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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 140 di martedì 12 marzo 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 marzo 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Borghese, Claudio Borghi, Businarolo, Cancelleri, Colletti, Davide Crippa, D'Incà, Gallinella, Gallo, Gebhard, Liuzzi, Lorenzin, Lupi, Rizzo, Schullian e Scoma sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni:

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge:

Danilo Grechi, da Sassofeltrio (Pesaro e Urbino), e numerosi altri cittadini chiedono che il comune di Sassofeltrio non sia distaccato dalla regione Marche (276) - alla I (Affari costituzionali);

Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: interventi per assicurare il rispetto delle norme in materia di divieto di vendita di alcolici a minori (277) - alla XII Commissione (Affari sociali);

misure per garantire il diritto allo studio (278) - alla VII Commissione (Cultura);

iniziative per la messa al bando degli esperimenti nucleari nella Polinesia francese (279) - alla III Commissione (Affari esteri);

norme per incentivare la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, anche garantendo ad essi l'accesso ad appositi spazi televisivi (280) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

modifiche alle norme relative alle tasse automobilistiche in caso di furto del veicolo (281) - alla VI Commissione (Finanze);

l'adozione di un provvedimento di condono fiscale (282)alla VI Commissione (Finanze);

Marco Preioni, da Domodossola (Verbano Cusio Ossola), chiede interventi per semplificare le procedure di risarcimento degli azionisti di Veneto Banca Spa e Banca popolare di Vicenza Spa (283) - alla VI Commissione (Finanze);

Francesco De Ghantuz Cubbe, da Roma, chiede: lo svolgimento di una consultazione sugli orientamenti dei cittadini in merito alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea in occasione delle prossime elezioni del Parlamento europeo (284) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

iniziative per il reinserimento nel mondo del lavoro indipendentemente dall'età anagrafica (285) - alla XI Commissione (Lavoro);

nuove norme in materia di accesso e circolazione nei centri storici degli autobus turistici (286) - alla IX Commissione (Trasporti );

agevolazioni fiscali per i datori di lavori che assumono disoccupati (287) - alla VI (Finanze); iniziative per il conferimento di onorificenze ai cittadini che gestiscono attività commerciali o artigianali a conduzione familiare (288) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede: modifiche alla Costituzione per l'abolizione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, l'introduzione del vincolo di mandato per i parlamentari e la previsione della liceità degli accordi prematrimoniali (289) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

iniziative per il ripristino del collegamento aereo diretto tra Verona e Bruxelles (290) - alla IX Commissione (Trasporti);

Roberto Scurti, da Spoltore (Pescara), chiede interventi a tutela degli uomini vittime di violenza domestica (291) - alla II Commissione (Giustizia);

Stefano Fuschetto, da Gallarate (Varese), chiede: la legalizzazione delle droghe leggere per fini terapeutici e ricreativi (292) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali); l'abrogazione delle sanzioni penali vigenti in materia di repressione della propaganda di idee fondate sull'odio razziale o etnico e degli atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi (293) - alla II Commissione (Giustizia);

l'abolizione delle prefetture (294) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

disposizioni in materia di eguaglianza nell'accesso al matrimonio tra persone dello stesso sesso (295) - alla II Commissione (Giustizia);

l'abrogazione delle sanzioni vigenti in materia di blasfemia (296) - alla II Commissione (Giustizia);

Daniele Carofei, da Roma, chiede l'istituzione di un sistema di soccorso tramite frequenze radio in caso di guasto o non fruibilità delle reti telefoniche (297) - alla IX Commissione (Trasporti);

Michele Vecchione, da Alatri (Frosinone), chiede: l'abolizione dell'ora legale (298) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'introduzione del divieto di guida nelle ore notturne per gli ultrasettantenni (299) - alla IX Commissione (Trasporti);

Stefano Pilotto, da Trieste, e numerosissimi altri cittadini chiedono iniziative per l'annullamento del riconoscimento italiano dell'indipendenza del Kosovo (300) - alla III Commissione (Affari esteri).

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Chiarimenti in ordine ad attività svolte da alcuni carabinieri in occasione della proiezione del film riguardante la vicenda di Stefano Cucchi presso una libreria di Siderno, in provincia di Reggio Calabria n. 3-00317)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Bruno Bossio n. 3-00317 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato, Gianluca Vacca, ha facoltà di rispondere.

GIANLUCA VACCA, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali. Grazie, Presidente. In premessa, con riferimento alla questione sollevata con l'atto in discussione, vorrei soffermarmi brevemente sull'importante e indiscusso ruolo che l'Arma dei carabinieri svolge nell'ambito dell'ampia missione affidata alle Forze armate per la sicurezza e la difesa del Paese, nonché per la salvaguardia delle libere istituzioni. Vorrei anche soffermarmi, oltretutto, come sottosegretario per i beni e le attività culturali, sull'ampio e importante valore dei film, come appunto “Sulla mia pelle”, e delle proiezioni che vengono organizzate nel nostro territorio, alle quali segue sempre un dibattito molto importante che ha, a nostro avviso, un ampio valore sociale.

Premesso questo, ricordo che l'Arma è sempre vicina ai bisogni dei cittadini, è una presenza rassicurante grazie all'impegno costante nello svolgere i servizi di controllo e di vigilanza soprattutto nei luoghi maggiormente affollati per evidenti motivi di sicurezza pubblica. È proprio in quest'ottica che il personale dell'Arma effettua abitualmente tale attività nel centro “le Gru”, al cui interno si trova la libreria Mondadori, ritenuto il principale luogo di aggregazione nella Locride per dimensioni e per offerta commerciale. Pertanto, in occasione di eventi e incontri culturali, spesso incentrati sul tema della legalità e con la partecipazione di personalità e di pubbliche autorità, non è inusuale la presenza di Carabinieri presso la citata libreria.

Nel merito dell'evento richiamato dall'interrogante, il comando generale dell'Arma dei carabinieri ha riferito che, lo scorso 21 ottobre, due militari in uniforme in servizio presso la stazione dei carabinieri di Siderno, reparto competente per territorio, hanno svolto un servizio di pattuglia a piedi all'interno del centro commerciale, effettuando diversi passaggi presso la libreria atteso l'afflusso del pubblico per la proiezione del film intitolato “Sulla mia pelle - Gli ultimi sette giorni di Stefano Cucchi”.

Nella circostanza, i militari, contrariamente a quanto riportato nell'atto, non hanno chiesto all'organizzatrice dell'evento la lista dei partecipanti, ma solo se fossero presenti rappresentanti delle istituzioni o qualche autorità per evidenti motivi connessi alla funzione istituzionale da svolgere; non hanno altresì espresso alcun commento sull'iniziativa, tanto meno hanno assistito alla proiezione della pellicola o al successivo dibattito in aula.

PRESIDENTE. La deputata Bruno Bossio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). No, non sono soddisfatta. Naturalmente, qui non è in discussione il ruolo straordinario dell'Arma e delle forze dell'ordine, ma quello non era un film qualunque ed è stato chiesto l'elenco dei partecipanti. D'altra parte, sappiamo tutti quanti ormai chi era Stefano - una vicenda iniziata a ottobre 2009 - e sappiamo anche che soltanto l'11 ottobre 2018 è stata finalmente scritta una pagina nuova su questa vicenda molto oscura, perché Francesco Tedesco, uno dei cinque carabinieri imputati nel processo, ha confessato e il carabiniere nella sua deposizione ha anche rilevato l'esistenza di una nota scritta da lui stesso in cui spiegava che cosa era successo a Stefano Cucchi. La nota, come sappiamo, è stata inviata alla stazione Appia dei carabinieri ed è stata fatta sparire.

Ancora, l'8 marzo 2019, è spuntata una relazione preliminare dei medici sull'autopsia in aperto contrasto con il verbale dei carabinieri, che escludeva un nesso di causalità delle ferite con la morte; una relazione tenuta segreta e non messa a disposizione delle parti all'inizio dell'indagine.

Per fortuna o purtroppo, la vicenda di Stefano ha avuto un'eco tale da consentire che nel dibattito pubblico si ponesse finalmente al centro la giustizia - ripeto, non il ruolo dell'Arma - messa a servizio delle vittime della tortura. Accade raramente ed è servito a correggere delle storture incredibili: ricordiamo Giovanardi, che diceva che era morto perché era anoressico o Maurizio Gasparri, che chiedeva dov'era la famiglia quando Stefano si drogava o, ancora, Salvini, segretario della Lega nel 2016, diceva a Ilaria Cucchi “mi fa schifo, capisco il suo dolore, ma mi fa schifo”. Ma Matteo Salvini, sostenendo allora la tesi e, ancora oggi, una tesi negazionista, che in parte ho sentito anche nella risposta, salvo naturalmente, all'indomani di quella confessione del carabiniere, invitare la famiglia Cucchi al Viminale, quando si esprimeva con quelle parole così offensive contro la sorella non stava dalla parte dell'Arma, ma stava proprio dalla parte di quei carabinieri che hanno infangato l'Arma.

Eppure, un uomo così attento ai social come Salvini non ha tenuto conto dell'empatia. L'empatia, come dice brillantemente Patrizio Gonnella, giornalista de il manifesto, è un motore che ha una forza dirompente, favorisce processi di indignazione, ha la capacità di trasformarsi in valanga. Oggi Stefano Cucchi è un amico e un fratello di tutti e Ilaria è diventata la sorella di tutti quelli che vogliono giustizia. Si è definitivamente rotta l'omertà, quindi non c'è da schierarsi con o contro un corpo dello Stato, ma con o contro una verità troppo spesso sottaciuta, mistificata, coperta da depistaggi, contro un'indifferenza che proprio in quel film emerge come prevalente sulla violenza. Quindi, non basta un invito formale per porre rimedio o non bastano burocratiche difese del Corpo.

Noi dobbiamo, invece, prendere atto che c'è un comportamento quotidiano del Ministro dell'interno, la cui funzione dovrebbe essere quella di garantire la coesione di forze sociali, che fa l'esatto contrario di quello che dovrebbe, mettendo continuamente a repentaglio con i suoi comportamenti la sicurezza dei cittadini, attraverso l'utilizzo inappropriato delle divise delle Forze dell'ordine in ogni luogo, l'intromissione in prima persona in indagini e, infine, l'episodio più recente, quell'utilizzo, quel dispiego enorme di forze dell'ordine a San Ferdinando, durante lo sgombero, stesso esercizio della forza che non usa contro gli edifici occupati dai fascisti di CasaPound.

Non ci arrenderemo a considerare normali questi atti di prevaricazione…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Concludo. Noi non siamo in uno Stato securitario, siamo in uno Stato di diritto, in cui non si possono sacrificare sull'altare del finto ordine che vuole essere solo controllo delle coscienze le libertà individuali oltre che i diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prima di procedere con la successiva interrogazione, salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto tecnico industriale “Giorgi”, di Brindisi, e gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo Missaglia, di Lecco, che sono venuti qui anche con il loro sindaco (Applausi). Siamo nella fase delle interrogazioni, dopo nel pomeriggio l'Aula sarà piena perché ci sono i lavori previsti.

(Iniziative in ordine alla decisione di destinare all'area metropolitana di Roma capitale alcuni fondi già destinati alla sistemazione e alla messa in sicurezza dei fiumi dell'Abruzzo e delle altre regioni dell'Appennino centrale n. 3-00277)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Pezzopane n. 3-00277 (Vedi l'allegato A).

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie Presidente, grazie agli onorevoli interroganti. Con riferimento alle questioni poste, si evidenzia, in via preliminare, che nel corso del 2018 il Ministero dell'ambiente ha reso disponibili alcune risorse, in favore dei singoli distretti, per procedere ad interventi di manutenzione del territorio, in attuazione di quanto previsto nei Piani di bacino.

A tal proposito, è opportuno evidenziare che si tratta di una operazione innovativa nel suo genere, con la quale il Ministero ha voluto dare nuovo impulso all'attuazione dei piani di bacino e valorizzare il ruolo e le competenze delle Autorità di distretto, nella loro qualità di enti pianificatori chiamati a dare una mappatura costantemente aggiornata in termini di criticità e fabbisogni.

In particolare, il Ministero dell'ambiente ha destinato, nell'ambito delle risorse finanziarie presenti sui pertinenti capitoli di bilancio, un importo pari a 10 milioni di euro per ciascun distretto idrografico per la copertura finanziaria di un programma stralcio (annualità 2018) di interventi di manutenzione del territorio riconducibile ad un più ampio programma triennale, in attuazione degli obiettivi e delle finalità dei Piani stralcio di bacino vigenti sul territorio distrettuale.

Si fa presente, inoltre, che in sede di Conferenza Istituzionale Permanente dello scorso 16 ottobre, il Segretario generale del distretto idrografico dell'Appennino centrale ha presentato, per quanto di sua competenza, il programma stralcio di interventi afferenti il proprio bacino, rappresentando che, in relazione alle risorse ad oggi disponibili, gli stessi sono risultati concentrati sul territorio di Roma capitale, che rappresenta una delle prime aree del distretto dell'Appennino centrale per il rischio idrografico.

L'attenzione per l'area metropolitana di Roma è sempre stata elevata, per l'importanza che rappresenta in termini di valori esposti, tanto che, alla stessa, è dedicato anche uno specifico piano stralcio di bacino, approvato per la prima volta nel 2008 e successivamente aggiornato.

Lo stesso Piano di gestione rischio alluvioni (PGRA), approvato nel 2016, individua nell'area romana un contesto con più aree a rischio significativo di alluvione, dove si concentrano elevate esposizioni in termini di attività economiche, anche rispetto a fenomeni con alto scenario di probabilità di verificazione.

Allo scopo di ridurre l'esposizione al rischio dell'area metropolitana di Roma, riconosciuta dalla pianificazione di bacino e di distretto come una delle aree a più elevato rischio, soprattutto per l'elevatissimo grado di antropizzazione del territorio, l'Autorità di distretto ha pertanto ritenuto opportuno concentrare in tale area le risorse del primo programma stralcio per la manutenzione del reticolo idrografico.

Su tale scelta sono state espresse alcune critiche da parte dei rappresentanti delle regioni Abruzzo e Marche, ricomprese nel distretto. Il Segretario generale ha condiviso quanto lamentato dalle predette regioni, nonché rappresentato per tabulas dalla regione Umbria (stante l'assenza del proprio rappresentante in sede di Conferenza), ed ha evidenziato che la decisione è stata dettata dalla necessità di una immediata programmazione degli interventi che fosse quanto più possibile concentrata su un territorio circoscritto, proprio per rendere gli stessi più efficaci.

Il Segretario ha, quindi, demandando a successivi stralci la programmazione degli interventi nel restante territorio del distretto idrografico, precisando che anche per questi sarà adottato lo stesso metodo, affinché siano destinati a risolvere in modo completo specifiche esigenze territoriali emergenti in tutto il territorio distrettuale, ferma restando la programmazione generale degli interventi effettuata nei piani di bacino.

Si segnala, a tal proposito, che, nel corso della predetta Conferenza, il Ministero ha manifestato l'intenzione di procedere, per le annualità successive e nell'ambito, come già detto, di un più ampio programma triennale, ad effettuate ulteriori programmazioni stralcio, affinché sia soddisfatto il fabbisogno di interventi manutentivi emergente nei vari territori distrettuali.

Alla luce di quanto esposto, la citata Conferenza istituzionale permanente ha deliberato a maggioranza, con il solo voto contrario della regione Abruzzo, in attuazione di quanto previsto dagli articoli 69 e 70 del decreto legislativo n. 152 del 2006, di adottare il programma stralcio (annualità 2018) di interventi di manutenzione, in coerenza con gli obiettivi della pianificazione di bacino del distretto idrografico dell'Appennino centrale.

A ciò si aggiunga che il Ministero dell'ambiente è attualmente impegnato nella più generale iniziativa del Governo volta a predispone un ''Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico", strutturato in misure di emergenza, di prevenzione, di manutenzione e ripristino, di semplificazione e di rafforzamento della governance. Il piano sarà inoltre articolato in una pluralità di programmi obiettivo, facenti capo a ciascuna delle amministrazioni competenti, che dovranno trovare sintesi nel livello più alto di coordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Alla luce delle informazioni esposte, si rassicura, dunque, che le problematiche rappresentate sono tenute in debita considerazione da parte del Ministero dell'ambiente, il quale ha provveduto, e provvederà per il futuro, alle attività e valutazioni di competenza in materia con il massimo grado di attenzione.

PRESIDENTE. La deputata Pezzopane ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Non posso assolutamente dichiararmi soddisfatta, in quanto il rappresentante del Governo non fa che confermare quanto io avevo posto nella mia interrogazione, ovvero si conferma che l'Autorità di bacino, pur in presenza di un parere negativo dell'Abruzzo e anche di una nota dell'Umbria, nonché dell'espressione problematica della regione Marche, ha scippato 10 milioni di euro per stornarli su interventi in altre aree, ritenute più meritevoli dell'intervento per presunte e sicuramente confermate emergenze.

Io faccio sommessamente notare che gli interventi che nel Piano di bacino erano previsti per la regione Abruzzo erano molto urgenti, perché quegli interventi erano frutto di un'analisi fatta dall'Autorità di bacino, che aveva previsto le programmazioni, che aveva previsto i piani stralcio e che li aveva previsti proprio sulla base di situazioni emergenziali.

Fermo restando che sicuramente l'area metropolitana di Roma ha necessità di interventi, io credo che questi interventi non possano essere fatti a detrimento di altre aree geografiche e che, peraltro, con il Lazio hanno in comune diversi corsi fluviali e che, naturalmente, hanno sicuramente situazioni analoghe.

E voglio, peraltro, approfittare di questa occasione per ricordare che nella recente campagna elettorale in Abruzzo, Ministri e sottosegretari hanno imperversato per ogni luogo della regione e in ogni luogo hanno assicurato interventi e promesse. Certo, in nessun caso nessun Ministro, nessun sottosegretario ha affermato quello che oggi abbiamo ascoltato, ovvero che sì, è vero, i soldi sono stati messi altrove. Ricordo che in Abruzzo ci sono 9.500 chilometri di fiumi, torrenti, fossi e ruscelli, e che alcuni di questi tratti, purtroppo numerosi di questi tratti, sono considerati ad altissimo rischio, li voglio così ricordare. Infatti, vengono considerati dai tecnici, non da autorità politiche, né tantomeno da un ente, l'Autorità di bacino, che è presieduta dal Ministro e che si riunisce nella sede del Ministero. Bene, il lungo elenco stilato dai tecnici comprende il torrente Buonanotte nel Vastese, l'Appello ad Atessa, i fiume Alento e Moro, sempre in provincia di Chieti. E poi compaiono i fiumi Nora e Orta a Pescara, il Salinello e il Vibrata a Teramo, a gravissimo e altissimo rischio. E poi alcuni corsi più piccoli, ma altrettanto importanti e a grave rischio: penso ai torrenti del Cerrano e Calvano nel teramano, che ogni estate producono, alla prima pioggia, esondazioni, con gravissimi disagi per la popolazione e anche con gravissimi danni per le attività produttive e commerciali. Poi restano importanti e disattese alcune emergenze del fiume principale della regione, che dalla provincia de L'Aquila si spegne poi nel mare verso Pescara, appunto, il fiume principale, l'Aterno-Pescara.

PRESIDENTE. Onorevole, si avvii a concludere.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Insomma, noi avremmo bisogno di 270 milioni di euro: è evidente che non si possono produrre con la bacchetta magica, ma almeno non ci togliete quelli già individuati come fondi destinati ai fiumi della regione Abruzzo. Trovo questa decisione molto, ma molto grave, e non solo mi dichiaro insoddisfatta, ma chiedo al sottosegretario presente di sollecitare il Ministro a un intervento serio, non a queste chiacchiere che abbiamo ricevuto in risposta per cui ci sarà un più ampio piano triennale, ci saranno altre cose. No, questi 10 milioni di euro devono essere rapidamente rimessi sul territorio della regione Abruzzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative volte alla salvaguardia dei livelli occupazionali presso lo stabilimento Bcs Automotive di Nichelino (Torino) n. 3-00599)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Costanzo n. 3-00599 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Il gruppo FCA è il principale committente per lo stabilimento Bcs Automotive di Nichelino, nota azienda specializzata nella produzione di sistemi bloccasterzo elettronici e meccanici. La sede di Nichelino, in particolare, è stata acquisita dalla Luxshare, colosso cinese dell'informatica, al cui interno è presente un'apposita divisione specializzata nella realizzazione della componentistica elettronica per autovetture. È di tutta evidenza che la cessione dello stabilimento in favore di questa grande multinazionale è un segnale positivo per il rilancio dello stesso, nonostante siano stati attivati, fino al settembre 2019, appositi contratti di solidarietà in favore di 139 lavoratori. Occorre, infatti, sottolineare che nell'ultimo trimestre del 2018 si è registrato un minor ricorso alla solidarietà rispetto al programma autorizzato, giustificato dall'incremento del numero delle ordinazioni avuto nello stesso periodo. L'interazione tra il mondo dell'elettronica e quello dell'auto rappresenta una grande opportunità di sviluppo per le aziende operanti nel settore, e il fatto che a guidare questo processo sia una multinazionale dalle dimensioni significative, quale appunto la Luxshare, è un segnale incoraggiante.

Più in generale, per superare le criticità evidenziate dall'onorevole interrogante, che riguardano, purtroppo, molte realtà aziendali presenti nel nostro Paese, occorre mettere in atto una chiara politica industriale, dalla quale possano derivare benefici per tutti i partner del settore dell'auto. È in questa prospettiva che il Governo ha introdotto un corposo pacchetto di incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici e per gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica elettrica. Il nostro obiettivo è quello di incoraggiare gli investimenti in ricerca e sviluppo verso le motorizzazioni ibride ed elettriche, in ragione dell'ampia diffusione che le stesse a breve avranno nel settore dell'automotive. Così facendo verrà, altresì, sostenuta la domanda del settore automobilistico, salvaguardati tutti i lavoratori dell'indotto e favorita, nel contempo, la diffusione di auto con minore impatto inquinante.

Siamo consapevoli degli ostacoli connessi al fare impresa in Italia e delle legittime preoccupazioni che vivono le migliaia di lavoratori che dipendono da aziende in difficoltà, ma, per quanto riguarda il caso della Bcs di Nichelino, confido fiducia e speranza nella favorevole soluzione del caso, anche in ragione della stessa dichiarazione rilasciata dal direttore operativo di Bcs Automotive Europa, il quale, in rappresentanza dell'azienda, ha dichiarato di considerare strategico lo stabilimento di Nichelino.

Ove necessario, sarà mia cura convocare appositi tavoli di confronto presso i Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico per garantire che il piano industriale predisposto dall'azienda tuteli, in primo luogo, i livelli occupazionali della stessa.

PRESIDENTE. La deputata Costanzo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

JESSICA COSTANZO (M5S). Grazie, Presidente. Mi ritengo assolutamente soddisfatta della risposta del sottosegretario, anche perché, come è stato detto, l'azienda Bcs Automotive produce sistemi di bloccasterzo sia elettrici sia meccanici e servosterzo ABS, ma, soprattutto, è un partner storico di FCA. Sappiamo che negli scorsi anni ha subito un calo del fatturato, dovuto principalmente alla crisi, però è anche vero che è riuscita a sopravvivere insieme anche ad altre due aziende, che sono la Liri e la Viberti. Ricordiamo, oltretutto, che la filiera piemontese dei componentisti e dei fornitori vale 16 miliardi di fatturato di euro l'anno. Poi, con il passaggio che c'è stato di proprietà l'anno scorso dall'azienda tedesca Trw alla nuova azienda cinese della Luxshare, che, tra l'altro, è un colosso dell'informatica, c'è stata un po' di incertezza soprattutto sulle commesse e sugli investimenti, tali da non poter credere ad un piano industriale veramente solido.

In questo caso, da settembre in avanti sono partiti i contratti di solidarietà per 139 dipendenti su 188; però, quello che preme ricordare è che, per il nostro Governo, FCA, la filiera dell'automotive e l'intero indotto è fondamentale che tornino ad essere protagonisti, e, per poterlo fare, devono essere protagonisti soprattutto di una mobilità green. Ricordiamo, infatti, che non esistono solo le auto ibride ed elettriche, ma esiste anche una vera e propria svolta a livello di innovazione che deriva dall'auto a guida autonoma. Tra l'altro, ci sono anche proprio dei progetti di ricerca e sviluppo che sono stati approvati dall'ente erogatore e sono progetti approvati che appartenevano a FCA, finanziati, tra l'altro, con il Fondo di crescita sostenibile. Oltretutto, ricordiamo ancora come nella passata manovra siano state rifinanziate delle misure molto importanti, come la nuova Sabatini, è stato esteso anche l'iperammortamento e, tra l'altro, ha preso vita un tavolo, a dicembre, presieduto dal Ministro Luigi Di Maio al Mise, proprio con tutti gli attori della filiera dell'automotive, quindi le case automobilistiche, gli stakeholder e le parti sociali, e ci saranno nuovi incontri proprio per permettere a queste case automobilistiche e a FCA, in particolare, e al suo indotto di poter essere, ovviamente, competitivi sul mercato internazionale. Tant'è vero che durante gli Industry Days di febbraio 2019 c'è stato un vero e proprio lancio di una nuova piattaforma di ricerca e di innovazione che è volta a creare una sorta di consorzio europeo che sia in grado di competere con il mercato asiatico non solo nella produzione di batterie, ma poi anche nel riciclo. Tutte queste misure messe in atto fanno pensare che ci possa essere una possibilità di aumento, tra l'altro, della produzione stessa di autovetture, sfiorando quindi le 18 mila unità, con buone prospettive anche per l'indotto.

Infatti, a gennaio anche per la Bcs automotive c'è stata ovviamente una conseguenza positiva. In seguito all'incontro che è avvenuto tra le parti sociali e l'azienda, presso l'unione industriale di Torino, la dirigenza ha confermato che il sito di Nichelino è assolutamente strategico. Ci saranno nuovi investimenti e nuove commesse che derivano anche da produzioni che prima erano state esternalizzate. Si presume, quindi, che ci saranno oltretutto nuovi investimenti e soprattutto anche la sospensione dei contratti di solidarietà. Questo dimostra come il Governo stia mettendo in atto una serie di misure che siano in grado di rendere competitiva FCA e il suo indotto e soprattutto di dissuadere dall'investire unicamente per la ricerca, per lo sviluppo e per il futuro della componentistica automobilistica solo nel mercato americano.

(Intendimenti in merito agli adempimenti conseguenti alla riforma del mercato energetico prevista dalla legge n. 124 del 2017, con particolare riferimento alla cessazione del cosiddetto regime di maggior tutela - n. 2-00100 e n. 3-00600)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Benamati ed altri n. 2-00100 e all'interrogazione Benamati e Moretti n. 3-00600, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Benamati se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Presidente, illustro brevemente l'interpellanza e l'associata interrogazione perché, come si è già evinto dalla sua introduzione, rispetto a questo tema noi chiediamo al Governo chiarimenti abbastanza definitivi sul tema relativo al superamento della maggior tutela e all'apertura al mercato concorrenziale nel settore dell'energia. Lei ha citato nella presentazione il tema della legge n. 124 del 2017, cioè la legge sulla concorrenza che stabiliva questo passaggio a luglio 2019, con proroga termini il 25 luglio 2018. Dunque, abbiamo avuto lo spostamento di un anno di questo appuntamento, ma, come abbiamo avuto occasione più volte di fare notare al Governo, non abbiamo fatto opposizione e non abbiamo espresso giudizi di merito negativi su questo spostamento, in quanto ci rendiamo conto della complessità delle tematiche connesse a tale spostamento. Vorrei ricordare, signor Presidente, che parliamo di una situazione per i clienti domestici che coinvolge in buona sostanza persone che sono ancora nel mercato tutelato - il 59 per cento dei clienti - e quindi parliamo di 17 milioni di clienti a fronte di 11 che sono nel mercato libero, e clienti per altri usi in cui, invece, si inverte la proporzione. Quindi, è chiaro che questo passaggio può avvenire solo e soltanto - lo ripeto perché questa era la indicazione iniziale nel formulare la norma - se si riesce ad articolare un mercato veramente aperto, veramente trasparente, veramente funzionante su regole chiare e precise, in cui l'utente consapevole sia effettivamente posto in condizioni di fare le scelte. Allora, se questa è la condizione per avere il vantaggio del consumatore, noi ci rendiamo conto che il Governo naturalmente e l'autorità, per quanto di sua competenza, abbiano questi tempi richiesti.

Noi sappiamo che la legge sulla concorrenza portava una serie di condizioni perché si verificasse questo passaggio, dalla creazione di offerte comparabili e trasparenti su un portale ad hoc, all'implementazione, allo sviluppo del sistema informativo integrato (un sistema che è un database di informazioni sul settore), allo sviluppo di fatturazioni e conguagli in tempi più certi, europei, avendo condizioni che evitino anche i passati abusi (noi abbiamo anche legiferato sul tema dei conguagli). Infine, il tema del passaggio da un venditore all'altro, da un fornitore all'altro - quindi, lo switching - e la separazione verticale. Il tutto si basava, appunto, su due linee: la creazione di un vero mercato e la ristrutturazione degli interventi a favore delle fasce più deboli - il bonus energia - perché solo il 50 per cento degli aventi diritto sino a poco tempo fa utilizzava questo sistema caratterizzante il sostegno alle persone e alle realtà in povertà energetica. Fra le cose importanti c'era il tema dell'albo venditori, il controllo delle morosità, quelle non incolpevoli e, appunto, la riforma del bonus energia.

Ora la nostra interpellanza tende ad avere dal Governo una risposta che è quella di indirizzo, se intende cioè mantenere questa traiettoria già prevista, come già in risposte precedenti il Governo aveva indicato di voler fare, o se invece ha mutato parere su questo, nonché se abbia anche iniziato a elaborare strategie per questo passaggio. Nella scorsa legislatura importanti discussioni furono fatte sulle modalità di passaggio, che sono poi il cuore del sistema, cioè quello che darà contezza di quello che succede, con il tema delle aste dei clienti che non hanno scelto, il tema della formazione e dell'informazione dei clienti e quant'altro.

Quindi, la nostra interpellanza verte su una questione rilevante e tende a fare il punto con il Governo su quella che è la situazione di questo settore, anche perché con queste risposte si dà comunque maggiore informazione e, ove possibile, anche maggiore certezze su un tema che il sistema energetico italiano sta seguendo con attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico, Davide Crippa, ha facoltà di rispondere.

DAVIDE CRIPPA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Rispondo congiuntamente agli atti in esame, essendo gli stessi riferibili dalla stessa tematica, rappresentando quanto segue. Come riferito lo scorso 19 febbraio rispondendo all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'onorevole Baldelli n. 3-00530, recentemente è stata modificata la legge 4 agosto 2017, n. 124, legge annuale per la concorrenza, prorogando al 2020 la data per la cessazione del regime dei prezzi regolati nel settore elettrico e del gas. La ratio sottesa a tale modifica non è stata quella di ritardare il processo di estensione dei prezzi di mercato, bensì quella di stimolare e creare nel tempo intercorrente a tale cambiamento condizioni di piena consapevolezza e di effettivo vantaggio per i consumatori. A tal fine è stata prevista l'adozione di un decreto del Ministero dello sviluppo economico volto a verificare una serie di precondizioni sullo stato dei mercati retail, ritenute non ancora soddisfacenti nonché ad azionare precisi strumenti a tutela dei consumatori.

A tal proposito preme altresì evidenziare che sul tema in discussione, relativo agli interventi per dare attuazione alla legge sulla concorrenza in materia di superamento del regime di tutela dei prezzi dell'energia, in modo da rafforzare le garanzie per i consumatori e la concorrenza sul mercato, in Parlamento negli ultimi mesi si è svolto un confronto positivo tra le varie forze politiche, di cui lo stesso onorevole Benamati è testimone.

Infatti, con il parere favorevole del Governo, che io stesso ho rappresentato, lo scorso 16 gennaio, durante una seduta della X Commissione della Camera dei deputati, è stata adottata all'unanimità una risoluzione unitaria e conclusiva su tale tematica a seguito di un dibattito che ha dato modo di unificare le precedenti risoluzioni presentate. In particolare, con tale atto di indirizzo il Governo si è impegnato a compiere tutti i passaggi utili per arrivare alla cessazione del regime di maggior tutela in un contesto di regole e di requisiti richiesti agli operatori di mercato, che dia più garanzie ai consumatori e sanzioni i comportamenti scorretti e anticoncorrenziali.

In particolare, come è stato già ricordato, il Governo si è fatto carico di dare attuazione, in tempi brevi, a quanto previsto dall'articolo 1, commi 80-82, della legge 4 agosto 2017, n. 124, istituendo presso il Ministero dello Sviluppo economico l'elenco dei soggetti abilitati alla vendita di energia elettrica ai clienti finali e a “predisporre i criteri e i requisiti per l'iscrizione e la permanenza nel suddetto elenco, sufficientemente selettivi da rendere lo strumento il più possibile efficace per la prevenzione di condotte opportunistiche e scorrette, dal momento che l'inclusione e la permanenza di un soggetto nello stesso sono condizione necessaria per lo svolgimento di attività di vendita di energia elettrica ai clienti finali”.

La mancanza dei “criteri e requisiti” nell'attuale formulazione legislativa è stata il motivo per cui il Governo ha fermato l'iter di approvazione dello schema di decreto relativo all'elenco dei venditori, su cui era già stato acquisito il parere del Consiglio di Stato. Infatti, il Governo, con la citata risoluzione, ha inteso impegnarsi ad adottare le iniziative normative che si dovessero rendere necessarie per regolare il tema della corretta esazione degli oneri di sistema, affidando all'Autorità la predisposizione di misure idonee al contrasto dei fenomeni elusivi e per definire le garanzie che gli utenti del servizio di trasporto devono prestare per il versamento degli oneri in modo da evitare il ripetersi di fenomeni di socializzazione degli oneri non versati a carico di tutti i clienti finali.

Infine, vorrei evidenziare che il 30 ottobre 2018 si è tenuta presso il Ministero dello Sviluppo economico la prima riunione del tavolo di coordinamento fra MISE, ARERA e Antitrust e che, il 18 dicembre 2018, si è svolta una seconda riunione per la programmazione delle attività finalizzate al passaggio definitivo dal servizio di maggior tutela al mercato libero.

Nelle prossime settimane ci sarà un ulteriore aggiornamento del tavolo. In tali sedi, sono stati discussi sia i tempi che le azioni necessarie al raggiungimento dell'obiettivo previsto per il 2020 e ognuno dei partecipanti ha sottoposto al tavolo le proprie proposte secondo le diverse competenze.

Ribadisco, pertanto, che il Ministero dello Sviluppo economico continuerà a presiedere il tavolo di confronto sulla tematica discussa e che verrà riconvocato a breve per la presentazione di un programma operativo e condiviso, in modo da poter rafforzare le garanzie per i consumatori e garantire la concorrenza sul mercato.

PRESIDENTE. Il deputato Benamati ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. Ovviamente, la risposta presenta elementi positivi e non nascondo, Presidente, che l'onorevole sottosegretario è una persona che gode della mia stima e tra le persone più preparate nel Governo - adesso non so se questo è un complimento che possa essere ritenuto così soddisfacente - ma insomma è esperto del settore e quanto ci dice è sicuramente un viatico positivo: l'intenzione di proseguire mettendo in atto tutte le misure per tutelare al meglio il consumatore non può che significare la prosecuzione nello spirito che aveva dettato e aveva fatto sì che arrivassimo al provvedimento.

Anche la risoluzione che è stata citata ha tra le sue specifiche finalità di restringere i criteri di appartenenza e permanenza delle società venditrici all'interno dell'albo venditori a tutela della serietà di tali aziende e a garanzia del servizio per i consumatori.

La lotta alla morosità non incolpevole, la morosità per così dire malandrina con il turismo energetico e il recupero degli oneri di sistema non pagati abusivamente, che graverebbero sui contribuenti onesti, sono impegni che il Governo ha condiviso con il Parlamento e noi non possiamo che esserne lieti.

È stata una votazione unanime quella in quell'aula. Qui, però, devo dire a lei, Presidente, anzi per suo tramite all'onorevole sottosegretario, che cominciano i problemi: come è noto, le vie dell'inferno sono lastricate da buone intenzioni. Quindi, c'è un tema anche di realizzabilità e di reale messa in campo delle azioni e degli enunciati che si fanno in quest'Aula.

Ora io, come ho detto prima, ho stima dell'onorevole sottosegretario in questo settore, che rappresenta a volte anche una situazione un po' diversa nell'ambito del Governo, però non posso non notare che altre situazioni importanti sono comunque ancora sospese: non cito il capacity market che dopo tanti… mi scuso Presidente, il mercato della capacità, che dopo diversi anni aveva avuto un esito positivo a Bruxelles nella sua definizione e che è ancora sospeso, e i due decreti FER: il FER 1 e il FER 2, sulle rinnovabili.

