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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 138 di giovedì 7 marzo 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 10,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni…

CARLO SARRO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Sarro, intende parlare sul processo verbale? Prego.

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Volevo portare a conoscenza dell'Aula un evento, a mio modo di vedere, particolarmente significativo perché ieri, nell'approfondito e appassionato dibattito che ha accompagnato l'esame del provvedimento relativo al voto di scambio politico-mafioso, c'è stato l'intervento dell'onorevole Trizzino, che ha testualmente riferito, parlando del voto di scambio mafioso con riguardo alla campagna elettorale: “L'ho toccato, mi ha sfiorato e l'ho rifiutato”.

Successivamente, a fine seduta, quando però l'Aula era pressoché deserta, l'onorevole Trizzino ha ritenuto di dover precisare il contenuto della sua dichiarazione e, in particolare, leggo sempre testualmente, ha detto: quando ho fatto riferimento al fatto di essere stato sfiorato durante la campagna elettorale da fenomeni riconducibili al voto di scambio, vorrei precisare ovviamente che non si tratta di fatti concreti. Il mio rifiuto si riferiva al non aver frequentato determinati ambienti.

PRESIDENTE. Onorevole Sarro, mi scusi, ma sono costretta ad interromperla perché l'articolo 32 del Regolamento - come lei sa - prevede la possibilità di intervenire sul processo verbale soltanto nel caso in cui si intenda proporre una rettifica, nel caso in cui si intenda chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente, oppure per fatto personale. È probabile che lei intendesse intervenire sull'ordine dei lavori.

CARLO SARRO (FI). Sì, Presidente, se posso, sull'ordine dei lavori, completo perché desideravo appunto che tutta l'Aula potesse partecipare, anche se, a questo punto, non siamo in tantissimi…

PRESIDENTE. Quindi, mi scusi.

Intanto, se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Prego, a lei la parola, sull'ordine dei lavori.

CARLO SARRO (FI). L'ho citato semplicemente come fonte di quanto era accaduto ieri in Aula e, quindi, per rendere partecipe l'Aula della precisazione che l'onorevole Trizzino ha reso al termine della seduta e di come appunto, quando si tratta di determinati temi e si affrontano questioni particolarmente delicate, come quella del condizionamento mafioso, dell'alterazione del normale andamento di una campagna elettorale o del procedimento elettorale, sarebbe giusto ed è giusto che ciascuno di noi sempre e comunque ponesse estrema attenzione alle parole che pronuncia e alle considerazioni che esprime, ma soprattutto a quanto afferma perché, data appunto la delicatezza della materia e del tema, sarebbe sempre necessario usare la massima accortezza e la massima puntualità.

Spero che questo esempio e questa vicenda, come altre circostanze che si sono verificate in passato, servano in futuro a garantire un andamento dei lavori più consono a quel dovere di chiarezza e di precisione al quale tutti noi siamo tenuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Claudio Borghi, Castiello, Colletti, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Uva, Daga, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Licatini, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Patassini, Picchi, Polverini, Rizzo, Saltamartini, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Vacca e Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,36).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Carlo Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere che il Governo venga urgentemente a riferire su un fatto molto grave. Lo scorso 25 febbraio, l'Agenzia italiana del farmaco, AIFA, ha deliberato la possibilità di utilizzare un farmaco denominato triptorelina, il cosiddetto farmaco gender, un farmaco che nasce come farmaco antitumorale, ma che nel suo utilizzo off label è utilizzato di fatto per inibire la pubertà, per la fase preparatoria alla cosiddetta riassegnazione sessuale, ovvero a un intervento chirurgico che permette di cambiare sesso agli adolescenti.

Questo è un fatto molto, molto grave e, peraltro, è un tema su cui la comunità scientifica si divide e c'è un dibattito aperto perché naturalmente gli effetti così pericolosi sui minori di questo farmaco sono sotto gli occhi di tutti; eppure, l'Agenzia Italiana del farmaco ne sta autorizzando l'utilizzo addirittura a carico del Servizio sanitario nazionale.

Per questa ragione, chiediamo con urgenza che il Ministro della salute venga a riferire in Aula e blocchi immediatamente questa follia della utilizzazione libera del farmaco gender, triptorelina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Riferirò al Presidente della Camera affinché possa inoltrare la sua richiesta al Ministro della salute.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Borghi. Prego.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Non è la prima volta che, nel corso di questa legislatura, vi siano dei colleghi che fanno un riferimento esplicito a notizie di reato in quest'Aula che coinvolgono direttamente la magistratura e l'esigenza che la magistratura debba agire nei confronti della pronuncia in quest'Aula di notizie di reato da parte di un parlamentare, che - lo ricordo - è un pubblico ufficiale.

Si tratta a questo punto, signora Presidente, di dover dirimere le modalità con le quali la Presidenza intenda sviluppare e governare questo tipo di attività. Questo tema noi lo avevamo già posto al Presidente Fico, addirittura, se non ricordo male, in una circostanza nella quale un membro di Governo sostenne la casistica di una possibile notizia di reato e nella circostanza, come lei ricorderà, furono molti gli interventi da parte di alcuni colleghi che chiedevano nella fattispecie alla Presidenza di dover girare il verbale stenografico, che è stato appena approvato, alla competente procura della Repubblica.

Qui si tratta di definire a questo punto una modalità, perché rischia di diventare una prassi il fatto che vi siano dei parlamentari che, in maniera roboante, annunciano reati dei quali sono stati addirittura testimoni e poi - come è accaduto ieri - alla chetichella e nel silenzio dell'Aula lo smentiscano. Il che configurerebbe - non sono naturalmente un giurista - addirittura un altro tipo di reato, cioè quello di procurato allarme.

Allora, occorre – e, sotto questo profilo, noi invitiamo la Presidenza a richiedere una pronuncia specifica dell'Ufficio di Presidenza – che si definisca una modalità corrente, cioè o l'Aula diventa il luogo nel quale, a seguito di una pronuncia esplicita da parte di un parlamentare, vi è contestualmente - come è accaduto, peraltro, ieri da un intervento del collega D'Attis - una conseguente azione che riguarda la giurisdizione, oppure un richiamo da parte della Presidenza a non riferire generiche accuse che non hanno poi un reale fondamento, ma che servono esclusivamente come elemento retorico che non ha nulla a che vedere con l'elemento della fattispecie giuridica in particolare appare quanto meno opportuno. Altrimenti, noi rischiamo di trasformare quest'Aula nell'ambone, nel ripetitore, nella cassa di risonanza di questioni che nulla hanno a che vedere e di trasformare quest'Aula dal luogo della formazione delle leggi al luogo di una sorta di giurisdizione surrettizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghi. Come lei sa, i resoconti sono pubblici. In ogni caso, investirò la Presidenza della questione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Porchietto. Prego.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori. Presidente, noi chiediamo, come gruppo di Forza Italia, che il Governo, al più tardi martedì o mercoledì prossimo, venga a riferire in Aula rispetto al tema della TAV.

C'è stato, ieri sera, un incontro importante: noi veniamo a sapere di ciò che decidono il Presidente Conte e i due Vicepresidenti dagli organi di stampa o dalle conferenze stampa. Riteniamo che sia il Parlamento a doversi esprimere, quindi chiediamo alla Presidenza di chiedere al Governo di venire a riferire.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porchietto. Riferirò sicuramente al Presidente Fico, affinché possa inoltrare la sua richiesta al Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Signor Presidente, mi associo alla richiesta che ho appena sentito provenire dalla collega di Forza Italia.

Riteniamo che gli eventi di queste ultime ore e le notizie di stampa che ci riferiscono di una cosiddetta fibrillazione all'interno del Governo circa opinioni divergenti sul futuro della realizzazione dell'opera infrastrutturale dell'alta velocità, TAV, necessiti di un coinvolgimento del Parlamento. E, quindi, chiediamo anche noi, formalmente, che il Governo venga quanto prima a riferire all'Aula sull'esito di ciò che sta avvenendo nelle segrete stanze di Palazzo Chigi, perché è il Parlamento che ha diritto di sapere se quell'opera si farà o non si farà.

PRESIDENTE. Anche questo, naturalmente, riferirò al Presidente Fico.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 11.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 11.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 510 - D'iniziativa dei senatori: Giarrusso ed altri: Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale in materia di voto di scambio politico-mafioso (Approvata dal Senato) (A.C. 1302-A) e dell'abbinata proposta di legge: Colletti ed altri (A.C. 766).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1302-A: Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale in materia di voto di scambio politico-mafioso; e dell'abbinata proposta di legge n. 766.

Ricordo che nella seduta di ieri è stato, da ultimo, respinto l'emendamento Delmastro Delle Vedove 1.152.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1302-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Costa 1.174.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Siamo quasi al completamento dei lavori su questo disegno di legge. Per riprendere un termine che ieri è stato usato dal collega Trizzino, io sono veramente mortificata per l'andamento dei lavori d'Aula e per la qualità non buona del dibattito parlamentare. E mi è dovuta, Presidente, una premessa, perché ieri ho sentito i colleghi di minoranza del PD, di LeU, additare Forza Italia come una forza politica che offende, perché una collega si era permessa di usare la parola “ignoranza”, che vuol dire mancanza di conoscenza, quando invece gli stessi colleghi hanno più volte - e non solo sul testo sul 416-ter, ma sulla legittima difesa - usato le parole “ipocrisia”, “malafede”. E allora noi di questo non dobbiamo offenderci, quando usiamo la parola “ignoranza”, che è mancanza di conoscenza, offendiamo. E quando veniamo tacciati di essere conniventi, dal MoVimento 5 Stelle, dobbiamo stare in silenzio. E allora, Presidente, io ritengo che ieri la parola “ignoranza”, come mancanza di conoscenza, sia stata usata appropriatamente dalla collega Santelli, perché il dibattito sul 416-ter è stato sinora veramente non del livello che questo argomento doveva pretendere da tutti i colleghi deputati. Presidente, io non riesco a…

PRESIDENTE. Colleghi, proviamo a raggiungere gli scranni in maniera ordinata, consentendo all'onorevole Bartolozzi di svolgere il suo intervento. Colleghi, abbassiamo anche un po' il tono della voce. Proviamo, onorevole Bartolozzi.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Fatta questa doverosa premessa, che mi sembra d'obbligo, io chiederei… non vedo la presidente della Commissione giustizia… ieri è stata in assoluto silenzio su un dibattito così importante e ancora non la vedo presente in Aula. Non ho sentito interventi di merito in sul 416-ter, se non attacchi pretestuosi.

Intervengo sull'emendamento, che è, Presidente, di poca importanza rispetto agli altri che abbiamo probabilmente di poca importanza rispetto agli altri che abbiamo esaminato, ma spero che sia, comunque, occasione di un confronto, perché, Presidente, modificando il 416-ter, rispetto alla novella del 2014… mi dica lei se devo continuare o meno…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi… colleghi del MoVimento 5 Stelle… colleghi, se non riusciamo a fare silenzio, sospendiamo la seduta e riprendiamo quando poi siamo tutti un po' più tranquilli.

Prego, onorevole Bartolozzi.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Dicevo, Presidente, io spero che, sebbene l'emendamento possa apparire, per come lo si legge, di poca importanza, sia invece momento di un approfondimento, che non è stato fatto nella giornata di ieri, io spero che ci sia almeno oggi.

Noi tocchiamo e in qualche modo modifichiamo quello che è il testo del 416-ter, che esce dalla versione del 2014. In che modo? Ampliando l'ambito soggettivo, perché oltre al prevedere che chiunque accetta, promette, risponde, prevediamo l'intermediazione, estendendo il profilo soggettivo, perché, come abbiamo sentito ieri dal collega Perantoni, la loro intenzione è di punire anche a titolo di dolo eventuale, estendendo i benefici che sono connessi alla promessa, e quindi non solo il denaro, ma le altre utilità, prevedendo che non occorra, Presidente, la piena consapevolezza della mafiosità per chi entra in contatto con questi signori, quindi neanche la consapevolezza della circostanza di essere mafioso o meno. Non capiamo se la mafiosità debba essere accertata attraverso un pronunciamento giudiziale o basta semplicemente un'indagine per questo.

E ancora, con l'ultimo capoverso dell'articolo introduciamo una forma di concorso di reati tra quello che è il 416-bis e il 416-ter, laddove diciamo “in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell'associazione mafiosa”. Quindi, chi commette il reato del 416-ter potrebbe, in linea teoric, rispondere di 416-ter in concorso con il 416-bis per la stessa condotta. E allora, Presidente, vengo all'emendamento: con il disastro che state combinando, tentiamo almeno di modificare quello che a noi pare essere un'aggiunta assolutamente superflua. L'avere inserito “qualunque altra utilità” è pleonastico, perché “qualunque” è un aggettivo e un indefinito che vuol dire o l'una o l'altra. Quindi, assorbe “altra utilità”. Cosa tentiamo di fare noi? Ho piacere che sia arrivata la presidente Businarolo (Commenti della deputata Businarolo)… Non era seduta, presidente, io non l'ho vista. Cosa tentiamo di fare, colleghi? Tentiamo di evitare l'aggiunta di una parola…

PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione, onorevole Bartolozzi, è scaduto il tempo a sua disposizione.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Chiudo, Presidente. Tentiamo di eliminare una parola che è pleonastica, perché, ribadisco, qualunque vuol dire l'una o l'altra, e quindi, siccome c'è “altra utilità”, non diciamo nulla in più. Almeno su questo sarebbe veramente, Presidente, la dimostrazione che la maggioranza di questo Governo è aperta al confronto. La presidente Businarolo, quando si è insediata in Commissione, l'altro giorno ha detto: io mi auguro che possiamo lavorare confrontandoci.

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Spero che almeno su questo la maggioranza apra gli occhi e tolga un aggettivo che fa male al testo della norma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Ci tengo a rassicurare anche i colleghi: il nostro auspicio è che il prosieguo dei lavori avvenga in maniera corretta e rispettosa dei lavori di quest'Aula e delle procedure, nell'auspicio che ci sia discussione, schietta sì, ma comunque nel rispetto di tutti. Quindi, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il nostro gruppo, faremo in modo e faremo sì che certi episodi che sono anche avvenuti ieri non avvengano, proprio nell'interesse della correttezza di tutte le persone che hanno lavorato e stanno lavorando sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Soltanto per puntualizzare, Presidente, un paio di concetti che mi preme precisare. Credo sia giusto opporsi a questo provvedimento perché rimangono, come è stato già detto, però va ribadito, intatte le ragioni di incostituzionalità. Equiparare la pena del 416-ter a quella del 416-bis va contro le indicazioni della Corte costituzionale perché non si possono - ha detto la Corte - punire nello stesso modo condotte differenti. Pertanto, mettere nella nuova norma questo concetto significa andare incontro a un caos interpretativo e a bocciature di carattere costituzionale, bloccando l'applicazione futura di questo provvedimento.

Così pure - lo hanno detto altri colleghi parlamentari - l'idea di far riferimento alla disponibilità, che è un concetto che ha a che fare con l'animo, con il futuro, contraddice il principio della tassatività della norma penale. Allora ci chiediamo: ma per quale motivo questa maggioranza e questo Governo hanno voluto, ancora una volta, bloccare il Parlamento, per costringerlo, in maniera anche caotica, com'è accaduto ieri, e dividerlo su un tema come quello della lotta alle mafie, al rapporto improprio e sbagliato tra mafie e politica, alla contiguità tra politica e mafie attraverso il voto di scambio? Perché, ripeto, si è voluto bloccare il Parlamento quando esisteva già una norma, che peraltro era stata rivisitata nella legislatura, che era stata apprezzata da tutto il mondo che si occupa di lotta alle mafie, che aveva avuto anche il visto interpretativo delle Sezioni riunite della Cassazione, che era stata irrobustita da sentenze che fanno giurisprudenza e che funzionava?

Per quale motivo si è voluto, ancora una volta, toccare una norma della precedente legislatura, se non per l'ossessione di smontare qualcosa che di buono era stato fatto? È la stessa ossessione che ha portato questo Governo ad affossare la sostanza della riforma dell'ordinamento penitenziario, che si fondava anche sul principio delle pene certe, ma anche alternative, per certi reati di non particolare allarme sociale; ed è la stessa ossessione che ha portato questa maggioranza e questo Governo a voler rimettere le mani anche sulla riforma del codice antimafia e dei beni confiscati, con il rischio adesso, con l'apertura ulteriore di possibilità di vendita ai privati, di far tornare i beni confiscati, attraverso dei prestanome, nelle mani delle mafie a cui erano stati sequestrati.

Insomma, questa vostra volontà di demolire anche le parti importanti che questo Parlamento aveva costruito, alcune persino con il voto di qualche componente della maggioranza, è del tutto inaccettabile. È legittimo che voi vogliate cambiare, anche se per noi è radicalmente sbagliato, ma, insistiamo, non lo si può fare mettendo a rischio un caposaldo che nella scorsa legislatura aveva caratterizzato le maggioranze e i Governi a guida PD. Le lotte alle mafie e la legge di riforma contro il voto di scambio politico-mafioso era una legge che teneva insieme il rigore. Non era una legge che puniva le fotografie casuali, era una legge rigorosa che puniva davvero, e ancora punisce, visto che è in vigore, chi con le mafie fa uno scambio che è pericoloso. Per questo ci opponiamo al concetto di voler demolire delle conquiste che voi state demolendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.174 Costa, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.16 Bordo e 1.175 Costa. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO (PD). Grazie, Presidente. Questa è un'altra modifica che ci preoccupa per i profili di costituzionalità che presenta, perché voi proponete di affiancare all'accettazione della promessa o della dazione di danaro anche una “o” avversativa, con la quale si dice “in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell'associazione mafiosa”.

Secondo noi non vi rendete conto che con questa aggiunta, con questa modifica, il rischio è che si amplino molto le maglie del reato, andando a incriminare il candidato o il suo intermediario che accettino la promessa di voti mafiosi addirittura in cambio di una mera disponibilità che di per sé è futura e, quindi, incerta.

Tra l'altro, questa scelta di equiparare il fatto con la mera disponibilità a soddisfare gli interessi si pone in contrasto con una riforma che noi abbiamo approvato qualche settimana fa in materia di reati di corruzione dove, come tutti sanno, è stata configurata una fattispecie meno grave per la mera disponibilità futura e incerta a compiere favori da parte del pubblico ufficiale e una fattispecie, invece, più grave per la vendita di un preciso atto. Intanto, ci sarebbero ragioni di coerenza sistematica che dovrebbero portare a una diversa previsione della mera disponibilità con il fatto che si verifica e, quindi, a prevedere una diversa forbice edittale. Così dovrebbe essere. Poi, ci sono profili di costituzionalità perché, come si diceva, a questa norma manca il principio di tassatività e su questo io condivido quanto alcuni hanno sostenuto in sede di audizione. Quindi, questa è la ragione per la quale forse sarebbe utile votare a favore di questo emendamento e, come avevamo detto anche in Commissione, sembrava che ci fosse anche un'attenzione diversa da parte dei colleghi della Lega che, invece, mi pare che in Aula non stia emergendo. Invece, io penso che su questa modifica ci vorrebbe un supplemento anche di analisi da parte dei colleghi dell'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, grazie. Questa norma, come diceva il collega, amplia in maniera irragionevole l'oggetto della promessa del voto mafioso. Lo allarga in maniera irragionevole perché tende a riferirsi a qualsiasi interesse, esigenza, utilità non definita, né determinata nel valore che può scaturire dal reato-accordo. Quindi l'accordo, anche nella mera promessa, può collegarsi a un'esigenza e a un interesse non meglio definiti dell'associazione e, quindi, qualsiasi tipo di interesse che è coevo ma che è in ogni caso tale rispetto all'intraneo nell'associazione e tale da poter consolidare il potere del clan.

Però, occorre tenere presente l'esigenza o l'interesse, il principio di tassatività, ma anche i principi di offensività e di determinatezza della fattispecie di reato, per cui questa non può essere una fattispecie vaga, altrimenti entriamo nella prefigurazione del collega Colletti che può essere vaga.

Interessi ed esigenze non determinate sono fuori dalla ratio di una norma di carattere penale perché, ad esempio, pensiamo - e mi viene in mente oggi - al caso dei membri della famiglia Spada che hanno chiesto di poter accedere al reddito di cittadinanza (è una notizia di queste ore). Ebbene, in questo caso vi è la difficoltà del clan, sottoposto alla pressione della magistratura; dunque; si trovano in difficoltà ed è esigenza ed interesse del clan sopravvivere anche avendo il reddito di cittadinanza. Allora, se hanno parlato con qualcuno, con qualche esponente politico, in quel caso se ottengono il reddito di cittadinanza è un interesse e un'esigenza con cui si aiuta la gestione mafiosa? Sì, sì! Avviene questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): vi rendete conto che avviene questo?

Si tratta di soggetti - gli Spada - che oggi possono accedere al reddito di cittadinanza; possono accedervi e avanzare la richiesta. Dunque, se qualcuno gli ha detto, senza conoscere loro o loro intermediari, così come previsto dalla norma, come fare per avere il reddito e chi mettere in famiglia, ed i suddetti hanno seguito il consiglio, soddisfacendo un interesse e un'esigenza, che non è meramente di sussistenza, ma è quella del clan di sopravvivere in questo momento e, casomai, per qualcuno, che è dentro, permettere che qualcuno della famiglia possa andare avanti, ebbene, sulla base di questa fattispecie, si tratta di una delle ipotesi in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell'associazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Dunque, questo sarebbe il caso.

Voi vi rendete conto che l'indeterminatezza della fattispecie di reato comprende qualsiasi attività perché, come dice la giurisprudenza, anche l'attività che è presuntivamente lecita, cioè l'attività lecita, ad esempio, che viene posta in essere dal soggetto anche nella pubblica amministrazione, qualora soddisfi esigenze - ma in quel caso la giurisprudenza lo fa con riguardo all'apporto che poi il promittente dà nell'associazione mafiosa rispetto al favore, tra virgolette, che ottiene anche lecitamente - diventa un'ipotesi di sostegno all'associazione e, in quel caso, anche con riferimento alle norme sulla corruzione che sono state varate si fanno le differenze rispetto all'utilità concreta e al valore concreto e determinato.

In questo caso, però, con questa dizione si comprende qualsiasi attività, ancorché presuntivamente lecita, come la concessione del reddito di cittadinanza, qualora sostenuta, affiancata e contornata da un comportamento agevolativo o anche da un mero comportamento di indirizzo su come fare rispetto a tale questione e su come risolverla. “Allora, se hai un figlio o la moglie forse è bene che tu sia residente da una parte o tu da un'altra. Separatevi!”, come sta succedendo perché già lo stanno facendo. E ciò in quanti clan mafiosi avverrà in questo periodo? Pensate che ce ne saranno pochi? Molte persone detenute che escono e non hanno alcun reddito e dichiarano di non avere redditi e sono persone ancora sottoposte a misure di sorveglianza e di sicurezza, a misure giornaliere e quindi non lavorano, possono ottenere, come vi avevamo detto e come abbiamo ribadito più volte, la misura di sostegno del reddito di cittadinanza. E se vanno a consigliarsi con un politico, con una persona che, per esempio, non sa che quella è la moglie, la cugina o la zia di qualcuno, e gli dice come fare per poterlo ottenere, a volte anche forse esagerando, in base a questa norma e all'indeterminatezza di questa fattispecie se poi si ottiene lecitamente il reddito di cittadinanza, comunque si fa l'interesse dell'associazione. Lo capite che allargare la fattispecie in questo modo, oltre i principi di tassatività e di determinatezza, è una cosa assolutamente irragionevole…

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). …e richiede, da parte vostra, una riflessione.

