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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 152 di venerdì 29 marzo 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MIRELLA LIUZZI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Frusone è in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte a risolvere le criticità emerse per il personale impiegato nell'operazione «Strade Sicure», con particolare riferimento ai tempi di erogazione dei trattamenti economici - n. 2-00312)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Deidda ed altri n. 2-00312 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Salvatore Deidda se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, in questa legislatura ci siamo già occupati, con delle interrogazioni, dell'operazione “Strade Sicure”, un'operazione meritevole che vede impegnati i nostri uomini delle Forze armate nella tutela e nella prevenzione contro la criminalità organizzata e la criminalità comune nelle grandi città e, ultimamente, anche a Castel Volturno, contro la mafia nigeriana, a Ferrara, o dove ce n'è comunque bisogno. Devo dare atto a questa amministrazione, ai Capi di stato maggiore dell'Esercito, della Difesa, che alcuni nostri suggerimenti li hanno accolti e alcune criticità le stanno risolvendo, come la questione degli alloggi: siamo stati alla Cecchignola e in altre caserme e apprezziamo lo sforzo fatto per migliorare la situazione abitativa, la situazione del benessere dei nostri militari.

Esistono, però, alcune criticità, tra cui la durata delle missioni. Siamo passati da alcuni mesi, in passato, ad addirittura sei mesi; le brigate, per esempio, la Julia o la Brigata Sassari, che vengono da molto lontano da Roma, devono stare poi sei mesi impegnati in questa operazione. Successivamente, devono poi prepararsi per le missioni internazionali, come in Libano, come in Afghanistan, e i militari finiscono per accumulare molte ore di riposo che non possono essere adeguatamente sfruttate, perché altrimenti mancherebbero i tempi per l'addestramento o per il normale servizio a cui sono chiamati. In più c'è, purtroppo, il fatto disagevole dell'impiego in una città come Roma, molto impegnativa, ma, soprattutto, per chi viene da lontano, con alti costi per la vita quotidiana; si è fuori da casa e il mancato pagamento o, comunque, il ritardo con cui vengono pagate certe indennità, crea un disagio a questi uomini che non possono godersi tranquillamente questa durata così ampia del servizio. Non è una critica economica, qui non c'è malcontento, per carità, o una richiesta di danaro da parte dei nostri uomini, non si fa per il danaro, non si fa per un vile sentimento, però, ovviamente, non ci devono neanche perdere. Dobbiamo, appunto, cercare di risolvere questa questione dei tempi, tenendo conto anche che se uno va in missione deve essere adeguatamente retribuito. Non è una critica, ma stiamo cercando di risolvere un'operazione che è nata come emergenziale, una situazione che affronta emergenze e sta diventando, ormai, un'operazione ordinaria.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Difesa, Angelo Tofalo, ha facoltà di rispondere.

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Presidente, ringrazio l'onorevole interpellante, Deidda, per questa opportunità e, a premessa della risposta, si ritiene utile evidenziare che il trattamento economico spettante al personale militare impegnato nell'operazione “Strade Sicure”, nell'ambito delle risorse allo scopo stanziate nella legge di bilancio, viene annualmente disciplinato attraverso un decreto del Ministro dell'Economia. Ecco, ci tengo a ribadirlo due volte in questa parte iniziale della risposta; quindi, viene annualmente disciplinato attraverso un decreto del Ministro dell'Economia, ovviamente di concerto con quelli della Difesa e dell'Interno.

Nello specifico il decreto prevede la corresponsione dell'importo di 13 euro per ogni giorno di effettivo impiego in servizi svolti nella ordinaria sede di servizio e di 26 euro per ogni giorno di effettivo impiego in servizi svolti al di fuori della normale sede di servizio, secondo il principio dell'equiordinazione del trattamento economico accessorio a favore del personale della Difesa impiegato in servizio di vigilanza a siti e obiettivi sensibili con quello attribuito al personale della polizia di Stato, impiegato nella medesima operazione. Vi è, poi, il riconoscimento, di un limite medio mensile di 14,5 ore di compenso per lavoro straordinario per l'attività lavorativa effettivamente resa.

In tale contesto, la Difesa, al fine di valorizzare l'impegno dei militari delle Forze armate nell'ambito dell'operazione “Strade Sicure” anche sotto il profilo remunerativo, come è giusto che sia, stante la necessità di rispettare il principio di equiordinazione retributiva, in occasione della legge di bilancio 2019 ha posto in essere tutte le possibili opzioni per venire incontro alle esigenze del proprio personale, attraverso specifiche proposte emendative, finalizzate ad innalzare il tetto massimo del compenso per lavoro straordinario mensile pagabile da 14,5 a 38 ore pro capite. Tali proposte, tuttavia, come abbiamo visto tutti, non hanno avuto seguito, a causa dell'indisponibilità delle necessarie risorse economiche.

Al riguardo, con riferimento alle iniziative da adottare al fine di risolvere le criticità emerse e garantire al personale impiegato nell'operazione “Strade Sicure” i doverosi trattamenti economici erogati nelle corrette tempistiche, si segnala che sono in corso tuttora approfondimenti volti a mitigare l'accumulo di ore eccedenti il normale orario di lavoro. Tanto rappresentato, nel merito delle ulteriori questioni sollevate nell'atto dell'onorevole interpellante, si precisa che, con particolare riferimento alla turnazione di impiego dei reparti e delle unità, il volume di forza impiegata per l'operazione ha reso necessaria l'adozione di criteri di turnazione semestrale che tenessero in considerazione le esigenze di equa ripartizione dello sforzo tra tutte le unità operative dell'Esercito, al fine di soddisfare le continue esigenze di impiego nei molteplici teatri operativi esteri e sul territorio nazionale.

Per quanto attiene più dettagliatamente all'impiego della Brigata Sassari, si segnala che, al termine dell'attuale impegno per “Strade Sicure”, è previsto un periodo di recupero, nell'ordine di sei mesi, a premessa della fase di approntamento per, poi, il successivo teatro operativo.

Con riferimento, invece, alla fruizione del servizio di lavanderia, ad esempio, si rende noto che il servizio di lisciviatura, per gli effetti letterecci e il materiale di vestiario ed equipaggiamento, è garantito sia a favore del personale accasermato che alloggiato presso strutture civili. Peraltro, risulta che la totalità dei raggruppamenti abbia attivato il servizio a titolo gratuito, con modalità di attuazione diverse. In relazione, infine, alle tempistiche di pagamento dei compensi spettanti al personale, il Centro nazionale amministrativo Esercito ha reso noto che, a partire dall'esercizio finanziario in corso, il pagamento viene disposto entro i due mesi successivi all'inserimento delle variazioni stipendiali, da parte degli enti d'impiego, nella piattaforma Unificato Web gestita dalla banca dati unica stipendiali.

Ci tengo ad aggiungere all'onorevole interpellante che ho personalmente ricevuto la delega dal Ministro su “Strade Sicure”, come lei sa, a doppia competenza, e puntualmente svolgo briefing che coinvolgono i vertici militari, in particolare il Capo di stato maggiore dell'Esercito, attualmente il generale Farina e, scendendo verticalmente tutta la catena di comando, come dire, ho provato l'equipaggiamento per vedere realmente i pesi che portano gli uomini, abbiamo rimodulato anche questa cosa che, devo dire, è stata molto ben vista da parte degli uomini e, poi, ecco, i vertici, sì, ma la base degli uomini e delle donne che sono principalmente dell'Esercito, parliamo di circa 7.200 unità, di cui oltre il 95 per cento è dell'Esercito, sono puntualmente da noi visitati in diverse città, proprio sui punti dove svolgono le loro attività. Preannuncio anche che, nella prossima settimana o se non questa, nel giro di dieci giorni, incontrerò anche il mio corrispettivo al Ministero dell'Interno dove discuteremo su come andare, magari, a modificare quello che è il presenziare di uomini e donne dell'Esercito nella operazione “Strade Sicure”, in siti fissi, per provare anche a renderli mobili e, quindi, rendere meno gravose, proprio fisicamente, quelle che sono le attività.

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, sottosegretario. Io sono sempre soddisfatto delle risposte che arrivano dalla Difesa, nel senso che so benissimo l'impegno e l'attenzione che voi avete verso gli uomini e le donne delle Forze armate, soprattutto, quelli impegnati nell'operazione “Strade Sicure”, perché mi ricordo che a inizio legislatura, quando abbiamo interrogato proprio sul fatto dell'attrezzatura, del peso, voi siete andati subito a provarla; mi ricordo il suo esperimento nel provare fisicamente l'attrezzatura e state modificando, appunto, anche la situazione riguardante i presidi mobili o presidi fissi. Quello lo apprezziamo veramente, perché è un segnale che bisogna dare agli uomini l'attenzione dell'Esecutivo, l'attenzione delle istituzioni verso il benessere del personale.

Non siamo soddisfatti, purtroppo, del trattamento economico; nella finanziaria che voi avete approvato, nell'ultima finanziaria, la Difesa, purtroppo, non ha visto soddisfatte le proprie esigenze.

Noi allora dobbiamo lavorare insieme, opposizione e Governo, per far capire a tutto l'Esecutivo, ma a tutto il Parlamento che c'è bisogno di investimenti in questo settore, perché comunque, quando si impiegano dei professionisti come sono quelli delle nostre Forze armate, vanno retribuiti nella maniera giusta, e, soprattutto, va garantito e salvaguardato il loro benessere quando bisogna impiegarli in funzioni che non sono propriamente delle Forze armate. Infatti bisogna ristudiare e cercare di riportare a tre mesi magari l'impiego di ogni brigata, perché poi veramente c'è il problema che vengono da lontano, ripeto, dal Friuli-Venezia Giulia, dalla Sardegna, non possono tornare a casa nei fine settimana agevolmente, perché poi non ci sono neanche sconti: lei si immagini che Alitalia ha tolto ogni scontistica ai militari della Brigata Sassari, mentre le riserva a tutti gli altri. Ci sono purtroppo degli ostacoli territoriali che non permettono una vita; e anche le strutture, quella della Cecchignola o altre, sono molto lontane dal centro cittadino, e c'è una spesa notevole.

Non è quindi, ripeto, una lamentela. Cerchiamo poi magari altre soluzioni più agevoli per tentare di migliorare la vita in queste cittadine, perché sono sicuro che “Strade sicure” ha dato risultati straordinari, anche ultimamente, contro la criminalità comune: finalmente stanno risolvendo il problema dei fumi tossici a Roma, nell'impiego sui campi rom. Di quello siamo soddisfatti e siamo veramente orgogliosi dell'operato dei nostri soldati, che - vorrei ricordare anche a verbale - non si lamentano mai pubblicamente: hanno una buona dote, che a volte purtroppo va loro contro, quella di non lamentarsi mai, lavorare sempre, lavorare sempre con impegno; quindi in qualche modo dobbiamo lavorare noi politica per soddisfarli e risolvere le criticità che purtroppo da anni si sono continuate a perpetrare, mentre adesso dobbiamo veramente lavorare per risolverle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza volte a confermare e rilanciare l'operazione SOPHIA - n. 2-00316)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Giovanni Russo ed altri n. 2-00316 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Giovanni Russo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIOVANNI RUSSO (M5S). Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'operazione Sophia, ufficialmente denominata European Union Naval Force Mediterranean, e conosciuta anche con l'acronimo di EUNAVFOR Med, rischia la definitiva chiusura, in assenza della proroga di un proprio rilancio con nuove e più appropriate regole d'ingaggio.

