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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 147 di venerdì 22 marzo 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 10,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Claudio Borghi, Brescia, Businarolo, Carbonaro, Castelli, Colletti, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Durigon, Gregorio Fontana, Frusone, Fusacchia, Gallinella, Gallo, Gelmini, Giaccone, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Molinari, Parolo, Rampelli, Rixi, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Valente, Vignaroli, Villarosa e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza in ordine alla vicenda giudiziaria relativa all'incidente stradale verificatosi in Spagna nel marzo 2016, nel quale sono decedute sette studentesse italiane - n. 2-00298)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Boschi ed altri n. 2-00298 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Boschi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Grazie, Presidente, intendo illustrarla.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Onorevoli colleghi, ieri è stato il primo giorno di primavera ed è un giorno che per tutti noi rappresenta un nuovo inizio, ha il profumo di una rinascita. Non è così purtroppo, ormai da tre anni, per sette famiglie di nostri connazionali: sette famiglie che, il 20 marzo del 2016, hanno perso le proprie figlie. Per quelle famiglie l'inverno non è più finito.

Noi, oggi, non ci vogliamo limitare a ricordare quelle sette ragazze, ma vogliamo chiedere giustizia per loro e per le loro famiglie, ma per tutta la comunità del popolo italiano. Noi tutti ricordiamo quel tragico incidente stradale: cinque pullman di ragazzi e ragazze, studenti e studentesse, che da Valencia stavano rientrando a Barcellona dopo aver partecipato alle celebrazioni delle feste locali a Valencia. Uno di questi pullman venne coinvolto in un tragico incidente, in uno scontro con un'altra autovettura e in quell'incidente persero la vita tredici ragazze di Paesi diversi, tra queste anche sette ragazze italiane: Valentina, Elisa, Elena, Elisa, Francesca, Lucrezia, Serena.

Subito dopo l'incidente, ovviamente, tutta la comunità italiana, tutto il popolo italiano, a cominciare dai rappresentanti del Governo, si unirono al dolore di quelle famiglie. L'allora Presidente del Consiglio, Renzi volò immediatamente in Spagna per manifestare non soltanto la vicinanza di tutti gli italiani a quelle famiglie, ma, soprattutto, per cercare di dare un contributo concreto, immediato, di supporto alle famiglie e chiedendo alle istituzioni spagnole, ai vertici del Governo spagnolo di agire immediatamente, nel rispetto dell'indipendenza della magistratura spagnola, perché potesse essere accertata la verità, perché potessero essere iniziate subito delle indagini serie, concrete.

Venne immediatamente iscritto nel registro degli indagati il conducente del pullman, con l'accusa di omicidio plurimo colposo. Purtroppo, però, nelle settimane e nei mesi successivi l'istruttoria svolta dalle autorità spagnole si è arenata, tanto da arrivare, già nel novembre 2016, ad una richiesta di archiviazione. Immediatamente, la reazione delle famiglie delle ragazze coinvolte portò a chiedere di proseguire nelle indagini. Alla richiesta delle famiglie, attraverso i propri legali spagnoli, si unì, ovviamente, l'impegno del Governo italiano attraverso il nostro ambasciatore in Spagna proprio per rappresentare alle istituzioni spagnole l'esigenza di proseguire in quelle indagini, di arrivare ad accertare le responsabilità, di dare un nome al colpevole per la morte di sette ragazze.

Successivamente, proseguirono le indagini, senza portare a degli esiti concreti e, di nuovo, si giunse ad una richiesta di archiviazione, nel settembre del 2017. Io, allora, ebbi la possibilità di seguire direttamente, nel mio ruolo alla Presidenza del Consiglio, la vicenda. Con il Presidente Gentiloni, con il Governo di allora chiedemmo nuovamente che non si fermassero le indagini, che si proseguisse l'impegno per accertare la verità e ci fu un primo diniego, nel gennaio del 2018.

Fortunatamente, nel giugno dello scorso anno, nel giugno del 2018, la corte d'appello di Tarragona ha deciso di proseguire le indagini, concedendo ulteriori diciotto mesi per svolgere l'istruttoria. Purtroppo sono passati molti mesi da allora e sembra che niente sia stato fatto dalle autorità spagnole. Fortissima è la preoccupazione delle famiglie, che sono intervenute con i propri legali altre due volte per sollecitare una attività istruttoria più celere e, soprattutto, più seria da parte della magistratura spagnola.

La preoccupazione è alta perché nulla potrà restituire a quelle famiglie il sorriso delle proprie figlie, potrà consentire loro di parlare nuovamente con le proprie figlie, abbracciarle, magari, vederle sedute a pranzo la domenica a casa, però il minimo che possiamo fare per riconoscere dignità a quelle ragazze, per riconoscere il diritto alla giustizia alle loro famiglie è che venga accertata la verità, è che vengano accertate le responsabilità.

Io ho condiviso da vicino il dolore di quelle famiglie, perché insieme a loro ho atteso, qui in Italia, in aeroporto, il rientro dei corpi di quelle ragazze attraverso un aereo messo a disposizione dall'Aeronautica militare e vi posso garantire che è molto difficile stare accanto a quelle madri, a quei padri, ai fratelli, alle sorelle nel momento in cui aspettano che rientrino i corpi delle proprie figlie: sono ore che non passano mai e che sono, però, soltanto l'inizio di un dolore ancora più forte una volta che sono tornate a casa e che quelle famiglie devono tornare alla vita normale.

Io non metto in discussione, ovviamente, che tutti condividiamo, come abbiamo condiviso negli anni passati, l'impegno per l'accertamento della verità. Sono sicura che sia un impegno di tutte le forze politiche e che sia un impegno anche di questo Governo. Io non metto in discussione la solidarietà verso quelle famiglie, chiedo, però, cosa sta facendo concretamente questo Governo: se sta proseguendo o meno nell'impegno dei Governi Renzi e Gentiloni, perché, purtroppo, in questa vicenda ci sono molti punti che non tornano. Il conducente aveva, in un primo momento, dichiarato di essersi addormentato e, quindi, si era dichiarato responsabile, poi ha ritrattato e non è stato nemmeno interrogato, per un lunghissimo periodo, dalla magistratura spagnola. Non è chiaro se il pullman fosse in condizioni di viaggiare, se l'impianto frenante fosse in regola, non sappiamo se le misure di sicurezza passiva fossero idonee, non sappiamo in che condizioni fosse la segnaletica stradale, il manto stradale, perché l'istruttoria in Spagna non viene compiuta in modo approfondito, in modo serio. Sembra che ci sia una grande fretta da parte della magistratura spagnola, delle autorità spagnole, di chiudere questo caso, di farlo cadere nell'oblio, senza che venga accertata la verità, senza che venga accertata la responsabilità. Allora, il Governo italiano deve fare tutto quello che è in suo potere, nel rispetto della magistratura spagnola, perché questo non avvenga. Chiediamo passi concreti, chiediamo impegni seri, chiediamo un costante monitoraggio, impegno, attività di supporto alle famiglie da parte del Governo italiano.

Sono morte sette ragazze, quelle famiglie hanno un dolore che non si rimargina, però è come se avessimo perso, ciascuno di noi, una figlia o una sorella. Quello che è capitato a quelle ragazze poteva succedere a qualunque famiglia italiana: ciascuno di noi, personalmente, con un proprio fratello o una sorella, ha vissuto l'esperienza straordinaria dell'Erasmus, la possibilità di cercare di costruirsi non soltanto un bagaglio di competenze, un'esperienza culturale, ma, soprattutto, un'esperienza personale, umana, di condivisione con altri ragazzi e altre ragazze europei. Un progetto straordinario che coinvolge migliaia di studenti e studentesse italiani ogni anno, che non può diventare, però, l'occasione per una morte tragica e ingiustificabile.

Per riconoscere dignità a quelle ragazze abbiamo bisogno che venga riconosciuta giustizia a quelle famiglie, che venga accertata la verità per tutto il popolo italiano e lo chiediamo al Governo italiano: chiediamo al Governo italiano questo impegno costante, come se Elisa, Elena, Francesca, Lucrezia, Serena, Elisa fossero una nostra figlia, fossero una nostra sorella (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La Viceministra agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, ha facoltà di rispondere.

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Viceministra agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Io ringrazio l'onorevole Boschi e gli altri per aver presentato questa interpellanza che ci permette, effettivamente, di fare il punto sulla situazione.

E' infatti una questione che riguarda tutti noi e su cui la Farnesina sta lavorando da diverso tempo in stretto raccordo con l'ambasciata a Madrid e con il consolato generale a Barcellona. La Farnesina ha continuato a seguire con la massima attenzione gli sviluppi giudiziari della vicenda relativa al tragico incidente di Freginals, nel quale hanno perso la vita le sette studentesse italiane e che appunto si è verificato tre anni fa.

L'8 giugno 2018 la corte d'appello (Audiencia Territorial), accogliendo il ricorso presentato dai legali delle famiglie delle ragazze e dal procuratore avverso l'ultima decisione di archiviazione, ha revocato la decisione di archiviare l'istruttoria che era stata assunta dal tribunale n. 3 di Amposta il 19 settembre 2017. La corte d'appello ha ordinato il ripristino delle indagini e la proroga di 18 mesi dei termini di scadenza della fase istruttoria, volta a ottenere maggiori prove per quanto riguarda il processo e in particolare: 1) il verbale dell'ufficio di ispezione del lavoro sulla ditta da cui dipendeva l'autista alla guida dell'autobus nel quale viaggiavano le connazionali, utile a determinare eventuali responsabilità in caso di mancato rispetto della normativa vigente in termini di tempi di lavoro oppure di riposo dell'autista; 2) il secondo punto è un esame tecnico del veicolo finalizzato a verificare la versione dell'incidente fornita dall'autista, che ne aveva attribuito la responsabilità a un problema tecnico dei freni. In inadempimento della citata decisione della corte d'appello dell'8 giugno 2018, il giudice istruttore di Amposta ha dunque assegnato a un perito l'incarico della consulenza tecnica sul dispositivo frenante del veicolo e ha decretato una proroga di ulteriori 18 mesi dei termini di scadenza della fase istruttoria.

A fronte della lentezza degli sviluppi del procedimento penale, i legali delle famiglie delle sette vittime italiane, hanno presentato nel luglio 2018 e nel gennaio del 2019, due istanze volte ad accelerare l'iter processuale, cui è seguita un'ulteriore azione del procuratore tesa a sollecitare l'acquisizione delle ultime prove determinanti. Accogliendo tali istanze, il giudice istruttore di Amposta ha emanato solleciti formali diretti sia all'ufficio di ispezione del lavoro sia al perito. Al contempo è continuata l'azione italiana sulle autorità spagnole. Lo scorso 5 marzo, il console generale d'Italia a Barcellona ha incontrato il procuratore capo di Tarragona per sensibilizzarlo nuovamente circa l'importanza di giungere rapidamente a una conclusione del processo. In quell'occasione, il procuratore ha fatto presente che la riforma del codice penale in materia di imprudenza nella guida di veicoli a motore, ispirata anche dall'attivismo dei parenti delle vittime dell'incidente di Freginals ed entrata in vigore il 3 marzo scorso, introduce nuove fattispecie penalmente rilevanti e istituisce un apposito ufficio per i reati commessi alla guida. Un procuratore esperto della materia è stato assegnato anche al tribunale di Tortosa, dove avverrà il giudizio.

Da ultimo l'ambasciatore d'Italia a Madrid ha incontrato il procuratore a capo dell'unità specializzata in sicurezza stradale, responsabile a livello nazionale, per ribadirgli la forte aspettativa da parte italiana di un rapido svolgimento del processo. Il procuratore ha assicurato di avere acquisito gli atti processuali dal tribunale di Amposta al fine di comprendere i motivi del ritardo e sollecitare il passaggio alla fase successiva.

Dal punto di vista procedurale, una volta conclusa la fase istruttoria, si aprirà una fase intermedia, durante la quale si produrranno dinanzi al tribunale di Amposta gli atti di accusa e di difesa, in vista del dibattimento vero e proprio, che avverrà di fronte alla corte penale di Tortosa, sede del giudizio.

Il Governo, nel rispetto dell'autonomia della magistratura spagnola, continuerà a mantenere alta l'attenzione sul caso affinché venga accertata ogni eventuale responsabilità.

