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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 121 di mercoledì 6 febbraio 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 15,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 dicembre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Brescia, Caiata, Colletti, Comaroli, Davide Crippa, D'Uva, Delrio, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Guerini, Lorefice, Losacco, Lupi, Morrone, Occhionero, Saltamartini, Schullian e Sisto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,09).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 989 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (A.C. 1550).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1550: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato (vedi l'allegato A della seduta del 5 febbraio 2019).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 1550)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Come gruppo +Europa, chiaramente, non possiamo dare la fiducia al Governo su questo decreto-legge, che riguarda il sostegno e la semplificazione per le imprese e la pubblica amministrazione.

Il collega Tabacci avrà modo, in occasione del voto finale, di entrare nel merito e non escludiamo che ci siano piccole cose anche utili, ma ogni questione di merito qui diventa secondaria rispetto al metodo e sul metodo voglio dire due cose. A monte, questo decreto-legge è una collezione di emendamenti e ancora una volta una collezione di micro interventi, che vanno a complicare e non a semplificare la normativa, perché stabiliscono nuove eccezioni, non hanno l'ambizione di creare nuove regole e, quindi, stiamo facendo un ennesimo albero di Natale, peccato che il Natale sia finito da poco. Sul metodo sempre, ma a valle e non a monte, francamente un'altra fiducia; noi avremmo provato anche a rincorrere il Governo per entrare nel merito delle singole questioni, ma questa è l'ennesima fiducia, dopo quella importante legata alla manovra. E allora la domanda che ci cominciamo a porre seriamente è: era l'antipasto? Era solo l'antipasto quello che abbiamo visto alla fine dello scorso anno? È questo il nuovo metodo che avremo per la legislatura da parte di questo Governo e di questa maggioranza?

E chiudo, Presidente, appellandomi a lei perché lo riferisca al Presidente Fico. A noi capita, come gruppo +Europa, ogni tanto, di apprezzare anche le dichiarazioni pubbliche che fa il Presidente Fico su alcuni argomenti particolarmente spinosi, ma vorremmo che, oltre a fare l'opinionista, si ricordasse del ruolo istituzionale fondamentale che ha, che è difendere questa Camera, è difendere la funzione del legislatore. Stiamo diventando, Presidente, sempre meno legislatori e sempre più notai; non possiamo continuare a fare i passacarte, dobbiamo ricordarci della funzione di rappresentanza, elaborazione e sintesi che questa Camera ha.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Come componente di Civica Popolare, non daremo la nostra fiducia al Governo. Presidente, c'è un filo rosso che lega le precedenti settimane a questa: la discussione sullo svuotamento della rappresentanza, l'attacco alla democrazia rappresentativa a favore del referendum e il decreto con l'ennesima fiducia di oggi. Il denominatore comune di tutto questo percorso ci sembra chiaro: il Parlamento non conta niente. Tra l'altro, non siamo di fronte all'ennesimo semplice decreto-legge omnibus, ma siamo di fronte a un decreto-legge che ha una certa patologia abbastanza evidente: non discutere, non si discute. E siamo di fronte all'ennesimo tentativo, dobbiamo dirlo, costante, periodico, pervicace, assolutamente coerente per quanto riguarda la maggioranza di Governo, di vanificare il ruolo del Parlamento. Siamo arrivati a questo provvedimento e, quindi, alla fiducia, senza poterlo minimamente non solo discutere, ma addirittura sfiorare, delle volte addirittura leggere. Dopo aver intravisto l'indice degli argomenti, non possiamo non notare che questo decreto-legge, che prende il nome di semplificazione, ha in sé, nel nome stesso, un paradosso, uno slogan, un controsenso: si va dall'Alitalia ai prodotti alimentari, dalle trivelle agli NCC, dalle agibilità per i lavoratori dello spettacolo alle disposizioni in materia di assunzioni di allievi di polizia di Stato, cambiando tra l'altro i criteri del concorso in itinere, dal Piano per la transizione energetica sostenibile agli enti del terzo settore. L'unica nota positiva è proprio questa sul terzo settore, meno male è stata abolita la tassa sulla bontà, nient'altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Noi con l'Italia-USEI voterà contro la fiducia a questo Governo, in particolar modo per una ragione di metodo: abbiamo ascoltato, nella scorsa legislatura, le valutazioni del MoVimento 5 Stelle molto critiche sull'utilizzo del decreto-legge, molto critiche sul fatto che i provvedimenti sulla semplificazione contenessero numerose norme che poco avevano a che fare con la materia di riferimento e molto critiche sul fatto che si ricorresse spesso alla fiducia. Ecco, tutti questi tre criteri fondamentali del MoVimento 5 Stelle in questa occasione vengono assolutamente violati, contraddicendo l'atteggiamento reale che hanno davanti al governo del Paese e contraddicendo anche il merito rispetto al tema della semplificazione, perché di semplificazione qui non vediamo nulla, anzi, potremmo chiamare questo decreto un “decreto complicazione”. Vediamo addirittura che, a furia di fare il “butta dentro” di norme che hanno voluto individuare e che non hanno a che fare con la semplificazione, passiamo da 39 commi a 152 commi. Non rendiamo più semplice la vita delle imprese, non si interviene sul migliorare la qualità della vita dei cittadini e, soprattutto, non si fa nulla per rendere più attrattivo e competitivo il nostro Paese rispetto ad investitori stranieri.

Siamo assolutamente favorevoli - e mi avvicino alla conclusione, Presidente - alla semplificazione, perché crediamo che sia fondamentale abbattere la burocrazia e rendere più efficace l'iniziativa di chi, quotidianamente, si impegna nelle professioni e nell'impresa per costruire ricchezza nel nostro Paese, però crediamo che si debba fare in modo totalmente diverso e che non si possano fare provvedimenti di questo tipo. Per queste ragioni, Noi con l'Italia-USEI voterà contro la fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Ci troviamo di fronte - ormai sta diventando una cantilena stanca, me ne rendo conto anch'io e spero che se ne renda conto anche il Governo, però - all'ennesima apposizione del voto di fiducia. È stata posta ieri dal Ministro Fraccaro. Ci troviamo, quindi, di fronte al fatto - io vorrei sottolinearlo in questa sede, perché rimanga nel resoconto stenografico a futura memoria - che le parole del Presidente Fico, all'atto del suo insediamento, sulla centralità del Parlamento sono, ogni giorno che passa, contraddette dal comportamento del Governo. La centralità del Parlamento significa rispetto della Costituzione, rispetto dell'articolo della Costituzione che stabilisce il tempo massimo di 60 giorni per la conversione del decreto-legge in legge dello Stato, definendo quindi un passaggio necessariamente coerente con il nostro sistema di bicameralismo paritario o bicameralismo perfetto.

Quello che sta avvenendo è una trasformazione della Costituzione formale in una Costituzione che prevede una sorta di monocameralismo rafforzato o, meglio, chi è il primo dei due rami del Parlamento che inizia ad esaminare il decreto-legge in conversione è l'unico che, di fatto, può apportare il contributo del Parlamento in via emendativa, mentre la seconda Camera, sostanzialmente, si trova nelle condizioni, pena la decadenza del decreto-legge, di fotografare semplicemente il lavoro fatto dai colleghi dell'altra Camera.

Quindi, il problema non è, da questo punto di vista, un richiamo al rispetto di questo ramo del Parlamento, perché - ed è questo il secondo aspetto su cui vorrei attirare la vostra attenzione -, in realtà, così facendo, non solo c'è una violazione costituzionale materiale - la cosiddetta Costituzione materiale oggi viola i principi di quella che è stata votata nel 1948 -, ma è uno svuotamento che porta anche ad affidare al potere esecutivo un potere che la Costituzione non gli attribuisce.

Io ricordo che il fondamento della nostra Costituzione è l'equilibro tra potere esecutivo e potere legislativo. Perché dico questo? Perché sapendo a priori che un decreto-legge avrà di fatto un solo passaggio parlamentare vero con la Commissione e gli emendamenti, è del tutto evidente che il Governo, scegliendo quale dei due rami del Parlamento, nei fatti, indica e indirizza il provvedimento stesso. Quindi, in qualche modo, privilegia in quella fase uno dei due rami del Parlamento superando il bicameralismo paritario.

Noi stiamo lavorando - lo dico qui per la prima volta - a trovare delle soluzioni nella forma di un disegno di legge di riforma costituzionale perché così non si può andare avanti. Questo andazzo, è vero, non è soltanto della XVIII legislatura è anche delle legislature precedenti, però devo dire che non si può non notare - mi riferisco in particolare al Movimento 5 Stelle, ma anche alla Lega - che è a ruoli invertiti: cioè, le opposizioni che nella XVII segnalavano, urlavano contro questa prassi dei Governi di porre la questione di fiducia sui decreti-legge, oggi, con assoluta nonchalance, fanno esattamente come chi li ha preceduti, con buona pace della vecchia retorica sul Governo del cambiamento.

Non solo. Questo provvedimento in particolare ha ulteriori difetti di fondo. Ricordo, perché non abbiamo avuto modo di sottolinearlo a sufficienza, stante il taglio del dibattito dovuto alla posizione della questione di fiducia, che nel passaggio al Senato sono stati dichiarati inammissibili i due terzi degli emendamenti, ma non degli emendamenti presentati dai colleghi senatori, ma degli emendamenti approvati in Commissione. Cioè, c'è stato un intervento censorio abbastanza inusuale in queste dimensioni da parte della Presidenza del Senato e - non credo di svelare nessun segreto -, stando ai giornali, anche per diretta sollecitazione del Quirinale, perché questo decreto si era sostanzialmente trasformato in un “decreto omnibus”.

E anche sui decreti “omnibus” l'opposizione, nella scorsa legislatura, aveva giustamente sottolineato che anche questo è un elemento contrario alla Costituzione e, soprattutto, è un elemento che svilisce la nostra attività, svilisce il ruolo del Parlamento.

Quindi, da questo punto di vista, se vogliamo, questo decreto è la somma di tutte le contraddizioni e anche di tutte le bugie, delle promesse non mantenute da questa maggioranza: non c'è cambiamento, c'è assoluta continuità.

Poi, nel merito, interverrà, come è giusto che sia, nello schema previsto dal Regolamento della Camera, il collega Fassina. In questa sede di dichiarazione di voto sul voto di fiducia mi limiterò a sottolineare un aspetto positivo: grazie all'azione delle opposizioni iniziata già in questa sede in occasione della discussione sulla legge di bilancio si è ottenuto di riparare ad un torto grave compiuto da questa maggioranza durante la legge di bilancio. Mi riferisco a quella sorta di tassa sulla solidarietà che era stata inserita attraverso l'aumento dell'IRES sulle associazioni di volontariato. Speriamo che questo intervento sia definitivo e non ci sia, quindi, la tentazione di questa maggioranza o di parte di questa maggioranza di ritornarci su, con la volontà di colpire una parte del volontariato che, francamente, non solo non riusciamo a capire, ma riteniamo profondamente ingiusta.

Quindi, in buona sostanza, questo è un decreto come tanti: la parola “semplificazione” - lo vogliamo dire - appare più nel titolo che nella sostanza.

È un “decreto omnibus” come altri: soltanto due articoli citano la semplificazione, anche se poi, a guardar bene, la stessa norma non è esattamente una norma di semplificazione.

Quindi, il Paese avrebbe avuto bisogno di ben altro intervento su questi temi. Credo che, da questo punto di vista, il tema della semplificazione burocratica non sarà certo un tema che viene chiuso e concluso da questo decreto, ma sarà oggetto, speriamo, di interventi futuri sia in via parlamentare sia in via governativa, perché esiste un tema di semplificazione, esiste un tema di appesantimento burocratico che credo sia giusto, e riteniamo anche noi giusto, affrontare, non certo in questo modo, con un decreto che, come ricordavo prima, è un “decreto omnibus”.

Quindi, chiudo con questo: eravamo stati, da questo punto di vista, facili profeti, perché, nel corso di una delle riunioni dell'Ufficio di Presidenza, avevo preavvertito del rischio che ci saremmo ritrovati alla riapertura, alla votazione, dopo il lavoro che abbiamo fatto sulla legge costituzionale, in questo ramo del Parlamento, esattamente dove eravamo rimasti l'anno scorso: a dover digerire un voto di fiducia, a non poter sostanzialmente toccare il provvedimento. Ieri era la legge di bilancio - ovviamente, ancora più grave -, oggi siamo di fronte a questo decreto.

Quindi, peggio di così non si poteva continuare e, da questo punto di vista, quindi, il nostro voto nei confronti della fiducia è un voto netto, chiaro e convinto, ed è anche un segnale sul fatto che questo Governo del cambiamento, in realtà, non sta cambiando un bel nulla (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, signori del Governo, ancora una volta, il Governo del cambiamento getta la maschera e rivela in pieno tutta la sua ipocrisia. Nonostante le accuse che, negli anni passati, i 5 Stelle hanno rivolto spesso e volentieri ai Governi precedenti, sono, poi, pronti a mettere la fiducia su ogni provvedimento che, ad oggi, vede per la decima volta l'applicazione della fiducia in quest'Aula, impedendo la discussione in Parlamento. Sono ormai per loro diventate prassi consolidate, per chi si riempie in fondo la bocca di democrazia, ma impacchetta dei decreti “prendere o lasciare” esautorando le Camere dal proprio ruolo.

Ancora più grave è ciò che è avvenuto per un decreto che arriva dal Senato accompagnato dalla censura del Quirinale proprio per la difformità tra il testo originario e quello completamente riscritto al Senato, con un'infinità di emendamenti posti dalla maggioranza.

Il problema è che, ancora una volta, si è arrivati a discutere di un decreto in modo sbagliato: un “decreto omnibus” raffazzonato, un contenitore pieno di provvedimenti spot e, soprattutto, scoordinati, che affrontano decine di materie senza dare soluzioni concrete in alcuna di esse. E, aggiungo, una forma di ottusità che pervade questo Governo: è proprio vero che gli ottusi credono che il mondo finisca dove finiscono loro.

È ormai tradizione di questa maggioranza dare ai provvedimenti un nome che ne sconfessa totalmente il contenuto.

Dopo il “decreto dignità”, che, certamente, già sta facendo vedere gli esiti su tutto il nostro territorio nazionale - esiti negativi - e sul cui contenuto abbiamo ampiamente discusso e dibattuto, arriva il “decreto semplificazioni”, che, in realtà, non semplifica nulla, non dà soluzioni organiche, coerenti e, in definitiva, finisce soltanto per complicare in tanti e in molti casi le materie che dice di voler semplificare, creando un caos normativo senza precedenti, una traccia senza un filo conduttore da cui, sono certa, sarà difficilissimo poter uscire e districarsi. Diceva Confucio: la vita è molto semplice, ma noi insistiamo a renderla complicata, e credo che questo sia forse lo slogan che più appartiene ai 5 Stelle, così come un Governo che è sempre più distante dalla vita reale, dai bisogni concreti dei cittadini. Noi di Fratelli d'Italia non abbiamo certamente la presunzione di ritenere di avere la ricetta perfetta, ma conosciamo i bisogni dei cittadini perché li ascoltiamo, visitiamo le piccole aziende, ci confrontiamo con gli imprenditori e con i professionisti, con le associazioni di categoria e da qui derivano le nostre proposte, come quella dell'abrogazione della fatturazione elettronica o, comunque, dell'obbligo di emissione solo per quelle di importo complessivo superiore ai 10 mila euro; dell'abolizione dello split payment per le piccole e medie imprese; dell'abolizione, vera, dello spesometro, del redditometro e degli studi di settore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ad esse si aggiunge una battaglia come quella dell'abolizione del tetto all'uso del contante, dell'utilizzo dei voucher senza limiti, per esempio in alcuni settori come l'agricoltura, il turismo, quello ricettivo, oltre all'ampliamento della possibilità di farne ricorso in tanti altri settori.

Semplicità, dicevamo; scelte nette, coraggiose, misure di semplificazione realmente foriere di effetti concreti, che rappresenterebbero una piccola rivoluzione e certamente darebbero un grande aiuto concreto ai cittadini, agli imprenditori, ai professionisti, alla stessa pubblica amministrazione.

Come si fa a chiamare decreto “semplificazione” un decreto che mantiene l'obbligo di fatturazione elettronica, con il carico di incombenze che genera in capo ai piccoli imprenditori e ai professionisti? Ha davvero, questo Governo, il polso di quanto questo problema incida sulla vita dei nostri cittadini nella quotidianità, complicandola inutilmente? Il Governo, nato del resto da un blog, e cresciuto e pasciuto sui social, riesce a calarsi nei panni, qualche volta, di quell'anziana commerciante che è costretta, nel 2019, a chiudere la propria bottega perché la fattura elettronica è un ostacolo insormontabile? Avete girato i luoghi per comprendere dove arriva la banda larga, dall'Abruzzo alla Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), al Molise, alle Marche?

Altro che semplicità. Ancora una volta, ci troviamo davanti a un provvedimento slogan, pieno di propaganda e privo di contenuti reali, incapace di dare una risposta agli atavici problemi di una burocrazia complessa e farraginosa, che blocca la crescita del Paese e scoraggia l'iniziativa imprenditoriale.

Abbiamo presentato, come Fratelli d'Italia, numerosissimi emendamenti, che sono stati esplicitati in modo puntuale dalla collega Lucaselli nella discussione generale, e seguita nelle Commissioni riunite V e X, e ringrazio i colleghi per il lavoro fatto.

Abbiamo parlato di ambiente, di agricoltura, di turismo, di infrastrutture, abbiamo parlato di tutti i settori importanti per lo sviluppo del Paese, non ultimo di sanità, riguardo alla quale vorrei ricordare al Governo che ancora in qualche ospedale di questa nazione si muore perché si rimane chiusi in un ascensore rotto.

E allora abbiamo fatto questi emendamenti mai con quel senso di ostruzionismo, ma assolutamente con la volontà di costruire qualcosa di buono, ritenendo di dover agire con il buonsenso, nell'interesse della nostra nazione e dei nostri cittadini. Eppure, il Governo ha preferito trincerarsi dietro la fiducia, rifiutando qualunque discussione nel merito di modifiche che avrebbero aiutato a migliorare il decreto arricchendolo di contenuti. È proprio vero: meno idee si hanno, meno si è disposti a cambiarle.

Purtroppo, ogni volta questo Governo sfugge al confronto: magari apprezza le proposte, ma poi le rinvia sempre e comunque ai provvedimenti futuri. Ribadiamo che questo Governo, a guida 5 Stelle, quando soprattutto il MoVimento ha fatto una bandiera del confronto con i cittadini sulle decisioni, sulla trasparenza, sulla partecipazione, continua, al contrario, a porsi in maniera – ahimè – soltanto autoritaria e soprattutto poco autorevole, rifiutando puntualmente di confrontarsi e di migliorare il testo, nell'interesse dei nostri cittadini.

È chiaro che non possiamo non condividere alcuni contenuti di questo decreto, contenuti che coincidono con le battaglie portate avanti, spesso in solitudine estrema, da Giorgia Meloni e da Fratelli d'Italia, fino ad oggi. Sono segnali che valutiamo positivamente: il Fondo per le piccole e medie imprese che vantano crediti da parte della pubblica amministrazione, anche se lo riteniamo del tutto insufficiente e incapace di affrontare in modo strutturale il problema dei lunghi tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione; il tentativo di dare risposta ai problemi dei balneari; la norma sull'etichettatura e soprattutto gli aiuti a Rigopiano.

Poi, sinceramente, nient'altro; nient'altro che propaganda e qualche obbrobrio giuridico e immorale, come quello dell'esclusione dei ragazzi di età superiore a ventisei anni dal concorso per allievi della Polizia di Stato del 2017 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Di questo concorso, del quale state già state effettuate le prove ed è stata stilata perfino una prima graduatoria, il Governo ha sostanzialmente cambiato le regole in corsa: se, infatti, all'atto della pubblicazione del bando sono stati stabiliti dei requisiti che gli aspiranti allievi agenti avrebbero dovuto possedere alla data di scadenza della domanda di partecipazione al concorso, nello specifico, massimo trent'anni di età e il diploma di licenza media inferiore, oggi si stabilisce, con un colpo d'ascia, che, ai fini dell'assunzione dei nuovi allievi agenti, i soggetti risultati idonei alla prova di esame alla data del 1° gennaio 2019 debbono avere massimo ventisei anni e il diploma di istruzione secondaria di secondo grado. Questi sono quei giovani ai quali il MoVimento ha detto che ci voleva il cambiamento, che ci voleva la trasparenza, che ci voleva la meritocrazia. Credo che questi giovani ricorderanno queste parole, ma ricorderanno soprattutto le azioni che sono seguite a queste parole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Vedete, è una discriminazione gravissima nei confronti dei tanti giovani che sono già risultati idonei alle prove e che, con un colpo di penna, non sarebbero più legittimati all'assunzione, con macroscopici profili di illegittimità costituzionale. Anche su questo tema avevamo presentato un emendamento, che viene ignorato, spalancando le porte ad un contenzioso inevitabile, rappresentando un Paese incapace di rispettare i propri cittadini, ma soprattutto di onorare gli impegni assunti.

Concludo, Presidente, rivolgendomi per suo tramite al Governo, dicendo che questa è la loro semplificazione; una semplificazione virtuale, buona da spendere sui social, un'altra occasione persa per fare il bene dell'Italia, quella reale da cui, se mai ci siete stati vicini, vi allontanate ogni giorno di più, impegnati – ahimè – come siete solo a spendervi per un prossimo tweet (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). La questione di fiducia. La posizione della questione di fiducia su un provvedimento. Capisco che ci sia qui, oltre al Viceministro che ha seguito il provvedimento, anche il Ministro della Difesa, perché c'è da difendere parecchio qui: è chiaro che è qui presente proprio per difendere un provvedimento assolutamente sconclusionato.

È chiaro che la posizione della fiducia su di un provvedimento, come atto governativo previsto dai Regolamenti parlamentari, ha una funzione ben specifica: anche quelle, in ordine al provvedimento, di verificare l'operato del Governo su quel particolare atto sul quale il Governo rimette la responsabilità politica del suo operato, che impegna il Governo secondo la sua responsabilità politica, un atto fondamentale della propria attività. E, quindi è collegato – dovrebbe essere – a un sistema di provvedimenti che qualificano l'attività governativa. Questo provvedimento è l'esempio meraviglioso, emblematico, plastico della incapacità di questo Governo, della approssimazione. Questo è il portato del contratto di Governo, che è un contratto claudicante, che provoca effetti distorsivi, che provoca confusione normativa, che provoca interventi dissonanti e variegati su qualsiasi materia venga inserita in qualche provvedimento. Qui parlare di materie è già, come dire, un esercizio accademico che facciamo, perché non c'è una materia: è un affastellamento di materie, un contenuto eterogeneo ma un contenuto eterogeneo che non è neanche adeguato al fine.

Nella questione pregiudiziale che abbiamo presentato abbiamo sottolineato che è chiaro che nella conversione di un decreto-legge si tenga conto del fine di quel decreto, che normalmente è individuato, nella tecnica legislativa, nel preambolo e che poi trova un suo portato, una sua spiegazione nell'ambito del contenuto normativo, ma tutto questo non lo abbiamo, perché, se guardiamo il preambolo e il fine che è in esso contenuto, vediamo le materie che sono trattate e ci accorgiamo che queste sono assolutamente dissonanti.

Capisco che si può fare un decreto omnibus - che poi questo è un decreto “500 proroghe”, o “350 proroghe”, oltre che omnibus -, ma questo non è un provvedimento di semplificazione. Si dice: disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione; ma questo è un provvedimento finanziario, è un provvedimento che mette mano a misure che erano già presenti nelle legge di bilancio, appena approvata il 30 dicembre, che ha bisogno di interventi correttivi, ma anche questo decreto, che state convertendo in legge ponendo la fiducia, è un decreto che avrà bisogno di interventi correttivi a breve. Voi stessi sapete che questo è il tema fondamentale, e faremo degli esempi, da questo punto di vista. Questo è il risultato del contratto di Governo, distonico, confuso, claudicante. È un risultato che, però, ha una giustificazione, cioè la vostra incapacità di trovare un indirizzo politico comune al Governo, che diviene poi elemento di disordine nei provvedimenti che presentate, perché non posso credere che siate partiti con un decreto che aveva dodici articoli ed è diventato di ventotto articoli; avevate trentanove commi iniziali e sono passati a 152, senza tenere conto dei 62 espunti dalla Presidenza del Senato. È evidente che non si può pensare che abbiate in testa - questa volta non vorrei sbagliare come l'altra volta - l'intento di affastellare e mettere insieme provvedimenti disomogenei anche in un provvedimento omnibus, che per natura e caratteristica può avere anche qualche profilo di eterogeneità, ma probabilmente è il portato del vostro indirizzo di Governo che non esiste, non c'è.

