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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 149 di martedì 26 marzo 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 22 marzo 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bitonci, Borghese, Braga, Cancelleri, Davide Crippa, Daga, Sabrina De Carlo, Gallinella, Gallo, Gebhard, Licatini, Liuzzi, Lorenzin, Lupi, Patassini, Perconti, Polverini, Rizzo, Sangregorio, Schullian, Scoma e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

(Iniziative per la realizzazione del tratto autostradale della Pedemontina «Masserano-Ghemme» in Piemonte, anche in relazione alla nuova procedura di valutazione dell'impatto ambientale – n. 3-00330)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Delmastro Delle Vedove e Trancassini n. 3-00330 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato, Mattia Fantinati, ha facoltà di rispondere.

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Con riferimento alle questioni poste, si fa presente che il progetto in esame ha ad oggetto la realizzazione di un'opera ritenuta strategica dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e segue le procedure autorizzative di legge obiettivo. In tal senso, si rappresenta altresì che la procedura di valutazione di impatto ambientale speciale è stata svolta ai sensi dell'articolo 183 del decreto legislativo n. 163 del 2006 dalla Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA-VAS, a seguito di un'istanza presentata nel marzo 2010 dalla società Concessioni autostradali piemontesi Spa, successivamente sostituita, in qualità di soggetto aggiudicatore, dalla società ANAS Spa, ed avente ad oggetto il progetto preliminare dell'intervento “Collegamento autostradale Pedemontana piemontese tra A4-Santhià-Biella- Gattinara-A26-Romagnano Ghemme”, conclusasi con il parere del 16 dicembre 2011 di esito positivo con ben novantacinque prescrizioni. Il Ministero dei beni e delle Attività culturali si è espresso con il parere di competenza di esito positivo, anch'esso, con prescrizioni.

Si evidenzia altresì che la suddetta procedura non ha completato il proprio iter in quanto non è stata emanata la delibera CIPE di approvazione e contestuale accertamento della compatibilità ambientale del progetto preliminare.

Si segnala, inoltre, che, con note di settembre e di ottobre 2018, la società ANAS Spa ha presentato istanza di revisione del progetto del predetto parere della Commissione tecnica VIA-VAS relativo al progetto preliminare, sottoponendo all'esame del Ministero dell'Ambiente il progetto definitivo, che dovrà altresì essere approvato nell'ambito della Conferenza dei servizi indetta dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Al riguardo, con nota del novembre 2018, il Ministero dell'Ambiente ha segnalato che il progetto definitivo dell'intervento debba essere sottoposto alla procedura di VIA, ai sensi dell'articolo 167, comma 5, del decreto legislativo n. 163 del 2006, al fine di assicurare la fase di pubblicità dell'opera e la partecipazione del pubblico al procedimento, anche con riferimento alla valutazione di incidenza ambientale, in considerazione dell'attenzione sull'intervento da parte del territorio, come testimoniato dalle numerose osservazioni pervenute nel corso del procedimento di valutazione di impatto ambientale svolto nel 2010. Con la medesima nota, il Ministero dell'Ambiente ha evidenziato altresì che il parere di valutazione di impatto ambientale della Commissione tecnica VIA-VAS del 2011 dettava numerose prescrizioni di natura sostanziale da osservare nel progetto definitivo.

Al fine di definire il percorso amministrativo di valutazione più adeguato, il Ministero ha attivato un tavolo tecnico a cui partecipano la Commissione tecnica VIA-VAS, il Ministero dei Beni e delle attività culturali e la regione Piemonte ed ha inoltre elaborato una proposta di percorso amministrativo che tiene conto, tra l'altro, del fatto che sussiste una valutazione di impatto ambientale sul progetto preliminare effettuata nel 2011 con il relativo quadro prescrittivo. Conseguentemente, è stato chiesto dalla società proponente di perfezionare l'istanza già presentata ai fini della procedibilità della stessa, provvedendo a trasmettere gli elementi e gli altri atti documentali occorrenti, fatta salva ogni eventuale richiesta di integrazioni. La società, con nota del gennaio scorso, ha trasmesso la documentazione per il riesame del parere della Commissione speciale del 2011 ai fini del giudizio di compatibilità ambientale da parte del CIPE. Verificata la completezza della documentazione trasmessa a corredo della suddetta istanza, il Ministero dell'Ambiente ha trasmesso gli atti alla Commissione VIA per le valutazioni di merito tecnico.

Per quanto attiene, infine, alla proroga del finanziamento già stanziato per la realizzazione del progetto in questione, si segnala che, in seguito alla presentazione di apposito emendamento da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti proposto al decreto-legge n. 119 del 2018 (decreto-legge fiscale), all'articolo 3, comma 3-bis, dello “sblocca Italia”, avente ad oggetto la proroga degli adempimenti in materia di opere pubbliche, è stato previsto che, ai fini della revoca dei finanziamenti, le condizioni di appaltabilità e di cantierabilità si realizzano quando i relativi adempimenti sono compiuti entro il 31 dicembre dell'anno successivo all'effettiva disponibilità delle risorse necessarie ai fini rispettivamente corrispondenti.

Alla luce delle informazioni esposte si rassicura, dunque, che il Ministero dell'Ambiente è impegnato costantemente e con la massima attenzione a vigilare, intraprendere e portare avanti tutte le azioni di competenza per la realizzazione dell'opera in argomento.

PRESIDENTE. Il deputato Delmastro Delle Vedove ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Collega, ha cinque minuti.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). La Ringrazio, ne userò molto di meno, perché, evidentemente, come biellese, sono clamorosamente insoddisfatto, direi qualcosa di più, amareggiato. È dagli anni Novanta che il più importante distretto laniero d'Italia che, nei confronti dello Stato, che rappresenta qui oggi il sottosegretario, ha sempre avuto un rapporto di dare e mai di avere. La bilancia è negativissima per il biellese. Nonostante sia il distretto laniero industriale più importante d'Italia e nonostante si sappia che l'Italia funziona sui distretti, è dagli anni Novanta che noi attendiamo una Pedemontina: già il nome dovrebbe far comprendere ai più che non si tratta del Ponte sullo stretto di Messina, non si tratta di un'opera strategica. È fatta con il minimo impatto ambientale, costa 80 milioni di euro, ci sono, e salta per l'ennesima volta perché il Ministero dell'Ambiente, contrariamente alle indicazioni della stessa ANAS, ha ritenuto di chiedere nuovamente una defatigante VIA, nonostante la valutazione di impatto ambientale fosse già stata superata nel 2011. ANAS, che non penso sia composta da ignoranti, riteneva che fosse più che sufficiente una riconferma del vecchio parere di valutazione d'impatto ambientale, eppure questo Ministero ha ritenuto che si dovesse procedere ad una nuova valutazione di impatto ambientale. Debbo, onestamente, riconoscere coerenza a un Ministero che ritiene di esercitare le funzioni del Ministero dell'Ambiente con la logica del “no”, con la logica dei bastoni in mezzo alle ruote, con la logica di coloro che bloccano l'Italia, altro che “sblocca Italia”. Dalla TAV in avanti, vi è una coerenza straordinaria, che raggiunge financo la Pedemontina: le opere, le grandi opere, ma anche le piccole opere, non si devono fare, perché questa è l'Italia che si arrende al declino, perché l'unico futuro che avete in mente è il reddito di cittadinanza.

Ve lo dico con grande sincerità, l'amarezza è determinata dal fatto che non vengo con il cappello in mano a pietire qualcosa per una piccola provincia del Nord-Ovest produttivo: vengo a rappresentare orgogliosamente il distretto industriale laniero più avanzato d'Italia, che è dagli anni Novanta che ha i soldi per fare la Pedemontina, ed è dagli anni Novanta che si trova atteggiamenti defatigatori, l'ultimo quello di questo Ministero dell'Ambiente, che ha avuto la geniale trovata di chiedere una doppia VIA sulla Pedemontina biellese. Ritengo che sia evidentemente gravissimo.

La clausola di salvaguardia, per Dio, la riconosco, ringrazio che vi è una clausola di salvaguardia per cui si slitta al dicembre 2019. Vedremo cosa vi inventerete nel dicembre 2019, vedremo quale sarà il nuovo strumento per negare a un distretto industriale che è sempre venuto a Roma portando e mai ricevendo, portando soldi e mai prendendone, senza avere le casse integrazioni che altre terre hanno avuto, pur essendo un distretto ad altissima occupazione industriale. Questo distretto chiede semplicemente di poter far viaggiare le sue merci, da anni, chiede di poter far viaggiare le sue persone, da anni e la risposta, leguleia e assolutamente inadeguata, di questo sottosegretario non può che amareggiare coloro che pensavano finalmente di dare uno sbocco all'autostrada, uno sbocco infrastrutturale al più importante distretto laniero industriale d'Italia.

Ancora una volta, ci rendiamo conto che così non è. È terrorizzante vivere in una nazione dove non c'è bisogno di una VIA: c'è bisogno di una VIA, di un'altra VIA, di un'altra VIA ancora. A casa mia ne basterebbe una, riconfermata con il vostro Governo, così ci rendiamo conto che il Ministro dell'ambiente è lo strumento per mettere i bastoni fra le ruote di un'Italia che vorrebbe semplicemente correre, lavorare, magari anche - ve lo dico con sincerità - per generare quella ricchezza che voi volete redistribuire con il reddito di cittadinanza, perché mia figlia Greta, che ha 12 anni, ha già imparato una cosa facile: la ricchezza la redistribuisci se qualcuno la crea. Biella vorrebbe continuare a crearla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte alla salvaguardia ambientale della piana di Partinico, in provincia di Palermo – n. 3-00421)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Mattia Fantinati, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Lombardo n. 3-00421 (Vedi l'allegato A).

MATTIA FANTINATI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Con riferimento alle questioni poste, si ritiene opportuno precisare in via preliminare che per il Sistema fognario depurativo (incluso nel processo verticale del Servizio Idrico Integrato (SII) composto da acquedotto, fognatura e depurazione), la normativa di settore affida agli enti di governo d'ambito, in sede di predisposizione e aggiornamento del Piano d'Ambito, il compito di condurre le attività di ricognizione delle infrastrutture, programmazione degli interventi e redazione di un piano economico finanziario.

A tal proposito, nell'ambito del processo di riordino del SII, voluto dal legislatore con il cosiddetto “Sblocca Italia”, al fine di garantire ed accelerare l'effettiva attuazione della governance del Servizio Idrico Integrato, la regione Sicilia, con legge n. 19 del 2015, ha provveduto all'istituzione, nei nove Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) dalla stessa delimitati, di un'Assemblea Territoriale Idrica (ATI), dotata di una personalità giuridica e di autonomia amministrativa contabile e tecnica per l'esercizio delle funzioni del regolamento locale del settore. Ad oggi, l'operatività dell'ATI è ancora in fase di completamento.

In merito all'affidamento della gestione della SII per l'ATO 1 Palermo, zona in cui ricade la piana di Partinico, per conseguire l'unicità della gestione all'interno dell'ATO, a marzo 2018, è stata sottoscritta la convenzione di gestione tra l'AMAP Spa e l'ATI di Palermo per l'affidamento in house del SII, in favore di 34 comuni, dei complessivi 82, fino al 31 dicembre 2045.

Per quanto concerne gli agglomerati di Partinico e Trappeto, come noto, gli stessi sono oggetto della procedura di infrazione n. 2009/2034/CE, per la quale la Corte di giustizia europea ha emesso, il 10 aprile 2014, una sentenza di condanna (Causa C-85/13).

Con riferimento allo stato depurativo dei predetti agglomerati, dalle ultime relazioni trasmesse dalla regione siciliana a luglio 2018 e gennaio 2019 emerge che l'agglomerato di Partinico risulta conforme ai requisiti della direttiva 91/271/CEE. Da quando l'impianto è stato assunto in gestione da AMAP (fine 2016) sono stati eseguiti vari interventi manutentivi, che hanno migliorato la capacità di trattamento dell'impianto e permettono ora il regolare svolgimento del processo depurativo. A conferma di quanto riferito dalla regione, sono stati trasmessi alla Commissione europea gli esiti dei campionamenti dei reflui, eseguiti tra febbraio e luglio 2018.

L'agglomerato di Trappeto risulta, invece, non conforme ai requisiti della direttiva. L'intervento di adeguamento del depuratore, in fase di attuazione a cura del comune, è stato affidato a mezzo appalto integrato sulla base del progetto definitivo. Risulta completata la redazione del progetto esecutivo. Al riguardo, il soggetto attuatore ha segnalato che il progetto esecutivo è stato esitato favorevolmente con prescrizioni in sede di Conferenza dei servizi e che tali prescrizioni comportano l'esecuzione di opere aggiuntive che produrranno un incremento del costo dell'intervento pari a 175 mila euro. La durata dei lavori è stata fissata in 16 mesi ed è stata prevista per agosto 2020 la data per il collaudo e l'avvio all'esercizio.

Per quanto attiene allo stato ambientale del fiume Nocella, dal piano di gestione del distretto idrografico della regione siciliana (giugno 2016), si evince che le pressioni che insistono sul corpo idrico sono riconducibili alle tipologie “acque reflue urbane” e “siti contaminati o siti industriali abbandonati”. L'impatto è riferito all'inquinamento chimico e, nella conseguente valutazione dei rischi di raggiungimento degli obiettivi ambientali, il corpo idrico è stato, quindi, individuato dalla regione come “a rischio”.

Secondo quanto riferito da ARPA, dai risultati del monitoraggio effettuato nel 2017, nelle due stazioni a monte e a valle si evidenzia un peggioramento per macroinvertebrati e macrofite, mentre il LIMeco risulta scarso, sia a monte che a valle, per le elevate concentrazioni di fosforo e ammoniaca. Pertanto, essendo lo stato ecologico scarso, secondo il giudizio complessivo di ARPA, sul fiume dovrebbero essere attuate delle azioni di risanamento, atte a raggiungere lo stato di qualità ecologica buono.

Un'ulteriore stazione, localizzata subito prima della confluenza con il fosso Raccuglia, è stata sottoposta a monitoraggio nel 2018, ma i dati sono ancora in fase di elaborazione. Sempre secondo quanto riferito dall'agenzia, la causa dell'inquinamento di questo corpo idrico è da ricercarsi nelle pressioni che insistono sullo stesso, in particolare nelle pressioni provenienti dagli scarichi di reflui dei centri abitati di Montelepre e Giardinello e dalle attività agricole ampiamente presenti nel territorio circostante.

Il maggiore impatto ambientale è dovuto alle immissioni nel torrente Puddastri, che negli ultimi tempi si è acuito con la presenza di fanghi liquidi e secchi nell'alveo del fiume. Dai rilievi effettuati, l'acqua che arriva in mare è trasparente, anche se porta con sé un notevole carico biologico, più o meno accentuato dalla diluizione con le acque meteoriche.

Ulteriore conferma di questi dati viene dall'ultimo intervento di ARPA Palermo, del 15 gennaio scorso, congiuntamente ai Carabinieri di Trappeto, nel corso del quale sono stati prelevati 4 campioni di acqua superficiale del fiume Nocella. ARPA ha evidenziato che, oltre a una radicale rimozione dei rifiuti abbandonati lungo il fiume e la pulizia generale degli argini, il dragaggio di questi limi e fanghi migliorerebbe la qualità generale e microbiologica dell'affluente. Alcune di queste attività sono già state avviate dai comuni interessati.

Si segnala, infine, che sono stati aperti dall'autorità giudiziaria diversi procedimenti per inquinamento ambientale e sono in corso ulteriori indagini delegate anche all'ARPA di Palermo in relazione alle possibili immissioni abusive.

Alla luce delle informazioni esposte e ferme restando le competenze delle amministrazioni locali, perfettamente consapevole delle criticità ancora esistenti nel territorio nazionale nell'attuazione del SII e della realizzazione degli interventi fognari e depurativi e del fatto che tali processi sono strettamente interconnessi tra loro, il Ministero dell'Ambiente è impegnato costantemente e con la massima attenzione a vigilare, intraprendere e portare avanti tutte le azioni di competenza volte alla risoluzione delle stesse, con particolare riferimento al monitoraggio del SII e allo stato di attuazione degli interventi. Si rassicura, pertanto, che le problematiche rappresentate sono tenute in debita considerazione da parte del Ministero, il quale ha provveduto e provvederà per il futuro alle attività e valutazioni di competenza in materia e con il massimo grado di attenzione.

PRESIDENTE. Il deputato Antonio Lombardo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ANTONIO LOMBARDO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario e sono soddisfatto per la risposta. Stiamo parlando della piana di Partinico, in particolare della baia di San Cataldo, un'area dal grandissimo valore naturalistico, che purtroppo in questi anni è stata soggetta ad un inquinamento forte, per certi versi pure drammatico, da parte del fiume Nocella, che sfocia appunto in questa baia, e in particolare di un suo affluente, il Puddastri, che riceve tutta una serie di scarichi dovuti a depuratori malfunzionanti, a oleifici, cantine, distillerie e così via.

Quindi, possiamo dire che questo è il primo Governo che prende in carico questa situazione e sta dichiarando alcuni impegni, che ovviamente andranno rispettati e andranno monitorati, e spetta a noi, deputati del territorio, farlo e vigilare su questi impegni.

La baia di San Cataldo, ci tengo a dirlo, si trova all'interno di un'area più vasta che è il Golfo di Castellammare, un'area che ha una grande importanza storico-culturale e una importantissima valenza ambientale. Ricordo tra tutti la Riserva dello Zingaro, che è sinonimo di eccellenza ed è un luogo veramente incantevole e meraviglioso.

Pertanto, situazioni come quella della baia di San Cataldo e dell'inquinamento del fiume Nocella finiscono per inquinare tutto il resto del Golfo con conseguenze ambientali che andrebbero evitate.

Quindi, l'impegno del Governo deve essere non solo diretto a risolvere i problemi del fiume Nocella, ma anche a monitorare alcuni depuratori malfunzionanti, o in certi casi addirittura inesistenti, che insistono sul Golfo di Castellammare.

Voglio quindi ricordare, come citava il sottosegretario, che l'ARPA Sicilia ha emanato la scorsa estate un decalogo di prescrizioni diretto ai comuni che insistono sul fiume Nocella, prescrizioni che evidentemente, in questo momento, sembrerebbero essere state disattese.

Infine, voglio dire che da parte di noi deputati del territorio c'è anche l'impegno a risolvere, di concerto con la regione Sicilia, questa situazione: infatti, stiamo iniziando un percorso per realizzare i cosiddetti contratti di fiume, che sono degli strumenti utilissimi; anche se si rileva dall'altro lato, un po' l'inerzia della regione Sicilia, che ancora non ha dato seguito ad alcuni strumenti attuativi di tali contratti di fiume. Questi contratti di fiume - ci tengo a dirlo - sono strumenti di programmazione strategica del territorio, che perseguono la tutela e la corretta gestione delle risorse idriche, comportando anche uno sviluppo dell'intero territorio. C'era stata già una fase embrionale, in cui si erano riuniti, anni fa, tutti i comuni del Golfo di Castellammare; poi non si è dato seguito. Ora è nostro interesse, di concerto con i miei colleghi, riconvocare tutti i comuni per stilare un protocollo d'intesa che porti poi alla realizzazione finale di tali contratti di fiume.

Concludo ringraziando un gruppo di ragazzi, che hanno costituito un'associazione: si chiama San Cataldo Baia della legalità. Questi ragazzi, con impegno e passione, da anni lottano contro l'inquinamento del fiume Nocella, e quindi per il ripristino delle condizioni di salubrità ambientale di questi luoghi. Hanno subito anche degli atti intimidatori per questa loro lotta, quindi a loro va tutta la mia stima, la mia gratitudine; e voglio ricordare agli abitanti di questi luoghi e gli abitanti del Golfo di Castellammare che il MoVimento 5 Stelle ha nell'ambiente un principio cardine ed una stella polare. Noi, quindi, lotteremo e faremo di tutto per risolvere queste situazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative in relazione alla situazione nelle carceri dell'Emilia-Romagna – n. 2-00053)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Critelli e Rossi n. 2-00053 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Andrea Rossi ha facoltà di illustrare l'interpellanza.

ANDREA ROSSI (PD). Presidente, approfitto per illustrare, ed anche per ringraziare il sottosegretario della presenza: essendo anche un corregionale, conosce - penso - molto bene la situazione.

Dicevo che la illustro rapidamente, soprattutto perché comunque, come lei potrà vedere nella parte finale dell'interpello, questa è superata nel tempo da un punto di vista prettamente di quella che era una richiesta puntuale; però sicuramente penso che possa essere utile per fare un po' il punto su quella che è la situazione delle nostre carceri, degli operatori, degli agenti. Anche perché si dà valore così a quello che è l'articolo 27 della Costituzione, dove si dice che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Dicevo che il quadro della regione Emilia-Romagna è un quadro non molto diverso rispetto al quadro nazionale. Per il quadro nazionale oggi, rispetto ai dati che sono in nostro possesso del 2017 e che ovviamente saranno stati aggiornati, si parla di un sovraffollamento del 114 per cento. Il dato, invece, emiliano-romagnolo purtroppo è un dato ancora più elevato: infatti, sui 2.811 posti potenzialmente disponibili nelle diverse case circondariali, attualmente sono quasi 3.500 i detenuti presenti, con un tasso di sovraffollamento appunto pari al 124 per cento. E di fronte ovviamente a questo dato, un dato che ha visto e continua a vedere un incremento, all'interno delle stesse carceri, di una percentuale di popolazione straniera… Stiamo parlando di un dato quasi superiore al 50 per cento, stiamo parlando di alcuni dati che sono potenzialmente anche riconducibili al sovraffollamento: nel 2017, per quanto riguarda la regione Emilia-Romagna e le strutture della regione Emilia-Romagna, ci sono stati otto casi di suicidio, esattamente il doppio rispetto al 2016, mentre i tentativi di suicidio sono stati 125 e 1.383 gli atti di autolesionismo. Sono un po' alcuni numeri che ha citato anche il Garante Marighelli, nella sua relazione, dove ha affrontato appunto quelle che sono le problematicità di sovraffollamento, anche da un punto di vista prettamente, invece, di condizioni degli istituti penitenziari in Emilia-Romagna, chiedendo ed evidenziando come vi sia necessità di fare comunque un'adeguata manutenzione e una programmazione dell'adeguata manutenzione, soprattutto a partire da sedi come quelle di Forlì e Ravenna.

Rispetto, appunto, sempre al tema delle carceri, in particolar modo per quanto riguarda la questione specifica di Bologna, del carcere della Dozza di Bologna, per arrivare appunto a concludere, noi chiediamo al sottosegretario e chiediamo al Governo se, in questo caso dicevo come all'inizio, si intenda dotare in tempi brevissimi, e comunque entro la fine del luglio 2018, il carcere della Dozza di ventilatori o apparecchi refrigeranti per i detenuti e di condizionatori per gli uffici degli agenti; anche perché sappiamo come, attraverso una nota delle camere penali, attraverso una visita fatta nel settembre 2018, comunque il tema del caldo è una di quelle problematiche che risultano essere ancora irrisolta, ed era anche persistente nel 2018. E poi chiediamo ancora al Governo se intenda attivare un piano di investimenti per migliorare le condizioni del carcere della Dozza e di tutte le carceri italiani, e se si ritenga opportuno avviare anche un ulteriore piano di assunzioni di agenti, così da ridurre un po' il divario del numero dei detenuti rispetto a quello degli agenti di Polizia penitenziaria.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Jacopo Morrone, ha facoltà di rispondere.

JACOPO MORRONE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, onorevole interpellante, con l'atto di sindacato ispettivo in epigrafe l'onorevole interpellante, richiamando le gravi criticità in termini di sovraffollamento della popolazione carceraria, di carenza degli organici sia della Polizia penitenziaria sia del personale educativo ed amministrativo, di carenze strutturali delle carceri dell'Emilia-Romagna, con particolare riferimento al carcere della Dozza, chiede di sapere se il Ministro interpellato intenda dotare quest'ultima struttura di ventilatori o apparecchi refrigeranti per detenuti e di condizionatori per gli uffici degli agenti; se sia intenzione del Ministro interpellato avviare un piano di investimenti per migliorare le condizioni della suddetta struttura e di tutte le carceri italiane; se si reputi opportuno avviare un piano di assunzioni di agenti, così da ridurre il divario tra il numero di detenuti e quello di agenti della Polizia penitenziaria.

Con specifico riferimento all'emergenza caldo della scorsa estate, posta a fondamento del primo ordine di domande, giova evidenziare che quanto proposto risente, allo stato, di concreti profili di irrealizzabilità, atteso che tali ambienti sono privi di prese di corrente, e quand'anche queste fossero presenti, l'impianto elettrico non avrebbe portata tale da consentire un utilizzo contemporaneo di così tanti apparecchi. Qualora, poi, si volesse optare per apparecchi autoalimentati, si porrebbe il problema della spesa per la sostituzione delle batterie, fermo restando che le lame dei ventilatori, quand'anche di plastica, potrebbero essere agevolmente fatte oggetto di uso improprio, e quindi costituire un potenziale pericolo di sicurezza.

Cionondimeno, va dato atto di una serie di misure e di accorgimenti tesi a garantire un'adeguata refrigerazione, in quanto presso ogni sezione, in locale comune, sono installati congelatori a pozzetto a disposizione della popolazione detenuta per la conservazione dei generi alimentari, le camere detentive sono aperte, con orari differenziati a seconda del circuito detentivo, da un minimo di 8 ore ad un massimo di 12 ore al giorno, con ovvia esclusione delle ore notturne, mentre l'utilizzo di bacinelle d'acqua in luogo dell'acqua corrente dipende da scelte individuali e non da problemi riguardanti l'impianto idrico. A ciò deve aggiungersi che l'offerta dei generi acquistabili dai detenuti viene differenziato in base al periodo dell'anno: ad esempio, in estate vengono inseriti i gelati, e se necessario l'ASL prescrive vitti cosiddetti speciali in relazione ad eventuali patologie dei singoli.

Da ultimo, per quanto riguarda la climatizzazione degli ambienti lavorativi del personale di Polizia penitenziaria, quasi tutti gli uffici, sia quelli ubicati presso la palazzina direzionale sia quelli ubicati all'interno della zona detentiva, risultano dotati di condizionatori.

Con riferimento al miglioramento delle condizioni strutturali, giova prendere le mosse dalla premessa di fondo, per cui gli interventi di manutenzione degli istituti penitenziari del distretto sono realizzati prevalentemente con il budget assegnato annualmente al provveditorato regionale competente. In particolare, gli istituti di Ravenna e Forlì sono stati oggetto di diverse opere manutentive, in quanto, trattandosi di istituti più vetusti, necessitano di interventi più frequenti.

Nello specifico, presso la Casa circondariale di Ravenna - la cui direzione, nello scorso mese di luglio, in sede di consuntivo del capitolo 1.687 piano gestionale 1, ha segnalato la necessità di una integrazione dei fondi per un importo pari a 10.500 euro per interventi di manutenzione ordinaria - sono stati effettuati, di recente, interventi importanti di ristrutturazione degli uffici della direzione e della caserma degli agenti, nonché la realizzazione, con il finanziamento di Cassa Ammende e con manodopera detenuta, di uno spazio polivalente ad uso della popolazione detenuta da utilizzare come refettorio o altro.

Anche l'istituto di Forlì è stato oggetto, negli anni scorsi, di diversi interventi manutentivi, sia per il recupero di una sezione detentiva, sia per le coperture dei fabbricati. Preme, ad ogni buon fine, evidenziare che sono in corso i lavori per la realizzazione del nuovo istituto penitenziario, la cui procedura è di competenza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Provveditorato interregionale per le opere pubbliche per la Lombardia ed Emilia-Romagna.

Mi preme anche ricordare che, proprio a fronte dell'inderogabile necessità di un nuovo istituto carcerario a Forlì, nel corso di questi mesi mi sono personalmente attivato per sbloccare i fondi destinati a tali lavori - bloccati da anni - e ho partecipato attivamente al tavolo paritetico tra il Ministero delle infrastrutture e quello della giustizia. Giova altresì ricordare che questo Dicastero punta decisamente ad un miglioramento generale dell'edilizia penitenziaria. In questa direzione, riveste un ruolo di primo piano il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante “Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione”, in virtù del quale il personale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria potrà effettuare progetti e perizie per la ristrutturazione e la manutenzione, anche straordinaria, degli immobili in uso governativo all'amministrazione penitenziaria, nonché per la realizzazione di nuove strutture carcerarie. L'amministrazione potrà anche individuare immobili nella disponibilità dello Stato, o di enti pubblici territoriali e non territoriali, al fine della loro valorizzazione e per la realizzazione di strutture carcerarie.

Il richiamato decreto ha favorito il rilancio e l'attivazione di un progetto embrionale concepito anni addietro, ma poi arenatosi nel corso del tempo, essendo stato avviato, in proficua collaborazione con l'Agenzia del demanio e il Ministero della Difesa, un piano per l'acquisizione e la riconversione in istituti penitenziari di una serie di complessi ex militari, caratterizzati da una configurazione di tipo modulare, che potrebbero essere convenientemente trasformati in istituti penitenziari a trattamento avanzato, ottenibili con investimenti e tempi notevolmente inferiori alla realizzazione ex novo di pari numero di complessi e posti detentivi. Anche in questo caso voglio assicurare all'interrogante che mi sono personalmente attivato per sollecitare l'iter necessario per le citate acquisizioni di queste strutture e perché siano rimossi gli ostacoli burocratici che le rallentano. Si tratta, infatti, di un'operazione in cui confido per ottimizzare queste strutture già esistenti e che credo sia importante e necessario mettere a disposizione al più presto per le opportune verifiche e ristrutturazioni.

Da ultimo, per quanto attiene alla scopertura degli organici, va detto che sul fronte della polizia penitenziaria, rispetto ad una previsione organica di 2.390 unità, come rideterminata dal P.C.D. del 29 novembre 2017, sviluppato in applicazione al DM 2 ottobre 2017, risultano effettivamente in servizio presso gli istituti penitenziari dell'Emilia-Romagna 1.807 unità, con una scopertura pari a circa il 24,4 per cento.

Voglio ricordare all'interrogante che tale carenza è un dato comune alla generalità degli istituti penitenziari del Paese, stante la riduzione complessiva degli organici operata dal passato Governo con la legge 7 agosto 2015, n. 124, cosiddetta “legge Madia”, e rivista dal decreto legislativo n. 95 del 2017, che ha rimodulato la dotazione organica complessiva del Corpo, passato da 44.610 unità a 41.202 unità, per una carenza complessiva che, allo stato, si attesta sulla soglia del 9,5 per cento.

Va altresì debitamente rimarcato, per quanto di interesse nella presente sede, che il dato delle scoperture sopra riportato necessita di essere letto in chiave migliorativa all'esito della procedura di mobilità ordinaria dell'anno 2018, conclusasi nel mese di settembre scorso, attraverso cui si è dato corso agli incrementi di unità maschile e femminile nei termini di seguito indicato: numero 3 unità maschili e numero 7 unità femminili presso la Casa circondariale di Forlì; numero 6 unità maschili e una unità femminili presso la Casa circondariale di Ravenna; numero 17 unità maschili e una unità femminile presso la Casa circondariale di Bologna; presso il medesimo istituto, con l'immissione in ruolo degli allievi agenti del 173° corso, sono stati altresì assegnati, nel mese corrente, ulteriori 5 unità maschili e 4 unità femminili.

In termini più generali, occorre altresì richiamare le politiche in termini di nuove soluzioni attivate da questo Governo con gli imminenti correttivi alla scopertura degli organici, che avranno luogo su scala nazionale, con conseguenti possibili benefici anche per le strutture carcerarie in argomento, sia per effetto dell'immissione in ruolo di numero 976 allievi vice ispettori che hanno ultimato nel corrente mese di marzo il corso di formazione, sia all'esito del concorso interno a complessivi 2.851 posti di vice sovrintendente, tuttora in atto, sia all'esito del concorso di formazione, tuttora in fase di svolgimento, che consentirà l'immissione nel ruolo di agenti e assistenti di ulteriori 1.098 unità maschili e 376 unità femminili.

Il potenziamento degli organici del personale di polizia penitenziaria e, più in generale, del personale dell'amministrazione penitenziaria, rappresenta una delle priorità di questo Dicastero e, come detto, di questo Governo. Ne costituisce segno tangibile la legge di bilancio per il 2019, con cui, al precipuo fine di incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari, anche tenuto conto delle indifferibili necessità di prevenzione e contrasto della diffusione dell'ideologia di matrice terroristica in ambito carcerario, è stata pianificata l'assunzione di 1.300 unità del Corpo di polizia penitenziaria nell'anno 2019 e di 577 unità nel periodo 2020-2023, con uno stanziamento di maggiori risorse pari a 71,5 milioni di euro per il triennio 2019-2021. Con la medesima legge è stata altresì pianificata l'assunzione a tempo indeterminato di 260 unità di personale tecnico e amministrativo della terza e seconda fascia del ruolo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con uno stanziamento di maggiori risorse per 25.900.000 euro nel triennio 2019-2021.

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Rossi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANDREA ROSSI (PD). Presidente, intervengo semplicemente per ringraziare del dettaglio che il sottosegretario Morrone ha fornito. Nella mia cultura politica, ovviamente, non c'è la contrapposizione a prescindere, ma bisogna semplicemente prendere atto di quelli che sono numeri che sono stati portati all'attenzione di quest'Aula da parte del sottosegretario, ed anche di alcuni impegni che nei prossimi mesi ovviamente verificheremo. Quindi, ringrazio ancora il sottosegretario della sua gentile risposta.

(Iniziative volte a garantire un'adeguata ricezione del segnale radiotelevisivo nei comuni di Pomaretto e Perosa Argentina, in provincia di Torino, e in alcuni comuni montani del biellese – n. 3-00253)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico, Andrea Cioffi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Del Mastro Delle Vedove n. 3-00253 (Vedi l'allegato A).

ANDREA CIOFFI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, vorrei evidenziare preliminarmente che il vigente contratto di servizio 2018-2022 tra il Ministero dello Sviluppo economico e la RAI disciplina, com'è noto, l'attività che la stessa svolge ai fini dell'espletamento del servizio pubblico. In via generale, il citato contratto di servizio stabilisce che la RAI articola l'offerta televisiva con l'obiettivo di raggiungere l'intera popolazione e il pubblico in tutte le sue articolazioni, integrando le diverse piattaforme distributive, impegnandosi a rendere disponibili i propri contenuti sulle piattaforme multimediali in modalità lineare e non lineare, secondo le nuove modalità di consumo.

Con riferimento alla ricezione digitale su reti terrestri, nel rispetto dei principi di universalità del servizio pubblico, il contratto di servizio stabilisce che la RAI, con riferimento alle attività volte alla liberalizzazione della banda 700 megahertz, è tenuta ad assicurare che l'intera programmazione, già irradiata dalle attuali reti terrestri, sia visibile su tutte le piattaforme tecnologiche.