Dunque, accantoniamo. Avanzo formalmente la richiesta di accantonamento, almeno su questa parte. Avete respinto tutto ma, su questa parte, ragionate sui casi concreti. Io chiedo sia accantonato e che vi sia un momento di riflessione che mi sembra assolutamente congruente anche con la vostra stessa proposta.

PRESIDENTE. Va bene, onorevole D'Ettore. Quindi, lei formalizza una richiesta di accantonamento. Chiedo, pertanto, quale sia il parere della relatrice sulla richiesta di accantonamento avanzata dall'onorevole D'Ettore.

PIERA AIELLO, Relatrice. Parere contrario, Presidente.

PRESIDENTE. Chiedo se vi sia un oratore a favore e uno contro.

Ha chiesto di parlare a favore sulla richiesta di accantonamento l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Dirò brevemente perché siamo a favore dell'accantonamento con una brevissima cosa che dirò prima per far comprendere quanto possano essere inutili alcune migliorie, secondo il MoVimento 5 Stelle, apportate e quanto possa essere invece utile l'approvazione di emendamenti. Ieri in Commissione antimafia, Presidente, abbiamo sentito il procuratore Pignatone. Quando un componente del MoVimento 5 Stelle ha chiesto al procuratore: procuratore, potremmo cambiare il 416-bis in qualche modo? Il procuratore ha detto: fermi tutti, fermi tutti, non andiamo a toccare norme che hanno un'applicazione consolidata per la quale la magistratura ha stratificato i pronunciamenti, perché evidentemente è preoccupato anche del momento storico. Allora, Presidente, per stare al testo e perché bisognerebbe fermarsi un attimo e riflettere, se tutti avessimo le adeguate competenze e avessimo anche la capacità e l'umiltà di prestarci al confronto, questa parte della disposizione è una norma assolutamente inutile, come quella che vi dicemmo noi tendevamo a sopprimere con l'emendamento del “qualunque”: per quale motivo? Perché, quando la norma inserisce nel capoverso “in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell'associazione mafiosa”, in realtà cosa sta prevedendo? Il concorso esterno, che è già punito. Il legislatore soltanto vuole spostarlo - non si capisce in quale modo - dall'articolo 416-bis in combinato disposto con l'articolo 110 e metterlo nel 416-ter. Vede, Presidente, non è solo una mia opinione. È quello che - sono andata a vedere i lavori parlamentari della scorsa legislatura - l'allora sottosegretario alla Giustizia nel 2014 - non farò il nome - diceva e affermava e tutti erano d'accordo: “per la prima volta nella fattispecie del voto di scambio si tipizza il concorso esterno ma è una condotta - occorre dirlo per onestà - che era già punita con il concorso esterno. Infatti, nel caso in cui in punto di fatto si verifica la disponibilità a soddisfare gli interessi, oggi i due reati possono concorrere, quindi l'articolo 416-bis può essere oggi contestato in concorso con il 416-ter. Questo per far capire - chiudo, Presidente - che è una condotta importante che va punita ma che è già punita. Solo che il legislatore fa la scelta di spostarla nell'articolo 416-ter. Allora, anche in questo caso, come nel caso dell'emendamento precedente, è importante sopprimere questo capoverso dell'articolo perché si tratta di condotte già sanzionate. Non andiamo a implementare, non andiamo ad aggiungere ciò che è già sanzionato. L'auspicio è che l'emendamento 1.175 Costa possa essere accantonato allo scopo di una migliore riflessione perché, Presidente, siamo legislatori schizofrenici: non abbiamo idea di cosa stiamo facendo perché non abbiamo purtroppo un'idea, me compresa, completa del sistema e andiamo ad aggiungere cose che già ci sono e togliamo cose che dovrebbero restare.

Quindi, Presidente, noi auspichiamo che gli emendamenti possano essere accantonati.

PRESIDENTE. Salutiamo intanto studenti e docenti dell'Istituto d'Istruzione Superiore “Medardo Rosso” di Lecco che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico.

L'onorevole Perantoni chiede di illustrare la posizione contraria all'accantonamento. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, Presidente. Io faccio sempre un passo indietro perché dobbiamo sempre tenere bene a mente che stiamo parlando di un accordo criminale perché c'è un accordo fondato sulla volontà di una persona di ricorrere ad un'associazione criminale per ottenere voti e per ottenere l'elezione a seguito del conseguimento dei voti. Quindi dobbiamo in qualche modo intervenire e specificare il più adeguatamente possibile quali siano le condotte oggetto di quell'accordo scelerum da sanzionare. Non condivido l'impostazione che ha dato la collega Bartolozzi rispetto all'assorbimento della fattispecie nel concorso esterno. In questo caso, non siamo in presenza di un concorso esterno, in quanto l'attività che la giurisprudenza ha qualificato come concorso esterno consiste in una permanente attività volta a rafforzare e consolidare la consorteria mafiosa.

In questo caso stiamo parlando di un evento, di un accordo finalizzato a perseguire l'interesse dell'associazione mafiosa solo una volta; stiamo parlando del fatto che l'accordo è limitato a quell'evento, che l'accordo è limitato a perseguire gli interessi dell'associazione e finalizzato ad ottenere il pacchetto di voti che mi serve per essere eletto. Quindi non è una attività che necessariamente deve essere protratta nel tempo e che necessariamente deve ricoprire le caratteristiche che sono state individuate dalla giurisprudenza per il merito di concorso esterno. È un aspetto limitato all'oggetto dell'accordo e conseguentemente è opportuno che sia inserito nel testo in modo tale, anche in questo caso, da fornire elementi certi di giudizio alla giurisprudenza, sulla scia di quello che già la giurisprudenza sta facendo. Per cui non è assolutamente necessario l'accantonamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento degli identici emendamenti 1.16 Bordo e 1.175 Costa.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 114 voti di differenza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ippolito. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo rapidamente perché volevo tranquillizzare, suo tramite, l'onorevole D'Ettore che ha fatto un accostamento con le modalità di erogazione del reddito di cittadinanza, secondo me, assolutamente non pertinente. Lo volevo tranquillizzare perché forse non gli è giunta la notizia che in Senato, in sede di conversione del decreto-legge, è stato approvato un emendamento del MoVimento 5 Stelle con il quale è stata prevista l'esclusione dal godimento del reddito di cittadinanza per i condannati di mafia e di terrorismo. In più è stato precisato che, qualora la condanna dovesse giungere in epoca successiva alla percezione del reddito, il reddito dovrà essere restituito. L'emendamento del MoVimento 5 Stelle è stato approvato in Senato all'unanimità, quindi anche con i voti del gruppo al quale appartiene l'onorevole D'Ettore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Forza Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame e la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Ritengo corretto l'intervento del collega D'Ippolito: non viene dato il reddito di cittadinanza a chi è condannato con sentenza definitiva. La formulazione prevista nel testo al nostro esame è “appartenenti”: ma la definizione di “appartenenti” è una definizione non giuridica. Quindi chi ha avuto per esempio una misura di prevenzione percepirà o meno il reddito di cittadinanza? Credo proprio di sì.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, veramente due istanti, però, non si può lasciare a verbale quello che il collega ha detto, spero che lei, collega Perantoni, mi voglia perdonare, ma non è proprio come ha detto lei, perché qui parliamo di concorso esterno e nel concorso esterno la condotta può essere anche occasionale, purché sia mirata a rafforzare quella che è la compagine criminosa. Quindi, non si tratta di condotte permanenti. Allora, io vi prego, quando parliamo, prima, forse, documentiamoci e, poi, facciamo gli interventi se gli interventi sono tecnici, perché se no, stiamo zitti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.16 Bordo e 1.175 Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.18 Bazoli e 1.176 Costa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO (PD). Presidente, innanzitutto, per sottoscrivere in ogni parte l'intervento del collega Verini, laddove richiama l'approvazione della legge che introduceva la modifica fondamentale del voto di scambio politico-mafioso, il 416-ter, con la legge, appunto, n. 62 del 17 aprile 2014, e do una notizia ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, si tratta di una legge sulla quale voi avete votato contro e non a favore, nella passata legislatura.

Ma, vede, Presidente, quando si ascoltano delle parole e poi si chiedono delle giustificazioni per le quali, lo dico come avvocato, non si prenderebbero neanche le attenuanti generiche, laddove Trizzino dice, per quanto riguarda la campagna elettorale e il voto di scambio mafioso: ‘io stesso l'ho percepito durante la campagna elettorale, l'ho toccato, mi ha sfiorato e l'ho rifiutato', replico, collega, che io non l'ho mai toccato e non l'ho mai sfiorato, non l'ho neanche mai rifiutato perché non è stato il caso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Caro collega, bisogna forse ricordarsi che i malviventi non vanno a chiedere consiglio ai giudici e ai carabinieri per quanto riguarda le loro malefatte, probabilmente perché farebbero una brutta fine. E, allora, bisogna essere molto più cauti, lo dico anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che lo hanno applaudito.

Ma mi vengono i brividi a pensare e a sapere che un altro collega del MoVimento 5 Stelle, l'onorevole Colletti, ci dice che le norme devono essere fatte volutamente vaghe. Ebbene, io penso ai padri del diritto penale, viventi e passati, a Carnelutti, al professor Padovani, ai professori che si sono alternati nelle audizioni, ma come si può sostenere che le norme penali debbano essere volutamente vaghe? Ma stiamo parlando di un reato per il quale si propone una pena da 10 a 15 anni e, se si è malauguratamente eletti, da 15 a 22 anni e mezzo e devono essere volutamente vaghe? Ma per quale ragione devono essere volutamente vaghe?

E, allora, domando all'Aula se accoglie la tesi di Colletti, e cioè che devono essere vaghe e che, quindi, si può picchiare in ogni lato, oppure, se si deve accedere all'idea dell'onorevole Perantoni, laddove dice che è chiaro che si va in questa direzione e che non ci sono dubbi in merito al fatto che colui che accoglie questa promessa debba sapere che colui che fa questa promessa sia un mafioso e non, invece, non saperlo. Ma, vedete, quando si fa una norma penale, la Cassazione ci ricorda, in quella funzione che si dice nomofilattica, cioè che indirizza l'interpretazione, con quel brocardo latino in claris non fit interpretatio, che laddove è chiara la norma non si deve interpretare nulla e, allora, di fronte a un reato di questa natura, con pene draconiane di questa natura, mi domando se non sia necessario o opportuno essere chiari. Mi domando se non sia necessario precisare quelle cose che il relatore di minoranza Bordo e i colleghi prima di me hanno, appunto, detto.

Ma perché tanta ostinazione, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle? Perché si fa finta di niente? E lo dico anche ai colleghi della Lega, vedete, la responsabilità vostra è anche più grande, perché fare finta di niente e consentire uno scempio giuridico come questo vale come gli altri scempi giuridici che avete approvato nell'ambito dell'”anticorruzione” e dei quali, poi, vi siete pentiti.

E, allora, vi dico, cari colleghi della Lega, non dovete dirmi che sono delle schifezze a microfoni spenti, vi dovete assumere la responsabilità di opporvi all'approvazione di una legge e di una riforma così devastante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mule'. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, siamo al nodo scorsoio di questa norma, siamo cioè alla previsione delle pene che prevede questo testo. Quello che, qui, ci si ostina a non capire è che, nel solco di questa furia giustizialista della maggioranza, l'ipotesi attuale prevede una condanna se il candidato viene eletto…

PRESIDENTE. Colleghi del Partito Democratico…

GIORGIO MULE' (FI). Come dicevo, l'ipotesi prevista è quella di una pena addirittura superiore ai vent'anni di reclusione; questo equivale alla morte civile, politica e sociale del soggetto che evidentemente finisce in vinculis, con un'ordinanza di custodia cautelare. Ma l'esperienza di questi anni non ha insegnato nulla? Basta andare su Internet e digitare: “assoluzione voto di scambio”, per rintracciare decine e decine di casi di amministratori, comunali, regionali e addirittura nazionali, soggetti a indagini per voto di scambio nel 2011 e assolti nel 2018; dal 2013 al 2016, parlo di casi siciliani, di Siracusa, di Marsala; parlo di casi di Larino, arresti nel 2011 e assoluzione con formula piena nel 2018; Ventimiglia, arresti nel 2015 e assoluzione nel 2019; e i comuni sciolti per mafia? E coloro che sono stati privati della loro potestà elettorale nel nome di provvedimenti poi annullati nel tempo? È possibile che davvero il dubbio che prevedere una pena così enorme non faccia breccia, non nei garantisti, ma nei confronti di chiunque abbia a cuore lo Stato di diritto? Perché, Presidente, noi, così, otteniamo l'eliminazione dell'avversario, per come è scritta la norma che, non è vaga, è ancora peggio che vaga, è totalmente lasciata in aria; l'incontro tra due promesse, la promessa di chi, nel nome – non di un'associazione mafiosa, perché non deve disvelare la sua natura –, nei confronti di un candidato che, si dice, accetta la promessa, soggiace, se viene eletto, a questa ipotesi di pena aumentata della metà, rispetto al primo comma dell'articolo 416-bis. Ma, colleghi, cos'è la promessa se non l'incontro di due ipotesi non realizzate? Cioè, ponetevi il caso di un politico, di un candidato che corre per il consiglio comunale. Bene: è una persona talmente specchiata e pulita che non soggiace all'interesse né mafioso né della criminalità organizzata, e una volta eletto, non dà seguito a quello che il soggetto o la parte della cosca si aspetterebbe che lui facesse. Nel nome di una qualsiasi vendetta, un qualsiasi soggetto… Pensiamo ad un pentito, una persona che sta in carcere magari con pene assai rilevanti, con vent'anni, con l'ergastolo: nel nome dell'interesse di questa cosca, accusa l'assessore, che è totalmente innocente. Nel nome della convergenza del molteplice, cioè del fatto che non basteranno riscontri estrinseci o esterni oggettivi, ma sarà sufficiente la parola di due o più soggetti criminali che convergono sulle sue dichiarazioni, quell'assessore finisce in galera, butta la chiave, nella totale innocenza, che forse, chissà, sarà verificata soltanto nel tempo.

Concludo, Presidente: in questa ipotesi a mio giudizio totalmente folle, che straccia qualsiasi barlume di diritto e di esigenza dei diritti della difesa, noi stiamo facendo cadere la ghigliottina non sul capo di chi vuol fare politica, ma sul capo degli elettori, che si troveranno ostaggi di quegli stessi poteri che la legge invece vorrebbe e si illude di contrastare(Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rotondi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO ROTONDI (FI). Signor Presidente, scelgo di intervenire su questo emendamento per lasciare una traccia (avevo deciso di non parlare), perché questo è lo snodo dell'operazione sottesa al varo di questa legge speciale. Sì, legge speciale, perché noi ci troviamo di fronte ad una stagione in cui un regime sta varando delle leggi speciali, nell'indifferenza e nella rassegnazione dei molti gruppi variamente aventiniani che, nei corsi e ricorsi storici, questo Parlamento ha annoverato.

Lo ha detto bene il collega Mulè: una definizione vaga ed un innalzamento di pena edittale che condannano potenzialmente innocenti a morti civili. E il collega del Partito Democratico si domandava perché questa vaghezza: onorevoli colleghi, questa vaghezza è il completamento di un'operazione culturale e politica lucida, condotta dal MoVimento 5 Stelle e dai suoi alleati momentanei della Lega…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANFRANCO ROTONDI (FI). …che naturalmente, onorevole Presidente, non so se ne rendano conto o no, ma il varo delle leggi speciali cancella definitivamente la politica alla quale siamo abituati come rapporto col popolo, e la consegna irrimediabilmente al modello telematico della Casaleggio ed associati. E siccome siamo stati tutti zitti…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Rotondi.

GIANFRANCO ROTONDI (FI). …zitti quando si è abolito il finanziamento pubblico, zitti quando si è graffiata la faccia di novantenni privati del vitalizio con cui vivevano, zitti adesso che condanniamo innocenti potenzialmente alla gogna, io ricordo a voi tutti e ricordo anche ai colleghi del 5 Stelle…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rotondi.

GIANFRANCO ROTONDI (FI). …che il voto di scambio fu istituito dalla Democrazia Cristiana per combattere Achille Lauro, ma in galera poi ci andarono i democristiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, io torno all'emendamento e uso le parole che ha usato un audito in Commissione, che ha detto: dobbiamo evitare il sadismo delle pene. Questo Parlamento continua ad aumentare le pene edittali per i reati: le ha aumentate sull'anticorruzione, le aumenta sui reati predatori, le aumenta adesso sul reato di voto di scambio; ma così si perde ogni senso di proporzione. Qui si passa dalla pena minima, che è la pena che individua la gravità del reato, di 6 anni che era prevista dalla nostra legge, da 6 a 10 anni; e quei 10 anni possono diventare 15 come pena minima se uno è eletto. E stiamo parlando di un reato di pericolo, cioè un reato che può anche non essere messo in pratica, un semplice accordo che non viene messo in pratica: per quel reato si prevedono 10 anni, che possono diventare 15 se uno ha la “sfiga”, perché in questo caso è “sfiga” di essere eletto, diventano 15 anni. Ma vi pare una pena proporzionata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente Mara Carfagna, stiamo discutendo di una legge sul voto di scambio. Ma come si fa - ne sono felice se lei o qualcuno dei colleghi me lo spiega - a conoscere chi ha votato per chi, cioè scambio di danaro in cambio di voto: ma come si fa a sapere che chi doveva adempiere a questo patto scellerato abbia effettivamente votato per quella determinata persona che avrebbe pagato per questo, o avrebbe tratto beneficio da questo? A meno che dovesse seguire un'altra legge, sulle telecamere dentro le cabine elettorali, in modo che si sappia per chi votiamo quando andiamo a votare, oppure una nuova legge che imponga non più il voto segreto quando si va a votare tutti i cittadini, ma un voto palese, che tutti sappiano per chi votiamo.

PRESIDENTE. Concluda.

CARLO FATUZZO (FI). Ecco: grazie se qualcuno me lo spiega.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.18 Bazoli e 1.176 Costa, , con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.153 Delmastro Delle Vedove.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delmastro delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Onorevoli colleghi, con questo emendamento Fratelli d'Italia cerca di mettere una toppa in un provvedimento che, come già spiegato ieri, per eterogenesi dei fini potrebbe restringere l'area dell'operatività penale nel perseguire, nel colpire duramente la vergognosa pratica del voto di scambio politico-mafioso. In altri termini che succede se al posto di essere Totò Riina a tentare di contrarre l'immondo scambio politico-mafioso, fosse - come dire? - il suo commercialista, il suo architetto, il suo geometra, che pure non è un associato, un aderente?

Noi riteniamo che vi sia un buco normativo inaccettabile, che vi sia una scappatoia incredibile. Noi che evidentemente abbiamo una cultura della durezza nei confronti delle criminalità e delle associazioni di stampo mafioso, una durezza che discende credo già dal prefetto Mori in avanti per arrivare fino a Borsellino, che ci hanno insegnato con quali metodologie bisogna operare con questo cancro che dev'essere estirpato; noi chiediamo quindi molto più pacatamente, facendo appello oltre che al prefetto Mori evidentemente a Paolo Borsellino, ma molto più pacatamente al procuratore nazionale antimafia De Raho, al procuratore Gozzo, al giurista Armelli che è stato sentito in Commissione giustizia, di non perdere una grande occasione per colpire quella zona grigia di contatto fra le criminalità mafiose e lo Stato, che non avviene certo per il tramite degli aderenti ma per il tramite dei rappresentanti delle cosche mafiose.

Noi temiamo che con questa legge, se il commercialista di Riina contrae il patto criminale con il politico, ebbene, nulla si possa fare; e noi sappiamo che la mafia, nella sua capacità versatile, sfuggente, da serpe, è certamente così intelligente da non avviare le prime interlocuzioni per il tramite dell'aderente, dell'affiliato, dell' “accoscato”, allora noi chiediamo appunto che questo Parlamento, nel momento in cui celebra con il voto di scambio politico-mafioso il tentativo di aggredire le associazioni criminali nel momento peggiore della loro epifania, quello in cui cercano di toccare, di lambire, di stringere la mano allo Stato, sappia colpirle chirurgicamente, andando a colpire chiunque, in una maniera o nell'altra, si faccia portatore presso i politici degli interessi dei mafiosi.