Secondo me, però, c'è una ratio in tutta questa serie provvedimenti, è chiarissimo: questo atto governativo è espressione di un voto bloccato, questa fiducia è espressione di un voto bloccato, il vote bloqué, che è previsto nella Costituzione francese senza posizione della fiducia, in una democrazia che parte da un'idea diversa. Voi avete in testa una democrazia plebiscitaria: ogni provvedimento che fate tentate il plebiscito. La posizione della questione di fiducia in questo caso è anche diversa dalle precedenti, perché la ponete non solo perché vi scadono i termini e perché volete in qualche modo spazzare ogni attività emendativa del Parlamento, ma perché avete di mira una democrazia plebiscitaria, avete di mira il solo vostro indirizzo, ancorché confuso, complesso, disordinato e disarticolato. Questo si vede nel provvedimento, perché ci sono parti con riferimento alle quali non si capisce la necessità di mettere insieme materie senza senso: da un lato, i Fondi di garanzia per le piccole e medie imprese, dall'altro la norma per la proroga della restituzione dei 900 milioni del finanziamento ad Alitalia; nelle stesse norme il finanziamento e le disposizioni di bilancio per le banche e gli intermediari finanziari, poi si va a finire in semplificazione per le imprese che producono e confezionano il burro (con tutto il rispetto); poi si parla di edilizia penitenziaria e si fa riferimento a tutt'altre discipline di tutt'altri settori, comprese le calamità e gli eventi sismici, poi si passa al libretto di lavoro, alla proroga del termine del finanziamento attribuito ad altri enti, alle norme semplificazione, che non sono semplificazioni ma riguardano la pubblica amministrazione, e così via. Una sola norma è apprezzabile in parte da Forza Italia, sulla quale aveva un senso anche valutare il comportamento del Governo, che è quella sull'IRES. La norma sull'IRES è una norma per il Terzo settore, ma voi non avete avuto il coraggio di abrogare la norma che avete sbagliato a scrivere in legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che potevate abrogare attraverso la proposta di legge presentata a prima firma Gelmini da tutte le opposizioni: l'abrogavate e poi vedevate quali erano le misure di favore che non si possono cumulare con misure riguardanti l'IRES e l'agevolazione sull'IRES. Era molto semplice farlo, ma voi avete trovato un meccanismo attraverso il quale si posticipa l'entrata in vigore dell'abrogazione della misura agevolativa sull'IRES in attesa di vedere quali sono le misure di favore che andrete a concordare con l'Unione europea.

Creerete una sicura situazione di conflitto interpretativo, perché - al momento esiste un cumulo di misure a causa di questa misura agevolativa per l'IRES che è stata posticipata - se ci fossero misure di favore per gli enti del Terzo settore che si cumulano, che fate? Direte che state aspettando l'accordo con l'Unione europea, ma intanto, se ce ne fosse qualcuna - e ce ne sono - voi creerete di nuovo, ad alcuni enti del Terzo settore, dei problemi. Dovrete fare un'interpretazione autentica su questo, probabilmente, per stabilire il papocchio che avete combinato anche in questo caso. Apprezziamo, però, che almeno abbiate seguito quelle che erano i portati delle proposte emendative che avevamo già presentato alla legge di bilancio, come Forza Italia e con le forze di opposizione, con il provvedimento a prima firma Gelmini.

Ma la cosa incredibile presente in questo provvedimento, secondo me, a parte gli esempi che ho già fatto, è il richiamo continuo a normative secondarie. Dite: facciamo questa normativa e poi, ai fini applicativi, rinviamo a regolamenti e a decreti ministeriali. Tutto questo lo fate senza andare ad esplicitare diverse fonti normative, oppure, quando le esplicitate, create ulteriori papocchi, perché questo è il risultato di tutto ciò. Sottosegretario, finalmente vedo qualcuno che sa di che parliamo, insieme al Vice Ministro. È evidente che su questo tema si possono fare dieci esempi, io ne faccio uno. A un certo punto dite giustamente che i contratti e le transazioni commerciali fatte dalle piccole e medie imprese devono essere trattati in modo particolare; tutte le volte che il creditore è la piccola e media impresa - sono norme importanti queste, che poi influiscono in maniera decisiva sull'attività delle piccole e medie imprese -, tutte le volte che c'è un contratto con una piccola e media impresa e quest'ultima è creditrice, non è possibile posticipare i pagamenti oltre 60 giorni. Se c'è nel contratto una misura di questo tipo, questa diventa gravemente iniqua nei rapporti fra le parti contrattuali a favore della piccola e media impresa. Però, che cosa fate voi? Dite: se però il rapporto creditore-debitore è fra due piccole e medie imprese, non si applica più questa norma. Questo è il primo punto. Il secondo: se dall'altra parte c'è un consumatore, chi è che definisce chi è piccola e media impresa? Lo definisce un decreto ministeriale. Allora, la disciplina del codice civile, che disciplina i contratti, voi la rimettete a un decreto ministeriale, che va a individuare chi è la parte creditrice, ma non è possibile, perché c'è la riserva di legge che la rende un contenzioso straordinario su questo, quindi dovrete rimetterci le mani. Vi abbiamo consigliato di riguardarlo. Da ultimo, la vicenda degli agenti di polizia: 893 allievi agenti della Polizia di Stato in reclutamento, criteri previsti in un concorso, un atto perfetto, un definito. La legge interviene su un atto perfetto, su una graduatoria: è possibile? Certo, lo Stato lo può fare, ma perché lo fate? Lo fate per creare dei contenziosi. Di fronte ad un procedimento amministrativo, ad un diritto quesito, a persone che hanno un diritto già stabilito, ossia quello di far parte di una graduatoria in base a criteri prestabiliti sulla base dei quali hanno presentato domanda, voi intervenite per stabilire con una norma che bisogna rimetterci mano. Ora vediamo quello che succede. Cosa succede? Contenziosi.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Sto per concludere. Concludo dicendo molto semplicemente che non è possibile dare la fiducia - era scontato che non la dessimo - su un operato che è di questo tipo, su un provvedimento che non ha alcuna possibilità di entrare nell'ordinamento in modo efficace e che creerà contenziosi e conflitti e sul quale rimetterete mano - perché voi fate interventi correttivi e ripetitivi di continuo - tra venti o trenta giorni, come avevamo detto per la legge di bilancio. Quindi, il nostro non è un convinto “no” come fiducia, ma è un convinto “no” sul provvedimento e sull'operato di un Governo che sta danneggiando questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, peccato che non siamo al numero a tutto tondo: non è la decima, ma è la nona fiducia che pone questo Governo, tra Camera e Senato; per la decima dovremo aspettare qualche giorno. Presidente, come si cambia, per non morire, diceva una celebre cantante italiana. La questione di fiducia posta su provvedimenti controversi è svilente per la democrazia, perché stabilisce una centralità del Governo rispetto al Parlamento, il contrario di quanto disposto dalla Costituzione. Chi l'ha detto? Abbiamo mantenuto la promessa alla Camera e non è stata posta la questione di fiducia sul “decreto dignità”, e bisogna votare i decreti senza atti di forza.

Chi lo ha detto? Come parlamentare lo chiedevo sempre e ora mi sono fatto tre giorni di Aula, pensa. L'opposizione ha avuto modo di discutere. Chi lo ha detto? Signori, siamo in piena emergenza democratica, nelle Aule parlamentari si sta consumando l'ennesima aberrazione istituzionale. Il Partito Democratico ha appena dato il suo ok alla fiducia, e quindi il Parlamento non potrà discuterla. Questo hanno deciso due o tre capi, in questo caso due, di partito e diventerà legge senza che nessuno possa dire la sua. È un momento critico: alle 12 riuniremo i gruppi e decideremo la nostra reazione, che sarà durissima. È un colpo mortale alla democrazia, una violazione delle regole democratiche.

Da quando governa, il Partito sedicente Democratico non fa altro che tenere il Parlamento fuori dalla formazione delle leggi attraverso l'apposizione del voto di fiducia. La colpa è delle continue porcate che mettete nei vostri decreti eterogenei, come nell'ultimo: date soldi all'Expo, togliendoli a Polizia e Vigili del fuoco. Vergognatevi! Indovinate un po' chi lo ha detto? Finisco, cito l'ultima: ancora una fiducia. Renzi, che non ha una maggioranza, utilizza solo lo strumento della fiducia per blindare le sue porcate. Ecco il capolavoro: mette la fiducia su una legge delega in bianco, che lo legittima a scrivere in futuro una riforma del lavoro a suo piacimento. Nell'ultimo provvedimento che ha discusso il Consiglio dei ministri ci sono 24 deleghe per il Governo.

Sorge spontanea una domanda, che è tutta politica, avendovi letto queste affermazioni del Vice Primo Ministro Luigi Di Maio e del già deputato Alessandro Di Battista: che differenza c'è tra il MoVimento 5 Stelle di Governo di oggi, che accetta di porre la questione di fiducia sul decreto sicurezza e su tutti gli altri decreti, nove con questo, sul quale l'avete posta, in quel caso per far contento l'alleato Matteo Salvini, altre volte Matteo Salvini per far contento quest'altro alleato e tacitare i dissidenti interni alla maggioranza? Che differenza c'è con le questioni di fiducia che voi criticavate, sostenendo che si stava trattando di un golpe, e criticavate con gli stessi argomenti che possiamo utilizzare noi oggi? Ma esattamente, insomma, con 345 deputati in questo ramo del Parlamento, voi di che cosa avete paura? Voi avete paura di andare a casa, questo è il punto politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Il problema è la tenuta del Governo, perché voi siete un Governo che ha posizioni diametralmente opposte su molte delle questioni principali che sono all'esame del Paese. Voi avete una posizione diametralmente opposta sulla TAV e neanche all'interno del Governo distribuite i documenti; li fate vedere a un Paese straniero, ma il Vice Primo Ministro Salvini non li ha visti i documenti sulla TAV. Voi avete una posizione diametralmente opposta sul Venezuela ed è solo per la pressione delle opposizioni e dell'opinione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che finalmente la settimana prossima, ultimo Paese occidentale, questo Parlamento potrà discutere della posizione sul Venezuela. Se è vero come è vero che solo ieri il Ministro Salvini dichiarava “Maduro è fuorilegge, affama, incarcera e tortura il suo popolo, spero in elezioni libere e democratiche il prima possibile” e pochi giorni prima un deputato del MoVimento 5 Stelle in Commissione esteri, il collega Cabras, dichiarava “con Maduro stampa libera, in Venezuela si mangia tre volte al giorno”, ma chi volete prendere in giro mettendo le fiducie, se siete in disaccordo su tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Siete in disaccordo sulle trivelle, siete stati in disaccordo sugli F-35, siete in disaccordo, lo dico ai colleghi leghisti, che nascono su queste questioni…

PRESIDENTE. Onorevole Lazzarini, per cortesia, i banchi del Governo. Colleghi, facciamo un po' di silenzio, grazie.

EMANUELE FIANO (PD). Siete in disaccordo su una questione centrale, che occuperà le cronache delle prossime settimane, sull'intesa sull'autonomia tra le regioni che l'hanno chiesta e il Governo centrale. E siete in discussione se permettere al Parlamento di discutere degli emendamenti su questa questione o non permetterlo, perché voi avete paura, come ne hanno le maggioranze deboli, che permettere le discussioni sui punti controversi rischi di far evidenziare le vostre divisioni. Tra l'altro, lo dico per il suo tramite ai colleghi del gruppo 5 Stelle, oggi è il Restitution day: va a merito di chi fa questo gesto politico. Già che è il Restitution day, perché non chiedete ai colleghi della Lega se è anche il Restitution dei 49 milioni, cosi facciamo prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Citazione: resta fermo che per le leggi future simili modalità decisionali dovranno essere abbandonate, altrimenti potranno non superare il vaglio di costituzionalità. È la Corte costituzionale che cito quando ha risposto al ricorso effettuato dai nostri colleghi del Senato, riconoscendo l'illegittimità di quel ricorso, ma dichiarando quanto ho citato sulle modalità con cui, con voto di fiducia, abbiamo approvato anche la legge di bilancio. E, dunque, qui voi avete presentato, come ha detto ieri il collega Ceccanti, una legge di conversione che si è gonfiata come un soufflé; e meno male che la Presidenza del Senato ci ha risparmiato 62 degli 85 emendamenti. Voi avete presentato un testo del Governo che si è gonfiato come un soufflé, contravvenendo la Costituzione, e che ora ci proponete di approvare escludendo la discussione parlamentare.

E, mentre fate questo, proliferate i decreti e i voti di fiducia e li fate gonfiare con testi che la Presidenza della Repubblica non aveva visto quando i decreti erano stati emanati dal Governo, avete 245 decreti attuativi da emanare, perché fate qui le leggi con la fiducia e con i decreti, poi non fate i decreti attuativi e le leggi non hanno applicazione. Dico, Presidente, per il suo tramite, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e ai colleghi della Lega: ma voi non lo sentite un briciolo di responsabilità per il fatto che non siete più chiamati qua dentro a rappresentare solo i capi politici dei vostri partiti, ma i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? E non sentite la responsabilità di dire a questi cittadini che non avrete la possibilità di discutere le leggi che li riguardano? Uscite fuori da quest'Aula come ieri e dite ai giovani che hanno partecipato al concorso per entrare in Polizia che voi avete bloccato il loro sogno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Fratelli d'Italia); voi avete barato sulle regole di quel concorso con un emendamento della Lega al Senato per impedire a migliaia di giovani di entrare nella polizia di Stato.

E voi, colleghi deputati di quei senatori, non potete correggere quell'abominio che è stato fatto al Senato perché qui non vi danno la possibilità di discutere. Dunque, il problema è, come sempre, la politica, e la politica, come sempre, è anche coerenza. È questa l'Aula dove si prendono le decisioni, non un'altra stanza fuori di qui. Non sono le riunioni di cui parlavate voi quando parlavate dei nostri Governi, non sono le riunioni a Palazzo Chigi notturne nelle quali patteggiate: io do il voto per il decreto sicurezza, allora tu mi aiuterai sull'altra questione della TAV; oppure io sto calmo su Maduro, perché tu mi aiuterai sul decreto che riguarda le armi. Non è questa la politica: la politica è scelta, è far valere il criterio di rappresentanza dei cittadini che ci hanno mandato qui. Questa non è un'Aula inutile, come voi la state trasformando; è questo il luogo della politica e voi lo calpestate dieci volte in meno di un anno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ho concluso, Presidente: il problema è che voi volete restare inchiodati alle vostre poltrone (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier), ma su quelle poltrone voi dovreste decidere per il bene dei cittadini, non per il bene dei vostri partiti. E, quando per nove o dieci volte in nove mesi si pone la questione di fiducia sulle leggi più importanti, impedendo al Parlamento di discutere, vuol dire che voi non avete a cuore…

PRESIDENTE. Colleghi!

EMANUELE FIANO (PD). …il futuro della nazione, ma il vostro futuro personale, e noi a questo modo di vedere la democrazia ci opporremo sempre e per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo, intanto, studenti e docenti dell'Istituto comprensivo “Lagonegro” di Lagonegro, in provincia di Potenza, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pretto. Ne ha facoltà.

ERIK UMBERTO PRETTO (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto che andiamo a votare rappresenta un deciso passo in avanti nel processo di semplificazione normativa per le imprese e la pubblica amministrazione e risponde, soprattutto, alla richiesta di snellimento della burocrazia necessaria alla reale crescita del Paese; reale, appunto, perché in questo testo parliamo di concretezza e pragmatismo.

A tutela della piccola e media impresa, vero e proprio cuore pulsante del Paese, abbiamo previsto l'istituzione di una sezione speciale nell'ambito del Fondo di garanzia per le PMI, con una dotazione finanziaria iniziale di 50 milioni di euro, delicata a interventi di garanzia in favore delle imprese titolari di crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni che sono in difficoltà nella restituzione delle rate dei finanziamenti contratti con banche o istituti finanziari. Una misura importante, un respiro di sollievo per tanti piccoli e medi imprenditori e che evita la chiusura di numerose imprese creditrici nei confronti della pubblica amministrazione, risolvendo un problema che ha rappresentato a lungo un fattore destabilizzante per la tenuta del tessuto economico nazionale.

Colleghi, il nostro obiettivo in prospettiva deve essere chiaro, lo Stato deve diventare il migliore pagatore possibile per un'impresa privata che fornisce beni e servizi alla collettività (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lo Stato deve tornare ad essere amico di cittadini e imprese.

Una importante norma sulle semplificazioni amministrative in materia di istruzione scolastica, università e ricerca è invece quella che prevede che i candidati ammessi al corso conclusivo del corso-concorso bandito nel 2017 per il reclutamento dei dirigenti scolastici siano finalmente dichiarati vincitori e assunti; un significativo accorciamento dei tempi di assunzione che risolve il problema legato all'assenza dei dirigenti scolastici e che permetterà finalmente agli istituti di operare al meglio e agli scolari e ai loro genitori di avere maggiori garanzie sui servizi offerti presso i poli scolastici. La gestione scolastica potrà essere così più operativa e funzionale, vicina alle esigenze educative che un Paese moderno deve garantire ai propri cittadini.

Un grande traguardo, in tema di tutela del consumatore, fortemente voluto dal nostro gruppo, è la modifica apportata in tema di etichettatura degli alimenti; un provvedimento che prevede informazioni chiare e dettagliate, come l'indicazione del paese di origine, il luogo di produzione e gli ingredienti su tutti i prodotti alimentari. È una norma che aumenta la trasparenza nei confronti del consumatore, in grado di avere, così, facile riscontro della tracciabilità e dell'origine del prodotto da acquistare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Una norma che combatterà anche l'ingiusta concorrenza che i nostri produttori sono stati per troppo tempo costretti a subire, quando hanno visto le loro eccellenze affiancate da alimenti che di italiano hanno soltanto il nome.

Abbiamo poi risolto la questione che riguarda la tassazione degli enti del terzo settore; ascoltate le varie associazioni di categoria, è stata abrogata la norma presente nella legge di bilancio che prevedeva l'innalzamento della tassazione sull'IRES per diverse organizzazioni. L'attuale modifica dimezza la tassazione, reinserendo un regime fiscale maggiormente favorevole, in grado di sostenere quelle realtà che concretamente svolgono un ruolo di aiuto alle fasce più deboli della popolazione. Abbiamo così dato la giusta attenzione nei confronti di quei cittadini che gratuitamente si mettono al servizio dei loro territori e delle loro comunità.

Con riferimento, poi, ai noti eventi di Rigopiano del 18 gennaio 2017, quando, a seguito di una serie di scosse di terremoto e di un'intensa nevicata, si originò una slavina che colpì il noto albergo, causando la morte di 29 persone, con questo decreto abbiamo pensato a misure concrete, rivolte sia alle famiglie delle vittime sia a coloro che a causa del disastro hanno riportato lesioni gravi e gravissime (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Abbiamo anche previsto delle misure concrete a favore degli orfani.

Cari colleghi, è inutile dilungarsi nelle considerazioni, nelle riflessioni, nei “se” e nei “ma” ogni volta che ci imbattiamo, purtroppo, in tragedie di queste proporzioni; è superfluo spendere troppe parole ed eccedere negli appelli. Bisogna, piuttosto, fare azioni concrete ed è esattamente quello che abbiamo fatto attraverso il decreto semplificazioni. Abbiamo approvato un emendamento che autorizza la spesa di ben 10 milioni di euro per l'anno 2019 e con questi soldi noi corrisponderemo speciali elargizioni in favore delle famiglie delle vittime del disastro e in favore di coloro che, a causa del disastro, hanno riportato lesioni gravi e gravissime; elargizioni, peraltro, esenti da ogni imposta o tassa, nel rispetto di chi vive difficoltà insormontabili, come gli orfani, ai quali abbiamo voluto riservare posti di lavoro nella pubblica amministrazione per non lasciarli, ancora una volta, soli. Questa è la concretezza, questo è il pragmatismo a cui facevo riferimento.

Un provvedimento che merita attenzione è poi quello relativo all'assunzione di allievi della polizia di Stato, mediante scorrimento della graduatoria, e allo sblocco e all'assunzione di nuove risorse per il personale civile del Ministero dell'Interno; una riprova, questa, dell'attenzione che il nostro gruppo rivolge nei confronti della tematica sicurezza, una materia prioritaria per il futuro del Paese e per il benessere e la tutela dei cittadini.

Fondamentale è, poi, la modifica introdotta al Senato riguardante le concessioni idroelettriche che dispone il trasferimento alle regioni, i soggetti più vicini al territorio e alle sue esigenze, delle proprietà delle opere idroelettriche alla scadenza delle concessioni. Le regioni possono così assegnare le concessioni attraverso gare con procedura ad evidenza pubblica. A dimostrazione dell'importanza che il nostro gruppo dà alle province e ai piccoli comuni, viene previsto che il 60 per cento dei canoni dei concessionari debba essere destinato agli enti il cui territorio è interessato dalle derivazioni. È prevista, inoltre, la possibilità, come già avviene per le province autonome, di chiedere ai concessionari di fornire gratuitamente ogni anno una parte dell'energia prodotta, da destinare, almeno per il 50 per cento, a servizi pubblici ed utenti dei territori provinciali interessati dalle derivazioni. Un provvedimento che può permettere uno sgravio sulle bollette e può fornire un grande sospiro di sollievo ai cittadini residenti specialmente nelle aree montane; è anche così che si dà risposta allo spopolamento delle nostre valli e delle nostre montagne.

Presidente, siamo consapevoli che ci sono ancora molte tematiche da trattare, che verranno affrontate nelle prossime settimane con diversi provvedimenti ad hoc; c'è ancora molto da fare, certo, e per questo continueremo a lavorare duramente per dare giuste risposte alle numerose istanze che ci giungono dai cittadini. Sicuri di seguire la giusta direzione con coraggio e determinazione, ritengo e riteniamo che il decreto contenga misure fondamentali per il processo di sburocratizzazione del nostro Paese e per la conseguente crescita dello stesso e, quindi, dichiaro e dichiariamo il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

Tramite lei, Presidente, rispondo, però, anche, al collega del PD, in merito alle sue insinuazioni fatte in precedenza. Non siamo noi ad avere paura di andare a casa, non siamo noi ad essere incollati a queste poltrone; noi siamo qui perché i nostri cittadini ci hanno chiesto di rappresentare le loro istanze, lo continueremo a fare e, soprattutto, non abbiamo paura, anche in vista di quelle che sono le intenzioni di voto che ogni giorno, per fortuna, vediamo sulla stampa e sui giornali (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, oggi, percorriamo un ulteriore passo in avanti verso una rivoluzione di democrazia e innovazione che, come forza di Governo, stiamo portando avanti con umiltà, passione e devozione verso il nostro Paese. Il decreto “semplificazioni” segna una svolta contro la burocrazia, una necessità che ogni cittadino aspettava da troppo tempo. Il nostro obiettivo è quello di facilitare la vita dei cittadini italiani, promuovere il lavoro, seguire criteri di giustizia ed efficienza, utilizzando le tecnologie a vantaggio di una ripresa economica sostenibile, basata su una valorizzazione delle straordinarie risorse del Belpaese. Dall'attenzione verso il piccolo e verso la comunità costruiremo le fondamenta di un'Italia equa, solida, solidale e competitiva nello scenario internazionale.