A tal fine, la RAI è tenuta ad assicurare la diffusione dell'offerta televisiva attraverso almeno una piattaforma distributiva di ogni piattaforma tecnologica. Al riguardo, il contratto di servizio stabilisce che la RAI utilizza la piattaforma gratuita satellitare Tivù Sat e, con riguardo a quelle zone del territorio nazionale non raggiunte dal digitale terrestre a seguito dell'attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze, fornisce una smart card della stessa piattaforma agli utenti che siano titolati a farne richiesta.

Il contratto di servizio stabilisce inoltre che la RAI debba presentare al Ministero, per le determinazioni di competenza, un progetto operativo, che dovrà essere sviluppato in coordinamento con le autorità competenti, finalizzato alla diffusione di tutti i contenuti audiovisivi di pubblico servizio, assicurando la ricevibilità gratuita del segnale al 100 per cento della popolazione via etere o, quando non sia possibile, via cavo e via satellite.

In caso di necessità di una scheda di decrittazione, la RAI è tenuta a fornirla all'utente senza costi aggiuntivi.

Pertanto, nel quadro così sintetizzato, nell'attuazione del citato contratto di servizio, è prevista la possibilità che la RAI serva la popolazione anche, in alternativa, attraverso le descritte tecnologie.

In merito all'ampliamento della copertura, informo che gli uffici del Ministero dello Sviluppo economico, in data 20 marzo scorso, hanno espresso parere tecnico favorevole alla proposta della concessionaria pubblica di integrazione delle proprie reti sul territorio oggetto dell'interrogazione. Tale piano prevede l'attivazione nella regione Piemonte di sessanta impianti digitali trasmittenti per ognuna delle reti tematiche corrispondenti ai cosiddetti Mux 2, Mux 3 e Mux 4, di cui 22 impianti nella provincia di Torino, dove sono ubicati i comuni di Pomaretto e Perosa Argentina, dando così concretezza alla volontà di risolvere le lamentate criticità di ricezione.

Fermo restando quanto detto, vorrei, infine, evidenziare l'ulteriore possibilità, ai fini della ricezione degli utenti, costituita dalla ripetizione dei programmi della concessionaria pubblica ed anche di emittenti privati da parte dell'ente locale o della comunità montana, presentando la richiesta di autorizzazione all'attivazione dei ripetitori, ai sensi dell'articolo 30, del decreto legislativo n. 177 del 2005, recante il testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici.

PRESIDENTE. Il deputato Carlo Fidanza ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Collega, ha cinque minuti.

CARLO FIDANZA (FDI). Grazie, Presidente, ne userò molti meno. Sono parzialmente soddisfatto, sottosegretario, perché è chiaro che sono servite, sono state necessarie diverse iniziative parlamentari, diverse interrogazioni, anche in Commissione, fino a questo atto che oggi discutiamo qui, in quest'Aula, per spingere il Governo, finalmente, ad intervenire su aree che sono state di fatto scoperte, dal punto di vista della ricezione del segnale RAI, per tantissimo, troppo tempo. Peraltro, questa è una situazione diffusissima in tutto il territorio piemontese e nelle vallate alpine, non soltanto nei due comuni che sono oggetto della presente interrogazione; penso a tanti comuni della Valle del Cervo, in provincia di Biella, penso ad altri comuni in altre province montane della stessa regione Piemonte.

Prendiamo atto con favore del fatto che finalmente, dopo tante insistenze, ci sia stato un passo in avanti e, in attuazione del contratto di servizio, pochi giorni fa, sia stato disposto il posizionamento di nuove antenne che dovrebbero, speriamo, andare a coprire i territori interessati. Speriamo che lo si possa fare con la normale tecnologia digitale, senza dover gravare, da un lato, la RAI e, dall'altro, ovviamente, i clienti - finora rimasti sprovvisti del segnale e, quindi, privati di un loro diritto, in quanto utenti che pagano il canone e dovrebbero essere, come tutti gli italiani, raggiunti dal servizio RAI - senza ulteriori costi e, quindi, senza dover provvedere alla fornitura di smart card per la ricezione del segnale attraverso Tivùsat o, peggio ancora, attraverso tecnologie satellitari, cosa che, devo dirle, sottosegretario, è stata la quotidianità per tutte queste migliaia di cittadini italiani che, non avendo avuto accesso, fino ad ora, come tutti, al digitale terrestre e, quindi, ai canali della TV nazionale attraverso il digitale, hanno dovuto arrangiarsi attraverso i propri abbonamenti a canali satellitari o attraverso collegamenti via cavo, gestiti e pagati privatamente.

Quindi, speriamo che, davvero, a questo impegno, a questa sua comunicazione seguano i fatti e che tra pochi mesi il segnale possa essere definitivamente attivato in tutte queste zone, senza continuare a pesare in termini di aggravio su cittadini che, di fatto, in tutti questi anni, sono stati inaccettabilmente discriminati.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di legge: De Maria ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato della sicurezza e sul degrado delle città (A.C. 696-A); e delle abbinate proposte di legge: Lupi ed altri; Gelmini ed altri; Rampelli ed altri (A.C. 1169-1313-1604).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 696-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato della sicurezza e sul degrado delle città; e delle abbinate proposte di legge nn. 1169-1313-1604.

Ricordo che nella seduta del 18 marzo 2019 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori del provvedimento e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 696-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, della quale la Commissione propone la reiezione degli emendamenti presentati.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 696-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Abbiamo una serie di interventi sul complesso degli emendamenti. Sono certo che il relatore, presidente della Commissione, si materializzi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Io proseguirei con gli interventi sul complesso degli emendamenti, ma è necessario che qualcuno della Commissione, il relatore, quantomeno, sia presente in Aula.

Sospendo, dunque, per cinque minuti la seduta, che riprenderà alle ore 15,10, auspicando che ci sia qualcuno della Commissione.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,10.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 696-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Abbiamo appurato la presenza del vicepresidente Vinci, bisogna dare atto che il relatore di minoranza - ma la sua presenza non era indispensabile – Marco Di Maio era presente.

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (FI). Grazie, signor Presidente. Io mi permetto di intervenire sul complesso degli emendamenti perché alla fine stupisce, stupisce molto che con un emendamento, sostanzialmente, si tende a cancellare quello che è un provvedimento di buon senso e quello che anche il mio gruppo ha provveduto a presentare come una proposta di legge a prima firma del presidente Gelmini.

Io credo che, al di là del teatrino della politica e dei giochi contrapposti tra maggioranza ed opposizione, le proposte di legge, le leggi di buon senso, che vanno a favore della vita di tutti i giorni dei cittadini andrebbero appoggiate, andrebbero spalleggiate, andrebbero accompagnate nell'iter legislativo, al fine di dare un prodotto - in questo caso una Commissione bicamerale - che possa realmente tangere la vita di ogni giorno dei cittadini nelle proprie città e, soprattutto, nelle proprie periferie.

Chi gira in centro a Roma spesso si trova di fronte a delle lapidi di marmo - non so se ci avete fatto caso - che iniziano con: “Illustrissimo signor magistrato delle strade” e, sotto, il magistrato delle strade, a metà del 1700, nella piena Roma papalina dava indicazioni su come comportarsi all'interno della città stessa e nelle strade, cioè non lasciare l'immondizia da alcune parti, piuttosto che non fare schiamazzi. Ebbene, questo non era altro che una sorta di antenato di questa Commissione di buon senso, che per quanto riguarda il gruppo di Forza Italia, andrebbe ricostituita.

La presidente Gelmini è firmataria di una proposta di legge in questo senso.

Oltre a queste lapidi di marmo nella Roma papalina, chi di voi si ricorda, negli anni Settanta, Ottanta e anche nei primi anni Novanta, la figura dello “stradino”? Era una persona incaricata dalle amministrazioni comunali, che aveva in gestione un quartiere, alcune strade, e doveva controllare sostanzialmente quello che avveniva all'interno di queste strade: controllava il degrado, la manutenzione, eventuali schiamazzi, avvisava le forze di polizia qualora ci fosse stato bisogno di un loro intervento.

Ecco, noi non capiamo, noi di Forza Italia non capiamo veramente il perché, il perché di una avversione così feroce da parte della maggioranza ad una Commissione bilaterale, che altro non è che di buon senso.

E domando alla maggioranza: può creare o distruggere del consenso, questa Commissione? No, non credo, semmai può migliorare il modo di vivere degli italiani e il modo di vivere delle persone che ogni giorno si muovono nelle periferie e abitano le periferie. Una Commissione di questo tipo che si occupi non solo del degrado con la “D” maiuscola, ma che si occupi di tutto quello che il degrado produce, perché vedete non è tanto un'azione in sé e per sé che crea degrado o problemi, ma è l'indotto di questa azione. I luoghi frequentati, i luoghi dove è frequente la prostituzione, noi vediamo…

PRESIDENTE. Onorevole Silli, mi scusi, lei sta disturbando parecchi colleghi che in Aula…

GIORGIO SILLI (FI). Chiedo scusa ai colleghi, Presidente. Si rivedono dopo qualche giorno, facciamogli fare due chiacchiere.

PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di maggior silenzio. Mi sembra che ci sia poco rispetto nei confronti del nostro collega che sta intervenendo. Prego, onorevole Silli.

GIORGIO SILLI (FI). Anche perché, Presidente, è uno dei miei pochi interventi pacati, che sono rarissimi, e quindi vorrei rimanere con un tono così pacato.

Ebbene, i luoghi dove imperversa la prostituzione non hanno come problema la prostituzione, ma tutto quello che è l'indotto della prostituzione e quello che gira intorno alla prostituzione e così i luoghi dello spaccio.

Credo sia assolutamente indispensabile una Commissione di questo tipo che lavori, che cerchi di osservare, che porti all'attenzione delle istituzioni quello che non va.

Io sono arrivato domenica pomeriggio a Roma e, con mia grande sorpresa, ho visto che la metropolitana di Roma, la linea A, aveva non una, non due, ma tre fermate chiuse, che sostanzialmente bypassavano completamente tutto il centro storico; cioè, nella capitale di uno dei Paesi più industrializzati del mondo tre fermate della metropolitana di seguito, in pieno centro storico, nel momento di maggiore afflusso di turisti, sono chiuse. Neppure nella capitale del Burkina Faso - e mi perdonino gli amici del Burkina Faso - accade questo.

Ecco, una Commissione di questo tipo servirebbe anche a tenere sotto controllo quello che è un diritto di tutti i cittadini, ossia il trasporto pubblico, piuttosto che tutti i servizi agli stessi cittadini.

Non parliamo sempre di immigrazione o di sicurezza, che sicuramente sono uno dei problemi principe oggi giorno nelle città e nelle periferie, ma vediamo anche come le amministrazioni comunali, anche di diverso colore, gestiscono i problemi di tutti i giorni con il sociale.

E, quindi, io, Presidente, mi avvio alla conclusione perché c'è ben poco da dire. Ci sarebbe stato da dire se questa Commissione fosse stata istituita, anche perché sarebbe stata una Commissione - e qui mi rivolgo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - a costo zero: nessun gettone di presenza, nessuno stipendio aggiuntivo; sarebbe stato un impegnare ancora di più chi, come me, è stato incaricato dai cittadini per rappresentare le loro istanze.

Purtroppo, so perfettamente che il MoVimento 5 Stelle non ha grande simpatia per la democrazia rappresentativa. Non a caso la piattaforma si chiama Rousseau e Rousseau non è un tecnico informatico che gestisce la piattaforma. Sappiamo tutti che Rousseau faceva una grandissima divisione tra quello che era l'io collettivo ed il resto, e non aveva simpatia per la rappresentanza democratica ed è per questo che io francamente continuo a non capire il perché questa maggioranza si incaponisce in maniera veramente violenta contro una proposta di buon senso, solo perché questa proposta è stata fatta dall'opposizione o, comunque, verrebbe appoggiata anche dall'opposizione.

Quindi, signor Presidente, ancora una volta, si mortifica la democrazia rappresentativa, ancora una volta, si mortifica quest'Aula e questo Palazzo, anzi questa volta si mortifica sia la Camera che il Senato - perché sarebbe una Commissione bicamerale -, me ne dispiaccio, me ne dolgo, ma devo prenderne atto e sperare che un domani qualcosa cambi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Collega Di San Martino…

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. Credo che oggi quest'Aula perda un'occasione, cioè quella di istituire una Commissione bicamerale d'inchiesta sulle periferie italiane, che poteva essere davvero anche un momento di unità fra i diversi gruppi parlamentari e che - devo dire - all'inizio del suo iter anche in Commissione aveva visto un accordo significativo tra i gruppi, il tentativo di lavorare insieme sul testo, che poi però non è giunto alla conclusione positiva, anzi ha visto le forze di maggioranza, a un certo punto, decidere di affossare la proposta di legge.

Di questa proposta di legge io sono il primo firmatario e lo sono stato anche perché con questa Commissione bicamerale si voleva proseguire un lavoro, secondo me importante, che nella fine della scorsa legislatura, per un periodo anche limitato di tempo, era stato messo in campo da una Commissione che si occupava dello stesso tema monocamerale, solo di quest'Aula della Camera.

Perché dico che si tratta di un'occasione persa? Perché questa Commissione bicamerale di inchiesta che - come è stato detto - non avrebbe peraltro comportato particolari oneri finanziari di nessun tipo alle nostre assemblee legislative, si sarebbe potuta occupare, come fanno le Commissioni d'inchiesta, sostanzialmente di tre tipi di iniziative, di impegni.

Il primo è approfondire sul campo, nelle città, sui territori, la situazione delle nostre periferie, proseguendo appunto, come aveva auspicato unanimemente al termine della scorsa legislatura quella Commissione, il lavoro della Commissione monocamerale che aveva lavorato per un periodo di tempo molto limitato nella scorsa legislatura, e quindi attraverso missioni, approfondimenti, audizioni di esperti, costruire un insieme di conoscenze e di approfondimenti che fossero utili per la nostra attività legislativa e per affrontare meglio i problemi dei cittadini delle periferie italiane. Quindi, un lavoro di conoscenza e di approfondimento. E poi, appunto, una Commissione d'inchiesta avrebbe avuto il compito di approfondire proposte sul piano degli assetti legislativi che rendessero più efficace il nostro apparato di leggi per affrontare i problemi delle periferie italiane. Devo dire, problemi che richiedono davvero innovazioni legislative: penso a tutto il campo urbanistico e della qualità urbana, penso al campo dell'edilizia residenziale pubblica; e richiedono di fare sinergia in settori diversi. La qualità urbana ha un valore, le politiche di sicurezza e controllo del territorio hanno un valore, la promozione dell'associazionismo, della coesione sociale, della ricchezza e della vitalità delle realtà del volontariato delle nostre periferie hanno un grande valore, la possibilità di rendere le amministrazioni locali in grado di affrontare meglio i problemi delle periferie, anche dotandole di nuovi strumenti operativi – penso, appunto, a tutto il tema, per esempio, degli accordi urbanistici fra pubblico e privato - avrebbe un grande valore. E, quindi, il secondo aspetto che la Commissione avrebbe potuto affrontare è un approfondimento, sul piano delle proposte legislative, del tipo di iniziative che poi le nostre Assemblee, questa Camera e il Senato, avrebbero potuto assumere.

Infine, una Commissione così avrebbe potuto ragionare di più sulle iniziative che il Governo sta assumendo verso le periferie italiane; devo dire, meglio, che non sta assumendo, perché una Commissione d'inchiesta parlamentare accende i riflettori sul tema di cui si occupa, permette di approfondirlo, lo mette all'attenzione pubblica, e quindi è anche un grande strumento di pressione del Parlamento sul Governo, Parlamento tutto insieme, tutti i gruppi parlamentari, per far sì che quel tema venga affrontato.

E, se c'è un grande tema che riguarda milioni di cittadini, la loro qualità della vita, sono proprio le situazioni di degrado, le periferie italiane, il fatto che in quelle realtà si concentrano contraddizioni, che fenomeni che riguardano tutta la società nelle grosse periferie si manifestano con più urgenza, con più pregnanza. Pensiamo al tema delle politiche di accoglienza e di integrazione dell'immigrazione extracomunitaria, e così via. E, quindi, questa Commissione poteva essere davvero molto importante, appunto aiutarci a mettere in campo un insieme di politiche coordinate. Voglio fare un altro esempio: per garantire la sicurezza di una piazza o di un quartiere serve l'auto della Polizia e dei Carabinieri sul posto, serve il controllo del territorio, ma serve altrettanto la coesione sociale, la promozione di momenti di associazionismo. Una Commissione come quella che proponevamo era anche un modo di valorizzare quelle tante realtà di cittadini che fanno volontariato e associazionismo sul territorio. La maggioranza fa una scelta diversa; devo dire che è una scelta che, non per la prima volta, mette in discussione l'azione verso le periferie. L'ANCI ha dovuto combattere insieme a noi per…

PRESIDENTE. Onorevole De Maria, mi scusi. Onorevole Tonelli… Grazie!

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. L'ANCI ha dovuto difendere, come dicevo, con molta forza, con il nostro sostegno, il bando periferie dal fatto che erano stati cancellati e messi in discussione i finanziamenti, ed è un impegno che ancora bisogna continuare perché almeno quelle risorse stanziate dal Governo precedente non vengano perse e vengano impegnate in progetti già pensati e già finanziati per le periferie italiane. Purtroppo, devo registrare che questa maggioranza si occupa molto di periferie quando bisogna prendere i voti, e poi, però, quando si tratta di fare le politiche, i problemi delle periferie italiane evidentemente scompaiono. Penso che, evidentemente, non si vuole che il Parlamento si occupi delle periferie, si ha paura che ci sia un riflettore sulle scelte che non sta facendo il Governo per le periferie italiane. Si preferisce che di questo tema il Parlamento appunto non si occupi.

Peraltro, ci sono diverse Commissioni che sono state istituite, e davvero, forse, ragionando dei temi che affrontano, questo delle periferie non sarebbe stato certamente un tema secondario. Quindi, la scelta, la volontà che delle periferie italiane non si parli, che dell'inazione del Governo su questo campo non si parli, che si tenga la polvere sotto il tappeto, e si impedisce, quindi, al Parlamento di dotarsi di uno strumento efficace per ragionare e lavorare sulle nostre periferie. Ne prenderemo atto e voteremo, ovviamente, diversamente dalla maggioranza; certamente non finiremo, come Partito Democratico, di assumere un'iniziativa, in tutte le sedi, questa prima di tutto, a difesa dei cittadini delle periferie italiane, per affrontare i problemi delle periferie italiane, anche con apposite proposte legislative, e per continuare a monitorare quello che fa il Governo, a denunciare quello che il Governo non fa e a sottolineare il fatto che le politiche per le periferie sono una grande priorità nazionale, che non può e non deve essere sottovalutata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà. Capisco che il Vice Ministro Molteni sia una calamita, e non la responsabilizzo, però…

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, non sono Vice Ministro.

PRESIDENTE. È un auspicio, sottosegretario, però, ecco, cerchiamo di consentire il dibattito in Aula.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, la proposta di legge che inizia oggi il proprio iter di approvazione prevede l'istituzione, come sappiamo, di una Commissione bicamerale d'inchiesta sullo stato della sicurezza e sul degrado delle città. Fratelli d'Italia, ovviamente, voterà convintamente a favore; rivendichiamo, infatti, di avere presentato una proposta di legge, ora abbinata, a prima firma del Vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, già componente della Commissione tematica nella scorsa legislatura. Organizzare le città, le politiche urbane e il riequilibrio fra centro e periferia sono diventate questioni di vitale importanza per il legislatore. La Commissione bicamerale d'inchiesta già istituita, sotto diversa forma, nella XVII legislatura è stata uno strumento utile per la nostra azione di miglioramento della vita dei cittadini e del benessere della nazione.

Come leggiamo nella relazione, la Commissione ha svolto un ampio lavoro di inchiesta direttamente sul campo, scoprendo e scoperchiando situazioni fino ad allora in una zona d'ombra dell'opinione pubblica e del parlamentare. Le periferie urbane hanno superato la definizione classica di ambito lontano rispetto al nucleo storico delle città o come polarità opposta rispetto al centro; sono, ormai, una condizione trasversale, che, oltre a riferirsi all'espansione esponenziale dei contesti urbani negli ultimi due decenni, comprende tutte quelle zone più densamente popolate dove sono riscontrabili fenomeni di degrado, di marginalità e di povertà. Le periferie sono anche il luogo del disagio sociale, come sappiamo: i meccanismi di mercato che hanno determinato l'espansione periferica non hanno trovato una modalità di realizzazione dell'edilizia residenziale, con problemi sociali e di decoro derivati. Secondo Federcasa, sono giacenti attualmente più di 650 mila domande di famiglie in possesso dei requisiti per accedere a un'abitazione pubblica.

Nel contempo, più di 49 mila abitazioni dell'edilizia residenziale pubblica risultano occupate abusivamente, pari al 6,4 per cento dell'intero patrimonio nazionale. Dall'altra, le condizioni del patrimonio abitativo: secondo Casa Italia, il patrimonio edilizio in condizioni mediocri o pessime costituisce una quota significativa di quello esistente nelle città italiane. Napoli e Reggio Calabria 40 per cento, Roma 20 per cento, Milano 10 per cento. La condizione delle periferie riguarda anche i temi della sicurezza, dell'ordine pubblico e dell'integrazione della popolazione straniera. Esistono, infatti, interi spazi pubblici sottratti allo Stato, in cui l'illegalità regna invece della legge. Nella periferia romana, ad esempio, o in quella milanese imperversa la proliferazione di centri culturali islamici abusivi, che in questi decenni abbiamo denunciato, su cui l'occhio delle forze dell'ordine non può arrivare direttamente. E su questo facciamo un inciso: abbiamo denunciato più volte il fatto che questi centri culturali, aperti come associazioni, in realtà poi vanno in violazione della legge urbanistica, che prevede per i luoghi di culto, come di fatto sono, che avvenga il cambio di destinazione d'uso, cosa che, invece, non viene fatta; ma su questo, anche oggi, il Ministero dell'Interno, le questure e le varie altre competenze non intervengono, e questo è un nodo cruciale della disintegrazione sociale della popolazione musulmana nelle nostre periferie.

La stessa occupazione di immobili rende estremamente incerto il controllo del territorio, in quanto può servire da copertura ad attività criminali, come lo spaccio di stupefacenti o la ricettazione.

Pensiamo, poi, al pericoloso fenomeno dei roghi tossici, particolarmente presenti a Roma, Napoli, Torino e in parte anche a Milano. A Roma non passa giorno senza il quale sia avvistato un nuovo rogo tossico con rischi ambientali e sanitari elevatissimi. Anche il tema ambientale, quindi, non è da sottovalutare, colleghi. Un caso concreto di qualche tempo fa è stato al TMB Salario. È un impianto per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti situato nel terzo municipio di Roma, praticamente in mezzo a un complesso abitato sulla Salaria. È uno stabilimento che sta desertificato il territorio; chi ha potuto ha lasciato il proprio quartiere e gli altri sono rimasti tra case invivibili e deprezzate, attività commerciali in bilico e un tessuto economico e sociale in progressivo appassimento. ARPA Lazio ha rilevato criticità nell'impianto, sottolineando come di fatto l'impianto per il trattamento meccanico e biologico somigli ormai più a una discarica. Ora un incendio ha risolto il problema perché ne ha provocato la chiusura. Il grillismo, che governa a Roma e di cui conosciamo gli effetti sulla città, non ha pensato ad alcun genere di rivisitazione del contesto e, infatti, un altro incendio si è propagato nell'ultima stazione rifiuti a Rocca Cencia, a Roma. Mi chiedo, se dovesse continuare così, come sarebbe ridotta la capitale e come è ridotta la capitale d'Italia. Altro inciso: quando anche il centro diventa periferia, avete inventato anche la TAV a Roma. Visto che non fate quella nel nord Italia, avete pensato bene di chiudere le stazioni della metropolitana per fare arrivare da Anagnina, da capolinea a capolinea, in pochissimo tempo.

La ricucitura fra gli spazi della politica passa, invece, per un approccio che prevede un'analisi su vari livelli, dagli aspetti umani a quelli propriamente urbanistici, con un miglioramento dell'ambiente urbano dal punto di vista sociale, ambientale e fisico che di per sé può essere considerato rigenerazione urbana. Le periferie sono anche i luoghi dove sono localizzati gran parte degli spazi produttivi e di lavoro, dai grandi complessi per uffici ai centri logistici e industriali, alle aree di ricerca e innovazione, ai poli commerciali. C'è una vita pulsante che ormai riguarda anche le iniziative culturali che costituiscono punti di riferimento di grande interesse per creare circuiti virtuosi di riqualificazione urbana come gli spazi museali dell'HangarBicocca a Milano, del Teatro Tor Bella Monaca a Roma o della Città della Scienza di Bagnoli a Napoli.

Presidente, con tutto il rispetto io ho una voce molto potente ma se mi aiuta a tenere il brusio sotto controllo…

PRESIDENTE. Collega, lei ha ragione, così come hanno ragione tutti i colleghi che ogni volta che intervengono vorrebbero il silenzio in Aula - e non è il caso suo certamente - e poi nell'intervento successivo contribuiscono alla confusione.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Ero silente, Presidente.

PRESIDENTE. Lei è sempre silente. Qualche volta, però, c'è qualcuno che disturba. Quindi, prego veramente di fare maggior silenzio in Aula poiché abbiamo ancora almeno altri dieci iscritti. Prego, onorevole.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Le città che sopravvivono in tempi di crisi sono quelle che realizzano incubatori di attività produttive, città capaci di sperimentare tipologie abitative che stanno al passo con la domanda in evoluzione, città che danno risposte concrete a chi le vive e a chi è pronto a investire. Bilbao, Berlino, Amburgo e molte altre città europee sono state capaci di cavalcare lo spirito del tempo e diventare città cantiere in continua sperimentazione. Roma, invece, ha avuto la capacità di diventare un cantiere di città. Un esempio per tutti: ad HafenCity ad Amburgo i magazzini portuali sono stati convertiti in edilizia residenziale e implementati da un efficiente sistema di infrastrutture e servizi. L'architetto Léon Krier, figura di livello internazionale a cui ci ispiriamo, guardava alla città e al suo sviluppo in maniera univoca con l'uomo, tanto che per lui le città sono l'immagine del nostro valore materiale e spirituale: non sono solo, dunque, espressioni dei nostri valori ma danno loro una materialità.

La rigenerazione urbana, quindi, ha un aspetto di profonda concretezza e incide nel processo di riqualificazione a medio e lungo termine delle periferie ed è il motivo per cui ne parliamo in questo contesto. Pensiamo al progetto di riqualificazione di Tor Bella Monaca, simbolo di quell'architettura anni Settanta che disumanizza, partorita dalla mente di architetti generalmente comunisti cresciuti con il mito dell'edilizia popolare sovietica. Krier, che fu incaricato del progetto, aveva come obiettivo la ricostruzione completa della maggior parte della zona di Tor Bella Monaca, Krier insieme ad architetti italiani come Cristiano Rosponi. Il progetto coinvolge un quartiere, Tor Bella Monaca appunto, attualmente costituito principalmente da unità abitative talvolta alte anche decine di piani.

L'obiettivo di Léon Krier era quello di abbatterlo e ricostruirlo in una dimensione diversa simile a quella di un borgo urbano, con edifici più bassi e al massimo di tre piani circa e in stile neo-storico, che rompesse con l'architettura tipica dell'edilizia “brutalista” popolare degli anni Ottanta. Venne realizzato, infatti, a partire dal 1981 e attualmente domina il quartiere. Il progetto avrebbe portato, dunque, all'abbattimento di una gran parte della zona a partire dalle caratteristiche e degradate Torri, salvando, tuttavia, diversi edifici, a partire dalla chiesa di Santa Maria Madre del Redentore e dal teatro di Tor Bella Monaca, oltre ad altri edifici a uso abitativo. I nuovi edifici previsti sarebbero stati realizzati in maniera estensiva e non intensiva, alti principalmente non più di tre piani, in architettura neo-storica e in modo da voler assomigliare a un borgo e creare maggiori spazi di aggregazione. Questo è un esempio concreto di riqualificazione urbana e di visione di una città che il centrodestra ha provato a realizzare al governo della capitale. La rigenerazione urbana può rilanciare interi spazi lasciati a se stessi nel degrado e rilanciarli per attirare talenti e valore economico. Le periferie non possono essere lasciate alla marginalità dell'azione amministrativa ma devono riguadagnare la propria corretta collocazione nell'ambito dei nuclei metropolitani a cui appartengono e devono essere rilanciate sotto un profilo economico e produttivo.

La maggioranza, quindi, ha deciso di non avere una visione, di non dotarsi di uno strumento per andare a verificare lo stato di degrado delle nostre periferie, per andare a inserire subito, dopo la denuncia della Commissione, sicurezza e cultura nell'immediato ma anche rigenerazione urbana e ridefinizione urbanistica a lungo termine. In questo senso, ci viene un po' da sorridere e un po' anche da piangere, colleghi della maggioranza (e, in particolare, ci riferiamo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle). Mi riferisco a chi come voi ha fatto propaganda sulla trasparenza, sui meetup nelle zone più periferiche, sullo streaming, sempre per usare termini vostri, e la trasparenza su tutto - ve lo ricordate quando piombavate nelle sale istituzionali, imponendo lo streaming anche contro ogni regolamento? - mentre oggi voi abbandonate lo streaming nelle Commissioni perché ogni volta per rendere pubblica un'audizione o una Commissione bisogna fare la richiesta in carta bollata. Questa maggioranza, questa che professava la trasparenza, l'uno vale uno, la conoscenza diretta perché i cittadini potessero, appunto, decidere e conoscere, questa stessa maggioranza oggi, in maniera kafkiana, arriva a bocciare una proposta di una Commissione d'inchiesta sulle periferie e tutti i cittadini in ascolto che vedranno questi interventi sui social (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e soprattutto quelli che vi hanno votato devono capire - capire! - chi veramente siete e che veramente non fate gli interessi del popolo ma usate parole come “trasparenza” e come “democrazia diretta” per nascondere un oligopolio gestito da un'associazione gestita da chissà chi altro.

Per questa ragione Fratelli d'Italia, anche se in maniera simbolica ma si fa politica anche per i principi e i simboli, sosterrà e voterà a favore su questa istituzione, contando i voti contrari uno a uno e diffondendoli perché dovete rendere - questo sì! - veramente conto al popolo italiano di come state mal governando le nostre città e la nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Francamente siamo rimasti nei giorni scorsi stupiti per la scelta di questa maggioranza di non completare l'iter di approvazione della costituzione della Commissione d'inchiesta sulle periferie. Stupiti perché l'iter era partito all'interno di un contesto unitario e, invece, c'è stata questa sorta di svolta a “u”, non tenendo conto, a nostro giudizio, del buon lavoro che in maniera unanime - e questo era il giudizio che era emerso nella scorsa legislatura - era stato fatto nei cinque anni precedenti dalla Commissione che era stata istituita esattamente su questi temi.

Inoltre, lo spirito con cui sono state ripresentate le proposte di legge per la costituzione ovviamente era la continuazione, in sede di Commissione, del lavoro svolto precedentemente su un tema che, mi sento di poter dire senza tema di smentita, è e rimane centrale rispetto alle questioni del nostro Paese: il tema delle periferie è centrale nella nostra società non soltanto in un quadro di degrado ma di lesione e di rischio di rottura, di frattura della coesione sociale.

Da questo punto di vista, ci sono, però, i temi non soltanto in negativo e quindi, da questo punto di vista, il nostro approccio era differente probabilmente da quello di altri gruppi. Non c'è soltanto un tema securitario ma c'è anche un tema di rigenerazione urbana, di ricucitura tra centro e periferia.

Credo che si tratti di temi assolutamente importanti. E, invece, la scelta è di non andare avanti, in qualche modo di eliminare questa pratica. E viene da pensare male onestamente, viene da pensare che i temi delle periferie e delle difficoltà, i temi dell'emarginazione che spesso si accompagnano a questi tratti feriti delle nostre città siano buoni come serbatoio di consensi per la retorica populista in campagna elettorale, ma diventano poi strumenti difficili da maneggiare in una sede come quella parlamentare.

Da questo punto di vista, ci dispiace che ciò sia avvenuto. Secondo noi, è sicuramente un'occasione persa per continuare a tenere alta l'attenzione su questi temi con lo strumento della Commissione d'inchiesta, cercando quindi di andare in profondità e di non fermarsi sostanzialmente alla superficie delle questioni, in qualche modo anche alle iconografie facili di alcuni opinionisti e, invece, cercando di vedere realmente i problemi della vita materiale e le questioni irrisolte di molte delle aree di periferia del nostro Paese e magari anche vedere le buone pratiche che in alcune città, invece, si sono riuscite a costruire.

In ultimo, signor Presidente, non posso non osservare e chiedo, per il suo tramite, di trasmettere questa nostra preoccupazione al Presidente della Camera, che crediamo che questa scelta costituisca in qualche modo sicuramente nella legislatura in corso un precedente grave, cioè il precedente di una maggioranza che durante l'iter di approvazione in qualche modo si rimangia l'impegno iniziale e si mette di traverso rispetto alla costituzione di una Commissione di inchiesta che, nelle proposte di legge per la sua costituzione, aveva le firme di colleghi delle minoranze.

Quindi, da questo punto di vista, è un precedente che sicuramente speriamo possa essere motivato adeguatamente quando discuteremo l'emendamento relativo alla proposta di soppressione e speriamo anche che vi sia la possibilità, in quella discussione su quell'emendamento, di comprendere le ragioni e forse anche pensare a un possibile ravvedimento da parte della maggioranza, ripeto, rispetto a una decisione per alcuni versi incomprensibile, per altri versi decisamente strumentale su un tema e su una questione che a nostro giudizio rimane centrale e sicuramente meritevole di un approfondimento in sede parlamentare.

PRESIDENTE. Invito nuovamente i colleghi a fare maggior silenzio cortesemente.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, onorevoli colleghi, c'è uno strano modo da parte della maggioranza di Governo di approcciare il tema della povertà e delle diseguaglianze. Se ne parla molto sui social, se ne parla nei talk show, si affronta in modo frammentato in provvedimenti di legge come quello che abbiamo approvato sul reddito di cittadinanza, ma poi, quando c'è da entrare nel merito, nello svolgere appieno il lavoro di quest'Aula che è il Parlamento italiano e, quindi, riuscire attraverso una Commissione d'inchiesta ad andare al fondo delle problematiche che attraversano le nostre periferie, i temi della sicurezza, dell'integrazione, del disagio, del disagio dei bambini, del disagio dei minori, il grande tema delle trasformazioni urbane e sociali in atto nei nostri territori, ebbene lì inspiegabilmente, come è stato appena adesso ricordato dall'onorevole Fornaro, inspiegabilmente, senza precedenti, si boccia una proposta come quella che stiamo votando durante il corso di approvazione in Aula.

