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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 150 di mercoledì 27 marzo 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Brescia, Businarolo, Colletti, Colucci, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Dieni, Frusone, Gallo, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Invernizzi, Liuzzi, Lollobrigida, Losacco, Maggioni, Occhionero, Quartapelle Procopio, Rizzo, Saltamartini, Schullian, Sisto, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere (A.C. 1455-A); e delle abbinate proposte di legge: Bartolozzi ed altri; Cirielli ed altri; Ascari ed altri; Annibali ed altri; Foti e Butti (A.C. 1003-1331-1403-1457-1534) (ore 11,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1455-A: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere; e delle abbinate proposte di legge nn. 1003-1331-1403-1457-1534.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 26 marzo 2019 (Vedi l'allegato A della seduta del 26 marzo 2019).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1455-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Stefania Ascari.

STEFANIA ASCARI, Relatrice. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi. L'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge atto Camera 1455-A, che reca, dopo le modifiche apportate in sede referente, “modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”. Il disegno di legge, presentato dal Governo alla Camera il 17 dicembre 2018, è stato assegnato in sede referente alla Commissione giustizia, che ne ha avviato l'esame il 24 gennaio 2019, con le abbinate proposte di legge della collega Bartolozzi (A.C. 1003) e della collega Annibali (A.C. 1457). Nel corso dell'esame sono state inoltre abbinate la proposta di legge a mia firma (A.C. 1403), nonché quelle dei colleghi Cirielli (A.C. 1331) e Foti (A.C. 1534). Il testo iniziale presentato dal Governo si componeva di cinque articoli, i quali individuano un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere e in relazione a queste fattispecie interviene sul codice di procedura penale, al fine di velocizzare l'instaurazione del procedimento e conseguentemente accelerare l'adozione dei provvedimenti di protezione delle vittime. Durante l'esame in Commissione giustizia vi è stato un confronto con tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione. Sono state presentate decine e decine di emendamenti, che sono stati presi in considerazione ed analizzati uno per uno, per comprendere i vari contributi migliorativi che potevano portare al testo, un testo che è arrivato a contare, al termine di questo primo passaggio in Commissione, ben 14 articoli. Questo è un grande segnale che il Parlamento sta mandando all'esterno. Sulla violenza di genere non ci possono essere divisioni politiche di sorta ed è necessario combatterle con tutti i mezzi a disposizione, a prescindere dalla propria collocazione politica.

Il testo che andiamo ad esaminare oggi in quest'Aula - come già ricordato - si compone di 14 articoli. In relazione dunque alla rilevanza del tema e alla condivisa esigenza di intervenire in materia, la Commissione giustizia ha svolto un ampio ciclo di audizioni, nel corso del quale sono stati auditi diversi magistrati impegnati nel settore, rappresentanti dell'avvocatura e del mondo della ricerca in materia di diritto processuale penale, oltre a un gran numero di associazioni, che si occupano di sostenere e tutelare le vittime della violenza. Al termine di tale fase istruttoria, la Commissione giustizia ha deliberato di adottare, come testo base per il prosieguo dell'esame, il testo del disegno di legge A.C. 1455, al quale, nel corso dell'esame in sede referente, sono state apportate diverse modifiche.

Nel dettaglio, gli articoli da 1 a 3 del disegno di legge intervengono sul codice di rito penale, prevedendo, a fronte di notizie di reato relative a delitti di violenza domestica e di genere, e dunque quando si procede per uno dei suddetti reati, che la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisce immediatamente al pubblico ministero anche in forma orale - alla comunicazione orale seguirà senza ritardo quella scritta - e che il pubblico ministero, entro tre giorni dall'iscrizione della notizia di reato, assume informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato.

Il termine di tre giorni può essere prorogato solo in presenza di imprescindibili esigenze di tutela della riservatezza delle indagini, anche nell'interesse della persona offesa (articolo 2). Si prevede poi che la polizia giudiziaria procede senza ritardo al compimento degli atti di indagine delegati dal PM e pone, senza ritardo, a disposizione del PM la documentazione delle attività svolte (articolo 3). Viene a tal fine integrato il contenuto dell'articolo 370 del codice di procedura penale sugli atti di indagine compiuti direttamente e delegati dal PM, con l'inserimento di due nuovi commi, il 2-bis e il 2-ter. L'articolo 4 prevede l'attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria, che esercita funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e di genere, o che interviene nel trattamento penitenziario delle persone condannate per reati di violenza domestica e di genere. I corsi dovranno essere attivati dagli istituti di formazione dei diversi Corpi entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge e sulla base di contenuti omogenei che dovranno essere individuati con decreto del Presidente del Consiglio, di concerto con i Ministri per la pubblica amministrazione, dell'Interno, della Giustizia e della Difesa. Per il personale individuato dalle diverse amministrazioni la frequenza dei corsi è obbligatoria. L'articolo 5, introdotto come i successivi articoli da 6 a 13 durante l'esame in sede referente, interviene sui delitti di maltrattamenti contro i familiari conviventi e di atti persecutori (articolo 612-bis). In particolare si prevede l'aumento della pena per il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi (articolo 572 del codice penale): l'attuale pena della reclusione da due a sei anni viene sostituita con la reclusione da tre a sette anni. Si prevede una fattispecie aggravata quando il delitto di maltrattamenti è commesso in presenza o in danno di minore, di donne in stato di gravidanza o di persona con disabilità, ovvero se il fatto è commesso con armi. In questi casi la pena è aumentata fino alla metà. Poiché attualmente, in base all'articolo 61, primo comma, n. 11-quinquies, tutti i delitti non colposi contro la vita e l'incolumità individuale, contro la libertà personale, nonché il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi sono aggravati (pena aumentata fino a un terzo) quando sono commessi in presenza o in danno di minorenni o di donne in stato di gravidanza, per coordinamento, essendo stata introdotta l'aggravante speciale, il provvedimento elimina dall'aggravante comune dell'articolo 61 del codice penale il riferimento al delitto di maltrattamenti. Vi è poi l'aumento della pena per il delitto di atti persecutori (articolo 612-bis del codice penale): l'attuale pena della reclusione da 6 mesi a cinque anni viene sostituita con quella della reclusione da un anno a sei anni e sei mesi e l'inserimento del delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi nell'elenco dei delitti che consentono, nei confronti degli indiziati, l'applicazione di misure di prevenzione. Viene a tal fine modificato l'articolo 4 del codice Antimafia (decreto legislativo n. 159 del 2011), che già prevede l'applicazione di queste misure agli indiziati per il delitto di atti persecutori.

Il nuovo compasso edittale, sia con riguardo all'articolo 612-bis che all'articolo 572, non solo appare maggiormente adeguato in ragione del disvalore delle condotte penalmente rilevanti, ma soprattutto comporta il raddoppio dei termini di fase delle misure cautelari, con sensibile contenimento del rischio di una loro scadenza prima che intervenga il decreto che dispone il giudizio. Allo stato attuale infatti la sanzione massima non superiore a sei anni comporta la durata trimestrale del primo termine di fase cautelare e cioè quello che contraddistingue le indagini preliminari, termine particolarmente asfittico che condiziona negativamente la possibilità di assumere la testimonianza della vittima in sede di incidente probatorio, ovvero di completare le indagini dopo la messa in sicurezza della vittima mediante il presidio cautelare, necessità quest'ultima peraltro ineludibile ove si consideri il parametro decisorio di cui all'articolo 533 del codice di procedura penale, che subordina la condanna dell'imputato alla valutazione di colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio. Per quanto riguarda l'articolo 572, l'aumento del compasso edittale nel minimo e nel massimo, comporta anche la possibilità di applicare la misura del fermo di indiziato: essa infatti si può disporre soltanto nei confronti di persona gravemente indiziata di un delitto per il quale la legge stabilisce la pena dell'ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a due anni e superiore nel massimo a sei anni.

La necessità di poter intervenire anche con il fermo, quando ne ricorrono i presupposti di legge, scaturisce dalla constatazione che molto spesso, di fatto, l'indagato si rende irreperibile. L'articolo 6 modifica il codice penale, intervenendo sull'omicidio aggravato dalle relazioni personali di cui all'articolo 577 del codice penale, per estendere il campo di applicazione delle aggravanti. L'articolo 7, comma 1, inserisce nel codice penale il delitto di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, conseguentemente sopprimendo l'attuale corrispondente ipotesi di lesioni personali gravissime. La nuova fattispecie è inserita all'articolo 583-quinquies del codice penale, dopo il delitto di lesioni, e punisce con la reclusione da 8 a 14 anni la lesione personale dalla quale derivano la deformazione o lo sfregio permanente del viso. Alla condanna, a cui è equiparato il patteggiamento della pena, consegue anche la pena accessoria dell'interdizione perpetua dagli uffici attinenti alla tutela, alla curatela e all'amministrazione di sostegno, per quanto riguarda il secondo comma.

Tale pena accessoria è mutuata da quelle attualmente previste per le condanne per i delitti di violenza sessuale, di sfruttamento sessuale dei minori e di mutilazione degli organi genitali femminili. Le modalità sempre più atroci di consumazione della fattispecie, con effetti di gravissima sofferenza e cancellazione della precedente identità della vittima sul piano fisico e psichico, unitamente ad una allarmante diffusione di tali modalità di offesa, hanno portato alla conclusione della necessità di una fattispecie autonoma di reato, riprendendo l'egregio lavoro già svolto nel corso della scorsa legislatura.

Il provvedimento interviene, inoltre, sull'articolo 576 del codice penale, per prevedere l'ergastolo quando l'omicidio sia conseguente alla commissione del delitto di deformazione dell'aspetto mediante lesioni al viso, per quanto riguarda il secondo comma; sopprime l'attuale aggravante inserita nell'articolo 583, riconoscendo alla deformazione dell'aspetto attraverso lesioni permanenti al viso un più grave disvalore rispetto alle altre lesioni gravissime (comma 3); interviene sull'articolo 585 del codice penale, per prevedere che il delitto di deformazioni permanenti sia aggravato quando commesso con il concorso delle aggravanti di cui all'articolo 576 del codice penale, pena aumentata da un terzo alla metà di quelle di cui all'articolo 577 del codice penale, ovvero quando commesso con armi o con sostanze corrosive ovvero da persona travisata o da più persone riunite, pena aumentata fino a un terzo; modifica l'ordinamento penitenziario, articolo 4-bis della legge n. 354 del 1975, per consentire l'applicazione dei benefici penitenziari per i condannati per il delitto di deformazione dell'aspetto mediante lesioni permanenti al viso solo sulla base dei risultati dell'osservazione scientifica della personalità condotta collegialmente per almeno un anno.

Inoltre si prevede che, quando il reato è commesso in danno di minore, ai fini della concessione dei benefici può essere valutata la positiva partecipazione al programma di riabilitazione psicologica specifica prevista dall'articolo 13-bis dell'ordinamento penitenziario successivamente descritto. L'articolo 8 inasprisce le pene per i delitti di violenza sessuale, articoli da 609-bis a 609-octies. In particolare, il provvedimento modifica l'articolo 609-bis del codice penale (violenza sessuale), per punire con la reclusione da 6 a 12 anni chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità. costringe taluno a compiere o subire atti sessuali.

Tale fattispecie attualmente è punita con la reclusione da 5 a 10 anni (comma 1). Inoltre, intervenendo sull'articolo 609-ter del codice penale, che disciplina le circostanze aggravanti del delitto di violenza sessuale, il provvedimento sostituisce la pena della reclusione da 6 a 12 anni, prevista attualmente per specifiche ipotesi aggravate, con l'aumento della pena di un terzo. Ciò in conseguenza dell'aumento della pena base per il delitto operata dall'articolo 609-bis. Prevede che la violenza sessuale commessa dall'ascendente, dal genitore, anche adottivo, e dal tutore sia sempre aggravata (aumento di un terzo della pena). A prescindere dall'età della vittima, attualmente è aggravata solo la violenza commessa da questi soggetti in danno di minorenne. Rimodula le aggravanti quando la violenza sessuale è commessa in danno di minore.

Per la violenza sessuale in danno di minori fino a dieci anni la pena base (reclusione da 6 a 12 anni) è raddoppiata: diventa, dunque, possibile applicare la reclusione da 12 a 24 anni. Attualmente per tale ipotesi è prevista la reclusione da 7 a 14 anni. Per la violenza nei confronti dei minori da 10 a 14 anni la pena base è aumentata della metà: diventa, dunque, reclusione da 9 a 18 anni in luogo dell'attuale reclusione da 6 a 12 anni. Per la violenza nei confronti di minori da 14 a 18 anni la pena base è aumentata di un terzo: diviene, dunque, reclusione da 8 a 16 anni, mentre attualmente la violenza è aggravata e si applica la reclusione da 6 a 12 anni solo se commessa da ascendenti, da genitori o da tutori.

L'articolo 8, inoltre, modifica il delitto di atti sessuali con minorenne (comma 3) di cui all'articolo 609-quater, prevedendo un'aggravante quando gli atti sessuali siano commessi con minori di anni 14 in cambio di denaro o di qualsiasi altra utilità, anche solo promessi. In questo caso, la pena base, per la quale l'articolo 609-quater rinvia all'articolo 609-bis, che, a seguito della riforma, prevede la reclusione da 6 a 12 anni, è aumentata fino a un terzo.

Attualmente l'ipotesi non dà luogo ad aggravanti, per cui gli atti sessuali con minori di 14 anni sono puniti con la pena base prevista per la violenza sessuale. La proposta di modifica correttamente inasprisce la pena sul piano circostanziale nei casi in cui l'atto sessuale consensuale con il minore infraquattordicenne avvenga con dazione o promessa di denaro o altra utilità; condotta, quest'ultima, che indubbiamente aggrava il giudizio di disvalore del fatto proprio per l'introduzione di elementi di mercificazione. Tale soluzione appare, altresì, coerente con le indicazioni fornite dalla Cassazione con sentenza a Sezioni Unite 19 dicembre 2013, n. 16207, depositata il 14 aprile 2014, con la quale, risolvendo un risalente contrasto interpretativo, è stata esclusa la configurabilità della fattispecie di induzione alla prostituzione minorile in presenza di atti sessuali a pagamento con minore infraquattordicenne in contesto bilaterale, dovendosi ravvisare in tale ipotesi la fattispecie di cui all'articolo 609-quater del codice penale, e ciò in quanto, come osservato dalla Suprema Corte, la condotta di induzione alla prostituzione minorile sanzionata dall'articolo 600-bis, comma 1, per essere penalmente rilevante deve essere sganciata dall'occasione nella quale l'agente è parte del rapporto sessuale e oggettivamente rivolta ad operare sulla prostituzione esercitata nei confronti di terzi.

Di fondamentale importanza, inoltre, è la scelta di prevedere la procedibilità d'ufficio per tale fattispecie, soprattutto in considerazione del fatto che tali condotte in larga misura coinvolgono minori in situazioni familiari difficili, spesso ostili in ordine alla prospettata attivazione di circuiti penali. Questa modifica, tra l'altro, riproduce un progetto di legge già approvato dalla sola Camera dei deputati nella scorsa legislatura. Per questa ragione, viene abrogata la previsione che attualmente consente di procedere d'ufficio quando gli atti sessuali coinvolgano un minore di età inferiore a 10 anni, che diviene superflua (abrogazione del quarto comma, n. 5). Questa modifica colma una lacuna del nostro ordinamento nella tutela dei minori vittime di abusi sessuali. Infatti, attualmente, quando vittima del reato di atti sessuali con minorenne sia un minore di età compresa tra 10 e 14 anni, il delitto è procedibile a querela, con tutte le difficoltà e i ritardi connessi all'esercizio del diritto di querela da parte di un minorenne.

L'articolo modifica, infine, l'articolo 609-octies, relativo alla violenza sessuale di gruppo, per inasprire la pena. All'attuale reclusione da 6 a 12 anni è sostituita la reclusione da 8 a 14 anni. L'articolo 9, al comma 1, interviene sulle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale per inserirvi l'articolo 64-bis, in base al quale, ai fini della decisione dei procedimenti civili di separazione dei coniugi o cause relative all'affidamento di minore o relative alla responsabilità genitoriale, il giudice penale deve trasmettere senza ritardo al giudice civile copia dei seguenti provvedimenti adottati in relazione a un procedimento penale per un delitto di violenza domestica o di genere: ordinanza relativa a misure cautelari personali, avviso di conclusione delle indagini preliminari, provvedimento di archiviazione, sentenza. Gli ulteriori commi dell'articolo 9 modificano il codice di procedura penale con la finalità di ampliare la tutela delle vittime dei reati di violenza di genere.

In particolare, la riforma modifica l'articolo 90-bis del codice di procedura penale relativo alle informazioni che devono essere fornite alla persona offesa dal reato; modifica l'articolo 190-bis del codice di procedura penale, che prevede particolari cautele quando debba essere assunta una prova da minore di 16 anni o da vittima in condizione di particolare vulnerabilità; modifica l'articolo 299 del codice di procedura penale, per prevedere che nei procedimenti aventi ad oggetto delitti commessi con violenza alla persona - formulazione analoga a quella dell'articolo 90-ter - la revoca o la sostituzione di misure coercitive o interdittive a carico dell'indagato debba essere immediatamente comunicata, oltre che al difensore della persona offesa, anche alla stessa vittima del reato.

Modifica inoltre l'articolo 659 del codice di procedura penale, per obbligare il pubblico ministero, chiamato a dare esecuzione ai provvedimenti del giudice di sorveglianza, a dare immediata comunicazione alla persona offesa, da uno dei delitti di violenza domestica e di genere, come definiti dagli articoli da 1 a 3 del provvedimento, e al suo difensore della scarcerazione del condannato. Il PM procederà alla comunicazione attraverso la polizia giudiziaria.

L'articolo 11 modifica l'ordinamento penitenziario intervenendo sull'articolo 13-bis che prevede la possibilità per i condannati per delitti sessuali in danno di minori di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno suscettibile di valutazione ai fini della concessione dei benefici penitenziari.

L'articolo 12 interviene sul decreto-legge n. 93 del 2013 con particolare riferimento al riparto di somme tra le regioni per il rafforzamento della rete dei servizi territoriali.

L'articolo 13 interviene sulla disciplina del Fondo per l'indennizzo delle vittime dei reati intenzionali e violenti di cui al decreto legislativo n. 204 del 2007.

Infine, l'articolo 14 reca la clausola di invarianza finanziaria.

Infine e in conclusione, secondo il rapporto EURES, aggiornato nel 2018, sono state 106 le vittime di femminicidio nei primi dieci mesi del 2018. Parliamo di una donna ogni tre giorni, una ogni 72 ore. I dati dell'EURES mostrano anche che la coppia è l'ambito più a rischio per le donne, considerato che tra il 2000 e 2018 le donne uccise sono state 3.100 e in quasi tre casi su quattro si è trattato di donne cadute per mano di un parente, di un partner o di un ex partner.

Il problema della violenza sulle donne è una questione sulla quale come legislatori non possiamo tacere né possiamo ricordarci di queste vittime solo quando la cronaca ce lo impone o l'8 marzo e il 25 novembre. Noi crediamo che il lavoro più importante che possiamo fare oggi sia legato alla prevenzione. Infatti, è fondamentale puntare sulla cultura dell'antiviolenza e anche per questo includeremo nei programmi scolastici e universitari i temi dell'educazione alla legalità e al contrasto alla violenza di genere. Quello che ci apprestiamo a esaminare in Aula è un provvedimento che, ne sono certa, potrebbe fare la differenza, una legge che può davvero salvare delle vite e che si propone di educarne altre, una legge che, una volta applicata, sarà in grado di invertire le spaventose statistiche di femminicidio, portandoci all'avanguardia a livello europeo in materia di prevenzione e punizione di questi orribili reati.

Io sono stata eletta nel Parlamento più femminile di sempre e credo che questo rappresenti una responsabilità per me e per noi deputati: la responsabilità di dare delle risposte, la responsabilità di dire che lo Stato c'è e non si tira indietro, la responsabilità di mettere, nero su bianco, regole nuove per tutelare non solo le donne ma anche i bambini. Questo provvedimento oggi è la risposta a questa esigenza e al grido d'aiuto lanciato da molte donne. Aiutateci a fare la differenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo in una fase successiva.

È iscritta a parlare la deputata Valentina Palmisano. Ne ha facoltà. Colleghi, vi chiedo di abbassare un po' il tono della voce perché l'Aula non è affollatissima ma si sente comunque il brusio. Prego.

VALENTINA PALMISANO (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe e colleghi, il contrasto alla violenza di genere è una priorità di questo Governo. La prevenzione e la repressione senza sconti di abusi, maltrattamenti e omicidi di donne, vittime di relazioni malate e bersaglio di violenza da parte di uomini senza scrupoli, è una priorità di questo Governo. Siamo consapevoli che ancora oggi è presente in alcune relazioni un retaggio culturale secondo cui la donna è un oggetto a disposizione dell'uomo. Sto parlando di un uomo debole, un uomo che non riesce ad affermare la sua personalità in altri ambiti della vita e che ha bisogno di far valere la sua potenza nella gestione deviata della relazione di coppia, sottomettendo la donna. A molti può sembrare che si parli di concetti ormai superati ma purtroppo non è così. I dati ci raccontano un'emergenza sociale molto grave: 91 donne uccise negli ultimi tredici mesi, circa una ogni 72 ore. Ecco perché c'è bisogno di una presa di coscienza seria e determinata ed è questo quello che abbiamo fatto noi con il disegno di legge sul “Codice rosso” oggi in discussione in questo ramo del Parlamento. È un provvedimento che rappresenta il frutto di un lavoro e di un percorso condiviso tra le forze politiche che formano l'attuale maggioranza. Da un lato, introduciamo una corsia preferenziale per le indagini relative a queste tipologie di reati; la vittima sarà sentita entro poche ore, in modo che la magistratura abbia subito un quadro della situazione e possa applicare, se necessario, una misura cautelare nei confronti dell'indagato. Così cerchiamo di evitare che ipotesi di violenza sfocino in omicidi.

Dall'altro lato, grazie soprattutto al lavoro della nostra collega Stefania Ascari, facciamo confluire nel “Codice rosso” una serie di altre misure che contrastano fortemente la violenza di genere sia in termini di prevenzione che in termini di repressione. Aumentiamo le pene per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking, il che significa anche che le misure cautelari dureranno più a lungo per consentire di proteggere il più possibile la vittima. Estendiamo i casi in cui si applica l'ergastolo ovvero sia se il colpevole conviveva con la vittima sia se aveva con essa solo una relazione, pur senza abitare sotto lo stesso tetto. Introduciamo il nuovo reato di deformazione permanente del volto, ad esempio attraverso l'uso dell'acido, che prima era previsto soltanto come aggravante nelle lesioni. Per noi, invece, si tratta di un reato autonomo e come tale deve essere punito. Prevediamo, infatti, il carcere da 8 a 14 anni. Poi aumentiamo le pene per i reati di violenza sessuale e abusi nei confronti dei minori. Prevediamo, inoltre, un sistema in base al quale ci sarà maggiore e costante comunicazione tra i vari uffici giudiziari. Pensate che fino a oggi era possibile che un giudice in un procedimento penale emettesse una misura cautelare nei confronti di un soggetto indagato per violenza perpetrata nei confronti della moglie e a quello stesso soggetto in sede civile venissero affidati i figli congiuntamente alla moglie. Questo perché? Perché in mancanza di comunicazioni fra uffici giudiziari, il giudice delle separazioni e dei divorzi non poteva sapere quanto deciso dal giudice penale. Da oggi questo non potrà e non dovrà più accadere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allo stesso modo eventuali procedimenti e provvedimenti di scarcerazione del condannato o del termine della misura cautelare dovranno essere comunicati sempre alla persona offesa. Anche qui fino a oggi poteva accadere, per esempio, che la donna, che aveva avuto il coraggio di denunciare il suo ex compagno per un reato di maltrattamento in famiglia o di violenza, trascorso un lasso di tempo, si ritrovasse sorprendentemente questo soggetto sotto casa sua, perché magari era scaduto il termine per la custodia cautelare in carcere, senza che lei ne fosse informata perché non ne aveva fatto espressamente richiesta. Questo è gravissimo, perché molto spesso l'uomo denunciato, quando esce dal carcere, ha un solo e unico obiettivo: finire il lavoro che aveva iniziato, ovvero uccidere la donna vittima di violenza. Noi abbiamo il dovere di scongiurare, per quanto possibile, queste tragiche ipotesi purtroppo non nuove agli onori della cronaca.

Sempre in quest'ottica prevediamo, poi, un trattamento psicologico specifico per i condannati per reati sessuali, per maltrattamenti contro familiari o conviventi e per stalking, questo per evitare l'ipotesi di possibile recidiva e per consentire un reinserimento sociale del reo. Spostiamo, infine, la competenza dell'autorità di assistenza per le vittime dalla corte di appello del luogo in cui risiede il richiedente al tribunale, in modo da agevolare gli spostamenti della vittima che intende fare richiesta alla predetta autorità.

Presidente, il messaggio che deve passare da questo intervento legislativo è chiaro: lo Stato deve fare tutto il possibile per prevenire ipotesi di violenza di genere e, in secondo luogo, non deve dare scampo agli uomini violenti. Deve, inoltre, essere accanto alle vittime, tendendo una mano a chi ha il coraggio di denunciare questi comportamenti. Ma deve essere chiaro che non finisce qui, perché c'è bisogno di affrontare la situazione in maniera determinante e per questo è necessario l'aiuto di ognuno di noi. Tutti dobbiamo impegnarci nella nostra quotidianità nel diffondere una cultura basata sul rispetto, la stima e l'amore per la donna. Soprattutto noi genitori abbiamo il dovere di crescere ed educare i nostri figli con la responsabilità che loro saranno i protagonisti della società del futuro e in questa società nessuno di noi vorrà ancora sentire parlare di questa emergenza sociale.

Ci tengo a concludere questo mio intervento, Presidente, puntualizzando che la stragrande maggioranza degli uomini che ci circonda è costituita da uomini forti, uomini che amano le donne, che ci rispettano, ci tutelano e ci difendono. La battaglia delle donne, infatti, è anche una battaglia degli uomini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giusi Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario Ferraresi, colleghi, mi corre l'obbligo come prima firmataria dell'A.C. 1003, la proposta di legge che Forza Italia ha presentato nel maggio 2018 e che è stata abbinata al testo in esame, di rivolgere un apprezzamento sincero nei confronti dell'intervento della relatrice di maggioranza con il quale abbiamo aperto nel migliore dei modi i lavori di questa importante e preziosa giornata. Sono certa che il contributo che sarà fornito nel prosieguo dei lavori di Aula da tutte le forze parlamentari rappresenterà un utile arricchimento ad un testo normativo che, come purtroppo ci ricordano gli ancora troppo numerosi fatti di cronaca, non può più essere procrastinato. Se mi voltassi indietro anche a solo dieci anni fa, al 2009, epoca di introduzione dell'articolo 612-bis del codice penale, non potrei non affermare che il percorso è stato lungo e che da allora sono stati progressivamente raggiunti grandi risultati. Ma non si fa mai abbastanza perché in questi atroci delitti, al di là di ogni possibile apparenza, non si deve mai parlare di assassinio per amore o addirittura causato dal troppo amore. Si tratta purtroppo di un messaggio fuorviante: qui l'amore non c'entra, l'amore non uccide. Ed è proprio per questo che dobbiamo fare tutto il possibile per evitare che gesti criminali di tale natura possano trovare anche in sede giurisdizionale giustificazioni nelle tempeste emotive che attingono gli aggressori. Il nostro pensiero va ad Olga Matei, per la quale la procura generale di Bologna ricorrerà in Cassazione contro la sentenza della corte d'appello che ha dimezzato la pena da 30 a 16 anni a Michele Castaldo, l'operaio che nel 2016 la strangolò. L'uomo aveva confessato l'omicidio ed è stato processato con rito abbreviato, oltre ad avere il riconoscimento delle attenuanti generiche perché avrebbe agito in preda ad una tempesta emotiva e passionale e ancora sconti di pena giustificati da fatti di abbandono.

Signora Presidente, ho apprezzato in maniera autentica il contributo che ognuno dei componenti della Commissione giustizia della Camera ha voluto offrire al disegno di legge contro la violenza di genere, testo che ci apprestiamo a licenziare e che deve essere frutto di una battaglia culturale e sociale prima ancora che normativa. Da un punto di vista legislativo non posso non sottolineare tutto quanto è stato fatto dal nostro Paese per fronteggiare questo male sociale. Già nel 2009, con la legge istitutiva del reato di stalking, l'Italia si è dotata di uno strumento efficace per contrastare le molestie ripetute e aggravate che spesso sfociano in atti di violenza sessuale e, nelle forme più estreme, anche nell'omicidio. Grazie al nuovo reato di cui all'articolo 612-bis del codice penale, l'Italia ha certamente colmato le lacune normative esistenti, allineandosi fattivamente a quella avanzata tradizione comunitaria che, anche attraverso diverse risoluzioni dedicate alla protezione dei soggetti deboli vittime di reato, ha saputo tracciare una strada certamente virtuosa. Inoltre, a seguito dell'autorizzazione accordata con legge n. 77 del 2013, l'Italia è stata tra i primi Paesi europei a ratificare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Particolarmente rilevante è il riconoscimento espresso della violenza contro le donne quale violazione dei diritti umani oltre che come forma di discriminazione contro le donne. In questa direzione il decreto-legge n. 93 del 2013 ha rappresentato una tappa fondamentale nel percorso che il legislatore nazionale ha intrapreso al fine, da un lato, di porre un argine al susseguirsi di eventi di gravissima efferatezza in danno di donne e, dall'altro, di predisporre un sistema finalizzato all'anticipata tutela delle donne e di ogni vittima di violenza domestica. In questa direzione non può essere sottaciuto che anche il Consiglio Superiore della Magistratura ha fatto la sua parte in questi anni. Penso alle linee guida adottate per garantire tempestività ed efficacia all'azione giudiziaria; penso particolarmente alla specializzazione della magistratura e delle forze di polizia giudiziaria; alla priorità nella trattazione; alla collaborazione piena tra uffici giudiziari: ma queste sono linee guida ed ecco perché è improcrastinabile dover agire in sede parlamentare, anche perché i tempi della comunicazione digitale impongono a tutti, a partire dalle istituzioni, di sapersi mettere in discussione ogni giorno, cercando di anticipare gli scenari futuri e fronteggiare quelle che potremmo definire le nuove frontiere di ogni sorta di crimine. Se questo è il dato storico, allo stato restano ancora aperti vuoti di tutela rispetto ai quali le drammatiche vicende di cronaca reclamano l'intervento urgente ed indifferibile del Parlamento. Assume particolare rilievo l'esigenza di assicurare l'effettività dei congegni di tutela apprestati a favore delle vittime dei reati in questione, la quale passa sia per un maggiore controllo degli spostamenti degli autori del reato sia per un maggior grado di informazione circa gli sviluppi dei procedimenti penali che li riguardano.

In questa direzione, già nel mese di maggio 2018 come accennavo all'inizio, Forza Italia ha depositato una proposta di legge che, prendendo atto di questa esigenza, offre una risposta articolata su entrambi i versanti per un approccio integrale alla risoluzione del problema. Viene così ampliato l'ambito di applicazione delle procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici previsti all'articolo 275-bis del codice di procedura penale, il cosiddetto braccialetto elettronico, ed inoltre con le modifiche degli articoli 347 e 362 del codice di procedura penale si vuole prevedere e provvedere all'accelerazione del procedimento relativo ai suddetti reati, introducendo termini abbreviati per la comunicazione della notizia di reato da parte della polizia giudiziaria al pubblico ministero e per l'assunzione di informazioni da parte di quest'ultima ai fini delle indagini. Per queste parti del testo normativo ringrazio sia la relatrice sia il Governo perché hanno pienamente accolto tutti gli spunti che erano inseriti già nel testo di legge presentato da Forza Italia e, per la parte non accolta, le proposte sono state ritrasferite in fase emendativa. In Commissione giustizia il Governo ha già fatto propri gran parte degli emendamenti; sul resto speriamo che l'approfondimento in Aula possa portare a colmare le lacune che ancora riteniamo essere in parte sussistenti nel testo all'esame che licenzieremo. Riguardo alla parte di testo, sottosegretario, per la quale noi ci batteremo in Aula, non posso non accennare all'emendamento che prevede l'avocazione delle indagini nel caso in cui il pubblico ministero non senta la persona offesa nei tre giorni così come previsto e non posso non ricordare l'emendamento che prevede e subordina la sospensione condizionale della pena alla sottoposizione da parte del condannato a percorsi di recupero con esito positivo. Ancora da ultimo, sottosegretario, non posso non fare cenno a una parte del testo, sulla quale si soffermeranno la collega Siracusano e la collega Marrocco anche in discussione generale, che prevede l'introduzione, sotto forma emendativa, di un'ulteriore fattispecie di reato, l'articolo 612-ter. È per noi un motivo di grande orgoglio aver presentato il testo ossia l'introduzione del reato di sexting e revenge porn e non ci è piaciuta - lo devo dire ed è l'unica notazione che veramente faccio con amarezza - la giustificazione che ci è stata data in sede di Commissione giustizia per la quale non siamo pronti a licenziare il testo oggi in Aula perché vi sarebbe un esame in corso in Senato. Questa giustificazione non mi piace e non possiamo accettarla perché le donne non possono attendere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e Liberi e Uguali). Siamo pronti, il testo di legge è pronto e quindi noi ne auspichiamo l'approvazione già in questa battuta, durante l'esame in Aula, poiché il testo che presenta Forza Italia è un testo composito, pieno, non ci sono sbavature. Lei potrà esaminarlo anche dal punto di vista della tecnica normativa ma non ha nulla, ci possono essere correzioni e siamo aperti ma il testo è pronto. Quindi auspichiamo veramente, sottosegretario, che in Aula ci possa essere un ulteriore approfondimento e un accoglimento del reato di cui all'articolo 612-ter anche in questo ramo del Parlamento. Non posso non ricordare ancora – mi avvio alla conclusione, Presidente - l'emendamento a prima firma Santelli con il quale si istituiscono circuiti differenziati presso i presidi di pronto soccorso e nelle aziende ospedaliere che consentono alle vittime vulnerabili, le vittime di questi atroci reati, di essere cautelate già in fase di prima visita.

Signor Presidente, sottosegretario Ferraresi, gli uomini picchiano le donne, spesso le pestano a sangue e a volte le uccidono. Si sente e apprendiamo spesso di casi che sembrano più disumani degli altri: a volte un uomo che brucia una donna, a volte casi di omicidio di donne e figli e queste notizie ci lasciano sbigottiti perché sembrano disumane ma non ci si ferma mai: sembrano casi più atroci degli altri ma non ci ferma mai. Allora qual è l'unico modo per tentare di arrestare questa deriva? Non c'è fine a questo orrore ma ci può e ci deve essere un riparo. Bisogna cominciare dall'educazione; bisogna educare i nostri figli; bisogna educare gli uomini per tentare di offrire alle future generazioni un futuro migliore. Questo è lo sforzo che vi chiediamo di fare in Aula: questo è lo sforzo che noi pretenderemo anche durante l'esame di questo testo normativo in Aula, battendoci per l'accoglimento delle proposte emendative che ancora non hanno avuto un assenso positivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ingrid Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, membri del Governo, il testo oggi in Aula in discussione generale riguarda modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, cosiddetto “codice rosso”.

I dati sono allarmanti: 123 le donne uccise nel 2017, più del 90 per cento per mano di un uomo, più dell'80 per cento da persone conosciute; e, finalmente, arriva in Aula un testo nato dalla grande sensibilità del Ministro Bongiorno, che da sempre si batte a sostegno delle donne vittime di maltrattamenti.

Il provvedimento, che era nato con 5 articoli, in Commissione è stato esteso, arrivando a 14. È stata estesa la modalità di controllo tramite braccialetto elettronico e la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

La violenza domestica o di genere ricomprenderà anche le fattispecie di maltrattamenti contro familiari e conviventi, violenza sessuale aggravata e di gruppo, atti sessuali con minorenne, corruzione di minorenne, atti persecutori, alcune ipotesi di lesioni personali aggravate. Sono stati inseriti aumenti di pena e aggravanti sui delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e sugli atti persecutori, sull'omicidio aggravato dalle relazioni personali, l'inasprimento delle pene per i delitti di violenza sessuale. È stato inserito il delitto di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso.

Si è intervenuti inserendo l'articolo 64-bis nelle disposizioni attuative del codice di procedura penale, prevedendo nelle cause di separazione, di affidamento o responsabilità genitoriale, che il giudice penale debba trasmettere senza ritardo al giudice civile copia dei provvedimenti adottati in relazione a un procedimento penale per un delitto di violenza domestica o di genere; sulla comunicazione obbligatoria alla persona offesa da un reato di violenza domestica o di genere e al suo difensore dei provvedimenti di scarcerazione, di cessazione della misura di sicurezza detentiva, di evasione; sull'ordinamento penitenziario, che prevede la possibilità, per i condannati per delitti sessuali in danno di minori, di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno, suscettibile di valutazione ai fini della concessione dei benefici penitenziari.

Tuttavia, riteniamo che il fulcro della norma sia l'articolo 2 del disegno di legge, che prevede che una donna che fa una denuncia possa avere nell'immediatezza un aiuto dal pubblico ministero. Oggi, una donna che denuncia spesso viene uccisa prima ancora che il pubblico ministero possa esaminare il suo caso.

Presidente, dobbiamo essere consapevoli che esiste nel nostro passato una legislazione che vedeva con simpatia chi faceva violenza sulle donne. Presidente, forse tutti non sanno – e, quindi, dobbiamo ricordarlo - che esisteva lo ius corrigendi, ossia il diritto per l'uomo di correggere la donna con la violenza. Esisteva l'omicidio per causa di onore. Fino agli anni Ottanta l'uomo poteva uccidere e veniva punito con una pena da 3 a 7 anni. Le leggi sono state abrogate, ma la cultura c'è ancora negli uomini nel 2019. Per questo è necessaria questa norma.

Quelle dichiarazioni che ripetutamente sentiamo - io l'ho fatto perché era mia - non si devono più sentire. La donna non può essere un oggetto, una cosa che va rotta quando non ricambia più il sentimento. Non si può leggere nelle sentenze che passioni emotive e tempeste emotive siano attenuanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e non si può più vedere diminuita in appello una condanna che in primo grado era di trent'anni.

Non si può più permettere che per omicidi si applichi lo sconto di pena di un terzo del rito abbreviato; e, anche su questo punto, questo ramo del Parlamento ha già approvato la proposta di legge che dispone l'inapplicabilità del giudizio abbreviato per quei reati punibili con l'ergastolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quindi, il messaggio di questa norma, Presidente, oggi in discussione, qui, in questo ramo del Parlamento, deve essere chiaro ed echeggiare: le donne devono continuare a denunciare senza paura. Molte donne tornano alle associazioni dopo aver denunciato e, purtroppo, queste denunce finiscono sotto altri fascicoli e nelle more che questi fascicoli vengano presi in mano dal pubblico ministero, la donna torna a casa, l'uomo viene a conoscenza della denuncia e massacra la donna. Quindi, la donna si sente tradita dallo Stato perché, da un lato, le dice “denuncia, denuncia” e, dall'altro, “lo Stato in questo momento non ti aiuta”, e questo fa rabbia.

Ci sono donne che arrivano nello studio dove fai l'avvocato e ti dicono: “ma se io denuncio, quando verrà esaminata la denuncia? Come vengo tutelata?” Oggi, sinceramente, Presidente, non saprei come rispondere, perché i tempi sono lunghi. Non si può più sentire dagli uffici: “abbiamo tante pratiche, non sappiamo quando la sentiremo”, e intanto viene massacrata. È una responsabilità anche morale che tutti noi abbiamo.

Non è facile aiutare queste donne. Quando non puoi aiutare una donna, è un fallimento. Ma come ha detto il Ministro Bongiorno: “se un giorno potrò, vorrò fare una legge che imponga al pubblico ministero, entro tre giorni dalla denuncia, di sentire la donna che ha denunciato”. Ed ecco che finalmente i tempi si accorciano, ed ecco il nucleo del cosiddetto “codice rosso”: entro tre giorni da quando la donna ha denunciato, il pubblico ministero deve sentirla. Ed ecco che si aiutano le donne in concreto, non dovranno più aspettare mesi.

Non può essere che, siccome la giustizia ha un carico enorme, chi denuncia venga messa lì, sotto una pila di fascicoli. È importantissimo, quindi, che il pubblico ministero senta la donna, perché quella denuncia è un grido di allarme, di aiuto.

