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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 130 di mercoledì 20 febbraio 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascari, Battelli, Benvenuto, Claudio Borghi, Centemero, Colletti, Colucci, Covolo, D'Inca', Daga, Del Barba, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Ehm, Fraccaro, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grimoldi, Invidia, Liuzzi, Lollobrigida, Maggioni, Migliore, Rampelli, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Scoma,  Sisto, Sodano, Vignaroli e Villarosa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per la semplificazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione il deputato Umberto Buratti, in sostituzione del deputato Davide Gariglio, dimissionario.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 11,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,40.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

Colleghi, liberate l'emiciclo, per cortesia? Onorevole Rizzo! Prego, onorevole Fratoianni.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signora Presidente. Ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori perché in questi minuti, in queste ore i principali organi di stampa del nostro Paese riportano con grande evidenza una notizia che, ove confermata, costituirebbe quantomeno questione di grande imbarazzo per il nostro Paese. Credo che i colleghi e le colleghe ne abbiano preso visione: i siti di informazione ci dicono che in queste ore, in questi giorni sarebbe stata prelevata, rapita sul suolo nazionale dai servizi segreti nordcoreani la figlia dell'ex ambasciatore a Roma della Corea del Nord, prelevata, rapita e riportata, contro la sua volontà, in patria, cioè a Pyongyang. Ora - come lei, Presidente, capisce bene - se questa notizia appunto corrispondesse al vero – fra l'altro, la notizia ci dice che dalla Farnesina viene, in questo momento, posto un rifiuto a commentare in qualsiasi modo la notizia –, questo costituirebbe un fatto imbarazzante e anche un po' grave per il nostro Paese; che i servizi stranieri possano operare sul nostro territorio prelevando una persona, in particolare una minorenne, per rimpatriarla contro la sua volontà, sarebbe un caso grave.

Vorrei anche, per il suo tramite, chiedere al Governo, al Ministero degli Esteri e al Ministero dell'Interno, che capisco essere impegnato nel denunciare il pericolosissimo rischio dell'arrivo di qualche ONG sulle nostre coste, a riferire in Aula per sapere che cosa sia effettivamente accaduto.

Peraltro, questo Paese non è nuovo a fatti di questo tipo. Vorrei ricordare che nella legislatura scorsa ci trovammo di fronte all'imbarazzante caso - era un altro il Ministro dell'Interno -, Shalabayeva, non vorrei che ci dovessimo trovare di fronte a un caso analogo per una seconda volta. E, quindi, per tempo, vorrei chiedere al Governo di riferire in Aula e di dare al Parlamento, e dunque, al Paese notizie chiare su quello che sta accadendo sul nostro territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

Colleghi, scusatemi, colleghi! Onorevole Pella! Colleghi. Prego, onorevole Romano.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Anche il Partito Democratico chiede informazioni urgenti al Governo su questo fatto di cronaca. Ricordiamo: si tratta di una ragazza diciassettenne, residente legalmente sul nostro territorio, figlia dell'ex ambasciatore della Repubblica della Corea del Nord e di cui non si hanno più notizie. Si parla, per l'appunto, di un sequestro operato dai servizi di sicurezza nordcoreani sul nostro territorio. Ricordiamo che il territorio della Repubblica italiana è un territorio che deve essere considerato sicuro per chiunque vi risieda, anche per gli ospiti stranieri. Quindi, chiediamo formalmente al Ministero degli esteri e informalmente - mi perdoni - al Ministero dell'Interno, e quindi al Ministro Salvini, di riferire urgentemente al Parlamento italiano su questo fatto, perché, se fossero confermate le notizie che leggiamo in questi minuti, ovvero che il nostro territorio sarebbe stato oggetto di un'incursione - perché di questo si sarebbe trattato - dei servizi segreti stranieri, che avrebbero rapito una minorenne per riportarla contro la sua volontà nel territorio di una Repubblica, ricordiamolo, sottoposto ad una dittatura ferocissima, si tratterebbe di una violazione clamorosa della nostra sovranità nazionale e anche per questo noi chiediamo che il Governo, che si ammanta del titolo di Governo sovranista riferisca urgentemente al Parlamento italiano su questi fatti, perché se si fosse trattato di una violazione così clamorosa della nostra sovranità si tratterebbe di un atto intollerabile agli occhi di qualunque cittadino italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie a voi. Naturalmente prendo atto della vostra richiesta e sarà mia cura inoltrarla al Presidente Fico, affinché possa chiedere al Governo di riferire in Aula, come da voi richiesto.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: D'Uva ed altri: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1 (A.C. 1173-A); e delle abbinate proposte di legge costituzionale: Ceccanti ed altri; Ceccanti ed altri; Elisa Tripodi ed altri; Magi (A.C. 726-727-987-1447) (ore 11,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale n. 1173-A: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1; e delle abbinate proposte di legge costituzionale nn. 726-727-987-1447.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta del 19 febbraio è stato respinto, da ultimo, l'emendamento Sisto 1.253. Avverto che, fuori dalla seduta, sono stati ritirati tutte le proposte emendative presentate dai deputati appartenenti al gruppo Forza Italia, ad eccezione delle seguenti: 1.263, 1.264, 1.271, 1.280, 1.323, 1.427, 1.540, 1.565, 1.704, 1.703, 1.702, 1.710, 1.712, 1.715, 1.763, 1.764, 1.771, 1.772, 1.773, 1.780, 01.902.1, 01.902.3, 01.903.3, 1.799, 2.22, 2.23, 2.24, 2.26, 2.28, 2.29, 2.30, 2.31, 2.32, 2.33, 3.20, 3.23, 3.24, 3.26, 3.27, 3.34, 3.38 e 3.44.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la presidente Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Confermo il ritiro di gran parte, di quasi tutte le proposte emendative di Forza Italia e, nel farlo, ringrazio tutti i colleghi che hanno speso tante energie, in particolare il collega Sisto, il collega Baldelli, la collega Ravetto; hanno speso moltissime energie in Commissione e in Aula per tentare tutte le strade per modificare questa riforma, in un'ottica di riduzione del danno. Purtroppo, non ci siamo riusciti, non ci stiamo riuscendo perché il nostro, più che un dialogo con la maggioranza, rischia di essere un monologo. Vediamo una maggioranza sorda anche alle proposte più di buonsenso, più ragionevoli, che vanno nella direzione di migliorare il testo e, quindi, ne prendiamo atto.

D'altronde, le nostre proposte emendative sono state quasi tutte bocciate in Aula, per settimane abbiamo provato, tentato, perseguito un dialogo, un confronto proficuo con la maggioranza. Questa disponibilità necessitava di una reciprocità, di un'apertura da parte dei colleghi della maggioranza, che non c'è stata. Abbiamo utilizzato praticamente quasi tutto il tempo a nostra disposizione, ma tutto questo non è servito. E, allora, vogliamo rinunciare a gran parte delle nostre proposte emendative perché pensiamo che almeno su un tema quest'Aula e la maggioranza si debba esprimere, cioè sulle mozioni TAV, che sono, come dire, evanescenti, perché ogni scusa è buona per non discutere e per non esprimere un voto su un tema che inchioda l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) rispetto al futuro che vuole avere, un futuro che deve essere di collegamento con l'Europa o di isolamento, di “sì” alla crescita, allo sviluppo e alle grandi opere, o di “no” a tutto questo.

Ecco, noi riteniamo che il Parlamento sia in ritardo; visto che la discussione sulle mozioni si è svolta, noi vogliamo votare al più presto queste mozioni. Il Parlamento, ma direi il Paese, ha il diritto di conoscere la posizione della maggioranza su questo tema, strategico per il futuro dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Colleghi, ho avuto comprensione perché la seduta è appena iniziata, però vi prego di ritornare ai vostri posti e di abbassare il tono della voce, perché adesso entriamo nel merito del provvedimento e credo che sia difficile farlo in queste condizioni.

Passiamo all'emendamento Pollastrini 1.261, a pagina 64 del fascicolo.

Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pollastrini 1.261, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, e su cui il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.262 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza del PD e su cui il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.263 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, molto rapidamente. Il tema riguarda la tutela del risparmio. Ora, non sfugge a nessuno che il tema della tutela del risparmio è un tema non di carattere generale ma di carattere universale. Affidare anche questa materia ai colpi di fulmine di pochi, mi sembra una ulteriore dimostrazione della incapacità di questo provvedimento di essere quello che vorrebbe. Voteremo a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.263 Sisto, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza del PD e su cui il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.264 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Per suggerire a qualche collega di costituire un comitato promotore che punti ad abolire o a regolare diversamente lo spread, magari tarandolo sugli umori o sugli annunci di boom economici da parte dei Ministri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.264 Sisto, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza del PD e su cui il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.270 Fiano, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.271 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole su questo emendamento, che tratta di perequazione delle risorse finanziare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.271 Sisto, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.280 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, Forza Italia, con questo emendamento, si propone di escludere dalle materie oggetto di referendum propositivo le infrastrutture e le opere pubbliche. Infatti, se c'è una materia che deve essere sottratta all'ordalia del referendum propositivo è proprio quella delle opere pubbliche. Lo sosteniamo certamente non per snobismo culturale o critica aprioristica, ma con precisi riferimenti giuridici e costituzionali. Pensiamo al Corridoio 5 della TAV. La politica infrastrutturale di un Paese necessita di un disegno unitario, razionale, stabile, di ampio respiro; non può essere soggetta ai volatili cambi di opinione, spesso originati da esasperati localismi, oppure da spregiudicate operazioni di strumentalizzazione politica. Voglio ricordare a quest'Aula che, in materia di infrastrutture strategiche e di grandi opere di rilievo nazionale, la Corte costituzionale ha riconosciuto che lo Stato, anche se si tratta di opere o di materia di spettanza regionale, possa avocare a sé la competenza a realizzarle tramite lo strumento, notissimo agli esperti di diritto costituzionale, della cosiddetta chiamata in sussidiarietà, istituto creato in via giurisprudenziale dalla Corte costituzionale fin dalla sentenza n. 303 del 2003.

Grazie a questo meccanismo lo Stato può intestarsi la competenza legislativa e amministrativa necessaria alla realizzazione dell'intervento. In questi casi, però, la Corte costituzionale impone che la regione venga coinvolta mediante gli istituti della leale collaborazione, l'intesa o il parere, così da garantirle comunque di mantenere voce in capitolo.

La Corte delle leggi richiede, inoltre, che l'esproprio di competenze da parte dello Stato sia ragionevole, proporzionato ed effettivamente rispondente ad un interesse unitario. Solo l'analisi di questi argomenti dovrebbe rendere evidente la necessità di escludere dal nuovo referendum propositivo le infrastrutture e le opere pubbliche. Solo il legislatore parlamentare, che rappresenta la nazione nel suo insieme, può compiere una valutazione efficace degli aspetti tecnici, dell'effettivo rilievo strategico dell'opera e realizzare una sintesi nella quale siano effettivamente coinvolte le regioni. Ciò sia grazie al fatto che il Senato in qualche modo è rappresentativo delle regioni stesse, che così partecipano a definire il contenuto della legge che avoca in sussidiarietà l'opera, sia grazie alla migliore possibilità di implementare nel corso del procedimento intese e pareri delle regioni interessate, così da garantire il principio di leale collaborazione.

Se si lascia la legislazione in queste materie alla pancia del Paese, lo scenario è davvero denso di incognite, tutte ugualmente illegittime: espropriazione in serie delle competenze regionali da parte di uno Stato invadente oppure appropriazioni indebite da parte delle regioni di opere di interesse nazionale sulla base di umori volubili di pochi cittadini o di gruppi organizzati.

Credo che su tematiche di questa portata il Parlamento dovrebbe operare con maggiore cautela. Mi rivolgo in particolare ai parlamentari della Lega, che per natura dovrebbero essere i primi difensori delle autonomie regionali. Colleghi, sul tema del neocentralismo che informa tutta questa riforma costituzionale e che ho denunciato nei miei diversi interventi, vi vedo distratti e disinteressati, e questo sinceramente mi preoccupa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Presidente, anzitutto esprimo un po' il mio stupore per questo ritiro di massa di emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); ero rimasto, fino a ieri, all'idea che il gruppo di Forza Italia ritenesse di dover fare un dibattito molto serio sui limiti di emendabilità alle materie e che, quindi, avesse presentato gli emendamenti sul serio. Scopriamo invece, come abbiamo già scoperto sulla RAI e sull'ISTAT, che questa grande intransigenza dei principi improvvisamente viene meno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quindi restiamo un po' stupiti.

Allora, già che ci siamo, ci chiediamo: visto che i promotori di questo testo sono così a favore del referendum, perché sono poi contrari ai referendum sulle infrastrutture? Quindi, tutto sommato, io voterei contro l'emendamento di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Consentiamo che, se il Governo è incapace di decidere, si possa utilizzare anche lo strumento referendario. Perché no? Facciamo un'apertura e ampliamo l'emendabilità anche alla materia delle infrastrutture. Quindi, cambio parere: il parere diventa contrario all'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marin. Ne ha facoltà.

MARCO MARIN (FI). Presidente, questo emendamento per noi è particolarmente interessante - e ringrazio l'onorevole Sisto, che è il primo firmatario, e l'onorevole Zanettin, che l'ha spiegato bene -, perché parla delle grandi opere. E come l'Aula ormai sa, noi abbiamo una mozione che aspetta di essere discussa qua in Aula sulla TAV, che è uno dei grandi problemi di questo Governo giallo-verde, che non è unito su nulla.

C'è stato un caso proprio ieri: ieri, c'è stato il voto della piattaforma Rousseau sul caso Diciotti-Salvini, cioè è stato demandato a 50.000 votanti - forse, perché la trasparenza in quella piattaforma non esiste - una grande decisione che spettava invece ai senatori del MoVimento 5 Stelle e di tutte le forze politiche.

Anche sulla TAV noi vogliamo che si esprima il Parlamento. Lo faccia presto e subito, perché il Paese, con queste politiche economiche e con le politiche del lavoro e delle infrastrutture sta andando verso il baratro. Noi siamo per la TAV e vogliamo discutere in Aula presto e votare immediatamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sozzani. Ne ha facoltà.

DIEGO SOZZANI (FI). Presidente, ho sentito il relatore del MoVimento 5 Stelle dare un'indicazione favorevole al referendum rispetto alle grandi opere. Sappia che le grandi opere non sono fini a se stesse e limitate nel tempo o nel luogo, ma riguardano una programmazione che ha una sua complessità dal punto di vista burocratico per l'ottenimento del parere finale, compresa la valutazione degli impatti ambientali.

Ora, siccome tutte queste opere hanno una procedura estremamente complessa rispetto a quello, e in ambito di valutazione di impatto ambientale il popolo, come viene chiamato in quest'Aula, viene coinvolto - oltre che i cittadini, quindi, anche tutte le amministrazioni competenti per quell'opera - non è possibile introdurre un ulteriore strumento come questo, che va ad incidere rispetto ad una limitazione della discussione rispetto ad un'opera complessiva. Ad esempio, come dicevano i miei colleghi precedentemente, questo della TAV, che è una programma europeo, che ha delle implicazioni su più nazioni, che ha visto la pubblicazione di un'analisi costi-benefici di parte,…

PRESIDENTE. Concluda.

DIEGO SOZZANI (FI). …per cui anche tutta una serie di professori universitari si sono messi contro; e questo è l'indice per il quale in Italia, con questa metodologia che viene oggi rappresentata all'interno del Parlamento,…

PRESIDENTE. Deve concludere.

DIEGO SOZZANI (FI). …le grandi opere non si faranno più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, tramite lei, anche nel merito degli emendamenti volevo replicare al collega, professor Ceccanti: noi abbiamo in modo risoluto fatto opposizione e continuiamo a farla a questo provvedimento, non ci siamo messi a trattare su presunti e farlocchi quorum, così come ha fatto il PD, tramite l'onorevole Ceccanti. Noi abbiamo mantenuto la posizione, manteniamo 40 emendamenti più che significativi sui quali vogliamo discutere; non diamo, però, alla maggioranza l'espediente di non discutere o di perder tempo su qualche emendamento, per non parlare del tema centrale che crea problemi soprattutto alla maggioranza sulla TAV.

È per questo che l'abbiamo fatto, per senso di responsabilità; ma continueremo sui nostri 40 emendamenti a fare la nostra opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi l'abbiamo fatta su questo provvedimento; il PD ha oscillato in modo ondivago, poi si è reso conto, però poteva fare altro (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti del deputato Fiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

Colleghi! No, onorevole Fiano, so io quando si richiamano i colleghi e l'accusa di oscillazione non mi sembra un insulto. Prego, onorevole Borghi. Non devo dialogare con lei, onorevole Fiano. Onorevole Borghi, prego. Onorevole Borghi, prego.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, questo tema dev'essere visto in connessione con un'altra questione che sta avanzando, e rispetto alla quale dobbiamo leggere sui giornali inaccettabili prese di posizione (mi riferisco all'intervista del presidente Zaia), che vogliono limitare la facoltà del Parlamento di intervenire con emendamenti sull'autonomia differenziata.

Mentre noi stiamo discutendo di questa cosa, la maggioranza sta preparando un accordo di devoluzione verso le regioni, nel quale vi è il trasferimento integrale delle competenze delle infrastrutture strategiche alle regioni. Per cui questa è una grande arma di distrazione di massa, ma in realtà il potere vero, quello che viene gestito dai nostri colleghi che sono qui di fronte e che non hanno detto una parola in tutto questo dibattito, va in un'altra direzione.

Cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, state correndo dietro ad una lepre che vi sta portando nella direzione di andare nel fosso, perché loro l'accordo sulle infrastrutture strategiche nelle regioni lo stanno già facendo, ed il ritiro di questi emendamenti significa…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Borghi.

ENRICO BORGHI (PD). …che c'è una trattativa sotterranea e parallela in atto, e questa è la dimostrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (FI). Serve una coerenza, serve la capacità di fare delle scelte a chi è seduto in quest'Aula, a chi si è candidato per essere eletto: non sarà mai la piattaforma il nostro riferimento, la piattaforma Rousseau.

Soprattutto ed in più, da quando abbiamo letto i dati drammatici dell'industria, sappiamo che servono delle infrastrutture, non ci si nasconda dietro la paura di un'ulteriore perdita di consenso: sappia il MoVimento 5 Stelle che i no TAV della Val Susa hanno già cambiato bandiera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Signora Presidente, siccome il tema dell'emendamento è, da parte di Forza Italia, la volontà di escludere le materie inerenti le infrastrutture e le opere pubbliche dalla possibilità referendaria, io mi domando: hanno sbagliato i giornali a scrivere che l'8 febbraio di quest'anno il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, diceva “referendum sulla TAV e sul reddito”? Cioè, è Forza Italia che ha portato nel Paese, in queste settimane, il tema di affrontare l'evidente contraddizione interna al Governo tra i favorevoli (Lega) alla TAV e i contrari alla TAV (5 Stelle) con un referendum; però, questa mattina invece ci dicono che lo strumento referendario sulla TAV va escluso. Io onestamente rimango contrario a questo emendamento, ma senza nessuna polemica politica, per la contraddizione tra ciò che dice il leader del loro partito e ciò che è scritto in questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, mi sembra che oggi le oscillazioni nell'Aula alla riapertura siano notevoli e da più parti. Ci accorgiamo che all'improvviso per alcuni, che fino a ieri sostenevano la rotondità della Costituzione, evidentemente questa ora ha assunto, diciamo, delle geometrie più rigide. Ma io mi aspetto anche che su questo emendamento 1.280 Sisto ci sia un voto favorevole da parte del MoVimento 5 Stelle, perché in queste ore e in questi giorni, come ricordava il collega Fiano, si sta valutando una richiesta di referendum in Piemonte sulla TAV, su richiesta di moltissimi cittadini torinesi e di tutta quanta la regione. Si può discutere poi sul fatto se sia quella la dimensione giusta in cui farlo, regionale, a più regioni, nazionale, ma noi, qui, ora stiamo discutendo dei limiti di materia, e il MoVimento 5 Stelle sta assumendo ora in consiglio comunale, in queste ore, entro lunedì va presa la decisione, e nella regione Piemonte una posizione che è esattamente in linea con quella dell'emendamento 1.280 Sisto. Quindi, colleghi del MoVimento 5 Stelle, coerentemente mi aspetto un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Io vorrei pregare il collega e amico Fiano di leggere un po' più attentamente le dichiarazioni del Presidente Berlusconi su questa materia. Noi non abbiamo detto che vogliamo il referendum: abbiamo sfidato il Governo a porre la questione all'Aula, ad arrivare ad un voto dell'Aula; e poi eventualmente, dopo un voto dell'Aula, se il voto dell'Aula sarà quello che noi non desideriamo e non auspichiamo, si potrà valutare l'opportunità di ricorrere ad uno strumento referendario che poi può avere tante forme: esistono i referendum consultivi regionali, esistono diverse ipotesi e possibilità. Comunque, la cosa aveva il senso di una sfida politica, non certo di una proposta tecnica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Io volevo ricordare che il referendum consultivo, non propositivo ovviamente, sulla TAV venne presentato – e correggo i colleghi – da Fratelli d'Italia; venne proposto un anno fa. Se c'è una contraddizione, oltre a quella del MoVimento 5 Stelle, è anche quella all'interno del PD, fatemelo dire: il presidente in pectore Chiamparino fu il primo a dire che non voleva il referendum sulla TAV (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); oggi cambia idea, fuori tempo massimo.

Noi abbiamo continuato a chiedere il referendum. Chiediamo un referendum consultivo, non un referendum propositivo, un referendum consultivo sulla bontà dell'opera; ed è certo che viene fuori nuovamente la contraddizione all'interno del MoVimento 5 Stelle, perché non si capisce come mai voi ci chiedete di consultare la popolazione su tutto tranne che sui temi che a voi non vanno bene, perché sapete che, se andassimo mai a referendum, il referendum si esprimerebbe a favore dell'opera e non certo in maniera contraria all'opera stessa. Ribadiamo la nostra volontà di fare questo referendum; teniamo distinti il referendum consultivo, che noi chiediamo, dal referendum propositivo, di cui state discutendo ora. Le tematiche sono distinte, ma il modus operandi del MoVimento 5 Stelle e, consentitemi, anche del PD, purtroppo, è sempre lo stesso (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Per ribadire quello che i colleghi di Forza Italia hanno detto, ma che qualcheduno, evidentemente, non ha voluto capire, e mi riferisco ai colleghi del PD. Il nostro presidente ha detto molto chiaramente che il referendum è una possibilità, una possibilità importante su un tema per noi straordinariamente importante come quello della TAV. Non ha detto che vogliamo fare il referendum, noi vogliamo prima di tutto discuterne in questa Assemblea. È veramente triste che dai banchi di questa sala salga ormai da giorni, da mesi, la richiesta di discutere del problema della TAV o del TAV, come vogliamo chiamarlo.

Un problema internazionale, che credo abbia tutto il diritto e il dovere di essere discusso in questa sede. Purtroppo, ad oggi, non ci siamo ancora riusciti, Presidente, ma ci riusciremo, se non altro per la volontà che abbiamo di arrivare a un qualcosa che è estremamente importante per l'Italia.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bagnasco.

ROBERTO BAGNASCO (FI). E non si preoccupi l'amico collega del PD: noi “pappette” con la Lega non ne facciamo, neanche su questo tema; però, in questo caso, devo dire, purtroppo non ne facciamo su questo tema, e me ne dispiaccio molto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su un punto: stiamo discutendo una riforma costituzionale, non siamo dentro un singolo provvedimento, non siamo dentro la campagna elettorale. Lo dico con rispetto, perché il lavoro fatto dal collega Sisto e da Forza Italia fino ad oggi lo consideriamo un lavoro importante, e li ringraziamo, perché ha permesso di entrare nel merito delle problematiche sul limite di materia. Però, domando a me stesso e a voi: ma quale infrastruttura è regolamentata da una legge? Nessuna, non c'è una legge per fare la singola infrastruttura. Ovviamente, ci può essere, come mi ricordavano prima i colleghi del mio gruppo, una legge metodologica, come fu, ahinoi, la sciagurata “legge obiettivo”, ma non c'è una legge sulla singola opera.

Quindi, questo emendamento è fuorviante, è funzionale alla campagna elettorale, è funzionale al tema TAV, che ricordo, peraltro, anche se qualcuno facesse richiesta delle 500 mila firme, non passerebbe al vaglio della Corte costituzionale per la semplice ragione che è oggetto di un trattato internazionale con la Francia. Quindi, di che cosa stiamo parlando? Credo che da questo punto di vista, alla luce, credo, anche di questa osservazione, sarebbe più corretto - mi rivolgo al collega Sisto - un ritiro di questo emendamento, perché, oggettivamente, è giusto sollevare il tema, ma la singola infrastruttura e la singola opera pubblica non sono oggetto di legge ordinaria, e, conseguentemente, non ci può essere una legge, anche d'iniziativa popolare, che va a individuare la singola infrastruttura.

Credo che su questo dovremmo essere d'accordo: un conto è rendere materia di legge di iniziativa popolare e anche di referendum propositivo il tema delle infrastrutture, leggi metodologiche, ma non la singola infrastruttura. Dopodiché, se fosse così, mi interrogo: ma quando la legge può intervenire? All'inizio dell'infrastruttura, per la decisione? A metà? A tre quinti? A due terzi? Capite che su questa roba andremmo ad avere un groviglio di casistiche e, soprattutto, rischieremmo la sostanziale ingovernabilità della materia. Quindi, io credo che queste nostre osservazioni non siano strumentali, ma che invece abbiano un carattere oggettivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (PD). Presidente, vorrei che fosse chiaro che se passasse questo emendamento, noi, con la logica del decidere solo ed esclusivamente all'interno di una discussione di Aula - quindi parlamentare - il livello di potenziamento infrastrutturale del nostro Paese, rischieremmo, con questa logica, di essere completamente nelle mani del MoVimento 5 Stelle. L'esclusione di una sollecitazione popolare su temi importanti come lo sviluppo e il potenziamento infrastrutturale, è un fatto importantissimo, nel momento in cui il Paese rischia di andare verso una deriva nella quale gran parte delle forze politiche che attualmente governano vorrebbero, invece, vedere diminuire le opere nella nostra realtà. Quindi, ciò non significa non dare la priorità e la centralità al Parlamento: siamo tutti d'accordo che dovrebbe essere la politica a decidere, ma nel caso in cui questo non avvenga è giusto che la popolazione resti nella possibilità di individuare e di tracciare uno stimolo alle forze politiche e, in generale, alla cultura retrograda e contro la modernizzazione che sta prevalendo in Italia.

Quindi, vorrei avvisare i colleghi di Forza Italia che stanno dando una mano al MoVimento 5 Stelle con questo emendamento, non il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.280 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza del PD, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.323 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, si tratta di escludere la possibilità del referendum propositivo se la proposta incide in materia di giurisdizione, norme processuali, ordinamento civile e penale, giustizia amministrativa. Tenere la giurisdizione fuori dal governo di pochi. Innanzitutto voglio chiarire - e in questo mi stupisce che il pulpito da cui viene la predica sia quello del collega Ceccanti - che, non lo posso nascondere, in Commissione ha cercato disperatamente di farsi approvare qualche emendamento a sua firma; ciò giustamente, nell'interesse del miglioramento del provvedimento, ma credo che non si possa rimproverare a Forza Italia la mancanza di credibilità. Noi continuiamo a ritenere che la Costituzione non sia rotonda di più, ma le regole dell'Aula e le esigenza dell'Aula non fanno venire meno neanche per un attimo la nostra forza contrattuale nel cercare di abbattere questo provvedimento fuori di testa dal punto di vista della ortodossia delle regole. Questo deve essere chiaro: l'Aula ha le sue regole, ci sono delle scelte procedimentali, ma che questo possa essere scambiato da chi ha cercato di farsi approvare gli emendamenti in Commissione a tutti i costi come un venir meno della nostra forza, ciò non è consentito, con tutto il rispetto per la qualità di chi ha mosso queste accuse a Forza Italia, che ha dato prova sempre, in ogni frangente, Presidente, come anche su questo emendamento, di combattere tenacemente chi volesse aggredire la Costituzione. Che non si scambi la contingenza dell'Aula, con un venir meno, neanche per un attimo, della nostra decisa volontà che questo provvedimento non veda mai la luce.

Da questo punto di vista, consideriamo il nostro emendamento 1.323 e voglio rassicurare anche il collega Fiano da questo punto di vista, perché noi non siamo soltanto contrari alla tipologia del referendum ma a questa tipologia di referendum; cioè, non è che noi siamo contrari alla consultazione referendaria ma a un referendum che nasca con tali caratteristiche, cioè 500 mila persone che paralizzano il Parlamento con delle proposte similari a quelle che sono in discussione e, quindi, che costringono a un referendum con una scelta manichea tra popolo e Parlamento su temi che, in realtà, sono invece di matrice squisitamente parlamentare come questi, Presidente.

