desidero assicurare subito che l'attenzione e l'impegno del Ministero della salute nella lotta contro l'epatite virale continuano ad essere elevati e costanti; proseguono, infatti, nel pieno rispetto delle indicazioni del piano dell'OMS, nonché in coerenza con gli obiettivi identificati nel piano nazionale per la prevenzione delle epatiti virali dei virus B e C. Non vi è dubbio che risulta particolarmente difficile avere dati precisi sul numero di pazienti affetti da epatite C cronica o da un'infezione non diagnosticata, per la quale, dunque, restano in attesa di accedere alle cure.

Bisogna ricordare, infatti, che l'epatite C è una patologia che raramente si manifesta con un episodio acuto; nella maggior parte dei casi, rimane a lungo asintomatica, venendo diagnosticata solo a seguito di esami di controllo, oppure di analisi effettuate per altri motivi. Il decorso subdolo di questa infezione comporta, quindi, una notevole sotto notifica dei casi, con i conseguenti rischi sia in termini di ulteriore degenerazione della malattia che di ulteriore propagazione della stessa, a causa della sottovalutazione, appunto, delle possibilità di contagio.

Per quanto sussistano, dunque, difficoltà nella effettiva misurazione dei soggetti infetti, è pur vero che la sostenibilità del Sistema sanitario richiede un particolare impegno per evitare che si pervenga troppo facilmente a una eccessiva sovrastima del fenomeno, con le conseguenze negative, che si possono ben immaginare, sulla spesa farmaceutica. Così, nel tentativo di acquisire dati precisi sull'incidenza e la prevalenza dell'epatite cronica HCV correlata sono state previste dal nuovo sistema di segnalazione delle malattie infettive, PREMAL, specifiche schede di segnalazione per le epatiti C e B croniche. Tuttavia, anche dopo tale accorgimento, resta insoddisfacente la proporzione di nuovi casi effettivamente notificati.

Per ridurre drasticamente il numero delle nuove infezioni è essenziale, quindi, far emergere i casi sommersi, attraverso una diagnosi precoce dell'infezione virale per poter indirizzare i pazienti alla terapia più efficace. E per raggiungere questo obiettivo in atto sono state portate avanti alcune iniziative; da una parte, nelle nuove modalità di segnalazione si terrà conto non solo dei casi di epatite conclamata, ma anche di quelle di positività ai markers epatitici che indicano la presenza dell'infezione virale, ma non ancora l'inizio del processo infiammatorio vero e proprio e, dall'altra parte, si intende incrementare gli esami di screening che, però, non possono essere fatti in maniera indiscriminata, per cui si stanno dando dei parametri, indicando ai medici di medicina generale di effettuare questi esami ai pazienti con più di 55 anni e che hanno presentato episodi di ipertransaminasemia, con pregressi interventi chirurgici, trasfusioni o simili.

Quanto alla possibilità di uniformare i sistemi di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale, desidero, infine, informare che è stato istituito un apposito gruppo di lavoro, incaricato di redigere un percorso diagnostico terapeutico assistenziale di valore nazionale, nonché di elaborare linee di indirizzo uniformi per il follow-up dei pazienti guariti.

PRESIDENTE. La deputata Beatrice Lorenzin ha facoltà di replicare, per due minuti.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Ministro, ovviamente, ci rendiamo conto tutti dell'importanza della diagnosi precoce rispetto a questa malattia. La preoccupazione delle associazioni dei pazienti è che le regioni, in vista dell'esaurimento del Fondo, rallentino le iniziative di reclutamento dei pazienti. Per questo è estremamente importante che il Ministero vigili, in modo tale che siano reclutati questi pazienti e gli si eviti un decorso della malattia molto più gravoso sia per la loro salute, per i pazienti, per la possibilità di infezione di altre persone, che per il Sistema sanitario stesso, poiché, oggi, il costo del farmaco è tale che è stato tolto appunto dal settore dell'innovazione ed è diventato accessibile per il Sistema sanitario.

Apprezziamo che lei abbia fatto riferimento anche all'epatite B e non soltanto all'epatite C per gli obiettivi di eradicamento dell'OMS. Sappiamo come noi in questi anni abbiamo combattuto in modo fortissimo l'esplosione di epatite B, soprattutto infantile, grazie alla vaccinazione e, in particolare, alla vaccinazione che avviene nell'esavalente nei primi tre mesi di vita. Questo è un altro fattore importante; io spero che lei tenga presente questa questione nel dibattito che si sta avviando al Senato su un altro tema, ma strettamente correlato a questo, come quello della legge sui vaccini (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Partito Democratico).

(Chiarimenti e iniziative in merito all'esclusione dell'Istituto nazionale tumori-Fondazione Giovanni Pascale di Napoli dal primo gruppo degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico ammessi al progetto per lo sviluppo dell'immunoterapia sperimentale Car-T - n. 3-00684)

PRESIDENTE. La deputata Michela Rostan ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00684 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie, Presidente. Il Pascale, il maggiore istituto oncologico del Mezzogiorno, è centro di riferimento per la rete oncologica nazionale, un centro di eccellenza in cui si fa ricerca clinica ed applicata. Tuttavia, è stato incomprensibilmente escluso dal gruppo di istituti di ricerca italiani ammessi a partecipare al progetto di ricerca relativa alle nuove tecnologie Car-T per la cura dei tumori. Sono stati, invece, selezionati altri sei istituti, dal Bambino Gesù di Roma al San Raffaele di Milano. Al gruppo di progetto vengono aggregati anche altri tre soggetti con altri ruoli; tra questi istituti, molti sono privati. Il Pascale di Napoli sarebbe entrato, dunque, in una sorta di lista di riserva, ma escluso dal gruppo di coordinamento che deciderà sulle modalità di finanziamento e potrebbe, dunque, entrare in una seconda fase. Allora, noi, oggi, vogliamo chiedere conto al Governo di questa esclusione e, soprattutto, delle intenzioni per il futuro.

PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Giulia Grillo, ha facoltà di rispondere.

GIULIA GRILLO, Ministra della Salute. Innanzitutto va ricordato che si deve all'iniziativa di questo Governo la scelta concreta di sostenere, attraverso la destinazione di specifiche risorse, lo sviluppo della tecnologia antitumorale sperimentale del Car-T. Se, dunque, ci troviamo, oggi, in quest'Aula, per discutere delle modalità con le quali tale sperimentazione dovrà essere condotta, nonché dei criteri in base ai quali dovranno essere impiegati i 10 milioni di euro a tal fine destinati, ciò si deve alla convinta azione di questo Governo che ha tradotto in realtà le aspettative dei tanti pazienti che attendono, non senza trepidazione, lo sviluppo di queste terapie sperimentali.

Tanto doverosamente premesso passo allo specifico quesito posto con l'interrogazione in esame. Al riguardo, desidero informare che l'individuazione degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico componenti il gruppo di progetto per la ricerca delle nuove tecnologie Car-T per la cura dei tumori è stata basata esclusivamente su criteri di natura tecnico scientifica e sull'attento esame della documentazione presentata dagli istituti che hanno partecipato alla ricognizione, che è stata effettuata dal Ministero, al fine di individuare quelli già impegnati nelle attività di ricerca inerenti alle terapie Car-T e rispondenti ai criteri indicati dal legislatore.Devo, peraltro, far presente che, nell'ambito di tali criteri, si è tenuto conto anche di quelli ulteriori che il Parlamento ha voluto indicare, approvando, proprio in quest'Aula, nella seduta del 30 dicembre 2018, uno specifico ordine del giorno alla legge di bilancio.

Andando al caso specifico dell'IRCCS Fondazione Giovanni Pascale di Napoli, preciso innanzitutto che, indipendentemente dai tempi in cui è pervenuta la richiesta, questa non ha riportato nella documentazione pervenuta alcuna attività in corso di somministrazione di terapie Car-T né ha fatto riferimento ad alcuna casistica di pazienti trattati. Si basa, dunque, esclusivamente su tali motivazioni, che non debbono in alcun modo incidere sull'indiscusso valore del Pascale, la decisione di non includere l'istituto nel gruppo di progetto.

Voglio in ogni caso precisare che proprio nell'ottica della più ampia partecipazione del mondo scientifico al processo che si sta avviando, si è ritenuto di coinvolgere comunque tutti gli IRCCS che hanno aderito alla ricognizione e tra questi, ovviamente, anche il Pascale, con l'obiettivo di creare una diffusa expertise in grado di sviluppare appieno le potenzialità dell'innovativo trattamento.

Desidero infine segnalare che le scelte compiute sono state recentemente illustrate ad autorevoli rappresentanti dell'Istituto Pascale, i quali hanno convenuto che, tenuto conto che l'ampio coinvolgimento di tutti gli IRCCS aderenti all'iniziativa conferirà certamente ulteriore valore sia a livello nazionale che internazionale all'attività in corso, non sia opportuno rivedere l'impianto di lavoro finora adottato.

PRESIDENTE. La deputata Michela Rostan ha facoltà di replicare.

MICHELA ROSTAN (LEU). Presidente, ringrazio il Governo per la risposta, che ovviamente non ci soddisfa: perché, se è vero che c'è stato un lieve sforamento nella presentazione, è altrettanto evidente, per comunicazione ufficiale dello stesso Ministero, che la pratica è stata valutata nel merito lo stesso, e quindi non è certo quel piccolissimo ritardo ad aver causato l'esclusione di un istituto di pregio e di fama internazionale come il Pascale da un progetto di questo tipo.

Però, Ministro, questa esclusione ci preoccupa e per noi è scandalosa, perché è maturata nel merito; e quindi qui bisognerebbe rendere conto delle ragioni, dal momento che ci appaiono incomprensibili, perché non si collegano né alla qualità della struttura, né tantomeno a quella della proposta. Questa esclusione ci amareggia ancora di più, perché c'è un altro motivo di fondo grave nel leggere la lista degli istituti ammessi, e qualcosa salta subito agli occhi: non ce ne sono del Sud, non ci sono istituti del Sud; due di Roma, uno di Milano, uno di Padova, uno piemontese ed uno romagnolo. Alcuni poi di questi istituti sono addirittura privati, come privata ad esempio è la società MolMed, che è una costola del San Raffaele, e che si interessa proprio di innovazione in oncologia, ed appare in chiaro conflitto di interessi, dal momento che un'azienda privata che può produrre anche Car-T entra, guarda caso, proprio nel gruppo che decide come si erogano i soldi per le Car-T.

C'è qualcosa allora, Ministro, che non torna in questa vicenda e che ci preoccupa. Ci auguriamo che si faccia presto chiarezza, perché tutto questo gioco noi pensiamo che avvenga sulla pelle delle persone, dei malati, ma soprattutto sulla pelle di chi sta peggio (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Iniziative per il contrasto del fenomeno dell'antibiotico-resistenza - n. 3-00685)

PRESIDENTE. La deputata Alessandra Locatelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00685 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Presidente, Ministro, è delle cronache di questi giorni la notizia di un ragazzo ventisettenne che è deceduto in un letto di ospedale, in seguito all'assunzione di un farmaco antibiotico. I familiari del giovane hanno lanciato l'appello affinché si indaghi per approfondire le ragioni di questo decesso; alla luce della situazione anche degli ospedali italiani, secondo i quali i numeri ci portano ad analizzare le infezioni da germi antibiotico-resistenti: esse colpiscono circa 300 mila pazienti e causano dai 4.500 ai 7.000 decessi ogni anno. Questo è dunque un tema molto attuale. Ci chiediamo, vista anche la questione dell'antibiotico-resistenza trattata dall'Organizzazione mondiale della sanità in tema di prevenzione e di garanzia dell'appropriatezza, nonché di rispetto delle norme e delle pratiche igieniche in ambito ospedaliero, cosa e quali iniziative abbia intenzione questo Governo di mettere in atto e di attuare.

PRESIDENTE. La Ministra della salute, Giulia Grillo, ha facoltà di rispondere.

GIULIA GRILLO, Ministra della Salute. Presidente, preliminarmente va detto che la resistenza agli antimicrobici è un fenomeno naturale, causato dalle mutazioni genetiche a cui vanno incontro i microrganismi: un uso eccessivo degli antimicrobici in medicina umana e in veterinaria, così come nell'agricoltura, è infatti una delle principali cause dello sviluppo e della diffusione di microrganismi resistenti alla loro azione, e quindi della loro perdita di efficacia.

La varietà delle cause cui si è fatto appena cenno impone che, per contrastare tale fenomeno, sia indispensabile un approccio multisettoriale, attraverso l'impegno congiunto di più discipline professionali: medicina umana e veterinaria, settore agroalimentare, ambiente, ricerca e comunicazione, che operano a livello locale, nazionale e globale con uno scopo comune. Le azioni infatti devono essere orientate in tre direzioni contemporaneamente: prevenire e ridurre le infezioni, soprattutto quelle correlate all'assistenza sanitaria; promuovere e garantire un uso prudente degli antimicrobici, direi appropriato; ridurre al minimo l'incidenza e la diffusione dell'antimicrobico-resistenza ed i rischi per la salute umana e animale ad essa correlati.

Il Ministero della Salute ha già da tempo adottato il Piano nazionale di contrasto dell'antimicrobico-resistenza con l'obiettivo di superare le difformità territoriali, migliorare i livelli di consapevolezza e di informazione nei professionisti sanitari e in tutti i cittadini, nonché di promuovere e sostenere la ricerca e l'innovazione.

Nell'ambito del Piano, le attività sviluppate finora dal Ministero della Salute sono state certamente tante; ritengo tuttavia che sia necessario ancora un ulteriore impegno nel settore della formazione, della comunicazione e dell'informazione.

Casi tristi come quello segnalato nell'interrogazione per il quale, voglio precisare, ho richiesto per il tramite di Aifa i necessari approfondimenti alle autorità sanitarie locali, inducono infatti a riflettere sul grado di consapevolezza che gli operatori sanitari, ma anche i singoli cittadini dovranno acquisire al più presto per garantire la necessaria appropriatezza delle cure ed evitare un uso indiscriminato, troppo spesso privo del necessario consulto medico, degli antibiotici. Ebbene, si muove in questo solco la recente iniziativa del Ministero della Salute di promuovere l'adozione del Documento di programmazione delle linee guida nazionali sull'uso appropriato degli antibiotici, la cui presentazione al Sistema nazionale delle linee guida, istituito presso l'Istituto superiore di sanità, è avvenuta proprio nel mese di gennaio scorso. Grazie ad iniziative come questa, si potrà dunque contribuire a quel radicale cambiamento di approccio che risulta necessario per contrastare un fenomeno che, si deve ammettere, è in gran parte determinato da scorretti comportamenti umani.

PRESIDENTE. La deputata Alessandra Locatelli ha facoltà di replicare.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Presidente, ritengo che le iniziative intraprese a livello istituzionale siano veramente adeguate. Mi fa quindi molto piacere anche sentire del coinvolgimento di Aifa per quanto riguarda il caso citato, e sono sicura che anche in futuro tutte le misure messe in atto dal Governo e dal Ministero, che sono oggetto di questa mozione, potranno andare nella direzione voluta da più parti, e, soprattutto, mettere al riparo da fenomeni come queste morti veramente spiacevoli e disgraziate. Sono soddisfatta a nome della Lega della risposta del Ministro.

(Chiarimenti in merito all'iter per la stipula del nuovo Patto per la salute, anche in relazione alle disposizioni della legge di bilancio per il 2019 in materia di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale - n. 3-00686)

PRESIDENTE. La deputata Elena Carnevali ha facoltà di illustrare l'interrogazione De Filippo ed altri n. 3-00686 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

ELENA CARNEVALI (PD). Signora Presidente, signora Ministra, onorevoli colleghi, la legge di bilancio per il 2019 finanzia con 114,4 miliardi il Fondo sanitario, risorse che noi abbiamo giudicato insufficienti, su cui gli unici elementi ed incrementi significativi sono dati dal lascito di un miliardo del Governo precedente. La stessa legge prevede che, per le risorse aggiuntive previste, le regioni debbano sottoscrivere un'intesa per il rinnovo del Patto della salute: parliamo di 2 miliardi per il 2020 e di 1,5 miliardi per il 2021. Oltre al rinnovo del Patto della salute, ci sono materie da regolamentare, come il sistema di compartecipazione, gli obiettivi di programmazione, la rete di offerta ospedaliera e quella assistenziale, il fabbisogno del personale. Pervicacemente avete voluto quella scadenza del 31 marzo, che è ampiamente scaduta. Qual è l'iter, Ministra, per il nuovo Patto della salute? Quali sono le conseguenze per la mancata intesa? E soprattutto, visto che le previsioni di crescita sono pari a zero, che ci garantisca che le risorse di 2 miliardi non verranno toccate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Giulia Grillo, ha facoltà di rispondere.

GIULIA GRILLO, Ministra della Salute. Presidente, il percorso delineato dalla scorsa legge di bilancio ha sicuramente posto una sfida molto ambiziosa al Governo, affidando al nuovo Patto per la salute obiettivi che si collocano in forte discontinuità rispetto al passato. Nel perseguire tali obiettivi, il Governo ha voluto assicurare alle regioni non solo la garanzia della condivisione delle singole clausole del Patto, prerogativa naturale in ogni accordo, ma anche delle modalità del processo che dovrà portare alla stipula dell'accordo stesso: è questa, come si può intendere facilmente, una regola non espressamente contenuta nelle procedure di conclusione del Patto, ma che muove dalla consapevolezza, in cui credo fortemente, che debba essere riconosciuta la massima dignità ad ogni istanza proveniente dalle regioni. Per questo motivo ho aderito subito e convintamente alla richiesta formulata dalle regioni di acquisire innanzitutto un accordo su alcuni punti qualificanti del Patto, sui quali, essendo ormai di dominio pubblico e per ragioni di tempo, non mi dilungherò in questa sede.

Per rispondere in modo più completo all'interrogante è tuttavia importante sottolineare un'informazione che non è nota all'esterno del tavolo delle trattative: dopo una prima stesura del nucleo di misure più strategiche del Patto, il documento più aggiornato che teneva conto delle risultanze delle prime riunioni e delle ulteriori deduzioni del Ministero della Salute è stato inviato il 13 marzo scorso alle regioni. È proprio di queste ore l'interlocuzione con alcuni esponenti della Conferenza Stato-regioni, tanto che a breve partirà appunto una nostra lettera di convocazione con gli stessi per concludere la stesura del Patto.

Desidero, quindi, rassicurare gli interroganti che non vi è alcuno stallo e che siamo pronti per portare a termine il nuovo Patto in tempi naturalmente congrui alla complessità del compito che ci accingiamo a svolgere. In riferimento al termine - come ben sapete - del 31 marzo, si tratta di un termine ordinatorio, quindi il fatto che venga scapolato non ha alcun tipo di effetto giuridico sulla sottoscrizione del Patto. Per quanto riguarda, infine, il finanziamento, assicuro che il finanziamento che è stato previsto nella scorsa legge di bilancio per il Fondo sanitario nazionale per il 2019 sarà confermato per quanto già indicato.

PRESIDENTE. Il deputato Vito De Filippo ha facoltà di replicare, per due minuti.

VITO DE FILIPPO (PD). Presidente, io vorrei consigliare, con molto rispetto, al Ministro di utilizzare lo stesso linguaggio della sincerità che ha utilizzato in una sua precedente esperienza istituzionale, e ammettere, con grande franchezza e con grande sincerità, in quest'Aula che lei sta guidando un luogo arreso: il suo Ministero. Arreso, sostanzialmente, perché circondato da “tassapiattisti”, da “quota 100” e da una serie di altre manovre finanziarie. Abbiamo conosciuto i “terrapiattisti” quando si è parlato di vaccini, ora stiamo conoscendo i “tassapiattisti”, che stanno sostanzialmente travolgendo le aspettative finanziarie del suo Ministero, ma soprattutto del sistema sanitario del nostro Paese. Si fanno saltare dati, perché nella sua risposta, molto ermetica e non in linea con la sua precedente esperienza di sincerità, lei ci parla del Fondo del 2019 e non ci parla invece del Fondo del 2020 e del 2021. Io vorrei ricordarle che il Patto per la salute, che è uno strumento che lei aveva ampiamente criticato e che ha voluto utilizzare nell'assoluta continuità - in questo senso virtuosamente - del suo Governo rispetto a quelli precedenti, era da sottoscrivere entro il 31 di marzo perché doveva garantire la programmazione del Fondo sanitario per i prossimi tre anni, cosa che lei oggi sta smentendo clamorosamente, perché immagino che le cose che dovrà fare il suo Governo da qui a qualche settimana travolgeranno le sue aspettative, in una cornice istituzionale che lei finge di raccontare in grande equilibrio e in grande sintonia con le regioni, ma che è esattamente il contrario di quello che lei ha dichiarato. C'è uno scontro in atto tra lei e le regioni, sia sulle cifre sia sul profilo costituzionale delle competenze tra regioni e Governo sulla sanità. Lei non vuole utilizzare questo argomento e questa sincerità perché è stata anche lei ovviamente avvolta dall'ambiguità, anche dalla destrezza pragmatica e cinica con la quale sta guidando il suo Ministero, in sintonia col suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative in merito alla elaborazione dello schema di decreto ministeriale relativo all'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera, al fine di garantire la più completa assistenza ai pazienti colpiti da patologie neurocerebrali, con particolare riferimento alle malattie degenerative - n. 3-00687)

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Acquaroli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00687 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Presidente, signor Ministro, noi sappiamo che il Governo sta studiando un decreto sui criteri di accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera. A confermarlo è stato un sottosegretario, che, rispondendo a una nostra interrogazione, ha detto che lo schema per accedere alle cure deve prevedere una diagnosi di grave cerebrolesione acquisita. In sostanza, dovrebbe esserci un coma che ha superato le ventiquattrore e il punteggio di scala del coma dovrebbe non essere inferiore o uguale ad otto, parliamo quindi di una disabilità molto grave. Sappiamo anche che ci sono delle patologie che non si manifestano in questa maniera, ad esempio con un coma o con punteggio basso della scala, quindi le chiediamo se non ritiene opportuno di rivedere questo decreto, perché si rischia di lasciare fuori patologie tipo ictus, tumori, e nella disperazione questi malati, anche con danni allo stesso sistema sanitario e ai malati stessi.

PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Giulia Grillo, ha facoltà di rispondere.

GIULIA GRILLO, Ministra della Salute. Presidente, desidero anzitutto assicurare che lo schema di decreto a cui si fa riferimento nell'interrogazione, peraltro ancora in fase di definizione, non limita in alcun modo l'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera ai pazienti necessitanti di intervento riabilitativo e di sorveglianza medico-infermieristica nelle ventiquattrore.

Infatti, nello schema di decreto, con il codice 75 (neuroriabilitazione) viene stabilito il ricovero in riabilitazione intensiva ad alta specializzazione per i pazienti affetti da grave cerebrolesione acquisita (GCA), per tali intendendosi le persone affette da danno cerebrale in grado di determinare una condizione di coma con associate menomazioni senso-motorie, cognitive o comportamentali tipiche della disabilità grave.