Abbiamo pensato a tutti i giovani che desiderano dare vita a una propria idea imprenditoriale, a una propria start-up, ma che fino adesso sono stati scoraggiati dalla lentezza e dell'arretratezza dell'apparato burocratico italiano, cavilli invece che facilitazioni, limiti piuttosto che opportunità. Per questo motivo migliaia di nostri coetanei, e io sono uno di loro, hanno fatto le valigie e sono andati in quei Paesi, anche della stessa Unione europea, dove si può aprire un'impresa in un giorno e dove è possibile realizzare i propri sogni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Con il MoVimento 5 Stelle è già iniziato un percorso che ha come obiettivo rendere l'Italia un Paese fertile per innovazione e start-up, un percorso fondamentale per attivare milioni di giovani e traghettare la nostra nazione nel in futuro; il cambiamento è già in atto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Nel decreto “semplificazioni” abbiamo pensato alle nostre piccole e medie imprese, il nostro tessuto produttivo più vitale, senza il quale l'Italia non può tornare a crescere.

Proprio le nostre PMI hanno dovuto sopportare non solo una lunghissima crisi economica ma anche il moltiplicarsi di adempimenti burocratici inutili o addirittura dannosi. Con questo decreto finalmente andiamo a rompere tante piccole catene che ogni giorno imprigionano le energie produttive del Paese. Offriamo soluzioni di buonsenso a problemi concreti e soprattutto investiamo nell'innovazione, un settore fondamentale se si vuole vincere la sfida della burocrazia.

Partirei, però, da un problema che è stato purtroppo sottovalutato da tutti i Governi precedenti: il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le nostre imprese, persone in carne e ossa che rischiano il fallimento a causa dello Stato. Nella fase recessiva che ha visto, dal 2007 in poi, tutto il mondo piombare nella crisi economica, soprattutto l'Italia avrebbe dovuto, come del resto hanno fatto gli altri Paesi europei che in pochi anni sono ritornati a crescere, dare respiro alle proprie imprese invece di lasciare da soli gli imprenditori applicando in maniera cieca la ghigliottina del rigore e dello strangolamento dei debiti. Tutti ci ricordiamo del caso dell'imprenditore Sergio Bramini che il MoVimento 5 Stelle ha preso a cuore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché è il simbolo di un'impresa lasciata al suo destino proprio dallo Stato per cui ha lavorato.

Ebbene, da oggi, grazie al nostro decreto, garantiamo maggiori tutele a cittadini e imprenditori che subiscono il pignoramento: nessuno potrà sfrattarli insieme alle loro famiglie senza aspettare la pronuncia di un giudice. Diamo tempo a chi è in difficoltà di riprendersi e di trovare una nuova casa in cui vivere o un nuovo immobile in cui fare impresa. Ci rifiutiamo che in uno Stato civile sia possibile gettare le persone in mezzo a una strada da un giorno all'altro. Questa non è l'idea di Stato che possiamo accettare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma non solo. Infatti, aiutiamo anche le imprese che vantano un credito verso la pubblica amministrazione e che per colpa dei ritardi nei pagamenti faticano a restituire i prestiti alle banche. Non saremo mai più responsabili del fallimento dei nostri imprenditori, costretti spesso a svendere i propri asset a fondi di investimento o a multinazionali estere. Se fino ad adesso fare impresa in Italia è stato svantaggioso rispetto ad altri Paesi europei da adesso lo sarà meno, molto meno.

E siamo solo all'inizio. Ricordo, infatti, a quest'Aula che il tempo medio di pagamento della PA è di 104 giorni, tra i più alti d'Europa, un record negativo che ereditiamo dal passato e che cominciamo a risolvere anche grazie ai 50 milioni di euro che abbiamo stanziato nel Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Se un imprenditore non sta riuscendo a pagare i suoi debiti ma è in credito con la pubblica amministrazione il Fondo potrà fare da garante per l'imprenditore nei confronti della banca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è ossigeno puro per migliaia di imprenditori, messi in ginocchio dalle politiche di austerità degli ultimi anni.

Il problema dei ritardi nei pagamenti si risolve anche attraverso l'avanzamento tecnologico. Non a caso è proprio nel “decreto semplificazioni” che, per rendere più rapidi e agevoli i pagamenti privati, creiamo una partecipata di Stato apposita che si occuperà solo ed esclusivamente di questo problema. Sono misure che ci rendono orgogliosi ma non sono né le prime né le uniche a favore delle imprese che hanno lavorato per la PA, perché nella manovra abbiamo dato un aiuto tangibile agli enti locali che, grazie a noi, si potranno far anticipare i fondi per pagare più velocemente i loro debiti verso i cittadini e le imprese, e scusate se è poco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

C'è, poi, il tema fondamentale delle nuove tecnologie e dell'innovazione. Vincere la sfida burocratica è possibile solo digitalizzando la pubblica amministrazione e adottando metodi all'avanguardia, a partire dalla blockchain. Da Leonardo da Vinci all'invenzione della radio, passando per quella del telefono fino al pianoforte, al motore a scoppio e al microchip, l'Italia ha contribuito in maniera decisiva all'avanzamento tecnologico e culturale dell'intero globo, segnando sempre il confine tra presente e avanguardia. Dunque, dobbiamo ritornare a valorizzare le nostre menti dotandole di tutti gli strumenti necessari per innovare e far crescere il Paese. Di blockchain se ne sente parlare da anni ma i Governi precedenti, troppo impegnati a puntare su opere concepite negli anni Novanta, non avevano mai investito un euro in questa tecnologia promettente e baluardo di libertà. Noi vogliamo abolire il divario digitale che ci separa dagli Stati del Nord Europa. Pertanto, con la legge di bilancio abbiamo creato un Fondo da 15 milioni di euro annui fino al 2021 che consente al Ministero dello Sviluppo economico di finanziare progetti pubblici o privati sulle tecnologie emergenti. Nel decreto semplificazione noi andiamo oltre e riconosciamo valore legale alla blockchain e siamo tra primi al mondo se non i primi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Mi avvio a concludere. L'Italia negli ultimi vent'anni è stata come una Ferrari in cui sono state montate le ruote di una cinquecento. Noi, passeggeri italiani, siamo stati costretti a viaggiare a rilento, vedendoci superare da chi, negli altri Paesi, ha avuto Governi che hanno fatto solo e sempre l'interesse dei propri cittadini, Governi che hanno investito in politiche del lavoro, welfare e digitalizzazione. Adesso siamo pronti ad abbracciare la sfida di questa rincorsa per poter dare al mondo ciò che di meglio possiamo dare come Paese Italia e, soprattutto, per dare a tutti gli italiani la possibilità di poter realizzare, con un sorriso, i propri sogni e le proprie speranze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E dopo il percorso che ci ha portato in soli sette mesi ad approvare il reddito e la pensione di cittadinanza, “quota 100”, il “decreto dignità”, “l'anticorruzione”, gli sgravi alle imprese, la diminuzione delle tasse per milioni di partite IVA, gli investimenti dei piccoli comuni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi…

MICHELE SODANO (M5S). …e il taglio dei vitalizi, dimostrando di essere ogni giorno, dalla mattina alla sera, vicini ai problemi concreti dei cittadini, ribadisco con forza e con orgoglio a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle il voto favorevole sulla fiducia a questo nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 16,25, sospendo la seduta fino a tale ora. Procediamo sin da ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Mugnai.

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,25.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 1550)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

La chiama avrà inizio, come già detto, dal deputato Mugnai.

Invito i deputati segretari a procedere alla prima chiama.

( S egue la chiama) .

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 17)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 17,30)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo delle Commissioni identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: …………………..556

Votanti: …………………...555

Astenuti: ……………………..1

Maggioranza: ……………..278

Hanno risposto : ……….310

Hanno risposto no: ……….245

La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Sono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Andreuzza Giorgia

Angiola Nunzio

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Azzolina Lucia

Badole Mirco

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Massimo Enrico

Basini Giuseppe

Battelli Sergio

Bazzaro Alex

Bella Marco

Belotti Daniele

Benvenuto Alessandro Manuel

Berardini Fabio

Berti Francesco

Bianchi Matteo Luigi

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bubisutti Aurelia

Buompane Giuseppe

Businarolo Francesca

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantalamessa Gianluca

Cantone Luciano

Caparvi Virginio

Capitanio Massimiliano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Carelli Emilio

Carinelli Paola

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Castiello Giuseppina

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Cecconi Andrea

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Chiazzese Giuseppe

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Ciprini Tiziana

Coin Dimitri

Colla Jari

Colletti Andrea

Colmellere Angela

Comencini Vito

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Costanzo Jessica

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Crippa Davide

Cubeddu Sebastiano

Cunial Sara

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

D'Ambrosio Giuseppe

Dara Andrea

D'Arrando Celeste

De Angelis Sara

De Carlo Sabrina

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Martini Guido

De Toma Massimiliano

Deiana Paola

Del Grosso Daniele

Del Monaco Antonio

Del Re Emanuela Claudia

Del Sesto Margherita

Di Lauro Carmen

Di Maio Luigi

Di Muro Flavio

Di San Martino Lorenzato Luis Roberto

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Dieni Federica

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donina Giuseppe Cesare

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

Durigon Claudio

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Ermellino Alessandra

Fantuz Marica

Faro Marialuisa

Federico Antonio

Ficara Paolo

Fioramonti Lorenzo

Flati Francesca

Fogliani Ketty

Fontana Ilaria

Forciniti Francesco

Formentini Paolo

Foscolo Sara

Frassini Rebecca

Frate Flora

Frusone Luca

Furgiuele Domenico

Gagnarli Chiara

Galantino Davide

Galizia Francesca

Galli Dario

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Garavaglia Massimo

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Conny

Giorgetti Giancarlo

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Grillo Giulia

Grimaldi Nicola

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Invernizzi Cristian

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

L'Abbate Giuseppe

Lapia Mara

Latini Giorgia

Lattanzio Paolo

Lazzarini Arianna

Liuni Marzio

Liuzzi Mirella

Lo Monte Carmelo

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzoni Eva

Lorenzoni Gabriele

Lovecchio Giorgio

Lucchini Elena

Maccanti Elena

Macina Anna

Maggioni Marco

Maglione Pasquale

Mammì Stefania

Manca Alberto

Maniero Alvise

Manzato Franco

Manzo Teresa

Marchetti Riccardo Augusto

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martinciglio Vita

Marzana Maria

Masi Angela

Maturi Filippo

Melicchio Alessandro

Menga Rosa

Micillo Salvatore

Migliorino Luca

Misiti Carmelo Massimo

Molinari Riccardo

Molteni Nicola

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Murelli Elena

Nappi Silvana

Nesci Dalila

Olgiati Riccardo

Orrico Anna Laura

Pagano Alessandro

Pallini Maria

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Paxia Maria Laura

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Piccolo Tiziana

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Potenti Manfredi

Pretto Erik Umberto

Provenza Nicola

Racchella Germano

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Raffaelli Elena

Ribolla Alberto

Ricciardi Riccardo

Rixi Edoardo

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Paolo Nicolò

Rospi Gianluca

Ruggiero Francesca Anna

Russo Giovanni

Salafia Angela

Saltamartini Barbara

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Sasso Rossano

Scagliusi Emanuele

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Scutellà Elisa

Segneri Enrica

Serritella Davide

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Siragusa Elisa

Sodano Michele

Spadafora Vincenzo

Spadoni Maria Edera

Spessotto Arianna

Sportiello Gilda

Stefani Alberto

Suriano Simona

Sut Luca

Tarantino Leonardo

Tasso Antonio

Tateo Anna Rita

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tofalo Angelo

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Torto Daniela

Trano Raffaele

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Turri Roberto

Tuzi Manuel

Valbusa Vania

Vallascas Andrea

Vallotto Sergio

Varrica Adriano

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Villarosa Alessio

Vinci Gianluca

Vitiello Catello

Viviani Lorenzo

Vizzini Gloria

Volpi Raffaele

Zanichelli Davide

Zennaro Antonio

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zolezzi Alberto

Hanno risposto no:

Acquaroli Francesco

Angelucci Antonio

Anzaldi Michele

Aprea Valentina

Ascani Anna

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baratto Raffaele

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Bellucci Maria Teresa

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Bergamini Deborah

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Biancofiore Michaela

Bignami Galeazzo

Boccia Francesco

Boldrini Laura

Bond Dario

Bordo Michele

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brunetta Renato

Bruno Bossio Vincenza

Bucalo Carmela

Buratti Umberto

Butti Alessio

Calabria Annagrazia

Campana Micaela

Cannatelli Pasquale

Cannizzaro Francesco

Cantone Carla

Caon Roberto

Cappellacci Ugo

Carè Nicola

Caretta Maria Cristina

Carfagna Maria Rosaria

Carnevali Elena

Carrara Maurizio

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassinelli Roberto

Cattaneo Alessandro

Ceccanti Stefano

Cenni Susanna

Ciaburro Monica

Ciampi Lucia

Cirielli Edmondo

Colaninno Matteo

Colucci Alessandro

Conte Federico

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Critelli Francesco

Dal Moro Gian Pietro

Dall'Osso Matteo

D'Attis Mauro

De Carlo Luca

De Filippo Vito

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Deidda Salvatore

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Delmastro Delle Vedove Andrea

Delrio Graziano

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Di Maio Marco

Epifani Ettore Guglielmo

Fasano Vincenzo

Fascina Marta Antonia

Fassina Stefano

Fatuzzo Carlo

Ferraioli Marzia

Ferri Cosimo Maria

Ferro Wanda

Fiano Emanuele

Fidanza Carlo

Fiorini Benedetta

Fitzgerald Nissoli Fucsia

Fontana Gregorio

Fornaro Federico

Foti Tommaso

Fragomeli Gian Mario

Frailis Andrea

Franceschini Dario

Frassinetti Paola

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gariglio Davide

Gebhard Renate

Gemmato Marcello

Giacomelli Antonello

Giacometto Carlo

Giorgis Andrea

Gribaudo Chiara

Guerini Lorenzo

Incerti Antonella

Labriola Vincenza

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Lollobrigida Francesco

Longo Fausto

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lucaselli Ylenja

Lupi Maurizio

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Mancini Claudio

Mandelli Andrea

Marattin Luigi

Marin Marco

Marrocco Patrizia

Martina Maurizio

Maschio Ciro

Mauri Matteo

Mazzetti Erica

Melilli Fabio

Miceli Carmelo

Migliore Gennaro

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Minniti Marco

Mollicone Federico

Montaruli Augusta

Mor Mattia

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Mura Romina

Muroni Rossella

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nevi Raffaele

Nobili Luciano

Noja Lisa

Novelli Roberto

Occhionero Giuseppina

Occhiuto Roberto

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orsini Andrea

Osnato Marco

Padoan Pietro Carlo

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palazzotto Erasmo

Pastorino Luca

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pellicani Nicola

Perego Di Cremnago Matteo

Pettarin Guido Germano

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pini Giuditta

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Plangger Albrecht

Polidori Catia

Pollastrini Barbara

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Prestigiacomo Stefania

Prestipino Patrizia

Prisco Emanuele

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Ripani Elisabetta

Rizzetto Walter

Rizzo Nervo Luca

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossello Cristina

Rossi Andrea

Rossini Emanuela

Rosso Roberto

Rostan Michela

Rotelli Mauro

Ruffino Daniela

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Sangregorio Eugenio

Santelli Jole

Sarro Carlo

Savino Elvira

Savino Sandra

Scalfarotto Ivan

Schirò Angela

Schullian Manfred

Scoma Francesco

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Siani Paolo

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Silvestroni Marco

Siracusano Matilde

Sisto Francesco Paolo

Soverini Serse

Sozzani Diego

Spena Maria

Speranza Roberto

Squeri Luca

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Toccafondi Gabriele

Tondo Renzo

Topo Raffaele

Trancassini Paolo

Tripodi Maria

Ungaro Massimo

Varchi Maria Carolina

Vazio Franco

Verini Walter

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Viscomi Antonio

Vito Elio

Zan Alessandro

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zardini Diego

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Sgarbi Vittorio

Sono in missione:

Bonafede Alfonso

Buffagni Stefano

Caiata Salvatore

Cardinale Daniela

Castelli Laura

Comaroli Silvana Andreina

Cominardi Claudio

Di Stefano Manlio

Fantinati Mattia

Ferraresi Vittorio

Fontana Lorenzo

Fraccaro Riccardo

Gelmini Mariastella

Giachetti Roberto

Grande Marta

Grimoldi Paolo

Rizzo Gianluca

Ruocco Carla

Sibilia Carlo

Vacca Gianluca

Valente Simone

Sull'ordine dei lavori.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. Presidente, ieri con una nota ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha comunicato che l'analisi benefici-costi del tunnel Lione-Torino sarebbe stata consegnata al Governo francese nella persona dell'ambasciatore francese in Italia.

Ora, premesso che, trattandosi del Ministro Toninelli, è lecito dubitare delle sue affermazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), oggi ho chiesto all'ambasciata francese di sapere se effettivamente questo testo è stato loro consegnato. Ma, Presidente, se fosse vero che il Ministro Toninelli ha consegnato al Governo francese un documento che i due Vicepremier dicono di non aver visionato, che non è stato acquisito formalmente dal Consiglio dei ministri, documento di cui il Parlamento italiano non è a conoscenza, documento sul quale c'è stata un'omissione di risposta agli atti di sindacato ispettivo e alle conseguenti messe in mora di alcuni parlamentari, tra cui del sottoscritto, un documento al cui estensore è stato vietato di venire a riferire in Commissione trasporti alla Camera, mentre gli è stato consentito di andare a riferire al gruppo dei 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), tant'è che l'ho visto personalmente il professor Ponti discutere di questo gruppo dentro il gruppo dei Cinquestelle alla Camera, allora mi permetto di dire che il Governo Lega-Cinquestelle ci fa assistere alle comiche finali: noi oggi mandiamo al Governo francese in via ufficiale un documento che qui in Italia nessuno ha visto, tranne il Ministro Toninelli e la società Trasporti e Territorio Srl, a cui il Ministro indirettamente ha commissionato la valutazione dell'opera.

Tramite lei, Presidente, dico al Governo: avete fatto la campagna elettorale dicendo “prima gli italiani”, ma altro che “prima gli italiani”, qui i francesi sanno le cose prima di noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Siete sovranisti, sì, ma sovranisti alla rovescia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Chiedo ai colleghi che siedono ai banchi della Lega: dove siete? Potete lasciare il nord Italia in questa situazione di incertezza?

Presidente, sia chiaro, noi non consideriamo affatto fondamentale l'analisi benefici-costi compiuta dal gruppo di lavoro istituito dall'ineffabile Ministro Toninelli, perché è fatta da un gruppo di esperti con pre-giudizi, da un gruppo di esperti reclutati nell'orto di casa tra i più accesi sostenitori del movimento no-Tav, un gruppo di esperti in conflitto di interessi, perché lavorano per una società che ha tra i propri committenti principali le società concessionarie di autostrade, che a parole volete combattere e per cui, invece, fate questi servizi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Allora è lecito chiedersi: dove sta la Presidenza della Camera dei deputati? È possibile pensare che su una materia su cui pendono quattro accordi internazionali e tre leggi di ratifica di questo Parlamento, l'ultima delle quali del 2017, si proceda in questo modo? Dove pensate di andare? Di qui dovete passare, se si vuole intervenire su questa materia, perché serve un accordo internazionale e serve una ratifica di questo Parlamento e di questa Camera. Ecco perché, per quel che vale, signor Presidente, chiediamo che il Ministro Toninelli venga a riferire al più presto a questa Camera, e chiediamo accoratamente che il Presidente della Camera dei deputati garantisca la dignità del Parlamento e dei singoli parlamentari consentendo ai parlamentari italiani di avere visione di questo documento, pagato dai contribuenti italiani, prima che l'abbiano i nostri colleghi francesi, perché trovo disdicevole dover chiedere all'ambasciatore francese di avere accesso a dei documenti prodotti dal Ministero dei trasporti della Repubblica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

GIORGIO MULE' (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, intervengo sullo stesso argomento. Presidente, invito la Presidenza della Camera a far valere il primato e la centralità di questa istituzione rispetto all'arbitrio di un singolo Ministro. La invito, Presidente, a non mortificare ulteriormente la Camera che lei presiede in questo momento.

Presidente, questo Governo, che oramai è il Governo dei ripensamenti, oggi ha abbattuto di fatto un altro steccato, e pascola nella prateria delle bugie. Doveva essere il Governo che professava “prima gli italiani”, invece gli italiani sono diventati ultimi, gli ultimi al traguardo del rispetto da parte di questo Governo. Presidente, fin dal mese di giugno ci sono tracce indelebili, negli archivi di questa Camera, nei resoconti stenografici di questa Camera, di plurimi atti ispettivi, sia con interpellanze e interrogazioni scritte sia nei question time, rivolti al Ministro dei trasporti e delle infrastrutture, e su ogni singola richiesta di atto di sindacato ispettivo legato al treno ad alta velocità il Ministro ha sempre detto, fin da giugno, che si rimetteva all'analisi costi-benefici in corso. Nel tempo ha spostato in avanti la consegna di questa analisi, dapprima al mese di settembre, poi sono arrivate le piogge e siamo arrivati a dicembre, poi al nuovo anno, fino ad arrivare ad oggi, con il Ministro che si è sempre opposto a qualsiasi richiesta di chiarimenti, quasi che si trattasse del Graal dell'analisi costi-benefici. Oggi abbiamo un segreto di Pulcinella, di fatto consegnato ad autorità e ad amministrazioni straniere, segnatamente la Francia e la Commissione dell'Unione europea, prima ancora che al Parlamento italiano, che ne ha sempre fatto richiesta attraverso i banchi dell'opposizione, di Forza Italia segnatamente. Presidente, questa analisi costi-benefici è un'analisi pagata per centinaia di migliaia di euro dai contribuenti italiani, non è un'analisi commissionata su richiesta della Francia, non è un'analisi commissionata su richiesta dell'Unione europea, ma risponde unicamente a quella che noi definiamo e vogliamo motivare come una truffa politica ai danni dei cittadini italiani, che serve soltanto a rimandare nel tempo la prosecuzione di un'opera che qualcuno continua a non vedere in quanto accecato dall'ideologia.

Allora, Presidente, per il rispetto che si deve a quest'Aula, i tempi biblici della consegna dell'analisi costi-benefici dovrebbero essere conclusi, tempi che in realtà corrispondono a una maledizione biblica. Altro che tempi biblici, siamo oramai assediati dalle cavallette dell'incapacità! La richiesta ferma e decisa che le rivolgiamo, Presidente, è quella che non tra ventiquattr'ore, come gentilmente il Ministro Toninelli ha assicurato al Ministro dell'Interno di consegnargli l'analisi costi-benefici, ma ventiquattr'ore fa doveva essere consegnata in quest'Aula, doveva essere messa a disposizione dei singoli parlamentari, di chiunque legittimamente esercita un mandato. Sulla base di quello che da quei banchi del Governo è stato detto, quell'analisi doveva essere consegnata ancora esattamente nel momento in cui, con i soldi dei contribuenti italiani, è stata pagata. La invito quindi ad attivare immediatamente la Presidenza affinché entro stasera, ad horas, immediatamente, questa analisi venga consegnata all'unico organo legittimato a leggerla, cioè il Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, nella giornata di ieri il MoVimento 5 Stelle ha tradito due volte gli italiani: la prima volta quando il comune di Torino, a guida pentastellata dice “no” al referendum sulla TAV. Ma come, ci tenete qui inchiodati a discutere una riforma sulla democrazia diretta e poi, quando si tratta della TAV, avete paura di sentire cosa hanno da dirvi i torinesi, i piemontesi e gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Partito Democratico). Avete paura? Questo è il primo tradimento. Secondo tradimento: avete consegnato l'analisi costi-benefici ai vostri padroni francesi prima che a noi; non noi Parlamento, ma noi italiani, noi piemontesi, noi torinesi! Avete calpestato la nostra dignità, il nostro diritto di conoscere quel documento pagato dalle nostre tasche.