Ma ci rendiamo conto che giurisdizione, processo, ordinamento civile, penale e giustizia amministrativa potrebbero essere attivati come dei grilletti contemporaneamente, sicché il Parlamento non potrebbe provvedere ad un'oncia di tutti questi temi? Ma noi ce ne vogliamo rendere conto o facciamo finta di non vedere e andiamo spediti verso un risultato che è abnorme - così sarebbe definito in Cassazione un provvedimento di questo genere: abnorme -, non previsto, imprevedibile e con delle conseguenze che non sono assolutamente immaginabili? Scusate se ho difeso strenuamente la posizione di Forza Italia dimostrando come noi manteniamo ferma, solida e salda la nostra opposizione su questo provvedimento. Dunque, voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Vorrei sgomberare il campo da polemiche che ritengo inutili, vista la gravità e la centralità delle questioni che siamo chiamati a discutere. Preannuncio il voto favorevole sull'emendamento 1.323 Sisto con riguardo alle materie riguardanti la giurisdizione, le norme processuali, l'ordinamento civile e penale e la giustizia amministrativa. È esattamente come abbiamo detto ieri ed è esattamente, secondo me, come stiamo vedendo anche in queste ore, perché ciò che è stato fatto con la presunta consultazione popolare su una piattaforma presunta sicura, con un presunto risultato di partecipazione al voto e dei presunti risultati tra maggioranza e minoranza, tutto ciò illustra un procedimento che noi riteniamo di non poter accettare sulle questioni dei diritti della persona, del restringimento della libertà, della pena e della giurisdizione e pensiamo, invece, che la discussione debba essere di carattere parlamentare.

Vorrei, però, segnalare al presidente Sisto, con il quale condivido un'amicizia e una stima reciproca, di far salvo che qui dentro - e mi fido molto dalla conduzione della Presidente Carfagna - decida la Presidente se il quorum che ha ricercato l'emendamento dell'onorevole Ceccanti sia farlocco o se voi abbiate deciso di ritirare oggi l'80 per cento degli emendamenti per un accordo politico o qualcos'altro; avete diritto di fare quello che ritenete giusto fare, anche perché condividiamo una linea, quella sulla TAV. Chiedo però all'avvocato Sisto e all'onorevole Sisto di rientrare anche lui, proprio sull'argomento che tratta questo emendamento, nei registri di un rapporto tra le persone: che un deputato della Repubblica cerchi di far passare un emendamento che ha sottoscritto un docente ordinario di diritto costituzionale che ha delle convinzioni diverse dalle sue, onorevole Sisto, e che cerchi in Commissione di far passare il suo emendamento, questo è il sale della democrazia, perché se qualcuno qui firma degli emendamenti e poi cerca di non farli approvare c'è qualcosa che non funziona con il suo rapporto con la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Noi pensiamo - e lo ribadisco qui dentro - di avere svolto fino ad oggi con voi una battaglia frontale con coloro che vogliono tramutare il senso della democrazia rappresentativa, affidando a minoranze o a maggioranze relative, o a minoranze molto rappresentative, la possibilità di legiferare in campi sui quali noi riteniamo non debba essere legiferato se non qui dentro.

Purtuttavia, come lei sa - e per il tramite della Presidente mi rivolgo all'onorevole Sisto -, come l'onorevole Sisto sa bene, in qualsiasi vicenda - e a maggior ragione per chi è esperto di questioni processuali penali - si può decidere che esiste qualcosa meglio del peggio assoluto o del male assoluto, perché noi saremo andati incontro, forse, probabilmente, ad una caratteristica referendaria senza quorum alcuno.

Invece, la soluzione che promana dal famoso emendamento del collega Ceccanti, che ha stabilito un quorum confermativo del 25 per cento, ha modificato completamente l'impatto tra il quorum zero e gli attuali regimi di maggioranza assoluta.

Pertanto, io penso che sia più costruttivo per il nostro Paese che ci si rispetti, anche se noi non abbiamo capito la vostra scelta di questa mattina (ma non importa). Voi siete un grande partito e avete fatto le vostre valutazioni. Però, non continuiamo a offenderci tra di noi, al di là della giusta Presidenza che stabilirà le parole che vengono usate, perché ognuno fa i ragionamenti che crede. Abbiamo condotto sin qui una battaglia comune contro - e, per esempio, come in questo emendamento - le materie che possono essere referendabili ma avete fatto una scelta, questa mattina, di togliere completamente l'ormeggio o quasi alla nave di questo referendum per parlare, come noi abbiamo chiesto più volte nei giorni scorsi, della mozione sulla TAV? L'abbiamo presentata entrambi la mozione sulla TAV. Ritorniamo al merito delle questioni, ma se pensate di scalfire i nostri convincimenti offendendoci in quest'Aula vi sbagliate di grosso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Io testardamente vorrei rimanere al merito di questo emendamento perché questo emendamento, per come è scritto, pone correttamente una questione se lo colleghiamo con l'interpretazione autentica che ne ha dato il presentatore - e mi rivolgo, per il suo tramite, alla relatrice -, perché nel corso del dibattito in questi giorni oltre a una questione che noi avevamo sollevato, cioè il rischio di ingorgo, mi pare che ci possa essere in linea teorica un altro rischio, cioè un rischio potenziale di un'azione in qualche modo preventiva di sabotaggio e di ostruzionismo del lavoro parlamentare. Ed ecco, quindi, per quel che ci riguarda l'attenzione e i molti voti favorevoli dati sui limiti di materia.

Però - e qui davvero la relatrice, che su altri temi ha dimostrato apertura, spero che possa comprendere - c'è un risvolto della medaglia: cioè, se noi teniamo questa linea - dico “noi” ma in questo caso mi riferisco alla maggioranza, cioè a voi - sulla questione dei limiti di materia allora ci deve essere un altro contro bilanciamento che è la questione del numero. Cioè, quello che ha detto il collega Sisto evidentemente è amplificato o amplificabile all'infinito qualora ci trovassimo nella possibilità, per un singolo comitato, di raccogliere le firme su N proposte - 10, 15, 20 o 50 proposte - e a questo punto lo faccio a ventaglio su tutte le materie e in qualche modo condiziono il lavoro del Parlamento. Cosa diversa è se invece vi sono dei limiti molto stretti: numero massimo di proposte che un cittadino può sottoscrivere in un arco temporale e numero massimo di proposte per un singolo comitato.

Insomma, noi non possiamo - e lo dico con grande e assoluta trasparenza - non avere risposte sui limiti di materia, ovvero una risposta che rimanda allo scudo della Corte costituzionale, e non avere risposte sul numero.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 12,30)

FEDERICO FORNARO (LEU). Da questo punto di vista quel che spesso ha detto nei suoi interventi la relatrice, cioè che c'è la legge attuativa, per noi in questo momento, per dare una valutazione complessiva dato che ci stiamo avvicinando alla fine, non è sufficiente.

Quindi, io chiedo se vi sia una disponibilità, per esempio, a votare un ordine del giorno che definisca il tema del numero e dei parametri entro cui la legge andrà a orientarsi, perché una logica che dica sostanzialmente che non ci sono di fatto limiti per materie preventive, e si scarica tutto sulla Corte, e non c'è nessuna indicazione di massima sul numero lascia evidentemente uno spazio alla maggioranza di fare e - tra virgolette - in qualche modo di stravolgere - volendo - in fase di legge attuativa l'impianto complessivo. Credo che noi abbiamo diritto ad avere una risposta e per noi questa risposta è fondamentale - e lo dico, anche qui, assolutamente in maniera trasparente - per la decisione sul voto finale. Dovete darci una risposta. Sui limiti di materie ci rimandate allo scudo della Corte che per noi è insufficiente ma c'è una logica. Noi chiediamo di avere una risposta sul numero, perché è evidente che un numero molto limitato potrebbe consentire quella che per noi è la scelta iniziale con la quale ci siamo approcciati, cioè l'innesto di questo strumento sull'albero della democrazia rappresentativa. Attraverso il numero e attraverso i limiti di materie evidentemente invece il rischio è di costruire un altro albero oppure di far crollare l'albero della democrazia rappresentativa e su questa impostazione non ci troverete (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Per il suo tramite ringrazio il collega Fornaro che è sempre veramente molto attento al tema e sta trattando davvero seriamente quanto stiamo facendo in questa sede. Ricordo che stiamo toccando la Costituzione, stiamo toccando la Carta fondamentale del nostro ordinamento e quindi davvero lo ringrazio di voler farlo con così tanta serietà. Mentre devo umilmente stigmatizzare, dal mio punto di vista, il tentativo di cercare di portare dentro cose che non c'entrano niente, con tutto il rispetto per la TAV, che è un tema importante quanto volete ma mettere a paragone la TAV con la Costituzione mi sembra veramente assurdo. Quindi, tirare per la giacchetta questi temi, che non c'entrano davvero nulla, non mi sembra francamente rispettoso di quanto stiamo facendo e non mi sembra rispettoso della nostra Costituzione. Qui chiudo la parentesi e il discorso. Invece nel merito capisco anche l'atteggiamento e in un certo senso ammiro anche la coerenza di Forza Italia che aveva detto sin dall'inizio …

PRESIDENTE. Colleghi, per favore un po' di silenzio.

VALENTINA CORNELI (M5S). …di essere fortemente contraria di principio al provvedimento ed è una posizione legittima che certamente è molto distante da noi, che certamente dal nostro punto di vista è totalmente fuori dalla storia e dal tempo, però è una posizione legittima che deve essere rispettata. Quindi comprendo i loro emendamenti, ora ritirati, che però comunque erano stati presentati e che tendevano a svuotare completamente di senso e di contenuto l'istituto: li comprendo e posso arrivare a comprendere anche le loro estremizzazioni del dibattito che si sono avute ieri, quando addirittura sono arrivati a dire che ci potevano essere delle infiltrazioni straniere che avrebbero portato alla cancellazione dell'arma, delle forze di polizia, insomma è chiaro che a quel punto eravamo un po' più sulla sceneggiatura di un film che nella realtà delle cose. Però, ripeto, capisco di principio la loro posizione. Quello che non riesco a capire, invece, è la posizione del PD che non si dice contrario di principio al provvedimento, tuttavia dall'altro lato poi ne vuole comunque lo svuotamento e lo dico anche nei confronti di colleghi del PD che stimo molto umanamente e personalmente, come il collega Giorgis, che non riesce a…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi… colleghi, per favore non si riesce ad ascoltare.

VALENTINA CORNELI (M5S). …che non riesce…

PRESIDENTE. Per favore, Corneli, un attimo. Per favore…senza fare sibili, grazie. Prego.

VALENTINA CORNELI (M5S). Non si riesce insomma a superare questa aprioristica sfiducia per lo strumento che sembra un po' una sfiducia nei confronti dei cittadini. Però lo dico in senso molto ampio perché, secondo me, l'atteggiamento un po' - passatemi il termine forse estremo - demofobico non è inteso solo nel senso della paura per il referendum: mi sembra anche un po' una sfiducia proprio nei confronti della democrazia rappresentativa. Infatti noi che siamo fortemente convinti che tale strumento possa essere sia uno stimolo per alzare il livello del dibattito pubblico e politico nella società civile, nello Stato comunità, siamo anche fortemente convinti che tale strumento possa alzare il livello del dibattito anche all'interno delle istituzioni nel momento in cui le istituzioni si aprono verso l'esterno e devono fare uno sforzo per recepire le istanze dei cittadini ma chiaramente per avanzare proposte migliorative rispetto a quelle che promanano dalla comunità e dalla società civile. Quindi noi ci fidiamo fortemente delle istituzioni rappresentative, sembra invece che invece un po' di sfiducia da parte vostra vi sia anche nei confronti delle istituzioni rappresentative e democratiche.

Per rispondere al collega Fornaro, invece, le cui puntualizzazioni non sono assolutamente da sottovalutare perché ha perfettamente ragione, svuotare di senso e di contenuto lo strumento togliendo tutte le materie non ha senso. Invece ha senso impedire che lo strumento possa di fatto essere il contrario di quello che deve essere, quindi possa intralciare l'andamento della democrazia, anziché migliorarlo. Quindi, prendiamo atto della sua richiesta e dell'ordine del giorno: quello che ci preoccupa è come parlare di ordine del giorno, quindi impegnare il Governo in una materia in cui il Governo non dovrebbe intervenire. Però, magari possiamo trovare un modo per farlo, perché è chiaro che bisogna porre dei limiti di numero e non c'è dubbio: le proposte che possono essere presentate durante una legislatura devono essere molto limitate; ci deve essere sicuramente un limite di proposte che possono essere sottoscritte da un cittadino…

PRESIDENTE. Concluda.

VALENTINA CORNELI (M5S). …e che possono essere sottoscritte da un comitato. Quindi vi devono essere tutte le limitazioni possibili perché è uno strumento che deve far funzionare meglio le istituzioni e non peggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo sull'emendamento anche 1.323 Sisto ma vorrei, suo tramite, rassicurare la collega che c'è la massima serietà da parte del Partito Democratico rispetto agli emendamenti che abbiamo presentato e vorrei altresì, per suo tramite Presidente, rassicurarla che non solo non abbiamo paura dei cittadini ma siamo talmente preoccupati che i cittadini vengano trascinati in una riforma della Costituzione indegna che presentiamo molti emendamenti perché sono tutti di grande qualità e, quindi, non ci facciamo condizionare da chi ha ritenuto di ritirarli perché la qualità dei nostri emendamenti, come anche quelli di Forza Italia, servono a migliorare un testo che, ahimè, non solo non è nell'interesse dei cittadini ma stravolge profondamente la nostra Carta costituzionale. Quindi, suo tramite Presidente, vorrei rassicurare della nostra serietà, della puntualità dei nostri emendamenti, della qualità degli stessi e anche, per suo tramite, chiedere alla collega non di tollerare i nostri interventi ma di ascoltare i nostri interventi che magari impara anche qualcosa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Intervengo per stigmatizzare la singolare circostanza sulla base della quale un relatore o una relatrice della riforma della Costituzione diventa improvvisamente il censore o il valutatore degli interventi dei vari componenti dell'Assemblea. Consiglierei di evitare tale metodologia perché altrimenti potremmo arrivare anche a un paragone che sembrerebbe un pochettino improprio, se non imbarazzante, perché vorrei ricordare che noi qui stiamo modificando una Carta costituzionale che ebbe come relatori signori che si chiamavano Palmiro Togliatti o Falcone Lucifero. Quindi, ragazzi, stiamo al merito ed evitiamo di impalcarci, perché altrimenti sui giudizi andiamo su una strada alquanto impietosa per voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.323 Sisto, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza del PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.360 Ceccanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Qui entriamo in una serie di problemi molto seri relativi ai limiti quantitativi di queste iniziative, visti da diversi punti di vista. Qual è il punto? Il punto è: c'è un'obiezione da parte della relatrice sul fatto di inserire dei limiti molto precisi alla legge di attuazione, però la legge di attuazione non è in sé una modalità particolarmente garantista perché viene approvata a maggioranza assoluta. Se fosse approvata con la maggioranza dei due terzi potremmo accedere all'impostazione della relatrice e dire che i dettagli saranno inseriti nella legge di attuazione, ma siccome è approvata a maggioranza assoluta noi alcuni limiti, almeno alcuni particolarmente rilevanti, li dobbiamo inserire già direttamente qui, a meno che qualcuno non ci trovi un'altra soluzione. Quindi, noi, per il momento, finché nessuno ci trova un'altra soluzione, insistiamo su questi limiti. Mi consenta, però, Presidente, di replicare un attimo al collega D'Ettore: vorrei segnalargli, a proposito di quorum farlocchi, che la “legge Calderoli” approvata dalla sua parte politica ha acconsentito nella scorsa legislatura, con il 22 per cento dei consensi del corpo elettorale, alla coalizione di centrosinistra di prendere il 54 per cento dei seggi, e quella legge non aveva quorum per il premio. Il quorum che c'è qui, del 25 per cento, comporta di avere almeno 12 milioni, 12 milioni e mezzo di voti per poter fare approvare una legge, viceversa l'intero programma legislativo della scorsa legislatura fu approvato, con il 29 per cento dei voti validi, ma con il 22 del corpo elettorale, con 10 milioni di voti, quindi diciamo che non è il collega D'Ettore in condizione di essere rigorista sui quorum.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, non c'è niente di meglio in quest'Aula che poter chiarire il proprio pensiero ed esprimere nei confronti del collega Ceccanti non la massima stima, ma di più. Ma non era ovviamente la stima in discussione: era il dato che venissero all'atteggiamento di Forza Italia critiche da parte di chi, per sua legittima scelta, è stato in Commissione propositivo, sia pure al fine di migliorare il corpo del provvedimento.

Noi manteniamo una contrarietà ontologica al provvedimento e ho già detto più di una volta che i nostri emendamenti avevano lo scopo di far balenare le gravissime insufficienze, le incapacità, le patologie della cosiddetta riforma costituzionale, quindi il tentativo di migliorare faceva il paio per noi con la certezza di poterne dimostrare ex actis, fatti alla mano, l'incapacità di rappresentare una corretta riforma costituzionale, quindi, per carità, nessuna critica di carattere personale, me ne guarderei bene. Invece, Presidente, questo emendamento, l'1.360, mette a nudo ulteriori due carenze di questo provvedimento. La prima, la cosiddetta legge attuativa taumaturgica, cioè in questa legge attuativa noi dovremmo trovare miracolosamente risolti tutti i problemi di natura costituzionale che afferiscono a questo testo. Quello che solleva il collega Ceccanti - che, devo essere sincero, non soddisfa, ma è sempre meglio che un pugno nello stomaco - è dire che, per ciascun anno solare, lo stesso comitato non può proporre più di una proposta di legge. Noi saremmo più inclini a dire che lo stesso soggetto non può firmare più di una proposta di legge, perché nei comitati è facile cambiare due o tre persone e cambia il Comitato, cioè vi è la possibilità, come sempre, di aggirare l'ostacolo mutando gli addendi poi della somma finale. Quindi, è chiaro che noi voteremo favorevolmente su questo emendamento ma sia ben chiaro che il riparo del comitato promotore non è sufficiente per limitare, quindi doppia patologia: la legge attuativa incapace di produrre alcunché, il comitato promotore che non può assolutamente costituire un punto di riferimento per la non ripetibilità dell'iniziativa, anzi è una sorta di istigazione all'aggiramento far riferimento al Comitato promotore. Comunque, voteremo favorevolmente anche per porre fine in qualche modo all'equivoco in cui siamo precedentemente incorsi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Se il collega Ceccanti lo consente, aggiungerei la mia firma su questo emendamento e mi permetto per il suo tramite di chiedere su questo alla relatrice di valutare l'opportunità, a questo punto, di accantonare questo emendamento e provare a prenderci qualche ora per ragionare sulla questione del numero.

Infatti, è corretto quello che ha detto poc'anzi la collega del MoVimento 5 Stelle: l'ordine del giorno è uno strumento normale nelle leggi ordinarie, ma in una legge costituzionale non sarebbe corretto impegnare il Governo, che - devo dire -, in maniera assolutamente legittima e corretta, come è stato più volte ricordato, non è entrato in quest'Aula - fuori sì - nella dinamica. Quindi io ho usato in maniera non corretta il termine “ordine del giorno”; si può vedere quale strumento regolamentare utilizzare per dare un indirizzo sulla legge attuativa; la via maestra, però - lo ricordava prima il collega Ceccanti - sarebbe quella di inserire nel testo una limitazione numerica o per comitato, o per soggetto, o per singolo cittadino, quindi io, se è possibile, visto che siamo in un'altra seduta, formalizzo una richiesta di accantonamento, visto che l'accantonamento non è la richiesta di un cambio di parere, ma è la necessità - io credo - di un approfondimento perché le questioni che vengono a valle dei ragionamenti che abbiamo fatto sui limiti di materia, come dicevo nel precedente intervento, potrebbero costituire quell'argine corretto che consentirebbe di avere per questo strumento poi una esplicazione nella vita parlamentare sostenibile e c'è il rischio invece che, se non ci sono limiti di materia e non ci sono limiti di numero, diventerebbe insostenibile. Quindi, sono qui a formalizzare l'accantonamento dell'emendamento 1.360 Ceccanti che ho chiesto anche di sottoscrivere.

PRESIDENTE. Relatrice Dadone, vuole intervenire sulla richiesta di accantonamento?

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Esprimo parere contrario anche se condivido le preoccupazioni del collega Fornaro. Ne abbiamo discusso molto già dall'inizio dell'esame di questo provvedimento; abbiamo ritenuto di inserire giustamente il principio nell'ultimo capoverso della legge perché è giusto che ci sia un limite massimo, però il principio non è il dettaglio. Il fatto che vi siano anche molteplici emendamenti, molto differenziati tra di loro, dimostra il fatto che è necessario un ulteriore approfondimento da questo punto di vista. Le problematiche sottese sono molte, potrebbe essere trovata la soluzione di una raccolta firme massima per ogni comitato, piuttosto che una firma l'anno per ogni cittadino su una proposta di legge, piuttosto che un numero massimo di quelle che si possono presentare presso le Camere. Io credo che invece la collocazione giusta sia proprio nella legge di attuazione. Io so che la maggioranza con la quale si approverà la legge attuativa non sarà sufficientemente garantita, ma permetterà, a differenza invece di un irrigidimento all'interno del testo costituzionale, di cambiare questo tetto massimo qualora ci si rendesse conto che effettivamente il limite stabilito di una, due, piuttosto che tre o cinque, non sia funzionale all'andamento dei lavori in Aula. Comunque accolgo l'invito del collega Fornaro di cercare uno strumento, che probabilmente non è all'ordine del giorno, per riuscire a porre attenzione sulla problematica.

PRESIDENTE. Grazie. Quindi passiamo a un intervento a favore e ad un intervento contro l'accantonamento.

Ha chiesto di parlare a favore la deputata Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato con grande attenzione le parole della relatrice e - mi rivolgo a lei per parlare alla nostra relatrice - la relatrice stessa ha ammesso che è materia seria e che merita un approfondimento e io non vedo - lo dico con grande rispetto e la relatrice lo sa - la coerenza, essendo lei stessa convinta che questa materia meriti un approfondimento, di un voto contrario alla richiesta avanzata dall'onorevole Fornaro di un accantonamento. Io voglio tornare un secondo sul merito di questo emendamento: dal nostro punto di vista, dal punto di vista del mio gruppo - lo diceva poc'anzi l'onorevole Ceccanti - è un emendamento importantissimo, decisivo e fa parte degli emendamenti decisivi per una valutazione definitiva della legge. Qui si chiede una cosa semplice ed è la ragione per cui vi chiediamo una riflessione seria, si chiede quale possa essere il numero delle leggi di iniziativa popolare e di referendum propositivi annuali proprio per dirimere l'ombra, per non dire di più, che caratterizza questa proposta di legge e cioè il fatto che sia intesa come un vero e proprio grimaldello per espropriare la democrazia rappresentativa. Allora questa è un'altra prova, se non è così, perché su questo emendamento, non dico dare da subito parere favorevole, ma almeno parere favorevole ad un accantonamento? Perché non discutere insieme? Perché continuare a ostruire una strada di macigni? Prima quello delle materie, ora quello del numero delle materie, successivamente quello di una legge attuativa che continua a essere una nebulosa, in quest'Aula come in Commissione; in Commissione abbiamo potuto discutere di tante cose e io credo che il contributo dato in particolare dal collega Giorgis, dal collega Ceccanti, autorevoli costituzionalisti, non sia stato, onorevole Sisto, un contributo vano, ma abbia determinato un miglioramento della proposta iniziale, ma in quella Commissione non siamo riusciti per ragioni di tempo a discutere le caratteristiche e i tratti di una legge attuativa che rimane una nebulosa, a cui voi rinviate ogni decisione definitiva, in merito a materie decisive (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); decisive per dare una valutazione non di parte, lo voglio ribadire, non di parte, ma seria, davvero seria, di un provvedimento, che, da parte nostra, preventivamente, non era visto negativamente, perché crediamo nella democrazia partecipativa, lo voglio ripetere, crediamo nella cittadinanza attiva, ma crediamo nel primato del Parlamento italiano, crediamo nel primato della democrazia rappresentativa, perché siamo fedeli e leali nei confronti di quei principi della Costituzione, che per noi sono una bussola essenziale nei comportamenti e nelle decisioni anche che prenderemo e che matureremo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

VALENTINA CORNELI (M5S). Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Sì, solo per ribadire quello che comunque ha già spiegato bene la relatrice. Chiaramente, la proposta del collega Ceccanti è una proposta molto seria e da prendere in considerazione, solo che, magari, con una discussione più approfondita che riguarda solo questo punto, che è un punto importantissimo, in sede di attuazione, la giusta sede di collocazione di questo tipo di precisazioni, potremmo arrivare anche ad una soluzione ancora più garantista e ancora più funzionale allo scopo che tutti quanti vogliamo raggiungere. Quindi, con il collega Ceccanti e con tanti altri colleghi abbiamo lavorato benissimo, io non capisco perché non si debba riconoscere. Se per una volta siamo riusciti a dare un esempio di buona politica, in qualche modo, di buona prassi, collaborando e migliorando insieme un testo, continuiamo a collaborare anche in un'altra sede e arriviamo ad un risultato, che, vi ripeto, è un risultato che tutti quanti, da quello che diciamo o, quanto meno, da quello che affermiamo e che professiamo, vogliamo raggiungere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 1.360 Ceccanti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 59 voti di differenza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.360 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, su cui il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

È con grande piacere che desidero informarvi che il nostro collega Salvatore Micillo è diventato papà della piccola Silvia. Esprimo a lui, alla sua compagna Veronica e alle loro famiglie gli auguri più sinceri da parte di tutta l'Assemblea (Applausi).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.363 Ceccanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie. Qui si tocca un altro punto molto delicato. Se noi consentiamo iniziative abrogative, meramente abrogative, con il canale del propositivo, noi praticamente rendiamo l'abrogativo quasi senza limiti, con limiti molto laschi.

A me sembrerebbe logico tenere i due strumenti rigorosamente distinti: se uno vuole fare l'abrogativo segue l'articolo 75, se uno vuole fare il propositivo sta nell'articolo 71, è una questione di logica.

Io inviterei davvero a meditare su questa scelta, altrimenti noi è come se chiudessimo l'abrogativo dell'articolo 75 e ne aprissimo uno con molti meno limiti dell'articolo 71. Questo è uno snaturamento dell'equilibrio costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Io credo che questo emendamento sia un emendamento assolutamente puntuale, perché, nel momento in cui ci innestiamo sul testo costituzionale del 1948, è evidente che dobbiamo tener conto - quando interveniamo sull'articolo 71 - dell'articolo 75, cioè del referendum abrogativo. E, quindi, da questo punto di vista, una puntualizzazione testuale, nei termini espressi dall'emendamento, è quanto mai opportuna e corretta, e toglierebbe dubbi interpretativi che sarebbero poi a posteriori anche molto antipatici, perché a quel punto ci ritroveremmo in una sorta di competizione tra l'articolo 75 e l'articolo 71, non sapendo dove finisce uno e dove inizia l'altro.

Ricordo che i costituenti avevano individuato la possibilità delle leggi di iniziativa popolare, però con 50 mila firme, cioè molto definite e differenti rispetto al referendum abrogativo. Io credo e quindi chiedo anch'io, per il suo tramite alla relatrice, di valutare l'opportunità di approfondire questo tema o di cambiare il suo parere, perché, rispetto all'intero impianto, servirebbe soltanto a chiarire i confini tra l'articolo 71 e l'articolo 75, che, altrimenti, rischiano di essere troppo labili e prestarsi, soprattutto in proiezione futura, a contenziosi e discussioni anche antipatiche.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Questo timore poteva sussistere nel momento in cui ci si trovasse ancora di fronte al testo originario, ma nel momento in cui abbiamo approvato il quorum che vale sia per l'articolo 71 che per l'articolo 75, credo che il rischio di aggiramento dell'istituto dell'abrogativo semplice, invece di questa procedura decisamente più rinforzata per andare a fare una semplice abrogazione, sia del tutto superato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, soltanto poche battute. Siamo veramente alle comiche: come si può non comprendere la logica di questo emendamento, cioè che non si può sovrapporre il propositivo con l'abrogativo. È un equivoco pazzesco, in cui noi ci stiamo andando a infilare, esattamente senza nessuna possibilità di resipiscenza.

Allora, io credo che non capire almeno questo significhi davvero non voler capire, e quando c'è dolo non c'è Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Presidente, aggiungo a quanto già detto dalla collega, che io penso invece che questo provvedimento abbia proprio l'esito opposto a quello che dice il collega di Forza Italia. Il referendum che finora è stato strumentalizzato è stato proprio il referendum abrogativo, che attraverso referendum manipolativi ha teso comunque ad uscire fuori da quello che era l'alveo originario; adesso, lo riportiamo, invece, in quello che è il suo alveo originario, quindi l'abrogativo farà solo l'abrogativo, perché abbiamo il propositivo, che è uno strumento alternativo con una funzione appunto specifica, che è quella propositiva.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.363 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula, e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Avverto che il gruppo del Partito Democratico ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, come probabilmente le sarà stato riferito, ieri abbiamo avanzato una richiesta di verificare la prassi rispetto a questo tema, tenuto conto del fatto che, trattandosi di materia di riforma costituzionale, consentire un incremento del 30 per cento così come se fosse una legge ordinaria potrebbe essere un elemento di riflessione, che abbiamo posto alla Presidenza, circa la possibilità di potere consentire un'ulteriore dilazione.

Avevamo chiesto alla Presidenza di turno una valutazione, ci permettiamo nella circostanza di doverla richiamare, poi starà alla sua valutazione comunicarci se, nella prassi, esiste qualcosa a cui fare riferimento.

PRESIDENTE. Sì, posso rispondere anche in questo momento, perché ho fatto le mie valutazioni. Ho, appunto, qui un articolato che le leggo.

