Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 159 di martedì 9 aprile 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 5 aprile 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bitonci, Borghese, Claudio Borghi, Cancelleri, Colletti, Dadone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Grande, Grimoldi, Liuzzi, Lorenzin, Lupi, Montaruli, Rizzo, Schullian e Suriano sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centodue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

(Iniziative di competenza in relazione alla chiusura del viadotto Puleto sulla E-45, in provincia di Arezzo – n. 3-00460 e n. 3-00678)

PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Zucconi e Donzelli n. 3-00460 e Donzelli e Foti n. 3-00678, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Rispondo congiuntamente alle varie interrogazioni sul tema.

In relazione alla viabilità sulla E45, la società ANAS segnala di aver posto in essere le prescrizioni impartite dalla procura di Arezzo necessarie per la riapertura parziale del viadotto Puleto, poi autorizzata dalla stessa procura il 13 febbraio scorso, con transito consentito alle sole autovetture e ai veicoli di massa a pieno carico inferiore a 3,5 tonnellate, su una sola corsia per ogni senso di marcia, a velocità ridotta; per i mezzi pesanti restano valide le deviazioni sui percorsi alternativi già definiti.

Ad oggi, gli interventi programmati e le attività collegate sono vincolati alle decisioni della procura di Arezzo, che sta effettuando un'indagine penale sullo stato del viadotto. Infatti, lo scorso 6 marzo, la procura ha notificato ad ANAS avvisi per accertamenti tecnici non ripetibili. Lo stesso giorno, la società ha trasmesso alla procura l'aggiornamento dei lavori in corso sulla struttura, precisando che, come da cronoprogramma, erano previsti per i giorni successivi gli interventi di cerchiatura e applicazione di malte espansive su quindici appoggi del viadotto, nell'ambito degli interventi di consolidamento dei baggioli già avviati per consentire la riapertura della E45 ai mezzi pesanti.

Il successivo 11 marzo, la procura ha notificato ad ANAS il provvedimento con cui dispone di non procedere ad alcuna attività riguardante i baggioli sul viadotto Puleto per evitare l'alterazione dello stato dei luoghi e consentire lo svolgimento di nuovi accertamenti tecnici nell'ambito della suddetta indagine penale. ANAS ha, quindi, dovuto sospendere temporaneamente le attività sugli appoggi, mentre proseguono gli interventi sulle pile del viadotto.

Il 27 marzo scorso, il GIP di Arezzo ha conferito ad un perito l'incarico di svolgere gli accertamenti tecnici sull'opera. Senza alcuna interferenza con le attività della magistratura, non appena effettuate le prove irripetibili, ANAS chiederà la revoca del sequestro per l'immediata ripresa dei lavori di consolidamento.

Più in generale, nell'ambito del piano di riqualificazione della E45, ANAS ha progettato e appaltato lavori di manutenzione straordinaria per l'adeguamento sismico e strutturale del viadotto, che avranno una durata di circa 200 giorni e che riguardano, in particolare, il risanamento in calcestruzzo, il miglioramento sismico dell'opera, il rifacimento delle solette e l'ammodernamento delle barriere laterali di sicurezza.

Inoltre, circa le principali criticità di tutto il tracciato della E45, ANAS ha predisposto un piano di interventi di manutenzione straordinaria, come da contratto di programma fino al 2020, per un investimento complessivo di circa un miliardo di euro. Ad oggi, sono già attivi o in fase di attivazione cantieri per oltre 483 milioni.

Quanto, poi, ai disagi che la chiusura del viadotto Puleto ha comportato per gli operatori economici del territorio, per le comunità locali e per tutti coloro che utilizzano la E45 per gli spostamenti connessi alle esigenze di lavoro e di studio, oltre che per motivi turistici, il Ministero dell'interno informa che la regione Toscana, con decreto del presidente della giunta, ha dichiarato lo stato di emergenza regionale della provincia di Arezzo.

Inoltre, la delibera della giunta n. 96, in pari data, ha individuato i comuni che hanno subito impatti sociali ed economici, rinviando all'adozione di successivi provvedimenti il riconoscimento degli interventi necessari per l'assegnazione di risorse finanziarie per il ristoro dei danni sofferti dal tessuto economico e sociale.

Nello specifico, sono stati individuati i comuni di Anghiari, Badia Tedalda, Caprese Michelangelo, Monterchi, Pieve Santo Stefano, San Sepolcro e Sestino in quanto caratterizzati da una forte connotazione turistica e da un sistema di attività economiche e produttive di mobilità scolastica che si basano prevalentemente sull'efficienza della E45.

Infine, ricordo che la strada statale 3-bis Tiberina rientra nella competenza ANAS per l'intero percorso, con l'esclusione dei tratti interni in centri abitati con popolazione superiore ai 10 mila abitanti.

Riguardo, invece, alla ex strada statale 3-bis Tiberina, di competenza degli enti locali, ANAS riferisce di essersi impegnata alla riapertura del vecchio tracciato e di aver completato la progettazione esecutiva per i lavori necessari al ripristino del tratto del territorio del comune di Pieve Santo Stefano; lo scorso 3 aprile è stata stipulata apposita convenzione che definisce la collaborazione tra i due soggetti.

Da ultimo, informo che per il tratto in argomento della strada statale 3-bis Tiberina, che interessa le regioni Toscana ed Emilia Romagna, i competenti uffici del MIT stanno effettuando le necessarie verifiche al fine di avviare la procedura di riclassificazione a strada statale.

PRESIDENTE. Il deputato Donzelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni. Ha cinque minuti, collega.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Non sono soddisfatto, per più motivi. Primo, perché il sottosegretario si è dimenticato o ha omesso volutamente, non lo so, di dire che, in tutto questo, era stato chiesto anche al Governo un impegno per uno stato di emergenza nazionale. Noi abbiamo appreso dalla stampa che il Governo ha rifiutato lo stato di emergenza nazionale, lasciando soltanto lo stato di emergenza regionale, quindi creando delle difficoltà al territorio in ordine a quelli che sono, ovviamente, i rimborsi anche ai cittadini e alle imprese, perché il disastro che si è creato per l'inefficienza delle istituzioni nazionali, regionali per decenni lascia oggi in difficoltà piccole, medie e grandi imprese.

Io sono stato personalmente a verificare anche le condizioni di alcune imprese importanti: penso alla Tratos, che produce cavi che vengono esportati in tutto il mondo; penso anche a tante piccole e medie imprese, compresi alcuni piccoli autogrill o situazioni di questo genere lungo la strada o altri bar, piccole gestioni familiari, e ai tanti cittadini. Consideriamo che quella è un'arteria che unisce il nord e il sud dell'Italia, che è l'unica strada per portare al nord i prodotti di tutta la Valtiberina.

Quindi, non decretare lo stato di emergenza nazionale è una grave carenza di questo Governo, che si aggiunge alle carenze, invece, della sinistra che, per decenni, non ha ascoltato le lamentele giuste, le richieste e le battaglie portate avanti: penso, per esempio, al sindaco di Pieve Santo Stefano, Bragagni, che per anni si è battuto affinché fosse rimessa in perfetta condizione di utilizzabilità la vecchia Tiberina 3-bis, cioè la strada alternativa. Se oggi fossero state ascoltate le battaglie di Bragagni e avessimo in funzione la viabilità alternativa non avremmo il disastro che abbiamo.

Quindi, da un lato, abbiamo le amministrazioni regionali e provinciali che per decenni non hanno ascoltato il territorio e le amministrazioni nazionali, l'ANAS, che si è voluta liberare di quelle porzioni di strada, quando, invece, era sua competenza, e il Governo nazionale che, oggi, lascia tutto nelle mani degli enti locali e regionali, senza decretare lo stato di emergenza nazionale e, a quanto ho capito dalla replica del Governo oggi, senza stanziare un solo euro per il ristoro dei cittadini e delle famiglie.

Ho sentito di un miliardo di euro, di cui 483 milioni per far ripartire queste strade: mi sembra il minimo che almeno le strade di competenza nazionale possano ripartire; mi sembra il minimo che il vecchio tracciato possa riprendere il suo percorso, ma non doveva mai essere interrotto.

L'accordo firmato il 3 aprile con il sindaco di Pieve Santo Stefano è un piccolo passo, ma è grazie anche alla generosità del sindaco. È necessario non lasciare nelle mani di amministratori, che sono disarmati perché non hanno gli strumenti economici per poter rispondere a un disastro di questo genere, la risposta che, invece, serve ai cittadini e alle aziende.

Quindi, chiedo cortesemente al Governo di non fare orecchie da mercante, di non fare il passacarte e di non lasciare soli gli enti locali: stanziate anche voi dei soldi, stanziate lo stato di emergenza nazionale: mi auguro che sia una bugia quella emersa sui giornali che il Governo diventa sordo su questo tema.

Non lasciate soltanto i cittadini a rispondere: lo dico, perché per decenni ha avuto delle gravi carenze la sinistra, oggi si aggiungono, a quanto pare, i 5 Stelle e la Lega. Dispiace lasciare solo il territorio. Noi, come Fratelli d'Italia, saremo vicini ai sindaci, agli amministratori, alle piccole aziende, ai cittadini e a tutti coloro che non sanno come muoversi.

Concludo, dicendo che l'apertura solo ai mezzi leggeri non serve, perché per salvare le aziende bisogna creare la possibilità di aprire la E45 anche ai mezzi pesanti; oggi come oggi, se le aziende non hanno la possibilità di far uscire i loro prodotti dalla Valtiberina oppure se per farli uscire devono fare sette ore di viaggio in più di auto, con i propri mezzi, si bloccano completamente le aziende, si fanno chiudere, si impedisce al territorio di sopravvivere. Ed è un territorio in cui ci sono imprese importanti, in cui ci sarebbe il lavoro ma si rischia di creare disoccupazione e disastri ambientali (perché si inquina di più, facendo un percorso più lungo) oltre ai disastri economici; oltretutto, non ci sono nemmeno le condizioni per poter andare incontro a queste situazioni con i normali ammortizzatori sociali, essendoci, in quelle aziende, quelle particolarità di contratto.

Quindi, chiedo al Governo di non farsi sordo e, oltre a far ripartire le strade, di decretare lo stato di emergenza nazionale e far arrivare i fondi che servono per le aziende e le imprese.

(Iniziative di competenza in ordine all'ipotesi di ingresso dell'Arabia Saudita nel consiglio di amministrazione del Teatro alla Scala di Milano – n. 3-00679)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Palazzotto e Fratoianni n. 3-00679 (Vedi l'allegato A).

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Gli onorevoli interroganti richiedono notizie in merito alle iniziative da intraprendere relativamente al consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro alla Scala di Milano. Vorrei evidenziare, al riguardo, che, ai sensi dell'articolo 3 dello statuto del Teatro della Scala di Milano, lo Stato italiano, la regione Lombardia e il comune di Milano concorrono per legge alla Fondazione, sono fondatori di diritto. Gli altri fondatori della Fondazione si distinguono in fondatori ordinari, sostenitori e permanenti e le ragioni del loro concorso devono essere in linea con le finalità della Fondazione che, come sapete, sono: educazione musicale della collettività, formazione professionale dei quadri artistici e tecnici, promozione della trasmissione dei valori civili fondamentali, in particolare verso i giovani, e la ricerca e produzione musicale anche in funzione di promozione sociale e culturale, oltre alla salvaguardia del patrimonio storico, culturale, musicale e artistico.

In particolare, ai sensi dell'articolo 3 dello statuto del Teatro, può assumere la qualifica di: fondatore ordinario, ogni soggetto pubblico o privato, italiano o straniero, persona fisica o ente, anche se privo di personalità giuridica, che venga cooptato dall'assemblea su proposta del consiglio di amministrazione e che conferisce un apporto finanziario di euro 100 mila, da versarsi in un'unica soluzione precedentemente o contestualmente alla cooptazione; fondatore sostenitore, ogni soggetto pubblico o privato, italiano o straniero, persona fisica o ente, anche se privo di personalità giuridica che venga cooptato dall'assemblea, su proposta del consiglio di amministrazione, e che conferisce un apporto finanziario di euro 600 mila, da versarsi, per ogni anno solare, in un'unica soluzione precedentemente o contestualmente alla cooptazione; fondatore permanente, ogni soggetto pubblico o privato, italiano o straniero, sempre persona fisica o ente, anche se privo di personalità giuridica, che venga cooptato dall'assemblea, su proposta del consiglio di amministrazione, e che conferisce un apporto finanziario di euro 6 milioni, versato in un'unica soluzione, o frazionatamente in 1,2 milioni annui, ma in un periodo non superiore ai cinque anni.

Tutti i soggetti finanziatori pubblici o privati concorrono all'attività della Fondazione, nel rispetto dell'autonomia e delle finalità culturali della stessa.

Ai sensi dell'articolo 7 dello statuto del Teatro alla Scala di Milano, i fondatori permanenti possono presentare all'assemblea dei soci, che provvede ad effettuarne la nomina, candidature per l'ingresso nel consiglio di amministrazione dell'ente, a condizione che si impegnino ad assicurare alla Fondazione, per almeno tre anni consecutivi, oltre all'apporto al patrimonio di cui all'articolo 3 dello statuto, un apporto alla gestione non inferiore all'importo annuale di euro 3 milioni, annualmente aggiornato a partire dal 1° gennaio 2016 secondo l'indice ufficiale di svalutazione della moneta, attualmente ISTAT.

Ciò posto, la competente Direzione generale spettacolo del Ministero, con nota dello scorso 5 marzo, ha chiesto alla Fondazione in parola elementi informativi in merito alle notizie riportate dagli organi di stampa, circa il possibile ingresso dello Stato dell'Arabia Saudita all'interno del consiglio di amministrazione del Teatro. Al riguardo, il sovrintendente Pereira ha trasmesso gli elementi informativi richiesti, evidenziando che, nell'ambito di un'attività internazionale del Teatro alla Scala, che nel corso del tempo è andata via via intensificandosi, fino a diventare una componente costante della programmazione scaligera, nel nutrito programma di tournée all'estero per il 2019 e 2020, sono previste due tournée dell'Accademia del Teatro in Arabia Saudita; il progetto in collaborazione, appunto, con l'Arabia Saudita nasce nel contesto di una programmazione di apertura culturale e di investimenti in campo artistico promosso dal Governo appunto dell'Arabia Saudita.

Tuttavia, come ormai saprete, il consiglio di amministrazione della Fondazione, lo scorso 18 marzo, ha deciso di restituire al Ministro della cultura arabo gli oltre 3 milioni di euro, ponendo fine, per ora, all'ipotesi di un suo ingresso come socio nel Teatro, con la possibilità, quindi, di avere un posto nel consiglio di amministrazione.

Ci rendiamo comunque disponibili, come Governo, a venire a riferire in questa sede gli eventuali sviluppi della vicenda, anche con riferimento alle iniziative didattiche internazionali promosse nell'ambito dell'Accademia d'arti e mestieri dello spettacolo del Teatro alla Scala.

PRESIDENTE. Il deputato Erasmo Palazzotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Signora Presidente, signor sottosegretario, la risposta ci soddisfa solo parzialmente. Mi rendo conto che la risposta burocratica che gli uffici hanno preparato sostanzialmente riferisce a questo Parlamento lo stato dell'arte, ovvero di quali sono le formule di ingresso come nuovi soci nella Fondazione del Teatro alla Scala e, soprattutto, di qual è lo stato dell'arte rispetto all'avanzamento di questo ipotetico, a questo punto, non più, ingresso dell'Arabia Saudita, del Governo dell'Arabia Saudita, dentro la Fondazione.

Questa interrogazione e questa vicenda però riportano all'attenzione di quest'Aula una questione un po' più generale: quali sono le motivazioni per cui è stato sospeso questo ingresso? Oggi, avremmo gradito sapere quali sono state le valutazioni che hanno permesso al consiglio di amministrazione della Scala di avviare l'iter perché un Paese, un Governo come l'Arabia Saudita potesse entrare dentro la Fondazione della Scala e anche quelle che poi hanno portato, il 18 marzo, alla chiusura di quest'iter, pur mantenendo, comunque, la programmazione degli eventi in Arabia Saudita. Lo dico perché questa vicenda fa il paio con la scelta di disputare la finale, la Supercoppa italiana in Arabia Saudita, fa il paio con la continua chiusura degli occhi davanti a quello che sta accadendo in Arabia Saudita, davanti alla responsabilità di un Governo come l'Arabia Saudita in quella drammatica vicenda che è la guerra in Yemen.

Noi ci aspettiamo chiarezza, saremo qui a vigilare che il nostro Governo si comporti secondo i principi e i valori fondativi della nostra Costituzione. Tra i valori e le finalità della Fondazione che lei ha citato ci sono, appunto, la tutela e il rispetto dei valori civili. Sarebbe interessante sapere qual è il punto di vista di questo Governo rispetto a quei valori civili in Arabia Saudita, sarebbe interessante sapere cosa pensa questo Governo del brutale omicidio del giornalista Khashoggi in un'ambasciata in Turchia, a quanto pare su mandato del principe ereditario. Sarebbe interessante sapere cosa pensa questo Governo della guerra in Yemen; sarebbe interessante sapere cosa pensa questo Governo della vendita di armi del nostro Paese, autorizzata dal nostro Governo, verso l'Arabia Saudita, armi prodotte in Italia, bombe prodotte in Italia che stanno causando la morte di migliaia di civili in Yemen durante i bombardamenti. Sarebbe interessante sapere cosa pensa questo Governo del ruolo della donna in Arabia Saudita, di quelle donne che, proprio per aver disobbedito ed essersi opposte a una cultura per cui vengono messe in galera, torturate e spesso condannate alla pena di morte anche solo per aver chiesto di poter guidare in quel Paese , vengono invece dimenticate dal Governo italiano.

Ecco, la vicenda della Scala manifesta esattamente questa assenza di posizione, derubrica i nostri rapporti di politica estera a meri rapporti economici.

Io capisco che l'Arabia Saudita sia un partner fondamentale dal punto di vista economico per il nostro Paese, che ci sono interessi economici che voi tutelate, però l'iniziativa privata non può subordinare quelli che sono i valori fondamentali di rispetto dei diritti umani e, soprattutto, di tutela della pace, che il nostro Governo dovrebbe difendere sempre ma che invece continua ad ignorare, rendendosi in qualche modo complice di tutto quello che sta accadendo in quella parte del mondo. Ecco, noi torneremo a chiedere che il nostro Governo riveda le relazioni internazionali con l'Arabia Saudita e che vengano tutelate le istituzioni culturali del nostro Paese da investimenti economici da parte di Paesi che non godono e non rispettano la cultura dei diritti umani, della pace e della vita.

(Iniziative in merito alla situazione del sistema carcerario italiano, anche in relazione a gravi episodi di violenza e devastazione verificatisi nel dicembre 2018 nel carcere di Trento - n. 2-00212)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Zanettin n. 2-00212 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Zanettin se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. In sede di replica, sta bene.

Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Jacopo Morrone, ha facoltà di rispondere.

JACOPO MORRONE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza in oggetto l'onorevole interpellante, nel richiamare il grave episodio di violenza occorso presso il carcere di Trento il 22 dicembre 2018, quando, a seguito del suicidio di un detenuto trantaduenne di origine tunisina, circa 300 detenuti davano fuoco a cassonetti e materassi, danneggiando gravemente celle, letti, telecamere di sorveglianza, caloriferi e porte a vetri della struttura, indicando tale accadimento come sintomatico delle varie criticità che affliggono il circuito penitenziario, quali le scoperture d'organico e le condizioni inumane dei detenuti (il cui numero dei suicidi ha raggiunto livelli mai così elevati al 2011), chiede di sapere dal Ministro della giustizia quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per far fronte alla drammatica situazione del sistema carcerario italiano.

In punto di fatto, va detto preliminarmente che, a seguito dei gravi disordini menzionati in premessa, oltre al procedimento penale che ne è scaturito presso la procura della Repubblica di Trento, si dava corso ad una mirata attività ispettiva straordinaria, venivano adottate sanzioni disciplinari e venivano disposti vari trasferimenti presso altri istituti per motivi di ordine e sicurezza. Al fine di prevenire ulteriori disordini ed atti violenti, in data 28 dicembre 2018 veniva altresì eseguita una perquisizione straordinaria in tutto l'istituto, con l'impiego di 100 unità di Polizia penitenziaria. Nel corso delle operazioni venivano controllate le aree interne ed esterne, venivano rinvenuti oggetti atti ad offendere, il cui possesso veniva poi contestato ai soggetti detentori, con relativo sequestro e comunicazione alla locale procura della Repubblica.

Tanto premesso, va detto che uno degli obiettivi prioritari dell'azione di Governo è quello di affrontare in maniera incisiva ed efficace le varie criticità che affliggono il circuito penitenziario. In questa direzione si iscrive innanzitutto il potenziamento degli organici della Polizia penitenziaria, nella piena consapevolezza della rilevanza che tale obiettivo riveste nella duplice finalità di garantire maggiore efficienza al sistema penitenziario e standard più elevati di sicurezza all'interno delle carceri, anche a tutela di coloro che vi lavorano quotidianamente.

Con la legge di bilancio per il 2019, al fine di incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari, nonché per le indifferibili necessità di prevenzione e contrasto alla diffusione delle ideologie di matrice terroristica in ambito carcerario, è stata pianificata l'assunzione di 1.300 unità del Corpo di polizia penitenziaria nell'anno 2019 e di 577 unità nel periodo 2020-2023, con uno stanziamento di maggiori risorse per 71,5 milioni di euro per il triennio 2019-2021. Inoltre, nella medesima direzione si iscrive l'immissione in ruolo di 976 allievi viceispettori, che lo scorso mese di marzo hanno terminato il relativo corso di formazione. Quanto invece al ruolo dei sovrintendenti, sono tuttora in corso le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti per la nomina alla qualifica di vicesovrintendente del ruolo maschile e femminile del Corpo.

In aderenza alla normativa vigente, nella Gazzetta Ufficiale n. 18 del 5 marzo 2019 è stato pubblicato un bando di concorso per complessive 754 unità, i cui vincitori saranno auspicabilmente assunti entro la fine del corrente anno. Si tratta, all'evidenza, di una serie di correttivi che consentiranno di affrontare incisivamente il problema della scopertura degli organici di Polizia penitenziaria presso le strutture carcerarie del territorio, tra le quali, in una fisiologica quanto inevitabile ottica comparativa, verrà tenuta in debita considerazione anche la situazione della Casa circondariale di Trento, che lamenta una scopertura di circa il 27 per cento e che - va comunque ricordato - già lo scorso mese di settembre, in esito alla procedura di mobilità ordinaria, ha fruito di un incremento di 8 unità maschili e 6 unità femminili.

Per quanto attiene al comparto funzioni centrali, vanno ricordati i lavori relativi alle procedure per il conferimento degli incarichi di livello dirigenziale non superiore, pubblicati in data 25 ottobre 2018, ed in esito ai quali sono stati predisposti i provvedimenti per 173 dirigenti penitenziari risultati in posizione utile nelle graduatorie per il posto di funzione assegnato, fermo restando l'intendimento di procedere ad interpello per la copertura dei posti rimasti ancora vacanti.

Per quanto attiene alla questione relativa ai suicidi in carcere, su base nazionale risultano essersi consumati 39 suicidi nell'anno 2016, 48 nell'anno 2017 e 61 nell'anno 2018 (2 dei quali presso la casa circondariale di Trento). Ciò posto, va detto che il fenomeno suicidario è alla costante attenzione di questo Dicastero. A tal proposito, occorre menzionare la nota con cui l'8 agosto 2018 il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, tenendo in debito conto l'attenzione che questo Ministro e tutta l'amministrazione penitenziaria intendono dedicare alle condizioni di vita dei detenuti, atteso il crescente numero di eventi suicidari verificatisi all'interno degli istituti di pena, ha imposto un'attenta riflessione analitica sulle cause e sulle origini che determinano il fenomeno, al precipuo fine di raccogliere tutti gli indispensabili elementi informativi. Con la richiamata nota è stato disposto che, in riferimento ad ogni fatto suicidario avvenuto a far data dal 1° gennaio 2018 e rispetto a ogni ulteriore evento futuro della stessa natura, venga intrapresa una mirata attività ispettiva a cura del competente Ufficio III - Attività ispettiva e controllo del DAP, provvedendo tempestivamente ad attivare tutti i necessari accertamenti per ricostruire cause, dinamiche e modalità del fatto.

Va altresì precisato che, a seguito del decesso di un detenuto, a maggior ragione nel caso di un suicidio, la direzione generale dei detenuti e del trattamento chiede notizie immediate alla direzione dell'istituto penitenziario interessato dall'evento. La citata direzione generale, altresì, delega il provveditorato regionale competente, previo nulla osta dell'autorità, ad effettuare mirati accertamenti ispettivi, tesi a scrutinare l'adeguatezza della procedura sanitaria applicata, con particolare riferimento al profilo psichiatrico e psicologico, nonché a verificare gli aspetti relativi alla sicurezza, alle locazioni ed al percorso trattamentale. Tale attività ispettiva è altresì volta a ricostruire l'evento critico, segnalando l'adeguatezza o meno degli interventi e la prontezza dei soccorsi, al fine di individuare eventuali omissioni o responsabilità nelle dinamiche gestionali detentive o dell'evento critico, con particolare riferimento all'applicazione delle circolari in tema di prevenzione del rischio suicidiario.

Nella consapevolezza della possibile correlazione tra fenomeni suicidari e condizioni di vita carceraria, va rimarcato che, con la riforma dell'ordinamento penitenziario attuata nel corso di questa legislatura con i decreti legislativi nn. 123 e 124 del 2 ottobre 2018, si è puntato decisamente innalzare gli standard qualitativi della vita detentiva, con particolare riferimento ai settori più sensibili dell'assistenza sanitaria, della genitorialità, della famiglia, del lavoro, del trattamento penitenziario. Le linee direttive lungo cui si è mossa la riforma hanno puntato essenzialmente: al miglioramento della vita carceraria, attraverso la previsione di norme volte al rispetto della dignità umana, mediante la responsabilizzazione dei detenuti e la massima conformità della vita penitenziaria a quella esterna, favorendo anche l'integrazione delle persone detenute straniere; ad una rinnovata disciplina sugli aspetti legati alla quotidianità della vita detentiva, in tema di collocamento nelle celle e fruizione di spazi comuni e servizi igienici; all'incremento delle opportunità di lavoro retribuito, sia intramurario che esterno, nonché di attività di volontariato individuale e di reinserimento sociale dei condannati, anche attraverso il potenziamento del ricorso al lavoro domestico ed a quello con committenza esterna; al miglioramento dell'assistenza sanitaria ai detenuti ed agli internati, riconoscendo loro il diritto ad avere informazioni complete sul proprio stato di salute, non solo all'atto di ingresso nell'istituto ma anche durante ed al termine del periodo di detenzione; al riconoscimento della prossimità territoriale, favorendo le condizioni perché ogni detenuto venga assegnato all'istituto più vicino possibile alla residenza della sua famiglia o al proprio centro di riferimento sociale; al rafforzamento della tutela dei diritti delle donne detenute contro possibili condotte discriminatorie, mediante la previsione di accorgimenti tesi a garantire che l'inserimento presso istituti o sezioni avvenga in modo da non compromettere le attività trattamentali.

Per quanto di stretta attinenza rispetto all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta inoltre che il tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria si è riunito lo scorso 15 gennaio ed ha stabilito il procedere al monitoraggio dell'attuazione dell'accordo del 2017 sul rischio suicidiario in carcere, chiedendo alle regioni le relazioni informative sulle attività svolte di concerto con l'amministrazione penitenziaria nelle rispettive sedi territoriali. Tale monitoraggio, al momento, è ancora in corso.

Occorre altresì evidenziare che, in linea col richiamato accordo del 2017, continua è la ricerca della collaborazione nell'attività di contrasto ai suicidi in carcere. Al momento, gran parte degli istituti sono dotati - o stanno per dotarsi - dei protocolli in esso previsti, e sono stati attuati di concerto con le autorità sanitarie i presidi e gli strumenti concordati.

In tale solco i provveditori regionali e le direzioni penitenziarie stanno promuovendo presso le regioni e le ASL l'organizzazione di corsi care givers con l'obiettivo di formare detenuti lavoranti con componenti adeguate secondo il modello familiare succitato, per assicurare l'assistenza appropriata delle persone detenute con limitazioni funzionali, anche di tipo psichico.

Con riguardo alla questione del sovraffollamento carcerario, giova preliminarmente prendere le mosse da una considerazione di fondo: il tasso di sovraffollamento è calibrato in base allo spazio pro capite da riservare ai detenuti, che, con circolare 17 novembre 1988 del Ministero della giustizia, emessa sulla base di un decreto del Ministero della Salute del 5 luglio 1975, esso viene stabilito in 9 metri quadrati per singolo detenuto, da aumentare di altri 5 metri quadrati per ogni altro detenuto in aggiunta. Questo indice dimensionale risulta all'evidenza nettamente superiore rispetto a quello di tre metri quadrati, con cui le organizzazioni sovranazionali e la giurisprudenza comunitaria identificano la soglia minima al di sotto della quale può configurarsi trattamento inumano e degradante. A ciò va aggiunto che quasi tutti gli altri Paesi europei sono parametrati su dati dimensionali ben più bassi di quelli italiani. Ne consegue che sarebbe sufficiente, in ipotesi, allinearsi al parametro minimo comunitario o comunque accedere a uno degli standard minimi meno rigoroso di quello fissato dall'ordinamento interno per escludere in radice la sussistenza di sovraffollamento, in quanto le strutture penitenziarie italiane, per tale effetto, si attesterebbero su uno standard nettamente superiore alla soglia dei 60 mila detenuti.

Per quanto attiene alla casa circondariale di Trento, alla data del 4 aprile 2019 risultano presenti 277 detenuti su 419 posti disponibili, con un tasso di sovraffollamento pari al 65,39 per cento, come tale nettamente inferiore sia alla media regionale, che si attesta sul 131,88 per cento, sia alla media nazionale, che si attesta al 129,11 per cento. Resta fermo l'approccio di questo Ministero teso ad evitare che la soluzione del problema passi attraverso indiscriminati provvedimenti “svuotacarceri”, da cui discende un inaccettabile vulnus al principio fondamentale di certezza della pena, ma favorendo piuttosto interventi in materia di edilizia penitenziaria. In proposito, deve evidenziarsi che, in base all'articolo 22-bis del decreto-legge n. 113 del 2018, “decreto sicurezza”, su iniziativa di questo Ministero sono state previste due specifiche autorizzazioni di spesa, per complessivi 2 milioni di euro per l'anno 2018, di 15 milioni per l'anno 2019 e di 25 milioni per ciascuno degli anni dal 2020 al 2026, da destinare ad interventi urgenti connessi al potenziamento, all'implementazione e all'aggiornamento dei beni strumentali, nonché alla ristrutturazione e alla manutenzione degli edifici e dell'adeguamento dei sistemi di sicurezza. Con la legge di bilancio 2019 si prevede che le risorse non utilizzate per la copertura dei decreti legislativi di riforma del processo penale e di ordinamento penitenziario possano essere destinate ad interventi urgenti di edilizia penitenziaria e manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili dell'amministrazione penitenziaria e minorile.

Inoltre, sempre in virtù della richiamata legge di bilancio, per effetto della ripartizione delle risorse rivenienti dal Fondo per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 (legge di bilancio 2017), l'importo di 280 milioni di euro verrà destinato ad interventi connessi all'adeguamento e all'ammodernamento delle strutture penitenziarie. Gli effetti benefici sono già tangibili nell'intensificazione dell'attività di manutenzione ordinaria e straordinaria dei complessi già in uso onde garantire migliori condizioni ambientali, igienico-sanitarie e di vita per i detenuti e operatori. Si stanno infatti riducendo, grazie ai più recenti aumenti di risorse finanziarie, le situazioni di inagibilità edilizia per degrado dei fabbricati, fenomeno accelerato anche dall'uso antropico eccessivo di ambienti e impianti in caso di sovraffollamento. Ai fini dell'incremento fino ad almeno 60 mila posti detentivi dell'attuale capienza regolamentare, sono già in atto procedimenti avviati dal piano carceri - attualmente curati dal Ministero delle infrastrutture dei trasporti - per nuovi istituti e padiglioni per circa 3.800 nuovi posti regolamentari. Nella medesima direzione riveste altresì un ruolo di primo piano il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante: Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione, in virtù del quale il personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria potrà effettuare progetti e perizie per la ristrutturazione e la manutenzione anche straordinaria degli immobili in uso governativo all'amministrazione penitenziaria, nonché per la realizzazione di nuove strutture carcerarie. L'amministrazione potrà anche individuare immobili in disponibilità dello Stato o di enti pubblici territoriali e non territoriali al fine della loro valorizzazione per la realizzazione di strutture carcerarie. Il richiamato decreto ha favorito il rilancio e l'attivazione di un progetto embrionale concepito anni addietro ma poi arenatosi nel corso del tempo, essendo stato avviato, in proficua collaborazione con l'Agenzia del demanio e il Ministero della Difesa, un piano per l'acquisizione di caserme dismesse dall'uso militare riconvertibili in istituti penitenziari mediante interventi di manutenzione prevalentemente straordinaria, più rapidi e meno onerosi rispetto alla realizzazione di nuove strutture, con l'obiettivo funzionale di realizzare un significativo incremento di posti detentivi su tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. Il deputato Pierantonio Zanettin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta, che è anche molto articolata e quindi dà conto della problematica grande che sottende al tema carcerario, però devo dichiararmi non soddisfatto per la risposta che ho ricevuto, perché appare evidente, dalle parole del sottosegretario, che il Governo non ha intenzione di invertire davvero una rotta rispetto a una politica, che io giudico “manettara” e giacobina, che continua a caratterizzarne l'operato. Quando ho presentato questa mia interpellanza, nel dicembre scorso, la popolazione carceraria in Italia aveva appena superato quota 60 mila unità, oggi è cresciuta ancora - siamo a 60.500 - e questo a fronte di un'effettività di posti per soli 45 mila.