Quindi, stiamo parlando di un tema che quest'Aula non affronterà mai perché la maggioranza ha deciso che, in questa sede, non ci occupiamo delle questioni delle periferie e dei suoi abitanti del nostro Paese, ma abbiamo appena approvato però altre Commissioni, come quella sulle banche e altre ancora.

Quindi, ci sono Commissioni di serie A, che sono quelle proposte dalla maggioranza di Governo, e Commissioni di serie B che sono quelle proposte dai gruppi parlamentari. Eppure, signori, dovrebbe essere una questione che ci interessa tutti: dove vivono i 60 milioni, ormai 56 milioni di cittadini italiani? Vivono per lo più nelle grandi città e nelle aree metropolitane, per lo più nelle periferie di queste aree dove si svolge la vita quotidiana, il lavoro, dove si sviluppano best practices ma anche drammi sociali, drammi di mancate integrazioni, drammi di fenomeni nuovi che emergono: dalle nuove droghe, alle baby-gang, ai fenomeni di bullismo, a temi legati invece a cercare di sviluppare nuove economie in questo territorio.

Una Commissione d'inchiesta sarebbe servita, ad esempio, a quest'Aula per capire meglio l'incidenza di alcune politiche di trasformazione urbana, alcune delle quali sono in corso di dibattito da più di vent'anni e che non hanno visto ancora la luce in molte città del nostro territorio: rigenerazione urbana, smart city, urban health, cioè come si sviluppano la sicurezza e la salute delle nostre città, le aree verdi, la capacità di resistere ai cambiamenti climatici e come questo incide sulle periferie sempre più abbandonate, il grande tema del sociale che rimane sempre fuori dai nostri dibattiti, anche quelli che riguardano la riorganizzazione delle regioni o le nuove super competenze del regionalismo differenziato; che cosa succede al sociale, al welfare, all'attività dei comuni che hanno il peso sulle proprie spalle senza risorse e senza una politica nazionale vera per gestire le grandi aree di disagio e di degrado?

Negli interventi che mi hanno preceduto si è fatto il caso di Roma: Roma è un caso scuola. Roma dieci anni fa già soffriva ma aveva un grande progetto di recupero delle periferie e del recupero del sociale. Oggi, dopo dieci anni di crisi economica, dopo uno scandalo che è come una metastasi che ha investito tutta la città e sta continuando a mietere arresti nelle giunte di prima e di dopo, bene che cosa è successo nei servizi sociali romani? Che cosa succede se un ragazzo ha disagio in una periferia della città di Roma, a Tor Bella Monaca, al Trullo, a Ostia, alla Magliana, cosa accade? Da quante persone viene intercettata questa persona?

Ci sono più navigator, forse, che assistenti sociali e abbiamo un assistente sociale ogni tremila-quattromila minori nelle grandi città. Questo è il modo in cui viene affrontata la crisi di ragazzi che possono essere recuperati e indirizzati, la dispersione scolastica, l'emersione del consumo di nuove droghe insieme a quelle vecchie, che ritornano nello spaccio diffuso nelle nostre città e nelle nostre periferie dove si vedono scene che non si vedevano più da dieci, quindici anni, dove l'eroina viene venduta a cinque euro al grammo.

Bene, era più importante parlare in quest'Aula e fare discussioni fiume sui temi dell'immigrazione piuttosto che sui temi della sicurezza delle nostre periferie; su cosa succede alle donne quando escono dalla metropolitana (sempre che la trovino aperta) e arrivano a casa loro, nel percorso in cui uno svolge la propria vita quotidiana (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e di deputati del gruppo Partito Democratico). Penso che l'applauso venga da qualche collega che prende la metropolitana per venire a Roma e per i prossimi tre mesi quella metropolitana sarà chiusa nell'area centrale della capitale d'Italia: questo è quello che riguarda il centro ma la periferia anche nei suoi vari aspetti.

La sicurezza significa anche valutare le politiche d'integrazione: i nostri bambini vanno a scuola insieme ai bambini degli immigrati; giocano a calcio nello stesso oratorio; vanno insieme a fare gli scout; vivono nelle nostre città: come procedono queste politiche di integrazione?

Ci sono, non ci sono, ci sono bambini di “serie A” e bambini di “serie B” di cui nessuno si occupa, dimenticati, e che pure insistono vicino a noi, nelle nostre storie, e poi ci commuoviamo tutti quando scopriamo che un bambino, figlio di egiziani, ha salvato un intero pullman, ma ci dimentichiamo di loro per tutto il resto del nostro tempo, per tutti gli altri 364 giorni.

Questa è la vita delle periferie: trasporto, mobilità, capacità di inventarsi nuove economie, sviluppare il commercio, le attività produttive, portare le università, i luoghi di cultura, aprire la città a una trasformazione in atto, che è demografica, ma che è anche culturale, non abbandonarla allo stereotipo del “Trap”, allo stereotipo di un modello abbandonato alla subcultura.

Io sono nata e cresciuta in una periferia, ho imparato più lì che in tutto il resto della mia vita, ma ho avuto intorno a me grandi esempi, persone eccezionali, che non hanno rinunciato a trasformare la periferia in un altro centro della città, a farla vivere insieme di progetti e di esperienze culturali, perché non ci fosse differenza se nascevi a Ostia o a piazza di Spagna, o quantomeno le differenze venivano livellate, perché dieci minuti di metropolitana non erano niente quando condividevi un progetto di vita.

Possiamo dire che succede la stessa cosa adesso? Che ci sono le stesse opportunità per le nuove generazioni? Che abbiamo lo stesso livello? Non credo. La vita quotidiana ci dice di no, ci dice di no a Napoli, ci dice di no a Milano, ci dice di no a Torino, ci dice di no a Roma, a Catania; eppure è lì, è in queste grandi metropoli che vivono gli italiani, non in paradisiaci paesotti belli da cartolina. Tutti noi, le nostre famiglie vivono nelle periferie. Dovrebbe essere la nostra principale attività quella di costruire innanzitutto un contesto urbano sicuro, qualificato, progettato, programmato, dalle aree verdi agli spazi sociali, dagli spazi per le donne a quelli per i bambini, a una diversa città con gli anziani, e valutare in questo le politiche di sicurezza, attraverso gli strumenti che la socialità ci dà, l'urbanistica, l'assistenza sociale, le politiche di controllo del territorio, l'educazione e la scuola.

Bene, questa occasione l'abbiamo persa. Sicuramente ne avremo molte altre in questo Parlamento. Ogni volta che una nave si affaccerà ai nostri porti, ogni volta che avremo uno scandalo dato da un'azione turpe di criminalità, si invocherà la sicurezza, ma non basta lo slogan di un giorno per risolvere un problema. Se il problema si vuole risolvere, se la questione si vuole affrontare, bisogna farlo innanzitutto analizzandola, guardando quello che accade nei vari processi, facendo confronti con altre realtà e poi essere capaci di fare politiche attive per questo, che non sono di un singolo Ministero, ma sono di tanti Ministeri diversi, dalla sicurezza, e quindi dal Ministero dell'Interno, all'educazione, alle pari opportunità. Oggi abbiamo parlato tanto di violenza sulle donne. Vogliamo parlare della rete di assistenza per le donne che subiscono violenza o molestia nelle periferie delle nostre città? Ma dove va una donna sola che ha paura? A chi si rivolge? Da chi trovano accoglienza, la donna e i propri figli?

Questi sono i problemi della quotidianità di tutti quanti noi e in questo Parlamento di questo ci dobbiamo occupare, insieme alle grandi tematiche, ma queste sono le grandi tematiche che vengono calate nella vita quotidiana.

È incomprensibile che la maggioranza non abbia voluto fare questa Commissione, forse metteva in imbarazzo il Ministro dell'Interno? Metteva in imbarazzo il Ministro del Lavoro? Incomprensibile! Incomprensibile! Un modo superficiale di gestire la democrazia parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prima di passare al successivo intervento, salutiamo i ragazzi e gli insegnanti dell'Istituto Comprensivo “Rita Levi Montalcini” di Suisio, in provincia di Bergamo, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Macina. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo e raccolgo anche l'invito a spiegare. Io vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi sulla circostanza che la precedente Commissione aveva ad oggetto un'indagine principalmente di tipo socio-economico, tesa all'individuazione di aree critiche del territorio, luoghi di disagio, di marginalità, ma soprattutto voleva indagare le cause e suggerire le soluzioni, sia normative sia di intervento.

L'ambito della Commissione che, invece, si voleva istituire, è apparso molto scarno, depurato dagli ampi e diversificati spazi di indagine, finendo quasi per vanificare l'ottimo lavoro - e su questo non ci sono dubbi - che era stato svolto dalla precedente Commissione. Ma proprio in considerazione della relazione finale della precedente Commissione, l'auspicio era quello di avere e di promuovere atti e azioni di politica attiva per porre rimedio ad una situazione di disagio e di marginalità, mettendo in atto soluzioni, risposte.

Questo Governo, però, ha già posto in essere diverse e diversificate azioni per fornire delle risposte. E voglio ricordare soltanto a titolo esemplificativo, per esempio, le 96 convenzioni che saranno firmate tra comuni e città metropolitane, che pongono al centro la riqualificazione urbana delle periferie; oppure voglio ricordare il programma Cultura Futuro Urbano, dove ci saranno 100 progetti finanziati che hanno ad oggetto biblioteche delle periferie. Quindi lo sguardo è attento alle periferie, ma si guarda alle soluzioni. E infine, un altro fondo, il Fondo sport e periferie: 7,5 milioni di euro per dare delle risposte.

Queste sono le azioni messe in campo per rispondere al degrado e al disagio delle periferie, perché noi riteniamo che non è più soltanto il tempo di indagare le cause, è arrivato il tempo di dare delle risposte, di dare delle soluzioni, di porre al centro le periferie, con le risposte però. Ecco perché riteniamo che non sia la costituzione di una Commissione bicamerale - e non soltanto monocamerale come nella vecchia legislatura - ad essere la soluzione, ma che la soluzione stia nel rispondere adesso, con le politiche attive e con delle risposte serie e concrete.

Dopodiché, io ho ascoltato tutti e da parlamentare e da donna invito a riflettere sul prossimo punto dei lavori che impegna l'Aula: il codice rosso e la violenza di genere. Invito tutti quanti i colleghi a mostrare una sensibilità, perché quello è un tema trasversale, che interessa e accomuna tutti, e ad impegnare quest'Aula anche e soprattutto nell'affrontare e nell'approvare presto un pacchetto che merita di essere approvato velocemente, anche alla luce degli ultimi episodi di cronaca, quali possono essere quelli di Catania. Quindi mi aspetto una sensibilità su questo tema e la voglia di discuterne presto e molto presto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Come sempre mi dichiaro interessato ai temi di metodo, perché è singolare quello che è accaduto in Commissione: una Commissione bicamerale parlamentare d'inchiesta sullo stato della sicurezza e sul degrado delle città viene di fatto ‘cassata' sulla scorta di un principio di economia delle Commissioni - è veramente singolare - su un tema che credo abbia delle caratteristiche specifiche.

Presidente, leggendo un po' come si può fare con un testamento - perché per quello che accadrà in Aula sui numeri stiamo leggendo semplicemente le volontà testamentarie di chi ha presentato questo provvedimento - l'articolo 3 individua delle finalità che inducono ad una profonda riflessione su come una componente del Governo tradisca il suo mandato, prestandosi ad eliminare la necessità di questo approfondimento.

L'articolo 3 individua dei parametri di approfondimento dei rapporti fra popolo e territorio - scusate se utilizzo queste parole che riecheggiano la Costituzione - con un dettaglio che è così vicino a quelli che sono gli scopi dichiarati di un partito di territorio, che è quello che fa parte della componente governativa. Quindi, è incredibile pensare come ci sia prestati e consentire che l'altra parte del Governo abbia fatto ciò con una sopraffazione vera e propria. Vi prego di leggere l'intervento del neorelatore in Aula che dà l'idea di una cosa che si deve fare punto e basta, senza offrire una giustificazione, a parte il finale commemorativo di quanto accaduto ad Aldo Moro, con una eccentricità che la dice lunga sulla necessità di riempire con emozioni un vuoto pneumatico di intervento.

Il tema del degrado delle città e delle periferie, le implicazioni sociali, la sicurezza legata ad una maggiore presenza di stranieri residenti, situazioni di degrado e disagio sociale delle periferie delle città, rischio e connessioni che possono emergere fra disagio di aree urbane e fenomeni di radicalizzazione e adesioni al terrorismo di matrice religiosa, proposte operative per il buon livello di integrazione, a quale partito vi fanno pensare, illustre Presidente e illustri colleghi? Qual è il partito che si occupa di sicurezza, di legalità, di immigrazione, di territorio? Quale componente del Governo? No, questa Commissione dev'essere cancellata, perché l'altro ventricolo del cuore di questo Governo, denso di aritmie e di fibrillazioni, decide che questa Commissione non s'ha da fare. E su questo veto, Presidente, si consuma l'ennesimo episodio di - come posso dire? - interesse psicologico parlamentare. Qui siamo di fronte a due visioni completamente diverse della politica. La prima, quella che vuole privilegiare una politica di territorio in cui il rapporto diretto con l'utenza è il leitmotiv del modo di guadagnare il consenso: un partito di case, di strade, di marciapiedi, di attività commerciali, di imprese, un partito che ha nella capacità di respirare con la gente la sua caratteristica principale. Anche noi siamo così; anche noi condividiamo questo apporto. E dall'altra parte il partito della solitudine, il partito della spersonalizzazione, il partito della cecità, il partito che non è un partito e che nega l'articolo 49, che vorrebbe che le leggi fossero scritte da firme e non da persone e non da parlamentari; il partito che, Presidente, vuole la non conoscenza fra coloro che fanno politica. Un partito che spazza la democrazia in questo Parlamento. E quello che accadrà su questa Commissione è un modo di spazzare la democrazia!

Questa è una delle poche Commissioni veramente buone ed utili che possono essere istituite - d'altronde l'abbiamo già visto -, che possono avere un loro significato in questo ambito. Mi è venuto in mente - mi perdonerà il Presidente - quando a fine degli anni Settanta Gianfranco Dioguardi insieme e Renzo Piano avevano ideato, come strumento per tenere insieme le maglie delle città, i laboratori di quartiere, che erano sostanzialmente dei microrganismi che all'interno delle macrostrutture operavano sul sociale per mettere insieme delle piccole persone e farle crescere sempre di più, perché le cellule potessero diventare quartieri e poi città. Ma questa logica dove l'avete lasciata cadere? Dove l'avete dimenticata? Che cosa sono per voi le città ed i quartieri? Sono degli schermi di computer, questa è la verità! Sono delle tastiere senza nomi, delle dita senza mani! Questo voi propagandate! Ed ogni volta che c'è il tentativo disperato di umanizzare il rapporto della politica, di fare delle città un luogo di attenzione, di chiederci: all'interno delle periferie c'è sicurezza? Qual è il degrado in ogni singola città? Per scrivere una rete, per scrivere una sorta di censimento parlamentare di quello che accade, c'è il rifiuto, c'è la cancellazione, il terrore della conoscenza. E Presidente, quando c'è il terrore della conoscenza, quando l'ignoranza diventa una scelta, non si può più essere clementi con le gaffe, con gli strafalcioni: bisogna essere spietati! Spietati! Perché non è una casualità: è una scelta dolosa, è un modo di togliere il midollo alla colonna vertebrale della democrazia per farla afflosciare su se stessa e renderla irriconoscibile. Allora questo piccolo provvedimento, Presidente, questo tentativo di cancellare la capacità di conoscere, di umanizzare, di fare delle città un luogo di conoscenza perché, poi, i microsistemi possano diventare macrosistemi e, quindi, capacità di fare politica, cioè quella che ha dei dati, delle competenze, delle conoscenze, delle scelte, ecco, da questo punto di vista, la critica al metodo a me sembra decisiva per dare l'idea di come in questo ambito noi siamo di fronte ad un modo di governare schizofrenico, in cui “a ciascuno il suo” non è un criterio di distribuzione equilibrato, è semplicemente una bipartizione, non ripartizione di poteri, che vanno in modo assolutamente diversificato. Finirà per forza, non è possibile che questo modo di gestire il Parlamento possa andare avanti per molto tempo. Credo che ci sarà una nemesi, una Dike, qualcosa che dirà a questo Paese che non si può, non possono stare insieme un partito di territorio, che con noi condivide la necessità di conoscere la gente, ed un partito che della gente non sa che farsene. Non sapete che farvene della gente! I vostri voti non sono di gente: sono di Movimento? Che vuol dire Movimento, Presidente? Che vuol dire Movimento senza l'humus, senza la capacità di toccare le esigenze come questa Commissione voleva fare?

Allora noi prendiamo atto ancora una volta, e denunciamo al Paese, il tentativo di sopraffazione della democrazia: così io leggo questo modo di operare, che è stato cristallizzato come un'esigenza di evitare il proliferare delle Commissioni. Sorrido su questa esigenza, per chi spende miliardi di euro per gente che non lavora e non lavorerà mai (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Sorrido quando parlate di economia, quando voi parlate di risparmi, quando parlate di cose che non si devono fare: sorrido! E Presidente, sull'onda di questo sorriso comunico il profondo disappunto mio personale e del mio gruppo per lo spettacolo a cui ci accingiamo ad assistere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Presidente, con questa repentina ed inaspettata decisione la maggioranza di Governo, ed in particolare il MoVimento 5 Stelle, ha deciso di votare contro questa legge, proposta dal Partito Democratico e da altre opposizioni. Questa Commissione aveva operato alla Camera, nella passata legislatura, producendo un rapporto conclusivo votato praticamente all'unanimità, con la sola astensione di Fratelli d'Italia su alcuni punti specifici della relazione conclusiva; ed aveva svolto un lavoro ampio di indagine sociale e di conoscenza della condizione delle periferie e della questione urbana, indicando anche alcune linee di lavoro e di azione largamente condivise da tutte le forze politiche. Si è trattato di una pagina parlamentare positiva, creativa, concreta, che per una volta, misurandosi nel vivo delle contraddizioni e dei problemi delle nostre città, aveva prodotto un lavoro utile, privo delle solite beghe politiche e di parte. Abbiamo visto in quell'anno e mezzo di lavoro quasi tutte le città italiane del Nord, del Centro e del Sud; abbiamo ascoltato in Commissione centinaia di realtà associative, civiche, comitati di quartiere, realtà professionali, imprenditoriali, organizzazioni ambientaliste. Abbiamo conosciuto le ragazze ed i ragazzi di Scampia a Napoli, dello Zen di Palermo, di Corviale e di Tor Bella Monaca a Roma, di Mestre a Venezia, di Sampierdarena a Genova, nella periferia di Milano e nella città vecchia di Bari, che si battono ogni giorno per difendere e sviluppare il tessuto delle associazioni e del volontariato che opera contro le solitudini, per i diritti dell'infanzia, contro la criminalità, per il recupero dell'ambiente e la valorizzazione dello spazio pubblico, per la scuola, per l'integrazione, contro la violenza domestica, contro l'omofobia, per la manutenzione del verde e per la sussidiarietà.

Con lo strumento della Commissione d'inchiesta, che consente anche di utilizzare poteri inquirenti, abbiamo segnalato alla magistratura civile e penale casi gravi di infrazione della legge, situazioni non chiare che meritavano approfondimenti delle autorità giudiziarie, e queste segnalazioni si sono, a volte, in molti casi, tradotte in procedimenti penali, che sono in corso.

Questo è stato un modo di lavorare che ha reso nobile la funzione parlamentare, che ha aiutato a far credere e a far capire che questo luogo, il Parlamento, ed i suoi organi, possono essere, se interpretati e gestiti correttamente, una risorsa in più per i diritti dei cittadini ed il vero, unico, insostituibile luogo in cui confluisce il più alto e supremo momento dell'esercizio democratico. Abbiamo portato il Parlamento sulla strada, fuori dal palazzo, e di questo voglio ringraziare la Presidente della Camera di allora, l'onorevole Laura Boldrini, che ha sempre sostenuto e seguito il lavoro della Commissione assicurando mezzi adeguati e non onerosi per il bilancio della Camera. In quei mesi il Governo italiano, presieduto prima da Matteo Renzi e poi da Paolo Gentiloni, stava attivando l'iter del bando per le periferie, che ha consentito, dopo anni di inerzia e di disinteresse, l'attivazione di 2 miliardi e mezzo di euro per il finanziamento di oltre centoventi progetti di recupero e di intervento nelle periferie. Ed in quella Commissione parlamentare abbiamo potuto seguire l'iter di questi progetti, collaborare con gli uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri, per conoscere le proposte in campo, per immaginare miglioramenti delle procedure, per monitorare in modo trasparente ed insieme ai cittadini ed ai sindaci la stessa attività del Governo, segnalando a volte ritardi, lentezze e problematiche di vario genere. Abbiamo percorso l'Italia intera, in presa diretta: nei campi rom della periferia di Roma, dove ancora oggi non appare domato il fenomeno dei roghi tossici e del traffico illegale dei materiali ferrosi e dei rifiuti che sono in mano alle mafie; nei carruggi di Genova, crogiuolo dell'illegalità e dell'insicurezza urbana e di nuove forme di intolleranza verso gli immigrati; nei corridoi dello Zen, dove c'è la scuola elementare presso la quale in quegli stessi mesi fu vandalizzata la statua di Giovanni Falcone; nel cuore di Corviale, dove vive la fantastica esperienza del calcio sociale; nei quartieri di Roma, dove ogni giorno operano centinaia di volontari di Retake, che integrano e sostituiscono l'azione di un comune assente per tutelare e proteggere il patrimonio dei beni comuni. Un lavoro che si è avvalso di contributi scientifici, accademici, professionali, gratuiti, e di tutte le sensibilità politiche.

Presidente, mi rivolgo quindi a lei: questo è stato un modo di lavorare del Parlamento che sarebbe stata buona cosa e giusta sviluppare e consolidare, offrendo uno strumento in più per affrontare i problemi della periferia, problemi dei quali, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle e della Lega, voi vi siete riempiti la bocca in campagna elettorale: periferia, sicurezza! Il Ministro Salvini andava in giro nelle città - e ancora lo fa - con le felpe e con le magliette dei simboli delle città: propaganda, chiacchiere, bugie! Ciò perché, una volta al Governo, voi avete cancellato le risorse dei bandi per le periferie e li avete ripescati - pasticciando - solo dopo la vigorosa protesta dell'opposizione democratica e dei comuni, dei sindaci di tutti i colori politici raccolti nell'ANCI. Ma così facendo avete comunque compromesso l'iter di decine e decine di progetti che adesso sono fermi, anche per l'allungamento dei tempi degli appalti provocato dal vostro “stop”. Avete fatto tutto questo voi, sovranisti, populisti, voi presunti e patetici tutori degli interessi nazionali e dei più deboli, mentre in tutte le altre nazioni europee si investe sulle città e sulle periferie, per l'ambiente, per la mobilità sostenibile, per la cultura, per il recupero urbano, per le infrastrutture, la scuola, i saperi, la sanità, perché le città - all'estero lo sanno bene - sono i luoghi della crescita, il traino della competizione internazionale e della possibile sicurezza delle persone solo se si investe sulla ricchezza del tessuto civile, sul capitale sociale, sul controllo sociale, sul rafforzamento delle reti e si costruisce una società civile più forte e più densa. Voi invece avete cercato solo di alimentare la paura e la solitudine, perché la vostra idea di sicurezza si basa sulla paura e si alimenta di odio, di contrapposizione tra coloro che hanno una pelle diversa, fedi religiose diverse, dialetti, modi di vestire e di vivere differenti.

Ma, nella realtà, non esistono solo i mostri, che voi volete generare ed alimentare; nella realtà, nel mondo reale, esistono migliaia di persone come Ramy, il giovane italiano di famiglia egiziana che ha salvato 50 bambini, al quale il Ministro dell'Interno non ha trovato di meglio che proferire parole arroganti. Migliaia di piccoli e grandi eroi, di giovani e meno giovani eroi che tutti i giorni lavorano per scacciare le paure, e, come ci ha ricordato oggi Papa Francesco in visita in Campidoglio, per costruire dei ponti e non dei muri. Di questo hanno bisogno le nostre città: di energie umane e morali, di risorse, di investimenti e dell'aiuto delle istituzioni.

Con questa decisione la maggioranza ha tolto uno strumento ed un'opportunità a tutto questo. Perché lo ha fatto? Di che cosa avevate paura, colleghi dei Cinquestelle? Voi, che volevate aprire il Parlamento con l'apriscatole, perché ora gli volete tappare la bocca su questo delicato tema sociale? Forse perché vi siete feriti, vi siete infettati, aprendo quelle scatole? Voi del MoVimento 5 Stelle avete avuto paura che la costituzione di questa Commissione - questa è la verità! -, con i suoi poteri inquirenti, potesse essere uno strumento per far luce sulla pagina giudiziaria che si è aperta in Campidoglio con gli arresti e le inchieste, che vedremo a che cosa porterà, ma che dimostrano comunque il vostro fallimento; un fallimento che, a prescindere dalle inchieste, il lavoro della Commissione poteva rendere più evidente, sia a Roma come a Torino. La vostra decisione è arrivata infatti proprio pochi giorni prima dell'arresto del presidente del consiglio comunale di Roma. Avevate paura che il Parlamento potesse far luce sui pasticci e i traffici della periferia di Tor di Valle a Roma? Avevate paura che si potesse andare a guardare cosa c'è dietro e dentro il fallimento della gestione del ciclo dei rifiuti a Roma e della disastrosa conduzione degli impianti di smaltimento che prendono fuoco o scoppiano di immondizie? Avevate paura che si potesse riportare a galla il fatto che, mentre si spaccano le scale mobili della metropolitana di Roma, avete in cassa 425 milioni di euro dell'amministrazione comunale di Roma per la ristrutturazione delle vecchie linee e per la progettazione delle nuove che vi hanno lasciato in dote il Governo Renzi e Gentiloni? Avevate paura che si potessero convocare le associazioni di volontariato o i comitati di quartiere che operano senza mezzi e senza aiuto nella più totale autosufficienza, mentre il Ministro Salvini e la sindaca Raggi lasciano nelle mani di CasaPound un palazzo, nel centro di Roma, di quattro piani, con i propri uffici, con la scusa, tutta da verificare, di ospitare famiglie in emergenza abitativa? E voi, colleghi della Lega, vi siete accodati alla decisione del vostro alleato, perché pensate che la sicurezza debba essere il monopolio di un Ministro, il gioco virtuale di un capo che specula sulla paura e sul disagio delle nostre città. Ecco, con questa decisione avete ancora una volta gettato la maschera, avete svelato la vostra vera natura, ed avete dimostrato che chi si affida alle parole e alle chiacchiere viene sempre rinnegato da cocenti delusioni. Alle ragazze e ai ragazzi di Scampia, dello Zen, di Corviale, di Tor Bella Monaca, di Rozzano, di Sampierdarena, di Mestre, delle borgate di Bari e di Bari Vecchia, alle famiglie truffate dei piani di zona di Roma, alle volontarie e ai volontari laici e religiosi delle mille contrade e quartieri che abbiamo conosciuto, noi diciamo che non vi abbandoneremo, e continueremo a sostenere qui in Parlamento, nonostante questo Governo e questa maggioranza, il vostro eroismo, le vostre speranze e il vostro quotidiano e concreto aiuto a chi è più debole e alle nostre straordinarie città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, sottosegretario Molteni, colleghi deputati, non si respira una bella aria oggi, perché c'è qualcosa che non si comprende fino in fondo. La decisione che sta maturando, che si sta per prendere, di archiviare l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulla sicurezza e il degrado delle periferie urbane è una decisione negativa.

Eppure, avendo fatto parte di questa Commissione per cinque anni, brevemente voglio raccontare, a chi non ha avuto il privilegio di stare all'interno di quella Commissione, quante esperienze positive sono state raccolte, a 360 gradi.

Sono state esperienze positive, intanto, perché abbiamo avuto, da parlamentari della Repubblica italiana, la possibilità di conoscere direttamente anche coloro i quali magari rappresentavano delle province o delle piccole province del nostro stivale, che si sono trovati improvvisamente catapultati dentro dei campi nomadi, a poter constatare che quanto veniva denunciato non era mera teoria. È vero che nei campi nomadi si consumano dei reati; li si tocca con mano, li si vede. I roghi tossici sono nei campi nomadi o nelle immediate adiacenze dei campi nomadi. Un conto è sentirselo raccontare, un conto è vederlo.

È vero che bambini, che avrebbero diritto a emanciparsi e a integrarsi davvero nella società, vengono sfruttati, è vero, lo ripeto, è vero che a loro viene sottratto il diritto all'istruzione, è vero che non vengono scolarizzati, è vero che i comuni pagano il servizio di trasporto scolastico e che i pulmini, che vanno a prendere i bambini rom sono sempre tristemente vuoti. Un conto è leggerlo in un'inchiesta di un rotocalco, altro conto è vedere, in orario scolastico, bambini bighellonare, magari fosse, rotolarsi nel fango di impianti di fognatura guasti, tra i liquami. E tutto questo accade nelle periferie.

È stata data la possibilità a molti tra noi di poter constatare, talvolta di poter indicare, letteralmente, non solo ai colleghi, ma anche alle forze dell'ordine che ci accompagnavano, dei fenomeni di occupazioni abusive che ormai hanno preso il sopravvento; sono un fenomeno che si ripropone in quantità industriale, di fronte al quale esistono, oggi, delle responsabilità, da parte di questo Governo, ma certamente non possiamo dare la croce a questo Governo se questi fenomeni si sono stratificati nel corso degli anni e sono diventati praticamente ingestibili. Mi riferisco a migliaia di occupazioni abusive, migliaia di occupazioni abusive strumentalizzate da organizzazioni para politiche che sono oggetto di inchieste da parte della magistratura ordinaria. Vedremo se saranno portate alla luce anche connivenze e interferenze tra queste organizzazioni criminali e movimenti politici istituzionalmente rappresentati nei comuni, nelle regioni e in Parlamento.

Abbiamo avuto la possibilità di farci raccontare, dai comitati di quartiere, il fenomeno, nel dettaglio, dello spaccio di sostanze stupefacenti; abbiamo conosciuto dei mercati rionali nei quali c'erano dei banchetti in cui la droga si vendeva come se fosse frutta, come se fossero ortaggi. Un conto è vedere un'inchiesta televisiva e altro conto è vederlo con i propri occhi.

Abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano, al di là di ogni demagogia e di ogni filosofia, l'impossibilità del metodo di gestione dei flussi migratori che ci ha accompagnato negli anni trascorsi, con ogni elementare e reale concetto di integrazione sociale e culturale. Quella che abbiamo definito invasione, nelle periferie urbane era un'invasione, non c'era nessun ingigantimento nel racconto, era esattamente così.

Quei non luoghi sono abitati dall'83 per cento dei cittadini italiani, si tratta di quasi 18 milioni di residenti che sono ubicati nelle periferie delle grandi città italiane.

Ora, certamente, la Commissione d'inchiesta non è che abbia potuto risolvere i problemi delle periferie, però, intanto, ne stiamo parlando, stiamo parlando della possibilità di reiterare, colleghi del MoVimento 5 Stelle, quella esperienza, perché quella esperienza ha scosso gli animi, ha squarciato il velo di silenzio; siamo passati dalla mera opera di denuncia alla possibilità di fare analisi e dall'analisi di far generare un progetto e di consegnare il progetto al Governo, affinché lo inverasse. È stata un'attività giusta, anche quando ci siamo trovati al confronto, in audizione, con i procuratori della Repubblica, con il comandante della Polizia piuttosto che dei Carabinieri, con le organizzazioni di settore, con l'associazione dei costruttori; è stata importante proprio perché prescinde dal mero gesto che può essere in capo a una competenza di un Ministro della Repubblica; il Ministro non ha il tempo, e forse non è neanche pagato per questo, per fare gli approfondimenti e comprendere la cornice nella quale un determinato provvedimento debba essere calato; un Ministro deve decidere, ma questa attività di tessuto è stata preziosa, perché ne ha creato i presupposti anche culturali. Fratelli d'Italia ricorda che nella scorsa legislatura, al termine dei lavori di quella Commissione, come diceva il collega che ha parlato prima di me, il rapporto conclusivo è stato votato praticamente all'unanimità, cioè coloro i quali oggi vogliono calciare la palla in tribuna, il MoVimento 5 Stelle di Di Maio, la Lega Nord che purtroppo si sta accodando di Matteo Salvini, hanno votato a favore di quel rapporto, lo hanno fatto anche con interventi altisonanti; io ricordo la vicepresidente, attuale sottosegretario Castelli, del MoVimento 5 Stelle, fare un intervento maiuscolo, dove si tessevano le lodi di quella Commissione e dei risultati conseguiti. Questa inversione di rotta rischia di vanificare questa attività che, anche quando, lo dicevo poco fa, si approfondivano i contenuti nelle Commissioni, ti consentiva di capire, poi chi ha più filo lo tesse, chi ha più memoria la mette sul tavolo, quando si denunciava il modello urbanistico fallimentare del secondo dopoguerra, giustificato solo nella prima parte dalla rincorsa verso le grandi città per motivi soprattutto di carattere economico e occupazionale, quando c'è stato l'assalto, quando c'è stata l'esplosione demografica, si poteva vagamente immaginare di essere di fronte a un'emergenza e di voler affrontare quella emergenza creando casermoni invivibili e atomizzanti, ma poi questa tendenza è diventata speculazione edilizia allo stato puro; è diventata speculazione immobiliare, è diventata ideologia.

Abbiamo iniziato, in tutto il mondo, a ogni latitudine geografica, in tutte le grandi metropoli del pianeta, a trasformare piccoli gioielli di insediamento urbano in megalopoli informi.

Si sono dotate, anzi, erano precedentemente dotate di piccoli, talvolta piccolissimi comuni che facevano, di fatto, da borghi, da villaggi a misura d'uomo intorno alle grandi città. Niente a che spartire col modello Shanghai, con i 20 milioni di abitanti di Città del Messico o del Cairo o di Istanbul; fortunatamente non ci siamo arrivati, ma la tendenza che si era manifestata e che abbiamo potuto denunciare, oltre che approfondire, nella Commissione d'inchiesta era comunque figlia di una concezione che questo Parlamento, attraverso la Commissione d'inchiesta, non attraverso l'Esecutivo che non ha la competenza e non ha la facoltà, può contribuire a smantellare. Dicevo che poi chi ha più filo lo tesse perché noi sappiamo bene, da un punto vista culturale, chi sono i responsabili della degenerazione nella trasformazione del territorio che vi è stata nel secondo dopoguerra, sappiamo bene la congiunzione astrale tra due modelli di materialismo che si sono incontrati, il materialismo di matrice marxista e il materialismo di matrice liberista, la speculazione, che non si è riuscita ad arrestare neanche a fronte di una denatalità che in Italia ha fatto crollare il fabbisogno abitativo. Quindi, il fabbisogno urbanistico portava la responsabilità nell'ansia del profitto, questo è quello che poteva fare e ha fatto, per certi aspetti, nella XVII legislatura, questa Commissione che oggi volete bocciare.