In data 21 dicembre 2018 il termine della missione è stato fissato dal Consiglio europeo al 31 marzo. L'operazione Sophia ha rappresentato un positivo esempio di difesa europea, contribuendo attivamente al contrasto del traffico di esseri umani, del commercio illegale delle armi e del contrabbando del petrolio nel Mediterraneo, ed ha portato avanti il fondamentale addestramento della guardia costiera libica. Il comando di questa operazione dell'Unione europea nel Mediterraneo è stato fino ad oggi ricoperto da un ufficiale italiano. Elogi alla missione sono venuti dallo stesso commissario UE alle migrazioni, Dimitris Avramopoulos, che ha definito Sophia un'operazione di successo, mentre unanime è il riconoscimento delle marine dell'Unione europea impegnate fino ad oggi alle capacità di comando italiane della missione.

Il nodo problematico rimane quello delle regole sugli sbarchi dei migranti salvati in mare dalle navi che partecipano all'operazione UE, che attualmente prevedono l'Italia come porto di sbarco. Secondo quanto riferito dall'Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini, in assenza di un accordo in sede di Unione europea la parte in mare della missione Sophia sarà chiusa e il comando della missione ridotta al solo pattugliamento aereo, con quattro velivoli e un drone, verrà trasferito a Bruxelles. È evidente che tale prospettiva non è auspicabile per l'Italia, che non solo non avrebbe più il comando, ma si troverebbe sola a pattugliare il Mediterraneo e a fronteggiare una nuova eventuale emergenza migranti, visto il perdurare dell'instabilità in Libia e più in generale nel Nordafrica. La sicurezza nel Mediterraneo significa la sicurezza dei confini meridionali dell'Unione europea, ed è interesse di tutti procedere nei piani di stabilizzazione della Libia, anche attraverso il potenziamento delle attività di capacity building a favore della guardia costiera libica e il contenimento dei flussi illegali di migranti.

Chiediamo appunto se il Ministro interpellato non ritenga inopportuno che la missione Sophia possa essere guidata da un altro Paese, a svantaggio dell'operatività della missione stessa e degli stessi interessi nazionali dell'Italia; e quali iniziative intenda assumere per confermare e rilanciare la missione che ricopre un ruolo cruciale, svolto nel Mediterraneo centrale, nel contrasto al traffico di persone, nella formazione della guardia costiera libica, nel contributo all'embargo sulle armi e nella raccolta di dati significativi per la sicurezza comune.

In questi giorni è notizia che vi è stata una proroga di questa missione. Chiedo appunto al rappresentante del Governo di aggiornarci sulla questione odierna.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Difesa, Angelo Tofalo, ha facoltà di rispondere.

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Presidente, onorevole interpellante, con la decisione assunta lo scorso 27 marzo dal comitato di politica e sicurezza dell'Unione europea l'operazione EUNAVFOR Med Sophia è stata prorogata per sei mesi fino al 30 settembre 2019, concentrandone il mandato sulle attività di sorveglianza aerea, sul rafforzamento della formazione della guardia costiera libica e sospendendo l'impiego degli assetti navali. Tale determinazione è attualmente soggetta alla procedura per l'adozione da parte del Consiglio europeo, il cui esito è atteso proprio tra poche ore. Se, come appare probabile, tale procedura dovesse sortire esito positivo, ogni decisione sul futuro dell'operazione sarebbe quindi posposta.

Ciò nonostante, il destino di EUNAVFOR Med Sophia, della quale l'Italia - ricordo - riveste la leadership sin dal suo lancio, rimane per il Dicastero e per l'intero Esecutivo questione urgente e fondamentale per evitare il rischio di compromettere il contributo alla stabilità non solo della regione libica, ma anche del Mediterraneo centrale e del nostro stesso Paese. In quasi quattro anni di attività, Sophia ha conseguito risultati eccellenti sia nel contrasto al traffico di esseri umani - direttamente, con costante attività di pattugliamento, indirettamente, con l'efficace addestramento a favore della marina e delle guardie costiere locali -, sia nella lotta al contrabbando di prodotti petroliferi, sia contribuendo ad attuare l'embargo di armi in Libia in accordo alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Al riguardo, permettetemi di enunciarvi i dati più significativi. Nel 2018 gli arrivi da Libia e Tunisia sono calati dell'87 per cento rispetto all'anno precedente, e nel primo bimestre di quest'anno il calo è stato circa il 96 per cento: ripeto, il 96 per cento. Non solo: dall'inizio dell'operazione oltre 150 sono stati i sospetti scafisti consegnati all'autorità giudiziaria, oltre 550 i natanti neutralizzati e 325 le unità della guardia costiera libica formate che nel 2018 hanno soccorso circa 13 mila migranti, il 44 per cento del totale. Quanto infine all'embargo, gli assetti navali di EUNAVFOR Med Sophia hanno complessivamente condotto oltre 2.500 attività tra interrogazioni di mercantili, boarding e inchieste di bandiera, individuando circa 250 mercantili potenzialmente coinvolti in attività illecite.

A fronte di questi successi, va tuttavia sottolineato come non si sia riusciti ad ottenere alcun progresso per una maggiore solidarietà e una soluzione condivisa sui meccanismi di sbarco dei salvati in mare e sul correlato tema del ricollocamento dei migranti, in attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2018. In tale situazione, a fronte degli eccellenti risultati raggiunti, e volendo scongiurare per le ragioni poc'anzi esposte il rischio di un'inopinata chiusura definitiva dell'operazione ed una sua trasformazione sotto un altro comando e in una direzione non conveniente per il nostro Paese, la via che tuttora si ritiene maggiormente percorribile è quella di una sua revisione più in linea con gli interessi nazionali. L'eventuale proroga di sei mesi del mandato della missione Sophia deve costituire un'opportunità per condurre necessarie valutazioni ed approfondimenti in ambito europeo, finalizzate a valorizzare un'evoluzione dell'attuale mandato che preveda di focalizzare le attività della missione sull'embargo di armi e sul contrasto ai traffici illeciti di petrolio, dal momento che Sophia è l'unica operazione incaricata di implementare le relative risoluzioni ONU: incrementando sia l'addestramento e l'attività di capacity building a favore della guardia costiera libica, sia l'attività di pattugliamento marittimo funzionale ad un intervento della citata guardia costiera, reso ancor più efficace e tempestivo grazie ad un allertamento precoce. In sintesi, si tratterebbe di perseguire la piena capacità operativa autonoma per le autorità marittime libiche.

Nell'ottica di tale revisione, andrebbe chiaramente collocato anche il progetto, finanziato dalla Commissione europea e a guida Ministero dell'interno, che prevede la realizzazione di un Maritime Rescue Coordination Center a Tripoli, nonché l'azione più generale di stabilizzazione della Libia, funzionale anche alla identificazione dei porti sicuri di quel Paese con il coinvolgimento di UNHCR ed OIM. Tale opzione è già stata prospettata e discussa in sede di riunione interministeriale a Palazzo Chigi proprio lo scorso 5 marzo.

Concludendo, il Dicastero, mantenendo il proprio impegno per una soluzione efficace e condivisa del problema degli sbarchi di migranti, auspica che, nell'ambito della proroga in atto, si colga l'opportunità di valorizzare questa sua nuova visione dell'operazione, che si ritiene pienamente funzionale alla stabilità dell'area libica e al rafforzamento della sicurezza nel Mediterraneo centrale.

PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIOVANNI RUSSO (M5S). Grazie, signora Presidente. Sì, mi ritengo pienamente soddisfatto e auspico che questa nuova determinazione da parte del Consiglio europeo venga ad essere approvata quanto prima, anche perché un'operazione così importante, come appunto la Sophia, merita assolutamente di essere prorogata e di essere affidata al comando italiano.

Infatti, gli obiettivi di questa operazione sono quelli di assicurare la sicurezza dei confini europei, perché ricordiamoci che non c'è soltanto un confine italiano, ma c'è un confine europeo, per ostacolare, per fermare quello che è il traffico vergognoso degli esseri umani, quello che è il contrabbando dei prodotti petroliferi e delle armi, quelli che sono i contrasti anche ai contatti delle organizzazioni criminali che si occupano del traffico di esseri viventi con le organizzazioni criminali internazionali e anche italiane, e soprattutto per contrastare quello che potrebbe essere anche un pericolo di infiltrazioni terroristiche, che, attraverso questi “taxi del mare”, come li definiva il Vice Presidente del Consiglio Di Maio, traghettavano queste persone dal Nord Africa verso le coste italiane.

E, soprattutto, un altro compito importantissimo di questa operazione è quello di continuare l'addestramento e il raggiungimento della piena capacità operativa della Guardia costiera libica a cui questo Governo - non dobbiamo mai dimenticarlo - ha affidato anche dei sistemi d'arma navali l'anno scorso, perché la Guardia costiera libica può essere di grande aiuto e di grande ausilio al mantenimento della sicurezza nel Mediterraneo centrale.

(Chiarimenti e iniziative in merito alla determina dell'Aifa del 25 febbraio 2019, relativa all'inserimento della triptorelina nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, nell'ambito di terapie per la “disforia di genere” - n. 2-00321)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Meloni ed altri n. 2-00321 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Wanda Ferro se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Il 25 febbraio scorso l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha inserito la molecola triptorelina nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, tra l'altro per un utilizzo diverso da quello per cui è stato autorizzato al commercio nell'anno 2000.

Si tratta di una decisione, per quanto ci riguarda, gravissima, perché stiamo parlando di un farmaco nato come antitumorale, ma che nel suo concreto utilizzo viene impiegato in casi di «disforia di genere», il malessere percepito da una persona che non si riconosce, transitoriamente o stabilmente, nel proprio sesso; un disturbo dalle mille ombre, su cui la comunità scientifica è divisa e i medici invitano alla grande cautela.

La triptorelina è un farmaco da tempo adoperato per bloccare la pubertà precoce, cioè patologica, che adesso si può usare gratis per fermare quelle fisiologiche, cioè che avvengono all'età giusta, con l'obiettivo di far cambiare sesso agli adolescenti. Per questo è definito farmaco gender e i pericoli per i minori legati all'utilizzo di questo farmaco sono sotto gli occhi di tutti.

In sostanza, il farmaco prepara alla cosiddetta “riassegnazione sessuale”, ovvero ad un intervento chirurgico che permette di cambiare sesso biologico agli adolescenti, in presenza di gravi sintomi psicologici altrimenti non trattabili. Succede un caso ogni 9 mila persone. Ma nessuno può dire, neppure in quel caso rarissimo, che per curare la disforia sia necessario inibire l'ormone dello sviluppo testicolare e ovarico, anche perché le statistiche riferiscono che la persistenza della disforia di genere è compresa dal 12 al 27 per cento dei casi.

Su 10 preadolescenti che manifestano disturbi di disforia, quindi, almeno in 7-8 risolveranno il loro problema al termine dell'età dello sviluppo. Pochi sono i casi reali, poi ci sono situazioni determinate da cause psicosociali e dall'influenza della cultura della fluidità di genere, che sono destinate a risolversi.

E cosa ancora più aberrante è che, in seguito a questo ampliamento delle indicazioni, la terapia di questo farmaco, finora riservato ai casi patologici di pubertà precoce, potrà essere prescritta, a carico del Servizio sanitario nazionale, anche ai minori che hanno una pubertà fisiologica, ma che manifestano un disagio interiore, spesso transitorio, sulla loro sessualità. Ciò desta notevoli perplessità anche nel mondo scientifico, in ordine alle valutazioni preliminari che l'Aifa dovrebbe operare su efficacia e sicurezza di questo farmaco.

Non vanno, inoltre, sottovalutati i pesanti effetti collaterali legati all'utilizzo di questo farmaco, come l'osteoporosi, la depressione, l'infertilità femminile, la malattia policistica dell'ovaio, disturbi del ritmo cardiaco. L'esposizione di chi assume questo farmaco al rischio di tali effetti collaterali, comprensibile se controbilanciata dal tentativo di curare patologie oncologiche o comunque gravi, è di difficile giustificazione se bilanciata dal semplice dubbio circa la propria identità sessuale, considerato peraltro che quasi sempre si tratta di un dubbio transitorio, visto che, come ho già detto in precedenza, l'80 per cento dei casi alla fine della pubertà si risolvono positivamente senza tale terapia.

