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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 101 di giovedì 13 dicembre 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 10,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cabras, Cancelleri, Centemero, Colletti, Dieni, Fusacchia, Liuni, Orlando, Pagani, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 886 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria (Approvato dal Senato) (A.C. 1408) (ore 10,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1408: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria.

Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato e le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 12 dicembre 2018).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,11).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 1408)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signora Presidente, rappresentanti del Governo, ai nostri occhi questa richiesta di fiducia appare davvero improponibile e non solo per ragioni politiche. Il passo indietro di ieri, compiuto a Bruxelles dal Governo, appare tardivo. Per i costi che avete fatto passare al Governo in questi, tre mesi c'è una evidente inadeguatezza del Governo. E non solo per questo, ma per il fatto che questo decreto trasmette un messaggio equivoco alla pubblica opinione, aggravato dal fatto che il Governo ottiene il risultato paradossale di generare i costi sociali di educazione, di cultura, tipici di un condono, senza riuscire ad aumentare il gettito in maniera significativa. È un manifesto al disimpegno fiscale, perché queste norme incidono molto negativamente sul rapporto tra fisco e contribuente, prefigurando un condono che investe potenzialmente tutte le fasi del rapporto, incitando così alla furbizia e al disimpegno fiscale. Non è certo la prima volta che un Governo investe sul condono fiscale, ma questa volta lancia un messaggio esplicito agli evasori: chi non dichiara o non versa le imposte dovute, rischia ben poco, altro che la minaccia del carcere ai grandi evasori, nessuno si crede un grande evasore e per questa ragione si autoassolve. È un'operazione prevalentemente elettorale, tipica di questo Governo, ed essa prevale sull'efficacia dello stesso strumento condono. Emerge una scarsa originalità nelle misure proposte, che conferma un contesto poco innovativo della politica fiscale proposta al decreto, anche per la natura di compromesso al ribasso tra forze politiche che hanno una visione discordante e contraddittoria della funzione fiscale. Le misure non sono nuove, ma si accavallano su altre precedenti, che pure non avevano dato gli esiti sperati, penso ad esempio agli affetti della “rottamazione-ter”, che incide negativamente sulla normale attività di riscossione.

PRESIDENTE. Concluda.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Da questo provvedimento - ed ho concluso - emergono la natura politica dalla maggioranza parlamentare, il cinismo elettoralistico della Lega, che scambia presunta sicurezza con aperta libertà di evasione fiscale, ed il dilettantismo dei Cinquestelle, che trangugiano un condono di queste proporzioni, inneggiando, da un lato, alla scoperta della manina sulla dichiarazione integrativa speciale anche per i valori degli immobili e delle attività finanziarie detenute all'estero e, dall'altro, alle inesistenti manette per i grandi evasori.

Non solo non votiamo la fiducia, ma esprimiamo un giudizio severo per questo attentato alla civiltà fiscale, presupposto fondamentale dalla cittadinanza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Alcune misure che sono contenute all'interno del decreto fiscale sono misure che condividiamo, come la conferma del bonus bebè: finalmente un riconoscimento di una politica a sostegno delle famiglie e della natalità, che dovrebbe essere un intervento strutturale e non a spot. Ci interessano le agevolazioni sulla sigaretta elettronica, c'è un alleggerimento della pressione fiscale nei confronti di uno strumento che riduce il danno rispetto alla sigaretta tradizionale.

Interessante, poi, la facilitazione rispetto alla risoluzione delle controversie tributarie, che interviene sulle fasce più deboli e su un alleggerimento e uno snellimento della giustizia tributaria. Non ci piacciono, invece, altri interventi, come la fatturazione elettronica, ci sembra un ulteriore intervento che appesantisce il mondo economico e produttivo del nostro Paese, che dovrebbe essere sostenuto e non vessato.

Quindi, concludo, Presidente, dichiarando che, non potendo intervenire sul testo del provvedimento, è un grave errore da parte del Governo, è sbagliato porre la fiducia - quindi Noi con l'Italia-USEI voterà contro - ed è in linea, questo decreto fiscale, con tutte le misure che sono state poste contro le imprese, come il disegno di legge di bilancio, che comporta misure profondamente negative per il mondo economico, e come il decreto dignità. Siamo ancora a vessare chi in Italia crea ricchezza e crea posti di lavoro e crediamo che sia un grave errore porre la fiducia e non poter intervenire nel merito di questo decreto fiscale e, quindi, riconfermiamo il voto contrario della nostra componente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie signora Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, siamo quindi di nuovo in quest'Aula a votare una fiducia, l'ennesima fiducia che ci viene sottoposta da questo Governo. Abbiamo già ragionato ieri sull'eccesso del ricorso a questo strumento, che dovrebbe essere straordinario, della vita parlamentare e invece - anche per questo Governo e nonostante le prese di posizione nella scorsa legislatura del MoVimento 5 Stelle, ripetute e con caratteri verbali anche violenti, come ricordavo ieri - questo Governo si sta caratterizzando, anch'esso, per essere il Governo delle fiducie.

Ma c'è di più, crediamo: questo non è il decreto fiscale, è diventato nel cammino al Senato un decreto omnibus, in contrasto con le ripetute, negli anni scorsi, osservazioni del Presidente della Repubblica, proprio tese a sottolineare la necessità che i decreti, durante il corso dell'iter legislativo, non si gonfiassero di argomenti esterni. Lo avete trasformato in una sorta di legge di bilancio 2.0, ma soprattutto non avete avuto il coraggio di chiamare il decreto per quello che è: questo è il “decreto condoni”, è un decreto che tiene dentro quella che voi chiamate pace fiscale, che tiene dentro la rottamazione.

E da questo punto di vista io credo che la Lega possa rivendicare una coerenza anche quando governava, perché, lo comunico ai più distratti, la Lega ha governato già questo Paese e quando governava con il centrodestra, nei Governi a guida Berlusconi, aveva già votato, si era già resa protagonista di diversi condoni: il condono, in qualche modo, a differenza di altri Paesi europei, è nel DNA della destra italiana.

Ma quello che vorrei sottolineare, invece, è la totale incoerenza in questa scelta del MoVimento 5 Stelle: il MoVimento 5 Stelle, nel corso della legislatura precedente, aveva tuonato contro i condoni, in campagna elettorale e nelle piazze aveva detto “mai più condoni”; ancora il 17 di settembre del 2018, poche settimane fa, il Vicepremier leader di quel partito aveva detto, cito tra virgolette, “il movimento non è disponibile a votare alcun condono”. Segnalo, per il suo tramite, Presidente, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle il titolo de il Sole 24 Ore di oggi, che dice: Voto finale alla Camera. Decreto fiscale: oggi il via libera a nove condoni. Segnalo, quindi, che siete stati coerenti, non avete votato e non voterete un condono, ma ne voterete ben nove!

Questo è il punto vero, lo ha già sottolineato il collega Tabacci e, devo dire, ne condivido il carattere diseducativo. Ma il problema politico forte che noi sotto solleviamo in quest'Aula è che, ancora una volta, si aggira la questione delle questioni di questo Paese: l'esistenza di una montagna di miliardi di euro di evasione fiscale.

Siamo, a seconda dei conti, a 100 miliardi, 120, prendiamo pure un ultimo dato di Banca d'Italia che ne indica 108. Ebbene, pensate soltanto cosa si potrebbe fare in questo Paese se riuscissimo non ad eliminare, perché questo sarebbe il mondo dell'utopia, totalmente l'evasione fiscale, ma se riuscissimo ad incidere anche solo sulla metà di questa montagna di evasione. Bene, con 50 miliardi si farebbero tante e tante cose a vantaggio dei cittadini, e si riuscirebbe a dare quelle risposte che questo decreto-legge fiscale e la legge di bilancio, che verrà approvata in questi giorni, non riescono a dare.

Poi c'è un punto, che per noi è veramente imprescindibile, ed è la Costituzione italiana. La Costituzione italiana, lo vorrei ricordare ai colleghi che si apprestano a votare questa fiducia, all'articolo 53 dice: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. Bene, attraverso i condoni si svuota da dentro l'articolo 53 della Costituzione, si svuota l'idea del civismo, cioè l'idea che lo Stato siamo noi, non è un soggetto avversario.

E poi, il carattere diseducativo è non avere neppure il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: ormai la comunicazione ha preso il posto della politica in molti casi. E allora non si parla di condoni, perché non si può dire che si stanno facendo cose esattamente contrarie a quelle che si sono promesse in campagna elettorale: in campagna elettorale non c'è un solo partito che non dica che la lotta all'evasione dev'essere al centro delle politiche di chi governa, e poi quando si va al Governo si fanno nove condoni. Chiamiamola allora con un altro nome, provo anch'io a fare il comunicatore per un attimo: questa, più che pace fiscale, è una resa fiscale, è l'idea che lo Stato non è in grado di far pagare le tasse.

Questo è un condono che potrebbe essere rinominato “premio ai furbetti”: hanno ancora una volta vinto i cittadini che non hanno scelto la strada della fedeltà fiscale, voi premiate l'infedeltà fiscale! Si potevano fare interventi, certo, ci sono situazioni di difficoltà oggettiva, certo, è evidente che si possono trovare degli strumenti; ma oggi la lettura complessiva di questo decreto-legge è sostanzialmente questa: un premio ai furbetti.

E voglio anche uscire da questa trappola comunicativa, per cui la sinistra è il partito delle tasse: più tasse ci sono, secondo alcuni, e più noi saremmo contenti. No! È vero: ci sono troppe tasse, si pagano troppe tasse in questo Paese. Sì, perché le pagano soltanto alcune categorie, perché soltanto su alcuni grava il peso fondamentale del mantenimento dei servizi, perché a questo servono le tasse.

E quindi la questione è una questione di equità. Questa non è una manovra di equità fiscale, e accanto alle disuguaglianze economiche che stanno erodendo la fiducia e il consenso, la coesione sociale, si introduce anche questo elemento: attraverso la violazione aperta dell'articolo 53, il sistema tributario non è più progressivo.

E quindi il nostro “no”, il nostro “no” convinto a questo decreto-legge è in difesa dell'onestà. Lo ripeto: in difesa dell'onestà, in difesa di quei cittadini onesti che si sentono buggerati e truffati da questo decreto-legge. È un “no” in difesa della fedeltà fiscale, come fondamento dell'idea di Stato, di quel contratto sociale che lega i cittadini nel loro insieme. Questo è il punto che noi vogliamo sottolineare! Da questo punto di vista noi siamo, coerentemente con le battaglie che abbiamo fatto, convinti che questa non sia la strada giusta, che non sia la strada giusta neppure per aiutare quei soggetti in difficoltà: perché in fondo anche a loro si lancia il messaggio che sì, le tasse si possono non pagare, perché poi alla fine prima o poi, Governi questo o Governi quello, si arriverà ad un condono.

Vogliamo abbassare le tasse, vogliamo fare una vera lotta all'evasione? Noi ci siamo; ci siamo però nel rispetto dell'articolo 53 della Costituzione, nel rispetto del patto fondamentale che lega i cittadini, nell'idea che le tasse siano uno strumento di redistribuzione della ricchezza e siano uno strumento per uno Stato in grado di aiutare chi rimane indietro. Questo è il nostro dal punto di vista, e quindi voteremo convintamente “no” a questo decreto-legge; ribadendo che attorno al tema della fiducia noi ci aspettiamo delle scuse da parte di chi nella scorsa legislatura - e mi rivolgo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - attaccò ingiustamente il Presidente della Camera più di una volta violentemente, scrisse parole di fuoco, e invece si è trovato nelle condizioni, in queste settimane, ripetutamente di usare questo strumento. E, per il paradosso dei paradossi, il Governo del cambiamento oggi ha, in entrambi i rami del Parlamento, il voto di fiducia: siete riusciti in un capolavoro (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acquaroli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia non ha avuto preclusioni di alcun tipo nei confronti di questo Governo: tant'è che, soprattutto all'inizio di questa legislatura, abbiamo anche avuto un atteggiamento di astensione nella fiducia nei confronti del Governo che nasceva. Perché c'è una disponibilità chiara a collaborare per il bene dell'Italia, a lavorare affinché questo Parlamento, per il tramite del Governo, possa sostenere una rinascita ed una ripresa della nostra nazione nelle tematiche che sono sicuramente più importanti per la nostra azione: a partire da materie, come quella del fisco, come quella del lavoro, che vedono una crisi e che sono, secondo il nostro punto di vista, materie improcrastinabili per ritornare ad essere, appunto, una nazione che possa sperare nel futuro.

Ma il problema è che questo Governo cammina un po' senza considerare quello che il lavoro del Parlamento e delle Commissioni pone al centro dell'attenzione. Nel decreto-legge fiscale la nostra fiducia non ci può essere per una questione che è legata a due principi: una questione di contenuti, e anche nel metodo, per come sono stati portati avanti i lavori.

Nei contenuti perché noi ritroviamo assolutamente una continuità di fondo con gli Esecutivi passati: basti pensare al provvedimento più importante che impatterà sull'operatività di milioni di persone e di milioni di partite IVA, che è la fatturazione elettronica. Siamo in piena continuità con gli Esecutivi che hanno preceduto quello attuale. E questa continuità avviene anche con una serie di contraddizioni abbastanza gravi dal nostro punto di vista: perché da una parte si dice che la fatturazione elettronica è improcrastinabile, perché c'è un'iscrizione sul bilancio dello Stato di 2 miliardi che altrimenti dovrebbero essere cancellati; dall'altra parte il direttore dell'Agenzia delle entrate dice che nella lotta all'elusione la fatturazione elettronica non recupererà assolutamente nulla, perché chi la fattura la emetteva prima senza formato elettronico continuerà ad emetterla, chi la fattura non la emetteva prima continuerà a non emetterla. Questo crea, dicevo, pure una confusione, perché è chiaro che si tratta di iscrivere a bilancio 2 miliardi che potrebbero poi non essere a saldo ritrovati; è quindi un'operazione che il Governo utilizza per potere oggi usufruire in bilancio di previsione di questa cifra, ma senza alcuna certezza. La continuità con i Governi precedenti è anche per la mancanza di un riferimento chiaro alla flat tax, che tanto era stata una battaglia da noi sostenuta durante la campagna elettorale, perché era un impegno che noi avevamo preso con le imprese italiane.

La continuità è sulla pace fiscale, che manca: manca la pace fiscale per come l'avevamo pensata, l'avevamo anche proposta agli italiani. Ma la cosa più grave è che, oltre a mancare questi provvedimenti, addirittura scompaiono provvedimenti come l'ACE e l'IRI, che, seppur ritenuti poco incisivi, erano comunque importanti per le nostre imprese, erano un segnale per chi cerca di combattere quotidianamente la sfida dell'occupazione, del lavoro, della rinascita.

Mancano delle politiche serie che possono guardare al rilancio della sfida economica del Paese, per questi motivi abbiamo oggettivamente delle difficoltà a porci in maniera positiva rispetto a questo decreto fiscale, anche perché in questi mesi non c'è mai stata una reale volontà di confronto, né in Commissione né col Parlamento, né con tutte quelle componenti che erano state ascoltate durante le audizioni, che in qualche maniera si ponevano in modo critico, chiedendo anche una revisione di questi provvedimenti. Tutto il lavoro svolto nelle Commissioni, con gli emendamenti, con i confronti, è praticamente caduto nel vuoto, e cadrà nel vuoto anche in quest'Aula, perché con la questione di fiducia non ci sarà un dibattito vero, un dibattito che, tramite la discussione degli emendamenti, potrà portare a una modifica di questa legge e mettere il Parlamento realmente nelle condizioni di incidere. Questo, dal nostro punto di vista, non va bene, perché umilia il ruolo del Parlamento, si umilia il lavoro svolto nelle Commissioni, si umiliano anche le categorie che sono venute in Commissioni per essere ascoltate ma non lo sono state. Riteniamo che, in tal senso, questo Governo si va a mettere nella condizione di non essere più aiutato, dal nostro punto di vista, neanche con un collaborazione che pure sarebbe stata importante per migliorare questo provvedimento.

Manca ancora nel dettaglio, in questa fase, anche se annunciata, un'azione forte per il contrasto alla povertà. Per noi il contrasto alla povertà può avvenire tramite il sostegno all'occupazione, alle imprese, che dovrebbero ridare una nuova speranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per noi il contrasto alla povertà non avviene come è stato scritto - forse, perché ancora non vediamo come dovrebbe essere - questo reddito di cittadinanza da parte del Governo. Vorremmo capire come quei 9 miliardi - o quelli che saranno - saranno distribuiti agli italiani, perché sono soldi presi ai cittadini e alle imprese per fare assistenzialismo, senza avere una minima idea di quello che invece serve veramente al nostro Paese. Un atteggiamento che secondo il nostro punto di vista è inconcepibile, anche per tutto quello che era stato il dialogo tra l'Italia e l'Europa, Europa che anche noi non difendiamo praticamente mai, per i suoi atteggiamenti di chiusura nei confronti del nostro Paese, per la sua rigidità nella spesa pubblica, ma pure questo Governo, che sembrava avesse intrapreso un'iniziativa importante, si è rimangiata anche quella. Devo dire che alla fine potrebbe andar bene, perché per quello che conteneva - o che potrebbe contenere, utilizziamo il condizionale, perché la legge di bilancio ancora non è chiara a questo Parlamento - forse è meglio che il rapporto deficit-PIL sia un po' calato, ma sicuramente avremmo preferito un Governo più coraggioso, che avesse sfidato l'Europa per la crescita, per l'occupazione, per il lavoro, per la pace fiscale, che avesse sfidato l'Europa su temi nevralgici per il nostro Paese, ma questo non è avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Noi non possiamo votare la fiducia ad un Governo che ci esclude da ogni provvedimento, e non lo fa per necessità o per esigenza di tempo, ma per una scientifica volontà di appropriarsi di tutte quelle iniziative che poi vengono rivendute sui social guardando più che alle esigenze reali del Paese alle elezioni europee del maggio dell'anno prossimo. Questo noi lo riteniamo inaccettabile, cioè strumentalizzare provvedimenti così importanti a fini politici, a fini partitici, a fini elettorali. Chiudo dicendo che quello che sta avvenendo in queste ore rispetto al rapporto deficit-PIL ha veramente del grave. Si parla di un rapporto che passa dal 2,4 al 2,04 per cento come se si parlasse di noccioline: questo è inaccettabile proprio nei confronti di quei poveri, di quelle migliaia di persone indigenti che ci guardano riponendo in noi fiducia e speranza. Questa superficialità in questo Parlamento non è assolutamente accettabile, per questi motivi il nostro voto sulla fiducia sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Presidente, potrà apparire un po' inusuale l'esordio di questo intervento, ma confesso al Governo che il gruppo Forza Italia avrebbe voluto votarla questa fiducia, perché dopo anni di disastri dei Governi precedenti a guida del Partito Democratico speravamo che finalmente si ponesse rimedio a quanto avvenuto in passato e si riponessero al centro delle politiche nazionali i cittadini, gli italiani, l'Italia, e non, invece, quelle burocrazie oppressive e asfissianti che in maniera autoreferenziale impediscono agli italiani, a chi produce e chi lavora di dare libero sfogo e libera espressione alle proprie energie. Avremmo voluto vedere magari qualche dipendente pubblico pagato centinaia e centinaia di migliaia di euro chiamato a rispondere di ciò che realizza quotidianamente, determinando problemi e creando ostacoli a chi appunto tiene in piedi il nostro sistema produttivo. Avremmo voluto votare questa fiducia perché da italiani non amiamo chi fa male o chi governa peggio, ma, al contrario, speriamo che chi ha l'onore di tenere il tricolore in mano in quel momento possa operare nell'interesse esclusivo dalla nazione.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Quando intervenite voi c'è il silenzio assoluto, facciamo in modo tale che questo silenzio ci sia anche quando intervengono gli altri.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Grazie, Presidente. Avremmo voluto votare questa fiducia, ma non possiamo. Non possiamo non per quello che vediamo sui mercati, non è sicuramente lo spread che ci preoccupa. Sarebbe surreale e ipocrita se un esponente di quel movimento che nel novembre 2011 vide colpito il Presidente del Consiglio - ultimo Presidente del Consiglio eletto dal popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) - proprio in ragione di un'azione erosiva del consenso parlamentare alimentata dai mercati oggi additasse lo spread come spauracchio, pur consapevoli che lo spread oggi ci impone di pagare interessi altissimi dopo mesi in cui questo si colloca a livelli estremamente elevati. Neppure non possiamo votarla perché le agenzie di rating minacciano declassamenti: siamo altrettanto consapevoli che spesso i sistemi bancari sono lontani dagli interessi della nazione rispetto a quelli che sono invece i loro interessi finanziari, troppo sovente staccati dall'economia reale. Neppure non la votiamo per quello che sta accadendo in Europa. Certo, avremmo apprezzato che maggiormente si fosse seguito il consiglio del Presidente Tajani, che oggi, accompagnato anche dal Ministro Savona in quel che afferma, stigmatizza il comportamento tenuto dal Governo, che forse, invece che andare suonando le pive in Europa, torna mesto a dover rivedere i parametri del deficit che aveva sontuosamente annunciato di voler sforare.

Non voteremo questa fiducia per altri motivi. Non voteremo questa fiducia per quel che non c'è, perché noi avevamo sentito il Ministro Di Maio annunciare, a luglio, che, ad esempio, ci sarebbe stato un taglio selettivo del cuneo fiscale per ambiti di competenza; invece, non vi è nulla. Avevamo sentito il Vice Ministro Castelli affermare che ci sarebbero state politiche per gli investimenti, ipotizzando, addirittura, la creazione di una banca degli investimenti; invece, non c'è nulla. Avevamo sentito illustri esponenti del Governo annunciare il taglio delle accise fino a 20 centesimi. Uno dirà che è poca roba, un pieno sono dieci euro, in una famiglia sposta anche 40 o 50 euro a fine del mese poterli trovare in tasca invece che nelle tasche dello Stato.

Non possiamo perché, invece che porvi in discontinuità e in cambiamento rispetto al Governo precedente, date addirittura attuazione a provvedimenti oppressivi e ingiusti come la fatturazione elettronica, che era stata ipotizzata dai Governi Renzi e Gentiloni, e che voi, invece di abrogare e sospendere, attuate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), consapevoli del fatto, consapevoli del fatto che questo costituisce uno sbarramento burocratico realizzato da chi non solo non ha mai emesso una fattura, ma mai la emetterà, perché mai si è alzato la mattina a tirare su una saracinesca, mai è andato in una stalla a governare il bestiame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), mai ha acceso un macchinario d'impresa, mai ha svolto quel che, invece, il popolo del centrodestra ben conosce, cioè rimboccarsi le maniche e andare a lavorare tutti i giorni, senza aspettare che qualcosa ti cada nel piatto.

Potevate dimostrare di essere il Governo del cambiamento cambiando queste cose, e invece non lo avete fatto. Non lo voteremo perché riteniamo che stiate facendo cose ingiuste, e, a costo di apparire impopolare, mi assumo la responsabilità, fino in fondo, di quel che dico, affermando che è profondamente sbagliato prelevare dalle tasche dei cittadini che producono, che lavorano, che commerciano, che coltivano, dei soldi per darli a chi non produce, non lavora, non commercia, non coltiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e che spesso – diciamo le cose come stanno – non ha voglia di fare, perché tanto sa perfettamente che arriverà lo Stato a dare qualcosa. Ma quei soldi non provengono da un conto corrente con bonifico di Conte, di Di Maio o di Toninelli: quelli sono soldi presi dalle tasche dei cittadini italiani che lavorano e producono, e dati, sotto l'egida di reddito di cittadinanza, a chi, invece, non ha voglia di lavorare e produrre. Questo è profondamente ingiusto perché, certo, può essere corretto aiutare chi rimane indietro, certo, è giusto dare anche una mano a chi può avere avuto sfortuna, certo, va aiutato il prossimo, ma questo non si può tradurre in una misura assistenziale duratura, che appunto si traduce in un prelevamento di soldi dalle tasche di qualcuno per darli ad altri, perché questo a casa nostra ha un nome e un cognome ben preciso. E non voglio evocare la parola comunismo, perché dopo dite che abbiamo sempre in mente quello, ma questo è il suo nome e cognome.