Non vorrei trattare in quest'Aula il tema ovviamente delle polemiche su chi sia la responsabilità delle questioni che sono state poste a Bruxelles sul decreto FER. C'è il tema importante che ora si sta avvicinando, anzi che stiamo esaminando, del piano integrato per l'energia e per il clima in attuazione della SEN, il tema del phase out del carbone, a cui il sottosegretario sta rispondendo anche con un tavolo, ma sappiamo che i tempi sono molto stretti: il 2025, per una realtà di questo tipo, è dietro l'angolo.

C'è il tema immenso della ristrutturazione degli oneri generali di sistema perché il Governo dovrà dire qualcosa sugli oneri generali di sistema, la terza fase della riorganizzazione della bolletta: sono scelte politiche e si dovrà fare.

Noi crediamo che sia importante tutelare sia i consumatori, le persone più fragili, le famiglie più fragili sia anche cogliere con la riforma l'occasione per aiutare le aziende nell'ambito del tema del costo dell'energia.

Vorremmo che il Governo, poiché nel 2020 l'Autorità deve procedere a questo riordino, desse anche indicazioni politiche perché si tratta di oneri parafiscali, non si tratta di costi diretti: sono gli oneri che sottendono allo sviluppo delle rinnovabili e allo smantellamento degli impianti nucleari e ai sistemi per l'efficientamento energetico.

Quindi, esprimo apprezzamento per la volontà di proseguire nella chiarezza, ma dubbi rispetto al fatto che i tempi e le condizioni siano veramente realizzate o realizzabili in questi tempi e in questi modi. Tale è l'impegno e tale la valutazione che diamo dell'impegno del Governo e credo che, come è accaduto, non abbiamo problemi, quando condividiamo delle misure, a dirlo; quando non condividiamo le misure non avremo alcun problema a fare su questo un'opposizione molto serrata, perché in questo settore veramente, al di là delle tasse dirette, con i costi dell'energia mettiamo le mani in tasca agli italiani e incidiamo su un fattore di competitività delle nostre industrie e delle nostre imprese veramente significativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza volte a garantire la fruibilità del palazzo Peloso Cepolla, sede del Museo navale, sito ad Albenga (Savona) e a tutelarne il relativo patrimonio n. 3-00080)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali, Gianluca Vacca, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Mulè n. 3-00080 (Vedi l'allegato A).

GIANLUCA VACCA, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali. Grazie, Presidente. L'onorevole Mulè, nel riferire un episodio che avrebbe avuto come protagonisti alcuni consiglieri di minoranza del comune di Albenga, ai quali sarebbe stato vietato l'accesso ad alcune sale del palazzo comunale Peloso Cepolla, chiede al Ministero quali iniziative si intendono assumere per tutelare i beni culturali contenuti nel palazzo comunale in parola.

L'interrogazione dell'onorevole Mulè mi offre l'opportunità di ricordare che, proprio in considerazione del suo imminente ruolo storico svolto sin dall'età preromana, Albenga è stata da sempre al centro dell'interesse e delle cure delle tre ex-soprintendenze di settore liguri e, in specie, di quella per i beni archeologici.

I numerosi scavi condotti dai funzionari archeologi degli ultimi decenni, tuttora in corso nelle aree archeologiche urbane di San Calogero, San Clemente, San Vittore, Ponte Lungo, in quelle suburbane dell'Anfiteatro romano e della Via Lilla Augusta e in quelle sottomarine dei noti relitti ad anfore, nonché la loro sistematica valorizzazione come aree archeologiche aperte al pubblico, sono testimoni del precipuo interesse del Ministero alla conoscenza, alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali di Albenga.

In collaborazione con l'attuale amministrazione civica, la competente soprintendenza ha promosso, in questi ultimi anni, specifiche convenzioni e atti di intesa per regolamentare la gestione e la fruizione integrata di dette aree archeologiche statali, che sono oggi pienamente fruite dai cittadini e dai turisti, ivi comprese quelle sottomarine che, grazie all'attività dello STAS, il servizio tecnico archeologia subacquea, presso la sovrintendenza, della Capitaneria di porto e dei locali diving club sono divenute meta di attrazione internazionale.

Sul fronte prettamente museale, la situazione albingauna è oggettivamente più complessa e nonostante gli assidui sforzi del soprintendente, dei funzionari responsabili della città e del territorio e dell'amministrazione comunale, essa non è ancora pienamente chiarita come si vorrebbe.

Ad Albenga preesistevano dagli anni Cinquanta due musei di interesse archeologico, il Museo navale romano allestito nel Palazzo Peloso Cepolla da Nino Lamboglia a seguito dei suoi pionieristici interventi sul famoso relitto di una nave romana da carico del I secolo avanti Cristo, condotti in qualità di ispettore della soprintendenza e di direttore dell'Istituto internazionale di studi liguri; e il Museo civico ingauno in altro palazzo di proprietà civica (come quello Peloso Cepolla, che però è destinato per legato testamentario ad ospitare la sede dell'Istituto di studi Liguri). La gestione di queste due unità museali era fino a poco tempo fa affidata dal comune di Albenga all'Istituto internazionale di studi liguri. Sull'autorevolezza di detto Istituto, ben noto a tutti gli studiosi, al mondo scientifico ed al Ministero, che lo ha da sempre riconosciuto e finanziato, non mi soffermo oltre.

A dette realtà storiche si è aggiunta negli ultimi anni la mostra “Magiche trasparenze”, allestita dalla soprintendenza nel Palazzo Oddo e dedicata ai corredi in vetro, alcuni dei quali veramente pregevoli come il famoso piatto in vetro blu molato ed intagliato di circa 42 centimetri di diametro con scene di putti danzanti, contenuto nelle necropoli romane di Albenga scavate dalla stessa soprintendenza in anni recenti. Nata come mostra temporanea e divenuta di fatto stabile, detta mostra è gestita, per incarico del comune, dalla Fondazione Oddi, istituita in anni recenti dal comune con finalità di gestione del patrimonio culturale civico.

Anche il Museo diocesano, allestito in anni recenti con la direzione della soprintendenza ai beni storico-artistici e gestito direttamente dalla curia di Albenga insieme al Battistero, custodisce numerosi reperti di interesse archeologico. Non mi sono ulteriormente dilungato sulle collezioni museali custodite nel Museo navale romano e nel Museo civico ingauno, che, come è noto, sono di grande rilievo, ma risentono di un allestimento espositivo un po' datato.

E proprio in considerazione di questa complicata stratificazione museale e della sua natura eterogenea in termini di allestimento, regolarità formale e modalità di fruizione, la soprintendenza ed il comune hanno rivolto anche a questo fronte, oltre a quello già citato delle aree archeologiche, una specifica attenzione, nel tentativo di integrarlo, uniformarlo ed aggiornarlo. Al fine di addivenire alla massima condivisione tra soggetti pubblici e privati coinvolti, questo confronto operativo sui musei di Albenga è stato esteso ad un tavolo tecnico promosso dal segretariato regionale, a cui partecipano, oltre alla soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, il polo museale, la soprintendenza archivistica, l'Istituto di studi liguri e la Fondazione Oddi. Con l'auspicabile ampliamento anche alla curia, tutte le realtà che partecipano alla valorizzazione museale di Albenga partecipano, quindi, a questa complicata ma finalmente attiva e sinergica discussione.

L'attività istruttoria della soprintendenza, motivata dalla proprietà statale della maggior parte dei reperti archeologici e dalla competenza sulle altre categorie di beni culturali mobili ed immobili, è proseguita nel frattempo per quanto riguarda il nuovo allestimento del museo navale romano, il restauro di Palazzo Peloso Cepolla e l'allestimento di un nuovo Museo della città a Palazzo Oddo. Per queste attività, ed in particolare per il restauro e l'allestimento museale del Museo navale romano, il Ministero per i beni e le attività culturali ha destinato alla sovrintendenza un finanziamento di 1 milione 200 mila euro. Tutte le attività istruttorie sopra menzionate sono state condotte dal soprintendente con la collaborazione dei diversi funzionari responsabili di zona e dello STAS ed in stretto collegamento con il comune di Albenga, l'Istituto di studi liguri e la Fondazione Oddi. Esse saranno quindi oggetto di presentazione e discussione nella prossima riunione del tavolo tecnico.

In conclusione, l'attività che il Ministero svolge sul territorio in oggetto è instancabile; e, nonostante le difficoltà, i nostri uffici proseguono con costanza e con spirito di collaborazione il proprio obiettivo, che è quello che ho già ricordato all'inizio: la conoscenza, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il collega Mulè ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIORGIO MULE' (FI). Signor Presidente, grazie all'onorevole sottosegretario per la risposta. Quando venne presentata questa interrogazione era l'estate scorsa, eravamo a luglio 2018. Dopo otto mesi arriviamo oggi in quest'Aula ad avere una risposta che ci dà dei dati di fatto che sono assolutamente apprezzabili: l'apertura del tavolo tecnico, lo stanziamento di 1 milione 200 mila euro; quindi un'istruttoria che vede coinvolti tutti gli attori, quasi tutti auspicabilmente, notava giustamente il sottosegretario: anche la Curia, si spera in un futuro prossimo venturo.

Quello che, ahimè, non siamo riusciti a cambiare nell'arco di questi otto mesi è la fruibilità o meno di queste sale, che ci erano state segnalate da Albenga come ahimè inaccessibili, e quindi escluse proprio da quello che guida il Ministero. È assolutamente apprezzabile la conoscenza, la tutela e la valorizzazione del bene. Perché… E in questo il sottosegretario è stato un eccellente testimonial di quello che offre Albenga, facendo un excursus delle bellezze, di ciò che si sta facendo in termini di scavi, di approfondimento, di quello che esiste: ha fatto riferimento al piatto blu molato, a tutte le bellezze. È tutto vero, è tutto così vero che dobbiamo a questo punto… Dico “dobbiamo” perché non c'è un interesse di parte politica, perché è ovvio che su questo non vi sarà opposizione e maggioranza, non c'è Governo ed opposizione, ma c'è l'interesse comune a che non la comunità di Albenga, ma quello che la comunità di Albenga custodisce in nome dell'interesse più alto, che deve abitare in ognuno di noi, che è quello della conservazione di qualcosa che ci è stato affidato dal passato per poterlo presentare al presente, venga preservato.

In questo mi dichiaro allora soddisfatto per il fatto che vi sia una coscienza, vi sia una coscienza vera da parte del Ministero nel prendere a cuore - mi si passi il termine - le sorti di tutto il comprensorio di Albenga, che correttamente è stato enucleato oggi in sede di risposta. Però invito ad una vigilanza, a un'attenzione costante, a questo tavolo tecnico, che dovrà tornare a riunirsi, a questa istruttoria che è in corso, affinché i tempi di questo tavolo tecnico siano veri, fattuali, che possano produrre dei risultati, come la riapertura delle sale a cui facevamo riferimento: perché non vi è nulla di più delittuoso da un punto di vista culturale che la mancata fruizione di un bene, recuperato con sacrifici, con passione, con studio, e che viene sottratto alla comunità. L'invito quindi è a vigilare, e a fare in modo di potenziare ulteriormente, a non far mancare i mezzi, e a svolgere un'azione di concertazione a livello centrale, come è stato iniziato a fare con tutte le istituzioni che sono coinvolte, affinché al più presto… Mi piacerebbe che succedesse già prima della stagione estiva, auspicabilmente si può fare con un'ulteriore sollecitazione a chi sovrintende a questo tavolo tecnico, per avviare con mezzi propri della soprintendenza, dell'amministrazione comunale o in soccorso centrale da parte del Ministero, una via affinché tutto sia aperto ed affinché tutto sia fruibile alla comunità, non di Albenga evidentemente, ma a chi riconosce in quel luogo di Albenga le radici del passato ed un'attenzione a quello che c'è stato, con una giusta fruizione del bene comune.

(Chiarimenti in merito all'iter dei lavori di messa in sicurezza e ampliamento della casa di reclusione di Alba (Cuneo) n. 3-00598)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Vittorio Ferraresi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Dadone n. 3-00598 (Vedi l'allegato A).

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, ringrazio la deputata Dadone che, con questa interrogazione, dà la possibilità a questo Ministero di spiegare ancora una volta gli importanti investimenti che sta effettuando nell'ambito della giustizia, ma in particolare nell'ambito del settore dell'amministrazione penitenziaria, in termini di risorse per gli istituti penitenziari, per gli agenti di Polizia penitenziaria, per i ruoli civili e per l'attività dei detenuti.

In particolare, con l'atto di sindacato ispettivo in epigrafe l'onorevole interrogante fa riferimento alla situazione della casa di reclusione di Alba, che, chiusa nel mese di gennaio 2016 a causa di un'epidemia di legionella, dopo alcuni lavori di bonifica e messa in sicurezza, nel mese di giugno 2017 ha visto la riapertura di una sola sezione per un totale di 35 posti detentivi.

Richiamato il cronoprogramma dei lavori preannunciato dall'allora Ministro della Giustizia Orlando, la cui previsione di reingresso di tutti i detenuti nella struttura a metà del 2019 appare sconfessata dalla mancata esecuzione dei lavori, evidenziati altresì problemi di sovraffollamento di cui tuttora risente la struttura, dove sono ospitati circa 45-50 detenuti, e le carenze di spazi per svolgere attività socializzanti, nonché di mediatori culturali per detenuti stranieri, chiede di sapere se il Ministro della Giustizia sia a conoscenza delle ragioni per le quali l'iter dei lavori della casa di reclusione di Alba non sia ancora ripartito e, qualora non vi fossero idonei motivi per il citato rallentamento dell'iter, cosa intenda fare al fine di permettere l'avvio dei lavori.

L'attuale formazione governativa, nella piena consapevolezza della stringente rilevanza dell'intervento, si è da subito attivata per imprimere una significativa accelerazione al relativo iter procedurale, che voglio comunicare essere, da ultimo, conclusosi favorevolmente, con l'approvazione, lo scorso 20 febbraio, da parte del provveditorato territorialmente competente. Più nel dettaglio, lo scorso 13 settembre gli elaborati progettuali venivano rimessi al vaglio del comitato tecnico-amministrativo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, provveditorato interregionale per il Piemonte e la Valle d'Aosta e la Liguria. Lo scorso 17 gennaio, il comando provinciale dei vigili del fuoco di Cuneo rilasciava parere favorevole di conformità, che sei giorni dopo veniva trasmesso al suddetto provveditorato interregionale, il quale, a distanza di un mese, come detto, approvava il progetto. In virtù di questi favorevoli sviluppi, quindi, il progetto in argomento, che prevede l'integrale rifacimento dell'impianto idrico della struttura e di tutto il settore relativo ai servizi igienico-sanitari, verrà sviluppato in quello esecutivo, ed in tempi brevi potrà darsi corso alla gara per l'affidamento dei lavori. Quindi, una buona notizia.

Con specifico riferimento alla popolazione detentiva attualmente in carico presso la struttura di Alba, risulta la presenza di 42 detenuti in media sicurezza, la maggior parte dei quali di nazionalità italiana (32), a fronte dei 10 stranieri. Questo dato, peraltro, consente di attutire le criticità derivanti dalla mancanza della figura del mediatore culturale, rispetto a cui, ad ogni buon conto, deve darsi atto che è prevista, per il 30 settembre 2019, la pubblicazione nel sito ufficiale del Ministero della Giustizia del provvedimento con cui saranno stabiliti la sede e le date dello svolgimento delle prove preselettive del concorso pubblico per esami a quindici posti nel profilo professionale di funzionario mediatore culturale, terza area funzionale, fascia retributiva F1. Questo sarà solo uno dei primi, perché poi procederemo con ulteriori. A tal proposito occorre debitamente rimarcare che i profili professionali afferenti a tale area potranno fruire di ulteriori incrementi d'organico, grazie alle politiche assunzionali perseguite da questo Dicastero nel settore penitenziario, in quanto con la legge di bilancio per il 2019 è stata pianificata l'assunzione a tempo indeterminato - come dicevo - di 260 unità di personale tecnico e amministrativo della terza e della seconda area del ruolo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con uno stanziamento di maggiori risorse per 25,9 milioni di euro nel triennio 2019-2021.

Sul piano logistico e funzionale va detto che attualmente la casa di reclusione di Alba dispone di spazi ed iniziative per attività socializzanti, in quanto sono presenti un campo sportivo, quattro aule scolastiche, il teatro, una biblioteca, una cappella e un laboratorio, ed è attivo un tenimento agricolo dell'estensione di un ettaro utilizzato per la produzione di frutta e ortaggi e per la produzione di vino, rispetto a cui va fatta menzione della convenzione per un corso di operatore agricolo stipulata con la scuola enologica. Risultano, altresì, in atto presso la struttura piemontese il cineforum, il corso d'arte, il corso di inglese, il laboratorio teatrale, il corso di alfabetizzazione e il corso di bricolage. Per quel che attiene al lavoro, nello scorso mese di gennaio sono risultati un totale di sedici lavoranti.

Mi preme ricordare, ovviamente, che queste sono iniziative che stiamo continuando a portare avanti utilizzando le risorse previste nella legge di bilancio, e crediamo di poterle portare avanti nel più breve tempo possibile, in modo da dare ossigeno a quella che è una realtà molto critica, ma che ha bisogno, tramite attività, tramite risorse per il personale, tramite risorse per l'edilizia penitenziaria, di ripartire e quindi ritornare al centro dell'attività del Ministero della Giustizia, in modo da garantire un idoneo posto di lavoro per chi ci lavora, una maggiore sicurezza per i cittadini all'esterno e maggiore attività per i detenuti all'interno, nei percorsi relativi alla risocializzazione degli stessi.

PRESIDENTE. L'onorevole Dadone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

FABIANA DADONE (M5S). Presidente, ringrazio l'onorevole sottosegretario Ferraresi, perché sono assolutamente soddisfatta della risposta fornitami.

Ringrazio anche il sottosegretario per aver ricordato la serie di investimenti che sono stati fatti da questo Governo nel settore penitenziario, non solo per quel che riguarda la necessità di personale dal punto di vista della polizia penitenziaria, ma anche per il personale amministrativo, e per l'equilibrio e l'attenzione che si sta dando agli investimenti nel settore penitenziario, non solo per l'attenzione al detenuto, ma anche per chi lavora all'interno delle strutture.

Io ho avuto modo di visitare le quattro case di reclusione della mia provincia, la provincia di Cuneo: sono tutte strutture che hanno le esigenze degli altri territori, hanno bisogno di maggior personale - ma per fortuna, grazie alla legge di stabilità, su questo si è riuscito a dare una risposta - e hanno bisogno di un adeguamento degli spazi dal punto di vista della vigilanza dinamica, ma sono tutte strutture che permettono attività rieducative, è stato ricordato prima, in maniera molto dettagliata, per quel che riguarda la casa circondariale di Alba. Proprio in merito a quest'ultima, che è stata una di quelle che ho visitato circa due anni fa, sussistono delle problematiche sicuramente a livello strutturale, ma la maggiore è stata rilevata, con la chiusura, nel 2016, a causa dell'epidemia di legionella, che prima ricordava il sottosegretario, col trasferimento di 122 detenuti che oggi in parte sono stati reinseriti, con le problematiche sollevate dal Garante dei detenuti – quindi, di sovraffollamento per quella piccola parte di detenuti che sono riusciti a rientrare - e un problema di blocco dell'iter per un vizio di forma, che permetterebbe alla struttura di riuscire a ritornare alla capienza totale. Quindi, sono assolutamente soddisfatta di sentire, oggi, che in data 20 febbraio è avvenuto lo sblocco e che quindi l'iter burocratico potrà andare avanti.

Sono soddisfatta in particolare perché il Ministro Bonafede, a margine di un convegno che si era tenuto proprio nella zona del comune di Alba, sollecitato dal garante dei detenuti e dagli amministratori locali, si era preso l'impegno di sbloccare l'iter di ristrutturazione di questa struttura, e oggi, effettivamente, tramite la risposta del sottosegretario, apprendiamo che il Ministro e il Ministero tutto, quindi anche lei, sottosegretario, avete mantenuto fede ad una promessa fatta sul territorio, pertanto grazie.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Prima di sospendere la seduta, salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto tecnico “Giuseppe Moscati” di Sant'Antimo, in provincia di Napoli, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi). Benvenuti. Adesso sospenderemo la seduta, che riprenderà alle ore 14, con il noto ordine del giorno.

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 14.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Dieni, Frusone, Maniero, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,01).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). signor Presidente, intervengo per chiedere, con la massima urgenza, che il Governo venga in Aula a riferire, nelle persone del Ministro dello Sviluppo economico, Di Maio, e del Ministro degli Affari esteri, Moavero Milanesi, sulla trasformazione dell'Italia in un protettorato della Repubblica popolare cinese. Leggiamo dai giornali di questa inquietante decisione di firmare un memorandum of understanding nei prossimi giorni, in occasione della visita del Presidente Xi Jinping qui a Roma, in visita di Stato per firmare questo memorandum, un memorandum che il Ministro Tria oggi ha definito privo di qualsiasi valenza giuridica. Ora, signor Presidente, il problema è che il Ministro Tria ha ragione: questo memorandum of understanding, che farebbe entrare l'Italia in questo progetto della nuova “Via della seta”, la cosiddetta Belt and Road Initiative non ha effettivamente nessun valore giuridico. Il problema sta qui, perché vuol dire che questo ha un grandissimo valore politico, nel senso che l'Italia dà un segnale al mondo, oltre che alla Cina, di essere completamente prona alle direttive cinesi e così tradisce quella che sarebbe anche una lodevole intenzione, che è quella di aumentare la penetrazione delle nostre imprese all'interno del mercato cinese.

Vede, signor Presidente, io credo che il Ministro Di Maio dovrebbe venire qui, alla Camera, prima di tutto, per discutere e per far leggere alla Camera dei deputati qual è il contenuto di questo memorandum of understanding, per capire quali sono gli impegni che vi sono contenuti. quindi per questo chiedo che Luigi Di Maio venga quanto prima in quest'Aula, ma poi, soprattutto, dovrebbe giustificarci questi segnali appunto politici, perché questi sono: c'è appunto il memorandum che sarà firmato, ma ne voglio segnalare un altro, che è altrettanto importante e che è passato sotto silenzio, che è quello legato a un voto che c'è stato lunedì scorso a Bruxelles, non ieri, ma otto giorni fa: a Bruxelles, l'Unione europea si è dotata di un regolamento per lo screening degli investimenti esteri volto proprio ad evitare acquisizioni predatorie di imprese europee ad alta tecnologia, un regolamento che era stato proposto alla Commissione dal precedente Governo italiano e dai Governi francese e tedesco per proteggere le nostre imprese. Incredibilmente, proprio mentre si annunciava questo memorandum of understanding, a Bruxelles l'Italia risulta essere l'unico Paese che non firma un provvedimento rivolto alla protezione delle nostre imprese ad alta tecnologia, quindi il Governo - e il Ministro Di Maio deve venire a spiegare proprio questo - in sole ventiquattro ore ha dato due segnali completamente inequivocabili di non voler trattare da pari a pari con un partner commerciale come la Cina, ma di voler piegarsi e inchinarsi alle nuove politiche globali che la Cina sta mettendo in piedi, che vendono l'Italia completamente isolata ed è per questo che io chiedo che venga qui anche il Ministro Moavero Milanesi, perché deve essere chiaro che questo memorandum of understanding, che - ripeto - è un segnale potentissimo di subordinazione alle strategie cinesi, viene firmato in assenza di qualsiasi accordo con i Paesi nostri tradizionali alleati, ha creato preoccupazione naturalmente negli Stati Uniti, ma ha creato soprattutto preoccupazione nell'Unione Europea perché firmare MoU di questo genere significa creare una competizione al ribasso, che non ci mette in una situazione di vantaggio rispetto a nostri concorrenti all'interno dell'Unione europea, ma che ci fa sembrare, davanti a un partner commerciale come la Cina -, ripeto - non come un partner che tratta da pari a pari e che si confronta, ma come una parte che si piega alle esigenze appunto di un grande Paese, come la Cina.

Aggiungo che, oltre a volere Di Maio qui in Aula per spiegare gli aspetti tecnici e commerciali dell'Accordo e Moavero a spiegare quelli legati appunto all'impatto politico che avrà questa firma, credo che sia il caso di sottolineare che la persona che si sta occupando di trattare questi aspetti è il sottosegretario Geraci, che è una persona che certamente ha una grande competenza con la Cina, ma che in Cina vive da più di dieci anni, che ha lì tutti i suoi interessi e – ovviamente, a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina - io preferirei essere sicuro che chi sta curando gli interessi dell'Italia, come membro del Governo italiano, si preoccupi prima degli interessi dell'Italia e degli italiani, come dice questa maggioranza. Non vorrei che gli interessi della Cina fossero meglio rappresentati, all'interno del Governo, di quelli dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scalfarotto, la sua richiesta verrà sicuramente presentata al Governo, anzi lo abbiamo già fatto.

PINO CABRAS (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Grazie, signor Presidente, intervengo sullo stesso argomento, associandomi all'idea che del rapporto complessivo con un partner commerciale importante come la Cina si possa e si debba discutere ampiamente in tutte le sedi più importanti del Parlamento. Rilevo solo, con un certo stupore, l'intervento dell'onorevole Scalfarotto, perché lo scorso settembre io mi sono recato nella città di Chengdu, in Cina, in un ufficio che è un enorme palazzo dedicato ai rapporti dell'Unione europea con la Cina e c'era una bellissima foto appesa a una parete, dove c'era un'immagine dell'onorevole Scalfarotto che firmava degli accordi con la Cina; non è l'unico che ha firmato questo tipo di accordi, il Governo Gentiloni ha aperto…

PRESIDENTE. Onorevole Cabras, mi aiuti; io le lascio tutti e cinque i minuti, ma, mi aiuti: faccia finta di parlare con un oggetto che abbia a che fare… L'onorevole Scalfarotto ha chiesto qui il Governo, lo ha messo nella premessa del suo intervento; arrivi anche lei a questo, in un modo o nell'altro.

PINO CABRAS (M5S). Il punto, infatti, è questo: c'è una continuità degli atti del Governo che è importante verificare costantemente, al di là dei singoli capi di Governo che si occupano della questione dei rapporti con la Cina, che è una questione fondamentale per l'Europa, e va ricostruito questo rapporto nella sua continuità storica, giuridica, nell'insieme delle sue relazioni, che non sono legate a una contingenza o a un tentativo di farsi colonizzare. Credo che Paesi europei importanti abbiano tutti discusso, nei loro rispettivi Parlamenti, della mole importante di relazioni con la Cina: la Germania ha un interscambio di 80 miliardi di euro, la Francia ha un interscambio inferiore a questo, ma comunque più alto di quello dell'Italia, e non per questo sono Paesi che si sentono colonizzati o sull'orlo di un rapporto non paritario. Certo, insieme, Italia e Cina hanno un miliardo e 360 milioni di abitanti - e c'è un divario - però noi abbiamo tutti i mezzi per stabilire un rapporto corretto e sarà opportuno discuterne, ma senza degli elementi che rendano spaventoso questo rapporto. Credo che sia più corretto discuterne con grande serenità.

GUIDO CROSETTO (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Richiamerei il Regolamento, ma l'onorevole Crosetto lo sa. Prego, onorevole.

GUIDO CROSETTO (FDI). Grazie, Presidente. A seguito degli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, io penso che il tema di un memorandum con la Cina sia un tema politico molto rilevante, perché è un tema che va al di là degli accordi che l'onorevole Cabras richiamava, perché penso che l'onorevole Scalfarotto come sottosegretario abbia firmato degli accordi commerciali o di cooperazione industriale. Qui parliamo di un atto politico, di un atto politico che può avere più o meno valenza giuridica, più o meno rilevante; non so come sia, magari è un atto che io sottoscriverei, il problema del Parlamento è che nessuno sa nulla di quest'atto. Ossia, il nostro problema non è quello di dare preventivamente un giudizio negativo al memorandum, è di conoscere cosa c'è scritto nel memorandum.

Non solo: di conoscere se c'è stato un ragionamento politico e geopolitico complessivo in preparazione alla scrittura del Memorandum. Perché, vede, il problema non sono i rapporti bilaterali tra l'Italia e un altro Stato, sono i rapporti bilaterali tra l'Italia e un altro stato tenuto conto dei rapporti che l'Italia ha con tutti gli altri Stati che magari non fanno parte di questo accordo bilaterale. Mi spiego: la Germania e la Francia sono i primi a intrattenere rapporti commerciali con la Cina; stamattina, in un'intervista, a chi mi diceva che la Francia e la Germania protestano, ho ricordato…

PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, la interrompo perché abbiamo venti minuti e dobbiamo cercare di stare nelle nostre regole. Il richiamo al Regolamento ha un oggetto: c'è bisogno di un dibattito, qui? L'onorevole Scalfarotto, dicendo e motivando le cose, ha chiesto la presenza dei ministri in Aula. Se noi apriamo una discussione sulla Cina, visto che è molto grande, la Cina, rischiamo di metterci tutta la settimana. Quindi, se siamo sul Regolamento, stiamo sul Regolamento; la pregherei. Grazie, onorevole Crosetto.

GUIDO CROSETTO (FDI). Pensavo fosse chiara la richiesta del Governo in Aula. Se così non è, la ribadisco. Se le dà fastidio il mio intervento, non ho problemi a chiuderlo, tanto domani lo chiudo per sempre.

PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, lei sa che non mi dà fastidio il suo intervento, ma lei sa che io devo fare il mio mestiere, tutto qui.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie Presidente. Lo hanno già sottolineato i colleghi, ma questo tema della “via della seta” è un tema strategico per il posizionamento in Europa e nel mondo dell'Italia. Abbiamo appreso solo dai giornali e dalle agenzie di stampa che l'Italia, primo fra i Paesi del G7, si appresterebbe a sottoscrivere un accordo che andrebbe a modificare la sua collocazione geopolitica. Francamente, riteniamo che questa sarebbe una declinazione un po' stravagante del sovranismo di cui il Governo va fiero, perché avverrebbe contro le indicazioni dell'Unione europea e contro il parere dei nostri storici alleati, cioè gli Stati Uniti. Quindi noi non chiediamo solo, Presidente, che il Governo venga a riferire con una informativa; noi riteniamo che il Parlamento debba essere protagonista di un passaggio così decisivo per il futuro del Paese, quindi chiediamo che ci possano essere delle comunicazioni e che il Parlamento si esprima con un voto, visto che non è stato ancora abolito, né è stato ancora sostituito dalla piattaforma Rousseau. Quindi troviamo irrispettoso del Parlamento che sui giornali, nei talk-show, si parli di questa scelta di sottoscrivere un accordo così importante, bypassando completamente quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

LAURA BOLDRINI (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sullo stesso argomento, immagino.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signor Presidente, sullo stesso argomento. Ritengo utile unire anche la nostra voce alla richiesta di avere il Ministro Moavero in Aula a riferire perché la posta in gioco è molto alta, dunque non è possibile che questo Parlamento venga completamente ignorato. Allora credo che sia opportuno avere qui il Ministro quanto prima per renderci partecipi dei contenuti di questo Memorandum.

PRESIDENTE. Credo che la richiesta dell'onorevole Gelmini, che non è solo di un'informativa ma anche delle comunicazioni, sia oggetto su cui naturalmente deciderà il Presidente, se cioè andrà trattato in Conferenza dei capigruppo o se riterrà di assumere la decisione in maniera autonoma. Comunque, sicuramente la Presidenza farà sapere a tutti i gruppi le decisioni assunte. Sospendiamo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 14,20.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 14,20.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 822 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2018 (Approvato dal Senato) (A.C. 1432-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1432-A: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2018.

Ricordo che nella seduta dell'11 marzo si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

PIERO DE LUCA (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Mi dicono che sta entrando il rappresentante del Governo…ecco è arrivato anche il rappresentante del Governo. Prego, onorevole De Luca.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, la ringrazio. Il dibattito di oggi rappresenta l'occasione per una riflessione sul senso e sui risultati legati alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Alla luce dei fatti di ieri, però, credo che sia preliminare ad ogni dibattito chiarire un aspetto, che ovviamente anticipa qualunque discussione su questa legge, perché ieri il Governo del cambiamento ha cambiato colore e c'è stato un giallo che ha caratterizzato quanto successo. Siamo venuti a conoscenza solo in Aula che il 7 marzo scorso il Consiglio dei ministri avrebbe deliberato la nomina del professor Savona a Presidente della Consob e che Savona stesso avrebbe, quindi, finalmente rassegnato le dimissioni dalla carica di Ministro.

Ora, non possiamo non denunciare in questa Assemblea, preliminarmente, le modalità inaccettabili attraverso le quali si è giunti alla definizione di questa vicenda, perché la procedura è stata gestita in modo oscuro e poco trasparente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e questo ha creato non poche difficoltà, non solo nel Paese ma anche e soprattutto all'interno del Governo. Questo ha mostrato ancora una volta che il vostro è un Governo di dilettanti allo sbaraglio, di improvvisati e di incapaci, perché con i pochi - per la verità pochissimi - presenti in Aula ieri abbiamo ascoltato…

PRESIDENTE. Onorevole De Luca, sull'ordine dei lavori!

PIERO DE LUCA (PD). Sì, abbiamo ascoltato ieri una dichiarazione da parte del sottosegretario qui presente, Barra Caracciolo. Il sottosegretario, signor Presidente, è giunto ieri, trafelato, a discussione iniziata e ha affermato quanto segue (quindi riporto testualmente lo stenografico): “Mi scuso per il ritardo, ma poco prima di venire qui gli uffici del Segretario generale di Palazzo Chigi mi hanno comunicato che mi considerano senza delega e senza nomina a seguito delle dimissioni del Ministro Savona, per cui non potrei essere il rappresentante del Governo, men che mai sugli affari europei. Per cui non posso fare a meno di comunicarvi la mia strana situazione”. Guardate, è accaduto davvero ieri! Ad oggi noi non abbiamo avuto ancora risposte su chi è titolare della delega alle politiche europee! Noi meritiamo, quest'Aula e il Paese meritano un chiarimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): chi è il titolare del dicastero che si occupa di questo provvedimento? Chi sta seguendo per il Governo l'andamento delle politiche europee? Chi si occupa della partecipazione dell'Italia all'Unione, in un momento così delicato per la tenuta politica e la tenuta economica del Paese?

Guardate, è inaccettabile un tale livello di superficialità, di arroganza e di pressappochismo! Credo che il Governo debba preliminarmente, prima di iniziare ogni discussione sul provvedimento in esame, delle spiegazioni e dei chiarimenti, altrimenti diventa complicato, se non impossibile, proseguire nell'esame della legge europea. Non possiamo andare avanti senza sapere chi ha la titolarità delle deleghe in materia di politiche europee, chi è il nostro interlocutore, chi è il responsabile di questo settore! Chiamate Ghostbusters, chiamate Chi l'ha visto?! Cercate, trovate e dateci risposta, perché non possiamo proseguire in questo dibattito surreale!

Presidente, è di qualche minuto fa - perciò chiedo anche ai banchi del Governo un chiarimento - una dichiarazione, un'agenzia della Ministra Lezzi e del Ministro Moavero Milanesi, che hanno comunicato non al Parlamento del Paese, non al Parlamento italiano ma semplicemente alle agenzie, di essere loro titolari della delega per le politiche europee. Se questo fosse, sarebbe gravissimo: sarebbe uno schiaffo inaccettabile al Parlamento, perché loro lo hanno dichiarato all'esterno di quest'Aula e, comunque, non sono presenti qui, ora, a svolgere il dibattito insieme ai parlamentari della Repubblica italiana!

Credo che il Governo abbia l'obbligo e il dovere di essere serio nei confronti del Paese e chiarire una volta per tutte chi ha la delega e chi si occupa di politiche europee nel Governo: il sottosegretario a sua insaputa, Barra Caracciolo, la Ministra Lezzi, il Ministro Moavero Milanesi, il Presidente del Consiglio Conte? Non è possibile continuare in questo stato di confusione assoluta! Siamo alle comiche! Il Governo dimostri serietà e responsabilità nei confronti del Paese e chiarisca agli italiani qual è la situazione relativa al Dicastero delle politiche europee, altrimenti diventa impossibile proseguire in ogni discussione e dibattito serio e responsabile al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Come ho avuto già modo di dire ieri, il sottosegretario Barra Caracciolo è sottosegretario titolato da un giuramento che ha fatto e, quindi, a tutti gli effetti è qui nelle sue vesti di sottosegretario. Il Governo lo ha delegato formalmente a seguire questo provvedimento e quindi noi siamo in questa fase. Le deleghe, naturalmente, essendo il Ministro Savona dimissionario, sono tornate in capo al Presidente Conte. Se ci saranno novità, sono certo che il Governo, rispettando le procedure, ne informerà anche il Parlamento e in particolare questo ramo.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 8, che come lei ben sa attribuisce al Presidente il compito di assicurare il buon andamento dei lavori di questa Camera. Noi, nell'esame di questo provvedimento, ci siamo imbattuti in un fatto almeno singolare, che desideriamo sottoporre alla Presidenza, al Governo e al relatore, che vedo un po' distratto, ma fa parte della…

PRESIDENTE. Onorevole Borghi, siamo ancora in fase di avvio, però pregherei i colleghi di fare maggior silenzio, altrimenti sarà difficile questo avvio. Onorevole Borghi, prego, concluda il suo intervento.