Il sottosegretario ci ha risposto che è solo una questione di parametri, anche perché abbiamo un parametro troppo permissivo e troppo favorevole: basterebbe abbassare il parametro e problemi di sovraffollamento non ce ne sarebbero più. Io ritengo questa una risposta del tutto inaccettabile, perché siamo tutti consapevoli delle condanne che il nostro Paese ha ricevuto negli anni, in tanti anni, dal tribunale europeo dei diritti dell'uomo, e credo che questo debba allarmarci. Non è una questione di statistica, non è questione di parametri, è una situazione che chi fa l'avvocato, chi si occupa di queste materie constata tutti i giorni, cioè la condizione di anche di degrado e di inumanità in cui molte volte i nostri detenuti sono ristretti. Nel 2018 abbiamo registrato nei nostri penitenziari 64 suicidi, i tentati suicidi sono stati 1.197, e 10.638 gli atti di autolesionismo: sono questi i dati che sono stati resi noti al Parlamento dal Garante nazionale dei detenuti solo pochi giorni fa. Anche nel 2019 il trend continua: sono già 10 i suicidi nelle nostre carceri nei primi tre mesi. Il dato che almeno mi colpisce di più è quello della prossimità della fine pena, infatti 17 dei suicidi dell'anno scorso sarebbero usciti di prigione in meno di due anni. Anche gli episodi di violenza e ribellione come quello di Trento continuano a ripetersi, pochi giorni fa ne ha avuto luogo uno a Salerno, e la risposta dell'amministrazione continua a limitarsi, come ci ha detto il sottosegretario poco fa, al trasferimento disciplinare dei detenuti, provvedimento di natura autoritaria che mortifica il trattamento e sposta semplicemente il problema di carcere in carcere. I dirigenti sono ancora in fase di nomina, almeno un terzo degli istituti non ha un direttore titolare e di nuovi concorsi nemmeno si parla. In realtà, questa preoccupante situazione si è acutizzata proprio a partire dall'insediamento di questo Governo. Tutti i provvedimenti legislativi fino ad oggi varati (aumento dei massimi delle pene edittali dei reati, continue restrizioni della concessione dei benefici della sospensione condizionale della pena e della cosiddetta “legge Gozzini”) enfatizzano infatti una concezione “carcerocentrica” della pena e del diritto penale. Ma ancor di più della produzione normativa, illustra il carattere della politica del nuovo Governo lo stesso linguaggio esibito dai suoi esponenti: un importante Ministro continua a ripetere con tono sprezzante che il reo dovrà marcire in carcere. Si esibisce come un trofeo Cesare Battisti appena estradato, accompagnando le riprese televisive con marcette trionfanti e parole d'ordine e slogan. La scorsa settimana abbiamo discusso proprio in quest'Aula della cosiddetta castrazione chimica per i responsabili dei reati sessuali: al di là del merito della questione, rimango convinto che lo stesso termine eserciti una certa suggestione nei confronti dell'opinione pubblica, proprio perché sul piano semantico rimanda alle pene corporali, ma in tutto ciò, come siamo lontani dalla concezione della pena descritta dall'articolo 27 della Costituzione e dalla nostra civiltà giuridica, ispirata agli insegnamenti di Cesare Beccaria. Questo Governo, nei suoi atti e nei suoi atteggiamenti, pare guidato da una concezione della pena come vendetta dello Stato anziché come espiazione e redenzione. E questo clima poi si riflette anche nella vita all'interno degli istituti di pena, con quegli effetti che abbiamo poco fa descritto.

Per questo, Presidente, rimango convinto che, se il Governo non cambierà l'approccio, soprattutto culturale, verso il mondo del carcere, i problemi che oggi abbiamo descritto, anziché diminuire, continueranno ad aumentare.

(Iniziative volte a tutelare la specificità della Repubblica di San Marino con riferimento alla disciplina relativa alla circolazione dei veicoli con targa straniera sul territorio nazionale – n. 3-00392)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Marco Di Maio ed altri n. 3-00392 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato, Jacopo Morrone, ha facoltà di rispondere.

Segue JACOPO MORRONE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, la legge n. 132 del 2018 di conversione del decreto-legge sicurezza e immigrazione ha previsto una specifica modifica all'articolo 93 del codice della strada, in base alla quale è vietato a chi ha stabilito la residenza in Italia da oltre 60 giorni circolare con un veicolo immatricolato all'estero. La disciplina si applica sia ai veicoli immatricolati in Stati della UE che in quelli immatricolati in Stati extra UE. La violazione non presuppone che il conducente residente in Italia da più di 60 giorni abbia la proprietà o altra forma di disponibilità giuridicamente rilevante del mezzo.

La sanzione si applica indistintamente a chiunque lo detiene a qualsiasi titolo e lo conduce, anche occasionalmente o a titolo di cortesia, e si applica anche al proprietario ovvero usufruttuario del veicolo estero, che risiede in Italia da più di 60 giorni e che guida il proprio veicolo. Per la violazione in esame è prevista la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 712 a 2.848 euro e l'immediata cessazione della circolazione del veicolo. Inoltre, nel caso in cui entro i successivi 180 giorni il veicolo non sia immatricolato in Italia o non sia tornato all'estero con foglio di via, ne è prevista la confisca. Il divieto cui ho fatto riferimento è temperato da alcune eccezioni. La prima riguarda il caso in cui il veicolo immatricolato all'estero è concesso in leasing o in locazione senza conducente da impresa costituita in un altro Stato membro dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo.

Un'altra eccezione concerne l'ipotesi che il veicolo sia stato concesso in comodato a un lavoratore o collaboratore di un'impresa costituita in altro Stato membro dell'Unione europea o aderente allo Spazio economico europeo, salvo che l'impresa non abbia in Italia una sede secondaria o altra sede effettiva. L'obiettivo delle disposizioni approvate lo scorso dicembre è quello di contrastare efficacemente il fenomeno della cosiddetta esterovestizione, che negli ultimi anni ha assunto particolare rilevanza e visibilità e che è finalizzato ad eludere gli obblighi assicurativi e fiscali e l'applicazione delle sanzioni del codice della strada.

Si tratta, quindi, di disposizioni importanti, che già stanno permettendo di raggiungere gli obiettivi per i quali sono state introdotte; tuttavia, va anche rilevato che in fase di prima applicazione delle cennate disposizioni sono emerse alcune complessità operative. In particolare, fra le questioni meritevoli di particolare attenzione vi è proprio il tema della mancata possibilità per i veicoli immatricolati nella Repubblica di San Marino di beneficiare delle deroghe previste dal citato articolo 93 del codice della strada, relative alla circolazione dei veicoli concessi in leasing, in locazione senza conducente o in comodato, e ciò in ragione del fatto che la previsione normativa rimanda sempre ai veicoli immatricolati nella UE o nello Spazio economico europeo, dei quali San Marino non fa parte.

Segnalo, per inciso, che nell'ultimo periodo presso gli uffici della Motorizzazione civile di Rimini è stato registrato un notevole aumento di richieste di nuova immatricolazione di mezzi iscritti nei registri automobilistici di altri Paesi dell'Unione europea o extra UE, questi ultimi per lo più appartenenti alla vicina Repubblica di San Marino. La questione posta dagli interroganti, insieme ad ulteriori peculiari situazioni da raccordare con altre disposizioni già vigenti, è già oggetto di approfondimento. In tal senso, come già precisato dal Ministro Salvini in occasione di un recente question time in quest'Aula, i competenti uffici del Ministero dell'interno stanno seguendo con la massima attenzione la fase applicativa delle nuove disposizioni, al fine di superare qualsivoglia criticità, anche attraverso l'adozione di specifici interventi integrativi.

PRESIDENTE. Il deputato Marco Di Maio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie, Presidente. La risposta non può essere giudicata soddisfacente, perché, al di là di una rilettura del testo normativo, non va al punto di quello che noi avevamo richiesto al Governo, cioè se ci fossero interventi normativi, circolari, interpretazioni autentiche di questa norma che potessero in qualche modo chiarire la situazione dei cittadini della Repubblica di San Marino che frequentano l'Italia e anche dei lavoratori italiani che hanno rapporti con la Repubblica di San Marino. Ma vorrei anche dire che questo problema non riguarda solo questa realtà, ma riguarda tutte le terre di confine della nostra penisola, perché se pensiamo ad esempio alla provincia di Belluno o alla provincia di Sondrio o Varese, a realtà importantissime come quella del Trentino-Alto Adige, si stanno riscontrando problemi enormi nell'attuazione di questa norma. Fermo restando l'obiettivo, che condividiamo assolutamente, che è quello di contrastare l'esterovestizione, di contrastare i cosiddetti furbetti che immatricolano l'auto all'estero per non pagare le tasse in Italia, non si può non prendere consapevolezza che ci sono delle specificità che devono essere chiarite meglio nella normativa in oggetto.

La prima specificità, ad esempio, è quella di chi per lavoro, o perché è lavoratore dipendente o perché è imprenditore, o perché è studente che studia all'estero, dove per “estero” può rilevarsi anche lo spostarsi di pochi chilometri rispetto alla propria residenza, non rientra nelle cause di esclusione che sono state citate dalla normativa che conosciamo, che non c'era bisogno di leggere qui, in questa risposta, perché noi chiedevamo altro. Chiedevamo un intervento normativo o un qualche cosa che potesse dare una risposta chiara alle persone che stanno vivendo questo disagio. Pensiamo, ad esempio, alle famiglie composte da cittadini italiani e cittadini stranieri, che hanno, quindi, necessità di spostarsi anche per ragioni di carattere personale. Ci sono decine, centinaia di casi di persone sanzionate, a volte anche con il massimo della sanzione, semplicemente perché avevano la colpa di trovarsi sul territorio italiano con un'auto targata, magari, con targa tedesca o con targa sammarinese, e per questo considerati come se fossero dei furbetti o dei ladri che utilizzano l'esterovestizione per usare un'auto e poi mandarla chissà dove.

Ecco, non possiamo permetterci di considerare i nostri connazionali che lavorano all'estero, che studiano all'estero, che vogliono, però, continuare a essere residenti in Italia, non si vogliono iscrivere all'AIRE, perché una delle eccezioni è la possibilità di essere iscritti all'AIRE per non incorrere in questa sanzione, ma che vogliono continuare a essere residenti, a essere cittadini italiani, ecco, non possiamo continuare a mantenere questa ambiguità, che, purtroppo, le parole del sottosegretario confermano e che fa sì che, in qualche modo, questo problema non verrà risolto nei prossimi termini, nei prossimi giorni.

E, purtroppo, abbiamo avuto conferma di una percezione che già era molto chiara, che già si era evinta anche da altre risposte che avevamo avuto in quest'Aula e nelle Commissioni, ma noi continueremo a chiedere, come chiedono associazioni di categoria, imprenditori, cittadini, studenti, come chiedono tutti coloro che sono interessati da questa normativa ingiustamente punitiva nei confronti di alcune categorie di persone, una modifica normativa che renda giustizia a chi si sposta per lavoro o per motivi familiari, e che continui, però, a punire chi, invece, utilizza questi stratagemmi per delinquere nel nostro Paese e, soprattutto, per non pagare le tasse in Italia.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Colucci, Covolo, Daga, Pastorino e Tateo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione delle mozioni Mandelli ed altri n. 1-00085, Lollobrigida ed altri n. 1-00156, Molinari e D'Uva n. 1-00157 e De Luca ed altri n. 1-00159 concernenti iniziative volte a sostenere la candidatura di Milano a sede di sezione specializzata del Tribunale unificato dei brevetti (ore 14,02).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Mandelli ed altri n. 1-00085, Lollobrigida ed altri n. 1-00156, Molinari e D'Uva n. 1-00157 e De Luca ed altri n. 1-00159 concernenti iniziative volte a sostenere la candidatura di Milano a sede di sezione specializzata del Tribunale unificato dei brevetti (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 1° Aprile 2019, si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Mozione Molinari e D'Uva n. 1-00157: parere favorevole. Mozione Mandelli ed altri n. 1-00085: parere contrario. Mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00156: parere contrario. Mozione De Luca ed altri n. 1-00159: parere contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Colucci, ma è assente. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Devo dire che sono particolarmente stupito negativamente, perché, da quello che ha detto testé il sottosegretario, è evidente che non è stata trovata un'intesa unitaria su un testo comune e devo dire che questa mancata unità è veramente un'occasione perduta, ma credo anche la dimostrazione di un'assoluta incapacità o mancanza di volontà, da parte della maggioranza evidentemente, di ricercare in quest'Aula, su alcuni temi e su alcune questioni, una mediazione. Questa assoluta assenza di volontà si esprime poi nel fatto che il Governo, ormai di default - quando si alza il rappresentante del Governo non abbiamo dubbi su che cosa dica, perché sostanzialmente, è avvenuto credo nella stragrande maggioranza delle occasioni - sulle mozioni dà parere favorevole a quella di maggioranza e dà parere contrario a quelle delle opposizioni, senza neppure provare a ricercare, anche in un voto negativo, un voto parzialmente negativo e quindi salvare le parti.

Qui il nodo mi sembra abbastanza chiaro, per quello che sono riuscito a comprendere. Siamo tutti d'accordo a provare a portare in Italia, anche in relazione ai nuovi assetti post Brexit tra Unione europea e Regno Unito, la piena operatività di una parte del tribunale unificato dei brevetti che è oggi assegnata a Londra, cioè una delle sezioni specializzate del Tribunale unificato, che - come dicevo prima - è a Londra, e su questo credo che non si possa non essere d'accordo, non soltanto per una questione squisitamente nazionalista in questo caso, nell'ambito ovviamente degli equilibri che sono da ricercare sempre all'interno dell'Unione europea, ma perché l'Italia è oggettivamente un luogo deputato, anche in considerazione - lo ricordo - sia del suo ruolo nella ricerca, nel numero di brevetti che ogni anno vengono registrati, sia ovviamente anche per l'industria manifatturiera, che - lo ricordo - ci vede al secondo posto nell'Unione europea. Quindi ci sono tutte le condizioni. Non capiamo, dal nostro punto di vista, perché il Governo si arresti sulla soglia della scelta, ancora una volta, incapace di fare sintesi al suo interno, perché è del tutto naturale - e anche prima mi era quasi scappato - che non solo sia quella dell'Italia una candidatura, non solo autorevole, ma in qualche modo naturale per l'assegnazione della sezione specializzata del Tribunale unificato dei brevetti in materia di metallurgia, scienze biologiche e chimica farmaceutica, che oggi è assegnata a Londra, ma ancor di più lo sia quella della città di Milano, che è oggi, non da oggi evidentemente, un polo fondamentale su molti terreni ed è - lo dico senza ovviamente nessuna critica al resto d'Italia - da sempre la città più proiettata verso l'Europa, più capace di essere vista e vissuta come punto di riferimento anche dal resto dell'Unione. Quindi, credo che, da questo punto di vista, le mozioni che esplicitano la candidatura di Milano siano assolutamente più corrette, più dirette. È una posizione, quella del Governo, non condivisibile perché - ripeto - non si ferma. Se questo Parlamento perdesse l'occasione di una mozione unitaria e finisse per approvare solo quella di maggioranza, si rischierebbe di entrare in una sorta di loop comunicativo, con discussioni attorno poi alla sede che verrebbe candidata e, da questo punto di vista, il rischio è che poi - lo dico con una battuta - ci si venga a giocare in casa, o peggio si finisca per perdere questa, che può essere un'opportunità, non straordinaria - non è che cambia la vita dell'Italia, né di Milano – però, credo che sarebbe un segnale importante.

Io non so - vedo tra i banchi della maggioranza qualche riflessione -; noi auspichiamo che, di qui al voto finale, ci possa ancora essere un soprassalto di buon senso, che vada nella direzione ovviamente di unire, insieme alla candidatura dell'Italia per questa sezione specializzata del Tribunale dei brevetti, ovviamente anche quella di Milano. Quindi, per quel che ci riguarda, voteremo certamente favorevolmente a quelle mozioni che indicano con chiarezza Italia e Milano come candidatura, mentre crediamo che quella del Governo sia un errore, sia ancora una volta la dimostrazione dell'incapacità, non solo di far sintesi al proprio interno, ma soprattutto quella di non riuscire a creare le condizioni affinché, su temi come questi, verso l'estero e verso l'Unione Europea si dimostri un'unità delle forze politiche, delle istituzioni, che altri Paesi riescono ad esprimere, portando a casa i risultati. E non vorremmo che questa incapacità e questa responsabilità negativa del Governo finisse poi per essere usata contro l'Europa, perché in caso di esito negativo di questa partita poi, alla fine, sentiremmo probabilmente le solite giaculatorie contro l'Europa, contro i burocrati europei.

Insomma, se si va nel peggiore dei modi possibili ad affrontare questioni, che sono evidentemente anche questioni di equilibri di potere, più ci si va in maniera unitaria, più si ricerca una soluzione unitaria, più si fa contare sul tavolo europeo il peso di un grande Paese e di una grande nazione europea, come la nostra, e più si hanno ovviamente possibilità. Se, invece, si sceglie la strada tartufesca, oggi, di una mozione che indica l'Italia, ma non indica la candidatura di Milano, con tutti gli elementi negativi che prima ricordavo, aumentiamo le possibilità che altri la possano ottenere, e nel recente passato sappiamo che ci sono state situazioni analoghe.

Quindi, è un'occasione perduta e credo, ancora una volta, la dimostrazione che questo è un Governo, una maggioranza che è incapace di lavorare a quell'unità più complessiva e più ampia che, nel rapporto con l'Europa, ovviamente aiuterebbe e gioverebbe molto alla causa del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Grazie, Presidente. Io voglio partire da una rapida ricostruzione, perché ero all'epoca membro del Parlamento europeo, quando venne istituito il Tribunale unitario dei brevetti e ricordo, come fosse oggi, la battaglia che l'allora Governo italiano - il Ministro per gli affari europei credo che fosse proprio l'attuale Ministro degli Affari esteri, Moavero - intraprese in una prima battuta, sostenuto da tutti noi parlamentari europei eletti in Italia, per avere un regime linguistico che non escludesse l'italiano - e di conseguenza l'Italia - dall'istituzione di quel tribunale. A un certo punto di questa trattativa, il Governo di allora decise di abdicare da questa battaglia, accettò un compromesso al ribasso e decise ugualmente di aderire al tribunale unificato, nonostante l'italiano non avesse ricevuto la tutela che meritava per la sua storia e le decine di milioni di europei che, in patria e fuori dai confini nazionali, parlano la nostra lingua e malgrado le tante imprese italiane che registrano brevetti in italiano. Rimase fuori, per una scelta di coerenza, da questo nuovo regime linguistico la sola Spagna, che infatti non ha aderito a questo accordo transnazionale.

Da allora, naturalmente, gli sforzi della diplomazia italiana si sono - io direi - si sarebbero dovuti concentrare nell'ottenimento di qualcosa di più di una semplice sezione locale del tribunale dei brevetti. Ricordo i numeri di brevetti registrati in Italia (siamo il quarto Paese in Europa per numero di brevetti registrati), la specificità del nostro Paese, la specificità di Milano all'interno del nostro Paese e, non ultima, la vicenda spiacevole della mancata assegnazione dell'Agenzia europea del farmaco a Milano e all'Italia, che hanno rappresentato uno dei punti più bassi della politica estera dei governi del PD negli ultimi anni, quando addirittura tutto il sistema Milano e il sistema Lombardia venne di fatto abbandonato dal Governo di allora, con la latitanza degli esponenti di Governo che, devo dire, alla luce dei fatti successivi, forse oggi si spiega. Se pensiamo che il sottosegretario agli affari europei incaricato di fare questa trattativa oggi si candida in Francia alle elezioni europee nella lista del Partito di Macron, forse ci rendiamo conto del perché non sono state tutelate a sufficienza le giuste rivendicazioni di Milano e dell'Italia in quell'occasione, ma tant'è; non si ottenne quel giusto riconoscimento dell'Agenzia europea del farmaco e oggi ci troviamo a discutere di un qualcosa di livello inferiore, ma certamente questo sarebbe un segnale di riparazione, un segnale di parziale ristoro rispetto a un torto subito per assenza di iniziativa politico-diplomatica dei precedenti Governi.

Allora, uno si aspetterebbe dal Governo del cambiamento e dalla maggioranza che lo sostiene un pieno apporto, una piena convinzione nella direzione che più o meno unanimemente quest'Aula sostiene, cioè nel cercare di fare gli sforzi massimi possibili per vedere attribuita all'Italia e a Milano quella sede che è stata momentaneamente attribuita a Londra, ma che evidentemente nel momento in cui si dovesse compiere definitivamente il processo della Brexit non avrebbe più senso mantenere a Londra. Se infatti è vero che questo non è un regolamento o una direttiva europea, è altrettanto vero che agisce nel diritto comunitario, quindi gli Stati e le aziende che aderiscono al regime unificato dei brevetti aderiscono sulla base del diritto comunitario; quindi mantenere una sede in una capitale che non farà più parte dell'Unione europea è, ovviamente, un non senso.

Allora, di fronte a questo dato di fatto, che dovrebbe portare automaticamente quest'Aula a schierarsi compattamente per l'Italia e per Milano, noi abbiamo dei distinguo capziosi francamente incomprensibili, così come è incomprensibile il parere negativo che il Governo ha dato rispetto alle mozioni delle minoranze, che differiscono da quella di maggioranza per una parola: la parola è Milano.

Ora, io credo che ci sia qualche minuto ancora - non solo i miei, Presidente, intendevo anche quelli degli altri gruppi - per un momento di resipiscenza, un momento di ripensamento, perché si possa arrivare a un pronunciamento unitario di quest'Aula, perché altrimenti gli esponenti di maggioranza o, magari, il sottosegretario Di Stefano ci dovrebbero spiegare qual è l'idea alternativa del Governo. Se tutti condividiamo, anche nella mozione di maggioranza, che questa sede debba essere attribuita all'Italia e che si debbano fare tutti gli sforzi possibili per l'attribuzione all'Italia, non si capisce dove altro, in quale altra città, questa sede possa essere ubicata se non a Milano, dove esiste non solo la possibilità logistica già pronta per ospitare questa sede ma esistono naturalmente i numeri; esiste cioè un sistema territoriale dal punto di vista dell'associazionismo, delle categorie, del mondo della produzione, ma anche del mondo giuridico. Penso, per esempio, all'iniziativa nata proprio dall'Ordine degli avvocati di Milano e sostenuta da tutta la comunità giuridica del capoluogo lombardo, esempi che vanno tutti nella stessa direzione, cioè di riconoscere a questo territorio e all'Italia tutta un primato dal punto di vista del numero dei brevetti, un primato dal punto di vista di quelle tematiche - penso alla farmaceutica e alle scienze biologiche - che sono l'oggetto della sezione distaccata della Corte, che tutti quanti richiediamo.

Allora, francamente, non si capisce se non a Milano, dove, signor sottosegretario; non si capisce perché tutti questi distinguo; non si capisce perché un parere negativo sulle mozioni delle minoranze.

Io mi auguro che nei prossimi minuti ci possa essere un chiarimento all'interno delle forze della maggioranza perché, francamente, riterrei piuttosto sconveniente - lo dico soprattutto agli amici lombardi della Lega - dover spiegare oggi pomeriggio a Milano e alla Lombardia per quale motivo si accetta di votare una mozione che non dice Milano, mentre si bocciano tutte le altre che invece indicano in Milano la sede di questa sezione distaccata del Tribunale dei brevetti. Ciò sarebbe, francamente, un paradosso incomprensibile e ingiustificabile agli occhi dei più.

Quindi, io mi auguro ancora che ci possa essere un momento di ripensamento da parte della maggioranza e, se questo non dovesse avvenire, vi assumerete come sempre le responsabilità davanti al Paese, davanti a una comunità giuridica e a una comunità imprenditoriale che aspettano questo riconoscimento, che - ripeto e concludo - è solo un parziale ristoro di quanto è stato tolto a Milano e all'Italia pochi mesi fa per insipienza del PD, ma è un atto dovuto e noi lo pretendiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Grazie, Presidente. È con un po' di rammarico che prendo la parola, perché oggettivamente sentire un parere negativo, contrario alla nostra mozione, mi lascia molto perplesso; mi lascia molto perplesso perché stiamo parlando di un interesse nazionale, un interesse nazionale che dovrebbe prevalere su ogni cosa. Infatti, la prima cosa che ogni parlamentare deve avere a cuore è il bene del Paese, è il bene dei cittadini.

Noi stiamo parlando di una mozione che molti mesi fa ho voluto proporre all'Assemblea e che ha come tema quello di dare manforte alla città di Milano nel tentativo di prendere e di portare nella città uno dei due rami della giurisdizione dei brevetti europea. È un tema che credo davvero non poteva che trovare la volontà di ogni singolo parlamentare e di ogni singolo gruppo di arrivare a una definizione, dopo la sconfitta ignominiosa che abbiamo subito per EMA, dove sicuramente il dossier italiano era di gran lunga il dossier migliore, quello più formato, quello con più possibilità, con la possibilità pure di avere immediatamente la sede operativa nel grattacielo Pirelli, quindi con tutte le carte in regola; eppure, siamo riusciti, ancora una volta, nonostante avessimo tutte le carte in regola, a subire una cocente sconfitta.

Qui l'idea è quella di portare in Italia, a Milano, dove già c'è la sede del Paese per quanto riguarda la giurisdizione dei brevetti, questa sede europea, nell'attesa che si sciolgano tutti i nodi di Brexit. In una situazione in cui Parigi si sta occupando di un pezzo di questa particolare realtà, cioè dei brevetti di un certo tipo di materie, Monaco non ha ancora ratificato per quanto riguarda la Germania, c'era la possibilità di portare in Italia tre rami importanti: metallurgia, life sciences e chimica farmaceutica, quindi tre grandi prerogative italiane. Ecco, proprio questa vorrei che fosse la riflessione che dobbiamo fare tutti insieme: portare a Milano questa realtà europea importante vuol dire anche aiutare molto alcune delle caratteristiche più importanti del nostro Paese, ovvero la capacità inventiva, l'ingegno, nonché la capacità di proporre soluzioni che poi diventano soluzioni per il mondo.

E ciò, considerando la vocazione milanese a proporre brevetti, dato che stiamo parlando di Milano, la prima città in Italia proprio per queste domande - 890 domande - mentre Torino ne ha meno della metà e ne sforna 400 all'anno. È una regione che produce il 32 per cento dei brevetti italiani, seguita dall'Emilia-Romagna e dal Veneto molto distanziate, ed è una realtà che, come dice il presidente della regione Lombardia, Fontana, che è un esponente autorevole della Lega, è prima per il numero di registrazione di brevetti all'ufficio europeo con 1.424 domande - sto citando un suo intervento - perché - dice il Presidente Fontana - “abbiamo 56 facoltà universitarie medico-scientifiche, 1.000 centri di ricerca e per il trasferimento tecnologico, 19 IRCCS, 12 istituti del CNR, nove cluster tecnologici” e, quindi, via via una serie di dati che non possono che far pensare a tutto il Parlamento circa la necessità di unirci tutti insieme nel chiedere veramente che l'Europa consideri la nostra richiesta e che la consideri dove già la sede locale sta esercitando, cioè a Milano, dove c'è una sede, in via San Barnaba 50, con una superficie di circa 900 metri quadri che è in grado di soddisfare eventualmente da subito questo trasferimento.

Ovviamente, non è che stiamo ragionando di una cosa che deve venirci per diritto divino. Non è che Londra non si opponga a questo trasferimento perché, nonostante sia competenza di diritto applicato brevettuale unico, come è stato sancito nel regolamento del 2012, Londra sostiene che nonostante questo, poiché tutti i Paesi possono concorrere a presentare brevetti, possa esserci una delocalizzazione per trattare queste materie perché è un trattato multilaterale e, quindi, sicuramente non renderà la vita facile a questo trasferimento. E, allora, è proprio questo il problema. Se, come è vero, non sarà facile ottenerlo, andare sostenendo una mozione - permettetemi - così debole come quella su cui poi andremo a votare non sarà certo il viatico per portare a casa questo risultato, cioè andare a dire in un'Europa che non ha ancora le idee chiare: “Datecela che la portiamo in Italia” vorrà dire - e io spero di “no” ma la preoccupazione devo ovviamente manifestarla - candidarsi a una sconfitta quasi certa. Noi dovremmo avere, invece, la possibilità di dire ai nostri rappresentanti del Governo che il Parlamento italiano è concorde sul fatto che l'Italia avanzi la propria candidatura e offre, mette sul tappeto, mette sul piatto dell'eventuale trattativa la possibilità già di individuare una sede e una città.

È chiaro che, senza questi presupposti, vedo una mission impossible del Governo italiano, proprio perché non riusciamo a dargli quella forza necessaria per avere una rivendicazione che abbia un senso, che abbia la possibilità di essere ascoltata o quantomeno valutata. Cioè, andare a dire: “La vogliamo in Italia” secondo me è un'affermazione così generica che non potrà che spaventare chi dovrà prendere questa decisione, perché è evidente che, anche per noi italiani, andare a dire: mettiamo a Milano la sede dove c'è la culla per numero di brevetti presentati, sia nella città sia nella regione, vorrà dire, soprattutto, tutelare le nostre intelligenze, perché è evidente che molte piccole realtà avranno difficoltà a investire in soldi per proteggere un brevetto in città, magari fuori dall'Italia o lontano rispetto a dove viene prodotta la maggioranza di queste idee e, quindi, sostanzialmente, se noi davvero vogliamo schierarci dalla parte di chi ha un'opera di ingegno, che merita di essere difesa, dobbiamo cercare di facilitargli la vita. È una cosa che il Governo, in generale, non riesce mai a fare, perché più che complicare la vita dei cittadini non riusciamo a fare e questa è la dimostrazione, ancora una volta, che, per non voler scegliere, rimaniamo così tanto generici che ci candideremo sicuramente a fare una battaglia in salita che non produrrà certo un buon risultato.

Allora, io credo che davvero, se non vogliamo correre questo rischio di fare la stessa partita a perdere di EMA, abbiamo bisogno di trovare un'unità, di trovare una sintesi e di proporre una sede, una realtà, mettere a disposizione i nostri locali e dare la nostra sede dove abbiamo deciso di aprire questo tribunale per l'Italia in Europa e andare tutti insieme a fare una battaglia per cercare di affermare un diritto che non è obbligatorio che ci venga riconosciuto ma che, con questi presupposti, sicuramente sarà foriero dell'ennesima cocente sconfitta del Paese e, quindi, di tutta l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie mille, Presidente. Oggi discutiamo delle iniziative da portare avanti affinché l'Italia proponga e sostenga una candidatura, quella di Milano, come sede centrale del tribunale unificato dei brevetti nel caso in cui il Regno Unito dovesse uscire dall'Unione europea con la Brexit. Ricordo, per chi ci segue, che inizialmente il tribunale unificato dei brevetti doveva avere tre sedi centrali: una a Monaco, una a Parigi e una, infatti, a Londra. Ma trattandosi di un tribunale che ha il compito di applicare il diritto comunitario sui brevetti sarebbe alquanto incongruo che questo avvenisse dalla sede di Londra fuori dall'Unione europea, nel caso in cui ci sia effettivamente la Brexit.

Voglio ringraziare il collega Mandelli che ha proposto per primo la mozione di cui discutiamo oggi. Il tribunale dei brevetti non è un elemento di dettaglio ma è un tema importante perché tratta di una materia delicata e fondamentale per i temi dell'innovazione e della competitività. Ricordo che il nostro Paese è il quarto Paese in Europa per numero di brevetti, produce circa il 10 per cento di tutti i brevetti dati in Europa e, nello specifico, il tribunale serve all'Italia per un collegamento tra i temi dell'innovazione e i temi della produzione industriale. Il tribunale serve all'Italia e, quindi, dobbiamo dare al nostro Paese una candidatura di eccezione. Questa candidatura è quella di Milano. La sezione, inizialmente pensata per Londra, si occupa delle controversie su metallurgia, life science e chimica farmaceutica. Milano è sicuramente la città più in grado di fornire l'adeguato numero di servizi e infrastrutture di supporto come il sistema ricettivo, educativo e universitario - e lo dicevano gli interventi che mi hanno preceduto - nonché tutto il sistema delle infrastrutture viarie e della mobilità urbana. Inoltre, è al centro di una serie di distretti industriali italiani focalizzati sui temi di competenza della sezione londinese del tribunale e il 50 per cento dei brevetti italiani sulle materie di competenza del tribunale sono registrati effettivamente in Lombardia e la città di Milano ha già dimostrato, in varie occasioni, di avere appeal internazionale e di poter essere in grado di costruire un'opzione convincente come sede ospitante di istituzioni europee. Per questo dobbiamo lavorare da subito affinché l'Italia si spenda per una candidatura chiara della città di Milano.

Invece, la maggioranza oggi ci presenta un testo vago in cui esprime un sostegno a una generica candidatura italiana e qui ci si chiede: perché la maggioranza ha paura a indicare Milano? Forse perché è una città amministrata da un sindaco che sa fare il suo lavoro, fa il suo lavoro e appartiene a una maggioranza diversa dai partiti di Governo, dalla Lega e dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? O forse i partiti di maggioranza hanno paura a indicare Milano perché vogliono usare questa idea del tribunale unificato dei brevetti come una promessa, che sanno che non potranno mantenere, nelle campagne elettorali per la città di Firenze e per la regione Piemonte? Non si sa! Detto questo, in questo modo si indebolisce la candidatura italiana perché si pensa, invece di sostenere con forza e con unità una candidatura autorevole e naturale come quella della città di Milano, di raschiare qualche voto in più alle prossime elezioni.

Mi dispiace ma noi non voteremo la mozione del Governo. La discussione di oggi avrebbe richiesto ben altro spirito di collaborazione e unità e il collega Fornaro lo aveva chiesto qualche giorno fa proponendo una mozione unitaria di maggioranza e opposizione. La maggioranza non ha voluto e sappiamo che questo indebolirà la candidatura dell'Italia. Sappiamo che questo tipo di competizioni tra città sono competizioni molto difficili e sarà difficile ottenere l'assegnazione della sede del tribunale a Milano: prima di tutto perché non ci presentiamo uniti; in secondo luogo, sarà difficile perché sono giorni, mesi e settimane che assistiamo a un continuo smantellamento della nostra politica estera da parte del Governo e a un continuo litigio con la maggior parte dei partner europei. Non possiamo, quindi, votare l'atto del Governo e non lo possiamo fare in coerenza con quello che ha detto lo stesso Governo.

A un'interpellanza del MoVimento 5 Stelle, qualche giorno fa, il sottosegretario Merlo aveva detto che la candidatura naturale per il tribunale dei brevetti era Milano. Perché le forze di maggioranza, invece, si ostinano a farci fare, con questa mozione, un passo indietro?

Noi crediamo ancora che le parole che si spendono e non si spendono in quest'Aula abbiano un peso e, quindi, ha un peso il fatto che la maggioranza abbia deciso di non scrivere chiaramente che la sede naturale del tribunale dei brevetti è Milano.

Ancora una volta, la maggioranza è riuscita a trasformare un atto che richiedeva compostezza, unità e capacità di comporre in un'occasione di scontro, di propaganda elettorale, in un'occasione di divisione.

Dispiace perché, soprattutto in queste occasioni, quando l'Italia è più unita è più forte. E, qui, rivolgo un appello ai colleghi della maggioranza: siete ancora in tempo per emendare il testo, per cambiarlo, per indicare con chiarezza la sede del tribunale. Più volte la realtà ci ha dimostrato che saper valorizzare Milano significa dare occasioni di sviluppo e di crescita a tutto il Paese.

