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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 103 di mercoledì 19 dicembre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MIRELLA LIUZZI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Colletti, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Gallinella, Gallo, Gava, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Lupi, Maggioni, Molinari, Morelli, Morrone, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Spadafora, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,36).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00080, Scalfarotto ed altri n. 1-00089, Fornaro ed altri n. 1-00095, Emanuela Rossini ed altri n. 1-00096 e Gregorio Fontana ed altri n. 1-00099 concernenti la sottoscrizione del cosiddetto Global compact in materia di migrazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00080 (Ulteriore nuova formulazione), Scalfarotto ed altri n. 1-00089, Fornaro ed altri n. 1-00095, Emanuela Rossini ed altri n. 1-00096 e Gregorio Fontana ed altri n. 1-00099, concernenti la sottoscrizione del cosiddetto Global compact in materia di migrazioni (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di martedì 18 dicembre si è svolta la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione D'Uva e Molinari n. 1-00102 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni presentate.

Nel frattempo, colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto magistrale Margherita di Savoia, di Roma, che sono venuti ad assistere alla nostra seduta. Buongiorno, ragazzi, siamo in apertura di seduta e, quindi, è un piacere avervi qui (Applausi).

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Viceministra agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione di maggioranza D'Uva e Molinari n. 1-00102; esprime parere contrario sulle mozioni Meloni ed altri n. 1-00080 (Ulteriore nuova formulazione), Scalfarotto ed altri n. 1-00089, Fornaro ed altri n. 1-00095, Emanuela Rossini ed altri n. 1-00096 e Gregorio Fontana ed altri n. 1-00099, concernenti la sottoscrizione del Global compact in materia di migrazioni.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, noi, ieri, avevamo chiesto la presenza del Ministro Moavero o del Presidente Conte visto che loro, in prima persona, si erano espressi sulla questione e che, oggi, si vota all'ONU sull'argomento. E, quindi, volevamo capire da parte loro, direttamente, quale fosse la posizione del Governo. Ci aspettavamo la loro presenza, anche se la cortese Viceministro ha espresso i pareri sulle mozioni, delle quali una è arrivata questa mattina e, quindi, bene o male, ancora non c'è stato il tempo di riflettere approfonditamente sulle modalità di fuga che il Governo ha scelto. Però ci aspettavamo questa presenza e volevamo capire se almeno il Ministro degli esteri è intenzionato, prima della conclusione dei lavori, a venirci a raccontare che cosa è accaduto lunedì all'ONU, se ha dato indicazione all'ambasciatrice Zappia di voto sul Global compact per i rifugiati e che cosa l'Italia intende fare, oggi, all'Assemblea delle Nazioni Unite. Se, invece, non c'è comunicazione su questo, ne prenderemo atto, perché è un altro segnale della mancanza di coraggio di questo Governo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lollobrigida; naturalmente la Presidenza ha fatto sapere al Governo, che peraltro era presente in Aula, la sua richiesta e anche quella della collega Rossini. Il Governo comunque è presente e, quindi, noi proseguiremo con i nostri lavori.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, vorrei soltanto ricordare che sul finire della seduta di ieri avevo fatto una richiesta - a cui si era associato, poi, anche il collega Fiano - rivolta al Presidente Fico, in ordine all'informativa che il Presidente del Consiglio farà questa mattina al Senato sulla vicenda dell'accordo con l'Unione europea relativamente alla legge di bilancio.

C'era stata una nostra richiesta affinché analoga informativa fosse fatta anche in questa sede, in quest'Aula. Volevo capire se c'erano stati dei contatti con il Governo e, quindi, se c'era una risposta a questa nostra richiesta.

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, come le ho detto ieri sera, perché eravamo insieme, qui, naturalmente il Presidente Fico è stato informato; avrà fatto le valutazioni d'uso con il Governo e, nel corso della giornata, se ci saranno novità, la informerò senz'altro. Comunque, il Presidente Conte, come lei ha ricordato, è, oggi, al Senato a dare comunicazioni in quel ramo del Parlamento.

Bene, se non ci sono altre osservazioni, io andrei avanti.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente e colleghi, il documento su cui siamo chiamati, oggi, ad esprimerci è il risultato di due anni di lavoro senza precedenti per partecipazione di Paesi, per condivisione di dati empirici e analisi e per elaborazioni di strategie comuni a lungo termine che affrontano in modo organico l'emergenza delle migrazioni.

Il nostro Paese, quale Paese di primo approdo, per collocazione geografica, non può che sentirsi pienamente coinvolto in tale iniziativa che, tra l'altro, ha accolto molte delle richieste italiane riguardo ai migranti, nel documento. Nessun Paese può gestire da solo un fenomeno che è transnazionale. Questo è uno dei punti chiave del documento e a cui noi non potevamo che aderire.

Questo lavoro è stato promosso da un'organizzazione super partes qual è l'ONU, organismo che non è connotato politicamente e nemmeno lo sono 164 Paesi in modo univoco. Quindi, possiamo dire che se è un organismo super partes, non può che accogliere un problema che è super partes e che deve vedere una responsabilità condivisa anche nel nostro Paese.

Lo dico perché il tentativo di polarizzare la discussione, e in generale la discussione sui migranti, su questo piano di polarizzazione politica, è sterile e inutile, ma non solo, mira a distogliere la nostra attenzione sui punti chiave, su cui non possiamo che essere tutti d'accordo, ovvero evitare migrazioni incontrollate, lasciate in mano a un traffico illecito di migranti, e stabilire accordi per rimpatri e rimpatri sicuri. A oggi, Paesi come Nigeria e Bangladesh non hanno alcun accordo con il nostro Paese; questi Paesi hanno aderito al Global compact, impegnandosi ad attenuare le cause delle migrazioni e riducendo i fattori strutturali nel loro Paese.

Ora, fare aderire il nostro Paese al Global compact, come noi chiediamo in questa mozione, è lungimirante e la politica deve guardare al futuro, per prevenire. Questa è un'occasione importante e imperdibile; è anche unica. Molti dicevano che è uno dei tanti trattati; non è così, anche perché, per il nostro Paese, entrare a pieno titolo in un forum di tale rilevanza, adottando un documento programmatico di indirizzo politico, ma politico alto, a cui noi abbiamo contribuito in maniera significativa, significa passare dalle parole ai fatti. Perché garantire sicurezza vera, cioè futura e strategica per il nostro Paese, significa seguire una strada che non può che vedere, da un lato, regole certe ma condivise, perché se ci sono Paesi che inficiano e annullano le regole che ha adottato il tuo Paese è chiaro che non si va da nessuna parte, dall'altro, però, tale strada coinvolge anche un lavoro di rete e questa rete non può che essere internazionale. Soprattutto nella sicurezza, condividere informazioni e know how è imprescindibile. Pertanto, noi chiediamo al Governo di non escludere, anzi, di aderire e di impegnarsi ad aderire a questa iniziativa che è veramente importante per il nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Noi come +Europa siamo già intervenuti più volte su questa questione. Voglio provare a fare in pochi secondi solo una sintesi della nostra posizione. Noi riteniamo che stiamo compromettendo il lavoro duraturo fatto in oltre due anni di concertazione tra più di duecento Paesi. Sono processi lunghi e complessi ma scontano il fatto che abbiamo un mondo costruito attorno a Stati-nazione ancora e che quel poco o tanto di integrazione che siamo riusciti a raggiungere nel nostro continente è un valore aggiunto anche per questo, perché dimostra comunque un tentativo, un lavoro e una sostanza importante per poter poi affrontare delle sfide che ormai sono da tempo non più nazionali.

Tra l'altro, di tutto questo di cui stiamo discutendo l'Italia è stata tra i promotori e non casualmente tra i promotori, perché non è che ci divertiamo ad aprire o a partecipare attivamente ai negoziati internazionali su qualsiasi tema, ma perché evidentemente è una questione che tocca nel vivo la carne di questo Paese, perché siamo esposti in prima linea.

E poi la cosa che abbiamo cercato di ricordare e di far capire a tutti è che, come avviene nel diritto internazionale, qui stiamo parlando di una Convenzione che stabilisce dei principi, che dà un perimetro, che richiama dei cardini fondamentali della convivenza fra i popoli, fra le nazioni e all'interno di ogni nazione e di ogni Stato per quello che attiene ai diritti fondamentali e, quindi, non ci sono vincoli in senso stretto. Non è vero quando si dice o ci dicono che per il fatto che aderiamo o non aderiamo e ci comportiamo in un certo modo in un negoziato internazionale questo significa che ci stiamo spossessando della nostra sovranità. Il problema è che ci spossessiamo della nostra sovranità se diventiamo incapaci di agire a livello internazionale, se diventiamo incapaci di controllare e di gestire dei fenomeni internazionali. E, quindi, l'argomento retorico per cui isolarci ci permette di controllare le cose a casa nostra diventa fittizio quando per controllare le cose a casa nostra abbiamo semplicemente bisogno di costruire dialogo, raccordo e iniziativa con gli altri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, signora Viceministra, secondo le stime ufficiali sono oltre 250 milioni i migranti a livello globale. È un fenomeno antico quello della migrazione e noi italiani lo sappiamo bene, ma non c'è dubbio - non c'è dubbio! - che la globalizzazione abbia accentuato e incrementato la mobilità umana e, dunque, gli spostamenti di popolazione. Come si poteva pensare, d'altronde, che la libera circolazione di capitali, di merci, di informazioni e di attività produttive non avrebbe portato con sé anche un più vasto movimento di esseri umani? Come sarebbe concepibile questo? E, dunque, si tratta di uno dei tratti che maggiormente contraddistinguono questa fase della storia dell'umanità ed era logico, quindi, che l'Organizzazione delle Nazioni Unite, l'ONU, se ne occupasse e se ne occupasse attraverso una conferenza internazionale e con l'obiettivo di produrre un documento condiviso.

Lo dico perché una certa propaganda, diciamo un po' paranoica, vede nel Global compact for migration un disegno perverso, addirittura di sostituzioni etniche su scala globale e purtroppo - purtroppo! - c'è anche qualcuno che ci crede. Era giusto, quindi, che l'ONU se ne occupasse? Certo! Era giusto, era necessario, era indispensabile.

E faccio una seconda domanda: è nell'interesse dell'Italia oppure no che la comunità internazionale si faccia carico di questo governo del fenomeno migratorio, del possibile governo del fenomeno migratorio - e qui cito anche il documento dell'ONU - in modo sicuro, ordinato e regolare? Certo, è nel nostro interesse, lo è.

Come ha detto nei giorni scorsi il Presidente Mattarella, non si può governare il fenomeno migratorio da soli. Infatti, nessuna sfida può essere affrontata e vinta dai singoli Stati. Ma quante volte, colleghi e colleghe, anche in quest'Aula abbiamo denunciato il fatto che l'Unione europea lasciava sola l'Italia di fronte ai flussi di migranti e di richiedenti asilo? Quante volte lo abbiamo detto? E ora che la comunità internazionale dimostra di volersene occupare, il nostro Governo che fa? Si tira fuori, anzi denuncia quell'atto come un'ingerenza.

E, allora, comincio a pensare che a voi del Governo in realtà piaccia questa situazione di isolamento e vi stia bene che gli altri non assumano le proprie responsabilità. Non mi spiegherei altrimenti la vostra ostilità al Global compact e il fatto che avete scelto come alleati in Europa proprio quei Paesi che di farsi carico dei flussi migratori non vogliono proprio saperne e questo la dice lunga sulle vostre scelte. Vi piace l'isolamento, vi piace l'isolamento perché preferite scaricare su altri le vostre responsabilità e perché il caos vi è più congeniale. Se il fenomeno migratorio fosse ben governato - e può essere ben governato - non avreste più argomenti per la vostra propaganda a buon mercato.

Ma passiamo ai contenuti, signor Presidente, di quello che si chiama Global compact for safe, orderly and regular migration, quindi un'emigrazione sicura, ordinata e regolare. È chiaro? Sicura, ordinata e regolare. E, dunque, i principi fondamentali a cui si ispira sono quelli della lotta alla xenofobia, allo sfruttamento e al traffico di essere umani, al potenziamento dei sistemi di integrazione, dell'assistenza sanitaria, di programmi di sviluppo, di procedure di frontiera che rispettino la Convenzione di Ginevra del 1951. E allora mi spiegate, colleghe e colleghi della Lega e del MoVimento 5 Stelle, perché siete contrari a questi principi? Si prevede anche un maggiore sostegno ai Paesi e alle comunità che ospitano il maggior numero di rifugiati. Perché siete contrari anche a questo? Non è un documento vincolante e anzi si riconosce - e cito il testo - “il diritto sovrano degli Stati a determinare la loro politica migratoria nazionale”.

Avete capito o no che si riconosce questo diritto, questo diritto sovrano degli Stati? E le sue iniziative sono finanziate con contributi volontari dei Paesi che vogliono farlo. Quindi, anche da questo punto di vista non c'è un appiglio.

Quindi, che cosa temete? Che cosa vi fa paura? Io penso che niente vi possa fare paura di questo documento e sapete benissimo che non avete nulla da temere e che usate questa discussione per agitare, ancora una volta, lo spauracchio dell'immigrazione e dei complotti mondiale ai nostri danni. Andiamo avanti con spauracchi e complotti!

Ma io mi aspetto questo da partiti come Fratelli d'Italia o la Lega, che oramai indicano i migranti come capro espiatorio di tutti i mali del nostro Paese. Ma non capisco, veramente non capisco, i parlamentari del MoVimento 5 Stelle. Davvero, colleghi e colleghe, non vi capisco. Non era questa la vostra linea sull'immigrazione e abbiamo ascoltato diversi vostri esponenti, in questi giorni, pronunciarsi a favore del Global compact: lo ha fatto il Presidente Fico, l'onorevole Brescia ed altri ancora. E che cosa è successo? E ora non vi è bastato di votare il cosiddetto “decreto sicurezza”, non vi è bastato? Non ci si vende l'anima per qualche ministero, care colleghe e cari colleghi, non si fa questo!

E ora, Presidente, con la mozione della maggioranza vanno a decidere di non decidere. Ma decidere di non decidere è veramente una prima in assoluto, una vera vergogna, anche perché questa vicenda ha avuto una conseguenza anche per ciò che riguarda la credibilità e il prestigio internazionale del nostro Paese; e anche qui una prima: il Presidente del Consiglio ribadisce al Segretario generale il sostegno dell'Italia al Global compact e poi improvvisamente, intervenendo in Aula sul “decreto sicurezza”, c'è un colpo di scena: il Ministro dell'interno lo smentisce e intima di non andare alla Conferenza di Marrakech. È questo ciò che avviene: l'Italia non è stata rappresentata a una conferenza promossa dalle Nazioni Unite per discutere un atto importante e lo ha fatto insieme alla solita comitiva del gruppo di Visegrad.

Allora, vorrei sapere a questo proposito se il Ministro Moavero si è accorto che sono cambiate le alleanze del nostro Paese nel sistema europeo, perché quando riferisce in Commissione sembra che non lo sfiori proprio questo dubbio.

Ormai l'offensiva di Salvini e l'acquiescenza del Premier, del Ministro degli esteri e del MoVimento 5 Stelle fanno sì che anche l'Italia di fatto sia entrata in quel raggruppamento di Visegrad. Ora, l'assenza dell'Italia, del nostro Paese, da Marrakech è stata un fatto grave non solo perché è mancata la nostra voce in un consesso internazionale su un tema cruciale per il nostro Paese, ma anche perché ha impedito all'Italia di esercitare un ruolo nella definizione dei contenuti di quel documento. E poi si è precostituita una nostra posizione ostile al Global compact proprio nei giorni in cui, per prendere tempo di fronte alle loro divisioni interne, esponenti del Governo e della maggioranza dicevano che sarebbe stato il Parlamento a doversi pronunciare. Per favore!

Oggi vi presentate con una mozione che non dice né sì né no, e quindi, visto che avete i numeri per farla passare, oggi la Camera non dirà né sì né no, non si pronuncerà. Complimenti, un vero capolavoro! Ma non eravate quelli che difendevano l'autonomia e le prerogative del Parlamento? Voi il Parlamento lo volete muto e ubbidiente, e muti e ubbidienti devono essere anche la stampa e i mezzi di informazione, altrimenti li coprite di insulti e tagliate il sostegno pubblico nei loro confronti.

Vede, Signor Presidente, questa Assemblea ha oggi un'occasione importante per dimostrare, invece, la sua autonomia e la sua libertà di giudizio. Votando le mozioni che chiedono al Governo di aderire al Global compact non si compie soltanto una scelta giusta e ampiamente motivata, ma si produce uno scatto di orgoglio che ricorda a chi se ne fosse dimenticato che non è con gli ordini di scuderia che si governa un Paese, non è con i diktat nei confronti della propria maggioranza che si costituisce una politica estera autorevole e influente.

Questo Governo vive alla giornata, nella semplice attesa della prossima campagna elettorale.

E allora servirebbe, signora Viceministra, una visione, servirebbe un progetto, un'idea per il futuro, un'idea del futuro per il nostro Paese e anche per le sue relazioni internazionali. E purtroppo è proprio quello che vi manca (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono presenti gli studenti del corso di diritto parlamentare del Dipartimento di scienze politiche de “La Sapienza”, con la professoressa Piciacchia, che noi salutiamo e ringraziamo per essere qui ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Grazie, Presidente. Una discussione molto importante quella di stamattina, che Fratelli d'Italia ha chiesto con forza, per settimane, che purtroppo non risolverà il problema, ma che noi continuiamo a ritenere sia questione di grande rilevanza.

Il Global compact, che dall'Italia rischiava di essere sottoscritto alla chetichella dal Governo italiano, se Fratelli d'Italia non avesse su questo tema acceso i riflettori, è questione sulla quale in tutte le nazioni del mondo si discute da settimane e da mesi, perché non è il documento scontato che qualcuno ci racconta, anche la Presidente Boldrini prima di me. Non è questo documento che porta solamente cose scontate e giuste, la difesa dei diritti umani, la lotta alla violenza, la tortura, la xenofobia, la guerra. No, il Global compact è un documento che, mentre ribadisce una serie di cose giuste e scontate, e già previste nei trattati internazionali, anche sottoscritti dall'Italia, aggiunge un principio assolutamente rivoluzionario, che vale la pena ricordare in quest'Aula, signori, perché il Global compact - e questo lo si evince sia dai lavori preparatori della carta che dal suo contenuto - stabilisce principi come quello per il quale si riconosce che tutti hanno diritto a lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e si sottolinea la necessità di protezione dei diritti umani di tutti i migranti, indipendentemente dallo status.

Questo significa una grande rivoluzione nel dibattito, perché si sancisce la fine della distinzione tra i rifugiati e i migranti di altro genere. Secondo quello che prevede il Global compact, i rifugiati e i migranti devono godere degli stessi diritti universali e delle stesse libertà, chiunque abbia l'interesse da domani a lasciare il suo Paese per qualunque ragione - e questo lo dico a beneficio di Propaganda Live di Diego Bianchi e di Lorenzo Jovanotti -, perché gli va, semplicemente perché gli va, noi siamo costretti a prenderlo, accoglierlo e a garantirgli tutto quello che vuole. Voi capite che non è esattamente quello che state raccontando, non è esattamente un documento che si occupa di aiutare i diritti fondamentali dei rifugiati: questo è un documento che stabilisce la fine dei confini nazionali, e quindi la fine degli Stati nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ed è un tema molto molto serio, è un tema sul quale ci si aspetta serietà da quest'Aula e da chi ne parla. E non è un caso che ci siano fior fiore di nazioni non esattamente xenofobe e razziste che in queste settimane e in questi mesi hanno detto no alla sottoscrizione del Global compact. Lo ha fatto gli Stati Uniti, lo ha fatto l'Australia, l'Austria, Israele, la Svizzera, la Slovacchia, la Polonia, l'Ungheria, stamattina lo ha fatto il Brasile, lo hanno fatto nazioni democratiche, nazioni che governano i loro confini, che hanno detto semplicemente: non intendiamo rinunciare ai nostri confini nazionali, non intendiamo demandare alle Nazioni Unite la tutela dei nostri confini. Tema molto serio.

Però, Presidente, la cosa che francamente mi stupisce oggi non è l'intervento della collega Boldrini, del quale io non condivido assolutamente nulla, compresa questa accusa, sempre abbastanza ridicola, che noi vogliamo dipingere gli immigrati come il problema di tutti i mali: siete voi che avete dipinto gli immigrati come la soluzione di tutti i problemi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e non perché vi interessavano i diritti degli immigrati, ma perché interessavano gli interessi di che sfrutta gli immigrati, per rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori, per fare gli interessi del grande capitale e della grande finanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Però, Presidente, non mi stupisce la posizione della collega Boldrini; non condivido niente, però è una posizione chiara, e le mozioni che la sinistra ha presentato sono mozioni che hanno una posizione chiara: l'Italia deve sottoscrivere il Global compact. Poi c'è la posizione di Fratelli d'Italia, che non condivide quanto dice la collega Boldrini, giustamente, perché lei è portatrice di una visione diametralmente opposta, e la mozione di Fratelli d'Italia è una mozione che ha una posizione chiara: l'Italia non sottoscriva il Global compact. Noi addirittura proprio abbiamo levato tutti i fronzoli, abbiamo fatto una mozione di cinque righe: l'Italia dica no al Global compact. Poi c'è la mozione della maggioranza, e qui, francamente, colleghi, ve lo devo dire, rimango basita. La mozione della maggioranza ha delle premesse che potrebbero tranquillamente essere scritte dalla collega Boldrini, perché in pratica la mozione dalla maggioranza dice che il Global compact è un buon documento non vincolante, che fa delle cose importanti, come combattere la xenofobia, cioè praticamente i contenuti di quello che abbiamo sempre sentito finora, e poi impegna il Governo a rinviare la decisione in merito all'adesione dell'Italia al Global compact.

Praticamente le premesse scritte dalla Presidente Boldrini e l'impegno scritto da Ugo La Malfa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), cioè una roba che io francamente rimango basita, ve lo voglio dire; lo voglio dire ai colleghi della Lega, perché non sto capendo quale sia il problema. Perché l'Italia è l'unica nazione al mondo che non deve decidere su un tema così importante? Lo chiedo ai colleghi della Lega, perché hanno detto più volte che loro non condividono l'adesione dell'Italia al Global compact. E allora qual è il problema? Perché noi finora sapevamo che vi eravate divisi i compiti: dell'immigrazione e della sicurezza si occupava la Lega e delle materie economiche si occupava il MoVimento 5 Stelle. Diciamoci la verità, sono anche divisioni di competenze che l'Italia sta pagando, perché stiamo votando una manovra nella quale non c'è niente di centrodestra; ci dobbiamo sorbire il reddito di cittadinanza, la fatturazione elettronica, lo Stato che ti entra nei conti correnti senza neanche chiedere l'ok di un giudice, ci siamo sorbiti il rinnovo delle sanzioni alla Russia, ci siamo sorbiti l'ecotassa, ci siamo sorbiti una serie di robe che è lontana da noi anni luce (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma almeno fino ad ora abbiamo fatto una politica migratoria che stiamo condividendo.

Se adesso i 5 Stelle si mettono a dettare legge pure sulla politica migratoria, scusate, colleghi della Lega, ma che ci state a fare dentro a questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Perché allora qui non condivido più niente, e lo devo dire, mi dispiace, lo devo dire. Qual è il problema? Qual è il problema? Il problema è, che ne so, che, quando Conte è andato all'ONU a dire ok alla sottoscrizione del Global compact, aveva magari l'ok di tutti perché ci siamo sbagliati, non avevamo letto bene il documento?

Non lo so, ma in quel caso uno dice: scusate, eravamo appena arrivati, non l'abbiamo letto bene, all'ONU abbiamo detto una cosa sbagliata, il Governo cambia posizione. Oppure c'è qualcosa che noi non sappiamo, per cui, in realtà, il Governo va verso la sottoscrizione del Global compact e pensa di poterlo fare alla chetichella, quando si spegneranno i riflettori; perché, ve lo dico subito, questo non lo consentiremo. Noi, su questo tema, continueremo a presidiare fino a quando il Governo non prenderà una decisione ufficiale, perché queste non sono cose che si fanno alla chetichella.

E, purtroppo, Presidente Rosato, noi abbiamo avuto parecchie avvisaglie di qualcosa che non va, finora, non solo questa mozione, ridicola, che ci viene presentata stamattina, ma i voti che abbiamo avuto finora. C'è stato un primo ordine del giorno di Fratelli d'Italia, che diceva chiaramente “no” al Global compact: bocciato con i voti di tutta la maggioranza e di parte dell'opposizione. C'è stato un secondo ordine del giorno di Fratelli d'Italia, che chiedeva di non mettere soldi sul Global compact: bocciato con i voti di tutta la maggioranza e di parte dell'opposizione. C'è stato un curioso voto della nostra ambasciatrice Zappia all'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul Global compact sui rifugiati, favorevole. Possiamo sapere, di grazia, chi l'ha deciso che l'Italia dovesse essere favorevole al Global compact sui rifugiati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché io lo posso pure condividere, ma qualcuno mi deve dire chi l'ha deciso. E siccome ho visto esponenti dalla maggioranza dire: eh, ma se ne doveva discutere in Parlamento, scusate, colleghi, potete chiedere all'ambasciatrice chi le ha dato l'ordine e l'indicazione di votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché c'è un Governo che dà questa indicazione. Qualcuno ci può chiarire chi ha deciso? Io dico che, finora, tutto quello che sta accadendo - e chiudo, Presidente - dice che l'Italia vuole andare verso la sottoscrizione del Global compact.

Allora, vedete, io non penso che l'Italia possa scappare all'infinito, non penso che questa maggioranza possa scappare all'infinito, non è dignitoso per una nazione come la nostra, per intenderci; oggi si vota di nuovo all'ONU e si vota per la sottoscrizione del Global compact. Che cosa farà l'Italia? Voterà insieme a Orbán, a Trump e alle nazioni che difendono i loro confini o insieme alla Merkel e a Macron? Oppure il nostro rappresentante verrà preso da una improvvisa colica renale e scapperà al bagno quando gli altri stanno votando su un tema così importante? Perché io mi vergogno di un'Italia che si astiene come fa la Libia, che però è una nazione dove di Governi ce ne sono almeno due e, quindi, obiettivamente è un po' difficile prendere una decisione. Allora, non è dignitoso per una nazione come la nostra e non è dignitoso per un Governo, che fino ad oggi si è presentato come un Governo decisionista. Dico a Matteo Salvini con chiarezza, e chiudo davvero: non mollare adesso, hai fatto un buon lavoro finora, non mollare adesso, sarebbe la fine di tutto quello che l'Italia ha fatto nell'ultimo anno in tema di immigrazione. E noi, fino all'ultimo, ci batteremo perché l'Italia possa governare i suoi confini, come fanno tutte le nazioni serie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (FI). Grazie, Presidente. Colleghi, di che cosa stiamo parlando? Di un Documento preparato dall'ONU, non è un trattato, il termine Patto, scelto dalle Nazioni Unite per designare questo testo è, quindi, fuorviante. Non sarà giuridicamente vincolante per gli Stati firmatari. L'ispirazione di questo Patto è da attribuire ad António Guterres, il Segretario generale delle Nazioni Unite, e si basa sui principi della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Alcuni obiettivi portano con sé un umanesimo di buona qualità: l'obiettivo 17 afferma, ad esempio, che gli Stati si impegnano ad eliminare tutte le forme di discriminazione e a condannare e combattere espressioni, manifestazioni e atti di razzismo, discriminazione razziale, violenza e xenofobia contro tutti i migranti. Perfetto, fin qui tutte stelline, cuoricini, arcobaleni. Ma qual è la colonna portante, non dichiarata, ma formidabile, di tutto questo apparato simbolico? Il principio guida di questo Patto è che l'immigrazione crescerà in modo cospicuo e inevitabile e che gli Stati firmatari sono invitati a fare del loro meglio per renderla il migliore possibile. Guai a cercare di frenarla e non sia mai a opporsi: anatema morale.