O capiamo che la mafia è questa roba qui, quindi comprendiamo che la mafia è sfuggente, comprendiamo che la dobbiamo colpire a qualunque latitudine e longitudine senza sconti, senza sconti di pena, senza atteggiamenti fintamente garantistici che in verità garantiscono la sopravvivenza del potere mafioso, o anche oggi noi abbiamo fatto un provvedimento vetrina che non va a colpire la mafia nelle sue tentacolari capacità di diramazione e di contatto con lo Stato italiano. Noi vogliamo la tolleranza zero nei confronti dei fenomeni mafiosi, di chiunque se ne faccia portavoce e di chiunque cerchi di mettere in contatto la mafia, le associazioni di stampo mafioso con lo Stato o con il parastato. Chiedo per davvero a quest'Aula di porre attenzione al fatto che questo è un meccanismo di svolta, perché sennò, come detto dal procuratore nazionale antimafia sino al giurista Armelli, audito, e per il tramite anche del procuratore Gozzo, oggi, per eterogenesi dei fini, restringiamo l'area dell'operatività penale. Sarebbe esiziale per chiunque voglia condurre senza sconti una battaglia contro le associazioni criminali di stampo mafioso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Basso De Caro. Ne ha facoltà.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Presidente, sull'emendamento devo dire che si pone in asse con il resto della norma, cioè vi è una palese incostituzionalità per violazione del principio di tassatività dell'azione penale. Vi è un continuo richiamo a generici principi che già sono in altre norme. Quando si parla di agire con metodo mafioso, già c'è l'aggravante ad effetto speciale dell'articolo 7 nel nostro ordinamento, non si capisce perché si debba riproporre. E la dizione adoperata, o per lo meno proposta, “ma anche colui che, pur non essendone formalmente appartenente, agisca con metodo mafioso”, già c'è nella legge. Oppure, si scrive “sia comunque portatore di volontà dell'associazione o di parte di essa”, ma che cosa significa “parte di essa”? Ripeto, vi è il principio di tassatività e di soggettività dell'illecito. Come si fa a definire “parte di associazione” e di essere poi “portatore di una volontà di parte”? Di quale parte? Maggioritaria? Minoritaria? Non basta semplicemente il richiamo alla sanzione più severa? Ben venga la sanzione più severa, ma ben venga la perimetrazione della condotta penalmente rilevante, sennò andiamo nel generico e nel vago. Sul 416-bis - come è noto, il concorso esterno non è previsto in alcuna norma codicistica - è la Cassazione che, a partire dal 1992, definì il concorso esterno, ma era un mostro giuridico, perché si concorreva con condotta tipica, atipica alla realizzazione della causa tipica. Qui siamo allo stesso arresto, e vi sarà naturalmente una discrezionalità immensa da parte dei titolari dell'azione penale. E poiché oggi ciò che vale, ciò che rileva non è il potere della giurisdizione - dinanzi alla quale ciascuno di noi, io in modo particolare, ci siamo sempre inchinati - ma è il potere dell'accusa, e a nulla rileva avere ragione ed essere assolti dopo dieci anni, perché ciò che vale è essere perseguiti dall'inquirente e dall'inquirente qualificato di DDA. E poi, uscire dal processo dopo dieci anni, comprenderete che non fa notizia per nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, rapidissimamente, ma perché rimanga agli atti una traccia che consenta di non confondere il principio di tolleranza nei confronti della mafia con il rispetto del principio di legalità, di tassatività, dei canoni normativi che presidiano le norme penali. Questo è un emendamento che, nonostante sia assistito dalla volontà di combattere il fenomeno mafioso, corre il gravissimo rischio di allargare i parametri di percezione del fenomeno mafioso, fino a rendere la posizione di chi subisce la norma incontrollabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Parliamoci chiaro: è assolutamente impossibile che si pensi di supportare una visione di appartenenza così generica, indistinta, incapace di essere inquadrata in categorie giuridiche solo perché si è animati da tolleranza zero. Noi di Forza Italia abbiamo tolleranza super zero, se fosse possibile, lo abbiamo dimostrato con i nostri Governi, in cui abbiamo combattuto la mafia come nessuno, numeri alla mano, e qualcuno dica il contrario, se è capace (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Quindi, non è un problema di tolleranza, è un problema normativo. Allora, è evidente che non si può sostenere che è appartenente alle associazioni non solo chi ne fa parte ma anche colui che non è formalmente appartenente: chiamiamo un contrattualistica a stabilire se il formalmente o sostanzialmente appartenente agisca con metodo mafioso e sia portatore di volontà. Io conosco delle forme chiarissime: partecipazione, concorso esterno, favoreggiamento. Sono reati, sono formule che nel diritto penale non sono commerciabili, non c'è assolutamente capacità di scambio su questi dati. Allora, lotta alla mafia, ma lotta alla mafia secondo principi costituzionali e normativi. Su questo non ci sono transazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente, solo per lasciare agli atti una dichiarazione di voto su questo emendamento e per segnalare che ne comprendo la genesi. Cioè, questo emendamento prova in qualche modo ad intervenire su un provvedimento che mette in maniera generica il tema dell'appartenenza all'associazione mafiosa e interviene su un dispositivo normativo che già di suo era, invece, abbastanza chiaro rispetto a qual era la fattispecie, cioè individuava e rimandava al 416-bis - cioè a quello che definisce cos'è l'associazione mafiosa - l'ipotesi, la fattispecie in oggetto, ovvero quella del voto di scambio. La modifica che stiamo facendo, con questa modifica normativa renderà di più difficile l'applicazione della norma. Guardate che qui non si tratta di cercare di intervenire sulla norma per rendere più complicata e più complessa l'azione di accertamento, il tema è che la modifica fatta rischia, per la vaghezza e per la maniera pasticciata in cui è stata inserita, di rendere più difficile l'accertamento del reato stesso.

Allora, noi ci asterremo, perché ovviamente questo emendamento rischia di essere una toppa che peggiora la condizione, perché è come se noi ci fossimo trovati a fare uno strappo e cerchiamo di rammendarlo allargando quel buco e continuando ad aggiungere cose che non c'entrano niente. In realtà, da questo testo normativo noi dovremmo andare solo a sottrarre, per ritornare alla definizione originaria, che è quella che più di tutte rispondeva alla possibilità di perseguire il reato di associazione mafiosa. Ora, lo dico perché questa è una dichiarazione di voto su un emendamento ma in realtà è una traccia di ragionamento sull'intero provvedimento. Noi ci troviamo, oggi, qui, dentro una furia giustizialista, dentro una furia propagandistica per dare l'impressione, l'idea che si sta contrastando in maniera forte il fenomeno mafioso, e in particolar modo il fenomeno del voto di scambio politico-mafioso, ma in realtà dietro questa impressione stiamo semplicemente facendo un pasticcio normativo che renderà più difficile il lavoro della magistratura, perché va a complicare tutto il lavoro, anche di definizione, di quella fattispecie che produce il reato.

Per cui, noi ci asterremo, pur comprendendo le motivazioni con cui questo emendamento viene proposto, ma sapendo che l'approvazione renderebbe ancora più pasticciato questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.153 Del Mastro Delle Vedove, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.170 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Dobbiamo passare ora agli identici emendamenti 1.22 Costa e 1.100 Conte, sui quali, come già preannunciato nella seduta di ieri, è stata avanzata la richiesta di scrutinio segreto da parte del gruppo Forza Italia, richiesta che, come già precisato dalla Presidenza, sempre nella seduta di ieri, può essere accolta in quanto le proposte emendative incidono sull'articolo 25 della Costituzione, nel senso precisato dalla Giunta per il Regolamento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie. È una norma davvero singolare, e ci tengo a leggerla, quella di cui noi chiediamo la soppressione. Se colui che ha accettato la promessa di voti a seguito dell'accordo di cui al primo comma, è risultato eletto nella relativa consultazione elettorale si applica la pena prevista dall'articolo 416-bis aumentata della metà, quindi si applica la pena applicata al mafioso aumentata della metà, cioè una pena addirittura superiore rispetto a quella prevista dall'articolo 416-bis per coloro che promuovono o dirigono l'associazione mafiosa. Allora, abbiamo il combinato disposto della bocciatura dell'emendamento sul “consapevolmente” e quindi il combinato disposto di un “non poteva non sapere” con la pena prevista per il 416-bis, aumentata fino alla metà, ecco la pena prevista dall'articolo 416-bis è dai 10 fino ai 15 anni, aumentata fino alla metà, fatevi voi i conti. Ora, noi abbiamo un aggravio di pena legato non all'evento che la norma incriminatrice vuole impedire, cioè lo scambio politico-elettorale-mafioso, ma correlato ad un evento diverso, cioè l'elezione della persona, e siccome il primo comma attiene alla promessa, in teoria ci potrebbe essere un'assenza di contributo causale rispetto alla elezione, quindi un evento previsto nell'aggravante completamente sganciato rispetto a quello della norma incriminatrice.

Noi andiamo a violare in modo preciso il principio di proporzionalità delle pene, per cui abbiamo la pena per il mafioso che sarà più bassa rispetto alla pena per l'extraneus, cioè il non mafioso, che si macchia di un grave reato, quello dello scambio politico-elettorale, ma che, nella scala di proporzionalità delle pene, dovrebbe stare ad un passo inferiore certamente; c'è un disvalore delle condotte che è un disvalore diverso. Ora mi chiedo come sia possibile accettare e pensare che la Corte costituzionale non andrà a dichiarare irragionevole e diciamo sproporzionata rispetto al contesto in cui si pone una pena di questo genere. Già di per sé l'aggravante legata all'elezione è un qualche cosa che è sganciato rispetto al contesto e rispetto alla progressione criminosa perché la progressione criminosa si dovrebbe agganciare ad un evento che è previsto ed è l'evento collegato alla condotta che si vuole punire. Questo è un evento del tutto diverso, l'evento che potrebbe derivare da un qualsiasi altro elemento. Ebbene, noi andiamo a creare l'aggravante. Qui non si tratta di fare una scelta di destra o di sinistra, ma si tratta semplicemente di respingere quella che è una proposta del MoVimento 5 Stelle fatta con un fanatismo da bava alla bocca (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché questa è la sintesi di questo provvedimento, la bava alla bocca con la quale si punta semplicemente a dare dei titoli dei giornali, indipendentemente poi dal fatto che queste norme vengano censurate dalla Corte costituzionale o siano addirittura norme boomerang che ottengono l'effetto contrario. Quindi, veramente invito i colleghi, soprattutto quelli della Lega, a scrutinio segreto, a dare un segnale a questo Parlamento che non c'è un semplice appiattimento sulle tesi giustizialiste, forcaiole controproducenti del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Io intanto voglio ribadire che la nostra idea è quella che non si debba manomettere la norma che noi abbiamo approvato nella scorsa legislatura. Lo abbiamo già detto e lo hanno detto molto bene i miei colleghi Bordo, Verini e Vazio: noi riteniamo che quella sia una norma equilibrata sulla quale la giurisprudenza ha già raggiunto un assetto ragionevole, stabile e qualunque manomissione rischia di essere controproducente e questo elemento, che è oggetto di questo emendamento, è l'ultimo elemento che secondo noi crea dei grossi danni alla norma e rischia di essere una norma che a questo punto crea più danni di quelli che intende risolvere. Perché qui si introduce - come diceva il collega Costa - un'aggravante dovuta semplicemente alla condizione oggettiva che uno venga eletto. Allora, io vorrei provare a fare un esempio e lo farei soprattutto a beneficio dei colleghi della Lega questo esempio, per capire cosa salta fuori dall'assetto normativo modificato da questa legge.

Ora, immaginiamo un signore che vuole candidarsi al consiglio comunale di un comune del nord Italia. Cosa fa questo signore? Siccome è un po' disinvolto va dal medico più noto di quel comune e va a dirgli: “Guarda, se tu mi procuri dei voti, io sarò molto riconoscente con te: ti farò avere qualche incarico, eccetera”, un voto di scambio. Questo voto di scambio dovete sapere che è già punito dalla legge anche senza l'aggravante mafiosa, è punito dalla legge con una pena da 6 mesi a 3 anni perché giustamente la legge non vuole che venga inquinato il processo democratico con un accordo che inquina il processo democratico. Voto di scambio: da sei mesi a tre anni.

Questo accordo, che viene fatto col medico famoso del comune, non viene eseguito perché il medico se ne frega, dice ‘sì sì va bene' e poi non fa nulla, ok? Il candidato viene eletto - eletto! - e il candidato che è andato da quel medico non sapeva che questo medico apparteneva a un'associazione mafiosa. Due mesi dopo quel medico viene arrestato perché si scopre che apparteneva a un'associazione mafiosa. Sapete cosa succede a quel candidato che è stato eletto? Che passa da una pena da 6 mesi a 3 anni a una pena da 15 a 22 anni di reclusione, per il solo fatto che è stato eletto e che il medico, con il quale aveva fatto un accordo che non è stato eseguito, apparteneva a una associazione mafiosa di cui lui non sapeva nulla. Questo è l'effetto di questa norma che stiamo approvando: si passa da 6 mesi a 3 anni di reclusione, per un accordo, che è certamente sbagliato perché inquina il processo democratico, a una pena da 15 anni a 22 anni di reclusione, senza che chi ha fatto l'accordo sia consapevole di nulla, perché non sapeva che forse apparteneva ad una associazione mafiosa e per il solo fatto che è stato eletto. Guardate che qui stiamo scardinando completamente i principi e i fondamenti dello Stato di diritto, della proporzione delle pene, ma anche del meccanismo di funzionamento del nostro sistema democratico. Se passa una norma di questo genere e viene interpretata in questo modo, e letteralmente può essere interpretata in questo modo, noi stiamo facendo un grande danno alla democrazia del nostro Paese. Lo dico specialmente ai colleghi della Lega, ma anche ai colleghi Cinquestelle: qui abbiamo un'occasione, c'è un voto segreto, guardate che non cambia nulla dell'impianto normativo se noi almeno togliamo questa aggravante legata all'elezione, che è una condizione oggettiva e che non c'entra nulla con la fattispecie. Leviamola! Almeno leviamo un elemento di pericolo in questa fattispecie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Noi abbiamo presentato, a firma del collega Conte, un emendamento soppressivo di questo terzo comma, che non ci convince e soprattutto rischia di danneggiare l'intera struttura della norma, anche perché, vorrei ricordarlo, la cornice edittale del reato è già stata aumentata; infatti, con l'equiparazione alla medesima pena del 416-bis si passa da una pena da 6 a 12 anni ad una pena di reclusione da 10 a 15, quindi ci troviamo già di fronte ad una scelta molto dura da parte del legislatore, che viene compiuta sostanzialmente equiparando il politico, che accetta lo scambio di voto politico-mafioso, con il mafioso stesso. Quindi, non capiamo e comunque riteniamo che sia sbagliata questa aggravante di evento, cioè che, in caso di elezione, scatta automaticamente un aumento della metà della pena, perché, da questo punto di vista, come è stato ricordato poc'anzi dal collega Bazoli, c'è un tema di proporzionalità. E la proporzionalità è anche il rispetto della Costituzione e di un'idea di giustizia. Francamente, che alla fine si arrivi, in questa ipotesi, al fatto che il politico che accetta lo scambio, che fa un furto di democrazia - e che, quindi, è giusto ovviamente condannare ad una pena molto elevata, perché è una pena che può arrivare fino a 15 anni - arriverebbe nel paradosso di avere una pena superiore a quella del mafioso stesso. Francamente, crediamo che, nella proporzionalità e nella graduatoria, sostanzialmente, per noi, lo dico ai colleghi di maggioranza, questo sia un emendamento discriminante, cioè noi valuteremo il nostro voto finale sulla base dell'atteggiamento della maggioranza su questo emendamento, che abbiamo sostenuto anche in Commissione. Quindi, ci aspettiamo da questo punto di vista che ci possa essere un ripensamento e chiedo quindi un accantonamento di questo emendamento.

PRESIDENTE. Quindi, sta formalizzando una richiesta di accantonamento. Chiedo il parere della relatrice sulla richiesta di accantonamento. Onorevole Aiello, c'è una richiesta di accantonamento da parte dell'onorevole Fornaro.

PIERA AIELLO, Relatrice. Parere contrario

PRESIDENTE. Chiedo se vi sia un oratore a favore o uno contro che intendano illustrare le posizioni sulla richiesta di accantonamento.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente, io chiedo ovviamente alla relatrice e alla maggioranza di ripensarci rispetto a questa richiesta di accantonamento, perché penso che questo emendamento dia anche l'idea della natura e della ragione di questo provvedimento. Ritengo che lo spirito che ha mosso i colleghi a presentare questo disegno di legge sia uno spirito positivo; penso che il tema di ragionare anche su quali strumenti si possano migliorare per affrontare e contrastare un fenomeno come quello del voto di scambio politico-mafioso, che insiste dentro un fenomeno più complesso che è quello che riguarda i rapporti tra mafia e politica e l'evoluzione che questi rapporti hanno avuto e stanno avendo in questo momento, sia un fatto importante. Allo stesso tempo, si affrontano questioni così delicate solo ed esclusivamente dal punto di vista della propaganda; questo terzo comma dimostra l'assurdo di questo ragionamento. Noi ci troviamo nel paradosso per cui chi accetta la promessa di voti da parte di un appartenente, da parte di chi agisce con modalità mafiosa, oggi rischia di essere condannato a una pena maggiore di chi appartiene alla stessa organizzazione mafiosa.

Noi ci troviamo dentro questo paradosso, che è totalmente incoerente. Se anche si volesse intervenire, e io credo che questa sia un'altra delle questioni, cioè quando si vuole fare un intervento propagandistico normalmente si dice: si aumentano le pene, ecco, in questo caso, se uno avesse voluto fare un intervento coerente, avrebbe dovuto aumentare tutte le pene di conseguenza, cioè si interviene sulle pene per il 416-bis e di conseguenza si aumentano anche le altre. Ma aumentare le pene per un reato che è, comunque, inferiore a quello dell'appartenenza all'associazione mafiosa, rischiando di arrivare al paradosso per cui uno che fa un accordo con un appartenente all'associazione mafiosa viene punito con una pena superiore a quella dell'associazione mafiosa, è qualcosa di totalmente ridicolo, che rischia anche di lanciare segnali sbagliati al Paese. Questo è l'ennesimo esempio di quanto questo intervento sia approssimativo e pasticciato, e io ve lo dico essendo uno che, questo tipo di intervento, lo sostiene e lo sosterrebbe. Ma, come ci è stato ricordato fino a ieri in Commissione antimafia dal procuratore generale di Roma, Pignatone, se c'è un consiglio che veniva dato ai legislatori è quello di intervenire il meno possibile rispetto alla legislazione antimafia, in particolar modo con provvedimenti che siano pasticciati. Per cui, oggi, se si voleva intervenire realmente su questo tipo di provvedimento, bisognava fare interventi di tipo chirurgico, non questo intervento monstre, che rischia di rendere sostanzialmente inapplicabile buona parte delle norme, e in questo caso anche con una dinamica paradossale per cui viene punito con maggiore durezza chi ha relazioni con la mafia invece dei mafiosi stessi. Rendetevi conto di quello che state facendo e, possibilmente, provando a migliorare un poco questo testo, l'accantonamento potrebbe essere un modo per aprire una riflessione ed eventualmente intervenire e rendere possibile, anche da parte nostra, votarlo, perché, con tutte le contraddizioni di questo testo, noi saremmo disponibili a votare anche favorevolmente, se almeno qualche miglioramento si potesse fare, almeno questo che non renderebbe ridicola l'intera legge.

MARIO PERANTONI (M5S). Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Siamo contrari all'accantonamento, signor Presidente, perché dobbiamo sempre contestualizzare l'intervento, dobbiamo sempre contestualizzare. Noi qui stiamo parlando di un soggetto che ha stretto un accordo con una consorteria mafiosa, è un soggetto che si è messo d'accordo con gente che è andata in giro per le case a minacciare, a intimidire, a reperire voti finalizzati all'elezione di questo personaggio. Allora, io non riesco a comprendere perché dobbiamo consentire o dobbiamo prevedere una sanzione inferiore a questo personaggio, ribadisco, che con i voti di una consorteria mafiosa è riuscito ad entrare nelle istituzioni e a porre in pericolo l'equilibrio e la legittimità delle istituzioni. La mafia mette all'interno delle istituzioni un sodale e questo sodale va severamente punito, perché non è più al servizio della collettività, non è più al servizio delle istituzioni, ma è al servizio dell'associazione mafiosa, e per questo è giusto ed è corretto che venga severamente sanzionato. Per questo motivo siamo contrari all'accantonamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento degli identici emendamenti 1.22 Costa e 1.100 Conte.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 71 voti di differenza.

Avverto che il gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà lo svolgimento per ciascun emendamento di brevi interventi, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. In un minuto cercherò di richiamare l'Aula a una questione che credo assolutamente rilevante. Questa aggravante, l'aggravante dell'elezione del candidato, che viene applicata con questa vostra proposta di legge, è qualcosa di assolutamente abnorme, del tutto irragionevole, del tutto squilibrata. Come si può pensare che un politico, che pure è stato sfiorato dalla mafia, come ricordava ieri l'onorevole Trizzino, e ha accettato, magari, un compromesso, sia punito molto di più di un appartenente all'associazione mafiosa? È una cosa del tutto irragionevole, che non possiamo accettare, e l'invito è a una riflessione ulteriore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Solo per far notare la contraddizione in termini che l'intervento di poco fa dell'onorevole Perantoni ha posto all'attenzione di quest'Aula. Se anche volessi stare al ragionamento che chi accetta la promessa di voti deve avere la stessa pena del mafioso che li va a raccogliere, anche con metodo intimidatorio, noi qui siamo nel paradosso che la pena edittale massima per il mafioso è da dieci a quindici anni, salvo le aggravanti, e che invece il politico che ha accettato quella promessa di voti e che poi viene eletto viene condannato a 22 anni e mezzo, cioè sette anni e mezzo in più del mafioso. È questo il paradosso che rende ridicola e propagandistica questa vostra proposta di legge, ed è per questo che vi chiediamo di togliere almeno questa cosa ridicola da questo testo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Presidente, ricordo all'Aula che questo testo già di per sé andrà al Senato, in quanto modificato; quindi abbiamo il tempo almeno di tentare di recuperare degli orrori che sono scritti in questo testo. La norma in questione è totalmente irragionevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non solo per la durata della pena, ma perché, di fatto, al medesimo comportamento, che porta a una pena tale e quale all'associazione a delinquere di stampo mafioso, corrisponde l'aumento della metà se avviene che la persona viene eletta, quindi un evento che non risponde in nulla alla volontà e può essere determinato dalle persone.

Credo che il minimo della ragionevolezza dovrebbe portare a far riflettere la maggioranza. Non toglie nulla, ma cerchiamo di avere almeno un testo che non faccia ridere in faccia a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Avverto che sono esauriti i tempi per lo svolgimento degli interventi a titolo personale previsti dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà per lo svolgimento di tali interventi un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.

Passiamo ai voti

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.22 Costa e 1.100 Conte, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 12,35)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.23 Colletti.

È stata avanzata da parte del rappresentante del gruppo Forza Italia, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, ultimo periodo, del Regolamento, la richiesta di voto segreto sull'emendamento Colletti 1.23. Tale richiesta può essere accolta, in quanto la proposta emendativa in questione, introducendo una circostanza aggravante, incide, nel senso chiarito dalla Giunta per il Regolamento nelle sedute del 7 febbraio e del 7 marzo 2002, sull'articolo 25 della Costituzione, richiamato dall'articolo 49 del Regolamento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Al giurista questo comma può porre dei problemi interpretativi e vorrei elencarli: da una parte pone dei problemi per quanto riguarda la pena, ovvero un'aggravante aumentata della metà. Alcuni colleghi sono intervenuti in precedenza, ma vorrei spiegare ancora meglio qual è il problema. L'aggravamento porta automaticamente questa pena dai 15 ai 22 anni e mezzo. Nella gestione delle pene all'interno del nostro codice noi dovremmo utilizzare un criterio di ragionevolezza e di comparazione con le altre norme.

Ora, il 416-bis, a cui fa espresso riferimento questa norma, pone come pena base la medesima del primo comma, ma, soprattutto, pone come pena aggravata per coloro che promuovono, dirigono o organizzano l'associazione mafiosa una pena che va dai dodici ai diciotto anni. Questa è una pena inferiore rispetto alla pena prevista dal 416-ter ed è addirittura una pena inferiore a quella degli appartenenti all'associazione mafiosa armata, perché questa pena varia dai dodici ai venti anni. Quindi, è una pena sia nel minimo che nel massimo inferiore a quella prevista da questo comma.

È evidente che in un criterio di ragionevolezza questo aumento spropositato e anche automatico potrebbe essere definito irragionevole eventualmente dalla Corte costituzionale, ed è per questo motivo che almeno io cerco di riperimetrare la pena, chiedendo all'interprete, che poi è il giudice, al magistrato, che possa aumentarla secondo la propria discrezione fino alla metà. Ciò vuol dire che, da dieci a quindici, potrebbe andare a undici, anche a dodici, non automaticamente come minimo a quindici, e questo è un punto. Il secondo punto, invece è la vera e propria norma. Ora, questa è un'aggravante speciale a effetto speciale e ciò vuol dire che si applica automaticamente a coloro che vengono eletti e che hanno accettato la promessa di avere voti. Qual è il problema di questa aggravante? Il problema si pone, ad esempio, in un'elezione di tipo nazionale, anche un'elezione con l'attuale sistema elettorale per la Camera dei deputati, in cui non vi sono preferenze e in cui addirittura i seggi vengono suddivisi secondo un conteggio a livello nazionale. Ciò vuol dire che si applicherebbe automaticamente questa aggravante senza che il soggetto agente o ricevente i voti possa aver compiuto alcuna azione.