Va detto subito che tale indicazione è in linea con la normativa precedente ed è stata oggetto di ampia condivisione con le società scientifiche più volte audite nel corso della stesura del decreto.

Per i pazienti non rientranti nella definizione di GCA (grave cerebrolesione acquisita) ovvero affetti da patologie di altra natura che richiedono comunque trattamenti riabilitativi di particolare intensità, lo schema di decreto prevede, con il codice 56 (recupero e riabilitazione funzionale), tre diversi livelli di complessità, uno dei quali, il 56-A, riguarda la riabilitazione intensiva ad alta complessità con caratteristiche di alta intensità assistenziale.

In estrema sintesi, il nuovo codice 56-A proposto nello schema di decreto è assimilabile al codice 75 per intensità riabilitativa (tre ore al giorno) e complessità assistenziale, ed è destinato a tutti i pazienti in fase di post-acuzie che presentino bisogni riabilitativi rilevanti per quanto in assenza delle condizioni di coma protratto per almeno 24 ore previste invece per le GCA.

Va detto che la distinzione del codice 56 in tre sottolivelli necessiterà certamente di una differenziazione delle tariffe che tenga conto dei livelli di complessità della casistica e dei diversi gradi di intensità riabilitativa, prevedendo l'adeguata remunerazione in base alle risorse impiegate nel trattamento.

A tal riguardo, desidero informare che il Ministero della salute ha recentemente stipulato con la regione Emilia Romagna un accordo di collaborazione per la definizione di una metodologia per la rilevazione dei costi dei ricoveri di riabilitazione che consenta la successiva definizione di tariffe sulla base di elementi oggettivi.

In conclusione, desidero dare piena assicurazione che per le situazioni di disabilità che non rientrano nelle cerebrolesioni o nelle mielolesioni, ma che presentano comunque caratteristiche di complessità tali da aggravare il percorso diagnostico e assistenziale, non esistono rischi di esclusione dall'assistenza ospedaliera di riabilitazione intensiva, e che, anzi, grazie al nuovo decreto, si renderà possibile individuare il livello di complessità assistenziale più adatto al trattamento del caso, nel pieno rispetto del principio di appropriatezza che governa l'intero sistema nazionale.

Inoltre, faccio presente, come sapete, che io ho anche risposto all'appello pubblico che mi era stato presentato dall'Associazione malati italiani sclerosi multipla e, quindi, ho partecipato direttamente all'incontro che questi hanno avuto con i nostri tecnici; e i nostri tecnici, che appunto redigono il decreto, sono stati assolutamente disponibili a recepire le indicazioni da parte dei rappresentanti dell'associazione presenti.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Acquaroli ha facoltà di replicare.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Signor Ministro, io non sono medico, lei invece lo è, quindi conosce bene questa situazione. Sicuramente, però, posso portarle la testimonianza della mia città, dove c'è un importante centro di recupero per questo tipo di patologie.

Nella nostra città abbiamo incontrato tanti casi che hanno bisogno di un'assistenza e per i quali queste cure sono fondamentali, sia per i malati, per non peggiorare il loro stato di salute, sia per le famiglie, perché queste malattie hanno in sé insito un grave disagio anche per le famiglie, nonché preoccupazione e necessità di assistenza che non può essere fornita nelle proprie case.

È una preoccupazione che tanti sentono forte, perché solo sentir parlare da parte del Governo di questa ipotesi, di questa possibilità che era stata appunto accennata dal sottosegretario in risposta all'interrogazione precedente, ha messo in allerta tantissimi.

Noi riteniamo, invece, che il Governo debba ampliare sempre di più gli interventi in questa fattispecie, perché la sanità e l'accesso alle cure deve essere garantito sempre a tutti, in particolare nelle neuro-degenerazioni, in particolare per quelle malattie che rischiano di escluderti anche dalla società e con un effetto devastante anche sui costi della sanità pubblica, perché se non interveniamo in una fase di prevenzione o, comunque, di rallentamento delle malattie il rischio è che poi il costo aumenti dopo.

Quindi, l'auspicio è che il Governo intervenga di più e inverta la direzione indicata da quanto era stato detto dal sottosegretario. Prendiamo atto delle sue parole, però l'auspicio è anche che siano tradotte in fatti concreti.

Chiudo rivolgendo un appello per il ragazzo Paolo Palumbo, 21 anni, malato di SLA. Sappiamo che anche il Presidente Conte si è interessato di questa situazione, e tutto il Governo, chiediamo anche noi che si accolgano le richieste di accesso alle cure per questo ragazzo e per tutti quelli che, come lui, sono malati di questa malattia (Deputati del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia espongono cartelli recante la scritta: “Diritto alla cura per Paolo Palumbo #brainstorm#SLA”, che la Presidente invita a rimuovere).

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare i cartelli. Grazie.

(Elementi e iniziative in ordine ai rischi derivanti da un focolaio epidemico di tubercolosi in Veneto - n. 3-00688)

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Sapia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00688 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FRANCESCO SAPIA (M5S). Grazie, Presidente. Al Ministro della Salute, che ringrazio personalmente per l'impegno profuso per la sanità calabrese, per sapere, premesso che: da recenti notizie di stampa emerge che sia comparso un focolaio epidemico di tubercolosi in Veneto, più precisamente nel trevigiano e sembra che, allo stato attuale, i casi di tubercolosi notificati siano dieci, due maestre e otto bambini, sottoposti, al momento, a terapia multifarmacologica; l'Azienda sanitaria trevigiana ha dovuto organizzare una task force e i controlli fatti su circa 800 persone sembrano abbiano rilevato 36 persone positive al batterio; secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, nel nostro Paese, nell'anno 2017, hanno contratto la tubercolosi meno di 20 persone ogni 100 mila abitanti; dati, quindi, che collocano l'Italia nella fascia non a rischio; l'OMS ha, altresì, rilevato che, dal 2012, l'incidenza della tubercolosi è calata ad un ritmo rilevante; tuttavia, la tubercolosi ha rappresentato in Italia, come in tutto il mondo, una delle maggiori cause di mortalità e morbosità, pertanto occorre avere contezza se il focolaio in Veneto possa rappresentare un pericolo per la collettività locale e nazionale; chiediamo se il Ministro interrogato non intenda fornire ogni utile elemento sulla situazione descritta in premessa, sui relativi pericoli per la salute pubblica e sulle iniziative che ritenga di dover adottare per arginare e prevenire simili situazioni di rischio.

PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Giulia Grillo, ha facoltà di rispondere.

GIULIA GRILLO, Ministra della Salute. Grazie, Presidente. In relazione alla tubercolosi, va detto subito che l'Italia è considerata dall'Organizzazione mondiale della sanità come un Paese a bassa endemia, poiché si registrano meno di 10 casi ogni 100 mila abitanti.

L'andamento dei casi di tubercolosi registra, peraltro, un progressivo decremento, passando dai 4.461 del 2011 ai 3.944 del 2017.

Anche l'incidenza calcolata sulle notifiche nazionali è scesa dai 7,5 casi per 100 mila abitanti nel 2011 ai 6,5 casi per 100 mila abitanti nel 2017. L'Italia, dunque, continua a essere un Paese a bassa incidenza di tubercolosi, anche grazie al miglioramento della diagnostica e delle terapie.

Tuttavia, la prevenzione e il controllo della tubercolosi richiedono tuttora mirati interventi di sanità pubblica. A tal riguardo, desidero informare che le linee guida per il controllo della malattia tubercolare adottate nel 1998 costituiscono ancora uno strumento valido e attuale per la ricerca attiva e il controllo dei contatti e dei casi di tubercolosi polmonare, nonché per la valutazione del rischio di trasmissione e dei fattori di rischio individuali dei contatti del singolo caso e per le modalità di screening e i relativi trattamenti preventivi.

Ricordo che tali interventi vengono adottati dalle autorità sanitarie locali competenti per territorio, come nel caso del focolaio occorso nella regione Veneto, che, dico subito, si è prontamente attivata per la ricerca dei contatti ai fini del contenimento dell'evento epidemico. Dalla relazione fornita dall'autorità sanitaria regionale si evince, infatti, che i dieci casi di tubercolosi polmonare, due maestre, incluso il caso indice, e otto bimbi, sono stati immediatamente diagnosticati e prontamente sottoposti a trattamento multifarmacologico.

Inoltre, i 37 bambini che sono risultati positivi al test Mantoux sono stati correttamente sottoposti alla necessaria profilassi, mentre i soggetti risultati negativi al primo controllo saranno sottoposti nuovamente ai test.

Le indagini epidemiologiche sono, inoltre, proseguite con l'estensione del test Mantoux anche agli alunni e agli insegnanti che hanno frequentato la scuola durante l'anno scolastico 2017-2018.

La correttezza dell'approccio impiegato nel caso concreto di cui si è discusso in questi giorni testimonia, quindi, l'alto livello di prevenzione che continua a essere assicurato nel nostro Paese alla tubercolosi. Desidero, infatti, ricordare, in conclusione, che l'Italia aderisce anche al più recente Piano di azione 2016-2020 della regione europea ed è in linea con gli obiettivi fissati, da ultimo, nella 73° Assemblea generale delle Nazioni Unite.

In coerenza con le raccomandazioni dell'OMS, inoltre, il Ministero della salute, in accordo con le regioni e le province autonome, ha elaborato da ultimo ulteriori linee guida finalizzate alla prevenzione della malattia tubercolare, alla sorveglianza della tubercolosi e delle resistenze ai farmaci antitubercolari e, soprattutto, allo studio di percorsi utili a favorire l'accesso ai servizi sanitari per la diagnosi e il trattamento della malattia.

PRESIDENTE. Il deputato Provenza, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, soprattutto perché la risposta ci sembra esaustiva, ci sembra soddisfacente, ma soprattutto, direi, tranquillizzante sull'attività di prevenzione che è stata attivata nel caso in esame, evitando in questo modo che si diffonda una sorta di psicosi da malattia a Motta di Livenza. Sono, tra l'altro, soprattutto i dati che lei ha citato, relativi al progressivo decremento dei casi di tubercolosi, che ci rassicurano.

Il sistema mirato di prevenzione e controllo della tubercolosi appare fondamentale e risolutivo per la valutazione del rischio di trasmissione e dei fattori di rischio scatenanti. Vorrei ringraziarla, Ministro, anche per avere ricordato gli interventi adottati dalle autorità sanitarie locali competenti per territorio nel caso del focolaio epidemico occorso nel trevigiano.

Quindi, la correttezza e l'efficacia dell'intervento locale o territoriale sono le chiavi di volta per circoscrivere ogni evento epidemico, e, nel ritenerci soddisfatti della risposta che lei ci ha fornito, evidenziamo e auspichiamo che tutti i territori siano messi in grado di rispondere nel medesimo modo e con la stessa efficacia ad eventuali focolai epidemici di tubercolosi. In tal senso, ci permettiamo di sollecitare ulteriormente il Ministero a mantenere alta l'attenzione su quei territori che, per carenze strutturali o di risorse, rischiano in qualche modo di non avere degli strumenti idonei per risposte analoghe a emergenze epidemiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo, a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Bartolozzi, Battelli, Borghese, Brescia, Businarolo, Colletti, Covolo, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Fantinati, Forciniti, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Molinari, Parolo, Schullian, Stumpo, Vignaroli e Viscomi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti dei deputati Nesci e Parentela (Doc. IV-ter, n. 12-A) (ore 16,01).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti dei deputati Nesci e Parentela (Doc. IV-ter, n. 12-A).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Dalila Nesci e Paolo Parentela nell'esercizio delle loro funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione - Doc. IV-ter, n. 12-A )

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare, in sostituzione della relatrice, il Presidente della Giunta, Andrea Delmastro Delle Vedove.

Colleghi, vi chiedo anche un po' di silenzio, per cortesia.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Evidentemente, in mancanza della relatrice, mi richiamo integralmente alla prestigiosa e articolata relazione scritta, già a mani di tutti i colleghi. La deliberazione della Giunta che ho l'onore di presiedere riguardava una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità nei confronti dei colleghi Nesci e Parentela in un procedimento penale pendente presso il tribunale di Roma ed è stata votata a maggioranza per l'insindacabilità, a seguito delle ricche conclusioni della collega Annibali, che voglio ringraziare per il pregevole lavoro svolto.

Al di là del merito della vicenda, è necessario ricordare a me stesso e all'Aula intera il metodo di lavoro seguito, che esula dal merito della vicenda penalistica, sulla quale ognuno di noi nutre i propri – evidentemente – convincimenti, ma è volto semplicemente a verificare se nel caso di specie sussistano i requisiti per fare intervenire la cosiddetta prerogativa di cui all'articolo 68, comma 1, della nostra Costituzione; ovverosia, la Giunta ha dovuto verificare e ha verificato se vi fosse un atto tipico che giustificava le successive esternazioni extra moenia dei deputati. E la Giunta non solo ha verificato che un atto tipico vi era - e poi dopo cercherò di spiegare il perché -, ma ha anche verificato la intensità dell'azione politica dei deputati Nesci e Parentela.

Velocemente, la vicenda trae origine da una missiva dei deputati Nesci e Parentela in ordine alla raccolta differenziata nel comune di San Giovanni in Fiore. A seguito del verbale di aggiudicazione della gara, i deputati chiedevano a vari organi di verificare la correttezza non già e non solo della assegnazione, ma anche dell'ammissione alla gara, ai sensi di una asserita incompatibilità di natura statutaria. Non sta a noi, evidentemente, verificare la fondatezza dell'asserita incompatibilità di natura statutaria, ma stava a noi, stava ai colleghi della Giunta, stava alla relatrice Annibali, che ancora voglio ringraziare, verificare se i parlamentari avessero svolto in precedenza attività, poiché i parlamentari vengono accusati da “Asmel Consortile” di averla diffamata nel momento in cui sollevavano alcuni dubbi e allegavano un parere di ANAC.

Il contenuto eventualmente diffamatorio non ci interessa, ci interessa la sussistenza di un nesso funzionale tra l'atto tipico parlamentare e successive, eventuali esternazioni extra moenia del pensiero dei deputati. I deputati avevano svolto intensa attività ispettiva, segnatamente avevano depositato l'interrogazione n. 4-13749, in cui facevano espresso riferimento all'affidamento della raccolta differenziata proprio del comune di San Giovanni in Fiore.

Orbene, non v'è chi non veda, se si ragiona onestamente, la sussistenza del precedente tipico, che consente l'intervento della prerogativa di cui all'articolo 68, comma 1, direi che impone l'intervento della prerogativa di cui all'articolo 68, comma 1, che è prerogativa - e mi avvio alla conclusione, Presidente - posta a tutela, non già e non solo del deputato, e, come tale, diritto irrinunciabile, ma dell'intera Aula e dell'attività del deputato.

Il tema era stato, quindi, trattato, il tema era rilevante politico, il tema aveva un'intensità politica e non vi è dubbio, quindi, in ordine alla sussistenza di tutti i requisiti, per l'applicazione e per l'applicabilità nel caso di specie della prerogativa di cui all'articolo 68, comma 1, terminando quindi per un caso di insindacabilità, così come votato a maggioranza dalla Giunta che ho l'onore di presiedere.

Concludo, mi sia concesso ancora di ringraziare tutti i colleghi della Giunta per l'apporto dato alla vicenda, squisitamente giuridico, senza farsi trascinare da altre valutazioni, magari di natura politica, di ringraziare la deputata Annibali per il prezioso lavoro svolto e di ringraziare anche i deputati e Nesci e Parentela per la interessante memoria che hanno depositato e che ha aiutato questa Giunta a concludere per l'insindacabilità.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Parentela. Ne ha facoltà.

PAOLO PARENTELA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, in tema di autorizzazione a procedere la storia delle Camere parlamentari è fatta di vicende che hanno segnato le istituzioni repubblicane, l'elettorato e la coscienza collettiva. Sulle immunità ci sono stati diversi referendum e infine il legislatore, cioè lo stesso Parlamento, è intervenuto per preservare l'insindacabilità dei voti e delle opinioni espresse nell'esercizio della rappresentanza pubblica, che costituisce l'assolvimento di un dovere collegato a un potere autonomo dello Stato, cioè quello legislativo. Troppo spesso si è abusato dello scudo dell'immunità parlamentare per evitare l'accertamento e il processo penale, per loro natura strumenti di garanzia dell'individuo e del sistema pubblico.

La questione dalla quale trae origine ciò che oggi ci occupa riguarda un appalto sospetto per la raccolta differenziata di un comune calabrese. Sul tema avevamo presentato un'interrogazione parlamentare e interessato l'anticorruzione nazionale, che poi si era, di fatto, attivata. Io e la collega del MoVimento 5 Stelle, Dalila Nesci, però, siamo stati querelati per diffamazione, con riferimento a una nostra lettera indirizzata a diverse istituzioni pubbliche, nella quale riepilogavamo i passaggi formali e i nostri dubbi sulla questione.

Ci tengo, in questa sede, a sottolineare che io e la collega abbiamo compiuto il nostro dovere in continuità e nel solo interesse pubblico. Abbiamo scelto, tuttavia, di rinunciare alla prerogativa dell'insindacabilità sui voti e le opinioni espresse dai parlamentari; abbiamo assunto questa decisione con orgoglio per un fatto morale e di coerenza con i principi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), i cui portavoce non si sono mai avvalsi di questo tipo di immunità.

Ho svolto questa premessa soltanto per puntualizzare le nostre singole posizioni, che risultano ben diverse da altre già esaminate da quest'Aula e simili tecnicamente, ma non nella sostanza, che qui riguarda il coinvolgimento di chi ci ha querelato di essere rimasto leso nella propria reputazione. Crediamo che l'Italia possa superare la legittima diffidenza verso il Palazzo di pasoliniana memoria soltanto con l'esempio di chi, come i parlamentari, avendo una funzione pubblica primaria, si sottopone senza indugi al vaglio dell'autorità giudiziaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 12-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ivan Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, Presidente. Anch'io voglio ringraziare la collega Lucia Annibali, che è stata la relatrice di questo provvedimento, che purtroppo quest'oggi non può essere in Aula con noi, e ringrazio anche il Presidente, di aver fatto le sue veci.

Ovviamente, come abbiamo fatto dall'inizio di questa legislatura, devo dire la Giunta si sta caratterizzando per un lavoro di strettissima attinenza a quello che è il dettato costituzionale, facendo del proprio meglio, pur essendo naturalmente un organo politico, per applicare la norma costituzionale nella sua funzione.

I padri e le madri costituenti quando scrissero la nostra Carta fondamentale avevano naturalmente in mente alcune finalità da raggiungere e a quelle finalità noi ci stiamo attenendo nel modo più stretto possibile ed è quello che abbiamo fatto anche in questo caso. L'articolo 68, comma 1, della Costituzione, dice semplicemente che i parlamentari non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e per i voti dati nell'esercizio del loro mandato. Quale sia la ragione di questa norma è intuitiva. Infatti, la ragione può essere compresa intuitivamente senza necessita di grandi spiegazioni: si vuole fare in modo che chiunque abbia l'onere, la responsabilità, l'onore e il privilegio di rappresentare il popolo in quest'Aula possa farlo nella pienezza della propria libertà, perché ogni qualvolta esprime un'opinione o dà un voto lo fa non tanto per se stesso ma nell'espressione di quella che è la sovranità popolare. Un parlamentare che fosse potenzialmente nella posizione di essere intimidito, perché limitato nella possibilità di esprimere le proprie opinioni, di fatto sarebbe un parlamentare o una parlamentare che non rappresenta la nazione, che è il compito…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi! Prego.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Almeno quando parliamo di noi stessi. Quindi, dicevo che evidentemente nel momento in cui noi avessimo un parlamentare o una parlamentare che fossero nella posizione di essere intimiditi non potrebbero svolgere quello che è il loro ufficio, non potrebbero espletare il dovere e la funzione per la quale sono qui.

Quindi, che cosa dobbiamo fare nella Giunta per le autorizzazioni e poi successivamente nell'Aula quando ci troviamo davanti a una richiesta di perseguire penalmente un collega o una collega per delle opinioni espresse o per il voto dato, evidentemente? Dobbiamo verificare se ci sia una correlazione tra l'attività parlamentare e quell'opinione espressa. È chiaro che questa norma in nessun modo può rappresentare una forma di impunità: il fatto di essere deputati della Repubblica non ci consente di dire qualsiasi cosa, non ci consente di offendere la reputazione dei nostri concittadini, non ci deve mettere in una posizione di privilegio nei confronti del resto della comunità nazionale. Ciò di cui dobbiamo essere sicuri e quello di cui dobbiamo accertarci come Parlamento è che però quelle opinioni espresse fossero quindi tipicamente collegate con la funzione del parlamentare. E, quindi, come lo facciamo, come andiamo a comprendere se le dichiarazioni sono o non sono strettamente collegate a quella funzione? In alcuni casi, signora Presidente, è semplice: quello che sto dicendo in questo preciso istante, qui in quest'Aula, è evidentemente coperto dall'articolo 68, primo comma, perché lei mi ha dato la parola per poter svolgere la mia funzione di parlamentare.

Ma ammettiamo che io dica delle cose fuori da quest'Aula, che le dica in una trasmissione televisiva, che le dica in un comizio o in un incontro pubblico. Tutto quello che dico è coperto? Evidentemente non può essere così, perché altrimenti si avrebbe, appunto, una forma di impunità. Allora, c'è un requisito oggettivo che ci viene in soccorso: se le dichiarazioni di un parlamentare o una parlamentare sono collegate a un atto parlamentare e, quindi, costituiscono la prosecuzione logica sul piano politico di un'attività svolta tipicamente nell'Aula del Parlamento di fatto quelle opinioni devono essere considerate insindacabili. È semplicemente questo ciò che abbiamo fatto in Giunta: siamo andati a vedere se le dichiarazioni dei colleghi Nesci e Parentela fossero o meno la prosecuzione di un atto tipico.

Ora, mi lasci dire una cosa per la chiarezza di tutti e spero che i colleghi ascoltino bene. La copertura costituzionale non è disponibile, non ci viene data come un regalo, non ci viene data come un privilegio. Se abbiamo questa prerogativa è perché la Costituzione vuole che noi facciamo il nostro mestiere. Quindi tramite lei, signora Presidente, dico al collega Parentela e alla collega Nesci se anche lei si vuole associare a quello che il collega ha detto in Aula…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

IVAN SCALFAROTTO (PD). …che ciò che ha detto è del tutto irrilevante anche perché poi in Giunta in realtà ha chiesto di essere coperto dall'insindacabilità. Quindi, noto che c'è una differenza tra quello…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

IVAN SCALFAROTTO (PD). …che ha dichiarato nella sua memoria in Giunta - e finisco subito - e quello che ha detto oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Noi ci siamo limitati a quello. Dunque, poiché esiste - e concludo davvero - un'interrogazione che riguarda non New York City ma il comune di San Giovanni in Fiore e riguarda quel particolare atto e le dichiarazioni…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere però!