Nel corso della seduta di ieri, i rappresentati del gruppo del Partito Democratico hanno chiesto alla Presidenza di concedere, oltre al già preannunciato ampliamento di un terzo dei tempi previsti dal contingentamento, anche un'ulteriore estensione dei tempi per l'esame della proposta di legge costituzionale.

In proposito, è opportuno ricordare il principio stabilito in via generale dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 14 luglio 1993, in forza del quale, esaurito il tempo assegnato ai sensi dell'articolo 24 del Regolamento a ciascun gruppo e ad altro titolo, non può essere ad alcuno concessa la parola, ponendosi il tempo contingentato come limite generale ed invalicabile al diritto di intervento di ciascun deputato.

Si tratta di un principio ribadito anche nella seduta dell'Assemblea del 21 settembre 2005, che, come è evidente, è volto a salvaguardare la stessa logica alla base della disciplina del contingentamento, che finirebbe altrimenti per non avere alcuna efficacia vincolante, con il rischio di vanificare le decisioni assunte in sede di programmazione dei lavori.

Spetta dunque ai gruppi organizzare i propri interventi in ragione del tempo loro spettante sulla base del contingentamento. Per una prassi consolidatasi nelle legislature più recenti, la Presidenza ha ritenuto comunque compatibile con tale criterio generale la concessione ai gruppi parlamentari, e previa richiesta, di un ampliamento dei tempi pari ad un terzo di quello inizialmente previsto. Solamente in talune limitate occasioni la Presidenza, una volta esauriti tutti i tempi previsti dal contingentamento, inclusi quelli derivanti dall'ampliamento pari ad un terzo, ha consentito l'attribuzione di tempi ulteriori. Nel caso di specie, pur essendo già stato complessivamente dedicato al seguito dell'esame del provvedimento un tempo particolarmente ampio, pari a 43 ore, la Presidenza, in via del tutto eccezionale, ritiene di poter concedere ai gruppi che ne facciano richiesta, oltre all'ampliamento di un terzo già preannunciato, anche un ulteriore tempo aggiuntivo pari a un terzo. Una volta esauriti anche tali ulteriori tempi aggiuntivi, la Presidenza non consentirà più lo svolgimento di interventi a nessun titolo. Chiaramente questa decisione è anche proprio perché stiamo discutendo una legge costituzionale.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). La volevo ringraziare a nome del gruppo Partito Democratico.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.427 Sisto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, l'emendamento 1.427 Sisto ricalca per alcuni aspetti - secondo me anche migliorativi - il principio contenuto nell'emendamento Ceccanti che abbiamo affrontato in precedenza, che è quello di non sovrapporre - in questo caso si specifica quesiti meramente abrogativi - un percorso che dovrebbe essere garantito dall'articolo 75 con, invece, uno che potrebbe essere surrettiziamente introdotto anche nell'articolo 71. L'avverbio “meramente” ha senso perché, di fronte a una norma che vada a introdurre una regolazione in una materia, è di tutta evidenza, salvo che non si tratti di una materia mai disciplinata in precedenza, che ci siano delle norme che inevitabilmente debbano essere abrogate. Ma il fatto che si utilizzi l'articolo 71 per un referendum meramente abrogativo sarebbe una distorsione degli strumenti. Io resto dell'idea che il nostro ordinamento e la nostra Costituzione funzionino bene dando una legittimità di un certo tipo alla democrazia parlamentare, al Parlamento che fa le leggi e al referendum abrogativo che possa abolire leggi o parti di leggi. Una volta che però introduciamo anche il referendum propositivo, in questo quadro d'insieme sarebbe assolutamente assurdo prevedere che con il referendum propositivo si possa surrettiziamente utilizzare il referendum abrogativo - in maniera distorta e addirittura intasando o mettendosi in concorrenza col Parlamento - con il meccanismo previsto dall'articolo 71 e non dall'articolo 75.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.427 Sisto, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula, e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.364 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula, e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.365 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula ed il relatore di minoranza del PD ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

ETTORE ROSATO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa?

ETTORE ROSATO (PD). Per un richiamo al Regolamento e sull'ordine dei lavori, Presidente: sull'articolo 8, gli articoli 23 e seguenti e l'articolo 96.

Presidente, da quando questo Governo si è insediato ci sono stati 15 decreti-legge deliberati dal Consiglio dei ministri. Di questi 15 decreti-legge, 9 sono quelli che sono stati approvati definitivamente, 2 sono ancora in itinere e 2 sono quelli che sono confluiti in disegni di legge o in altri decreti-legge all'esame del Parlamento. Di questi 9 decreti-legge approvati definitivamente, 6 hanno iniziato il loro percorso dal Senato e sono arrivati qui alla Camera solo per la seconda lettura. Su 9 decreti-legge che abbiamo convertito fino adesso, 8 hanno avuto solo la lettura di un ramo del Parlamento: cioè 8 decreti-legge sono stati esaminati solo da un ramo del Parlamento. La Camera, dei 6 decreti-legge che sono partiti dal Senato, ne ha esaminato solo uno, solo su uno di questi è potuta intervenire. Il tempo medio di discussione dei decreti-legge che sono arrivati qui alla Camera è stato di 9 giorni, compresi i festivi.

Io, Presidente, penso, primo, che questo si lega col fatto che provvedimenti dell'opposizione noi non ne vediamo più qui. Neanche le mozioni; stiamo discutendo da settimane per poter esaminare una mozione. Secondo, che i provvedimenti che arrivano dal Governo qui non possiamo neanche esaminarli, perché i decreti-legge, per decisione del Governo evidentemente, vanno prima al Senato e poi arrivano qui.

Perché faccio queste premesse? Presidente, faccio le premesse perché ci sono altri due decreti-legge che sono in itinere: uno sulla Banca Carige ed un altro, il famoso decreto-legge che riguarda previdenza e reddito di cittadinanza. Presidente, io vorrei che ci fosse qualcuno qui - e mi appello a lei - che difendesse le prerogative parlamentari, e in particolare difendesse le prerogative di questo ramo del Parlamento, di poter fare quello per cui noi siamo chiamati; in particolare, per quel decreto-legge ci fosse la garanzia di essere inviato nei tempi giusti e consoni in questo ramo del Parlamento, perché su quel decreto-legge questo ramo del Parlamento possa esprimersi modificandolo.

Perché altrimenti voi vi attribuite una medaglia che noi non siamo riusciti ad avere: perché noi ci abbiamo provato a smontare il bicameralismo paritario, voi ci state riuscendo nei fatti, perché se c'è solo un ramo del Parlamento che esamina i decreti-legge, ci siete riusciti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Deputato…

ETTORE ROSATO (PD). Allora, Presidente, io mi appello a lei, perché, in primo luogo, lei riesca a concordare col Governo e col Presidente del Senato tempi congrui affinché questo ramo del Parlamento esamini i decreti-legge: ci possono essere delle eccezioni, ci può essere un motivo dovuto a scadenze dettate dall'interruzione festiva dei lavori del Parlamento, ma non ci può essere che sempre i decreti-legge vengano esaminati solo da un ramo del Parlamento.

In secondo luogo, Presidente, mi appello anche a lei affinché i provvedimenti dell'opposizione non vengano solo messi in calendario, ma vengano anche esaminati; perché altrimenti ci si ritrova nella situazione imbarazzante che qui l'opposizione non può aver altro che la voce per dire di no o la voce per criticare le cose, senza avere mai la possibilità di portare in discussione temi che invece io credo abbiamo il diritto di portare.

Quindi, Presidente, mi aspetto che ci sia un atto forte della Presidenza della Camera nei confronti del Governo sulla tempistica dei provvedimenti che arriveranno qui nelle prossime settimane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Deputato Rosato, solo per dirle che capisco anche il merito di quello che lei dice, però un intervento del genere sul Regolamento, visto che ci troviamo anche in un'altra fase della discussione, andava fatto magari più verso l'inizio o verso la fine.

Poi di tutto questo parleremo anche nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Prego, deputato Rosato.

ETTORE ROSATO (PD). Presidente, semplicemente, io questo intervento ce l'ho nel cassetto da più giorni: aspettavo di trovarla per poterlo fare a lei, e non al Presidente di turno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Quindi, o all'inizio o alla fine: alla fine ci sono.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa?

FEDERICO FORNARO (LEU). Brevemente, su questo, solo per associarmi alla richiesta del collega Rosato; e in particolare - lo dico a lei, ma come lei ricorderà, l'ho già posto anche nella Conferenza dei presidenti di gruppo -, noi rischiamo, in questo ramo del Parlamento… di non aver potuto vedere la legge di bilancio, che non è passata in Commissione…

PRESIDENTE. Però stiamo aprendo…

FEDERICO FORNARO (LEU). No no no, le segnalo solo questo: che il decreto-legge, che di fatto pone e fa diventare legge concretamente il principale atto della legge di bilancio, cioè quello relativo al reddito di cittadinanza e a quota 100, se prosegue l'iter al Senato con i tempi che ha in questo momento, rischia di fare la stessa fine. Cioè noi, su questo decreto-legge e sulla legge di bilancio, non potremo dire nulla: credo che questo sia inaccettabile.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, brevissimamente, anche perché lei ha dato questa possibilità, anche se il suo richiamo era corretto.

Io mi associo all'osservazione fatta dal Vicepresidente Rosato; e conoscendo la sua sensibilità, le richiamo solo la recente pronuncia della Corte costituzionale: quando ha respinto il ricorso del Partito Democratico riguardo ai tempi al Senato, ha detto, con molta chiarezza: “resta fermo che per leggi future simili modalità decisionali dovranno essere abbandonate, altrimenti potranno non superare il vaglio di costituzionalità”. E si riferiva esattamente alla questione posta dal Vicepresidente Rosato, e cioè permettere ad ogni singolo ramo del Parlamento di avere tempi idonei per approvare leggi importanti.

Concludo qui il mio intervento proprio perché la sua autorevolezza nei confronti del Governo e della tutela dell'intera Assemblea deve esercitarsi per permettere che ogni singolo ramo del Parlamento… In questo caso i decreti-legge, nell'altro caso il pronunciamento della Corte che ha reso inammissibile il ricorso del Partito Democratico, ma ha chiarito, nella motivazione, che il Parlamento deve essere messo in grado dal Governo in ogni caso e dai Presidenti di Camera e Senato di avere i tempi necessari per esercitare la propria funzione.

Quindi, in maniera preventiva, visto che lei ha aperto con molta cortesia e disponibilità questa parentesi, io mi associo al Vicepresidente Rosato, ma la sollecito veramente ad usare la sua autorevolezza nei confronti del Governo e dell'altra Camera e del Presidente del Senato affinché la Camera dei deputati possa svolgere il proprio compito costituzionale.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. I rilievi del collega Rosato sono condivisibili e credo che abbia fatto bene a farlo in un momento della seduta in cui lei era presente, in modo da poterli ricevere direttamente e non in maniera filtrata. Credo che sia giusto che la Presidenza si adoperi per fare in modo che questa Camera abbia il sacrosanto diritto di esaminare i decreti al pari di come li esamina il Senato e non in limine mortis, perché teniamo sempre presente che in questo ramo del Parlamento i decreti non sono contingentati, e quindi c'è sempre il termine della scadenza. Già ci siamo passati nella scorsa legislatura all'arrivo del termine della scadenza dei termini di conversione del decreto e la Presidenza, nella scorsa legislatura, fu costretta addirittura a mettere la ghigliottina; e non fu una volontà della Presidente Boldrini, ma fu una cosa a cui precedenti e pronunciamenti della Giunta del Regolamento di fatto la costrinsero, primo.

Secondo, giusto aggiungere a questi precedenti anche la questione della legge di bilancio. Presidente, non devo aggiungere nient'altro, sa meglio di me come in questo ramo del Parlamento e nell'altro abbiamo vissuto la farsa dell'esame della legge di bilancio.

Mi permetto di aggiungere un altro elemento: la proposta di legge che le opposizioni, tutte, avevano presentato sulla correzione dell'IRES per il volontariato, che è stata tolta dal calendario perché è stata presa, “scippata” e infilata nel “decreto semplificazione” dal Governo nell'altro ramo.

E ancora, come ultimo elemento a chiudere questo quadro d'insieme, ad esempio, le mozioni sul TAV; richieste da buona parte delle forze di opposizione, se non tutte, e che sono in calendario, ma che da settimane vengono posticipate perché devono essere fatte solo dopo che la maggioranza ha risolto i propri problemi su provvedimenti che non hanno nessuna urgenza di essere approvati, perché non sono decreti, non hanno scadenza, e, anzi, dovrebbero essere presi con una filosofia ben diversa, che è quella di cercare il consenso di tutti, e non quella di correre verso un'approvazione.

Per cui, Presidente, mi auguro - ci sarà anche la sede della Conferenza dei presidenti di gruppo in cui sollevare queste questioni - che, con il buonsenso di sempre, testimoniato anche dal fatto delle scelte che anche quest'oggi ha fatto sul contingentamento, lei sappia far tesoro di questi rilievi e, come Presidenza, regolarsi di conseguenza.

FABIO RAMPELLI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Approfitto della circostanza che ci ha consentito di sviluppare il collega Rosato, ben consapevole della sua sensibilità rispetto alla difesa delle prerogative del Parlamento, che lei, in lungo e largo, ha sbandierato, e sono convinto che intenda far valere queste prerogative del Parlamento. Non è un mistero che obiettivamente ci sia un'insofferenza diffusa, direi quasi uno stato di frustrazione latente, a cui si possono attribuire anche talune intemperanze che si sono manifestate nei nostri lavori, perché c'è una sorta di affermazione di un monocameralismo sotterraneo che impedisce a questo ramo del Parlamento… ma in altre circostanze e in altre epoche storiche è accaduta la medesima identica situazione magari a Camere invertite o a seconda delle convenienze.

Quindi, penso che intanto occorra salvaguardare, per quello che ci riguarda - immagino che la Presidente Casellati possa, voglia e debba fare analogo ragionamento per la sua Camera, la Camera che presiede - e, c'è comunque bisogno di tutelare il diritto della Camera dei deputati di intervenire sui provvedimenti, di poterlo fare in maniera operativa, quindi con capacità di incidenza sui provvedimenti medesimi, e quindi con tutte le procedure che, purtroppo, se ne stiamo parlando oggi e qui, è perché qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Ricordo a me stesso che esistono oltretutto, e forse varrebbe il caso di prevenire, per evitare poi di dover curare una patologia quando fosse troppo tardi, alcune tentazioni.

C'è un annunciato disegno di legge codificazione con 24 decreti per togliere dal campo competenze del Parlamento e assegnarle direttamente al Governo. C'è questo dibattito sulle intese tra il Governo e le regioni, che dovrebbero arrivare qui, ma dovrebbero essere inemendabili. Faccio appello a lei, e sono sicuro che altri colleghi la pensino come me, affinché, quando arriveranno le intese sulle autonomie differenziate, il Parlamento possa riservarsi la prerogativa, se lo ritiene, di modificarle. Questo è il quadro…

PRESIDENTE. Non andiamo troppo oltre, però, rimaniamo sul richiamo al Regolamento di Rosato.

FABIO RAMPELLI (FDI). Guardi, la materia è la stessa. Stiamo parlando sull'ordine dei lavori, altrimenti non ci sarebbe stato un intervento per gruppo. In ogni caso la materia è la stessa, stiamo parlando della stessa cosa, di un sostanziale - per quello che riguarda Fratelli d'Italia è inaccettabile - tentativo di commissariare la Camera dei deputati. Si fa appello a lei affinché difenda le prerogative di questo ramo del Parlamento e consenta a ciascuno di noi di svolgere in maniera efficace e puntuale il proprio lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.366 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza del PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, ci saremmo quanto meno attesi una sua replica. Hanno parlato tutti i gruppi: il minimo sindacale sarebbe stato che lei ci avesse detto quale era la sua opinione; non era proprio una questione del tutto banale.

PRESIDENTE. È una questione che abbiamo già affrontato più volte nella Conferenza dei presidenti di gruppo, è una questione senza dubbio centrale sulla questione della centralità del Parlamento, che rivendico, e lavorerò sempre in quel senso, come ho già lavorato fin dal 24 marzo.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, chiederei, suo tramite, alla luce della notizia di pochi minuti fa per la quale la Farnesina sarebbe stata avvisata dall'ambasciata nordcoreana del fatto che la figlia dell'ambasciatore nordcoreano disertore sarebbe stata riportata in patria, non si sa bene con quali modalità, che il Ministro degli esteri venga immediatamente a riferire in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sospendendo la seduta, perché si tratta di sovranità nazionale e non può essere accettato che in questa nazione una ragazza venga sequestrata, molto probabilmente, e riportata in patria per ritorsioni internazionali, con, e sarebbero le notizie inquietanti di questi minuti, quantomeno la conoscenza di questo fatto gravissimo da parte della Farnesina. Ritengo che questo fatto sia assorbente rispetto a tutti gli altri fatti che stiamo trattando in questo momento e chiedo, suo tramite, che il Ministro degli esteri venga, voglia venire immediatamente a riferire sul fatto che sia vero o meno che la Farnesina sapesse di questo fatto gravissimo, che incrina e inginocchia la sovranità nazionale italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se non sbaglio, già questa mattina c'erano stati interventi sull'ordine dei lavori in tal senso. Sì, è una notizia aggiuntiva, chiaro; stiamo interloquendo e sto interloquendo con il Ministro per i Rapporti con il Parlamento. La seduta non la sospendo, andiamo avanti e vedremo i tempi dell'informativa, che spero sia fatta prima possibile.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.367 Fiano, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore minoranza PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.368 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e il relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico esprime parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, voglio far notare, come ieri faceva notare il collega Baldelli, che il numero di votanti della maggioranza contro su questo emendamento, 245, corrisponde in questo istante per l'ultima votazione al numero legale richiesto, cioè il numero totale diviso 2 meno gli assenti per missione, il che vuol dire che quest'Aula sta determinando, come prima lettura, cambiamenti del testo costituzionale non avendo un solo deputato oltre il numero legale di quest'Aula.

È un fatto per noi politicamente molto rilevante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): si cambia la Costituzione avendo per un pelo la parità con il numero legale e neanche un deputato in più. L'abbiamo fatto notare oggi e ci tenevo a farlo anche in sua presenza perché ha un significato politico per noi rilevante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, solo perché non passi come una questione routinaria - e la sottolineo in primis di fronte alla Presidenza - ricordo che stiamo cambiando la Costituzione e siete al limite del numero legale. Non è che si è introdotto il 25 per cento anche qui di quorum.

PRESIDENTE. Baldelli, si rivolga a me.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, io mi rivolgo a lei ma sono libero di parlare con chiunque in quest'Aula.

PRESIDENTE. Si rivolga a me, però.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, anche questa abitudine che tramite lei, Presidente. Non esiste il tramite della Presidenza: la Presidenza fa la Presidenza e non fa il tramite con nessuno per fortuna della Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché qui in quest'Aula da questa legislatura per ogni stupidaggine che uno deve dire lo fa per il tramite della Presidenza. Uno dice la propria stupidaggine e mi lasci libero di poterla dire senza il tramite della Presidenza, perché la Presidenza dirige i lavori e non fa il tramite tra me e gli altri gruppi.

PRESIDENTE. Io le dico solo di rivolgersi a me nel senso di non…

SIMONE BALDELLI (FI). Io mi rivolgo alla Presidenza e conosco il Regolamento, Presidente…

PRESIDENTE. Perfetto.

SIMONE BALDELLI (FI). …e credo di sapere abbastanza come ci si rivolge alla Presidenza e come si è liberi di interloquire con il Governo e con una maggioranza che in questo momento, Presidente, è al limite del numero legale. Dunque, ripeto quello che ho detto ieri, Presidente: noi non stiamo facendo l'esame di un trattato con l'Azerbaijan per le doppie imposizioni; stiamo toccando la Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Quanti voti prendete quando approvate la fiducia su un decreto? Sono 320, 330, 340? Sappiate che ci sono 100 parlamentari della maggioranza che in questo momento stanno facendo altro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia) mentre la maggioranza sta mettendo le mani sulla Costituzione. È una cosa della quale vi dovreste vergognare! Non applaudite quando passate da 242 a 255. Dovreste uscire a testa bassa da quest'Aula dopo giornate come queste e non applaudendovi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.369 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e il relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico esprime parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.370 Migliore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, io penso che davvero su questi emendamenti sia impossibile tacere. Nel momento in cui non vedo muoversi foglia sulla necessità di evitare che vi siano proposte che incidono sui principi e sui diritti di libertà, di cui agli articoli 6 e 18, limitandone l'esercizio, io mi preoccupo perché ciò vuol dire che qui si vuole ipotizzare che qualcuno possa, con le proprie proposte, limitare i diritti di libertà. Ma ci rendiamo conto che qui siamo nel Parlamento della Repubblica italiana e non siamo ancora nel Camerun o in altri posti dove la democrazia è soltanto un sogno? Diritti di libertà, e vedo la relatrice che non muove foglia su questa parola: la libertà dei cittadini. Nulla! Si potranno presentare proposte che possono limitare questi fondamentali diritti.

Io penso che questo sia lo specchio evidente dello spirito inquisitorio di questa tipologia di approccio e Costituzione e inquisizione - scusate se fanno rima soltanto per caso - non vanno d'accordo. Allora, tenere la testa bassa, come diceva qualcuno, non è soltanto un fatto di numeri: è un fatto di cultura, una cultura costituzionale che non solo voi non avete ma che intendete calpestare. Voteremo a favore!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, mi permetto di citare l'articolo 18 della Costituzione, che è inerente a questo emendamento, il quale recita: “I cittadini - il primo comma - hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”, mentre dell'articolo 6 abbiamo parlato prima.

Noi stiamo decidendo - mi permetto di ricordarlo, con la forza con la quale l'abbiamo ricordato insieme anche al collega Baldelli, con una maggioranza che a malapena garantisce il numero legale in quest'Aula - e stiamo toccando un nucleo fondante delle idee delle carte costituzionali e, cioè, che le carte costituzionali garantiscono i diritti di libertà della persona, garantiscono il fulcro essenziale per il quale abbiamo costruito le democrazie e, cioè, che il tessuto della democrazia, le carte costituzionali, l'organizzazione delle istituzioni, Presidente, devono garantire la libertà individuale. Però, noi rischiamo di sottoporre questa materia non già a una rappresentanza parlamentare, che mediando, discutendo, confrontandosi e lasciando la possibilità di emendare analizza questi temi dibattendo proposte di legge che vengono dalle diverse parti del Parlamento, ma rischiamo di esporre il giudizio e la valutazione sulle caratteristiche, la qualità, l'intensità, la dimensione e la situazione dei diritti di libertà - e in questo caso, per esempio, dell'articolo 18 in ordine alla libertà associativa, e faccio l'esempio dell'articolo che è citato nell'emendamento - alla possibilità della decisione di una maggioranza relativa - questo sì - ma con procedimenti che rendono inutile successivamente il dibattito parlamentare. Coloro che approveranno questo testo si assumono il rischio di mettere all'esterno di questo Parlamento, in un dibattito che non è costruito secondo i parametri della democrazia parlamentare rappresentativa dell'intera nazione, una questione che è dirimente sulla qualità delle democrazie.

Per questo abbiamo presentato questo tipo di emendamenti, per questo la nostra preoccupazione di fronte al mantenimento della posizione della maggioranza è così grande.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Noi voteremo a favore su questo emendamento e sui diversi emendamenti presentati dai colleghi del Partito Democratico. In particolare vorrei attirare l'attenzione dei colleghi sul riferimento all'articolo 6 che cito: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”. Qui prevengo l'obiezione della relatrice, se me lo consente: è ovvio che una legge di iniziativa popolare che andasse contro il sistema di tutele non avrebbe il via libera da parte della Corte, ma voi vi immaginate che cosa potrebbe produrre una raccolta di firme, una campagna che per mesi identifica e in qualche modo pone al centro dell'opinione pubblica in maniera negativa una minoranza linguistica? Ricordo per tutti le tensioni degli anni Sessanta, per esempio, nel territorio del Trentino-Alto Adige. Si potrebbero riproporre tensioni che un uso distorto di questo strumento potrebbe rinfocolare. Quindi credo che tenere fuori e avere perlomeno il limite dell'articolo 6 della Costituzione, non perché evidentemente l'articolo 18 sulla libera associazione abbia meno importanza, ma in particolare il limite dell'articolo 6 sul tema delle minoranze linguistiche, in un Paese come il nostro, sia assolutamente fondamentale. So benissimo che non c'è alcuna intenzione da parte dei proponenti di rinfocolare le tensioni, però, attenzione, perché diamo uno strumento a disposizione di chi volesse, invece, rinfocolare le tensioni con le minoranze linguistiche. Quindi, ritengo che sarebbe più opportuno prevenire attraverso un'esclusione di materia, piuttosto che andare poi dopo a piangere sul latte versato.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Chiedo di parlare sull'ordine dai lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per segnalare che anzitutto tutti i richiami che sono stati fatti sul rischio di deriva dal momento che saremmo a rischio di numero legale sono insussistenti, perché comunque il numero legale c'è. Ma vorrei segnalare che, mentre le opposizioni richiamano la maggioranza alla necessità di mantenere il numero legale che c'è - sottolineiamolo - il 45 per cento dei parlamentari di Forza Italia non è presente e il 34 per cento dei parlamentari del Partito Democratico non è presente. È un mese e mezzo che sento richiamare il rischio dello sfondamento, della distruzione della Costituzione da quei gruppi che oggi sono assenti nella stragrande maggioranza dei casi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle). Per cui prima di fare la morale alla maggioranza, che comunque è presente e sta garantendo il numero legale da un mese e mezzo senza imporre tagliole e senza imporre contingentamenti inutili come qualcuno aveva fatto prima di noi, fatevi un esame di coscienza e, se credete veramente che sia a rischio la Costituzione, dite ai vostri parlamentari che non sono presenti di venire in Aula per fare la battaglia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Il collega Invernizzi è troppo esperto per non sapere che, in tutti i consessi democratici, la maggioranza ha l'obbligo di dover tenere ella stessa il numero legale. Quindi è talmente risibile la sua affermazione che non fa altro che denotare un dato che sta tutto dentro due numeri, signor Presidente: il Governo Conte, nel corso dalla prima fiducia, raccolse 350 voti di quest'Aula; la maggioranza sta modificando la Costituzione con 245 voti. Avete perso per strada più di 100 deputati: questi sono numeri e non sono evidentemente sindacabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Torno sul merito dell'emendamento: sono tutti temi importanti quelli trattati dagli articoli 6, 18, 23, 24 e 27 e tutti quelli che sono stati presentati negli emendamenti successivi e a cui abbiamo ritenuto di dare una copertura, come ricordava prima l'onorevole Fornaro, inserendo l'inciso relativo alla Costituzione. Il fatto che però si possa poi rischiare uno scontro tra la Consulta e il comitato promotore, credo sia un fatto di eccessivo allarmismo.

Alle 200.000 firme si può richiedere il vaglio preventivo e 200.000 firme sono molto poche: non si può dire che per un lungo periodo si è innescato un dibattito su quell'argomento che rischia di mettere in cattiva luce una minoranza. Dal mio punto di vista, mi pare eccessivo. Il lungo dialogo e la lunga campagna si instaurerebbero successivamente, nel momento in cui si arrivasse alle 500.000 firme, si incardinasse la legge in Parlamento, decorressero i diciotto mesi e, quindi, da quel momento partirebbe l'arco di due anni all'interno del quale si potrebbe fare un dibattito reale e costruttivo sugli argomenti ma, a quel punto, si sarebbe già superato il vaglio di costituzionalità.

Quindi, sono sicuramente tutti articoli importanti per cui abbiamo ritenuto di dare copertura con l'inciso relativo alla Costituzione, come suggerito proprio dalle opposizioni in Commissione.

MARCO MARIN (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO MARIN (FI). Grazie Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per ricordare all'onorevole Invernizzi, che non è che ha fatto una lezione a Forza Italia, ma ha ricordato che la maggioranza, che ha il dovere anche nel consiglio comunale del più piccolo comune d'Italia di tenere su la maggioranza - è l'abc della politica - e ha voluto dare dei numeri.

Vorrei chiedere e ricordare a tutti i parlamentari il numero degli interventi dei deputati di Forza Italia perché non vale stare qua seduti a scaldare la sedia: stanno presenti e scaldano la sedia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Gli interventi dei deputati di Forza Italia sempre nel merito, sempre professionali, sempre per raggiungere qualcosa, sono stati invece tantissimi. Quelli sono i numeri che contano: non conta chi sta seduto sulla sedia del Parlamento e vota come un automa senza portare nulla al provvedimento che rovina il nostro Paese e la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Solo una cosa, deputato Marin: chiaramente qui dentro ognuno è libero di decidere se intervenire o meno e quindi, stando qui, ognuno fa il proprio lavoro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.370 Migliore, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza del PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà alle ore 17.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data 19 febbraio 2019, ha reso noto che il deputato Mario Borghese è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica “MAIE-Movimento associativo italiani all'estero”.

Sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra della Difesa, la Ministra per gli Affari regionali e le autonomie e il Ministro dell'Economia e delle finanze.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso, come è noto.