In audizioni abbiamo sentito dire che tre giorni sono pochi perché il carico giudiziario è enorme, ma i tre giorni sono proprio previsti così stringenti perché non si può più lasciare trascorrere mesi prima che una donna che ha denunciato venga sentita, perché nel frattempo le donne vengono massacrate, e questo non deve più succedere. “Tu sei mia e se non sei mia non puoi essere di nessun'altro” è una mentalità che deve essere superata, una donna uccisa da chi diceva di amarla, questo non è amore, è violenza. Quindi, alle donne dico: denunciate e lo Stato non vi lascerà più sole (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signora Presidente, colleghi e colleghe, nel nostro Paese non passa giorno, purtroppo, senza che si venga a conoscenza di crimini violenti, di femminicidi, di molestie, di atti persecutori ai danni delle donne e delle ragazze; e gli autori sono quasi sempre uomini legati, al momento del fatto o anche in precedenza, da una relazione con le vittime.

Dunque, spesso sono le mura domestiche che dovrebbero essere sinonimo di protezione e calore umano, sono le mura domestiche invece il teatro della brutalità più efferata, anche sotto lo sguardo terrorizzato dei figli e delle figlie, i bambini e le bambine appunto.

La frequenza con la quale accadono questi episodi, signora Presidente, ai quali si aggiungono i tanti che non vengono denunciati, perché noi sappiamo che è solo una piccola parte di quello che avviene di fatto, ecco, questa frequenza non ci consente di definire quello della violenza contro le donne un fenomeno emergenziale. È, invece, purtroppo, un elemento costante nella nostra società e, come tale, non facile da sradicare. Aumentare le pene? Snellire le procedure?

Sono convinta che la risposta a questo fenomeno debba essere più complessa e anche multidisciplinare: come ci dice anche la Convenzione di Istanbul, che all'inizio della scorsa legislatura - lei lo ricorderà, signora Presidente - noi ratificammo all'unanimità in quest'Aula. Ecco, quel voto unanime fu un bel segnale di reazione da parte del mondo politico, perché fece intendere una cosa che considero fondamentale: che cioè su un tema come quello della violenza di genere non ci si deve dividere, che la propaganda deve tacere, che non ci sono primati o bandierine da rivendicare.

Per questo ho inteso come una nota stonata l'affermazione più volte ripetuta dal Ministro Bonafede, secondo la quale il cosiddetto codice rosso era da considerarsi “un testo blindato”, salvo poi fare appello alle opposizioni per sostenerlo. E allora, cara Presidente, il Ministro Bonafede ha una strana idea della dinamica parlamentare: le opposizioni devono accettare il testo blindato.

Non si è compiuto un atto favorevole al dialogo e al raggiungimento di una sintesi unitaria, quando in Commissione giustizia si è scelto come testo base quello scarno, definirei scarno, del Governo, invece di quello molto più ampio, anche completo e direi articolato della collega deputata Ascari, che era stato apprezzato nel corso delle audizioni dalle esperte che si sono susseguite così come dalle colleghe e dai colleghi. Io stessa, signora Presidente, ho presentato emendamenti tratti dal testo Ascari; e devo dare atto alla collega, nonostante io appartenga ad un altro gruppo, perché poi questi miei emendamenti però inspiegabilmente hanno ricevuto parere contrario dalla stessa relatrice, appunto la deputata Ascari che li aveva concepiti nel testo. Quindi sono stati respinti tutti gli emendamenti ai primi 4 articoli: per non disobbedire - penso a questo punto - al diktat del Governo, che voleva il suo testo intoccabile; d'altra parte c'era già stato anticipato in conferenza stampa dal Ministro. Sono stati aggiunti numerosi altri articoli, nei quali sono finiti argomenti di procedura penale che più logicamente andavano collocati all'inizio del provvedimento; ma se il Governo dice che il testo è blindato, blindato sia: questa maggioranza non riesce a far altro che adeguarsi supinamente. Dunque si è preferito piantare una bandierina, cercare i titoli dei giornali a favore del Governo, invece che produrre un testo più elaborato e maggiormente condiviso, partendo da un testo appunto della relatrice, dunque di una forza di maggioranza.

Ma cosa chiedono le donne, le donne che rimangono vittime di violenza e maltrattamenti? Questa è la domanda che noi ci dobbiamo porre! Chiedono soprattutto di non essere lasciate sole, signora Presidente: di non essere lasciate sole quando decidono di denunciare, e sappiamo quanto questo momento sia difficile; sole quando temono che la persona che hanno denunciato le avvicini per minacciarle e far loro del male; sole quando devono affrontare un processo nel quale può accadere - ce lo dicono alcune assurde, recenti sentenze che sono state anche menzionate -, ecco, che la loro testimonianza debba superare un muro di pregiudizi e di diffidenza, e che il processo dal quale attendono giustizia diventi invece un ingiusto calvario, un ulteriore calvario. E sole, infine, quando liberatesi dell'uomo violento, devono ricostruirsi una vita.

Vedete, colleghe e colleghi, in un Paese come il nostro, dove soltanto il 49 per cento delle donne lavora, quindi ha un reddito, costruirsi una vita autonoma, badare ai figli da sola, non è proprio semplicissimo: serve quindi una rete di protezione, che è costituita certamente dalle forze dell'ordine, certamente dalla magistratura, ma anche dai centri antiviolenza, dalle case rifugio e dai servizi sociali dei comuni.

E serve - lo devo dire in quest'Aula - forte, chiaro un impegno culturale, ad ampio raggio. Vedete, abbiamo citato, la collega Bartolozzi lo ha fatto prima, alcune recenti sentenze che hanno suscitato molta discussione.

Io non mi voglio pronunciare qui, signora Presidente, sull'entità delle pene inflitte, non è di questo che voglio parlare; ma voglio dire qualcosa anch'io su talune affermazioni che sono contenute nelle motivazioni della sentenza, perché sono incredibili!

Quando si dice ad esempio, come è accaduto a Genova, che l'omicida ha agito come “reazione al comportamento della donna del tutto incoerente e contraddittorio, che l'ha illuso e disilluso allo stesso tempo”. Dunque poveretto lui! Quando in Ancona si dice che la ragazza “ è troppo mascolina per essere stuprata”. Oppure quando si parla, come a Bologna, della tempesta emotiva dell'uomo, a giustificazione di una riduzione di metà della pena inflitta in primo grado. O quando a Messina si impone ai figli di Marianna Manduca di restituire il risarcimento ottenuto con la sentenza di primo grado, perché lo Stato non dovrebbe sentire alcun problema per il fatto che, nonostante 12 denunce, la donna non venne protetta. Lo Stato non deve sentire alcun disagio, e dunque i ragazzi, i figli ancora minorenni, devono restituire quel risarcimento, perché tanto il violento l'avrebbe uccisa comunque, anche se la donna fosse stata in qualche modo attenzionata e avesse avuto la possibilità di ricevere un riscontro. Ecco, quando accadono cose di questo tipo significa, signora Presidente, che siamo veramente di fronte ad una regressione culturale che non si ferma di fronte neanche alle aule di alcuni tribunali, una regressione che è entrata anche lì, nelle aule dei tribunali.

La formazione degli operatori di Polizia, che è una cosa essenziale e della quale si parla anche in questo provvedimento, non può avvenire, collega Ascari e signor sottosegretario, come voi prevedete, ad invarianza di spesa: perché vedete, così diventa una presa in giro. Vuol dire non fare sul serio! Vuol dire perdere un'occasione! A invarianza di spesa non si fa nulla, si dà l'illusione di occuparci della sicurezza delle donne: come a dire che non vale un centesimo, la sicurezza delle donne non vale la spesa pubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). Com'è possibile che non si ritenga necessario spendere un centesimo sulla sicurezza delle donne?

Deve inoltre coinvolgere, nella definizione dei contenuti di questa formazione di cui si parla a invarianza di spesa, come ho proposto in un emendamento inspiegabilmente respinto in Commissione, anche i centri antiviolenza: anche i centri antiviolenza devono fare la formazione, perché sono i più competenti, quelli che trattano questo tema ogni giorno. Le associazioni delle donne, quello che fanno ogni giorno è proprio questo: sanno bene come formare, lo fanno già oggi col CSM, lo fanno già oggi con la Polizia di Stato; e non viene menzionato, anzi viene bocciato l'emendamento in cui viene suggerita appunto la possibilità di coinvolgere i centri antiviolenza e le associazioni nella formazione delle Forze dell'ordine.

Il vincolo dell'invarianza di spesa compromette anche la realizzazione del punto centrale, il punto cardine di questo provvedimento, e cioè l'obbligo che il pubblico ministero senta la persona offesa entro tre giorni dall'iscrizione della notizia di reato. Presidente Businarolo, questa volta mi rivolgo a lei: le audizioni non si fanno per perdere tempo, le audizioni si fanno per ricevere spunti, per ricevere valutazioni da persone esperte; e la gran parte delle persone che abbiamo audito ci hanno detto la stessa cosa: che queste misure, nelle condizioni attuali dei nostri uffici giudiziari, queste misure, questa in particolare dei tre giorni, è del tutto irrealistica.

Ce lo hanno detto le magistrate, ce lo hanno detto le avvocate, i giuristi, le associazioni di donne, le quali hanno anche aggiunto un altro dato: che la donna in un lasso di tempo tanto breve, di tre giorni, potrebbe anche essere non pronta, psicologicamente non in grado di sostenere un colloquio così importante e delicato, che potrebbe compromettere poi anche l'andamento del procedimento e la sua attendibilità considerata tale nel procedimento.

Dunque, il vostro progetto, signor sottosegretario, sarebbe stato più credibile, assai più credibile, se a fronte di quella misura ci fosse stato uno stanziamento di risorse per organizzare meglio gli uffici giudiziari che dovranno rispettare quella tempistica.

Siamo tutti d'accordo che bisogna dare priorità a questi reati, ma allora bisogna farlo nel profondo, seriamente, altrimenti che succede? Che si scarica sui pubblici ministeri una responsabilità che, sappiamo già, soprattutto nelle sedi più piccole, non potranno rispettare. In merito io avevo anche preso dal testo Ascari un emendamento che si diceva essere di massima urgenza, e invece no: il testo del Governo non si poteva toccare. Lo stesso dicasi per le attività di trattamento psicologico e di riabilitazione degli autori di questi reati, che è un lavoro prezioso - un lavoro prezioso! - per cercare di restituire alla società persone migliori rispetto a quando hanno fatto il loro ingresso in carcere, soprattutto consapevoli del danno arrecato. Ce lo dice la nostra Costituzione che a questo serve la detenzione. Ma neanche questo si può fare a costo zero, lo sapete bene. Tranne pochi casi, già oggi le attività trattamentali non si riescono a organizzare come si dovrebbe proprio per mancanza di risorse, chiunque di noi, colleghi e colleghe, ha fatto visite in carcere, lo sa bene. Ma allora, facciamo finta di non saperle le cose?

Signora Presidente, nonostante questi rilievi critici e nonostante l'atteggiamento di chiusura che ho denunciato all'inizio, in Commissione ci siamo tutti preoccupati soprattutto di migliorare questo testo, per renderlo un aiuto veramente concreto alle donne vittime di violenza. Alcuni dei contenuti da noi proposti sono stati accolti, seppure con riformulazione, molti altri no, e su questi torneremo a parlare, illustrando i nostri emendamenti. Penso soprattutto alle proposte emendative presentate dal mio e da altri gruppi - sono state già menzionate - volte a inserire il reato cosiddetto revenge porn. Qui si tratta di un'esigenza reale, stiamo parlando della nuova frontiera della violenza contro le donne, che è quello che accade quando una relazione cessa e quasi sempre il ragazzo, per vendetta, pubblica immagini e video intimi per fargliela pagare cara. È la nuova violenza 4.0 ai danni delle nostre ragazze, e su questo non c'è tempo da perdere, non c'è un secondo da perdere (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico)! Non ce la possiamo prendere con calma, anche perché c'è stata una recente ricerca, fatta da un sito specializzato, che dice che ben un adolescente su quattro scambia foto intime, e dallo scambiare foto intime si arriva poi a quella reazione malata che è il ricatto sulla rete, il ricatto o la vendetta. Il ricatto o la vendetta! Ecco, chiedo al Governo e alla maggioranza di avere per l'esame dell'Aula un atteggiamento più aperto e disponibile, non di correre verso l'approvazione purché sia di un testo ancora lacunoso, ma di riflettere meglio, riflettere meglio sulle proposte emendative, e di accoglierle, perché questo è il bello del Parlamento: riuscire ad avere uno scambio, non un'interlocuzione monca. Parlare senza avere risposta vuol dire veramente svilire il Parlamento, e in Commissione è accaduto questo: abbiamo chiesto, ma non avevamo mai risposte dalla relatrice. Dunque esorto il Governo a fare questo sforzo, per dare centralità a questo Parlamento, che troppo spesso voi considerate solo come un atto formale. Passiamo per il Parlamento.

Mai come su questi argomenti così delicati la fretta può essere cattiva consigliera. Il mio, care colleghe e cari colleghi, è dunque un invito al Governo e alla maggioranza a fare in modo che da questa discussione esca un testo maggiormente condiviso, soprattutto un testo efficace per la sicurezza delle donne, perché se noi lo facciamo a costo zero, non lo sarà, e avremo illuso tante donne. Noi, invece, dobbiamo mandare un messaggio di coraggio a quelle donne che hanno denunciato i soprusi e le violenze, e anche a quelle che si apprestano a farlo (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e i docenti della scuola secondaria di primo grado dell'Istituto comprensivo “Giovan Battista Moscato”, di San Lucido, in provincia di Cosenza, che assistono ai nostri lavori (Applausi).

È iscritto a parlare il deputato Michele Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO (PD). Signora Presidente, colleghi, purtroppo anche questo provvedimento è un'occasione persa per il Parlamento: avremmo potuto e voluto - noi lo auspicavamo - lavorare su un testo condiviso da tutti, e magari, anche per questa ragione, più incisivo, la maggioranza ha scelto invece di procedere ancora una volta in solitudine e senza nessuna apertura sostanziale nei confronti delle tante proposte avanzate dalle opposizioni e anche dal Partito Democratico. Questo non è un fatto positivo. Il Governo, poi, come è stato già detto, è entrato a gamba tesa nel dibattito su questo tema drammatico della violenza di genere, di fatto commissariando la maggioranza e la stessa relatrice. Ma c'è una questione più politica, secondo noi, che merita di essere sottolineata in relazione al metodo usato per la discussione di questa legge: la violenza di genere non doveva essere materia da trattare come bandiera e su cui provare a lucrare un po' di consenso elettorale. Lo potete fare su altro, e lo state facendo già diffusamente, ma su questo tema avreste dovuto evitarlo, sarebbe stato più giusto, innanzitutto nei confronti delle donne e delle vittime di violenza. Ci sono temi - e questo è uno di quelli - sui quali sarebbe più utile non avere una visione di parte, ma collegiale e condivisa, per questa ragione avevamo proposto in Commissione un comitato ristretto per giungere ad un testo concordato, e l'avete invece rifiutato.

In passato su questi temi noi abbiamo agito in maniera diversa da come avete fatto voi in questa circostanza: siamo stati aperti alla collaborazione, al contributo delle opposizioni, e abbiamo fatto bene, perché con il contributo di tutti abbiamo fatto leggi migliori e più efficaci. Nella scorsa legislatura, tra i primi atti, ci fu la ratifica della Convenzione di Istanbul, poi la legge sul femminicidio, l'irrevocabilità della querela per le situazioni particolarmente gravi di stalking, solo per citare alcune delle norme approvate. Su questi temi noi abbiamo sempre lavorato avendo in mente tre obiettivi: prevenire i reati, punire i colpevoli e proteggere le vittime. Siamo intervenuti sul codice penale e di procedura penale per inasprire le pene di alcuni reati, abbiamo emanato un piano di azione straordinario contro la violenza di genere e previsto importanti stanziamenti per supportare le vittime. Questo lavoro dimostra che nell'azione di contrasto alla violenza sulle donne non c'è e non ci sarà mai nessuna preclusione o opposizione preconcetta da parte nostra.

Ma questa pur necessaria considerazione, tuttavia, non cancella alcuni nostri dubbi sulle criticità che questa proposta del Governo presenta. Emerse, tra l'altro, molto chiaramente, nella discussione in Commissione e negli interventi svolti in audizione, da parte di magistrati e operatori impegnati a tutela delle donne e delle vittime di violenza.

Pensiamo, ad esempio, che sia sbagliato prevedere l'obbligo per il pubblico ministero di assumere, entro tre giorni dall'iscrizione della notizia di reato, informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti. Questo obbligo, come hanno sostenuto nel corso delle audizioni alcuni magistrati specializzati in questo tipo di indagini, rischia di essere inutile, difficilmente applicabile e, in qualche caso, addirittura potenzialmente dannoso. La vittima, con questa norma, sarà costretta a parlare non solo all'atto della denuncia, ma, poi, dopo tre giorni, davanti al PM, ripercorrendo, a distanza di così breve tempo, tutte le sofferenze subite.

Francamente, non si comprendono le ragioni di questa scelta. Se si vogliono assicurare una corsia preferenziale e maggiore rapidità alle indagini su questo tipo di reato, questa non mi sembra la strada più giusta; anzi, il rischio è che con questa scelta si possano persino ritardare od ostacolare alcuni interventi che potrebbero invece rendersi necessari immediatamente per contrastare questi reati e tutelare, innanzitutto, la vita.

Un obbligo così generalizzato e in tempi così stretti, poi, rischierebbe di paralizzare gli uffici delle procure; specialmente nelle procure più grandi quest'obbligo rischia di impedire ai magistrati di seguire altre indagini per altri reati pur importanti e sappiamo che questo non è possibile.

Prendiamo, ad esempio, per dare un'idea di che cosa avverrebbe, i dati relativi ai reati per i quali è previsto, con questa legge, l'obbligo per il PM di assumere informazioni entro tre giorni e che ci sono stati forniti, per esempio, dalla dottoressa Monteleone, con riferimento alla procura di Roma. Ebbene, se questo obbligo fosse già stato vigente, considerato che è già previsto per alcuni altri reati, sarebbero stati oltre 3 mila i procedimenti coinvolti. Se solo consideriamo questi dati, si comprendono benissimo l'irragionevolezza e la criticità di questa disposizione. Senza contare che, con le strutture investigative esistenti, le procure non sarebbero mai in grado di rispettare un simile obbligo. Se è così, perché insistete?

Ci dobbiamo intendere, allora, su cosa effettivamente vogliamo fare con questa legge. Vogliamo dare una risposta efficace nell'azione di contrasto alla violenza di genere oppure vogliamo scrivere una norma manifesto inapplicabile, buona solo per fare propaganda (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali)? Noi vorremmo fare una norma efficace che desse risultati; voi, invece, anche su questo, vi state limitando alla propaganda e ciò non va bene per niente.

Avevamo proposto diversi emendamenti per convincere la maggioranza a rivedere questo obbligo per il PM, tutti bocciati; così come è stata respinta la nostra proposta di inserire l'ipotesi di arresto in flagranza differita, cioè entro 48 ore dalla consumazione del delitto.

Certo, avete innalzato alcune pene, avete introdotto la possibilità di utilizzare il braccialetto elettronico per controllare che l'autore di stalking non si avvicini alla vittima, avete poi previsto che la vittima, come noi stessi avevamo proposto, venga giustamente informata quando chi le ha fatto violenza viene scarcerato; tutto questo va bene, ma penso che avremmo potuto fare molto di più se fossimo arrivati con un testo condiviso e più meditato.

L'aumento delle pene è certamente importante, ma per quanto riguarda questo tipo di reati può non essere sufficiente.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MICHELE BORDO (PD). Per noi, ad esempio, e concludo, manca tutta la parte relativa alla rieducazione di chi ha commesso questi reati e sappiamo che la mancanza della rieducazione, molto spesso, porta alla recidiva.

Ho concluso, Presidente, mi consenta veramente ancora qualche secondo. Io penso anche che sarebbe importante dare qualche segnale diverso sulla parità di genere; invece, stiamo assistendo alla proposta Pillon, il ruolo della donna nella famiglia che per alcuni dovrebbe essere solo di moglie e di mamma, il convegno di Verona, la proposta di modifica della legge sull'aborto: tutti segnali che segnano un pericoloso ritorno al passato per la donna, nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MICHELE BORDO (PD). Noi contrasteremo con grande forza questi tentativi di riportare indietro il nostro Paese sul piano dell'emancipazione femminile, della libertà delle donne. Il rispetto delle donne - ho concluso - e della loro libertà è il primo antidoto contro ogni forma di violenza di genere. Non rispettare le donne e la loro libertà è già un segno di violenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ylenja Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei dire subito che mi accingo ad effettuare questo intervento da donna emancipata che appartiene all'unico partito politico che ha come leader una donna emancipata, che partecipa all'assemblea di Verona per raccontare l'emancipazione delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Detto questo, Presidente, il nome dato a questo provvedimento “codice rosso” è davvero molto suggestivo, perché riporta alla mente l'urgenza che viene riconosciuta ad alcuni casi quando si va al pronto soccorso e si è in pericolo di vita. Ecco, a questa suggestione, ovviamente, noi dobbiamo però, poi, dare un contenuto e, quindi, cerchiamo di capire di che cosa effettivamente, oggi, stiamo discutendo.

Oggi discutiamo di dignità, di protezione, discutiamo della libertà delle donne. Tre concetti che sono tra di loro concatenati, perché non c'è dignità senza protezione e non c'è libertà senza dignità; quindi, quando si parla di concetti lungamente utilizzati come la parità di genere, dobbiamo partire esattamente da questo. Quindi, prima ancora di parlare dell'inclusione sociale, del superamento del salary gap e di tutto ciò che ha a che fare con la collocazione economica delle donne nella società, dobbiamo partire da un presupposto chiaro. Il presupposto è che non ci debba essere, in una società moderna, nel 2018, spazio per la sopraffazione fisica di nessuno, in particolare, delle donne.

Il “codice rosso” è, dunque, innanzitutto per un avanzamento culturale che deve procedere in corsia preferenziale. Vedete, leggendo i dati usciti a ridosso dell'8 marzo, si evince che, nella casistica dello stalking, l'83 per cento vede vittima una donna; circa 100 donne al giorno si rivolgono ai centri antiviolenza e oltre il 30 per cento di loro ha subito una qualche forma di abuso fisico e sessuale. Ecco, si tratta di una materia molto complessa, di cui lo Stato deve necessariamente farsi carico. Tuttavia, è difficile esercitare questo ruolo quando c'è la cortina nera delle mura domestiche.

Allora, cerchiamo di capire se questo provvedimento, di fatto, affronta tutti i problemi. Sicuramente, questo provvedimento è un primo passo, un primo passo per iniziare a parlarne, è un primo passo per iniziare a discuterne, non possiamo però ritenere che sia la conclusione di un percorso. E lo riteniamo innanzitutto perché, ad esempio, si parla di violenza domestica e non si parla, invece, di tutte quelle violenze che accadono al di fuori delle mura domestiche e che, comunque, hanno un rilievo sostanziale nella vita quotidiana. Io sfido qualunque donna presente in quest'Aula ad aver passeggiato, magari, di sera tardi in un vicolo buio da sola e a non aver avuto quel brivido lungo la schiena nel sentirsi non perfettamente sicura. Ecco, vedete, quindi, questo è indubbiamente un primo passo e, tuttavia, dobbiamo occuparci di tutte quelle questioni che accadono all'interno delle mura domestiche.

Innanzitutto, mi preme dire che la previsione del termine dei tre giorni dall'avvio del procedimento per ascoltare la presunta vittima della violenza è senz'altro una misura che fronteggia alcune fattispecie dolorose, che troppo spesso accadono, in cui si sono verificati dei femminicidi proprio per l'assenza di tempestività da parte delle autorità e soprattutto per le lungaggini per la presa in carico delle denunce. Però, bisogna segnalare anche che ci sono alcuni problemi di carattere tecnico perché il termine di tre giorni è osservato - e cito il testo -: “salvo che sussistano imprescindibili esigenze di tutela della riservatezza delle indagini anche nell'interesse della persona offesa”. Ecco, secondo noi, la persona offesa, proprio perché deve essere tutelata, deve innanzitutto essere ascoltata e, probabilmente, anche allontanata. Esiste ancora, quindi, una certa discrezionalità da parte del pubblico ministero, che francamente credo confligga con la logica dell'automatismo, che in qualche modo si è voluto raccontare rispetto a questo provvedimento. Lo scatto immediato della rete di protezione c'è, ma a singhiozzi. Allo stesso modo, la comunicazione della denuncia da parte della Polizia giudiziaria con il criterio del “senza ritardo” può - e questo credo che sia sotto gli occhi di tutti - esporre il tutto ad una certa relatività temporale, che ovviamente cozza con la finalità principale di questo provvedimento, soprattutto quando si hanno di fronte situazioni particolarmente complesse, perché questa relatività temporale può ancora rappresentare un problema nell'intervento. Ovviamente, è assolutamente efficace il fatto che per esempio sia prevista la formazione delle forze dell'ordine, a noi però sarebbe piaciuto - lo avevamo chiesto con qualche emendamento non discusso in Commissione - partire dalla formazione, non solo delle forze dell'ordine, ma - come qualche collega ha ben detto prima - la formazione parte dai nostri giovani, parte dai ragazzi e parte, non solo dalla formazione degli uomini nel rispetto delle donne e del ruolo della donna, ma - mi permetto di dire - anche nell'educazione delle donne, a non avere paura e a sapersi difendere e una delle cose che avevamo immaginato era proprio questo, cioè l'inserimento dei corsi di difesa all'interno dei licei, perché crediamo che questo sia un deterrente assolutamente efficace.

Ora, vedete, è chiaro che, quando parliamo di donne, il 25 novembre si celebra la giornata mondiale contro la violenza di qualunque genere e tipo sulle donne. Noi vorremmo che alcuni di quei concetti venissero poi riportati in una legge sistemica, come spesso andiamo dicendo. Noi non affrontiamo mai con pregiudizio l'esame e la discussione dei provvedimenti: questo provvedimento è indubbiamente un passo in avanti, una presa di coscienza, ma non è ancora sufficiente da un punto di vista strutturale, da un punto di vista procedurale, da un punto di vista della efficacia delle risposte che si danno. Ovviamente, dovremmo anche iniziare a pensare a una vera e propria riforma procedurale perché - vedete - il problema non è soltanto nella tempestività della denuncia, il problema è anche l'efficacia dell'azione giudiziaria e quindi l'effetto di quella denuncia rispetto alle persone denunciate, pertanto dovremmo sempre immaginare di avere una corsia preferenziale per reati di questo tipo, che incidono così tanto sulla società e, quindi, dovremmo immaginare una pena certa nei confronti di reati di violenza, di ogni reato di violenza. Ora, è chiaro che questo provvedimento è senza dubbio utile, ha un nome - come avevo detto – suggestivo, avremmo voluto però vedere un piano organico di contrasto alla violenza contro le donne, mettere i centri antiviolenza in condizioni di funzionare meglio, avremmo voluto un'assistenza per le donne e per i bambini, per i figli, ove ce ne siano, di quelle donne che hanno subito violenza. Avremmo voluto vedere implementare, per esempio, i posti letto per chi fugge da quelle mura domestiche in cui domina l'incubo: ne mancano circa 5 mila secondo i dati certificati. Gli esperti di Grovio, l'organismo del Consiglio d'Europa che si occupa della violenza contro le donne, hanno messo in evidenza come il contrasto nel nostro Paese sia a macchia di leopardo e questa è una criticità che dobbiamo superare, cominciando a lavorare anche sulle nuove generazioni. Come dicevo, dovremmo forse ripensare di intervenire nelle scuole e nelle università. Vedete, ogni atto di violenza contro una donna rappresenta l'impotenza dello Stato di difendere quelle donne e tutto questo va cambiato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Valentina D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente, gentili colleghe e colleghi, signori membri del Governo, io credo che poche leggi si pongano come obiettivo ed abbiano in effetti la possibilità di realizzare l'obiettivo di salvare la vita delle persone. Ebbene, la proposta di legge in esame oggi io credo sia tra queste poche e rare leggi. Le disposizioni che intendiamo introdurre infatti mirano a prevenire e ad evitare il verificarsi di nuovi ulteriori drammatici episodi di femminicidio, divenuti ormai purtroppo all'ordine del giorno. Vede, Presidente, personalmente mi sta stretta e soffro un po' la narrazione secondo cui le donne siano soggetti deboli e indifesi, dove la vulnerabilità pare essere nell'immaginario collettivo collegata ad un'asimmetria di forza e prestanza fisica o chissà a quale altra caratteristica psicologica. In verità, la donna, vittima di stalking o di maltrattamenti non è più debole, è semmai più esposta perché nella maggior parte dei casi si trova ad avere il proprio potenziale carnefice sotto lo stesso tetto e si trova ad essere legata a quest'ultimo da un affetto presente o quantomeno passato. Ebbene, le donne risultano più vulnerabili perché semplicemente sono state sinora lasciate troppo sole, perché niente e nessuno si è frapposto con efficacia tra loro e gli aggressori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi, finalmente, abbiamo una grande occasione con questa proposta di legge: far sì che sia lo Stato a frapporsi fra le vittime e i carnefici, prendendo immediatamente in carico la sofferenza delle une e adoperandosi al contempo per la severa repressione degli altri. Lo Stato finalmente viene dotato di strumenti più incisivi per separare, anche fisicamente, le persone offese dagli autori di reato, per così scongiurare la commissione di ulteriori più estreme e violente aggressioni. Penso in particolare all'introduzione dell'applicazione del braccialetto elettronico a stalker e maltrattanti sottoposti al divieto di avvicinamento. È lo Stato che deve fornire alle vittime di reati, quali lo stalking e il maltrattamento in famiglia, una rete di protezione proprio per sopperire al venir meno della protezione sociale tipica dei legami familiari e affettivi. Il contesto in cui maturano e la relazione che lega la vittima all'aggressore: sono queste le caratteristiche di reati odiosissimi che li distinguono dagli altri reati comuni e sono queste differenze che giustificano una normativa più rigorosa, con l'inasprimento delle pene, e per taluni profili una normativa speciale. Ecco perché, tra le altre cose, il nostro pacchetto di norme prevede per questi reati fino a 7 anni di carcere e perché abbiamo previsto anche un ulteriore aggravamento della pena, sino a dieci anni, laddove l'episodio di violenza avvenga davanti a un bambino. Ecco perché, in caso di femminicidio, prevediamo l'ergastolo, laddove tra vittima e carnefice vi era un rapporto affettivo e ciò anche indipendentemente dalla convivenza. Finalmente, come legislatori, dimostriamo di tradurre la sensibilità, che è di certo universalmente condivisa, in fatti concreti e ci assumiamo, con questo completo pacchetto di norme, la responsabilità di fornire adeguata tutela alle donne che subiscono condotte violente e persecutorie. Mi sia consentito concludere, Presidente, con un auspicio, che questa proposta di legge, ma soprattutto l'interesse e la sensibilità che l'hanno circondata, sia considerata un punto di partenza per una trasformazione culturale a livelli più profondi, perché un Paese in cui non vi è rispetto per le donne, per i minori e per la persona umana in genere, è un Paese retrogrado ed incapace di guardare al futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Siracusano. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, intendo esprimere innanzitutto la mia soddisfazione e quella del gruppo di Forza Italia per il lavoro svolto da tutti i gruppi parlamentari in sede di Commissione. Abbiamo condiviso con grande buonsenso, andando oltre i colori politici, la necessità di licenziare un testo che si pone l'obiettivo di contrastare ogni forma di violenza di genere e di garantire la tutela delle vittime, troppo spesso abbandonate e private della giusta protezione, che, in moltissime circostanze, avrebbe certamente evitato esiti drammatici. Oggi da quest'Aula vogliamo trasmettere un messaggio forte e chiaro: nessuna violenza e nessun delitto di genere deve essere accettato mai e per nessuna ragione. Non può esserci alcuna tempesta emotiva che giustifichi un omicidio verso la propria compagna, fidanzata o moglie (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico, Fratelli d'Italia e Liberi e Uguali), nessuna Corte d'appello può dirci che lo Stato si è arreso dinanzi al massacro di una mamma e che nulla si poteva fare per salvarle la vita.

Oggi noi diciamo con forza “no” a tutto questo che ci viene proposto da sentenze vergognose. Presidente, ciò premesso, mi preme sottolineare che il risultato di oggi trae origine dal grande lavoro svolto già da tempo da Forza Italia, che ha sempre dimostrato grande attenzione all'individuazione di strategie di contrasto e di prevenzione della violenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), compiendo un passo in avanti fondamentale nell'ordinamento italiano; e lo ha fatto anche quando i fatti di cronaca non erano così risonanti come lo sono oggi. Per questo mi corre l'obbligo di dare merito al grande lavoro svolto dal Ministro Carfagna, grazie alla quale nel 2009 è stato introdotto il reato di stalking nell'ordinamento giuridico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e grazie alla quale è stato adottato, per la prima volta, un piano nazionale contro la violenza di genere, con l'obiettivo di mettere in rete l'esperienza dei centri antiviolenza e le professionalità delle forze dell'ordine.

Ringrazio anche il Ministro Prestigiacomo per le numerose battaglie condotte per rimuovere ogni forma di discriminazione di genere. Ringrazio oggi tutti i colleghi e le colleghe che hanno contribuito a rendere più efficace il testo in esame. In particolare, ringrazio la collega Bartolozzi, prima firmataria della proposta di legge abbinata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Moltissimi, infatti, sono gli emendamenti di Forza Italia, che erano articoli della proposta di legge Bartolozzi, che in questo testo sono ricompresi; tra questi, cito l'ampliamento dell'ambito di applicazione delle procedure di controllo mediante il braccialetto elettronico. In base alla normativa vigente, il dispositivo è considerato una misura alternativa rispetto alla sola custodia cautelare o agli arresti domiciliari; con le modifiche proposte, il braccialetto elettronico diviene misura alternativa o complementare anche rispetto all'allontanamento dalla casa familiare e al divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

Forza Italia è intervenuta anche su un'altra questione a nostro avviso fondamentale per la tutela della vittima: si tratta dell'obbligo dell'informazione della vittima sull'applicazione e sulle successive vicende delle misure cautelari, nonché sulla scarcerazione dell'autore del reato. La ratio della modifica, Presidente, è evidente: l'informazione è un presupposto necessario affinché la persona offesa possa tutelarsi rispetto ai reati che presentano un alto tasso di recidiva. Certo, è d'obbligo, per quanto ci riguarda, esprimere disappunto rispetto ad emendamenti di Forza Italia che, invece, sono stati respinti in Commissione e che avrebbero colmato dei vuoti di tutela rispetto ai quali le drammatiche vicende di cronaca reclamano l'intervento urgente e indifferibile del Parlamento. Parlo dell'introduzione di un'altra fattispecie penale, il 612-ter in materia di diffusione di immagini o video sessualmente espliciti, che è un reato denominato sexting, e, quale aggravante ad effetto speciale, l'utilizzo di questi materiali a scopo di vendetta da parte del coniuge e del partner in ragione della cessazione del legame, sia esso matrimoniale, di unione civile o di mera convivenza, il cosiddetto revenge porn.

La fattispecie presa in considerazione è, innanzitutto, quella del cosiddetto sexting primario, ovvero quel fenomeno in forza del quale il destinatario iniziale dell'immagine o del video li mette in circolazione, ponendoli a disposizione di una pluralità potenzialmente indeterminata di altri soggetti. Quindi si disciplina il cosiddetto sexting secondario, punendo la condotta di chi, venuto in possesso del materiale, contribuisce ovvero non impedisce la sua diffusione. Presidente, noi non riteniamo giusto rimandare oltre l'intervento su questi fenomeni in virtù della consapevolezza che si sono trasformati in una vera e propria moda, soprattutto tra i giovani. Si tratta di una nuova forma di bullismo, ormai quasi considerata normale; invece nulla di tutto questo può essere ammesso o concepito come normale, soprattutto perché la diffusione di questi materiali reca in sé conseguenze psicologiche devastanti per la vittima. Testimonianza ne sono i molteplici suicidi di giovani, in particolare donne che hanno perso il proprio onore e decoro, la propria identità sociale.

Quindi, noi sinceramente non comprendiamo il motivo legittimo per cui attendere oltre un successivo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), quando oggi abbiamo l'occasione di colmare questa lacuna normativa. Auspichiamo infatti, Presidente, che, nel corso dell'esame in Aula, si condivida l'intento di inserire nel testo che ci apprestiamo ad approvare anche queste nuove fattispecie. Un altro significativo emendamento, che confidiamo venga approvato nel corso dell'esame in Aula, è quello che introduce il concetto di discriminazione fondata sul genere, ampliando il capo III del libro secondo del codice penale, titolato “Dei delitti contro l'uguaglianza”. Per la prima volta nel codice penale verrebbe esplicitato il concetto di genere quale bene da tutelare; anche in questo caso, Presidente, riteniamo che vi sia una certa urgenza di applicare questo ulteriore ampliamento, in quanto oggi assistiamo a continui episodi di violenza verbale, aggressione, offese e diffamazione veicolate facilmente attraverso i nuovi mezzi di comunicazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), le piattaforme social, attacchi particolarmente violenti e sessisti proprio perché rivolti a donne.

E non occorre andare troppo lontano per osservare episodi di questa natura, Presidente. Molte colleghe deputate, me compresa, purtroppo, sono state vittime di vergognosi attacchi a sfondo sessista per la sola ragione di essere donne (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Abbiamo il dovere, Presidente, di arginare questa deriva affinché tutto questo non divenga mai normale. Infine, vorrei fare un accenno ad un altro aspetto rilevante: la prevenzione. Non dobbiamo soltanto inasprire le pene e prevedere nuove fattispecie di reato, occorre anche investire sull'educazione e sulla prevenzione. Ecco perché uno degli emendamenti di Forza Italia, a mia prima firma, promuove attività di prevenzione attraverso l'attivazione di corsi di difesa personale e di arti marziali anche in collaborazione con le associazioni operanti nel settore. Si tratterebbe di un intervento significativo volto ad implementare l'articolo 12 della Convenzione di Istanbul, che raccomanda agli Stati contraenti di adottare misure necessarie a promuovere programmi e attività destinate ad aumentare il livello di autonomia e di emancipazione delle donne.

Ecco, Presidente, la difesa personale si colloca perfettamente in questa cornice ed imprime nelle donne consapevolezza dei propri mezzi e della propria forza, insegnando tecniche e discipline utili a contrastare fisicamente un'aggressione fisica e mentalmente un'aggressione psicologica. Concludo, Presidente, auspicando che oggi da quest'Aula uscirà un messaggio unanime, che disegneremo una pagina di buona politica e che contribuiremo tutti, con buonsenso, a migliorare un testo che dovrà essere efficace nel contrasto a ogni forma di violenza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Tateo. Ne ha facoltà.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, prima di discutere nel merito del disegno di legge sulla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere è bene ricordare che in Italia nel 2018 sono state uccise oltre 70 donne e che dall'inizio del 2019 l'emergenza femminicidi non si è fermata, ma è addirittura peggiorata. La cronaca, ogni settimana, ci porta casi ed avvenimenti che dimostrano come sia necessario intervenire, con forza e determinazione, per fermare questa escalation di violenza contro le donne una volta per tutte. Reati di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e violenze aggravate, commessi in contesti familiari o nell'ambito di relazioni di convivenza, non possono essere più sepolti su una scrivania.

Per questo motivo, al fine di garantire l'immediata instaurazione e progressione del procedimento penale e di pervenire, ove necessario e nel più breve tempo possibile, all'adozione di provvedimenti di protezione, siamo intervenuti sulle norme di procedura penale. In primo luogo integriamo l'articolo 347 del codice di procedura penale vertente sull'obbligo della polizia giudiziaria di riferire al pubblico ministero le notizie di reato acquisite, per cui anche per quei delitti di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate commessi in contesti familiari o nell'ambito di relazioni di convivenza la polizia giudiziaria sarà tenuta a comunicare immediatamente al pubblico ministero le notizie di reato anche in forma orale.

Viene modificato anche l'articolo 362 del codice di procedura penale. In questo modo per tutti quei delitti che ho precedentemente citato il pubblico ministero dovrà procedere all'assunzione di sommarie informazioni dalla vittima del reato entro il termine di tre giorni dall'iscrizione del procedimento. Introduciamo così il cosiddetto “Codice rosso” voluto dal Ministro Giulia Bongiorno. Tale norma è fondamentale e necessaria perché in questo modo si garantisce il diritto della vittima all'audizione da parte dell'autorità giudiziaria e si evitano stati procedimentali che ritarderebbero senza motivo la possibile attivazione di interventi impeditivi della reiterazione della condotta da parte del reo.

Inoltre, è prevista anche la formazione degli operatori di polizia. Si prescrive che la polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri e il Corpo di polizia penitenziaria organizzino corsi di formazione con l'obbligo di frequenza e questo affinché gli operatori di polizia abbiano le cognizioni specialistiche necessarie a trattare sul piano della prevenzione e del perseguimento dei reati i casi di violenza domestica che assumono rilevanza penale.