Quindi, è un'aggravante che si applica indipendentemente dall'azione del soggetto che verrebbe condannato sulla base di questa aggravante e su questo vi è il forte rischio che la Corte Costituzionale possa avere delle problematiche a definire non solo secondo il principio di tassatività, che è abbastanza tassativo, ma secondo la valutazione dell'elemento soggettivo del soggetto che riceve i voti, perché, se non dipende da lui, se non dipende dai voti ma dipende da un conteggio nazionale, è ovvio che non è nella sua disponibilità questa elezione.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 12,40)

ANDREA COLLETTI (M5S). Allora con il mio emendamento, oltretutto, vorrei far capire che questo è un reato di pericolo, di pericolo precedente all'evento. Ma qual è l'evento? L'evento in sé non è dato dall'elezione; l'evento in sé, in realtà, è dato dallo scambio, da una parte, del pacchetto di voti e, dall'altra, di soldi, utilità o messa a disposizione del politico a favore dell'associazione mafiosa.

Allora, con questo emendamento, inserisco l'aggravante solo quando si è data esecuzione a quell'accordo. Che significa esecuzione? Significa che c'è stato uno scambio anche minimo di voti ma soprattutto da parte del politico c'è stata la messa a disposizione, c'è stato il conseguimento o la volontà di far conseguire all'associazione mafiosa soldi o altre utilità, come appalti o posti di lavoro, e in questo modo si renderebbe perfettamente bilanciata e perfettamente costituzionale la previsione dell'articolo 416-ter.

Mi convince in questo caso la parificazione del primo comma perché ricordiamo che la parificazione del primo comma era prevista anche dalla norma approvata nel 1992 e, quindi, per questo motivo, chiedo all'Aula, anche ai miei colleghi e al Governo una valutazione volta alla ponderazione maggiore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Io ritengo l'emendamento dell'onorevole Colletti un emendamento di buon senso e provo, visto che il proponente appartiene a uno dei gruppi di maggioranza che ha presentato questo provvedimento, ad invitare la maggioranza a svolgere un'ulteriore riflessione rispetto al punto posto ora dall'onorevole Colletti, perché, in realtà, ho già detto, rispetto al precedente emendamento, quali sono le assurdità di questo impianto normativo ma, in questo caso, vi è un ulteriore passaggio e, cioè, si sostanzia l'aggravante non relativamente a un fatto che accade a prescindere dalla volontà del soggetto che commette la fattispecie di reato ma l'aggravante si sostanzia in funzione del perfezionamento dell'accordo ovvero in funzione di un'azione specifica, come spiegava adesso l'onorevole Colletti, il che rende la legge anche un po' più trasparente.

Poi aggiunge un altro passaggio - e lo dico adesso così eviterò di ripetere perché siamo favorevoli anche sull'emendamento successivo - cioè il “fino alla metà”, provando in qualche modo a mitigare nel caso di specie il paradosso di cui parlavo prima, ovvero che chi accetta la promessa ha una pena di 22 anni e mezzo obbligatori, perché se l'aumento è della metà nel momento in cui quella fattispecie si perfeziona la pena è di 22 anni e mezzo, e invece il mafioso che invece esercita l'intimidazione per raccogliere il voto finisce per essere condannato a una pena inferiore rispetto a chi invece accetta la promessa.

Evitare questo paradosso è un elemento che potrebbe, anche rispetto alla proporzionalità delle pene che è un principio costituzionale, evitare l'impugnazione da parte della Corte costituzionale di questa norma e, quindi, evitare che questa norma già abbondantemente pasticciata - e siamo al quarto intervento normativo in pochi anni su questo articolo - venga fuori nella sua versione definitiva attraverso un collage di taglia e incolla, appunto, fatto da interventi della Corte costituzionale e da interventi pasticciati di quest'Aula, senza avere una sua organicità.

Allora, sono ancora qui a chiedere alla maggioranza di fermarsi un attimo, di fare una riflessione e in questo caso proprio a dimostrazione che non è una posizione di principio, che non è un'opposizione di principio, che non c'è il tentativo - come dire? - di sminuire questa norma perché è un emendamento che proviene da un deputato della vostra stessa maggioranza e del vostro stesso gruppo, del gruppo del MoVimento 5 Stelle, e dubito che, in quest'Aula, qualcuno pensi che l'onorevole Colletti abbia come obiettivo nei suoi emendamenti quello di limitare l'applicabilità della norma, anzi mi pare che la sua storia sia di chi ha sempre avuto su questo terreno un approccio particolarmente inflessibile. Allora, vi voglio chiedere, per favore, di ascoltare un vostro collega, che vi dice come l'assurdità di questa norma rischi di renderla inapplicabile e, quindi, di fare, alla fine, anche un favore ai mafiosi, invece di rispondere all'interesse principale, che è quello di colpire e punire un comportamento degenerativo che riguarda, in primo luogo, la politica. Questo è il punto che vi sottoponiamo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

L'emendamento 1.24 Colletti è stato ritirato.

Avverto che, consistendo la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1302-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto del tutto estranei all'oggetto del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: n. 9/1302-A/1 Costa, riguardante la rinuncia da parte della persona offesa dal reato del diritto di essere informata della richiesta di archiviazione. Si tratta, infatti, di una previsione di carattere generale, peraltro non applicabile al reato di cui all'articolo 416-ter del codice penale, laddove la proposta di legge in esame ha ad oggetto una specifica fattispecie di reato, e n. 9/1302-A/2 Zanettin, volto a prevedere l'introduzione nella legge elettorale delle liste bloccate in luogo delle preferenze.

ENRICO COSTA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Presidente, lei ha letto ovviamente, immagino, lo speech preparato dagli uffici. Io preferirei che, d'ora in avanti, i Presidenti che leggono i documenti presentati dagli uffici li facessero propri anche con la consapevolezza di quello che dicono, perché sono veramente stupito della inammissibilità degli ordini del giorno. Partiamo dal secondo, quello dell'onorevole Zanettin che collega, ed è un tema che è emerso oggi in tutto il dibattito, in tutto il dibattito… Presidente…

PRESIDENTE. La ascolto, la ascolto, onorevole Costa. Prego..

ENRICO COSTA (FI). …è emerso… capisco che …

PRESIDENTE. L'ascolto: si può essere anche multitasking. Prego.

ENRICO COSTA (FI). È un tema che è emerso in tutto il dibattito quello legato alle campagne elettorali, al voto di preferenza, al rapporto tra il candidato e il territorio. Ebbene, l'ordine del giorno n. 9/1302-A/Zanettin si collega in modo puntuale a questo tema, legando il profilo della legge elettorale a quello della campagna elettorale. Ora, mi sembra assolutamente arbitrario…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Costa.

ENRICO COSTA (FI). …arbitrario, che questo ordine del giorno venga messo da parte. Stessa cosa quello legato ai reati di grave allarme sociale. Quindi, mi si dice che gli uffici della Camera ritengono che il voto di scambio non reato di grave allarme sociale. Ebbene, io penso invece che sia reato di grave allarme sociale perché, se mi dicono che il reato di voto di scambio, che abbiamo trattato oggi, non attiene a questo ambito, ebbene, anche in questo caso ritengo che sia una scelta, una valutazione arbitraria e devo dire ancora una cosa…

PRESIDENTE. Deve concludere, però, onorevole Costa, perché ha superato abbondantemente il tempo a sua disposizione.

ENRICO COSTA (FI). Sì, devo dire ancora una cosa. Dubito di poter continuare a esercitare questo ruolo anche al banco del Comitato dei nove e di presentare emendamenti a nome del gruppo in una condizione di tale soffocamento delle nostre iniziative, e devo dire che inanellerò al Presidente della Camera una serie di iniziative soffocate per, devo dire, una valutazione burocratica che tocca l'opposizione, ma molto spesso - vedi il tema della prescrizione - non tocca la maggioranza.

PRESIDENTE. Onorevole Costa, le ricordo che la decisione sull'inammissibilità degli emendamenti è di esclusiva pertinenza della Presidenza. Però, ci tengo a lasciare agli atti la spiegazione a cui lei faceva riferimento. Riguardo alla sua contestazione della dichiarazione di inammissibilità degli ordini del giorno n. 9/1302-A/1 Costa e anche n. 9/1302-A/2 Zanettin, desidero in primo luogo far presente che il Regolamento, come ho ricordato prima, all'articolo 88, configura gli ordini del giorno come strumenti recanti istruzioni al Governo in relazione alla legge in esame e che, conseguentemente, all'articolo 89 prevede che sono dichiarati inammissibili gli ordini del giorno relativi ad argomenti estranei all'oggetto della discussione. Il primo atto di indirizzo in questione, n. 9/1302-A/1 Costa riguarda il diritto della persona offesa ad essere avvisata della richiesta del pubblico ministero di archiviazione: disposizione del codice di procedura penale avente portata generale, laddove il provvedimento in esame novella il codice penale con riferimento ad una singola, specifica fattispecie di reato. Osservo, inoltre, che la disciplina oggetto dell'ordine del giorno n. 9/1302-A/1 Costa non risulta nemmeno applicabile al reato introdotto dal provvedimento, fattispecie che non contempla l'esistenza di persone offese: il che costituisce conferma della estraneità della materia trattata rispetto a quella della proposta di legge in esame.

Il secondo ordine del giorno, invece, seppur astrattamente collegabile all'oggetto del provvedimento, riguarda direttamente una modifica alla legge elettorale ed in particolare il meccanismo delle preferenze, questione che, come è evidente, investe molteplici profili di natura prevalentemente non penalistica e comporta una pluralità di implicazioni e non può pertanto essere qualificata come mera attuazione della proposta di legge in discussione. Alla luce di tali elementi, non posso che confermare l'inammissibilità degli ordini del giorno n. 9/1302-A/1 Costa e n. 9/1302-A/2 Zanettin.

Se nessuno chiede di intervenire, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/1302-A/3 Bazoli.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1302-A/3 Bazoli purché sia riformulato sopprimendo le premesse e sostituendo l'impegno con il seguente: “a valutare l'opportunità, nell'ambito delle sue prerogative, di effettuare un monitoraggio sin dall'entrata in vigore della nuova legge in merito all'impatto processuale della stessa”.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bazoli non accetta la riformulazione e, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1302-A/3 Bazoli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1302-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, onorevoli colleghi, in queste lunghe ore di dibattito parlamentare su una norma così importante come quella del voto di scambio mafioso…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi…

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). È un po' difficile parlare così, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbandonare l'Aula abbassando il tono della voce e consentendo all'onorevole Lorenzin di svolgere il suo intervento. Se non ce la fate, sospendiamo e riprendiamo poi, appena avete abbandonato l'Aula. Colleghi della Lega in alto, colleghi del MoVimento 5 Stelle, colleghi di Forza Italia… Prego, onorevole Lorenzin.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, l'inferno è lastricato di buone intenzioni e la buona intenzione della norma al nostro esame la riconoscono tutti: mettere in campo misure ancora più forti per il contrasto alla mafia e all'associazione mafiosa nel nostro Paese. Però, perché abbiamo messo questa norma nell'inferno e non nel paradiso a cui vorrebbe tendere? Perché purtroppo la norma è scritta male, molto male e rischia di far ottenere un risultato molto peggiore rispetto alle sue aspettative.

Dopo un dibattito come quello che abbiamo avuto nelle ultime ore tecnicamente rilevante, mai pregiudizievole, mai ideologico, dove sono intervenuti dai banchi del Parlamento colleghi con una profondissima conoscenza giuridica, con la conoscenza del lavoro dei tribunali, anche con un proprio e personale esempio di vita tutta dedicata al contrasto della mafia e delle associazioni mafiose, bene quando da questo dibattito sono venuti degli spunti e degli allarmi così forti sulla tenuta della norma, in un momento normale e ordinario della vita parlamentare, il presidente della Commissione giustizia avrebbe chiesto la sospensione dei lavori, avrebbe riconvocato il Comitato dei nove e proposto un emendamento che poteva risolvere quei dubbi che rimangono tutti interi dopo il dibattito in base all'applicazione di essa.

Di che cosa stiamo parlando poi nei fatti? Stiamo parlando di come imputare a un ipotetico reo il fatto di aver dato un voto di scambio a un'associazione mafiosa grazie ai voti o ad altre utilità: sulle altre utilità c'è una vastissima giurisprudenza nel nostro ordinamento.

Facciamo un caso di scuola: un assessore comunale fa campagna elettorale, fa campagna elettorale e si trova, in campagna, ad andare nel ristorante tot o all'associazione dei bocciofili Y o ad una associazione Z, dove, in cambio del voto, promette, ad esempio, di rifare una struttura.

PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore…

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Se noi ci trovassimo in una condizione normale, e cioè nel voto di scambio normale, non ci sarebbe reato; il reato entra quando questa associazione che gestiva questa struttura è un'associazione mafiosa; allora, quand'è giusto accusare e condannare il politico? Quando il politico sapeva e non poteva non sapere che dietro quell'associazione c'era la mafia. Ma se il politico non lo sapeva, se non ci troviamo di fronte a uno che incontra quello con la lupara e la coppola in testa, com'è nell'immaginario della mafia, ma incontra quello che c'è nelle nostre città, a Roma, a Milano, a Bologna, a Modena, a Firenze, a Venezia, a Padova e cioè la mafia dei colletti bianchi, avvocati, commercialisti, associazioni, membri rispettabilissimi della società che, invece, sono in qualche modo collusi con il sistema mafioso e, qui, chi glielo dice che ha a che fare con la mafia? Come si difende? Ed è questo l'elemento più assurdo di questa legge che noi andiamo a votare: che, per colpire la mafia e quei politici indegni della stessa parola “politica”, che pur di avere voti o soldi si sono venduti l'anima alle associazioni mafiose, rischiamo di creare una nebulosa, una vastissima area grigia in cui chi fa politica non sa come difendersi.

Quando il prossimo giudice andrà a leggere i lavori preparatori di questa legge, per trovare una risposta rispetto a che cosa significhi “utilità” o a che cosa significhino i termini di “appartenenza”, “appartenenti” o “intermediario”, cioè quelli che sono gli elementi su cui abbiamo discusso fino a oggi, non la troverà, perché la maggioranza non è stata capace neanche di produrre degli atti preparatori che permettessero ai giudici, che domani dovranno giudicare in base a questa norma, di avere una capacità di orientamento.

È questo il motivo per cui non possiamo che votare assolutamente in modo negativo rispetto a questa legge e non permettiamo a nessuno di mettere in dubbio che chi vota “no” a questa legge voglia, in qualche modo, giustificare le associazioni mafiose. Essere contro la mafia significa, innanzitutto, essere per il diritto e per lo Stato di diritto, in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, onorevoli colleghi, Noi con l'Italia-USEI voterà contro questa proposta di legge voluta dal MoVimento 5 Stelle, perché oltre al tema dell'incostituzionalità, ben rappresentata durante il dibattito in quest'Aula, in questi giorni, c'è il tema di una pena prevista e che è sproporzionata rispetto, addirittura, alla pena per i condannati di mafia o i promotori del voto di scambio politico-mafioso.

La sensazione che abbiamo è che si cerchi di demonizzare le campagne elettorali, le iniziative pubbliche, in modo più ampio, la democrazia diretta, di scoraggiare, quindi, l'impegno sul territorio.

Ovviamente, questa proposta non poteva che arrivare da chi teorizza l'estrazione dei rappresentanti all'interno del Parlamento e non l'elezione diretta. Lo abbiamo visto anche con il tema del referendum e del quorum referendario.

Il tema della consapevolezza per noi è importantissimo, è veramente un peccato che non siano state accettate le diverse formule emendative che si riferivano al tema della consapevolezza, perché senza consapevolezza c'è il rischio che nessuno sia immune da rapporti poco chiari.

Come dicevo ieri - e concludo, Presidente - neanche il click che viene previsto sulla piattaforma Rousseau, con l'inconsapevolezza, può essere immune da rapporti poco chiari.

Concludo, ricordando ai colleghi, soprattutto al MoVimento 5 Stelle, che nessuno è immune anche da giudizi politici sbagliati e gravi, come quando, nel 2001, Forza Italia prese 61 seggi a zero, in Sicilia, rispetto agli altri, ci furono giudizi, per me, sbagliati e gravi, rispetto alle ragioni per cui Forza Italia prese 61 seggi.

Ricordo al MoVimento 5 Stelle che ha preso i collegi uninominali della Camera e del Senato, tutti quelli che erano disponibili, e zero gli altri partiti, ma sarebbe sbagliato fare ipotesi equivoche sulle ragioni per le quali sono stati eletti così tanti rappresentanti nei collegi uninominali siciliani. Allora, credo che questi esempi debbano far capire che questa è una legge sbagliata ed è la ragione per cui, pur essendo convinti sostenitori della lotta contro la mafia, riteniamo che questa legge non aiuti questo aspetto, ma anzi complichi una normale democrazia rappresentativa che noi sosteniamo. Per questa ragione non votiamo questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Intanto, salutiamo gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Calderisi di Villa di Briano, in provincia di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente, io credo che oggi ci troviamo davanti a una grande occasione perduta. Il provvedimento in oggetto riguarda - sì - il voto di scambio politico mafioso e, quindi, poteva essere l'occasione per affrontare anche nel dibattito di quest'Aula - cosa che è stata totalmente tralasciata - una questione che, oggi, invece, sembra dimenticata nel dibattito politico e che viene derubricata a singoli casi. Mi riferisco alla questione morale che si apre e che continua a essere un macigno nella vita politica e pubblica del nostro Paese.

Il complesso di comportamenti degenerativi, soprattutto nella politica, che comporta poi e che facilita i processi di infiltrazione mafiosa è di diversa natura e non riguarda semplicemente azioni di tipo corruttivo. Noi, oggi, avremmo dovuto provare nella discussione e nel dibattito - e spero che almeno queste dichiarazioni di voto siano l'occasione per uscire fuori da un dibattito ideologico e precostituito - ad affrontare, almeno in termini di discussione, almeno per lasciare agli atti e alla volontà di quest'Aula, un tema così delicato.

Avremmo dovuto affrontare il terreno della questione morale. Le indagini che si susseguono una dietro l'altra e che riguardano i rapporti malati che ci sono tra un pezzo della politica, la criminalità organizzata e un pezzo dell'imprenditoria ci raccontano di come si stia evolvendo questo rapporto, di come ci siano stati negli anni dei passaggi che non riguardano semplicemente l'evoluzione della mafia, che non è più quella con la coppola e la lupara - ce lo diciamo sempre - ma riguardano anche l'evoluzione della politica. L'ultima indagine, l'operazione Scrigno, ci dice come ci sia un'organicità di un pezzo della politica con le famiglie mafiose, di come quel rapporto, che un tempo era al massimo di subalternità, sia diventato un rapporto osmotico, di come un pezzo della macchina pubblica venga completamente assorbito nel rapporto di appartenenza all'associazione mafiosa da parte di burocrazia e rappresentanza politica. Non è che la mafia oggi continua a costruire un rapporto come nel passato: il modo in cui abbiamo affrontato il tema del voto di scambio ci dice esattamente che noi questo tema non l'abbiamo afferrato fino in fondo. Non è che oggi il rapporto tra mafia e politica si muove con i canoni del passato, in cui il mafioso andava a cercare il politico per provare a orientare una gara d'appalto: noi ci troviamo nella condizione in cui la mafia elegge i propri rappresentanti dentro le assemblee istituzionali, in cui appartenenti alle famiglie stanno dentro la dinamica politica ed elettorale.

Se noi volessimo mettere a tema un elemento di contrasto alla nuova natura del fenomeno del rapporto tra mafia e politica, dovremmo ragionare di come, intanto, si forniscono strumenti investigativi per andare a individuare e intercettare questi rapporti. Lo dico perché mi pare che su questo tema ci sia una campagna di propaganda insostenibile e che non si possa semplificare il tutto dentro un ragionamento che guardi all'inasprimento delle pene o a un fatto terminologico, perché in realtà, se uno legge il testo di questo provvedimento, da un punto di vista terminologico, è un provvedimento che non avrebbe motivo di avere una contrarietà. Da un punto di vista tecnico normativo, invece, è un provvedimento che rischia di indebolire l'azione di contrasto, proprio per alcune cose che abbiamo provato, con gli emendamenti, a segnalare e che rischiano di impedire alla magistratura di intervenire fino in fondo. La verità è che noi abbiamo uno dei dispositivi normativi di contrasto alla criminalità organizzata più avanzati al mondo, anzi, senza “uno dei”: il dispositivo più avanzato. Questo perché, purtroppo, abbiamo conosciuto il fenomeno delle mafie negli ultimi duecento anni e quindi, esattamente come abbiamo alcune tra le mafie più pericolose e più organizzate al mondo, abbiamo anche gli strumenti di contrasto e il know how per contrastarle.

Se quindi oggi noi volessimo realmente discutere di come si fa il contrasto alla criminalità organizzata, invece di andare a mettere mani a quegli strumenti normativi per fare un poco di propaganda, dovremmo rafforzare gli organici giudiziari e della polizia giudiziaria per poter avere più strumenti di investigazione sul territorio, dovremmo rafforzare l'investimento sulla scuola pubblica, soprattutto nei quartieri di periferia, perché la mafia si combatte con i maestri e con gli insegnanti e non solo con le forze di polizia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali) e dovremmo investire su quella che si chiama antimafia sociale, ovvero l'idea di investire sul controllo del territorio non solo in termini di sicurezza e di Polizia, ma anche in termini di garanzia ed esigibilità dei diritti, perché è lì che si annida il potere e la costituzione del potere mafioso: è lì, quando lo Stato non riesce a garantire i diritti, che la mafia si sostituisce allo Stato per cercare di trasformare quei diritti in favori ed è lì anche che nasce il rapporto malato tra la mafia e la politica.