Colleghi della maggioranza, non dimenticatelo, pensate alla crescita e allo sviluppo del Paese, che ce n'è bisogno, e non alla vostra campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, il tribunale unitario sui brevetti sarà, come ben sapete, un'istituzione sovranazionale. A seguito della Brexit sarà opportuno spostare la sede dal Regno Unito in un altro Paese. Come ben sapete, enormi saranno il business indotto, il prestigio internazionale e l'impatto per le aziende del settore, tant'è che molti Paesi hanno già avanzato una propria candidatura per ottenere questa sede del tribunale unitario.

Per dare, pertanto, maggior forza, per avere, pertanto, il maggior consenso possibile su questa cosa, abbiamo deciso di presentare questa mozione al Governo per impegnarlo, pur lasciandogli massima flessibilità possibile per ottenere questo risultato: spostare la sede del tribunale unitario dei brevetti dalla Gran Bretagna all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ianaro. Ne ha facoltà.

ANGELA IANARO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, come è noto nel 2012, con due distinti regolamenti, l'Unione europea si è dotata di un nuovo regime brevettuale unificato, incentrato sulla creazione di un titolo unitario e sulla protezione uniforme a valere per tutto il territorio dell'Unione europea.

Lo scopo risponde a diffuse esigenze dei cittadini dell'Unione europea, i quali avvertono la necessità di tutelare al meglio il frutto del proprio ingegno, soprattutto ora, in un contesto di sviluppo economico che ha assunto rilievo globale ed è fondamentale, quindi, rendere l'accesso al sistema brevettuale più semplice, economicamente meno oneroso e giuridicamente sicuro.

Per quel che riguarda il nostro Paese, il brevetto europeo sarà uno strumento in grado di garantire e di facilitare la crescita e lo sviluppo economico. Sappiamo che la tutela dei brevetti e dei marchi è fondamentale per l'impresa italiana e, in particolare, per le piccole e medie imprese, in quanto essa consente di proteggere i risultati degli investimenti in ricerca e sviluppo, di valorizzare il proprio know how, traendone vantaggio economico, con evidenti ricadute positive per tutto il sistema Paese.

Il brevetto europeo ha, infatti, il vantaggio obiettivo di consentire economie di scala, perché garantisce una riduzione delle incombenze burocratiche e, quindi, anche dei costi economici, a cui si affianca un più efficiente, efficace ed economico trasferimento delle invenzioni frutto delle competenze presenti negli istituti di ricerca.

Ed è proprio nei centri di ricerca, nelle università, mondo dal quale provengo e che conosco bene, grazie alla passione, all'abnegazione e al talento dei giovani ricercatori, che si perpetua quella scintilla intuitiva che rappresenta il vero e proprio marchio nel mondo della genialità italiana. Infatti, ricordo che proprio in Italia, in particolare nel Sud Italia, nasce il primo brevetto storico, il primo brevetto della storia; nel VII secolo avanti Cristo, a Sibari, viene ufficializzata la richiesta…

PRESIDENTE. Onorevole Ianaro, mi scusi, lei sta facendo un grande sforzo a far finta di niente, ma pregherei i colleghi di fare maggior silenzio; pregherei i colleghi di far maggior silenzio, grazie. Prego e mi scusi.

ANGELA IANARO (M5S). Grazie, Presidente. Quindi, nasce in Italia il primo brevetto della storia, viene ufficializzato il diritto dello sfruttamento esclusivo di un'invenzione che, per la precisione, è una ricetta.

Tutelare i diritti di proprietà intellettuale, come si fa con tutti gli altri asset aziendali, è la via migliore per fare impresa in termini moderni, per ridurre il gap con gli altri Paesi, acquisendo vantaggi competitivi. Infatti, le aziende che hanno una maggiore intensità di diritti di proprietà intellettuale sono quelle che hanno una maggiore capacità di creare sviluppo e ricchezza e l'importanza che l'attuale Governo dà a questi temi è sottolineata anche da alcune recenti misure volute dal Mise, presenti nel decreto crescita, relative all'incentivazione della ricerca e dell'innovazione, come ad esempio la semplificazione del Patent box o l'istituzione del Registro speciale dei marchi storici.

Da quanto detto finora, appare evidente, quindi, l'importanza dell'istituzione di questo tribunale. Venticinque Stati membri hanno firmato l'Accordo istitutivo del tribunale unificato dei brevetti e, tra questi, 16 lo hanno già ratificato, tra cui l'Italia.

Attualmente, sono previste diverse sedi in Europa; la divisione centrale dovrebbe aver sede a Parigi, con sezioni specializzate, come già ricordato dai colleghi, a Monaco di Baviera e a Londra; quest'ultima, in particolare, dovrebbe essere quella competente nei casi di controversie relative al settore delle life sciences, quindi, brevetti chimici, farmaceutici e biotecnologici.

Naturalmente, la vicenda della Brexit rallenta l'operatività del TUB, del tribunale unificato dei brevetti, che, pur non essendo un organo immediatamente riconducibile all'Unione europea, poiché è frutto di un accordo multilaterale fra i Paesi europei aderenti, applica integralmente il diritto dell'Unione europea e ne rispetta il primato.

Ecco, dunque, la centralità della querelle Brexit; a causa dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, che, ad oggi, ancora non sappiamo quando e come avverrà, l'eventuale mantenimento a Londra di una sezione della divisione centrale del TUB potrebbe presentare alcune anomalie nel quadro delle future relazioni tra Gran Bretagna e Unione europea.

L'Italia si trova, quindi, nella posizione giusta per chiedere a buon diritto il trasferimento della sede originariamente prevista a Londra, considerando che, escludendo la Gran Bretagna, l'Italia è il terzo Paese europeo per numero di brevetti depositati, oltre il 10 per cento del totale europeo, e sappiamo bene che, tra i criteri di attribuzione delle tre divisioni centrali previste dall'Accordo, il parametro quantitativo dei brevetti è stato uno dei fattori determinanti per la scelta delle sedi.

Termino con qualche cifra, giusto per dare la misura di quanto sia importante la richiesta che noi avanziamo al Governo: nel 2017, in Italia, si è registrata la crescita più elevata delle richieste di brevetto in tutta l'Unione europea e, per quanto riguarda la realtà che conosco meglio, quella del settore farmaceutico, nell'ultimo anno rilevato, il 2017, c'è stato un aumento del 18 per cento delle richieste.

Pertanto, alla luce delle considerazioni giuridiche economiche e fattuali dette, ritengo che, in vista dell'entrata in funzione e della piena operatività del tribunale unificato dei brevetti, nonché del futuro assetto delle relazioni post Brexit tra Unione europea e Regno Unito, anche in materia di tutela della proprietà intellettuale, sia assolutamente necessario un deciso intervento del Governo, finalizzato a far valere il peso del nostro Paese nel panorama brevettuale europeo.

Si tratta di un'occasione unica di crescita e di prestigio internazionale, con ricadute ovviamente significative, anche sul piano occupazionale.

Abbiamo già subito la cocente delusione della sede dell'EMA, l'European Medicines Agency, assegnata infine ad Amsterdam, dopo un beffardo sorteggio; auspichiamo, quindi, un deciso impegno del Governo e della diplomazia, affinché l'Italia possa ottenere, qualora ciò si renda possibile, di ospitare una importante istituzione europea ed internazionale.

Lo chiediamo non solo al fine di garantire la piena funzionalità del TUB, ma soprattutto per ridare al nostro Paese, che vanta tradizioni e risultati eccellenti nel campo dell'innovazione e della ricerca scientifica, la giusta centralità nel panorama europeo. Per questo, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi, io devo richiamare nuovamente al senso di serietà tutti i gruppi, nel consentire che gli interventi si svolgano in una situazione accettabile per chi parla e anche magari per chi vorrebbe ascoltare.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00085, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00156, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari e D'Uva n. 1-00157, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Luca ed altri n. 1-00159, per le parti non assorbite e non precluse dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Nel decimo anniversario del terremoto de L'Aquila (ore 14,45).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, il 6 aprile di dieci anni fa un terremoto devastante colpì L'Aquila e le zone circostanti: una tragedia immane, che portò con sé un carico pesante di lutti ed enormi sofferenze alle popolazioni, oltre ad ingentissimi danni alla città e ai comuni vicini e al loro antico e prezioso patrimonio storico, artistico e culturale. Alle famiglie delle 309 vittime del terremoto de L'Aquila, tra le quali anche 55 studenti universitari di età compresa tra i 19 e i 25 anni, rinnoviamo oggi il nostro profondo cordoglio e la nostra affettuosa solidarietà. A tutti i cittadini abruzzesi che hanno sofferto e che ancora soffrono per le conseguenze dei crolli e delle distruzioni, va la vicinanza di tutta la nostra Assemblea.

Il nostro pensiero e la nostra gratitudine vanno anche a tutte le donne e a tutti gli uomini che si impegnarono nei soccorsi: vigili del fuoco, Forze armate, forze di polizia, personale sanitario, insieme allo straordinario mondo del volontariato, coordinato dalla Protezione civile, portarono da tutta Italia aiuto, assistenza, sostegno, conforto, calore ed affetto alle popolazioni abruzzesi. Una testimonianza concreta del legame profondo che unisce e tiene legati in un comune destino tutti i nostri concittadini; un ricordo che è indelebile, soprattutto per chi ha sentito e subito le scosse, che le sente ancora, e ancora oggi vive l'angoscia di ogni piccolo sussulto, e sa che quella sensazione di precarietà, che è anche di rabbia, non passa. Ci vuole grande rispetto per questo dolore e il rispetto delle istituzioni lo concretizza lavorando sulla prevenzione del nostro fragile territorio nazionale, proseguendo nella ricostruzione faticosa, difficile, che restituisca spazi vivibili all'anima di quella bellissima città che è L'Aquila. Si è fatto tanto: bisogna fare tanto ancora.

Ritengo di poter interpretare il sentimento unanime della Camera dei deputati dicendo che le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica riassumono in sé l'impegno dell'intera collettività nazionale verso le popolazioni abruzzesi: “La ricostruzione resta una grande sfida nazionale - ha detto il Presidente Mattarella -, che avrà pieno successo se renderà protagoniste le comunità locali”. È dovere dello Stato e dev'essere nostro impegno operare per restituire a L'Aquila, con certezza di tempi e di risorse, nella legalità e nella trasparenza, oltre i suoi edifici e i suoi monumenti, il suo futuro.

Ritengo, anche in questo caso, di interpretare i sentimenti di tutti voi, onorevoli colleghi, dicendo che la Camera si impegna, da un lato, a seguire l'opera del Governo e di tutti i soggetti pubblici che hanno responsabilità nella ricostruzione, ai quali chiede di essere costantemente informata sulla ricostruzione e sull'utilizzo delle risorse pubbliche; dall'altro, ad adottare con rapidità tutti quei provvedimenti normativi utili per portare a compimento questo processo, perché quella ferita non è solo di chi vive in Abruzzo, ma pesa su tutti noi che qui rappresentiamo il popolo italiano.

Nel rinnovare i sentimenti di solidarietà e di vicinanza, miei e della Camera dei deputati, ai familiari delle vittime e alle popolazioni abruzzesi colpite dieci anni fa dal terremoto, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo come cittadina d'Abruzzo prima che come parlamentare. Per molti di noi queste sono celebrazioni rituali, che si svolgono perché facenti parte del protocollo istituzionale e civile dell'istituzione che rappresentiamo, però per un cittadino dell'Abruzzo questo è molto di più. Sono passati dieci anni da quella notte che ha distrutto tutto, che ha distrutto L'Aquila, le città circostanti, ha distrutto la vita di tante persone, di tanti ragazzi. Noi cittadini d'Abruzzo ricordiamo bene quella notte, e non ridevamo alle 3,32 nel nostro letto. Ricordiamo i giorni successivi, quindi la corsa alla solidarietà, e ricordiamo anche quello che è avvenuto dopo, cioè l'assalto alla diligenza, così come venne definita dall'allora sostituto procuratore antimafia; ricordiamo il terrore delle prescrizioni, ricordiamo tutto, perché per noi quello è stato uno spartiacque: per un abruzzese c'è un prima e c'è un dopo. Però noi vogliamo guardare proprio al dopo, vogliamo guardare al futuro, perché vogliamo andare avanti. Nonostante tutto, l'Aquila è una città che resiste, è una città che esiste, nonostante sia diventata in qualche modo una città invisibile, per dirla alla Italo Calvino, e questo perché quel poco che è stato ricostruito è privo di vita. Noi, invece, vogliamo ridare a L'Aquila vita, perché L'Aquila è una città - per chi ha avuto la fortuna di conoscerla - non solo di una bellezza struggente, una delle città d'arte più belle, ma era una città piena di fermento, una città universitaria in cui anch'io ho fatto un piccolo tratto del mio percorso di studi e ho lasciato lì una parte di me. Ma penso che in qualche modo tutti abbiano lasciato a L'Aquila una parte di se stessi, se non altro l'incanto di uno studente universitario che a quell'età sente di avere la vita davanti e il mondo ai suoi piedi. È per questo che noi vogliamo ripartire da qui, dalla cultura, vogliamo superare questa fase in cui gli aquilani si sentono delle monadi slegate le une dalle altre, vogliamo riportare il senso di comunità a L'Aquila, e lo vogliamo fare partendo dalla cultura. Quindi, oltre alla ricostruzione materiale, come diceva il Presidente, che verrà fatta senza malversazione di risorse, con il Mibac vogliamo ricostruire la comunità grazie alla cultura, e organizzeremo tanti eventi culturali, artistici, letterari, musicali: vi invitiamo a partecipare, perché L'Aquila può tornare a vivere e deve tornare a volare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Eramo. Ne ha facoltà.

LUIGI D'ERAMO (LEGA). Signor Presidente, colleghi deputati, sono passati dieci anni dal 6 aprile 2009, eppure sembra ieri. La più grande tragedia degli ultimi anni che ha colpito drammaticamente il capoluogo di regione e gli oltre 45 comuni del comprensorio, con 309 vittime. Sì, è proprio così, sembra ancora ieri. Il rumore infinito, gli occhi rossi a causa dei calcinacci, pietre e travi ovunque, la disperazione, la puzza di gas, le urla dei sopravvissuti da sotto tonnellate di macerie, la notte buia, il suono incessante delle sirene, i primi soccorritori anch'essi terremotati, le divise piene di polvere: tutto questo fu quella notte, quando 309 persone persero la vita. Oggi li ricordiamo qui alla Camera, ed è una cosa giusta e onorevole, ma il nostro sforzo deve essere ancora quello delle prime ore, perché L'Aquila merita di essere ricostruita nella sua interezza, per onorare la sua storia, le sue bellezze, ma soprattutto va ricostruita definitivamente per onorare il sacrificio dei 309 morti.

Lo dobbiamo a noi stessi e lo dobbiamo alla credibilità della nazione. Ad oggi - e concludo, signor Presidente - ci sono ancora 2.900 nuclei familiari che vivono nei progetti Case e Map, per un totale di 7 mila persone, e circa 250 sono gli edifici pubblici che devono ancora essere ricostruiti, e voi sapete quanto sia importante per una città capoluogo ricostruire gli edifici pubblici, da dove riparte la vita economica e quotidiana di un'intera città. Anche per questo, dovremmo riflettere per iniziare ad ipotizzare una deroga agli appalti pubblici, per garantire una ricostruzione certa ed immediata degli edifici pubblici del capoluogo di regione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, i nomi scanditi alle 3,32, mentre la campana suona a morto, scuotono sempre un pianto dirotto, ma non è solo pianto di dolore: nella mia città si piange anche per la vita che faticosamente abbiamo riconquistato. Sembra assurdo, ma dieci anni fa, quando tutto accadde, pensavo fosse finita. Pensai che la mia città e la nostra storia fossero ormai sepolte per sempre. Quando penso a quei pochi secondi, a quel rumore, alla mia casa, dove tutto cadeva, mi scorre ancora il brivido di gelo. Fu allora, però, alle 3,32, che tutto cambiò; fu allora, però, che, alle 3,32, 309 vite furono spezzate per sempre. Ero presidente della provincia, tra le macerie di Onna assistevo al dramma del recupero di corpi di persone che amavo. Nulla ci è stato risparmiato, nemmeno quei maledetti sciacalli, che, intercettati, si fregavano le mani alla sola idea di fare affari sul terremoto, perché un terremoto mica fa tutti i giorni, e allora bisogna correre a L'Aquila a fare, appunto, gli sciacalli. Sempre tosti, però, noi aquilani, con le bandiere neroverdi - nero del lutto e verde della speranza - a combattere la nostra battaglia. Ma il mio pensiero fisso è sempre lì, ai volti dei 309 angeli che non vedremo più: Alessandra sarebbe davvero diventata una grande cantante, come meritava? E Susanna, avrebbe fatto davvero la musicista? E quella piccina che doveva nascere proprio quel giorno lì, era tutto pronto nella valigia della mamma, c'era il camicino, il fiocco rosa, la prima tutina, ma quella bimba non è nata. Ricordiamoli, allora, ricordiamoli tutti insieme, con umiltà e umanità, e chiediamo scusa a quelle persone: non dovevano morire così. Magari approviamo una legge - il Partito Democratico l'ha presentata - con misure per le famiglie delle vittime del terremoto de L'Aquila e di Amatrice, perché il miglior ricordo, la migliore nostalgia è quella di fare, fare qualcosa, per loro, per noi, per L'Aquila nuova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martino. Prima che lei cominci, onorevole Martino, perché tendo a non interrompere almeno durante le commemorazioni, onorevole Trizzino per esempio, per citare qualcuno, quando c'è qualcuno che parla durante le commemorazioni cerchiamo almeno di stare al proprio posto per non disturbare chi sta intervenendo. Prego, onorevole Martino.

ANTONIO MARTINO (FI). Presidente, oggi è importante più che mai, a dieci anni dalla tragedia de L'Aquila, essere vicini ai tanti abruzzesi che la notte del 6 aprile 2009 hanno vissuto un incubo che in pochi secondi ha cambiato la loro vita per sempre. Ma il ricordo non basta, bisogna capire cosa serve ancora per consegnare alla storia quel giorno e ripartire. Tante cose sono state fatte, la ricostruzione è ripartita, specialmente da parte dei privati, che è nettamente più avanti della ricostruzione pubblica, che rimane ancora, purtroppo, al palo. I mattoni si sono mossi, ma oggi l'emergenza di una città che tornerà più bella di prima, e il lavoro, il lavoro che manca e sembra essere rimasto sepolto dalle macerie. Con il lavoro si acquisisce dignità, con il lavoro si guarda al futuro. È nostra responsabilità oggi dotare questo territorio di strumenti adeguati per stimolare un'economia di una terra piena di cultura, di natura e di bellezza.

E in questi pochi minuti sento, da abruzzese, da dirigente di Forza Italia, di ringraziare tre uomini che con il loro lavoro, in quei giorni e nei mesi successivi, hanno fatto cose che, a distanza di anni, confrontate con altre catastrofi, sono da considerarsi eccezionali. E mi riferisco al dottor Guido Bertolaso, che ha trasformato quel modello di Protezione civile in un modello copiato e studiato in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), al dottor Gianni Letta, che, da abruzzese, è stato, ed è oggi, l'autorevole ambasciatore dei grandi problemi della nostra terra, ed infine, ma non per ultimo, al presidente Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che da uomo del fare in quei mesi, da Presidente del Consiglio dei ministri, fece grandi cose, come quella di puntare tutti i riflettori del mondo su L'Aquila, dove decise di far svolgere il G8. Tutto ciò ci rende più che mai oggi orgogliosi della nostra storia. Viva L'Aquila, viva l'Abruzzo, viva l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. A nome personale e del gruppo di Fratelli d'Italia ci uniamo anche noi al ricordo delle 309 vittime e al cordoglio nei confronti delle famiglie, e anche al ringraziamento, che lei ha fatto molto bene, nei confronti di tutti i volontari che in quell'occasione hanno salvato vite umane e hanno scritto una bellissima pagina italiana. Però, vorrei cercare di dire qualcosa un po' di diverso e fare riferimento a una frase: qualcuno ha detto che, quando tutto è perso, rimane ancora il futuro. Ecco, vorrei oggi ringraziare tutti coloro che, quando hanno perso tutto, hanno poi investito il futuro, tutto quello che avevano, nelle loro aziende che non c'erano più.

La differenza a L'Aquila l'hanno fatta, nella ricostruzione, tutti coloro che hanno aperto una stalla, che hanno acceso un furgoncino, tutte quelle persone che, comunque, dimostrando un grande senso di appartenenza, sono rimaste a L'Aquila, sono rimaste nei nostri centri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E guardate che questo è quello che accade normalmente in questa Italia distratta nei confronti dei paesi dell'entroterra: la differenza la fa uno straordinario senso di appartenenza. Non è semplice rimanere quando non si ha più niente, non è semplice investire tutto quello che si ha, e cioè il futuro, ancora nella propria terra. Questo avviene quando il senso di radicamento e il senso della comunità è molto forte.

E allora, Presidente, mi perdoni, non basta il cordoglio, non basta la solidarietà: serve la condivisione. Il Parlamento, il Governo, l'Italia devono avere il coraggio di investire in questo grandissimo senso di appartenenza, perché L'Aquila è l'Italia, Amatrice è l'Italia; e, se non abbiamo la forza e il coraggio di stare vicino a queste comunità e di investire in questo straordinario senso di appartenenza e di radicamento, noi non ci volgiamo dall'altra parte rispetto a L'Aquila e ad Amatrice, ma ci volgiamo dall'altra parte rispetto all'Italia, all'Italia più bella (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, cari colleghi, quello che va sotto il nome di terremoto de L'Aquila, in realtà, è una lunga scia di sismi che comincia nel gennaio del 2009, passa per quella pesantissima scossa della notte del 6 aprile di dieci anni fa e si conclude unicamente nel 2011. Questo serve per dire perché ci sono stati tanti morti e perché c'è stata una condizione così difficile delle cittadine e dei cittadini de L'Aquila, lunga non solo dieci anni, ma in modo particolare nei primi tre. Ogni terremoto ha un'icona tragica: l'icona tragica nel terremoto de L'Aquila è rappresentata dalla Casa dello studente, ne ha fatto cenno anche lei, Presidente.

Da segretario della CGIL, andai a L'Aquila due giorni dopo. Mi colpì di quella Casa una cosa incredibile: dietro questa Casa i due muri avevano retto, la Casa degli studenti si era come sbriciolata, disintegrata; non esistevano le mura, esistevano le pietre, esisteva la polvere, esisteva il terriccio. La casa per i più fragili era quella costruita con più fragilità, e mi è venuto di pensare allora, e ripeto oggi, che noi possiamo prendercela con il terremoto, ma la vera responsabilità non è del terremoto se si costruiscono case che a uno stormir di fronda crollano e uccidono tante persone, come è successo in quella occasione.

E sulla ricostruzione, lenta, il 35-40 per cento soltanto delle case ricostruite, voglio dire che quello che manca a L'Aquila è la ricostruzione pubblica, edifici pubblici, scuole pubbliche, un memoriale per le vittime e il ricordo di quella tragedia. Questo è quello che la Camera deve chiedere e questo è quello per cui i cittadini de L'Aquila, che hanno di nuovo, con la fiaccolata dell'altra sera, dimostrato la loro forza morale e la loro fierezza, hanno diritto ad avere una risposta dalle istituzioni, dallo Stato, dagli enti locali, e, per quello che ci riguarda, la solidarietà del nostro Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, commemoriamo oggi un accadimento che ha segnato la storia recente del nostro Paese, il terremoto de L'Aquila del 6 aprile 2009. In piena notte, alle ore 3,32, una violenta scossa di magnitudo 6.3 sprigionò tutta la sua potenza, colpendo il capoluogo abruzzese e i centri abitati vicini, continuando, poi, la sua attività nei giorni e nelle settimane seguenti. Il bilancio finale fu un vero e proprio bollettino di guerra: come è stato ricordato, 309 i morti, 1.600 i feriti, oltre 80 mila gli sfollati. Rasi al suolo case, monumenti, edifici storici, università, ospedali. Una primissima stima dei danni ammontò a circa 10 miliardi di euro, con una perdita inestimabile del patrimonio storico e artistico di cui la città era particolarmente ricca.

A dieci anni dal terrificante evento, il centro storico de L'Aquila, come, in buona parte, anche i centri limitrofi, appare ancora come una città fantasma. Pochissime le famiglie che hanno deciso di rimanere o che sono rientrate nelle case originarie e appena ottanta, probabilmente, le attività commerciali che hanno riaperto, mentre i lavori di ristrutturazione proseguono a rilento. Troppe ancora le persone alloggiate nei progetti CASE e nei moduli abitativi provvisori. È un'aggregazione cittadina che soffre la precarietà di quello che è lo scheletro di ogni comunità: le scuole, gli uffici, le banche e le poste sono, ad oggi, dislocate in un territorio ampio e lontano dal centro.

In questo stato, ancora oggi di enorme difficoltà, i cittadini del comprensorio aquilano continuano ad impegnarsi lodevolmente per ridare dignità al loro territorio e alla loro vita. Concludo, Presidente, sottoscrivendo quanto dichiarato dal Presidente Conte nell'occasione della fiaccolata di qualche giorno fa, che le ferite di un territorio sono le ferite di un'intera nazione, e quindi è auspicabile che finalmente la fabbrica delle buone intenzioni di qualche anno fa, che procede a rilento, si trasformi in quella delle buone pratiche realizzative.

PRESIDENTE. Sono così conclusi i ricordi da parte anche di tutti i gruppi parlamentari, che ringrazio.

Sull'ordine dei lavori.

MASSIMO UNGARO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente. Brevemente, vorrei chiedere che il Governo venga a riferire in Aula in merito al Consiglio europeo straordinario di domani. Lei saprà che i 27 Paesi dell'Unione europea sono chiamati a esprimersi sul fatto di estendere o meno al Regno Unito la possibilità di rimanere nell'Unione europea o meno. Sappiamo che sono in atto delle discussioni a livello europeo, sappiamo bene le posizioni della Germania, della Francia e del Belgio; l'Italia non è pervenuta, il Governo Conte rimane una comparsa, non tocca palla su temi come quello della Brexit. Noi vorremmo almeno sapere, come Parlamento, se il Governo italiano vuole concedere un'estensione lunga, un'estensione corta, a quali condizioni e almeno essere partecipi di quanto sta avvenendo a livello europeo. Ricordiamoci che c'è una grande comunità italiana in quel Paese, tre milioni di residenti europei. Sarebbe utile che il Parlamento venga coinvolto su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LAURA BOLDRINI (LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Immagino sullo stesso tema. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Sì, signor Presidente, per unirmi anch'io, il nostro gruppo, il mio gruppo si unisce a questa richiesta. Mi sembra necessario che il Parlamento abbia contezza della posizione del Presidente del Consiglio in un frangente importante. Noi abbiamo, come è stato già ricordato, una foltissima comunità italiana in quel Paese, molti interessi, e dunque ci sembra giusto chiedere di sapere quale sarà la posizione del nostro Esecutivo.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Anche lei, immagino, sullo stesso tema.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Sì, Presidente, sulla stessa questione. Abbiamo avuto già occasione, in quest'Aula, di rappresentare al Presidente del Consiglio la criticità rispetto alla Brexit e rispetto ai nostri connazionali, ovviamente su tutte le questioni di breve e medio periodo che si pongono e si porranno, ma, ricordo anche, su una questione molto specifica.

Sono stati depositati i simboli per le elezioni europee, fra poco verranno depositati i simboli per le elezioni europee, fra poco verranno depositate le liste, i nostri connazionali ancora non hanno contezza, chiarezza e certezza se, per votare - stiamo parlando di decine e decine di migliaia di nostri connazionali - potranno farlo con i seggi, come in tutti gli altri Paesi dell'Unione europea, restando nel Regno Unito, o dovranno prendere un aereo, una nave che circumnaviga l'Europa, qualsiasi mezzo di fortuna per venire in Italia e votare. Mi sembra particolarmente grave e poco corretto che non ci sia chiarezza su questo punto, a così poco termine dalle elezioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossini. Lei è di un'altra componente del gruppo Misto. Prego.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Posso intervenire?

PRESIDENTE. Un minuto. Prego.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Per un disguido non mi sono iscritta a parlare alla commemorazione.

PRESIDENTE. E' un disguido che purtroppo non è rimediabile. Non ci sono altre richieste di intervento sul tema. La Presidenza si farà carico di formalizzare la vostra richiesta al Governo, che peraltro è presente anche in Aula e sono certo che il Governo farà sapere le eventuali modalità di risposta al Parlamento su quanto legittimamente richiesto.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 920 - Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo (Approvato dal Senato) (A. C. 1433-A); e dell'abbinata proposta di legge: Ravetto (A.C. 781) (ore 15,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1433-A: Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo; e dell'abbinata proposta di legge n. 781. Ricordo che, nella seduta del 4 aprile, si è conclusa la discussione generale e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo delle Commissioni, e degli emendamenti presentati.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione. Tale parere contiene sei condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione che saranno poste in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

Ricordo che, trattandosi di un provvedimento collegato alla manovra di finanza pubblica, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili non possono essere ripresentati in Assemblea e, ove ripresentati, non sono pubblicati. Inoltre, non sono pubblicati, in quanto non ricevibili, gli emendamenti già presentati presso la Commissione, ma in quella sede ritirati o decaduti per assenza del presentatore; i nuovi emendamenti non previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa, ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente.

Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla Commissione Bilancio nella riunione odierna, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari, privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: 1.5 Sisto, 1.32 Viscomi, 1.34 Lacarra, 2.25 Rizzetto, 2.27 Carla Cantone, 2.35, 2.37, 2.38, 3.2, 3.6 e 3.01 Polverini, 2.39 Moretto, 3.3 e 3.7 Frassinetti, 3.4 Aprea, 3.5 e 3.57 Prisco, 3.24 De Luca, 3.56 Carnevali, 3.8 Ferro, 3.29 e 3.05 Epifani, 3.61 Bucalo, 3.03 Ciaburro.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, i gruppi di Fratelli d'Italia, Liberi e Uguali e la componente politica del MAIE-Movimento associativo italiani all'estero del gruppo Misto sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Avverto, infine, che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 2.200 che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Noi abbiamo atteso con grande ansia che arrivasse anche qui alla Camera il disegno di legge “concretezza”, anche perché, nelle precedenti audizioni del Ministro Bongiorno, questo decreto avrebbe dovuto essere effettivamente una grande riforma della pubblica amministrazione, aveva l'ambizione di riorganizzare la pubblica amministrazione, aveva l'ambizione di rendere più semplice il rapporto dei cittadini con la pubblica amministrazione e aveva soprattutto l'ambizione di una riorganizzazione della pubblica amministrazione, affinché si potesse lottare - così come dice la stessa rubrica del disegno di legge - contro l'assenteismo e l'inefficienza della pubblica amministrazione.

Ebbene, nulla di tutto questo, anzi dall'esame di questo testo, che è in realtà piuttosto scarno, anche perché molte di quelle che erano le ambiziose previsioni non sono state assolutamente inserite nel testo, noi troviamo che vi sia al contrario un tentativo di riorganizzare la pubblica amministrazione, senza alcuna visione oggettiva, organica e di massima. Lo diciamo perché alcuni dei punti fondamentali che sono alla base di questo disegno di legge sono punti fondamentali che lasciano sconcertati, come il caso del cosiddetto nucleo della concretezza, cioè si aumentano i controlli all'interno della pubblica amministrazione, il che ovviamente non pone alcuna necessità di precisare che sui controlli siamo tutti d'accordo; il problema è che questo è un controllo ulteriore, di cui non capiamo fino in fondo la natura, non capiamo fino in fondo chi fa cosa, sappiamo soltanto che ci sono 53 persone che verranno assunte per far parte di questo nucleo della concretezza e che dovranno controllare tutto il sistema della pubblica amministrazione, quando dico tutto intendo il sistema degli enti locali e delle amministrazioni centrali. È chiaro che questi 53 supereroi saranno chiamati ad un lavoro indefesso e non sappiamo ovviamente anche con quali risultati, visto che non è chiaro cosa siano chiamati di fatto a fare. La Ministra Bongiorno su questo punto, interpellata dal Partito Democratico nel corso dell'audizione, ha detto che non si aggiungono controlli ulteriori rispetto a quelli che già esistono, ma che questo nucleo dovrà limitarsi a coordinare quanto già c'è. Ebbene, questo francamente, non solo non ci appare chiaro, ma non riusciamo a capire neppure quali saranno gli effetti di questi controlli e neppure quali saranno gli effetti eventuali dei mancati controlli e non riusciamo a capire neppure quale tipo di sanzioni verranno applicate nell'ipotesi in cui questi 53 volenterosi dovessero accertare che vi sono delle mancanze all'interno della pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione è un sistema estremamente complesso, una stratificazione di norme che avrebbe richiesto minore fretta e maggiore saggezza ed è mancata completamente invece in quello che viene definito, anch'esso, “decreto concretezza” e, ancora una volta, anche qui l'uso dei nomi e dei termini è ambizioso, ma di concreto davvero non troviamo alcunché. Ed è anche un'Amministrazione che difficilmente riuscirà a riordinare i propri rapporti con l'utenza, con i cittadini. Rispetto a questo, non c'è nulla in termini di semplificazione, se non una complicazione, anche qui, ulteriore del rapporto che c'è tra la pubblica amministrazione e il cittadino che alla pubblica amministrazione si rivolge. C'è poi il tentativo, dicevo, riportato anche nella rubrica del disegno di legge, di proteggere i dati personali, o meglio c'è il tentativo di controllare l'assenteismo dei pubblici dipendenti, attraverso controlli biometrici e attraverso controlli di videosorveglianza. Ora, basterebbe andare a rileggere i testi delle audizioni, o quelli che sono sinteticamente i comunicati che sono usciti dalle audizioni, dopo aver ascoltato, ad esempio, il Garante della privacy, che sulla protezione dei dati personali ha dato molti suggerimenti e ha anche indicato dove ci sono delle criticità all'interno del testo. Ne ricordiamo una per tutte: è totalmente assente il principio cosiddetto di proporzionalità, cioè nel momento in cui, rispetto al pubblico dipendente, si chiedono, non soltanto controlli biometrici, ma anche la videosorveglianza, è totalmente assente il principio di proporzionalità rispetto al tipo di controllo e all'obiettivo di quel controllo, che si vuole raggiungere attraverso questi atti, senza contare che anche il trattamento dei dati personali è francamente l'ultimo dei problemi che troviamo all'interno delle valutazioni poste nel disegno di legge.