Inoltre, oggi come gruppo Lega proponiamo un emendamento che inserisce un ulteriore comma all'articolo 165 del codice penale, ossia che la sospensione condizionale della pena sia subordinata a trattamenti terapeutici o farmacologici inibitori della libido con il consenso del condannato. Tali trattamenti sono già previsti negli ordinamenti giudiziari di Stati Uniti, Germania, Danimarca, Svezia, Francia e Spagna e rappresentano una misura nel contempo deterrente, preventiva e risolutiva. L'obiettivo di questo disegno di legge è proteggere la donna da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica. Per questi motivi invitiamo tutta l'Assemblea a discutere e poi a votare favorevolmente su questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cosimo Maria Ferri, che però non è in Aula.

È iscritta a parlare la deputata Augusta Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Io sarò a Verona questo weekend e ci sarò perché sono fortemente convinta che la famiglia sia ancora quel luogo dove ci possa essere rispetto, educazione reciproca, insegnamento di valori, insegnamento di come ci si comporta nei confronti dell'altro sesso. Credo che, quando si parla di violenza e di violenza di genere anche, sia necessario non soltanto intervenire sull'onda dell'emotività, non soltanto assumere dei provvedimenti giusti ma spesso intempestivi, ma si debba, prima e innanzitutto, affrontare la questione da un punto di vista culturale e da un punto di vista di prevenzione, perché, quando noi arriviamo alle pagine di cronaca, scandalizzandoci per determinate violenze subite dalle vittime, arriviamo troppo tardi, arriviamo a violenza accaduta, arriviamo a tamponare, se ci arriviamo, una situazione che si è già verificata, che ha già fatto, per l'appunto, delle vittime, creato sofferenza e squarciato intere vite. E, allora, non si può affrontare questo tema se prima non si fa e non si investe in un'operazione volta alla prevenzione e, direi, anche all'educazione. Questa è la prima mancanza di questo provvedimento che, nonostante ci veda positivi, ci stimola a una riflessione ulteriore su un tema serio ma, proprio perché è serio, non può essere lasciato all'emotività del momento né a meri slogan.

Lo dico perché in Italia, soprattutto nei momenti più recenti, noi abbiamo assistito a episodi che hanno sconvolto l'intera nazione. Gli episodi sono innumerevoli ma basta ricordare giovani ragazze come Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro, le cui famiglie, ancora una volta, vogliamo, come Fratelli d'Italia, abbracciare, e la cui morte ha rappresentato davvero un fatto disdicevole, grave e scandaloso verificatosi nel nostro territorio, ma che ci ha mostrato che cosa? Che la violenza nei confronti delle donne può essere una violenza variegata e che, nonostante i numeri dicano che è una violenza che si ripercuote molto spesso in casa e, appunto, può essere una violenza domestica, esiste anche una violenza di genere che si svolge fuori dalle mura domestiche, fatta e realizzata da persone che neppure dovevano stare sul nostro territorio. Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro sono state ragazze uccise da persone che non dovevano essere accolte, che non dovevano essere mantenute come richiedenti asilo, che non dovevano rimanere libere ma che dovevano essere arrestate e mandate a casa perché avevano già delle condanne penali.

Porto il loro esempio perché, quando parliamo di violenza nei confronti delle donne, noi ci riferiamo, come immagini, al loro volto ma loro, ancora prima di essere state ammazzate da uomini, sono state ammazzate dallo Stato, uno Stato che non c'è stato, uno Stato che è stato latitante, uno Stato che non ha fatto il suo dovere nonostante norme che c'erano già, e questo ci pone al secondo problema. Prima ho detto la prevenzione e poi dico l'esecuzione. I dati in relazione ai casi di violenza contro le donne non diminuiscono e lo Stato si dimostra, ancora una volta, incapace di gestire un fenomeno nel quale anche l'immigrazione ha un'incidenza. L'incidenza degli stranieri sul totale degli arrestati per violenza sessuale è di circa il 42 per cento e se si va a vedere le sentenze il dato non cambia.

Abbiamo parlato di donne, abbiamo parlato di violenza domestica e di violenza che si svolge fuori dalle mura domestiche, però concedetemelo: è vero che il numero di violenze sessuali nei confronti delle donne è enorme ma esiste anche un problema che nessuno cita mai, che è il problema della violenza nei confronti degli uomini.

La violenza domestica nei confronti degli uomini è un problema che esiste, che c'è e che ci dimostra, ancora una volta, come il problema sia un problema di tipo culturale e di impostazione di educazione ancor prima che derivante da altri tipi di problematiche. Io voglio portare solo i dati del Viminale: rispetto a quanto avvenuto nel 2017, le persone vittime del reato di omicidio volontario nel 2017 sono state 335; 236 sono omicidi consumati tra le mura domestiche - ripeto: 236 omicidi consumati tra le mura domestiche nel 2017 - di questi 120 vittime erano donne, 116 vittime erano uomini, a cui si devono aggiungere quattro persone uccise all'estero. Quindi, le statistiche dicono sicuramente che noi donne siamo maggiormente esposte. Però non dimentichiamo che esiste anche, seppur con un fenomeno di portata minore, una violenza nei confronti degli uomini che va affrontata e che non può essere ignorata e deve spingere chiunque a denunciare la violenza per quella che è, un qualcosa che non può essere accettato, e che non possono esistere retaggi culturali tali da impedire a chiunque di fare una querela. Lo dico perché il provvedimento in esame, che giudichiamo buono con riserve, è un provvedimento che è a favore di tutti: a favore delle donne troppo spesso bersaglio di tali retaggi culturali, ed a favore degli uomini perché se, da un lato, li potrà educare ad avere più rispetto per noi, dall'altro, potrà aiutare anche loro negli episodi delittuosi di cui pure loro sono vittime. Rispetto però il ragionamento per il quale ogni provvedimento poi, al di là degli slogan, deve trovare un'attuazione concreta nelle aule di tribunale. Allora a noi può anche andar bene il codice rosso, l'obbligo di sentire la persona offesa entro i tre giorni, sicuramente dare una via di priorità…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). L'altra collega di Fratelli d'Italia non partecipa, Presidente, quindi, forse non è stato detto alla Presidenza della Camera.

PRESIDENTE. Controlliamo un attimo i tempi, collega, intanto prosegua pure.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie. L'obbligo di sentire la persona offesa entro i tre giorni è sicuramente qualcosa di positivo, nel momento in cui pone questi reati assolutamente odiosi in una scala di priorità all'interno delle procure. Però, perché si dia realmente esecuzione a tale buon proposito, è necessario fare qualcosa di più concreto, cioè dotare le nostre procure e i nostri uffici giudiziari di più persone e non ignorare il problema del sottorganico. Abbiamo all'interno delle nostre procure e dei nostri tribunali situazioni veramente scandalose che vengono tamponate addirittura solo grazie tante volte al volontariato, come avviene per esempio nella procura e nel tribunale di Forlì dove volontari, ex carabinieri, ex dipendenti si mettono a disposizione per supportare gli uffici amministrativi. Quindi, il buon intento e la filosofia di una proposta di legge deve sempre camminare a braccetto con il pragmatismo e il senso di realtà. Pertanto, invito il Governo a riflettere anche su questo aspetto e a impegnarsi ulteriormente per fare in modo che tutti i buoni propositi che noi portiamo all'interno di quest'Aula e che sono oggetto di proposte di legge e delle nostre votazioni, trovino poi uno sbocco molto più concreto all'esterno con il supporto di risorse umane pagate che consentano che i processi non trovino un rallentamento per mancanza di persone in grado di essere impiegate in questo tipo di procedimenti.

Vi invito, quindi, a riflettere su questo aspetto: noi ci aspettiamo che il Ministro Bonafede innanzitutto faccia una riflessione su questo e dia una risposta, perché la situazione in cui sono ormai ingolfate le procure, i tribunali, le corti d'appello merita un intervento molto più serio e tempestivo e senza il quale proposte per noi positive, pur con riserva, come queste, per le ragioni anzidette, non possono avere uno sbocco concreto; occorre, invece, che esse non si fermino a slogan che poi, non potendosi realizzare, trovano in noi il nostro biasimo e il nostro sconforto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Perantoni. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi e membri del Governo, inizia oggi in quest'Aula l'esame di un provvedimento di legge estremamente importante e altrettanto necessario, un provvedimento composto da un insieme di norme in prevalenza incidenti sul codice del rito penale e sul diritto penale sostanziale che si prefigge di contrastare in maniera decisa un grave fenomeno criminale che purtroppo trova sempre più spesso riscontro nelle pagine della cronaca quotidiana. La violenza domestica e la violenza di genere sono argomenti da tempo all'ordine del giorno a causa dei gravi episodi ad essi legati che scuotono sempre più la collettività nazionale. Per questo motivo il tema è stato tempestivamente affrontato sia dal Governo sia dal Parlamento profondamente sensibili alle istanze della società civile e delle vittime dei reati violenti oggetto dell'intervento normativo. Il testo che arriva all'esame dell'Aula è il buon frutto di un'intensa opera di sintesi, effettuata in Commissione, dove si è lavorato con la piena consapevolezza che tale fenomeno non può essere affrontato e combattuto sotto il mero profilo punitivo-repressivo ma, altresì, attraverso la previsione di misure finalizzate alla prevenzione dei reati di cui si discute, alla più ampia formazione degli operatori a cui è demandata l'attività di polizia giudiziaria in questo ambito ed all'abbattimento del pericolo di recidiva degli stessi reati. È peraltro evidente che, sotto il primo profilo, era necessaria una decisa presa di posizione dello Stato al fine di rimarcare nel modo più netto possibile l'intolleranza verso tali comportamenti criminali. Ecco su quali reati nello specifico siamo intervenuti. Dalla breve elencazione che mi accingo a fare emerge come si tratti di reati che colpiscono le persone più indifese, quelle che dovrebbero essere protette e rispettate da coloro che viceversa le offendono, le umiliano, le maltrattano e sempre più frequentemente addirittura le uccidono. Dal punto di vista del diritto sostanziale si è intervenuti in particolare sui reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni volontarie, omicidio volontario, atti persecutori e violenza sessuale. Senza scendere in questa sede nei dettagli mi limito a sottolineare fra tutti gli interventi quelli mirati a contrastare in particolare il fenomeno del cosiddetto femminicidio. Oltre ad essere intervenuti a tal proposito sull'articolo 577 del codice penale, introduciamo nel codice di procedura penale il cosiddetto codice rosso, che consiste nella creazione di una corsia preferenziale per la trattazione delle notizie di reato aventi ad oggetto casi di violenza di genere e domestica, con l'obbligo quindi a carico della forza di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria di riferire immediatamente all'autorità competente le notizie di reato aventi quell'oggetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In altre parole, viene finalmente introdotta una presunzione assoluta di urgenza che esclude ogni discrezionalità da parte della polizia giudiziaria chiamata, quindi, ad attivarsi senza ritardo in presenza di quelle ipotesi. Altra novità di rilievo è l'obbligo di comunicazione tra il giudice penale e quello civile quando siano in corso procedimenti di separazione o di divorzio dei coniugi ovvero cause relative all'affidamento di minori o alla responsabilità genitoriale, quando una delle parti sia sottoposta ad indagini per fatti di violenza di genere e domestica e vengano adottati particolari provvedimenti restrittivi della libertà personale.

Prevediamo, altresì, da una parte percorsi rieducativi per il reo condannato per i delitti in disamina, al fine di evitare il pericolo di reiterazione e, dall'altra, corsi di formazione per gli operatori della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria. Quelle che ho elencato, signor Presidente, sono solo alcune delle disposizioni che andremo a discutere e che mi auguro verranno affrontate dall'Aula con lo stesso spirito costruttivo e collaborativo emerso in Commissione.

Come si è dimostrato con l'elaborazione di questo testo, l'impegno di questa maggioranza, del MoVimento 5 Stelle e di questo Governo per contrastare tali odiosi fenomeni criminali è e resterà massimo, perché massima è la riprovazione per chi li commette e la solidarietà per chi li subisce. Non dimentichiamo, infatti, che in questi casi le vittime sono spesso persone che si fidavano di coloro che, invece, le hanno maltrattate, ferite e uccise. Pensiamo ai bambini, costretti a subire violenze fisiche o psicologiche all'interno della famiglia, a donne perseguitate, molestate o persino uccise da coloro che affermavano, invece, di amarle.

Concludo, Presidente, affermando che questa è una legge che portiamo avanti con forza e convinzione, perché è una legge che rafforza la società e il rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni dello Stato. E il MoVimento 5 Stelle è nato proprio per questo: per la tutela dei cittadini, l'affermazione della legalità, la cura e l'attenzione verso le persone in difficoltà. Un Paese che vuole riconoscere e di fatto riconosce più diritti e più tutele alle donne, ai minori e alle vittime di violenza, è un Paese che si evolve e che guarda al futuro, è un Paese che progredisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Patrizia Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, quando si affrontano tematiche legate alle donne emergono con forza due dimensioni: la violenza sulla persona e l'effettivo esercizio dei diritti in termini di partecipazione. Oltre ai numeri, sempre troppo alti, ciò che colpisce degli atti di violenza contro le donne è la loro sistematicità. La violenza contro le donne nel nostro Paese è persistente ed efferata. Ogni giorno veniamo a conoscenza di casi di violenza, omicidi o suicidi: per citarne uno fra tutti, il caso di stupro con filmato di alcuni giorni fa a Catania. Non è mai ultimo, purtroppo, ce ne è sempre un altro, poi un altro ancora. Si rimane sgomenti e non si fa neanche in tempo a reagire che già dobbiamo fare i conti con una nuova lacerante notizia di aggressione violenta o di un omicidio.

E ci si scoraggia profondamente quando poi un giudice riduce le pene in nome di una tempesta emotiva o perché l'assassino era disperato e deluso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quello che rimane inaccettabile è la giustificazione, l'alibi come risposta alla violenza contro le donne, cancellando anni di sensibilizzazione. Non ci sono aree dell'Italia immuni da questi episodi, non ci sono età in cui tali fatti non avvengono. Li subiscono le giovani, le bambine, le adulte, non fa differenza purtroppo.

A tutto questo io dichiaro la mia massima resistenza e il mio massimo rifiuto. Forza Italia si batte da anni su questo tema e grazie a noi molti passi avanti sono stati fatti, come la legge sullo stalking (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma non basta.

In Commissione giustizia, Forza Italia ha lavorato su alcune proposte emendative che mirano ad estendere la tutela delle vittime vulnerabili, in particolare in considerazione dell'avvenuta rapidissima diffusione di Internet, della rete e dei social. Viene, quindi, introdotta una nuova fattispecie di reato, il sexting e il revenge porn: sono le nuove armi di distruzione delle donne, sono armi subdole perché non lasciano impronte digitali, perché nascondono gli esecutori, perché incutono sofferenze enormi alla vittima e ai propri congiunti e spesso inducono al suicidio. Le vittime designate molto spesso non sanno di essere filmate dal proprio aguzzino, che in questi frame carica le armi, diverse da quelle da fuoco, ma altrettanto letali, e premedita la distruzione di una donna, che molto spesso si concede per amore, per poi ritrovarsi sottoposta ad una gogna mediatica insostenibile.

Non c'è tanto da dire, non c'è da inventarsi nulla di strano, se non aggiornare il nostro codice penale, risalente a quasi novant'anni fa, un'altra era, e che mai a quell'epoca avrebbe saputo inventare un crimine di questa efferatezza, figlio dell'era tecnologica e di internet, figlio di quella rete che era nata per connettersi e, invece, in casi come questo, diventa un terribile strumento per catturare e distruggere vittime inconsapevoli.

Per questo, il gruppo di Forza Italia chiede di introdurre un nuovo articolo del codice penale, il 612-ter, che preveda una nuova fattispecie di reato: la diffusione di testi o immagini a contenuto sessualmente esplicito e, quale aggravante, la loro utilizzazione a scopo di vendetta da parte del coniuge o del partner, in ragione della cessazione del legame (revenge porn).

Questo stesso emendamento proposto si occupa di sanzionare sia il sexting primario, ovvero l'azione di mettere in circolazione inizialmente i contenuti, rendendoli di dominio pubblico, sia di disciplinare il sexting secondario, punendo chi contribuisce alla diffusione ovvero non la impedisce.

L'altro crimine che con questo vogliamo punire è quello del cosiddetto revenge porn. In questo caso, la pubblicazione e la divulgazione attraverso strumenti informatici o telematici di contenuti intimi ed espliciti avviene a scopo di vendetta, è il vile atto che spesso si celebra alla fine di una relazione sentimentale come strumento di diffamazione con finalità ritorsive nei confronti delle vittime, prevalentemente donne, che fino a poco prima erano mogli, compagne, fidanzate e madri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Anche in questi casi, le conseguenze - non solo psicologiche, ma anche sociali - sono spesso devastanti per le vittime, anche per quelle che non arrivano al gesto estremo del suicidio.

Una recente indagine dell'Osservatorio nazionale adolescenza ha rivelato che, su oltre 7 mila adolescenti italiani, il 4 per cento dichiara di aver inviato foto e video di sé in atteggiamenti sessuali su WhatsApp, sui social, oppure mediante altri strumenti informatici. La prassi, come detto, ormai dilagante della diffusione e divulgazione di tale materia, reca in sé conseguenze psicologicamente devastanti per la vittima. Testimonianza ne sono i molteplici suicidi di giovani, in particolare ragazze, che hanno perso il proprio onore e decoro, in definitiva la propria identità sociale.

Sino ad oggi, l'ordinamento italiano non conosce uno specifico divieto penalmente rilevante che punisca tali condotte e che svolga, al contempo, una funzione specialmente preventiva. È proprio questa lacuna che Forza Italia vuole colmare, punendo chi pubblica o divulga, attraverso strumenti informatici o telematici, immagini o video privati sessualmente espliciti, come acquisiti, realizzati o detenuti senza il consenso delle persone ivi rappresentate. Si prevede una pena da 6 a 12 anni nel caso in cui dalla illecita divulgazione di materiale intimo derivi la morte della persona offesa. Si prevede poi un aumento di pena fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità.

Dinanzi al dilagare di questa nuova emorragia sociale, oggi ci aspettiamo un voto unanime, compatto, deciso, nel considerare questo emendamento favorevole all'Assemblea e introdotto al più presto nel nostro ordinamento attraverso l'adozione di un provvedimento a difesa delle vittime della violenza di genere. Il Parlamento italiano, gentile Presidente, non può permettersi di diventare correo, tacendo ancora davanti a una così nobile pratica, che ci abbassa al livello dei peggiori esempi della storia del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. In queste settimane noi sinceramente abbiamo maturato una convinzione, quella che nel Governo e che nella maggioranza, anche su questo tema importantissimo, delicatissimo, sia prevalsa una linea, quella dell'ipocrisia, della propaganda, della corsa a mettere il cappello su provvedimenti che possono essere sintetizzati, secondo me, con questa espressione: un'occasione perduta.

Cerco di spiegare i motivi di questa affermazione con qualche domanda (alcune di queste le ha poste e le ha ricordate anche il collega Bordo nel suo intervento).

Dopo aver deciso di lavorare insieme per unificare le proposte di legge della deputata del PD Annibali, quella dei 5 Stelle, quella di Forza Italia, quella stessa del Governo, per quale motivo all'improvviso avete fatto marcia indietro, impedendo un lavoro comune, che avrebbe probabilmente portato il Parlamento a votare una legge comune e condivisa? Per quale ragione all'improvviso si è scatenata una competizione mediatica dentro il Governo, tra la filo-leghista Ministra Bongiorno e il Guardasigilli dei 5 Stelle Bonafede? Io credo che le risposte a queste domande siano nel testo, che rappresenta appunto un'occasione perduta.

Se davvero aveste a cuore l'interesse della donna, la lotta, il contrasto anche attraverso la prevenzione di fenomeni drammatici come i quasi quotidiani femminicidi, le violenze domestiche, quelle di genere, i fenomeni di stalking, le umiliazioni e le discriminazioni che le donne subiscono, avreste lavorato insieme con tutti noi, con tutti gli altri, ad un altro testo, ad un altro approccio.

La risposta che date con questo provvedimento in sostanza è solo quella di normare l'aspetto penale, focalizzandosi sull'iter giudiziario. Non che non siano cose significative dal punto di vista dell'approccio, ma tuttavia sono parzialissime. Avete raccolto, anche nel merito di questo provvedimento, critiche da magistrati nel corso delle audizioni, da persone che quotidianamente, sul campo, in trincea direi, si occupano di questi problemi. Ma questa appunto penale è solo una delle sfaccettature della problematica: c'è, innanzitutto, un grande tema culturale di educazione alle politiche di genere, di parità, educazione a combattere ogni forma di discriminazione, sottomissione maschilista o neopatriarcale, rifiuto di stereotipi, rifiuto delle piccole e grandi violenze e maltrattamenti quotidiani. Una grande opera di educazione e civiltà da consolidare, soprattutto negli anni del percorso scolastico, come i precedenti Governi di centrosinistra avevano impostato.

C'è un tema di risorse per finanziare i piani antiviolenza, sostenere le vittime, garantendo loro vicinanza, riservatezza e accompagnamento; sostenere i centri antiviolenza, le case rifugio, le associazioni. Se aveste avuto davvero a cuore questi temi, le risorse non le avreste tagliate come avete fatto.

E c'è un grande tema di percorsi rieducativi, di recupero dei colpevoli, detenuti giustamente per reati di violenza commessi, ma per i quali è necessario lavorare per evitare recidive una volta scontata la pena, con seri percorsi di osservazione e interventi di recupero.

C'è il grande tema di continuare le cose e i percorsi di formazione, avviati e intrapresi dai Governi precedenti, delle forze dell'ordine, e consolidare e sviluppare i protocolli già firmati con l'Arma dei carabinieri e le forze di Polizia, coinvolgendo anche pienamente la Polizia penitenziaria e la polizia municipale, che per prossimità è più vicina ai problemi del territorio e dei cittadini.

E c'è, infine, il tema di sviluppare davvero, non a parole, le linee guida nazionali del 2017 per i pronto soccorso e le aziende ospedaliere, anche relativamente alla raccolta di dati e reperti nella prima fase, per evitare ulteriori traumi alle vittime e forme, come si dice, di vittimizzazione secondaria.

Ho citato alcune cose, Presidente, che nel provvedimento non ci sono, e che avrebbero potuto e dovuto esserci: per questo parliamo di ipocrisia. Del resto, è difficile sostenere che questa maggioranza sia davvero contro le violenze di genere e a favore delle donne: se lo foste, avreste preteso le dimissioni di un Ministro che ha concesso un patrocinio ad un convegno, come quello di Verona, che costituisce un'offesa ai diritti civili, alle conquiste della modernità, alla dignità delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se lo foste, avreste preteso il ritiro: sì, il ritiro di una proposta di legge come quella del senatore Pillon, che riporta i rapporti matrimoniali e di coppia indietro di decenni, trattando come pacchi chi dovrebbe essere tutelato più di tutti, cioè i minori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se lo foste, questa maggioranza non ammiccherebbe, almeno in alcune sue componenti, a proposte che mettono in discussione leggi come quelle sul dramma dell'interruzione della gravidanza e la libera determinazione delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E se, infine, foste davvero dalla parte delle donne, ci pensereste ancora, di più, prima di approvare una legge gravissima come quella sulla legittima difesa, che rischia di aumentare a dismisura il numero delle armi in circolazione, che potrebbero causare ulteriori drammi domestici e casalinghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ma questi sono una maggioranza ed un Governo che hanno come Ministro dell'interno un signore che sembra indignarsi solo quando capita un episodio di violenza alle donne compiuto da extracomunitari: non si vede la felpa di Salvini quando a umiliare ed offendere, violentare le donne sono magari, come capita, italiani di pelle bianca. Come è accaduto sulla Circumvesuviana, in Sicilia o in Veneto: lì Salvini non c'era.

Ecco allora alcuni motivi, innanzitutto politici, per i quali abbiamo parlato di ipocrisia e di questa legge come occasione perduta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Vittoria Casa. Ne ha facoltà.

VITTORIA CASA (M5S). Presidente, colleghi tutti, membri del Governo, oggi è per tutti noi una giornata molto importante, perché ci troviamo a discutere, oltre che di un progetto di legge, di un fenomeno sociale e culturale che costituisce una vera e propria emergenza per la nostra comunità nazionale. La percezione diffusa, le cronache recenti, il clima culturale che talvolta si respira rendono ormai indifferibile un serio e strutturale intervento per arginare l'intollerabile proliferare di atti di violenza e di odio contro le donne.

I dati statistici ci dicono che la questione della violenza di genere ha ormai superato il livello di guardia, avendo assunto dimensioni allarmanti: non si tratta solo dei femminicidi, si tratta anche e ancor prima dei gesti apparentemente innocui, ma in realtà devastanti, che rivelano un insopportabile atteggiamento di superiorità, di possesso, di esibizione di forza nei confronti delle donne.

Su tutto questo bisogna intervenire, e su tutto questo il progetto di legge oggi in discussione, anche grazie al lavoro emendativo condotto, fornisce risposte chiare e per troppo tempo attese.

Si tratta di un provvedimento che nasce dalle esperienze realmente vissute da tante donne, italiane e non, da tante nostre concittadine che non ci sono più o che scontano ancora oggi sul loro corpo e sul loro animo i segni indelebili di una violenza. Una legge che permette al nostro Paese di dotarsi di norme all'avanguardia, che consentono un tangibile salto in avanti rispetto al passato: basti pensare, tra le altre disposizioni, alla previsione dell'obbligo di formazione specifica per gli operatori delle forze dell'ordine.

La portata innovativa della proposta di legge di cui discutiamo oggi sta nell'attenzione assolutamente necessaria posta alla fase della prevenzione: le istituzioni, la giustizia, lo Stato devono fare tutto il possibile per individuare anzitempo le situazioni di potenziale rischio per l'incolumità fisica, intervenendo prima ancora che le donne possano subire le conseguenze di comportamenti violenti e irrispettosi del valore della vita umana.

L'aumento dell'entità delle sanzioni da solo non è sufficiente per arginare un fenomeno che ha una grandissima matrice sociale e culturale: quella che possiamo considerare a tutti gli effetti una vera e propria piaga sociale si affronta con una seria opera di repressione, ma si affronta ancor prima con un radicale sforzo di natura culturale, finalizzato a far capire che non esiste nessuna giustificazione né attenuante per l'utilizzo di violenza contro le donne. Bisogna dire a chiare lettere che un uomo che usa violenza nei confronti di una moglie, di una figlia, di una compagna è semplicemente un uomo che ha perso la sua dignità.

Non ci sono ragioni di sorta che possano neanche giustificare lontanamente gesti del genere: non esiste tempesta emotiva, tradimento, gelosia, mancanza o gonna corta che possa anche minimamente costituire giustificazione ad un gesto atroce e vile come quello compiuto da chi muove un solo dito contro la donna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Spiace, nel 2019, avvertire ancora l'urgenza di rilanciare un messaggio tanto semplice quanto purtroppo disatteso e tradito nella concreta realtà quotidiana del Paese.

Per questi motivi, Presidente, una parte fondamentale del processo di sensibilizzazione che il Paese dovrà compiere riguarda l'investimento educativo e formativo nei confronti delle giovani generazioni.

Come gruppo MoVimento 5 Stelle continueremo a lavorare su questo fronte e a puntare con determinazione su percorsi tematici specifici nelle scuole, consapevoli che la crescita culturale sia uno degli antidoti più potenti ed efficaci rispetto al virus dell'intolleranza e di inaccettabili quanto insensati stereotipi sul rapporto uomo-donna.

Sono proprio i giovani protagonisti del nostro futuro, quelli su cui riponiamo le nostre speranze per sradicare definitivamente dal tessuto della nostra società il tarlo della violenza di genere, un virus latente che riaffiora tragicamente nella realtà concreta di migliaia e migliaia di persone.

Non c'è un posto migliore dove imparare e introitare i valori del rispetto e dell'uguaglianza che non siano proprio i banchi di scuola, dove si forma la persona, il cittadino, l'essere umano in tutta la sua compiutezza. Per questo, accanto a questo nuovo provvedimento, metteremo in campo iniziative orientate all'educazione e alla formazione. Educare significa prima di tutto prevenire; formare giovani rispettosi della diversità, significa rimuovere in origine il germe sub-culturale che poi porta ad assumere atteggiamenti e comportamenti irrispettosi e violenti. Accanto alla formazione degli operatori del settore pubblico e del privato sociale, è altrettanto cruciale la predisposizione di programmi di interventi per gli uomini autori o potenziali autori di violenza. Si tratta di un intervento necessario, di lungo termine, che però può rivelarsi assai utile nella complessiva strategia contro la violenza sessuale di genere.

Un'altra direttrice d'azione che va implementata nell'immediato futuro riguarda la sensibilizzazione sul significato profondo di stereotipi e sessismo nell'ambito della relazione uomo-donna, avendo una cura particolare per il contesto dei social network, canale comunicativo privilegiato soprattutto da parte delle fasce più giovani della popolazione. Tutti impegni già previsti dal Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020, a cui questa legge, però, può dare un rinnovato slancio e una previsione più organica e strutturata.

Occorre insomma una strategia lungimirante e capace di tenere insieme i vari aspetti del fenomeno, che coinvolga sinergicamente tutte le energie sane della società. Serve uno sforzo convinto da parte di tutte le istituzioni educative del Paese, che andrà fatto non solo per far comprendere che applicare violenza a una donna significa negare il valore più alto e più bello della vita umana, ma anche per aiutare le donne, di qualsiasi età e di qualsiasi condizione sociale e culturale, a capire che subire persecuzioni, gesti violenti, parole d'odio, non è colpa né tantomeno vergogna. Lo Stato deve prendere per mano queste donne, supportarle passo dopo passo, in ogni sede, non solo giudiziaria, proteggerle, garantendone la sicurezza prima che possano subire danni irreparabili, prima che sia troppo tardi per tornare indietro.

Un padre, un marito, un fidanzato violento e aggressivo non sono persone che ci rispettano, che ci vogliono bene, sono semplicemente uomini che ci privano del nostro futuro, che ci rubano il diritto alla fiducia nei confronti degli altri, la cosa più preziosa che possa esserci tolta. Noi, come istituzioni - e mi avvio alle conclusioni -, in quest'Aula e in qualsiasi luogo sia possibile farlo dobbiamo sostenere questa battaglia di civiltà, una battaglia che, come hanno giustamente detto vari rappresentanti del Governo, non deve e non può avere colore politico. Deve essere una conquista dell'intero Parlamento, perché tutti siamo chiamati a rafforzare e migliorare queste norme, anche nella diversità di pensiero. Tutti abbiamo l'obbligo morale di contribuire al cambiamento culturale necessario per portare a termine vittoriosamente la battaglia contro la violenza di genere. Siamo consapevoli, cari colleghi, del fatto che, da come si affronta una questione basilare per uno Stato di diritto come la tutela dell'integrità fisica e psicologica delle donne, passa anche la qualità complessiva della nostra democrazia. Da questo verrà giudicato il nostro lavoro al servizio del Paese e di tutti i suoi cittadini, specie di quelli più deboli, esposti a rischi, pericoli e ingiustizie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Presidente, prima di parlare della questione in sé mi sia consentito fare una breve premessa, in cui vorrei evidenziare come ogni forma di violenza sia inaccettabile: violenza sulle donne, violenza sui bambini, violenza sugli anziani, violenza sugli uomini. Gli atti e le forme di violenza indiscriminate contro ogni essere umano sono da condannare sempre e comunque in egual modo, senza distinzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). I casi di femminicidio e di maltrattamenti familiari continuano ad essere all'ordine del giorno. Dalla cronaca nazionale emerge che, nella maggioranza dei casi, un pronto intervento delle forze dell'ordine e delle tutele giudiziarie in favore delle vittime può avere una sostanziale differenza a tutela della loro vita.

Questo perché le violenze che si compiono dentro le mura domestiche sono troppo spesso taciute, fin quando poi non diventano di dimensioni drammatiche. Le vittime hanno spesso paura delle reazioni che si accompagnerebbero alle loro denunce e di non avere sufficiente protezione da parte dello Stato. Questo sistema deve cambiare, e può farlo soltanto attraverso una pronta risposta delle autorità, che devono essere adeguatamente formate a interventi di questi casi e ad un allontanamento efficace dei carnefici in via cautelativa. Non dimentichiamo che accanto a queste vittime di violenza ci sono spesso anche i loro figli: questi bambini sono vittime allo stesso modo della violenza e della perversione dei loro padri, dei loro compagni, e più in generale degli adulti. Hanno una frequenza ormai quasi quotidiana le notizie di crimini compiuti nei confronti dei minori, nei confronti di un'infanzia sempre più violata. La famiglia, porto sicuro di protezione e accoglienza, ambiente affettivo indispensabile per una sana crescita dei nostri bambini, è diventata lo spazio principale in cui si consumano dei drammi peggiori. Negli ultimi mesi ricordiamo la vicenda di Genzano, in provincia di Roma, dove una bambina di 22 mesi è stata picchiata dal patrigno solo perché piangeva; a Cardito, in provincia di Napoli, un bambino di 7 anni è stato trovato morto; a Rozzano, un uomo di 63 anni è stato ucciso per aver abusato della propria nipote di cinque anni; pochi giorni fa, a Bologna due bambini preadolescenti sono precipitati dal balcone per circostanze ancora da chiarire.

Il fenomeno complesso della violenza sui minori comprende molto spesso anche quello della violenza assistita intra-familiare: assistere a dei maltrattamenti praticati su altre familiari, sulla propria madre, provoca dei traumi psicologici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), dei gravi traumi che questi bambini si porteranno avanti per tutta la vita. Conseguenze a lungo termine del trauma sono il comportamento violento dello stesso bambino, bullismo, delinquenza e uso di sostanze stupefacenti. Dopo circa un anno dall'inizio della presente legislatura, il Governo, attraverso il provvedimento che ci accingiamo ad affrontare in Aula, ha finalmente preso coscienza della costante emergenza dei crimini violenti che avvengono troppo spesso nell'ambito familiare, un provvedimento che noi di Forza Italia chiediamo da mesi, e sul quale, con forte spirito di responsabilità, abbiamo fornito il nostro contributo, soprattutto in Commissione giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È fondamentale provvedere all'accelerazione dei procedimenti relativi ai reati di violenza, introducendo termini abbreviati per la comunicazione della notizia di reato da parte della polizia penitenziaria al pubblico ministero e per l'assunzione di informazioni dallo stesso PM ai fini delle indagini.

Un altro versante sul quale bisogna intervenire nel più breve tempo possibile è quello relativo alla diffusione di immagini o video sessualmente espliciti, il cosiddetto sexting. Il fenomeno è purtroppo una vera e propria moda tra giovani, ma non solo, e la prassi dilagante della diffusione e divulgazione di tale materiale reca in sé conseguenze devastanti per la vittima. Testimonianza ne sono i molteplici suicidi di ragazzi e ragazze che hanno perso la propria identità sociale, subendo il discredito connesso all'essere improvvisamente protagonisti sul web. Abbiamo dunque proposto di estendere la tutela delle vittime vulnerabili in considerazione della avvenuta diffusione di Internet, della rete e dei social, prevedendo una nuova fattispecie del reato, quella della diffusione di testi o immagini a contenuto sessualmente esplicito quale aggravante con l'utilizzo di questi materiali a scopo di vendetta da parte del coniuge, del partner, in ragione della cessazione del legame, il cosiddetto revenge porn: vendetta porno. Da parte nostra - quindi devo ringraziare tutte le mie colleghe, in particolare la deputata Bartolozzi -, la battaglia al fianco delle vittime di violenza non si fermerà mai, continueremo ad ascoltare le voci di tutte le donne, di tutti i bambini, di tutti gli anziani e di tutti quegli uomini che purtroppo ancora oggi sono costretti a portare dentro di sé un dolore troppo forte per garantire agli stessi un supporto che, da parte nostra, da parte del Parlamento, non deve mai mancare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alfredo Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, sono già intervenuti, per il Partito Democratico, i colleghi Michele Bordo e Walter Verini che hanno rappresentato in maniera, secondo me, assolutamente adeguata la posizione del Partito Democratico su questo provvedimento. Entrambi hanno parlato di una occasione persa e anche io credo che di occasione persa si tratti. È emerso anche oggi, nella discussione generale, dalle dichiarazioni di intenti, direi, pressoché unanimi, quanto sia avvertita l'esigenza di completare un apparato di contrasto alla violenza di genere, di tutela effettiva delle donne, di promozione di una cultura efficace della parità di genere; ma su obiettivi così importanti, così seri e così condivisi occorreva lavorare in modo diverso, con una logica di lungo periodo, fuori dalla retorica dell'emergenza che non aiuta a individuare le soluzioni efficaci per un problema di natura culturale e così legato alla nostra società come quello della violenza di genere.

La sensazione, invece, che abbiamo, anche al termine dei lavori in Commissione e all'approdo in Aula del provvedimento, è, invece, che, anche in questa occasione, sia prevalsa quella logica emergenziale che è una logica che rende di più in termini di comunicazione, in termini di propaganda politica, ma che, in realtà, offre poche, reali ed efficaci soluzioni e che sia prevalsa una logica, anche, di equilibrismo politico, che ha impedito, alla fine, un reale confronto, un coinvolgimento vero e non di facciata delle opposizioni, dell'interesse comune, che è quello, appunto, del raggiungimento di obiettivi così importanti.

In realtà, forse, non dovremmo troppo sorprenderci di questa condizione e di questo esito, se solo guardiamo alle troppe contraddizioni che, anche sulla condizione femminile, contraddistinguono questo Governo e questa maggioranza. Pensiamo alla proposta Pillon che ignora e disconosce, di fatto, la disparità di genere tutt'oggi esistente anche nelle famiglie, alla recente proposta volta a rimettere in discussione importanti acquisizioni e diritti civili, al patrocinio dato dal Ministero della famiglia e alla partecipazione di Ministri importanti di questo Governo, a partire dal Vicepresidente Salvini, al Congresso internazionale della famiglia di Verona, organizzato da Toni Brandi, grande amico di Roberto Fiore, leader della formazione neofascista di Forza Nuova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), a cui parteciperanno noti esponenti di estrema destra filoputiniana dell'Est Europa che sul terreno dei diritti e della parità di genere hanno posizioni estreme e oscurantiste.

Noi abbiamo offerto la nostra collaborazione, anche attraverso la disponibilità di Lucia Annibali, prima firmataria di una proposta di legge del Partito Democratico; abbiamo dato la nostra disponibilità a lavorare insieme, abbiamo condiviso molte delle previsioni che erano contenute inizialmente nel testo di legge della relatrice Ascari, eravamo alla ricerca di una soluzione condivisa, eravamo pronti a lavorare anche a un Comitato ristretto, come sapete, che trovasse un testo unitario, ma ci è stata chiusa la porta, in modo irragionevole e incomprensibile; è stata negata la disponibilità a lavorare a un testo unitario, attraverso un Comitato ristretto, è stato imposto un testo base, quello del Governo, che era fatto da quattro o cinque articoli scarni e inefficaci, è stato dichiarato dal Ministro intoccabile il testo ritoccato e annunciato in conferenza stampa. Ma quale collaborazione rappresenta questo modo di procedere, se si ritiene intoccabile il testo, se si chiude la porta alla collaborazione in Commissione? È vero, alcuni emendamenti, in modo del tutto unilaterale e insindacabile, sono stati accolti, ma l'esito di questo percorso dominato da quella logica emergenziale e chiuso alla collaborazione e al contributo delle opposizioni non è soddisfacente. Per soddisfare le esigenze della comunicazione politica che, ancora una volta, prevale su ogni altra logica e ogni altro interesse, non si incrociano le esigenze e gli obiettivi di un reale ed efficace contrasto alla violenza di genere che, invece, il confronto vero e negato anche con le opposizioni, forse, avrebbe consentito.

Come è stato detto, il “codice rosso”, che è un po' l'architrave del provvedimento, quello che impone l'audizione della persona offesa entro tre giorni dalla notizia di reato, è stato criticato dai principali operatori auditi in Commissione, da giudici e PM che hanno una grande esperienza alle spalle, giudici esperti della materia, che hanno criticato quella scelta, quel provvedimento con ragioni serie e preoccupate che ne hanno messo in evidenza l'inutilità, se non, addirittura, la pericolosità, con argomenti e ragioni sulle quali non abbiamo sentito alcuna replica, nessuna replica a quegli argomenti e a quelle ragioni di preoccupazione.

