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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 144 di martedì 19 marzo 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 10,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angiola, Bitonci, Borghese, Claudio Borghi, Cenni, Colletti, Davide Crippa, Gallinella, Gebhard, Liuzzi, Lorenzin, Lupi, Rampelli, Rizzo, Rosato, Saltamartini, Schullian e Spadoni sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

DARIO FRANCESCHINI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI (PD). Signor Presidente, c'è qui il Presidente del Consiglio per le comunicazioni sul Consiglio europeo: a noi pare che sia un suo dovere politico e, mi consenta, anche morale, esplicitare in quest'Aula subito la posizione del Governo rispetto a quanto sta accadendo in queste ore al largo di Lampedusa. Si tratta di un fatto che sta avvenendo sulla pelle di esseri umani e che espone l'Italia di fronte all'attenzione di tutto il mondo.

Signor Presidente del Consiglio, alzi quel telefono, ce l'ha lì sotto il banco, alzi quel telefono e dia ordine di fare sbarcare quei profughi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Chieda, se le è necessario per consultare i suoi partner di Governo, una sospensione di cinque minuti, ma faccia qualcosa: dimostri di essere il capo del Governo, dimostri che le competenze sue sono competenze del Presidente del Consiglio, non del professor Conte, che vanno difese, salvaguardate. Ci sono competenze calpestate in queste ore del Ministero dei Trasporti, del Ministero degli Esteri, tutto accorpato nella boriosa prepotenza del Ministro dell'Interno (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…

PRESIDENTE. Per favore…

DARIO FRANCESCHINI (PD). …che firma una direttiva alle 22, ignota credo a lei e a tutti noi. Dimostri che l'Italia oggi sa essere conseguente con la sua storia millenaria, che è una storia di Paese accogliente, solidale, aperto (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), cresciuto con il sudore e il dolore dei propri emigranti. Dica a quel vanitoso del suo Ministro dell'interno che non si gioca a fare il duro sulla pelle dei disgraziati (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Il deputato Iezzi scandisce: “Vergogna, vergogna!”)!

PRESIDENTE. Deputato Franceschini.

DARIO FRANCESCHINI (PD). Sono consapevole di quello che sto dicendo e non mi può fare alcun richiamo.

PRESIDENTE. Per favore…

DARIO FRANCESCHINI (PD). Dica a quel vanitoso del suo Ministro dell'Interno che non si gioca duro sulla pelle dei disgraziati, che non si può usare la definizione “nave dei centri sociali” per lasciare persone in mezzo al mare, con il mare a forza 7 (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Per favore. Deputata Saltamartini…Rotta…

DARIO FRANCESCHINI (PD). Dica al suo Ministro dell'Interno che la smetta di coprire con la crudeltà di queste azioni la sua totale incapacità di garantire la sicurezza degli italiani nelle strade e nelle piazze.

PRESIDENTE. Deputato Franceschini, è sempre un intervento sull'ordine dei lavori.

LUIGI MARATTIN (PD). Deve richiamare loro, non noi!

PRESIDENTE. Marattin, non si preoccupi.

DARIO FRANCESCHINI (PD). Dica al suo Ministro dell'Interno che la smetta di mettersi divise per poi mortificare ogni giorno con degli ordini immorali le persone che gerarchicamente devono disporre i suoi ordini…

PRESIDENTE. Deputato Franceschini, dobbiamo rimanere sulla questione.

DARIO FRANCESCHINI (PD). …e che quella divisa indossano ogni giorno con onore.

PRESIDENTE. Dobbiamo rimanere sulla questione per cui ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori.

DARIO FRANCESCHINI (PD). Sto chiedendo al Presidente del Consiglio di esprimersi subito su queste cose…

PRESIDENTE. Rimaniamo su questo punto.

DARIO FRANCESCHINI (PD). …perché oggi è in Aula tra di noi e, quindi, devo poter dire quali sono queste cose su cui chiedo al Presidente del Consiglio di esprimersi, e ho finito. Non ci sono maggioranza e minoranza su questo, non ci sono Governo e opposizione: c'è solo l'elementare rispetto per i diritti dell'uomo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Per favore…

DARIO FRANCESCHINI (PD). Non si risponde al proprio partito, ma si risponde alla propria coscienza. Lo dico ai parlamentari di maggioranza: quando, tra qualche anno, fra molti anni, vedremo, farete il bilancio della vostra presenza qui, direte a voi stessi: sono colpevole perché ho taciuto…

PRESIDENTE. Deputato Franceschini…

DARIO FRANCESCHINI (PD). …per un vantaggio politico, ho taciuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, ieri la “Mare Jonio”, una nave che batte bandiera italiana, la nave della piattaforma mediterranea ha salvato 49 migranti, tra cui diversi minori (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

NICOLA FRATOIANNI (LEU)...più di dieci minori, in acque internazionali (Commenti della deputata Saltamartini)

PRESIDENTE. Deputata Saltamartini, è sull'ordine dei lavori. Sono interventi che si possono fare. Deputata Saltamartini, per favore!

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Per favore che? Per favore che?

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Capisco che i colleghi della Lega siano nervosi, dovrebbero consentire di parlare anche agli altri (Commenti della deputata Saltamartini)

PRESIDENTE. Prego, deputato.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Dicevo, ieri, la “Mare Jonio”, una nave che batte bandiera italiana, ha salvato 49 migranti che si trovavano su un gommone a oltre 45 miglia dalle coste libiche. Quel gommone era in mare (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Per favore...

NICOLA FRATOIANNI (LEU). …da quattordici ore, da molte ore, con il motore in avaria e stava imbarcando acqua. Quei migranti sono stati salvati (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi della Lega, per favore.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). …da chi oggi…

PRESIDENTE. Potete intervenire anche voi sull'ordine dei lavori. Dopo. Prego, deputato Fratoianni.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Datevi pace, colleghi. Provate ad ascoltare, che forse imparate qualcosa. Poi, parlerete voi, avete tutto il modo per intervenire (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Deputato, andiamo sull'oggetto.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Vado sull'oggetto se mi è consentito di parlare, Presidente. Chiedo a lei di consentirmi di parlare.

PRESIDENTE. Colleghi!

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Sono stati salvati da chi oggi compie il suo dovere, cercando di restituire onore e dignità a un Paese che la sta perdendo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali) ogni giorno grazie alla protervia, all'arroganza e alla violenza del Ministro dell'Interno; grazie all'ignavia di un Governo che, nel suo complesso, non è in grado di assumersi le sue responsabilità (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Nella giornata di ieri, signor Presidente, quando sono stato informato del salvataggio in corso, ho alzato il telefono e ho cercato innanzitutto il Ministro competente, il Ministro Toninelli: mi ha risposto la sua segreteria dicendo che, purtroppo, era in volo, che mi avrebbe richiamato. Non ho ricevuto nessuna chiamata dal Ministro competente. Io trovo che l'irresponsabilità, la codardia del Governo di fronte a quello che accade a una nave italiana, con volontari italiani e che compie il suo dovere, quello di salvare la vita di chi rischia di perderla per l'incapacità dell'Italia e dell'Europa di svolgere il suo dovere, sia francamente intollerabile (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si facciano sbarcare ora…

PRESIDENTE. Deputato Sasso, per favore.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). …quelle 49 persone, si mettano in sicurezza i naufraghi salvati, si mettano in sicurezza i volontari che hanno fatto il loro dovere. Dovremmo dire “grazie” a chi oggi svolge una funzione di supplenza (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi…

NICOLA FRATOIANNI (LEU). …rispetto all'incapacità e alla cattiveria delle nostre istituzioni. Dovremmo dirgli “grazie”, dovremmo supportarli e, invece, si organizza quotidianamente una vera e propria guerra contro la solidarietà, una guerra contro le organizzazioni non governative. La direttiva firmata in tarda sera dal Ministro dell'Interno (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo terminare.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). …è francamente un impasto di propaganda inaccettabile su una vicenda come questa. Continuare a giocare un esercizio muscolare e di carattere propagandistico sulla vita di persone in carne ed ossa è un'assoluta vergogna.

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Bisognerebbe andare lì, io ci sono stato su quelle navi (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), sono stato in mezzo al Mediterraneo…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi!

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Andateci anche voi! Andateci anche voi a vedere che cosa significa rischiare di affogare in mezzo a un mare dove intorno non c'è niente, un mare che avete contribuito, non da soli, a trasformare in un deserto, oltre che nel più grande cimitero a cielo aperto del mondo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Noi? Noi?

PRESIDENTE. Colleghi, dovete far terminare.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Fateli sbarcare, fateli sbarcare subito: è una questione di dignità e di rispetto della vita delle persone (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, ovviamente noi auspichiamo che il Presidente Conte si esprima su questi temi, perché vogliamo capire rispetto alle posizioni del Partito Democratico. Facciamo gli auguri al nuovo segretario Zingaretti e prendiamo atto che la sinistra esprime anche oggi la nostalgia per un'invasione che sembra essere stata rallentata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). È la nuova linea del Partito Democratico, forse la nuova maggioranza ha queste istanze e questa esigenza, però noi chiediamo a Conte, al Presidente Conte di capire bene qual è la posizione del Governo.

Abbiamo visto il Ministro Salvini: noi condividiamo la direttiva che ha emesso, noi condividiamo evidentemente che i porti restino chiusi a questa invasione, anche se continuiamo a sottolineare che è totalmente insufficiente questa misura per i rischi a cui si fa riferimento, i rischi per le vite umane, che devono essere evitati in tutti i modi. Il Ministro Salvini ha detto, ha garantito che ci sarà assistenza sulla nave: speriamo che questa sia sufficiente, ma l'unico modo per salvaguardare la vita dei migranti è non farli partire da quelle coste e l'unico modo per non farli partire è il blocco navale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Presidente Conte, vada oggi in Europa, coinvolga la comunità internazionale per riuscire ad ottenere un'azione, che noi chiediamo e spieghiamo, di coinvolgimento dei Governi africani, delle autorità libiche, per cercare insieme di ragionare su un blocco navale possibile, lontano da qualsiasi atto di guerra, ma, invece, compatibile con quella che è l'esigenza e l'emergenza di salvare vite umane e di salvare l'integrità del nostro popolo e riuscire ad avere entrambi i risultati. Il blocco navale è la soluzione e noi crediamo di condividere in questo, l'unica cosa che condividiamo degli interventi che ci hanno preceduto, le istanze che si fanno. Vogliamo che il Presidente del Consiglio si esprima, dica da che parte sta, perché non si capisce mai bene se questo Governo ha, su posizioni importanti come questa, una volontà unitaria. Oggi è l'occasione, e speriamo che il Presidente Conte non faccia il “bilancino” e riesca invece ad esprimersi con chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ricordo a tutti che questo argomento, secondo le comunicazioni del Governo per cui è chiamato oggi il Presidente Conte ad essere qui, non è all'ordine del giorno. Sto concedendo la parola sull'ordine dei lavori per questo oggetto. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, intanto per chiederle se, per lei e per quest'Aula, è accettabile che, mentre dei colleghi stanno intervenendo sull'ordine dei lavori, per minuti ci siano degli schiamazzi e degli insulti, e nel momento in cui lei dice “per favore, fate terminare i colleghi”, le viene rivolto da colleghi della maggioranza “Per favore che? Per favore che? Per favore che?”. Per me non è accettabile, e credo non lo debba essere neanche per quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico, Partito Democratico e Liberi e Uguali). E faccio notare il silenzio in cui è intervenuto chi è intervenuto a favore delle posizioni politiche della maggioranza: gli schiamazzi e gli insulti avvengono dalla maggioranza nei confronti dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico, Partito Democratico e Liberi e Uguali). La gravità di questo clima e di questa situazione…

PRESIDENTE. Deputato Magi, però rimaniamo sull'oggetto.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). … dovrebbe essere da lei non solo stigmatizzata, lei dovrebbe consentire ai colleghi di intervenire senza schiamazzi. Vengo al punto rapidissimamente, ed è questione che interessa il Consiglio d'Europa, dovrebbe interessare il Presidente del Consiglio, Conte. Come hanno ricordato i colleghi, è stata diffusa nella serata di ieri, questa notte, una circolare del Ministero dell'Interno, e in questa circolare si dice - è uno dei punti più incredibili - che sostanzialmente nel nostro Paese le convenzioni internazionali si disapplicano - quelle sul salvataggio della vita umana, della vita in mare - qualora questo salvataggio venga effettuato senza il coordinamento delle autorità italiane. Questo non solo rende assolutamente carta straccia quella circolare, ma ci pone di fronte a una violazione gravissima del diritto internazionale, messa per iscritto da questo Governo. Su questo credo che il Presidente Conte debba avere il rispetto del Parlamento e fare chiarezza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Presidente, noi non ci stupiamo che i gruppi parlamentari, soprattutto quelli di opposizione, chiedano all'Aula, e soprattutto al Presidente del Consiglio, oggi qui presente, di intervenire sulla questione. È assolutamente pertinente che si faccia, è legittimo che si faccia, anche noi auspichiamo che il Presidente Conte utilizzi le sue comunicazioni oggi per intervenire anche sulla questione riguardante la gestione dei migranti, però vorremmo che oggi non si paralizzasse l'Aula per discutere a mo' di braccio di ferro su un argomento che il Presidente Conte potrà affrontare, ma è giusto non si spostino i riflettori dalle comunicazioni che noi abbiamo fortemente richiesto, quelle che riguardano in particolare il Memorandum dell'accordo con la Cina. Vorremmo soprattutto che l'Aula non si trasformasse in un ring ogni volta che c'è una nave che chiede di sbarcare.

Soprattutto, vorremmo che sulla gestione dei migranti la discussione non fosse una discussione muscolare solo quando c'è una nave vicino ai porti italiani. Necessita sì, questo argomento, di una discussione approfondita, è giusto che il Presidente Conte dica qualcosa, ma non possiamo affrontarla come se fosse un braccio di ferro tra chi in maggioranza vuol dimostrare quanto è forte nello sbarrare l'ingresso alle navi che chiedono di attraccare nei porti italiani e chi, invece, all'opposizione, vuol dimostrare quanto è immorale e sbagliato far questo. Noi vorremmo richiamarla appunto all'ordine dei lavori, a far proseguire la discussione dell'Aula sui punti oggetto della discussione, chiedendo però al Presidente del Consiglio, che riteniamo sia persona ragionevole, di farsi carico di quanto i gruppi parlamentari gli stanno chiedendo ora, di intervenire oggi, mentre renderà dichiarazioni sul Consiglio europeo, anche per spiegare in maniera chiara qual è la posizione del nostro Paese rispetto ai fatti che stiamo leggendo sui giornali e che sarebbe utile che il Parlamento apprendesse dalla voce del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Presidente, noi riteniamo, come gruppo della Lega, che il Governo non abbia nulla da dire su questa vicenda, non fosse altro che c'è una prassi ormai consolidata in questi primi mesi di Governo che ha portato anche a dei risultati, dal nostro punto di vista, ottimi, sulla gestione del fenomeno migratorio. Una serie di politiche, che sono quelle del “decreto sicurezza” e della politica dei porti chiusi, che ha visto ridurre del 95 per cento gli sbarchi in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e soprattutto ha fatto in modo che la gente in mare non muoia più. Quindi noi crediamo che il Governo debba semplicemente andare avanti su questa linea, anche perché ricordo che proprio in quest'Aula qualche mese fa abbiamo ratificato, abbiamo votato, un accordo internazionale che prevede anche un finanziamento da parte del nostro Paese alla Libia volto proprio a potenziare il soccorso in mare ad opera della Guardia costiera libica, a formare chi ha questo compito nelle strutture militari e di Polizia libiche grazie anche all'intervento dei nostri agenti delle nostre forze dell'ordine; abbiamo avviato un trattato internazionale con la Libia che ha proprio il compito di evitare che queste navi partano o che queste navi vengano fermate nelle acque territoriali libiche. Visto e considerato che questa nave di ONG ha effettuato il soccorso a ridosso delle acque costiere libiche, ci sono protocolli internazionali che prevedono che quelle persone debbano essere riportate in Libia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Chiedo scusa, Presidente, se dal mio gruppo si sono levate urla e se in qualche modo si è interrotta la discussione avviata su questo tema, chiedo scusa da capogruppo, tuttavia, Presidente, c'è un dato su cui non possiamo tacere: la coincidenza temporale di questa iniziativa col voto in Senato sull'autorizzazione a procedere per la Diciotti nei confronti di Salvini è quantomeno sospetta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e la nostra etica, la nostra morale, ci impedisce di tacere quando chi fa l'anima bella in nome del soccorso degli immigrati utilizza queste persone per una battaglia politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché il signor Casarini della nave ONG ha detto che se l'Italia non autorizzerà allo sbarco chiederà la mobilitazione nelle piazze italiane. Allora mi pare che chi utilizza queste persone per fare politica non sia il Ministro Salvini e non sia questo Governo, ma chi oggi lancia questa minaccia dalle acque territoriali libiche per fare una battaglia in vista del voto sulla Diciotti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Presidente, la ringrazio. Ci sono stati degli interventi da parte di tutti i gruppi parlamentari per fare una richiesta esplicita al Presidente Conte: il Presidente Conte e il Governo non si sono mai sottratti alla discussione, né alle richieste di questa Assemblea, che è un'Assemblea sovrana. Le opposizioni hanno fatto le loro richieste, e ovviamente la facciamo anche noi la richiesta, perché so per certo, sappiamo benissimo che il Presidente Conte e il Governo non si sono mai sottratti. Quindi, tutta la forza di questi interventi che ho sentito è assolutamente ingiustificata davanti al fatto che noi siamo sempre pronti a rispondere e non abbiamo assolutamente nulla da nascondere come maggioranza, e ovviamente non l'ha nemmeno il Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Discussione congiunta: Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2019. Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in relazione al Documento di intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica popolare cinese sulla collaborazione all'interno del progetto economico “Via della Seta” e dell'iniziativa per le vie marittime del XXI secolo (ore 10,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2019 e delle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in relazione al Documento di intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica popolare cinese sulla collaborazione all'interno del progetto economico “Via della Seta” e dell'iniziativa per le vie marittime del XXI secolo.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 15 marzo 2019 (Vedi l'allegato A della seduta del 15 marzo 2019).

Avverto che, a seguito di quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 14 marzo scorso, il Presidente del Consiglio svolgerà un unico intervento introduttivo, cui seguiranno gli interventi nell'ambito di una discussione congiunta, la replica e l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate. Seguirà un'unica fase di dichiarazioni di voto, al termine della quale saranno poste in votazione le risoluzioni presentate.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Presidente, gentili deputate e gentili deputati, il Governo, tengo a precisarlo, non si è mai sottratto all'interlocuzione con queste Aule per quanto riguarda la politica sull'immigrazione. Io stesso sono venuto più volte a parlare, a esporre la nostra articolata posizione.

Può piacere, può non piacere, ma siamo portatori di una politica sull'immigrazione, strutturata, multilivello; l'abbiamo addirittura presentata al Consiglio europeo ufficialmente, ci siamo battuti perché fosse affermata. La ritrovate riassunta, per buona parte, nelle conclusioni del giugno scorso, 2018. E da allora, coerentemente, questo Governo si sta battendo, e io personalmente, ogni volta che ne ho occasione - non è all'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo -, mi batto e mi batterò sempre perché la politica dell'immigrazione, che io preferisco articolare meglio nella formula “regolazione e gestione dei flussi migratori”, sia affrontata in modo strutturale, non emergenziale.

Di fronte alla singola emergenza tutti quanti siamo in difficoltà, anzi, pregherei tutti, tutti dobbiamo impegnarci a non strumentalizzare il singolo caso (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier), perché di fronte all'emergenza siamo tutti perdenti. Se non riusciremo, a livello europeo, ad affermare una politica strutturata, che muova dalla cooperazione con i Paesi di origine, muova con la cooperazione con i Paesi di transito, privilegi i corridoi umanitari, anziché, ovviamente, contribuire in qualche modo ad alimentare, ancorché meramente rimanendo passivi, questi sbarchi, che mettono a grave rischio di vita gli stessi migranti e alimentano i traffici illeciti di persone che speculano sulla vita di questi migranti, e fino a quando non riusciremo a gestire, con un approccio europeo, un meccanismo di condivisione, che non può, quindi, solo riassumersi nello sbarco nel porto, neppure il più vicino, che non sarebbe l'Italia, ma nel porto italiano, ecco, fino a quando poi non opereremo anche con i movimenti secondari, non ci industrieremo perché tutta l'Europa contribuisca a un più efficace sistema dei rimpatri, noi, ovviamente, come Governo, ci riterremo insoddisfatti.

Vengo, però, al tema che oggi è in calendario. Il prossimo Consiglio europeo, ricordo, è il quarto al quale partecipo da quando sono Presidente del Consiglio dei ministri; il quinto se consideriamo anche quello straordinario del 25 novembre, nel corso del quale abbiamo sottoscritto e approvato l'Accordo di recesso con il Regno Unito e la dichiarazione politica. Questo Consiglio europeo assume, tuttavia, una valenza politica particolare, perché si svolge due mesi prima delle elezioni del nuovo Parlamento europeo e deve anche confrontarsi, e quindi affrontare sfide cruciali per l'Europa di oggi, per l'Europa di domani.

C'è, infatti, un trait d'union fra i principali temi in agenda del Consiglio europeo. Mi riferisco alla capacità dell'Unione europea di affrontare unita e da leader globale l'epilogo di Brexit, il proprio rapporto con la Cina, le priorità della crescita, del lavoro, dello sviluppo industriale, dell'innovazione, a fronte, attenzione, del rallentamento internazionale dell'economia, e, infine, il cambiamento climatico.

Se non saprà rimanere unita, l'Unione europea non potrà essere né forte né competitiva, prima di tutto sul piano politico, nel definire e nel perseguire la propria posizione in ordine alle priorità appena menzionate; priorità rispetto alle quali, tengo a rimarcarlo, nessuno Stato nazionale, muovendosi in modo isolato, potrà mai assicurarsi una compiuta ed efficace tutela dei propri interessi nazionali. In questo senso, l'Italia si riconosce pienamente in un approccio europeo come l'unico foriero di un futuro migliore per i nostri cittadini e per quelli dell'intero continente.

L'esigenza di un'Europa unita al suo interno e forte nel mondo va tenuta a maggior ragione presente nell'attuale fase di fine legislatura europea; in vista dell'avvicendamento del Parlamento europeo e della Commissione europea, viene ancor più in rilievo, se mi permettete, il ruolo del Consiglio europeo, e, quindi, dei Governi. Occorre che questo organo primario dell'Unione abbia discussioni e prenda decisioni con spirito europeo, capace di mantenere coesa un'Unione che necessita ora più che mai… sappiamo che si è dilatata forse anche oltre misura, diciamocelo, nel corso degli anni, e quindi deve perseguire unità di intenti e spirito solidale al suo interno. Per essere forte nel mondo - ma tornerò sul punto sul punto più avanti, quando ragionerò dei rapporti dell'Unione europea con la Cina e con il Regno Unito - l'Unione europea deve essere un attore di respiro globale già al suo interno, elaborando adeguate strategie in materia di crescita, lavoro, sviluppo industriale e innovazione.

Vedo, purtroppo, confermarsi un approccio europeo prociclico e procedurale che, negli ultimi anni, si è mostrato inadeguato rispetto alla sfida della crescita e all'esigenza di equilibrio fra la riduzione e la condivisione dei rischi. Il rallentamento economico globale sta avendo un impatto sulla congiuntura economica in Europa e necessita di una risposta europea, con un rafforzamento soprattutto della domanda interna e con un impulso alla crescita attraverso maggiori investimenti e riforme coraggiose. In particolare, l'esigenza di un rilancio della domanda interna è supportata anche da nuove evidenze empiriche, autorevolmente prodotte, direi, e argomentate, che, in questo rilancio, individuano la giusta risposta alla necessità che la crescita economica europea non sia eccessivamente dipendente dalla domanda esterna, esportazioni, e a rischio di una possibile tendenza strutturale dell'economia mondiale alla stagnazione.

In questa prospettiva, soprattutto gli Stati membri che hanno spazio fiscale o surplus commerciali dovrebbero usarli a sostegno della domanda e di investimenti pubblici, per permettere all'Europa di crescere a pieno potenziale e di reagire alle tensioni provocate dagli altri, rafforzando e rendendo anche più resiliente la propria economia. La continua sollecitazione ad accrescere la competitività è da accogliere se questa è finalizzata ad accrescere gli standard di vita dei cittadini europei, ma è da respingere se nasconde un mero spirito mercantilista; lo vietano le regole europee, che non possono essere invocate solo quando ritenute convenienti.

Per essere più espliciti, noi crediamo che la crescita della produttività del lavoro debba alimentare la crescita dei salari dei lavoratori piuttosto che l'accumulo di surplus commerciali, che, oltre una certa misura, sono peraltro vietati dalle medesime regole europee. Questi aspetti devono essere al centro della discussione di un Consiglio europeo che guardi alla realtà di un continente che soffre tuttora di troppe asimmetrie sul lavoro, lo dico soprattutto con rispetto ai giovani, e sulla crescita, e deve ancora completare quel pilastro sociale adottato, a novembre del 2017, al Vertice informale di Göteborg.

È in chiave di impulso europeo alla crescita, al lavoro e alla sicurezza sociale che auspico sia orientata la discussione che il Consiglio europeo avrà sul mercato, rispetto al quale occorre promuovere la rimozione delle barriere ingiustificate, in particolare nel settore dei servizi, con sollecitazioni per la Commissione a prospettare e realizzare una visione di lungo periodo per il futuro industriale dell'Europa: maggiori investimenti nella ricerca e nell'innovazione, una più equa competizione al suo interno e a livello globale, con una politica commerciale che mi permetto di definire ambiziosa e che protegga l'Unione europea contro le pratiche scorrette. L'Unione europea, anche nella prospettiva della nuova legislatura, dopo le elezioni per il Parlamento europeo deve lavorare a una vera strategia industriale europea, capace di creare crescita e occupazione attraverso il sostegno, con adeguate risorse, alle nuove tecnologie, alla ricerca e all'innovazione, e capace di tutelare imprese e mercati europei da strategie aggressive di Paesi terzi.

Questi impegni e l'obiettivo primario di sostenere crescita, lavoro e inclusione sociale sono al centro della nostra azione, dell'azione del Governo italiano, ma la sfida di un'economia che cresca e crei posti di lavoro richiede uno sforzo europeo; lo dimostra anche la recente polemica in materia di tecnologie delle comunicazioni. Dovremmo domandarci come mai uno spazio economico affollato da mezzo miliardo di persone, con livelli d'istruzione tra i più elevati, con standard di vita tra i più alti nel mondo, non sia stato capace di sviluppare, sul tema delle telecomunicazioni, un'infrastruttura alla frontiera della tecnologia, capace di soddisfare appieno tutte le proprie esigenze. Non credo sia dipeso da carenza di intelligenze o di risorse destinate alla crescita; credo, piuttosto, che questa inefficienza riveli un'altra manifestazione della mancanza di visione di lungo periodo dell'Europa, a cui l'Italia vuol porre rimedio, rilanciando un'idea di Europa protagonista nel mondo. Si tratta di un percorso in cui l'Italia, Paese fondatore e potenza industriale, sia europea che globale, intende fare la sua parte e adoperarsi affinché la politica industriale, anche nel sostegno alle piccole e medie imprese e nella regolazione degli aiuti di Stato alle imprese europee, sia accompagnata da un approccio equilibrato e da politiche di convergenza, senza le quali solo alcuni Stati membri potranno sostenere i costi della citata politica industriale.

Quanto alla politica commerciale, è fondamentale preservare la questione dell'Unione europea nei confronti degli altri attori globali, dagli Stati Uniti - con cui l'Unione europea deve proseguire l'impegno all'agenda commerciale positiva, quella che è stata definita da Juncker e Trump il 25 luglio scorso - alla Cina, su cui mi soffermerò tra breve.

Prima di farlo, considero doveroso richiamare il sostegno italiano a un approccio ambizioso dell'Unione europea ai cambiamenti climatici, che considero componente essenziale di un'economia europea moderna e che sarà oggetto di un breve paragrafo delle conclusioni che andremo a rassegnare nel corso del Consiglio europeo, volto a consolidare un linguaggio unitario rispetto a un'intensa agenda del Consiglio Ambiente dell'Unione. Alla sfida dei cambiamenti climatici, l'Unione europea deve dedicare il meglio della sua capacità di adattamento ai mutamenti globali; anche in questo caso, gli sforzi nazionali da soli non bastano per garantire un futuro migliore. Il tema della sostenibilità è centrale anche ai fini della crescita del continente; il potenziale di crescita dell'Europa, delle volte si trascura questo aspetto, potrebbe tornare ai livelli sperimentati nel passato se solo decidessimo di accelerare la transizione verso un'Europa decarbonizzata. Un grande piano di investimenti pubblici, finalizzati a questo scopo, darebbe un grande impulso anche a quelli privati, garantendo una robusta crescita ecocompatibile dell'intero continente. Questa visione è coerente con il recente richiamo, autorevolmente effettuato dal Presidente Mattarella il 12 marzo scorso, mentre era a Belluno, in occasione della cerimonia commemorativa dell'alluvione che ha afflitto la regione Veneto lo scorso ottobre.

La sessione economica del Consiglio europeo non avrà, a differenza del Consiglio europeo di dicembre scorso, un corrispettivo in forma dell'Eurosummit; rimane non di meno oggetto della nostra attenzione il percorso verso l'Eurosummit di giugno che, con una legittimazione in parte attenuata, a seguito delle elezioni per il Parlamento europeo di fine maggio, dovrà attuare, preparate dall'Eurogruppo, le decisioni dell'Eurosummit dello scorso dicembre. Su questo versante sono in gioco argomenti di fondamentale importanza per il futuro assetto economico e finanziario dell'Unione; mi limito a richiamare, tra gli altri, il budget dell'eurozona, lo schema europeo di garanzia dei depositi, il cosiddetto EDIS, e gli emendamenti al Trattato sul meccanismo europeo di stabilità.

In particolare, è aperta la discussione, in seno all'Eurogruppo, sulla definizione di uno strumento di bilancio per la competitività e convergenza, appunto, il budget dell'Eurozona, nell'ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale. La questione, vedete, è molto delicata per gli interessi nazionali; come sempre, ogni nuovo strumento può tornare utile ed efficace per rafforzare il nostro sistema economico-finanziario o, al contrario, può rivelarsi molto insidioso, a seconda di come venga concepito e concretamente strutturato. Per l'Italia è senz'altro prioritario che tale strumento sia di dimensioni adeguate, prevedendo anche una sua capacità di prendere a prestito sui mercati finanziari, offra un vero supporto a investimenti e riforme, abbia funzioni anticicliche e di stabilizzazione e, attenzione, non sia sottoposto a condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

La discussione sulle relazioni esterne, prevista alla cena di lavoro del Consiglio europeo di giovedì 21, riguarderà i rapporti tra l'Unione europea e la Cina, in vista del Vertice Unione europea-Cina previsto per il 9 aprile, Vertice che potrebbe seguire di pochi giorni - questo aspetto, ovviamente, lo comprendete, è tutt'altro che secondario - la conclusione del negoziato economico commerciale in corso tra Washington e Pechino. Il Vertice Unione europea-Cina a Bruxelles avverrà, inoltre, a poco più di due settimane dalla conclusione della visita di Stato del presidente Xi Jinping in Italia. Agli omologhi europei, giovedì, potrò, quindi, ribadire la piena coincidenza tra la visione italiana del rapporto con la Cina e la strategia seguita dall'Unione europea che sarà persino rafforzata - e tra breve spiegherò perché - dall'approccio italiano. Confido che il 9 aprile il nostro Memorandum con Pechino sull'iniziativa Belt and Road, una delle tante intese che verranno firmate, voglio precisare, non desterà più grande attenzione; in questi giorni è alta l'attenzione dell'opinione pubblica, anche italiana, verso i contenuti e le finalità di questo documento. Come ho avuto modo di precisare pubblicamente, non è un accordo internazionale, non crea vincoli giuridici; se proprio volessimo definirlo, se lo dovessi definire da un punto di vista tecnico, lo definirei, più correttamente, un'intesa programmatica che, ribadisco, pur non dando luogo a impegni giuridicamente vincolanti, delinea obiettivi, principi, modalità di collaborazione nell'ambito dell'iniziativa Belt and Road che, come sapete, è un grande progetto di connettività infrastrutturale euroasiatica che, sin dal suo lancio, nel 2013, ha attirato l'interesse dell'Italia.