Sono per lo più misure invasive, che riguardano limitazioni dei diritti delle persone, che, a nostro avviso - abbiamo cercato di dirlo più volte e lo abbiamo detto anche presentando numerosi emendamenti, alcuni dei quali dichiarati inammissibili, altri semplicemente respinti, come spesso accade nel corso della discussione in Commissione, senza alcun riscontro da parte della maggioranza -, nonostante la lesione di questo canone di proporzionalità a cui facevo riferimento, nonostante le evidenti limitazioni ai diritti della persona, queste deroghe, queste restrizioni, probabilmente verranno dichiarate illegittime, certamente non dalla politica, certamente non dalla riscrittura del testo di legge, perché questo non lo si è voluto fare, non lo si è modificato, ma sarà ancora una volta la magistratura a sostituirsi al legislatore; sarà, quindi, la magistratura a dover accertare e rilevare ancora una volta illegittimità chiare ed evidenti, che sarebbero state, invece, superabili semplicemente con una riscrittura, così come avevamo più volte suggerito anche alla maggioranza e al Governo.

Altre questioni che riguardano l'organizzazione della pubblica amministrazione e l'organizzazione del lavoro all'interno della pubblica amministrazione neppure vengono affrontate, ma semplicemente e ancora una volta, senza alcuna programmazione, senza alcuna pianificazione e senza coordinare testi legislativi che ormai sono presenti nel nostro ordinamento a partire dalla manovra di bilancio, continuano le previsioni ad hoc, si direbbe quasi ad personam, ma ovviamente non nel senso tecnico del termine, nelle assunzioni e nell'utilizzo delle graduatorie, anche qui senza alcuna pianificazione e senza tener conto che, mentre da una parte si accede alle assunzioni, dall'altra le assunzioni vengono bloccate, come è accaduto nella manovra di bilancio per quasi tutto il 2019.

Quindi, quello che avremmo voluto vedere in questo disegno di legge e che non c'è, era e sarebbe stata un'attenta normazione, che semplificasse la stratificazione legislativa che negli anni ha continuamente riformato la pubblica amministrazione. C'è stata, invece, poca attenzione alla complessità del sistema e una quasi totale esclusione di rapporto diretto con i soggetti che, poi, di quella pubblica amministrazione sono protagonisti; penso, ad esempio, alle regioni e agli enti locali, ma alle stesse amministrazioni centrali. Anche rispetto a questo - come abbiamo visto in altri testi di legge, come è stato il caso del decreto dignità prima, come è stato il caso del cosiddetto decretone dopo - non c'è stata nessuna volontà di rendere partecipi e protagonisti, ad esempio, le organizzazioni sindacali, nessuna volontà neppure di inserire, come suggerito dal Partito Democratico, alcuni emendamenti che prevedessero quantomeno la consultazione delle parti sociali, la consultazione delle organizzazioni sindacali, posto che questo è un disegno di legge oggettivamente invasivo di quella che è la libertà e l'autonomia anche nelle previsioni legate, appunto, alla organizzazione della pubblica amministrazione.

Tutti questi emendamenti sono stati respinti, quasi che non si voglia non soltanto far sedere a quel tavolo le organizzazioni sindacali, ma, come dicevo poc'anzi, neppure consultarle, in una materia, ripeto, complessa come quella della pubblica amministrazione. E così sono stati respinti anche tutta un'altra serie di suggerimenti, che avevamo messo a disposizione del Governo e della maggioranza e che avrebbero potuto essere assolutamente utilizzati per rendere più efficace e più efficiente la macchina organizzativa.

Bene, di tutto questo, come dicevo, signor Presidente, non c'è nulla. Le procedure amministrative vengono confuse con i processi lavorativi, l'organizzazione della macchina non è al centro di questo disegno di legge ed è un'amministrazione rispetto alla quale si prevedono soltanto interventi prescrittivi e sanzionatori, cioè il presupposto da cui si parte è che tutti i pubblici dipendenti siano assenteisti e siano nullafacenti e che, quindi, si debba su di loro intervenire per costringerli a lavorare.

Bene, molti dei colleghi che sono in quest'Aula, ma credo di poter dire anche molti cittadini, sanno che, dall'altra parte di quello sportello a cui si rivolgono quotidianamente quando chiedono un servizio allo Stato, alla pubblica amministrazione e agli enti locali, ci sono persone di valore che lavorano, lo fanno davvero con grande impegno, con grande orgoglio e anche con grande determinazione.

Il nostro compito di legislatori era fornire loro gli strumenti per farlo in modo più efficiente e più efficace nell'interesse della nostra comunità. Questo disegno di legge nulla fa in questo senso, non soltanto non rende quell'azione amministrativa più efficiente e più efficace, ma la complica, la rende più complessa, la allontana dai cittadini, insomma, per dirla in una parola, qua dentro non c'è nulla di concreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento 3.30 Bordonali, a pagina 27 del fascicolo, è stato ritirato dalla presentatrice.

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Cari colleghi, io avevo un grande auspicio, pensavo che questo tipo di titolo - concretezza - fosse effettivamente un'occasione anche abbastanza importante, storica, per rivedere un po' gli elementi della nostra pubblica amministrazione, migliorandola e dando dei servizi migliori ai nostri cittadini. Io speravo in una grande forza in termini legislativi per la sburocratizzazione della nostra pubblica amministrazione. Vedo, invece, che alcuni passaggi di questo provvedimento creano grandi difficoltà ai nostri funzionari, alle nostre macchine amministrative e, naturalmente, ai nostri amministratori, che devono poi gestirle.

Noi ci troviamo di fronte ad un nucleo di concretezza, cosiddetto, che - anziché essere un supporto alle pubbliche amministrazioni, che ne hanno magari bisogno e che magari lo possono anche chiedere in termini volontari - impone determinati controlli, che crea un ulteriore appesantimento legato alla possibilità di valutazione e di controllo nelle singole amministrazioni comunali, come se non ce ne fossero già abbastanza, come se le nostre amministrazioni comunali già non fossero oberate di controlli e di vincoli. Ed è per quello che la macchina statale e le macchine comunali non funzionano, perché abbiamo troppi vincoli. Probabilmente bisognerebbe toglierli, tagliare i lacci e lacciuoli, e dare possibilità di agibilità al nostro Stato, ai nostri comuni, che sono il front office dello Stato nei confronti dei cittadini. Questo non avviene.

Poi l'assurdità che io veramente vorrei sottolineare - e mi rivolgo anche agli amici della Lega - è: ma come si può fare un nucleo di concretezza che deve valutare a livello centrale i vari enti locali nelle regioni italiane? Almeno distribuiamolo a livello provinciale, almeno creiamo dei supporti veri a livello provinciale, o di aree metropolitane, che possono essere più vicino, più a contatto degli enti locali. Come si può pensare di fare un nucleo di concretezza a livello nazionale al quale tutti gli enti locali debbano rispondere? Mi sembra una cosa assurda, che creerà ancora più complicazioni e creerà non concretezza, ma grande, grande confusione e grande rallentamento soprattutto negli enti locali. E poi la volontarietà dell'ente in difficoltà che si rivolge nei confronti di qualcuno che lo può supportare e non qualcuno che, invece, come altre volte la Corte dei conti, anziché il supporto va a fare semplicemente il controllo e interventi di carattere punitivo. Noi stiamo andando esattamente nella direzione contraria rispetto a quelle che sono le esigenze vere delle nostre amministrazioni locali, stiamo facendo un danno veramente grave al nostro Stato e ai nostri enti locali con questo tipo di percorso.

Ripeto: l'autonomia è fondamentale. L'autonomia degli enti locali è sancita dalla nostra Costituzione. Noi facendo così andiamo a danneggiare anche questo elemento fondamentale della nostra Carta costituzionale centralizzando tutto a Roma e io mi meraviglio che venga proprio una proposta del genere da un Ministro indicato dalla Lega, perché obiettivamente mi sarebbe piaciuto che questi nuclei della concretezza fossero stati individuati a livello locale e fossero o servissero in prospettiva come supporto vero ai nostri comuni, che magari in qualche modo possono essere in difficoltà nel riscontrare e nel trovare delle soluzioni per le loro problematiche. Questo è il vero punto fondamentale: andare in soccorso alle amministrazioni e non andare in punizione o a sovrapporsi ad altre norme burocratiche che già le opprimono.

Io credo che questo sia un passaggio fondamentale di libertà e di democrazia anche nel nostro Paese e di agibilità amministrativa e se noi non andiamo su questa strada ci troveremo ancora più bloccati. E, allora, quando esamineremo il famoso decreto “sblocca cantieri” - e lo stiamo aspettando - noi ci ritroveremo con lo “sblocca cantieri” ma col “blocca amministrazioni comunali” e, conseguentemente, saremo comunque sempre fermi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di parlare, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

VIRGINIO CAPARVI , Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Signor Presidente, identici emendamenti 1.1 Zangrillo, 1.2 Schullian e 1.4. Viscomi, parere contrario; emendamenti 1.6 Viscomi e 1.7 Polverini, contrario; identici emendamenti 1.8 Epifani, 1.9 Pella e 1.10 Rizzetto, contrario; emendamenti 1.11 Viscomi, 1.12 Gribaudo, 1.13 Gribaudo, 1.14 Gribaudo, 1.15 Gribaudo, 1.16 Lepri, 1.17 Viscomi, 1.18 Gribaudo, 1.19 Fatuzzo, 1.21 Viscomi, 1.23 Mura, 1.24 Cecconi, 1.25 Viscomi, 1.26 Prisco, 1.29 Sisto, 1.30 Polverini e 1.31 Fatuzzo, parere contrario.

PRESIDENTE. Poi, c'è l'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, su cui penso che il parere sia favorevole (glielo dico io). È una condizione della V Commissione (Bilancio).

VIRGINIO CAPARVI , Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Sì, Presidente.

PRESIDENTE. L'emendamento 1.33 Frassinetti sarebbe precluso. Comunque, qual è il parere?

VIRGINIO CAPARVI , Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento successivo 1.34 Lacarra è inammissibile.

Qual è il parere del relatore di minoranza, onorevole Viscomi?

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Presidente, identici emendamenti 1.1 Zangrillo, 1.2 Schullian e 1.4. Viscomi, parere favorevole; emendamenti 1.6 Viscomi e 1.7 Polverini, parere favorevole; identici emendamenti 1.8 Epifani, 1.9 Pella e 1.10 Rizzetto, parere favorevole; emendamenti 1.11 Viscomi, 1.12 Gribaudo, 1.13 Gribaudo, 1.14 Gribaudo, 1.15 Gribaudo, 1.16 Lepri, 1.17 Viscomi, 1.18 Gribaudo, 1.19 Fatuzzo, 1.21 Viscomi, 1.23 Mura, 1.24 Cecconi e 1.25 Viscomi, parere favorevole; emendamento 1.26 Prisco, mi rimetto all'Aula; emendamenti 1.29 Sisto, 1.30 Polverini e 1.31 Fatuzzo, parere favorevole. Infine, esprimo parere favorevole sull'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento e mi rimetto all'Aula sull'emendamento 1.33 Frassinetti.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, parere conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.1 Zangrillo, 1.2 Schullian e 1.4. Viscomi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1 Zangrillo, 1.2 Schullian e 1.4. Viscomi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

PAOLO ZANGRILLO (FI). Presidente…

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie, Presidente. Io voglio cercare di motivare l'emendamento soppressivo proposto dal mio partito sull'articolo 1. L'articolo 1 del disposto legislativo istituisce…

PRESIDENTE. Prego, onorevole Zangrillo.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Se riesco a parlare. Se è così cortese di richiamare l'Aula a un po' di silenzio la ringrazio, che mi facilita nel compito.

Stavo dicendo che l'articolo 1 del disposto legislativo istituisce il nucleo della concretezza, un nucleo che, si legge nel testo, è preposto alla verifica della realizzazione delle azioni concrete per il miglioramento dell'efficienza della pubblica amministrazione. Ora, la prima domanda che mi verrebbe da porre al legislatore proponente è che cosa siano le azioni concrete. Io questa fattispecie delle azioni concrete non la conosco, a meno che non mi si si spieghi quali sono le azioni non concrete. Ma detto ciò…

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo maggior silenzio e liberiamo i banchi del Governo. Liberiamo i banchi del Governo! Onorevole Vito. Grazie, era per lei. Prego.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Detto ciò, questo nucleo della concretezza, che è costituito dal disegno di legge in esame, fa salve le competenze dell'ispettorato per la funzione pubblica e, oltretutto, quelle dell'unità per la semplificazione e la qualità della regolazione. Se noi andiamo a sovrapporre le competenze e le finalità del nucleo della concretezza con quelle dell'ispettorato per la funzione pubblica diciamo che sono completamente sovrapponibili. Allora, la domanda di nuovo è: ma che cosa aggiunge, qual è il valore aggiunto del nucleo della concretezza? Non si comprende come il nucleo della concretezza, costituito da 53 persone, possa dare un contributo in termini di valore aggiunto alle finalità che sono proprie dell'ispettorato e dell'unità per la semplificazione, già costituiti e già operanti all'interno della pubblica amministrazione.

Inoltre, io voglio sottolineare che il nucleo della concretezza ha come ambito di applicazione o come area di intervento tutta la pubblica amministrazione. Stiamo parlando di migliaia di uffici, stiamo parlando di migliaia di organizzazioni. Dunque, la domanda è: come possono 53 persone - saranno 53 Superman!- svolgere i compiti che sono assegnati al nucleo della concretezza?

Da ultimo, voglio sottolineare che se la finalità del disegno di legge e, in particolare, del nucleo della concretezza sta nell'attività di miglioramento dell'efficienza della pubblica amministrazione io ritengo che, come avviene in ogni organizzazione quando si lavora sul tema dell'efficienza e quando si lavora sul tema del corretto funzionamento dell'organizzazione, piuttosto che assumere 53 persone per verificare quello che fanno gli altri e comminare delle misure disciplinari forse sarebbe opportuno dotarsi di competenze e di know-how per un'analisi organizzativa finalmente una volta fatta con criterio e fatta con professionalità al fine di comprendere come possa funzionare la macchina organizzativa. Questo vale non soltanto per il disegno e il funzionamento dei processi all'interno dell'organizzazione ma anche per quel che attiene poi alla dotazione di risorse adeguate, di know-how e di competenze adeguate per farla funzionare perché in questo disegno di legge è previsto poi un piano di assunzioni. Io credo che prima di arrivare a definire un piano di assunzioni forse sarebbe opportuno comprendere che cosa serve in termini di competenze alla pubblica amministrazione e poi magari possiamo pensare di ragionare di quali competenze dotarla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilli. Ne ha facoltà.

FABIO MELILLI (PD). Presidente, il Partito Democratico condivide l'ipotesi di eliminazione di questo strumento.

E' uno strumento un po' originale - mi permetta - perché costruiamo un meccanismo dove dal centro si indicano le azioni che dovranno portare, nel sistema degli enti locali e nel sistema della pubblica amministrazione in generale, a una maggiore efficienza, facendo così giustizia di tutto il dibattito che c'è stato negli anni rispetto all'autonomia degli enti locali, alla responsabilizzazione del sistema periferico, inteso nel senso territoriale, dell'amministrazione pubblica italiana. Una cosa davvero originale, cioè, un luogo dove qualcuno, dal centro, decide quali sono le cose che bisogna fare per raggiungere efficienza e per raggiungere maggiore velocità nei processi amministrativi, li impone al sistema locale e il sistema locale si deve adeguare, con un'operazione un po' originale, nel senso che rispolveriamo l'antica figura dell'ispettore; quindi, avremo anche degli ispettori, al di là dell'esiguo numero rispetto naturalmente al numero degli enti locali italiani, che andranno a controllare e, magari, sanzioneranno le scelte democratiche e libere dettate da soggetti rappresentativi di una collettività che hanno portato a raggiungere degli obiettivi, perché questi obiettivi vengono ritenuti dal sistema centrale non in linea con le azioni di concretezza che il sistema centrale individua.

Si tratta di una cosa davvero fuori dal tempo; mi permetto di dirlo al Ministro della funzione pubblica, ma noi abbiamo, in questo Parlamento, negli anni, lavorato perché l'autonomia del sistema locale e la libertà della scelta dell'organizzazione, nella gestione delle funzioni e dei procedimenti degli enti locali, fossero valorizzate e sono state valorizzate nel tempo; adesso torniamo all'indietro e il sistema centrale ci spiega come dobbiamo fare.

Vorrei capire come si innesta questo con i processi di autonomia differenziata che il Governo sembra stia ponendo in essere; noi diamo, da un lato, alle regioni la possibilità di organizzare materie anche rilevanti, esclusive nel loro governo e, poi, gli diciamo che i sistemi di concretezza e di efficienza li decidiamo dal centro, magari con un accordo in Conferenza unificata, ignorando totalmente la diversità del territorio italiano, le peculiarità, le caratteristiche del sistema degli enti locali, delle regioni e delle province.

È una cosa incredibile, mi permetto; se questa è l'attenzione che il Governo riserva alla pubblica amministrazione italiana e se questo è stato lo sforzo complessivo che si è fatto con questo provvedimento, io credo che, davvero, si sia partorito un topolino, nel senso che vorrei capire, ad esempio, come si intreccia il ruolo del Governo, quindi, dell'Esecutivo, con la Commissione bicamerale per la semplificazione, vorrei capire come questa operazione, costruita in forma gerarchica, possa portare a miglioramenti di qualità nel sistema amministrativo.

Ecco, davvero, ci sono poche parole da dire, è una mentalità molto diversa dallo spirito autonomista che ha contraddistinto le leggi negli anni rispetto al sistema delle autonomie locali e per questo, naturalmente, noi siamo d'accordo a sopprimere l'articolo che stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bond. Ne ha facoltà, per un minuto.

DARIO BOND (FI). Presidente, approfitto della presenza del Ministro - ho anche stima dell'onorevole Bongiorno - per porle una domanda molto chiara. La leggo: il Nucleo della concretezza assicura la concreta realizzazione delle misure previste dal piano triennale; il comma 3 disciplina tale attività del Nucleo, la quale si esplica in sopralluoghi e visite.

Allora, noi quando l'abbiamo letto in Commissione, pensavamo che il Nucleo concretezza fosse composto da 53 esperti, onorevole Ministro, che in qualche maniera indicassero e dessero dei segni fondamentali per la gestione della pubblica amministrazione, per il comportamento di questa e per il buon funzionamento, soprattutto a livello meritocratico. Leggo, però, che questi fanno dei sopralluoghi e delle visite. Allora, la domanda che vi pongo è: ma non basta Aran, praticamente, l'Agenzia per il pubblico impiego, non bastano tutte quelle strutture della funzione pubblica che ci sono già, che fanno già visite e sopralluoghi legati essenzialmente al funzionamento della buona amministrazione?

Allora, le chiedo, con molta franchezza e con molta stima: perché il Nucleo della concretezza va in giro per l'Italia a fare sopralluoghi e visite? Mi dia una risposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Presidente, anch'io nutro tanti dubbi su questo Nucleo della concretezza, soprattutto per quanto riguarda le unità, 53, che dall'alto della loro competenza, in materia di organizzazione, avranno l'incarico di dare delle soluzioni. Però, i miei dubbi sono relativi al fatto di come sia possibile che 53 unità possano dare soluzioni in una prateria come è la nostra pubblica amministrazione. La nostra pubblica amministrazione non è un mondo, sono tanti mondi che hanno degli interessi, delle finalità, anche dei problemi diversi uno dall'altro. Quindi, bisogna dare delle risposte diverse e i nostri dubbi, soprattutto, i dubbi di Fratelli d'Italia, sono proprio su come dare, con 53 unità, le soluzioni e le buone pratiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1 Zangrillo, 1.2 Schullian e 1.4 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.6 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Presidente, premesso che non sappiamo che cosa farà questo Nucleo della concretezza, ma sappiamo come lo farà, con ispezioni, verbali, a cui seguiranno ulteriori memorie, precisazioni e ulteriori documenti, carta che chiama carta, vorremmo aiutare la signora Ministro a rimettere ordine nel sistema.

Il Nucleo della concretezza si chiama, in verità, Nucleo delle azioni concrete di miglioramento dell'efficienza amministrativa; ora, le azioni possono essere giuste, sbagliate, possono essere efficaci o non efficaci, funzionali o non funzionali, ma un'azione di per sé è concreta e, allora, chiediamo di cambiare il nome di questo Nucleo, svelando in qualche misura l'azione puramente demagogica che ci sta nell'uso della parola “concretezza” e chiediamo che questo Nucleo abbia riguardo all'organizzazione amministrativa.

L'elemento non è meramente lessicale o simbolico; è che vorremmo richiamare l'attenzione del Governo sul fatto che l'organizzazione e l'amministrazione sono due ambiti disciplinari distinti; sull'organizzazione operiamo, il più delle volte, con i poteri del privato datore di lavoro, ricondotti al diritto privato; sull'amministrazione, la signora Ministro lo sa bene, operiamo con i poteri del diritto amministrativo e, quindi, vogliamo che sia chiarito fino in fondo lo spazio operativo di questo Nucleo, perché parlando di Nucleo della concretezza continueremo a confondere l'area occupata dal diritto amministrativo, dai poteri connessi e dalla logica connessa al diritto amministrativo, con l'area invece correlata ai poteri e alla logica del diritto privato e del privato datore di lavoro.

Concretezza significa ben poco, non possiamo cedere al gusto mediatico di una parola semplice.

Le pubbliche amministrazioni sono sistemi complessi che richiedono una complessità anche di ragionamento e di regolazione. Per questo chiediamo che il Nucleo della concretezza si trasformi nel Nucleo per l'organizzazione, per l'organizzazione del miglioramento dell'efficienza amministrativa, e che sia, con titolo breve, denominato: “Nucleo per l'organizzazione amministrativa” anziché “Nucleo della concretezza”.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.7 Polverini.

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Solo per precisare che, per un errore, ho letto “favorevole” prima, quando il parere era contrario, ed è da intendersi contrario sull'emendamento 1.7 Polverini.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Presidente, semplicemente per chiarire che questo emendamento si riferisce all'articolo 1 del disegno di legge, con il quale è previsto che venga approvato il Piano triennale delle azioni concrete per l'efficienza delle pubbliche amministrazioni con un decreto del Ministro per la Pubblica amministrazione di concerto con il Ministro dell'Interno, previa intesa in sede di Conferenza unificata. Ora, l'emendamento che noi proponiamo è un emendamento la cui finalità è quella di salvaguardare la piena autonomia gestionale delle regioni e degli enti locali, e chiede, quindi, la soppressione della previsione “previa intesa in sede di Conferenza unificata” per l'approvazione del Piano triennale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.8 Epifani, 1.9 Pella e 1.10 Rizzetto.

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Stesso errore del precedente, quindi esprimo parere contrario.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.8 Epifani, 1.9 Pella e 1.10 Rizzetto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.11 Viscomi.

Qui il parere credo sia confermato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Sì, il parere è confermato, e anche due parole per spiegare il senso di questo emendamento.

Chiediamo di sostituire il Piano triennale con le Linee guida per l'implementazione organizzativa di misura. Vorremmo che il Ministero abbandonasse la logica dei piani triennali, che poca funzione hanno avuto nel nostro Paese, ed iniziasse a ragionare in termini di linee guida, perché il piano presuppone appunto un'omogeneità delle amministrazioni, mentre le linee guida presuppongono, invece, una molteplicità ed una pluralità di modelli amministrativi, e quindi l'autonomia delle stesse pubbliche amministrazioni.

PRESIDENTE. È giusto, colleghi: organizzatevi in maniera da dare uno spazio alla collega di Fratelli d'Italia che ha diritto a sedere al banco dei nove (Applausi). No, non è da applausi, è semplicemente da organizzazione: pregherei i presidenti delle Commissioni di organizzare quanto per consentire che ciò si realizzi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.12 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Presidente, siccome in tutti i contratti nazionali di lavoro è prevista una continua consultazione fra le parti che hanno stipulato i contratti, in modo particolare nell'organizzazione del lavoro, se vogliamo che sia efficace anche la trasparenza e che vada a buon fine ciò che noi chiediamo, penso che sia utile prevedere anche la consultazione fra le parti sociali. Diciamo anche che bisogna, dopo la lettera c), inserire una lettera d) che prevede la necessità delle azioni dirette a predisporre i piani industriali per ciascuna dalle pubbliche amministrazioni. Le cose stanno insieme: da una parte, la consultazione, dall'altra, i piani mirati ad ogni settore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Gribaudo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.13 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). È la conseguenza del ragionamento che stiamo facendo in tutti gli emendamenti che noi abbiamo presentato fino ad ora: ciò che ha detto l'onorevole Viscomi, ciò che ho detto prima. Proprio per questa ragione di coerenza, chiediamo di sopprimere la lettera a) dell'articolo 60-bis, e poi chiediamo di inserire un comma 7-bis, perché comunque in ogni caso devono rimanere le competenze che fanno capo all'Ispettorato per la funzione pubblica già previsto nell'articolo 60. Ha una sua logica, se vogliamo rendere attiva una legge come questa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Gribaudo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.14 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Presidente, con questo emendamento noi proponiamo di sopprimere la lettera a) del secondo comma dell'articolo 1, praticamente quella parte nella quale si vanno a identificare i compiti che devono essere definiti dal piano triennale, sulla base del quale il cosiddetto Nucleo della concretezza dovrebbe lavorare. In particolare, la lettera a) dice che il piano deve determinare le azioni dirette a garantire la corretta applicazione delle disposizioni in materia di organizzazione e funzionamento delle pubbliche amministrazioni e la conformità dell'attività amministrativa ai principi di imparzialità e di buon andamento. Noi riteniamo che questa parte vada soppressa, a parte il fatto che ritenevamo fosse utile sopprimere l'intero articolo, perché non crediamo ci sia il bisogno di istituire un nuovo organismo, ulteriore rispetto a quelli già esistenti, per controllare, verificare e sovrintendere l'attività della pubblica amministrazione. Ma nel momento in cui si decide, come ha deciso questa maggioranza, di procedere su questa strada, chiediamo perlomeno che i compiti vengano definiti in maniera più chiara e non si sovrappongano appunto a quelli di altri organismi già esistenti.

Peraltro, evidenziamo anche il fatto che questo piano triennale, che deve riguardare tutte le azioni della pubblica amministrazione, né in questo articolo, né in questa lettera, e in generale nel provvedimento, prevede in alcun modo il coinvolgimento dei dipendenti pubblici. Cioè, qui si propone di realizzare un piano triennale di azioni per la pubblica amministrazione senza la benché minima consultazione di coloro che quotidianamente vivono la pubblica amministrazione, e tanto meno senza il coinvolgimento e un minimo di consultazione di coloro che si rapportano con la pubblica amministrazione: i cittadini e le imprese.

Quindi, nel ribadire la nostra contrarietà all'individuazione di questo nuovo Nucleo della concretezza, chiediamo che almeno si faccia chiarezza sui compiti e si eviti di produrre nuove sovrapposizioni, che non faranno altro che creare ulteriori rallentamenti, problemi e disagi ai cittadini, alle imprese e, più in generale, alla pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Gribaudo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.15 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Presidente, l'emendamento è molto semplice e chirurgico: noi vogliamo sostituire il verbo “garantire” con il verbo “supportare”. Per quale ragione? È stato già spiegato molto bene da chi è intervenuto prima di me: questo disegno di legge ha un approccio che potremmo definire messianico; al Nucleo della concretezza vengono dati doti e compiti quasi palingenetici; in realtà, se serve qualcosa alla pubblica amministrazione, serve una guida, più che un ordine, quindi non ci convincono gli interventi dirigistici che, invece, con la prepotenza, si prefigurano con questo verbo “garantire”. A noi pare molto più efficace e molto più rispettoso del lavoro delle pubbliche amministrazioni il verbo “supportare”, per questo proponiamo questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Gribaudo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.16 Lepri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Presidente, l'emendamento è simile al precedente, ma con una sfumatura che provo a evidenziare. Quando noi usiamo, proponendovi l'emendamento, il verbo “supportare”, facciamo riferimento all'idea di un aiuto rispettoso nei confronti dei dirigenti e dei funzionari della pubblica amministrazione; quando noi proponiamo di sostituire il verbo “garantire” con il verbo “sostenere” abbiamo in animo di proporre e di riconoscere al Nucleo della concretezza lo svolgimento e la capacità di consentire un aiuto più forte di quello che il verbo “supportare” può consentire, ma pur sempre rispettoso. Noi crediamo che almeno in questo caso il Ministro Bongiorno, che ha un approccio notoriamente un po' verticista e sicuramente attento all'ordine, potrà apprezzare il fatto che abbiamo sostituito l'emendamento dando più forza all'aiuto, pur sempre rispettoso, che vogliamo attribuire al Nucleo della concretezza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Lepri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.17 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Presidente, al Governo delle parole, che spesso, molto spesso, sostituiscono i fatti, noi chiediamo che, anche attraverso questo emendamento, come gli altri che sono stati illustrati dai colleghi, appunto le parole e i concetti usati vengano utilizzati in modo corretto. Ciò perché riteniamo che la prima modalità per costruire maggiore efficienza amministrativa sia esattamente un utilizzo opportuno e appropriato delle parole, dei concetti e degli obiettivi che si vogliono utilizzare. Così, in questo caso, consapevoli e convinti come siamo che questo provvedimento debba intervenire sull'organizzazione gestionale degli enti, e quindi debba dare conto di ciò anche attraverso un utilizzo appropriato delle parole, proponiamo, all'articolo 1, che il Nucleo delle azioni concrete sia destinato al miglioramento dell'efficienza gestionale della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.18 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento che abbiamo proposto è una proposta, come si dice, di buon senso, perché riteniamo che con questa scelta il Governo intervenga in maniera eccessivamente invasiva nei rapporti con gli enti locali, in modo particolare si rischiano di violare i principi che sono nel Titolo V. Inoltre, c'è la magistratura che è obbligata a indagare sui reati anche quando vengono commessi dalla pubblica amministrazione, per cui non si capisce e ci sembra davvero un brutto segnale individuare una persona, tanto più all'interno del Ministero dell'Interno, che giri all'interno delle pubbliche amministrazioni e nei nostri enti locali. Vi do una notizia: noi siamo uno Stato di diritto e non siamo ancora in uno Stato di polizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Gribaudo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.20 Cecconi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ora, a prescindere dal tema centrale di questo disegno di legge…

PRESIDENTE. Un momento, onorevole Cecconi. Chiedo scusa, per un mio errore c'era prima l'emendamento 1.19 Fatuzzo, dopodiché le darò la parola. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Mi sembrava…

PRESIDENTE. Non volevo saltare proprio lei!

CARLO FATUZZO (FI). Lo so, non c'è nessuno meglio di lei quando si tratta di darmi la parola, Presidente. Allora, qui stiamo parlando, in questo disegno di legge concretezza, dei verbali che vengono redatti dal Nucleo della concretezza dopo le ispezioni, che, come tutti noi sappiamo, vengono accolte sempre con grande gioia da chi viene ispezionato. Si dice in questo comma 5 che i verbali redatti in occasione di sopralluoghi e visite effettuati in comuni o in altri enti locali sono trasmessi anche al prefetto territorialmente competente. Chiedo con questo emendamento 1.19 che vengano anche resi pubblici coram populo, in particolare nell'interesse degli stessi sindaci che sono stati ispezionati, e che questi verbali vengano quindi inseriti anche nel sito istituzionale del Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri. D'altronde, abbiamo questi mezzi telematici: usiamoli perché tutti possiamo vedere e capire dove abbiamo sbagliato, se siamo funzionari pubblici. Quindi, insisto perché venga accolto questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Fatuzzo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Onorevole Zicchieri, mi spiace, ma c'è un collega davanti e non mi consente di vederla.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

L'emendamento 1.20 Cecconi non è segnalato; non è segnalabile, onorevole Cecconi. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.21 Viscomi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Grazie, Presidente. Questo emendamento interviene al comma 7 del presente articolo, quando, ovvero, non sono osservati i termini assegnati dal Nucleo concretezza per l'attuazione delle misure correttive da parte delle amministrazioni statali e delle agenzie degli enti pubblici. Siccome questo, Ministro, rileva ai fini della responsabilità sia disciplinare che dirigenziale, la responsabilità dirigenziale si ha quando vi è il mancato raggiungimento degli obiettivi, e dunque questo è imputabile al dirigente. Però dice: ferma restando l'eventuale responsabilità disciplinare, secondo la disciplina contenuta nel contratto collettivo. Dunque le due questioni sono tra loro concatenate: inserire in questo comma la responsabilità dirigenziale accanto a quella disciplinare è un nonsenso, perché le due cose sono l'una la conseguenza dell'altra. Per questo, chiediamo che il Governo rifletta su questo emendamento e dia parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.23 Mura. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Siamo convinti che attraverso questo provvedimento si stiano facendo parecchi passi indietro rispetto a tutta la legislazione degli ultimi vent'anni fatta in materia e fatta con l'obiettivo di attuare il principio autonomistico di cui all'articolo 5 della Costituzione. Ci stupisce, poi, che questi passi indietro siano promossi e proposti da una forza politica come la Lega, che della valorizzazione e della promozione dell'autonomia dei territori e degli enti che li rappresentano ha sempre fatto una bandiera. E allora, proprio per provare ad attenuare questo pericolo - vedremo poi nel corso dell'esame del procedimento che vengono introdotti in maniera neanche troppo celata nuovi controlli, rafforzando anche la figura e le funzioni del prefetto -, per provare ad attenuare questa tendenza, che potrebbe essere peggiorativa del livello di autonomia delle regioni, nel particolar caso degli enti strumentali regionali e degli enti del servizio sanitario regionale, noi proponiamo che, rispetto all'attualizzazione degli strumenti per la verifica dello stato di attuazione delle misure previste nel piano triennale, sia sentita la Conferenza delle regioni e delle province attraverso un'intesa, quindi attraverso uno strumento giuridico di notevole rilevanza, e tutto venga costruito secondo il sacrosanto principio di leale collaborazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Mura, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.24 Cecconi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente, riprendo la discussione di poco fa.