Una delle misure contenute nella proposta della relatrice e che, poi, in modo del tutto inspiegabile è stata ritirata, quella della flagranza differita per l'arresto in caso di reati di questa natura, è stata inspiegabilmente ritirata senza alcuna spiegazione ed è stata, quindi, depotenziata, attraverso questo ritiro una norma che poteva essere, invece, utilissima, come tutti gli operatori ci avevano invitato a fare. Sono stati introdotti per l'ennesima volta aumenti di pena, perché questo, lo sappiamo, è lo strumento più efficace di comunicazione politica, si aumenta la pena e si dice che, così, si risolve il problema, ma sappiamo benissimo che l'aumento delle pene è inefficace, perché non ha efficacia dissuasiva. Lo ripeto: l'aumento delle pene non ha efficacia dissuasiva, non è quello lo strumento attraverso il quale si possono perseguire gli obiettivi di tutela delle donne dalla violenza di genere, non è quello lo strumento, è solo uno strumento di comunicazione politica. Se si voleva agire sulla fase cautelare, perché qualcuno ha detto che quello era l'obiettivo (si aumentano le pene perché così aumenta la durata della custodia cautelare), allora bastava agire sulla custodia cautelare, bastava agire - come noi abbiamo chiesto - sulle norme che riguardano la custodia cautelare, raddoppiando i termini di fase per quel tipo di reati; che bisogno c'è di andare a scardinare il sistema delle pene semplicemente per lanciare un messaggio che, lo sappiamo, è del tutto illusorio?

Si è persa anche l'occasione, è stato detto da tutti, di introdurre la norma sul revenge porn, quello strumento perverso che, oggi, lo sappiamo benissimo, costituisce uno dei modi più diffusi per il maltrattamento delle donne. Sul revenge porn, è stato detto, c'è già una proposta di legge che giace al Senato. Ho capito, ma si poteva tranquillamente inserire la fattispecie in questa proposta di legge e, poi, successivamente, si sarebbe lavorato per cercare di arrivare a una soluzione condivisa. Che motivo c'era di evitare di introdurre in questo provvedimento di legge una norma che oggi rappresenta obiettivamente una grande necessità?

E, poi, guardate, la cosa più incredibile è che non c'è alcuna risorsa finanziaria, lo ripeto, non c'è alcuna risorsa finanziaria, è l'ennesimo provvedimento a costo zero! Ma ci spiegate come farete a finanziare e pagare i corsi di aggiornamento e specializzazione delle forze di polizia, cosa che, pure, è prevista in questo testo di legge? Come farete a pagarli e a finanziarli se non c'è una risorsa impegnata in questo provvedimento di legge? E come farete a finanziare i trattamenti penitenziari previsti per coloro che sono stati condannati per reati sessuali legati alla violenza di genere, quei trattamenti penitenziari che sono gli unici che possono consentire di evitare la recidiva? E sappiamo che, per reati di questo genere, la recidiva è il pericolo più frequente: un soggetto sconta la pena, esce, poi rischia di commettere lo stesso reato se non viene trattato adeguatamente durante la fase della detenzione. Ma se non mettete risorse per questi trattamenti penitenziari, mi spiegate come farete a garantirli? È chiaro che potete fare una previsione di questo genere, ma se non mettete le risorse è una previsione che rischia di rimanere lettera morta e questo rappresenta, a mio modo di vedere, il simbolo più evidente del fatto che questa legge rischia di essere del tutto inefficace, uno spot del tutto inefficace.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ALFREDO BAZOLI (PD). Quindi, lo ribadisco, per noi è un'occasione persa. Noi non abbiamo condiviso il metodo, abbiamo serie riserve politiche e, anche, molte ragioni di merito che ci inducono a ritenere che questa sia un'occasione persa. Auspichiamo, speriamo che nel prosieguo dell'iter parlamentare di questa proposta di legge ci sia un atteggiamento diverso, che nell'altro ramo del Parlamento ci sia un atteggiamento diverso e in grado di consentire un avanzamento vero verso l'obiettivo che ci siamo dati. Noi del Partito Democratico continueremo a lavorare in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà.

SANDRA SAVINO (FI). Presidente, colleghi, peccato, peccato davvero che talvolta la politica e le istituzioni non dimostrino tempismo e intervengano tardi, troppo tardi, limitandosi spesso ad annunci sull'onda emotiva di fatti di cronaca, che poi non hanno seguito nei lavori parlamentari. La violenza di genere e la violenza domestica non sono delle novità: da anni e anni se ne parla, si cerca di individuare misure adatte a contrastare questo odioso fenomeno; solo talvolta si approvano leggi - penso a quella voluta da Forza Italia, contro quello che spesso è anch'esso forma di violenza, quando non la sua anticamera, e cioè lo stalking - che negli anni hanno prodotto risultati. Ma, per una legge che passa, altre restano chiuse nei cassetti, per inerzia o scarsa sensibilità; poco importa, quel che rileva è che provvedimenti utili, necessari non vedono la luce e non producono effetti, leggi non da scrivere ma pronte per essere discusse e approvate, se solo ci fosse la volontà. Oggi, finalmente ci confrontiamo e siamo quindi chiamati a varare una legge che contiene misure, alcune convincenti, altre meno, contro la violenza di genere e domestica. Ma permettetemi di dire che, all'interno di questo provvedimento, avrebbe potuto e dovuto esserci anche altro, che vede le donne vittime di quella che potremmo definire l'ultima frontiera della violenza sessuale: mi riferisco a quel fenomeno noto come revenge porn. Lo chiamiamo in inglese forse perché fa meno impressione, ma la sostanza è la stessa, è - mi si passi il termine - schifosa: si tratta della pubblicazione sul web o della diffusione di foto e video intimi e spesso espliciti a scopo di vendetta, a seguito della fine di una relazione sentimentale, vendetta che vede vittime quasi esclusivamente le donne. Un fenomeno in forte crescita se consideriamo che, oltre ai casi denunciati, è necessario prendere in considerazione anche quelli che non emergono per vergogna o per timore delle conseguenze. Le ripercussioni psicologiche e sociali su chi scopre di essere vittima sono pesanti e hanno portato anche a gesti estremi, come nel caso di Tiziana Cantone nel settembre del 2016. Un fenomeno contrastato con le armi a disposizione della Polizia postale e delle comunicazioni, ma che dal punto di vista penale meriterebbe un'attenzione particolare. Negli Stati Uniti, ad esempio, il revenge porn è codificato e quindi perseguito in numerosi Stati; non così in Italia, le cui leggi evidentemente non contrastano adeguatamente il fenomeno. E invece siamo di fronte, non solo a una grave violazione della privacy, ma ad una vera e propria fattispecie di violenza di genere, poiché - come ho detto - ad esserne vittime sono quasi esclusivamente le donne e a commettere l'abominevole condotta molto spesso persone legate in passato da una relazione affettiva. Non è mai elegante autocitarsi o vantarsi di ciò che si è fatto, ma in questo caso non posso esimermi dal farlo: 911 giorni fa presentai una proposta di legge che prevedeva l'istituzione del reato specifico di revenge porn, una modifica al codice penale, un testo breve e circoscritto, che contemplava - leggo direttamente l'atto – “la reclusione da uno a tre anni per chiunque pubblica su Internet, senza l'espresso consenso delle persone interessate, immagini o video privati, comunque quesiti o detenuti, realizzati in circostanze intime e contenenti immagini sessualmente esplicite, con l'intento di causare un danno morale alla persona interessata, con aggravanti in caso di precedenti rapporti di relazione affettuosa tra il colpevole e la vittima”. Poche righe, che sono rimaste nel cassetto della Commissione giustizia sino a fine legislatura, per poi essere ripresentate nel luglio scorso. Adesso se ne sono aggiunte anche altre, rappresentate da colleghi in entrambi i rami del Parlamento. In attesa che queste siano dibattute in Aula e, nel timore che il tema esca nuovamente dai radar, ho presentato un emendamento alla legge che stiamo oggi a discutere, un emendamento che contiene i tratti essenziali della mia proposta di legge e che integra l'aspetto delle fattispecie presenti in questa legge. So peraltro che la Commissione giustizia questo mio emendamento non lo ha accettato e spero in un ripensamento da parte della maggioranza, durante questo iter parlamentare, affinché possa prendere in considerazione questa proposta. Quale miglior percorso come questo che stiamo affrontando in questi giorni può essere quello che vede contenuta tale proposta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1455-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Stefania Ascari. Relatrice, lei ha esaurito il tempo a sua disposizione. Le concedo un minuto.

STEFANIA ASCARI, Relatrice. Grazie, Presidente. Desidero replicare brevemente a chi dice che non abbiamo avuto un atteggiamento di apertura.

Il tema della violenza di genere, che ci troviamo ad affrontare, è una vera emergenza sociale che affligge il nostro Paese e proprio per questo non ha e non deve avere colore politico. La proposta di legge alla quale siamo arrivati oggi io credo sia frutto di un lavoro di squadra, frutto di ascolto e di mediazione e lo dimostra il fatto che il testo della maggioranza, della relatrice, è stato riprodotto in tutto o in parte e fatto proprio dalle opposizioni e molti emendamenti condivisi sono stati votati insieme e approvati in Commissione giustizia. La legge che oggi votiamo deve essere un passo avanti nella prevenzione e nella tutela delle donne, perché questo, più di tutto, ci interessa, proteggere le vittime, punire i colpevoli ed educare le future generazioni. Contano i fatti e il lavoro di squadra che sono convinta faremo insieme nelle prossime ore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, il sottosegretario Vittorio Ferraresi.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. La situazione riguardante il femminicidio in Italia è sotto gli occhi di tutti, come è stato giustamente ricordato da diversi interventi che hanno avuto spunti assolutamente interessanti e pertinenti. Le donne vittime di omicidio volontario nell'anno 2017 in Italia sono state 123, negli ultimi 13 mesi le donne che hanno trovato la morte per mano di un uomo sono state 91. Delle 123 donne uccise nel 2017, l'80,5 per cento sono state uccise da una persona conosciuta, in particolare nel 43,9 per cento dei casi dal partner attuale o dal precedente, nel 28,5 per cento dei casi 35 donne da un familiare, inclusi figli e genitori e, nell'8 per cento dei casi da un'altra persona che conoscevano, come amici e colleghi.

Il fenomeno che dovremo e dobbiamo combattere è un fenomeno che - come è stato ricordato - non è un'emergenza, ma è un fenomeno stabile e che quindi va trattato come tale e contrastato senza “se” e senza “ma”. È un fenomeno che ha avuto - e parlo per il Governo - un inserimento nel contratto di governo che è stato, diciamo, sottoscritto da Lega e MoVimento 5 stelle, ed è un fenomeno che non riguarda ovviamente solo l'ambito di giustizia di cui noi oggi ci andiamo ad occupare, ma questo non vuol dire che la giustizia non debba fare la propria parte per il contrasto allo stesso. Sicuramente è un discorso culturale, sicuramente è un discorso di prevenzione, che parte dalle scuole, che deve essere affrontato anche e soprattutto dal punto di vista mediatico, dei giornali, delle televisioni, di Internet. Senza la trattazione di questi argomenti, potremmo solo intervenire forse nell'immediatezza o dopo, ma senza sconfiggere e quindi sradicare il problema alla base, che è una base di mancanza di una cognizione del problema, è una mancanza di cultura del rispetto degli altri, delle donne, dei bambini, delle persone più deboli.

Voglio innanzitutto ringraziare, ringraziare il Parlamento e ringraziare la Commissione giustizia, la relatrice, la presidente e tutte le forze parlamentari che hanno contribuito a questo testo. Lo voglio dire perché è ovvio che, se si chiede di non strumentalizzare, e lo si fa, mi corre l'obbligo poi di rispondere a certe cose che sono state dette, e a certi attacchi secondo me assolutamente ingenerosi da parte di alcune forze parlamentari, che voglio comunque ringraziare, perché ricordo che, nel testo che stiamo trattando oggi in Aula, c'è gran parte, non solo della grossissima attività della relatrice, che ha speso mesi e mesi sul lavoro di un testo che poi, in gran parte, verrà associato al “codice rosso” ed è associato al “codice rosso”, ma c'è anche gran parte delle proposte di legge di altri schieramenti. Mi viene in mente la proposta Annibali, che è presa praticamente per due terzi, la proposta Bartolozzi di Forza Italia, che, anche questa, ha avuto praticamente un inserimento quasi totale e altre proposte, che potranno essere valutate nella discussione parlamentare. Però credo che veramente alcune critiche siano assolutamente infondate da questo punto di vista. Il “codice rosso” è una necessità, il “codice rosso”, che è stato scritto a quattro mani dai Ministri Bonafede e Bongiorno, è un impegno che hanno preso tutti i candidati a Presidente del Consiglio, che si sono candidati alle elezioni del 2018 - lo voglio ricordare -, tutti hanno preso quell'impegno e quindi mi sembra veramente assolutamente opportuno che, indipendentemente da chi poi è andato a governare il Paese, tutti, se fossero stati insomma scelti dagli italiani e quindi avessero avuto la maggioranza, avrebbero adempiuto a questo impegno nei confronti del “codice rosso” ed è quello che noi abbiamo fatto.

Gli investimenti sui magistrati e il personale amministrativo, che servono poi per andare a migliorare la situazione, nonché la riforma delle procedure, questo Governo e questo Parlamento sicuramente li hanno portati avanti. Vado semplicemente a ricordare, ancora una volta, per la magistratura l'impegno previsto nella legge di bilancio per l'aumento della pianta organica dei magistrati e per nuove assunzioni di 600 unità, le 3 mila unità di personale amministrativo che presto verranno programmate in deroga rispetto alle normali assunzioni; l'emendamento inserito nel decretone quota 100-reddito di cittadinanza, che anticipa, addirittura, di 1.300 unità il turnover a luglio. Insomma, l'impegno finanziario di risorse per far funzionare la giustizia è sotto gli occhi di tutti, nonché l'impegno per modificare la procedura civile e penale per rendere i processi ancora più snelli e veloci.

La formazione è indispensabile, perché non possiamo attivarci con riforme se non pensiamo agli operatori che ricevono le denunce; è anche qui un discorso culturale ma, se manca, lo Stato deve stare vicino a questi operatori che, a loro volta, stanno vicino alle vittime, quindi gli operatori delle forze dell'ordine che hanno a che fare con questo tipo di procedimenti. E le altre misure: si suole ricordare che il “codice rosso” è un provvedimento che tiene blindato il Governo su un impegno che ha preso, ma tante altre misure sono state inserite all'interno del testo e altre potranno essere approvate in Aula. Le ricordo: maltrattamenti e stalking, aumento di pena, che non solo è giusto per quanto riguarda le misure cautelari, ma anche per il fermo che verrà attuato con questo aumento di pena; le misure di prevenzione, le aggravanti e l'alternatività sulla convivenza o sulla relazione, anche ove cessata; il nuovo reato di deformazione permanente del viso; gli aggravamenti del reato di violenza sessuale, violenza sessuale di gruppo, violenza sui minori; la procedibilità d'ufficio: visto che è stato detto che non andiamo incontro alle direttive, questa è una procedura di infrazione che ci era arrivata dalla Comunità europea, e, con questo provvedimento, in pochi giorni noi riusciremo a metterci in pari, prevedendo la procedibilità d'ufficio a fronte di atti sessuali con minori infraquattordicenni, una cosa importantissima; per non parlare della trasmissione obbligatoria al giudice civile di tutti i provvedimenti che riguardano la violenza di genere; per non parlare della modifica dell'articolo 190-bis, con i soggetti vulnerabili che passano dall'età di 16 anni all'età di 18 anni, per tutelare tutti i minori, indipendentemente dall'età; per non parlare della procedibilità – per quanto riguarda le scarcerazioni - con l'informazione obbligatoria che deve arrivare, indipendentemente dalla richiesta, a tutte le vittime, per salvaguardarle da un pericolo possibile di commissione di altri reati; del trattamento psicologico, che era presente nella proposta Ascari e nella proposta Annibali, che è stato inserito in questo testo; per non parlare dei braccialetti elettronici e della modifica, che noi prevediamo, di passare dalle procure generali alle procure della Repubblica che hanno più vicinanza, che sono più vicine al territorio e alle vittime, per quanto riguarda il risarcimento del danno per comportamenti assolutamente deprecabili (che rimangono senza un risarcimento perché, magari, il condannato in via definitiva non ha i soldi per risarcire oppure è scappato).

In questo senso, credo che sia stato fatto un grande lavoro, di cui ringrazio, ovviamente, tutti, però, quando arrivano delle osservazioni che riguardano il metodo, non posso che ricordare che ho votato, ed ero qui in Aula con voi, quel decreto per prevenire il femminicidio, che conteneva quattro o cinque articoli. Intanto mi chiedo perché tante di quelle proposte che si dicono non essere state prese in considerazione, a parte che abbiamo chiesto un ritiro per una valutazione dell'Aula, ma tante di queste proposte in questi cinque anni non sono mai state avanzate. Allora forse si è persa un'occasione non oggi, si è persa un'occasione in questi cinque anni, perché il problema del revenge porn non è un problema di oggi, è un problema che c'è sempre stato. E credo che la prima proposta di legge calendarizzata in Parlamento riguardante il revenge porn con una richiesta di trattazione effettiva sia venuta da parte di una forza di maggioranza e sia stata presentata qualche settimana fa.

Chiediamo, ovviamente, anche un rispetto di quella che è la realtà. Ora, su questo fenomeno c'è massima sensibilità e credo che il Parlamento avrà massimo appoggio dal Governo. Ci dovrà essere una trattazione precisa, ci dovrà essere una trattazione su un fenomeno molto delicato, che richiede attenzione non solo dal punto di vista penale, ma anche dal punto di vista delle situazioni che riguardano le piattaforme informatiche.

Stessa cosa sul metodo: il decreto per prevenire il femminicidio, di cui condivido assolutamente gli interventi che sono stati oggetto di dibattito nella scorsa legislatura, consisteva di quattro o cinque articoli inseriti in un provvedimento che con il femminicidio non c'entrava niente: le province, i vigili del fuoco, la TAV. Cioè, quando arrivano critiche sul metodo, almeno sia riconosciuto che questa proposta è stata fatta ed è stata portata avanti a livello parlamentare con tutte le tempistiche possibili e riguarda solo ed esclusivamente il fenomeno della violenza di genere.

Credo che questo debba essere riconosciuto da tutti, così come il Governo non ha problemi a riconoscere l'apporto di tutte le forze politiche, di tutte le forze politiche. Oltre all'investimento che facciamo nella giustizia, ricordo anche che i piani antiviolenza, che sono stati finanziati con 10 milioni nella scorsa legislatura, contro il femminicidio, sono stati aumentati in termini di risorse di 2 milioni di euro e sono state previste misure più attinenti alle richieste dei centri antiviolenza, anche con un emendamento inserito in questa proposta di legge e con un fondo specifico per le attività di aiuto alla vittima proprio in fase processuale, le attività pratiche che servono a garantire l'indipendenza economica alla vittima quando il fatto accade, e non in un momento successivo.

Credo che tutte queste attività debbano essere quantomeno riconosciute, altrettanto quanto noi riconosciamo i contributi da parte delle opposizioni, e che il tema debba essere trattato con uno spirito veramente di collaborazione, che, come è stato ricordato, non ha colori politici, perché anche nell'esame in Aula saranno apprezzate ulteriori proposte provenienti da tutte le forze politiche, anche da questo Governo, fatto salvo, ovviamente, che non ritengo accettabile una strumentalizzazione su tematiche che hanno la condivisione e la sensibilità, come ho sentito, di tutto il Parlamento e di tutto il Governo; tuttavia, il Governo dovrà esprimere tecnicamente un parere sulle proposte presentate, perché questo - oltre alla sensibilità condivisa - è un dovere che ha l'Esecutivo e che credo abbia anche il Parlamento, come legislatore.

Quindi, credo che si possa fare - e si è fatto - un ottimo lavoro, che questo sarà riconosciuto come un importantissimo provvedimento a tutela delle donne, non solo in termini di repressione, ma anche di prevenzione, e che possa essere un ottimo esempio di come il legislatore, in un momento di grave crisi, soprattutto per quanto riguarda i reati di femminicidio, possa dare una risposta concreta a 360 gradi e con l'apporto di tutti, e per questo vi ringrazio (Applausi).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per la Pubblica amministrazione, la Ministra per il Sud e il Ministro per i Beni e le attività culturali.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Intendimenti in ordine a progetti di riforma in materia di dirigenza pubblica – n. 3-00644)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Molinari ed altri n. 3-00644 (Vedi l'allegato A).

La deputata Legnaioli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00644 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

DONATELLA LEGNAIOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, il nostro question time fa seguito a uno già precedentemente presentato relativamente alle sue dichiarazioni di voler procedere alla riforma della dirigenza pubblica. Non solo: nello specifico si evidenziava l'urgenza di contrastare l'inerzia della pubblica amministrazione che è un punto importante, vorrei dire strategico, per il sistema Paese, tant'è vero che in sede di risposta lei ipotizzava un disegno di legge delega in materia di dirigenza pubblica finalizzato ad affrontare, fra i vari punti, la valutazione e gli obiettivi, punto dolente perché purtroppo attualmente gli obiettivi sono spesso obiettivi “fai da te” e manca, invece, una valutazione oggettiva fatta da soggetti terzi.

Alla luce del fatto che la valutazione meritocratica è, ad avviso della Lega, un punto cruciale per ottimizzare l'elefantiaco sistema burocratico italiano…

PRESIDENTE. Concluda.

DONATELLA LEGNAIOLI (LEGA). …chiediamo quindi, signor Ministro, come stia procedendo la predisposizione di tale riforma.

PRESIDENTE. La Ministra per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha facoltà di rispondere.

GIULIA BONGIORNO, Ministra per la Pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, posso risponderle che già in data 14 febbraio 2019 il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il disegno di legge al quale lei faceva riferimento e, cioè, un disegno di legge che reca deleghe al Governo per il miglioramento della pubblica amministrazione. Dico subito sul punto che per me va affrontato il tema della dirigenza a 360 gradi e, cioè, dobbiamo considerare l'importanza del reclutamento e di come si sta nella pubblica amministrazione. Per il reclutamento dico subito che se scelgo un dirigente non adatto a fare questo mestiere mi ritroverò persone inadeguate per trent'anni. Ecco perché in questo disegno di legge ci sono dei criteri finalizzati a creare in capo alla SNA un centro di eccellenza per i concorsi di tutti i dirigenti di seconda fascia e della metà dei dirigenti di prima fascia. La SNA dovrà specializzarsi in fare concorsi che consentono di individuare coloro che hanno concretamente capacità gestionali e organizzative facendo ricorso anche a prove attitudinali. Non mi interessa, dunque, chi abbia solo capacità mnemoniche.

Una volta che i dirigenti sono assunti poi devono tenere alta la loro attenzione nella corretta gestione e per questo si devono cambiare i criteri di valutazione. Oggi la valutazione non funziona e lei correttamente faceva cenno proprio a questo. Di fatto si compilano schede con obiettivi scontati che si traducono nel riconoscere a tutti il giudizio massimo e la corresponsione a pioggia della retribuzione di risultato. Questo sistema non va! Quindi, non si tratta di avere la grande idea nuova, ma si tratta di riuscire a trovare un criterio di valutazione effettivo. Su questo ci stiamo concentrando e nelle prossime settimane e nei prossimi mesi tutto questo si potrà concretizzare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Legnaioli ha facoltà di replicare.

DONATELLA LEGNAIOLI (LEGA). Onorevole Ministro, la voglio ringraziare per questo importante e puntuale riscontro. L'Italia, come certamente saprà, è afflitta da innumerevoli problemi, nodi fondamentali che irrigidiscono la nostra macchina amministrativa e la appesantiscano al punto, purtroppo, di rallentare il nostro sviluppo. Gli ultimi anni, nonostante i proclami di chi l'ha preceduta, avrebbero dovuto essere utilizzati per addivenire a una vera e piena riforma della dirigenza pubblica, ma non hanno affatto sortito l'effetto sperato. Il suo riscontro, di converso, finalmente traccia una linea concreta su questa priorità del Paese. Non ho motivo di dubitare della sua azione e, pertanto, non posso che dichiararmi soddisfatta della sua risposta all'interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative in ordine all'assunzione di allievi agenti della Polizia di Stato mediante scorrimento della graduatoria della prova scritta del concorso bandito il 18 maggio 2017, al fine di evitare possibili disparità di trattamento tra candidati – n. 3-00645)

PRESIDENTE. La deputata Maria Carolina Varchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00645 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. L'interrogazione che Fratelli d'Italia oggi sottopone all'attenzione del Governo riguarda un concorso bandito nel 2017 per assunzioni all'interno della polizia di Stato. Più precisamente si trattava di un concorso per l'assunzione di 1.148 allievi agenti della polizia di Stato. Erano previsti dal bando del concorso una serie di requisiti. Tuttavia, nel dicembre 2018 - e poi con la successiva conversione - con il “decreto semplificazione” si è autorizzata l'assunzione di allievi agenti fino a un massimo di 1.851 con lo scorrimento della graduatoria introducendo, tuttavia, un limite in ragione dell'avvenuto compimento del ventiseiesimo anno di età non previsto dal bando. Naturalmente ciò espone il Corpo della polizia di Stato al rischio di contenziosi fino alla dichiarazione di illegittimità costituzionale ma, soprattutto, fa correre il rischio di bloccare le assunzioni che, in un momento di grande carenza d'organico, sarebbe un effetto davvero nefasto. Quindi, noi chiediamo cosa intenda fare il Governo per porvi rimedio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La Ministra per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha facoltà di rispondere.

GIULIA BONGIORNO, Ministra per la Pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'articolo 11, comma 2-bis, del decreto-legge n. 135 del 2018, convertito dalla legge n. 12 del 2019, autorizza il Ministero dell'Interno ad assumere 1.851 allievi agenti di polizia di Stato usando la graduatoria relativa alla prova scritta di esame del concorso pubblico bandito con decreto del capo della polizia del 18 maggio 2017, nel farlo - ecco la risposta specifica - si deve tenere conto delle modifiche legislative intervenute perché ci sono stati dei decreti legislativi n. 95 del 2017 e n. 126 del 2018, che hanno ridotto il limite massimo di età da 30 a 26 anni e innalzato il titolo di studio necessario. Dunque, si prevede che lo scorrimento della graduatoria avvenga soltanto in favore di coloro i quali hanno superato la prova scritta nel concorso e risultano in possesso, alla data del 1° gennaio 2019, di questi nuovi requisiti. I potenziali beneficiari dello scorrimento sono i candidati che hanno superato una delle prove di concorso, quella scritta appunto, necessaria allo svolgimento degli ulteriori test di tipo fisico e psicoattitudinale e da essi non sostenuti all'epoca in ragione del numero dei posti messi a concorso e della loro posizione nella graduatoria di merito. Ai sensi dell'articolo 11 il Ministero dell'Interno, ovviamente, potrà sottoporre i candidati a queste successive prove e, in caso di superamento, procedere al loro reclutamento, alla loro formazione e al loro impiego. In relazione all'applicazione dei requisiti anagrafici e dei titoli di studio previsti dalle nuove leggi, si ribadisce che lo scorrimento previsto dall'articolo 11 non riguarda i candidati che hanno raggiunto l'idoneità nel concorso e che, peraltro, sono stati già tutti chiamati, ma quelli che hanno superato con esito positivo la prova scritta e che, pertanto, tecnicamente non sono qualificabili come idonei di quel concorso. Dunque, i candidati, inseriti in questa graduatoria ma non in possesso dei requisiti di cui all'articolo 11, non risultano titolari né di un diritto allo scorrimento della graduatoria né di un'aspettativa suscettibile di tutela giuridica dal momento che attualmente essi non potrebbero né partecipare a un concorso pubblico per agenti di Polizia, né svolgere questa attività. Pertanto, si deve escludere che ci sia disparità di trattamento dei candidati.

PRESIDENTE. La deputata Maria Carolina Varchi ha facoltà di replicare.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. È evidente che questa risposta non può ritenersi soddisfacente non soltanto per il gruppo interrogante, che io oggi qui rappresento, ma soprattutto per le migliaia di ragazzi e ragazze che hanno deciso di partecipare a un concorso conoscendo delle regole che in corso d'opera vengono cambiate. Per chi ambisce a far parte del Corpo della polizia di Stato, volendo dunque fare la sua parte affinché uno Stato faccia rispettare le regole, vedere che proprio quello Stato in corso d'opera cambia le regole certamente non è un buon viatico per la credibilità di un Governo. Noi, quindi, auspichiamo una modifica e auspichiamo che il Governo torni sui suoi passi in tal senso e saremo come sempre al fianco di tutti gli uomini e le donne che desiderano indossare una divisa a difesa della nostra patria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza in merito all'ipotesi di passaggio dei porti di Ortona e Pescara all'autorità portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale, anche alla luce delle eventuali ricadute in ordine alla presenza di una zona economica speciale in Abruzzo – n. 3-00646)

PRESIDENTE. La deputata Stefania Pezzopane ha facoltà di illustrare l'interrogazione D'Alessandro ed altri n. 3-00646 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. L'obiettivo di realizzare anche in Abruzzo la zona economica speciale è un obiettivo perseguito con determinazione dalla politica e dall'istituzione regionale nella passata legislatura e da tutti noi che abbiamo condiviso e rafforzato con un solido partenariato istituzionale tale percorso. Il partenariato ha operato in maniera trasversale per individuare la perimetrazione e gli obiettivi. Non vogliamo quindi assolutamente rinunciare e non possiamo quindi accettare errori o rallentamenti. Ecco qui che, invece, nel giorno dell'insediamento del nuovo consiglio regionale, il neoeletto presidente Marsilio ha comunicato l'intento programmatico di richiedere al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti il passaggio per i porti nazionali di Ortona e Pescara. Noi chiediamo al Ministro del Sud cosa intenda fare, come intenda attivarsi per evitare che una regione del sud del Paese possa essere privata della zona economica speciale.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud, Barbara Lezzi, ha facoltà di rispondere.

BARBARA LEZZI, Ministra per il Sud. La ringrazio, Presidente. Innanzitutto vorrei informarvi che la regione Abruzzo, nel mese di febbraio scorso, ha trasmesso ai miei uffici la richiesta di istituzione della ZES, corredandola, come previsto, del piano di sviluppo strategico al fine di consentirne l'istruttoria. Tengo a precisare che, nel mese di settembre 2018, i miei uffici hanno comunicato alla suddetta regione che, in considerazione dei requisiti presenti nell'area individuata come ZES, si poteva procedere alla richiesta di istituzione facendo riferimento all'autorità di sistema portuale di Ancona. Difatti, la regione Abruzzo può proporre l'istituzione di una zona economica speciale con un'altra regione purché contigua e che contenga l'individuazione di una parte del territorio regionale che includa a sua volta almeno una porzione di un'area portuale avente le caratteristiche di cui al regolamento (UE) n. 1315/2013. Nei giorni scorsi ho appreso dai giornali che il presidente Marsilio avrebbe auspicato, invece, che l'autorità portuale di riferimento per i porti abruzzesi fosse quella di Civitavecchia, anziché quella di Ancona. A tale riguardo, lasciando impregiudicate le valutazioni di competenza della regione, vorrei che si osservasse che Ancona è un porto avente le caratteristiche richieste per l'istituzione della ZES, ma soprattutto risulta funzionalmente collegato via ferro e gomma con l'Abruzzo. Preciso che questo è stato dato come uno dei criteri principali su cui si basano i porti cosiddetti core, proprio per favorire l'accessibilità e la movimentazione delle merci. Ad oggi la richiesta di istituzione della ZES Abruzzo, con l'individuazione del porto di Ancona, è al vaglio dei miei uffici al Ministero dell'Economia e delle finanze, mentre il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha preannunciato l'imminente formalizzazione del parere favorevole del Dicastero a conclusione dell'istruttoria. Al riguardo, avrò cura di monitorare la questione anche con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti al fine di guidare l'azione di Governo per fare in modo che le eventuali scelte prese assicurino al sud le risposte di cui ha bisogno per poter colmare il gap con il Nord.

PRESIDENTE. Il deputato Camillo D'Alessandro ha facoltà di replicare.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Ministro, ma grazie veramente perché le sue parole in Aula smentiscono definitivamente un tentativo, abbastanza goffo, all'insediamento del nuovo consiglio regionale e del presidente della giunta regionale, che probabilmente neanche sapeva, come può capitare a chi svolge un ruolo per caso, che passando da un'autorità portuale, quella di Ancona del medio Adriatico centrale, a quella di Civitavecchia, la nostra regione, l'Abruzzo, una regione del Sud, avrebbe perso la possibilità di istituire la zona economica speciale. La ringrazio anche perché ha chiarito, citando la data del febbraio, che la precedente giunta regionale aveva concluso l'iter, tant'è che i suoi uffici oggi stanno vagliando congiuntamente con quelli del Ministero delle Infrastrutture e trasporti la chiusura definitiva.

Io non vorrei che l'insediamento del nuovo governo regionale porti a perdere tempo, per esempio, per rivedere, forse anche in modo un po' clientelare, la zonizzazione della zona economica speciale. Per cui faccio appello a lei, Ministro, affinché segua nel dettaglio questa vicenda perché cambiano le giunte regionali ma non può cambiare l'obiettivo per una regione del sud, ossia crescere, e le ZES garantiscono questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi e iniziative in merito alla destinazione di fondi per l'alta velocità Napoli-Bari, nonché per il potenziamento della linea ferroviaria nel tratto Termoli-Lesina - n. 3-00647)

PRESIDENTE. Il deputato D'Attis ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00647 (Vedi l'allegato A).

MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, signor Presidente. Signora Ministro, non c'è solo il TAV: sono tanti e troppi i cantieri fermi nel nostro Paese e per questo Forza Italia ha lanciato recentemente l'Osservatorio per le infrastrutture. Signora Ministra, il sud sconta un pesante deficit infrastrutturale che ne pregiudica lo sviluppo economico. Svimez 2018, com'è noto, ci dice che l'alta velocità, che non è l'alta capacità, è concentrata soprattutto al Centro-Nord…magari fosse concentrata anche la Ministra sarebbe più bello anche per me.. (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) però vabbé…L'alta velocità tra Napoli e Bari, che non è l'alta capacità, è per il sud un'opera strategica importantissima. Recentemente ha dichiarato, Ministro, che avrebbe chiesto a Rete Ferroviaria Italiana un apposito studio di fattibilità sull'estensione fino a Brindisi e Lecce dell'alta capacità Napoli-Bari, con risorse del Fondo sviluppo e coesione. Sul versante adriatico, molisano e pugliese c'è il restringimento Termoli-Lesina. Signora Ministro, le chiediamo se il Governo intende intervenire sull'estensione dell'alta capacità Bari-Brindisi-Lecce e Bari-Taranto e sul tratto Termoli-Lesina, senza tuttavia intaccare i fondi per l'alta velocità e, quindi, quale è lo stato attuale dei lavori dell'alta velocità Napoli-Bari e se è intatto lo stanziamento iniziale di 6 miliardi di euro per realizzare tutti i lotti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud, Barbara Lezzi, ha facoltà di rispondere.

BARBARA LEZZI, Ministra per il Sud. Grazie, Presidente. Da un primo bilancio delle interlocuzioni avute in questi mesi sono emerse tutte le criticità che giornalmente si riscontrano sui territori e una fra queste è la questione legata alla tempistica di attuazione degli interventi infrastrutturali. Al riguardo non posso non evidenziare come alcuni ritardi dipendono spesso dal quadro normativo particolarmente complesso, nonché dalle responsabilità amministrative in capo alle diverse stazioni appaltanti. Per questo motivo ho ritenuto fondamentale che l'Agenzia per la coesione territoriale, supportata dalle attività di programmazione del mio dipartimento per le politiche di coesione, dovesse svolgere un ruolo di supporto delle singole autorità di gestione e di accompagnamento delle amministrazioni che vorranno un sostegno. Come da richiesta dell'onorevole interrogante, mi soffermo sulla questione delle infrastrutture nelle regioni del sud del Paese che, tengo a ribadire, è oggetto di importanti assegnazioni di risorse, a valere in particolare sul Fondo sviluppo e coesione nella programmazione 2014-2020, ricordando che il 12 marzo scorso ho presieduto la riunione del lavoro tecnico per le infrastrutture ferroviarie ricomprese nei CIS ferroviari avviati sin dal 2011. Tra queste particolare attenzione è stata dedicata alla Napoli-Bari e alle sue prospettive di rapido completamento. Il soggetto attuatore, Rete Ferrovie Italiane, ha assicurato il massimo impegno per il raddoppio della linea ferroviaria della Napoli-Bari, è già previsto dal contratto di programma 2017-2021 e, a tal proposito, preciso che tutte le opere della tratta Napoli-Bari saranno appaltate entro il 2020 per essere completate entro il 2026. Rassicuro l'onorevole interrogante che l'intervento per la realizzazione della linea alta capacità Napoli-Bari ha una previsione di spesa complessiva di 6,2 miliardi ed è attualmente confermata da RFI.

Per quanto concerne il progetto del raddoppio Termoli-Lesina sulla direttrice adriatica è integralmente coperto da apposito finanziamento per un importo complessivo di 700 milioni di euro, suddiviso in due lotti funzionali: Termoli-Ripalta, 594 milioni; e Ripalta-Lesina, 106 milioni. Allo stato attuale è stata completata la progettazione del lotto Ripalta-Lesina ed è in corso la relativa attività negoziale che sarà ultimata entro il primo semestre del corrente anno. Per quanto riguarda il lotto molisano, è in corso il completamento e la progettazione definitiva e, da maggio 2019, ,sarà avviato l'iter autorizzativo: la tratta Termoli-Ripalta sarà attivata entro il 2027.

Infine l'intervento di velocizzazione della direttrice adriatica e, quindi, della tratta terminale Foggia-Bari-Lecce-Taranto è interamente finanziato per un importo complessivo di 350 milioni di euro. Allo stato attuale l'intervento è in corso di realizzazione e sarà completato entro il 2021. Come autorità responsabile per la coesione, in occasione della riunione, ho più volte sottolineato l'esigenza di contenere al massimo i tempi di consegna delle opere, ribadendo a tutti i componenti del tavolo che, dal momento che i contratti istituzionali di sviluppo prevedono anche il regime sanzionatorio, dai prossimi incontri si avvieranno le sanzioni nel momento in cui ci saranno ritardi non giustificati.

PRESIDENTE. Il collega D'Attis ha facoltà di replicare.

MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la risposta, ma che, ovviamente, risulta parziale, perché la domanda fondamentale che viene fatta al Governo è se l'alta velocità interessa anche al Sud. Vi è una parte, all'interno di questo Governo, che è notoriamente contraria all'alta velocità al Nord: figuriamoci quanto possa essere contraria all'alta velocità al Sud. Non stiamo parlando di alta velocità, ma stiamo parlando di alta capacità, che è un'altra cosa, che viene spesso confusa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Se noi siamo d'accordo sull'alta velocità al Nord, figuratevi quanto siamo, invece, d'accordo soprattutto per l'alta velocità al Sud. Stiamo parlando di risorse già stanziate: tutti quei numeri che lei ha dato, Ministro, sono risorse già stanziate e già nella disponibilità di questo Governo, quelle del Fondo di sviluppo economico.

Il punto è questo: il Sud deve avere delle risorse aggiuntive. Nell'ultima manovra del 2019, il Sud era riportato tre volte in tre tomi, come parola riportata alla nostra attenzione, e l'aver dimenticato di aggiungere risorse ci porta nella considerazione ovvia che stiamo parlando di infrastrutture già superate. Quando infatti dite che la Napoli-Bari si risolverà con l'alta capacità, vuol dire che state già dicendo che l'alta velocità non è in programma: come non è in programma al Nord, non la mettete neanche in programma al Sud (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Tuttavia, l'alta velocità Napoli-Bari è un'opera strategica per il Paese, per il Sud e, probabilmente, anche per i traffici tra l'Europa e il Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Orientamenti in ordine alla concessione in uso della Certosa di Trisulti, in provincia di Frosinone, a favore dell'associazione Dignitatis humanae institute – n. 3-00648)

PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00648 (Vedi l'allegato A).

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, già qualche mese fa, precisamente il 25 gennaio 2019, in quest'Aula, presentando un'interpellanza urgente a cui rispose all'epoca il sottosegretario Gianluca Vacca, chiedevo al suo Ministero se non ravvisasse qualche elemento almeno di contraddizione tra il bando con cui si intendeva individuare soggetti non lucrativi a cui affidare alcuni beni, tra cui la Certosa, con lo scopo di garantire lo svolgimento di attività di tutela, promozione, valorizzazione e conoscenza del patrimonio culturale, a un'associazione privata, la Dignitatis humanae institute, che è stata appena ricordata, diretta dal signor Benjamin Harnwell e finanziata, tra gli altri, in modo esplicito da Steve Bannon, e di realizzare, invece, là dentro, una scuola di formazione per nuovi sovranisti, l'onda nera che si aggira in Europa e nel mondo. A noi pareva, allora, che questa finalità non fosse in alcun modo congrua e Gianluca Vacca allora - finisco subito, Presidente - rispose testualmente: “Le dichiarazioni del rappresentante legale dell'associazione, asseritamente riportate dalla stampa, comunque non formano parte dell'offerta presentata e del progetto di valorizzazione allegato e non trovano alcuna nell'ambito del bando”. Vorremmo sapere che cosa avete intenzione di fare.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, ha facoltà di rispondere.