Proprio voi, che vi dichiarate dei sovranisti, proprio voi, che avete detto sui media che avreste fatto la guerra ai francesi, proprio voi ci consegnate mani e piedi in mano ai cugini francesi? Proprio voi? Non accettiamo, francamente, questo modus operandi. Qui non si tratta neanche di discutere di quanto sia utile la Torino-Lione; qui si tratta del rispetto nei confronti delle nostre istituzioni e dei cittadini che ci hanno eletto. Si tratta di rispetto. Guardate, ho sentito e ho letto i commenti del Vicepremier Di Maio, quando Salvini ha provato a correggere il tiro e dire che anche lui non conosceva il risultato di questo documento. Anche Di Maio si è affrettato a dire: non lo conosco neanche io, stai sereno, Salvini. No, noi non stiamo sereni; forse Salvini starà sereno, ma noi no. Noi no, perché di manine e di documenti che fate finta di non conoscere o di documenti che fate finta di non saper leggere ne abbiamo avuti già di ogni; e non accetteremo che la TAV sia nuovamente sacrificata avanti al vostro balletto che state facendo con le istituzioni, facendoci fare una figura barbina nei confronti dei francesi. Non lo accetteremo. Prima gli italiani davvero, prima gli italiani davvero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Colleghi, il Governo naturalmente è in Aula, quindi ha ascoltato i vostri interventi. Da parte vostra c'è stata una richiesta di ascoltare il Ministro Toninelli: naturalmente la inoltrerò al Presidente della Camera Fico.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1550)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che, per un errore tipografico, l'ordine del giorno n. 9/1550/28 compare nel fascicolo a firma Fornaro, anziché a firma Losacco.

Avverto, inoltre, che, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, la Presidenza non ritiene ammissibili i seguenti ordini del giorno, che recano un contenuto del tutto estraneo rispetto alle materie trattate dal provvedimento o che riproducono il contenuto di emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente: n. 9/1550/10 Ferro, n. 9/1550/11 Zucconi, n. 9/1550/16 Giannone e n. 9/1550/64 Labriola, n. 9/1550/20 Rostan, n. 9/1550/26 Anzaldi e n. 9/1550/68 Gagliardi, n. 9/1550/27 Pizzetti e n. 9/1550/100 De Lorenzis, n. 9/1550/34 Andrea Romano, n. 9/1550/42 Rizzo Nervo, n. 9/1550/43 Carnevali e n. 9/1550/44 De Filippo, n. 9/1550/45 Cavandoli, n. 9/1550/46 Badole, n. 9/1550/92 Grippa, n. 9/1550/96 Trizzino e n. 9/1550/106 Nitti.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo… Il Governo chiede cinque minuti di sospensione per verificare i pareri.

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 18,10, è ripresa alle 18,15.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Immagino per chiedere conto dell'inammissibilità del suo ordine del giorno? Prego, ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Sì, grazie, signora Presidente. Chiedo al Governo di rivedere la sua posizione, perché credo che sia francamente impossibile motivare e spiegare…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Carnevali, ma questa è una decisione che attiene alla Presidenza e la Presidenza non ha ritenuto ammissibile il suo ordine del giorno perché riproduce l'emendamento 9-bis.7 Serracchiani che è stato dichiarato inammissibile in sede referente. Quindi, immaginavo che lei chiedesse conto di questo, se poi vuole intervenire in dichiarazione di voto lo può fare dopo, ma non su questo, naturalmente.

ELENA CARNEVALI (PD). Se posso, tramite lei, rivolgermi al Presidente, perché mi rendo conto che la competenza è in capo al Presidente della Camera, vorrei rilevare come l'inammissibilità è francamente immotivata, perché qualcuno deve spiegare a quest'Aula perché la stessa tipologia di ordine del giorno sia stata approvata al Senato, esattamente sugli stessi indirizzi, con quasi gli stessi impegni, mentre qui, alla Camera l'ordine del giorno che riguarda la questione del superamento del blocco del personale viene dichiarato inammissibile. Due pesi e due misure nei due rami del Parlamento che affrontano un argomento di rilevanza fondamentale, come lo è su tutte le Agenzie, come è un problema sollevato anche in virtù di quota 100, ciò, francamente, è ingiustificato. È incomprensibile e non è possibile capire quali ne siano le ragioni.

PRESIDENTE. Onorevole Carnevali, ho capito il punto, però, lo ripeto, il suo ordine del giorno è inammissibile perché riproduce un emendamento già dichiarato inammissibile.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Baldelli?

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente Carfagna, lei è stata costretta, su richiesta del Governo, a sospendere la seduta perché, evidentemente, il Governo non era ancora pronto a dare i pareri. Mi limito a sottolineare, senza grande vis polemica, ma almeno per lasciarlo agli atti di questa seduta, che il termine che i gruppi e ciascun deputato avevano per presentare i propri ordini del giorno era quello di stamattina alle 10.

Per cui non si comprende come mai il Governo alle ore 18 scopra di non essere pronto a dare i pareri. Allora, faccio un appello alla Presidenza affinché se ne faccia portavoce presso il Governo di qui alle prossime sedute, perché un conto, Presidente, è una seduta in cui si affrontano gli articoli di un provvedimento e, magari, arrivano all'ultimo momento degli ordini del giorno che il Governo non ha visto, quindi si chiede la sospensione per poterli guardare, ma in questo caso, lo ripeto, gli ordini del giorno sono stati depositati entro le ore 10 di stamattina; poi ci sono state le inammissibilità della Presidenza e così via, per cui tutto questo, evidentemente, è un lavoro che è stato fatto già diverse ore fa.

Chiedo per il futuro che si eviti questo meccanismo della sospensione della seduta prima del parere sugli ordini del giorno, quasi ormai sistematico, perché il Governo non è pronto. Il Governo e i suoi uffici si organizzino prima quando devono dare i pareri, perché il compito del Governo in questa fase, visto che non ci fa discutere gli emendamenti e mette la fiducia, è almeno quello di essere pronto sulla fase dei pareri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Naturalmente il Governo è presente, quindi, ha ascoltato il suo appello. Chiedo, quindi, al rappresentante del Governo di esprimere i pareri sugli ordini del giorno.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Io leggerei semplicemente il numero dell'ordine del giorno e il parere conseguente.

Ordini del giorno n. 9/1550/1 Toccafondi, n. 9/1550/2 Ciampi, n. 9/1550/3 Acquaroli e n. 9/1550/4 Gebhard, invito al ritiro. Ordini del giorno n. 9/1550/5 Schullian e n. 9/1550/6 Foti, accolti come raccomandazione. Ordini del giorno n. 9/1550/7 Bucalo, n. 9/1550/8 Cirielli, n. 9/1550/12 Prisco, invito al ritiro.

PRESIDENTE. Scusi l'ordine del giorno n. 9/1550/9 Silvestroni?

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Sì, è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Se riuscisse a citare anche il nome del presentatore, forse sarebbe meglio. Gli ordini del giorno n. 9/1550/10 Ferro e n. 9/1550/11 Zucconi sono inammissibili.

Ordine del giorno n. 9/1550/12 Prisco?

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Invito al ritiro.

Ordini del giorno n. 9/1550/13 Braga, n. 9/1550/14 Pezzopane e n. 9/1550/15 Buratti, accolti come raccomandazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1550/16 Giannone è inammissibile.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordine del giorno n. 9/1550/17 Planger, accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1550/18 Pastorino, invito al ritiro; ordine del giorno n. 9/1550/19 Conte, accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1550/20 Rostan è inammissibile.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordine del giorno n. 9/1550/21 Fassina, contrario. Ordini del giorno n. 9/1550/22 Fornaro, n. 9/1550/23 Occhionero, n. 9/1550/24 De Luca e n. 9/1550/25 Paita, invito al ritiro.

PRESIDENTE. Gli ordini del giorno n. 9/1550/26 Anzaldi e n. 9/1550/27 Pizzetti sono inammissibili.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordini del giorno n. 9/1550/28 Fornaro, n. 9/1550/29 Bruno Bossio, n. 9/1550/30 Ferri, n. 9/1550/31 Sensi, n. 9/1550/32 Moretto, n. 9/1550/33 De Menech, invito al ritiro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1550/34 Andrea Romano è inammissibile.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordini del giorno n. 9/1550/35 D'Alessandro, n. 9/1550/36 Incerti, n. 9/1550/37 Gadda e n. 9/1550/38 Cardinale accolti come raccomandazione. Ordini del giorno n. 9/1550/39 Cenni, invito al ritiro. Ordini del giorno n. 9/1550/40 Critelli e n. 9/1550/41 Nardi, accolti come raccomandazione.

PRESIDENTE. Gli ordini del giorno n. 9/1550/42 Rizzo Nervo, n. 9/1550/43 Carnevali, n. 9/1550/44 De Filippo, n. 9/1550/45 Cavandoli e n. 9/1550/46 Badole sono inammissibili.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordine del giorno n. 9/1550/47 Alessandro Pagano, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/1550/48 Baldelli, invito al ritiro. Ordine del giorno n. 9/1550/49 Squeri, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/1550/50 Prestigiacomo, n. 9/1550/51 Giacomoni, n. 9/1550/52 Spena, n. 9/1550/53 Cattaneo, n. 9/1550/54 Mandelli, n. 9/1550/55 Novelli, invito al ritiro.

PRESIDENTE. Naturalmente, gli inviti al ritiro se poi non vengono ritirati si trasformano in parere contrario.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Esatto, tutti con parere contrario. Gli ordini del giorno n. 9/1550/56 Bignami, 9/1550/57 Occhiuto, n. 9/1550/58 Baratto, n. 9/1550/59 Sozzani, n. 9/1550/60 Mulè, n. 9/1550/61 Germanà, n. 9/1550/62 Gelmini e n. 9/1550/63 Pella, invito al ritiro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1550/64 Labriola è inammissibile.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordini del giorno n. 9/1550/65 Siracusano, n. 9/1550/66 Martino e n. 9/1550/67 Cannizzaro, invito al ritiro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1550/68 Gagliardi è inammissibile.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordini del giorno n. 9/1550/69 D'Attis, n. 9/1550/70 Benigni, n. 9/1550/71 Angelucci, n. 9/1550/72 Elvira Savino, n. 9/1550/73 Mazzetti, n. 9/1550/74 Pentangelo, n. 9/1550/75 Paolo Russo, n. 9/1550/76 Aprea e n. 9/1550/77 Bartolozzi, invito al ritiro.

Ordine del giorno n. 9/1550/78 Ruffino, parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/1550/79 D'Ettore, invito al ritiro.

Ordine del giorno n. 9/1550/80 Nevi, raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1550/81 Fitzgerald Nissoli, invito al ritiro.

Ordine del giorno n. 9/1550/82 Anna Lisa Baroni, raccomandazione.

Ordini del giorno n. 9/1550/83 Cortelazzo, n. 9/1550/84 Bond, n. 9/1550/85 Fiorini, n. 9/1550/86 Zanettin e n. 9/1550/87 Brunetta, invito al ritiro.

Ordine del giorno n. 9/1550/88 Ripani, raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1550/89 Cappellaci, invito al ritiro.

Ordini del giorno n. 9/1550/90 Cancelleri e n. 9/1550/91 Giarrizzo, raccomandazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1550/92 Grippa è inammissibile.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordine del giorno n. 9/1550/93 Lombardo, raccomandazione.

Ordini del giorno n. 9/1550/94 Scutellà e n. 9/1550/95 Elisa Tripodi, parere favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1550/96 Trizzino è inammissibile.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordini del giorno n. 9/1550/97 Zennaro, n. 9/1550/98 Galizia e n. 9/1550/99 D'Uva, parere favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1550/100 De Lorenzis è inammissibile.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordine del giorno n. 9/1550/101 Dadone, raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1550/102 Berardini, invito al ritiro.

Ordini del giorno n. 9/1550/103 Amitrano e n. 9/1550/104 Spessotto, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1550/105 Scanu, raccomandazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1550/106 Nitti è inammissibile.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Ordine del giorno n. 9/1550/107 Menga, parere favorevole.

Ordini del giorno n. 9/1550/108 De Girolamo e n. 9/1550/109 Casa, raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1550/110 D'Ambrosio, parere favorevole.

Ordini del giorno n. 9/1550/111 Fragomeli, n. 9/1550/112 Deidda e n. 9/1550/113 Mollicone, invito al ritiro.

Ordini del giorno n. 9/1550/114 Gemmato e n. 9/1550/115 Dal Moro, raccomandazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, in questi casi nei quali il Governo pone la fiducia lo strumento dell'ordine del giorno è l'unico modo con il quale i deputati tutti - non solo quelli dell'opposizione; i deputati tutti! - hanno la possibilità di incidere in qualche modo, in termini politici e di indirizzo, sui contenuti di un decreto su cui è stato impedito di potersi esprimere.

La sequela di inviti al ritiro che il rappresentante del Governo ha fatto su praticamente tutti gli ordini del giorno presentati dal Partito Democratico e dalle minoranze dimostra, una volta di più, quanto vengano tenuti in considerazione da parte del Governo il ruolo del Parlamento e il ruolo delle minoranze. Ci mancava solo che il Governo ci dicesse: “Ritiratevi anche dai banchi” e così avremmo anche completato l'opera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Per cui, risulta davvero imbarazzante - ma lo dico per voi - questa modalità con la quale - e lo vorrei dire perché possa rimanere agli atti - su un decreto di questa natura, che è già stato illustrato dai colleghi in discussione generale, in precedenza, ci viene assolutamente impedito anche di poter dare alcuni indirizzi, alcuni consigli e alcune proposte. State attenti, signori del Governo, perché noi avevamo provato già a darveli in sede di esame della legge di bilancio. Voi ci avete detto di no e il risultato, per esempio, è che in materia economica le vostre previsioni, che parlavano di magnifiche e progressive sorti di crescita all'1,5 per cento nel DEF e all'1 per cento nella legge di bilancio, adesso vengono cifrate allo 0,2 per cento dalla Commissione europea. Se ci aveste ascoltati un po' forse oggi non saremmo in queste condizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Il vostro modo tetragono di proseguire purtroppo sarà pagato dal Paese anche su questa vicenda specifica.

Pertanto, signor Presidente, a nome del gruppo del Partito Democratico annuncio che noi non accogliamo le proposte di raccomandazione, non ritireremo nessun ordine del giorno e chiederemo di poterne illustrare alcuni e di metterli in votazione tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Toccafondi se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1550/1.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Non voglio ritirare questo ordine del giorno e vorrei…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, siamo in fase di dichiarazione di voto sugli ordini del giorno e sono tanti. Pertanto, evitiamo i capannelli in Aula, per favore. Prego.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Chiedo di mettere in votazione questo ordine del giorno che riguarda il concorso per l'assunzione di agenti di polizia effettuato nel 2017 e che prevedeva come requisiti di partecipazione l'aver compiuto il trentesimo anno di età e aver conseguito un diploma di licenza media inferiore. Con un emendamento - un emendamento! - al Senato si sono cambiati i requisiti del concorso e, quindi, in maniera retroattiva rispetto a un concorso del 2017 si sono cambiati alcuni criteri: gli anni di età non sono più trenta ma 26 e il titolo di studio non è più la licenza media inferiore bensì il diploma superiore. Si è snaturata, quindi, in maniera retroattiva una graduatoria già fatta.

Centinaia di persone, soprattutto giovani, sono risultati idonei in quel concorso del 2017 spendendo tempo, energie e risorse. Con questo ordine del giorno chiediamo e chiederei, però, al sottosegretario almeno di ascoltare…

PRESIDENTE. Onorevole Giacomoni, i banchi del Governo.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Dicevo che chiediamo al Governo e al sottosegretario, con questo ordine del giorno, che le prove già effettuate - già effettuate! - da parte di tutti coloro che hanno già acquisito l'idoneità non siano rese vane.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Io mi auguro, dando il nostro voto favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1550/1 Toccafondi, che le centinaia di ragazzi che ieri erano qui di fronte a Montecitorio, che hanno già svolto le prove di idoneità per questo concorso e che ora - a concorso in essere, in barba a qualsiasi norma sulla retroattività delle norme presenti in un bando di concorso - si trovano turlupinati da questo Governo e si vedranno esclusi o per i titoli di studio o per l'età ammissibile (titoli che erano diversi quando loro hanno svolto la prova di idoneità), mi auguro, dicevo, che abbiano ascoltato il parere contrario del Governo su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dunque, che sappiano di che colore sono i partiti che gli stanno impedendo di entrare nella Polizia di Stato a seguito di un regolare concorso svolto secondo le regole pattuite dal bando di concorso. Vi stanno rubando il futuro!

È un furto! Hanno svolto un regolare concorso, hanno seguito le prove di idoneità, al termine di quelle prove sono risultati ad un certo punto della graduatoria, avrebbero diritto o meno a vincere quel concorso, ad entrare nella Polizia di Stato perché le regole erano altre e, oggi, il Governo neanche accetta di valutare, come dice il collega Toccafondi, gli effetti applicativi delle disposizioni e non accetta di assicurare l'opportunità di adottare nuovi provvedimenti, norme nuove che permettano l'idoneità per chi ha già svolto quelle prove. Signori, voi state facendo una cosa che, se replicata in altri bandi di concorso per qualsiasi branca della pubblica amministrazione, porterebbe ad una rivolta in questo Paese. Modificare in corso, in itinere le norme per chi il concorso lo ha già fatto è un furto, un reato! Mi auguro che quei ragazzi, di fronte alla chiusura ostile del Governo e della maggioranza a rivedere le posizioni espresse dall'emendamento della Lega approvato in Senato, ricorrano al tribunale amministrativo per far valere i loro diritti soggettivi. E vedremo se la forza del consenso elettorale che permette al sottosegretario oggi di dire “no” a questo ordine del giorno resisterà al ricorso amministrativo. Fate valere, ragazzi, i vostri diritti contro la protervia di chi oggi governa il Paese contro di voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie, Presidente. Ho chiesto di sottoscrivere questo ordine del giorno a prima firma Toccafondi e mi riporto a quanto ha detto l'onorevole Fiano: è una cosa gravissima. A questo concorso hanno partecipato 70 mila candidati, si sono preparati, hanno studiato, hanno investito in professionalità secondo delle regole previste in un bando e, quindi, c'è un principio che io penso che sia violato con questo provvedimento, che è quello di affidamento: io faccio affidamento a delle regole fissate da un bando, gareggio, mi preparo, supero le prove, conseguo un punteggio e, quindi, penso che la graduatoria debba essere rispettata. Voi cambiate le regole nel corso del concorso, a prove già espletate e, quindi, andate ad incidere non solo violando il principio di affidamento, ma andando a toccare il principio di meritocrazia, perché loro hanno superato delle prove, hanno preso un punteggio e c'è una graduatoria. Quindi, oggi, introducendo il limite d'età, voi andate a pescare persone che hanno un punteggio più basso rispetto a coloro che hanno conseguito un punteggio più alto. Allora, si viola perché è irragionevolezza, trattamento diseguale, quindi un trattamento che va a toccare e pone delle disuguaglianze, quindi altera l'equilibrio della graduatoria e, inoltre, va incidere sulla meritocrazia. Allora non mi si parli di trasparenza, di meritocrazia, di affidamento: state violando tutto questo!

Penso che sia davvero una cosa grave: pensate a quei ragazzi che hanno fatto sacrifici per studiare, che hanno acquistato i libri per studiare, che hanno chiesto le ferie, che hanno cercato di investire, che hanno trascurato la propria famiglia per studiare, hanno investito su se stessi, nella professionalità, nella meritocrazia e nell'impegno che occorre quando ci si prepara per un concorso. A tutti questi dite: no, scherzavamo, non avete più l'età, ora scorriamo la graduatoria e la andiamo ad alterare! Penso che davvero questo sia grave e mi auguro che il Governo modifichi presto questa norma. È grave che non sia data una risposta in questa in questa sede, perché andate davvero a cambiare la vita di tante persone e date un messaggio negativo. Davvero una denuncia va fatta, la facciamo in quest'Aula con forza e chiediamo a questi giovani - che vengono lesi nei propri diritti - di non fermarsi, di impugnare, di andare al TAR e mi auguro che davvero un giudice sollevi la questione dinanzi alla Corte costituzionale, perché ci sono delle violazioni dei principi della nostra Carta costituzionale.

E mi fa davvero specie che ciò venga da chi utilizza le medaglie della trasparenza, delle regole, dicendo di voler premiare la meritocrazia: quante volte ho sentito dai banchi del MoVimento 5 Stelle invitare alla meritocrazia! Quando si fanno le nomine si vuole trasparenza, si chiedono giustamente i curricula e tutto quello che ci insegnate ogni giorno e, poi, andate a incidere su chi? Sulle persone perbene, che hanno meno possibilità, che hanno studiato in silenzio e date questa risposta! Davvero grave è questa situazione: ognuno si assuma la propria responsabilità, noi non ci stiamo, lo denunciamo. Sottoscrivo questo ordine del giorno e lo voterò con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà. Colleghi, lasciate intervenire l'onorevole Fassina, per favore. Prego.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto, in particolare il collega Toccafondi, hanno spiegato bene il problema drammatico che l'ordine del giorno prova ad affrontare. Siamo di fronte a un'ingiustizia inaccettabile: io vorrei chiedere, tramite lei, al sottosegretario se può motivare il parere che il Governo ha dato a questo ordine del giorno. Noi, a luglio scorso, abbiamo dedicato diversi giorni in quest'Aula a discutere delle devastanti conseguenze di normative che cambiano in corso d'opera, determinando poi ricorsi giudiziari da parte dei diretti interessati…

PRESIDENTE. Colleghi, i banchi del Governo…

STEFANO FASSINA (LEU). …in quel caso, si trattava dei diplomati magistrali, con successivi interventi legislativi per mettere delle toppe, altri ricorsi. Si determina un caos, che è inaccettabile in generale ed è ancora meno accettabile in un caso come questo, che riguarda la Polizia di Stato. Allora, oltre a sottoscrivere l'ordine del giorno, chiedo, tramite lei, al Governo almeno di motivare le ragioni della valutazione che ha espresso. Vorremmo capire quale sia la razionalità, da chi viene questa indicazione che determina effetti devastanti anche in termini di credibilità dell'amministrazione del Ministero dell'interno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia ha presentato un emendamento su questa materia e quello che stavamo chiedendo con quell'emendamento non era un atto politico, non era un atto di parte, era semplicemente un atto di buonsenso, nella speranza che il buonsenso in quest'Aula sia patrimonio di tutti e non appartenga solo ad una parte. Ebbene, purtroppo, la pratica della questione di fiducia, che in modo subdolo sta creando una vera e propria spoliazione delle funzioni del Parlamento, non ha consentito di approfondire questo tema e non ha consentito di instaurare una sana dialettica.

Io vorrei richiamare per il suo tramite, Presidente, l'attenzione di tutta l'Aula se si andrà a votare questo ordine del giorno, così come i successivi sul tema, ma anche e soprattutto del Governo, per far presente che, quando si farà la valutazione, in ballo ci sono persone, ci sono vite umane e professionali, ci sono dei giovani che avevano visto aprirsi una breccia nella speranza di trovare un'occupazione. E non si sarebbe trattato di una occupazione qualunque bensì di una missione a favore dello Stato, per svolgere la loro opera a fianco di altre donne e altri uomini che già tutti i giorni presidiano nelle nostre città quei principi che oggi il Parlamento rischia di tradire.

Si crea una situazione assurda e intollerabile di diseguaglianza, si crea una situazione nella quale lo Stato, anziché presidiare quei principi, fa il gioco delle tre carte e cambia le regole a concorso avvenuto. Questo è inammissibile, stride con il buonsenso, stride con la giustizia e, soprattutto, porterà inevitabilmente ad un mare di ricorsi, a un ulteriore danno e a costi per lo Stato e, soprattutto, a tradire la fiducia e le aspettative di quei giovani che possono essere i nostri figli, i nostri fratelli, le nostre sorelle, che si vedranno appunto traditi dallo Stato.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Sia per l'argomento che abbiamo appena trattato, sia per le cose che il collega Borghi ha detto prima, cioè che questo gruppo e anche gli altri dell'opposizione hanno ricevuto sostanzialmente solo pareri contrari, chiedo una sospensione dell'Aula per quindici minuti, anche per verificare con il Governo se ci sono formule con le quali il Governo possa accogliere parzialmente alcuni ordini del giorno e per verificare se esistano le condizioni successive. Chiedo la sospensione per addivenire ad un confronto serrato su alcune singole questioni sulle quali crediamo, magari tramite un colloquio, che il Governo possa cambiare posizione.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Per il gruppo della Lega siamo favorevoli alla sospensione richiesta dal collega Fiano anche per rivedere i pareri su alcuni ordini del giorno che riteniamo, effettivamente, possano essere diversi da quelli espressi, ovviamente a seguito di un'ulteriore riflessione.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, sospendo la seduta per un quarto d'ora. La seduta riprenderà alle ore 19,05. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,45, è ripresa alle 19,05.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Ziello, prego.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Chiedo la sospensione della seduta per altri venti minuti per permettere al sottosegretario la corretta riformulazione dei pareri espressi.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, sospendo la seduta che, a questo punto, riprenderà alle ore 19,30.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 19,06, è ripresa alle 19,35.