E ci sorprende che gli amici e alleati della Lega si trovino di fianco a chi, invece, sta attuando quelle politiche di redistribuzione del reddito finalizzate a togliere a chi ha qualcosa in tasca, un gruzzoletto per il proprio futuro, dei propri figli e della propria famiglia, e darlo ad altri. Ci sorprende, e lo dico oggi – lo dico oggi – per allora, lo dico da professionista che ha una partita IVA: se dovessi mai scoprire che anche un solo centesimo dei soldi delle mie tasse dovesse mai andare a finanziare il reddito di cittadinanza per un immigrato, un clandestino o qualcuno che non è italiano, allora non mi avete davvero mai visto arrabbiato, perché sono anche disposto ad aiutare gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma non sono disposto, tramite questo Governo ancor meno, ad aiutare, magari, chi non ha versato un soldo nelle casse dell'erario dello Stato e oggi, invece, pretende. Lo dico perché è questo il timore principale: non abbiamo visto una parola in questa manovra sulla preferenza nazionale, sulla possibilità di assumere i lavoratori italiani, invece che di altre nazionalità. Non abbiamo visto una parola sulla possibilità di accesso ai servizi per gli italiani, perché, quando si dice “prima gli italiani”, bisogna poi anche attuarlo; e, se voi lo faceste, probabilmente avremmo anche potuto valutare in maniera diversa non tanto il voto di fiducia, ma l'atteggiamento su singoli articolati. Dico questo con grande rispetto per il contratto di Governo stipulato da Lega e 5 Stelle, non invidiamo gli alleati della Lega, che si trovano oggi in questa situazione. E non li biasimiamo neppure, anche se abbiamo forti perplessità per quello che stanno facendo. Ma non accettiamo né critiche né biasimi nei confronti del movimento che rappresento e che oggi è l'unico, insieme agli altri alleati che compongono il centrodestra, che sta presidiando quel contratto, l'unico vero contratto che è stato stipulato e che dovrebbe costituire la stella polare della nostra azione: il contratto firmato il 4 marzo con milioni di italiani che hanno premiato l'alleanza di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che non comprendono come sia possibile che la Lega oggi sostenga un Governo anche con i 5 Stelle, pur consapevole delle difficoltà, perché noi abbiamo sì consentito che ciò avvenisse, ma era per attuare il programma del centrodestra, non per il reddito di cittadinanza, non per bloccare le infrastrutture, non per bloccare le grandi opere.

E allora, e concludo, Presidente, rispetto a questo noi avremmo voluto dare la fiducia; non possiamo, con vivo rammarico, darla perché è la stessa fiducia che i milioni di italiani che hanno votato Forza Italia ci hanno dato e che oggi ci impedisce di conferirla a questo progetto di Governo, che si annuncia sempre più flebile e sempre più dannoso per l'Italia e per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. Oggi avete posto la fiducia sul cosiddetto decreto fiscale, un decreto che aveva le sue iniziali già nei manifesti elettorali della Lega: la pace fiscale, la rivoluzione del buonsenso. Un provvedimento che doveva sanare le ingiustizie del fisco, vessatorio nei confronti dei cittadini feriti dalla crisi economica, e pertanto impossibilitati a pagare le imposte. Traducendo dalla propaganda elettorale, significava un condono quinquennale, dal 2013 al 2017, mediante una dichiarazione integrativa speciale. Con tale dichiarazione, che definisco eufemisticamente al risparmio, il contribuente poco onesto poteva pagare solo il 20 per cento del nuovo reddito dichiarato. Per fortuna, al Senato vi siete ravveduti e avete parzialmente ridimensionato la pace fiscale per i disonesti.

Questo, però, ahinoi, non vi ha impedito, nonostante i nostri emendamenti, di trasformarlo nel decreto che dichiara guerra agli onesti, perché come li chiamate voi quelli che, in piena crisi economica e nella difficoltà di pagare imposte e tasse ci hanno messo come sempre la loro faccia, quella onesta? Hanno chiesto scusa volontariamente al fisco, hanno rateizzato quanto dovuto in imposte e sanzioni: questo è il popolo degli avvisi bonari, quelli che in questo decreto avete dimenticato, quelli che rappresentano sì il popolo italiano, quello onesto. Voi non avete voluto riconoscere l'eliminazione delle sanzioni e la rateizzazione del debito a queste persone. Questo decreto fiscale è andato oltre, ha raccontato in premessa la storia delle barbarie di Equitalia, dello Stato riscossore, senza pietà, per poi, nel dispositivo normativo, prevedere all'articolo 2 una definizione agevolata senza sanzioni e interessi dei procedimenti di accertamento per i soli tributi erariali, non accogliendo la nostra richiesta di estendere le agevolazioni anche ai tributi locali.

Non finisce qui la vostra dichiarazione di guerra agli enti locali: avete sferrato un attacco ai comuni virtuosi, anzi, tre attacchi. Il primo all'articolo 3, sul tema relativo alla rottamazione delle cartelle esattoriali in capo all'Agenzia Entrate-Riscossione. Diversamente dalle nostre rottamazioni, avete eliminato la facoltà per gli enti locali di vedere applicata la definizione agevolata, perché non sempre funziona, ci sono enti locali che sanno fare meglio dello Stato la riscossione. Ne è stata prova il comune di Bologna, il comune di Matera, tanti altri comuni hanno rinunciato. E, invece, voi avete obbligato gli enti locali, vanificando il lavoro preliminare di uffici, con l'iscrizione a ruolo di crediti che non sono sempre datati, perché si riferiscono a un periodo che va dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2017.

Avete sferrato il secondo attacco agli enti locali, sempre sulla riscossione. In questo caso, nonostante la giurisprudenza che assimila le cartelle esattoriali alla riscossione diretta con l'ingiunzione fiscale, vi siete rifiutati di applicare la definizione agevolata a questi crediti comunali. Diciamolo: il principio di autonomia e responsabilità sulle entrate locali è fortemente messo in discussione proprio da un partito come la Lega, un partito federalista.

E arriviamo al terzo attacco agli enti locali: si stralciano grandi quantità di crediti degli enti locali, che seppur datati…

PRESIDENTE. Colleghi, scusate, i banchi del Governo, grazie.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). … dal 2000 al 2010, ricordiamo, un periodo di Governo per ben sette anni di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, e di importi fino a mille euro, rischiano di mettere a rischio i bilanci comunali.

Con responsabilità vi abbiamo detto che è un'operazione corretta, ma di prevedere accorgimenti tecnici, un riaccertamento straordinario dei residui, che permettano di diluire nel tempo e di rateizzare il disavanzo conseguente all'eliminazione delle partite creditorie, perché in questo decreto non si nega a nessuno una rateizzazione.

Eppure, voi lo avete fatto, l'avete negata agli enti locali. Per questo, però, dobbiamo ravvisare che, invece, quando si tratta di prevedere rateizzazioni lunghe, addirittura ventennali, per gli enti locali e per coloro che hanno attivato procedure esecutive, siete arrivati a prevederle, le rateizzazioni, fino al 2040.

Nelle promesse elettorali mancate di questo decreto, certo, non possiamo annoverare un sostanziale condono sull'imposta di consumo dei succedanei del tabacco e dei liquidi da inalazione; qui, dobbiamo dirlo, avete applicato magistralmente un'ingegneria elusiva del fisco; prima, con il Milleproroghe estivo, avete sospeso il pagamento del debito, imposta all'imposta di consumo; poi con questo articolo 8 fate di più, una definizione agevolata, questo, sì, un saldo stralcio con il pagamento del solo 5 per cento del debito, senza interessi e senza sanzioni.

Ma il saldo stralcio del pregresso non è bastato a mantenere le promesse elettorali di alcuni partiti che, oggi, sono in questo Governo; avete deciso di fare il saldo stralcio anche per il futuro, avete ridotto l'imposta di consumo dal 50 per cento dell'accisa gravante sui tabacchi al 10 per cento sui prodotti contenenti nicotina, al 5 per cento sui prodotti non contenenti nicotina. Morale: ai contributi elettorali versati alla Lega da società produttrici di sigarette elettroniche, liquidi e accessori corrisposti in questo decreto, che ha solo sei mesi di distanza dalle elezioni, avete dato risparmi fiscali superiori a dieci volte il contributo ricevuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Investire nei BOT della Lega conviene e dà rendimenti sicuri.

Avremmo voluto votare, però, in parte, questo provvedimento, perché scorgiamo anche un portare avanti alcune politiche del precedente Governo; seppure in extremis vi siete ricordati della politica per le famiglie, del bonus bebè, l'avete reintrodotto; avremmo voluto votare un altro provvedimento, quello riguardante il rifinanziamento delle missioni internazionali, ma che avete inserito, qui, e che, quindi, per tutto quello che ho detto finora, per noi è invotabile.

Tuttavia, questo decreto era particolarmente atteso da tutti, dagli operatori del sistema economico, per l'avvio imminente della fatturazione elettronica che decorrerà, appunto, dal 1° gennaio 2019. Per fortuna, avete introdotto solo disposizioni di semplificazione, con esoneri dello strumento della fatturazione elettronica parziali e, anche, una ragionevole eliminazione delle sanzioni nel primo semestre 2019.

Il combinato disposto dell'esenzione dalle fatturazioni elettroniche ai regimi forfettari fino a 65.000 euro, però, ci fa avanzare qualche dubbio; dopo che in questa legge di bilancio avete tolto le barriere di entrata dei limiti, perché noi avevamo posto dei limiti di accesso alle agevolazioni ai regimi forfettari, solo per lavoratori dipendenti e pensionati con redditi fino a 30.000 euro; diversamente, voi avete eliminato qualsiasi barriera di accesso. Non vorremmo che l'aliquota agevolata del 15 per cento delle partite IVA fino a 65.000 euro di reddito diventasse un secondo lavoro, per chi già lavora o è in pensione, magari con quota 100, piuttosto che una nuova opportunità lavorativa.

Al netto di questo, però, continuiamo a credere nell'importanza e nel valore della fatturazione elettronica, perché è una grande opportunità per questo Paese, non solo per il contrasto all'evasione fiscale che vede l'Italia ai primi posti riguardo al tax gap dell'IVA, ma perché rappresenta una grande sfida per l'innovazione, la semplificazione del nostro sistema fiscale. Per fare alcuni esempi, dal 2019 ci sarà lo stop allo spesometro, uno degli strumenti più odiati in Italia; quella che oggi, quindi, può rappresentare una difficoltà di avvio, domani significherà interscambio tra imprenditori, commercialisti e artigiani, con semplificazione della registrazione della contabilità, fino ad arrivare, nel 2020, alla dichiarazione IVA precompilata per questi piccoli imprenditori. Vantaggi che interesseranno anche rimborsi prioritari del credito IVA, riduzioni di un anno in termini di accertamento fiscale e tanto altro vuol dire fatturazione elettronica, perché non vorremmo che la fatturazione elettronica sia assimilata solo ed esclusivamente a contrasto all'evasione fiscale, ma sia, invece, giustamente, un risparmio.

In conclusione, però, non posso non dedicare del tempo alle parole usate da Salvini in alcune trasmissioni televisive sul rinvio della fatturazione elettronica: io vorrei, ma non posso; confidiamo che sia solo propaganda e non una battaglia contro l'innovazione. E, per il suo tramite, Presidente, mi rivolgo al Ministro Salvini che afferma di non poter rinviare la fatturazione elettronica grazie ai geni che c'erano prima, i quali hanno lasciato un'eventuale entrata da coprire per 2 miliardi; ebbene, gli stessi geni che c'erano prima, noi del Partito Democratico, gli hanno lasciato altrettanti 2 miliardi per l'introduzione dell'IRI, l'imposta del reddito imprenditoriale che prevedeva la riduzione delle imposte per migliaia, per centinaia di migliaia di imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Abbiamo lasciato miliardi sul reddito di inclusione che, forse, diventerà l'unico, vero strumento di contrasto alla povertà, dopo che, come abbiamo visto oggi, probabilmente, il reddito di cittadinanza scomparirà dalla scena (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E guardate che il genio di Salvini, lo dico sempre a lei, non è riuscito, quindi, né a rinviare la fatturazione elettronica, né a ridurre le imposte alle imprese che sono aumentate e lo vediamo nei saldi della legge di bilancio, ma cosa ancora più grave è riuscito a demolire il Piano Industria 4.0: stop al super ammortamento, riduzione del tax credit alla ricerca e sviluppo, via l'ACE, la mini IRES solo per gli investimenti strumentali, tagliata l'alternanza scuola-lavoro; un cambio di politica economica e industriale che, ahinoi, sta già lasciando il segno e non ve lo diciamo noi, ve lo dice il sistema produttivo italiano, perché stiamo entrando in recessione economica e aumenta la disoccupazione.

Per questo e tanto altro, non voteremo mai la fiducia a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, anche per questo provvedimento il Governo ha ricevuto critiche da parte delle minoranze; tralascio quelle sulla questione di fiducia, basti dire che il Governo Conte riscontra oggi la fiducia di più del 60 per cento degli italiani.

A chi ha governato prima di noi, evidentemente, dispiace che si facciano interventi di buonsenso, ma rivoluzionari nel riformulare il rapporto fra fisco e cittadini, fra il fisco e le imprese. Abbiamo parlato di pace fiscale in campagna elettorale e, qui, l'abbiamo fatta; con dei correttivi, certamente, necessari anche per la problematica situazione delle finanze pubbliche ereditata, ma la strada è tracciata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La pace fiscale, oggi, c'è ed è articolata in quattro fattispecie di definizione agevolata, quella per i processi verbali di constatazione, per gli atti di accertamento, per i carichi affidati all'agente di riscossione e lo stralcio tombale, possiamo dirlo, per tutti i debiti fino a mille euro affidati alla riscossione. Nessun condono, che servirebbe anche per fare cassa, ma un impegno verso i contribuenti in difficoltà di agevolare la loro posizione nei confronti del fisco.

I contribuenti non sono presunti evasori, ma persone, imprese, artigiani, mamme e papà che, lavorando onestamente e regolarmente, producono ricchezza e permettono al nostro Paese di essere la seconda manifattura d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questa rottamazione ter segue i due brutti tentativi del precedente Governo di chiudere le cartelle fiscali e se ne distanzia per essere sostenibile dai contribuenti che possono, così, rateizzare in cinque anni il debito, scevro da interessi e sanzioni, a volte, pertanto, dimezzandolo.

Lo stesso approccio di liberazione è stato previsto anche per le liti tributarie pendenti; pagando una percentuale diversa in base al grado di giudizio si chiudono le vertenze e si libera la Cassazione da procedimenti vetusti ed esausti che, con ogni probabilità, non avrebbero portato nessun introito allo Stato.

E, poi, il Governo si è occupato delle irregolarità formali; una vera spada di Damocle per chi ha fatto tutti gli adempimenti tributari, ma ha sbagliato qualche passaggio, senza evadere alcuna imposta. Ora è finalmente possibile rettificare versando una somma minima. Siamo, infine, intervenuti per alleviare l'impatto della obbligatorietà della fatturazione elettronica, tanto voluta dal PD che, come ha sottolineato il relatore di minoranza Fragomeli, confida che in qualche modo entri a pieno regime l'anno prossimo, perché lo ritiene strumento tanto di semplificazione quanto di digitalizzazione del sistema.

Ecco, lo abbiamo rimarcato più volte, questo provvedimento non introduce la fatturazione elettronica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). L'introduzione della e-fattura nasce da una decisione del Governo PD che non ha esitato a chiedere al Consiglio dell'Unione europea una misura speciale di deroga alla direttiva IVA, ufficialmente allo scopo di semplificare la riscossione ed evitare evasioni o elusioni fiscali, in realtà, per appostare al bilancio dello Stato circa due miliardi e mezzo di euro, quantificati aprioristicamente come risultato fiscale del nuovo adempimento burocratico.

Noi siamo intervenuti per agevolare la transizione al nuovo sistema, esentando alcune categorie di contribuenti - i regimi minimi, le associazioni sportive dilettantistiche, gli operatori sanitari - che inviano i dati al sistema tessera sanitaria, prevedendo per i primi sei mesi di applicazione l'esenzione dalle sanzioni e la riduzione del 20 per cento per l'emissione entro il termine di liquidazione IVA successivo.

Infine, è stato modificato il “DPR IVA” prevedendo l'emissione posticipata delle fatture fino a dieci giorni dopo l'effettuazione dell'operazione imponibile. È stato previsto anche un servizio gratuito di conservazione delle fatture elettroniche da parte dell'Agenzia delle entrate. Con i colleghi della Commissione finanze, che ringrazio, ci siamo spesi per implementare e facilitare il servizio gratuito di predisposizione della e-fattura sulla piattaforma online e sull'app.

Nonostante le richieste pervenute da più fronti, anche da parte dei nostri stessi militanti, il Governo - che, lo ricordo, nella legge di bilancio ha bloccato l'aumento dell'IVA - non se l'è sentita di aumentare le tasse per recuperare i due miliardi necessari a prorogare l'entrata in vigore della fatturazione elettronica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e non sarebbe probabilmente stato possibile sostenere davanti al Consiglio dell'Unione europea l'inoperatività della deroga concessa all'Italia nell'aprile scorso, deroga - ripeto - voluta e ottenuta dal PD, ma che è temporanea perché vale solo fino al 31 dicembre 2021, dopodiché dovrà essere rinnovata con adeguate motivazioni. Forse questo era quello che voleva il PD: rivoluzionare il mondo delle transazioni del lavoro, con oneri per imprese e professionisti, per poi tornare indietro con un “ci siamo sbagliati e adesso si torna al cartaceo”.

Con quale coraggio e responsabilità hanno governato? O, forse, non si sono avveduti di questa temporaneità? Noi, che non volevamo questa misura, andremo avanti in modo coerente e rispettoso nei confronti dei cittadini e delle imprese che onestamente operano sul nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa transizione al digitale deve stabilizzarsi e dare la possibilità di evitare ulteriori adempimenti tributari e, anzi, rimuovere quanti saranno superflui una volta che il sistema sarà a regime. Del resto, già in questo provvedimento si prevedono semplificazioni collegate alla e-fattura e la trasmissione telematica dei corrispettivi, che il Governo ha coscienziosamente posticipato al 1° luglio 2019 per i fatturati oltre 400 mila euro e al 1° gennaio 2020 per tutti gli altri.

Un'altra importante misura di questo decreto, che stiamo convertendo in legge, riguarda le polizze e i depositi cosiddetti “dormienti”. Anche qui si è approntata una misura nell'esclusivo interesse dei cittadini, ponendo a carico degli intermediari gli adempimenti necessari per la loro ricognizione e attivazione: una disposizione di vera equità sociale. Così è per il rifinanziamento del bonus bebè, che è una misura che vuole avere un impatto sociale per prevenire il fenomeno delle culle vuote, dando la possibilità ai nostri ragazzi di programmare il futuro della propria famiglia, con un aumento del 20 per cento per la nascita di fratellini e sorelline. Da ultimo, proprio nel periodo d'entrata in vigore di questo decreto-legge, si sono verificati gravi eventi calamitosi in varie zone del Paese. Per questi è stato istituito un apposito fondo di oltre 500 milioni: una risposta immediata ai bisogni dei territori.

Mi avvio a concludere, Presidente, ricordando anche il ripristino della tassazione dei money transfer, assicurando a chi l'ha criticata che l'esportazione di denaro in contante non sarà debellata, ma nemmeno incrementata da un'imposta decisamente bassa che tassa il trasferimento all'estero di ricchezza prodotta in Italia.

Un'ultima menzione è per l'istituzione del tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura; una vera piaga che colpisce i nostri territori, da nord a sud, con pesanti ripercussioni sociali, oltre che di evasione fiscale e previdenziale.

Concludo, Presidente, dichiarando che il gruppo Lega voterà compatto e convinto a favore sulla fiducia al Governo Conte, che dopo aver gettato le basi per una vera rivoluzione del buonsenso, la sta, passo a passo, realizzando e questo provvedimento lo testimonia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (M5S). Grazie, Presidente. La collega prima di me ha già presentato ampiamente i contenuti di questo dispositivo, quindi io mi riservo solo qualche parola. È difficile parlare di tasse e sentire dire qualcosa di bello, perché le tasse sono una cosa difficile, che molto difficilmente è percepita in modo positivo, ma non è così a caso. Qualcuno, qualche anno fa, aveva provato a dire: “Le tasse sono una cosa bellissima” ed era stato ricoperto dalle risate e anche da un po' di ostilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è mica a caso se succede così, perché io non posso sentire “bella” una situazione fiscale in cui sento di essere oppresso, in cui sento che il mio contributo alla società viene ignorato e viene svilito, mentre qualcuno, chi in particolare non rispetta le regole, chi è più forte, non dà lo stesso contributo che è richiesto a me. Queste sono le ragioni per cui si sente negativa la pressione fiscale.

Allora, cosa c'è in questo decreto-legge che non posso non vedere assieme alla legge di bilancio? Ci sono le cose che sono state dette: c'è una pressione fiscale che cambia, che inizia a spostarsi, che dice che le piccole e medie imprese, cioè la colonna portante della nostra economia, iniziano ad avere veramente una risposta, iniziano a pagare un po' di meno, iniziano ad avere le mani un po' più libere da quei lacci di carta che le imbavagliavano e che le intrappolavano. Allo stesso tempo, viene chiesto qualcos'altro e viene richiesto un maggiore e giusto contributo, un giusto contributo, soprattutto: a chi? Ai colossi della finanza, alle banche, agli istituti assicurativi, al gioco d'azzardo, ai colossi del gioco d'azzardo.

Io ho veramente difficoltà - perché cerco sempre di capire le critiche, che sono preziose e ci salvano da noi stessi - a capire chi ci critica quando dice che la pressione fiscale resta invariata, perché considera le tasse sulle banche, sulle assicurazioni e sul gioco d'azzardo come tutte le altre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È proprio perché per qualcuno non c'è, qualcuno non vede la differenza tra tassare una banche e una piccola e media impresa, che fatica a pagare i propri dipendenti, ma evidentemente gli italiani hanno avuto un profondo ripensamento nelle ultime elezioni e lo hanno gridato così forte. Noi stiamo cercando di attuare questo.

Questa misura, poi, contiene altre cose, che sono state elencate. Il bonus bebè viene raddoppiato per chi è più debole e viene aumentato per tutti gli altri fino a un certo ISEE. Questo è un atto che non cambierà l'Italia. Domani continuerà a essere una sfida riuscire a essere un imprenditore, a far lavorare i propri dipendenti, riuscire a mettere via qualcosa e continuerà a essere difficilissimo essere una mamma e un papà. Però, una cosa cambierà e cambierà perché questo è un segno concreto; è un segno che mostra che non abbiamo paura di guardare in faccia chi deve contribuire un pochino di più e di aiutare chi si è sacrificato veramente troppo e soprattutto in modo ingiusto. Diamo delle dimostrazioni, forse anche silenti ma molto concrete, a chi sa guardare, perché andiamo a eliminare quelle micro-cartelle da mille euro, che non pesano nulla e anche se mai si riuscisse a riscuoterle - cosa che non si riuscirà a fare - comportano più costi che benefici.

Io, in realtà, sto liberando le mani all'agenzia delle entrate da cose inutili perché inizi veramente a perseguire chi davvero non paga le tasse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e io parlo di mega-contribuenti che, dati dell'Agenzia delle entrate alla mano, evadono e non pagano 3 milioni di euro in media a botta.

Ci sono poi altre cose, forse altrettanto silenti. Guardate il dispositivo sulla Guardia di finanza. In una delle prime audizioni che abbiamo fatto con la Guardia di finanza siamo rimasti stupiti perché abbiamo scoperto, dalla voce del comandante generale, che la Guardia di finanza non aveva e non ha ancora modo di accedere in modo automatico, strutturale e semplice ai dati dell'Agenzia delle entrate: ciò le era inibito. Perché ciò le era inibito? Io non lo so e non lo vogliamo sapere, ma una cosa ve la diciamo: da domani potranno - da domani potranno! - finalmente cercare chi veramente non paga (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), chi veramente tiene questo Paese legato.

Questa è la più grande prova, come dicevo, che noi diamo ai cittadini prima che ai contribuenti perché sono misure importanti. Non sono misure che ancora stravolgono - abbiamo appena iniziato - ma un segno lo danno: è un segno di speranza e di giustizia, e speranza e giustizia insieme sono qualcosa di molto pericoloso perché avviano la forza dei cambiamenti. Noi siamo qui a fare questo: a cambiare le cose e per questo senso di giustizia e di speranza noi votiamo favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 11,30, sospendo la seduta fino a tale ora, ma procediamo, sin da ora, all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

La chiama comincerà dal deputato Racchella.