Siamo basiti e chiediamo - non vedo i capigruppo né del MoVimento 5 Stelle, né della Lega Nord in Aula, c'è comunque il sottosegretario almeno della Lega Nord presente - che ci possa essere ancora una fase di metabolizzazione. Quali sono le vostre esigenze? Colleghi del MoVimento 5 Stelle forse non volete che parlamentari della Repubblica, con il ruolo di commissari d'inchiesta, vadano a rovistare nella periferia disgraziata e disperata della Capitale d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che da quando governa il sindaco Raggi, se è possibile, ha persino peggiorato le proprie prestazioni? È questo il motivo della vostra fuga? È per questo che state in una fase di ripensamento? Oppure, colleghi della Lega o della Lega Nord, la ragione per la quale vi accodate è per non fare un torto a Di Maio e quindi alla Raggi, o perché volete la primazia della sicurezza e non accettate che altri possano collaborare nel riportare ordine e pulizia sui territori, dove quasi 18 milioni di persone le pretendono? Non si capisce anche perché non avete ancora partecipato a questo dibattito. Non è che voi potete nascondere la testa sotto la sabbia in maniera direi un po' vile, archiviando comunque le conquiste di un quinquennio di lavoro per bassi calcoli, spregevoli calcoli di convenienza, perché noi siamo qui - oggi ci ascolteranno attraverso i canali che non avete ancora silenziato qualche migliaio, qualche decina di migliaia di persone -, ma poi c'è il territorio che giudica. Le periferie degradate italiane, di Milano, di Torino - per parlare appunto del Settentrione -, di Genova, le periferie degradate di Roma, di Napoli, di Palermo, di Bari attendevano qualcosa forse di più significativo persino della prosecuzione del lavoro di una Commissione d'inchiesta e voi avreste potuto, invece che conculcare questo diritto all'indagine da parte del Parlamento, sempre che sarà confermato e che non vi ravvediate, avreste potuto rilanciare, sottosegretario Molteni, avreste potuto dire: Noi non siamo d'accordo sulla Commissione d'inchiesta perché il tema è talmente delicato che vogliamo realizzare un Ministero apposito che si occupi di periferie, il Ministero delle periferie urbane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) perché tutti i cittadini che le abitano - e che sono la stragrande maggioranza degli italiani - hanno diritto a vedere realizzate le infrastrutture, hanno diritto a vedere le manutenzioni ordinarie e straordinarie del proprio territorio realizzate, anche in assenza di adeguati trasferimenti da parte dello Stato, tema molto caro alle autonomie locali che la Lega Nord spesso sbandiera a vanvera - mi permetto di dire - viste le circostanze.

Abbiamo una serie di persone che sono in sofferenza e che, al contrario, non godono di attenzioni meritevoli, da questo punto di vista.

Io penso che voi stiate prendendo una grande cantonata; penso che sia un errore a prescindere di impedire di fare ciò ai parlamentari. Se non passerà questa proposta di istituzione di una Commissione d'inchiesta sulla sicurezza e il degrado delle periferie urbane certo ciascuno di noi potrà ovviamente continuare a fare il proprio lavoro, andremo a titolo personale o in delegazione a visitare le periferie e i suoi luoghi, diciamo così, gestiti in maniera peggiore, ma non è la stessa cosa; andremo a parlare con i comitati, ma magari non potremo audire il Capo della polizia o il Procuratore della Repubblica di Roma o di Milano; andremo egualmente a discutere con le associazioni di progetti, ma non avremo lo strumento per stimolare, con un rapporto finale, il Governo della Repubblica a sostenere questi progetti e a finanziarli; andremo a collaborare con le facoltà di architettura e ingegneria delle università italiane, pubbliche e private, ma lo faremo a titolo personale, lo faremo come partiti, non lo faremo con la forza data da una istituzione così importante. Voi avreste dovuto - mi permetto di denunciare - anticipare semmai questa decisione, scavalcarla con una proposta più importante, ma comunque mantenere in vita questo strumento di studio e di approfondimento che è insostituibile. Dobbiamo prendere atto che il Governo del cambiamento effettivamente un altro cambiamento lo ha prodotto, peggiorativo, che è quello appunto, a cui probabilmente ci apprestiamo ad assistere, di vedere cancellato uno strumento di lavoro per futili motivi. Non so come la prenderà - e concludo - la sindaca Raggi, probabilmente stapperà una bottiglia di spumante, quando saprà che questa Commissione non verrà varata, però un sindaco avrebbe potuto utilizzare una Commissione d'inchiesta per fare meglio il proprio lavoro; c'è sempre un riflesso condizionato piccino, piccino, mediocre, dietro le scorciatoie che ci sembrano delle autentiche furbate per sbarcare il lunario. Concludo davvero chiedendo, per interposta persona ai delegati d'Aula, di contattare i capigruppo e di provare almeno a trasformare quell'emendamento all'articolo 1 in una richiesta di sospensione, di rinvio in Commissione, di non archiviare la pratica, di non mettere una pietra sopra sulle speranze dei cittadini che abitano le periferie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente, Vice Ministro, sottosegretario, collega Molteni, la ringrazio innanzitutto per essere qui ad ascoltare questo dibattito. Mi fa gioco intervenire dopo il collega Rampelli perché ha portato una testimonianza personale di quello che è stato il lavoro svolto nella passata legislatura dalla Commissione d'inchiesta sulla sicurezza e sulle periferie.

In particolare, quando il collega Rampelli ha definito la Commissione d'inchiesta sulla sicurezza e il degrado delle periferie uno strumento insostituibile, l'ha definita così dal ruolo dell'opposizione che egli aveva nella scorsa legislatura, a testimonianza di come - lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - c'è un ruolo assolutamente diverso tra il Parlamento e il Governo. In particolare, su questi temi e su un tema come questo, penso al ruolo del Parlamento nell'istituire una Commissione d'inchiesta che ha come unico e principale scopo quello di dire all'Italia che le periferie e la sicurezza nelle periferie sono una priorità, non solo dell'azione del Governo, cioè di chi è in maggioranza: sono una priorità dell'intero Parlamento. Azione del Parlamento e azione del Governo possono viaggiare di pari passo, anzi, in questo caso, il Parlamento può dare, nell'unanimità del suo consenso, maggioranza e opposizione, gli strumenti al Governo per approfondire e governare meglio quel problema.

Quando il collega Rampelli - oggi è Vicepresidente della Camera - ha definito strumento indispensabile quello della Commissione d'inchiesta sulle periferie e sulla sicurezza, ha raccontato un'esperienza. Anche io sono rimasto sorpreso dal fatto che, improvvisamente, in questa legislatura, il MoVimento 5 Stelle presenti un emendamento soppressivo e non voglia istituire di nuovo una Commissione che aveva - unica fra le tante Commissioni d'inchiesta che questo Parlamento sta approvando - uno scopo essenziale, fondamentale, cioè quello del lavorare insieme, del lavorare senza pregiudizi nel sottolineare che non c'è solo un problema di studio, ma c'è un problema di ascolto, c'è un problema di autorevolezza, c'è un problema del segnale che va dato intero all'Italia.

Se l'obiezione, come ho ascoltato da parte della collega del MoVimento 5 Stelle che è intervenuta, è: “ecco, è giunto il momento di agire; ecco, gli strumenti ci sono già”, permettetemi di dire che è un'obiezione che non tiene. Nulla, infatti, vieta al Governo - a questo Governo come al Governo nella passata legislatura - di decidere di mettere come priorità - non l'ho vista nella legge di bilancio 2018 approvata lo scorso anno per il bilancio 2019, ma non è una polemica - di dire che gli strumenti ci sono già: bene, allora metteteli in pratica!

Se è giunto il momento di fare e di passare dalle parole ai fatti, bene: smettetela di dire che non si è fatto nulla nel passato e iniziate a fare! Guardate che questa Commissione d'inchiesta ha due grandi caratteristiche fondamentali. La prima è quella di dare un segnale a tutto il Paese e a tutta l'Italia, per cui sicurezza e degrado delle periferie, cioè riqualificazione del luogo dove noi viviamo, viaggiano di pari passo: non è una contrapposizione ideologica. Perché mi fa piacere che ci sia qui il sottosegretario o Vice Ministro - per me potrebbe fare il Ministro, ma lo fa ovviamente il suo capo di partito - Molteni? Perché è un segnale importante, perché la sicurezza - e lo dice chi vive nelle periferie, chi sa che cos'è una periferia, chi è nato in una periferia - la si difende e la si tutela non solo con la presenza dello Stato, non solo con la presenza dell'istituzione e dell'amministrazione comunale. Ricordo che insieme - lo dico al collega Molteni della Lega - Forza Italia, la Lega, tutti insieme, abbiamo voluto, per esempio, quando abbiamo governato grandi città, come la città di Milano, che ci fosse non solo la presenza dello Stato. Abbiamo invocato a volte anche la presenza dell'esercito nelle strade per garantire la sicurezza, ma abbiamo chiesto con forza la istituzione dei vigili di quartiere, affinché ci fosse la presenza di presidi di sicurezza all'interno dei quartieri più degradati. Questo è un elemento fondamentale, ma questo elemento fondamentale non si ottiene se, parallelamente, se, insieme, non c'è un'altra azione dello Stato, del comune, dell'istituzione pubblica: è quella sfida per cui le periferie non devono più essere sinonimo di degrado.

Si smetta di pensare che un cittadino italiano, se è nato nelle periferie, è sfortunato rispetto a un cittadino che è nato nel centro; la si smetta di pensare che una famiglia che vive in una periferia, che ha un giardino sotto casa in una periferia, non abbia lo stesso diritto di far giocare il proprio bambino in quell'altalena e in quel prato che deve essere curato allo stesso modo del centro; la si smetta di pensare che è solo e unicamente con l'intervento delle forze dell'ordine che si ottiene una città che guarda al suo futuro e che ha il coraggio di dire con dignità “siamo cittadini tutti uguali”.

Questa fu la forza della Commissione per le periferie e non è un caso che la Commissione per le periferie - lo dico ai tanti colleghi, perché credo che più dell'80 per cento siano colleghi che non c'erano nella scorsa legislatura - nacque nella scorsa legislatura come Commissione d'inchiesta parlamentare dopo alcuni fatti gravissimi di terrorismo internazionale, l'ultimo dei quali, nel 2016, fu l'attentato a Bruxelles. Allora, ovviamente, si parlava di quei terroristi cittadini belgi nati a Bruxelles in quella che veniva definita “Bruxellistan”, il Molenbeek, cioè un quartiere che era la terra di nessuno, oppure le banlieue francesi, oppure le grandi periferie delle città che diventavano la cultura della rivolta, la cultura dell'odio e la cultura del terrorismo, dell'azione di chi rifiuta la presenza e la possibilità, usando la forza per dire che non c'è più dignità.

Quella Commissione nacque in quel contesto e svolse un'attività importantissima proprio perché divenne un luogo istituzionale forte, di interlocuzione, a supporto del dialogo e del confronto indipendente con l'azione del Governo. Il Governo, giusto o sbagliato, stanziò molti miliardi per il progetto periferie. Non so che fine hanno fatto e poi ognuno di noi potrà dire se ciò è stato giusto o sbagliato, ma il lavoro del Parlamento fornisce e deve fornire uno strumento fondamentale anche al Governo per capire che cosa sta succedendo, quali interlocuzioni svolgere, che lavoro puntuale fare nell'unità degli intenti, non nella divisione tra maggioranza e opposizione.

Per questo è incomprensibile che si neghi la possibilità che il Parlamento non tanto inizi di nuovo il lavoro, ma possa continuare quel lavoro, perché gli atti e il lavoro di una legislatura diventino patrimonio della nuova legislatura: ciò è incomprensibile, tanto più se si vuole e si deve affrontare in questa legislatura, credo come priorità, il tema della riqualificazione delle periferie. Renzo Piano, che da tutti è proclamato e conclamato come un punto di riferimento, che è senatore a vita, continua a dire che la sfida della società moderna, dell'Italia del futuro, è ricucire le periferie.

Non bisogna fare ragionamenti intellettuali sulle periferie, è vero: bisogna rimboccarsi le maniche e iniziare a fare, ma su che cosa facciamo, dove andiamo, quali azioni sviluppiamo, come il Governo riesce a indirizzare un'azione rispetto all'altra, gli strumenti ci sono, collega del MoVimento 5 Stelle?

Quali sono le azioni che si mettono in atto sui tre elementi fondamentali che fanno della riqualificazione delle periferie una scommessa vinta: la riqualificazione urbana, la sicurezza, la presenza di società vive - si chiamano associazioni - che possono essere messe insieme a combattere tutti insieme per la riqualificazione di una periferia? Ci sono degli esempi positivi? La smettiamo solo di fare la demagogia sulle periferie? Esistono esempi in questo Paese che si possono seguire? Ci sono elementi, dal Nord come al Sud, in cui le nostre periferie non diventano solo luogo del degrado, ma ritornano ad essere protagoniste? Come lo si indica? Chi lo indica? Con quale metodo? Con quale azione? Il Governo lo fa da solo?

Il Governo trovi le risorse, attui le strategie, dialoghi con i comuni e con le regioni perché molte di queste materie sono di competenza comunale e regionale. Nessuno si inventa nulla ma ognuno di noi può raccontare, laddove è stato amministratore locale, che cosa vuol dire riqualificare una periferia e le contraddizioni ci sono in tutte le nostre grandi periferie delle grandi aree metropolitane.

Milano, per esempio, vive al suo interno una contraddizione di un esempio positivo e di un esempio negativo: l'area di Rogoredo è abbandonata a se stessa e diventa il luogo punto di riferimento e di immagine del degrado assoluto e dello spaccio continuo della droga e della rivolta dei cittadini e questo lo sa bene - e lo dico anche qui – Molteni, perché come Ministero dell'interno si sta occupando con forza di quel luogo; parallelamente, nell'altra periferia della città - e penso a Baggio - c'era un parco che era il luogo degradato della periferia, era il luogo dello spaccio e, nell'intervento reale di recupero, il Parco delle Cave, da luogo del degrado, è diventato luogo di eccellenza.

Due periferie, due periferie nella stessa città: una abbandonata, senza un intervento di riqualificazione, senza la presenza delle associazioni, senza la presenza del comune che diventa protagonista; l'altra con un'amministrazione che gioca la sua scommessa di far ridiventare quel luogo il luogo della riqualificazione e un esempio di dignità, che diventa, appunto, luogo ed esempio di dignità.

Sapete cosa succede in quei luoghi? Lo dico a chi non ha mai vissuto in una periferia: non si tocca una panchina nella periferia dove tutto è riqualificato perché i primi a difendere la qualità di quel territorio, la qualità di quel parco e l'ordine pubblico non sono i vigili, non è la polizia, ma sono gli stessi cittadini che creano una coesione sociale tale per cui dove c'è degrado ci sarà degrado e dove c'è riqualificazione ci sarà correttezza, rispetto della legge, dignità e i ragazzi e le famiglie cresceranno orgogliose.

Questo è il modo con cui si governa e questo è il luogo in cui si affrontano questi temi. Dove ne discutiamo? Dove ci confrontiamo? Dove il Parlamento - maggioranza e opposizione - può dare questo segnale, insieme, se non finalmente in una Commissione d'inchiesta che dica che è una priorità? E perché non farla? Qual è la ragione per cui non si deve andare avanti? Solo perché gli strumenti ci sono già? Il Governo faccia.

Noi siamo il Parlamento e il gruppo del MoVimento 5 Stelle è gruppo di maggioranza ed è Parlamento e ha diritto di interloquire esso stesso con il suo Governo su questi temi. Si prenda la presidenza, guidi questa Commissione d'inchiesta, dia gli strumenti al Governo, insieme con l'opposizione, magari per fare meglio di chi l'ha preceduto.

Ma perché privarsi di questo strumento? Di che cosa si ha paura? Non bisogna aver paura della sfida che i cittadini ci chiedono perché la paura rende fermi, non fa agire. Non a caso, nella precedente legislatura, pur venendo dalla maggioranza (fu il mio gruppo parlamentare a proporre per la prima volta l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta), tutto il Parlamento - tutto il Parlamento! - dal Partito Democratico, di cui allora era capogruppo - e lo ricorderà bene - l'attuale Vicepresidente della Camera, Rosato, che, appunto, era il capogruppo del Partito Democratico, tutto il Parlamento, dicevo, dal PD alla Lega, fino al MoVimento 5 Stelle, votò a favore della costituzione di questa Commissione.

Io so che, a volte, non servono questi interventi e servono magari per metterli agli atti, però io penso invece che, credendo profondamente nel lavoro parlamentare, possano essere utili, possano suscitare qualche dubbio, possano evidentemente portare a qualche ripensamento.

Così come - e lo dico ancora di più proprio per rafforzare il lavoro che in alcuni settori si sta facendo - non credo che basti solamente un intervento di sicurezza, di presenza e di ordine pubblico. Alla sicurezza e all'ordine pubblico bisogna affiancare con forza una grandissima azione di riqualificazione, di presenza sociale e di valorizzazione di ciò che c'è nella ricchezza di una città, che si chiamano associazioni e cittadini che con orgoglio vogliono tornare a essere protagonisti.

Il mio sogno è sempre stato, da cittadino nato in una periferia, che nelle grandi città - nella periferia di Milano, Baggio - le periferie potessero tornare a diventare tanti centri. Dunque, una città, una grande città, con tanti centri, con luoghi di aggregazione, con luoghi di qualità della vita e con luoghi di eccellenza anche nelle periferie. Basta una funzione di eccellenza per riqualificare un'intera area e per far tornare a essere orgogliosi quei cittadini di vivere lì e di non andarsene da un'altra parte. Non possiamo bruciare il futuro.

Concludo il mio intervento ricordando, per quelli che forse sono più giovani, che un grande scrittore, Italo Calvino, nel 1972, scrisse un magnifico libro che suggerisco alla collega che ha detto che ci sono già tutti gli strumenti per intervenire su questo tema: si intitolava Le città invisibili. Questo libro vale la pena leggerlo oggi a distanza di più di quarant'anni perché è un libro di una tremenda attualità, perché riporta sempre a ognuno di noi - tanto più abbiamo una responsabilità pubblica - alla sfida delle sfide. Italo Calvino, appunto, descriveva - e vorrei leggerlo testualmente - la realtà delle nostre periferie. Siamo nel 1972 e pensate che cos'erano le città: stavano nascendo le grandi periferie delle grandi città. Roma e Milano si sviluppavano, c'era il fenomeno dell'industrializzazione e bisognava costruire grandi quartieri dormitorio. “L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abbiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Ci sono due modi per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e farlo durare e dargli spazio”.

Dunque, cercare ciò che, in mezzo all'inferno, chi e cosa non è inferno e farlo durare e dargli spazio: questo era il compito che la Commissione d'inchiesta sulle periferie e sul degrado delle periferie e sulla sicurezza si era dato. E questo compito - e concludo, signor Presidente - di cercare chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e dargli spazio può essere fatto solo dal Parlamento, cioè può essere fatto da tutti noi insieme.

Per questo mi risulta assolutamente incomprensibile l'emendamento soppressivo presentato dai colleghi del MoVimento 5 Stelle per non dare il via libera a una Commissione d'inchiesta così importante e fino all'ultimo posso e devo sperare che ci sia un ripensamento per la dignità di tutti ma, credo, anche per il lavoro che un Governo o una maggioranza deve fare quando gli sono dati gli strumenti per governare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e di deputati del gruppo Partito Democratico).

Su un lutto della Ministra Erika Stefani.

PRESIDENTE. Colleghi, comunico che la senatrice Erika Stefani, Ministra per gli Affari regionali e le autonomie, la settimana scorsa è stata colpita da un grave lutto: la perdita del padre Giovanni, deceduto in un incidente automobilistico.

Desidero esprimere alla Ministra, anche a nome dell'intera Assemblea, la più sentita partecipazione al suo dolore (Applausi).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 696-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tonelli. Ne ha facoltà.

GIANNI TONELLI (LEGA). Presidente, il gruppo della Lega è stato più volte interpellato su questa decisione, quella di non proseguire in questo percorso, e tutto sommato le motivazioni sono abbastanza semplici e facili da enumerare.

Però, su una questione in premessa, vorrei porre l'attenzione, ossia su alcune parole più volte - più volte! - oserei dire offensive che sono state rivolte al gruppo di cui faccio parte, quasi come se fossimo dispensatori di bugie, propaganda e odio.

Questo è insopportabile! Insopportabile perché coloro che si permettono di rivolgerci queste accuse sono proprio i peggiori dispensatori di cattiveria, di intolleranza, di livore e animosità nei nostri riguardi. Tutti i giorni sono pubblicate fotografie nelle quali Matteo Salvini viene appeso per i piedi o viene minacciato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Tutti i giorni veniamo additati come fascisti o come razzisti e tali azioni, in un contesto dialettico democratico, sono macigni fasulli e figli di una disonestà intellettuale insopportabile.

Detto questo, entro nel merito della nostra decisione. Nella precedente legislatura è stato compiuto un lavoro eccellente, votato all'unanimità, con un lavoro di circa ottocento pagine, dal quale abbiamo preso spunto e sul quale stiamo lavorando e abbiamo oggettivamente e fattivamente prodotto atti concreti: non conosciamo ciò che avviene nelle periferie? Eccome se lo conosciamo! Eccome se lo conosciamo quello che avviene: forse non lo conoscono a Capalbio, forse non lo conosce l'ambiente radical chic cotonato dal loro benessere! Queste persone forse non lo conoscono, ma noi che proveniamo e siamo espressione dei territori e delle unità elementari della nostra società, noi ben sappiamo cosa accade nelle nostre periferie e stiamo facendo: eccome se stiamo facendo!

Riteniamo che non abbia significato in questo momento frapporre, posporre un nuovo lavoro, ma dobbiamo prendere spunto da quello. Abbiamo fatto ciò nel decreto-legge sicurezza, lo abbiamo fatto nella legge di bilancio, quando concretamente ci siamo messi la mano sulla coscienza e, soprattutto, abbiamo cercato di eliminare gli errori fatti negli ultimi otto-nove anni, quando siamo stati all'opposizione e abbiamo passivamente subito scelte infauste: nel settore dell'immigrazione; nel settore delle forze dell'ordine, decapitate delle loro risorse, dove abbiamo stanziato risorse per rimpinguare gli organici; abbiamo bloccato il flusso migratorio e abbiamo dato più poteri alle amministrazioni locali; abbiamo finanziato la videosorveglianza; stiamo promuovendo la riforma della polizia municipale, proprio per cercare di andare incontro a tali esigenze e risolvere concretamente il problema del degrado.

Poi, certamente, sottoporremo questo lavoro a una verifica una volta che avremo compiuto l'opera, ma una cosa è certa: alla fine della legislatura in corso, qualsiasi grafico venga stilato in questa direzione, poiché abbiamo già i risultati, tranquillamente potremo certificare la positività della nostra azione; soprattutto, abbiamo preso atto di quanto è stato fatto nella precedente legislatura. Solo per questo motivo la nostra non è retorica populista da campagna elettorale e non abbiamo nessuna paura: l'unica paura che abbiamo è quella di non fare e per questo stiamo facendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Signori rappresentanti del Governo, sono convinto che la discussione che stiamo facendo oggi sia prodromica rispetto a ciò che accadrà nel prossimo futuro, in particolare nel rapporto che, all'interno della maggioranza, si è stabilito tra Lega e MoVimento 5 Stelle, a seguito dei rovesci elettorali dei rappresentanti del MoVimento 5 Stelle e della crescita della Lega all'interno delle elezioni amministrative. Dico ciò perché, a differenza di altri, che pure sono presenti in Commissione, come il collega Tonelli che ha parlato prima di me, ho seguito con attenzione che cosa è accaduto all'interno della Commissione e anche l'esito finale, cioè un emendamento integralmente soppressivo che è stato presentato dal MoVimento 5 Stelle, che ha una squisita ragione politica. Non è una questione legata semplicemente alla disattenzione per le periferie, alla impossibilità di proseguire con un'attività, peraltro meritoria e peraltro riconosciuta proprio dai colleghi del MoVimento 5 Stelle della precedente Commissione. Ci sono stati qui interventi, come da ultimo quello del collega Morassut, che hanno ricordato con precisione il vantaggio che il Parlamento ha ricavato dalla crescita di consapevolezza grazie alla Commissione. In realtà, la proposta di legge in esame, che nasce dall'idea del Partito Democratico, di avere una Commissione d'inchiesta che proseguisse un buon lavoro, è stata messa in scacco dalla Lega e, in particolare, dal collega Tonelli, il quale ha presentato, a nome del suo gruppo, una serie di emendamenti inaccettabili, per i quali abbiamo anche deciso - ovviamente nella sua autonomia, ma condividendo questa decisione da parte del collega Di Maio, prima indicato come relatore e poi dimessosi da relatore - che quella non poteva essere uno strumento per deliberare all'interno di una Camera dei rappresentanti della Repubblica sul fatto che il tema delle periferie era tal quale al tema della migrazione. Il MoVimento 5 Stelle, che all'inizio aveva assecondato tale commissariamento da parte della Lega e di Tonelli, a un certo punto - credo con i buoni uffici anche dei vertici del MoVimento - ha detto: meglio non fare, meglio fermarsi, perché altrimenti mettiamo la faccia su una proposta che sarebbe stata completamente stravolta.

Vede, Presidente, sono d'accordo con la proposta che è stata fatta dal collega Rampelli, cioè di un rinvio in Commissione, perché con gli emendamenti che sono oggi presenti, a parte ovviamente il primo, si potrebbe discutere con le altre forze di opposizione e con lo stesso MoVimento 5 Stelle di quale debba essere realmente la funzione che una Commissione d'inchiesta deve avere. Una Commissione d'inchiesta non è una banale riproposizione di teoremi sociologici: è lo strumento attraverso il quale il Parlamento si dota di una capacità di inchiesta che viene assimilata a quella dell'autorità giudiziaria e, come tale, accede a informazioni, a registri, avendo possibilità di escutere anche persone che sono informate sulle questioni che vengono a loro sottoposte e che danno il quadro più completo su cosa serva al nostro Paese e alla nostra comunità.

Voglio dirlo con grande chiarezza: i colleghi che in questo momento saranno d'accordo a cancellare la Commissione d'inchiesta, innanzitutto non ci vengano a proporre un surrogato come una Commissione d'indagine, che non si nega a nessuno. Ciò è accaduto già su un'altra proposta di Commissione d'inchiesta, sulla quale, a onor del vero, mi sarei aspettato più coraggio proprio dalla Lega, cioè quella sulla continuazione del lavoro della Commissione d'inchiesta sul sistema di accoglienza e dei migranti. Ci è stata proposta una Commissione d'indagine e su quella valuteremo, perché comunque ci sono elementi che vanno acquisiti.

In realtà, una Commissione d'indagine, un gruppo di lavoro, un'edulcorata cancellazione di quelli che sono i principi per i quali è nata la richiesta di una Commissione d'inchiesta nella passata legislatura, servono a dire una cosa molto semplice, ossia che il Governo - lo dico anche al sottosegretario che è presente - non vuole che si faccia un'inchiesta parlamentare sui tagli che avete fatto alle periferie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questo Governo non vuole ascoltare i rappresentanti delle comunità locali, i rappresentanti del Terzo settore, i rappresentanti delle associazioni sportive, perché altrimenti verrebbe scritto, nero su bianco - e neanche la malversazione voluta dalla Lega riuscirebbe a cancellare questa ipotesi - che voi avete prima bloccato e adesso rallentato il piano sulle periferie, che avete imposto il blocco agli impianti sportivi da mettere in periferia, che erano uno degli strumenti operativi per i quali il Governo precedente si era adoperato nei confronti delle periferie.

Avete bloccato il Progetto Bellezza, perché per voi le periferie devono essere brutte, vi servono brutte, vi servono che non possano avere una possibilità di riscatto, perché lì dentro si deve covare l'uovo di serpente del risentimento, della rabbia, del rancore, della propaganda. C'è una nozione molto semplice, che spero venga ricordata anche dai colleghi della maggioranza: conoscere per deliberare. Voi, cancellando la Commissione d'inchiesta, la cambiate e dite: non conoscere per propagandare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la vostra attitudine: non volete conoscere.

Lo dico a Tonelli: basta con le bugie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Noi alle forze di polizia abbiamo dato 7 miliardi in quattro anni, voi avete predisposto un piano di 2,7 miliardi in dieci anni, al punto tale che domani funzionari della polizia vi verranno a contestare, perché le vostre bugie - quelle con le quali avete costruito un consenso di partito e anche personale - adesso stanno emergendo.

E a chi sostiene che noi avremmo un'attitudine radical chic, vorrei invitare i colleghi a vedere e a trovare dove sono nato io, dove vive la mia famiglia, come sono costruiti anche i percorsi politici. Vi dico una cosa molto semplice: non si conosce lo stato di abbandono di una periferia facendo un servizio scandalistico oppure andando a farsi baciare la mano ad Afragola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché ad Afragola, che è una di quelle periferie che voi state cancellando, voi - voi! - dovreste andare a tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica, e non a farvi baciare la mano.

E lo dico ai tanti colleghi meridionali del MoVimento 5 Stelle: non si fa! Non ci si può accontentare di una becera propaganda; bisogna conoscere, bisogna andare lì, bisogna non farsi, per la terza volta, accogliere da un gruppetto di prezzolati, per poi andare a dire che ci sarà un'implementazione delle risposte ai problemi della sicurezza. Non si fa! Soprattutto per chi ha avuto l'onore di vestire una divisa, non si fa! Non si raccontano storie, si dice che bisogna conoscere; e questa è una Commissione che avrebbe dato gli strumenti a questo Parlamento per conoscere le periferie dello ZEN, le periferie di Milano, le periferie di Torino, le periferie di Napoli, le periferie di Palermo: non sono parte inessenziale della nostra comunità, ma sono un terzo della popolazione italiana, un terzo.

Vedete, io sono un figlio della periferia, sono nato e cresciuto dentro la periferia del mio paese e ho avuto l'opportunità di misurare la distanza della politica, quando la politica era soprattutto promessa e prebenda. Oggi, voi avete ingegnerizzato le promesse e le prebende, trasformandole in menzogne e propaganda.

Allora - e concludo, Presidente - noi abbiamo il diritto di sapere perché, non con interventini che fanno semplicemente un po' di cronistoria di quello che è accaduto, vogliamo sapere perché vi siete fatti commissariare dalla Lega sul tema delle periferie, perché vi siete fatti commissariare dalla Lega sul tema dei migranti, perché vi siete fatti commissariare dalla Lega sulla questione dell'autonomia differenziata. Noi abbiamo il diritto di sapere, come parlamentari e come rappresentanti di questa nazione. Questa Commissione non solo è un'occasione persa, ma è l'identificazione di che cosa sta diventando questo Parlamento: un servizievole, un inutile strumento nelle mani del Governo, ma noi siamo i parlamentari, il Governo è ospite e voi sarete sempre da noi non solo contrastati quando sarà necessario, ma richiesti di assolvere ai vostri doveri costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale “Novio Atellano”, di Frattaminore, in provincia di Napoli. Grazie per essere venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, stiamo discutendo di un'occasione che questo Parlamento sta per perdere, perché la proposta di legge che noi abbiamo sottoposto e che abbiamo scelto di sottoporre nella quota di provvedimenti che spettano alla minoranza e nell'individuazione del calendario dei lavori, abbiamo scelto volutamente una proposta di legge che pensavamo potesse andare incontro a un consenso trasversale; pensavamo - occupandosi di periferie, creando le condizioni affinché si potesse approfondire un lavoro che veniva da lontano sul tema delle periferie - che potesse incontrare il favore e soprattutto temi che stanno a cuore a questa maggioranza, perché questa maggioranza sulle periferie ha lavorato e speculato molto in campagna elettorale, ha ottenuto consensi.

Il 4 marzo del 2018 si sono svolte delle elezioni politiche che, dal punto di vista della politologia e di chi osserva questi fenomeni, possono essere sicuramente considerate uno spartiacque. Nel 1967 due importanti sociologi, che sicuramente molti colleghi in quest'Aula ricorderanno, Rokkan e Lipset, hanno parlato di fratture sociali tra centro e periferia e hanno identificato, per la prima volta, come questo dato, dal punto di vista non solo geografico ma anche sociale, abbia generato e influenzato la dinamica dei consensi elettorali, e nel 2018 è successo qualcosa di analogo. Per tutti questi motivi, oltre che per altri che tra poco individuerò, noi ritenevamo che fosse importante proseguire il lavoro di una Commissione d'inchiesta sullo stato di sicurezza e di degrado delle periferie.

Abbiamo presentato questa proposta di legge anche considerando da dove si partiva: si partiva da un lavoro svolto nella scorsa legislatura da una Commissione d'inchiesta, che all'epoca era solo monocamerale, che aveva votato all'unanimità - tra l'altro, all'unanimità significa che l'avevate votata anche voi del MoVimento 5 Stelle e della Lega - una relazione conclusiva dove si diceva che “è indispensabile rafforzare gli strumenti parlamentari e governativi per promuovere e gestire le politiche urbane” e per questo si proponeva di “rendere permanente l'esperienza utilmente sperimentata, istituendo nella XVIII legislatura una Commissione bicamerale per le città e le periferie”. Quindi, non abbiamo fatto altro che riproporre ciò che anche questa maggioranza, che all'epoca era opposizione, aveva votato.

Inoltre, abbiamo chiesto e scelto di mettere in calendario questa proposta perché eravamo certi del consenso trasversale che quest'idea avrebbe potuto avere. La nostra proposta di legge, peraltro, porta la firma anche di un autorevole esponente di questo Governo, la Vice Ministra Laura Castelli, che ha firmato la proposta di legge De Maria; ne approfittiamo per congratularci per la sua meritata promozione, forse poco meritata visti i dati economici assolutamente negativi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che questo Governo sta portando al nostro Paese. Ma ci sono anche proposte abbinate che proponevano la stessa cosa. Quindi, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico, in questo caso, avevano fatto la stessa proposta di istituire una Commissione d'inchiesta, ma ci sono proposte di legge abbinate che provengono sostanzialmente da tutti i gruppi: quella del collega Lupi, della collega Gelmini, del collega Rampelli; la Lega ha presentato, in Commissione, emendamenti che non andavano nella direzione di cancellare questa Commissione d'inchiesta, ma anzi, di specificarne meglio la funzione, di ampliare lo spazio di intervento; c'erano alcuni emendamenti un po' provocatori, ma stavamo discutendo proprio di come correggere il testo e di come arrivare ad una piena condivisione di questa Commissione.

Quindi, non è affatto vero che fosse un problema non individuato da tutti e soprattutto non è assolutamente vero che tutti avevano individuato questa Commissione d'inchiesta come un provvedimento necessario per mettere al centro dell'azione di questo Parlamento, di questa legislatura lo stato delle città e delle periferie.