La nostra attenzione economico-commerciale nei confronti di questa infrastruttura e della Cina è pienamente legittima ed è giustificata proprio alla luce dei nostri interessi nazionali. Per questa via potremo potenziare il nostro export verso un mercato di dimensioni enormi; le nostre imprese avranno la chance di essere direttamente partecipi della realizzazione di nuovi e importanti investimenti infrastrutturali, la nostra penisola, segnatamente i nostri porti, i nostri scali commerciali, non saranno bypassati dai nuovi traffici, ma potranno anch'essi godere, a pieno titolo, dei vantaggi economici e valorizzare la loro posizione geografica di terminali naturali di questa nuova Via della seta. Attenzione, il perimetro del Memorandum of understanding sulla Belt and Road è squisitamente economico-commerciale, non mette minimamente in discussione la nostra collocazione euro-atlantica.

Il suo contenuto, negoziato per lunghi mesi con Pechino, coinvolgendo tutte le amministrazioni interessate, non presenta alcun rischio per i nostri interessi nazionali ed è pienamente in linea con la strategia dell'Unione europea, promuovendola, anzi, come nessun Paese membro ha fatto sinora nel suo dialogo con Pechino. Il Memorandum, infatti, imposta con estrema chiarezza la collaborazione sulla Belt and Road, in raccordo con i principi dell'Agenda 2030, l'Agenda 2020 di cooperazione Unione europea-Cina e la strategia dell'Unione europea per la connettività euroasiatica, che sono capisaldi dell'approccio dell'Unione europea verso la Cina. Esso, il Memorandum, promuove, inoltre, con forza i principi condivisi in ambito europeo di mutuo vantaggio, reciprocità, trasparenza, sostenibilità, tutela della proprietà intellettuale, sino a creare un vero e proprio level playing field. Posso rivendicare, a buon titolo, che il nostro approccio alla Belt and Road è tra i più lungimiranti ed efficaci che siano stati mai applicati in ambito europeo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

C'è un altro aspetto che vi invito a considerare: altri Stati membri, pur non avendo stipulato analoghe intese con Pechino, già collaborano, molto più di noi, su questa iniziativa. L'Italia ha scelto un approccio trasparente, formalizzando la collaborazione con la Cina in una cornice ben definita, e, per questa via, ha preferito esplicitare con chiarezza i pilastri fondamentali di matrice europea da cui ci lasciamo ispirare. Rispetto ai memorandum of understanding firmati da altri Paesi, fuori e dentro l'Unione europea, il nostro stabilisce un raccordo molto più esplicito con le linee e le norme dell'Unione europea, e promuove con più forza i valori e gli interessi dell'Italia.

Su quest'ultimo aspetto vorrei precisare che l'attenzione del Governo non si è esaurita con il negoziato sul Memorandum, che pure tanta attenzione sta catalizzano: come nelle collaborazioni con altri Paesi, il Governo italiano opererà, anche nell'ambito della Belt and Road, un attento monitoraggio delle singole iniziative di collaborazione che saranno avviate a valle del Memorandum, per garantire che anch'esse siano promosse con attenzione alla difesa degli interessi nazionali, alla protezione delle infrastrutture strategiche anche nel digitale, e prevenendo il trasferimento di tecnologie in settori sensibili.

Alla discussione e al Consiglio europeo al vertice Unione europea-Cina del 9 aprile seguirà la mia partecipazione - l'ho già annunciato - alla seconda edizione del Forum Belt and Road, in programma a Pechino il 26 e 27 aprile. Il Forum, che riunirà un numero elevato di Paesi, mi offrirà un'ulteriore occasione per promuovere, in uno spirito di collaborazione con Pechino, quella che dev'essere la visione italiana ed europea sull'iniziativa Belt and Road.

Alla discussione sui rapporti con la Cina il Consiglio europeo arriverà dopo una sessione, quella di apertura di giovedì 21 pomeriggio, in cui in formato a ventisette, senza il Regno Unito, discuteremo poi gli ultimi sviluppi relativi alla Brexit. Nonostante gli sforzi negoziali aggiuntivi sulla questione irlandese e l'intesa raggiunta da May e Junker l'11 marzo scorso, la settimana scorsa, sapete, c'è stato un secondo voto negativo nel Parlamento britannico sulla ratifica dell'Accordo di recesso. Questa decisione è avvenuta a pochi giorni dalla data stabilita per l'uscita dall'Unione europea, fissata per il 29 marzo prossimo. Nonostante il poco tempo a disposizione, dobbiamo cogliere i messaggi positivi emersi dai voti successivi a quello sulla ratifica, con cui il Parlamento britannico ha espresso la volontà di evitare una Brexit senza accordo, no deal, e di lavorare insieme ai partner europei per garantire un'uscita in termini chiari ed amichevoli, chiedendo un differimento dei termini di uscita dall'Unione europea. È molto probabile, quindi, che i ventisette Capi di Stato e di Governo al Consiglio europeo saranno chiamati a discutere una possibilità di proroga della data di uscita.

Come anticipato dallo stesso Governo britannico, non si tratterà di una proroga in bianco, ma di un differimento funzionale all'obiettivo di garantire un recesso ordinato.

Come abbiamo sempre fatto durante questo negoziato dalle dinamiche, stiamo constatando tutti, molto complesse, continueremo a lavorare per una Brexit ordinata, nel pieno rispetto della volontà del popolo sovrano britannico e delle decisioni del Parlamento di Londra, ma anche ribadendo la necessità di maggiore responsabilità, maggiore chiarezza che ci sono dovute, a noi cittadini europei e alle nostre imprese. L'auspicio è che le decisioni di questi giorni a Londra garantiscano l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea senza strappi e in maniera ordinata, in modo da poter costruire una relazione futura tra l'Unione europea e il Regno Unito che sia all'altezza dei profondi, speciali rapporti che abbiamo costruito con i britannici in oltre quattro decenni di comune partecipazione al processo di integrazione europea. In un contesto che mantiene ancora forti elementi di incertezza, il Governo italiano continuerà - state certi - a lavorare per garantire la tutela dei diritti dei cittadini, delle nostre imprese e della stabilità finanziaria, anche nell'ipotesi poco auspicabile di un'uscita senza accordo il 29 marzo.

Ai temi finora citati si aggiunge, in un breve paragrafo delle conclusioni, uno stato dell'arte, sulla scia delle conclusioni del Consiglio europeo di dicembre, sulle azioni poste in essere a contrasto della disinformazione, con un invito alle piattaforme online, ai social network ad assicurare elevati standard di responsabilità e di trasparenza. A giugno, il Consiglio europeo riceverà un rapporto sulle elezioni apprese, che verrà predisposto dalla Presidenza con la Commissione e con l'Alto rappresentante, Mogherini. Per l'Italia, uno sforzo europeo coordinato su un fenomeno che è ormai è percepito in molti Paesi europei come una minaccia alla democrazia, e che effettivamente è molto insidioso, è necessario proprio in virtù della natura complessa e plurale del problema. La disinformazione, venendo da una molteplicità di soggetti, statuali e non, richiede un approccio strategico multidimensionale e di ampio respiro, che, accanto ad una rafforzata cooperazione internazionale, preveda anche un investimento di lungo periodo nella formazione dei giovani, e non trascuri naturalmente i delicati profili di necessaria garanzia della libertà di informazione, fondamento essenziale delle nostre democrazie.

Ed è proprio la piena tutela della democrazia, anche sul piano del diritto al lavoro, alla sicurezza, al benessere, che rende necessaria nei leader europei una visione strategica ed un impulso a politiche europee di ampio respiro. Con questo spirito, il Consiglio europeo potrà affrontare la transizione verso la fase successiva alle elezioni del Parlamento europeo, ponendosi in sintonia con una domanda di cambiamento che sta attraversando l'intero continente, e merita risposte urgenti che possano realizzare tutte le premesse che ci chiedono i nostri cittadini per un futuro migliore. Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

(Discussione congiunta)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

È iscritto a parlare il deputato Riccardo Olgiati. Ne ha facoltà.

RICCARDO OLGIATI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, membri del Governo, colleghi deputati, affrontiamo oggi un'importante discussione in vista del prossimo Consiglio europeo. I temi che verranno affrontati sono tanti, tutti estremamente attuali ed importanti non solo per il presente dell'Unione europea, ma anche per il suo futuro, in uno dei momenti forse più delicati di questa istituzione, di cui il nostro Paese è orgogliosamente tra i fondatori. Andrò, quindi, ad analizzare questi temi, per cercare di fornire un quadro generale delle decisioni che lei, Presidente del Consiglio, insieme agli altri Capi di Stato e di Governo, sarete chiamati a prendere.

Il primo punto all'ordine del giorno del Consiglio europeo di primavera affronterà i temi sul futuro sviluppo del mercato unico, dell'unione dei mercati dei capitali, della politica industriale e della politica digitale europea in preparazione della prossima agenda strategica.

Il Consiglio affronterà, in particolare, le priorità per il semestre europeo 2019 con l'approvazione della raccomandazione sulla politica economica della zona euro, politiche economiche che noi auspichiamo in netta discontinuità rispetto al passato. Del resto, anche l'insieme delle misure che, grazie a questo Governo, sono state approvate all'interno della legge di bilancio 2019 vanno in decisa controtendenza rispetto alle politiche di austerità portate avanti dai Governi che ci hanno preceduto: quelle stesse politiche che, in un periodo in cui alcuni Paesi crescevano a ritmi decisamente sostenuti, hanno visto l'Italia essere costantemente il fanalino di coda dell'Unione Europea.

Queste politiche di austerità, attuate per far fronte alla crisi, hanno portato a un forte squilibrio sociale tra i sistemi europei, creando barriere nelle economie più deboli del Mediterraneo, dove lo Stato sociale è stato a poco a poco smantellato, e aiutando invece le economie dell'Europa settentrionale dove i sistemi di protezione sociale hanno tenuto.

Da qui l'idea di cambiare decisamente rotta e cercare misure espansive basate su investimenti, sostegno alle piccole e medie imprese che rappresentano più del 90 per cento del tessuto imprenditoriale italiano, sulla riduzione delle tasse per chi ne ha più bisogno (vedi alla voce partite IVA), sostegno a chi si ritrova sotto la soglia di povertà e un investimento mai visto prima nel settore delle politiche attive del lavoro, grazie alle quali ci auguriamo di aumentare in modo importante i livelli occupazionali.

Per non parlare dell'approvazione del cosiddetto decreto dignità, primo tassello del superamento della precedente riforma del Jobs Act, che mira a garantire maggiore stabilità nel mercato del lavoro e a permettere ai cittadini una programmazione a lungo termine della propria vita. Misure che vanno tutte nella giusta direzione: quella auspicata anche nelle raccomandazioni in materia di politica economica della zona euro del Consiglio dell'Unione Europea dello scorso 22 gennaio per la realizzazione di un mercato unico più equo, in grado di promuovere la crescita e incrementare i benefici concreti per i cittadini e per le imprese.

Il tema dell'occupazione deve tornare al centro dell'agenda politica dell'Unione europea con la creazione di posti di lavoro di qualità, di pari opportunità, di accesso al mercato del lavoro a condizioni più eque che sostengano la protezione e l'inclusione sociale.

In quest'ottica, si posiziona anche la prossima riforma relativa al salario minimo che ci auguriamo che venga completata nei prossimi mesi.

Un altro tema importante, su cui i leader dei 27 Paesi membri saranno chiamati ad esprimersi, sono i cambiamenti climatici, argomento di grandissima attualità anche tra l'opinione pubblica, anzi forse più nell'opinione pubblica che nell'agenda politica di alcuni Paesi, come testimoniato dalla massiccia partecipazione a livello globale al Fridays for future, la recente mobilitazione mondiale contro i pericoli connessi ai cambiamenti climatici.

L'obiettivo, signor Presidente, sarà fornire orientamenti sulla direzione generale e sulle priorità politiche in modo da consentire all'Unione europea di presentare, entro il 2020, una strategia a lungo termine in linea con l'Accordo di Parigi.

L'articolo 191 del TFUE, cioè del Trattato di funzionamento dell'Unione europea, fa della lotta al cambiamento climatico un obiettivo esplicito della politica dell'Unione in materia di ambiente e il quadro normativo all'orizzonte 2030 contiene misure e nuovi obiettivi per rendere l'economia e il sistema energetico dell'Unione più competitivi, sicuri e sostenibili.

Molto rimane ancora da fare, ma l'Italia, in questo senso, merita un plauso poiché ha centrato tutti gli obiettivi chiave per il 2020 con anticipo.

Ciò, ovviamente, non è un buon motivo per fermarsi ma, anzi, deve spronarci a rilanciare in un'ottica futura sempre più libera dai combustibili fossili.

In questo senso, le politiche ambientali portate avanti in particolare dal Ministro Costa vanno decisamente nella direzione giusta. Il cosiddetto piano “Proteggi Italia” permetterà di investire ben 11 miliardi nel prossimo triennio per andare a sanare quelle aree del Paese simbolo di quel cambiamento climatico sempre più evidente, al quale dobbiamo rispondere in maniera più efficace; lo stop alle trivellazioni, seppur temporaneo, di diciotto mesi ma che mira a trovare un accordo per superare in modo sempre più concreto e definitivo le fonti fossili a vantaggio delle rinnovabili; i fondi a sostegno della campagna Plastic free ed un credito di imposta del 36 per cento delle spese sostenute dalle imprese per l'acquisto di prodotti riciclati ottenuti da materiali provenienti dalla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica; la lotta agli sprechi energetici e idrici che in legge di bilancio ha visto aumentare le risorse in modo così consistente estendendo ad ospedali ed impianti sportivi quanto già previsto dal Fondo Kyoto per le scuole; il costante impegno nel perseguire politiche di riduzione dei rifiuti promuovendo l'economia circolare, superare la pratica dell'incenerimento e avvicinarsi sempre più all'obiettivo “rifiuti zero”.

Anche su questo tema, quindi, l'Italia ha intrapreso un percorso che va decisamente nella direzione giusta, inserendo inoltre in legge di bilancio l'ecobonus fino a 6 mila euro per incentivare l'acquisto di auto elettriche o ibride.

Un altro tema importantissimo che sarà sul tavolo del prossimo Consiglio europeo sarà quello inerente le relazioni esterne dell'Unione europea ed in particolare i rapporti con la Cina anche in vista del prossimo vertice del 9 aprile.

L'Europa rappresenta oggi il maggior partner commerciale della Cina e la Cina è il secondo partner commerciale dell'Europa. Il mercato cinese è in espansione come nessun altro al mondo. Proprio in questi giorni tiene banco, a livello nazionale, il tema del Memorandum of understanding Italia-Cina che, proprio in queste ore, lei, Presidente Conte, e il suo omologo cinese, Xi Jinping, firmerete, dando il via ad una partnership commerciale alla quale non possiamo rinunciare e senza nessun timore di sorta. Pur mantenendo assoluta fede da un punto di vista politico all'Alleanza atlantica, non possiamo fare finta oggi che il mercato cinese non esista.

Lo stesso discorso potrebbe essere riportato anche in sede europea. Dovremmo sicuramente tenere alta l'attenzione affinché tale opportunità non si traduca in una minaccia e, quindi, tenere ben presente anche gli aspetti legati alla sicurezza interna dell'Europa stessa. Ma non riteniamo corretto un approccio sospettoso verso una potenza economica e commerciale dalla quale dovremmo essere bravi a cogliere le opportunità derivanti da una cooperazione sempre maggiore.

Il Consiglio sarà, quindi, un'occasione importante anche per affrontare le dieci azioni concrete definite dalla Commissione europea come punti di discussione per migliorare i rapporti UE e Cina, tra cui il richiamo a tre pilastri fondamentali delle Nazioni Unite - diritti umani, pace e sicurezza e sviluppo - la lotta ai cambiamenti climatici in cui l'UE invita la Cina a ridurre le sue emissioni entro il 2030 in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi; l'invito ad onorare gli impegni congiunti UE e Cina già esistenti, tra cui la riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio; l'adozione da parte dell'Unione Europea dello strumento per gli appalti internazionali entro la fine del 2019 per promuovere la reciprocità e ampliare le opportunità di appalti in Cina.

Un altro punto inserito all'ordine del giorno, a testimonianza dell'importanza e della delicatezza del momento, è la questione Brexit. In base agli ultimissimi sviluppi, il prossimo tavolo europeo sarà, infatti, chiamato a occuparsi della richiesta di proroga del termine per il recesso che il Regno Unito ha avanzato nei confronti dell'Unione.

Sul tema siamo rimasti colpiti positivamente dalle parole del Ministro Moavero Milanesi, audito in Commissioni riunite III e XIV lo scorso 14 marzo, il quale si è espresso a favore dell'ipotesi di un voto favorevole in sede al Consiglio europeo alla richiesta di proroga da parte della Gran Bretagna.

Sosteniamo con forza questa soluzione perché i rischi a cui l'UE potrebbe andare incontro a fronte della cosiddetta hard Brexit sono, ad oggi, sconosciuti e pertanto riteniamo opportuno perseguire una strada che porti ad una soluzione la più diplomatica possibile.

Siamo comunque tranquillizzati da quanto pronunciato dal Ministro che, nel corso dell'audizione, ci ha dato sufficienti rassicurazioni sul fatto che l'Italia è pronta a qualsiasi scenario: da quello derivante da un accordo nei prossimi mesi fino a quello peggiore del no deal.

La tutela dei nostri 700 mila concittadini che vivono oltremanica è l'aspetto che più ci deve far mantenere alta l'attenzione sul tema, senza però dimenticare i diritti anche dei tanti inglesi che vivono in Italia. Per questo confidiamo sul costante lavoro che da mesi la task force organizzata dalla Farnesina sta portando avanti con serietà e professionalità e attendiamo gli sviluppi che il Parlamento sovrano di Westminster deciderà per i propri cittadini.

Nel 2017 l'export del made in Italy verso il mercato britannico ammontava a oltre 23 miliardi di euro, un dato che da solo fa capire quanto quello della Brexit sia un dossier delicato e importantissimo per il nostro Paese.

Tutta questa vicenda deve anche insegnarci come scelte estremamente difficili e divisive possano comportare anche probabili aspetti controproducenti, se non pianificate in maniera opportuna. In questo senso, vorrei ricordare le illuminanti parole dell'ex Ministro Savona nel suo documento inviato alla Commissione europea, qualche mese fa, in cui sosteneva che è necessaria una politéia per un'Europa diversa, più forte e più equa, rafforzando quello che c'è ma puntando ad una nuova architettura istituzionale.

Se non seguiremo questa direzione sarà sempre meno digeribile ai più accettare un'Europa che chiede e pretende tanto dagli Stati membri, ma che spesso dà poco in cambio.

Chiudo con un breve cenno sull'ultimo punto all'ordine del giorno del Consiglio europeo di giovedì, forse meno sentito di altri, ma sicuramente non meno importante e, cioè, quello relativo alla lotta alla disinformazione, che, spesso, finisce col minare l'integrità democratica delle elezioni europee e nazionali in tutta l'Unione europea. Anche su questo tema la Commissione europea ha stilato un piano d'azione congiunto contro la disinformazione per contrastare la diffusione pervasiva in Europa. Si tratta di una questione di particolare rilevanza considerata la natura complessa e plurale del problema da affrontare, anche in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo. La lotta contro le cosiddette fake news è una battaglia che sposiamo con grande convinzione; riteniamo, però, estremamente importante al tempo stesso garantire un'informazione libera e plurale. Constatiamo con continuità come molto spesso la fonte primaria di queste fake news sia riconducibile anche alla stampa ed ai media tradizionali, a differenza di quanto si vuole spesso far credere.

Quanto invece è stabilito recentemente nell'accordo tra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio sulla cosiddetta direttiva copyright è, a nostro avviso, una brutta pagina per la libertà di informazione. L'auspicio è che nel voto finale il Parlamento possa respingere questo accordo e si possa tornare al tavolo per ridiscutere un provvedimento che, se mal recepito, potrebbe davvero mettere in grossa crisi le start-up del settore a totale vantaggio dei grandi colossi del web e, soprattutto, introdurrebbe la censura a norma di legge da parte delle piattaforme online, che avranno la responsabilità legale dei contenuti pubblicati su di esse.

Presidente, abbiamo piena fiducia nel suo operato: ci ha dimostrato fin dal primo giorno in cui ha assunto il suo mandato la grande capacità di alzare l'attenzione in sede europea su temi fondamentali per il nostro Paese e non solo, ma questo sarà anche un Consiglio europeo estremamente importante non solo per il presente, ma anche per il futuro dell'Europa. Ci andrà forte del mandato che questo Parlamento le consegnerà con il voto finale e, come sempre, abbiamo la certezza che saprà condurre la discussione affinché l'Italia possa continuare a giocare un ruolo rilevante e sempre più decisivo in questa Europa della quale è fondatrice, ma che spesso, negli ultimi anni, l'ha vista nel ruolo di spettatore pagante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Valentini. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la nuova “Via della seta” rappresenta un progetto di espansione economica e di influenza geopolitica che attraversa l'intero continente asiatico e collega Africa ed Europa. Si tratta di una rete di strade, ferrovie, porti, aeroporti, centrali elettriche, gasdotti, di strutture logistiche con le quali Pechino crea e lega a sé il futuro di una nuova entità geopolitica, dell'Eurasia, un'Eurasia che si configura come un continente, un supercontinente, dove la Cina può tornare ad essere il regno di mezzo in questo nuovo ordine post-atlantico.

Questa volontà di dare una forma cinese alla globalizzazione nasce innanzitutto dall'esigenza di ridurre il surplus di capacità produttiva, di trovare nuovi mercati di esportazioni e di controllare l'accesso alle materie prime. China first, lo dico al Ministro Di Maio. Nel Vecchio continente, questa strategia di penetrazione cinese punta legare a sé soprattutto i Paesi finanziariamente meno forti dell'Europa, dai Balcani all'est.

Dinanzi a ciò vediamo un'Europa concentrata su se stessa, convinta di rappresentare un faro e un modello, che non si è resa conto di come stesse mutando la globalizzazione. La globalizzazione non è più un processo univoco a trazione euroamericana, ma è una globalizzazione che procede a blocchi regionali, con nuovi centri di potere economico e politico. L'Europa, nelle condizioni attuali, non riesce ad essere protagonista né del proprio presente né, tantomeno, del proprio futuro. La confusione e le divisioni tra i Paesi e nei Paesi la rendono vulnerabile al divide et impera di questi nuovi protagonisti, con rischi di enorme portata per la libertà e la democrazia, per i sistemi politici ed economici, per la stessa tenuta dell'Unione. È una prospettiva che dobbiamo prendere in considerazione per poter reagire e non subire i fenomeni che stiamo vivendo sia singolarmente come Paese, che collettivamente nel contesto dell'Unione europea, di cui più che mai si avverte la mancanza di una linea comune, nonostante gli sforzi. Dinnanzi a una posta in gioco di portata epocale, nel nostro Paese abbiamo assistito all'ennesima commedia degli equivoci diplomatica. Prima, un monito che ci viene lanciato da un nostro principale alleato, con il tweet del portavoce del Consiglio di sicurezza: un gesto irrituale in contrasto con quelli che sono i passi diplomatici che normalmente vengono intrapresi in circostanze analoghe nei confronti di partner forse considerati più seri. A questo tweet ha fatto eco un altro tweet lanciato dal sottosegretario alla Farnesina, che ci dice di aver allertato i suoi colleghi del Governo, che affermano di ignorare il testo anch'essi; poi, un altro ammonimento via tweet del Segretario di Stato Pompeo. Se l'obiettivo era quello di far vedere come l'America mette sotto pressione i propri alleati, il polverone mediatico che vi ha fatto seguito ha contribuito certamente al raggiungimento dell'obiettivo. Il Ministro Di Maio, poi, ha affermato che alcuni membri del Governo sono schiacciati su posizioni di altri Paesi e non sono quelli che fanno il bene dell'Italia. Ah sì?

Un vasto documento programmatico, senza effetti giuridicamente vincolanti, d'accordo, ma che incide sulla nostra collocazione geostrategica e che rischia di porci dal punto di vista della sicurezza economica, che espone i gangli vitali delle telecomunicazioni e della stessa sicurezza nazionale, viene fatto passare come un accordo commerciale, non viene condiviso con il resto del Governo, non viene discusso all'interno del Consiglio dei ministri e, soprattutto, non sarebbe stato condiviso con il Parlamento, se non ci fosse stata la nostra insistenza. Questo vuol dire fare il bene dell'Italia? Delle due l'una: o si tratta di inettitudine o si tratta di una gigantesca ipocrisia. Quello che emerge in tutta questa cosa è una corsa a chiudere accordi per dimostrare di essere in grado di portare a casa qualcosa, una corsa a firmare un protocollo d'intesa senza considerare minimamente le conseguenze geostrategiche a breve e medio termine. Lascio agli italiani il giudizio in materia di come sia stata gestita la vicenda.

Di questa storia vorrei mettere in evidenza l'aspetto positivo: finalmente il dibattito si è aperto nel Paese, finalmente l'opinione pubblica è stata coinvolta nella riflessione di ciò che comporta scegliere se stare da un lato o dall'altro o, come io ritengo sia la cosa migliore, saper stare ad entrambi i lati in un delicato, ma consapevole equilibrio fatto di linee rosse invalicabili ed impegni assunti e mantenuti. Equilibrio impossibile da raggiungere se continuiamo a comportarci da Paese inaffidabile, che torna indietro sui propri impegni internazionali, sulla TAV, sugli F35, che assume una posizione ambigua nei confronti del Venezuela di Chavez (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che arriva ad uno scontro senza precedenti con la Francia, che preferisce parlare con i gilets jaunes, invece di parlare con il Presidente, che prima, tra i Paesi del G7, corre a firmare un memorandum con la Cina, per poi cercare di sminuirne la portata. Non sta nemmeno a me seguire il Ministro Salvini nelle sue giravolte diplomatiche, ma i dati della geopolitica non si cambiano: sta a noi decidere se vogliamo essere la portaerei della NATO nel Mediterraneo oppure la banchina di attracco del più grande tentacolo infrastrutturale che il mondo abbia mai conosciuto oppure, come ritengo, se l'Italia debba essere entrambe e nessuna di queste cose al tempo stesso.

Ad ogni buon conto, siamo considerati dagli uni e dagli altri come l'anello debole della catena sulla quale esercitare pressioni: dai cinesi per rompere il fronte del G7, dagli americani per riportarci all'ordine. Il risultato netto è che il Governo è spaccato, ciascuno procede per la propria strada e con la propria narrazione: uno, che ha detto che vuole tenere le chiavi di casa, l'altro che fantastica di treni pieni di prodotti italiani alla volta della Cina e il Presidente del Consiglio e la Farnesina che, ancora una volta, si ingegnano a trovare posizioni di compromesso un po' per salvare la faccia: il testo dell'accordo è stato asciugato, il golden power rafforzato, abbiamo inserito tutti i riferimenti alle norme europee e tutelati i nostri porti. Bene, ne prendiamo atto, ben venga l'accordo con la Cina, ma avremmo dovuto agire con tempo e con maggior trasparenza anche verso i nostri partner.

Nel XV secolo, la Cina decise di distruggere quella che allora era la flotta più grande del mondo per rinchiudersi nel proprio isolamento e questo ne sancì il declino, la tagliò fuori dalla rivoluzione industriale. Nel 2017, a Davos, il Presidente Xi ha assunto una posizione storicamente speculare, quasi come per correggere la scelta di allora, e ha usato queste parole: “Se uno ha sempre paura del mare, prima o poi, affogherà nell'oceano, per cui la Cina ha fatto un coraggioso passo in avanti e abbracciato il mercato. Abbiamo imparato a nuotare nel frattempo e, che piaccia o no, il mercato globale è il grande oceano al quale non puoi sfuggire”. Verità sacrosanta, ma, attenzione, all'interno di questo oceano, la collocazione geografica e strategica del nostro Paese permane.

Anche noi dobbiamo imparare a nuotare, non dobbiamo rinunciare a cogliere le nuove opportunità, né dobbiamo abdicare alla tutela dei nostri interessi nazionali, economici e politici, ma dobbiamo imparare a farlo nel contesto dell'Alleanza atlantica e dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), evitando ogni volta di mettere a rischio la nostra sicurezza, il nostro benessere e, soprattutto, la nostra credibilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, è una tempesta in un bicchiere d'acqua, questo tema di cui stiamo oggi trattando nelle sue relazioni al Parlamento in vista del Consiglio d'Europa, cioè del rapporto Italia-Cina? Si tratta di un semplice protocollo di intesa, o meglio, come lei la descrive, un'intesa programmatica? D'altra parte, è vero, è reale che già oltre tredici Stati membri dell'Unione europea hanno stretto rapporti di dialogo con la Cina – Germania e Polonia in primis – e che il tema della cooperazione con la Cina sia un tema da sempre d'attualità. Io credo che non sia assolutamente inutile il dibattito che si è creato e che si è sviluppato su questo aspetto, seguendo e condividendo tutte le affermazioni fatte dal collega onorevole Valentino Valentini, ma credo altrettanto che, per affrontare con serietà le sue comunicazioni senza alcun pregiudizio, bisogna chiarire almeno due cose: le preoccupazioni esistevano ed esistono, possono venir meno, in un rapporto con un Paese come la Cina, laddove c'è, innanzitutto, una visione strategica, una visione puntuale, sapere cosa vogliamo fare e con chi lo vogliamo fare. Nel 2014, quando il Ministro Padoan e l'allora Presidente del Consiglio Renzi andarono in giro per il mondo a cercare investimenti, fecero un accordo su alcune reti strategiche - penso a Snam e Terna, penso a CDP reti, dove un fondo cinese prese addirittura il 35 per cento e oggi ci troviamo in uno degli asset strategici del nostro Paese, Terna, che possiede tutte le infrastrutture elettriche, un membro di un consiglio di amministrazione che rappresenta a pieno titolo la Cina -, e il MoVimento 5 Stelle fece un intervento di grande preoccupazione su questo tema, definendo la visita di allora del Ministro Padoan un pellegrinaggio alla Cina.

Oggi, la visita di Di Maio, o la sua prossima visita, viene definita dallo stesso MoVimento come un atto fondamentale di un Paese che vuole dialogare in maniera strategica con un altro Paese importante.

Io credo che per affrontare questo tema bisogna buttare a mare tutti i pregiudizi e dire tre cose, nel poco tempo che mi rimane. Primo; si può affrontare una sfida globale importante come questa solo insieme; solo l'Europa unita, come lei ha sottolineato, può affrontare un dialogo serio e importante di sviluppo, tutelando anche l'interesse dell'Italia, come fanno altri Paesi; solo un'Europa unita e con una visione cosciente del suo compito.

Secondo elemento: solo se si usa una parola importante che si chiama “reciprocità” (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Fatuzzo); l'Europa o l'Italia non possono diventare lo sbarco e l'apertura al mondo e all'Europa della Cina, l'apertura degli investimenti cinesi nel nostro Paese, ma Cina e Europa insieme possono dialogare per quello sviluppo globale, per quella crescita di cui lei ha detto.

Terzo elemento fondamentale: solo se la smettiamo di essere in politica estera un Paese che ha linee contraddittorie, che non sono chiare. Le faccio un esempio, per capirci, e concludo, signor Presidente: nel protocollo di intesa, nell'intesa programmatica di dialogo con la Cina, sottolineiamo come - e io lo condivido - uno dei punti fondamentali sia il tema trasporti, logistica e infrastrutture, e sottolineiamo come la realizzazione delle reti TEN-T, la rete transeuropea dei trasporti dell'Unione europea, sia strategica all'interno della visione complessiva del rapporto tra l'Europa nel suo complesso e la Cina nel suo complesso, di cui, per esempio, i porti sono un elemento fondamentale.