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,30.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 1408)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Per agevolare le operazioni di voto invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che prima della sospensione della seduta la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama. La chiama avrà inizio dal deputato Germano Racchella.

Invito i deputati segretari a procedere alla prima chiama.

( S egue la chiama) .

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 11,45)

(Segue la chiama) .

PRESIDENTE. Cogliamo l'occasione per salutare studenti e professori dell'Istituto comprensivo “Giovanni Paolo II” di Arce, di Frosinone. Sono venuti a salutarci (Applausi).

E c'è anche il campione del mondo di ciclismo Argentin, che salutiamo con gratitudine (Applausi).

Riprendiamo la nostra chiama.

( S egue la chiama) .

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 11,55)

( S egue la chiama) .

PRESIDENTE. È così conclusa la prima chiama. invito i deputati segretari a procedere alla seconda chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti…542

Votanti…538

Astenuti…4

Maggioranza…270

Hanno risposto …310

Hanno risposto no…228

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Andreuzza Giorgia

Angiola Nunzio

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Ascari Stefania

Azzolina Lucia

Badole Mirco

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Massimo Enrico

Barzotti Valentina

Basini Giuseppe

Battelli Sergio

Bazzaro Alex

Bella Marco

Bellachioma Giuseppe Ercole

Belotti Daniele

Benvenuto Alessandro Manuel

Berardini Fabio

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bologna Fabiola

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bubisutti Aurelia

Buompane Giuseppe

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantalamessa Gianluca

Cantone Luciano

Caparvi Virginio

Capitanio Massimiliano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Carelli Emilio

Carinelli Paola

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Castiello Giuseppina

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Cecconi Andrea

Cestari Emanuele

Chiazzese Giuseppe

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Coin Dimitri

Colla Jari

Colletti Andrea

Colmellere Angela

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Costanzo Jessica

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Crippa Davide

Cubeddu Sebastiano

Cunial Sara

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

D'Ambrosio Giuseppe

Dara Andrea

D'Arrando Celeste

De Angelis Sara

De Carlo Sabrina

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Martini Guido

De Toma Massimiliano

Del Grosso Daniele

Del Monaco Antonio

Del Sesto Margherita

D'Eramo Luigi

Di Lauro Carmen

Di Muro Flavio

Di San Martino Lorenzato Luis Roberto

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Di Stefano Manlio

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donina Giuseppe Cesare

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Ermellino Alessandra

Fantuz Marica

Ferrari Roberto Paolo

Ficara Paolo

Flati Francesca

Fogliani Ketty

Fontana Ilaria

Fontana Lorenzo

Forciniti Francesco

Foscolo Sara

Frassini Rebecca

Frate Flora

Frusone Luca

Furgiuele Domenico

Gagnarli Chiara

Galantino Davide

Galizia Francesca

Galli Dario

Gallinella Filippo

Garavaglia Massimo

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giannone Veronica

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Conny

Giorgetti Giancarlo

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Golinelli Guglielmo

Grande Marta

Grimaldi Nicola

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Invernizzi Cristian

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

L'Abbate Giuseppe

Lapia Mara

Latini Giorgia

Lattanzio Paolo

Lazzarini Arianna

Legnaioli Donatella

Licatini Caterina

Liuni Marzio

Liuzzi Mirella

Lo Monte Carmelo

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzoni Eva

Lorenzoni Gabriele

Lucchini Elena

Maccanti Elena

Macina Anna

Maggioni Marco

Maglione Pasquale

Mammì Stefania

Manca Alberto

Manzato Franco

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Marchetti Riccardo Augusto

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martinciglio Vita

Marzana Maria

Masi Angela

Maturi Filippo

Melicchio Alessandro

Menga Rosa

Micillo Salvatore

Migliorino Luca

Misiti Carmelo Massimo

Molinari Riccardo

Molteni Nicola

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Murelli Elena

Nappi Silvana

Nesci Dalila

Nitti Michele

Olgiati Riccardo

Orrico Anna Laura

Pagano Alessandro

Pallini Maria

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Paxia Maria Laura

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Pretto Erik Umberto

Provenza Nicola

Racchella Germano

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Raffaelli Elena

Ribolla Alberto

Ricciardi Riccardo

Rixi Edoardo

Rizzo Gianluca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Paolo Nicolò

Rospi Gianluca

Rossini Roberto

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Saltamartini Barbara

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Sasso Rossano

Scagliusi Emanuele

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Scutellà Elisa

Segneri Enrica

Serritella Davide

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Siragusa Elisa

Sodano Michele

Spessotto Arianna

Sportiello Gilda

Stefani Alberto

Sut Luca

Tarantino Leonardo

Tasso Antonio

Tateo Anna Rita

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Torto Daniela

Trano Raffaele

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Turri Roberto

Tuzi Manuel

Vacca Gianluca

Valbusa Vania

Valente Simone

Vallascas Andrea

Vallotto Sergio

Varrica Adriano

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Villarosa Alessio

Vinci Gianluca

Vitiello Catello

Viviani Lorenzo

Vizzini Gloria

Volpi Leda

Zanichelli Davide

Zennaro Antonio

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zolezzi Alberto

Zordan Adolfo

Hanno risposto no:

Acquaroli Francesco

Angelucci Antonio

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprea Valentina

Ascani Anna

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baratto Raffaele

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Bellucci Maria Teresa

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Benigni Stefano

Bergamini Deborah

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Biancofiore Michaela

Bignami Galeazzo

Boccia Francesco

Boldrini Laura

Bond Dario

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brunetta Renato

Bruno Bossio Vincenza

Bucalo Carmela

Buratti Umberto

Butti Alessio

Calabria Annagrazia

Campana Micaela

Cannatelli Pasquale

Cantini Laura

Cantone Carla

Caon Roberto

Carè Nicola

Caretta Maria Cristina

Carfagna Maria Rosaria

Carnevali Elena

Carrara Maurizio

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassinelli Roberto

Cattaneo Alessandro

Ceccanti Stefano

Cenni Susanna

Ciaburro Monica

Ciampi Lucia

Colaninno Matteo

Colucci Alessandro

Conte Federico

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Cristina Mirella

Critelli Francesco

D'Alessandro Camillo

D'Attis Mauro

De Carlo Luca

De Filippo Vito

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Deidda Salvatore

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Delrio Graziano

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Di Maio Marco

Donzelli Giovanni

Fasano Vincenzo

Fassina Stefano

Fassino Piero

Fatuzzo Carlo

Ferri Cosimo Maria

Ferro Wanda

Fiano Emanuele

Fidanza Carlo

Fiorini Benedetta

Fontana Gregorio

Fornaro Federico

Foti Tommaso

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Frassinetti Paola

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gariglio Davide

Gemmato Marcello

Gentiloni Silveri Paolo

Germanà Antonino

Giacomelli Antonello

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Giorgis Andrea

Incerti Antonella

La Marca Francesca

Labriola Vincenza

Lacarra Marco

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Lollobrigida Francesco

Losacco Alberto

Lucaselli Ylenja

Lupi Maurizio

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Manca Gavino

Mancini Claudio

Mandelli Andrea

Marattin Luigi

Marin Marco

Marrocco Patrizia

Martina Maurizio

Martino Antonio

Maschio Ciro

Mauri Matteo

Mazzetti Erica

Melilli Fabio

Meloni Giorgia

Miceli Carmelo

Migliore Gennaro

Minardo Antonino

Minniti Marco

Mollicone Federico

Montaruli Augusta

Mor Mattia

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Muroni Rossella

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nevi Raffaele

Nobili Luciano

Noja Lisa

Novelli Roberto

Occhionero Giuseppina

Occhiuto Roberto

Osnato Marco

Padoan Pietro Carlo

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palmieri Antonio

Pastorino Luca

Pedrazzini Claudio

Pellicani Nicola

Pentangelo Antonio

Perego Di Cremnago Matteo

Pettarin Guido Germano

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pini Giuditta

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Polidori Catia

Pollastrini Barbara

Porchietto Claudia

Prestigiacomo Stefania

Prestipino Patrizia

Prisco Emanuele

Quartapelle Procopio Lia

Ravetto Laura

Ripani Elisabetta

Rizzetto Walter

Rizzo Nervo Luca

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossello Cristina

Rossi Andrea

Rosso Roberto

Rostan Michela

Rotondi Gianfranco

Rotta Alessia

Ruffino Daniela

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria

Santelli Jole

Savino Elvira

Savino Sandra

Scalfarotto Ivan

Schirò Angela

Scoma Francesco

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Siani Paolo

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Silvestroni Marco

Sorte Alessandro

Soverini Serse

Sozzani Diego

Spena Maria

Speranza Roberto

Squeri Luca

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Tartaglione Annaelsa

Toccafondi Gabriele

Topo Raffaele

Trancassini Paolo

Tripodi Maria

Ungaro Massimo

Valentini Valentino

Varchi Maria Carolina

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Viscomi Antonio

Vito Elio

Zan Alessandro

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zardini Diego

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Plangger Albrecht

Rossini Emanuela

Schullian Manfred

Sono in missione:

Bianchi Matteo Luigi

Bonafede Alfonso

Buffagni Stefano

Cabras Pino

Caiata Salvatore

Cardinale Daniela

Castelli Laura

Centemero Giulio

Ciprini Tiziana

Cirielli Edmondo

Cominardi Claudio

Del Re Emanuela Claudia

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Maio Luigi

Dieni Federica

Durigon Claudio

Fantinati Mattia

Federico Antonio

Ferraresi Vittorio

Fioramonti Lorenzo

Formentini Paolo

Fraccaro Riccardo

Fusacchia Alessandro

Gallo Luigi

Gelmini Mariastella

Giachetti Roberto

Grillo Giulia

Grimoldi Paolo

Guerini Lorenzo

Lorenzin Beatrice

Lotti Luca

Orlando Andrea

Orsini Andrea

Pagani Alberto

Sisto Francesco Paolo

Spadafora Vincenzo

Spadoni Maria Edera

Suriano Simona

Tofalo Angelo

Volpi Raffaele

PRESIDENTE. A questo punto sospendiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 14 con l'esame degli ordini del giorno.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 14.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Bitonci, Claudio Borghi, Brescia, Cancelleri, Castiello, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Delrio, Di Stefano, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Galli, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Giaccone, Giorgetti, Grande, Guidesi, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rixi, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, mi risulta che sia ancora in corso la seduta delle Commissioni III e IV riunite. In tal caso, visto che sono appena arrivato ed era ancora in corso, la pregherei di disporre la sospensione dei lavori delle Commissioni.

PRESIDENTE. Stiamo verificando, onorevole Borghi, e nel caso naturalmente disponiamo la sconvocazione delle Commissioni.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1408)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che l'ordine del giorno Palmieri n. 9/1408/7 è stato ritirato dal presentatore.

Avverto inoltre che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno: Ripani n. 9/1408/13, che reca disposizioni di proroga in materia di concessioni demaniali marittime; Mugnai n. 9/1408/14, concernente la definizione dei procedimenti giudiziari aventi ad oggetto il pagamento di canoni e indennizzi per l'utilizzo dei beni demaniali marittimi; De Lorenzis n. 9/1408/27, concernente misure nel settore dell'autotrasporto, tra cui il divieto di concessione di ulteriori sussidi per attività inquinanti e la riduzione del traffico merci a fini ambientali, nonché il rispetto degli obblighi sulle emissioni assunti con l'Accordo di Parigi; Casa n. 9/1408/32, volto ad individuare aree di esclusione sociale e di dispersione scolastica cui destinare parte dei proventi derivanti dalla confisca e dal sequestro di beni della criminalità organizzata; Rampelli n. 9/1408/58, che prevede l'adozione dei provvedimenti normativi volti a chiarire l'estraneità alla gestione separata INPS dei liberi professionisti iscritti ad albi; Gemmato n. 9/1408/59, che prevede il raddoppio delle pensioni di invalidità.

L'onorevole Zanettin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1408/11.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, con questo ordine del giorno Forza Italia chiede che il Governo si impegni in modo chiaro ed inequivocabile ad escludere ogni ipotesi di nuova imposta patrimoniale nel nostro Paese. Già oggi i nostri concittadini sono vessati da una miriade di mini-patrimoniali e balzelli vari, che gravano sulla proprietà o sul possesso di beni mobili, immobili e prodotti finanziari. Il Vicepremier Salvini su questa delicata questione è già scivolato un paio di volte: era accaduto ad ottobre a Lione a margine del G6, è accaduto di nuovo domenica scorsa nell'intervista rilasciata a Lucia Annunziata. Dichiarazioni che lascino aperta la porta, anche se in via eventuale, ad una patrimoniale, generano effetti nefasti sull'economia, determinando, come sappiamo tutti, la fuga dei capitali e il crollo dei valori immobiliari. Credo quindi che sia interesse del Governo smentire ogni possibile confusione e illazione a proposito. Lo potrà fare esprimendo parere favorevole a quest'ordine del giorno di Forza Italia, del quale, Presidente, le anticipo fin d'ora che chiederò la votazione in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. L'onorevole Spena ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno, ma non è in Aula: s'intente vi abbia rinunciato. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri. Prego, sottosegretario Bitonci.

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, ordine del giorno Plangger n. 9/1408/1, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato, inserendo le parole: “a valutare l'opportunità di” ed espungendo le parole: “a introdurre”; ordine del giorno Rizzetto n. 9/1408/2, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato, inserendo le parole: “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno Bruno Bossio n. 9/1408/3, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato, inserendo le parole: “a valutare l'opportunità di” ed espungendo le parole: “in tempi rapidissimi”; ordine del giorno Cenni n. 9/1408/4, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato, inserendo le parole: “a valutare l'opportunità di”; l'ordine del giorno Baratto n. 9/1408/5 è accolto; ordine del giorno Bignami n. 9/1408/6, parere contrario; l'ordine del giorno Palmieri n. 9/1408/7, è ritirato; l'ordine del giorno Mandelli n. 9/1408/8 è accolto; ordine del giorno Giacomoni n. 9/1408/9, parere contrario; l'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/1408/10 è accolto; ordine del giorno Zanettin n. 9/1408/11, parere contrario; l'ordine del giorno Martino n. 9/1408/12 è accolto; l'ordine del giorno Ripani n. 9/1408/13 è inammissibile, come anche l'ordine del giorno Mugnai n. 9/1408/14; ordine del giorno Bond n. 9/1408/15, parere favorevole se riformulato nel seguente modo: inserendo le parole: “a valutare l'opportunità di disapplicare il regime sanzionatorio relativo all'avvio della fatturazione elettronica per gli esercizi di vicinato” ed espungendo le parole: “posporre l'avvio della fatturazione elettronica”; ordine del giorno Benigni n. 9/1408/16, parere favorevole se riformulato inserendo le parole: “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno Sorte n. 9/1408/17, parere favorevole se riformulato inserendo le parole: “a valutare l'opportunità di prevedere”; ordine del giorno Giacometto n. 9/1408/18, parere contrario; l'ordine del giorno Spena n. 9/1408/19 è accolto; ordine del giorno Gebhard n. 9/1408/20, parere favorevole se riformulato inserendo le parole: “a valutare l'opportunità di”; gli ordini del giorno Orrico n. 9/1408/21, Maglione n. 9/1408/22, Vianello n. 9/1408/23, Trano n. 9/1408/24, Grippa n. 9/1408/25 e Liuzzi n. 9/1408/26 sono accolti; l'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/1408/27 è inammissibile; gli ordini del giorno Martinciglio n. 9/1408/28 e Davide Aiello n. 9/1408/29 sono accolti; l'ordine del giorno Alaimo n. 9/1408/30 è accolto come raccomandazione; l'ordine del giorno Cancelleri n. 9/1408/31 è accolto; l'ordine del giorno Casa n. 9/1408/32 è inammissibile; l'ordine del giorno Barzotti n. 9/1408/33 è accolto; ordine del giorno Costanzo n. 9/1408/34, parere favorevole se riformulato inserendo le parole: “a valutare l'opportunità di”; l'ordine del giorno Di Sarno n. 9/1408/35 è accolto; ordine del giorno Emiliozzi n. 9/1408/36, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato nel senso di “valutare l'opportunità di prevedere in un successivo intervento normativo anche gli introiti di imposta”, espungendo la parola “prevalentemente” e aggiunta la parola “anche”; gli ordini del giorno Palmisano n. 9/1408/37, Ruggiero n. 9/1408/38 e Saitta n. 9/1408/39 sono accolti; ordine del giorno Terzoni n. 9/1408/40, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato nel seguente modo: “a valutare l'opportunità di adottare misure in favore delle suddette imprese colpite da dissesto idrogeologico” ed espunta la parte “anche se non finalizzati all'avvio dello sviluppo di iniziative imprenditoriali o all'inserimento nel mercato del lavoro”; ordine del giorno Pastorino n. 9/1408/41, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato nel seguente modo: espungere al primo impegno “ad”, inserire le parole “a valutare l'opportunità di adottare” ed espungere altresì “opportune”, e al successivo impegno inserire le parole “a valutare l'opportunità di adottare” ed espungere “ad adottare opportune”; ordine del giorno Boldrini n. 9/1408/42, parere contrario; ordine del giorno Conte n. 9/1408/43, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato, inserendo le parole: “a valutare l'opportunità”; ordine del giorno Fornaro n. 9/1408/44, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato nel senso di impegnare il Governo: “a valutare opportune iniziative (…)” ed espungendo “ad adottare”; gli ordini del giorno Gribaudo n. 9/1408/45, Covolo n. 9/1408/46, Cavandoli n. 9/1408/47 e Alessandro Pagano n. 9/1408/48 sono accolti; ordine del giorno Germanà n. 9/1408/49, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato nel senso di impegnare il Governo “a valutare l'opportunità di”, espungendo le parole “ad” ed “opportuni”, riferiti a “provvedimenti” e via seguitando; ordine del giorno Baldelli n. 9/1408/50, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato nel senso di impegnare il Governo “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno Rosso n. 9/1408/51, parere favorevole se riformulato aggiungendo: “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno Zanella n. 9/1408/52, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato aggiungendo le parole “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno Mulè n. 9/1408/53, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato nel senso di impegnare il Governo “a valutare l'opportunità di” ed espungendo “ad”; ordine del giorno Cortelazzo n. 9/1408/54, parere contrario; ordini del giorno Schirò n. 9/1408/55 e Trancassini n. 9/1408/56, accolti come raccomandazione; ordine del giorno Meloni n. 9/1408/57, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato nel senso di impegnare il Governo “a valutare l'opportunità di” ed espungendo “ad”; l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1408/58 è inammissibile e anche l'ordine del giorno Gemmato n. 9/1408/59; ordine del giorno Lucaselli n. 9/1408/60, parere favorevole se riformulato inserendo le parole “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno Ferro n. 9/1408/61, parere favorevole; ordine del giorno Deidda n. 9/1408/62, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato inserendo le parole “a valutare l'opportunità di” sia nella prima parte sia nella seconda, nel senso di “valutare l'opportunità di prevedere il trasferimento delle quote di accise (…)”; ordine del giorno Frassinetti n. 9/1408/63, parere favorevole; ordine del giorno Osnato n. 9/1408/64 parere favorevole se riformulato inserendo le parole “a valutare l'opportunità di” ed espunto “ad”; sugli ordini del giorno Del Mastro Delle Vedove n. 9/1408/65 e Fidanza n. 9/1408/66, parere favorevole; ordine del giorno Luca De Carlo n. 9/1408/67, accolto come raccomandazione; ordine del giorno Butti n. 9/1408/68, parere favorevole se riformulato inserendo le parole “a valutare l'opportunità di” ed espunti “ad” ed “opportuna”; ordine del giorno Zucconi n. 9/1408/69, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato inserendo le parole “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno Acquaroli n. 9/1408/70, parere favorevole se il dispositivo viene riformulato nel senso di impegnare il Governo “a valutare l'opportunità di escludere per l'anno 2019 dalle sanzioni per l'applicazione della fatturazione elettronica (…)”, e nella parte finale, dopo le parole “esenti da IVA”, inserire le seguenti “, se l'emissione della fattura avviene entro il termine della liquidazione periodica IVA”; ordine del giorno Donzelli n. 9/1408/71, parere favorevole; ordine del giorno Lollobrigida n. 9/1408/72, parere favorevole se riformulato inserendo le parole “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno Silvestroni n. 9/1408/73, accolto come raccomandazione; sugli ordini del giorno Mollicone n. 9/1408/74 e Ciaburro n. 9/1408/75, parere favorevole; ordini del giorno Cirielli n. 9/1408/76 e Bucalo n. 9/1408/77, accolti come raccomandazione; ordine del giorno Montaruli n. 9/1408/78, parere favorevole; ordine del giorno Sensi n. 9/1408/79, parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/80 Prestipino parere contrario, ordine del giorno n. 9/1408/81 Morgoni parere contrario, ordine del giorno n. 9/1408/82 Nardi parere contrario, ordine del giorno n. 9/1408/83 Di Giorgi parere contrario, ordine del giorno n. 9/1408/84 Ciampi parere contrario. Sono tutti sullo stesso tema. Ordine del giorno n. 9/1408/85 Rossi va bene, se il dispositivo viene riformulato nel senso di impegnare il Governo “a valutare l'opportunità di”, espungendo “ad”, “adottare nel primo provvedimento utile le opportune misure per incrementare”, espungendo quindi le parole: “almeno del 20 per cento” e rimane “gli stanziamenti a favore del trasporto pubblico locale della regione Umbria”. La stessa riformulazione, con, ovviamente, parere favorevole, se riformulato, anche per l'ordine del giorno n. 9/1408/86 Rizzo Nervo, che sono identici nel tema, e l'ordine del giorno n. 9/1408/87 Mura.

L'ordine del giorno n. 9/1408/88 Lacarra va bene come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1408/89 Pini va bene, se riformulato come prima, lo ripeto, “a valutare l'opportunità di adottare idonee misure per incrementare gli stanziamenti a favore del trasporto pubblico della regione Toscana”, e così anche gli altri, vengono espunte le parole: “almeno del 20 per cento”. Così anche l'ordine del giorno n. 9/1408/90 Pagani va bene, se riformulato come il precedente. Ordine del giorno n. 9/1408/91 Incerti sul Piemonte va bene, se riformulato come il precedente. L'ordine del giorno n. 9/1408/92 Marco Di Maio va bene, se riformulato come il precedente, cioè espunta la parte “almeno del 20 per cento”.

L'ordine del giorno n. 9/1408/93 Dal Moro va bene, se riformulato come il precedente. L'ordine del giorno n. 9/1408/94 Moretto va bene, se il dispositivo viene riformulato nel senso di impegnare il Governo “a valutare l'opportunità di rifinanziare il Fondo di garanzia per le PMI a decorrere dal 2019 a sostegno delle PMI nazionali”. L'ordine del giorno n. 9/1408/95 Pezzopane è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/1408/96 Colaninno va bene, se riformulato “a valutare l'opportunità di adottare misure idonee per incrementare gli stanziamenti a favore del trasporto pubblico locale delle Marche”, sempre come i precedenti; per tutte le regioni viene espunta la percentuale dell'incremento del 20 per cento.

L'ordine del giorno n. 9/1408/97 Gadda, come il precedente, va bene, se riformulato, espunta la parte del 20 per cento. L'ordine del giorno n. 9/1408/98 Portas per la regione Liguria va bene, se riformulato “a valutare l'opportunità di”, espunta la parte del 20 per cento. L'ordine del giorno n. 9/1408/99 Lepri sulla regione Lazio va bene, se riformulato con le parole: “valutare l'opportunità di”, come il precedente. Così anche l'ordine del giorno n. 9/1408/100 Giorgis va bene, se riformulato come il precedente. L'ordine del giorno n. 9/1408/101 Gariglio e l'ordine del giorno n. 9/1408/102 Bonomo vanno bene, se riformulati come il precedente. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/103 De Luca, lo stesso, per la regione Campania: va bene, se riformulato, quindi espunta la parte della percentuale del 20 per cento. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/104 Gavino Manca parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/105 Siani parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/106 Miceli parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/107 Berlinghieri parere contrario. Sono tutti sullo stesso tema anche questi. Ordine del giorno n. 9/1408/108 Melilli parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/109 Mor parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/110 Losacco parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/111 De Menech parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/112 Paita parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/113 Benamati parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/114 Buratti parere contrario; ordine del giorno n. 9/1408/115 Ascani parere contrario; sono tutti impegni del Governo a stanziare 5 milioni annui per il triennio da destinare a commissioni tributarie praticamente di tutte le regioni. Quindi, sono diversi solamente per quanto riguarda la regione di competenza.