Abbiamo scelto questo argomento anche per rimarcare un punto per noi molto importante, ma non solo per noi, per milioni di italiani che vivono nelle città, nelle periferie del nostro Paese: il mantenimento dei fondi per le città e le periferie stanziati dal precedente Governo, che questo Governo aveva tentato di bloccare; poi con una lunga ed intensa battaglia parlamentare abbiamo evitato questo scippo, che sarebbe stato dannoso per cittadini, imprese, associazioni. Oggi però abbiamo un profondo ritardo nell'avanzamento di quei progetti, ci sono alcune città che hanno perso delle opportunità, perché, accanto agli investimenti pubblici, c'erano anche degli investimenti privati programmati che non possono aspettare i tempi, le lungaggini della politica, non possono aspettare che questo Governo si metta d'accordo su come spendere le risorse: hanno deciso di destinare quegli investimenti da un'altra parte.

Era un piano che proveniva da un'idea di un luminare di questo Paese, perché credo che il senatore a vita Renzo Piano sia identificabile da tutti, spero, come una figura di riferimento nel nostro Paese per quanto riguarda la conoscenza delle città, delle periferie e di ciò che si può fare per migliorare la qualità della vita in questa parte del Paese; ma anche qui si è ignorato e si è cercato in qualche modo di bloccare questo piano di investimenti. Nonostante tutto, abbiamo evitato questo scippo. Ma, forti di quell'esperienza, ci aspettavamo che questa maggioranza, anche per rimediare all'errore commesso, volesse accogliere l'idea di continuare a lavorare insieme, maggioranza e opposizione insieme, con una Commissione d'inchiesta che proseguisse il proficuo lavoro svolto nella scorsa legislatura, per capire dove indirizzare le risorse, quali sono le problematiche maggiori, cosa si poteva aggiungere in questa legislatura rispetto a quello che si è fatto. Nulla di tutto ciò!

Ci avete per contro letteralmente presi in giro, perché questa proposta di legge ha cominciato il proprio iter in Commissione il 10 ottobre 2018; abbiamo iniziato a discuterne, siamo andati avanti di rinvio in rinvio, poi abbiamo deciso all'unanimità di adottare come testo base la proposta di legge del Partito Democratico, sottoscritta anche da esponenti di altri gruppi; abbiamo iniziato addirittura la fase emendativa, ricordavo poco fa che persino la maggioranza, con esponenti della Lega Nord, aveva presentato emendamenti; abbiamo per settimane lavorato in maniera informale per cercare di individuare una condivisione su questi emendamenti; informalmente è stato coinvolto ovviamente anche il Governo; era tutto pronto per arrivare alla votazione e venire in Aula e portare avanti una proposta di legge che aveva condivisione unanime; poi improvvisamente, ancora non abbiamo capito il motivo reale, si è bloccato tutto. Cioè avete scelto di bloccare una proposta di legge che voi stessi avevate firmato, che aveva un'ampia condivisione di quest'Aula parlamentare, che sarebbe stata utile al Paese.

Non abbiamo capito il motivo di questo diniego: sta di fatto che avete presentato un emendamento soppressivo in Commissione e avete bocciato tutti gli emendamenti che erano stati presentati dalle opposizioni. Io da relatore ovviamente ho rassegnato le dimissioni, ma siete andati avanti lo stesso senza proporre alcuna alternativa; ed oggi siamo qui, intervenendo sul complesso degli emendamenti perché non avremo possibilità di farlo, in quanto ammazzerete questa legge sul nascere e non darete la possibilità a questa Commissione di lavorare.

Non ci avete però ancora spiegato il motivo reale, perché se sono vere le cose che abbiamo sentito in quest'Aula vuol dire che avete dichiarato il falso nei mesi precedenti, quando abbiamo lavorato in Commissione; se non sono vere è evidente che i motivi sono altri. Non avete trovato l'accordo su chi avrebbe dovuto presiedere questa Commissione? Avevate il timore che una Commissione d'inchiesta sulle città e le periferie potesse andare anche a rivelare le molte malefatte dell'amministrazione comunale di Roma, che sta affondando questa città tra rifiuti, fermate della metropolitana bloccate, investimenti che non partono e via discorrendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Avevate il timore che questa Commissione d'inchiesta avrebbe potuto rivelare i molti miliardi di euro di investimenti, in molti casi già stanziati, che avete bloccato, che avete tagliato, i cantieri che non stanno partendo? Dite la verità, perché è incomprensibile come forze politiche come le vostre oggi decidano di sopprimere una Commissione d'inchiesta che aveva - ripeto - un consenso trasversale in questo Parlamento, e non solo.

Sono perfettamente consapevole che questo intervento, e quelli dei miei colleghi, probabilmente non saranno sufficienti a smuovere le coscienze di chi ha deciso di cancellare questa Commissione d'inchiesta. Credo però sia assolutamente importante lasciare agli atti che il 26 marzo 2019 c'è chi ha voltato le spalle alle periferie dopo averle in qualche modo sedotte in campagna elettorale, promettendo cose in molti casi irrealizzabili al solo scopo di prendere i voti, e chi quello stesso giorno e nelle settimane precedenti e nei mesi precedenti si è opposto a che tutto ciò avvenisse. Il tempo sarà galantuomo, e vi presenterà il conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, il collega Marco Di Maio ha appena raccontato una storia che non avremmo voluto ascoltare; ma bene ha fatto a dare i dettagli e i particolari, perché francamente, con le cose che ha detto e con quanto è stato già detto dagli altri colleghi, ci troviamo qui, nell'Aula della Camera dei deputati, in una situazione veramente kafkiana. Non capiamo infatti le ragioni, perché ragioni vere e serie non ce ne sono, per cui la maggioranza, dopo aver dato l'ok, dopo aver comunque contribuito alla discussione, ad un certo punto scarti e presenti emendamenti che vanno di fatto a sopprimere la parte sostanziosa e sostanziale delle proposte, variegate e tutte positive, di istituire questa importante Commissione d'inchiesta.

Ha ragione anche il collega Gennaro Migliore, quando dice: forse voi non ritenete di dover sapere, perché evidentemente o già sapete o ritenete che il sapere non sia utile all'azione. Bene, noi la pensiamo invece all'opposto; specie quando l'azione, l'agire della politica deve occuparsi di cose così complesse come le periferie: le periferie delle città grandi, le periferie delle città medie, le periferie nuove, le vecchie periferie.

Questa Commissione avrebbe potuto compiere quell'attività di sopralluoghi, audizioni, raccolta di dati, per comprendere la diffusione di un disagio economico ed abitativo molto importante; e nei confronti delle quali difficoltà i passati Governi avevano comunque cercato di adottare le prime misure organiche, appunto il bando per le periferie. Ma d'altronde, la vostra azione di soppressione brutale di quell'iniziativa, poi reinserita solo a seguito di una grande battaglia civile dei sindaci e della nostra opposizione, la dice lunga su quello che voi avete intenzione di fare sulle città e nelle città.

Eppure a chiacchiere, quando i centrodestra nelle varie formule o il MoVimento 5 Stelle nella sua formula si candidano a governare le città, vanno nelle periferie a fare propaganda demagogica e le dipingono come dei luoghi di perversione. Però poi questo dipingerle qui si perde, si perde gravemente; e si decide, per vostra volontà, di non avere uno strumento parlamentare serio, dove si possano incontrare le idee, dove si possano ascoltare le diverse città, i diversi contesti, dove magari le associazioni, che operano egregiamente in quelle periferie, possano avere un'interlocuzione mirata, fondata con le istituzioni e con i vari livelli e gradi delle istituzioni, e farne magari una politica organica, una politica nazionale, una politica che sappia in qualche modo colpire lì dove bisogna colpire.

Io credo - e su questo immagino che sarete d'accordo – che, nelle periferie, si misurano carenze importanti di servizi e di infrastrutture, c'è una questione abitativa e urbanistica importante, ci sono nuovi quartieri dormitorio. Ci sono le grandi città, con le antiche periferie, e poi altre città, dove sono sorte nuove periferie. Penso alla mia città che, a seguito del terremoto vede nascere, per una moltiplicazione assurda di pani e di pesci, diciannove nuove periferie, le new town, che qualcuno inneggia a modello, ma che in realtà sono luoghi dove andrebbero e dove vanno fatte politiche sociali, abitative, dove non basta la legittima difesa, dove non serve armare il popolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma dove serve invece rafforzare il sistema di difesa civile, solidale, delle associazioni, dei contesti sociali e politici.

Noi così l'abbiamo intesa, noi così abbiamo voluto lavorare con la nostra proposta di legge, e francamente pensavamo di poter fare una cosa tutti insieme, come il Paese magari si aspetta, perché le periferie, le città, i sindaci, magari si aspettano uno strumento organico in cui tutti possano avere uno spazio.

Vi ricordo l'articolo 3 della Costituzione, dove si dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Sì, vi ricordo l'articolo 3, perché nelle periferie ci sono delle diseguaglianze, nei confronti delle quali non serve inneggiare a una sicurezza artefatta, non serve inneggiare appunto alla legittima difesa, ma serve studiare, argomentare e costruire delle politiche attive, così come abbiamo provato a fare lì dove abbiamo governato, e dove si deve continuare a fare, insistendo.

Le città, ancora di più le città metropolitane, racchiudono molte di queste contraddizioni, e a volte è proprio dove ci sono le grandi concentrazioni di persone che si concentrano anche i grandi, grandissimi problemi. È chiaro, a voi fa comodo concentrare tutta l'attenzione sul problema esclusivo degli stranieri e dell'ospitalità magari dei rifugiati, nei confronti dei quali alzate l'odio e le formule più orrende di razzismo; invece, in quelle periferie, ci sono tanti altri problemi, che sono quelli in cui bisogna cimentarsi con le idee, con la riflessione, con la collaborazione, con la rete sociale.

Per rispondere a problemi complessi ci vogliono soluzioni complesse, non basta uno slogan. Penso al lavoro egregio che fanno tutti i giorni in quelle periferie la Caritas o la Comunità di Sant'Egidio, e penso che quei soggetti, come tanti altri, avrebbero avuto bisogno di un'interlocuzione nazionale in forma di Commissione d'inchiesta, dove tutti danno il contributo. Quelle comunità sono in grado di raccontarci un pezzo di vita di quelle periferie, che qui sembra non interessare in una distrazione grave, che dimostra che a fare le chiacchiere siete tanto bravi, ma poi, a rispondere ai problemi girate le spalle, vi chiudete gli occhi, vi tappate le orecchie.

Le reti sociali, proprio nelle periferie, sono purtroppo a volte assenti, sono purtroppo scadenti, e il controllo sugli spazi urbani diventa difficile; l'ho sperimentato anche come assessore alle politiche sociali: non sai cosa fare in quei luoghi, in quegli spazi difficili, dove si concentrano problemi enormi, che non possono essere risolti solo dalle forze di polizia, che certo hanno necessità di essere presenti, rafforzate, ma non basta, non basta proprio.

In quelle città, in quelle periferie, si annidano drammi umani, drammi sociali, che spesso entrano in contatto con le reti criminali, che non sono annidate solo nelle aree del Sud, ma è evidente, conclamato, come anche in tante importanti città del Nord, proprio nelle periferie, si annidino criminalità gravi e capaci di reclutare ragazzi e pezzi di intere generazioni.

Tanti anni fa Pasolini annunciò una mutazione antropologica che stava per abbattersi sul Paese, a cominciare dalle periferie; dopo, anche altri studiosi, sociologi, hanno argomentato e rafforzato queste riflessioni e ci sono state anche delle buone prassi, delle buone azioni. In una Commissione d'inchiesta anche questo pezzo avrebbe un rilievo, un contesto dove mettersi in rete con altre questioni, più gravi e importanti, perché la Commissione d'inchiesta agisce, come è stato ricordato, anche con poteri importanti di altra natura, extra politica.

La crisi economica non ha colpito dappertutto nella stessa maniera, e ci sono aree del Paese dove la vulnerabilità sociale ha raggiunto livelli e dati elevatissimi. Non siamo più al ragazzo della via Gluck, non siamo più al Celentano del 1966, che si lamentava perché continuavano a costruire le case e non lasciavano l'erba, e non siamo nemmeno al grande Giorgio Gaber del 1970, che diceva: come è bella la città, che stai a fare in campagna, devi venire in città.

Siamo ad un'altra fase, siamo alla fase in cui i giovani delle periferie, in veste di rapper, cantano l'esclusione sociale, cantano l'alienazione delle periferie. Allora, forse, nei confronti di queste aree del territorio, una maggiore attenzione, un maggior scrupolo, la capacità di condividere un percorso, essere anche magari più trasversali con le associazioni, le forze dell'ordine, le politiche locali, i sindaci, gli amministratori, avrebbe molto ma molto giovato.

C'è un'agenda urbana europea che parla di periferie, noi ce ne teniamo fuori, stretti nelle mura di confini angusti, comodi nel breve periodo, ma che vi si ritorceranno contro nel periodo più ampio e più lungo. Lì dove c'è spaccio e criminalità, forse potrebbero esserci delle risposte. Finora non le avete date.

Finora l'unica risposta che date al Paese è quella di sopprimere uno strumento democratico, parlamentare, che avrebbe potuto aiutare questo Paese, questo Governo, il nostro intero sistema istituzionale, sociale e culturale a dare risposte più adeguate, perché alla sicurezza ed oltre alla sicurezza, per questi territori e per le periferie del nostro Paese, abbiamo da dare cultura, socialità, integrazione, perché oggi - è stato detto da più interventi - in quelle periferie c'è più solitudine e ci sono più pericoli.

Voi oggi qua dite a quelle aree, a quei territori, a questo Parlamento, che non vi interessa, che nella logica del “ghe pensi mi” ritenete di avere in mano delle formule magiche, che magiche non sono. L'aver voluto colpire le città con la vostra azione di sopprimere quel bando, poi resuscitato, è il segno di quello che volete fare, e non è un buon fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Duca degli Abruzzi” di Padova (Applausi), che sono venuti ad assistere ai nostri lavori. Grazie ragazzi per essere venuti qui oggi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Colgo l'occasione della discussione dell'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato della sicurezza e del degrado delle città per parlare della mia città. Il 7 febbraio, l'Asilo occupato veniva sgombrato con il plauso di tutti noi, essendo un'occupazione assai pericolosa e sentita nella periferia torinese. Bene, sottosegretario Molteni, la informo che in queste ore stanno occupando una medesima palazzina in un'area limitrofa a quella appena sgombrata. Ci auguriamo che lo Stato faccia lo Stato e che il Ministero dell'Interno continui a darci le sue soddisfazioni e, quindi, vada a sgombrare nel nascere questa occupazione abusiva, che è preventiva al corteo che si terrà il 30 di marzo, proprio nella città di Torino, richiamando il mondo dell'anarco-insurrezionalismo, da tutta Italia e da tutta Europa, nella mia città.

Allora, la prego di intervenire immediatamente, perché o interverrete o sarà un fallimento dello Stato e le nostre periferie, le periferie di cui oggi ci riempiamo la bocca, saranno ancora una volta sotto il gioco dei prepotenti, e non sotto il controllo e la protezione di questo Governo e dello Stato stesso.

La prego di intervenire immediatamente e di fare tutto il possibile perché questo sgombero avvenga il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. I colleghi di Forza Italia che sono intervenuti prima di me, i colleghi Sisto e Silli, hanno già evidenziato come Forza Italia sia profondamente convinta della necessità di istituire una Commissione d'inchiesta sulle periferie e si sia adoperata nel presentare una proposta in questa direzione. E devo dire che sono sorpresa, riusciamo ancora a sorprenderci delle scelte di questo Governo, perché l'emendamento soppressivo avanzato dalla maggioranza reca due errori. Noi siamo di fronte ad un errore di metodo, al quale ci siamo in parte abituati, cioè, l'istituzione di una Commissione d'inchiesta è un atto di trasparenza ed è una prerogativa delle opposizioni, non a caso le proposte avanzate, alcune di queste, appartengono all'opposizione e solo per questo, in una logica maggioranza - opposizione, in un rispetto delle regole parlamentari, a questo provvedimento che attiene ad una delle prerogative dell'opposizione, la maggioranza dovrebbe dire “sì”. E già molti colleghi sono intervenuti, hanno stigmatizzato quello che è diventato un metodo, quello di calpestare le proposte e le prerogative dell'opposizione, ma quello che a noi più preoccupa è l'errore di merito che proprio non riusciamo a comprendere, perché questo Governo, che si vuole presentare come il più populista della storia, con questa scelta, si dimostra un Governo contro il popolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), un Governo che divide il popolo in cittadini “di serie A” e cittadini “di serie B”. Perché quando si vota, quando ci si assume la responsabilità di votare un emendamento soppressivo di questa Commissione, non si fa un danno alla Gelmini, a Migliore o ai gruppi di opposizione, si cancellano 15 milioni di cittadini che vivono nelle periferie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ci si dimentica di 15 milioni di persone che non sono cittadini “di serie B”, che pagano le tasse in questo Paese e, proprio per questo, hanno diritto ad avere pari dignità, di avere uguaglianza rispetto a coloro che vivono in centro, in condizioni migliori. E può darsi che l'istituzione di una Commissione periferie sia, come dire, ai margini dell'azione di Governo, che questa Commissione sia periferica rispetto alle priorità della maggioranza, ma non lo è rispetto alla realtà.

Vedete, noi che siamo convinti della necessità di avvicinare il Parlamento ai cittadini, di fare in modo che questa sia la casa dei cittadini, di tutti i cittadini, ci sorprendiamo che in questo Parlamento sia entrata una forza, come i 5 Stelle che pretendeva di aprire come una scatoletta di tonno il Parlamento e, oggi, quella forza, ha paura di una Commissione d'inchiesta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Forse perché, governando Roma, o, meglio, non governando Roma, non sapendo governare, con la Raggi, questa città, pensa di buttare la polvere sotto il tappeto.

Io faccio una riflessione opposta a quella del collega Migliore che diceva ai 5 Stelle: oh, voi vi fate commissariare dalla Lega. Non mi pare che le cose stiano così; ho ascoltato il collega Tonelli, non mi ha convinto, ma onestamente non credo che sia la Lega ad avere paura della Commissione d'inchiesta sulle periferie, non credo che sia la Lega alla guida di grandi città con tantissimi problemi di sicurezza e di degrado. Penso che, però, la Lega si assuma un pezzo di responsabilità nel dividere innanzitutto il centrodestra, perché noi ci riconosciamo nelle affermazioni del collega Lupi come in quelle del collega Rampelli, e non è un caso che tutto il centrodestra sia, da sempre, dalla parte degli ultimi e dalla parte di coloro che stanno in periferia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e ci sia anche Matteo Salvini. Infatti, per le poche risposte che forse verranno date – perché, ad oggi, ci sono degli impegni ai quali noi crediamo, mi riferisco al tema della sicurezza e al tema dell'immigrazione - noi diamo atto a Salvini di avere, come dire, messo delle priorità, ma, ovviamente, queste priorità devono essere poi declinate. Noi abbiamo votato il “decreto sicurezza”, abbiamo votato la legittima difesa, perché non pensiamo, come la sinistra, che la sicurezza sia un optional o non la scopriamo oggi, ma certo non possiamo pensare che questo sia un problema risolto, perché risolto non è, basta leggere le cronache dei giornali, e non possiamo nemmeno ridurre il tema sulle periferie a una questione di sicurezza - è certamente di sicurezza, ma riguarda le scuole, riguarda i servizi sociali, riguarda, come ha detto il collega Lupi, la sussidiarietà e, quindi, il rapporto con quell'associazionismo che presso gli ultimi fa molto di più dello Stato -, rimanda il tutto a una visione policentrica delle nostre città, alla necessità di rivedere un Piano casa che dagli anni Sessanta non è più stato preso in considerazione da questo Parlamento e rimanda, soprattutto, a una corresponsabilità sulla governance, perché se fosse vero che questo è un tema dei sindaci, oggi noi non avremmo le periferie nelle condizioni in cui sono. Vuol dire che, con tutta la buona volontà degli amministratori di tutti i colori politici, questo tema non si risolve, affrontandolo solo alla scala comunale. È un problema che va affrontato anche a livello parlamentare e, allora, oggi, dire “no” a questa possibilità di confrontarsi in Parlamento, per trovare delle soluzioni, per far entrare la realtà, il quotidiano dei cittadini, è un errore colossale, di cui la maggioranza si prende le responsabilità e rispetto al quale noi continueremo, invece, ad andare nelle periferie, continueremo a stare vicino ai cittadini.

E ci auguriamo che qualcuno, nella maggioranza, abbia un sussulto di buonsenso e che, magari, ci ripensi e ci ripensi anche il Presidente Fico, perché lo vediamo un po' assente, non solo da quest'Aula, ma assente nel tutelare le prerogative dell'opposizione, perché su questo tema chi dice: facciamo una riunione anche della Conferenza dei capigruppo per discutere perché fra le prerogative dell'opposizione non ci possa essere la costituzione di questa Commissione d'inchiesta, dice il vero.

Quindi, in conclusione, noi di Forza Italia voteremo contro l'emendamento soppressivo. Facciamo appello alla maggioranza, perché in una logica di trasparenza vera, in una logica di soluzione vera dei problemi, torni sui suoi passi e voti “sì” alla proposta di Forza Italia di istituire questa Commissione d'inchiesta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Cercherò, più che altro, di fare un ragionamento, perché spero che nei ragionamenti si possano individuare anche alcune possibili riflessioni che conducano la maggioranza, o parte di essa, a tornare dietro le decisioni che si stanno assumendo.

Anche se, in questo caso, sul tema delle periferie, l'atteggiamento, oggi, della maggioranza è perfettamente coerente con la impostazione del Governo. Quanto valgono le periferie per la maggioranza di Governo? Questa è la domanda: valgono tre righe su 150 pagine del contratto di Governo, valgono due volte la parola “periferia” citata nei trenta capitoli del contratto di governo, tanto vale il tema delle periferie e tanto valgono i cittadini che vivono lì per il Governo del cambiamento, che pure ha goduto e gode in modo alternato di consensi che derivano dalle cosiddette fasce popolari che vivono in quegli ambienti e che ogni volta si affidano - come è anche giusto che sia -, affidano il loro bisogno nell'aspettativa di colui il quale risolve il problema e il dramma della propria vita. Sapete come definiva quei luoghi Aldo Bonomi, in un libro che io consiglio a tutti? “La comunità maledetta”, perché quella comunità, la comunità nella comunità, la comunità maledetta della periferia, rispetto alla comunità del centro, non è solo il risultato di una storia di politiche, di degrado, di politiche urbanistiche e sociali, che hanno creato di fatto due città e “due Italie”, l'Italia del centro, al nord e al sud del Paese, e l'Italia delle periferie, al nord e al sud del Paese. Anche se - come dirò - non è esattamente la stessa cosa. Ciò che manca, da parte della maggioranza e da parte del Governo, e oggi è la certificazione di ciò, è la coscienza dei luoghi, avere coscienza dei luoghi su cui si discute, per i quali si discute, per i quali si dice “no” ad una Commissione che ha prodotto, non tre righe nel contratto di Governo, ma - parlo di quella precedente - 600 pagine, significa a mio giudizio una scelta lucida, coerente, che io vedo in un combinato disposto però molto pericoloso. Due sono le questioni del combinato che cerco di rappresentare: ci sono due fatti, il “no” da un lato alla Commissione sulle periferie, il “sì”, dall'altro, all'autonomia differenziata. Si dirà che sono due cose diverse: niente affatto, non è così. C'è una periferia nel Paese più periferia? E dove sta? Le periferie hanno segnali comuni di disagio - le periferie, rispetto ai grandi centri urbani del nord e le periferie rispetto ai grandi centri urbani del Sud - ma, per esempio, nel sud del Paese, esistono ed insistono realtà che non hanno nulla a che fare, anche con condizioni di disagio conclamate, con le periferie del Nord. E allora, se leghiamo e mettiamo insieme, da un lato il processo di un'autonomia differenziata sbagliata, balorda, della quale discuteremo, e dall'altro l'idea che, nel processo di evoluzione dello Stato, in termini di autonomia differenziata, le sacche più in difficoltà rimangono ulteriormente in difficoltà, con questa procedura di autonomia differenziata, i primi ad essere colpiti sono esattamente coloro che vivono all'interno delle periferie del centro-sud del Paese. Si tratta di una necessità di perequazione che esiste, non solo tra nord e sud del Paese, ma anche tra centro e periferia. Ma, se le regioni del Sud tendenzialmente, rispetto all'autonomia così come è impostata, non così come dovrebbe essere… Non voglio divergere sul tema dell'autonomia - quando lo affronteremo ne parleremo - ma è evidente che il tema delle periferie ci sta dentro perché sta dentro una minore disponibilità di risorse finanziarie - perché così sarà - per regioni o per enti rispetto ai fabbisogni emergenti delle periferie.

Per esempio, sulle abitazioni, dire “no” a una Commissione d'inchiesta sulle periferie non significa soltanto evitare, per esempio, che la Commissione che indaga, che la Commissione che entra nel merito, che la Commissione che va nei luoghi possa mettere in difficoltà qualche sindaco, per esempio il sindaco di Roma, ma significa non voler scientemente affrontare i temi collegati. Dire “no” significa non voler affrontare, per esempio, il tema della domanda di 700 mila famiglie in attesa di un alloggio di edilizia residenziale pubblica. Dire “no” alle periferie significa volere scansare dal terreno la domanda di casa da parte delle famiglie, che è soprattutto lì. E come la derubricate questa roba qui? Come una sorta di invasione di coloro i quali non hanno titolo, che occupano le case - e pure il fenomeno c'è -, però vi guardate bene dal risolvere la questione di coloro i quali non hanno il titolo rispetto a coloro i quali fanno domanda; esiste una domanda impressionante nei luoghi a ridosso delle città, cioè nelle periferie, una grande domanda abitativa. Infatti, se lo Stato non risponde, lì si scatenano dei mezzi, dei meccanismi come l'abusivismo o il fatto di entrare nelle case senza rispettare le graduatorie e lì c'è una domanda alla quale lo Stato non vuole rispondere e non vuole neanche affrontare. Sono comunità maledette, perché è maledetta anche la rappresentazione che si fa dei problemi, che vengono circoscritti non a fenomeni che non esistono, per esempio solo alla criminalità, oppure alla presenza di campi Rom a ridosso delle periferie; sono fenomeni che esistono, ma che si cerca di ridurre solo a quelli e non a tutto il resto.

Per esempio, noi citiamo più volte con orgoglio il Piano del Governo Renzi e poi Gentiloni sulle periferie; dovreste citare, ad esempio, un'esperienza di altro Governo, anche il vostro, che abbia messo la più grande massa di risorse finanziarie per le periferie, come abbiamo fatto noi, però sappiamo che ciò non vi induce al ragionamento. Ma c'è un altro provvedimento, che citiamo anche noi troppo spesso, che è uno degli ultimi provvedimenti del Governo Gentiloni grazie al lavoro portato avanti dall'allora Ministro dello Sport, Luca Lotti, e cioè il bando per insediare lo sport nelle periferie, con impianti che si sono diffusi, che si stanno costruendo, che si sono costruiti e realizzati con una delle ultime deliberazioni del CIPE dell'ultimo Governo Gentiloni. Purtroppo, la memoria collettiva rimuove la questione, però ricordo i luoghi, per esempio quelli dell'Abruzzo, dove quei fondi sono arrivati e dove per esempio per il bambino non c'era il diritto dello sport, perché non aveva il genitore, il papà, la mamma, il nonno, la nonna che li poteva accompagnare a qualche chilometro, al Palazzetto al centro urbano, un po' perché probabilmente non ce la faceva a pagare la retta, un po' perché probabilmente non aveva chi ce l'accompagnava. Ci sono tanti, troppi bambini che per esempio nelle periferie non hanno diritto allo sport. E dire “no” all'istituzione della Commissione sulle periferie significa non voler affrontare il rapporto tra sport e periferie, e garantire il diritto di quei bambini di essere esattamente uguali agli altri, il diritto dei bambini italiani, italianissimi, visto che vi piace questo tipo di approccio.

Sanità e periferie: se si fosse costituita e si costituisse questa Commissione, io, per esempio, avrei chiesto qual è il rapporto tra l'offerta sanitaria del Paese e le periferie del Paese, anche il rapporto abitanti-offerta sanitaria.

Qual è la raggiungibilità nel caso delle emergenze, qual è il livello dello stato di salute delle periferie, qual è l'offerta insediata con ambulatori; non parlo di moltiplicazione di ospedali, ma con l'attività ambulatoriale, che, per esempio, consente di fare prevenzione? Avrei chiesto, per esempio, di sapere qual è il livello di prevenzione a cui lo Stato cerca di dare risposta con i programmi di prevenzione sulle varie malattie, qual è la risposta degli italiani nelle periferie sulla prevenzione e qual è, per esempio, quella all'interno dei centri urbani o nei piccoli comuni. Dire “no” alla Commissione sulle periferie significa voler scansare anche questo problema. Il rapporto citato più volte, scuola-periferia, c'è stato un lavoro in questo senso, ho letto in questo senso; bisognerebbe indagare di più, non solo sulla dispersione scolastica, ma sulla qualità dell'offerta scolastica. Per esempio, mi piacerebbe indagare all'interno di una scuola, media o superiore, qual è la stanzialità del docente che rimane lì, per quanti mesi, per anni, prende una classe dall'inizio e la porta alla fine dell'anno, oppure dopo qualche mese si trova il modo che ci sia un altro docente, che, casomai, ricomincia daccapo? Questa domanda vale o non vale? Perché, se vale, parte da lì il problema del disagio successivo, perché è un'offerta scolastica che lo Stato garantisce, forse, se facessimo questa indagine, non esattamente allo stesso modo. Per esempio, se parlassimo del rapporto scuola-periferia, dovremmo indagare dove, in quali scuole si sviluppano i programmi, quelli lunghi, anche pomeridiani, che consentono di andare oltre l'attività didattica tradizionale, e se ci sono, come ci sono, in che quantità rispetto alla domanda e all'offerta nelle scuole di periferia. Per esempio, so che l'unica possibilità per molti di quei ragazzi di imparare uno strumento musicale passa nelle ore pomeridiane a scuola, dove la scuola le offre, nei loro programmi speciali; però, capita che non sempre questo sia possibile farlo, e non sempre sia possibile farlo per tutti coloro che le richiedono nelle scuole italiane. Indaghiamo se c'è anche lì una differenza tra scuole di periferia e scuole al centro urbano.

Diritto al lavoro e periferia: se misuriamo il tasso di occupazione e disoccupazione nelle periferie rispetto ai centri, non ho questi numeri, credo che, però, tendenzialmente li posso immaginare; e, se li posso immaginare chiaramente in modo negativo e metto insieme un maggiore tasso di occupazione, un minore diritto alla scuola, un minore diritto allo sport, un minore diritto alle attività culturali e sociali, la distanza con l'offerta sanitaria, eventualmente, se metto insieme tutti questi argomenti, metto insieme l'assenza dello Stato. La sicurezza è la conseguenza di questa assenza, non viene prima; il tema della sicurezza di cui voi vi riempite la bocca viene dopo, è l'effetto. L'insicurezza non è la causa, l'insicurezza viene dopo l'assenza dello Stato su scuola, sanità, sociale, cultura, sport. E una politica di sicurezza non solo richiede la presenza fisica delle forze dell'ordine, ma richiede di prendere per mano quelle comunità, perché comunità sono, e farle sentire meno maledette e più protette; dove, cioè, un progetto di vita possa, in qualche maniera, accadere, avvenire. Perché chi può se ne va da quelle periferie, e chi se ne va da quelle periferie, perché ha la possibilità di fare altro altrove, a partire dal proprio progetto di vita e della propria famiglia, dei propri figli, lascia lì tutto il resto. E per voi c'è un'Italia di tutto il resto, che viene dopo; ed è drammatico che nella disattenzione, come capita nei nostri confronti parlamentari, anche di fronte a una proposta di legge che non prevede stanziamenti, che non prevede impegni, se non successivi, da parte del Governo, si dica di no. Allora, la domanda è qual è il timore, è riecheggiata in quest'Aula questa domanda: perché no? Con argomenti, però, che siano tali da avere dignità di argomentazione. E, allora, credo, andando all'inizio del ragionamento, che ci sia esattamente questo disegno; ed è un disegno politico, colleghi, è un disegno politico. A chi si meraviglia che la Lega dica di no, secondo me, in buona fede, sfugge che, invece, è esattamente il disegno della Lega nel Paese: avere sacche di cittadinanza impoverita, impaurita, dove poter propagandare le loro iniziative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Siete proprio voi che l'avete, scientemente, costruita una narrazione, ma avete bisogno di quelle sacche, perché, se quelle sacche si evolvono e si sentono più sicure, e, casomai, hanno più diritto di cittadinanza, e non l'ho evocato a caso il diritto di cittadinanza, perché voi vi siete convinti che il diritto di cittadinanza lo faccia solo il reddito di cittadinanza. La cittadinanza è un concetto molto ampio, la cittadinanza e il diritto alla cittadinanza dovrebbero essere l'ambizione di ogni battaglia parlamentare, di ogni gruppo parlamentare, di ogni parlamentare seduto in quest'Aula; quella, cioè, di fare in modo che si realizzi, nel nostro Paese, il diritto di cittadinanza. Ma, in coscienza, voi, qui, tutti comodi, seduti su queste belle poltrone, in coscienza, potete dire, colleghi dei 5 Stelle, che c'è un diritto di cittadinanza uguale, che i cittadini delle periferie hanno il diritto di cittadinanza che avete voi o, casomai, i vostri figli? E perché a loro dire “no”, anche ad una Commissione che si occupa di continuare un lavoro, di indagare un lavoro che deve concludersi con delle proposte?

Perché poi, come si fanno i bilanci? Sapendo che le risorse sono limitate, come si fanno? Voi me lo dovete spiegare come si fanno i bilanci, una volta coperte le spese obbligatorie, se non attraverso un'agenda di priorità, ciò che viene prima e ciò che viene dopo. E che viene prima, per voi? Che cosa viene prima, per voi?

Vedete, non ho l'ambizione di pensare neanche di cogliere la vostra attenzione, ma ho l'ambizione di lasciare agli atti, come rappresentante di un gruppo che si batterà fino alla fine perché venga smontato - concludo, Presidente - questo tentativo di indifferenza; un'indifferenza che, forse, ha riguardato, nel passato, altre classi dirigenti, che poi hanno trovato il conto rispetto alla decisione democratica che sono i voti.

Chiudo dicendo che si compie, Presidente, quello esattamente che Salvini vuole: una società spaventata, “di serie B”, dove lui possa andare a gridare e a urlare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Cogliamo l'occasione per salutare gli insegnanti e i loro studenti dell'Istituto comprensivo “Commenda” di Brindisi, che oggi partecipano ai nostri lavori e che li seguono. Grazie, ragazzi, benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, signor Presidente. Oggi stiamo intervenendo su un tema per noi molto importante e delicato. Mi stupisce l'indifferenza con la quale quest'Aula, in realtà, sta ascoltando un dibattito che meriterebbe molta più attenzione, molto più interesse e molta più partecipazione da parte di tutti i colleghi presenti in Aula.