ALBERTO BONISOLI, Ministro per i Beni e le attività culturali. Buongiorno a tutti. Ringrazio l'onorevole Fratoianni per l'occasione di rispondere a questa interrogazione sulla Certosa di Trisulti. In realtà, molto è stato già detto a suo tempo dal sottosegretario, onorevole Vacca, quindi mi permetto di fare solo qualche aggiunta di informativa al riguardo.

L'intera operazione iniziò nel giugno 2017, mentre la concessione è datata 14 febbraio 2018 e rispondeva ad un bando che aveva l'intento di individuare associazioni e fondazioni dotate di personalità giuridica e senza fini di lucro, alle quali concedere in uso beni immobili del demanio culturale dello Stato, per l'utilizzo dei quali non era corrisposto alcun canone e che fossero in condizioni di degrado. Quindi, la concessione d'uso va intesa come finalizzata alla realizzazione di un progetto di gestione del bene che ne assicuri la corretta conservazione, nonché l'apertura e la fruizione per la migliore valorizzazione al pubblico. Questa - rammento - è una delle missioni istituzionali che deve svolgere questo Ministero.

Convengo con gli onorevoli che i soggetti scelti debbano possedere tutte le caratteristiche di affidabilità e competenza che la legge richiede.

Dai documenti presenti agli atti e di cui siamo in possesso, tali requisiti sono effettivamente in possesso di questa associazione, anche se non le nascondo che andando a vedere il progetto culturale che era stato proposto, io personalmente ho riscontrato degli elementi quasi oscurantisti e onestamente lontani anni luce da quella che è la mia sensibilità. Probabilmente, non so, se a suo tempo avessimo partecipato alla selezione, come sarebbe andata, però è andata come è andata; siamo in democrazia e compito del Ministero è quello di dare spazio anche a chi non ha necessariamente le nostre sensibilità e le nostre idee.

In ogni caso, ribadisco che l'oggetto della concessione è un bene culturale, oltre che un bene demaniale, per cui ogni suo utilizzo che sia incompatibile con il valore che esso esprime, sarà oggetto di apposita e sollecita valutazione ai fini della risoluzione o disdetta possibile della concessione. A tale proposito, il Ministero può disporre accertamenti in ordine all'esatto adempimento degli obblighi assunti dai concessionari e all'osservanza delle prescrizioni.

Confermo che quanto detto dal rappresentante legale, esattamente come disse il sottosegretario Vacca, purtroppo non risulta da nessuna parte nella documentazione e quindi è tutto da dimostrare che, effettivamente, la cosa accadrà, ma nel caso le assicuriamo che avremo un'attenta vigilanza sulla gestione dell'abbazia e sul rispetto del valore architettonico e culturale del sito.

PRESIDENTE. Il deputato Nicola Fratoianni ha facoltà di replicare.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Ministro. Sono molto contento di sapere che gli orientamenti culturali esplicitati dalla fondazione DHI siano molto lontani dalla sua sensibilità e su questo siamo d'accordo - mi pare un fatto positivo - tuttavia torno sul punto. Il sottosegretario Gianluca Vacca ha usato parole precise - le ripeto, forse non l'ho fatto in modo sufficientemente chiaro nell'esposizione - dichiarando che le dichiarazioni di intenti, riportate più volte a mezzo stampa, in forma pubblica, dal direttore della DHI, non formano parte dell'offerta presentata e del progetto di valorizzazione allegato e non trovano disciplina alcuna nell'ambito della concessione stipulata.

Ora, essendo state, quelle dichiarazioni di intenti più volte ribadite, torno a chiedere a questo Ministero - e a maggior ragione, sulla base delle cose che lei ci ha detto sul piano delle valutazioni rispetto all'impianto culturale presentato - se non sia arrivato il momento, sulla base di quello che è accaduto, di valutare già oggi la necessità di chiedere, o in modo esplicito a DHI di rinunciare al proposito di sviluppare nella Certosa di Trisulti un'accademia di sovranismo, oppure di verificare le condizioni per ritirare la concessione a suo tempo - ahimè - in modo secondo me sbagliato, concessa dal Ministero precedente (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Iniziative in ordine al riconoscimento delle cosiddette professioni culturali – n. 3-00649)

PRESIDENTE. La deputata Rosa Alba Testamento ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00649 (Vedi l'allegato A).

ROSA ALBA TESTAMENTO (M5S). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, colleghi, cinque anni fa una legge dello Stato riconosceva le figure professionali di archeologo, archivista, bibliotecario, demoetnoantropologo, storico dell'arte, antropologo fisico, esperto di diagnostica e di scienze e tecnologie applicate ai beni culturali. Purtroppo, però, come lei sa bene, Ministro Bonisoli, mancano ancora i decreti attuativi, che dovranno definire i requisiti professionali di ogni categoria. I Governi passati hanno appeso la cornice al muro senza metterci dentro il quadro. A questo si aggiunge che alcune nuove figure, frutto dell'evolversi del settore dei beni culturali, sono ancora in un certo senso fantasma, ovvero non regolate affatto. Queste persone studiano, si specializzano e poi non sono riconosciute per le professionalità che esprimono. Conosciamo la sua attenzione e sensibilità al tema, Ministro, per questo le chiediamo di sapere come sta procedendo il Ministero dei beni e delle attività culturali per adottare i decreti attuativi della legge n. 110 del 2014 e, al tempo stesso, arrivare a riconoscere le figure che essa non ricomprende.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, ha facoltà di rispondere.

ALBERTO BONISOLI, Ministro per i Beni e le attività culturali. Grazie mille, Presidente. Grazie all'onorevole Testamento e agli onorevoli colleghi per la possibilità di condividere con voi quello che è stato un iter importante che abbiamo svolto in questi mesi. Vedete, effettivamente, la legge n. 110 del 2014 prevedeva questi elenchi nazionali dei professionisti dei beni culturali, ne sono stati appunto elencati otto per la precisione.

Uno l'abbiamo già portato avanti, ed è quello dei restauratori; ne avanzano sette di cui ci stiamo occupando in questi giorni. Senza nessuno spirito di polemica, mi piace l'immagine della cornice senza il quadro: noi siamo arrivati, abbiamo trovato un'interlocuzione tra il mio Ministero e il Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca che purtroppo era ferma, e questo accumulava tempo su tempo, perché il dialogo tra i due Ministeri non stava funzionando; e tenete conto che questa è una tematica dove, per definire i criteri di entrata negli elenchi, c'è bisogno anche della competenza e delle expertise che stanno all'interno del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Detto questo, abbiamo cercato di dare un input, e sono contento di dirvi (vi risparmio i passaggi intermedi, perché tanto non interessano a nessuno) che domani 28 marzo è all'ordine del giorno, presso la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, un'ipotesi di intesa tra il Governo e appunto la Conferenza, che dovrebbe mettere non la parola fine ancora, ma rappresentare un punto di svolta dell'interlocuzione tra queste amministrazioni; dopodiché dovrebbe passare alle Commissioni, e dovremmo essere a posto.

È anche vero, come lei giustamente diceva, che questo non copre tutte le professioni relative ai beni culturali: stiamo parlando di un campo che è in continua evoluzione. In particolare, mi riferisco alla Carta nazionale delle professioni museali dell'ICOM, che comprende anche altre tipologie di professioni. Bene, portiamo a casa questa; non appena avremo promulgato, firmato questi decreti, e quindi metteremo una parola “fine” ad un iter che oramai va avanti da troppo tempo, e con il giusto segnale di rispetto per i professionisti che già oggi lavorano nel campo dei beni culturali, sarà nostra cura mettere in opera dei tavoli tecnici che porteranno all'allargamento delle professioni che saranno oggetto degli elenchi nazionali.

PRESIDENTE. La deputata Testamento ha facoltà di replicare.

ROSA ALBA TESTAMENTO (M5S). Ministro, prevedere precisi requisiti di accesso alle professioni dei beni culturali significa garantire un servizio qualitativamente superiore, significa riconoscere finalmente come valore aggiunto le professionalità e le competenze di tanti lavoratori del settore, giovani e meno giovani, laureati che hanno conseguito anche dottorati, master e specializzazioni; e significa anche - mi permetta, signor Ministro - riconoscere al nostro immenso, invidiato patrimonio culturale il rispetto e l'importanza che merita, garantendone la giusta visibilità e la sua corretta ed efficace promozione e valorizzazione. Trascurare questi professionisti e il loro contributo alla nostra cultura e alla nostra economia è come tenere in cantina un'importante opera d'arte, senza mai metterla in mostra.

La sua risposta è incoraggiante anche riguardo all'altro tema dell'interrogazione, quello del riconoscimento delle professioni museali non ricomprese nella legge n. 110 del 2014. È un segnale importante, non solo perché ci conferma la disponibilità del Ministero a farsi parte attiva nell'integrare gli elenchi previsti dalla legge n. 110, ma anche perché con il decreto, che come lei ci ha appena annunciato arriverà domani in Conferenza Stato-regioni, si prevede una commissione consultiva che dovrà monitorare l'evoluzione delle professioni del settore e proporre integrazioni e modifiche alla normativa. Il fatto che il Mibac punti in maniera permanente i riflettori sui professionisti dei beni culturali rappresenta un segnale importante per tutti quei laureati che oggi si trovano nella condizione di non poter spendere il loro titolo di studio nel nostro Paese e sono costretti ad andare all'estero. Grazie ancora, Ministro, per la puntuale risposta. Continuiamo a far sentire la vicinanza del Governo e del Parlamento ad un settore che può e deve rappresentare il trampolino da cui rilanciare i nostri beni culturali e la nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza in vista dell'attuazione della Convenzione di Faro sul valore dell'eredità culturale per la società – n. 3-00650)

PRESIDENTE. Il deputato Fusacchia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00650 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, Ministro buongiorno, nel 2005 è stata firmata la Convenzione di Faro sul valore dell'eredità culturale per la società; è entrata in vigore nel 2011, 23 Paesi l'hanno sottoscritta, 17 finora l'hanno ratificata. Noi siamo fra quelli che l'hanno sottoscritta, nel febbraio 2013, non l'abbiamo ancora ratificata. Il processo era partito con la scorsa legislatura, si è interrotto; è ripartito con questa legislatura: non lo dico in maniera scaramantica, ma vorrei che riuscissimo a non aspettare (ma questo è più il ruolo del Parlamento) tutta la durata della legislatura.

Perché è importante la Convenzione di Faro? Perché stabilisce in capo agli individui il diritto che la conoscenza e l'uso dell'eredità culturale siano parte della vita attiva delle persone nella società e stabilisce il principio dell'accessibilità alla cultura e al patrimonio culturale. Quello che le vorrei allora chiedere è: noi facciamo il possibile per sbrigarci a ratificarla, e lei conosce la complessità rispetto alla questione; che cosa sta facendo lei, Ministro, o che cosa pensa di fare, per attuare, una volta ratificata, nella maniera più veloce e migliore possibile questa Convenzione, per evitare che ci ritroviamo fra un po' di anni a svolgere un question time, quello che hanno fatto i colleghi del 5 Stelle prima, per cui questi decreti attuativi, questa attuazione prende più anni che non la ratifica?

PRESIDENTE. Grazie, collega Fusacchia.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Qui manca anche la cornice, ma intanto cominciamo a costruire il quadro.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, ha facoltà di rispondere.

ALBERTO BONISOLI, Ministro per i Beni e le attività culturali. Presidente, onorevole Fusacchia, grazie per la possibilità di scambiare alcune riflessioni sul contenuto della Convenzione di Faro. Le confesso che quando ho letto l'interrogazione mi era venuto un dubbio; ho verificato, ed effettivamente la competenza dell'istruttoria della procedura è del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Volevo essere sicuro. Quindi, ho verificato; effettivamente è stata svolta, e mi risulta che in questo momento sia al Senato, dove la calendarizzazione è stata discussa il 5 e il 12 marzo; questa è l'ultima informazione che ho. Mi risulta che solamente alcuni dei Paesi facenti parte del Consiglio d'Europa avrebbero dovuto ratificarla. Francia e Germania mi sembra che non l'abbiano fatto neanche loro, quindi per il momento - come dire? - non siano da soli. Questa era la mia premura.

Per quello che riguarda il Ministero, le dico. Il contenuto della Convenzione è ovviamente condivisibile: stiamo parlando di valore del patrimonio culturale, della possibilità di considerarlo come parte integrante dell'identità nazionale. Parliamo anche di un allargamento, se vogliamo, dello stesso concetto: ad esempio, il diritto al patrimonio culturale, lo sviluppo sostenibile, il dialogo e l'apertura tra culture, mondializzazione e quant'altro. Vede, questi sono dei principi che noi cerchiamo di utilizzare ed inserire quotidianamente all'interno della nostra attività ministeriale. Aspetti come il dialogo tra le culture, il valore di quello che riguarda la diversità dei punti di vista ed il rispetto dei punti di vista, il fatto di considerare una dignità ed un livello della cultura anche sovranazionale che si possa rafforzare attraverso il dialogo. Penso che questi siano tutti elementi che sono all'interno della nostra azione.

PRESIDENTE. Il deputato Fusacchia ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, grazie Ministro perché ha letto correttamente il quesito, nel senso che ovviamente non era un quesito sull'iter, che non dipende dal suo Dicastero, e che è incardinato al Senato. Devo dire però che, confortato da questa lettura, non sono così ugualmente confortato poi dalla risposta che mi ha cortesemente fornito rispetto alla fase attuativa. Capisco ed apprezzo sicuramente il fatto che il Ministero, da quello che mi dice, stia già sostanzialmente facendo propri i principi generali di questa Convezione; capisco anche, e prendo atto di quello che mi sta dicendo, che lei non ritiene che nel momento in cui la Convenzione poi venga ratificata ci sia bisogno - semplifico, così ci capiamo - di un pacchetto di misure specifiche con cui accompagnare l'ingresso nel “corpo vivo” del Paese di questa Convenzione. Le convenzioni internazionali non si attuano da sole: quindi abbiamo bisogno, per non lasciarle lettera morta - questo è un invito, come dire, che faccio - di fare in modo che il monitoraggio non sia solo se, poi, i principi generali entrino e penetrino nel corpo amministrativo ordinario del Ministero, ma di introdurre delle misure specifiche che possano segnalare e far accorgere al Paese che questa Convenzione è stata ratificata e che ha un valore aggiuntivo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Comaroli e Daga sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, in particolare sull'organizzazione dei nostri lavori all'ordine del giorno, in quanto ci è giunta notizia che il Comitato dei nove, che si sarebbe dovuto tenere per licenziare definitivamente il disegno di legge relativo alle modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e alle altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, non si sia tenuto. In particolare, risulta siano stati presentati ulteriori nuovi emendamenti, che hanno portato complessivamente a 94 il numero degli emendamenti, alcuni dei quali parrebbero avere anche un impatto di competenza della V Commissione.

Appare di tutta evidenza, signor Presidente, che, quanto meno, una volta esauriti i due punti che noi dovremmo oggi licenziare, che si presuppone si possano concludere in un tempo ragionevolmente breve, l'Aula debba essere sospesa, perché noi non possiamo certamente accedere alla seconda fase, che segue la discussione generale, che è quella dell'esame del provvedimento con i voti sugli emendamenti, in assenza di una pronuncia da parte del Comitato dei nove.

Noi volevamo segnalare questo tema alla Presidenza e capire le motivazioni per le quali sia giunta una dilatazione così rilevante, tenuto conto del fatto che, non nella notte dei tempi, ma pochi minuti fa, in conclusione della discussione generale, il Governo e le forze di maggioranza avevano dato per assodato che, nella giornata di oggi, avremmo proceduto con l'esame del provvedimento, addirittura, nei desiderata di alcuni esponenti della maggioranza, anche con la conclusione del provvedimento. Ovviamente, noi, come forza di minoranza, non siamo disponibili ad accedere a nessun tipo di accordo in assenza di una possibilità, per i nostri rappresentanti all'interno della Commissione di merito, di poter entrare appunto nel merito delle proposte e potere avere anche il tempo congruo per fare le loro valutazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Borghi, senz'altro, quando arriveremo al punto, se non ci saranno le condizioni per affrontarlo, sarà cura della Commissione e del relatore chiedere la dilazione di tempo necessaria. Nel frattempo, lei ha detto che ragionevolmente i due punti che sono all'ordine del giorno si concluderanno presto: per esperienza, la ragionevolezza non fissa calendario. Quindi, direi, proviamo, e cominciamo tra venti minuti.

Riprendiamo la seduta alle ore 16,20.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,20.

Seguito della discussione della proposta di legge: Perego Di Cremnago ed altri: Avvio di un progetto sperimentale per la realizzazione di percorsi formativi in ambito militare per i cittadini di età compresa tra diciotto e ventidue anni (A.C. 1012-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1012-A: Avvio di un progetto sperimentale per la realizzazione di percorsi formativi in ambito militare per i cittadini di età compresa tra diciotto e ventidue anni.

Ricordo che nella seduta del 25 marzo 2019 si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative presentate.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione. In particolare, il parere della V Commissione reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che è in distribuzione, e sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ROBERTO PAOLO FERRARI, Relatore. Presidente, in merito agli emendamenti presentati: emendamento 1.100 Palazzotto, parere contrario; 1.2 Palazzotto, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Se non ci sono richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Palazzotto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 Palazzotto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente, capisco che i colleghi stanno prendendo posto, intervengo però per riportare l'attenzione dell'Aula su un tema che non è secondario rispetto alla legge che stiamo approvando e che, in realtà, attraversa, praticamente, quasi tutte le proposte emendative che abbiamo fatto come gruppo. Stiamo parlando in questi giorni, molto, del caso di due ragazzi, figli di cittadini stranieri, che sono diventati eroi perché hanno salvato da una strage i loro compagni di scuola e a cui, probabilmente, per ragioni meritorie, sarà concessa la cittadinanza; noi ce ne rallegriamo, però, dentro questa legge a nostro avviso c'è un vulnus. Quei due ragazzi sognano di fare i carabinieri e, ciò ha molto a che fare con l'idea stessa di base, con la ratio dentro cui si muove questo disegno di legge, eppure quei due ragazzi, con più di diciott'anni, non avrebbero diritto a compiere i percorsi formativi dentro le Forze armate che prevede questa legge, perché questa legge è discriminatoria…

PRESIDENTE. Collega Palazzotto, mi scusi, non mi piace interrompere. Colleghi, chiederei un maggior silenzio in Aula, mi sembra che i lavori di oggi siano stati abbastanza “non stressanti”, quindi, chiederei maggior silenzio in Aula.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). È un altro modo di dire che è finita la ricreazione, Presidente. Continuo a ripetere che questa legge, così com'è connaturata, ha un impianto discriminatorio e gli emendamenti che noi presentiamo sono volti a permettere ai figli di genitori stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese, che frequentano percorsi di studio compatibili, di poter accedere a questi percorsi formativi, perché, allo stato attuale, se non vi fosse stata la gentile concessione della cittadinanza ai due ragazzi eroi che hanno salvato i loro coetanei sul pullman, quei due ragazzi non potrebbero partecipare a questi percorsi formativi, pur avendo, come loro sogno, quello di poter essere parte delle Forze armate del nostro Paese.

Ecco, questo è un vulnus che noi abbiamo sottolineato e che abbiamo cercato di correggere con proposte emendative che hanno riscontrato, da parte della maggioranza e del Governo, un'opposizione ferrea. Non stiamo parlando di concedere la cittadinanza a queste persone, stiamo parlando del caso in cui l'assenza della cittadinanza rappresenta un elemento di discriminazione per giovani cittadini nati in Italia che si sentono italiani, che probabilmente vogliono partecipare e contribuire anche alla sicurezza di questo Paese e a cui noi lo impediamo, perché, purtroppo, quasi tutti gli impianti dei provvedimenti che vengono discussi in questa legislatura ha sempre questa matrice discriminatoria. Allora, come vede, Presidente, non stiamo discutendo dello ius soli, ma siamo davanti a una manifestazione plastica di come l'idea che ha questo Governo sia quella di discriminare i diritti di ragazzi nati in Italia, a cui si impedisce di poter godere degli stessi diritti dei loro coetanei che hanno la cittadinanza italiana (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Palazzotto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Mentre i colleghi votano, salutiamo intanto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto d'istruzione superiore “Gregorio Ugdulena” di Termini Imerese, in provincia di Palermo. Grazie per la vostra presenza qui, oggi (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ROBERTO PAOLO FERRARI, Relatore. Emendamento 2.101 Iovino, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 Iovino, con il parere favorevole del relatore e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere.

ROBERTO PAOLO FERRARI, Relatore. Sull'emendamento 3.200 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere naturalmente è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Conforme al parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.200 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Presidente, intervengo molto rapidamente per spiegare il fatto che noi su questo emendamento ci asteniamo, semplicemente perché mette il dito in uno dei problemi di questo provvedimento che, come sapete, abbiamo condiviso presso le Commissioni di merito, ma che, ovviamente, ha una dotazione finanziaria assolutamente insufficiente per garantire una piena attuazione del provvedimento stesso, cioè per garantire i fini, fino al profondo delle volontà espresse. Allora, con questo emendamento, di fatto, il MEF, l'ufficio ragioneria e la Commissione bilancio blindano l'aspetto economico finanziario, lo blindano non soltanto nel momento dell'applicazione sperimentale, ma anche nelle procedure di selezione dei partecipanti. Ecco, noi volevamo solo sottolineare che, molto probabilmente, il Governo avrebbe dovuto, se crede in maniera forte a questo provvedimento e alle finalità ultime che abbiamo sempre declinato, metterci un po' più di risorse; assolutamente, come sappiamo, il comparto della difesa, lo vedremo poi in dichiarazioni di voto, non è stato ovviamente sufficientemente finanziato nell'ultima legge di bilancio e questo provvedimento, ce lo hanno detto tutti durante le audizioni, soprattutto i vertici militari, rischia di diventare solo un bel provvedimento scritto sulla carta, ma noi vorremmo invece che gli effetti pratici di contaminazione positiva rispetto ai nostri ragazzi e alla vicinanza rispetto alle istituzioni fossero più presenti anche con un adeguato finanziamento. Quindi, sottolineando questo aspetto, dichiaro l'astensione del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Nel frattempo, salutiamo gli studenti e gli insegnanti del Liceo polivalente statale “Don Quirico Punzi” di Cisternino, in provincia di Brindisi e gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Roncalli” di Grotte, in provincia di Agrigento. Grazie per essere venuti qui ad assistere ai nostri lavori oggi (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO PAOLO FERRARI, Relatore. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 4.3 Palazzotto, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Conforme a quello del relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.3 Palazzotto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente, intervengo brevemente, fermo restando le cose che ho detto prima, per rendere edotta l'Aula di che cosa stiamo votando, perché, nello specifico, tra i requisiti per la partecipazione a questi progetti di formazione, oltre alla cittadinanza, che viene di nuovo qui esplicitata come requisito fondamentale per cui, come dicevo prima, i nostri eroi di oggi rischiano di diventare una beffa, ci sono anche degli elementi che sono alquanto inquietanti. Infatti, alla lettera h), tra i requisiti - vorrei che l'Aula leggesse perché dice molto dei tempi -, si prevede: “non avere tenuto nei confronti delle istituzioni politiche dello Stato comportamenti che non diano garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione ed alle esigenze di sicurezza nazionale”.

Ora, al netto del merito delle questioni che si richiedono tra i requisiti, ci sono dei temi che riguardano, in primo luogo, quanto segue: chi è che accerta quali sono i comportamenti che garantiscono assoluta fedeltà alla Costituzione? C'è un giudice supremo che lo può garantire, che lo può affermare? C'è un elemento di vaghezza che, poi, fa ricadere questa valutazione sul terreno squisitamente politico, per cui può essere che io, a 17 anni, abbia scritto un post su Facebook in cui ho affermato che lo Stato non garantisce i miei diritti e che, quindi, ce l'ho con lo Stato per questo motivo e qualcuno possa valutare una mia espressione politica libera come elemento di valutazione di non fedeltà alla Costituzione. Guardate che qui, nella vaghezza di formule che si richiamano astrattamente a valori costituzionali, alla patria (anche qui, in questa legge, torna più volte la “patria”, sono parole importanti che, però, vanno attentamente valutate), rischiamo seriamente uno scivolamento dentro un livello di arbitrarietà insostenibile, perché servono elementi di garanzia.

Io voglio sapere da una legge dello Stato chi è che valuta la mia fedeltà alla Costituzione, sulla base di quali requisiti la mia fedeltà alla Costituzione viene valutata e, soprattutto, quali sono le istituzioni che devono fare questa valutazione; altrimenti si rischia che, domani, un Ministro qualsiasi si alza e decide chi ha diritti e chi non ne ha in questo Paese, e questo non è accettabile (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (FI). Grazie, signor Presidente. Io intervengo semplicemente per richiamare un attimino i colleghi della sinistra estrema, che parlano di patria quasi schernendo la parola “patria”, dicendo la patria, la patria, la patria. È importantissimo che chi chiederà un domani la cittadinanza o chi, addirittura, voglia partecipare a dei corsi formativi per entrare nell'Esercito o per conoscere l'Esercito, giuri fedeltà alla patria, perché quando si frequenta l'Esercito, quando, eventualmente, si entrerà nell'Esercito, per la patria si va a morire: si va a morire! Quindi, non è da sottovalutare il discorso che una persona abbia o non abbia la cittadinanza italiana, anche in percorsi squisitamente formativi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Io mi interrogo sempre, Presidente, soprattutto quando abbiamo l'onore di avere ospiti tanti ragazzi e tanti bambini che vengono a sentire il nostro dibattito, chiedendomi, per esempio, se tra di loro ci fosse qualcuno che aveva e che ha le stesse caratteristiche, che ne so, casomai nato in Italia e non italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), oppure come quel bambino eroe che ha salvato suoi amici, i quali, prima che italiani o non italiani, erano suoi amici.

Ma c'è una cosa che mi sconvolge, che è collegata al dibattito di chi mi ha preceduto sulla patria, la fedeltà - quel bambino che ha salvato i bambini ha giurato, con un gesto eroico, sulla patria - e che mi porta a chiedere come si possa accettare che il Ministro dell'interno conceda, come suo generoso atto, la cittadinanza al bambino eroe, dicendo, addirittura, che lo fa perché è come se fosse suo figlio: anche se non avesse fatto quel gesto Salvini doveva dire che quel bambino era come se fosse suo figlio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Questa è la differenza, sta qui la differenza! Quel bambino è come se fosse suo figlio, è come se fossero i nostri figli: non diventa il figlio di Salvini perché ha fatto l'eroe, consentendogli di fare un tweet più o meno popolare all'ora che gli pare e piace, dopo il teatro!

Caro Presidente, dentro queste norme, così come sono state rappresentate da chi mi ha preceduto, c'è questa idea malata del rapporto che esiste in termini di cittadinanza, di rapporto con la patria, perché la patria è una cosa, ma voi l'avete declinata nel peggiore dei modi: la patria per voi è diventata nazione ed è degenerata in nazionalismo. Questa è la differenza tra il concetto nostro di patria e il vostro concetto di patria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà, per un minuto.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, sono a richiedere l'accantonamento di questo emendamento e mi permetto, per il suo tramite, di far riflettere l'Aula su cosa stiamo votando, perché il testo dice che, tra i requisiti per la partecipazione, c'è non aver tenuto nei confronti delle istituzioni politiche dello Stato comportamenti che non diano garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione e alle esigenze di sicurezza nazionale. Vorrei fare un esempio concreto, ma rispettoso: i colleghi della Lega, per lungo tempo, hanno sostenuto la tesi della secessione; l'hanno sostenuta politicamente di fronte a un dettato costituzionale che diceva che la Repubblica è una e indivisibile. Mi chiedo, in quella fase, se fosse stato vigente questo testo, questi colleghi avrebbero dato garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione? La mia risposta è “no” in linea di principio (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). Attenzione, perché qui ci troviamo in una situazione in cui tra i requisiti della partecipazione c'è un rischio. Concludo - chiedo scusa, signor Presidente - ribadendo che questo è un tema, per cui chiedo l'accantonamento e che ci sia una riflessione aggiuntiva. Voi introducete un elemento distorcente e domani manca il soggetto che decide chi dà garanzia di assoluta fedeltà; diventa uno strumento che noi, oltretutto, inseriamo all'interno dell'ambito scolastico; non si vede ragione per mantenere questo punto h); si può toglierlo senza ledere in alcun modo l'intero impianto di questo provvedimento. Evitiamo, invece, di entrare su un terreno minato (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Chiederei al relatore un parere su questa richiesta di accantonamento. Colleghi, inviterei ancora a maggior silenzio.

ROBERTO PAOLO FERRARI, Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore dell'accantonamento l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Veramente non comprendo questa decisione e chiedo veramente all'Aula, nella libertà di espressione che noi abbiamo, di riflettere e di votare liberamente. Qui non si tratta di andare contro il Governo, ma semplicemente si tratta di togliere da questo provvedimento una norma illogica e pericolosa.

Qual è il soggetto che stabilisce che io, diciassettenne, dia garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione? Reintroduciamo le schedature? C'è qualcuno che guarda la mia attività scolastica e decide che io non do garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione? Io, giovane padano, che ho fatto e ho dato i volantini per la secessione della Padania, do garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione? Ma chi lo decide (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico)?

Guardate che state introducendo una roba illiberale! Fermatevi, fermatevi! Introduciamo tutto ciò nell'ambito scolastico: ci sarà qualcuno che, a questo punto, dovrà dire se io do garanzia, ma a che titolo dirà che non do garanzia? La DIGOS? Chi lo fa? Guardate che questa roba, signor rappresentante del Governo, dovete capire dov'è: fermatevi, non ha senso! Se voi la togliete, non c'è nessun elemento che va a danneggiare l'impianto di questo provvedimento; se voi la mettete, al contrario, su questo create un caso e soprattutto create un vulnus, perché, assolutamente, chi è che dice che non dà garanzie sulle esigenze di sicurezza nazionale? Qual è l'istituto, signor relatore? Signor relatore, lei mi deve dire chi è il soggetto giuridico di questo Stato che dà le garanzie! Per lei, a 17 anni, chi dava la garanzia di avere assoluta fedeltà alla Costituzione? Qual è il soggetto giuridico? È la Polizia, è la DIGOS? Chi è? Ma dovete rispondere: non basta dire di no, dovete rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'accantonamento l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, è difficile fare polemica su un progetto di legge che di polemico non ha niente e che in Commissione ha seguito un iter pacifico e tranquillo con tutte le forze politiche; è difficile andare a creare e vedere il male in un qualcosa che è previsto già dalla normativa e viene applicato nei concorsi, viene applicato in tante altre cose. Sempre questa accusa di voler appiccicare l'etichetta di razzista, di razzismo, in qualunque provvedimento che riguarda i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

FEDERICO FORNARO (LEU). Ma chi ha usato il termine razzista?

SALVATORE DEIDDA (FDI). Abbiamo già discusso in Commissione; è stato esaminato e, ripeto, nessuno ha trovato obiezioni perché è previsto già in tutta la normativa. Quindi, non perdiamo altro tempo a discutere su un qualcosa che è pacifico e non ha niente di illiberale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 4.3 Palazzotto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 249 voti di differenza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Perego. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Per il suo tramite, rispondo al collega di LeU affermando che con questo articolo non si introduce nulla di nuovo e, come già detto dal collega Deidda, questa condizione è già posta, ad esempio, per l'ingresso nell'Agenzia per le informazioni e la sicurezza con un decreto del 2007. Quindi, non vedo come questa polemica possa sussistere, visto che è un criterio già applicato. E poi, mi perdoni la battuta personale, giurare fedeltà alla Costituzione penso che sia una prerogativa di ogni cittadino, non sia una cosa da condannare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Credo che la richiesta che è stata fatta e che, purtroppo, l'Aula non ha accolto di accantonamento meriti un approfondimento a questo punto nell'espressione del voto, perché noi stiamo parlando di una definizione di progetto sperimentale di formazione da svolgere in ambito militare che sarà coordinato dal Capo di stato maggiore della difesa. Ora, è vero che all'interno dell'articolo 3 nella parte finale si demanda ad un decreto che, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore, dovrà stabilire i criteri del sistema di selezione, ma vi è un'alea di indeterminatezza che, dal nostro punto di vista, è preoccupante, tenuto conto del fatto che si fa richiamo al fatto che qualcuno, che non si capisce in questo testo chi debba essere e che, in linea di principio, potrebbe addirittura essere lo stesso Capo di stato maggiore della difesa, potrebbe addirittura entrare nel merito e sindacare sull'assoluta fedeltà alla Costituzione. È troppo ambiguo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Scusi, io volevo fare un esempio, Presidente: il 9 aprile del 2013 il signor Beppe Grillo disse: siamo al golpe, un golpe iniziato da anni; circondiamo il Parlamento. Ecco, questa frase è un comportamento tenuto nei confronti delle istituzioni politiche dello Stato che dà garanzia di fedeltà alla Costituzione? Perché il codice non prevede il comportamento di assoluta fedeltà nei confronti delle istituzioni politiche. Il giuramento alla Costituzione che ha richiamato il collega è un atto che viene previsto in alcune funzioni, non per i liberi cittadini. I cittadini italiani dalla nascita, a meno che non debbano assumere particolari incarichi di tipo pubblico, non è che giurano sulla Costituzione, mentre ci sono comportamenti che possono essere di rispetto della Costituzione, ma di espressione di idee. La formula di questa lettera h) è ambigua: impone in questo Paese un regime di vaglio dei comportamenti dei privati cittadini che è molto pericoloso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, Presidente. Devo confermare le parole che hanno detto i miei colleghi: questa è una norma davvero preoccupante, e, per il suo tramite, devo dire che sono stupito di una persona che conosco come assolutamente bilanciata e equilibrata, come il collega Perego Di Cremnago, perché qui confondere il giuramento sulla Costituzione, quindi il giuramento di essere fedele alla Costituzione, è ovviamente un impegno che uno prende pubblicamente in certe condizioni, ma dire che il requisito sia di non avere tenuto nei confronti delle istituzioni politiche comportamenti che non diano garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione e alle esigenze di sicurezza nazionale significa fare una valutazione di merito anche quantitativa e qualitativa, cioè non devo avere dato soltanto garanzia, ma assoluta garanzia. E mi chiedo, chi lo decide, cioè qual è l'organo terzo che può stabilire cosa sia l'assoluta garanzia? È un organo giurisdizionale? Chi mi assicura dell'imparzialità? E a me, se venisse stabilito che non ho dato queste garanzie di assoluta fedeltà, chi mi difende?

PRESIDENTE. Grazie…

IVAN SCALFAROTTO (PD). In quale sede io posso ribaltare questa valutazione? Questo è eversivo del sistema.

PRESIDENTE. Grazie, collega Scalfarotto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD). Presidente, io ho seguito il provvedimento nella discussione dell'Aula e mi si è accesa una lampadina o, meglio, un campanello d'allarme nelle parole del collega Perego Di Cremnago perché ha citato un riferimento normativo, che effettivamente esiste, che è l'accesso ai servizi di sicurezza. In quella fattispecie è chiaro che ci vogliono delle garanzie di carattere particolare, ma qui stiamo parlando di un percorso formativo che non necessariamente integrerà nei corpi dello Stato. Come si fa a mettere sullo stesso piano un corso per conoscere l'esercito con l'accesso ai servizi segreti? Si capisce che c'è una certa differenza. Mi rivolgo ai colleghi di Forza Italia: voi vi lamentate del fatto che alla magistratura sono delegati dei compiti di carattere politico. In questo caso l'apprezzamento è squisitamente politico in prima battuta di un soggetto amministrativo, perché sarà il soggetto che recluta e valuta a dire se ci sono quei requisiti o meno ma in caso di diniego contro quel provvedimento ci sarà la magistratura. Voi state dicendo alla magistratura: “Valuta tu se ci sono i presupposti di carattere politico”. Questo diventerà un manifesto col quale si potrà dire che noi stiamo delegando alla magistratura ciò che dovrebbe valutare la politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Epifani. Ne ha facoltà per un minuto.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Presidente, la cosa che colpisce dell'articolo 4 - e lo dico anche di fronte a coloro che hanno difeso l'impianto - è che in realtà presenta un problema. Possibile che non vi siate accorti che otto dei nove requisiti sono tutti oggettivi e verificabili? Se tu hai il diploma ce l'hai o non ce l'hai; se hai avuto una condanna ce l'hai o non ce l'hai; se sei volontario delle Forze Armate o lo sei o non lo sei; e se hai tra i 18 e i 22 anni tutti lo possono accertare. Allora domando: possibile che non vi siate accorti che la lettera h) non è né verificabile né fondata? Diventa puramente discrezionale, oltre all'enfasi “assoluta fedeltà alla Costituzione”. Fedeltà alla Costituzione! Non è che giuro sull'assoluta fedeltà; giuro fedeltà alla Costituzione. Voglio dire che c'è un sovrappiù di ideologico e di non fondato che può determinare, tanto più in assenza di soggetti che siano in grado di assumersi questa responsabilità, di intervenire nella sfera della valutazione personale di chi? Di ragazzi tra i 18 e i 22 anni per un corso di stage. Per questo si doveva accantonare e rimuoverlo. Non ha senso questo articolo, questa lettera dentro questi criteri.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti del liceo scientifico e linguistico di Ceccano, in provincia di Frosinone, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Ci tengo ad associarmi alle preoccupazioni e alla contrarietà espressa dai colleghi anche per un altro aspetto che è lessicale ma è di sostanza. Persino nelle formule come queste, da cui alcuni sostenitori del provvedimento hanno detto di essersi ispirati, quelle, ad esempio, che vengono utilizzate nei concorsi interni per alcune figure professionali delle Forze Armate, non c'è mai la dicitura “nei confronti delle istituzioni politiche dello Stato”; c'è la dicitura “nei confronti delle istituzioni democratiche dello Stato”. Dove le avete prese queste variazioni e che tipo di accento si intende mettere su questa formulazione? Come non c'è la dicitura di garanzia assoluta ma c'è scritto che ci sia garanzia di affidamento, che è un'altra cosa, è un'altra sfumatura. Allora, davvero ho ascoltato alcuni colleghi dire che ci sarebbe da parte nostra, nel sollevare queste preoccupazioni, l'intenzione di creare strumentalmente una polemica.