Non a caso, il Comitato nazionale di bioetica, nella sua relazione sul farmaco, ha sottolineato l'importanza di un'adeguata formazione del pediatra, della rete socio-sanitaria di base e delle istituzioni scolastiche coinvolte su questi temi e ha raccomandato la predisposizione di studi di sicurezza, ancora non effettuati, nella consapevolezza della complessità della questione e della scarsità della letteratura scientifica ad oggi disponibile, suggerendo l'uso di questo farmaco solo in casi molto circoscritti, con prudenza e grande valutazione caso per caso.

Scienza & Vita e il Centro studi Livatino avevano prodotto un analitico e importante documento sull'uso di questo farmaco in relazione alla problematica della disforia di genere riguardante i minori. Nel documento si rileva che mancano sufficienti studi clinici, soprattutto in merito ai possibili effetti negativi a lunga scadenza. Inoltre, si sottolineava un particolare rischio concreto, cioè che la pratica clinica quotidiana degeneri, finendo per ridurre la soluzione di un problema così complesso e decisivo per una persona alla banale somministrazione di una molecola.

In altri termini, il farmaco sarà pure efficace nel bloccare la pubertà, ma non risolve i problemi psicologici del minore. Lo studio, in aggiunta, appuntava un dato importante: lo sviluppo sessuale di un minore confuso può aiutare a superare questa confusione; cristallizzarlo, invece, nella sua condizione fisica prepuberale può, parimenti, cristallizzare la sua stessa confusione. Il documento spiega il blocco della pubertà e, quindi, anche degli ormoni sessuali, che potrebbe compromettere la definizione morfologica e funzionale di quelle parti del cervello che contribuiscono alla strutturazione dell'identità sessuale, insieme con i fattori ambientali ed educativi. Si induce, quindi, farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo.

A questo punto, noi di Fratelli d'Italia riteniamo che ci sia una precisa scelta ideologica dietro la decisione dell'Aifa, che in passato era stata molto più rigorosa nel valutare l'ampliamento delle indicazioni di tale classe di farmaci - mediante l'inserimento, insieme ad altri, nell'elenco ex legge n. 648 del 1996 e, dunque, la dispensazione a carico del Sistema sanitario nazionale - per il trattamento finalizzato a preservare la funzione ovarica nel corso di chemioterapia; richiesta che venne respinta, nonostante la presentazione di una autorevolissima pubblicazione scientifica del 4 marzo 2015 nell'eccellente New England Journal of Medicine.

Anche la questione del consenso presenta non poche criticità applicative, sottosegretario, perché non appare affatto chiaro quanto un minore con disforia di genere e la sua famiglia possano consapevolmente e liberamente valutare tutto questo, vista la scarsa consapevolezza degli adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità procreative.

Il parere del Consiglio nazionale di bioetica, pur evidenziando la grande importanza di ottenere dal minore un consenso libero, accompagnato dalla consapevolezza delle informazioni ricevute nelle specifiche condizioni fisiche e psichiche dell'adolescente, non spiega «se e come» il minore possa esprimere una volontà valida ad acconsentire a tale programma terapeutico.

Nella somministrazione del farmaco va considerata la condizione di particolare vulnerabilità degli adolescenti sotto il profilo psicologico e sociale.    

Quindi, occorre comprendere in quali termini il consenso di un minore possa essere espresso in modo realmente libero e valido, senza interferenze esterne e con la consapevolezza delle informazioni ricevute in condizioni nelle quali, tra l'altro, la disforia di genere si accompagna spesso a depressione, ansia e, spesso, anche a istinti di suicidio. Per questo chiediamo al sottosegretario e, ovviamente, anche al Ministro se condividete la volontà espressa dal direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, ente da mesi, ahimè, privo del proprio presidente, se ne condivida le ragioni e gli obiettivi e se non intenda valutare la revoca immediata della determina dell'Aifa del 25 febbraio 2019, fermando questa decisione assurda. Sottosegretario, io la ringrazio anticipatamente per questa attenzione nell'intervento che ho appena fatto. Voglio soltanto chiudere dicendo che veramente niente è più pericoloso di un'idea quando quest'idea è l'unica che si ha.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Stimati onorevoli interpellanti, l'argomento di cui stiamo trattando oggi è un argomento, a mio parere, di stretta competenza medica e altamente specialistica, che dovrebbe essere, appunto, valutato a livello molto tecnico, anche perché gli eventuali pazienti che possono usufruire di questo trattamento dovrebbero essere estremamente, e saranno sicuramente estremamente, selezionati.

In merito alla questione delineata nell'interpellanza in esame, va preliminarmente ricordato che la triptorelina è un decapeptide sintetico analogo del GnRH, cioè l'ormone liberatore delle gonadotropine, la cui somministrazione continua inibisce la secrezione di gonadotropine, con conseguente soppressione delle funzioni testicolari ed ovariche. Non è un farmaco prettamente oncologico, si usa in alcune tipologie di tumori.

Va, inoltre, posto in evidenza che, secondo le linee guida internazionali sottoscritte dalle principali società scientifiche competenti nella tematica della disforia di genere, in caso di persistenza della disforia di genere a pubertà iniziata, è raccomandata la sospensione della pubertà mediante analoghi del GnRH, ciò al fine di prolungare la fase diagnostica necessaria ad accertare la stabilità della condizione e a moderare la sofferenza causata dai cambiamenti corporei, nonché a prevenire i cambiamenti fisici irreversibili. Va anche sottolineato, in questo caso, che il trattamento con triptorelina è un trattamento, comunque, che produce effetti transitori: dipende dal periodo di somministrazione che si fa e dal numero di mesi che si utilizza.

Le stesse linee guida internazionali raccomandano, in ogni caso, l'approccio combinato da parte di un gruppo multidisciplinare specializzato in tematiche di disforia di genere e dell'età evolutiva che prevede, in soggetti che chiedono aiuto prima della pubertà, l'applicazione di procedure psicodiagnostiche. Ciò premesso, bisogna precisare che la determina indicata nel presente atto ispettivo è giunta in esito ad una istruttoria molto approfondita, di cui appare opportuno dare sinteticamente conto qui di seguito.

La richiesta di inserimento della triptorelina nelle liste, ai sensi della legge n. 648 del 1996, risale, infatti, al 17 novembre del 2017. In tale data, essa fu proposta da parte della Società italiana di endocrinologia (SIE), della Società italiana di andrologia e medicina della sessualità, della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica e dell'Osservatorio nazionale sull'identità di genere. L'Agenzia ha, quindi, avviato l'iter istruttorio con il coinvolgimento anche di un esperto endocrinologo. La richiesta, corredata dall'istruttoria interna svolta sulle evidenze scientifiche pubblicate e del parere dell'esperto esterno, è stata discussa in via preliminare dal Segretariato-Area pre-autorizzazione in data 26 gennaio 2018, con l'emissione di un parere favorevole. Successivamente, l'istruttoria è stata sottoposta, per discussione e parere, alla Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa nella seduta di febbraio 2018.

In tale seduta, la CTS ha espresso parere favorevole, sottolineando l'importanza di proseguire il trattamento farmacologico almeno fino all'età di 16 anni.

In considerazione della delicatezza della condizione clinica e della popolazione interessata, l'Aifa ha integrato l'istruttoria con tutti i dati ed i riferimenti necessari ed ha inviato una richiesta di valutazione al Comitato nazionale di bioetica in data 10 aprile 2018. Il Comitato ha trasmesso all'Aifa il proprio parere in data 24 luglio 2018, supportando, in via generale, l'inserimento del farmaco nelle liste, ai sensi della legge n. 648 del 1996 e fornendo talune raccomandazioni rivolte a garantire alla popolazione interessata il massimo livello di tutela. In seguito alla ricezione del parere del Comitato nazionale di bioetica, l'Aifa ha avviato la predisposizione della scheda di accesso al trattamento ed il relativo monitoraggio, nonché la documentazione relativa alla predisposizione della determina, infine pubblicata in Gazzetta Ufficiale del 2 marzo 2019.

In relazione a quanto contenuto nell'interpellanza in esame, va precisato che, in base al recepimento delle raccomandazioni del Comitato nazionale di bioetica, i requisiti per l'accesso al trattamento e per il relativo monitoraggio includono la necessità della diagnosi confermata da un'équipe multidisciplinare e specialistica composta da specialisti in neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, endocrinologia pediatrica, psicologia dell'età evolutiva e bioetica e in cui l'assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva.

Inoltre, la sospensione della pubertà mediante gli analoghi del GnRH determina i benefici evidenziati dalle società scientifiche e qui val la pena di ricordare: riduzione della sofferenza legata alle modificazioni corporee; prolungamento del periodo di osservazione in cui il terapista, insieme all'adolescente, possono esplorare con maggior definizione la percezione dell'identità di genere in un vissuto non conflittuale; prevenzione di modificazioni corporee irreversibili che richiederebbero terapie mediche e chirurgiche invasive; reversibilità del blocco puberale, per cui, nei casi di mancata persistenza di disforia di genere o in cui non fosse necessario procedere nel percorso della riassegnazione di genere, in esito alla sospensione del trattamento farmacologico si ripristina fisiologicamente lo sviluppo puberale secondo il sesso biologico; prevenzione dell'autosomministrazione di ormoni reperiti in ambiti non controllati; raggiungimento in età adulta di caratteri sessuali primari e secondari complessivamente più congruenti con la propria identità di genere. A fronte di questi benefici, il team multidisciplinare sarà chiamato a valutare gli effetti indesiderati della terapia e della non terapia, limitando l'utilizzo del farmaco ai casi critici, rischio di danni alla propria persona o ad altre. È da sottolineare, infatti, l'elevato rischio di suicidi nei casi di disforia di genere non adeguatamente trattati.

A fronte di alcune criticità espresse dagli interpellanti, desidero ricordare i criteri di esclusione al trattamento posti a garanzia della correttezza e dello stesso. Essi si rinvengono, infatti, nelle disfunzioni ormonali non trattate e/o non stabilizzate, nelle psicopatologie associate o altre condizioni interferenti con la diagnosi o con la terapia della disforia di genere e nell'incapacità di esprimere il consenso.

Va detto anche che non è stata definita la durata del piano terapeutico proposto: la maggior parte degli studi suggerisce la sospensione del blocco ormonale all'età di 16 anni, con valutazione caso per caso sul persistere della disforia di genere. La sospensione del protocollo è adeguatamente prevista, in ogni caso, laddove l'adolescente e la famiglia non siano aderenti al percorso psicologico o non rispettino gli appuntamenti. Per completezza, l'Aifa ha precisato di aver avviato, a seguito di note ricevute da alcune società scientifiche contrarie alla rimborsabilità dei farmaci a base di triptorelina per l'indicazione della disforia di genere, un'ulteriore ricognizione nella letteratura scientifica, pianificando anche una ricerca di eventuali segnalazioni di eventi avversi nella Rete nazionale di farmacovigilanza associati all'uso della triptorelina per il trattamento della disforia di genere, al fine di confermare, alla data odierna, il profilo beneficio-rischio favorevole emerso già nelle varie fasi precedenti della valutazione.

In caso di segnali di rischio specifici o di rilevazione di nuove evidenze scientifiche che possano indicare un rischio non più accettabile per questa indicazione nella popolazione di riferimento, l'Aifa assicura che, in base alla procedura applicabile a tutti i farmaci, presenterà un'eventuale richiesta di revisione agli esperti delle proprie commissioni scientifiche.