Questo disinteresse fa male al Paese, fa male alle persone in difficoltà, fa male alle famiglie che vivono nelle periferie. Non lo merita il Paese, non merita un dibattito attraversato da una tale indifferenza da parte soprattutto delle forze di maggioranza e ci tengo a rappresentarlo qui prima di svolgere alcune considerazioni che ritengo essenziali.

Noi stiamo affrontando un dibattito molto, molto delicato e centrale per la vita di questo Paese: si discute di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato delle periferie. Non è una formula astratta, non è una formula così generica; è un qualcosa che ha un contenuto molto specifico, quello di aprire uno squarcio di luce sulla condizione delle periferie delle città metropolitane e delle nostre città. Vuol dire occuparsi delle diseguaglianze, vuol dire occuparsi delle famiglie in difficoltà e delle famiglie deboli, vuol dire occuparsi del degrado, della marginalità e della povertà e voi siete assolutamente indifferenti a queste tematiche. Questo è quello che emerge dal tono e dal dibattito di questo pomeriggio in Aula. Voi siete completamente disinteressati al tema delle diseguaglianze, della marginalità e della povertà. Altro che le chiacchiere che raccontate in giro nel Paese! Questa è la realtà, perché altrimenti non vi sarebbe ragione alcuna per la quale questo Parlamento e la vostra maggioranza non debbano essere d'accordo sull'istituzione di una Commissione che possa analizzare le problematiche, le difficoltà e i tormenti che attraversano le periferie delle nostre comunità soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, mi permetto di aggiungere, ma è un tema questo che a voi è completamente estraneo. Vi è completamente estraneo il tema delle problematiche che riguardano il Mezzogiorno e gli amici della Lega e gli amici dei 5 Stelle si sono allontanati dalla realtà, allontanati dalle comunità, allontanati dalle famiglie e il dibattito di oggi e la vostra indifferenza lo testimoniano in modo inequivocabile. Siete fuori ormai dal Paese reale, altro che quello che dite!

Parlare di riqualificazione delle periferie e parlare di attenzione ai centri che hanno ovviamente una marginalità profonda vuol dire affrontare alcuni temi nello specifico e nel dettaglio. Il primo è quello che riguarda la problematica dell'edilizia, che è uno dei veri grandi temi che affliggono le famiglie nel nostro Paese. Questo, che voi considerate forse un tema marginale, è per noi la priorità: il diritto alla casa, il diritto all'abitazione è uno dei diritti fondamentali nel nostro Paese e affrontare questo problema in una Commissione d'inchiesta vuol dire occuparsi dei problemi reali delle famiglie italiane. Voi state sfuggendo a uno dei problemi più importanti che riguardano le famiglie del nostro Paese, quello del diritto alla casa e all'abitazione. Potete occuparvi di tutto: occuparvi, come immaginate voi, del reddito di cittadinanza, di un assistenzialismo che, però, non va al cuore dei problemi reali delle famiglie, perché se le famiglie non hanno - quelle maggiormente in difficoltà - la possibilità di usufruire di una casa, di avere diritto all'edilizia, di avere diritto a un'edilizia dignitosa, di qualità, sicura, nel nostro Paese vuol dire non affrontare il tema del disagio delle famiglie italiane.

E, allora, nelle periferie noi dovremmo innanzitutto lavorare per una grande azione di riqualificazione, di recupero e di rigenerazione dell'edilizia, soprattutto pubblica e soprattutto popolare e sociale. È un tema che voi probabilmente non conoscete. Ci sono delle problematiche che affliggono le famiglie nelle zone periferiche del nostro territorio che possono essere risolte solo con una grande azione di intervento nell'edilizia residenziale. Questo vuol dire innanzitutto rigenerare le aree periferiche del nostro Paese; vuol dire riqualificare le strutture esistenti spesso obsolete, spesso degradate e spesso non sicure. Questo vuol dire occuparsi innanzitutto del disagio e della povertà, vuol dire mettere in campo una grande azione di riqualificazione e di rigenerazione edilizia. Ma lavorare per risolvere e ridurre il degrado che purtroppo caratterizza tante periferie del nostro Paese vuol dire anche implementare e rafforzare i servizi pubblici presenti nelle zone periferiche del Paese, vuol dire rafforzare piccole grandi azioni amministrative che dovrebbero essere rafforzate grazie anche all'impegno del Governo centrale sull'illuminazione pubblica, sull'acqua, sul gas e sull'energia, sul verde pubblico, sulla cura dell'arredo urbano nelle periferie. Infatti, anche dall'attenzione a queste piccole grandi cose è possibile aiutare le famiglie a uscire da situazioni di marginalità e di degrado.

Ma di cosa parliamo a voi? Se voi siete il Governo, questo è il Governo che ha tagliato i fondi per la coesione al Mezzogiorno, 800 milioni di euro tagliati alla questione del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Di che cosa vogliamo parlare, di quale riqualificazione delle periferie vogliamo parlare con voi?

Riqualificare le periferie vuol dire anche lavorare per migliorare la rete delle infrastrutture e della mobilità nelle zone più in difficoltà e più disagiate delle nostre città e delle nostre aree metropolitane ma anche qui parliamo a voi, parliamo a voi che avete una città a 5 Stelle che amministrate, Roma, dove chiude una metropolitana al giorno, dove si incendiano gli autobus del servizio pubblico locale. Di quale mobilità pubblica parliamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Cari amici 5 Stelle, ci rendiamo conto che il tema è profondamente delicato ed è difficile affrontarlo con voi in modo sereno e in modo concreto.

Affrontare la mobilità vuol dire anche riuscire a portare delle infrastrutture quali le metropolitane nelle zone limitrofe delle nostre città e delle nostre aree metropolitane ma ancora qui vi ricordiamo che nell'ultima legge di bilancio voi avete tagliato 600 milioni di euro alle Ferrovie dello Stato per gli interventi sulle reti infrastrutturali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Come vogliamo aiutare le nostre periferie o le nostre città se tagliate le risorse destinate a questi interventi? Questi sono i fatti concreti che noi vi contestiamo ed è chiaro, allora, ed è evidente che oggi non potevate dare l'assenso all'istituzione della Commissione d'inchiesta perché voi delle periferie non avete alcun interesse oggettivo e infatti l'azione di governo messa in campo finora ne è la prova più evidente.

Affrontare il tema delle periferie vuol dire continuare da questo punto di vista e intervenire su quello che è il disagio reale delle famiglie. Come vi hanno raccontato in tante audizioni che hanno preceduto la misura del reddito di cittadinanza - e penso all'associazione Alleanza contro la Povertà - avete avuto contezza del fatto che il disagio delle famiglie e la povertà sono un tema multidimensionale, sono un tema che tocca più settori e più ambiti di azione e di attività. Allora, se non risolviamo con una grande azione di social housing i problemi che le famiglie reali avvertono noi non riusciremo mai e non potremo davvero mai aiutarle nel sopravvivere e nell'uscire dalle loro difficoltà. Quelle sono le azioni che avreste dovuto mettere in campo. Attualmente vi sono 650 mila domande giacenti di persone che attendono un edificio e una casa di edilizia popolare o edilizia sociale. A quelle persone e a quelle famiglie avreste dovuto dare una risposta se volevate davvero aiutarle, ma di tutte queste problematiche voi siete assolutamente disinteressati.

Il tema delle periferie necessita, però, e implica, evidentemente, anche la necessità di affrontare il tema del disagio sociale. Per aiutare le famiglie che vivono nelle zone più lontane dal centro delle nostre città e delle nostre aree metropolitane noi dovremmo non solo aumentare i servizi pubblici, la mobilità e l'edilizia sociale ma dovremmo anche immaginare una grande azione di incremento dei presidi di assistenza socio-sanitaria nelle periferie. Se vogliamo aiutare le persone anziane o le persone che hanno difficoltà nelle zone periferiche dobbiamo aumentare la presenza dei servizi pubblici essenziali, degli ospedali, degli ambulatori, dei presidi socio-assistenziali e socio-sanitari. Queste sono le problematiche che bisognerebbe affrontare se vogliamo davvero aiutare le famiglie a risollevarsi dal grado di potenziale emarginazione che vivono nelle periferie di tutte le città del nostro territorio: centri per gli anziani, asili nido, scuole primarie e scuole secondarie. Questi sono i temi concreti che dovreste affrontare e di cui siete completamente disinteressati. Di cosa stiamo parlando? Quale tema state affrontando sul disagio della popolazione in Italia se non affrontate queste problematiche? Sono problematiche - e vi diamo una notizia in più - che potrebbero essere risolte anche e soprattutto attraverso l'utilizzo serio e corretto dei fondi europei, dei fondi strutturali europei. Con le risorse del Fondo sociale europeo possono essere costruiti nuovi asili nido. Ma se voi avete tagliato 850 milioni di euro al cofinanziamento nazionale per l'utilizzo dei fondi europei come facciamo a realizzare più asili nido nelle nostre periferie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Me lo spiegate? Evidentemente non potremo lavorare nemmeno da questo punto di vista.

Dovremmo lavorare ancora per migliorare la presenza di edilizia e di edifici ricreativi, di aree dedicate allo sport, come è stato detto dai miei colleghi, dai colleghi che mi hanno preceduto, aree destinate alla cultura, aree destinate all'associazione, all'integrazione e all'aggregazione, all'intrattenimento, alla musica, allo sport; di questo hanno bisogno le nostre periferie per riqualificarsi e per rilanciarsi, non di pietismo, di assistenzialismo ma di fatti e di azioni concrete che consentano alle famiglie di avere gli stessi diritti e le stesse opportunità delle famiglie che vivono in altre realtà del nostro Paese. Ovviamente affrontare il disagio sociale delle periferie vuol dire anche occuparsi del tema del lavoro. Voi sapete bene che in altre realtà non solo d'Italia ma d'Europa le periferie e le zone più lontane dai centri delle aree metropolitane hanno subito grandi azioni di riqualificazione per creare centri direzionali, poli tecnologici, grandi centri anche di intervento e di aggregazione industriale. Credo che dovremmo lavorare e immaginare davvero una grande azione per creare tante piccole Silicon Valley nelle nostre periferie, aggregare le grandi multinazionali, aggregare le industrie, aggregare soprattutto le start up, aggregare tutte le imprese che hanno necessità di avere luoghi fisici di aggregazione nelle aree più periferiche del nostro territorio, perché lì potremmo consentire davvero di sviluppare economia, sviluppare lavoro e aiutare le persone che vivono nelle zone più distanti dal centro delle nostre città. Di questo dovremmo ragionare, di come sviluppare dei complessi commerciali, di come sviluppare aree. I dati che abbiamo analizzato nell'ultima Commissione d'inchiesta ci raccontano di bar, di negozi, di ristoranti che chiudono nelle periferie: dovremmo qui oggi ragionare di tali problematiche e di esse si sarebbe dovuta occupare una Commissione d'inchiesta parlamentare, altro che del disinteresse che caratterizza la vostra presenza oggi in Aula. Ovviamente parlare di periferie e di riqualificazione delle periferie vuol dire parlare anche e soprattutto della sicurezza di cui voi vi riempite la bocca in tutte le occasioni. Guardate la sicurezza si costruisce non solo - ma lo dico con grande affetto e con grande senso di amicizia nei confronti del nostro Ministro dell'Interno - indossando divise della polizia: non si risolve così, ma si risolve affrontando il tema della videosorveglianza nelle periferie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), della presenza delle forze di polizia in strada, dell'apertura delle scuole fino al pomeriggio. Ascoltate quanto ha detto il procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho: per avere maggiore sicurezza abbiamo bisogno di un esercito sì, ma di un esercito di insegnanti, di operatori e di educatori, di professori nelle nostre periferie, di quello abbiamo bisogno, di scuole aperte anche il pomeriggio, di scuole che diventino centri di aggregazione per le nostre famiglie. Quello è il lavoro che dovremmo fare per aiutare davvero le persone che vivono nelle zone maggiormente abbandonate delle nostre comunità. Dunque atti concreti che noi avremmo potuto analizzare, di cui avremmo potuto discutere, su cui avremmo potuto riflettere all'interno di uno strumento, di una Commissione parlamentare d'inchiesta, che poteva verificare in concreto tutti questi aspetti e approfondirli, verificare le ulteriori difficoltà e le ulteriori necessità delle nostre famiglie. Avete preferito evitare ogni tipo di dibattito al riguardo; avete preferito abbandonare le famiglie del Paese a se stesse; avete preferito non curarvi del disagio, non curarvi della marginalità, non curarvi delle diseguaglianze reali che affliggono le famiglie del nostro Paese e delle differenze di diritti che hanno purtroppo ancora oggi le persone che vivono in zone più periferiche e meno centrali delle nostre aree metropolitane. Dunque noi difendiamo la Commissione d'inchiesta per affermare la cultura delle regole e della legalità nelle periferie; per riaffermare il valore dell'integrazione reale in queste aree del Paese; per affrontare davvero la lotta al disagio e alla povertà e per poter consentire un rilancio economico e sociale, vero, effettivo di tutte le aree del Paese e garantire al tempo stesso maggiore sicurezza nelle aree periferiche che voi forse non conoscete adeguatamente e di cui non sapete occuparvi come bisognerebbe. Dicevano i greci e c'è una massima scritta nel tempio di Apollo a Delfi: γνϖϑι σαυτόν - dicevano i greci - vi do una frase sconvolgente: conosci te stesso.

Per agire, per poter risolvere i problemi bisogna conoscerli prima di poterli lavorare, prima di poterci lavorare e di poter intervenire su questi stessi problemi: voi stessi avete preferito non conoscere le difficoltà del nostro Paese, non conoscere e chiudere gli occhi davanti al disagio e all'emarginazione, alle difficoltà che caratterizzano le aree periferiche del Paese da Milano, a Torino, a Napoli, a Palermo, a Venezia, a Verona. In tutte le aree del Paese esistono aree di marginalità che una Commissione d'inchiesta avrebbe potuto aiutare a interpretare, a conoscere, a comprendere per elaborare risposte ed elaborare soluzioni. Vi invitiamo ancora una volta a riflettere sul senso positivo per il Paese dell'istituzione della Commissione d'inchiesta. Pensateci bene: non è uno strumento che appartiene a una forza politica, è uno strumento che appartiene al Paese e che potrebbe consentire di aiutare davvero le famiglie, tutte le famiglie del nostro Paese. Pensateci: l'Italia ne ha bisogno. Pensateci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (PD). Grazie, Presidente. Tutti i miei colleghi hanno illustrato in maniera compiuta e completa le buonissime ragioni per le quali andrebbe restituita anche in questa legislatura la Commissione d'inchiesta sulle periferie. “Periferie” è una parola di cui oggi il Parlamento torna a parlare grazie a noi, torna a discuterne, ma è una parola che nei discorsi dei politici, soprattutto nelle campagne elettorali, è sempre molto presente, anche se poi quando entrano nelle istituzioni se ne dimenticano. Ad esempio sa chi diceva, Presidente, il 25 agosto 2016: “La nostra priorità assoluta è la riqualificazione delle periferie”? Virginia Raggi, sindaco di Roma e sappiamo com'è finita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E sa chi diceva il 24 marzo dello stesso anno: “Noi fermeremo il degrado delle periferie, noi siamo contro le grandi opere perché, se ci sono risorse da investire, queste vanno investite nelle periferie”? Luigi Di Maio, Vicepresidente del Consiglio di un Governo che ha cancellato e poi restituito con grande ritardo i fondi alle periferie. Infine il 9 novembre 2017, sapete chi diceva: “Dobbiamo salvare le periferie dal degrado e dalla cementificazione selvaggia”? Marcello De Vito, ex presidente del consiglio comunale di Roma del MoVimento 5 Stelle. Questo è quanto è successo, questa è la retorica a cui ci hanno abituato i colleghi del MoVimento 5 Stelle e quello a cui assistiamo oggi. Evidentemente la seconda fase, il punto 2 di una strategia ben precisa che è cominciata proprio con la vicenda triste e amara del taglio e poi della dilazione a data da destinarsi dei fondi per le periferie. Infatti è passato forse con una certa sottovalutazione ma quell'appuntamento mancato ha rappresentato uno strappo profondo nel rapporto tra lo Stato e i comuni: i sindaci sono venuti in piazza con le fasce tricolori a Palazzo Chigi. È uno sfregio che non si è risanato, è una ferita che è rimasta aperta ed è una vergogna perché poi siamo tutti bravissimi a inseguire i titoli sui fatti di cronaca ma, quando parliamo di periferie, di attenzione alle periferie, di risorse alle periferie, di indagini sulle periferie, parliamo ad esempio di sicurezza, parliamo della sicurezza di cui la Lega e i Cinque Stelle si riempiono la bocca e un attentato alle nostre periferie è un attentato alla sicurezza delle nostre città, perché la sicurezza delle nostre città non si garantisce distribuendo armi ai cittadini, ma la sicurezza delle nostre città si garantisce costruendo bellezza, rigenerazione, civiltà, facendo uscire zone dal degrado, dalle condizioni in cui si trovano ed è quello che non sta avvenendo e che non è avvenuto. Dunque, qual è la ragione per cui si può sostenere o si può provare a sostenere che una Commissione d'inchiesta e di analisi su ciò che accade nelle periferie, che, come è stato ricordato, ha oggettivamente ben lavorato nella scorsa legislatura sotto vari profili, quali la rigenerazione sociale, quella urbana, la sicurezza di cui dicevo, il monitoraggio dei fondi delle varie risorse (sono state ricordate quelle sulla scuola, quelle per il bando sport e periferie, quelle dirette sulle periferie) per monitorare quegli interventi, non serve?

Perché non serve questa Commissione? C'è un giudizio negativo su come ha lavorato? Da parte nostra, c'è un giudizio sostanzialmente positivo. La relazione che ha prodotto al termine della legislatura è una relazione corposa, che andrebbe riletta, che andrebbe approfondita tutta, nell'ottica di un ripensamento profondo delle politiche urbane e di un ripensamento di queste politiche a partire dalla rigenerazione, cioè dai programmi che favoriscano interventi nei comprensori, nelle realtà già esistenti, piuttosto che nuovi invasivi interventi. Quindi, c'è una ragione politica, come io sostengo, come noi sosteniamo, o c'è una ragione di valutazione negativa rispetto al lavoro nella XVII legislatura? Se così fosse, siamo stati già disponibili, lo ricordava il collega Marco Di Maio, c'è stato un percorso emendativo, c'è stato un lavoro in questi mesi. Si vogliono cambiare le finalità? Si vogliono cambiare le metodologie? Si vogliono dare altri obiettivi a questa Commissione? Tutto si può fare. Non si può cancellare, però. Non si può cancellare un faro acceso, da parte del Parlamento, su un'emergenza oggettiva del nostro Paese. Perché, guardate, la politica del XXI secolo, è la politica delle città, è il secolo delle città, è il secolo delle grandi aree urbane, delle grandi aree metropolitane; è il primo momento, questo, nella storia dell'umanità, in cui viviamo in un pianeta urbano: ormai il 73 per cento degli europei vive in aree metropolitane, ed è un fenomeno che va nella stessa direzione in tutto il mondo. Tutte le sfide che affrontiamo, anche in questo Parlamento, tutte le sfide della contemporaneità - la sicurezza, l'accoglienza, la rigenerazione urbana, la pianificazione strategica, la mobilità, l'economia circolare, i rifiuti, l'educazione, l'innovazione, il lavoro, l'inclusione sociale - sono tutti temi di cui noi discutiamo, ma che poi vivono nella realtà delle nostre città, nella realtà delle nostre periferie. Le città sono il luogo in cui emergono oggi i problemi e sono anche il luogo dove vanno costruite le soluzioni.

Se la politica ritorna ad essere se stessa, lo può fare anche riscoprendo il suo senso etimologico: vita nella città, vita nelle nostre città e nelle nostre periferie. E allora, se non c'è una ragione oggettiva e se non c'è una scelta di cambiamento nei metodi o nel merito dell'indagine e dell'inchiesta che la Commissione dovrebbe condurre, allora non c'è nessun'altra spiegazione al fatto che voi cancellate questa Commissione d'inchiesta per una scelta politica, in due fasi: la prima fase è la spogliazione dei fondi, delle risorse, degli interventi per le nostre città e per le periferie, e la seconda fase è questa, la soppressione e la cancellazione della Commissione d'inchiesta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Altrimenti, perché? Perché non ripristinare questa Commissione? Perché non farlo dopo che, come vi ho ricordato, vi siete riempiti la bocca per anni di questa parola e avete fatto propaganda su questo? Perché la Commissione per le periferie andava bene quando governavamo noi e non va bene oggi, che governate voi? Cosa dovete nascondere? Di cosa avete paura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Che la Commissione registri e racconti i vostri fallimenti? O che si faccia luce sugli affari che oggi emergono nelle inchieste che riguardano le vostre amministrazioni nelle città?

La verità è che c'è un piano preciso dietro questa soppressione, la verità è che non è vero che in questo tempo non c'è più differenza tra destra e sinistra, la verità è che questa differenza si aggiorna e voi siete la destra, la destra che vuole che le periferie restino degrado e paura, degrado, paura e bacino di consenso; e poi c'è chi, come noi, come la sinistra, pensa, con le parole di Renzo Piano, che le periferie debbano diventare pezzi di città felice, che questa sia la sfida di questo tempo, la sfida del XXI secolo, la sfida tra voi e noi.

I miei colleghi vi hanno chiesto di ripensarci. Faccio anch'io questo appello: ripensateci, perché io non so con che faccia, dopo il taglio dei fondi e dopo la soppressione della Commissione, tornerete nei municipi più periferici, tornerete dal milione di romani che abitano oltre il Grande Raccordo Anulare, tornerete a raccontare loro che le periferie non sono più una priorità per questo Parlamento, perché così avete deciso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Molteni, Noi con l'Italia-USEI, in questa legislatura ha sostenuto il Governo su alcune politiche, in particolar modo quelle relative all'immigrazione e alla sicurezza. Abbiamo voluto svolgere un ruolo di opposizione serio, costruttivo e non di mera contrapposizione. Ovviamente, su questi temi, con la Lega ci siamo trovati d'accordo nella fase programmatica e non possiamo trovarci in disaccordo nella fase in cui la Lega esercita un'attività di Governo.

E faccio questa premessa perché il collega della Lega, l'onorevole Tonelli, ha descritto, nel suo intervento, attività che riconosco, e che sosteniamo e continueremo a sostenere. Quindi, quando abbiamo sottoscritto la proposta di istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, l'abbiamo sottoscritta con l'idea di dare un contributo, un sostegno e un supporto all'attività di Governo; l'abbiamo sottoscritta nel settembre del 2018 non perché vogliamo sovrapporci al Governo con questa Commissione, non perché è nostra intenzione giudicare il Governo, anche perché se dobbiamo esprimere dei giudizi sono quelli che ho espresso poco fa, ma desideriamo aiutare l'attività di Governo valutando le situazioni critiche, individuando soluzioni che, ovviamente, sarebbe poi responsabilità del Governo portare avanti e di cui, nella bontà delle proposte, se ne assumerebbe anche il merito e la responsabilità, ma anche fare un'attività di sopralluogo per conoscere le realtà periferiche delle nostre città.

Sul tema della sicurezza non serve solo l'attività di repressione o l'attività di controllo, ma è importante conoscere sia le situazioni di difficoltà, di abbandono, ma anche le esperienze positive. Io porto un esempio della mia regione, dove sono stato eletto; in questo caso mi riferisco, però, alla città di Milano: una delle zone più degradate e più abbandonate di questa città, la cosiddetta zona ex Varesine, dalla quale tutti i cittadini fuggivano e si allontanavano perché era il peggior luogo della città, oggi si chiama Porta Nuova ed è un simbolo di modernità e di bellezza, è un luogo diventato addirittura attrazione turistica, è uno di quei luoghi che, insieme ad altri centri decentrati che sono stati creati in città, ha consentito alla città di Milano di diventare la seconda città turistica d'Italia; addirittura in quelle vecchie zone abbandonate e degradate oggi ci sono guide turistiche che raccontano la bellezza attuale e il percorso che ha portato quelle zone a diventare così attrattive. Ma non ci sono stati solo interventi urbanistici, ci sono state anche valorizzazioni importanti del mondo dell'associazionismo, del Terzo Settore, le società sportive, penso all'AICS Olmi di Baggio, agli oratori, come gli Anni Verdi di Corvetto, i Diavoli Rossi, il Santa Lucia di Quarto Oggiaro, l'USSB di Gratosoglio o il San Luigi di Bruzzano, per fare solo qualche esempio, ma immagino che i colleghi presenti in Aula, conoscendo le loro realtà, potrebbero fare altrettante elencazioni di realtà sociali che aiutano e contribuiscono a risollevare le periferie dal degrado.

Con questa Commissione abbiamo proprio l'opportunità di portare all'interno del Parlamento le esperienze che conosciamo, le fragilità, i successi e cercare di dare il nostro contributo perché le periferie siano luoghi di vita, luoghi dove si rimanga a vivere le proprie giornate, ma anche i propri fine settimana, che non si fugga sempre nel centro per avere un momento di tranquillità, di serenità e di bellezza; e soprattutto dove si possa contribuire a dare dignità alle periferie per evitare che diventino ghetti e brutti esempi, come in tante capitali europee abbiamo visto e abbiamo sotto i nostri occhi ancora oggi.

Io credo che anche il MoVimento 5 Stelle su questa Commissione dovrebbe compiere una profonda riflessione, considerato che da sempre il loro slogan, Presidente, è quello di “aiutiamo gli ultimi ed aiutiamo i più deboli”. Mi sembra che con le proposte emendative di soppressione non si stia dando il contributo, secondo lo slogan che è stato raccontato in questi anni dal MoVimento 5 Stelle, e di certo per aiutare le periferie non è sufficiente la mera piattaforma Rousseau: credo che ci sia bisogno di quello spirito che ha consentito di costituire, la scorsa legislatura, nel 2016 la Commissione d'inchiesta con un voto unanime dell'Aula, Commissione d'inchiesta che è stata all'epoca proposta da un gruppo parlamentare che era in maggioranza. Quindi, fare Commissione d'inchiesta non vuol dire fare qualcosa di diverso o in contraddizione con quello che fa il Governo, ma è una mera attività di aiuto e di supporto.

D'altronde il Parlamento, per quanto ci riguarda, è il luogo della rappresentatività, è il massimo luogo dove si esprime la rappresentanza da parte dei cittadini attraverso il loro voto; e quindi consente a ciascuno di noi di essere rappresentativo dei territori, di trasferire in questa Commissione nel caso in cui, io spero, si possa ancora costituire e ci possa essere un ripensamento da parte di chi, come maggioranza, ha deciso di non dar seguito alla costituzione della Commissione, perché credo che in quella sede si possano veramente portare le esperienze di chi è stato eletto in rappresentanza degli italiani. Poi mi rendo conto - lo dico anche in questa occasione - che per chi teorizza l'estrazione a sorte dei parlamentari è difficile immaginare l'importanza non solo di quest'Aula, ma anche di una Commissione che può portare al suo interno le esperienze che noi viviamo quotidianamente sui territori e sui nostri collegi elettorali.

Concludo, quindi, chiedendo certamente un ripensamento rispetto all'emendamento soppressivo dei 5 Stelle; e almeno da parte della Lega, che so condividere i valori ed i principi che tanti di noi hanno espresso a favore della costituzione di questa Commissione, chiedo veramente di rimanere fedeli alle loro caratteristiche di partito di territorio, e a ri-esprimere anche in questa occasione un voto favorevole, così come è stato fatto nel 2016, che ha consentito di far nascere una Commissione che ha dato risultati importanti per le nostre città.

PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

GIUSEPPE BRESCIA, Relatore per la maggioranza. Presidente, il parere sull'emendamento 1.2 Macina è favorevole; contrario sull'emendamento 1.1 Sisto.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Prima facciamo esprimere l'onorevole Di Maio. Il parere del Governo è dunque conforme.

Invito il relatore di minoranza, onorevole Di Maio, ad esprimere il parere. Prego, prego, ci siamo capiti.

MARCO DI MAIO, Relatore di minoranza. Presidente, emendamento 1.2 Macina, parere contrario. Emendamento 1.1 Sisto, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il parere del Governo l'abbiamo già acquisito. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 Macina.

Avverto che l'eventuale approvazione dell'emendamento 1.2 Macina, soppressivo dell'articolo 1 e, conseguentemente, di tutti i restanti articoli di cui si compone il testo, equivale alla reiezione del provvedimento nel suo complesso. Non procederemo quindi, nel caso questo venisse approvato, né alla votazione degli ordini del giorno né di qualsiasi altro articolo, né naturalmente del voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, solo perché non passi sotto silenzio questa votazione soppressiva di un percorso democratico. Perché ci sia almeno una piccola voce, che può essere quella di Forza Italia, ma una grande voce che è quella di un qualsiasi parlamentare, per segnalare il nervosismo che aleggia sicuramente tra i banchi del MoVimento 5 Stelle, e mi auguro anche almeno nell'intimo di coloro che nel Governo voteranno a favore di questo emendamento: un grande nervosismo perché la soppressione della democrazia è in controtendenza rispetto a tutto quello che è stato dichiarato. Abbiamo appreso, dagli interventi che si sono coraggiosamente quanto inutilmente susseguiti in quest'Aula, che le periferie sono state una parola magica della politica pentastellata. Le periferie: cioè tutto quello che è piccolo ed è intorno alla grande politica dei centri cittadini, tutto quello che deve richiamare la protesta nei confronti di chi governa indipendentemente da onestà, trasparenza, capacità di persuasione, indipendentemente dalle appartenenze. Ora, ditemi voi se è trasparente, se è persuasivo, se è onesto ripudiare il dibattito parlamentare su un tema su cui si è costruita la campagna elettorale.

Questa contraddizione, Presidente, va segnalata perché rimanga nell'anima dell'Aula questa impudenza nel chiedere un voto soppressivo di una parte fondamentale del proprio programma. Credo che è un dato che vada immediatamente sottoposto all'Aula, perché rimanga in questo voto che si chiede, di rinuncia al dibattito, di rinuncia ad una Commissione che già era stata ritenuta necessaria, che aveva il compito di vagliare temi cari al Governo da una parte e dall'altra. Si chiede un voto in cui soltanto la mano davanti al volto può essere idonea a rappresentare quello che sta per accadere: nascondere la difficoltà di un voto soppressivo. Ecco perché, Presidente, sottolineare come questo non sia un voto qualsiasi, ma sia un voto che consente ai cittadini, oltre che all'Aula, di capire di che cosa stiamo parlando, qual è l'approccio di questo Governo verso un tema che doveva essere trattato e che non ci sono parole per poter aggirare.

Vedete, c'è un libro di un autore barese, si chiama Gianrico Carofiglio: La manomissione delle parole; ed è un libro che io consiglio di leggere, perché probabilmente insegna l'esatto contrario rispetto a quello che sta accadendo in quest'Aula, cioè l'uso delle parole per dire cose diverse. Qui le parole vengono usate per dire esattamente quello che si vuole dire: cioè dovete cancellare un momento di democrazia, impedire all'Aula di discutere un provvedimento sacrosanto, negare alle periferie il diritto di essere monitorizzate sotto tutti i profili, perché quei dati possono essere utilizzati per il bene del Paese.

Presidente, la segnalazione era doverosa. Noi voteremo ovviamente contro questo emendamento nella prospettiva di non mantenerlo, e di questo voto ci assumiamo la piena, gioiosa responsabilità, nell'interesse del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Presidente, intervengo per dichiarazione di voto a nome del mio gruppo, perché ha ragione il collega Sisto: quello che stiamo per votare non è un emendamento qualsiasi. È un emendamento con cui la maggioranza decide di sopprimere una proposta di legge partita su richiesta di un gruppo di opposizione, che aveva un consenso trasversale, firmata da esponenti di tutte le forze politiche, che aveva visto la partecipazione, in Commissione, attiva di tutte le forze politiche. Eravamo arrivati al punto dell'approvazione; poi, improvvisamente, per scelta unilaterale probabilmente del MoVimento 5 Stelle, visto che la Lega aveva presentato emendamenti, probabilmente per dissidi, gli ennesimi interni a questa maggioranza, si decide di cancellare, con un colpo di spugna, una Commissione d'inchiesta sulle periferie, cioè su quei luoghi del nostro Paese nei quali si va solo in campagna elettorale, e poi, una volta arrivati al Governo, ci si dimentica che esistono.

È l'ennesima dimostrazione di come questo Governo ha deciso di approcciare i problemi: proclami, annunci, slogan, promesse in campagna elettorale; alla prova dei fatti, però, solamente nulla. E anche qui, come nel caso di tanti altri provvedimenti, si volta la faccia ad una fetta di elettorato alla quale invece si erano fatte promesse, nella quale si erano create delle aspettative.

Abbiamo chiesto, a più riprese, come si potesse trovare una soluzione alternativa anche a questa Commissione d'inchiesta, ci siamo resi disponibili a mettere in campo qualsiasi tipo di soluzione; ma purtroppo, di fronte alla chiusura totale di questa maggioranza, non possiamo far altro che votare contro questo emendamento, che non solo nega alle opposizioni la possibilità di portare avanti una proposta di legge, ma soprattutto volta le spalle a milioni di italiani che vivono nelle città e nelle periferie, che si aspettano attenzione, che si aspettano investimenti, che già hanno visto tradite molte promesse, con il tentativo di eliminare, bloccare – poi, per fortuna, grazie alla nostra iniziativa, solo di rallentare - gli investimenti già stanziati per città e periferie.

Ora, appunto, l'ennesimo voltafaccia. Così come la povertà non si cancella con un decreto - abbiamo assistito, qualche mese fa, all'annuncio roboante dell'abolizione della povertà -, anche per le periferie, cari colleghi, non si risolvono i loro problemi con un provvedimento ad hoc, con un “decreto sicurezza”, come ho sentito dire. Le periferie hanno bisogno di essere conosciute, di essere frequentate, di essere in qualche modo ascoltate, e questa Commissione d'inchiesta, che avrebbe avuto gli stessi poteri di indagine dell'autorità giudiziaria, avrebbe permesso di andare più in profondità sui problemi, di cercare insieme, in maniera trasversale, le soluzioni alle criticità che vivono le nostre città e le nostre periferie.