PRESIDENTE. L'onorevole Maria Elena Boschi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Grazie. Ringrazio la Viceministro per le informazioni che ci ha fornito questa mattina. Io credo che sia fondamentale mantenere l'impegno del Governo italiano proseguire nel percorso già iniziato. Noi sappiamo benissimo che non è un problema semplicemente di numero degli incidenti stradali. Sappiamo anche, per quanto riguarda il nostro impegno nella scorsa legislatura proprio nel nostro Paese, quanto sia rilevante il tema degli incidenti stradali: siamo intervenuti con una legge molto rigida proprio sull'omicidio stradale. Per questo motivo crediamo che il tema sia soprattutto politico nel rapporto con le istituzioni spagnole perché, non soltanto nei giorni in cui purtroppo ricordiamo tragicamente la scomparsa delle nostre connazionali ma durante tutto l'anno, possa proseguire l'attività di monitoraggio, verifica, moral suasion nei confronti delle autorità spagnole perché non possiamo dimenticare quelle sette ragazze. Dai banchi dell'opposizione noi continueremo a chiedere al Governo aggiornamenti, faremo attività di impulso, saremo attente sentinelle dell'impegno del nostro Governo a favore delle famiglie, accanto a quelle famiglie, a favore della verità, per l'accertamento della verità. Abbiamo bisogno di giustizia: lo dobbiamo a quelle sette ragazze ma lo dobbiamo a tutte le famiglie italiane che potrebbero trovarsi nella stessa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza volte a tutelare l'autonomia e la libera prosecuzione dell'attività delle associazioni impegnate contro la violenza di genere, con particolare riferimento alla vicenda che ha coinvolto la Casa delle donne di Pisa - n. 2-00295)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cenni ed altri n. 2-00295 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Cenni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. La vicenda su cui chiedo una risposta al Governo è una vicenda molto brutta in atto oramai da un anno a questa parte. Voglio sperare che il fatto che l'interpellanza urgente sia stata notificata al Ministero dell'Interno in data 8 marzo significhi qualcosa di positivo. Avrete visto che l'interpellanza è stata sottoscritta da moltissime colleghe, non tutte della stessa forza politica, e molte colleghe esponenti del Parlamento ma anche del Governo hanno preso parola sul fatto, compresa lei, Presidente Carfagna. La premessa purtroppo è la seguente: l'attuale assessore alla cultura del comune di Pisa, Andrea Buscemi, è stato riconosciuto dal tribunale di Firenze responsabile di stalking, anche se la sentenza emessa in data 30 maggio 2017, depositata il 25 agosto 2017, ha dichiarato di non dover procedere per estinzione del reato per prescrizione. La sentenza della corte d'appello di Firenze, infatti, ha condannato Buscemi al risarcimento dei danni a favore della parte civile oltre a rifondere alla parte civile le spese di difesa, cioè tutte le spese del primo processo e di quello d'appello. Nella sentenza sono descritti i fatti, cui facciamo riferimento, che hanno portato il giudice alla condanna: violenze fisiche, pedinamenti, continue telefonate, ricatti, pressioni, minacce e violenze fisiche alle vittime, che sono più di una, e ai testimoni. Quindi c'è abbondanza di prove testimoniali e documentali che rendono conto delle gravi violenze protratte per oltre quindici anni e rilevato chiaramente la condotta aggressiva del soggetto. A carico di Buscemi sono emesse anche misure cautelari di divieto di avvicinamento a due testimoni. Nella sentenza d'appello, infatti, è riportato: “L'istruttoria dibattimentale ha fatto emergere reiterati atti persecutori messi in atto dall'imputato” e ancora “l'imputato nel corso del procedimento penale si è reso responsabile di condotte di minacce ai danni di due testi per indurle a non testimoniare, a seguito delle quali il giudice per le indagini preliminari ha emesso un divieto di avvicinamento alle predette testi”.

L'11 gennaio 2019, quindi poco tempo fa, da quanto si apprende dalla stampa, la Cassazione ha rigettato il ricorso proposto da Andrea Buscemi, assessore alla cultura di Pisa, contro la sentenza di secondo grado che lo dichiarava responsabile del reato di stalking compiuto nei confronti della sua ex compagna a partire dal febbraio 2009 fino al novembre del 2009 e ha rinviato al giudice civile il giudizio riguardo al risarcimento del danno che il Buscemi dovrà riconoscere all'ex compagna. Sempre dai media si apprende che il 27 febbraio 2019 si è tenuta l'udienza del processo di primo grado che vede imputato il medesimo Buscemi.

Questa è la premessa. Contro la nomina di Andrea Buscemi ad assessore si sono mobilitati i cittadini, associazioni femminili, un ampio settore dell'opinione pubblica, non solo di Pisa ma in tutta Italia, e hanno preso posizione pubblica molte personalità politiche, di tutte le forze politiche, compresa la Ministra Bongiorno, quindi anche esponenti del Governo.

Tra le associazioni che hanno svolto un ruolo in questa protesta e chiesto le dimissioni di Buscemi c'è la Casa delle donne di Pisa. La Casa delle donne ha promosso numerose iniziative, raccolte di firme per sensibilizzare la cittadinanza e l'opinione pubblica su questa vicenda. La Casa delle donne è un'associazione femminile, un'associazione di promozione sociale senza scopo di lucro, fondata nel 1996 ma di fatto attiva fin dal 1990, impegnata da moltissimi anni sui diritti delle donne. La Casa è sostenuta dal lavoro volontario di moltissime donne, da tante cittadine, è uno spazio d'incontro aperto, di riflessione e di iniziativa culturale e politica dove ogni giorno vengono promosse iniziative e attività, soprattutto sul tema del contrasto alla violenza di genere, in ogni sua forma. La Casa delle donne è collegata alle reti regionali, a quelle nazionali: come sappiamo funziona in questo Paese l'attività di chi vuole impegnarsi su questi temi; ha una propria biblioteca, centri di documentazione ed è legata a tutte le altre case delle donne, ed è un punto di riferimento fondamentale anche per le informazioni, per i primi contatti delle donne che si trovano in questa situazione.

Il 17 luglio 2018 sono state consegnate al sindaco di Pisa, Michele Conti, 37 mila firme raccolte per chiedere le dimissioni di Andrea Buscemi, e il 31 luglio 2018 il consiglio comunale di Pisa ha respinto anche una mozione che chiedeva la sfiducia a questo assessore. Lo stesso Andrea Buscemi, che era già intervenuto pubblicamente contro la Casa delle donne, ha dichiarato pubblicamente sui media che se non verranno sostituiti gli attuali vertici della Casa delle donne il comune bloccherà i contributi previsti per l'attività sociale e il supporto logistico all'associazione; lo ha dichiarato pubblicamente. Ecco, il sindaco di Pisa, a mio avviso ed a quello degli interpellanti, ha tenuto fino ad oggi sulla vicenda un atteggiamento fin troppo neutro, non dando nessuna rassicurazione sulla garanzia e la permanenza dei contributi in essere, quindi ha dimostrato di non voler chiaramente affrontare la grave situazione. Aggiungo che purtroppo nei giorni scorsi alcune attiviste della Casa delle donne, dopo aver manifestato pacificamente sulla gravità della presenza in giunta di questo assessore, accusato di reato di stalking, sarebbero state identificate dalla polizia municipale e successivamente insultate e denigrate sui social media a causa della pubblicazione non autorizzata delle loro fotografie. Quindi loro hanno protestato, e in virtù di questo sono state anche insultate.

Ecco, io penso che questa sia una situazione non tollerabile in una democrazia moderna. Ho visitato personalmente il Centro donna, ho incontrato queste donne: vi garantisco che sono donne generose, impegnate quotidianamente, che credono nel loro lavoro e che sono un punto di riferimento per moltissime donne di quella comunità, un punto di riferimento di cui queste donne non possono, e io credo non debbano fare a meno. Quindi, questo per chiedere al Governo se non ritenga di dover assumere iniziative di competenza per tutelare l'autonomia di queste associazioni, delle associazioni impegnate contro la violenza, e garantire la piena e libera prosecuzione della loro attività, tutelando e rafforzando i presidi istituzionali a difesa dei diritti delle cittadine, e in questo specifico caso a tutela dei diritti delle donne vittime di stalking e di violenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La Viceministra agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, ha facoltà di rispondere.

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Viceministra agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Presidente, ringrazio per questa interpellanza, che appunto ci permette di chiarire una questione delicata ed importante. Io rispondo per conto del sottosegretario alle pari opportunità, l'onorevole Vincenzo Spadafora.

Il Governo tiene conto del fondamentale ruolo che rivestono le associazioni nelle azioni di prevenzione e contrasto alla violenza maschile sulle donne: infatti le coinvolge, queste associazioni, in ogni iniziativa che promuove e le finanzia per l'assistenza e il sostegno alle donne vittime di violenza. In particolar modo, le associazioni più rilevanti sulla tematica sono componenti in modo paritetico rispetto alle amministrazioni del comitato tecnico, un organismo tecnico di supporto alla cabina di regia del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020. Questo comitato tecnico è istituito con decreto del sottosegretario alle pari opportunità del 25 ottobre 2018.

Ciò premesso, la legge n. 119 del 2013 prevede per il sostegno e il potenziamento dei centri antiviolenza (CAV) e delle case rifugio (CR) l'attribuzione alle regioni di 10 milioni di euro circa annui, ed ulteriori 5 milioni di euro circa in virtù dell'incremento annuale per il triennio 2017-2019 disposto dall'articolo 1, comma 359, della legge n. 232 del 2016. La legge stessa prevede che il 33 per cento del totale venga destinato all'istituzione di nuovi centri antiviolenza e di nuove case rifugio, e il 67 per cento venga destinato a quelli esistenti, dotati dei requisiti descritti nell'intesa Stato-regioni del 27 novembre 2014. Le strutture dotate di tali requisiti sono rilevate dalle regioni, che ne danno comunicazione al Dipartimento.

La Casa delle donne di Pisa è inserita nell'elenco dei centri antiviolenza meritevoli di finanziamento, elaborato dalla regione Toscana e trasmesso al Dipartimento per le pari opportunità. Pertanto, l'attribuzione delle risorse alle associazioni che gestiscono i centri antiviolenza e le case rifugio non è rimessa alla volontà degli enti locali: questi ultimi sono tenuti, in ossequio al dettato normativo e alle linee di indirizzo del Dipartimento per le pari opportunità, a sostenere le attività delle associazioni che operano nelle strutture specializzate. È impedito loro dunque di escludere dal finanziamento sic et simpliciter le associazioni meritevoli di riceverlo.

Inoltre, deve evidenziarsi che il Dipartimento per le pari opportunità ha finanziato il progetto presentato dall'Associazione Casa delle donne di Pisa in risposta all'avviso per il sostegno ai centri antiviolenza e alle strutture pubbliche e private, finalizzato ad ampliare il numero di servizi offerti alle vittime la cui incolumità sia particolarmente a rischio, e per l'apertura di centri antiviolenza a carattere residenziale nelle aree dove è maggiore il gap tra la domanda e l'offerta (mi riferisco alla Gazzetta Ufficiale - 5ª serie speciale - Contratti pubblici n. 133 dell'11 novembre 2011). Tale procedimento amministrativo si è svolto nel periodo in cui era in corso l'attività giudiziaria citata nell'interpellanza, e tutte le attività previste sono state realizzate dall'Associazione.

La Casa delle donne di Pisa ha inoltre partecipato al bando pubblico del 2016 per il potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza e ai loro figli, e per il rafforzamento della rete dei servizi territoriali, senza tuttavia collocarsi in posizione utile in graduatoria per essere ammessa al finanziamento.

Preme sottolineare inoltre che l'Associazione Casa delle donne di Pisa aderisce alla rete D.i.Re., Donne in rete contro la violenza, rete che fa parte del comitato tecnico sopra citato e dei relativi gruppi di lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Susanna Cenni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

SUSANNA CENNI (PD). Presidente, no, non sono affatto soddisfatta della risposta alla mia interpellanza, e non lo sono fondamentalmente per una ragione: la Viceministra ha fatto un quadro degli attuali finanziamenti in essere a livello nazionale e regionale, di cui tutti noi siamo molto consapevoli; anche perché buona parte di queste risorse sono state stanziate dai Governi precedenti, quindi sono a noi piuttosto note e le abbiamo anche sostenute convintamente, la nascita di queste norme e lo stanziamento di queste risorse. Fra l'altro vorrei anche ricordare che, a proposito di quanto assunto anche nell'ultima legge di bilancio, ad oggi non mi risulta che ci sia ancora il decreto di riparto delle risorse destinate ai centri antiviolenza.

Va quindi benissimo e sono felice che il Governo confermi le risorse a disposizione, confermi soprattutto - lo ha fatto e di questo la ringrazio, Viceministra - la validità e l'autorevolezza del Centro donne di Pisa, riconosciuto come un operatore importante dentro la rete degli strumenti di cui in questo Paese disponiamo contro la violenza sulle donne.

Però c'è un tema politico a cui lei è completamente sfuggita, ha evitato accuratamente di rispondere, e il tema politico è che c'è un sindaco della Lega, il sindaco di Pisa, che ha ritenuto, nonostante tutte le cose che io ho puntualmente richiamato nella mia interrogazione, di nominare e mantenere l'assessore Buscemi nelle sue facoltà di assessore alla cultura, e soprattutto di non intervenire di fronte a minacce di revoca di contributi, che chiaramente non sono quelli del Governo, non quelli della regione, perché anche a livello regionale c'è un'attenzione molto grande all'attività di contrasto della violenza sulle donne ed anche di sostegno alla rete in essere.

Ma il tema è: il Governo attualmente in essere, il Governo Lega-MoVimento 5 Stelle, non ha niente da dire su questa vicenda? L'intervento che ha ritenuto di dover fare la Ministra Bongiorno è un intervento del tutto isolato dal resto delle voci presenti in questo Governo? So benissimo che non è facoltà del Governo intervenire sulle facoltà che un sindaco ha, nella sua autonomia, di nominare un assessore, di nominare in questa funzione qualsiasi persona - anche se credo tutti dobbiamo riconoscere l'inopportunità del mantenimento in carica, anche alla luce delle novità, che io ho richiamato, di queste settimane -, ma è abbastanza inaccettabile, anche alla luce di quello che sta avvenendo in queste settimane: la conferenza che si svolgerà a Verona nelle prossime settimane, la presa di parola molto spesso di esponenti di forze politiche del Governo con un linguaggio sicuramente non accettabile nei confronti delle donne, ci dicono che forse ci sarebbe davvero bisogno di prendere la parola con autorevolezza per fermare tutto questo, per ribadire che la violenza sulle donne si sconfigge in tanti modi, non solo con l'intervento, certo fondamentale, delle forze dell'ordine, ma facendo crescere in questo Paese una cultura del rispetto delle donne, una cultura che rispetta pienamente le relazioni fra gli uomini e le donne, e che mette al bando ogni forma di violenza sulle donne. Ecco, la vicenda di cui io ho riferito e su cui mi aspettavo qualche risposta purtroppo racconta tanto di ciò che non si sta facendo su questa vicenda, quindi non posso ritenermi soddisfatta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza per acquisire elementi circa le sostanze chimiche utilizzate o prodotte dagli impianti petroliferi, con particolare riferimento a quelli situati in Basilicata, nonché per attivare specifici controlli sullo stato delle acque e dei terreni circostanti- n. 2-00300)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cillis ed altri n. 2-00300 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Cillis se intenda illustrare la sua interpellanza.