ENRICO BORGHI (PD). Per la verità l'avrei appena iniziato.

PRESIDENTE. Il mio era un auspicio.

ENRICO BORGHI (PD). Certo. Dicevo che vi è un fatto molto singolare in questo disegno di legge che la Camera si sta apprestando a votare, perché questo disegno di legge è stato presentato dal Ministro per gli affari europei, il professor Savona, e all'articolo 11 reca delle disposizioni relative alla partecipazione alle aste delle quote di emissioni dei gas a effetto serra. Bene, questo articolo, signor Presidente, autorizza la Consob a presentare offerte nel mercato delle aste delle quote di emissione dei gas a effetto serra.

Ora noi ci troviamo nella singolare vicenda per la quale questo disegno di legge, presentato dal Ministro Savona, autorizza la Consob, oggi governata dal professor Savona, a svolgere determinate attività nell'ambito di questioni particolarmente delicate. Noi ci permettiamo di dover sottoporre a lei e al relatore questa particolarità e questa circostanza per un'analisi approfondita in ordine alla correttezza formale di questa procedura, perché qui abbiamo due elementi del tutto peculiari e particolari. Noi ci troviamo a dover approvare una legge di delegazione europea, che come ha ricordato il collega onorevole De Luca non è in pendenza del titolare del dicastero, il quale, però, prima di andarsene, ha presentato un disegno di legge per andare a fare il lavoro che oggi fa. Appare quantomeno singolare questa circostanza, ne converrà, signor Presidente. Vorremmo dal relatore e dal Governo delle parole di chiarimento circa il fatto che non sussistano conflitti di interessi o di competenza, in maniera tale che questa Camera possa deliberare e legiferare in maniera molto compiuta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghi. Sono certo che nel corso del dibattito il Governo e il relatore sapranno darle tutte le risposte del caso.

(Esame degli articoli - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.

Ricordo che, con riferimento all'esame della legge europea, l'articolo 126-ter, comma 4, ultimo periodo, del Regolamento….colleghi, chiederei maggior silenzio. Collega Sorte, collega Ribolla, cortesemente, chiederei maggior silenzio anche a voi.

Ricordo che con riferimento all'esame della legge europea, l'articolo 126-ter, comma 4, ultimo periodo del Regolamento dispone che gli emendamenti dichiarati inammissibili in Commissione non possono essere ripresentati in Assemblea.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della V Commissione reca una condizione sul testo del provvedimento, formulata ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Avverto che, per un mero errore tipografico, l'emendamento Zan 7.1 a pagina 5 del fascicolo degli emendamenti deve intendersi numerato come 9.1.

Avverto, inoltre, che fuori dalla seduta gli emendamenti De Luca 14.1 e Rossello 2.21 sono stati ritirati dai presentatori.

Avverto, infine, che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.100, 1.101, 15.100, 18.100 e 20.100, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

SERGIO BATTELLI , Relatore. Grazie, Presidente. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.2 Pettarin e 1.1 De Luca, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti 1.100 e 1.101 della Commissione.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Pettarin.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Per sottolineare il fatto che il numero legale era composto da 226 e questo emendamento è stato bocciato con 224 voti contrari, il che significa che questi lavori sono iniziati perché la minoranza ha svolto una funzione di carattere istituzionale e ha consentito che la maggioranza rimpinguasse i propri ranghi.

PRESIDENTE. Immagino le esprimeranno gratitudine.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 De Luca, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Su un lutto del deputato Fabio Rampelli.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Fabio Rampelli è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.

La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea (Applausi).

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2, al quale non sono state presentate proposte emendative dato che l'unico emendamento riferito all'articolo 2 è ritirato (Vedi l'allegato A).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

ENRICO BORGHI (PD). Volevo chiedere a quanto corrisponde il numero legale. Perché a me risulta che anche in questo caso la maggioranza non abbia raggiunto autonomamente il numero legale, per un voto se non sbaglio.

PRESIDENTE. Duecentotrentotto è il numero legale.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e degli articoli aggiuntivi ad esso presentati (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Qual è il parere della Commissione sui due articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 4?

SERGIO BATTELLI, Relatore. Presidente, articoli aggiuntivi 4.02 e 4.01 Magi, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.02 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

SERGIO BATTELLI , Relatore. Presidente, emendamenti 5.20 Cattaneo e 5.1 Montaruli, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.20 Cattaneo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Montaruli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SERGIO BATTELLI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 9.1 Zan.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere contrario sull'emendamento 9.1 Zan.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.1 Zan, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso delle proposte emendative, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sui due articoli aggiuntivi presentati.

SERGIO BATTELLI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi 11.01 Baratto e 11.02 Polidori.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi 11.01 Baratto e 11.02 Polidori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 11.01 Baratto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (FI). Presidente, l'articolo aggiuntivo proposto rappresenta quanto fatto da molti mesi a questa parte dal gruppo di Forza Italia e in particolare dal sottoscritto sulla materia della emissione delle note di variazione IVA nel caso di fallimento di una delle parti in un'operazione commerciale. È un tema di rilevanza finanziaria cruciale per le imprese che vale oltre un miliardo di euro. Provo a spiegarlo ai colleghi del Governo che evidentemente non vanno in un'impresa da un po', visto che, pur avendo approvato i nostri ordini del giorno, hanno sempre bocciato i nostri emendamenti. Quando in un'operazione commerciale qualsiasi la controparte fallisce, la fattura emessa dall'impresa venditrice rimane non pagata; tuttavia l'IVA viene comunque versata allo Stato e l'impresa si ritrova a dover anticipare denaro che non ha mai ricevuto. A causa dell'attuale normativa italiana recuperare quel denaro per l'impresa è - consentitemi un gioco di parole - un'impresa impossibile. Infatti quel denaro può essere recuperato solo al termine di una procedura fallimentare che in Italia dura anche più di dieci anni. Tutto questo è frutto dell'errata interpretazione di Agenzia delle entrate, Corte di Cassazione e Governo che di fatto congela risorse rilevantissime per le imprese che ben potrebbero essere spese in investimenti e creazione di posti di lavoro. La Corte di giustizia europea, infatti, ha bocciato l'attuale sistema e l'interpretazione resa dal Governo con la sentenza Di Maura-Agenzia delle entrate. Nessun organo dello Stato dal 2017 ha assunto un provvedimento di adeguamento al dettato europeo. Riprovo ancora una volta a sollecitare l'azione del Governo in sede di esame del provvedimento, ricordando che non c'è solo una nota sentenza della Corte di giustizia europea che vincola il nostro Paese a modificare l'attuale normativa, ma vi sono anche atti approvati, ordini del giorno in virtù dei quali il Governo ha assunto l'impegno di intervenire sulla materia. Tale impegno non lo aspettiamo solo noi come Forza Italia, ma se lo aspettano tutte le imprese italiane, che sicuramente con questo potrebbero davvero investire tanti denari sulla filiera commerciale e anche sulla filiera produttiva. Io mi auguro che il Governo davvero sia attento a queste normative, di cui sicuramente le imprese oggi, in un periodo di crisi come questo, hanno assoluto bisogno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia a questo emendamento, di cui condividiamo sia la ratio che la proposta. Quindi Fratelli d'Italia voterà a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.01 Baratto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.02 Polidori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Avviso che l'emendamento 14.1 De Luca è stato ritirato.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, maggior silenzio, cortesemente.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SERGIO BATTELLI, Relatore. Emendamento 15.100 della Commissione, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.100 della Commissione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SERGIO BATTELLI, Relatore. Emendamento 18.100 della Commissione, parere favorevole. Emendamento 18.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SERGIO BATTELLI, Relatore. Presidente, sull'emendamento 19.1 De Luca, parere contrario; emendamenti 19.2 e 19.4 De Luca, parere contrario; identici emendamenti 19.3 De Luca e 19.7 Vietina, parere contrario; emendamenti 19.5 e 19.6 De Luca, parere contrario.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 19.1 De Luca. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.1 De Luca, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.2 De Luca, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.4 De Luca, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 19.3 De Luca e 19.7 Vietina, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.5 De Luca, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.6 De Luca, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SERGIO BATTELLI, Relatore. Presidente, sugli identici emendamenti 20.20 Mazzetti e 20.21 Braga, parere contrario. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 20.100.

PRESIDENTE. C'è un articolo aggiuntivo, può dare il parere anche su quello? È il 20.01 Occhionero.

SERGIO BATTELLI, Relatore. Sì. Sull'articolo aggiuntivo 20.01 Occhionero, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Su tutte e quattro le proposte emendative, parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 20.20 Mazzetti e 20.21 Braga. Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 20.20 Mazzetti e 20.21 Braga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 20.01 Occhionero, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

SERGIO BATTELLI, Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Ricordo che, essendovi un'unica proposta emendativa, ed essendo quest'ultima interamente soppressiva, si voterà per il mantenimento dell'articolo.

Passiamo, dunque, all'emendamento 21.1. Boccia

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Grazie, Presidente. Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su questo emendamento, che appare un soppressivo, un semplice soppressivo, ma in realtà stiamo tentando - e mi piacerebbe che i colleghi di maggioranza ci ponessero un po' di attenzione - di rimediare ad una soppressione fatta dal Senato. Io, signor Presidente, se me lo consente, leggerei i nomi degli stabilimenti e delle città in cui insistono, perché deve essere chiaro che, se questo emendamento viene respinto, passa una modifica fatta al Senato - a mio avviso, con grande superficialità - che di fatto manda a casa almeno 1.500 prestatori d'opera e non consente a questi stabilimenti, già esistenti, di ottenere incentivi che erano stati normati dalla legge di bilancio 2016, normati nel 2015 e ancora normati nel 2016. Al Senato - non si capisce perché e vorrei che il sottosegretario lo spiegasse all'Aula - la maggioranza ha deciso di sopprimere una norma esistente da due anni, poi vorremmo capire perché con legge europea. Gli stabilimenti: A2A, termovalorizzatore di Bergamo, A2A, termovalorizzatore di Corteolona, Asia Ambiente, Italia Spa (Palermo), Elea Utilities, Tufino (Napoli), Elettrogas (La Spezia), Elettrogas Pugliano (Salerno), Esco Italia (Arezzo), Gruppo Saviola (Sustinente), Iren Ambiente (Piacenza), Lomellina Energia, Parona (Pavia) - lo sottolineo soprattutto ai colleghi della Lega Nord, ai quali consiglio di informarsi prima di votare questo emendamento - FTI San Candido (Dobbiaco), TCVVV Spa Tirano (Sondrio), Engie Servizi (Sellero). Questi stabilimenti non nasceranno, esistono già, hanno vissuto un periodo di accompagnamento allo sviluppo, quel periodo si è esaurito perché questi stabilimenti sono stati i primi a nascere in Italia relativamente alle biomasse, ai biogas e ai bioliquidi e poi, sulla base di una scelta che questo Parlamento ha fatto, questi investimenti sono stati rinnovati.

Ora, nel bel mezzo del periodo, il Parlamento sta decidendo di abrogare gli incentivi. Ovviamente, questa abrogazione, che è nella sovranità assoluta del Parlamento, determinerà la chiusura definitiva di questi stabilimenti e, ovviamente, il licenziamento di queste persone. Ora, io non so per quale furore ideologico questo emendamento sia stato fatto al Senato e contro chi è stato fatto, ma deve essere chiaro a quest'Aula che questo emendamento determinerà inevitabilmente la chiusura di quindici stabilimenti e la perdita di una serie di posti di lavoro. Io mi auguro almeno che il relatore, che spero abbia approfondito il tema, e il Governo prendano in considerazione l'ipotesi di un accantonamento, per consentire ai vertici dei gruppi di maggioranza di approfondire il tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Uno Stato di diritto non cambia le regole del gioco a gioco avviato, per cui questa norma non dovrebbe essere abrogata se non per il futuro, ma sicuramente non per situazioni già esistenti e già in essere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Per formalizzare la richiesta di accantonamento, tenuto conto del fatto che il relatore non si è espresso rispetto alle osservazioni, molto puntuali, del collega Boccia e credo che, rispetto a questo tema, a questo punto, sia obbligatorio che il relatore si esprima.

Noi chiediamo l'accantonamento.

PRESIDENTE. Il relatore?

SERGIO BATTELLI , Relatore. No, non accettiamo la proposta di accantonamento.

ENRICO BORGHI (PD). Ma perché?

PRESIDENTE. Onorevole Borghi, la risposta è “sì” o “no”, altro non posso estorcere, quindi se vuole formalizziamo la richiesta e poniamo in votazione l'accantonamento. C'è qualcuno che parla a favore o contro la richiesta? Prego, onorevole Borghi, immagino chieda di parlare a favore.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, io capisco che a volte è chiedere troppo l'argomentazione di un parere, però, a fronte delle motivazioni che sono state portate all'attenzione dell'Aula, parrebbe quantomeno doveroso che il relatore esprimesse nel merito la motivazione per la quale quest'Aula si accinge a votare un provvedimento che incide sull'attività imprenditoriale e, conseguentemente, sull'occupazione di numerose aziende e di numerosi cittadini italiani occupati, che, a seguito di questo provvedimento, potrebbero non avere più il posto di lavoro. Ma qui c'è un tema più generale, signor Presidente, perché, ancora una volta, questa maggioranza sta sdoganando l'idea che, nella patria del diritto, la certezza del diritto viene meno, così come accade su altre vicende; è di questa settimana la pantomima che ci sta facendo deridere in tutta Europa del Presidente del Consiglio, trasformatosi in azzeccagarbugli, sulla base di una motivazione per la quale alla TAV Torino-Lione sono stati emessi degli avvisi, però forse sono stati emessi dei bandi, però forse non si va avanti, però si continua, con un grandissimo interrogativo rispetto al fatto che, nel nostro Paese e negli investimenti nel nostro Paese, vi possono essere delle imprese che partecipano a dei bandi di gara che poi in corso d'opera possono essere annullati, con buona pace della certezza del diritto. Ora, traslando il concetto, mi pare che qui siamo esattamente nella medesima fattispecie: vi sono delle aziende, delle imprese che hanno avviato un percorso di investimenti, di assunzioni, di erogazione di servizi nei confronti di utenze, cittadini e territori e che, improvvisamente, per una norma che la maggioranza non ha neppure il coraggio di sostenere, ma che immaginiamo nascondere un pregiudizio di carattere ideologico nei confronti delle biomasse… Vorrei che vi fossero dei colleghi che si alzassero in Aula e avessero il coraggio di dire qui quello che hanno raccontato in giro per l'Italia rispetto a questi temi. Dopodiché però, cari colleghi della maggioranza, non parliamo più di economia di territorio, di filiera corta, di recupero dei boschi, di valorizzazione delle cooperative; non parliamo più di questi argomenti perché nei convegni siamo tutti bravi a riempirci la bocca, però poi, quando si viene qui, si vota e qui questo provvedimento va a colpire delle economie di territorio che hanno realizzato dei teleriscaldamenti, che hanno realizzato la valorizzazione e la produzione della selvicoltura ai fini della sostenibilità ecologica ed ambientale e questo provvedimento, colpendo queste misure, non fa nient'altro che fare un favore ai produttori di idrocarburi. E allora diciamoci la verità per come è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): con questa manovra, o meglio con questo articolo state facendo un favore - guardate un po' a chi - alle trivelle, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, state facendo un favore ai produttori di idrocarburi. E agli amici e colleghi della Lega dico che ci rivediamo poi sul territorio, quando si parla di valorizzazione delle nostre produzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, sull'accantonamento dell'emendamento 21.1 Boccia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 59 voti di differenza.

Poiché l'emendamento è soppressivo, votiamo direttamente il mantenimento dell'articolo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 21. Naturalmente chi è a favore dell'articolo, vota a favore, chi è contro vota contro, è abbastanza naturale, però lo ridico così non ci sono fraintendimenti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 44).

Passiamo adesso agli articoli aggiuntivi all'articolo 21.

Invito il relatore ad esprimere il parere.

SERGIO BATTELLI , Relatore. Sull'articolo aggiuntivo 21.02 Berlinghieri c'è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Va bene. E sull'articolo aggiuntivo 21.020 Magi?

SERGIO BATTELLI , Relatore. Sull'articolo aggiuntivo 21.020 Magi c'è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario con invito alla trasformazione in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'articolo aggiuntivo 21.02 Berlinghieri, su cui c'è un invito al ritiro. Onorevole Berlinghieri?

MARINA BERLINGHIERI (PD). Direi che accolgo l'invito al ritiro, vorrei però ricordare all'Aula che la penalizzazione per accesso alla pensione che riguarda tutti i part-time ciclici perdura nonostante la sentenza della Corte di giustizia europea e che i pareri ormai…

PRESIDENTE. Collega Berlinghieri, perfino io non la sento, quindi pregherei i colleghi… Prego, onorevole Berlinghieri.

MARINA BERLINGHIERI (PD). …che i pareri ormai uniformi della magistratura italiana di ogni ordine e grado abbiano accertato i diritti delle lavoratrici part-time ciclici e condannato l'INPS a riconoscere l'anzianità contributiva alle lavoratrici ricorrenti, nonché a farsi carico delle spese di giudizio. A ciò si aggiunge la mancanza di strumenti di welfare nel periodi due-tre mesi ogni estate per le lavoratrici e i lavoratori degli appalti scolastici, che incolpevolmente sono senza lavoro durante il periodo di sospensione scolastica.

Quindi nel trasformare l'emendamento in ordine del giorno, vorrei però avere rassicurazione da parte del Governo sull'impegno a risolvere la questione, data l'importanza e la gravità del tema.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Berlinghieri. Immagino che il Governo le risponderà in fase di parere sugli ordini del giorno.

Passiamo adesso all'articolo aggiuntivo 21.020 Magi, su cui c'è un invito al ritiro. Onorevole Magi?

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. No, non accetto e anche non comprendo l'invito al ritiro e anzi mi sarei atteso - almeno in ossequio a una interlocuzione parlamentare, a un dibattito - che ci fosse stata almeno una motivazione sulla richiesta di invito al ritiro. Perché vede, questo articolo aggiuntivo è quanto mai opportuno e di buon senso, perché lo scorso 24 gennaio la Commissione europea ha inviato alle autorità italiane una lettera di messa in mora, contestando l'incompatibilità di una serie di disposizioni normative in materia di appalti pubblici con le direttive dell'Unione. Tra queste norme c'è l'articolo 16, comma 2-bis, del Testo unico in materia di edilizia, che è un comma che venne introdotto dal cosiddetto decreto “Salva Italia”, varato ai tempi del Governo Monti; una disposizione che, volendo introdurre norme di una semplificazione che poi nei fatti non si è rivelata tale, consente agli operatori di realizzare direttamente le cosiddette opere di urbanizzazione primaria, le strade, le fogne, eccetera, utilizzando le somme che sono altrimenti dovute ai comuni a titolo di oneri concessori.

Il problema è che questo viene fatto al di fuori delle norme sul codice dei contratti e quindi senza le procedure a evidenza pubblica che sarebbero obbligatorie. Con questo articolo aggiuntivo noi consentiremmo al Parlamento di mettersi al riparo e di rimediare rispetto alla procedura annunciata e avviata dalla Commissione europea. Quindi, davvero è strano e incomprensibile sentire una richiesta di invito al ritiro. Era una norma introdotta con l'obiettivo di semplificazione, che, nei fatti – ormai è stato accertato in maniera ampia e incontrovertibile -, ha prodotto delle pratiche elusive di un'altra normativa fondamentale e di una regola fondamentale del nostro codice dell'edilizia e del codice dei contratti. Quindi, invito il Parlamento a votare a favore oppure il relatore a ricredersi.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 21.020 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, in quanto estranei all'oggetto del provvedimento e non riconducibili al contenuto proprio della legge europea, come definito dalla normativa vigente, i seguenti ordini del giorno: n. 9/1432-A/1 Tondo, che introduce la figura dell'operatore abilitato di supporto alle guardie venatorie; n. 9/1432-A/2 Nardi, volto a promuovere il riconoscimento del marchio geografico a tutela del marmo di Carrara, tale ordine del giorno corrisponde al contenuto dell'articolo aggiuntivo 5.01, già dichiarato inammissibile in Commissione.

Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere i pareri.

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, se potessimo avere una sospensione di cinque minuti perché nel seguire le votazioni non ho avuto modo di leggerli.

PRESIDENTE. Quindi, cinque minuti di sospensione. Ci sono dieci ordini del giorno, due inammissibili, quindi riprendiamo alle ore 15,40 (Commenti)….Signori, il Governo ha legittimità nel chiedere una sospensione di cinque minuti per guardare gli ordini del giorno.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,40.

La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 15,40.

PRESIDENTE. Cortesemente, se possiamo liberare i banchi del Governo, sempre che la telefonata lo consenta, collega. Qual è il parere del Governo, signor sottosegretario?

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Allora, per il primo nell'ordine, 1432, parere contrario.

PRESIDENTE. No, mi scusi, il 1432 non esiste. C'è l'ordine del giorno n. 9/1432-A/3 Cenni. Guardi, sono quei numeri scritti a penna. L'ordine del giorno n. 9/1432-A/1 Tondo è inammissibile, come ho già detto prima, e l'ordine del giorno n. 9/1432-A/2 Nardi anche.

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. L'ordine del giorno n. 9/1432-A/3 Cenni si accoglie come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1432-A/4 Battilocchio parere favorevole, ordine del giorno n. 9/1432-A/5 Berlinghieri favorevole, ordine del giorno n. 9/1432-A/6 Cattaneo contrario, l'ordine del giorno n. 9/1432-A/7 Pettarin si accoglie come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1432-A/8 Fitzgerald Nissoli favorevole, ordine del giorno n. 9/1432-A/9 Rossello si accoglie come raccomandazione e ordine del giorno n. 9/1432-A/10 Montaruli si accoglie limitatamente alla prima parte dell'impegno fino alla “puntualità dei pagamenti della PA”, fino alla proposizione “pagamenti della PA”.

PRESIDENTE. Benissimo, favorevole con riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1432-A/3 Cenni. Collega Cenni, accoglie la raccomandazione?

SUSANNA CENNI (PD). Presidente, vorrei capire perché l'ordine del giorno non è accolto pienamente dal sottosegretario. Se possibile, vorrei un supplemento di informazione.

PRESIDENTE. Sottosegretario, l'onorevole Cenni le chiedeva… colleghi, colleghi! L'onorevole Cenni chiedeva se era possibile accoglierlo così. Se lei conferma il parere, procederemo alla votazione.

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. In realtà…

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, mi scusi, la pregherei di alzarsi. Grazie.

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Stavo cercando di continuare l'attenta riflessione. In realtà, gran parte di queste cose sono già all'impegno del Governo, sono già oggetto di legislazione in atto. Questi come raccomandazione si innescano su degli impegni già in corso di normazione.

PRESIDENTE. Il Governo conserva il parere così espresso come raccomandazione. Onorevole Cenni, cosa facciamo, lo mettiamo in votazione o no?

SUSANNA CENNI (PD). Presidente, mi perdoni, ma l'impegno è solo la richiesta di fare un tavolo, non è che gli chiediamo di modificare il FER con questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Cenni, non entro nel merito.

SUSANNA CENNI (PD). Va bene, lo accettiamo.

PRESIDENTE. Bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1432-A/4 Battilocchio parere favorevole: va bene. Ordine del giorno n. 9/1432-A/5 Berlinghieri favorevole: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1432-A/6 Cattaneo parere contrario: lo mettiamo in votazione? Del gruppo di Forza Italia c'è qualcuno che mi ascolta? Onorevole Cattaneo? Viene ritirato, bene.

Ordine del giorno n. 9/1432-A/7 Pettarin accolto come raccomandazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1432-A/8 Fitzgerald Nissoli il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/1432-A/9 Rossello accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/1432-A/10 Montaruli c'è una riformulazione: va bene.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Occhionero. Ne ha facoltà. Colleghi, colleghi! Collega Stumpo! Colleghi, abbiamo le dichiarazioni di voto. Per consentire alla collega Occhionero di farla con serenità, pregherei chi vuole uscire di farlo rapidamente ed in silenzio.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Governo, la legge europea, assieme alla legge di delegazione europea che abbiamo già discusso e approvato in quest'Aula, è uno dei due principali strumenti attraverso il quale adeguiamo la nostra legislazione a quelle che sono le indicazioni e gli indirizzi dell'Unione europea. In particolare, con questo provvedimento ci poniamo lo scopo di prevenire l'apertura, oppure di porre rimedio, quindi attraverso la chiusura, di procedure di infrazione che possono colpire la nostra Italia.

PRESIDENTE. Collega Occhionero, mi scusi, ma mi sembra che i colleghi non hanno raccolto il mio invito. Colleghi, colleghi! Colleghi, se c'è un dibattito in atto, fatelo fuori. Prego, onorevole Occhionero, proviamo.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, Presidente. Dicevo che chiaramente questo non vuole essere uno strumento meramente burocratico, ma, in realtà, dovrebbe essere un provvedimento attraverso il quale ancora una volta ci interroghiamo su quale ruolo vogliamo dare alla nostra Italia all'interno dell'Unione europea.

È evidente che, negli ultimi tempi, anche a seguito delle scelte di questo Governo, il nostro Paese, da membro fondatore e da motore di un processo di integrazione europea, è passato, in realtà, a far parte del gruppo dei Paesi euroscettici, gli amici di Visegrád del nostro Ministro Salvini; ed è evidente che questa per noi è una scelta scellerata, che pone l'Italia ai margini delle istituzioni europee, perché non ci consente di intrattenere rapporti e alleanze proficue, e, soprattutto, tradisce un po' la nostra tradizione, quelli che sono i nostri rapporti storici con Paesi come la Francia e la Germania.

E, quindi, la riteniamo una scelta assolutamente autolesionista da parte del nostro Governo, che lo ha manifestato soprattutto nella scelta della gestione dei flussi dei migranti, perché sono proprio i veti posti da quei Paesi che ci portano ad assumere interamente da soli il carico della gestione dei flussi dei migranti.

L'Unione europea, così come i migranti, sono diventati per questo Governo il capro espiatorio per nascondere le loro inadeguatezze e le loro incapacità, ma noi non consentiamo che venga utilizzata ancora questa tattica e che si ponga come una foglia di fico messa davanti a nascondere le incapacità del Governo.

Noi, in realtà, riteniamo che comunque questo modello europeo vada corretto, perché proseguire su una logica ideologica di austerity certo non fa bene al nostro Paese, perché accresce le disparità sociali, perché in realtà aumenta la crisi e perché crea ulteriore sfiducia nel futuro e senso di precarietà che è sempre in aumento. E, ancor peggio, alimenta gli istinti nazionalistici e le ostilità. Infatti, questo Governo si caratterizza per una chiassosa rivendicazione in toni nazionalistici di una sovranità della nostra Italia conculcata dall'Unione europea.

Certo, è evidente che questo atteggiamento fa breccia soprattutto in quella parte della popolazione che si può ritenere politicamente più disarmata, e quindi anche più sensibile a quelle che sono le logiche di demagogia di questo Governo, però noi riteniamo che l'Italia e l'Unione Europea debbano riassumere brevemente e riconquistare la propria missione, che è quella che punta sul welfare, su una crescita equilibrata e sostenibile, su una giustizia sociale. E vogliamo, per fare questo, che l'Italia riconquisti il suo ruolo da protagonista in una rete di alleanze proficue e costruttive.

Noi siamo curiosi di vedere come questo Governo intenda porsi di fronte e al cospetto dell'Unione europea anche rispetto a quelle che sono le misure economiche, e non permetteremo che continui con una stantia retorica inutile, che certo non ci aiuta.

Noi siamo, come gruppo di Liberi e Uguali, sempre vicini a coloro che pagano il prezzo più alto di questa crisi, e però non vogliamo certo cadere nella trappola dell'assistenzialismo facile, dall'applauso veloce e immediato, che però rende la parte più marginale della popolazione sicuramente al cospetto della politica. Noi non vogliamo che la parte disagiata diventi clientelare del potere politico.

Ed ecco perché riteniamo che comunque questo provvedimento, tutto sommato, abbia fatto dei passi avanti rispetto a quello che è l'adeguamento della nostra normativa rispetto a tutto il contesto normativo.

Certo, però, c'è ancora tanto da fare: se pensiamo che lo scorso 24 gennaio l'Unione europea ha messo in mora, in altre sei occasioni, l'Italia e se pensiamo che le procedure di infrazione sono aumentate di 10 unità, passando dal numero di 62 al numero di 72, certo non possiamo non manifestare una seria perplessità e una preoccupazione rispetto all'atteggiamento del nostro Governo nei confronti dell'Unione europea.

Abbiamo cercato, con il nostro emendamento, anche di porre rimedio a un contrasto che c'è tra Italia ed Europa rispetto alla materia ambientalistica. Ecco, noi lo facciamo perché riteniamo davvero che bisogna contrastare ogni tipo di politica che ci mette e ci relega in una situazione e in una condizione marginale, isolandoci all'interno dell'Unione europea, però riteniamo che il piglio aggressivo di questo Governo certo non faccia bene.

E, allora, ecco il motivo per cui preannuncio il voto di astensione del gruppo di Liberi e Uguali su questo provvedimento perché c'era tanto da fare, tanto meglio e tanto di più, e noi continueremo a lottare, in maniera strenua, in nome di un'Italia più giusta, all'interno di un'Europa più sociale e più aperta (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, Fratelli d'Italia si asterrà su questo provvedimento, mentre ha modulato, come si è visto, la propria posizione nel merito su tutti gli emendamenti e si asterrà perché se è vero che la legge europea che andiamo ad approvare adegua il nostro ordinamento in via principale alle procedure di infrazione non possiamo, però, dare un giudizio totalmente positivo essendo, ad esempio, carente in merito alla procedura di infrazione n. 2143 del 2014 che la legge non affronta e che riguarda troppe imprese e aziende del nostro territorio. È vero, infatti, che l'Italia è stata richiamata sotto il profilo dell'inadempimento delle pubbliche amministrazioni verso le imprese fornitrici, ma è altrettanto vero che in questa legge il tema si affronta solo marginalmente, toccando gli imprenditori inadempienti verso le pubbliche amministrazioni, e non viceversa, e ci chiediamo il motivo.

Anche rispetto al resto dell'articolato il nostro giudizio non può che essere di astensione, volendo il Governo rimandare i temi cruciali. Solo alcuni esempi: si veda, ad esempio, la questione della stabilizzazione degli ex lettori di lingua straniera, per i quali il Governo si riserva l'ennesima proroga oppure la delega in bianco che la legge europea conferisce rispetto al mondo dell'artigianato di cuoio e pellame. E, allora, questo per noi è anche il modo per confermare, ancora una volta purtroppo, la nostra completa sfiducia rispetto a questa Europa che impedisce la tutela del made in Italy, l'impossibilità di imporre le etichette con l'indicazione dell'origine del prodotto, ad esempio, e che ci dice quale deve essere il livello di rumore di emissione di un tosaerba, ma non riesce a dare impulsi veri sulla strada di una vera omogeneità normativa. Non è euroscetticismo; sarebbe, invece, la volontà di dare un vero impulso alle normative europee e alla creazione di un'Europa più forte, che non vediamo realizzata in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Noi riteniamo che l'Europa debba tornare a essere l'Europa dei padri fondatori ma per arrivare a questo ragionamento è assolutamente importante ricordare, anche tecnicamente, che cos'è quello che noi oggi stiamo valutando e stiamo esaminando e tecnicamente quali sono i punti con cui abbiamo a che fare.

Ricordo a me stesso, con grande rapidità, che stiamo agendo sulla scorta della legge n. 234 del 2012 e ricordo che la legge n. 234 ebbe modo di rideterminare completamente il sistema normativo - chiamiamolo “comunitario” - che interessa il nostro Paese e ricordo in questo un articolo, importantissimo, l'articolo 1, che è quello che fissa i concetti di fondo, i principi fondamentali sulla cui scorta la nostra attività di Paese fondatore dell'Unione europea, prima, e di Paese assolutamente protagonista dell'Unione europea attualmente, si svolge. Lo leggo perché è assolutamente importante: “Articolo 1 (Finalità). La presente legge disciplina il processo di partecipazione dell'Italia alla formazione delle decisioni e alla predisposizione degli atti dell'Unione europea e garantisce l'adempimento degli obblighi e l'esercizio dei poteri derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, in coerenza con gli articoli 11 e 117 della Costituzione, sulla base dei principi di attribuzione, di sussidiarietà, di proporzionalità, di leale collaborazione, di efficienza, di trasparenza e di partecipazione democratica”.

Presidente, colleghi, queste non sono parole vuote: questi sono concetti fondamentali del nostro vivere quotidiano, della nostra modalità di atteggiarci ad essere cittadini comunitari. La legge europea, così come la legge di delegazione europea, non è un rito, tanto meno non è un rito vuoto, destinato solamente a formalmente adeguarsi a quelle che sono le previsioni della legge che ho appena citato. È uno strumento importantissimo che ci permette di capire a che punto il nostro ordinamento è arrivato ad adempiere ai principi comunitari, nel rispetto di quelle che sono le normative che l'Unione europea, grazie alle nostre delegazioni, anche per l'Italia prima costruisce e poi detta. Prima costruisce e poi detta e questo è uno dei punti fondamentali delle critiche che noi continuiamo a sottolineare rispetto all'atteggiamento del nostro Paese e dei nostri organismi nell'Unione Europea. Come tutti sappiamo, una normativa di riferimento comunitario ha una fase ascendente e una fase discendente e noi, come sistema Paese, siamo gravemente assenti nella fase ascendente, non riusciamo a incidere così quanto vorremmo, non riusciamo a essere presenti quanto sarebbe necessario nel momento più importante, nel momento topico, nel momento in cui si costruisce la norma, si costruisce la norma tanto regolamentare quanto la direttiva e, quindi, tanto, se è regolamentare, di diretta attuazione quanto, nella direttiva, naturalmente con la necessità di essere recepita.

Dobbiamo ricordare questi elementi, così come dobbiamo ricordare che quando, come abbiamo fatto oggi, trattiamo della legge europea trattiamo una sommatoria di temi estremamente diversi ma che questi temi non sono semplicemente una normativa omnibus, non sono una miscellanea di elementi che hanno poco a che fare l'uno con l'altro, ma sono quei momenti che permettono al nostro sistema di riuscire effettivamente ad adeguarsi a quello che è il quadro normativo di riferimento.

E qui, però, cominciamo a sottolineare alcune problematiche: un problema estremamente presente, che fa parte proprio del nostro essere in difficoltà nella partecipazione alla fase ascendente, è la numerosità dei procedimenti di infrazione con cui abbiamo a che fare, procedimenti di infrazione aperti nei nostri confronti e che poi, in sede di legge europea, si cerca di andare a depotenziare e a risolvere con le normative di riferimento.

Bisogna ricordare che risultano ancora molto consistenti le procedure pendenti a carico del nostro Paese: sono settanta, di cui sessanta per violazione del diritto dell'Unione e dieci per mancato recepimento delle direttive e, quindi, non si può che sottolineare che lo sforzo compiuto, per quanto importante almeno fin qui, dall'Esecutivo, non è sufficiente: non è sufficiente a ridurre in maniera adeguata il contenzioso, non è sufficiente a far sì che noi, Paese fondatore, titolato e titolare di un'importanza assoluta rispetto all'Unione europea, non riusciamo a essere capaci a dare adeguata attuazione alle normative a cui siamo tenuti e a cui dovremmo, per quanto riguarda l'iter di funzionamento, partecipare.

Ma, nonostante questo e nonostante il fatto che tutti quanti noi si sappia che in questo momento l'Unione europea ha delle grandi criticità, riteniamo, come Forza Italia, ma crediamo anche come italiani, che bisogna continuare ad essere favorevoli all'Europa (e lo siamo), un'Europa che, come Italia, abbiamo in maniera importantissima contribuito a costruire, un'Europa che come Italia riteniamo nostra, un'Europa dei cui vantaggi enormi, che sono quelli di cui abbiamo fruito siamo consapevoli, un'Europa che se non ci fosse stata, probabilmente non avremmo avuto modo di riuscire a vivere settant'anni di pace grazie a questo tipo di situazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E siamo anche convinti che, però, purtroppo, l'Europa di oggi non risponde pienamente all'Europa dei padri fondatori.