Il documento ha 23 obiettivi e basterebbe la lettura dell'obiettivo 24, paragrafo A, per convincere perlomeno tutti coloro che in quest'Aula si definiscono di area centrodestra e, in verità, anche per voi colleghi che chiacchierate del MoVimento 5 Stelle visto che – vi rammento, forse qualcuno di voi non c'era nella scorsa legislatura, che il vostro leader Di Maio definì le ONG “taxi del mare” – a non ratificarlo; perché questo obiettivo dice testualmente che gli Stati dovranno assicurare che l'assistenza di natura umanitaria, leggasi le ONG, non sia mai considerata illegale.

E che dire del preambolo, dove è scritto che i rifugiati e i migranti sono titolari degli stessi diritti umani e delle stesse libertà fondamentali? Che vuol dire? Che, ancorché a livello tecnico, questo Global compact accetti l'esistenza di una netta distinzione tra rifugiati e migranti economici? In realtà, esso suggerisce agli Stati firmatari policy assolutamente identiche da applicare ai due gruppi. Tale equiparazione non è casuale, bensì rispecchia la tendenza, recente, dei movimenti globali, per di più di sinistra, che un po' la Boldrini ci ha illustrato, che vorrebbero introdurre sempre più fattispecie nella categoria del rifugiato, non solo conflitti riconosciuti dalle Nazioni Unite, ma anche criticità giuridiche e ambientali. La corruzione e il nepotismo degli apparati pubblici di certi Stati africani scatenerà, quindi, una vera e propria asta per documenti falsi e per permessi di emigrazione.

L'obiettivo 15 dichiara: “Gli Stati si impegnano a garantire che tutti i migranti, indipendentemente dal loro status, possano esercitare i loro diritti umani attraverso l'accesso certo a servizi di base”. Sapete cosa vuol dire questo? Servizi sociali per rifugiati e migranti economici come diritto, comunque: significa che gli esorbitanti costi sociali che il nostro Paese già sostiene lieviterebbero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Il punto più grave, però, e che lo rende inaccettabile, secondo noi di Forza Italia, che rimaniamo dei liberali, è che il Patto invita a limitare la libertà di espressione e di pensiero, vuole istituire una verità ufficiale; il Patto non assume esplicitamente questo compito limitativo, anzi, afferma l'impegno per la libertà di espressione e opinione, ma curiosamente ritiene che il dibattito pubblico debba necessariamente, cito tra virgolette, “indurre il pubblico a considerare gli effetti positivi di una migrazione sicura e regolare”. Ciò significa che, secondo questo Documento, la migrazione per definizione è senza dubbio alcuno vantaggiosa per tutte le parti interessate e, di conseguenza, il dibattito pubblico che è promosso dal Patto non è libero, è ancorato al dogma dell'immigrazione come fenomeno ineluttabile e positivo, e addirittura viene raccomandato agli Stati che lo ratificano di tagliare i sussidi ai media che diffondano idee diverse giudicate xenofobe e intolleranti! La conseguenza è ovvia: un giornale che pubblichi fatti che contraddicano il dogma del carattere necessariamente benefico dei fenomeni migratori sarà immediatamente accusato di essere xenofobo e intollerante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ma noi siamo ancora uno Stato libero o no? Ha ragione la Meloni, forse si salverà Diego Bianchi di Propaganda live, ma che dire di tutti gli altri?

C'è uno dei 23 obiettivi in controtendenza, l'obiettivo 21, che è formulato come segue: “Cooperare per facilitare il ritorno e la riammissione dei migranti in sicurezza e dignità”. Ma anche qui c'è il trucco, perché questo obiettivo limita, poi, fortemente la possibilità, per gli Stati firmatari, di rimpatriare gli stranieri clandestini; e, attenzione, non potranno più neppure essere definiti migranti illegali, dovranno essere definiti migranti irregolari!

Una osservazione potrebbe essere: il Patto non è vincolante, e allora che problema c'è? Non fingiamoci ingenui, le raccomandazioni sarebbero un mezzo di pressione sulle politiche governative e sulle decisioni della magistratura. Gli attivisti favorevoli al riconoscimento del diritto all'immigrazione se ne impadroniranno, gli avvocati porteranno il testo in tribunale per garantire che le prerogative dello Stato nella lotta contro l'immigrazione illegale non siano aggirate o bocciate. Come ha osservato Le Figaro, piuttosto che presentare un Patto assolutamente scentrato e subliminale sulla gioia dell'emigrazione per tutti, l'Organizzazione dovrebbe concentrare i suoi sforzi sui massacri e sulle guerre che si stanno diffondendo in tutta l'Africa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Marrakech, che dà nome al Global compact, sorge a ridosso del Sahara: lì i contrabbandieri di uomini sono maestri del corrompere le autorità locali; oggi gli scafisti del deserto sono diventati i nuovi re del Sahara, per i migranti il prezzo da pagare è alto, si parla di 3 mila euro in media, i rischi sono alti: morte per sete o freddo nel deserto, riduzione in schiavitù temporanea nelle città di transito, annegamento nel Mediterraneo. Il fenomeno migratorio è la sfida epocale di questo secolo e questo documento invita a guardare tutto ciò con le lenti rosee del progresso sicuro. Come è possibile non capire che occorre ben altro che sostenere genericamente di aiutare i Paesi locali? Come? I finanziamenti finiscono metà in armi e metà nei forzieri svizzeri sul conto di capi locali.

Occorre allora trovare forme per favorire investimenti in sicurezza di aziende private, contestando sul campo l'invasione cinese, che prende quelli che gli servono, espelle gli altri e ce li dà a noi europei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Sarebbe il caso di ricordare al Segretario delle Nazioni Unite che esse potrebbero fare di meglio che predicare esclusivamente la morale ai Paesi ricchi che finanziano l'ONU. Perché non si concentra su guerre e massacri in Sud Sudan, nella Repubblica Centrafricana, nella Repubblica Democratica del Congo, in Mali? Dov'è finito il mirabile progetto agronomico del grande muro verde, che dovrebbe andare dal Senegal a Gibuti per fermare l'avanzata del deserto dal Nord ad Est? Il progetto è stato finanziato e sostenuto dalla Banca mondiale e dalle Nazioni Unite, ha ottenuto l'appoggio dell'Unione africana nel 2007, ed ha incassato i finanziamenti anche della COP 21, la conferenza sul clima che si è tenuta a Parigi. Il risultato? Non ce n'è traccia in questo patto! Sarebbe un investimento utile in tutti i sensi, e invece l'ONU si attarda a favorire l'immigrazione, che purtroppo ce la fa benissimo da sola, arricchendo i mascalzoni e dannando i disgraziati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Questo patto altro poi non è che la palese violazione della sovranità degli Stati: attraverso il Global compact vengono infatti introdotti dei principi che porterebbero ad una seria violazione del diritto dei singoli Stati a proteggere i propri confini. Lo stesso Accordo di Schengen, che ha istituito la libertà di circolazione interna, è chiaro, non ha mai negato la sovranità, l'autonomia degli Stati nel proteggere le frontiere esterne. Qui è un vero e proprio problema di democrazia: i popoli dei Paesi ospitanti hanno il diritto o no di decidere liberamente sulla protezione dei loro confini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

Sapete cosa vi dice questo patto? Che il suggerimento è no, non si può: contraddirebbe i diritti universali, tra cui sottinteso è quello di andare a vivere un po' dove ti garba. Noi di Forza Italia abbiamo dimostrato nel tempo di avere le idee chiare su questi temi, e quando ne abbiamo avuto la possibilità abbiamo dato prova di saper ben gestire il fenomeno migratorio: noi sì abbiamo fatto gli accordi con i Paesi di provenienza. Ora ci aspettiamo idee chiare da voi: perché se da una parte il Governo italiano ha deciso di non partecipare alla Conferenza di Marrakech dello scorso 11 dicembre per farci credere di non voler firmare il Global compact, apprendiamo da notizie stampa che invece lo scorso 17 dicembre, con una schiacciante maggioranza, le Nazioni Unite hanno approvato il Global compact sui rifugiati e l'Italia ha votato a favore. E ieri sera in discussione generale il sottosegretario Manlio Di Stefano si arrampicava sui vetri, diceva: sì, ma quello è un accordo tecnico, questo è una accordo politico. L'Italia ha votato a favore: quindi Salvini per cortesia spiegaci, perché il Ministro dell'interno è stato molto chiaro, ha mostrato apertamente tutta la sua contrarietà al Documento 1, il Presidente del Consiglio ha fatto poi mezzo passo indietro, mezzo passo avanti, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha detto che va approfondito, il Presidente Fico ha detto che va ratificato. Ragazzi, ma non era tutto chiaro tra di voi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Chiariteci la situazione, perché il fenomeno migratorio va diretto da una politica coerente, una politica seria, e che non può soggiacere a degli organismi sovranazionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Signor Presidente, signora Viceministra, devo dire che arrivando in Aula questa mattina, io, povero illuso, mi aspettavo che finalmente il Governo prendesse una linea di politica estera, cioè ci dicesse che cosa voleva fare. Io ancora non ho capito cosa facciamo con la procedura contro l'Ungheria, per esempio, ancora non ho capito qual è il nostro atteggiamento nei confronti della Russia: venite in Aula a dire che le sanzioni devono essere superate, poi giustamente, perché la comunità internazionale, quella con la testa sulle spalle, ci ricorda che c'è una violazione del diritto internazionale grande come una casa, il Governo alla chetichella come al solito, ignorando il Parlamento, fa poi magari anche la cosa giusta, che è quella di rinnovare le sanzioni.

Ma il tema come al solito è che, appunto, il Parlamento non conta granché, signora Viceministra. Adesso non possiamo dimenticarci l'attualità più immediata: noi siamo alla vigilia della presentazione di una manovra di bilancio al buongiorno del 19 dicembre, manovra della quale nessuno sa nulla, che starà probabilmente in Senato un giorno, un giorno e mezzo, forse neanche passando per la Commissione.

Questo a dimostrazione che il Governo giallo-verde e il suo Ministro Fraccaro, quello che vuole svuotare di competenze il Parlamento, sono già a buon punto; e meno male che dovevate essere quelli dalla parte dei cittadini e quelli dalla parte della rappresentanza democratica.

Dispiace anche dire che in questa vicenda del Global compact noi abbiamo avuto anche la dimostrazione dell'inutilità, diciamo così, o del mistero della nostra politica estera, posto che da che mondo è mondo la politica estera la fa il Governo, è una prerogativa del Governo, e nella maggior parte dei casi, anzi sempre, quando il Presidente del Consiglio esprime una linea di politica estera, quella è. E invece noi ci troviamo in un Paese strano, dove il Presidente del Consiglio dei ministri, il famoso avvocato degli italiani, ci ha detto, ha detto in sede internazionale, perché ha avuto occasione di stringere la mano e di parlare con il Segretario generale delle Nazioni Unite, voglio dire, non l'ultimo arrivato, dicendo che l'Italia avrebbe aderito al Global compact; e poi abbiamo assistito ad uno spettacolo davvero estremamente triste… Per il Governo, ma guardi, signora Viceministra, glielo dico tramite il Presidente: anche per tutti i cittadini italiani, perché quando il Governo viene umiliato, soprattutto in politica estera, dove il Governo rappresenta comunque tutti noi, è comunque un dispiacere. È un dispiacere vedere la parola del Presidente del Consiglio ridicolizzata dentro quest'Aula, e il Governo rincorrere quello che forse è il vero Presidente del Consiglio, quello che riunisce gli imprenditori al Ministero dell'interno, per esempio, quello che chiede il mandato a 60 milioni di italiani per andare a trattare con l'Unione europea: lui, Ministro dell'interno e Vicepresidente del Consiglio, ha deciso il da farsi.

Ora, è chiaro che noi sappiamo che come in molte altre materie qui c'è chiaramente un problema politico, nel senso che la maggioranza su questo provvedimento non esiste. Devo dire che grazie alla manovra a tenaglia della destra estrema e della sinistra da questa parte, noi pensavamo che oggi avremmo sentito una presa di posizione. Io tra l'altro noto che il Presidente Fico casualmente non sta presiedendo questa seduta, e sappiamo benissimo che la sua posizione è una posizione originale sul Global compact for migration. Quindi pensavamo di vedere un Governo che governa. E invece il Governo ha la faccia, ma ci vuole davvero una faccia, di presentare una mozione di una paginetta, che riporta (e poi mi fermo perché tanto è inutile andare avanti): “impegna il Governo a rinviare la decisione”. Ma che Governo è? Cioè, è un Governo che non governa, un Governo che rinvia? E a quando?

Signora Viceministra, ma lei lo sa che oggi si vota il Global compact for migration, e che se noi non lo votiamo, i meccanismi che partiranno, partiranno con noi o senza di noi? Allora mi dico: ma se qui tutti quanti insieme stiamo cercando di internazionalizzare il problema della migrazione, nel momento in cui la comunità internazionale finalmente se ne fa carico, noi che cosa facciamo? Leggo perché i miei occhi non ci credono: impegniamo il Governo a rinviare la decisione? Ma stiamo scherzando? Signora Viceministra, non si può credere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Impegniamo il Governo a rinviare la decisione?

Questo Global compact for migration, guardate, è un documento di buonsenso. Io vorrei chiarire la questione molto chiaramente: parla di migranti, i migranti nel mondo sono 258 milioni; e non sono soltanto quelli disperati che scappano: il migrante è chiunque cambi residenza per qualsiasi motivo. Guardi, signora Viceministra, ne abbiamo anche in quest'Aula: l'onorevole Ungaro è un migrante, sta a Londra; l'onorevole Schirò è una migrante; l'onorevole Noja è stata una migrante; pensi, anch'io sono stato un migrante: per otto anni ho vissuto all'estero, ero un migrante. Addirittura l'assistente dell'onorevole Noja che è qui seduta in mezzo a noi e che l'aiuta a votare e l'assiste in tutto quello che è necessario, è una migrante, viene dal Sudamerica, viene dall'Ecuador. E sono tutte persone che stabilmente, siamo noi ex migranti ma anche i migranti attuali, nella grandissima maggioranza dei casi, persone che contribuiscono al reddito del Paese dove vivono, l'85 per cento di quello che guadagnano resta in quei Paesi; e hanno negli ultimi anni mandato nei loro Paesi di provenienza la bellezza di 450 miliardi di dollari, il triplo di tutto l'aiuto alla cooperazione di tutto il mondo!

Allora quando il Global compact for migration afferma che c'è un'utilità a gestire in modo sicuro, regolare, ordinato le migrazioni, afferma una cosa di normale buonsenso: che in quest'epoca di interconnessioni, in quest'epoca di globalizzazione, in quest'epoca in cui i confini non esistono più, non possiamo pensare di fermare il mare con le mani, signora Viceministra, sempre tramite il Presidente.

Noi dobbiamo proattivamente gestire un processo, perché quando i processi non si gestiscono, si subiscono. Se noi ci ritiriamo, accettiamo che qualcun altro decida per noi, cara rappresentante del Governo, perché è evidente che, quando si andrà a fare degli accordi e noi non ci saremo, quei Paesi che hanno fatto quegli accordi saranno privilegiati rispetto a noi perché hanno in piedi uno schema che è stato accettato a livello internazionale e rispetto al quale l'Italia ha girato la faccia. E poi, diciamoci una cosa: questo è un patto che non tocca in nessun modo la sovranità nazionale. Ho avuto già occasione di discutere di questo, in quest'Aula, indirettamente, con l'onorevole Meloni, e quando le ho letto il passaggio del Global compact che dice che la sovranità resta intonsa e la giurisdizione, la possibilità di legiferare sui flussi migratori, resta sui Paesi, sa che cosa mi ha risposto l'onorevole Meloni, sempre tramite il Presidente, cara signora Viceministra? Non mi ha letto il testo del Global migration compact, mi ha letto le posizioni di alcuni Paesi che ha citato anche oggi, tipo gli Stati Uniti di Trump, quelli che mettono i numeri sulle braccine dei bambini, quelli che separano i bambini dai genitori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), o l'Ungheria di Orbán, quella dove i parlamentari dell'opposizione vengono malmenati, quella lì, e oggi ci annuncia anche che un altro Paese, il Brasile di Bolsonaro ha deciso di non firmare il Global migration compact. Cara signora Viceministra, noi non prendiamo lezioni di diritti umani, né di gestione delle migrazioni né da Donal Trump, né dall'Ungheria di Orbán e né, francamente, dal Brasile di Bolsonaro, mia cara.

GIORGIA MELONI (FDI). Voi da Soros!

IVAN SCALFAROTTO (PD). E devo dire neanche dall'onorevole Meloni che dice delle cose che lasciano veramente stupefatti, facendo anche dei salti logici che non si capiscono. La Meloni trova che sia strano che il Global migration compact preveda il diritto di lasciare il proprio Paese: perché, l'onorevole Meloni vive nel Patto di Varsavia? Vive in Unione Sovietica? Le hanno ritirato il passaporto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Chiunque ha il diritto, vivaddio, di lasciare il proprio Paese, ed è un salto logico pensare che noi siamo costretti ad accettarli, che non è affatto vero, perché l'una cosa non comporta l'altra. Ho sentito altre cose molto originali, come per esempio il fatto che prevenire e perseguire la xenofobia, il razzismo e le discriminazioni sarebbe una limitazione alla libertà di pensiero. Questo mi pare molto strano, perché abbiamo una legge in vigore in questo Paese che punisce la xenofobia e il razzismo, e non è affatto una limitazione alla libertà del pensiero, è un'assicurazione sulla libertà di ciascuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Allora deve essere chiara una cosa, cioè che nel momento in cui questo Governo, ancora una volta, non sa fare il suo mestiere e non governa - perché, signora Viceministra, non so lei con che faccia venga qui a proporci di non decidere, perché mi chiedo: lei che cosa ci sta a fare? - le dico questo: se voi non accetterete e non aderirete al Global migration compact, avrete tradito i bisogni e le esigenze di questo Paese, ma non sarebbe una novità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caffaratto. Ne ha facoltà.

GUALTIERO CAFFARATTO (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo…

PRESIDENTE. Onorevole, la sento proprio male…

GUALTIERO CAFFARATTO (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, vorrei ricordare che, come abbiamo scritto nelle premesse della mozione presentata dai gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle, a firma dei capigruppo D'Uva e Molinari, l'opinione pubblica italiana si è profondamente divisa sull'opportunità di aderire al Global compact, ed il Governo ha deciso di non partecipare alla Conferenza di Marrakech degli scorsi 10 e 11 dicembre, atta alla sua adozione. È pertanto secondo noi corretto che si debbano osservare l'attuazione concreta del meccanismo di follow-up e del meccanismo di riesame periodico previsti.

Come detto, nella mozione da noi presentata riteniamo quindi giusto rinviare la decisione in merito all'adesione dell'Italia al Global compact for safe, orderly and regular migration in seguito ad un'ampia valutazione con riferimento alla sua effettiva portata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sabrina De Carlo. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CARLO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito sul Global compact per le migrazioni ha creato divisione nell'opinione pubblica, perché si riferisce…

PRESIDENTE. Onorevole De Carlo, mi scusi un attimo, solo per consentirle di parlare con maggior… Pregherei i colleghi di abbassare il tono della voce, anche chi sta entrando per prendere la tessera!

SABRINA DE CARLO (M5S). Presidente, il dibattito sul Global compact per le migrazioni ha creato divisione nell'opinione pubblica perché si riferisce a una questione, quella dell'immigrazione, che incide nella vita dei cittadini in maniera considerevole. È per questo che siamo convinti che ogni tipo di discussione parlamentare sul Global compact debba essere affrontata con pacatezza. Dobbiamo renderci conto con obiettività dell'effettiva portata che questo documento può avere nella vita di ogni singolo Stato. L'approfondita analisi dei 54 articoli che compongono il Global compact è quindi l'unica strada che noi riteniamo opportuna percorrere in questa fase, per non rischiare di arrivare a conclusioni affrettate che magari lascino indietro qualche elemento. Crediamo che sia necessario affrontare la questione con la dovuta serenità. È in questa direzione che va la mozione della maggioranza che ci apprestiamo a votare. Il Global compact è legato alla Dichiarazione di New York del 2016, che ha segnato la prima occasione in cui i Capi di Stato e di Governo delle Nazioni Unite hanno deciso di affrontare la questione in maniera collegiale. La multilateralità di questo documento è sicuramente un punto di svolta, ed è positivo l'intento di creare un testo condiviso tra più Paesi.

Nel suo impianto generale il Global compact rappresenta infatti un documento che va nella direzione di un approccio globale alle migrazioni, un fenomeno la cui gestione non può ricadere esclusivamente sui Paesi di frontiera, che geograficamente sono i più esposti ad arrivi massicci. Non possiamo però certamente ignorare che il Global compact presenti anche dei passaggi critici, che hanno portato alcuni Paesi ad esprimere delle perplessità o a manifestare contrarietà. Ad esempio, alcuni punti del documento esaltano l'immigrazione come soluzione di tutti i problemi, quando in realtà emigrare è sempre una sconfitta, soprattutto per chi abbandona la propria terra. La tutela della sicurezza e della dignità di chi lascia il proprio Paese sono per noi valori imprescindibili, come lo sono la sicurezza e la dignità di ogni cittadino del nostro Paese. Vogliamo tenere nella dovuta considerazione le legittime preoccupazioni della comunità. Da sempre, dentro e fuori questo Parlamento, abbiamo combattuto battaglie per il rispetto dei diritti umani, vogliamo lavorare perché chiunque si senta protetto nel suo Paese di origine, e intendiamo continuare a farlo, vogliamo però essere sicuri di procedere nella giusta direzione, scegliendo le strategie più adeguate, valutando possibili partner internazionali e l'opportunità di condividere alcuni metodi nella ferma convinzione che ogni Governo debba prioritariamente garantire gli interessi dei suoi cittadini. Vogliamo inoltre ribadire l'importanza di assicurare a ogni singolo Stato la libertà di elaborare una politica migratoria che sia in linea con le necessità del suo territorio e della sua popolazione. Riteniamo importante precisare che, pure essendo il Global compact un atto non vincolante, è doveroso tenere presenti i vincoli non giuridici, che ogni accordo comunque porta con sé. Ci preme inoltre evidenziare che la firma di un ulteriore documento che difficilmente potrà determinare una qualche soluzione concreta potrebbe portare il dibattito su una questione così dirimente verso terreni sbagliati e favorire perciò inutili strumentalizzazioni. Sono elementi questi che non fanno altro che alimentare una narrazione che non trova riscontro nella realtà, sono lontani dalle esigenze concrete e dalle difficoltà di chi queste situazioni le vive in prima persona, e finiscono quindi per indebolire il lavoro di chi vuole risolvere davvero una problematica come questa. Infine, riteniamo che nessun altro accordo debba essere firmato finché non ci saranno concreti passi in avanti nella condivisione europea e globale del fenomeno migratorio. Per questo annuncio il voto favorevole alla mozione di maggioranza e il voto contrario alle altre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Collega De Carlo, mi scuso per il rumore che c'era in Aula, non l'ho interrotta perché le avrei fatto un danno. Colleghi, quando ci sono gli interventi, pregherei maggior silenzio, perché se seicento persone parlano con il vicino è impossibile ascoltarsi. Lo dico a tutti i gruppi con grande cortesia e chiedo ai segretari d'Aula di collaborare nel far rispettare questo dovere, non un piacere o una cortesia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a titolo personale, solo per ribadire un fatto: sono veramente sconcertata - parlo anche a nome del mio gruppo - della mozione della maggioranza a firma D'Uva e Molinari. Non esiste che, su un tema come questo, dove è in corso un dibattito mondiale, il Governo rinvii la propria decisione: su che cosa la deve rinviare, scusatemi? A quando? A quando vi sarete messi d'accordo fra di voi, a quando avrete capito dove va l'aria dopo le elezioni europee? Nel frattempo, che cosa accade? L'Italia, Paese G7, grande potenza mondiale, interessata in prima persona sulle decisioni che vengono prese sui migranti e sui flussi migratori, sta a casa a guardare. Come è successo, d'altra parte, sulla legge di bilancio, sugli emendamenti che abbiamo visto portare in quest'Aula: su qualsiasi tema l'Italia ha sospeso il proprio ruolo, a livello nazionale e internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Colleghi, maggior silenzio in aula! Non vorrei dover cominciare a richiamare i singoli deputati! Prego, onorevole Fiano, ha facoltà di parlare.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e mi riallaccio a quello che ha appena detto la collega Lorenzin per chiederle: noi siamo qui per votare il parere del Parlamento su una questione di merito. L'opzione del rinvio di una decisione è un'opzione che può essere posta all'ordine dei lavori dell'Aula chiedendo un voto dell'Aula sul rinvio di una decisione.

Io le faccio una domanda, non ricordando se sia mai accaduto altrimenti, su questioni di merito. Mi perdoni, le faccio un esempio: tra pochi minuti noi voteremo mozioni riguardanti le missioni internazionali, ma sarebbe ammissibile una mozione, a prescindere che sia di maggioranza o di minoranza, che reciti, in ordine a quel merito, di votare per rinviare la decisione? Io glielo domando, perché qui noi instauriamo una prassi, su qualsiasi decisione di merito, che nasce peraltro da una mozione dell'opposizione – credo che la prima mozione sia di Fratelli d'Italia, se non sbaglio, sull'argomento del Global compact – una questione di merito non regolamentare, perché la maggioranza avrebbe tutto il diritto di chiederci di votare e di rinviare la decisione; l'Aula è sovrana e l'Aula decide di rinviare la decisione. Ma è corretto, secondo lei, Presidente – glielo chiedo – ai sensi del Regolamento e anche del buonsenso che noi si voti, dentro la mozione, il rinvio? Altrimenti, si dovrebbe votare una questione posta da qualcuno che chiede all'Aula di rinviare la decisione. Perché - le rinnovo la domanda - noi introduciamo una prassi che, sul merito, all'interno di ciò che viene votato come strumento parlamentare, non regolamentare, ma come strumento decisionale del Parlamento, si voti un rinvio. Io la trovo veramente singolare, questa modalità e le chiedo di chiarirmi in merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fiano. Io non mi esprimo sul buonsenso né in un senso né nell'altro, nel senso che non è materia della Presidenza. Sicuramente, dobbiamo dire che è ammissibile, ai sensi del Regolamento, una mozione che abbia questo senso e, altresì, sarebbe stata naturalmente ammissibile una richiesta da parte di qualsiasi gruppo di rinviare la discussione ad altro momento. Questo evidentemente è sempre nella disponibilità di qualsiasi gruppo parlamentare. Quindi, non mi risulta ci possa essere un'obiezione al percorso che stiamo applicando.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Immagino sullo stesso tema. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sì, sull'ordine dei lavori. Posto che il collega Fiano ha sollevato una questione che ha un senso, vorrei chiedere se il Governo intende esprimersi su una questione, perché sulle agenzie…

PRESIDENTE. Onorevole Lollobrigida, mi perdoni...

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). No, ma la richiesta è del tutto…

PRESIDENTE. No, no, mi perdoni. Io chiederei nuovamente ai gruppi di … Ma ci sono i delegati d'Aula che stanno chiacchierando! Dopodiché, c'è sempre qualcuno che si lamenta sul fatto che c'è confusione in Aula. Allora, bisogna contribuire tutti. Prego, onorevole Lollobrigida.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Perfetto. Allora, volevo chiedere, da parte del Governo – rispetto alle richieste che sono state formulate ieri e anche alle dichiarazioni delle forze di maggioranza che ponevano un rinvio utile ad avere, da parte di Conte – un parere sull'argomento, poi fare un altro ampio dibattito e prendere una decisione. Noi accetteremo anche questo ragionamento, se oggi il Governo ci dicesse la data nella quale intende coinvolgere il Parlamento su questa decisione, perché questa fuga costante e senza termine mette in imbarazzo la nostra nazione. Qui abbiamo avuto un Presidente del Consiglio che è andato alle Nazioni Unite a dire una cosa e oggi ha anche la possibilità, da parte di questo Parlamento, di poter rimangiarsi la sua parola sulla base di una posizione che il Parlamento esprime. Ma questa cosa del rinvio ci continua a mettere in imbarazzo; non sapranno, all'estero, se Conte è credibile quando prende un impegno o se, invece, è una persona, non voglio dire burattino perché è un termine forte, ma una persona che è eterodiretta da qualcuno che in quest'Aula, invece, dovrebbe essere rappresentato dai parlamentari eletti.