L'ordine del giorno n. 9/1408/116 Librandi va bene come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/117 Mancini va bene, se riformulato “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/1408/118 Migliore, parere contrario, ordine del giorno n. 9/1408/119 Ungaro, va bene se riformulato “a valutare l'opportunità di promuovere una misura di giustizia sociale, di politica a favore dell'infanzia e di sostegno delle donne”, espunta la parte “prevedendo, nel prossimo provvedimento utile” e rimane “l'introduzione dell'aliquota IVA” e il resto del testo. Ordine del giorno n. 9/1408/120 Fregolent, va bene, se riformulato “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/1408/121 D'Alessandro, parere contrario, ordine del giorno n. 9/1408/122 Fragomeli, parere contrario, ordine del giorno n. 9/1408/123 Pizzetti, parere contrario, ordine del giorno n. 9/1408/124 Noja, parere contrario, ordine del giorno n. 9/1408/125 Zardini, va bene, se riformulato “a valutare l'opportunità di rifinanziare il Fondo di garanzia per le PMI”, espunta la parte “per un ammontare almeno pari a 700 milioni di euro annui a decorrere dal 2019”, e rimane “a sostegno delle PMI nazionali” e il resto del testo.

Ordine del giorno n. 9/1408/126 Viscomi, va bene, se riformulato “a valutare l'opportunità di”, espunta la parte “adoperarsi, sin dal primo provvedimento utile, allo scopo di”, rimane “estendere l'efficacia”. L'ordine del giorno n. 9/1408/127 Serracchiani va bene se riformulato “a valutare l'opportunità di”, espunta la parte “adoperarsi, sin dal primo provvedimento utile, allo scopo di”, rimane “stanziare ulteriori risorse”, viene espunto l'importo, cioè “100 milioni di euro”, e rimane “per le finalità previste dall'articolo 25 del presente provvedimento”.

L'ordine del giorno n. 9/1408/128 Carla Cantone va bene se riformulato “a valutare l'opportunità di”, espunta la parte “ad adoperarsi, sin dal primo provvedimento utile, allo scopo di” e rimane il resto. Ordine del giorno n. 9/1408/129 Del Basso De Caro, accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/130 Critelli, accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/131, Anzaldi accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/132 Vazio, accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/133, Braga accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/134, Carnevali accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/135, Enrico Borghi accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/136, Boccia accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/137 Cardinale, accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/138 Cantini, accolto come raccomandazione, ordine del giorno n. 9/1408/139 Verini, accolto se riformulato “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/1408/140 Pellicani, accolto se riformulato “a valutare l'opportunità di”, ordine del giorno n. 9/1408/141 Carè, riformulato “a valutare l'opportunità di”, espunto “l'anno 2019”. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/142 La Marca, parere favorevole, ordine del giorno n. 9/1408/143 Schirò, parere favorevole.

PRESIDENTE. Era l'ordine del giorno n. 9/1408/55, accolto come raccomandazione; è diventato il n. 9/1408/55.

GRAZIANO DELRIO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, signora Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori, grazie alla sua cortesia, perché ieri sera abbiamo sentito il Presidente del Consiglio annunciare la cosa che avevamo chiesto qui, in quest'Aula, e cioè la riduzione delle spese previste nella manovra di bilancio. Abbiamo sottolineato, più volte, che il Governo, in particolare il Presidente del Consiglio, aveva il dovere di riferire in quest'Aula prima di tutto, in quest'Aula prima di tutto, le intenzioni del Governo. Speravo in un sussulto di orgoglio quando si è presentato qui per ricevere il mandato al Consiglio europeo; ci ha parlato della manovra, ma non ci ha detto che cosa aveva intenzione di fare.

Allora chiedo, tramite lei, di potere avere urgentemente di nuovo il Presidente del Consiglio, che venga a chiarire, perché tutti questi mesi hanno reso la credibilità del nostro Paese pari a zero, la credibilità del Presidente Conte, signora Presidente, pari a zero, pari a zero (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali)! Aveva detto il 23 di ottobre: andiamo avanti, il rapporto 2,4 non si tocca, parola del Presidente del Consiglio. Tralascio il fatto che avesse anche detto, pochi giorni fa, che si poteva andare a firmare il Global migration compact, poi è dovuto tornare indietro anche da lì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Siamo in una condizione di estrema preoccupazione. Noi non siamo più arrabbiati, signora Presidente, siamo desolati, siamo preoccupatissimi per il Paese. È da settembre che abbiamo visto sventolare foglietti, abbiamo visto sventolare promesse, abbiamo visto, dal balcone, festeggiare cose che poi si sono trasformate in tutt'altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); tre mesi che sono costati agli italiani, è crollata la fiducia delle imprese, è crollata la fiducia delle famiglie, è aumentato lo spread, cioè la fiducia dei mercati internazionali, paghiamo già più di 7 miliardi di euro per queste pagliacciate, fatte in diretta, (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) dei “tiriamo diritto”, dei “me ne frego”, del “non ci interessano i numerini”.

Avremmo bisogno di almeno una cosa, visto che queste straordinarie misure avrebbero portato il Paese fuori dalla crisi, cioè le pensioni, più gente in pensione avrebbe dato un grande stimolo all'economia del Paese, questo è un avvenimento che ci sorprendeva, ma, comunque, diamo adito che la maggioranza ci crede, avremmo abolito la povertà all'inizio dell'anno e, quindi, adesso siamo già a metà marzo, vediamo se riusciremo ad arrivare almeno all'estate, perché almeno questo, un po' di rispetto, i poveri lo meritano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ci avete detto, però, che queste misure, questi due grandi pilastri, avrebbero aumentato la crescita del Paese e, quindi, c'è una previsione di prodotto interno lordo molto robusta. Ora, se si tagliano le misure di sostegno a questi due pilastri che faranno crescere tantissimo il Paese, come è noto, misure assistenziali e misure pensionistiche, mentre si bloccano gli investimenti e l'ISTAT certifica che abbiamo fatto un trimestre in recessione per il blocco degli investimenti, mentre si blocca, cioè, la parte produttiva del Paese, si continua a promettere che si crescerà perché più gente andrà in pensione e più gente riceverà un sussidio, allora, se si tagliano queste due misure, quale sarà la crescita del Paese prevista dal Governo? Il Presidente Conte è tornato, ci pare, stanotte, per riferire ai due Vicepremier.

Signora Presidente, è ora che il Presidente Conte si ricordi che esiste il Parlamento della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e venga non a riferire ai suoi dante causa, ai suoi azionisti, che hanno fatto danni in questi mesi, ma che venga a riferire, qui, al Parlamento. Noi siamo pronti ad aiutare, ad aiutare a ricostruire l'immagine dell'Italia che lui, insieme ai due Vicepremier, ha distrutto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Grazie, presidente Delrio, prendo atto della sua richiesta che inoltrerò al Presidente Fico, affinché rivolga al Presidente Conte l'invito a riferire in quest'Aula.

RENATO BRUNETTA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Signora Presidente, sull'ordine dei lavori. Due giorni fa, abbiamo, qui, sentito il Presidente del Consiglio Conte in procinto di recarsi al Consiglio europeo per la trattazione delle tematiche di fine anno. Tutti sapevano che ci sarebbe stato il giorno prima, cioè ieri, un incontro con il Presidente Junker per trattare della nostra procedura di infrazione e devo dire, correttamente, il Presidente Conte non ha negato questo incontro né i contenuti di questo incontro, salvo non dire nulla al Parlamento, non dire nulla di quello che avrebbe detto il Presidente Conte che evidentemente era già stato definito ed elaborato, non solo dagli uffici del Tesoro, ma anche da quel genio della comunicazione di Rocco Casalino, che si è inventato una cosa che suonava bene e, cioè, invece che il 2,4 fare retromarcia con un 2,04, che aveva un sounding simile, in maniera tale da ingannare la gente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma cosa vuoi che sia 2,4 o 2,04? Qualcuno, magari, il Vicepresidente Di Maio, avrà pensato che cambiando l'ordine dei fattori delle cifre, il prodotto non cambi, il risultato, però, signora Presidente, è che quest'Aula, parimenti l'Aula del Senato, è stata coinvolta in un falso in bilancio, noi siamo in questo momento in pieno falso in bilancio (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), falso in bilancio sulla legge più importante che il Parlamento deve approvare.

Mi dicono che è in corso una trattativa non-stop con il povero professor Tria, in queste ore, perché il 2,04, evidentemente, non basta; suona bene, e lo dico al geniale Casalino, ma non basta, perché 2,04 non consente la riduzione del deficit strutturale, come chiede da sempre la Commissione europea, perché non produce quella riduzione del deficit strutturale tale da ridurre tendenzialmente il rapporto debito-PIL e, quindi, non elimina la ragione della procedura di infrazione. Ma qual è il risultato? Che siamo all'interno, oltre che di un falso in bilancio, di un masochismo allo stato puro, perché cosa hanno fatto i nostri eroi, buoni a nulla, ma capaci di tutto? Sono tre mesi che ci raccontano che non arretreranno di un millimetro, che dello spread se ne fregano, che con l'Europa occorre avere forza e faccia feroce, poi, fanno marcia indietro nel momento peggiore della congiuntura, avallando una manovra pro ciclica, vale a dire che ci infila ancora di più nella recessione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), dopo aver fatto perdere agli italiani, ho fatto i conticini - non sono decimali, amico Salvini -, in questi sei mesi e negli ultimi tre, in maniera accentuata, 250 miliardi di euro. Non solo hanno perso in termini di maggior servizio del debito, sia per l'anno in corso che per l'anno prossimo e gli anni successivi, 10-15 miliardi solo di maggior servizio del debito dovuto al raddoppio dello spread nelle aste che si sono realizzate, ma c'è stata la fuga dei capitali, la perdita della capitalizzazione di Borsa, la crisi bancaria e il credit crunch, vale a dire l'aumento dei tassi di interesse. Si tratta di 250 miliardi, fonte Banca d'Italia, persi dagli italiani per l'improntitudine, per l'arroganza, per la stupidità di questo Governo che ha voluto provocare e adesso è con le - non dico cosa - in mano, di fronte al grande Juncker tacciato e insultato nei mesi precedenti e che in questo momento sta tenendo sulla corda il nostro Paese. Il risultato quale sarà, signora Presidente? Che l'Italia non avrà né una manovra espansiva per contrastare la recessione, ma neanche una manovra di assistenzialismo puro, perché non ci sarà neanche quello, perché i nostri eroi dovranno tagliare tanto il reddito di cittadinanza, quanto quota 100, il danno e la beffa. Masochisti allo stato puro, buoni a nulla, ma capaci di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni)!

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, io e il nostro gruppo ci associamo alla richiesta che ha espresso prima il collega capogruppo Delrio, affinché ci possa essere un passaggio parlamentare, dopo l'incontro di ieri tra il Presidente del Consiglio e il Presidente della Commissione. Eravamo stati facili profeti quando l'altro giorno, durante la discussione sull'informativa relativa al Consiglio europeo, avevamo ritenuto assolutamente insufficiente l'illustrazione da parte del Presidente Conte di che cosa sarebbe andato a dire in Europa. Oggi, leggiamo di questa nuova riscrittura delle tabelle, con l'indicazione di questo 2,04 di deficit. A parte la strana assonanza col 2,4, per chi ci ascolta, vorrei dire che questa è una differenza di circa 7 miliardi di euro, non è chiaro per esempio se questo 2,04 vale solo per il 2019 oppure anche per il 2020 e il 2021.

Detto in altri termini, signora Presidente, per il suo tramite le chiedo di segnalare al Presidente Fico che, a nostro giudizio, essendo questa la prima volta che durante il passaggio tra Camera e Senato si modificherebbero i saldi e si modificherebbe il deficit, ci domandiamo se non occorra un ulteriore passaggio, che è una nuova stesura, un nuovo aggiornamento al Documento di economia e finanza. Lo ricordo perché abbiamo votato una NADEF che dava una serie di indicazioni e lavorava su determinati valori sia in riferimento al deficit sia in riferimento e, conseguentemente, a una previsione di prodotto interno lordo e, quindi, di entrate fiscali. Ma è evidente che se si passa dal 2,4 allo 2,04 c'è un effetto depressivo rispetto alla stima del prodotto interno lordo e, conseguentemente, noi vorremmo capire come si possa andare ad approvare una legge di bilancio che è sostanzialmente in contrasto con la NADEF.

Quindi, credo che ci siano tutte le condizioni e anche la necessità per quella trasparenza di cui spesso qualcuno si è riempito la bocca negli anni precedenti e proprio per trasparenza e rispetto nei confronti dei cittadini e del Parlamento auspico che vi sia un ulteriore passaggio e si comprendano, fino in fondo, quali sono le scelte che il Governo sta compiendo, scelte che peraltro appaiono oggi, a una lettura dei giornali che è l'unica cosa che noi possiamo fare in questo momento da parlamentari della Repubblica, in netta retromarcia e in netto contrasto con gli annunci trionfalistici e con le feste al balcone di Palazzo Chigi. Credo che da questo punto di vista stiamo dando uno spettacolo penoso sia rispetto agli italiani sia rispetto agli europei ma anche e soprattutto rispetti i mercati (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, ai voti. Ordine del giorno Plangger n. 9/1408/1, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione; prendo atto che l'onorevole Plangger l'accoglie e non insiste per la votazione. Ordine del giorno Rizzetto n. 9/1408/2, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Rizzetto, accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1408/2?

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, forse ho mancato un passaggio e lo chiedo al sottosegretario Bitonci. In sintesi, Presidente, il sottosegretario mi dice di andare a riformulare l'impegno con: “ a valutare l'opportunità di valutare l'introduzione (…)” perché questo è ciò che mi ha detto. Ora, Presidente, se è così io non accetto la riformulazione perché l'ordine del giorno nel suo impegno riporta “a valutare l'introduzione”. Lei - e per suo tramite, ovviamente, Presidente - mi sta dicendo: “a valutare l'opportunità di valutare l'introduzione”.

Ora, al netto dell'italiano, al netto delle etimologie dei termini, al netto di tutto quello che può essere una fase virtuosa rispetto ed in seno ad un povero ordine del giorno, io, Presidente, chiedo se il Governo voglia accettare integralmente, così come sta e giace, l'impegno di questo ordine del giorno e in questo caso chiaramente non lo porrò in votazione e lo accetterò, ma qualora continuasse a dirci e a dirmi: “No, voglio riformularlo”, così come poco fa ha detto, interverrò e metteremo in votazione l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. È chiaro. Il Governo intende cambiare il parere?

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. No, Presidente.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, mi spiace e non mi aspettavo questa sua risposta, nel senso che - e lo ripeto, Presidente - cercherò di spiegare brevemente che cosa significa questo ordine del giorno, al netto del fatto che molti chiaramente già leggendolo possono comprenderlo.

Lo mettiamo in votazione, Presidente, perché? Perché abbiamo vissuto, sottosegretario, soprattutto nelle ultime ore, un'ora fa, a un post imbarazzante del Ministro del Lavoro Di Maio, che si lamenta su Facebook perché ha rotto il suo telefonino, Presidente. Dispiace. Abbiamo assistito - e questa è una cosa gravissima, Presidente - a balli e a trenini fatti in discoteca da una buona parte della maggioranza a poche ore dalla strage di Strasburgo, laddove un nostro connazionale ha un proiettile infilato in testa e questi ballano e questi fanno i trenini in discoteca a poche ore dalla strage di Strasburgo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente) e, tra l'altro, c'era anche il Ministro Trenta, se non ricordo male.

Dopo aver abolito, Presidente, la povertà, tutta la povertà tranne 7 miliardi e, quindi, abbiamo abolito tutta la povertà tranne un mezzo punto in percentuale di povertà, quando andrete ad abolire questo mezzo punto di percentuale di povertà? Lo dico dopo aver ascoltato, Presidente, qui fuori stamattina, come gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, i balneari, a cui avete offerto un tradimento rispetto a quello che, di fatto, avete detto nelle piazze in campagna elettorale (e mi riferisco al Governo).

Ora, sottosegretario, non abbiamo neanche il piacere di vederci reso ammissibile o, perlomeno, portato avanti un ordine del giorno che introduce e valuta l'introduzione di quella che, colleghi - e mi riferisco soprattutto agli amici della Lega -, doveva e poteva essere anche una vostra sacrosanta battaglia: la flat tax incrementale o, perlomeno, la flat tax e Fratelli d'Italia dice un'altra cosa. Dice flat tax incrementale e per spiegare che cos'è - e lo voglio dire a chi non conoscesse la flat tax incrementale - dico che è una cosa molto semplice: significa che se oggi, sottosegretario lei lo sa, abbiamo un reddito di 50 mila euro e il prossimo anno sono così bravo che faccio uno scalino in più e vado a un reddito di 60 mila euro, ebbene sul differenziale, sui 10 mila euro, applico, senza bisogno di nessun tipo di copertura sui 10 mila euro in più, un 15 per cento di tasse.

È una vostra battaglia e così facendo, rendendo di fatto sterile già uno sterile ordine del giorno, sottosegretario, voi tradite e state tradendo voi stessi. State tradendo le vostre piazze, state tradendo la vostra campagna elettorale …

PRESIDENTE. Concluda.

WALTER RIZZETTO (FDI). …e, mi permetta, state - e concludo - anche tradendo le persone che sabato scorso sono venute da voi in una bella piazza, devo dire.

E, quindi, io, Presidente, se il sottosegretario non riformulerà nel nostro senso e per come lo vogliamo noi questo ordine del giorno, chiaramente lo pongo in votazione e vediamo, sulla flat tax incrementale, chi ha il coraggio di votare contro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie. Onorevole Rizzetto, io penso che ci sia stato un errore nella valutazione perché la mia riformulazione è così: “a valutare l'opportunità di introdurre per un periodo sperimentale una flat tax sui redditi incrementali”. Mi pare che sia estremamente chiaro ed è la cosa, durante il suo intervento, che lei ha ribadito. Quindi, io penso che possa essere accolto.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, lei ha esaurito il tempo perché altrimenti poi diventa un botta e risposta. Il sottosegretario non cambia il suo parere.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1408/2, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ordine del giorno Bruno Bossio n. 9/1408/3, parere favorevole con riformulazione.

Chiedo all'onorevole Bruno Bossio se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1408/3.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Presidente, accolgo la riformulazione, però vorrei chiarire alcune questioni…

PRESIDENTE. Però, non può intervenire per dichiarazione di voto, se accoglie la riformulazione. Può intervenire se non la accoglie e lo pone in votazione.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Vorrei dire due parole soltanto.

PRESIDENTE. No…

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Allora, lo metto in votazione anche accogliendo la riformulazione.

PRESIDENTE. Va bene, va bene. Prego

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Allora, chiedo che sia posto in votazione e spiego perché la riformulazione è una cosa che non incide sul senso dell'ordine del giorno.

La modifica della riformulazione riguarda: “impegna il Governo” invece che “a convocare”, “a valutare l'opportunità di convocare” e si elimina “in tempi rapidissimi”. Allora, io mi chiedo: siccome questo ordine del giorno è coerente con il parere che la Commissione trasporti ha dato, all'unanimità, tranne Fratelli d'Italia, sul fatto che si faccia in tempi rapidi un tavolo che affronti la questione di questa separazione, discutibile, dei porti calabresi rispetto alla Sicilia e si crei una autorità dello Stretto che non ha potere sulle merci, ma sostanzialmente dovrebbe avere potere sui passeggeri – ma le autorità portuali non hanno poteri sui passeggeri –, allora questo parere, uguale a questo ordine del giorno, è stato votato da tutti in Commissione. Non capisco perché si debba riformulare togliendo semplicemente “in tempi rapidissimi” e facendo una predisposizione condizionale e non reale.

PRESIDENTE. È chiaro. Quindi, accetta la riformulazione, ma lo poniamo in votazione, a questo punto così come riformulato, con parere favorevole del Governo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/3 Bruno Bossio, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Tutti hanno votato (Commenti)?

Sì, io l'ho già precisato. Ribadisco che stiamo votando sull'ordine del giorno così come riformulato dal Governo, con parere favorevole del Governo: è la terza volta che lo ripeto, però lo ripeto volentieri. Se volete, lo ripeto ancora.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, giusto perché rimanga agli atti, perché credo che, nella possibile confusione, non si sia compreso: su questo ordine del giorno il Governo, come lei per tre volte ha ricordato, ha dato il parere favorevole e la maggioranza ha votato in maniera difforme rispetto al parere del Governo. Perché rimanga agli atti, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Liberi e Uguali).

COSIMO ADELIZZI (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, forse se abbassiamo anche un po' il tono della voce evitiamo confusioni inutili, anche perché ce ne sono un po' di ordini del giorno.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Perché rimanga agli atti, vorrei ricordare che, come lei ha precisato prima, se la collega del Partito Democratico avesse accettato la riformulazione non avrebbe avuto diritto a parlare e a illustrare; invece, ha voluto parlare e ha chiesto di mettere ai voti, in quel caso decadeva la riformulazione e, quindi, si è votato così come era presentato (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. No, onorevole Adelizzi… Colleghi, mi dispiace spegnere il vostro entusiasmo, sono rammaricata. Sono rammaricata, ma sono costretta a spegnere il vostro entusiasmo, perché io sono stata chiara, l'ho ripetuto più volte: la collega Bruno Bossio ha accettato la riformulazione, ma ha chiesto che il suo ordine del giorno fosse posto in votazione; io l'ho ribadito prima di porlo in votazione e durante la votazione tre volte, mi dispiace deludervi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Liberi e Uguali).

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Guardate, signora Presidente e colleghi, cioè, è una questione puramente di merito e anche di metodo, come è stato fatto anche nelle scorse votazioni. Nel momento in cui, visto che io ho analizzato, ovviamente ho verificato tutti gli ordini del giorno, il parlamentare mette in votazione un ordine del giorno che è stato valutato, è stato riformulato da parte del Governo, la maggioranza voterà contro (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché se no mi pare assolutamente inutile che si metta in votazione un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Chiedere di mettere in votazione un ordine del giorno… Colleghi! Non così, però! Chiedere di mettere in votazione un ordine del giorno rientra nelle facoltà di ogni parlamentare, sia che ci sia una proposta di riformulazione accettata o meno. C'era qualcun altro che chiedeva di intervenire, altrimenti passiamo all'ordine del giorno numero n. 9/1408/4 Cenni?

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie Presidente. Mi pare di capire che sia il Governo che la maggioranza siano in un evidente stato confusionale. Allora, giusto per capirci così andiamo avanti…

PRESIDENTE. È un intervento sull'ordine dei lavori?

SIMONE BALDELLI (FI). Certo, Presidente. Quando il Governo chiede una riformulazione e un parlamentare l'accetta, si intende che il parere sia favorevole. Una volta che uno chiede di metterlo in votazione e voi lo bocciate, avete bocciato il parere favorevole del Governo, non so se è chiaro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Quindi, in questo momento, come correttamente ha fatto presente il collega Borghi, e, tra l'altro, siete stati avvisati per tre volte dalla Presidente Carfagna, che vi ha spiegato che c'era il parere favorevole del Governo, dopo tre volte che vi ha detto che c'era il parere favorevole del Governo, avete votato contro e l'avete bocciato. Quindi, la notizia di questa vicenda è che siete in stato confusionale e che avete mandato sotto il Governo, questo è quello che è successo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baldelli. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/4 Cenni, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Cenni, accetta la riformulazione?

SUSANNA CENNI (PD). Accetto la riformulazione, però chiedo anch'io che venga messo in votazione, a questo punto, con una (Commenti)… Mi permetta, Presidente, vorrei anche sollevare un fatto: il sottosegretario ha espresso sull'ordine del giorno precedente un parere favorevole con riformulazione. Ma ha poi dato un'indicazione di voto, una cosa che io credo non sia mai capitata, che il Governo dia un'indicazione di voto diversa da quella che ha appena annunciato.