È un'Europa che viene percepita troppo spesso come lontana, distante, senz'anima, caratterizzata da eccessi di burocrazia e, citando quanto il mio collega Alessandro Battilocchio in sede di discussione generale, ha avuto modo di dire, dobbiamo ripetere con forza che servono certamente meno burocrazia, meno paletti, meno uscite infelici di commissari troppo spesso legati alle dinamiche interne dei loro Paesi, spesso Paesi piccolissimi, e meno proclami monotematici sulle austerità, sui conti, su algoritmi distanti dalla vita di ogni giorno. Servono, Presidente, invece misure e risorse adeguate nell'ambito del bilancio dell'Unione europea in favore di attività che permettano all'Unione europea di tornare ad essere un'Europa delle genti e dei popoli e non strettamente di una burocrazia troppo spesso troppo occhiuta per accorgersi di essersi rinchiusa in una torre d'avorio troppo lontana dalle esigenze di ogni giorno. Presidente, in conclusione Forza Italia ritiene che il provvedimento in esame - lo ripeterò fino alla noia - non sia un provvedimento vuoto ma che esso evidenzi un lavoro insufficiente fatto dall'Esecutivo, un lavoro che non ha preso in considerazione tutto ciò che avrebbe potuto prendere in considerazione e da affrontare, che non ha affrontato tutte le tematiche delle procedure di infrazione, che non si è spinto a cercare di risolvere il quadro per cui noi siamo partiti e per cui noi lavoriamo ogni giorno, per cui essere parte dell'Unione europea ci rende fieri e ci rende fieri di essere cittadini dell'Europa unita. A fronte di questo quadro, a fronte della disponibilità che Forza Italia ha sempre espresso a partecipare in maniera positiva all'attività di elaborazione dei contenuti normativi, a fronte - ce ne dispiace molto - del fatto che i nostri emendamenti non siano stati in alcun modo presi in considerazione, se non quando trasfusi in ordini del giorno - speriamo e confidiamo che questa parte almeno possa essere portata fino in fondo per poter permettere allo strumento normativo di essere ancora più adeguato, a fronte di questo elemento, ci sentiamo - lo preannuncio - di astenerci dal voto per quanto riguarda la votazione finale sul provvedimento ma ricordando che siamo europei, che lo siamo ogni giorno e che la soluzione alle criticità dell'Europa a cui oggi assistiamo non è meno Europa ma fortemente più, più, più Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Oggi discutiamo in Aula la legge europea. Prima di svolgere alcune considerazioni al riguardo, non possiamo però non ritornare sullo psicodramma che si è consumato in queste ore nel Governo e che ha enfatizzato ulteriormente, se possibile, il fallimento dell'Esecutivo nella gestione delle politiche europee. Ricordiamo che solo ieri abbiamo appreso della nomina del professor Savona a Presidente della Consob e delle relative dimissioni dalla carica di Ministro. Ora, da un punto di vista politico, questa vicenda conferma quanto noi abbiamo denunciato a più riprese: Savona era da tempo, forse da subito, isolato e nei fatti commissariato all'interno del Governo e ciò ha fortemente rallentato, se non annullato del tutto, l'azione dell'Esecutivo sui tavoli continentali. Mi domando, allora, cosa sia cambiato però in questi dieci mesi, cosa è successo in così poco tempo. Savona - ve lo ricordiamo, cari amici di Lega e Cinque Stelle - era il professore per la cui mancata nomina a Ministro dell'Economia e delle finanze avete avuto il coraggio vergognoso di paventare l'impeachment al Presidente della Repubblica. Questo era Paolo Savona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vi siete resi conto che forse oggi non era adeguato a ricoprire quel ruolo, allora forse dovreste chiedere scusa al Paese. Ma la nomina alla Presidenza della Consob alimenta anche un'altra considerazione critica legata alla inopportunità di una simile scelta a prescindere da profili di eventuale incompatibilità che l'Antitrust dovrà e potrà probabilmente rilevare. La Consob è un'autorità amministrativa indipendente che svolge una delicata attività di vigilanza: non è e non può diventare un dopolavoro in cui pensionare ministri non graditi o scomodi. La Consob è un organismo del Paese: non è proprietà privata della Casaleggio associati, della piattaforma Rousseau, della “Bestia”, la sua credibilità non può essere ferita con scelte puramente politiche. Basta utilizzare le poltrone per regolare i vostri conti interni; basta giocare con le istituzioni. Nel merito, guardate, la discussione di oggi all'apparenza tecnica e forse per qualcuno noiosa ha in realtà un significato politico molto significativo: per la prima volta gli amici di Lega e 5 Stelle si stanno rendendo conto che dietro le regole e le norme europee si nascondono previsioni che incidono sulla vita e sul futuro delle famiglie, delle imprese, delle aziende, degli enti pubblici del nostro Paese.

Sarebbe tutto normale se non fosse però che c'è un piccolo dettaglio: sono mesi e anni che voi amici Cinquestelle e Lega sostenete l'esatto contrario. Sostenete l'idea di un'Europa matrigna a causa di ogni male e difficoltà. Allora noi pretendiamo una spiegazione e un chiarimento una volta per tutte perché la dovete finire di vivere nell'equivoco e nell'ambiguità e dovete imparare ad assumervi le vostre responsabilità. Voi, guardate, siete quelli che hanno paventato l'ipotesi a più riprese di una Italexit, di un abbandono dell'euro, quelli che hanno invocato il cigno nero, fondi sovrani russi in soccorso delle finanze italiane; voi avete rappresentanti che con volgarità e violenza hanno calpestato gli appunti di Moscovici in conferenza stampa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), questo siete voi! Siete quelli che hanno avuto il coraggio di offendere Mario Draghi, al quale noi invece rivolgiamo un caloroso ringraziamento per il lavoro che sta facendo per l'Italia e per l'Europa in questi anni. Proprio voi allora, oggi, presentate al Parlamento un progetto di legge europea, con quale coraggio? La verità è che in questi mesi e in questi anni, per racimolare qualche voto in più, avete raccontato bugie e falsità nei confronti dell'Europa. Da disposizioni comunitarie come quelle in esame oggi, in realtà, dipendono piccole e grandi cose come, ad esempio, il riconoscimento delle qualifiche professionali; gli incentivi per gli impianti di biomasse, biogas e bioliquidi dai quali derivano migliaia di posti di lavoro; l'autorità competente in materia di dispositivi medici e diagnostici in vitro e soprattutto - udite, udite che forse qualcuno di voi è un po' distratto - la certezza e la rapidità dei pagamenti alle imprese che effettuano opere pubbliche per le amministrazioni locali e centrali perché, guardate, vi diamo una notizia: l'Europa finanzia le opere e le infrastrutture per creare crescita e sviluppo e vuole portarle avanti dando serietà e velocità ai pagamenti nelle pubbliche amministrazioni. Siete voi che volete bloccarle; siete voi che tornate indietro: spiegatelo voi alle aziende e alle imprese italiane che volete bloccare le grandi opere e i pagamenti alle imprese del nostro territorio. Allora il disegno di legge europea ci dimostra in modo inequivocabile che, grazie all'Europa e grazie al mercato unico e non grazie all'isolamento provocato dai sovranisti italiani, possiamo davvero aiutare e difendere gli interessi nazionali. Perché questo sia possibile il Governo italiano, anche un Governo incapace e incompetente come il vostro, avrebbe avuto un compito semplice in questi mesi: semplicemente adeguare il nostro ordinamento alle norme europee. Purtroppo però l'azione dell'Esecutivo al riguardo è stata fallimentare anche sotto questo profilo e sciogliamo un equivoco che è emerso ieri nel dibattito. Voi non state ponendo fine ad alcuni inadempimenti ereditati dal passato: è falso questo, è falso! È vero l'esatto contrario e non c'è bisogno di scienziati o maghi per leggere dati molto semplici: 7 giugno 2018, procedure di infrazione aperte nei confronti dell'Italia: 59; 7 marzo 2019, pochi giorni fa, procedure aperte di infrazione nei riguardi del nostro Paese: 74. Avete bisogno di altro per capire cosa avete provocato in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Quindici nuovi inadempimenti contestati in soli dieci mesi. Oggi porrete rimedio forse solo a cinque e ne rimarranno aperti ancora dieci. Allora il dato è semplice e lo rivendichiamo: noi, i Governi a guida PD, hanno dimezzato le infrazioni comunitarie passando da 121 a 59, recuperando credibilità e autorevolezza in Europa. Voi avete raddoppiato e battuto il record di Governo più prolifico per gli inadempimenti ai danni del Paese. Tra alcuni ancora aperti ve ne sono due che volevo rapidamente segnalare: forse non ne siete nemmeno a conoscenza. Il primo concerne il mancato recepimento della direttiva 2017/738 che modifica le regole sui limiti di piombo presenti nei giocattoli. Si tratta di una disciplina volta a evitare esposizioni supplementari dei bambini europei a questo materiale che può provocare effetti potenzialmente negativi sul loro sviluppo neurologico. Vi chiediamo e ci chiediamo perché il Governo, perché la maggioranza ha deciso di non trasporre questa normativa: è il frutto della vostra incapacità o vi sono altre ragioni tecniche, scientifico-ideologiche dietro questa scelta: non vorremmo che gli stregoni o i guru che vi indicano la strada abbiano delle remore e contestino anche questi dati scientifici. Sgombrate allora oggi il campo da ogni equivoco intollerabile. Basta scherzare sulla pelle dei bambini come avete fatto finora, provocando danni con le vostre scelte irresponsabili sui vaccini nelle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È quello che dovete smettere di fare: non tolleriamo più posizioni medievali che mettono a rischio la salute e la vita dei nostri figli.

La seconda infrazione ancora aperta riguarda la presenza eccessiva di ossidi di azoto nell'aria di tante nostre città che è determinata e causata dall'eccessivo traffico stradale principale responsabile di queste emissioni.

Allora, voi di fronte a queste emergenze, invece di ipotizzare nuove opere, invece di sbloccare i cantieri per arginare le emissioni della circolazione su gomma, fate e state facendo l'impossibile per bloccare le grandi infrastrutture ferroviarie come la TAV. Siete degli irresponsabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questo è il tema vero, questa è la vostra responsabilità maggiore.

Sapete che - come emerge dallo studio dell'Unione europea relativo al corridoio del Mediterraneo, lo studio che anche la società del vostro amato professor Ponti ha contribuito ad elaborare - tra i benefici che la TAV procurerà vi sono non solo 800 mila nuovi posti di lavoro, ma anche 26 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica in meno fino al 2030. Ciò nonostante, il Governo ha deciso di andare avanti per la sua strada sconsiderata: decide di non decidere, ha sbloccato procedure per 2,3 miliardi di euro di lavori ma con una clausola di dissolvenza. Abbiamo toccato il fondo, guardate.

Allora, è ora - lo diciamo a voce alta e forte - di dire basta ai giochi di prestigio, basta alle invenzioni da circo, basta agli azzeccagarbugli alle spalle del Paese, basta difendere quello che fate voi: un contratto di Governo più di un contratto internazionale. Basta difendere, anzi, un vero e proprio contratto di potere, che voi state portando avanti per restare incollati alle poltrone che occupate e riscaldate per bene.

Serietà: questo vi chiede il Paese, perché se c'è una cosa che si sta dissolvendo, guardate, e si è già dissolta, è la credibilità di questo Governo; non vi consentiremo di dissolvere anche l'autorevolezza del Paese.

Di tutte queste procedure, allora, e delle altre che rischiate di causare - penso a quelle sul debito e forse deficit eccessivo - voi siete pienamente responsabili. Dovevate sbattere i pugni sui tavoli europei, e invece in Europa non ci siete neppure andati!

Il fu Paolo Savona ha candidamente ammesso in Commissione di essere sbarcato a Bruxelles una sola volta in dieci mesi: ci rendiamo conto di cosa avete provocato, di cos'era il vostro Ministro per gli affari europei?

Salvini è latitante: se voleva ancora e davvero risolvere in modo strutturale i problemi migratori e della sicurezza, doveva partecipare ai Consigli giustizia e affari interni, in cui è risultato assente, assente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questa è la sua presenza in Europa: nulla! Altro che twittare sui mojito, Nutella, Milan o Sanremo. Conte, se voleva aiutare il Paese, doveva recuperare autorevolezza, invece di lasciare le deleghe in bianco del suo voto alla Cancelliera Merkel, com'è accaduto troppe volte in Europa.

Dovevate, allora, cambiare la politeia europea, dovevate acquistare autorevolezza, peso e forza in Europa; e, invece, l'unica cosa che avete acquistato sono i libri, 300 copie del libro di Savona al Ministero per gli affari europei. Questo avete acquistato voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Noi dobbiamo allora fare una battaglia per un'Europa sociale, solidale, un'Europa migliore. Però, voi non siete per questo: voi siete per un ritorno al passato, per la chiusura delle frontiere, per la chiusura alla circolazione delle idee, della cultura e dei valori. Voi siete quelli che si alleano con i gilet gialli in Francia: è vergognoso! Noi saremo orgogliosamente dall'altra parte, perché noi siamo invece per creare e difendere un'Europa che emozioni, che appassioni, che coinvolga emotivamente 500 milioni di cittadini. Noi siamo per concretizzare e rafforzare il sogno di quella generazione Erasmus, che hanno immaginato e cullato…

PRESIDENTE. Grazie.

PIERO DE LUCA (PD). Antonio Megalizzi, Valeria Solesin, Fabrizia Di Lorenzo. Noi siamo per questa Europa, un'Europa migliore, più generosa, più coraggiosa.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Luca.

PIERO DE LUCA (PD). Un'Europa della speranza e non della paura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Presidente, Governo, colleghi e colleghe, io voglio annunciare il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier sulla legge europea 2018, e lo farò con un taglio indubbiamente concreto: forse con meno foga rispetto a chi mi ha preceduto, ma sulla base di tutto un lavoro che abbiamo svolto in questi mesi. Un lavoro lungo, un lavoro intenso, un lavoro dettato dalla necessità di rispondere a quello che è l'obiettivo, quello che è l'obiettivo della legge europea, vale a dire sanare le infrazioni o porre rimedio a quelli che sono i rischi di incorrere in futuro in infrazione; ma l'abbiamo svolto tenendo conto del diritto europeo, ma anche e soprattutto di quello che è l'interesse dell'Italia. Questo è stato l'obiettivo che ci siamo posti fin da subito, e questo è l'obiettivo che sono certo abbiamo raggiunto nel produrre gli emendamenti, nell'arrivare al testo definitivo.

Dicevo un lavoro lungo: un lavoro lungo perché la ragione fondamentale è che ci siamo trovati a dover sanare infrazioni, o comunque a toccare le più svariate materie. Questo è fondamentalmente il problema di questa Unione europea: un'Unione europea che norma tutto, che legifera su tutto, che controlla qualsiasi recepimento che l'Italia va ad effettuare nel proprio ordinamento e che, quindi, obbliga i Paesi membri, Italia compresa, a ritornare successivamente ancora sugli argomenti e sulle direttive…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Maggioni, non volevo interromperla, ma il rumorio dell'Aula, anche dei suoi colleghi, mi costringe a chiedere cortesemente maggior rispetto per il collega che sta intervenendo.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Grazie, Presidente. E, quindi, dicevo: un'Unione europea che norma tutto. Basti pensare che la legge europea 2018 tocca materie come il riconoscimento delle qualifiche professionali, le professioni di agenti d'affari, le rivendite dei tabacchi, le transazioni commerciali, l'uso dei termini “cuoio” e “pelle”, l'arresto europeo, gli esaminatori per quanto concerne le patenti di guida, i diritti aeroportuali, il trasporto di beni in franchigia, le emissioni di gas serra, le fabbricazioni dei medicinali, le apparecchiature elettriche e - badate bene - addirittura sfalci e potature. Questi sono gli argomenti su cui, in questa legge europea, abbiamo dovuto porre rimedio rispetto alle infrazioni o ai rischi di incorrere in infrazioni.

E, allora, a questo punto, viene in mente il famoso, e a questo punto direi famigerato, principio di sussidiarietà: quel principio che ci hanno insegnato essere alla base, o quantomeno che doveva essere alla base, dell'Unione europea, tant'è vero che viene ricordato, tale principio, nei trattati dell'Unione europea. Un principio che è bene ribadire in quest'Aula, che è bene ricordare in quest'Aula, quando recita che se un ente è capace di svolgere bene un compito, l'ente superiore non deve intervenire.

Bene, allora dinanzi alla quantità di materie smisurata su cui l'Unione europea norma la vita di tutti noi, e tenendo conto del principio di sussidiarietà, a questo punto delle due l'una: o gli enti nazionali e locali sono considerati dall'Unione Europea incapaci di rispondere alle necessità dei propri cittadini, oppure abbiamo, con queste normative, la prova provata che questa Unione europea ha di fatto azzerato l'identità e azzerato la sovranità degli Stati e dei popoli che ne fanno parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Nonostante questo, dicevo, abbiamo svolto un grosso lavoro, abbiamo migliorato ulteriormente quello che era il testo che è stato licenziato dal Senato, e credo che abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Per questo devo dare atto di un lavoro, una collaborazione che c'è stata all'interno della Commissione.

Ringrazio il relatore, il presidente Battelli, per quanto abbiamo fatto in questi mesi di lavoro; e credo, proprio per entrare nel merito dei provvedimenti, che ci siano due emendamenti che hanno caratterizzato, in particolare, il miglioramento di questo testo.

Il primo emendamento credo sia l'emendamento all'articolo 1 che introduce una prova attitudinale, un tirocinio per i medici, gli odontoiatri, gli infermieri provenienti da altri Paesi membri. Perché vede, signor Presidente, noi eravamo dinanzi ad una situazione tale per cui i nostri giovani neolaureati, formati dalle nostre università, rischiavano di vedersi scavalcati rispetto a professionisti che arrivavano da altri Paesi membri. Io credo che, con questa normativa, noi abbiamo ottemperato a quella che è la libera circolazione all'interno dell'Unione europea, ma abbiamo anche riconosciuto quello che dev'essere un principio sacrosanto, vale a dire che, nel nostro Paese, ci vuole almeno la parità per quanto concerne la possibilità di prestare in modo professionale un'attività: quindi, i nostri giovani non devono venire dopo i giovani degli altri Paesi membri.

Un altro passaggio importante è stato migliorare ulteriormente l'articolo 17, proprio su sfalci e potature: siamo riusciti ad inserire, appunto tramite un emendamento a mia firma, la possibilità per i comuni di andare avanti a gestire questi prodotti senza generare ulteriori costi, senza generare ulteriori difficoltà a quella che è già una gestione complicata da parte dei sindaci e degli amministratori comunali. Quindi, come dicevo, si è ottenuto, a mio modo di vedere, il massimo che si poteva raggiungere. È stato un lavoro importante, è stato un lavoro che ci trova soddisfatti, quindi, per questo motivo, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier alla Legge europea 2018 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galizia. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Presidente, gentili colleghi, ci avviamo alla conclusione dell'iter della Legge europea. Essa, insieme alla legge di delegazione europea, che delega il Governo al recepimento delle nuove direttive dell'Unione, ha la finalità di prevenire l'apertura o consentire la chiusura di procedure di infrazione e di permettere l'archiviazione dei casi di precontenzioso EU Pilot per adeguare l'ordinamento nazionale ai contenuti del diritto europeo.

Ciò detto, prima di entrare nel merito del provvedimento, permettetemi di esprimere alcune riflessioni, con una vena che vuole essere tutt'altro che polemica, ma meramente costruttiva e propositiva; anzi, considerando l'ambito, direi euro-propositiva. Se pur con alcune riserve in virtù del principio di attribuzione, persiste un atteggiamento di apertura nei confronti dei nuovi interventi dell'Unione, non solo per continuare a portare avanti gli impegni assunti negli ambiti già di sua competenza, come gli aspetti economici, finanziari e sociali, ma anche per potenziarli e ampliarli a livello di politica estera, di difesa, di politica energetica e in altri settori di intervento, al fine di affrontare le sfide globali, raggiungere una migliore qualità della vita e farsi carico in maniera più soddisfacente di problemi quali la disoccupazione, l'immigrazione, il terrorismo, sempre nel rispetto dei principi di proporzionalità e sussidiarietà, che disciplinano l'esercizio delle competenze dell'Unione europea. In altre parole, le sfide che ci troviamo davanti hanno bisogno di un'Unione europea diversa e propositiva: migrazioni, flussi di richiedenti asilo, differenze religiose, crisi, austerità, disoccupazione, scarsa competitività, burocrazia, sprechi e messaggi poco chiari. A più di sessant'anni dalla firma del Trattato di Roma, sono molti i problemi con i quali gli europei devono confrontarsi ed ai quali bisogna trovare soluzioni concrete e non più rinviabili. E proprio perché l'Europa in questa fase sembra sempre più carente di risposte e priva del dinamismo necessario, dobbiamo insistere e continuare a credere che si possa arrivare ad una svolta positiva, un cambiamento radicale e in meglio di una struttura fondamentale per il vecchio Continente.

In questi anni, le politiche comunitarie hanno dato maggiore risalto agli equilibri di bilancio piuttosto che agli squilibri microeconomici e territoriali, questo è sotto gli occhi di tutti. Il buonsenso ha lasciato spazio ai calcoli vacui e superficiali, perdendo di vista la radice dei problemi e aprendo in definitiva le porte europee a disoccupazione e povertà. Il dialogo politico tra le istituzioni nazionali ed europee è sembrato perdere via via sempre più smalto, e non è errato pensare che alcune decisioni prese a Bruxelles abbiano contribuito a logorare e disincentivare questi rapporti. Eppure, solo un rinnovato dialogo politico basato su una collaborazione concreta e di larga visione tra le istituzioni nazionali e quelle dell'Unione può risollevare le sorti europee. Dobbiamo quindi raddoppiare gli sforzi - lo ripeto: dobbiamo raddoppiare gli sforzi -, per ottenere dall'Unione risposte davvero efficaci ai principali problemi dei cittadini, come la disoccupazione, la sicurezza e la gestione dei flussi migratori regolari. Oggi più che mai c'è bisogno di un'Unione europea veramente forte, senza dubbi, per i nostri cittadini e per tutto il mondo, un'Unione capace di pensare in modo strategico, che condivide la stessa visione e che lavora in maniera coerente per la realizzazione. È evidente che dovremo ripensare il modo in cui questa Unione e le sue istituzioni funzionano, ma la direzione di marcia la conosciamo, e passa per la democrazia e per la partecipazione dei cittadini. Su questo non possiamo permetterci alcuna incertezza.

Tutto ciò premesso, e venendo al disegno di Legge europea in discussione, ringrazio innanzitutto i colleghi, sia quelli della nostra Commissione sia quelli di tutte le Commissioni interessate, per il contributo, che è stato costruttivo, e perché hanno fornito e dimostrato la sensibilità nei confronti della tematica di cui oggi abbiamo discusso. Complessivamente, al disegno di legge abbiamo introdotto diversi emendamenti, ed il provvedimento finale si compone di disposizioni che intervengono nei seguenti settori: libera circolazione di persone, servizi e merci, giustizia e sicurezza, trasporti, fiscalità, dogane e aiuti di Stato, diritto d'autore, tutela della salute umana e ambientale. Il provvedimento interviene dunque in una pluralità di materie, di natura eterogenea, alcune delle quali, le prevalenti, di esclusiva competenza statale.

In seno alla Commissione politiche dell'Unione europea si è in particolare intervenuto sulla questione geo-blocking, espressione questa che fa riferimento a pratiche impiegate da venditori online per imporre limitazioni discriminatorie alle vendite transfrontaliere su Internet. Nello specifico, l'emendamento, inserito nel corso dell'esame del provvedimento in sede referente, è volto ad impedire i blocchi geografici ingiustificati e altre forme di discriminazione basate sulla nazionalità, sul luogo di residenza o sul luogo di stabilimento dei clienti nell'ambito del mercato interno del commercio online. Inoltre, il provvedimento si occupa della designazione dell'autorità competente in merito. In particolare l'Autorità garante della concorrenza e del mercato viene individuato quale organismo responsabile a livello nazionale dell'adeguata ed efficace applicazione del regolamento europeo, mentre a livello comunitario sarà il Centro nazionale della rete europea per i consumatori l'organismo competente a fornire assistenza ai consumatori in caso di controversia tra un consumatore e un professionista, ai sensi del medesimo regolamento europeo. In altre parole, con questo intervento si è deciso di inibire quell'insieme di pratiche con le quali i negozi online limitavano gli acquisti dei clienti che si collegavano ai siti di altri Paesi dell'Unione europea e applicavano loro condizioni di vendita diverse. Ora, per chi si trova in un Paese dell'Unione europea, è possibile fare acquisti online su tutti i siti e-commerce dei Paesi dell'Unione europea, senza essere bloccati dai venditori perché non si risiede nello Stato del venditore stesso.

Senza dilungarmi oltre nell'esame dei contenuti ben noti del provvedimento, è chiaro a tutti come esso rappresenti uno strumento normativo di estrema importanza, dal momento che mira ad archiviare alcune procedure di infrazione e di casi EU Pilot, cioè quelle procedure di precontenzioso che sono una sorta di dialogo informale tra Stati membri e Commissione dell'Unione europea per evitare l'apertura di un iter di infrazione vero e proprio, ma anche e soprattutto un provvedimento che serve a prevenire l'apertura di nuove procedure, garantendo la piena attuazione dei regolamenti, degli accordi internazionali e delle normative dell'Unione.

In particolare, secondo i dati più recenti forniti dal Dipartimento per le politiche europee, il numero delle procedure a carico del nostro Paese è aumentato, ed è attualmente pari a 72, di cui 62 per violazione del diritto dell'Unione e 10 per mancato recepimento di direttive. Numeri importanti, che esigono un impegno rigoroso e puntuale, impegno che il MoVimento ha dato prova di spendere in questa legge, con l'obiettivo di archiviare le procedure d'infrazione e restituire agli italiani quel senso di fiducia e di appartenenza europea che è alla base di un progetto e di un'idea di Europa condivisa. E anche con la Legge europea ci muoviamo in questo senso, il senso giusto. Per questo, come MoVimento 5 Stelle non possiamo che esprimere parere favorevole alla Legge europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1432-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1432-A:

S. 822 - "Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2018" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

Sul tragico incidente aereo del 10 marzo scorso.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, come sapete, lo scorso 10 Marzo un aereo dell'Ethiopian Airlines con 157 persone a bordo si è schiantato pochi minuti dopo il decollo da Addis Abeba. Nessuno è sopravvissuto a questo terribile incidente. Tra le vittime ci sono anche otto italiane e italiani: Paolo Dieci, presidente della rete delle ONG Link 2007 e del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli, Sebastiano Tusa, archeologo e assessore ai beni culturali della regione siciliana, Carlo Spini, Gabriella Viciani e Matteo Ravasio, componenti della ONLUS Africa Tremila, Maria Pilar Buzzetti, Virginia Chimenti, Rosemary Mumbi, che lavoravano per il World Food Programme, l'Agenzia delle Nazioni Unite, che si occupa di emergenza, soccorso, ricostruzione e sviluppo, soprattutto nei Paesi colpiti dai conflitti. Questi nostri connazionali sono stati accomunati da un tragico destino, ma soprattutto da una passione ideale, che li aveva portati ad impegnarsi in un percorso di vita e professionale al servizio della cooperazione internazionale e dello sviluppo. La volontà di adoperarsi per il progresso economico, sociale e culturale delle persone che vivono ai margini del pianeta, per garantire loro migliori condizioni sanitarie e prospettive per il futuro; sono state queste le coordinate ideali che hanno ispirato le loro scelte e motivato le loro missioni in contesti difficili e lontani. Erano persone comuni, dunque, che hanno compiuto grandi e piccoli gesti di straordinaria solidarietà, contribuendo a testimoniare lo scambio e la condivisione tra popoli quale unica strada da percorrere per il progresso della famiglia umana. Siamo pertanto profondamente grati a queste italiane e italiani, come ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La loro passione ideale è un motivo di orgoglio per il nostro Paese, un patrimonio di inestimabile valore, che non dovrà essere disperso e dimenticato.

Tutta la Camera oggi si stringe ai familiari delle vittime, ai quali esprimiamo la nostra più sentita solidarietà, oltre al sostegno affinché sia fatta piena luce sulle cause e sulle responsabilità di questa tragedia.

Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 535 - D'iniziativa dei senatori: Castellone ed altri: Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione (Approvata dal Senato) (A.C. 1354); e delle abbinate proposte di legge: Zolezzi ed altri; Massimo Enrico Baroni ed altri; Cecconi; Carnevali (A.C. 84-753-811-1229) (ore 16,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1354: Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione; e delle abbinate proposte di legge nn. 84-753-811-1229.

Ricordo che nella seduta dell'11 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 1354)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.

Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.

Nessuno chiedendo di intervenire per dichiarazione di voto, pongo in votazione l'articolo 1.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Nel frattempo, salutiamo anche gli studenti e gli insegnanti del liceo statale “Alessandro Manzoni”, di Caserta, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori odierni (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1354)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che l'ordine del giorno n. 9/1354/5 Alaimo è stato ritirato dal presentatore.

Nessuno chiedendo di intervenire, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. L'ordine del giorno Novelli n. 9/1354/1, cosi come gli ordini del giorno n. 9/1354/2 Boldi e 9/1354/3 Zolezzi, così come l'ordine del giorno n. 9/1354/7 Gemmato, appena pervenuto, riguardano la possibilità di impegnare il Governo per il reperimento di ulteriori risorse per il funzionamento dei registri tumori. Chiaramente, il Governo farà il massimo possibile per cercare di reperire tali risorse, pur nella evidenza attuale che siamo nell'invarianza economica per questo tipo di provvedimento, ma c'è il nostro impegno sicuramente, anche guardando alle risorse interne, di poter contribuire in qualche maniera per rendere attuativa questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Grazie, signor sottosegretario, quindi per essere più chiari, sull'ordine del giorno n. 9/1354/1 Novelli, il parere è favorevole?

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì, sull'ordine del giorno n. 9/1354/1 Novelli il parere è favorevole, così come pure sull'ordine del giorno n. 9/1354/2 Boldi, che riguarda sempre le risorse, e così come sull'ordine del giorno n. 9/1354/3 Zolezzi.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/1354/4 Lapia?

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. L'ordine del giorno n. 9/1354/4 Lapia riguarda i tumori rari. Chiaramente, i tumori rari fanno parte del registro tumori, quindi sono impliciti, sono inclusi in questo tipo di registro, è un ordine del giorno di buonsenso, c'è l'impegno del Governo. Quindi, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1354/5 Alaimo è stato ritirato. Sull'ordine del giorno n. 9/1354/6 Savino?

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. L'ordine del giorno n. 9/1354/6 Savino è condivisibile, quindi il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/1354/7 Gemmato?

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sull'ordine del giorno n. 9/1354/7 Gemmato, come ho già detto, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Quindi, gli ordini del giorno sono tutti con parere favorevole e non credo che nessuno voglia metterli in votazione.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1354)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Rostan. Ne ha facoltà.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie, Presidente. La mia terra di provenienza, nobile Campania felix, da tempo è tristemente nota come “Terra dei fuochi”, chiamata così per il drammatico fenomeno dei roghi tossici di rifiuti abbandonati per strada e caratterizzata con questo nome per tutto l'ampio fenomeno del trattamento dei rifiuti, che ha visto in quel perimetro sommarsi impianti legali con quelli illegali, senza che a volte si riuscisse davvero a distinguere le differenze.

Su quel territorio c'è una vera emergenza ambientale che chiede da tempo bonifiche sul passato, controllo sul presente e un progetto per il futuro. Nulla di tutto questo, purtroppo, si è realizzato, mentre tante sono state le promesse, le false partenze e le attese.

Riporto questo esempio proprio perché qui i dati disponibili più volte in questi anni segnalano un aumento dei tumori rispetto alle medie nazionali e regionali, patologie, ricoveri, mortalità. I numeri in quest'area sono d'allarme sociale e sono diverse le indagini: al lavoro il Progetto Sentieri, e studia il perimetro dei 55 comuni della “Terra dei fuochi” anche l'Istituto superiore di sanità, che nell'ultimo aggiornamento scrive che si osservano eccessi di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori o eccessi di tumori del sistema nervoso centrale, questi ultimi anche nella fascia 0-14 anni.

Certo, il collegamento con gli sversamenti legali, gli interramenti di rifiuti speciali e con i roghi tossici viene naturale, ma sappiamo che c'è un dibattito nella comunità scientifica sui cosiddetti nessi di causalità fra incidenza tumorale e fattori specifici di inquinamento; una correlazione che in realtà sui territori è molto sentita ed è vissuta sulla pelle, sulle storie familiari, sui drammi, sull'incredibile sequenza di fatti collegati e vicini tra loro. Di recente, anche il Ministro Costa ha annunciato studi e verifiche proprio sul nesso di causalità. Aspettiamo di avere ulteriori riscontri documentali, anche se il livello di emergenza per la salute delle persone per una situazione di così profondo inquinamento ci sembra già certificabile.

Di sicuro, proprio la situazione della “Terra dei fuochi” ci dice come appaia indispensabile la conoscenza per l'azione: se non acquisiamo tutti i dati a disposizione, se non studiamo i territori, le persone, le patologie, se non ci rendiamo conto scientificamente e statisticamente dei fatti, non interverremo. E allora gli studi e i registri servono e serve soprattutto una legge come questa in discussione, che è il frutto di un lavoro condiviso e ampio, partito dalla scorsa legislatura, poi transitato in questo, che si è correlato anche ad atti del Governo della passata legislatura e che, dopo il via libera del Senato, arriva finalmente ad un punto finale, con la collaborazione di tutti i gruppi e di tutte le provenienze.

Istituire la rete nazionale dei registri tumori e dei sistemi di videosorveglianza, integrando e mettendo in rete i diversi registri già operativi in molte regioni e in alcune province del territorio nazionale con la creazione di un riferimento istituzionale presso il Ministero della salute è un traguardo fondamentale per tenere aperto il focus su una patologia drammatica, insidiosa, che include il 27 per cento dei decessi in Italia, secondi solo alle malattie cardiovascolari, e tuttavia aggredibile e curabile.

Proprio i registri dei tumori sono uno strumento fondamentale anche per organizzare la strategia di attacco a questa patologia. In molte nazioni europee la registrazione dei tumori avviene ovviamente su localizzazioni, ma viene inserita in un quadro nazionale. In Italia, purtroppo, siamo molto in ritardo, abbiamo registri attivi in realtà locali, quasi sempre regionali. Abbiamo 47 registri territoriali, vari sistemi di sorveglianza, 15 registri nazionali di patologie specifiche. Non siamo all'anno zero, quindi, ma monitoriamo solo il 60 per cento della popolazione residente totale. È chiaro che si tratta di numeri insufficienti, bisogna allargare la conoscenza tutto il territorio e bisogna mettere in rete le informazioni.

L'importanza di un registro nazionale dei tumori viene segnalata proprio dalla comunità scientifica. Dobbiamo conoscere la diffusione di una patologia in base a popolazioni e dati locali, in modo da individuare incidenze, correlazioni con fattori di rischio, con situazioni ambientali, con stili di vita individuali, con meccanismi anche evolutivi, in modo da conoscere il fenomeno, da intervenire sulle cause, da orientare le scelte sanitarie, i finanziamenti e le azioni con uno sguardo mirato.

PRESIDENTE. Onorevole Rostan, abbia pazienza, mi scusi, ho provato a non interromperla, ma quando si passa dal chiacchiericcio agli urli in Aula, mi sembra veramente difficile. Pregherei anche di lasciare il Governo in pace, grazie. Mi scusi, onorevole Rostan.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie. Questa proposta di legge costruisce la Rete nazionale, attiva un meccanismo di coordinamento nei flussi dei dati dei registri delle regioni e delle province, struttura misure per la custodia e la sicurezza dei dati e disciplina la maniera con la quale essi vengono resi disponibili per la conoscenza, soprattutto alla comunità scientifica.

Il registro nazionale ci consente anche una riflessione seria sui livelli essenziali delle prestazioni, misurando le disparità territoriali che esistono e sono ancora oggi particolarmente gravi.