IVAN SCALFAROTTO (PD). …si riferivano a quella interrogazione, per noi è fuori discussione, qualsiasi sia la loro opinione, che c'è un'insindacabilità a tutela non solo delle loro prerogative ma delle prerogative di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Grazie, Presidente. Molto più brevemente dei colleghi che mi hanno preceduto anch'io ringrazio la collega Annibali e il presidente che oggi l'ha brillantemente sostituita. Io credo che tutto sommato siamo in presenza di un caso di scuola e veramente direi che non ci sono dubbi sulla situazione che ci troviamo oggi a dover valutare. C'è un atto tipico da parte di due parlamentari con un oggetto specifico che riguarda situazioni particolari di un comune, di gare d'appalto di questo comune, e poi ci sono le dichiarazioni rese all'esterno. Siamo certamente nell'ambito dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Per cui, a nome del gruppo di Forza Italia annuncio, convintamente e senza esitazione alcuna, il voto a favore sull'insindacabilità.

Aggiungo, come diceva già prima il collega Scalfarotto, che le dichiarazioni che ha reso il parlamentare che è intervenuto prima, chiedendo in buona sostanza di non avvalersi di questo articolo 68, comma primo, della Costituzione, sono del tutto irrilevanti perché non siamo in presenza di un diritto disponibile. Infatti, è una norma della Costituzione dettata evidentemente per tutelare il Parlamento, per tutelare non i singoli ma per tutelare la libertà di espressione all'interno di quest'Aula e dell'Aula del Senato della Repubblica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO). Grazie, Presidente. Io davvero non capisco! Non capisco, Presidente, per quale motivo non bisogna in questo caso entrare nel merito, e lo dico a tutti i colleghi del MoVimento 5 Stelle. I vostri rappresentanti non hanno fatto altro che dare la stura al mandato che voi gli avete conferito, che il vostro popolo gli ha conferito. Hanno aperto gli enti pubblici come una scatoletta di tonno, sono arrivati all'interno delle istituzioni e adesso li abbandonate. Entrate nel merito almeno una volta nella vostra attività parlamentare senza pensare a verginità presunte che non esistono. Voi avete il dovere di difendere i vostri parlamentari non perché si chiamano Parentela e Nesci ma perché hanno fatto un'attività che voi sposate dal primo all'ultimo momento, perché voi fate così ed è giusto che sia così. Un parlamentare che si rispetti va sul territorio e fa quello che deve fare. Voi interpretate il vostro ruolo in questo modo e almeno difendete i vostri parlamentari. Io davvero non capisco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Signora Presidente, colleghi deputati, la decisione che ci accingiamo a prendere oggi in quest'Aula riguarda la richiesta di deliberazione in materia d'insindacabilità avanzata dal tribunale ordinario di Roma, ufficio del giudice per le indagini preliminari, nell'ambito del procedimento penale avviato nei confronti dei deputati Dalila Nesci e Paolo Parentela per il reato di diffamazione a seguito della denuncia-querela avanzata dal signor Francesco Pinto in proprio e nella qualità di segretario generale dell'associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali.

Ripercorriamo rapidamente i punti salienti di tale vicenda. I deputati Nesci e Parentela il 28 febbraio 2017 inviavano via mail a numerosi destinatari istituzionali una lettera avente come oggetto l'operatività della società mista pubblico-privato Locride Ambiente…

PRESIDENTE. Colleghi.

CARLA GIULIANO (M5S). …dell'ATI vincitrice della gara pubblica per il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti nel comune di San Giovanni in Fiore.

I due deputati evidenziavano che la società Locride Ambiente per come emergeva dallo statuto non sarebbe risultata nella condizione di poter operare al di fuori del proprio ambito territoriale e chiedevano, ai numerosi destinatari della lettera, di verificare se, nonostante ciò, fosse ammissibile la sua partecipazione alle attività e ai conseguenti investimenti relativi al servizio pubblico riguardante il comune di San Giovanni in Fiore.

I deputati Nesci e Parentela nella medesima missiva, inoltre, evidenziavano criticità in ordine all'utilizzo nella procedura di gara pubblica di Asmel Consortile, associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali, a cui erano stati affidati i servizi di committenza ausiliari. In particolare, facendo riferimento al chiarimento espresso dall'ANAC sull'attività di Asmel Consortile e per quanto sarebbe risultato dalla deliberazione inibitiva dell'ANAC, i due parlamentari sottolineavano come apparisse non legittimo l'utilizzo di Asmel Consortile per i servizi indicati ed invitavano le istituzioni a intervenire nel merito, sollecitando le procure ad avviare indagini e chiedendo all'ANAC approfondimenti, benché la gara fosse già stata aggiudicata.

Ebbene, occorre sottolineare che i deputati Nesci e Parentela si erano già occupati, nella loro qualità di parlamentari, della questione della gara pubblica per l'affidamento del servizio di raccolta differenziata nel comune di San Giovanni in Fiore e, nel corso della XVII legislatura, in data 11 luglio 2016, avevano presentato un'interrogazione parlamentare a risposta scritta, la n. 4-13749, a prima firma della deputata Nesci, cofirmatari il deputato Parentela e la deputata Dieni, indirizzata al Ministero dell'interno e al Ministero dell'economia e delle finanze. L'interrogazione riportava anche la questione della gara pubblica del 2016 per l'affidamento della raccolta differenziata nel comune di San Giovanni in Fiore, per la quale era stata affidata ad Asmel Consortile la gestione dei servizi di committenza ausiliari e chiedeva se il Governo intendesse prendere provvedimenti e se vi fossero i presupposti per inviare una commissione di accesso presso il comune di San Giovanni in Fiore. Il 27 marzo 2017, il signor Francesco Pinto, in proprio, nella qualità di segretario generale dell'Asmel Consortile, presentava una denuncia querela nei confronti dei deputati Nesci e Parentela, ravvisando gli estremi del reato di diffamazione nelle affermazioni contenute nella lettera, in cui si ipotizzavano irregolarità nel bando di gara e nell'assegnazione, nonché una non corretta assegnazione all'Asmel Consortile dei servizi di committenza ausiliari.

Per dirimere la questione, occorre qui ricordare che l'articolo 68 della Costituzione, al primo comma, stabilisce che i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.

Spetta, quindi, alla Giunta per le autorizzazioni a procedere valutare, ai fini dell'applicazione al caso di specie della prerogativa costituzionale di cui sopra, se sussista un nesso tra l'attività parlamentare tipica, espressa attraverso l'interrogazione dell'11 luglio 2016, e quella oggetto del procedimento penale a carico di Nesci e Parentela, analizzando sia la corrispondenza sostanziale di significato tra le opinioni espresse nell'esercizio delle funzioni parlamentari e le dichiarazioni rese extra moenia sia il loro legame temporale.

Dall'analisi dei fatti e della documentazione in atti appare evidente come i parlamentari Nesci e Parentela abbiano espresso delle posizioni nell'ambito delle loro prerogative parlamentari e che, pertanto, le loro dichiarazioni possano godere della prerogativa dell'insindacabilità.

Tuttavia, il MoVimento 5 Stelle ritiene da sempre inopportuno, di massima, avvalersi dello scudo dell'insindacabilità, perché pensiamo che sia la sede delle indagini ed, eventualmente, dei processi quella idonea a chiarire la sussistenza o meno del reato di diffamazione.

Nel caso specifico dei parlamentari Nesci e Parentela è palese che essi abbiano espresso delle posizioni nell'ambito delle loro prerogative parlamentari, ma non per questo intendiamo sottrarci alle indagini dei magistrati che in questa fase sono, tra l'altro, ancora agli atti preliminari.

I nostri parlamentari sapranno ben difendersi sia nella fase delle indagini sia in sede processuale. Le nostre prassi ci indicano che non deve essere il Parlamento la sede propria per difendersi dalle accuse di diffamazione, ma le aule dei tribunali.

Per queste ragioni, sulla base delle motivazioni che ho appena enunciato, il MoVimento 5 Stelle annuncia il proprio voto contrario alla proposta della relatrice e si esprime a favore della sindacabilità delle dichiarazioni dei nostri portavoce alla Camera Nesci e Parentela (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi, questo brusio non è accettabile. Colleghi, colleghi…

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, Presidente. Nella giornata di oggi sono intervenuti diversi colleghi e tutti concordano sul fatto che l'operato degli onorevoli Nesci e Parentela sia stato dettato dall'esercizio delle proprie funzioni parlamentari.

Anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che pur chiedono la sindacabilità degli atti dei loro colleghi, riconoscono che nel merito vi è stata una contiguità tra l'attività parlamentare e, quindi, il mandato parlamentare, e gli atti svolti da questi due colleghi che, in concreto, hanno inviato una lettera per informare alcuni enti pubblici territoriali dell'opportunità, se lo ritenessero opportuno, di svolgere alcune verifiche, indicando anche gli estremi esatti di alcune determine, alcune sentenze - quindi, assolutamente nulla di diffamatorio, ma dati concreti - e dicendo “effettuate, se lo ritenete utile, alcune verifiche su questa tipologia di appalti”, sulla quale, peraltro, avevano già presentato interrogazioni.

Allora, in Giunta per le autorizzazioni è stato anche affrontato questo problema e, nel merito, tutti siamo stati concordi che vi è assolutamente attinenza tra l'attività parlamentare e questo tipo di atto.

Io, personalmente, mi sono anche premurato di chiedere ai colleghi Nesci e Parentela se avessero degli interessi personali in materia di rifiuti; la risposta è stata chiaramente negativa, perché quando hanno inviato quella raccomandata intendevano svolgere il proprio mandato al meglio; nulla vi è di diffamatorio.

Per questo motivo, al di là delle indicazioni personali e di ciò che si può ritenere, all'interno della nostra Costituzione, l'articolo 68 è assolutamente chiaro e prevede l'insindacabilità per questo tipo di attività. Per questo motivo il voto della Lega è assolutamente favorevole all'insindacabilità e alla relazione della collega Annibali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). La ringrazio, Presidente. Chiederei, se possibile…

PRESIDENTE. Ha ragione, collega. Colleghi!

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, io sposo e condivido completamente sia l'intervento del presidente della Giunta che quello dell'onorevole Scalfarotto che hanno spiegato molto bene qual è la ratio di questa norma e la condivido.

Pongo, però, un dubbio a tutti quanti noi e penso che ce lo dobbiamo porre per rispetto a un intervento che ho ascoltato con grande attenzione e che ho rispettato molto, quello dell'onorevole Parentela. Infatti, è vero che noi difendiamo una norma e una previsione costituzionale, però rivolgo un appello a tutti noi. Io ho pensato: se dovesse capitare a me, se la mia volontà fosse quella di andare a giudizio, se la mia volontà, al di là di tutto quanto, fosse quella di non avvalermi di questa norma, posso io, nella fattispecie l'onorevole Parentela, rimanere sequestrato in una decisione presa da altri contro la mia volontà?

Perché noi – e ho chiuso, Presidente - dobbiamo difendere un principio, ma non possiamo trascurare la volontà chiara - anche se mi dicono che in Commissione sia stata diversa, ma qui la volontà è stata chiara - dell'onorevole Parentela. Siamo in un pieno conflitto tra la difesa di una norma e la volontà di una singola persona. Penso che ci dovremmo ragionare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazioni – Doc. IV-ter, n. 12-A)

PRESIDENTE. Avverto che l'Assemblea procederà a due distinte deliberazioni, una relativa alla deputata Nesci, l'altra relativa al deputato Parentela.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc IV-ter, n. 12-A, concernono opinioni espresse da Dalila Nesci nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione. Chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 62) (Applausi).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 12-A, concernono opinioni espresse da Paolo Parentela nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

Chi intende esprimersi per l'insindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1433-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1433-A, concernente interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo, e dell'abbinata proposta di legge n. 781.

Colleghi, se dovete uscire vi chiedo di farlo in silenzio, però. Colleghi! Colleghi!

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gabriele Toccafondi. Ne ha facoltà.

Colleghi, se dovete uscire…Colleghi! Se dovete uscire vi chiedo di farlo in silenzio, c'è un deputato che deve intervenire. Prego, collega.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, la ringrazio anche del suo impegno.

Il disegno di legge reca nel titolo “Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni” e mai titolo fu così poco corrispondente rispetto a quanto poi scritto nel testo stesso: diciamo che la concretezza forse era nell'auspicio del Governo e della maggioranza. Questa poteva essere l'occasione per valorizzare la funzione di chi lavora nella e per la pubblica amministrazione: si è trasformata nella legge sulle impronte digitali. Così confermate di essere il Governo degli slogan, del “poteva essere” e appunto dell'auspicio, e passa così un'idea di sfiducia generalizzata e anche, direi, di ostilità verso tutta la pubblica amministrazione e verso tutti coloro che lavorano quotidianamente nella pubblica amministrazione.

Faccio solo per brevità di tempo due esempi. Sulle forze dell'ordine potevate dare un segnale con il disegno di legge appunto “concretezza”, perché la sicurezza si ha con gli agenti in divisa e in strada, mentre vi siete fermati agli slogan; il segnale che avete dato con questo disegno di legge e con l'approvazione, anzi con la non approvazione degli emendamenti che le opposizioni hanno presentato, è invece il segnale di un assoluto ed assordante silenzio.

Sulla scuola, quasi 1 milione tra dirigenti scolastici, docenti, personale non docente, avete dato il segnale che siamo in presenza di assenteisti, di fannulloni, di furbetti del cartellino da controllare. Nel testo approvato in Consiglio dei ministri e al Senato, i docenti dovevano essere controllati quotidianamente in entrata e in uscita con impronte digitali e con telecamere all'ingresso, dando così un colpo alla credibilità dei docenti, dei dirigenti scolastici, di chi lavora nella scuola; dico ciò a prescindere dal fatto che in Commissione avete rimediato in parte a questo errore, esonerando dal controllo i docenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado. Ribadisco: in Consiglio dei ministri ed in Senato è stato approvato questo atto così com'era. In un momento in cui c'è bisogno assoluto di sostenere l'azione educativa e quindi il lavoro degli insegnanti, dei dirigenti, voi avete parlato di impronte digitali!

È vero, vi siete accorti di un errore, ma non avete avuto il coraggio di rimediare a questo errore per i dirigenti scolastici: perché? Perché non siete stati ragionevoli o di buonsenso sui dirigenti scolastici? Forse perché vi serviva lo slogan, lo scalpo di turno, qualcosa per cui dire all'opinione pubblica che l'ordine, il controllo, le impronte digitali entrano anche a scuola: avete sbagliato luogo! Non conoscete la scuola, l'immenso lavoro dei presidi e le sfide che quotidianamente affrontano i docenti: al Senato, ripensateci, caro Governo, avete tempo! Tutta la pubblica amministrazione ha bisogno di vera concretezza e non di slogan, e la scuola ha bisogno di attenzione, non certo di impronte digitali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guglielmo Ettore Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, cari colleghi e care colleghe, il nostro sarà un voto contrario al provvedimento. Questo voto nasce dal giudizio di merito del provvedimento, dal fatto che non riusciamo a capirne, su molte norme e molti aspetti, il senso, ma anche - aggiungo - dal fatto che il Governo non ha voluto in nessun modo raccordarsi con le richieste di chiarimento o di modifica che tutte le parti politiche, ad eccezione di quelle di maggioranza, hanno avanzate.

Ricordo al sottosegretario che in Aula sono stati portati 100 emendamenti: bene, su 100 emendamenti, il Governo ha detto praticamente “no” a tutti e cento.

Quindi, si unisce al fatto che siamo in presenza di un provvedimento senza costrutto, senza fondamento e senza logica anche il fatto che non si è voluto venire incontro alle richieste di modifica, ai chiarimenti che le opposizioni hanno posto.

Naturalmente, nel dare questo giudizio non c'è in me nessun pregiudizio politico, né tanto meno nessuna sottovalutazione dell'esigenza di riformare in profondità le pubbliche amministrazioni, né di sottacere i problemi che hanno le pubbliche amministrazioni.

Il giudizio negativo da dove nasce? Cominciamo dall'articolo 1: che cosa rappresenta questo Nucleo di valutazione nazionale per le azioni di concretezza? Cinquanta persone scelte in una maniera assai discutibile, che cosa dovrebbero fare? Affiancano il Ministro? Affiancano il Ministero? Per far cosa? Con che poteri? Con che logica? Sembra più un ufficio studi, uno strumento che prova a vedere girando e conoscendo qual è la realtà, ma abbiamo bisogno di un ulteriore ufficio studi? L'ARAN o il Ministero non sono già dotati di strumenti in grado di fare quello che il Nucleo non sarà neanche lontanamente in grado di fare? E non c'è soltanto il problema dello strumento in sé: quali compiti dovrebbe avere? Qui si dice che il Ministero annualmente indicherà gli scopi, però la legge indica già delle fattispecie, e leggendo le fattispecie - tutte di buonsenso: tempestività, trasparenza, uniformità, cioè tutti caratteri che una pubblica amministrazione deve avere -, mi veniva in mente la vecchia questione che alimenta il dibattito tra gli studiosi della riforma delle pubbliche amministrazioni ormai da decenni. Qui si sono combattuti due orientamenti di pensiero, a partire dal pensiero degli studiosi di politica: da una parte, coloro che pensano che la pubblica amministrazione debba vertere sul controllo delle procedure, sull'uniformità delle procedure, sulle forme delle procedure, e l'altro filone, che però è quello più moderno, quello del professor Giannini, quello del professor Cassese, quello del professor Giuliano Amato quando faceva il professore, che dice da tempo che il problema della riforma delle pubbliche amministrazioni non si risolve concentrandosi sul come, ma si risolve concentrandosi sul che cosa, sugli obiettivi, sulla qualità, sulla formazione, sulla produttività, e per far questo è sbagliato pensare a un organismo che agisce dall'alto in basso e dal centro in periferia.

Agendo dall'alto in basso, non risolvi i problemi di trasformazione delle pubbliche amministrazioni, dovevi fare esattamente il contrario; ma anche il rapporto centro-periferia non funziona, perché con la riforma dell'articolo 117 non è che c'è uno Stato sovraordinato rispetto alle regioni, rispetto alle province, rispetto ai comuni; tutti costituiscono, a pari titolo, la nostra Repubblica. C'è, quindi, un errore di impostazione vecchia, di fronte a quella che vuole essere una grande proposta di cambiamento della pubblica amministrazione.

E, ancora, è mai possibile che, in un testo che affronti questo problema, non ci sia scritto da nessuna parte che ruolo deve avere il processo di riforma con il rapporto con i cittadini-utenti? Ormai, anche qui, tutta l'esperienza ci dice che, senza un rapporto con le associazioni degli utenti, il giudizio degli utenti, a partire, ad esempio, dal tribunale dei malati, per dirne solo una, ma vale per la scuola, vale per le province, vale per i comuni, vale per le regioni, senza questo rapporto è evidente che il processo di riforma non può avere la forza necessaria. Bene, ma da nessuna parte è segnalato questo problema.

La stessa cosa vale nel rapporto con le organizzazioni sindacali: quando si vota per i delegati delle funzioni pubbliche, le organizzazioni sindacali raccolgono la stragrande maggioranza dei consensi, ma tu puoi decidere di intervenire senza un accordo quadro, senza avere una sede in cui ti confronti con quello che pensano le organizzazioni dei lavoratori e dei ceti professionali che sono all'interno delle pubbliche amministrazioni.

Quindi, da questo punto di vista, è l'impostazione che, secondo me non regge; ma anche l'articolo 2, seguendo la stessa logica, quello della lotta all'assenteismo attraverso questi strumenti. La lotta all'assenteismo è sacrosanta, non credo possa esserci una forza politica o un cittadino italiano che non valida che quando le cose non vanno bisogna intervenire con la forza necessaria. Ma per affrontare l'assenteismo bisogna usare gli strumenti giusti e, in questo caso, lo strumento giusto era un altro, una norma quadro, molto leggera, che prevedeva un rapporto di approfondimento dei temi e degli strumenti con la Conferenza unificata, cioè con il complesso delle autonomie e, insieme, un accordo quadro con le organizzazioni sindacali, sperimentando, laddove c'è bisogno, strumenti più incisivi di prevenzione e di controllo per evitare questa logica dei furbi, che, come è noto, non solo fa male ai cittadini ma fa male alla stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori del settore pubblico che fanno onestamente il loro lavoro.

Invece, in questo modo, si usa il controllo biometrico e insieme la telecamera, e poi si decide a chi dare questo controllo e a chi non darlo, con dei criteri che, mi permetto di dire, sono del tutto arbitrari, perché dobbiamo avere un criterio in base al quale qualcuno è sottoposto a questo doppio controllo e qualcuno no, se no dividiamo.

Quello che avviene nella scuola non dice nulla? Allora, il personale non docente avrà questo doppio controllo, il personale docente non avrà nessun controllo, e il preside, il dirigente scolastico, che è la figura apicale più responsabile, quella che ha il massimo di responsabilità e problemi patrimoniali se le cose vanno male, questa persona avrà il doppio controllo. Ma ci si rende conto dell'assurdità, quando un dirigente scolastico di un plesso grande e vario ha due o tre scuole nelle quali deve correre? Non ha una sede dove puoi controllare l'ingresso né l'uscita, perché non è controllabile, e non ha senso controllare l'ingresso e l'uscita.

Ma altre differenze ci sono: la Polizia di Stato in un modo, la polizia locale in un altro modo, alcune figure di dirigenti in un modo, altre figure in un altro. Così dividi, così non fai l'operazione che devi fare! E c'era bisogno di metterle tutte e due queste forme di controllo? Non bastava quello biometrico entro determinate condizioni?

Anche sulle telecamere, non dice nulla quello che ci ha detto il responsabile della privacy, quando ci ha indotto a dire di fare le cose con cautela perché ci sono problemi di tutela personale oltre i quali non si può andare se non per motivi giustificati? Non ci dice nulla che il Parlamento europeo abbia delineato un indirizzo per gli Stati membri in cui si dicono esattamente le stesse cose che ha detto il Garante della privacy?

Quindi, anche da questo punto di vista, siccome le cose devono avere un senso, queste non hanno un senso; l'unico senso che hanno è di dire al Paese: noi lo combattiamo davvero l'assenteismo, anche con metodi coercitivi. Ma questo è rispettoso del fatto che la stragrande parte dei pubblici dipendenti fanno il loro dovere? È questo il modo per essere efficaci e non invece per aprire un contenzioso che condannerà - perché così finirà - all'assenza di risposte su questo problema?

Infine, l'ultimo aspetto, quello delle assunzioni. Questa poteva essere la parte più interessante, ma è chiaro che, se resta la norma in base alla quale tutte le assunzioni sono spostate a fine anno, è evidente che allora anche tutti i discorsi sullo scorrimento delle graduatorie che abbiamo fatto in queste ore e in questi giorni non ha più senso, e resterà il problema drammatico che qualcuno andrà in pensione e qualcun altro non sarà pronto per prendere il suo posto, con il risultato che si richiameranno addirittura vecchi pensionati al posto dei giovani. È demenziale tutto questo! Prima di fare “quota 100” bisognava pensare ai concorsi per i giovani, invece si fa esattamente il contrario. Per l'insieme di questi motivi, il nostro voto è convintamente un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carmela Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Signor Presidente, questo provvedimento ci restituisce un grande senso di incompiutezza e di insoddisfazione: in concreto, non esistono validi cambiamenti che riescono a semplificare la pubblica amministrazione rendendola snella, efficace e soprattutto attiva nell'erogazione dei servizi.