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Cenni, ho capito, invito comunque i colleghi, naturalmente per garantire il buon andamento dei lavori dell'Aula, di non utilizzare magari atteggiamenti ostruzionistici chiedendo di porre in votazione anche gli ordini del giorno che sono stati accolti con riformulazione.

Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/4 Cenni, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi… Onorevole Caon, non c'è motivo di esprimere con così tanta soddisfazione la sua gioia.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/5 Baratto, su cui c'è un parere favorevole del Governo.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Enrico Borghi, sull'ordine dei lavori ancora?

ENRICO BORGHI (PD). Sì, esatto. Perché così rimane agli atti che la situazione si evolve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché sull'ordine del giorno n. 9/1408/4 Cenni, la maggioranza si è spaccata e la Lega, che è il partito del sottosegretario, ha votato contro le indicazioni del sottosegretario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Io sono felice che lei ci renda edotti, ogni volta, del risultato del voto, però il commento al voto non è una cosa prevista e non rientra anche negli interventi sull'ordine dei lavori. Quindi, la pregherei, da qui in avanti, di astenersi dal farlo.

Dunque, l'ordine del giorno n. 9/1408/5 Baratto, come abbiamo già detto, è stato accolto, passiamo quindi all'ordine del giorno n. 9/1408/6 Bignami, su cui c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà. Colleghi, vi posso chiedere di fare silenzio, grazie. Prego, onorevole Bignami.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Grazie, Presidente. La contrarietà del parere credo renda tutto più semplice, perché, anche se son qua da pochi mesi, ho compreso che, se c'è un parere favorevole del Governo, normalmente, anche se con riformulazione, non si procede al voto, poi evidentemente la strategia parlamentare che i colleghi intendono adottare e assumere ben mi guardo dal poterla commentare. In questo caso, il Governo ha fatto chiarezza e ha detto che è contro il rinvio della fatturazione elettronica e riteniamo che questo ordine del giorno vada votato, non tanto per chiarire un elemento di merito, che già è chiaro a tutti gli italiani, ovvero che questo Governo, su questo punto, sta dando continuità a quello che avevano deciso i Governi a guida PD e che, quindi ben più distante da quel cambiamento di cui abbiamo parlato prima.

PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore… Onorevole Adelizzi…i banchi del Governo… Colleghi, abbiamo tanti ordini del giorno. vi chiedo la cortesia. Prego, onorevole Bignami.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Ritengo che, quindi, sia necessario per chiarire chi sta dalla parte di chi produce, di chi lavora, di chi commercia, di chi coltiva, e chi, invece, ritiene che si debba andare avanti su uno strumento, la fatturazione elettronica, pensato da burocrazie perverse che hanno come unico obiettivo quello di impedire a chi lavora, a chi commercia, a chi produce e a chi coltiva, di lavorare senza essere oppressi dallo Stato e da una burocrazia inutile.

Quindi, chiediamo che sia posto in votazione questo ordine del giorno, per far chiarezza davanti all'Italia e agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

SIMONA BORDONALI (LEGA). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Per fare chiarezza rispetto ai voti precedenti e per comprendere come stanno procedendo i lavori in tal senso. Noi abbiamo votato contro perché, nel momento in cui si mette in votazione, nonostante ci siano degli accordi rispetto ad accogliere gli ordini del giorno con la riformulazione, riteniamo che il comportamento che è stato tenuto da alcuni esponenti del PD non sia stato corretto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle), rispetto ad accordi presi con il Governo e alla disponibilità del Governo ad accogliere gli ordini del giorno con le riformulazioni. Quindi, di fronte ad atteggiamenti ostruzionistici, noi abbiamo risposto - poiché lo dite sempre anche voi, il Parlamento è sovrano - con un voto, per dimostrare che il Parlamento è sovrano e non accetta questi comportamenti ostruzionistici (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, così si fa peggio, però, perché io credo che l'accusa di ostruzionismo alla minoranza su questo provvedimento non è accoglibile (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Partito Democratico), è anche fastidiosa - siccome io faccio parte della minoranza e uno parla di minoranza - quando, invece, c'è stata, da parte di tutti noi, la volontà di ragionare per arrivare a una definizione, anche rapida, della chiusura dei lavori su questo, anche perché si è trattata prima la vicenda della manovra che, quindi, speriamo, riusciremo a comprendere fino in fondo nei prossimi giorni.

Io credo che il Parlamento sia sovrano in un altro senso, il Parlamento è in grado di leggere i contenuti delle cose che vengono approvate o bocciate in quest'Aula e io credo, colleghi, che non sia questa la giustificazione per poter votare contro, per punire rispetto a una mancanza di accordi, non è il metodo. Noi votiamo, qui dentro, per quello che c'è scritto negli impegni che andiamo ad assumere. Quindi, se voi votate in un senso o votate in un altro, lo dovreste fare in base e in merito al contenuto di quello che scegliamo di mettere in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Siccome faremo anche noi, nei prossimi minuti, qualche richiesta di votazione, anche rispetto agli ordini del giorno accolti, perché riteniamo sia utile rafforzare con il voto d'Aula pochi - pochi! - ordini del giorno, che sono però quelli che danno un senso compiuto a un ragionamento che proviamo ad apportare in quest'Aula. Dire che, invece, alcune forze politiche votano in dissenso da quello che è scritto all'interno del documento, insomma, svilisce il ruolo del documento stesso; e allora cambiamo il Regolamento, cancelliamo gli ordini del giorno che non hanno un grande valore e non ci sarà più modo nemmeno di approfondirli e leggerli. Altrimenti, assumiamoci la responsabilità di quello che avviene, se si chiede di votare, si vota per quello che c'è scritto in favore o contro e, quindi, io credo sia opportuno chiudere, possibilmente, la discussione, assumendoci la responsabilità dei voti espressi e delle cose che abbiamo visto in quest'Aula in questi minuti, che probabilmente richiedono maggiore calma, maggiore tranquillità tra le varie espressioni politiche, perché ognuno deve tornare al posto suo: il Governo faccia il Governo, non dia le indicazioni di voto alle forze politiche, perché i ruoli sono distinti e distanti in quest'Aula, proprio perché ognuno ha il suo.

Quindi, noi riteniamo di richiamare, attraverso la Presidenza, tutta l'Aula al senso di responsabilità: ognuno voti per quello che c'è scritto negli impegni che vengono assunti e non, invece, per posizionamenti d'Aula preconcetti, perché altrimenti le nostre discussioni perdono valore e non hanno più alcun senso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ALESSIA MORANI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo perché la collega della Lega ha parlato di un accordo tra maggioranza e opposizioni rispetto all'andamento dei lavori su questo provvedimento. Non esiste nessun accordo tra maggioranza e opposizioni. C'è solo una grande confusione, invece, dentro la maggioranza, perché quello che stiamo vedendo, questo spettacolino indecoroso e indegno che stiamo vedendo, e cioè le ritorsioni che si fanno nei confronti di parlamentari che esercitano, in maniera legittima e libera, prerogative che sono riconosciute dalla Costituzione e dal Regolamento della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), sono prese in giro dal collega del MoVimento 5 Stelle, che prima ha detto che bisognava tacere per avere un voto favorevole, e dalla collega della Lega, che dice che ci sono degli accordi. Ora, io capisco che c'è un grande imbarazzo nella maggioranza, perché, a parte la confusione che vediamo oggi in Aula, mi pare che ci siano dei problemi molto più grandi che non riescono ad affrontare e che riguardano, purtroppo, la manovra economica e il futuro del Paese.

Detto questo, però, noi vorremmo ribadire che in quest'Aula non abbiamo nessun capitano e nessuna società a responsabilità limitata, che ci dice che cosa dobbiamo o non dobbiamo fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per cui, se si alzano i parlamentari di opposizione e chiedono di parlare e chiedono un voto sul proprio ordine del giorno, si sta semplicemente esercitando un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Tutto quello che è stato detto noi lo riteniamo molto offensivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Fragomeli, ha parlato per il suo gruppo già l'onorevole Morani. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà. Lasciate i banchi del Governo liberi, grazie.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, ho l'impressione che qua, tutte le volte, inciampiamo negli ordini del giorno, è già successo nelle sedute precedenti. Ma mi rivolgo davvero con rispetto alla collega della Lega, perché dobbiamo intenderci sia sulla funzione degli ordini del giorno, sia sul ruolo delle opposizioni.

Io vorrei ricordare un aspetto: accusare oggi le opposizioni di ostruzionismo, nel momento in cui abbiamo concesso nella capigruppo la deroga alle ventiquattro ore (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico), è francamente un atteggiamento che è assolutamente incomprensibile.

Vorrei ricordare anche ai colleghi della maggioranza e ai colleghi della Lega, che se ne fanno giustamente vanto, che non è che i rapporti con i territori ce li avete soltanto voi, ce li hanno anche i rappresentanti delle opposizioni, e faccio un esempio molto concreto: il sottosegretario Bitonci, in maniera molto disponibile e molto gentile, prima dell'approvazione - e non ha fatto alcun accordo col sottoscritto - è venuto gentilmente a preannunciarmi quale sarebbe stato il parere del Governo e a quel punto a noi rimane - lasciatecela, però - almeno la possibilità, avendo presentato quattro ordini del giorno, di valutare, per esempio, se sull'ordine del giorno presentato dal collega Conte, su un aspetto che interessa un territorio specifico, si voglia avere il rafforzamento che ci serve in termini comunicativi, in maniera molto trasparente va detto, del voto dell'Aula. Detto in altri termini, se invece di aver fatto la pantomima che avete fatto, colleghi della maggioranza, aveste votato tranquillamente, a quest'ora saremmo già all'ordine del giorno n. 50 (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, intanto per dire ai colleghi della maggioranza che se hanno bisogno di una sospensione per capire qual è il loro comportamento…

PRESIDENTE. Sì. Colleghi…

SIMONE BALDELLI (FI). No no, io non mi sto lamentando del fatto che… Sono liberi di farlo.

PRESIDENTE. No… Colleghi, per favore, i capannelli…

SIMONE BALDELLI (FI). Se hanno bisogno di una sospensione per definire la linea da tenere sugli ordini del giorno, noi siamo disponibili a sospendere la seduta per 5-10 minuti, e magari poi a riprenderla con meno pasticci di quelli che abbiamo visto fino adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, evitiamo i capannelli in Aula, grazie.

SIMONE BALDELLI (FI). Abbiamo introdotto una nuova fattispecie, Presidente Carfagna, che è la dichiarazione di voto ex post sugli ordini del giorno: anche questo mi sembra un ulteriore tassello del Governo del cambiamento, che viene introdotto nelle abitudini e nelle prassi di quest'Aula. Colleghi, questo è quello che succede quando si mette la fiducia e si comprime il dibattito su un tema che viene considerato importante e sentito come quello fiscale: si chiude il dibattito sugli emendamenti, e inevitabilmente si apre il dibattito sugli ordini del giorno. Allora, Presidente, io credo che ne guadagneremmo tutti quanti se la maggioranza si riunisse insieme alla rappresentante del Governo che deve dare i pareri, anziché stare mezza giornata qui a fare il giro di tavolo su quello che sarebbe bello fare. Probabilmente, se ritornassimo poi in Aula tutti quanti con le idee più chiare, ferme restando le prerogative di ciascun deputato di porre in votazione il proprio ordine del giorno, e fermo restando, lo dico alla maggioranza, che l'ostruzionismo è un'altra cosa rispetto al porre in votazione un ordine del giorno… E se volete vediamo che cos'è l'ostruzionismo; ma insomma, non credo che sia il caso di metterlo in campo in questa sede e con queste condizioni. Allora, Presidente, il mio buon consiglio è: sospendete la seduta, chiaritevi e cercate di tornare in quest'Aula con le idee chiare, perché abbiamo la pazienza ormai quasi esaurita (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, mi sembra che ci sia stato un chiarimento. La Presidenza ribadisce che la collega Bruno Bossio ha esercitato un suo diritto e una sua facoltà: normalmente non si insiste quando c'è un parere favorevole con riformulazione, ma se la collega insiste naturalmente la Presidenza non può fare altro che accettare e porre in votazione l'ordine del giorno in questione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/6 Bignami, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

L'ordine del giorno n. 9/1408/7 Palmieri è stato ritirato.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/8 Mandelli. C'è un parere favorevole.

Passiamo quindi all'ordine del giorno n. 9/1408/9 Giacomoni. C'è un parere contrario da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Presidente, con questo ordine del giorno, che l'onorevole Giacomoni ha presentato e che è stato sottoscritto da tutti i componenti del gruppo Forza Italia della Commissione finanze, chiediamo di rivedere il meccanismo dello split payment: un meccanismo che, a nostro modo, di vedere costituisce anche in questo caso un aggravio rispetto a coloro che vorrebbero provare banalmente a vivere e a lavorare in santa pace, senza che, da parte dello Stato, vi siano delle afflizioni inutili, che complicano ciò che è normalmente semplice. Anche perché parliamo di uno strumento mediante il quale alla fine dei danari che passano tra privati devono andare, senza che lo Stato faccia nulla, allo Stato. E in questo senso, proprio col meccanismo dello split payment che viene ulteriormente ad aggravare una situazione che tra l'altro si aggiunge alla fatturazione elettronica, rischiando di creare un connubio a dir poco devastante, chiediamo che venga almeno rinviato il secondo tassello, per realizzare un po' più di fluidità rispetto a quello cui stiamo per assistere.

Lo diciamo adesso per il 30 di gennaio e per il 1° di febbraio: non avete idea di che cosa succederà.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/9 Giacomoni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Sull'ordine del giorno n. 9/1408/10 Paolo Russo, c'è un parere favorevole da parte del Governo.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/11 Zanettin. Il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, chiedo che l'ordine del giorno venga messo in votazione: credo che sia importante, sarebbe importante se quest'Aula sancisse in modo inequivocabile che nel nostro Paese non si pensa ad ipotesi di imposte patrimoniali. Credo che ciò sarebbe nell'interesse di tutti, dell'Aula e del Paese stesso, evitando poi fughe di capitali e quant'altro possa derivare da confusioni che su questo tema si possono generare. Però c'è un parere negativo del Governo: ne prendo atto e chiedo che l'ordine del giorno venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Per sottoscrivere, unitamente al gruppo di Fratelli d'Italia, questo ordine del giorno, ma anche per dire che ci stupisce, dopo le assicurazioni che sono state fornite in più occasioni sulla mancata e sulla non volontà di introdurre la patrimoniale, il fatto che nel momento in cui abbiamo un ordine del giorno che risottolinea come la patrimoniale sarebbe del tutto perniciosa per quanto riguarda la ripresa economica, in realtà il Governo si esprima contro questo ordine del giorno e quindi, indirettamente, a favore della patrimoniale. Questo è inaccettabile!

PRESIDENTE. Quindi lei richiede di sottoscriverlo a suo nome, perché la sottoscrizione è individuale.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/11 Zanettin, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/12 Martino. Il parere del Governo è favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/1408/13 Ripani è inammissibile. L'ordine del giorno n. 9/1408/14 Mugnai è inammissibile.

Ordine del giorno n. 9/1408/15 Bond, su cui c'è il parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che l'onorevole Bond accetta la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/1408/16 Benigni, parere favorevole con riformulazione: onorevole Benigni, accetta la riformulazione? Accetta la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/1408/17 Sorte, parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione.

L'ordine del giorno n. 9/1408/18 Giacometto è stato ritirato. Ordine del giorno n. 9/1408/19 Spena, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1408/20 Gebhard, parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione? Ordini del giorno Orrico n. 9/1408/21, Maglione n. 9/1408/22, Vianello n. 9/1408/23, Trano n. 9/1408/24, n. 9/1408/25, Grippa e n. 9/1408/26 Liuzzi, parere favorevole; l'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/1408/27 è inammissibile; ordine del giorno Martinciglio n. 9/1408/28, parere favorevole; ordine del giorno Aiello Davide n. 9/1408/29, parere favorevole; ordine del giorno Alaimo n. 9/1408/30, accolto come raccomandazione; ordine del giorno Cancelleri n. 9/1408/31, parere favorevole; l'ordine del giorno Casa n. 9/1408/32 è inammissibile; ordine del giorno Barzotti n. 9/1408/33, parere favorevole; ordine del giorno Costanzo n. 9/1408/34, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che è accolta la riformulazione; ordine del giorno di Sarno n. 9/1408/35, parere favorevole; ordine del giorno Emiliozzi n. 9/1408/36, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che è accolta la riformulazione; ordine del giorno Palmisano n. 9/1408/37, parere favorevole; ordine del giorno Ruggiero n. 9/1408/38, parere favorevole; ordine del giorno Saitta n. 9/1408/39, parere favorevole; ordine del giorno Terzoni n. 9/1408/40, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che è accolta la riformulazione; ordine del giorno Pastorino n. 9/1408/41, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che è accolta la riformulazione; ordine del giorno Boldrini n. 9/1408/42, parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signora Presidente, vorrei dire due parole su quest'ordine del giorno. Vorrei che quest'ordine del giorno venisse messo in votazione perché punta a correggere una norma discriminatoria che è contenuta in questo decreto e che impone una tassa aggiuntiva solo a lavoratrici e lavoratori stranieri che inviano i soldi nei Paesi extra comunitari. Quindi, si tratta di una modifica dell'imposta sulle transazioni finanziarie che richiede ai migranti e solo a loro una tassa aggiuntiva dell'1,5 per cento: siamo di fronte a un doppio canale, a un doppio binario insopportabile. Questa norma, che è chiaramente vessatoria, colpisce i trasferimenti legali di denaro e favorisce invece i canali informali, come il sistema ḥawāla, che utilizza i mediatori e che non consente la tracciabilità del denaro, quindi rischiando anche di alimentare i traffici illeciti. Le rimesse dei migranti rappresentano la prima fonte di aiuto per i Paesi di origine, da cui dipende anche la sopravvivenza di milioni di famiglie. Secondo quanto stimato dall'IFAD, nel mondo circa 200 milioni di lavoratori e lavoratrici migranti mandano nei loro Paesi 450 miliardi di dollari l'anno, che è pari a un terzo di tutti gli aiuti umanitari e allo sviluppo governativi e di altra provenienza. Dal nostro Paese, signora Presidente, lo scorso anno sono stati trasferiti 5 miliardi di rimesse verso i Paesi di origine. Questi soldi sono il frutto dei sacrifici delle persone che, per avere un futuro, hanno deciso di lasciarsi alle spalle la famiglia, gli amici e le certezze, dunque sono scelte difficili e anche assai dolorose. Allora, se si volesse aiutare i Paesi più poveri, si potrebbe farlo anche facilitando il trasferimento di denaro dei migranti attraverso basse commissioni e sicuramente evitando di aggiungere ulteriori tasse come state facendo con questo decreto. Ma voi, che siete quelli del “aiutiamoli a casa loro”, non riuscite neanche a concepire una tale misura, anzi voi fate cassa sui modesti guadagni dei più svantaggiati, mentre vi guardate bene dal tassare come si deve chi compie grandi speculazioni finanziarie. Tra l'altro, signora Presidente, questo decreto fiscale contiene al suo interno anche misure che di fiscale non hanno assolutamente nulla. Questo è un classico provvedimento omnibus, come quelli che tanto venivano criticati nella scorsa legislatura e che oggi, invece, proponete come se niente fosse; un provvedimento che contiene anche svariati condoni (nove condoni, secondo Il Sole 24 Ore).

Anche nella Commissione esteri ci siamo occupati di questo decreto, per la riduzione dei contributi alle attività del Ministero degli Affari esteri e alla cooperazione internazionale, che è un taglio pesante, signora Presidente, di circa 7,6 milioni, che andrà a incidere su più livelli: in primis la qualità dei servizi ai nostri connazionali, che già lamentano la chiusura di alcuni importanti consolati che hanno svolto un ruolo essenziale nella nostra lunga storia di emigrazione; inoltre, questi tagli si avvertiranno anche sul profilo, sullo standing del nostro Paese all'estero, con meno attività di rappresentanza, meno attività promozionali, meno cultura.

In questo modo, signora Presidente, si gioca al ribasso e si sceglie di non puntare sulla diffusione delle nostre eccellenze, né sulla valorizzazione della nostra cultura. Ecco, da queste scelte esce una fotografia di un'Italia chiusa, priva di ambizioni e destinata all'irrilevanza. E non vi siete fermati qui, no, no, sempre in questo decreto avete tagliato alle Nazioni Unite 20 milioni - dico 20 milioni - di contributi per il 2018. Questa scure peserà sui programmi dell'ONU e anche sulla reputazione del nostro Paese, che, dopo gli ultimi voltafaccia sul Migration Compact, al Palazzo di vetro non gode certo di buona salute. A farne le spese, purtroppo, signora Presidente, saranno ancora una volta i cittadini e le cittadine italiane (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (FI). Grazie, Presidente, intervengo sulla ratio di questo ordine del giorno. Noi siamo qui ad ascoltare in maniera pacata l'esposizione di alcuni colleghi che hanno legittimamente presentato degli ordini del giorno, ma mentre noi siamo qui, sebbene in maniera pacata, a casa, nei nostri collegi elettorali, nelle regioni, ci sono imprenditori che non ce la fanno più, imprenditori eroi che veramente non riescono più ad arrivare alla fine del mese; persone che si impiccano perché, di fronte a uno Stato ladro che li riempie costantemente di tasse, non riescono più a fare impresa ed a pagare gli stipendi, sia ai lavoratori italiani (Commenti dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)…Calma, amici di sinistra comunisti, calma… Dicevo, sia ai lavoratori italiani che ai lavoratori stranieri, che siamo ben felici di avere nelle nostre aziende, perché li consideriamo un patrimonio delle nostre aziende, ma non è possibile, quando si sente parlare di tassare, se pur minimamente, delle rimesse all'estero verso il proprio Paese di origine, difendere in maniera strumentale nuovamente i migranti, di fronte a degli imprenditori che non ce la fanno più e che ogni tassa che gli viene imposta devono pagarla in assoluto silenzio! Allora, io dico questo e faccio una domanda, ma molto semplice, onorevole Boldrini, ma non lo faccio in maniera strumentale, le faccio un esempio semplice: chi viene in questo Paese – e noi siamo ben felici di accoglierlo, sia che scappi dalla guerra oppure addirittura se viene a cercare lavoro e ci sono le possibilità per dare a lui lavoro – trova un Paese che lo accoglie, che gli fornisce dei servizi in cambio delle tasse che lui paga, ma ha diritto a dei servizi in maniera più celere rispetto a chi le tasse, da cittadino italiano, le paga da decenni, la casa popolare è un esempio su tutti. Allora, credo che dovrebbe essere felice quando viene a guadagnare dei soldi nel nostro Paese e ha la possibilità di rimetterli al suo Paese, con una chiara fuoriuscita di valuta pregiata, in euro, e se paga una piccola percentuale di tasse - glielo dice uno che è all'opposizione come lei, onorevole Boldrini - io non credo che sia il male di questo mondo. Pensiamo agli imprenditori. Pensiamo a far pagare meno tasse alle imprese e vedrà che staremo tutti meglio, lavoratori stranieri compresi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il sostegno a quest'ordine del giorno e per chiarire all'Aula che la ragione per la contrarietà alla formulazione che è stata fatta dell'ordine del giorno è che la tassazione dell'1,50 per cento viene introdotta esclusivamente per il canale cosiddetto money transfer, cioè quello che viene utilizzato dalle persone più povere, che magari non hanno il conto corrente bancario, che magari trasferiscono i loro fondi in realtà, in villaggi dove non c'è l'ufficio bancario, e che si avvalgono di quel canale per il trasferimento. Quel canale, ovviamente, è oneroso – voglio dirlo al collega che è appena intervenuto –, non è che è gratuito, quindi, chi si avvale di quel servizio già paga per quel servizio.