LUCIANO CILLIS (M5S). Sì, Presidente, grazie.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO CILLIS (M5S). Signor Presidente, colleghi e colleghe, presento questa interpellanza con un dato allarmante: le estrazioni petrolifere che da ormai vent'anni interessano tutta la parte centrale della mia regione, la Basilicata, e che, grazie a questo Governo, se non fossimo corsi ai ripari, tramite il blocco delle nuove autorizzazioni, ad oggi, con tutte le istanze e le richieste di coltivazione presentate, sarebbero arrivate a coprire qualcosa come l'85 per cento dell'intero territorio regionale. Il dibattito sul problema delle estrazioni petrolifere è stato affrontato più volte negli ultimi anni, sia nell'opinione pubblica - e ricordiamo, a proposito, il referendum - sia in quest'Aula, dove però la discussione è quasi sempre stata incentrata su posizioni strumentali, ai soli ritorni economici e alla fiscalità generale e mai su quelli che erano i veri effetti costi-benefici per la popolazione dal punto di vista sociale, sanitario ed ambientale.

Ebbene, signor Presidente, colleghi e colleghe, voglio portare alla vostra attenzione solo alcuni dati che probabilmente non conoscete. Il petrolio lucano, ammesso che si riuscisse ad estrarlo tutto, rappresenterebbe, al massimo, il 7 per cento del fabbisogno nazionale, quindi sfatiamo questa fake news, che è stata fatta circolare, per la quale le estrazioni in Basilicata avrebbero ridotto drasticamente, se non eliminato, le nostre importazioni di greggio da Paesi esteri. La nostra autonomia energetica durerebbe, al massimo, qualche mese.

Il petrolio lucano ha inciso, con le sue royalties, al massimo per il 2-3 per cento sul bilancio della Basilicata, avendo però un effetto drogante sui conti pubblici regionali. Il centrosinistra lucano che ha governato negli ultimi vent'anni ha usato quelle royalties a mo' di bancomat, per ripianare i buchi di bilancio ora della sanità ora di qualche comune in difficoltà, per non parlare poi delle somme future da incassare, previste e portate a bilancio con stime evidentemente approssimative per quantitativi e per quotazione di valore per il barile di greggio.

Il petrolio lucano è stato usato per la spesa corrente, quindi, come più volte evidenziato anche dalla Corte dei conti, venendo meno a quelli che erano gli impegni presi nel 1998, cioè che i fondi derivanti da queste benedette royalties dovessero essere utilizzati per le mitigazioni ambientali e per il ristoro dei territori interessati. Credo che, a tal proposito, sarebbe davvero interessante fare una seria indagine conoscitiva per capire come sono stati spesi dalla regione Basilicata e dai comuni 1 miliardo e 300 milioni di euro circa, come sono stati riportati i fondi, con quali criteri, e per quali tipologie di opere sono stati utilizzati, quali e quanti e di chi erano i progetti che sono stati finanziati, fino ad arrivare a chi materialmente ha eseguito i lavori.

Il petrolio lucano è stato amaro, per il fatto che da quando viene estratto, a differenza del Brent, che è molto più fluido, è fangoso, viscoso, quindi, per poter essere trasportato dalla Val d'Agri alla raffineria di Taranto tramite un oleodotto, ha bisogno di una pre-raffinazione in loco - presso i centri oli di Viggiano e prossimamente anche di Corleto Perticara - che lo renda più fluido. Questo cosiddetto processo di raffinazione ha per effetto il rilascio in atmosfera, attraverso la fiamma delle torri, di tutte quelle sostanze che non si riesce ad eliminare. Ve ne cito soltanto una, probabilmente la più pericolosa: l'idrogeno solforato, che, se presente in atmosfera in quantitativi superiori a una certa soglia, può essere addirittura letale per gli animali e per gli uomini. Il centro oli di Viggiano, qualche giorno fa, come ironicamente titolava una testata locale, ha festeggiato il suo centesimo non incidente. Avete capito bene: non incidente, perché dovete sapere che in questi anni il controllore e il controllato, in quell'impianto industriale, sono stati sempre lo stesso soggetto, pertanto, per avere notizie quando accade un incidente o, come viene dichiarato dalle compagnie petrolifere, un'anomalia, bisogna aspettare del tempo e poi andare a cercare i dati sui loro siti web.

Il petrolio lucano, quando viene estratto e pre-raffinato, produce ingenti quantitativi di fanghi e fluidi di scarto, che debbono essere trattati e smaltiti. In Val d'Agri, per diversi anni, per lo smaltimento è stato utilizzato un pozzo improduttivo nel comune di Montemurro, mediante la cosiddetta re-iniezione. In pratica, tonnellate di materiali sono stati sparati nel sottosuolo ad alta pressione. Nessuno può certificare la sicurezza di tale pratica, che non ci siano perdite; pertanto è del tutto evidente che questo tipo di attività può mettere in serio pericolo una zona molto ricca di acque di strato e di profondità.

Il petrolio lucano, dicevamo, viene estratto anche mediante l'utilizzo di sostanze chimiche, delle quali non si conoscono le caratteristiche. Esse vengono utilizzate per facilitare le perforazioni nel terreno, in particolare degli strati rocciosi. E siccome di pozzi in Basilicata ne sono stati perforati oltre cinquecento, la nostra paura è che il sottosuolo lucano possa essere stato compromesso in modo molto pesante. È qui che entra in gioco il regolamento europeo per la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche, in inglese registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals, da cui l'acronimo REACH. Cito il testo con cui veniva pubblicizzato dalla Comunità europea questo documento: “Tutto ha avuto inizio dagli orsi polari, quando circa quindici anni fa si scoprì che nel loro fegato erano presenti sostanze chimiche tossiche provenienti da prodotti delle industrie che erano arrivate fino al Polo Nord”. Pare che siano stati proprio quegli orsi a convincere l'Europa a correre ai ripari, e così nel 2006 è nato il regolamento REACH, quasi mille pagine, probabilmente il provvedimento europeo più complesso mai varato.

Impone che tutte le sostanze chimiche prodotte e portate in Europa vengano registrate in un archivio di ogni sostanza. Le aziende devono documentare le caratteristiche di ognuna, le applicazioni e soprattutto i rischi, e se gli studi di laboratorio non esistono devono farli a spese proprie. Un lavoro gigantesco che è terminato nel 2018; grazie a questo regolamento, le autorità europee possono limitare l'uso di sostanze rischiose e, se è il caso, proibirle.

Ebbene, signor Presidente, colleghi e colleghe, per tutte queste considerazioni, il sottoscritto e gli altri colleghi hanno voluto presentare questa interpellanza per sapere, relativamente agli agenti chimici usati per le estrazioni in Basilicata, quali siano la situazione allo stato dell'arte.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, grazie agli onorevoli interpellanti. Con riferimento alle questioni poste si segnala, innanzitutto, che le stesse richiamano, in parte, una complessa problematica ambientale relativa al Centro Oli Val d'Agri di Viggiano, già seguita ovviamente dal Ministero dell'ambiente dopo gli eventi del 2016 che portarono al sequestro preventivo, da parte dell'autorità giudiziaria, di una parte degli impianti del COVA e del pozzo di re-iniezione Costa Molina 2. In quella stessa occasione, il Ministero aveva segnalato ad ARPAB l'esigenza di mettere in atto un monitoraggio mirato a rilevare l'eventuale presenza nelle acque anche di composti chimici connessi con il processo di separazione trifasica del greggio.

Per quanto concerne più in particolare gli additivi utilizzati nel corso delle perforazioni petrolifere in Basilicata, si ritiene opportuno evidenziare, innanzitutto, il quadro normativo di riferimento. Ai sensi della direttiva 2008/98/CE, come recepita dal decreto legislativo n. 152 del 2006, all'articolo 185, i rifiuti provenienti dalla prospezione, dall'estrazione, dal trattamento e dell'ammasso delle risorse minerali o dallo sfruttamento delle cave non rientrano nel campo di applicazione della normativa ambientale, poiché regolati da altre disposizioni normative. Per tali tipologie di rifiuti occorre, infatti, fare riferimento alla direttiva 2006/21/CE, relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive, come recepita dal decreto legislativo 30 maggio 2008 n. 117. Tale decreto stabilisce, in merito alle tipologie di rifiuti in questione, precisa indicazione riguardo il divieto di abbandono, di scarico, di deposito e smaltimento incontrollato sul suolo, nel suolo e nelle acque superficiali e sotterranee. Viene, inoltre, stabilito che il deposito dei rifiuti avvenga in strutture opportunamente predisposte, a specifiche condizioni che sono oggetto di autorizzazione rilasciata dall'autorità competente, mediante lo svolgimento delle medesime procedure previste per il titolo di legittimazione mineraria.

Il medesimo decreto, il n. 117 del 2008 prevede, altresì, l'obbligo per il gestore di predisporre, oltre a un piano di sicurezza, anche un piano di gestione che contenga, tra l'altro, la caratterizzazione dei rifiuti di estrazione e una stima del quantitativo totale dei rifiuti di estrazione che verranno prodotti nella fase operativa, nonché la descrizione delle operazioni che producono tali rifiuti e degli eventuali trattamenti successivi a cui questi sono sottoposti. Ai sensi del predetto decreto spetta, infine, alle agenzie regionali di protezione ambientale territorialmente competenti di verificare che l'operatore abbia adottato le misure necessarie per rispettare le normative vigenti in materia di ambiente.

Per quanto concerne gli adempimenti relativi alle schede di sicurezza previste dall'articolo 31 del regolamento REACH, i dettagli informativi o lo schema di tali schede sono indicati nell'allegato II al regolamento medesimo, recentemente aggiornato. Il predetto articolo stabilisce che i fornitori di sostanze o di miscele classificate come pericolose devono trasmettere gratuitamente al destinatario immediatamente a valle le relative schede di sicurezza, contenenti una serie di informazioni sulle caratteristiche di pericolo delle sostanze o delle miscele o sulle misure atte a prevenire i rischi per la salute umana e per l'ambiente negli scenari di uso previsti.

Ai sensi dell'articolo 35 del Regolamento REACH, i datori di lavoro sono tenuti, inoltre, a dare accesso, ai lavoratori e ai loro rappresentanti, alle informazioni contenute nelle schede di sicurezza. Ciascun fabbricante, importatore, utilizzatore a valle o distributore, ai sensi dell'articolo 36, ha peraltro l'obbligo di conservare le informazioni relative alle schede di sicurezza per almeno dieci anni e di renderle disponibili, su richiesta, alle autorità nazionali competenti e all'Agenzia europea per le sostanze chimiche.

Atteso quanto esposto con riferimento al caso in esame, tenuto conto che non risulta che la normativa vigente preveda l'utilizzo di sostanze chimiche coperte da segreto industriale per le attività di trivellazione ed estrazione petrolifera, qualora nei siti interessati da tali attività siano utilizzate sostanze classificate come pericolose, le relative schede di sicurezza devono essere conservate dai datori di lavoro ed essere rese accessibili ai lavoratori operanti negli impianti, oltre che alle autorità responsabili dei controlli ufficiali, effettuati, nel caso specifico, in base all'accordo adottato in sede di Conferenza Stato-regioni il 29 ottobre 2009.

Si richiama, infine, la disciplina sanzionatoria, stabilita dal decreto legislativo n. 133 del 2009, per la mancata osservanza delle disposizioni previste dal REACH in materia di informazioni lungo la catena di approvvigionamento.

Da ultimo, si segnala che gli impianti di estrazione siti nella regione Basilicata sono soggetti ad AIA e a VIA regionale. A tal proposito, la regione ha fatto presente che la documentazione tecnica presentata ai fini istruttori in tali procedure reca riferimenti alle composizioni dei fanghi e alla modalità di gestione e smaltimento. Più nello specifico, l'amministrazione regionale ha segnalato che le sole acque di processo derivanti dalla trattazione dell'olio sono in parte destinate alla re-iniezione in unità geologiche profonde, mediante il pozzo Costa Molina 2, mentre i fanghi prodotti dall'impianti di trattamento acqua di strato devono essere smaltiti, a norma di legge, come rifiuto, in discariche autorizzate. L'impianto di trattamento delle acque di processo è stato allestito in funzione della re-iniezione in unità geologica profonda delle acque di strato, associate al greggio e da esso separate.

Nel provvedimento di modifica non sostanziale dell'AIA, di cui al DGR n. 627/2011, è stato autorizzato il prosieguo dell'attività di scarico in unità geologiche profonde delle acque di strato, mediante il pozzo Costa Molina 2 con prescrizioni poste in capo alla società ENI. In particolare, la prescrizione 7 prevede che, ai fini della caratterizzazione delle sostanze additive impiegate, il gestore deve trasmettere entro trenta giorni dal rilascio del predetto provvedimento e, successivamente, con periodicità annuale, alla regione Basilicata, alla provincia di Potenza, all'ARPAB, all'azienda sanitaria di Potenza (ASP), ai comuni interessati, all'Osservatorio ambientale Val d'Agri una dettagliata relazione tecnica dalla quale risultino: a) l'elenco delle sostanze additive utilizzate – formula e denominazione secondo la nomenclatura chimica e specificazione del principio attivo –, accompagnate dalle schede tecniche di sicurezza; b) la concentrazione delle sostanze utilizzate nelle acque di strato, valutata su un numero significativo e rappresentativo di determinazioni analitiche; c) le informazioni dei corrispondenti prodotti commerciali, che potranno anche essere modificati nell'arco di validità dell'autorizzazione, purché rimangano inalterate le sostanze additive e i principi attivi.