Tanti i proclami che hanno preceduto la sua presentazione, così come sono stati tanti i tentativi di riforma durante questi anni, tutti pensati per essere risolutivi, ma di fatto nessun cambiamento.

Ora, ci aspettavamo interventi mirati, che puntassero a superare alcune componenti del circolo vizioso burocratico, un vero e proprio incubo per tutti i cittadini italiani. Niente di tutto questo! E, intanto, l'apparato amministrativo continua a provocare l'allontanamento di molti operatori stranieri, i grandi gruppi in Italia non investono più, la nostra nazione non è più concorrenziale, non invoglia. La colpa? L'eccessivo sistema burocratico. Il risultato, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti: organizzativamente siamo tra le ultime nazioni europee, dietro abbiamo soltanto la Grecia. Ma ecco che, in compenso, arriva questo famoso Nucleo della concretezza: 50 unità che dall'alto della loro competenza in materia di organizzazione avranno l'incarico di fornire buone pratiche e supportare le pubbliche amministrazioni per il miglioramento dell'efficienza amministrativa.

Come se in tutti questi anni fossero mancati organismi, commissioni e autorità che si occupassero del merito e della performance.

Quindi, da oggi avremo altra burocrazia. Già, perché questo Nucleo effettuerà sopralluoghi e visite, con tanto di redazione di un processo verbale e successivo riscontro entro tre giorni per le pubbliche amministrazioni ispezionate, chiamando in causa anche la prefettura. Un'ingerenza grave, un ipercontrollo centralista, che, di fatto, porterà alla nascita dell'ennesimo organo ispettivo. Ma ecco che arriva il vero nodo: come si può pensare di esportare le migliori pratiche con solo cinquantatré unità in un universo così complesso come la pubblica amministrazione? Tanti mondi con funzioni, compiti e problemi diversi, a cui bisogna dare soluzioni diverse; è ovvio che, stando così le cose, come Fratelli d'Italia nutriamo forti dubbi circa l'effettiva utilità di un tale organismo, la cui spesa prevista ammonta già a decorrere da quest'anno a circa 4 milioni di euro.

Nella pubblica amministrazione purtroppo esistono dei truffatori, i cosiddetti furbetti del cartellino; per Fratelli d'Italia vanno scovati e puniti una volta per tutte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma l'assenteismo, così come raffigurato in questo disegno di legge, rischia di essere avvertito solo come l'unica causa dell'inefficienza della pubblica amministrazione, con il serio rischio che possa alimentare pericolose generalizzazioni da parte dell'opinione pubblica e far passare la categoria di tutti i lavoratori pubblici come quella solo da controllare e punire. La prospettiva, invece, è l'efficacia del servizio, sono meccanismi necessari volti a misurare la produttività del pubblico dipendente, per migliorare effettivamente la qualità delle funzioni di ognuno, magari attraverso una maggiore valorizzazione delle competenze e delle conoscenze, anche con la progettazione di precisi percorsi di sviluppo professionale. Il personale rappresenta la risorsa fondamentale per le aziende che producono i servizi pubblici, e, purtroppo, in questo provvedimento non c'è nessuna traccia di incentivi alla formazione dei dipendenti, nessun investimento serio di risorse economiche per superare remunerazioni sempre più appiattite e indifferenti a ogni considerazione meritocratica. In parole, manca ancora il sistema per sapere esattamente cosa facciano i dipendenti pubblici tra una timbratura e l'altra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sul fronte assunzioni, come Fratelli d'Italia, non possiamo che esprimere soddisfazione per le previsioni di nuovi reclutamenti, ma non basta. Servono investimenti seri per un piano di assunzione straordinario che finalmente riesca a superare il fenomeno del precariato nella sanità, nelle autonomie locali, nella scuola. Già, la scuola, una delle vertenze più lunghe e complesse della pubblica amministrazione italiana. Avevamo presentato diversi emendamenti per risolvere il precariato storico, tutti dichiarati inammissibili per estraneità di materia; ma, in compenso, siete stati bravi a far passare la norma che prevede per il dirigente scolastico di essere sottoposto a verifiche biometriche dell'identità. Non avete, però, calcolato, anzi, non avete capito quali sono le modalità di lavoro dei dirigenti, così come la quantità di lavoro che gli stessi svolgono quotidianamente.

I dirigenti, da contratto non hanno mai avuto un orario di servizio, quindi potrebbero benissimo richiedere la quantificazione dello stesso ed esigere il corrispettivo dovuto per il costante sforamento, perché ogni giorno sulle loro spalle gravano centinaia di adempimenti; e, così facendo, prepariamoci a migliaia di contenziosi, quindi a pagare migliaia di euro di indennizzi. Chiudo mestamente con la scuola, perché ai suoi danni avete perpetrato l'ennesimo oltraggio: un'istituzione fondamentale per la nazione democratica è stata abbandonata, vessata, umiliata, così come continuamente vengono umiliati i docenti, che danno l'anima e gli anni migliori della nostra esistenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Non avete voluto risolvere il problema del precariato, perché fa comodo, è facile parlare di precariato, così come avviene ad ogni scadenza elettorale; promettete una stabilità occupazionale che, invece, molti lavoratori non raggiungeranno mai, ma porta voti, perché precario ormai è il 30 per cento degli organici effettivi delle pubbliche amministrazioni, percentuale molto più elevata rispetto al settore privato. Lavoratori che vivono continuamente con il timore di perdere il posto che occupano da anni, una costante incertezza che li mette in una posizione che ne limita fortemente l'efficienza.

Sanare vuol dire correggere una situazione illegittima per riportarla alla normalità secondo un principio di giustizia. Avete previsto per tutte le procedure concorsuali che chi vince un concorso è vincitore, chi perde, perde il futuro. Invero, se è vero che ci saranno 450 mila nuove assunzioni nel triennio 2019-2022, di queste ce ne sono già molte in pancia della pubblica amministrazione che si chiamano vincitori idonei di concorso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché, quindi, non scorrere quelle graduatorie, perché non tutelare con opportuni provvedimenti normativi gli idonei inseriti nelle graduatorie vincenti di concorsi pubblici e prorogare al 31 dicembre 2019 l'efficacia delle graduatorie e delle assunzioni? Anche in questo avete detto no. E non parliamo, poi, della tormentata vicenda degli aspiranti poliziotti che sono stati esclusi dallo scorrimento della graduatoria degli idonei non vincitori del concorso per allievi agenti della Polizia di Stato bandito nel 2017.

Per effetto di un emendamento contenuto nel decreto semplificazione, che ha introdotto nuovi requisiti, età non superiore a 26 anni e diploma di istruzione secondaria superiore, migliaia di aspiranti allievi saranno estromessi dalla selezione perché considerati troppo vecchi. In questo caso si applicano i nuovi requisiti per un concorso bandito precedentemente, al quale hanno preso parte coloro che rispettavano limiti di età e titoli di studio previsti dal bando. Ma c'è un'incongruenza: a novembre del 2018, l'amministrazione ha reclutato altri 459 allievi agenti attingendo dalla stessa graduatoria di merito, senza, però, escludere i candidati. Concludo, Presidente: lo avete chiamato “decreto concretezza”, ci avete abituato a questi nomi attrattivi, ma di concreto non c'è niente. Temo, invece, un ritorno al passato, fatto di controlli ossessivi, di rigidità, di misurazioni, di schedature e di centralismi.

Per tutti questi motivi, dichiaro il voto contrario del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Devo confessare a tutti voi, colleghi, che dopo trent'anni da sindaco, avevo una grande speranza e, come diceva l'attore Nino Manfredi, pensavo proprio: “fusse che fusse la volta bona” che si riesce ad affrontare in modo serio, approfondito, il tema dell'amministrazione pubblica? Poi, il titolo “concretezza” vuol dire che ci deve essere un impegno nell'affrontare anche nei dettagli, nei rivoli, quello che noi tutti subiamo, ormai da cinque anni, come amministratori locali - e qui, in questo caso, permettetemi anche questa scivolata - dove per gli ultimi anni abbiamo subìto sempre delle grandi bastonate: non ci non ci davano i finanziamenti, super controlli, blocchi del personale. Così mi sono detto: ma vuoi vedere che questo Governo, finalmente, ci dà una risposta concreta, visto che il disegno di legge si chiama concretezza? Poi, in Commissione abbiamo sentito la Ministra Bongiorno che, obiettivamente, ci diceva che certe cose non sarebbero dovute avvenire, come per esempio il controllo che questo nucleo concretezza doveva svolgere nei confronti dei comuni, ma doveva essere anzi un supporto, un aiuto. Leggo poi il provvedimento e vedo tutta un'altra cosa, e mi cala la pressione, perché obiettivamente non si può andare avanti così, insomma, in contraddizione in termini dialettici e legislativi, come noi stiamo osservando.

Allora, il controllo: ma che controllo possono fare i cinquantatré supereroi che vengono assunti a livello centralizzato? Che controllo possono fare questi signori? Oltretutto, diciamo così, un controllo e delle punizioni ulteriori. Quindi non basta l'ispettorato del Ministero dell'Interno, non basta la Corte dei conti: no, ci volevano anche questi cinquantatré supereroi, che vanno in giro per il Paese a dare bastonate ai nostri poveri amministratori, ai nostri poveri funzionari.

Non tenendo, poi, in considerazione gli aspetti delle autonomie locali e degli enti come le province, per esempio, che non hanno funzioni, che vogliono avere la dignità delle proprie funzioni. Noi a questi soggetti non stiamo dando niente; questa poteva essere un'occasione di decentramento amministrativo, di rispetto delle autonomie, di rispetto dei ruoli istituzionali e, naturalmente, di sussidiarietà. Noi dobbiamo portare lo Stato vicino ai cittadini. I 5 Stelle dicono “noi siamo il popolo”, ma dobbiamo portare le istituzioni vicino al popolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Che cosa stiamo portando, invece, adesso? Tutto a livello centralizzato, quindi questo è bieco centralismo, signori della Lega: è bieco centralismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Il bieco centralismo, lo sapete voi meglio di me, è un ostacolo al progresso del Paese e questo è un ulteriore provvedimento recessivo, come se non ne avessimo già avuti abbastanza di provvedimenti recessivi. Voi volete sbloccare i cantieri, volete sbloccare i cantieri? Ma se non riusciamo a sbloccare l'amministrazione pubblica, se non rispettiamo i funzionari che devono far funzionare questo tipo di progetto! Ma dove volete che andiamo? Stiamo facendo un ulteriore errore, gravissimo, che ci porterà ancora di più nel buco della recessione economica e, ovviamente, questo provvedimento potrebbe anche avere dei grandi dubbi, secondo me, di incostituzionalità.

Devo dire che contro l'assenteismo Forza Italia ha dato: ha già dato, con il Governo Berlusconi, con la “riforma Brunetta”; già c'è la “legge Ravetto”, che propone il controllo biometrico. Però dobbiamo selezionare meglio le categorie da controllare: qui stiamo controllando tutti, stiamo controllando in modo sbagliato, aggiungendo anche le telecamere. Molti comuni, Ministro -parlo attraverso, ovviamente, il Presidente di questa di questa Assemblea - hanno già installato il controllo biometrico. Il problema è che sono comuni che hanno avuto le disponibilità economiche e finanziarie per farlo. Voi avete messo delle mance per poter fare queste cose; immaginatevi quindi la impossibilità degli enti locali, se voi non li finanziate, di fare questo tipo di intervento. Volete assolutamente controllare ancora di più e ancora meglio, come se fossero tutti dei delinquenti, quindi colpevolizzando i nostri pubblici impiegati e pubblici funzionari, che lavorano sempre e hanno sempre lavorato in modo positivo e molto spesso anche sotto organico per il bene del Paese e per il bene dei propri cittadini. Voi non avete stanziato i fondi sufficienti e questo, chiaramente, da una parte, dite che volete controllare, dall'altra non avete i soldi per poter permetterci di farlo. Poi c'è il discorso dei dirigenti. Insomma, bisogna porsi anche un po' il problema: come mai nel privato queste cose non succedono? Probabilmente ci sono dei controlli, anche umani, dei dirigenti, dell'efficientamento, che all'interno del privato vengono controllati da qualcuno che ha le competenze; qualcuno è incentivato a farlo.

Quindi la premialità per i dirigenti e per i funzionari è un aspetto determinante per far funzionare meglio l'amministrazione pubblica. In Francia lo stanno facendo, anzi l'hanno fatto da anni: perché non riusciamo a farlo noi in Italia? Perché non riusciamo a premiare meglio i nostri funzionari pubblici, a dare una possibilità di miglioramento vero, oggettivo ai nostri funzionari pubblici, che sarebbero più incentivati non solo a far a controllare le entrate e le uscite, ma anche a far andare avanti bene gli uffici e a rispondere bene alle esigenze dei nostri cittadini?

Per quanto riguarda le assunzioni, io trovo un fatto positivo uno sblocco delle assunzioni, perché il nostro - l'hanno dichiarato tutti - è un Paese che dal punto di vista istituzionale è invecchiato terribilmente. Siamo stati bloccati sulle assunzioni da anni; da cinque, sei, sette anni, siamo rimasti bloccati e non siamo riusciti quindi a dare delle risposte. Oggi, con la quota 100 da una parte, e dall'altra parte con l'invecchiamento, anche di chi lavora nella pubblica amministrazione, evidentemente si richiede un'iniezione di energia, ma voi state facendo ciò veramente al rallentatore: al rallentatore! Non è accettabile una cosa di questo genere. Noi abbiamo un'urgenza immediata. La sanità, per esempio, ha un'urgenza immediata, la scuola ha un'urgenza immediata; gli enti pubblici, i comuni hanno un'urgenza immediata, ma voi rispondete “a termine” e questo è un errore grave, è un errore che non ci fa dare una risposta positiva a chi oggi ha anche bisogno di lavoro.

Mi parlate del reddito di cittadinanza, ma uno stipendio di un pubblico impiegato oggi, all'interno di un comune, è a livello di 1000-1100 euro: perché non date più incisività, più rapidità a questo tipo di assunzioni piuttosto che spendere per dare quote di reddito a chi obiettivamente non se le meriterebbe se non lavorasse?

Quindi, riassumendo, insomma, siamo di fronte ad un ennesimo provvedimento pressappochista, dannoso per il Paese e dove si trattano da colpevoli tutti i nostri dipendenti pubblici, cosa assurda e inaccettabile; dove la filosofia della presunzione di colpevolezza rimane una filosofia ancora presente in modo forte, devastante e, naturalmente, di questo ve ne accorgerete poi tutti, perché tutti ne saremo coinvolti. Comunque, questa è un'ulteriore occasione mancata per migliorare il settore pubblico, dove lavorano migliaia di persone perbene; è un'occasione mancata per far crescere il nostro Paese; è un'occasione mancata che ci fa slittare ancora più indietro nella corsa dell'economia mondiale.

Per tutto ciò il nostro voto, come Forza Italia, sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Romina Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, signora Ministro, gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici ringraziano per la fatwa che avete lanciato sulla categoria. Mi pare, infatti, che unica restituzione chiara e concreta di questa confusa cornice legislativa, che con presunzione avete chiamato “decreto concretezza”, sia il messaggio per cui i dipendenti pubblici, tutti, sono potenziali furbetti, pronti a cogliere l'occasione propizia per mettere in pratica quella naturale italica tendenza - questo fate intendere - a essere inutili e fannulloni oltre che assenteisti.

E, allora, per prevenire questa naturale devianza si proceda, in modo imperativo e prescindendo da regole e norme italiane ed europee - come bene vi ha ricordato anche il Garante Soro, costringendovi quasi, insieme al nostro lavoro in Commissione, a inserire il principio della proporzionalità - con l'installazione di sistemi di videosorveglianza e, insieme, strumenti di controllo biometrico presso ogni singolo accesso di ciascuno degli enti e uffici in cui si articola la nostra Repubblica, a partire dai piccoli comuni che sono oltre il 70 per cento dei comuni italiani.

A questo proposito, non posso non ricordare quei piccoli comuni in cui, nella maggior parte dei casi, amministratori e dipendenti lavorano fianco a fianco per dare risposte alle aspettative dei cittadini, amministratori e dipendenti che spesso, troppo spesso, sono lasciati da soli e che, laddove le risposte non arrivano, diventano oggetto di atti intimidatori e di violenze.

A questo proposito, signora Ministro, vorrei ricordarle che, nel 2018, c'è stato un atto intimidatorio ogni quindici ore e, per il 30 per cento, gli atti intimidatori sono stati realizzati non dalla criminalità organizzata ma da cittadini incattiviti o disillusi - prendete appunti! - mossi da quella che il rapporto “Amministratori sotto tiro” definisce come la più grande fake news dei nostri tempi, quel “son tutti uguali” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che nel vostro “decreto concretezza” è declinato con “son tutti fannulloni” e che genera e diffonde rancore. Quindi, a partire dai piccoli comuni per arrivare a ciascun ufficio in cui si svolge l'attività quotidiana dei nostri dirigenti scolastici. Non oso immaginare quante volte ogni giorno dovranno sottoporsi a questi controlli i dirigenti che in reggenza gestiscono tre, quattro, cinque o sei istituti comprensivi dislocati spesso in territori difficili, oltre che da un punto di vista sociale difficili quanto a orografia, viabilità e distanze. E meno male che, a seguito del lavoro dei gruppi di opposizione, avete sottratto da questi controlli gli insegnanti.

Ministra, ci domandiamo: ma perché sulla sacrosanta lotta contro l'assenteismo non avete scelto di proseguire, integrando, migliorando e rafforzando la relativa disciplina, il percorso tracciato attraverso la “riforma Madia”? Infatti, va considerato che il potenziamento del sistema dei controlli sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi - con la possibilità, fra l'altro, delle ispezioni a campione condotte dal nucleo speciale anticorruzione della Guardia di finanza e attraverso l'introduzione di un procedimento rafforzato in flagranza di reato rispetto alla fattispecie della falsa attestazione di presenza al lavoro, entrambi introdotti dalla “riforma Madia” - ha prodotto buoni risultati, come attestato dal Dipartimento della funzione pubblica.

Ministra, l'ispettorato della funzione pubblica - e non il PD! - dichiara che l'anno 2018 è stato, al riguardo, un anno record e non perché siano aumentati i furbetti del cartellino, bensì in ragione di un notevole aumento dei controlli che hanno funzionato sia per perseguire i comportamenti scorretti sia come deterrente affinché gli scorretti non ponessero in essere comportamenti tali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E invece no! Avete voluto introdurre il Grande Fratello per controllare tutti i dipendenti pubblici e, sempre attraverso un approccio centralista e animato da diffidenza, avete attribuito nuove prerogative ai prefetti rispetto al controllo dell'azione amministrativa degli enti locali, riportando indietro le lancette dell'orologio a dispetto di tutta la produzione legislativa ispirata alla Repubblica delle autonomie, di cui all'articolo 5, e declinata intorno a quel sacrosanto principio di equiparazione fra Stato, regioni ed enti locali, di cui all'articolo 114, e alla sussidiarietà quale criterio per la ripartizione delle funzioni e delle relative responsabilità rispetto alla cura dell'interesse pubblico.

Al riguardo, non sfugge a noi, come non sfuggirà agli italiani, il cambio di pelle della Lega di Matteo Salvini, un partito nato nel territorio le cui pulsioni autonomiste hanno caratterizzato e anche contagiato una lunga fase politica della storia del nostro Paese sino a spingersi, in alcuni frangenti, a ipotizzare perfino svolte secessioniste.

E ora, invece, indietro tutta: dall'abolizione delle prefetture e dal trasferimento delle competenze prefettizie a regioni ed enti locali, che a tutt'oggi campeggia nell'homepage del sito della Lega, ai super prefetti del “decreto Bongiorno” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Cosa è successo?

Signora Ministro, è successo che oramai la retorica della propaganda sacrifica e piega ogni cosa, perfino il buon senso, e rispetto a questo provvedimento state sacrificando - e speriamo ancora che intervenga qualche illuminazione in attesa dell'ultimo passaggio al Senato - un ulteriore passaggio di innovazione e modernizzazione della pubblica amministrazione: state sacrificando la possibilità di farlo attraverso una seria e ampia discussione parlamentare, così come vi abbiamo chiesto e dimostrato con il lavoro fatto in Commissione e in Aula.

Perdete voi e perde il Paese l'opportunità di continuare nel percorso di cambiamento della pubblica amministrazione in cui storicamente si annidano molte delle fragilità del sistema Italia; la pubblica amministrazione che, nel contempo, rappresenta una delle leve fondamentali per rilanciare la competitività del Paese, produrre equità e ridistribuire opportunità in tutti i contesti territoriali.

Infatti, signora Ministro, l'efficienza amministrativa si costruisce investendo sulle risorse umane, il fattore produttivo di maggiore rilevanza della pubblica amministrazione, la principale variabile su cui agire per costruire efficienza e competitività.

I 3 milioni di dipendenti pubblici italiani non sono troppi. Diamo atto che questo è un luogo comune che non rappresenta più il nostro Paese. I dati OCSE incrociati con quelli della ragioneria dello Stato ci dicono che l'Italia è ultima fra i Paesi europei quanto a numero di dipendenti pubblici, 49 ogni mille abitanti, ed è penultima, con un quasi 15 per cento, quanto a numero di dipendenti pubblici rispetto al totale degli occupati. Gli stessi rapporti ci dicono anche che i nostri dipendenti pubblici sono i più vecchi, con 55 anni di media, e quelli meno scolarizzati.

Questi dati di per sé sono sufficienti per dirci qual è la strada da intraprendere per costruire efficienza nella pubblica amministrazione ed entrambi i percorsi che adesso proverò ad indicarle poggiano e si costruiscono intorno al miglioramento della qualità dei servizi, perché un'altra cosa che è totalmente assente in questo provvedimento, anche a livello concettuale, sono i cittadini. Non si capisce come mai il Governo del popolo non abbia citato una volta nel suo “decreto concretezza” sulla pubblica amministrazione il miglioramento della qualità dei servizi guardando ai cittadini come principali destinatari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E, quindi, i due canali da intraprendere per migliorare l'efficienza e l'efficacia dell'attività amministrativa sono l'investimento formativo professionalizzante e motivazionale sui dipendenti in servizio e il ricambio generazionale, con l'immissione nella pubblica amministrazione di giovani laureati formati con importanti competenze digitali e manageriali oltre a quelle previste per ciascuno dei ruoli da ricoprire.

È con la formazione continua e con la riorganizzazione dei processi e delle risorse che si può innalzare il livello di qualità dei servizi e, quindi, migliorare l'accessibilità dei cittadini alla pubblica amministrazione. È con un grande investimento in assunzioni e stabilizzazioni dei tanti giovani bravi che già lavorano nella pubblica amministrazione che si può costruire efficienza amministrativa.