Credo che sia importante ribadire questo punto, e che sarebbe importante che una volta per tutte la maggioranza ci chiarisse il reale motivo per il quale improvvisamente ha deciso di dire “no” a questa proposta, che essa stessa aveva firmato. Qual è il problema? Avete paura che si vada a fondo su alcune questioni che riguardano anche città amministrate da voi? Avete paura che si metta un fascio di luce sui tagli che state apportando agli investimenti nelle città, sui cantieri che state bloccando nelle nostre città? Avete paura che, ad esempio, venga fuori quello a cui si sta assistendo in questa città, a Roma, nella Capitale d'Italia, che affonda nei rifiuti e nell'efficienza di un'amministrazione che costringe la metropolitana della Capitale d'Italia a chiudere tre fermate e a mettere in un disagio straordinario i cittadini di Roma, i turisti e tutti coloro che frequentano questa città? Credo che sia davvero molto grave questo atteggiamento, sia nel metodo che nel merito: nel metodo, perché la maggioranza, con arroganza inaudita, cancella una proposta avanzata dall'opposizione, cancella un punto prioritario del proprio programma politico; nel merito, perché voltate le spalle a milioni di italiani che vi avevano dato fiducia, credendo alle vostre promesse, credendo alla vostra demagogia, ma che ora finalmente vedranno il vero volto di questa maggioranza, che cavalca i problemi solo in campagna elettorale e, una volta al Governo, se ne dimentica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie Presidente. Intervengo soltanto per sottolineare, non tanto per i colleghi qui in Aula - e dispiace che a rappresentare questo provvedimento ci sia un bravo sottosegretario della Lega - quanto soprattutto per i cittadini, i cittadini che ci seguono on line, ai cittadini che hanno votato questi esimi rappresentanti del popolo: dovete sapere, cari cittadini, che adesso stiamo per votare un emendamento, dopo giorni di discussione, dopo i lavori della scorsa legislatura della Commissione sulle periferie, che semplicemente, con poche righe, annulla e cancella l'istituzione della Commissione bicamerale sulle periferie, che avrebbe avuto lo stesso potere della magistratura.

Questo è il simbolo della incapacità, reale, di rappresentare il popolo da parte del MoVimento 5 Stelle, questa è la sensibilità nei confronti delle periferie, che sono un non luogo, come è stato detto oggi, desertificano l'anima, e molto spesso, come succede ormai anche in Italia, lo Stato non riesce neanche a rappresentarle, a gestirle, a garantire la sicurezza dei cittadini; luoghi dove manca la cultura, dove mancano i servizi, dove manca il centro comunitario delle relazioni e dell'essere insieme.

Colleghi, guardate bene quello che state per fare, e pensate a cosa state votando, perché poi, ovviamente, nel massimo della trasparenza, verrà diffuso anche ai vostri cittadini.

Ma soprattutto, concludo citando un film che parlava proprio di periferie, della periferia in Francia, dove in alcuni quartieri vige la sharia; concludo con L'odio di Kassovitz, e parafrasando il famoso refrain “Fino qui tutto bene” diciamo: fin qui tutto male. Ovviamente voteremo contro questo emendamento e sosterremo fino in fondo la necessità di dare alle periferie un riscatto, una speranza, e la libertà di essere e di vivere una vita normale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ANNA MACINA (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Macina, se non ricordo male, è intervenuta sul complesso degli emendamenti, quindi, anche se questo è un suo emendamento, purtroppo non può intervenire. Se non ci sono altre richieste, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Macina, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Come preannunciato, essendo stato approvato l'emendamento Macina 1.2, soppressivo di tutti gli articoli, il provvedimento si intende respinto nel suo complesso.

Seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2019, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2019 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (Doc. LXXXVI, n. 2-A) (ore 18,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2019, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2019 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (Doc. LXXXVI, n. 2-A).

Ricordo che nella seduta del 25 marzo si è conclusa la discussione e sono state presentate le risoluzioni De Luca ed altri n. 6-00066, Giglio Vigna, Scerra ed altri n. 6-00067, Rossello ed altri n. 6-00068, Lollobrigida ed altri n. 6-00069.

(Parere del Governo - Doc. LXXXVI, n. 2-A)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tali risoluzioni, specificando quale intenda accettare, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 7, del Regolamento.

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, parere favorevole alla risoluzione Giglio Vigna, Scerra ed altri n. 6-00067, di maggioranza; parere contrario su tutte le altre.

PIERO DE LUCA (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori solo per mostrare all'Aula il provvedimento sul quale questa Camera si sta pronunciando: Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, presentata dal Ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, che non c'è, non esiste più. Allora, credo che oggi ci sia un problema a discutere un provvedimento del genere: credo sia la prima volta che ci troviamo in Aula a discutere un provvedimento che rappresenta un po' le ultime memorie politiche di un Ministro che non c'è più. Credo che presentare in Aula questo documento, un documento redatto da un Ministro che non fa parte più della maggioranza, rappresenti un problema, da un punto di vista formale, ma anche politico, perché rappresenta la superficialità, l'indifferenza e il disinteresse che il Governo mostra verso gli indirizzi nei confronti delle politiche europee nel 2019. Il Governo non ha avvertito neppure l'esigenza di integrare, modificare, se non nella sostanza, quantomeno nella forma, il documento di cui oggi si discute: e questo lo troviamo davvero grave e offensivo nei confronti del dibattito che quest'Aula dovrà svolgere in questo momento. Avevate avuto tutto il tempo per rielaborare ed aggiornare questo documento, facendolo presentare a un membro del Governo attualmente in carica, non capiamo perché questo non sia avvenuto. Non avete più qualcuno che si occupi di queste problematiche, all'interno del Governo? Non c'è nessuno che possa firmare questo documento da presentare in Aula? Noi lo troviamo francamente inaccettabile ed indicativo: la vostra linea politica in Europa è rappresentata da un pezzo di antiquariato, che diventerà un oggetto da collezione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), questa è la verità, come il cosiddetto “Gronchi rosa”. Noi lo troviamo inaccettabile! Un oggetto di antiquariato che rappresenta la politica europea di questo Governo, è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole De Luca, nel momento della presentazione del documento il Ministro era in carica, oggi il Governo è rappresentato dal sottosegretario che è testé intervenuto.

(Dichiarazioni di voto - Doc. LXXXVI, n. 2-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Beatrice Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, vorremmo, anche noi, associarci a un'azione, sinceramente, di presa di distanza da questo documento, non solo per l'assenza del Ministro, che ancora non è qui, ma anche perché il dibattito sull'Unione doveva essere un dibattito più complesso e presentato in modo argomentato dalla maggioranza. Ci saremmo aspettati, vista l'importanza di questo documento e di questa relazione, delle argomentazioni che ci permettessero, anche, di essere al centro del dibattito assunto in questi giorni; pensiamo a tutto il tema, che abbiamo affrontato in quest'Aula, della questione strategica del Paese rispetto alla Cina, alla posizione rispetto alla geopolitica, alle posizioni rispetto alle politiche di difesa europea. Così come, sui temi delle infrastrutture, siamo ancora in attesa di capire che cosa succederà dopo il blocco dei lavori della TAV. Ancora, ricordo i grandi temi della sicurezza e dell'immigrazione che sono stati affrontati in quest'Aula soltanto in modo propagandistico e cavalcando più le paure dei cittadini che presentando delle soluzioni concrete o una strategia nel medio e lungo periodo. Questi tipi di temi sono mancati, sono mancati ancora una volta nell'analisi di quest'Aula. C'è tutto il grande tema, anche, della ripartizione delle risorse in Europa. Aspettiamo di capire dalla maggioranza se qualche idea più concreta degli slogan ce l'ha o no.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghe e colleghi, questa è una nuova preziosa occasione che noi abbiamo, oggi, in Aula per discutere, pensare e ragionare sul ruolo che vogliamo dare al nostro Governo nell'ambito delle istituzioni europee e quali strategie intendiamo mettere in campo nell'ambito dell'Unione europea. In realtà, la discussione nasce dalla Relazione della XIV Commissione, che è una relazione che si esprime su tre documenti, l'abbiamo detto ieri in discussione generale e lo ribadisco velocemente: le linee programmatiche del nostro Governo sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, il programma della Commissione europea per l'anno 2019 e il programma di diciotto mesi del Consiglio europeo firmato da Romania, Finlandia e Croazia che, a turno, assumeranno il ruolo di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea.

Bene, dalle linee programmatiche del Governo abbiamo letto diverse priorità, che sintetizzo per comodità dell'Aula. In particolare, si fa riferimento alla necessità di porre attenzione e di tutelare nel migliore dei modi i nostri concittadini che sono residenti nel Regno Unito, auspicando una Brexit ordinata e, ancora, tra le priorità del Governo leggiamo il sostegno alle candidature che sono state avanzate dall'Italia nell'ambito del rinnovo delle cariche istituzionali ai vertici dell'Unione europea, e, ancora, una politica che badi e che guardi a quelle che sono le misure di inclusione o alla ridefinizione nell'ambito del quadro economico 2012-2027 degli stanziamenti del Fondo di coesione e della PAC, con particolare attenzione ai livelli di finanziamento della Politica agricola italiana. Poi, ancora, c'è l'attuazione del pacchetto normativo per l'economia circolare, la lotta ai cambiamenti climatici e un dialogo internazionale che possa agevolare e beneficiare gli scambi commerciali. Queste, in breve, sono le priorità individuate nelle linee programmatiche del Governo.

Poi, c'è il programma di lavoro della Commissione europea per il 2019 che prevede, altresì, diverse priorità, tra cui il completamento dell'unione bancaria. Anche il programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea, in realtà, si pone e si inserisce nel solco delle attività della Commissione; fa riferimento, in particolare, a una Brexit ordinata e alla facilitazione delle finalizzazioni dei negoziati nel quadro economico.

Bene, questi sono, in realtà, dei fumosi intendimenti, che nulla, però, evidenziano in concreto da parte del nostro Governo e così queste linee programmatiche, in realtà, si riducono a un mero esercizio burocratico, privo di qualunque forza e di qualunque prospettiva politica. Mancano, infatti, riferimenti seri e concreti a quello che è il tema del fiscal compact, al superamento delle politiche di austerità; mancano azioni concrete che vogliano, in realtà, portare alla necessaria armonizzazione fiscale tra i diversi Paesi dell'Unione europea. E soprattutto, emerge in tutta la sua evidenza una grande contraddizione, quella, cioè, che regola i flussi migratori, perché se da una parte, il Governo dice chiaramente che è necessaria una forma di distribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo politico, in realtà, poi, nelle conclusioni del Consiglio europeo, fa riferimento a un meccanismo di ridistribuzione volontaria, col placet del nostro Governo che strizza l'occhiolino ai compagni di Visegrád. Beh, questa, per noi, è una grande e insopportabile contraddizione, che certo non porta beneficio a quelli che sono i nostri intendimenti per il Governo all'interno dell'Unione europea.

Poi, mancano completamente le misure economiche che vogliono e che cercano di sanare le difficoltà e la crisi economica evidente che vive l'Unione europea. Troviamo assolutamente inopportuna l'eccessiva enfasi di questo Governo rispetto a una ripresa, gracile, dell'economia, perché, di fatto, non ci sono misure concrete che portino al superamento delle disparità sociali, economiche e territoriali. Avremmo voluto che il Governo si impegnasse di più su quella che è la lotta alle disuguaglianze, alle disuguaglianze economiche, soprattutto, e avremmo voluto che il nostro Governo avesse le idee più chiare rispetto a quello che è il contrasto alla disoccupazione, attraverso…

PRESIDENTE. Onorevole Occhionero, mi scusi. Colleghi, chiederei maggior silenzio, abbiamo circa un'ora di dichiarazioni di voto, se ci sono altre attività… colleghi, colleghi… io naturalmente non faccio riprendere l'intervento dell'onorevole Occhionero fin quando non c'è silenzio in Aula. Grazie. Prego, onorevole Occhionero.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie. Come dicevo, mancano misure concrete per contrastare le delocalizzazioni, così come il dumping sociale e fiscale e, ancora, poi, avremmo voluto trovare, in queste linee programmatiche, delle nuove forme di tassazione dell'industria digitale, anche in grado di ribaltare e di ripensare l'imposizione tradizionale per cui è possibile agire solamente se c'è il consenso unanime generale a livello europeo. Beh, noi riteniamo che i Paesi favorevoli agli accordi possano cooperare anche attraverso forme di rafforzata cooperazione e collaborazione.

E poi, ancora, secondo noi, mancano misure che potrebbero, in realtà, favorire i nostri livelli di finanziamento delle politiche agricole italiane per le aree territoriali in maggiore difficoltà e, ancora, non c'è nulla di concreto che ci porti a pensare ad un superamento del fiscal compact nell'ordinamento giuridico europeo. Sarebbe necessario avviare e iniziare l'introduzione di una golden rule, cioè portare l'indebitamento per finanziare spese di ricerca, di sviluppo, di innovazione e, invece, tutto questo manca, mancano misure concrete per l'armonizzazione del sistema fiscale europeo e per l'abolizione dei paradisi fiscali e, ancora, manca tutto quello che, in realtà, ci porterebbe ad attivare una garanzia fiscale per il fondo di risoluzione delle banche.

Noi avremmo voluto che le iniziative per il mercato unico non si riducessero solo ad un mercato di capitali, ma che avessero come obiettivo la riduzione del livello di disuguaglianza.

E, ancora, l'attenzione al clima e la lotta ai cambiamenti climatici, in realtà, dovrebbe portare a far riprendere all'Unione europea quel ruolo trainante all'interno della Conferenza sul clima che ci sarà a New York a settembre.

Ecco, tutto questo manca; manca ancora una decisiva funzione dell'Unione nell'ambito dei rapporti di mediazione per le aree di crisi; avremmo voluto favorire il processo di allargamento dell'Unione ai Balcani, sempre in un'ottica, in un quadro di pace e di sicurezza, con la garanzia dei diritti civili, perché noi vorremmo che il Governo superasse tutti quegli accordi che, in realtà, calpestano i diritti umani e i diritti civili, così come avremmo voluto leggere il sostegno concreto e forte alle politiche di sviluppo verso i Paesi dell'Africa e dell'Asia, sempre al fine di superare la grave crisi economica, politica e sociale di queste aree. Invece, tutto questo manca, così come, ancora una volta, mancano degli atteggiamenti seri e convincenti rispetto al processo della Brexit che ci vede, in realtà, all'angolo di decisioni che, invece, Francia e Germania hanno già assunto.

Insomma, siamo stati messi ancora una volta al margine dei processi decisionali e questo certo per noi è inaccettabile, non può essere questo il ruolo della nostra Italia all'interno delle istituzioni europee. Quindi, per questi motivi, noi riteniamo che sia giusto riprendere il percorso dei padri fondatori dell'Unione europea e riassumere in realtà la missione che l'Europa ha, quella di un'Europa più sociale. Noi siamo distanti dalle linee programmatiche di questo Governo rispetto alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea e per questo motivo prendiamo e sottolineiamo la nostra distanza da ciò e annunciamo che, rispetto alla risoluzione della maggioranza, il nostro voto sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, Fratelli d'Italia evidentemente intende distinguersi nettamente da questa relazione programmatica. Noi credevamo di poter intravedere all'interno di questa relazione programmatica una netta discontinuità almeno nella misura raccontata in campagna elettorale, almeno nella misura attesa dal quel popolo di centrodestra, che ha creato una prima maggioranza elettorale, che poi non si è vista confortare in una altrettanto evidente maggioranza parlamentare. Il tema è che però, un conto è che si formino maggioranze parlamentari non propriamente in linea con le maggioranze elettorali, altro è che si formino maggioranze parlamentari che schiacciano, sovrastano o indirizzano diversamente le volontà popolari. E allora sull'Europa credo che il mandato del popolo italiano a Forza Italia, a Fratelli d'Italia, ma anche alla Lega Nord fosse completamente difforme dal prodotto che è stato partorito in relazione alla partecipazione dell'Italia nei prossimi 18 mesi di governo. Perché - vede - scompare dalle politiche migratorie il blocco navale, scompare dalle politiche migratorie un atteggiamento di chiusura delle nostre frontiere, che pure riuscì a mettere in campo Prodi, non Salvini, ma Prodi, così come scompare dalle politiche migratorie la cosiddetta terza fase di EUNAVFOR MED Sophia, cioè quella fase per cui un'operazione europea, che non è un'operazione di pace, ma è un'operazione di contrasto agli scafisti, avrebbe previsto la neutralizzazione delle strutture logistiche di terra e di mare degli scafisti, l'Italia non andrà in Europa a chiedere che si passi alla “fase 3” di EUNAVFOR MED Sophia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ancora: avevo imparato, essendo io figlio di Fratelli d'Italia e quindi uomo dal linguaggio tricolore puro, cosa fossero gli hot spot dalla campagna elettorale della Lega: non vi è traccia di hot spot in Libia o nei Paesi africani per selezionare lì chi è vero richiedente asilo, chi è vero rifugiato politico, per poi distribuirli equamente in Europa. Non si tratta più quindi di fermare l'invasione, ma al massimo di concordare l'invasione pro quota all'interno di tutta l'Europa. È una politica migratoria che non ci convince, è tradire il mandato elettorale ricevuto. Quando avevamo fatto una risoluzione, come Fratelli d'Italia, ancora immaginavamo di riferirci ad un Governo di sovranisti e quindi avevamo introdotto il tema importantissimo della proprietà delle nostre infrastrutture delle telecomunicazioni e della sicurezza con le quali esse debbano essere gestite. Ci rendiamo conto che ormai siamo quasi giurassici a chiedere la sicurezza delle nostre telecomunicazioni, a chiedere l'esclusione di Huawei dalla gestione delle nostre telecomunicazioni sino a quando non vi sia certezza sulla sicurezza dei dati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dopo quello che è accaduto l'altra settimana con il Governo cinese, ci rendiamo conto che chiedere a questo Governo che eserciti la sovranità sulle sue telecomunicazioni, che la eserciti in relazione a ipotesi di spionaggio industriale e politico sia troppo, atteso che l'altro giorno abbiamo sottoscritto in termini di telecomunicazioni non la via della seta, ma la via della sottomissione.

E ancora: siamo basiti all'idea che nella relazione programmatica, quando si parli di made in, questo Governo adotti lo stesso atteggiamento che ha in ordine alle grandi opere infrastrutturali, alla TAV: prima o poi verrà la tutela del made in, ma se è più poi che prima è meglio, perché testualmente, a pagina 58 della relazione programmatica, questo Governo ha avuto il coraggio di dire che, all'esito dei difficili negoziati del Goods Package, forse l'Italia porrà il tema del made in. Non ci abbiamo fatto una campagna elettorale, raccontando alle nostre imprese che avremmo posto centralità al tema del made in in Europa per difendere la nostra eccellenza, per difendere le nostre produzioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Noi riteniamo che non siano temi solo da campagna elettorale. Inutile aggiungere che chiederemmo - e uso il condizionale perché con questo Governo siamo assolutamente fuori pista - un impegno per il rilancio della realizzazione dei corridoi multimodali in Europa. Mi rendo conto che stiamo chiedendo a questo Governo di credere nello sviluppo infrastrutturale dell'Europa, quando crede così tanto e così poco a quello italiano, che rischia di farci essere il terzo mondo dello scambio merci intermodali di tutta Europa, perché semplicemente noi non è che diciamo “no” alla TAV, diciamo “no” alla TAV in Italia e qualcun altro, più astuto e più intelligente, che scommette ancora sul futuro, che ha ansia di futuro, che ha ansia di infrastrutture, quelle infrastrutture le realizzerà e quelle merci taglieranno fuori l'Italia. Ancora: abbiamo notato che nella relazione programmatica non è sfiorato il grande tema, non solo italiano, ma anche europeo, rispetto al quale speravamo che l'Italia fosse motore di un'Europa diversa - e mi riferisco segnatamente al tema della curva della denatalità che tanto affligge l'Italia, ma affligge anche l'Europa -: non una sola riga in ordine al grande tema della denatalità europea, non una sola riga in ordine al fatto che l'Italia dovrebbe essere il motore, il protagonista, il motore centrale di un grande Piano Marshall in Europa a favore della famiglia, per rilanciare la famiglia, per essere al fianco delle famiglie. Certo, è difficile chiedere tali ambizioni, tali atteggiamenti culturali a chi in quest'Aula ha negato a Fratelli d'Italia l'introduzione del reddito di infanzia perché adesso ha preferito il reddito di cittadinanza e cioè ha preferito arrendersi al declino contro coloro che, come Fratelli d'Italia, raccontavano il futuro tramite il reddito di cittadinanza.

E ancora: immaginavamo che vi fosse nuovamente un atteggiamento di tutela nei confronti della salute europea, della salute dell'Italia e dell'Europa rispetto a merci che provengono da Paesi extraeuropei e delle quali non vi è sicurezza alcuna. Avete raccontato, abbiamo raccontato - noi però rimaniamo coerenti - in campagna elettorale che avremmo posto il tema della tutela della salute anche in relazione ai prodotti tessili, per il banale motivo che una maglietta cinese, così come una italiana, la indossiamo 24 ore al giorno e non sappiamo con quali elementi chimici vengono composti questi tessuti. Lo abbiamo raccontato, abbiamo detto che avremmo difeso la salute del consumatore italiano e del consumatore europeo, ma non vi è una riga neanche di questo.

Non parliamo - per volare un po' più alto - del tema culturale: noi credevamo che questo Governo si sarebbe impegnato, noi se avessimo governato ci saremmo impegnati nella primissima relazione programmatica per porre nuovamente il grande tema, che è il tema del futuro di questo continente, che è il tema della sua identità odierna e del suo futuro e - termino -delle radici cristiane dell'Europa. Non una sola riga, eppure è attorno alla cristianità che l'Europa può rifondarsi come identità; ma, d'altronde, come chiederlo a coloro che licenziano una relazione programmatica all'interno della quale si dice che l'Italia si adopererà per l'allargamento dell'Europa alla Turchia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, con questo, questo Governo ha clamorosamente tradito tutti i mandati elettorali.

Ho letto - e termino, Presidente - anche una relazione di accompagnamento della Lega Nord che tenta di mettere una toppa e, a volte, la toppa è peggio del buco. Mi rivolgo con grande amarezza alla Lega Nord: si legge nella risoluzione della Lega Nord che, nonostante nella relazione ci sia scritto che l'Italia chiederà l'allargamento alla Turchia, Lega Nord dice: non lo chiederemo sino a che - e termino - la Turchia non rispetterà i diritti umani.

Bene, ricordiamo a Lega Nord e MoVimento 5 Stelle che, per Fratelli d'Italia, la cultura e l'identità europea è una cosa diversa da quella turca quand'anche rispettassero i diritti umani, cosa che non faranno, peraltro, mai con Erdoğan (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia ha puntato sull'Unione europea il suo più grande investimento culturale, politico ed economico. Il Paese ha investito a vario titolo nel progetto Europa, ma sta perdendo nel ritorno: uscirne, però, costa, è il caso Brexit; non curare il proprio investimento costa, è il caso della Grecia. Connettersi con l'Europa significa, invece, curare il proprio investimento.

Bisogna connettere, aprirsi, comunicare; non chiudere, non sbarrare, non tagliare. L'opposto di ciò che sta facendo il Governo, che non connette; è immobile in materia di trasporto stradale e di settori connessi, non sviluppa reti transeuropee, né progetti in grado di interconnettere i nostri territori con altri Paesi.

Non abbiamo riscontrato che lentezze e incertezze per mesi con il caso del ponte Morandi, prima che potessero finalmente intervenire gli amministratori locali e prendere finalmente in mano la situazione. Lo vediamo per la TAV, lo vediamo dagli innumerevoli cantieri fermi e abbandonati.

La Roma di ieri costruì strade, ponti, acquedotti, prime opere di un'Europa arcaica che cammina ancora oggi sui tracciati romani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). La Roma di oggi non ha impianti adeguati per trattamento e smaltimento di rifiuti, su cui topi e gabbiani trionfano fra i monumenti; ha strade piene di buche pericolose, di alberi incolti, abbattuti dalla prima soffiata di vento. Le sue metropolitane hanno le scale che crollano, mentre chi la amministra, per tutta risposta, chiude le fermate.

Il Governo deve agire rapidamente e ridare la vocazione naturale alla storia dell'Italia anche come culla del Mediterraneo, mentre dalla Libia, dall'operazione navale Sophia e dagli ultimi incontri del Governo nello scenario mediterraneo emerge solo un ruolo modesto e insignificante, quasi rassegnato, una storica influenza del Mediterraneo quasi annichilita.

L'Italia deve impegnarsi con un ruolo di attore principale delle politiche europee nel Mediterraneo su tutti i temi di interesse strategico, come è stato tessendo alleanze per energia, infrastrutture, economia, controllo dei flussi migratori con i Paesi del Sud Europa, affinché gli assetti futuri non siano improntati più all'etica dei soli Paesi del Nord, non coincidenti con quelli del nostro Paese.

Il Governo deve muoversi rapidamente - il senso del tempo dell'azione manca - e mirare a ricostruire una credibilità nazionale in ragione della collocazione geopolitica dell'Italia.

Attualmente, l'Italia non è più percepita nel contesto globale anche sotto il profilo degli investimenti comuni; devono essere incoraggiate le azioni indirizzate agli investimenti in infrastrutture, in tecnologia, in formazione, ricerca e innovazione, in favore delle industrie creative e per il digitale, per la crescita, e devono essere tirate fuori delle risorse maggiori per gli investimenti e il rilancio di una strategia industriale nuova.

Vanno anche sostenuti gli interessi strategici dell'Unione europea, affinché l'Italia torni a esercitare quel suo tradizionale ruolo di attore nell'ambito commerciale, economico e finanziario, sviluppando, al contempo, la più forte e maggiore coesione per la politica estera, di difesa e sicurezza nell'ambito NATO, con una lotta al terrorismo internazionale, per la cyber sicurezza, il potenziamento dell'intelligence ai fini di una vera e propria FBI europea e il consolidamento della Pesco nell'Alleanza atlantica, affinché l'attenzione operativa dell'Europa si volga anche a Sud e non solo ad Est del continente.

Stride, dunque, quell'alleanza con i Paesi sovranisti di Visegrád, che sono a favore del controllo rigido sui bilanci pubblici e riluttanti a ogni ipotesi di condivisione e solidarietà della gestione migratoria, la quale, invece, va potenziata mediante difese nelle frontiere esterne dell'UE, con un superamento del regolamento di Dublino, a partire dalla riforma votata dal Parlamento europeo del novembre 2017 per contrastare la tratta degli esseri umani e bloccare l'immigrazione irregolare fin dai Paesi di origine con risorse europee adeguate, atte a mobilitare un piano Marshall per l'Africa.

Parimenti, deve proseguire l'impegno per la difesa comune anche in favore dell'allargamento UE per i Balcani occidentali, anche ai fini del controllo dell'immigrazione clandestina, del contrasto della criminalità organizzata e del terrorismo internazionale.

L'Italia non deve arretrare le proprie posizioni e deve lavorare subito per le prossime nomine dei vertici comunitari, in modo da essere protagonista e partecipe alla nuova governance europea, per intervenire eliminando eccessi burocratici, semplificando le procedure delle istituzioni europee, avvicinandole ai cittadini, dando risposte alle grandi sfide dell'immigrazione, della disoccupazione e della sicurezza della rivoluzione tecnologica, proteggendo le fasce più deboli e vulnerabili colpite dalla globalizzazione, rafforzando gli interventi in materia di lavoro, welfare e occupazione giovanile.

È necessario dare attuazione alle direttive in materia di equilibrio fra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, potenziando le misure di conciliazione tra vita professionale e vita privata, anche mediante il ricorso a modalità di lavoro agile e più attente alle esigenze delle donne, che sopperiscono ai maggiori carichi familiari in assenza di servizi a livello sociale e aziendale, dando maggiori opportunità ai giovani affinché possano continuare a guardare all'Europa come a uno spazio per progettare il futuro.

Ricordiamoci i dati Istat al riguardo. Il completamento dell'Unione Europea economica, bancaria e monetaria, al fine di salvaguardare la stabilità dell'euro, deve mirare a quella riforma della BCE sul modello della Federal Reserve americana, in favore di un sistema europeo di assicurazione dei depositi e per la creazione di un massimo meccanismo di garanzia comune con il Fondo di risoluzione unico delle crisi bancarie, a tutela di masse di risparmiatori inermi soprattutto in considerazione degli orientamenti recenti delle Corti europee.

Occorre sostenere riforme per un'Europa più solidale e attenta ai singoli Stati membri e attribuire piena potestà di iniziativa legislativa al Parlamento europeo, affinché, unica istituzione della UE eletta direttamente dai cittadini, abbia gli stessi poteri delle altre assemblee elettive. D'altra parte, questa è una proposta già esposta in altre sedi dal gruppo Forza Italia.

Le azioni europee devono essere volte allo sviluppo sostenibile, con particolare riguardo all'attuazione del pacchetto normativo europeo dell'economia circolare per una piena operatività dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici ed energie pulite. La sostenibilità non è un concetto astratto, bisogna introdurre anche una filosofia autentica di finanza sostenibile.

In quest'ottica, bisogna anche intervenire sui fondi strutturali europei: le regole attuali per accedervi vanno semplificate, rilanciando la proposta del Presidente del Parlamento. I fondi strutturali della UE non impegnati, sommati ad altri finanziamenti derivanti da Cassa depositi e prestiti e dalla Banca europea degli investimenti, nonché dalle banche private, possono rilanciare una nuova stagione di infrastrutture per il Mezzogiorno e mobilitare nuova occupazione.

Vanno promosse politiche di coesione e criteri per l'assegnamento dei fondi meno stringenti, con margini di maggiore flessibilità agli Stati membri, rivalutando le aree interne.

Rinvio agli interventi degli onorevoli Valentini, Orsini, Bergamini e Marrocco sulle considerazioni già espresse nelle settimane scorse e nei giorni scorsi.

Nel presentare la nostra risoluzione oggi invitiamo a un maggiore rispetto delle prerogative parlamentari su questi temi, avendo forti perplessità sul ruolo che il Governo ha svolto e intende svolgere per le politiche europee. Gli interventi del Parlamento sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2019 non sono un vuoto rito istituzionale, ma spazio riservato alle Camere per svolgere appieno le prerogative parlamentari. Le funzioni di indirizzo parlamentare in merito alla partecipazione dell'Italia nella UE, con particolare riferimento ai negoziati prioritari per il Paese, sono della massima importanza, ma sono state aggirate da un'insoddisfacente, complessa e affannosa interlocuzione con l'Esecutivo.

In Aula il Governo non ha coltivato la sua relazione con il Parlamento, restando assente nella fase propositiva, cruciale, ascendente e di elaborazione della normativa di indirizzo delle politiche europee. Nelle audizioni, l'allora Ministro per le politiche europee non ha dato risposte alle questioni sollevate, stigmatizzando la sua frustrazione per l'inascolto dei componenti del Governo alle tematiche e alle impellenze delle politiche europee, addebitando sordità e mancanza di collaborazione ai tre Ministri chiave. Il Ministro Savona manca dalla compagine governativa proprio nei momenti cruciali, quelli della legge europea e della Relazione programmatica. La sua delega, ora ritenuta ad interim dal Presidente del Consiglio dei ministri, non ha espresso una linea in proposito ed è ancora da ri-attribuire, mentre il Paese in Europa è in una situazione ancora più complessa e grave. La presenza è indispensabile; noi siamo del tutto assenti e poco determinanti, e deve essere assidua ai tavoli negoziali per le rilevanti trattative in corso, il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, il dossier per il rilancio della politica industriale, la tutela del made in e la riforma della PAC. Occorre un indifferibile lavoro costante, competente e rapido per tentare di riequilibrare l'egemonia dell'asse franco-tedesco.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Prima di uscire, il Ministro non ha esentato da un suo giudizio critico il Governo, quando ha esternato la sua impotenza e il protratto isolamento del proprio Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berlinghieri. Ne ha facoltà.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo chiamati, oggi, a votare una relazione programmatica completamente inutile, firmata da un Ministro fantasma che già non c'è più. La sua consistenza emerge in molti punti e ne cito solo alcuni: quando parla di Brexit, per esempio, la Relazione riesce a dire: nulla, perché sconta le ipocrisie e le contraddizioni della Lega. “Prima gli italiani”, dice Salvini; “tuteliamo il made in Italy” dice Salvini, però Salvini dice anche “viva i confini nazionali e viva i sovranismi” e il suo cuore batte per i conservatori più retrivi ed euroscettici che poi puntualmente fanno scelte che penalizzano il nostro Paese. È opportuno ricordare che i circa 700 mila italiani che vivono in Gran Bretagna si tutelano meglio nel mercato comune e nei confini di Schengen, non in quelli italiani. Il Regno Unito non ha mai aderito al Trattato di Schengen e adesso sta per diventare un Paese terzo, e questo è il problema. Il Governo ci dovrebbe spiegare come intende tutelare, in un Paese terzo, la comunità italiana, come intende tutelare il Parmigiano Reggiano, il Franciacorta e tutto il patrimonio agroalimentare italiano. E ancora: come si fa, in un Paese terzo, a rendere fluida l'esportazione dell'8 per cento del nostro intero settore agroalimentare, che ora è destinato al Regno Unito? Ricordiamo che il nostro Paese ancora non ha concluso l'iter di conversione in legge della strategia per tutelare i suoi cittadini che vivono in Gran Bretagna e i settori economici interessati in caso di no deal; e dire che “non ha ancora concluso” è un'espressione gentile. È stato depositato ieri in Senato il decreto di conversione.

La Relazione, anche qui con sintesi e ipocrisia, dice che il Governo si impegnerà a rendere il mercato interno, principale strumento per garantire benessere e crescita in Europa, compiutamente realizzato nei suoi contenuti competitivi. Come possano conciliarsi queste affermazioni con il dichiarato sovranismo e protezionismo nazionale della Lega di Salvini non si capisce. Dall'agricoltura alla pesca, dalle concessioni demaniali nella “direttiva Bolkestein” al made in Italy, per arrivare a tutta la galleria di promesse della Lega, come si mette d'accordo, con l'adesione al principio del mercato aperto, alla concorrenza su base europea? Sono queste le risposte che la Relazione programmatica non dà e tanto meno le dà la risoluzione di maggioranza. Il Governo è un Governo inadeguato e si vede bene anche da queste cose.

Signor Presidente, faccio un altro esempio: la “Via della Seta” con la Cina. Benissimo aprire canali commerciali e culturali con la Cina, ma non si può fare al di fuori del contesto europeo. Noi abbiamo fatto da soli e abbiamo ottenuto nulla di concreto. Macron, in Francia, ha invitato Juncker e Merkel all'incontro con il Presidente cinese e ha ottenuto 30 miliardi di commesse. Macron, senza isolarsi in Europa, ha fatto l'interesse francese; voi, invece, ci avete venduto l'aria fritta.

Ma veniamo alle politiche macroeconomiche e alla migrazione. Nella Relazione si afferma, con espressione sintetica, che il Governo giocherà un ruolo critico, ma anche propositivo e propulsivo riguardo all'Unione monetaria, al fine di rafforzare la crescita economica e promuovere la competitività; sosterrà l'inclusione e il progresso sociale, contribuendo a una maggiore convergenza economica fra gli Stati membri. Una ricerca recente del mensile scientifico The Lancet ha ribadito una cosa nota, vale a dire che l'aumento dell'1 per cento l'anno dei flussi migratori garantisce il 2 per cento l'anno di crescita economica, poiché gli immigrati lavorano, pagano le tasse e soprattutto consumano, alimentando la domanda interna. Sicché come possano conciliarsi gli obiettivi dichiarati di propulsione della crescita economica e di inclusione sociale con i numeri della crescita demografica del nostro Paese e con la barbarie praticata sui migranti non è chiaro. Anche qui la Relazione non lo dice, perché probabilmente non può.