Alla luce delle informazioni esposte, si rassicura dunque che le problematiche rappresentate sono tenute in debita considerazione dal Ministero dell'Ambiente, il quale ha provveduto, e provvederà per il futuro, alle attività e valutazioni di competenza in materia, con il massimo grado di attenzione, e a svolgere un'attività di monitoraggio, tenendosi informato anche attraverso gli altri enti istituzionali competenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Cillis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCIANO CILLIS (M5S). Ringrazio il sottosegretario Micillo, per aver colto compiutamente le nostre ragioni rispetto alla delicata questione delle sostanze chimiche usate nelle estrazioni petrolifere che, in quest'Aula, stiamo ponendo all'attenzione del Governo. Voglio interpretare questa sua risposta come un segnale di grande attenzione alla problematica. Vorrei anche aggiungere che apprezzo in modo particolare la parte della sua risposta che mette, una volta per tutte, la parola fine alla questione del segreto industriale, che era diventata l'ostacolo insormontabile per i cittadini e le associazioni ogni volta che venivano richieste spiegazioni in merito alle sostanze chimiche utilizzate. Allo stesso modo, apprezzo il fatto che siano diversi i soggetti pubblici a cui la compagnia petrolifera deve comunicare, entro trenta giorni dal rilascio del provvedimento autorizzativo e, successivamente, con cadenza annuale, i dati relativi ai prodotti chimici usati.

Di parole su questo argomento, fino ad oggi, ne sono state dette tante, adesso tocca a noi passare ai fatti concreti, continuando a mantenere alta la nostra attenzione.

Pertanto, mi ritengo molto soddisfatto della risposta data.

(Intendimenti del Governo in merito all'ipotesi del cosiddetto “scorporo” della rete di Telecom Italia - n. 2-00185)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Boccia ed altri n. 2-00185 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Boccia se intenda illustrare la sua interpellanza.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Grazie, Presidente. L'interpellanza che il Partito Democratico ha presentato il 20 novembre è un'interpellanza che necessita, signor sottosegretario, di un'illustrazione integrata. Sono passati quattro mesi, due dei quali per responsabilità del Governo, perché, tra la legge di bilancio e richieste di rinvii, eravamo arrivati alla fine del mese di gennaio. Poi, oggettivamente, ci sono stati dei cambiamenti del contesto che sto per illustrare e abbiamo voluto aspettare, con grande senso di responsabilità, che ci fossero alcune evoluzioni, rispetto alle quali chiediamo al Governo, al Ministero per lo sviluppo economico - è oggi qui in Aula il sottosegretario Cioffi - intanto di risponderci ad alcuni quesiti molto semplici e molto chiari. Signor sottosegretario, vogliamo capire, una volta per tutte, qual è la posizione del Governo sullo scorporo, scorporo sì o scorporo no.

Vorremmo una risposta chiara, semplice, non articolata, perché è dallo scorporo che partì il Governo nelle prime roboanti dichiarazioni di alcuni mesi fa, quando riteneva di approcciare ad un mercato complesso come quello che noi abbiamo rappresentato in questa interpellanza, raccontando l'idea di un progetto industriale che, però, mai nessuno ha conosciuto in Italia. Ovviamente, sto parlando della posizione del Governo rispetto all'attivazione di Cassa depositi e prestiti sul tema scorporo della rete. Noi riteniamo di avere capito, e con noi gli italiani, e con noi i lavoratori di Tim, e con noi, immagino, presumo, non vogliamo tirare per la giacca l'attuale management di Tim, che lo scorporo non sia più una priorità del Governo Lega-MoVimento 5 Stelle.

Vorremmo, però, essere confortati da questa valutazione. Se scorporo non è, allora è rete unica; se è rete unica, vorremmo capire, signor sottosegretario, quali sono i prossimi passi, perché non le sembrerà strano se il principale partito d'opposizione chiede al Governo di essere chiaro in Parlamento su quale debba essere il ruolo di Cassa depositi e prestiti in questa fase delicata e strategica nel tentativo di mettere insieme gli azionisti. Azionisti che hanno messo in evidenza, in questi ultimi mesi, più un tasso di litigiosità che un tasso di lungimiranza rispetto alle strategie industriali del primo gruppo italiano. E, siccome le quote di Cassa depositi e prestiti in Tim sono aumentate, vorrei capire qual è la visione del Governo, perché, francamente, noi non siamo riusciti a decifrarla.

Infatti, se la decisione del Governo fosse quella, sbagliatissima e grave, di sostenere un azionista anziché un altro, o viceversa, noi ci ritroveremmo alla vigilia di una guerra senza frontiere, non solo perché i protagonisti sono americani e francesi, che avrebbe un unico loser: non solo l'Italia, non solo l'azienda, ma i 50 mila lavoratori di Tim, che pretendono chiarezza. Abbiamo la sensazione, signor sottosegretario, che la vicenda o sia sottovalutata o sia, addirittura, ignorata. Oggi è il 22 marzo 2019: il valore delle azioni Tim nel 2018 era superiore ad oggi del 32 per cento. Se poi prendiamo il valore del titolo intorno alla fine di aprile del 2018, il calo è stato superiore al 40 per cento. L'azienda oggi ha un valore per azione di 0,52, questa mattina questo è il valore, e i ricavi del 2018 si sono chiusi a 19 miliardi, un pochino di più, 19,1, con un calo del 3,6 per cento. Il risultato negativo è stato di 1,4 miliardi, l'indebitamento è di 25 miliardi e il dividendo per le azioni ordinarie, alle quali dovremmo tenere tutti, soprattutto quelle di piccolissimi azionisti, è stato pari a zero. L'unica luce in questo quadro è la serietà e il rigore con cui ha approcciato il nuovo amministratore delegato Gubitosi, che ha presentato un piano industriale che sarebbe sostenibile, se noi, però, qui in Parlamento, capissimo qual è la posizione del Governo, perché, francamente, non l'abbiamo capita. Rame, fibra ottica, fibra ultraveloce, 5G, satelliti, sono le tecnologie che caratterizzano il tempo delle imprese che un tempo chiamavamo delle telecomunicazioni nel mondo del capitalismo digitale.

Le nuove infrastrutture, però, signor sottosegretario, non cancellano le vecchie infrastrutture, come lei sa; e, mentre i clienti si adeguano, chi facilmente, chi meno facilmente, chi usa la fibra ottica, chi il rame, chi l'ADSL, chi scopre la fibra ultraveloce, ogni tanto ci sono sperimentazioni sul 5G, l'azienda, in questo grande caos irrisolto rispetto alle strategie che, in realtà, il Governo dovrebbe avere e non ci è dato conoscere e non ci è dato sapere, l'azienda deve vivere in una coesistenza di reti diverse che, ovviamente, genera maggiori costi. Le svalutazioni continuano, questo riguarda tutte le imprese di questo settore. L'unica certezza, però, che abbiamo è che, mentre Vodafone fa un accordo con i cinesi di Huawey sul 5G, noi vorremmo capire che idee ha il nostro Governo rispetto al 5G. E anche qui buio fitto, nel senso che gli ultimi lampi venuti fuori dal Ministero dello sviluppo economico, dai due Vicepremier, accompagnati, immancabilmente, dal Premier, è che avremmo scorporato la rete e che, poi, qualcosa sarebbe successo.

Quindi, tornando alla chiusura dell'illustrazione modificata e integrata, spero, mi auguro che possa avere la sensibilità per integrare anche lei la risposta rispetto a quella che spero che gli uffici non abbiano scritto quattro mesi fa, altrimenti le confesso che ci arrabbieremmo, perché noi per mesi abbiamo aspettato la risposta, poi sono cambiati il contesto e il clima nel Paese; a quel punto abbiamo aspettato noi, per evitare che questo confronto, che avviene oggi in Parlamento, potesse decretare ulteriori problemi al titolo. Ora, però, non potevamo più rinviare, perché l'assemblea dei soci di Tim è prevista per il 29 prossimo. Aggiungo, per completare l'illustrazione, che la SEC, alla fine del gennaio 2019, ha rilasciato un file contenente informazioni rilevanti che aiutano a comprendere meglio le dinamiche finanziarie che sono alla base, probabilmente, dell'attuale scontro tra francesi e americani. Il problema, signor sottosegretario, è che questo scontro avviene sulla nostra testa e noi non pensiamo che sia sufficiente dare una delega in bianco al management della Cassa depositi e prestiti. Il Parlamento è pronto, ne parlo dai banchi dell'opposizione, per affrontare il tema, per affrontare ipotesi di un disegno industriale condiviso, per affrontare anche, se fosse necessario, sulla base di una rete unica figlia dell'acquisizione di Open Fiber, che potrebbe avvenire secondo le valutazioni che sono emerse, il Parlamento potrebbe essere chiamato anche a discutere e a dibattere di un possibile piano tariffario, ma non è l'opposizione che vi deve dare queste idee.

Dovreste essere voi a venire qui ad indicare ed indicarci la rotta, che è legata non tanto al futuro di una delle più grandi aziende, di un'azienda storica del nostro Paese, ma è connessa ad una visione che il Governo non può non avere di quell'azienda e degli azionisti che in questo momento provano a fare i loro interessi rispetto ad un capitalismo digitale che ci costringe a fare delle scelte molto chiare. Signor sottosegretario, io mi auguro che la sua risposta ci consenta di costruire un dibattito in Parlamento a breve.

L'ultimissima domanda che le faccio è sul vertice e mi riferisco all'amministratore delegato, in particolar modo, di Cassa depositi e prestiti. Noi speriamo che voi abbiate responsabilizzato dei civil servant e che lavorino in queste ore per costruire la pace, perché se in quell'azienda prevarrà la pace, probabilmente in Parlamento riusciremo a fare un dibattito, con - spero - la regia del Governo, sulle strategie industriali del settore, di TIM e, più in generale, dell'industria italiana; se non dovesse essere in grado questo management di creare le condizioni per una pace - glielo voglio dire oggi per la prossima settimana -, noi verremo qui a chiedervi di assumervi le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Andrea Cioffi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA CIOFFI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Articolerò la risposta in due fasi: la prima fase un po' più tecnica, mentre poi proverò ad esprimere qualche considerazione, magari di carattere un pochino più politico.

Ringrazio gli onorevoli interpellanti che propongono delle questioni che da oltre vent'anni impegnano queste aule e non solo. Con riferimento al primo quesito posto, mi limito a formulare brevi considerazioni. Il Governo non interviene su vicende che riguardano gruppi imprenditoriali quotati su listini azionari, né tantomeno in ambiti di mercato che riguardano scelte di strategia industriale di società quotate.

Ciò premesso, vengo al secondo quesito posto dagli interpellanti. Per affrontare questo quesito ritengo opportuno formulare alcune brevi e doverose premesse di carattere metodologico. Privatizzazione, liberalizzazione, deregolazione sono state le parole d'ordine che hanno caratterizzato la disciplina regolamentare degli ultimi venticinque anni del settore delle telecomunicazioni in Europa e, in particolare, in Italia. Nondimeno, l'esperienza concretamente registratasi non può non condurre a sviluppare una riflessione su quanto una dotazione infrastrutturale delle reti digitali efficiente e moderna risulti condizione necessaria per realizzare una smart mission e garantire, quindi, un accesso alle reti equo, trasparente e non discriminatorio a cittadini e imprese. Ciò nell'obiettivo di facilitare l'utilizzo di quegli strumenti di accesso a dette risorse tecnologiche, che rendono possibile lo sviluppo economico e produttivo del Paese e il dispiegarsi della vita sociale ed associata.

Considerando, quindi, la rilevanza strategica dell'interesse pubblico allo sviluppo tecnologico delle infrastrutture per l'integrazione sociale, economica, politica dell'intero sistema Paese e al recupero di quel ritardo digitale di cui il nostro Paese soffre, si spiega l'attenzione di questo Governo a creare le condizioni regolamentari per la realizzazione di un soggetto giuridico incaricato alla gestione delle infrastrutture di rete di comunicazione elettronica. È, dunque, in questo solco che va collocato l'articolo 23-ter della legge 17 dicembre 2018, n. 136, il cosiddetto decreto fiscale, di cui si chiede conto.

Nello specifico, l'articolo 23-ter intende rafforzare i poteri dell'AGCOM previsti dal codice delle comunicazioni elettroniche, normativa di riferimento delle pertinenti direttive comunitarie di settore in materia di separazione funzionale (articolo 50-bis) e volontaria dei beni relativi alle reti di accesso da parte di un impresa verticalmente integrata (articolo 50-ter). La norma in questione prevede che l'AGCOM possa indicare, nell'ambito del procedimento di imposizione, mantenimento, modifica o revoca degli obblighi previsti dal codice delle comunicazioni elettroniche, uno schema di eventuale aggregazione volontaria in un soggetto giuridico non verticalmente integrato e wholesale, appartenente a una proprietà diversa o sotto controllo di terzi indipendenti, ossia diversa da operatori di rete verticalmente integrati. Ciò al fine di massimizzare lo sviluppo di investimenti efficienti in infrastrutture nuove ed avanzate a banda ultralarga, con le migliori tecnologie disponibili in grado di fornire connessioni stabili, anche tenuto conto delle possibili inefficienze derivanti dall'eventuale duplicazione degli investimenti.

Il citato articolo prevede, inoltre, che l'AGCOM, nell'imporre, modificare o revocare gli obblighi, determina adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito, tenendo conto anche del costo storico degli investimenti effettuati in relazione alle reti di accesso trasferite, della forza lavoro dei soggetti giuridici coinvolti e delle migliori pratiche regolatorie europee e nazionali adottate in altri servizi e industrie a rete.

La richiamata norma rispetta, inoltre, i principi europei che presiedono al settore delle comunicazioni elettroniche. Al riguardo, si specifica che l'Agenda digitale europea, di cui al COM (2010) 245 del 19 maggio 2010, Agenda 2020, pone l'obiettivo di accelerare la diffusione dell'Internet ad alta velocità e sfruttare i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese, assicurando la copertura dell'85 per cento della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi ad alta velocità pari o superiore ai 100 megabit, garantendo, al contempo, al cento per cento dei cittadini l'accesso a Internet con almeno 30 megabit.