Allora, quando noi oggi andiamo a parlare di voto di scambio politico mafioso, dobbiamo, prima di arrivare ad approvare questo provvedimento, svolgere un dibattito pubblico su che cos'è oggi la questione morale nel nostro Paese, e soprattutto nel Sud Italia. Vedete, la politica arriva sempre dopo la magistratura, nonostante la magistratura non abbia tutti gli strumenti e ci racconti spesso, come nel caso dell'indagine “Scrigno”, qualcosa che è già successo. Adesso è stato arrestato un ex deputato (non un deputato, perché quando era deputato la magistratura stava indagando e non era ancora arrivata fino all'esito di quell'indagine), ma è compito della politica non sostituirsi alla magistratura nella condanna di atti che sono rilevanti dal punto di vista penale; è compito della politica giudicare dal punto di vista dell'etica dei comportamenti le condotte dei propri rappresentanti ed è compito dei partiti. Guardate, la maggior parte delle volte, quando noi arriviamo ad un processo, siamo davanti a fenomeni che sono già conosciuti dalla politica. Vedete, ha destato scandalo in quest'ultima indagine l'arresto di un ex deputato regionale che per qualche anno si era iscritto al Partito Democratico e che prima aveva attraversato buona parte dell'arco parlamentare e istituzionale in Sicilia. È dentro quella dinamica del trasformismo, nella zona grigia, che si annida l'infiltrazione della mafia, che non ha un orientamento ideologico. Tuttavia, il punto è che se i partiti non guardano alla selezione della propria classe dirigente, anche per ciò che attiene alla modalità di produzione del consenso, poi è ovvio che ci troviamo in queste condizioni. Guardate, io non ho nessun elemento per giudicare la rilevanza dal punto di vista penale del comportamento dell'ex onorevole Ruggirello, però la modalità di raccolta del consenso con pratiche clientelari dell'onorevole Ruggirello era nota anche alle pietre in provincia di Trapani! Non è possibile che i partiti che per anni lo hanno candidato, facendo base su quel consenso elettorale, non si siano mai accorti o non si siano mai posti un interrogativo sul fatto che quelle pratiche di raccolta del consenso, anche se non fossero state penalmente rilevanti, erano moralmente incompatibili con la rappresentanza nelle istituzioni pubbliche! Se oggi ci troviamo in questa condizione è anche perché quella modalità di gestione del consenso e del potere hanno affossato le nostre istituzioni, trasformando i diritti in favori, divorando le risorse che dovevano servire per rilanciare le istituzioni, per rilanciare gli strumenti sociali di contrasto alla povertà, per politiche clientelari che servivano a garantire propri bacini elettorali.

Concludo, Presidente, dicendo che appunto, noi oggi è di questo che avremmo dovuto parlare, e invece ci troviamo davanti ad un provvedimento che non affronta niente di tutto questo, che in maniera pasticciata mette le mani su un dispositivo normativo che aveva già la sua efficacia; e che, a dimostrazione di quanto sia propagandistico, arriva anche al paradosso per cui fa un pasticcio normativo sulle pene che vengono inflitte, e ci ritroviamo ad avere il politico corrotto che è condannato con una pena maggiore del mafioso, che forse pure rispetto alle responsabilità che ha da un punto di vista concettuale sarebbe anche una cosa giusta, ma che dal punto di vista della tecnica normativa rischia anche di invalidare davanti alla Corte costituzionale, per una disproporzione della pena, l'intero provvedimento. E allora, lo dico sinceramente, noi oggi ci asterremo su questo provvedimento; e ci asterremo con dolore, perché invece è un provvedimento che avrebbe dato un segnale molto positivo al Paese, se non fosse che oggi, nella maniera pasticciata con cui è stato fatto, rischia di invalidare molti processi e di impedire che mafiosi e politici corrotti con la mafia vengano puniti e perseguiti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, siamo qui oggi a parlare di un documento normativo che per quanto ci riguarda non deve essere un documento popolare, ma dev'essere un documento che dia strumenti validi per combattere questa enorme piaga. E ovviamente è proprio vero che l'equilibrio alla fine non è altro che il frutto tra il troppo e il poco, ma quando c'è il giusto credo che l'equilibrio sia quasi perfetto. E soprattutto ritengo che l'approvazione di questa norma, che ridefinisce il reato dello scambio elettorale politico-mafioso, sia una pagina importante di questo Parlamento, che si esprime in maniera chiara e netta contro la pratica del procacciamento dei voti attraverso il ricorso al metodo mafioso, che incide negativamente sulla libertà morale dei nostri cittadini di esprimere il proprio voto e di contribuire quindi all'elezione democratica dei propri rappresentanti nelle varie istituzioni; ma soprattutto crea una situazione di condizionamento dell'attività politica ed amministrativa a danno di tutta la collettività.

Penso che sia stato fatto un buon lavoro, anche grazie al contributo dei colleghi che hanno posto emendamenti, e, soprattutto, che hanno incentrato anche sulle varie derivazioni di questo fenomeno il cambio dell'eventuale norma. Ciò è frutto, ovviamente, di un confronto intenso tra tutti i colleghi, tra tutti i gruppi politici, ognuno con la propria sensibilità e dando un contributo per la definizione, interpretando al meglio il ruolo del Parlamento, che è l'unica sede in cui si creano le leggi e non si ratificano semplicemente le decisioni di Governo.

Nulla certamente accomuna Fratelli d'Italia con i 5 Stelle, questo è molto chiaro a tutti, su tutti i provvedimenti sempre distinti e distanti; ma rispetto alla lotta alla criminalità organizzata, alle mafie, per quanto riguarda noi non cambieremo idea, da quando abbiamo queste profonde radici, che hanno visto nella destra combattere dei fenomeni importanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E soprattutto non ci appartiene la doppia morale, di chi dice di avere la patente - e in questo mi riferisco ai colleghi dei 5 Stelle - della purezza, della moralità: qualcuno diceva la politica non si fa con la morale e non si fa neanche senza; gli ultimi eventi, sui quali non intendiamo porre l'attenzione, perché non ci piace lo sciacallaggio, non dovrebbero vedere soltanto l'estromissione di qualche deputato piuttosto che di qualche iscritto, ma chiedere scusa a tutti i partiti che puntualmente sono stati infangati nel momento in cui succedevano determinate cose (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Fratelli d'Italia da sempre è impegnato nella difesa della democrazia, della libertà dei cittadini dal condizionamento mafioso e condivide le finalità di questa riforma; e la voterà in quanto ritiene migliorativa la norma rispetto alla norma attuale, soprattutto alla luce delle modifiche apportate prima in Commissione e poi in Aula, anche a seguito del contributo delle audizioni come quella del procuratore Cafiero De Raho, che è stato molto chiaro rispetto a questo argomento. Ricordo che una proposta di riforma giace, ahimè, ancora dal 2014, dove sul voto di scambio politico-mafioso lo stesso procuratore Gratteri aveva detto cose molto chiare e molto incisive; anzi, vorrei che i colleghi tornassero a leggere quella relazione, che parlava anche di sequestro di beni e di altro.

È stato bene introdurre la punibilità anche quando l'accordo politico-mafioso è stipulato tramite intermediari, cosa di cui ringrazio i colleghi Delmastro Delle Vedove e Donzelli per averla puntualizzata. Così come è utile che la controprestazione da parte del mafioso non debba essere soltanto l'erogazione o la promessa di denaro o altre utilità ma anche la più generica disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze della associazione mafiosa.

Sono comprensibili, e in parte anche condivisibili, i rilievi di alcuni colleghi rispetto alla necessità di introdurre nella norma l'elemento della consapevolezza del politico che si relaziona con il mafioso o il suo intermediario. C'è il rischio, infatti, che con il mafioso o il suo intermediario, nel corso di incontri frenetici di una campagna elettorale, il candidato possa trovarsi inconsapevolmente in rapporti con soggetti in odore di mafia. Riteniamo, però, che una fugace e inconsapevole stretta di mano non sia certamente sufficiente a configurare la fattispecie incriminatrice (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), al contrario, a introdurre l'elemento soggettivo della consapevolezza quale elemento costitutivo, e questo aprirebbe semmai un vulnus nell'effettiva efficacia della norma.

Magistrati e giuristi hanno evidenziato, infatti, di richiedere che l'appartenenza del promittente all'associazione mafiosa sia nota al contraente del patto elettorale e renderebbe, tutto questo, inefficace la norma. Sarà difatti molto difficile provare la consapevolezza del candidato circa il peso criminale del suo interlocutore. In sostanza, otterremmo il risultato contrario a quello che questa norma intende perseguire. Siamo stati quindi chiamati non ad una gara tra chi è più garantista e che più giustizialista, siamo stati chiamati a fare una scelta, una scelta politica oltre che tecnica, nel bilanciamento tra questi due interessi: tra la legittima esigenza di una maggiore salvaguardia per il candidato in buona fede e la reale efficacia della norma in sede processuale. Non è una scelta semplice, ma credo che una norma più stringente possa richiamare la politica con la “P” maiuscola ad una maggiore attenzione nella ricerca del consenso e a un maggiore senso di responsabilità. Noi siamo per il consenso chiaro, pulito, trasparente, libero. Vogliamo la fiducia della gente per le cose che ci impegniamo a fare, per il bene della comunità, non per le utilità che possiamo in qualche modo garantire a chi si impegna a portarci i voti. La mafia non spara più ai politici, diceva qualcuno, li compra. Dobbiamo far capire alla mafia che c'è un mondo fatto di politici che non intendono farsi comprare da niente e da nessuno.

Tornando alla norma, allo stesso modo è stato anche importante prevedere nuovamente la possibilità di punire l'accordo con un soggetto che sia impegnato a procacciare i voti avvalendosi di modalità mafiose, quindi, quella forza intimidatrice della stessa associazione anche se non è organico ad essa. Prevedere che l'accordo dello scambio elettorale politico-mafioso potesse intervenire solo con soggetti appartenenti alle associazioni mafiose, come previsto dal testo varato al Senato, avrebbe infatti ridotto di moltissimo la possibilità di perseguire il reato in sede processuale.

Insomma abbiamo deciso da che parte stare, e abbiamo deciso di stare dalla parte dove siamo sempre stati. Ciò serve ad evitare le ambiguità, ad evitare di mettere la polvere sotto il tappeto, a rendere più solida la portata della norma nel contrasto al voto di scambio politico-mafioso, all'inquinamento delle competizioni elettorali e alle infiltrazioni nelle pubbliche amministrazioni da parte della criminalità organizzata attraverso il contributo di tanti politici corrotti. Allora voglio dire che anche in Commissione antimafia da qui a breve partirà un comitato, votato unanimemente da tutti i partiti, che guarderà e avrà ovviamente le competenze rispetto a questo argomento, partiti che però in quest'Aula invece hanno dimostrato ancora una volta posizioni differenti. All'amico e collega Palazzotto voglio ribadire, per un fatto di chiarezza - ieri sera eravamo insieme in Commissione antimafia -, che il procuratore Pignatone ha detto di non toccare il 416-bis, non ha proferito nulla sul 416-ter. Ha dimostrato ovviamente quello che per molti procuratori e magistrati è, in qualche modo, una forma di preoccupazione, e ha detto: tre riforme, quattro, magari non servirà neanche questa. Ma altro non è stato detto. Voglio ribadire, per onor di verità, che non si è parlato in questi termini. Anzi, parlando di un altro argomento si parlava proprio dell'importanza di quegli intermediari che non camminano con la coppola ma con i colletti bianchi, di cui l'amico Delmastro Delle Vedove ha parlato abbondantemente.

Per questo riteniamo che la norma come arriva oggi sia una norma valida ed efficace, quindi noi voteremo a favore. Chiudo soltanto dicendo che abbiamo scomodato grandi uomini di valore oltre che di coraggio: abbiamo parlato del prefetto Mori, di Paolo Borsellino, del grande Falcone, allora consentitemi anche di citare un grande prefetto, il prefetto Dalla Chiesa, che diceva che la vera forza della mafia sta fuori dalla mafia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, ho verificato che la parola “riflessione” in quest'Aula ha scarso successo, laddove per riflessione si intende innanzitutto un processo di conoscenza approfondita, la valutazione di elementi diversi da quelli che appartengono alla propria conoscenza - con l'umiltà di chi deve ovviamente appressarsi a questi elementi - e la capacità di esprimere un giudizio nuovo, che può essere critico delle altre opinioni e autocritico delle proprie.

Questa semplice parola, “riflessione”, incontra su questo provvedimento il pacato sdegno con riferimento a un tema di merito e a un tema di metodo, che volutamente voglio invertire una volta tanto, partendo dal merito e poi andando al metodo. Il merito: nessuno si è reso conto che questa è una norma penale incriminatrice. Nessuno sa, fra coloro che l'hanno sostenuta - per la verità devo dire anche con una verve che esprime più una vis comica che la consapevolezza di quello che si dice -, nessuno si è reso conto che questa è una norma penale incriminatrice, che è soggetta a delle regole, esattamente come una terapia clinica, in cui non si possono sbagliare le dosi, sennò il paziente ci lascia la pelle. Nessuno se ne è reso conto. Nessuno si è reso conto che una norma penale incriminatrice è soggetta a dei principi - scusate, uso una parola, anche qui, non di moda in quest'Aula - costituzionali: il principio che vuole che non ci siano reati se non previsti dalla legge, il principio che privilegia il diritto di difesa, che privilegia la personalità, la non irragionevolezza delle sanzioni, la funzione rieducativa. Capisco che sono discorsi un po' nuovi per chi magari sostiene tesi probabilmente molto trendy nel proprio movimento, ma direi di difficile coniugio con quello che è il sistema penale normativo. Gli articoli 1, 42 e 43 del codice penale: principio di legalità, tassatività, determinatezza, l'elemento psicologico, che deve essere tarato su quei parametri. Cioè, qui non stiamo scrivendo la filastrocca di Gianni Rodari, qui stiamo scrivendo una norma penale, che è soggetta a delle regole! Per carità, indifferenza massima! Ecco la mancanza di riflessione, la mancanza di conoscenza, la mancanza di capacità di capire le opinioni altrui, la mancanza di riflessione e una sorta di patatrac parlamentare a cui ci stiamo accingendo. Presidente io non ho timore di affermare che in questi mesi noi siamo di fronte ad una Costituzione liquida - una Costituzione liquida! - che viene smaterializzata e che corre il rischio di diventare da liquida in liquidazione, laddove non solo non conta niente, ma si fa l'esatto contrario di quello che è scritto in Costituzione, come se noi avessimo fatto accartocciare su di sé, in un foglio di carta velina magari consumato, quello che è il pilastro del nostro sistema.

E se questo è vero, l'altro fenomeno di merito, Presidente, è quello di una costante decodificazione premeditata. Cioè, con questi interventi da patchwork da - come posso dire - incredibile insensatezza, noi stiamo prendendo le norme del codice penale e le stiamo staccando dal contesto, ne facciamo un terreno di scorribande - fra l'incompetenza e l'arroganza potete scegliere - e il Codice penale viene smembrato, fatto a pezzi, diventa un terreno di inconciliabile confronto fra il cittadino e le sue responsabilità. E per che cosa? perché bisogna appuntarsi sul petto la medaglia di provvedimenti che non stanno né in cielo né in terra. Non vi azzardate a dire - ve l'ha detto già qualcuno - che chi combatte per il rispetto delle regole - non lo dite neanche per scherzo, sarebbe l'insulto più grave - non ha combattuto la mafia da qui all'eternità, per citare un cult movie. Attenzione: voi non fate lotta alla mafia, voi fate sorridere la mafia con questi provvedimenti. Ve lo dimostrerò perché, Presidente, un altro fenomeno di questa legislatura è l'inconsapevole - perché qualche volta è anche consapevole - eterogenesi dei fini, perché si può anche dire “non lo sapevo”, ma quando io te lo dico in Aula, te lo grido, te lo urlo, te lo spiego e te lo dico cento volte, non potrai più dire “non sapevo” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Tu sapevi e lo fai apposta! Dolo di proposito, e scusate se mi permetto di citare qualche categoria penalistica, parlando di una norma penale incriminatrice, perdonatemi di questa scorrettezza rispetto a chi invece fa a meno di queste categorie. Qui siamo di fronte alla distruzione del sistema giuridico costituzionale con una sorta di - Presidente, non ho timore di dirlo - disturbo della personalità politico-parlamentare, ripeto: disturbo della personalità politico-parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché quando io faccio una cosa che so che non devo fare e la faccio siamo di fronte alla follia, qui ci vorrebbe uno psichiatra parlamentare per capire quello che accade in quest'Aula. Io non posso pensare che non ci si renda conto che la pena per questo reato è più grave rispetto a quella di coloro che sono mafiosi, non è possibile, questo è un fatto aritmetico, lo si percepisce. Eppure si va avanti a rullo compressore con un'altra caratteristica, che citavo, l'eterogenesi dei fini, cioè si va verso finalità che sono completamente diverse rispetto a quelle che si vogliono perseguire. Ma quando voi dite “appartenenti”, un magistrato di medio calibro cosa capisce? Io sono per i magistrati semplici, quelli che applicano la legge senza bisogno di essere dei soloni o degli scienziati, un giudice che applichi la legge nell'interesse dei cittadini e rispettando i canoni, una persona - scusate - straordinariamente normale, che è una parola bellissima ma straordinaria. Ma un giudice che dovrà leggere “appartenenti”, cosa potrà dire su questa schifezza di norma? Che vuol dire “appartenenti”? Voi pensate che avrà una tessera di riconoscimento, avrà un documento d'identità mafiosa? Sarà un documento ostensibile? Dovrò mostrarlo prima? Non lo dovrò mostrare? Dovrò intuirlo? Dovrò percepirlo? Avrò parlato col barista, che mi ha detto che quello è il cugino di qualcuno? Ma voi fate sorridere. Chi ha un minimo di dimestichezza con i marciapiedi, qualche volta esaltanti della giustizia, sorride. Voi state inserendo una norma inapplicabile, che non sarà mai applicata, se non nella vostra mentalità giustizialista, che non ha nessun fondamento nella civiltà giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Voi pensate che i processi si facciano sulla vostra rete e sulla vostra piattaforma, ma svegliatevi, non è così! E la magistratura ve lo dirà perché l'indipendenza della magistratura non consentirà che questo possa diventare un reato applicabile. Il giudice con i piedi per terra si batterà contro tutto questo.

Presidente, allora, nessuna coccarda, nessun tentativo di svilire una lotta alla mafia che Forza Italia, per numeri, ha condotto sempre con grande pervicacia e nessuno potrà dirci il contrario, sui numeri vi sfidiamo da questo punto di vista. Siamo di fronte quindi a delle affermazioni che io voglio citare in questo intervento, perché restino scolpite nella memoria di chi non potrà dire: “non sapevo”. Non è che non poteva non sapere, sa. “La norma penale deve essere vaga”: una roba da brivido, da brivido (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Bisogna garantire la continuità interpretativa della giurisprudenza, cioè non bisogna cambiare la norma perché sennò si disturba e si offende la giurisprudenza: altra facezia, e voglio essere buono nei confronti di chi pronuncia queste espressioni. E poi, Presidente, il silenzio assordante per compensazione, perché qui parliamoci chiaro: ci sono delle responsabilità per concorso omissivo chiarissime.

Non si può, da parte di chi ha un minimo di amore per questo Paese, votare una norma di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo significa contrabbandare l'amore per il Paese con l'interesse al mantenimento di un ballo che vede le due componenti del Governo danzare su ritmi diversi, ma stranamente insieme, una follia. Anche questo è un episodio che può interessare uno psicologo esperto di Parlamento. Quello a cui abbiamo assistito ieri, Presidente, è la chiave di lettura di quello che accade: legittima difesa, la Lega; 416-ter i Cinquestelle. Ma voi ditemi se in un Parlamento questo è uno spettacolo che si può tollerare! È uno spettacolo intollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ci sono due Governi sostanzialmente che stanno insieme soltanto per ragioni di comodo. Allora, Presidente, mi avvio rapidamente alla conclusione, segnalando che…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Sisto…

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Tutti i problemi relativi alla consapevolezza, alla determinatezza, al fatto che io debbo sapere, si chiudono con una sola espressione: Noi non siamo per la politica delle Camere chiuse, in cui si sta davanti ad un computer e si pensa di poter gestire un Paese. Noi siamo per la politica dei territori, della gente, del contatto, della trasmissione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quando i vostri candidati non si sa neanche chi sono, signori del MoVimento 5 Stelle, non si conoscono! Ma secondo voi si può essere eletti senza farsi conoscere? Dite pure di sì! Ecco, la prova, Presidente!

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Questo assenso su questo principio ci dà forza, non soltanto quella di Forza Italia, ma la forza di ciascuno di noi di testimoniare in questo Paese una resistenza attiva, perché la Costituzione viva e, con la Costituzione, il nostro partito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO (PD). Grazie, signora Presidente e onorevoli colleghi. Con la nostra riforma del 416-ter, sostenuta dalle firme di decine di migliaia di cittadini e il consenso di tutte le associazioni che si occupano di lotta alla criminalità organizzata, eravamo riusciti a costruire un equilibrio normativo che ha consentito negli anni di raggiungere importanti risultati nell'azione di contrasto al fenomeno del voto di scambio politico-mafioso.

Con le modifiche introdotte da questo provvedimento, invece, c'è il rischio che torni la confusione, che aumenti l'incertezza interpretativa, con la conseguenza che diventerà sempre più complicato individuare e punire i responsabili di questo reato. E meno male che in Commissione, grazie alle nostre proposte, alla nostra insistenza è stato possibile modificare il testo iniziale approvato dal Senato, perché diversamente ci saremmo trovati di fronte ad un vero e proprio regalo alle organizzazioni criminali e a chi chiede il loro voto e sostegno in campagna elettorale. Altro che Governo dell'onestà e della legalità. Al contrario, avreste fatto compiere al Paese un passo indietro di anni nel contrasto alla mafia e al fenomeno del voto di scambio.

Il testo che è alla nostra attenzione, anche se è stato modificato parzialmente in Commissione, grazie soprattutto al nostro lavoro, tuttavia non ci soddisfa perché noi avremmo preferito l'attuale testo del 416-ter. Voi, invece, avete scelto di fare propaganda anche su questo. Siete partiti con l'obiettivo politico criminale dichiarato di introdurre strumenti e misure che potenziassero il contrasto nei confronti di questo reato, per finire poi, come purtroppo sta avvenendo, all'approvazione di un testo che rischia, al contrario, di restringere l'area della punibilità. Con il testo attualmente vigente del 416-ter, per configurare il reato di scambio, è sufficiente l'aver agito con metodo mafioso. Con le modifiche introdotte da questa riforma invece non si capisce bene cosa debba verificarsi per configurare il reato. Per essere puniti sarà sufficiente agire con metodo mafioso, oppure sarà necessaria - come prevede il nuovo testo - l'appartenenza alle associazioni mafiose. Guardate che questa non è una differenza di poco conto, perché agire con metodo mafioso non presuppone per forza anche l'appartenenza alle associazioni di cui al 416-bis.

Prevedere invece, come voi fate, che la configurazione del reato debba esserci anche oppure se si è appartenenti alle associazioni mafiose significa che si restringe l'area della punibilità. E per accertare questa responsabilità ci vorrebbe allora una sentenza definitiva. Capite bene, allora, che così resta e diventa molto complicato perseguire il reato. Qualcuno dirà che le mie sono preoccupazioni esagerate, io non condivido affatto questa teoria, io penso che sarebbe stato molto meglio non aggiungere nessun riferimento all'appartenenza e non mi convince fino in fondo la tesi di chi sostiene che l'appartenenza si può aggiungere ma può anche non esserci, qualora ci fosse invece solo il metodo mafioso, perché comunque si possa parlare del reato di voto di scambio. E dico anche perché: perché l'agire con metodo mafioso non presuppone per forza l'appartenenza, mentre l'appartenenza al sodalizio criminale presume sempre la presenza del metodo mafioso, in quanto ciò è già presente nella definizione che il codice penale da dell'associazione mafiosa medesima. E allora se è così, non aveva proprio senso prevedere anche l'appartenenza come causa perché si configurasse il reato di voto di scambio. Questo è il motivo per il quale rischiate con questa riforma di produrre solo incertezza in sede di applicazione della norma.