Ma voi siete quelli che hanno detto “no” alle stabilizzazioni, che hanno detto “no” allo scorrimento delle graduatorie e, fra l'altro, in un comparto come quello della sicurezza che è la vostra bandierina e che hanno, attraverso la legge di bilancio 2019, bloccato assunzioni e concorsi sino alla fine di quest'anno.

Insomma, signora Ministro, né concretezza, né lungimiranza, né prospettiva per la pubblica amministrazione e tanto meno per i cittadini e per le imprese.

Come ho detto già in altri momenti di discussione durante l'esame degli emendamenti, se ci va bene questo provvedimento non produrrà nulla. Siete un bluff che comincia a svelarsi nel Documento di economia e finanza che avete varato ieri sera e che si scoprirà completamente nei prossimi mesi: povero il nostro Paese. Per questo il mio gruppo voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Virginio Caparvi. Ne ha facoltà.

VIRGINIO CAPARVI (LEGA). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, individuare i problemi, fornire gli strumenti, operare in tempi brevi, questo vuol dire essere concreti. Troppe volte, anche in quest'Aula, abbiamo assistito a una sorta di disputa accademica su cosa fosse realmente necessario per sbloccare, semplificare e snellire i processi burocratici, insomma, per efficientare la pubblica amministrazione e, troppo spesso, tutto è finito con un nulla di fatto, in nome di quel meglio da sempre nemico del bene. Questo Governo ha un approccio diverso, un approccio pragmatico, un approccio che ritroviamo in questo provvedimento.

Quindi, andiamo al merito, visto che mi pare di capire che si è parlato di tutto, finora, tranne che del merito.

PRESIDENTE. Colleghi, scusate, vi sento da qui… per cortesia…

VIRGINIO CAPARVI (LEGA). Come dicevo, si è parlato di tutto tranne che del merito del provvedimento. Partiamo dall'articolo 1, il Nucleo della concretezza, ciò che dà, poi, il nome al provvedimento. È stato ribadito più volte che questo Nucleo sarebbe una mera sovrapposizione dell'ispettorato per la funzione pubblica; tutto questo, però, parte da una premessa errata, cioè dal pensare che ci sia inefficienza solo laddove ci sia illecito e dunque che possa essere bastante la missione di sanzionare e perseguire l'illecito. Va, invece, preso atto del fatto che in Italia c'è molta inefficienza, soprattutto laddove c'è disorganizzazione, che non è detto che sfoci, poi, nell'illecito e, dunque, il Nucleo della concretezza si prefigge l'obiettivo di accompagnare la pubblica amministrazione e non certo di essere l'amministrazione ombra di migliaia di PA, viste anche le 53 unità, ma non è questo l'obiettivo, non ha un profilo sanzionatorio e si prefigge l'obiettivo di aggregare e trasferire buone pratiche, aggregare e trasferire modelli organizzativi che funzionano. Non ha molto senso tirare in ballo il concetto dell'autonomia, come è stato fatto ieri o, prima, dal collega di Forza Italia. Una buona prassi amministrativa tanto vale a Milano, a Torino e a Palermo e la Lega non ha cambiato assolutamente volto dal punto di vista dell'autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Vedete, per noi sarebbe stato molto più proficuo fare come hanno fatto altri Governi, tagliare sulla pubblica amministrazione, etichettarla come una sacca di fannulloni e continuare a tagliare. Noi siamo, invece, orgogliosamente, maggioranza di un Governo che in discontinuità con i precedenti sta investendo nella pubblica amministrazione, perché investire nella PA vuol dire investire nel rapporto con il cittadino, nel rapporto con l'impresa, migliorare la fiducia di quegli investitori che vorrebbero investire in Italia, ma che hanno paura dell'immobilismo della pubblica amministrazione. Ecco, perché si ritiene necessario il Nucleo della concretezza.

Ma investire nella PA non vuol dire solo efficientare i processi, vuol dire anche svecchiare un comparto. Abbiamo un'età media di 50 anni, gli under 30 sono praticamente non pervenuti nella pubblica amministrazione. Un articolo di qualche giorno fa de Il Sole 24 Ore diceva che serve riorganizzare e non basta sostituire, ma alla luce anche delle nuove innovazioni tecnologiche e delle nuove capacità serve anche sostituire e, quindi, dare spazio a nuove capacità, dare spazio a quelle capacità a cui è stato posto un blocco, un blocco figlio di chiare scelte politiche, portate avanti anche da quei partiti che tuonano contro il Governo e sono gli stessi partiti che hanno votato la legge Fornero e la riforma Madia, che hanno impedito l'uscita dalla pubblica amministrazione, che hanno impedito l'ingresso di queste nuove capacità, di nuove generazioni nella pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Noi prevediamo un piano dei fabbisogni che vada nella direzione della digitalizzazione e dello snellimento dei processi. Quindi, come dicevo, occorre individuare il problema e fornire degli strumenti. Noi forniamo due strumenti su tutti, uno che abbiamo già votato e uno che stiamo votando in questo momento: quota 100 e turnover al 100 per cento. Il combinato disposto di queste due iniziative è la rivoluzione che attendeva il Paese e che attendeva la pubblica amministrazione e l'abbiamo fatto non perché ce lo ha chiesto l'Europa, ma perché ce lo hanno chiesto i nostri cittadini, i nostri amministratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), chi tutti i giorni si batte sul territorio nella pubblica amministrazione.

Quindi, assumere, ma come? Abbiamo già fissato dei paletti nella legge di bilancio, con lo scorrimento delle graduatorie, abbiamo, poi, finalmente, reso più snelli i concorsi, fin dalla composizione della commissione, potendo richiamare in commissione personale in quiescenza da non più di quattro anni. E poi nel merito dei concorsi, prevedendo prove preselettive, prove a risposta multipla, prove pratiche, anche in sostituzione delle prove scritte per alcune figure professionali; quindi, valutazione dei titoli dopo le prove orali per accelerare le risultanze dei concorsi, possibilità di derogare alla procedura di mobilità, oggi, invece, obbligatoria, prima di bandire un concorso. Quindi, snellire la PA, snellire i concorsi, vuol dire cambiare la vita dei cittadini. Ci dà su questo uno spunto interessante il generale della Guardia di finanza Giustini - è stato ricordato anche ieri -, commissario della sanità in Molise, costretto a richiamare in corsia medici in pensione. Alla domanda: “a cosa attribuisce la causa del malfunzionamento dei concorsi?”. Risposta: “Per vent'anni coloro che dovevano programmare hanno in qualche modo tradito la loro missione. Se ci fosse stata un'ottima programmazione, se ci fosse stata un'ottima organizzazione dei concorsi (…)”. Finalmente da qualche settimana il MEF, insieme alle regioni, ha siglato un accordo anche per superare il blocco delle assunzioni nella sanità, fermo al 2004, e nei prossimi giorni torneremo anche a portare medici nelle corsie, giovani medici, e ad attivare quel turnover generazionale anche in sanità.

E tutto questo lo facciamo perché è un Governo, appunto, che crede nella pubblica amministrazione ed è un Governo che, finalmente, torna a investire su un patto sociale che è stato stralciato a colpi di riforme lacrime e sangue, mentre, invece, oggi, con questo Governo cambia la musica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Concludo, Presidente, con l'articolo 2 di cui si è fatto un gran parlare, quello che riguarda i rilevamenti biometrici e la videosorveglianza. Anzitutto, è stato detto erroneamente che questa maggioranza e questo Governo partono dalla presunzione di colpevolezza, pensando che tutti i dipendenti pubblici siano dei truffatori dello Stato. Ovviamente, mai cosa è stata più falsa, noi crediamo fortemente nella stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici che onorano il loro lavoro, onorano lo Stato e fanno il loro mestiere, ma sappiamo che c'è, seppur una minoranza, che non si comparta allo stesso modo; non sappiamo calcolare quanto, è inutile citare questi 89, gli 89 son quelli che abbiamo beccato, ma quanti ce ne sono che non abbiamo ancora beccato? Questa sarebbe la domanda giusta da porsi, e non possiamo neanche restringere il controllo solo a quelli che lo meritano, perché chi sono quelli che lo meritano? Dovremmo scoprirlo. Allora, noi crediamo nell'onestà, ovviamente, della stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici, ma crediamo che ci sia una minoranza che non è il furbetto del cartellino, ma bensì un truffatore dello Stato, un truffatore di un patto con i cittadini, e a quella minoranza mandiamo un messaggio chiaro: la pacchia è finita anche per loro, lo ripeto, la pacchia è finita anche per loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), basta il tempo degli scatoloni in testa per eludere la videosorveglianza, il tempo delle timbrature con dieci badge, il tempo addirittura delle timbrature senza pantaloni per tornare a dormire, abbiamo assistito anche a questo nel nostro Paese. E lo facciamo inserendo dei sistemi che non sono né oppressivi né lesivi della dignità di alcuno, non fosse altro, cari colleghi, che, tra noi dobbiamo dircelo, andremo a votare fra poco, facendoci rilevare l'impronta digitale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), se è lesiva della dignità allora aboliamola anche da qui dentro, ma non vedo nessun motivo per abolirla, attestiamo giustamente la nostra presenza con i rilevamenti biometrici.

Il messaggio è chiaro, l'onesto non ha paura di nulla, sia esso dirigente o non dirigente, sia nel comparto scuola, sia nel comparto ministeriale, l'onesto non ha paura di nulla e, quindi, crediamo solo di fare, anzi, gli interessi di quella maggioranza che è stanca di essere assimilata a questi cosiddetti furbetti del cartellino che, spesso, magari, sono dei vicini di scrivania, che non possono o che non vogliono denunciare perché ci devono convivere tutti i giorni.

Individuare i problemi, fornire gli strumenti, operare in tempi brevi, questo è ciò che vuol dire essere concreti, questo è ciò che sta facendo questo Governo e nel ringraziare il Ministro Bongiorno per il lavoro fatto, annuncio a nome della Lega il nostro voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Berti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, colleghi e membri del Governo, tra pochi minuti voteremo il disegno di legge concretezza che è il primo vero decreto targato MoVimento 5 Stelle e Lega a tema pubblica amministrazione; un ulteriore passo in avanti che dimostra la solidità di questa maggioranza anche su temi complessi e delicati, come la riforma dello Stato e della pubblica amministrazione.

Il MoVimento 5 Stelle ha le idee chiare sul tema e le ha messe, nero su bianco, nel contratto di Governo. Siamo già intervenuti in legge di bilancio per trovare le risorse per 33 mila posti di lavoro pubblici, di cui 14 mila nel settore scuola, 1.500 ricercatori, 6 mila nelle forze dell'ordine, 1.500 vigili del fuoco, 3 mila dipendenti dell'amministrazione della giustizia, 600 magistrati, 1.300 agenti della Polizia penitenziaria, e anche 8 mila borse di studio per i medici specializzandi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ultimo ma non ultimo, l'assunzione di 6 mila navigator, che permetteranno ai centri per l'impiego di facilitare l'incontro fra domanda e offerta di lavoro anche per quei milioni di persone che per ora hanno fatto richiesta del reddito di cittadinanza.

Da oggi si cambia passo, da oggi mandiamo a casa, una volta per tutte, tutte le politiche di tagli per il blocco del turnover. Sono due le parole d'ordine: credibilità e consapevolezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo messo al centro della credibilità della nostra pubblica amministrazione l'onestà. Con la legge anticorruzione recentemente approvata, tra le più severe al mondo, allontaniamo a vita dalla pubblica amministrazione chi corrompe e chi si lascia corrompere, garantendo ancora di più il solo ed unico interesse, quello dei cittadini italiani: mai più corrotti nella pubblica amministrazione significa più credibilità per lo Stato. Adesso, grazie all'istituzione del Nucleo della concretezza, l'operato della pubblica amministrazione diventa sempre più trasparente, e infine più capace di essere giudicato dagli stessi cittadini.

Sappiamo che i cittadini dipendenti pubblici sono onesti, e la maggior parte di loro si sveglia per rendere un servizio a questo Paese: per questo dobbiamo combattere una lotta senza quartiere all'assenteismo. Abbiamo introdotto le rilevazioni biometriche, come l'impronta digitale e la scansione dell'iride, e le abbiamo accompagnate con un fondo di 35 milioni per l'attuazione. Questi strumenti sono utilizzati da tutti noi nella vita di tutti giorni, come gli smartphone, e l'innovazione non ci deve spaventare. Lo dico subito: questa non è una misura punitiva, perché gli onesti - che, ripeto, sono la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici - non avranno niente da temere.

Una nota di merito va anche ai colleghi della Commissione cultura, e nello specifico alla collega Virginia Villani, che hanno apportato modifiche migliorative per la verifica dell'accesso degli insegnanti, del corpo docente: un ulteriore segno di attenzione del MoVimento 5 Stelle alla categoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

A questa analisi dobbiamo aggiungere un ulteriore elemento di consapevolezza: l'età, altissima, dei nostri dipendenti pubblici. Purtroppo abbiamo la pubblica amministrazione più anziana d'Europa, e non è solo colpa del passare del tempo. Nel 2010 un dipendente pubblico italiano su tre era sopra i 55 anni, nel 2015 invece quasi uno su due; la media europea di dipendenti pubblici sopra i 55 anni è di uno su quattro, la metà di quella italiana. Nel frattempo in Italia le possibilità di trovare un impiego pubblico per i giovani sono ridotte al lumicino: la media europea di impiegati nella pubblica amministrazione sotto i trent'anni è del 18 per cento, in Francia del 21 per cento, in Germania è del 30 per cento, e in Italia è del 2 per cento, due dipendenti pubblici sotto trent'anni su cento.

La generazione dei baby boomer, i nati tra il 1950 e il 1965, è cresciuta negli anni grazie al miracolo economico: non era laureata, ma era cresciuta con la certezza di avere un contratto stabile, di potersi costruire una famiglia e di comprare casa. Con questa legge ristabiliamo la cosiddetta equità intergenerazionale, con l'obiettivo di garantire ai millennial, i nati dal 1985 al 1995, le stesse possibilità di trovare un lavoro pubblico che hanno avuto i loro padri e le loro madri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il processo di blocco del turnover è cominciato nel 2007, dove si permetteva alle pubbliche amministrazioni di assumere solo sei dipendenti ogni dieci pensionamenti; in questo lasso di tempo sono cambiati sei Governi, ma non è cambiato niente per quanto riguarda le politiche di assunzione, e la situazione si è aggravata, tornando ad assumere soltanto una persona ogni cinque pensionamenti. E non è vero che l'Italia ha più dipendenti pubblici degli altri Stati, perché ha soltanto il 14 per cento di dipendenti pubblici a fronte di una media europea del 16 per cento.

Il pubblico non basta per uscire dalla crisi, lo sappiamo; però lo Stato ha il dovere di garantire e rilanciare la domanda pubblica interna, di rilanciare gli investimenti e le assunzioni, assumere competenze strategiche come appunto la digitalizzazione, la semplificazione dei processi e il controllo di gestione. Parole nuove per un'idea nuova di Stato: uno Stato innovativo e non invasivo, uno Stato presente ma non onnipresente. Si stimano, grazie a questi interventi, 150 mila futuri vincitori di concorsi pubblici, ragazzi e ragazze che saranno finalmente inclusi nella pubblica amministrazione.

A questi interventi aggiungiamo i 500 milioni stanziati nel decreto-legge “crescita”, per promuovere il risparmio energetico negli edifici pubblici, per consentire l'installazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, per la messa in sicurezza di edifici pubblici, per i progetti per la mobilità e per l'abbattimento delle barriere architettoniche.

Chi ci ha preceduto in quanto a riforme dello Stato aveva completamente fallito: parlo della riforma della pubblica amministrazione bocciata dalla Corte Costituzionale, parlo della riforma delle province che ha gettato nel caos gli enti locali, parlo della riforma costituzionale con 47 articoli bocciata dai cittadini, ed una legge elettorale incostituzionale. Per ultimo, la militarizzazione forzata del Corpo forestale, una categoria cui noi riconosceremo tutto il valore che ha tramite anche il lavoro del collega Maurizio Cattoi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Con questa legge, grazie al combinato disposto di “quota 100” e del disegno di legge “concretezza”, sarà finalmente possibile aprire lo Stato ai giovani meritevoli e renderli protagonisti, giorno dopo giorno, della costruzione del destino del nostro Paese. Ed è con entusiasmo ed orgoglio che dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle al disegno di legge “concretezza” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Salutiamo i docenti e gli studenti dell'Istituto tecnico-economico “Caio Plinio Secondo” di Como, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Laura Ravetto. Ne ha facoltà, per un minuto.

LAURA RAVETTO (FI). Presidente, io comprendo assolutamente il motivo per cui il mio gruppo voterà contro questo provvedimento, perché è un provvedimento che ha delle parti che presentano profili di incostituzionalità, ha degli accenti inquisitori, vorrei dire quasi un approccio borbonico dello Stato centrale rispetto alle amministrazioni periferiche. Tuttavia riconosco che l'articolo 2 ricalca in maniera netta la proposta legislativa a mia prima firma per l'introduzione delle impronte biometriche nella pubblica amministrazione, che il Ministro Bongiorno ha avuto la cortesia istituzionale (la ringrazio) di abbinare a questo disegno di legge; riconosco che è una parte qualificante. Ciò mi impone pertanto una posizione di coerenza, e mi asterrò sul provvedimento.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma – A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, il relatore Virginio Caparvi per una proposta di correzioni di forma. Ne ha facoltà.

VIRGINIO CAPARVI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Presidente, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, a nome del Comitato dei nove, propongo la seguente correzione di forma. All'articolo 1, capoverso articolo 60-bis, comma 7, sostituire le parole “nonché alle competenti Commissioni parlamentari” con le seguenti: “il Ministro per la pubblica amministrazione trasmette tale relazione alle Camere ai fini del deferimento alle competenti Commissioni parlamentari”.

PRESIDENTE. Se su tale proposta non vi sono obiezioni, la stessa si intende accolta dall'Assemblea.

(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Rimane altresì stabilito che la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1433-A:

S. 920 - “Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier – Commenti del deputato Scalfarotto).

Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 781.

Collega Scalfarotto!

Seguito della discussione delle mozioni Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Quartapelle Procopio, Boldrini, Colucci ed altri n. 1-00139 e Valentini ed altri n. 1-00172 concernenti il riconoscimento del genocidio del popolo armeno (ore 17,39).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Quartapelle Procopio, Boldrini, Colucci ed altri n. 1-00139 e Valentini ed altri n. 1-00172 concernenti il riconoscimento del genocidio del popolo armeno (Vedi l'allegato A).

Ricordo che la discussione sulle linee generali ha avuto luogo nella seduta di lunedì 8 aprile 2019, nel corso della quale è intervenuto il rappresentante del Governo.

Avverto che la mozione Valentini ed altri n. 1-00172, presentata dopo la conclusione della discussione sulle linee generali e già iscritta all'ordine del giorno, è stata in data odierna ritirata dai presentatori.

Avverto inoltre che è stata testé presentata la mozione Delmastro delle Vedove ed altri n. 1-00173 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni presentate.

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Viceministra agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Presidente, il Governo chiede per favore dieci minuti di sospensione.

PRESIDENTE. D'accordo. A questo punto riprendiamo alle ore 18. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 18,05.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la Viceministra agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Ne ha facoltà.

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Viceministra agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Se possibile, Presidente, vorrei chiedere altri quindici minuti di sospensione.

PRESIDENTE. D'Accordo. A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,20. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,06 è ripresa alle 18,20.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni presentate. Prego, Viceministro.

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Viceministra agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Il Governo si rimette alla volontà dell'Aula.

PRESIDENTE. Viceministro, su entrambe le mozioni, corretto?

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Viceministra agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Su entrambe.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gabriele Toccafondi. Ne ha facoltà. Colleghi, vi chiedo silenzio, perché stiamo partendo con le dichiarazioni di voto, per cortesia.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Diciamo che ancora resta un po' una suspence rispetto al testo definitivo, ma per noi fa atto quello che è stato depositato ed è scritto, e quindi, fino a prova contraria, e spero di non essere smentito, voglio ringraziare i presentatori della mozione per le parole riportate nella mozione stessa e anche per la tenacia, almeno, ribadisco, fino a prova contraria. Il grande male, è così che il popolo armeno ricorda e riconosce il genocidio; un genocidio che è costato circa un milione e mezzo di decessi, tra cui donne, bambini, malati e anziani. Tra il 1915 e il 1917 due terzi del popolo armeno furono uccisi o costretti alla fuga, cancellando completamente la presenza del popolo armeno in Anatolia orientale, luogo dove vivevano da 2 mila anni. Era l'alba di sabato 24 aprile 1915, così come ricordano le mozioni presentate, che il progetto di sterminio - perché queste sono le parole giuste da utilizzare - fu ufficialmente avviato. Si iniziò con l'arresto arbitrario di oltre un migliaio di intellettuali e notabili armeni; a seguire, centinaia di migliaia di persone, quando non furono sterminate in eccidi veri e propri, andarono incontro a morte sicura a causa di sevizie, torture, malattie e stenti durante terribili marce forzate, e, a fine luglio, sempre del 1915, in soli tre mesi, tutti gli armeni dell'Anatolia orientale erano così stati uccisi o messi in fuga.

Cominciò allora il massacro e la deportazione degli Armeni delle regioni occidentali e della Cilicia. Per questa ricostruzione storica, per questi dati, per questi numeri, per questa realtà evidente e storica, è giusto parlare per questi episodi di genocidio. Pochi, ma straordinari atti di denuncia hanno cercato, anche in quei mesi, in quegli anni, 1915, di far conoscere tali efferatezze. E mi piace oggi ricordare in tal senso l'allora console italiano Giacomo Gorrini, che anche su Il Messaggero di Roma denunciò i massacri. Tutti sapevano cosa stava accadendo, ma le potenze europee, occidentali e mondiali preferirono impegnarsi esclusivamente nella Grande Guerra e in ciniche strategie geopolitiche.