Noi capiamo Conte, non è stato eletto da nessuno, capiamo che si richiami alla scelta del Parlamento, ma venga qui a chiederci un parere, se lo faccia dare; oggi questa Aula ha la possibilità di fare tre scelte. Una è quella di votare a favore e sottoscrivere; una è quella di votare contro e non sottoscrivere, come noi chiediamo; la terza è la fuga senza tempo e senza termine che sembra, la maggioranza, avere scelto. Noi riproponiamo la richiesta alla Presidenza di chiedere al Presidente Conte di venire in Aula a dirci che cosa ha intenzione di fare per questa nazione e se vuole rivolgersi al Parlamento per avere un consiglio di chi è stato eletto dal popolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Va bene. Credo che il Governo abbia raccolto tutti gli elementi, se ha interventi da fare li farà. Altrimenti, come prassi, continuiamo con i voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse delle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00080 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario...

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Però, onorevole Fiano, mi sembra di aver consentito a tutti di esprimersi. Qual è il tema?

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, secondo l'ordine logico, se posso permettermi, magari mi sbaglio, bisognerebbe votare prima la mozione che chiede il rinvio, perché se fosse approvata la mozione che prevede il rinvio della decisione, le altre non dovrebbero essere votate. Io sono favorevole a votare le altre, però siccome voi avete detto che è legittimo che la mozione porti con sé il rinvio della decisione, non possiamo votare prima delle mozioni che portano, invece, una decisione, qualunque sia, favorevole o contraria, ma prima quella che chiede il rinvio.

Tra l'altro, scusi, se noi votiamo oggi delle mozioni che approvano o contrastano il contenuto del Global compact e vi è una mozione della maggioranza che viene approvata che chiede il rinvio, la prossima volta le forze politiche non possono riproporre lo stesso tema che oggi viene bocciato nelle loro mozioni. Quindi, prima bisogna votare, secondo la mia modesta opinione, il fatto del rinvio.

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la sua osservazione, se fossimo in una fase di discussione di emendamenti, sarebbe assolutamente ragionevole, ma stiamo votando delle mozioni, che hanno dei contenuti precisi, in cui ogni gruppo parlamentare ha raccolto la sua valutazione su un merito specifico. Siamo in un altro ambito. Onestamente, precedenti, nello specifico, su questo ambito di mozioni che hanno rinviato… però, tutti gli altri precedenti ci dicono che tutte le mozioni si votano sempre in base all'ordine di presentazione. Capisco la sua obiezione, in un termine più ampio, però quella è riferita a una fattispecie che ha un'origine emendativa e di altri tipi.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, io la capisco; nel senso che ci troviamo una situazione anomala, nella quale credo che non ci siano precedenti di mozioni che rimandano la decisione e non decidono, e questo non dipende dalla Presidenza, dipende dal corso degli eventi.

Sarebbe stato molto più normale che qualcuno avesse presentato direttamente un rinvio. Essendo, però, in una situazione anormale, dovuta a chi ha presentato una mozione che chiede il rinvio del dibattito, è vero che non è commisurabile alla procedura nella quale noi analizziamo gli emendamenti, però, credo che questa volta veramente, in base all'articolo 8, lei possa assumere la decisione, perlomeno, di mettere in votazione prima la mozione che propone il rinvio, per la semplice ragione, Presidente, che a quel punto, se c'è il rinvio, il voto sulle mozioni successive potrebbe, da parte dei presentatori, essere evitato, perché è del tutto evidente che l'argomento sarà riaffrontato.

Ed è singolare che noi riaffronteremo un argomento nel quale noi dovremmo riproporre delle mozioni che sono state bocciate nel merito di una discussione surreale, perché la discussione si terrà in un altro momento, quando la maggioranza deciderà di affrontare questo dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Siccome non credo che ci sia un precedente in questo senso, perché tutto abbiamo visto in quest'Aula, ma ancora non eravamo riusciti a vedere che per rimandare la palla in calcio d'angolo si andasse avanti di rinvio in rinvio, almeno assuma nella sua, come dire, assoluta decisione, che non è condizionata da nessuno, il fatto di votare prima la mozione del rinvio e lasci, poi, a noi, la decisione se porre in votazione le mozioni che entrano nel merito, perché se passa il rinvio io, per esempio, suggerirei al mio gruppo di non procedere al voto sulla mozione, lo riaffronteremo quando la maggioranza avrà deciso di farci discutere e votare su questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Parli anche lei, onorevole Baldelli, dopo darò una risposta a tutti. Immagino che sia sullo stesso tema. Prego, ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Sì, grazie, Presidente. La questione si potrebbe risolvere non attraverso un ordine delle votazioni delle mozioni stesse che, come lei ha già spiegato, per prassi, vengono votate in base alla loro presentazione, ma a questo punto se la maggioranza facesse una proposta di rinvio delle decisioni sulle Commissioni questa sarebbe una richiesta di natura procedurale e questa, sì, avrebbe la priorità rispetto al voto nel merito delle mozioni, ancorché in una fase di dichiarazioni di voto, se la Presidenza accedesse all'idea di porla in votazione. E questo risolverebbe un po' la questione, perché mi pare, altrimenti, che ci siamo un po' incartati nel merito di una vicenda che, per prassi, viene gestita in maniera molto diversa dalla Presidenza.

PRESIDENTE. Le osservazioni dell'onorevole Baldelli sono sagge, però, siamo comunque in una fase di dichiarazione di voto e, aggiungo, è una valutazione discrezionale, però, lo metto come elemento, c'è sempre una prassi per cui, insomma, è una richiesta dei gruppi di opposizione che è stata portata in calendario e, di conseguenza, anche questo è un elemento di valutazione per chi ha da richiedere, eventualmente, di posticipare questa discussione.

Onorevole Fiano, sì, grazie, vedo il collega Adelizzi, dopo gli darò la parola.

Torniamo al fatto che siamo sul contenuto di una mozione; essendoci il contenuto di una mozione, la prassi ha sempre previsto che ci sia una votazione in ordine di presentazione, lo dico anche in relazione all'intervento dell'onorevole Giachetti. Per paradosso, se ci fossero mozioni che assumessero di prendere un pezzo del Global compact, un pezzo più grande o un pezzo più piccolo, ci troveremmo nel doverle mettere in ordine rispetto al contenuto della mozione; è un fatto che non si può fare. Quindi, io continuo a dire che ci sono gli strumenti per il rinvio della discussione, c'erano e sono noti a tutti. In questo caso, stiamo discutendo del merito ed è impossibile non rispettare l'ordine di presentazione.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Immagino sullo stesso argomento. Prego, ne ha facoltà.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Grazie, Presidente. Sullo stesso argomento, premettendo che il suo discorso non fa una piega e che lei ha perfettamente ragione, però, viste le richieste avanzate dai colleghi, e mi riferisco a quella dell'inversione dell'ordine delle votazioni, le volevo dire che, da parte nostra, non c'è nessun problema a cambiare l'ordine. Quindi, se i colleghi sono tutti d'accordo e se lei volesse, per noi va bene; altrimenti, lo ripeto, va benissimo il suo discorso.

PRESIDENTE. Onorevole Adelizzi, io, però, onestamente non è che ho preso una decisione perché me l'ha chiesta Giachetti e se me la chiede lei cambio la mia opinione. Ci sono gli strumenti a disposizione dei gruppi, sono strumenti che non sono a disposizione della Presidenza, io devo far rispettare un principio di carattere generale. Se, poi, c'è una mozione d'ordine che viene posta in una fase difficile come quella delle votazioni, adesso, io… ma siamo in fase di votazione. Ecco, capisco le difficoltà, ma il contenuto della mozione… Onorevole Giachetti, io procederei col voto, perché sono convinto che stiamo procedendo nell'unico modo possibile.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, vorrei solo dirle che la prassi non è il Regolamento, la prassi è la prassi e, come lei sa, quando ci sono i precedenti, i precedenti spesso intervengono per modificare, non solo il Regolamento, ma anche la prassi. Quando ho detto che è nella sua responsabilità, intendevo dire che non è scritto da nessuna parte che le mozioni debbano essere votate in ragione dell'ora in cui sono state presentate. Intendo dire che questo è quello che è sempre accaduto; ma come lei sa perfettamente, perché ne è stato vittima come me, spesso, dentro quest'Aula, ci sono molte occasioni nelle quali le decisioni che autonomamente prende la Presidenza non collimano perfettamente con il dettame del Regolamento. Questa è un'occasione del tutto nuova, nella quale, senza fare nulla di irregolare e se, per di più, c'è anche l'accordo di altri gruppi, a lei non costa nulla - dicendo che non fa precedente, ma perché è nuova la situazione - decidere che le mozioni si mettono in votazione in un modo diverso. Non si infrange il Regolamento, si infrange la prassi che non è il Regolamento ma, per l'appunto, è prassi.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi, se non ci sono richieste da parte di altri gruppi, pregherei i colleghi di evitare di fare dirette Facebook dalla Camera.

Prego, onorevole Fornaro.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, devo dire che è sicuramente una situazione assolutamente nuova e la mozione presentata dai colleghi della maggioranza assolutamente irrituale, però, noi concordiamo con la sua scelta, perché altrimenti, guardando in prospettiva, passerebbe una possibilità che sarebbe fortemente lesiva dei diritti delle opposizioni. Cioè, se passasse l'idea che la maggioranza può approvare sostanzialmente una preclusione alla votazione sul singolo argomento, è evidente che, a quel punto, uno degli strumenti delle opposizioni, cioè la presentazione di mozioni, verrebbe sostanzialmente inibito. Quindi, concordiamo con la sua impostazione.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, altri colleghi hanno già espresso la singolarità di questa votazione e di questa procedura. Non entro nel merito, se non per aggiungere un ulteriore elemento di conoscenza all'Aula che indurrebbe, da un lato, l'esigenza di un soprassalto di istruttoria, per così dire, e, dall'altro, anche l'esigenza che l'istituzione, che tra poco citerò, venisse in quest'Aula, visto che la presiede, e intervenisse direttamente nella discussione, perché, colleghi, mi rivolgo in particolare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e della Lega che vedo in questo momento piuttosto impegnati in un conciliabolo tra loro, il Presidente Fico in un'ANSA delle 10,49 ha appena dichiarato all'Associazione della stampa parlamentare che l'Italia deve sedersi al tavolo del Global compact (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ora, qui rischiamo il corto circuito totale.

A questo punto, il Presidente Fico ha il dovere di venire in quest'Aula ed esprimere le sue, naturalmente legittime, ci mancherebbe altro, considerazioni di natura politica su un fatto così rilevante, di fronte all'Aula che è gremita, e non limitarsi a delle dichiarazioni esterne, ed è questo un ulteriore elemento che consiglierebbe un rinvio di un'espressione, perché non è proprio banale che la terza carica dello Stato si esprima e che la Camera che lui presiede si esprima in senso opposto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E, quindi, noi chiediamo sotto questo aspetto che il Presidente venga in Aula e che si aggiorni la discussione alla luce di quanto avverrà e alla luce di queste novità.

PRESIDENTE. Onorevole Borghi, la Presidenza è qui, la Presidenza della Camera è qui. Tocca a me oggi presiedere e toccherà a un altro nel turno del pomeriggio, ma le assicuro che la Presidenza della Camera è qui. Io andrò avanti nelle votazioni, come detto, non solo per le motivazioni che ha addotto il collega Fornaro ma anche perché aggiungo che entreremmo in un meccanismo di valutazione del merito delle mozioni e del contenuto delle mozioni per stabilirne l'ordine e io penso che ciò sarebbe sbagliato e, peraltro, in contrasto con il Regolamento, che in questo caso mi sembra chiaro.

Se c'era un interesse da parte dei gruppi parlamentari di posporre la decisione lo strumento era un altro, cioè l'apertura di una discussione normale di rinvio della discussione. Oggi, invece, la volontà di chi ha presentato quella mozione era evidentemente diversa e non era quella di posporre la discussione ma di presentare un atto politico il cui contenuto è evidente.

GRAZIANO DELRIO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A un capogruppo non nego certo di intervenire. Prego, onorevole Delrio, ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Intervengo a titolo personale, Presidente…

PRESIDENTE. No, lei interviene per un richiamo al Regolamento, perché non c'è altro strumento.

GRAZIANO DELRIO (PD). Per un richiamo al Regolamento, Presidente, mi sono confuso. Però, il tema è semplicissimo. Noi abbiamo una mozione della maggioranza che chiede al Governo di rinviare la decisione sul Global compact. Quindi, mi pare che sia una mozione totalmente irrilevante, perché è evidente che il Governo ha già rimandato la sua decisione altrimenti avrebbe sottoscritto, se avesse partecipato a Marrakech, e avrebbe partecipato ai lavori dell'Aula esprimendo la sua decisione.

Ora, mi chiedo: che cosa stiamo votando? Stiamo votando la richiesta al Governo di continuare a non decidere per sempre? A me sfugge l'oggetto della mozione della maggioranza. Io credo che nell'ordinato svolgimento dei nostri lavori dobbiamo sapere cosa stiamo votando e questo mi pare un elemento di merito e non di procedura, sinceramente. Mi pare che questa affermazione di rinviare semplicemente sia un'offesa alla dignità del Parlamento e all'intelligenza dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Delrio, io non so quale sarà l'esito delle votazioni e lo vedremo, però mi sembra che il dibattito di merito ci sia stato e quello sul metodo anche.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00080 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Continuo a chiedere ai colleghi di non fare dirette Facebook dall'Aula, perché è vietato. (Commenti). Colleghi, siamo in fase di votazione; di dirette Facebook ne ho viste di tutte i colori e di tutti i colori politici!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Onorevole Meloni, lei sta parlando con qualcuno in particolare? La prego, onorevole Meloni, la prego.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scalfarotto ed altri n. 1-00089, su cui il Governo ha espresso parere contrario

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fornaro ed altri n. 1-00095, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Emanuela Rossini ed altri n. 1-00096, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gregorio Fontana ed altri n. 1-00099, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Uva e Molinari n. 1-00102, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, visto che abbiamo preso atto della votazione, e quindi c'è un rinvio, noi preghiamo, ovviamente tramite lei, di far presente al Governo che quest'Aula, il Parlamento ha chiesto un rinvio e, anche per il combinato disposto con le dichiarazioni in questi giorni dei colleghi di maggioranza, autorevoli, si chiedeva al Presidente Conte di venire in Aula per permettere al Parlamento, invece, di prendere una decisione di merito. Quindi, c'è un rinvio: se i colleghi di maggioranza si sono illusi che la discussione di oggi si concluda con questo voto, noi, invece, tramite lei, preghiamo il Governo di venire, per permetterci di fare il vero dibattito che auspicava il Ministro Salvini e di poterci esprimere nel merito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci ritroveremo…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lollobrigida. Suggerisco che questo possa essere un tema per la Conferenza dei presidenti di gruppo, dove è assolutamente legittima la richiesta di trovare una sede di discussione della questione.

Seguito della discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei Ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali da avviare per il periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, adottata il 28 novembre 2018 (Doc. XXV, n. 1) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1° gennao-30 settembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1° ottobre-31 dicembre 2018, deliberata il 28 novembre 2018 (Doc. XXVI, n. 1) (Ore 11,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei Ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali da avviare per il periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, adottata il 28 novembre 2018 (Doc. XXV, n. 1) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1° gennao-30 settembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1° ottobre-31 dicembre 2018, deliberata il 28 novembre 2018 (Doc. XXVI, n. 1).

Ricordo che nella seduta del 18 dicembre sono state presentate le risoluzioni Ferrari, Corda e altri n. 6-00039, Boldrini e Palazzotto n. 6-00040 e Pagani e altri n. 6-00041 (Vedi l'allegato A).

(Intervento e parere del Governo - Doc. XXV, n. 1 e Doc. XXVI, n. 1)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra della Difesa, Elisabetta Trenta.

ELISABETTA TRENTA, Ministra della Difesa. Onorevoli deputati, desidero anzitutto aprire questo mio breve intervento con un commosso pensiero per la recente scomparsa di Antonio Megalizzi (Generali applausi - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).

Ci lascia il dolore per la sua perdita e la speranza che i suoi valori trovino piena realizzazione nel futuro. Questa speranza è affidata anche a noi, oggi, e all'impegno che il Paese ha sempre dimostrato verso il consolidamento delle condizioni di sicurezza nazionali e internazionali. Anche per questo voglio approfittare di questa occasione rivolgendo innanzi a voi il plauso a tutti gli uomini e donne delle Forze armate che, in un periodo dove è ancora più difficile rinunciare alla vicinanza degli affetti più cari, si trovano in alcuni tra gli angoli più remoti e insidiosi del pianeta, rendendo un servizio silenzioso, unanimemente apprezzato, e che rende un nobile servizio all'immagine del Paese nel contesto internazionale.

Onorevoli deputati, l'azione del Governo e del mio Dicastero nel periodo in esame parte dal principio, chiaramente descritto nelle mie linee programmatiche, di mantenimento del nostro proprio ruolo di primo piano che l'Italia ricopre e che tutti ci riconoscono. Proseguiremo nel nostro sforzo per dare risposte e fronteggiare le diverse minacce che, direttamente e indirettamente, riguardano gli interessi del Paese. Questo, lo ribadisco, sta a significare che i militari italiani continueranno a svolgere con la proverbiale professionalità, passione e quell'esemplare senso di responsabilità che ci caratterizza quelle missioni che l'attuale Governo, con l'ausilio della Difesa, riterrà vitali, in aderenza - lasciate che lo ripeta - all'interesse nazionale. A queste chiare premesse è ispirata l'azione che sin dal primo momento, con determinazione e grande senso di responsabilità, ho indicato allo stato maggiore della Difesa.

È vero, c'è già stato un tempo in cui abbiamo sentito parlare di riduzioni, di spostamento dei nostri interessi e di diverse gravitazioni della nostra presenza militare.

Oggi, per me, è il tempo di lasciare da parte le dichiarazioni di intenti e iniziare a mettere in pratica quello che molte volte è stato lasciato alle pagine dei documenti. E queste azioni potete vederle, onorevoli deputati, al loro stadio iniziale già nel provvedimento all'esame oggi in quest'Aula. Nel vostro voto, tra breve, confermerete, se lo riterrete opportuno, l'inizio di una diversa modalità di sostegno e difesa dei nostri interessi geostrategici nel mondo. È chiaro che i numeri non possono che essere consequenziali, come detto, al senso di responsabilità nei confronti delle alleanze e degli impegni che non io, non questo Governo ha preso, ma che non possono essere stravolti senza mettere in pericolo i risultati raggiunti.

Però, nei numeri che vi sono stati sottoposti potete scorgere una nuova direzione, un nuovo corso, che, con il sostegno del Parlamento, questo Governo intende intraprendere.

Chiudo ricordando che la presenza avanzata nei luoghi che, direttamente o indirettamente, hanno impatto sulla sicurezza e sull'economia del nostro Paese vanno intesi sempre più in continuità con il ruolo che i nostri soldati, marinai, avieri e carabinieri svolgono all'interno del nostro territorio, impiegando le proprie energie e grandi professionalità per garantire la sicurezza dei cittadini e del Paese.

Viva le Forze armate, viva la Repubblica e viva l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario Picchi, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GUGLIELMO PICCHI, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione a prima firma dell'onorevole Ferrari e parere contrario su tutte le altre risoluzioni.

(Dichiarazioni di voto - Doc. XXV, n. 1 e Doc. XXVI, n. 1)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Noi vogliamo esprimere solo tre pensieri e tre concetti, riprendendo anche alcuni passaggi dell'intervento del Ministro. Il primo pensiero, anche da parte nostra, va chiaramente ad Antonio Megalizzi; quello che vogliamo dire, però, è che la morte di questo ragazzo ci deve pure dire qualche cosa di più ampio oltre la tragedia, ci deve dire che l'insegnamento di Megalizzi, quello che lascia nella coscienza di ciascuno, è che c'è una maniera di sentirsi parte del mondo che dovremmo sviluppare tutti, una maniera di stare al mondo che significa che le nuove generazioni, molte delle nuove generazioni, guardano con speranza e con fiducia al fatto che l'Italia resti un attore internazionale, capace di contribuire allo sviluppo e alla pace a livello internazionale.

E, quindi, c'è un legame anche molto diretto tra la testimonianza, ovviamente, di quello che è successo ad Antonio Megalizzi e quello che stiamo discutendo oggi. La seconda cosa è che ovviamente l'Italia ha un ruolo fondamentale, lo ha avuto e ha sempre avuto il riconoscimento di un prestigio internazionale forte sulle missioni internazionali. Non dobbiamo permetterci di comprometterlo in alcun modo perché - Presidente, tramite lei lo dico al Ministro - siamo in una fase storica in cui il resto del mondo ci guarda con un po' di circospezione, con un po' di dubbio, con qualche perplessità, perché la tentazione di far passare l'Italia come un Paese che vuole alzare muri e vuole chiudersi all'interno dei propri confini nazionali non è solo una questione che riguarda l'immigrazione, ma è una questione che riguarda il nostro ruolo che possiamo o non possiamo esercitare, a partire dalle missioni internazionali.

E l'ultima cosa, e chiudo, Presidente: oggi credo che con questo voto e con queste dichiarazioni mandiamo un messaggio a tutto il Paese, ma lo mandiamo anzitutto alle persone direttamente coinvolte e interessate da queste missioni. Fa un po' specie - non uso altre parole - aprire i giornali e leggere che il dibattito sui nostri militari, invece di essere confinato nell'alveo legittimo a come valorizzarli nel mondo, rischia di finire a come gli facciamo riparare e sistemare le buche della capitale. Quindi, ricordiamoci della votazione e della discussione che stiamo avendo e facciamo in modo di mandare un messaggio ai nostri militari sul vero valore che possono, hanno e devono ricoprire nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Nel limite temporale dei due minuti che mi sono concessi vorrei motivare le ragioni del voto favorevole del gruppo Noi con l'Italia-USEI a questa risoluzione. Noi, ovviamente, siamo convinti sostenitori delle missioni internazionali del nostro Paese all'estero, missioni che danno prestigio alla nostra comunità.

È giusto ricordare a quest'Aula che il nostro Paese, dopo gli Stati Uniti, è il primo Paese ad avere impegnato quantità di persone, di uomini e di donne nei vari Paesi. Evidentemente, questo deve essere fatto pesare di più: da un lato nei confronti degli alleati, con questa nostra presenza di responsabilità; dall'altro, anche nei confronti della comunità internazionale, che deve capire che l'impegno italiano si sviluppa anche in questa direzione.

È il momento di chiedersi, però, da un lato, se tutte queste missioni sono utili. Ho avuto modo di chiedere ciò al Ministro, in Commissione, e mi ha detto che ci sarebbe stata, comunque, una revisione complessiva. Per esempio, quelle che sono presenti nella penisola arabica, a Dubai e ad Abu Dhabi, sono missioni che hanno ancora un senso, o è preferibile definire geograficamente e strategicamente le nostre scelte in un ambito che sia più finalizzato alle scelte di politica estera del nostro Paese?

Credo che si debba ridisegnare il perimetro, cercando di eliminare quelle missioni che sono meno favorevoli e concentrare più attenzione e più risorse verso quelle che invece sono più dirette alla sicurezza internazionale del nostro Paese. Chiudo con una battuta, senza voler fare polemica sulla ridicola richiesta che è stata fatta di dirottare il nostro Esercito a tappare le buche di Roma. Il nostro Esercito rappresenta un prestigio per il nostro Paese e deve essere utilizzato per gli impegni di sicurezza, per il ruolo militare che ha e per fare sì che il nostro Paese abbia prestigio, non certo per tappare le buche di una città che è in difficoltà e a cui devono pensare altri attori politici e amministrativi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie signor Presidente, colleghe e colleghi, signora Ministra, sull'impegno dell'Italia in missioni di carattere internazionale occorre avere, secondo noi, un approccio pragmatico e in nessun senso pregiudiziale. Il mondo, sappiamo, è segnato in questo momento da decine di situazioni di guerra e di violazioni dei diritti umani. Dunque, se la comunità internazionale non sentisse il dovere di agire per prosciugare i bacini di violenza e per assicurare il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, si renderebbe complice e corresponsabile di questa drammatica situazione.

Ma, signor Presidente, ci sono due principi, a nostro avviso, che vanno assolutamente rispettati per poter definire “missioni di pace” quelle che vedono i nostri militari impegnati in vari contesti bellici. Il primo principio consiste nel fatto che deve trattarsi effettivamente di operazioni di peacekeeping e non della partecipazione italiana ad azioni di guerra, che hanno invece finalità egemoniche e di conquista del territorio altrui o delle altrui risorse. Il secondo principio è che la nostra iniziativa deve avvenire nell'ambito delle organizzazioni internazionali alle quale apparteniamo e sotto l'indirizzo delle Nazioni Unite.

Vede, signor Presidente, le cosiddette coalizioni dei volonterosi non hanno prodotto altro che morti e distruzioni, favorendo interessi particolari di questa o quella potenza e non l'obiettivo della pace e della coesistenza. D'altronde, il secondo comma dell'articolo 11 della nostra Costituzione consente questo e non altro, perché in linea generale vale “il ripudio” - cito - della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Allora, signor Presidente, è sulla base di questa griglia di principi che selezioniamo il nostro giudizio sulle missioni internazionali che vedono partecipe l'Italia e che diciamo anche i nostri “no” e i nostri “sì”. La nostra proposta di relazione esplicita dice in modo chiaro quale sono, secondo noi, le missioni da autorizzare e quelle da non autorizzare. Faccio qualche esempio. Non va ulteriormente autorizzata, a nostro avviso, la missione in Afghanistan. Le nostre Forze armate sono in quel territorio da oltre sedici anni, l'obiettivo iniziale dell'intervento militare era quello di sradicare le organizzazioni che coprivano e sostenevano Bin Laden e Al Qaeda, responsabili della strage delle torri gemelle. Ebbene, Bin Laden è stato ucciso, mentre l'egemonia che aveva un tempo Al Qaeda sulle organizzazioni terroristiche è stata soppiantata dall'ISIS, che agisce prevalentemente in altri contesti. Al tempo stesso, purtroppo, i talebani sono ben lontani dall'essere sconfitti e, anzi, conquistano sempre nuove posizioni.

Non le sembra, signora Ministra, che sia giunto il tempo di una riflessione critica su questa missione e di una sua conclusione? Non solo nella scorsa legislatura, signor Presidente, ma ancora fino a pochi mesi fa, il Movimento 5 Stelle ribadiva il suo “no” forte e chiaro alla presenza italiana in Afghanistan.

Durante la campagna elettorale, il capo politico del movimento, Luigi Di Maio, oggi Vice Presidente del Consiglio, intervenendo ad un dibattito presso la Link Campus University, dichiarava: “pensiamo che il contingente italiano non debba più restare in Afghanistan; questa missione espone i nostri soldati a rischi inutili!” Inutili: così diceva il capo politico del MoVimento 5 Stelle. Allora posso sapere, care colleghe e cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, che cosa vi ha fatto cambiare idea? Che cosa? Sulla base di quali elementi nuovi, sopraggiunti, che evidentemente mi sono sfuggiti, avete cambiato posizione e oggi considerate giusto restare a Kabul? Nella stessa occasione, sempre all'Università Link Campus, l'onorevole Di Maio criticava duramente la missione in Niger e anch'essa, invece, viene riproposta. Allora, se vogliamo dare delle definizioni, direi che è il Governo del cambiamento di idee.