Qui si introduce un altro concetto, cioè che per un trasferimento di denaro fuori dall'Unione europea si paga, oltre al costo del servizio, una tassazione dell'1,50 per cento. Questo non vale per un normale bonifico fatto attraverso il sistema bancario; quindi, se ho il conto corrente e trasferisco su un altro conto corrente non pago questa tassazione. Avrò la tassazione solo se mi avvalgo di quel canale. E dato che quel canale è utilizzato dalle persone più povere, che fanno la rimessa del loro lavoro dipendente, questa è una norma assolutamente speciosa, voluta per colpire chi trasferisce i propri risparmi, frutto del lavoro. Non si tratta né di capitali, né di misure antiterrorismo, né di altre amenità che sono state utilizzate in Commissione per argomentare questo emendamento. Quindi, si tratta di una tassa di cui non c'è nessuna ragione, se non quella di voler colpire i lavoratori immigrati che hanno quel canale per trasferire risorse alla propria famiglia di origine (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Voglio segnalare due conseguenze che avrà questo provvedimento: siccome questo provvedimento non si può applicare ai trasferimenti nei Paesi dell'Unione europea, il risultato sarà che, se il money transfer trasferisce quello che gli dà un immigrato in Italia sulla sua filiale francese e poi lo trasferisce in Senegal, questa operazione non pagherà transazione aggiuntiva. Il risultato è che noi stiamo favorendo, in questo modo, un sistema finanziario che non è quello del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oppure, per non pagare la transazione aggiuntiva, ci si affiderà a canali irregolari e illegali, cioè noi favoriamo il mercato nero delle transazioni finanziarie. Quindi, in tutti e due i casi mi pare francamente che il provvedimento che noi stiamo per adottare sia privo di senso.

Per questo noi chiediamo che non ci sia questo onere aggiuntivo sul trasferimento delle rimesse dei migranti attraverso money transfer. E, infine, trovo francamente un po' paradossale l'argomento dell'onorevole Silli secondo cui, siccome gli imprenditori sono gravati da un prelievo fiscale eccessivo, facciamo una cosa, gliene mettiamo un po' anche sulle spalle degli immigrati, che, francamente, è un modo di ragionare che non ha nessun senso comune (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Per un minuto, a titolo personale, dopo le cose che ho ascoltato. Vorrei che in quest'Aula rimanesse che vi assumete una responsabilità, grave, nell'andare avanti su questa tassazione; una tassazione che è cattiva, iniqua e odiosa. Guardate, voi avete messo la tassazione su rimesse e dovreste saper, nella storia d'Italia, che cosa sono state le rimesse degli emigrati italiani verso i paesi e verso le regioni meridionali, ad esempio. Eppure, pur sapendolo, avete inventato questa tassa: è una grave responsabilità che vi prendete, questa è la tassa sul macinato del XXI secolo. Una tassa iniqua, sbagliata e anche pericolosa (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/42 Boldrini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Sull'ordine del giorno n. 9/1408/43 Conte c'è un parere favorevole con riformulazione: accoglie la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/44 Fornaro c'è un parere favorevole con riformulazione: viene accolta. Sugli ordini del giorno n. 9/1408/45 Gribaudo, n. 9/1408/46 Covolo, n. 9/1408/47 Cavandoli e n. 9/1408/48 Alessandro Pagano c'è un parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/49 Germanà c'è un parere favorevole con riformulazione: accoglie la riformulazione.

Passiamo quindi all'ordine del giorno n. 9/1408/50 Baldelli, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Baldelli, accoglie la riformulazione?

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Non accoglierò la riformulazione perché il Governo mi chiede di valutare l'opportunità, nell'impegno, di dare attuazione alla compensazione tra debiti e crediti nelle pubbliche amministrazioni. Mi permetto di ricordare, in particolare ai colleghi della maggioranza, che il Ministro Di Maio in persona, in questo ramo del Parlamento, il 2 agosto di quest'anno, si prese l'impegno e diede parere favorevole all'ordine del giorno che recitava testualmente: impegna il Governo ad adottare un'iniziativa normativa, nell'ambito del disegno di legge di bilancio per il 2019, nella quale sia prevista la messa a regime, a decorrere dal 2019, dell'istituto della compensazione delle cartelle esattoriali per le imprese e i professionisti titolari di crediti di fornitura nei confronti della pubblica amministrazione.

Ora, sarebbe singolare, Presidente, che io accettassi una riformulazione che sostanzialmente riprende un impegno che già il Governo ha accolto in quest'Aula per bocca del Ministro Di Maio. Allora, delle due l'una: o il Governo si è rimangiato un impegno oppure il Governo si impegna, valuterà il Governo quando e dove, a portarlo avanti, visto che lo stesso Ministro Di Maio, proprio nella giornata di ieri, in occasione dell'approvazione in Consiglio dei ministri del decreto semplificazione, ha detto che ci sarà una norma specifica che riguarderà il caso Bramini e altri casi simili.

Mi permetto di dire, o il Governo questa norma la accoglie, visto che è frutto di un ordine del giorno già accolto, e quindi cambia il parere con l'accoglimento, oppure lo invito a rimettersi all'Assemblea, e in questo caso i gruppi di maggioranza faranno le valutazioni che devono. Mi permetto di dire che in questo Paese sfiora la soglia dei 50 miliardi di euro il monte dei debiti che la pubblica amministrazione, che le pubbliche amministrazioni hanno nei confronti di imprese e professionisti. Qui stiamo parlando di una cifra molto importante, e ricordo anche che l'Italia è fanalino di coda, ultimo Paese in tutta l'Europa, per i tempi con i quali vengono pagati questi debiti, perché l'Europa stima e impone, attraverso le sue direttive, un limite di 30 giorni, aumentabile a 60 per settori come la sanità; in Italia la media è 103 giorni. Quindi, questo è il quadro di insieme in cui operiamo. Siamo - lo ricordo al sottosegretario Bitonci, che certamente è al corrente anche di questo - sotto infrazione da parte dell'Unione europea, anche su questo; quindi, il consiglio che do al Governo è o di accoglierlo o di rimettersi all'Aula, poi, la maggioranza sappia che voterà su un ordine del giorno su cui c'è stato, ad agosto, l'impegno del Ministro Di Maio ad affrontare e risolvere questo problema nella legge di bilancio che, peraltro, dovete ancora riscrivere al Senato, quindi avete tutto il tempo e tutto lo spazio, tra la legge di bilancio e il decreto semplificazione. La preghiera che vi facciamo a nome di tutti i “Bramini” d'Italia che rischiano di chiudere, perché lo Stato non paga loro dei servizi, delle forniture, delle prestazioni che loro hanno già erogato, a nome di tutti questi imprenditori, vi chiediamo di occuparvi di questo problema, di tirare fuori i soldi.

Su questo decreto su cui avete messo la fiducia, Forza Italia ha presentato un emendamento che prevedeva 10 miliardi per il 2019, altri 10 per il 2020, altri 10 per il 2021 e 10 miliardi di Cassa Depositi e Prestiti a garanzia del pagamento di questi crediti. Prendetevi la responsabilità di quello che fate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Se l'onorevole Baldelli non accetta la riformulazione, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Sì, è chiaro, il parere è contrario, è ovvio che sia così.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/50, Baldelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/51 Rosso, su cui c'è un parere favorevole, con riformulazione. Prendo atto che è accettata la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/1408/52 Zanella, parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che è accettata la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/1408/53 Mulè, parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione?

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente; solo per un chiarimento dal sottosegretario, cortesemente, perché nel brusio, prima, non ho avvertito. Diceva di inserire “a valutare l'opportunità di” e basta?

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario.

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, in realtà, è “a valutare la possibilità di assumere le idonee e tempestive iniziative per garantire (…)”. La possibilità.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione? Sì. Bene. Allora, passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/54 Cortelazzo; c'è un parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, chiediamo il voto, ma prima di questo chiederei al sottosegretario perché ha espresso parere negativo, dato che, fondamentalmente, è la riproposizione dell'ex articolo 9 del decreto fiscale che voi avete annunciato il 18 luglio. Noi abbiamo cambiato solamente alcune cose, abbiamo chiesto, nell'impegno al Governo, di dare seguito al contratto di Governo sulla flat tax e come si poteva recuperare il famoso discorso della dichiarazione integrale speciale. Allora, o ci si è sbagliati prima o, praticamente, siamo nella ragione noi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/54 Cortelazzo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/55 Schiro', accolto come raccomandazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schiro'. Ne ha facoltà.

ANGELA SCHIRO' (PD). Grazie, signora Presidente. Non accetto la raccomandazione e chiedo di metterlo in votazione, perché secondo me l'argomento è troppo importante per essere rimandato a data incerta e vorrei anche spiegarne perché. La crisi economica degli ultimi dodici anni ha acuito e reso più evidente il carattere strutturale del nostro essere Paese di emigrazione. Con la crisi economica, infatti, chi è fuori dal circuito produttivo ha ripreso ad emigrare.

Le ricerche più recenti restituiscono la dimensione drammatica di questi nuovi flussi, i cui protagonisti sono in prevalenza giovani, una dimensione che ci riporta indietro agli anni del grande esodo. È una realtà complessa e articolata che richiederebbe misure urgenti e strutturali. Un'analisi attenta dei veri protagonisti delle nuove emigrazioni, spesso realizzate nei Paesi di arrivo come la Germania, sulla base delle più precise banche dati locali, ha ridimensionato la versione univoca delle fughe dei cervelli e prospettato una realtà più articolata e più complessa. Non solo cervelli, non solo ricercatori, non solo laureati e diplomati, ma lavoratori di ogni genere e di ogni livello di qualificazione o anche persone che, nonostante i loro titoli, si adattano a mansioni inferiori. Sarebbe il tempo di valutare il peso del patrimonio umano che ogni anno lascia il nostro Paese e la mancata crescita del PIL che si porta con sé.

Sappiamo come la sfida della competizione si giochi, oggi, sempre più, sulla disponibilità di competenze alte. Vorrei ricordare, qui, ad esempio che il 30 per cento dei ricercatori attivi in Francia sono italiani e che a Zurigo gli italiani sono oltre 2.500, che altre decine di migliaia sono distribuiti tra Gran Bretagna, Germania, Spagna e Stati Uniti. Si tratta di persone che, con il loro lavoro, sostengono concretamente le economie e anche le innovazioni di quei Paesi.

Questo fatto dovrebbe spingere tutti noi ad affrontare la questione e a ricercare soluzioni concrete, non solo a parole. Il sistema di incentivazione al ritorno, che con questo ordine del giorno si propone, non intende poggiare su una vecchia idea di riparazione rispetto alla frattura sociale e alla lacerazione umana che un'emigrazione comporta, è piuttosto uno strumento volto a favorire il ritorno, muovendo, prima di tutto, la leva fiscale, come utile strumento di riequilibrio di una domanda di lavoro che si rivolge all'estero, perché dentro i confini nazionali non trova le giuste opportunità per realizzarsi o per realizzarsi in modo soddisfacente rispetto alla propria dote di formazione e di professionalità.

Nella passata legislatura, si sono raggiunte una serie di misure volte a incentivare i rientri dei lavoratori qualificati, che hanno dato risultati positivi. Per questo abbiamo, come deputati del Partito Democratico, proposto, nella legge di bilancio per il 2019 e, ora, nel decreto-legge “fiscale”, un aggiornamento delle agevolazioni fiscali della legge n. 238 del 2010, il così detto “controesodo”, estendendole con gradualità a tutti i tipi di lavoratori, per favorirne il rientro in Italia, consapevoli che la capacità di un Paese di competere nel mondo globalizzato, non si misura esclusivamente nei mercati esteri o favorendo investimenti nel nostro territorio, ma anche cercando di attrarre dall'estero competenze, professionalità, esperienze che possono garantire positive ricadute in termini socioeconomici e culturali.

Per questo, il mio ordine del giorno impegna il Governo, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di estendere le agevolazioni fiscali sull'imponibile, attualmente concesse a docenti, ricercatori, laureati e lavoratori specializzati che rientrano in Italia, anche ai lavoratori dipendenti ed autonomi finora esclusi, purché siano iscritti all'AIRE da almeno due anni e rientrino in Italia in maniera permanente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente. Posso aggiungere, alle parole, che condivido, della collega Schirò, che questa è una misura che conviene. In quest'Aula ci riempiamo tutti la bocca col tema degli italiani che emigrano all'estero e questo è un ordine del giorno che aiuta a rimettere un freno a questo fenomeno e crea gettito maggiore. L'ordine del giorno è soltanto per estendere e semplificare gli sgravi fiscali che già esistono, la legge “controesodo”, il regime agevolativo dei lavoratori rimpatriati, estendendolo anche a chi non è in possesso di una laurea e, appunto, ai lavoratori autonomi.

È un ordine del giorno di buonsenso e sappiamo benissimo che l'esodo giovanile, 120, 130, 140 mila ragazzi che ogni anno lasciano il nostro Paese, si associa a un aumento della disoccupazione in quelle zone da cui partono, ed è la prima volta nella storia d'Italia.

Allora, ci riempiamo tutti la bocca della retorica degli italiani che emigrano e questo è un modo per il Governo di prendersi un impegno serio e mettere un freno a questa emorragia di capitale, di cervelli, cuori e braccia che lasciano il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/55 Schiro', con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

L'ordine del giorno n. 9/1408/56 Trancassini e accolto come raccomandazione.

Chiedo all'onorevole Trancassini se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1408/56.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno noi chiediamo l'esonero per i paesi colpiti dal sisma, 138 comuni colpiti dal terremoto, per un triennio, dalla fatturazione elettronica. Capisce, Presidente, che si fa fatica ad accettarlo come raccomandazione, perché è una contraddizione in termini: come si può raccomandare e accettare che il Governo, rispetto a un'esortazione che viene da Fratelli d'Italia, ci guardi e ci dica: “Lo accettiamo come raccomandazione” rispetto ad una cosa che entrerà in vigore il 1° gennaio? Su questo per davvero, sottosegretario Bitonci, io le chiedo uno sforzo, e anche uno sforzo di rispetto, perché credo che sicuramente una cosa che non meritano quei territori è l'indifferenza e con la raccomandazione si sconfina nell'indifferenza.

Ritorniamo, invece, sul buon senso. Vede, lei probabilmente non lo saprà, e questa non è polemica e non è una colpa, ma se lo può far tranquillamente spiegare dagli onorevoli Terzoni, Patassini e Lorenzoni: in quelle zone, in molti di quei comuni, non c'è copertura telefonica, non è che non c'è copertura solo Internet.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 15,50)

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Questo noi l'abbiamo richiesto. Il gruppo di Fratelli d'Italia l'ha chiesto all'indomani del sisma di Amatrice, con una mozione a firma Rampelli. Noi abbiamo bisogno di avere copertura telefonica e abbiamo bisogno di avere una copertura Internet (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, in assenza di questo, lo Stato arriva e ci mette un'altra problematica di natura burocratica.

Io, per davvero, mi auguro che su questo ci sia un patto e un partito del territorio. Faccio appello a tutti i deputati che provengono dalle Marche, dall'Abruzzo, dal Lazio e dall'Umbria e faccio appello a voi, rappresentanti del Governo, perché cambiate il vostro parere e accettiate almeno questo ordine del giorno. Sarebbe auspicabile un intervento del commissario al sisma che vi chiedo di interpellare, che è il vostro commissario al sisma - lo ricordo -, il dottor Farabollini. Chiedete a lui quanto sia importante togliere la fatturazione elettronica almeno nei nostri territori, per i prossimi anni. È un appello che faccio al buonsenso. Io mi auguro che questo Governo - e non so se sia il Governo del cambiamento - dimostri, almeno, in questa circostanza, di essere il Governo del buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie. Onorevole, quindi cambio il parere: per me è favorevole “a valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Sta bene. L'ordine del giorno, quindi, viene accolto con la dizione chiesta e proposta dal sottosegretario. Ordine del giorno n. 9/1408/57 Meloni, favorevole con una riformulazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/1408/58 Rampelli, è inammissibile. Ordine del giorno n. 9/1408/59 Gemmato, è inammissibile. Ordine del giorno n. 9/1408/60 Lucaselli, favorevole con una riformulazione: va bene. Ordine del giorno Ferro n. 9/1408/61 Ferro, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1408/62 Deidda, favorevole con una riformulazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/1408/63 Frassinetti, favorevole. Ordine del giorno n. 9/1408/64 Osnato, favorevole con una riformulazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/1408/65 Delmastro Delle Vedove, favorevole. Ordine del giorno n. 9/1408/66 Fidanza, favorevole. Ordine del giorno n. 9/1408/67 Luca De Carlo, accolto come raccomandazione. Chiedo al deputato Luca De Carlo se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1408/67.

LUCA DE CARLO (FDI). Presidente, non accetto la raccomandazione perché in questi giorni abbiamo discusso - e parecchio - di made in Italy e dell'importanza dei prodotti tipici e di uscire, davanti all'Europa e nel mondo, con una visione unitaria, tant'è che la mozione, quella contro l'etichettatura «a semaforo» dell'ONU, è stata votata da tutti ed è da tutti assolutamente condivisa.

Abbiamo approvato, ieri, una legge che disciplina l'agricoltura biologica, ci siamo dati tutti questo mandato di difesa dei produttori e dei prodotti italiani e, quindi, questo è un ennesimo ordine del giorno che va in quella direzione. Noi chiediamo sostanzialmente solo – ed è per questo che non possiamo accettarlo come raccomandazione – di valutare l'opportunità di prevedere la sospensione dei pagamenti delle multe delle sanzioni relative a maggiore produzione di latte per le annualità 2014 e 2015, che sono già a ruolo. Perché lo chiediamo? Semplicemente perché c'è una sovrapproduzione, che c'è stata contestata dall'Europa, ma su un calcolo che risulta errato, in quanto il numero di bovini allora presi in considerazione era assolutamente insufficiente a fare in modo che noi potessimo produrre quella quantità di latte.

Quindi io chiedo, per il suo tramite, al sottosegretario che lasci l'ordine del giorno così come è, cioè “a valutare l'opportunità di prevedere la sostituzione di pagamenti (…)” oppure chiedo che sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Lei sa, onorevole, che il tema è prettamente di carattere europeo ed è in corso la trattativa. Quindi, mi spiace dirlo ma è proprio per questo che l'abbiamo accolto come raccomandazione, in quanto l'ordine del giorno non è pertinente.

LUCA DE CARLO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Presidente, chiedo che sia posto in votazione perché se era pertinente con la raccomandazione prima non vedo come non potrebbe essere pertinente ora l'ordine del giorno così come è esteso. Pertanto, chiedo che sia messo in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/67 Luca De Carlo, su cui il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Ordini del giorno n. 9/1408/68 Butti, n. 9/1408/69 Zucconi e n. 9/1408/70 Acquaroli, favorevoli con riformulazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/1408/71 Donzelli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1408/72 Lollobrigida, favorevole con riformulazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/1408/73 Silvestroni, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordini del giorno n. 9/1408/74 Mollicone e n. 9/1408/75 Ciaburro, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1408/76 Cirielli e n. 9/1408/77 Bucalo, accolti come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/1408/78 Montaruli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1408/79 Sensi, contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/79 Sensi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 15,57)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/80 Prestipino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/81 Morgoni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/82 Nardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/83 Di Giorgi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/84 Ciampi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Sull'ordine del giorno n. 9/1408/85 Rossi c'è un parere favorevole con riformulazione: prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/86 Rizzo Nervo c'è un parere favorevole con riformulazione: prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/87 Mura c'è un parere favorevole con riformulazione: prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione. L'ordine del giorno n. 9/1408/88 Lacarra è accolto come raccomandazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/89 Pini c'è un parere favorevole con riformulazione: prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/90 Pagani c'è un parere favorevole con riformulazione: prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/91 Incerti c'è un parere favorevole con riformulazione: prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1408/92 Marco di Maio c'è un parere favorevole con riformulazione; il presentatore la accetta?

MARCO DI MAIO (PD). No, Presidente, non accetto la riformulazione, ma è un atto anche se vogliamo simbolico e politico, perché con questi ordini del giorno noi stiamo chiedendo al Governo di incrementare gli investimenti a favore del trasporto pubblico locale. Abbiamo indicato delle cifre, abbiamo indicato delle somme, abbiamo indicato l'impegno, la necessità di potenziare tutti quei servizi di mobilità che vanno nella direzione non solo di favorire gli spostamenti attraverso il trasporto pubblico, ma anche di dare una risposta concreta alla necessità di limitare le emissioni in atmosfera.

Ci aspettavamo da questo Governo una sensibilità maggiore e con questo mio intervento volevo evidenziare la volontà politica che noi stiamo esprimendo con questi ordini del giorno, che accogliamo nelle loro riformulazioni, salvo questo come impegno generico.

Ma ci attendiamo anche davvero che ci sia la volontà di incrementare i fondi a sostegno della mobilità pubblica locale. Infatti, questa è una richiesta che arriva trasversalmente da tutti i sindaci, da tutti i comuni, da tutte le realtà locali e che arriva dai pendolari, dai milioni di pendolari che ogni giorno, in tutte le regioni italiane, si muovono per andare al lavoro e soffrono i disagi di una mobilità locale non adeguata ai tempi.

Abbiamo nella precedente legislatura incrementato gli investimenti su questo versante e favorito anche l'apertura al mercato della gestione di questi servizi.

Vorremmo che su questo punto, almeno su questo punto che non dovrebbe avere colore politico, ci fosse il sostegno e la volontà da parte del Governo di proseguire nella stessa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/92 Marco Di Maio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno 9/1408/93 Dal Moro: c'è un parere favorevole con riformulazione ed è accettata la riformulazione. Sull'ordine del giorno 9/1408/94 Moretto vi è un parere favorevole con riformulazione: prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno 9/1408/95 Pezzopane: è accolto come raccomandazione. Prego, onorevole Pezzopane.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Io non intendo accettare la riformulazione, perché non intendo elemosinare nulla in quest'Aula…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pezzopane, è accolto come raccomandazione. Lei non accetta?

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Esatto, non accetto che venga trasformato in raccomandazione perché già la richiesta da me posta è una richiesta modesta e quindi trovo che questo dover elemosinare un consenso su una richiesta modesta ed ovvia per la regione Abruzzo, non sia una cosa utile per la mia terra e per la mia gente.

Peraltro, quanto richiedevo faceva riferimento e fa riferimento agli effetti devastanti che questo decreto ha sulla finanza locale e sugli amministratori locali, quei sindaci su cui avete fatto una grande retorica e che, però, sono le figure e gli enti, sindaci e comuni, più vessati da queste manovre, a cui in questi sei mesi ci avete abituati; quei sindaci della mia regione che sono in queste ore a protestare per una imminente mannaia ulteriore che arriverà, relativa all'aumento delle tariffe autostradali, e che, pur avendo avvertito i ministri competenti, la questura e tutte le autorità competenti per la manifestazione in corso, sono stati relegati in piazza Vidoni con un ingente supporto delle forze dell'ordine e addirittura chiusi nella piazza con una sistema di regolazione dei movimenti.

A quei sindaci è stato detto che, se avessero mantenuto le fasce, non potevano e non possono uscire dalla piazza, solo perché vogliono incontrare un ministro di questo Governo per chiedere a quel ministro di mantenere gli impegni che aveva assunto, ovvero approvare il PEF, lo strumento che serve a regolare i rapporti con il concessionario, oppure, questo era l'impegno del ministro, a prevedere nella legge di bilancio uno strumento per bloccare l'aumento delle tariffe stesse. Il ministro non ha fatto né l'una, né l'altra cosa, e ha negato l'incontro ai sindaci, fuggendo dalla sede del Ministero mentre i sindaci erano là fuori.

E allora una cosa così grave deve essere denunciata in quest'Aula, perché non si può avere paura dei sindaci, tanto più sindaci di ogni parte politica, sindaci con le fasce, che quando provano a interloquire col Governo vengono chiusi in una piazza, vengono in qualche modo isolati dal contesto istituzionale e politico, si negano loro gli incontri, si impedisce loro di esercitare il proprio ruolo di rappresentanza delle comunità.