Essere contraddittori, indipendentemente dalla polemica puntuale, vuol dire non conoscere e non capire che se le reti TEN-T prevedono quattro corridoi, che sono fondamentali e che attraversano l'Italia, di cui uno, per esempio, è il corridoio del Mediterraneo, il secondo è il corridoio del Baltico, il terzo è la linea Rotterdam-Genova, se noi, come Paese, rimettiamo in discussione, legittimamente o no, nei confronti dell'Europa - e concludo - questo asset strategico…

PRESIDENTE. Concluda, deputato Lupi.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …è evidente che, nel momento in cui noi firmiamo questo protocollo d'intesa, questa intesa programmatica, non siamo affidabili, ma siamo deboli, perché o realizziamo complessivamente, come Europa, la nostra forza strategica infrastrutturale nel dialogo con la Cina o noi diventiamo l'anello debole e siamo semplicemente il punto di sbarco della Cina nei nostri riguardi. Le ho fatto un esempio per togliere i pregiudizi e per dirle come ha ragione lei, che l'Europa è la sfida vera, ha ragione lei, che con la Cina bisogna dialogare, ma lo si può fare solo se siamo meno confusi, più chiari, nell'interesse dell'Italia e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI e dei deputati Fatuzzo e Scalfarotto).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, “quivi si fa molta seta”: con queste parole Marco Polo descrisse ne Il Milione l'economia della provincia cinese del Catai, caratterizzata dalla produzione della seta, tessuto che in Europa arrivava tramite un percorso preciso che univa Oriente a Occidente. Come molti di voi sapranno, la Via della Seta è, infatti, l'insieme di itinerari terrestri, marittimi e fluviali, di circa 8 mila chilometri, lungo i quali, dall'antichità, si snodavano gli scambi culturali e commerciali tra Oriente e Occidente, in particolare della seta. È importante sottolineare che la destinazione finale della seta, che viaggiava su questa via, insieme ad altre merci preziose e che iniziò a uscire con regolarità dalla Cina dopo il 200 avanti Cristo, era qui, era Roma. I tempi sono evidentemente cambiati, e la capacità di dialogo e la responsabilità degli Stati hanno prevalso sopra ogni aspetto, per questo oggi abbiamo il dovere di tutelare gli italiani e la nostra economia, accompagnare chi viene a investire nei nostri territori e guidarlo nei vari settori, ponderare ed essere in grado di sfidare gli attori commerciali che sono nostri competitor su determinate aree geografiche. Delle vere e proprie proxy wars commerciali sono state, exempli gratia, combattute in Grecia, dove gli asset pubblici sono stati contesi dall'uno o dall'altro fondo dell'una o dell'altra nazionalità.

Abbiamo il dovere di garantire la sicurezza nazionale mantenendo il controllo dei nostri servizi strategici e delle nostre reti. Le chiavi dell'Italia devono rimanere in mano agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), soprattutto in un periodo di discontinuità economica come quello attuale, una discontinuità simile, a volte, a quella evocata da Bruce Springsteen in Born in the U.S.A, quando canta: Come back home to the refinery Hiring man says "son if it was up to me…" (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Una delle sfide più impegnative dei tempi che viviamo sta proprio nella ricerca di equilibrio e crescita nella congiuntura economica figlia del credit crunch del 2007, figlia di alcuni cigni neri, come definiti da Nassim Taleb, figlia delle trade wars China-USA e di Brexit, la grande incertezza che si traduce in volatilità. Questo è uno scenario che necessita di nuovi paradigmi a stimolo dell'economia, soprattutto di quella reale. Ed è proprio quest'ultima che vogliamo tutelare e stimolare, forti del mandato ricevuto dai cittadini e per senso di responsabilità verso chi decide di investire nel nostro Paese creando ricchezza e occupazione. Per questo ci aspettiamo che altrettante garanzie vengano date alle nostre aziende che decidono di investire all'estero, e venga data la stessa equità ed integrità che l'Italia riserva agli investitori esteri. Desideriamo reciprocità.

La Lega è a favore del dialogo con tutti, che non può che creare valore e stimolare la crescita, e questi sono alcuni dei principi cardine che ispirano le nostre misure. Sosteniamo l'appartenenza del nostro Paese all'Alleanza atlantica e alla condivisione dei valori occidentali, e nulla della tradizionale alleanza, amicizia e vicinanza con gli Stati Uniti è messo in discussione con un memorandum o ogni altro tipo di atto. Siamo e saremo sempre fedeli al pilastro dell'Alleanza con gli Stati Uniti d'America (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Le preoccupazioni connesse ai profili di sicurezza dei nostri alleati sono in primis le nostre preoccupazioni. I rapporti commerciali con la Cina devono essere viatico non solo per portare investimenti nel nostro Paese, ma anche joint venture in Paesi terzi e, soprattutto, migliorare l'export nell'immenso mercato interno del gigante asiatico. Una necessità e una possibilità concrete soprattutto in settori dove l'Italia potrebbe primeggiare, e invece va a ruota di altri produttori europei.

Questi rapporti devono essere il viatico anche per esportare i nostri valori, quelli dell'Occidente nato con l'editto di Milano, quelli del rispetto della persona e dei lavoratori, quelli dell'autodeterminazione dei popoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Solo così, con l'etica, l'economia ha un senso.

Da un punto di vista giuridico, signor Presidente, abitando su quel ramo del lago di Como - mi travesto un attimo da Azzeccagarbugli -, dobbiamo fare una distinzione tra i memoranda, che non hanno valore giuridico vincolante, e gli accordi. Su questi ultimi serve particolare attenzione soprattutto nei settori delle telecomunicazioni, delle infrastrutture e delle reti, cioè quei settori che impattano sulla sicurezza. Il nostro sguardo volge soprattutto su tale versante, al fine di sviluppare l'economia dell'Italia, irrobustendo, al contempo, quelli che sono i principi della sicurezza nazionale.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli colleghi membri del Governo, nella fiaba del professore di Harvard Spencer Johnson, Chi ha spostato il mio formaggio?, i protagonisti, due topolini, ci dimostrano che a volte non troviamo quello che cerchiamo dove lo abbiamo sempre trovato. I segnali di cambiamento vanno analizzati per reagire prontamente e dirigerci verso nuovi orizzonti. Come Lega, siamo convinti che il Governo, in scienza e coscienza, sosterrà le nostre imprese che vanno all'estero, al contempo attraendo il cosiddetto foreign direct investment, perché il nostro, più di ogni altro Paese europeo, può rappresentare un hub per gli affari al centro del Mediterraneo e dell'asse tra Oriente e Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, come succede oramai quotidianamente sui temi più vari, anche sul Memorandum of understanding con la Cina la maggioranza si è divisa, i due partiti che la compongono hanno espresso opinioni diverse, completamente diverse. Ora, non mi unirò, signor Presidente, alla propaganda cosiddetta sovranista, che, vivendo di paure alimentate ad arte, oggi agita il fantasma dell'invasione cinese, dopo avere parlato a vanvera di invasioni islamiche e sostituzioni etniche. No, questo non lo farò e non lo farò mai. La Cina è protagonista di primo piano della scena mondiale ed è sempre più per l'Italia un partner commerciale di assoluto rilievo.

Negli ultimi anni è cresciuto l'interscambio e l'Italia si colloca al quarto posto in Europa tra i Paesi esportatori e tra quelli importatori anche della Cina; dunque, un ruolo di tutta rilevanza. Tredici Paesi - è stato già detto da alcuni colleghi - dell'Unione europea hanno stretto accordi anche più stringenti di quello che stiamo discutendo, che, è stato chiarito più volte anche dal Presidente del Consiglio, è un memorandum di intesa, dunque senza vincoli di carattere giuridico.

Tutto bene, dunque, signor Presidente? No, c'è una riflessione da fare che riguarda l'Unione europea. Si moltiplicano, come ho ricordato, gli accordi che Pechino stipula con singoli Paesi europei e la domanda che vorrei fare è questa: conviene, signor Presidente del Consiglio, ai singoli Paesi e conviene all'Italia andare in ordine sparso a stringere accordi con Pechino o non è più giusto o non è più vantaggioso che a confrontarsi con un gigante dell'economia mondiale come la Cina sia un'altra potenza mondiale, l'Unione europea in quanto tale? Ecco allora che, al contrario di quel che dicono i sovranisti e i nemici dell'Europa, gli interessi nazionali si tutelano meglio dentro e non fuori la cornice dell'Unione. Il Governo dovrebbe, quindi, contribuire in modo attivo affinché il Consiglio europeo imposti una strategia condivisa, signor Presidente, e un'azione comune in vista del vertice Unione europea-Cina del 9 aprile.

Sulla base di queste considerazioni, il gruppo di Libere e Uguali concorda con la decisione di firmare il Memorandum of understanding, anche perché in quel testo sono richiamati i principi della tutela dei diritti umani, così come quello della COP 21 per la lotta ai cambiamenti climatici; ed è questo, signor Presidente, il secondo tema che vorrei brevemente affrontare, dati i minuti che sono a mia disposizione, e che è all'ordine del giorno della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo. Venerdì scorso centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, senza organizzazioni politiche alle spalle, hanno riempito le piazze delle principali città italiane o europee per chiedere ai Governi e ai Parlamenti impegni più seri e coerenti nella lotta ai cambiamenti climatici.

Le posso assicurare, signor Presidente, che quella di Roma è stata una piazza bellissima, una bella manifestazione. Evito, per carità di patria, di commentare l'atteggiamento del Ministro dell'istruzione, signor Presidente, che, in una giornata così importante, scoraggiava gli studenti dal partecipare, e condanno nel modo più fermo chi, dominato dall'odio, ha rivolto insulti volgari nei confronti della giovane Greta Thunberg; veramente c'è da condannare questi orrendi insulti.

L'Unione europea è stata elemento trainante degli Accordi di Parigi, lo sappiamo, ma poi sono iniziati i distinguo e le retromarce. Che ruolo intende giocare l'Italia su questo punto al Consiglio europeo, signor Presidente del Consiglio? Si accoderà anche in questo ai Governi del gruppo di Visègrad? Faremo questo?

Lei sa bene che i Governi del gruppo di Visègrad sui cambiamenti climatici tirano il freno, anzi, fanno i negazionisti. O spingerà, signor Presidente del Consiglio, per impegni radicali e anche vincolanti di cambiamento? Certo, per svolgere un ruolo attivo e credibile il Governo italiano dovrebbe innanzitutto adempiere qui in Italia i suoi impegni, e invece siamo costretti a constatare che la stella delle battaglie ecologiste ha smesso di brillare, signor Presidente; ce lo dicono i giudizi negativi di diverse associazioni ambientaliste alla bozza del Piano nazionale integrato energia e clima predisposta dal Governo, che, secondo queste associazioni, punta ancora tutto sul gas, ignora lo sviluppo delle energie rinnovabili e non menziona neanche gli obiettivi di completa decarbonizzazione dell'Italia entro il 2050, signor Presidente del Consiglio. L'Italia deve mettersi in regola e l'Europa deve far fronte comune nella lotta ai cambiamenti climatici. E sa perché? Perché, come ci ricordavano con i loro cartelli i ragazzi e le ragazze che hanno sfilato venerdì scorso, non esiste, signor Presidente del Consiglio, un pianeta B (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Mi sarebbe molto piaciuto intervenire sulla pluralità dei temi che ha sollevato il Presidente del Consiglio, dalla Cina alla questione del contrasto alla disinformazione in vista delle prossime elezioni europee, ma, avendo poco tempo, mi vorrei concentrare su un punto molto specifico, Presidente, che riguarda la Brexit. Noi andiamo verso un Consiglio europeo complicato, come lei ha ricordato, e ho apprezzato il fatto che lei abbia richiamato la difesa dei diritti degli italiani che sono nel Regno Unito a qualsiasi costo, mi verrebbe da dire. C'è una questione molto specifica: i nostri italiani all'estero per le elezioni europee votano con meccanismi diversi a seconda del Paese estero dove si trovano.

I residenti italiani nei Paesi dell'Unione votano con la Farnesina che allestisce i seggi elettorali. Gli italiani fuori, negli Stati Uniti, in Giappone, in Australia, non votano per le europee, salvo tornare in Italia. Che cosa succede? Che, a seconda di quella che sarà la data fissata per l'uscita del Regno Unito, noi abbiamo questa dicotomia e questa ambiguità. È molto probabile, Presidente, lo dico io, che si andrà verso uno slittamento della data, dal 29 marzo a dopo le elezioni europee, che sia il 30 giugno o oltre. In questo caso, apparentemente il problema si autorisolve, perché la legge italiana è chiara, la Farnesina allestirà i seggi per i nostri connazionali nel Regno Unito.

Resta un punto fondamentale, Presidente, e cioè: la nostra legge prevede che serva per questo l'accordo del Regno Unito, quindi, serve l'accordo del governo di sua Maestà per applicare la legge italiana e consentire che gli italiani residenti nel Regno Unito votino direttamente nel Regno Unito; in tempi normali questa è una formalità, di questi tempi potrebbe non essere una formalità. Quindi, io le vorrei chiedere, Presidente, di farsi parte diligente con il Primo Ministro britannico, in occasione, in seno alle discussioni al Consiglio europeo e a margine del Consiglio europeo, per assicurarci che ci sia un accordo su questo e che, quindi, non ci siano problemi successivamente al Consiglio europeo con il Regno Unito per far votare i nostri residenti in quella sede.

Per aiutarla, Presidente, ho proposto una risoluzione, spero che sia votata all'unanimità da quest'Aula oggi, che va in questa direzione e che le darebbe ulteriore forza negoziale, sapendo che i nostri amici inglesi sono particolarmente sensibili al valore dei Parlamenti in giro per l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e del deputato Scalfarotto).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Il prossimo Consiglio europeo si occuperà di problematiche estremamente delicate; il Governo arriva, però, ancora una volta, a questo vertice, impreparato, isolato all'esterno e in conflitto al proprio interno. Lei ha detto, signor Presidente del Consiglio, che il suo Governo si batte e si è battuto sui tavoli europei. Le chiediamo: dove? Quando? Lei sa che il suo Governo ha avuto un Ministro per le politiche europee che è andato a Bruxelles una sola volta in dieci mesi, in questo periodo in cui è stato al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Quando si è battuto per gli interessi italiani, questo Governo, sui tavoli europei? Francamente per noi è inaccettabile questa affermazione.

Ci rivolgiamo, oggi, a lei, che ha ripreso le competenze in materia; guardate, il Paese noi riteniamo si tuteli facendo l'esatto opposto di quello che voi avete messo in campo finora. Dovevate impegnarvi per introdurre le vostre idee, i vostri programmi, i vostri progetti, la vostra politeia nell'agenda politica dell'Unione e vi siete limitati a inserire 300 copie della politeia nella biblioteca del Ministero delle politiche europee (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è il massimo che avete fatto finora.

Il Paese non si difende, guardate, andando a Strasburgo a fare gite scolastiche propagandistiche, si tutela andando a Bruxelles a partecipare ai vertici e alle riunioni, a quelli dovete partecipare! Guardate, lo diciamo chiaramente a lei, Presidente del Consiglio, ma anche, considerando l'ultima vicenda di cui abbiamo parlato, a inizio seduta, al Ministro Salvini: non è più tollerabile che il Ministro dell'interno continui ad andare come un turista svizzero ai vertici del Consiglio, con la stessa frequenza con la quale va nelle stanze del Viminale o andava prima al Parlamento europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi dobbiamo, lì, combattere per i nostri interessi; è lì che dobbiamo mostrare i muscoli sui tavoli europei, non nel Mediterraneo, alle ONG; deboli con i forti, siamo stati finora, e forti con i deboli e questo è intollerabile. Non lamentiamoci poi se i nostri partner vogliono chiudere la missione Sophia o ci lasciano soli a gestire queste vicende.

Ma l'Italia si difende, signor Presidente del Consiglio, anche e soprattutto lavorando con credibilità e autorevolezza e con serietà prima, durante e dopo i vertici europei. E, allora, lo dico a lei, lasciare le deleghe in bianco alla Cancelliera Merkel non è un modo autorevole di rappresentare il nostro Paese in Europa; lasciare la sedia vuota durante le commemorazioni delle vittime di Strasburgo, qualunque ne sia la ragione, non è un modo serio di rappresentare il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, soprattutto, accettare passi indietro, come abbiamo visto in questi mesi, sulla riforma del Regolamento di Dublino e sul ricollocamento dei richiedenti asilo, non vuol dire tutelare i nostri interessi, ma vuol dire l'esatto contrario: continuare ad alimentare preoccupazioni, problemi e tensioni sui tavoli europei nella gestione delle politiche migratorie. Le ricordo che a quel Consiglio dei ministri del giugno scorso, cui lei ha fatto riferimento, noi, come Governo italiano, e lei abbiamo sottoscritto una dichiarazione finale che ha insabbiato la riforma del Regolamento di Dublino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quella dovevate voi riformare, quella dovevate cambiare e avreste trovato soluzione ai problemi ai quali, oggi, non riuscite a dare risposte e soluzioni.

Il problema è un altro ed è molto semplice, il problema è che il vostro Governo non è né autorevole né credibile; ma vi voglio dire questo: davvero pensate che sia credibile un Governo il cui Presidente del Consiglio, all'ONU, dichiara di voler sottoscrivere il Global Compact for Migration e qui, in Aula, la sua maggioranza approva una risoluzione contraria alla firma di questo accordo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Io credo di no. Credete che sia davvero autorevole un Governo sostenuto da forze politiche i cui deputati, in Europa, votano una risoluzione sullo Stato di diritto contro le politiche di Orbán e, in Italia, approvano una mozione a favore del leader ungherese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Credo di no. Credete e immaginate sia credibile un Governo che è l'unico in Europa a mettere il veto sul tentativo di giungere a una posizione unitaria, a una dichiarazione congiunta sulla crisi del Venezuela? Io credo di no. Queste sono le problematiche che affliggono il nostro Paese e il nostro Governo.

Nel merito dei temi che il Consiglio si troverà ad affrontare, sulla Brexit, è vero, il quadro è confuso a livello europeo, ma il quadro è confuso nel Regno Unito. Il problema è che la confusione regna sovrana, non solo nel Regno Unito, ma anche e soprattutto a Roma nel suo Governo, non abbiamo ancora capito chi decide la politica europea, l'essere internazionale del nostro Paese, chi decide sui tavoli europei quale sarà la nostra posizione sulla Brexit? Varrà la posizione del Ministro Moavero Milanesi che ha dichiarato di essere favorevole a una proroga dei termini dell'accordo o quella del sottosegretario Picchi che giudica indifferente qualunque tipo di soluzione o quella di Salvini che dice che la Lega ancora non ha adottato una posizione al riguardo? Quando deciderà di decidere la Lega su questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Quando? Quando sarà finito il tempo!

Sulla crescita e sulla competitività, guardate, il Consiglio si occuperà di rafforzare il mercato unico. Lei ha detto poco al riguardo; io vorrei capire con quale posizione e con quale coraggio vi presenterete a un vertice che tratta questi temi, voi che volete isolare il Paese, bloccando le infrastrutture strategiche che collegano l'Italia all'Unione Europea, voi che volete riportarci a un medioevo economico e industriale. Io credo che accanto ai dati che lei ha fornito sia opportuno dare al Paese e a quest'Aula altre informazioni: interscambio culturale con l'Unione europea, 509 miliardi di euro, più della metà di tutto l'interscambio mondiale; export italiano in Europa, 260 miliardi di euro; saldo commerciale italiano in Europa, più 11,3 miliardi di euro. Questi sono i dati che testimoniano l'utilità e la bontà della nostra appartenenza all'Unione europea per le aziende e le imprese italiane. Noi possiamo, guardate, accettare che non sappiate quali siano i Paesi fondatori dell'Europa unita, non fa niente, possiamo accettare di tollerare che la Spagna sia diventata tra i primi sei Paesi fondatori dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non possiamo accettare di ascoltare, però, che voi non diffondiate questi dati, queste informazioni, e diffondiate, anzi, al contrario odio e veleno nei confronti dell'Unione europea.

Il Consiglio, nei prossimi giorni, giovedì, si occuperà, però, anche delle sfide attuali in materia di politiche tecnologiche e digitali. Le proposte legislative sul tavolo, come lei sa, mirano a garantire l'accessibilità ma anche a rafforzare la cybersicurezza, soprattutto sulle reti 5G. Chiariamoci, le reti 5G sono una grande opportunità per il nostro Paese, ma bisogna fare attenzione. Non so se lei lo sa o se il suo Governo è al corrente che il 12 marzo 2019, pochi giorni fa, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulle minacce per la sicurezza legate all'aumento della presenza tecnologica cinese nell'Unione e sui rimedi che bisogna adottare a livello continentale, legati soprattutto alle minacce derivanti dalle cosiddette backdoors.

Allora cari sovranisti, va bene, per noi, rafforzare le opportunità di investimento e di sviluppo economico con gli amici cinesi, non va bene e non può essere tollerato il rischio minimo per la nostra sicurezza informatica nazionale. Questo deve essere chiaro! Allora, fate attenzione a quello che scrivete in questo Memorandum of understanding, oscuro a questa Camera e oscuro al Paese, finora. Non è tollerabile che affrontiamo con superficialità le questioni legate alla sovranità del Paese, altrimenti, sarete dei sovranisti che svendono la sovranità dell'Italia. Questo rischiate di diventare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Il Consiglio europeo dovrebbe, poi, auspicare anche un rafforzamento degli sforzi contro i rischi della disinformazione. Lei ha fatto un accenno rapidissimo. Io credo che, però, da parte del suo Governo sia utile avere maggiore chiarezza; dite, vi prego, con estrema franchezza e chiarezza al Paese, una volta e per tutte, se condividete o no l'esigenza di una grande battaglia contro le fake news, contro le bugie e contro le falsità e le invenzioni che circolano in rete, sì o no? Se non lo farete, sarete complici, complici di questa regressione di attacco alle fondamenta democratiche della libera espressione e della vita del Paese e del continente. Noi ci batteremo per evitare il rischio di svilire e indebolire la rappresentanza delle nostre Aule parlamentari, ci battiamo per evitare il rischio di una democrazia eterodiretta.

Ascoltate bene, noi siamo contro il rischio di una democrazia eterodiretta, da piattaforme online, da troll, da sayan o da chiunque possa mettere a rischio la trasparenza e la legittimità delle nostre istituzioni democratiche.

Per quanto attiene poi infine al tema dei cambiamenti climatici, la strategia europea, come lei sa, auspica il rispetto dell'Accordo di Parigi e si prefigge l'azzeramento delle emissioni nette di gas ad effetto serra entro il 2050. Con quale posizione e con quale coraggio voi parteciperete nei prossimi giorni ad un vertice e discuterete di tutela dell'ambiente, di economia circolare, di green economy, voi che avete inserito nel decreto-legge “Genova” la norma sull'utilizzo dei fanghi nei terreni agricoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Con quale coraggio? Voi che avete approvato il condono edilizio più ampio mai realizzato in questo Paese. Voi che avete abolito il dipartimento “Casa Italia” e la struttura di missione “Italia Sicura” per il contrasto al dissesto idrogeologico; e voi che state bloccando un'opera strategica per il Paese, la TAV, che consentirebbe di eliminare 26 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica fino al 2030 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Con quale coraggio andrete lì? Ascoltate Greta e le migliaia di ragazzi che sono stati in piazza, ai quali noi rivolgiamo un saluto ed un appello a continuare la loro battaglia.

Su tutti questi temi voi dovete cambiare completamente le vostre politiche. Noi vogliamo che voi combattiate accanto a noi per un'Europa - lo abbiamo ripetuto la settimana scorsa - che difende il sogno di libertà della generazione Erasmus, che hanno cullato Antonio Megalizzi, Valeria Solesin e Fabrizia Di Lorenzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); l'Europa della tolleranza, che consente a chiunque di professare un proprio Dio, l'Europa del pluralismo che difende la libertà della stampa e dell'espressione, delle associazioni, l'Europa che difende la parità di genere ed i diritti delle donne, altro che il “decreto Pillon”! L'Europa della speranza e delle libertà, contro l'Europa che voi volete, dell'odio e della paura. Spetta a voi e a tutte le forze politiche tener conto di questo patrimonio culturale ed agire per difenderlo, in Italia e sui tavoli europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Signor Presidente del Consiglio, questa è la prima volta che lei viene in quest'Aula a riferire anche nel suo ruolo di Ministro per le Politiche europee; e ci permetta, non possiamo fare a meno di sottolineare che l'avvicendamento in questo ruolo tra il Ministro Savona e lei non fa che affievolire ulteriormente il tasso di sovranismo del suo Governo, visto che tanto il sovranismo è stato evocato. Avevamo avuto già molti segnali dell'atteggiamento gattopardesco del suo Governo verso l'Europa: tutto cambi perché nulla cambi; grandi proclami su un'Italia finalmente protagonista, che si sarebbe fatta rispettare in Europa, ed invece alla prova dei fatti, se si esclude un cambio di passo per noi ancora insufficiente sull'immigrazione, c'è una sostanziale continuità con le posizioni assunte nel corso degli anni dai Governi del PD su tutti i principali dossier della politica europea.

A conferma di ciò, lei oggi ha ritenuto, non solo di partecipare naturalmente a questo dibattito, ma anche di affidare alle colonne de la Repubblica una lettera sull'Europa: contenuto e contenitore, appunto la Repubblica, rassicuranti per chi legge queste cose, alla faccia dello scatto d'orgoglio. In questa sua dissertazione, così come nel suo intervento di poco fa, lei si è tenuto accuratamente alla larga da ogni questione di merito, non ha mai preso un impegno che sia uno, una posizione puntuale di cui poi debba rendere conto. Parlate di crescita, ma in Europa vi guardate bene dal mettere in discussione la gabbia di regole improntate alla più rigida austerità che in questi anni hanno arricchito la Germania, come dimostra il suo incredibile surplus commerciale che ha poi scatenato la reazione protezionistica degli Stati Uniti, e gli alleati della Germania, impoverendo noi; e in Italia attuate scelte economiche che sono l'esatto opposto di una politica per la crescita: dilapidate miliardi per il reddito di cittadinanza, anziché mettere chi può nelle condizioni di assumere. Questa è una grave colpa, a maggior ragione nel momento in cui vi riempite la bocca di parole come “crescita” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non solo: parlate di clima e di infrastrutture, tutti sulla nuova onda politicamente corretta dell'ambientalismo globalizzato delle Greta Thunberg, proprio mentre vi esibite in un penoso balletto per bloccare la TAV e mentre varate l'ecotassa, che non farà altro che ritardare il ricambio del parco circolante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Parlate inoltre di collaborare con Russia e Cina, ma verso la Russia non avete ancora trovato il coraggio di dire una volta “no” al rinnovo delle sanzioni che hanno danneggiato interi settori della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); mentre al contrario verso la Cina apparite ingenui sognatori di un interscambio armonico ed equilibrato.

Ma vede, signor Presidente, il confine tra un ingenuo sognatore e il complice di una colonizzazione economica e industriale rischia di essere troppo labile, e quando voi lo avrete capito forse sarà troppo tardi. E non è un caso che, al di là dei proclami che anche questa mattina abbiamo sentito, il suo sia l'unico Governo d'Europa che si è astenuto sul voto al Consiglio europeo sul regolamento ed il monitoraggio sugli investimenti dei Paesi terzi.

Non parlate invece di immigrazione, perché come lei ha detto, formalmente non è all'ordine del giorno del Consiglio prossimo; ma inesorabilmente, Presidente, di fronte all'ennesimo caso di una ONG che in queste ore sta facendo il taxi a presunti profughi in navigazione verso l'Italia, il problema si riproporrà nelle prossime ore in tutta la sua forza. E noi non ci stancheremo mai di ripetere una cosa che diciamo ormai da tanto tempo, purtroppo inascoltati: non basta chiudere i porti e litigare con l'Europa su come suddividersi i migranti, bisogna portare le istituzioni europee ed internazionali a varare, in accordo con i Governi libici, un blocco navale per impedire ai barconi della morte di partire e rimpatriare poi le centinaia di migliaia di immigrati irregolari che pascolano senza regole in Italia e in tutta Europa. Ma anche su questo, nessun impegno concreto.

E allora, non potendo prendere impegni, ecco che, signor Presidente, lei ancora una volta dalle rassicuranti colonne de la Repubblica, in uno slancio da novello padre fondatore, mi permetta, un po' pretenzioso per chi riesce solo con estenuanti mediazioni al ribasso e ripetuti rinvii a tenere insieme la propria litigiosa maggioranza, lei si spinge addirittura ad auspicare la creazione di un demos europeo, la costruzione di un vero popolo europeo, comunità di donne e di uomini che condividono un comune destino. Ecco, signor Presidente, noi pensiamo che gli europei esistono da millenni, così come esiste da secoli il loro comune sentire, una loro comune identità europea, forgiati da quelle radici cristiane che l'Europa delle banche e dei burocrati ha rinnegato e ha disconosciuto. Per questo crediamo che essere europei oggi significhi non soltanto rifarsi all'Europa come concetto astratto, ma significhi contemporaneamente essere orgogliosamente italiani, spagnoli, lituani ed ungheresi, significhi non omologare tutto ma riscoprire il motto “Uniti nella diversità”, che guardate un po', proprio i padri fondatori, quelli veri, coniarono decenni fa e che questa Unione europea ha tradito.

Concludo, Presidente. È su questo, Presidente Conte, che noi vi sfidiamo. Non basta più una generica critica all'Europa, che poi non trova alcuna risposta nelle politiche che concretamente attuate: serve una visione autenticamente alternativa a questa Unione europea. Fratelli d'Italia pensa che il futuro del nostro continente non sia negli accordi a due tra la Francia e la Germania, tra la Merkel e Macron che sono stati attuati in queste settimane nel silenzio imbelle di tutti, compreso del vostro Governo: Fratelli d'Italia pensa che non siano gli Stati Uniti d'Europa, ma un'Europa unita di Stati, che da nazioni libere e sovrane si uniscono su politiche strategiche, il futuro del nostro continente. Politiche strategiche come la sicurezza, l'immigrazione, la politica estera; e che su tutto il resto invece mantengono la propria competenza e la propria sovranità. Questo è l'unico vero cambiamento possibile, ma non sarete voi a compierlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, sino a poco tempo fa la Cina era un oggetto misterioso: persino per i Capi di Governo europei molte città cinesi, che superano i 10 milioni di abitanti o finanche i 20 milioni, erano soltanto dei luoghi remoti, un puntino ignoto sulla cartina dell'Asia; ma oggi città come Chengdu, Chongqing, Shenzhen e decine di altre megalopoli influenzano in modo diretto il lavoro di chi in Europa fa le leggi, programma le decisioni economiche, fa impresa in qualsiasi settore. Rimuovere questa realtà significa far finta che non siano esistiti gli ultimi quarant'anni, e che non esistano i prossimi quaranta.

La Cina è un soggetto globale che non ammette rimozioni, né psicologiche, né politiche, né economiche. E negli ultimi sei, di questi anni, la realtà cinese ha preso la forma della Nuova via della seta, la Belt and Road Initiative. Cosa ci propone la Cina di Xi Jinping? Essenzialmente una cooperazione internazionale molto flessibile, incentrata sull'aumento della connettività terrestre, marittima ed aerea, in Asia, in Europa ed in Africa, e direi nel mondo intero. Si aggiunge, senza sostituirlo, al vecchio quadro di cooperazione mondiale con un nuovo multilateralismo di portata planetaria.

Il grande equivoco che ha dominato le polemiche di queste settimane e anche di oggi è che la Belt and Road Initiative sia una specie di nuovo Piano Marshall, con obiettivi politici contrapposti ai rivali geopolitici della Cina. In realtà, non è un Piano Marshall, non è un piano di aiuti, è più multipolare che bipolare. Gli obiettivi manifestati sono diversi, più duttili, adattabili a centinaia di contesti diversi. Se leggiamo i documenti del Governo cinese sulle questioni internazionali l'espressione più ricorrente è una frase in inglese, un'espressione inglese win-win, ossia accordi vantaggiosi per tutti. Il successo strepitoso dell'economia cinese è trainato anche da centinaia di accordi win-win. Cosa manifesta la Cina, domandiamoci. La Cina dichiara che non persegue la sottrazione, ma l'addizione: non vuole cambiamenti di campo geopolitico, ma il mutuo rispetto della sovranità; non vuole imporre un modello di sviluppo, ma adattarsi alle diversità, tanto nei Paesi più poveri quanto presso le potenze industriali. Ebbene, tutti i Paesi del mondo sono andati a vedere le carte, tutti hanno imposto degli adattamenti agli accordi e tutti hanno fatto grandi affari. Se la Volkswagen vende in Cina più del doppio delle auto che vende in tutta Europa e se la Germania sta organizzando il traffico ferroviario in funzione della nuova Via della seta; se la Francia e il Regno Unito hanno un interscambio con la Cina molte volte più voluminoso dell'Italia, allora gli allarmi contro l'Italia suonano come il lamento del concorrente pigliatutto. Non temono che Roma entri nell'orbita di Pechino: temono che ci siano degli yuan fuori dalla loro orbita. Questo, per noi, si chiama interesse nazionale, continuità della politica estera; dovrebbero ammetterlo tanti critici interni che si sono espressi in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ho sentito Berlusconi e i suoi sostenitori paventare che l'Italia verrà venduta ai cinesi: possiamo rassicurarlo l'Italia non farà la fine del suo Milan. Come pure ho udito dichiarazioni di esponenti del PD che nel Memorandum d'intesa della firma vedevano l'Italia diventare “un protettorato della Repubblica Popolare Cinese”. Eppure nel Summit del maggio 2016 fra l'allora Ministro degli Affari esteri Gentiloni e il suo omologo cinese si auspicava di cooperare in diversi settori, inclusi settori sensibilissimi, come aviazione e aerospazio. In un'intervista di Matteo Renzi alla tv cinese del 3 settembre 2016, il Premier diceva che l'Italia vuole partecipare alla Belt and Road Initiative. Nel Forum One Belt, One Road del 14 maggio 2017 l'allora Premier Gentiloni disse che primo obiettivo italiano era “far includere i nostri porti di Trieste e Genova come terminali della rotta marittima della Cina”. A tutti gli eventi della BRI partecipò il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico del Governo Gentiloni che si era recato in Cina otto volte in undici mesi, immagino non per turismo. Com'è che, invece, oggi al PD cambiano idea? Ricordo anche un altro fatto: la Asian Infrastructure Investment Bankm promossa dai cinesi per finanziare la via della seta alle stesse condizioni della Banca mondiale, ha nel suo capitale la Germania come terzo azionista, con una partecipazione doppia rispetto a quella dell'Italia, quest'ultima inferiore a quelle di Francia e Regno Unito. Non mi pare, dunque, che stiamo facendo una fuga in avanti, in questi giorni. Stiamo semmai recuperando un ritardo, storico, per il bene della nostra Repubblica.