Noi sulla missione in Niger restiamo contrari, così come su quella in Libia, perché queste iniziative non hanno nulla a che vedere con il mantenimento della pace, ma sono semplicemente di contrasto alla migrazione irregolare e perseguono l'obiettivo di poter vantare la riduzione degli sbarchi, ma senza preoccuparsi minimamente di persone che, invece di morire in mare, muoiono nel deserto, che finiscono nei campi di detenzione, dove subiscono ogni forma di tortura e violenza. Tutto questo è documentato, non è una considerazione della sottoscritta: altro che missione di pace. Queste le chiamate missioni di pace?

Una missione di pace è, invece, certamente quella UNIFIL in Libano, sulla quale il nostro giudizio è positivo e che consideriamo meritevole di essere autorizzata di nuovo. Una missione delle Nazioni Unite a guida italiana, di lunga data, signor Presidente, e potenziata a seguito della guerra israelo-libanese del 2006, con l'obiettivo di fare cuscinetto tra le milizie sciite libanesi e anche l'esercito israeliano, dunque di fare cuscinetto tra queste due componenti. Quindi, una missione che ha chiaramente un ruolo super partes, che è sempre stato riconosciuto da tutti. Ora, i contingenti UNIFIL, per chi non lo sapesse, sono collocati in una zona dove è forte l'influenza di Hezbollah. La dichiarazione del Ministro Salvini, Ministro dell'interno ma non del Ministro degli esteri, che ha qualificato come terrorista il partito Hezbollah, ha dato un colpo duro al carattere neutrale della missione, mettendo a rischio i nostri stessi soldati e ha fatto da amplificatore all'appello di Netanyahu affinché UNIFIL ceda quel carattere di neutralità e si schieri a fianco di Israele, appunto contro Hezbollah, sconfessando quindi la sua collocazione neutrale.

Quella del Ministro Salvini è stata un'affermazione di gravità inaudita, che meritava una presa di distanza ufficiale del Presidente del Consiglio e del Ministro degli esteri, ma questa presa di distanza non l'abbiamo né letta, né ascoltata, perché, così come è accaduto anche sul Global compact, abbiamo visto come è andata a finire: si decide di rimandare. La linea di politica estera la detta il Ministro dell'interno: una cosa, anche questa - guardate - mai vista nella storia italiana e nello scenario internazionale.

Allora, ci tocca constatare, signor Presidente, anche in questo caso, da parte delle forze di maggioranza, un impasto di incompetenza, un impasto di contraddizioni, improvvisazioni, che nuocciono alla credibilità e al prestigio internazionale del nostro Paese. Questo accade quando un Presidente del Consiglio, che si era impegnato di fronte al Segretario generale dell'ONU, viene smentito sul Global compact o quando i Ministri degli esteri e della difesa vengono smentiti sul carattere neutrale e super partes della missione UNIFIL.

Che il nostro Paese sia rispettato per la sua credibilità, signor Presidente, che sia rispettato sulla scena internazionale è un'esigenza non solo dei nostri diplomatici, e già sarebbe abbastanza, ma dei nostri connazionali che vivono all'estero, delle nostre imprese che operano sulla scena globale, dei nostri studenti che frequentano le università in altri Paesi: è un'esigenza cioè di tutta la nostra comunità. E questa esigenza, signore e signori del Governo, la state compromettendo con un'azione di politica estera a dir poco incerta, a dir poco contraddittoria, e anche in questo campo posso dire che l'Italia merita di più (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Signor Presidente, colleghi, signora Ministro, Fratelli d'Italia voterà a favore, com'è sua tradizione, del prosieguo dell'impegno da parte delle nostre Forze armate e delle forze dell'ordine, dell'Italia più in generale, nelle missioni internazionali per contrastare il terrorismo internazionale e per garantire un contributo importante alla NATO, all'ONU, in genere alla comunità mondiale, per il ristabilimento, il mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo.

Ovviamente siamo di fronte a un decreto che completa l'anno per soli tre mesi: in teoria ci sarebbe anche poco da dire, nel senso che la missione è esattamente quella che è stata decisa dal Governo precedente, le linee fondamentali sono quelle svolte da tutti i Governi di centrodestra piuttosto che da quelli di larghe intese, quelli a guida PD, e ovviamente oggi anche da quello Lega-5 Stelle, nel solco della tradizione della politica estera italiana, multipolare, nel quadro dell'Alleanza atlantica.

Senonché, al di là di questa piccola novità tecnica, su cui non mi soffermerei ma che condividiamo, dell'ampliamento dalla missione con una nuova missione NATO in Iraq, più in generale io credo che la prima valutazione che noi dobbiamo fare è che nelle relazioni che abbiamo ascoltato ci sono in nuce alcune cose che ci fanno preoccupare. Nel senso, si preannunciano rivisitazioni dei dispositivi, non nell'ottica di una strategia, che vorremmo anche capire, ma insomma non è che l'abbiamo capita molto, da quello che ha detto il Governo, e anche il Ministro sui mezzi di informazione; ma qualche segnale lo vediamo dalla legge di bilancio, per quello che viene riservato ai tagli dei militari, su cui dirò brevemente. Quello che ci preoccupa è l'idea sbagliata che allo scopo semplicemente di risparmiare… Perché viene anche detto, nelle relazioni: nel futuro dobbiamo vedere, in base alle risorse disponibili, un ridispiegamento, una riduzione dei nostri dispositivi, un allontanamento da alcuni scenari, che per noi sarebbe assolutamente grave. Grave non soltanto perché, lo ricordo, noi siamo in Afghanistan, per esempio, non per fare gli interessi di chissà chi: siamo in Afghanistan per contrastare il terrorismo internazionale; l'idea di ritirarci dall'Afghanistan, che pure abbiamo sentito avanzare da qualche grillino, senza essere contrastati dal loro alleato della Lega, significa dire che i nostri quasi 60 caduti sono caduti invano, cioè che i nostri soldati che sono morti in Afghanistan sono morti per errore.

Invece noi siamo convinti che quei ragazzi sono morti per contrastare il terrorismo internazionale: lo ricordo perché il Ministro ha oggi esordito proprio con questo. Noi abbiamo tanti altri caduti per colpa del terrorismo internazionale, e sono i tanti giovani in Europa, italiani, che sono morti per colpa del terrorismo internazionale e per il fatto che in alcuni Paesi avevano basi di addestramento: Afghanistan, regime dei talebani che abbiamo abbattuto; tra la Siria e l'Iraq, il Governo sedicente del Daesh-ISIS, che è stato abbattuto ahinoi non dall'Occidente ma dalla Russia; e un'azione anche di Paesi a volte definiti erroneamente alleati, che sostengono il terrorismo internazionale un po' dappertutto, camuffato a volte persino come cause nazionaliste di Paesi arabi.

Allora le missioni internazionali, i nostri uomini, le nostre donne in uniforme, rischiano la vita non per un fatto simbolico: rischiano la vita per garantire la nostra libertà, la nostra sicurezza, in Italia e per i tanti italiani che sono in giro per il mondo, che purtroppo abbiamo visto morire per l'incapacità di tanti Governi occidentali, e ci mettiamo anche l'Italia. Ed è questo che volevo dire: non è che noi possiamo pensare di fare i furbetti, come faceva il Governo con il Ministro Alfano, nel senso che facevamo entrare e passare insieme agli scafisti i terroristi, perché tanto poi andavano a fare attentati all'estero e non toccavano l'Italia. Lo abbiamo visto: questa strategia non ha pagato, perché gli italiani muoiono anche all'estero negli attentati.

Oltre al fatto che noi dobbiamo pensare ad essere solidali con l'America e con la NATO, perché non spendiamo soldi a sufficienza innanzitutto per il nostro livello economico. Il nostro Paese è una grande nazione che è anche una preda, e se tu non sei pronto a difenderti spendendo i soldi, formando i tuoi uomini, garantendo loro il meglio della tecnologia, non solo li esponi… Perché, signor Ministro, i nostri militari quando vanno all'estero, se non hanno il meglio della tecnologia, che costa, se non hanno un addestramento di grande qualità, che costa, rischiano di perdere la vita! Lo so che le interessa più parlare con la sua collega che non preoccuparsi che i nostri militari rischino la vita nelle missioni internazionali, ma sbaglia, perché qualunque altro imprenditore in Italia se non dà il meglio della tecnologia, se non dà il meglio della formazione professionale ai suoi uomini e alle sue donne che lavorano per la sua azienda, lo Stato italiano gli contesta dei reati come se fosse un datore di lavoro, da datore di lavoro infedele.

E allora lei si ricordi che è anche il datore di lavoro delle Forze armate. Noi dobbiamo dare il meglio come mezzi, come formazione, e costa; e quindi quando abbiamo migliaia di uomini all'estero impiegati, non si possono tagliare, come il suo Governo sta facendo, le spese alle Forze armate. E neanche si può mettere in testa all'opinione pubblica, e forse magari qualche volta anche a qualcuno del Parlamento, che l'Esercito, le Forze armate sono una sorta di “stipendificio”, che può servire, magari perché qualcuno può pensare che non si impegnano, non fanno il loro dovere, a tappare le buche della capitale piuttosto che ad impegnarsi invece in missioni per la sicurezza interna ed esterna della patria. I nostri uomini hanno grande dignità, hanno grande valore e finora una grande formazione professionale, che non dev'essere mortificata da queste politiche scellerate che il suo partito sta mettendo in campo con la complicità della Lega.

Allora noi votiamo ovviamente a favore, continuiamo nel nostro sostegno, come sempre fatto, per la politica estera dell'Italia, per la nostra patria, ovviamente a sostegno delle nostre Forze armate, che hanno bisogno di avere un Parlamento unito quando vanno in missione, devono sapere che quando rischiano la vita, il Parlamento, lo Stato italiano è al loro fianco, ma siamo assai critici di quello che leggiamo. Immaginiamo che le risorse debbano essere sicuramente impegnate su tanti fronti, innanzitutto quello economico; ma se si ha l'ambizione, si ha il dovere come nel nostro caso, visto che gli americani e i nostri alleati spendono assai più di noi per garantire anche la nostra sicurezza, siamo convinti che dobbiamo fornire il meglio della tecnologia e il meglio della formazione, spendendo soldi.

Aggiungo che siccome l'Italia ha una grande industria della difesa, privata e pubblica tramite Fintecna, quindi Leonardo e Fincantieri, noi abbiamo una tecnologia che esportiamo: vendiamo all'estero e non diamo per mancanza di risorse ai nostri uomini e alle nostre donne. Lo dico perché il suo collega Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, Di Maio, sta bloccando tutti i progetti di rifinanziamento e ammodernamento e tecnologicamente di avanguardia che la nostra industria italiana stava mettendo in campo a favore delle Forze armate, non soltanto per creare anche uno spread tecnologico rispetto ad altri Paesi…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Concludo, Presidente: ma soprattutto per garantire il massimo dell'efficienza dei nostri uomini all'estero.

Allora vanno bene le direttive di intervento, ma ovviamente avremmo da ridire e dovremmo votare contro, perché vediamo che le missioni Sophia e altre della Marina, che sostituiscono gli scafisti nel portare stranieri dall'Africa, continuano, le avete prorogate, mi dispiace che la Lega non sia riuscita a far sentire la sua voce. Ma nel complesso noi vogliamo essere vicini alle Forze armate e ci rendiamo conto che abbiamo degli obblighi internazionali di lealtà con i nostri alleati, e soprattutto che le missioni internazionali servono a garantire la libertà e la sicurezza degli italiani in Italia, sul suolo patrio, ma anche all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo a favore della risoluzione di questa maggioranza, e lo faremo con senso responsabile, perché siamo un'opposizione costruttiva. Lo faremo soprattutto nell'interesse del nostro Paese, dell'Italia, che è un interesse superiore a qualsiasi cosa, a qualsiasi divisione. Lo faremo con la consapevolezza che alcune forze che oggi siedono al Governo, nella fattispecie in questa maggioranza di Governo, hanno avuto delle visioni a dir poco distorte sulle missioni internazionali, soprattutto negli ultimi anni, però questa nostra posizione non deve essere scambiata per accondiscendenza nei confronti dell'intera politica estera e di difesa di questo sedicente Governo del cambiamento, che più del cambiamento è un Governo che cambia spesso idea, anche e soprattutto su questioni come la difesa. Non possono essere in alcun modo condivisibili le misure adottate da ultimo all'interno della legge di bilancio ancora in discussione. Il riferimento non è solo alle misure carenti nei confronti delle forze dell'ordine che operano sul territorio nazionale, che continuano ad assolvere i propri compiti in un quadro di crescente scarsità di risorse finanziarie, non possono che destare fortissime perplessità le decurtazioni delle risorse destinate all'acquisizione dei più importanti programmi d'armamento di cui le Forze armate hanno deciso di dotarsi, come, per esempio, il programma delle unità navali FREMM, dei velivoli Eurofighter e dei velivoli di quinta generazione F-35.

Mi preme in questa sede sottolineare che, oltre a una prima riduzione generica di 60 milioni di euro che questo Governo ha impartito per le spese della difesa, si dispone anche un'ulteriore riduzione di spesa di 531 milioni di euro, nel periodo 2019-2031, per i programmi ad alta tecnologia. Naturalmente Forza Italia dissente da questi programmi. In ambito internazionale, inoltre, questo Governo ha previsto persino una riduzione del contributo italiano all'ONU, pari a 35 milioni di euro per il 2019 e a 32,4 milioni di euro a decorrere dal 2020. Tutte le nostre proposte emendative al disegno di legge di bilancio che tendevano a ristabilire un quadro più dignitoso per ciò che riguarda il finanziamento legato alle forze dell'ordine, alla difesa e agli organismi internazionali, sono state respinte, confermando le nostre preoccupazioni. Vale la pena evidenziare le mancanze dell'Esecutivo in carica, perché è di estrema importanza per la difesa mantenere fede agli impegni assunti in sede internazionale nell'ambito delle organizzazioni sovranazionali cui l'Italia convintamente aderisce. Pertanto risulta a dir poco allarmante, signor Ministro, una politica di tagli che si allontana sempre più dall'obiettivo di destinare alle spese per la difesa il 2 per cento del PIL, come richiesto in ambito NATO.

L'Italia deve sostenere il proprio ruolo di partner credibile e affidabile, migliorando gli investimenti nel settore della sicurezza e della difesa e nello sviluppo della capacità di prontezza operativa, con iniziative che mirano ad integrare e rafforzare le attività della NATO. In questa sede voglio infatti ribadire l'importanza di definire una strategia globale in materia di politica estera e di sicurezza in cui sia riconosciuto un rilievo centrale dell'assetto geopolitico dell'area mediterranea. In particolare, natura e localizzazione dei conflitti in corso rendono prioritario far convergere i progetti e le azioni di cooperazione sui Paesi che si affacciano nel Mediterraneo, al fine di eliminare le cause di instabilità delle aree interessate e limitrofe. La sicurezza della regione euro-mediterranea e della regione euro-atlantica sono i punti di riferimento della strategia di sicurezza e difesa italiana. Su questo voglio ricordare l'azione assolutamente incisiva svolta dai Governi guidati da Silvio Berlusconi, in particolare per la promozione e il rilancio di accordi bilaterali con i Paesi di origine per i rimpatri dei migranti economici irregolari come premessa per bloccare le partenze di migranti irregolari, stroncare le attività degli scafisti, che hanno trasformato il Mediterraneo nel mare della morte, e facilitare le procedure di espulsione dei clandestini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Per queste ragioni, gli investimenti per la difesa svolgono un ruolo fondamentale, sia con riguardo alla sicurezza nazionale sia con riferimento alla promozione dello sviluppo industriale nazionale. Quello che chiediamo come opposizione, su una materia delicata come la politica estera e di difesa, che dovrebbe essere condivisa e sostenuta trasversalmente in Parlamento, è, signor Ministro, tempestività, trasparenza e condivisione nel processo decisionale. Tutto questo per ricordare al Governo che, in particolare su questi temi, ha in Forza Italia un interlocutore istituzionale, responsabile, consapevole e coerente con la propria storia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Forza Italia dunque voterà a favore dell'autorizzazione al Governo per la piena partecipazione del nostro Paese a tutte le missioni internazionali, in linea con quanto abbiamo sempre fatto.

Concludo, signor Presidente, come doveroso, con un ringraziamento sincero alle donne e agli uomini del nostro Paese, che servono la patria a rischio della loro vita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non solo sul territorio nazionale ma in tutto il mondo. Si tratta di professionisti che tengono alto il nome del nostro Paese e che quotidianamente tutelano con dedizione e amore di patria la sicurezza di tutti i cittadini, e che difendono la pace e la democrazia nel mondo. Come legislatori e come donne e uomini che operano nelle istituzioni, dobbiamo lavorare per difendere e sostenere l'operato e il ruolo dei nostri militari, del lavoro che fanno ogni giorno per tutti noi e per il nostro Paese. Ci auguriamo che il Governo in carica sia ben consapevole di ciò, anche in vista delle prossime decisioni sulle missioni che dovranno essere autorizzate a partire dal prossimo mese di gennaio, al di là delle divisioni politiche, nell'interesse dell'Italia e di quanti operano per difenderne il prestigio internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo di Casal Velino, Salerno (Applausi). Grazie ragazzi per essere qui con noi oggi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Presidente, innanzitutto ci associamo al cordoglio della Ministra per la morte di Antonio Megalizzi. Non possiamo non sottolineare che al rientro della salma, però, ci saremmo aspettati la presenza direttamente anche del Premier Conte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché l'episodio era talmente importante che credo meritasse questa presenza.

Non posso quindi non iniziare questo mio intervento ringraziando le donne e gli uomini che danno lustro e onore al nostro Paese, con l'impegno e la grande professionalità che dimostrano in tutte le missioni in cui l'Italia è protagonista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Grazie davvero a tutti.

Le missioni internazionali negli anni del nostro Governo sono stato un fiore all'occhiello della nostra politica estera e di difesa, e mi permetto di dire che i nostri Governi hanno aumentato l'autorevolezza e la considerazione in campo internazionale del nostro Paese.

Il provvedimento di oggi consente di finanziare gli ultimi tre mesi del 2018, mantenendo intatto l'impianto che era stato costruito con la deliberazione del gennaio scorso.

Nel dibattito sinora svolto abbiamo avvertito da parte delle forze di Governo la mancanza di una visione complessiva delle missioni e l'impossibilità di svolgere un dibattito incentrato sulla priorità della politica estera del nostro Paese. Nella relazione si dice, in maniera molto generica, di introdurre alcuni elementi di novità: l'ha ribadito anche lei, Ministra.

Noi vorremmo capire: quali sono questi elementi? Quando, signora Ministra, verrà da noi a dirci nel dettaglio dove volete andare con la politica estera? In Commissione, oltre alle parole di oggi del Ministro, i colleghi della Lega e del MoVimento 5 Stelle hanno più volte fatto cenno all'esigenza di avviare una riflessione strategica che comporti una rivalutazione delle nostre presenze nello scacchiere internazionale; tuttavia, come abbiamo già detto, né nella relazione, né nelle parole del Ministro e dei sottosegretari appare nulla riguardo agli orientamenti politici che questo Governo e questa maggioranza vogliono dare alle missioni internazionali e al nostro Paese. Quindi, noi crediamo che sia giunto il momento di dirci dove volete andare e, soprattutto, di dire al Paese che non può continuare nella teoria dei rinvii, come abbiamo visto nel provvedimento precedente.

Siamo felici, invece, di sapere che nei fatti, oltre le dichiarazioni spesso inquietanti di alcuni esponenti del Governo, il nostro Paese continua nel solco disegnato dai Governi precedenti nella nostra tradizione storica, quella di essere parte integrante dell'Alleanza atlantica. Fa tirare un sospiro di sollievo sapere che nella relazione si afferma che la NATO rimane per il nostro Paese l'organizzazione internazionale di riferimento, ma questa vocazione transatlantica ed europeista, nella nostra politica estera - ideale nel quale noi crediamo fortemente - è stata più volte messa in discussione dall'azione di questo nuovo Governo, con attacchi nei confronti delle istituzioni europee, dal legame poco trasparente fra Lega e la Russia e episodi gravi. Cito solo l'ultimo, l'ultimissimo: le parole del Ministro Salvini, irresponsabili, con accuse pesanti ad Hezbollah, che hanno messo in seria difficoltà l'operato del nostro contingente il Libano.

Ulteriore elemento contraddittorio dell'azione dell'attuale Governo è evidenziato dal richiamo all'importanza della partecipazione italiana, insieme agli altri partner europei ed atlantici, al finanziamento delle missioni ONU; poi, però, in legge di bilancio, in corso di esame proprio in queste ore, quando questa legge ovviamente arriverà al Senato, il contributo alle spese ONU diminuiscono e si respingono gli emendamenti e gli ordini del giorno che le opposizioni presentano per ricordarne la rilevanza.

Altro nodo politico che non affronta e che non viene affrontato dalla maggioranza sono interventi che riguardano il ritiro dall'Afghanistan. Nella scorsa legislatura, il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha ripetutamente chiesto il ritiro della missione. Oggi, come su tanti altri argomenti, non è conosciuta la posizione ufficiale del Governo e nella relazione non ce n'è traccia. Ecco, in questo senso noi siamo preoccupati, perché già con la precedente Ministra - con la Ministra Pinotti - avevamo annunciato un ritiro e di parte del contingente in Afghanistan e in Iraq per ricollocarlo nel Niger, ma tutto questo dentro gli accordi internazionali, mentre in questo caso da questo Governo noi non conosciamo quale sarà il futuro.

La missione in Niger, poi, fu definita nel gennaio 2018 da un esponente oggi al Governo, Manlio Di Stefano, come un regalo ai francesi. Allora Calderoli dichiarò che mandare i nostri militari in Niger era un'enorme spesa e di non aver capito nulla. Oggi, a pochi mesi di distanza, invece, esponenti del Governo, compreso il Ministro Trenta che è qui presente, salutano lo sblocco della missione come un grandissimo risultato di questo Governo: ecco un'altra retromarcia.

Continuiamo a credere, noi come Partito Democratico, che l'Africa rivesta un interesse strategico prioritario per la sicurezza dell'Italia e che oltre a dover gestire i flussi migratori provenienti da tale continente, si debba affrontare il rischio che un rallentamento del processo di pacificazione e di consolidamento delle istituzioni politiche della Libia sfoci in nuovi fattori di minaccia per gli interessi nazionali e per la sicurezza di tutto il bacino del Mar Mediterraneo.

Gli interventi previsti in Africa si concentrano proprio su attività utili a incrementare la sicurezza e la stabilità internazionale, a favore di quei Paesi impegnati nella lotta al terrorismo e ai traffici illegali internazionali: la missione in Niger può aiutare, in maniera molto pratica, a sostenere queste nuove strategie.

L'impegno italiano in Libia e in Niger è intimamente connesso, sul piano strategico, alla fondamentale azione a tutela dei diritti umani delle popolazioni civili, di migranti e di profughi, esercitata dalle organizzazioni internazionali presenti, che da noi riceveranno sempre un convinto sostegno. Anche sul complesso delle missioni che interessano lo scacchiere libico non viene fatta alcuna considerazione politica su come affrontare il futuro, la questione dei flussi migratori, su dove e come intervenire. Ad esempio, si vorrebbe sapere quali sono gli intendimenti del Governo e della maggioranza sulla cosiddetta terza fase della missione Eunavfor Med, anzi è stata annunciata dalla maggioranza un'approfondita revisione attorno all'Operazione Sophia, in scadenza il prossimo 31 dicembre 2018. Questo ci preoccupa in maniera importante, salvo poi leggere nella relazione che l'Italia continuerà a promuovere tutte le iniziative per orientare e rafforzare l'alleanza verso il Mediterraneo e il Medio Oriente, dunque in netta contraddizione con la rinuncia al rinnovo di questa missione.

La preoccupazione è forte ed è corroborata dalle continue dichiarazioni del Ministro dell'interno, il quale, negli ultimi mesi, riguardo alla missione Sophia, ha più volte detto di volerla fermare definitivamente. E' notizia di oggi, proprio da fonte del Ministero della Difesa, che l'eventuale uscita da “Sophia” costerebbe circa 140 milioni in più al Governo italiano e questo dobbiamo iniziare a dirlo ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il Mediterraneo è stato parte essenziale della nostra presidenza del G7, del nostro mandato in Consiglio di sicurezza, oltre che della nostra azione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e della NATO, facendo sì che tali organizzazioni perseguissero l'impegno comune alla lotta contro il terrorismo e per una condivisione più equa e responsabile delle conseguenze del fenomeno migratorio. Per il Partito Democratico, missioni e cooperazione per lo sviluppo fanno parte di un'unica strategia, mentre per l'attuale maggioranza sono importanti solo gli slogan: “aiutiamoli a casa loro” restano in questo senso soltanto delle parole, degli slogan.

Nonostante più volte sia stato detto in Aula, dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, che l'Italia deve esercitare la propria politica estera non solo con le missioni ma anche con lo sviluppo, la legge di bilancio in approvazione non stanzia risorse aggiuntive per l'aiuto pubblico allo sviluppo e, di fatto, fa morire il Fondo Africa.

Noi del Partito Democratico ci assumiamo oggi la responsabilità con determinazione e coerenza, così come, negli ultimi cinque anni di Governo, ci siamo sempre assunti le responsabilità, mantenendo la coerenza della nostra azione politica, coerenza che ci permette di difendere sempre le scelte che facciamo, che abbiamo fatto e che faremo, senza ripensamenti, senza strumentalizzazioni, senza inversioni di marcia improvvise che gruppi di maggioranza oggi stanno facendo. Mi avvio a chiudere con una riflessione che sottolinea, ancora una volta, il pericolo vero di interpretare la politica estera e le relazioni internazionali solo ed esclusivamente per coltivare il consenso immediato e la popolarità fine a se stessa, come fatto negli anni scorsi dalle forze politiche che oggi governano il Paese.

Usare strumentalmente questi argomenti è un atto irresponsabile, che scredita e rende più debole le nostre istituzioni nel confronto con il mondo. Nel passato si sono usate le missioni per raccogliere voti senza pensare minimamente agli interessi del Paese. Per noi, l'Italia, i valori della pace, la tutela dei diritti, il rispetto delle donne e degli uomini impegnati nelle missioni vengono sempre prima dell'interesse di parte: questa è la vera differenza fra noi e voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È per questo che, come fatto nel passato, anche oggi, che siamo momentaneamente all'opposizione, non ci permettiamo di strumentalizzare questi argomenti così delicati e votiamo convintamente a favore del rifinanziamento delle missioni e ci vediamo costretti, nostro malgrado, per mancanza di chiarezza rispetto alle prospettive di futuro, in particolare della missione Sophia, ad astenerci sulle premesse, perché, come spesso succede in quest'Aula in questo periodo, non si chiarisce quale sia la vera posizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie, signor Presidente, signora Ministro della difesa, onorevoli colleghi, quest'oggi siamo chiamati apparentemente a compiere un atto formale di ratifica della deliberazione operata dal Consiglio dei ministri, lo scorso 28 novembre, circa la prosecuzione della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. Si tratta di una deliberazione resasi necessaria perché, pur prevedendo la legge quadro sulle missioni internazionali una programmazione annuale, in coda alla scorsa legislatura, venne effettuata un'autorizzazione e una conseguente previsione di stanziamenti limitata ai primi nove mesi dell'anno. Un esercizio, quello di lasciare ad altri l'onere di trovare le coperture economiche, a cui la maggioranza, che ha sostenuto i Governi Renzi-Gentiloni, ci ha ormai abituato: dalla sterilizzazione dell'IVA alla previsione di recupero di gettito dalla fatturazione elettronica, alle missioni internazionali, di cui appunto stiamo parlando, per le quali il nuovo Esecutivo ha dovuto provvedere a trovare risorse per oltre 360 milioni di euro e cioè quasi un terzo della complessiva spesa annua.