PRESIDENTE. La deputata Wanda Ferro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, ho ringraziato il sottosegretario Bartolazzi per l'attenzione che ha avuto ma devo dire rispetto alla risposta sicuramente non ci riteniamo soddisfatti. Non ci riteniamo soddisfatti per quella comunità scientifica divisa rispetto a un argomento, dicevamo, delicatissimo, un argomento dove non ci può essere assolutamente nessun criterio di scelta consapevole da parte dell'adolescente e, ancor di più, anche rispetto alla parte finale dell'intervento dove si dice che l'Aifa si riserva eventualmente una richiesta di revisione. Noi riteniamo che ci debbano essere dei criteri differenti rispetto a un mondo giovanile di adolescenti e preadolescenti e che non ci debbano essere i casi che io ho specificato prima, nell'illustrazione dell'interpellanza, rispetto a tutti quegli effetti collaterali che questo tipo di farmaco potrebbe creare e che può creare ma anche rispetto a dei numeri e anche a quella relazione di “Scienza e Vita” che, in qualche modo, attraverso il centro studi “Livatino”, ha sottolineato delle cose.

Ma quello che mi lascia - devo dire - tremendamente insoddisfatta è l'idea che in qualche modo oggi noi stiamo delegando scelte così importanti all'amministrazione ma, ancor di più, stiamo scegliendo per degli adolescenti, adolescenti che nella maggioranza dei casi, proprio per rispetto a determinate fasi adolescenziali, poi hanno ovviamente dei risultati senza nessuna esigenza o necessità di questa cura. Avevo sottolineato, ovviamente, che questo farmaco viene utilizzato per cure oncologiche come il tumore alle ovaie e, quindi, avevo in qualche modo anche detto che è un farmaco che non viene utilizzato in tutti i casi di patologie oncologiche. Io credo che da questo punto di vista siamo distinti e distanti; siamo distinti e distanti rispetto un po' a quel cambiamento che, secondo me, dovrebbe essere un cambiamento nella scelta consapevole, dato che stiamo parlando di ragazzi giovanissimi. Quindi, in qualche modo vogliamo favorire il cambio di genere ma aiutare i ragazzi a farlo attraverso, eventualmente, una profonda sofferenza? Credo che sia, oltre al danno, anche la beffa.

Io voglio soltanto dire che mi sembra una società completamente impazzita, dove avremmo tutti quanti, secondo me, l'onere e l'onore di parlare ovviamente di temi di questo tipo con grande sensibilità e con grande attenzione, ancor di più rispetto a quella via che dovrebbe essere quella più semplice. Si dice che, per uscire, la via più semplice è quella di prendere la porta e non si sa mai perché nessuno la prende.

Quindi, sottosegretario, noi sollecitiamo intanto anche la risposta rispetto all'Aifa che oggi si ritrova senza una guida alla presidenza e che, in altrettante occasioni, devo dire, ha agito in maniera diversa rispetto a questa specificità. Non stiamo cambiando le abitudini dei giovani, non stiamo cambiando usi e costumi; stiamo cambiando eventualmente, per alcuni adolescenti, il destino di una vita e credo che soprattutto, se questo avviene senza la giusta informazione nelle scuole ma anche attraverso soggetti esterni che scelgono per loro, non è sicuramente una cosa ben fatta.

Concludo con una riflessione che spero possa appartenere a tutti. Noi dovremmo indicare anche quella strada maestra dove le comunità scientifiche si ritrovano su un progetto condiviso rispetto a questi temi. Io, da amministratrice, anni fa - prendo solo veramente un secondo per raccontare un aneddoto - lavorando nelle carceri feci un progetto molto bello per i figli dei detenuti, perché, entrando in quelle carceri, c'erano quelle stanzette, dove i bimbi vengono anche perquisiti quando hanno il pannolino, in condizioni pietose. Si comprarono dei colori, delle pitture e i detenuti fecero una sala straordinaria, con tutti i personaggi di Walt Disney, e sulla cornice - mi veniva in mente questo - ognuno scrisse il nome del proprio figlio e una dedica.

Forse quella che mi rimane maggiormente in mente e che paragono a questo mondo adolescenziale è quella frase dove questo detenuto, se ricordo bene, dice: “Quando tutti guardano il bruco dicono: «ma quanto è brutto il bruco»; poi, guardano la farfalla e dicono: «ma quanto è bella la farfalla», dimenticando che la farfalla, prima di essere stata tale, di diventare tale, è stata bruco”.

Io mi auguro che la scelta sessuale da parte dei giovani non debba essere decisa dall'esterno e non debba essere, in fase di pubertà, curata attraverso medicinali, che possono creare effetti collaterali ma, soprattutto, mi auguro che i tanti bruchi possano diventare, spontaneamente e secondo natura, delle bellissime farfalle.

(Iniziative per la revisione dei parametri di cui alla determinazione presidenziale n. 52 del 2018, ai fini del mantenimento delle sedi Inps, con particolare riferimento alla sede di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani - n. 2-00317)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Martinciglio ed altri n. 2-00317 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Vita Martinciglio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Grazie, Presidente. Con determinazione presidenziale n. 52 del 16 maggio 2018 veniva adottato il regolamento di attuazione del decentramento territoriale delle sedi INPS. Con successiva circolare n. 96 del 21 settembre 2018, la direzione centrale organizzazione e sistemi informativi dell'INPS, illustrava il contenuto del predetto regolamento descrivendo i parametri di fattibilità alla base dei provvedimenti di istituzione, chiusura o trasformazione delle agenzie in punti INPS nonché dei provvedimenti di rivisitazione dei bacini di utenza.

Sulla base di tali parametri è stata disposta la chiusura della sede INPS di Mazara del Vallo, nonostante il suo bacino di utenza sia di gran lunga superiore al numero di abitanti residenti in città a fronte del fatto che, con circolare INPS n. 93 del 17 luglio 2014, presso la stessa agenzia è stato istituito il polo per la malattia dei marittimi per l'intera regione siciliana nonché per i marittimi di nazionalità rumena. Il bacino di utenza andrebbe quindi ricalcolato, tenendo conto proprio della circostanza che la popolazione marittima dell'intera regione siciliana è servita dalla sede INPS mazarese.

Con l'imminente chiusura della sede INPS e il conseguente ricollocamento del personale presso altre sedi si verificherebbe, inoltre, anche lo smembramento delle professionalità acquisite in loco, uniche in Sicilia, con conseguenti notevoli ritardi, se non addirittura un periodo di blocco totale, dei pagamenti delle indennità dei marittimi dell'intera regione siciliana. La chiusura dell'ufficio, inoltre, potrebbe creare anche problemi di ordine sociale dal momento che i marittimi, che sbarcano per malattia, al contrario degli altri lavoratori, perdono il posto di lavoro e l'indennità temporanea di malattia diventa l'unico mezzo di sostentamento per le loro famiglie.

Mazara del Vallo, sede di una delle marinerie più importanti d'Italia, è anche sede del compartimento marittimo. Infatti, diversamente dalle sedi limitrofe, nella città sono presenti sia gli uffici della capitaneria di porto sia gli uffici della sede provinciale del SASN, sanità marittima - servizio assistenza sanitaria ai naviganti. I predetti uffici sono strettamente collegati alla tipologia del lavoro che viene svolto dall'agenzia di Mazara del Vallo.

Per cui, si chiede se il Ministro interpellato sia a conoscenza della situazione descritta e se, alla luce delle considerazioni e dei dati suesposti, ritenga di assumere iniziative per la modifica dei parametri per il mantenimento delle sedi INPS, di cui alla determinazione presidenziale n. 52 del 2018, evitando la prossima chiusura della sede mazarese dell'INPS.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie. Onorevoli interpellanti, con riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in oggetto, relativa alla asserita chiusura dell'agenzia di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, posso affermare che a tutt'oggi non è stato assunto dagli organi competenti nessun atto che la disponga, tanto meno a partire dal 1° aprile 2019.

L'Istituto nazionale della previdenza sociale, al fine di ottimizzare la propria presenza sul territorio, mantenendo la prossimità all'utenza, ha adottato il regolamento di attuazione del decentramento territoriale e ha invitato tutte le direzioni regionali a segnalare eventuali criticità nella copertura del bacino di popolazione residente per ogni specifico ambito territoriale della singola agenzia. Con particolare riferimento all'agenzia di Mazara del Vallo, l'istituto di previdenza, ad oggi, si è limitato solo a render noto che è allo studio la possibile riconversione dell'agenzia in punto INPS, presso il quale verrebbe mantenuto il presidio del front end dedicato alle prestazioni di malattia e di maternità dei marittimi ex IPSEMA.

Il punto INPS garantirebbe un servizio qualitativamente adeguato alle esigenze dell'utenza, assicurando non solo l'erogazione di servizi di prima accoglienza ma anche di consulenza specialistica su appuntamento per ogni singolo assicurato. Detto in altri termini, verrebbe garantita tutta la gamma dei servizi alla cittadinanza per far fronte alle richieste concernenti l'ambito delle prestazioni previdenziali ed assistenziali di competenza dell'istituto. Ciò posto, in termini più generali, sul versante delle misure poste in essere per poter addivenire ad una complessiva implementazione dei servizi erogati dall'INPS sul territorio, desidero segnalare che, già nel corso dell'anno corrente, saranno assunte circa 3.500 unità di personale di area C. Le nuove immissioni di personale consentiranno, evidentemente, di sopperire alle carenze di organico delle varie sedi territoriali e, conseguentemente, di rispondere ancora più efficacemente alle esigenze del cittadino.

PRESIDENTE. La deputata Martinciglio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Signor sottosegretario, la ringrazio per la sua risposta che, negando la prossima chiusura dell'ufficio INPS di Mazara, certamente soddisfa la mia richiesta di intervento. Mi limito soltanto a chiedere che, proprio a fronte delle già evidenziate peculiarità della sede INPS della citata città trapanese e specificamente del fatto che la stessa sia stata individuata quale polo unico per i marittimi di tutta la regione siciliana nonché per i marittimi di nazionalità rumena, il Governo continui a monitorare periodicamente la situazione vigilando e mantenendo sempre alta l'attenzione, al fine di scongiurare anche in futuro azioni volte a promuovere la chiusura di detto ufficio.

(Iniziative di competenza volte alla realizzazione di infrastrutture prioritarie per lo sviluppo della Sicilia - n. 2-00318)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bartolozzi ed altri n. 2-00318 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Giusi Bartolozzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Una piccola premessa: vedo seduto tra i banchi del Governo il sottosegretario Fantinati, che ringrazio, ma esprimo un po' di amarezza perché, vede sottosegretario, oggi il gruppo di Forza Italia presenta tre interpellanze urgenti al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e ci saremmo aspettati da parte del Ministro Toninelli, o da parte dei suoi sottosegretari, un'attenzione diversa e particolare. Siamo in tre, dello stesso gruppo, con una stessa attenzione a quello che voi….io le ho detto che apprezzo la sua presenza e so anche delle sue competenze, perché so che è un ingegnere gestionale e quindi l'apprezzo, ma avrei preteso - anzi pretendo - che quando un gruppo porta tre parlamentari per interpellanze sui cantieri, il Ministro Toninelli, invece di fare i giri per la Sicilia, come ha fatto nel mio caso, a vendere promesse, venga lui personalmente o mandi uno dei suoi sottosegretari: Siri e Dell'Orco che continuamente inviano agenzie sul fatto che sbloccheranno i cantieri, sul “decretone sblocca-cantieri”, sul fatto che sbloccheranno gli appalti e poi si manda un sottosegretario alla pubblica amministrazione!

Quindi, con questa piccola premessa, che non è polemica ma è veramente la rappresentazione dello stato di amarezza per lo stato dell'arte. Spero che la sua risposta non sia una mera lettura, ma che ci possa essere un confronto su un tema importante.