DANIELE DEL GROSSO (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE DEL GROSSO (M5S). Presidente, intervengo solo per chiedere altri venti minuti di sospensione, ma siamo in dirittura d'arrivo.

PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 20.

La seduta, sospesa alle 19,36, è ripresa alle 20.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Viceministro Galli per illustrare le modifiche ai pareri sugli ordini del giorno. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Abbiamo rivisto alcuni ordini del giorno, che, riformulati, possono avere parere favorevole. Quindi, valgono tutti i pareri precedentemente espressi, ad eccezione di quelli che vado ad elencare e che hanno, a questo punto, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/1550/1 Toccafondi con la seguente riformulazione: sopprimere tutte le premesse, ad eccezione del primo capoverso, e riformulare il dispositivo nel senso di sostituire la parola “assicurare” con “valutare” ed espungere dalle parole “dalla quantomeno” fino alla fine del periodo. All'ordine del giorno n. 9/1550/8 Cirielli sopprimere tutte le premesse, ad eccezione del primo capoverso, e riformulare il dispositivo premettendo “a valutare l'opportunità di” ed espungendo infine la parola “illegittime”.

All'ordine del giorno n. 9/1550/12 Prisco sopprimere il terzo capoverso delle premesse e premettere al dispositivo le parole “a valutare l'opportunità, fermo restando le esigenze di finanza pubblica”. All'ordine del giorno n. 9/1550/23 Occhionero espungere il secondo, terzo e quarto capoverso delle premesse e riformulare il dispositivo negli stessi termini della riformulazione del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9/1550/1 Toccafondi. All'ordine del giorno n. 9/1550/32 Moretto riformulare il dispositivo nel senso di premettere “a valutare l'opportunità di”. All'ordine del giorno n. 9/1550/33 De Menech premettere nel dispositivo le parole “a valutare l'opportunità di”. Agli ordini del giorno n. 9/1550/47 Alessandro Pagano e n. 9/1550/50 Prestigiacomo riformulare i dispositivi a partire da quello del n. 9/1550/50, in cui vengono premesse le parole “a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità di”.

All'ordine del giorno n. 9/1550/54 Mandelli riformulare il dispositivo nel senso di aggiungere dopo la parola “valutare” le parole “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. All'ordine del giorno n. 9/1550/65 Siracusano riformulare il dispositivo nel senso di premettere ai primi due impegni le parole “a valutare l'opportunità, nel rispetto delle competenze sancite dalla Costituzione e compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” e sopprimere il terzo capoverso. All'ordine del giorno n. 9/1550/89 Cappellacci espungere il secondo, terzo e quarto capoverso delle premesse e nel dispositivo, dopo la parola “premessa”, aggiungere le seguenti “a valutare l'opportunità di”. All'ordine del giorno n. 9/1550/102 Berardini espungere tutte le premesse, ad eccezione del primo capoverso, e sostituire il dispositivo con lo stesso dispositivo dell'ordine del giorno n. 9/1550/1 Toccafondi, come riformulato. All'ordine del giorno n. 9/1550/112 Deidda espungere tutte le premesse, ad eccezione del primo capoverso, e sostituire il dispositivo con lo stesso dispositivo dell'ordine del giorno n. 9/1550/8 Cirielli, come riformulato. All'ordine del giorno n. 9/1550/113 Mollicone nel dispositivo premettere le parole “a valutare l'opportunità di”.

ETTORE ROSATO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (PD). Presidente, ci sono due questioni che stanno dominando il dibattito pubblico in Italia e all'estero: la prima è la TAV, il dibattito sulla politica sulla TAV, la seconda è quello che accade in Venezuela. Due questioni rilevanti per il nostro Paese, su cui la maggioranza di Governo ha posizioni diverse al suo interno e su cui tutte le forze di opposizione hanno chiesto in maniera forte, in tutte le sedi, che questo Parlamento le discuta. Questa discussione non si sta facendo, non si sta facendo per un evidente motivo: non si sta facendo perché la maggioranza è divisa e il Parlamento italiano su queste vicende non discute. Dopodiché noi ci troviamo stasera a discutere di un decreto il cui contenuto è stato letto solo dal Senato e che qui viene portato con grande arroganza, perché non ci hanno consentito neanche di fare il dibattito - arrivo al merito -, non ci hanno consentito neanche di fare la discussione generale degli emendamenti, neanche il complesso degli emendamenti abbiamo esaminato perché la fiducia è stata messa prima, per prevaricare anche quella disponibilità delle opposizioni di fare il complesso degli emendamenti.

E poi arrivano gli ordini del giorno, con il Viceministro che sta dialogando adesso ancora per correggere qualche cosa, ma io lo rassicuro, che sta discutendo, che ci viene a dire che tutti gli ordini del giorno sono inutili. Ha ragione lui, ha ragione lui, perché dopo un'ora di sospensione leggiamo che tutti gli ordini del giorno - lo ringraziamo, per quanto mi riguarda, personalmente, per lo sforzo - sono accolti con la premessa che il Governo si impegna a valutare. Ma a cosa serve un ordine del giorno in cui il Governo si impegna a valutare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)? Cosa avete controllato se dovete valutare? Abbiamo discusso mezz'ora, tutti i gruppi parlamentari, di alcune migliaia di ragazzi che stanno aspettando una risposta dal Governo e il Governo ci dice con prontezza, con forza, con energia, che si impegna a valutare. Sono stati un'ora per dire che si impegnano a valutare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

Con gli ordini del giorno non è mai cambiato nulla, ma con questo Governo gli ordini del giorno sono offensivi nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Devo aggiungere a quanto precedentemente descritto altre due riformulazioni di ordini del giorno, i cui pareri diventano, a questo punto, favorevoli, se così riformulati. All'ordine del giorno n. 9/1550/18 Pastorino bisogna premettere le parole “a valutare l'opportunità di” e al n. 9/1550/48 Baldelli, anche qui, mettere nel dispositivo le parole “a valutare l'opportunità di” ed espungere le parole “con sollecitudine”.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/1 Toccafondi, su cui c'è una riformulazione. Accetta la riformulazione, onorevole Toccafondi? No, chiede di votarlo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/1550/1 Toccafondi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/2 Ciampi. C'è un invito al ritiro; onorevole Ciampi? Insiste per la votazione, bene, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/2 Ciampi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/3 Acquaroli. C'è un invito al ritiro: onorevole Acquaroli, insiste per la votazione? Bene, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/3 Acquaroli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/4 Gebhard. C'è un invito al ritiro: onorevole Gebhard? Insiste per la votazione, bene, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/4 Gebhard, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/5 Schullian, accolto come raccomandazione. Va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/6 Foti, accolto come raccomandazione, va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/7 Bucalo. C'è un invito al ritiro: onorevole Bucalo, insiste per la votazione? Bene, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/7 Bucalo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/8 Cirielli, c'è un parere favorevole con riformulazione. Va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/9 Silvestroni, accolto come raccomandazione. Va bene.

Gli ordini del giorno n. 9/1550/10 Ferro e n. 9/1550/11 Zucconi sono inammissibili.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/12 Prisco; c'è un invito al ritiro, anzi scusate, il parere è favorevole con riformulazione. Va bene così.

Ordine del giorno n. 9/1550/13 Braga, accolto come raccomandazione. Insiste per la votazione, onorevole? No, bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/14 Pezzopane, accolto come raccomandazione. Insiste per la votazione, onorevole? No, bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/15 Buratti, accolto come raccomandazione. L'onorevole Fidanza intende aggiungere la firma. Non insistono per la votazione.

Ordine del giorno n. 9/1550/17 Plangger, accolto come raccomandazione. Va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/18 Pastorino, c'è un parere favorevole con riformulazione; va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/19 Conte, accolto come raccomandazione. Insiste per la votazione, onorevole? No, bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/21 Fassina, parere contrario. Insiste per la votazione, onorevole? Sì, bene, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/21 Fassina, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Ordine del giorno n. 9/1550/22 Fornaro c'è un invito al ritiro. Lo ritira? Sì, bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/23 Occhionero, parere favorevole con riformulazione. Accetta? Bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/24 De Luca.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Presidente, questo ordine del giorno è per noi molto importante. Nella precedente legislatura, abbiamo messo in campo, il Partito Democratico ha messo in campo delle misure rivoluzionarie per la crescita e lo sviluppo, quali le Zone economiche speciali, con l'obiettivo di incentivare le imprese a investire, in particolare nel Sud del Paese. Perché, guardate, vi diamo una notizia, il lavoro non si crea per decreto, non si crea per legge e non si crea con i Navigator, il lavoro si crea sostenendo l'ampliamento della base produttiva del Paese, creando crescita e sviluppo e incentivando gli investimenti delle imprese, se vogliamo creare occupazione soprattutto nel Sud. Non vi chiediamo misure rivoluzionarie, perché sappiamo che non ne siete capaci, ma almeno non distruggete quelle già messe in campo nella precedente legislatura. E, allora, guardate, le Zone economiche speciali prevedono l'istituzione di apposite aree doganali; non è possibile portare avanti l'istituzione di queste aree senza l'intesa delle comunità locali e delle regioni interessate, che conoscono i territori delle proprie provincie e delle proprie regioni. Non potete lottizzare anche queste scelte; è per noi inaccettabile, perché questo vuol dire bloccare o utilizzare a vostro uso e consumo uno strumento, per noi, essenziale, per la crescita, lo sviluppo e, soprattutto, il lavoro, lo ripeto, il lavoro nel Mezzogiorno d'Italia, una parola a voi sconosciuta, che noi dobbiamo incentivare e che dobbiamo sostenere e sollecitare, altro che abbandonare come fate voi con questa misura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questo, non ce lo possiamo permettere, per cui, davvero, vi chiediamo di ritornare sui vostri passi e riflettere bene, perché questa decisione che voi avete preso di spodestare le comunità locali e le regioni nella scelta delle aree nelle quali le imprese possono beneficiare di benefici, incentivi, anche in materia di IVA, per investimenti e sviluppo, deve essere necessariamente concordata con gli enti e le regioni interessate, altrimenti continueremo a fare danni e disastri per il Paese, per gli investimenti e per l'occupazione dei nostri giovani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/24 De Luca, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Chiedo all'onorevole Paita se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1550/25 formulato dal Governo.

RAFFAELLA PAITA (PD). La ringrazio, Presidente. Noi abbiamo presentato questo ordine del giorno perché sulla vicenda NCC il Governo ha dimostrato tutta la sua approssimazione. Prima voleva inserire, come è noto, questo intervento nella legge di bilancio. Poi, il 30 dicembre, ha emanato un apposito decreto-legge e, successivamente a questo, ha deciso di far decadere il decreto-legge n. 143 e inserirne il testo come emendamento al “DL semplificazione”.

Già questa modalità, molto strana, fa comprendere quanto improvvido sia stato l'approccio, un approccio, come dicevo, improvvido e punitivo per le imprese del segmento. Prima che si decidesse di accelerare con l'inserimento nel “DL semplificazione”, nella Commissione trasporti, grazie all'intervento del Partito Democratico, sono state fatte delle audizioni purtroppo brevi e non sufficientemente approfondite. Da queste audizioni sono emerse gravi lacune e pesanti critiche non dal Partito Democratico e non solo dal Partito Democratico, ma da organismi preposti, come l'Autorità di regolazione dei trasporti, che ha sottolineato alcuni elementi importanti che avrebbero potuto essere oggetto di dibattito parlamentare se si fosse scelta una strada maggiormente inclusiva e maggiormente partecipativa.

Constatiamo che in questo intervento vi è un approccio del tutto ideologico ed è incurante del fatto che si tratta di un settore che consta di 80 mila aziende e di 200 mila addetti. È un segmento di mobilità che non è solo per ricchi ma che supporta fasce di popolazione più disparate e in questo modo, agendo in maniera punitiva, si rischia di creare un effetto negativo anche in altri settori e in primis, voglio sottolinearlo, nell'ambito del turismo.

Noi non siamo per una guerra tra taxi e NCC, noi non sposiamo le ragioni degli uni e degli altri ma vogliamo, senza pregiudizi, affrontare il provvedimento nella sua inadeguatezza perché partiamo dal presupposto che sono entrambi due servizi distinti e diversi ma che hanno bisogno di essere tutelati.

Nella scorsa legislatura con il Ministro Delrio eravamo arrivati a un accordo e lo avevamo raggiunto dopo mesi di confronto in sede tecnica e anche politica.

Ecco, ci saremmo attesi buonsenso e che quel lavoro non fosse disperso. Invece, attraverso questa furia del cambiamento che spesso non produce cambiamento ma produce delle logiche sbagliate e interventi che penalizzano settori importanti, noi abbiamo visto portare avanti delle norme che devono essere riviste. Devono essere riviste perché c'è un regime sanzionatorio, per esempio, sul tema delle date. Il testo fa sostanzialmente un “copia e incolla” e nel corpo del provvedimento si legge che le sanzioni scattano “entro quindici giorni dall'approvazione del presente decreto” e poi ci sono ulteriori elementi da approfondire per quanto riguarda la privacy perché, per esempio, è stato chiesto un parere all'autorità competente per sapere se sia normale che dati sensibili di una persona vengano tenuti necessariamente all'interno delle vetture con conducente, perché questi elementi devono essere riferiti addirittura per quindici giorni mentre viaggiano per le strade d'Italia.

Noi chiediamo con questo ordine del giorno un ripensamento, un tavolo tecnico che consenta di approfondire i limiti che sono all'interno del presente provvedimento e anche di monitorarli, affinché a breve ci possa essere eventualmente una rivalutazione. Vi preghiamo, pertanto, di accogliere quest'indirizzo, se non altro per una ragione di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bond intende sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/1550/25 Paita.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/25 Paita, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Prendo atto che l'onorevole Losacco ritira il proprio ordine del giorno n. 9/1550/28.

Chiedo all'onorevole Bruno Bossio se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1550/29 formulato dal Governo.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Signora Presidente e signor Vice Ministro, abbiamo discusso di questo tema legato all'articolo 8 e ai cambiamenti importanti nella governance del digitale. Noi abbiamo molte perplessità e abbiamo perplessità sulla soppressione nei fatti del commissario e sull'istituzione di una società per azioni che gestisca, diciamo, la piattaforma.

Inoltre, abbiamo molte obiezioni anche sulle assunzioni clientelari, tra virgolette, ma sicuramente non attraverso concorso, di una serie di figure di esperti.

Tuttavia, vogliamo chiederle un'ulteriore valutazione. Siccome tutto dovrebbe partire dal 1° gennaio 2020, c'è un rischio molto alto che in questo 2019 si blocchi un percorso importante e un anno nelle rivoluzioni del digitale è fondamentale.

Allora, facciamo in modo - e io vi chiedo di riflettere soprattutto sul dispositivo di questo ordine del giorno - che si crei un osservatorio che metta insieme le diverse forze per fare in modo che la transizione verso questa nuova governance del digitale sia la più indolore ma anche la più produttiva possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/29 Bruno Bossio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Chiedo all'onorevole Ferri se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1550/30 formulato dal Governo.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Presidente, questo è un ordine del giorno davvero importante perché riguarda la gestione dei nostri comuni, l'attività dei sindaci e dei dirigenti della pubblica amministrazione e vuole andare a colmare una difficile interpretazione di una norma che riguarda il concetto di entrate vincolate, di vincolo di cassa e di vincolo di competenza.

Sul punto, le amministrazioni comunali hanno rilevato importanti criticità nella gestione della cassa vincolata dal momento che l'attuale normativa sta creando delle interpretazioni difformi. Quindi, abbiamo alcune sezioni regionali della Corte dei conti che interpretano in modo restrittivo la norma e altre, invece, in modo diverso. Questo crea incertezza e crea dei problemi nel qualificare e nel definire le entrate vincolate, tanto che per alcune sezioni regionali rientrano oggi tra le entrate vincolate anche le sanzioni amministrative che i comuni incassano dal codice della strada oppure le imposte di soggiorno. In realtà, le entrate vincolate sono altre e…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

COSIMO MARIA FERRI (PD). …quindi suggeriamo di modificare la norma e di disciplinare e individuare in modo tassativo le entrate vincolate, restringendole ai trasferimenti di enti del settore pubblico allargato, al ricavato dei mutui e dei prestiti e agli importi per i quali sia previsto il rimborso in caso di mancato utilizzo per le finalità per le quali sono stati indicati.

Quindi, chiarezza normativa, per chiarire, anche dal punto di vista giurisprudenziale, garantire certezza del diritto, consentire alla Corte dei Conti di uniformare la propria giurisprudenza e, soprattutto, lasciar tranquilli e far capire qual è la norma chiara ai sindaci e ai dirigenti, che devono poi spendere e investire queste entrate. Quindi, ciò anche per la gestione dei comuni e per la vita dei cittadini perché è chiaro che, se poi queste risorse sono semplificate, possono essere utilizzate per la vita quotidiana dei nostri comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/30 Ferri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/31 Sensi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Presidente, con questo ordine del giorno intendiamo sottolineare nuovamente la gravità dei tagli all'editoria sanciti dalla legge di bilancio e ne sia certa, Presidente, continueremo a farlo anche in futuro, perché vogliamo ritenere ancora possibile un ravvedimento operoso della maggioranza in quest'Aula che potrebbe trovare una sporadica convergenza, viste le spaccature che dividono sempre più nel dibattito quotidiano Lega e Cinquestelle, su un punto nodale per la salute della nostra vita pubblica. Presidente, la libertà dell'informazione e il pluralismo delle voci, tanto più se dissenzienti, tanto più se critiche, tanto più se esigenti nei confronti dei potenti di turno, dell'establishment, che oggi voi siete, non sono semplicemente il sale, il succo di una democrazia liberale: sono la democrazia liberale, fatta di doveri e diritti di libertà e minoranze, fatevene una ragione.

Nella legge di bilancio sono stati operati dei tagli mirati come un cecchino nei confronti di un bouquet di testate che esprimono un'ampia varietà di culture e visioni del mondo, spaziando da Libero al Manifesto, dal Foglio a Italia Oggi fino ad Avvenire, il quotidiano, pensate un po', di quei sovversivi della Conferenza episcopale italiana, con spietata precisione, come a colpire degli avversari anzi dei nemici, e non piuttosto la libertà di opinione e la diversità delle voci, tanto da farne un vessillo da issare in campagna elettorale, come fanno diversi esponenti del Movimento 5 Stelle, a principiare dal suo capo politico, che esibisce spesso, con sprezzante sicumera, il taglio ai giornali come uno striscione da curva, senza considerare, non solo la falcidia di competenze, di professionalità di testate e cooperative, di storie e culture, chi se ne frega, sono tutti soldi risparmiati, magari per una marchetta o per un condono; ma soprattutto questa mattanza, Presidente, dice molto di voi, di chi siete, e purtroppo di noi, come Paese, di come stiamo diventando, a furia di eccepire diritti, di comprimere libertà, di intimidire il dissenso. Un discorso a parte, consentitemi, lo faccio per Radio Radicale che, da sempre, combatte per vedersi riconosciuto il proprio ruolo prezioso, insostituibile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente) di memorie e voce della nostra democrazia parlamentare e che, quindi, non si lascerà spaventare o abbattere dal potente di turno, che agita i tagli come un manganello. Questo compito è, tuttavia, a tutela e giovamento delle istituzioni tutte, che qui siamo chiamati a rappresentare e state sicuri che voi passerete, ma Radio Radicale sarà ancora lì, malgrado voi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico). Come se non bastasse, però a finire sotto le forbici di Palazzo Chigi, in un momento nel quale la stampa non se la passa affatto bene, penso tra gli altri alla battaglia della redazione dell'agenzia di stampa Askanews e ai gravi problemi di una testata storica come la Gazzetta del Mezzogiorno, ci sono anche i giornali locali, testate legate e radicate nei territori del nostro Paese e questo, a scapito della retorica localistica, regionalistica, con la quale la maggioranza, in particolare la Lega, fa i gargarismi, predicando bene ma razzolando malissimo, come sanno le centinaia di testate locali di piccole cooperative che vengono messe in ginocchio dal vostro provvedimento e che, con questo ordine del giorno, abbiamo invitato a riconsiderare. Se fosse, tuttavia, soltanto una questione di poste di bilancio, di risorse stornate e riallocate, si potrebbe eccepire che queste sono decisioni e scelte che riguardano diversi comparti e settori, non se ne abbia a male nessuno, perché ben altre sono le priorità, ben altre le urgenze ed emergenze. Però, Presidente, mi permetta di sottolineare l'essenzialità del punto sollevato dal nostro ordine del giorno e cioè quello dello stato della nostra democrazia e della sua informazione, della sua salute e qualità come fosse l'aria, l'ossigeno stesso di una liberaldemocrazia. Vede, Presidente, viviamo in un Paese nel quale a un giornalista come Sandro Ruotolo, da sempre in prima linea con il suo lavoro contro la criminalità organizzata e oggi con inchieste scomode addirittura sui fondi di un partito di governo, viene minacciata la revoca della scorta, revoca rientrata solo grazie al clamore mediatico che quella sciagurata decisione aveva sollevato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Viviamo in un Paese nel quale una giornalista come Federica Angeli non si deve guardare le spalle solo dalla criminalità che la minaccia per le sue inchieste, ma anche dall'indifferenza, dall'ostilità e dalla pressione che deve subire da precisi ambienti politici e culturali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Viviamo in un Paese che al setaccio del debunking e del fact-checking preferisce il rinvio ai Protocolli dei Savi di Sion, una delle pagine più vergognose dell'antisemitismo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Tutto ciò per dire che non sono la superstizione, l'arroganza e l'indifferenza a renderci liberi, ma la conoscenza, come ci ha ricordato di recente uno straordinario spot del Washington post, esattamente sul tema che solleviamo qui: la libertà di informazione, la libertà e la possibilità di conoscere i fatti e di riportarli. La democrazia muore nell'oscurità, Presidente e il mantra di quella stampa che quest'anno, ad esempio, ha preso il Nobel per la pace, e da noi viene considerata, cito un esponente dei Cinquestelle, come carta per incartare il pesce. Sono continue, ripetute e strategiche le intimidazioni e le pressioni nei confronti di giornalisti, che vengono messi all'indice, in liste di proscrizione, dileggiati e offesi come fossero un corpo estraneo alla vostra idea di democrazia. Ma ricordatevi, ho concluso, e lo dico anche a voi, per il suo tramite Presidente, non saranno l'encomio e il plauso, la lusinga e la menzogna a rendere la nostra democrazia più solida e vigorosa, bensì la critica e il vaglio, l'inchiesta e la ricerca della verità, l'ironia e il dubbio. Di questo clima e di questi tagli ne portate voi la responsabilità. Oggi avete un'occasione estrema per evitare che diventiate quello che siete. Chiedo, a nome del Partito Democratico dunque, che l'ordine del giorno sia posto in votazione, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà. Colleghi per favore, consentiamo all'onorevole Cecconi di svolgere il suo intervento.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE-SI). Grazie Presidente, non si preoccupi. Non intervengo perché sono contro il taglio all'editoria, anzi ne sono favorevole e ne comprendo anche profondamente le motivazioni; non intervengo neanche perché con l'intervento penso di far cambiare idea al Governo e far cambiare il parere sull'ordine del giorno, però volevo spendere due parole in favore di Radio Radicale. Io non sono radicale e non intendo neanche diventarlo in futuro. Però, quando sono entrato qui in questo Parlamento sei anni fa, Radio Radicale aveva uno stanziamento di 20 milioni di euro l'anno, forse troppi, anzi probabilmente troppi per il servizio che erogava. Negli anni è passato da 20 a 10, oggi lo stanziamento è di 5 milioni di euro. Valutiamo sull'importo dello stanziamento, però consideriamo anche il servizio che Radio Radicale fa e che noi tutti parlamentari dentro questo Parlamento abbiamo imparato a conoscere, non solo gli operatori ma anche quello che trasmettono, perché di fatto fa un servizio che è difficile non definire pubblico, trasmette attraverso le sue frequenze, che sono sue frequenze private, il nostro lavoro. Guardate che trasmette quello che noi facciamo qui e non esiste nessun altro servizio pubblico che va a sopperire al fatto che sulla radio, sulle frequente FM nel nostro Paese, si possa ascoltare quello che si fa in questo Parlamento. E non lo fa con un “taglia e cuci”, accorciando o prendendo soltanto ciò che gli interessa del dibattito parlamentare all'interno delle Commissioni, ma pubblicando integralmente quello che facciamo, quindi non c'è neanche un aspetto che possa essere, diciamo, di partito, o rivolto a una politica che sia favorevole o contro il Partito Radicale. Quindi, guardate: sui tagli all'editoria c'è tutto un discorso da fare e come ho già detto io sono favorevole, però su Radio Radicale se noi non siamo in grado di erogare un servizio in autonomia, se non siamo in grado di fare un servizio pubblico noi come Stato o noi come Parlamento, guardate che quello è l'unico servizio che noi abbiamo a disposizione, che i cittadini hanno a disposizione se ascoltano la radio (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Grazie, signora Presidente.