E questo è gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché avete fatto una retorica sui sindaci, avete promesso che avreste diminuito le tariffe, avete ingannato quelle amministrazioni, i sindaci e le comunità, e questo deve rimanere in quest'Aula, come un atto di insolenza, di arroganza e di prepotenza nei confronti dei rappresentanti legittimi di quei territori. E credo che vi dovreste vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) per quello che sta accadendo in Abruzzo sulla questione delle tariffe, sulla questione della sicurezza delle autostrade, su cui il bla bla bla ha intasato siti, televisioni, mezzi di informazione, ma al bla bla bla non è seguito nulla di concreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/95 Pezzopane, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/96 Colaninno, c'è un parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che accetta la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/97 Gadda, c'è un parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che accetta la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/98 Portas, c'è un parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che accetta la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/99 Lepri, c'è un parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che accetta la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/100 Giorgis, c'è un parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che accetta la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/101 Gariglio, c'è un parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione o non la accetta? Prego.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Presidente, non accetto la riformulazione perché questo ordine del giorno fa riferimento a una norma che è stata introdotta da alcuni colleghi di maggioranza nel corso dell'esame al Senato. Sostanzialmente, la norma, all'articolo 21-bis, si propone di differire al 2021 gli effetti di una norma contenuta nell'articolo 27 del decreto legislativo n. 50 del 2017, cioè la riduzione dei trasferimenti del Fondo nazionale per il trasporto pubblico locale in favore di quelle regioni che non hanno ottemperato all'affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale attraverso procedura ad evidenza pubblica. È il secondo differimento nel corso di questa legislatura, perché una norma di differimento era già contenuta nel “decreto milleproroghe”, mentre un'altra norma, ma solo per la Liguria, era contenuta anche nel “decreto emergenze”. Allora, noi non comprendiamo la ratio di queste proroghe. È un po' come quando sentiamo il Ministro Di Maio venire in quest'Aula a dire “devo studiare, devo approfondire”, oppure quando sentiamo l'acuto Ministro Toninelli venire a dire “stiamo valutando, stiamo studiando, stiamo valutando i benefici e i costi”.

Ora, siccome questa è materia del sempre acuto Ministro Toninelli, noi non comprendiamo cosa si celi dietro tale acutezza, nel senso che la liberalizzazione dei servizi - non la privatizzazione - la liberalizzazione risale al decreto legislativo n. 422 del 1997. Sono passati, cari colleghi, ventuno anni dall'entrata in vigore della norma che prevede che i servizi di trasporto pubblico locale in Italia debbano essere affidati tramite procedure ad evidenza pubblica. Nonostante i ventuno anni dall'entrata in vigore della norma e delle circa ventisette modifiche che la legge del 1997 ha subito, i servizi di trasporto non sono stati affidati con gara in alcune parti d'Italia e ancora non lo sono oggi. La liberalizzazione portava a creare efficacia ed efficienza nel settore. Ora, se noi non vogliamo farla, ed è comprensibile che una parte politica decida di non farla, ci chiediamo: come fare per dare maggiore efficienza a questo settore, posto che la gente ha bisogno di muoversi e noi tutti vogliamo che si muova con modalità a basso impatto ambientale?

Citando una delle amministrazioni comunali più lungimiranti di questo Paese, che è l'amministrazione comunale della mia città, la città di Torino, l'amministrazione comunale ha deciso che, per dissuadere dall'uso dell'auto, bisognasse creare maxi ingorghi e soprattutto a creare le condizioni per rendere infernale la vita degli automobilisti. Tra l'altro, è lungimirante l'esempio di una tal piazza, che si chiama piazza Baldissera - se avete l'occasione di passare a Torino attorno a quest'ora - dove potrete vedere quanto si sta facendo per dissuadere efficacemente dall'uso dell'auto attraverso code che durano anche parecchie ore.

Per dissuadere dall'uso dell'auto, il Ministro Toninelli ci ha illustrato un faraonico piano di piste ciclabili, ad oggi rimasto sulla carta. L'altra norma che era annunciata era un investimento sul trasporto pubblico locale, ma qui non lo troviamo. Ecco perché con questo emendamento per la regione Abruzzo, con gli emendamenti dei miei colleghi sulle altre regioni, noi abbiamo creato le condizioni per alcuni ordini del giorno, che ci auguriamo vengano accolti dalla maggioranza, per aumentare il quantum di risorse destinato al trasporto pubblico locale. Non l'accettiamo come raccomandazione perché questo ordine del giorno vuole impegnare il Governo e l'impegno è anche una provocazione per il fatto che sono passati ormai otto mesi dall'avvio di questa legislatura, senza che si stato ancora fatto nulla per risolvere il problema della mobilità, sia nelle aree urbane che nelle aree periferiche. Ecco perché, Presidente, noi chiediamo che questo ordine del giorno venga posto in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gariglio n. 9/1408/101, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'ordine del giorno Bonomo n. 9/1408/102, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione.

Ordine del giorno De Luca n. 9/1408/103, parere favorevole con riformulazione. La riformulazione è accolta.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gavino Manca n. 9/1408/104, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Siani n. 9/1408/105.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Miceli n. 9/1408/106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Berlinghieri n. 9/1408/107, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Melilli n. 9/1408/108, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mor n. 9/1408/109, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Losacco n. 9/1408/110, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Menech n. 9/1408/111, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paita n. 9/1408/112, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Sull'ordine del giorno n. 9/1408/113 Benamati c'è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/113 Benamati, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Sull'ordine del giorno n. 9/1408/114 Buratti c'è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/114 Buratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Sull'ordine del giorno n. 9/1408/115 Ascani c'è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/115 Ascani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

L'ordine del giorno n. 9/1408/116 Librandi è accolto come raccomandazione: va bene; sull'ordine del giorno n. 9/1408/117 Mancini vi è parere favorevole con riformulazione: chiedo all'onorevole Mancini se accetti la riformulazione.

CLAUDIO MANCINI (PD). Presidente, non accogliamo la proposta di riformulazione, perché vogliamo che sia chiaro all'Aula che sull'articolo 9 noi abbiamo sollecitato, sia al Senato che in Commissione, una specifica che renda chiaro che non si tratta di un condono, cioè che le regolarizzazioni autorizzate dall'articolo 9, relativamente a irregolarità, infrazioni e inosservanze di obblighi fiscali sui IVA e IRAP, siano riferite e possibili solamente rispetto a documentazione che è già stata depositata nelle dichiarazioni, che quindi si renda chiaro che non è possibile, in sede di contenzioso, far accedere a questa forma di regolarizzazione tributi dovuti che non siano stati dichiarati.

Questo renderebbe chiaro che non si tratta di un condono. Il fatto che non si sia voluto recepire un emendamento al testo - sia al Senato che in Commissione alla Camera - che rendesse più chiaro che non si tratta di un condono, ci ha messo in sospetto, quindi vogliamo la votazione su questo ordine del giorno e vogliamo anche il parere del Governo, perché a pensar male a volte ci si indovina.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mancini n. 9/1408/117, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Sull'ordine del giorno Migliore n. 9/1408/118 c'è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signora Presidente, signori del Governo, ripropongo un tema che è stato già affrontato in questa discussione, relativo alla tassazione incongrua e, dal nostro punto di vista, sbagliatissima sui cosiddetti money transfer verso i Paesi non aderenti all'Unione europea. Vi hanno spiegato i colleghi che sono intervenuti prima quali sono gli effetti dal punto di vista etico, per quanto riguarda una memoria storica relativa ai nostri emigranti, che con le rimesse hanno fatto ricco il nostro Paese, ma anche dal punto di vista funzionale, perché questo riguarda la mancanza di interventi per una vera cooperazione internazionale, perché la prima voce di cooperazione internazionale è quella delle rimesse; per quanto riguarda, poi, la funzionalità del sistema finanziario, perché effettivamente, come era stato spiegato bene anche dall'onorevole Fassino, è evidente che verranno ad essere ancora più onerosi questi trasferimenti, perché magari passeranno per filiali estere, però all'interno dell'Unione europea; inoltre, vi è il fatto che ciò non ha nessun senso rispetto a un principio, quello dell'articolo 53 della Costituzione, relativo all'equità e alla congruità della tassazione, anche in relazione a fenomeni che possono invece riguardare transazioni di forti capitali. Io vorrei che su questo vi soffermaste. Siccome nell'ordine del giorno si chiede un monitoraggio, non è che si chiede di tornare indietro rispetto alla misura, voi che cosa fate? Preferite non monitorare, in modo tale che, magari, aumentando i flussi illegali di questi trasferimenti all'estero, si possa in qualche modo poi censurarli? Oppure un Governo serio dovrebbe, secondo un principio equo di tassazione, introdurre una misura che, dal punto di vista della vostra disponibilità, non è neanche a vostra disposizione, cioè quella di tassare i capitali finanziari? Mi rivolgo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: capisco che voi vogliate punire i poveri - altro che l'abolizione della povertà - ma non capisco per quale motivo voi stiate garantendo un'assoluta impossibilità di realizzare un obiettivo, che è quello di rendere questo Paese eguale per tutti, soprattutto per coloro i quali lavorano, pagano le tasse, contribuiscono ai contributi di questo Paese, rendono più ricco questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché se voi un giorno vi fermerete un attimo a vedere qual è il contributo netto dei lavoratori stranieri in questo Paese, vi renderete conto che è superiore anche a quello che questo Paese fornisce loro.

E poi lasciatemi dire un'ultima cosa: voi - per il suo tramite mi rivolgo al collega Silli, Presidente - avete detto che bisogna tassare queste rimesse e quindi questi trasferimenti di capitali all'estero - capitali! stiamo parlando di qualche centinaio di euro -, ma voi di fuga di capitali siete molto esperti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché solo nei primi tre mesi del vostro Governo sono stati 78 miliardi i capitali in titoli di Stato che sono usciti dal nostro Paese, più 49 milioni (su questo, i vostri capitali sono certamente più noti e più vicini alla vostra esperienza diretta). Quello che intendo dire, però, è che, quando affrontate un principio, o avete il coraggio di dire che è una discriminazione, oppure abbiate il coraggio di tornare indietro o almeno di verificare che cosa avete combinato fino a quel punto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Se posso aggiungere un punto alle parole, che condivido, del collega Migliore, questa è una tassa ingiusta, crudele e controproducente. Controproducente, come hanno già illustrato i colleghi Fassino e Boldrini, perché aumenterà i flussi in nero, ma inoltre questa tassa disdice una serie di impegni che ha preso il nostro Paese al G8 de L'Aquila e ai G20 di Brisbane e di Cannes, in cui, come Paese, prendevamo l'impegno di ridurre i costi delle commissioni collegate ai trasferimenti delle rimesse. Questa tassa costituisce una tripla tassazione per queste persone, che non soltanto sono tassate regolarmente come tutti i lavoratori nel nostro Paese e, inoltre, devono affrontare commissioni già salatissime, ma, come terzo, aggiungiamo questa tassa.

È una norma ingiusta, che è anche una vergogna per la storia dell'emigrazione italiana all'estero, perché per anni milioni di italiani hanno portato rimesse, sostenendo la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/118 Migliore, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Sull'ordine del giorno n. 9/1408/119 Ungaro c'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Ungaro, ha già parlato due volte, quindi può soltanto dire se accetta o meno la riformulazione.

MASSIMO UNGARO (PD). Non la accetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/119 Ungaro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1408/120 Fregolent.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, signora Presidente, non riesco veramente a capire la riformulazione, cioè di “valutare l'opportunità”, perché qui si parla di riduzione di tasse, cosa che pensavo fosse un elemento di campagna elettorale. Voi prevedete una riformulazione, quella che avete messo nella legge di bilancio, che però penalizza e mortifica le start-up innovative attraverso le Srl semplificate. Visto che in questo provvedimento non c'è nulla per i giovani, esattamente come per la legge di bilancio e che, mediamente, le start-up sono proprio il modo con il quale i giovani entrano nel mondo del lavoro, non posso accettare una riformulazione che, invece di accettare tal quale questo ordine del giorno, che è un ordine del giorno e impegna il Governo quanto può impegnare un ordine del giorno, addirittura lo declassa a valutare l'opportunità di.

Visto che voi avete fatto una campagna elettorale dicendo “abbasseremo le tasse”, incominciate con abbassarle per quanto riguarda le start-up innovative dei giovani. Quindi, rifiuto categoricamente questa riformulazione, che è veramente una presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/120 Fregolent, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1408/121 D'Alessandro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Spero di riuscire a guadagnare l'attenzione dei colleghi e anche del Governo, perché credo che nel parere espresso, cioè contrario, ci sia uno straordinario errore, perché non si spiega come mai il Governo, come mai i parlamentari di quest'Aula, i componenti della maggioranza, possano essere contrari ad un ordine del giorno e, se potessi dare un titolo, utilizzerei una sorta di hashtag: come la Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È noto che è stato giuridicizzato un principio secondo il quale, se un soggetto debitore nei confronti dello Stato non può pagare, in questo caso la Lega per i famosi 49 milioni di euro, possa rateizzarli in 76 anni. Ho fatto il calcolo, sono 912 rate mensili.

Bene, avevo presentato un emendamento, chiaramente tutti gli emendamenti sono caduti, però l'ordine del giorno invita il Governo a fare una cosa seria, e lo dico anche ai colleghi - tramite lei, Presidente - dei 5 Stelle, i quali hanno inventato questa storia dell'uno vale uno. Adesso vediamo se uno vale uno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), cioè se gli italiani, che vengono prima degli altri, valgono come la Lega. L'ordine del giorno recita semplicemente di applicare a tutti i contribuenti italiani il principio giuridicizzato secondo il quale, se uno non può pagare e se rischia di chiudere, si può dilatare il pagamento in 76 anni. Allora, penso a quell'artigiano che chiude, a cui lo Stato dice no, ma alla Lega dice sì. Penso a quella famiglia che non ce la fa a pagare le rate, a cui lo Stato dice no, ma alla Lega dice sì.

Non si capisce perché un imprenditore, per esempio, con un debito importante, debba pagare al massimo, prevede la norma dello Stato, in 120 rate; invece, se si tratta di un partito al Governo, vanno bene 912 rate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non riesco a capire perché il Governo dica no: lo posso capire se collego la funzione di Governo all'appartenenza politica del sottosegretario che ha espresso il parere; non lo riesco a capire per coloro i quali hanno teorizzato, sviluppato, portato avanti la teoria di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, e, se non votano questo ordine del giorno, diventano il tonno dentro la scatoletta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché non si capirebbe perché non si riesca ad applicare gli stessi principi ai cittadini italiani.

Ho ricordato ciò che dice il capitano della Lega: il capitano della Lega ci ricorda sempre, in ogni occasione, che vengono prima gli italiani. Questo ordine del giorno, in realtà, fa venire prima gli italiani, almeno li fa arrivare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…

PRESIDENTE. Colleghi!

CAMILLO D'ALESSANDRO…almeno li fa arrivare pari a come sono stati trattati la Lega e i leghisti in Italia. Tra italiani e leghisti, noi preferiamo sempre gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito DemocraticoCommenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e dicendo italiani dico anche leghisti, non è che vi dovete…sappiatelo; va bene che avete cambiato opinione, dal Nord alla Padania, dalla scissione ad altro, però, dicendo “italiano”, dico anche “leghisti”.

Allora, Presidente, invito il sottosegretario, veramente, a valutare, a dire perché “no”. Concludo, Presidente; perché no? Non è un tema che ci bocciate, il problema è perché gli italiani devono essere trattati diversamente dalla Lega. Ce lo dica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/121 D'Alessandro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1408/122 Fragomeli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. Sono incredulo di fronte a questo parere. Pensavo che questa maggioranza e altri potessero essere detrattori della fatturazione elettronica, che in qualche modo potessero evidenziare più pseudo aumenti di costi o una maggiore burocrazia; con questo ordine del giorno, invece, chiedevamo semplicemente la possibilità di avere un servizio gratuito, che è quello della conservazione delle fatture, meno scadenze, meno impegni da adempiere e, quindi, ci sembrava scontato che questo venisse accolto. Invece, scopriamo che questo Governo è contro i piccoli imprenditori, è contro gli artigiani, è contro il muratore, l'imbianchino, che non hanno i soldi per andare in una software house e si rivolgono all'Agenzia delle entrate per avere un servizio gratuito, la tenuta delle fatture.

Ebbene, non capiamo e non capisco perché un piccolo imprenditore non abbia diritto ad una legge; oggi, tutto questo è disciplinato da un contratto dell'Agenzia delle entrate e un piccolo imprenditore dovrebbe fidarsi che le sue fatture, delle quali può essere chiamato a rispondere dopo 5 o 10 anni, non siano conservate per un diritto sancito da una legge, ma solo da un accordo.

Allora, questo paradigma, che vede, da sempre, uno Stato invasivo, forte, rappresentato dall'Agenzia delle entrate, e un piccolo contribuente, poteva essere risolto approvando questo ordine del giorno, dando pari legittimità al contribuente, pari diritti, perché, se c'è un problema nella conservazione della fattura elettronica e c'è un problema perché i piccoli contribuenti temono la fatturazione elettronica, è perché, per la prima volta, la fattura non ce l'hanno più loro nel loro registro, nel loro ufficio, ma ce l'ha un altro ente, lo Stato, ed è lo stesso Stato che può chiamare a rispondere quel piccolo contribuente, quel piccolo imprenditore.

Allora, io penso che una legge o un comma non si neghino a nessuno. Come si fa a negare a chi deve approcciarsi a un nuovo sistema di fatturazione elettronica, il diritto di vederlo scritto in una legge italiana? Voi state dicendo “no” a questo, state dicendo “no” al fatto che un cittadino abbia il diritto di essere tutelato, perché quando deve rispondere davanti allo Stato, deve essere sicuro che quella fatturazione esiste, nessuno la stralci e possa vantare i suoi diritti davanti al fisco, perché se vogliamo complicità tra Stato e contribuente, la prima cosa che dobbiamo fare è avere fiducia nei contribuenti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, volevo capire una cosa. Qui, il fatto paradossale è un altro, è che la Lega porti avanti la fatturazione elettronica, perché mi risulta che la fatturazione elettronica sia quasi come fosse una continuità amministrativa, perché la fatturazione elettronica è proprio stata fatta dal precedente Governo, proprio dal Partito Democratico che qui ci sta facendo una lezione sul perché la fatturazione elettronica, di fatto, non dovrebbe essere portata avanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi, magari è giusto fare demagogia su alcune cose, perché si fa opposizione, ma ritengo che, su questo punto, sia ridicolo che proprio il Partito Democratico ne faccia una battaglia di Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/122 Fragomeli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/123 Pizzetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1408/124 Noja, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Ordine del giorno n. 9/1408/125 Zardini, parere favorevole, con riformulazione accolta. Ordine del giorno n. 9/1408/126 Viscomi, parere favorevole, con riformulazione accolta. Ordine del giorno n. 9/1408/127 Serracchiani, parere favorevole, con riformulazione accolta. Ordine del giorno n. 9/1408/128 Carla Cantone, parere favorevole, con riformulazione accolta. Ordine del giorno n. 9/1408/129 Del Basso De Caro, accolto come raccomandazione, va bene. Ordine del giorno n. 9/1408/130 Critelli, accolto come raccomandazione, va bene. Ordine del giorno n. 9/1408/131 Anzaldi, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/1408/132 Vazio, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/1408/133 Braga, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/1408/134 Carnevali, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/1408/135 Enrico Borghi, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/1408/136 Boccia, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/1408/137 Cardinale, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/1408/138 Cantini, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/1408/139 Verini, parere favorevole con riformulazione; la riformulazione è accolta. Ordine del giorno n. 9/1408/140 Pellicani, favorevole con riformulazione; la riformulazione è accolta. Ordine del giorno n. 9/1408/141 Care', favorevole con riformulazione, la riformulazione è accolta. Ordine del giorno n. 9/1408/142 La Marca, parere favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Prima di passare alle dichiarazioni di voto, colleghi, vi chiedo un attimo di attenzione e di silenzio.

Sul grave attentato verificatosi a Strasburgo (ore 16,55).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Come sapete, nella serata di martedì scorso, un grave e ulteriore attentato terrorista, di matrice islamista, ha avuto luogo nel mercato di Natale al centro di Strasburgo. Nell'attentato abbiamo perso tre vite e una quarta persona si trova in stato di morte cerebrale. Tra le tredici persone ferite c'è anche un nostro connazionale, il giovane giornalista Antonio Megalizzi, nato a Rovereto, che versa in condizioni molto gravi. Alla sua famiglia e ai suoi cari vanno tutti i nostri pensieri affettuosi e commossi.

Questo attentato ha una triplice valenza simbolica, che lo rende ancora più odioso e rende più ferma la nostra condanna unanime.

Un simbolo è l'obiettivo scelto, la città che ospita il Parlamento europeo, una delle principali istituzioni dell'Unione e, dunque, un attacco al cuore dell'Europa, nei suoi fondamentali valori di libertà e democrazia, quelli, cioè, che la caratterizzano sin dalla sua fondazione.

Il secondo simbolo è nel contesto scelto: la decisione di colpire un mercatino di Natale. La Natività è il momento più intenso e spirituale del calendario della religione e della tradizione cristiana, nelle quali affondano le radici della civiltà europea, quelle radici giudaico-cristiane che rappresentano la nostra storia e la nostra identità.

Il terzo e ultimo simbolo, involontario ma certo non meno grave, sta proprio nell'aver colpito un giornalista. Il settimanale Time ha eletto uomini dell'anno i giornalisti che rischiano la vita e oggi, come abbiamo detto, siamo in apprensione per un giornalista italiano. Colpire un professionista dell'informazione significa sempre attentare alla libertà di espressione, alla figura professionale che più di tutte le altre la identifica e la rappresenta.

In questo momento di lutto e di dolore, esprimiamo cordoglio per chi ha perso la vita, e la vicinanza della Presidenza della Camera e dell'intera Assemblea ai feriti e alle loro famiglie, a tutto il popolo francese e a tutti i cittadini europei.

Quest'Aula è un luogo di dibattito anche acceso, di confronto politico che spesso può diventare anche aspro, che talvolta, purtroppo, restituisce l'immagine di un Parlamento diviso, ma di fronte a un nemico così grande, che sfrutta strumentalmente alcune idee religiose e ha come obiettivo quello di colpire e di distruggere proprio le fondamenta della nostra democrazia e, quindi, della nostra civiltà, ci presentiamo oggi uniti, uniti e forti. La capacità di unirsi e di rispettarsi, pur essendo diversi, è quello che ci distingue e ci pone più in alto di coloro che credono di poterci annientare con la violenza, il fanatismo e l'odio terrorista, ed è la migliore garanzia che questa Camera e l'intero Parlamento sapranno rappresentare al meglio un popolo orgoglioso e fiero, donne e uomini che non arretreranno di fronte a nessuna minaccia. Noi giuriamo che, come loro e con loro, non arretreremo mai.

Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1408)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

Chiedo ai colleghi che stanno lasciando l'Aula di farlo possibilmente in silenzio per consentire al collega Tabacci di svolgere la sua dichiarazione di voto. Collega Tabacci, prego.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Con questo decreto il Governo dimostra…è vero che io parlo per il processo verbale però, signora Presidente, bisogna essere…

PRESIDENTE. Prego i colleghi di lasciare anche liberi i banchi del Governo. Colleghi, scusatemi, capisco la difficoltà dell'onorevole Tabacci di svolgere la sua dichiarazione di voto, quindi se riusciamo a lasciare l'Aula in silenzio, consentiamo all'onorevole Tabacci di parlare. Prego, onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente, è stata molto gentile. Con questo decreto il Governo dimostra tutta la sua…

PRESIDENTE. Colleghi della Lega, colleghi di Forza Italia! Prego.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). …inadeguatezza e trasmette un messaggio negativo, senza ottenere risultati apprezzabili. È un vero e proprio paradosso perché genera pesanti costi sociali in termini di educazione, di cultura e di civismo, conseguenti ad una procedura di condono, senza riuscire però ad aumentare il gettito in maniera significativa. Così le coperture previste nella manovra di bilancio diventano palesemente inattendibili. Chissà cosa penserà la Commissione europea di chi gioca sul deficit al 2,04 e annuncia introiti da dismissioni per 18 miliardi nel 2019 e 30 miliardi nel triennio? Se pensiamo che negli ultimi dieci anni il Tesoro ne ha incassati 12, che cosa penserà il Presidente Juncker? Quindi, a proposito delle coperture fiscali, che sono così ballerine, che cosa pensa?

I condoni fiscali - vorrei fare una breve cronistoria - hanno consentito all'erario di incassare circa 130 miliardi in 45 anni: 45 anni di condoni hanno portato 130 miliardi nelle casse dello Stato, più o meno la misura dell'evasione in un anno in un Paese, il nostro, che ha un sommerso vicino al 20 per cento del suo PIL.