Lei mi fa cenno, quindi devo già capire che sarà una risposta letta senza contenuto, ma spero di no e spero che ci sia un confronto. Dunque vado al tema, sottosegretario. Nel mese di febbraio, il 5 febbraio 2019, io e il mio gruppo parlamentare abbiamo presentato un'interrogazione a risposta scritta presso la Commissione trasporti per rappresentare la questione della strada statale 640 in Sicilia, strada che congiunge una parte della Sicilia, da Porto Empedocle fino allo svincolo di Caltanissetta, i cui lavori, il cui cantiere è bloccato da tantissimo tempo, perché la società, la Cmc, come lei saprà - non vado a rileggere perché ritengo sia superfluo, in quanto lei l'avrà letto come me, quindi cerco di essere più concisa, riservando l'intervento poi alla parte di replica - è in liquidazione. Cosa ha comportato tale liquidazione? Che tutte le imprese che hanno avuto i subappalti, circa 40 più le imprese fornitrici - stiamo parlando di 2.000 persone - sono allo sbando perché la Cmc non ha pagato i corrispettivi, ha incassato i soldi dall'ANAS ma non ha pagato le stazioni subappaltanti, con la conseguenza che queste piccole imprese non possono più operare: cantieri bloccati, la Sicilia ferma. Lei capisce che se c'è un cantiere bloccato si blocca la viabilità, il trasporto di merci e quello delle persone. Dunque, a fronte di questo stato di fatto, già a febbraio, tutti i sindaci della mia terra, della Regione Siciliana - io ricordo il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, ma anche quello di Caltanissetta, Giovanni Ruvolo, e ricordo l'intervento del comitato dei creditori della Cmc con Salvo Ferlito - hanno ricordato questo stato facendo manifestazioni e dicendo che fornitori e subappaltatori hanno anticipato enormi capitali, indebitandosi con le banche. È quindi una situazione ormai al collasso, tanto al collasso che il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci - il mio presidente - ha ritenuto di dover inviare una missiva al Ministro Toninelli ricordando che vi sono 40 aziende messe in ginocchio e quanto sia grave lo stato di crisi in cui versano le imprese siciliane che operano in subappalto per la Cmc, che in Sicilia è affidataria per la realizzazione di importanti infrastrutture stradali.

Il governatore, quindi, ha chiesto che “il Governo nazionale intervenga sull'ANAS per affrontare e risolvere la crisi della Cmc”. L'ho letto perché è un comunicato che ha avuto grandissima diffusione e tanto ha avuto rilevanza anche sui media, tanto è stato importante che – arrivo qui alla visita di Toninelli - il Ministro Toninelli e il Vicepremier Di Maio il 12 marzo hanno avuto l'ardire di venire nella mia terra: per far cosa? Una passeggiata! Solo una passeggiata, preannunciando di voler sbloccare situazioni che erano già state rappresentate mesi prima, ma per le quali non hanno fatto assolutamente nulla! Hanno fatto questa passeggiata e hanno detto: sì, faremo, diremo, convocheremo i tavoli. Tanto hanno detto, perché pressati dalla nostra interrogazione in Commissione e da tutta la popolazione, da tutte le amministrazioni locali che chiedevano di fare qualcosa. Dunque, all'ennesima nostra interrogazione, hanno ritenuto quantomeno di metterci la faccia. Come essi dicono sempre, affermando “ci metteremo la faccia, ci metteremo la faccia”, sono venuti giù, vendendo cosa? Fumo! Ripeto: fumo, perché nulla è stato fatto, se non annunciare - l'hanno fatto ieri, guarda caso il giorno prima della presente interpellanza urgente - la convocazione di un tavolo, ma che non serve a nulla nell'imminente; serve forse a programmare i lavori da farsi a scadere nei prossimi mesi, ma non risolve e non dà risposte immediate. Lo ripeto: non dà risposte immediate. Allora, perché ho ritenuto di dover ritornare con un'interpellanza urgente? Perché avete la possibilità di dare risposte immediate; avete già annunciato questo grande decreto, questo sblocca-cantieri che offrirà risposte che snellirà le procedure, che sbloccherà i cantieri.

Se parliamo di quello che è lo stato dell'arte, sappiamo qual è la normativa che consente per gli appalti e subappalti, credo, dall'aprile 2016, di poter operare con pagamenti diretti, e io mi chiedo perché il Governo non mette in quel testo di legge una normativa, una disposizione che consenta alle imprese subappaltatrici di essere pagate direttamente dall'ANAS. Questa è la domanda in più che le faccio, rispetto a quelle che lei troverà riportate nell'interpellanza.

Non mi serve che lei mi venga a dire adesso che avete fatto il tavolo – quindi, io l'anticipo in questo -, che ieri c'è stata la riunione, che ieri avete deciso di convocare, di verificare quante imprese sono attinte da questo problema (glielo ho detto: sono 40 e sono 2000 dipendenti), che farete il tavolo per vedere tra un mese cosa si potrà fare. A noi non serve, ai cittadini siciliani non serve, ai lavoratori siciliani non serve, alla gente che deve trasportare le merci sul territorio non servono queste risposte.

Vogliamo sapere da voi cosa farete per far pagare le aziende, cosa farete per aiutare coloro i quali, titolari di piccole imprese, perché di questo parliamo, hanno sofferenze e si sono dovuti indebitare con le banche per pagare i fornitori. Si tratta di anticipazioni e, allora, sottosegretario, non con l'ottica polemica, con la quale forse sono partita, sbagliando, ma con un'ottica di assoluta apertura nei suoi confronti, non mi legga una risposta che non mi porterà a nulla.

Mi faccia capire, lei è un ingegnere gestionale, è un ingegnere che si occupa dell'organizzazione delle imprese e delle aziende, conoscerà la materia degli appalti sicuramente, mi faccia capire e mi dica se la normativa che è applicabile dal 2016 in poi può essere, in qualche modo, di aiuto, con una disposizione che voi dovete inserire nel decreto, perché se non lo farete io ho già pronto il disegno, quando il testo verrà in conversione in Aula.

Allora, anticipatemi, dite oggi alle persone che ci sentono, ai miei concittadini siciliani, che voi farete in modo di garantire i pagamenti; sbloccare i cantieri, sì, subito, ma occorre garantire i pagamenti alle imprese che sono in sofferenza. Solo se garantiamo i pagamenti, quindi, solo se diamo loro linfa vitale… non per fare chissà che cosa, ma per sopravvivere, perché le piccole imprese chiudono e se chiudono le piccole imprese i piccoli centri siciliani vanno al collasso, perché dalle piccole imprese siciliane dipendono anche i fornitori.

Quindi, come vede, pensavo di dovergliela leggere; poi, ho visto che non c'era Siri, mi aspettavo che ci fosse il sottosegretario Siri - perché, da tanto, lui sa della questione, non per altro - quindi, ho preferito non leggere, ho preferito raccontarle, credo, con animo appassionato, qual è lo stato dell'arte.

Io spero e confido che lei risponda con lo stesso animo appassionato, io non so da quale regione lei provenga, ma come lei potrà sentire dalle colleghe che seguiranno gli interventi, non è un problema siciliano, è un problema purtroppo nazionale, però, dovete dare risposte, non potete solo annunciare.

Sa cosa mi ha lasciata ancora più amareggiata? Che quando venite a vendere bandierine, a vendere fumo, a dire “sbloccheremo e faremo”, non avete neanche il coraggio di confrontarvi. Il Ministro Toninelli, Presidente, è venuto giù, senza neanche avvertire la deputazione nazionale siciliana. Se fosse avvenuto, se avesse chiamato i parlamentari, non solo quelli del gruppo di Forza Italia, ma tutti, le critiche che io sto facendo adesso, le avrei fatte in quel giorno e, forse, dal 2 febbraio - oggi è il 29 marzo - qualcosa l'avremmo ottenuta.

Invece, il Ministro Toninelli va solo, perché teme il confronto. Le cose che sto dicendo a lei adesso, le avrei dette a lui il 2 febbraio e, credo, anzi, sono sicura, che stimolato, forse, in due mesi, qualcosa avremmo ottenuto. Noi facciamo il nostro dovere, cerchiamo di spronarvi, continuamente, in Commissione, in Aula, e cosa otteniamo dal Governo del cambiamento? Nulla. Lo ripeto, nulla, la stasi più totale, promesse che non sono le risposte ai territori, e non sono le risposte ai territori, perché il tavolo che avete convocato ieri in vista dell'interpellanza di oggi non è una risposta, non è assolutamente una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Mattia Fantinati, ha facoltà di rispondere.

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Onorevole Bartolozzi, capisco magari la sua delusione nel vedere me, come esponente dei banchi del Governo; ma, che io legga, che io parli a braccio o che io scriva, lei giustamente chiede una risposta ufficiale, da parte di questo Governo, e io ho l'obbligo di darle una risposta ufficiale.

Proprio nei giorni scorsi, il Premier Conte e il Ministro Toninelli hanno espresso tutto l'interesse e il sostegno del Governo per la realizzazione e il completamento di importanti infrastrutture viarie e ferroviarie della Sicilia.

Come è noto, la società di progetto Empedocle 2 e il socio di maggioranza CMC hanno presentato istanza di ammissione al concordato in continuità presso il tribunale di Ravenna. A tal riguardo, ANAS informa che, lo scorso 22 marzo, il tribunale ha autorizzato la Empedocle 2 all'esecuzione al contratto e al pagamento diretto da parte di ANAS di un certo numero di fornitori strategici - ossia fornitori in possesso di crediti anteriori alla domanda di ammissione al concordato - per prestazioni essenziali alla prosecuzione dell'attività di impresa e analogo provvedimento è stato reso nei confronti dei creditori della società affidataria dei lavori CMC.

Pertanto, effettuate tutte le verifiche tecniche e in particolare la regolarità dei DURC, potrà prendere materialmente avvio, già a partire dalla prossima settimana, una rapida erogazione dei primi 12 milioni da parte della società ANAS direttamente alle imprese fornitrici.

Peraltro, il 28 febbraio scorso, sono ripresi alcuni lavori per pavimentazioni e barriere di sicurezza, al cui termine saranno fruibili ulteriori 4 chilometri, per complessivi 20 chilometri a quattro corsie sui 28 chilometri di intervento di progetto.

Inoltre, proprio per superare la situazione di crisi, far ripartire celermente i lavori e salvaguardare la situazione occupazionale della regione, il MIT ha avviato un tavolo tecnico a cui parteciperanno anche le parti, il Ministero dello Sviluppo economico ed il MEF.

Nell'incontro di ieri è proseguito un confronto costruttivo sulle soluzioni da mettere in campo per saldare i debiti pregressi e per consentire una accelerazione dei lavori, con il duplice scopo di portare a compimento infrastrutture fondamentali per la Sicilia e dare respiro al tessuto imprenditoriale locale che sta soffrendo per la crisi finanziaria dell'appaltatore.

Ricordo, da ultimo, che il decreto legge “sblocca cantieri”, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, contiene specifiche misure, proprio per l'accelerazione degli interventi. Siamo al lavoro con l'obiettivo di sbloccare i cantieri senza più interruzioni, così da ripristinare una viabilità degna di un Paese civile.

PRESIDENTE. La deputata Giusi Bartolozzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Non me ne voglia, soddisfatta? Assolutamente. Ma, vede, non è la mia soddisfazione, è l'insoddisfazione che avranno i miei concittadini, non solo quelli che l'hanno sentita, ma quelli ai quali riporterò le sue risposte, che lei mi ha preannunciato essere le risposte che il Governo, in qualche modo, le ha preconfezionato, ma che, per me, non possono essere assolutamente soddisfacenti sotto diversi punti di vista. Infatti, lei, nella prima parte, ha veramente enucleato cose che erano nell'interpellanza, quindi, il fatto che l'azienda sia in concordato, il fatto che il concordato stia andando avanti, il fatto che c'è lo “sblocca cantieri”, sono tutte cose che le avevo detto io, le sappiamo, non sono queste che io ho chiesto. Io le ho chiesto cose diverse.

L'unico dato, forse, che lei mi dà (ci sarà da verificarlo), è che, entro la prossima settimana, verranno sbloccati – sbloccati, lei dice - 12 milioni - mi sono appuntata - che verranno erogati per i pagamenti. Vedremo.