Qui dovete indicare come mai avete modificato la formulazione che di solito si usa nei concorsi persino interni delle Forze Armate nel caso di cittadini giovani che devono partecipare a progetti sperimentali e che non dovranno entrare a far parte né delle Forze Armate né tanto meno dei servizi di sicurezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 8. Però, prendendo spunto dall'ultimo intervento del collega Magi, io sottopongo alla sua attenzione: la dicitura presente al secondo rigo della lettera h), “le istituzioni politiche dello Stato”, è una dicitura non presente nel corpo ordinamentale delle nostre leggi. La questione è semplice, Presidente: un comportamento che non dia garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione nei confronti della magistratura, che non è un'istituzione politica dello Stato, sarebbe quindi ammissibile; un comportamento che fosse di questo tipo nei confronti della Corte costituzionale sarebbe ammissibile. Perché mi rivolgo al Presidente in questo momento ai sensi dell'articolo 8? Perché il Regolamento prevede che noi discutiamo e votiamo testi di chiara certezza. Questa dicitura non è certa e non è chiaro quali siano le istituzioni politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Capisco, onorevole Fiano, la sua obiezione, che fa parte del dibattito che si è avuto in quest'Aula in questa mezz'ora su questo punto. Però, in questo caso la Presidenza non può entrare nel merito di un emendamento e suggerire una correzione o un'altra. È compito del relatore e di chi lo coadiuva nei lavori e nelle decisioni che il legislatore - in questo caso noi -deve assumere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Palazzotto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'articolo 4. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Intervengo, ovviamente, per dichiarazione di voto e per riprendere - e forse rimarrà solo agli atti a questo punto - una chiara illogicità nella formulazione dell'articolo 4 e, qui, mi rivolgo al relatore e, per il suo tramite, anche al collega Deidda: io a 18 anni rispetto il punto di assenza di condanne per delitti non colposi e di procedimenti penali in atto per delitti non colposi. Ho, come dire, la mia fedina penale assolutamente pulita e mi vedo invece rifiutata la partecipazione sulla base della lettera h), cioè avrei tenuto nei confronti delle istituzioni politiche dello Stato comportamenti che non diano garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione e alle esigenze di sicurezza nazionale. Ma io ho la fedina penale pulita, non ho procedimenti, non ho commesso delitti colposi. Chi decide che non do garanzia? State scrivendo una cosa che è illogica. Il giuramento alla Costituzione con questa lettera h) non c'entra nulla, non c'entra nulla! Voi introducete nell'ordinamento un elemento discriminante, perché a questo punto io sono discriminato perché non posso partecipare, sulla base di elementi totalmente soggettivi, senza indicare un organo preposto alla sicurezza dello Stato che certifichi questa mia incapacità di dare garanzia. Ma veramente io ho tutto il rispetto per il lavoro fatto in Commissione, però l'Aula ha anche un senso, altrimenti come dire, sul modello inglese, partecipano soltanto i deputati della Commissione. Vi invito veramente a riflettere su questo: guardate che c'è una contraddizione. Mi rivolgo ovviamente anche alla Presidenza, perché da questo punto di vista c'è una totale illogicità, oltre alle cose che ha detto poc'anzi il collega Epifani. Quindi, credo che votare contro l'articolo 4 sostanzialmente ha un senso perché in esso è presente un vulnus, un elemento di assoluta illogicità, oltre il fatto che crea un precedente perché espressioni così scritte e non certificate da un soggetto terzo appartengono a culture di sistemi totalitari, non appartengono alla cultura della nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi liberi e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Riteniamo che sia giusto insistere non perché abbiamo l'ambizione, come altre volte, di poter far cambiare opinione alla maggioranza che si allarga ogni volta che porta provvedimenti ideologici, di destra, di chiusura: guarda caso, qui in Aula avviene la magica circostanza che la maggioranza si allarghi a destra ma nel merito, però, rifiuta di dare risposte. Il collega Fornaro ha posto una domanda, in particolare sulla lettera h) laddove c'è questa sottolineatura, quasi spaventata, da parte della grandezza di uno Stato, che, quasi, si spaventa e sottolinea come ci debba essere “assoluta fedeltà alla Costituzione”; fedeltà che vale per tutti, cioè o è fedeltà o non è fedeltà, non è che ci sia una fedeltà, come dire, che vale per alcuni in misura ridotta e per altri vale in misura maggiore: la fedeltà è la fedeltà alla Costituzione e alle esigenze di sicurezza nazionale. Dovrebbe valere per tutti, però il punto, più volte sottolineato anche nel precedente emendamento, è chi è che valuta, chi è che decide, chi è che stabilisce come un comportamento sia oggettivamente assolutamente fedele alla Costituzione, sulla base di che cosa? Io non sono un costituzionalista e non mi avventuro, certo che sono curioso però di capire come quest'articolo regga alla lettura della Carta costituzionale, laddove sono sanciti principi che, una proposta di legge come quella in esame, non possa in alcun modo scalfire. Io sono curioso di capire se ci saranno dei rilievi da questo punto di vista e, se ci saranno, la Camera avrà perso una straordinaria occasione, cioè di entrare nel merito e il merito costa non fatica, ma costa la disponibilità di cercare di ragionare attorno ad osservazioni che sono state formulate, anche meglio di me, da coloro che hanno preso la parola prima e che vi hanno posto dei quesiti, per i quali non c'è stata una risposta: c'è stata una macchietta di risposta. Ci si alza e si dice: è naturale dire che si è fedeli alla Costituzione. Un altro deputato si alza e dice: per la patria si muore. Ma al bar vanno bene queste motivazioni: al bar, ad un tavolino, di fronte a una birra, vanno bene queste motivazioni. Dentro la Camera dei deputati si dovrebbe rispondere da legislatori e le leggi si fanno per tutti e non per pochi. La legge ha questa straordinaria capacità di arrivare a tutti, di normare tutti e di non fare distinzioni; al bar vanno bene le argomentazioni che ho ascoltato e non lo dico e non si offendano coloro i quali sono intervenuti e che cito.

Ma veramente il dibattito di quest'Aula davanti al Paese si può ridurre ogni volta con battute, ogni volta con battute casomai da riprendere in un video e da postare per dire “ho detto alla Camera che per la patria si muore”? È straordinario che cosa è stato detto in quest'Aula e così come quando ci si alza e si dice: ma, come? - concludo Presidente - funziona in tutti i concorsi. Non è vero, siete andati oltre, e perché siete andati oltre? Siete andati oltre perché ogni volta dovete mostrare un piccolo scalpo: a voi non interessa nulla che dietro quello scalpo ci siano persone, vite umane, tragedie, anche ambizioni ad un ascensore sociale che avete bloccato e che volete bloccare al grido sovranista: vengono prima gli italiani ma qui state colpendo anche gli italiani, tutti gli italiani.

Spero che questa norma e questo dibattito possano uscire fuori dalla discussione della Camera e possano arrivare ai cittadini, che alimentino su questo - noi ci proviamo - almeno un minimo di dibattito, una minima riflessione pubblica, perché non è possibile liquidare questioni gigantesche che hanno a che fare con la vita e la prospettiva di vita delle persone con le parole che sono state usate in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO PAOLO FERRARI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 5.100 Palazzotto.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 5.100 Palazzotto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente, intanto una considerazione preliminare a norma del Regolamento. Chiedo se l'emendamento in esame è considerato ammissibile alla luce del fatto che il testo non emendato prima rende praticamente impraticabile un emendamento di questo tipo, nel senso che, poiché lo svolgimento con esito positivo del progetto sperimentale e il rilascio dell'attestato, secondo l'emendamento, darebbe la possibilità di acquisire la cittadinanza, avendo impedito ai ragazzi senza la cittadinanza di partecipare ai percorsi formativi, tutti i partecipanti hanno già il requisito della cittadinanza e, quindi, l'emendamento 5.100 da me presentato sarebbe in contraddizione con il testo della proposta di legge.

PRESIDENTE. Onorevole Palazzotto, il suo ragionamento logico ci sta tutto. Dal punto di vista regolamentare, l'emendamento 5.100 Palazzotto era ammissibile e resta ammissibile, ma comprendo il senso del suo ragionamento.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Ritiro l'emendamento 5.100 da me presentato.

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, passiamo alla votazione dell'articolo 5.

L'emendamento 5.2 Palazzotto è precluso dalla votazione dell'emendamento 3.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO PAOLO FERRARI, Relatore. Sull'emendamento 6.100 Del Monaco, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 Del Monaco, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Qual è il parere del Governo?

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Ordine del giorno Deidda n. 9/1012-A/1, parere favorevole con riformulazione: nella parte iniziale inserire l'espressione “a valutare di”.

Ordine del giorno Ferro n. 9/1012-A/2, parere favorevole con riformulazione: “a valutare di”.

Ordine del giorno Gemmato n. 9/1012-A/3, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Ordine del giorno Bond n. 9/1012-A/4, parere favorevole con riformulazione: nella parte iniziale inserire l'espressione “a valutare di”.

PRESIDENTE. Onorevole Deidda, le va bene, accetta la riformulazione? Sta bene.

Onorevole Ferro, accetta la riformulazione? Sta bene.

Onorevole Gemmato, ritira l'ordine del giorno o lo mettiamo in votazione? Onorevole Gemmato? Ritirato.

Onorevole Bond, accetta la riformulazione? Bene.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Colleghi, è chiaro che le dichiarazioni di voto, com'è noto, comportano una certa quantità di tempo: consentiamo ai colleghi che vogliono farle di farle in serenità.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. È assente: si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto, che senz'altro non rinunzia. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente, non rinuncio a svolgere questa dichiarazione di voto, e devo dire con una certa amarezza, perché oggettivamente la ratio del provvedimento normativo in sé non è una ratio campata per aria; ma l'idea di potere permettere che percorsi formativi si compiano anche dentro le Forze armate, per dare ai ragazzi la possibilità anche…

PRESIDENTE. Collega Palazzotto, mi scusi: è evidente che lei non può intervenire nella confusione dell'Aula.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Si figuri, Presidente.

PRESIDENTE. Quindi o c'è silenzio oppure io sospendo la seduta fino a quando non otteniamo il silenzio.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. È evidente che i colleghi non sono molto interessati al provvedimento in esame. Riprendo il filo del ragionamento sul fatto che un provvedimento di questa natura poteva avere, nella dimensione sia della conclusione o dell'inizio di un percorso formativo che nel rapporto tra istituti di formazione e Forze armate, un elemento virtuoso. Lo dico anche perché è evidente che le Forze armate svolgono oggi nel nostro Paese anche una funzione di istituzione che ha un know-how e delle competenze, che possono offrire a studenti in formazione, a futura classe dirigente del Paese, anche punti di vista e conoscenze importanti al fine di completare un percorso formativo; oltre che dare a chi vuole proseguire, vorrà dopo iniziare una carriera militare, la possibilità di avere un percorso di studi che, da questo punto di vista, è coerente con le aspettative, le prospettive e il progetto di vita di ogni ragazzo. Però, come abbiamo avuto il modo di segnalare, ci sono dei vulnus molto gravi dentro questo provvedimento, che sono quelli che ci impediscono di votare favorevolmente a questa legge, di cui pur comprendendo la ratio abbiamo un giudizio molto negativo; ed un giudizio molto negativo che per noi rappresenta, dal punto di vista del precedente, un pericolo, perché ci sono due elementi. Il primo è una discriminazione normativa, cioè il limitare. Siccome in questo Paese buona parte del dibattito di questi giorni è stato: va bene, ma qual è la differenza di diritti sostanziali tra i ragazzini che hanno la cittadinanza e quelli che non hanno la cittadinanza? Ecco, un palo dentro la discriminazione tra ragazzini nati in Italia senza cittadinanza e altri con la cittadinanza lo abbiamo piantato in questo momento, lo stiamo piantando in questo momento con questa proposta di legge, perché è evidente che, nel momento in cui noi distinguiamo la possibilità di accedere a percorsi formativi in base alla cittadinanza, stiamo compiendo una discriminazione. Qual è il motivo per cui a dei ragazzi che sono nati in Italia, che hanno studiato nelle nostre scuole, che frequentano le nostre università, che si sentono italiani, che sono italiani a prescindere dal fatto che voi lo vogliate riconoscere o no, noi impediamo di avere lo stesso accesso a percorsi formativi dei loro compagni di scuola o di corso universitario? Qual è il motivo? Di che cosa abbiamo paura nel riconoscere questo diritto? E allora il punto è che, nel momento in cui il dibattito assume la dimensione surreale che sta assumendo nel nostro Paese il dibattito sullo ius soli, che riguarda la qualità dei diritti della nostra società e la qualità della vita sociale del nostro Paese, si inizia un percorso di imbarbarimento per cui non ci rendiamo nemmeno più conto che non basta quella discriminazione nel non fare un passo in avanti nel fare una legge, ma ne aggiungiamo altra di discriminazione. Questo è il primo vulnus! Questa legge in questo momento è una legge assolutamente discriminatoria.

L'altro elemento di vulnus è quello che abbiamo dibattuto fino ad ora. E guardate, non solo non ci avete convinto: non ci avete spiegato esattamente a che cosa vi riferite quando parlate di garanzie assolute di fedeltà alla Costituzione e alla patria e alla sicurezza. Ma non ci avete convinto e non ci avete spiegato esattamente di che cosa si tratta: sono stati svolti interventi anche offensivi rispetto al luogo in cui siamo, banalizzando la questione posta, dicendo “no, ma il giuramento sulla Costituzione”. Aveste scritto in questa proposta di legge che, per partecipare bisogna giurare fedeltà alla Costituzione del Paese, l'avremmo votata subito, ma qui non c'è il tema che chi partecipa ai percorsi formativi deve giurare fedeltà, c'è il tema che c'è un arbitro - che non si sa chi è - che decide chi è fedele o no alla Costituzione, chi è che dà le garanzie assolute. State introducendo con questa legge un principio di arbitrarietà che sovverte i principi della democrazia liberale, in cui c'è un'autorità, un giudice, e c'è uno Stato di diritto, perché se qualcuno dice che io non do garanzia di fedeltà alla Costituzione, io devo avere un'autorità a cui appellarmi per poter dimostrare che sta mentendo quel qualcuno che lo dice, perché altrimenti, domani, le opinioni politiche espresse possono diventare arbitrariamente valutate per decidere chi ha diritti e chi non ne ha in questo Paese. Questo è il vulnus che voi oggi state mettendo dentro una legge che riguarda dei percorsi formativi universitari, ma che rappresenta un precedente, perché oggi aprite questo varco e domani lo potete mettere dentro provvedimenti che riguardano diritti fondamentali. Anche questo è un diritto fondamentale, perché sono tra i diritti, quello alla formazione e all'istruzione, garantiti dalla nostra Costituzione, ma lo state mettendo su una parcella, un percorso formativo dentro le Forze armate.

Allora, lo voglio dire: sono stati fatti esempi, il nostro capogruppo appunto citava le posizioni politiche della Lega Nord rispetto alla secessione, che sono chiaramente contrarie alla Costituzione, che riconosce una sola patria. Lo dico a chi prima faceva appello alla patria, perché poi siamo nel paradosso in cui si gioca con le parole e si utilizzano non per valorizzarne il senso pieno che ne dà la nostra Carta costituzionale ma si utilizzano per darne una matrice non inclusiva - la patria è qualcosa che include -, ma una matrice esclusiva, che tende a dire chi sta dentro e chi sta fuori la patria, e che utilizza valori importanti, costituzionali, per favorire l'idea di un nazionalismo e di idee che pensavamo superate. Lo dico, Presidente, perché credo che oggi sia utile che i colleghi che ancora ascoltano questo dibattito in quest'Aula una riflessione la facciano, rispetto a dove stiamo andando. Io lo capisco e lo leggo, dentro questo provvedimento, come dentro altri, che c'è una superficialità nella scrittura delle leggi, che questo comma, a cui ora mi riferisco, è un comma buttato lì per esprimere valori generici, ma buttato lì da chi non si è posto il tema, da legislatore, nel momento in cui indica un requisito, di indicare anche chi è che certifica quel requisito e sulla base di quali criteri, perché questo prevede lo Stato di diritto.

Allora, mentre gli altri requisiti sono riconoscibili, perché se io sono stato condannato non ho diritto ad accedere a quei percorsi formativi, e a condannarmi è stato un giudice sulla base del codice penale, chi è che decide se io sono fedele o no alla Costituzione? Lo deciderà il Ministero della Pubblica istruzione, il Ministro della Difesa, o il Ministro dell'Interno, che in questo momento nel nostro Paese è arbitro e parte in causa sempre e comunque? Questo è il rischio che corriamo, e la nostra democrazia va tutelata dal rischio dell'arbitrarietà, perché poi, quando si vanno a ledere con delle decisioni dei diritti fondamentali, quei diritti non sono risarcibili, è stato pregiudicato un diritto che non è poi risarcibile. Quando questa cosa avviene, poi potremmo avere qualcuno che ricorre a un giudice contro quella decisione ingiusta, ma il suo diritto sarà già stato pregiudicato, e magari quel Ministro, quando verrà riconosciuto che ha leso un diritto fondamentale garantito dalla nostra Costituzione, verrà qui a chiedere un'immunità. È questo! È lo stesso principio! Non lo dico per un elemento di propaganda adesso, lo dico perché è lo stesso principio esatto, quello per cui si lascia un livello di arbitrarietà che può ledere principi garantiti costituzionalmente e poi, chi esercita quell'arbitrarietà, gode e abusa di immunità.

Allora, fermatevi, smettetela di fare leggi con questa approssimazione! Se si volevano esprimere i valori di fedeltà alla Costituzione, alla patria, e mettere questa valutazione politica dentro un provvedimento, c'erano modi e tecniche per farlo, ma questa modalità approssimativa, superficiale, con cui scrivete le leggi, che manifesta incompetenza, sta producendo e rischia di produrre danni seri rispetto all'esercizio dei diritti democratici, all'equilibrio dei poteri, e soprattutto rispetto alle garanzie dello Stato liberale - liberale, colleghi di Forza Italia -, perché quando ci sarà qualcuno a giudicare un comportamento o un altro, poi saremo noi a dover pagare quel prezzo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, Fratelli d'Italia voterà a favore di questo provvedimento, lo ritiene un provvedimento giusto, necessario, meritevole, che ha trovato consenso unanime, dopo tante audizioni, anche tra i vari appartenenti alle Forze armate e gli appartenenti ad altri Ministeri; ha fatto tutto un percorso comunque studiato, e ha trovato il favore di tutti. È un progetto sperimentale, ed è necessario, perché, da quando è stato abolito il servizio di leva, c'è stato un allontanamento delle giovani generazioni, della società cosiddetta civile dalle Forze armate e si è creato una sorta di scetticismo, una sorta di non conoscenza di quelle che sono le potenzialità delle Forze armate. Quando qualcuno disse “più scienziati e meno militari”, forse non conosceva tutte le conoscenze e tutte le professionalità che ci sono dentro le Forze armate, mentre è giusto mostrare quali sono le potenzialità, è giusto vedere come sono le esercitazioni, perché c'è troppa disinformazione attorno a questa materia. Si parla a volte di esercitazioni che portano malattie, di basi militari dove c'è inquinamento, dove ci sono chissà quali segreti. È successo da poco, quando in Sardegna è stata annullato un progetto di alternanza scuola-lavoro nella base di Perdasdefogu, perché il comitato di antimilitaristi diffonde sempre che in Sardegna c'è l'uranio impoverito, in Sardegna c'è inquinamento mortale. Peccato che Perdasdefogu è il Paese dei centenari, dove c'è la più alta percentuale di persone che hanno compiuto cent'anni e la più alta vitalità. Allora basta con questa disinformazione contro le Forze armate, basta demonizzare questa istituzione, che è meritevole. Quindi, voteremo a favore, e buon lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Perego Di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Presidente, la centralità del Parlamento si definisce in momenti come questi, quando una proposta di legge di semplice buonsenso, rivolta alla formazione delle future generazioni, trova ampio consenso tra maggioranza e opposizione. Una conferma non solo, ribadisco, del ruolo centrale del Parlamento, ma dell'importanza che la buona politica, le buone proposte, hanno nell'alveo di un processo decisionale parlamentare. Un consenso a questa proposta di legge che è stato dato e registrato da tutti coloro che durante il ciclo delle audizioni in Commissione hanno fornito suggerimenti preziosi alla presente proposta di legge, condividendo lo spirito e l'obiettivo del provvedimento, e riscontrando sin da subito gli effetti positivi sull'applicabilità della proposta stessa. È una proposta di legge che abbiamo fortemente voluto, nel merito e nel metodo. Per meglio definire il valore di questa proposta di legge, voglio qui ricordare le parole del generale Tota, in audizione in Commissione, che ha affermato come questa proposta di legge riconosca alle Forze armate di essere un riferimento, di essere portatori di valori inalienabili. L'obiettivo che ci siamo dati come Forza Italia partiva da una domanda concreta: come creare, che strumenti dare, per ampliare la formazione e rafforzare la formazione dei nostri giovani, ma soprattutto chi può contribuire, oltre alla famiglia e alla scuola, ad insegnare ai giovani rigore, educazione, fermezza, priorità.

Un obiettivo questo che deve senz'altro essere letto alla luce di un contesto dove diffidenze e omologazioni stanno diventando purtroppo i nuovi valori di riferimento, in una società che isola i giovani, che li avvilisce alla sola dimensione del presente, mentre noi vogliamo dargli strumenti idonei per affrontare il futuro con capacità e determinazione.

Per questo motivo, un buon legislatore deve essere in grado di innescare meccanismi tali che siano in grado di risvegliare il senso di appartenenza alla Repubblica e il valore dello Stato come pilastri su cui si fonda la nostra società. Anche per questo dobbiamo fornire alle nuove generazioni esperienze che consentano di responsabilizzarsi, di progettare il proprio futuro, di credere nel merito, nella competenza, nella formazione. La chiave di volta, signor Presidente, non sono i bonus o le misure assistenzialiste, bensì la formazione dei giovani, che vanno incoraggiati ad emergere, a conquistare consapevolezza di ciò che si può diventare, in un certo senso, a raffinarsi e a trarre il meglio di sé.

Dunque, è in questo senso che è stata fatta la presente proposta di legge; a fianco del tradizionale perimetro dell'addestramento militare, ci si addentra nel campo della geopolitica, della cyber sicurezza, dell'industria militare che rappresenta un'eccellenza del made in Italy, puntando così a definire un modello di difesa del terzo millennio.

Ma c'è di più, perché la proposta di legge è volta anche a fare in modo che i giovani che si avvicinano al percorso di formazione potranno acquisire un approccio civico, da inserire nel loro bagaglio culturale, farlo proprio e contagiare altri giovani, in una sorta di meccanismo virtuoso; questo è il vero fine, il vero scopo di questa proposta di legge e non è un caso se l'articolo 52 della nostra Carta costituzionale, lo ribadisco, della nostra Carta costituzionale, recita che l'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica, quello spirito che dobbiamo custodire e trasmettere quotidianamente ai nostri figli. Il quid pluris della proposta di legge si sostanzia proprio su questo doppio percorso, attraverso il quale si investe, da un lato, sulla vita militare e, dall'altro, su un percorso di studio.

Signor Presidente, un altro punto che non possiamo e non dobbiamo assolutamente trascurare è che le nostre Forze armate sono composte da professionisti di altissimo profilo, il cui ottimo operato è apprezzato in tutto il mondo, in ambito NATO, ONU e UE. E la dimostrazione di ciò risiede nel fatto che diversi nostri militari rivestono ruoli chiave nelle missioni internazionali e nelle organizzazioni internazionali, quindi, il presente provvedimento si innesta anche in questo verso, costituire un'ulteriore occasione e strumento per rendere ancora più visibile alla popolazione il duro lavoro dei militari, orgoglio del Paese che, silenziosamente, ogni giorno, operano sul territorio nazionale e nei teatri operativi all'estero, onorando la nostra bandiera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi siamo orgogliosi delle nostre Forze armate. Lasciatemi dire che solo chi ha una visione miope non conosce il valore dello strumento militare nelle relazioni internazionali e nei quadri geopolitici in cui il nostro Paese e, in particolare, nella nostra sponda del Mediterraneo, può tornare a essere leader. Anche in questo senso, questo percorso formativo può permettere di raggiungere questo traguardo.

Per tutte queste ragioni, quindi, signor Presidente, noi daremo convintamente il voto favorevole a questa proposta di legge. Ma prima di concludere, signor Presidente, permettetemi un ultimo pensiero. Qui, in quest'Aula, in questo Parlamento, voglio esprimere profonda gratitudine alle nostre Forze armate e, in particolare, ai nostri carabinieri che sono intervenuti a San Donato Milanese evitando una strage (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), con una Clio non blindata: tre carabinieri si sono gettati contro un autobus preso in ostaggio, con coraggio e con destrezza, senza grandi tecnologie, hanno evitato un massacro di bambini e insegnato a tutti come si interviene in questi scenari. Io dico: bravi, a questi carabinieri e, a nome di Forza Italia, li ringrazio, perché ci rendono orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. L'istituzione di percorsi formativi volontari in ambito militare per i giovani sotto i 22 anni è materia particolarmente delicata e complessa, nel momento storico e politico che stiamo attraversando, in un mondo completamente trasformato e in costante evoluzione dal punto di vista geopolitico. Del resto il superamento della leva obbligatoria, con l'introduzione del servizio militare professionale, ha imposto un radicale mutamento di prospettiva, nel considerare il comparto della Difesa nazionale. Questo in un contesto internazionale che obbliga sempre di più a considerare le strategie di difesa con una visione di coordinamento con i partner militari europei.

Tutto ciò porta a uno sviluppo di percorsi formativi specifici, di aggiornamenti sistematici, di affinamenti professionali e di un approccio multidisciplinare dei nostri Corpi militari.

Il Partito Democratico, nella discussione svolta in Commissione difesa, si è pronunciato in maniera favorevole, ma abbiamo sottolineato alcune serie carenze del provvedimento che ribadiamo in questa sede; critiche che abbiamo sottolineato con forza, notando contraddizioni e fragilità della misura, fragilità che, in fase di sperimentazione, dovranno essere colmate.

Si tratta di critiche costruttive per fornire ai nostri giovani uno strumento veramente efficace e in grado di promuovere la conoscenza, ridurre le distanze con le istituzioni, avvicinarli al mondo delle Forze armate, accrescendo il senso di appartenenza alle istituzioni democratiche e repubblicane e la consapevolezza della loro importanza, obiettivi da sempre condivisi dal Partito Democratico.

Nel percorso di questo provvedimento, abbiamo cercato di contribuire costantemente al miglioramento del testo. I nostri emendamenti puntavano a rimettere al centro il ruolo del Parlamento, cosa che puntualmente è successa con le modifiche proposte dal relatore che hanno trasformato il percorso in sperimentale e che, quindi, sarà oggetto di ulteriore verifica e riflessione e ha previsto, anche, un'ulteriore delibera parlamentare alla fine dei primi tre anni.

Resta per noi un grande vulnus, il fatto che le decisioni principali in merito al progetto restino in capo ai vertici militari e che il Parlamento venga coinvolto solo a valle del progetto e non a monte. Il coinvolgimento del Parlamento, a nostro avviso, non è una rivendicazione, ma è parte di un metodo istituzionale, di un punto di vista che punta sulla integrazione e la cooperazione dei vari comparti dello Stato e dei vari organi istituzionali in questa materia.

Crediamo, inoltre, che sia importante ampliare l'offerta formativa proposta nel provvedimento in esame con una panoramica, a seconda dell'età e del grado di istruzione dei partecipanti, in alcune particolari attività e speriamo che il carattere sperimentale consenta questo ampliamento: conoscere i profili operativi giuridici della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace, i temi della cooperazione civile e militare, gli ambiti normativi e procedurali vigenti in materia di difesa civile e militare, gli ambiti che coinvolgono la Protezione civile e la pianificazione civile di emergenza, tutto questo con una particolare attenzione alle ricadute in ambito nazionale, ONU, Unione europea e NATO.

Questo perché continuiamo a credere che i nostri giovani debbano conoscere e approfondire anche l'aspetto imprescindibile del servizio che le nostre Forze armate rendono nel mondo per portare pace e democrazia ovunque ve ne sia bisogno.

Pensiamo poi all'importanza delle Forze armate, che ringraziamo per l'impegno e la dedizione che dimostrano in ogni occasione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), nel sistema di Protezione civile nazionale; sono sicuramente un perno che dimostra l'efficacia e l'efficienza in ogni situazione di calamità che colpisce il nostro Paese.

Approfondire questi temi, farli conoscere alle nuove generazioni, spiegargliene l'organizzazione è, secondo noi, doveroso, per coltivare e rafforzare il sentimento di solidarietà nazionale.

Crediamo poi che, nell'ottica dell'integrazione dei sistemi europei, questo modello debba prevedere un'offerta di conoscenza anche in questo campo, coltivando così il tentativo, spesso annunciato, di arrivare a un sistema di difesa comune.

Altro tema per noi centrale è il potenziamento della collaborazione fra il Centro Alti Studi per la Difesa, il cosiddetto CASD, e il mondo delle università. La sperimentazione dei percorsi formativi, che, lo ricordo, porteranno al conseguimento di crediti formativi universitari, sia l'occasione per implementare le relazioni; mettere a fattor comune il meglio della formazione militare e il meglio della ricerca universitaria può contribuire al progresso tecnologico del nostro Paese.

Ma veniamo a un paio di problemi che noi abbiamo già sollevato durante le discussioni in Commissione difesa. Il primo, lo abbiamo toccato in questa seduta: la cosiddetta lettera h) dell'articolo 4. Noi abbiamo votato contro, noi crediamo che il tema non sia la fedeltà alla Carta costituzionale, credo che nessuno osi mettere in dubbio questo principio costituzionale. Il problema è come questa lettera h) è stata scritta, è la discrezionalità che questa lettera h) lascia nelle mani di chi poi dovrà stilare le graduatorie, è chi giudica questa fedeltà.

Ecco, noi in Commissione avevamo presentato - lo sanno bene il relatore e il proponente - un emendamento per correggere questa distorsione e, quindi, crediamo che, siccome siamo in una fase sperimentale, come abbiamo detto, ci sia ancora il tempo utile per modificarla e per dare anche alle istituzioni, che poi dovranno decidere queste graduatorie, degli strumenti più efficaci. Esattamente nella stessa misura noi chiedevamo un po' più di coraggio sul tema della cittadinanza, semplicemente più coraggio, insomma; oggi, riconoscere a un giovane che non è cittadino italiano ma che è qui dalla nascita, che studia nelle nostre scuole e nelle nostre università, la possibilità di fare questo tipo di stage credo sia doveroso, e sia doveroso soprattutto nell'interesse di tutta la nazione, nell'interesse dell'integrazione dei popoli. Allora, su questo anche in questo caso, la maggioranza ha avuto un po' di paura, diciamola così.

Il provvedimento si presenta, poi, staccato da una visione generale sulle politiche di rafforzamento e di adeguamento dei nuovi impegni sulla difesa nazionale dei Corpi militari. Con la recente legge di bilancio abbiamo registrato una riduzione delle risorse indirizzate allo sviluppo e alla qualificazione dei Corpi e alle relative infrastrutture: al comparto della Difesa, nel suo complesso, verranno tagliate risorse nei prossimi anni per più di 500 milioni di euro, mentre si gonfiano a dismisura, per esempio - un dato di questi giorni -, altre spese, come, ad esempio, quelle per il funzionamento della Presidenza del Consiglio.

Il provvedimento è privo, quindi, delle risorse necessarie; si è infatti virato, anche per questo, sul carattere sperimentale dei progetti formativi: essenzialmente, per ovviare a questa mancanza di risorse.

Resta il fatto che, in questa situazione di incertezza e scarsità di risorse, è forte il rischio che la legge non produca, alla fine, i risultati attesi.

Il nostro giudizio, dunque, resta critico sugli effetti finali e sull'efficacia di scelte puntuali e limitate che avrebbero, invece, meritato più risorse e un maggior collegamento con un impianto generale di politica per la difesa, che non ravvisiamo oggi nell'azione di questo Governo. Guardate che questo è un tema cruciale rispetto alle politiche in campo europeo e internazionale: questo Governo, oggi, non ha una politica nel campo della difesa, men che meno nel palco delle relazioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e questo è un problema che, anche dentro questo provvedimento, traspare in maniera molto efficace.

Il PD è convinto che le contaminazioni fra i nostri ragazzi impegnati nei percorsi scolastico-formativi e il mondo del lavoro e delle professioni siano assolutamente positive e da incentivare in tutti i campi della nostra società. Non è un caso che nella nostra riforma della scuola queste considerazioni hanno trovato piena applicazione.

C'è una cosa strana: mentre oggi qui creiamo dei percorsi formativi dentro l'ambito militare, dall'altra parte, lo stesso Governo mette in discussione, invece, l'alternanza scuola-lavoro della nostra riforma della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ecco, sono queste le contraddizioni che rendono poco limpido il lavoro di questo Governo.

Chiudo, annunciando il voto favorevole, soprattutto, per queste ultime considerazioni, il voto favorevole del Partito Democratico, confermando la fiducia non a questo Governo, che come ho detto non ci rappresenta, ma ai giovani, ai giovani italiani del nostro Paese, che sapranno sicuramente, meglio dell'attuale Governo, cogliere questa straordinaria opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toccalini. Ne ha facoltà.

LUCA TOCCALINI (LEGA). Grazie, Presidente. La proposta di legge che andiamo a votare è volta ad assicurare ai cittadini italiani di età compresa tra i 18 e i 22 anni la possibilità di accedere ad un percorso educativo e di formazione specializzato nella conoscenza delle Forze armate su base volontaria. Su questo, vista la polemica che è nata nella discussione degli emendamenti e nella votazione, ci tengo, per il suo tramite, a tranquillizzare l'onorevole Palazzotto, come tutta la sinistra, che in questa settimana è riuscita a strumentalizzare questi due ragazzi, Adam e Ramy (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), questa volta raccontandoci una falsa impossibilità di realizzare il sogno di diventare carabinieri. Infatti, ricordo che Adam e Ramy (al di là del fatto che l'avranno, questa cittadinanza), ma tutti i ragazzi stranieri, quando a diciott'anni sceglieranno di diventare italiani, non solo potranno partecipare a questo progetto formativo, ma - per il caro onorevole Palazzotto lo sottolineo - potranno anche diventare carabinieri, potranno anche fare i concorsi per entrare nelle Forze armate.

Quindi, noi le strumentalizzazioni le lasciamo alla sinistra e mi unisco anch'io ai sentitissimi ringraziamenti, a nome del gruppo della Lega, alle Forze armate e, in particolare, all'Arma dei carabinieri, perché, anche la settimana scorsa, ha dimostrato coraggio e dedizione salvando 51 vite (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); e con coraggio e dedizione hanno evitato una tragedia, cosa che quotidianamente fanno sui nostri territori.

Tornando al provvedimento, è un percorso sperimentale che avrà una durata di sei mesi, si articolerà in periodi di tempo distribuiti e distinti in corsi di studio svolti con modalità telematiche, in forme di apprendimento pratiche ed in periodi di permanenza presso le strutture formative e operative di addestramento delle Forze armate.

Tale proposta si pone come obiettivo primario quello di far comprendere il valore civico della difesa della patria sancito dall'articolo 52 della nostra Costituzione quale sacro dovere di ogni cittadino.

Altra finalità importante sarà lo studio dell'architettura istituzionale preposta alla protezione cibernetica nazionale, con particolare riferimento ai ruoli ed alle competenze dei soggetti incaricati di garantire l'autenticità, l'integrità, la disponibilità e la riservatezza dei dati e dei servizi che gravitano nello spazio cibernetico. Infatti, è noto a tutti, la cyber security ricopre un ruolo sempre più importante, sia in ambito civile che in ambito militare, ponendosi a protezione dei sempre più frequenti attacchi da parte dei cosiddetti hacker, volti a sottrarre i dati alle nostre amministrazioni. E non è un caso che all'interno della legge di bilancio votata lo scorso dicembre siano stati stanziati ulteriori 3 milioni di euro, uno all'anno dal 2019 al 2021, per rafforzare e potenziare gli strumenti della difesa cyber del Ministero della Difesa.

Dunque, per sensibilizzare i ragazzi che decideranno di intraprendere questo percorso è prevista la partecipazione a corsi erogati dalla Scuola telecomunicazioni Forze armate di Chiavari e, in qualità di osservatori, sotto la direzione del coordinamento del Comando interforze delle operazioni cibernetiche, sarà previsto di assistere ad esercitazioni relative alla sicurezza cibernetica.

Il progetto, infine, avrà lo specifico intento di far assumere consapevolezza sia degli alti valori connessi alla difesa delle istituzioni democratiche in Italia ed all'estero attraverso lo strumento militare, sia di approfondire i principi che regolano l'ordinamento militare e le peculiarità legate allo status militare in ragione degli specifici compiti assegnati alle diverse cariche e dei conseguenti obblighi.

Sarà molto importante, soprattutto per i ragazzi, vedere con i propri occhi le peculiarità dell'Arma dei carabinieri, della Marina militare, del nostro Esercito. Qui ci tengo a sottolinearlo: abbiamo una fortuna, e di questo dobbiamo esserne orgogliosi, abbiamo le Forze armate più brave al mondo, abbiamo le migliori donne e i migliori uomini in divisa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questo progetto racchiude diversi elementi fondamentali, già citati all'inizio del mio intervento: ci tengo a sottolineare l'attestato che verrà consegnato al termine di questi sei mesi di sperimentazione. Questo attestato avrà un valore sia in ambito militare, per esempio, parlo della nomina ad ufficiale di complemento, ma, soprattutto, in ambito civile perché, per esempio, con una circolare che il Ministero dell'istruzione emanerà, si potranno ottenere fino a dodici crediti formativi nel proprio percorso universitario; ci tengo a dirlo perché, indipendentemente da cosa sceglieranno di fare i ragazzi dopo questo percorso sperimentale, avrà una valenza molto, molto importante.

Quindi, Presidente, il progetto di legge - ci tengo a sottolinearlo - è proposto dall'opposizione, però, non per questo ha trovato un preconcetto da parte della Lega, ma ha trovato in Commissione un fattivo contributo di nostri parlamentari che, attraverso alcuni emendamenti, hanno fatto in modo di renderlo più aderente alla finalità che la legge si propone e ha consentito di migliorare il testo definitivo che tra breve andremo a votare.

Reputiamo di grande importanza questo progetto perché non soltanto mira ad avvicinare la cittadinanza alle Forze armate, ma, soprattutto, perché vuol far sì che le nuove generazioni comprendano, attraverso un'esperienza svolta in prima persona, il lavoro, l'impegno ed il rischio che grava su chi porta una divisa ed imparino a rispettare, e non a denigrare, chi svolge un compito a favore della sicurezza e della collettività. Vogliamo, dunque, che le nuove generazioni recepiscano che i valori da portare avanti non sono quelli della violenza, dello scontro e dell'infamia nei confronti di chi lavora per tutelarci, ma sono quelli del rispetto, del dovere e dell'amore verso il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Siamo nel 2019: nel 2019, purtroppo, ancora oggi, quotidianamente, si vedono tanti miei coetanei, tanti ragazzi ancor più giovani, di diciotto o vent'anni, compiere brutti gesti, dei gesti che noi quotidianamente condanniamo: mi riferisco, per esempio, alle scritte sui muri che leggiamo nelle nostre città, scritte come “ACAB”, scritte come “sbirri” e infamie non solo nei confronti delle Forze armate, ma anche delle nostre istituzioni; soprattutto nelle ultime settimane - ci tengo ad esprimere la nostra solidarietà -, leggiamo di tutto sulle mura delle nostre città nei confronti del ministro Matteo Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Condanniamo, anche in questa occasione, questi vili gesti di qualcuno che, evidentemente, qualche regola non l'ha ancora imparata. Mi riferisco anche alle manifestazioni che vediamo scorrere sui telegiornali, che dovrebbero essere delle manifestazioni pacifiche e di buonsenso e, invece, il più delle volte, si trasformano in atti di violenza, in lanci di bombe carta nei confronti delle nostre forze dell'ordine, nei confronti dei carabinieri. Bene, io mi auguro - e sarà una coincidenza che tutte queste persone solitamente appartengono a qualche centro sociale abusivo delle nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) - che siano questi ragazzi i primi a partecipare a questo percorso formativo, perché, forse, è arrivata l'ora di imparare qualche regola di buonsenso. Quindi, Presidente, a nome del gruppo della Lega, per questi motivi annuncio il voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iovino. Ne ha facoltà.

LUIGI IOVINO (M5S). Presidente, colleghi deputati, sottosegretario, la proposta di legge che ci apprestiamo ad approvare prevede l'istituzione in via sperimentale di un percorso formativo presso le Forze armate per i giovani dai 18 ai 22 anni, al termine del quale verranno anche assegnati dei crediti formativi; in altre parole, stiamo parlando di un percorso e di un tracciato che servirà ai nostri giovani per far proprie delle conoscenze, delle abilità, delle competenze, una sorta di bagaglio culturale e formativo che va dalla conoscenza delle principali minacce che riguardano la sicurezza interna e la sicurezza internazionale, ma che arriva addirittura alle moderne tecniche di cyber security. Un insieme di conoscenze che hanno a che fare con i valori connessi alla difesa delle istituzioni democratiche e alla comprensione del valore civico che esse stesse rappresentano.

Insomma, questo percorso rappresenterà e darà la possibilità a questi giovani di vivere un'esperienza che li farà avvicinare al complesso e articolato mondo rappresentato dalla difesa moderna. Entrando nello specifico delle competenze e delle conoscenze che andranno a formare l'ossatura di questa opportunità che avranno i nostri ragazzi, credo che una particolare menzione debba avere il piano di studi volto all'apprendimento delle moderne tecnologie e della moderna tematica della cyber security. La cyber security, Presidente, non è altro che l'attività di prevenzione, rilevamento e tempestiva neutralizzazione delle minacce informatiche; è diventata sempre più importante e fondamentale negli Stati moderni. Questo perché, ovviamente, l'influenza della tecnologia che pervade la nostra società e la digitalizzazione delle informazioni ad ogni livello, a partire dai dati, dalle procedure di sicurezza, riesce ad inglobare tutte quelle attività che sono connesse all'essere umano e alla vita di ogni cittadino.