Si è dovuto attendere il 1985 perché l'ONU riconoscesse come genocidio lo sterminio degli Armeni, e il 1987 il Parlamento europeo, ma ancora si parlava di problema armeno. Nelle premesse delle mozioni presentate al riguardo possiamo chiaramente leggere la cronistoria di quanto accaduto e di quanto gli Stati non abbiano riconosciuto come primo genocidio del XX secolo quello del popolo armeno, come, invece, ha fatto Papa Francesco il 12 aprile del 2015. Tante nazioni europee, nel mentre, hanno votato atti di riconoscimento del genocidio; l'Italia ha il dovere morale e il dovere storico di riconoscere quanto accaduto più di cento anni fa. Non discostiamoci di un centimetro dalla mozione Formentini, la nostra Costituzione ce lo impone, la nostra morale ce lo impone, la nostra storia ce lo impone (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica, di deputati del gruppo Partito Democratico e della deputata Frassinetti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. È un passaggio importante quello che stiamo facendo, un passaggio delicato, e non bisogna nascondercelo. Tante volte il Parlamento, in questi vent'anni, ha cercato di affrontare con serietà e con responsabilità il tema che stiamo trattando, e non a caso lo ha affrontato il Parlamento. È evidente - lo dico come premessa, per poi entrare nel merito - che, dal mio punto di vista, c'è da ringraziare i presentatori della mozione, il collega Formentini e i colleghi del MoVimento 5 Stelle che hanno presentato questa mozione; è evidente che il giudizio che noi vogliamo dare non è un giudizio che riguarda le nazioni di oggi, non è un giudizio, così come, quando si riconosce la tragedia dell'Olocausto, non si giudica la Germania di oggi, ma si ricorda la storia. E questo potrebbe spazzare via qualsiasi equivoco, e lo ricordo anche alla Turchia. Quello che non è accettabile - lo dico in premessa - è che oggi il Parlamento si debba trovare sotto il ricatto di una nazione esterna, che è la Turchia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI, Partito Democratico e Fratelli d'Italia), che convoca il nostro ambasciatore. Non stiamo parlando dell'azione del Governo, il Governo è ovviamente autonomo, il Governo ha tutte le responsabilità, in tema di politica estera il Governo è responsabile nei rapporti con le altre nazioni. Il Parlamento, nel suo compito e nel suo Regolamento, ha il compito di fare mozioni, cioè di dare indirizzi, di indirizzare l'azione del Governo, tant'è che si parla di impegni al Governo, non obblighi al Governo. Ma oggi non è più accettabile, nel momento in cui ci siamo trovati, che il Parlamento sia sotto l'eventuale ricatto di una pressione del Governo turco, che convoca l'ambasciatore italiano per dire che il Parlamento non deve affrontare questo. Il Parlamento italiano è autonomo come lo è il Parlamento turco, le democrazie parlamentari sono fondamentali per questo.

Detto questo, e mi spiace avere sprecato due minuti da questo punto di vista, per me, voglio qui ricordare due interventi: da una parte, ovviamente, quello di un santo, Giovanni Paolo II, che nel 2001 ebbe il coraggio di andare in Armenia e di ricordare che lo sterminio di un milione e mezzo di cristiani armeni, che viene definito il primo genocidio del XX secolo, è una tragedia ancora viva nel ricordo della generazione attuale. Nel 2015 Papa Francesco altrettanto ebbe il coraggio di ricordare: la nostra umanità ha vissuto, nel secolo scorso, tre grandi tragedie inaudite. La prima ha colpito il popolo armeno, prima nazione cristiana.

Ricordo - lo abbiamo potuto sperimentare, quei parlamentari che si sono recati in visita in questi giorni in Armenia - che l'Armenia fu la prima nazione nel 301 dopo Cristo, dieci anni prima dell'editto di Costantino, che pose fine alla persecuzione dei cristiani nell'impero romano, a riconoscere la religione cristiana. Ebbene, il tema che è in discussione, il tema che dobbiamo fare come atto del Parlamento italiano, è questo: riconoscere ciò che è accaduto nella storia, ciò che è stato il secolo XX. Hegel parlò e ha sempre parlato della storia come il banco del macellaio. Un grande storico e filosofo tedesco, Nolte, diceva: attenzione, il XX secolo è stato il secolo dove ebbe inizio il secolo della violenza. E che tipo di violenza ha caratterizzato il XX secolo? La violenza giustificata dall'ideologia, la violenza in cui quella violenza dell'uomo aveva un'applicazione teorica e pratica, la diversità che era da eliminare. Accadde in Armenia all'inizio del Novecento, 1915-1917.

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Le chiedo ancora un minuto. Accadde, drammaticamente, in Germania con Hitler, che, ovviamente, teorizzò l'eliminazione sulla razza. Accadde con Stalin, dove si teorizzò l'applicazione culturale della differenza sociale, per cui bisognava eliminare una classe sociale.

Accadde decenni dopo, con Pol Pot in Cambogia, dove il nemico era l'intellettuale e milioni di intellettuali furono eliminati e fatti fuori.

Questo è il valore che stiamo compiendo oggi, non il processo ad una nazione, la Germania, la Turchia, le tante nazioni che sono state vittime di questa ideologia, del dramma, della tragedia dell'uso delle ideologie contro l'uomo, ma il coraggio e, concludo, signor Presidente, insieme, di ribadire con forza, riconoscendo un fatto storico, in questo caso, il genocidio accaduto in Armenia, il coraggio di riconoscere che mai più violenza di un uomo contro un uomo sia giustificata dall'ideologia di eliminare la diversità.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere!

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Havel, ricordando un altro luogo, un altro dramma vissuto in Europa, diceva: perché bisogna ricordare la storia? Ogni sofferenza umana riguarda ciascuno; la sofferenza umana è lo sfondo tragico della libertà ottenuta. Non perdiamo tutto ciò, facciamo un atto insieme del Parlamento, senza divisioni, senza processi alle nazioni di oggi, ma per dire con forza che la storia dell'Italia e della democrazia e di questo Parlamento non accetta ricatti da nessuno ma ha l'orgoglio di dire “no” alla violenza contro l'uomo, “no” all'ideologia e “si” al riconoscimento del genocidio accaduto in Armenia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI, Partito Democratico e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, nel 1939, quando Hitler raduna lo stato maggiore una settimana prima dell'invasione della Polonia, svolge un fantastico discorso, spiegando come si sarebbe dovuto comportare con questa invasione, senza risparmiare i civili e tutto il resto e - ed è un fatto storico - conclude questo discorso, dicendo, nel 1939: tanto chi si ricorda più dell'annientamento degli Armeni?

Quello che voglio dire è che la negazione del genocidio, in realtà, è l'ultimo atto del genocidio. C'è uno storico molto famoso che ha fatto una brillante sintesi del Novecento, si chiama Hobsbawm, che ha scritto un libro, che si intitola: “Il secolo breve”; ecco, noi stiamo nel 2019 e ancora fatichiamo a riconoscere il genocidio degli Armeni.

Vi sono stati tanti passi avanti, in tanti Parlamenti, in particolare ricordo due casi emblematici, quello del Parlamento francese e quello del Parlamento tedesco. La differenza è sottile, ma credo sia anche importante e la voglio ricordare qui oggi: il Parlamento francese ha presentato una risoluzione, un atto con il quale si è affermato il riconoscimento, da parte del Parlamento francese, del genocidio degli armeni; i tedeschi, al Bundestag, hanno fatto un atto molto simile a quello che stiamo facendo noi, con una mozione che impegnava il Governo a riconoscerlo.

Ecco, sarebbe bello se il messaggio che uscisse qui oggi non fosse solo di un chiaro impegno e di un impegno inequivocabile nei confronti del Governo, ma partisse da quest'Aula e da questo Parlamento il messaggio, fuori da quest'Aula, che questo Parlamento non ha dubbi su che cosa è successo all'inizio del Novecento e che tutto quello che è successo non deve ricapitare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie signora Presidente. Ci si può chiedere, signora Presidente, colleghe e colleghi, perché riteniamo giusto, ad oltre un secolo di distanza da quegli eventi, che la Camera dei Deputati riconosca che, allora, nel territorio dell'Impero Ottomano, venne commesso un vero e proprio genocidio ai danni del popolo armeno. Potremmo rispondere perché, in questo senso, si è pronunciato più volte il Parlamento europeo e si sono espresse le Assemblee legislative di molti paesi, interni ed esterni all'Unione Europea e questo indubbiamente ha una sua importanza; potremmo rispondere anche che quegli eventi sono descritti, sono testimoniati in molte opere di carattere storico e letterario: penso ad un libro, ad un romanzo, che molti di voi avranno letto: La masseria delle allodole, dal quale venne poi tratto uno splendido film dei fratelli Taviani, drammatico film.

Ecco, ma c'è una ragione di merito e attuale che ci dice che la Camera approvando questa mozione compirà un atto politico importante. Questa ragione sta nel fatto che non la rimozione, non la rimozione, ma soltanto con la piena accettazione della verità storica è possibile superare antiche fratture e anche procedere verso una reale riconciliazione. E allora: verità e riconciliazione, così si chiamava la commissione speciale che Nelson Mandela istituì dopo la fine dell'apartheid, una commissione chiamata a esaminare i tanti episodi di violenza che avevano insanguinato quel Paese; e se oggi, colleghi e colleghe, il Sudafrica, che celebra i 25 anni di democrazia nonostante i tanti problemi che lo travagliano, è un Paese forte e influente, è anche perché scelse di non stendere un velo ipocrita sul suo passato, ma di guardare in faccia anche i momenti più drammatici della sua storia. E la stessa cosa può e deve dirsi a proposito dell'Unione Europea. Non sarebbe stato possibile procedere verso una sempre più stretta integrazione politica tra i paesi e i popoli europei senza un pieno riconoscimento delle cause e delle responsabilità che portarono a due devastanti guerre mondiali e anche all'orrore della Shoah. I negazionisti, signora Presidente, sono un problema per il mondo di oggi non per quello di ieri, perché sono una minaccia per il futuro dell'Europa e dell'intera umanità. L'Unione Europea nacque proprio come risposta a quelle tragedie, a quegli orrori e per questo è stato ed è il più grande progetto di pace della storia. Non deve stupire quindi che il Parlamento europeo e poi parlamenti di molti Paesi dell'Unione abbiano avuto la sensibilità di discutere del genocidio degli armeni e di riconoscerlo ufficialmente come tale senza infingimenti, rendendo omaggio in questo modo alle tante persone di origine armena discendenti della diaspora seguita allo sterminio di un secolo fa che oggi vivono in Europa e molti anche nel nostro Paese, in Italia. Centinaia di migliaia di persone uccise solo perché armene, milioni sterminati qualche anno dopo solo perché ebrei e in epoca recente 20 anni fa, anzi 25 anni fa in Ruanda, oltre 800 mila trucidati, uccisi solo perché Tutsi e Hutu moderati. Questo vuol dire genocidio, nient'altro che questo: è la conseguenza estrema dell'odio etnico, del nazionalismo esasperato, della volontà di sopraffazione, di annientamento. Annientare qualcuno perché è diverso da te, perché è diverso da me e perché è stato scelto come capro espiatorio dai fabbricanti di terrore. E allora riconoscere il genocidio degli armeni non è un atto ostile verso il popolo turco, lo voglio dire con chiarezza in quest'Aula: non è un atto ostile verso il popolo turco, un popolo amico degli italiani, che sta dimostrando nelle ultime settimane anche volontà di cambiamento di attaccamento ai valori di libertà e di democrazia, è al contrario, signora Presidente, questo riconoscimento, è un messaggio di amicizia e di pace in un momento in cui purtroppo la voce delle armi si diffonde con troppa facilità in tanti, troppi Paesi ed è per questa ragione che il gruppo di Liberi e Uguali voterà a favore di questa mozione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Delmastro delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, lo hanno già sottolineato i colleghi e lo sottolineo anch'io a nome di Fratelli d'Italia: è un risultato storico quello odierno per il popolo armeno. Oggi il Parlamento italiano certifica che vi fu il genocidio del popolo armeno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Da ghénos caedo, lo sterminio di una razza, il tentativo di cancellare il patrimonio culturale ed etnico di un'intera popolazione.

E nelle dichiarazioni iniziali, nella discussione generale, si facevano aulici e roboanti richiami al concetto di verità; e si faceva bene a fare questi richiami perché giustamente il genocidio armeno da una parte è una verità e perché questo richiamo alle verità non ammette negoziazioni e perché quando ci richiamiamo alla verità qualcuno interpella direttamente le nostre coscienze e perché questa verità è stata cancellata e mantenuta nell'oblio per tanti, troppi anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Abbiamo dovuto attendere più di cento anni perché questa verità di uno sterminio brutale e preordinato ai danni di un popolo emergesse nella sua solare e incontestabile verità. Abbiamo atteso a dichiarare genocidio quello del popolo armeno quando tutte le coscienze occidentali sapevano non tanto che quello fu un genocidio e non soltanto che quello fu un genocidio ma che quella fu la pagina tristemente natale dei genocidi moderni. Lì nasce il concetto di genocidio moderno e nasce nei confronti di un popolo verso il quale fu lanciata una jihad perché era il popolo che nel 301 dopo Cristo per primo riconosceva come ufficiale la religione cristiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per molti storici fu il primo genocidio della modernità, per tutti gli storici fu un genocidio, per la Turchia non è tale.

Ed eccoci al problema di oggi, che è il problema della modernità di questo tema. Le agenzie di stampa ci hanno dato atto e hanno fatto un resoconto di un'attività intensa della diplomazia turca: hanno convocato il nostro ambasciatore ad Ankara e l'ambasciatore turco ieri è venuto all'interno del Parlamento per conferire col presidente della III Commissione (Affari esteri), Marta Grande, ritenendo di poter immaginare che qui vi fossero dei sottomessi. Oggi questo Parlamento dice in quest'Aula che non ci sono sottomessi perché noi, sul concetto di verità genocidaria, ai danni del popolo armeno non accettiamo negoziazioni.

Fino all'ultimo vi è stato il tentativo di condizionare questo Parlamento, fino all'ultimo vi è stato, cioè, il tentativo di arrivare al terzo genocidio degli armeni: il primo, quello del 1915-1918; il secondo, quello di cento anni di verità negata; e il terzo, che si sarebbe dovuto consumare oggi in quest'Aula, a seconda di quello che abbiamo letto dalle agenzie stampa, con un atto di sottomissione di questo Parlamento. Sono fiero di essere in un Parlamento che non si è sottomesso, sono fiero che con quest'atto rendiamo verità e onore al fiero popolo armeno ma che nel contempo raccontiamo al sultano che qui dentro non ci sono gli eunuchi del Topkapi ma fieri rappresentanti della verità e del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, allora, io voglio ringraziare anche coloro che, magari meno entusiasticamente di Fratelli d'Italia che ha sempre raccolto la bandiera delle identità dei popoli e, quindi, anche quella dell'identità del fiero popolo armeno, hanno retto e hanno respinto al mittente indebite pressioni, hanno respinto al mittente un atteggiamento da sultano che prima ci convoca ad Ankara e poi varca i nostri palazzi per farci negare una verità storica che il mondo ha riconosciuto. Ringrazio coloro che sostanzialmente, unitamente a Fratelli d'Italia, hanno voluto raccontare che qui dentro degli eunuchi del Topkapi non ve n'è uno solo perché voteremo convintamente per il riconoscimento del genocidio armeno, perpetrato proditoriamente, con volontà e scientemente dalla Turchia cento anni fa. È arrivata l'era della primavera del popolo armeno perché il popolo armeno riabbraccia una verità storica a lungo negata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, i ritardi e le difficoltà che hanno accompagnato la presentazione di questo documento e l'imbarazzo evidente del Governo in questa fase sono elementi sui quali non vogliamo fare nessun tipo di polemica politica, anche perché c'è una strana maggioranza trasversale oggi a parlare di Armenia e Turchia, ma che sicuramente evidenziano che non si ottengono buoni risultati quando si usano le Aule parlamentari non per fare le leggi, ma per interpretare la storia e per certificare, come qualcuno ha detto poco prima di me, il genocidio armeno o addirittura per rischiare di commettere un altro genocidio, come se da noi dipendesse il fatto che vi sia stato o meno il genocidio armeno e come se da noi dipendesse o non dipendesse la valutazione di fatti storici di cento anni fa.

Certo il dibattito di oggi riporta al centro della riflessione in quest'Aula una delle pagine più drammatiche del Novecento e per questo noi ci avviciniamo comunque a questa discussione con profondo rispetto e, anzi, con emozione per le tragiche vicende di cui si tratta ma con serie, serissime perplessità sul modo nel quale si trasforma l'Aula del Parlamento in un luogo di giudizi storici non solo improvvidi ma anche forse strumentali, e dico questo fatta salva non solo la buona fede ma la grande onestà intellettuale che riconosco al collega Formentini, primo firmatario della mozione presentata, a cui voglio rinnovare le espressioni della mia personale stima e amicizia.

Ciò detto, sui fatti e sulle vicende storiche non ci possono essere equivoci e noi non abbiamo alcuna difficoltà: quanto è avvenuto ai danni della componente armena nell'Impero ottomano ha per così dire inaugurato un secolo crudele, un secolo nel quale, con le più tristi e abiette motivazioni, quali l'odio di razza, di religione, di classe e di etnia, si è preteso di giustificare il massacro di interi popoli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Tutto questo è culminato nel più grande dei drammi, la Shoah, il primo e unico - grazie al cielo -tentativo sistematico da parte di una nazione moderna di usare le sue capacità militari, tecnologiche e organizzative per cancellare l'esistenza e addirittura la memoria di un intero popolo. La drammatica vicenda armena può essere paragonata alla Shoah? Non credo, sia per i numeri, che sono diversi per quanto drammaticamente elevati, né per i metodi, né per l'organicità degli obiettivi. Eppure tutti sanno che la parola “genocidio”, una parola nuova coniata per descrivere l'Olocausto degli Ebrei, è stata proposta alle Nazioni Unite da Raphael Lemkin, un grande giurista polacco, proprio pensando al massacro degli Armeni.

Da un altro punto di vista, come è ben noto e come è già stato citato, era stato lo stesso Hitler a citare proprio quanto era avvenuto in Anatolia 25 anni prima quando diceva: “Chi mai si ricorda dei massacri degli Armeni? Il mondo si ricorda solo di chi ha successo”. Grazie al sacrificio di milioni di esseri umani e nonostante il tanto sangue versato, Hitler non riuscì a sedere fra i vincitori della storia ma sta a noi, uomini liberi di un'Europa libera, grazie al sacrificio delle generazioni che ci hanno preceduto, mantenere vivo il ricordo dell'orrore e sta a noi anche smentire ogni giorno la sinistra profezia pronunciata dal dittatore tedesco.

Il massacro degli armeni non è dimenticato non soltanto perché questo piccolo ma glorioso popolo ne mantiene viva la memoria ma perché è impresso nelle coscienze di tutte le persone civili. Chiunque abbia letto il capolavoro di Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussa Dagh, oppure, come ricordava prima la presidente Boldrini, la nostra Antonia Arslan con la sua straordinaria La masseria delle allodole, chiunque abbia letto questi e tanti altri libri collegherà per sempre al destino degli armeni i crimini di cento anni fa. Opere d'arte, si potrebbe dire, e non testi storici; opere fondate su centinaia di testimonianze, di ricordi, di memoriali, di immagini. Fra tutti ricordo il prezioso lavoro di un ufficiale tedesco, Armin Wegner, che documentò l'orrore con la sua macchina fotografica. Fu lo stesso Wegner - ancora una volta i destini si intrecciano - a scrivere anni dopo una bellissima lettera aperta a Hitler, una lettera che gli costò anni di campi di concentramento, nella quale intimava al dittatore, in nome dell'onore del popolo tedesco, di cessare le persecuzioni degli ebrei.

Dunque, è corretto, alla luce di tutto questo e di tanto altro, definire quanto accadde in Turchia come il primo genocidio della storia moderna? È di questo che stiamo discutendo ed è questo che chiede la mozione che è stata presentata e non una semplice condanna dell'accaduto, sulla quale naturalmente ogni persona dotata di raziocinio e di umanità non può che convenire. Io non so, colleghi, se i Parlamenti siano il luogo giusto per emettere questo tipo di sentenze, che appartengono agli storici o ai giuristi.

Non so se quest'Aula abbia come compito urgente quello di dare giudizi sul passato, ma se siamo chiamati a farlo, lo diciamo senza alcuna esitazione, quello degli Armeni fu un genocidio, il genocidio di un grande popolo cristiano, un genocidio nel senso inteso dal diritto internazionale, di negazione del diritto alla vita di gruppi umani, gruppi razziali, religiosi, politici o altri che siano stati distrutti in tutto o in parte.

Noi ci inchiniamo alle vittime, la fiamma eterna che arde a Erevan, al centro del Memoriale del genocidio, è la fiamma delle nostre coscienze di donne e di uomini liberi. Onorevoli colleghi, basterebbe dire questo se l'Aula di Montecitorio fosse un tribunale della storia e se noi fossimo giudici in nome della morale o del diritto, ma noi siamo un Parlamento nel quale si compiono scelte politiche, e queste scelte hanno un valore e delle conseguenze. E, allora, dobbiamo tutti, da tutte le parti, evitare di usare la storia come una clava o come un pretesto per regolare questioni di politica interna o internazionale che sono molto complesse. Quello perpetrato ai danni degli Armeni è stato un grande crimine, ma è un crimine del quale sarebbe del tutto assurdo chiamare a rispondere la Turchia nella sua interezza. Si tratta di un crimine che ha dei responsabili precisi, identificati con nomi e cognomi. Non vi è stata una Norimberga turca, ma molti di questi responsabili sono stati individuati, processati e puniti. Il giudizio sull'accaduto non può essere un giudizio sulla Turchia né, tanto meno, ovviamente, sulla Turchia di oggi, ma la storia della Turchia moderna, la storia della Turchia del Novecento non è certo una storia criminale, anzi, è esattamente l'opposto, è la storia della costruzione, cominciando da Atatürk, di uno Stato laico, moderno, occidentale, sulle rovine dell'Impero ottomano, uno Stato in grado di occupare con grande dignità il suo ruolo fra le nazioni.

La Turchia, oggi, è un grande Paese dell'Alleanza atlantica, svolge un ruolo decisivo in una delle aree più delicate del pianeta, ha una funzione essenziale nel controllo dei fenomeni migratori, che tanto sta a cuore a parte della maggioranza – e, per la verità, sta a cuore anche a noi –, ha in mano le chiavi di flussi di energia fondamentali per l'Italia e l'Occidente.

La Turchia controlla gli stretti, da sempre il grande snodo strategico per la Russia, il Mediterraneo, il vicino Oriente, la frontiera orientale dell'Unione Europea. Storicamente, la Turchia è un Paese a cavallo fra Oriente e Occidente, fra Europa e Asia, è un grande Paese amico e alleato, con il quale naturalmente vi possono essere divergenze di vedute, è un Paese democratico, anche se talora le forme della loro democrazia non ci entusiasmano. Comunque, è un Paese abbastanza democratico da consentire senza ripercussioni la vittoria delle forze di opposizione nelle principali città alle recentissime elezioni amministrative.

L'Europa, negli anni scorsi, ha perso una grande occasione nei confronti della Turchia, che provava ad affacciarsi all'Unione europea; li abbiamo respinti per la miopia di alcuni Governi europei e, così facendo, abbiamo spinto la Turchia verso i nostri nemici, verso l'islamismo integralista; ma non è un processo irreversibile, gli storici legami nell'Alleanza atlantica, l'intelligente empirismo del Presidente Erdoğan lo rendono un interlocutore, non certo un nemico.

Per questo noi non comprendiamo la necessità di usare oggi la questione armena, la giusta questione armena, come strumento politico in funzione antiturca o di propaganda sovranista. Il Parlamento italiano ha già detto quello che doveva dire su questo tema fin dal 2000; perché, oggi, c'è bisogno di un'altra pronuncia? Perché questa voglia di mostrare i muscoli, quando è interesse di tutti, persino del Governo armeno, quello di migliorare i rapporti con la Turchia? Perché non lasciare questo tema a un libero confronto fra gli storici, come la stessa Turchia si è detta ben disposta a fare?