Il dato non cambia, perché la domanda che io le ho fatto, e per la quale lei mi ha dato una risposta assolutamente generica, era sullo “sblocca cantieri”: perché non inserire, lì, una norma - e io non l'ho trovata, non credo che ci sia - perché non inserire, lì, una norma che preveda il pagamento alle piccole imprese anche per contratti ante 2016 da parte della stazione, quindi, in questo caso, da parte dell'ANAS? Perché, oggi, non mi vengono forniti i dati su quante sono le imprese interessate? Io ho detto essere 40, ma sono dati che voi sicuramente avete. Perché non mi avete detto e non avete detto alla gente che ci ascolta quante sono le imprese attinte da questo problema sulla strada 640? E non è che in Sicilia ci sia solo il problema della 640, come bene ha detto lei, in questo concordo, ce ne sono tanti di cantieri bloccati. Ma non mi avete dato numeri, li date su quello che già so e che vi ho scritto, perché non mi date numeri diversi? Quante sono le aziende che hanno questo problema, le piccole imprese che hanno questo problema sul tratto della 640?

Di quanti lavoratori parliamo? Di quante famiglie parliamo? Che numeri ci sono? Sicuramente avrete un prospetto della situazione debitoria di queste aziende. Questo mi sarei aspettato! Questo vuol dire fare analisi gestionale: prendere lo stato dell'arte, vedere qual è la normativa e dare prospettive. Prospettive che non sono la mera elencazione di dati che sono contenuti nell'interpellanza, e ancor prima nell'interrogazione.

Quindi io tornerò ad assillarvi, nuovamente, sempre, con lo stesso… Sto cambiando un po' i toni da quando sono in Parlamento, ma continuerò a pressarvi. Non è possibile. Non è possibile. Ho bisogno, abbiamo bisogno, non io, ma i cittadini siciliani hanno bisogno di risposte concrete, e per questo io mi batterò da ora in avanti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Intendimenti del Governo circa l'adeguamento e la messa in sicurezza della strada statale 1 Aurelia e chiarimenti circa le risorse finanziarie stanziate a tale scopo - n. 2-00319)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ripani ed altri n. 2-00319 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Ripani se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELISABETTA RIPANI (FI). Presidente, signor sottosegretario, l'interpellanza che sottopongo alla sua attenzione ha come oggetto il completamento del Corridoio tirrenico, ovvero l'Autostrada A12 Livorno-Civitavecchia. Come lei ben saprà si tratta di un progetto, di un vero e proprio tormentone che sta in piedi da oltre mezzo secolo, e che tra polemiche, rivisitazioni, soldi spesi ha visto la realizzazione in cinquant'anni di circa 60 chilometri su un totale di 242: più precisamente 36,6 chilometri tra Livorno e Rosignano, 4 tra San Pietro in Palazzi e Rosignano Marittimo e 15 tra Civitavecchia e Tarquinia; praticamente si sono realizzati più tracciati che chilometri.

La SAT, la Società Autostrada Tirrenica, è la società che viene costituita in Grosseto il 21 ottobre 1968, a cui è affidata in concessione dallo Stato la costruzione e la gestione dell'Autostrada A12 Livorno-Civitavecchia. Nel 2003 l'opera viene inclusa nell'intesa generale-quadro tra Governo e regione Toscana. Relativamente al tratto autostradale che è rimasto incompleto, se per la tratta Cecina Nord-Grosseto pare si sia deciso di puntare su un'autostrada, sulla variante Aurelia, nei 53 chilometri che dividono Grosseto Sud e Capalbio, e ovvero i lotti 4 Grosseto-Fonteblanda, 5B Fonteblanda-Ansedonia e 5A Ansedonia-Pescia Romana si registrano quelle che sono le problematicità più spinose, che sono state tali da far naufragare definitivamente il progetto autostradale in favore della richiesta urgente e improcrastinabile dell'adeguamento e della messa in sicurezza della strada statale Aurelia.

Vede, signor sottosegretario, il progetto di tracciato autostradale che è stato rigettato dal territorio maremmano presentava molteplici criticità, sia dal punto di vista progettuale che tecnico-normativo, rivelandosi totalmente incompatibile con il modello di sviluppo della Maremma e raccogliendo di conseguenza un secco rifiuto da parte del tessuto economico associativo ed anche istituzionale. C'erano numerose criticità allo stato di fatto e di progetto per la viabilità complanare, per la carenza degli studi del traffico, per la cancellazione di svincoli fondamentali, per la previsione di pedaggi elevatissimi; e potremmo stare qui ore a parlarne, andando a sviscerare tutte quelle che sono state le osservazioni prodotte, a volte in tempi strettissimi e di rincorsa, dai tecnici e dagli ingegneri dei vari comuni coinvolti nel progetto. Per dirla in breve, si è trattato di un'opera progettata al ribasso, calata dall'alto, tanto sostenuta inizialmente dai vertici di sinistra in regione Toscana senza tenere minimamente conto di quelle che erano le istanze espresse dai territori, che poi di fatto avrebbero subito l'impatto. E noti bene che la Maremma sconta un pesante gap in tema di infrastrutture, sia su rotaia che su strada: quindi le infrastrutture in Maremma servono, ma servono fatte bene e progettate ovviamente in modo funzionale al territorio, non tanto per intestarsi il merito della realizzazione di un'autostrada.

Quindi a seguito dell'accesa protesta che si è innescata da parte della politica, delle istituzioni locali, dei sindaci in modo bipartisan, da destra a sinistra, che hanno fatto lo “stradellino” tra gli uffici del MIT e della regione Toscana, dei consigli comunali a suon di ordini del giorno e di mozioni della provincia di Grosseto, del Parco della Maremma, delle associazioni, dei comitati, una volta che è tramontata l'idea di quel preciso specifico progetto autostradale di SAT, il precedente Governo, nell'allegato al DEF del 2017, ha previsto per il completamento dell'itinerario Livorno-Civitavecchia un'attività di project review con la valutazione di possibili alternative, inclusa la riqualificazione dell'attuale infrastruttura extraurbana principale che è poi la soluzione che noi oggi chiediamo di sbloccare all'attuale Governo.

Infine, il 22 dicembre 2017, il CIPE ha espresso parere favorevole all'informativa fornita dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti relativamente all'iter procedurale per la definizione della nuova ipotesi di completamento del Corridoio tirrenico. Ma mentre per il tratto Grosseto Sud-Ansedonia l'ANAS ha predisposto la project review, restano nel limbo i famosi 12 chilometri e mezzo di Capalbio, con un progetto che è stato approvato dal CIPE che SAT non ha la minima intenzione di realizzare, e su cui ANAS non ha ricevuto alcuna disposizione in merito ad una project review. Quindi il corridoio tirrenico potrebbe trovarsi diviso in due tronconi: da un lato l'autostrada in concessione a SAT per i lotti 5A e 6B, dall'altro i lotti 4 e 5B affidati ad ANAS per la procedura di adeguamento della statale Aurelia a strada di tipo B extraurbana principale.

Come se non bastasse, a condire questa situazione nel maggio 2017 l'Italia è stata deferita di fronte alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la violazione della direttiva comunitaria n. 18 del 2004 relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici dei lavori di fornitura e di servizi, proprio con riferimento alla proroga della concessione dal 2028 al 2046 per il completamento e la gestione della A12 rilasciata a SAT senza bando di gara. L'Avvocatura generale della Corte si è espressa la scorsa settimana, ha espresso un parere, seppur non vincolante, in linea con il pensiero della Commissione europea, ritenendo che la proroga dei 18 anni decisa da ANAS in favore di SAT costituirebbe la modifica di un aspetto essenziale del contratto di concessione, e quindi una nuova concessione di lavori per la quale avrebbe dovuto essere pubblicato un bando di gara. Quindi la pronuncia della Corte potrebbe rappresentare la pietra tombale per l'autostrada tirrenica.

Nel frattempo che cosa è successo? Siamo andati a nuove elezioni, si è insediato il 4 marzo 2018 un nuovo Esecutivo, e dopo il primo anno del Governo giallo-verde la Maremma si trova ancora qui in attesa di conoscere quale sarà la conclusione di questa telenovela a puntate. Sul finire della scorsa legislatura ci eravamo lasciati quantomeno con la speranza dell'avvio dei lavori; ad oggi invece constatiamo che, più che nell'analisi costi-benefici, il dibattito sull'adeguamento dell'Aurelia sia finito proprio nel dimenticatoio. E quindi è opportuno fare anche delle considerazioni, che sono di natura prettamente politica, perché poi è la politica che si assume la responsabilità di assumere determinate decisioni.

Allora, signor sottosegretario, io le dico che la Toscana è la seconda regione per valore di opere incompiute, e che la Maremma è quella terra bellissima, costellata da tante località turistiche, che molti politici nazionali frequentano; è quella terra che dovrebbe brillare per infrastrutture moderne, che invece si trova a combattere da sola contro l'isolamento. Ma è anche quella terra che ha un bisogno impellente ed urgente di infrastrutture per rilanciare la propria economia, perché presenta il segno meno davanti a tutti i principali indicatori economici. La statale Aurelia, nelle condizioni disastrate in cui si trova, non rende certo merito alla Maremma, perché è teatro di frequenti, ormai quotidiani incidenti anche mortali, perché sull'Aurelia si muore: la velocità aumenta e diminuisce in corrispondenza dei continui incroci a raso, sulla statale trovano sbocco anche strade private, e la carreggiata ad un certo punto si restringe da quattro a due corsie, una per senso di marcia, e gli unici standard di sicurezza garantiti sono le doppie strisce continue pitturate sull'asfalto.

Quindi è una terra che dal punto di vista delle infrastrutture è assolutamente mortificata; ma glielo dico con orgoglio di maremmana, mortificata ma non rassegnata, perché noi in questi anni abbiamo lottato contro tutto e tutti, abbiamo lottato contro tutte le istituzioni regionali e nazionali, e come Forza Italia continueremo a farlo, petto in fuori e schiena dritta, a fianco dei nostri sindaci e a fianco dei nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il rifiuto di quel progetto autostradale di SAT, e quindi il passaggio ad un piano B ovvero la richiesta di adeguamento e messa in sicurezza dell'Aurelia, è stata una soluzione a cui il territorio maremmano è arrivato non poco faticosamente: sono - come si dice dalle mie parti - addirittura volati gli stracci tra la sinistra locale e quella regionale, perché avevano inizialmente delle vedute differenti riguardo all'infrastruttura.

Ma alla fine anche il Governo e la regione hanno ceduto, hanno fatto un passo indietro, siamo riusciti ad ottenere la project review nel DEF del 2017 e lo stanziamento dei fondi ad Anas. Quindi, non vogliamo retrocedere sicuramente proprio adesso, non di fronte alle esigenze di sicurezza su quella strada e di sviluppo delle potenzialità economiche di questa terra.

La Tirrenica, deve sapere, signor sottosegretario, è sempre stato uno dei principali cavalli di battaglia durante le elezioni, durante qualsiasi tipo di elezione e lo è stato anche per le politiche del 2018 per quei due partiti che oggi siedono sui banchi di Governo, che oggi si scontrano e si scornano sulle infrastrutture, e sdraiano il Paese praticando la politica economica della decrescita felice. Voi avete bocciato tutti i nostri emendamenti riguardo all'adeguamento della statale Aurelia durante la vostra prima sessione di bilancio, avete però accolto come raccomandazione un ordine del giorno, a mia firma e del collega Mugnai, che, però, a distanza di mesi, ancora non ha trovato seguito.