Le missioni italiane all'estero, in quest'ultimo trimestre, hanno visto impegnate nei vari teatri operativi 6.309 unità, dispiegate in ventidue Stati, su tre continenti (Europa, Africa ed Asia), con una diminuzione di 109 unità rispetto ai primi nove mesi dell'anno, da inquadrarsi nell'ottica di mantenimento dell'impegno italiano solo in quei contesti che l'attuale Governo ritiene vitali ed aderenti agli interessi nazionali, così come già sottolineato nelle relazioni prodotte dalle Commissioni esteri e difesa, purché operate in base a scelte ponderate, sia sull'effettività e concretezza di tali interessi, sia in tema di impiego delle risorse.

È, quindi, sotto questa nuova prospettiva che va inquadrata la nostra collocazione in ambito NATO, che rimane comunque per il nostro Paese l'organizzazione di riferimento per garantire la sicurezza nella regione euro atlantica e la necessaria dissuasione e deterrenza militare contro le minacce esterne.

In quest'ottica deve inquadrarsi la nuova missione in Iraq sotto l'egida della NATO, prevista dal vertice di Bruxelles dell'11 e 12 luglio di quest'anno, su richiesta del Governo iracheno in coordinamento con la coalizione internazionale di contrasto a Daesh. Tale missione, in modalità non combat, prevede l'utilizzo della stessa aliquota di uomini già impiegati nel medesimo scenario, con nuovi compiti di addestramento, con l'obiettivo di offrire ulteriore sostegno al governo iracheno nei suoi sforzi di stabilizzazione del Paese e per combattere il terrorismo di matrice islamica.

È una partecipazione, la nostra, nell'organizzazione transatlantica che può fornire anche la possibilità, in un contesto mondiale così complesso e rischioso, grazie anche ai nostri rinnovati rapporti di amicizia con le due storiche superpotenze, di essere artefici di un nuovo avvicinamento, così da riportare in auge quello spirito di Pratica di Mare che consentì, per un lungo periodo, una proficua collaborazione con la Russia, a vantaggio della stabilità del continente e del mondo intero, di cui la nostra Italia non potrà che beneficiare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Lo sforzo nazionale si articola, poi, anche in un'attiva partecipazione alle iniziative di sicurezza e difesa comune dell'Unione europea. Tutto ciò, nonostante l'inopportuna sufficienza con cui la stessa guarda troppo spesso al nostro Paese. Non manchiamo, poi, di partecipare alle missioni delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace, con sforzi che pochi altri Paesi possono vantare. Ma anche queste partecipazioni devono necessariamente essere inquadrate in un'ottica di cambiamento.

La missione UNIFIL ci vede attivi da decenni, con uno sforzo di uomini e mezzi, in ambito di forza di interposizione nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, al fine di garantire il pieno rispetto della Blue Line, con compiti di assistenza al Governo libanese per il contrasto al traffico illegale di armi e, altresì, di agevolare e consentire, finalmente, il dispiegamento delle Forze armate libanesi a presidio degli stessi, sostituendosi alle forze paramilitari illegittime. Si tratta di una missione che assume nuovo rilievo anche in un'ottica di visione regionale, fino alla completa stabilizzazione della confinante Siria e al rientro dei profughi collocatisi nei confini libanesi.

Oltre allo sforzo della nostra partecipazione alle missioni in ambito ONU, si aggiunge il nostro impegno con la missione bilaterale MIBIL, per la formazione e l'addestramento delle forze di sicurezza libanesi, con l'obiettivo di strutturare truppe locali in grado di contrastare la nascita o la presenza di formazioni terroristiche.

Tra queste, se non vogliamo velarci di ipocrisia - e quanta ne ho sentita - e apparire in quella regione come sepolcri imbiancati, non possiamo non includere l'ala militare di Hezbollah (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma la mia citazione - e ciò stupirà qualcuno - non è del Ministro dell'interno italiano in visita ad Israele, apostrofato in quest'Aula con aggettivi poco lusinghieri, bensì della decisione del Consiglio europeo dei Ministri degli esteri, del 22 luglio 2013, di inserire appunto l'ala militare di Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E chi rappresentava l'Italia quando si assunse questa decisione così sovversiva? Il Governo Letta, sostenuto dal PD e dagli amici di Forza Italia, che vantava Ministro degli esteri, la Bonino, della difesa, Mauro, e Viceministri e sottosegretari, rispettivamente, Lapo Pistelli e Roberta Pinotti, del Partito Democratico. Alla Presidenza della Camera, poi, sedeva la collega Boldrini, forse distratta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Da allora, questa decisione è sempre stata confermata dai successivi Consigli europei, quindi, lo ripeto, colleghi, basta ipocrisia!

Specularmente a quanto avviene in Libano, ma in un contesto assai più instabile, creato grazie ad un insensato e dannoso interventismo del recente passato di alcuni alleati d'Oltralpe, partecipiamo alla missione in Libia UNSMIL e portiamo avanti una missione bilaterale di assistenza e supporto per sostenere la pacificazione e la stabilizzazione del Paese. Sforzo, questo, che viene compiuto nella prospettiva del ripristino della funzionalità della capacità libica di controllo del territorio e di contrasto dell'immigrazione illegale, dei traffici illeciti e delle minacce alla sicurezza. Tale attività si è sostanziata anche attraverso gli atti compiuti da questo Governo e approvati da questo Parlamento, con la cessione di unità navali che, assieme all'eliminazione dei “Caronti del mare”, ha già consentito la riduzione massiccia dell'immigrazione illegale e, come naturale conseguenza, sbugiardando coloro che sono fautori del diritto di immigrazione clandestina, la drastica riduzione delle persone perite nel Mediterraneo. Anche questo è segno di reale cambiamento, nell'ottica di tutela degli interessi nazionali rappresentati dalla gestione dei flussi migratori e dal conseguente contrasto agli ingressi illegali sul territorio nazionale, che, come è stato evidenziato anche dalla magistratura, sono stati i canali di ingresso per terroristi e foreign fighter di ritorno.

È un approccio diverso, improntato all'applicazione delle regole, rispetto al deliberato caos del passato, che consentirà, di converso, di dare migliore accoglienza ed effettiva prospettiva di integrazione nel tessuto sociale italiano per coloro che realmente fuggono da guerre o persecuzioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ho detto in apertura che l'atto che stiamo per votare è apparentemente un passaggio formale del documento, ma nel documento si riscontrano invece grandi elementi di discontinuità, che si incontra nell'ambito della missione europea Eunavfor Med, Operazione Sophia, una missione che si è collocata quasi in un contesto di tratta degli schiavi del XXI secolo. Nata per contribuire allo smantellamento delle reti di traffico e della tratta degli esseri umani, è una missione che, per la grave responsabilità dei Governi targati Partito Democratico, che per stessa ammissione della già citata senatrice Bonino, in cambio di un po' di flessibilità sui vincoli di bilancio, cioè a debito, per consentire la misura elettorale degli 80 euro - ma guai ad usare il termine “marchetta” - in difformità alle regole SAR ha finito per gravare pesantemente solo sul nostro Paese, disponendo che tutti i migranti raccolti in mare fossero sbarcati non nel porto più vicino, bensì sempre e solo nei porti della penisola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Scelte scellerate che in base al combinato disposto di queste norme operative ed alla mano libera concessa agli aiuto scafisti delle ONG del mare hanno provocato consapevolmente l'emergenza immigrazione patita dai cittadini italiani più vulnerabili.

PRESIDENTE. Concluda, collega.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Un'emergenza epocale - e concludo Presidente - inarrestabile ma evidentemente quanto mai voluta che, una volta affrontata attraverso la cura del buonsenso portata dal Ministro dell'interno Matteo Salvini, è stata quasi azzerata nel volgere di meno di sei mesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (M5S). Grazie, Presidente. Innanzitutto voglio associarmi alle parole della signora Ministro Elisabetta Trenta ed esprimere cordoglio per il nostro connazionale Antonio Megalizzi a nome di tutto il MoVimento 5 Stelle. In secondo luogo, ringrazio il Ministro per le linee che ha delineato sin dall'inizio del proprio mandato, che sono delle linee che noi apprezziamo e che assolutamente ci trovano concordi. Devo dire che in Commissione, per quanto riguarda le missioni internazionali, c'è stata una discussione importante soprattutto con i colleghi dell'opposizione che a noi del MoVimento hanno contestato un atteggiamento contraddittorio (almeno queste sono le parole che io ho ascoltato in Commissione). Ma io ricordo che noi oggi stiamo autorizzando un provvedimento di autorizzazione per un trimestre - al 31 dicembre 2018 - delle missioni. Quindi, non abbiamo ancora portato a compimento i nostri intenti di politica internazionale ma semplicemente oggi siamo impegnati giustamente a dare un'autorizzazione e una copertura giuridica alle nostre Forze Armate impegnate nei teatri. Quindi, è doveroso oggi votare a favore su questo provvedimento.

Per quanto riguarda i nostri intenti, intendiamo portare avanti giustamente gli impegni che abbiamo preso per quanto riguarda l'Alleanza transatlantica, l'Europa, le organizzazioni internazionali e l'ONU. Ricordo, in particolar modo, la missione in Libano che per noi è un fiore all'occhiello. Infatti, l'Italia in questa missione ha dimostrato tutte le potenzialità delle proprie Forze Armate. È una missione che esiste dagli anni Settanta e che oggi consente di mantenere la pace e una certa stabilità in quei territori. Noi siamo orgogliosi che i nostri militari collaborino a questa missione. Voglio ricordare che nella scorsa legislatura noi del MoVimento 5 Stelle siamo stati in visita in Libano e abbiamo quindi toccato con mano le peculiarità dell'attività delle nostre Forze Armate e devo dire che siamo percepiti davvero bene, soprattutto da parte degli autoctoni, perché l'Italia, in particolar modo, ha una capacità di interagire con la gente del luogo e di approcciarsi in una maniera assolutamente corretta, cosa che ci consente di portare avanti queste missioni nel migliore dei modi; tant'è vero che oggi abbiamo il comando di questa missione e ciò a suggello della bontà del lavoro che stiamo portando avanti.

Per quanto riguarda le altre missioni - e l'ha detto anche il Ministro - ci sarà, comunque, una rivalutazione e ciò probabilmente avrà a che fare con i lavori che partiranno dal 2019. Quindi, non è vero che non ci saranno dei cambiamenti e che non ci saranno nuove strategie, ma sicuramente cercheremo di ottimizzare le risorse e di rendere sempre più efficiente lo strumento militare e il valore del lavoro delle nostre Forze Armate. In queste disposizioni ritroviamo anche la nuova missione in Iraq, NATO Mission Iraq, e anche questa a suggello del nostro impegno che continua, un impegno che ci consente di combattere il terrorismo fondamentalista, a supporto delle forze di sicurezza irachene perché, lo ricordo, siamo bravi anche in questo, ovvero nell'addestrare le persone, nel portare un supporto a livello operativo a tutte le forze di sicurezza locali. È questo ciò che stiamo continuando a fare e non è mai venuto meno il nostro impegno in questo senso. Quindi, il nostro intento è continuare a mantenere i nostri impegni e giustamente non venir meno ad essi.

Voglio rispondere anche al collega De Menech, che ci accusava di esserci posti in maniera contraria a questa Europa. Noi non siamo contro l'Europa e vogliamo dialogare in Europa, ma vogliamo mantenere salde le nostre quote di sovranità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Noi vogliamo semplicemente questo: farci rispettare, e credo che sia una richiesta assolutamente legittima, che non ci mette in contrasto con l'Europa ma che assolutamente ci pone una responsabilità come Paese, dato che siamo un Paese importante, un Paese che deve dimostrare e affermare non solo i propri doveri ma anche i propri diritti nei confronti del proprio popolo, il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) poiché - ripeto - questo provvedimento, relativo all'autorizzazione di queste missioni, oggi è doveroso proprio perché, come ho già detto poc'anzi, occorrono le coperture per le attività dei nostri militari impegnati su tutto il territorio. Pertanto, non mi voglio dilungare ancora, poiché è stato detto tanto e sono state citate un po' tutte le missioni ed anche la missione Sophia, nella quale abbiamo chiesto semplicemente un controllo importante sul meccanismo di sbarco dei migranti, anche secondo quelle che sono state le conclusioni del Consiglio europeo del giugno scorso. Quindi, lo ripeto: stiamo chiedendo semplicemente un rispetto dei fatti.

Pertanto, io preannunzio che voteremo a favore sull'autorizzazione alle missioni internazionali e consentitemi di fare un augurio a tutti i nostri militari impegnati nelle missioni, poiché abbiamo ben 35 missioni di cui 33 missioni internazionali. Pertanto, voglio augurare loro buone feste, visto che si avvicina il Natale, ed esprimere un pensiero a loro e a tutte le loro famiglie e ringraziarli per l'impegno profuso, per noi e per il nostro Paese, per garantire la sicurezza e la democrazia per tutti. Inoltre, rivolgo un pensiero a tutti coloro che patiscono le sofferenze dei conflitti in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori perché mi è sfuggito, pur avendo seguito l'intervento, chi fosse il deputato che è intervenuto a nome dei 5 Stelle sulle missioni all'estero e, quindi, anche quella di Nassiriya, perché temo, almeno al netto dell'omonimia, che sia lo stesso deputato Corda che aveva detto che anche il kamikaze di Nassiriya (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Collega, non è sull'ordine dei lavori. Grazie.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, voglio chiedere, per la mozione Ferrari, Corda ed altri n. 6-00039, una votazione per parti separate, che separi le premesse dagli impegni.

PRESIDENTE. È già previsto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo alla votazione della risoluzione Ferrari, Corda ed altri n. 6-00039, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.

Avverto che ne è stata richiesta la votazione per parti separate. In particolare, il gruppo Liberi e Uguali ha avanzato la richiesta di votare separatamente l'autorizzazione alla prosecuzione delle missioni per le quali ha proposto, nel suo atto d'indirizzo, di negarla - ovvero quelle relative alle schede nn. 9, 10, 11, 32, 33, 1-2018, 2-2018, 3-2018, 36, 37, 38, 39 e 40 - rispetto a tutte le altre.

Il gruppo Partito Democratico ha, invece, ha richiesto di votare separatamente le premesse e il dispositivo.

La Presidenza, come da prassi, porrà in votazione quest'ultimo, per parti separate nel senso sopra illustrato, e, solo ove approvato in tutto o in parte, le premesse.

Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Ferrari, Corda ed altri n. 6-00039, limitatamente alla parte dispositiva relativa all'autorizzazione alla prosecuzione delle missioni in corso relative alle schede nn. 1, 2, 6, 8, 12, 13, 14, 15, 16, 19, 20, 21, 23, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 34, 4-2018, 5-2018 e 6-2018, 43, 44, 45, 46, 47, 49 unitamente all'autorizzazione della nuova missione relativa alla scheda n. 7-2018, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Ferrari, Corda ed altri n. 6-00039, limitatamente alla parte dispositiva relativa all'autorizzazione alla prosecuzione delle missioni in corso relative alle schede nn. 9, 10, 11, 32, 33, 1-2018, 2-2018, 3-2018, 36, 37, 38, 39, 40, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Essendo stato approvato il dispositivo della risoluzione Ferrari, Corda ed altri n. 6-00039, indìco ora la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse di tale atto di indirizzo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Avverto che, a seguito dell'approvazione della risoluzione Ferrari, Corda ed altri n. 6-00039 nel suo complesso, risultano assorbite o precluse le parti dei dispositivi delle altre risoluzioni volte rispettivamente a concedere o a negare l'autorizzazione alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per il periodo 1° ottobre-31 dicembre 2018.

Passiamo alla risoluzione Boldrini e Palazzotto n. 6-00040, nell'ambito della cui parte dispositiva l'autorizzazione o il diniego di tutte le missioni internazionali risultano rispettivamente assorbiti o preclusi. Ne porrò dunque in votazione le premesse.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse della risoluzione Boldrini e Palazzotto n. 6-00040, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo, infine, alla risoluzione Pagani ed altri n. 6-00041, nell'ambito della cui parte dispositiva l'autorizzazione di tutte le missioni internazionali risulta assorbita. Ne porrò dunque in votazione le premesse.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse della risoluzione Pagani ed altri n. 6-00041, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Alessandro Pagano e di Angelo Attaguile (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 2-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Alessandro Pagano e di Angelo Attaguile (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 2-A).

Lo schema recante la ripartizione dei tempi del dibattito è pubblicato in calce al resoconto stenografico dell'Assemblea del 13 dicembre 2018 (Vedi l'allegato A della seduta del 13 dicembre 2018).

PIERO FASSINO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Mi scusi, giusto per la dignità di questo Parlamento e del nostro lavoro. Il Ministro della difesa è venuto, ci ha letto - dopo un giusto, corretto e condiviso omaggio al giornalista che è caduto nell'attentato - quattro paginette, annunciando nuovi indirizzi, senza peraltro spiegarceli, dicendo: leggetevi la relazione. Con un atteggiamento infastidito e passivo ha ascoltato gli interventi, smanettando continuamente sul telefono e, quando abbiamo votato le risoluzioni, se n'è andata. Considero questo comportamento francamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La Giunta propone di concedere l'autorizzazione richiesta per la prima delle cinque conversazioni del deputato Alessandro Pagano e di negare la medesima autorizzazione con riferimento alla restanti quattro intercettazioni. Pertanto l'Assemblea, con riferimento al deputato Alessandro Pagano, anche ai fini della chiarezza delle votazioni, procederà a due distinte deliberazioni: una sulla proposta di concessione dell'autorizzazione all'utilizzazione processuale dell'intercettazione captata il 17 giugno 2017; l'altra su quella di diniego dell'autorizzazione all'utilizzazione processuale delle quattro intercettazioni captate il 29 settembre (due), il 3 e 9 ottobre 2017.

Con riferimento invece all'ex deputato Attaguile, l'Assemblea procederà ad una deliberazione sulla proposta di concessione dell'autorizzazione all'utilizzazione processuale dell'intercettazione captata il 29 settembre 2017.

(Discussione - Doc. IV, n. 2-A )

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di parlare il relatore, il deputato Cassinelli. Prego, onorevole Cassinelli.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore. Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta per le autorizzazioni riferisce su una domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni telefoniche nei confronti del deputato Alessandro Pagano e di Angelo Attaguile, deputato all'epoca dei fatti, nell'ambito del procedimento penale n. 235 del 2018. La domanda in titolo è pervenuta il 24 ottobre 2018 da parte del tribunale di Termini Imerese. La richiesta riguarda l'autorizzazione all'utilizzo processuale di sei intercettazioni captate tra il 17 giugno e il 9 ottobre 2017.

Cinque di esse riguardano conversazioni tra Salvatore (detto Salvino) Caputo e Alessandro Pagano; l'ultima riguarda una conversazione tra il medesimo Salvatore Caputo e Angelo Attaguile.

Nel procedimento 235/2018 il deputato Pagano e l'ex deputato Attaguile sono indagati per concorso aggravato nel reato di «attentati contro i diritti politici del cittadino», previsto dall'articolo 294 del codice penale, in base al quale «chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l'esercizio di un diritto politico, ovvero determina taluno a esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni». Il reato sarebbe stato commesso in occasione dell'individuazione delle candidature per la formazione delle liste del movimento politico Noi per Salvini in vista delle elezioni regionali siciliane del 5 novembre 2017.

Secondo le prospettazioni degli inquirenti, in quella circostanza Alessandro Pagano e Angelo Attaguile determinavano in Caputo Salvatore, Caputo Mario e Vercio Benito il proposito di associare alla candidatura di Caputo Mario il falso appellativo di «Salvino», con cui era conosciuto invece il fratello Salvatore, fingendo che il candidato fosse quest'ultimo e non Caputo Mario; a tal fine promettevano a Caputo Salvatore, che, se avesse accettato, lo avrebbero candidato alle elezioni successive e gli avrebbero conferito un incarico di maggior prestigio all'interno del partito. Caputo Salvatore risultava infatti incandidabile e ciò determinava il proposito di proporre agli elettori quello che il giudice ha definito un «aliud pro alio», travisando in un certo qual modo chi fosse l'effettivo candidato, con ciò ingannando i cittadini nell'esercizio del loro diritto di voto.

Dalla lettura del fascicolo emerge peraltro che il Gip ha riqualificato il fatto alla stregua dell'articolo 294 del codice penale, dopo che l'incolpazione era stata inizialmente formulata dal pubblico ministero ai sensi dell'articolo 87 del decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 1960, recante il Testo Unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali. L'articolo 87 prevede infatti che: «Chiunque usa violenza o minaccia ad un elettore, od alla sua famiglia, per costringerlo a firmare una dichiarazione di presentazione di candidatura o a votare in favore di determinate candidature, o ad astenersi dalla firma o dal voto, o con notizie da lui riconosciute false, o con raggiri od artifizi, ovvero con qualunque altro mezzo illecito, atto a diminuire la libertà degli elettori, per costringerlo a votare una determinata candidatura, è punito con la pena della reclusione da sei mesi a cinque anni e con la multa da lire 600 mila a lire 4 milioni». La riqualificazione del titolo di reato è derivata dunque dalla constatazione dell'assenza, nel caso in esame, dell'uso della violenza, che è elemento costitutivo della fattispecie prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 1960. La previsione dell'articolo 294 del codice penale contempla, invece, l'elemento dell'inganno, apparso più corrispondente alla realtà dei fatti nella prospettazione del Gip.

Quest'ultimo ha inoltre precisato, nell'ordinanza con cui si chiede alla Camera dei deputati l'autorizzazione all'utilizzazione di intercettazione di conversazioni telefoniche, che il procedimento n. 237/2018 costituisce uno stralcio da altro procedimento principale (n. 1599 del 2017), in cui lo stesso Caputo Salvatore risulta indagato insieme ad altri soggetti in ordine al reato di associazione per delinquere finalizzato alla commissione dei reati di cui agli articoli 86 del decreto del Presidente della Repubblica 570 del 1960 e 95 del decreto del Presidente della Repubblica 361 del 1957. Al riguardo, è opportuno segnalare che, secondo quanto dichiarato dal giudice, i « gravi indizi di colpevolezza si traggono essenzialmente dal contenuto delle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte nell'ambito del procedimento principale», poi confluite in quello al nostro esame.

Per tale ragione, la Giunta ha convenuto sull'opportunità di ampliare la documentazione a disposizione per lo svolgimento del proprio compito istituzionale. Nella seduta del 31 ottobre, la Giunta ha infatti deliberato di richiedere all'autorità giudiziaria di poter disporre del fascicolo integrale degli atti del procedimento, che sono pervenuti con distinti invii il 6 e il 23 novembre scorsi. In data 15 novembre si è, dunque, proceduto all'audizione degli interessati, invitati ai sensi dell'articolo 18 del Regolamento della Camera a rendere i chiarimenti ritenuti opportuni.

In tale occasione, il deputato Pagano e l'ex deputato Attaguile hanno, altresì, depositato agli atti della Giunta altra documentazione da essi formata o acquisita. In particolare, l'onorevole Pagano ha prodotto l'ordinanza del tribunale di Palermo, emessa in sede di giudizio di riesame, con cui è stata annullata la misura cautelare degli arresti domiciliari per Salvino Caputo nell'ambito del medesimo procedimento per il reato di cui all'articolo 294 del codice penale, per il quale Pagano stesso è indagato insieme ad Attaguile ed altri. Al riguardo, è importante sottolineare che il tribunale del riesame ha rilevato la mancanza dell'elemento oggettivo del reato, ritenendo la condotta del Caputo inidonea causalmente a determinare l'evento di reato. A maggior ragione, pertanto, tale inidoneità dovrebbe valere per coloro i quali - Pagano e Attaguile - avrebbero «istigato» tale condotta del Caputo.

In data 20 novembre, la Giunta ha poi convenuto all'unanimità di richiedere al Presidente della Camera, conformemente ai precedenti, una proroga del termine di trenta giorni per riferire all'Assemblea e l'autorizzazione è poi pervenuta pochi giorni dopo. In data 27 novembre è pervenuta da parte del deputato Alessandro Pagano ulteriore documentazione, integrativa di quella già depositata in precedenza. In data 30 novembre 2018 è, infine, pervenuta la risposta dal tribunale di Termini Imerese al quesito, emerso nel corso del dibattito in Giunta, in ordine alla verifica dell'esistenza di ulteriori intercettazioni dell'onorevole Pagano e Attaguile nell'ambito del procedimento principale n. 1599 del 2017, del quale quello all'esame della Giunta costituisce uno stralcio. Il tribunale ha trasmesso l'annotazione del PM con cui si precisa che «non esistono altre intercettazioni dei deputati e che tutte le intercettazioni sono state già trasmesse al Gip».

Nella seduta del 6 dicembre la Giunta si è pronunciata in sede di accertamento del carattere casuale o meno delle intercettazioni che hanno coinvolto i parlamentari, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 140 del 2003. A tale proposito, in sede di dibattito sono stati più volte richiamati i criteri, enunciati dalla Corte costituzionale in numerose sentenze citate anche dal giudice di Termini Imerese, per stabilire la casualità o meno delle intercettazioni. La sentenza n. 114 del 2010, in particolare, ha enucleato quattro parametri da considerare significativi a tale proposito, e cioè: la natura dei rapporti intercorrenti tra il parlamentare e il sottoposto ad intercettazione; il tipo di attività criminosa oggetto di indagine; il numero delle conversazioni intercorse fra il terzo e il parlamentare; l'arco di tempo entro il quale l'attività di captazione è avvenuta.

Con riguardo agli ultimi due parametri, si può rilevare che il numero delle conversazioni è limitato, e cioè cinque nei confronti di Pagano e una di Attaguile; parimenti è vero che il dato cronologico è, almeno nella seconda fase, piuttosto circoscritto, poiché - dopo la prima intercettazione del 17 giugno - le altre si concentrano in un breve arco di tempo. Tre intercettazioni avvengono infatti il 29 settembre (due di Pagano e quella di Attaguile), una il 3 ottobre e una il 10 ottobre 2017.

Con riguardo ai primi due parametri, invece, è fondamentale ricordare le circostanze in cui avvengono gli accadimenti. Salvatore Caputo è il commissario straordinario e unico del movimento Noi con Salvini per i comuni della provincia di Palermo interessati dalle elezioni amministrative del mese di giugno 2017; Alessandro Pagano e Angelo Attaguile sono, invece, i coordinatori della Sicilia occidentale e della Sicilia orientale del medesimo partito, riferimenti politici naturali del primo soggetto. È ovvio che - con riguardo al criterio sopra ricordato della natura dei rapporti tra il parlamentare e il terzo sottoposto a intercettazione - era da subito evidente che tra il coordinatore provinciale del partito e quello regionale sarebbero facilmente potute intercorrere interlocuzioni; inoltre, quanto al tipo di attività criminosa oggetto di indagine - trattandosi di indagini per presunti reati elettorali - ricorre in pieno un'ipotesi di non occasionalità, bensì di stabilità e continuità nei rapporti - evidentemente di tipo politico - tra gli interlocutori. Va ribadito infatti che, il 25 giugno 2017 era previsto il turno di ballottaggio – a seguito del primo turno di votazione dell'11 giugno - per le elezioni amministrative presso alcuni comuni siciliani, tra cui quello di Termini Imerese; tale argomento è l'oggetto della conversazione del 17 giugno tra Caputo e Pagano.

In altre parole, era più che plausibile – se non probabile – che, intercettando Caputo, si sarebbero ascoltati anche Pagano e Attaguile.

Nelle indagini agli atti del procedimento penale in questione, le intercettazioni ambientali e telefoniche sono disposte la prima volta il 22 maggio 2017 con una captazione ambientale nei confronti di Rio Agostino, e con la captazione delle utenze telefoniche in uso allo stesso Agostino, a Caltagirone Salvatore e a Butera Antonino.

L'indagine originariamente nasce, infatti, da una vicenda che coinvolge alcuni dipendenti comunali infedeli per fatti di assenteismo, da cui emergono altresì elementi di contatto tra Rio e altri – in qualità di “capi elettori”, portatori di voti – con esponenti della politica locale.

La prima proroga delle intercettazioni è datata 5 giugno 2017 ed è nei confronti dei medesimi destinatari.

La seconda proroga estende invece – per la prima volta – le intercettazioni a Caputo Salvino ed altri. La data è del 16 giugno. Immediatamente, il giorno dopo, compare la prima intercettazione del deputato Alessandro Pagano. Le intercettazioni di Caputo Salvino saranno poi a più riprese prorogate fino a gennaio 2018.