(Iniziative di competenza a supporto dei fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, anche in vista dell'arbitrato internazionale previsto per il mese di luglio 2019 - n. 3-00532)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Del Monaco ed altri n. 3-00532 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Del Monaco se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica, per un minuto.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, nel febbraio del 2012, i fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in servizio antipirateria a largo dell'India avrebbero sparato contro un peschereccio, scambiandolo per una barca di pirati. I due militari venivano arrestati ed accusati di omicidio di primo grado e atti di terrorismo internazionale in base all'articolo 3 del Sua Act, che prevede, in caso di condanna, la pena capitale.

La ricostruzione della vicenda era svolta dalle sole autorità indiane, che non si coordinavano con la procura della Repubblica di Roma.

Nel gennaio del 2013, la Corte suprema indiana dichiarava la illegittimità della cattura e detenzione dei militari italiani. Nel luglio 2015, la procura indiana accoglieva la proposta italiana di arbitrato da istituire presso la Corte permanente di arbitrato dell'Aja e, successivamente, i due militari erano autorizzati ad attendere in Italia il giudizio della giurisdizione del caso previsto per il prossimo luglio.

Alla luce di quanto esposto, si chiede di sapere quali notizie siano in possesso del Ministro della Difesa e quali attività stia svolgendo il Governo per porre fine favorevolmente ad una vicenda che vede, ormai da troppi anni, coinvolti i nostri due marò.

PRESIDENTE. La Ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha facoltà di rispondere.

ELISABETTA TRENTA, Ministra della Difesa. Premetto che la tematica oggetto dell'atto oggi in discussione, nonché il quesito posto non investono profili di esclusiva competenza della Difesa e, pertanto, riferisco anche a nome del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Fin dal mio insediamento ho rivolto sincera ed affettuosa attenzione alla vicenda dei due fucilieri di Marina Latorre e Girone. In particolare, lo scorso 10 settembre, ho avuto con loro un colloquio separato in un clima di estrema cordialità. Ho fortemente voluto questo incontro con l'intento soprattutto di partecipare non solo la mia personale vicinanza, ma quella del Governo e di tutto il Paese, perché in questi casi occorre che tutte le forze politiche e civili, indistintamente, si mostrino unite e compatte intorno ai nostri due fucilieri di Marina.

Più recentemente, li ho ricevuti in momenti diversi e in modo del tutto informale per scambiarci gli auguri di Natale. Ho apprezzato la loro fermezza d'animo e la consapevolezza di essere stati chiamati, da servitori dello Stato, ad affrontare una dura prova che ha inevitabilmente un forte impatto anche nei rispettivi ambiti familiari.

Lo scorso 4 dicembre, in occasione della Festa di Santa Barbara, i due marò hanno incontrato separatamente i componenti della IV Commissione della Camera a testimonianza del livello di attenzione che il Parlamento rivolge ai nostri due militari.

Nel merito della vicenda, come è noto, il giorno 22 ottobre scorso era previsto, davanti ai giudici del tribunale dell'Aja, l'inizio dell'arbitrato per stabilire chi, tra Italia e India, abbia la giurisdizione per accertare le eventuali responsabilità per i fatti che hanno coinvolto la nave Enrica Lexie nell'incidente del 15 febbraio 2012, su cui si trovavano alcuni fucilieri della Marina, fra cui Latorre e Girone, nell'esercizio di funzioni antipirateria per conto dello Stato italiano.

A causa di un improvviso problema di salute di un giudice di parte indiana, poi deceduto, il tribunale ha, prima, disposto il rinvio dell'avvio delle udienze e, successivamente, ha invitato l'India, sulla base delle regole di procedura, a nominare un nuovo arbitro.

L'agente del Governo ha presentato le memorie e contromemorie italiane predisposte dal collegio della Difesa nel periodo tra il 30 settembre 2016 e il 9 marzo 2018. L'India ha fatto altrettanto. L'articolato periodo preparatorio si è svolto secondo un calendario stabilito dal tribunale arbitrale, con cadenze fissate in base alla prassi internazionale, volte a garantire anche e, soprattutto, il diritto a una difesa piena e compiuta da parte dell'Italia.

L'udienza arbitrale sulla controversia dopo lo slittamento causato dalla morte del giudice è ora prevista per l'8-20 luglio 2019. La sentenza del tribunale arbitrale è prevista in base alle regole di procedura stabilite dallo stesso tribunale entro sei mesi dalla chiusura delle udienze. Il procedimento davanti al tribunale arbitrale dell'Aja servirà, come già detto, per stabilire chi, tra Italia e India, dovrà giudicare i militari.

Nel merito del quesito posto, posso dare ampia assicurazione sul fatto che stiamo affrontando la questione con ogni possibile sforzo, con un'azione costante e sinergica a livello governativo proprio nel senso auspicato dall'onorevole interrogante.

In particolare, come è noto, ci avvaliamo di un qualificato team legale. Auspico, quindi, che ci sia da parte di tutti un atteggiamento di buonsenso orientato a consentire la conduzione dei lavori del tribunale arbitrale in un clima di massima serenità, con l'augurio che, finalmente, si possa giungere, dopo sette anni di travagliato percorso, a una soluzione positiva e definitiva sulla questione della giurisdizione. Sulla base degli esiti di tale percorso, l'Italia dovrà valutare come dare seguito alla sentenza del tribunale.

PRESIDENTE. Il deputato Del Monaco ha facoltà di replicare. Mi raccomando il rispetto dei tempi, collega. Prego.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Signor Ministro, la ringrazio di vero cuore, a nome mio e, sicuramente, anche a nome degli stessi Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per la sensibilità che ha dimostrato nel cercare di stare vicino ai nostri due fucilieri, i quali ormai da sette anni si trovano a dover affrontare una lunga ed estenuante battaglia legale dai risvolti non sempre chiari.

I due marò non sono spietati criminali che, secondo l'accusa, avrebbero sparato a sangue freddo contro degli inermi civili causandone la morte e nemmeno dei terroristi internazionali passibili della pena capitale, come affermato in un primo momento dalla procura indiana.

I nostri due militari sono servitori dello Stato che, nell'esercizio del proprio dovere, si sono trovati al centro di una vicenda che non si può circoscrivere solo nell'ambito del diritto penale, me che ha anche importanti risvolti di natura internazionale nei rapporti diplomatici tra l'Italia e l'India. Questi rapporti, durante tutto l'arco della vicenda, sono stati molto tesi a causa degli atteggiamenti altalenanti dei Governi precedenti sia nei confronti dell'India sia nei confronti dei due marò.

Governo e Parlamento devono essere sempre vicini, come adesso, a tutti i nostri militari per il servizio attivo, continuo e costante che le Forze armate svolgono all'interno del Paese, al fianco del cittadino, ma anche per dare sicurezza alla nostra nazione.

Anche fuori dai confini nazionali i nostri militari sono sempre pronti ad agire con abnegazione a vantaggio di popoli oppressi dalla guerra, come avviene in Libano, una nazione che, da quando operano i militari italiani, sta vivendo il periodo di pace più lungo della sua storia.

Prima di concludere, voglio ringraziare nuovamente il Ministro per il grande apporto che da sempre offre alle nostre Forze armate, sia per la sua partecipazione in prima persona a missioni di pace sia per il suo carattere da cui si percepisce che realmente è parte integrante della nostra grande realtà militare.

Da quando dirige la Difesa, si è impegnata alacremente nel cercare di risolvere problematiche che in precedenza non sono state mai affrontate in modo adeguato, come il caso dell'uranio impoverito o, appunto, dei nostri due marò, che, grazie a lei, oggi possono legittimamente aspirare a una soluzione favorevole della triste vicenda che li vede coinvolti.

(Intendimenti del Governo in ordine agli investimenti per il comparto della difesa - n. 3-00533)

PRESIDENTE. La deputata Maria Tripodi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00533 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, i commi 797 e 798 della legge di bilancio del 2019 dispongono forti tagli alle spese militari, nella fattispecie, 60 milioni di euro a partire dal corrente anno e 531 milioni di euro nel periodo 2019-2031, nonché la rimodulazione delle spese per il programma EFA e per quello dello sviluppo navale Fremm.

Persistono forti perplessità, inoltre, in merito alla vicenda degli F35: le divergenze di vedute di questo Governo nel merito non ci confortano.

Inoltre, lo schema di decreto concernente sia l'acquisizione di aeromobili a pilotaggio remoto della categoria Male sia il potenziamento delle capacità di intelligence hanno subito una significativa battuta d'arresto.

Notevoli disagi si sono riscontrati sia per i livelli di sicurezza che per le crisi occupazionali, un esempio - e concludo, Presidente - è il caso della Piaggio aerospace.

PRESIDENTE. Grazie, collega, se vuole dire il quesito in dieci secondi.

MARIA TRIPODI (FI). Sì. Intendo domandare al signor Ministro se non intenda fornire degli opportuni chiarimenti circa gli intendimenti relativi allo sviluppo del drone Male e quali motivazioni ha questo Governo nel bloccare, mi permetta, in modo sconsiderato, gli investimenti dell'intero comparto della difesa.

PRESIDENTE. Grazie, collega.

La Ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha facoltà di rispondere.

ELISABETTA TRENTA, Ministra della Difesa. In merito a quanto rappresentato, mi preme ribadire inequivocabilmente quanto ebbi ad affermare in sede di esposizione delle linee programmatiche del mio Dicastero.

È nostro primario dovere migliorare e rendere più efficiente il settore della difesa; il nostro obiettivo, conseguentemente, rimane quello di evolvere verso uno strumento militare moderno, efficace, efficiente, economicamente sostenibile, da impiegare con oculatezza in relazione alle priorità strategiche dell'Italia.

È questo un obiettivo che ci impegna, come Ministero e come Governo, a tutto campo, nei compiti di protezione del territorio e della sovranità nazionale e in quelli derivanti dal far parte della NATO e dell'Unione europea, nella tutela dell'industria italiana di settore, nella ricerca e nello sviluppo del nostro know-how tecnologico di settore e, non ultimo, nel promuovere l'ottimizzazione dell'impiego delle risorse, in uno sforzo sinergico e coerente con le collaterali istituzioni. Tale obiettivo, non a caso tra quelli inseriti nel contratto di Governo, rappresenta la direttrice su cui la Difesa muove e intende muoversi nei prossimi anni.

Ora, l'aver assunto questo impegno non ci esime da ulteriori responsabilità, mi riferisco in particolare a quelle correlate all'odierno contesto economico-finanziario del Paese che, imponendo una razionalizzazione delle spese alla quale coerentemente anche la Difesa è stata chiamata a contribuire, è impegnato a costruire una base più solida sulla quale costruire il futuro. Si è reso necessario, in altri termini, armonizzare le esigenze di efficientamento dello strumento militare con quelle di bilancio e si è deciso di farlo sostenendo in primis le capacità operative e le linee di sviluppo capacitivo correlate all'assolvimento dei compiti istituzionali, innanzitutto quelli inerenti alla sicurezza collettiva. Ciò anche in considerazione di quanto emerso nel Consiglio supremo di difesa del 31 ottobre scorso circa l'opportunità di concentrare le risorse disponibili sulle capacità di fronteggiare direttamente le esigenze di sicurezza del Paese.

Alla luce di queste determinazioni, si è conseguentemente optato per rimodulare i profili finanziari inerenti a taluni programmi pluriennali di cui si prevede un finanziamento a valere sulle risorse attestate a bilancio Mise e recate dal Fondo per gli investimenti per lo sviluppo infrastrutturale del Paese, di cui all'articolo 1, comma 140, della legge di bilancio 2017. Tale rimodulazione, volta a ridurre i livelli di spesa nel brevissimo periodo, ha consentito al momento il recupero di importanti risorse che saranno successivamente riallocate al Dicastero, pur dilazionate in un arco temporale decennale.

Le soluzioni programmatiche individuate avranno l'effetto di realizzare delle minori spese, preservando lo sviluppo capacitivo delle Forze armate e l'indispensabile processo di ammodernamento e rinnovamento dello strumento militare, salvaguardando il profilo, il ruolo e il contributo qualitativo e quantitativo del Paese in seno alle alleanze e alle organizzazioni di cui è parte.

Onorevoli deputati, concludo sottolineando come la Difesa abbia fatto la sua parte, adottando i provvedimenti necessari per garantire le risorse utili a preservare ed accrescere la capacità dello strumento militare di adempiere ai fondamentali compiti istituzionali, coerentemente con il quadro economico finanziario del Paese, in aderenza alle caratteristiche strategiche delle Forze armate del futuro e agli impegni assunti e al ruolo rivestito dal Paese in seno alle alleanze di cui è parte.

PRESIDENTE. La deputata Maria Tripodi ha facoltà di replicare, ha due minuti.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, io la ringrazio per la puntualità delle sue risposte e del suo intervento, però non posso ritenermi soddisfatta della sua risposta. Vede, lei, giustamente, parla di tutela, di promozione, di sinergia, del rilancio del comparto della Difesa, però accanto mette un termine come quello della “rimodulazione”, che, in qualsiasi modo lo vogliamo vedere o testare, si traduce in un altro termine, che è quello dei tagli.

Ma vede, io non voglio parlare solo per il gusto di fare una polemica politica, non avrebbe senso perché stiamo parlando del nostro interesse nazionale, mi preme però - e concludo, Presidente - sottolineare il fatto che i tagli o, come le chiama lei, le rimodulazioni, ci sono, per quanto concerne il comparto della Difesa, anche nella proposta di legge, che è in esame adesso presso la Commissione competente, per quanto riguarda l'acqua pubblica, tagli di un miliardo di euro l'anno. Io naturalmente sono fiduciosa che tutti insieme possiamo lavorare per il sistema Paese, purtroppo, però, non ci sono elementi da parte di questo Governo che lo consentono.

(Chiarimenti in merito al sistema di finanziamento del trasferimento di competenze alle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, nell'ambito dei procedimenti in atto ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, al fine di garantire adeguati livelli delle prestazioni nelle restanti regioni – n. 3-00534)

PRESIDENTE. La deputata Simona Bordonali ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00534 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Stefani, in questi ultimi giorni abbiamo letto opinioni differenti, talvolta contrastanti, sull'autonomia differenziata. Premesso che è chiaro e legittimo che alcune regioni, soprattutto dopo l'indicazione referendaria da parte dei cittadini, parliamo della Lombardia e del Veneto, chiedano maggiore autonomia nella gestione del proprio territorio; tra l'altro, non si può discutere nemmeno la procedura normativa, è il terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione che lo prevede. Quindi, signor Ministro, ringraziandola per il lavoro che ha svolto fino ad oggi, le chiediamo di spiegarci meglio il ruolo del Parlamento, ma soprattutto, come abbiamo chiesto, capire le implicazioni degli equilibri di finanza pubblica che reggono l'intero sistema Paese, visto che si sentono voci allarmanti su eventuali squilibri economici a danno di quelle regioni che non hanno chiesto, ad oggi, l'autonomia, generalizzando e banalizzando opposizioni inesistenti tra Nord e Sud, quando invece si tratta di legittima richiesta nell'ottica del miglioramento dei servizi per i cittadini e per il buon governo degli amministratori locali.

PRESIDENTE. La Ministra per gli Affari regionali e le autonomie, Erika Stefani, ha facoltà di rispondere. Prego, ha tre minuti.

ERIKA STEFANI, Ministra per gli Affari regionali e le autonomie. La ringrazio, Presidente, prima di tutto voglio chiarire che quanto è stato scritto e detto sul fatto che le regioni che hanno chiesto l'autonomia toglieranno risorse alle altre non ha alcun fondamento. Chi lo afferma non conosce il percorso che stiamo facendo.

Inizialmente, intanto, il prelievo fiscale trattenuto sul territorio sarà equivalente al trasferimento che oggi lo Stato destina alle regioni per le competenze esercitate in tale regione. Quindi, questo esclude totalmente l'ipotesi che le risorse siano sottratte agli altri territori.

Il superamento della spesa storica verso i costi e i fabbisogni standard è la vera grande sfida per tutta l'Italia. Fabbisogno standard significa valorizzazione dell'efficienza ed efficacia dell'azione pubblica. È un processo che in realtà è già iniziato da anni e che oggi si vuole rafforzare nei confronti delle regioni in occasione dell'autonomia, quindi, differenziata. Tra l'altro, parliamo di un'autonomia soprattutto gestionale e amministrativa differenziata, che significa diversa e parametrata alle richieste e alle esigenze delle regioni.

Da questi assunti, per certi versi, sembrerebbe quasi sorprendere la contrarietà ad una proposta, che, non mi stancherò mai di dirlo, in realtà è una grande opportunità per tutte le regioni. Portare il centro decisionale più vicino ai cittadini implica un controllo diretto e, quindi, una responsabilizzazione della politica nei confronti dei cittadini.

L'autonomia è un vantaggio per certi versi diretto e indiretto, che riguarda tre fattori: quando una parte del ciclo fiscale sarà trattenuta in loco e sarà gestito da enti efficienti, questo si dimostrerà già un guadagno; le risorse possono essere gestite dalle regioni in modo mirato in base alla specificità delle problematiche delle esigenze locali e questo un altro guadagno; e con la responsabilizzazione diretta degli amministratori, ci sarà un'ulteriore qualificazione proprio dell'amministrazione, più responsabilità significa anche più competenza, terzo guadagno.

Dal regionalismo differenziato trarrà, quindi, vantaggio tutto il sistema Italia: più le regioni trovano modo per favorire il proprio sviluppo e più il sistema ne avrà beneficio.

Comprendo il timore nell'affrontare una novità, stiamo lavorando per dare un nuovo volto ad un sistema regionale italiano nel suo complesso, che punta proprio a sanare i divari, puntando sulle singole specificità. Su quel sistema di valori, le potenzialità regionali, fino ad oggi forse non valorizzate e forse anche umiliate, in nome di una omogeneità legislativa che ha di fatto, in realtà, creato un divario inaccettabile. Vogliamo, quindi, reinterpretare il rapporto fra lo Stato e le regioni, basandoci unicamente su quanto scritto e concesso in Costituzione. Non stiamo facendo nulla di stravolgente, stiamo garantendo un diritto a quelle regioni che ci dicono: so gestire al meglio questa competenza, la concorrenza normativa tra noi e lo Stato ci rallenta, ci blocca, dateci l'opportunità di dimostrare che sappiamo gestire questa competenza e che lo faremmo risparmiando denari. L'applicazione dei fabbisogni standard su tutto il panorama nazionale sarà una misura di grande efficientamento di tutta la spesa pubblica.

PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di replicare.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Ministro Stefani, la sua risposta ci soddisfa totalmente, soprattutto noi che facciamo parte di quel movimento politico, che, storicamente, per tradizione ha sempre chiesto di potere amministrare direttamente le risorse che vengono prodotte sul territorio.

Lei è stata molto chiara, il regionalismo differenziato darà opportunità a tutto il territorio nazionale, partendo ovviamente da quelle regioni che oggi hanno chiesto l'autonomia e hanno, come prevede anche la norma, la possibilità di gestire direttamente le proprie risorse, di avere più competenza diretta e quindi dare servizi più efficienti e migliori ai propri cittadini.

Tra l'altro, lei, in audizione in I Commissione, quando è venuta a relazionare soprattutto sul percorso che sta attuando, ci ha detto che più regioni hanno chiesto di poter intraprendere questo percorso, indipendentemente dall'appartenenza politica, e trasversalmente anche a livello geografico. Penso che l'autonomia differenziata sia la grande sfida di questo Governo e la grande sfida per il futuro del Paese, come è stato detto, per una maggiore ottimizzazione delle risorse, che porterà, in particolar modo quelle regioni che oggi sono partite anche con un referendum, la mia Lombardia e il suo Veneto, ad ottenere quell'autonomia che da troppo tempo ormai i cittadini lombardi e veneti chiedono (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Stato di attuazione delle misure per l'accelerazione degli investimenti pubblici di cui alla legge di bilancio per l'anno 2019 e intendimenti circa la possibile riallocazione di una parte delle risorse previste per il reddito di cittadinanza a favore di un programma di «lavoro di cittadinanza» – n. 3-00535)

PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00535 (Vedi l'allegato A).

STEFANO FASSINA (LEU). Presidente, signor Ministro, siamo molto preoccupati per la recessione che interessa l'economia italiana e per le conseguenze che ha su tutto il sistema sociale e bancario. La nostra recessione, è evidente, ha radici strutturali. Certamente la congiuntura politica, l'incertezza e la contraddittorietà del Governo non ha aiutato, tuttavia va riconosciuto che il nostro andamento sta dentro il quadro dell'Eurozona, l'inversione del ciclo dell'Eurozona, che si dimostra sempre più insostenibile nel suo estremismo mercantilista. Allora le chiediamo, Ministro, di confermare la data di presentazione del Documento di economia e finanza, perché abbiamo letto notizie che vorrebbero il documento presentato dopo le elezioni europee, e le chiediamo qual è lo stato d'attuazione dei programmi di investimento e delle misure previste per accelerarli.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha facoltà di rispondere.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Presidente, con riferimento al Fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese (articolo 1, comma 95, della legge di bilancio) - da qui la domanda -, comunico che il DPCM di riparto del Fondo è in avanzata fase di definizione: sono già state raccolte e analizzate le richieste presentate dalle amministrazioni centrali dello Stato. Per alcuni interventi si sta conducendo un ulteriore approfondimento con le amministrazioni interessate, in relazione alla necessità di assicurare le coerenze finanziarie con le dotazioni del Fondo previste della legge di bilancio e di disporre di tutti gli elementi utili ai fini del riparto. Presso il Ministero dell'economia e delle finanze si sta inoltre attivando una task force per la rilevazione sistematica e l'analisi dei progetti in corso, con un'attenzione particolare ai problemi di progettazione, valutazione e coordinamento delle azioni di implementazione e degli ostacoli strutturali che emergono nel corso del ciclo progettuale. Si rammenta altresì che la legge di bilancio per il 2019 ha anche previsto la costituzione di una struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici a supporto delle amministrazioni centrali e degli enti locali, al fine di favorire lo sviluppo e l'efficienza della progettazione degli investimenti pubblici. Per lo svolgimento dei compiti affidati alla struttura è stata autorizzata l'assunzione di un massimo di 300 unità di personale, di cui almeno il 70 per cento con profilo tecnico. Riguardo all'ipotesi prospettata dagli interroganti di allocare parte delle risorse stanziate per il reddito di cittadinanza ad un programma di lavoro di cittadinanza, si fa presente che il relativo decreto-legge è attualmente in corso d'esame in Parlamento e che le misure contenute nello stesso già originano rilevanti effetti in termini di sviluppo.

Rispetto alla prima domanda che mi è stata posta, ovviamente il DEF verrà presentato secondo i termini di legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Fassina ha facoltà di replicare, per due minuti.

STEFANO FASSINA (LEU). Signor Ministro, è confortante sentire che verrà rispettata la data del 10 aprile, sebbene, a nostro avviso, data la situazione, sarebbe assolutamente utile anticipare la presentazione del Documento di economia e finanza, perché, nonostante i dati ISTAT sul 2019, sul PIL in particolare, che saranno disponibili solo all'inizio di marzo, qua non siamo di fronte a un problema di decimali, ma siamo di fronte a una situazione grave, soprattutto in termini di incertezza, perché, come sa bene, signor Ministro, il 2019 presenta un profilo di finanza pubblica assolutamente insostenibile: gli obiettivi di deficit che prevedono clausole di salvaguardia, cioè aumenti di IVA e accise nell'ordine di 23-28 miliardi nel 2020 sono improponibili, anche se venissero ribaltati sulla spesa. Allora sarebbe utile che il Governo presentasse il più presto possibile il Documento di economia e finanza, con una revisione al rialzo degli obiettivi di deficit, al fine di cancellare le clausole di salvaguardia, di fare spazio agli investimenti pubblici, in particolare in piccole opere e nel Mezzogiorno, dare certezza alle imprese del nostro Paese, al fine di compensare questo ciclo negativo che è così profondo. Poi - e chiudo, Presidente - dovete a arrivare a discutere a Bruxelles l'insostenibilità dell'estremismo mercantilista che domina l'Eurozona. Non è un problema che possiamo affrontare da soli, è necessario aprire una discussione, altrimenti la situazione anche della nostra economia e del nostro debito pubblico non avrà miglioramenti.

(Chiarimenti in ordine alle prospettive relative alla partecipazione del Ministero dell'Economia e delle finanze al capitale azionario di Alitalia – n. 3-00536)

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00536 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, signor Ministro, Alitalia è commissariata dal maggio 2017 e la soluzione del commissariamento era stata annunciata per la fine dell'ottobre 2018: sono passati quattro mesi e ancora su questo aspetto non ci sono novità. Il 30 settembre 2018 Alitalia dichiarava che sarebbe stata in grado di restituire il prestito dello Stato, ma di tale restituzione ancora non sappiamo nulla. Lo Stato sino ad ora ha versato oltre 8 miliardi e 500 milioni di euro, inoltre gli italiani ancora pagano la tassa di imbarco per finanziare il Fondo del trasporto aereo. Nell'agosto 2018 il Vicepremier Di Maio dichiarava che non si sarebbero utilizzati i soldi degli italiani per Alitalia. Dal 2008 fino a poco prima del commissariamento, Alitalia era privata, quindi le perdite erano a carico dei soci e non dello Stato. Oggi sentiamo parlare di nazionalizzazione attraverso Ferrovie dello Stato e il MEF, allo stesso tempo però il Governo parla di privatizzazioni per 18 miliardi, quindi in contraddizione.

PRESIDENTE. Collega, il quesito?

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Concludo. Considerato che il Ministro si è sempre dichiarato a favore anche del mercato, davanti al piano industriale, è interessante un po' di chiarezza…

PRESIDENTE. Collega, il quesito, in tre secondi.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Se lo Stato italiano si appresta realmente a ridiventare azionista di Alitalia, con quanti soldi e a quale quota di partecipazione. Sappiamo che il Ministro Tria è uomo di chiarezza, oggi ci farà chiarezza su questo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha facoltà di rispondere.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Presidente, vorrei innanzitutto ricordare che in questi ventidue mesi di amministrazione straordinaria la situazione dell'Alitalia è nettamente migliorata rispetto alle gestioni Etihad. Pur senza poter fare nuovi investimenti e agendo quindi solamente sulla razionalizzazione delle spese e sulla strategia commerciale, i commissari hanno portato l'Alitalia in una situazione vicino al break even operativo. È inoltre migliorato il clima sindacale all'interno dell'azienda, nonché l'efficienza, misurata anche dall'alta percentuale di voli puntuali.

Questa situazione si riflette nell'interesse di diverse compagnie aeree private per acquisire una quota azionaria nel capitale della new company che si dovrà formare, che dovrà rilevare le attività di Alitalia: Delta, Lufthansa, Air France, EasyJet hanno tutte considerato le opportunità offerte dall'apertura del capitale Alitalia. Non c'è quindi in campo la questione di una rinazionalizzazione di Alitalia: la soluzione per Alitalia non può che essere di mercato, trainata da soggetti che hanno una posizione di rilievo sul mercato dell'aviazione civile.

Venendo alla possibile partecipazione dello Stato al capitale della new company, vorrei innanzitutto ricordare che lo Stato ha prestato ad Alitalia in amministrazione straordinaria 900 milioni di euro per permettere alla compagnia di continuare ad operare nel periodo necessario a trovare un compratore. I negoziati attualmente in corso con Delta ed EasyJet fanno ora intravedere la possibilità di una nuova compagine azionaria insieme con le Ferrovie dello Stato. Ove questo negoziato si concluda positivamente e produca un piano industriale robusto, nel pieno rispetto della normativa italiana nonché di quella europea in materia di aiuti di Stato e di concorrenza, ed un piano industriale che evidentemente consenta di stare sul mercato senza aiuti di Stato, il MEF potrà considerare una partecipazione al capitale della new company.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Ovviamente quanto alla domanda percentuali e cifre, non esistendo ancora un piano industriale né le offerte precise, non posso rispondere a questa domanda: tutto starà nel vedere cosa verrà presentato. La scelta evidentemente dipenderà anche dalla valutazione della migliore strategia per tutelare la posizione creditoria dello Stato.

PRESIDENTE. Il deputato Maurizio Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, nessuno ha messo in discussione e mette in discussione, signor Ministro, il buon lavoro svolto dai commissari, e che lei ha fatto bene a sottolineare; anche perché Alitalia è in una condizione di amministrazione controllata, e lei sa meglio di me che cosa vuol dire poter lavorare in quella direzione. Ciò che è stato chiesto, e ciò su cui noi dobbiamo e vogliamo confrontarci, è una questione importante: mentre il Governo, almeno lei, dice che si deve privatizzare, 18 miliardi di privatizzazione, si legge e si continua a dire che su Alitalia si vuole nazionalizzare, perché arrivare ad un 60 per cento, come si legge sui giornali, di partecipazione diretta e indiretta dello Stato, vuol dire rinazionalizzare un'azienda ed una compagnia aerea di bandiera come Alitalia. 40 per cento Ferrovie dello Stato, 20 per cento - si legge, lei oggi non ci ha dato queste notizie - da parte del Tesoro.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). In Francia (e concludo), che è l'unico esempio di partecipazione dello Stato, la quota dello Stato è al 14 per cento.

San Gregorio, che lei conosce bene come me, diceva: omnia scire, multa dissimulare. Traduco: sapere tutto, dissimulare molto. Guardi, lei dissimula molto bene, ma una cosa dev'essere chiara per noi: si faccia un piano industriale, si verifichi la possibilità se l'azienda Alitalia è in grado di stare in piedi, si trovino partner industriali, ma lo Stato non faccia quel passo che ha portato a far perdere 8 miliardi di euro a fondo perduto da parte degli italiani nell'azienda Alitalia. Metta le condizioni per far sì che si possa avere un'azienda, privata, controllata eccetera, ma che stia sul mercato.