Quindi, la Tirrenica in questo anno non è mai entrata nel dibattito politico nazionale. Ne avete parlato, in particolar modo ne ha parlato il MoVimento 5 Stelle, a livello regionale, ma soprattutto a sproposito, perché il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Giannarelli, lo scorso novembre se ne è uscito come un fulmine a ciel sereno con un annuncio shock, e cito testualmente: Per la Tirrenica partirà un piano di riqualificazione straordinaria della strada statale nella tratta tra Grosseto e Capalbio, sarà SAT dunque esclusa dal procedimento e tutto sarà in capo ad Anas. Allora, il Ministro non si è mai pronunciato e noi in Maremma, un po' tra le risate, ci siamo chiesti: ma chi è il Ministro, Giannarelli o Toninelli? Perché Giannarelli parla e Toninelli non parla. E il gruppo consiliare del MoVimento 5 Stelle, proprio durante i lavori del consiglio comunale di Grosseto di cui io faccio parte, si affrettò a dare questa notizia, ma ricevette l'immediata smentita dai banchi della Lega, che affermava che per la statale Aurelia, per l'adeguamento non c'era un solo euro, non c'erano i fondi; e i grillini, non contenti, rilanciarono con un comunicato stampa, annunciando la visita del Ministro Toninelli in Maremma. Sa com'è finita, signor sottosegretario? È finito tutto in una bolla di sapone: i cantieri in Maremma non sono mai partiti, nessuno ci sta dicendo se mai questi cantieri partiranno e il Ministro non si è proprio visto, né a Grosseto, né in tutta la Maremma, né per sbaglio, né di sfuggita. Quindi, si è trattato di pura propaganda politica, evidentemente per nascondere il fallimento e l'inconcludenza sul tema delle infrastrutture a livello nazionale e sono, quella propaganda e quella superficialità, non supportate da atti e da progetti che noi in Maremma non accettiamo più e non accettiamo più soprattutto dopo cinquant'anni d'attesa.

Quindi, a questo punto, con questa interpellanza, noi siamo qui oggi a chiedere, a pretendere delle risposte e delle certezze, perché noi abbiamo tutto il diritto di conoscere le sorti della statale Aurelia, se e quando partiranno i cantieri, che fine faranno i 12 chilometri e mezzo di Capalbio, se esista un progetto per l'adeguamento elaborato da Anas, la situazione delle risorse finanziarie stanziate e disponibili per l'infrastruttura, se il decreto “sblocca cantieri” riguarderà la Maremma e come il Governo intenda procedere in attesa della pronuncia della Corte di giustizia sulla illegittimità della proroga della concessione a SAT.

E le anticipo subito, a nome del mio territorio, che non accetteremo nessuna soluzione tampone che vada a sostituirsi all'intervento completo e organico di adeguamento e messa in sicurezza della statale Aurelia che lasci fuori anche un solo chilometro dei territori che sono interessati. Quindi, non si pensi di dare un contentino posizionando qualche new jersey qua e là, con la segnaletica stradale o con qualche striscia in più disegnata sull'asfalto. Perché adeguamento significa fare corsie di accelerazione e decelerazione, svincoli, allargare la carreggiata, eliminare l'incrocio a raso e realizzare la viabilità complanare. Il tutto significa investire, significa gettare meno soldi pubblici dalla finestra per l'assistenzialismo e le mancette di Stato e destinarne molti di più nelle troppe infrastrutture che ancora sono bloccate nel nostro Paese, che bloccano l'economia e lo sviluppo dei territori, quegli stessi territori a cui andate a bussare ogni volta che ci avviciniamo a qualche tornata elettorale.

Quindi, a fronte di questa lunga esposizione, e qui concludo, io la prego, signor sottosegretario, nella risposta che le hanno scritto prontamente gli uffici, di non fare una cronistoria di tutto quello che è stato il percorso della A12, perché altrimenti arriviamo alle elezioni europee e noi siamo ancora qui a parlare di Tirrenica. La prego, quindi, di non fare un discorso a ritroso, di dare delle risposte esaurienti e puntuali a quelle poche domande che sono state poste, risposte proiettate nel futuro, se possibile in un imminente futuro, basta pochissimo, le basta un solo minuto per dire se, come, quando e in che tempi intendiate far partire i cantieri sull'Aurelia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Mattia Fantinati, ha facoltà di rispondere.

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. L'adeguamento della SS1 Aurelia in luogo del completamento della A12 è un tema molto sentito e seguito: sono decenni che il territorio aspetta un tracciato a basso impatto ambientale e territoriale, economicamente sostenibile, con migliori standard di sicurezza e che vada incontro alle esigenze di viabilità locale, anche attraverso una viabilità complanare adeguata. Il precedente Governo aveva stabilito di fermare il progetto autostradale SAT per il corridoio tirrenico Livorno-Civitavecchia e di optare per una project review con valutazione delle possibili alternative, inclusa la riqualifica dell'attuale infrastruttura extra urbana principale. Oggi il Governo sta lavorando alla rivisitazione del tracciato, nella consapevolezza che la continuità della gestione pubblica dell'Aurelia ammodernata è la migliore garanzia delle economie generali, in termini di sviluppo economico, crescita, occupazione e salvaguardia ambientale dei vasti territori attraversati. La project review elaborata da ANAS è all'esame dei competenti uffici del MIT, anche al fine dell'individuazione delle necessarie risorse finanziarie. Ribadisco che il Governo continua a seguire l'iter attentamente per la realizzazione di questa arteria così importante per le comunità interessate e per il miglioramento dei collegamenti nord-sud del Paese, anche a fini turistici e commerciali.

PRESIDENTE. La deputata Elisabetta Ripani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELISABETTA RIPANI (FI). Guardi, sottosegretario, sinceramente mi trovo in una situazione di imbarazzo e di disagio, perché io, in quasi un quarto d'ora di esposizione ho cercato di condensare un percorso che è durato cinquant'anni, né io né lei eravamo nati quando si iniziava a parlare di Autostrada Tirrenica, e ho cercato di farlo da maremmana, visto che provengo da questo territorio, cercando di farle comprendere quella che è la dimensione reale di questo problema, che è un problema sentito, l'ha detto anche lei, l'ha ripetuto nel suo intervento. Ma lei non ha fatto altro che dire tutto quello che ho anticipato io nell'intervento precedente, mi ha detto che è un tema sentito, e ci mancherebbe, è un tema che serve per lo sviluppo economico di una terra e serve a mettere in sicurezza una strada che in molti tratti non presenta neanche gli standard minimi di sicurezza. Ha parlato della project review, lo sappiamo, ci siamo arrivati, ci siamo arrivati noi dopo anni di battaglie con il Governo e in regione Toscana. Ma, dopo questa project review, c'è stata anche una delibera del CIPE che ha finanziato dei fondi.

Lei mi sta dicendo che, con riguardo alle risorse, voi dovete ancora andare ad individuarle, quindi la risposta che mi ha dato - tanto per intendersi -, questi soldi, queste somme ci sono o non ci sono? Anche per capire se il precedente Governo ha effettivamente stanziato i fondi all'ANAS, perché altrimenti noi non ne veniamo fuori di questa situazione. Anche perché, parlare di progetti, parlare di tracciati, è un qualcosa che rimane a livello astratto se poi non ci sono le risorse finanziarie per andare a realizzare questi progetti. E allora, se le risorse voi non le avete individuate, noi lo avevamo fatto, perché in sessione di bilancio gli emendamenti che ho presentato, a mia prima firma, per individuare quantomeno le risorse iniziali per far partire i cantieri, io le avevo previste. Allora voi potevate prendere spunto anche da lì. Ma che cosa stiamo aspettando? È un anno che siete al Governo, cioè state facendo ancora l'analisi costi-benefici? Io mi auguro che questa almeno sia data per fatta, perché il risultato dell'analisi costi-benefici su questa strada è presto fatta, va fatta. Va fatta, ma va fatta subito, non si può ancora aspettare. E io mi auguro che l'Aurelia non diventi una nuova TAV, perché se voi avete bloccato il discorso sulla TAV con l'analisi costi-benefici per un anno, in attesa di arrivare alle elezioni europee e cercare di riconquistare quel consenso che state perdendo in questi mesi, in questo braccio di ferro tra voi e la Lega, io mi auguro che voi non abbiate nelle vostre intenzioni quella di tenere la Maremma appesa all'adeguamento dell'Aurelia, per magari uscire con l'annuncio shock, il prossimo anno, quando si terranno le elezioni regionali in regione Toscana.

Cioè, voi state pensando realmente all'interesse di questa terra o state cercando di tirare avanti ancora una lungagnata che va avanti da cinquant'anni, alla quale eravamo riusciti a mettere un punto in attesa e in previsione di elezioni future? Perché noi, a questo punto, arriviamo a pensare a questo. Io le ho rivolto delle domande ben precise: se e quando partiranno i cantieri e, quindi, la risposta non ce l'abbiamo, perché ci è stato detto che il Governo ci sta lavorando. Dopo un anno ci sta ancora lavorando. Le ho chiesto se lo “sblocca cantieri” riguarderà la Maremma, quindi dalla sua risposta devo dedurre che, tra i 319 cantieri che il Ministro Di Maio ha annunciato, non configura l'adeguamento e la messa in sicurezza della statale Aurelia. Le ho chiesto la sorte dei 12 chilometri e mezzo di Capalbio, che non si capisce se saranno ancora sotto SAT e, quindi, diventeranno autostrada o se pure passeranno sotto ANAS e, quindi, ci sarà il prolungamento dell'adeguamento che è previsto per il Lotto 4 e per il Lotto 5B.

Per quanto riguarda il progetto ANAS, mi sta dicendo che è tutto allo studio di questo Governo, quindi io devo semplicemente dedurre che in questo anno non si è fatto assolutamente nulla. Devo dedurre che la politica che mettete in atto sulle infrastrutture maremmane è in linea pienamente con la politica delle infrastrutture di questo Governo a livello nazionale, che, praticamente, si risolve in un nulla di fatto, perché abbiamo ancora ventotto grandi opere che sono bloccate, abbiamo ancora centinaia di cantieri bloccati, per un valore di 33 miliardi di euro, 500 mila posti di lavoro a rischio, calcolando tutto l'indotto.

Abbiamo un Ministro Toninelli che non ha neanche il coraggio di presentarsi in Aula e manda lei: io la rispetto, lei, legittimamente, viene a rappresentare il Governo, però lei non ha la delega ai trasporti, alle infrastrutture, alla viabilità, lei ha la delega alla pubblica amministrazione. Nel momento in cui, come diceva giustamente la collega Bartolozzi, tre deputati di Forza Italia, lasciamo stare lo schieramento politico, portano in Aula un tema così importante, ci si aspetta che un Ministro o, quantomeno, un sottosegretario alle infrastrutture abbia il coraggio di metterci la faccia. Evidentemente, lo stesso Ministro Toninelli non sa più come affrontare questo tema delle infrastrutture; sarà anche intimorito, forse, dal crollo del 18 per cento nell'indice di gradimento, dati che sono stati pubblicati le scorse settimane.