Occorre, inoltre, menzionare il nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea lo scorso 17 dicembre, che stabilisce il perseguimento di un cruciale obiettivo in materia di connettività in aggiunta ai tre obiettivi principali già fissati dalle direttive di settore che, in sintesi, consistono innanzitutto nella promozione della concorrenza, del mercato interno, nonché degli interessi degli utenti finali; secondo, nell'accesso generalizzato alle reti ad altissima velocità; terzo, nell'ampia diffusione delle stesse per tutti i cittadini e le imprese dell'Unione; quarto, nella concorrenza effettiva ed equa; quinto, e non ultimo in ordine di importanza, nell'innovazione aperta.

La norma descritta intende, pertanto, premiare il modello di operatore wholesale only per favorire il raggiungimento degli obiettivi di copertura ultrabroadband dell'Unione europea e creare le condizioni per rendere sostenibile la realizzazione in Italia di una rete avanzata a banda ultralarga per realizzare, finalmente, quell'autostrada digitale necessaria allo sviluppo del Paese.

In merito alle cose che lei chiedeva sulla modifica del valore azionario, essendo, come ho già detto, una società quotata, sono argomenti, come lei sa, da trattare con estrema delicatezza, su cui il Governo interviene in punta di piedi, come è giusto che sia, perché, purtroppo, la situazione di TIM è una situazione che viene da una lunga storia, con i numeri che lei stesso ha riportato, dall'epoca della prima privatizzazione, che non è stato qualcosa che ha fatto bene al Paese, questo la storia ce lo ricorda; ci ricordiamo anche quali furono gli attori di quella privatizzazione, della prima e della seconda, con scalate al debito. Quindi, la storia tutti la conosciamo e bisogna stare molto attenti. Quello che dobbiamo fare, come ho detto, è fare in modo che gli obiettivi di massimizzare la possibilità per cittadini e imprese di avere un livello di accesso alla banda ultralarga elevato siano raggiunti.

La vicenda non è né sottovalutata né ignorata, ma è molto all'attenzione del Governo. Non c'è bisogno, a volte, di parlare per dimostrare che si sta lavorando su un tema: si può lavorare anche in silenzio.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Presidente, potrei dichiararmi soddisfatto se avessi ricevuto una risposta. Non abbiamo ricevuto una risposta e trovo gravi le sue valutazioni, signor sottosegretario, mi creda. Le cose che lei ha letto sono scritte sull'acqua: glielo dico con grande franchezza. Lei non può dire che entrate in punta di piedi, intanto perché lo stile della ballerina non vi si addice, in quanto avete un rapporto con i mercati finanziari che, normalmente, è da elefante che entra nella cristalleria. Tuttavia, su TIM decide Cassa depositi e prestiti: Cassa depositi e prestiti non la guidiamo noi, signor sottosegretario, la guidate voi e le indicazioni gliele date voi.

Noi vogliamo sapere, in questo momento, se da qui al 29, siete in grado di indicare una rotta industriale e se, sulla base di quella rotta, l'amministratore delegato di Cassa è in grado di pacificare la condizione che caratterizza il rapporto tra i principali azionisti che, come è noto, sono francesi e americani. Se questo non accadrà, lei, per conto del Governo, si sta assumendo una grande responsabilità: vi richiameremo, infatti, qui tra dieci giorni e ne risponderete. Chiederemo la testa dei responsabili di questo pasticcio, se dovesse avvenire; e non torni indietro, perché negli anni a cui lei faceva riferimento molti dei protagonisti che le stanno parlando erano presi, per così dire, dai banchi universitari.

Quindi, non ci venga a raccontare la storia. Questo non è un dibattito sulla storia economica del Paese. Parliamo del presente e del futuro e noi vogliamo capire: non io ho annunciato lo scorporo, ma l'ha annunciato il Ministro Di Maio, urbi et orbi. Poi abbiamo capito, da quello che leggiamo, da quello che percepiamo, dal rigoroso piano industriale presentato dall'attuale amministratore delegato, Gubitosi che si potrebbe andare verso la rete unica: bene, siamo tutti d'accordo. Vogliamo parlare di industria a questo punto, vogliamo parlare di strategie industriali? Poiché abbiamo la sensazione che il Governo su questo tema giri la testa dall'altra parte, vogliamo capire, visto il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti. Guardi, noi non ne avremmo fatto interpellanze se CDP non fosse stata coinvolta: sarebbe stato un tema come tanti altri da capitalismo puro. Ma, poiché è dentro CDP, con chi dobbiamo parlare per capire cosa sta accadendo, se non con il Governo italiano?

E le stiamo dicendo - la prego di riferirlo al Ministro Di Maio - che, sulla base di un piano, di una indicazione di rotta industriale che tocca al Parlamento, a questo punto, provare ad indicare e che non riguarda TIM, riguarda il comparto, riguarda le reti, riguarda il passaggio dal passato al futuro - non venite qui a dirci che cos'è la fibra ultraveloce: lo sappiamo – vogliamo capire, rispetto al 5G, se lasciamo la partita tutta nelle mani di gruppi multinazionali stranieri o se noi giochiamo, se entriamo in campo oppure no. E se nessuna delle nostre aziende entra in campo, noi perdiamo quello slot. Vogliamo capire che cosa avete in mente, che idee avete.

Infine, una riflessione che avevamo già fatto, come gruppo del Partito Democratico, per altre vicende, però gliela rinnovo. Questa vicenda di TIM conferma ancora una volta che gli amministratori delegati delle grandi imprese - mi riferisco ovviamente a Cassa, non a TIM, che è un'azienda privata, ma mi riferisco a tutti gli altri che in questo momento stanno facendo scelte strategiche rispetto alle posizioni del nostro Paese - devono essere premiati rispetto agli investimenti strategici e rispetto ai risultati che ottengono sul lungo termine. Se io penso, cioè, tornando anche a TIM, quanti amministratori delegati sono stati premiati per il brevissimo termine, e noi ci ritroviamo oggi a dover fare un'interpellanza urgente al Governo, che ha deciso di non risponderci, sbagliando, perché sarà chiamato a rispondere. Io spero di non rivederla più sul tema e mi auguro di rivederla su altri dossier. Ma se ci dovessimo rivedere è perché è andata male, e io spero che non sia così. Io spero che il Governo possa proporre alle opposizioni un'idea di sviluppo industriale di questo comparto basato sulla rete unica, e su una rete unica che diventa oggetto di una discussione industriale molto concreta.

Non abbiamo ottenuto risposte; le preannunciamo che, nel caso in cui tale vicenda dovesse finire in conflitto e, quindi, senza un accordo di pace, noi porteremo in Parlamento il tema e vi chiederemo conto di questo, ne chiederemo conto soprattutto al Governo e diventerà inevitabile, per voi, assumervi, a quel punto, la responsabilità. Non dimenticate che stiamo parlando di un gruppo che ha 50 mila prestatori d'opera, 50 mila; gli italiani sono 20 mila in meno rispetto a quindici anni fa; nel mondo, siamo 30-35 mila in meno; ma questo è nelle cose, perché la tecnologia è cambiata, la tecnologia è profondamente rivoluzionata, il digitale ha corso, in questi ultimi due lustri, alla velocità della luce e ha trasformato il capitalismo, come lei stesso ha anche ricordato e, quindi, era inevitabile che ci fossero quegli assestamenti anche nell'impatto sui prestatori d'opera. Quello che non è normale è che se ne discuta dentro il perimetro del Governo come se non ci fossero nemmeno quei 50 mila, come se fosse indifferente quanto accadrà nei prossimi giorni, e non è indifferente perché, se c'è un accordo, quei 50 mila forse potranno avere non solo una prospettiva per la loro vita lavorativa, ma potranno essere dentro uno dei più grandi gruppi, non solo italiani, ma europei e globali. Viceversa, noi rischiamo non solo di non toccare palla, ma di mettere a rischio quei posti di lavoro.

La prego, signor sottosegretario, di ritornare a casa, al MISE; noi facciamo finta che oggi il Governo non si sia presentato in Aula e che non ci abbia dato una risposta; speriamo che, indipendentemente da questa risposta, voi facciate quello che è giusto fare, nelle prossime ore, e speriamo di rivederci qui per parlare di sviluppo industriale sulla base di un accordo raggiunto grazie all'impegno degli uomini, che il Governo ha designato, sulla base di una visione comune connessa alla rete unica.

Prendiamo, quindi, per certo che lo scorporo non ci sarà più - speriamo di non essere sconfessati dal Ministro Di Maio - e le diamo appuntamento di qui a fine marzo, quando sarà chiaro quello che è accaduto, e sarà accaduto, guardi, in un anno di fatto caratterizzato esclusivamente da scelte fatte – o scelte non fatte, girando la testa dall'altra parte – da parte del Governo che lei rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti e iniziative di competenza circa l'attuale situazione della società Tributi Italia Spa e le conseguenze sui bilanci dei comuni danneggiati - n. 2-00301)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Angiola ed altri n. 2-00301 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Angiola se intenda illustrare la sua interpellanza.

NUNZIO ANGIOLA (M5S). Sì.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (M5S). Grazie, Presidente. La società di gestione e riscossione delle entrate tributarie e patrimoniali degli enti locali, Tributi Italia Spa, iscritta all'albo per l'accertamento e la riscossione delle entrate degli enti locali, istituito presso il Ministero dell'Economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997, che gestiva circa 400 comuni in tutta Italia, è stata ammessa, con decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 18 giugno 2010, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge del 25 marzo 2010, n. 40, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2010 n. 73, alla procedura di amministrazione straordinaria. Con successivi decreti del Ministero dello Sviluppo economico, sono state ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria, le seguenti altre società appartenenti al gruppo Tributi Italia Spa: Aser Srl, Immobiliare Tributi Italia Spa, Centro Tri.com. Spa, Nettuno Servizi Srl, e San Giorgio Srl. Il tribunale di Roma, sezione fallimentare, ha dichiarato, con separate sentenze, l'insolvenza di tutte le società del gruppo.

La sopra esposta procedura concorsuale è stata decisa a seguito della vicenda, tristemente nota, dei mancati versamenti ai comuni delle riscossioni da parte della Tributi Italia Spa, le cui segnalazioni sono iniziate già negli anni Novanta e si sono intensificate dal 2006 al 2009. Eppure, nonostante la conoscenza di gravi inadempimenti da parte della società, non è stato adottato, per diversi anni, alcun provvedimento nei confronti della medesima, che ha continuato ad essere la principale concessionaria abilitata nel settore.

In questo modo, nonostante il mancato riversamento sia causa di cancellazione dall'albo nel quale si deve essere iscritti per ottenere le concessioni e riscuotere, la società ha potuto continuare ad operare senza avere i requisiti fino al 9 dicembre 2009, quando, a seguito di un'inchiesta parlamentare, è stata definitivamente cancellata dall'albo. Nel 2010 è stata ammessa alla procedura fallimentare.

Nell'ottobre del 2012 la Guardia di finanza ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal tribunale di Chiavari, nei confronti dell'amministratore della Tributi Italia Spa, Giuseppe Saggese, e di altri amministratori di società collegate, in conseguenza di numerosi capi d'accusa - di peculato, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture e altri documenti per operazioni inesistenti, omesso versamento di IVA e di ritenute certificate - perpetrati ai danni di diversi enti locali, i quali si sono visti sottrarre ingenti risorse destinate alla gestione dei servizi pubblici. Alcuni di essi sono giunti sull'orlo del dissesto finanziario. Secondo l'accusa, la società avrebbe operato fino al 2010 riscuotendo imposte, mai versate ai comuni, per oltre 100 milioni di euro; nella fattispecie, Saggese si sarebbe appropriato in maniera indebita di circa 20 milioni di euro destinati alla società, utilizzandoli per spese personali oppure versandoli a sue imprese collegate e giustificandoli come costi dovuti a consulenze o piani di riorganizzazione aziendale. A fronte di tale meccanismo, la società Tributi Italia procedeva al licenziamento di circa mille dipendenti, mettendo molti altri in cassa integrazione.

Le gravi conseguenze che la vicenda ha prodotto sui bilanci dei comuni interessati hanno indotto molti di essi ad intentare azioni esecutive nei confronti della società di riscossione, la quale, a seguito delle innumerevoli denunce da parte dei comuni frodati, è stata dichiarata insolvente dal tribunale di Roma - sezione fallimentare - con sentenza n. 312 del 27 luglio 2010.

Oggi, noi interpellanti evidenziamo inoltre che le agenzie di stampa hanno di recente, negli scorsi giorni, pubblicato la notizia secondo la quale la procura di Roma, a seguito delle indagini svolte, ha chiesto il rinvio a giudizio di dieci manager della menzionata società, riprendendo, dopo diversi anni di sospensione, l'attività giudiziaria volta all'accertamento degli atti e delle informazioni acquisiti.

Chiediamo, quindi, quale sia la situazione attuale della società Tributi Italia Spa, ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 18 giugno 2010; quali siano le conseguenze prodotte dalla vicenda sui bilanci dei comuni danneggiati, dal mancato riversamento delle riscossioni da parte della società; e quali esiti abbiano prodotto le azioni esecutive intentate dai comuni frodati.

Infine, chiediamo quale sorte abbiano subito i dipendenti della Tributi Italia Spa e delle società del gruppo, e quali iniziative siano state adottate o si intendano adottare per tutelare gli interessi e la dignità dei lavoratori ignari e delle loro famiglie.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico, Andrea Cioffi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA CIOFFI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, rispondo per quanto di competenza alle questioni poste nell'atto in discussione. Con riguardo al primo quesito, rappresento che con decreto del Ministero dello sviluppo economico, in data 18 giugno 2010, la società Tributi Italia Spa è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria ed è stato nominato il commissario straordinario. Con successivi decreti, la procedura di amministrazione è stata estesa ad altre cinque società del gruppo. Il tribunale di Roma, con successivi decreti, ha poi dichiarato lo stato di insolvenza delle società del gruppo Tributi Italia in amministrazione straordinaria.