E d'altronde questa è la ragione per la quale quasi tutti, a partire dalla procura nazionale antimafia, hanno manifestato preoccupazione nei confronti di queste modifiche, chiedendo alla Camera di lasciare il testo del 416-ter così com'era. E allora dico che per una volta dovreste lasciar perdere la propaganda e ascoltare non dico l'opposizione, ma chi di lotta alla mafia se ne intende (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) molto meglio di voi perché la pratica con i fatti tutti i giorni e non con le parole. Non continuate a rimanere sordi di fronte a tutto ciò che vi viene detto in quest'Aula solo perché le proposte arrivano dall'opposizione.

Ci sono poi altre questioni minori emerse nel corso del dibattito, che ci spingono a votare contro e che non condividiamo: ad esempio, la modifica dei soggetti attivi del reato; attualmente, nel testo già vigente, già è possibile configurare il reato, tanto nel caso in cui il candidato stipuli direttamente il patto mafioso, tanto quello in cui sia un suo intermediario a siglarlo. La modifica che voi introducete rischia, al contrario, di essere controproducente, perché se la giurisprudenza la interpretasse come ha fatto in altre circostanze, ad esempio con il 346-bis del codice penale, e la interpretasse come una nuova incriminazione, correremmo il rischio di prosciogliere tutti gli indagati o gli imputati per i fatti commessi prima dell'entrata in vigore di queste modifiche. E allora riflettete, visto che siamo ancora in tempo e ancora il voto finale non c'è stato.

E che dire, ancora, dei profili di costituzionalità che presenta un'altra norma che voi avete proposto, e cioè quella di mettere assieme all'accettazione anche la punibilità in cambio della disponibilità, cioè della mera disponibilità ad accettare la promessa. Una simile previsione è evidente che allarga molto le maglie del reato, andando ad incriminare il candidato e il suo intermediario soltanto perché abbiano accettato la promessa di voti mafiosi in cambio di una disponibilità futura, incerta, mera, che probabilmente non si verificherà.

Tale scelta di equiparare la promessa con la mera disponibilità, ad esempio, si pone in contrasto con una delle ultime riforme varate da questo Parlamento, quella sui reati di corruzione, dove invece la mera disponibilità da parte del pubblico ufficiale è stata considerata come una fattispecie diversa rispetto, invece, al preciso atto compiuto, contrario ai doveri di ufficio di un pubblico ufficiale. E allora solo per ragioni di coerenza sistematica, di proporzionalità, di ragionevolezza, sarebbe stato giusto trattare in modo diverso queste due fattispecie, cosa che non avete fatto con il rischio che si vada incontro alla incostituzionalità della norma.

E c'è poi ancora un'altra modifica introdotta e che noi non condividiamo affatto, e cioè l'equiparazione, che voi prevedete, delle pene previste dal 416-bis con quelle previste dal 416-ter, cioè voi mettete sullo stesso piano e prevedete le stesse pene, sia che uno sia parte attiva di un sodalizio criminale di stampo mafioso e semmai ha partecipato anche a qualche omicidio, a qualche attentato, sia che uno accetti semplicemente la promessa di voti da chi probabilmente non è neanche appartenente all'associazione mafiosa. Ma vi rendete conto di quello che state facendo? Con il rischio che queste stesse identiche pene, per reati completamente diversi, rischino di non essere applicabili perché parliamo di reati che non hanno lo stesso peso. Vi rendete conto dell'abnormità di questa norma? È come se noi avessimo previsto la stessa pena per il reato di omicidio e per il reato di maltrattamento.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bordo.

MICHELE BORDO (PD). E allora, siccome ricordo - e concludo - che la Corte costituzionale ha sempre detto che è incostituzionale una norma che appare irragionevole e spropositata, e questo, se la Corte dimostrasse e dichiarasse l'incostituzionalità, sarebbe l'ennesima dimostrazione dell'approssimazione e della superficialità con la quale la maggioranza legifera. Per tutte queste ragioni il Partito Democratico voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, con la riforma dell'articolo 416-ter del codice penale operiamo un rafforzamento delle difese immunitarie del sistema di democrazia del Paese. La riforma in materia di voto di scambio politico-mafioso appare, perciò, certamente necessaria. Dobbiamo spezzare una volta per tutte ogni possibilità di legame tra il mondo della politica e quello della criminalità organizzata.

Il voto di scambio politico-mafioso è un drammatico fenomeno, che determina conseguenze molto negative sul nostro sistema Paese. Condizionando una libera determinazione del corpo elettorale, comporta la perdita di fiducia dei cittadini verso le istituzioni. In secondo luogo, accresce il potere delle mafie, perché concede a queste organizzazioni una visibilità e le riconosce autorevoli. Infine, produce istituzioni elette ricattabili, non solo quindi un singolo uomo politico corrotto, ma anche un partito o peggio, appunto, l'istituzione da lui rappresentata.

Quando le organizzazioni mafiose riescono a condizionare il consenso, la vita democratica del nostro Paese viene distorta. Le cronache continuano a riportare fenomeni di pesante inquinamento a livello locale, al Sud e al Nord, dove le mafie hanno da tempo radicato gran parte dei loro affari, peraltro sempre molto prosperosi.

Gli accertamenti compiuti dagli organi inquirenti hanno portato il procuratore nazionale antimafia, dottor Cafiero De Raho, a concludere che: la mafia, fattasi imprenditrice, spara di meno ma corrompe di più e - sottolinea - la nostra zavorra sono mafia e corruzione; quest'ultima dilaga, ma quando ci sono corruzione e mafia, l'economia va a fondo.

Con il riutilizzo nel circuito economico dei loro immensi capitali provenienti da droga, prostituzione, tratta e traffico di esseri umani, riduzione in schiavitù, traffico di armi, azzardo e chi più ne ha più ne metta, si alterano le condizioni dell'economia legale con l'inquinamento del mercato e la distorsione della libera determinazione del sistema dei prezzi. È per dare certezza e stabilità a queste attività che le organizzazioni criminali scommettono anche sulla politica, in specie a livello locale, e lo fanno in modo chirurgico. Infatti, si è accertato che la controprestazione che il politico mette in campo nello scambio corruttivo non è solo quella economica; questa controprestazione può, infatti, concretizzarsi nella promessa di futuro condizionamento di appalti pubblici, nella promessa di posti di lavoro e di comportamenti omertosi a difesa di un sistema che ostacola l'azione delle forze di Polizia sul territorio, nonché nel soddisfare più genericamente gli interessi degli appartenenti alle associazioni mafiose.

È necessario in questa sede ricordare brevemente alcuni dati storici: il reato di scambio elettorale politico-mafioso è stato introdotto nel nostro codice penale con il decreto-legge n. 306 del 1992, il cosiddetto decreto-legge Scotti-Martelli, convertito dalla legge n. 356 nello stesso anno. Si trattava di un decreto-legge davvero necessario ed urgente: venne emanato l'8 giugno, a pochi giorni di distanza dalla strage di Capaci. Con l'articolo sul voto di scambio si decise di intervenire per reprimere e stroncare il patto sporco tra la mafia e la politica locale e nazionale. Con quel decreto-legge fu aggiunta tra le finalità tipiche delle associazioni mafiose quella di impedire o ostacolare il libero esercizio del diritto di voto, cuore della democrazia rappresentativa, mediante la possibilità di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali.

Appare evidente la tutela del bene giuridico ordine pubblico, messo in pericolo dal connubio tra mafia e politica, enunciata a livello costituzionale anche dagli articoli 48 e 51 della Costituzione, secondo i quali il voto deve essere libero e l'accesso alle cariche elettive deve avvenire in condizioni di effettiva uguaglianza e di correttezza nelle consultazioni elettorali. Durante la scorsa legislatura, con la legge n. 62 del 2014, la disciplina originaria del reato di scambio elettorale politico-mafioso, inizialmente configurata nell'ipotesi di colui che otteneva dalla mafia la promessa di voti soltanto in cambio dell'erogazione di denaro, è stata ampliata con la controprestazione di altra utilità, e cioè di qualsiasi altro tipo di vantaggio diverso dal denaro, quali, ad esempio, possono essere l'assegnazione di appalti pubblici, l'assunzione di lavoratori e così via.

Ma, per migliorare la norma, si introdusse, come precisa connotazione della promessa di procurare voti in cambio di denaro o altra utilità, un elemento ulteriore, consistente nelle modalità del metodo mafioso, indicate nel terzo comma dell'articolo 416-bis del codice penale, così richiedendo un riferimento ai connotati tipici dell'operatività di questo tipo di organizzazioni, quali la forza data dall'intimidazione del vincolo associativo, l'assoggettamento e l'omertà che ne deriva. La riforma dell'articolo 416-ter del codice penale oggi in esame ha lo scopo di giungere all'obiettivo di ridurre il più possibile le interpretazioni giurisprudenziali. Siamo, quindi, orgogliosi perché in Commissione giustizia alla Camera il testo è stato ulteriormente migliorato, seguendo anche le osservazioni di esperti auditi, ed abbiamo apportato, quindi, alcune modifiche al testo, che è stato approvato già al Senato, per eliminare l'inciso che aveva destato preoccupazioni, ovvero quella frasetta “sia a lui nota”. Ricordiamo come questa fosse riferita alla condizione della conoscenza dell'appartenenza del promittente ad associazione mafiosa. Per rendere certa l'applicazione della legge e la possibilità di colpire duramente l'illecito rapporto tra mafia e politica abbiamo, quindi, reintrodotto rilevanza penale alla condizione di promessa di voti conseguibili attraverso la sola modalità mafiosa. In questo modo si intende preservare l'efficacia della norma nel senso di permettere di colpire chi riceva voti da presunti mafiosi non ancora condannati in via definitiva, ma i quali, comunque, procaccino preferenze secondo modalità tipiche di Cosa Nostra, della 'ndrangheta, della camorra e di tutte quelle altre associazioni illegali.

Si inseriscono, infine, due elementi: le pene sono aumentate della metà, se il candidato viene eletto, mentre per tutti i condannati scatta l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

In pratica, la formulazione della norma lega il voto di scambio con l'associazione a delinquere di stampo mafioso: in questo modo, si stabilisce un collegamento ontologico tra le due fattispecie criminali. Non è un caso, infatti, che nell'articolo 416-bis, tra le modalità operative delle associazioni mafiose, si indichi anche quella di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali.

Il collegamento con l'articolo 416-bis del codice penale ha soprattutto un effetto: l'inasprimento delle pene, che passano da un minimo di sei a un massimo di dodici anni nella versione attuale a quella da un minimo di dieci a un massimo di quindici anni di carcere nella proposta legislativa.

Concludo affermando che è davvero necessario avere leggi penali in grado di punire chi commette questo orrendo crimine, individuando i rei in coloro che offrono e in coloro che accettano lo scambio. In questo senso, come gruppo Lega, sosteniamo convintamente l'approvazione della riforma normativa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Grazie, Presidente. Inizio subito ricordando all'Aula quello che è accaduto recentemente, quando c'è stato l'arresto di 25 persone, tra cui esponenti di vecchie forze politiche, anche per associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso. Queste vicende, ovviamente, ci fanno capire quanto questo fenomeno sia ancora presente nel nostro Paese e quanto vada combattuto, ed è quello che facciamo con questo testo di legge, in cui inaspriamo le pene per queste persone.

Il vero problema del Paese, Presidente, è la mentalità mafiosa, quella mentalità che vede dei potenti soverchiare dei deboli, gli altri, per lo meno i cittadini perbene, attraverso l'intimidazione, per ottenere quello che vogliono, soldi, potere.

Quello che dobbiamo fare noi è avere una cultura antimafia degna di questo nome, che, ovviamente, significa dare sostegno a chi realmente combatte la mafia: penso alle procure, alle forze dell'ordine. E quello è fondamentale, ma non è sufficiente, bisogna fare ben altro.

Bisogna cercare di fare il proprio lavoro con la schiena dritta, fare in modo che, se tutti fanno in questo modo, non ci saranno più le vittime che ci sono state in passato nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Noi, Presidente, abbiamo una legislazione antimafia molto seria, abbiamo il reato di associazione mafiosa, il sequestro in assenza di condanna penale, qualcosa di unico, che ci permette veramente di combattere la mafia come nessun altro Paese fa al mondo. Ma, ovviamente, non è sufficiente, ed è con provvedimenti come quello che stiamo per votare che si dà una risposta seria, forte ed efficace contro le mafie e tutte le loro declinazioni, compresa quella che passa dal legame con una politica al servizio del malaffare e non dei cittadini, una politica costituita da partiti che, per bisogno di voti o per leggerezza, accolgono tra le proprie fila anche soggetti legati al malaffare.

Ecco, Presidente, con questa dichiarazione di voto voglio anche fare un appello a tutte le forze politiche a prestare più attenzione possibile, a dotarsi di tutti gli strumenti e tutta la volontà per non accogliere tra i propri candidati soggetti impresentabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Noi del MoVimento 5 Stelle lo facciamo da sempre, chiediamo il casellario giudiziale e i carichi pendenti; forse non è sufficiente, ma è qualcosa che fa capire che quella forza politica non accetta persone indegne di ricoprire ruoli come quello che ricopriamo noi qui o negli altri enti locali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Le novità che ci apprestiamo ad approvare sono in linea con la giurisprudenza consolidata della Corte di cassazione. Rimane il metodo mafioso e si inserisce la fattispecie alternativa dell'appartenenza all'associazione mafiosa. È chiaro, Presidente, che noi puniamo l'accordo doloso tra politico e mafioso; questo è chiaro, perché ci sono state argomentazioni in quest'Aula che hanno fatto pensare a qualcosa di diverso. Non è così, soltanto se c'è il dolo avviene quello di cui noi stiamo parlando.

Ecco, Presidente, pene più gravi per chi commette questo illecito sia per il politico che per il mafioso o l'intermediario; la pena andrà da 10 a 15 anni di carcere, così come previsto per il reato di associazione di stampo mafioso.

Abbiamo previsto, inoltre, un'aggravante speciale nel caso in cui il politico che si è messo d'accordo con il mafioso o chi per lui per accaparrarsi voti venga effettivamente eletto. In questo caso, la pena è aumentata della metà. Infatti, Presidente, parliamo di una persona riconoscente alla mafia, e sicuramente il suo operato sarà verso la mafia e non verso la collettività, e questo per noi è davvero un pericolo pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, più che giustificata questa aggravante.

Vi è poi il Daspo, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per il politico che viene condannato in base all'articolo 416-ter del codice penale. Chi sarà colpito da una sentenza definitiva di condanna sarà fuori dai palazzi e avrà zero incarichi pubblici a vita.

Estendiamo la punibilità anche in caso l'accordo sia concluso tramite l'intermediario, cristallizzando un consolidato indirizzo giurisprudenziale. Ampliamo ulteriormente l'oggetto di quella che può essere la contropartita del patto, potendo essere non solo il denaro e ogni altra utilità ma anche la disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell'associazione criminale.

Presidente, cos'altro? Questa forza politica, questa maggioranza e questo Governo stanno facendo tanto per combattere la mafia e penso alle nuove misure per proteggere i testimoni di giustizia, le assunzioni dei testimoni presso la pubblica amministrazione, che stanno andando avanti grazie a noi, l'aumento del Fondo per le vittime del racket e dell'usura e la velocizzazione dei tempi per il risarcimento delle vittime di mafia.

A tutto questo, ovviamente, si affiancano quelle proposte di legge e quelle iniziative che vanno ad aumentare la partecipazione e l'uguaglianza per avere una democrazia realmente sana in questo Paese. Penso a diverse proposte di legge e, una su tutte, a quella sulle elezioni pulite, che è già stata approvata da questa Camera e grazie alla quale gli scrutatori verranno sorteggiati anche tra i disoccupati e il presidente e il segretario di seggio non saranno mai più scelti tra i condannati per reati gravi, come mafia o corruzione, o tra i parenti del candidato.

Poi, c'è il reddito di cittadinanza, che allontana i giovani dai ricatti della malavita, aprendo loro nuove prospettive di lavoro onesto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il reddito di cittadinanza non va a chi è in carcere e non va a mafiosi o terroristi, a differenza di quello che è stato detto in quest'Aula, Presidente.

Ma cos'altro? Ci sono le riforme costituzionali, come l'introduzione del referendum propositivo e il quorum del 25 per cento anche nel referendum abrogativo, e il taglio del numero e degli stipendi dei parlamentari, che vogliamo portare avanti.

Tutto ciò riavvicina i cittadini alle istituzioni, permettendo a queste ultime di funzionare nel modo più efficiente possibile. Questi provvedimenti contribuiscono a dare attuazione al concetto di democrazia e a spezzare definitivamente il legame tra politica e criminalità.

Presidente, io aggiungo solo una cosa: dobbiamo fare in modo che la legislazione antimafia sia sempre attuale e che possa andare ad anticipare il fenomeno mafioso. Io l'ho già detto e lo ripeto: la legislazione antimafia nel nostro Paese è invidiabile e noi facciamo un lavoro incredibile ma andiamo molto spesso a inseguire il fenomeno mafioso e non ad anticiparlo. Ebbene, queste iniziative sicuramente vanno nel senso di anticipare un fenomeno che, ahimè, è ancora molto forte in questo Paese. Per questo motivo dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1302-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1302-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1302-A: S. 510 - "Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale in materia di voto di scambio politico-mafioso" (Approvata dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9) (Prolungati applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 766.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Castelli, Colletti, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Giachetti, Grande, Invernizzi, Licatini, Lorenzin, Losacco, Micillo, Molinari, Rizzo, Schullian, Sisto, Valente e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza in ordine alla effettiva situazione degli impianti di depurazione delle acque reflue nella regione Basilicata - n. 2-00291)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Cillis ed altri n. 2-00291 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Luciano Cillis se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUCIANO CILLIS (M5S). Grazie, Presidente. Signor Presidente, colleghi e colleghe, l'ambiente è una delle cinque stelle del nostro programma e rappresenta quindi una delle priorità che, come MoVimento, ci siamo dati dal primo momento. Riteniamo, infatti, che sia un nostro preciso dovere non più procrastinabile salvaguardare il territorio dagli attacchi che ormai subisce da decenni. Abbiamo l'obbligo di preservare nel migliore dei modi lo stato di salute della nostra terra, anche perché è l'unica che abbiamo, facendo tutto quanto è nelle nostre possibilità per proteggerne l'integrità, tutelando il paesaggio e operando sempre più nella sensibilizzazione delle comunità locali, in modo particolare delle nuove generazioni.

Altra stella per noi fondamentale, volendo continuare ad utilizzare questa metafora, è quella dell'acqua. Come sapete, qualche settimana fa, abbiamo presentato una proposta di legge a prima firma della collega della Commissione ambiente della Camera, la deputata Daga, che ha come obiettivo quello garantire un uso sostenibile e solidale della risorsa, mettendo in campo tutte le misure volte a garantirne l'accesso e la disponibilità a tutti e a rendere al contempo molto più efficiente tutto il sistema idrico, anche attraverso il recupero delle acque depurate e di quelle piovane.

Il primo comma dell'articolo 2 della proposta di legge Daga così recita: L'acqua è un bene naturale e un diritto umano universale. Il diritto all'acqua potabile di qualità nonché ai servizi igienico-sanitari è un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani, come sancito dalla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 26 luglio 2010. La responsabilità primaria dello Stato di garantire la piena realizzazione di tutti i diritti umani resta ferma anche in caso di delega della fornitura di acqua potabile o di servizi igienico-sanitari a enti di diritto pubblico.

Presidente, voglio sottolineare che nell'ambito delle attività di sensibilizzazione ambientale che, come ho detto, dobbiamo necessariamente mettere in campo, la protezione e il monitoraggio delle acque diventano prioritari per garantire non solo la tutela della salute pubblica ma anche il mantenimento degli standard di qualità dei prodotti agricoli e della zootecnia. Per il ruolo specifico che l'acqua ha nella vita quotidiana di tutti noi è un bene comune la sua protezione, la sua cura, la sua assoluta tutela che diventano un obbligo di fondamentale importanza sia in ambito civile sia industriale, agricolo, zootecnico, tanto importante che, come dicevo prima, ha indotto il legislatore a porre sempre più particolare attenzione al mantenimento di standard di qualità e di protezione per questa nostra preziosa risorsa.

In quest'ottica si inserisce la nostra interpellanza urgente di oggi che riguarda, come un tassello di un puzzle, in particolare le condizioni in cui versano l'impianto di depurazione delle acque civili e della rete fognaria del comune di Genzano di Lucania, in provincia di Potenza, che, insieme ad altri ben ventisei siti, è stato definito dalla regione Basilicata a forte criticità. Una vicenda quella di Genzano di Lucania che, nonostante la progettazione, lo stanziamento dei fondi necessari e i rimandi di accuse e competenze che coinvolgono la regione Basilicata, l'ATO, l'Acquedotto Lucano Spa e il comune di Genzano di Lucania, si trascina a discapito dei cittadini ormai da ben sedici anni.

Gentile sottosegretario, vorremmo sapere in merito a quanto esposto fin qui brevemente, quali iniziative il Ministero dell'Ambiente intende adottare per quanto di competenza per acquisire un quadro dettagliato della effettiva situazione degli impianti di depurazione delle acque reflue tra cui quello del comune di Genzano di Lucania e se intenda, visto il lungo lasso di tempo trascorso, promuovere per quanto di competenza, anche per il tramite del Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, controlli delle acque di strato e dei terreni interessati dagli sversamenti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente e grazie agli onorevoli interpellanti. Con riferimento alle questioni poste si segnala che, proprio per dare impulso e accelerazione alla realizzazione degli interventi utili al superamento della procedura di infrazione di cui è oggetto anche l'agglomerato in argomento, la Presidenza del Consiglio dei ministri, su proposta ovviamente del Ministero dell'Ambiente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 ottobre 2015, ha provveduto alla nomina di un commissario straordinario per gli agglomerati di Irsina, Matera, Marsicovetere, Pisticci, Grassano e Latronico. Il Ministero dell'Ambiente provvede, inoltre, ad aggiornare periodicamente la Commissione europea sullo stato di attuazione delle direttive 91/271/CEE in materia di acque reflue urbane, con riferimento agli agglomerati oggetto di contenzioso, attraverso dettagliate ricognizioni effettuate presso le amministrazioni competenti in materia.

Sulla base delle ultime informazioni fornite dalla regione Basilicata, è stato trasmesso, a luglio 2018, alla Commissione europea un aggiornamento. In particolare, è stato evidenziato che tra i 40 agglomerati oggetto della procedura di infrazione n. 2014/2059, a parere della regione, 22 agglomerati risultano attualmente conformi, per ulteriori 2 agglomerati risultano conclusi gli interventi e per i restanti 16 agglomerati ancora non conformi, tra cui rientra Genzano di Lucania, sono state fornite informazioni di dettaglio sui finanziamenti, sullo stato di attuazione degli interventi e sulla prevista data di conformità, che per 3 agglomerati sarà entro il 2019, per 5 agglomerati il 2020 e per i restanti 8 il 2021-2022.