È dunque evidente che il focus dell'indagine condotta dagli investigatori si sposta progressivamente dai reati contro la pubblica amministrazione dei “furbetti del cartellino” della biblioteca comunale di Termini Imerese verso ipotesi di reati elettorali a carico di esponenti della politica siciliana, a livello regionale e nazionale, allorché ci si imbatte, come ampiamente prevedibile, nei parlamentari nazionali Alessandro Pagano e Angelo Attaguile; i quali, peraltro, parlano esclusivamente di strategie per la campagna elettorale di giugno, per le amministrative, e di novembre, per le regionali. In altre parole, si può ritenere che, dopo le captazioni dei due esponenti politici nazionali, le indagini si spostano su due “bersagli” nuovi, per intercettare i quali avrebbe dovuto tuttavia chiedersi l'autorizzazione preventiva di cui all'articolo 4 della legge n. 140 del 2003.

L'esame dell'intero fascicolo processuale, in particolare della sequenza dei decreti che dispongono le intercettazioni, era pertanto funzionale ad un approfondimento, ai fini dell'applicazione dell'articolo 6 della legge n. 140 del 2003, sulla rilevanza delle conversazioni intercettate in ordine all'individuazione del momento in cui le intercettazioni originariamente rivolte verso Salvino Caputo configurano una nuova ipotesi di reato in capo ai parlamentari Alessandro Pagano e Angelo Attaguile, intercettati indirettamente.

L'obbligo di sospensione delle indagini e di richiesta di autorizzazione alla Camera discendeva infatti non solo dalla consapevolezza della qualità di parlamentari di entrambi, ma anche e soprattutto dall'obiettivo mutamento della direzione delle indagini e dall'individuazione del momento in cui queste si indirizzano nei loro confronti.

Nel merito delle contestazioni, il tribunale di Palermo, pronunciandosi in sede di riesame, ha già espresso un giudizio chiarissimo sulla liceità della condotta dei due parlamentari.

Il lavoro della Giunta, inoltre, è stato reso meno agevole dalla non facile lettura della documentazione trasmessa, in cui si ravvisano parti disorganiche o ridondanti, e comunque di non facile consultazione, oltre a talune lacune, in particolare negli atti alla base dei decreti che autorizzano le intercettazioni, da cui sono emerse quelle che coinvolgono l'onorevole Pagano.

In conclusione, la prima intercettazione dell'onorevole Pagano, del 17 giugno 2017, può essere ritenuta probabilmente fortuita, mentre ciò è improbabile per tutte quelle successive.

Alla luce della documentazione esaminata, non vi sono poi elementi per escludere che l'intercettazione di Attaguile fosse verosimilmente anch'essa, nella sua unicità, casuale.

Sulla base delle predette argomentazioni, nella seduta del 6 dicembre 2018, la Giunta ha pertanto deliberato a maggioranza, con tre diverse votazioni, di proporre all'Assemblea di concedere l'autorizzazione richiesta per l'intercettazione del 17 giugno 2017 del deputato Pagano, e di negare la medesima autorizzazione con riferimento alle restanti quattro intercettazioni.

Con riferimento invece all'ex deputato Attaguile, la Giunta ha deliberato di proporre all'Assemblea di concedere l'autorizzazione richiesta per l'intercettazione del 29 settembre 2017 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La ringrazio, collega, per la cura della sua relazione

Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 2-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Presidente, devo dire che, in questo caso, che abbiamo trattato nella Giunta per le autorizzazioni, singolarmente ci siamo trovati in una situazione del tutto assimilabile all'altro caso che è arrivato in Aula soltanto qualche settimana fa: si tratta, cioè, di un caso di intercettazione indiretta di un parlamentare. Sempre perché si tratta di argomenti molto tecnici, io mi permetto, a beneficio dell'Aula, di riepilogare quale sia la normativa in vigore.

Sapete che, sulla base delle norme costituzionali, i parlamentari non possono essere intercettati, non possono essere fatti oggetto di perquisizione personale, domiciliare e quant'altro, se non con l'autorizzazione dell'Aula di appartenenza. Però, con la vicenda delle intercettazioni si pone un caso affatto particolare. Qual è questo caso? Il caso che il magistrato non voglia intercettare direttamente il parlamentare. Perché in questo caso la legge è chiarissima, la legge dice: tu magistrato che vuoi intercettare un parlamentare ti devi fermare e devi chiedere l'autorizzazione alla Camera di appartenenza. Però, proprio per il tema intercettazioni, dato che si svolge tra due persone, essa può creare un caso che è quello che abbiamo avuto sia nell'evento precedente che nell'evento presente: il caso in cui il magistrato non intenda intercettare direttamente il parlamentare, ma intercetti un terzo che non ha le guarentigie del parlamentare. Però, cosa accade? Che questo terzo parla con un parlamentare. Cosa deve fare il magistrato a questo punto? In teoria, nel momento in cui, dice la Corte costituzionale, cambia la direzione, cambia l'oggetto dell'indagine, cioè nel momento in cui, secondo la Corte costituzionale, quella conversazione diventa un modo per aggirare il divieto costituzionale – e, quindi, è vero che io formalmente sto dichiarando di intercettare il terzo, ma lo faccio perché so che quel terzo parlerà spesso con il parlamentare, per ragioni di relazione tra le due persone (per esempio, una relazione personale, può essere una relazione di parentela) o perché, come succede nel caso di cui stiamo discutendo (qui discutiamo di un candidato alle elezioni e del responsabile della campagna di quell'area territoriale), era del tutto presumibile che si sentissero più volte al giorno – quindi, quando l'intercettazione del terzo viene utilizzata per aggirare questo ostacolo, ricadiamo nel caso precedente: è come se il magistrato di fatto stesse intercettando il parlamentare direttamente, quindi dovrebbe fermarsi e chiedere l'autorizzazione alla Camera di appartenenza.

Nel caso precedente avevamo utilizzato questo criterio e io credo che sia ed è stato un criterio conservativo: abbiamo detto che, nel momento in cui dalle carte risulta una relazione tale per cui l'ascolto, la captazione delle conversazioni del terzo di fatto mi indirizza verso la captazione delle conversazioni del parlamentare, dobbiamo equiparare questo caso ad un'intercettazione diretta. E questa è la proposta del relatore, che il gruppo del Partito Democratico fa propria anche per coerenza con il caso precedente.

Ma forse vale la pena di dire soltanto qualche parola per spiegare il caso concreto, cioè la vicenda, la storia di cui ci stiamo occupando. Di che cosa ci occupiamo? Ci occupiamo di un candidato alle elezioni, che è noto con il nomignolo di “Salvino”, il quale non può candidarsi. Che cosa succede? La lista nel quale questo candidato non può presentarsi dice: non c'è problema, candidiamo tuo fratello e gli scriviamo “detto Salvino”. A questo punto - e questo risulta dalle intercettazioni - risulterebbe che questo possibile reato, questa possibile fattispecie di reato, sia stata istigata dai questi nostri ex collega ed attuale collega. Quindi, c'è tutta un'indagine e ci viene appunto chiesto di utilizzare queste intercettazioni, che sono una per un interessato e cinque per un altro.

Di fatto va detto - perché è importante, anche se noi non dovremmo occuparci del merito, però mi pare giusto che abbiamo anche contezza del merito - che il tribunale del riesame, quando va a guardare l'ipotesi del reato del nostro amico Salvino, dice “attenzione, questa secondo noi non è una condotta che costituisce reato”. Quindi, se il tribunale dice che il reato in sé, quella condotta non era reato, tanto meno l'istigazione lo sarebbe: questo va detto chiaramente, e questo lo dice il tribunale del riesame.

Questo serve a confortarci nella nostra decisione. Ma al di là di questo, che cosa accade? Accade che in un caso, nel caso dell'Attaguile, l'intercettazione è una soltanto, quindi a noi in Giunta è sembrata, ovviamente, una casualità, perché se si tratta di un'intercettazione - io ho intercettato il terzo, quel terzo parla una volta con una persona - può capitare, e quindi su questo il relatore ci propone di concedere l'autorizzazione ad ascoltare quell'unica intercettazione, e il Partito Democratico sosterrà questa tesi. Cosa accade, invece, per il collega, attuale collega, l'onorevole Pagano, che ha cinque intercettazioni? La proposta del relatore dice che - attenzione, sempre tenuto in mente che stiamo parlando dell'istigazione a un reato che il tribunale del riesame ci dice non essere reato -, se noi consideriamo la frequenza di conversazioni tra queste due persone, uno era il candidato e l'altro era il responsabile della campagna di quell'area territoriale, che si sentivano spessissimo, è evidente, possibile e del tutto plausibile che le conversazioni di un candidato responsabile di zona con il politico nazionale che si occupa di quella campagna siano più d'una e siano frequenti. Aggiungiamo che anche questo procedimento, come era successo nel caso di cui ci siamo occupati qualche settimana fa, relativo all'onorevole Di Gioia, nasce dallo stralcio di un processo precedente che si occupava di tutt'altro, si occupava di furbetti del cartellino. Quindi cosa accade? Ma mano che arrivano queste intercettazioni, l'attenzione si sposta dal filone principale delle indagini, e sempre più, giustamente, scava in questo secondo elemento di questo reato, la cui configurazione giuridica, tra l'altro, è anche dubbia, perché nasce in un primo tempo come una violazione di un DPR del 1960 che condanna la violenza o minaccia con la quale si costringe qualcuno a votare in un modo o in un altro, ma viene addirittura trasformata, in sede di indagini, in un reato ben più grave, quello dell'articolo 294 del codice penale, che è l'attentato contro i diritti politici del cittadino, che è un reato molto più pesante. Quindi, anche la configurazione giuridica risulta dubbia. C'è da dire che anche in questo caso il fascicolo processuale era di difficile lettura, abbiamo dovuto ancora una volta chiedere più volte integrazioni agli atti e abbiano dovuto chiedere una proroga alla Presidenza della Camera; diciamo che la leale collaborazione tra istituzioni non dà sempre il meglio di sé, in questi casi.

A noi sembra che la conclusione a cui giunge il relatore sia una conclusione corretta, che tiene insieme il bene costituzionale e naturalmente l'accertamento della verità dall'altro, ma anche le prerogative del Parlamento, che, voglio ricordare, non sono prerogative del parlamentare. Qui non stiamo parlando di prerogative del singolo parlamentare, sono prerogative dell'organo costituzionale, che viene protetto con questa norma costituzionale e poi con la norma ordinaria. Quindi, sull'Attaguile, dove si tratta di una sola intercettazione, mi pare che non ci sia problema, quindi credo che debba essere autorizzata; nel caso, invece, in cui si tratta delle cinque intercettazioni di Pagano, mi pare di poter dire che la prima sia sicuramente casuale, ma anche che il prudente apprezzamento del relatore alla sua proposta abbia senso, tenuto conto - lo ripeto ancora una volta, a beneficio dell'Aula - anche del fatto che è vero che del merito non ci dobbiamo occupare, ma che effettivamente la vicenda processuale di cui ci stiamo occupando è andata via via, in un certo senso, sgonfiandosi.

Quindi, in coerenza con quanto deciso precedentemente e per quello che mi viene da definire quasi un indirizzo giurisprudenziale della Giunta per le autorizzazioni, che vuole sicuramente venire incontro alle esigenze della magistratura inquirente, ogni qual volta però, giustamente, la legge e la Costituzione siano rispettate - e la legge prevede, come ho detto, sia l'intercettazione diretta, sulla quale non c'è dubbio, ma anche l'intercettazione indiretta, sulla quale va fatta un'analisi caso per caso -, penso che la valutazione del relatore, che è stata poi abbracciata a maggioranza dalla Commissione, possa essere considerata quella preferibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, Presidente. Sarò molto breve, perché in Giunta per le autorizzazioni a procedere abbiamo esaminato con attenzione tutti gli atti che ci sono stati sottoposti e il relatore Cassinelli, a nostro avviso, ha fatto un ottimo lavoro di garanzia rispetto a quelle che erano le evidenze processuali che la procura ci ha sottoposto, seppur non senza difficoltà, come è già stato dichiarato, e nel pieno rispetto dell'articolo 68 della Costituzione, cioè quella garanzia che viene data per il corretto svolgimento dell'incarico parlamentare. Ritengo che a questi fini sia stato utile un lavoro di approfondimento. Questa è la seconda volta che ci troviamo in quest'Aula a discutere come Giunta per le autorizzazioni, e stiamo dando un orientamento molto chiaro: nessun tipo di favoritismo, ma quando è chiara la natura, la carica di parlamentare di un soggetto - e si tratta in questo caso, tra l'altro, di un rappresentante regionale e di una materia di tipo elettorale - non si possa dire che non si conosce lo status dell'onorevole Pagano, al di là del difficile inquadramento anche della norma violata. Per questo motivo il voto sarà favorevole su tutte e tre le proposte fatte dal relatore Cassinelli. Annuncio anche che l'onorevole Pagano ha deciso di uscire dall'Aula al momento del voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Presidente, colleghi deputati, la decisione che ci apprestiamo a prendere oggi in quest'Aula riguarda la richiesta di autorizzazione all'utilizzo di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Pagano e dell'ex deputato Attaguile, indagati entrambi per il concorso nel reato di attentati contro i diritti politici, previsto dall'articolo 294 del codice penale. In questo frangente non vorrei entrare nel merito della vicenda giudiziaria, che sarà discussa nelle opportune sedi, ma concentrarmi, invece, sulla natura delle intercettazioni, cinque delle quali riguardanti l'onorevole Pagano e una riguardante l'ex deputato Attaguile, e soprattutto sulle circostanze in cui sono state raccolte. Le stesse, infatti, sono state captate nel corso dell'attività investigativa posta in essere dagli inquirenti in merito a un altro procedimento, dal quale emergerebbero responsabilità anche a carico del deputato Pagano e dell'ex deputato Attaguile. A questo proposito, voglio ribadire e sottolineare che il soggetto intercettato direttamente non era né l'ex deputato Attaguile né il deputato in carica Pagano, che vengono solo casualmente captati in quanto interlocutori di Salvatore Caputo, che ricordiamo essere indagato per lo stesso reato e intercettato nell'ambito di un diverso procedimento penale a suo carico, da cui emergerebbe per l'appunto la partecipazione dei due deputati alla condotta posta in essere dal Caputo.

Siamo, pertanto, di fronte ad un caso di intercettazioni casuali o fortuite così come definite dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 114 del 2014, in base alla quale devono ricorrere quattro criteri principali, che ricordo essere: la natura del rapporto intercorrente tra il parlamentare e il soggetto sottoposto a intercettazioni; il tipo di attività criminosa oggetto di indagine; il numero delle conversazioni intercorse tra il terzo e il parlamentare; ed infine l'arco di tempo entro il quale l'attività di captazione è avvenuta. Per tali intercettazioni, come è noto, è necessaria una richiesta di autorizzazione postuma, ai sensi all'articolo 6, commi 2 e 3, della legge n. 140 del 2003. Per quanto detto, analizzando le intercettazioni effettuate, è fondato ritenere che quelle riguardanti il deputato Pagano e l'ex deputato Attaguile debbano essere considerate occasionali o fortuite, e come tali utilizzabili. Pertanto, nel totale rispetto del dettato costituzionale, valore che da sempre contraddistingue il MoVimento 5 Stelle, esprimo il voto favorevole alla proposta del relatore per l'utilizzo dell'intercettazione nei confronti del deputato Pagano, ma ci tengo a ribadire che si tratta di un «sì» tecnico, in quanto siamo favorevoli ad autorizzare anche le altre quattro, e per tale motivo voteremo contro la loro distruzione. Per quanto riguarda la posizione dell'ex deputato Attaguile, aderiamo alla proposta del relatore e votiamo favorevolmente all'utilizzo dell'unica intercettazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

In ricordo di Antonio Megalizzi.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Prima di procedere ai voti, come concordato, onorevoli colleghi, anche la Presidenza desidera ricordare la figura di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista originario di Rovereto che ha perso la vita in seguito ad un insensato e vile gesto di violenza compiuto a Strasburgo lo scorso 11 dicembre, nella città sede di una delle principali istituzioni europee, sferrato contro persone inermi e volto a colpire, ancora una volta, il cuore dell'Europa nei suoi fondamentali valori di libertà, democrazia e pluralismo.

Antonio aveva il sogno di diventare giornalista e la vocazione di raccontare l'Unione europea, era mosso da autentica passione e non si sottraeva ai sacrifici, lavorando spesso anche a titolo gratuito. Era il rappresentante di una generazione che guarda all'Europa con speranza, che vive pienamente l'assenza delle frontiere tra i nostri Paesi, innamorato delle opportunità che tutto ciò consente. E proprio la passione per il giornalismo e per l'Europa, nei cui valori fondanti credeva profondamente, che lo ha condotto a Strasburgo, dove purtroppo ha perso la vita.

In questo momento di lutto, esprimo la vicinanza della Presidenza della Camera e dell'intera Assemblea ai familiari di Antonio Megalizzi, invitando l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Si riprende la discussione.

( Votazioni - Doc. IV, n. 2-A)

PRESIDENTE. Essendo esaurite le dichiarazioni di voto, passiamo ai voti. Pregherei attenzione per il meccanismo, che è chiaro.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'utilizzazione di una intercettazione di conversazione, di cui al Doc. IV, n. 2-A, nei confronti del deputato Alessandro Pagano, captata il 17 giugno 2017. Preciso che chi intende concedere l'autorizzazione deve votare «sì» e chi intende negarla deve votare «no».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione all'utilizzazione di quattro intercettazioni di conversazioni, di cui al Doc. IV, n. 2-A, nei confronti del deputato Alessandro Pagano, captate il 29 settembre (due), il 3 e il 9 ottobre 2017 (le altre).

Preciso che chi intende negare l'autorizzazione deve votare «sì» e chi intende concederla deve votare «no».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'utilizzazione di un'intercettazione, di cui al Doc. IV, n. 2-A, nei confronti di Angelo Attaguile, deputato all'epoca dei fatti, captata il 29 settembre 2017.

Preciso che chi intende concedere l'autorizzazione votare «sì» e chi intende negarla deve votare «no».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Salutiamo gli studenti della Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”, dell'Università di Firenze, e della scuola secondaria “Giuseppe Taliercio”, di Massa Carrara. Grazie, ragazzi, di essere qui con noi (Applausi).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Prima della sospensione, in via eccezionale, facciamo svolgere ora gli interventi di fine seduta. Pregherei i colleghi di uscire dall'Aula con il rispetto per chi deve ancora intervenire.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Panizzut. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO PANIZZUT (LEGA). Presidente e colleghi, per l'ennesima volta assistiamo allo spregevole attacco dei comunisti, visto che tali si definiscono, cancellati ormai dalla storia, ma che ogni tanto imperversano nel negazionismo sulle foibe e sull'esodo da Istria, Fiume e Dalmazia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Stavolta lo fanno nella maniera più indegna; in un volantino, il gruppo dei Comunisti di Pordenone infanga la memoria di una giovane ragazza, Norma Cossetto, vittima di stupri di gruppo a opera dei partigiani comunisti e di altre nefandezze che non riesco nemmeno a citare, talmente io mi vergogno per loro. Definita ragazza fascista solo perché aveva il papà fascista, dicono uccisa non si sa bene da chi, o dagli italiani o dagli jugoslavi. Ancora un po', magari si è suicidata, non riesco a capire queste cose. Lo fanno attaccando un film, Rosso Istria, che non fa altro che raccontare un pezzo di storia. Racconta quel pezzo di storia, racconta di episodi fatti ai danni di inermi, di famiglie e di giovani e anziani, trucidati e torturati al fine di occupare militarmente quella zona d'Italia e cacciare via gli italiani stessi.

È inaccettabile questo atteggiamento vergognoso dalla sinistra estrema, che non ha mai visto lo degno di altre parti della sinistra. Aberrante cercare di classificare i morti dopo settant'anni; sarebbe ora di riconoscere che la guerra ha provocato atroci nefandezze, che vanno sempre ricordate affinché le generazioni future non facciano più errori simili.

Quale nipote e figlio di esuli, chiedo che come il negazionismo sull'Olocausto è punito per legge, lo sia anche quello sulla questione foibe ed esodo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). La ringrazio, signor Presidente. La stampa friulana ha riportato la notizia di un caso di bullismo ai danni di un ragazzo autistico, che è stata compiuta dei suoi compagni di scuola. Non voglio scendere nel dettaglio delle vessazioni a cui è stato sottoposto il ragazzo, basti sapere che, a seguito di queste vergognose azioni, vergognose di per sé e anche…

PRESIDENTE. Onorevole Novelli, abbia pazienza, ma visto che sta anche parlando di una cosa molto importante, pregherei veramente i colleghi di fare maggior silenzio. Onorevole Pagano! Onorevoli, pregherei di fare maggior silenzio, grazie. Scusi, onorevole Novelli.

ROBERTO NOVELLI… vergognose in sé, ma ancor più perché commesse ai danni di una persona con delle fragilità.

La vittima, come è stato riportato dalla stampa, ha minacciato azioni autolesive e, persino, il suicidio e ciò per colpa di adolescenti insensibili, irrispettosi delle regole e finanche delle autorità; sì, perché i quindicenni che hanno bullizzato il ragazzo, da quanto si apprende, sono recidivi, signor Presidente. Poche settimane fa erano stati convocati dal questore, in ottemperanza alla legge n. 71 del 2017 che prevede la misura intermedia dell'ammonimento. È giusto chiamarla intermedia e in molti casi inutile come dimostrano i fatti, forse perché la misura dell'ammonimento non è poi intermedia, ma finale, nel senso che non sono previste ulteriori sanzioni per i recidivi.

Vorrei fare un paragone calcistico, forse un po' azzardato, ma se un giocatore ammonito commette un altro fallo passibile di provvedimento disciplinare e si becca un altro cartellino giallo viene espulso; nel caso del bullismo, no. Sbagli, vieni ammonito, risbagli, al massimo una strigliata di capo, scuse pubbliche e poi basta. Sarei curioso di sapere, signor Presidente, quanti sono i casi di ammonimento che si sono verificati dall'entrata in vigore della legge e quanti, ad oggi, hanno sortito effetti positivi. È un deterrente, si dirà, ma non basta.

Ovviamente, è una provocazione quella di dire che bisognerebbe aumentare le sanzioni, ma quanto ho letto stamattina sulla stampa, mi ha nauseato. Il bullismo è un comportamento esecrabile perché, per definizione, viene compiuto su chi è più debole, soprattutto in questi casi. Ma quando la debolezza è conseguenza di un problema di salute, ecco che si trasforma in qualcosa di odioso e di intollerabile. Non possiamo lasciare che questa tendenza continui, la catena è lunga, parte dalla famiglia e finisce in quest'Aula. Sì, signor Presidente, finisce in quest'Aula, perché se la legge dell'anno scorso non porta effetti abbiamo l'obbligo di rivederla, prima di trovarci a piangere una vittima innocente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Pensavo che gli interventi di fine seduta fossero alle 16 ma, comunque, debbo dare questa non simpatica notizia per i pensionati, perché domenica 16 dicembre, cioè la scorsa domenica, sulla stampa ho letto che sono in previsione altro che aumenti di pensione ai pensionati, come promesso in campagna elettorale dalla maggioranza, ma, addirittura, la revoca di numerosi assegni sociali, indennità di accompagnamento e via discorrendo. Mi auguro che questo non sia vero, che non si avvererà, anche perché siamo sotto Natale e notizie come queste non mi piace neanche immaginarle; ma, purtuttavia, non posso - insieme agli auguri di buon Natale a tutti i pensionati e a tutti i colleghi - rinunciare a dire ancora una volta: viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Proprio non ce la fa a rinunciare, onorevole Fatuzzo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Presidente, dalle mie parti, nella provincia Granda, siamo persone serie e non smettiamo di lottare per le cause in cui crediamo. Fino a poco tempo fa costruivamo alleanze politiche anche trasversali, pur di raggiungere risultati per il bene e nell'interesse del territorio, ma da quando c'è il “Governo del cambiamento” qualcosa effettivamente è cambiato e si difendono solo i propri partiti o, meglio, forse, i propri capi e si dimentica di mettere invece davanti l'interesse di un territorio, di un territorio come quello del sud Piemonte che chiede da oltre vent'anni, peraltro, l'autostrada A33 Asti-Cuneo.

Quella è una vicenda triste per il nostro Piemonte, una vicenda su cui abbiamo lavorato molto la scorsa legislatura, riannodando e riprendendo i fili di un discorso che era stato, appunto, abbandonato per oltre vent'anni e abbiamo recuperato, grazie al prezioso lavoro dell'ex Ministro Delrio, i fondi con un accordo di cross-financing in sede europea, liberando 3,4 miliardi per le autostrade italiane e quasi 400 milioni per la nostra autostrada, con una soluzione già cantierabile nel 2018. Eppure, vede, il 26 settembre, al Ministero dei trasporti c'è stato un incontro con gli amministratori locali per fare il punto sull'opera; in quella sede il Ministro ci ha chiesto quasi un atto di fede, portare pazienza per almeno due settimane, e lui avrebbe portato la soluzione. Ebbene, quelle due settimane, a Santo Stefano, saranno 3 mesi.

Ancor più scorretto e scortese è stato il Ministro, nei confronti del presidente della regione Piemonte poiché alla Befana saranno passati sei mesi da quando attende una risposta ad una lettera in cui veniva chiesto un chiarimento sulle infrastrutture bloccate per il Piemonte che, di fatto, è bloccato per tutto il 2018 e non vedrà riaprire i cantieri per l'appunto da qui alla fine dell'anno.

Anche per questo io credo si stia superando il limite della decenza, Presidente, e oggi sono dovuta intervenire qui, perché noi dobbiamo svolgere il nostro lavoro con disciplina ed onore, come prevede l'articolo 54 della Costituzione. Il Ministro Toninelli non sta rispondendo alle comunità locali, a un'esigenza che viene da lontano e non ci sta portando delle buone proposte. Le dico che nel 2018, nel 2019 anzi, io non chiederò altri buoni propositi a questo Governo, ma dovrò costringere lei, signor Presidente, ed i colleghi ad ascoltarmi ogni giorno, perché io ogni giorno vorrò chiedere e pretenderò di avere risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) da un Ministro che non viene più in quest'Aula e non risponde quando gli chiediamo che cosa succede delle opere pubbliche che il Piemonte aspetta. Questo atteggiamento non è rispettoso delle istituzioni e non è degno del Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanni Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, volevo rappresentare a quest'Aula che in questi giorni sta circolando sui social network un video in cui si vede un carabiniere in servizio che indietreggia impugnando una pistola, mentre viene assalito da una banda di criminali incappucciati che lo insultano e gli tirano addosso una serie di oggetti contundenti, tra cui una bottiglia che lo colpisce alla testa.

In questo mio intervento io non indicherò il nome del carabiniere, come non indicherò il luogo e la data dell'accaduto e non indicherò neppure in quale circostanza sia avvenuto questo increscioso episodio. E questo perché? Perché quel carabiniere rappresenta tutti i carabinieri, tutti gli uomini in divisa ed in generale tutti i servitori dello Stato. Queste persone - queste persone! - lavorano tutti i giorni, in ogni circostanza, e mettono a rischio la loro vita svolgendo con sacrificio ed abnegazione il loro lavoro.

Ritornando al video, se non fosse stato per l'alta professionalità del carabiniere in questione, oggi, magari, potevamo trovarci di fronte ad un criminale morto e ad un carabiniere sottoposto, magari, ad una gogna mediatica incredibile, con linciaggio e processo fatto sul web, con tutto ciò che ne poteva conseguire. Quel soldato sarebbe stato insultato, deriso e vilipeso un'altra volta.