Questa legge è un punto di partenza, mette ordine tra i mezzi esistenti, crea uno strumento indispensabile, ma da cui si parte per un approccio diverso a tutto il tema della salute rispetto alla patologia tumorale. Bisognerà parlare di farmaci, di qualità delle cure, di accesso ai farmaci innovativi, bisognerà discutere di prevenzione e, quindi, di politiche vere per la salute che intersecano quelle per l'ambiente, per l'educazione e per l'accesso ai servizi. Tutto questo richiede impegno e investimenti; non si fa a costo zero, non si fa con la cosiddetta “invarianza finanziaria”. Anche questa legge non mette un euro sul tema: si istituisce il registro nazionale ma a risorse invariate, il che significa che mancherà, anche in questa occasione purtroppo, quella spinta decisiva al cambio di passo. Noi sulla salute delle persone dobbiamo investire di più, il che significa mettere più soldi sul servizio sanitario nazionale. La spesa sanitaria era al 6,8 per cento del PIL nel 2014; è scesa al 6,6 per cento nel 2018 e scende al 6,4 per cento nel 2019. L'ultima legge di bilancio ha confermato questa tendenza. Il Fondo non si incrementa abbastanza rispetto ai bisogni e, anzi, scende rispetto al PIL. Rimane il superticket, restano lunghe liste di attesa, aumentano le famiglie che rinunciano alle cure, cresce la migrazione da regione e regione e il ricorso a cure private. Un quadro complessivo negativo a cui poco servirà un registro nazionale se non si accompagna ai dati anche la volontà politica di investire risorse sulle azioni. Noi di Liberi e Uguali abbiamo dato un contributo nelle Commissioni per il via libera a questa legge e voteremo a favore della norma. Consideriamo l'istituzione del registro un passo avanti ma sulle politiche per la salute c'è ancora da lavorare e anche molto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Finalmente siamo all'approvazione di questa importante misura, cioè della proposta di legge di istituzione della rete nazionale dei registri dei tumori. Dico “finalmente” perché ha avuto un iter difficile nella passata legislatura e si è arenata; dico “finalmente” perché arriva alla luce questo provvedimento e arriva anche come riconoscimento a tutti quegli operatori sanitari, a quel mondo scientifico ma anche a quelle tante persone che hanno una diagnosi di tumore e alle famiglie che aspettavano uno strumento strategico così importante e assente nella nostra Italia, un registro che potesse mappare e monitorare la situazione dei tumori a livello nazionale.

È un tassello fondamentale e mancante di quella materia che vede l'Italia come un'eccellenza a livello europeo e mondiale, perché in Italia ci sono anche delle cose bellissime che accadono e la cura, il trattamento e la diagnosi dei tumori è quello che rappresenta in Italia il fiore all'occhiello dell'iniziativa nel mondo della salute e nel mondo scientifico, perché mi va di sottolineare proprio in quest'Aula che l'Italia è tra le nazioni in Europa che ha le migliori cure in ambito di trattamenti di tumori, è la nazione tra le migliori al mondo, addirittura, che ha i farmaci e anche le migliori prescrizioni e in un'Italia in cui troppo spesso parliamo di ciò che non va, troppo spesso parliamo delle nefandezze, dobbiamo anche raccontarci, invece, di quanto straordinari sono gli italiani, gli operatori sanitari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che a volte in difficoltà, in solitudine e in mancanza di risorse riescono a dare quelle risposte che spesso questo Governo non riesce a dare: medici, infermieri, personale che si occupa della diagnosi, che fa veramente quasi dei miracoli, cose straordinarie.

E, allora, quello che mancava alla nostra Italia, a questa eccellenza, era proprio un registro nazionale e questo perché noi riusciamo - pensate - a far sì che tre milioni di persone dopo una diagnosi di tumore continuino a vivere. Noi riusciamo a far sì che 900 mila persone guariscano dal tumore, cioè possano avere la stessa possibilità della popolazione generale di riavere un tumore e, quindi, ritenersi guarite. Ma oltre a questi aspetti notevoli, evidentemente aspetti che ci rinfrancano, purtroppo i tumori ancora mietono vittime e purtroppo di tumore ancora si muore. È la seconda causa in Italia di mortalità: dopo le patologie cardiovascolari si muore in Italia di tumore e a morire sono ancora troppe persone perché nel 2017, per esempio, sono morte più di 170 mila persone. Ogni giorno muoiono 485 persone di tumore. Oggi, purtroppo, moriranno questo numero di persone: 485. E, allora, non possiamo rimanere indifferenti e, allora, certamente questo Parlamento aveva il compito e il dovere di dare delle risposte concrete e di introdurre un registro come questo, che possa dare il giusto supporto alla ricerca ma anche alla prevenzione, alla diagnosi, alla cura e che possa, per esempio, intervenire anche con un'opera di coordinamento e di correlazione tra quell'aspetto che è legato all'inquinamento ambientale e anche all'incidenza dei tumori, perché sì che c'è bisogno di un registro nazionale che possa dare delle risposte alla Terra dei Fuochi e, quindi, a quei 90 comuni che si trovano tra Napoli e Caserta per capire che cosa accade in quelle terre ma anche una risposta per l'Ilva di Taranto, che sì ha un registro locale ma che manca della possibilità di fare dei confronti e, quindi, di sancire quanto possa essere pericoloso l'inquinamento in quella terra. E, quindi, il Parlamento certamente non può rimanere indifferente a tutto ciò, non può farlo e deve intervenire.

E, allora, questa misura, sottosegretario Bartolazzi, non può far altro che cercare anche di dare una risposta rispetto a un Governo che troppo spesso non ha dato delle risposte e su questo vediamo i tagli in sanità perché dobbiamo ricordarci come nella legge di bilancio noi abbiamo avuto una diminuzione di 600 milioni di euro nella spesa per la sanità e non possiamo non ricordarcelo perché proprio in questi giorni ci stiamo occupando della “quota 100” e, quindi, della pensione di cittadinanza, di come questa misura non dia la giusta attenzione, invece, al turnover degli operatori sanitari. Infatti, il 35 per cento degli operatori sanitari sono oltre i sessant'anni e con la “quota 100” quindi inevitabilmente rischiano di andare in pensione e inevitabilmente il nostro sistema sanitario, che è già in una situazione di grande compromissione, si troverà con meno operatori della salute.

E poi, non ultimo, mi permetto di dire che questo Governo ha confuso molto in termini di salute anche per quanto riguarda i vaccini e non ha dato di certo delle risposte concrete che siano legate a una sicurezza, a un'affidabilità, alla possibilità di dare certezza ai nostri italiani, perché nelle dichiarazioni continue di autocertificazioni, di proroghe, in ultima anche della richiesta di far accogliere all'interno delle scuole i bambini che non hanno vaccinazioni, ha proposto una continua retromarcia che ha lasciato gli italiani in una notevole confusione e ha soffiato sul fuoco dell'incertezza e delle paure proprio nell'ambito dei vaccini, dimenticandosi che l'Italia è fra le cinque nazioni, insieme a Nigeria, Pakistan, Romania e India, per malattie a causa della presenza di non vaccini. Questa è una cosa vergognosa e a fronte di questo allarme sanitario ci doveva essere un'unica parola molto chiara: quella che i vaccini vanno sostenuti, promossi e i nostri italiani, soprattutto i più piccoli, vanno tutelati nella possibilità di avere una salute e una sanità che li possa garantire.

A fronte di questa grande mancanza del Governo noi gioiamo della possibilità che ci sia l'introduzione di una rete nazionale dei registri dei tumori, perché diventa una risposta oggi abbastanza isolata nelle risposte che il Governo dà, ma per questo è ancora più importante e fondamentale e può dare, quindi, qualche certezza e qualche tutela della salute e, soprattutto, per i più bisognosi, per chi sta lottando per la conquista della propria vita, per chi lotta ogni giorno per sconfiggere la morte e poter quindi continuare a vivere.

Di questo provvedimento, quindi, noi certamente siamo a favore dell'introduzione del registro nazionale e certamente applaudiamo un altro aspetto che è quello del riconoscimento che viene dato al terzo settore, a quel mondo del volontariato. Oggi - pochi minuti fa - abbiamo commemorato la morte di volontari, quei volontari che erano nell'Ethiopian Airlines. L'abbiamo fatto con un minuto di silenzio, l'abbiamo fatto con le parole sentite del Presidente, ma in questo momento mi sembra importante sottolineare che lo stiamo facendo all'interno di un provvedimento e quindi - ancor più importante - in cui riconosciamo il ruolo del terzo settore e di tutti quei volontari che sono vicini ai più sofferenti.

Perché quando una persona ha una diagnosi di tumore certamente ha bisogno di personale sanitario che possa accompagnarlo nella cura e nel trattamento ma ha bisogno di una comunità di persone, di una comunità umana, che possa sostenerlo nei momenti di difficoltà, di crisi, di incertezza perché sta lottando per la propria vita. E riceve quelle risposte dal Terzo settore, dai volontari che ogni giorno pongono l'interesse dell'altro e i bisogni dell'altro come prima cosa, come priorità nella propria vita. Troppo spesso ce lo dimentichiamo. Anche in questo caso, in legge di bilancio, rischiavamo di minare il Terzo settore: noi come opposizione, come Fratelli d'Italia, siamo intervenuti per far sì che le misure della legge di bilancio non vessassero quel mondo così bello fatto dai volontari italiani e invece nella proposta di legge in esame per fortuna troviamo attenzione verso di esso.

In ultimo, però - spiego in questo modo il motivo del nostro voto di astensione - vi è la previsione dell'articolo 7: a me rincuorano le sue parole, sottosegretario, sul fatto che farete ogni sforzo per trovare i fondi. Certo i fondi sono fondamentali; una legge senza economie è una legge vuota di forma e non di sostanza. Noi ci aspettiamo dal Parlamento, ci aspettiamo dal Governo che la forma sia sempre legata alla sostanza e, quindi, confidiamo nelle sue parole e nel suo impegno; monitoreremo con puntualità per far sì che le sue parole e l'approvazione dell'ordine del giorno diventi un fatto e che il provvedimento con i decreti attuativi, unitamente ai fondi, possa diventare una realtà per gli operatori sanitari, per tutte le persone che lottano contro il cancro, per le loro famiglie perché, se loro sfidano la morte e la vincono, questo Parlamento deve sfidare a volte l'indifferenza e la mancanza dei fondi in leggi come queste. Quindi saremo qui a controllare e vigileremo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente. Devo dire che oggi con l'approvazione della proposta di legge in esame vediamo una bella pagina dei lavori della Camera. Essa è stata condivisa da tutti i gruppi politici; il percorso è stato abbastanza lungo e in alcuni momenti travagliato, visto che arriva dalla legislatura che ci ha preceduto. Anche noi di Forza Italia abbiamo sollevato la criticità che è legata alla mancanza dei fondi per attivare e per dare compiutezza alla proposta di legge ma devo sottolineare l'accoglimento dell'ordine del giorno anche di Forza Italia che, secondo il nostro punto di vista, non è solo un accoglimento formale ma è un accoglimento anche umano da parte del sottosegretario Bartolazzi che si è impegnato con parole chiare a cercare di dare soluzione a tale parte del problema. Qui noi diamo fiducia al sottosegretario e in questo caso al Governo perché riesca davvero a dare compiutezza a questa importante proposta di legge. Essa, una volta approvata, diventerà pienamente operativa quando verranno approvati anche il regolamento che individuerà e disciplinerà i dati che potranno essere inseriti nella Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e dei sistemi sanitari regionali identificati per ciascuna regione e provincia autonoma e il decreto per l'istituzione del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione con particolare attenzione alle aree più critiche del territorio. È evidente, sottosegretario, che questa è la prima fase. L'approvazione della legge è la prima fase di un percorso che potrà avere ancora ostacoli e difficoltà e che passa a qualcun altro che non è il legislatore ma è il sistema: il sistema burocratico-amministrativo dei funzionari che devono davvero metterci la testa da subito e devono cercare di realizzare il regolamento e il decreto nel miglior modo possibile e nel più breve tempo possibile. Vorrei anche spendere due parole per dire che è importante anche sradicare i pochi ma importanti casi di persone che si affidano alla pseudoscienza al pari di quello che accade con i No Vax.

Noi abbiamo l'obbligo di cercare, attraverso l'informazione e attraverso la formazione e può avvenire anche attraverso gli enti del Terzo settore, di divulgare il più possibile la scienza perché solo attraverso la scienza e attraverso lo studio e la ricerca si possono dare risposte vere a persone che a volte ritengono di essere anche ingiustamente senza speranza. L'abbiamo visto ieri in discussione generale: ormai da molti tumori si guarisce e si può anche pensare ad una vita lunga e priva di complicanze nel momento in cui si riescono a dare risposte attraverso i farmaci che sono in continua evoluzione. E qui naturalmente una parola va anche spesa sul fondo per i farmaci innovativi. Sappiamo che sul Fondo per i farmaci innovativi qualche incertezza ancora aleggia; sappiamo che il Fondo dei farmaci innovativi è importante venga utilizzato nel modo migliore ma sappiamo anche che, all'interno della proposta di legge, si pone ancora e giustamente l'attenzione sull'utilizzo e sul monitoraggio dei farmaci innovativi e anche questo è un passaggio importante al pari di quanto è importante - l'hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto - il monitoraggio dei rischi professionali. Quante volte in questo Paese abbiamo avuto - pensiamo agli esposti all'amianto – centinaia di persone, a volte migliaia, che si sono ammalate e che sono morte senza sapere perché e a decenni di distanza ancora non sono state date risposte per cercare perlomeno di compensare alle famiglie il lutto e le sofferenze che hanno subito. Allo stesso tempo, va sottolineata l'attenzione che, all'interno della proposta di legge, è stata data ai tumori rari perché, in effetti, il tumore raro, che menzioniamo tutti costantemente con frequenza, su cui sembra vi sia un'attenzione altissima, in realtà, rimane a volte a veleggiare senza avere un punto di ancoraggio, un punto di attacco. Riteniamo che il fatto che sia menzionato all'interno della proposta di legge sia molto, molto importante. È chiaro che il tema delle risorse - l'ho detto all'inizio - è un tema vero, è un tema serio, però è anche vero che, su questa legge, dobbiamo tutti aprire una fiche di credibilità e di fiducia verso tutti quanti noi, che siano maggioranza o che siano minoranza, perché, su questo argomento, non ci saranno scuse, su questo argomento tutti dobbiamo dimostrare la più buona volontà e la ricerca delle soluzioni, che siano anche soluzioni finanziarie.

Gli obiettivi e i benefici attesi sono molteplici e non riguardano solo la prevenzione, come abbiamo detto, la diagnosi, la cura di queste importanti patologie ma anche, e questo è un altro aspetto importantissimo, la verifica della qualità delle cure. Lo ripeto: la qualità delle cure. Quante volte una persona è curata ma è curata senza qualità. È anche un aspetto psicologico: molte volte ci si può aiutare a guarire se si sente di essere accompagnati e sostenuti nel modo migliore in un percorso difficile in cui le cure sono anche molto invasive. L'umanità delle cure è altro aspetto importantissimo ed è anche uno degli aspetti su cui, all'interno delle aziende sanitarie ospedaliere, si sta lavorando ma forse non si lavora abbastanza, è tutto a macchia di leopardo. Ci sono alcune situazioni di eccellenza ed altre in cui purtroppo il personale che manca - ripeto: il personale che manca, che siano medici o infermieri - rischia il burnout e incomincia ad avere un distacco rispetto alla malattia e al malato che non possiamo permetterci ma non possiamo permettercelo soltanto se diamo un contributo reale. Anche qui c'è il tema delle risorse, anche qui c'è il tema dell'occupazione, anche qui c'è il tema dei concorsi che purtroppo a volte non sono sufficienti, anche qui c'è il problema della sanità concorrente con le regioni. Insomma il problema è molto complesso ma noi dobbiamo metterci la testa; dobbiamo cercare la condivisione il più possibile.

Questo forse non sarà un percorso semplice, anzi non è un percorso semplice, ma è necessario che ci sia la volontà di tutti.

C'è la valutazione dell'assistenza sanitaria, come dicevo, ma anche la ricerca scientifica condotta sui temi oncologici. Il sottosegretario lo sa bene: la ricerca scientifica è fondamentale, noi non possiamo demandare la ricerca scientifica soltanto ai privati; dobbiamo tornare, come è stato, a riappropriarcene, almeno in parte. Noi abbiamo delle eccellenze e dobbiamo fare in modo che queste eccellenze funzionino al meglio delle loro potenzialità.

La Rete nazionale dei registri dei tumori è decisiva quindi per raccogliere, valutare ed organizzare in modo continuativo e sistematico le informazioni più importanti in tutti i casi di neoplasia, e anche le relative variazioni territoriali e temporali.

Concludo dicendo ancora una cosa. Penso che il percorso sarà realmente valutabile nella sua efficacia fra qualche anno. Ciò non toglie, però, che fra qualche anno, indipendentemente dalla nostra presenza in quest'Aula, tutti quanti noi potremmo sentirci orgogliosi se avremo partecipato ad un processo positivo, che darà i risultati che la gente, i cittadini e le cittadine di questo Paese si aspettano: perché come è stato ricordato, il tumore è la seconda causa di morte, ma è anche una causa di sofferenza immane per chi ne è colpito e per le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzo Nervo. Ne ha facoltà.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Presidente, ci sono molti motivi di soddisfazione per questo testo normativo che finalmente vede la luce dopo che questa Camera, già lungo la scorsa legislatura, aveva espresso la volontà collegiale di approvarlo.

Il primo motivo sta nel verificare l'intenzione, comune a tutte le forze politiche presenti in questo Parlamento, di rafforzare la strategia della lotta ai tumori attraverso l'acquisizione condivisa di dati, di informazioni sanitarie, di rilievi epidemiologici acquisiti e trattati con scientificità, per farne un fattore importante di conoscenza condivisa, di sapere comune.

In un'epoca dominata dalle fake news, dall'improvvisazione, dal rifiuto dell'evidenza scientifica, dall'opinione in luogo della scienza anche in ambito sanitario, della sanità prêt-à-porter, a cui troppo spesso una certa politica fa occhiolini di complicità irresponsabile, un investimento sistematico sui dati, su un approccio scientifico e metodologico rigoroso, sulla certezza delle informazioni, sull'autorevolezza e la scientificità delle fonti appare un evento dai tratti rivoluzionari, meritevole di una sottolineatura.

Un secondo motivo di soddisfazione sta nel vedere realizzata attraverso la volontà parlamentare un'incompiuta: da decenni esistono i registri tumori in Italia, da decenni manca una rete certificata e riconosciuta che garantisca un'organicità a questo strumento, tale da garantire una lettura aggiornata e condivisa della patologia oncologica nel nostro Paese.

Dare stabilità e solidità alla Rete nazionale dei registri dei tumori significa dotarsi di uno strumento utile alla ricerca delle cause del cancro, utile ad una valutazione sull'efficacia dei trattamenti a partire da quelli farmacologici più innovativi, utile alla progettazione di interventi di prevenzione primaria e secondaria: penso, ad esempio, agli screening di popolazione, ancora oggi offerti in modo così disomogeneo nel nostro Paese. Uno strumento utile ad affrontare le diseguaglianze di salute che attraversano questo Paese intorno a determinanti ambientali, sociali ed economici, che potranno così essere meglio studiati nei loro effetti ed auspicabilmente affrontati, non solo evocati.

I dati ci dicono dell'urgenza di compiere un ulteriore passo, un ulteriore salto di qualità nella lotta ai tumori: mille nuove diagnosi di patologia oncologica al giorno, 370 mila ogni anno. Numeri crescenti anche grazie alla capacità accresciuta di diagnosi, e per fortuna in tanti casi anche di diagnosi precoce, che travolgono e sconvolgono la vita di tante persone, di tante famiglie.

Ma sono tante, sempre di più, circa 3 milioni e mezzo sono stimate nel 2018, anche le persone che vivono in Italia con pregressa diagnosi di tumore; come vi sono oltre 15 mila donne che vivono con patologia oncologica in forma metastatica.

Attualmente, in Italia (veniva già ricordato), vi sono 49 registri tumori, con il limite di coprire meno del 70 per cento della popolazione nazionale, con difficoltà di relazione fra loro e senza un coordinamento nazionale dei dati acquisiti.

Il provvedimento che affrontiamo può dare l'impulso per superare questo limite e per colmare il gap rimanente, strutturando un servizio e delle informazioni comuni a tutto il Paese.

Già nel decreto-legge cosiddetto Balduzzi del 2012 si indicava con chiarezza l'obiettivo di una rete, di un coordinamento sistemico dei registri dei tumori; sette anni dopo si colma un vuoto che appare finanche strano, se si pensa - è stato ricordato - alle performance che il nostro Paese può vantare nel campo della ricerca, in campo farmacologico e nella presa in carico terapeutica della malattia oncologica. Un esito importante, che consente anche di dare certezze a chi opera in campo oncologico e della prevenzione oncologica, che ha spesso dovuto agire sulla base della volontarietà e del buon senso per implementare le informazioni sanitarie dei registri tumori esistenti, senza specifiche tutele, ad esempio, rispetto alla complessità della normativa sulla privacy.

E, poi, vi è il referto epidemiologico di popolazione: uno strumento utile a rilevare informazioni sullo stato di salute della popolazione residente in una determinata zona, a valutare ad esempio i rischi professionali di alcune categorie di lavoratori, a identificare i determinanti di salute e altresì ad individuare fattori di carattere sociale, economico, educativo ed ambientale che abbiano una rilevanza scientificamente determinata, che determinano una maggiore incidenza delle diverse patologie oncologiche nelle varie aree del Paese.

Tuttavia non mancano - è stato già detto - anche i motivi di preoccupazione. Il primo sono le risorse messe a disposizione per questo obiettivo ambizioso della Rete dei registri dei tumori: zero. Questo provvedimento contiene, infatti, la formula magica che agevola ogni iter legislativo, ossia la clausola di invarianza finanziaria. Va costruita una rete nazionale, implementato il registro tumori laddove non esiste ancora, costruita una banca dati nazionale; vanno realizzati investimenti sulle tecnologie affinché siano intellegibili e si parlino, garantendo un semplice ed efficace scambio di dati; vanno garantite professionalità dedicate. Tutto questo dovrebbe essere fatto senza spendere un euro di più: un ossimoro o, peggio, l'alta probabilità di dover ricalibrare al ribasso gli obiettivi condivisi di questo disegno di legge. In questo senso, ovviamente fanno piacere le parole che ha espresso il sottosegretario, e la disponibilità anche rispetto agli ordini del giorno presentati.

Un tema, quello delle risorse, che sta nel più ampio tema del rischio, di cui ci sarà bisogno di discutere molto in quest'Aula, del definanziamento del Sistema sanitario nazionale, di una diminuzione preoccupante delle professionalità sanitarie, che “quota 100” peggiorerà; e, conseguentemente, della qualità dei servizi che da tempo i professionisti impegnati in prima linea denunciano, in una crescente, quanto fin qui inascoltata, preoccupazione.

Allora, auspico che lo stesso spirito unitario e la stessa comune volontà che registriamo oggi si manifesti all'unisono anche nella sessione di bilancio, sia in riferimento al finanziamento di questa legge, sia più in generale ad un investimento nella sicurezza dei cittadini che è la sanità, la garanzia di avere servizi di qualità che rispondano efficacemente ai propri bisogni di salute.

E, infine, un'ultima sottolineatura: l'attuazione di questa legge sarà possibile solo in un quadro di forte cooperazione istituzionale fra le regioni e lo Stato, ognuno dentro ad un quadro di responsabilizzazione rispetto all'obiettivo. Non si realizzerà, questo obiettivo come altri obiettivi in campo sanitario, se prevarrà uno spirito competitivo, o peggio di deresponsabilità, che individui nell'altro livello istituzionale il limite all'attuazione di un avanzamento del fronte dei diritti alla salute dei cittadini, che uscirà solo invece da una volontà di rilanciare una comune azione ognuno dentro le proprie responsabilità.

E, quindi, l'attuazione di questa norma diventa un piccolo, ma significativo banco di prova di questa maturità istituzionale, che credo ci farebbe un gran bene anche per affrontare in modo serio il tema della rivendicazione dell'autonomia decisionale in ambito sanitario, e non solo.

Insomma - e concludo, Presidente -, siamo di fronte ad un buon lavoro di questo Parlamento, ad una collaborazione fra le forze parlamentari piuttosto inedita in questa legislatura, intorno all'obiettivo importante di rafforzare la strategia di prevenzione e di lotta contro il cancro nel nostro Paese. Starà a tutti noi dimostrare, oltre il voto di oggi, la coerenza necessaria per essere all'altezza di questo obiettivo.

Per tutte queste ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boldi. Ne ha facoltà.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Presidente, colleghi, siamo arrivati alla fase finale, in cui ci stiamo avvicinando al voto finale, definitivo, su questo provvedimento, e devo dire che mi spiace un po' che se ne siano andati i ragazzi che erano prima in tribuna, perché avrebbero avuto la possibilità di vedere come, quando si parla di provvedimenti che vanno nel merito della salute e di quello che può essere di giovamento ai nostri cittadini, quest'Aula ritrova improvvisamente quell'unità che spesso manca. Sarebbe stato bellissimo, per questi ragazzi, vederlo.

Abbiamo già parlato molto ieri, abbiamo già detto molte cose in discussione generale, abbiamo già evidenziato quanto fosse necessario un provvedimento che riuscisse a mettere in comunicazione i quarantasette registri regionali più i quattro servizi speciali che già esistono, perché è fondamentale che i dati siano rilevati in modo omogeneo, secondo regole assolutamente precise, che i dati possano essere scambiati, che ci possa essere un approfondimento di tutte quelle che possono essere le situazioni locali di inquinamento, perché sappiamo, purtroppo, che molti tumori sono provocati da situazioni ambientali. Io vengo da un territorio, che è la provincia di Alessandria, dove purtroppo abbiamo Casale Monferrato, ma non solo, anche tutta la zona intorno, dove ci sono moltissimi casi di mesotelioma per problemi che l'amianto ha provocato. Altri hanno parlato della Terra dei fuochi, quindi ogni territorio ha i suoi problemi.

È stato già detto che è un provvedimento a invarianza di spesa, e questo naturalmente non ci piace, l'ho già detto ieri. Sono stati, però, accolti dal Governo numerosi ordini del giorno, tutti che dicono di trovare a tutti i costi delle risorse. Però, permettetemelo, qui faccio una considerazione diversa: direi che dovremmo anche cercare, quando parliamo di sanità, di non usare più la parola “costo”, perché comunque, se la nostra ottica di affrontare il problema è che comunque la sanità è solo un costo, non ne usciamo più. Credo, invece, che dovremmo pensare che tutto quello che facciamo per cercare di fare prevenzione e per cercare di innovare può trasformare il costo sanitario in un investimento, investimento per la salute, perché è molto meno costoso prevenire che avere poi, per anni, dei pazienti che vanno curati e assistiti.

Giusto investire in innovazione, perché abbiamo ormai dei farmaci innovativi - e parliamo anche di farmaci su base genetica - che aiutano moltissimo a curare alcuni tipi di tumore. Grazie a questi farmaci spesso una parola che normalmente viene usata con un senso di resa, cioè “cronicizzazione”, sta diventando invece una parola di speranza, perché spesso moltissimi tumori gravissimi, grazie a questi farmaci, si cronicizzano, permettono però la vita delle persone, che possono continuare a stare in famiglia, a lavorare, a fare una vita assolutamente normale.

Allora, credo che una volta di più questi ordini del giorno che noi abbiamo presentato – anche se spesso si dice: va be', un ordine del giorno non si nega a nessuno -, in questo caso non credo che debba essere così, credo che debba esserci veramente un impegno fortissimo - fortissimo! - per trovare le risorse che servono. E sono assolutamente certa che sarà così, perché sono certissima che su questo tema tutta l'Aula, tutte le forze politiche si impegneranno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La ringrazio. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti della scuola media “Mattia Preti”, di Catanzaro. Benvenuti a seguire oggi i nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Presidente, ci accingiamo ad approvare in via definitiva la proposta di legge che istituisce la Rete dei registri dei tumori e del referto epidemiologico. Cosa vogliono dire? Vuol dire che la proposta a prima firma Castellone, approvata al Senato, che ha raccolto le proposte della scorsa legislatura dei deputati Baroni sui registri dei tumori e Zolezzi sul referto epidemiologico prendono vita, ma vuol dire soprattutto che c'è stato un lavoro trasversale di tutto il Parlamento, già nella scorsa legislatura, anche con atti governativi. Penso al DPCM del marzo 2017, che ha contato 148 registri di patologia nel nostro Paese, penso a questa legge, ma penso anche agli atti governativi successivi, che determineranno la fase attuativa, per capire chi dovrà raccogliere i dati e in che modo, quali saranno i dati relativi alla privacy. L'ISTAT certifica che ogni giorno, in Italia, ci sono 490 decessi per tumore. Il 70 per cento della popolazione italiana è coperta dai registri dei tumori, ma noi, con questa legge, vogliamo che il 100 per cento della popolazione sia coperta dai registri dei tumori. Vogliamo che ci sia un referto epidemiologico, cioè una relazione sanitaria che preveda l'analisi delle nuove malattie per ogni anno, che vuol dire l'incidenza, l'analisi dei dati dei registri e l'analisi dei registri dei tumori, per capire se ci sono criticità sanitarie in qualche territorio ed eventualmente per intervenire, per passare, in prospettiva, da un referto a una vera diagnosi. Questo potrà orientare scelte di politica e programmazione sanitaria, che sono molto importanti. Per far capire quali saranno gli effetti di questa legge, parto da alcuni esempi. Il primo è la testimonianza di una donna della provincia di Verona: avevo dolori lancinanti all'addome, dolori che mi facevano piegare, non riuscivo a uscire di casa, la mia qualità di vita era pessima, gli esami portarono alla diagnosi di endometriosi. Riuscii ad essere operata, mi tolsero mezzo metro di intestino e stetti meglio, però ero ancora infertile, non riuscivo ad avere figli. Riuscii, a un certo momento, ad avere le “beta” positive, era iniziata una gravidanza, ma dopo pochi giorni sentii un crampo allo stomaco, come una corda che si era strappata. Purtroppo rifeci le “beta” ed erano negative: avevo perso il mio bambino.

Questo racconto non è scienza, ma non è neanche scienza che migliaia di racconti analoghi non siano stati presi in considerazione. Questo è successo nella zona rossa dei Pfas, dove le persone bevevano l'acqua contaminata e inquinata dalle sostanze perfluoroalchiliche. Con questa legge forse sarà possibile evitare che passino vent'anni con tante persone che hanno avuto gravidanze rovinate con la gestosi, bambini nati in maggiore percentuale malformati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), bambini nati piccoli. Questi sono dati che devono essere analizzati e monitorati: se si vede che in un territorio ci sono criticità, bisogna intervenire per tempo. I Pfas sono stati bloccati nella produzione soltanto nel novembre 2018 perché la fabbrica principale, responsabile del 97 per cento dei Pfas, è stata bloccata, ed era Ministro Costa. Nel febbraio 2019, il professor Foresta, da poco entrato nel Consiglio superiore di sanità, ha scoperto un meccanismo eugenico che collega i Pfas all'endometriosi.

Con questa proposta si potranno evitare errori di programmazione sanitaria. È ben difficile capire come alcuni direttori generali di ospedali in Lombardia possano pensare di eliminare alcuni consultori familiari, quelli che danno l'assistenza anche alla gravidanza, soprattutto alle persone indigenti. Se non si assiste alla nascita del futuro, si arriva al sottosviluppo; si rischierà di arrivare al quarto mondo padano.

Questa proposta avrebbe potuto fare arrivare prima i 53 milioni per la Valle del Sacco, in Lazio, dove le persone sono state trovate con una concentrazione di esaclorocicloesano superiore, che è associata a svariate patologie cardiache. In Sicilia le malformazioni a Gela sono oltre il 4 per cento. EUROCAT stima il massimo tollerabile al 2 per cento, quindi i fondi per la bonifica e attività più sostenibili, a elevato indice occupazionale, dovevano arrivare molto prima. Un esempio di referto epidemiologico già applicato è quello del dottor Gennaro Valerio a Genova: ha mappato la mortalità nei diversi quartieri di Genova e ha scoperto che in alcune zone, come il quartiere della Val Polcevera, c'erano più decessi ogni anno, circa 50 decessi ogni anno; è come se ogni anno cadesse un ponte Morandi in quella valle. Questi dati epidemiologici devono guidare gli studi e capire se ci sono fattori modificabili con la politica.

La rete dei registri tumori aiuterà a una raccolta di dati omogenea, stimolerà tutti i territori a dotarsi di un registro tumori. Si spendono tanti soldi da anni per raccogliere dati, per riempire registri di malformazioni, di varie patologie, però non sempre c'è una validazione dei dati stessi e tanto meno una pubblicazione. Noi vogliamo che venga pubblicato ogni anno il referto epidemiologico e ogni anno il Ministero della salute verrà in Parlamento a riferire dell'applicazione. Le criticità ambientali, professionali e comportamentali vanno studiate e risolte e questa legge porta un grosso stimolo in tal senso. Questa legge porta, appunto, a cercare risposte. Chi ha studiato le esternalità sanitarie e ambientali ha constatato che sono oltre 48 miliardi di euro ogni anno in Italia. Ricordo che si spendono in sanità in Italia circa 150 miliardi: un terzo di questa spesa sembra dovuto alle esternalità ambientali. Questi dati vanno studiati ulteriormente. Se alcune attività sono così costose…

PRESIDENTE. Colleghi! Chiedo scusa, onorevole Zolezzi. Anche qui, ho auspicato che la lasciassero parlare, ma mi sembra difficile. Prego, onorevole Zolezzi.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Se i Pfas fanno danni, non vanno più prodotti; se ci sono vernici che producono rifiuti radioattivi - ed è il caso dei gessi rossi in Toscana - smetto di produrli. Per quanto riguarda il coordinamento dei dati dei registri tumori, ricordo che a fine Marzo 2019 avverrà un'importante riunione, quella dell'AIRTUM, una rete che ha consentito fino ad oggi di validare e di coordinare i dati dei registri tumori. È una associazione importantissima che si riunirà a Trapani. Questa associazione deve migliorare e io suggerisco, davvero, con tutto il rispetto per questa associazione, di evitare altri casi Solsamb (si tratta una società privata gestita da Melchiorre Fidelbo, che era anche funzionario pubblico e che è stato messo nel consiglio direttivo di AIRTUM). I conflitti di interesse andrebbero evitati e immagino che ci sarà un adeguato codice etico in tal senso. Bisogna staccarsi da case farmaceutiche o da altro. La nostra proposta può essere uno stimolo anche in tale senso: ci vuole trasparenza e indipendenza.

Non è facile trovare le alternative sostenibili. Noi stiamo discutendo molto, anche in quest'Aula, anche prima, nella legge europea, di effetti sanitari di discariche e inceneritori. Faccio un esempio, però, perché ci vuole anche buon senso e, se ci sono alternative sicure, probabilmente vanno privilegiate. Una coppia che attende un bimbo, di solito esegue test genetici per vedere se il bimbo è sano e ci sono test che hanno vari nomi, che costano anche più di mille euro: Bi-test Duo test . A Mantova è stato inventato “l'Inc-test”, il “test dell'inceneritore”, perché Mantova è la città che ha il record delle malformazioni congenite nei bambini: il 4,88 per cento dei nati. È questo un record nazionale anche fra i SIN, di malformazioni in particolare del cuore e del sistema nervoso. Prima di valutare se costruire un nuovo inceneritore, forse era il caso di informare i cittadini e di capire la risposta o il perché di tutte queste malformazioni. Ho detto prima del limite massimo del 2 per cento. A Mantova ci sono cento giorni con PM 2/50 con superamento, 80 giorni con l'ozono superato. Ricordo che questi effetti ambientali possono non essere solamente sommatori, cioè la somma, ma possono essere moltiplicativi o addirittura esponenziali quando lo stress ambientale è eccessivo. Domani verranno presentati i dati della valutazione di impatto sanitario. La moltiplicazione e l'addizione vengono studiate alle elementari e visto che chi presenterà i dati ha la laurea, immagino che valuterà opportunamente tutti questi dati. Ricordo che l'alternativa è creare i bancali dalle plastiche miste che si intendono bruciare e creare gli imballaggi secondari.

In legge di bilancio abbiamo messo 26 milioni per il credito di imposta per i beni di materia recuperata. Secondo l'Ente di Protezione Ambientale americano, 10 mila tonnellate di rifiuti, se recuperati a materia, generano 296 posti di lavoro, mentre se li brucio uno solo: 296 a uno, mi sembra un buon rapporto di sostenibilità da ricordare. Come questa data, questo giorno di Marzo e questo voto favorevole, che ci avvicina alla primavera e ci avvicina al futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zolezzi, le ho lasciato qualche secondo in più per recuperare il tempo che le hanno tolto i colleghi con lo sforzo anche della voce.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il relatore, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI, Relatore. Grazie, Presidente. Ci tenevo a fare alcuni ringraziamenti, visto che questo passaggio d'Aula è un passaggio in cui questa proposta diventerà legge. Ci tenevo a ringraziare i funzionari del Ministero della salute, i funzionari della Camera dei deputati, che dopo tredici sedute del comitato ristretto hanno contribuito, assieme alla testardaggine di pochi colleghi, ad elevare questo provvedimento ad una norma di rango primario. Ringrazio quindi Margherita Miotto, la relatrice ombra di questa proposta di legge della scorsa legislatura, e Dalila Nesci, per la presenza attiva in comitato ristretto, che permise a quest'Aula di votare all'unanimità, anche quella volta, una proposta molto simile a quella che votiamo oggi. Ringrazio anche tutte le forze politiche di Camera e Senato che si sono spese per questo provvedimento: la Presidente AIRTUM, il dipartimento epidemiologia del Lazio. Infine ringrazio tutti i medici, Presidente, e soprattutto i pazienti di patologia tumorale, che non hanno mai perso la speranza di una vita migliore e di un mondo migliore. Oggi tutto il Parlamento italiano è al loro fianco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baroni, grazie anche per il suo lavoro.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1354)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1354: S. 535 - "Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56) (Generali applausi).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 84, 753, 811 e 1229.