Vede, io voglio annunciare il voto favorevole all'ordine del giorno Sensi n. 31 da parte del mio gruppo parlamentare e sottoscriverlo, che riguarda l'editoria ma che riguarda in particolare Radio Radicale. Io sono stato il primo firmatario dell'emendamento che rinnovava la convenzione per un anno per Radio Radicale e ricordo bene i lavori parlamentari in Commissione bilancio, quando si stava discutendo sui sei mesi piuttosto che su un rinnovo annuale e c'era una straordinaria unanimità di intenti sia da parte delle opposizioni sia da parte della maggioranza. Tale unanimità era talmente esplicita che la Viceministra Castelli, assieme al presidente della Commissione Borghi avevano, ad un certo momento, richiesto di ritirare l'emendamento per il rinnovo semestrale, accantonandolo, perché sarebbe stato sarebbe stato possibile predisporre un emendamento su base annua, incontrando il consenso di tutta la Commissione bilancio. Le cose poi alla fine andarono diversamente. Il Governo limitò il proprio parere favorevole a sei mesi, cioè alla scadenza di maggio; di fatto ipotizzando un prolungamento della convenzione dal mese di maggio in poi con il primo provvedimento successivo. Si tratta di altri 5 milioni di euro, che erano già disponibili in sede di legge di bilancio, e che potrebbero essere tranquillamente ritrovati nei prossimi provvedimenti. Per questo noi votiamo a favore e sottoscriviamo l'ordine del giorno n. 31 Sensi, ricordando che l'editoria in generale, i tagli che si fanno all'editoria ma Radio Radicale in particolare sono l'essenza della libertà democratica del Paese.

Signora Presidente, questa sera arriverò tardi a casa, però non mancherò di ascoltare a mezzanotte le anticipazioni di Radio Radicale sulla rassegna stampa; come non mancherò domani mattina, dalle sei e mezza in poi, le rubriche di Radio Radicale che, dalle sei e mezza, con la rassegna stampa della stampa internazionale, danno le informazioni a chi fa questo mestiere e agli italiani che vogliono essere informati; per poi ripartire dalla rassegna stampa di Massimo Bordin.

Per questa ragione, signora Presidente, mi rivolgo a tutti i colleghi parlamentari, per la convenzione, per il ruolo che Radio Radicale ormai da più di tre decenni svolge per la libertà di stampa del Paese, per la democrazia del Paese, chiedo a tutti i parlamentari presenti in quest'Aula di votare a favore dell'ordine del giorno n. 9/1550/31 Sensi in modo da ripristinare, attraverso esso, i finanziamenti all'editoria e a Radio Radicale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signora Presidente. Come si evince tutti i gruppi o quasi tutti i gruppi hanno a cuore le sorti dell'editoria, tutti quelli che aspirano al pluralismo, alla libertà di espressione, alla libertà di avere fonti diverse per informarsi. Il taglio all'editoria non è qualcosa che ci può lasciare indifferenti perché depone male in una democrazia. Ora qui parliamo di Radio Radicale, parliamo di Avvenire, parliamo de Il Manifesto, parliamo di tutte le testate di primissima qualità, testate che seguono con attenzione i nostri lavori perché, come è stato detto da tutti gli interventi che mi hanno preceduto, Radio Radicale ci accompagna e ci fa accompagnare da milioni di italiani che sono interessati a vedere che cosa facciamo qua dentro, come lavoriamo, ed è uno strumento che arriva anche ai giovani. Dunque mettere in discussione questo è veramente qualcosa che non si capisce a quale fine viene fatto. Queste testate sono anche molto sensibili a quello che accade al di fuori dei confini nazionali: danno sempre ampio spazio sia alla rassegna stampa internazionale ma anche ad approfondimenti su quanto avviene nel resto del mondo.

Vorrei anche dire che il 21 maggio scade la convenzione di Radio Radicale e dunque che cosa accadrà a chi lavora a Radio Radicale, quale sarà il destino dei professionisti che da anni lavorano in quella testata? Dunque, signora Presidente, era per dire che il mio gruppo voterà a favore dell'ordine del giorno n. 9/1550/31 Sensi e io chiedo di sottoscriverlo e mi auguro che veramente il Governo lo accetti, ma anche che cambi posizione in merito ai tagli all'editoria (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, noi come gruppo di Fratelli d'Italia abbiamo già sottoscritto l'ordine del giorno in esame. Ricordiamo all'Aula e al Governo che è qui presente, sempre in maniera piuttosto silente, che Fratelli d'Italia ha condotto in prima persona, con i suoi membri nelle Commissioni competenti, una battaglia contro l'assurdo e inaccettabile taglio del fondo al pluralismo perché un conto - su questo saremmo stati d'accordo - è rivedere i criteri e rivedere anche le assegnazioni, perché sicuramente lo scenario, il diorama dell'editoria italiana e anche la readership dei giornali sono cambiati e, quindi, è giusto trovare criteri più equi, una maggiore distribuzione più equa. Un altro conto è andare con l'accetta a mettere in discussione il Fondo per non meglio precisati progetti per la libera informazione, guarda caso, digital e social e, guardate caso, chi si occupa di questi progetti è una società che possiede un'associazione che ha fatto un partito che, ahimè, nel rispetto del voto degli elettori, è qui oggi al Governo del Paese. Quindi se non è un conflitto di interessi questo, venitemi a spiegare quale altro lo è. Ma non è solo questa la ragione: questo ordine del giorno lancia l'allarme; noi lo abbiamo fatto, ripeto, con emendamenti alla legge specifica, l'abbiamo fatto anche di recente nell'esame del decreto-legge semplificazione perché, come ricordato ieri in Aula, il Governo aveva inserito un altro emendamento ed erano stati inseriti emendamenti di Fratelli d'Italia contro la web tax e a difesa della libera editoria. Noi qui oggi anche simbolicamente difendiamo - lo faremo fino all'ultimo giorno utile - la voce di una radio libera che ha rappresentato la volontà e la capacità di trasmettere la vita e la ricchezza della democrazia parlamentare, che dava la possibilità a noi che ne siamo gli eredi, al Movimento Sociale quando c'era l'arco costituzionale contro, di trasmettere tutti i congressi, di trasmettere le interviste, i convegni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che seguiva quotidianamente i processi più importanti nelle aule dei tribunali, che seguiva la Commissioni stragi in questi anni, la Commissione Mitrokhin e che seguiva tutte le Commissioni bicamerali di inchiesta, che Radio Radicale segue con un suo archivio digitale, che è una ricchezza che dovrebbe essere tutelata dal MiBAC, perché è veramente la memoria digitale della nazione. Ebbene riteniamo che sia un dovere civile contrastare il provvedimento, riteniamo che sia un dovere morale riuscire a difendere un simbolo oltre a continuare la battaglia sulla libertà e sul pluralismo perché, vedete colleghi, e parlo in particolare ai colleghi della Lega con cui condividiamo molte giunte regionali, provinciali, cittadine, non si può barattare la libertà di espressione, la libertà degli individui, soltanto per un Governo e per una politica istantanea.

Ci sono dei valori che non sono negoziabili e quelli che intendiamo tutelare sono sicuramente tra essi. Quindi ribadiamo che siamo a fianco di Radio Radicale, abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno, anche se dovremmo fare dei distinguo sulle premesse ma non ce ne frega niente.

La libertà di espressione, la libertà e i diritti costituzionali sono minacciati, Radio Radicale ne è il simbolo, quindi ci batteremo per difenderli (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE-SI). Presidente, anch'io intendo sottoscrivere quest'ordine del giorno, perché ritengo che non c'è avvocato che non possa dare atto che Radio Radicale offra un servizio necessario e indispensabile alla nostra Repubblica, perché Radio Radicale entra in questo Parlamento come entra in tanti processi penali italiani e avvicina la cittadinanza a quello che succede all'interno del mondo giustizia. Suo tramite chiedo al Governo di rivedere questi tagli, anche perché non sono preoccupato per le grandi testate, ma per quelle locali, perché il destino delle grandi testate è certamente un destino che le vedrà ancora rifiorire nuovamente, sotto chissà quale padrone, il problema invece sono le testate locali, perché non riusciranno a sopravvivere e saranno destinate a chiudere. Presidente, la libertà di informazione, il pluralismo, significa conoscenza, la conoscenza significa libertà di scelta, e la libertà di scelta porta alla democrazia. Mi dispiace che gli amici del MoVimento e della Lega non riescano a comprenderlo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossini Emanuela. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, desidero anch'io sottoscrivere quest'ordine del giorno e anche chiedere al Governo se possiamo permetterci di perdere l'archivio di Radio Radicale, un archivio che contiene processi di grande rilievo, casi giudiziari che hanno fatto la storia giudiziaria di questo Paese, e anche, da un punto di vista sociale e politico, la storia di questo Paese, penso proprio all'utilizzo anche in ambito formativo che ha questo archivio. Lo abbiamo chiesto anche al Ministro, e ci ha detto che non aveva pensato a questo aspetto, cioè non sapeva che vi era anche un archivio digitale che è un patrimonio di questo Paese. Pertanto, dobbiamo capire che ne sarà di tutto questo materiale, che ci appartiene e che ha creato una simbiosi tra la radio e il Paese. Cioè, questa radio è un servizio pubblico perché contiene e ha creato proprio un patrimonio che è pubblico, che appartiene ai suoi cittadini. Su questo quindi vorrei anche sapere, rispetto all'utilizzo di questo archivio, se il Governo, questo Paese, intende acquistarlo o se intendiamo proprio perdere la nostra memoria anche in questo ambito così importante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, intendo sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Onorevole Presidente, abbiamo sentito da ogni parte politica posizioni condivisibili, che hanno portato deputati di vari gruppi a sottoscrivere un ordine del giorno che viene dal PD. Devo anche osservare l'eleganza dell'onorevole Boldrini, che ha chiesto la tutela anche per un giornale che spesso l'ha aggredita in modo inaccettabile, come Libero, però contemporaneamente c'è un silenzio che mi stupisce, un silenzio di un partito democratico che non è il Partito Democratico. Mentre Fratelli d'Italia ha una tradizione che, anche se lontanamente, risale a un'ideologia totalitaria, mentre l'onorevole Boldrini - non so se personalmente - sta in un partito che si chiama LeU e che appoggia Maduro, che è contro ogni libertà di intellettuali liberi, di poter esprimere il loro parere, e lo chiede in Italia - contraddizione palese - mi chiedo: perché gli amici della Lega non si dissociano per una volta dai Cinquestelle, che attraverso il loro rappresentante vuole questa ridicola censura, e non dicono quanto la Lega Nord ha avuto da Radio Radicale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Quanto un partito democratico come la Lega Nord deve avere il coraggio di non votare per un Governo in cui una parte è per la censura della libertà democratica? Loro, che hanno avuto in Libero un giornale che li ha sostenuti, abbiano i coglioni di dire: stiamo per la libertà!

PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi deve utilizzare un linguaggio consono a quest'Aula, lei lo sa.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Fa parte dell'anatomia umana…

PRESIDENTE. No, non provochi, quindi utilizzi un linguaggio consono a quest'Aula.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Il linguaggio è un linguaggio usato nella letteratura, da grandi intellettuali come Pasolini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non mi pare che…

PRESIDENTE. Non può utilizzarlo in quest'Aula, onorevole Sgarbi.

VITTORIO SGARBI (MISTO). In ogni caso, chiedo che si esprima per la Lega, in questo Parlamento, un rappresentante che abbia il coraggio di dire la verità, dissociandosi da censure totalitarie di un partito che è arrivato quasi per caso in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), senza avere eletti altro che nel nome di un leader non democratico come Grillo. Quindi mi chiedo anche quelle contraddizioni che contraddistinguono nuovi partiti democratici, come Fratelli d'Italia e come LeU, indipendentemente dall'adesione che ha dato LeU a Maduro, che mi sembra totalmente in contraddizione con la richiesta di libertà democratica per Radio Radicale e per le altre testate. Non c'è in Venezuela quella libertà! Non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! E parlate voi, non tacete! Vergognatevi di tacere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Presidente, chiedo di sottoscrivere a titolo personale quest'ordine del giorno, e ricordo che le provvidenze pubbliche hanno una ratio nella tutela del pluralismo, che noi dobbiamo sempre difendere, a prescindere dalla testata di cui si parla. E siccome c'è una parte di questa maggioranza che sembra voler imbavagliare quel pluralismo, con minacce anche inaccettabili precisamente dirette a determinate testate e giornalisti, chiediamo veramente che quest'ordine del giorno venga accolto, e che ci spieghino anche se questi non meglio precisati progetti digitali sottendono qualche volata a una realtà che gestisce i Cinquestelle in maniera anche inquietante talvolta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Presidente, abbiamo tentato più volte di far ragionare il Governo - in Commissione il sottosegretario Crimi - sull'assurdità di un taglio che porterà a circa 10.000 posti di lavori in meno, perché in Italia - i colleghi dei Cinquestelle non lo sapranno, ma i colleghi la Lega non possono ignorare il ruolo dalla stampa locale, soprattutto al nord del Paese - ci sono circa 200 giornali a rischio, tra cui giornali editi da cooperative di giornalisti e poligrafici, quindi di lavoratori. Pensate che stanno per chiudere o per fare tagli decisivi ai corpi redazionali giornali che non usufruiscono e non accedono al fondo per il pluralismo, figuratevi quale possa essere il destino di altri giornali editi invece da cooperative, mentre voi rinviate ad una riforma che addirittura sosterrebbe il settore della distribuzione editoriali: i giornali, grazie a voi, stanno chiudendo, cosa volete che venga distribuito dalle società di distribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Concludo ricordando ai colleghi campani, anche dei Cinquestelle, che oggi sono stati confermati, ad esempio, quattro licenziamenti - e ne arriveranno altri - al secondo quotidiano della Campania, che è La città di Salerno, e voi tacete, ignorate e chiudete gli occhi! Non va bene, perché tutto questo inciderà sulla formazione, sulla cultura, sull'informazione, ma a voi interessa solo la piattaforma Rousseau, che puntate a sostenere economicamente facendo i moralisti agli altri, ma non c'è nulla di peggio di moralisti senza morale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, intervengo per aggiungere anche la mia firma a quest'ordine del girono, per associarmi alle posizioni che sono state espresse dalla collega Boldrini e anche per cogliere l'occasione per dire al collega Sgarbi, che è solito parlare e attribuire agli altri opinioni differenti e scarsamente capace di ascoltare, come dimostra in questo momento, che le nostre posizioni in ordine alla crisi del Venezuela le abbiamo già espresse e le esprimeremo martedì, in occasione delle comunicazioni del Ministro degli Affari esteri. La semplificazione con cui lui oggi ha affidato a noi una difesa della dittatura di Maduro è totalmente priva di fondamento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Sandra Savino lo sottoscrive.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/31 Sensi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/32 Moretto, su cui c'è parere favorevole con riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1550/33 De Menech c'è parere favorevole con riformulazione. L'ordine del giorno n. 9/1550/35 D'Alessandro è accolto come raccomandazione, l'ordine del giorno n. 9/1550/36 Incerti è accolto come raccomandazione, l'ordine del giorno n. 9/1550/37 Gadda è accolto come raccomandazione….

ANTONELLA INCERTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sul suo ordine del giorno n. 9/1550/36? Ne ha facoltà.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, Presidente. Chiedo che questo ordine del giorno venga posto in votazione perché le raccomandazioni non bastano più. Lo dico al sottosegretario Manzato, che non vedo più: le raccomandazioni non bastano più, non a noi, ma soprattutto a quegli agricoltori che da un anno stanno aspettando delle risposte da questo Governo e hanno ricevuto solo silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Mi riferisco, in particolare, agli agricoltori emiliano-romagnoli colpiti dall'ondata di gelo tra febbraio e marzo 2018, subendo ingenti danni, più di 100 milioni di euro, soprattutto alle colture frutticole, ma non solo. La nostra regione Emilia-Romagna si è attivata immediatamente, chiedendo insistentemente a questo Governo un risarcimento in deroga a questi agricoltori, perché, come ricordiamo in questo ordine del giorno, questi agricoltori mancano di copertura assicurativa in quanto per la calamità naturale non era ancora stata aperta la campagna. Quindi, visto l'impossibilità di assicurarsi, questi agricoltori sono a tutt'oggi scoperti. Tante sono state, purtroppo, le promesse: prima di inserire la deroga nella legge di bilancio, ma non è avvenuto; poi in questo provvedimento, ma, come sapete, hanno bocciato tutti gli emendamenti.

Voglio ricordare che la regione Emilia-Romagna, anche nel comparto primario, è una delle regioni che sta trainando lo sviluppo del Paese. Abbiamo appreso che questo Ministro adotterà un provvedimento ad hoc per le gelate in Puglia. Questo ci fa piacere, se davvero sarà così, ma l'Emilia-Romagna? Che risposta diamo ai nostri agricoltori? A tutt'oggi nessuna risposta è arrivata, l'attendiamo. Per questo motivo, siccome la risposta non è ancora arrivata, chiedo di mettere ai voti questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/36 Incerti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/37 Gadda.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD). Non accettiamo la riformulazione, Presidente, per le stesse ragioni che esponeva…

PRESIDENTE. È stato accolto come raccomandazione. Insistete per la votazione?

UBALDO PAGANO (PD). Sì, insistiamo per la votazione per le stesse ragioni che esponeva la collega poc'anzi sull'Emilia-Romagna, cioè, se uno stuolo di parlamentari e di telefonate ministeriali nelle settimane scorse è sceso in Puglia rassicurando sul fatto che sarebbero stati trovati i fondi per le gelate, se ancora ieri pomeriggio in Commissione agricoltura al Senato, con la presenza di tutti i capigruppo, si è annunciata la presentazione di un disegno di legge per riconoscere lo stato di calamità in deroga agli agricoltori pugliesi, salvo, poi, scoprire dalla prima lettura del testo che i soldi destinati, in realtà, non esistono, se, come è vero, avete buone intenzioni per le gelate che hanno subito gli agricoltori pugliesi nel febbraio-marzo dello scorso anno, per quale ragione non accogliete questo ordine del giorno così com'è e pretendete che venga trasformato in una semplice raccomandazione?

Forse perché da sette mesi ormai avete promesso ai gilet arancioni e a tutte le associazioni di categoria che avreste risolto il problema, annunciando anche visite a cui poi avete puntualmente rinunciato? O forse perché, nel balbettio costante di una maggioranza che in realtà è in preda a un continuo ticchettio tra il Governo presieduto, in realtà, dalla Lega Nord e il MoVimento 5 Stelle, che nel Mezzogiorno d'Italia ha fatto il pieno di voti, ancora non siete riusciti a trovare quello a cui dovrete tagliare per poter dare le risorse agli agricoltori pugliesi? Avete scritto in questa bozza di disegno di legge che avete presentato ai capigruppo che, udite udite, pensate di riconoscere lo stato di calamità in deroga mettendoci appena cinque milioni di euro e tutte le altre misure semplicemente ad invarianza di dotazione.

Ma lo sapete o no, quando siete scesi in piazza insieme a noi, che gli agricoltori pugliesi chiedevano 100 milioni di euro? Con 5 milioni di euro cosa pensate di poter rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Di più, quando - video che abbiamo in maniera puntuale ripreso - avete detto che l'emendamento a questo decreto-legge semplificazioni sarebbe stato blindato con l'accordo del Governo, a quale blindatura pensavate? Semplicemente a quella che poi ha tradito completamente le aspettative di tutti quelli in piazza che vi hanno applaudito e hanno pensato che finalmente c'è una classe dirigente che si assume le responsabilità e in tempo breve riesce a risolverle? E invece no, li avete presi in giro. Vorrei davvero avere il vostro coraggio e la vostra sfacciataggine, ma, grazie a Dio, siamo diversi. E allora, se non fossimo in un consesso tanto elevato, verrebbe da dire: padre, perdona loro perché non sanno quello che dicono, e in più non sanno quello che fanno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/37 Gadda, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/38 Cardinale, accolto come raccomandazione: va bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/39 Cenni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. Questo tema affrontato dall'ordine del giorno n. 9/1550/39 è già stato in parte affrontato dal collega Ferri. Temo che il Governo, nonostante la lunga pausa, non abbia letto attentamente questo ordine del giorno, perché il tema qui evidenziato ci è stato sollecitato ufficialmente dall'ANCI, che è l'associazione nazionale di tutti i comuni, in modo particolare da ANCI Toscana.

Il tema, quindi, è stato segnalato a tutti i parlamentari, di tutti i gruppi politici. C'è un problema di interpretazione del concetto di “entrate vincolate”, che voi avete introdotto all'articolo 11-bis di questo provvedimento, che sta creando grossi problemi ai comuni, a tutti i comuni, nella fase di rendicontazione. Si rende necessaria una norma di interpretazione di questa definizione, per porre fine a queste difficoltà.

Quindi, io chiedo al Governo di rivalutare questa formulazione e di provvedere a una adeguata e corretta interpretazione da trasmettere ai comuni. Dico questo anche con un po' di stupore, perché noi, oggi, ci stiamo facendo portatori di questa voce, ma dovrebbero farlo tutte le parti politiche, anche perché, se non sbaglio, uno dei due Vicepremier ha un sindaco come consulente, un sindaco retribuito anche in maniera abbastanza consistente, quindi, mi stupisce che questo tema non sia già stato evidenziato al Governo e chiedo al sottosegretario di rivedere la posizione su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/39 Cenni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/40 Critelli, accolto come raccomandazione. Il presentatore non insiste per la votazione.

Ordine del giorno n. 9/1550/47 Alessandro Pagano, parere favorevole con riformulazione. Onorevole Pagano? Accetta la riformulazione, bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/48 Baldelli, parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione, bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/49 Squeri, accolto come raccomandazione. Va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/50 Prestigiacomo, parere favorevole con riformulazione. Va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/51 Giacomoni, c'è un invito al ritiro. Onorevole Giacomoni?

SESTINO GIACOMONI (FI). Presidente, caro Viceministro, io non solo non accolgo l'invito al ritiro, io inviterei lei e il Governo a ritirarsi per manifesta incapacità, ma sa perché le dico questo? Perché questo ordine del giorno è lo stesso ordine del giorno che avevo presentato durante la manovra e che avete approvato. Quindi io ho provato a spiegarvelo, o avete cambiato idea o non lo avete letto o, peggio, non lo avete capito (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

Allora, io invito i colleghi della Lega, anche i colleghi dei 5 Stelle a riflettere; in Commissione finanze abbiamo parlato molto di questo argomento che riguarda i risparmi degli italiani, questo ordine del giorno riguarda i Piani individuali di risparmio, uno strumento introdotto da quest'Aula due anni fa, che ha consentito di raccogliere 23 miliardi di risparmi e di indirizzarli nell'economia reale, indirizzarli nelle piccole e medie imprese.

Questo Governo, purtroppo, durante la manovra, in buona fede, volendo fare meglio, ha introdotto due norme che hanno finito per bloccare i Piani individuali di risparmio. Oggi, tutte le società di gestione, tutte, vi stanno dicendo di ritirare queste norme.