PRESIDENTE. Posso chiedere cortesemente, onorevole Cecconi, ai colleghi del gruppo di Forza Italia, un po' di silenzio? Onorevole Bartolozzi, onorevole Ravetto. Prego, onorevole Cecconi.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Già molti colleghi hanno sollevato dei dubbi in merito a questo provvedimento. Io non so se questo provvedimento funzionerà bene, funzionerà poco o funzionerà male. Posso semplicemente riporre fiducia nella Ministra, che deve ancora costruire tutta la macchina del nucleo della concretezza e quindi mi auguro che, nella costruzione dei decreti attuativi, si faccia il lavoro giusto, che si faccia un buon lavoro affinché quello che si sta cercando di fare con questo disegno di legge semplifichi la vita delle pubbliche amministrazioni e sia concreto nei confronti della pubblica amministrazione. Però una cosa manca, una cosa manca di certo, in questo articolo 1, una cosa che, se vogliamo, viene anche dall'ambiente privato. Si sta cercando di fare un sistema di follow up delle pubbliche amministrazioni e quello che proprio manca è il follow up al controllo del nucleo della concretezza, ossia il nucleo si reca nelle pubbliche amministrazioni, dice alle pubbliche amministrazioni che non stanno facendo bene il loro lavoro, che ci sono delle lacune, che ci sono delle mancanze, le pubblica in un registro al pubblico ludibrio - e anche questo può andare bene, se vogliamo – però, quando questa pubblica amministrazione risponde al Dipartimento della funzione pubblica dicendo: “Guardate, nucleo della concretezza, quello che voi mi avete sollevato e evidenziato io l'ho corretto”, poi non c'è nessuno del nucleo della concretezza che va effettivamente a verificare, umanamente, che non è solo un foglio di carta che è girato tra un Ministero e una pubblica amministrazione, ma che effettivamente è stato svolto un lavoro serio all'interno della pubblica amministrazione stessa. Questo si chiama follow up, una cosa che cosa esiste in tutte le amministrazioni private e che noi stiamo cercando di implementare anche all'interno della pubblica amministrazione con il decreto concretezza, ma poi non ci premuriamo che il sistema di follow up sia inserito. Io credo che sia un grave errore: se già questo disegno di legge è mancante e carente, quindi non sappiamo bene dove andrà a parare, è ancor più carente perché sappiamo che non ci sarà nessun tipo di controllo successivo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilli. Ne ha facoltà.

FABIO MELILLI (PD). Sì, Presidente. Man mano che andiamo avanti nei lavori, lo stupore raggiunge livelli incredibili perché abbiamo costruito un provvedimento - il Governo ci ha sottoposto un provvedimento - che sostanzialmente lede (lo ha ricordato con chiarezza la collega Serracchiani nell'intervento sul complesso degli emendamenti) una sovranità (mi riferisco al sistema regionale e locale) che è stata sancita con grande nettezza dall'articolo 117 della Costituzione. È questo un articolo che ha suscitato, Presidente, molti dibattiti nel Paese rispetto all'attribuzione delle singole competenze, ma non vi è mai stato un problema, un'osservazione da parte della dottrina, da parte della giurisprudenza su un principio cardine, cioè che il sistema dei comuni, delle province, allo stesso modo del sistema delle regioni, hanno potestà regolamentare piena, costituzionalmente garantita, fino a far pensare ad alcuni costituzionalisti che il Regolamento assumesse il ruolo di normazione primaria, al pari della legge, sulla disciplina dell'organizzazione e dello svolgimento delle funzioni che sono loro attribuite.

Qui stiamo costruendo un sistema dove una serie di ispettori ministeriali va a controllare l'efficienza di una pubblica amministrazione e quindi la potestà regolamentare che quella pubblica amministrazione locale si è data senza avere il potere di farlo e costruisce un meccanismo per il quale si suggerisce una misura correttiva, senza avere naturalmente il potere di applicarla. Tant'è che la norma si diverte nel costruire minacce, che sono le minacce tipiche: si manda una copia al Prefetto, ma poi non si capisce qual è la funzione del Prefetto rispetto all'applicazione di quella disposizione; si manda una norma alla Corte dei conti; con qualche emendamento addirittura si dice che bisogna metterla sulla pubblica piazza questa inadempienza della pubblica amministrazione; l'onorevole Cecconi dice addirittura che ci vuole anche un'ispezione per vedere se quella osservazione è stata effettuata e, se non è stata effettuata, bisogna che pubblichiamo l'inadempienza. Presidente, noi stiamo discutendo di una norma che avrà vita breve, perché ci penserà la Corte, ci penserà qualcuno a spiegare che esiste la Costituzione italiana, però mi permetta di dire che un'operazione di questo genere provocherà nel sistema delle autonomie un rifiuto a fare entrare gli ispettori: nessuno ha il potere di incidere su una capacità autoorganizzatoria del sistema delle autonomie locali, che preesistono allo Stato unitario e sono tutelate dalla Costituzione, e nessuno ha il potere di imporre scelte organizzative, cambiando nei consigli comunali i regolamenti comunali che quelle scelte hanno attuato.

Stiamo parlando di una follia giuridica ed amministrativa: vogliamo continuare ad emendare mediante sofismi? Si può anche fare, ma sia chiaro a tutti che stiamo costruendo una norma che, se ha un senso nei confronti delle materie di competenza statale, in quanto esistono dal dopoguerra gli ispettori del Ministero della Pubblica Istruzione che vanno nelle scuole a controllare se i presidi o i dirigenti scolastici si comportino bene, non esiste la figura degli ispettori che vanno a controllare e a toccare una sovranità garantita dalla Costituzione.

Quindi vorrei dire all'onorevole Cecconi che non ci mettiamo anche di più, perché credo che come originalità sia sufficiente il testo originario della norma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Cecconi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo di Castelnuovo di Garfagnana, in provincia di Lucca, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori, che noi salutiamo molto volentieri (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.25 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie, Presidente. Allora, con questo emendamento, chiediamo di sostituire le parole “dell'azione amministrativa”, con le seguenti: “dell'attività gestionale di diritto privato”. Il problema è sempre lo stesso: l'ambito dell'attività amministrativa, l'ambito riconducibile alla legge n. 241 è sorretto, sostenuto e guidato da una logica e dai criteri giuridici del diritto amministrativo, laddove invece l'attività gestionale di diritto privato segue tutt'altra logica, essendo rimesso ai poteri liberi e autonomi del datore di lavoro e al diritto privato.

In questo modo, precisando e differenziando l'attività amministrativa dall'attività gestionale, cerchiamo di riportare il nucleo della concretezza - come ormai è stato definito nell'articolo 1 - al suo ruolo specifico, coerentemente con quanto leggiamo nelle dichiarazioni della signora Ministra, cioè il fatto che il nucleo è di supporto all'attività organizzativa delle pubbliche amministrazioni.

Ma nel corpo dell'articolo 1 non si parla di attività organizzativa, si parla di verificare la effettività, l'attuazione delle norme. Leggo la lettera a) del comma 2: “le azioni dirette a garantire la corretta applicazione delle disposizioni in materia (…)”, ma la corretta applicazione delle disposizioni in materia, più che concretezza dovrebbe chiamarsi legalità, che è cosa ben diversa.

Allora, decidiamo: vogliamo controllare l'azione amministrativa delle pubbliche amministrazioni o vogliamo sostenere e promuovere il miglioramento organizzativo delle pubbliche amministrazioni? Se vogliamo migliorare e sostenere il miglioramento organizzativo delle pubbliche amministrazioni, allora sarebbe opportuno, invece di parlare dell'attività e dell'azione amministrativa, di parlare dell'attività gestionale di diritto privato delle stesse pubbliche amministrazioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Prisco, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e su cui il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.29 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.30 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.31 Fatuzzo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Grazie, Presidente. Qui stiamo parlando dei 23 da assumere per arrivare poi al totale di 53, di cui si dice, nella lettera a), che possono essere scelti anche tra il personale delle altre amministrazioni pubbliche e poi si fa riferimento a precedenti leggi che noi amiamo così tanto e per cui siamo famosi in tutto il mondo.

Ma, questo “anche”, a mio parere e a parere dei colleghi che hanno sottoscritto l'emendamento, è da cancellare, perché ci va bene che questi - non sono poi tantissimi - 23 dipendenti pubblici vengano scelti tra il personale di altre amministrazioni rispetto a quelle previste dalle precedenti leggi. Non vedo nessun motivo per andare contro questo mio emendamento, per cui inviterei tutti i colleghi a votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.31 Fatuzzo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

L'emendamento 1.33 Frassinetti è precluso dall'approvazione dell'emendamento 1.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Passiamo, quindi, alla votazione dell'articolo 1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). La ringrazio, signor Presidente. Questa dichiarazione di voto, a nome del Partito Democratico, su questo articolo 1, potrebbe avere un titolo icastico: “c'era una volta”. Vede, signor Presidente, c'era una volta in questo Paese un partito che si chiamava Lega Nord e arrivò in quest'Aula urlando - come fa il collega della Lega in questo momento - che Roma doveva uscire dalla vita dei territori del nostro Paese.

Con questo provvedimento la “fu Lega Nord”, che oggi esprime (Commenti dell'onorevole Vallotto)

PRESIDENTE. Onorevole Vallotto, può intervenire dopo… cinque minuti dopo…

ENRICO BORGHI (PD). Io capisco che la lingua batte dove il dente duole, ma chiederei cortesemente di poter esprimere il mio pensiero.

Dicevo, quella “Lega fu Nord”, che fino a qualche anno fa riempiva queste aule gridando all'esigenza che Roma abbandonasse l'occhiuta attività di controllo dei territori, con il voto di questo articolo diventa improvvisamente… non è più in Aula la Ministra Bongiorno, ma potremmo definirla, non so, la Roma napoleonica? Papalina? Borbonica? Cioè, una entità statale che in maniera pervicace, occhiuta e pedante, si arroga il diritto di entrare nel merito dell'organizzazione di tutti gli enti della pubblica amministrazione, dai ministeri fino all'ultimo comune, ultimo naturalmente in termini solo quantitativi e non in termini qualitativi.

Ma, colleghi della “Lega fu Nord”, ve lo ricordate quando in quest'Aula ci facevate la morale e sui territori raccoglievate le firme per abolire i prefetti? Bene, con questa norma, voi, a quei prefetti che volevate abolire, state dando in mano il potere di sindacare, di entrare nel merito, di controllare l'azione dei comuni, delle province, delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Ma, colleghi, del resto voi siete entrati qui urlando contro Roma ladrona e ora condonate il debito di quella Roma che voi definivate ladrona. Quindi, nell'ambito della vostra trasformazione costruita esclusivamente sulla base della permanenza al potere, circostanza che vi porterà inevitabilmente a perdere l'identità e, conseguentemente, a perdervi - ma questo lo riprenderemo in altre sedi -, voi state costruendo un impianto legislativo che, come è stato ricordato in precedenza dal collega Melilli, è intimamente anticostituzionale e che imporrebbe, come coerenza di questo percorso, la rivisitazione dell'impianto della riforma del Titolo V della Costituzione perché, colleghi del Governo e colleghi della Lega, non funziona che di giorno voi fate la predica sull'autonomia differenziata invocando il terzo comma dell'articolo 116 del Titolo V (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e di notte, come Penelope, venite qui, smontate quell'impianto e immaginate di costruire una pubblica amministrazione come se fossimo in Francia, come se esistesse uno Stato giacobino, come se ci fosse Napoleone alla guida del nostro Paese - o forse c'è qualcuno che si sente Napoleone - perché l'impianto del sistema dei poteri e della gerarchia nel nostro Paese è un impianto equiordinato. Infatti, l'articolo 114 della Costituzione mette sullo stesso livello il comune con la provincia, con la città metropolitana, con la regione e con lo Stato e tutti insieme questi poteri costituiscono la Repubblica.

Immaginare che ci siano 53 persone, che rispondono al Ministro della funzione pubblica e al Ministro dell'interno, che girano per il Paese aggiungendosi al livello attuale dei controlli e - chiamiamoli con il loro nome! - facendo i commissari politici che verranno mandati nelle amministrazioni di segno politico opposto ed avverso esclusivamente per mettersi di traverso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) nei confronti di quei sindaci, che so, che faranno l'apertura di uno SPRAR, che faranno un intervento, che so, che non garba al Ministro Salvini, che faranno - e concludo, signor Presidente - delle attività, che so, che non sono nell'ambito dell'impostazione del Governo si chiama, in una parola sola, “centralismo”. È per questo motivo che noi voteremo, essendo veri autonomisti, convintamente contro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, l'articolo 1 del provvedimento è quello che dà nome a tutto il disegno di legge ed è quello che istituisce questo nucleo della concretezza. Ho già avuto modo di dire nella discussione sulle linee generali che non riesco a capire il motivo per cui bisogna fare questo nucleo, che poteri abbia, che finalità abbia ed è sostanzialmente un nucleo che è pieno di limiti. I limiti sono sostanzialmente di due tipi: il primo è che agisce dall'alto verso il basso, dal centro verso la periferia e ha una logica, cioè, che interviene sul complesso delle autonomie le quali, come è stato giustamente detto, con la revisione dell'articolo 117 in realtà costituiscono tutte assieme la Repubblica. Non c'è un centro sovraordinato a un altro se non dentro alle logiche della nostra Carta costituzionale. Da questo punto di vista è un nucleo che può avere degli effetti negativi perché interviene al di là di quello che oggi la Costituzione assegna e definisce come tale.

Ma c'è un secondo limite del quale voglio parlare perché, così come questa disposizione è formulata, questa nucleo agisce solo sulle procedure, agisce solo sulle forme, agisce, cioè, soltanto su quella modalità che la dottrina di riforma della nostra pubblica amministrazione da cinquant'anni ha messo in discussione. Cioè, si parla soltanto di procedure, di trasparenza, di tempestività e non si dice mai nulla sugli obiettivi, sulla qualità, sulla formazione, sulla produttività, sulla cooperazione. Sta qui il limite! Cioè, è un nucleo pericoloso e al tempo stesso vecchio, che non serve e può far danni. È per questa ragione che come gruppo voteremo contro su questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Basini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Grazie, Presidente. È vero, onorevoli colleghi. Come ci ha ricordato poco fa un collega dell'opposizione c'era una volta: c'era una volta il Partito Comunista che votava contro l'Europa quando nacque con la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, che ancora nel 1957 votava contro i Trattati di Roma, che passarono con i voti dei partiti di centro più i monarchici e i missini e contro il voto della sinistra socialcomunista. C'era una volta il Partito Comunista; non c'è più, ma certe volte quando parlate ho l'impressione che non ve ne siate accorti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Devo essere sincero: io avevo una grande speranza in questo disegno di legge perché vedevo la possibilità sincera di modificare in modo positivo la burocrazia nelle nostre amministrazioni comunali e vedevo in modo sincero la possibilità di strutturare una qualche organizzazione a livello anche sovracomunale che desse un supporto e un aiuto ai nostri comuni. Purtroppo, questo non l'ho visto più e anche gli stessi impegni del Ministro in Commissione sono svaniti come neve al sole. Il Ministro aveva dichiarato che non era un ispettorato, che non era un fatto ispettivo, che non doveva essere un controllo aggiuntivo all'ispettorato del Ministero dell'interno e alla Corte dei conti; doveva essere un aiuto. Questo è un supporto alle amministrazioni comunali: è questo - io so - ciò che lei ha dichiarato, Ministro, e conseguentemente io penso che su questa strada si sarebbe dovuti andare.

Invece, non la vedo in questo provvedimento soprattutto in questo articolato e, anzi, vedo una cosa opposta: vedo un'ulteriore sovrapposizione di controlli, di lacci e lacciuoli che bloccheranno ulteriormente le nostre amministrazioni comunali che hanno bisogno, invece, di ossigeno per respirare, per far partire l'economia, per far partire i lavori pubblici. Questo è il punto fondamentale che dobbiamo riuscire a capire in questo Parlamento.

Io sto facendo ancora il sindaco e ho fatto il sindaco per trent'anni e, quindi, riconosco la necessità in alcuni casi per le amministrazioni comunali, soprattutto quando ci sono dei dubbi di carattere deliberativo sugli atti, di avere dei supporti e dei confronti con qualche ente superiore e, magari, avere un conforto rispetto alle decisioni che si prendono, visto il grande caos legislativo che sono costretti a gestire i nostri funzionari e anche i nostri amministratori. Però, in questo caso non mi sembra che ci sia nessun tipo di supporto, anzi si sta andando dall'altra parte. I vecchi Coreco, che qualcuno si ricorda e che sono stati aboliti, a questo punto avevano maggiore funzionalità e maggiore capacità di supporto rispetto a un carattere ispettivo come questo. Tra l'altro, io ho pregato in Commissione che si facesse al limite un ragionamento di carattere territoriale, perché pensare di garantire un controllo per 8 mila comuni - in questo caso un controllo ma io auspicavo un supporto - da 53 funzionari residenti a Roma diventa veramente una follia, una follia!

Il problema delle autonomie - e mi rivolgo, tramite il Presidente, a lei, Ministro, è un problema serio, è un problema che si deve affrontare, perché autonomia significa anche snellimento di procedure, significa anche disponibilità agli investimenti sul territorio, piccoli investimenti, che sono quelli che, poi, fanno crescere l'economia e che in parte i comuni stanno attuando, stanno facendo.

Però, ripeto, con questo sistema, con questo tipo di articolato, noi non possiamo assolutamente andare in quella direzione, ma stiamo andando nella direzione opposta e, quindi, noi, come Forza Italia, non possiamo che votare contro questo articolo 1 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Sinceramente, io e Fratelli d'Italia abbiamo approcciato questo decreto con la speranza che si potesse intervenire, non come si è fatto altre volte, sulla pubblica amministrazione veramente intervenendo su alcune criticità importanti in modo organico; lo speravamo anche perché a gestire la materia vi è una persona, il Ministro, che consideriamo di assoluta qualità e con le capacità per poterlo fare.

Condividiamo che vi sia un potenziamento dei controlli, per raggiungere l'efficacia, ma, poi, abbiamo letto il testo; questo Nucleo di valutazione, che potrebbe anche essere efficace se avesse le risorse necessarie per farlo, avrebbe anche un senso, ma con cinquantatré persone - ho visto che la battuta fatta in Commissione è diventata un hashtag parlamentare - cioè cinquantatré supereroi che dovrebbero da soli, con 4 milioni di euro, controllare l'intero universo di efficacia della pubblica amministrazione; diciamocelo, per come sono le cose, questo Nucleo non farà nient'altro che quello che è già stato fatto…

PRESIDENTE. Onorevole Ravetto, perché non si avvicina all'onorevole Bond?

EMANUELE PRISCO (FDI). Non si sostituiranno le auto-valutazioni con un controllo efficace e vero, ma si continuerà con lo stesso sistema di prima, si spenderanno 4 milioni di euro in più, non sarà cambiato niente ed avremo esattamente i problemi che avevamo ieri. Se si voleva intervenire - è una scelta, è giusta - bisognava metterci le risorse, le persone e gli strumenti per farlo, se non ci sono, perché capisco che non ci possano essere, per le dinamiche di equilibrio di bilancio, le risorse e le persone per farlo, forse è meglio arrendersi ed evitare la figuraccia di mettere solo un titolo, una nuova superfetazione, un nuovo ufficio che non serve a niente e che spreca solo 4 milioni di euro degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, semplicemente per stare nella scia di quanto già detto dal mio collega con la nostra posizione sull'articolo 1, ribadisco come questo sia un articolo che dimostra - mi dispiace che non ci sia il sottosegretario - una volontà inquisitoria; nasce da una formazione prettamente penalistica, che non ha niente a che vedere – mi rivolgo al Ministro – con la leale collaborazione, con l'autonomia, l'efficienza e l'efficacia organizzativa. Semplicemente, i comuni dovranno fare dei regolamenti interni e dovranno rivederli tutti; la prima cosa che dovranno fare i comuni è riguardare tutti i regolamenti interni per l'organizzazione. La disciplina amministrativa è delicata, parte dal principio della leale collaborazione, non dalla volontà inquisitoria, non dall'imposizione. È una ratio sbagliata, deviata, rispetto alla finalità stessa del provvedimento. La concretezza parte dall'efficienza e dall'efficacia dell'azione amministrativa, che non dipende solo dal controllo, che ha, insieme al controllo, la leale collaborazione.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Non c'è un organo superiore che dall'alto decide e verifica quello che avviene nelle pubbliche amministrazioni. Non facciamo il pubblico ministero della pubblica amministrazione…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ettore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Colleghi, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,10, con il complesso degli emendamenti all'articolo 2 e i relativi pareri. Raccomando la puntualità.

La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17,10.

Sull'ordine dei lavori.

WALTER VERINI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Presidente, credo, sia pure per pochissimo tempo, che sia giusto che il Parlamento possa ricordare la giornata di ieri, che secondo me è stata una giornata importantissima per la nostra democrazia. Mi riferisco alla lettera che il comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Nistri, ha inviato a Ilaria Cucchi. È una lettera di grande valore.

PRESIDENTE. Onorevole Verini, siamo sull'ordine dei lavori, quindi sono certo che il suo intervento sarà sull'ordine dei lavori.

WALTER VERINI (PD). Vorrei che il Parlamento trovasse, nell'ordine dei lavori, il tempo per ricordare questa cosa. Ho terminato, Presidente. Mi ricorda un altro gesto di scusa: quello del capo della Polizia, Antonio Manganelli, dopo la vicenda Diaz. Ecco, io credo che uno Stato che ha la forza quando sbaglia, e sul caso Cucchi si è sbagliato, di chiedere scusa, è uno Stato forte, è autorevole, non è uno Stato debole. Grazie alle forze dell'ordine e di sicurezza, grazie al comandante dei Carabinieri; e grazie a Ilaria Cucchi, per il lavoro per la verità e la giustizia che ha sempre svolto, per tutti noi, non solo per la sua famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative la deputata Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (FI). Presidente, questo articolo 2 è un articolo per Forza Italia di particolare rilevanza, perché si ispira, anzi, vi dirò, con delle dovute eccezioni che esporrò, ma, di fatto, riprende totalmente una proposta a mia prima firma già presentata la scorsa legislatura, riproposta in questa legislatura, che in sostanza vuole introdurre nella pubblica amministrazione il controllo biometrico.

Si tratta - diciamo in maniera così, magari un po' poco garbata - di un controllo fisico sul pubblico dipendente, un controllo in entrata e in uscita, che però è svolto soprattutto nell'interesse degli stessi dipendenti pubblici. Ricordiamo tutti gli accadimenti in passato dei cosiddetti “furbetti del cartellino”, c'erano trasmissioni su trasmissioni che di fatto, su casi specifici e gravissimi, mettevano in cattiva luce tutta la pubblica amministrazione, che in realtà è composta per la maggior parte di soggetti diligenti e produttivi. Allora come Forza Italia proposi appunto il controllo biometrico, perché dissi: così non c'è scampo, si vede chi entra, si vede chi esce. Naturalmente anche a me già all'epoca vennero mosse delle osservazioni dal Garante della privacy, superabili però facilmente, colleghi, anche dal sistema che noi stessi ci siamo dati in Aula, perché noi stessi abbiamo il controllo biometrico, nessuno si è scandalizzato; e fino a prova contraria - anche perché adesso abbiamo i grillini al Governo, e quindi non c'è la menano più con la casta - anche noi siamo esseri umani come gli altri, e quindi se è stato fatto a noi, può essere fatto anche agli altri pubblici dipendenti.

Ma c'è un “ma”: nella nostra proposta c'era il controllo biometrico e non altro; in questa proposta invece vengono introdotti due sistemi paralleli, il controllo biometrico e il controllo delle telecamere. Noi, colleghi, con la mia proposta ci ispiravamo al principio della leale collaborazione tra organi della stessa pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): quindi si diceva, sì il controllo in ingresso, però non è che abbiamo il fare inquisitorio verso il pubblico dipendente. La telecamera quindi ci pare non soltanto eccessiva, ma, se vogliamo, anche ultronea, perché, poi lo ridirò anche in dichiarazione di voto, che cosa dobbiamo fare? I filmini ai dipendenti pubblici? Cioè, nel momento in cui abbiamo verificato che sono entrati, li filmiamo per vedere se sorridono poco o tanto? Non mi si venga a raccontare che la telecamera decide l'ambito di produttività, perché potrebbe esserci un meccanismo difensivo, di medicina difensiva della pubblica amministrazione, come mi spiegano sempre i colleghi Mugnai e D'Ettore, in cui di fatto poi, se la pubblica amministrazione si sente aggredita, io sai che faccio? Entro, mi siedo, mi faccio vedere al computer dalla telecamera, ma non sono più produttivo: levi quasi l'indice motivazionale. Per cui noi abbiamo presentato degli emendamenti che si rivolgono tutti sostanzialmente al testo proprio della mia proposta legislativa: cioè sì la biometria, ma no anche la telecamera.

In più c'è un altro elemento, che è l'elemento della copertura. In questo senso già la Commissione bilancio ha mosso un'osservazione a questo articolo, perché, parliamoci chiaro, le telecamere costano: chi le paga queste cose? In più voi prevedete che se per caso una pubblica amministrazione non si dota di questi strumenti, ricadiamo nel famigerato articolo 1, già ben criticato dal collega D'Ettore, che di fatto istituisce tutto un sistema sanzionatorio, però tu non puoi sanzionare una pubblica amministrazione se non ha i soldi per mettere le telecamere perché non le ha messe; per cui qui ci vorrebbe una dotazione specifica: si rinvia ad un fondo, e tuttavia la Commissione bilancio nel suo parere ha precisato che sì, bisognerebbe rimanere in quei limiti, e non ci sembra quindi che gli stanziamenti siano adeguati. Che facciamo, dieci telecamere per tutta la pubblica amministrazione? Sembra un po' improprio. Per cui noi abbiamo tutta una serie di emendamenti sulla parte di escludere il sistema parallelo: via le telecamere, teniamo la biometria. Se passano i nostri emendamenti ve lo dico già, il gruppo che mi sostiene vi vota questo articolo; ma se non dovessero passare mi troverò io, anche per atto di cortesia verso il Ministro - che non solo si è ispirato alla mia proposta, ma ha avuto anche la cortesia di darmi l'abbinamento al suo testo con la mia proposta di legge -, a votare a favore così, per cortesia, ma il gruppo non potrà farlo. Chiedo quindi ai colleghi di riflettere sul fatto che già la biometria è sufficiente, la telecamera non è necessaria, pare un “grande fratello” della pubblica amministrazione; ci saranno poi degli emendamenti sui fondi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti di due istituti, l'Istituto comprensivo “Carlo Urbani” di Jesi, in provincia di Ancona, e quello “Nicola Sensale” di Nocera Inferiore in provincia di Salerno, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori, e li ringraziamo per questo (Applausi). Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Presidente, in parte corre l'obbligo, anche rispetto all'indicazione di quelli che sono gli emendamenti che abbiamo presentato all'articolo 2, di richiamare un po' la riflessione che ho fatto nel trattare il complesso degli emendamenti all'articolo 1, e cioè il fatto che siamo di fronte palesemente ad un Governo che introduce il principio della colpevolezza a prescindere, direbbe qualcuno: i pubblici dipendenti devono essere controllati sempre e comunque e il più possibile, perché sono persone che non fanno il loro lavoro. E quindi se non fanno il loro lavoro dobbiamo in qualche modo insinuare il dubbio nei cittadini che non ci sia un rapporto amicale con lo Stato, con la pubblica amministrazione, con il luogo nel quale noi andiamo a richiedere servizi, ma che vi sia un vero e proprio contrasto, al punto che realizziamo quella che è la fotografia plastica di questo provvedimento: un provvedimento vuoto nella riorganizzazione della pubblica amministrazione, ma pieno di principi prescrittivi, che vogliono in qualche modo dimostrare che la pubblica amministrazione è sempre e comunque un problema, e il problema sono i pubblici dipendenti.

Lo hanno già detto i colleghi, mi tocca ripeterlo anche rispetto al complesso degli emendamenti all'articolo 2, ma questo provvedimento contiene profili di illegittimità palesi. Rispetto all'articolo 2 però si supera - diciamo così - ad abundantiam anche quello che è già stato detto per l'articolo 1, e cioè il fatto che questi controlli vengono effettuati oltre quelle che sono le misure di proporzionalità, non eccedenza e gradualità - sto leggendo testualmente - dell'articolo 5 del regolamento dell'Unione europea varato dal Parlamento europeo nel 2016.

Questi provvedimenti quindi e queste previsioni non sono illegittimi soltanto dal punto di vista della competenza e di chi spetta fare cosa, in particolare il sistema degli enti locali e delle regioni, quindi una lesione, un'illegittimità, della Carta costituzionale e del nostro ordinamento nazionale; qui andiamo anche contro al regolamento europeo e alle direttive europee sul trattamento dei dati personali.

Perché diciamo che si supera il principio della proporzionalità? A questo proposito abbiamo presentato diversi emendamenti, se volete anche banali, per cercare di evitare questo ulteriore lavoro che stiamo dando agli avvocati anche su questo testo, cioè abbiamo detto: va bene fare i controlli biometrici, non c'è assolutamente una contrarietà da parte del Partito Democratico, ma non è possibile fare controlli biometrici e controlli di videosorveglianza. Questi non sono previsti infatti in forma alternativa o concorrente, ma sono previsti come impiego contestuale nei controlli, quindi non alternativi ma contestuali, sia quelli biometrici sia la videosorveglianza. È talmente palese l'illegittimità, non soltanto della normativa comunitaria, ma anche delle nostre disposizioni, che quando abbiamo audito il Garante della privacy non ha fatto altro che segnalarci tutte queste criticità. Val la pena di ricordare che in Senato, per fortuna, qualcosa è stato anche accolto di quelli che erano i suggerimenti del Garante della privacy, ma non basta, perché il testo è rimasto esattamente quello dell'impianto originale, cioè abbiamo un'azione invasiva che lede non soltanto i diritti del pubblico impiegato cittadino che lavora all'interno della pubblica amministrazione, sul quale i controlli invasivi vengono fatti con strumenti biometrici e videosorveglianza, ma lede anche quelli che sono i principi e i rapporti nell'organizzazione della pubblica amministrazione, perché, tra le altre cose, l'utilizzo di questi strumenti invasivi avviene senza neppure il coordinamento con le altre strutture della pubblica amministrazione, mi riferisco in particolare all'amministrazione centrale, agli enti locali e alle regioni. Cioè, tutto questo avviene passando sulla testa di chi, in base alla Carta costituzionale, ha la competenza sull'organizzazione del sistema della pubblica amministrazione.

Cosa dire poi delle modalità attuative con cui questi controlli dovrebbero essere effettuati? Noi abbiamo detto a più riprese che questi controlli, fatti in questo modo, anche qualora fossero legittimi - e non lo sono, per i motivi che abbiamo ricordato -, non sono sostanzialmente efficaci né efficienti, perché non vengono posti in atto con misure che consentono alla fine di avere effettivamente il controllo della situazione all'interno della pubblica amministrazione. Tutti i suggerimenti che abbiamo dato sono stati respinti. Noi in questa sede abbiamo di nuovo presentato alcuni emendamenti, nel tentativo di far ragionare il Governo e la maggioranza, e anche nel tentativo di cercare di perfezionare un provvedimento nella sua illegittimità di fondo. Abbiamo in qualche modo l'ambizione di correggerlo, almeno nelle parti dove è palesemente illegittimo, quindi insistiamo nel sottolineare come in queste previsioni l'uso dei dati, ma anche lo stesso trattamento dei dati, venga previsto in modo confuso, ledendo quindi il diritto dei cittadini che con la pubblica amministrazione dialogano, e anche il diritto dei pubblici dipendenti che in quella pubblica amministrazione lavorano. Quindi, non ci sono sufficienti misure di garanzia nel trattamento dei dati, che ricordo essere dati sensibili. Pertanto, Presidente, anche, rispetto all'articolo 2, non possiamo non esprimere un voto contrario per le previsioni che questo articolo contiene, perché questa concretezza - mi permetta di dire, Presidente, concretezza di andreottiana memoria - non ha nulla a che fare con la concretezza effettiva e necessaria nella pubblica amministrazione. Io spero che almeno alcuni dei rilievi che sono stati mossi e degli emendamenti che sono stati presentati facciano riflettere questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, cari colleghi, effettivamente questo secondo articolo interviene su una materia che è molto delicata in una maniera totalmente sbagliata.

Io penso che la lotta all'assenteismo, ai furbetti del cartellino nelle pubbliche amministrazioni sia una lotta sacrosanta, perché chi non fa il proprio dovere scarica gli effetti sui cittadini ma anche sui propri colleghi, i colleghi onesti, che sono la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici. Quindi, non è in questione il che cosa, è in questione il come, e sul come c'è tanto da dire. Noi abbiamo ascoltato - è stato ricordato - il Garante della privacy, ma è il Garante della privacy a ricordarci la legislazione europea, che dà proporzionalità al rapporto tra mezzi e strumenti e obiettivi. Invece, il provvedimento del Governo agisce rafforzando tutto, i dati biometrici, il controllo delle telecamere, in una maniera nella quale sembra di stare più in una caserma, in un carcere, che in una forma del lavoro. E poi, osservo che anche qui la logica è solo da Stato di polizia, ma mai ci si pone il problema di come creare l'ambiente - a partire dalla lotta al precariato - che consenta a chi vuol fare il proprio dovere di poterlo fare con competenza e onestà. L'altra cosa che non va è il tutto e subito: non si poteva sperimentare una delle due misure? E perché si può fare senza un accordo con chi rappresenta le lavoratrici e i lavoratori del settore pubblico? Ma da quale parte del mondo succede che un controllo sulle condizioni del lavoro viene fatto a prescindere da un rapporto e una discussione e un confronto con le organizzazioni sindacali? Aggiungo: è giusto così come viene divisa dal provvedimento la platea dei dipendenti pubblici? La Polizia di Stato ha un trattamento, la polizia locale ha un altro trattamento, il professore ha un trattamento, chi non è docente ha un altro trattamento, un dirigente un trattamento e un altro dirigente un altro trattamento. Così funziona questa misura? Quindi, illegale dal punto di vista degli indirizzi del Parlamento europeo, illegale per quanto riguarda il rapporto e i diritti dei lavoratori. Tutto e subito vuol dire, alla fine, creare un contenzioso dal quale la pubblica amministrazione non uscirà più forte, e i furbi del cartellino, secondo me, usciranno altrettanto indenni (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

VIRGINIO CAPARVI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Presidente, 2.1 Serracchiani, parere contrario; 2.2 Serracchiani, parere contrario; 2.3 Gribaudo, parere contrario; 2.5 Lacarra, parere contrario; 2.6 Rampelli, parere contrario; 2.9 Carla Cantone, parere contrario; 2.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole; 2.10 Epifani, parere contrario; 2.11 Epifani, parere contrario; 2.12 Cecconi, parere contrario; identici 2.13 Lacarra e 2.14 Zangrillo, parere contrario; identici 2.16 Epifani e 2.17 Carla Cantone, parere contrario; identici 2.18 Carla Cantone e 2.19 Costa, parere contrario; 2.20 Zan, parere contrario; 2.21 Zan, parere contrario; 2.22 Zan, parere contrario; 2.23 Sisto, parere contrario; 2.24 Zan, parere contrario; 2.26 Zan, parere contrario; 2.28 Gribaudo, parere contrario; identici 2.30 Ascani e 2.31 Fusacchia, parere contrario; identici 2.32 Toccafondi e 2.33 Aprea, parere contrario; 2.200 delle Commissioni, parere favorevole; 2.34 Lepri, parere contrario; 2.36 Lepri, parere contrario; 2.301 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Viscomi?