Una cosa le suggerisco di dire al Ministro Toninelli: qui, sì, prima di investire i soldi dello Stato italiano si faccia un'analisi costi-benefici. Non la faccia sulla TAV: la faccia sulla possibilità che lo Stato metta partecipazioni da parte dei cittadini italiani ancora una volta in Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

(Chiarimenti in ordine all'ipotesi di interventi correttivi rispetto al quadro di finanza pubblica per il 2019 – n. 3-00537)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Marattin ed altri n. 3-00537 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Presidente, signor Ministro, il gruppo del Partito Democratico le pone un quesito semplice e chiaro: lei esclude o meno l'ipotesi di una manovra correttiva al quadro connesso alla legge di bilancio 2019?

E non solo perché il sottosegretario Giorgetti non ne ha negato l'ipotesi recentemente, ma soprattutto per la certificazione dei due trimestri 2018 che ci pongono in recessione tecnica e per la condizione del Paese nel 2019. Signor ministro, glielo ribadiamo, glielo abbiamo detto più volte in altri contesti: la verità, anche se detta in ritardo, fa solo bene; le bugie purtroppo si ricordano nel tempo e fanno ulteriori danni al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha facoltà di rispondere.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. In merito alla domanda sull'eventuale manovra correttiva nel 2019, risulta alquanto prematuro esprimersi in tal senso, a poco più di due mesi dal confronto con le istituzioni dell'Unione europea, che - ricordo - hanno valutato positivamente la manovra economico-finanziaria a seguito del negoziato che è stato portato avanti. Certamente nel prossimo DEF si aggiorneranno le previsioni economiche alla luce dei dati finali di contabilità e con il consuntivo di finanza pubblica. Tale aggiornamento porterà alla usuale valutazione strategica del Governo nell'orizzonte del DEF, ed alla verifica dei saldi che saranno oggetto del consueto confronto con la Commissione europea.

Ad ulteriore garanzia del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, la legge di bilancio 2019-2021 contiene, com'è noto, un'apposita disposizione in materia di monitoraggio dei conti pubblici. Per l'anno 2019, le dotazioni del bilancio dello Stato in termini di competenza e cassa sono accantonate e rese indisponibili per un importo complessivo pari a 2 miliardi di euro; il monitoraggio degli andamenti tendenziali di finanza pubblica effettuato con il Documento di economia e finanza è aggiornato entro il mese di luglio. Qualora da tale monitoraggio gli andamenti tendenziali dei conti pubblici risultino coerenti con il raggiungimento degli obiettivi programmatici per l'esercizio 2019, valutati al netto delle maggiori entrate derivanti dalle operazioni di dismissione degli immobili pubblici, gli accantonamenti di cui appunto al comma 1118, con delibera del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'Economia e delle finanze, possono essere resi disponibili. Questi margini di riserva al momento paiono più che sufficienti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Ricordo inoltre che gli obiettivi di finanza pubblica, alla luce delle regole nazionali ed europee, sono definiti in termini di variazione dell'indebitamento netto strutturale, ovvero depurato dagli effetti del ciclo e delle misure una tantum. Se l'economia dovesse crescere meno del previsto, cosa che ci auguriamo non accada, la proiezione del saldo di bilancio potrà essere rivista, a condizione che ciò non derivi unicamente dalla congiuntura economica: questo all'evidente scopo di evitare politiche di bilancio procicliche, che aggraverebbero la flessione congiunturale.

PRESIDENTE. Il deputato Luigi Marattin ha facoltà di replicare.

LUIGI MARATTIN (PD). Presidente, dunque, se non ho capito male, signor Ministro, lei ci ha detto tre cose. La prima, che si augura ancora che la stima di crescita dell'1 per cento fatta nel 2019 posso non essere rivista, quando ormai tutti gli istituti internazionali cominciano a dare per scontato un 2019 in recessione, non solo una variazione trimestre su trimestre. La seconda cosa che ci ha detto è che comunque ci sono 2 miliardi accantonati che possono essere usati, e quindi non c'è problema. Ma, signor Ministro, quei 2 miliardi, a parte essere soltanto lo 0,1 per cento del PIL, sono soldi veri, lì ci sono 300 milioni al trasporto pubblico locale: quindi, lei ci sta dicendo, con così grande nonchalance, che, in caso di problemi, quei 2 miliardi che avete prudentemente accantonato verranno sottratti ad impieghi molto più proficui, quali quelli sul TPL, perché avete fatto delle previsioni palesemente fuori dalla realtà.

La terza cosa che ci ha detto mi lascia ancora più perplesso. Lei dice, giustamente: bisogna guardare il saldo strutturale. Ma si dimentica di dirci che, quando c'è un rallentamento ciclico, soltanto poco più della metà di quel rallentamento è coperto dal parametro dell'elasticità, come giustamente lei stava per dire; ma il resto deve essere coperto comunque da una variazione del saldo strutturale. Cioè, non tutta la variazione ciclica è assorbita dal fatto: va bene, è colpa della riduzione ciclica.

Quindi, l'impatto sul saldo strutturale avviene per il rimanente 45 per cento e su quello dovrete dare risposte in termini di quadro di finanza pubblica. Non potete cavarvela semplicemente dicendo: “è l'economia che va male, e quindi il saldo nominale può andare dove vuole”, perché, ripeto, solo poco più della metà di quella variazione, secondo le regole europee che lei, sono sicuro, conosce meglio di chiunque altro, le dà diritto a comportarsi in quel modo. Per la rimanente parte lei deve variare il quadro di finanza pubblica, altrimenti il deficit si avvicina pericolosamente al 3 per cento. Quindi, una volta ancora, signor Ministro, attenzione a quello che state facendo, perché, anche alla luce dei dati di ieri mattina dell'Istat, con il crollo peggiore degli ultimi dieci anni del fatturato industriale, la nave Italia sta per andare a sbattere e noi vorremmo evitare che questo abbia effetti sui risparmi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative in ambito nazionale ed europeo per l'istituzione di una zona franca relativa all'intero territorio della Sardegna – n. 3-00538)

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00538 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come sa, la Sardegna è l'unica regione che non ha il metano, ha la bolletta elettrica più cara, ha una continuità territoriale sia per le persone che per le merci o inesistente o esosissima, questo a causa di norme europee che purtroppo non tengono conto della nostra condizione di insularità estrema, le imprese stanno fuggendo, non solo le persone, prima fuggivano solo dalle montagne, dalle zone interne, adesso anche dalle coste, perché si vanno a rifugiare o a trovare fortuna, per esempio, a Malta, dove ci sono condizioni economiche più vantaggiose.

Noi, con questa interrogazione, le chiediamo quali sono le azioni per riconoscerci quello che i sardi ritengono un diritto, un atto doveroso verso la Sardegna, cioè la zona franca. Ricordo che il Governo ha approvato in questa legislatura due ordini del giorno.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha facoltà di rispondere.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interroganti sollecitano iniziative urgenti per favorire l'istituzione della zona franca nell'intero territorio della regione Sardegna con un'unica perimetrazione dell'intero territorio regionale coincidente con i confini naturali dell'isola e delle sue isole minori circostanti in attuazione del decreto legislativo n. 75 del 1998. Va premesso che il Governo rivolge la massima attenzione alle iniziative finalizzate a promuovere la crescita e l'occupazione in particolare nelle aree svantaggiate del Paese. Sulla questione posta si osserva che, da un punto di vista giuridico, con il richiamato decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75 sono state individuate per la regione autonoma della Sardegna le aree da adibire a zone franche doganali unicamente nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax e in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegati o collegabili.

Ad oggi risulta emanato il DPCM 7 giugno 2001 per la zona franca di Cagliari, mentre quella di Portovesme risulta, allo stato, oggetto di delimitazione territoriale. Anche un'ipotetica estensione dell'ambito applicativo del suddetto DPCM non potrebbe, quindi, valere quale base giuridica per legittimare la perimetrazione dell'intero territorio della suddetta regione come zona franca doganale. Secondo quanto riferito dall'Agenzia delle dogane, sotto il profilo applicativo l'estensione della zona franca doganale a tutto il territorio regionale della Sardegna renderebbe impossibile assicurare un controllo da parte dell'autorità doganale adeguato al necessario rispetto della vigente normativa dell'Unione europea.

Quest'ultima impone, infatti, una stretta vigilanza sul perimetro e sui punti di entrata e di uscita delle zone franche, nonché sull'ingresso delle persone, delle merci e dei mezzi di trasporto in entrata o in uscita dalla medesima. Di detti elementi occorrerebbe, quindi, tenere conto nella valutazione dell'iniziativa auspicata dagli onorevoli interroganti.

PRESIDENTE. Il deputato Deidda ha facoltà di replicare.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Signor Ministro, lei mi ha elencato la legislazione, i documenti che noi sappiamo. Non ho capito qual è l'intendimento del Governo, perché, se voi avete approvato due ordini del giorno dove mi dite che valuterete e che porterete avanti determinate azioni, lo so quello che dicono le dogane, però lei capisce che noi siamo un'isola e i confini sono naturali. Non è che una persona può venire e delle merci possano entrare senza il controllo delle autorità; noi chiediamo quello. Noi non possiamo far uscire delle merci perché abbiamo il mare che ci ostacola, noi non riusciamo a commerciare, i porti sono vuoti perché preferiscono andare a Rotterdam, dove ci sono altri servizi e altre fiscalità. L'avete concessa al porto di Trieste, che ha quintuplicato le merci. Noi stiamo diventando un'isola deserta perché mancano i servizi e manca lo Stato, e ci state opprimendo con un'oppressione fiscale che non tiene conto dell'erogazione dei servizi.

Noi paghiamo le stesse tasse di altre zone d'Italia che hanno tutti i servizi, le ferrovie, i porti, gli aerei. Noi, purtroppo, siamo isolati. Purtroppo è una delusione quello che mi sta dicendo, perché pensavo che il Governo mandasse una comunicazione a Bruxelles “avviamo il cammino per il riconoscimento della zona franca”. Chiediamo semplicemente quello, un nostro diritto sacrosanto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto superiore “Ugo Fragola” di Faicchio, in provincia di Benevento, che hanno assistito ai nostri lavori (Applausi).

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 17.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascari, Battelli, Bazzaro, Benvenuto, Claudio Borghi, Colletti, Colucci, Covolo, D'Incà, Daga, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Lorenzin, Lupi, Maggioni, Molinari, Ruocco, Saltamartini, Scagliusi, Schullian, Scoma, Sisto e Stumpo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione della proposta di legge costituzionale n. 1173-A.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Colleghi, posso ottenere un po' di vostra attenzione? Colleghi!

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento 1.370 Migliore.

Avverto che è in distribuzione un nuovo fascicolo degli emendamenti dal quale sono state espunte le proposte emendative votate e quelle ritirate.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.371 Marco Di Maio, a pagina 1 del nuovo fascicolo, che è il fascicolo n. 3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI (M5S). Grazie, Presidente. Come anche lei ha detto, stiamo discutendo l'emendamento 1.371 del collega Marco Di Maio, nel quale sostanzialmente il collega chiede che al comma 1, dopo il secondo capoverso, debba essere aggiunto il seguente: “Non è in ogni caso ammesso il referendum per le proposte che incidono sui principi e sui diritti di libertà di cui agli articoli 6 e 19, limitandone l'esercizio”.

Ora, il fatto che non ci sia questa ammissione e che non si possano, appunto, ammettere all'interno del referendum tutte quelle proposte che incidono effettivamente sui principi e sui diritti di libertà di cui agli articoli 6 e 19 non ci trova d'accordo. Ciò non ci trova d'accordo perché crediamo che nel momento in cui un referendum viene effettivamente costituito e viene richiesto i cittadini possano anche intervenire in questi articoli, che, lo ricordo, sono gli articoli 6 e 19. È fondamentale intervenire in questo campo anche perché i cittadini devono avere la possibilità effettiva di poter dire la loro anche su questi articoli, proprio perché parliamo dei diritti di libertà.

Quindi, noi crediamo che in un qualche modo sia fondamentale che ci sia tale possibilità all'interno di questa riforma costituzionale, riforma che, lo ricordo, ha avuto un iter abbastanza pieno: c'è stata una grande discussione in Aula, con molte ore di discussione sia nella fase proprio di discussione sulle linee generali, sia anche nella fase emendativa; ci sono stati moltissimi colleghi che hanno avuto l'opportunità effettiva di intervenire su tantissimi emendamenti e, ovviamente, ci sono state posizioni diverse; credo, inoltre, che ci sia stato da parte della Presidenza anche un atteggiamento di rispetto nei confronti delle opposizioni, proprio perché stiamo parlando di una riforma costituzionale, una riforma su cui, lo ricordo, è fondamentale che ci sia, per l'appunto, la tempistica massima di discussione, che ciò sia nella fase di discussione sulle linee generali o nella fase emendativa.

Quindi, moltissimi emendamenti su cui si è discusso tantissimo, concernenti moltissimi temi. Qualche emendamento è stato approvato e altri emendamenti sono stati respinti, però io credo che all'interno dell'Aula parlamentare sia fondamentale che questa discussione venga rispettata, che vengano rispettate sicuramente le proposte delle opposizioni, ma che venga rispettata anche la scelta di una maggioranza. Ovviamente rientra anche nell'ambito delle prerogative del Parlamento che ci siano queste posizioni diverse; questo è poco ma sicuro.

Il Governo giustamente si astiene su tutte le proposte emendative perché la riforma costituzionale dev'essere una riforma che parte dal Parlamento e nel quale il Governo può soltanto assistere, come appunto sta facendo in questa discussione, che è stata molto ampia, proficua, con diverse idee e con diverse ipotesi di modifiche costituzionali.

Devo dire, quindi, che la discussione sulle linee generali - qui apro anche una parentesi - è stata assolutamente proficua, però, come dicevo prima - ritorno nell'ambito dell'emendamento 1.371 Marco Di Maio - il fatto che i cittadini non possano effettivamente intervenire nei principi e sui diritti e libertà crediamo che sia uno sbaglio. Crediamo che ciò sia uno sbaglio perché proprio su quei principi e su quei diritti di libertà è necessario che i cittadini possano avere una voce, una voce che, appunto, viene espressa proprio nel referendum stesso. Quindi, credo che - lo ripeto - sia fondamentale portare avanti la discussione ma non credo che sia il caso di approvare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.371 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette alla valutazione dell'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto d'istruzione secondaria superiore “Notarangelo -Rosati” di Foggia, che assistono ai nostri lavori. Ci fa piacere vedervi qui oggi (Applausi).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, evidentemente siamo ripartiti esattamente da dove ci siamo lasciati e la fotografia di questo voto conferma, in maniera plastica, il commento che abbiamo fatto questa mattina: alla maggioranza mancano 100 parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo raccolto il voto di 250 deputati di maggioranza quando il Governo Conte è stato votato in quest'Aula da 350.

Vorremmo chiedere il motivo per il quale vi è una così pingue dotazione di parlamentari della maggioranza in missione, perché ci sono soltanto cinque deputati della minoranza in missione mentre numerosi parlamentari della maggioranza, mentre si sta riformando la Costituzione, si stanno nascondendo dietro la missione. Evidentemente ci sono dei problemi non risolti all'interno dalla maggioranza che si stanno scaricando sulle istituzioni e sulla riforma della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Enrico Borghi, il tema delle missioni, come lei sa, è regolato e il tema delle assenze e dell'utilizzo delle missioni è stato oggetto già in quest'Aula di numerosi dibattiti nel corso delle legislature. Comunque, la normativa è chiara e chi la utilizza è consapevole delle responsabilità che si assume.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.372 Fiano, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.373 Giorgis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). L'articolo 21, Presidente, della nostra Costituzione a cui si riferisce l'emendamento 1.373 Giorgis che vuole limitare in questo senso le materie referendabili, è un articolo per me fondamentale a tutela del diritto all'espressione dei cittadini italiani. Com'è noto, il primo comma recita la salvaguardia del nostro diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, con lo scritto o con ogni altro mezzo di diffusione. Mi è venuto in mente l'emendamento del collega professor Giorgis perché, in questi giorni, un autorevole collega della Lega nord, cioè non nord ma della Lega nazionale, ha presentato un progetto di legge che richiede la diffusione da parte di qualsiasi mezzo radiotelevisivo in questo Paese perlomeno per un terzo di musica scritta, prodotta e anche cantata, credo, o riprodotta da italiani. Dunque, facendo l'esempio che già prima il collega Fornaro suggeriva, anche se la collega relatrice Dadone dovesse dirci che l'evenienza di modificare alcuni aspetti dell'articolo 21 con referendum propositivo d'iniziativa popolare potrebbe essere respinta da un pronunciamento della Corte costituzionale, che cosa accadrebbe in questo Paese se qualcuno, con 500.000 firme, dimostrasse che vi è nel nostro Paese un desiderio di modificare il diritto alla libera espressione oppure, che, magari, per particolari forme di diffusione a mezzo stampa, debba servire l'autorizzazione - cosa che è negata nel secondo comma dell'articolo 21 della nostra Costituzione - oppure che si modifichino i criteri di sequestro per le pubblicazioni o, come ha proposto la proposta di legge del collega Morelli che in questo Paese lo Stato decida esattamente che cosa tu possa o non possa trasmettere alla radio? Anche se io non credo, perché l'articolato dell'articolo 21 è molto, molto particolare e, secondo me, è possibile trovare, anche a termini di costituzionalità, una proposta di legge di natura popolare da sottoporre a referendum propositivo alla quale la Corte non potrebbe opporre l'incostituzionalità. Ma, anche se così non fosse, che cosa succederebbe di un conflitto acceso tra un pronunciamento della Corte e un'iniziativa popolare di 500.000 persone o magari di più di 500.000 persone con forza di legge come proposta e tale conflitto riguardasse il nostro diritto alla libera espressione? Ma sarebbe una cosa traumatica perché la proposta di modificare il diritto all'espressione - guardate che la proposta di obbligare ad un terzo di produzione italiana, a prescindere dal giudizio sul merito, è una proposta di restringimento della libera espressione e della libertà di trasmissione dei mezzi teleradiodiffusi - che cosa succederebbe se, a fronte di una proposta che va in quella direzione o in un'altra direzione di modifica della libertà assoluta che noi abbiamo in questo campo, difesi dall'articolo 21, si opponesse una sentenza o un pronunciamento sul quesito da parte della Corte costituzionale? Noi sottoponiamo ad un giudizio popolare binario, o sì o no, un elemento cardine della difesa della libertà di ognuno di noi: la libertà di esprimerci come vogliamo, salvo le riserve di legge che limitano alcune idee o diffusione di idee per esempio di tipo discriminatorio e apologetico di alcune ideologie.

Saremo di fronte ad un devastante conflitto, ancorché io pensi che, prima ancora del conflitto, proposte di legge in questo senso potrebbero essere addirittura ritenute costituzionali ed è per questo, secondo me, che questo tipo di materia va assolutamente esclusa dall'ipotesi di referendum propositivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.373 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.374 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.375 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.376 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.377 Fiano. Prego, onorevole Fiano… non può parlare, onorevole, perché lei ha parlato sul complesso degli emendamenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.377 Fiano, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.378 Migliore, con il parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'emendamento 1.380 Pollastrini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Chiedo alla collega Pollastrini di poter apporre la mia firma a nome del gruppo e tornare, visto che in questo caso l'articolo 6 è isolato dagli altri, a ribadire i concetti già espressi nella seduta di questa mattina. Io credo, noi crediamo che il tema che viene descritto dall'articolo 6 della Costituzione, cioè la tutela con apposite norme delle minoranze linguistiche, debba essere escluso. Questo è credo un ragionamento assolutamente prudenziale, perché questo è un tema assolutamente delicato che, come la storia ci insegna, può rimanere sotto traccia per anni e, poi, esplodere in un attimo, cioè il tema della convivenza di minoranze linguistiche all'interno del territorio nazionale. L'arma del referendum propositivo può essere un'arma usata per alimentare le tensioni, non è certo un'arma pensata o pensabile, invece, per garantire quell'armonia che è assolutamente necessaria e che è alla base dell'articolo 6 della nostra Costituzione. Io chiedo davvero alla relatrice di ripensare al suo voto contrario, perché almeno su questa materia, almeno sul tema della tutela delle minoranze si possa, già in questa sede, cioè in sede di riforma costituzionale - e non rimandando alla legge attuativa o allo scudo della Corte costituzionale -, definire questo limite di materia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.380 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea e con il parere favorevole del relatore del PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.382 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'emendamento 1.383 Migliore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento ispirato a un dovere: quello della cautela, della massima cautela quando trattiamo di libertà fondamentali delle persone. In questo caso, ci riferiamo all'articolo 13 della Costituzione, cioè parliamo di libertà personale, detenzione e pene commisurate ad uno spirito di rieducazione; entriamo, cioè, in una sfera delicatissima che attiene a un principio fondamentale di civiltà e di libertà. Lo so, noi abbiamo sostenuto e voluto il vaglio di costituzionalità, a riprova - lo voglio dire - che non siamo quelli del “tanto peggio, tanto meglio” quando in discussione entrano le basi fondamentali del nostro vivere civile. In questo senso, il vaglio di costituzionalità è una garanzia importante tesa a fissare un perimetro, ma ecco il punto: esiste e deve esistere una responsabilità della politica e del Parlamento che ponga la sfera della dignità personale e dei diritti umani al di sopra di qualsiasi incursione, e questo nel rispetto, che definiamo “sacro”, delle fondamenta scavate nella prima parte della Costituzione.

Il senso del nostro emendamento vive qui: esclude il referendum propositivo su materie che potrebbero restringere nei fatti i diritti e le libertà scolpite nell'articolo 13 della Carta. Concretamente, care colleghe e cari colleghi, vuole dire escludere quesiti in contrasto con il principio secondo cui le pene e la detenzione non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e del rispetto.

E guardate, non appaia uscire dal tema su cui stiamo discutendo in questo momento, se ricordo che ogni Paese ha la sua storia. Allora, lo dico anche alle colleghe e ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e della maggioranza: il nostro Paese è il Paese di Beccaria, ma è anche quello dove, di recente, il principio del rispetto dei diritti umani è stato calpestato, e dove un giovane uomo in stato di fermo è stato picchiato sino alla morte da chi avrebbe dovuto avere il compito umano e sociale di proteggerne il diritto umano e la vita. Avete capito benissimo: parlo di Stefano Cucchi, sapendo che però non è stato il solo in questo Paese.

Ma tanto più di fronte a tragedie come questa, è compito del Parlamento e della politica non ritrarsi a una precisa responsabilità; ed è compito del Parlamento e della politica, in particolare sui diritti umani, sulla detenzione, sulla detenzione preventiva, sulla dignità di ogni persona, di non derogare a nessuno una responsabilità che è anche un principio di etica della responsabilità. Voglio ricordare che, non a caso, noi diciamo che il referendum propositivo non possa intervenire e debba mettere un limite all'intervento sull'articolo 13 che, voglio ricordare a chi non ricorda le parole precise della nostra Costituzione, dice: “È punita ogni violenza fisica e ogni violenza morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”. Per noi questo è un principio assoluto e inderogabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.383 Migliore, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.384 Migliore, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre si rimette all'Aula il Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.385 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre si rimette all'Aula il Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.386 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, si rimette all'Aula il Governo, e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.387 Fiano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgis. Ne ha facoltà.

ANDREA GIORGIS (PD). Presidente, questo emendamento, come quasi tutti gli emendamenti che abbiamo presentato in ordine alle materie, è caratterizzato da una specificazione, che recita: “limitandone l'esercizio”.

Vorrei spiegare il senso di questa nostra proposta emendativa, che viene poi ripresa in ordine a tutti i diritti cosiddetti sociali o di prestazione. Insomma, se davvero - e qui ritorna la grande questione - non si vuole costruire un circuito di produzione del diritto del tutto alternativo, capace di sostituirsi a quello rappresentativo incentrato sulla mediazione dei corpi intermedi e sulla centralità del Parlamento, bisogna che ci interroghiamo sull'opportunità di escludere alcune materie, o meglio alcuni tipi di leggi, dalla possibilità che, attraverso questo nuovo istituto, vengano messe in discussione e, soprattutto, si determini una sorta di…

PRESIDENTE. Collega Giorgis, mi scusi. Colleghi, pregherei maggior silenzio.

ANDREA GIORGIS (PD). Grazie, Presidente. Si determini - dicevo - una sorta di regressione nell'attuazione dei principi costituzionali.

Sappiamo bene che, dal 1948 ad oggi, è stata approvata una serie di leggi che hanno reso possibile dare effettività a numerosi principi costituzionali. Faccio un esempio per chiarire cosa intendo dire. L'articolo 32 della Costituzione entra in vigore il 1° gennaio 1948: quindi, a partire da quel giorno, noi troviamo sancito nel nostro ordinamento il diritto alla salute e il diritto alle cure per tutti coloro che ne hanno bisogno, indipendentemente dalla loro capacità economica. Ma, fino agli anni Settanta, nel nostro ordinamento non viene introdotto un sistema sanitario nazionale capace di dare effettività a quel principio costituzionale.

Lo stesso esempio si potrebbe fare per gli articoli 36 e 38, in materia di tutela del lavoro: fino a quando non entra in vigore lo Statuto dei lavoratori, quei principi costituzionali non ricevettero una tutela piena.

Ora, riteniamo che quelle leggi che sono direttamente attuative dei principi costituzionali, che danno sostanza, che danno effettività ai princìpi riconosciuti nei primi articoli della Costituzione, possano essere oggetto di una riscrittura regressiva? Pensiamo che sia possibile, attraverso un meccanismo decisionale che non consente - questo il punto: non consente! - l'apertura di un confronto parlamentare adeguato, mettere in discussione e ritornare indietro, nell'attuazione dei principi costituzionali?

Questa è la preoccupazione che anima tutti gli emendamenti che abbiamo presentato in questo gruppo, ed è la stessa preoccupazione che prima veniva avanzata da altri colleghi.

Insomma, questo tipo di procedimento di formazione della “legge”, di norme di rango primario, suggerisce una riflessione sull'opportunità di escludere alcune leggi? Su questo sarebbe bello sentire quali sono le vostre considerazioni, perché non basta rispondere che c'è il controllo preventivo, ci mancherebbe altro che questo istituto potesse introdurre qualcosa che la legge non può introdurre. Cioè, ci mancherebbe altro che, attraverso il referendum propositivo, noi potessimo introdurre fonti di grado primario incostituzionali che, invece, il Parlamento non può giustamente fare. Quindi, non è questa la risposta. La risposta è se questa modalità di produzione del diritto suggerisca particolare cautela in ordine a quelle leggi, a quelle discipline - di rango primario, sia chiaro - che però sono indispensabili per dare effettività ai principi costituzionali. L'esempio prima veniva fatto in tema di tutela delle minoranze, adesso richiamavo la legge istitutiva del servizio sanitario nazionale, lo Statuto dei lavoratori, e così via.

Quindi, noi non abbiamo, onorevole relatrice, sottratto, come competenza di questo istituto, tutto ciò che riguarda i diritti di libertà, i diritti civili, i diritti di partecipazione politica o i diritti sociali, ma quelle leggi che ne danno attuazione, escludendo quindi la possibilità di introdurre per via referendaria delle limitazioni, cioè una sorta di smantellamento di quello che è lo stato attuale di attuazione della Costituzione italiana.

Su questo - di nuovo - dimostriamo quanto siamo seri, quanto siamo preoccupati di discutere in maniera costruttiva, ma, ripeto, questa nostra preoccupazione meriterebbe almeno un tentativo di discussione, un tentativo di risposta, perché la questione è molto seria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.387 Fiano, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre si rimette all'Aula il Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.388 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.389 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.390 Giorgis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Presidente, questo emendamento, a prima firma Giorgis, interviene sull'articolo 27 in particolare. Vorrei tornare su questo punto, e mi limito a leggere banalmente l'articolo 27 della nostra Costituzione: “La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte”.