Seguito della discussione della proposta di legge: Iezzi ed altri: Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (A.C. 1171-A); e dell'abbinata proposta di legge: Bignami e Vietina (A.C. 1019) (ore 17,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1171-A: Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione; e dell'abbinata proposta di legge n. 1019.

Ricordo che nella seduta dell'11 marzo si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 1171-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e dei relativi emendamenti presentati.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1171-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti, l'onorevole Morani.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo sul complesso degli emendamenti perché, come si noterà facilmente, gli unici emendamenti presenti a questa proposta di legge sono miei e sono tutti soppressivi, e cercherò di spiegare perché ho presentato questi emendamenti soppressivi. Le motivazioni sono diverse e riguardano vizi procedurali, riguardano il merito della proposta di legge e riguardano anche una questione politica che vorrei sottoporre a questa Camera per un supplemento, magari, di riflessione.

Questa è una proposta di legge che dispone il trasferimento dei comuni di Sassofeltrio e Montecopiolo dalla regione Marche alla regione Emilia-Romagna, in particolare dalla provincia di Pesaro-Urbino alla provincia di Rimini.

I soppressivi che ho presentato hanno la primaria motivazione in un vizio procedurale molto evidente. Stiamo parlando di un referendum che si è tenuto in questi due comuni dodici anni fa, che ha visto una larga maggioranza dei cittadini a favore del passaggio di questi comuni dalle Marche all'Emilia Romagna, ma che vede un iter legislativo che è viziato su due punti.

Il primo punto riguarda la violazione della legge n. 352 del 1970, che dispone che i tempi entro i quali, dopo la svolgimento del referendum, debba essere approvata la legge che dispone il trasferimento di questi comuni, dando esito al referendum, deve essere fatta entro cinque anni dal referendum. In particolare, questa legge dispone che il Ministero dell'interno, entro 60 giorni dalla pubblicazione dell'esito del referendum in Gazzetta Ufficiale, deve presentare al Parlamento un disegno di legge per il trasferimento di questi comuni. Quindi, prima violazione: si tratta di due referendum fatti dodici anni fa, per cui il requisito quinquennale della presentazione del disegno di legge, evidentemente, è stato violato.

L'altro vizio procedurale che si può riscontrare riguarda la mancanza dei pareri, che sono obbligatori per lo svolgimento di questo iter legislativo. In particolare, mi riferisco ai pareri delle regioni. La mia regione, la regione Marche, non ha dato il parere su questo iter procedurale, per cui il vizio procedurale è abbastanza manifesto, mancando appunto i pareri delle regioni.

L'altra questione molto rilevante riguarda il merito della proposta di legge, poiché i soppressivi che ho presentato trovano le loro ragioni nell'articolo 2, in particolare. Spero che ai colleghi non sia sfuggito che l'articolo 2 prevede che il trasferimento dei comuni dalle Marche all'Emilia-Romagna debba avvenire senza oneri per lo Stato.

Ma la cosa più incredibile è contenuta nell'articolo 2, che ora vi vado a leggere, che dispone che il Commissario, che deve essere nominato per il trasferimento dei comuni, dovrà individuare l'amministrazione che nell'ambito dei propri stanziamenti di bilancio ha il compito di sostenere gli oneri derivanti dall'attività dello stesso Commissario. Questo significa che non esiste ancora un calcolo presunto di quanti siano questi oneri, non esiste una previsione di quale debba essere l'ente che si fa carico degli oneri, non è chiaro se debba farsene carico la regione Marche, la regione Emilia Romagna, la provincia di Pesaro-Urbino, la provincia di Rimini. Quindi, noi stiamo facendo un trasferimento di due comuni al buio, senza aver fatto neppure quantomeno un computo presuntivo di quelli che sono i beni materiali, mobili ed immobili, che debbono essere trasferiti, di quant'è il loro valore e a carico di chi debbono essere sostenuti gli oneri, poiché nella legge si scrive che, appunto, non debbono esserci oneri per lo Stato.

Per quello che riguarda, invece, una motivazione più propriamente politica e che riguarda anche la mia storia personale, poiché io vengo da quel territorio, sono nata e cresciuta nel Montefeltro, che è una terra meravigliosa e che, per come la intendo io, non può essere divisa, né per la cultura, né per la storia di quel territorio. È già stato fatto qualche anno fa con sette comuni della Valmarecchia: ci fu, un po' di anni fa, in particolare nel 2009, il trasferimento dei sette comuni della Valmarecchia e, a posteriori, possiamo dire con abbastanza tranquillità che quel trasferimento non fu esattamente una buona idea, perché quei comuni non hanno risolto i problemi che hanno i comuni periferici e soprattutto di confine, e che quindi, come dire, lo spostamento dei confini da una regione all'altra non credo sia utile per risolvere i problemi dei territori di confine.

Forse è molto più utile che si faccia una riflessione, come peraltro si è provato a fare, attraverso una strategia delle aree interne, che mi pare che il nostro Governo abbia portato avanti anche con qualche risultato utile, ma che sia stata abbandonata, però, da questo Governo, anzi, gli stanziamenti per le aree interne sono scomparsi dai radar, come pure sono scomparsi dai radar anche gli stanziamenti per una legge, che nella scorsa legislatura era stata votata all'unanimità, che riguardava la legge sui piccoli comuni, che aveva visto anche un finanziamento importante, che questo Governo ha, però, voluto cancellare.

Per cui, da un punto di vista più propriamente politico, non credo che le problematiche dei territori possano essere risolte con lo spostamento dei confini, ma che invece occorrano delle politiche.

Da ultimo Presidente, per il suo tramite, vorrei informare quest'Aula, che probabilmente non è a conoscenza di quello che è successo in questi ultimi mesi, poiché è stata presentata al Presidente Fico una petizione di centinaia di firme di cittadini del comune di Sassofeltrio, che ricordiamo è un comune che ha 1.400 abitanti e gli aventi diritto al voto saranno circa sui 1.000, con cui si chiede alla Presidenza della Camera, proprio in virtù della presentazione di centinaia di firme, peraltro autenticate, quindi non una raccolta di firme fatta in maniera volontaria da un partito politico, ma cittadini costituiti in comitato che hanno raccolto delle firme autenticate e che hanno chiesto alla Presidenza della Camera e in particolare al Presidente Fico di essere sentiti, perché chiedono, appunto, di sospendere l'iter di questa legge proprio perché c'è una cospicua parte di cittadini di quel comune che chiedono di bloccare questo passaggio.

Purtroppo, il Presidente Fico non ha dato esito alla richiesta di questi cittadini e io credo, invece, che - proprio perché siamo dentro l'Aula in cui si prendono decisioni che sono impegnative per questi cittadini - il Presidente Fico dovrebbe accoglierli, sentire le loro ragioni e, magari, invitare anche quest'Aula ad un supplemento di riflessione rispetto a questo iter legislativo.

Io voterò in maniera contraria a questa proposta di legge per le ragioni che vi ho detto e credo siano ragioni fondate e che abbiano delle argomentazioni valide.

Credo, peraltro, che ci sia una parte di cittadini del mio territorio che si aspettano anche da parte degli altri rappresentanti delle Marche e in particolare della mia provincia, quella di Pesaro e Urbino, un ripensamento rispetto a questa scelta, che graverà anche su alcuni servizi essenziali dei nostri cittadini. Faccio riferimento, in particolare, a due servizi: il servizio della scuola, il servizio scolastico, e il servizio giustizia. Lo dico perché se questi due comuni si trasferiranno in Emilia-Romagna con molta probabilità due istituti comprensivi del nostro territorio perderanno l'autonomia scolastica, e mi riferisco all'istituto comprensivo di Mercatino Conca e all'istituto comprensivo che fa riferimento a Macerata Feltria che comprende, appunto, il comune di Montecopiolo, mentre quello di Mercatino Conca comprende il comune di Sassofeltrio.

E non vorrei mai che in virtù di questa proposta di legge si rimettesse di nuovo in discussione anche l'autonomia del tribunale di Urbino, la cui giurisdizione insiste su un territorio già problematico che vede, purtroppo, uno spostamento nei confronti della costa per ragioni che ora non elenco poiché sarebbe troppo lungo parlarne e non è la sede opportuna, ma che vedrebbe per i nostri cittadini una perdita di servizi essenziali che non credo sia giusto, soprattutto per territori come il nostro, che sono limitrofi e sono marginali e che soffrono di tutte quelle mancanze di servizi che caratterizzano molte delle nostre aree interne.

Per questo, Presidente, ho presentato questi emendamenti soppressivi. Spero che questo mio intervento induca dei colleghi a riflettere sulla bontà di questa mia iniziativa che immagino, però, essere solitaria, vista anche l'indifferenza con cui il resto della Camera ascolta questo intervento. Tuttavia, io voterò convintamente in maniera contraria: voterò a favore sui miei emendamenti, ma voterò in maniera convintamente contrario su questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE). Intervengo sul complesso degli emendamenti, Presidente. Non volevo intervenire e credevo che non fosse necessario, intervengo non per controbattere, perché non c'è niente da controbattere, ma per dare un punto di vista differente rispetto a quello della collega Morani. La collega è proprio di quei territori lì e li conosce sicuramente molto meglio di me, dato che io sono di Pesaro, sulla costa. Però, secondo me è in errore su alcuni punti. Il primo è che c'è stato un referendum e non dare risposte a un referendum, che stabilisce, tra l'altro, la nostra Costituzione, io credo che sia un errore, un grave errore per quest'Aula, perché le richieste dei cittadini noi abbiamo l'obbligo e il dovere di farle nostre e di dare loro una risposta.

Ci sono vizi procedurali? Valutiamoli questi vizi procedurali. Però, è bene ricordare che ci sono venti comuni che hanno fatto il referendum con le stesse metodologie di Montecopiolo e Sassofeltrio che attendono tutti da più di cinque anni di passare da una regione all'altra. L'ultimo che è stato approvato alla fine della passata legislatura era Sappada, che passava dal Veneto al Trentino-Alto Adige e anche in quel caso erano passati più di cinque anni. Rimane il passaggio dell'Alta Valmarecchia che è il primo passaggio che è stato fatto nella storia della nostra Repubblica, in cui passavano sette comuni dalla regione Marche all'Emilia-Romagna e quello fu fatto dopo tre anni, il referendum.

È vero che la regione Marche non ha espresso il prescritto parere ed è anche vero che il Parlamento l'ha sollecitato e chiesto più volte, sia nella passata legislatura sia in questa legislatura. E, allora, non è possibile che l'inerzia di una regione possa compromettere l'attività del Parlamento, non è possibile che se una regione, pur stimolata più volte nel tempo, non vuole rispondere, allora il Parlamento non è tenuto ad affrontare la legge, tanto che gli esperti consultati durante l'analisi nella passata legislatura avevano confermato che un'inerzia non può essere valutata come un impedimento al Parlamento di procedere alla propria scelta.

Ora, la collega Morani non mancherà di osservare che questi due comuni, per quanto piccoli, appartengono a una vallata che sta nella valle dell'Emilia-Romagna. I cittadini di quei due comuni, già da tempo e storicamente, affrontano la loro vita sociale in quel tipo di vallata e preferiscono andare nella vallata di Rimini, a Cattolica, a Riccione, piuttosto che passare il loro fine settimana nelle coste pesaresi. Vanno nelle strutture sanitarie romagnole piuttosto che nelle strutture sanitarie marchigiane, che sono più lontane. I loro figli, che fanno gli istituti superiori, vanno in istituti superiori dell'Emilia-Romagna, parlano il romagnolo e, di conseguenza, a me non stupisce che questi cittadini abbiano voluto fare un referendum per passare in Emilia-Romagna. Ora, sono passati dodici anni ed è vero che è tanto tempo. Il consiglio comunale di Sassofeltrio ha respinto una proposta delle minoranze per provare a…

PRESIDENTE. Onorevole Cecconi, lei ha esaurito il suo tempo.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE). Finisco subito, Presidente. È vero che c'è una petizione che pende in quest'Aula e che è stato annunciato solo oggi, tra le altre cose, perché ho verificato ed è stata annunciata oggi, qui alla Camera, ieri non era ancora annunciata. Di conseguenza, io credo che noi non ci possiamo fermare oggi dal non approvarlo ma lasciare tutto il tempo al Senato, che è un altro organo parlamentare, di valutare la fattibilità di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cecconi.

Nel frattempo, il comune di Sappada è arrivato fino in Friuli-Venezia Giulia.

Se nessun'altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGOR GIANCARLO IEZZI, Relatore. Contrario sull'emendamento.

PRESIDENTE. Pertanto, porrò in votazione direttamente l'articolo, perché l'emendamento è soppressivo. Chiedo scusa: l'emendamento è soppressivo solo del secondo e del terzo comma; quindi, porrò in votazione l'emendamento.

Qual è il parere del rappresentante del Governo, sottosegretario Sibilia?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Morani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1171-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGOR GIANCARLO IEZZI, Relatore. Contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Quindi, poniamo in votazione l'articolo, perché qui l'emendamento è soppressivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 59).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1171-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 60).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1171-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà per due minuti.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Intervengo in dichiarazione di voto in questi due minuti solo per rassicurare i cittadini di Montecopiolo che ovviamente sono quelli interessati oltre a quelli di Sassofeltrio che sono ugualmente interessati da questo passaggio e quindi saranno anche attenti ai lavori parlamentari. L'ho espresso anche prima, nel momento in cui si faceva la dichiarazione sul complesso degli emendamenti: non è che la loro petizione deve passare inosservata. Credo che la loro petizione sia utile, serva al Parlamento per fare un tipo di valutazione sull'eventualità o meno di fare questo passaggio. È arrivata in tempi diciamo ritardati rispetto ai lavori della Camera e non era corretto interrompere un iter e un lavoro fatto dalla Commissione e dal Parlamento e non approvare la proposta di legge. Il Senato ha tutto il tempo di approfondire, di valutare e di ascoltare i cittadini e i sindaci di Montecopiolo e Sassofeltrio per valutare nuovamente qual è la situazione, tant'è che il sindaco di Montecopiolo è al rinnovo tra pochi mesi perché a maggio ci saranno le nuove elezioni e quindi penso che il Senato avrà la premura di valutare attentamente le nuove situazioni che si vengono a creare. Detto questo, sono contento che nuovamente il Parlamento dia risposta a una richiesta dei cittadini, ossia quella di passare in questo caso da una regione all'altra e spero che in futuro anche le altre richieste pendenti in attesa di essere discusse dalla Commissione I e poi approvate dal Parlamento possano essere affrontate nella legislatura in corso, perché è veramente agghiacciante e anche poco corretto che i cittadini si organizzino per fare un referendum e che non gli si dia risposta, seppur passati dodici anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Intervengo soltanto per annunciare il voto di astensione del nostro gruppo coerentemente con il voto sugli emendamenti e sugli articoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acquaroli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Grazie, Presidente. Noi non conoscevamo questa petizione che sembra essere giunta oggi qui alla Camera dei deputati. È sicuramente un elemento importante in una vicenda iniziata tantissimi anni fa che coinvolge non solo due comuni ma un'intera area della regione Marche e in particolare della provincia di Pesaro-Urbino. L'Alta Valmarecchia nel 2009 con sette comuni va a ingrandire la regione Emilia-Romagna lasciando la provincia di Pesaro-Urbino e oggi, dopo dodici anni, si parla di altri due comuni, Sassofeltrio e Montecopiolo, che devono vedere ottemperata una loro richiesta che è passata al vaglio di un referendum popolare. È sicuramente una vicenda molto particolare, una vicenda che, da marchigiano, deve farci riflettere. È una vicenda che oggettivamente va a denotare sicuramente una carenza di strategia, di propaganda della nostra regione perché, quando un intero territorio e tra l'altro un territorio bellissimo e ricco, decide in massa di aderire e confluire nel territorio di una regione limitrofa, un ente limitrofo e preferisce di andare a fare l'entroterra, che non c'è, della provincia di Rimini piuttosto che rimanere nella nostra provincia di Pesaro-Urbino, qualche riflessione noi dovremmo porcela anche e soprattutto su come questi territori siano stati ascoltati in questi anni. Se, dopo dodici anni e un referendum, ancora i sindaci e le amministrazioni chiedono di aderire ad un'altra provincia o a un'altra regione evidentemente qualcosa manca anche nella strategia infrastrutturale, nella strategia dei servizi, nella promozione di questi territori che, seppur ricchi, denotano poca attenzione nei loro confronti.

Ma, al di là di questi aspetti, quello che in questa imbarazzante vicenda è imbarazzante è come la regione Marche sia rimasta in silenzio per tutti questi anni e per tutti questi mesi durante i quali le nostre Commissioni hanno iniziato a trattare per l'ennesima volta l'argomento. Vorrei ricordare a quest'Aula che, nella scorsa legislatura, per ben due volte la presidenza della Commissione affari costituzionali ha sollecitato la regione Marche a dare un parere che manca e la questione più imbarazzante in questa vicenda è proprio la mancanza del parere della regione Marche che avrebbe potuto in quel parere certo sentire le amministrazioni, sentire quei territori e chiedere alla Camera di fermarsi per affrontare magari un nuovo referendum o cercare una soluzione alternativa. Questo non è avvenuto e ancora a tutt'oggi l'ente regione Marche rimane in un assordante silenzio. Allora il voto di Fratelli d'Italia, anche ascoltando la volontà e la coerenza di quei referendum, sarà un voto favorevole in quest'Aula, che però potrà cambiare se la regione Marche si degnerà di dare un segnale, di dare il proprio parere anche negativo cercando di farne comprendere le motivazioni nell'Aula del Senato. Ma, stanti i fatti che sono scritti negli atti e stanti anche le necessità di quei territori, oggi Fratelli d'Italia non può che dare un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (FI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, i cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio con un referendum si sono espressi in merito alla volontà di essere aggregati alla regione Emilia-Romagna. Il 24 giugno 2007 la volontà espressa fu chiarissima: oltre l'80 per cento dei cittadini di entrambi i comuni hanno scelto il distacco e l'aggregazione alla regione Emilia-Romagna. La loro decisione democraticamente espressa si fonda su elementi oggettivi. Mi preme infatti sottolineare come quelle popolazioni si sentano da sempre riminesi e alla base di questa decisione ci siano motivi storici, geografici, culturali. Le loro tradizioni e i loro dialetti sono analoghi a quelli dei confinanti territori romagnoli; usufruiscono dei servizi sanitari di Rimini così come i loro figli usufruiscono delle scuole riminesi. Dal 2007, quando il referendum ha manifestato una volontà certa, tutto è rimasto bloccato. È stata ignorata la volontà dei cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio e non è stato prodotto alcun disegno di legge ordinaria. L'atteggiamento di immobilità assunto nei confronti della richiesta è ancora più grave considerato che con legge 3 agosto 2009, n. 117 ben sette comuni della Valmarecchia, loro confinanti, sono stati aggregati alla regione Emilia-Romagna e la diretta conseguenza di questa legge sono stati ulteriori disagi venendo a mancare i riferimenti di importanti servizi necessari per i cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio. Oggi, dopo dodici anni, con la proposta di legge in esame noi abbiamo la possibilità di ridare finalmente voce ai cittadini per troppo tempo zittiti dall'inerzia della politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). La volontà dei cittadini è stata prepotentemente e volutamente chiusa a chiave in un cassetto e questo non è trascurabile. Anzi, in qualità di rappresentanti dei cittadini, dobbiamo scongiurare il ripetersi in futuro di simili situazioni. Ieri, in discussione generale, ho elencato tutti i numerosi atti redatti dalla regione Emilia-Romagna, dalla provincia di Rimini, dalla Comunità montana Alta Valmarecchia composta dai sette comuni già distaccati dalle Marche e già aggregati alla regione Emilia-Romagna, che sempre all'unanimità hanno espresso un parere favorevole al passaggio dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio alla regione Emilia-Romagna.

Non voglio ripeterli uno per uno: oggi voglio sottolineare che solo la regione Marche non si è espressa, o meglio nel 2012 ha comunicato che non adotterà alcun provvedimento. Voglio sottolinearlo perché la mancata espressione di una delle due regioni non può costituire motivo ostativo alla prosecuzione dell'iter parlamentare, così come evidenziato da audizioni all'interno della I Commissione (Affari costituzionali) nella XVII legislatura. Secondo la Corte costituzionale, anche in mancanza della previsione di un termine per l'espressione del parere, si deve escludere che l'organo consultato possa, rifiutandosi di rendere il parere, procrastinare sine die il termine, perché in tal modo si verrebbe a configurare un potere sospensivo o addirittura di veto inconciliabile con la natura della funzione consultiva, così come da sentenza n. 225 del 2009.

La deputata del PD poc'anzi suggeriva di ascoltare ancora i cittadini, ma sottolineo che questi cittadini si sono già espressi, hanno già votato: non si può richiedere di votare finché il voto non arriva a piacere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il percorso democratico si è già completato!

Alla luce di quanto esposto, formalizzo a nome del gruppo di Forza Italia che voteremo a favore di questa iniziativa legislativa, auspicando che si possa presto arrivare all'approvazione definitiva, e quindi a rispettare la volontà espressa dai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto tecnico economico “Francesco Maria Genco” di Altamura, in provincia di Bari. Grazie per la vostra presenza qui oggi (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, vorrei evitare troppa enfasi nella discussione che riguarda una procedura che, per quanto ci riguarda, ha avuto numerose lacune; anche perché, nonostante i due comuni in oggetto, cioè Montecopiolo e Sassofeltrio, siano dei comuni piccoli, sono assolutamente fondamentali i princìpi che risiedono alla base delle decisioni che dovremo prendere. Sono comuni ricchi di storia, peraltro comuni di confine da sempre, e rappresentano per quanto ci riguarda anche una sfida per quale debba essere il ruolo del Parlamento in merito a passaggi di questo tipo.

Vorrei fare una considerazione però preliminare, per evitare che ci siano dei fraintendimenti e anche delle comunicazioni sbagliate. Io ho qui la copia della lettera redatta il 25 febbraio 2019, di oltre 450 cittadini di Sassofeltrio, e giunta al Presidente della Camera il 28 febbraio scorso. Al di là di qualsiasi considerazione e di qualsiasi enfasi pronunciata sulla base del riconoscimento del diritto dei cittadini ad esprimersi su questioni di questo genere, diritto che noi rivendichiamo e riteniamo sia fondamentale, vorrei stigmatizzare il comportamento della Presidenza della Camera, che ha ignorato volutamente questa petizione, che non è arrivata, a differenza di quanto diceva il collega Cecconi, oggi a conoscenza della Presidenza, ma nei giorni scorsi. Questo perché non bisogna portare solo rispetto ai cittadini che 12 anni fa si sono espressi, ma anche a quelli che, ravvisando un'accelerazione della procedura da parte del Parlamento, si sono a loro volta espressi in questa direzione.

Secondo punto. Se qui c'è qualcuno che l'ha tirata per le lunghe, questo è il Parlamento, e non è solo per questi casi ma anche per molti altri casi di referendum che giacciono inevasi all'interno delle nostre Commissioni; però in questo caso si era attivata, in particolare da parte del gruppo del PD, una richiesta di partecipazione.

Vorrei sottolineare che tanto il relatore quanto ovviamente tutta la maggioranza si sono fermamente rifiutati di adempiere a quello che era un dovere, quello di tenere delle audizioni nelle quali fossero coinvolti i soggetti magari che avevano deciso di non fornire il parere, per capire quale fosse la ragione: in particolare il consiglio regionale delle Marche, ma anche il consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, e soprattutto i rappresentanti istituzionali dei due comuni.

Noi, vedete, abbiamo un'impostazione che prevede che i passaggi debbano avere i loro tempi di maturazione; e voi invece per risparmiare mezza giornata necessaria ad ascoltare in viva voce le opinioni, i pareri di chi, a 12 anni di distanza, magari, come scrivono i firmatari della petizione, si erano resi conto anche dei problemi proprio del passaggio dei sette comuni della Valmarecchia (perché anche di questo si tratta)… Noi avremmo dovuto adempiere a questo banale esercizio di attività parlamentare.

In questa lettera, che sarebbe utile leggere completamente, si legge la seguente cosa: all'epoca furono solo 100 coloro i quali a Sassofeltrio si espressero contro il passaggio; a distanza di 12 anni, e sulla base della valutazione proprio del passaggio dei sette comuni della Valmarecchia, solo in pochi giorni si erano già raggiunte 450 firme per opporsi. Allora vale il principio astratto secondo il quale una volta e per sempre ci si è pronunciati? A dir la verità la legge prescrive un termine di 5 anni, che sia congruo rispetto alle tempistiche politiche: perché io non è che vorrei fare una facile battuta, ma insomma, ci sono stati pronunciamenti che nel corso dei secoli ci sono stati, quindi non è che dobbiamo fare di nuovo il match tra Malatestiani e Montefeltro, tra la famiglia Malatesta e Montefeltro, tra Rimini e Urbino, per vedere Montecopiolo a chi deve appartenere. Noi avremmo tutto l'interesse a costruire per queste occasioni - ne parlo ora anche in virtù di quelle che potranno essere altre richieste di questa natura - un ascolto, una presa di coscienza. Del resto noi non siamo solo un'aula notarile che deve vidimare ciò che è stato deliberato dai comuni, che pure per quanto ci riguarda hanno la prima e l'ultima parola; ma siamo l'organo legislativo che dispone anche delle valutazioni, e anche della funzione tempo, che è una variabile indipendente, non può essere considerata una variabile dipendente da quelle che sono le volontà politiche del momento.

Il nostro voto di astensione, quindi, non è contro il principio, che assolutamente noi difendiamo, dell'autodeterminazione dei comuni, anche rispetto ad entità come quelle regionali, ma è rispetto alla mancanza di attenzione nei confronti dei cittadini di queste due città, di questi due comuni; e alla totale indifferenza, che si vede anche nella carenza del dibattito, che ha protratto questa discussione per tanto tempo, e poi quando era il momento di ascoltarli ha deciso di non ascoltarli più per niente, perché altrimenti avrebbe dovuto cambiare orientamento. È chiaro che qui la Lega compie un'azione di carattere politico, io lo intendo; ma quando parliamo di cittadini, di comuni, di istituzioni, penso che una maggiore attenzione nei confronti proprio dei cittadini ci dovrebbe essere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Lo dico con grande rispetto per le persone interessate, ma credo che il Comitato dei nove, ad iniziare da un pezzo della presidenza della Commissione, sia il caso che sia presente al suo posto durante i provvedimenti. Quindi, pregherei chi della Commissione è preposto ad accompagnare il relatore.

Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto “Filippo Re”, di Reggio Emilia, che sono oggi venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi), e anche i sindaci di Sassofeltrio, Bruno Ciucci, e di Montecopiolo, Alfonso Lattanzi, che assistono ai lavori dalle nostre tribune, lavori che li riguardano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Presidente, mi unisco - mi ha anticipato - ai ringraziamenti fatti ai due sindaci di Montecopiolo e Sassofeltrio. Li ringrazio particolarmente perché sono i rappresentanti di una comunità che in questi dodici anni hanno tenuto duro, perché, insomma, non era da tutti esprimersi a gran voce con un referendum e vedere che la propria voce non veniva ascoltata da nessuno. Oggi, finalmente, questa ferita viene sanata. Io non voglio usare toni enfatici, so bene che stiamo parlando di due piccole comunità, di due piccoli comuni di neanche 2.500 persone, so che non stiamo scrivendo la storia della patria o della nazione, però stiamo scrivendo la storia di quelle 2.500 persone, che hanno chiesto una cosa e finalmente ottengono una risposta. Dodici anni sono tanti, è vero, l'ho sentito dire dai rappresentanti del Partito Democratico. È vero, dodici anni sono tanti, in questi dodici anni molte cose possono cambiare, però è anche vero che questo ritardo non può essere messo come giustificazione per un ulteriore rinvio, semmai dovrebbe rappresentare l'ennesima vergogna che è successa in questo Paese, e semmai dovrebbe essere il motivo per cui ancora una volta il PD chieda scusa per le cose che, negli anni passati, non è stato capace di fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Parliamo di una norma di tre articoli - di tre articoli! – e, in questi anni, il Partito Democratico non è stato capace di portarla avanti.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Ho sentito una parola di troppo.

PRESIDENTE. Guardi, io ne sento spesso.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Una, ma fa niente. Fa niente, fa niente. Dico solo che - l'ho detto anche nei giorni scorsi, l'ho detto ieri in discussione generale, l'ho detto in Commissione - il Parlamento e tutte le forze politiche hanno il diritto di dire di sì o dire di no, di accettare la richiesta dei cittadini o di respingerla, però hanno un dovere, che è quello di rispondere. Ci sono dei cittadini che hanno fatto una domanda, è giusto che il Parlamento risponda. Oggi, finalmente, quella risposta arriva. Grazie ancora a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, la proposta di legge in esame ha ad oggetto la procedura prevista dall'articolo 132 della Costituzione, secondo comma. Si parla del distacco dei comuni di Sassofeltrio e Montecopiolo dalle Marche e della loro aggregazione alla regione Emilia Romagna. La volontà delle popolazioni locali è stata espressa con un referendum nel 2007, passato in entrambi i comuni con un consenso di oltre l'80 per cento, che, ripeto, ha sancito la volontà dei cittadini di passare dalla provincia di Pesaro-Urbino, situata nelle Marche, alla provincia di Rimini, situata nella regione Emilia Romagna. Il passaggio è stato sancito sia per ragioni geografiche e storiche, sia anche per la fruizione di servizi essenziali, come sanità e istruzione, di cui si avvale la cittadinanza, perché quest'ultimi sono tutti nel riminese. Il risultato del referendum è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 10 luglio 2007. Tutto questo, però, non si è mai realizzato per l'ostruzionismo della regione Marche, ma anche per uno scontro interno al Partito Democratico, che vedeva esponenti del solito partito dichiarare alla stampa direzioni politiche opposte e inconciliabili.

Si nota che, nonostante l'assenza di risposte dalla regione Marche, la regione Emilia Romagna ha approvato all'unanimità una risoluzione sul passaggio dei due comuni. In tutto questo - lo anticipo - una sentenza della Corte costituzionale ha stabilito che, anche in mancanza del parere di uno dei due organi consultati, non si può procrastinare sine die il termine, configurandosi altrimenti un potere sospensivo o addirittura di veto. Il 13 giugno 2013 è stata incardinata in Commissione affari costituzionali la proposta di legge di passaggio dei comuni, che è stata, però, poi bloccata fino a marzo 2017, dove è stato votato il mandato al relatore e dove si è provato a coinvolgere la regione Marche, con tre lettere, ma non vi è stata risposta. Vista la mancata risposta, l'ufficio di presidenza avvia comunque le consultazioni e le audizioni, e si vota all'unanimità il mandato al relatore.

In tutti questi anni, però, i comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio hanno visto accentuare l'emarginazione, l'isolamento politico e amministrativo. Per loro la democrazia è stata sospesa, e la loro scelta democratica è stata addirittura disprezzata da esponenti politici locali e nazionali. Si registra che la volontà politica iniziale dei comitati sul territorio dell'Emilia-Romagna non è stata cambiata, e, nonostante gli oltre dieci anni di ritardo, ora auspichiamo che si affermi il diritto costituzionale dei cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio di distaccarsi dalla regione Marche e aggregarsi alla regione Emilia-Romagna. I cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio, comprensibilmente delusi e arrabbiati per l'attesa, finalmente vedranno la loro volontà, espressa ormai dodici anni fa, accolta in queste Aule parlamentari.

Per questo dichiaro voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, sono state dette una serie di inesattezze su questo argomento, e volevo precisarle, perché io, nel mio comune ho tentato, qualche anno fa, di intraprendere la stessa strada: ho indetto un referendum per lasciare la regione Lazio ed andare nella regione Umbria, ma, ahimè, non ci riuscimmo. Quello che hanno fatto questi due comuni è un atto di eroismo, perché è estremamente complicato raggiungere il doppio quorum, è difficile mettersi le mani in tasca, spendere dei soldi, perché è tutto a carico del comune, e assolutamente è impercorribile l'ipotesi di far tornare nuovamente in gioco tutti quei territori soltanto perché sono state raccolte delle firme. Loro hanno scritto una pagina molto, molto importante, e a loro vanno tutti i miei complimenti, e anche la mia invidia, perché io, all'epoca, non ci sono riuscito. Bravissimi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Solo per aggiungere alle considerazioni che ha svolto la collega Vietina una considerazione: se, in dodici anni, nove comuni hanno voluto fare un passaggio - e questo passaggio legislativo segna la fine di questo percorso, poi ci sarà il Senato a doversi pronunciare -, ma nove comuni sono passati dalle Marche all'Emilia-Romagna, dalla provincia di Pesaro-Urbino a quella di Rimini, un motivo ci sarà, ed è bene che qualcuno, nelle Marche, si ponga una domanda e si dia anche una risposta.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1171-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1171-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1171-A: "Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 61) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 1019.

Seguito della discussione delle mozioni Aprea ed altri n. 1-00117, Ascani ed altri n. 1-00136, Frassinetti ed altri n. 1-00137 e Melicchio, Belotti ed altri n. 1-00138 concernenti iniziative per lo sviluppo della formazione tecnologica e digitale in ambito scolastico (ore 18,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Aprea ed altri n. 1-00117, Ascani ed altri n. 1-00136, Frassinetti ed altri n. 1-00137 e Melicchio, Belotti ed altri n. 1-00138 concernenti iniziative per lo sviluppo della formazione tecnologica e digitale in ambito scolastico (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 11 marzo si è svolta la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

LORENZO FIORAMONTI, Vice Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Presidente, sulla mozione Aprea ed altri n. 1-00117, al punto 1, il Governo dichiara un parere favorevole con la seguente riformulazione: eliminare la parte che recita l'obbligatorietà dello studio…

PRESIDENTE. Vice Ministro, siamo al punto 1) degli impegni?

LORENZO FIORAMONTI, Vice Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Sì, siamo sugli impegni, mentre il parere sulle premesse è favorevole.

Quindi, per quanto concerne gli impegni richiesti al Governo, al punto 1) sostituire la frase: “l'obbligatorietà dello studio del coding nelle scuole dell'infanzia e nella scuola primaria” con il seguente testo: “progressivamente e gradualmente nella scuola dell'infanzia e nel primo ciclo di istruzione lo studio del pensiero computazionale del coding nell'ambito del curricolo digitale obbligatorio in coerenza con le indicazioni nazionali per il curricolo stesso”.

Per quanto riguarda l'impegno del Governo al punto 2), il parere è favorevole. Per quanto riguarda il punto 3), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: eliminare la frase che recita: “di arredi in nuovi spazi non più rigidi e la fornitura” e sostituirla con: “la dotazione di strumenti hardware avanzati, quale componente essenziale dei nuovi ambienti di apprendimento”. Sul punto 4), parere favorevole, con la seguente riformulazione: “adottare misure affinché gli edifici scolastici di nuova costruzione siano predisposti per facilitare la diffusione del coding a scuola”. Sul punto 5), parere favorevole, con la seguente riformulazione: eliminando la parola “tecnologica” e il termine “primario” ed introducendo “del primo ciclo di istruzione”. Sul punto 6), parere favorevole con riformulazione: eliminare la parte finale che dice: “come l'iniziativa “Programma il futuro”, che è attiva nelle scuole italiane dall'anno scolastico 2014-2015”.

Per quanto riguarda la mozione Ascani 1-00136, sul primo punto, relativamente agli impegni richiesti al Governo - il parere sulla premessa è favorevole - il parere è favorevole.

Sul secondo punto, parere favorevole, con riformulazione. Rileggo l'intero paragrafo perché ci sono alcuni piccoli cambiamenti. Il secondo punto dovrebbe recitare: “ad avviare tutte le iniziative necessarie ad introdurre lo studio generalizzato del coding nelle scuole di ogni ordine e grado per favorire lo sviluppo del pensiero computazionale in coerenza con le indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo di istruzione e le linee-guida e le indicazioni nazionali per il secondo ciclo di istruzione”.

Sul terzo punto, parere favorevole, con la seguente riformulazione. Anche qui è più facile rileggere l'intero paragrafo: “a valutare di conseguenza l'assunzione di iniziative per allineare gli spazi della scuola a questa visione di cambiamento, a partire dagli interventi di edilizia scolastica e in particolare di costruzione di nuove scuole, che includano una riconfigurazione funzionale degli ambienti per l'apprendimento”. Il resto del testo resta lo stesso.