L'allarme più forte è stato lanciato in merito alle telecomunicazioni contro il possibile dominio del 5G cinese: giusto, e il Memorandum ne tiene conto, escludendolo. Ma a Bruxelles dico: non vorrete mica una Europa luddista? Se proprio c'è la volontà di avere un 5G tutto nostro, se non si vuole essere surclassati tecnologicamente dai cinesi, allora perché non viene fatta una bella iniziativa come il vecchio piano Delors specificamente per il 5G, per l'intelligenza artificiale, investendo tante decine di miliardi, dimenticando l'austerity e tutte le assurde regole sul deficit? Bisogna decidere finalmente di investire con il pragmatismo che si usa in Estremo Oriente e vedremo, noi tutti, che l'Italia sarà creativa, come sempre. Il Memorandum di intesa sarà la risultante dei nostri interessi e della nostra sicurezza, sarà il frutto di una presenza all'altezza della nuova globalizzazione. Il Presidente del Consiglio lo ha ricordato: esiste una mancanza di visione dell'Europa. Noi contribuiremo a una nuova visione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, ho ascoltato con attenzione le sue comunicazioni di questa mattina. Ella, con il consueto garbo, non ci ha detto nulla, attenendosi in questo, scrupolosamente al suo ruolo. Io non so, professor Conte, come gli storici del futuro giudicheranno la sua Presidenza, ma certamente nessuno potrà accusarla di essere venuto meno al compito che le è stato assegnato all'atto della nascita del Governo: certificare il nulla su cui si basa la maggioranza che la sostiene, il cosiddetto contratto dal quale è nato l'Esecutivo Salvini-Di Maio. Di questa bizzarra situazione è vittima, prima di tutto, la politica estera. Il Ministro Moavero, che ha una consumata esperienza diplomatica, deve utilizzarla ogni giorno non tanto nelle sedi internazionali, quanto per sopravvivere alle diverse politiche della sua maggioranza. Scriveva Henry Kissinger, nelle sue memorie, che i leader italiani della prima Repubblica erano del tutto disinteressati, ed anzi annoiati, dalle grandi questioni della politica internazionale. Talora, diceva, negli incontri diplomatici sembravano sul punto di addormentarsi. C'è stata però, invece, un'epoca nella quale avevamo sperato, da italiani, di non trovarci mai più in quelle condizioni imbarazzanti: l'epoca dei governi Berlusconi nella quale, a Pratica di Mare, l'Italia è stata protagonista della più importante svolta della politica internazionale nel dopoguerra, la fine della Guerra fredda (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Se, invece, oggi un altro diplomatico straniero scrivesse le sue memorie, alla noia degli interlocutori italiani si aggiungerebbero probabilmente il fastidio, l'imbarazzo e il disagio perché fare politica estera significa prima di tutto scegliere, fare delle scelte di campo, di valori, di visione del mondo e della società e, poi, gli interessi geopolitici e geostrategici. Occorre una visione solida e coerente proprio quella che manca a questa maggioranza. Da qui l'assoluta debolezza, l'isolamento, l'irrilevanza in cui l'Italia è tornata. Da qui la ripartenza dell'Europa a due velocità, nella quale ovviamente l'Italia è esclusa dalla parte più veloce.

Vedete, colleghi della maggioranza, se Francia e Germania si incontrano ad Aquisgrana per decidere di andare avanti da sole lungo un percorso al quale, del resto, noi abbiamo fatto capire, in mille modi, di non essere né in grado né interessati a partecipare, non possiamo prendercela con loro, non prima almeno di aver fatto un serio esame di coscienza. Pensiamo davvero di stare in Europa con Lega e 5 Stelle solidarizzando con quelli che sabato scorso, come ogni sabato, hanno devastato Parigi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Se lo fate voi, come forza politica, questa è una vostra legittima scelta, che fa parte del cupio dissolvi nel quale vi state agitando. Ma se lo fa il Vicepresidente del Consiglio, allora è un grave problema per le istituzioni, per il Paese, per la nostra credibilità nel mondo. È un problema che anche i colleghi della Lega dovrebbero sentire come lo sentiamo noi, se non altro perché sono curioso di sapere come agirebbe il Ministro dell'Interno se si trovasse in Francia nei confronti dei gilet gialli, nei confronti dei suoi alleati che devastano le città francesi. Pensate davvero, colleghi della maggioranza, che le fughe in avanti lungo la Via della seta senza l'Europa, senza l'accordo con i paesi del G7 ci rendano più credibili e più affidabili? O, forse, la seta servirà piuttosto a fabbricare il laccio con il quale la Cina potrà strangolare la competitività delle nostre imprese e la residua credibilità del nostro Paese? Non dirò altro sulla Via della seta, perché ne ha già trattato, molto più autorevolmente di me, il collega Valentini. Voglio dire, però, che la sfida cinese non è solo una sfida commerciale o industriale o tecnologica: è una sfida di civiltà. Da mesi il Presidente Berlusconi lo sta ripetendo in ogni occasione: siamo di fronte a un modello politico totalitario, che perseguita il dissenso e le minoranze, che soffoca le religioni, che condiziona l'economia, un modello che sta provando ad affermarsi in Asia, in Africa, oggi anche in Europa attraverso strumenti politici e strumenti economici. L'America di Trump considera quella con la Cina la prima delle sfide: è una sfida bilaterale che vuole vincere da sola, indifferente o almeno distratta da quello che accade nel resto del mondo. Per questo l'Europa è indispensabile: si può anche non amarla, ma è l'unica scialuppa che abbiamo, l'unica alla quale possiamo aggrapparci per non annegare in questo mare tempestoso e l'unico soggetto in grado di affrontare queste sfide da pari a pari, senza farsi colonizzare economicamente da sistemi che non hanno nulla né di liberale né di liberista. Certo non sarà un Consiglio europeo come quello del 21 marzo a poter affrontare il tema del futuro dell'Europa.

Si tratta di un momento di transizione in vista di elezioni europee, che questa volta serviranno davvero a decidere che tipo di Europa costruire per il futuro. Non più un'Europa contabile: quella che noi consideriamo necessaria è un'Europa di valori, un'Europa forte e orgogliosa delle nostre identità, del nostro stile di vita, delle nostre libertà, della nostra democrazia, dei nostri diritti civili; un'Europa consapevole del fatto - e questa è una citazione - che il nostro modo di vivere, la nostra visione e tutto ciò che speriamo di ottenere non è assicurato dalla giustezza della nostra causa, ma dalla forza della nostra difesa.

Sapete, onorevoli colleghi, di chi è la citazione? Forse qualcuno si stupirà di apprendere che a pronunciare questa frase è stata Margaret Thatcher, in un memorabile discorso a Bruges nel 1988, nel quale il Primo Ministro britannico, tanto spesso accusato di antieuropeismo, dipinse il futuro di un'Europa possibile. “Lavorare a più stretto contatto” - disse ancora la signora Thatcher - “non richiede che il potere sia centralizzato a Bruxelles o le decisioni siano prese da una burocrazia designata”.

Forse, se l'Europa le avesse dato ascolto, oggi non avremmo la Brexit, questo esito amaro del quale il Consiglio dovrà ancora una volta occuparsi, una pagina triste per il Regno Unito, che perde molto senza l'Europa, e una pagina triste per l'Europa, che perde non di meno senza il Regno Unito. Per questo è fondamentale, signor Presidente del Consiglio, e ce lo attendiamo da lei, lavorare per garantire che la Brexit avvenga in maniera ordinata, scongiurando, se è possibile, rischio del no deal, ma anche ottenere, se questo non fosse possibile, che non vengano pregiudicati i diritti dei nostri connazionali che risiedono oltremanica, delle imprese, dei commerci, del settore bancario e finanziario, di tutela dei prodotti italiani dell'agroalimentare e, al tempo stesso, la collaborazione bilaterale e multilaterale anche nell'ambito dell'Alleanza atlantica in materia di difesa, di sicurezza, di contrasto al terrorismo internazionale. Questo, onorevoli colleghi, è uno dei pochi temi sui quali è possibile ottenere qualche risultato concreto nei prossimi giorni.

L'altro grande tema, che è soprattutto una scelta di indirizzo, riguarda lo sviluppo, l'innovazione, il mercato. Sono termini abusati e retorici, lo sappiamo, ma sono anche l'unica strada per l'avvenire dell'Europa e, soprattutto, sono l'unico strumento di vera tutela dell'ambiente, al di là delle facili emozioni delle piazze piene di studenti. Non esiste futuro dell'Europa se l'Europa rinuncia a essere solidale, non esiste futuro dell'Italia in Europa se l'Italia non sarà capace di far valere i propri interessi nazionali, anche in materia di immigrazione e di difesa della frontiera sud dell'Europa, e di armonizzarli, senza sacrificarli, con altri interessi nazionali legittimi. Questo abbiamo fatto negli anni migliori della nostra politica estera, quando i Governi di centrodestra furono in grado di costruire il consenso intorno a scelte difficili: ricordo la nomina di Mario Draghi alla guida della BCE senza inutili esibizioni muscolari, ma con l'arma della persuasione e delle alleanze. Oggi la tutela della PAC e la centralità dei fondi strutturali non si affermano con il sovranismo nazionale, ma possono e, anzi, debbono essere parte di un nuovo sovranismo europeo, che è l'unica speranza dell'Europa.

Signor Presidente del Consiglio, senza molta fiducia, se non nelle sue capacità personali, le affidiamo questo compito, un compito del resto non facile, di cui certo non possono farsi carico soltanto i Governi: se ne devono far carico i popoli d'Europa con la scheda elettorale che, questa volta, è davvero un'arma straordinaria per scrivere il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bazzaro. Ne ha facoltà.

ALEX BAZZARO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, siamo alla vigilia di un vertice europeo che porrà tematiche cruciali per il futuro dell'Unione sia nel breve che nel lungo periodo. Negli ultimi giorni, si sono poste come ineludibili per il nostro dibattito politico criticità importanti come una Brexit, che rischia, complici errori e scelte strategiche sbagliate, di diventare una vera e propria disfatta diplomatica con conseguenze sociali ed economiche gravissime, passando per una questione climatica non più rimandabile e che necessita di essere affrontata in maniera coesa dal vecchio continente rispetto al resto del mondo, per arrivare, infine, alla sempre annosa questione dell'ingresso nell'Unione europea della Turchia.

Ma, Presidente, voglio partire da quello che, secondo noi, è e sarà il tema focale del dibattito politico dell'Unione europea dei prossimi anni e, cioè, il lavoro: il lavoro non solo inteso come fondamentale battaglia politica per assicurare ai nostri concittadini come diritto inalienabile, ma declinato necessariamente in termini qualitativi a livello di salario. Abbiamo pagato, purtroppo, uno scotto altissimo seguendo politiche di austerità che non hanno migliorato i conti, ma hanno invece peggiorato gli stipendi e la qualità della vita dei nostri cittadini. Si soleva dire in passato con atroce ironia “la cura funziona, ma il paziente è morto”: ebbene, siamo arrivati all'assurdo di un rimedio che non funziona, di un paziente che sta sempre peggio, attorniato da medici che non riescono a concepire nessuna altra cura possibile. Abbiamo temuto in alcuni momenti, complice il silenzio assordante delle sigle sindacali italiane ed europee, che qualcuno pensasse di sostituire, con una politica migratoria volta a favorire l'immigrazione clandestina di massa, i nostri lavoratori con bassa manovalanza proveniente da altri continenti; lavoratori disperati e, quindi, più docili e accondiscendenti nell'accettare paghe sempre più basse e diritti sempre meno presenti.

Fortunatamente, anche grazie allo straordinario lavoro di questo Governo e del Ministro dell'interno Matteo Salvini, una parte di questa equazione è già stata smontata. Serve lavoro per gli italiani, per lavoratori italiani, e non sportelli di sindacati in Tunisia volti a raccattare disperati dall'altra parte del Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Come dicevo, bloccando il business dell'immigrazione irregolare, l'Italia e il nostro Esecutivo hanno tutelato i diritti dei nostri lavoratori, mettendo fine a quella speculazione al ribasso che, importando schiavi, mandava indietro di cinquant'anni l'orologio delle lotte sindacali dei nostri concittadini.

La seconda fase passa per politiche economiche espansive ed è per questo che, tramite il Presidente Fico, mi rivolgo a lei, Presidente Conte, per ribadire, ancora una volta, che la crescita e un'Unione europea forte arriveranno tassativamente dagli investimenti, da una tassazione più bassa, da grandi opere che devono essere fatte, dalla tutela di condizioni di vita dignitose che non possono essere merce di scambio in nessun confronto politico. Insomma, se vogliamo tutelare i salari, serve una regolamentazione continentale che metta al centro gli europei e non i vincoli di bilancio. Credo che in questo senso il nostro Governo possa essere davvero la testa d'ariete per sradicare una burocrazia che ha portato sempre maggiori diseguaglianze e sempre meno coesione tra i Paesi europei e che oggi è vista e percepita come lontana dalle esigenze dei popoli, che, invece, necessitano di una famiglia continentale unita e coesa.

Coesione, signor Presidente, coesione nei valori e negli ideali, nelle prospettive di un futuro insieme. E qui veniamo a un altro gravoso problema che, come gruppo Lega, le affidiamo al prossimo summit europeo: quello di ribadire senza se e senza ma che troviamo imbarazzante un'Unione europea che continua, nella voce di troppi suoi esponenti, a considerare la Russia come un nemico, da un lato, e a valutare positivamente un ingresso della Turchia, dall'altro. Un Paese ben lontano, questa Turchia, dall'essere quel faro di democrazia e rispetto dei diritti umani che taluni ci raccontano ogni giorno. Crediamo in un'Unione europea capace di essere coesa anche nelle relazioni diplomatiche, ma le chiediamo di essere intransigente verso chi vorrebbe trasformare, o già trasforma, le diatribe e le idee del proprio Paese in scelte geopolitiche talvolta irreversibili per tutti gli altri.

Allargare, dunque, ma non a tutti i costi e nemmeno trattenere a tutti i costi, magari, mettendo a serio rischio la tutela degli interessi dei cittadini italiani, come sta avvenendo per coloro che vivono oggi in Inghilterra. Anche questo punto necessita di chiarezza rispetto a chi vorrebbe far passare il no deal come l'ineludibile conseguenza di qualcosa che non doveva accadere. Il referendum sulla Brexit è stato un sacrosanto democratico diritto dei cittadini inglesi, un diritto non calpestabile da qualche burocrate convinto che se il popolo sceglie qualcosa di non gradito alle élite si debba ripetere il voto: come si soleva dire in passato, “il popolo ha votato male, cambiate popolo”. No, signor Presidente, nessun nuovo voto, ma una seria presa di responsabilità da parte dei soggetti coinvolti. Troppo spesso, la diplomazia della UE è sembrata essere intenzionata a proporre condizioni punitive per far deflagrare le possibilità di accordo anziché agevolare i rapporti con Londra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Dal canto nostro, siamo stati soddisfatti delle rassicurazioni giunteci dal nostro Ministro per gli affari esteri, dottor Moavero, e sull'ipotesi di una proroga atta a favorire un accordo che vada a tutelare quei 700 mila italiani che oggi vivono e lavorano in Inghilterra e non imponga alle nostre imprese dazi che danneggerebbero quell'avanzo commerciale di circa 11 miliardi di euro in nostro favore. Se davvero, alla fine, il no deal risultasse inevitabile, consideriamo fin da ora fondamentale muoversi in direzione di accordi bilaterali per non trovarci in una vacatio di legislazione che ci penalizzerebbe come Paese.

Nell'ultimo punto del mio intervento, signor Presidente, voglio soffermarmi su quel tema climatico che oggi non è solo politico, ma riguarda inevitabilmente il futuro delle prossime generazioni. La piena operatività sull'Accordo di Parigi è senza dubbio un passo fondamentale, così come una strategia a lungo termine da parte dell'Unione europea rispetto alla riduzione dei gas serra, ma riteniamo che si debba uscire dal paradigma di contrasto tra green ed impresa, favorendo, con programmi a lungo respiro, le riconversioni delle nostre aziende in termini ecosostenibili.

Vogliamo inoltre dare forza a quella cosiddetta green rule che consente di scorporare dai saldi contabili, ai fini dei vincoli fiscali, quegli investimenti pubblici per il perseguimento della sostenibilità climatica e ambientale. Riteniamo però altresì necessario che proprio l'Unione Europea, come forza geopolitica, diventi una forza in grado di relazionarsi sul tema con tutte quelle economie in via di sviluppo ancora ben lontane da determinate sensibilità sull'argomento. Non basta un'Europa green, serve una necessaria moral suasion globale di cui possiamo e dobbiamo essere capofila.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 12,50)

ALEX BAZZARO (LEGA). Presidente Conte, mi rivolgo a lei, tramite la Presidenza di questa Camera, dopo aver posto numerose e intricate questioni che saranno al centro del prossimo summit europeo, eppure non posso celare la mia soddisfazione, da cittadino italiano, da parlamentare e da membro del gruppo della Lega, per il radicale cambiamento di immagine e credibilità nell'ambito della politica comunitaria ed internazionale che il nostro Paese ha fatto in meglio grazie a questo Governo. Siamo tornati attori protagonisti del dibattito economico nelle scelte in seno alla UE tanto quanto di quelle sulle rotte commerciali e finanche la gestione del comparto immigrazione. Un'Italia al centro della scena geopolitica, fermamente ancorata alla sua storica posizione nel consesso NATO, ma capace di cogliere opportunità di sviluppo e cooperazione tutelano in primis i propri cittadini.

Il prossimo 26 maggio, Presidente, con le elezioni europee contiamo di dare un decisivo apporto per una UE che torni vicini agli europei, con un'Italia presente a testa alta al suo interno e non più, come accadeva in passato, succursale di Bruxelles. Con questo obiettivo le auguriamo e le auguro, a nome del gruppo Lega, un buon lavoro, Presidente, per rappresentare ancora una volta al meglio il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, l'ordine del giorno del Consiglio europeo dei prossimi 21 e 22 marzo è stato integrato con il decisivo argomento della Brexit, decisivo perché su di esso si gioca non solo il destino del processo di uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, ma soprattutto il suo futuro. I temi dell'occupazione, della crescita economica, dell'ambiente, della lotta ai cambiamenti climatici sono fondamentali, e le grandi manifestazioni di venerdì, in risposta all'appello della giovane Greta, hanno dimostrato come nei nostri giovani la sensibilità ambientale stia maturando, e come le grandi questioni passano in realtà, per la loro risoluzione, sui livelli internazionali. Ed è allora proprio in questo quadro che Brexit si pone come una lente trasversale che tocca tutti questi temi, perché è proprio nel Regno Unito che si gioca la partita tra chi crede nella chiusura tra gli Stati e chi nell'integrazione europea, tra chi si accontenta di un'Unione Europea della politica del fiscal compact e dell'austerity e chi invece sogna un nuovo progetto politico diverso per la nostra Unione europea.

Nel Parlamento britannico in queste ore si discute della permanenza del Regno Unito all'interno dell'Unione europea per la crescita economica, per i termini occupazionali, e per valutare se la permanenza nello stesso contenitore, che è l'Unione europea, possa concorrere alla risoluzione dei grandi problemi globali come quello ambientale. Ed è sotto gli occhi di tutti la grande menzogna di chi riteneva che con la Brexit si potessero riconquistare i fasti gloriosi di un passato ormai andato. In realtà, invece, il Regno Unito si trova a vivere una profondissima crisi, anche costituzionale, perché il Governo conservatore e la maggioranza parlamentare di destra non riescono a trovare una via d'uscita, e sono sempre più evidenti i limiti di un sistema economico che non va. Sono di poche ore fa due notizie fondamentali: una riguarda la richiesta di un rinvio della Brexit, l'altra riguarda invece l'impossibilità sancita dallo Speaker della Camera dei comuni di riproporre il terzo voto su un accordo già bocciato. È evidente che siamo in un vicolo cieco, è necessario quindi che tutti i Governi, compreso il Governo italiano, debbano mettersi al lavoro per scongiurare i rischi gravi per l'intera Unione europea. È proprio qui che viene fuori, secondo noi, il grave problema in cui si trova la Lega, perché, se da un lato il cuore della Lega batte per una hard Brexit o addirittura per un no deal - abbiamo sentito diversi colleghi della Lega, nelle nostre Commissioni, applaudire i cittadini britannici che avevano votato per la Brexit -, in realtà quel voto va visto anche come risultato di un'Unione europea che è diventata il cane da guardia del mercato, che si è allontanata dai cittadini diventando ostile ad essi, perdendo la sua missione.

Allora dobbiamo riprendere la strada dei nostri padri fondatori, dei padri fondatori di un'Europa sociale, perché altrimenti correremo il rischio che non ci sarà solo una Brexit, ma anche altri Paesi intraprenderanno la strada dell'uscita dall'Unione europea.

La Lega di Salvini si sente vicino ai nazionalisti, alla destra britannica, però poi riemerge forte il loro mantra, “prima gli italiani”, e si ricorda che nel Regno Unito ci sono oltre 600 mila cittadini nostri connazionali che si troverebbero da un giorno all'altro ospiti di un Paese terzo senza permesso di soggiorno, allora rivendicano misure a tutela dei nostri connazionali, della nostra filiera del made in Italy, dei nostri prodotti agroalimentari, che fino ad ora hanno beneficiato di una grande casa, quella dell'Unione europea, e che da domani mattina si potrebbero trovare a subire i contraccolpi di dazi della frontiera di Dover o addirittura la concorrenza sleale di produttori britannici finanziati dal Tesoro di sua Maestà.

Ebbene, è facile, amici della Lega, dire “prima agli italiani”, ma se lo diciamo tutti inizia una guerra commerciale che fa male alla nostra Italia, alla nostra filiera del made in Italy, e così solo noi, che riteniamo che l'Europa debba essere fedele all'articolo 3 del Trattato dell'Unione europea, possiamo rivendicare i diritti dei nostri connazionali e dei nostri prodotti di eccellenza. Certo, la politica dell'Unione europea va cambiata, ma non possiamo fare l'occhiolino all'isolazionismo delle Le Pen, dei vari Orbán, di Salvini, dobbiamo necessariamente trovare un modo per riconquistare il ruolo di primo piano della nostra Italia. Il nostro Governo non può rimanere inerte davanti alla questione della Brexit. Le scelte scellerate di questo Governo ci stanno facendo passare per una mera comparsa nel panorama istituzionale europeo, e noi non lo meritiamo. Allora ci avete ridotto a questo: ad attraversare, insieme alle destre più retrive dei Paesi del nostro continente, le strade che ci hanno portato ai peggiori errori del passato (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, come al solito, quando l'Italia si interfaccia con Paesi stranieri, la bussola di Fratelli d'Italia è quella di pensare agli interessi della nostra nazione, di pensare agli interessi del nostro popolo, delle nostre aziende, del nostro tessuto produttivo, dei nostri lavoratori, in modo pragmatico, in modo serio, in modo responsabile.

Io sono rimasta alquanto basita dalla leggerezza con la quale il Presidente Conte oggi ci ha illustrato il memorandum, perché non l'ha saputo neppure definire: un accordo bilaterale? No. Un accordo internazionale? No. Un coso, un tovagliolo su cui il Presidente Conte andrà a mangiarsi insieme al Presidente cinese due involtini primavera, alla faccia del nostro Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La ringrazio per il dono che sta facendo il collega al Presidente, però io vorrei che il Presidente, visto che è qui, mi ascoltasse, visto che non stiamo parlando di due involtini primavera, ma delle sorti del nostro Paese da qua ai prossimi almeno vent'anni.

PRESIDENTE. Onorevole Adelizzi, i banchi del Governo, per favore…

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Ecco, forse siamo di fronte a qualcosa di più di due involtini primavera, forse siamo di fronte a qualcosa di molto più grosso, infatti il Belt and Road è nella Costituzione cinese, che, devo ricordarlo, coincide con quella del Partito Comunista Cinese. E lei, Presidente Conte, non ci può passare questo memorandum come un qualcosa che non ha nessuna valenza politica per la quale il Parlamento non dovrebbe neanche visionarlo, perché lei, invece, a nome dell'Italia, sta andando a sottoscrivere un qualcosa il cui perseguimento è addirittura nella Costituzione di questo Paese a noi straniero. Orbene, avete chiamato questo memorandum, nei tanti aggettivi che gli avete affibbiato, addirittura la “Nuova Via della Seta”. Presidente Conte, ma quale seta? Quale seta noi vediamo in Italia che viene dalla Cina?

Gli unici prodotti che vedo arrivare dalla Cina sono prodotti contraffatti, materiale sintetico o di scarsa qualità, fatto da persone che, senza diritti, senza minimi salariali, senza nessun tipo di protezione, vanno ad alimentare una concorrenza sleale alle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), al nostro territorio, ai nostri lavoratori. Ma quale seta, ma quale Via della Seta? Questa è la via del contraffatto! Noi mandiamo Prada e loro ci guardano come se fossimo preda, e siamo una preda, rischiamo di essere una preda di fronte al colosso cinese, a fronte della vostra assoluta leggerezza di fronte a questa sorta di Memorandum. Presidente Conte, il discorso è serio, riguarda le nostre imprese: in queste ore in Cina si svolge il Salone del mobile, e all'ingresso del Salone del mobile c'è una presentazione che è prodotta e ideata da persone italiane, da un'azienda italiana, che è lasciata sola, alla sua iniziativa, a fronte del mercato cinese, che è certamente un mercato appetibile, ma, attenzione, anche noi siamo appetibili.

E non è possibile andare ad immaginare che la Cina venga a investire sul nostro territorio senza che ci sia un controllo preventivo da parte del Governo, perché voi avete parlato di interscambio, avete parlato di reciprocità. Ma quale reciprocità? Non esiste reciprocità tra noi e la Cina né sul piano sostanziale, sul piano del diritto, sul piano delle norme, sul piano dei diritti fondamentali delle persone, né sul piano formale. Quale reciprocità? Voi avete parlato di interscambio di aziende: ma quale interscambio di aziende? Voi, al massimo, potrete fare una moral suasion, niente di più, a quanto voi stessi andate a raccontarci, a quanto il vostro esponente Geraci addirittura ha dichiarato alle televisioni, perché noi sappiamo tutto solo dalle televisioni, perché lei non ci ha detto niente e sappiamo dalle televisioni.

Allora, il primo passo per un minimo di serietà sarebbe venire in quest'Aula, portare rispetto a quest'Aula; lo dico proprio a lei, Presidente, mi permetta, che gli italiani non hanno votato direttamente, quindi, perlomeno, faccia un passo in più di confronto nei confronti degli italiani, quando va a siglare Memorandum di questo tipo con un colosso come la Cina. Venga in Parlamento, ci porti il Memorandum, ce lo faccia vedere, ce lo faccia leggere, ce lo faccia analizzare; non ce lo butti così, in due frasette lanciate dai suoi banchi all'interno di un discorso molto più complessivo. Quindi, ci porti questo Memorandum in Parlamento e faccia gli interessi delle nostre aziende, del nostro tessuto produttivo; purtroppo, al momento, noi di questo Memorandum dalla sua bocca non abbiamo sentito nulla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cappellani. Ne ha facoltà.

SANTI CAPPELLANI (M5S). Grazie, Presidente. Nel settembre 2013 Xi Jinping, Presidente della Repubblica popolare cinese, in un discorso tenuto in Kazakistan annunciò per la prima volta la Belt and Road Initiative, che prevede la realizzazione di infrastrutture di trasporto intermodali e un aumento dei flussi di investimenti internazionali. Grazie a questa iniziativa, attraverso l'Asia centrale, occidentale e meridionale, via Grecia, Russia e Oman, si collegherebbe Pechino all'Africa, passando dall'Europa, interessando le coste dell'Asia orientale e del Mediterraneo per i collegamenti marittimi.

Ritengo sia importante considerare il crescente coinvolgimento della Cina nel sistema portuale europeo attraverso l'acquisizione da parte di China Ocean Shipping Company di due terminal nel porto greco del Pireo. Considerare, inoltre: l'accordo tra Ungheria e Serbia per la costruzione di una nuova linea ferroviaria tra Budapest e Belgrado; l'acquisto delle acciaierie serbe della Smederevo Steel Mill da parte di Hesteel Group; la trattativa di China General Nuclear Power Corporation per la costruzione di due nuove centrali nucleari in Romania; la creazione del gruppo 16+1, iniziativa di cooperazione strategica siglata a Varsavia nel 2012 tra Cina, Albania, Bosnia e Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Macedonia, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia e Slovenia. Considerare ancora che la Germania esporta 84 miliardi di euro di merci verso la Cina, la Svizzera 22, Francia e Regno Unito 19 miliardi ciascuna, l'Italia soltanto 13 miliardi, con un disvalore di scambi di merci pari a 17 miliardi.

Considerato tutto questo, mi sembra evidente riconoscere che gli accordi tra nazioni europee e Cina sono già in atto; siamo noi che siamo in ritardo. Solo grazie a questa intesa la bilancia commerciale potrà invertire il segno e saranno le nostre imprese ad esportare i prodotti italiani verso la Cina. La cosiddetta Nuova Via della Seta ha come finalità l'ampliamento dei collegamenti da Pechino verso l'Europa, da Pechino a Madrid, passando per il Mediterraneo. Spesso accusano in maniera infondata e pretestuosa questo Governo di essere isolazionista; qui ci stiamo spendendo per un'opera proiettata verso il mondo di domani, un mondo aperto alla collaborazione tra popoli nel rispetto delle varie sovranità costituzionali. La Via della Seta è stata appoggiata anche dai Governi precedenti, che, però, hanno lasciato fuori la Sicilia, concentrandosi sui porti di Genova e Trieste, mentre la Sicilia, e qui mi permetto di parlare come rappresentante dell'isola, ha da dare enormi contributi in questo processo, dal settore agroalimentare al turismo, alle energie rinnovabili, alla manifattura avanzata.

Non si scambieranno soltanto merci, ma professionalità, conoscenze, abilità e know-how. La protezione della proprietà intellettuale, l'attenzione al made in Italy e il riequilibrio della bilancia commerciale saranno oggetto, come è stato più volte detto, di singoli accordi, che non tralasceranno di tutelare gli asset strategici, seguendo i dettami della cosiddetta golden power. Come ho già detto e come voglio ripetere, stiamo parlando di pace economica, non di guerra. La teoria economica della cosiddetta crescita pacifica indirizza da tempo la politica estera e finanziaria della Cina. Oggi, nel tempo in cui l'influenza internazionale dell'America è destinata a ridursi - sono parole del National Intelligence Council - un modello di sviluppo economico pacifico diventa più libero di espandersi nel mondo globalizzato soprattutto laddove le necessità strategiche sono protette da un mantello di accordi internazionali, di norme e di obblighi, come è il caso dell'Italia. È come se una buona idea del socialismo incontrasse una buona idea del libero mercato. Ritengo che le preoccupazioni, come si è detto, infondate e legate a una visione delle relazioni internazionali ormai superata dalla realtà spesso siano ispirate a un malinteso senso di fedeltà, che rischia di sfociare in servilismo nei confronti degli alleati del Patto Atlantico, dentro il quale siamo e vogliamo continuare ad essere, senza, però, alcuna posizione di subalternità. Per queste ragioni, ritengo ammirevole un Governo che ha finalmente il coraggio di sottoscrivere un Memorandum d'intesa nell'interesse del Paese e dei cittadini italiani, quasi riscoprendo e rivalutando la propria tradizione geopolitica, che ha fatto dell'Italia la grande nazione che è stata e che dobbiamo tornare a essere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio, al Consiglio europeo che avrà luogo fra qualche giorno i 27 Paesi membri discuteranno anche della Brexit, il processo di recesso del Regno Unito dall'Unione Europea, previsto, appunto, per il 29 marzo, ovvero tra dieci giorni esatti; oltre due anni e mezzo da quel fatidico referendum del 23 giugno 2016. Si profilano davanti a noi tre scenari diversi: un'uscita senza accordo, il cosiddetto no deal, come dicevano i miei colleghi prima di me, lo scenario con le conseguenze politiche ed economiche peggiori; un'uscita con un accordo o un rinvio di uno o dell'altro scenario. Presidente Conte, come lei saprà, John Bercow il presidente della Camera dei comuni, sembra aver sbarrato la strada a un eventuale terzo voto sull'accordo, e quindi sembrerebbe abbastanza probabile l'ipotesi di una richiesta di proroga da parte del Regno Unito. Per prorogare la data per la Brexit è necessaria l'unanimità dei 27 Paesi membri dell'Unione europea. Detto questo, l'ipotesi di un'uscita senza accordo non può essere esclusa; sebbene il Parlamento abbia approvato una mozione in senso contrario, è un atto di indirizzo e non ha validità legale.