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Presidente, 2.1 Serracchiani, parere favorevole; 2.2 Serracchiani, parere favorevole; 2.3 Gribaudo, parere favorevole; 2.5 Lacarra, parere favorevole; 2.6 Rampelli, parere favorevole; 2.9 Carla Cantone, parere favorevole; 2.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole; 2.10 Epifani, parere favorevole; 2.11 Epifani, parere favorevole; 2.12 Cecconi, parere favorevole; identici 2.13 Lacarra e 2.14 Zangrillo, parere favorevole; identici 2.16 Epifani e 2.17 Carla Cantone, parere favorevole; identici 2.18 Carla Cantone e 2.19 Costa, parere favorevole; 2.20 Zan, parere favorevole; 2.21 Zan, parere favorevole; 2.22 Zan, parere favorevole; sull'emendamento 2.23 Sisto, mi rimetto all'Aula; 2.24 Zan, parere favorevole; 2.26 Zan, parere favorevole; 2.28 Gribaudo, parere favorevole.

Emendamenti identici 2.30 Ascani e 2.31 Fusacchia parere favorevole, identici 2.32 Toccafondi e 2.33 Aprea mi rimetto all'Aula, 2.200 delle Commissioni contrario, 2.301 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, favorevole, 2.34 Lepri favorevole e 2.36 Lepri favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Parere conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.1 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie, Presidente. Noi proponiamo di sopprimere questo articolo 2, che tante preoccupazioni suscita, in verità, perché cerca di affrontare un problema importante che i Governi del Partito Democratico nella precedente legislatura avevano affrontato, rendendo più celeri i procedimenti disciplinari e la possibilità di licenziamento per i furbetti del cartellino. Questo articolo 2 risponde a questo problema in un modo non adeguato né dal punto di vista organizzativo, né, soprattutto, dal punto di vista giuridico. Trascuro il fatto di considerare che, anziché interessarsi dell'erogazione della prestazione, l'articolo 2 si preoccupa soltanto di assicurare un controllo della presenza, laddove presenza e prestazione non sono certo la stessa cosa. Per parlare di prestazione, avremmo dovuto parlare di formazione, di motivazione, di ruolo, di team building, di una serie di elementi di cui questo decreto ignora pure l'esistenza, che cerca di mascherare nell'articolo 6, comma 2, del decreto, laddove prevede che la materia trattata dall'articolo 2 sia da ricondurre all'ordinamento civile per impedire la possibilità di intervento delle regioni e delle autonomie su questi argomenti, che è una contraddizione in termini. Infatti, ordinamento civile significa guardare alla prestazione di lavoro, non alla presenza e al controllo delle presenze. Questa è materia di organizzazione. Allora, per escludere qualunque possibilità di intervento delle autonomie, come già nell'articolo 1, non soltanto quelle regionali ma anche quelle sindacali, l'articolo 6 riconduce la materia di cui all'articolo 2 all'ordinamento civile anziché all'organizzazione, che è una prerogativa delle regioni.

Ma c'è un altro motivo che ci induce a votare e a chiedere la soppressione di questo articolo. Nelle audizioni in Commissione il presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali ha testualmente affermato: “Non può ritenersi - cito testualmente - in alcun modo conforme al canone di proporzionalità l'ipotizzata introduzione sistematica, generalizzata e indifferenziata per tutte le pubbliche amministrazioni di sistemi di rilevazione biometrica delle presenze in ragione dei vincoli posti dall'ordinamento europeo per l'invasività di tali forme di verifica e le implicazioni proprie della particolare natura del dato”.

Cioè, ci stanno chiedendo di approvare un articolo che sarà dichiarato non conforme all'ordinamento nazionale e all'ordinamento comunitario di qui a breve. Ecco la ragione della soppressione, signor Presidente: è facile fare gli sceriffi, è facile trasformare tutti i pubblici dipendenti in fannulloni insensibili alle esigenze dei cittadini, mentre molto meno facile è tentare di ridare senso e significato al lavoro pubblico. Allora perché questo articolo 2 così controverso, che somma controlli biometrici, accesso e controllo di videosorveglianza degli accessi, che estende queste regole a tutto il comparto delle pubbliche amministrazioni? Probabilmente per un solo motivo, perché qualcuno ha detto di avere chiuso i porti e ora potrà dire di poter chiudere o voler chiudere le porte delle pubbliche amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Serracchiani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.2 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD). Grazie, Presidente. Ormai non riesco più neppure a mostrare sorpresa o sconcerto per il voto soprattutto del MoVimento 5 Stelle rispetto a degli emendamenti che, in qualche modo, sono coerenti anche con l'ideologia e gli orientamenti che sono sempre da loro stati professati e che vengono puntualmente smentiti. Mi riferisco a uno dei loro vessilli: loro hanno chiamato un provvedimento in difesa dei lavoratori il decreto dignità. Vorrei allora chiedere loro, in questo articolo 2, in che cosa riescono a individuare la dignità del lavoratore e dei dipendenti pubblici. I dipendenti pubblici vengono considerati come dei truffatori e va repressa qualsiasi forma di impegno nel loro posto di lavoro attraverso controlli serrati, che non possono assolutamente essere coerenti rispetto, come è stato già ampiamente esposto da chi mi ha preceduto, alla normativa europea, ma, soprattutto, che offendono la dignità degli stessi lavoratori.

Noi ci saremmo aspettati, se è vera la finalità di questo decreto a firma del Governo di riorganizzare e di dare concretezza all'azione amministrativa, che si guardasse alla formazione dei lavoratori, per consentire loro di vivere in un ambiente idoneo al fine di offrire al meglio la loro prestazione. Ebbene, in questo provvedimento non si fa cenno alla tutela del lavoratore, al coinvolgimento delle rappresentanze sindacali. Con questo emendamento abbiamo provato e stiamo provando a ridare un briciolo di rispetto e di dignità del lavoratore pubblico, che non è un delinquente, non è un malfattore. Ad onta delle pochissime - per fortuna - manifestazioni di mancanza di rispetto del ruolo e del loro impegno, ci sono tantissimi lavoratori che operano nel pubblico impiego e che sono persone al di sopra di ogni sospetto, che ogni giorno si impegnano proficuamente per offrire un servizio pubblico efficiente al cittadino, pur in condizioni di grande disagio e di grande difficoltà (alludo soprattutto ai lavoratori degli enti locali).

Ebbene, almeno con questo emendamento provate a porre rimedio a una norma che, se non sarà oggetto di un giudizio negativo e assolutamente critico da parte dei destinatari della stessa, certamente sarà prima oggetto del vaglio negativo della Corte costituzionale e della comunità europea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Serracchiani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.3 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, il nostro emendamento, in realtà, focalizza quello che è uno dei punti di maggior debolezza di questo provvedimento, perché tutti gli elementi che sono stati sottolineati fino ad ora - la fragilità del provvedimento, l'equivoco che di volta in volta compare - su questo tema specifico assume una evidente rilevanza. Infatti, questo disegno di legge, Presidente, presentato dal Ministro per la pubblica amministrazione, prevede il concerto, fra gli altri, con il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca.

Ora, noi abbiamo avuto, in Commissione cultura, un dibattito molto acceso, molto combattuto, direi sofferto, perché, dal nostro punto di vista, i tre settori, quindi quello dell'istruzione, dell'università e della ricerca, costituiscono un'unica realtà; una realtà che si deve ispirare, da un lato, sicuramente a correttezza e responsabilità - e noi questo lo rivendicheremo sempre -, quindi siamo assolutamente favorevoli a quella che è l'assunzione di responsabilità che la pubblica amministrazione deve avere, ma noi contiamo anche su quello che è il rapporto di fiducia, di leale collaborazione, che in un comparto come questo noi consideriamo alla base di quella che è davvero una comunità educante, che non si esplica soltanto nell'istruzione, si esplica anche davvero nell'università, nel rapporto della ricerca, perché le basi, a cui si fa riferimento, i valori che noi vogliamo trasmettere, sono, per tutti e tre i settori, gli stessi.

Ecco perché questo provvedimento purtroppo finisce, per un equivoco molto evidente, per colpire e per toccare soltanto l'istruzione.

Quello che noi vogliamo mettere in risalto è come questo sia un equivoco voluto, un equivoco che noi cerchiamo di smascherare, perché questo provvedimento naturalmente - come sapete - non riguarda poi alla fine i professori universitari, non riguarda i ricercatori.

Allora, io mi chiedo come possiamo pensare che ci siano livelli diversi di fiducia, di credibilità, in questo mondo che per noi è un mondo che deve operare insieme.

Naturalmente, rimane quello che è uno dei nodi di cui abbiamo parlato, l'equivoco sull'impegno economico. Come possiamo pensare che la scuola, che ha delle gravissime problematiche sulla dispersione scolastica, su risorse che comunque non sono mai sufficienti ad affrontare tutti i problemi che la scuola porta con sé, investa su sistemi di controllo di questo genere, che sono controlli legati a una presenza fisica? Noi sappiamo benissimo che, nel comparto dell'istruzione, c'è un controllo, che è un controllo sociale, che è un controllo di valori, che è un controllo di presenza davvero. Nel momento in cui delle classi restano scoperte, sappiamo che questo è un elemento ineludibile. Ora, noi su questo chiediamo che questi tre elementi, che questi tre settori vengano considerati insieme, per quello che sono, un elemento importantissimo per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Gribaudo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Del Bene”, di Maruggio, in provincia di Taranto, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori. Grazie ragazzi per essere venuti qui oggi (Applausi)!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.5 Lacarra.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD). Grazie, Presidente. Si tratta di escludere dall'applicazione della norma in esame una categoria di dipendenti, quelli della polizia locale, che per ragioni collegate alle loro funzioni e alla loro attività, mi pare in re ipsa opportuno che vengano esclusi dai controlli previsti dall'articolo 2. Per cui credo che sia indispensabile approvare questo emendamento per evitare anche che possano esserci condizionamenti e storture nell'esercizio dell'attività di questi dipendenti pubblici.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Lacarra, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Rampelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Carla Cantone, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Epifani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Epifani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.12 Cecconi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Molto rapidamente, come è già stato detto da alcuni colleghi, il fatto che in questo disegno di legge noi vogliamo inserire sia la videosorveglianza che le impronte biometriche dei dipendenti pubblici crea alcuni problemi dal punto di vista della privacy. Questo ci è stato ricordato al Senato e ci è stato ricordato alla Camera proprio dal Garante della privacy stesso e, nonostante le numerose richieste e i numerosi appelli fatti in Commissione, non ci è stata data una risposta esaustiva rispetto a quello che succederà quando questo disegno di legge entrerà in vigore e noi ci troveremo i sindacati, soprattutto le associazioni dei lavoratori, che, di fatto, ricorreranno al primo TAR che si troveranno davanti e probabilmente vinceranno. Allora, stare qui dentro e fare una norma, sapendo già benissimo che verrà bocciata nel giro di poche settimane o di pochi mesi è veramente frustrante, poco produttivo.

Ora, è anche vero che recentissime notizie di stampa ci dicono che sono stati, da parte dell'autorità giudiziaria e delle forze dell'ordine, identificati alcuni professionisti sanitari che eludevano i sistemi di controllo dell'azienda, non timbravano il cartellino, anzi, facevano timbrare il cartellino da altri o timbravano il cartellino e poi uscivano dalla porta posteriore dell'edificio in cui dovevano entrare in servizio. Non è che l'azienda non avesse la telecamera alla sua entrata, ce l'aveva eccome, soltanto che uno, mediamente intelligente, benché queste persone non lo siano state affatto, timbra il cartellino, sa che c'è la telecamera, ma se deve andare via dal lavoro non esce mica dalla stessa porta, esce da una delle altre centinaia di porte che ci sono all'interno della struttura in cui va a lavorare.

Allora io mi chiedo: è mai possibile che noi dobbiamo andare incontro a una bocciatura certa, dal parte del primo tribunale amministrativo, della norma perché noi ci imponiamo che ci debbano essere sia la videosorveglianza, sia le impronte biometriche, quando le sole impronte biometriche certamente vanno ad identificare la persona che entra? Se uno vuole fare il truffaldino, se uno se ne vuole andare dal lavoro, l'ha fatto in passato, lo sta facendo oggi e lo farà anche in futuro, e per questo c'è l'autorità giudiziaria che mette le telecamere, fa i controlli e verifica se una persona è effettivamente al lavoro oppure non lo è. Si possono utilizzare altri metodi di controllo, si può fare in modo che il dirigente del dipartimento, del reparto o il responsabile della struttura giornalmente conti le teste delle persone che ci sono e, se dichiara il falso, ovviamente ne va di mezzo anche la persona stessa. Si possono trovare mille modi per evitare che le persone, i pubblici dipendenti, vadano effettivamente a lavoro, nonostante la maggior parte ovviamente lo faccia. Ma farsi bocciare la norma, questo è veramente il metodo più stupido di proseguire….

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. Sono molto d'accordo con l'intervento dell'onorevole Cecconi, nel senso che siamo d'accordo che bisogna introdurre degli strumenti di controllo della presenza e quella della carta d'identità elettronica, ad esempio, per chi non lo sapesse, in discussione in Commissione Affari costituzionali, la proposta di legge n. 453, prevede appunto che non ci siano nuove card, nuovi strumenti, ma che ci sia la carta d'identità elettronica che possa fungere anche da badge per i dipendenti pubblici. Come voi ben sapete, la carta d'identità elettronica, ormai, è pressoché diffusa in quasi tutti i comuni italiani, prevede strumenti biometrici e, quindi, in qualche modo garantisce la verifica dell'identità di colui che timbra. Noi siamo contrari a fare uno scontro tra la tecnologia e l'invasione mediatica, e cioè, se dobbiamo contrastare i furbetti del cartellino, ed è legittimo farlo, questo non deve portare ad entrare in un Truman show, alla ricerca del fotogramma del dipendente pubblico che entra, esce e che, in ogni momento, quindi, possa essere video ispezionato.

C'è qualcun'altro, come diceva l'onorevole Cecconi, che si deve occupare di verificare questi illeciti da parte del dipendente pubblico. Quindi, ci sono già gli strumenti, oggi, che voi definite in questo provvedimento in modo anonimo con una card, che appunto è la carta d'identità elettronica.

La carta d'identità elettronica ha un'altra funzione fondamentale, che in questa legge già nell'articolo 1 è apparsa evidente: coniuga e mette assieme il valore e la storia dei comuni italiani e cioè di organo di decentramento del funzionamento degli organi dello Stato per alcune funzioni e l'autonomia locale. Voi, nel precedente articolo, nell'articolo 1, avete deciso che bastano 53 persone per commissariare gli enti locali e qui addirittura non avete neanche il coraggio di dire che ci sono i comuni italiani pronti con un badge con l'impronta digitale, di fare utilizzare quel badge che è emanato dal comune, quindi è la carta di cittadinanza emessa dal comune, emessa dalle autonomie locali. Quindi riusciamo a mettere insieme un controllo, una verifica, un monitoraggio della timbratura dei dipendenti pubblici, che è di origine nazionale, insieme ad un'emissione di un documento che, invece, è di origine locale.

Secondo me questo è molto importante perché, badate bene, girate i comuni italiani, parlate con i funzionari di anagrafe e con altri dipendenti pubblici, quello che oggi richiedono e che a loro rivolgono i cittadini, la domanda canonica, è: ma io oggi pago 22,50 euro per una carta d'identità elettronica, a fronte di 5,42 euro che pagavo per la cartacea? Sapete qual è la risposta che devono dare i funzionari dell'anagrafe ai cittadini? Quanti servizi in più eroga la carta d'identità elettronica? Zero! Noi abbiamo introdotto una nuova tassa per i cittadini, chiediamo 15 euro in più e non stiamo dando nessun servizio aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Ci sono dei progetti di legge e come oggi discutiamo la timbratura del cartellino, badate che ci sono altri strumenti che possono essere introdotti, pensate a SPID, all'identità digitale, a tutti i servizi digitali: oggi ci barcameniamo tra password, tra un cellulare con cui inviare il messaggino, e via dicendo. Domani, con un semplice lettore, io inserisco la mia carta d'identità elettronica, ho un lettore della mia impronta, che confronta l'impronta che c'è nella carta d'identità e il mio dito, il mio indice, come avviene qui oggi, e riscontra chi è il soggetto, che è Gian Mario Fragomeli o chiunque altro, e quindi ha la possibilità di utilizzare tutti i servizi digitali. È una cosa che si può fare da subito, che si può implementare da subito, come si può implementare per l'accesso ai luoghi di particolare fruizione pubblica, dalle stazioni agli aeroporti, come può essere utilizzata per l'apertura di un conto corrente bancario, come per l'acquisto di azioni, noi possiamo arrivare a certificare l'identità digitale con uno strumento che circa 8 mila comuni italiani hanno già. Quindi, se vogliamo accettare questa sfida senza entrare, torno a dire, nel Truman Show della videosorveglianza e dell'attacco ai dipendenti pubblici, utilizziamo strumenti che ci sono già: si chiamano carta d'identità elettronica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, moderate l'entusiasmo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.12 Cecconi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Avverto che la componente del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. La Presidenza, essendone stata avanzata richiesta, concederà a tale componente un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 2.13 Lacarra e 2.14 Zangrillo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD). Grazie Presidente. In realtà, sembra un emendamento di poco conto, cioè sostituire la lettera “e” con la lettera “o”; in realtà è, come dire, decisivo, perché alterna le due misure e, quindi, rende quantomeno un po' più pressante il controllo sui dipendenti pubblici. Mi pare, insomma, che almeno questo emendamento meriti accoglimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento è un emendamento che riprende un parere che è stato formulato dal nostro gruppo in Commissione giustizia in sede consultiva ma, diciamo, di cui non è stato tenuto conto. Partiamo da un presupposto: il regolamento europeo sulla tutela dei dati personali all'articolo 88 prevede che vi sia la notifica alla Commissione per le norme nazionali che incidono sulla materia del trattamento dei dati personali nell'ambito del rapporto di lavoro. Quindi, è evidente che queste norme dovranno essere notificate e, quindi, dovrà essere valutata la rispondenza e la correlazione delle norme rispetto al regolamento europeo. Noi abbiamo dei princìpi, che sono enunciati nel regolamento, che sono quelli di proporzionalità, non eccedenza e gradualità. Questi princìpi sono riportati in modo pedissequo proprio nell'ambito del testo della legge. Abbiamo avuto un'audizione e un documento rilasciato dal garante per la protezione dei dati personali che evidenzia il fatto che una simile clausola se non trova corrispondenza poi nel testo della legge risulta semplicemente una mera clausola di stile e quando si parla di dati biometrici è necessario agire con una certa cautela.

Questo emendamento - e devo dire che forse sembra poco significativo: una “o” al posto della “e” - va proprio nella direzione delle obiezioni che sono state portate e non è una valutazione di merito - lo dico al Ministro - perché, dal punto di vista del merito, io devo dire che concordo con l'impostazione che è stata formulata. È una valutazione dal punto di vista tecnico. Non vorrei, poi, che, se questo emendamento non passasse, così come il nostro emendamento 2.19 che risponde alla stessa filosofia e allo stesso spirito e che illustro per comodità anche in questa sede, in sede di notifica, venissero poi poste delle censure rispetto a questo testo. Quindi, una valutazione tecnica e non una valutazione politica di quello che è il testo. Attraverso l'approvazione di questi emendamenti molto probabilmente si risponderebbe alle obiezioni che sono state evidenziate dal garante e, quasi certamente, in sede di notifica non verrebbero poste delle obiezioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.13 Lacarra e 2.14 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 2.16 Epifani e 2.17 Carla Cantone.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per ribadire il carattere antisindacale di questo provvedimento, come tutti i provvedimenti che sta assumendo sul piano del lavoro e nell'ambito del lavoro questo Governo. Noi chiediamo, con questo emendamento, di introdurre preventivamente, rispetto all'installazione dei sistemi di videosorveglianza, l'accordo collettivo e l'incontro con le organizzazioni sindacali. Per tanti motivi, anche qui organizzativi e giuridici, il Governo dimentica che stiamo parlando di rapporti di lavoro e dimentica, in modo particolare, l'articolo 4 dello statuto dei lavoratori, il quale prevede, appunto, la possibilità di dialogare e di introdurre questi sistemi di controllo, quando da questi sistemi possa derivare un controllo della prestazione di lavoro e quindi anche agli ingressi, previa concertazione, incontro e confronto con le organizzazioni sindacali. Tengo a sottolineare che non stiamo parlando di contrattazione con le organizzazioni sindacali: stiamo parlando di accordo non negoziale e informale anche con le organizzazioni sindacali.

C'è poi un altro motivo ed è un motivo organizzativo: la presenza delle organizzazioni sindacali è una presenza significativa su queste questioni. Non si può pensare di mettere mano al sistema delle pubbliche amministrazioni senza fare i conti con la presenza organizzativa, ma che poi ha una ricaduta contrattuale, delle organizzazioni sindacali. Ripeto: si tratta di una lacuna che manifesta in modo chiaro l'indifferenza, anzi l'insofferenza del Governo non soltanto contro le autonomie amministrative delle regioni, come abbiamo già visto prima, ma anche contro le autonomie sociali e delle parti sociali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, il gruppo di Forza Italia sostiene questo emendamento anche perché è l'ennesima dimostrazione che questo provvedimento parte da una volontà inquisitoria e da una mano, che l'ha scritto, che pensa di trattare il diritto penale e non il diritto amministrativo e sindacale. È evidente che c'è una ratio deviata in questo provvedimento perché i regolamenti interni di organizzazione nei comuni - e mi meraviglio che il Ministro non lo sappia - prevedono in questi casi la concertazione sindacale obbligatoria per accordo nazionale. Quindi, come si può pensare di far passare senza una leale collaborazione fra lo Stato centrale, i comuni e gli enti locali quella che è la normalità dell'applicazione - leale collaborazione! - ragionevole, come dire, di queste misure, perché non sono misure che si impongono.

Poi, ai fini dello spot televisivo o dello spot sui social si può dire quello che si vuole, ma, ai fini della corretta esplicitazione di norme, occorre dire che tanto l'articolo 1 sarà demolito dalla Corte costituzionale in maniera totale perché è scritto con i piedi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ed è irragionevole sul piano costituzionale e anche questa norma - è evidente - parte semplicemente dal portato attuale della disciplina vigente, perché se non sapete che i comuni hanno i regolamenti interni di organizzazione e come si muovono…Probabilmente, c'è anche qualche Ministro che non ha mai visto un consiglio comunale e ha solo pensato di fare le leggi partendo dall'alto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) mentre qui c'è tanta gente che fa il sindaco e il consigliere comunale, anche e non solo in Forza Italia ma anche tra gli amici della Lega. E, allora, date un suggerimento al Ministro perché si legga quanto meno quello che avviene normalmente in tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.16 Epifani e 2.17 Cantone, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole da parte del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 2.18 Carla Cantone e 2.19 Costa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carla Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo di molti emendamenti e mi sono resa conto che voi utilizzate molto i verbi imperativi, quasi a dare degli ordini. Io penso che gli ordini non portino sempre fortuna a chi li dà. Consiglierei di prendervi una pausa sull'utilizzo dei verbi imperativi e di ragionare sugli emendamenti che noi proponiamo. Questo, il 2.18, è un emendamento che ha un senso di logica, quello di specificare e, quindi, dopo le parole: “attualmente in uso”, noi proponiamo di aggiungere: “ove questi ultimi non risultino idonei rispetto agli scopi perseguiti”. Leggete con attenzione gli emendamenti, non si vota così, hanno un senso logico, proprio per evitare che tutto questo articolato sia fondato sugli ordini e non sul ragionamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.18 Carla Cantone e 2.19 Costa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.20 Zan.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Grazie, Presidente. Intanto, questo emendamento mostra tutta l'ipocrisia di questo provvedimento, che delega completamente al Governo le modalità attuative del presente comma, cioè ci dice che sono contestuali sia la videosorveglianza che le impronte biometriche, però, poi, sulle modalità attuative del presente provvedimento si demanda al Governo, su proposta del Ministro, che è qui presente, per la Pubblica amministrazione. Perché dico ipocrisia? Perché qui è un continuo rassicurare, si dice: nel rispetto dei principi di proporzionalità, non eccedenza e gradualità, sanciti dall'articolo 5 del Parlamento europeo; si fa riferimento al principio di proporzionalità previsto dall'articolo 52 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea… Insomma, è un continuo cercare di tranquillizzare, quando il Garante della privacy - che è stato, peraltro, vergognosamente attaccato da Casaleggio e Di Maio, un Garante della privacy che sta facendo il garante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dunque, in un ruolo di piena autonomia, e su questo chiedo al Ministro, anziché solo fare i tweet in risposta a quello che dice il Garante, io mi aspetterei, anche da lei, Ministro, per la storia che le appartiene, che ci fosse un atteggiamento anche di difesa dell'autonomia del Garante stesso - vi ha detto più volte che vi è una incompatibilità tra due sistemi così vessatori, messi assieme, come le telecamere e le impronte biometriche, che assieme determinano una modalità generalizzata a tutta la pubblica amministrazione, compresi anche i docenti delle scuole, come diceva prima la collega Piccoli Nardelli, che è incomprensibile rispetto a un fenomeno che sicuramente è odioso, quello dell'assenteismo, ma che vede già oggi, con le modalità di licenziamento e con le sanzioni disciplinari già previste, la possibilità di debellarlo senza questa buffonata, che rischia veramente di compromettere la privacy e l'autonomia dei lavoratori della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 Zan, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.21 Zan.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Grazie, Presidente. Signora Ministro, come hanno detto bene i colleghi che mi hanno preceduto, un provvedimento così generalizzato potrebbe, se le cose vanno bene, non produrre alcun effetto, perché è normale che sia così; quando il principio ispiratore di un provvedimento è quello per cui i dipendenti pubblici sono considerati tutti furbetti, inutili, fannulloni e raccomandati è normale che il punto di caduta sia – lo ripeto, se tutto va bene – che non produca alcun effetto. Bene si sarebbe fatto, come si è detto, a provare, invece, a lavorare sulla formazione, magari, utilizzando quelle risorse che si vogliono investire sull'installazione di controlli biometrici e, insieme, di videosorveglianza, provando a incentivare l'autorevolezza, la competenza e anche il senso etico dei dipendenti pubblici con formazione, con miglioramento dell'organizzazione, con rilancio delle motivazioni dei pubblici dipendenti.

Ecco, noi crediamo che appunto lo spot, anche qui, abbia preso piede in luogo dell'intervento vero sull'efficienza amministrativa; e, allora, non avendo ottenuto alcun risultato chiedendo al Governo e alla maggioranza di sopprimere completamente questo articolo inutile, noi proviamo a proporre alcuni interventi migliorativi che possono, in qualche modo, attenuare, anche, gli effetti peggiori e deleteri del provvedimento stesso, in particolare nei confronti dei lavoratori.

A questo proposito, con l'emendamento di cui tratto, noi proponiamo che gli interventi all'interno, appunto per controllare l'accesso dei lavoratori, vengano fatti attraverso delle modalità che sono già previste dalla legge, per esempio quella prevista nell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori e, quindi, attraverso accordi di tipo contrattuale, coinvolgendo i sindacati, provando quindi a condividere dei percorsi, proprio per evitare la lesione di quei valori fondamentali difesi e tutelati dall'ordinamento, non ultimo quello della privacy (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.21 Zan, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Avverto che il gruppo del Partito Democratico ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo, essendone stata fatta richiesta, un tempo aggiuntivo, pari a un terzo di quello originariamente previsto.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.22 Zan.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Presidente, è lo stesso ragionamento di prima; qui, siccome si delega al Governo il compito di mettere in campo le misure attuative di questo provvedimento, almeno che vi siano ulteriori garanzie, vista la lunga audizione del Garante per la privacy che ha sottolineato il fatto che c'è un uso contestuale e non alternativo di video-sorveglianza e impronte biometriche. Insomma, chiediamo, in questo emendamento, che vi siano delle misure necessarie al fine di evitare l'adozione di provvedimenti non legittimi da parte del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.22 Zan, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.23 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Presidente, questo emendamento pone l'attenzione su un fattore umano importante. Noi come Forza Italia già negli scorsi Governi, anni fa, con la riforma cosiddetta Brunetta, eravamo intervenuti in modo importante nei confronti di chi evidentemente faceva il furbo nella pubblica amministrazione. In questo caso, però, noi andiamo ad individuare, per quanto ci riguarda, la necessità che il controllo possa essere fatto anche dal punto di vista umano. Quindi, il fatto di andare poi ad intervenire, come nell'emendamento viene indicato, evitando il controllo biometrico e di videosorveglianza ai dirigenti che dovrebbero effettivamente - loro - svolgere il controllo vero sulle presenze e sulla funzionalità dei pubblici dipendenti, penso che sia un elemento fondamentale. Anche per dare un riscontro a chi ricopre la posizione organizzativa nelle pubbliche amministrazioni, i funzionari pubblici, che devono avere dall'altra parte, oltre questa disponibilità, anche, secondo me, il fatto di poter essere responsabilizzati nel controllo vero, umano, di quello che succede nella pubblica amministrazione. Questa cosa, chiaramente, non sta avvenendo o avviene relativamente poco. Dobbiamo, credo, dare anche una funzione di premialità nei confronti di chi svolge questi controlli e non solo, diciamo così, un sistema di rilevazione biometrica o di controllo delle presenze, che io ritengo in questo caso assurdo.

L'emendamento, quindi, cerca di individuare in termine oggettivo la possibilità di non svolgere questo tipo di controlli a chi dovrebbe effettivamente controllare gli altri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.23 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.24 Zan.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Presidente, questo emendamento evidenzia una disparità di trattamento tra soggetti che operano nella pubblica amministrazione in modo, francamente, incomprensibile, perché si è introdotta una misura a tappeto con videosorveglianza e impronte biometriche, però si escludono i magistrati ordinari, gli amministrativi e contabili, gli avvocati e i procuratori dello Stato, il personale militare e la Polizia di Stato, il personale di carriera diplomatica, i prefetti. Francamente, non capiamo perché ci sia questa disparità di trattamento: secondo lei, Ministro, tra qualche militare o qualche avvocato dello Stato non c'è la stessa possibilità di elusione dei propri doveri e delle proprie prerogative che non dentro la pubblica amministrazione? Ecco, francamente, pensiamo che non stiamo parlando di servizi segreti, bensì di persone che operano nella pubblica amministrazione, come tutti gli altri, dunque ci appare francamente discutibile, se non curioso, che ci sia stata questa eccezione per questi lavoratori a scapito degli altri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). È più che comprensibile che in questi provvedimenti un Ministro debba toccar palla e almeno portare qualche provvedimento, però occorre pensare anche al post Ministero, perché non sempre si resta, quindi, forse, i magistrati, qualcun altro, è meglio non inquadrarli in queste garanzie. Come dire: rimandatemi in rem propriam, perché in questo modo, come dire, il futuro è sempre garantito. Non si capisce per quale ragione si debbano escludere queste categorie, a meno che non si dica che c'è un'esclusione sulla base di una motivazione tecnico-giuridica, sulla base di una valutazione di opportunità: quale?

Io penso che in questo caso con questo emendamento - mi rivolgo alla maggioranza - state escludendo una serie di settori, gli avvocati dello Stato, i giudici: perché?

Per quale ragione? Può darsi che ci sia una ragione (io la posso immaginare, ma ce la dovete dire voi) e forse dovrebbe il Ministro chiarirci perché è esclusa: c'è un motivo di legge, normativo? Al momento non c'è.

Vista la portata più ampia che ha questo provvedimento e visto che voi parlate di concretezza, di efficienza, di organizzazione, ebbene, certamente è un pochino più difficile con l'ordine giudiziario andare ad intervenire su modelli di controllo di questo tipo. Però ci dovete anche chiarire la ragione tecnico-giuridica: la ratio di un'esclusione.

In genere, i Ministri ed il Governo partecipano ai lavori d'Aula anche interloquendo con l'Aula. Poi, capisco che questo può essere un modello antiquato questo, però di fronte ad un provvedimento al quale si dà questa portata, che rende significativa la presenza di un Ministro del Governo (perché altrimenti che ci sta a fare, se non porta qualche provvedimento), visto che lo porta proprio su questo tema, ebbene, allora che ci spieghi la ragione di questa esclusione. Noi non l'abbiamo capita, se poi c'è una ragione normativa, ce la spieghi pure, oppure chiedo che questo emendamento sia accantonato per dare tempo al Governo e alla maggioranza di ragionare su questa esclusione, che è l'esclusione di un'élite rispetto ad altri, che invece sono sottoposti a misure del tutto diverse. Almeno chiedo, quindi formalizzo, una richiesta di accantonamento di questo emendamento.

Spero quantomeno che la maggioranza, qualcuno, ce lo spieghi: i relatori, il Governo. Siccome proviene dal Governo, ci dicano qual è la ragione tecnica.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Ettore ha formalizzato una richiesta di accantonamento, su cui chiedo al relatore un parere. Relatore, cortesemente un parere…

FRANCESCO SILVESTRI, Relatore per la maggioranza per la I Commissione. Parere negativo.

PRESIDENTE. Parere contrario.

Onorevole D'Ettore, possiamo soprassedere o richiede di mettere in votazione?

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). È la prova provata che non sanno per quale motivo lo escludono: forse lo sa solo il Ministro, ma non ce lo dice.