Sul quarto punto degli impegni al Governo, parere favorevole, con la seguente riformulazione. Eliminazione dell'incidentale: “sostenendo il progetto - già avviato dal precedente Governo - della presenza delle scuole degli animatori digitali”, con “con particolare riferimento agli animatori digitali”; il resto resta esattamente lo stesso.

Per quanto riguarda la mozione successiva, Frassinetti 1-00137, il parere sulle premesse è favorevole. Sugli impegni richiesti al Governo, parere favorevole sul primo punto, con la seguente riformulazione. Eliminazione della frase: “entro l'inizio dell'anno scolastico 2020-2021 l'obbligatorietà dello (…)”, con la seguente frase: “progressivamente e gradualmente entro il 2022”. Per quanto riguarda il secondo punto, esprimiamo parere favorevole, con la seguente riformulazione. Eliminare la parola: “obbligatoriamente” ed inserire la locuzione “percorsi formativi anche nell'ambito dell'alternanza scuola lavoro e anche attraverso la collaborazione con università”. Il resto è esattamente lo stesso.

Sul terzo punto dell'impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative per incrementare la formazione dei docenti sull'innovazione didattica e lo sviluppo della cultura digitale per l'insegnamento, così come previsto dal Piano Nazionale Scuola Digitale”.

Per quanto concerne la mozione Melicchio ed altri n. 1-00138, sulle premesse il parere è favorevole. Sugli impegni richiesti al Governo, sul primo punto, esprimiamo parere favorevole con la riformulazione seguente. Eliminare la frase…

PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario. Pregherei maggior silenzio, altrimenti chi è interessato a capire il parere avrà difficoltà a comprenderlo.

LORENZO FIORAMONTI, Vice Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca.

Sì, dicevo, il parere è favorevole con la riformulazione seguente: “ad avviare progressivamente nelle scuole dell'infanzia e nelle scuole primarie il pensiero computazionale, la creatività digitale, il coding, la cittadinanza digitale, in coerenza con le indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo di istruzione e le indicazioni nazionali per il secondo ciclo di istruzione”. Sul secondo punto, parere favorevole, con la seguente riformulazione. Semplicemente, eliminare la frase: “gli elementi fondamentali per l'introduzione dello (…). Sul terzo punto, parere favorevole, con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative per prevedere specifiche équipe territoriali formate da docenti per progettare e guidare percorsi di educazione attiva e consapevole ai media, per adottare e diffondere modelli educativi innovativi come quelli già previsti dal progetto “Avanguardie educative” e per costruire percorsi didattici anche al fine di adottare iniziative volte allo sviluppo dell'apprendimento del coding, anche mediante l'utilizzo dei fondi europei ancora nella disponibilità del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca”. Sul quarto punto, il parere è favorevole con la seguente riformulazione. Inserire la frase: “nella scuola secondaria di primo e di secondo grado” subito dopo la frase: “ad adottare iniziative per incentivare”. Infine, il parere è favorevole anche sul quinto punto, con la semplice riformulazione dell'esclusione della parola “formazione tecnologica”; rimane soltanto “formazione per il personale docente delle scuole dell'infanzia e della scuola primaria”. Sul sesto punto, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative per valorizzare lo spirito di iniziativa delle alunne e degli alunni attraverso percorsi didattici in grado di favorire lo sviluppo della creatività del pensiero logico e computazionale, nonché l'acquisizione di competenze riferite alla cittadinanza digitale”. Il parere sul settimo punto è favorevole.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Volevo ringraziare il Governo per avere riscritto tutte le mozioni. Va bene il dettaglio, però diciamo che, normalmente, quando c'è una convergenza, è anche opportuno prenderle nella loro generalità; poi, per carità, però rischiamo di fissarci sui dettagli. Altra cosa buona e giusta, che una volta si faceva - come lei, Presidente Rosato ricorderà - è che, quando c'erano magari mozioni che convergevano sullo stesso argomento, dove c'era uno spirito comune, di solito i gruppi, un tempo, cercavano di trovare un terreno comune per arrivare a una mozione unitaria, almeno normalmente quando c'erano punti di convergenza ed io credo che sarebbe una buona abitudine, perlomeno da ricordarsi, in quest'Aula.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Abbiamo preso atto di queste quattro mozioni - pensavamo fossero molto importanti - e abbiamo anche evitato di aggiungerne una quinta, un po' nello spirito che ricordava poco fa il collega. Io trovo importante che comunque il Parlamento e quest'Aula si esprimano e diano un indirizzo al Governo su un tema apparentemente di dettaglio, piccolo, marginale, che probabilmente la maggior parte dei nostri concittadini farebbe fatica a decodificare, parlando di coding, ma che, in realtà, è centrale, se abbiamo un po' chiaro in che mondo viviamo oggi e dove stiamo andando. Mi dispiace un po'- lo dico al rappresentante del Governo, per il suo tramite - che abbiamo dovuto un po' depotenziare queste mozioni, che non sono delle norme, su alcuni aspetti, per renderle magari più strutturali e obbligatorie, e ci terrei però a sottolineare quattro punti molto velocemente che sono importanti di queste quattro mozioni e che ho ritrovato trasversalmente.

Il primo riguarda l'introduzione di questo insegnamento: colleghiamolo il più possibile anche all'alternanza scuola-lavoro, perché è chiaro che abbiamo bisogno non solo di raccontare che mondo c'è là fuori, ma di farlo direttamente nel trasferimento di queste conoscenze ai nostri bambini e ai nostri ragazzi e perché è importante questo insegnamento anche legandolo al fatto che svilupperà spirito critico; il coding è un po' il latino della nostra epoca, quindi non è un insegnamento marginale, ma aiuterà i nostri ragazzi a sviluppare quella dimensione computazionale, quello spirito critico. E quindi non stiamo solo preparando lavoratori del domani, ma stiamo preparando cittadini maturi del domani.

Il secondo aspetto ha a che fare con gli ambienti di apprendimento e ovviamente con la formazione dei docenti che dovranno fare questo insegnamento, e qui parliamo di innovazione didattica. Voglio ricordare a tutti i colleghi in Aula, ne approfitto, che la VII Commissione ha avviato un'indagine conoscitiva, fino a fine novembre, sull'innovazione didattica; e questo è un elemento centrale: non possiamo pensare di insegnare materie nuove, che parlano del mondo di oggi, con i metodi tradizionali.

Il terzo punto, che ho ritrovato in un paio di mozioni importanti, ha a che fare - e chiudo, Presidente - con l'insegnamento o, comunque, con la sensibilizzazione sui diritti del web e della rete. Bisogna insegnare ai nostri ragazzi a stare consapevolmente online.

Chiudo con due punti semplici. Uno: mi sarebbe piaciuto trovare più riferimenti alle bambine e alle ragazze; abbiamo un enorme problema di trasmissione di consapevolezza alle nostre giovani donne che queste materie e le materie scientifiche sono parte del loro futuro più di quanto non credano.

E l'ultimo punto ha a che fare con l'intelligenza artificiale: adesso è entrato il digitale nella scuola, entra il coding, stiamo parlando di bambini che, per quando avranno finito le scuole e le università, fra quindici o vent'anni, si troveranno in un mondo completamente diverso da quello che abbiamo, dove l'intelligenza artificiale sarà come la nuova elettricità, non sarà una piccola cosa marginale. Lo dico al rappresentante del Governo: portiamoci avanti col lavoro pure su questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Anche il nostro gruppo non ha voluto aggiungere un'ulteriore mozione a quelle presentate, non perché il tema non lo meritasse, ma perché forse abbiamo pensato che sarebbe stato utile uno sforzo, come quello che, peraltro, lo dico per il suo tramite al collega Baldelli, in realtà anche in questa legislatura, qualche settimana fa, siamo riusciti a fare su un tema delicato come quello dei pesticidi, cioè, se c'è la volontà; io credo che, da questo punto di vista, pur ringraziando i colleghi per lo sforzo compiuto, si è forse persa un'occasione. Ritengo che sarebbe stato più forte un indirizzo unitario di tutto il Parlamento nei confronti del Governo su questi temi, perché - è già stato ricordato - noi siamo dentro la quarta rivoluzione industriale, che prende la forma del digitale e dell'automazione. Secondo gli esperti, quello che abbiamo visto in questi anni, con lo sviluppo dell'iPhone, con lo sviluppo di questi strumenti portatili, è soltanto l'antipasto di quello che abbiamo di fronte a noi.

E quindi è necessario, e su questo noi siamo assolutamente d'accordo, uno sforzo straordinario di - come dicono gli scienziati - disseminazione del sapere e da questo punto di vista ovviamente la scuola rimane il punto centrale, fondamentale, di un lavoro di disseminazione, anche se non l'unico.

Da questo punto di vista c'è un problema anche di infrastrutture, per cui il digital divide, di cui abbiamo parlato e di cui parleremo quando si parlerà per esempio di banda larga e di diffusione insufficiente della banda larga in moltissimi comuni dell'Italia periferica, non è soltanto un elemento di carattere infrastrutturale, è anche in qualche modo di carattere democratico. Bisogna riuscire a raccogliere una doppia sfida che la rivoluzione digitale ci pone: da un lato, mettere i nostri giovani e l'intera società al passo con i tempi, ma, dall'altro, aiutarli a sviluppare un senso critico, ossia riuscire a farli navigare, per usare un termine oggi di moda, nella rete da persone mature, coscienti e capaci di discernere non tanto il bene dal male col senso etico, ma da questo punto di vista capaci, per esempio, di discernere tra una fake news, una notizia vera, una notizia da approfondire o una notizia che è stata costruita apposta, invece, per fare disinformazione; in altre parole, riuscire a tenere insieme una capacità critica che consenta di vedere chiaramente il confine tra informazione e disinformazione.

A me ha molto colpito e ringrazio i colleghi di Forza Italia, da questo punto di vista, per aver inserito nella loro mozione un elemento che è semplice, ma è molto forte, cioè gli alunni che oggi frequentano la prima elementare usciranno dal ciclo degli studi nel 2034 e se facciamo il percorso al contrario, cioè pensiamo quanti anni avevano i bambini che frequentavano la prima elementare quindici anni fa, ci ritroveremo sostanzialmente in una situazione per cui termini come cloud e termini come big data non erano assolutamente compresi dalla stragrande maggioranza e sono invece una parte fondamentale di questa rivoluzione.

C'è poi un tema, che in tutte le mozioni è toccato ma di cui vorremmo sottolineare l'importanza, che è il tema della formazione degli insegnanti. Se non si fa uno sforzo straordinario di formazione degli insegnanti, tutto questo rischia di rimanere lettera morta, al pari della necessità delle strutture tecnologiche, cioè dotare le nostre scuole delle infrastrutture e dei personal computer, eccetera, che sono fondamentali.

Qua, però, rimane un punto, un ‘non detto' di queste quattro mozioni, che ci lasciano da questo punto di vista - lo dico con una battuta - un po' con un retrogusto amaro, cioè il tema delle risorse. A fronte di questa sfida gigantesca, una sfida epocale - perché quando si parla di una rivoluzione industriale, pensiamo a quali sono stati i cambiamenti che ha introdotto, per esempio, nella nostra società, nel costume, nella nostra vita, la terza rivoluzione industriale a cavallo tra Ottocento e Novecento -, a fronte a tutto questo, poi, alla fine, c'è un tema, e qua mi permetto di rivolgermi al Governo, che è il tema delle risorse: non si può pensare di affrontare questa gigantesca sfida, di fatto, senza risorse o con le risorse ordinarie. Con le risorse ordinarie, di fatto, ci laviamo le coscienze, approviamo delle mozioni, ma alla fine non riusciremo ad incidere.

L'obiettivo - e da questo punto di vista una mozione unitaria, con indirizzo anche di dove trovare le risorse, l'avremmo preferita - è evidentemente quello di riuscire a creare, ad avere la capacità di individuare un Piano straordinario su questi temi, accompagnato ovviamente da risorse straordinarie rispetto al bilancio ordinario delle scuole, dell'autonomia e anche del Ministero. Ed ecco perché noi, alla fine, voteremo le mozioni. Le votiamo, però, sottolineando questa esigenza e sfidando in qualche modo il Governo, nelle prossime occasioni, nelle occasioni dei bilanci, ad essere conseguente all'approvazione di queste mozioni. L'approvazione di queste mozioni deve portare a impostare, con la prossima legge di bilancio, con i prossimi stanziamenti nei confronti del Ministero e delle scuole, un Piano straordinario sul tema della rivoluzione digitale.

Da questo punto di vista noi siamo disponibili, ma come credo tutta l'Aula, nella ricerca delle risorse, perché in questo momento la sfida è una sfida gigantesca, è una sfida da far tremare i polsi, ma è la sfida che può portare il nostro Paese esattamente dove deve essere, cioè nei Paesi d'avanguardia e non nei Paesi di retroguardia, e ciò deve riguardare - lo dico da persona che abita in un piccolo comune dell'Italia marginale - tutta l'Italia, tutti gli 8 mila comuni: non possiamo avere il digital divide, ma non possiamo neanche avere insegnanti e studenti di “serie A” e insegnanti e studenti di “serie B” a seconda di dove abitano.

E quindi credo che, da questo punto di vista, queste mozioni vadano nella direzione giusta, occorre fare uno sforzo straordinario e quindi, da questo punto di vista, crediamo che il Governo, nel recepire queste mozioni, debba essere conseguente e tutti insieme cercare di vincere questa sfida (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, anche Fratelli d'Italia ha preparato una mozione su questo argomento così importante che oggi vede l'Aula impegnata proprio nell'approntare anche delle soluzioni che, come diceva il collega che è intervenuto prima di me, devono però poi essere corredate da risorse.

È un argomento molto importante e parliamo del nostro futuro, parliamo del futuro dei nostri giovani, parliamo di mutamenti epocali. Ogni epoca che cambia ovviamente porta dietro a sé, soprattutto nel mondo occupazionale, delle trasformazioni. Questa, però, è davvero molto radicale. Il mutamento che ci si pone davanti è proprio quello dell'introduzione della robotica, delle intelligenze artificiali nel mondo delle imprese e i nostri studenti devono essere preparati per non avere poi un analfabetismo di ritorno, per non andare a due velocità, perché qui rischiamo, appunto, di avere nel mondo della tecnologia un tipo di velocità con una scuola magari vetusta che non riesce ad adeguarsi ai tempi. Dunque, questo è il centro del nostro discorso e della nostra problematica.

Il mercato da solo ovviamente non può gestire questa situazione così complessa. C'è bisogno delle istituzioni e in primis della scuola, del mondo della scuola, dalla primaria fino alle superiori, e Fratelli d'Italia, nella sua mozione, ha molto evidenziato anche l'importanza di avere la programmazione tecnologica nelle scuole superiori con dei contatti con le università, le associazioni e le imprese, anche nel contesto dell'alternanza scuola-lavoro, perché qui possiamo avere degli interscambi virtuosi e possiamo mettere in condizione i nostri ragazzi di avere le competenze per ricoprire quelle che saranno funzioni nuove magari anche al momento inimmaginabili.

Non è sicuramente facile e ci vogliono dei percorsi molto articolati, ci vuole la formazione dei docenti ovviamente, che è il terzo punto dei nostri impegni, perché senza docenti preparati non si può ovviamente addivenire a quella preparazione che deve portare lo studente a essere capace ad attivare dei meccanismi completamente nuovi.

Noi abbiamo anche voluto sottolineare - e siamo gli unici che l'hanno fatto, ma è anche un po' una delle nostre priorità - che questa corsa verso il mondo tecnologico non deve ovviamente mettere in secondo piano l'attenzione per le materie umanistiche che nella nostra nazione sono importantissime (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, quindi, dovrà essere un procedimento organico e armonico.

Bisognerà naturalmente essere molto, molto attivi, molto attuali nella preparazione verso le nuove tecnologie, ricordandoci, però, che noi abbiamo una particolarità e abbiamo veramente delle eccellenze nel mondo umanistico. Le due cose possono andare anche insieme, ci può essere anche nel campo del turismo una nuova tecnologia che possa portare chi si occupa di arte a effettuare e mettere sul campo queste esperienze.

Quindi, l'auspicio è proprio questo. Noi raccogliamo questa sfida, accogliamo questa voglia e volontà di essere pronti, di essere adeguati. Sarà un percorso molto difficile. Auspico che oggi da quest'Aula venga un segnale - ed è per questo che Fratelli d'Italia voterà a favore sulle altre mozioni - ed è importante che da quest'Aula venga un segnale perché sembra che la discussione, così, verta su problemi lontani ma, credetemi, stiamo discutendo del futuro che sembra tanto lontano, ma poi tanto lontano non è (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente. Vice Ministro, colleghe e colleghi, le mozioni che ci apprestiamo a votare affrontano un tema urgente e non più procrastinabile che attiene all'istruzione del terzo millennio e alle sue caratteristiche.

L'urgenza è dettata dal fatto che, come ci dicono i rapporti economici nazionali e internazionali e, in particolare, voglio qui ricordare lo Studio Ambrosetti nella persona di Valerio De Molli, stiamo vivendo nel periodo a più alto tasso di innovazione di tutta la storia dell'umanità. Siamo nel mezzo di una rivoluzione tecnologica in cui l'innovazione e la scienza offrono opportunità mai viste prima, un'era che sarà ricordata come un punto di svolta per lo sviluppo di tecnologie che renderanno possibile l'impossibile.

L'avanzamento tecnologico sta generando rilevanti trasformazioni anche sulla natura delle professioni, animando un intenso dibattito che ruota attorno ad alcune domande alle quali è difficile dare una risposta univoca, certa e predittiva: quale sarà l'impatto della tecnologia sul mondo del lavoro? La tecnologia sta distruggendo o creando occupazione? Come cambierà il lavoro nei prossimi anni? Emergeranno nuove professionalità?

È, quindi, indispensabile studiare accuratamente i profili che nell'imminente futuro saranno soggetti a un processo di obsolescenza delle competenze per mettere in azione attività di formazione o definire i settori a maggiore impatto e sviluppo, con l'obiettivo di creare nuove figure professionali e preparare le generazioni future ad adeguarsi a un mercato del lavoro che non è destinato a sparire ma a trasformarsi.

Questo significa che un tema cruciale diventa la formazione delle nuove generazioni affinché siano preparate a un mercato del lavoro diverso e mi riferisco soprattutto alle colleghe e ai colleghi più giovani - e ce ne sono tanti in questa legislatura -, ai vostri figli, ai vostri figli.

Ma quanto tempo abbiamo ancora per cambiare i nostri sistemi educativi e renderli efficaci rispetto all'impatto della quarta rivoluzione industriale sulla società e sul mercato del lavoro? Davvero poco, se è vero che, come emerge dal The Future of Jobs Report 2018, che ha coinvolto gli strateghi esecutivi, nonché i responsabili delle risorse umane di un campione di aziende riconducibile a dodici settori industriali e a venti economie, entro il 2022 le aziende 4.0 adotteranno tecnologia cloud, intelligenza artificiale, analisi big data, connessioni mobili ad alta velocità, realtà aumentata, impiego di droni, distribuzione online e, successivamente al 2022, anche robot umanoidi.

Ecco, Vice Ministro, perché 2022: dopodomani, domani, e tutto ciò porterà, entro il 2022, a cessare di esistere per 75 milioni di posti di lavoro che potranno essere affidati a macchine, mentre, allo stesso tempo, altri 133 milioni verranno creati in ruoli più adatti alla divisione del lavoro tra umani, macchine e algoritmi, con un aumento netto di 58 milioni di nuove opportunità lavorative.

E, ancora, in pochi anni ci sarà anche in Italia una crescente domanda di lavoro in cui vi è un alto impiego di tecnologie: analisti di dati, sviluppatori di software e applicazioni, esperti di social e anche di e-commerce, esperti di automazioni, ingegneri robotici e tanti nuovi ruoli in qualità di specialisti in intelligenza artificiale. E questo c'è solo da augurarselo perché, colleghi, attualmente, secondo un report pubblicato nel dicembre 2017 da Tencent, il colosso cinese dietro WeChat, nel mondo le persone con competenze ed ambito di intelligenza artificiale sono tra le 200 mila e le 300 mila a fronte di richiesta di milioni. La maggior parte di esse si trovano in Cina, dove il Governo, in piena accelerazione, si appresta a introdurre l'insegnamento dell'intelligenza artificiale anche nelle scuole superiori, e per ora gli hub occidentali sono San Francisco, New York e Londra. In Europa, tengono il passo Parigi e Berlino e, con numeri molto inferiori, seguono Milano e Roma.

Avere un bacino così ristretto significa scarsità di profili intermedi che rallenta la crescita dei giovani, rende più difficile il loro inserimento nelle aziende 4.0 e rischia di frenare l'innovazione legata all'intelligenza artificiale; un circolo vizioso che deve diventare virtuoso anche perché, secondo uno degli ultimi rapporti OCSE sul futuro dell'occupazione, nel periodo 2011-2016, circa l'80 per cento delle regioni dell'area OCSE ha subito riduzione di posti di lavoro ad alto rischio automazione anche se, a fronte di questa riduzione, sono stati creati nuovi posti di lavoro. Ma forse ci interessa del rapporto OCSE, Vice Ministro, un altro dato: l'Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di skills mismatch e presenta un indice di fattori di rischio superiore alla media, pari al 35,5 per cento dei lavori che presentano elevato rischio di cambiamento.

Insomma, le trasformazioni della quarta rivoluzione industriale, intelligenza artificiale, robotica e biotecnologia, se governate da scelte pubbliche, oltre che private, tempestive e innovative possono favorire una nuova era del lavoro, migliorare anziché sostituire le condizioni e le opportunità del lavoro, migliorare i prodotti e il modo in cui un'azienda sta sul mercato, aggiungere valore per i clienti migliorando la qualità della vita.

Viceversa, se ignorate, queste trasformazioni allargheranno le lacune di competenze, creeranno nuovi e maggiori diseguaglianze e polarizzazioni. Lo dico a quella parte dell'Aula che è così attenta ai problemi degli ultimi e dei poveri: qui stiamo praticando un'ingiustizia sociale se non interveniamo con metodologie che alcuni oggi si possono permettere e conoscono e altri no (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È urgente allora cominciare a considerare con attenzione tutte le modalità di apprendimento capaci di garantire i dieci skills che saranno indispensabili già a partire dal 2020, cioè adesso, per gestire, coordinare o lavorare e che rimandano a capacità di problem solving, pensiero critico, creatività, team working skills, intelligenza emotiva; queste competenze dovranno essere affrontate, insegnate e soprattutto allenate nei percorsi di istruzione scolastica e accademica per non avere degli analfabeti di ritorno al termine degli studi superiori, per non farne dei disoccupati da formare nuovamente con nuovi costi per la collettività. Spendiamo 45 miliardi per l'istruzione pubblica: non possiamo spendere altri soldi per tornare a formare nuovamente quelli che sono stati già per tredici anni nell'istruzione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo è un dato. La scuola italiana, peraltro, da quest'anno è frequentata dai Centennials, la generazione che non ha conosciuto il mondo senza Internet: sono nati dopo il 2000 e gli alunni che frequentano il primo anno della scuola dell'infanzia concluderanno gli studi superiori nel 2034; quelli che frequentano la prima classe della scuola primaria nel 2031. Non possiamo più continuare a far finta di non vedere quando i Centennials siano diversi anche rispetto alla generazione precedente dei Millennials, cioè dei nati fra i primi anni Ottanta e la fine degli anni Novanta.

A noi decisori politici, a noi e non ad altri spetta avere visione, assumere scelte, avere atteggiamenti non ispirati dalle reazioni istintive di fronte alle tecnologie. Lo dico perché chi non è più giovane a volte la pensa in una maniera istintiva. Mi piace ricordare Adams, scrittore di fantascienza, che a questo proposito dice. Ho trovato una serie di regole che descrivono la nostra reazione alle tecnologie - facciamo un test e vediamo se ci ritroviamo – tutto ciò che è nel mondo quando sei nato è normale e ordinario ed è parte integrante di come il mondo funziona; tutto ciò che viene inventato tra quando hai quindici e trentacinque anni è nuovo, eccitante e rivoluzionario e probabilmente ci puoi costruire sopra la carriera; qualunque cosa inventata dopo i trentacinque anni è contro l'ordine naturale delle cose. Finora le istituzioni hanno pensato così: era contro l'ordine naturale delle cose introdurre didattiche assolutamente innovative.

Veniamo al coding, cioè la programmazione informatica, negli ultimi anni è diventata una nuova lingua che permette di dialogare con il computer per assegnare allo stesso i compiti o comandi in modo semplice e permette agli studenti, giocando a programmare, quindi utilizzando al massimo la creatività, di imparare ad usare la logica, a risolvere i problemi, a sviluppare il pensiero computazionale. Il coding è una materia fondamentale per le nuove generazioni di studenti, per alfabetizzarli ai linguaggi delle tecnologie e dominarle e rappresenta la quarta abilità di base della scuola. Io stasera vorrei che uscissimo tutti qui dalla Camera, Vice Ministro, ricordando almeno questa cosa: d'ora in avanti non basta più leggere, scrivere e far di conto, cioè le tre abilità su cui noi siamo stati educati e formati, ma che c'è una quarta abilità nel terzo millennio che è quella del coding della programmazione. Dal 2014 il Ministero dell'Istruzione, università e ricerca ha avviato sperimentazioni nelle scuole dell'infanzia e primarie del nostro Paese e i bambini e i ragazzi che hanno avuto tale opportunità hanno reagito benissimo. Il coding è arrivato anche in università: pensate che la Bocconi ha introdotto lo studio obbligatorio del coding per le matricole perché dice il rettore, Gianmario Verona, che il coding è l'inglese dei nostri giorni. Occorre allora cambiare passo, favorire il superamento della fase sperimentale, prevedere la generalizzazione di questo tipo di metodologia. Non abbiano paura coloro che sono più per …

PRESIDENTE. La invito a concludere.

VALENTINA APREA (FI). Sì, un attimo che mi avvio alla conclusione.

PRESIDENTE. Un attimo, sì.

VALENTINA APREA (FI). …per la cultura umanistica; è una metodologia anche per studiare tutto quello che è materia umanistica. Allora concludo dicendo che Gran Bretagna, Finlandia, Estonia e altri Paesi hanno già inserito la materia del coding tra quelle obbligatorie, come pure nei Paesi più avanzati sul piano tecnologico ed economico: USA, Cina e India. A Dubai addirittura hanno scelto l'opzione carta zero e, per rispondere a Fusacchia, nella mia mozione c'è il riferimento all'UNESCO che dice di favorire l'accesso alle bambine e quindi io ringrazio il Governo nella persona del Vice Ministro che…

PRESIDENTE. Grazie.

VALENTINA APREA (FI). …ha espresso un parere favorevole a tutte le mozioni. Dobbiamo avere la consapevolezza che da domani la didattica digitale sarà una realtà nelle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aprea. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Grazie, Presidente. Abbiamo discusso ieri queste mozioni. Prima mi consenta, Presidente, attraverso lei, di esprimere un po' un sorriso nel fatto che l'unica cosa che viene espunta dalla nostra mozione è il riferimento al Governo precedente. Mi spiace dover notificare alla nuova maggioranza che se oggi siamo qua a parlare di coding e a parlarne sulla base di linee guida che vengono citate nelle varie riformulazioni che il Vice Ministro ci ha proposto e a parlare di investimenti che sono stati fatti, che vanno certo rafforzati e portati avanti ma rispetto ai quali il nostro Paese comincia a camminare sulla strada giusta, è proprio perché c'è un Governo precedente che ha messo in campo un piano nazionale scuola digitale con un miliardo e mezzo di risorse che sono state spese nella nostra scuola e che finalmente consentono ai nostri ragazzi di non percepire più il digitale come qualche cosa che non appartiene al mondo della scuola, ma di poter integrare gli ambienti di apprendimento anche con quel digitale che fin qui era rimasto confinato al di fuori della scuola. Come è noto, quel piano nazionale scuola digitale prevede trentacinque azioni che si suddividono in tre azioni fondamentali. Le infrastrutture: nella nostra mozione insistiamo - sono felice che il Governo abbia espresso parere favorevole - sul fatto che serve investire in edilizia scolastica perché servono ambienti di apprendimento che favoriscano anche l'utilizzo del coding, l'utilizzo delle nuove tecnologie e purtroppo non tutte le scuole oggi sono all'altezza. Purtroppo, c'è molto da fare in questa direzione anche con la costruzione di nuove scuole. Quindi questa riformulazione è più che benvenuta nella nostra mozione. Poi c'è il tema della formazione che è cruciale, su cui abbiamo investito di più: fare in modo non solo che in tutte le scuole ci sia un animatore digitale, cioè un insegnante che rappresenta un punto di riferimento della piccola comunità scolastica per i problemi quotidiani che si pongono e per favorire iniziative all'interno delle singole scuole nell'ambito dell'autonomia che, anche grazie alla legge n. 107 del 2015, è stata garantita alle scuole. La formazione sempre di più deve riguardare tutta la comunità scolastica. Oggi ci sono 85 mila insegnanti in formazione sul digitale; noi dobbiamo portare tutti gli insegnanti a fare formazione sul coding e più in generale sull'utilizzo delle nuove tecnologie. Quindi questa è la seconda cruciale azione del piano nazionale scuola digitale. Infine la terza, i contenuti: lo dicevo anche ieri. Qui c'è la sfida più grande. Dobbiamo cominciare a porci il problema dei contenuti che le scuole autoproducono, di come li mettiamo in rete, di come questo arricchisce la comunità scolastica tutta attraverso lo scambio di informazioni; è questa sicuramente la sfida che abbiamo davanti e rispetto alla quale, pur da una posizione di opposizione, ci mettiamo a disposizione per ragionare insieme di come si fa fare un passo in avanti alla scuola. Abbiamo detto ieri che oggi è cruciale investire in educazione ed investire sul coding sostanzialmente per due ragioni principali. La prima è stata citata è il lavoro che cambia, sta cambiando. Gli esperti ci dicono che nei prossimi cinque anni il 60 per cento dei lavori sarà cambiato ed includerà competenze digitali, in particolare competenze di programmazione. Noi dobbiamo avere ragazzi che siano in grado di intercettare quelle offerte di lavoro anche grazie alla formazione che la scuola gli ha dato. Ad oggi il 77 per cento delle scuole italiane ha fatto almeno un'ora di coding. Domani noi dobbiamo mettere in condizione tutte le scuole italiane di fare almeno 60 di quelle ore, cioè il minimo che gli esperti ci dicono essere necessario per favorire un apprendimento reale del linguaggio computazionale. Questo perché il lavoro cambia e perché ci chiede nuove competenze e anche perché il coding non è una materia. È vero che in alcuni Paesi europei è stata introdotta come materia.

Però ritengo, confortata dal parere di diversi esperti che questa non sia la strada giusta, perché il coding è un linguaggio, un linguaggio trasversale, che serve nell'insegnamento delle singole discipline: tanto che ci dicono, ed effettivamente in alcune scuole si fa anche in Italia, che non è necessario neppure l'utilizzo delle tecnologie per insegnare il linguaggio computazionale, che si può fare con oggetti quotidiani, dai mattoncini Lego a mille altre cose di uso quotidiano; ed è in quel modo che si insegna il linguaggio della logica, il pensiero computazionale, quel pensiero che è poi quello che favorisce il problem solving. È incredibile dirlo, ma sul problem solving, a guardare le classifiche internazionali, noi siamo avanti rispetto a tanti dei nostri colleghi europei. L'Italia nelle competenze di base sulla matematica e sulla madrelingua italiana è indietro, c'è tanto da fare, ce lo ripetiamo spesso, c'è molto da fare; sul problem solving siamo più avanti. E quindi favorire l'insegnamento, l'apprendimento del coding potrebbe darci un vantaggio competitivo che non abbiamo mai avuto, proprio per intercettare quel 60 per cento di nuovi lavori che includeranno le nuove competenze. Quindi, oggi diventa fondamentale per noi effettuare questo investimento, per sfruttare quella cosa in più che oggi abbiamo rispetto ai nostri competitor.

Ma non è solo il lavoro il punto, il lavoro che cambia: è la cittadinanza, perché oggi i nostri ragazzi sono cittadini contemporaneamente di un mondo che è reale e virtuale. Noi ancora percepiamo un muro tra reale e virtuale: i ragazzi di oggi invece sanno che il reale è un tutt'uno, che il digitale è reale; e per essere cittadini di questo mondo, che comprende insieme l'orizzonte digitale virtuale e la realtà che è al di fuori del digitale, c'è bisogno di nuove competenze di cittadinanza. Quelle competenze di cittadinanza si acquisiscono certo attraverso programmi che si fanno a scuola, attraverso il contrasto al cyberbullismo, attraverso tante belle azioni che noi abbiamo messo in campo, ma anche attraverso l'insegnamento del pensiero computazionale. Perché? Perché sempre di più noi saremo governati da algoritmi, sempre di più il problema dei cittadini sarà capire cosa c'è dietro un algoritmo: non solo saper programmare ma sapere cosa c'è dietro quello sforzo di programmazione, quindi saper intervenire, saper capire chi è che deve rendere conto per quell'algoritmo che magari deciderà le liste d'attesa negli ospedali. Qualcuno deve rendere conto: si chiama algorithmic accountability, ed è quella che sarà una competenza di cittadinanza cruciale per i ragazzi di oggi, per quelli che noi sappiamo essere nativi digitali, ma che non per questo hanno innate quelle competenze. Anzi, rispetto a questi ragazzi, che sono così bravi nell'utilizzo delle nuove tecnologie, che ci sembrano bravissimi fin da piccolissimi a cercarsi i video da soli sul web, noi abbiamo una responsabilità enorme oggi: insegnare loro ad essere cittadini consapevoli, a partecipare alla vita democratica del loro Paese, avendo tutte le competenze necessarie; tra queste c'è il coding. Altrimenti noi avremo dei cittadini per metà, che non sapranno fino in fondo quali algoritmi governano la loro democrazia e chi c'è dietro, come funziona la programmazione. Quindi è assolutamente cruciale non solo per il lavoro, ma anche per la cittadinanza, che nelle scuole italiane di ogni ordine e grado si faccia lo sforzo di portare l'insegnamento e l'apprendimento del coding.

Dicevo che qui oggi finalmente riportiamo all'ordine del giorno un tema che nella scorsa legislatura era stato cruciale. Credo che questo sia un passaggio storico, perché se noi oggi ci mettiamo tutti d'accordo sul fatto che gli investimenti principali devono essere destinati all'educazione, e che nell'ambito dell'educazione noi dobbiamo compiere uno sforzo enorme in termini finanziari e in termini anche culturali, su questo punto noi siamo in grado di mettere in condizione i ragazzi italiani di trovare lavoro e di essere cittadini consapevoli. Credo che questo sia lo sforzo che ogni rappresentante della Repubblica italiana deve fare; credo che se riusciremo a portare avanti fino in fondo questo sforzo, potremo essere tutti orgogliosi di essere rappresentanti del nostro Paese. Con questo annuncio il voto favorevole sulla nostra mozione, dopo aver accettato le riformulazioni del Governo, e sulle altre mozioni presentate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fogliani. Ne ha facoltà.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Presidente, il dibattito sviluppato oggi in merito alle mozioni e riguardante la formazione tecnologica e digitale nelle scuole risponde ad un'esigenza di alfabetizzazione digitale delle ragazze e dei ragazzi, alla loro formazione a cittadina e cittadino digitale fin dalla scuola dell'infanzia e dalla primaria, per potersi integrare efficacemente con il mondo che li circonda in un'ottica di sviluppo della cosiddetta cittadinanza attiva. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fenomeno particolare: siamo stati bombardati, soprattutto coloro che sono all'interno del sistema scolastico, universitario e chi ha figli, da notizie, articoli, progetti e iniziative sul pensiero computazionale, sul coding e su come quest'ultimo doveva essere inserito nella didattica scolastica. Stiamo parlando di quel processo mentale che sta alla base della formazione dei problemi e delle loro soluzioni, così che le soluzioni siano rappresentate in una forma che può essere implementata in maniera efficace da un elaboratore di informazioni, sia esso umano o artificiale. Fare coding significa mettere i bambini in condizioni di eseguire o inventare una serie di istruzioni in sequenza, per raggiungere un obiettivo: in altre parole è costruire, risolvere, ragionare.

Nella scuola dell'infanzia questi obiettivi si possono raggiungere ad esempio attraverso attività divertenti e coinvolgenti di coding, creatività digitale, microrobotica educativa: i bambini in un clima di condivisione e collaborazione possono maturare e consolidare alcune abilità di base, come l'orientamento nello spazio, la lateralità, la creatività, il pensiero logico-deduttivo, dando avvio allo sviluppo di competenze digitali. L'utilizzo delle nuove tecnologie applicate alla didattica rende il processo di insegnamento e apprendimento innovativo, coinvolgente, attento alle esigenze degli alunni che sono nati in un mondo tecnologico, e rappresenta un valore aggiunto alle tradizionali modalità di lavoro dell'insegnante, rendendo anche la scuola viva, partecipe e protagonista dell'epoca storica in cui è contestualizzata.