Successivamente, in data 10 dicembre 2013, è stata autorizzata, in conformità al programma di cui all'articolo 54 del decreto legislativo n. 270 del 1999, redatto secondo l'indirizzo della cessione dei complessi aziendali autorizzato dal Mise, la vendita dell'azienda, previa pubblicazione di un invito alla presentazione di offerte migliorative alla Serti Spa.

L'intera partecipazione Serti è stata successivamente acquisita dalla società Arianna 2001 Spa.

La procedura di amministrazione straordinaria, allo stato, non ha disponibilità sufficienti per il pagamento dei crediti in prededuzione, quali appunto i crediti maturati dai lavoratori in corso di procedura. Ritengo opportuno segnalare che, proprio a causa della situazione finanziaria, non sono stati corrisposti neanche i compensi maturati dagli organi della procedura: commissario straordinario e comitato di sorveglianza.

Orbene, il pagamento dei debiti in prededuzione è subordinato, secondo le regole concorsuali, come più volte rappresentato ai lavoratori durante gli incontri avvenuti presso il Ministero dello sviluppo economico, alla definizione del contenzioso sia penale (risarcimento richiesto agli ex amministratori della società Tributi Italia Spa), che civile, nonché alla realizzazione dell'attivo, che sono gli immobili e i crediti.

Al riguardo evidenzio che, mentre sui tempi dei contenziosi non si possono fare previsioni, a breve sarà pubblicato il bando per l'esperimento di un ulteriore tentativo di cessione degli immobili di proprietà del gruppo in amministrazione straordinaria, essendo andato deserto il precedente tentativo. Relativamente alle richieste risarcitorie nei confronti degli ex amministratori, il commissario straordinario ha intrapreso le iniziative di competenza all'atto della recentissima notifica del provvedimento di fissazione dell'udienza preliminare. Il Ministero dell'economia e delle finanze, sentito nel merito della vicenda, ha fatto presente di essere deputato, in particolare, a gestire ed aggiornare l'albo dei soggetti gestori delle attività di accertamento e riscossione dei tributi locali; inoltre, un'apposita commissione, costituita presso il Dipartimento delle finanze, ha eseguito la cancellazione dal suddetto albo della Tributi Italia Spa con provvedimento, a seguito dell'effettivo accertamento di seri e gravi inadempimenti da parte della società, nonché dell'impossibilità di rimuovere dette criticità e di mantenere un rapporto fisiologico con le istituzioni coinvolte, attraverso il monitoraggio sui 128 enti locali denuncianti.

In conclusione, da una valutazione complessiva della fattispecie in esame, emerge l'esigenza che il Ministero dello sviluppo economico, per quanto di competenza, monitori, per il tramite delle strutture di vigilanza preposte, l'attività commissariale, anche al fine di superare le difficoltà evidenziate con l'atto in discussione per i lavori dell'ex Tributi Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Angiola ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

NUNZIO ANGIOLA (M5S). Presidente, l'idea che mi sono fatto ascoltando la sua relazione, signor sottosegretario, è l'idea di una procedura ancora in itinere per quanto riguarda la liquidazione dell'intero patrimonio a disposizione della società Tributi Italia Spa, o anche delle altre società del gruppo. Apprendo anche che immediatamente è emersa l'incapacità da parte della società di provvedere al pagamento dei debiti in prededuzione e che si procederà ad un ulteriore tentativo di vendita degli immobili della società, ed evidentemente anche delle altre società del gruppo.

Ne emerge, quindi, un quadro a dir poco desolante, rispetto agli esiti prodotti da questa spiacevole vicenda. Le informazioni in nostro possesso sono di licenziamenti di all'incirca mille persone e quindi l'impressione che ne ricevo è che non sia stato fatto, in tutti gli anni precedenti - questi fatti sono veramente risalenti - quello che probabilmente poteva essere fatto per mettere in sicurezza il personale di queste società.

Gli enti hanno sofferto molto - intendo fare riferimento agli enti locali - perché se si sono potuti soddisfare in modo molto limitato rispetto alle loro pretese creditorie ed oggi si ritrovano ancora ad avere dei contenziosi in corso, perché le procedure riguardanti la vendita degli immobili sono ancora in itinere.

Dall'immagine che lei rappresenta, signor sottosegretario, ecco, esce quindi un quadro desolante: sono state sottratte notevolissime risorse ai comuni e quindi ai cittadini, perché quelle risorse dovevano servire per soddisfare i bisogni dei cittadini.

Accolgo molto ben volentieri quello che è l'intendimento da lei espresso, cioè che il Ministero dello Sviluppo economico vada a monitorare, strada facendo, tutte le procedure ulteriori, per poter verificare che i comuni possano essere soddisfatti e che le azioni esecutive intentate da parte dei comuni possano, di fatto, produrre gli effetti sperati.

(Chiarimenti sui contenuti del supplemento di analisi costi-benefici relativo alla linea alta velocità Torino-Lione e intendimenti circa la relativa pubblicità - n. 2-00308)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mulè e Occhiuto n. 2-00308 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Mule' se intenda illustrare la sua interpellanza.

GIORGIO MULE' (FI). Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). La ringrazio. Questa è un'interpellanza che rappresenta un'altra tappa, l'ennesima tappa, del grande gioco del gatto e del topo che abbiamo iniziato da quando questa legislatura è stata avviata, e attiene a uno dei punti fondanti, fondanti non rispetto all'opera di cui parliamo, ma fondanti per la visione che si ha di questo Paese, e cioè la linea alta velocità, il treno ad alta velocità, quindi l'opera Torino-Lione.

L'interpellanza ha carattere d'urgenza perché, ancora una volta, il Governo si contraddistingue per quella che è una sua cifra: il fatto di scappare, il fatto di nascondersi, il fatto di non fare il mestiere che deve fare, cioè essere trasparente, trasferire al Parlamento, che ancora oggi è soggetto sovrano, titolato a sovrintendere e guidare l'azione di questo Paese. Ebbene, questo Governo si nasconde; si nasconde, fugge, scappa, nasconde le carte.

Vede, Presidente, era già successo all'inizio, quando il Governo si insediò, quando il Ministro Toninelli, nelle Commissioni riunite VIII e IX, ci disse che era intendimento del Governo - eravamo ancora a giugno - avviare un'attenta – eh, come sono attente le analisi costi-benefici! - analisi costi-beneifici per vedere se quest'opera bisognava che fosse realizzata.

Questa analisi fu affidata, senza alcun bando, senza alcuna procedura pubblica, nell'estate del 2018, a una commissione composta da quattordici esperti del Ministero, coordinati dal professor Marco Ponti. Questa è una commissione che ha avuto una vita infelice: è stata falcidiata da quando si è insediata, ma falcidiata non da eventi esterni, da eventi esogeni, ma da eventi endogeni, cioè, si è scoperto mano a mano, grazie alle denunce di questo gruppo parlamentare, di Forza Italia, che alcuni di questi commissari erano in palese conflitto di interesse, alcuni erano coinvolti in indagini gravissime, altri avevano condanne definitive per bancarotta fraudolenta, passata quindi in giudicato, che stavano lì a fare l'analisi costi-benefici. Se non parlassimo di problemi centrali del Paese, davvero sarebbe è una grande, enorme, barzelletta; ma, purtroppo, è la verità. Comunque, quattro di questi sei tecnici scelti erano in palese, costante e attuale conflitto di interessi, perché tutti legati da rapporti, preesistenti o esistenti, alla società di consulenza privata Trasporti e Territorio o all'associazione Bridges Research, che sono entrambe o fondate o guidate o con un cointeressenza del professor Ponti, il famoso coordinatore dell'analisi della struttura di costi-benefici.

A questi tecnici, peraltro, il nostro Ministero ha riconosciuto un emolumento di 300 mila euro. Trecentomila mila euro per un periodo di due anni, di tre anni, per la legislatura? No, per appena sei mesi. Altro che il reddito di cittadinanza, qui siamo proprio alle plusvalenze del reddito di cittadinanza.

Andiamo alla Torino-Lione. L'analisi costi-benefici viene consegnata all'inizio del 2019; cosa fa il Ministro appena riceve l'analisi, che aspetta da giugno? La mette a disposizione del Parlamento, la trasmette immediatamente ai cittadini, nel nome della casa di vetro che contraddistingue l'azione…? Manco per niente, ma manco per sogno: la manda all'Unione europea, la manda all'ambasciata francese, la trasmette ad organi, quindi, non nazionali, non italiani, e non fa l'unica cosa che deve fare, cioè trasmetterla al Parlamento. Un deputato, che è quello che le parla, prende la parola, in una seduta della Camera e dice al Presidente Fico: Presidente Fico, ma le pare normale che gli italiani - prima gli italiani! - vengano per ultimi, con un'umiliazione costante di questo Governo? Le pare normale che un atto del genere, pagato dagli italiani con le caratteristiche di cui sopra, venga celato ai cittadini italiani? Il Presidente Fico, da persona delle istituzioni qual è, prende atto e censura - censura, Presidente - questo comportamento, e dice: guai, guai se gli atti che di questo Governo non vengono messi a disposizione dei parlamentari! E, quindi, intima al Governo di trasmettere questo atto alla Commissione trasporti e quindi ai deputati. Quindi, entriamo in possesso di questo atto grazie alle proteste di Forza Italia e con richiamo formale del Presidente Fico. Bene, cosa succede? Succede che quando, finalmente, conosciamo, apriamo gli occhi su questo compendio dell'ingegneria finanziaria e tecnica, il professore Ponti e il professor Ramella, che è il suo braccio destro, vengono auditi, il 13 febbraio, dalla Commissione trasporti. Cosa succede? Succede che, in quella sede, il professor Ponti dice: cari deputati, guardate che l'analisi che io vi presento non è in alcun modo cogente, da un punto di vista fattuale, perché, per sua natura, è manipolabile, per sua natura, non è un elemento scientifico, anzi, non ha alcun carattere di scientificità. Lo dice, lo ripete, e dice: quindi, tutto quello che vi dirò è frutto di un'analisi che ha un risultato rispetto ai dati che io immetto, posso mettere dei dati che portano a un risultato e posso mettere dei dati che portano a un altro. E dice: l'unico organo che può decidere su questa opera è un organo politico, è il Governo, è il Ministro dei Trasporti, che dovrebbe avere - non purtroppo in questo Governo - non la visione, ma fare l'unica cosa che dovrebbe fare, cioè far fare l'opera, invece non succede nulla.

PRESIDENTE. Onorevole Angiola ai banchi del Governo, per favore…

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Succede, allora, che questa analisi viene smembrata, viene demolita dalle fondamenta da colui il quale avrebbe dovuto difenderla a spada tratta. Lui stesso ci dice: guardate che io ve la do, l'ho fatta, abbiamo speso 300 mila euro, ma è, più o meno, un foglio di carta che non servirà a nulla.

Beh, Presidente, succede una cosa paradossale: succede che, a poche ore dalla pubblicazione di questa farlocca analisi costi-benefici, il professor Coppola, membro di quella commissione, ma esautorato in quanto ha un'opinione dissenziente, produce un documento che, ancora una volta, costituisce una mina alle basi di questa analisi, cioè dice: guardate che c'è sostanzialmente un'impostazione talmente ideologica, talmente pregiudizievole rispetto all'opera, che l'analisi è completamente inutile. Bene, ne prendiamo atto; ne prendiamo atto e succede quello in cui questo Governo è maestro, cioè inizia il gran ballo sulla TAV. Il gran ballo sulla TAV si svolge a pochi metri dall'Aula di Montecitorio, a Palazzo Chigi: vengono convocati dal Presidente del Consiglio il Ministro dei Trasporti, il Vicepremier e Ministro dell'Interno, i sottosegretari, la struttura, magicamente, del professor Ponti, e in quella sede, Presidente, viene prodotto quello che viene trasferito a tutti gli organi di informazione come un supplemento dell'analisi costi-benefici.

Un supplemento, quindi un ulteriore documento formato e consegnato al Ministero dei trasporti da quella commissione presieduta da Ponti. Dov'è questo supplemento? Il gatto e il topo, ricominciamo la rumba, un'altra volta; avete fatto un supplemento, bene, siamo a febbraio, lo volete trasmettere visto che già siete stati messi in mora, censurati dalla Presidenza della Camera? Perché non potete trattare questo Parlamento come se fosse una ridotta di casa vostra, per la dignità del Parlamento e per la dignità di tutti i cittadini italiani che rappresentiamo.

Ebbene, Presidente, succede allora che, da fine febbraio, cominciamo a chiedere, in Commissione trasporti, la trasmissione elementare di questo documento. La chiediamo già il 28 febbraio, la reiteriamo nei primi giorni del mese di marzo, passano due settimane e, nonostante le rassicurazioni della presidenza della Commissione, il documento non arriva, lo ripeto, il documento non arriva. Ed è qualcosa che lascia basiti; lascia basiti per la totale mancanza, la radicale mancanza di rispetto che ha questo Governo nei confronti del Parlamento.