La nostra vita è ormai sempre più connessa e la gestione informatizzata dei servizi include degli innegabili vantaggi che vediamo ogni giorno, ma porta con sé dei seri e dei grandi rischi; rischi, Presidente, che sono legati alle capacità di violare le enormi banche dati alle quali ogni giorno ogni cittadino fa riferimento e consegna una serie di informazioni che sono più o meno sensibili. E si potrebbe anche compromettere le diverse procedure che permettono il corretto funzionamento della complessa macchina amministrativa, articolata e interconnessa, rappresentata dal nostro Paese; parole e concetti che ad alcuni potrebbero sembrare astratti, superficiali o, addirittura, che fanno parte di una sceneggiatura di un film di fantascienza. Possiamo dire che non è così, non è assolutamente così; che le connessioni tra i sistemi fisici e digitali rappresentano oggi una realtà, e la società ha l'obbligo di capire, intercettare ed accettare questo cambiamento, perché sono diventati una costante nella nostra vita quotidiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e in breve tempo sono arrivati a contare molto nella nostra vita.

Ed è proprio per questo che, con un emendamento a mia prima firma nella scorsa legge di bilancio, ma in particolare come MoVimento 5 Stelle, abbiamo deciso di investire e creare un fondo ad hoc presso il Ministero della Difesa, cosa che non era mai accaduta in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, questa è la prima volta che si decide di investire in questo settore, la cyber security, la sicurezza cibernetica per la difesa del nostro Paese, e non nelle solite armi convenzionali. Abbiamo costituito questo fondo che servirà ad una semplice cosa: garantire un'adeguata formazione ai nostri giovani, un'adeguata preparazione alle nuove generazioni che andranno a formare quella classe dirigente, quella classe di persone competenti che garantiranno la sicurezza del Paese, la sicurezza dell'Italia, perché dobbiamo accettare che, con l'evoluzione dei tempi, si deve investire in questo settore, solamente in questo.

Diciamo che puntiamo a coinvolgere, attraverso questi progetti, i più giovani. Facendo che cosa? Formalizzando delle borse di studio per i nostri giovani, che gli permetteranno di acquisire una competenza. A quali giovani? Ai cosiddetti nativi digitali, quella nuova generazione di ragazzi che di giorno in giorno si informa, lavora, apprende delle conoscenze attraverso un computer e che vengono alcune volte anche viste con occhio critico, con della piccola, ma anche sottile diffidenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quei ragazzi, i cosiddetti anonymous etici, i cosiddetti nerd; quei ragazzi che, però, le istituzioni, la politica ha l'obbligo di coinvolgere. Perché noi dobbiamo metterci in testa una cosa, che abbiamo l'obbligo di coinvolgere e pescare in quella nuova generazione chi ha le capacità e capire chi fra di loro ha più valori e più si può prestare a servire il Paese, perché questi ragazzi dai 13 ai 14 anni, i nuovi adolescenti, possono veramente servire le istituzioni repubblicane lavorando per il Paese.

Ed è questo quello che noi, come Parlamento, ma soprattutto come istituzione, abbiamo l'obbligo di fare. Siamo, dunque, felici oggi di approvare una legge di iniziativa parlamentare, perché noi crediamo fermamente nella democrazia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e, quando condividiamo una proposta, Presidente, da qualsiasi parte politica essa provenga, noi la portiamo avanti e la sosteniamo fino alla fine, come stiamo facendo in quest'Aula.

E ricordo quando nella scorsa legislatura, purtroppo, questo non è accaduto, perché proprio come MoVimento 5 Stelle abbiamo avuto non poche difficoltà, ne abbiamo avute davvero tante, nel portare avanti le iniziative parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi, registro oggi con piacere che un cambiamento è avvenuto, anche un piccolo cambiamento, in questo Parlamento e in questa nuova legislatura. Ecco perché, annunciando il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle e ringraziando la Commissione difesa tutta, quindi tutti i componenti della Commissione difesa, per l'ottimo lavoro svolto durante questi mesi, mi auguro - e concludo, Presidente - che il percorso formativo avviato con questa sperimentazione volontaria possa dare ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze quella formazione per poter competere nello scenario globale e riuscire, al di là delle specificità che riguardano il comparto difesa, ad essere quella classe dirigente capace di evitare che le minacce cibernetiche possano minare la sicurezza nazionale, perché, a prescindere da quello che vogliamo noi, questo Paese, ma il mondo intero, sarà sempre più inevitabilmente connesso alla rete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

ROBERTO PAOLO FERRARI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI, Relatore. Grazie, Presidente. Anch'io mi sento in dovere di rivolgere i ringraziamenti a tutti coloro che hanno lavorato a questo provvedimento, che, come è stato ricordato, è un provvedimento in quota opposizione, che la maggioranza, però, ha voluto portare avanti in maniera assolutamente non preconcetta; lavoro portato avanti in questi mesi dalla Commissione difesa, la cui ottima conduzione da parte del presidente ha consentito di arrivare anche a questo risultato.

Ringrazio anche tutti gli uffici e tutti coloro che, anche attraverso le audizioni, hanno contribuito a migliorare il provvedimento. Voglio solo sottolineare un aspetto: auspico che la larga condivisione che è stata raggiunta all'interno dell'Aula per questo provvedimento di legge possa consentire nel suo esame successivo anche un miglioramento di quell'unico aspetto che è stato sottolineato come carente, e, quindi, che il principio della fedeltà alla Costituzione e del rispetto delle istituzioni democratiche possa, magari, essere migliorato nella sua formulazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Mi sembra un sano auspicio, grazie al relatore.

(Coordinamento formale - A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1012-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1012-A: "Avvio di un progetto sperimentale per la realizzazione di percorsi formativi in ambito militare per i cittadini di età compresa tra diciotto e ventidue anni".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14) (Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Marattin ed altri n. 1-00141, Mandelli ed altri n. 1-00148, Lollobrigida ed altri n. 1-00149 e Fornaro e Fassina n. 1-00151 concernenti iniziative di politica economica, alla luce dei recenti dati economici (ore 18,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Marattin ed altri n. 1-00141, Mandelli ed altri n. 1-00148, Lollobrigida ed altri n. 1-00149 e Fornaro e Fassina n. 1-00151 concernenti iniziative di politica economica, alla luce dei recenti dati economici (Vedi l'allegato A).

Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 25 marzo 2019, è stata presentata la mozione Fornaro e Fassina n. 1-00151, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che in data odierna è stata presentata la mozione D'Uva e Molinari n. 1-00153 e il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

Colleghi, se possiamo, esaurito l'entusiasmo per l'approvazione del provvedimento, consentire di intervenire al Vice Ministro Castelli. Infatti, esaurito l'entusiasmo: se l'entusiasmo è esaurito possiamo andare avanti. Prego, onorevole Castelli.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Nel ringraziare il collega che ha posto l'attenzione chiaramente sulla politica economica nella presentazione di questa mozione, il Governo ricorda al Parlamento che tra qualche giorno sarà chiamato alla presentazione del Documento di economia e finanza e sarà un altro momento nel quale si approfondirà esattamente lo stesso tema posto in oggetto dalle mozioni all'ordine del giorno della seduta.

Quindi, esprimo parere contrario sulle mozioni Marattin ed altri n. 1-00141, Mandelli ed altri n. 1-00148, Lollobrigida ed altri n. 1-00149 e Fornaro e Fassina n. 1-00151. Il parere è favorevole sulla mozione del MoVimento 5 Stelle e della Lega.

PRESIDENTE. Colleghi, immagino che c'è stupore per i pareri del Vice Ministro. Però, lasciamola concludere.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Probabilmente non se lo aspettavano. Questi sono i pareri, Presidente.

PRESIDENTE. Un'unica mozione, Molinari e D'Uva n. 1-00153. È chiaro.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà per dieci minuti.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Devo dire che mi aspettavo un atteggiamento un po' più articolato da parte del Governo nella valutazione delle mozioni che sono state presentate, anche perché almeno nella nostra mozione il tentativo che abbiamo fatto non è propagandistico. Abbiamo provato a fare un'analisi articolata del quadro in cui si muove l'Italia. Come ha confermato anche oggi il centro studi di Confindustria, l'Italia è in una situazione difficile e siamo tecnicamente in recessione. Vedremo se il 2019 avrà un segno più o un segno meno, ma è evidente che c'è una sostanziale stagnazione per quanto riguarda la nostra economia.

Sono evidenti le responsabilità del Governo e ricordo quello che è accaduto nell'autunno scorso e, in particolare, la discussione e le contraddizioni che sono emerse nella sessione di bilancio, prima con la nota di aggiornamento al DEF e poi con i contenuti della manovra che certamente hanno pesato.

Hanno pesato gli effetti sui tassi di interesse sia sui titoli del debito pubblico sia sulle imprese e sulle famiglie e continua a pesare un quadro di incertezza perché nei prossimi giorni - entro il 10 aprile - il Governo, come ha ricordato la Viceministra Castelli, presenterà il Documento di economia e finanza ma è chiaro che il quadro di finanza pubblica per il 2020 è un quadro irrealistico, è un quadro insostenibile. Le clausole di salvaguardia, molto consistenti e incrementate rispetto a quelle ereditate, non possono essere attuate e nessuna persona di buonsenso può realisticamente considerare attuabili aumenti dell'IVA e delle accise per 23 o 28 miliardi. Allo stesso tempo sarebbe ancora più devastante in termini di effetti sull'economia reale se qualcuno proponesse di sostituire l'aumento dell'IVA e delle accise con tagli di spesa, perché le condizioni della nostra spesa primaria corrente sono note a tutti e, quindi, si inciderebbe in modo violento e pesante sulle condizioni materiali di vita delle persone e delle famiglie.

Quindi, questi fattori, quello che è successo e le prospettive incerte, pesano ovviamente sulla congiuntura. Però, nella nostra mozione proviamo a porre attenzione anche sul quadro in cui si colloca la nostra economia, le condizioni dell'Eurozona e le condizioni dell'Unione europea e su queste chiediamo che vi sia una qualche riflessione, in particolare con il secondo impegno che proponiamo per il Governo e per il Documento di Economia e finanza. Infatti, è un po', come dire, naïf dirlo anche se, ahimè, è la verità: c'è una notevolissima sincronia tra le performance dell'economia italiana e le performance medie dell'Eurozona. La crescita, che si è avuta dal 2014 al 2018, è stata strettamente connessa con la crescita dell'Eurozona, con il solito ritardo, oramai stratificato in un quarto di secolo, di circa un punto percentuale e, cioè, quando la media dell'Eurozona va al 2, noi andiamo all'1 e, quando la media dell'Eurozona va allo 0,5, noi andiamo sotto. Dunque, c'è una notevole sincronia.

Oltre a prendersi i meriti quando le cose vanno bene il Governo di turno e oltre ad attaccare il Governo di turno quando le cose vanno male dovremmo provare a capire come intervenire su questi elementi di fondo, come portare in qualche modo nella discussione del Consiglio europeo, dell'Ecofin e dell'Eurogruppo gli elementi strutturali. Il dato di cui non si vuole tener conto è che un modello, che è stato alimentato dalle esportazioni in modo estremo - direi estremista sulle esportazioni - nell'Eurozona e nel mercato unico, non può avere una prospettiva infinita perché il protezionismo di Trump è l'altra faccia di un'area economica, la più importante area economica del pianeta in termini di PIL e di PIL pro capite, che poggia la sua crescita sulle esportazioni. Vogliamo cominciare a vedere questi dati di realtà e a proporre qualche modifica nel quadro, nell'agenda e nelle prospettive di politica economica dell'Eurozona? Altrimenti giochiamo sempre, come dire, a rimorchio.

Quindi, il nostro tentativo è quello, da un lato, di raccomandare - e questo è il punto contenuto nel primo impegno - una manovra anticiclica, perché se fosse confermato nel Documento di economia e finanza il quadro programmatico di finanza pubblica previsto con la Nota di aggiornamento al DEF faremmo male alla nostra economia reale e faremmo male anche al nostro debito pubblico. Quindi, proponiamo una manovra anticiclica che si concentri sugli investimenti pubblici, in piccole opere, quelli che possono partire rapidamente, in particolare nel Mezzogiorno che è in condizioni sempre più drammatiche ed è completamente ignorato dall'agenda politica. Quindi il primo punto è una manovra anticiclica che corregga l'errore che è stato fatto nell'autunno scorso, quando gli investimenti pubblici sono stati lasciati al loro minimo storico. Data la situazione di stagnazione, data la difficoltà di continuare a poggiare sul traino delle esportazioni per ragioni oggettive, per ragioni strutturali, per limiti strutturali, si alimenti la domanda interna attraverso il canale che ha maggiore efficacia, cioè gli investimenti pubblici e, ripeto, in piccole opere. Non basta l'accelerazione - ripeto: non basta l'accelerazione - perché, con l'accelerazione, al massimo arriviamo alle spese di cassa, che sono previste nel bilancio ma non fai nulla in più, non c'è un euro in più in termini di ricaduta sull'economia reale. Serve ovviamente l'accelerazione ma serve aumentare la quantità di risorse per gli investimenti.

Il secondo impegno - chiudo, Presidente - riguarda la richiesta al Governo, in particolare al Ministero dell'Economia e delle finanze di includere nel prossimo Documento di economia e finanza una sessione dedicata agli effetti prociclici del Fiscal Compact. Fate un'analisi degli effetti prociclici del Fiscal Compact anche con riferimento, secondo punto e concludo, agli effetti che determina l'attuale modello, che insiste sulle esportazioni, in termini di svalutazione interna, di svalutazione del lavoro e di carenza cronica di domanda aggregata, che, ripeto, di fronte a una legittima, comprensibile, inevitabile reazione protezionistica, porta a una stagnazione per l'Eurozona, per i nostri principali partner, in termini industriali, cioè la Germania, e che porta noi alla recessione.

Su questi punti, ci saremmo aspettati un po' più di attenzione perché l'obiettivo è provare a dare un contributo costruttivo, altrimenti da questa situazione, con maggiore o minore soddisfazione di alcuni, non usciamo: paga il Paese, paga l'economia reale e paga ovviamente poi la finanza pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Tito Lucrezio Caro” di Cittadella, in provincia di Padova. Benvenuti e grazie di essere venuti ad assistere ai nostri lavori.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Io sono un po' basita da quanto il Viceministro ci ha detto. Ovviamente non ci aspettavamo un parere favorevole sulle nostre mozioni, però speravamo che, almeno questa volta, almeno in questa occasione, avendo riportato il dibattito economico in quest'Aula, avremmo potuto discutere seriamente dei problemi perché, anche quando eravamo in fase di lettura e di stesura del DEF e poi, in fase di discussione della legge di bilancio, ci vennero raccontati fatti che poi non solo non sono stati dimostrati nella realtà, ma anzi sono stati assolutamente confutati dalla realtà - parleremo dei dati della crescita o della decrescita dell'Italia nel primo trimestre 2019 - mentre ci veniva raccontato che, proprio attraverso la legge di bilancio e le misure che con essa venivano varate, avremmo avuto una nuova era e una nuova serenità ad affrontare i problemi della politica economica.

Detto questo, credo che non sfugga a nessuno che l'Italia sia storicamente un caso anomalo rispetto ai Paesi sviluppati, perché, da circa un quarto di secolo, è il Paese nel quale si registrano i tassi di crescita più bassi e le motivazioni, ovviamente, diverse, sono da ricercare in una serie di fattori fra cui sicuramente la difficoltà di adeguare la pubblica amministrazione e la struttura produttiva alle sfide della globalizzazione, dell'innovazione tecnologica e della moneta unica. Ora, però, c'è un dato che riporta ai numeri e, quando si parla di economia, si deve fare i conti con i numeri. Il PIL procapite oggi in Italia è pari a 106: ciò significa che l'Italia è praticamente ferma e chi non si rende conto di questo e chi continua a raccontarci - lo abbiamo letto nella mozione presentata dai gruppi di maggioranza - chi ci continua a raccontare che invece ci sarà una crescita e che si auspica che ci sia una crescita, quando di fatto poi non vengono messe in campo le misure necessarie perché quella crescita divenga realtà, allora dobbiamo sottolineare che anche la Grecia in termini di PIL pro capite ci supera perché oggi è a 116. Ora, l'Eurozona, tolta l'Italia, è a quota 135 che corrisponde ad una crescita media annua dell'1,4 e noi continuiamo a rimanere fermi, immobili e inermi rispetto ad una situazione che sta diventando drasticamente incontrollata e che, più si va avanti e più non si affronta il problema, diventerà incontrollabile.

L'Italia è uno dei pochissimi Paesi che ancora oggi non è riuscito a ritornare ai livelli pre-crisi e ciò che è drammatico leggere in questi dati è che, quando una situazione come questa si prolunga e si procrastina per così tanto tempo, il gap di differenza fra coloro i quali crescono economicamente e coloro i quali invece continuano a peggiorare da un punto di vista economico, si fa sempre più ampio e non è certo il reddito di cittadinanza che potrà aiutare o sostituire la mancanza strutturale di riforme che diano nuovamente voce alle nostre imprese e che diano finalmente quel volano e quello shock di cui abbiamo parlato lungamente in quest'Aula.

Ora, l'Italia è in mezzo al guado e chi non se ne rende conto fa un torto non soltanto a se stesso, ma fa un torto all'Italia stessa, ai cittadini, ai nostri imprenditori, ai commercianti che ogni volta e ogni giorno combattono per aprire i negozi e alzare le saracinesche. Sono stati toccati punti fondamentali, sicuramente, nelle riforme che abbiamo discusso, ma nessuna di queste si è mai preoccupata veramente del nocciolo della questione, vale a dire ridare alle nostre imprese la fiducia per lavorare, ma soprattutto per dare loro gli strumenti legislativi necessari perché quel lavoro possa di fatto essere compiuto quotidianamente.

Noi siamo assolutamente convinti che i nostri imprenditori, i nostri commercianti abbiano davvero moltissimo coraggio a combattere ancora quotidianamente per un sistema economico che, invece, non dà loro sostegno, che invece, ad esempio, di alleggerire la burocrazia non fa altro che appesantirla. Mi viene in mente ad esempio la fatturazione elettronica, che ad oggi evidentemente è stato un pieno insuccesso. L'incapacità di saper fare ammenda e di saper chiedere scusa e di ritornare sui propri passi, che pure sarebbe un sintomo di intelligenza, ecco tale incapacità è quella che ci porterà economicamente verso il baratro.

Noi vogliamo un'Italia che si preoccupi del lavoro, che si preoccupi della crescita e, proprio parlando del lavoro, tema assolutamente fondamentale, mi viene in mente che il decreto dignità, di fatto, non ha portato ai giovamenti che venivano raccontati e, così come in tutte le altre occasioni ci sono state raccontate storie completamente diverse dalla realtà, anche in quel caso ciò che poi abbiamo visto realizzarsi è stato semplicemente l'aumentare di contratti a tempo determinato.

Vi faccio semplicemente un esempio, perché è facile discuterne e dibatterne qui in Aula, poi però bisogna andare per la strada come umilmente facciamo noi quotidianamente e parlare con quegli imprenditori. Allora, vedrete che sicuramente - ognuno di voi lo sa, così come lo sappiamo noi - per un imprenditore assumere un ragazzo senza clausola per 12 mesi è molto più semplice che non trasformare quel contratto, dopo i 12 mesi, in un contratto con una clausola, non solo per le lungaggini burocratiche e giudiziarie alle quali ormai siamo tutti avvezzi, ma perché economicamente non è conveniente per l'imprenditore.

Ecco, allora, che anche in quel caso noi abbiamo di fatto messo, il Governo ha messo in opera, un'azione che non ha dato i risultati e che anzi darà un risultato completamente opposto, cioè quello di aumentare il precariato e di lasciare, dopo quei 12 mesi, i nostri giovani nuovamente senza lavoro.

Noi - e questo forse è il momento di dirlo - l'onestà l'avremmo voluta vedere nella sincerità rispetto ai dati, nella presa d'atto di quella che è l'economia reale oggi. Vorremmo che venisse riconosciuto che il problema dell'Italia è quello di un motore che è ormai assolutamente imballato e che la sua economia non può crescere se non c'è, rispetto a quella crescita, un vero shock: non è soltanto lo shock fiscale che raccontiamo noi da moltissimo tempo, non è soltanto l'applicazione della flat tax, non è soltanto la revisione, per esempio, sulle aliquote per imprese e famiglie del sistema tributario.

Ecco, noi vorremmo che venisse davvero ridata la speranza ai nostri imprenditori, che finalmente quelle imprese e quei piccoli commercianti, quelle medie e piccole imprese di cui il tessuto economico-sociale italiano vive; vorremmo che a quelle persone venisse data nuovamente la speranza di poter credere nella capacità del Governo di essere al loro fianco e di combattere al loro fianco per essere pronti e competitivi nella battaglia della globalizzazione. Più noi dimentichiamo che siamo ormai in un mercato globale e che le nostre imprese devono competere anche all'interno dello stesso sistema economico europeo, con imprese che hanno agevolazioni, che hanno aiuti, che hanno capacità tecnologiche superiori, più noi dimentichiamo tutto ciò e più, di fatto, ci stiamo dimenticando del nostro Paese e della sua crescita.

Vedete, noi vorremmo che non venisse risolto il problema semplicemente pensando di aumentare la questione del debito, lo stato del debito, della nostra nazione: non è questo il punto. Il punto è incominciare davvero a ripensare alle riforme strutturali che possano aiutare il nostro Paese, che possano aiutare le nostre imprese e che possano aiutare finalmente i nostri giovani a smettere di migrare all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Presidente, colleghi, membri del Governo - ma sì - lei ha letto bene lo stupore nell'Aula, perché, vede, siamo di fronte ad alcuni fatti assolutamente concreti. Il primo, ovviamente: entro il 10 aprile il Governo dovrà presentare il DEF alle Camere; poi noi dovremo esprimerci sugli obiettivi programmatici contenuti; entro il 30 aprile il Governo dovrà poi portare ciò al Consiglio d'Europa e dovrà quindi varare questo DEF.

Ecco, lo stupore sostanzialmente è collegabile a questo: noi con queste mozioni avremmo cercato di fare un'operazione verità, un'operazione verità per il Parlamento, un'operazione verità per l'Europa, un'operazione verità per i cittadini. Invece, quello che noi vediamo è l'ennesimo muro di gomma: vi è una richiesta legittima, credo, di un DEF credibile, che contenga un quadro tendenziale programmatico, un quadro che possa dare fiducia agli investitori. Vogliamo capire quali sono le norme che si intendono mettere nel Piano nazionale delle riforme per capire se l'Europa potrà darci fiducia. Volevamo sapere come disinneschiamo i 23 miliardi di clausole di salvaguardia che sono previste per il 2020, come disinneschiamo i 28 miliardi per il 2021: questi 50 miliardi di aumenti IVA che fine fanno?

Vogliamo aumentare le tasse? Siamo già al 42,2, non vedo spazi per vessare ulteriormente i cittadini. Vogliamo tagliare la spesa pubblica? Vogliamo modificare o abrogare le numerose norme contenute nella legge di bilancio fumose e non chiare? E poi la più bella notizia, il decreto-legge “crescita”: ma di che crescita parliamo? Ma quando avremo gli effetti di questa crescita, visto che siamo già a metà dell'anno? Ma poi, scusate, non ci avete detto che la crescita è già in atto e tutto andava bene, che sarà un anno fantastico e meraviglioso?

Ecco, io vorrei capire questo. Vorrei capire, quindi, se noi avremo un DEF vero o saremo costretti a dire “no” ad un DEF che contenga solo stime programmatiche per rinviare tutto all'autunno 2019, con una Nota di aggiornamento al DEF, per rinviare lì ogni decisione cruciale di natura programmatica. A questo punto, tramite lei, voglio anche dire al Presidente della Camera che, se non ci saranno tutte e due le parti programmatiche e ovviamente strutturali, noi non potremo che rifiutare questo documento.

Quindi, quadro tendenziale, quadro programmatico, disattivazione delle clausole di salvaguardia. Ma anche due temi volevamo sollecitare con le nostre mozioni: quei 2 miliardi da trovare a luglio, quando il Governo sarà costretto a far scattare la clausola “salva deficit” per lo scostamento al 2,04, perché poi sul “2,4” qualcuno ci gioca; altro che tesoretto, come ho visto nelle agenzie di questo pomeriggio! Questi sono soldi che dovremo dare immediatamente.

Poi un altro ragionamento: questa manovra correttiva, stimata, per quanto risulta, in 10 miliardi, che è volta a compensare l'eccesso di deficit che viene a generare proprio per l'effetto del crollo del PIL, che anche oggi è stato certificato.

Poi, alcuni passaggi cruciali su cui volevamo attirare l'attenzione. Il Vicepresidente Dombrovskis ci ha invitato a prendere nuove iniziative per ridurre il deficit, che a gennaio 2019, come tutti i colleghi sapranno, è arrivato a 2.358 miliardi di euro; eravamo a 2.317, siamo ad incrementi che davvero fanno tremare i polsi e che sono preoccupanti per tutti gli italiani.

Va considerato poi che, appunto, anche oggi non l'opposizione, ma Confindustria rileva una crescita dello 0,1 per cento: quindi, i dati che avevamo scritto nella legge di bilancio sono andati a carte quarantotto. Fitch ha tagliato le stime di crescita per il 2019 ed il 2020: quindi, siamo allo 0,1 per cento rispetto alle previsioni fantasmagoriche di quest'anno fantastico che avremmo dovuto vivere tutti insieme appassionatamente, e ancora peggio è previsto per il 2020.

Ma c'è di più. I dati diffusi dall'ISTAT nel marzo 2019 sul mercato del lavoro evidenziano che, dall'insediamento del Governo Conte al 31 gennaio 2019, si sono persi 91 mila occupati: complimenti ed auguri.

Nel marzo 2019 l'Osservatorio dell'INPS sulla cassa integrazione ha evidenziato come, nel mese di gennaio, siano arrivate 201.267 richieste di sussidio di disoccupazione, 198.294 domande di NASPI, con una crescita del 13,4 per cento sul gennaio 2018: si tratta del dato, secondo l'Osservatorio dell'INPS, più alto registrato a gennaio degli ultimi quattro anni. A dicembre 2018, giusto per la memoria dei colleghi, erano 127.162.

Oggi poi Confindustria ha certificato: la situazione è drammatica, perché il Governo ha ipotecato i conti pubblici andando a farci schiantare sul bivio tra rincaro IVA o far salire il deficit al 3 e mezzo per cento.

Quindi, se noi contiamo tutte queste aggravanti di manovra che abbiamo, abbiamo 35 miliardi da spendere senza avere una lira per le spese indifferibili: quindi, immaginatevi il quadro nel quale stiamo iscrivendo questo momento della politica italiana. Il deficit del 2019 sale al 133,4, nel 2020 al 133,66.

Allora, qual è il problema? Il problema è che nel nostro dispositivo avevamo chiesto delle cose di assoluto buonsenso, e di qui ritorno a precisare perché siamo rimasti stupiti. Volevamo che fosse posta in essere ogni iniziativa di competenza volta ad anticipare la definizione del quadro macroeconomico del Documento di economia e finanza per il 2020, che dovrà essere comunque presentato, come ho detto qualche giorno fa. Volevamo capire nel nostro dispositivo come volevamo disinnescare i 23,1 miliardi di clausole di salvaguardia, ma mi sembra che qui vogliamo innescarli e non disinnescarli. Come volevamo scongiurare il rischio dei 10 miliardi di cui si è detto; e quei 2 miliardi che vengono scambiati per tesoretto, dove li troveremo?

E poi, volevamo capire come la flat tax - visto che le ipotesi sono tante - sarebbe entrata davvero a regime per tutti. Volevamo chiarire quali iniziative il Governo intenda assumere per conciliare con il profilo della tenuta della sostenibilità economico-finanziaria l'annunciata adozione di un nuovo decreto-legge d'urgenza, quel “decreto crescita” su una crescita che è già stata annunciata ma che probabilmente, evidentemente, se c'è bisogno di fare un decreto, tanto crescita non è.

Poi, ovviamente, impegnavamo il Governo a esporre nel Documento di economia e finanze per il 2020 quali saranno le misure di contrasto alla recessione del Paese per recuperare la credibilità. Ciò perché il problema maggiore è che tutto questo pasticcio mina la nostra percezione in Europa, quindi mina anche la possibilità degli investitori di darci credito. Ma ricordatevi che abbiamo un interesse sul debito che viene valutato su quanto paghiamo di spread, e meno siamo capaci di dare certezza all'Europa e meno saremo capaci di attrarre risorse. Quindi, ovviamente, con questo muro di gomma, l'ennesimo che avete costruito, vi aspettiamo al DEF, vi aspettiamo per capire quando finirete di truccare i conti, quando finirete di dire bugie, quando vi renderete conto che il Paese sta davvero andando sulla via del baratro.

Un'ultima cosa, che voglio dire a conclusione del mio ragionamento: gli italiani, in qualsiasi caso, non si meritano il rischio più grave che stanno correndo, perché se voi pensate di mettere ancora le mani in tasca agli italiani con una patrimoniale, o meglio con un prelievo sui conti correnti, Forza Italia sarà con tutte le sue forze pronta a dire “no”, e sarà con tutte le sue forze a opporsi ai vostri disegni scellerati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Presidente, una delle ragioni per cui la politica sembra aver perso credibilità negli ultimi anni è perché sembra essere l'unica attività umana dove i risultati possono anche non contare. Cioè, il cittadino comune, abituato a essere giudicato nel suo lavoro, persino nella sua vita privata, da un po' di tempo guarda alla politica e dice: ma com'è che lì, in fondo, i risultati sono un qualcosa che può essere messo in secondo piano, si può fare una chiacchierata, si può parlare, si può fare un accordo di altra natura?

Noi, invece, che siamo affezionati a un'idea di politica che guardi i problemi, le soluzioni e i risultati del nostro agire, abbiamo sentito il bisogno di presentare questa mozione e di creare questo dibattito parlamentare, anche in aggiunta a quello del DEF - perché non c'è esclusività sui dibattiti parlamentari su queste materie, in un periodo come questo -, portando alcuni risultati.

Lo facciamo con l'unico criterio possibile, perché se questo non fosse un dibattito fra sordi, coloro che seguiranno il mio intervento, il rappresentante della Lega e il rappresentante del MoVimento 5 Stelle, per elencare qualche presunto successo, citeranno qualche dato, come, ad esempio, nel passaggio fra dicembre 2018 e gennaio, oppure qualche dato specifico sugli ultimi 20 o 30 giorni. Se la politica è una cosa seria, c'è un solo criterio per giudicare i risultati di un Governo: rispetto a prima che arrivassi tu, Governo, come sta la situazione oggi?

Allora, vogliamo ricordarvi brevemente, rispetto a prima che arrivaste voi, cioè dal giorno del vostro giuramento, il 1° giugno 2018, ad oggi - è ormai un periodo di tempo non banale, quindi su cui giudicare i vostri risultati -, qual è la situazione. Da allora si sono persi due decimali di PIL, e siamo diventati l'unico Paese in Europa a essere in recessione. Ci raccontate che c'è una recessione internazionale, ma questa recessione internazionale non c'è. C'è un rallentamento internazionale, ma non c'è una recessione internazionale. C'è un solo Paese che è entrato in recessione, da quando voi avete responsabilità di Governo, ed è questo.

La capogruppo del MoVimento 5 stelle, in discussione generale, ci diceva che è colpa dell'export, e citava i dati ISTAT, ma i dati ISTAT sono unici. Nel secondo semestre 2018, quello su cui voi avete avuto responsabilità di Governo, rispetto al secondo semestre 2017, cioè un anno prima, l'export italiano è aumentato del 2,8 per cento.

Quindi da fuori la domanda continua a tirare di più ed è aumentato sia l'export verso l'Unione europea che verso i Paesi fuori dall'Unione europea: questi sono i dati certificati ISTAT. Vuol dire che la recessione nella quale ci avete trascinati non viene dal rallentamento internazionale, ma da un calo di domanda interna. Infatti, se guardiamo gli indici di fiducia di imprese e famiglie, da quando avete prestato giuramento l'indice di fiducia delle imprese ha subito il calo più grande degli ultimi anni ed è ai livelli minimi degli ultimi anni: è passato da 105,2 a 98,3 (comparo giugno 2018 con febbraio 2019).

Anche l'indice di fiducia delle famiglie è sceso, sempre nello stesso periodo temporale, da 116,2 a 112,4: è un problema per l'economia, quando famiglie e imprese non hanno fiducia, o meglio hanno un crollo di fiducia? Sì, perché vuol dire che non consumano e non investono, e infatti è quella la fonte della recessione nella quale voi ci avete portato.

Da quando avete prestato giuramento, la produzione industriale è calata di 15 punti: l'indice di produzione industriale, nel maggio 2018, era 114,4, mentre a gennaio 2019, l'ultima rilevazione, 99,8, quindi 15 punti di produzione industriale in meno.

Rispetto al mercato del lavoro - è qui che sentiremo un sacco di numeri fra poco e si dirà che fra novembre e dicembre, fra gennaio e febbraio eccetera - l'unico criterio è se, rispetto a quando avete prestato giuramento, in questo Paese lavorano più persone o meno persone. Rispetto a quando avete prestato giuramento, in questo Paese ci sono 91 mila occupati in meno, di cui 53 mila a tempo indeterminato, quelli che invece dovevate incentivare con il “decreto dignità” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e ci sono 32 mila precari in più. Lo dico qualora qualcuno mi stia ascoltando: non serve ricordare il dato dell'ultimo mese, perché per giudicare cosa state facendo si compara la situazione del giorno prima che voi arrivaste com quella del giorno attuale.

Da quando siete arrivati ci sono 109 miliardi di investimenti di portafoglio in meno dall'estero in Italia, di cui circa 88 sono sui nostri strumenti del debito pubblico. Vale a dire che c'è un deflusso di investimenti esteri sulle nostri attività finanziarie di questa dimensione, infatti il riflesso è il raddoppio dello spread sui nostri titoli di Stato. Questo raddoppio ci è costato, nel solo 2018, 1,6 miliardi di maggiore spesa per interesse. L'ho detto in recenti occasioni e ve lo ripeto: è inutile che vi tagliate due lire di stipendio, quando fate perdere miliardi di soldi pubblici agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Vi aggiungo, rispetto all'ultima volta, che c'è una ragione in più per cui non dovreste più tagliarvi quelle due lire di stipendio: spendeteli, colleghi del MoVimento 5 Stelle, per comprare qualche libro ed evitare di fare in quest'Aula e nelle Commissioni le figuracce che continuate a fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non ve ne cito alcune recenti per un minimo di rispetto che ancora ho, verso me stesso, più che altro.

Tutto questo ha portato la crescita del PIL - che ci avevate in quest'Aula detto che poteva essere del 3 per cento, poi forse dell'1,5, poi dell'1 per cento - nel 2019, secondo quanto ci dice Confindustria stamattina, sarà zero. La Commissione europea dice che, se va bene, sarà dello 0,2; Fitch, se va bene, dello 0,1, mentre l'OCSE dice che sarà del meno 0,2. Né servirà la manovra di bilancio a risollevare la situazione. L'altra cosa che sentiremo fra un po' è: “Non preoccupatevi, perché i provvedimenti in legge di bilancio non sono ancora pienamente entrati in vigore e daranno un forte stimolo all'economia”. Il consigliere economico del Governo o di Palazzo Chigi - non so - che avete allontanato, Alberto Brambilla, quello che vi ha scritto “quota 100”, l'altro giorno vi ha ricordato sul Corriere della Sera che “quota 100”, oltre a costare 33 miliardi invece dei 21 previsti nel triennio, porterà a un rimpiazzo giovane su dieci prepensionati e non di 30 su dieci prepensionati, come avevate detto. Quindi, che genere di crescita potrà venir fuori da una misura di prepensionamento che non fornisce neanche il necessario turnover nel mercato del lavoro?

Che crescita potrà mai venire dall'innalzamento della pressione fiscale, nel 2019, di quattro decimi di punto, che avete prodotto con la legge di bilancio? Che crescita potrà mai venire dalla riduzione degli investimenti pubblici di 1 miliardo e 63 milioni, che avete creato in legge di bilancio? Confindustria, stamattina, ci ricordava un altro dato molto preoccupante: gli investimenti privati, che negli ultimi tre anni - guardate un po', parlo al netto del settore dell'edilizia - erano cresciuti del 4,9 per cento nel 2018, dell'8 per cento nel 2017 e del 5,6 per cento nel 2016, si ridurranno del 2 e mezzo per cento nel 2019. L'investimento è un qualcosa che fai con un costo immediato e con un beneficio futuro: se i privati non investono in questo Paese, significa che non credono più nel futuro di questo Paese e questo è un problema molto rilevante.

Tutto questo se non peggiora il clima internazionale e abbiamo motivo di credere che il clima internazionale stia, davvero, stavolta per peggiorare. Negli Stati Uniti si è invertita la curva dei rendimenti. Dopo, magari, qualcuno di voi potrà spiegare cosa vuol dire: significa, in pratica, che prestare soldi al Governo americano a tre mesi costa più che prestare soldi al Governo americano a dieci anni (costa per il Tesoro, rende per il risparmiatore). Ciò significa che è in arrivo una recessione pesante da oltreoceano e se arriva la recessione, il rapporto deficit-PIL, che già adesso avete portato al 2 e mezzo per cento salirà ancora. In realtà, segnalo, Viceministro, che nella vostra risoluzione c'è un errore. Avete scritto che avete impostato un rapporto deficit-PIL al 2,4 per cento, ma in realtà la legge di bilancio l'ha impostato a 2,04: a furia di ripetere questo inganno agli italiani ci siete cascati anche voi, posto che 2,04 non è la stessa cosa che 2,4 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Comunque, la recessione in cui ci avete portato porterà davvero il deficit-PIL al 2 e mezzo, ma se non riuscirete a disinnescare gli aumenti IVA, tagliando le spese, e lo farete con il deficit, il deficit di questo Paese sarà vicino al 4 per cento del PIL, cioè un valore che non si vede da prima dell'ingresso nell'euro, a parte la grande crisi del 2009, e approcceremo la grande recessione internazionale - se arriverà - con un rapporto debito-PIL che comincerà a viaggiare verso il 140 per cento del PIL, cioè saremo impossibilitati a fare quello che nelle recessioni va fatto, ovvero usare la politica fiscale per stimolare l'economia.

Sulla base di questo, noi vi chiediamo di chiarire nel Documento di economia e finanza come intendete affrontare questa situazione. Pochi minuti fa, il Vicepresidente Di Maio ha fatto una dichiarazione delirante. Egli ha detto che userà i 2 miliardi accantonati per tagliare le tasse, tuttavia i 2 miliardi di spese accantonate, che sono fra l'altro tagli al trasporto pubblico locale, servono a coprire i buchi di bilancio della legge di bilancio e non possono essere usati per finanziare altre spese: ma come fa a non saperlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Gli chiediamo una parola di chiarezza, perché chiarezza vuol dire trasparenza, vuol dire accountability, vuol dire controllo democratico di questo Parlamento, vuol dire una parola di fiducia sul nostro futuro, la stessa che ci avete portato via (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellachioma. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ERCOLE BELLACHIOMA (LEGA). Signor Presidente, autorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi, il nostro Governo tra qualche mese compirà esattamente un anno. In quest'anno abbiamo fatto due cose molto semplici: abbiamo applicato l'abc della politica, perché abbiamo prestato ascolto, perché abbiamo agito con buonsenso e perché siamo stati coerenti; oltre a questo, abbiamo dato prova di serietà e di responsabilità nel voler rispettare tutti gli impegni che avevamo preso con gli elettori e con il popolo italiano, prima della campagna elettorale.

Durante questi primi mesi abbiamo messo in campo numerose misure di politica economica che erano previste nel contratto di Governo: il decreto dignità, concretezza, semplificazioni e, da ultimo, ma decisamente molto importante, il decreto che ha introdotto il reddito di cittadinanza e la quota 100, che da solo vale e mette a disposizione più di 10 miliardi di euro.

Le accuse di aver generato una recessione economica, che vengono attribuite a questa azione di governo, devono però essere contestualizzate in un contesto un po' più macroeconomico. Mi riferisco a un rallentamento ciclico e generale di quella che è l'economia mondiale europea. Ci permettiamo di enunciare alcuni dati che sono stati evidenziati nell'ultimo World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, dove le previsioni al ribasso riguardano non solo l'Italia, ma tutte le maggiori potenze economiche mondiali, soprattutto europee.

La crescita della Germania registrerà un meno 0,6, la Francia 0,1, l'Italia 0,4, per una revisione di crescita totale di tutta l'eurozona pari a meno 0,3. Anche a livello mondiale, non soltanto europeo, si registra lo stesso calo, sia nella Russia, con meno 0,2 per cento, sia nel Canada (e parliamo del Canada, con meno 0,2 per cento), in un'ottica di revisione negativa del PIL mondiale dello 0,2. È chiaro che l'Italia, che in questo momento ha un'economia estremamente fragile, è il Paese che ne soffrirà maggiormente, ma di questo noi siamo consapevoli ed è proprio di questo che il Governo prende atto e a cui si prepara con i dovuti provvedimenti. Ciò non soltanto in un'ottica futura, perché già nella legge di bilancio del 2019 le misure che sono state messe in atto erano tutte dirette verso la crescita e il sostegno dell'economia pubblica e privata, con strumenti di politica economica espansiva.