Si segnala, altresì, che tutti gli interventi inerenti gli agglomerati in procedura di infrazione sono finanziati a valere su: PO-FESR 2014-2020 e su FSC 2014-2020 nell'ambito dell'accordo di programma approvato con DGR 435/2017 per 26 milioni 287 mila euro; riprogrammazione delle risorse FSC 2007/2013 per un milione 700 mila euro; fondi FSC-CIPE 79/2012-Obiettivi di servizio per 2,3 milioni di euro; accordo di programma quadro risorse idriche- fondi FSC per 10,909 milioni di euro; fondi FSC 2007-2013 CIPE 60/2012 per il 19,5 milioni di euro.

Fermo restando quanto appena detto, per quanto concerne lo specifico agglomerato di Genzano di Lucania, avendo un carico generato pari a 6.129 abitanti equivalenti, occorre precisare che il 98 per cento del carico è collettato in rete fognaria, mentre il restante 2 per cento è servito da sistemi individuali con trattamento primario. L'81 per cento del carico collettato è successivamente trattato presso l'impianto di depurazione di Genzano di Lucania, contrada di Gaudemanno. Con riferimento al suddetto agglomerato, secondo quanto segnalato dalla regione Basilicata, è previsto un intervento di collettamento acque reflue urbane all'impianto di depurazione e adeguamento dello stesso al decreto legislativo n. 152 del 2006, finanziato con fondi regionali nell'ambito dell'accordo di programma RI “Tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche”, la cui conformità è prevista entro il 2021.

A tal proposito l'EGRIB, l'ente di governo per i rifiuti e le risorse idriche della Basilicata, cui è stata assegnata la responsabilità del governo del servizio idrico integrato regionale, ha provveduto, su richiesta del Ministero dell'Ambiente, ad acquisire informazioni presso il gestore del servizio idrico integrato, Acquedotto Lucano, il quale ha comunicato che il rallentamento del progetto in questione è stato dettato dalla necessità di individuare, insieme all'amministrazione comunale, il sito per il nuovo impianto, definito nel mese di maggio del 2018. Per gli interventi in questione è stata proposta, con nota del 30 luglio 2018, la suddivisione in due stralci: il primo relativo ai collettori fognari per un importo di 1,7 milioni di euro ed il secondo per la realizzazione del nuovo impianto per un importo di 1,5 milioni di euro. Tale proposta è stata avanzata per velocizzare gli interventi in alcune aree dell'abitato dove risulta la mancanza di collettori, compreso contrada Pago. Il primo stralcio progettuale relativo ai collettori è stato trasferito al comune di Genzano di Lucania con nota del 7 febbraio 2019.

Alla luce dell'informazione esposta, il Ministero dell'Ambiente, per quanto di competenza, continuerà a svolgere ogni attività utile al superamento della procedura di infrazione in argomento e manterrà alto il livello di attenzione sulle problematiche evidenziate.

PRESIDENTE. Il deputato Luciano Cillis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCIANO CILLIS (M5S). Presidente, ringrazio il sottosegretario Micillo, per aver colto compiutamente le nostre ragioni, come interpellanti, rispetto alla delicata questione che, in quest'Aula, stiamo ponendo all'attenzione del Governo. Voglio interpretare la risposta del sottosegretario come un segnale concreto di attenzione fattiva alla problematica; vorrei anche aggiungere la soddisfazione per quanto riguarda l'impegno appena preso dal Ministero dell'Ambiente per accelerare l'iter, sia organizzativo, in termini progettuali ed autorizzativi, che esecutivo, per far sì che vengano al più presto ripristinate le condizioni del corretto funzionamento dell'impianto di depurazione, al fine di salvaguardare le norme igienico-sanitarie ed ambientali del sito del comune di Genzano di Lucania, in provincia di Potenza, così come per tutti gli altri siti della regione Basilicata che si trovano in queste stesse condizioni.

Inoltre, rivolgendomi, per il suo tramite, al sottosegretario, come dallo stesso giustamente ribadito, ricordo che quell'impianto è soggetto a procedura di infrazione da parte dell'Europa. Come ben sappiamo, questo significa costi aggiuntivi; in pratica, i cittadini, oltre a subire il danno, subiscono anche la beffa di dover pagare delle multe per quelle procedure di infrazione che ci vengono imposte, appunto, dall'Europa. Se, poi, infine, vi aggiungiamo anche il fatto che da quando questa vicenda è iniziata sono passati, lo sottolineo di nuovo, ben 16 anni, è del tutto comprensibile lo scoramento che assale il comune cittadino. Tuttavia, dobbiamo essere il cambiamento, non solo a parole, il cambiamento dobbiamo metterlo in pratica; occorre passare dalle parole ai fatti e, quindi, mantenere la nostra attenzione alta e continua su queste fondamentali tematiche, affinché vengano risolte in tempi certi.

Per questo mi ritengo soddisfatto della risposta data dal sottosegretario Micillo e ringrazio nuovamente lei, Presidente.

(Chiarimenti e iniziative di competenza in merito alle prospettive di realizzazione del nuovo polo ospedaliero noto come Parco della salute di Torino, anche con riferimento al rispetto dei livelli essenziali di assistenza - n. 2-00293)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente D'Arrando ed altri n. 2-00293 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Celeste D'Arrando se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CELESTE D'ARRANDO (M5S). Grazie, Presidente. Attualmente, l'azienda ospedaliera Città della salute e della scienza di Torino è un'unica grande azienda sanitaria, nata dalla fusione di quattro presidi ospedalieri, San Giovanni Battista (Molinette), Sant'Anna, Regina Margherita e CTO. All'interno del polo sono occupati circa 10 mila dipendenti e sono disponibili poco più di 2.200 posti letto. Si tratta di strutture di eccellenza; il Regina Margherita con la presenza di tutte le specialità mediche, chirurgiche e diagnostiche è centro di riferimento per neonati, bambini e adolescenti, per le patologie più complesse, rare e croniche. Il Sant'Anna è specializzato nei problemi legati alle fasi riproduttive della donna, alla gravidanza e al parto; alle circa 7 mila donne l'anno che partoriscono in questo ospedale viene garantita un'assistenza altamente specialistica e qualificata. Inoltre, rappresenta un centro di eccellenza per la ginecologia, la neonatologia e conta il centro soccorso violenza sessuale, che costituisce un modello innovativo di organizzazione, per garantire un'appropriata assistenza alle donne vittime di violenza.

Il CTO, invece, ospita la più grande unità spinale unipolare d'Italia, una fra le più grandi d'Europa, sede del trattamento riabilitativo delle persone con lesioni del midollo spinale e svolge una funzione sovranazionale per i pazienti mielolesi, a valenza regionale. Per tutti questi motivi, il dato della mobilità attiva di pazienti provenienti dalle altre regioni è rilevante.

Nello studio di fattibilità aggiornato con la deliberazione della giunta regionale del Piemonte del 24 luglio 2017, n. 5-5391, denominato “Approvazione dello ‘Studio di fattibilità' del Parco della salute della ricerca e dell'innovazione di Torino” e ripreso nello studio di fattibilità del luglio 2018, i posti letto dello stesso sarebbero pari a 1.040, di cui 70 tecnici, più 450 nell'ospedale CTO-USU riconvertito, dunque, un totale di 1.490 unità.

La stima dei posti letto necessari è stata ottenuta applicando un semplice quanto ottimistico tasso di riempimento dei posti letto stessi, pari all'86 per cento, contro una media attuale di circa il 70 per cento. Tuttavia, nell'ultima programmazione sanitaria della giunta regionale, delibera 1-600, del novembre 2014, nella quale era stata prevista una diminuzione di oltre 2.200 posti letto su tutta la regione, il numero dei posti letto previsti per l'azienda ospedaliera universitaria della città di Torino era di 1.821 unità.

Sarebbe dunque auspicabile, come richiesto a gran voce dai cittadini, dagli operatori e dai sindacati, aumentare il numero dei posti letto complessivamente, rivedendo la parte di calcolo basata sul semplice incremento del tasso di occupazione dei posti letto, arrivando ad un minimo di 1.821 posti, come già previsto nella deliberazione della giunta appena citata. Inoltre, sarebbe necessario aumentare il numero dei posti anche in reparti specifici, come nell'area materno-infantile e nell'area ortopedica, realizzando un policlinico separato per conservare le specificità e le eccellenze pediatriche e ortopedico-traumatologiche, rispettivamente, del Regina Margherita e del CTO.

Come esposto in premessa, dunque, l'intervento ha un alto impatto sulla collettività, in un ambito estremamente importante come quello della salute. La realizzazione del nuovo polo ospedaliero è un'opera strategica per la città di Torino e, pertanto, i cittadini dovrebbero essere coinvolti nella definizione dello stesso. Sul punto, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 maggio 2018, n. 76, denominato “Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico”, definisce proprio il dibattito pubblico come il processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico sull'opportunità e sulle soluzioni progettuali di opere di particolare rilevanza sociale. Tale iniziativa può essere direttamente indetta, ai sensi del presente decreto, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri o dai Ministeri direttamente interessati e consentirebbe di rendere trasparente il confronto con i territori sulle opere pubbliche e di interesse pubblico.

Tutto ciò premesso, chiediamo se per il Parco della salute e della scienza e dell'innovazione di Torino, alla luce dei dati e delle considerazioni esposte, ci siano le condizioni per rivedere la diminuzione del numero dei posti letto e riportarlo a quello della delibera della giunta regionale 1-600 del luglio 2014 e se ci siano, anche, le condizioni per avviare il dibattito pubblico sull'opera, come previsto dall'articolo 3 del suddetto decreto, parallelamente all'iter già avviato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Stimati onorevoli, preliminarmente devo far presente che in ordine alla problematica segnalata nell'interpellanza in esame non può non farsi riferimento alla preminente competenza regionale in tema di articolazione delle discipline in base ai bacini di utenza, dislocazione delle attività che vengono erogate ed offerta dei posti letto. Ricordo, allora, che la programmazione della rete ospedaliera della regione Piemonte è stata valutata dal tavolo di monitoraggio nel corso della riunione del 5 aprile 2016. In esito a tale disamina, la programmazione regionale è risultata coerente con i parametri del decreto ministeriale n. 70 del 2015, ad eccezione della programmazione dell'offerta dei posti letto post-acuzie, risultata superiore allo standard, e del numero di servizi di emodinamica rispetto al bacino di utenza. Anche il documento programmatorio elaborato dalla regione Piemonte, con le delibere della giunta regionale 1-600 del 19 novembre 2014 e 1-924 del 23 gennaio 2015, ha previsto una dotazione di posti letto pari a 15.466, in coerenza con lo standard del citato decreto ministeriale n. 70 del 2015, che prevede una dotazione massima di posti letto per acuti e post-acuti pari a 16.832.

Tanto premesso, in relazione ai parametri generali della programmazione sanitaria della regione Piemonte, per approfondire il tema segnalato nell'interpellanza, occorre riferirsi agli elementi forniti dalla regione medesima.

Ebbene, la regione ha inteso precisare che il progetto del Parco della salute, della ricerca e dell'innovazione di Torino è coerente con le previsioni recate dal decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, nonché con quanto indicato nelle delibere di giunta regionale del 19 novembre 2014, n. 1-600, recante “Adeguamento della rete ospedaliera agli standard della legge n. 135 del 2012 e del Patto per la salute 2014-16 e linee di indirizzo per lo sviluppo della rete territoriale” e del 23 gennaio 2015, n. 1-924, che ha integrato la precedente. Inoltre la stessa regione segnala che il progetto è coerente con il parametro tendenziale di 3,7 posti letto per mille abitanti a livello regionale.

Il nuovo modello prevede, a detta della regione: la gestione dell'alta complessità del Parco della salute, della ricerca e dell'innovazione, secondo gli specifici percorsi di cura ed assistenza, coerentemente con un modello tecnologico avanzato; la gestione dei ricoveri di media e bassa complessità nei presidi ospedalieri e territoriali limitrofi, secondo il principio della stretta integrazione tra ospedale e territorio, anche in relazione alle esigenze emergenti di offrire risposta alla cronicità.

Il progetto del nuovo Parco della salute, della ricerca e dell'innovazione ha tenuto conto del fatto che la nuova struttura dovrà concentrarsi sull'alta complessità, e che quindi saranno diversamente allocate le attività a minore complessità. In questo quadro il fabbisogno totale dell'azienda ospedaliera universitaria del nuovo Parco sarà pari a 1.490 posti letto, di cui 450 nell'attuale presidio CTO riconvertito, oltre all'unità spinale unipolare, e 1.040 posti letto nel nuovo ospedale.

Il progetto del nuovo Parco della salute, della ricerca e dell'innovazione è stato esaminato dal nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici in sanità del Ministero della salute in data 3 maggio 2017 e 4 dicembre 2017. In entrambi i casi il progetto ha ottenuto il parere favorevole e non è stata sollevata alcuna specifica questione. Il percorso intrapreso ha portato alla sottoscrizione in data 14 febbraio 2018 dell'accordo di programma integrativo relativo agli investimenti pubblici in sanità, di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988, fra il Ministero della salute, di concerto col Ministero dell'economia e delle finanze, e la regione Piemonte.

In data 28 dicembre 2018, a seguito della presentazione dei documenti progettuali, è stato emanato dal Ministero della Salute il decreto di ammissione al finanziamento, sulla base del quale sono state attivate le procedure di gara. Inoltre è stato stipulato un accordo di programma fra la regione Piemonte, il comune di Torino, l'azienda ospedaliera universitaria Città della salute e della scienza di Torino, l'università degli studi di Torino e le Ferrovie dello Stato, nel quale si prevede che venga avviato un tavolo tecnico finalizzato alla definizione di un programma di riqualificazione urbana dell'area dei presidi ospedalieri già esistenti. All'interno di tale tavolo tecnico sono attualmente in fase di individuazione le funzioni che potranno essere collocate nell'area riqualificata. Nell'ambito del tavolo tecnico sarà valutata altresì l'opportunità di collocare nell'area riqualificata anche attività attualmente allocate presso i presidi ospedalieri esistenti, oltre all'inserimento di strutture per la post-acuzie, che potranno trovare in tal modo una risposta adeguata.

Ciò posto, nel ribadire che la questione segnalata attiene in modo pressoché prevalente alle scelte gestionali della regione in ambito sanitario, intendo non di meno dare assicurazione agli onorevoli interpellanti che il Ministero della salute vigilerà, nell'ambito delle proprie prerogative, affinché tali scelte non pregiudichino né i livelli essenziali di assistenza, né l'efficacia e l'appropriatezza dei servizi sanitari offerti alla comunità torinese.

Con riferimento all'ulteriore quesito rivoltomi, faccio presente quanto segue: l'articolo 22 del codice degli appalti prevede che per alcune opere pubbliche di particolare rilevanza strategica possa essere indetto il dibattito pubblico. Le modalità di tale dibattito sono disciplinate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 del 10 maggio 2018, “Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico”. In particolare, l'articolo 3, comma 3, prevede che, per opere previste nell'allegato 1, tra cui infrastrutture ad uso sociale, culturale, sportivo, scientifico o turistico, l'amministrazione aggiudicatrice o l'ente aggiudicatore indice il dibattito pubblico su richiesta, tra gli altri: della Presidenza del Consiglio dei ministri o dei Ministeri direttamente interessati alla realizzazione dell'opera; di un consiglio regionale o di una provincia o di una città metropolitana o di un comune capoluogo di provincia territorialmente interessati all'intervento; di uno o più consigli comunali o di unioni di comuni territorialmente interessati dall'intervento, se complessivamente rappresentativi di almeno 100 mila abitanti; in ultimo, di almeno 50 mila cittadini elettori nei territori in cui è previsto l'intervento.

A tal proposito desidero rassicurare gli onorevoli interpellanti che, indipendentemente dalle iniziative eventualmente intraprese da altri soggetti o istituzioni legittimati ai sensi della citata disciplina, è intenzione del Ministro della salute - in considerazione dell'obiettivo interesse che questo Dicastero ha nella realizzazione dell'opera, cui ha anche contribuito con la rilevante cifra di 142 milioni 478 mila euro, in base al citato accordo di programma siglato con la regione il 14 febbraio 2018 - promuovere l'indizione del dibattito pubblico su tale opera di indiscutibile rilievo strategico per la comunità. Nei prossimi giorni, dunque, il Ministro della salute, nel rispetto della vigente normativa, si attiverà per la predisposizione degli atti necessari per avviare la citata procedura di indizione di dibattito pubblico, nella piena convinzione che da essa potranno emergere nuovi e rilevanti elementi di approfondimento in relazione alla realizzazione di un'opera che ha un rilevantissimo impatto per la comunità di riferimento.

PRESIDENTE. La deputata Celeste D'Arrando ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CELESTE D'ARRANDO (M5S). Presidente, non posso che ritenermi pienamente soddisfatta della risposta che ci è stata fornita, perché dà un riscontro pieno e positivo ad una nostra richiesta precisa e circoscritta. Prendiamo atto che il Ministero abbia risposto rapidamente, e che intende agire per tutelare il diritto della salute di migliaia di cittadini piemontesi e non solo: è un chiaro segno della volontà di questo Governo di promuovere una politica diversa, che guarda ai bisogni della collettività e che mette la sanità in cima alla propria agenda, che non solo ascolta le istanze del territorio ma che sceglie di coinvolgere attivamente i diretti interessati, apprendendo da loro le problematiche specifiche e pianificando insieme il modo di agire più corretto nell'esclusivo interesse pubblico.

Per anni la politica non ha saputo dare risposte concrete a quelli che sono i reali bisogni della cittadinanza, ed è per questo motivo che oggi esistono grandi disparità dal punto di vista sanitario, ma non solo, tra le varie regioni. Non è pensabile che ci sia un tipo di sanità in Lombardia e un altro in Sicilia; non è pensabile che uomini e donne abbiano diversi diritti ma uguali doveri; non devono essere i cittadini a dover pagare il prezzo del malaffare e della mala gestione.

Oggi molte regioni danno la colpa a questo Governo sul tema della sanità, quando la realtà è ben diversa, come dimostrano in maniera incontrovertibile le azioni dell'Esecutivo: non solo idee, ma azioni concrete. Parliamo degli stanziamenti per l'edilizia sanitaria, dell'ammodernamento tecnologico delle strutture, degli investimenti per le liste d'attesa: tutti progetti che hanno un impatto diretto sulla vita dei cittadini, il lavoro dei medici, degli infermieri e di tutti gli addetti che ogni giorno si adoperano per il bene comune, spesso in condizioni di grande difficoltà.

Inoltre - e qui mi ricollego alla seconda richiesta della mia interpellanza, signor Presidente -nell'ottica del riavvicinamento delle istituzioni al cittadino, è stato predisposto un numero di telefono, attraverso il quale ogni persona, ogni cittadino può conoscere qualsiasi tipo di informazione sulla sanità e sulle prestazioni che vengono fornite. Questo perché nella vita di tutti i giorni è difficile seguire da vicino l'evoluzione dei servizi a cui si può accedere, tra il lavoro e la famiglia non sempre si riesce ad essere informati dei propri diritti; e quindi il Ministero, consapevole delle difficoltà che il cittadino incontra nel rapportarsi alla pubblica amministrazione, ha compiuto un ulteriore passo nei confronti della collettività per dimostrare la vicinanza delle istituzioni e per fornire tutti gli strumenti necessari.

Interventi che testimoniano l'attenzione che questo Governo pone sul tema della sanità, ambito nel quale, come tutti sapranno, non è solo lo Stato centrale a decidere attraverso linee guida, decreti e leggi, ma in cui anche le regioni hanno un ruolo importante: sono esse infatti a dover recepire e mettere in atto quanto è predisposto a livello nazionale. Per questo motivo, è importante che Stato e regioni collaborino per una sanità a misura di cittadino.

Noi deputati tutti, ed in particolare i membri della Commissione sanità e affari sociali, siamo vicini al Ministero e stiamo portando avanti numerose proposte, contribuendo giorno dopo giorno a migliorare il livello del nostro sistema sanitario con spirito positivo e costruttivo.

Tuttavia, in virtù di quanto detto poc'anzi, è necessario che anche le regioni inizino a collaborare attivamente - mettendo da parte quelle che sono le differenze politiche - su un tema così importante, per lavorare nel solo ed esclusivo interesse della collettività. Sono numerose le sfide che ci attendono in futuro e dobbiamo prestare attenzione soprattutto anche alla medicina del territorio. La nostra popolazione sta invecchiando, e questo ovviamente ha delle implicazioni. Le malattie cronico-degenerative insorgono e quindi i pazienti hanno necessità di un'assistenza che spesso ad oggi non c'è. Per colmare queste lacune e per migliorare quanto già esistente, c'è estremo bisogno del contatto con il territorio: solo chi vive ogni giorno una realtà ha conoscenza delle mancanze e delle criticità, ma soprattutto è in grado di fornire indicazioni finalizzate a rafforzare il sistema e a creare un meccanismo virtuoso per l'intera collettività.

È per questo motivo che oggi chiediamo al Ministero di valutare l'opportunità di avviare un dibattito pubblico sul tema, in particolare sulla situazione della Città della Salute della Scienza e dell'innovazione di Torino. Si tratta di una risposta non solo a quei cittadini che vivono nell'area interessata, ma all'intero Paese, perché dimostra che su temi cruciali come quello della sanità le persone non sono più sole. C'è una forza politica che fin dalla sua nascita ha ascoltato le istanze dei territori. Anzi, molti di noi hanno deciso di attivarsi in prima persona grazie al MoVimento Cinque Stelle proprio perché stanchi di non essere considerati. Oggi più che mai il gruppo del MoVimento 5 Stelle e l'intero Governo, in primis la Ministra Grillo, sono determinati a far sì che il diritto alla salute sia garantito in ogni angolo della nazione, in questo caso affrontando le problematiche della Città della Salute di Torino, un domani quelle di qualsiasi altro ospedale o presidio sanitario a rischio.