E, allora, il 19 marzo richiamiamo ancora una volta la presidenza della commissione Trasporti sul tema che conferma che non è stata ricevuta alcuna notizia o informazione dal Ministro interrogato, il Ministro dei trasporti. Ebbene, Presidente, io anticipo già quello che il delegato del Governo, probabilmente, ci dirà; succede che non appena il gruppo parlamentare che rappresento deposita l'interpellanza urgente che stiamo discutendo, magicamente il 20 marzo arriva il supplemento dell'analisi costi-benefici. Io, adesso, non voglio togliere suspense a quello che il delegato del Governo ci dirà, perché questo meriterà un approfondimento in sede di replica, però, attraverso il delegato del Governo che lo rappresenta, noi chiediamo al Ministro Toninelli ciò di cui non lui non è capace, cioè di ricavare da questa sua reiterata, inutile, pervicace condotta l'unica conseguenza che dovrebbe trarne per dignità, di fronte agli italiani, cioè dimettersi e fare in modo che questo Paese abbia una guida senz'altro migliore al Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Andrea Cioffi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA CIOFFI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, prima di tutto, voglio ricordare all'interrogante che, proprio ieri, è stata confermata la fiducia da parte del Senato al Ministro Toninelli, quindi, insomma, le sue esortazioni sono state respinte dall'Aula del Senato; poi, sempre come considerazione di carattere preliminare, ricordo che la struttura tecnica, che è quell'organismo all'interno del quale ci sono i componenti che hanno redatto l'analisi costi-benefici di cui si discuteva con l'interrogante, come ci ha illustrato e spiegato l'interrogante, fu istituita dal Ministro Lunardi, quindi, da un vecchio Governo, mi sembra che fosse un Governo Berlusconi, perché mi sembra che Lunardi fosse un suo esponente, nell'ambito della legge obiettivo e, quindi, le persone di cui stiamo parlando sono esponenti di quella struttura tecnica di missione. Mi sembra anche di ricordare che in merito alla opportunità di fare l'analisi costi-benefici, questa sarebbe stata una grande operazione che tutti i Governi precedenti a questo avrebbero potuto utilmente fare, magari, prima di firmare il contratto del ponte sullo stretto, di cui fu firmato un contratto, mi sembra che anche questo rappresenti la storia; tutto ciò per ricordare la storia, perché, poi, anche la storia ha la sua importanza quando si parla di impegnare i soldi dei cittadini per opere che non si faranno mai, no, perché mi sembra che il ponte non sia mai stato costruito. Tuttavia, entrando nel dettaglio del tema che l'onorevole interrogante ci ha illustrato, mi permetto di dire un po' di cose.

Come il Ministro Toninelli ha avuto modo di ricordare ieri, in Aula al Senato, il contratto di Governo prevede l'impegno a ridiscutere integralmente il progetto TAV nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia. Questo è un dovere assunto dal Governo in Parlamento fin dai primi giorni e ribadito testualmente attraverso due distinte mozioni, la prima un mese fa, in quest'Aula, e la seconda solo due settimane fa, in Senato. In piena coerenza e trasparenza lo strumento individuato per la discussione dell'opera è stato quello di una nuova analisi costi-benefici svolta da un soggetto diverso dal promotore dell'opera o da uno da questi commissionato. Tutti i passaggi attraverso i quali si è svolto il lavoro, compresi quelli della condivisione con il Governo francese e con la Commissione europea, sono stati resi noti, sia nelle sedi istituzionali che attraverso i media, e, non appena l'analisi costi-benefici è stata completata, i risultati sono stati inviati al Parlamento e pubblicati sul sito del Ministero.

L'intento dell'attività svolta è stato esclusivamente quello di individuare la scelta più aderente all'interesse pubblico, senza alcun pregiudizio di sorta. Per sgombrare ulteriormente il campo dalle accuse strumentali sull'analisi del gruppo di lavoro istituito presso la struttura di missione, cogliamo l'occasione per ricordare che tale analisi ha configurato non uno ma ben quattro differenti scenari. Per configurare questi scenari si è partiti da due differenti ipotesi relative ai flussi di traffico sulla base dei quali valutare i benefici derivanti dalla realizzazione dell'opera. Un'ipotesi formulata dal gruppo di lavoro sulla base di parametri scientifici utilizzati usualmente in questo tipo di studi e mai contestata, definita ipotesi realistica, mentre l'altra ipotesi è stata basata sugli stessi dati dell'Osservatorio per l'asse ferroviario Torino-Lione, che ha accompagnato dal dicembre 2006 l'intero percorso di definizione, condivisione e realizzazione dell'opera. Il gruppo di lavoro, per arrivare alle sue conclusioni, ha, quindi, utilizzato oltre alla sua ipotesi di lavoro anche gli stessi dati che erano stati forniti dal soggetto che ha promosso la realizzazione dell'opera.

Inoltre, sempre nell'ottica della massima trasparenza e della volontà di considerare ogni aspetto sulla realizzazione dell'opera, il gruppo di lavoro ha applicato a questi due scenari due ulteriori ipotesi. Nella prima, ha considerato i costi di realizzazione dell'opera così come attualmente previsti; nella seconda, ha ipotizzato che i costi di completamento dell'opera siano assoggettati alla cosiddetta project review, la quale risulta essere stata solo oggetto di un'informativa del MIT al CIPE che non ha comportato l'adozione di alcuna delibera. Il ricorso ai dati dell'Osservatorio e anche alla ipotetica project review che, pure, attualmente, non è ancora stata deliberata dal CIPE, dimostrano l'assoluta assenza di intenti diversi dalla corretta ridiscussione dell'opera nello spirito del contratto di Governo.

Quanto agli ulteriori approfondimenti dell'analisi costi-benefici effettuati nelle scorse settimane, informo che si è trattato di note interne della struttura tecnica di missione, quella di cui parlavo prima, sempre quella della legge obiettivo di tanti anni fa, che, tuttavia, è bene ribadire anche in questa sede, non rappresentano documenti ufficiali. La nota del professor Coppola è stata inviata alla segreteria del Ministro Toninelli a titolo personale, in quanto il professor Pierluigi Coppola non ha partecipato alla redazione dell'analisi costi-benefici del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione, come non aveva partecipato alla redazione dell'analogo lavoro di cui al documento denominato analisi costi-benefici della linea alta capacità Genova-Milano-Terzo Valico dei Giovi.

L'approfondimento ulteriore da parte del gruppo di lavoro di cui si chiede conto nell'interpellanza è stato predisposto in seguito a questioni sollevate a seguito della pubblicazione dell'analisi costi-benefici, ma che non ne fa parte per ragioni metodologiche che sono compiutamente illustrate nella premessa alla nota stessa. Sebbene tali ulteriori note non rappresentino documenti ufficiali, per le ragioni esposte, il Ministero non ha avuto difficoltà a renderne noti i contenuti, infatti, entrambe le note sono state inoltrate alla Commissione IX (Trasporti poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati. La trasparenza è un grande valore in questo Paese e se ci fosse stata sempre la trasparenza nell'ambito delle azioni, dei comportamenti e degli studi fatti negli ultimi vent'anni, probabilmente la situazione di questo Paese sarebbe un po' diversa, ma anche questa è storia.

PRESIDENTE. L'onorevole Mulé ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, qui non si tratta di essere soddisfatti o insoddisfatti, perché il rappresentante del Governo è come se fosse politicamente un kamikaze lanciato contro quest'Aula, perché viene in quest'Aula e non sa di che parla, quindi legge qualcosa che gli è stato preparato, non avendo alcuna competenza. È oggettivamente qualcosa che potrebbe andare in scena a Scherzi a parte, che è una trasmissione televisiva che ha molto successo, perché il sottosegretario nella premessa ci ricorda che il Ministro Toninelli ha avuto ieri la fiducia. Basterebbe ricordare che ha avuto una fiducia che è addirittura inferiore rispetto alla maggioranza del Senato: ha avuto 157 voti e 159. Non è necessario fare un'analisi costi-benefici, signor sottosegretario, per sapere che la maggioranza al Senato è superiore a questi numeri. Lei rappresenta un Ministro che non ha una fiducia aritmetica parlamentare, ma è un Ministro che già è sfiduciato.

Ma, prima ancora di essere sfiduciato dal Parlamento, è già sfiduciato dagli italiani, non per il campionario di gaffe, anche, devo dire, terribile e terrificante, che rappresenta, ma proprio per la sua inazione: è immeritevole della fiducia del Parlamento. Quando lei, signor sottosegretario, vuole raccontarci le storie, ci racconta delle storielle, ci dice: ma fu Lunardi che istituì. Ma lei veramente non sa di che parla! Sa perché non sa di che parla? Perché, come poi nella cosa che ha letto e che, se magari avesse letto prima, avrebbe evitato di dire una panzana enorme, il gruppo di lavoro del Ministero dei trasporti che ha eseguito l'analisi costi-benefici è stato nominato, dalla prima all'ultima persona, dal Ministro Toninelli. Dal Ministro Toninelli!

Non c'è un usciere, un funzionario, un ingegnere, un tecnico che è di quella struttura di missione. Allora, prima di venire qui ed esporsi al pubblico ludibrio politico, eviti, si informi, studi; non venga a raccontare fesserie di questa portata, perché non sono le sole. Lei ha farcito la sua premessa di falsità, non sapendo che, ad esempio, sulla Torino-Lione sono state effettuate sette analisi costi-benefici, di cui tre a livello transnazionale, certificate da tutte le Corti dei Conti e da tutti gli organismi dell'Unione europea. Guardi, il ponte sullo Stretto glielo lascio, proprio perché, ripeto, siamo qui a parlare di cose serie e, oggettivamente, fare questo tuffo nel passato non serve a nessuno, però le significo questo: la risposta che le è stata passata è falsa in radice, e le spiego anche perché.

Primo, non è vero che avete trasmesso sollecitamente o con sollecitudine il supplemento dell'analisi, perché lo avete trasmesso, dopo venti giorni, soltanto a seguito di tre interventi in Commissione e in Aula e un'interpellanza urgente; lo avete fatto alla chetichella soltanto il 20 di marzo. Bastava un clic, e voi sui clic ne sapete, per mandare questo supplemento sul quale adesso andiamo nel merito. Ma perché il mistero, perché non trasmetterlo, perché aspettare l'atto? Per un motivo banale: perché si vuol piegare la scienza alla fantascienza, perché c'è una follia totale. Sottosegretario, noi stiamo conducendo una grande battaglia per la trasparenza vera, non come quella farlocca che voi vi intestate, ma il vostro Governo è talmente dedicato al cambiamento che ora siete voi quelli che nascondete tutto, che volete lasciare i cittadini nell'ignoranza, nella cecità. Allora ci pensiamo noi, e per me, mi creda, oggi è un vanto poter rivendicare che ci avete trasmesso, e ancora non l'avete pubblicata sul sito del Ministero, la nota interna informale, arbitraria e parziale che è annessa all'analisi costi-benefici della TAV.

È un vanto perché, dopo quasi tre settimane passate a sollecitarne la pubblicazione in Commissione trasporti e qualche ora dopo avere depositato questa nostra interpellanza, vi siete sbrigati a inviare alla chetichella il documento; ed è un documento che, per vostra stessa ammissione, è arbitrario. Guardi che “arbitrario” non è una mia considerazione, non è un aggettivo che prendo a prestito per significarle la vostra inconsistenza: è quello che c'è scritto, adesso glielo dimostro.

Quando una cosa è arbitraria, è parziale, e quindi inutile. Il documento nella lettera di accompagnamento del Ministro Toninelli ci dice che è informale, che è una fonte interna, e quindi a chi? Allora, leggiamo la lettera che acclude il supplemento. Scrive Toninelli che trasmette la nota del gruppo di lavoro con il necessario avvertimento - neanche fossimo a parlare di medicine: leggere attentamente gli avvertimenti - che si tratta di una nota interna che non rappresenta un documento ufficiale per le ragioni metodologiche espresse. Meraviglioso! Andiamo a vedere quali sono le ragioni metodologiche espresse. Allora, il vostro scienziato, professor Ponti, in palese conflitto d'interessi, tanto che non ieri, non l'altro ieri, ma in un quaderno dell'Istituto Bruno Leoni dell'aprile 2007, con il professor Ramella, scriveva, vado a memoria, in 12 pagine di paper, che la Torino-Lione era un'opera totalmente inutile, che non aveva senso realizzare; dodici anni fa, il vostro indipendente!

Con quale faccia lo venite a dire? Comunque, cosa fa il professor Ponti? Scrive in questo documento - meraviglioso! -: il presente documento opera, dunque, una perimetrazione degli effetti del progetto al solo territorio e al solo ambiente economico italiano, ignorando - cioè, dando un peso pari a zero - tutti gli effetti esterni al confine o subiti/goduti da soggetti non nazionali. Cito tra virgolette (lei se la poteva leggere, prima di venire qua): è evidente che questa ottica ha numerosi limiti e non costituisce, quindi, la norma per questo tipo di analisi: a) - il professor Ponti, il suo scienziato! - è incoerente ignorare gli effetti non italiani per un'opera le cui finalità è evidente e dichiarato siano di natura sovranazionale; b) il taglio di alcuni effetti è per sua natura arbitrario. Meraviglioso!

Sulla base di questa premessa, si invita, dunque, il lettore a considerare i risultati seguenti per quello che sono - si tenga forte! - cioè un arbitrario e, a volte, impreciso taglio degli effetti ad un confine che è esclusivamente amministrativo e non reale per la natura del progetto in esame. Ora, sapete che vi ha detto stamattina Emmanuel Macron? Bene, ve lo leggo: la TAV è un problema italien - italiano, glielo traduco – e, ogni volta che ci sono dei temi di divisione nazionale o domestici di un Paese al Consiglio europeo, si perde del tempo, e io non ne ho molto tempo da perdere.