Ricordiamo che alcune di quelle misure erano riferite al rilancio degli investimenti pubblici, alla riduzione della pressione fiscale, ma è logico e non è scontato che perché queste misure abbiano un effetto moltiplicatore e producano benefici nell'economia reale della nostra nazione, occorre che ci sia il tempo logistico, ma soprattutto quello contabile, al fine che se ne verifichino gli effetti. Si pensi solo alle misure degli investimenti per quanto riguarda il pubblico, 15 miliardi di euro, e quelle riguardanti i piccoli comuni, dove sono stati messi a disposizione 400 milioni di euro per la messa in sicurezza di scuole, strade, uffici pubblici e che avranno anche, non per ultimo, a disposizione avanzi di bilancio che sono stati contabilizzati con un miliardo di euro. Abbiamo stanziato un fondo pluriennale di 43,6 miliardi tra gli anni 2019 e 2023, che verranno ripartiti, sulla base della loro realizzazione, nello sviluppo e nella sicurezza dei trasporti pubblici. Inoltre, due miliardi aggiuntivi, nell'ultima legge di bilancio rispetto a quelli già previsti, sono stati stanziati per l'edilizia sanitaria. Credo che tutti, qui, sappiamo - e anche Dio solo sa - quanto questo Paese abbia una grandissima necessità ai fini dell'ammodernamento e della ristrutturazione di tutti gli edifici sanitari che servono per la salute pubblica.

Questi sono impulsi non da poco agli investimenti delle amministrazioni centrali e allo sviluppo del Paese. È scontato, è certamente scontato che per far partire i cantieri, anche qui, siano necessari i tempi tecnici, soprattutto per l'innalzamento della soglia dell'affidamento diretto e su questo il Governo sta lavorando; sta lavorando per velocizzare la realizzazione di queste opere, la ripresa dei lavori pubblici e, soprattutto, questo lo sta facendo grazie a nuove misure di semplificazione e di accelerazione che arriveranno a breve qui in Aula con il decreto “sblocca cantieri”.

Anche dal punto di vista della riduzione fiscale, è altrettanto ovvio e scontato che dovremo aspettare gli effetti contabili del periodo d'imposta, mi riferisco agli effetti della mini flat tax, che si registreranno solo a partire dal 2020. Badate bene che le imprese, per anni, hanno aspettato queste misure e noi, a meno di un anno dalle elezioni, le abbiamo realizzate.

Ancora, nel 2020 partirà la flat tax al 20 per cento per le imprese e per i professionisti, con ricavi fino a 100 mila euro, cosa che produrrà necessariamente una riduzione del carico fiscale. Non è stata dimenticata da questo Governo neanche la politica sociale. Infatti, le misure di sostegno al reddito non sono soltanto dei meri interventi di assistenzialismo, ma abbiamo messo in campo delle misure che sono state dettate dalla volontà di un Esecutivo che è attento alle classi più sfortunate, alle classi meno abbienti e alle esigenze di queste classi lavoratrici del nostro Paese, con la estrema convinzione ma anche con l'assoluta consapevolezza che la redistribuzione della ricchezza e dell'equità sia un volano per lo sviluppo.

Reddito di cittadinanza e “quota 100” si caratterizzano come misure che hanno uno spiccato senso sociale, da una parte, ma che fungono da moltiplicatore, perché i loro effetti positivi portano al sostegno della crescita dell'economia attraverso il benessere dell'intera collettività. Sono assolutamente convinto che il benessere della collettività sia la cosa più importante, sia l'assioma più importante che un politico debba avere nello svolgere il suo lavoro con responsabilità e dedizione. Mi rendo perfettamente conto che in una situazione del genere qualcuno può avere disagio, può essere infastidito dal fatto che queste riforme le abbiamo fatte noi. A noi non sono tremati i polsi, noi abbiamo avuto il coraggio. Tutti sanno che, affinché un pensiero diventi azione, non deve intervenire la paura: se interviene la paura, il pensiero rimane pensiero e l'azione non interviene. Noi questa paura non l'abbiamo avuta e ci siamo assunti sulle nostre spalle una grande responsabilità, di cui siamo consapevoli.

È vero, è sacrosanto in un momento come questo adottare misure anticicliche, perché è un periodo di crisi e di difficoltà. Occorre aiutare la crescita economica, ma il nostro Paese non può fare queste manovre come faceva prima di Maastricht, ossia aumentando senza nessun controllo la spesa pubblica e il debito pubblico. Alla fine è sempre con l'Europa che dobbiamo fare i conti, quindi se stiamo portando un nuovo corso in Europa, che non ci vede più, come eravamo prima, meri esecutori di decisioni prese altrove e non qui nel nostro Paese, non possiamo certo ignorare il quadro normativo in cui le nostre politiche di bilancio sono inserite per effetto dei patti e degli accordi che abbiamo preso a Bruxelles. Lo abbiamo fatto a dicembre e lo faremo anche ora. Ci sono state mosse accuse di una politica distruttiva, ma su questo bisognerebbe aprire una parentesi, perché la politica distruttiva non porta da nessuna parte e credo che la cosa più giusta sia fare politica con una grande assertività (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi queste critiche alla nostra politica antieuropeista non sono giuste, perché noi crediamo all'Europa, però a un'Europa un po' diversa da quella che fino adesso ci siamo dovuti digerire.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIUSEPPE ERCOLE BELLACHIOMA (LEGA). Per concludere, signor Presidente e onorevoli colleghi, la maggioranza di Governo, di cui la Lega fa parte, porterà in Aula il DEF nei tempi e nei modi stabiliti dalla legge di contabilità e siamo assolutamente convinti, con impegno e sacrificio, che adotteremo ulteriori provvedimenti per la crescita, per lo sviluppo e per la semplificazione del nostro Paese, mediante misure che debbono tendere al rafforzamento degli investimenti pubblici, non soltanto a livello centrale ma anche territoriale; così pure serve aiutare il mondo delle imprese, che sono il vero motore della nostra economia.

Su tutte queste misure il Governo si impegnerà….

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE ERCOLE BELLACHIOMA (LEGA). …e noi ci impegneremo tutti, e siamo assolutamente certi aiuteranno a superare…

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIUSEPPE ERCOLE BELLACHIOMA (LEGA). …questo momento - concludo - di transizione e a far tornare il nostro Paese in corsa, perché il nostro Paese ha una grande potenzialità e ha grandi risorse. Siamo certi che con impegno e sacrificio tornerà a splendere il sole sulla nostra amata Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zennaro. Ne ha facoltà.

ANTONIO ZENNARO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi ci troviamo a discutere della mozione riguardante le iniziative di politica economica che il Governo dovrà intraprendere anche attraverso l'adozione, entro il prossimo 10 aprile, del Documento di economia e finanza per il 2020. Per il quarto trimestre 2018 l'Istat ha rilevato una contrazione dell'economia dello 0,2 per cento, che segue quella dello 0,1 registrato nel periodo luglio-settembre dello stesso anno. Le prospettive macroeconomiche per l'Italia si inseriscono in un contesto europeo ed internazionale ben delineato da una situazione di rallentamento delle principali economie mondiali.

Nelle nuove proiezioni dell'OCSE, l'organizzazione dei 35 Paesi industrializzati, il PIL mondiale crescerà quest'anno del 3,3 per cento, due decimali in meno rispetto a quanto previsto a novembre dello scorso anno, e del 3,4 per cento nel 2020, da un 3,5 per cento che era previsto, dopo aver segnato un più 3,6 per cento nel 2018. La stessa Eurozona risente non solo della minore domanda esterna, ma anche di una scarsa crescita del commercio interno. La Germania, la principale economia dell'Unione europea, avrebbe dovuto crescere del 2,3 per cento nel 2018, mentre crescerà probabilmente all'1,5 per cento. Anche la Francia, secondo le ultime previsioni dell'OCSE, crescerà meno del previsto, un più 1,3 per cento nel 2019 e nel 2020, contro un più 1,6 per cento e un più 1,5 per cento delle previsioni. L'OCSE spiega che le cause del rallentamento dell'economia europea vanno attribuite ad un'incertezza politica e a tensioni commerciali, dalla guerra dei dazi alla vicenda della Brexit. Quindi, la situazione dell'Italia è ben diversa da quella rappresentata dalla mozione Marattin: se fosse vero quanto affermato nella mozione del Partito Democratico, l'Italia si troverebbe ad essere l'unico Paese con un rallentamento rispetto alle altre principali economie europee e mondiali, che, invece, dovrebbero crescere in linea con le aspettative. Negli ultimi anni il modello economico dominante…

PRESIDENTE. Collega Zennaro, mi scusi. Richiamo i colleghi a maggiore silenzio per consentire al collega Zennaro di fare il suo intervento.

ANTONIO ZENNARO (M5S). Negli ultimi anni il modello economico dominante a livello globale è stato quello di favorire le esportazioni verso l'estero rispetto allo sviluppo del mercato interno; ovviamente, nel momento in cui si riscontra proprio a livello globale un rallentamento delle principali economie, ecco che questo modello va in difficoltà.

L'unico argine ad un rallentamento economico mondiale è proprio quello di favorire lo sviluppo del mercato interno nazionale ed europeo. Vanno comunque favorite le basi per un rilancio del nostro export, come con il recente Accordo tra Italia e Cina.

In Europa hanno perso anni a discutere di salvataggi bancari, di regole di austerità da applicare ai vari Stati; sempre a chiedere il taglio dei salari dei lavoratori, chiedere riduzioni della spesa pubblica, con il conseguente calo degli investimenti, come nelle infrastrutture e nella tecnologia.

La strategia dell'austerità iniziata con il Governo Monti, quello delle mille imprese fallite al giorno o delle clausole capestro, come sull'IVA, proseguite, poi, con i successivi Governi con le solite politiche restrittive, bocciate, per fortuna, dagli italiani lo scorso 4 marzo 2018. Solo grazie a questo Governo finalmente si è invertito il trend; dopo una trattativa con l'Unione europea, l'Italia finalmente ha potuto approvare una manovra economica espansiva per far ripartire il ciclo economico, nonostante la continua litania dei soliti media e dei grandi esperti da salotto televisivo per cui lo spread doveva schizzare alle stelle, il reddito di cittadinanza doveva finire nel caos e nessuno doveva aderire a quota 100. Per fortuna, queste previsioni apocalittiche non si sono realizzate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sperare nell'insuccesso della nostra economia per una mera strategia politica, oltre che miope, è una strategia fallimentare anche sul piano politico. I problemi strutturali che abbiamo ereditato non sono risolvibili certo in solo otto mesi di Governo, ma ora la musica è cambiata, è operativa finalmente la riduzione della pressione fiscale sulle piccole e medie imprese e un piano di investimenti da quasi 15 miliardi nel prossimo triennio sul riammodernamento delle infrastrutture e sulla messa in sicurezza del territorio. Tanto è ancora da fare sull'efficientamento della macchina pubblica e sulla riduzione della burocrazia: troppo spesso l'apparato burocratico è un ostacolo per le nostre imprese e per i nostri cittadini.

Ci saremmo aspettati da una forza che si dichiara di sinistra proposte sul tema della tutela dei lavoratori e un sostegno al reddito alle fasce più deboli del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); invece, anche in questa occasione, l'unica cosa che interessa è che non venga violato il dogma dell'austerità.

Per fortuna, le cose stanno cambiando e, a gennaio, le spese in conto capitale degli enti locali hanno segnato un più 21,8 per cento nei comuni e un più 84,9 per cento nelle regioni. Sono investimenti che ripartono grazie anche allo sblocco degli avanzi di amministrazione che abbiamo approvato prima della manovra, senza dimenticare che il Governo ha da poco varato il “decreto sblocca cantieri”, la prima tappa di un necessario percorso di semplificazione del codice degli appalti e del quadro normativo generale che regola le spese di investimento.

Non c'è alternativa a misure volte a sviluppare il nostro mercato interno. I tempi bui dei Governi tecnici alla Monti, dei provvedimenti lacrime e sangue volti a colpire gli italiani non ritorneranno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'obiettivo del MoVimento 5 Stelle rimane quello di favorire i più deboli, di aiutare la classe media che in questi anni è stata attaccata, bistrattata e umiliata. Gli italiani avranno sempre al loro fianco il MoVimento 5 Stelle perché lavoreremo ogni giorno nell'interesse esclusivo del popolo italiano e non ci andremo a candidare in altri Paesi come sta facendo qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pertanto, esprimo con grande soddisfazione, a nome del MoVimento 5 Stelle, il parere favorevole sulla mozione D'Uva e Molinari n. 1-00153 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Prima di procedere alle votazioni consentitemi di fare, a nome anche - ne sono certo - di tutti i colleghi dell'Assemblea, gli auguri di pronta guarigione al collega D'Ettore che ha avuto un incidente automobilistico e sono certo che, da parte di tutti noi, gli arriva un applauso sentito e un augurio grande (Applausi).

Colleghi, per un errore di stampa nella mozione D'Uva e Molinari n. 1-00153 naturalmente il “2,4 per cento” scritto al primo capoverso deve leggersi e intendersi come: “2,04 per cento”. Mi sembra che questo sia un tema noto (Commenti). Viceministro Garavaglia, lei se lo ricorda: era 2,04.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marattin ed altri n. 1-00141, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione della mozione Mandelli ed altri n. 1-00148.

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il secondo capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00148, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00148 limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00149.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima distintamente ciascuno dei primi 7 capoversi del dispositivo, a seguire i restanti capoversi del dispositivo e infine, ove il dispositivo sia in tutto o in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00149, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Il primo capoverso del dispositivo inizia con le parole: “ad assumere iniziative per varare con urgenza la cosiddetta flat tax (…)”.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00149, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00149, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00149, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 1-00149, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 1-00149, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 1-00149, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00149, limitatamente alle premesse e ai capoversi ottavo, nono, decimo, undecimo, dodicesimo e tredicesimo del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fornaro e Fassina n. 1-00151, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Uva e Molinari n. 1-00153, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, anche per consentire lo svolgimento della riunione del Comitato dei nove, l'esame del successivo argomento iscritto all'ordine del giorno, il disegno di legge recante “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere” è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 10, e sono certo che la Commissione, tra la serata di oggi e la mattina di domani, arriverà puntualmente alle 10 per svolgere i nostri lavori.

Modifica della carica di presidente del Comitato consultivo sulla condotta dei deputati.

PRESIDENTE. Avverto che il Presidente della Camera ha attribuito le funzioni di presidente del Comitato consultivo per la condotta dei deputati al deputato Luca Pastorino, in sostituzione della deputata Francesca Businarolo, dimessasi dalla carica.

Modifica nella composizione della Commissione per l'attuazione del federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica, con lettera del 27 marzo 2019, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il senatore Nicola Calandrini, in sostituzione del senatore Marco Marsilio, dimissionario.

Abbiamo un po' di comunicazioni che leggeremo dopo gli interventi di fine seduta.

Interventi di fine seduta.

CARLO FATUZZO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Lei è il primo, collega Fatuzzo, mi raccomando. Colleghi, consentiamo gli interventi di fine seduta. Colleghi!

CARLO FATUZZO (FI). È ora di finirla con questa storia che la metropolitana di Roma è imprendibile. Io questa mattina, come tutte le mattine dal 4 marzo quando sono stato eletto, vengo in Parlamento prendendo il treno che porta da Ostia alla Piramide e poi la metropolitana dalla Piramide al Colosseo. È impossibile entrare dentro i vagoni della metropolitana: gli studenti che vanno a scuola, le donne che devono andare a fare la spesa o debbono recarsi in città a Roma non riescono a entrare e si sta tutti come alici in un barattolo di vetro. Il sindaco di Roma - non so se per suo tramite è possibile che mi ascolti - deve intervenire su questo stato di cose che è invivibile per la capitale d'Italia, per cui soffrono tutti i cittadini: giovani, di mezza età, anziani, abili e inabili. Pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Onorevole Fatuzzo, la prego di non intervenire più così a fine seduta (Applausi)!

GIUDITTA PINI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Mercoledì scorso il Ministro Fontana è venuto a rispondere, durante il question time, a una domanda che gli avevo posto riguardante il patrocinio di Palazzo Chigi al Congresso delle famiglie che si svolgerà a Verona. Fontana ha detto che era tutto in regola e che il patrocinio era lì. Giovedì è stato tolto il patrocinio, perché non era stato fatto secondo le regole. Venerdì è scomparso il simbolo di Palazzo Chigi e sabato è comparso un nuovo simbolo, cioè l'emblema della Repubblica italiana, sotto la firma Ministro per la famiglia. Ora ci risulta che, poiché il Ministero della famiglia non è un Ministero con portafoglio, non possa concedere patrocini, a meno che non chieda con due mesi d'anticipo il permesso a Palazzo Chigi al dipartimento dell'editoria, quindi all'onorevole Crimi, cosa che non è stata fatta. Pertanto, in questo momento è sul sito del Congresso di Verona l'emblema della Repubblica italiana con sotto la firma del Ministro per la famiglia senza che ci sia stato un regolare passaggio. Ho depositato un'interrogazione alla quale chiedo che venga immediatamente risposto perché il Congresso inizia venerdì e oggi siamo a mercoledì, quindi ci sono solo due giorni. In questo momento c'è l'emblema della Repubblica italiana in modo illegittimo e illegale sul sito di un convegno, quindi prego il Ministro per la famiglia, l'onorevole Crimi, il Presidente Conte o chiunque voglia rispondermi di rispondere nel modo più sollecito possibile all'interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di consentire gli interventi di fine seduta in maggior ordine.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Signor Presidente, ieri circolava una fake news della sottosegretaria Castelli sul web, all'indomani della trasmissione Report su Raitre, ma questa fake news non è uno scoop. L'onorevole Castelli l'aveva già dichiarata in sede di discussione di legge di bilancio affermando che non si poteva approvare l'abbassamento della tassa sui prodotti igienici femminili, la cosiddetta tampon tax, perché era necessaria un'autorizzazione dell'Europa. Ebbene, non è assolutamente vero e gliel'abbiamo già contestato: la verifica con le istituzioni europee riguarda l'abbassamento dell'IVA al 4 per cento, mentre per quel che riguarda l'abbassamento al 5 per cento questo è possibile.

Ma che questa sia una fake è confermato dal fatto che lo stesso Governo, al quale appartiene la nostra oggi Viceministra, ha inserito i tartufi nell'elenco di beni e servizi che possono essere abbassati al 5 per cento. Quindi hanno preferito i tartufi, l'abbassamento delle tasse sui tartufi come bene primario, rispetto ai prodotti femminili. Non è colpa dell'Europa, quindi, anzi…

PRESIDENTE. Grazie.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Concludo. È stata approvata proprio a gennaio una risoluzione del Parlamento europeo che invita tutti gli Stati membri ad abbassare le tasse. Quindi…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bruno Bossio.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Un'ultima cosa. Penso che il problema non sia l'Europa cattiva, ma questo Governo giallo-verde che ci fa perdere 6 miliardi al mese di PIL (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Il 27 marzo di un anno fa ci lasciò improvvisamente Nausicaa Policicchio: una grande donna, madre di Crescenzio, moglie del maestro Nicola Colabianchi, un grande soprano e una vera patriota. Vogliamo celebrare una grande artista e una donna coraggiosa. Cantò nei teatri di tutto il mondo come protagonista delle opere liriche italiane più belle: davanti al Papa, davanti a 100 mila persone nel giugno 2017 a Piazza del Popolo per la festa di Roma e della girandola, a dicembre alla conferenza nazionale di Trieste.

Nausicaa Policicchio cantò fino all'ultimo tenendo il suo mistero chiuso in sé, il mistero del suo male terribile, che rivelò solo all'adorato coniuge, né al figlio né ai suoi amici più cari per non addolorarli. Nausicaa visse d'arte, visse d'amore e mai fece male ad anima viva. Addio Nausicaa, il tuo canto libero sarà sempre con noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Non capisco, collega, sull'ordine dei lavori rispetto a che cosa. Mi dica.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, solo per chiedere che rimanga a verbale che sulla votazione della mozione Fornaro, votazione n. 26, abbiamo sbagliato a votare, il nostro voto era contrario.

PRESIDENTE. Resterà a verbale senz'altro. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, per segnalare che le crisi aziendali del nostro Paese purtroppo vengono ignorate da questo Governo, in particolare dal Ministero competente, il Mise, cosa che abbiamo già denunciato, in quanto sono stati anche licenziati parecchi dirigenti. Allora, denunciamo in particolare stasera lo stato di agitazione dichiarato dalla Pavimental, un'azienda che lavora in particolare nel settore della costruzione e manutenzione delle pavimentazioni stradali ed aeroportuali: 209 posti di lavoro sono a rischio e i sindacati, non a caso, chiamano in causa il Governo, ma soprattutto indicano la strada a questo Governo. È possibile infatti rilanciare l'azienda con un piano industriale che consenta di riposizionarsi nel mercato delle grandi opere, qualora questo Governo intendesse appunto accelerarle, non bloccarle e farle, anche quindi facendo riprendere questo settore e ridando una possibilità di lavorare, come chiedono questi lavoratori della Pavimental (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, intervengo anch'io su una crisi aziendale che ha riguardato la Teuco di Montelupone, in provincia di Macerata nelle Marche. Intervengo perché purtroppo questa azienda è fallita e il Ministero si era impegnato a coprire gli ultimi due mesi di questi lavoratori con degli ammortizzatori sociali in deroga. Purtroppo, a giugno 2018, questi ammortizzatori sono stati revocati, pertanto a questi lavoratori non saranno riconosciuti questi due mesi, che servivano loro per raggiungere la pensione, per i contributi o per gli ultimi due mesi di retribuzioni. Sono settimane che i lavoratori e anche i sindacati delle Marche stanno mandando e-mail al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per avere risposta; noi ci aspettiamo che quantomeno il Ministero abbia il coraggio di dire che ha revocato quegli ammortizzatori sociali ed abbia il coraggio di prendere una posizione di fronte a questi lavoratori, che sono stati abbandonati dal Governo, ma che non sono stati abbandonati invece dal Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Presidente, anch'io voglio segnalare una crisi aziendale di vecchia data per la Sardegna: parlo dei lavoratori ex Alcoa. Nel 2017, attraverso una cornice legislativa più favorevole ed approvata con la legge europea, si fecero degli interventi per abbattere il costo energetico, condizione necessaria per far partire quell'azienda. Bene: quei provvedimenti praticamente si sono bloccati. Quindi io vorrei sapere attraverso di lei come mai i Ministri Di Maio, Salvini e Conte non hanno dato corso a quegli accordi che avrebbero consentito ad Alcoa di andare avanti.

Seconda cosa: i lavoratori di Alcoa, ben 500 lavoratori, non hanno più ammortizzatori sociali, non hanno più la mobilità in deroga a partire dal 1° gennaio. Per cui altra domanda è: come mai, nonostante Portovesme sia inserito in un'area di crisi complessa, e quindi quei lavoratori abbiano diritto agli ammortizzatori sociali, non ne ricevono già da due mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Onorevole Mura, sicuramente questo sollecito ad un atto di sindacato ispettivo sarà preso con la dovuta attenzione da parte del Governo.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di aprile 2019 e programma dei lavori per i mesi di maggio e giugno 2019.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento il seguente calendario dei lavori per il mese di aprile:

Lunedì 1° aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 491 - Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie

Discussione sulle linee generali della mozione Braga, Muroni ed altri n. 1-00152 concernente iniziative in materia di cambiamenti climatici e per la promozione della candidatura dell'Italia quale Paese ospitante della COP 26 nel 2020

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1433 e abbinata - Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo (approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica)

Discussione sulle linee generali della mozione Mandelli ed altri n. 1-00085 concernente iniziative volte a sostenere la candidatura di Milano a sede di sezione specializzata del Tribunale unificato dei brevetti

Martedì 2 aprile (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 2 (ore 14-21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 3 (ore 11-14 e ore 16-20, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 4 aprile (ore 10.30-13 e ore 14-18, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 5 aprile)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 491 - Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie

Seguito dell'esame della mozione Braga, Muroni ed altri n. 1-00152 concernente iniziative in materia di cambiamenti climatici e per la promozione della candidatura dell'Italia quale Paese ospitante della COP 26 nel 2020

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1433 e abbinata - Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo (approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica)

Seguito dell'esame della mozione Mandelli ed altri n. 1-00085 concernente iniziative volte a sostenere la candidatura di Milano a sede di sezione specializzata del Tribunale unificato dei brevetti

Nella seduta di mercoledì 3 aprile, alle ore 15, avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time)

Nella seduta di mercoledì 3 aprile, alle ore 16, avrà luogo la votazione per schede per l'elezione di quattro componenti effettivi e quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti

Venerdì 5 aprile (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 8 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1074 - Disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale

Discussione sulle linee generali della mozione Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro delle Vedove, Quartapelle Procopio, Colucci ed altri n. 1-00139 concernente il riconoscimento del genocidio del popolo armeno

Discussione sulle linee generali della mozione concernente iniziative in favore della famiglia e interventi per la natalità (in corso di presentazione)

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

n. 1468 - Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma il 26 settembre 2017

n. 1469 - Scambio di Note per la proroga dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Libano del 21 giugno 2004, fatto a Beirut il 25 luglio e il 16 settembre 2016

n. 1638 - Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive, fatta a Magglingen il 18 settembre 2014 (approvato dal Senato)

n. 1681 - Protocollo aggiuntivo (n. 3) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con allegati, fatto a Firenze il 19 ottobre 2018 (approvato dal Senato)

Martedì 9 aprile (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 9 (ore 14-21, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 10 (ore 11-14 e ore 16-20, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 11 aprile (ore 10.30-13 e ore 14-18, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 12 aprile)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1074 - Disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale

Seguito dell'esame della mozione Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro delle Vedove, Quartapelle Procopio, Colucci ed altri n. 1-00139 concernente il riconoscimento del genocidio del popolo armeno

Seguito dell'esame della mozione concernente iniziative in favore della famiglia e interventi per la natalità (in corso di presentazione)

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

n. 1468 - Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger, fatto a Roma il 26 settembre 2017

n. 1469 - Scambio di Note per la proroga dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Libano del 21 giugno 2004, fatto a Beirut il 25 luglio e il 16 settembre 2016

n. 1638 - Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive, fatta a Magglingen il 18 settembre 2014 (approvato dal Senato)

n. 1681 - Protocollo aggiuntivo (n. 3) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con allegati, fatto a Firenze il 19 ottobre 2018 (approvato dal Senato)

Nella seduta di mercoledì 10 aprile, alle ore 15, avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, con la partecipazione del Presidente del Consiglio dei ministri (premier question time)

Venerdì 12 aprile (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 15 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi (ove presentato alla Camera)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 506 - Modifiche all'articolo 5 della legge 1° dicembre 1970, n. 898, in materia di assegno spettante a seguito di scioglimento del matrimonio o dell'unione civile

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 684 e abbinata - Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

n. 1538 - Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017; b) Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017

n. 1539 - Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015

n. 1540 - Trattati: a) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015; b) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015

n. 1541 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Serbia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Belgrado il 16 dicembre 2013

Martedì 16 aprile (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 16, mercoledì 17 e giovedì 18 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 19 aprile)

Seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi (ove presentato alla Camera)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 506 - Modifiche all'articolo 5 della legge 1° dicembre 1970, n. 898, in materia di assegno spettante a seguito di scioglimento del matrimonio o dell'unione civile

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 684 e abbinata - Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

n. 1538 - Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017; b) Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017

n. 1539 - Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kenya, fatto a Milano l'8 settembre 2015

n. 1540 - Trattati: a) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015; b) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana il 22 gennaio 2015

n. 1541 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Serbia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Belgrado il 16 dicembre 2013

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 680 - Modifica all'articolo 12 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'esercizio di funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta da parte dei dipendenti delle società concessionarie della gestione dei parcheggi e delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone

Nella seduta di mercoledì 17 aprile, alle ore 15, avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time)

Nella seduta di giovedì 18 aprile, alle ore 16, avrà luogo l'esame del Documento di economia e finanza (DEF) 2019 ( ove trasmesso alle Camere entro il termine previsto dalla legge )

L'Assemblea non terrà seduta martedì 23 e mercoledì 24 aprile

Venerdì 26 aprile ( ore 9.30 )

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 29 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge costituzionali n. 1585 e 1172 - Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari (approvata, in prima deliberazione, dal Senato)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1616 - Disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari (approvata dal Senato)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 52 e abbinata - Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 682 e abbinate - Istituzione dell'insegnamento dell'educazione civica nella scuola primaria e secondaria e del premio annuale per l'educazione civica

Discussione generale della proposta di inchiesta parlamentare - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni (Doc. XXII, n. 17 e n. 36) (ove concluso dalle Commissioni)

Martedì 30 aprile (antimeridiana)

Esame del Documento di economia e finanza (DEF) 2019 (ove non esaminato nella seduta di giovedì 18 aprile)

Martedì 30 aprile (ore 14-21, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 2 maggio (ore 10.30-13 e ore 14-18, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 3 maggio)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nelle settimane precedenti e non conclusi

Seguito dell'esame delle proposte di legge costituzionale n. 1585 e 1172 - Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari (approvata, in prima deliberazione, dal Senato)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1616 - Disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari (approvata dal Senato)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 52 e abbinata - Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 682 e abbinate - Istituzione dell'insegnamento dell'educazione civica nella scuola primaria e secondaria e del premio annuale per l'educazione civica

Seguito dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni (Doc. XXII, n. 17 e n. 36) (ove concluso dalle Commissioni)

Venerdì 3 maggio (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge nn. 491, 1433 e abb., 1074, 1468, 1638, 1681, 506, 684 e abb., 1538, 1539, 1540, 1541, 1585 e 1172, 1616, 52 e abb., 682 e abb. e del Doc. XXII n. 17 e abb., sarà definita una volta concluso l'esame in sede referente.

L'organizzazione dei tempi del Documento di economia e finanza 2019 sarà definita dopo la sua presentazione.

L'organizzazione dei tempi della mozione concernente iniziative in favore della famiglia e interventi per la natalità sarà definita dopo la sua pubblicazione.

Comunico che è stato altresì convenuto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, il seguente programma dei lavori per i mesi di maggio e di giugno 2019:

Mese di maggio

Proposta di legge di iniziativa popolare n. 2, 1586 e abbinate - Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia

Disegno di legge di conversione del decreto-legge 25 marzo 2019, n. 22, recante misure urgenti per assicurare sicurezza, stabilità finanziaria e integrità dei mercati, nonché tutela della salute e della libertà di soggiorno dei cittadini italiani e di quelli del Regno Unito, in caso di recesso di quest'ultimo dall'Unione europea (S. 1165) (ove trasmesso dal Senato)

Proposta di legge n. 875 e abbinate - Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo

Proposta di legge n. 478 e abbinate - Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura

Proposta di legge n. 479 e 1158 - Modifiche al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 479, concernenti l'ordinamento e la struttura organizzativa dell'Istituto nazionale della previdenza sociale e dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro

Proposta di legge n. 977 - Disposizioni per il recupero di mancati trasferimenti erariali agli enti locali della Regione siciliana

Disegno di legge S. 944 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018 (approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato)

Mozione concernente iniziative di competenza per l'effettiva interruzione dell'esportazione e del transito di armamenti verso l'Arabia Saudita (in corso di presentazione)

Proposta di legge n. 1011 - Modifiche al codice penale, al testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, e altre disposizioni in materia di contrasto della contraffazione e del contrabbando, di tracciabilità e di etichettatura, nonché delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle leggi in materia di tutela dei prodotti nazionali e l'istituzione del marchio “100% Made in Italy”

Proposta di legge n. 113 - Princìpi generali in materia di rigenerazione urbana nonché di perequazione, compensazione e incentivazioni urbanistiche

Proposta di legge n. 334, 812 e abbinate - Norme in materia di accessi ai corsi universitari

Mozione recante iniziative per il contrasto alla violenza sui minori (in corso di presentazione)

Mozione Lattanzio, Casciello, Sasso, Piccoli Nardelli, Fusacchia ed altri n. 1-00146 concernente iniziative di competenza volte a onorare la memoria di Antonio Megalizzi, tragicamente scomparso a seguito dell'attentato terroristico dell'11 dicembre 2018 a Strasburgo

Disegno di legge n. 1603-bis- Deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione (collegato alla manovra di finanza pubblica)

Proposta di legge n n. 313 - Norme per l'attribuzione a soggetti pubblici della proprietà della Banca d'Italia

Mese di giugno

Disegno di legge n. 1603-ter – Disposizioni per il contrasto della violenza in occasione di manifestazioni sportive

Proposta di legge n. 1067 - Modifiche agli articoli 61 e 336 del codice penale e misure per garantire l'ordine e la sicurezza nelle strutture ospedaliere, per la tutela del pubblico, dei medici e degli operatori sanitari

Votazione per l'elezione di due componenti del Garante per la protezione dei dati personali

Disegno di legge n. 1661 - Delega al Governo per la modifica del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285

Proposte di legge n. 24, 1051, 1368 e 1366 e abbinate - Modifiche al codice della strada

Mozione Lupi ed altri n. 1-00058 concernente iniziative in ordine alla realizzazione del Terzo Valico dei Giovi

Proposta di legge n. 1285 - Legge quadro per lo sviluppo delle isole minori marine, lagunari e lacustri (approvata dal Senato)

Comunicazioni del Governo in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno

Proposta di legge in materia di introduzione dell'obbligo di presentazione annuale del certificato penale e del certificato dei carichi pendenti da parte dei conducenti di mezzi (in corso di presentazione)

Proposta di legge n. 1549 - Disposizioni concernenti l'etichettatura, la tracciabilità e il divieto della vendita sottocosto dei prodotti agricoli e agroalimentari, nonché delega al Governo per la disciplina e il sostegno delle filiere etiche di produzione

Proposta di legge n. 1188 - Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero

Disegno di legge n. 1698 - Delega al Governo in materia di turismo

Proposta di legge n. 783 - Norme in materia di reclutamento e stato giuridico dei ricercatori universitari di ruolo a tempo indeterminato e dei ricercatori a tempo determinato e sulla programmazione del fabbisogno organico delle università nonché modifiche alla disciplina relativa all'assunzione del personale

Proposta di legge n. 1631 - Disposizioni concernenti la tutela dei marchi storici nazionali di alto valore territoriale

Proposta di legge n. 1518 - Modifica all'articolo 24 del codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, in materia di salvaguardia dei marchi storici

Proposta di legge n. 242 e abbinate - Disposizioni per il coordinamento in materia di politiche integrate per la sicurezza e di polizia locale

Proposta di legge n. 1072 - Istituzione e disciplina delle zone del commercio nei centri storici

Proposta di legge n. 1206 - Modifica all'articolo 315 del codice di procedura penale, in materia di trasmissione della sentenza che accoglie la domanda di riparazione per ingiusta detenzione ai fini della valutazione disciplinare dei magistrati

Proposta di legge n. 907 - Disposizioni concernenti l'impiego di unità da pesca per la raccolta dei rifiuti solidi dispersi in mare e per la tutela dell'ambiente marino

Nell'ambito del programma è altresì previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti inoltre ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Sull'ordine dei lavori.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Non è stato chiaro quello che ho letto?

ENRICO BORGHI (PD). No, Presidente, è stato chiarissimo, anzi la ringraziamo per lo sforzo che ha compiuto, ma intervengo esattamente per porre all'attenzione della Presidenza un fatto che, dal nostro punto di vista, deve essere censurato. Infatti lei, signor Presidente, ha dato contezza all'Aula di quanto è stato deciso in sede di Conferenza dei capigruppo, non potevamo però immaginare, in quella sede, che il Governo non desse seguito a quanto si riteneva dovesse fare, cioè pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento per il quale lunedì 15 aprile è stata iscritta all'ordine del giorno la discussione generale, in particolare il decreto-legge in materia di rilancio del settore agricolo in crisi.

Noi ci troviamo nella seguente condizione: questo provvedimento non c'è, domani mattina è stato convocato un kafkiano ufficio di presidenza della Commissione agricoltura, in cui non si capisce bene di che cosa si discuterà, e nel frattempo abbiamo già archiviato - perché la campagna elettorale in Sardegna è finita - le intemerate di Salvini coi pastori sardi; ma il Vicepremier Di Maio ha convocato, non si capisce bene a quale titolo, le principali organizzazioni di categoria degli agricoltori per discutere di un provvedimento che ancora non è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Insomma, qui tutti parlano con tutti, decidono di tutto, tutti parlano, anche a sproposito, l'ultimo a venire a sapere delle cose sulle quali deve legiferare è il Parlamento. Noi riteniamo che questo tema sia da censurare! Naturalmente lo facciamo presente alla Presidenza, che in questo è assolutamente incolpevole, ma già da domani, in XIII Commissione, noi, come Partito Democratico, porremo questo tema, perché il Parlamento non è la buca delle lettere di nessuno, soprattutto di un Governo che non dà seguito a quanto ha annunciato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Borghi, naturalmente, come è stato precisato dal Presidente Fico in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il calendario è valido ove il decreto venga presentato nei termini, quindi così resta stabilito; analogamente si comporterà la Commissione anche nella predisposizione dei lavori in ufficio di presidenza.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché l'errore materiale e cromatico è sempre possibile: Forza Italia ha votato erroneamente sulla mozione Fornaro in modo positivo, colore verde, mentre il voto si deve intendere contrario, rosso. Questo lo voglio dire perché un errore è possibile ammetterlo, qualche volta addirittura utile. “Rosso” alla mozione Fornaro per il gruppo di Forza Italia, insieme al collega Mandelli rappresentiamo questa situazione.

PRESIDENTE. Detto dagli azzurri, verrà verbalizzato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 28 marzo 2019 - Ore 10:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

(C. 1455-A)

e delle abbinate proposte di legge: BARTOLOZZI ed altri; CIRIELLI ed altri; ASCARI ed altri; ANNIBALI ed altri; FOTI e BUTTI. (C. 1003-1331-1403-1457-1534)

Relatrice: ASCARI.

La seduta termina alle 19,45.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Casino e Giordano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 5 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita a votare;

nelle votazioni nn. 3 e 14 il deputato Acunzo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 5 e 6 il deputato Golinelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 il deputato Gubitosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 8 la deputata Legnaioli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 9 alla n. 14 la deputata Legnaioli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 la deputata Nesci ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 22 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nelle votazioni nn. 22 e 23 la deputata Serracchiani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 25 e 26 il deputato Pella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 26 i deputati Ferro, Gemmato, Deidda, Ciaburro, Bucalo, Trancassini, Mantovani, Rotelli, Silvestroni e Varchi hanno segnalato che hanno erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto votare contro.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 1012-A - em. 1.100 432 432 0 217 100 332 85 Resp.
2 Nominale em. 1.2 453 453 0 227 13 440 85 Resp.
3 Nominale articolo 1 455 453 2 227 443 10 85 Appr.
4 Nominale em. 2.101 461 356 105 179 356 0 85 Appr.
5 Nominale articolo 2 463 453 10 227 453 0 85 Appr.
6 Nominale em. 3.200 470 362 108 182 359 3 85 Appr.
7 Nominale articolo 3 467 457 10 229 457 0 85 Appr.
8 Nominale em. 4.3 474 474 0 238 113 361 83 Resp.
9 Nominale articolo 4 468 468 0 235 360 108 83 Appr.
10 Nominale articolo 5 475 461 14 231 461 0 84 Appr.
11 Nominale em. 6.100 472 471 1 236 471 0 84 Appr.
12 Nominale articolo 6 467 467 0 234 467 0 84 Appr.
13 Nominale articolo 7 472 459 13 230 459 0 84 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Pdl 1012-A - voto finale 469 463 6 232 453 10 81 Appr.
15 Nominale Moz. Marattin e a. 1-00141 469 396 73 199 89 307 78 Resp.
16 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-00148 I p. 467 366 101 184 97 269 78 Resp.
17 Nominale Moz. Mandelli e a. 1-00148 II p. 468 468 0 235 98 370 78 Resp.
18 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00149 I p. 465 465 0 233 96 369 78 Resp.
19 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00149 II p 465 465 0 233 97 368 78 Resp.
20 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00149 IIIp 464 364 100 183 97 267 78 Resp.
21 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00149 IV p 464 377 87 189 110 267 78 Resp.
22 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00149 V p. 461 459 2 230 99 360 78 Resp.
23 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00149 VI p 465 379 86 190 113 266 78 Resp.
24 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00149 VIIp 470 470 0 236 102 368 77 Resp.
25 Nominale Moz. Lollobrigida e a 1-00149 VIIIp 464 464 0 233 94 370 78 Resp.
26 Nominale Moz. Fornaro e Fassina 1-00151 469 469 0 235 112 357 77 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Moz. D'Uva e Molinari 1-00153 471 471 0 236 274 197 77 Appr.