Quale ultimo esempio citerò la giustizia e gli affari interni. Nella Relazione si legge che è intenzione del Governo richiamare l'attenzione, anche a livello europeo, sui traffici illeciti che originano o transitano nei Paesi limitrofi, con particolare riferimento a quelli di stupefacenti, di armi e di esplosivi. Mi pare evidente che queste intenzioni facciano a cazzotti con il “decreto sicurezza” che, nel costringere i migranti a vivere nell'ombra espellendoli dai CARA e dal sistema SPRAR, li spinge nella manovalanza dello spaccio e della criminalità organizzata. E, ancora, bisogna ricordare a tutti che i Paesi che condividono la linea di Salvini non vogliono prendersi la loro quota di migranti e, coerentemente con la loro visione sovranista del “prima noi”, hanno votato contro la modifica del Regolamento di Dublino. Il Ministro Salvini abbraccia un leader autoritario come Orbán e poi non ne ottiene alcun vantaggio pratico. Insomma, Presidente e colleghi, la Relazione programmatica è solo carta; la realtà, purtroppo, è ben altra: questo è un Governo nemico dell'Europa, è un Governo che litiga con la Francia, abbaia alla luna a Bruxelles e va contro gli interessi reali dell'Italia. L'unico risultato che ha ottenuto è aver aumentato l'isolamento italiano e spinto, assieme agli amici di Visegrád, Francia e Germania a stringere il patto di Aquisgrana che sostanzialmente delinea l'Europa più forte, efficiente e coesa contrapposta ai Paesi euroscettici. La mossa tra Macron e Merkel è un errore: non si risponde all'irresponsabilità italiana, ungherese e polacca con la ripicca dei Paesi ricchi; e un altro errore lo commettiamo tutti se non appoggiamo con tutta la forza la proposta della Commissione europea di mettere come condizionalità alle erogazioni comunitarie il rispetto dello Stato di diritto. Ambiguità su questo punto non possono essere tollerate. L'autocrazia è un fattore dannoso, politicamente ed economicamente. Le guerre del Ventesimo secolo hanno portato milioni di morti e la distruzione economica. Non è un caso che l'Europa unita nasca dalla CECA, cioè dalla Comunità del carbone e dell'acciaio, le risorse contese che contribuiscono a scatenare le guerre mondiali.

Noi, dunque, voteremo contro su questa Relazione programmatica inutile, inutile perché priva di una visione e di una strategia che consenta all'Italia di fare l'Italia, di essere, cioè, un grande Paese capace di dialogo, di alleanze e di scelte politiche che le consentano di essere protagonista della contemporaneità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, quest'Aula si accinge a votare uno degli atti più importanti nell'ambito delle politiche europee, la risoluzione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea e il programma dei diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea.

Uno dei principali temi del dibattito pubblico europeo è, come sappiamo, il ruolo del Parlamento europeo. È indubbio che oggi l'Unione europea soffre di un profondo deficit di democrazia dovuto, tra gli altri, proprio a un ruolo marginale dell'Europarlamento.

È tuttavia auspicabile, a nostro parere, in un'ottica di un nuovo modello di governance europeo un maggior coinvolgimento anche dei Parlamenti nazionali. Troppo spesso, signor Presidente, le decisioni dell'Unione europea scavalcano i singoli Stati. Per noi non è più assolutamente tollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ci impegneremo perché nel prossimo anno e mezzo il ruolo delle regioni cresca e si rafforzi. Signor Presidente, fra le diverse audizioni che abbiamo avuto in questi mesi forse la più significativa è stata l'incontro con i rappresentanti italiani del Comitato europeo delle regioni. Ciò che le regioni chiedono è un maggior coinvolgimento, maggior potere decisionale: questa fase storica vede proprio le regioni richiedere più autonomia rispetto agli Stati. In questi mesi stiamo assistendo ai passaggi tecnici per soddisfare la richiesta politica di maggiore autonomia dei cittadini di Lombardia e Veneto qui in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) ma anche delle altre regioni. L'obiettivo da noi condivisibile dei rappresentanti dei Comitati delle regioni è che il Comitato diventi una vera e propria Camera delle regioni europee che possa co-legiferare su tutte le materie nelle quali è prevista la sussidiarietà tra Unione europea e regioni. A questo proposito è nostro impegno far rimanere la gestione della PAC alle regioni. Concordiamo certamente sul fatto che il sistema PAC vada riformato ma siamo convinti che le regioni debbano comunque rimanere protagoniste della gestione. Nel nostro Paese - ma in tutta Europa mi vien da dire - l'agricoltura ha una forte connotazione territoriale e regionale. Spostare le gestioni PAC ad altri livelli sarebbe per noi un elemento snaturante.

Quindi, signor Presidente, venendo al tema caldo della Brexit e per fare un po' di chiarezza anche nelle idee dell'opposizione come Lega - cari colleghi dell'opposizione, mi rivolgo a voi tramite il Presidente - cari colleghi dell'opposizione, come Lega non riteniamo possibile il ripetersi di un nuovo referendum sulla Brexit: vi è stato un voto e questo voto è la volontà politica di un popolo. Ci sembra oramai chiaro che siamo arrivati a questa situazione per la troppa rigidità dell'Unione europea e auspichiamo che con una nuova Commissione europea si possa aprire una nuova fase di trattative che sia non più benevola ma semplicemente più giusta nei confronti di Juncker. Troppa rigidità, dicevamo: riconosciamo quindi il diritto di UK ad un no-deal. Lo riconosciamo ma chiaramente non lo auspichiamo. Siamo sicuri che il nostro Governo saprà affrontare qualsiasi situazione inerente la Brexit, avendo bene a mente che per l'Italia la priorità è la tutela dei nostri 750 mila connazionali in UK. Lo diciamo ai nostri connazionali da quest'Aula: la tutela dei nostri concittadini e la tutela delle nostre imprese in UK e delle nostre imprese italiane che commerciano con la Gran Bretagna è ancora una volta per noi una priorità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ma vogliamo continuare nella carrellata degli argomenti, anche se ovviamente non riusciremo a trattarli tutti in questi pochi dieci minuti, di cui tratta la risoluzione che ha come radice la Relazione programmatica, rispondendo anche ad alcune imprecisioni dette dai colleghi dell'opposizione. Oggi il processo di ingresso della Turchia in Europa è sostanzialmente e definitivamente tramontato e questo è un fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e continuare a farci demagogia sopra è assolutamente non istituzionale dal nostro punto di vista. Va bene per il palco di un comizio: è giusto ricordarlo anche da quest'Aula, come ha già fatto la Commissione affari esteri dell'Europarlamento. La situazione interna turca in questo momento non lascia spazio ad ulteriori dialoghi.

A nostro parere tuttavia dobbiamo continuare a parlare con il mondo dell'impresa, con il mondo della cultura, con il mondo dell'accademia e con tutta la parte di società civile laica turca che oggi più che mai, cari amici dell'opposizione, oggi più che mai ha bisogno di rapporti internazionali e non va lasciata sola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dalla politica di sicurezza comune, all'allargamento dell'Unione europea su cui poniamo serie questioni, al tema della concorrenza, agli aiuti di Stato, ai trasporti e alle grandi opere fondamentali per il nostro Paese, all'ambiente che è strettamente legato al discorso dei trasporti e delle grandi opere. Sono molte le materie su cui la Commissione dovrà mettere mano. Sull'immigrazione l'Italia ha fatto miracoli: abbiamo ridotto del 95 per cento gli sbarchi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), il che vuol dire che abbiamo ridotto i morti nel Mediterraneo e abbiamo fatto tutto assolutamente da soli senza l'Unione Europea. Rispondiamo agli amici di centrodestra quando ci chiedono una maggiore rigidità nel tema immigrazione. Stiamo sequestrando le navi delle ONG (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): noi non sapremmo veramente cosa fare di più rigido sul tema dell'immigrazione. Il Trattato di Dublino, per tornare ai fatti della politica, è sicuramente da riformare. Con la nuova Commissione dovrà passare il concetto che chi entra in Italia entra in Europa e le partenze vanno fermate nei Paesi di origine. Solo con una reale azione congiunta dell'Unione europea si può arrivare a tale obiettivo.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, i prossimi mesi vedranno un radicale capovolgimento dello scenario politico nel nuovo Europarlamento e nella nuova Commissione: saranno molti i rappresentanti dei partiti che hanno come cardine della politica il cittadino e non più la finanza. E quindi l'obiettivo da qui ai prossimi due mesi sarà cambiare radicalmente il volto dell'Unione Europea. Questo sarà il nuovo corso della politica europea: ritroveremo forse l'Europa pensata dai nostri padri fondatori e questo darà, come abbiamo detto, un nuovo volto all'Unione europea. La Lega e l'Italia saranno i protagonisti di questa rivoluzione politica e di questa rivoluzione culturale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà. Pregherei maggior silenzio in Aula, colleghi, è l'ultimo intervento.

SERGIO BATTELLI (M5S). Grazie, Presidente Rosato. Grazie rappresentante del Governo e colleghi, noi siamo l'Italia, uno dei Paesi fondatori di quella che, dopo sessant'anni di evoluzione, è attualmente l'Unione europea. Oggi abbiamo le chiavi per chiudere finalmente una stagione fallimentare e aprirne una nuova. Attualmente non riusciamo a riconoscerci in questa Unione che ha assunto un volto decisamente diverso da quello immaginato e disegnato inizialmente. Dall'Italia partì la costruzione dell'Unione europea unita e dall'Italia può ripartire la sua ristrutturazione: dal MoVimento 5 Stelle può partire una nuova idea di Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) poi vedremo. Gli interessi e gli egoismi nazionali hanno avuto la meglio sul progetto iniziale e, per questo, lo spazio comune ispirato ai valori di convivenza pacifica, libertà, tolleranza, solidarietà è messo a dura prova. Sappiamo di non avere molto tempo a disposizione ma sappiamo anche di avere il dovere di difendere quel progetto dalla disgregazione. Per farlo dobbiamo ripensare completamente sia al nostro rapporto con l'Unione europea sia all'Unione stessa, rinnovarla appunto per riscoprire e riaffermare i principi originari ormai sopiti e dargli nuova forza, riattualizzandoli nel panorama contemporaneo. L'Unione europea degli ultimi anni non ha dato risposte ma solo problemi: non è stata chiara con tutti ma solo con l'alta finanza e con chi aveva interessi personali. Questo però non vuol dire - ci tengo a ribadirlo - non vuol dire che dobbiamo mollare l'ancora, andare da soli alla deriva in mezzo al mare di un sistema complicato e competitivo dove le sfide globali si chiamano Cina, si chiamano Stati Uniti, si chiamano India, si chiamano Russia ma anche terrorismo, povertà, depauperamento delle risorse.

No, dobbiamo reagire e cambiare e dobbiamo farlo subito, a partire già da queste elezioni europee.

La sfida non è sempre giocare in difesa, non è nella chiusura claustrofobica o nel ritorno ad un oscurantismo medievale; la sfida è nell'apertura politica comune e condivisa per consentire all'Europa di giocare la sua partita sulla scacchiera mondiale, consapevoli che sono proprio l'unione e l'unità a fare la forza.

Evitiamo che il caos scatenato dall'uscita dall'Unione europea della Gran Bretagna possa contagiare gli altri Paesi. Evitiamo che prenda piede quel paradigma che avvertiamo sempre più forte in Italia come in Europa: prima gli europei, prima gli italiani, prima la regione, prima il comune, prima il condominio e alla fine prima io, perché questo poi succede, questo sta succedendo. Perché, Presidente, colleghi, se c'è qualcuno che viene prima, ci sarà sempre, inevitabilmente, qualcuno che viene dopo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, io non mi sento prima di nessuno, anzi io voglio che nessuno rimanga indietro: queste tre parole sono l'essenza del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e della linea politica del MoVimento 5 Stelle, e queste le porteremo anche in sede europea.

Noi non rinunceremo ai nostri ideali in nome di un isolamento che non ci appartiene, né per la nostra storia, né per la nostra posizione geografica e geopolitica, aperta al Mediterraneo e saldamente ancorata agli altri Paesi.

Noi siamo l'Italia che vuole rafforzare quei legami, che vuole crescere, evolversi, aprirsi e non chiudersi a riccio. Abbiamo faticato così tanto per abbattere i muri che non sentiamo alcuna necessità di innalzarne degli altri o di imporre nuove barriere, questo non lo faremo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo dico anche a chi oggi, per formare un nuovo gruppo europeo, dialoga con quei Paesi che hanno sbattuto le porte in faccia a questo Governo, nel momento in cui l'Italia chiedeva un aiuto per la gestione dei flussi migratori. Lo dico anche a queste persone.

Grazie al Ministro Di Maio, l'Italia ha siglato importanti accordi bilaterali con il Governo cinese, stimati in circa 2,5 miliardi di euro, che potranno arrivare a circa 20 miliardi nel prossimo futuro. La nostra visione non è stata ben accolta in Europa, abbiamo visto gli occhi increduli e stizziti dei vari leader europei, ma a noi il cambiamento non spaventa. E a chi ci accusa di aprire la porta a presunte invasioni, rispondiamo dicendo che noi, come Italia, saremo noi ad invadere la Cina, con la nostra storia e le nostre eccellenze.

Ma veniamo alla domanda più gettonata che ci chiedono…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, consentiamo al presidente Battelli di concludere il suo intervento.

SERGIO BATTELLI (M5S). Grazie, Presidente Rosato.

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, ma almeno quando si chiede il silenzio, almeno quel momento lì! Prego.

SERGIO BATTELLI (M5S). Dicevamo, veniamo alla domanda più gettonata che tutti ci chiedono in questo periodo: ma il MoVimento 5 Stelle è favorevole all'Unione Europea oppure no? Vedo che molti qua se lo stanno chiedendo.

Da anni ci battiamo per un'unione vera, politica, di condivisione di oneri e onori, dove tutti gli Stati membri abbiano parità di condizioni e parità di responsabilità. A questo progetto noi diciamo “sì” e abbiamo tutti gli strumenti e le strategie per concretizzare, già a partire dal prossimo 27 maggio.

L'Unione europea che contestiamo è quella che ha guidato la macchina in questi cinque anni: enormi potenzialità, ma con una strategia di gara dannatamente e completamente sbagliata, dove scelte di austerità finanziaria hanno fatto allontanare 500 milioni di cittadini dal progetto europeo. Questo è il punto: l'Italia non sarà più lo zimbello di nessuno, ma sarà capofila della svolta europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Di questo siamo veramente convinti: che, o l'Europa cambia marcia, o non sarà l'Italia ad abbandonare l'Unione europea, bensì sarà l'Unione a crollare. Su questo, ormai è chiaro, non ci saranno molte strade.

Signor Presidente, sappiamo bene che le dichiarazioni di intenti non bastano. Quale migliore opportunità delle elezioni europee per mettere a punto politiche immediatamente spendibili per recuperare il rapporto con i cittadini?

L'Unione deve tornare a concentrarsi su temi che riguardano da vicino la loro vita, mettere a punto strategie in grado di affrontare e finalmente risolvere il profondo divario che si è creato a più livelli tra gli Stati membri. Il radicale cambiamento del mondo del lavoro ci impone di ripensare le politiche per la crescita e lo sviluppo sociale. Servono strumenti per controbilanciare gli squilibri prodotti nel breve termine dal mercato interno: penso, ad esempio, a politiche volte al sostegno al reddito e alla riqualificazione del lavoro, in linea con quanto stanno facendo questo Governo e questa maggioranza.

Spezziamo il circolo vizioso innescato dal dumping fiscale e salariale con una competizione ingiusta su retribuzioni e condizioni di lavoro, freniamo le distorsioni di un sistema che colpisce soprattutto i giovani e le donne, lavoriamo a una fiscalità condivisa per smettere di alimentare la disparità ed esportiamo anche in Europa la proposta di salario minimo orario, elaborata dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

È, poi, indispensabile mettere mano alla governance europea, rivedere e ridimensionare il potere del Consiglio e incrementare quello degli organismi democraticamente e direttamente eletti dai cittadini. E, ancora, rafforzare il metodo comunitario a discapito dell'eccessivo utilizzo che recentemente si è fatto del metodo intergovernativo, che ha generato mostri come il fiscal compact o l'accordo con la Turchia.

A maggio, facciamo in modo non solo di dire addio agli euroburocrati che hanno strozzato l'Unione, ma di sradicare completamente i dogmi dell'austerity. Chiediamo correttivi in grado di riportare finalmente al centro della politica europea non discrezionalità, ma equità, solidarietà e integrazione. Lavoriamo per evitare che i Paesi vengano giudicati non solo in base a quanto spendono, ma in base a come lo spendono. Mettiamo in campo strategie vincenti per non perdere i fondi europei, puntiamo sulla qualità. La posta in gioco è altissima, è il nostro futuro e un futuro non può prescindere dalla sostenibilità ambientale.

Come ci ha ricordato l'ONU, abbiamo vent'anni, forse meno, per salvare il pianeta e per l'Organizzazione mondiale della sanità 90 mila persone muoiono prima del tempo a causa dell'inquinamento. Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, il 95 per cento dei cittadini europei a rischio vive nel Nord Italia, un primato che dobbiamo assolutamente toglierci di torno. Ecco perché dobbiamo concentrarci sulle energie rinnovabili e sull'efficienza energetica, sull'economia circolare per recuperare i materiali di scarto e ridurre drasticamente i rifiuti, sul dissesto idrogeologico, sulle bonifiche e sul trasporto pubblico.

Signor Presidente, mi avvio a concludere: il futuro è nelle nostre mani, oggi più che mai. Gli enormi passi fatti fino a qui, la volontà di cambiamento sostenuta e auspicata dai cittadini dimostrano che l'Italia è pronta a guidare convintamente la battaglia per una ristrutturazione dell'Unione europea, a difendere diritti e conquiste ereditate, ed ottenerne di nuovi. La storia è tornata in Europa e noi siamo pronti a viverla e a farla vivere nel migliore dei modi ai cittadini. Noi non siamo secondi a nessuno, noi siamo l'Italia, l'Italia che ha fondato l'Europa, e grazie alla luce delle nostre 5 stelle torneremo a far splendere anche quelle della bandiera europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazioni - Doc. LXXXVI, n. 2-A)

PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 7, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo. Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Giglio Vigna, Scerra ed altri n. 6-00067, accettata dal Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione De Luca ed altri n. 6-00066, per le parti non assorbite dalla precedente votazione, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rossello ed altri n. 6-00068, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, per le parti non precluse della precedente votazione, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00069, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla parte pomeridiana della seduta di domani, a partire dalle ore 16.

Nella parte antimeridiana della seduta di domani, a partire dalle ore 11, avrà luogo la discussione sulle linee generali del provvedimento in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Il seguito di tale provvedimento sarà iscritto all'ordine del giorno della parte pomeridiana della seduta, dopo gli altri argomenti.

Avverto che lo svolgimento della votazione per schede per l'elezione dei componenti effettivi e suppletivi della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti, previsto per la seduta di domani, è differito a mercoledì 3 aprile, alle ore 16.

Avverto, inoltre, che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 1455-A e abbinate, recante modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Non mi piacciono le navi da crociera giganti, tipo grattacielo adagiato sul mare, mostruose. Abbiamo visto cos'è successo con la Viking Sky, che per poco non succedeva una tragedia di dimensioni mai accadute. Invito tutti coloro che hanno il potere di regolamentare l'andamento di come si costruiscono le navi a ritornare alle vecchie navi da crociera, quelle in cui c'erano al massimo 600-700 passeggeri e 300-350 uomini di equipaggio. Più sicurezza in mare è importantissima.

Viva i pensionati, pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Onorevole Fatuzzo, già il suo intervento aveva poco a che fare con l'attività di questa Camera, poi anche il finale proprio non ci sta!

CARLO FATUZZO (FI). Ce l'ha, era piena di pensionati quella nave!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzo Nervo. Ne ha facoltà.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Presidente, nei giorni scorsi l'ISPI, l'Istituto per gli studi di politica internazionale, con 85 anni di storia e di credibilità sulle spalle, ha analizzato gli esiti delle prime applicazioni del “decreto Salvini”, con particolare attenzione alla presenza di migranti extracomunitari irregolari nel nostro territorio, assumendo come fonte i dati forniti dallo stesso Ministero dell'Interno. Risulta, da questa analisi, che nel periodo di attività di questo Governo, cioè da giugno 2018 a febbraio 2019, sono stati 49.460 gli stranieri a cui è stata diniegata la richiesta di ottenere lo status di rifugiato, e nello stesso periodo sono stati solo 4.806 i rimpatri, in calo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Sono, dunque, 45 mila i nuovi stranieri irregolari sul territorio nazionale realizzati nel periodo di Governo giallo-verde, e si stima che almeno 8 mila di questi lo siano in conseguenza dell'abolizione dello strumento giuridico della protezione internazionale: circa il 20 per cento di stranieri irregolari in più all'anno ad esito del “decreto sicurezza”.

Il paradosso sta, poi, nel sapere che un'attenuazione di questo trend di crescita degli irregolari nel nostro Paese non verrà dall'attuazione rigorosa della norma sovranista voluta dal Ministro Salvini, ma, in una nemesi, dalla sentenza della Corte di cassazione che ne stabilisce la disapplicazione in termini retroattivi per chi aveva fatto richiesta d'asilo prima del decreto, come, invece, aveva previsto la norma. Insomma, più irregolari e meno rimpatri con Salvini, mentre il Ministro è impegnato a scappare dai processi. E, allora, ci si chiede come il Governo, a partire dal Ministro dell'Interno, intenda seriamente gestire questa situazione, che, sempre secondo le stime ISPI, realizzerà – e concludo, Presidente – un aumento degli irregolari di 140 mila persone nei prossimi due anni. Il che porterebbe il dato sugli irregolari presenti in Italia a 670 mila persone, il dato più alto dopo i 750 mila del 2002, dopo i quali - lo ricordo - fu emanata dal Governo Forza Italia e Lega la più grande sanatoria di stranieri irregolari dal dopoguerra ad oggi, di appunto oltre 700 mila persone.

La domanda dunque sorge spontanea: la storia si ripeterà? Già ora, intanto, possiamo dire che la “legge Salvini”, oltre che crudele ed ingiusta, si sta dimostrando come previsto anche inefficace rispetto alla stessa retorica razzista da cui muove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Signor Presidente. Intervengo per rappresentare la solidarietà di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia al giovane studente Enrico Maccarrone, che giovedì 21 marzo è stato aggredito e colpito in modo violento con calci e pugni da un gruppo di altri ragazzi, riconducibile ai centri sociali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Era, signor Presidente, davanti a un'istituzione scolastica, distribuiva solo volantini e la sua unica colpa era quella di riconoscersi in una parte politica, ossia la sua colpa era di essere un ragazzo di destra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, in quest'Aula, che rappresenta il massimo della democrazia nel nostro Paese, mi rivolgo a tutti i partiti politici, a tutte le forze politiche: non bisogna minimizzare questi eventi, non bisogna giustificarli, non bisogna relegarli solo a un'azione di un balordo. Noi abbiamo la grande responsabilità che questi atti di violenza vengano invece subito fermati, affinché non destino un inizio di spirale di violenza, e lo sappiamo tutti a cosa può portare.

Quello che è accaduto a Catania è una scena inquietante, che avrebbe potuto avere anche un esito ancora peggiore; è, quindi, nostro obbligo evitare che si inneschi veramente un inizio di violenza, e far sì, invece, che tutti i ragazzi e tutti possano avere la libertà di pensiero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e che nessuno si possa permettere che questa libertà possa essere fermata con atti violenti o intimidatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (FI). Signor Presidente, la ringrazio per il tempo che mi concede. Sabato scorso, 23 marzo, nella mia città, Prato, terza città del Centro Italia, hanno avuto luogo due manifestazioni, una di Forza Nuova, e dall'altra parte, una manifestazione di antifascisti, che raggruppava numerose realtà che si sono riconosciute sotto la bandiera dell'antifascismo. Per diverse settimane c'è stato un dibattito molto acceso sulla stampa cittadina, e la tensione si è alzata notevolmente: molte realtà politiche associative hanno fatto pressioni, antipatiche, sul questore e sul prefetto affinché non autorizzassero la manifestazione di Forza Nuova, che, me lo lasci dire, io avrei preferito fosse fatta altrove, ma hanno chiesto di farla a Prato, trattando in questa manifestazione di immigrazione, ed era preciso compito del questore e del prefetto garantire dei diritti costituzionali che sono il diritto di espressione.

Ora, io mi domando, signor Presidente: se Forza Nuova è una forza politica riconosciuta da questo Paese, che presenta le liste, che ha dei rappresentanti nelle istituzioni, per quanto io non mi trovi nel loro contenitore ideologico e sia quanto di più lontano, mi domando il perché non avrebbero potuto fare una manifestazione.

Mi avvio alla conclusione. Sono state fatte raccolte firme anche da esponenti politici per chiedere le dimissioni di prefetto e questore - ed è una cosa antipatica che le istituzioni si facciano la guerra tra di loro -, è venuto a Prato chiunque a chiedere queste dimissioni, io, oggi, ho depositato al Ministero dell'Interno una richiesta affinché questore di Prato, prefetto di Prato, e tutte le forze dell'ordine impegnate nelle manifestazioni di sabato, in quanto ci sono stati zero incidenti, siano encomiati, perché è così che si deve lavorare: collaborando tra istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Signor Presidente, il 20 e il 21 aprile prossimi, presso gli East End Studios di Milano si terrà un evento che è denominato Fiera della Speranza, che è stato definito dagli stessi organizzatori come un'iniziativa che nasce dall'intento di creare un momento di incontro annuale dell'intera comunità islamica, che è volto a sensibilizzare su temi che toccano la nostra società e la promozione dei progetti di Islamic relief. Secondo un recente rapporto del Middle East Forum, think tank statunitense che si occupa in Medioriente, Islamic relief è legata a numerose organizzazioni terroristiche di matrice islamica. Tra i relatori che interverranno ai convegni sarà presente anche Shaikh Rajab Zaki, in passato in stretti rapporti con Mohamed Morsi, già Presidente d'Egitto ed esponente dei Fratelli Musulmani. Abbiamo anche, poi, altri relatori, tra cui il signor Jasam Al Mutawa, qualificato come esperto in mediazione familiare ed educazione dei figli, il cui metodo pedagogico è rivedibile in un filmato on line, nel quale si mostra con delle grosse verghe di legno in mano suggerendo un uso non pesante qualora mogli e figli si dimostrino restii ad obbedire. Saranno, inoltre, presenti altri relatori, esperti in teologia islamica, su tutti Salem Shekhi, noto per le interpretazioni rigide della dottrina e per aver posizioni oltranziste a favore della guerra santa. Bene, credo - e concludo - che il Ministro dell'Interno debba interessarsi di questo convegno, e verificare gli eventuali rilievi penali delle dichiarazioni rese dai relatori, diffuse anche sul web, e, in caso affermativo, valutare l'opportunità di vietare nei loro confronti l'ingresso sul territorio italiano. In tal senso, annuncio il deposito di un atto di sindacato ispettivo al riguardo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (M5S). Presidente, nel giugno 2018, dopo aver effettuato un sopralluogo nel poliambulatorio di Martano, nella mia provincia, Lecce, ed aver richiesto accesso agli atti e studiato centinaia di documenti insieme all'ingegnere Luigina Quarta, tecnico esperto, membro della commissione anticorruzione che l'ex dirigente ASL, dottoressa Melli, nominò, ho fatto un esposto in ANAC, motivando quelle che si erano rivelate delle gestioni poco chiare dei finanziamenti europei impiegati nell'azienda sanitaria, e le anomalie riscontrate sulle tempistiche e agibilità dell'opera tutta. Nel settembre 2018 la procura di Lecce ha notificato, grazie all'indagine partita da quell'esposto, un avviso di garanzia all'ingegnere Pisanello e all'ingegnere Leo, per la gestione dei fondi FESR. A gennaio 2019 l'Autorità nazionale anticorruzione mi ha scritto, informandomi che sarebbe stato avviato un processo istruttorio nei confronti della stazione appaltante ASL Lecce, per la verifica della sussistenza dei possibili profili di anomalia e criticità nelle tempistiche di realizzazione dell'opera e dell'agibilità della struttura, attualmente adibita poliambulatorio.

Ieri, infine, le notizie della stampa hanno riportato che l'inchiesta si è allargata, con nuove indagini, portate avanti dalla procura di Lecce e dal magistrato, dottor Prontera. Questo è un lavoro che porto avanti dal giorno in cui sono stata eletta, ormai un anno fa: controllare l'operato dell'area gestione tecnica dell'ASL di Lecce, per far luce su procedure e aspetti poco chiari e per tutelare un diritto irrinunciabile come quello della salute. Il territorio in cui sono nata, in cui vivo ed in cui ho costruito la mia famiglia è alla base delle mie attività, dentro e fuori dal Parlamento. Sono stata eletta per tutelare i cittadini, mi batterò con tutte le mie forze affinché la sanità pugliese possa ritornare nell'alveo della legalità e dell'efficienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, sono stati mesi molto duri per i lavoratori della Tecno di Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, che ha dovuto affrontare una grave crisi di liquidità, rallentando o, addirittura, bloccando la produzione per l'intera attività industriale per quasi un anno. Lo scorso 16 luglio è stato avviato il primo tavolo tecnico al MISE, voluto anche dal Ministro Di Maio, a cui hanno fatto seguito altri quattro incontri, a cui hanno partecipato anche le istituzioni e i sindacati, in particolare la FIOM, a cui va riconosciuto l'impegno per questa vertenza.

Lunghe trattative tra la proprietà e l'acquirente per giungere a una soluzione che potesse salvaguardare il destino di oltre 250 lavoratori. Sono stato presente a ogni riunione, perché non potevo abbandonare tutti quei cittadini in difficoltà, che necessitavano di essere sostenuti e aiutati.

Finalmente, dopo diversi mesi in cui intere famiglie sono rimaste appese a un filo in attesa di conoscere il proprio futuro, si va verso una conclusione positiva, dato che finalmente è stato formalizzato il piano di concordato in discontinuità della società acquirente, offerta che si basa sullo strumento della cassa integrazione per cessazione.

Questa è l'ennesima dimostrazione del grande lavoro fatto dal MoVimento 5 Stelle nel tutelare i lavoratori, ripristinando i diritti sociali persi in questi anni, garantendo condizioni di lavoro dignitose e assicurando alle aziende in crisi la continuità produttiva. È proprio grazie alla reintroduzione della cassa integrazione per cessazione, abolita del Jobs Act e fortemente voluta dal Ministro Di Maio, che oggi è stato possibile trovare una soluzione per i 258 lavoratori della Tecno e le loro famiglie, e al contempo salvaguardare il sito produttivo, garantendo a tutti un reddito nella fase di avvio della nuova società. Ma ancora non è finita. Anche se la notizia di questi giorni mette una concreta speranza, continueremo a seguire la situazione da vicino; potremmo dirci soddisfatti quando l'azienda tornerà finalmente e completamente a regime, a produrre, a innovare, a tornare leader nella filiera della cottura della bassa reggiana e i posti di lavoro saranno assicurati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, un filmato di una nota trasmissione televisiva ha evidenziato, a più riprese, quello che io ritengo - se fossero verificate, naturalmente, quelle immagini, che spero siano al vaglio degli inquirenti - uno dei reati più obbrobriosi e vigliacchi che l'essere umano possa concepire, perché è stato aspirato del percolato da una discarica esaurita ed è stato scaricato nei campi limitrofi e nei canali di irrigazione, che immettono questo liquido fortemente contaminato nel fiume Carapelle, che poi sfocia nel Golfo di Manfredonia, il quale lo scorso anno ha visto la balneazione chiusa il 15 agosto per inquinamento delle acque, causando un disastro ambientale, economico, sociale e sanitario di incredibile danno. Quest'atto è un crimine vile, schifoso, che attenta alla vita di uomini, donne, bambini.

In questo momento non sono rilevanti - per usare un eufemismo - le modalità di smaltimento alternativo, e neanche ribadire il nome dell'azienda, ben evidenziata sulle macchine aspiratrici e che ormai è di dominio pubblico, ma è importante sostenere con forza la richiesta di ferma severità, qualora fossero accertate le responsabilità, anche se, dalle immagini, la flagranza di reato lascerebbe pochi dubbi. Quest'azione scellerata, vorrei dire anche criminale, provoca un inquinamento estremamente diffuso, che va a colpire i terreni coltivati, le falde acquifere, i canali che irrorano le colture orticole e frutticole che poi producono quegli alimenti che noi quotidianamente consumiamo.

Concludo, signor Presidente, dicendo che, a questo proposito, presenterò un'interrogazione ai Ministeri competenti, perché è indispensabile raccogliere l'appello dei cittadini e dei loro rappresentanti, in particolare del sindaco di Ascoli Satriano, Vincenzo Sarcone, che ho ascoltato qualche minuto fa telefonicamente e che, a questo momento, non ha ricevuto ancora risposta da parte degli enti contattati agli interrogativi, preoccupanti per la salute di centinaia di migliaia di abitanti della provincia, ahimè, di Foggia.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 27 marzo 2019 - Ore 11:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

(C. 1455-A)

e delle abbinate proposte di legge: BARTOLOZZI ed altri; CIRIELLI ed altri; ASCARI ed altri; ANNIBALI ed altri; FOTI e BUTTI. (C. 1003-1331-1403-1457-1534)

Relatrice: ASCARI.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Avvio di un progetto sperimentale per la realizzazione di percorsi formativi in ambito militare per i cittadini di età compresa tra diciotto e ventidue anni. (C. 1012-A)

Relatore: FERRARI.

4. Seguito della discussione delle mozioni Marattin ed altri n. 1-00141, Mandelli ed altri n. 1-00148, Lollobrigida ed altri n. 1-00149 e Fornaro e Fassina n. 1-00151 concernenti iniziative di politica economica, alla luce dei recenti dati economici .

5. Seguito della discussione del disegno di legge:

Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

(C. 1455-A)

e delle abbinate proposte di legge: BARTOLOZZI ed altri; CIRIELLI ed altri; ASCARI ed altri; ANNIBALI ed altri; FOTI e BUTTI. (C. 1003-1331-1403-1457-1534)

Relatrice: ASCARI.

La seduta termina alle 20,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Lorenzin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 696-A e abb. - em. 1.2 488 486 2 244 255 231 70 Appr.
2 Nominale Ris. Giglio Vigna ed a. 6-67 489 489 0 245 264 225 69 Appr.
3 Nominale Ris. De Luca ed a. 6-66 491 478 13 240 103 375 69 Resp.
4 Nominale Ris. Rossello ed a. 6-68 490 462 28 232 85 377 69 Resp.
5 Nominale Ris. Lollobrigida ed a. 6-69 489 404 85 203 28 376 69 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.