Allora io mi domando, domando a quest'Aula, domando a tutti noi, se, secondo noi, è possibile anche solo immaginare o agire per intervenire limitando il senso di questo articolo della Costituzione, e cioè ledendo un principio di civiltà assoluta. Io ho voluto leggere l'articolo della Costituzione perché spesso non tutte e tutti capiamo ciò di cui si sta discutendo; e porto a testimonianza l'articolo che, nella sua semplicità, parla delle nostre libertà, dei nostri diritti umani, per dire che forse anche la nostra relatrice e la maggioranza dovrebbero per un momento rifletterci, accantonare. Perché qui non è in discussione un interesse di parte, non è in discussione un provvedimento che vale una giornata: è in discussione qualcosa di profondo che attiene ai diritti umani, alla libertà di ogni persona, e soprattutto alla dignità di ogni persona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.390 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.391 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.392 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.393 Migliore, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.394 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.395 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.396 Giorgis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Presidente, solo un secondo. Vede, se prima, parlando di alcuni dei nostri emendamenti e degli emendamenti di altri gruppi, parlavamo delle fondamenta della nostra civiltà, riferendoci alle libertà personali, ai diritti umani e alla dignità di ogni persona, con questo emendamento interveniamo su un capitolo non meno importante, che attiene alle fondamenta della nostra democrazia. Perché il tema su cui noi crediamo un referendum propositivo non possa intervenire, che semmai, invece, è un tema che richiederebbe un intervento di ulteriore allargamento – capirete ciò di cui parlo –, è il tema della libertà, e, in questo caso, della libertà del proprio pensiero con la parola, con lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione. Fra l'altro, l'articolo 21 della nostra Costituzione recita, nel secondo capoverso: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Credo che non stiamo parlando di qualcosa che riguarda il tempo che abbiamo alle spalle; stiamo parlando di un tema che attiene al dibattito pubblico in Europa e in qualche Paese più infelice del nostro, a cui qualcuno in quest'Aula vorrebbe portarci, con cui qualcuno in quest'Aula vorrebbe il nostro Paese fosse a braccetto, ma parliamo di un dibattito pubblico aperto anche in Italia. Allora, non sono emendamenti che noi abbiamo fatto per caso. Sono emendamenti che non solo tendono a salvaguardare i principi della nostra Costituzione, che per noi è la bussola, ma che tendono, e lo dico senza presunzione, ad assumere quello sguardo lungimirante, almeno un pizzico di quello sguardo lungimirante, che hanno avuto le nostre madri e i nostri padri costituenti. Quindi, questo emendamento interviene per dire: no, alcuni principi non si toccano. Ad esempio, il principio della libertà di espressione e della libertà di stampa non si tocca per alcuna ragione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Capisco la china sulla quale ormai si sta avviando questa serie di esamina dei provvedimenti e degli emendamenti che sono stati proposti; è una china che non mi piace molto, però, perché rimanga agli atti, non si può pretendere, attraverso dei referendum, di limitare le libertà personali, le libertà dei cittadini, le libertà di espressione. Sono fattori, questi, che devono essere assolutamente riflettuti da parte di tutti noi nell'assumerci la responsabilità, qui, adesso, di respingere un emendamento di questo genere.

Significa che noi non abbiamo dentro noi stessi, nella nostra educazione, nella nostra cultura, la volontà di difendere le libertà personali, le libertà dei cittadini che i padri costituenti hanno voluto sottolineare e difendere. Non sarò mai colpevole di non aver fatto passare un emendamento di questo genere, e lo dico in tutta coscienza per tutti coloro che mi hanno votato, e, fra questi, anche molti elettori della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo di Forza Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto, e, come precisato nella parte antimeridiana della seduta, una volta esaurito anche tale tempo, un ulteriore ampliamento di un terzo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.396 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e con il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.397 Fiano, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e con il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.398 Migliore, con il parere contrario della Commissione…no, fermiamo la votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Solo per segnalare che questa teoria di articoli, che appare all'Aula come una inutile…

PRESIDENTE. Emendamenti.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Questa inutile teoria di articoli, 21, 22 e 24 della Costituzione,

Presidente, non articoli in senso tecnico, gli articoli enunciati negli emendamenti, possono apparire una inutile teoria, ma vorrei far riflettere l'Aula che stiamo parlando di diritti fondamentali: 21, 22 e 24 non sono numeri da giocare al lotto, ma sono numeri fondamentali per il futuro di questo Paese. Allora, in questo voto così veloce, così rapido, così inutile, vi pregherei almeno per un attimo di riflettere sul fatto che 500 mila persone potranno toccare diritti decisivi per la democrazia. Noi voteremo a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.398 Migliore, con il parere contrario della Commissione, con il Governo che si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.399 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, con il Governo che si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.400 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, con il Governo che si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.401 Marco Di Maio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, congiuntamente sugli emendamenti 1.401 e 1.402: vorrei che l'Aula si rendesse conto, con molta franchezza, che stiamo parlando del principio di personalità della responsabilità penale, della presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, del principio rieducativo della pena, che non può essere contraria al senso di umanità e deve tendere alla rieducazione, e al quarto comma non è ammessa la pena di morte. Vi prego semplicemente di pensare che cosa stiamo votando: si potranno presentare proposte sul principio di personalità della responsabilità penale, sulle pene, sul principio di rieducazione, sulla presunzione di non colpevolezza. Ma ci vogliamo svegliare? Ma vogliamo votare in modo intelligente, che significa serio? Qui stiamo consentendo a 500 mila persone di toccare il principio di personalità della responsabilità! Qualcuno potrà andare a rispondere penalmente per fatto altrui. Ma signori, vi prego, prima di votare rosso a questo emendamento, pensate a quello che accadrà di questo Paese!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Mi permetto solo di ricordare che il Presidente del Consiglio ha detto che in questo Paese vige la presunzione di colpevolezza, per cui non mi stupisce l'orientamento della maggioranza su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Credo che qui siamo ancora sul tema evocato più volte, quel tema che, secondo noi, è dirimente rispetto alla legittimità di un intervento, all'introduzione di un referendum propositivo che rischia in questo modo di svuotare i poteri della Camera.

Di innescare, soprattutto, nel Paese un dibattito che fatalmente rischia di essere dominato dall'emotività e che rischia di comprimere diritti e garanzie che sono quelli che sono previsti esattamente da questo emendamento e che noi vogliamo, invece, mettere al riparo dai rischi che sarebbero invece evidenti se fosse possibile un referendum propositivo che andasse a incidere su questi diritti e garanzie

Io continuo a non capire il motivo per il quale via sia un'insensibilità da parte della maggioranza su un tema che a noi appare evidente, che appare evidente, in realtà, a tutti i gruppi dell'opposizione e che ha una rilevanza politica molto evidente, perché sul piano del merito noi riteniamo che ci sia un pericolo nel consentire un referendum propositivo su temi che attengono a queste materie così delicate e sui quali argomenti, appunto, vi è il rischio di un intervento emotivo e di una risposta emotiva da parte dell'opinione pubblica e questo, secondo noi, rappresenta un pericolo molto evidente.

Ma il tema politico è su questa questione, che è dirimente anche per dare un giudizio da parte dei gruppi dell'opposizione sulla proposta di modifica della Costituzione. Ribadisco - ed è stato detto in tanti interventi prima del mio, ma io ci tengo a ribadirlo perché è importante lasciarlo agli atti - che nessuno di noi è ostile a una modifica della materia referendaria, per rivitalizzare un istituto che ha avuto un'importanza molto significativa dello sviluppo anche della democrazia nel nostro Paese e, quindi, nessuno è gli ostile e noi stessi, nella nostra riforma costituzionale, avevamo immaginato di introdurre un referendum propositivo che, quindi, andasse a rafforzare un istituto che, appunto, ha questa importanza. Ma, come dicevo, se non si prendono in considerazione questi limiti, che tutte le opposizioni considerano rilevanti, decisivi per la valutazione che noi diamo di questa proposta di riforma costituzionale, l'esito sarà verosimilmente che i gruppi di opposizione, compreso il nostro, che pure si erano approcciati in maniera costruttiva a questa proposta di riforma, ne daranno un giudizio negativo. Cosa significherà questo? Significherà che la maggioranza che oggi è al Governo di questo Paese procederà a una riforma costituzionale esattamente a colpi di maggioranza, cioè senza il coinvolgimento dell'opposizione, cioè ledendo un principio, quello del coinvolgimento delle opposizioni, che sempre le opposizioni, nella scorsa legislatura, hanno considerato un principio ineludibile, senza il quale non era possibile intervenire sulla Costituzione. Vorrei che fosse molto chiaro quello che c'è in gioco in questo momento, con questi emendamenti che puntano a circoscrivere il referendum propositivo, che sono proposti da tutte le opposizioni e che tutte le opposizioni vi hanno detto che considerano decisivi per la valutazione di questa proposta di riforma. Vorrei che fosse molto ben chiaro che chiudere la porta a questi emendamenti, che sono così decisivi, per la valutazione delle opposizioni, significa che la maggioranza ha deciso di andare avanti esattamente a colpi di maggioranza per modificare la Costituzione. Deve essere molto chiaro e credo che debba essere sottolineato.

PRESIDENTE. Prego maggior silenzio in Aula, in particolare nel gruppo in alto, di congiunzione tra maggioranza e opposizione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Grazie, Presidente. Deve rimanere agli atti, come testimonianza storica della posizione nostra e di tutte le opposizioni, il fatto che noi continuiamo a proporre emendamenti per migliorare una situazione assolutamente sbilanciata che sarà a danno del Paese. Dunque, che non si dica per il futuro che noi non abbiamo lottato abbastanza perché le carte del Parlamento, dell'Aula e delle Commissioni parlano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento. Devo dire, inoltre, che più entriamo in questi singoli emendamenti che vanno a puntualizzare i singoli articoli della Costituzione che sarebbero giustamente da escludere, più entriamo nel particolare, dicevo, e più credo e auspico, a questo punto, che nella seconda lettura, quella del Senato, o nella terza nostra si possano porre dei punti fermi.

Infatti, credo che l'esclusione della materia penale e della procedura penale fosse, quell'esclusione, la via maestra, una via maestra che la maggioranza ha deciso in questa prima lettura di non proseguire, sostanzialmente limitandosi all'introduzione del vaglio preventivo della Corte e ritenendo questo sufficiente.

La nostra speranza è che nel prosieguo, e quindi seguendo l'impostazione e la ratio delle quattro letture a testo conforme, si possa e si debba andare invece ancora a intervenire e intervenire auspicando che vi sia una riflessione da parte della maggioranza perché tutta la materia penale venga esclusa da questo strumento per i rischi, per i dubbi e per le riserve che hanno espresso diversi colleghi prima di me e che noi condividiamo, in particolare quello che ha espresso, in più di un'occasione su questi temi, la collega Pollastrini.

Quindi, noi voteremo favorevolmente su questo e sugli altri ma rimarremmo e rimaniamo dell'idea che sarebbe più opportuna, più giusta, più coerente e più pulita l'esclusione tout-court di tutte le materie di carattere penale e di procedura penale da questo strumento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per aderire all'appello accorato, ma soprattutto corretto, del collega Sisto. Quando si interviene non solo in materia penale, ma soprattutto si va a interessare il massimo diritto di convivenza civile, quello della libertà, della libertà personale, credo che un limite vada messo perché, come più volte abbiamo ricordato, si rischia d'intervenire su materie assai pericolose a furor di piazza e a furor di popolo.

Un principio di garanzia e di salvaguardia com'è il tema proposto da questo emendamento, che esclude la materia dell'articolo 27, quindi la libertà personale, dalla materia oggetto di eventuale proposta d'iniziativa popolare o di referendum propositivo, credo che possa essere un elemento di ulteriore civiltà e di ulteriore garanzia introdotto in questa legge, che credo si debba far carico anche di avere riguardo per questi temi e per questi diritti fondamentali del cittadino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, ci sia consentita una piccola chiosa di carattere politico su quello che sta accadendo su questo emendamento. Vede, sono intervenuti tutti i gruppi di opposizione, tutti, e c'è un silenzio imbarazzante da parte della maggioranza, e noi crediamo che ci sia una spiegazione. Vede, signor Presidente, questi voti sulla giustizia arrivano all'indomani del clamoroso salvataggio, da parte del MoVimento 5 Stelle, del Ministro Salvini. Il MoVimento 5 Stelle, narrano le cronache di queste ore, è spaccato come una mela su questa vicenda e questo lo comprovano le assenze in quest'Aula e questo silenzio imbarazzato, perché sanno anche loro che se dovessero dire come realmente la pensano su questo tema rischierebbero inevitabilmente di mettere a nudo tutto quello che in queste ore, carsicamente, si sta sviluppando al di sotto di questa superficie. È solo uno dei tanti esempi di una delle clamorose retromarce alle quali ci stanno dando modo di assistere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.401 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.402 Giorgis.

Dichiaro aperta la votazione… Ricordo il parere… voleva parlare l'onorevole D'Alessandro. Revochiamo l'indizione della votazione perché il collega D'Alessandro aveva avvisato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Le nostre parole non riescono a scuotere neanche il dubbio che si stia costruendo una norma molto pericolosa e dalle derive ancora più pericolose. Dunque vorrei far arrivare in quest'Aula, nella speranza che qualcuno a partire dalla relatrice le ascolti, le parole dell'Unione delle camere penali che oggi sono intervenute molto pesantemente con parole molto chiare che vorrei fare risuonare in quest'Aula, prima di tutto perché le condivido, secondo perché se c'è anche il minimo dubbio che ciò che si afferma in esse possa accadere in seguito, ritengo che siamo andati oltre ogni limite che il legislatore si può dare nei confronti del diritto dei cittadini di non vivere in uno Stato di pericolosa deriva. “È proprio un'idea malsana…” dice il presidente “le paure, le ansie, le esigenze dei cittadini, tutte naturali e comprensibili nell'essere umano, non possono essere poste alla base della scelta legislativa. Il cittadino comune per la sua predisposizione emotiva tenderà sempre a punire. Non esistono pulsioni di tipo diverso”. E aggiunge: “Ormai si assiste ad una legislazione che insegue i fatti. Lo ha fatto anche il legislatore nazionale che modella la legislazione in ragione di fatti che sono accaduti. Figuriamoci come la pulsione di un referendum propositivo può intervenire rispetto a dinamiche di fatti che accadono. Ormai vi è l'idea che chi è imputato sia un colpevole e che quindi l'esito naturale del processo debba essere la condanna. L'ipotesi che l'esito possa essere un'assoluzione è vissuta nell'immaginario collettivo come un fallimento della giustizia, come un atto di giustizia che non è stato compiuto perché è stato impedito per la straordinaria attività dell'avvocato o per la viltà dei giudici o per l'insufficienza delle leggi. Siamo al processo di piazza, all'imputato simbolico”. Stiamo parlando di operatori della giustizia che pongono un quesito fondamentale rispetto alla sanzione estrema che lo Stato può conferire nei confronti di un cittadino cioè la privazione della libertà. Siamo di fronte ad una involuzione giuridica e posso anche capirlo politicamente che l'andazzo, da dove parte e dove si arriva, da parte dei 5 Stelle, possa essere così. Non lo posso capire da parte di un partito come la Lega che ha amministratori e sindaci diffusi sul territorio, che sa bene cosa significhi il rapporto tra folla, piazza, istinto, giudizio politico-morale che non c'entra nulla poi con il giudizio o può non entrarci con il giudizio di merito che affidiamo alle aule di giustizia: dunque perché scaricare sui cittadini, consentire ai cittadini - concludo, Presidente - un arbitrio nella proposta legislativa che nasce da fatti contingenti? Guardate, se fossero stati i cittadini, se ci fosse stato questo referendum, per esempio, a seguito di fatti di cronaca che hanno riguardato anche voi, esponenti della Lega, noi oggi in Aula staremmo discutendo di leggi pesantemente punitive anche nei vostri confronti. Come si fa a non mettere un argine ad una deriva sicura, non ipotetica, che è stata anche denunciata dagli avvocati italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.402 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.403 Fiano, siamo a pagina 11 ultimo al fondo, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.404 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.405 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.406 Pollastrini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente Rosato, mi permetto di ricordare all'Assemblea riguardo ai principi relativi all'articolo 30, che quest'ultimo è uno degli articoli che il nostro Regolamento individua tra quelli, intervenendo sui principi del quale, sono previste le possibilità di chiedere votazioni segrete in questo ramo del Parlamento. Pensiamo quanto sia assurdo, a fronte addirittura di una speciale protezione di voto dei rappresentanti del popolo su questi articoli e sulla loro libertà di voto, fare dei referendum propositivi di pancia su argomenti che riguardano materie come queste e anche molte altre che sono state toccate da articoli chiamati in causa dagli emendamenti presentati dai colleghi del PD.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.406 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.407 Migliore, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.408 Fiano, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.409 Pollastrini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, questo emendamento della collega Pollastrini, molto giustamente, si riferisce all'articolo 33 della Costituzione. Ricordo che il quarto comma dell'articolo 33 reca che la legge - quindi, se viene proposta una legge attraverso il referendum propositivo siamo nel campo della piena costituzionalità, perché il quarto comma affida a legge ordinaria -, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali. Dunque, per legge, proposta attraverso la raccolta di 500 mila firme. Lo dico a persone che hanno opinioni, probabilmente, diverse delle mie, sicuramente ai colleghi della Lega: hanno combattuto anni di battaglie sulla questione delle scuole paritarie; la Costituzione affida a leggi ordinarie la trattazione di questo tema, dunque, sulla questione delle scuole paritarie, votando contro questo emendamento, noi potremmo avere, con referendum propositivo, un'iniziativa di legge di natura popolare che, con una maggioranza relativa, molto relativa, cambia aspetti di ordinamento della relazione tra le scuole paritarie private in questo Paese e l'ordinamento delle scuole statali.

Questa non è una norma di rango costituzionale, perché il quarto comma dell'articolo 33, coinvolto dalla possibilità delle materie referendabili, sempre che questo emendamento non venga approvato anche da voti della maggioranza, prevede che, con legge ordinaria, questi rapporti di equipollenza e, quindi, di diritti e doveri degli studenti che in scuole paritarie vanno, potrebbero essere cambiati. Metto sull'avviso coloro della maggioranza che stanno per votare contro questo emendamento che stanno calpestando anni di loro battaglie, non mie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Solo per annunciare il voto favorevole di Forza Italia su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.409 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.410 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.411 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto d'istruzione superiore “Enrico Fermi” di Policoro, in provincia di Matera (Applausi). Grazie per la vostra visita dalla Città della cultura di quest'anno.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.412 Marco Di Maio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, uso di nuovo il meccanismo di ragionamento che ho usato prima, perché questioni inerenti la qualità del lavoro di coloro che lavorano, secondo l'articolo 36 della Costituzione, per esempio, il secondo comma, sono regolate per legge ordinaria. Dunque, per legge ordinaria, per decisione di iniziativa di 500 mila firme e, poi, per un eventuale quorum confermativo del 25 per cento degli aventi diritto al voto, noi possiamo cambiare una parte della disciplina dei diritti dei lavoratori, del lavoro in questo Paese, con una maggioranza assolutamente relativa.

Per questa ragione, noi auspichiamo che vi sia un voto favorevole anche da parte della maggioranza, perché si rischia, con maggioranze risicate, di smantellare un sistema dei diritti in questo Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.412 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Marattin, a cui facciamo gli auguri per il compleanno (Applausi). Anche Cortellazzo fa il compleanno? Auguri anche a lei onorevole (Applausi)!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.413 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.414 Giorgis, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre si rimette all'Aula il Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.415 Fiano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Signor Presidente, questo articolo è un po' il cuore di un insieme di emendamenti che come gruppo noi abbiamo proposto e sono stati sottoscritti da altri gruppi dell'opposizione. Mi riferisco al grande tema dei diritti sul lavoro, in particolare, con questo emendamento a prima firma Fiano, del diritto di sciopero, del diritto all'organizzazione sindacale libera. Mi dispiace che le colleghe qui alla mia sinistra non abbiano prestato attenzione - mi riferisco a questa parte dell'Aula, certamente, dall'altra invece so che c'è grande sensibilità -, perché in questa batteria di emendamenti c'è anche un emendamento che riguarda la parità salariale, la parità di diritti e di opportunità fra donne e uomini nel lavoro. Forse qualcuno può pensare che i nostri interventi siano rituali, io voglio dire ancora una volta che no, noi ci crediamo, ci crediamo moltissimo. Crediamo moltissimo al fatto che alcuni principi fondamentali, che nessuno ci ha regalato, sono stati conquistati da chi era prima di noi in quest'Aula e anche da chi ora è in quest'Aula, giorno dopo giorno, col pensiero, con lotte. Sono stati conquistati con costi, anche personali, da chi ha saputo tenere la schiena dritta e non ha piegato la testa innanzi a padroni, innanzi a proprietari, innanzi a poteri. Quindi credo che da parte di tutti ci dovrebbe essere la sensibilità ad ascoltare quello che noi diciamo oggi, a ripensarci, accantonare, e a rifletterci, se non ora nel passaggio successivo al Senato, perché la nostra non è un'opposizione di testimonianza, è un'opposizione di chi non rinuncia a mettere al centro della politica, dell'alta politica, quei diritti che tanto sono costati a chi oggi è qui e a chi oggi forse qui avrebbe il diritto di esserci e non c'è perché ha pagato un prezzo per tutte e tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo del Partito Democratico ha esaurito anche i tempi aggiuntivi già concessi. La Presidenza, come precisato nella parte antimeridiana della seduta, concederà a tale gruppo un ulteriore tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, intervengo solo per chiedere al collega Fiano la possibilità di sottoscrivere questo emendamento.

PRESIDENTE. Penso che non ci saranno obiezioni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, cari colleghi, anch'io mi unisco alle preoccupazioni contenute in questo emendamento, perché stiamo parlando dell'articolo 39, che recita esattamente, al cuore della sua prima frase, il tema che la rappresentanza è libera e democratica.

Aggiungo anche quello successivo, l'articolo 40, quello che disciplina il diritto di sciopero. Parliamo cioè di diritti fondamentali che sono dall'origine parte costitutiva dei diritti contenuti nella nostra Costituzione, quindi, da questo punto di vista, credo che siamo in presenza di due diritti che vanno conservati, vanno mantenuti, vanno rafforzati, e quindi, come tali, che non possano essere - secondo me -, attraverso diverse modalità, ridotti nel loro esercizio fondamentale. È inutile che io ricordi il contributo dato dal movimento dei lavoratori, sia alla riconquista della libertà sia alla rinascita della nostra Costituzione, e il ruolo che i rappresentanti del mondo del lavoro hanno avuto nella Costituente perché la nostra Costituzione avesse tra i suoi principi fondamentali quello della libertà del diritto di associarsi e della libertà - entro determinate regole e nel rispetto di tutti gli utenti - del diritto di sciopero. I Paesi liberi hanno questo fondamentale diritto, io credo che vada conservato e non possa essere sottoposto a menomazioni che ne alterino il senso e il significato profondo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.415 Fiano, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre si rimette all'Aula il Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colgo l'occasione anche per fare gli auguri - mi hanno ripreso - all'onorevole Paxia, che vince anche il premio per essere la più giovane (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.416 Pollastrini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Presidente, penso che questo Parlamento non può permettersi di mettere in discussione un diritto straordinario, conquistato da lavoratori e lavoratrici dalla metà del Novecento in avanti. Sono state conquiste importanti, quella della libertà di poter lottare per i loro diritti nel lavoro, per migliorare le condizioni di lavoro, di lottare per avere il rinnovo dei loro contratti nazionali e del loro salario, insomma per difendersi e per poter rappresentare le loro richieste anche con lo sciopero. Quello che si propone con un referendum propositivo vuol dire mettere in serio pericolo quello che abbiamo conquistato. Lo dico in modo particolare ai giovani del MoVimento 5 Stelle: chiedetelo ai vostri genitori le lotte che hanno fatto per avere quel diritto di sciopero, e voi ora li tradite in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! È una vergogna! Non lo so, ma sicuramente mi darò da fare per spiegare a loro quello che voi intendete fare. E non venite a raccontarmi che il referendum risolve il problema. È un diritto questo qui, portato a casa con la legge n. 300, con le lotte, con i contratti, con la Costituzione! Si chiama diritto di lavoratori e lavoratrici, e in quest'Aula nessuno ha il diritto di mettere in discussione una questione così fondamentale per la libertà e per la democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.416 Pollastrini, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre si rimette all'Aula il Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.419 Migliore, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.420 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.421 Magi, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.424 Magi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, questo è il secondo emendamento del collega…

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, chiedo scusa: chiederei maggior silenzio in Aula. Capisco che è un pomeriggio difficile…Anche cortesemente se proprio sotto l'onorevole Baldelli… Grazie. Onorevole Baldelli, prego.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente.

Questo è il secondo emendamento del collega Magi. Anche il primo mi sembrava un emendamento di grande buonsenso: diceva che non dovessero essere ammessi referendum volti principalmente ad avere effetti sugli equilibri di finanza pubblica. Questo secondo dice che non debbano essere ammessi referendum volti ad avere effetti sull'indebitamento di cui all'articolo 81, secondo comma, della Costituzione.

Vede, Presidente, questa è una materia sulla quale, seppur si concede l'iniziativa libera di proposta legislativa, si rischia di andare ad incidere pesantemente sugli equilibri di finanza pubblica. E quindi indirettamente sulle leggi di bilancio, sul rapporto tra deficit e PIL, sull'indebitamento in questo caso, sul Patto di stabilità europeo, sugli impegni che un Governo, che gode della fiducia del Parlamento, va a prendersi nelle sedi internazionali, nel caso specifico con la Commissione europea, sul rientro del debito, per esempio, sul Patto di stabilità europeo, sulle clausole di salvaguardia e su mille altre questioni su cui la permanenza nell'Unione europea e nell'euro impongono all'Italia di mantenere degli obblighi.

Allora, se questo è vero, non può essere certo la Corte costituzionale ad andare ad intervenire, seppur su principi tutelati dall'articolo 81 della Costituzione, sulla salvaguardia dell'indebitamento, perché il pareggio di bilancio noi - come dire? - lo rinviamo di anno in anno, ma la questione che abbiamo di fronte è la questione relativa agli equilibri di finanza pubblica. Per cui a maggior ragione questi due emendamenti del collega Magi mi sembravano di buonsenso, e mi è sembrato doveroso almeno spendere due parole per difenderli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.424 Magi, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.540 Zanettin, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.565 Fatuzzo.

Ricordo che, nella seduta del 24 gennaio, è stata avanzata dal gruppo di Forza Italia la richiesta di scrutinio segreto su tale emendamento, e che nella medesima seduta la Presidenza ha già chiarito che la richiesta può essere accolta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Siamo sempre sulla votazione per la legge costituzionale del referendum propositivo. Stiamo cambiando settore di discussione. Si è capito sicuramente tutti che è molto complicato per il cittadino capire di che cosa si sta parlando, quando abbiamo davanti una proposta di legge con tutti gli annessi e i connessi di cui abbiamo parlato, delle difficoltà che abbiamo noi parlamentari, e che quindi avranno domani tutti i nostri elettori per capire che cosa stiamo proponendo. Quindi con questo emendamento chiedo che si dia spazio televisivo sufficiente ai promotori, perché illustrino la loro proposta, sia chi è a favore sia chi è contrario, naturalmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Presidente, chiedo scusa per la voce, ma ho un impedimento.

Noi sosteniamo con forza l'emendamento 1.565 Fatuzzo. Perché? Perché si tratta un po' di una cartina tornasole sulla vera ed autentica aspirazione democratica di questo progetto di legge, ammesso che vi sia: anche se sembra una materia secondaria, in realtà è il vero cuore della questione di cui discutiamo. Di cosa parliamo nello specifico? Voglio leggervi l'emendamento, perché è importante stare attenti alle parole, soprattutto in questo caso. Parliamo della necessità di garantire un'informazione… Presidente, la ringrazio: faccio proprio fatica, però.

PRESIDENTE. Colleghi, non vorrei… Chiederei almeno ai segretari d'Aula, che sono miei cari… Ecco. Grazie.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, grazie molte, Presidente. Grazie, colleghi.

Dicevo, la necessità di garantire un'informazione oggettiva ed equilibrata sull'oggetto della proposta di legge durante il periodo della raccolta delle sottoscrizioni, con un adeguato spazio televisivo.

Perché è importante questo emendamento? Perché, vedete, parliamo di pluralismo informativo e televisivo durante il periodo della sottoscrizione delle firme. Parliamoci chiaro: su questo punto le chiacchiere non bastano; non bastano né le dichiarazioni di buona volontà, né le promesse di affidare questo argomento alla legge attuativa né basta la legge cosiddetta di par condicio, che, come sappiamo, disciplina la materia durante il periodo elettorale. E perché non bastano le chiacchiere? Perché non può nemmeno essere immaginato che la gestione degli spazi televisivi, dei dibattiti televisivi su questi argomenti sia affidata alla maggioranza politica del momento. Sarebbe, evidentemente, una violazione per principio della necessità di garantire un'adeguata dose di pluralismo informativo su questi argomenti.

D'altra parte, guardate, lo dico senza scandalo, lo stiamo vedendo in queste settimane il modo in cui questa maggioranza politica, che si trova oggi a governare il Paese, concepisce il pluralismo informativo. Non bisogna essere per forza parlamentari dell'opposizione, ma un cittadino qualunque per rendersi conto di quale scarsezza vi sia al fondo della rappresentazione del pluralismo informativo da parte di questa maggioranza. E allora, mi rivolgo ai parlamentari della maggioranza, se davvero immaginate questo strumento come uno strumento che è in grado di allargare gli spazi della nostra democrazia, la prova del nove è il pluralismo informativo. L'approvazione di questo emendamento, oggi, e non, invece, il rinvio ad una legge attuativa da approvare successivamente su dichiarazioni di buona volontà, ma l'approvazione di questo strumento di garanzia, oggi, sarebbe solo lo strumento necessario per garantire il fatto che, quando ci troveremo davvero a discutere in pubblico dell'oggetto di referendum propositivi, i nostri concittadini potranno assistere a dibattiti equilibrati, veramente democratici e in grado di raffigurare opinioni autenticamente contrapposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GRAZIANO MUSELLA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Chiedo di sottoscrivere l'emendamento 1.565 Fatuzzo.