PRESIDENTE. Concluda, collega.

ANDREA ORSINI (FI). Mi avvio a concludere, signor Presidente. Ancora una volta, forse, la politica internazionale viene usata per ragioni di politica interna, per affrontare ben altri problemi con l'Islam, in termini sovranisti che in politica estera non portano lontano.

Onorevoli colleghi, usare la politica estera per farsi propaganda all'interno non è mai lungimirante, usare la storia per regolare i conti politici sull'attualità non fa onore a questo Parlamento. Questa è la ragione per la quale ci asterremo sulla mozione presentata dai colleghi della maggioranza e sorprendentemente sostenuta dal PD e da altri gruppi di opposizione. Le nostre priorità, sinceramente, sono altre; sono il rispetto per le vittime, la ricerca della verità, la pace fra due grandi nazioni amiche dell'Italia come la Turchia e l'Armenia; non ci si arriva in questo modo, con un nuovo pronunciamento inutile su temi sui quali, del resto, l'Aula, si è già pronunciata.

La nostra astensione è, prima di tutto, un atto di rispetto, è il nostro modo di onorare davvero, senza strumentalizzarli, i caduti innocenti fra gli Armeni e fra gli altri popoli vittime degli eccidi del Novecento, sottraendoli alle meschinità del quotidiano delle tattiche politiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Flavia Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente. Colleghi, l'altro ieri, mentre qui si svolgeva la discussione sulle mozioni presentate per il riconoscimento del genocidio armeno, alcuni di noi, presenti oggi in quest'Aula, erano nel monastero di Khor Virap, alle pendici del monte Ararat. A un chilometro di distanza, visibili a occhio nudo, i fili spinati e l'esercito marcavano il confine che separa l'Armenia dalla Turchia, perché l'Ararat è in territorio turco. Eppure, colleghi, quella montagna altissima e innevata, che fa parte per molti di noi di un immaginario collettivo, di una mitologia, Presidente, che ci riporta all'Arca di Noè, a storie lontane di passaggio tra Oriente e Occidente, è parte integrante della memoria identitaria del popolo armeno, il primo ad adottare, nel 300 dopo Cristo, la religione cristiana, a dotarsi, nel Quattrocento, di un proprio alfabeto di matrice indoeuropea, impegnato a tradurre i filosofi greci e quelli cristiani, a raccoglierne il pensiero in straordinari codici miniati, presenti nelle biblioteche di tutto il mondo, custoditi soprattutto a Erevan, in Armenia, ma anche a San Lazzaro degli Armeni, nella laguna di Venezia.

È questa fortissima forza identitaria che colpisce ancora oggi chi si accosta al mondo armeno, disperso tra la Repubblica armena di oggi, piccola rispetto al passato, e la diaspora che vede gli Armeni sparsi in tutto il mondo. La cesura, nella loro storia tormentata, che li ha visti vittime, fin dal XIX secolo, di faide contrapposte – turche, azere, curde, russe – è rappresentata dal genocidio perpetrato dai Giovani Turchi nell'aprile del 1915, durante la prima guerra mondiale. Il nascente nazionalismo turco mal tollerava la presenza di una realtà etnica religiosamente, culturalmente, economicamente compatta e diversa. Il Ministro della marina, quello della guerra e quello degli interni, ideatori ed esecutori, secondo le testimonianze del processo celebrato a Istanbul nel 1919, alla fine della prima guerra mondiale, furono riconosciuti colpevoli, ma mai di quella sentenza si prese atto. Di qui il racconto storico che conoscete e che i colleghi oggi hanno riportato: lo sterminio, per fasi successive, a partire dal 24 aprile di quel 1915, prima degli intellettuali, poi degli uomini dai quattordici ai quarant'anni e, infine, dei vecchi, delle donne e dei bambini, costretti a marce della morte nel deserto anatolico, quando non bruciati nei vagoni dei treni, come a Smirne o annegati in mare, in cerca di una improbabile salvezza. Morirono un milione e mezzo di persone, la metà circa della popolazione armena, nell'indifferenza delle potenze internazionali, con l'unica eccezione di Giacomo Della Chiesa, Benedetto XV, il Pontefice che si spese, invano, in loro soccorso.

Cento anni e più, centoquattro per la precisione, sono passati da allora, Presidente. Altri genocidi si sono consumati in Paesi diversi e per mano di forze contrapposte, eppure, ancora oggi, agli Armeni è negato il riconoscimento di quanto è accaduto. Per la memoria di tutti quei morti, di quei bambini, le cui fotografie rimangono negli occhi e nel cuore di chi le ha guardate, sono convinta che questo Parlamento debba riconoscere il genocidio armeno, secondo la definizione che ne diede Lemkin nel 1944, come il primo dei genocidi del XX secolo.

Nella Commissione VII della scorsa legislatura ci siamo spesi con la rappresentanza turca, ospite nostra, perché una commissione storica fosse istituita e messa in condizione di lavorare, ma questa commissione potrà solo chiarirne le dinamiche, spiegarci perché non si intervenne, non ci sarà commissione mista turca-armena di storici che possa negare che quello fu un genocidio. Questo, naturalmente, ci spiega anche perché Hitler poté dire ai suoi generali, nel 1939, in procinto di invadere la Polonia, che nessuno si sarebbe ricordato, un giorno, delle efferatezze commesse, proprio come era accaduto con lo sterminio degli Armeni, vent'anni prima.

Questo Parlamento, Presidente, nel 2015 ha inviato e Yerevan due delegazioni di Camera e Senato in rappresentanza delle rispettive Commissioni esteri, per partecipare al ricordo organizzato per il centenario del genocidio. Completiamo oggi, Presidente, col nostro voto, colleghi, quanto già fatto addirittura nel 2000, e poi nel 2015, sostenendo l'impegno che il Parlamento nelle sue diverse componenti chiede oggi al Governo.

Questo, Presidente, è un atto di valutazione storica. In questi giorni ascoltiamo proteste e rimostranze da parte delle autorità turche: riconoscere la tragedia armena non significa da parte nostra fare un processo alla Turchia di oggi, per quanto commesso anteriormente alla stabilizzazione della moderna Repubblica turca, ma invitarla ad un processo di riflessione matura, che può essere foriera di nuovi, positivi equilibri. Noi pensiamo che la Turchia sia un grande Paese, e siamo convinti che per questo possa fare i conti serenamente con il suo passato. Per questo il Partito Democratico voterà a favore di questa mozione e del riconoscimento del genocidio armeno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Lega-Salvini Premier Fratelli d'Italia e Liberi e Uguali - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Presidente, è oggi per noi davvero un momento storico: noi della Lega che per tanti anni abbiamo provato in quest'Aula a far sì che ricevesse il dovuto riconoscimento il genocidio di un popolo, di quella che - come è stato ricordato - è stata la prima nazione cristiana, la prima nazione cristiana nel 301. Quella nazione che ha subito un martirio immane, un martirio tale da impressionare - anche lui è stato ricordato, ma voglio anch'io rendergli onore - il giurista polacco di origine ebraica Raphael Lemkin, che per coniare la parola “genocidio” si ispirò, trasse ispirazione proprio da quei fatti che avvennero 104 anni fa, il 24 aprile: quel 24 aprile che fu per il popolo armeno l'inizio della fine, l'inizio della fine di un popolo che venne decimato, venne distrutto, iniziò la diaspora armena.

Quei fatti seguiranno ai massacri hamidiani di fine Ottocento, al massacro che ci fu ad Adana.

PRESIDENTE. Colleghi!

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Furono fatti tragici, che fino ad oggi il Parlamento italiano non è mai riuscito a far riconoscere ufficialmente, ad impegnare il nostro Governo a riconoscere.

Dicevo una battaglia della Lega, ma una battaglia di tutto un popolo, il popolo italiano, un popolo italiano che ha conosciuto la tragedia delle foibe, ha conosciuto l'esodo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e che quindi non può non essere vicino al popolo armeno. Quel martirio, fatto di grandi marce, marce in cui morivano bambini, donne, stupri, ruberie; quelle marce arrivavano nel deserto siriaco, a Deir el-Zor. Quella Deir el-Zor che poi purtroppo è stata violata: luogo della memoria, luogo simbolico, laddove fino ad oggi, fino ad anni recenti, nel 2014 per l'esattezza, sventolava il drappo nero dell'ISIS. Quel drappo che con il contributo di tanti gruppi di questo Parlamento, oggi noi contribuiamo a stracciare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): perché la storia - ne siamo intimamente convinti - non si cancella, la storia davvero dev'essere quell'historia magistra vitae dei latini.

I fiumi rossi di sangue non possono essere cancellati: quell'Eufrate, tutti i fiumi che attraversarono queste carovane, queste marce; marce fatte apposta per sterminare un popolo, perché quello fu il primo progetto scientifico di sterminio, pianificato con determinazione e perseguito, purtroppo. Il primo genocidio del nostro secolo, del secolo ventesimo: un genocidio di inenarrabile ferocia.

Oggi qui contribuiamo a dissotterrare dalle sabbie del tempo, dalle sabbie del deserto, quelle ossa, quelle ossa che son state sepolte frettolosamente e mai portate ad una memoria condivisa. Una memoria condivisa che invece è necessaria per far sì che ci sia futuro, ci sia pace: senza memoria non c'è futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e Partito Democratico).

La Lega contro ogni negazionismo si scaglia, si scaglia con forza da quest'Aula; e davvero dobbiamo respingere al mittente le accuse di chi, pur amico, ci accusa di fare pura propaganda elettorale. No: la tragedia di un popolo per noi non è materia da campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il popolo italiano, dicevo, è unito a quello armeno fin dai tempi della Roma antica: è un popolo che ha avuto in San Lazzaro degli Armeni un esempio di studio, di contributo alla nostra comunità scientifica. Proprio nella Serenissima nel 1512 fu stampato il primo libro in lingua armena. Questo è l'intimo legame tra il popolo italiano e il popolo armeno.

Mi sia consentito ricordare con le parole di Charles Aznavour, che sarebbe più corretto dire Aznavourian perché era armeno, quei bambini che morivano nel deserto, condannati per la loro nascita, cadevano, morivano come la pioggia, cadevano come foglie, cadevano come lacrime. Il loro unico crimine era essere vivi, il loro unico crimine era essere bambini d'Armenia. Voteremo convintamente a favore (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Emilio Carelli. Ne ha facoltà.

EMILIO CARELLI (M5S). Presidente, colleghi e colleghe deputati, mentre prendo la parola per sostenere la mozione che sarà sottoposta al vostro voto, sono consapevole di un dato di fatto: più d'uno, dentro e fuori quest'Aula, potrà domandarsi a che serve oggi pronunciarsi a favore del riconoscimento del genocidio degli armeni; perché impegnare il tempo, il tempo di un'Assemblea parlamentare, ed occuparsi di fatti del passato, fatti così lontani nel tempo e avvenuti in luoghi che ci appaiono anche lontanissimi dal nostro Paese. E allora, prima ancora di entrare nei dettagli della mozione, ritengo doveroso rispondere a questo interrogativo.

È proprio perché equilibri e assetti del pianeta oggi sono in via di ridefinizione, perché il domani è per molti versi aperto a configurarsi in maniera meno prevedibile di quanto pensavamo, che al nostro obbligo morale di non dimenticare le pagine più nere del passato si aggiunge oggi una responsabilità maggiore: in momenti storici come il nostro, non possiamo smarrire gli insegnamenti del passato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier e Partito Democratico).

Durante il genocidio degli armeni, nel 1915-17, oltre 1 milione e mezzo di innocenti morirono durante le cosiddette carovane della morte, per fame, per malattia, sfinimento, oppure massacrati lungo la deportazione. Una deportazione che purtroppo ha riguardato anche il ricordo; e come ben diceva poco fa il collega Formentini, primo firmatario di questa mozione, il Mausoleo innalzato dagli armeni a Deir el-Zor in memoria di questo olocausto è stato raso al suolo nell'autunno del 2014 dall'ISIS, durante la loro guerra al patrimonio archeologico mondiale. Insomma, l'Auschwitz degli armeni oggi non esiste più.

Ma torniamo ad un secolo fa. In tutta l'Armenia si assistette al macabro spettacolo di corpi straziati e lasciati insepolti. In un rapporto del 1917 il medico militare tedesco Stoffels, rivolgendosi al console austriaco, dice di aver visto nel 1915, durante il suo viaggio verso Mosul, un gran numero di località precedentemente armene nelle cui chiese e case giacevano corpi bruciati e decomposti, corpi di donne e di bambini. I corpi delle vittime non troveranno mai cristiana sepoltura.

La mozione che ci apprestiamo a votare ha una premessa importante: non dobbiamo mai e poi mai trascurare il riconoscimento e la memoria delle persecuzioni e degli orrori del passato, anche se ci sembrano così lontane, lontane da noi, anche se sono passati tanti anni dall'avvenimento di quei tragici fatti.

Sia il Parlamento europeo - è stato ricordato più volte in quest'Aula - nel 2015, che la Sottocommissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, nel 1973, hanno riconosciuto lo sterminio del popolo armeno. Il Parlamento europeo ha inoltre invitato la Commissione e il Consiglio ad unirsi alla commemorazione sulla base di una risoluzione del 1987, che ha riconosciuto la natura di genocidio ai tragici eventi del 1915-1917.

La Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, ratificata dall'Italia con la legge 11 marzo 1952, n. 153, riconosce che il genocidio ha inflitto gravi perdite all'umanità in tutte le epoche storiche, quindi l'impegno di uno Stato democratico come l'Italia deve essere necessariamente nella direzione di un riconoscimento ufficiale di questi orrori storici.

Ad oggi, più di venti Paesi nel mondo hanno riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno, l'Italia ancora no. Oggi è arrivato quel momento storico.

Qui, però, è anche bene e opportuno precisare con grande fermezza che il voto odierno non intende in alcun modo mettere in discussione l'amicizia, i buoni rapporti fra il nostro Paese e la Turchia, né intende anche attribuire colpe né responsabilità alla Turchia di oggi, Stato amico e ben diverso da quell'Impero Ottomano durante la cui caduta avvenne il genocidio degli armeni; Stato al quale riconosciamo un ruolo strategico di porta fra Oriente e Occidente, col quale condividiamo anche l'appartenenza alla stessa Alleanza atlantica, alla NATO.

Quindi, a tale proposito, l'auspicio che formuliamo è che inizi, invece, un percorso vero di riconciliazione tra i due Paesi, Turchia e Armenia, che favorisca insomma un nuovo percorso di pace (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

Il voto favorevole in relazione al riconoscimento e alla memoria delle persecuzioni e degli orrori del genocidio armeno sono, quindi, da considerarsi come espressione della necessità ma anche di un obbligo dello Stato democratico italiano di valorizzare ed esaltare la libertà umana in tutte le sue forme, anche grazie alla forza del ricordo.

Il voto favorevole alla mozione di oggi è importante per il passato, per il presente, ma soprattutto per il futuro (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico e Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mattia Mor. Ne ha facoltà, per un minuto.

MATTIA MOR (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, è con una certa commozione che ho chiesto di apporre la mia firma a questa mozione, una commozione dovuta al fatto che siamo appena stati in un viaggio in Armenia con molti dei colleghi qui presenti, di tutti i gruppi parlamentari, e abbiamo conosciuto la cultura di un popolo con una storia lunga, travagliata, profonda, straziante.

Un Paese di grandi contraddizioni e di grande bellezza, un Paese soprattutto di un popolo tenace e fiero che di due cose si importa più di ogni altra: il fatto di veder riconosciuta la propria testimonianza di primo Paese cristiano della storia e che venga riconosciuto dal mondo il genocidio che, dal 1915, ha visto morire un milione e mezzo di armeni.

Ci è stato detto più volte in questi giorni che l'ordine del Governo turco - che nulla ha a che vedere con la Repubblica Turca di oggi, ovviamente - era che l'unico armeno che dovesse rimanere era un armeno da esporre in un museo, non un armeno vivo. Un genocidio che è nostro dovere oggi riconoscere e far sì che non venga dimenticato nelle pieghe della storia, perché l'oblio è ciò che serve ai criminali per le proprie azioni, così come ha testimoniato il più terribile criminale del secolo scorso, Adolf Hitler, quando disse, a chi gli contestava l'Olocausto che stava cominciando, che nessuno già si ricordava più del genocidio armeno.

Per questo motivo impegniamo il Governo a riconoscere con forza, con determinazione e senza paura quanto accaduto e a renderne testimonianza, affinché si possa realizzare il sogno del popolo armeno, ovvero che la Turchia, spinta dall'opinione pubblica a livello internazionale, possa riconoscere le atrocità commesse e chiedere finalmente scusa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Liberi e Uguali).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che il testo della mozione Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro delle Vedove, Quartapelle Procopio, Boldrini, Colucci ed altri n. 1-00139 e quello della mozione Delmastro delle Vedove ed altri n. 1-00173 risultano identici, ad eccezione dell'ottavo capoverso della premessa della mozione Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro delle Vedove, Quartapelle Procopio, Boldrini, Colucci ed altri n. 1-00139.

Pertanto, in caso di approvazione della mozione Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro delle Vedove, Quartapelle Procopio, Boldrini, Colucci ed altri n. 1-00139, la mozione Delmastro delle Vedove ed altri n. 1-00173 risulterà assorbita.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro delle Vedove, Quartapelle Procopio, Boldrini, Colucci ed altri n. 1-00139, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva con 382 voti favorevoli e nessun contrario (Vedi votazione n. 65) (Vivi e prolungati applausi).

A seguito dell'approvazione della mozione Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro delle Vedove, Quartapelle Procopio, Boldrini, Colucci ed altri n. 1-00139, la mozione Delmastro delle Vedove ed altri n. 1-00173 risulta assorbita.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Interventi di fine seduta (ore 19,20).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà. Colleghi, se dovete uscire, vi prego di farlo in silenzio. Prego, deputato Fatuzzo.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, sull'autobus, dalla stazione di Roma Termini a Largo Chigi, mi sento chiamare: “Onorevole Fatuzzo, finalmente lo vedo di persona! Sono la signora Bentivoglio, si ricorda di me? Quando aumentate la mia pensione di vedova?”. Le ho risposto: “Ma è al primo punto del mio programma di deputato, l'aumento delle pensioni di reversibilità al 100 per cento!”. Per questo mi impegnerò, mi impegno e invito tutti i colleghi a condividere con me questa battaglia di giustizia per i pensionati. Viva i pensionati! Pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, posso chiedere un po' di silenzio, per favore?

PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi! Colleghi, per cortesia, se dovete uscire fatelo in silenzio.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, sono certo che lei mi aiuterà a far fare ulteriore

silenzio.

PRESIDENTE. È quello che sto cercando di fare, collega, più o meno da tutta la giornata. Colleghi, colleghi! Prego, collega.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, colleghi, l'articolo 21 della Costituzione afferma che la stampa non può essere soggetta né ad autorizzazione né a censure; quindi, tutela senza se e senza ma la libertà di stampa. Fra 40 giorni scadrà la convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e Radio Radicale, che per decenni è stata la voce immediata del Parlamento e della politica nel senso più ampio. Presidente, mi fermerei per pregarla di richiamare tutti al silenzio.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, vi chiedo, se dovete parlare, di uscire dall'Aula, per cortesia! Prego, collega.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Secondo il Governo, la convenzione sarebbe dovuta concludersi a dicembre, ed è solo grazie ad un emendamento di Forza Italia che la scadenza è stata postergata di sei mesi. Tra poche settimane, quindi, se non si interverrà, l'avventura di libertà di Radio Radicale finirà, e dopo oltre quattro decenni, dopo quarant'anni, il Parlamento non potrà più fruire di questo servizio reso a tutti e saremo tutti più poveri. Poveri in trasparenza, poveri in informazione, poveri in comunicazione non mediata, poveri in comunicazione diretta, in comunicazione capace di far sentire a tutti, senza nessun mediatore, ciò che qui dentro dibattiamo. Voglio, quindi, unirmi all'appello dei moltissimi a favore di Radio Radicale. Ne va, Presidente, della libera informazione nel nostro Paese. Viva Radio Radicale, permetteteci di far vivere una voce di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Il mio personale appello per Radio Radicale lo faccio ricordando le cose fatte da Radio Radicale negli anni. L'archivio, patrimonio del Paese, dove sono registrate e conservate le sedute del Senato dal giugno del 1977 e quelle della Camera dei deputati dal settembre del 1976.

Presidente: 540 mila registrazioni, 224 mila oratori, 102 mila interviste, 23.500 udienze dei più importanti processi negli ultimi decenni, 3.300 giornate di congressi di partiti, associazioni o sindacati, più di 32 mila tra dibattiti e presentazioni di libri, oltre 6.900 tra comizi e manifestazioni, 22.600 conferenze stampa e più di 16.100 convegni. Faccio il mio appello al Governo ricordando che Radio Radicale per oltre quarant'anni ha garantito a tutti gli italiani la conoscenza di quello che avviene nelle nostre istituzioni, nei nostri tribunali, nei partiti, nelle piazze d'Italia.

Presidente, colleghi, la convenzione che garantisce il servizio di Radio Radicale è stata rinnovata, ma solo fino a fine maggio. A nome di Forza Italia, rivendico con orgoglio questo rinnovo: noi ci abbiamo provato, ci ha provato il presidente Brunetta, presentando un emendamento alla legge di bilancio che introduceva la proroga della convenzione. Ed allora anche oggi chiediamo al Governo di ripensarci e continuare ad assicurare questo servizio pubblico al Paese.

Presidente, grazie a Radio Radicale gli italiani continueranno a sentire le voci di molti di noi, e non solo di quelli di noi che hanno prestigiosi incarichi istituzionali e di partito. Ora, non ci sorprende affatto che questa maggioranza, e in particolare la componente a 5 Stelle, che vive delle fake news della pseudodemocrazia diretta mediata da Internet, consideri il servizio offerto da Radio Radicale non essenziale e anzi dannoso. I toni urlati, il dilettantismo…

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). …la superficialità che ne caratterizzano l'approccio attecchiscono senz'altro meglio se Radio Radicale viene silenziata. Concludo, Presidente: questa non è democrazia, è una democrazia che noi non vogliamo perché non è democrazia. Per una volta il Governo pensi al bene del Paese, aiuti Radio Radicale e aiuterà tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

MIRELLA LIUZZI (M5S). Grazie, Presidente. La legge conosciuta come legge Mammì prevedeva come obbligo per la RAI di realizzare il servizio di trasmissione delle sedute parlamentari. Per sopperire alla momentanea incapacità del servizio pubblico di fornire la trasmissione, il decreto-legge n. 558 del 1993 istituì la convenzione con un soggetto privato per il periodo di tre anni, e comunque fino alla completa realizzazione della rete parlamentare della RAI, riconoscendo un corrispettivo di 10 milioni di euro in cambio del servizio reso. Tale servizio dal 1994 è garantito da Radio Radicale, radio che sappiamo tutti essere di proprietà di un partito politico, che dall'inizio della convenzione ad oggi ha percepito 204 milioni di euro di finanziamento pubblico da parte del Mise.