Io prendo atto di quella che è la sua risposta, mi farò portavoce sui nostri territori. A questo punto, devo dedurre che debba continuare la nostra battaglia accesa a tutti i livelli istituzionali e che, se continuiamo così, molto probabilmente, la situazione dell'Aurelia non si sbloccherà neanche con questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza volte al ripristino della regolare erogazione dei servizi di trasporto pubblico nella Capitale, con particolare riferimento al pieno funzionamento della rete metropolitana in condizioni di sicurezza - n. 2-00320)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Spena ed altri n. 2-00320 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Spena se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente, illustro. Dunque, siamo passati dalla Sicilia alla Toscana maremmana e adesso arriviamo a Roma, nella nostra amata Capitale, dove sta accadendo qualcosa di davvero surreale, perché credo che tutto ciò che poteva capitare in una città sta capitando proprio qui, a Roma: dalle strade, alla gestione dei rifiuti, agli incendi, che vedono i nostri impianti andare a fuoco, fino agli autobus che vanno a fuoco. E oggi siamo qui a chiedere al Ministro delle infrastrutture una risposta in merito a ciò che sta accadendo al blocco della mobilità della città di Roma. Il diritto al trasporto pubblico, il diritto alla mobilità è come, credo, il diritto ai servizi sociali, il diritto alla salute, il diritto all'istruzione, perché chi non può o non vuole usare il mezzo privato deve avere la possibilità di raggiungere il proprio posto di lavoro, la scuola, l'università, le zone più turistiche della città con i mezzi pubblici. Il 23 ottobre del 2018 capitò un incidente sulle scale mobili, che ha visto oltretutto anche ventiquattro feriti, nella fermata della metropolitana di Roma a piazza della Repubblica. Da quella data, la fermata della linea A è rimasta chiusa all'accesso, quindi, il treno non opera più fermate. Ma non è finita qui, perché successivamente, il 21 marzo, un altro incidente sulle scale mobili ha visto bloccarsi la fermata di piazza Barberini. Ma ancora non finiamo qui, perché anche la fermata di piazza di Spagna è stata chiusa per guasto tecnico degli impianti della stazione. Quindi, possiamo dire che il centro, il cuore della Capitale è rimasto isolato con il resto della città, ma io direi anche con il resto del mondo, vista la quantità di turisti che, per fortuna, ancora abbiamo nella nostra città.

Le linee storiche della Capitale sono la linea A e la linea B, oltretutto che si intersecano con un nodo centrale della nostra mobilità, che è la stazione Termini. Quindi, chiaramente, questo blocco della mobilità ha causato degli ingenti danni, danni sociali, danni economici perché, oltre ai passeggeri, che, oltretutto hanno anche investito sull'abbonamento annuale del servizio di trasporto, pensiamo anche ai tanti giovani che non hanno la possibilità di avere un'automobile, anche ai tanti commercianti, soprattutto nella zona di piazza della Repubblica, che da sei mesi si vedono un'affluenza diminuita, quindi con danni ingenti al loro volume di affari.

Il 25 marzo, il sindaco di Roma Virginia Raggi ha informato della rescissione da parte di Atac, l'azienda che gestisce la mobilità nel comune di Roma, del contratto con il fornitore della manutenzione degli impianti nelle stazioni della metropolitana - virgolettato - “per gravi e inconfutabili ragioni”, definendolo altresì “un atto dovuto, necessario”, come è suo uso dire. “Chi è responsabile deve pagare”, ed è giusto che sia così. “Continueremo a vigilare l'iter passo dopo passo”. È giusto, Presidente, è giusto, sottosegretario, che chi sbaglia deve pagare, ma non è detto che a pagare debbano sempre essere i cittadini.

Quindi, appare evidente che il monitoraggio messo in atto nel corso degli ultimi mesi da parte dell'amministrazione comunale non abbia sortito alcun particolare risultato, visto che, a sei mesi da quell'incidente, la fermata di piazza della Repubblica è ancora ferma, Barberini è ancora ferma, piazza di Spagna è ancora ferma e Flaminio, a singhiozzi: mi risulta che anche quella, spesso, viene chiusa. Stiamo parlando - ripeto - del centro della Capitale d'Italia, uno dei luoghi più visitati al mondo dai turisti.

Veniamo un attimo a lei, signor sottosegretario, che qui sta a rappresentare il Ministero dei Trasporti. Io seguo il disappunto presentato prima dalle mie colleghe, perché, visto che si tratta di problemi particolarmente importanti e, soprattutto, di risoluzione di problemi e disagi dei cittadini, avremmo sicuramente preferito che qui ci fosse stato, comunque, se non il Ministro Toninelli, un rappresentante del MIT. Comunque, il Ministero dei trasporti, nonostante si tratti chiaramente di vicende inerenti il comune di Roma e, quindi, le sue infrastrutture, ha comunque competenze autorizzative e di controllo anche sulle linee metropolitane attraverso i cosiddetti Uffici speciali trasporti a impianti fissi, i cosiddetti USTIF.

Solo ieri si è avuta notizia di una richiesta specifica dell'USTIF ad ATAC sullo stato delle manutenzioni delle scale mobili delle stazioni metro. Quindi, vuol dire che, come anche giustamente dicevano prima le mie colleghe, le nostre interpellanze hanno avuto e hanno sortito un certo effetto perché è proprio di ieri la notizia di questa richiesta da parte degli uffici del Ministero ad ATAC. Forse si è perso un po' troppo tempo: sei mesi non sono pochi. Era sicuramente necessario intervenire prima o quanto meno intervenire con i dovuti controlli.

In ogni caso, ritengo importante che i cittadini romani sappiano del Ministero, visto che il comune non dà risposta, e quantomeno speriamo in lei, sottosegretario, e per noi, che siamo dell'opposizione, occorre sperare in una risposta che vada a colmare un vuoto di un'amministrazione comunale della città, della capitale d'Italia, e si capisce bene, insomma, che per noi non è cosa facile né cosa semplice.

Quindi, spero che i cittadini romani possano sapere se il Ministero possa contribuire a far riaprire con sollecitudine le stazioni chiuse e se si intenda agire con le funzioni di controllo sulla situazione che si è venuta a creare, anche perché mi chiedo, a questo punto, se il Ministero dei trasporti abbia anche del suo personale, dei suoi tecnici e dei suoi ingegneri deputati a compiere questi controlli o se, invece, si limita soltanto a fare da passacarte ad ATAC. Ecco, io chiedo proprio un intervento da parte dei tecnici del MIT, vista la carenza e visto il vuoto totale dell'amministrazione capitolina. Noi ci rivolgiamo a voi affinché provvediate a risolvere il problema della mobilità del comune di Roma, perché è un diritto leso a tutti i cittadini della nostra capitale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Mattia Fantinati, ha facoltà di rispondere.

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. In relazione alla vicenda delle scale mobili nelle stazioni di Repubblica, Barberini e Spagna della metropolitana di Roma, linea A, rammento che la gestione è in capo alla società ATAC del comune di Roma. Com'è noto, nelle fermate di Repubblica e di Barberini le scale mobili sono ancora chiuse al pubblico esercizio perché proseguono le indagini dell'autorità giudiziaria e, pertanto, fino al dissequestro non è possibile alcun intervento da parte dell'azienda esercente ATAC, la quale ha anche chiuso la stazione Spagna a scopo precauzionale.

Occorre poi ricordare che in base al DPR n. 753 del 1980 la regolarità dell'esercizio è di competenza dell'ente concedente, quindi il comune di Roma, e la regolare manutenzione e il mantenimento dell'efficienza degli impianti sono a carico dell'azienda esercente, quindi ATAC. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in conformità del citato DPR, ha competenza esclusivamente sulla sicurezza degli impianti espletata in occasione del rilascio del nullaosta tecnico sui progetti, sull'apertura all'esercizio e durante la visita tecnica degli impianti stessi, attraverso verifiche effettuate dagli uffici competenti sul territorio secondo le scadenze e le modalità previste dalle disposizioni vigenti.

Dunque, nell'attuale contesto il MIT non può promuovere alcuna iniziativa per favorire l'avvio immediato e necessario dei lavori per il ripristino della regolare erogazione dei servizi di trasporto pubblico e la conseguente riapertura delle fermate oggi chiuse. Non appena ATAC avrà effettuato i dovuti interventi per la messa in sicurezza degli impianti il MIT metterà a disposizione, con ogni possibile sollecitudine, il proprio personale per le verifiche e le prove funzionali finalizzate alla riapertura del pubblico esercizio.

Infine, informo che il MIT ha assegnato al comune di Roma risorse per circa 380 milioni di euro per l'adeguamento delle linee metropolitane A e B alla nuova normativa in materia di prevenzione incendi per attività manutentiva dei rotabili e degli impianti ferroviari. Per l'utilizzo di tali risorse sono già state attivate le necessarie procedure con i competenti uffici del comune.

PRESIDENTE. La deputata Maria Spena ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA SPENA (FI). Mi stavo un attimino confrontando con le mie colleghe su cosa devo rispondere, Presidente, perché io vivo a Roma ormai da venticinque anni e i miei figli sono nati qui a Roma. Molti di voi sono ospiti qui nella città e, quindi, non è vero, sottosegretario, anzi - mi scusi; non è che non è vero - non è particolarmente esatto ciò che lei mi sta venendo a raccontare. Oltretutto ieri sera tornando a casa - anzi stanotte - mi sono letta un po' di notizie su Internet riguardanti, appunto, proprio il vostro intervento attraverso l'USTIF rispetto alla questione delle chiusure delle fermate della metropolitana a Roma e devo dire che ha sortito un certo effetto la vostra richiesta di intervento perché alcuni dipendenti dell'azienda, che erano deputati a controllare le manutenzioni, si sono dimessi addirittura dall'incarico e, quindi, su tredici incaricati di questi controlli ne sono rimasti ormai in pochi perché altri si sono dimessi, appunto, da questa loro attività. So che c'è, chiaramente, anche l'intervento della magistratura per i dovuti controlli e per la verifica di eventuali colpe, ma - ripeto - non sono i cittadini a dover pagare le colpe di qualchedun altro.

Quindi, io non vedo come un Ministro dei trasporti - e si chiama così: “Ministro dei trasporti” - non possa intervenire e, comunque, lei si limita a dire che il Ministero non ha competenza sulla mobilità di Roma capitale ma ciò non corrisponde a verità e, anche se lo fosse, è responsabilità politica di un Ministro alla mobilità intervenire sulle stazioni della Capitale che sono chiuse dato che sono chiuse ben tre fermate di stazione e una lo è da sei mesi, bloccando così un'intera città e non soltanto la città ma anche tutte quante le zone periferiche di cui voi - proprio voi! - dovreste avere ancora maggior rispetto, perché è quella parte della cittadinanza più debole e più lesa da tale trasporto pubblico, perché è loro diritto poter venire a lavorare nella città di Roma ed è loro diritto poter raggiungere, dalla stazione Termini, tutte quante le parti della città di Roma. Quindi, che il Ministro scenda a Roma e vada a vedere ciò che sta accadendo, ma lo faccia da subito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera del 28 marzo, il presidente della Commissione affari costituzionali, anche a nome del presidente della Commissione lavoro, ha rappresentato che nella riunione degli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite si è convenuto - all'unanimità - sull'impossibilità di concludere l'esame in sede referente del disegno di legge n. 1433, recante interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni, in tempo utile per l'inizio dell'esame in Assemblea, previsto dal vigente calendario a partire dalla seduta del 1° aprile. Conseguentemente, è stato richiesto un differimento di due giorni dell'inizio dell'esame del provvedimento, che sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 3 aprile, al termine delle votazioni, per lo svolgimento della discussione sulle linee generali e, a partire dalla seduta di giovedì 4 aprile, per il seguito dell'esame.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 1 aprile 2019 - Ore 14:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

MASSIMO ENRICO BARONI ed altri: Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie. (C. 491-A)

Relatore: PROVENZA.

2. Discussione sulle linee generali della mozione Braga, Muroni ed altri n. 1-00152 concernente iniziative in materia di cambiamenti climatici e per la promozione della candidatura dell'Italia quale Paese ospitante della COP 26 nel 2020 .

3. Discussione sulle linee generali della mozione Mandelli ed altri n. 1-00085 concernente iniziative volte a sostenere la candidatura di Milano a sede di sezione specializzata del Tribunale unificato dei brevetti .

La seduta termina alle 11,25.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 27 marzo 2019:

  - a pagina novantadue, seconda colonna, quindicesima riga, dopo le parole “14-18” inserire le parole “, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 5 aprile”.

  - a pagina novantatré, seconda colonna, prima riga, dopo le parole “14-18” inserire le parole “, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 12 aprile”.

  - a pagina novantacinque, seconda colonna, quindicesima riga, dopo le parole “14-18” inserire le parole “, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 3 maggio”.