PRESIDENTE. Ne sarà felice, grazie.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Presidente, è sicuramente giusto garantire pari conoscibilità alle proposte di legge, è il motivo per cui abbiamo accolto l'emendamento dell'onorevole Ceccanti; sia la controproposta parlamentare o lo status quo, qualora il Parlamento decidesse di non avanzare una proposta parlamentare, che la proposta avanzata dai promotori, perché si è già in fase avanzata, e quindi ci si prepara ad affrontare un referendum. Invece, in questo caso, garantire un'informazione oggettiva durante la fase di raccolta delle sottoscrizioni mi pare prematuro rispetto all'esito referendario che, invece, sarebbe a una distanza di tempo notevole. Troviamo più equilibrato, invece, garantire la conoscibilità tra i due testi nel momento in cui si dovesse arrivare al referendum, ed è il motivo per cui abbiamo accolto l'emendamento dell'opposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Per sottolineare che è grave, a mio avviso, che non si colga il punto che pone l'onorevole Fatuzzo e che non lo colga la relatrice. Grazie all'emendamento del collega Ceccanti, si è intervenuti nella direzione di garantire un'adeguata informazione ad entrambe le proposte nella fase finale. Il problema che pone l'onorevole Fatuzzo è che ci sia un'adeguata informazione ai cittadini sulle iniziative popolari in corso. Ora, ho molti dubbi sull'istituto di iniziativa popolare rafforzata che noi stiamo introducendo sulla Costituzione, ma mi vengono ancora più dubbi se non si vuole dare a tutti quei comitati promotori che vogliono avanzare una richiesta gli strumenti per far conoscere ai cittadini il fatto che possano sottoscriverla.

In altre parole, solamente alcune iniziative popolari, con strumenti privati, con piattaforme private, con strumenti di informazione privati e, magari, con comitati promotori che dispongono di risorse avranno la possibilità di essere conosciuti? Questo è un grande dubbio su cui credo ci dobbiamo interrogare, e quindi votare a favore dell'emendamento Fatuzzo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Sì, intervengo a titolo personale per fare, per il suo tramite, Presidente, una domanda semplice alla collega Dadone, ma a tutti i colleghi del MoVimento 5 Stelle e della Lega: ma perché votate “no”? Cioè, cosa cambia nell'istituto referendario se nel tempo della raccolta delle sottoscrizioni si potrà garantire un'informazione oggettiva ed equilibrata sull'oggetto della proposta di legge? Che cosa cambia nel vostro progetto? Non capisco perché votate “no”. Mentre capisco che sia complicato accettare dei cambiamenti sulla struttura del referendum, ma, se c'è un po' più di informazione mentre si raccolgono le firme, lo chiedo anche ai colleghi della Lega, oltre che a quelli dei 5 Stelle, sempre per il suo tramite, ma cosa cambia? Che male vi fa che vi sia più informazione pubblica nel momento in cui vengono raccolte le firme? Lo chiedo anche, per il suo tramite, alla collega relatrice. Non c'entra che lei abbia dato parere favorevole alla proposta Ceccanti, perché la proposta Ceccanti riguarda un altro lasso di tempo. Qui si dice che vi sia un'adeguata informazione mentre si raccolgono le 500 mila firme. E che male può fare al mondo? Perché non votate a favore della trasparenza, voi che sembrerebbe l'abbiate inventata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Avverto che la componente del gruppo Misto +Europa-Centro Democratico ha esaurito i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza, come precisato nella parte antimeridiana della seduta, concederà a tale componente un ulteriore tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto. Non era chiaro, onorevole Giachetti?

Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.565 Fatuzzo.

Colleghi, pregherei di accomodarsi! Colleghi, lo dico a tutti quelli che sono in piedi e che mi impediscono di vedere quelli che sono dietro di loro.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.700 Fornaro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Con questo emendamento cambiamo completamente tema ed entriamo sostanzialmente nel tema del quorum, che è stato risolto in Commissione con una scelta di mediazione che ha individuato sostanzialmente il quorum, ribaltandolo anche al referendum abrogativo, individuando, sostanzialmente, una validità qualora i “sì” superino il 25 per cento degli aventi diritto. Noi avevamo presentato, e non abbiamo ritirato per l'Aula, un emendamento che avevamo già presentato e alcuni di noi avevano sottoscritto durante la discussione della riforma costituzionale nella XVII legislatura, individuando, sostanzialmente, la validità del referendum se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli elettori che hanno preso parte alla precedente elezione della Camera dei deputati.

Per capirci, nel 2018 è stato circa il 75 per cento il numero di votanti, e quindi, conseguentemente, il 51 per cento viene ridotto di un quarto; quindi, arriveremmo all'incirca, se i conti non sono sbagliati, attorno a un quorum, di fatto, del 37,5 per cento.

Cioè, questa proposta incorpora una tendenza in atto nell'elettorato da molte legislature, dalla seconda metà degli anni Ottanta, che è quella di un crescente astensionismo. Ormai c'è una quota, purtroppo, sempre più rilevante degli elettori che decide di non andare a votare e soprattutto il meccanismo, così come era precedentemente stato costruito dai costituenti rispetto al referendum abrogativo, ha finito sostanzialmente per far pesare questi astensionisti e farli contare in una… Presidente, però così francamente…

PRESIDENTE. Lei ha ragione, onorevole Fornaro. Io non avrei voluto interromperla.

Colleghi, prego di fare maggior silenzio. Lo dico e dalla prossima volta sarò costretto a chiamare i nomi. Colleghi, colleghi, vi prego maggior silenzio; vuol dire che ognuno deve stare… seicento persone che parlano creano una situazione ingovernabile. Onorevole Fornaro, prego.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Che cosa è successo nella storia dei referendum in Italia? Che da un certo momento in avanti sostanzialmente i soggetti che erano contrari al referendum hanno iniziato una campagna per disertare le urne, quindi aggiungendosi sostanzialmente a questo blocco strutturale ormai intorno al 25 per cento ma che, come voi sapete, raggiunge nelle elezioni regionali anche percentuali molto più alte e in Abruzzo - lo ricordo - l'altra settimana è andato a votare solo il 53 per cento degli aventi diritto e anche se consideriamo gli iscritti dell'AIRE, che contano per le regionali, siamo attorno al 60 per cento (quindi è crescente).

In questa maniera noi depuriamo sostanzialmente, consideriamo e inglobiamo questa scelta di non voto nelle possibilità ed evitiamo che vada a incidere. Lo facciamo in questo modo, che è un modo assolutamente pulito, e noi crediamo che sia in qualche modo anche mobile, cioè ne tiene conto e potrebbe in questo caso anche fungere in positivo qualora, come noi auspichiamo, la tendenza all'astensionismo possa essere invertita nelle prossime elezioni. Quindi, è una sorta di quorum mobile che tiene conto degli umori e dello stato d'animo in quel momento dell'elettorato prendendo come riferimento l'ultima elezione per la Camera dei deputati. Alla fine il risultato non è molto differente. Però, a nostro giudizio questa formulazione avrebbe proprio questo pregio, quello di non definirlo per sempre ma, in qualche modo, rendendo flessibile il quorum per la validità del referendum propositivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Noi abbiamo raggiunto in Commissione un punto di equilibrio su un quorum di approvazione - e chiedo di computare l'intervento come relatore di minoranza - al 25 per cento. Tuttavia, visto anche che non sono stati inseriti limiti significativi, anche per questa ragione voteremo comunque tutte le proposte di quorum che alzano e che sono più esigenti rispetto alla soluzione individuata, fermo restando, appunto, che è stata trovata una buona soluzione. Gli emendamenti che seguono sono tutti più rigoristi e noi a questa logica rigorista ci applichiamo volentieri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.700 Fornaro, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.701 Lucaselli, 1.704 Sisto e 1.706 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.703 Sisto, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Da domani facciamo tornare nell'oblio i compleanni ma abbiamo dimenticato l'onorevole Macina oggi e, quindi, festeggiamo anche lei (Applausi). C'è anche il signor De Angeli, il responsabile che collabora a mantenere l'ordine in quest'Aula e a cui mi fa piacere fare gli auguri a nome di tutti voi (Applausi). Adesso non abusiamone; da domani siamo nell'oblio per i compleanni.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.702 Sisto, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.705 Prisco, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.709 Toccafondi e 1.710 Sisto, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.712 Sisto, sul quale il Governo si rimette all'Aula, la Commissione esprime parere contrario e il relatore di minoranza esprime invece parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.715 Sisto, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Gli emendamenti successivi sono preclusi dal voto dell'emendamento 1.900 della Commissione e quindi passiamo, a pagina 26, all'emendamento 1.786 Giorgis.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.786 Giorgis, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.763 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, sull'emendamento in esame che rientra tra quelli tesi a mettere a nudo le gravissime carenze di questa claudicante, eufemisticamente parlando, proposta…

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, mi scusi. Pregherei maggior silenzio in Aula… pregherei maggior silenzio in Aula.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Per la legge in base alla quale, alzando la voce, il rumore si sente meno, parlerò a voce più alta, Presidente. L'emendamento 1.763 Sisto mette a nudo una delle carenze più gravi della riforma cioè che cosa accade dopo che c'è l'approvazione della legge mediante il referendum: il Parlamento può intervenire o non può intervenire? Può dire, scusa io non sono d'accordo, ne faccio un'altra: boh? E su questo “boh” nella Costituzione, sulle onde di questo “boh” noi ci accingiamo a votare questa riforma, perché hai voglia di invocare la legge taumaturgica attuativa che sarà non so come, sarà veramente un miracolo, ci vorrà il nostro San Nicola per renderla plausibile, ma qualcuno mi deve spiegare se il Parlamento, quando viene approvata la legge dopo il referendum, può intervenire o ha le mani legate, per usare una espressione di moda in questi giorni? Voglio cioè dire che il tema è decisivo, ma voi non vi rendete conto i punti interrogativi che lasciate, con quanta baldanza e incoscienza portate avanti questa riforma. Ritengo che il Parlamento abbia titolo a modificarla, ma penso che qualcuno pensi di no e su questo sì e no, Presidente, io chiudo il mio intervento dicendo che lo voteremo molto sommessamente, ma decisamente a favore.

PRESIDENTE. Avendolo presentato, è coerente. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgis. Ne ha facoltà.

ANDREA GIORGIS (PD). Grazie, Presidente. L'emendamento 1.763 Sisto è molto simile a quello che abbiamo votato prima e che purtroppo la relatrice e la maggioranza che sostiene il Governo hanno ritenuto di respingere. Il tema è anch'esso molto importante e illumina sul significato che l'istituto verrà ad assumere nel nostro ordinamento perché, se non diciamo con molta chiarezza che quanto deciso dai cittadini attraverso il referendum è perlomeno da collocarsi sullo stesso piano delle fonti di quanto deciso dal Parlamento, allora guardate, qua siamo ben oltre la introduzione di un circuito alternativo a quello parlamentare. Infatti, se non siete disposti neanche a chiarire questo aspetto, sorge il dubbio che, alla fine, voi pensiate che quanto introdotto per via referendaria sia dotato di una sorta di plusvalore democratico e dunque di una forza giuridica superiore, persino superiore a quanta invece è attribuita alla legge del Parlamento. Infatti guardate che una delle caratteristiche essenziali della sovranità popolare, alla quale tanto spesso vi richiamate, è rendere possibile il ripensamento, cioè la possibilità di ritornare sulle decisioni. Il Parlamento oggi approva una legge e domani, se si verificano fatti nuovi o se c'è una consapevolezza diversa, può ritornarci su, cioè in sostanza la sovranità popolare, che si esercita per il tramite del Parlamento, non si consuma mai e il Parlamento può sempre ritornare su quanto deciso. Ora, se voi introducete una fonte che si colloca - almeno così parrebbe - sullo stesso piano della legge, non potete non prevedere che una legge possa anche il giorno dopo, assumendosene la responsabilità politica ovviamente, riconsiderare quanto deciso in via referendaria perché, se no, si verifica un doppio paradosso che il referendum per voi è qualche cosa di giuridicamente più forte della legge del Parlamento e paradossalmente ad ogni consultazione referendaria la sovranità popolare si consuma perché, non potendo essere modificata, se non attraverso un altro referendum (immagino: almeno quello, voglio sperare che sia possibile ossia che un altro referendum possa rimettere in discussione quanto introdotto con il primo referendum), si verifica il paradosso di irrigidire, di rendere meno facile il ripensamento, la possibilità di riconsiderare le leggi che volta per volta introduciamo. Dunque su questo chiedo che ci sia un pronunciamento esplicito, che ci sia una dichiarazione che dimostri che voi davvero avete intenzione, come pure avete ogni tanto detto, di rafforzare la partecipazione democratica perché, per quanto voi siate convinti che l'istituto accresca il potere decisionale dei cittadini, se non risolviamo neanche questo aspetto - ripeto: neanche questo aspetto - noi alla fine determineremo nel nostro ordinamento l'introduzione di una modalità di produzione del diritto che supera, che prevale sul Parlamento: non solo è alternativa e rischia di sostituirsi al Parlamento ma pure ne impedisce l'intervento una volta che i cittadini si siano pronunciati per via referendaria. La questione, guardate, è una delle tre grandi questioni…

PRESIDENTE. Onorevole Tripiedi, evitiamo il bivacco almeno, grazie.

ANDREA GIORGIS (PD). È una delle tre grandi questioni che ci dicono quali sono le caratteristiche essenziali del referendum propositivo che stiamo discutendo in quest'Aula: il tema delle materie; il tema del rapporto con la legge, perché noi avremmo voluto che il referendum propositivo non potesse determinare autonomamente l'introduzione di una fonte di grado primario, ma avremmo voluto che il referendum propositivo venisse costruito come un istituto di stimolo, di correzione e di integrazione all'attività parlamentare. Quello in esame è il terzo aspetto cioè il dopo, una volta che il popolo si è pronunciato, a chi spetta, chi può riconsiderare quanto deciso? Allora se mettiamo insieme questi tre aspetti, guardate è un po' difficile sostenere che voi volete rafforzare la partecipazione democratica e le istituzioni rappresentative.

Qui si sta costruendo, purtroppo, un circuito che non solo sostituisce o rischia, perché poi dovremo definire quante proposte si possano discutere.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giorgis

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Io credo che questo emendamento e le conseguenze di questo emendamento siano assolutamente da approfondire, ma lo dico anche alla relatrice, perché piacerebbe avere un chiarimento, magari l'avete già, in sede di Commissione, sviluppato, quindi chiedo anticipatamente scusa. Ma, siccome noi non interveniamo sull'articolo 74, in linea teorica potremmo trovarci nelle condizioni per cui il Presidente della Repubblica non promulghi la legge e chieda una nuova deliberazione. Siccome nell'iter autorizzativo, diciamo, non interviene, giustamente, il Presidente la Repubblica, noi che siamo i rappresentanti del popolo abbiamo un limite, cioè noi possiamo approvare anche all'unanimità una legge, ma il Presidente della Repubblica, ai sensi dell'articolo 74, può, motivatamente, chiedere una nuova deliberazione. La domanda è: qualora intervenga il Presidente della Repubblica, ai sensi dell'articolo 74, dopo un referendum propositivo, a chi spetta la nuova deliberazione? Alle Camere, in ottemperanza dell'articolo 74, oppure va indetto un nuovo referendum sulla base delle osservazioni del Presidente della Repubblica?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Per informare il collega, che giustamente non era a conoscenza del dibattito che si era già instaurato sul punto; in realtà anche sul primo punto, quello sollevato dal collega Giorgis, ne abbiamo parlato in Commissione, ne abbiamo parlato anche con gli auditi, e molti auditi ci avevano chiesto addirittura il contrario di quello che è scritto in questo emendamento, quindi di cristallizzare gli effetti del referendum, proprio perché, in qualche modo, ritenevano che fosse una fonte atipica rafforzata laddove interveniva il corpo elettorale. Siamo stati noi a dire: non la riteniamo una fonte atipica e riteniamo che sia una fonte equiordinata a una legge ordinaria. Quindi, in realtà, abbiamo già fatto noi un passo in avanti, a meno che poi non sia la Corte costituzionale, come ha fatto con i referendum abrogativi, in qualche modo a contraddire questa tesi che noi portiamo avanti, e quindi siamo, in questo caso, d'accordo con il collega Giorgis.

Per quanto riguarda, invece, quello che diceva il collega Fornaro, il rinvio del Presidente della Repubblica in questo caso sembra essere inutile, se non poco plausibile perché la funzione qual è? È quella di rilevare profili di incostituzionalità manifesti. In questo caso noi abbiamo un vaglio di costituzionalità pieno a monte, quindi questo rinvio sembrerebbe, se pur non giuridicamente o logicamente escludibile, inutile, e quindi non mi sembra una questione che abbia una rilevanza in di nessun genere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale, ma, tramite lei, volevo dire alla collega: ma se è d'accordo con quello che ha detto l'onorevole Giorgis, ma perché non avete approvato l'emendamento dell'onorevole Giorgis (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? In quest'Aula ogni opinione è legittima, però sono molto sempre interessato alla coerenza; se lei, legittimamente, con parole molto chiare, ci ha appena detto che conviene con quello che ha detto l'onorevole Giorgis, e cioè che la legge - lo ha detto nell'emendamento precedente, ma vale, con altre parole anche per l'emendamento Sisto - che deriva, approvata a seguito del referendum è esattamente come un'altra legge, quindi qui dentro si può modificare, integrare o quant'altro, approvatelo; perché se non lo approvate, siccome l'interpretazione delle leggi deriva anche dai verbali delle nostre discussioni, vuol dire che quella legge non è uguale alle altre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Grazie, Presidente. No, il collega Fornaro ha posto un quesito. Al quesito bisogna saper rispondere. Non si può dire che siccome forse è difficile che questo avvenga perché il Presidente, nel sottoscrivere può farlo solo se - e non è il solo se che lei ha detto -, a domanda bisogna rispondere, perché parliamo di un testo costituzionale, non possiamo avere su queste questioni, cioè: poteri del Presidente della Repubblica nella promulgazione dopo un referendum propositivo, a chi rimane il testo poi in carico? Va in Parlamento? Si esaurisce? Questo è un tema che va risolto, non può essere un problema teorico. Siccome può non avvenire, allora non si pone il problema. No. Siccome potrebbe avvenire, bisogna avere la risposta a questo problema e, anche se è raro che avverrà, bisogna avere comunque una soluzione.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Il parere resta contrario perché ritengo che sia implicito, e non credo che sia giusto prevedere un limite espresso. In realtà, però, il voto contrario non indica un'immodificabilità totale della legge. Il vincolo per il legislatore chiaramente è politico nel momento in cui si affronta un referendum e si ottiene una maggioranza come quella del quorum che abbiamo posto per questa legge di iniziativa popolare.

Quindi, io ricordo anche che in fase di audizione su questo argomento si è discusso in un senso, come ricordava la collega Corneli, ma anche in un senso diametralmente opposto, cioè c'è stato, se non erro il Presidente Onida, che aveva detto chiaramente essere questa materia da lasciare alla Corte costituzionale, senza necessità di cristallizzarla all'interno del testo costituzionale. Comunque, lo ribadisco: il vincolo è politico, non ha senso, secondo me, metterlo nel testo costituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.763 Sisto, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1. 764 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, qui il collega Sisto affronta un'altra questione, cioè una volta approvata una legge che deriva da una proposta referendaria, qui dentro, le Camere, in occasione di quel voto, possono - ovviamente sarò grato alla relatrice se potrà rispondere - affrontare un rilievo di costituzionalità. E, se a quel rilievo di costituzionalità, posto da qualsiasi gruppo, verrà data dall'Aula parere favorevole, ovverossia l'Aula voterà che vi è una incostituzionalità, secondo quest'Aula, nella legge che deriva dal referendum propositivo, ammetteremo che sarà la Corte costituzionale a verificare, a quel punto la sussistenza in vita di quella legge o no? Secondo me, si ripropone lo stesso quesito che stavamo ponendo prima, cioè ha uno status particolare la legge che deriva dal referendum propositivo popolare rispetto a ciò che approviamo qui dentro o hanno gli stessi diritti? La collega Dadone ha appena risposto: è chiaro che c'è un limite politico, riferendosi agli emendamenti precedenti, alla modificabilità in questa Aula delle leggi che derivano dai referendum propositivi. Però, non basta il limite politico, che non so esattamente quale sia, perché la politica non ha dei limiti scritti come le norme di costituzionalità; ma che cos'è il limite politico di fronte al voto di incostituzionalità che quest'Aula potrebbe approvare? Cioè, dodici milioni e mezzo di italiani approvano una legge, che poi qui va votata dal Parlamento, questo Parlamento descrive una sua incostituzionalità; che cosa succede in questo Paese? Quale conflitto costituzionale e istituzionale si apre, come giustamente ci ricorda il collega Sisto, con questo emendamento? Ma pocanzi, noi, nelle ore precedenti, abbiamo parlato della referendabilità di questioni inerenti i diritti personali, civili, inerenti le pene delle persone.

E che cosa succederà se sui diritti civili, sui diritti del lavoro, sui diritti associativi, sui diritti di espressione, sui diritti sindacali, si verificherà un conflitto tra i 12 milioni e mezzo di persone che avranno approvato una legge e quest'Aula, o l'Aula del Senato, 630 persone o 315, che diranno con un voto libero, legittimato dalla Costituzione, che quella legge è incostituzionale?

E se mai noi, come propone l'emendamento, affideremo comunque ad un organo non legislativo sostanzialmente la legislazione, la Corte costituzionale a quel punto dovrà dirci se vale la legge di natura popolare o vale lo stop, la frenata che ha fatto il Parlamento sul rilievo di incostituzionalità! Secondo me voi dovete riflettere su questa questione, e suggerisco anche alla relatrice che su questa questione vi sia la sensibilità di accettare una proposta di accantonamento, perché qui si sta per delineare un conflitto tra istituzioni e un conflitto di natura costituzionale, il cui esito non potrà che scontentare qualcuno: o una fortissima pressione popolare descritta dai 12 milioni e mezzo di approvanti la legge o un conflitto con i 51 milioni di elettori italiani che noi 630 deputati oppure i 315 senatori rappresentano. Ma come va a finire questo conflitto? Chi lo risolve questo conflitto? Per questo, siccome penso che non sia risolto in questo testo, propongo alla relatrice l'accantonamento di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (M5S). Presidente, credo che questo emendamento sia stato presentato prima che in quest'Aula si introducesse il vaglio preventivo di costituzionalità di tutte le proposte popolari, quindi prima che poi possano svilupparsi e possano raggiungere l'Aula, non si spiegherebbe diversamente. In questo momento approvare questo emendamento significherebbe accettare il paradosso che la Corte costituzionale fa un vaglio preventivo sulla proposta di legge popolare, la legge passa questo vaglio, arriva in Parlamento, una delle due Camere approva una pregiudiziale e quest'Aula rimanda alla Corte costituzionale quella stessa proposta di legge su cui la Corte costituzionale si è già espressa; quindi, lo ritengo veramente superfluo e, come direbbe qualche mio collega più illustre, ultroneo probabilmente, se non addirittura inutile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Relatrice onorevole Dadone, se vuole dare un parere sull'accantonamento, poi facciamo parlare l'onorevole Sisto.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Presidente, il parere è contrario, proprio perché, come illustrato dal collega, lo ritengo ultroneo rispetto al fatto che vi è già un vaglio preventivo della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà. Colleghi, abbiamo ancora mezz'ora di lavoro, vi pregherei veramente… Onorevole Sisto, prego.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, semplicemente perché sono veramente stanco di vedere che una Ferrari d'epoca come può essere la nostra Costituzione sia nelle mani di idraulici con nessuna esperienza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Non è possibile! Non è possibile! Io protesto contro questa pretesa di toccare la Costituzione da chi non ne ha la legittimazione culturale, perché non si può non capire quello che è scritto in questo emendamento e dire che il parere preventivo della Corte è capace di esorcizzare! Cioè, vi prego, non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, forse può esprimere lo stesso concetto senza dare dell'idraulico.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). No, Presidente!

PRESIDENTE. Può esprimere lo stesso concetto senza dare dell'idraulico!

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, si tratta di una metafora - una metafora! -, che è una figura retorica perfettamente consentita. Non so se la parola “metafora” è compresa da parte…

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, era una metafora molto forte.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, chiedo scusa della metafora molto forte, ma ribadisco quello che è il mio pensiero, anche senza metafore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, non c'è nessuna offesa nel dare dell'idraulico a qualcuno, è un lavoro assolutamente dignitoso. Io mi sento un idraulico in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Mi fa piacere, onorevole Montaruli, che lei si senta un idraulico. Era il contesto in cui era inserito. È evidente che il lavoro dell'idraulico non ha nulla di disonorevole, era il contesto in cui era inserito, mi sembra evidente.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Vorrei fare un intervento a titolo personale per venirle in ausilio, signor Presidente. Tanti anni fa, un signore che si chiamava Giancarlo Pajetta, che credo abbia segnato la storia non solo della sinistra italiana, intervenne in un incontro pubblico in Piemonte e ascoltò l'intervento di una persona; alla fine si fermò a parlare con questa persona e gli disse: ti faccio i miei apprezzamenti, compagno, tu che mestiere fai? E lui gli disse: faccio l'idraulico. E Pajetta gli dice: ma come è possibile che tu abbia potuto fare un intervento di questa natura? E quell'idraulico disse: vede, finito il mio lavoro vengo in sezione e leggo, ascolto e incontro persone come lei.

Forse ci mancano quel tipo di partiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.764 Sisto, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.767 Schullian, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.768 Schullian. Avverto che la parte consequenziale è preclusa dall'emendamento 1.900 della Commissione, quindi voteremo solo la prima parte.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, credo che questo emendamento meriti attenzione, perché introduce un principio che in altre parti della Costituzione ha trovato luogo, cioè sostanzialmente l'idea che ci sono alcuni atti, alcune leggi, che necessitano di una maggioranza qualificata. Qui sostanzialmente i proponenti danno la possibilità di non dar luogo a referendum se ciascuna delle due Camere, a maggioranza di due terzi dei suoi componenti, approva la proposta in un testo diverso pur riconfermando i principi, eccetera.

Mi sembra da questo punto di vista un onesto compromesso. C'è una cosa che in quest'Aula non abbiamo detto in tutti questi giorni, ma credo sia giusto sottolineare non perché bisogna aver paura dei costi della democrazia: ricordo a tutti voi che un referendum ha un costo, ed un costo molto rilevante. Io credo che se invece si dà questa possibilità alle Camere, si alza una maggioranza rendendola qualificata - i due terzi - nella ricerca di un compromesso e di una mediazione alta nell'indirizzo indicato dai proponenti la legge di iniziativa popolare, questo potrebbe consentire il raggiungimento, come dicevo, di un equilibro corretto tra la democrazia rappresentativa e la democrazia “diretta”, in questo caso attraverso le leggi di iniziativa popolare, e anche un elemento che io credo vada ricordato che è quello dei costi. Che credo debba essere anche elemento - lo dico alla relatrice - che poi dovrà guidarci nella stesura della legge attuativa, perché non sarebbe pensabile, per esempio (e qui ritorniamo al tema del numero, e concludo), avere una situazione concreta…

PRESIDENTE. Collega Invernizzi! Collega Invernizzi! Collega D'Ettore! Collega Lupi! Collega Costa! Cortesemente. C'è il collega Fornaro, che sta cercando di… Collega Occhiuto! La ringrazio, cortesemente. Chiedo la sua collaborazione, collega Occhiuto. La ringrazio. Prego.

FEDERICO FORNARO (LEU). Ho concluso, sostanzialmente, perché noi voteremo convintamente questo emendamento. Crediamo che possa essere un punto, come dicevo, di mediazione e anche di buonsenso, che di questi tempi non guasta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Condivido quello che dice il collega Fornaro: se in fin dei conti noi diamo un potere di blocco a maggioranze parlamentari che corrispondono a quelle con cui si può fare una revisione costituzionale senza neanche il referendum, mi sembra che sia un livello tale di consenso che meriterebbe di essere preso sul serio, e quindi di essere approvato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.768 Schullian, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Ricordo che la parte consequenziale è preclusa.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.769 Schullian, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Ricordo che anche per questo emendamento c'è la preclusione della parte consequenziale.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.770 Prisco, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.771 Sisto, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.772 Sisto, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.773 Sisto, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.902.1 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Io penso che questi subemendamenti, ed in particolare questo, vadano presi sul serio, perché dal momento che ci è stato detto che i dettagli non si possono mettere nella legge, perché i dettagli non vanno in Costituzione, sarebbe più garantistico se questi dettagli, che vanno nella legge di attuazione, avessero un quorum più alto, quindi se anche nella legge di attuazione si salisse a due terzi. Quindi, sulla base di quello che ci è stato detto, i dettagli non possono andare in questa parte, ed è bene che vadano in un'altra fonte con pari rigidità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.902.1 Sisto, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Passiamo alla votazione degli identici subemendamenti 0.1.902.2 Speranza e 0.1.902.3 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, qui siamo ad un altro passaggio assolutamente fondamentale, perché, se come i colleghi ricorderanno, in numerosissimi interventi la relatrice ha posto come elemento di garanzia il fatto che una serie di aspetti applicativi, interpretativi del procedimento troveranno risposta nella legge attuativa, diventa fondamentale evidentemente l'elemento del quorum di approvazione di questa legge.

L'ipotesi che la proposta della Commissione individua nella maggioranza assoluta dei componenti, che è un livello superiore certamente alla maggioranza dei presenti, lo dico qua, ma senza motivo di polemica, in nessuna occasione, in nessuna votazione, da alcuni giorni, la maggioranza aveva 316 voti. Quindi, non è un livello facile, però per una maggioranza che ha ottenuto la fiducia quasi matematicamente con più di 300…

PRESIDENTE. Onorevole Marin! È lei, non scarichi le responsabilità. Onorevole Fornaro, prego.