PRESIDENTE. Benissimo, allora soprassediamo. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.24 Zan, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.26 Zan.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Solo per sottolineare - mi rivolgo sempre tramite lei al Ministro, Presidente - che qui si fa eccezione per questo provvedimento rispetto ai militari e alla Polizia di Stato: perché allora si include, invece, la polizia locale? Perché la polizia locale ha degli obblighi rispetto a questo provvedimento in materia di videosorveglianza e di riscontro biometrico, e invece il personale militare no? Non capiamo perché la polizia locale debba essere soggetta a questo provvedimento e la polizia di Stato o il personale militare no. Mi spieghi, Ministro, la ratio di questa differenza. Per questo, noi in questo emendamento almeno chiediamo che anche la polizia locale sia esentata dall'applicazione di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.26 Zan.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.28 Gribaudo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 2.30 Ascani e 2.31 Fusacchia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Presidente, questo emendamento nasce da un dibattito che abbiamo fatto in VII Commissione, dove abbiamo chiesto di avere il parere rafforzato su questo provvedimento, un provvedimento che per il mondo della scuola è assolutamente paradossale. Devo dire che è grazie a quel dibattito, nel quale la maggioranza si è letteralmente spaccata, che oggi noi abbiamo parzialmente modificato questo testo, perché nella prima versione del testo, come i colleghi possono facilmente verificare andando a vedere direttamente qual era la prima versione e quale quella modificata, addirittura neppure i docenti erano esclusi dall'obbligo delle impronte, o meglio dal controllo biometrico, cosa che è in totale assoluto contrasto con quanto è previsto dall'articolo 117 della nostra Costituzione, e anche dagli articoli 33 e 34, sulla libertà di insegnamento. C'è una volontà di introdurre a scuola uno Stato di polizia, che contraddice completamente la libertà e l'autonomia delle comunità scolastiche, quello che fino ad ora nessuno in questo Parlamento aveva mai messo in discussione. Hanno fatto un piccolo passo indietro per quel che riguarda i docenti, forse impauriti dal fatto che il mondo dei docenti si era fatto sentire numericamente molto forte, però non l'hanno fatto per quel che riguarda il resto della comunità educativa. La scuola è una comunità educante, è un tutt'uno, allora in particolare mi chiedo: è ignoranza o malafede, quella di chi scrive in un testo di legge di chiedere ai dirigenti scolastici, che devono in 8 mila badare a 42 mila plessi, che, in media, hanno sette o otto plessi ciascuno, che, in quei plessi, fanno reggenza ma sono anche responsabili degli edifici, che devono intrattenere i rapporti con gli enti locali, la cui responsabilità, disciplinata dalla legge, è enorme, il controllo dell'accesso? Ma dell'accesso dove? Come glielo controlliamo l'accesso, ai dirigenti scolastici, che si spostano in otto plessi? Glielo prendiamo in macchina tra un plesso e l'altro?

Abbiamo provato a spiegare alla maggioranza questo principio banale per chiunque conosca la legislazione vigente, eppure c'è stata una presa di posizione netta da parte della maggioranza, che ha voluto sancire un primo pezzo di una mancanza di rispetto assoluta verso la comunità educante. Entra lo Stato di polizia a scuola, entra il controllo del Governo su quel che si fa a scuola, è una minaccia diretta alla libertà di insegnamento, una minaccia pesantissima, e noi, con questo emendamento, chiediamo alla maggioranza e al Governo di ripensarci, per rispetto della scuola, per rispetto della Costituzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.30 Ascani e 2.31 Fusacchia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 2.32 Toccafondi e 2.33 Aprea.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, noi siamo per l'accantonamento, quindi le chiederei se il relatore è d'accordo, diversamente di far pronunciare l'Aula su questo.

PRESIDENTE. Relatore?

VIRGINIO CAPARVI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Presidente, chiediamo venga votato subito.

PRESIDENTE. Siete contrari all'accantonamento.

VALENTINA APREA (FI). Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente. Ministro Bongiorno, c'è un problema di assenteismo nella scuola italiana? Certo, ma non è questa la misura per contrastare l'assenteismo. L'assenteismo nella scuola sono le assenze prolungate, il turnover dei supplenti… Colleghi, voi tutti avete conoscenza di che cosa succede al mattino quando suona la campanella: i docenti sono gli unici dipendenti pubblici che devono entrare in classe con i loro studenti, e se non lo fanno rischiano ben di più di una sanzione disciplinare. Quindi, questa parte è completamente sbagliata! Ma diciamo che il rimedio, costruito in Commissione cultura, dopo che Forza Italia ha chiesto un parere rafforzato e tutti i gruppi politici parlamentari hanno accettato e la relatrice ha cambiato il parere, è stato proposto all'Aula ma tale rimedio, quello del controllo all'accesso dei dirigenti, è peggiore del male, del contrasto all'assenteismo di tutta la scuola italiana, perché noi sappiamo benissimo che cosa fanno i dirigenti scolastici. Forse lo hanno dimenticato i Ministri, che pensano di aver trovato una soluzione che, ovviamente, non nuoce al consenso della maggioranza, perché certamente le impronte digitali per i docenti all'ingresso avrebbero creato seri problemi di consenso alla maggioranza. Scaricare sulle figure apicali, sui dirigenti scolastici, forse è una misura per limitare il danno, ma perché Forza Italia esprime netta contrarietà? Perché innanzitutto è incoerente con la modalità di prestazione del lavoro dirigenziale. Ricordo, Presidente, perché possa ascoltare anche il Governo, che i dirigenti scolastici rappresentano una fattispecie atipica della dirigenza pubblica, quindi non possiamo non considerare che la qualità della prestazione del dirigente della scuola non dipende dal tempo trascorso in ufficio, ma dal livello di raggiungimento dei risultati in relazione agli obiettivi assegnati, dunque non ha senso sottoporre il dirigente all'umiliazione del controllo all'accesso presso la sede di servizio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Chi conosce lo stato attuale del sistema dell'istruzione sa bene che un dirigente scolastico, tra l'altro, è preposto a un'istituzione che spesso è articolata in molti plessi, in media sei, ma anche dieci, situati anche a diversi chilometri di distanza, presso i quali deve periodicamente recarsi, e non viene riconosciuto alcun rimborso per le spese sostenute per tali spostamenti. C'è da augurarsi che non vada tutti i giorni in ufficio, ma che vada in tutti quei luoghi dove è chiamato a stabilire accordi e a sottoscrivere patti di corresponsabilità, reti territoriali, orizzontali e verticali. Questo deve fare un dirigente, non può rimanere come un burocrate del secolo scorso nella scuola semplicemente a controllare l'orario e a vedere se stamattina è entrato alle 8, alle 8,10 o alle 8,30!

Se fa così, io, fossi in lei, li licenzierei questi dirigenti, arrivo a dire. Quindi, non sono contro l'assenteismo, ma non è neanche una misura concreta, è una misura negativa, che umilia e che punta l'indice ancora una volta sulla classe dirigente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). La classe dirigente di questo Paese e soprattutto dello Stato deve sostenere gli obiettivi pubblici, non può essere umiliata, neanche rispetto a quei dipendenti di cui dovrebbe assolutamente essere… E non è educativa, certamente. Quindi, non ha alcun senso - e mi avvio alla conclusione, Presidente - individuare nella quantificazione delle ore passate a scuola un criterio per valutare l'azione dirigenziale. Ministro, ci sfidi sulla valutazione dei dirigenti, sull'efficacia e sull'efficienza rispetto ai parametri di dispersione scolastica, di successo formativo, di facilità nell'ingresso nel mondo del lavoro.

Ci sfidi su queste problematiche, sulle filiere professionalizzanti, e non assolutamente per quantificare le ore trascorse a scuola. Le ho detto tutto questo: facciamola finita, accantoniamo o andiamo a sopprimere questa parte dell'istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Poi, quando lei verrà con il pacchetto per valutare docenti e dirigenti e per raggiungere una qualità migliore dell'istruzione, Forza Italia sarà la prima forza che la sosterrà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Non c'è nessuno che chiede di intervenire contro.

Passiamo, dunque, ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta del collega Baldelli di accantonamento degli identici emendamenti 2.32 Toccafondi e 2.33 Aprea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 43 voti di differenza.

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Solo per precisare che il parere è favorevole.

PRESIDENTE. L'onorevole Viscomi ci ricorda, dunque, che il parere del relatore di minoranza è favorevole.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io, in base alla discussione che si è sviluppata in Commissione cultura, volevo sostenere la causa dei dirigenti scolastici, i cosiddetti presidi, che devono agire in situazioni di contrasto, in situazioni di crisi, perché molte volte hanno più di un plesso scolastico. Non possono essere umiliati e messi in difficoltà in questo modo. La valutazione non può essere un dato quantitativo, nella scuola; mi sembra che, con tutte le problematiche che la scuola ha in questo momento, aggravarla con queste misure non abbia alcun senso.

Fratelli d'Italia, quindi, ritiene che questa misura non sia adeguata, pensa al lavoro che tutti i giorni i presidi svolgono nelle scuole di tutta Italia, molte volte anche con un ruolo di mediazione, con un ruolo di sostituzione alla classe docente, e quindi avrebbero bisogno di ben altre attenzioni rispetto a una normativa che, invece, li mette in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Volevo segnalare un enorme disguido, perché qui manca l'emendamento 2.40, a pagina 19, che era un emendamento che avevamo presentato, sull'ubiquità dei dirigenti scolastici, perché in Italia ci sono 1.700 reggenze, ci sono 1.700 scuole dove non c'è un dirigente scolastico e abbiamo dirigenti scolastici che corrono da una scuola all'altra. Tra l'altro, ricordo a quest'Aula che c'era stata un'ipotesi e una proposta, non approvata durante la manovra, per esonerare i vicari, cioè fare in modo che quei docenti che aiutano i dirigenti scolastici a svolgere il ruolo di dirigente scolastico fossero esonerati dall'insegnamento. Nemmeno quella norma è passata. Quindi, vorrei capire come si attua questa norma prima di tutto.

Seconda cosa: i dirigenti scolastici sono dirigenti perché hanno una responsabilità fondamentale di guida, ma sono anche un'eccezione nel panorama della dirigenza pubblica, e questo lo dovrebbe sapere il Ministro Bongiorno e, a maggior ragione, il Ministro Bussetti; non a caso, non esiste una parità salariale, ad esempio, con gli altri dirigenti della funzione pubblica. Allora, o capiamo che la scuola è un luogo che ha bisogno di regole particolari… In Commissione istruzione è stato fatto un enorme lavoro, di cui anche le forze di opposizione hanno dato atto alla maggioranza, e in particolare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché all'inizio questa legge prevedeva che anche per i docenti e gli insegnanti si applicasse questo sistema. Siamo riusciti a fare l'eccezione doverosa e giusta per gli insegnanti, ma abbiamo dovuto lasciare dentro i presidi, i dirigenti scolastici, perché, altrimenti, non si mandava un messaggio alla scuola. Credo che il messaggio che stiamo mandando alla scuola sia che non sappiamo niente di scuola. Sono convinto che i dirigenti scolastici, a differenza di quello che qualcuno ci ha raccontato qui dentro, non saranno particolarmente di felici di questo onere, perché, se pensiamo veramente di misurare la capacità di una persona, di un dirigente scolastico, di presiedere la scuola e di organizzare una buona vita scolastica all'interno della sua comunità con questi meccanismi, credo che non andiamo veramente molto lontano.

Servono più risorse per i presidi, servono più presidi, banalmente, perché tante scuole non li hanno, e serve la capacità di capire che dobbiamo poi ovviamente valutare il lavoro che viene fatto nelle scuole, dobbiamo valutare come si riesce a contribuire alla crescita e alla formazione dei nostri ragazzi, ma, se pensiamo che toccare la scuola per intervenire e per migliorarla nell'interesse delle future generazioni sia questo, stiamo sbagliando di grosso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Le segnalo solo che l'emendamento 2.40 da lei citato non è stato preso in considerazione perché non segnalato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, vorrei parlare sul mio emendamento, il 2.32. Ci siamo?

PRESIDENTE. Sì, certo che ci siamo.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, volevo avere conferma. L'emendamento è molto chiaro: chiede di aggiungere all'esclusione dalle impronte digitali i dirigenti scolastici, perché, va detto, rispetto alla proposta originale della norma rimane il controllo sui dirigenti scolastici, come abbiamo detto poc'anzi. E vigilare sugli ingressi dei presidi non ha senso, sia per la natura stessa del lavoro, non operano per le ore di lavoro in un'unica stanza, nella presidenza, in un'unica scuola, in un unico luogo di lavoro, sia perché abbiamo 7 mila dirigenti scolastici e ognuno di questi dirige la propria scuola e ha poi due o tre scuole in reggenza, a volte anche molto distanti, e ogni scuola è composta da più edifici.

Inoltre ha, e avrebbe, costi altissimi, perché i dati dell'anagrafe edilizia scolastica parlano di 57 mila edifici scolastici, e questo Governo vorrebbe per i soli dirigenti scolastici installare in ogni edificio scolastico un sistema di verifica biometrica dell'identità e videosorveglianza degli accessi; e, con il comma 5, prevede 35 milioni di euro di copertura finanziaria, non sulla scuola, ma complessivamente sulla pubblica amministrazione. Ma, a parte i tecnicismi, i costi e l'aspetto economico, diciamolo chiaramente a voce alta, perché delle volte viene da pensare che questa norma, il testo originario soprattutto, ma anche come è scritto ora sui dirigenti scolastici, sia stato scritto da qualcuno che non è mai entrato in una scuola e non conosce che cos'è una scuola e che cos'è il lavoro di un docente o di un dirigente scolastico di una scuola.

Allora, diciamolo una volta per tutte: i dirigenti scolastici, i presidi, non sono dei fannulloni, non sono dei furbetti del cartellino e non sono degli assenteisti.

Non sono talmente tutto questo che, nei decenni, e lo dico ai Governi di ogni colore, ai dirigenti scolastici hanno dato tanto lavoro in più, tante responsabilità in più, tante sedi in più da controllare, con i problemi anche delle sedi e non solo dell'edilizia, tante reggenze, migliaia di ragazzi e l'attenzione che questo richiede, la gestione del rapporto con i genitori, che non è per niente semplice, ed uso un eufemismo, insomma hanno bisogno di tutto tranne che delle impronte digitali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente. Ministro, colleghi, ho già spiegato le ragioni per cui questo punto del provvedimento nasce male e viene riscritto peggio. Io chiedo un intervento del Ministro. Ministro Bongiorno, ci dica perché, secondo lei, i dirigenti scolastici dovrebbero essere controllati all'accesso, anche perché poi di più non potreste fare, ma credo che neanche questo sarà consentito dalle stesse norme che voi avevate richiamato nel punto che è stato modificato e per il quale (il punto 4) vi eravate lasciati la riserva di prevedere queste modalità attuative successivamente, “con decreto del Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro della funzione pubblica, da adottare (…)”, e poi tutta una serie di norme che vi consigliano di non farlo. Quindi significa che tutto questo è soltanto, come al solito, un modo per dire: il nemico è il dirigente scolastico, il fannullone è il dirigente scolastico, l'assenteista è il dirigente scolastico e quindi noi docenti possiamo proprio non dargli retta perché anche il Governo, anche il Parlamento hanno detto che va controllato all'accesso. La prego, Ministro, fa ancora in tempo, faccia un bell'intervento e dica che sospende questa norma. Noi l'aiuteremo a trovare quelle modalità per combattere davvero l'assenteismo dei docenti e dei dirigenti, ma non in questo modo, che mortifica, umilia e non fa fare passi avanti alla scuola italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catello Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO). Grazie, Presidente. Soltanto per sottoscrivere questo emendamento, col permesso del collega Toccafondi. Io ritengo che sia in corso una fortissima sperequazione, Presidente, e naturalmente approfitto, suo tramite, di parlare al Ministro. Se si è fatto un lavoro serio nei confronti degli insegnanti, questa norma diventa ancora più illogica nei confronti dei presidi, che hanno mille responsabilità e a cui abbiamo dato l'onere di essere manager all'interno della scuola. Veramente è una norma capestro, che mette in crisi l'intero settore. Ritengo sia doveroso in questo momento fare un'ulteriore riflessione e votare favorevolmente questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie, Presidente. Anch'io voglio sottoscrivere questo emendamento e davvero non capisco i motivi che portano il Governo e la maggioranza a non accogliere questo emendamento. Intanto è un messaggio sbagliato quello di penalizzare oggi i dirigenti scolastici e, tra l'altro, ci è stato spiegato bene che non tutte le scuole hanno un dirigente scolastico, tanto che ci sono dirigenti scolastici che coprono più scuole e quindi già questo rende difficile l'investimento in edilizia scolastica e preferirei davvero che questi soldi, anziché pensare alle impronte digitali, si mettessero nei banchi di scuola e per evitare di avere delle scuole magari dove il riscaldamento non funziona, per creare delle palestre all'interno delle scuole, per curare questi investimenti e metterli per l'accesso, pensiamo ai tanti alunni diversamente abili, oppure aggiungere le ore di sostegno, ma non investire questi soldi su un tema inutile. Oggi noi dovremmo dire “grazie” agli insegnanti e ai dirigenti scolastici per il lavoro che fanno e invece con questo emendamento avete escluso giustamente in Commissione gli insegnanti, ma allora escludiamo anche i dirigenti scolastici, perché penso che in questo momento si debba dire “grazie” al mondo degli insegnanti e dei dirigenti per quello che fanno, molte volte sostituendosi anche alle famiglie.

Invece vogliamo lanciare un messaggio, come se fossero dei fannulloni o degli assenteisti. In realtà, noi abbiamo una classe di insegnanti e di dirigenti di cui il Paese può andare fiero. Penso che sia un messaggio sbagliato e non sia questa la professionalità e la categoria da andare a colpire. Davvero un altro passo indietro di questo Governo, che dà un segnale che porta indietro la scuola anziché avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Concordo con tutti gli interventi fatti precedentemente. Solo a completezza, chi non conosce veramente la scuola, non sa quanto lavoro fa un dirigente scolastico, alle prese con più plessi scolastici. Non ha orario, non ha mai avuto orario nella contrattazione, quindi pensate adesso, con un controllo proprio sull'orario, quanto chiederanno per la quantificazione dell'extra che effettueranno e si avranno da questo momento, signor Ministro, tantissimi contenziosi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Grazie, Presidente. Solo per chiedere di nuovo al Ministro Bongiorno una spiegazione, perché abbiamo sentito dai colleghi che il dirigente scolastico non ha un singolo luogo di lavoro - perché mediamente ne ha cinque o sei - e non ha, da contratto collettivo nazionale, un orario di lavoro prestabilito. Quindi, noi queste impronte cosa gliele prendiamo a fare, cioè cosa controlliamo se non sappiamo né dove entra, né quanto ci deve stare? Ministro, quello che sta scrivendo è assurdo. Accetti questo emendamento! Dica di “sì”, perché, per partito preso, state facendo una cosa che creerà solo contenziosi e quindi costi per lo Stato. Non c'è un luogo di lavoro, non c'è un orario di lavoro, non c'è nessun accesso da verificare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Io vorrei rispondere alla collega Ascani e alla nostra capogruppo, onorevole Aprea, perché sono in grado di dire loro che cosa ci direbbe il Ministro Bongiorno se avesse voglia di partecipare ai lavori dell'Assemblea. Se potesse parlare, il Ministro Bongiorno ci inviterebbe a leggere tutto il complesso del comma 4 della norma, perché, colleghe e colleghi, se lo leggete, capirete che questo provvedimento è sostanzialmente inattuabile, nel senso che si affida a futuri decreti, che mai saranno fatti, di conseguenza il Ministro è tranquillissimo. Gli unici e le uniche che non possono stare tranquilli sono le dirigenti e i dirigenti della scuola, che, ancora una volta, vengono additati come coloro i quali non lavorano, come abbiamo sentito, non avendo né orario, né luogo di lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. E' emersa, sin dai lavori in Commissione, una contraddizione forte, che, alla fine, si è ritenuto all'interno della maggioranza, di risolvere, riparando un danno enorme, dal punto di vista elettorale, per quanto riguardava la maggioranza, perché sarebbe stato complicato spiegare ai docenti, che magari riempiono l'orario che loro compete in diversi istituti, di dover fare la digitalizzazione biometrica della propria presenza in un istituto e poi magari completarla in un altro istituto a decine di chilometri; sarebbe stato complicatissimo. Ma il problema è ancora più grande per i dirigenti, quando poi nella norma si specifica che si dovrà controllare l'accesso semplicemente attraverso risorse umane. Ce lo spieghi il Ministro Bongiorno, se avesse la bontà di ascoltare noi e non piuttosto altri ai banchi del Governo. Presidente chiederei l'attenzione del Ministro, che è impegnata in colloqui non so con chi…

PRESIDENTE. E' impegnata in colloqui con il sottosegretario.

LUIGI CASCIELLO (FI). Appunto, ma ci farebbe grande cortesia se seguisse i lavori.

PRESIDENTE. Sì, pregherei il Governo. Però lei ha concluso il suo tempo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Solo per firmare l'emendamento proposto dal collega Toccafondi, perché la norma, così come oggi è prevista, è talmente irrazionale che grida vendetta anche tramite la Corte Costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (MISTO-CP-A-PS-A). Sì, Presidente per sottoscrivere l'emendamento Toccafondi e per commentare, visto che c'è qui il Ministro, il mondo alla rovescia: cioè, noi rendiamo obbligatoria questa disposizione per i dirigenti, mentre la annulliamo per gli insegnanti, se ho capito bene, cioè proprio per coloro che hanno il dovere di identificare la cultura del lavoro di un organismo. Nelle società private i dirigenti sono l'immagine della cultura di un'azienda, l'immagine della flessibilità, noi invece nella scuola li rendiamo i soggetti sotto osservazione. È possibile che noi, con questo Governo, continuiamo a fare provvedimenti sulla scuola che esprimono una cultura terribile? Mettiamo le telecamere negli asili e le mettiamo facoltative, non obbligatorie, però facciamo sapere ai genitori che si possono avere le telecamere; continuiamo a fare sulla scuola (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Partito Democratico)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Soverini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Sottoscrivo anch'io questo emendamento, Presidente. Mi facevo una domanda, poc'anzi, ricordandomi che in un altro emendamento si stabiliscono delle eccezioni al controllo, vuoi delle telecamere, vuoi biometrico. I giudici, signor Presidente: i giudici non sono controllati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Perché i giudici no e i dirigenti scolastici si? Siamo o non siamo tutti uguali di fronte alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

PRESIDENTE. Onorevole Fatuzzo, la informo che ha già sottoscritto questo emendamento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Se il collega Toccafondi lo consente, sottoscrivo, a nome del gruppo, questo emendamento e, con l'occasione, mi permetto per il suo tramite di sollecitare il Governo a una disponibilità al confronto parlamentare su questo aspetto. Mi sembra che abbiamo svolto una discussione assolutamente tranquilla, serena, come era giusto che fosse, nonostante in questo provvedimento ci siano temi discussi e discutibili. Mi pare che questo emendamento - pongo una questione vera - almeno necessiterebbe, da parte del Governo, di un chiarimento. Come è stato giustamente ricordato, il comma 4 individua poi successivi strumenti attuativi ed è importante che in questa sede si possa avere anche un'idea dell'orientamento che il Governo intende avere rispetto ai decreti attuativi.

Credo, quindi, che ci possa essere - questa è la nostra richiesta - un confronto o, perlomeno, che ci sia da parte del Governo la disponibilità a spiegare, a illustrare, in qualche modo anche eventualmente a fare in modo che i dubbi possano venir meno, perché i dubbi rispetto alla attuazione sui dirigenti scolastici delle misure che sono state ricordate prima dai colleghi pone una questione. Dopodiché - e chiudo su questo, signor Presidente - credo che ognuno di noi, durante l'attività sia professionale che politica, ha incontrato dirigenti scolastici e ha incontrato persone che saltavano da un plesso all'altro, che rincorrevano una situazione, che hanno tenuto in piedi la scuola italiana in una fase in cui sono prevalsi i tagli alle risorse sul personale. Credo, quindi, che da questo punto di vista ci sia anche da tener conto di questo e che, casomai, quello di cui la scuola sente il bisogno è esattamente il contrario, cioè più che un controllo sui direttori didattici e sui direttori scolastici, ci sarebbe bisogno di più direttori scolastici e di più direttori didattici, in modo da avere assolutamente ridotto questo fenomeno dello scavalco, della gerenza sostanzialmente di più plessi da parte di un singolo direttore. Quindi quello che noi auspichiamo è che ovviamente ci possa essere un ripensamento da parte del Governo sul parere negativo a questo emendamento e, in subordine, una disponibilità a spiegare le ragioni per le quali non intende ascoltare questo richiamo, io credo assolutamente non strumentale bensì sereno, nel merito di una questione che riguarda il funzionamento della nostra scuola (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Io non so se abbia ragione la collega Aprea, quando dice che questa norma è una inutile mortificazione della dirigenza scolastica, o se abbia ragione il collega Palmieri, quando dice che poi, alla fine, con tutte le eccezioni, i “sentito”, i “di concerto con”, eccetera, questa norma diventi di fatto inapplicabile; o forse, se abbiano ragione in qualche misura tutte e due, ma certo è, Presidente, che c'è un Governo silente di fronte alle questioni che non soltanto Forza Italia o il collega Toccafondi, ma tutti i gruppi sembrano voler porre all'attenzione di questa Assemblea.

Allora, guardate, quello della scuola è una cartina al tornasole, è un terreno piuttosto delicato. Sarebbe opportuno - lo dico con grande rispetto al Ministro Bongiorno e al sottosegretario - che il Governo esprimesse una parola di chiarezza su questo, perché c'è un mondo che guarda a queste norme con attenzione e anche con preoccupazione: se nel dibattito che stiamo svolgendo diamo una parola di chiarezza e la dà il Governo che poi dovrà applicarla, probabilmente risolviamo un problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Io penso che la presenza in questo testo della necessità per i dirigenti di dare le impronte digitali sia un'iniziativa innanzitutto inapplicabile. Abbiamo sentito dire che ci sono 51 mila edifici scolastici e l'intervento dovrebbe essere senza nuovi o maggiori oneri: impossibile ed inutile perché abbiamo sentito dire che non è per l'accesso che si caratterizza la funzione di un dirigente; è inutile, appunto, determinarne l'accesso, perché ben altre sono le cose da andare a verificare; poi è mortificante, perché se è inapplicabile e inutile, l'unico elemento che rimane è mortificante. Per cui, davvero, chiedo che si prenda in massima considerazione la richiesta di accantonare, per lo meno per avvisare il Ministro dell'Istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Squeri. L'accantonamento non è più possibile; è già stato respinto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Io credo che questa norma sia assurda, sia penalizzante ma, soprattutto, offensiva per la categoria dei dirigenti scolastici. Qui, in quest'Aula, il Governo - mi rivolgo anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che siedono in Commissione scuola, in quanto ci sono alcuni dirigenti fra loro - ha idea di quale sia il lavoro del dirigente scolastico, la responsabilità assoluta su tutto, il rapporto con gli enti locali, il rapporto con tutti coloro che hanno responsabilità all'interno della scuola, dalla prefettura alle regioni, il rapporto con gli assessori? È un lavoro continuo, senza sosta, un lavoro che, effettivamente - dobbiamo dirlo - è anche sottopagato. Ecco, noi per queste persone, che si fanno in quattro - tutti lo sanno, in tutte le città, in tutti i comuni d'Italia e tutti lo possono verificare - andiamo a prevedere una norma di questo tipo, che è una norma davvero offensiva: fermatevi, per favore, insomma, fermatevi! Non è possibile accettare tutto questo: sono lavoratori seri, che hanno una responsabilità enorme rispetto alla collettività (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Condividiamo le parole dette dai colleghi, perché i dirigenti scolastici, come hanno già detto, soffrono una grave carenza d'organico: si fanno in quattro. Chiediamo quindi di sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.32 Toccafondi e 2.33 Aprea, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

Onorevole D'Ettore si accomodi in qualche altro posto. Cortesemente se gli uffici possono…; però il tesserino, onorevole D'Ettore.

L'emendamento successivo, 2.301 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, è assorbito dall'approvazione dell'emendamento 2.200 delle Commissioni.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.34 Lepri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Dopo tutto quello che è stato detto sull'accanimento nei confronti del personale scolastico c'è poco da aggiungere. Noi vogliamo almeno tenere viva la presenza e la possibilità per gli enti locali e per le regioni di poter definire in qualche modo ciò che viene previsto e, quindi, noi proponiamo, con questo emendamento, che le decisioni in proposito vengano assunte anche d'intesa con la Conferenza unificata, quindi Stato, regioni, enti locali, città metropolitane e province, perché, in effetti, anche gli enti diversi dallo Stato hanno compiti importanti in questa vicenda.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.34 Lepri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Colleghi, per intese intercorse tra i gruppi, la seduta verrà conclusa alle ore 20.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.36 Lepri.

Dichiaro aperta la votazione…

STEFANO LEPRI (PD). Presidente…

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.36 Lepri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Anche qui noi pensiamo che ci voglia, visto che la democrazia e l'autonomia sono state messe sotto il tappeto, almeno un percorso per cui le misure nella fattispecie del comma 1 siano un po' condivise con le autonomie locali e con le regioni ed è per questo che prevediamo un passaggio in Conferenza unificata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.36 Lepri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Ricordo che tutte le altre proposte emendative sono inammissibili.

Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo 2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (FI). Grazie, Presidente. Purtroppo la maggioranza non ha seguito il suggerimento che avevamo dato, che era quello di rimanere nel perimetro della proposta legislativa di Forza Italia e a mia prima firma la quale prevedeva soltanto la biometria nella pubblica amministrazione e non anche le telecamere. Questo perché Forza Italia crede sia necessario un controllo efficace sulla presenza fisica dei pubblici dipendenti, premesso che comunque, come ho sentito dire anche da altri colleghi, è il controllo delle performance la cosa che rileva di più. Però, un controllo efficace anche della presenza ci vedeva e ci ha visti protagonisti anche nelle proposte, ma le telecamere no perché il provvedimento così è assolutamente contrario alle indicazioni del garante della privacy così come anche di tutti gli istituti europei e penso alla Corte europea che si è pronunciata anche su questo, dicendo che i metodi in qualche modo di controllo della presenza fisica devono essere proporzionati e non devono essere invasivi e le telecamere chiaramente non rispecchiano questo elemento, tant'è che la biometria in Aula superò le eccezioni della privacy e secondo noi questo articolo e quindi questa norma non le supererà. Poi, noi riteniamo che i pubblici dipendenti vadano motivati in uno spirito di leale collaborazione, non vadano trattati con spirito inquisitorio e che non siano dei carcerati. Cioè, secondo noi le telecamere vanno bene in un carcere ma non nella pubblica amministrazione.

Quindi, siamo stupiti da questo articolo, riteniamo che non sia stato sciolto il nodo delle coperture e, quindi, si creerà il grande tranello per i dirigenti pubblici, che saranno impossibilitati a mettere queste telecamere non tanto per il costo degli impianti quanto per il costo dello stoccaggio perché quanto li filmano questi pubblici dipendenti? Per quanto tempo? Quanto costa fare questo? Quindi, succederà che poi rientreranno tutti nella tipologia dell'articolo 1, per cui, non avendo messo le telecamere, verranno sanzionati.

In più, non è stato rispettato il criterio delle categorie. Abbiamo sentito la collega Aprea, ma anche i colleghi del PD, spiegare che vi sono dirigenti e dirigenti.

Ci sono dirigenti che addirittura devono, per ossequiare al loro dovere, muoversi nei vari plessi, per cui diventa praticamente impossibile non calibrare anche la biometria per loro stessi.

Noi crediamo, quindi, che i pubblici dipendenti non siano dei nemici, non vadano trattati come delle persone da controllare e inquisire, non vadano sottoposti a un Grande Fratello e, quindi, al contrario della mia proposta legislativa, che era molto specifica, molto settoriale e, soprattutto, era coperta, il mio gruppo non potrà votare a favore di questo articolo; io lo farò come atto di cortesia verso il Ministro, visto che il Ministro ha avuto la cortesia di abbinare la mia proposta legislativa a questo suo disegno di legge, ma, naturalmente, non potrò non comprendere che il gruppo si asterrà e, forse, qualche collega addirittura voterà in dissenso, perché le categorie di cui da sempre si occupa, da questa norma, saranno ingiustamente penalizzate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie, Presidente. Questo provvedimento tratta norme e contenuti che riguardano una platea di lavoratori di oltre 3 milioni di persone, pari circa a una percentuale tra il 13 e il 14 per cento degli occupati italiani e noi non possiamo pensare di votare a favore di un articolo che considera oltre 3 milioni di lavoratori come tutti furbetti in attesa di essere scoperti, perché l'approccio che sta alla base di queste norme che riguardano la videosorveglianza, che riguardano il riconoscimento biometrico, le impronte digitali di tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, parte proprio da questo presupposto, e cioè che gli oltre tre milioni di dipendenti pubblici che ha il nostro Paese siano tutti esclusivamente furbetti, in attesa di essere colpiti. Questo è un po' il concetto che avete applicato anche al decreto cosiddetto “spazza corrotti” dove, addirittura, avete eliminato la prescrizione anche per gli innocenti dichiarati tali al primo grado di giudizio.

Parlate di contrasto all'assenteismo, ma non tenete conto di tanti altri fattori e, soprattutto, delle norme che avete ereditato, perché avete ereditato una riforma della pubblica amministrazione che ha colpito duramente i furbetti del cartellino. Voglio citare, a questo proposito, alcuni numeri: nel 2016 ci sono stati solo tre licenziamenti nella pubblica amministrazione, nel 2017, trentaquattro, nel 2018, cinquantaquattro. I procedimenti avviati nel 2016 erano quindici, nel 2017, novanta, nel 2018 erano centoquarantanove. Vuol dire che è notevolmente aumentato il contrasto ai furbetti del cartellino, ma, come vedete da questi numeri, sono numeri risicati rispetto alla totalità dei dipendenti pubblici. Si poteva andare avanti su questa strada, si poteva continuare con questo approccio, ma avete scelto esattamente il contrario. Peraltro, andate a imporre il riconoscimento delle impronte digitali e il controllo biometrico anche su una categoria di lavoratori pubblici, come i dirigenti scolastici – lo hanno detto tanti colleghi e tante colleghe prima di me – che non possono, per definizione, essere riconosciuti nel momento in cui entrano sul posto di lavoro, perché, grazie anche ai tagli che state portando avanti nella pubblica amministrazione, sono costretti a lavorare su più luoghi di lavoro, perché seguono più plessi scolastici.

Anziché intervenire tenendo conto anche delle normative europee - e, segnalo che nelle Commissione affari costituzionali e lavoro le audizioni che si sono svolte hanno rivelato che queste norme sul controllo biometrico e la videosorveglianza sono contrarie all'ordinamento europeo in materia di privacy - potevate utilizzare queste risorse, ad esempio, per puntare sulla formazione della pubblica amministrazione. Noi abbiamo chiesto di spendere i 35 milioni di euro che stanziate per installare questi sistemi per investire, invece, nella formazione dei dipendenti pubblici che ne hanno un grandissimo bisogno. Abbiamo proposto di puntare sull'incremento degli stipendi delle professioni tecniche dei dipendenti pubblici che hanno competenze specifiche, che sono tra i più bassi, nei Paesi OCSE, e che, invece, ci sarebbe bisogno di incrementare; abbiamo chiesto di puntare sulle assunzioni che, grazie alla vostra legge di bilancio, invece, sono bloccate per tutto il 2019, mentre siamo il Paese OCSE con l'età media più alta di dipendenti pubblici e questo non aiuta a rimanere aggiornati con l'evoluzione delle tecnologie e, soprattutto, con le richieste e i bisogni dei cittadini e delle imprese.