Concludendo, signor Presidente, a tutti questi operatori che ogni giorno svolgono il loro lavoro per contribuire a rendere l'Italia più grande, io sento di dare il mio ringraziamento e penso quello di tutti i miei colleghi, oltre ad augurare buone feste, buon Natale e un felice anno nuovo. E a tutti coloro, invece, che si trovano dall'altro lato, ai criminali, a quelli con il cappuccio, dico una sola cosa: chi attacca un uomo in divisa attacca lo Stato; e lo Stato, siatene sicuri, risponderà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, Presidente. Soltanto per segnalare un increscioso episodio che mi ha visto mio malgrado protagonista in Commissione esteri nella giornata di ieri. Ieri il sottosegretario Manlio Di Stefano è venuto a fare un'audizione sul track record, sul lavoro del Governo sui diritti umani. Ci sta che l'opposizione faccia un po' il pelo e contropelo al Governo, soprattutto un Governo che, in tema di diritti umani, voglio ricordare, si è fatto dire dall'Alto Commissario Michelle Bachelet che l'azione del Governo mina profondamente i principi internazionali dei diritti umani. Quindi, se viene il sottosegretario Di Stefano a parlare dei diritti umani, io, come dire, considero il lavoro sulle cose che dice.

Ho fatto un intervento politico, molto corretto, molto pesante, lo riconosco, nei contenuti, ma correttissimo. Si alza un altro collega, che si chiama Dimitri Coin, per dire semplicemente queste parole: voglio stigmatizzare il fatto che l'onorevole Scalfarotto ha detto un sacco di stupidaggini. A questo punto io chiedo alla presidente Marta Grande di tutelarmi, perché le cose che io dico sono l'opinione dell'opposizione, non sono stupidaggini. Se uno vuole replicare nel merito, fa benissimo a farlo; dire che io dico genericamente delle stupidaggini è una cosa che mi fa pensare che il presidente della Commissione debba dire a Coin: guardi, onorevole, o replica nel merito o calma i toni, come si fa di solito. Invece, la presidente Grande, non solo non ha richiamato il deputato della Lega, ma mi ha detto: Scalfarotto, questa è la sua valutazione - cioè di Coin - rispetto alle sue opinioni; cioè, non soltanto si è detto in questa Camera dei deputati che l'opinione dell'opposizione sono stupidaggini, ma la presidente della Commissione ha validato il fatto che le mie opinioni, le posizioni dell'opposizione fossero stupidaggini. Io a quel punto ho abbandonato la Commissione, ero l'unico rappresentante delle opposizioni, ho detto: a questo punto, se il Parlamento non serve a niente, la Commissione ve la fate da soli, e quindi me ne sono andato.

Ora, so benissimo che c'è proprio un piano per svuotare di contenuto questo Parlamento e per ridurre le opposizioni al nulla però tutto ha un limite, signor Presidente. Per cui, io chiederò al Presidente Fico di tutelarmi, di richiamare la presidente Grande e di spiegare alla presidente Grande che non può lasciar passare questi epiteti come se fossero roba ordinaria e farò valere la mia onorabilità in tutte le sedi e, più ancora della mia onorabilità, il ruolo delle opposizioni, perché in una democrazia le opposizioni sono vitali e servono, perché altrimenti ci trasformiamo nell'Ungheria di Orbán che, capisco, è il progetto di qualcuno. Quando diventeremo “Fraccaropoli” faremo anche questa roba qui, ma per il momento le opposizioni non dicono stupidaggini: esprimono le proprie opinioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scalfarotto. Il rispetto nei confronti di tutti è il presupposto per un buon lavoro.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, la Ministra per il Sud e la Ministra per la Pubblica amministrazione.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in merito alle modalità di selezione del personale da assumere nei centri per l'impiego, valorizzando in particolare le competenze maturate nell'ambito dell'attività di intermediazione in contesti ad alto tasso di innovazione tecnologica – n. 3-00393)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Fusacchia n. 3-00393 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Alessandro Fusacchia se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Intendo illustrarla, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Mi rivolgo al Ministro, per il suo tramite. Nel disegno di legge di bilancio il Governo ha previsto l'assunzione di 4 mila persone nei centri per l'impiego. Premesso che probabilmente si sarebbe dovuto procedere con un po' più di cautela, vista la struttura attuale dei centri per l'impiego, la domanda che voglio rivolgere al Ministro e al Governo è: che criteri saranno usati per reclutare questo personale e per evitare che queste assunzioni siano inutili, perché stiamo aggiungendo del personale a delle macchine che funzionano poco?

Inoltre, chiedo in quali termini, invece, terremo conto del fatto che nel mercato del lavoro non pubblico, cioè fuori, nell'intermediazione tra domanda e offerta di lavoro ci sono tante aziende innovative che ormai svolgono tale attività con grande expertise e in che misura noi saremo in grado - e il Governo sarà in grado - di reclutare queste competenze per portare un vero valore aggiunto e insieme a queste competenze anche delle competenze di chi si occupa di service design e, quindi, di come ripensare i servizi che i centri per l'impiego offrono, per fare in modo che funzionino e che, quindi, non sia solo un reclutamento di personale per aggiungere personale.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo all'interrogazione sulla base degli elementi che mi sono stati forniti dal Ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali.

Nel suo atto di sindacato ispettivo, il deputato Fusacchia conferma la correttezza della direzione che questo Governo sta seguendo nelle materie delle politiche attive del lavoro. Il tasso di disoccupazione che affligge il nostro Paese ormai da lunghi anni è imputabile ad una pluralità di cause, tra cui la mancanza di investimenti per il potenziamento dei centri per l'impiego, che rappresentano lo snodo fondamentale nell'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro. È, infatti, convinzione di questo Governo che in Italia l'offerta di lavoro venga ostacolata anche e soprattutto dalle difficoltà delle imprese di reperire le figure professionali ricercate in possesso di specifiche conoscenze trasversali a più materie. Per vincere questa sfida è necessario investire in istruzione e formazione, valorizzando il percorso formativo dei giovani in cerca di occupazione e legandolo maggiormente al mondo lavorativo e alle esigenze professionali delle imprese.

Questo obiettivo verrà raggiunto anche grazie all'introduzione del reddito di cittadinanza e al potenziamento dei centri per l'impiego. I beneficiari del reddito di cittadinanza dovranno, infatti, impegnarsi a trovare lavoro con l'aiuto dei centri per l'impiego, rendendosi disponibili a frequentare gli specifici corsi di riqualificazione professionale che garantiranno la nuova occupazione richiesta dal mercato.

Per quel che concerne la formazione del personale che prenderà servizio presso i centri per l'impiego unitamente a quello che risulta già essere alle dipendenze di queste amministrazioni, è ferma intenzione procedere ad un piano di formazione articolato su moduli differenziati in funzione dei profili professionali.

Con riferimento, infine, alle procedure di reclutamento delle nuove unità di personale da destinare ai centri per l'impiego, esse avverranno nel rispetto dei principi, anche di derivazione europea, di trasparenza, pubblicità e imparzialità. Le commissioni di valutazione saranno composte da esperti di provata competenza nelle materie oggetto di selezione, scelti tra funzionari delle amministrazioni, docenti ed estranei alle medesime. La procedura sarà mirata a selezionare le professionalità che si rendano necessarie ad assicurare il funzionamento ottimale dei centri per l'impiego.

Siamo sicuri che, grazie all'importante riforma che il Governo sta portando avanti, sarà possibile dare i giusti strumenti a quelle centinaia di migliaia di cittadini che troppo a lungo sono stati abbandonati dallo Stato e privati di basilari diritti al lavoro, sul quale, come recita la Costituzione, si fonda Repubblica italiana.

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Fusacchia ha facoltà di replicare, per due minuti.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, io sorrido perché apprezzo lo sforzo del Ministro Fraccaro e capisco che faccia un mestiere complicato, dovendo interagire con tutti gli altri colleghi di Governo quando non si presentano. Però, avrei apprezzato di più se non mi avesse ricordato qual è il programma di Governo per la lotta alla disoccupazione giovanile di tutto il Governo e quando siamo arrivati a parlare di concorsi pubblici mi ha ricordato come si fa un concorso pubblico in questo Paese. Questo è lo strumento del question time, Ministro. Noi ci sforziamo di fare dei quesiti specifici, mi aspetterei delle risposte specifiche. Ne approfitto, c'è anche la collega Bongiorno, che saluto, ovviamente, che si occupa anche di questi temi. La domanda era molto specifica, se siamo in grado di fare un concorso in tempi stretti, perché apprezzo molto la formazione, l'ho sostenuta, del personale, ma qui non abbiamo i tempi, perché altrimenti state continuando a raccontarci che assumiamo personale per riformare i centri per l'impiego, per fare assunzioni, e gli impatti di queste li vedremo fra 5, 8, 10 anni, se tutto va bene.

Qui c'è un'esigenza: a fronte di una misura, che io non condivido, di assunzioni nei centri per l'impiego, ma almeno cerchiamo di farla bene, cerchiamo di mettere dei criteri molto stringenti, nel rispetto delle norme e della normativa, ovviamente, e chiudo, Presidente, sui concorsi pubblici, ma che vadano ad individuare delle competenze molto specifiche, perché lì fuori, Ministro, ovviamente lei lo sa, il lavoro ormai si trova, intermediazione domanda e offerta, con una app, quando si trova e quando non c'è un problema strutturale di offerta di lavoro. Quindi, il fatto che non riusciamo a portare queste competenze dentro i centri per l'impiego non mi fa sperare benissimo. Insomma, il beneficio del dubbio me lo tengo, perché ce l'ho come inclinazione e difetto personale.

(Iniziative volte a stabilizzare i precari di Anpal servizi, nell'ambito delle politiche di rafforzamento dei servizi per l'impiego – n. 3-00394)

PRESIDENTE. La deputata Polverini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00394 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie Presidente, grazie Ministro. Volevamo anche noi avere maggiori delucidazioni rispetto alle 4 mila unità che saranno assunte nei centri per l'impiego; centri per l'impiego che rivestono, ovviamente, una centralità per una delle due misure principali della manovra che è in discussione al Senato, e cioè il reddito di cittadinanza. Quindi, volevamo capire se, nell'ambito di queste 4 mila unità, è prevista l'assunzione, per esempio, del personale di Anpal che ha tutte le caratteristiche per svolgere al meglio quelle mansioni. Abbiamo appreso, nella giornata di ieri, che c'è stato un emendamento al Senato: volevamo capire, all'interno di quell'emendamento, che cosa realmente accade al personale a tempo determinato e ai precari di Anpal servizi.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

Presidente, colleghi deputati, rispondo all'interrogazione sulla base di elementi che mi sono stati forniti dal Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. Anpal servizi Spa raccoglie l'eredità di Italia Lavoro Spa, con l'obiettivo di promuovere, progettare, realizzare e gestire attività e interventi finalizzati allo sviluppo dell'occupazione all'interno del territorio nazionale, con particolare attenzione alle aree più in difficoltà e ai soggetti svantaggiati del mercato del lavoro. Proprio verso questi soggetti si è rivolta l'attenzione del Governo fin dalla prima ora. Le condizioni delle fasce più deboli e la precarietà del lavoro rappresentano un connubio verso il quale abbiamo speso energie, producendo importanti risultati. Uno su tutti, come più volte ricordato, è il “decreto dignità”, con il quale abbiamo introdotto specifici interventi finalizzati a individuare maggiori spazi di tutela sia in favore dei lavoratori sia in favore degli imprenditori, in un'ottica di rilancio dell'economia aziendale. Con riferimento alla questione dei dipendenti e collaboratori di Anpal servizi, posso confermare che nell'immediato saranno impiegati a supporto di tutte le attività che si renderanno necessarie in funzione dell'erogazione del reddito di cittadinanza, in particolare per garantire l'avvio di questo strumento e dell'attività di tutoraggio che lo stesso richiede. Potrà, quindi, essere adibita a tale attività una parte consistente del personale della società che, sulla base della programmazione, al momento è impegnata nelle attività di tutoraggio dell'alternanza scuola-lavoro e a supporto dei centri per l'impiego.

Questa decisione rappresenta il primo passo concreto per assicurare l'avvio della misura del reddito di cittadinanza, in effetti. Come si evince, la questione sollevata dall'interrogante non è affatto sfuggita all'attenzione del Governo, che ha già posto le basi per la sua risoluzione, ribadendo l'importante impegno per il superamento del precariato da parte del personale chiamato a supportare questa iniziativa.

PRESIDENTE. La deputata Polverini ha facoltà di replicare, per due minuti.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Naturalmente il Ministro dello Sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, il Vicepresidente del Consiglio, il capo politico dei 5 Stelle non ha sufficiente tempo per venire a rispondere ai question time di sua competenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e fa ricorso, senza togliere nulla, al Ministro per i rapporti con il Parlamento. Questo già lo trovo un gesto oggettivamente molto disdicevole, nel momento in cui sono gli stessi ministri che danno la loro disponibilità. Però, ovviamente, mi aspettavo una risposta più puntuale. Avevo visto, del resto, ieri un emendamento dei relatori al Senato che parlava di un milione per l'assunzione di, credo, circa cento dipendenti a tempo determinato di Anpal.

Evidentemente non si fa nemmeno quello e in ogni caso sono 654 i dipendenti di Anpal, 520 collaboratori, 134 a tempo determinato e, soprattutto, sono precari da circa dodici anni, alcuni con una media di 5 anni. Ecco, mi aspettavo intanto di vedere il Ministro di competenza presente, mi aspettavo che almeno per questi lavoratori si potesse celebrare un Natale con la speranza di un lavoro sicuro, ma, evidentemente, il Ministro dello Sviluppo economico, lavoro e politiche sociali, Vicepresidente del Consiglio di questo Governo del cambiamento, in queste ore è impegnato non a cambiare il Paese, ma a cambiare la manovra di bilancio, tanto da non avere tempo per venire a rispondere alla nostra interrogazione e, soprattutto, da non avere tempo per dare a queste persone un contratto a tempo determinato dopo tanti anni di precarietà. Quindi, non sono ovviamente soddisfatta. Mi scuso con lei, ma ci tengo a rimarcare che il Ministro Di Maio aveva il dovere oggi di essere presente in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a rafforzare il reddito di inclusione, ai fini di un più efficace contrasto alla povertà e all'esclusione sociale– n. 3-00395)

PRESIDENTE. Il deputato De Filippo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gribaudo ed altri n. 3-00395 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

VITO DE FILIPPO (PD). Grazie, Presidente. Dopo l'annuncio urbi et orbi fatto dal balcone, il reddito di cittadinanza, Ministro, continua ad essere un oggetto misterioso, assolutamente misterioso, nonostante la sequenza di dichiarazioni di membri del Governo che ne confondono ancora di più la sua esplicitazione. Dopo la manovra scritta nell'esilio di una cittadina famosa belga, noi abbiamo fatto un po' di conti; ancora una volta vi stiamo dando consigli semplici, che noi speriamo voi potrete accogliere. I conti sono che voi avete a disposizione oggi soltanto 3 miliardi e mezzo di euro rispetto ai 2 miliardi e mezzo che vi abbiamo lasciato in dotazione nel precedente bilancio dello Stato: sarebbe cosa buona e giusta aggiungere questi soldi al reddito di inclusione, che è uno strumento che è stato ampiamente sperimentato e che l'Alleanza per la povertà nel nostro Paese ritiene uno degli strumenti migliori degli ultimi anni per affrontare questo problema. Questo è il consiglio che vi stiamo dando anche in questa interrogazione, sapendo che le vostre orecchie fino ad oggi sono state chiuse a qualsiasi suggerimento pratico e concreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

Presidente, colleghi deputati, rispondo all'interrogazione sulla base degli elementi che mi sono stati forniti dal Ministero dello Sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. Questo Governo è impegnato a introdurre importanti riforme che garantiranno condizioni di vita dignitose alle persone in cerca di occupazione. In particolare, con l'introduzione del reddito di cittadinanza l'Italia non solo recupererà il gap che la separa dalle altre democrazie europee, dove da tempo sono state introdotte delle forme di reddito minimo garantito, ma assicurerà anche il perseguimento di un duplice obiettivo: garantire un livello minimo di sussistenza e, nel contempo, incentivare la crescita personale e professionale dei cittadini attraverso il piano formativo che verrà elaborato dai centri per l'impiego.

Il reddito di inclusione, così come predisposto dal Governo Renzi, non può essere considerato una soluzione al problema della povertà, perché eroga prestazioni appena sufficienti a garantire la sussistenza minima. Il reddito di cittadinanza, invece, è una misura di politica attiva del lavoro e prevede una platea di beneficiari molto più ampia rispetto a quella prevista dal REI. Gli stanziamenti previsti in legge di bilancio sono idonei a sostenere l'attuazione di questa epocale riforma per l'intera platea di soggetti destinatari.

Va ricordato che nei cinque anni dei Governi Letta, Renzi e Gentiloni l'aumento del debito pubblico non ha portato ad un rilancio del Paese; al contrario, siamo fanalini di coda per crescita economica, ed è per questo che l'Esecutivo in carica sta concentrando tutte le proprie energie per mettere a disposizione del Paese quelle misure che, siamo certi, creeranno un impatto positivo sulla crescita, sui consumi e sull'occupazione.

PRESIDENTE. La deputata Carnevali, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ELENA CARNEVALI (PD). La ringrazio, ma intanto devo dire al Ministro Fraccaro che in realtà le stime le state proprio sbagliando voi, perché le risposte sulle previsioni di crescita ve le hanno appena comunicate. Quindi, se c'è qualcuno che qui sbaglia le stime, non è di certo da ascrivere al Governo precedente. Prendiamo atto di una cosa, che il Ministro, invece, ha dato forfait, questa è la cosa. Ben capiamo anche l'imbarazzo, perché dopo 83 giorni da quando, dal terrazzo di Palazzo Chigi, avevate stabilito di aver abolito la povertà, ad oggi non sappiamo ancora di che cosa stiamo parlando. Stiamo, invece, parlando del fatto, già annunciato, che ci sono 2 miliardi in meno per il reddito di cittadinanza. Siamo a sette mesi dalla firma del contratto, dei 17 miliardi di propaganda allo stato puro ne sono rimasti 9, anzi siamo passati allo stato gassoso perché, appunto, ce ne sono solo 6, e di questi, peraltro, 2 e mezzo li prendete da chi le politiche nei confronti della povertà le ha fatte, le ha praticate e sono un dato di realtà.

Di evanescente, però, non ci sono solo le risorse, ma ci sono anche i dati, perché siete passati dai 9 miliardi per la povertà assoluta a quella relativa, a dire quello che vi abbiamo sempre detto noi: prima gli ultimi; l'unico problema è che questi ultimi il reddito di cittadinanza lo prenderanno solo per nove mesi. E poi perché non ci dice chi ha dato mandato per 5 milioni per stampare la card e con quale atto pubblico? Voi avete un cattivo rapporto con la scienza e la matematica, invece, è una scienza esatta: basta fare la divisione tra 5 miliardi di euro e 5 milioni di persone, sono poco più che 100 euro.

PRESIDENTE. Concluda.

ELENA CARNEVALI (PD). La realtà è una sola: che di 780 euro, che avete detto che avreste dato ai cittadini in condizioni di povertà, prenderanno pochi, pochissimi euro. Questa è la differenza tra la propaganda e chi, invece di mettere in atto…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ELENA CARNEVALI (PD). …persone come i navigator - ho finito - e dire alle persone, che sono in condizioni di povertà, di rivolgersi ai punti Internet, noi le persone le vogliamo incrociare nei comuni e nei servizi, e non in quello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Grazie.

(Iniziative normative volte a garantire l'omogeneità sul territorio nazionale dei prezzi delle polizze assicurative relative alla responsabilità civile auto – n. 3-00396)

PRESIDENTE. La deputata Michela Rostan ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00396 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie, Presidente. Da anni un'odiosa discriminazione si consuma sull'importo delle polizze assicurative: per il solo fatto di essere residenti in una regione piuttosto che in un'altra, un automobilista a parità di profilo paga molto e molto di più; ovviamente ad essere discriminate, anche in questo caso, sono sempre le regioni del Mezzogiorno. Nel corso della passata legislatura, fu approvato un emendamento denominato “tariffa Italia”, una tariffa unica nazionale per gli assicurati che non avessero fatto incidenti per cinque anni consecutivi. Quell'emendamento portava anche la firma dell'attuale Ministro Di Maio, oltre che del Presidente Fico, fu però poi soppresso al Senato. E allora noi oggi vogliamo chiedere al Governo se e in che modo intenda proseguire una battaglia per porre fine ad una discriminazione, una sperequazione, che consideriamo intollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Grazie Presidente, colleghi deputati, rispondo all'interrogazione sempre sulla base degli elementi forniti dal Ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali. La legge per la concorrenza del 2017, nel novellare il codice delle assicurazioni private, recava una serie di disposizioni finalizzate al contenimento dei costi non efficienti del sistema delle RC auto, da una parte, e al contrasto delle frodi assicurative, dall'altra.

In particolare, è stata prevista l'applicazione di speciali sconti per l'installazione delle cosiddette scatole nere, al ricorrere di specifici requisiti di polizza. Inoltre, nel corso dell'iter parlamentare della predetta legge, era stato, altresì, proposto un emendamento, firmato proprio dall'attuale Ministro Di Maio, come gli interroganti ben ricordano, volto a premiare gli automobilisti virtuosi, prevedendo una tariffa equa e media più vantaggiosa su tutto il territorio nazionale. Non si può, quindi, non confermare in questa sede come sia un preciso obiettivo di questo Governo eliminare con celerità ogni tipo di discriminazione in materia di polizze RC auto.

In tal senso si sta cercando di individuare una soluzione che possa contemperare sia l'interesse degli assicurati virtuosi ad un premio contenuto, sia quello delle compagnie di individuare, in un'ottica antifrode, la corretta responsabilità in caso di sinistri.

Al termine di tali valutazioni tecniche, la soluzione individuata sarà oggetto di un apposito provvedimento, con cui prevedere un'integrazione dei casi in cui le compagnie assicurative saranno obbligate a praticare uno sconto assicurativo in favore di assicurati virtuosi, in quanto non si ritiene giusto che chi non commette sinistri paghi tariffe più alte in ragione della propria residenza.

PRESIDENTE. La deputata Michela Rostan ha facoltà di replicare, per due minuti.

MICHELA ROSTAN (LEU). Grazie, Presidente. Prendiamo atto della risposta del Governo, così come prendiamo atto anche dell'assenza del Ministro Di Maio, che evidentemente non vuole più mettere la faccia su un impegno che aveva assunto in precedenza.

Segnaliamo, intanto, che noi abbiamo depositato una proposta di legge sulla tariffa unica nazionale, che ci auguriamo possa essere presto calendarizzata, per misurare con il voto gli impegni che sono stati assunti, non soltanto in quest'Aula ma anche in diverse sedi di propaganda. Proprio il Ministro Di Maio, qualche tempo fa, ha diffuso un video sui social che è stato molto seguito e ha ricevuto tanti clic, per una battaglia vera contro la discriminazione territoriale delle tariffe per l'RC Auto. Ecco perché noi ci aspettavamo - anzi - ci aspettiamo fatti concreti.

Vedete, il tema è molto semplice. Se ci fosse il libero mercato in materia, nulla quaestio; c'è invece un obbligo di legge; allora, se c'è un obbligo di legge, lo Stato ha il dovere di verificare eventuali effetti distorsivi del mercato e, dunque, di intervenire. Non è possibile penalizzare automobilisti virtuosi delle regioni del Mezzogiorno, di Puglia, Calabria e Campania e far pagare a loro il peso di sinistri e di ipotesi di frodi che non si è capaci di impedire.

Ecco perché noi pensiamo che la tariffa unica nazionale sia la risposta più giusta, perché è una misura di buon senso, di equità e, soprattutto, di giustizia, che sarà in grado di produrre anche tre effetti positivi: innanzitutto, di innescare condotte virtuose, di far diminuire il numero di coloro che non si assicurano, proprio per le cifre esose e, soprattutto, di garantire introiti fiscali allo Stato.

Allora, noi ci auguriamo che il Governo intenda procedere su questo tema velocemente, senza più tentennamenti e senza cambi di rotta, soprattutto senza dare ascolto alle lobby e ai grandi gruppi di interesse che sono particolarmente sensibili. Non può essere più tollerabile in alcun modo l'applicazione di un parametro che abbia come riferimento il comune di residenza nel Nord o Sud del Paese.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MICHELA ROSTAN (LEU). Allora, adesso, le forze politiche di maggioranza ci dicano da che parte stanno: se dalla parte dei cittadini o da quella dei grandi gruppi di interesse (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Orientamenti del Governo in ordine all'introduzione di una tassazione agevolata a favore dei pensionati attualmente residenti all'estero che si trasferiscono nelle regioni del Mezzogiorno – n. 3-00397)

PRESIDENTE. Il deputato Marco Osnato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00397 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Nello scorso mese di luglio, il gruppo di Fratelli d'Italia ha presentato un disegno di legge volto a introdurre un'agevolazione fiscale per i pensionati che si trasferiscono, come residenza, nel nostro Paese, nelle regioni del cosiddetto obiettivo convergenza, ovvero nel Sud Italia. Come si legge, appunto, nella relazione, questo obiettivo è quello di portare alcune risorse nel Sud del nostro Paese e di cercare di colmare il gap economico che c'è nel resto del Paese, agevolando, appunto, un'utenza considerata debole. Secondo questi proponenti, questo è un sistema efficace proprio per introdurre un aumento dei consumi e un aumento dello sviluppo di questi territori. Durante lo scorso mese di agosto, il Ministro dell'interno, nonché segretario della Lega, ha proposto qualcosa di simile che è stato - ci risulta - presentato in un emendamento al Senato.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARCO OSNATO (FDI). Siccome - e concludo - durante l'esame del bilancio, della legge di stabilità, in questa Camera, gli emendamenti anche sostenuti dalla maggioranza in questo senso sono stati bocciati, chiediamo quali sono le reali intenzioni del Governo.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud, Barbara Lezzi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

BARBARA LEZZI, Ministra per il Sud. Presidente, onorevoli deputati, ringrazio l'interrogante per il suo quesito e vorrei rassicurarlo subito sul fatto che se le proposte emendative di Fratelli d'Italia alla Camera non sono state accolte, è solo perché la proposta oggetto del quesito era già nei piani di questo Governo e in fase avanzata di stesura.

Nello specifico, il provvedimento prevede l'introduzione di una tassa fissa al 7 per cento per i pensionati esteri che vogliono vivere nei centri del Sud Italia. La regola di base è quella di trasferire la propria residenza fisica nei comuni che si trovano nelle otto regioni del Sud del Paese e che hanno una popolazione inferiore ai 20 mila abitanti. L'incentivo in questione avrebbe una durata di cinque anni e sarebbe indirizzato solo a coloro che nei cinque anni precedenti alla richiesta non hanno avuto la residenza in Italia.

La proposta per la manovra ha due obiettivi: ripopolare alcune aree del Sud Italia, con particolare attenzione ai centri piccoli; destinare gli introiti derivanti da questa operazione al settore dell'istruzione ed, in particolare, alla creazione di poli universitari nel Sud Italia. Contribuendo così al perseguimento di questi obiettivi, al Sud si verificherebbe un sostanziale aumento della popolazione e, al contempo, un arrivo di persone che per vivere dovranno investire risorse sul territorio. Questo comporterà ricadute più che positive nei territori del Sud del Paese.

La logica di questa impostazione è determinata da varie esigenze: sostenere la domanda interna nelle otto regioni del Sud, contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni e sostenere la permanenza dei giovani nelle terre di origine attraverso la destinazione dell'ammontare delle risorse alla promozione di assegni di ricerca, borse di dottorato e a quanto necessario per rendere ancora più competitive le università del Sud, che da sempre sono impegnate in ambito tecnologico e scientifico.

Alla luce di quanto esposto, ringrazio l'onorevole interrogante per avermi offerto la possibilità di illustrare la posizione del Governo sull'impegno per una seria e concreta politica di coesione. Tengo però a precisare - per concludere - che la proposta in oggetto di questa interrogazione è attualmente all'esame del Ministero dell'economia e delle finanze, quindi, per avere maggiori risposte, sicuramente le avremo una volta che sarà concluso l'iter di approvazione della manovra.