A questi si aggiungono 4 milioni di euro l'anno grazie a un fondo da destinare alle radio di interesse pubblico, e Radio Radicale interviene ed è presente, ha i requisiti necessari per accedere a questo finanziamento. Nel 1994 questo servizio è stato svolto da una radio privata e poteva avere un senso, non essendoci i mezzi adeguati di informazione per poter portare la voce del Parlamento in altre modalità. Oggi esistono mille altri modi. Infatti, Presidente, in questo momento siamo in diretta sulla web tv, siamo in diretta sul satellite. Dunque, mi sembra veramente eccessivo e fuori luogo da parte di alcuni colleghi deputati definire lo stop al finanziamento pubblico un attacco alla libertà di informazione e alla democrazia. Addirittura, è stato detto che da 43 anni Radio Radicale trasmette le sedute, ma è da 25 anni che ha il finanziamento pubblico, quindi prima lo faceva in un modo del tutto gratuito.

PRESIDENTE. Concluda.

MIRELLA LIUZZI (M5S). Il corrispettivo, e concludo, è solo ed esclusivamente, da convenzione, dato per i dibattiti parlamentari. Non ci sono processi, non ci sono convegni, non ci sono assemblee di partito, è solo per il dibattito parlamentare. Dal 2020 sarà pienamente - e concludo, Presidente, scusi - operativo il servizio RAI con GR Parlamento e con il canale istituzioni del digitale terrestre, come da Piano industriale RAI 2019-2021 e da contratto di servizio votato nella scorsa legislatura in Commissione RAI. Dunque, la volontà non è affatto quella di chiudere Radio Radicale, ma sarebbe ingiustificabile e inspiegabile per lo Stato pagare due volte lo stesso corrispettivo per lo stesso servizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, oggi in quest'Aula denuncio l'ennesimo doloroso scippo ai danni della sanità sarda. All'ospedale di Tempio Pausania è in atto la realizzazione di una delle tante vergognose scelte di politica sanitaria varate dalla vecchia giunta regionale. Mi riferisco all'ormai imminente sospensione del reparto di chirurgia dell'ospedale Dettori: mi giunge notizia proprio in queste ore, Presidente, che da lunedì prossimo verranno bloccate tutte le attività del reparto. Si lavora ormai ai limiti della legalità. Basti pensare che su sei medici presenti, infatti, solamente tre di loro garantiscono turni di reperibilità notturna, e continuano a farlo, Presidente, lavorando per il bene e la salvezza di un ospedale e di un'intera popolazione.

Lo scorso dicembre l'ex assessore alla sanità aveva assunto dinanzi ai sindaci e al prefetto l'impegno di rafforzare questo reparto con la nomina di un direttore. Fu nominato dopo tanto tempo un responsabile; lo stesso, dopo un mese, andò in pensione. Una beffa a dir poco vergognosa! Presidente, rivolgo al Ministro della salute un accorato appello per un immediato intervento; lo rivolgo anche al nuovo presidente della regione Sardegna e al nuovo assessore alla sanità. Hanno garantito in campagna elettorale che avrebbero bloccato le scelte di politica sanitaria della vecchia giunta. Bene, comincino a farlo ora, inizino da Tempio. Se al Dettori si chiuderà il reparto di chirurgia, allora significherà chiudere un intero ospedale. Senza chirurgia, senza un ospedale, considerata la viabilità, le strade, l'isolamento di Tempio, la gente a Tempio è condannata a morire in caso di gravi problemi di salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. Tutti devono sapere che in questo momento ad Eraclea Minoa, in provincia di Agrigento, c'è una gravissima emergenza ambientale, perché l'erosione costiera ha divorato duecento metri tra spiaggia e boschetto. In questo momento in cui si parla moltissimo di ambiente, la regione siciliana, che ha la responsabilità di mettere fine e di trovare una soluzione, non sta facendo niente. Hanno promesso, hanno stanziato 4 milioni di euro, ma in questo momento è tutto fermo, anzi, l'unica cosa che hanno fatto è mettere un divieto di balneazione e bloccare le strade.

Allora, siccome abbiamo una delle coste più belle del Mediterraneo, che in questo momento vede questa situazione, un intero paese la cui economia era basata sul turismo completamente fermo, chiediamo a gran voce al presidente Musumeci della Sicilia di muoversi, di non stare più fermo, perché i tempi della natura non sono quelli dell'ambiente. Quindi, ci sono moltissimi deputati anche in Sicilia, come Giampiero Trizzino, che si stanno muovendo, ma a questo punto è chiaro che ci vuole anche una mobilitazione popolare.

Rispettiamo l'ambiente e facciamo in modo che il governo siciliano si muova per mettere fine a questa gravissima emergenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Veronica Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (M5S). Grazie, Presidente. Il 22 maggio 1978 in Italia è stata approvata la legge n. 194, che legalizza l'aborto volontario, che consente alla donna di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni di gestazione. Il 17 maggio 1981 la legge è stata sottoposta a referendum abrogativo, venne confermata con il 68 per cento dei voti. Il referendum, proposto dal Movimento per la vita, di matrice cattolica, puntava ad abrogare ogni circostanza e ogni modalità dell'interruzione volontaria della gravidanza. La legge n. 76 del 2016 regolamenta l'unione civile tra persone dello stesso sesso, stabilendone diritti e doveri reciproci; del resto, nei principi fondamentali della nostra Costituzione si fa riferimento ad una piena uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e ad una pari dignità sociale, dove non sono ammesse distinzioni di razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali. L'Italia è uno Stato laico, le leggi ordinarie, i regolamenti e tutta l'attività della pubblica amministrazione devono conformarsi al principio di laicità.

Ieri, in un articolo giornalistico uscito su L'Espresso, si leggeva di una mostra disposta nell'atrio dell'Istituto tecnico Dal Cero, una scuola pubblica della provincia di Verona, organizzata da una associazione che fa capo al Movimento per la vita, 27 pannelli propagandistici, che interpellano la coscienza di ogni uomo con quesiti come: esiste il diritto all'aborto? Perché mascherare la verità di un dramma? O, ancora, la definizione della famiglia “fondata sul matrimonio tra uomo e donna”.

Questi importanti temi dovrebbero essere affrontati all'interno di sedi opportune, da professionisti capaci di interfacciarsi con i nostri figli adolescenti, senza ledere la loro sensibilità, senza delineare una linea di pensiero unilaterale e dando loro possibilità di conoscere a 360 gradi tutti i temi. La tutela dell'infanzia e dell'adolescenza è il tema più importante del quale dovremo occuparci, perché ogni nostra intromissione nella formazione della loro persona non fa altro che alterare il loro diritto di pensare in libertà e di decidere in libertà. Quanto accade è un'imposizione di pensiero, e non la possibilità di scegliere valutando con un'approfondita conoscenza.

Per tutti questi motivi, abbiamo deciso di depositare un'interrogazione al Ministro Bussetti, firmata da vari colleghi di vari partiti, perché questa non è una battaglia politica, bensì culturale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raciti. Ne ha facoltà.

FAUSTO RACITI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare, per suo tramite, il Governo ad una rapida pubblicazione del decreto di ricostruzione relativo al post sisma del 26 dicembre 2018. Il terremoto, come lei certamente saprà, ha interessato i comuni di Acireale, di Aci Sant'Antonio, Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Milo, Santa Venerina, Trecastagni, Viagrande e Zafferana. Il sottosegretario Crimi si era impegnato a una pubblicazione del decreto per la ricostruzione entro il mese di febbraio; aveva già indicato una somma, intorno ai 300 milioni di euro, da stanziare per la ricostruzione di un territorio ferito. Stiamo parlando di un terremoto che ha causato 370 sfollati e che ha colpito la struttura urbanistica e sociale di una porzione importante della nostra regione e della nostra provincia. Fino a oggi, non c'è traccia di questo decreto, se non delle bozze che circolano sugli organi di stampa, peraltro. Il mio auspicio è che il decreto non corrisponda a quello che sta circolando nel corso di queste settimane. I sindaci, due giorni fa, hanno scritto al sottosegretario chiedendo che fine avessero fatto gli impegni che aveva pubblicamente assunto; e, quindi, per suo per suo tramite, vorrei sollecitare un interessamento ad una vicenda rispetto alla quale c'è una grande aspettativa sul territorio, che sarebbe un grave errore - perché allontanerebbe ancora più i cittadini dalle istituzioni - deludere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio. Presidente, questo mio intervento è per sollecitare il Ministro Di Maio e quindi il Ministero dello Sviluppo economico ad aprire immediatamente, come era già nelle previsioni, un tavolo urgente rispetto ad una situazione di un'azienda friulana di un paese friulano che si chiama Buja, in provincia di Udine, ovvero della cosiddetta DMElektron. Presidente la DMElektron, dopo aver rassicurato, ad ampio livello, tutta la politica regionale ha deciso di fatto di delocalizzare in Romania mandando a casa e lasciando per strada circa 50 addetti, 50 dipendenti. Quindi noi chiediamo, Presidente, un tavolo urgente anche con le parti sindacali, affinché si riesca a fare qualcosa per queste 50 persone. Addirittura si legge che ci potrebbero essere delle procedure di licenziamento collettivo che qualcuno ha avuto la buona idea di votare in seno alla scorsa legislatura. Presidente, a me poco interessa in questo senso e in questo caso del “decreto dignità”, poco mi interessa rispetto a tutto quello che anche giustamente il Governo ha fatto per cercare di non far delocalizzare le nostre imprese all'estero, ma ci troviamo di fronte ad un dramma: oramai le aziende italiane delocalizzano non più in India, non più in Brasile, non più dall'altra parte del mondo, ma delocalizzano in pancia alla stessa Europa, perché il costo del lavoro è inferiore in Romania rispetto alla provincia di Udine. Noi non ci abbasseremo rispetto a questa richiesta, continueremo a portarla avanti, dobbiamo continuare a dare fiducia e a dare prospettive a 50 persone: e dietro a queste 50 persone, dietro a questi 50 dipendenti ci sono 50 madri di famiglia, ci sono 50 padri di famiglia, ci sono 50 figli e figlie che attendono dalla politica una risposta certa! Quindi si faccia immediatamente questo tavolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, sono francamente mortificato ed esterrefatto, addirittura, nel dover nuovamente evidenziare la richiesta di aiuto degli operatori del servizio del 118 della provincia di Foggia. Francamente dopo il mio intervento del 14 settembre scorso in quest'Aula, dopo aver partecipato ad incontri pubblici con i vertici aziendali e con i rappresentanti istituzionali regionali, mi illudevo che le ragioni che avevano provocato proteste e iniziative di lotta fossero state affrontate e che il buon senso nei confronti dei lavoratori, ma prima di tutto padri di famiglia, avesse avuto la meglio e invece non solo dalla stampa ma anche da mail, messaggi e comunicazioni che mi arrivano personalmente, apprendo che il disagio decennale dovuto alla continua precarietà non solo lavorativa ma anche di diritti e di dignità, continua ed assume sempre più i connotati della vessazione e della intimidazione, con lo spettro e talvolta anche l'attuazione e la certezza di licenziamenti o sospensioni di turnazioni.

Inoltre, apprendo delle tante difficoltà degli operatori, sempre del servizio del 118, a poter garantire una vita dignitosa alle proprie famiglie e di una formazione continua del personale che spesso viene pagata dallo stesso lavoratore e addirittura in diversi casi il pagamento della divisa di lavoro.

Ora, personalmente, sono stato qualche giorno fa in un presidio di protesta a raccogliere le istanze di questi lavoratori, ne ho tante con me, Presidente. Con questi rappresentanti sociali e con queste istanze io andrò nuovamente ad interloquire con i vertici aziendali e con i vertici regionali per capire una volta per tutte a che punto è l'attivazione della AREU cioè l'azienda regionale emergenza urgenza e quali siano le cause, i motivi ostativi del passaggio di tali lavoratori alla società in house Sanità Service.

Concludo, Presidente, dicendo che occorre far luce sui rapporti tra associazioni, tra l'ASL, tra regione e i lavoratori. E' questo che viene richiesto ai rappresentanti istituzionali ed è questo che io farò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Lovecchio. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, oggi mi rivolgo un'altra volta all'Aula per un grave fatto avvenuto nella provincia di Foggia. Nella nottata dell'8 aprile otto banditi sono entrati in un capannone della Consorzi di bonifica e hanno derubato otto mezzi e diversi beni. Purtroppo questo non è un caso isolato e i cittadini e gli agricoltori della zona vivono in grave disagio e paura in quanto non si sentono molto tutelati dallo Stato. Molti di questi non denunciano neanche questi interventi. Purtroppo la mia zona è colpita spesso da questi numerosi attacchi da parte della criminalità organizzata, avvengono furti di ogni genere alle aziende, agli imprenditori e agli agricoltori.

È necessaria, purtroppo, un'attenzione particolare da parte del Ministero dell'Interno…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). …e dell'autorità giudiziaria - e concludo - per tutelare i cittadini della provincia di Foggia, perché questi hanno il diritto di vivere dignitosamente, senza dover rischiare la propria vita e doversi trovare ogni giorno in grave difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà, per due minuti.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo in quest'Aula perché dopo mesi di promesse da parte del Governo a Novi Ligure i lavoratori ex Pernigotti stanno ancora aspettando di sapere che cosa ne sarà del loro futuro e del futuro dello stabilimento che fino a pochi mesi fa produceva i gianduiotti più conosciuti al mondo.

In questi giorni c'è un gran parlare e i lavoratori stanno assistendo a delle offerte di acquisto di ramo d'azienda che arrivano e poi spariscono e a possibilità di reindustrializzazione del sito che poi svaniscono. Sappiamo che l'advisor sta lavorando molto per riuscire a dare delle risposte agli ex lavoratori Pernigotti, ma visti i fatti accaduti viene da domandarsi se il Governo stia facendo attenzione a quelle vicende o se il Ministro Di Maio si sia già dimenticato anche della sua stessa promessa di seguire da vicino il destino dello stabilimento e degli operai. A Novi ci sono oltre cento lavoratori in cassa integrazione e tutti gli interinali sono senza ammortizzatori sociali.

Io per tramite suo, Presidente, chiedo che venga convocato al più presto un tavolo tra sindacati e lavoratori e non si aspetti la fine degli ammortizzatori sociali e che venga dato sostegno al lavoro dell'advisor. La norma di cui va parlando il Ministro Di Maio sul nuovo decreto, il “decreto crescita”, non serve e non servirà allo stabilimento Pernigotti, perché arriva troppo tardi. A quei lavoratori serve che il Ministro del Lavoro faccia il suo lavoro e, cioè, si occupi dei lavoratori della Pernigotti e che smetta di litigare in campagna elettorale con Matteo Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà per un minuto e, ovviamente, le chiedo di attenersi alla tempistica.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Sono qui a segnalare un'emergenza che riguarda il territorio della provincia de L'Aquila. In questa provincia oltre 2 mila persone sono impegnate all'interno di contact center e call center. Ebbene, di queste 2 mila persone, ottocento rischiano il posto di lavoro. Oltre cinquecento sono interessate da un passaggio d'azienda. L'azienda che si è aggiudicata la commessa INPS è Comdata. Noi chiediamo ai Ministeri competenti di attivarsi immediatamente per l'applicazione tassativa territoriale della clausola sociale.

L'altra azienda è stata interessata da una vicenda incresciosa per la quale è stato arrestato il presidente di una grande holding che riguarda 17 mila persone, in parte impegnate in un contact center a L'Aquila. Anche su questo chiediamo l'interesse dei Ministeri competenti, il Ministero del Lavoro e il Ministero dello Sviluppo economico…

PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). …perché risponda ai tavoli chiesti dalle organizzazioni sindacali e dalle istituzioni locali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 11 aprile 2019 - Ore 10,30:

(ore 10,30 e al termine del punto 3)

1. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00163, Lupi ed altri n. 1-00166, Panizzut, Mammì ed altri n. 1-00167, Lorenzin ed altri n. 1-00168, Calabria ed altri n. 1-00169, Delrio ed altri n. 1-00170 e Rostan ed altri n. 1-00171 concernenti iniziative a favore della famiglia e per l'incremento della natalità

2. Seguito della discussione dei disegni di legge di ratifica:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma il 26 settembre 2017. (C. 1468-A)

Relatore: CAPPELLANI.

Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note per la proroga dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Libano del 21 giugno 2004, fatto a Beirut il 25 luglio e il 16 settembre 2016. (C. 1469)

Relatore: BILLI.

S. 773 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive, fatta a Magglingen il 18 settembre 2014 (Approvato dal Senato). (C. 1638)

Relatori: TURRI, per la II Commissione; FORMENTINI, per la III Commissione.

S. 997 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo (n. 3) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con allegati, fatto a Firenze il 19 ottobre 2018 (Approvato dal Senato). (C. 1681)

Relatrice: EHM.

(ore 15)

3. Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sui recenti sviluppi della situazione in Libia.

La seduta termina alle 19,45.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Marrocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 4 il deputato Lolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 4 la deputata Emiliozzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 6 il deputato Melilli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 11 il deputato Vianello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 11, 30, 31 e dalla n. 40 alla n. 52 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 12 il deputato Caffaratto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 la deputata Varchi ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 15 il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 20 e 21 il deputato Bendinelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 23 la deputata Di Giorgi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 25 il deputato Delmastro Delle Vedove ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 25 e 46 il deputato Di Muro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 i deputati Benamati, Buratti e Boldi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 26 e 27 la deputata Eva Lorenzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 37 la deputata Sarti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 39 il deputato De Filippo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 40 la deputata Serracchiani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 42 la deputata Braga ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 45 e 46 il deputato Bellachioma ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 47 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 49 la deputata Di Giorgi ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 62 le deputate Colmellere, Tateo e Cavandoli hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 63 le deputate Tateo e Cavandoli hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 63 la deputata Bruno Bossio ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 64 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 65 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1433-A - em. 3.1 443 443 0 222 188 255 81 Resp.
2 Nominale em. 3.9 443 443 0 222 187 256 81 Resp.
3 Nominale em. 3.10 446 350 96 176 97 253 81 Resp.
4 Nominale em. 3.11 442 351 91 176 97 254 80 Resp.
5 Nominale em. 3.12 451 378 73 190 119 259 79 Resp.
6 Nominale em. 3.13, 3.14 458 457 1 229 197 260 77 Resp.
7 Nominale em. 3.15 459 362 97 182 104 258 77 Resp.
8 Nominale em. 3.16 459 459 0 230 199 260 77 Resp.
9 Nominale em. 3.17 462 360 102 181 99 261 77 Resp.
10 Nominale em. 3.18 468 365 103 183 100 265 77 Resp.
11 Nominale em. 3.19 456 358 98 180 97 261 77 Resp.
12 Nominale em. 3.20 456 353 103 177 95 258 77 Resp.
13 Nominale em. 3.21 470 447 23 224 76 371 77 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 3.22 466 371 95 186 105 266 77 Resp.
15 Nominale em. 3.23 468 344 124 173 83 261 77 Resp.
16 Nominale em. 3.300 477 477 0 239 476 1 77 Appr.
17 Nominale em. 3.301 474 474 0 238 271 203 76 Appr.
18 Nominale em. 3.25 477 406 71 204 113 293 76 Resp.
19 Nominale em. 3.26 479 479 0 240 210 269 76 Resp.
20 Nominale em. 3.27 rif. 479 352 127 177 352 0 76 Appr.
21 Nominale em. 3.28 479 403 76 202 111 292 76 Resp.
22 Nominale em. 3.31 473 448 25 225 77 371 76 Resp.
23 Nominale em. 3.32 477 377 100 189 110 267 76 Resp.
24 Nominale em. 3.33 476 474 2 238 103 371 76 Resp.
25 Nominale em. 3.34 478 454 24 228 81 373 76 Resp.
26 Nominale em. 3.35 473 398 75 200 111 287 76 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 3.36 479 381 98 191 116 265 76 Resp.
28 Nominale em. 3.302 481 480 1 241 480 0 76 Appr.
29 Nominale em. 3.37, 3.38 478 405 73 203 137 268 76 Resp.
30 Nominale em. 3.39, 3.41 478 476 2 239 208 268 76 Resp.
31 Nominale em. 3.42, 3.43, 3.44 484 386 98 194 119 267 76 Resp.
32 Nominale em. 3.45 481 481 0 241 104 377 76 Resp.
33 Nominale em. 3.46, 3.47 481 481 0 241 108 373 76 Resp.
34 Nominale em. 3.48 475 475 0 238 212 263 76 Resp.
35 Nominale em. 3.49 469 469 0 235 210 259 76 Resp.
36 Nominale em. 3.50 466 466 0 234 213 253 75 Resp.
37 Nominale em. 3.51 470 458 12 230 202 256 75 Resp.
38 Nominale em. 3.53 467 467 0 234 206 261 75 Resp.
39 Nominale em. 3.54 460 460 0 231 199 261 75 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 3.58 461 461 0 231 193 268 75 Resp.
41 Nominale em. 3.59 448 448 0 225 192 256 75 Resp.
42 Nominale em. 3.60 452 362 90 182 103 259 75 Resp.
43 Nominale articolo 3 453 366 87 184 268 98 75 Appr.
44 Nominale art. agg. 3.02 447 346 101 174 87 259 75 Resp.
45 Nominale art. agg. 3.04 449 449 0 225 166 283 75 Resp.
46 Nominale art. agg. 3.06 448 425 23 213 162 263 75 Resp.
47 Nominale articolo 4 458 391 67 196 390 1 75 Appr.
48 Nominale em. 5.1 451 330 121 166 66 264 75 Resp.
49 Nominale em. 5.2 435 320 115 161 65 255 75 Resp.
50 Nominale em. 5.3 443 443 0 222 118 325 75 Resp.
51 Nominale articolo 5 432 372 60 187 283 89 75 Appr.
52 Nominale articolo 6 434 352 82 177 264 88 75 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale odg 9/1433-A/16 420 420 0 211 163 257 75 Resp.
54 Nominale odg 9/1433-A/17 421 421 0 211 165 256 75 Resp.
55 Nominale odg 9/1433-A/22 416 398 18 200 145 253 75 Resp.
56 Nominale odg 9/1433-A/23 422 402 20 202 145 257 75 Resp.
57 Nominale odg 9/1433-A/24 419 399 20 200 142 257 75 Resp.
58 Nominale odg 9/1433-A/25 422 403 19 202 142 261 75 Resp.
59 Nominale odg 9/1433-A/26 421 401 20 201 145 256 75 Resp.
60 Nominale odg 9/1433-A/27 417 417 0 209 141 276 75 Resp.
61 Nominale odg 9/1433-A/29 420 395 25 198 137 258 75 Resp.
62 Nominale Doc. IV-ter n. 12-A - on. Nesci 396 384 12 193 251 133 91 Appr.
63 Nominale Doc. IV-ter n. 12-A - on. Parentela 397 386 11 194 249 137 89 Appr.
64 Nominale Ddl 1433-A - voto finale 455 454 1 228 272 182 77 Appr.
65 Nominale Moz. Formentini e a. 1-00139 425 382 43 192 382 0 74 Appr.