In quest'ottica il ruolo dell'insegnante è fondamentale, e dev'essere quello di mediatore didattico che guida a distanza, incoraggiando i piccoli ed aiutandoli a superare i conflitti per accrescere la propria autostima. L'insegnante è fondamentale in tutti gli ordini e gradi scolastici, per progettare e guidare percorsi di educazione attiva, e soprattutto consapevole anche dei rischi di dipendenza, assolutamente da non sottovalutare o trascurare. Per questo il Governo ha stanziato nel corrente anno scolastico circa 8 milioni per la formazione del personale docente e sulle metodologie didattiche innovative.

Non si può non sottolineare inoltre l'aspetto strumentale della tecnologia, il suo essere il mezzo che crea interesse e curiosità nei giovani, agevolando l'apprendimento. Importante è anche valutare di conseguenza l'assunzione di iniziative per allineare gli spazi scolastici a questa visione di cambiamento, che includono una riconfigurazione funzionale degli ambienti per l'apprendimento, con l'obiettivo di rendere gli ambienti associati all'innovazione e alla creatività digitale. Questo percorso formativo promuove le competenze essenziali a favore dell'equità, la coesione sociale, la cittadinanza attiva nonché l'occupabilità dei giovani, facilitando l'entrata nel mondo del lavoro, anch'esso in continuo sviluppo tecnologico. Basti pensare - faccio un esempio - che anche un lavoro come quello del meccanico ora è diventato un insieme tra meccanica, elettronica ed informatica, ed ha fatto nascere la nuova figura del meccatronico.

Proprio per quanto detto, attualmente si è già intervenuti sull'introduzione progressiva del pensiero computazionale e del coding mediante investimenti a favore delle risorse, del PON per la scuola, del Piano nazionale per la scuola digitale, che hanno ad oggi consentito di sviluppare attività didattiche sul coding in circa il 75 per cento delle scuole del primo ciclo, investendo circa 22 milioni su un bando che vede assegnatarie 1.115 scuole di un contributo per la realizzazione di ambienti digitali, e quasi 4 milioni per la didattica digitale in 106 scuole come strumento di contrasto alla dispersione scolastica. In tutto, 35 milioni destinati ad introdurre percorsi di sviluppo del pensiero computazionale: credo significhi una forte sensibilità di questa maggioranza sul tema.

In conclusione, ritengo che il dibattito di oggi sia molto costruttivo per comprendere l'importanza che riveste la preparazione digitale per le nuove generazioni, che rappresentano il futuro della nostra società. Per questo motivo, il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melicchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, viviamo ormai nella società dell'informazione e la tecnologia ci circonda; la conoscenza però delle scienze tecnologiche e informatiche che stanno alla base di questi strumenti è ancora carente.

A scuola si impara a comprendere il mondo che ci circonda, non è dunque pensabile non imparare anche i principi di queste scienze che stanno avendo un così grande impatto sulla società. C'è poi un aspetto anche più importante: il ruolo attivo di chi impara è centrale nel processo di apprendimento. Il motivo per cui ha senso parlare di computer e informatica nella scuola primaria è proprio il ruolo formidabile che possono svolgere nell'apprendimento.

Il pensiero computazionale migliora il modo di pensare, il pensiero computazionale può essere uno strumento di crescita e di espressione personale, un modo per esprimere se stessi “scrivendo” la tecnologia. Saper leggere fa imparare nuove nozioni, capire concetti. Ebbene, saper leggere la tecnologia vuol dire subirla, viverla passivamente. Allo stesso modo, se saper scrivere permette di esprimere se stessi attraverso storie, poesie, racconti di stati d'animo, saper “scrivere la tecnologia” vuol dire riuscire a esserne utilizzatori attivi.

Con la nostra mozione abbiamo voluto soffermarci maggiormente, di quanto non facciano le altre, sui percorsi di sviluppo del pensiero computazionale, della creatività digitale, del coding e delle competenze di cittadinanza digitale nel curricolo della scuola dell'infanzia e della scuola primaria. Quelle mozioni si fermano alla necessità di formare gli studenti per i nuovi lavori, ma questa è una visione che dovrebbe essere ben più ampia.

Per il MoVimento 5 Stelle il pensiero computazionale va valorizzato come strumento di sviluppo di capacità di pensiero, che contribuisce all'apprendimento e alla comprensione.

Lo studio del pensiero computazionale è prezioso per ogni studente e non solo per gli appassionati o per quelli che diventeranno programmatori di mestiere.

Così come non tutti imparano a scrivere per diventare scrittori o poeti, né imparano a contare per diventare matematici, l'insegnamento del pensiero computazionale non serve necessariamente a diventare informatici. Il pensiero computazionale è il processo di riconoscere aspetti della computazione nel mondo che ci circonda, è l'applicare strumenti e tecniche informatiche per capire e ragionare su sistemi e processi naturali, sociali ed artificiali, permette agli studenti di affrontare problemi, di scomporli in pezzi risolvibili e di elaborare gli algoritmi per risolverli.

Il maggior promotore di questo pensiero fu Seymour Papert attraverso la sua scuola costruzionista, che si basa sul principio che la conoscenza non è solo trasmessa ma è frutto di esperienza e costruzioni. L'errore non viene più visto come un qualcosa di negativo, ma, anzi, come uno strumento di crescita e di costruzione della propria conoscenza. Su questi punti, grazie alla creazione del linguaggio di programmazione Scratch, utilizzato da milioni di utenti in tutto il mondo, continua oggi il lavoro di Mitch Resnick e del gruppo di ricerca Lifelong Kindergarten presso l'MIT. Grazie anche alle iniziative di movimenti e correnti nazionali e internazionali, il coding e il pensiero computazionale stanno entrando a pieno regime nelle scuole di tutto il mondo.

Il MoVimento 5 Stelle ha parecchi termini in comune con queste metodologie didattiche innovative. Penso alla creatività digitale, all'apprendimento creativo basato su quattro principi, quelli delle quattro “P”: Project, Peers, Passion and Play. In una prospettiva di didattica di matrice montessoriana, quindi, riteniamo che un approccio al pensiero computazionale aiuti lo studente a sperimentare in prima persona, a procedere per tentativi ed errori verso nuove soluzioni, a favorirne l'apprendimento come scoperta, permettendogli di lavorare in autonomia, senza l'aiuto dell'adulto. Altri aspetti importanti sono la possibilità di individualizzare i percorsi di apprendimento, oltre allo sviluppo e potenziamento della creatività, dei processi logici, dello sviluppo della concentrazione, dell'attenzione e della precisione.

Infine, l'alfabeto del pensiero computazionale permette di coniare nuove parole, crea una nuova sintassi, forma il linguaggio che parliamo, interponendosi così in maniera trasversale fra le discipline più diverse, favorendo lo sviluppo del pensiero logico e la logica del pensiero, sviluppando la creatività demandata, nella didattica tradizionale, alle materie umanistiche, sviluppando soprattutto la cittadinanza digitale. Le competenze digitali sviluppate attraverso il pensiero logico sono fondamentali alla formazione dello studente come cittadino del mondo e contribuiscono a raggiungere il saper agire nel mondo di oggi, nella realtà che ci circonda adesso e in futuro.

Il pensiero computazionale, ovvero l'insieme dei processi mentali coinvolti nella formulazione dei problemi e delle loro soluzioni, in modo che queste siano rappresentabili in una forma che possa essere efficacemente eseguita, è oggi ritenuto un'abilità fondamentale per tutti, non solo per gli informatici. Quindi, è qui la differenza principale che sta in questa mozione.

Oltre a leggere, scrivere e far di conto, dovremmo aggiungere il pensiero computazionale alla capacità analitica di ogni bambino, come una quarta abilità di base.

Il pensiero computazionale è un processo cognitivo che coinvolge il ragionamento logico, quello che permette agli alunni di dare un senso alle cose, analizzando e verificando i fatti attraverso un ragionamento chiaro e preciso, ragionamento attraverso cui i problemi sono risolti, mentre gli artefatti, le procedure e i sistemi sono meglio compresi.

Il pensiero computazionale comprende la capacità di pensare in termini di algoritmi, che non sono altro che un modo di arrivare a una soluzione attraverso una chiara definizione dei passaggi; in termini di scomposizione, che è come pensare ad artefatti in termini delle loro componenti; le singole parti possono essere comprese, risolte, sviluppate e valutate separatamente; in termini di generalizzazioni, individuando e facendo uso di schemi ricorrenti, somiglianze, connessioni; in termini di astrazioni, scegliendo rappresentazioni appropriate, in modo che risulti più facile ragionare su problemi o sistemi; in termini di valutazione, cioè il processo per garantire che una soluzione, sia essa un algoritmo o un sistema o un processo, è buona: cioè che sia adatta allo scopo.

Il pensiero computazionale è una competenza che risulterà fondamentale al cittadino digitale per come lo intendiamo noi del MoVimento 5 Stelle, e proprio per questo bisogna iniziare a utilizzare il coding già dalla scuola dell'infanzia. Il coding è trasversale, si applica sia alle materie scientifiche sia quelle letterarie, permettendo una sperimentazione a 360 gradi di nuovi approcci didattici da proporre in classe, sempre in un contesto ludico.

Inoltre, è una strategia che permette di catturare l'attenzione anche degli alunni più distratti e demotivati che, credendo di giocare, imparano a risolvere un problema più o meno complesso in base alla fascia di età. L'idea è quella di promuovere attività didattiche e ludiche ispirate alla programmazione, che sono talmente intuitive da poter essere praticate in modo istintivo, concentrandosi più sul procedimento che sullo studio del linguaggio per esprimerlo.

C'è un'analogia fra lettura e scrittura: quando si impara a leggere e a scrivere si aprono molte opportunità di imparare nuove cose. Quando si impara a leggere, allora si potrà leggere per imparare. Imparare a programmare è la stessa cosa. Per tradurre il concetto di learn to code e code to learn, ovvero se si impara a programmare allora si potrà programmare per imparare, e in diversi Paesi europei il pensiero computazionale e la cittadinanza digitale sono diventati parte integrante del curriculum scolastico.

In un celebre discorso del 2014 l'ex Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, presentò un piano di 4 miliardi di dollari per diffondere il coding in tutte le scuole affinché - riporto le testuali parole - “tutti gli studenti americani, dall'asilo al liceo, imparino l'informatica e acquisiscano competenze di pensiero computazionale necessarie per essere creatori e non semplici consumatori nell'economia digitale, e cittadini attivi di una società sempre più tecnologica”. Mi avvio a concludere.

In Italia mi piace ricordare l'esperienza di CoderDojo, un movimento aperto, libero e totalmente gratuito e, allora, per tutte queste ragioni appena esposte e, nella convinzione di abituare gli studenti al pensiero computazionale, preannunzio, a nome del gruppo Movimento 5 Stelle, il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Do per acquisito che le riformulazioni del Governo vengono tutte accolte; non vedo obiezioni da parte di nessun gruppo.

Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Aprea ed altri n. 1-00117, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 62).

Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ascani ed altri n. 1-00136, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Frassinetti ed altri n. 1-00137, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Melicchio, Belotti ed altri n. 1-00138, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

Secondo le intese intercorse tra gruppi, il seguito dell'esame della proposta di legge n. 395-A in materia di accesso aperto all'informazione scientifica è rinviato alla seduta di domani a partire dalle ore 11.

Comunicazioni del Presidente ai sensi dell'articolo 123-bis, comma1, del Regolamento e assegnazione di un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica.

PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 1 dell'articolo 123-bis del Regolamento, la decisione in merito al seguente disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica: "Deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché misure di contrasto della violenza in occasione delle manifestazioni sportive e di semplificazione" (1603).

Alla luce del parere espresso in data odierna dalla V Commissione (Bilancio) ed esaminato il predetto disegno di legge, la Presidenza comunica che lo stesso non reca disposizioni estranee al suo oggetto, come definito dall'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, ad eccezione delle disposizioni del capo III (articoli da 6 a 11), recante disposizioni per il contrasto della violenza in occasione di manifestazioni sportive, che non risultano riconducibili alle materie che, secondo la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 e le relative risoluzioni parlamentari di approvazione, dovrebbero formare oggetto dei disegni di legge collegati. Conseguentemente, tali disposizioni sono stralciate dal disegno di legge, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e saranno oggetto di un autonomo disegno di legge, che sarà assegnato alla competente Commissione.

A norma degli articoli 72, comma 1, e 123-bis, comma 1, del Regolamento, il disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica risultante dallo stralcio degli articoli da 6 a 11 del disegno di legge n. 1603, con il numero 1603-bis e con il titolo "Deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione", è assegnato, in sede referente, alla VII Commissione (Cultura), con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Abbiamo alcuni interventi di fine seduta. Il primo intervento di fine seduta è quello dell'onorevole Zan. Pregherei i colleghi, almeno quelli che sono lì vicino, di lasciarlo parlare. Prego, onorevole Zan.

ALESSANDRO ZAN (PD). Grazie Presidente intervengo perché ho presentato un'interrogazione al Ministro dell'Interno Salvini sulla drammatica situazione delle attività mafiose in Veneto. Con la maxi operazione di oggi contro la 'ndrangheta, che ha portato all'arresto di 33 persone, è chiara la situazione emergenziale che sta vivendo questa regione, sotto assedio da parte delle mafie. Solo poche settimane fa sono state arrestate altre 50 persone nel Veneto orientale per attività criminali legate al clan camorristico dei Casalesi, tra cui un sindaco di un comune veneto, Eraclea, accusato di scambio elettorale politico mafioso: primo caso in Veneto.

Parliamo in entrambi i casi di reati gravissimi, oltre all'associazione a delinquere di stampo mafioso, le indagini fanno emergere centinaia di episodi di usura, violenze, estorsioni, sequestri di persona e tentativi di corruzione: cose mai viste in Veneto. Il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho parla di un'azione mafiosa ormai profondamente radicata nel tessuto socio economico veneto e proprio al lavoro dei magistrati e delle forze dell'ordine devono andare i più sentiti ringraziamenti per l'enorme lavoro che stanno facendo. Sono però stupito, presidente, e profondamente rammaricato per il silenzio su questa vera e propria emergenza da parte del Governo e in particolare del Ministro dell'Interno Salvini. Dopo due indagini e due operazioni di questa portata non ha speso una parola sulla questione…

PRESIDENTE. Grazie onorevole Zan.

ALESSANDRO ZAN (PD). Allora io dico: ma il Ministro Salvini pensa di affrontare l'emergenza mafia dispensando saluti attraverso i social?

PRESIDENTE. Grazie onorevole Zan.

ALESSANDRO ZAN (PD). Serve più serietà e un intervento del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Zan. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie Presidente. Volevo chiedere che il Governo venga a riferire in Aula sulla questione Brexit. Lei saprà che in queste ore si sta aggravando la paralisi istituzionale e politica nel Regno Unito, dove la Camera dei comuni deve votare questa sera sull'accordo di recesso tra Unione europea e il Regno Unito. L'ipotesi di un'uscita senza accordo è reale, concreta, possibile e vorrei chiedere quali sono le iniziative che il Governo italiano intenda adottare in caso, appunto, di un'uscita senza accordo. Altri Paesi come il Belgio hanno approvato una legge, la Germania ne ha discusso in Parlamento, la Francia ha creato una Commissione parlamentare apposita e istituito un fondo di 50 milioni di euro. Non risultano tali iniziative del Governo italiano, benché ci siano molti più italiani che francesi, belgi o tedeschi in quel Paese. Vorrei quindi che il Governo venga in Aula il prima possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (M5S). Presidente, cari colleghi, come è noto, lo scorso 8 marzo è stato raggiunto l'accordo sul prezzo del latte ovino e caprino da pagare ai pastori della Sardegna. Nei prossimi giorni sarà emanato un decreto emergenze agricole….

PRESIDENTE. Onorevole Angiola, lei mi permette e dopo le restituisco il tempo, solo per pregare i colleghi… la seduta è finita; se potete continuare le conversazioni fuori dall'Aula, cortesemente, grazie. Prego.

NUNZIO ANGIOLA (M5S). Riprendo dall'inizio. Nei prossimi giorni sarà emanato un decreto emergenze agricole che prevedrà specifici interventi a favore del settore lattiero caseario, ovi-caprino nazionale.

Nella mia qualità di deputato eletto nell'Alta Murgia barese, desidero, in questa sede, ribadire l'importanza della pastorizia nomade o seminomade, non solo sotto il profilo culturale, ma anche come settore produttivo ed ai fini della conservazione di alcuni habitat naturali, e mi riferisco alla prateria arida o pseudo-steppa mediterranea, distribuite in Sardegna, Basilicata, Puglia e, in particolare, nel parco nazionale dell'Alta Murgia, in Calabria e Sicilia. La pastorizia è economia, ma è anche cultura e non potrebbe essere diversamente in un territorio in cui l'allevamento del bestiame ovino e caprino ha lasciato un'impronta indelebile. Penso ai tratturi e agli jazzi, che affollano la Murgia barese e la Capitanata. Nella pastorizia ovina e caprina troviamo passione, spirito di sacrificio e amore per la campagna, che sono valori fondanti della civiltà contadina. La pastorizia svolge anche il ruolo di presidio del territorio contro l'abigeato, la diffusione di discariche abusive, i traffici illeciti e molto altro. Si tratta di servizi di inestimabile valore, che consentono, tra l'altro, la conservazione di beni naturali e paesaggistici irriproducibili. Tali servizi, pertanto, andrebbero ricompensati non solo controllando il prezzo del latte ovino e caprino e acquistando le scorte di prodotti invenduti come si sta facendo in questi giorni, ma intervenendo sulla fiscalità, anche locale e con interventi volti a tramandare questi mestieri e queste tradizioni millenarie. Tali interventi devono riguardare certamente la Sardegna, ma anche la Murgia barese e l'intero territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Presidente, è notizia di poche settimane fa che le autorità islandesi hanno annunciato un piano per uccidere 2.100 balene, entro i prossimi cinque anni, di cui circa la metà classificate con codice VU, cioè “vulnerabile”, minacciate di estinzione. Ancora più agghiacciante la possibilità di sterminarle in maniera disumana, con modalità che prevedono di provocare loro ferite devastanti anche con arpioni esplosivi. In contemporanea, il Giappone, nonostante le posizioni sostenibili e di conservazione della specie, ha deciso di lasciare definitivamente la Commissione internazionale per la caccia alle balene, per riprendere la caccia commerciale dei grandi cetacei marini. Inevitabile, poi, fare riferimento alle isole Fær Øer, dove la tradizionale mattanza groenlandese permette di rendere legale il massacro di migliaia di cetacei che, dopo essere stati spaventati e costretti ad andare a riva, sono attesi da centinaia di persone con coltelli, lance e uncini, e per finirli, una volta recisa la spina dorsale, vengono lasciati morire dissanguati, il tutto coinvolgendo persino bambini: una vera e propria cultura dell'orrore. E non dimentichiamo la Norvegia, che da sola uccide più balene di Islanda e Giappone messi insieme. È chiaro che tali barbarie, non più supportate da giustificazioni di caccia alimentare, non possono essere tollerate da Stati che continuano a definirsi civili, ma che di fatto non fanno nulla di concreto per impedire una tale agghiacciante assurdità. La politica europea sulla conservazione e protezione di questa specie non può essere pienamente efficace nelle acque comunitarie, se non sarà sostenuta da un'azione coerente a livello mondiale.

Per tale ragione, mi impegnerò personalmente a portare avanti una battaglia seria, affinché, per prima, l'Europa garantisca, in linea con l'obiettivo ultimo della politica ambientale comunitaria, la massima protezione a questi cetacei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Menga. Ne ha facoltà.

ROSA MENGA (M5S). Grazie, Presidente. Ancora una volta intervengo in quest'Aula per raccontare una storia di degrado, di sfruttamento e di violenza, quella di una piccola frazione alle porte di Foggia, Borgo Mezzanone, un borgo che oramai tutti conoscono, sede di un centro di accoglienza per richiedenti asilo, ma soprattutto sede della cosiddetta “pista”: un accumulo di baracche abusive realizzate tra cumuli di rifiuti con materiali di risulta estremamente infiammabili, rifornita di energia elettrica da lacci volanti e mal isolati, riscaldata con bombole a gas che sono come bombe innescate e che, di fatto, non di rado esplodono, come è accaduto l'ultima volta a ottobre scorso, causando un rogo con diversi feriti e con una vittima.

Ancora una volta torno a raccontare di questo ‘non luogo', peraltro attenzionato dallo Stato non più tardi di un mese fa per un intervento di abbattimento di alcuni edifici adibiti allo spaccio e alla prostituzione, e lo faccio denunciando l'ennesimo atto di violenza: l'accoltellamento reciproco o da parte di terzi, questo lo chiariranno le indagini in corso, di due cittadini ghanesi.

Nei prossimi giorni, insieme ai miei colleghi, presenterò un'interrogazione parlamentare per fare luce sul destino del CARA di Borgo Mezzanone, ma di conseguenza anche della baraccopoli, destini che paiono sempre più inscindibili l'uno dall'altro, poiché a separarli vi è solo una rete metallica, violata innumerevoli volte, sottile e labile, come lo è il confine tra legalità e illegalità.

Intanto vorrei che ci si soffermasse su un solo dato: quello delle presenze sulla “pista” abusiva, che è pari a oltre dieci volte più persone di quelle che sono gli ospiti all'interno del CARA, pari a 143 unità, ma presenze che potrebbero anche raddoppiare o triplicare in concomitanza con la stagione di raccolta di pomodori. Sebbene si tratti di un insediamento abusivo, è praticamente impossibile, anche per le stesse forze dell'ordine, fare stime precise, così come è difficile tenere in sicurezza la zona. Questi numeri devono preoccupare, perché ad essi si intrecciano altri dati, quelli legati alle attività criminali e allo sfruttamento di queste persone, costrette allo spaccio di droga, alla ricettazione, alla prostituzione e al caporalato. Nell'ombra, all'interno della “pista”, si muove di tutto, basti ricordare che lì trovò rifugio il presunto assassino della giovane Desirée Mariottini, sicuro di essere invisibile tra gli invisibili.

Pertanto, Presidente - e concludo -, torno a ribadire la necessità di un intervento che ripristini la legalità, anzi oserei dire l'umanità in quella zona, restituendo sicurezza e dignità a Borgo Mezzanone e ai suoi abitanti, a prescindere dalla loro nazionalità. Dobbiamo farlo in fretta affinché non si debbano contare altri morti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Signor Presidente, Forza Nuova ha annunciato, per il 23 marzo, una iniziativa nazionale a Prato, per celebrare il centenario dei Fasci di combattimento. Vorrei dirle quanto sia stridente il contrasto tra questa iniziativa e la storia, la cultura, l'identità di una città come Prato, che celebra la sua festa ogni anno con il ricordo di 29 martiri partigiani, uccisi dai fascisti.

Ma il tema va oltre quello della località. Come lei sa, la legge n. 645 del 1952, attuativa della Costituzione, vieta non solo la riorganizzazione del partito fascista, ma anche la celebrazione di principi, personaggi, metodi del fascismo. Abbiamo, ovviamente, immediatamente interrogato il Governo, ma le confesso, signor Presidente, che nutriamo poca fiducia in un Ministro dell'Interno che interpreta la legalità più come una linea d'abbigliamento che come una responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Vogliamo, quindi, porre qui la questione, perché di fronte a un'ostentata provocazione fascista ci sia la reazione adeguata delle istituzioni, a cominciare - la prego - dalla Presidenza della Camera e di tutte le forze realmente democratiche. Vogliamo che rimanga agli atti la voce forte e chiara del gruppo del PD, che chiede di impedire questo sfregio alla Costituzione e al sentimento democratico della comunità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie Presidente, grazie innanzitutto dal ricordo di poco fa per le vittime della tragedia del disastro aereo dell'Ethiopian Airlines. La terra bergamasca è stata particolarmente colpita da questa tragedia e voglio qui dirlo con grande dolore perché tre vittime facevano parte della ONLUS Africa Tremila. Stiamo parlando di Matteo Ravasio, che viveva a Bergamo, di Carlo Spini e di Gabriella Viciani. Si è detto già molto riguardo alla comune appartenenza delle vittime al mondo tanto prezioso, quanto sconosciuto, della cooperazione e dello sviluppo internazionale, mondo fatto di persone che semplicemente hanno deciso di spendere parte della propria vita per gli altri. Non erano eroi, ma persone che semplicemente avevano deciso di guardare al di là del proprio interesse, scoprendo la bellezza di farsi e di spendersi per gli altri. Il futuro di tanti Paesi e delle popolazioni che vivono spesso è strettamente legato all'opera instancabile e generosa di queste persone. Ricordiamo Matteo, di professione commercialista, tesoriere di Africa Tremila, che lascia una moglie e una figlia piccola, lo ricordiamo per le sue rare qualità umane, per la sua forza vitale, per la sua voglia di costruire. Ricordiamo Carlo, medico presidente della ONLUS e la moglie Gabriella, infermiera e consigliere dell'Associazione.

A riportarli in Africa è stato l'obiettivo di eseguire gli ultimi allestimenti dell'ospedale realizzato in Africa. Alle istituzioni ora è l'obbligo di fare luce e al Ministero italiano di fornire la massima collaborazione.

E, infine, oggi, mentre piangiamo le nostre vittime, poniamoci anche l'obiettivo di apprezzare e sostenere con il massimo degli sforzi tutti i nostri volontari e professionisti che in giro per il mondo dedicano un pezzo della loro vita a tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Ci tengo a intervenire in quest'Aula per riportare, come ho fatto altre volte, dei continui e costanti ritardi dei trasporti locali dell'Emilia-Romagna e per aggiungere un ulteriore tassello: grazie ai consiglieri regionali, in particolare alla consigliera Piccinini che, con un accesso agli atti, ha chiesto i dati dei ritardi delle società dei trasporti regionali dell'Emilia-Romagna di questi ultimi anni, dal 2014 ad oggi nell'era Bonaccini, i dati sono sconfortanti e direi quasi allarmanti: si parla di 115 mila minuti di ritardo accumulati dai diversi treni e si parla se li mettiamo in fila sulle diverse linee - le nuove linee gestite dalle ferrovie dell'Emilia-Romagna - di nove giorni di attesa complessivi per i pendolari dell'Emilia-Romagna.

Signor Presidente, io ci tengo a sottolineare che questo Governo non ha mai fatto mancare il proprio impegno e i denari – che sono poi i denari dei nostri contribuenti - per i trasporti pubblici locali. Si parla di oltre 600 milioni fino al 2021 erogati alla regione Emilia-Romagna e 70 milioni sono arrivati solamente a novembre scorso. Eppure Bonaccini continua a impegnarsi e ad attaccare questo Governo sulle famose grandi opere. Ora non vado a risollevare questo tema in Aula, però probabilmente, invece che incontrare i sindaci e utilizzare il proprio ruolo per fare campagna elettorale, dovrebbe incontrare i pendolari che ogni giorno - ogni giorno e anche i dati ormai lo raccontano - vivono tragedie quotidiane e disagi quotidiani dovuti ai trasporti locali gestiti dalla regione Emilia-Romagna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, negli anni Cinquanta la Cina comunista promise una strada di collegamento per il Tibet che avrebbe dovuto portare pace e prosperità ai suoi abitanti. In effetti la strada venne realizzata, ma con essa arrivarono carri armati, fucili e soldati che occuparono l'intero territorio tibetano. Il 10 marzo 1959 l'insurrezione dei popoli di quelle terre venne repressa nel sangue dalle truppe comuniste di Mao e ben 65 mila tibetani persero la vita nei giorni a seguire ed oltre 70 mila persone vennero deportate. Il XIV Dalai Lama, guida politica e spirituale dei tibetani, fu costretto a fuggire in esilio in India, dove tuttora risiede, senza essere mai più tornato a Lhasa, sede naturale del suo Governo.

A distanza di 60 anni da quegli avvenimenti in Tibet perdura una situazione di negazione dei diritti fondamentali nel professare la propria pratica spirituale, esprimere la propria cultura linguistica e la propria identità in generale. Tuttavia, i tibetani oggi in esilio dimostrano una determinazione senza eguali attuata attraverso azioni della nonviolenza e della pace, le quali si sono dimostrate vincenti per poter sensibilizzare il mondo alla ricostruzione di un sistema tibetano nei luoghi in esilio e per poter dare dignità ai rifugiati, ritrovare la loro tradizione, utilizzare la propria lingua e trasformare la violenza subita in speranza di sopravvivenza e libertà sotto la guida del Dalai Lama e dal 2011 attraverso un'amministrazione in esilio evolutasi in maniera democratica tramite libere elezioni.

Innumerevoli Parlamenti nel mondo supportano la causa per la libertà non violenta dei tibetani. È nostro dovere di membri di questa Camera ricordare con forza lo stato attuale del popolo tibetano causato dal regime comunista cinese e ad oggi mai risolto. Il popolo e la cultura tibetana sopravviveranno grazie alle nuove generazioni in esilio, le quali chiedono verità e giustizia. Lo fanno attraverso la preservazione della loro identità culturale, a dimostrazione che mai potrà estinguersi la dignità di un popolo. Presidente, onorevoli colleghi, sessant'anni di repressione e violenze in Tibet sono troppi: abbiamo il dovere di sollecitare ogni giorno la comunità internazionale affinché la libertà dei popoli a poter vivere in pace nella propria terra non venga mai meno per nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (PD). Grazie, Presidente. Intervengo a proposito della foto scattata allo stabilimento Fincantieri di Valeggio sul Mincio, a Verona, in cui si vede il Presidente Conte tagliare una torta. Ecco, Conte era lì in quello stabilimento per il via sulle lamiere destinate alla ricostruzione del ponte che sostituirà il Morandi.

Lo dico perché vorrei che fosse chiaro che questa foto - cioè del Presidente del Consiglio che taglia una torta nel momento in cui va in quello stabilimento per la vicenda del ponte Morandi - è un'indecenza che offende i parenti delle vittime e l'intera città di Genova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono morte 43 persone in quella tragedia e quelle 43 persone meritano rispetto e meritano anche un Governo che sia capace di demolire e ricostruire quel ponte, cosa che invece in questo momento sta vivendo un forte ritardo. A nulla valgono le precisazioni che hanno voluto definire quella torta come una torta che rappresenta il logo di una delle società partecipate di Fincantieri. Ripeto: al di là di cosa quella torta rappresentasse, non era il caso festeggiare di fronte a una tragedia così grande che ha riguardato l'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 13 marzo 2019 - Ore 11:

1. Seguito della discussione della proposta di legge:

GALLO ed altri: Modifiche all'articolo 4 del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n. 112, nonché introduzione dell'articolo 42-bis della legge 22 aprile 1941, n. 633, in materia di accesso aperto all'informazione scientifica. (C. 395-A)

Relatore: LATTANZIO.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

3. Dimissioni del deputato Guido Crosetto.

La seduta termina alle 20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato D'Ettore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 1, 2 e 47 il deputato Bellachioma ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 i deputati Caffaratto e Dall'Osso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 2 e 9 la deputata Murelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 3 e 47 il deputato Bellachioma ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 3 alla n. 8 e dalla n. 51 alla n. 55 la deputata Murelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 7 e 62 la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 11 il deputato Buratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 il deputato Saitta ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 24 i deputati Buratti e Melilli hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 25 la deputata Paita ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 27 la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 32 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 35 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 36 il deputato Fatuzzo ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 41 i deputati Bazzaro e Capitanio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 41 alla n. 47 il deputato Del Barba ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 45 e 46 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 46 il deputato Piastra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 56 le deputate Ascari, Bonomo e Lorefice hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 59 la deputata Serracchiani ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 61 il deputato Serritella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 64 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1432-A - em. 1.2 372 363 9 182 139 224 78 Resp.
2 Nominale em. 1.1 380 380 0 191 82 298 77 Resp.
3 Nominale em. 1.100 393 234 159 118 234 0 77 Appr.
4 Nominale em. 1.101 401 236 165 119 236 0 76 Appr.
5 Nominale articolo 1 410 236 174 119 236 0 76 Appr.
6 Nominale articolo 2 410 237 173 119 237 0 76 Appr.
7 Nominale articolo 3 415 240 175 121 240 0 76 Appr.
8 Nominale articolo 4 418 237 181 119 237 0 76 Appr.
9 Nominale art. agg. 4.02 419 330 89 166 8 322 76 Resp.
10 Nominale art. agg. 4.01 417 416 1 209 7 409 76 Resp.
11 Nominale em. 5.20 419 418 1 210 77 341 76 Resp.
12 Nominale em. 5.1 427 427 0 214 93 334 76 Resp.
13 Nominale articolo 5 426 245 181 123 242 3 76 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 6 421 242 179 122 240 2 76 Appr.
15 Nominale articolo 7 431 246 185 124 245 1 76 Appr.
16 Nominale articolo 8 425 240 185 121 240 0 76 Appr.
17 Nominale em. 9.1 432 398 34 200 83 315 76 Resp.
18 Nominale articolo 9 430 247 183 124 247 0 76 Appr.
19 Nominale articolo 10 434 245 189 123 245 0 76 Appr.
20 Nominale articolo 11 434 257 177 129 257 0 76 Appr.
21 Nominale art. agg. 11.01 437 342 95 172 98 244 74 Resp.
22 Nominale art. agg. 11.02 436 345 91 173 100 245 74 Resp.
23 Nominale articolo 12 438 247 191 124 246 1 74 Appr.
24 Nominale articolo 13 436 254 182 128 252 2 74 Appr.
25 Nominale articolo 14 438 343 95 172 343 0 73 Appr.
26 Nominale em. 15.100 441 249 192 125 249 0 72 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale articolo 15 440 250 190 126 250 0 72 Appr.
28 Nominale articolo 16 442 249 193 125 248 1 72 Appr.
29 Nominale articolo 17 442 254 188 128 254 0 72 Appr.
30 Nominale em. 18.100 440 251 189 126 251 0 72 Appr.
31 Nominale em. 18.300 441 249 192 125 249 0 72 Appr.
32 Nominale articolo 18 442 250 192 126 249 1 72 Appr.
33 Nominale em. 19.1 441 436 5 219 95 341 72 Resp.
34 Nominale em. 19.2 444 440 4 221 98 342 72 Resp.
35 Nominale em. 19.4 437 435 2 218 93 342 72 Resp.
36 Nominale em. 19.3, 19.7 438 437 1 219 184 253 72 Resp.
37 Nominale em. 19.5 445 445 0 223 99 346 72 Resp.
38 Nominale em. 19.6 445 421 24 211 97 324 72 Resp.
39 Nominale articolo 19 445 254 191 128 254 0 72 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 20.20, 20.21 440 425 15 213 174 251 72 Resp.
41 Nominale em. 20.100 442 271 171 136 251 20 72 Appr.
42 Nominale articolo 20 443 253 190 127 253 0 71 Appr.
43 Nominale art. agg. 20.01 443 443 0 222 13 430 71 Resp.
44 Nominale mantenimento articolo 21 444 339 105 170 250 89 70 Appr.
45 Nominale art. agg. 21.020 449 449 0 225 100 349 69 Resp.
46 Nominale articolo 22 448 253 195 127 253 0 69 Appr.
47 Nominale Ddl 1432-A - voto finale 451 252 199 127 252 0 68 Appr.
48 Nominale Pdl 1354 e abb. - articolo 1 449 449 0 225 449 0 68 Appr.
49 Nominale articolo 2 447 447 0 224 447 0 68 Appr.
50 Nominale articolo 3 444 444 0 223 444 0 68 Appr.
51 Nominale articolo 4 453 453 0 227 452 1 68 Appr.
52 Nominale articolo 5 457 456 1 229 456 0 68 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale articolo 6 446 446 0 224 446 0 68 Appr.
54 Nominale articolo 7 451 428 23 215 428 0 68 Appr.
55 Nominale articolo 8 458 458 0 230 458 0 68 Appr.
56 Nominale Pdl 1354 e abb. - voto finale 456 456 0 229 456 0 67 Appr.
57 Nominale Pdl 1171-A e abb. - em. 1.1 442 431 11 216 83 348 65 Resp.
58 Nominale articolo 1 445 351 94 176 349 2 65 Appr.
59 Nominale Mantenimento articolo 2 446 355 91 178 353 2 65 Appr.
60 Nominale articolo 3 444 348 96 175 346 2 65 Appr.
61 Nominale Pdl 1171-A - voto finale 439 344 95 173 343 1 65 Appr.
62 Nominale Moz. Aprea e a. n. 1-117 rif. 441 441 0 221 441 0 63 Appr.
63 Nominale Moz. Ascani e a. n. 1-136 rif. 438 438 0 220 438 0 63 Appr.
64 Nominale Moz. Frassinetti e a. n. 1-137 rif. 441 441 0 221 441 0 63 Appr.
65 Nominale Moz. Melicchio e a. n. 1-138 rif. 436 435 1 218 435 0 63 Appr.