In conclusione, desidero ringraziare il sottosegretario nuovamente per la risposta, con la conferma che il clima propositivo e di leale collaborazione tra le istituzioni non potrà che avere effetti positivi sull'intera collettività, e sono certa che verrà replicato anche in occasioni future. Attraverso la proficua interazione che abbiamo stabilito, stiamo dimostrando che sul diritto alla salute non intendiamo arretrare di un millimetro. I posti letto degli ospedali di Torino devono essere tutelati. Ci troviamo di fronte a un polo di eccellenza, un patrimonio pubblico che va difeso senza se e senza ma, per dare la possibilità ai cittadini piemontesi e a tutti coloro i quali, anche da altre regioni, vengono a curarsi, di continuare a farlo. Oggi sono quindi soddisfatta di quanto appreso dal sottosegretario, e rassicurata dal fatto di sapere che c'è un Governo pronto a farsi garante del diritto fondamentale alla salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Chiarimenti circa l'importo complessivo delle sanzioni pecuniarie versate dall'Italia per le condanne irrogate dalla Corte di giustizia dell'Unione europea e iniziative di competenza volte ad ottemperare a tali sentenze - n. 2-00271)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Magi e Schullian n. 2-00271 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Riccardo Magi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prendo atto che la illustra. Prego, collega.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, sottosegretario, colleghi, con questa interpellanza urgente chiediamo di conoscere quale sia l'importo delle sanzioni pecuniarie per le cinque procedure che sono arrivate a doppia sentenza da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea. Come forse è poco noto, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato il nostro Paese, nel novembre 2011, poiché non ha adottato tutte le misure necessarie a conformarsi a una precedente sentenza del 2004, sentenza relativa al regime di aiuti concessi dall'Italia per interventi a favore dell'occupazione, che sono stati considerati illegittimi e incompatibili con il mercato comune. Una successiva doppia condanna è arrivata nel 2014, quando la stessa Corte ha condannato il nostro Paese per 200 discariche non bonificate, prevedendo come sanzione una multa forfettaria di 40 milioni di euro e una multa semestrale proporzionale alle discariche ancora non bonificate. Successivamente, nel 2015, a luglio, è arrivata la condanna al nostro Paese per non avere adottato tutte le misure necessarie all'esecuzione della precedente sentenza sull'emergenza dei rifiuti in Campania, che ha portato a una multa giornaliera di 120 mila euro per ciascun giorno di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie più una multa forfettaria - a quanto siamo a conoscenza noi - di 20 milioni di euro.

Il 17 settembre 2015 la Corte ha condannato l'Italia perché ha ritenuto che le riduzioni o sgravi dagli oneri sociali che erano stati concessi a metà degli anni Novanta a una serie di imprese del territorio di Venezia e Chioggia costituivano aiuti di Stato. A seguito della sentenza, il nostro Paese ha versato una somma forfettaria di 30 milioni e dovrà ancora versare - da quello che sappiamo - una penalità di 12 milioni di euro per ogni semestre di ritardo rispetto al recupero di questi aiuti. Infine, nel maggio 2018 la Corte ha condannato l'Italia per aver omesso di adottare le disposizioni necessarie per garantire che diversi agglomerati situati nel territorio italiano fossero provvisti di rete fognaria e per la raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane. Rispetto a questa condanna, l'importo, da quello che sappiamo, è di una penalità di poco più di 30 milioni di euro per ciascun semestre di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie, fino ad arrivare all'esecuzione integrale della sentenza. Quindi, si tratta di qualcosa che viene troppo spesso omesso dal dibattito pubblico e che rappresenta, a nostro avviso, non solo in termini di importi finanziari, una somma considerevole; evidentemente per noi è anche importante capire che cosa il Governo stia facendo per rimuovere le ragioni di queste condanne.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, in esito alle richieste avanzate nell'interpellanza in riferimento relativi agli importi complessivi delle sanzioni pecuniarie che l'Italia ha dovuto versare in ragione di condanne irrogate dalla Corte di giustizia ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, si rappresenta preliminarmente che dette sanzioni si suddividono in sanzioni forfettarie determinate all'atto dell'adozione della sentenza e sanzioni semestrali, applicate dalla Commissione europea secondo specifici criteri definiti nella sentenza adottata dalla Corte di giustizia per ogni semestre di ritardo della Repubblica Italiana nell'attuazione delle misure necessarie ad ottemperare ai dispositivi delle sentenze della Corte di giustizia stessa. Complessivamente, la Repubblica Italiana ha pagato a titolo di sanzioni forfettarie semestrali 547,58 milioni di euro.

Si riportano qui di seguito, come richiesto dagli onorevoli interroganti, gli importi delle sanzioni pagate e suddivisi in base alla sentenza della Corte di giustizia di riferimento: sentenza Corte di giustizia UE n. 496/09, relativa al regime di aiuti incompatibili concessi dall'Italia per interventi a favore dell'occupazione: sanzione forfettaria 30 milioni di euro e sanzioni semestrali pari a 46,66 milioni; sentenza n. 196 del 2013, relativa alle discariche non conformi alla normativa di gestione dei rifiuti: sanzione forfettaria di 40,85 milioni, sanzioni semestrali pari a 164,2 milioni di euro; sentenza n. 653 del 2013, relativa all'emergenza rifiuti in Campania: sanzione forfettaria di 20 milioni di euro, sanzioni semestrali pari a 131,64 milioni di euro; sentenza n. 367 del 2014, relativa agli aiuti di Stato incompatibili concessi nel territorio insulare di Venezia e Chioggia: sanzione forfettaria 30 milioni di euro, sanzioni semestrali pari a 60 milioni di euro; sentenza n. 251 del 2017, relativa alle reti fognarie non conformi alla normativa in materia di raccolta e trattamento delle acque reflue: sanzione forfettaria 25 milioni di euro.

Ciò premesso, per quanto concerne le iniziative che il Governo sta mettendo in campo per ottemperare alle predette sentenze, come comunicato dagli uffici del Ministro per gli affari europei, si fa presente che, riguardo alle procedure di infrazione per mancato recupero di aiuti di Stato, le iniziative governative volte all'esecuzione delle relative sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea ex articolo 260, par. 2, TFUE sono costituite dalle costanti attività di recupero degli aiuti incompatibili condotte direttamente dall'INPS per il tramite dell'Agenzia delle entrate e sotto la vigilanza del Ministero del lavoro. Con riguardo ad entrambe le procedure di infrazione, sono forniti alla Commissione europea periodici aggiornamenti semestrali che danno conto dell'avanzamento nell'esecuzione delle sentenze, comunicando i progressi delle attività di recupero.

Ad ogni modo, si segnala che la conclusione del recupero è inevitabilmente condizionata dalla durata dei residui procedimenti di contenzioso, esecutivi o di insolvenza, che ancora coinvolgono i restanti beneficiari degli aiuti. Pertanto, è la natura evidentemente incomprimibile dei tempi dei predetti procedimenti che determina ancora il pagamento di sanzioni per mancato completamento del recupero.

Quanto, nello specifico, alla procedura di infrazione n. 2007/2229 “CFL” e alla relativa sentenza, ricordando che la Corte di giustizia ha condannato l'Italia ad una penalità semestrale in forma degressiva, calcolata in rapporto al quantum ancora da recuperare alla fine di ciascun semestre, a partire dalla data della pronuncia, presso un numero considerevole di beneficiari (alla data della lettera di costituzione in mora, 19/07/2007, risultavano da recuperare 344 milioni di euro circa di capitale più interessi, presso 1000 beneficiari; alla data della sentenza, 17/11/2011, residuavano 81,5 milioni di euro circa di capitale e 45,7 milioni di euro circa di interessi, presso 264 beneficiari), nel corso degli anni, la rilevante diminuzione della penalità in questione sta a testimoniare che l'Italia ha compiuto e sta compiendo progressi rilevanti nel recupero degli aiuti. L'ultima penalità semestrale è stata notificata all'Italia il 18 febbraio ed ammonta a circa 800 mila euro, importo di molto inferiore alla prima penalità semestrale, che ammontava a 16,5 milioni di euro circa.

Ed anche per quanto riguarda la procedura di infrazione n. 2012/2202 “Venezia e Chioggia” e la relativa sentenza, ricordando che la Corte in questo caso ha condannato l'Italia ad una penalità semestrale non degressiva, bensì fissa, si evidenzia come le attività di recupero nell'ultimo semestre (marzo-settembre 2018) hanno segnato una diminuzione considerevole dell'importo totale, capitale ed interessi, ancora da recuperare: da 11,6 milioni di euro circa a 7,5 milioni di euro circa.

A fronte di tali progressi, il Governo sta valutando di inoltrare alla Commissione europea una richiesta di sospensione della penalità, fermo restando l'impegno a proseguire il recupero fino al suo completamento.

Riguardo, poi, alle procedure di infrazione in materia ambientale (causa C-196/13, procedura di infrazione n. 2003/2077 “discariche abusive”; causa C-653/13, procedura di infrazione n. 2007/2195 “emergenza rifiuti in Campania”; causa C-251/17 procedura di infrazione n. 2004/2034 “trattamento delle acque reflue urbane”), la situazione particolarmente critica di tale settore ha comportato un incremento di riunioni di coordinamento presso la struttura di missione per le procedure di infrazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, finalizzate a definire le iniziative governative volte a comprimere, per quanto possibile, la tempistica per la piena attuazione delle medesime e, conseguentemente, ridurre l'ammontare delle sanzioni.

Altrettanta attenzione è stata dedicata a specifici incontri con la Direzione ambientale della Commissione europea, di cui si segnala, in particolare, un incontro del 14 dicembre, propedeutico ad un successivo bilaterale tra il Ministro dell'ambiente, il generale Sergio Costa, e il Commissario europeo dell'ambiente, Karmenu Vella.

Per quanto riguarda, altresì, la sentenza relativa alle discariche abusive, si fa presente che, grazie alle sinergie attivate dall'ufficio del commissario straordinario, insieme al Ministero dell'Ambiente e alla struttura di missione con i vari enti territoriali, ed attraverso la positiva interlocuzione con la Commissione europea, il 26 ottobre 2018 la Commissione europea ha comunicato all'Italia la regolarizzazione di ulteriori siti di discarica abusivi, con la conseguente riduzione della sanzione semestrale da 42 milioni 800 mila euro a 11 milioni 600 mila euro.

Si segnala, infine, che il 29 novembre 2018 le autorità italiane hanno trasmesso alla Commissione l'ultimo aggiornamento sullo stato di esecuzione della sentenza ai fini del calcolo dell'ottava semestralità, con il quale si attesta la conclusione dei procedimenti di bonifica e messa in sicurezza di ulteriori discariche. Si è, tuttavia, in attesa delle valutazioni della Commissione europea.

In merito alla sentenza rifiuti in Campania, si segnala che le autorità italiane hanno avviato un'interlocuzione con i servizi della Commissione, al fine di pervenire ad una decurtazione della penalità di mora, non prevista in via degressiva dalla pronuncia della Corte.

Al riguardo, i servizi della Commissione - richiamando il paragrafo 85 della predetta sentenza, in base al quale l'ammontare della penalità giornaliera è suddiviso in tre parti, ciascuna pari ad un importo giornaliero, calcolate per categorie di impianti - si sono resi disponibili a valutare con la Corte una decurtazione di un terzo della sanzione, a condizione tuttavia che una delle tre componenti sopra richiamate sia stata pienamente soddisfatta.

Si fa presente, inoltre, che lo scorso 31 gennaio è stato trasmesso alla Commissione l'aggiornamento dell'ultimo report, elaborato congiuntamente dalla regione Campania e dal Ministero dell'Ambiente, che, nel rappresentare gli ulteriori progressi realizzati nell'esecuzione della sentenza, conferma il trend positivo, sia nella gestione del ciclo ordinario dei rifiuti urbani, che in quello dello smaltimento dei rifiuti stoccati in forma di ecoballe.

Infine, per quanto riguarda la sentenza relativa al trattamento delle acque reflue urbane, si segnala che è in corso una valutazione circa l'adozione di una riforma della disposizione istitutiva del Commissario straordinario unico per la depurazione, nominato il 26 aprile 2017, al fine di rafforzarne i poteri e di estenderne l'operato anche alle ulteriori procedure di infrazione riguardanti la medesima materia, non ancora giunte a sentenza della Corte.

Giova, inoltre, far presente che l'ultimo aggiornamento trasmesso alla Commissione lo scorso 30 novembre, ai fini del calcolo della prima semestralità, attesta la progressiva conformità ai parametri della Direttiva 1991/271/CEE, concernente il trattamento delle acque reflue urbane degli agglomerati contestati nella sentenza di condanna. La prima penalità semestrale è stata, quindi, notificata all'Italia il 25 febbraio scorso ed ammonta a circa 28 milioni di euro, rispetto all'importo totale fissato dalla Corte, che ammontava a circa 30 milioni di euro.

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Magi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per le informazioni che ci ha fornito. Ora sicuramente il quadro è un po' più chiaro da un punto di vista delle cifre, ma non posso e non possiamo ritenerci soddisfatti perché è evidente a tutti che il carico delle sanzioni pecuniarie relative a queste condanne è destinato ad aumentare ed è destinato ad aumentare in maniera esponenziale. Basti pensare che è di questa mattina la notizia di un ulteriore deferimento - che quindi prelude a nuove possibili sanzioni - dell'Italia, sempre alla Corte di giustizia dell'Unione europea, da parte della Commissione europea, per la ripetuta violazione dei limiti annuali e orari per quanto riguarda il biossido di azoto nell'aria in numerose città; nonché ulteriore deferimento per la questione dello scarico delle acque reflue, che va quindi ad aggiungersi alle condanne che abbiamo già ricevuto.

Fa piacere sapere che c'è stato un intensificarsi delle riunioni da parte del Governo, questo sicuramente fa bene all'azione di Governo e io auspico anche che produca risultati, ma inevitabilmente andiamo verso l'apertura di una procedura di infrazione a carico dell'Italia per quanto riguarda le norme inserite nella legge di bilancio in materia di concessioni demaniali marittime.

È stato addirittura detto candidamente dal Ministro Centinaio - mi riferisco, ovviamente, alla parte che riguarda il rispetto o meglio la violazione della Direttiva Bolkestein per quanto riguarda le concessioni balneari -, il quale ha fatto una previsione sull'apertura di una procedura di infrazione.

Quindi, io faccio un appello al Governo e alla maggioranza affinché siano approvati degli emendamenti, come quelli che ho presentato io, per evitare che questo avvenga.

E, infine, da un punto di vista più politico, ancora oggi abbiamo ascoltato degli esponenti della maggioranza di questo Governo riferirsi a queste condanne della Corte di giustizia dell'Unione europea quasi fossero delle indebite intromissioni di un soggetto esterno negli affari interni. Rischiamo così di dimenticarci che, legati ad ognuna di queste procedure di infrazione e a queste sanzioni che dovrebbero servire da stimolo all'azione di Governo, ci sono dei danni concreti ai cittadini, ai diritti dei cittadini, in molti casi al diritto di salute, ci sono dei danni ambientali, oppure dei danni al mercato e alla concorrenza o danni, più in generale, all'economia.

Quindi, non ci riteniamo soddisfatti. Ringraziamo, ovviamente, del quadro completo sulle cifre che ci è stato fornito.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera del 5 marzo 2019, il presidente della Commissione affari costituzionali ha comunicato che la Commissione, con il consenso unanime di tutti i gruppi, ha convenuto di chiedere il differimento di una settimana dell'avvio della discussione in Assemblea della proposta di legge n. 696, recante l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato della sicurezza e sul degrado delle città, il cui esame è previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 11 marzo. Il provvedimento sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno della seduta di lunedì 18 marzo, per lo svolgimento della discussione sulle linee generali, dopo il decreto-legge in materia di reddito di cittadinanza e pensioni. Il provvedimento sarà parimenti iscritto per il seguito dell'esame, dopo tale decreto, a partire da martedì 19 marzo.

Avverto, altresì, che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 395-A, in materia di accesso aperto all'informazione scientifica (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente. Molto brevemente, per suo tramite, rinnovo la richiesta al Governo di venire a riferire in Aula circa il piano industriale che è stato presentato il giorno 27 relativo alla Banca Carige. Lo dico in relazione al decreto che è stato approvato recentemente, attraverso il quale il Governo aveva espresso anche preoccupazione per il mantenimento degli attuali posti di lavoro, recependo un ordine del giorno che il mio gruppo aveva portato all'attenzione dell'Aula e che aveva avuto esito positivo. Notizie della settimana scorsa, appunto, riferiscono circa l'intenzione di provvedere a una riduzione del personale nell'ordine delle 1.200 persone, insomma, un numero tra i 1.000 e i 1.200, in forme non ben definite. Quindi, già la settimana scorsa avevamo chiesto alla Presidenza di farsi carico e tramite affinché il Governo potesse riferire in Aula su questa situazione e sullo sviluppo che ha avuto la situazione in relazione all'approvazione del decreto che, come gruppo, abbiamo approvato e giudicato provvidenziale dal punto di vista della prospettiva di un gruppo bancario che ha una valenza economica e di importanza in generale non solo per la Liguria, ma per tutta Italia. Quindi, sono qui, alla fine di questa seduta, a rinnovare il mio invito alla Presidenza perché si faccia carico dell'istanza del gruppo di LeU e quanto prima il Governo, il Ministro Tria o chi per lui, insomma qualcuno, possa venire a riferire circa gli esiti di questo piano industriale o le notizie che il Governo ha in questo senso, anche perché, ripeto, l'impegno nostro, del Parlamento e del Governo è stato molto importante, in questa vicenda.

PRESIDENTE. Collega Pastorino, la informo che il Governo è stato informato della sua richiesta; ovviamente, sarà premura della Presidenza reiterare quello che ha appena dichiarato.

Ha chiesto di parlare la deputata De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Grazie, Presidente. La decisione del Governo di avviare una riflessione sull'eventualità di spostare da Parma a Taranto la sede del IV forum UNESCO sulla cultura alimentare e sulle industrie culturali ha avuto modo di diventare, per alcune ore, un'inopportuna strumentalizzazione politica. Ho letto quanto sostenuto dal sindaco di Parma riguardo alla questione, prima che la stessa venisse risolta, e sono rimasta francamente sconcertata da alcune sue affermazioni, soprattutto quando asserisce che gli eventi si fanno dove ha senso farli.

Restando ferma ed immutata la mia sincera ammirazione per Parma, che potrà ospitare questa importante manifestazione internazionale, chiedo cosa significhi questa frase: che forse la città di Taranto non ha le carte in regola per ospitare un appuntamento come il forum UNESCO? Che forse la città di Taranto non può vantare tradizioni storico-culturali, patrimoni artistici, paesaggi mozzafiato, bellezze naturali ed originalissime offerte enogastronomiche? O forse dà fastidio che la città di Taranto possa essere presa in considerazione per ospitare manifestazioni internazionali che possano effettivamente contribuire ad un consolidamento del settore turistico ed economico? Eravamo solo ad una valutazione circa l'opportunità di modificare la sede del prossimo forum UNESCO e già si parlava di “scippo”, un termine che ricorda azioni ignobili e meschine da parte di chi vuole sottrarre qualcosa a qualcuno con prepotenza.

Ebbene, ritengo sia stata un'offesa per Taranto essere sospettata di tale nefandezza. Come ho avuto modo di rimarcare in più di un'occasione, la città ionica, antica capitale della Magna Grecia, non è solo industria ed inquinamento. Il Ministro Bonisoli, colui che aveva indicato Taranto come possibile luogo in cui ospitare il forum, aveva solo dichiarato che quella del capoluogo tarantino avrebbe potuto rappresentare una scelta più che adeguata, non solo per un complessivo rilancio del Sud, ma anche per amplificare l'impatto culturale e socio-economico della manifestazione dell'UNESCO grazie alla vicinanza con Matera, capitale europea della cultura 2019. Adesso, comunque, la questione è risolta, il forum UNESCO si terrà a Parma, ma dispiace che, dopo aver subìto di tutto, Taranto, in questa occasione, abbia visto sottovalutate…

PRESIDENTE. Concluda, deputata.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). …le sue potenzialità e sia stata trascinata indirettamente in una inutile polemica, che si è basata su considerazioni tanto risibili quanto subdole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo, oggi, per richiamare l'attenzione del Governo, in specifico del Ministro Di Maio, sulla situazione di una crisi aziendale di un'azienda, la Demm di Alto Reno Terme, in provincia di Bologna, un'azienda che produce componentistica per auto, fornitore della CNH del gruppo FIAT, che era in amministrazione straordinaria negli anni scorsi e che ha concluso questa amministrazione straordinaria il 10 luglio del 2018, con una cessione del complesso aziendale al gruppo tedesco Certina. Una soluzione non facile, Presidente, da trovare, ma che fu trovata con molto impegno da parte dell'allora Governo. Ad oggi, la situazione è che la produzione in quello stabilimento, con la nuova proprietà, sta procedendo a rilento; manca, sembra, un direttore di stabilimento o il direttore commerciale.

Ci sono delle attività che coinvolgono solo una parte dei centosettantacinque operai rimasti e la cassa integrazione prevista nell'accordo allora siglato cesserà quest'anno. Le organizzazioni sindacali, gli operai e le istituzioni locali chiedono, ovviamente, al Governo di riattivare un tavolo di crisi, anche per una valutazione sulla situazione. La regione è attiva in questo senso.

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Abbiamo depositato - vado a concludere, signora Presidente - un'interrogazione. Noi chiediamo che il Ministro Di Maio - sappiamo che c'è stato anche un cambio della guardia sulle attività dei tavoli di crisi industriale al Ministero - riconvochi questo tavolo con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le istituzioni territoriali. Quindi, chiediamo, ovviamente, che non ci sia un silenzio su questo, ma si vada in questa direzione.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 11 marzo 2019 - Ore 11,30:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 822 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2018 (Approvato dal Senato) (C. 1432-A)

Relatore: BATTELLI.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 535 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: CASTELLONE ed altri: Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione (Approvata dal Senato). (C. 1354)

e delle abbinate proposte di legge: ZOLEZZI ed altri; MASSIMO ENRICO BARONI ed altri; CECCONI; CARNEVALI. (C. 84-753-811-1229)

Relatore: MASSIMO ENRICO BARONI.

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

IEZZI ed altri: Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione. (C. 1171-A)

e dell'abbinata proposta di legge: BIGNAMI e VIETINA. (C. 1019)

Relatore: IEZZI.

4. Discussione sulle linee generali delle mozioni Aprea ed altri n. 1-00117 e Ascani ed altri n. 1-00136 concernenti iniziative per lo sviluppo della formazione tecnologica e digitale in ambito scolastico .

5. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

GALLO ed altri: Modifiche all'articolo 4 del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n. 112, nonché all'articolo 42 della legge 22 aprile 1941, n. 633, in materia di accesso aperto all'informazione scientifica. (C. 395-A)

Relatore: LATTANZIO.

La seduta termina alle 16.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Golinelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 4 la deputata Murelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 5 la deputata Murelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 5 la deputata Ascari ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 8 la deputata Latini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 9 il deputato Bagnasco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 1302-A e abb. - em. 1.174 468 468 0 235 79 389 68 Resp.
2 Nominale em. 1.16, 1.175 474 473 1 237 178 295 65 Resp.
3 Nominale em. 1.18, 1.176 477 476 1 239 189 287 64 Resp.
4 Nominale em. 1.153 475 463 12 232 21 442 64 Resp.
5 Nominale em. 1.170 471 439 32 220 263 176 64 Appr.
6 Segreta em. 1.22, 1.100 491 466 25 234 195 271 61 Resp.
7 Segreta em. 1.23 479 454 25 228 190 264 61 Resp.
8 Nominale odg 9/1302-A e abb./3 452 451 1 226 101 350 61 Resp.
9 Nominale Pdl 1302-A e abb. - voto finale 425 415 10 208 280 135 60 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.