Con questo ordine del giorno, concordato anche con i colleghi della Lega e dei 5 Stelle in Commissione, io vi sto semplicemente dicendo: prendete atto dell'errore; non vi dico di ritirarle, vi dico di sospenderne l'entrata in vigore al 2020 e, nel frattempo, di fare un decreto attuativo che consenta ai Piani individuali di risparmio di funzionare.

Vede, Viceministro, in un momento in cui l'economia italiana è in piena recessione, in un momento in cui, purtroppo, si è ridotto il credito delle banche verso le imprese, i Piani individuali di risparmio sono l'unico strumento che sta indirizzando risorse private verso l'economia reale.

Una manovra finanziaria, 23 miliardi sono stati raccolti in due anni, quindi, io la prego, so che l'ora è tarda, so che date poca importanza agli ordini del giorno, ma nel vostro interesse, per la vostra serietà, io invito i colleghi della Lega a leggere questo ordine del giorno e a votarlo, perché se non lo fate, vi state assumendo una grandissima responsabilità, state confermando di voler bloccare i Piani individuali di risparmio, state confermando che non avete alcun interesse affinché il risparmio delle famiglie venga incentivato ad andare alle piccole e medie imprese. Quindi, colleghi, so che è uno sforzo, so che l'ora è tarda, vi prego, leggetelo e votatelo, nel vostro interesse, nell'interesse delle famiglie e nell'interesse delle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

LUIGI MARATTIN (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Presidente, semplicemente per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD). Per sottoscrivere e segnalare all'Aula che quanto dice il collega Giacomoni è scritto sui giornali da molte settimane. C'è stato un blocco della raccolta dei PIR, diversi istituti hanno smesso di utilizzare questo strumento, perché le norme inserite nella legge di bilancio, per quel che riguarda il 5 per cento del 70 per cento dedicato al venture capital, non hanno avuto ancora il decreto attuativo del Ministero e, in assenza del decreto attuativo del Ministero, non c'è chiarezza su quali margini di rischio abbiano questi strumenti e, quindi, correttamente, a molti risparmiatori non viene più proposto questo strumento di risparmio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/51 Giacomoni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ordine del giorno n. 9/1550/52 Spena, c'è un invito al ritiro. Insiste per la votazione? Bene, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/52 Spena, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Ordine del giorno n. 9/1550/53 Cattaneo; c'è un invito al ritiro. Onorevole Cattaneo?

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Presidente, noi chiediamo che venga messo in votazione questo ordine del giorno che tocca uno degli aspetti a noi più cari, rispetto al tema del regime forfettario, insomma, quello che in maniera truffaldina questo Governo ha chiamato flat tax, ma che di flat tax non ha proprio nulla. Noi in campagna elettorale abbiamo proposto al Paese un vero shock fiscale, convinti che solo attraverso una vera detassazione delle imprese, degli artigiani e delle partite IVA l'economia potesse risollevarsi. Voi non avete accettato nulla di tutto questo, avete fatto un provvedimento molto parziale e con questo ordine del giorno chiediamo, almeno, di rivedere questo approccio e di riallargare la platea che può beneficiare del regime forfettario.

Vede, noi amministriamo insieme, sottosegretario Galli, diverse realtà importanti, io chiedo a lei di parlare di più con la gente della sua terra, quegli artigiani, quegli imprenditori, piccoli o grandi, che ogni giorno lavorano e che hanno bisogno di meno tasse e non del reddito di cittadinanza. Allora, ascolti di più loro e meno i suoi compagni di viaggio in questa disavventura di Governo che state portando avanti e vedrà che riuscirete a cambiare idea e a tornare sui vostri passi. Almeno questo ordine del giorno vedete di accettarlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/53 Cattaneo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Ordine del giorno n. 9/1550/54 Mandelli, parere favorevole con riformulazione; va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/55 Novelli, invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, Presidente. Signor Viceministro, io credo che per lei l'equità, la giustizia sociale e l'attenzione per i più deboli siano dei valori e non comprendo per quale motivo il mio ordine del giorno n. 9/1550/55, che a loro in qualche modo si rivolge, debba essere rigettato.

Come lei ben sa, l'ordine del giorno chiede di valutare l'opportunità di attivare delle iniziative per chiarire i criteri attraverso cui alcune ASP che esercitano attività prevalente di carattere socio-assistenziale e previdenziale sono esentate dall'IMU e altre non lo sono. Sappiamo perfettamente che nelle aziende speciali per i servizi alla persona sono ricoverati gli anziani, le persone fragili e le persone deboli, che sono soggette anche a rette con costi molto alti. In alcuni casi lo stesso anziano collocato in un'azienda speciale rispetto a un'altra si trova costretto ad un aggravio di retta, perché quell'ASP paga l'IMU mentre un'altra, che è in un altro territorio, non la paga.

Allora, io le domando, signor Viceministro: per quale motivo non dovete prendere in esame questo argomento? Sta accadendo in Italia che alcuni comuni rivendicano il pagamento dell'IMU a queste aziende speciali e altri non lo rivendicano. Allora, mi dica: se è un principio di equità e di giustizia, chiariamo per quali aziende e per quali situazioni si è esentati dall'IMU. Peraltro, queste aziende speciali per i servizi alla persona sono convenzionate con il servizio pubblico e hanno una gran parte di non autosufficienti. Chiedo almeno di andare a fare un distinguo per la parte legata al servizio commerciale e per quella parte legata al servizio non commerciale.

Signor Viceministro, non vi costa nulla. Alla fine l'impegno è: “nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa normativa finalizzata a chiarire in modo preciso i criteri in forza dei quali le aziende pubbliche per i servizi alla persona, quando esercitano un'attività prevalentemente a carattere previdenziale, assistenziale e sanitaria, possano essere esentate dal pagamento dell'IMU”. Perché bisogna ritirarlo? Perché non lo possiamo votare? Perché non può essere approvato, signor Viceministro? Ci pensi ancora un attimo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, chiedo di sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, chiedo di sottoscriverlo anch'io.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/55 Novelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Ordine del giorno n. 9/1550/56 Bignami, c'è un invito al ritiro: i presentatori insistono per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/56 Bignami, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/1550/57 Occhiuto, su cui c'è un invito al ritiro. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/57 Occhiuto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Chiedo all'onorevole Baratto se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1550/58 formulato dal Governo.

RAFFAELE BARATTO (FI). Presidente, l'ordine del giorno che presentiamo ha l'intenzione di migliorare il decreto-legge fiscale approvato, in particolare in favore di quei contribuenti che anche attraverso le agevolazioni già previste non hanno però la possibilità di adempiere alla rottamazione così come prevista. La proposta è quella di una riduzione dell'importo capitale dovuto che vada ad agevolare una fascia di contribuenti che comunque non sarebbe in grado di far fronte alla rottamazione solamente attraverso la decurtazione delle sanzioni. Vogliamo allora incentivare l'accesso a questa forma di composizione delle controversie fiscali permettendo ad alcune categorie di contribuenti di veder riconosciuto uno sconto del 20 per cento sull'importo capitale dovuto, così da permetterne il pagamento. Questo permetterebbe di conseguenza anche all'erario di recuperare le somme che altrimenti non recupererebbe mai e non attraverso costi ingenti per quanto riguarda le procedure, e tutti sappiamo quanto siano complicate. I contribuenti in difficoltà economica a causa della crisi infatti non sarebbero mai in grado di poter restituire queste cifre.

Allora, io davvero mi rivolgo al Governo e chiedo al sottosegretario di riferire al Ministro, che va nelle trasmissioni a dire che si danno gli incentivi alle aziende per aiutarle a restare qui a lavorare. Credo che questa sarebbe una piccola dimostrazione ma vedo che neanche le piccole dimostrazioni si vogliono fare. Allora, io credo che quello che sta dicendo il Governo e gli incentivi che intende il Ministro vadano nella direzione di far chiudere le aziende e non siano volti a far rimanere le aziende a lavorare qui in Italia. Questo è ciò che dovremmo fare e non diversamente (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/58 Baratto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Ordine del giorno n. 9/1550/59 Sozzani, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sozzani. Ne ha facoltà.

DIEGO SOZZANI (FI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno, in realtà, va ad evidenziare una serie di criticità nell'ambito della discussione che è avvenuta qui alla Camera, perché il 9 gennaio, con l'atto n. 1478, si era incardinata nella IX Commissione la proposta di regolamentare il servizio del trasporto pubblico non di linea, i cosiddetti NCC.

Ebbene, dopo aver ascoltato il Governo - mi spiace che questa sera non sia presente il Vice Ministro Rixi – e dopo che il Vice Ministro aveva detto che avrebbe ascoltato con grande attenzione il parere della Commissione e dei relativi commissari rispetto a questa disposizione normativa, abbiamo appreso, in contemporanea – peraltro, mentre il Vice Ministro ci diceva questo - che al Senato, con l'introduzione dell'articolo 10-bis, si andava di fatto a censurare il lavoro che si stava facendo alla Camera dei deputati.

Ora, l'elemento fondante di tutto l'ordine del giorno riguarda comunque una categoria di lavoratori, quella degli NCC, che è importantissima per la nostra attività quotidiana, soprattutto per il numero di lavoratori che essa rappresenta. Tutte le audizioni che sono state effettuate dalla IX Commissione hanno evidenziato una serie di criticità rispetto alle normative proposte dal Governo con il decreto-legge della fine dell'anno scorso (del 30 dicembre scorso).

Vi è un elemento su cui noi chiediamo semplicemente una serie di ravvedimenti da parte del Governo, che potrebbe sicuramente rendere più fruibile questo servizio, con un concetto molto semplice, prendendo in esame le autorizzazioni che oggi sono in ambito locale - quindi, con la possibilità per questi NCC di lavorare in un ambito estremamente ridotto (infatti, capisco il comune di Roma ma nelle nostre zone, nelle zone di gran parte d'Italia, l'ambito locale è estremamente ridotto per questo tipo di lavorazione) - per spostarle da un ambito locale ad un ambito regionale. Questo elemento consentirebbe a queste categorie di lavorare e, soprattutto, di razionalizzare gli aspetti burocratica che questi NCC, con questo tipo di provvedimento, dovranno affrontare a partire dalla pubblicazione di questa normativa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/59 Sozzani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Chiedo all'onorevole Mulè se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1550/60, su cui il Governo ha espresso un invito al ritiro.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Questo è un ordine del giorno che è scritto casualmente e presentato casualmente da un parlamentare di Forza Italia, perché è un ordine del giorno governativo, cioè dovrebbe essere stato presentato da chi sta nella maggioranza.

Cosa fa questo ordine del giorno? Interviene e cerca di modificare e allargare un punto essenziale del decreto che stiamo discutendo, cioè viene data una deroga, in questo decreto, a due regioni: la regione Sicilia e la regione Sardegna. La deroga viene data agli autoservizi pubblici non di linea, cioè gli NCC. Perché soltanto a Sicilia e Sardegna? Non perché sono delle isole, ma sulla base di specificità territoriali e in base alle loro carenze infrastrutturali.

Ora, Presidente, cosa ha in più rispetto alla Sicilia e alla Sardegna, la Calabria? Ahimè nulla, nel senso che ha lo stesso tipo di deficit infrastrutturale e di collegamenti. E cosa hanno di meno le regioni colpite dal terremoto, l'Umbria, l'Abruzzo, le Marche? Nulla. Cosa ha di diverso la Liguria, se non un enorme problema di infrastrutture, seguito al crollo del ponte Morandi? Nulla.

Allora, ecco l'invito che mi permetto ancora una volta di rivolgere in maniera pressante, perché è l'ultima chiamata al Governo: questo ordine del giorno non vi vincola a nulla, se non a valutare l'opportunità di avviare un tavolo di confronto con le regioni. Cioè vi dice soltanto: accomodatevi, ascoltate le ragioni di queste regioni che hanno importanti carenze infrastrutturali e fate in modo sostanzialmente che, se ad esempio in Umbria, a Terni, c'è un NCC, esso possa andare a Spoleto, che è a pochi chilometri di distanza, anche se sono province diverse, e chi sta a Matera possa andare a Potenza; invece, in questa maniera, noi pregiudichiamo ed escludiamo questa possibilità nei confronti di regioni, imprenditori e NCC che, invece, avrebbero tutto il diritto, proprio per sopperire a queste carenze, di svolgere questo servizio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/60 Mulè, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/61 Germanà, su cui vi è un invito al ritiro. Prendo atto che si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/61 Germanà, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/62 Gelmini, su cui vi è un invito al ritiro. Prendo atto che si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/62 Gelmini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/63 Pella. Vi è un invito al ritiro. Prendo atto che si insiste per la votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Presidente, mi rivolgo in modo particolare al Vice Ministro Galli, non solo e non tanto per l'importante ruolo che svolge in quanto Vice Ministro, ma soprattutto per i ruoli passati, sia di sindaco e di presidente di provincia, anche di vice presidente vicario dell'Unione delle province italiane. Dico questo, signor Vice Ministro, perché chiederei a lei e al Governo un maggiore raccordo tra i diversi dicasteri e i ministri e i sottosegretari, su emendamenti, non solo quello che trattiamo adesso, che molte volte sono presentati da tanti colleghi, a difesa dei comuni o personali o perché suggeriti dalle associazioni territoriali qual è l'ANCI.

Perché molte volte questi emendamenti, o questi disegni, o queste proposte o ordini del giorno, fanno parte, molte volte, di intese sancite in Conferenza Stato-città, altre in incontri istituzionali tra l'associazione dei comuni italiani e il Governo, in modo particolare con sottosegretari o viceministri preparati, quali Candiani, Garavaglia o Castelli, quindi io le chiederei solamente un maggior raccordo perché, molte volte, si rischia di non dare attuazione a degli ordini del giorno che, di fatto, sono già ancor più avanti in quanto sono già sanciti in accordi in Conferenza unificata o Stato-città, o magari in accordi istituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/63 Pella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

L'ordine del giorno n. 9/1550/64 Labriola è inammissibile, mentre sul n. 9/1550/65 Siracusano c'è un parere favorevole con riformulazione; va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1550/66 Martino c'è un invito al ritiro: è ritirato o insiste per la votazione, onorevole Occhiuto? Sta bene, è ritirato.

Sull'ordine del giorno n. 9/1550/67 Cannizzaro c'è un invito al ritiro: insiste per la votazione? Va bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/67 Cannizzaro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Sull' ordine del giorno n. 9/1550/69 D'Attis c'è un invito al ritiro: lo ritira o insiste per la votazione? Lo pone in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/69 D'Attis con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Sull'ordine del giorno n. 9/1550/70 Benigni c'è un invito al ritiro: insiste per la votazione? Va bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/70 Benigni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Sull'ordine del giorno n. 9/1550/71 Angelucci c'è un invito al ritiro: insiste per la votazione? Va bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/71 Angelucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Prendo atto che l'onorevole Elvira Savino insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1550/72.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/72 Elvira Savino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/1550/73 Mazzetti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/73 Mazzetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Prendo atto che l'onorevole Pentangelo insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1550/74.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/74 Pentangelo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/1550/75 Paolo Russo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/75 Paolo Russo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/1550/76 Aprea.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/1550/76 Aprea, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/1550/77 Bartolozzi.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Io tengo a dire due parole sull'ordine del giorno perché ne ho discusso in Commissione e ho provato durante l'intervento in Aula. Presidente, discuterlo è essenziale perché ho sentito stamattina dire, in sede di dichiarazioni di voto sulla fiducia, dall'onorevole Sodano – che pure stimo perché siamo compagni di ventura in quel di Sicilia - che questa modifica dell'articolo 560 del codice di procedura civile era stata giustificata, a dire del Movimento 5 Stelle, per Sergio Bramini.

Allora Michele, io non te lo consento. Collega Sodano…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Bartolozzi.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Per il tramite della Presidenza. Presidente, la stessa cosa, mi dispiace dirlo, è stata detta dal relatore di maggioranza, cioè sempre per Sergio Bramini. Allora, non utilizziamo le persone per fare continua campagna elettorale, scrivendo delle norme che vanno in senso diametralmente opposto. Con questa norma che avete scritto non tuteliamo le persone che sono in difficoltà e che hanno una sola abitazione, ma consentiamo la permanenza dentro l'abitazione di chi ha quattro, cinque, sei abitazioni. Presidente, noi consentiamo di stare dentro l'abitazione, sino al momento in cui il bene verrà trasferito, quindi a seguito dell'aggiudicazione, a chi starà dentro le abitazioni per un mese l'anno, perché la norma non dice “abitazione permanente” o “abitazione in cui si è in via abituale”, allora la proposta, prima come emendamento e ora come ordine del giorno, è tesa ad apportare dei correttivi, proprio per far sì che l'uso del bene pignorato fosse consentito al debitore nel caso in cui ce ne fosse realmente necessità. Presidente, ho parlato con tantissimi colleghi del MoVimento 5 Stelle e con tantissimi colleghi della Lega giuristi, e tutti fuori da questa stanza mi dicono: hai ragione. Allora perché l'invito al ritiro? Perché non fermarsi e dire che l'articolato può essere riscritto in maniera diversa? Invito a un momento di riflessione, non gridiamo al vuoto. Un momento di riflessione; è un ordine del giorno, si impegna semplicemente il Governo a rivalutare l'articolato, a meglio esplicarlo, a meglio esplicitarlo, a tutela, sì, dei debitori che sono parti deboli. Non state proteggendo Sergio Bramini, state proteggendo la gente che ha cinque appartamenti che se ne vede pignorato uno solamente, o che dentro quell'immobile sta due giorni invece che un anno. È la stessa cosa, Presidente - e chiudo -, che avviene con il reddito di cittadinanza: voi non tutelate la gente che ha bisogno, ma costringete le persone, come dicono i miei concittadini, nella mia terra, a separarsi. Di fatto continueranno a vivere insieme, ma formalmente si separeranno, per ottenere il contributo entrambi, marito e moglie. Voi aiutate la gente che cerca gli éscamotage per violare un disposto normativo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, Presidente, scriviamo le norme in maniera corretta. Ribadisco che i colleghi del MoVimento 5 Stelle che sono giuristi, fino a due minuti fa, mi hanno detto che concordano con me. Viceministro, la prego di rivedere il parere, perché si tratta di un contributo migliorativo al testo. La prego veramente di ripensarci un attimo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bartolozzi n. 9/1550/77, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruffino n. 9/1550/78, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'ordine del giorno D'Ettore n. 9/1550/79, su cui vi è un invito al ritiro. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ettore n. 9/1550/79, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

L'ordine del giorno Nevi n. 9/1550/80 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n. 9/1550/81 vi è un invito al ritiro: prendo atto che si insiste per la votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n. 9/1550/81, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

L'ordine del giorno Anna Lisa Baroni n. 9/1550/82 è accolto come raccomandazione: va bene.

Sull'ordine del giorno Cortelazzo n. 9/1550/83 vi è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cortelazzo. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Presidente, intervengo per evidenziare una cosa molto semplice: lo stesso ordine del giorno venne presentato in riferimento al “milleproroghe”, a settembre, e venne accettato favorevolmente dal MEF come raccomandazione, mentre lo stesso testo oggi mi viene detto di ritirarlo perché c'è un parere contrario. Capisco il corto circuito, capisco che la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra, ma io che vengo da una terra molto popolare dico che è meglio un uovo oggi che una gallina domani, per cui, Presidente, non so se sia anomalo ma accetto l'invito al ritiro e mi tengo il voto favorevole di settembre (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Bond n. 9/1550/84 vi è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, è un argomento che ho posto all'attenzione anche in sede di discussione generale, un argomento che il Governo ha presentato e che concerne disposizioni in materia di concessioni di grandi derivazioni. Nell'ordine del giorno dico che i territori marginali, come la mia provincia, ma anche altre province come Sondrio o del Verbano, dovrebbero trattenere tutto quello che riguarda l'energia derivata da concessioni idroelettriche, ma ho preso la parola per evidenziare che il mio ordine del giorno è un copia-incolla dell'articolo 11-bis, e in esso chiedo poi di valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine di adottare una iniziativa legislativa. Mi si dice che non viene accolto, che devo ritirarlo, allora al Viceministro Galli, che è rimasto in Aula durante la discussione generale fino alla fine, dico, con molta tranquillità e senza offendere nessuno, che dovete leggerli gli ordini del giorno, perché a 30 minuti dall'inizio dell'esame degli ordini del giorno voi non avevate neanche l'elenco degli ordini del giorno accettati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché la vostra struttura, il vostro Ministero, non li avete ancora preparati, e lei era incazzatissimo! Presidente, scusi per la parola, ma me le insegna Sgarbi…

PRESIDENTE. La prego di utilizzare un linguaggio consono a quest'Aula.

DARIO BOND (FI). Quindi, impegnatevi di più (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Quindi insiste per la votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere l'ordine del giorno, perché rappresenta un esempio di federalismo, quel federalismo vero che lascia le risorse sui territori e non le accentra da Roma a Venezia ma le sposta dove veramente c'è la produzione degli impianti idroelettrici, quindi alle aree che sono oggetto di questa produzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Presidente, intervengo innanzitutto per sottoscrivere questo ordine del giorno e anche per sottolineare una curiosità. Poco fa è stato dato parere favorevole, credo giustamente, sull'ordine del giorno n. 9/1550/33 a mia prima firma, che, di fatto, ripercorre le stesse considerazioni fatte in questo ordine del giorno. Quindi, c'è questa particolarità e invito il Governo a riflettere. Il tema centrale è che con il federalismo rispetto alla proprietà delle centrali idroelettriche vogliamo evitare di sostituire centralismo con centralismo e dare piena potestà ai territori di decidere il futuro di quelle grandi derivazioni, soprattutto ai territori sui quali vi è un impatto enorme, come lo sono esattamente le province di montagna. Quindi, chiudo anche con un suggerimento: tutte queste questioni possono essere trattate in maniera virtuosa, giusto perché vogliamo collaborare nell'interesse dei cittadini, dentro le istituzioni, dentro le Conferenze delle regioni, dentro la Conferenza unificata, in modo da - lo dico così - far capire alle regioni e al Governo centrale l'importanza di coinvolgere i territori in un tema tanto delicato qual è la gestione delle nostre acque (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. A parte gli apprezzamenti personali, che lasciano il tempo che trovano, perché siamo vecchi del mestiere, però, detta questa cosa, non è che non leggiamo gli ordini del giorno. Gli ordini del giorno devono essere anche valutati dagli uffici legislativi competenti, perché ci sono incroci tra i vari Ministeri, e quindi quello che facciamo noi è la fine del lavoro di questa raccolta di pareri da parte di tutti. Dopodiché, inviterei anche io a leggere un attimo, perché mi sembra che tra gli ordini del giorno n. 9/1550/83 e n. 9/1550/84 qualche differenza sostanziale ci sia, perché da una parte si chiede una cosa, dall'altra di integrare…

DARIO BOND (FI). Sono due cose diverse!

PRESIDENTE. Onorevole Bond, lasci parlare il Vice Ministro.

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Concludo dicendo che tanto fervore federalista da parte di tanti gruppi di questo emiciclo qualche anno fa magari sarebbe stato ben accetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Rizzetto chiede di sottoscrivere l'ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Per sottoscrivere, se il collega Bond accetta, questo ordine del giorno e per dire al Governo che su questi temi non accettiamo battaglie di primogenitura. Potremmo discutere fino a domani rispetto a quanto è stato fatto. Credo che questa, però, non sia la modalità corretta con la quale approcciarci a un tema così delicato, ma in ogni caso sottoscrivo l'ordine del giorno n. 9/1550/84 Bond.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Osnato chiede di sottoscrivere l'ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bond. Ne ha facoltà, perché è intervenuto il Governo.

DARIO BOND (FI). Solo per rimarcare che il Vice Ministro Galli, con sede in via Veneto, dovrebbe rimanere lì, perché ha cambiato addirittura ordine del giorno, perché non è il n. 9/1550/83, è il n. 9/1550/35 quello a cui lei si riferiva! Ecco perché non ha letto nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/84 Bond, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/85 Fiorini, su cui c'è un invito al ritiro: si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/85 Fiorini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/86 Zanettin, su cui c'è un invito al ritiro: si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/86 Zanettin, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1550/87 Brunetta, su cui c'è un invito al ritiro: si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/87 Brunetta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

L'ordine del giorno n. 9/1550/88 Ripani è accolto come raccomandazione. Prendo atto che gli onorevoli Zucconi e Fidanza chiedono di sottoscriverlo.