FEDERICO FORNARO (LEU). È evidente che una maggioranza che ha ottenuto la fiducia ragionevolmente, salvo che sia un Governo di minoranza, con più di 316 voti, su un tema come questo, non potrebbe che riconfermare i numeri.

Quindi, la nostra proposta è di alzare, cioè di realizzare la vera maggioranza qualificata, che è quella dei due terzi. Lo dico in assoluta serenità, non perché noi oggi siamo opposizione, ma siccome stiamo lavorando sulla Costituzione, al giro tutti noi saremo maggioranza e opposizione, quindi questa è una norma di garanzia, è la garanzia che una maggioranza, la maggioranza pro tempore di quel momento, non possa forzare oltremodo, non possa magari forzare un anno prima delle elezioni, perché, magari, sente aria di sconfitta e prova ad utilizzare questo strumento in prospettiva.

Quindi, credo che da questo punto di vista l'introduzione di una maggioranza qualificata toglierebbe ogni dubbio, toglierebbe ogni retropensiero, cioè darebbe sostanzialmente la garanzia che questa è una scelta che viene fatta dalla maggioranza di oggi, che rispettiamo, perché ha ottenuto i voti degli elettori, seppur presentati con soggetti diversi, ma che mette a disposizione questa proposta, la mette a disposizione, però, in una logica della ricerca della condivisione.

Da questo punto di vista, credo che questo emendamento potrebbe aiutare a togliere le ombre, i dubbi e le nuvole che ci possono essere rispetto ai propositi iniziali dei proponenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici subemendamenti 0.1.902.2 Speranza e 0.1.902.3 Sisto, con il parere contrario della Commissione, si rimette all'Aula il Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Avverto che il gruppo Liberi e Uguali ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto, e, come precisato nella parte antimeridiana della seduta, una volta esaurito anche tale ulteriore tempo, un ampliamento di un terzo.

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.902.4 Dieni.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Molto brevemente, per spiegare all'Aula che questo subemendamento serve a dare chiarezza alla formulazione dell'emendamento 1.902 della Commissione, nel momento in cui si fa riferimento alla disciplina della legge di attuazione dell'iniziativa legislativa popolare. Tenuto conto che questa proposta di legge si aggancia ai due precedenti commi, al primo e al secondo dell'articolo 71, che rimangono inalterati, abbiamo ritenuto di dover precisare “esercitata da almeno cinquecentomila elettori”, in maniera da identificare il fatto che la legge attuativa andrà a disciplinare quel tipo di procedimento.

STEFANO CECCANTI (PD), Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD), Relatore di minoranza. Approfitto per intervenire sui due emendamenti. Sullo 0.1.902.4 Dieni il parere è favorevole perché, come ha spiegato la relatrice, se non passasse questo subemendamento, noi complicheremmo la vita a coloro che vogliono fare l'iniziativa legislativa popolare semplice da 50 mila persone. Quindi, colpiremmo un diritto dei cittadini, perché, giustamente, c'è anche chi non vuole arrivare a 500 mila e fa una mera proposta.

Sul successivo, è vero che il successivo è stato migliorativo, perché è passato dalla maggioranza relativa all'assoluta, ma l'assoluta, visto che non si vogliono inserire dettagli, non è sufficientemente garantista, Quindi, invece su quello ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

Colleghi, stiamo per esaurire i lavori di oggi. Pregherei i colleghi di tutti i gruppi di fare maggior silenzio ancora alcuni minuti. Onorevole Magi, prego.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Questo emendamento della maggioranza, che è condivisibile nel merito, rivela, però, qualcosa che forse era sfuggito a chi non aveva seguito dall'inizio l'iter di questa proposta di riforma costituzionale o magari anche ai cittadini all'esterno del Parlamento, cioè che continueranno ad esserci due possibilità di avanzare leggi di iniziativa popolare: quella da 50 mila elettori e quella da 500 mila. Quella da 50 mila, peraltro, anche su materie costituzionali, evidentemente.

Allora, avere chiarito questo mi dà l'occasione di rivolgermi al Presidente Fico, per il suo tramite, chiedendo veramente di convocare per la prima volta in questa legislatura la Giunta per il Regolamento e apportare quella modifica regolamentare che consentirebbe al Regolamento della Camera di allinearsi, peraltro, con quello del Senato, in modo da rendere effettiva e automatica l'iscrizione all'ordine dei lavori delle leggi di iniziativa popolare semplici.

Altrimenti questo Parlamento, e in particolare questa maggioranza, davvero sembrerebbero schizofrenici: da una parte, si vuole immaginare e portare a termine un'iniziativa popolare rafforzata, dall'altra, quelle altre restano, come sappiamo, nei cassetti e non vengono discusse.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Solo per specificare rispetto alla legge a maggioranza assoluta: è uno di quei tanti aspetti rispetto al quale noi siamo venuti incontro alle opposizioni con un buon compromesso; le opposizioni, però, non vengono incontro a noi.

Una legge a maggioranza semplice ci avete fatto notare che non era effettivamente una buona soluzione, addirittura potevamo raggiungere il paradosso per cui sarebbe potuta essere una legge a sua volta sottoponibile a referendum propositivo, quindi chiaramente non era una buona soluzione; però, una legge approvata con i due terzi risultava poi, secondo noi, un po' troppo sbilanciata dall'altro lato, a livello di ragionevolezza.

Quindi, abbiamo trovato questa soluzione di compromesso, che tra l'altro vede anche un parallelismo con la legge a maggioranza assoluta prevista dall'articolo 81, e quindi ci sembra assolutamente un buon compromesso e un altro di quegli esempi di buona prassi che secondo me è stato dato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgis. Ne ha facoltà.

ANDREA GIORGIS (PD). Grazie, Presidente. Il punto non è venirsi incontro, fare un passo nella direzione che noi abbiamo sollecitato. Il problema che dobbiamo chiarire è se la soluzione che alla fine voi prospettate è ragionevole, ha un senso.

La proposta che abbiamo avanzato, e cioè di attribuire fonte di rango costituzionale alla legge attuativa del referendum propositivo, ha una logica, e la logica è molto semplice: è quella di trattare in una fonte costituzionale ciò che ha una sostanza di carattere costituzionale, perché, come è emerso in maniera chiarissima nel corso di questa discussione, il referendum propositivo assumerà un certo carattere oppure ne assumerà un altro a seconda che sia possibile presentare 10, 12, 20 proposte.

Il Parlamento nell'un caso, è evidente, non avrà più opportunità di svolgere alcuna iniziativa; dovrà semplicemente discutere e registrare o respingere le proposte d'iniziativa popolare, così come per quanto riguarda i cittadini che potranno sottoscrivere i quesiti referendari. Sono questioni che fanno parte integrante dell'istituto referendario. Ecco che abbiamo detto: trattiamolo in una fonte adeguata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Solo per annunciare il voto di astensione di Forza Italia su questi due emendamenti, perché non riteniamo che un'aspirina possa guarire una polmonite (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.902.4 Dieni, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, è l'ultimo voto.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 89).

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 10,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ci sono ora una serie di interventi di fine seduta. Prego i colleghi di fare maggior silenzio.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo oggi nell'Aula di Montecitorio per celebrare l'anniversario della pubblicazione del Manifesto del Futurismo. 110 anni fa, il 20 febbraio 1909, veniva infatti pubblicato il manifesto su Le Figaro, importante giornale francese che ne sancì…

PRESIDENTE. Collega Mollicone, mi scusi un attimo. Colleghi, ma vi sembra ragionevole che il collega Mollicone non riesca a sentire se stesso? Colleghi! Prego, onorevole Mollicone.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Non siamo qui a celebrare un evento polveroso e sarebbe contrario allo spirito stesso del futurismo e del suo geniale ideatore, patriota e accademico d'Italia, Filippo Tommaso Marinetti. Siamo qui a sottolineare l'attualità del messaggio futurista nelle arti, nella musica e nella danza. Ancora oggi, infatti, esistono artisti o movimenti che vi si ispirano.

Questa mattina alla Camera dei deputati, con la nipote del fondatore del futurismo, Francesca Barbi Marinetti, grazie al movimento “Cultura e Identità” è stato lanciato un appello al Ministro Bonisoli affinché sia costituito un archivio digitale del futurismo. Estendiamo l'appello ai colleghi e al Parlamento e presenteremo un atto per sostenere questa proposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Concludo facendo risuonare in quest'Aula le parole di Filippo Tommaso Marinetti: “Ritti sulla cima del mondo noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

I colleghi che sono davanti all'onorevole Fatuzzo, i colleghi che sono davanti all'onorevole Fatuzzo… onorevole Cattaneo. Perfetto, grazie. Prego, onorevole Fatuzzo.

CARLO FATUZZO (FI). Grazie, Presidente. Devo esprimere i miei complimenti alla studentessa Carola, sedicenne di Pavia, studente del liceo “Cairoli” di Pavia, che forse ha frequentato il mio collega qui davanti (“forse” ho detto). Per cinque giorni, Presidente, ha spento il suo cellulare. Ha scoperto - così dichiara al giornale - quanto tempo i social rubano allo studio o anche solo alle passioni. Senza il cellulare, per studiare ha impiegato la metà del tempo normale. Dichiara ancora: “Ho aiutato i miei genitori e ho visitato persone con cui prima chattavo e le ho conosciute”. E noi, colleghi, quando chiuderemo per almeno un giorno i cellulari? Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Collega Fatuzzo, collega Fatuzzo, collega Fatuzzo!

Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Presidente, un recente servizio del Tg1 ha ricordato che, secondo un'indagine regionale, l'area relativa alla Valle del Mela, che andrebbe all'incirca da Villafranca Tirrena a Milazzo, è classificata tra quelle ad altissimo rischio ambientale, con un alto tasso di neoplasie soprattutto a causa della grande concentrazione di impianti industriali. Tra i punti di riferimento di questo territorio, oltre alla centrale termoelettrica, c'è una raffineria di interesse strategico nazionale, nata per rappresentare il futuro, l'oro nero del territorio, e che di certo ha portato lavori e vantaggi ma che, purtroppo, viene ricordata anche per numerosi incidenti, per sversamenti di idrocarburi in mare e per essere una delle tante cause che hanno favorito l'alto tasso di inquinamento in tutto l'hinterland.

Se in queste zone da tempo abbiamo i cosiddetti “quartieri delle donne con le parrucche” non è certo per un riferimento puramente simpatico ma perché molte di loro sono costrette a indossarle dopo gli effetti devastanti delle chemioterapie. E se tutto questo non bastasse la classe dirigente precedente aveva pensato bene di avallare l'idea di un bell'inceneritore, giusto per dare un colpo di grazia e “regalare” un'ulteriore fonte inquinante. Nuove vite umane da sacrificare sull'altare dello sviluppo economico!

Forse è bene ricordare, a chi si ostina a voler a tutti costi concretizzare quello scempio, che i cittadini non sono numeri, non sono percentuali di PIL e soprattutto che i bambini, il nostro futuro, vanno tutelati, perché non dobbiamo dimenticare che questa zona è anche riconosciuta per la maggiore concentrazione in tutta la Sicilia di neonati con malformazioni. Noi non vogliamo fermare il progresso, che sia chiaro, ma siamo sicuri che quest'ultimo possa avvenire in maniera sostenibile e responsabile.

Per cui, dopo tante battaglie portate in piazza, in quest'Aula ribadisco le dichiarazioni del nostro Ministro Costa, che ha già bloccato insieme al Governo - e concludo - proprio l'inceneritore della Valle del Mela, a portare massima attenzione per questi territori…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). …perché la salute dei cittadini per noi viene prima di ogni forma di interesse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Mi preme informare l'Aula di quello che è successo proprio ieri nella mia provincia, Reggio Emilia. Si è trattato dell'ennesimo episodio in cui un vagone con dei passeggeri e dei pendolari ha avuto un disagio, l'ennesimo disagio, nella tratta Reggio-Guastalla. Sostanzialmente sono rimasti dei ragazzi e dei lavoratori in questo vagone mentre venivano intossicati dai gas di scarico di questo vagone e il treno è dovuto andare parzialmente con le porte aperte per permettere a questi passeggeri di poter respirare. Questo è l'ennesimo disservizio delle tratte regionali della mia provincia. Infatti, nella tratta Reggio-Guastalla non si contano i ritardi e le soppressioni, ma altre tratte regionali, la Parma-Suzzara o la Reggio-Ciano, sono costantemente colpite da ritardi e soppressioni. Per questi pendolari prendere il treno per andare al lavoro e per andare a scuola è una sfida quotidiana, è una scommessa per sperare che il treno arrivi o che il ritardo non sia esagerato, perché altrimenti devono spostarsi con i mezzi propri.

Due mesi fa sono state depositate in regione oltre 400 firme, evidentemente abbandonate in un cassetto. Il PD regionale è interessato e ha presentato un'interrogazione per quanto riguarda i treni che vanno a Lourdes e questo ha dell'assurdo perché in realtà ci sono i cittadini emiliano-romagnoli che vivono quotidiani disagi. E, allora, ci chiediamo: Bonaccini che cosa fa? Cosa fa per quanto riguarda le tratte regionali? Il Governo non fa mancare il proprio impegno: 13 miliardi sono stati stanziati per le ferrovie nazionali e sono centinaia i milioni che arrivano alla regione Emilia-Romagna, 288 per il trasporto pubblico locale.

Tutto questo, dunque, è inaccettabile. Noi viviamo quindi con un'opposizione, un Partito Democratico che spinge per le grandi opere, quelle che sono convenienti per i concessionari e per i costruttori, ma che si dimentica della manutenzione e si dimentica dei trasporti pubblici locali e questo, Presidente, è inaccettabile. È inaccettabile perché i trasporti sono i servizi e su questo il Governo non fa mancare il proprio impegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giorgis. Ne ha facoltà.

ANDREA GIORGIS (PD). Presidente, intervengo per sollecitare la risposta da parte del Governo a un'interrogazione presentata lo scorso 28 gennaio, la n. 4-02097, volta a chiedere al Governo di chiarire un aspetto assai importante e gravido di conseguenze per molti cittadini, perché l'articolo 1 della legge n. 124 del 2017, commi 125 e 129, ha introdotto obblighi di trasparenza anche a carico di soggetti che ricevono erogazioni pubbliche. La disposizione è una disposizione particolarmente ampia e si rivolge a una pluralità di soggetti ma non è chiaro - ed è questo l'oggetto dell'interrogazione - cosa si debba intendere per “incarichi retribuiti”.

E, in particolare, se per incarichi retribuiti si debbano intendere tutti gli incarichi di cui agli articoli 14, 15 e 15-bis del decreto legislativo n. 33 del 2013 e, dunque, se comprendano anche gli incarichi politici, di amministrazione, di direzione o di Governo e gli incarichi dirigenziali di collaborazione o consulenza professionale inclusi quelli arbitrali. E soprattutto se questi obblighi valgano solo per gli operatori rientranti tra quelli che sono indicati nell'ordinanza ovverosia associazioni, fondazioni, ONLUS e cooperative e per le imprese tenute al bilancio di esercizio oppure, cosa che parrebbe come dire piuttosto irragionevole, debba estendersi anche ai professionisti singoli o associazioni professionali che ricevano l'incarico da amministrazioni pubbliche o soggetti assimilati. Chiarire questo profilo è questione che interessa moltissimi soggetti e che io mi auguro il Governo voglia al più presto procedere, togliendo quindi ogni dubbio su quella che debba essere considerata la corretta interpretazione di tali disposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Da una lettera del Ministero dell'economia e delle finanze al Campidoglio abbiamo appreso questa mattina che lo sgombero della sede di CasaPound a Roma è come la TAV, cioè non si farà. In un rimpallo di responsabilità che potrebbe essere fantozziano e invece è kafkiano, nessuno si prende l'incombenza di fare quello che, codice alla mano, andrebbe fatto ossia dieci lettere: “sgomberare”. Non la prefettura, non l'Agenzia del demanio, non Tria, non il Campidoglio, nessuno insomma. Le ragioni addotte poi, Presidente, suonano come una beffa: lo stabile, scrive il MEF, non è a rischio crollo - ci mancherebbe - e le sue condizioni igieniche non presentano problemi. Se sei pulito, dunque, le mura reggono, magari sei un po' fascista, pardon neofascista, e occupi, puoi restare dove sei. Un messaggio che contraddice lo zelo per gli sgomberi del Ministero dell'Interno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che ama i pattuglioni a favore di selfie e telecamere, salvo poi lasciare il giorno dopo tutto come sta, degrado compreso, e anche il puntiglio della sindaca di Roma che vuole chiudere piuttosto la Casa Internazionale delle donne, storia e futuro della lotta delle donne - siamo con loro - o sfratta il Centro antiviolenza “Marie Anne Erize” a Tor Bella Monaca - devo la segnalazione a Giulia Blasi - ma sullo stabile di via Napoleone III alza le mani: figurarsi. L'unica cosa - concludo, signor Presidente - l'unica no, forse c'è anche la poltrona dell'INPS - su cui Lega e Cinque Stelle si trovano d'accordo è quindi - udite, udite - CasaPound. È il caso di dire “giù la maschera” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (M5S). Grazie, Presidente. Lo scorso 17 febbraio il carcere di Taranto è salito nuovamente agli onori della cronaca per il suicidio di un detenuto. Al di là del rammarico per lo spiacevole accaduto intendo sottolineare e far presente che sia io sia la collega Valentina Palmisano, nei limiti delle nostre competenze, abbiamo portato l'accaduto all'attenzione del Ministero con un'interrogazione per fare chiarezza sull'ultimo avvenimento ma soprattutto sulle problematiche del penitenziario tarantino e più in generale dell'intero comparto. Le problematiche che entrambe abbiamo potuto constatare con i nostri occhi quando ci siamo recate in visita sul posto qualche mese fa, che riguardano principalmente la carenza cronica di agenti penitenziari, il sovraffollamento carcerario e la mancanza di un numero congruo di poliziotti capaci di far fronte immediatamente alle urgenze che possono sopravvenire in un ambiente a forte tensione, si scontrano e talvolta possono amplificare gli irrisolti emotivi dei detenuti. Un pensiero concreto va anche e soprattutto nei confronti degli agenti che troppo spesso vanno al di là delle loro competenze e abilità, rischiando anche la vita e la salute. Un breve intervento questo che vuole essere soprattutto un messaggio indirizzato all'istituto penitenziario di Taranto: un lumino d'interesse al cospetto dei miei colleghi deputati affinché si comprenda l'importanza della prevenzione e della sicurezza anche in questi contesti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 21 febbraio 2019 - Ore 10,30:

1. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

D'UVA ed altri: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1.

(C. 1173-A)

e delle abbinate proposte di legge costituzionale: CECCANTI ed altri; CECCANTI ed altri; ELISA TRIPODI ed altri; MAGI. (C. 726-727-987-1447)

Relatori: DADONE, per la maggioranza; CECCANTI, SISTO e SPERANZA, di minoranza.

2. Seguito della discussione delle mozioni Porchietto ed altri n. 1-00103, Delrio, Lupi ed altri n. 1-00104, Lollobrigida ed altri n. 1-00108 e D'Uva e Molinari n. 1-00123 concernenti la realizzazione della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione .

3. Seguito della discussione della mozione Molinari, D'Uva, Gadda, Nevi, Luca De Carlo, Muroni ed altri n. 1-00124 concernente iniziative volte a vietare l'utilizzo dei pesticidi e dei diserbanti nelle produzioni agricole, favorendone lo sviluppo con metodo biologico .

4. Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):

S. 5-199-234-253-392-412-563-652 - D'INIZIATIVA POPOLARE; D'INIZIATIVA DEI SENATORI: LA RUSSA ed altri; GINETTI e ASTORRE; CALIENDO ed altri; MALLEGNI ed altri; GINETTI ed altri; GASPARRI ed altri; ROMEO ed altri: Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 1309-A)

e delle abbinate proposte di legge: MOLTENI ed altri; GELMINI ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; MELONI ed altri. (C. 274-580-607-1303)

Relatori: TURRI e ZANETTIN, per la maggioranza; VERINI e CONTE, di minoranza.

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 690 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PATUANELLI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario (Approvata dal Senato). (C. 1353)

e delle abbinate proposte di legge: ZANETTIN ed altri; RAMPELLI ed altri; RUOCCO ed altri; BRUNETTA. (C. 654-772-793-905)

Relatore: MANIERO.

6. Seguito della discussione delle mozioni Lollobrigida ed altri n. 1-00113 e Magi e Schullian n. 1-00121 concernenti iniziative per il contrasto all'immigrazione clandestina e alle organizzazioni criminali straniere, con particolare riferimento alla cosiddetta mafia nigeriana .

7. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 536 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BOTTICI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità "Il Forteto" (Approvata dal Senato). (C. 1160)

e delle abbinate proposte di legge: MUGNAI; MELONI ed altri. (C. 390-1005)

Relatori: BARBUTO, per la II Commissione; ZIELLO, per la XII Commissione.

8. Seguito della discussione della mozione Delrio ed altri n. 1-00106 concernente iniziative a sostegno del comparto automobilistico e del relativo indotto, anche al fine di favorirne l'evoluzione tecnologica e la tutela dei livelli occupazionali .

La seduta termina alle 20,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 7 e dalla n. 11 alla n. 28 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 6 il deputato Benvenuto ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 5 la deputata Saccani Jotti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 5 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 6 la deputata Bisa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 6 il deputato Cappellacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 7 i deputati Golinelli e Marchetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 le deputate Dadone e Termini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 17 e 18 il deputato Librandi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 18 alla n. 25 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 19 la deputata Latini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 21 il deputato Morassut ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Mariani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 21 alla n. 27 il deputato Tuzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 23 la deputata Aiello Piera ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 la deputata Papiro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 27 e 28 la deputata Barzotti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 28 e 29 il deputato Mulè ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 32 il deputato Billi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 32 il deputato Giarrizzo ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 34 il deputato Brunetta ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 34 la deputata Rossello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 35 la deputata Porchietto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 36 alla n. 40 il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 39 il deputato Morgoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 48 e 49 il deputato Comencini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 51 il deputato Golinelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 54 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 55 e 56 il deputato De Filippo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 56 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 58 il deputato Librandi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 58 e 59 la deputata Tripodi Elisa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 61 la deputata Serracchiani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n.65 i deputati De Filippo e D'Alessandro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 65 il deputato Vallotto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 69, 70 e 80 la deputata Fiorini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 71 la deputata Ruocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 80 la deputata Legnaioli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 81 il deputato Acunzo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 83 la deputata Gelmini ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 85 il deputato De Lorenzo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 86 il deputato Maurizio Cattoi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1173-A e abb. - em. 1.261 453 430 23 216 172 258 73 Resp.
2 Nominale em. 1.262 452 430 22 216 173 257 73 Resp.
3 Nominale em. 1.263 460 450 10 226 192 258 72 Resp.
4 Nominale em. 1.264 457 446 11 224 190 256 72 Resp.
5 Nominale em. 1.270 460 460 0 231 178 282 72 Resp.
6 Nominale em. 1.271 459 434 25 218 178 256 72 Resp.
7 Nominale em. 1.280 469 454 15 228 103 351 69 Resp.
8 Nominale em. 1.323 471 471 0 236 208 263 69 Resp.
9 Nominale em. 1.360 460 438 22 220 180 258 69 Resp.
10 Nominale em. 1.363 457 435 22 218 174 261 68 Resp.
11 Nominale em. 1.427 463 439 24 220 179 260 68 Resp.
12 Nominale em. 1.364 464 462 2 232 199 263 68 Resp.
13 Nominale em. 1.365 460 437 23 219 180 257 68 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.366 429 404 25 203 153 251 68 Resp.
15 Nominale em. 1.367 421 398 23 200 146 252 69 Resp.
16 Nominale em. 1.368 410 388 22 195 143 245 69 Resp.
17 Nominale em. 1.369 427 406 21 204 147 259 69 Resp.
18 Nominale em. 1.370 410 392 18 197 135 257 69 Resp.
19 Nominale em. 1.371 252 252 0 127 2 250 90 Resp.
20 Nominale em. 1.372 360 338 22 170 85 253 87 Resp.
21 Nominale em. 1.373 357 334 23 168 83 251 85 Resp.
22 Nominale em. 1.374 369 346 23 174 91 255 85 Resp.
23 Nominale em. 1.375 367 346 21 174 94 252 85 Resp.
24 Nominale em. 1.376 374 352 22 177 97 255 85 Resp.
25 Nominale em. 1.377 378 355 23 178 101 254 84 Resp.
26 Nominale em. 1.378 377 354 23 178 97 257 84 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 1.380 387 386 1 194 107 279 84 Resp.
28 Nominale em. 1.382 388 365 23 183 107 258 84 Resp.
29 Nominale em. 1.383 402 402 0 202 140 262 84 Resp.
30 Nominale em. 1.384 407 406 1 204 123 283 84 Resp.
31 Nominale em. 1.385 403 403 0 202 123 280 84 Resp.
32 Nominale em. 1.386 408 384 24 193 124 260 84 Resp.
33 Nominale em. 1.387 437 413 24 207 151 262 83 Resp.
34 Nominale em. 1.388 432 408 24 205 150 258 83 Resp.
35 Nominale em. 1.389 438 415 23 208 153 262 83 Resp.
36 Nominale em. 1.390 445 421 24 211 160 261 83 Resp.
37 Nominale em. 1.391 439 439 0 220 181 258 83 Resp.
38 Nominale em. 1.392 443 443 0 222 185 258 83 Resp.
39 Nominale em. 1.393 438 438 0 220 179 259 83 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 1.394 452 429 23 215 168 261 83 Resp.
41 Nominale em. 1.395 457 457 0 229 199 258 82 Resp.
42 Nominale em. 1.396 454 454 0 228 198 256 82 Resp.
43 Nominale em. 1.397 459 459 0 230 200 259 82 Resp.
44 Nominale em. 1.398 458 458 0 230 203 255 82 Resp.
45 Nominale em. 1.399 462 462 0 232 204 258 82 Resp.
46 Nominale em. 1.400 463 440 23 221 182 258 82 Resp.
47 Nominale em. 1.401 463 463 0 232 205 258 80 Resp.
48 Nominale em. 1.402 464 464 0 233 205 259 80 Resp.
49 Nominale em. 1.403 455 454 1 228 197 257 80 Resp.
50 Nominale em. 1.404 460 459 1 230 201 258 80 Resp.
51 Nominale em. 1.405 460 437 23 219 179 258 80 Resp.
52 Nominale em. 1.406 460 460 0 231 202 258 79 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 1.407 461 461 0 231 201 260 79 Resp.
54 Nominale em. 1.408 454 432 22 217 178 254 79 Resp.
55 Nominale em. 1.409 456 434 22 218 175 259 79 Resp.
56 Nominale em. 1.410 454 433 21 217 174 259 79 Resp.
57 Nominale em. 1.411 457 435 22 218 179 256 79 Resp.
58 Nominale em. 1.412 458 458 0 230 200 258 79 Resp.
59 Nominale em. 1.413 454 453 1 227 201 252 79 Resp.
60 Nominale em. 1.414 456 456 0 229 202 254 79 Resp.
61 Nominale em. 1.415 459 459 0 230 201 258 78 Resp.
62 Nominale em. 1.416 457 457 0 229 201 256 78 Resp.
63 Nominale em. 1.419 459 459 0 230 202 257 78 Resp.
64 Nominale em. 1.420 456 456 0 229 181 275 78 Resp.
65 Nominale em. 1.421 456 434 22 218 177 257 77 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale em. 1.424 458 450 8 226 176 274 78 Resp.
67 Nominale em. 1.540 452 444 8 223 189 255 78 Resp.
68 Segreta em. 1.565 467 467 0 234 210 257 76 Resp.
69 Nominale em. 1.700 442 442 0 222 189 253 76 Resp.
70 Nominale em. 1.701, 1.704, 1.706 443 443 0 222 185 258 76 Resp.
71 Nominale em. 1.703 454 454 0 228 199 255 76 Resp.
72 Nominale em. 1.702 448 441 7 221 185 256 76 Resp.
73 Nominale em. 1.705 458 457 1 229 197 260 76 Resp.
74 Nominale em. 1.709, 1.710 458 457 1 229 196 261 76 Resp.
75 Nominale em. 1.712 455 455 0 228 192 263 76 Resp.
76 Nominale em. 1.715 456 455 1 228 194 261 76 Resp.
77 Nominale em. 1.786 450 428 22 215 174 254 76 Resp.
78 Nominale em. 1.763 447 447 0 224 188 259 76 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 89)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale em. 1.764 446 445 1 223 190 255 75 Resp.
80 Nominale em. 1.767 439 419 20 210 167 252 75 Resp.
81 Nominale em. 1.768 441 421 20 211 162 259 75 Resp.
82 Nominale em. 1.769 448 426 22 214 166 260 75 Resp.
83 Nominale em. 1.770 439 439 0 220 184 255 75 Resp.
84 Nominale em. 1.771 442 442 0 222 184 258 75 Resp.
85 Nominale em. 1.772 445 445 0 223 185 260 75 Resp.
86 Nominale em. 1.773 436 436 0 219 182 254 75 Resp.
87 Nominale subem. 0.1.902.1 441 441 0 221 183 258 75 Resp.
88 Nominale subem. 0.1.902.2, 0.1.902.3 444 444 0 223 183 261 75 Resp.
89 Nominale subem. 0.1.902.4 432 350 82 176 348 2 75 Appr.