Un'uscita senza accordo getterebbe nella più grande incertezza quel Paese e con esso i 3 milioni di cittadini europei che ci risiedono, tra i quali oltre 700 mila italiani. Londra è la quinta città italiana, è una città dove arrivano ogni mese oltre 2000 ragazze e ragazzi italiani, al mese, al netto delle partenze. L'Italia deve farsi trovare pronta a questo scenario di un'uscita senza accordo. Sono assolutamente lodevoli le iniziative intraprese in questi mesi, dall'indagine conoscitiva in Commissione esteri sulla Brexit alle riunioni del Comitato interministeriale per la Brexit, al decreto Brexit del MEF che vuole, appunto, garantire la continuità operativa dei mercati finanziari, specie per i derivati finanziari OTC, fino ai documenti informativi preparati dalla Farnesina o alle guide doganali preparate dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli.

Tuttavia, si poteva fare di più, si doveva fare di più, si deve fare di più, sia in termini di preparazione che pubblicizzazione dei lavori, che in termini istituzionali e politici. Come ricordavo qualche giorno fa, per prepararsi a questo scenario dalle conseguenze incerte, il Belgio e altri Paesi hanno già approvato leggi quadro, la Germania ne ha discusso nel Parlamento mesi fa, la Francia ha stanziato un fondo di 50 milioni di euro e istituito una Commissione parlamentare ad hoc. Non risultano, invece, iniziative di questo tipo da parte del suo Governo, sebbene ci siano molti più italiani nel Regno Unito che belgi, francesi o tedeschi. Vorremmo maggiore chiarezza sullo stato dei piani; di quante unità esattamente verranno rinforzati i nostri consolati, che sono già allo stremo, e di quante unità verranno rinforzati i controlli doganali in porti e aeroporti, dato che in caso di uscita senza accordo il nostro Paese tornerà a scambiare merci con il Regno Unito, secondo le regole dell'Organizzazione internazionale del commercio? Quali sono i piani bilaterali nei campi delle patenti di guida, del roaming, dell'assistenza sanitaria, della convertibilità dei fondi pensione privati? Quali sono, per esempio, i piani di modifica del decreto Delrio del 2016, per permettere a Linate di diventare un aeroporto di scalo anche per le rotte non comunitarie? Su tutti questi temi il suo Governo, Presidente Conte, non è ancora pervenuto. Sappiamo che esistono impegni politici da parte dei due Governi per mantenere lo status quo e assicurare la tutela dei diritti acquisiti dei cittadini italiani nel Regno Unito e dei cittadini britannici in Italia, ma tutto questo richiede una traduzione in atti normativi. Le chiedo, quindi, di fornirci rassicurazioni su questi punti. La Brexit è un evento storico nuovo, sconosciuto che non può essere legato al solo livello amministrativo. Avremmo auspicato un maggiore protagonismo del Governo italiano e un maggior coinvolgimento del Parlamento.

Inoltre, Presidente, che la Brexit sia dura o morbida, hard o soft, ci sono quattro questioni precise sulle quali chiedo al suo Governo di impegnarsi: in primis, di premere a livello bilaterale sul governo britannico, affinché siano sanzionati quei datori di lavoro o proprietari che affittano appartamenti che potrebbero discriminare i nostri concittadini che sono nel processo di ottenere il nuovo permesso di residenza.

La seconda è di vegliare sempre a livello bilaterale, affinché si possa scongiurare una “Windrush” italiana; come lei forse saprà, me lo auguro, negli anni Cinquanta e Sessanta, molti nostri concittadini emigrarono dall'Italia nei distretti industriali delle Midlands, molti di essi ottennero in seguito un permesso di residenza, il cosiddetto indefinite leave to remain, molti di loro lo persero e, in seguito a uno scandalo del 2017, risulta che il Governo britannico non ha mantenuto gli archivi di questi documenti, come appunto è successo alla comunità caraibica, e non possiamo escludere che questo possa accadere anche ai nostri connazionali, il che, appunto - il Regno Unito non avendo gli archivi - getterebbe questi cittadini nella più grande incertezza.

Per quanto riguarda la terza questione, inoltre, non posso non sottolineare quanto la nostra rete consolare sia allo stremo. Non è giusto aspettare mesi e mesi per rinnovare un passaporto, specie quando, appunto, per ottenere il nuovo permesso di residenza sarà necessario un documento valido. Occorre un piano straordinario per la rete consolare.

Infine, data l'incertezza di queste settimane a ridosso delle elezioni europee, le chiediamo di concedere la possibilità ai cittadini italiani residenti del Regno Unito di poter votare alle prossime elezioni europee nei nostri consolati. Con la legislazione vigente, in caso di uscita del Regno Unito, i nostri connazionali potranno votare solo tornando in Italia, un ostacolo enorme alla partecipazione al voto.

Tuttavia, Presidente Conte, sul tema Brexit, ovviamente, il punto principale che riguarda il suo Governo a questo Consiglio europeo è la questione della proroga, di un'estensione appunto dell'articolo 50 che potrebbe essere richiesta dal Regno Unito nelle prossime ore o nei prossimi giorni.

Qualora il Regno Unito presentasse una richiesta di estensione dell'articolo 50, breve o lunga, di mesi o di anni, sarebbe opportuno che il Governo italiano la concedesse e le chiedo di impegnarsi chiaramente su questo punto. D'altronde lei stesso, stamattina, nella sua relazione ha detto che l'Italia intende applicarsi per un recesso ordinato, per un'uscita senza strappi. Le chiedo di impegnarsi, quindi, chiaramente, per concedere la proroga senza condizioni. Sia chiaro, la richiesta di una proroga da parte del Regno Unito dovrà essere motivata e avere un chiaro limite temporale; una proroga, non solo eviterebbe, per ora, un'uscita senza accordo, ma in questa fase delicata aiuterebbe lo sviluppo di processi politici, già avviati in quel Paese, che potrebbero portare a sviluppi positivi nel medio e lungo termine, come una ratifica dell'accordo, non impossibile nemmeno nei prossimi giorni, un accordo tra Governo e opposizione per una Brexit più morbida, nuove elezioni o perfino una nuova consultazione referendaria che faccia tesoro della disastrosa lezione di questi tre anni, uno scenario che noi auspichiamo in quanto cittadini europei.

In questa fase delicata, chiedo che il Governo italiano si impegni in sede europea per evitare un irrigidimento della posizione dell'Unione europea su questo fronte. Un'uscita senza accordo, oltre alle conseguenze negative economiche e allo stato di incertezza costituirebbe un precedente molto pericoloso per i divorzi futuri e la fonte di nuove discordie tra il Regno Unito e i membri dell'Unione europea. Sebbene alcune forze politiche spingano apertamente per questo scenario, sarebbe davvero ingiusto per i cittadini britannici che certamente non hanno mai espresso il desiderio di lasciare l'Unione in questo modo, sbattendo la porta. Ricordiamoci un attimo come avvenne quel referendum, durante una enorme campagna di disinformazione, con menzogne lanciate da parte di comitati promotori, beneficiari di finanziamenti occulti, provenienti da Paesi ostili all'Unione europea, come varie inchieste stanno dimostrando in queste settimane.

Il Regno Unito sta peggio di prima e la Brexit non è ancora cominciata: incertezza, una crescita economica tra le più basse dell'Unione, un esodo di aziende e, quindi, di posti di lavoro; oltre 100 compagnie finanziarie hanno lasciato il Regno Unito e si sono spostate in Paesi membri dell'Unione e negli ultimi due anni abbiamo anche visto aziende, industrie che hanno spostato i loro siti di produzione, come, appunto, il caso più recente della Nissan; uscita dal mercato unico, fine del passaporto per i servizi finanziari, ritorno di visti e permessi per la circolazione delle persone e delle merci. Mi chiedo, quindi, e chiedo al suo Governo, se questo sia il canovaccio che i sovranisti italiani vorrebbero per il nostro Paese.

In queste ore, Arron Banks, un signore che fu tra i maggiori promotori e finanziatori della campagna referendaria per uscire dall'Unione europea nel 2016, ha chiesto alla Lega di Salvini di porre un veto all'eventuale richiesta di proroga, in modo tale da provocare un'uscita senza accordo. Da parte della Lega non risultano prese di posizioni ufficiali, ma invito la Lega a riflettere bene su questo tema. Questo scenario neo protezionista riporterebbe i dazi e le dogane e, sebbene ci siano accordi per tenerli a zero, questo non include del tutto né il settore agricolo né il settore agroalimentare. Ricordiamoci che il Regno Unito, per questi due settori, rappresenta l'8 per cento delle nostre esportazioni. Il Regno Unito rappresenta il quarto mercato di esportazione per l'Italia per un surplus di oltre 22 miliardi di euro. Insomma, se apporrete il veto, punirete moltissime aziende italiane che esportano i nostri prodotti in quel Paese.

Ma immaginate la responsabilità storica se il divorzio tra Regno Unito e Unione europea avvenisse in maniera brutale per decisione dell'Italia; sarebbe una grave ingiustizia nei confronti di un Paese amico, alleato, in difficoltà, che altro non chiede che un rinvio. Ciò isolerebbe l'Italia ancora di più, da Paese fondatore dell'Unione europea, diventerebbe un Paese che ne promuove la disintegrazione.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MASSIMO UNGARO (PD). Ho finito, Presidente. Un'uscita disordinata del Regno Unito sarebbe un danno enorme per l'Unione e un danno enorme per l'Italia. I britannici sono liberi di lasciare questa Unione, se lo vogliono veramente, ma questa Europa è e deve rimanere una casa aperta. Per questo motivo diciamo “no” ad un'alleanza dei sovranismi, “no” ad un'alleanza dei nazional populismi che altro non farebbe che rendere l'Europa e l'Italia più deboli. Per questo motivo invitiamo lei e il Governo ad esprimere un voto favorevole per la concessione di una proroga, qualora il Governo britannico ne facesse richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, abbiamo ascoltato con grande attenzione le sue parole, data l'importanza fondamentale delle questioni per il futuro di tutti noi. Le odierne comunicazioni concernono due tematiche che potrebbero apparire eterogenee, ma, in un mondo sempre più connesso e globalizzato, non lo sono.

Non è possibile leggere il documento d'intesa tra l'Italia e la Cina senza pensare all'Unione europea; non è più immaginabile parlare di occupazione, crescita e competitività e di cambiamenti climatici nell'ambito dell'Unione europea senza pensare alla Cina, alle altre potenze emergenti e al mondo intero.

Da europeisti convinti, ribadiamo l'esigenza di uno stretto coordinamento delle politiche estere dell'Italia con i nostri alleati, e soprattutto con i nostri partner europei. In linea di principio, giudichiamo, quindi, positivamente il progetto della nuova Via della seta e l'intenzione di rafforzare ulteriormente i rapporti commerciali con la Cina.

Tuttavia, non possiamo non ricordare che l'Italia fa parte di una rete di alleanze consolidate, e soprattutto che appartiene all'Unione europea e al mercato unico. Le implicazioni che questo Memorandum comporta - anche se, per espressa dichiarazione, come ha dichiarato anche lei, non costituisce un accordo internazionale - devono essere compatibili con la politica commerciale dell'Unione europea e coordinate con le esigenze del mercato comune. Reciprocità, trasparenza, parità di condizioni e sostenibilità devono costituire paradigmi invalicabili nei rapporti con la Cina.

Auspichiamo, pertanto, che il Governo lavori affinché i Paesi europei adottino una strategia unitaria in questa materia o, perlomeno, che il Governo tenga conto di queste necessità quando adotterà le azioni concrete che seguiranno a questa dichiarazione di intenti o dichiarazione programmatica, come l'ha definita lei.

Sia nei rapporti con la Cina e con altri Paesi che nell'ambito dell'Unione europea, il tema fondamentale che deve occuparci è, però, quello dei cambiamenti climatici: questo tema deve essere trattato con più attenzione e, soprattutto, con più risolutezza.

La preoccupazione per l'occupazione, crescita e competitività non possono più prescindere dalla preoccupazione per i cambiamenti climatici. Tutte le azioni rivolte alla crescita economica senza rispetto dell'ambiente sono rivolte al passato, e non al futuro. I giovani di tutto il mondo sono preoccupati e hanno ragione ad esserlo: dobbiamo agire e non limitarci a parole, per consegnare a loro un mondo vivibile e per garantire a loro un futuro.

Questi giovani, le nostre ragazze ed i nostri ragazzi sulle piazze, non ci chiedono la comprensione, ma vantano il loro diritto alla nostra consapevolezza, alla nostra responsabilità e alla nostra azione. Ci appelliamo…

PRESIDENTE. Concluda.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Ci appelliamo, non sappiamo con quanto successo, alla sua sensibilità e alla sensibilità di questo Governo e di tutti noi per non deludere le future generazioni, che sono la nostra speranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione congiunta.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che, con riferimento alle comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2019, sono state presentate le seguenti risoluzioni: Scerra, Giglio Vigna ed altri n. 6-00055, Delrio ed altri n. 6-00057, Fornaro ed altri n. 6-00059, Gelmini ed altri n. 6-00061, Lollobrigida ed altri n. 6-00063, Fusacchia ed altri n. 6-00065 (Vedi l'allegato A).

Avverto altresì che, con riferimento alle comunicazioni in relazione al Documento d'intesa tra l'Italia e la Cina, sono state presentate le seguenti risoluzioni: Molinari e D'Uva n. 6-00056, Delrio ed altri n. 6-00058, Fornaro ed altri n. 6-00060, Gelmini ed altri n. 6-00062, Lollobrigida ed altri n. 6-00064. I relativi testi sono in distribuzione (vedi l'allegato A).

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Solo una brevissima replica. Per quanto riguarda il Memorandum, ho visto da alcuni interventi che c'è ancora qualche perplessità sulla natura giuridica.

PRESIDENTE. Collega Tiramani… Prego.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Lo voglio, allora, chiarire ancora una volta: non stiamo parlando di un accordo internazionale, non stiamo parlando di un accordo da cui scaturiranno impegni giuridicamente vincolanti. Ecco perché l'ho definito “intesa programmatica”: è un'intesa programmatica che serve un po' a definire un framework, un'intesa cornice che poi ovviamente lascerà spazio a tutte le nostre aziende che vorranno sottoscrivere accordi.

Da questo punto di vista, non è certo necessario, per stipulare attualmente un accordo commerciale per una nostra impresa con l'omologa cinese, che vi sia un Memorandum, ma questo Memorandum in qualche modo fungerà da cornice, proprio perché contiene principi e finalità, lo ripeto, che richiamano direttamente, puntualmente, quelli che sono i principi e gli standard dell'Unione europea.

Le finalità. Ancora una volta voglio chiarirlo, visto che c'è molta attenzione: ci riproponiamo, in primis, di riequilibrare la nostra bilancia commerciale. Attualmente, non è a noi favorevole nei confronti della Cina e, soprattutto, il nostro export è di gran lunga inferiore rispetto ad altri Paesi europei, che si sono molto avvantaggiati nel corso del tempo per quanto riguarda l'export in Cina.

Secondo. Stiamo parlando di una grande infrastruttura, di un grande progetto di connettività infrastrutturale: esso stesso offrirà - e confidiamo che il Memorandum potrà agevolare questa prospettiva - e consentirà, dicevo, alle nostre aziende… Noi siamo molto forti nelle infrastrutture, abbiamo delle aziende leader, con grande capacità di innovazione tecnologica e grande know how: potranno esse stesse partecipare a questo progetto infrastrutturale, e quindi ricavarne degli utili.

Terzo. Attenzione, è una infrastruttura di tale importanza che sicuramente ridefinirà quelle che sono le linee di traffico commerciale. Ecco, allora, che avremo nuovi scali, nuovi corridoi commerciali ed evidentemente partecipare o meno, porsi passivamente rispetto a queste nuove rotte commerciali, a questi nuovi corridoi, potrà sicuramente influenzare, a seconda positivamente o negativamente, quella che è la nostra prospettiva di crescita economica. Siccome non vogliamo perdere nessuna chance, di qui la sottoscrizione del Memorandum.

Ultimo punto. Lo ribadisco nel modo più chiaro: la tutela delle nostre infrastrutture strategiche, materiali, immateriali, materiali e digitali, così come la tutela della nostra sicurezza nazionale, è il nostro obiettivo primario, non negoziabile, irrinunciabile per nessuna ragione al mondo. Di questo state tranquilli, questo Governo da me rappresentato si farà sempre premura e lavorerà sempre per questo obiettivo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Un'ultima battuta sulla Brexit. Ovviamente, ci siederemo ad un tavolo, siamo con gli altri partner europei, valuteremo cosa ci verrà proposto, perché è chiaro che qui è la Gran Bretagna che deve dirci e, in qualche modo, deve chiarire la propria posizione; abbiamo visto che ha molte difficoltà a farlo, e questo è del tutto legittimo quando c'è un organo parlamentare e quando ci sono decisioni così importanti.

Da parte mia, evidentemente, è stato anche detto, e l'ho accennato anch'io: non è da escludere che ci verrà richiesto un differimento del termine del 29 marzo. La premura sicuramente che io rappresenterò ai Paesi partner è che il differimento, semmai dovessimo poi arrivare tutti a questa conclusione e vi saranno le premesse per orientarci verso questa conclusione, sia un breve differimento: perché, per esperienza, concedere una prospettiva temporale lunga significa differire problemi, che ovviamente si ripresenteranno allo stesso modo sempre poi in prossimità della nuova scadenza. Ove mai si arrivasse, ripeto, ad una prospettiva del differimento.

Volevo anche tranquillizzare gli intervenuti e il Paese intero che, da tempo, stiamo lavorando per la prospettiva (non auspicabile) del no deal. Se voi andate sul sito della Presidenza, vedrete delle doviziose e puntuali informazioni, per tutti gli operatori economici, per tutti i cittadini italiani.

E vi anticipo che questo Governo ha già predisposto uno schema di decreto che potrà tranquillamente, da un momento all'altro, entrare in vigore per tutelare, ovviamente nella prospettiva no-deal, i nostri cittadini e le nostre imprese, per intervenire quindi con tempestività in una prospettiva, ripeto, non auspicata del no-deal, cioè una prospettiva in cui non si raggiunga un accordo con la Gran Bretagna (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, per esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda le risoluzioni relative alle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione di maggioranza Scerra, Giglio Vigna ed altri n. 6-00055, mentre esprime parere contrario sulle altre. Per quanto riguarda le risoluzioni relative alle comunicazioni sul Memorandum d'intesa con la Cina, il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Molinari, D'Uva ed altri n. 6-00056, mentre esprime parere contrario sulle altre.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 13,30).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Io sono un po' rammaricato - lo dico per il suo tramite al Presidente del Consiglio e al Ministro per i Rapporti con il Parlamento - perché c'è una risoluzione a mia prima firma, la n. 6-00065, sulla quale non ho dubbio che ci sia, nel merito della questione, un accordo trasversale dentro l'Aula. Ho il sospetto - non ho le prove, ma ho il sospetto - Presidente che, poiché abbiamo preso questa abitudine per cui le mozioni della maggioranza si approvano e le altre si respingono senza entrare nel merito, siamo finiti con la mia risoluzione dentro questa situazione. Le dico che mi rammarico per due ragioni. La prima, Presidente, è che quando prima sollevavo il punto sul voto per i residenti italiani nel Regno Unito l'ho vista annuire - e ho apprezzato - quindi non ho capito se poi non ha avuto occasione di parlare con il suo Ministro per i Rapporti con il Parlamento che le siede vicino. Ma il rammarico è dovuto al fatto che, bocciando la risoluzione, in realtà stiamo indebolendo la sua posizione - la sua posizione - non la mia, per andare a negoziare con Theresa May il fatto che ci conceda la possibilità di aprire e di indire i seggi nel Regno Unito, dato che la legge italiana diventerà cristallina su questo con il rinvio. Il rammarico più grande, ovviamente, è che francamente comincio a dubitare del valore di spendere così tante ore ad ascoltare il Presidente del Consiglio a intervenire e poi a produrre tonnellate e tonnellate di carta che non servono a niente se non entriamo nel merito delle questioni, nemmeno quando si tratta di risoluzioni e di mozioni. Quindi l'appello che faccio alla maggioranza e al Governo è di cambiare un po' questa prassi, altrimenti resterà sicuramente interessante ascoltare il Presidente del Consiglio, fare delle repliche e andarsene tutti a casa, invece di fare anche questo ulteriore esercizio che è già scritto e deciso a monte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, abbiamo ascoltato con grande attenzione il dibattito che si è tenuto stamattina sul prossimo Consiglio europeo, che forse è uno degli appuntamenti più importanti di quest'anno e dei prossimi anni. È un Consiglio strategico, in cui l'Italia deve dire la sua innanzitutto su che tipo di Europa vuole che venga costruita nei prossimi dieci anni. È di fronte agli occhi di tutti che stiamo dentro una sorta di riorganizzazione e di riassetto geopolitico dove le forze in campo, che davamo come assodate fino a dieci-quindici anni fa, non ci sono più o ci sono in modo diverso. Si è messo in dubbio in questi ultimo anno il ruolo della NATO come ruolo veramente centrale della difesa internazionale per i gruppi occidentali; abbiamo una fortissima aggressività della Cina, che si sta espandendo non soltanto oltre i propri confini pacifici e nell'Africa ma che punta, attraverso la Via della seta, a una nuova rotta all'interno dell'Europa che non è soltanto una rotta commerciale, come lei stesso ha affermato qui, Presidente, ma è soprattutto una rotta culturale, una rotta che porterà un nuovo cambio di direzione all'assetto commerciale mondiale.

Se il nostro fosse stato soltanto un Memorandum, come tanti sono stati fatti nella storia del Paese, probabilmente non si sarebbero scatenati gli alert di tutti gli analisti internazionali, che vedono in questo Memorandum italo-cinese un indebolimento dell'asse occidentale, un rafforzamento dell'asse asiatico, ma soprattutto un'Europa molto sfibrata e incapace di dire la sua nel contesto mondiale.

Io credo che una cosa che lei ha detto, Presidente, sia verissima: da soli non andremo da nessuna parte; da soli non sapremo affrontare i grandi temi della difesa; da soli non sapremo affrontare la globalizzazione; da soli non sapremo affrontare la sfida dell'economia digitale; da soli non sapremo affrontare i cambiamenti climatici, che già ci sono oggi e di cui noi siamo stati protagonisti unici, come europei, negli ultimi cinque-dieci anni per dire la nostra su questa grande questione. Abbiamo bisogno di non rimanere isolati come Italia, perché da soli non sappiamo neanche gestire una barca con diciannove persone: non siamo capaci di farlo. Da soli non siamo capaci di gestire i nostri porti.

Allora, noi abbiamo innanzitutto il bisogno di dire che cosa vogliamo essere: vogliamo essere ancora il grande Paese affacciato sul Mediterraneo, capace di mediare tra forze diverse ma nettamente dentro i gruppi occidentali? Vogliamo essere ancora nella NATO? Vogliamo essere G7? Vogliamo essere una potenza che è capace di disegnare un nuovo futuro per l'area mediterranea o vogliamo essere sudditi? Questo è quello che dovrebbe unire in un contesto come quello del Consiglio europeo dove si affronterà il tema della salute, del futuro dei giovani europei per i prossimi vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, il Consiglio europeo di dopodomani e la contestuale visita del Presidente della Repubblica Popolare Cinese, che ricordo a me stesso…

PRESIDENTE. Onorevole Tondo, le consiglio di cambiare microfono perché il suo evidentemente non funziona bene.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, il Consiglio europeo di dopodomani e la contestuale visita del Presidente della Repubblica popolare cinese, che, ricordo a me stesso, è anche capo del Partito Comunista Cinese, sono un passaggio rilevante della nostra politica estera e anche della tenuta del suo Governo. Oggi affrontiamo due questioni importanti: una è l'economia legata al Consiglio europeo e l'altra è il tema della Cina. Sul primo punto è evidente che c'è un rischio di recessione in tutto il sistema europeo: la crisi dell'auto anche in Germania si fa sentire e l'Italia in questo momento è il fanalino di coda con una crescita che non c'è. Credo, signor Presidente del Consiglio, che sarebbe una buona occasione per rilanciare una delle forze del nostro Paese, cioè la piccola e media impresa, per portare all'attenzione del Consiglio europeo il fatto che bisogna puntare di più sul favorire la piccola e media impresa e per creare le condizioni per ridurre il tempo di accesso ai finanziamenti, le condizioni per tagliare la burocrazia e per finanziare l'innovazione.

Spero che il Consiglio europeo si occupi anche di questo e sarebbe anche un vantaggio per il nostro Paese, che ha da sempre una storia legata alla fantasia, allo sviluppo, alla progettualità delle piccole imprese d'Italia. Da questo contesto - c'è anche il tema dell'ambiente e la Brexit, su cui hanno parlato i colleghi, ma io ho pochi minuti e devo concentrarmi su alcuni temi - non può essere estrapolato il documento d'intesa con la Cina che sta per essere firmato all'interno del progetto economico Via della seta. Lei ci dice che il Memorandum non è un trattato internazionale: questo lo sappiamo ed è vero, ma è pur sempre un documento che vincola per cinque anni e forse anche per i cinque successivi e ci vincola con un interlocutore come la Cina. Credo che questo sia quantomeno un argomento che andrebbe trattato come con cautela e maneggiato con cura e non lasciato in mano a un pur volenteroso sottosegretario.

Abbiamo a che fare con un interlocutore, signor Presidente, che è un cocktail micidiale del peggior capitalismo assieme al comunismo più sfrenato nelle istituzioni e al capitalismo nell'economia; un Paese con 240 milioni di telecamere e un sistema di controllo pressoché totale sulla libertà delle persone e sugli individui.

Io mi auguro, Presidente Conte, che lei domani o dopodomani, nel corso del colloquio con il capo del Partito Comunista di Tienanmen, abbia la voglia, la forza e il coraggio di parlare anche di libertà e di diritti, e mi spiace che molti amici della sinistra, che oggi sono intervenuti perorando cause nobili, non abbiamo speso una parola per i diritti civili dei tanti cinesi che sono sottratti e costretti a subire la forza di un Governo centralista e dittatoriale.

E' vero, e chiudo, che la Cina è il secondo partner commerciale per l'Unione europea, ma l'aggressività della politica estera cinese e le questioni del web, della tecnica informatica e della sicurezza non possono passare in secondo piano. Secondo noi deve essere fatta la massima attenzione perché l'infiltrazione di questo colosso è un problema che prima o poi si porrà e soprattutto credo - e mi avvio alla conclusione - che non possa essere affrontato da un singolo Paese, ma che debba essere affrontato, come anche la questione infrastrutturale, dall'insieme dell'Europa; qui sì che ci vuole più Europa. Così come - e chiudo -la questione dei porti di Trieste e di Genova. E' evidente, signor Primo Ministro, che l'intervento della forza economica cinese su due porti importanti è un passaggio che non va dimenticato e va sottolineato, però facciamo attenzione: qui trattiamo con un colosso e i colossi quando ci mettono le mani e i piedi ce li mettono fino in fondo. E' necessario che il Governo si impegni a fondo per tutelare anche queste opportunità e queste chance per il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signor Ministro, prima di entrare nel merito credo che ci sia una questione di metodo su cui è necessario un supplemento di riflessione, perché ne va del senso del nostro lavoro, del senso e del significato del lavoro d'Aula e in qualche modo anche della dignità di questo Parlamento. Questo Governo fin dall'inizio ha compiuto una scelta, che su alcuni testi e su alcune risoluzioni poteva avere anche un senso e un significato, cioè quello sostanzialmente di approvare soltanto la risoluzione di maggioranza, come è ovvio che sia, e sostanzialmente non dare il proprio assenso e quindi dare parere contrario a tutte le altre risoluzioni. E' capitato anche oggi, però signor Ministro e signor Presidente del Consiglio, ho trovato e troviamo veramente irrispettoso del lavoro anche nostro, che sulle risoluzioni sulla “Via della seta” voi abbiate dato un parere contrario a risoluzioni profondamente differenti l'una dall'altra: cioè, sostanzialmente basta non stare in maggioranza e automaticamente si è bocciati. Io credo che questo sia un modo sbagliato di operare, poco rispettoso dei gruppi parlamentari e del lavoro del Parlamento e poco rispettoso della necessità di avere sulla politica estera, sulle grandi questioni di politica estera, una condivisione più larga rispetto a quella della maggioranza. Questo è nella storia del nostro Paese: nella scorsa legislatura in più di un'occasione i Governi che vi hanno preceduto, sulle risoluzioni delle opposizioni accettavano parti, chiedevano riformulazioni, si ricercavano su alcuni temi comuni condivisioni più larghe. A voi non interessa e credo che questo sia un errore che nuoce anche, io credo, da questo punto di vista, all'autorevolezza del nostro Paese.

Entrando nel merito lei, signor Presidente del Consiglio, rispondendo alle sollecitazioni all'inizio del nostro lavoro d'Aula ha esaltato il carattere unitario, il carattere unico delle vostre politiche migratorie; francamente non ce ne eravamo accorti e continuiamo a non accorgercene. C'è una politica del Governo sulle politiche migratorie o ci sono più politiche del Governo, o c'è un Ministro degli Interni che fa le politiche migratorie fuori anche dalle sue competenze? Io credo che questo sia sotto gli occhi di tutti e soprattutto non c'è, da questo punto di vista, quella che lei dice essere una politica del Governo. C'è il caso Diciotti, che verrà discusso al Senato oggi pomeriggio, nella dimostrazione che c'è una sorta di politica del Governo ex post: ex-post si certifica sostanzialmente quello che decide il Ministro dell'Interno. Quindi glielo dico veramente con spirito istituzionale: Presidente del Consiglio, eserciti il suo potere, eserciti i suoi poteri di indirizzo nei confronti dei Ministri, che le sono assegnati dalla Costituzione, ci risparmi alcune giornate di telenovela, di avanti e indietro di dichiarazioni barricadere e faccia il prima possibile scendere a terra le persone che sono state raccolte in mare su un gommone che stava andando alla deriva, evitando, quindi, l'ennesimo spettacolo e l'ennesima campagna di propaganda a cui questo Governo, purtroppo, ci ha abituato e ci sta abituando. Glielo chiediamo anche per dare un senso alle cose che lei ha detto, per essere conseguente alle cose che lei ha detto.

Noi, nonostante le sue rassicurazioni - lo hanno detto, con maggiore competenza di me, sia la collega Boldrini che la collega Occhionero - continuiamo a essere fortemente preoccupati sui temi della Brexit. Vediamo un'Italia, da questo punto di vista, non giocare una partita, essere sostanzialmente in rimessa e non abbiamo capito quale sarà l'opinione dell'Italia rispetto a una possibile richiesta di estensione di tre mesi, per l'uscita dall'Unione europea, chiesta dal Parlamento inglese. Non l'abbiamo capito, ma se ha un senso il lavoro che stiamo facendo e se hanno un senso queste informative, oggi il Parlamento avrebbe dovuto dare un indirizzo al Governo in questa direzione.

Vi è un'altra questione. Lei ha fatto una lunga serie di propositi programmatici - mi sia consentita una battuta, nel rispetto che si deve alla sua funzione - più da convegno di studi che da informativa del Presidente del Consiglio sulle questioni programmatiche europee.