E se, poi, volete davvero – davvero – contrastare l'illegalità nella pubblica amministrazione, nella gestione della cosa pubblica, dovete piantarla con i condoni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché questo è un Governo che sta andando avanti a suon di condoni: condono edilizio, condono, fiscale e tutta una serie di sanatorie nascoste qua e là tra le pieghe delle varie norme che avete portato avanti, che non sono né più né meno che uno schiaffo nella faccia di chi paga onestamente, di chi fa onestamente il proprio lavoro e un favore, invece, ai tanti furbetti, ai troppi furbetti che ancora ci sono in questo Paese.

Infine, se volete davvero, sulla legalità, fare una battaglia vera, concreta, dare anche un esempio di come si può correttamente gestire la cosa pubblica e riconoscere anche gli errori, fate un gesto eclatante che sono sicuro verrebbe apprezzato da tantissimi italiani, restituite i 49 milioni di euro che la Lega ha ingiustamente incassato e che non ha ancora restituito, perché lo chiedono a gran voce tanti cittadini e continuate a far finta di niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, questo articolo, seppur con le sue criticità, che sono emerse anche nel dibattito parlamentare di oggi, rappresenta forse l'unico punto di rilievo di quella che doveva essere una riforma di efficientamento della pubblica amministrazione, che, di fatto, si è tradotta in piccoli interventi chirurgici, a tratti, senza alcuna visione organica, che intervengono su questo o quell'altro provvedimento di legge. Noi non siamo certamente tra quelli che hanno l'approccio critico di chi pensa che tutti i dipendenti pubblici siano dei fannulloni, siano dei furbetti, siano persone che stanno alle scrivanie o sui propri posti di lavoro a rubare lo stipendio. Anzi, pensiamo che, a fronte di pochissime mele marce, che vi sono in tutte le categorie, vi sia una stragrande maggioranza di pubblici servitori, perché in quest'Aula è corretto anche chiamare le persone con il nome italiano delle cose, che fanno il loro lavoro, anche più del loro lavoro, alle volte anche mal malpagati.

Pensiamo che il sistema dei controlli vada modernizzato rispetto a quello attuale e va in questa direzione il controllo biometrico, così come quello dell'impronta digitale, purché non passi l'idea del controllo perché si pensa che: tu sei un delinquente e devo solamente trovare il sistema per dimostrarlo, ma che sia un approccio corretto che valorizzi chi lavora e che penalizzi giustamente chi fa il furbo e chi non sta effettivamente sul proprio posto di lavoro.

Ci sono delle eccezioni, ovviamente, all'applicabilità di questo tipo di controlli che riguardano, ovviamente, chi fa dei lavori particolari, in particolar modo, ricordiamo le forze dell'ordine, anche se per questo, per gran parte della sinistra, anche nelle Commissioni congiunte, non era cosa scontata; è emersa, anche grazie alla battaglia di Fratelli d'Italia, la necessità di escludere il personale docente, perché è ovvio che in una scuola di bambini se la maestra o l'insegnante non sta in classe non c'è bisogno della videosorveglianza o del controllo biometrico, succede la rivoluzione, quindi ce se ne accorge comunque. Vi sono tante altre esigenze organizzative di cui spero e mi auguro che nei decreti applicativi si tenga conto; è emersa quella dei dirigenti scolastici, così come vi sono e vi saranno altre categorie che per le singole amministrazioni, anche in ragione del proprio servizio, della tipicità del proprio lavoro, hanno una necessità, una difficoltà applicativa della norma in questione che, di principio, è, sì, corretta.

Rammento solamente una cosa al Governo, ma immagino sia cosa scontata per quest'Aula, per chi vive in una società reale: il fatto che uno sia presente al lavoro non significa anche che faccia il proprio lavoro. Quindi, magari, gli strumenti dovrebbero intensificarsi verso il controllo della produttività del lavoro piuttosto che della semplice presenza, se uno sta presente al lavoro e legge La Gazzetta dello Sport.

Su questo articolo, solamente su questo articolo esprimeremo un voto favorevole, con l'auspicio che queste distorsioni, che sono emerse anche nel dibattito dell'Aula, vengano corrette. Controlliamo, senza un approccio pregiudiziale nei confronti del pubblico impiego, perché i pochi furbetti siano stanati, ma vengano anche lasciati lavorare in pace i tantissimi, la stragrande maggioranza dei lavoratori pubblici, che fanno il loro lavoro, anzi, più del loro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Come già anticipato dall'onorevole Ravetto, io voterò in dissenso dalla posizione del gruppo; e devo dire che il voto del presidente della Commissione cultura e delle onorevoli Casa e Villani mi hanno sorpreso favorevolmente: loro hanno votato a favore degli emendamenti Toccafondi ed Aprea. Vuol dire che qualche ragione ce l'abbiamo e, se tre esponenti autorevoli del mondo scolastico dei 5 Stelle hanno espresso un parere a favore delle nostre proposte, vuol dire che abbiamo ragione. Invito la maggioranza, questa è l'ultima occasione che abbiamo: su questo articolo vi sono molti, molti punti di debolezza e pochi punti di forza, tante criticità e poche soluzioni. Allora, abbiate il coraggio di dire che questo articolo va cancellato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, per dichiarare il voto contrario del gruppo di LeU all'articolo 2 del provvedimento. Io continuo a pensare che è proprio sbagliato in sé come questo articolo è stato formulato. Quello che ci voleva era una norma quadro leggera, che prevedesse diverse possibilità e le lasciasse poi alla maturazione di un vero e proprio accordo in Conferenza unificata, e di un accordo nazionale quadro con tutte le organizzazioni sindacali di rappresentanza, non solo dei lavoratori, ma dei professionisti e dei dirigenti che operano nel settore delle pubbliche amministrazioni, che soprattutto avesse un carattere di sperimentalità. Non aver voluto fare questo, imporre la forza di una legge dal centro alla periferia, dall'alto in basso, che mette in discussione le indicazioni del Parlamento europeo, quello che ci ha detto il Garante della privacy intervenuto nelle due Commissioni, è un atto di arroganza che avrà un solo effetto: rendere nei fatti inefficace questa norma, per la somma di contraddizioni e problemi che è destinata a creare.

E qui mi viene l'interrogativo: se è così, e sulla vicenda dei dirigenti scolastici è evidente che è così, perché il Governo intende andare avanti? Qui non mi so dare una risposta! Se è contro logica, contro norma, contro Costituzione, contro Parlamento europeo, contro il Garante della privacy, contro il buonsenso, perché si vuole andare avanti in questo modo? Non riesco a trovare una risposta, se non quella dell'arroganza e dell'avventurismo. Ma così non si cambia la pubblica amministrazione, così la si rende più fragile, più incerta e più contraddittoria: esattamente il contrario di quello di cui ha bisogno una vera riforma della nostra responsabilità pubblica amministrativa (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

Invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni sull'articolo aggiuntivo 2.01 Rampelli.

VIRGINIO CAPARVI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo 2.01 Rampelli.

ANTONIO VISCOMI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Rampelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1433-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, noi abbiamo presentato una serie di emendamenti estremamente pertinenti riferiti a questo articolo. Guardate, il testo dell'articolo, e il titolo soprattutto, sono particolarmente evocativi: esso parla di misure per accelerare le assunzioni mirate e il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione. Dal titolo sembrerebbe davvero che voi foste interessati ad immettere nuove energie nella pubblica amministrazione, ad effettuare un turnover, a far entrare giovani, persone in grado di dare davvero nuovo slancio alle nostre pubbliche amministrazioni italiane.

Noi abbiamo presentato degli emendamenti molto dettagliati e specifici, uno dei quali mirava a chiarire con certezza la possibilità di derogare la mobilità volontaria obbligatoria per le regioni, gli enti del Servizio sanitario nazionale e gli enti locali. Guardate, è importante questo, perché mentre voi dite nel titolo dell'articolo che volete accelerare le assunzioni nella pubblica amministrazione ed effettuare davvero un ricambio generazionale, nei fatti finora avete fatto l'esatto opposto. Dicevate che “quota 100” aveva l'obiettivo di consentire appunto l'ingresso di nuove figure professionali nella pubblica amministrazione; e invece, al di là di 33 miliardi che spenderete nei prossimi tre anni, solo il 10 per cento delle persone che andranno in pensione saranno sostituite da nuovi giovani nelle nostre pubbliche amministrazioni, per cui davvero il risultato è inefficiente e molto deludente.

Dicevate che volevate immettere nuove energie nella pubblica amministrazione, e invece avete… Vi diamo una notizia, non so se ne siete al corrente: avete bloccato le assunzioni nella pubblica amministrazione fino a novembre, fino al novembre del prossimo anno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Di quale accelerazione e di quale ricambio generazionale state parlando? Spiegatecelo!

Noi avevamo allora assunzioni, stabilizzazioni, concorsi in via di espletamento, in Ministeri, enti pubblici economici, agenzie fiscali, università; e invece, come è stato ricordato pochi mesi fa dal presidente dell'INPS Boeri, avete bloccato, con la vostra legge di bilancio, 1.039 assunzioni di nuovi giovani che dovevano entrare nelle pubbliche amministrazioni italiane. Come volete accelerare il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione, nel nostro Paese, se bloccate più di mille assunzioni nella pubblica amministrazione?

Noi viviamo allora in questo momento un dramma nel nostro Paese. Chiedete al Veneto, chiedete al Molise: ci sono ospedali che stanno stipulando contratti a tempo determinato, e il nostro caro collega Fatuzzo potrà testimoniare, con medici che sono già andati in pensione, perché mancano migliaia di medici nei nostri ospedali. Questo è il vero dramma che stiamo vivendo oggi nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! A questo dramma dovreste dare risposte, invece di prenderci in giro! Abbiamo persone che rischiano di non essere curate adeguatamente per mancanza di personale, abbiamo scuole che non hanno insegnanti, e abbiamo enti pubblici, comuni che non hanno tecnici per fare le progettazioni e portare avanti le opere pubbliche che consentono di realizzare gli interventi nelle aree degradate del Paese, nelle periferie, per rifare scuole, per rifare strade, per rifare i parchi pubblici. Di questi problemi avreste dovuto parlare.

Abbiamo comuni che hanno difficoltà ad assumere nuovi agenti della polizia locale, che possano assicurare non solo la gestione del traffico, ma anche l'ordine e la sicurezza pubblica nel nostro Paese, quella sicurezza che voi dovreste invece garantire e che non avete garantito, bloccando le assunzioni anche di questa categoria. Abbiamo famiglie che non possono essere curate adeguatamente, perché mancano gli operatori socio-sanitari negli enti pubblici locali.

Di tutti questi problemi voi non vi state assolutamente occupando, e con gli emendamenti che abbiamo presentato miriamo a cambiare radicalmente il testo, modificarlo, e provare a dare risposte davvero alle esigenze delle famiglie, della nostra pubblica amministrazione e degli enti locali. Speriamo davvero possiate avere un sussulto d'orgoglio, e provare ad accogliere almeno in parte alcuni nostri emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EMANUELE PRISCO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, solamente per segnalare alla Presidenza e all'Aula che per mero errore di comunicazione sull'articolo aggiuntivo…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi!

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie Presidente, solamente per segnalare alla Presidenza e all'Aula che, per mero errore di comunicazione, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Rampelli, il voto di Fratelli d'Italia sarebbe stato favorevole, anche se per errore è stato contrario. Ce ne scusiamo.

PRESIDENTE. L'abbiamo apprezzato. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Presidente, con l'articolo 3 affrontiamo il nodo cruciale di tanti anni di sofferenze delle pubbliche amministrazioni. L'articolo, come recita il titolo, reca misure per accelerare le assunzioni mirate al ricambio generazionale, però qui bisogna scendere oggettivamente nel pratico e ragionare in modo adeguato, tenendo in considerazione gli emendamenti che verranno esaminati, perché gli emendamenti che noi cerchiamo di introdurre sono quelli legati a una semplificazione delle procedure di assunzione. Noi ci troviamo, come enti locali - i comuni soprattutto - a soffrire, ormai da anni, di una carenza di possibilità di assunzioni, con delle mobilità impossibili, con un'indisponibilità totale anche dei funzionari, che ormai sono vicini alla soglia della pensione, un fenomeno che si è aggravato con il provvedimento di “quota cento”, quindi uno svuotamento anche di professionalità degli enti pubblici e delle amministrazioni locali. Dall'altra parte vediamo ancora presenti e non migliorati da questo articolo provvedimenti e procedure che, per quanto riguarda le assunzioni, richiamano tempi biblici. Faccio un esempio: oggi, semplicemente per una richiesta di mobilità, occorre aspettare una risposta dal Ministero per oltre 60 giorni e questo significa che un'assunzione o un concorso un ente locale lo può mettere in atto nel giro di sei mesi, non prima. Questo è oggettivamente un ostacolo, un ostacolo di rinnovamento e anche un ostacolo di disponibilità di servizi che vengono poi erogati ai cittadini, perché non avendo i funzionari, non avendo la disponibilità delle professionalità, è chiaro che andremo sempre peggio. Non vedo in questo articolato un grande cambiamento, quindi mi auguro che gli emendamenti che vengono suggeriti per migliorare il provvedimento siano poi accolti.

PRESIDENTE. Colleghi, nel raccogliere l'invito che hanno fatto tutti i gruppi, avendo concordato di chiudere alle ore 20, comunque lascerei i pareri per domani, in apertura della seduta, alle 11, in maniera da consentire che ci sia l'espressione dei pareri nella fase di attesa dei venti minuti di preavviso; lascerei destinato questo quarto d'ora che abbiamo agli interventi di fine seduta; se non ci sono obiezioni da parte dei colleghi, così viene stabilito.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Sandra Savino. Ne ha facoltà.

SANDRA SAVINO (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordo ancora nitidamente la stagione in cui una forza politica, adesso al Governo, impostava la sua campagna elettorale permanente al grido di: “apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” - o ancora - “vogliamo renderlo una casa di vetro”. Intenzioni legittime, per carità, anche se strumentalmente utilizzate nel feroce attacco alla politica, che è il marchio di fabbrica del MoVimento 5 Stelle: lo è ancora e lo dimostrano le parole scritte ieri dal sottosegretario Crimi in merito alle polemiche sorte intorno al futuro di Radio Radicale. Ci tornerò sopra a breve, ma prima mi consenta di ricordare sinteticamente la questione. Tra 41 giorni scadrà la convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e la storica emittente, voce sì del Partito Radicale ma, per decenni, voce principale del Parlamento, della politica in senso più ampio, del dibattito sociale e culturale in senso ancor più generale. Nelle intenzioni del Governo la convenzione sarebbe dovuta terminare a dicembre e, grazie ad un emendamento di Forza Italia, la scadenza è stata rinviata di sei mesi. Tra poche settimane, quindi, se non si interverrà, si scriverà la parola fine su un'esperienza quarantennale di servizio pubblico: pubblico - sì - perché Radio Radicale è sì un soggetto privato, ma ha svolto per oltre quattro decenni una fondamentale funzione di interesse pubblico, rendendo - lei sì - il Parlamento una casa di vetro e non una scatoletta di latta maleodorante. Ha fatto ciò trasmettendo i lavori del Parlamento, le dirette dei principali eventi politici, culturali e sociali: l'ha fatto godendo di privilegi? No, l'ha fatto per sopperire ad una lacuna, quella della trasparenza, una lacuna che c'è ancora oggi, perché la comunicazione sulla politica svolta dalle emittenti pubbliche e private è certo meritevole di rispetto, ma è pur sempre mediata, mentre quella di Radio Radicale, invece, no!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maria Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, come è noto, con l'approvazione della manovra 2019, Radio Radicale potrebbe chiudere. I fondi rinnovati di anno in anno sono infatti stati drasticamente diminuiti, con conseguente costo dei servizi, pari solo a 5 milioni di euro. È dunque palese come risulti impossibile sostenere l'ultradecennale attività di libera informazione dell'emittente. A tal proposito, mi corre l'obbligo e sento il dovere di unirmi all'appello fatto al Governo da autorevoli esponenti del mondo politico, giornalistico, imprenditoriale, da semplici cittadini, per la tutela di Radio Radicale. Invito dunque l'Esecutivo a non rimanere sordo al grido d'allarme che si è levato più di una volta, anche in quest'Aula. Ne va, signor Presidente, della libera informazione di questo Paese. Radio Radicale è da sempre tra i pilastri dell'informazione: autorevole, libera e dotata di grandi professionalità. Per questo, esprimo il mio totale sostegno all'emittente e a tutti i giornalisti, i tecnici e gli operatori. La sopravvivenza di Radio Radicale è necessaria per la pluralità dell'informazione italiana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, venticinque anni fa, tra il 6 aprile e il 4 luglio del 1994, in Ruanda, in soli 100 giorni furono massacrati con una violenza inaudita circa un milione di ruandesi. Fu questo uno degli eventi più mostruosi e sanguinari della fine del secolo. Lo sterminio fu scatenato dall'odio interetnico fra Hutu e Tutsi, che la comunità internazionale non è stata in grado di fermare, o meglio: quando ha agito, era ormai troppo tardi! Nel male assoluto e nel silenzio dei mass media e delle Cancellerie occidentali, si rivelò come uomo giusto un italiano, Pierantonio Costa, che dal 6 aprile al 21 luglio comincia una serie incessante di viaggi attraverso il Ruanda per mettere in salvo il maggior numero possibile di persone. Costa usa tutti i privilegi di cui gode, quindi la rappresentanza diplomatica, la sua rete di conoscenze e il suo denaro per ottenere visti di uscita dal Paese per tutti coloro che gli chiedono aiuto.

Non possiamo, poi, non ricordare anche Carla Del Ponte, per lunghi anni procuratrice capo del Tribunale penale internazionale, e Adama Dieng, dal 2012 sottosegretaria dell'ONU.

Tutte persone che ci insegnano a guardare e ad assumersi la responsabilità di non voltarsi dall'altra parte; ci insegnano che per i colpevoli dei genocidi non vi è prescrizione, né nei tribunali, né nella storia, né nelle coscienze. Ricordare oggi il genocidio ruandese, anche a distanza di venticinque anni, è un dovere morale, che non ci deve far dimenticare tutti i focolai di guerra che ci sono oggi, come la Siria, il Sud Sudan, l'Ucraina, la Cecenia, il Congo, l'Afghanistan e la Libia. La Libia, dove si sta accendendo, nell'indifferenza della comunità internazionale, la miccia di una guerra civile. Ci viene da chiederci se l'esempio di queste persone non ci ispiri o comunque non ci faccia assumere quella responsabilità di guardare dentro quella situazione che si sta consumando in Libia, dove si sta uccidendo il rispetto, il senso di umanità e anche, diciamolo, il compito di guardare al domani che deve tenere alta la politica.

PRESIDENTE. Il collega Gallinella, naturalmente, non era in Aula; era un altro collega che si era per lui spacciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Siracusano. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie, Presidente. Vorrei sottoporre alla sua attenzione e a quella dei colleghi parlamentari un episodio, per quanto mi riguarda, increscioso, triste, sconfortante, che si è verificato nei giorni scorsi. È stato formulato un attacco frontale da parte di un gruppo politico, un attacco che ha avuto anche una certa risonanza mediatica, rivolto al centro clinico Nemo Sud; un'eccellenza nel panorama sanitario regionale, un'eccellenza per quanto riguarda le cure di contrasto alle malattie neurodegenerative. L'accaduto ha sconvolto i cittadini messinesi e l'opinione pubblica. Il centro ha aperto le porte ai suoi pazienti nel 2013 per la volontà dell'Associazione Aurora Onlus, una fondazione senza scopo di lucro il cui unico obiettivo è la cura del paziente.

Il nodo della questione, l'oggetto dell'offensiva, rimanda al 2009, ovvero quando le strutture assistenziali della riabilitazione del Policlinico di Messina attivano i ricoveri in neuroriabilitazione del centro clinico Nemo Sud tramite delibera del commissario straordinario del Policlinico Giuseppe Pecoraro. Con tale atto ufficiale si individuano nel padiglione B della struttura ospedaliera gli spazi da destinare a titolo gratuito per un periodo di trent'anni alla fondazione Aurora Onlus, che, ribadisco, senza scopo di lucro gestisce il centro clinico assistenziale, fortemente voluto da genitori e parenti di persone affette da malattie neuromuscolari, e non una clinica privata voluta dai poteri forti, come si interpreta dalle parole dei promotori dell'attacco. Ecco, ci chiediamo, dunque, perché si voglia colpire deliberatamente un'eccellenza di questo livello, riconosciuta da tutti, perché formulare un attacco di questo tipo. Tutte queste cose le ho sottoscritte in un appello che rivolgo al Ministro Grillo, per approfondire la questione, che è stato condiviso e sottoscritto da molti colleghi parlamentari di vari partiti, tra cui anche lei, Presidente Rosato, che ringrazio. Spero che risolva la questione, che approfondisca la questione e che questo non si verifichi più (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente. In questo intervento desidero esprimere solidarietà alla giornalista friulana de L'Espresso Floriana Bulfon, che è stata destinataria di un grave atto intimidatorio. La solidarietà non basta: il caso emerso oggi non è che l'ultimo di una serie di episodi di cui sono stati vittime giornalisti d'inchiesta proprio in ragione del loro lavoro. Serve maggiore attenzione e tutela da parte delle istituzioni. Il centro di coordinamento dell'attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, presieduto dal Ministero dell'Interno, è uno strumento utile, ma non sufficiente, se non è accompagnato da fatti concreti.

Alla Camera giace un'interrogazione sul tema del collega di gruppo Matteo Dall'Osso, che ho convintamente sottoscritto. Auspico davvero che il Ministro Salvini dia una rapida risposta all'atto e, soprattutto, intervenga a tutela dei giornalisti minacciati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare, attraverso la Presidenza della Camera, la convocazione del tavolo di crisi per la Pica di Pesaro. Si tratta della chiusura di uno stabilimento, per la città di Pesaro e anche per il circondario di Pesaro, molto importante, dove lavorano moltissimi lavoratori. Noi chiediamo, come è stato preso, tra l'altro, dal sottosegretario Durigon qualche giorno fa, l'impegno a convocare presso il Ministero del Lavoro questo tavolo di crisi; purtroppo, ad oggi, non abbiamo notizie di nessuna convocazione. Il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, insieme alle parti sindacali, si sono immediatamente attivati perché questo tavolo possa essere convocato. Purtroppo però dal Governo, dal Ministro Di Maio in particolare, non abbiamo avuto notizie. Siccome per noi la Pica è un'industria importante, soprattutto per i suoi lavoratori, noi chiediamo che venga convocato immediatamente, dal Ministero, questo tavolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Credo sia giusto unire anche il gruppo del Partito Democratico a questa maratona oratoria che è stata lanciata, a fine seduta, a sostegno di Radio Radicale, ma, più in generale, a sostegno di quella editoria che non accetta l'idea di doversi a tutti i costi asservire alle logiche di mercato per portare all'esterno di queste Aule il senso del pluralismo dell'informazione e della possibilità di comunicare quello che realmente accade.

Il Ministro Di Maio non ha ancora ritenuto di dover accedere ad incontrare né i parlamentari dell'intergruppo per Radio Radicale, né tanto meno gli interessati, mentre il Presidente del Consiglio e il sottosegretario Crimi si sono peritati di comunicare che Radio Radicale, ma questo è un discorso che potrebbe valere anche per Avvenire, per i settimanali cattolici, dovrebbe accedere alla logica di mercato. Ecco, proprio non si riesce a comprendere l'idea del servizio pubblico.

Bene, signor Presidente, se oggi noi non avessimo avuto Radio Radicale, gli italiani non avrebbero potuto conoscere quanto noi abbiamo fatto nel ricordo del decennale del terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché, come da noi denunciato, la RAI non ha informato gli italiani del fatto che la Camera dei deputati ha ricordato il decennale del terremoto de L'Aquila. Sono momenti molto delicati per il mondo dell'informazione; ci vogliamo associare anche noi alle espressioni di sentimento di vicinanza e di testimonianza per la giornalista de L'Espresso Floriana Bulfon, che è stata così vilmente attaccata e minacciata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e non si comprende il motivo per il quale, nelle ore in cui vi è questo reale attacco alla libera informazione, non si diano delle risposte, nei termini che noi abbiamo richiesto, per un autentico servizio pubblico, che rischia, tra pochi giorni, di essere soppresso per una decisione del Governo. Sarebbe la prima volta nella Repubblica italiana che una voce libera si troverebbe nella condizione di dover chiudere per una decisione del Governo, e questo non è un indice di uno Stato liberale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per denunciare a quest'Aula un malcostume nella gestione delle riunioni per le vertenze presso il Ministero dello Sviluppo economico. Il malcostume riguarda la partecipazione dei parlamentari, segnatamente quelli di opposizione come me, alle riunioni. Infatti, il Ministro Di Maio ha istituito una piattaforma – evidentemente, in quel partito deve essere diventato un virus quello delle piattaforme - attraverso la quale i parlamentari devono registrarsi, chiedere di partecipare alle riunioni e, entro la mezzanotte precedente alla riunione, riceveranno una mail che comunica se la partecipazione è ammessa o no. Ebbene, non è dato sapere chi decida quali parlamentari devono partecipare e questa notte ho ricevuto la mail che mi comunicava la mia esclusione dal tavolo per la vertenza Blutec di Termini Imerese; una vertenza che ho cominciato a seguire da militante del movimento giovanile di Alleanza Nazionale e che continuo a seguire oggi, da parlamentare di Fratelli d'Italia.

La giustificazione addotta era “sopraggiunto limite”: probabilmente al Mise hanno qualche problema con le sedute. In tal caso, noi siamo disponibili a portare la sedia da casa, come si suol dire, però quello che è grave è che un parlamentare di opposizione su una vertenza così delicata, rispetto alla quale la magistratura di recente ha ritenuto di intervenire, si è sub iudice per un problema di competenza territoriale, non si sa che fine abbiano fatto 16 milioni di euro, i parlamentari del MoVimento 5 Stelle continuano a stare sui territori, promettendo ciò che è nulla più che un atto dovuto, ossia gli ammortizzatori sociali. Adesso noi vorremmo capire quando questo Ministro intenda cominciare a fare ciò che ha promesso in campagna elettorale, cioè lavorare per la ripartenza di questo stabilimento, perché soltanto il lavoro dà dignità e non gli ammortizzatori sociali. Noi lo abbiamo sempre detto, adesso vorremmo capire come può una piattaforma stabilire quali parlamentari devono partecipare a queste riunioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (PD). Grazie, Presidente. In un Paese che sta andando alla deriva per la totale incapacità del Governo gialloverde di guidare i processi industriali, il caso Piaggio è certamente emblematico. Per un migliaio di dipendenti, tra Villanova d'Albenga e Genova, la prospettiva è la cassa integrazione al buio, senza alcuna possibilità industriale. Eppure si tratta di un'eccellenza industriale italiana. Accanto ai prodotti storici si sono affiancati prodotti tecnologicamente avanzati. Il Governo Gentiloni aveva messo a disposizione 760 milioni per una fornitura dei sistemi all'Aeronautica militare; da oltre dieci mesi, questo Governo ha bloccato tutto. È un comportamento irresponsabile e chiediamo chiarimenti immediati, tanto più dopo la manifestazione di ieri in Liguria, una manifestazione molto partecipata. Questo Governo sul tema Piaggio non ha fatto nulla e così 1.200 famiglie hanno capito che il cambiamento annunciato dal Governo, MoVimento 5 Stelle e Lega, si sta traducendo nella perdita di posti di lavoro. Noi abbiamo bisogno di un incontro immediato, un incontro che, peraltro, come oggi hanno precisato le organizzazioni sindacali, non sia solo ed esclusivamente rivolto ai vertici, ma che abbia anche come protagonisti i delegati degli stabilimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 10 aprile 2019 - Ore 11:

(ore 11 e al termine del punto 6)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 920 - Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo (Approvato dal Senato). (C. 1433-A)

e dell'abbinata proposta di legge: RAVETTO. (C. 781)

Relatori: FRANCESCO SILVESTRI (per la I Commissione) e CAPARVI (per la XI Commissione), per la maggioranza; VISCOMI, di minoranza.

2. Seguito della discussione delle mozioni Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Quartapelle Procopio, Boldrini, Colucci ed altri n. 1-00139 e Valentini ed altri n. 1-00172 concernenti il riconoscimento del genocidio del popolo armeno .

3. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00163, Lupi ed altri n. 1-00166, Panizzut, Mammì ed altri n. 1-00167, Lorenzin ed altri n. 1-00168, Calabria ed altri n. 1-00169, Delrio ed altri n. 1-00170 e Rostan ed altri n. 1-00171 concernenti iniziative a favore della famiglia e per l'incremento della natalità

4. Seguito della discussione dei disegni di legge di ratifica:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma il 26 settembre 2017. (C. 1468-A)

Relatore: CAPPELLANI.

Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note per la proroga dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Libano del 21 giugno 2004, fatto a Beirut il 25 luglio e il 16 settembre 2016. (C. 1469)

Relatore: BILLI.

S. 773 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive, fatta a Magglingen il 18 settembre 2014 (Approvato dal Senato). (C. 1638)

Relatori: TURRI, per la II Commissione; FORMENTINI, per la III Commissione.

S. 997 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo (n. 3) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con allegati, fatto a Firenze il 19 ottobre 2018 (Approvato dal Senato). (C. 1681)

Relatrice: EHM.

(ore 15)

5. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

6. Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti dei deputati Nesci e Parentela.

(Doc. IV-ter, n. 12-A)

Relatrice: ANNIBALI.

La seduta termina alle 20,05.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1, 2 e 4 i deputati Bisa, Tateo e Turri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 1, 2 e 3 la deputata Vietina ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 2 il deputato Caffaratto ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 3 i deputati Bisa, Tateo e Turri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 la deputata Vietina ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 11 la deputata Cavandoli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 il deputato Buratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 i deputati Golinelli e Legnaioli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 la deputata Gobbato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 16 e 17 la deputata Giordano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 20 il deputato Giglio Vigna ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 22 la deputata Paita ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 24 il deputato Di Muro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 i deputati Magi e Legnaioli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 28 il deputato Acunzo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 31 la deputata Zanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 39 il deputato De Luca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 40 i deputati Emiliozzi e De Lorenzis hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 43 il deputato Melilli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 44 e 45 il deputato Giglio Vigna ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 47 il deputato Sodano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 48 il deputato Marchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 51 il deputato Nobili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 54 il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-00085 407 406 1 204 168 238 97 Resp.
2 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00156 400 398 2 200 168 230 97 Resp.
3 Nominale Moz. Molinari e D'Uva 1-00157 411 245 166 123 245 0 97 Appr.
4 Nominale Moz. De Luca e a. 1-00159 414 413 1 207 174 239 96 Resp.
5 Nominale Ddl 1433-A e a. - em. 1.1, 1.2, 1.4 452 452 0 227 193 259 92 Resp.
6 Nominale em. 1.6 448 352 96 177 98 254 92 Resp.
7 Nominale em. 1.7 450 450 0 226 108 342 92 Resp.
8 Nominale em. 1.8, 1.9, 1.10 449 449 0 225 89 360 92 Resp.
9 Nominale em. 1.11 453 362 91 182 107 255 92 Resp.
10 Nominale em. 1.12 451 382 69 192 107 275 92 Resp.
11 Nominale em. 1.13 445 351 94 176 103 248 92 Resp.
12 Nominale em. 1.14 456 456 0 229 178 278 92 Resp.
13 Nominale em. 1.15 449 356 93 179 108 248 92 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.16 446 352 94 177 103 249 92 Resp.
15 Nominale em. 1.17 458 359 99 180 101 258 92 Resp.
16 Nominale em. 1.18 452 354 98 178 99 255 92 Resp.
17 Nominale em. 1.19 456 456 0 229 199 257 92 Resp.
18 Nominale em. 1.21 447 360 87 181 100 260 92 Resp.
19 Nominale em. 1.23 460 362 98 182 101 261 92 Resp.
20 Nominale em. 1.24 454 258 196 130 6 252 92 Resp.
21 Nominale em. 1.25 453 360 93 181 104 256 92 Resp.
22 Nominale em. 1.26 452 279 173 140 24 255 92 Resp.
23 Nominale em. 1.29 450 424 26 213 171 253 91 Resp.
24 Nominale em. 1.30 452 451 1 226 200 251 91 Resp.
25 Nominale em. 1.31 449 449 0 225 195 254 90 Resp.
26 Nominale em. 1.300 449 449 0 225 354 95 90 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale articolo 1 443 443 0 222 250 193 89 Appr.
28 Nominale em. 2.1 462 392 70 197 103 289 89 Resp.
29 Nominale em. 2.2 462 390 72 196 106 284 88 Resp.
30 Nominale em. 2.3 468 465 3 233 204 261 88 Resp.
31 Nominale em. 2.5 461 461 0 231 201 260 88 Resp.
32 Nominale em. 2.6 458 458 0 230 202 256 88 Resp.
33 Nominale em. 2.9 460 369 91 185 117 252 88 Resp.
34 Nominale em. 2.300 469 468 1 235 368 100 88 Appr.
35 Nominale em. 2.10 468 443 25 222 106 337 88 Resp.
36 Nominale em. 2.11 469 438 31 220 106 332 88 Resp.
37 Nominale em. 2.12 470 393 77 197 116 277 87 Resp.
38 Nominale em. 2.13, 2.14 476 476 0 239 214 262 87 Resp.
39 Nominale em. 2.16, 2.17 466 466 0 234 182 284 87 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 2.18, 2.19 454 365 89 183 111 254 87 Resp.
41 Nominale em. 2.20 467 371 96 186 112 259 86 Resp.
42 Nominale em. 2.21 460 368 92 185 115 253 86 Resp.
43 Nominale em. 2.22 461 362 99 182 110 252 86 Resp.
44 Nominale em. 2.23 468 343 125 172 83 260 85 Resp.
45 Nominale em. 2.24 475 475 0 238 187 288 85 Resp.
46 Nominale em. 2.26 475 475 0 238 211 264 85 Resp.
47 Nominale em. 2.28 464 370 94 186 114 256 85 Resp.
48 Nominale em. 2.30, 2.31 467 466 1 234 207 259 85 Resp.
49 Nominale em. 2.32, 2.33 454 454 0 228 206 248 83 Resp.
50 Nominale em. 2.200 453 452 1 227 266 186 83 Appr.
51 Nominale em. 2.34 449 449 0 225 172 277 83 Resp.
52 Nominale em. 2.36 456 381 75 191 96 285 83 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 54)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale articolo 2 449 393 56 197 286 107 83 Appr.
54 Nominale art. agg. 2.01 448 448 0 225 7 441 83 Resp.