Guardate che state facendo, avete già fatto una figuraccia nazionale e internazionale planetaria. Macron vi ha mandato a quel paese perché vi dice e vi ripete: è un vostro problema, non venite a disturbarci, dovendo fare le interlocuzioni tanto care al vostro Presidente del Consiglio. Vi dice: è un problema vostro. Però, vede, è oggettivamente un impazzimento generale, ma veramente un impazzimento generale. L'analisi costi-benefici il vostro grande scienziato vi ha detto che è manipolabile e non ha alcun dato. Il supplemento con il quale vi siete seduti al Gran Consiglio a Palazzo Chigi vi dice chi ve l'ha realizzata che è arbitraria e non ha nessun aggancio reale. Il Presidente del Consiglio francese, il Presidente della Repubblica francese vi dice: è un vostro problema, vi prego, non mi fate perdere tempo. E voi continuate a perdere tempo, continuate a raccontare non storielle, continuate a offendere la realtà, portando, in questo caso lei, nei confronti del quale - ci mancherebbe altro - apprezzo la sua capacità di immolarsi e di coprire le vergogne del Ministro Toninelli, che non ha potuto mandare neanche un sottosegretario, perché, caro sottosegretario, non ci vogliono mettere la faccia. Ha mandato lei: poveretto, è qui a recitare una noticina della quale non sapeva neanche il contenuto. E allora, sottosegretario, facciamo così: ci avete abituato alle pantomime, alle ammuine, alle tragicommedie barocche. Allora diciamolo, voi fate la vostra parte, cioè strillate, sbraitate, fate le dirette Facebook e altre amenità; e poi, però, c'è chi, sopra di voi, decide, e chi decide è la realtà, il mondo circostante, lo sviluppo, la crescita, l'evoluzione. Voi continuate a battere le ossa come nell'introduzione di Odissea nello spazio; noi, invece, faremo progredire questo Paese.

(Iniziative volte a garantire tempi rapidi e certi per i lavori di adeguamento e per la realizzazione del III Megalotto della strada statale Jonica 106 (SS106) - n. 2-00309)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Maria Tripodi ed altri n. 2-00309 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Maria Tripodi se intenda illustrare la sua interpellanza.

MARIA TRIPODI (FI). Sì, grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole Tripodi.

MARIA TRIPODI (FI). Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la statale Jonica 106, come è noto, collega Reggio Calabria a Taranto attraverso un percorso di 491 chilometri lungo la fascia litoranea di Basilicata, Calabria e Puglia; di questi, ad oggi, risultano essere completati circa 151. La statale 106 è un'infrastruttura strategica, in quanto mette in comunicazione capoluoghi, numerosi comuni costieri, l'”Autostrada del Mediterraneo” e quella Adriatica; ha, però, elevati problemi di sicurezza, tanto da rappresentare anche ostacolo allo sviluppo economico del litorale ionico e di tutto il suo hinterland.

Per tale motivo, e mi piace ricordarlo soprattutto in questa sede, che è la casa di tutti i cittadini italiani, associazioni di cittadini si adoperano, già da alcuni decenni, per promuovere la realizzazione dell'infrastruttura citata -; tra di esse, il Coordinamento jonico per la statale 106 e il comitato Tutti uniti per la statale 106 -, senza purtroppo ottenere risultato alcuno o risposte, ma solo una triste conta di decine di morti, attualmente oltre cinquanta.

Signor sottosegretario, sin dai primi anni Novanta, la Commissione europea ha inserito questa arteria nel collegamento E90, percorso stradale e marittimo che parte da Lisbona e raggiunge Habur, in Turchia. Credo, inoltre, sia utile ricordare in quest'Aula che la statale 106 si collega, a sud, anche con Reggio Calabria, tramite il corridoio Berlino-Palermo e, a nord, con Brindisi, tramite il Corridoio 8.

Come si può evincere, è un'infrastruttura - è utile ricordarlo ancora - strategica. Già nel lontano 2001, ben diciotto anni fa, il CIPE, con propria delibera, approvava il primo programma delle infrastrutture strategiche, che includeva il Corridoio ionico Taranto-Sibari-Reggio Calabria e, nel 2007, sempre il CIPE approvava il progetto preliminare dei lavori del III Macrolotto Sibari-Roseto Capo Spulico.

Attualmente, la strada statale Jonica 106 è una delle ventotto grandi opere bloccate e censite dall'ANCE. Lungo il tratto calabrese, il principale intervento è costituito dal Macrolotto 3, progettato per creare un collegamento veloce con il Corridoio adriatico e che riguarda la realizzazione della nuova sede della statale Jonica, tra la strada statale 534 di Cammarata e degli Stombi nei pressi di Sibari e Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza, per la lunghezza di circa 38 chilometri e un investimento di ben un miliardo 330 milioni di euro. Lei immagini, signor sottosegretario, lo sviluppo che comporterebbe il completamento di un'opera di tale portata. Il 16 febbraio del 2018, l'ANAS approvava il progetto definitivo revisionato ai fini della successiva approvazione del CIPE, procedendo, altresì, alla rimodulazione del quadro economico dell'intero Megalotto 3 della statale Jonica.

Con delibera, poi, del 28 febbraio 2018, sempre il CIPE provvedeva all'approvazione del progetto definitivo e della relativa copertura finanziaria. Sempre lo scorso anno, il Megalotto 3 è stato oggetto di una ennesima decisione del CIPE: si può quantificare, con un veloce calcolo matematico, in 1.100 giorni il tempo completamente buttato solo per la pubblicazione delle cinque delibere CIPE di approvazione dei progetti, senza considerare le approvazioni nell'ambito dei contratti di programma dell'ANAS o di altri documenti di programmazione.

Il 17 luglio 2018, la Corte dei conti ha registrato la delibera del CIPE n. 3, relativamente alla seconda tratta del III Megalotto della medesima strada statale. Le risorse per la realizzazione del III Megalotto - 38 chilometri a quattro corsie tra Sibari e Roseto Capo Spulico - sono disponibili e attendono solamente di essere spese, come, tra l'altro - mi piace sottolinearglielo -, più volte ha sottolineato il mio collega Roberto Occhiuto, che è anche cofirmatario di questa interpellanza insieme agli altri colleghi calabresi. Peraltro, il Governo, nell'ultima legge di bilancio, non ha previsto alcuno stanziamento di risorse per quest'opera: il Governo del cambiamento.

Ad oggi, i lavori non risultano ancora aver avuto inizio, con grande preoccupazione delle popolazioni locali, che da troppo tempo hanno chiesto la messa in sicurezza, come già le citavo prima, della strada statale 106. Lo stesso Ministro per il Sud, Ministro appunto di questo Governo, non più tardi di un mese fa, in visita in Calabria, ha affermato che la strada statale Jonica è una vergogna nazionale e che è consapevole del grado di disagio che questa situazione arreca ai cittadini, dei pericoli che corrono e del freno che rappresenta per le imprese e lo sviluppo economico.

Tra l'altro, signor sottosegretario, io mi domando, da giovane parlamentare alla prima legislatura: se il Governo e i suoi esponenti sono consapevoli di questa situazione, come mai queste situazioni vengono protratte nel tempo? Ma questo è un mio dubbio. Il quesito, invece, avrei voluto, per la verità, proporlo al Ministro Toninelli, che non è potuto essere presente; avrei voluto proporlo al sottosegretario competente non certo perché lei è una persona che non merita rispetto, ma, forse, ogni tanto, in questo Governo ci dovrebbe essere attenzione alle competenze di ciascun Ministero e di ciascun esponente. Ma, come le dicevo prima, questo è un mio pensiero.

Invece, il problema, che non è un pensiero, ma è un fatto, che interessa ai cittadini calabresi e, direi, ai cittadini italiani, vista la strategicità dell'opera, è come mai c'è immobilismo da parte del Governo per ventotto - e, lo voglio ripetere ancora una volta, ventotto - grandi opere bloccate, che bloccano l'economia, bloccano lo sviluppo e bloccano qualsiasi situazione che potrebbe mettere l'Italia finalmente, con un ammodernamento strutturale, al passo degli altri Paesi europei. Vede, non è solo un discorso circoscritto ad alcune situazioni di lotti, ce ne sono anche altri: penso, per esempio, al lotto n. 5 della statale 106 Jonica, di cui non so se lei ha contezza, immagino di no -, quello che collega San Gregorio a Melito di Porto Salvo oppure, per esempio, il lotto n. 1, che collega Marina di Gioiosa Ionica a un comune che si chiama Ardore e che, purtroppo, è un comune isolato, perché pensi che i lavori sono stati interrotti a Locri.

Signor sottosegretario, quali sono le iniziative che questo Governo vuole intraprendere per garantire tempi rapidi e certi ai lavori di adeguamento e realizzazione del terzo megalotto della statale, anche alla luce dell'importanza e della strategicità della medesima infrastruttura per lo sviluppo economico dei territori interessati, per la sicurezza e per la tutela della pubblica incolumità. Vede se questo è il Governo del cambiamento, se ci deve essere uno sviluppo per l'Italia che, ricordo, essere la settima potenza al mondo, se il Sud è fondamentale e non deve essere solo enfatizzato con un Ministero ad hoc che poi non dà risposte, me lo dimostri.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Andrea Cioffi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA CIOFFI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. l'itinerario della strada statale 106 Jonica rappresenta sicuramente una dorsale strategica della viabilità dell'Italia meridionale, sia come asse stradale di penetrazione per le aree interne oggi difficilmente accessibili, sia come itinerario preferenziale di collegamento di tutta la fascia litorale jonica. Senza ripercorrere l'intero iter per la sua realizzazione, su cui potremmo parlare per tanto tempo perché questa è una storia molto antica come lei sa; il percorso che ha prodotto un'incredibile lunghezza nel tempo di realizzazione dell'opera parte da molto lontano. Ma, al netto di questo, riferisco sugli ultimi passaggi relativi all'opera. Per quanto riguarda la prima tratta - dal chilometro 0 al 18+863 - ad agosto 2016 il CIPE approva il progetto definitivo, rinviando a nuova istruttoria il progetto definitivo della seconda tratta e subordinando l'esecuzione dei lavori all'approvazione di quest'ultima. Nel febbraio 2018, il CIPE approva il progetto definitivo per la seconda tratta, del chilometro 18+863 al chilometro 37+661.

Il successivo 8 maggio l'ANAS ha emesso l'ordine di inizio dell'attività per la progettazione esecutiva e per le attività propedeutiche al concreto avvio dei lavori relativi alla prima tratta. Mentre il 18 settembre 2018 è stato emesso l'ordine di inizio delle attività per la progettazione esecutiva e per le attività propedeutiche al concreto avvio dei lavori relativi alla seconda tratta. Considerato che contrattualmente il tempo assegnato per la redazione del progetto esecutivo è pari a 180 giorni, la scadenza per la consegna veniva fissata al 15 marzo 2019. A causa della nota crisi finanziaria della società Astaldi, il contraente generale ha chiesto ad ANAS di effettuare il pagamento diretto di quanto spettante ai consulenti progettisti incaricati della redazione del progetto definitivo. ANAS riferisce quindi di essere in attesa della documentazione necessaria per il pagamento diretto delle fatture in sostituzione del contraente generale. Quanto al progetto esecutivo della seconda tratta alla data fissata del 15 marzo scorso, il contraente generale ha chiesto una proroga di 90 giorni sul tempo contrattuale, motivando tale richiesta con la procedura di concordato preventivo in continuità aziendale che ha determinato condizionamenti dell'attività e rallentamenti rispetto agli obiettivi inizialmente prefissati, ma mantenendo comunque invariato il tempo complessivo contrattualmente previsto. Tale richiesta è all'esame della società ANAS. Il MIT segue con la dovuta attenzione il prosieguo dell'iter nella consapevolezza della strategicità dell'opera e quindi della necessità di accelerarne in completamento. La statale jonica, quindi, come abbiamo detto è un'infrastruttura alla quale il Governo tiene molto. La realtà della Calabria merita tutta la nostra attenzione e tutto il nostro rispetto perché penso che lavorare in Calabria per il bene dei cittadini calabresi sia una cosa assolutamente fondamentale.

PRESIDENTE. L'onorevole Maria Tripodi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA TRIPODI (FI). Presidente, io la ringrazio. Mi viene un po' da sorridere francamente perché lei mi chiede se sono soddisfatta. Come posso essere soddisfatta di una risposta che mi viene data per sommi capi e dove quasi mi vengono posti dei quesiti, cioè mi si dice la strategicità, la corsia preferenziale, sicuramente lavoreremo per il bene della Calabria, il MIT segue con attenzione, poi però l'ANAS è in attesa perché c'è stata la proroga, perché la consegna doveva avvenire il 15 marzo, signor sottosegretario, io vede, pretendo un pochino di rispetto ma non certo per me stessa. Pretendo un pochino di rispetto per i cittadini calabresi che rappresento perché questa sua pseudo-risposta è una presa in giro. Mi perdoni, ma come si fa a un'interrogazione dettagliata come quella che ho presentato io insieme ai colleghi deputati, a dare una risposta del genere? Allora forse - glielo dico veramente con il cuore - sarebbe stato più corretto da parte del Governo se non c'erano appigli, se non c'era sostanza, se non c'era un'azione politica forte, non presentarsi proprio in Aula, prendere altro tempo per dare motivazioni serie. Stiamo parlando di un'infrastruttura strategica per l'Italia e per i cittadini calabresi, un'infrastruttura - caro sottosegretario, la vedo sorridere, ma qua ci sarebbe invece da piangere – che, come le ho argomentatamente detto, ha portato oltre 50 morti sulle strade: di chi è la responsabilità? Delle persone che ci hanno rimesso la vita? È una cosa su cui lei e tutto il Governo dovrebbero riflettere - ha capito? - io diciamo non possono non essere molto contrariata e completamente, totalmente insoddisfatta per questa sua, che non considero una risposta ma proprio un'affermazione. Dica al Ministro Toninelli e al sottosegretario competente che la Calabria e questo Paese meritano rispetto dal Governo non prese in giro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 25 marzo 2019 - Ore 14:

1. Discussione sulle linee generali della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2019, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2019 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea. (Doc. LXXXVI, n. 2-A)

Relatrice: GIORDANO.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Avvio di un progetto sperimentale per la realizzazione di percorsi formativi in ambito militare per i cittadini di età compresa tra diciotto e ventidue anni.

(C. 1012-A)

Relatore: FERRARI.

3. Discussione sulle linee generali della mozione Marattin ed altri n. 1-00141 concernente iniziative di politica economica, alla luce dei recenti dati economici .

La seduta termina alle 12,55.