Qui, però, c'è un tema irrisolto: alcune cose vanno cambiate in Europa, anche in alcune direzioni che lei ha sottolineato, cioè di un'Europa più sociale, di un'Europa più attenta al tema degli investimenti; insomma, un cambio di marcia rispetto a una logica tutta impregnata da una cultura neoliberista e monetarista che ha guidato larga parte delle politiche dell'Unione in questi anni. Ebbene, per fare questo ci vuole una politica di alleanze e qui noi continuiamo a vedere un Paese isolato, un Paese che è riuscito ad avere una crisi diplomatica con uno dei suoi tradizionali alleati, cioè la Francia. Nessuno lo ha citato, ma tra l'ultimo Consiglio europeo e questo c'è stata una crisi diplomatica senza precedenti con la Francia (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico), di cui ancora oggi non si capisce la vera ragione e, soprattutto, passaggi inquietanti come la solidarietà di un Vicepresidente del Consiglio a un movimento, come quello dei gilet gialli francesi che, con frange violente, ha provocato soltanto qualche giorno fa quello che è ancora nei nostri occhi.

Insomma, con chi facciamo le alleanze per cambiare l'Europa? Con le dirette Facebook, con i social, o costruiamo o ricostruiamo un tema di alleanze del nostro Paese? Ebbene, su questo, continuiamo a vedere un isolamento, un isolamento pericoloso per il nostro Paese.

Mi avvio alla conclusione, non dopo aver ricordato l'importanza delle manifestazioni sul climate change, che credo debbano essere ascoltate rispettosamente, senza che la politica oggi cerchi di strumentalizzare; e, anzi, credo che fare un passo di lato e provare a capire le ragioni e ascoltare sia, in questo momento, più importante, salvo poi evidentemente dare delle risposte concrete.

Chiudo sulla “Via della seta”. Io credo che il dibattito di oggi sia stato utile. Parlamentarizzare, cioè riportare nella Camera – grazie, dobbiamo ricordarlo, all'iniziativa delle opposizioni e non certo della maggioranza e del Governo - aver riportato in Parlamento la discussione su questi temi credo, signor Presidente del Consiglio, che in realtà abbia rafforzato la sua posizione, non l'abbia indebolita. Questa paura - tra virgolette - di un dibattito parlamentare, il non averlo ricercato sua sponte da parte del Governo lo consideriamo un errore. Non si può fare un dibattito su un tema così importante e strategico sui giornali con tutte le deformazioni e, ancora una volta, su un tema di carattere strategico dover leggere cose differenti peraltro dai testi che sono posti in votazione, con i due partiti di maggioranza che hanno sostenuto pubblicamente tesi che inizialmente erano radicalmente opposte, salvo poi convergere, salvo poi sfumare, salvo poi continuare questo gioco di maggioranza e opposizione all'interno della stessa coalizione di Governo, che magari renderà da un punto di vista elettorale e propagandistico nel breve termine, ma che certamente non aiuta l'autorevolezza del nostro Paese.

Noi abbiamo detto chiaramente che questo Memorandum sulla “Via della seta”, il complesso degli accordi rappresenta e può rappresentare un importante strumento di sviluppo e di crescita.

Non abbiamo nessuna difficoltà a riconoscere che questa può essere una strada, una strada ovviamente che deve essere inserita all'interno e nel quadro delle relazioni internazionali che noi abbiamo, nel quadro e all'interno - come ha ricordato prima la collega Boldrini - di una capacità dell'Unione europea di essere e di fare più squadra, di evitare, come dire, di avere sempre i primi della classe, in questo caso la Germania, che da anni prosegue, insegue e persegue con grande efficacia. Quando noi - noi inteso come i leghisti dell'epoca - negli anni Novanta sventolavamo, in questo caso, le magliette cinesi contraffatte, come il problema dei problemi, i tedeschi in realtà organizzavano le missioni commerciali e oggi sono, per esempio, nel settore dell'automotive uno dei principali player in quel territorio sterminato che è la Cina. Ovviamente questo va fatto in termini di sicurezza, le questioni sono state dette, però l'indirizzo, da questo punto di vista, è una strada giusta, è una strada che ci deve vedere protagonisti anche in Europa per riuscire ad avere una politica europea in grado - e ho chiuso, signora Presidente - di essere protagonisti, cioè un'Unione Europea che, da questo punto di vista, sul tema della Cina dimostra tutta la sua debolezza e invece noi vorremmo un'altra Europa, un'Europa più aperta, più solidale e capace di guardare alla crescita e allo sviluppo (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie Presidente, vede la montagna giallo-verde credo che abbia partorito il topolino europeista, un timido e balbettante topolino europeista. Il collega Fidanza ha già ricordato che, al netto delle politiche migratorie, non si notano i segnali di discontinuità attesi e promessi da questo Governo. Il mio collega Fidanza ha già ricordato la sostanziale genuflessione alle politiche delle autorità tedesche, rispetto alle quali non si nota alcuno scatto di orgoglio nella relazione del Presidente. Non una sola parola è stata spesa per il Trattato di Aquisgrana, con cui Francia e Germania manifestano soverchiamente la loro volontà egemonica di dare vita ad un'Europa a due velocità, escludendo ovviamente l'Italia. Sparita dai radar del Governo la questione delle sanzioni russe, che tanto penalizzano le imprese italiane ed è inutile - me lo consentano i colleghi della Lega Nord - l'intemerata di alcuni di loro che, alla ricerca di una sorta di ritrovata verginità perduta, in quest'Aula dicono: “Noi in Europa vogliamo porre fine alle sanzioni alla Russia e fermeremo l'allargamento alla Turchia” (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ma lo sanno o non lo sanno che nella relazione programmatica di Governo si ribadiscono le sanzioni alla Russia e l'Italia chiede l'allargamento alla Turchia? Oggi, sparita dai radar la Russia, ecco che subentra la Cina, è scoppiata una nuova e incontenibile love story con la Cina e, quindi, oggi l'interesse nazionale per il Governo giallo-verde non parla più cinese, ma parla russo; ebbene, per noi di Fratelli d'Italia, l'interesse nazionale ieri, oggi e domani, parla solo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Nessun pregiudizio verso nessun interlocutore, ma - come diceva la collega Montaruli - tutela pragmatica dell'interesse nazionale, della sicurezza delle telecomunicazioni, della tutela delle nostre infrastrutture strategiche. Sul punto il Presidente del Consiglio ha sapientemente omesso come siamo arrivati sino a qui a sottoscrivere questo memorandum e, ancor più, ha dolosamente omesso quali garanzie porrà all'interno del memorandum per l'interesse nazionale nei rapporti con la Cina. Si è chiesto, il Presidente del Consiglio, e ha spiegato in quest'Aula il Presidente del Consiglio, perché il professore del Global policy Institute a Shanghai, nel Giugno del 2018, tornava tronfio da un viaggio in Cina e ci precisava che in relazione ad Alitalia – leggo, perché non ci credo – “l'ingresso di una compagnia cinese è una strada praticabile”? Ma, soprattutto, si è chiesto, il Presidente del Consiglio, se per caso il predetto professore coincida incredibilmente con il sottosegretario allo Sviluppo economico, Geraci? Si è chiesto e ci ha spiegato, il Presidente del Consiglio, perché ad agosto, nel 2018, andavamo in Cina per vendere i titoli di Stato in previsione della fine del quantitative easing? Altro che - come dicono alcuni colleghi in questo emiciclo – “le chiavi dell'Italia debbono rimanere in mano agli italiani”. Chi possiede il nostro debito pubblico, possiede il nostro presente e possiede il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E ancora non abbiamo sentito una sola parola dal Presidente del Consiglio sul tema, spinoso, in relazione al memorandum della Cina, del Regolamento europeo per lo screening sugli investimenti esteri; eppure, è uno snodo importante per arrivare a questo memorandum. E il 9 novembre scorso un ex professore di università cinesi, che sempre coincide con il sottosegretario allo Sviluppo economico Geraci, andava in Europa, ribaltando la posizione dell'Italia e sostenendo che all'Italia non interessa più lo screening sugli investimenti esteri, cioè non interessa più verificare chi strategicamente investe in Italia sulle nostre infrastrutture strategiche, delle potenze extraeuropee. Altro che sovranismo economico.

E ancora, per arrivare a questo accordo, ci ha detto il Presidente del Consiglio, se fosse stato ne-ces-sa-rio - ed uso il termine “necessario” a ragion veduta -, che il sottosegretario Geraci precisasse in ordine al tema della tecnologia Huawei nella costruzione del 5G, un tema che sta appassionando non Fratelli d'Italia, ma l'Occidente, l'Europa perché pone problemi di sicurezza dei nostri dati, di sicurezza nazionale, di spionaggio politico, di spionaggio industriale. È stato, forse, necessario che il sottosegretario allo Sviluppo Geraci dicesse – cito, perché non ci credo -: “Per noi, Huawei non è un problema”. Ebbene, per Fratelli d'Italia, se non sono esclusi con categorica certezza e granitica certezza rischi di sicurezza nazionale e di spionaggio industriale, Huawei è un problema e lo dovrebbe essere per ogni sovranista di questa nazione.

Il tema, dunque, non è non dialogare, ma è l'approccio con cui si dialoga; si può trattare con chiunque senza arrendersi, si può trattare con chiunque senza innamorarsi. C'è chi, come il Sottosegretario Geraci, vero dominus di tutta questa operazione, ritiene che la Cina sia - lo leggo perché di nuovo non ci credo – “un Paese pacifico, che prova a nutrire il suo popolo”. Ebbene, per noi di Fratelli d'Italia, la Cina è un Paese economicamente aggressivo, preoccupantemente votato allo shopping industriale e alla concorrenza sleale. Sono due impostazioni diametralmente opposte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Da una parte, i sovranisti, che difendono la produzione nazionale e, dall'altra, i genuflessi. Si può interloquire, dunque, “sì”, ma da sovranisti, senza rese, senza innamoramenti ideologici e, se fosse possibile – consentitemelo -, senza l'attuale opacità. Il Governo della trasparenza racconta di una svolta epocale per la produzione nazionale, per l'interesse nazionale e noi stiamo discutendo di un memorandum che non c'è ancora stato consegnato. E la svolta epocale - mi dispiace non vi sia il Presidente del Consiglio in Aula - è stata affrontata dallo stesso Presidente del Consiglio con una superficialità disarmante, senza profondità, senza cognizione di causa, quasi – e lo voglio ben sottolineare – come se avesse solo potuto furtivamente origliare ciò che altri hanno impacchettato nei loro viaggi in Cina. Ebbene, noi non votiamo ciò che altri impacchettano, ancor meno se l'impacchettano nei loro viaggi in Cina; noi votiamo ciò che garantisce l'interesse nazionale. Nel memorandum c'è il tema delle infrastrutture: è chiaro che non possono essere cedute o concesse in gestione esclusiva, come chiediamo noi di Fratelli d'Italia?

Nel Memorandum c'è il tema delle telecomunicazioni; altro che non c'è, come è stato affermato in quest'Aula! E' chiaro come tutelare le nostre infrastrutture della telecomunicazione? È chiaro che deve essere esclusa la costruzione delle reti 5G da parte di Huawei sino a quando non vi siano granitiche certezze per la sicurezza nazionale?

Nel Memorandum si parla di interscambi commerciali: è chiaro come tutelare le nostre merci dalla concorrenza sleale di chi ha altri parametri ambientali, altri salari, altri parametri in tema di sicurezza del lavoro? E, ancora, magari, già che abbiamo sottoscritto un Memorandum amichevole con la Cina, abbiamo posto il problema di strumenti giuridici ed economici, di scambi di informazioni, di valorizzazione di prassi commerciali e industriali volti al contrasto dell'evasione, della contraffazione e dell'illegalità diffusa delle aziende a gestione cinese con sede in Italia, che stanno disarticolando le nostre aziende (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

La sottoscrizione del Memorandum - la ringrazio e mi avvio alla conclusione - entrerà in conflitto sicuramente con il regolamento degli screening europei, ma noi vi chiediamo, con questa mozione, almeno di introdurre delle clausole di salvaguardia dell'interesse nazionale, perché così si sottoscrivono Memorandum a schiena dritta e con l'unica stella polare dell'interesse nazionale, della proprietà delle infrastrutture strategiche, della sicurezza delle infrastrutture della telecomunicazione, della tutela della nostra produzione nazionale.

Alcuni indici che vi abbiamo indicato sopra, dei professori universitari imprestati alla politica, ci dicono che la schiena è più china che dritta, ma per noi si firma in piedi e a schiena dritta, con clausole di salvaguardia dell'interesse nazionale indicate da Fratelli d'Italia, oppure genuflessi e consegnati, non ad un amico, non ad un nemico, ma a un competitore internazionale, la Cina, che non ci regala nulla.

Sarà la Nuova via della seta o il cavallo di Troia per la finale penetrazione industriale e commerciale in Italia e in Europa? Dipende da questo Governo, dipende dal fatto che si firmi con improvvisazione o con le clausole che Fratelli d'Italia ha posto a tutela della produzione nazionale, della sicurezza nazionale, della proprietà delle infrastrutture strategiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI (FI). Presidente, non mi sembra un bel segnale il fatto che il Presidente del Consiglio - oggi stiamo intervenendo sulle sue dichiarazioni - si sia assentato dai banchi del Governo. È vero che non ha mai preso un voto popolare in vita sua, ma forse questa è la prova che non riconosce il giusto ruolo del Parlamento, probabilmente, altrimenti sarebbe stato al suo posto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), oppure ci sono ragioni improrogabili, quindi mi devo rivolgere al Ministro Fraccaro: con tutto il rispetto, lei non è il Presidente del Consiglio.

Anche perché qui trattiamo di questioni che mi sembrano - lo abbiamo visto nel corso del dibattito - di primaria importanza, e magari sentire qualche voce in più non avrebbe fatto male al Presidente del Consiglio, in vista del consesso al quale si deve unire nei prossimi giorni, perché in quel consesso, il Consiglio europeo, si prendono decisioni; non è come il Governo italiano, là si decide sul serio. Appunto, forse sentire qualcuno, qualche parere, qualche consiglio, avrebbe aiutato, anche perché non vorrei mai essere nei panni del professor Conte al Consiglio europeo. Lui si presenterà a quel tavolo con un'Italia impoverita, un'Italia isolata, un'Italia piccola così, un'Italia completamente isolata.

All'ordine del giorno del Consiglio europeo c'è poi un punto: occupazione, crescita e competitività, che è un ossimoro rispetto alla condizione in cui si trova il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Il professor Conte rappresenterà un Paese che è la zavorra d'Europa, che è l'ultima ruota del carro europeo, proprio in termini di occupazione, di crescita e di competitività, ed è inutile dare la colpa al rallentamento dell'economia globale. Rallentare significa procedere con maggiore lentezza, noi stiamo andando all'indietro, perché è certificato che noi siamo in recessione, e questo lo dobbiamo alle grandi vostre visioni di come si gestisce la politica economica di un Paese, ai vostri “decreti dignità”, che hanno fatto perdere posti di lavoro anziché crearne, come avevate promesso, o ai vostri redditi di cittadinanza, che sarete costretti a finanziare con ulteriore pressione fiscale, altro che flat tax.

Ma questo è tutto, ahimè, tristemente noto. Quello che è un pochino meno noto è il disastro che state compiendo nella politica estera del nostro Paese: siete entrati come una mandria di elefanti in una cristalleria, da quando avete preso in mano la gestione della nostra politica internazionale. Vi siete precipitati a vezzeggiare i gilet gialli, un movimento violento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), li avete appoggiati, siete andati a farvi belli con un po' di movimentismo altrui, perché il vostro l'avete perso, da quando avete scelto di indossare grisaglie. Siete stati degli irresponsabili, avete fatto un'ingerenza nella politica interna di un Paese che è confinante con noi e che è il nostro secondo partner commerciale europeo. Avete fatto una cosa positiva o negativa, per le nostre imprese che esportano in Francia? Siete stati irresponsabili, per un pochino di propaganda, per una coloritura di movimentismo.

E poi, se si parla di Francia, non si può non parlare della TAV. Vi ricordo che, per l'esecuzione del tratto Torino-Lione del treno alta velocità, è stato ratificato da questo Parlamento e dal Parlamento francese un trattato internazionale. Se siamo ancora d'accordo che qui si esprime la volontà popolare, voi siete andati contro il popolo italiano, è diventato cartastraccia quel trattato internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Non vi consentiremo di impedire a questo Paese di crescere e di farsi le infrastrutture che servono per rimanere un competitor nello scenario globale, per poter essere competitivo, per vendere le proprie merci, perché noi siamo un Paese che esporta, altro che il rallentamento dell'economia!

Poi c'è il caso del Venezuela: siete riusciti a fare l'occhiolino a un dittatore che ha messo in ginocchio, torturato, ucciso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), che ha ridotto un Paese alla fame, dove c'è una comunità italiana nutritissima che è in pericolo! Siete riusciti a non prendere una posizione, perché quella era ingerenza - quella in Francia no, ma quella era ingerenza! - e vi siete schierati con i Paesi non democratici del mondo, isolandovi dal blocco Atlantico e dal blocco dei Paesi dell'Occidente. Con questo - altro capolavoro! - avete creato inutili tensioni con il nostro partner strategico storico per eccellenza, gli Stati Uniti d'America (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che sono rimasti sconcertati dal vostro atteggiamento. Tensioni inutili! Per noi il rapporto con gli Stati Uniti è importantissimo, e sempre, anche in passaggi cruciali e delicati della nostra storia, abbiamo tenuto al riparo da rischi questo rapporto; ma, non contenti, le tensioni con gli Stati Uniti le avete rimpinguate con il bellissimo Memorandum of understanding per il Belt and Silk Road, la Via della seta, di cui nessuno sa niente, perché siamo sul sentito dire.

Anche lì, gli Stati Uniti, il blocco occidentale, sono impegnati in una guerra commerciale globale senza esclusione di colpi con la Cina, e voi, che un po' queste cose le trattate, sapete molto bene che la vera guerra commerciale non è solo sulla manifattura, ma è sul traffico dei dati sensibili, sulla sicurezza nazionale. Consapevoli di questo, voi, primo Paese del G7, vi apprestate a firmare quella che è stata ridefinita dal Premier - mi sembra - un'intesa cornice, che non si capisce cosa sia.

Voi prendete degli impegni vincolanti - altro che storie! - per cinque anni, consentendo alla Cina di avanzare strategicamente verso l'Occidente. È sbagliato fare accordi con la Cina? No, assolutamente no! È un partner strategico, ma bisogna vedere come si fanno quegli accordi, e qui in politica dovrebbe valere per voi un sacrosanto principio, che è il principio di prudenza, quando si toccano questioni di grandissima complessità e magari non si ha la capacità di vederle in tutta la loro complessità.

Forse, vi serve una mamma che vi faccia fare qualche tabellina, ma siccome forse non c'è, lo faccio io. Nel 2018 il nostro export con l'Europa è cresciuto, è salito, vale 300 miliardi di euro; nello stesso anno è cresciuto anche il nostro export verso gli Stati Uniti, che vale circa 43 miliardi di euro, ed è cresciuto anche il nostro export con il Canada, nonostante voi abbiate osteggiato il famoso accordo di libero scambio, il CETA, fra Unione Europea e Canada, dicendo che avrebbe distrutto la nostra economia, mentre è cresciuto il nostro export in Canada.

Invece, quello che succede in Cina, è un po' diverso: noi esportiamo soltanto per 13 miliardi di euro, noi compriamo dalla Cina il triplo di quello che vendiamo alla Cina; 60 milioni di italiani comprano dalla Cina il triplo di un miliardo di cinesi. Quando si decide di firmare accordi strategici che impegnano il Paese per gli anni futuri, bisognerebbe partire da dati di realtà semplici come questo, e valutare che cosa è più conveniente fare. Non mi sembra così scontato, visto che molti Paesi del G7 sono scettici sul fatto che questo piano strategico della Cina venga a nostro vantaggio.

Il vostro compito dovrebbe essere quello di cooperare affinché nei confronti di temi così complicati l'Unione europea possa avere un indirizzo compatto, univoco, perché questo rende forte anche il nostro Paese, tuttavia di tutto questo non c'è traccia nella vostra improvvida decisione di firmare questo memorandum of understanding. Di fatto si può dire che chiudete i porti ai migranti, ma spalancate il nostro Paese all'invasione di merci cinesi: questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E, a proposito di immigrazione, due piccoli passaggi: siamo ancora in attesa - li avete promessi da tempo - degli accordi con i Paesi di provenienza; siamo fermi - lo ha detto lo stesso Presidente Conte - al giugno del 2018. Sempre il Presidente Conte ha detto: non strumentalizziamo le cose che stanno accadendo, compresa questa nave alle porte di Lampedusa. Ecco, speriamo che questo appello valga non solo per le forze di opposizione, ma valga per tutte le forze, anche quelle di maggioranza: sarebbe corretto che fosse così (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Voglio citare ancora, per elencare i vostri disastri, la Russia. Avete detto a tutti, urbi et orbi, che eravate contro le sanzioni alla Russia, che vi sareste battuti contro le sanzioni alla Russia e poi, in silenzio, lemme lemme, avete prorogato le sanzioni alla Russia: un perfetto esempio di grande coerenza in politica internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! E sulla Brexit non siamo riusciti a capire quale sia l'atteggiamento di questo Governo: staremo a guardare? L'Italia, Paese fondatore dell'Unione europea, quale ruolo si prende in questa difficilissima trattativa? Zero, nessuno! Non abbiamo neanche il piacere di sapere come state tutelando i 700 mila connazionali che sono nel Regno Unito: come li state tutelando e come tutelerete i loro diritti? Avete detto che ci sarà un'unità di crisi: grazie, grazie, sicuramente con l'unità di crisi risolveremo i loro problemi! La verità è che avete fatto un disastro di incompetenza e di improvvisazione. Voi vi siete approfittati della buona fede di un popolo per prendere un potere che per inettitudine e incapacità non vi sarebbe mai spettato, e siccome siete degli incompetenti, vi siete messi in mano alla vera, unica lobby di potere di questo Paese, che è la lobby del no: il no a tutto, salvo le cose che fanno comodo a voi, alle vostre cose di bottega (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi all'opposizione saremmo felici di lasciare il terreno, di lasciare il campo al cospetto della vostra competenza, della vostra lungimiranza, della vostra visione di che cosa deve essere un grande Paese, ma come facciamo a lasciare il terreno, come? Siete disarmanti, ma noi non possiamo farci disarmare; noi dobbiamo combattere e aiutare gli italiani ad aprire gli occhi e a capire che hanno investito male in voi (ma lo stanno già capendo da soli): tutti i sondaggi ce lo dicono e il segnale vi arriverà inequivocabile il giorno delle elezioni europee (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Voglio dire un'ultima cosa e la dico agli amici della Lega…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

DEBORAH BERGAMINI (FI). …alleati al nostro fianco per tanti anni al Governo. Non deve essere semplice stare al Governo insieme, eppure, grazie alla generosità del presidente Berlusconi anche noi abbiamo spinto perché poteste creare questo Governo. È un esperimento, purtroppo, che non funziona: prima ne prenderete atto tutti, prima ve ne saranno grati gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, signora Presidente. Un paio di note preliminari. Innanzitutto, devo dire che condivido la pena del Presidente del Consiglio, che sappiamo essere in una posizione difficilissima, vaso di coccio tra vasi di ferro. Quest'oggi è venuto a fare le sue comunicazioni prima del Consiglio europeo accompagnato soltanto dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, che in termini governativi è un po' dire - non se ne abbia, Ministro Fraccaro - il minimo sindacale: se non c'era neanche lei, proprio non c'era nessuno e ciò dispiace un po' perché questa è l'importanza che evidentemente date all'Unione Europea. D'altro canto, aspettiamo da più di un mese un nuovo Ministro degli affari europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma non vi date nessuna pena di nominarne uno. Vuol dire che pensate che non ce ne sia il bisogno. Poi, devo dire che tutta l'Aula ha chiesto al Presidente del Consiglio di dire qualcosa di sensato su queste 49 persone - uomini, donne, 12 bambini - che sono al largo di Lampedusa e il Presidente del Consiglio, come al solito, ha una capacità incredibile - ormai mitica, direi, che penso entrerà negli annali parlamentari - di non dire niente. Lui ci ha raccontato della sua visione sistemica, ci ha raccontato del Consiglio europeo di giugno, che è il Consiglio europeo dove l'Italia ha praticamente abbuonato alle varie Ungheria, Romania e Slovacchia, eccetera, il dovere di accogliere dei migranti. Lì noi abbiamo sostanzialmente sancito il principio della volontarietà e, quando noi gli chiediamo cosa ha intenzione di fare per 49 persone ora, il Presidente del Consiglio ci racconta della sua visione sistemica, di quello che farà un giorno. Ma, signor Presidente, noi le avevamo chiesto cosa intende fare per quelle 49 persone - ripeto, 12 bambini - che sono su una barca, la Mare Jonio, al largo di Lampedusa. Come al solito, anche se i colleghi dei 5 Stelle dicono che il Governo non si sottrae, il Governo si sottrae, perché non risponde.

Poi dovremmo parlare, a questo punto, finalmente di questo Consiglio europeo. Ora, è un Consiglio europeo molto ampio ed è evidente che parlare di punti come l'ambiente con un Governo come questo risulta difficile: è il Governo dei fanghi sversati nei campi, il Governo del condono edilizio monstre, è il Governo del Ministro dei trasporti che promuove le auto elettriche e si compra l'auto diesel; è il Governo dei giornalisti dell'intellighenzia che lo supporta che vogliono mettere sotto la macchina la piccola Greta, che evidentemente deve avere delle colpe molto gravi.

Quindi non parleremo di ambiente, ma non parleremo neanche di disinformazione, signora Presidente, perché, evidentemente, se il MoVimento 5 Stelle e la Lega vogliono parlare di disinformazione, comincerei, per esempio, dal TG2, cioè un telegiornale che è diventato sostanzialmente la grancassa del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): una cosa che è insostenibile sul servizio pubblico.

E poi? E poi le solite parole vuote: sentiamo dire dal Presidente del Consiglio che l'Europa deve essere unita per definire le sue priorità, che non ci si può muovere in modo isolato, che ci riconosciamo in un approccio europeo, che bisogna tenere coesa l'Europa e bisogna avere un'unità di intenti e spirito solidale. Queste sono le parole sull'Europa che noi sentiamo in quest'Aula, ma poi, tra il predicare e il razzolare, come al solito, c'è di mezzo il mare, volendo manipolare questi proverbi, perché quello che succede è assolutamente il contrario.

Noi abbiamo visto che cosa è successo con la Brexit. Allora, innanzitutto qui viene il Presidente del Consiglio e non ci dice l'unica cosa che doveva dire al Parlamento, cioè che cosa farà il Governo se la Gran Bretagna e il Regno Unito chiederanno la proroga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Un sì o un no: non era difficile, signor Presidente del Consiglio! Cosa vuole fare? E guardi che la domanda non è peregrina, perché i movimenti sovranisti, i movimenti amici di Nigel Farage, colui il quale fa gruppo al Parlamento europeo con il MoVimento 5 stelle ed è amico di Le Pen e di Salvini, quei gruppi hanno chiesto esplicitamente all'Italia di bloccare la proroga (perché ci vuole l'unanimità). Allora, la domanda è: che cosa avete intenzione di fare? Voterete sì alla proroga o voterete no alla proroga?

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 14,15)

IVAN SCALFAROTTO (PD). E, ancora una volta, il Governo viene in quest'Aula e non ci dice che cosa intende fare. Questo è il Governo che, appunto, non si sottrae al dibattito parlamentare, ma che opera nel massimo del disaccordo al proprio interno e che, nella massima parte dei casi, non sa che cosa dire al Parlamento. Noi non dimenticheremo mai la macchia del Global Migration Compact, sul quale la maggioranza si astiene e lascia che siano le opposizioni a prendere la posizione di politica estera del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Vuol dire che il Governo ha abdicato a una delle sue principali responsabilità. Quindi, coesione, unità dell'Europa e poi che cosa succede? E poi succede una cosa come quella della Cina, nella quale noi, evidentemente, abbiamo fatto una cosa che non ha niente a che fare con la coesione dell'unità europea, con una posizione omogenea, perché stiamo andando completamente da soli. Ma cerchiamo di capirci: il Presidente del Consiglio dice che non è un trattato internazionale, non è un accordo vincolante, un'intesa quadro, non vale niente; non vi preoccupate che tanto è un accordo che non vale niente; è una roba di principio. Allora, la domanda che viene da porre a chiunque sia dotato di un minimo di buonsenso è: scusi, signor Presidente, ma lei ci vuol far credere che il Presidente Xi Jinping viene da Pechino qui per firmare un accordo che non vale niente?

A me sembra abbastanza controintuitivo, per usare un termine gentile. Allora diciamoci le cose come stanno: è vero che questo Memorandum of understanding non ha nessun valore vincolante, ma quello è esattamente il problema, cioè, se si firma un accordo che non è vincolante, cioè che non produce immediatamente un vantaggio, non produce un deal, non produce un affare tra imprese, vuol dire che il valore di quel particolare accordo è un valore esclusivamente politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e i cinesi hanno voluto mettere una bandierina, venendo a firmare un accordo che non li vincola in niente, ma a dire: uno dei Paesi del G7 è nostro!

Ora, perché lo fa il Governo? Il Governo lo fa nell'attesa, come ci è stato detto, di poter dire ai cinesi: abbiamo firmato il Memorandum of understanding, quindi dateci più business, peccato che per fare business con i cinesi e con qualsiasi altro partner non ci sia bisogno di nessun Memorandum of understanding; se un'impresa italiana vuole investire in Cina o un'impresa cinese vuole investire in Italia, non è necessario sposarsi tra Italia e Cina, firmando un accordo di questa visibilità sul piano internazionale; si dice che i tedeschi esportano più di noi, ma i tedeschi esportano molto più di noi senza fare un Memorandum of understanding, perché fanno gli accordi uno alla volta e non devono sposarsi con i cinesi. Tra l'altro, nel momento in cui i cinesi acquistano l'utilità che cercavano con quell'MoU – cioè politicamente, con uno dei Paesi del G7, perché, con tutto il rispetto, la nostra economia non è paragonabile né a quella greca né a quella ungherese o a quella degli altri Paesi che hanno firmato questi MoU - è chiaro il valore politico per i cinesi, i cinesi hanno già acquisito ciò che volevano, mentre la nostra utilità è un'utilità futura e sperata, ma che non è detto che si verifichi, ossia non è detto che poiché abbiamo dato loro quello che volevano, adesso, ci daranno loro quello che vogliamo noi, cioè più esportazioni e reciprocità, perché il punto con la Cina è la reciprocità. Guardate, lo dice un esponente del Governo precedente, che crede che fare affari con la Cina, lavorare con la Cina, sia una cosa che va fatta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Aprire il mercato cinese alle nostre imprese è giusto, ma non bisogna genuflettersi ai cinesi, perché, quando si fa una trattativa, se tu dai tutto prima della firma del contratto, evidentemente, non avrai niente indietro. Questo è il punto. A me fa tremare le vene ai polsi pensare che il sottosegretario Geraci, il Ministro Di Maio e il Presidente Conte trattino per l'Italia, perché, se quando si siedono a un tavolo di trattativa, concedono alla controparte tutto, prima della firma, vuol dire che non potrebbero neanche comprare un'auto usata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), questo è il problema!

Allora, gli accordi con la Cina e il lavoro con la Cina vanno fatti, ma non bisogna svendersi. Se i cinesi vogliono investire nel porto di Trieste perché è meglio far arrivare la merce a 300 chilometri, a qualche centinaio di chilometri da Monaco di Baviera, piuttosto che farla arrivare al Pireo che, con tutto il rispetto per il Pireo, è in una zona non servita da infrastrutture – è chiaro che Trieste è più appealing per i cinesi – lo vengano a trattare alle nostre condizioni, non alle loro condizioni, questo è veramente il punto, sennò finiamo come la Grecia che, nel 2017, da sola, ha bloccato una risoluzione sui diritti umani, presentata dall'Unione europea all'ONU; la Grecia, misteriosamente, non appoggia una risoluzione sui diritti umani in Cina presentata dall'Unione Europea. Come dire, a pensar male si fa peccato, ma si indovina, la verità è che, pensiamo tutti, i greci, data l'interessenza con la Cina e il porto del Pireo, siano molto più cauti di prima a parlare di diritti umani in Cina. Io non voglio che il nostro Paese si trovi in queste condizioni.

PRESIDENTE. Concluda.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Allora, e concludo veramente, avete fatto passare questo Accordo come una cosa, come dire, assolutamente innocua, ma non lo è affatto, è il raggiungimento di uno scopo anche lodevole nel peggiore dei modi –nel peggiore dei modi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) –, perché avete svenduto e state svendendo la nostra capacità di negoziare e, soprattutto, la nostra sovranità nazionale; il che, per essere un Governo sovranista, è davvero un paradosso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Eugenio Zoffili. Ne ha facoltà.

EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Grazie, Presidente. Mi rivolgo, per suo tramite, al collega del PD: noi non stiamo svendendo assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), noi proteggiamo e difendiamo, ogni giorno, dalla mattina alla notte, il nostro Paese.

Signora Presidente, cari colleghi, Governo, la Lega vuole agire, anche in politica estera, con chiarezza e rispetto per l'interesse nazionale, perché per noi la tutela nazionale prevale su qualsiasi tipo di decisione economica. Siamo convinti che questo memorandum politico, se sarà chiaro e non conterrà nulla – sottolineo, nulla – che possa danneggiare gli interessi dell'Italia o che metta a rischio la sicurezza nazionale, è un passo in avanti per lo sviluppo e la forza del nostro Paese. Infatti, significa fare maggiori investimenti, incrementi tecnologici, infrastrutture ed esportazioni con l'estero. Inoltre, soprattutto, questa azione offre un'opportunità di maggior collegamento con i Paesi asiatici e con i Paesi africani.

La vocazione storica, geografica, economica dell'Italia coincide da secoli con il Mar Mediterraneo e ci consegna un ruolo da protagonista, a cui noi non possiamo abdicare e da cui dipende la stabilizzazione stessa dell'area.

Questo vale per tutti i progetti di collaborazione in atto, vale ancor di più per ciò di cui trattiamo ora, ossia lo sviluppo di asset e collegamenti economici che siano occasione di crescita tanto per l'Italia quanto per gli Stati africani, nella direzione di intervenire sulle cause che determinano i fenomeni migratori. Il Mediterraneo sta acquisendo sempre maggiore centralità e l'Italia vuole esser parte di questo sviluppo, senza tradire le storiche alleanze. Siamo convinti dell'importanza dell'Alleanza atlantica e vogliamo mantenere solido il rapporto con gli Stati Uniti e con il Presidente Trump (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), checché se ne sia detto qui, in Aula. Sosteniamo con forza i valori occidentali e siamo molto vigili affinché sia sempre rispettata la sicurezza dei nostri cittadini e la sovranità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Nessuno Stato – nessuno – può violare la nostra sovranità o comprare i nostri porti; ci possono essere degli investimenti, come già avvenuto in altri Paesi europei, primi fra tutti, Regno Unito, Germania e Francia, sempre nel rispetto della nostra economia e, soprattutto, dei nostri cittadini.

Come ha già detto il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, noi vogliamo controllare chi viene a investire in Italia, su cosa si investe e che non siano settori strategici, perché le chiavi di casa le devono possedere gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non ci facciano, quindi, la morale quelle forze politiche che hanno svenduto il nostro patrimonio nazionale; soprattutto, facciamo particolare attenzione al settore delle infrastrutture, delle comunicazioni, ai pericoli che impattano sulla sicurezza dei dati sensibili. La vita dei cittadini e l'attività delle imprese è fatta anche di questo e la nostra sicurezza è basata, ormai, in gran parte, sulla capacità di rendere tali dati disponibili, ma assolutamente non vulnerabili.

La sfida per il nostro Paese e per l'Italia nel sottoscrivere questi memoranda sta proprio qui, nel garantire ai nostri cittadini che le loro vite e anche le vite digitali non siano messe in pericolo dalla sottoscrizione di queste intese. Per questo motivo, nella risoluzione, abbiamo ricordato i moniti della Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza 2018, presentata al Parlamento a febbraio, che ha definito strategici, ai fini della garanzia della fornitura alla collettività nazionale dei servizi vitali, alcuni comparti di attività economica. Anche su questi impegniamo il Governo a confermare che siano state effettuate le necessarie verifiche e completate le valutazioni necessarie per procedere a sottoscrivere il memorandum e ad assicurare che gli accordi ad esso collegati non interessino – e sottolineiamo, non interessino – aspetti economico-commerciali di valenza strategica. Questo è un passaggio fondamentale. Tali settori riguardano principalmente le telecomunicazioni e le relative reti, i trasporti, l'energia, la salvaguardia delle infrastrutture nel contesto di un Paese appartenente alla filiera marittimo-logistica, nonché sui suoi nodi critici. Il nostro Paese si è dotato di numerose leggi a difesa della sicurezza nazionale, sono fondamentali l'individuazione e la protezione delle nostre infrastrutture critiche, l'allargamento ad altri settori strategici, l'applicazione del golden power, il recepimento della cosiddetta direttiva NIS, Network Information Security.

Sottolineo che questo Governo analizza ed esamina con attenzione ogni accordo che impegna l'Italia. Il memorandum, che vuole stabilire alcuni principi ed essere un accordo quadro per la successiva regolamentazione tra Italia e Cina, viene studiato con particolare prudenza, perché siamo consapevoli delle profonde differenze tra i due Paesi.

Pertanto, il rapporto con la Repubblica popolare cinese avviene nella consapevolezza delle nostre diversità e nel rispetto dei nostri interessi e delle nostre alleanze internazionali. Dopo che quattordici Paesi hanno sottoscritto un memorandum d'intesa con la Cina, il prossimo Consiglio europeo, il 21 marzo, lo abbiamo ricordato, a Bruxelles, mentre il Presidente cinese arriverà in Italia, vuole disciplinare anche questo tema.

Noi auspichiamo un cambiamento dell'Unione europea, altrimenti continuerà a perdere pezzi ed essere fallimentare nella sua azione. Ricordiamo la strategia franco-tedesca siglata ad Aquisgrana, e soprattutto la Brexit. Il popolo britannico ha votato per lasciare questa Unione europea, che pur con continui allargamenti, non ha fatto altro che ripiegarsi su se stessa e autocelebrarsi. I britannici, con il pragmatismo che li contraddistingue, hanno deciso di andarsene, di lasciare questa Unione europea, non di lasciare l'Europa. Certo, non è detta l'ultima parola, ma dobbiamo comunque prepararci al peggio, e siamo sicuri che il nostro Governo è pronto ad ogni scenario al fine di tutelare i nostri cittadini e i nostri interessi economici, interessi imprenditoriali e finanziari. Così come ci impegniamo…

PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi! Prego.

EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Così come, Presidente, ci impegniamo a tutelare i cittadini britannici sul suolo nazionale e sul suolo dell'Unione.

Per concludere, Presidente, siamo favorevoli ad una cooperazione economico-commerciale con gli altri Paesi, inclusa la Cina, a patto che siano rispettati i principi che questo Governo si è dato. Vogliamo promuovere una crescita economica, ma questo non deve interferire con la strategia italiana. Tuteliamo con forza l'Alleanza atlantica e vogliamo che questa continui ad avere, attraverso l'azione propulsiva italiana, un ruolo anche nel Mediterraneo. Come ho detto in apertura, Presidente, noi tuteliamo e difendiamo ogni giorno questo Paese. Questo Paese, che a differenza - Presidente, per suo tramite - dei colleghi di Forza Italia, noi non definiamo in una dichiarazione di voto “un Paese che si presenta all'Europa come una zavorra”: l'Italia è un Paese meraviglioso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e va promosso in un altro modo e non usando questi termini. Che fine ha fatto Forza Italia e l'orgoglio dei vostri programmi e dei vostri slogan, portati avanti dal Presidente Berlusconi?

Il gruppo della Lega voterà a favore delle risoluzioni presentate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce, perché c'è veramente un brusio molto alto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippo Scerra. Ne ha facoltà.

FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente, e grazie al Presidente del Consiglio, per essere intervenuto e ai membri del Governo, per essere presenti.

La riunione del 21-22 marzo prossimi del Consiglio europeo prevede di affrontare all'ordine del giorno temi cruciali per il futuro dell'Unione europea: stiamo parlando della politica economica, di cambiamenti climatici, la Brexit e le relazioni commerciali con la Cina.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 14,30)

FILIPPO SCERRA (M5S). Relativamente all'economia, all'interno dell'Unione pensiamo, Presidente, che l'Italia debba completare l'iter negoziale per il rafforzamento del mercato unico e in particolare del mercato unico digitale, che pensiamo essere strumenti importantissimi per stimolare la competitività, l'innovazione e la sostenibilità dell'economia europea. Ma questi strumenti devono avere come complemento un'Europa sociale, che promuova la coesione e la convergenza, che combatta la disoccupazione e la marginalizzazione, che assicuri diritti e pari opportunità e che faccia fronte al fenomeno della deflazione salariale; un'Europa in cui si promuovano politiche di sostegno al reddito, servizi universali di assistenza e di lotta alla povertà, al fine di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini europei. Siamo convinti, Presidente, che con le prossime elezioni europee cambieranno gli equilibri all'interno del Parlamento europeo, e cambieranno gli equilibri in seno alla stessa Commissione europea; e siamo sicuri che la nostra storica battaglia per una politica economica anticiclica a livello europeo, espansiva, soprattutto in un momento di contrazione dell'economia e attenta alle grandi sfide ambientali e tecnologiche, venga finalmente tenuta in considerazione.

Non è un caso che questo Governo abbia trattato a lungo con la Commissione europea per arrivare a quel famoso numero, a quel 2,04 per cento di rapporto deficit-PIL: è grazie a quella trattativa se almeno 5 milioni di italiani finalmente hanno la possibilità di ricominciare, se ci saranno, nei prossimi tre anni, circa 1 milione… C'è molto brusio però, Presidente: se cortesemente…

PRESIDENTE. Sì, colleghi, per cortesia, vi chiedo di abbassare il tono della voce e di consentire al collega di svolgere il suo intervento.

FILIPPO SCERRA (M5S). Quindi è grazie a quella trattativa, dicevo, se, nei prossimi tre anni, 1 milione di persone andranno in pensione ad un'età più giusta, permettendo così ai giovani di diventare forza lavoro del nostro Paese; ed è grazie a quella trattativa se i truffati dalle banche avranno finalmente un ristoro.

PRESIDENTE. Colleghi!

FILIPPO SCERRA (M5S). Mentre i Governi precedenti barattavano in Europa l'accettazione che l'Italia diventasse il campo profughi del nostro continente in cambio di un briciolo di flessibilità, per dare una mancia a chi lo stipendio l'aveva già, il Presidente Conte ha concluso quella trattativa che ha portato il nostro Paese ad aiutare le persone che più sono in difficoltà, e a rilanciare la nostra economia. Quindi, ringraziamo il Governo per il grandissimo lavoro che ha svolto per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma l'azione di questo Governo non finisce qui: stiamo facendo partire un grandissimo piano di investimenti. Nel 2018 gli investimenti avevano toccato il minimo storico; ebbene, adesso vi do una notizia: nei primi due mesi del 2019 siamo a più 85 per cento di investimenti nelle regioni e più 22 per cento di investimenti nei comuni. E non finiamo qui, perché con il piano Proteggi Italia abbiamo fatto partire un grandissimo piano di investimenti, da 11 miliardi, per mettere in sicurezza il nostro Paese. E domani arriverà il decreto “sblocca cantieri” del MoVimento 5 Stelle in Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Insomma, stiamo facendo tutto il possibile per migliorare la vita degli italiani, signor Presidente.

Ma per accelerare questa crescita, per accelerare la crescita del nostro Paese, e non solo, è necessario che l'Unione Europea collabori con noi e accolga la nostra richiesta di scomputare gli investimenti pubblici produttivi dal calcolo del deficit. Questo è un discorso che riguarda non solo l'Italia, ma che riguarda la Spagna, che riguarda il Portogallo, che riguarda la Grecia e che riguarda anche la stessa Francia.

Proprio mentre noi riflettiamo, in questo momento, sulle modifiche virtuose necessarie affinché riprenda la crescita dei Paesi europei, alcuni Paesi dialogano nelle segrete stanze, iniziando ad immaginare e a costruire un'Europa 2.0 sul modello di questa Europa che sta mostrando tutti i suoi limiti. Noi non permetteremo che ciò accada, signor Presidente: nella prossima legislatura, il MoVimento 5 Stelle sarà ago della bilancia in Parlamento europeo, e finalmente riusciremo a modificare il Six Pack ed il Two Pack, che sono quelle regole che non danno spazio di politica fiscale agli Stati membri che appartengono alla zona euro.

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Prego.

FILIPPO SCERRA (M5S). Saremo non solo questo. Cambieremo, quindi, queste regole che non permettono appunto dei margini fiscali che sono necessari, soprattutto ai Paesi che hanno più difficoltà, ma, oltre a questo, saremo promotori di un cambiamento della governance economica all'interno dell'Unione europea, che è quello di cui i cittadini europei hanno bisogno.

E, allora, a nome del gruppo MoVimento 5 Stelle, chiediamo al Governo di fare pressione in Europa perché al bivio delle riforme si scelga la strada giusta, cioè quella dove gli obiettivi di crescita vengano perseguiti tenendo conto della giustizia sociale, tenendo conto della sicurezza del territorio, degli investimenti e della riconversione ambientale.

A proposito di riconversione ambientale, a proposito di clima: in sede di Consiglio europeo si parlerà di cambiamenti climatici. L'Unione europea si è data obiettivi che mirano a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 40 per cento: sono degli obiettivi importanti, che rispettano l'Accordo di Parigi. Per noi non è sufficiente, vogliamo ancora di più: il MoVimento 5 Stelle ha nel suo DNA la risposta ai cambiamenti climatici; sappiamo che tanto abbiamo fatto, in questi dieci mesi, dal punto di vista ambientale, ma tantissimo c'è ancora da fare. E, allora, chiediamo al Presidente Conte ed al Governo di farsi promotore in Europa di obiettivi ancora più ambiziosi, con impegni vincolanti e stringenti per la riduzione delle emissioni inquinanti e per l'avvio di una politica che miri a modificare l'economia del nostro continente, da un modello prettamente lineare, come adesso, ad un modello circolare. Insomma, vogliamo che l'Italia e l'Europa siano in testa, a livello internazionale, guidino la lotta ai cambiamenti climatici. Lo dobbiamo ai giovani che hanno manifestato venerdì, che giustamente non si fidano più di noi; è un nostro dovere, di noi rappresentanti della politica, dare una risposta a questi giovani, e consegnare una Terra più pulita alle future generazioni. E, allora, noi diciamo che la riconversione ecologica del nostro Paese è la nostra priorità, è il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Altro tema di cui discuterà il Consiglio europeo sono i preparativi in vista del prossimo vertice tra Unione Europea e Cina che si terrà il prossimo 9 aprile. Siamo consci dell'importanza strategica del partenariato con la Cina e chiediamo al Governo di tutelare gli interessi e la sicurezza nazionale dei Paesi dell'Unione europea e chiediamo al Governo di mettere in primo piano, nel dialogo con la Cina, i temi di interesse comune come la sicurezza, come la lotta al terrorismo, come la sicurezza informatica, come la cooperazione per la pace, come la lotta ai cambiamenti climatici, come la riduzione delle emissioni inquinanti in linea con l'Accordo di Parigi. I cinesi devono seguirci in tutto questo e, alla fine, diciamo che alla base del partenariato ci dovrà essere il rispetto del diritto internazionale, il rispetto delle libertà fondamentali della democrazia, dei diritti umani e dei lavoratori. Sempre parlando di Cina ma riferendomi alla seconda risoluzione di maggioranza …

PRESIDENTE. Colleghi!

FILIPPO SCERRA (M5S). …riferendomi, dicevo, alla seconda risoluzione di maggioranza, come evidenziato dal Presidente Conte insieme al Ministro Tria e al Viceministro Di Maio, la cosiddetta Via della seta è un dossier sul quale il Presidente Conte e il Governo stanno mettendo la necessaria prudenza nella maniera più assoluta e il Presidente Conte si è espresso in maniera chiarissima. L'impressione è che qualche Paese europeo, che con la Cina sta portando avanti affari miliardari da anni, voglia mantenere la sua rendita di posizione, facendosi scudo dietro alla retorica della sicurezza che sarebbe minata da un possibile accordo fra Italia e Cina. Dunque facciamo ordine: oggi stiamo parlando di un accordo che non è vincolante né dal punto di vista giuridico né dal punto di vista politico. Il Governo si è impegnato a tutelare l'interesse alla sicurezza nazionale e l'ha ribadito poc'anzi il Presidente Conte - quindi siamo tranquilli - e ha escluso la partita del 5G dal dialogo con la Cina. Quindi, sotto questo punto di vista, siamo tranquillissimi. Il Presidente Conte ha pure ribadito e ha dato rassicurazioni, che a noi sono gradite, sul fatto che ha intenzione di rafforzare la cosiddetta golden power cioè quella norma che permette al Governo di intervenire nel caso un'azienda, che opera in settori strategici, vada in una direzione contraria agli interessi nazionali. Siamo lieti della comunicazione che ci ha reso il Presidente Conte. Spero sia chiaro in definitiva che, con questa maggioranza, il rischio da alcuni paventato di una colonizzazione fantasiosa dell'Italia ai danni della Cina è, appunto, pura fantasia. Piuttosto dovremmo chiederci - magari lo chiedo qui in Aula - se nel recente passato Governi di altro colore non abbiano ceduto forse con troppa leggerezza alla Cina partecipazioni in imprese strategiche come Ansaldo Energia, come Cassa depositi e prestiti Reti, come il Terminal Container di Vado Ligure o magari abbiano concesso allegramente diversi appalti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) come nel caso di Wind, Open Fiber alla tanto vituperata Huawei.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Scerra.

FILIPPO SCERRA (M5S). Sto concludendo, però sono stato interrotto più volte, Presidente.

PRESIDENTE. Le sto già facendo recuperare il tempo che ha perso per richiamare i colleghi.

FILIPPO SCERRA (M5S). Mi sembra evidente che sul dossier della Cina la nostra maggioranza e il nostro Governo non debba accettare lezioni da nessuno in quest'Aula. Quindi, riequilibrare la bilancia commerciale è un obiettivo strategico che qualsiasi Governo che abbia a cura l'interesse nazionale deve porsi e quindi il Governo deve andare avanti in questo modo e diciamo al Governo: andiamo avanti così, diffondiamo il nostro made in Italy nel mondo, andiamo avanti così! Riguardo alla Brexit…

PRESIDENTE. No, deve concludere però, onorevole. Ha già sforato di un minuto, ha recuperato abbondantemente, quindi la invito a concludere.

FILIPPO SCERRA (M5S). …semplicemente, se di rinvio dovrà trattarsi, il rinvio deve avere una giustificazione e deve essere preludio a un dialogo costruttivo volto ad arrivare ad una conclusione e non deve essere la semplice presa d'atto della impossibilità di arrivare alla conclusione stessa.

PRESIDENTE. Grazie.

FILIPPO SCERRA (M5S). Concludo semplicemente annunciando il voto favorevole alle risoluzioni di maggioranza da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che verranno poste in votazione dapprima le risoluzioni riferite alle Comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2019 e successivamente le risoluzioni riferite al Documento d'Intesa tra Italia e Cina.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo quindi alla votazione delle risoluzioni riferite alle Comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2019.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Scerra, Giglio Vigna ed altri n. 6-00055 su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Delrio ed altri n. 6-00057, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fornaro ed altri n. 6-00059, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00061, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00063, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione n. 6-00065 Fusacchia ed altri, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo, a questo punto, alla votazione delle risoluzioni riferite al Documento di Intesa tra Italia e Cina.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Chiediamo il voto per parti separate della risoluzione n. 6-00056 Molinari e D'Uva fra premesse ed impegni.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione n. 6-00056 Molinari e D'Uva, limitatamente agli impegni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Essendo stati approvati gli impegni, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione n. 6-00056 Molinari e D'Uva, limitatamente alle premesse, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione n. 6-00058 Delrio ed altri, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fornaro ed altri n. 6-00060, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00062, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00064, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 14,55, è ripresa alle 15,40.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Berardini, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Businarolo, Colletti, D'Inca', D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Fraccaro, Frusone, Gallo, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Lupi,   Migliore, Molinari, Morelli, Napoli, Alessandro Pagano, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Stumpo, Valente, Vignaroli e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione Bilancio, onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. Buongiorno Presidente. Allora, in Commissione bilancio, essendo la trattazione dei temi di particolare complessità, abbiamo valutato di avere bisogno ancora di circa un'ora e mezza per poter completare l'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Stiamo discutendo di uno dei punti qualificanti dell'azione di Governo e di questa maggioranza e lo stesso atteggiamento che era stato tenuto nel corso della discussione in Commissione sembrava essere, da parte delle forze di maggioranza, finalizzato a circoscrivere e a ridurre i tempi della discussione, al punto tale che si sono fatte delle riunioni notturne, non si è votato a favore di alcune proposte della minoranza, del Partito Democratico, proprio perché si erano poste, come deadline fondamentale, indispensabile, quasi come questo fosse un elemento decisivo, le ore 15 di oggi pomeriggio. Ora l'assemblea dell'Aula è iniziata con quasi un quarto d'ora di ritardo e il presidente della Commissione Bilancio, non dicendo quali sono i problemi sul tavolo, chiede all'Aula un rinvio di un'ora e mezza, e questo, sulla base di un minimo di esperienza di chi è qua dentro da qualche tempo, sta a significare che evidentemente ci sono sottesi dei problemi molto più rilevanti. Ci risulta peraltro che sia stato consegnato ora un dossier specifico, relativo ad alcune problematiche e ad alcune discussioni e quindi, sull'ordine dei lavori, vorrei chiedere alla Presidenza di effettuare una verifica con il presidente della Commissione bilancio. Infatti, viste le esperienze pregresse, non è che poi ci ritroviamo qui tra un'ora e mezza e ci chiedono ancora un'altra ora e mezza? Piuttosto ponderiamo in maniera appropriata il tempo e poi magari spiegateci che cosa realmente sta accadendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Siccome ho partecipato ai lavori di questa settimana nelle Commissioni congiunte XI e XII dico che l'organizzazione dei lavori - non per colpa dei presidenti, come ho avuto modo di dire nella giornata di ieri, ma per colpa dell'incapacità del Governo - è stata pessima: ci siamo trovati a rinviare di ora in ora la discussione, abbiamo lavorato per la prima volta su un provvedimento diverso da una manovra di bilancio con gli stessi orari, addirittura fissando l'ultima notte l'uscita alle 20 e ci siamo poi trascinati fino alle 5 di mattina. Penso che è vergognoso che si arrivi, dopo il lavoro che abbiamo fatto nelle due Commissioni, anche in maniera molto collaborativa da parte delle opposizioni, alle quasi 16 di oggi per sentirci dire che serve ancora un'ora e mezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Aggiungo che, siccome ho avuto modo di vedere il fascicolo della Commissione Bilancio, questo richiede che i gruppi si vedano al loro interno con i componenti che hanno seguito il lavoro nel merito, perché sono tematiche molto complesse e molto tecniche che hanno bisogno chiaramente di una spiegazione anche per assume assumere la decisione da prendere all'interno della Commissione bilancio.

Quindi, io mi auguro e sono convinta che in un'ora e mezza ce la facciamo, però non ricominciamo come abbiamo fatto questa settimana perché ci sono persone che sono entrate qui nella giornata di lunedì scorso e ne sono uscite sabato mattina, per rientrarvi di nuovo ieri mattina. Io ripeto: la conduzione dei lavori da parte del Governo è stata scandalosa su uno dei provvedimenti più qualificanti del contratto di Governo. Io mi domando su tutto il resto dove andremo a finire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Noi rimaniamo ovviamente estremamente perplessi rispetto a questa richiesta di un'ora e mezza. Non capiamo veramente, per l'ennesima volta, quale idea c'è nell'organizzazione dei lavori, perché abbiamo sin dall'inizio, quindi sin dalle audizioni, e anche all'inizio di questa settimana, come Fratelli d'Italia e anche come opposizione, dato tutta la calma, la pazienza e la possibilità di lavorare con dignità e anche avendo il giusto tempo e la giusta attenzione. Vi avevamo chiesto proprio venerdì della scorsa settimana, quindi dieci giorni fa, di immaginare un calendario dei lavori che potesse partire tempestivamente nella giornata di martedì, vi abbiamo dato la disponibilità a poter lavorare di sera, sia il martedì che il mercoledì, ci avete rassicurato che non era necessario e soprattutto l'hanno fatto con puntualità i presidenti - è vero - che si sono sempre messi a disposizione in maniera fattiva. Ma in realtà la confusione è totale, la confusione è totale da parte di un Governo, che continuamente invece poi si è trovato nella giornata di giovedì e poi, in ultimo, di venerdì, a tirare fino a notte fonda - venerdì fino alle 23 e poi sabato fino alle 5 - in una opposizione interna che ha fatto lo stesso Governo, la stessa maggioranza. Noi stavamo lì ad aspettare - anche come Fratelli d'Italia - che voi dissipaste le vostre confusioni e i vostri dubbi. Ma chiedo io: se eravate così dubbiosi e così incerti perché non vi siete presi tutto il tempo che vi avevamo messo a disposizione? Perché non avete iniziato a lavorare sin dall'inizio della settimana e martedì, utilizzando tutte le ore che garbatamente, con il giusto rispetto di queste istituzioni, noi abbiamo dato? Siamo di fronte anche a una mancanza di consapevolezza dei propri limiti, perché, se c'è una difficoltà a gestire la macchina organizzativa, dettata un po' dalla vostra inesperienza, allora chiunque ha inesperienza dovrebbe prendersi più tempo, avrebbe potuto farlo con la massima disponibilità. Oggi, ci dite “un'ora e mezza”, ma in realtà noi siamo stati giorni con la richiesta di un'ora e mezza di tempo, per poi veder rinviato il termine di un'altra ora e mezza, di un'altra ora e mezza, di un'altra ora e mezza, di un'altra ora e mezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Se avete necessità di più tempo per confrontarvi con le opposizioni, con Fratelli d'Italia, per essere aiutati, noi il nostro aiuto ve lo diamo perché rispettiamo il Parlamento, rispettiamo il dialogo, rispettiamo il confronto, ma a questo punto dichiarate la vostra incapacità, le vostre difficoltà e mettiamoci a lavorare seriamente su un provvedimento che è così manchevole e così confuso da necessitare un grande aiuto da parte delle opposizioni, che si metteranno a disposizione, non tanto per il Governo, ma per tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. Presidente, onorevoli colleghi, per suo tramite, vorrei rappresentare agli onorevoli colleghi che sono intervenuti che, secondo me, hanno equivocato i motivi del ritardo. Non è che i motivi del ritardo - e mi rivolgo in particolar modo per suo tramite all'esponente di Fratelli d'Italia che ha appena parlato - derivano da una mancanza della Commissione Bilancio. La Commissione Bilancio ha presentato il parere favorevole con tutte le osservazioni già in Commissione. Il tempo è stato richiesto dalle opposizioni: sono le opposizioni che hanno richiesto del tempo aggiuntivo per poter studiare meglio il provvedimento e io ho pensato di concederlo. Avevo detto un'ora, il gruppo di Forza Italia in particolar modo ha chiesto possibilmente di avere un'ora e mezza e, con l'accordo di tutte le opposizioni, compresa quella del partito di cui lei fa parte, è stata concessa un'ora e mezza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

E sempre per suo tramite, mi rivolgo all'onorevole Enrico Borghi, ricordando che non mi sembra, pur in presenza di un provvedimento molto complesso, che ci siano chissà quali misteri sotto. Semplicemente è stato fatto un rigoroso, rigorosissimo lavoro di correzione per la maggior parte dei casi di natura formale del testo - per esempio arrotondamenti, cose di questo tipo e raccordi sui termini legislativi - in modo tale che il testo sia ineccepibile e, come tale, ovviamente, poiché il provvedimento è complesso, gli stessi interventi sono numerosi.

Quindi, è proprio per questo che le opposizioni hanno richiesto un tempo di esame. È tutto qui! Se il problema fosse l'ora e mezza possiamo anche metterlo in votazione in Commissione fra cinque minuti ma mi sembra anche giusto - e l'ho concordato con le opposizioni - di avere il tempo necessario per esaminare dei provvedimenti complessi e come tale un'ora e mezza mi sembrava un tempo adeguato. Tutto qui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Presidente, solo perché trovo scorretto - potrei dire “indelicato” ma dico “scorretto” - l'intervento del presidente Borghi perché è vero: il gruppo di Forza Italia, ad opera del capogruppo Mandelli, ha chiesto in Commissione un congruo tempo per esaminare il fascicolo della Commissione bilancio ma l'onorevole Polverini, quando è intervenuta sull'ordine dei lavori, non ha chiamato in causa la Commissione bilancio ma, anzi, ha chiesto persino un tempo ulteriore per dare la possibilità ai gruppi di confrontarsi sui documenti che oggi abbiamo avuto in Commissione bilancio.

Quindi, nessuna contraddizione nell'atteggiamento di Forza Italia. Abbiamo semplicemente eccepito - e l'ha fatto benissimo l'onorevole Polverini - che la maggioranza nelle Commissioni di merito - non nella Commissione bilancio ma nelle Commissioni di merito - per l'incapacità del Governo ha condotto una discussione che è stata evidentemente disordinata, non esaustiva e si è conclusa in maniera da non esaurire tutti i temi all'ordine del giorno e oggi siamo costretti in Commissione bilancio a risolvere questioni che, forse, se l'esame del provvedimento fosse avvenuto con maggiore attenzione nelle Commissioni di merito, non avremmo dovuto esaminare.

Quindi, onorevole Borghi, nessuna contraddizione nell'atteggiamento di Forza Italia. Quello che ha detto l'onorevole Polverini è perfettamente in sintonia con quanto ha chiesto l'onorevole Mandelli quando - e nell'occasione vorrei reiterare la richiesta - Forza Italia ha chiesto alla Presidenza della Camera di attribuire un maggior tempo, rispetto all'ora e mezza chiesta dal presidente Borghi, ai gruppi affinché possano esaminare, in maniera più approfondita, i documenti che, solo qualche minuto fa, abbiamo avuto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Dunque, hanno chiesto di parlare l'onorevole Zucconi e l'onorevole Lepri. Però, colleghi, mi sembra che la situazione sia abbastanza chiara e definita. Il presidente Borghi ha chiesto una sospensione di un'ora e mezza, che io concederei. Per cui, sottraiamo poi tempo ai colleghi che hanno chiesto questo tempo per approfondire il parere della Commissione bilancio. Se però insistete vi do la parola, altrimenti procedo alla sospensione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, accolgo il suo invito di essere telegrafico, naturalmente. Soltanto per chiarire che, come gruppo di Fratelli d'Italia, non abbiamo chiesto rinvii di sorta e che, quindi, prendiamo solo atto che viene chiesto un rinvio e naturalmente siamo accondiscendenti su questo. Per noi si potrebbe rinviare anche di un paio d'anni questo provvedimento. Quindi, un'ora e mezza ci sta tutta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Per precisare, onorevole Borghi, che noi non abbiamo chiesto più tempo perché ci vogliamo divertire. Il provvedimento è complesso e complicato, però abbiamo il timore che non ci siano semplicemente dei vizi formali o degli aggiustamenti di qualche virgola, che inevitabilmente devono essere fatti, ma che ci sia dell'altro. Noi speriamo che questo non sia ma, proprio perché temiamo che non vi sia semplicemente da fare qualche correzione formale, abbiamo chiesto il tempo necessario. Quindi, è un motivo di serietà e non altro, augurandoci che non vi siano, invece, quei vizi che temiamo ci siano.

PRESIDENTE. Prendo atto della richiesta del presidente Borghi e, quindi, mi avvio a sospendere la seduta. Tuttavia, prima di sospendere ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

Si tratta di un altro tema, naturalmente.

LUCA PASTORINO (LEU). È su un altro tema e magari provo con lei per essere più fortunato.

È la terza volta che il mio gruppo chiede al Governo di venire a relazionare in Aula circa gli sviluppi del piano industriale che ha riguardato Carige. Sappiamo che abbiamo votato qui un decreto che ha riguardato, appunto, il salvataggio di Carige, con tutta la discussione che ne è conseguita. Sappiamo anche che c'è un piano di esuberi di 1.200 lavoratori e per questo abbiamo chiesto l'intervento del Governo; una volta alla Presidenza c'era Rosato, una volta la Presidentessa era Spadoni e mi auguro, a questo giro, di essere più fortunato. Quindi, rinnovo la richiesta a nome del gruppo al Governo qui rappresentato di venire a relazionare in Aula.