PRESIDENTE. Il deputato Marco Osnato, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

MARCO OSNATO (FDI). Presidente, Ministro, vede, a noi hanno insegnato che quando le tue parole fioriscono sulle labbra degli avversari, non devi recriminare ma devi essere felice, perché vuol dire che le tue ragioni hanno trionfato. Quindi non indulgerò nel concetto di plagio rispetto ad una proposta di legge presentata da noi a luglio, annunciata poi dal Ministro dell'interno ad agosto e presentata solo ora dal Governo, sebbene anche in modo molto meno efficace di quello che avremmo fatto noi. Le dico che noi siamo contenti e saremo, come abbiamo dimostrato anche in altre occasioni, a fianco del Governo se farà veramente delle riforme strutturali che porteranno uno sviluppo anche e soprattutto del Sud del Paese. Tuttavia riteniamo che per ora non possiamo dichiararci soddisfatti. Vogliamo essere certi di quello che lei qui ci ha raccontato: io non posso mettere in dubbio le sue parole, ma voglio vederlo con atti concreti del Governo e, soprattutto, della maggioranza che la sostiene.

Concludo dicendo che evidentemente per ora abbiamo visto come unica “riforma” a favore del Sud quella del reddito di cittadinanza e le dico che questo non ci può bastare: noi crediamo che il Sud debba avere uno sviluppo infrastrutturale, debba avere uno sviluppo sistematico e non può essere considerato soltanto un'appendice del nostro Paese, da accontentare con qualche argent de poche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Intendimenti in merito alla riforma della dirigenza pubblica e alle iniziative volte a incrementare l'efficienza della pubblica amministrazione– n. 3-00398)

PRESIDENTE. Il deputato Filippo Maturi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00398 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

FILIPPO MATURI (LEGA). Presidente, premesso che la scorsa estate, in un'intervista a Il Messaggero, il Ministro in indirizzo aveva dichiarato: “Rigore e merito; cambierò la pubblica amministrazione dai capi”, evidenziando la volontà di affrontare il tema della dirigenza pubblica revisionandolo in toto. Il passaggio culturale intorno al concetto stesso di pubblica amministrazione, da puro espletamento di funzioni, ovvero mera burocrazia, a servizi resi al cittadino, ha portato all'idea di una dirigenza intesa come staff management, dotata di specifiche competenze e capacità organizzative, con previsione di premi correlati ai risultati.

Si interroga dunque il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere se ed in che termini intenda attuare la riforma della dirigenza pubblica, ed in particolare come intenda contrastare l'inerzia della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. La Ministra per la pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIULIA BONGIORNO, Ministra per la Pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, ricordo quell'intervista che mi è stata appena citata. Ritengo essenziale che ci sia un intervento sulla dirigenza perché ci sono stati tantissimi interventi nella pubblica amministrazione, ma manca un vero intervento che possa scuotere la dirigenza, che ha un ruolo fondamentale nella pubblica amministrazione.

Io credo che sia un intervento non solo importante ma forse decisivo per la pubblica amministrazione. In particolare, proprio nei prossimi giorni, nel prossimo Consiglio dei ministri, si discuterà di una delega in materia di dirigenza pubblica. Questa delega affronta varie questioni, tra le quali quella della valutazione e degli obiettivi: questo è sicuramente il punto dolente. Purtroppo, attualmente, gli obiettivi sono spesso obiettivi “fai da te”, obiettivi non sfidanti e questo fa sì che manchi una spinta, una motivazione a fare il massimo, e che i risultati siano quasi sempre eccellenti: questo non va bene. Io vorrei riformare la dirigenza creando la possibilità di avere degli obiettivi sfidanti, importanti, degli obiettivi che non può il dirigente scrivere da solo, ma deve scrivere insieme ad un organismo terzo. Io vorrei una valutazione oggettiva, fatta da soggetti terzi: non ci si può valutare tra dirigenti, non ci si può valutare con una valutazione fatta in casa.

Questi saranno alcuni dei principi che saranno indicati in questa delega.

Accanto a questo posso dirvi che, relativamente al rapporto di lavoro e al trattamento retributivo, si procederà ad una sostanziale revisione della relativa disciplina, demandando alla legge la regolamentazione degli aspetti principali e individuando puntualmente le previsioni suscettibili di essere derogate dalla contrattazione collettiva (questo è molto importante). Si interverrà sulla retribuzione accessoria del dirigente, affinché sia proporzionata al livello di responsabilità attribuito e ai risultati conseguiti; verrà elaborato un codice di condotta recante la chiara e dettagliata indicazione delle ipotesi di responsabilità disciplinare; verrà aggiornata la disciplina delle modalità di accertamento della responsabilità dirigenziale.

Per quanto riguarda l'inerzia della pubblica amministrazione, è un punto fondamentale. Su questo vi posso dire che nel disegno di legge appena approvato ci sono delle misure importanti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIULIA BONGIORNO, Ministra per la Pubblica amministrazione. Siccome devo concludere, faccio presente soltanto una commissione permanente cui è attribuito il compito di vigilare sulla conformità alla legge degli oneri burocratici richiesti da provvedimenti amministrativi e normativi secondari. Credo che questa commissione sarà particolarmente efficace.

PRESIDENTE. Filippo Maturi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

FILIPPO MATURI (LEGA). Presidente, Ministro, non posso che dichiararmi soddisfatto dalla risposta ottenuta, perché questa risposta sicuramente espone un programma sicuramente ambizioso, ma è altrettanto coraggioso. Però d'altronde questo Governo ha iniziato una rivoluzione, la rivoluzione del buonsenso, e fa piacere vedere come nel concreto venga portata avanti giorno dopo giorno, mese dopo mese. Quindi, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Intendimenti in ordine alla proroga della validità e dell'efficacia delle graduatorie dei concorsi pubblici – n. 3-00399)

PRESIDENTE. La deputata Federica Dieni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00399 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FEDERICA DIENI (M5S). Presidente, Ministro, in ordine al comparto della pubblica amministrazione ovviamente questo Governo ha ereditato una situazione non semplice, in quanto il blocco del turnover che c'è stato per tanti anni e le limitazioni di spesa hanno impedito lo svecchiamento della pubblica amministrazione, hanno impedito che venissero per tempo assunti i vincitori, e quindi conseguentemente gli idonei di concorso. Sono qui a dirle anche che la decadenza, che è stata evitata negli ultimi anni attraverso la proroga del turnover, sta per venire meno, perché a fine anno scadranno molte delle graduatorie. Quindi volevo chiederle se e quali iniziative intende adottare in ordine alla validità delle graduatorie dei concorsi pubblici, che andranno appunto in scadenza il 31 dicembre 2018.

PRESIDENTE. La Ministra per la pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIULIA BONGIORNO, Ministra per la Pubblica amministrazione. Concordo su molte delle sue osservazioni: i tagli delle risorse, la lentezza nelle procedure del reclutamento, i blocchi reiterati delle assunzioni che hanno caratterizzato le politiche sul lavoro pubblico hanno ridotto la capacità della pubblica amministrazione di erogare servizi di qualità e di adeguare la propria organizzazione alle nuove esigenze. Le dico subito: il Governo desidera che ci sia un ricambio generazionale nella pubblica amministrazione, questo è fondamentale. Attualmente l'età media dei dipendenti in servizio è pari a 52 anni, e la percentuale di personale con età inferiore ai 35 anni è solo del 2 per cento del totale: quindi è necessario il ricambio generazionale. Il Governo ha già operato prevedendo un disegno di legge a mia firma, il cosiddetto concretezza, approvato dal Senato, attualmente all'esame della Camera dei deputati, e prevede delle modalità accelerate per l'assunzione di nuovo personale.

Posso dirle anche che il disegno di legge di bilancio prevede una serie di disposizioni dirette a incrementare le risorse umane della pubblica amministrazione con stanziamenti di risorse aggiuntive per assunzioni straordinarie. Il rafforzamento della pubblica amministrazione avverrà attraverso l'effettuazione di nuovi concorsi. Per il futuro sarà affermato questo principio: le graduatorie per l'accesso al pubblico impiego sono formate esclusivamente dai candidati che hanno conseguito una valutazione tale da consentirne l'assunzione in ragione del numero dei posti messi a concorso; cioè per il futuro chi vince vince, chi non vince non vince, così evitiamo che ci siano delle aspettative. Questa disciplina verrà applicata per il futuro.

Per il passato il Governo intende adottare iniziative affinché venga rispettata la regola generale dell'efficacia triennale delle graduatorie concorsuali, perché è intenzione superare la logica secondo cui l'idoneità equivalga sul piano giuridico ad una vittoria al concorso medesimo. Tuttavia, il Governo intende prorogare l'efficacia di quelle graduatorie, e quindi le più recenti, che siano in grado di realizzare quell'obiettivo di cui parlavo prima del ricambio generazionale e di consentire il reclutamento dei soggetti in possesso delle capacità necessarie per migliorare in modo significativo l'efficacia e l'efficienza dell'azione amministrativa. Quindi ci sarà questa proroga solo per gli anni più recenti, ma sarà prolungata secondo un criterio di gradualità, che consentirà alle pubbliche amministrazioni di avvalersi delle maggiori capacità assunzionali ad essa attribuite e di assumere continuità nell'erogazione dei servizi, anche laddove dovesse verificarsi un consistente esodo di personale a seguito dell'entrata in vigore delle riforme in materia previdenziale.

PRESIDENTE. La deputata Federica Dieni ha facoltà di replicare.

FEDERICA DIENI (M5S). Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta. Sicuramente le dobbiamo dare atto del fatto che ha una visione complessiva, d'insieme, che condividiamo, di svecchiamento della pubblica amministrazione. Ha ereditato una situazione non semplice, soprattutto per via del blocco del turnover, appunto, e l'applicazione della “legge Madia”. Dobbiamo dare atto del fatto che questo Governo andrà a svecchiare la pubblica amministrazione con lo sblocco del turnover e con la possibilità di fare nuovi concorsi, dobbiamo però considerare che, grazie al fatto che molti andranno in pensione per “quota 100”, ci saranno molte, molte assunzioni. So che molte di queste persone, che sono senza colpa, perché non è colpa loro il fatto di aver partecipato ad un concorso e di esser stati prorogati per tanto tempo, aspettano ovviamente di aver cambiata la propria vita, potendo dare la loro professionalità - che è stata comunque accertata attraverso un concorso perché comunque sono idonei a svolgere una determinata professione – potendo entrare a far parte di questo mondo della pubblica amministrazione e quindi servire lo Stato nel migliore dei modi. Sappiamo anche che i tempi di un concorso sono un po' lunghi, quindi il mio invito, se posso farlo, è quello di riconsiderare l'opportunità di prorogare la validità di tutte le graduatorie o comunque di quelle che hanno subito il blocco del turnover da Monti in poi, parliamo dal 2010 e 2011 in poi. La ringrazio per la sua risposta e sono fiduciosa di un suo intervento in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo, a questo punto la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata alle ore 19, per la lettura degli esiti di tale riunione. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 20,03.

PRESIDENTE. Avverto che la Camera sarà convocata a domicilio.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle 20,05.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: TONDO E FERRARI (DOC XXV, N. 1 E DOC XXVI, N. 1)

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). (Dichiarazione di voto – Doc. XXV, n. 1 e Doc. XXVI, n. 1). Grazie Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, come componente della III Commissione, come parlamentare e ancora più come cittadino italiano, non posso che essere orgoglioso del lavoro che i nostri uomini svolgono nelle missioni internazionali, mostrando un alto senso del dovere e profonda umanità, in situazioni di estremo rischio e sacrificio.

Con questo intervento intendo confermare il mio voto favorevole per le missioni internazionali e la loro proroga, missioni che reputo essere estremamente utili soprattutto in questo particolare momento storico in cui assistiamo a delle notevoli svolte e incorriamo quotidianamente verso dei grandi rischi.

La comunità internazionale affronta con rinnovato timore le sfide che ha di fronte e che assumono in primo luogo la forma del terrorismo fondamentalista, dell'odio etnico-religioso, dell'intolleranza nazionalista.

E' nei grandi tornanti della storia che riprendono vigore gli orientamenti più profondi, i caratteri dei popoli e la storia delle comunità, quindi è importante non sottovalutare ciò che accade intorno a noi e le interdipendenze in cui inevitabilmente ci troviamo coinvolti, come ci ricorda il saggio del maestro del pensiero geopolitico Robert Kaplan: La "vendetta della geografia".

È necessario pertanto tornare alle cartine geografiche e alle zone frantumate dell'Eurasia e considerare gli obiettivi della comunità internazionale, attraverso cooperazioni bilaterali e multilaterali, come l'Italia fa dagli anni '80, per continuare a contrastare i fenomeni "vecchi" e "nuovi", tra cui le persistenti minacce di carattere transnazionale ed asimmetrico, ovvero il terrorismo, la radicalizzazione, l'insicurezza cibernetica, i traffici illeciti ed i fenomeni di instabilità potenzialmente pericolosi per la pace e la sicurezza della regione euro-mediterranea.

Sono quindi estremamente soddisfatto che l'Aula della Camera si appresta a deliberare, in tema di missioni internazionali, ancora una volta dai tempi in cui è entrata in vigore la legge n. 145 del 2016, nota come legge-quadro sulle missioni internazionali, in quanto quest'anno è stato intenso per il nostro Paese, per la sua azione nelle missioni internazionali e negli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e stabilizzazione.

L'Italia infatti, da vent'anni, vanta militari internazionalmente riconosciuti come estremamente bravi e competenti ed ha incrementato la sua credibilità internazionale acquisendo un ruolo incisivo in Ue e nella Nato, diventando il settimo Paese per importanza in aiuto internazionale e dando un contributo altamente significativo al mantenimento della pace ed al ripristino di condizioni di stabilità e di sicurezza nei teatri di crisi. Le missioni hanno infatti sempre rappresentato un punto fermo della politica estera e di difesa dell'Italia repubblicana.

Nostro compito, in una fase caratterizzata da un intenso dibattito sul modo di intervento internazionale, è in primis non sprecare ciò che abbiamo fatto fin ad oggi, trovo pertanto inaccettabile la proposta del Ministro Trenta di ridurre il contingente militare italiano in Afghanistan, vanificando il sacrificio dei nostri militari e mettendo cosi a rischio anche la loro sicurezza.

Il 2018 è stato un anno intenso per l'Italia nelle missioni internazionali e negli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

I continui flussi migratori dall'Africa, la diffusione di Daesh in territori Europei, accompagnata dalla sua perdita territoriale in Iraq, anche grazie alle missioni internazionali, sono segni che l'Italia come il resto dell'Europa è strettamente connessa ad ogni scenario geopolitico, e che è necessaria la collaborazione nelle sedi Ue e Nato, nel segno della difesa europea e dell'Alleanza Atlantica, e nell'oggettivo riconoscimento di essere responsabili in larga parte delle missioni, in quanto protettori di quel mare, il Mar Mediterraneo, che abbiamo proprio vicino al nostro Paese e che troppo spesso è il frutto della buona o cattiva riuscita delle missioni internazionali.

Ritengo che la nuova missione Nato in Iraq, che il Governo ha avviato nell'ultimo trimestre del 2018 con l'obiettivo di offrire un ulteriore sostegno al Governo iracheno nei suoi sforzi per stabilizzare il Paese e combattere il terrorismo in tutte le sue forme e che si inserisce nel solco dell'azione di contrasto a Daesh, finalizzata, in particolare, ad addestrare istruttori iracheni per affinare la professionalità delle loro forze di sicurezza e contribuire a sostenere strutture e istituzioni di sicurezza nazionale più efficaci, trasparenti ed inclusive è sicuramente di estrema importanza, soprattutto ora che in queste zone è stato messo in ginocchio Daesh.

Occorre inoltre, proseguire nell'azione di supporto per la stabilizzazione dei Balcani Occidentali e del Partenariato Orientale, a sostegno del consolidamento delle istituzioni democratiche, come è importante, a mio avviso, perseguire le missioni di UNIFIL in Libano, MINURSO nel Sahara occidentale ed EUTM in Somalia, che sono state estremamente importanti per la sicurezza di questi Paesi.

In ultimo, ma non per importanza, mi preme ricordare l'importante impegno italiano in Libia e in Niger connesso, sul piano strategico, alla fondamentale azione a tutela dei diritti umani e della protezione civile di migranti e di profughi esercitata dalle organizzazioni internazionali presenti.

Concludo, gentile Presidente, nel dire che il tema della sicurezza e della difesa è un tema in cui lo sforzo nazionale è stato notevole, guidato da una strategia di azione e lavoro definita e strategicamente eccezionale, pertanto ritengo necessario continuare a costruire in questa direzione soprattutto per la salvaguardia dei diritti umani e del rispetto e nella sicurezza di ogni popolo.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). (Dichiarazione di voto – Doc. XXV, n. 1 e Doc. XXVI, n. 1). Grazie signor Presidente, signora Ministro della Difesa, onorevoli colleghi, quest'oggi siamo chiamati apparentemente a compiere un atto formale di ratifica della deliberazione operata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 28 novembre circa la prosecuzione della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

Una deliberazione resasi necessaria perché, pur prevedendo la legge quadro sulle Missioni Internazionali (145/2016) una programmazione annuale, in coda alla scorsa legislatura venne effettuata una autorizzazione, ed una conseguente previsione di stanziamenti, limitata ai primi nove mesi dell'anno.

Un esercizio quello di lasciare ad altri l'onere di trovare le coperture economiche, cui la maggioranza che ha sostenuto i governi Renzi-Gentiloni ci ha ormai abituato: dalla sterilizzazione dell'IVA, alla previsione di recupero di gettito dalla fatturazione elettronica, alle missioni internazionali di cui appunto stiamo parlando, per le quali il nuovo esecutivo ha dovuto provvedere a trovare risorse per oltre 360 milioni di euro e cioè quasi un terzo della complessiva spesa annua. Le missioni italiane all'estero in quest'ultimo trimestre hanno visto impegnati nei vari teatri operativi 6.309 unità, dispiegate in 22 stati su tre continenti: Europa, Africa ed Asia. Una diminuzione di 109 unità, rispetto ai primi 9 mesi dell'anno, da inquadrarsi nell'ottica di mantenimento dell'impegno italiano solo in quei contesti che l'attuale Governo ritiene vitali ed aderenti agli interessi nazionali, così come già sottolineato nelle relazioni prodotte dalle Commissioni Esteri e Difesa, purché operate in base a scelte ponderate sia sull'effettività e concretezza di tali interessi, sia in tema di impiego delle risorse. È quindi sotto questa nuova prospettiva che va inquadrata la nostra collocazione in ambito NATO, che rimane comunque per il nostro Paese l'organizzazione di riferimento per garantire la sicurezza nella regione euro-atlantica e la necessaria dissuasione e deterrenza militare contro le minacce esterne.

In quest'ottica deve inquadrarsi la nuova missione in Iraq sotto l'egida della NATO, prevista dal vertice di Bruxelles dell'11-12 luglio di quest'anno, su richiesta del Governo iracheno, in coordinamento con la coalizione internazionale di contrasto a daesh.

Tale missione, in modalità non-combat, prevede l'utilizzo della stessa aliquota di uomini già impiegati nel medesimo scenario, con nuovi compiti di addestramento, con l'obiettivo di offrire ulteriore sostegno al Governo iracheno nei suoi sforzi di stabilizzazione del Paese e per combattere il terrorismo di matrice islamica.

Una partecipazione la nostra, nell'organizzazione transatlantica, che può fornire anche la possibilità, in un contesto mondiale così complesso e rischioso, grazie anche ai nostri rinnovati rapporti di amicizia con le due storiche superpotenze, d'essere artefici di un nuovo avvicinamento, così da riportare in auge quello spirito di Pratica di Mare che consentì per un lungo periodo una proficua collaborazione con la Russia, a vantaggio della stabilità del continente e del mondo intero, di cui la nostra Italia non potrà che beneficiare.

Lo sforzo nazionale si articola poi anche in una attiva partecipazione alle iniziative di sicurezza e difesa comune dell'Unione Europea. Tutto ciò nonostante l'inopportuna sufficienza con cui la stessa guarda troppo spesso il nostro Paese. Non manchiamo poi di partecipare alle missioni delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace, con sforzi che pochi altri Paesi possono vantare. Ma anche queste partecipazioni devono necessariamente essere inquadrate in un'ottica di cambiamento.

La missione UNIFIL ci vede attivi da decenni, e con grande sforzo di uomini e mezzi, in ambito di forza di interposizione nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, al fine di garantire il pieno rispetto della Blue Line, con compiti di assistenza al Governo libanese per il contrasto al traffico illegale di armi e altresì di agevolare e consentire finalmente un dispiegamento delle Forze Armate Libanesi (LAF) a presidio degli stessi, sostituendosi alle formazioni paramilitari illegittime.

Una missione che assume nuovo rilievo anche in un'ottica di visione regionale, fino alla completa stabilizzazione della confinante Siria ed al rientro dei profughi collocatisi nei confini libanesi.

Oltre allo sforzo della nostra partecipazione alla missione in ambito ONU, si aggiunge il nostro impegno con la missione bilaterale MIBIL per la formazione e l'addestramento delle Forze di sicurezza libanesi con l'obiettivo di strutturare truppe locali in grado di contrastare la nascita o la presenza di formazioni terroristiche.

E tra queste, se non vogliamo velarci di ipocrisia (e quanta ne ho sentita), e apparire come si direbbe in quella regione come sepolcri imbiancati, non possiamo non includere l'ala militare di Hezbollah.

Ma la mia citazione non è del Ministro dell'Interno italiano in visita ad Israele, apostrofato in quest'aula con aggettivi poco lusinghieri, bensì della decisione del Consiglio Europeo dei Ministri degli Esteri del 22 luglio 2013 di inserire l'ala militare di Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea.

E chi rappresentava l'Italia quando si assunse questa decisione sovversiva? Il Governo Letta, sostenuto dal PD e dagli amici di Forza Italia, che vantava Ministro degli Esteri la Bonino, della Difesa Mauro e viceministri e sottosegretari relativamente Lapo Pistelli e Roberta Pinotti del Partito Democratico.

Alla Presidenza della Camera sedeva poi la collega Boldrini, forse distratta.

Da allora questa decisione è sempre stata confermata dai successivi Consigli Europei!

Quindi lo ripeto colleghi, basta ipocrisia!

Specularmente a quanto avviene in Libano, ma in un contesto assai più instabile creato grazie ad un insensato e dannoso interventismo del recente passato di alcuni alleati d'oltralpe, partecipiamo alla missione in Libia UNSMIL e portiamo avanti una missione bilaterale di assistenza e supporto per sostenere la pacificazione e stabilizzazione del Paese.

Sforzo questo che viene compiuto nella prospettiva del ripristino della funzionalità della capacità libica di controllo del territorio e contrasto dell'immigrazione illegale, dei traffici illeciti e delle minacce alla sicurezza.

Attività che si è sostanziata anche attraverso gli atti compiuti da questo Governo e approvati da questo Parlamento di cessione di unità navali, che assieme all'eliminazione dei “Caronti del mare” ha già consentito la riduzione massiccia dell'immigrazione illegale e come naturale conseguenza, sbugiardando coloro che sono fautori del diritto di immigrazione clandestina, la drastica riduzione delle persone perite nel Mediterraneo.

Anche questo è segno di reale cambiamento nell'ottica di tutela degli interessi nazionali rappresentati dalla gestione dei flussi migratori, e dal conseguente contrasto agli ingressi illegali sul territorio nazionale, che come è stato evidenziato anche dalla magistratura, sono stati canale d'ingresso per terroristi e foreign fighter di ritorno.

Un approccio diverso, improntato all'applicazione delle regole, rispetto al deliberato caos del passato, che consentirà di converso di dare migliore accoglienza ed una effettiva prospettiva di integrazione nel tessuto sociale italiano di coloro che realmente fuggono da guerre o persecuzioni.

Ho detto in apertura che l'atto che stiamo per votare è apparentemente un passaggio formale. Nel documento si riscontrano invece grandi elementi di discontinuità rispetto al passato e la più importante la si incontra nell'ambito della missione europea EUNAVFOR MED operazione SOPHIA.

Una missione, che si è collocata quasi in un contesto di tratta degli schiavi del XXI secolo, nata per contribuire allo smantellamento delle reti del traffico e della tratta di esseri umani.

Una missione che, per la grave responsabilità dei Governi targati Partito Democratico, per stessa ammissione della già citata senatrice Bonino, in cambio di un po' di flessibilità sui vincoli di bilancio (cioè a debito) per consentire la misura elettorale degli 80 euro (ma guai ad usare il termine marchetta), in difformità alle regole SAR, ha finito per gravare pesantemente solo sul nostro Paese, disponendo che tutti i migranti raccolti in mare fossero sbarcati non nel porto più vicino, bensì sempre e solo nei porti della Penisola.

Scelte scellerate che, in base al combinato disposto di queste norme operative ed alla mano libera concessa agli “aiuto scafisti” delle ONG del mare, hanno provocato consapevolmente “l'emergenza immigrazione” patita dai cittadini italiani più vulnerabili.

Una emergenza epocale, inarrestabile ma evidentemente quanto mai voluta, che una volta affrontata attraverso la cura del buonsenso portata dal Ministro dell'Interno Matteo Salvini, è stata quasi azzerata nel volgere di meno di 6 mesi!

Prima di concludere non posso mancare di esprimere il nostro affetto ed il nostro ringraziamento, per l'impegno profuso, agli uomini ed alle donne delle nostre Forze Armate, di Polizia e della Cooperazione internazionale che, in tutto il mondo, contribuiscono ad accrescere la nostra sicurezza, ma soprattutto, portando aiuto, stabilità e conforto a popolazioni le più disparate, concretizzano ancora oggi quella chiara fama di professionalità ed umanità che, anche in contesti molto drammatici, li ha sempre contraddistinti.

Per i motivi che poco fa ho voluto succintamente evidenziare, pur rimanendo ancorati agli impegni internazionali assunti dal nostro Paese nei confronti degli Alleati e delle Organizzazioni internazionali, è però evidente la nuova impronta data dal Governo del Cambiamento.

Il seme di un reale cambio di passo, un segno di novità nella continuità, che ci fa davvero ben sperare e non può che portare al convinto sostegno ed al voto favorevole del gruppo Lega Salvini Premier alla risoluzione di maggioranza.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n.1 alla n. 6 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 4 i deputati Bond e Bignami hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 6 la deputata Prestipino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 8 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 11 i deputati Baratto e Tabacci hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;

nella votazione n.14 i deputati Baratto e Acunzo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Meloni e a. 1-80 u.n.f. 505 502 3 252 113 389 62 Resp.
2 Nominale Moz. Scalfarotto e a. 1-89 501 499 2 250 111 388 61 Resp.
3 Nominale Moz. Fornaro e a. 1-95 500 498 2 250 108 390 61 Resp.
4 Nominale Moz. Emanuele Rossini e a. 1-96 499 497 2 249 108 389 60 Resp.
5 Nominale Moz. Gregorio Fontana e a. 1-99 506 500 6 251 110 390 60 Resp.
6 Nominale Moz. D'Uva e Molinari 1-102 504 501 3 251 277 224 60 Appr.
7 Nominale Doc. XVI, n. 1 - Ris. Ferrari e a. 6-39 p.I 514 514 0 258 514 0 56 Appr.
8 Nominale Ris. Ferrari e a. 6-39 p.II 516 514 2 258 508 6 56 Appr.
9 Nominale Ris. Ferrari e a. 6-39 p.III 515 317 198 159 316 1 56 Appr.
10 Nominale Ris. Boldrini e a. 6-40 514 512 2 257 11 501 56 Resp.
11 Nominale Ris. Pagani e a. 6-41 516 405 111 203 103 302 56 Resp.
12 Nominale Doc. IV, n. 2-A - Aut. Pagano p.I 486 480 6 241 479 1 57 Appr.
13 Nominale Autorizzazione Pagano p.II 486 483 3 242 308 175 57 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Autorizzazione Attaguile 487 480 7 241 476 4 57 Appr.