Sull'ordine del giorno n. 9/1550/89 Cappellacci il parere è favorevole con riformulazione. L'ordine del giorno n. 9/1550/90 Cancelleri è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/1550/91 Giarrizzo è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/1550/93 Lombardo è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1550/94 Scutellà il parere è favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/1550/95 Elisa Tripodi il parere è favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/1550/97 Zennaro il parere è favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/1550/98 Galizia il parere è favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/1550/99 D'Uva il parere è favorevole.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Vorrei sottoscrivere, se l'onorevole D'Uva lo consente, l'ordine del giorno, che è pressoché identico a quello che ho presentato circa un mese fa alla legge di bilancio, per cui, a rigor di logica, vorrei sottoscrivere lo stesso ordine del giorno, a cui, però, il Governo ha dato parere contrario in quella circostanza, stranamente.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Certamente accetto. Va detto che non è identico, perché qui si parla di una norma generale e nazionale e non si parla di questioni territoriali.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1550/101 Dadone è accolto come raccomandazione.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa? L'ordine del giorno n. 9/1550/101 Dadone non si vota, è accolto come raccomandazione. Quindi, lei interviene per sottoscriverlo?

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Sì, Presidente, chiedo di sottoscriverlo, perché questa è stata una battaglia che abbiamo condotto in Commissione inutilmente e vedo che finalmente c'è un ordine del giorno del MoVimento 5 Stelle che, invece, lo fa proprio. È una bestialità di carattere giuridico una delega normativa che viene affidata a un regolamento. Credo che finalmente qualcuno anche nel MoVimento 5 Stelle cominci a ragionare: è una buona notizia.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/1550/102 Berardini il parere è favorevole con riformulazione.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi, non lo poniamo in votazione, perché è accettata la riformulazione. Lo vuole sottoscrivere?

VITTORIO SGARBI (MISTO). Sì, l'ordine del giorno n. 9/1550/101 a firma Dadone, in quanto eletta a Cuneo. Ho una motivazione territoriale.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/1550/102 Berardini il parere è favorevole con riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1550/103 Amitrano il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1550/104 Spessotto il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/1550/105 Scanu è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1550/107 Menga il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/1550/108 De Girolamo è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/1550/109 Casa è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1550/110 D'Ambrosio il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1550/111 Fragomeli vi è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Chiaramente chiedo che sia posto in votazione e vorrei precisare il perché. Questo tema forse è un po' sottovalutato, mi rendo conto che l'ora non aiuta, però, siccome stiamo parlando di un decreto sulle semplificazioni e siamo nella cosiddetta era digitale, e vi siete occupati giustamente dell'introduzione del tema delle piattaforme digitali e anche di elementi importanti e innovativi come la blockchain o il tema dello smart contract, allora ho cercato ai fini collaborativi…posso, Presidente, o c'è uno smottamento in corso?

PRESIDENTE. Colleghi, scusatemi, non solo la seduta non è finita, ma sta intervenendo un vostro collega…colleghi, colleghi del MoVimento 5 Stelle…Tutti, sto richiamando, onorevole D'Uva, stia tranquillo.

Prego, onorevole Fragomeli.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. Come dicevo, siccome sono intervenuti su temi importanti e di grande innovazione, come lo smart contract che, sostanzialmente, prevede una validazione temporale elettronica delle parti di un contratto e, quindi, per la prima volta si entra a pieno titolo con la tecnologia in norme di valore come quelle contrattuali, però, ci si dimentica di una questione che abbiamo affrontato anche la settimana scorsa, sul referendum, e cioè l'importanza di riconoscere la soggettività e l'identificazione di un soggetto che sottoscrive in formato digitale. Allora, il mio ordine del giorno non dice altro che utilizzare la carta d'identità elettronica che oggi è estesa al 70 per cento dei comuni italiani, siccome la carta d'identità elettronica prevede un sistema sicuro di riconoscimento dell'identità elettronica, appunto, perché c'è un dato biometrico, che può essere l'impronta digitale. Quindi, io non capisco perché vi siete posti il problema di creare innovazione, di studiare nuove piattaforme che rendano più affidabile e più sicuro il documento elettronico e non vi siete preoccupati di chi lo sottoscrive il documento elettronico o qualsiasi tipo di documento in formato digitale che è appunto il soggetto sottoscrivente. Quindi, la carta d'identità elettronica permette di arrivare al terzo livello di sicurezza, perché abbiamo provato con le password, siamo arrivati allo SPID, ma ci manca un altro elemento cruciale che è quello di essere sicuri e certi del soggetto che sottoscrive un documento.

Quindi, non capiamo perché non si possa utilizzare la carta d'identità elettronica per uno sviluppo da questo punto di vista…

PRESIDENTE. Colleghi, le foto in Aula… Siccome ci sono stati dei precedenti poco piacevoli, vi chiedo di evitare, grazie.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Per il riconoscimento e quindi l'accertamento dell'identità di una persona che chiaramente che può essere utilizzata per svariate cose. Non vorremmo, e concludo, che in qualche modo si pensi alle piattaforme digitali, come quella Rousseau, dove basta un click o un flag per attestare l'identità di una persona. Quindi, vi chiediamo di fare un supplemento di indagine e pensare che se si introducono nuovi sistemi digitali deve essere riconosciuto anche il diritto all'identità di chi sottoscrive tali documenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MATTEO DALL'OSSO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno. Lo dico con calma e pacatezza, così ci rilassiamo un attimo.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Chiedo di sottoscrivere anch'io, mi sembra un ottimo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1550/111 Fragomeli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Ordine del giorno n. 9/1550/112 Deidda, parere favorevole con riformulazione, va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/113 Mollicone, parere favorevole con riformulazione, va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/114 Gemmato, accolto come raccomandazione, va bene.

Ordine del giorno n. 9/1550/115 Dal Moro, accolto come raccomandazione, va bene.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 10, per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per la semplificazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione la senatrice Gisella Naturale, in sostituzione della senatrice Elena Botto, dimissionaria.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani, a partire dalle ore 11,30, l'informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro dell'Economia e delle finanze, sui dati ISTAT relativi al prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2018.

Avverto inoltre che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi relativa alla discussione sulle comunicazioni del Ministro degli affari esteri sui recenti sviluppi della situazione in Venezuela (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

Colleghi della Lega, sta intervenendo una vostra collega…

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Il 10 febbraio è il Giorno del ricordo, solennità civile nazionale italiana istituita con la legge n. 92 del 2004 e diretta a conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo degli istriani, dei fiumani, dei dalmati italiani dalle loro terre durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Come riportato sui media a Parma la sezione dell'ANPI, dell'ANPPIA che è l'Associazione nazionale perseguitati politici antifascisti, e il Comitato antifascista antimperialista hanno organizzato un incontro in una sala cinematografica per trattare questo tema, secondo una visione storicamente distorta. Cito i titoli di alcuni contributi: ‘I morti delle foibe riconosciuti, quasi tutti delle Forze armate dell'Italia fascista', ‘La foiba di Basovizza: un falso storico'. Insomma, nel 2019, a Parma, città medaglia d'oro della Resistenza, quindi, una città in cui i valori della democrazia dovrebbero essere particolarmente forti, città prescelta quale capitale italiana della cultura per il 2020, si sfrutta la ricorrenza del Giorno del ricordo per organizzare un convegno negazionista che dà una versione falsa e politicamente deviata di una delle pagine più tristi della storia d'Italia. Se il convegno ha come intento, come credo, anche quello di alimentare tensioni e riaprire ferite, non si comprende come a Parma l'amministrazione comunale non abbia preso le distanze e non abbia ritenuto di modificare l'intitolazione di una via al maresciallo Tito, qualificato come Capo di Stato, ma ormai riconosciuto unanimemente come il mandante dei massacri delle foibe, che hanno fatto almeno 20.000 vittime, di cui 2.500 solo nella foiba di Basovizza e a questi si aggiungono i 5.000 italiani scomparsi nei campi di concentramento jugoslavi. Eventi come questo, che travisano la vera ricostruzione di un passato doloroso per gli italiani, devono essere condannati unanimemente. Non si può negare o svilire un dramma di queste dimensioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carbonaro. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, il 2 febbraio, il fiume Reno ha esondato, rompendo l'argine in località Boschetto di Castel Maggiore, provocando l'allagamento di un'importante porzione di territorio. Sono circa 300 le persone che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni e ingenti i danni all'agricoltura. Alla luce di quanto accaduto, appare incomprensibile il ritardo della regione Emilia Romagna nell'ultimazione dei lavori per la mitigazione del rischio idrogeologico, già finanziati con 43,4 milioni di euro in virtù di un accordo in essere tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dell'ambiente.

In particolare per il ripristino e la sistemazione dell'area di Passo Pioppe era previsto un intervento da 220.000 euro, lavoro che non solo non è stato ultimato, ma che parrebbe tra le cause principali dell'esondazione che ha costretto 300 cittadini a lasciare le loro case. Si tratta di un ritardo difficilmente comprensibile, soprattutto in considerazione del fatto che questi interventi erano stati finanziati proprio in virtù della necessità di essere realizzati tempestivamente e di essere rapidamente cantierabili.

A causa dei cambiamenti climatici, eventi atmosferici di questo tipo saranno sempre più frequenti ed intensi. Dobbiamo, pertanto, evitare di operare sempre in emergenza. Da questo punto di vista pare paradossale l'inerzia del Presidente della regione Emilia Romagna, soprattutto in virtù dei poteri speciali che il ruolo di commissario del Governo gli consentirebbe di esercitare. Il nostro territorio va protetto, preservato e tutelato, prima, non dopo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Alzarsi in piedi, quando l'insegnante entra in Aula? Sì, certamente. Ma nei dieci anni che sono stato parlamentare europeo, ogni volta che entrava nell'emiciclo, a Strasburgo o a Bruxelles, il Presidente, tutti, lo ripeto, tutti i parlamentari europei, di tutti gli Stati, lo ripeto, di tutti gli Stati, si sono sempre alzati in piedi in segno di rispetto.

Ho constatato e visto che in quest'Aula, quando entra il Presidente della Camera, solo i funzionari e qualche raro caso, specialmente, del gruppo di Fratelli d'Italia, si alzano in piedi. Non sarebbe meglio in segno di rispetto che tutti quanti noi parlamentari ci alzassimo in piedi quando entra il Presidente della Camera? Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aresta. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, vorrei segnalare a quest'Aula la gravissima situazione che da mesi incombe sul centro per l'impiego di Brindisi, punto di riferimento per disoccupati e inoccupati di almeno sette comuni dopo che due anni fa si decise di chiudere quello di Mesagne.

Nel centro di Brindisi vi è una grave carenza di personale e i sindacati parlano della necessità di almeno venti nuove assunzioni. È assurdo dover pensare che in tale importante ufficio, oggetto di plurime segnalazioni da oltre tre anni, non vi siano investimenti da parte della regione Puglia per un servizio così nevralgico, tanto che gli operatori sono costretti a servirsi di sistemi informatici oramai obsoleti.

Per non parlare poi delle code agli sportelli davvero assai limitati nella loro operatività e che riescono a gestire a fatica un accesso per non più di 60 utenti al giorno.

Il cittadino, dopo avere magari atteso tutta la mattinata e pure nei giorni precedenti, è spesso costretto a tornare a casa e a tentare la fortuna il giorno successivo. Arrivano notizie di persone che, pur di garantirsi il proprio turno, sono costrette a giacere nelle proprie autovetture parcheggiate nei pressi del centro, anche con problemi di ordine pubblico. Una vera assurdità per un Paese come il nostro!

I centri per l'impiego devono realmente fungere da supporto, specialmente in questa fase in cui si è finalmente partiti con il reddito di cittadinanza per le sorti di 5 milioni di cittadini. Il Governo ha stanziato un miliardo di euro inseriti in legge di bilancio. Le regioni sono autorizzate ad assumere, con aumento della rispettiva dotazione organica, fino a complessive 4 mila unità da destinare ai centri per l'impiego.

La stessa regione Puglia con le scellerate politiche del governatore Emiliano si deve adoperare - e velocemente anche - affinché tali assunzioni siano fatte nei modi e nei tempi previsti, così migliorando la vita anche dei tanti brindisini.

Nelle prossime ore con la collega Palmisano, che è accanto a me, svolgeremo atto di sindacato ispettivo sul centro per l'impiego di Brindisi non per alzare polveroni mediatici ma per essere al fianco degli operatori e delle migliaia di cittadini costretti a subire disservizi a causa dell'inerzia di chi non si è ancora attivato nei propri specifici ambiti…

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S). …continuando a scaricare le proprie responsabilità sull'attuale Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (M5S). Grazie, Presidente. Esattamente 42 anni fa, il 6 febbraio 1977, venivano brutalmente uccisi due agenti della polizia stradale, il maresciallo Luigi D'Andrea, di 32 anni, e l'appuntato Renato Barborini, di 27 anni. Quella mattina erano in servizio di pattuglia nei pressi del casello autostradale di Dalmine, in provincia di Bergamo, quando videro un'autovettura procedere a grande velocità. A bordo si trovava Renato Vallanzasca, responsabile di numerose rapine, sequestri di persona e omicidi, e altri due componenti della sua banda criminale. Dopo aver fermato l'autovettura, gli occupanti improvvisamente aprirono il fuoco nei confronti dei due poliziotti che, rispondendo a loro volta, uccisero uno dei tre criminali. Purtroppo, anche i due agenti di polizia vennero colpiti mortalmente da numerosi colpi d'arma da fuoco.

Luigi D'Andrea e Renato Barborini sono morti in servizio, hanno perso la vita per difendere la nostra sicurezza. A loro va la nostra riconoscenza per la loro forza e il loro coraggio e a noi il dovere di mantenere sempre viva la memoria di questi servitori dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, parliamo sempre delle autostrade in concessione al Consorzio per le autostrade siciliane. Oramai è uno stillicidio giornaliero di incidenti, disservizi e problemi dovuti in prevalenza al cattivo stato delle autostrade. Ieri il prefetto di Messina con un'ordinanza ha chiuso il tratto autostradale della A18 Messina-Catania da Giardini-Naxos a Roccalumera, un tratto che misura più di venti chilometri, e ne è stata preclusa la circolazione ai mezzi leggeri.

Le auto provenienti da Catania e marcianti in direzione di Messina infatti saranno costrette a uscire al casello di Giardini-Naxos, percorrere la strada statale e immettersi di nuovo in autostrada al casello di Roccalumera. Lo ripeto: ben più di venti chilometri più avanti. I mezzi pesanti continueranno a percorre l'autostrada con l'introduzione di un senso unico alternato che sarà disciplinato con l'ausilio della polizia stradale. Avete sentito bene: un senso unico alternato!

Presumo mettano dei semafori in autostrada, che è tale ormai solo di nome.

Il motivo è presto detto: il manto stradale, già in pessime condizioni, a causa della pioggia è diventato un campo da golf, pieno di buche che causano danni alle auto oltre che mettere a repentaglio la vita dei cittadini.

Già ieri sera e ancora stamane presto i malcapitati che percorrevano quell'autostrada sono stati costretti a code e a rallentamenti a causa di decine di auto ferme nell'unica corsia di marcia disponibile, con le ruote squarciate per via del manto stradale divelto.

Ogni giorno ricevo decine di denunce di disservizi da imputare alla mala gestione del Consorzio per le autostrade siciliane, che ha in gestione due delle arterie più importanti dell'intera regione siciliana: la A18 Messina-Catania e l'A20 Messina-Palermo. Due importanti arterie commerciali che collegano le tre città metropolitane della regione. Entrambi i tratti presentano evidenti problemi di sicurezza e solo l'assessore regionale sembra non accorgersene.

Insieme al Governo nazionale stiamo mettendo tutto il nostro impegno affinché queste problematiche vengano risolte il prima possibile…

PRESIDENTE. Concluda.

ANGELA RAFFA (M5S). …e affinché i cittadini, percorrendo queste strade, si sentano finalmente sicuri per la loro incolumità e per quella degli altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Grazie, Presidente. C'è un'enorme discarica abusiva di svariate tonnellate di rifiuti industriali derivanti dalle lavorazioni degli impianti del polo siderurgico - loppa, scorie d'altoforno e altro - che, esposta all'azione degli agenti atmosferici, ha riversato nei terreni e nell'ambiente circostante sostanze altamente tossiche e cancerogene come diossine, furani, PCB, idrocarburi e metalli vari.

È la conclusione a cui sono giunti i carabinieri del NOE dopo aver verificato la composizione delle cosiddette “collinette ecologiche”, quelle che dovevano rappresentare una sorta di barriera fra lo stabilimento ex Ilva e oggi ArcelorMittal e i cittadini che popolano il quartiere a ridosso dello stesso.

È la fredda descrizione dei fatti che ha indotto la procura presso il tribunale di Taranto a far scattare il sequestro preventivo di un'area di circa 90 mila metri quadrati ed è la diagnosi che ribadisce, ancora una volta di più, come nella città ionica l'emergenza ambientale e sanitaria sia un fenomeno permanente.

Le inchieste avviate negli anni scorsi e sfociate nel maxiprocesso, che vede tuttora il colosso siderurgico sotto accusa per reati gravissimi in materia di inquinamento, non sono bastate a indurre chi gestisce la più grande acciaieria d'Europa al rispetto della legge.

Gli accertamenti investigativi che hanno scoperto questo ennesimo sfregio alla città di Taranto sono partiti nella seconda metà del 2018 e hanno fatto leva sugli esiti delle analisi svolte dall'Agenzia regionale protezione ambiente della regione Puglia.

In poche parole, secondo i tecnici quelle collinette, tre in tutto di proprietà dell'Ilva in amministrazione straordinaria, non sono servite per il loro reale scopo e, cioè, porre un argine fra gli effetti della lavorazione industriale e il diritto della popolazione a respirare aria pulita. Invece, sono state utilizzate dai responsabili dell'accaduto per liberarsi di una quantità enorme di rifiuti nocivi, il cui regolare smaltimento avrebbe comportato un costo economico rilevantissimo ma mai paragonabile al costo umano che per l'inquinamento un territorio come quello tarantino sta sopportando da decenni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Tra il dire e il fare c'è sempre una bella differenza e il 3 febbraio abbiamo appreso dal Ministro dell'interno - ovviamente via Facebook, cioè la fonte ufficiale di comunicazione governativa - che siamo in procinto di assistere alla chiusura di grandi CARA; io non posso che segnalare che fra questi centri è indicato anche il CARA di Palese Bari, che vede e ha visto anche 1.400-1.500 migranti, ma oggi ha 96 dipendenti e 350 migranti.

Allora, il problema è: si chiude? Non si chiude? Si apre? Rimane, resta o viene ridimensionato? Questi 96 dipendenti che fine fanno? E questi 350 migranti dove saranno spalmati (il termine mi sembra utilizzato una volta tanto in modo plastico)?

Io credo che questo problema sia molto grave, cioè nel senso che gli annunci - e diceva Sciascia che non è il fatto che crea la notizia ma la notizia che crea il fatto - anche qui esagerano, perché di fronte a questi problemi dei territori il Mezzogiorno - e qualcuno è bene che lo sappia - nella linea Maginot che va da Roma in su, ha impattato il fenomeno dei migranti per primo, e non sarebbe giusto che, oggi, le chiusure andassero a penalizzare proprio quei territori che invece poi, nell'incertezza sulla fine di questi migranti e di questo personale, sarebbero fortissimamente penalizzati da queste scelte “facebookiane” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie a lei, sono così esauriti gli interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 7 febbraio 2019 - Ore 10:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 989 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione (Approvato dal Senato). (C. 1550)

Relatori: CESTARI (per la V Commissione); CARABETTA (per la X Commissione).

(ore 11,30)

2. Informativa urgente del Governo sui dati ISTAT relativi al prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2018.

La seduta termina alle 22,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 le deputate De Angelis e Patelli hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 8 il deputato Potenti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 la deputata Cavandoli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario dal voto;

nella votazione n. 3 il deputato Franceschini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 11 la deputata Di Stasio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 11 alla n. 44 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 12 il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 il deputato Andrea Crippa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 16 e 32 il deputato Buratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 20 e 21 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 22 il deputato Sensi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 24 e 36 il deputato Bubisutti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 i deputati Iorio e Ubaldo Pagano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 34 il deputato Furgiuele ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 36 il deputato Cantalamessa ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 41 la deputata Serracchiani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1550 - odg 9/1 497 497 0 249 229 268 22 Resp.
2 Nominale odg 9/1550/2 501 500 1 251 224 276 22 Resp.
3 Nominale odg 9/1550/3 503 489 14 245 117 372 22 Resp.
4 Nominale odg 9/1550/4 500 499 1 250 112 387 22 Resp.
5 Nominale odg 9/1550/7 500 391 109 196 118 273 22 Resp.
6 Nominale odg 9/1550/21 500 495 5 248 220 275 22 Resp.
7 Nominale odg 9/1550/24 500 497 3 249 207 290 22 Resp.
8 Nominale odg 9/1550/25 498 484 14 243 191 293 22 Resp.
9 Nominale odg 9/1550/29 503 476 27 239 199 277 22 Resp.
10 Nominale odg 9/1550/30 504 503 1 252 227 276 22 Resp.
11 Nominale odg 9/1550/31 495 495 0 248 227 268 22 Resp.
12 Nominale odg 9/1550/36 493 491 2 246 225 266 22 Resp.
13 Nominale odg 9/1550/37 493 492 1 247 224 268 22 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/1550/39 494 493 1 247 226 267 22 Resp.
15 Nominale odg 9/1550/51 491 490 1 246 222 268 22 Resp.
16 Nominale odg 9/1550/52 489 385 104 193 119 266 22 Resp.
17 Nominale odg 9/1550/53 489 392 97 197 119 273 22 Resp.
18 Nominale odg 9/1550/55 482 481 1 241 218 263 22 Resp.
19 Nominale odg 9/1550/56 481 389 92 195 117 272 22 Resp.
20 Nominale odg 9/1550/57 481 480 1 241 220 260 22 Resp.
21 Nominale odg 9/1550/58 485 484 1 243 207 277 22 Resp.
22 Nominale odg 9/1550/59 477 464 13 233 179 285 22 Resp.
23 Nominale odg 9/1550/60 476 464 12 233 176 288 22 Resp.
24 Nominale odg 9/1550/61 471 466 5 234 183 283 22 Resp.
25 Nominale odg 9/1550/62 476 475 1 238 111 364 22 Resp.
26 Nominale odg 9/1550/63 468 467 1 234 205 262 23 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/1550/67 472 471 1 236 111 360 23 Resp.
28 Nominale odg 9/1550/69 472 355 117 178 88 267 23 Resp.
29 Nominale odg 9/1550/70 470 469 1 235 113 356 23 Resp.
30 Nominale odg 9/1550/71 475 380 95 191 112 268 23 Resp.
31 Nominale odg 9/1550/72 470 360 110 181 87 273 23 Resp.
32 Nominale odg 9/1550/73 475 464 11 233 189 275 23 Resp.
33 Nominale odg 9/1550/74 472 380 92 191 113 267 23 Resp.
34 Nominale odg 9/1550/75 467 466 1 234 202 264 23 Resp.
35 Nominale odg 9/1550/76 472 471 1 236 198 273 23 Resp.
36 Nominale odg 9/1550/77 466 379 87 190 116 263 23 Resp.
37 Nominale odg 9/1550/78 465 373 92 187 108 265 23 Resp.
38 Nominale odg 9/1550/79 455 366 89 184 102 264 23 Resp.
39 Nominale odg 9/1550/81 461 459 2 230 172 287 23 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 44)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale odg 9/1550/84 457 453 4 227 187 266 24 Resp.
41 Nominale odg 9/1550/85 453 452 1 227 189 263 24 Resp.
42 Nominale odg 9/1550/86 450 416 34 209 153 263 23 Resp.
43 Nominale odg 9/1550/87 450 338 112 170 75 263 23 Resp.
44 Nominale odg 9/1550/111 428 427 1 214 159 268 23 Resp.