PRESIDENTE. Sta bene. Riferirò e solleciterò la sua richiesta al Presidente Fico.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17,15.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 17,17.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il vicepresidente della V Commissione (Bilancio), l'onorevole Giuseppe Buompane. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BUOMPANE, Vicepresidente della V Commissione. Presidente, solo per richiedere all'Aula altri trenta minuti di attesa, poiché stiamo ultimando i lavori in questo momento in Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Presidente, io veramente non ho più parole per aggettivare il Governo e la maggioranza su come sta gestendo i lavori di questo provvedimento. Voglio anche dire che avevamo detto, come abbiamo ripetuto durante tutta la settimana in Commissione, che se avevano bisogno di un tempo congruo per arrivare in Aula con un provvedimento sul quale, mi pare chiaro, si porrà la questione di fiducia, potevano tranquillamente, invece di un'ora e mezza, chiederci due ore, tre ore, così i colleghi non rimanevano prigionieri, come siamo rimasti prigionieri noi per una settimana, nell'aula del Mappamondo. Quindi, avevamo ragione. Anche rispetto ai rilievi della Commissione bilancio, in base a quello a cui abbiamo assistito, non so nemmeno più cosa dire: sembriamo dilettanti allo sbaraglio.

Allora, prendo atto ancora una volta che ci viene chiesta mezz'ora, mi auguro - e penso che questo si augurano ormai tutti i colleghi in quest'Aula - che sia l'ultima mezz'ora. Mi auguro che fra mezz'ora possiamo arrivare in quest'Aula di Montecitorio per assistere alla rituale richiesta della questione di fiducia, alla quale ormai questo Governo ci ha abituato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Eravamo stati facili profeti poco fa, quando avevamo detto che probabilmente occorreva maggiore tempo. Naturalmente, noi prendiamo atto, ma questa è l'ennesima dimostrazione del fatto che su questo provvedimento il Governo e la maggioranza stanno facendo dei pasticci, stanno facendo cose fatte di corsa, si sta rimettendo mano, in corso d'opera, alle attività. Insomma, visto che questa è la misura bandiera di questa maggioranza, è anche la migliore rappresentazione di questa maggioranza. Comunque, prendiamoci pure quest'altra mezz'ora, se sarà tale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Beh, che dire? Prima sembrava che avessimo urtato la sensibilità dell'onorevole Borghi, sembrava che avessimo detto qualcosa di non corretto, in realtà il collega Zucconi ha sottolineato come il gruppo di Fratelli d'Italia non aveva chiesto maggior tempo, invece in questo momento apprendiamo che la richiesta di maggior tempo di altri trenta minuti avviene proprio attraverso le parole dell'onorevole Borghi. Allora sottolineiamo all'onorevole Borghi che effettivamente ci sarebbe certamente dispiaciuto avere altri trenta minuti, invece apprendiamo che altri trenta minuti sono stati richiesti, e sono stati richiesti proprio da lui, che evidentemente necessita di maggior tempo e maggiore riflessione. Siamo ancora molto pazienti, ma possiamo certamente sottolineare che l'incapacità di questo Governo viene palesata ogni trenta minuti. Quindi, dobbiamo credere che fra trenta minuti noi avremo in Aula una definizione da parte della Commissione bilancio? A questo punto, dato che una volta può essere un caso, due diventa un indizio, tre diventa una prova, beh, noi in questa settimana di prove ne abbiamo collezionate all'infinito, quindi ci viene difficile affidarci alle parole di questa Commissione bilancio, dell'onorevole Borghi. Saremo qui ancora ad aspettare, nella speranza, soprattutto per gli italiani, che si possa addivenire ad una conclusione. Quindi, pazientemente continueremo ad aspettare.

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della richiesta del vicepresidente della Commissione bilancio, pertanto sospendo, a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17,55.

La seduta, sospesa alle 17,22, è ripresa alle 17,55.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1018 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni (Approvato dal Senato) (A.C. 1637-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1637-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni.

Ricordo che nella seduta del 18 marzo 2019 si è conclusa la discussione generale, e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre le relatrici vi hanno rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1637-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione. In particolare, tale parere reca alcune condizioni formulate ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Murelli. Ne ha facoltà.

ELENA MURELLI, Relatrice per la maggioranza per la XI Commissione. Presidente, come appena annunciato da lei, la Commissione bilancio ha espresso il parere sul testo del provvedimento licenziato dalle Commissioni. Tale parere reca alcune condizioni formulate ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione. Al fine esclusivo di recepire il contenuto del parere della V Commissione, propongo all'Assemblea un rinvio del decreto-legge nelle Commissioni XI e XII della durata di un'ora e mezza, comprensiva anche dei tempi tecnici necessari alla predisposizione del testo A/R e alla sua pubblicazione online sul sito Internet della Camera.

PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio in Commissione, nei termini precisati dalla relatrice, darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, a un deputato contro e a uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno. Ha chiesto di parlare contro il deputato Stefano Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Presidente, noi siamo davvero sorpresi, anche se ormai non abbiamo più nessuna sorpresa, in realtà è una sorpresa solo apparente di questo nuovo rinvio in Commissione, perché voi, con questo provvedimento - mi sia consentito - ce la state “smenando” da otto mesi: 28 settembre, abbiamo il nostro ineffabile Ministro che ci ricorda che la povertà è stata abolita; 17 gennaio, Consiglio dei ministri in cui viene approvato il decreto; il 28 febbraio arriva finalmente da noi, e oggi, 19 marzo, non siete ancora pronti. Dopo otto mesi da quando è stato annunciato che la povertà è stata abrogata per decreto, il decreto non è ancora pronto.

Non so se mancano le coperture, perché poi capiremo meglio dalle comunicazioni in Commissione qual è stata la ragione dell'ulteriore rinvio, però, certo, è sorprendente, perché di solito i rinvii si fanno quando siamo di fronte a provvedimenti che non hanno dotazione, che hanno pochissime risorse a disposizione, dove quindi ogni modifica ha bisogno di recuperare risorse da qualche altra parte. Qui, invece, siamo di fronte al più grande provvedimento di spesa che l'Italia abbia mai registrato nel corso della sua storia repubblicana, addirittura con 17 - dicasi 17! - miliardi di euro che intendete spendere in un solo anno e per i prossimi anni, e voi dite che probabilmente le coperture non ci sono, che ancora non sono messe a posto. Il più grande pozzo di San Patrizio da cui attingere rete per le vostre “marchette” non consente ancora di mettere a posto tutte le vostre richieste: veramente incredibile. Noi siamo contrari al ritorno in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chi chiede di parlare a favore? Nessuno. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento nei termini precisati dalla relatrice.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione ).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 120 voti di differenza.

A seguito della deliberazione dell'Assemblea, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 19,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 19,33.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1637-A/R: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni.

Avverto che, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, le Commissioni hanno predisposto un nuovo testo, che è pubblicato online sul sito Internet della Camera.

Resta inteso che, come da prassi, si intendono ripresentati gli emendamenti già presentati in Assemblea, ove ancora riferibili al nuovo testo approvato dalle Commissioni.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1637-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento, deputato Riccardo Fraccaro. Ne ha facoltà.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

Signor Presidente, colleghi deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1637-A/R, di conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni, nel testo approvato dalle Commissioni, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. A seguito della posizione - per favore, per favore - della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Presidente, noi non consideriamo la posizione della questione di fiducia come un attentato alla democrazia. Il MoVimento 5 Stelle sì, lo ha detto più volte nella scorsa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi no! Però, su questo provvedimento noi ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso da parte della maggioranza, perché questo decreto è il decreto costitutivo della maggioranza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Voi avete stipulato un contratto dicendo che lo facevate per fare il reddito di cittadinanza; avete discusso fuori dal Parlamento una legge di bilancio parlando solo di reddito di cittadinanza e di quota 100. Non avete scritto nemmeno la norma, perché non eravate in grado di scriverla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché non eravate d'accordo sui contenuti di questo provvedimento, che contiene sì il reddito di cittadinanza, indigeribile evidentemente per la Lega, che poi ha chiesto che nel decreto fosse inserita la cosiddetta quota 100, per quanto ci riguarda una misura solo temporanea, transitoria, una finestra ben lontana dalla revisione della riforma Fornero tanto sbandierata in campagna elettorale.

Avete costretto il Parlamento a ritardi straordinari. Al Senato, avete rinviato la discussione in Commissione e in Aula, qui alla Camera siete venuti assolutamente impreparati, rinviando il confronto in Aula di ora in ora. Avete costretto le opposizioni persino ad abbandonare i lavori della Commissione di merito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) per evitare la pagliacciata di una discussione finta su 20 emendamenti in mezz'ora. E oggi che fate, ora che fate? Ponete la questione di fiducia, su questo provvedimento ponete la questione di fiducia, perché non avete il coraggio di difendere insieme le bandiere del vostro Governo tanto siete diversi tra di voi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Non avete il coraggio di confrontarvi con le opposizioni perché non avete il coraggio di dire “no”, per esempio, colleghi della Lega, agli emendamenti di Forza Italia che avrebbero migliorato il reddito di cittadinanza. E allora scappate, ponete la questione di fiducia.

Sappiatelo, il vostro Governo, quello che doveva essere il Governo del cambiamento, è il Governo che negli ultimi anni in percentuale ha posto più questioni di fiducia, più dei Governi che vi hanno preceduto, quelli della sinistra. Anzi no, c'è un'eccezione, c'è un Governo che ha posto tante questioni di fiducia come il vostro. Sapete qual è, colleghi della Lega, qual è questo Governo negli ultimi anni? Questo Governo era il Governo Monti. Voi siete come il Governo Monti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Anche lì c'era una maggioranza eterogenea, diversa, una maggioranza (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Colleghi, dovete far terminare l'intervento del deputato Occhiuto.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Non vi scaldate, sono i numeri che lo dicono, sono i numeri che lo dicono. Anche allora c'era una maggioranza diversa, composita, fatta da forze politiche incompatibili tra loro, e avete visto come è andata a finire. Noi l'abbiamo visto, tant'è che, staccammo la spina al Governo Monti. Ci accorgemmo di quello che significa governare con forze politiche troppo diverse tra di loro (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo terminare, per favore…

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Ce ne accorgemmo perché noi, colleghi della Lega, abbiamo l'umiltà e il coraggio di imparare dai nostri errori (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Voi - mi riferisco ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e a quelli della Lega - dimostrate ogni giorno, tenendo in vita questo Governo, che non sapete imparare dagli errori, che non avete capito che pagherete un prezzo politico molto alto e, quello che è più grave, farete pagare un prezzo politico altissimo all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). La ringrazio, signor Presidente. Siamo arrivati a dieci, a quota 10: il decreto di quota 100 arriva a quota 10, decima fiducia del Governo del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di quelli che entrarono per aprire questa Aula come una scatola e finirono inscatolati; inscatolati dentro questa dimensione nella quale si sono ritrovati, nella circostanza, signor Presidente, a fuggire.

Noi abbiamo, come Partito Democratico, abbandonato i lavori della riunione della sede congiunta referente, perché abbiamo assistito, dentro questa fuga, a una situazione anche imbarazzante e cioè, a fronte di puntuali osservazioni rese dai colleghi commissari, su problemi di carattere ordinamentale che si riverbereranno nelle modalità applicative del reddito di cittadinanza, abbiamo assistito, oltre che all'ormai consueto e imbarazzante silenzio della maggioranza, al totale silenzio dei relatori e delle relatrici. Il relatore, in quest'Aula, non è un complemento d'arredo, è il soggetto istituzionale preposto per fornire le risposte che i commissari pongono nel quadro della interlocuzione.

Allora, signor Presidente, noi abbiamo chiesto, per esempio, per quale motivo i patronati non dovranno essere pagati per legge nella erogazione di servizi connessi con lo svolgimento del reddito di cittadinanza, cioè stiamo sdoganando l'idea che debbano esistere dei soggetti che svolgono dei servizi per conto dello Stato e che, per legge, non debbano essere pagati. Non so se ci rendiamo conto. Abbiamo posto la domanda del perché: silenzio.

Noi abbiamo chiesto quali fossero le misure analoghe al reddito di cittadinanza contemplate all'interno, per esempio, del comma 1 dell'articolo 12, perché il reddito di cittadinanza ci era stato presentato come questa straordinaria epifania dell'avvento della novità e, poi, ci venite a dire che nell'ordinamento esistono delle misure analoghe. Quali? Silenzio totale.

E, poi, signor Presidente, visto che il Presidente del Consiglio ha sdoganato questa modalità a livello, se non planetario, sicuramente continentale della clausola di dissolvenza, nelle misure che sono state inserite oggi pomeriggio, peraltro sottoposte al parere vincolante della Commissione bilancio, ai sensi dell'articolo 81, è stata introdotta una clausola di dissolvenza. Tradotto: i primi che arrivano e che saltano sulla diligenza portano a casa il reddito di cittadinanza e gli ultimi che arrivano, se i primi avranno già consumato tutto il montante disponibile, si metteranno in coda e non prenderanno soldi.

Ora, siccome, colleghi, voi avete definito questa cosa come un diritto soggettivo, che è contemplata all'interno dei LEA, se io ho un diritto soggettivo, il meccanismo, signor Presidente, è esattamente l'opposto: se io ce l'ho, non può esistere una clausola di dissolvenza di carattere finanziario, ma lo Stato mi deve garantire la copertura del mio diritto soggettivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Altrimenti, domani mattina, creato questo precedente, si interverrà sui LEA in sanità o sui LEA nel caso della disabilità, perché si dirà che non ci sono più soldi, i primi che arrivano sono accontentati e gli ultimi vengono esclusi.

Ebbene, voi state mettendo la fiducia, perché non avete saputo dare delle risposte su questi temi oppure perché le risposte le sapete e ve ne vergognate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, sempre sull'ordine dei lavori.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, avevate abolito la povertà per decreto, adesso state cercando di abolire la povertà con la posizione della questione di fiducia.

Presidente, il problema, per quanto riguarda il nostro gruppo, non è esattamente la posizione della questione di fiducia, ma il fatto che questo provvedimento, che dovrebbe essere il provvedimento più importante ad oggi di questo Esecutivo, non riesce, per l'ennesima volta, ad essere sviscerato in modo virtuoso e in modo importante, non soltanto con le nottate in Commissione, ma anche in Aula, alla Camera dei deputati, che dovrebbe essere l'organo legislativo per eccellenza.

State comprimendo il dibattito, facendo, di fatto, quello che avevate pensato di fare, ma che non siete riusciti a tradurre in modo fattivo tra le righe di questo provvedimento. Vede, Presidente, lei ricorderà sicuramente un'attuale Vicepresidente del Senato, la sua collega, la nostra collega, senatrice Paola Taverna, che con un tocco raffinatissimo all'epoca definiva quella che era la posizione della questione di fiducia. Fare opposizione è altra cosa, Presidente, rispetto a governare, questo è poco, ma sicuro; però, dovrete prendervi le vostre responsabilità e dovrete prendervi le vostre responsabilità in funzione del fatto che, sino a qualche mese fa, Presidente, eravamo ed eravate voi stessi a definire la posizione della questione di fiducia come una dittatura.

Allora, Presidente, se vogliamo applicare un sillogismo a questo tipo di ragionamento, ebbene, voi ci state dicendo che, su questo provvedimento, state applicando la dittatura della maggioranza, facendo stralci di quelle che sono tutte le opposizioni. E per come si sono comportate, Presidente, le opposizioni, in Commissione, avreste dovuto dargli ampio spazio parlamentare anche in Aula, alla Camera dei Deputati, per cercare di migliorare questo provvedimento.

Dove sta, Presidente, tutto quello che anche voi andavate ad urlare dalle piazze rispetto agli esodati, che non avete toccato? Dove sta la questione dei precoci di quota 100, persone che hanno iniziato a lavorare a 15 o a 16 anni e che, badate bene, sono state l'ossatura del nostro Paese negli anni passati e che voi state semplicemente dimenticando? Dove sta tutto quanto detto rispetto alle altre abilità, alle disabilità? Siete indifferenti, siete un Governo indifferente nei confronti di coloro che soffrono maggiormente in questo Paese.

Non avete le idee chiare, Presidente, neanche sui cosiddetti navigator. Lo rinnovo, l'unica persona, attualmente, in Italia che ha bisogno di un navigator è il Ministro Di Maio, perché non sa dove andare a parare, rispetto a questo provvedimento.

Avete delle grosse difficoltà rispetto alle coperture. Prima, anche il gruppo di Fratelli d'Italia, Presidente, se ne è andato dalla Commissione, perché stavamo portando avanti un mero esercizio di stile, laddove neanche il Governo riusciva a spiegarci questi emendamenti; non lo sapevate neanche voi, state andando alla cieca ed, in più, al posto che cercare di arricchire, come prima detto, questo tipo di dibattito, lo state ulteriormente comprimendo.

State facendo carte false, sottosegretari e Vice Ministro, per un mero ritorno elettorale, questa è la dura e cruda realtà, rispetto ad un provvedimento che avrebbe meritato ben altro, sia in Commissione, sia in Aula alla Camera dei Deputati.

Noi, Presidente, chiaramente ci poniamo di traverso rispetto alla posizione della questione di fiducia, avremmo voluto che questo fosse un dibattito sicuramente molto, molto più ampio, avremmo fatto il nostro dovere, evidentemente, da oppositori e cercheremo di farlo comunque nelle prossime ore, in seno al voto finale.

Certo è che questo è un modus operandi a cui, voglio dire, non dovevate abituarci. Prima il collega ricordava che sono già state poste dieci, se non ho capito male - non ho tenuto il conto ma vado rispetto a quanto detto prima dal collega Borghi - nove o dieci questioni di fiducia, probabilmente nelle prossime ore ce ne saranno anche altre.

Prendetevi, però, Presidente - lo dico al Governo - la responsabilità di dire a queste persone - lo rinnovo: agli esodati, alle persone ad esempio che non hanno una residenza e che dormono all'addiaccio e non riusciranno ad avere nessun tipo di beneficio da questo genere di provvedimento - prendetevi la responsabilità di andare a dire a queste persone che stavate scherzando sulla loro pelle; stavate scherzando esattamente nei confronti di persone che si fidavano del cosiddetto Governo del cambiamento. Termino, Presidente, ringraziandola.

Lo rinnovo, Fratelli d'Italia, farà la sua parte, Fratelli d'Italia continuerà a proporre e a riproporre quanto in modo virtuoso e con dignità abbiamo proposto in pancia alle Commissioni parlamentari, cercando di fare il nostro compito e svolgere il nostro ruolo di parlamentari nelle prossime ore in un Parlamento che dovrebbe essere ancora una volta sovrano, cosa di cui evidentemente vi siete dimenticati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, lo sappiamo tutti: la questione di fiducia non ci fa piacere, però siamo con un testo al quale sono stati presentati centinaia di emendamenti da parte delle opposizioni, settecento emendamenti, un testo che si trova qua, alla Camera, in seconda lettura, dopo aver già affrontato il Senato, dove tornerà perché in questa seconda lettura il testo ha avuto modifiche nei giorni scorsi nelle Commissioni.

Ma ci rendiamo conto che siamo di fronte a un testo che, come sappiamo, è un decreto e quindi arriva per la conversione e, quindi, l'intenzione del Governo e della maggioranza è di arrivare rapidamente a una conversione non tanto per il testo in sé ma per le persone che riceveranno risposta per il contenuto del decreto-legge, per le persone che riceveranno la pensione di cittadinanza, per le persone che riceveranno un'opportunità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) grazie al reddito di cittadinanza.

Ecco, non possiamo correre il rischio che il decreto-legge arrivi a scadenza e, quindi, per questo motivo, siamo in favore della questione di fiducia posta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta, saluto i docenti e gli alunni della classe Vª C del liceo scientifico “XXV Aprile” di Portogruaro, in provincia di Venezia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ciao ragazzi, ciao professori. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 19,50, è ripresa alle 20,45.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA.

Sui lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1637-A/R, di conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni, nel testo approvato dalle Commissioni, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea (scadenza: 29 marzo 2019 – da inviare al Senato), è stata stabilita la seguente organizzazione dei lavori.

La votazione per appello nominale avrà inizio domani, mercoledì 20 marzo, a partire dalle ore 19.35, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 18.15.

Dopo l'appello nominale, si passerà all'illustrazione degli ordini del giorno fino alle ore 23. Nella giornata di giovedì 21 marzo, a partire dalle ore 9.30, proseguirà l'esame degli ordini del giorno e si passerà, previe dichiarazioni di voto, alla votazione finale.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 12 di domani, mercoledì 20 marzo.

Nella giornata di domani avrà comunque luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time), alle ore 15.

Comunico, infine, che nella seduta di mercoledì 27 marzo, alle ore 16, avrà luogo la votazione per schede per l'elezione dei componenti effettivi e supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

Il programma si considera conseguentemente aggiornato.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo quindi agli interventi di fine seduta. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Frassinetti, che non è presente. S'intende che vi abbia rinunciato.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Dal 3 dicembre, Giornata internazionale della disabilità, sono già passati quattro mesi, vi ricordate? Io presentai un emendamento per portare l'assegno delle persone disabili al 100 per cento fino a 500 euro, partendo da un parere contrario da parte del Governo MoVimento 5 Stelle-Lega che, dopo il mio discorso, cambiarono in “favorevole” ma accantonandolo. La notte del giorno dopo, finita la Giornata internazionale del disabile, mi fu bocciato. Il pluri-Ministro e Vicepremier annunciò un aumento dell'assegno di disabilità che, ad oggi, non c'è. Quello che invece c'è, è una mortificante concorrenza tra chi è senza lavoro e chi è disabile senza lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Visto che voi avete la fortuna di non saperlo, ve lo dico io. Oggi in Italia c'è la legge n. 68 del 1999 per il collocamento mirato ed obbligatorio dei disabili nel mondo del lavoro. Questo a fronte di sgravi aziendali ma ora, con il reddito di cittadinanza, vi è uno sgravio anche solo per chi non ha lavoro e, allora, secondo voi, chi assumeranno? Lo dicono anche le maggiori associazioni dei disabili: dovete unificare questi sgravi, smettetela di alimentare una miserevole concorrenza tra poveri disperati e, infine, avete snaturato i principi fondamentali della tutela e dell'integrazione delle persone con disabilità. La vostra incompetenza nel trattare queste tematiche mi fa venire i brividi. Ripeto: i brividi. Nec recisa recedit (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi voglio ricordare la figura di don Peppe Diana. Era un semplice, un esplosivo nel carattere, gioviale e soprattutto un uomo prete spontaneo. Amava la compagnia ed era un ispiratore concreto e scout; amava la povera gente; cercava in tutti i modi di curare i giovani spingendoli verso la cultura della legalità e il suo intervento in quel posto tanto martoriato dalla criminalità organizzata è stato di cercare in tutti i modi di seminare il senso di giustizia e divulgare i veri valori a cui aggrapparsi ed ispirarsi per vivere degni di un'esistenza libera dalle sopraffazioni e dalle violenze. Lui spesso diceva che non bisognava morire per cambiare ma cambiare per vivere. Il suo impegno civile e religioso contro la camorra ha lasciato un profondo segno nella società campana. Il suo scritto più noto è la lettera Per amore del mio popolo non tacerò, un documento diffuso a Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe della zona aversana. Lui scriveva: siamo preoccupati e assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti di organizzazioni della camorra. La camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tende a diventare componente endemica della società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili, un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche la camorra riempie con la corruzione, le lungaggini e i favoritismi.

Pinuccio ci ha lasciato un vero e proprio testamento morale e ci fa riflettere profondamente stimolandoci ad allontanarci dall'egoismo, dalla pigrizia e, soprattutto, dall'indifferenza, che è ancora più grave dell'omertà. Lui diceva: “Per amore del mio popolo non tacerò”; e io aggiungo: finché c'è respiro in me continuerò a seminare la cultura dei valori della legalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciardi, che però non è in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Presidente e colleghi, prendo la parola per ricordare qui Lorenzo Orsetti, il giovane italiano fiorentino trucidato dall'Isis. “Muoio col sorriso sulle labbra perché ho dato la vita per il prossimo”; sono queste le parole che Lorenzo Orsetti ha voluto lasciarci poco prima di morire a Baghuz in Siria, ucciso durante un contrattacco dell'Isis. Sono queste le parole tratte dal testamento che aveva fatto pensando all'eventualità di morire.

Lorenzo era un ragazzo conosciuto: aveva frequentato gli scout, si era intriso del clima che si vive in una città come Firenze, città della pace, della solidarietà, città universale, con mille e mille sollecitazioni per un ragazzo che ha l'ansia di essere protagonista e con un senso della giustizia spiccatissimo tanto da rischiare la propria vita. Aveva un lavoro Lorenzo, era allegro e i suoi amici ci dicono che amava la musica e il divertimento. Il suo senso di giustizia e l'urgenza di fare qualcosa di concreto per aiutare gli altri, come lui stesso diceva, lo avevano spinto a migliaia di chilometri da casa per difendere donne, bambini e civili, attaccati in maniera criminale dai tagliagole al servizio del sedicente Stato islamico.

Scriveva cronache di guerra agli amici, raccontava l'orrore, documentava la morte di bimbi fatti a pezzi, la sua vita di combattente per la giustizia e la voglia di riscatto di un popolo oppresso. Nelle sue interviste dalla Siria ci chiedeva di non voltarci dall'altra parte. Aggiunge nel suo testamento, scritto per chi gli voleva bene: “Non abbiate rimpianti. Sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, uguaglianza e libertà”. Lorenzo aveva scelto una strada difficile, radicale, armata. Era lì perché gli sembravano insufficienti le misure dell'Occidente che erano messe in campo a difesa del popolo curdo. Il suo sacrificio e i suoi documenti sbattuti sul web dai suoi assassini del Daesh hanno avuto l'effetto su di noi, che lo conoscevamo, di bucare in un colpo secco la scorza di cinismo verso le cose del mondo e a portarci a un ripensamento etico profondo di ciò che facciamo delle nostre vite e del nostro impegno anche politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berardini. Ne ha facoltà.

FABIO BERARDINI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, con questo intervento vorrei portare alla conoscenza di tutti i cittadini italiani l'assurda vicenda di un appalto in provincia di Teramo. Parliamo di ponti, infrastrutture che dovrebbero essere fondamentali e strategiche per la nostra viabilità anche alla luce del recente crollo del ponte Morandi. Tuttavia, ci sono casi in Italia in cui, nonostante i soldi per la costruzione dei ponti siano stati stanziati, i lavori non sono mai partiti. La colpa in molti casi non è da ascriversi al famigerato codice degli appalti ma alla totale inerzia delle istituzioni locali. Ne è esempio l'appalto per la realizzazione, in provincia di Teramo, del nuovo ponte di Castelnuovo sul fiume Vomano di importo pari a 6 milioni di euro, appalto gestito dalla provincia di Teramo e finanziato con circa 3 milioni di risorse comunitarie PAR FSC e con 2,9 milioni di risorse regionali.

Il termine finale fissato per la realizzazione dell'opera era il 31 dicembre 2017. Nonostante la regione Abruzzo dal 2015 a oggi abbia inviato numerose note alla provincia di Teramo per conoscere lo stato di avanzamento dell'intervento, quest'ultima non ha mai dato una risposta. Tutto ciò può determinare la perdita del finanziamento comunitario di circa 3 milioni di euro a causa dell'inerzia della provincia di Teramo, con grave danno per tutto il territorio. Dopo una mia precisa richiesta, oggi il Dipartimento per le infrastrutture della regione Abruzzo mi ha comunicato che, pur non avendo mai ricevuto riscontri in merito a progettazioni e allo stato di attuazione dell'intervento, ha ugualmente concesso una proroga del finanziamento al 31 dicembre 2019 alla provincia di Teramo.

Ritengo vergognosa questa vicenda e comunico a tutti i cittadini italiani e ai cittadini abruzzesi che a tal proposito mi attiverò personalmente per verificare la documentazione dell'appalto tramite anche un accesso agli atti e segnalerò eventuali responsabilità alle autorità competenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Signora Presidente, abbiamo chiesto al Governo qualche giorno fa di intervenire per impedire la celebrazione del centenario dei Fasci di combattimento organizzata a Prato da Forza Nuova. La risposta imbarazzata e incerta del Governo e l'esitazione delle autorità locali di sicurezza hanno generato un clima di tensione crescente, fino al punto che stanotte sono state imbrattate le sedi dell'ANPI e del PD con svastiche, scritte inneggianti al Duce e la scritta: “Arriviamo”.

Una città intera, signora Presidente, si oppone alla vergogna di una manifestazione fascista. Dopo la ferma presa di posizione del sindaco, Matteo Biffoni, si sono pronunciati con lui partiti e sindacati, associazioni e movimenti; si è levata alta la voce autorevole della Chiesa di Prato e 12 mila cittadini hanno sottoscritto una petizione contro l'iniziativa di Forza Nuova.

Oggi, in un'incredibile lettera pubblica, il segretario nazionale di Forza Nuova usa toni protervi e inaccettabili minacciando il questore di Prato: “Se viene vietata la manifestazione, verrò a Prato tutti i giorni” e gli ricorda: “Oggi al Governo c'è Salvini. Ne tenga conto”.

Noi torniamo, signora Presidente, a sollecitare tutte le istituzioni democratiche e la stessa Presidenza della Camera, chiedendo a lei di farsi interprete della nostra parola. Se il Governo è pronto a subire il ricatto di Forza Nuova, venga qui il Ministro Salvini a dirci che ha esaurito tutta la sua baldanza contro i più deboli della terra. Noi continuiamo a chiedere, signora Presidente, che si mettano da parte incertezze, ammiccamenti, tatticismi e che ci sia finalmente da parte del Governo e di chi oggi lo rappresenta una reazione adeguata al sentimento democratico della città e dell'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Riferirò, naturalmente, al Presidente della Camera.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Qualche giorno fa una interprete, che lavorava per la questura di Milano, si è vista interrompere bruscamente e senza apparenti giustificazioni il proprio rapporto di lavoro. Si chiama Elizabeth Arquinigo e potrebbe essere una delle tante, troppe storie del lavoro ai tempi della precarietà, della fragilità e dell'incertezza. Ma il caso vuole che Elizabeth, nata in Perù e da oltre diciotto anni in Italia, nei mesi scorsi si sia segnalata per avere sollecitato a più riprese e pubblicamente, anche con questo libro, il Ministro dell'interno circa i ritardi e le umiliazioni che il famigerato “decreto sicurezza” scarica non solo su di lei ma su tanti altri stranieri che vivono e lavorano regolarmente nel nostro Paese da diversi anni e che faticano a ottenere la cittadinanza italiana. Per coincidenza, dopo le sue denunce è arrivato, puntuale come un incidente, il licenziamento, per l'intervento - dicono fonti di stampa - di una direttiva piovuta dall'alto (non dai cieli, evidentemente).

Credendo tutti noi nello Stato di diritto, nella correttezza della questura e del Viminale, non ci spingiamo a parlare di causa-effetto, ma - e mi unisco all'interrogazione che il collega Pastorino ha annunciato sul caso - ci sono domande che vanno poste e risposte che vanno date su questa storia, domande e risposte che riguardano non solo lei ma ognuno di noi, la Costituzione e il senso stesso della nostra democrazia e che mi permetto, Presidente, di sollevare con pazienza e determinazione, solidale con le ragioni di questa cittadina italiana - sì - come me e come noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 20 marzo 2019 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 18,15)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1018 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni (Approvato dal Senato). (C. 1637-A)

Relatrici: MURELLI (per la XI Commissione) e NESCI (per la XII Commissione), per la maggioranza; SERRACCHIANI (per la XI Commissione) e CARNEVALI (per la XII Commissione), di minoranza.

La seduta termina alle 20,55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 5 la deputata Labriola ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 12 il deputato Mollicone ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Scerra, Giglio Vigna e a. 6-55 512 483 29 242 283 200 57 Appr.
2 Nominale Ris. Delrio e a. 6-57 514 414 100 208 100 314 57 Resp.
3 Nominale Ris. Fornaro e a. 6-59 513 416 97 209 12 404 57 Resp.
4 Nominale Ris. Gelmini e a. 6-61 515 386 129 194 92 294 57 Resp.
5 Nominale Ris. Lollobrigida e a. 6-63 513 429 84 215 37 392 57 Resp.
6 Nominale Ris. Fusacchia e a. 6-65 511 511 0 256 200 311 57 Resp.
7 Nominale Ris. Molinari e D'Uva 6-56 - I p. 511 509 2 255 282 227 57 Appr.
8 Nominale Ris. Molinari e D'Uva 6-56 - II p. 512 511 1 256 282 229 57 Appr.
9 Nominale Ris. Delrio e a. 6-58 511 413 98 207 99 314 57 Resp.
10 Nominale Ris. Fornaro e a. 6-60 507 407 100 204 10 397 57 Resp.
11 Nominale Ris. Gelmini e a. 6-62 507 375 132 188 86 289 57 Resp.
12 Nominale Ris. Lollobrigida e a. 6-64 511 426 85 214 35 391 57 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.