Gli evasori hanno sempre vissuto bene nel nostro Paese, mentre la pressione fiscale è aumentata per chi le tasse le paga o non può eluderle. Il Governo del cambiamento avrebbe dovuto cambiare linea davvero, vale a dire smettere di prendere in giro i contribuenti onesti e fare la guerra ai ladri: altro che pace fiscale! Invece questo Governo compie una vera e propria istigazione a non pagare le tasse in attesa del prossimo condono. È un meccanismo altamente diseducativo e lacerante l'equilibrio sociale che regge sulla distinzione tra cittadini fiscalmente onesti e quelli che praticano variamente sia l'evasione, sia l'elusione illegale dai doveri fiscali. È un vero e proprio manifesto al disimpegno fiscale, perché queste norme incidono molto negativamente sul rapporto tra fisco e contribuente, prefigurando un condono che investe potenzialmente tutte le fasi del rapporto e incitando così alla furbizia e al disimpegno fiscale. Non è certo la prima volta, l'ho detto prima, che un Governo investe sul condono e fiscale, ma stavolta più che le altre, lancia un messaggio esplicito gli evasori: chi non dichiara o non versa le imposte dovute, rischia ben poco. Così si fa crescere ancor di più la martellante questione che ci viene quotidianamente posta: la vuole con la fattura o senza la fattura? C'è un vero e proprio doppio prezzo su molte attività e su molti servizi professionali, per cui risulta naturale mettersi d'accordo per aggirare l'obbligo fiscale. I due contribuenti si mettono d'accordo e decidono di raggirare lo Stato, ma il Governo finge di non vederlo e riduce anche le poche esperienze di contrasto di interessi tra contribuenti che pure hanno dato buoni risultati.

Mi ha, altresì, colpito il fatto che si sia voluto dare un colpo all'autonomia impositiva e, soprattutto, al controllo degli enti locali. Vuol dire che la cultura amministrativa che alcuni di voi hanno rivendicato, per le esperienze trascorse di sindaco o di assessore, non viene trasferita nell'azione di Governo. È un errore perché in molte realtà locali si stava ricostruendo una professionalità nel contrasto all'evasione che si era andata strutturando in alcuni decenni nella gestione, ad esempio, dall'imposta di famiglia. Parlo dalla riforma Vanoni in poi, ma per capire come si era strutturato tutto questo meccanismo degli enti locali e come c'era una cultura del contrasto all'evasione fiscale. L'imposta di famiglia era allora un tributo cardine dell'autonomia impositiva dei comuni. Invece questo Governo strizza l'occhio ai furbi: altro che minaccia del carcere ai grandi evasori. Nessuno si crede un grande evasore, quindi, per questa ragione si autoassolve. È un'operazione prevalentemente elettorale, tipica di questo Governo, ed essa prevale sull'efficacia dello stesso strumento condono, che può essere utilizzato in qualche occasione, ma come un eccezione non come regola.

Emerge una scarsa originalità, anche tecnica, nelle misure proposte, che conferma un contesto poco innovativo della politica fiscale proposta da questo decreto, forse per la natura di compromesso al ribasso tra forze politiche che hanno una visione discordante e contraddittoria dalla funzione fiscale. Le misure non sono nuove, ma si accavallano su altre precedenti che pure non avevano dato gli esiti sperati. Penso, ad esempio, agli effetti della rottamazione-ter che incide negativamente sulla normale attività di riscossione. Da questo provvedimento emerge la natura politica dalla maggioranza parlamentare, il cinismo elettoralistico della Lega, che scambia presunta sicurezza con aperta libertà di evasione fiscale.

La Lega dà la caccia ai neri e tollera la schiavitù dei migranti irregolari; in cambio, poi, indica ai cittadini che pagare le tasse è un optional; ostacola le rimesse dei migranti e non si cura degli 80 miliardi che in questi mesi hanno ripreso la via dall'estero, perché non si fidano più del nostro Paese. Quindi, forti con i deboli ed estremamente deboli con i forti. E, poi, il dilettantismo dei Cinque Stelle, che trangugiano un condono multiplo di queste proporzioni inneggiando, da un lato, alla scoperta della manina: quante volte abbiamo visto Di Maio infilarsi in queste sceneggiate? La manina sulla dichiarazione integrativa speciale anche per i valori degli immobili e delle attività finanziarie detenute all'estero, da un lato, e, dall'altro, alle inesistenti manette per i grandi evasori, che vengono richiamate ma che, in realtà, sono più o meno individuabili come le grida manzoniane.

Non solo noi non possiamo votare questo decreto, ma esprimiamo un giudizio severo per questo attentato alla civiltà fiscale, che è un presupposto fondamentale della cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghi, avete iniziato il percorso che oggi ci vede votare sul decreto: “Disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria” il 27 settembre, con i festeggiamenti in piazza e dal balcone di Palazzo Chigi, al grido di: “Ce l'abbiamo fatta!” e ricordiamo bene quelle fotografie e quelle immagini dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle, in basso, in piazza con le bandiere e dei Ministri, capeggiati dal Vicepremier Di Maio sul balcone con le mani alzate al cielo al grido di “Ce l'abbiamo fatta!”. Festeggiavate il fatto di aver deciso di fare più deficit e, quindi, di fatto, più debito per coprire non investimenti per le famiglie, le attività produttive, il Paese, le infrastrutture, ma più deficit per coprire reddito di cittadinanza e quota 100, ovvero far stare a casa le persone in cerca di lavoro fino addirittura a farli rinunciare a tre, ben tre, proposte di lavoro e fare andare le persone prima in pensione. Comunque, debito che dovranno pagare i nostri figli e i nostri nipoti.

Ebbene, avete iniziato questo percorso il 27 settembre, con questa immagine, finite questo percorso dopo settanta giorni, tragici, per il Paese, per l'economia del Paese, con un decreto fiscale a parole, condoni nei fatti e con un incontro a Bruxelles dove avete deciso di abbassare il deficit dal 2,4 al 2,04 per cento; sono 7 miliardi in meno, anche se il cambio di cifra può indurre tanti italiani in errore e, forse, anche per questo avete deciso questa bizzarra cifra del 2,04 per cento di deficit. Nel mentre, tra maggiori interessi, fuga di capitali, perdite di Borsa, crisi bancarie, quanto è costato tutto questo al Paese e agli italiani?

Oggi non votiamo, come già detto, un decreto fiscale, bensì un decreto condoni; potete chiamarli come volete, e nel decreto, devo dire, date sfogo al lessico, nel decreto avete definito i vari condoni con le parole più bizzarre e con i concetti più bizzarri: definizioni agevolate delle controversie, stralcio, annullamento automatico, versamento volontario, regolarizzazione di irregolarità formali, fino all'apoteosi della cosiddetta pace fiscale, ma sempre condoni sono e sono ben nove in questo decreto, il quale trasmette un messaggio ambiguo, pericoloso, equivoco per il Paese, un messaggio di disimpegno fiscale, di disimpegno economico, di disimpegno civico. Cosa devono pensare, infatti, le tante – e, meno male, sono ancora tante – persone che, con fatica, sacrifici pagano quanto dovuto e nei tempi stabiliti? Il Movimento 5 Stelle si era da sempre scagliato contro i condoni: “Mai più condoni” era lo slogan in campagna elettorale del MoVimento 5 Stelle; il vicepremier Di Maio, due mesi fa, a fine settembre dichiarava: “Il MoVimento non è disponibile a votare alcun condono”, talmente non disponibile che ne votate nove e in un colpo solo.

Nessun taglio al cuneo fiscale, nessun taglio alle accise, nessun piano di investimenti o di aiuti alle famiglie, tranne la reintroduzione, benemerita, del bonus bebè; niente di tutto questo, ma nove condoni. Eravate partiti come il Governo del cambiamento, finite come il Governo dei condoni.

Per questo motivo, annuncio il voto contrario della nostra componente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Signora Presidente, sul decreto fiscale il nostro voto sarà di astensione, così come è stato anche sulla fiducia. Questo perché la scelta del Governo di porre la fiducia non ha consentito alla Camera un esame nel merito del provvedimento, che, essendo parte essenziale della manovra, richiedeva una doverosa condivisione e sintesi politica. Vi sono misure, nel decreto, che riteniamo, infatti, non solo importanti, ma anche condivisibili, altre meno, ma che avremmo potuto modificare e migliorare. È importante, per esempio, avere introdotto nel provvedimento misure a tutela delle Casse Raiffeisen, prevedendo per loro la possibilità di optare per un sistema di tutela istituzionale sul modello tedesco, che garantisca liquidità e solvibilità delle banche, tuteli le autonomie e i principi mutualistici. Questa salvaguardia di alcuni modelli con ruoli e funzioni sociali specifici di un territorio riteniamo sia stato un passo giusto. Condividiamo, poi, la proroga di alcuni bonus e misure fiscali relativi alla famiglia e alla natalità, come il bonus bebè e auspichiamo che nella legge di bilancio, in esame al Senato, rientrino politiche più organiche e più incisive nel merito.

Ci aspettavamo un impegno chiaro e netto sul nostro ordine del giorno che chiede di coordinare il Fondo per gli eventi calamitosi con le peculiarità contabili vigenti nelle province autonome di Trento e di Bolzano. Con questa parziale condivisione del decreto, il nostro voto di astensione ribadisce, dunque, la criticità dell'utilizzo della fiducia in modo così reiterato nell'attività parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Siamo arrivati alla dichiarazione di voto e, devo dire, con una certa insoddisfazione. Perché? Perché una volta in più avevamo creduto alle parole dei membri del Governo, dei Vicepremier, delle forze di maggioranza, cioè che questa sarebbe stata la grande occasione di riscatto del nostro Paese in un ambito così fondamentale come quello del fisco e del rapporto tra il cittadino e il fisco.

Avevamo inteso, eravamo convinti che il contribuente finalmente potesse essere il protagonista del sistema fiscale, non più il suddito che spesso – anzi, sempre – è stato nella storia di questa Repubblica. Pensavamo che il produttore di ricchezza – che spesso è lo stesso lavoratore, che spesso è, magari, la famiglia nel suo complesso sistema produttivo su scala familiare che caratterizza il nerbo produttivo nel nostro Paese in questi decenni – fosse un anello riconosciuto del sistema Paese e non, per l'ennesima volta, un frutto da spremere, una mucca da mungere, un prevaricatore della società da portare come mero contributore.

Avevamo ritenuto che finalmente si potessero considerare anche le specificità territoriali, che ci fossero dei riconoscimenti per alcune peculiarità del nostro Paese, lo credevamo, anche vista la presenza di una forza politica che del territorio si era proclamata anche sindacato, in passato; credevamo, quindi, che fosse il momento in cui gli enti locali potessero finalmente essere non dei terminali di decisioni altrui rispetto ad un sistema impositivo, ma fossero un ambito rilevante di questo sistema, anche in concorrenza tra loro.

Noi lo abbiamo detto, è una battaglia antica di Fratelli d'Italia, per esempio, quella di mettere un limite di tassazione addirittura in Costituzione, proprio per evitare che ogni grado amministrativo o politico creasse un sistema fiscale rovesciando su altri, poi, la responsabilità di gestire questo peso assoluto; e, quindi, la concorrenza importante e positiva affinché ogni ente sovraordinato o sottordinato potesse farsi portatore di una opportunità proficua di imposizione fiscale.

Abbiamo visto, per esempio, anche in Commissione, un lungo dibattito sulla fatturazione elettronica e anche qui voglio togliere un equivoco: la fatturazione elettronica per noi non è un elemento negativo in assoluto, è un elemento negativo e diventa un elemento negativo quando ci viene proposto su queste basi, con questa configurazione, con questa modalità, con questa tempistica, con questa incombenza, oserei dire. Allora, poteva essere un momento di riflessione per ricostituire un architrave di un sistema di rapporto tra l'artigiano, tra il professionista, tra l'imprenditore, tra la partita IVA e lo Stato o le sue emanazioni in questo sistema fiscale, invece scopriamo che diventa l'ennesimo occhio puntato contro il cittadino, l'ennesimo aspetto burocratico che grava sulle spalle, anche economiche, del cittadino. Rimane, quindi, la solita illustrazione italiana di una fotografia che, in realtà, non è quella che è perché - lo abbiamo capito dalla discussione - ci saranno decine di migliaia di questi operatori che non avranno l'infrastruttura della fibra ottica che permetterà loro di avere una connessione utile, che non avranno la possibilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) di generare continuamente QR Code, che non avranno la possibilità continuamente di stare attaccati a un computer che, per quanto bello, evidentemente impedisce alle imprese, magari quelle minime, magari quelle composte da un mono nucleo, di poter svolgere la propria attività.

E allora non c'è neanche questa opportunità, non c'è neanche, Presidente, la pace fiscale, pace fiscale che, a nostro modo di vedere, era un punto di partenza di tutto ciò, di ciò che ho illustrato adesso, cioè di questa rivoluzione, di questa novità, di questa diversa rappresentazione del nostro Stato. Doveva essere un punto di partenza e non, come si è poi configurato, un improvvisato traguardo di una corsa a ostacoli, che non finirà mai, non finirà il 1° gennaio. Presidente, tramite lei, lo voglio dire al Governo: non è che il 1° gennaio c'è un traguardo e tutti, alla fine, magari con il mugugno, saranno arrivati; non ci sarà! Io, tramite lei, ringrazio anche il sottosegretario, che in parte ha accolto un nostro ordine del giorno, che almeno tenta di evitare troppi danni tramite il rinvio delle sanzioni a chi, purtroppo, non sarà riuscito a fare questo, ma non basterà.

Oggi ci rimane in mano ben poco, ci rimane la frustrazione, come dicevo prima, di artigiani, di imprenditori, di professionisti, di quello che viene definito il popolo delle partite IVA, i quali hanno visto - e ieri lo abbiamo anche ricordato con toni un po' ironici - un'opportunità storica, un'occasione perduta, che si dissolve in qualche modesto provvedimento che, caro sottosegretario, è più utile allo Stato, è più utile all'Agenzia delle entrate ed è più utile, ancora una volta, a scaricare su di noi cittadini una attività che servirà a perseguitare ancora, magari, come è successo in passato, onesti imprenditori in difficoltà, piuttosto che a supportare il rilancio del sistema produttivo italiano.

Ci sono più costi, c'è più burocrazia, non c'è l'occupazione, non c'è lo sviluppo, non ci sono gli elementi che riguardano la tassa piatta e la scissione del pagamento. Dico ciò in italiano, non solo perché a me piace l'italiano ma perché se dico flat tax o split payment, poi il Vicepresidente Gusmeroli, come ha fatto in Commissione, da noto anglista qual è, mi riprende anche sulla pronuncia; io non ho molta abitudine a parlare con termini albionici e allora uso termini italiani e dico tassa piatta e scissione di pagamento. Voi non identificate, come era previsto nel programma di Governo che insieme avevamo sottoscritto, queste innovazioni per il nostro sistema fiscale. Evidentemente, quindi, è più utile in questo momento trattare, anche in termini di assonanza, il 2,4 per cento piuttosto che il 2,04 per cento, piuttosto che rispettare un impegno che avevate preso con i cittadini italiani. E allora, la nostra illusione che citavo all'inizio, più andiamo avanti e più si trasforma in una disillusione. Caro Presidente, lo dico al Governo: il rischio evidentemente è che questa disillusione da quest'Aula, quando gli effetti nefasti di questi provvedimenti ricadranno sul Paese, si trasformi anche nella disillusione di un elettorato che per adesso vi premia, ma che non vi ha aperto un'apertura di credito definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Signora Presidente, brevemente, perché siamo intervenuti più volte nel giro di tre giorni su questo argomento e, come sappiamo, non abbiamo avuto la possibilità di discutere nel merito di nulla o di cambiare nulla. Quindi, un breve discorso che farò è per capire in quest'Aula, che non ha discusso il decreto-legge fiscale, che cosa resterà nella storia di quest'Aula, che ha visto scivolare via un provvedimento potenzialmente così importante.

Intanto vogliamo che rimanga un principio, che affermiamo noi del gruppo LeU, secondo il quale qualsiasi atto di clemenza generalizzata, oltre ad offendere i contribuenti onesti, costituisce un'esecrabile manifestazione di impotenza dello Stato: una resa dello Stato. L'immagine che si ricava è quella di un disordinato accavallarsi di termini, impegni e opzioni, che potranno anche giovare ai conti pubblici e disinnescare le clausole di salvaguardia, ma di certo non aiutano la credibilità, né l'intelligibilità del sistema. Spuntano infatti ovunque i tratti maligni comuni a tutte le sanatorie, più che mai evidenti in questo alternarsi di opzioni e di termini: raramente conviene accettare la prima offerta perché spesso ne arriva una seconda e magari una terza.

D'altra parte il carattere premiale di una legislazione condonistica, finalizzata all'intento di offrire al soggetto obbligato la scelta tra il mantenersi nella posizione di inadempienza, comunque determinata o motivata, o di avvalersi della facoltà di estinguere la propria posizione debitoria mediante un pagamento agevolato e in tempi definiti, crea un effetto sistemico idoneo ad aumentare il fenomeno dell'evasione, perché genera nel tempo negli evasori la non infondata convinzione di una possibile futura impunità fiscale, con le disastrose conseguenze sul fronte del gettito erariale che tutti conosciamo, come dimostrano anche gli effetti fallimentare dei precedenti, dei passati condoni.

E poi quindi cosa resta, se non c'è stata discussione? Resta, appunto, una Camera dei deputati esautorata nella discussione, nei contenuti, come sappiamo. Resta la memoria, citata anche da altri interventi precedenti, dei litigi tra Salvini e Di Maio; le manine che ci sono state e poi sono state tolte; il cambio di rotta del MoVimento 5 Stelle, che come ho avuto già occasione di dire sulla questione dei condoni, nella passata legislatura aveva fatto una sorta di barricata su questo tema. Infatti, resta un decreto-legge con nove condoni, come ha detto il presidente di gruppo Fornaro questa mattina e, come è stato ricordato oggi, una tassa odiosa sui trasferimenti di danaro dall'estero. Resta poi una rottamazione-ter, che è un provvedimento molto più ampio rispetto alle precedenti rottamazioni, con una possibilità di ampliare il numero di rate, con un tasso più basso. Resta un decreto-legge che parla di un sacco di cose, che parla di tutto: da decreto-legge fiscale è diventato un decreto-legge qualunque, nel senso che contiene la qualunque.

Restano anche e soprattutto, lo vorrei ribadire, le parole ascoltate ieri in discussione generale, ma anche oggi in dichiarazione di voto sulla fiducia, per esempio, pronunciate in quest'Aula dai colleghi della maggioranza. Si è detto che con questo decreto-legge si arriverà alla buona pace della burocrazia; si è parlato del fisco finalmente dalla parte dei cittadini, per aiutare chi non ce la fa. Queste sono state le parole che state pronunciate, ma io ripeto quello che ho detto ieri e lo ripeto anche alla collega della Lega che ha parlato (non ricordo se stamattina o questo pomeriggio): per capire, visto che il fisco finalmente è dalla parte dei cittadini per aiutare chi non ce la fa, il condono relativo alla dichiarazione integrativa speciale, che era stato previsto nel testo originario dell'articolo 9, con cui era stata offerta la possibilità di fare emergere redditi non dichiarati fino a 100 mila euro per ogni singolo periodo d'imposta, era per quelli che non ce la fanno? Era per loro? Perché, insomma, non è che si capisca molto! Questo c'era, era nel testo originario.

L'articolo 9 sappiamo essere stato modificato al Senato e la successiva sanatoria è quella per gli errori formali: questa per chi è, per i contribuenti distratti, per quelli che non ce la fanno a non fare errori?

No, perché altrimenti parliamo di altre cose, perché tutti siamo consapevoli delle difficoltà che le persone hanno incontrato nel pagare le imposte, no? Quindi il tema è un altro: questi dimostrano come l'obiettivo non era quello di aiutare chi non ce la fa, ma di aiutare chi ce la fa benissimo; perché se uno fa emergere fino a 100 mila euro di reddito non dichiarato per ogni periodo d'imposta, 100 mila euro sono tanti, se li mettiamo in monete da 1 euro arriviamo oltre il Vaticano. Fate un po' una prova, magari vi fate un'idea di quello che avevate scritto. Oppure tutto questo è per la buona pace della burocrazia? Poi, come ha già detto qualcuno in Aula, ci sono quelli strani, i cittadini un po' particolari, forse un po' sciocchi che in questi anni hanno sempre seguito le regole; e dalla loro parte non c'è mai nessuno.

Quindi l'obiettivo secondo noi, secondo me, era quello di comporre insieme una riforma fiscale che traguardasse un modello di progressività e di equità: questo è il fisco dalla parte dei cittadini, dove ognuno contribuisce per quello che può dare, ma nella consapevolezza che le regole ci sono e sono praticabili, sono potabili per tutti, in modo tale che tutti noi possiamo contribuire all'erogazione dei servizi ai nostri cittadini. Quindi auspicavamo una discussione vera, sulla fiscalità generale, sulle azioni per gli enti locali che sono stati anche in questo caso - l'ho già detto ieri al sottosegretario - assolutamente messi da parte dal punto di vista delle iniziative proprie. Questo è quello che avremmo voluto, questo è quello che vogliamo in futuro; quindi il nostro gruppo è pronto fin da subito ad attuare una discussione nel merito delle cose, e questo secondo noi è il compito di un legislatore lungimirante, che capisce le cose, capisce le difficoltà, ma le affronta seriamente, non le affronta con dei condoni, e qui sono addirittura nove condoni!

Qui diciamo che è mancato tutto questo, nel segno della più triste tradizione e nel consolidamento di abitudini ricorrenti, e tutte italiane, che evidentemente il Governo del cambiamento non riesce proprio ad accantonare. Per questi motivi, per i motivi espressi nei giorni scorsi, dichiaro il voto fortemente contrario del gruppo di LeU (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacomoni. Ne ha facoltà.

SESTINO GIACOMONI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, oggi in quest'Aula abbiamo la fortuna di assistere ad un evento storico: stiamo, anzi state approvando il decreto-legge fiscale che verrà ricordato non per il suo contenuto, che non c'è, ma per l'apparizione notturna della famigerata “manina”, denunciata dal Ministro Di Maio. Tutti ricorderete i giorni passati dal Governo Conte alla ricerca del colpevole che aveva inserito il condono tombale nel decreto; la manina clandestina passerà alla storia, perché, parlando del Governo giallo-verde, si cambierà il sistema di datazione: si dirà prima o dopo la manina.

Dopo la manina, infatti, tutto è cambiato: il vostro Governo ha iniziato a scricchiolare. Nulla è più come prima, le crepe sono ormai evidenti: la pensate diversamente su tutto, sul reddito di cittadinanza, sulla flat tax, sul condono fiscale, sul condono edilizio, sul TAP, sulla TAV, sulle grandi opere, sul decreto-legge “sicurezza”, sulla prescrizione, sulle tasse per le bevande gassate, sugli inceneritori, sulle tasse sulle auto, sulle relazioni diplomatiche con il Medioriente, e finanche su chi tra i due Vicepremier debba convocare le categorie produttive. Le vostre contraddizioni sono ormai palesi, evidenti a tutti: tranne forse ai due contraenti, che continuano a dire, senza più crederci neanche loro, che andranno avanti cinque anni.

Di fronte ai problemi ormai evidenti, l'ordine di Salvini ai suoi è: zitti e sorridete. In realtà siete di fronte ad un bivio, tra la piazza grillina di Torino dei no-TAV e quella leghista di Piazza del Popolo per la sicurezza e per la flat tax: sono due direzioni contrapposte, dovete decidere dove andare, altrimenti questo bivio rischiate di prenderlo frontalmente, e purtroppo a sbattere non ci andrete solo voi, ma ci andrà tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). State facendo danni più del maltempo: l'economia non cresce, la disoccupazione aumenta, i risparmi degli italiani vanno in fumo.

Onorevoli colleghi, alla fine vedendo il testo oggi all'esame del Parlamento possiamo con certezza affermare che la manina ha prodotto, anziché un decreto, un decretino: il provvedimento è arrivato blindato in Commissione e i parlamentari non hanno potuto introdurre alcuna modifica; eppure ce ne sarebbe stato veramente bisogno. Purtroppo con questo decreto-legge è venuta meno la centralità del Parlamento, ridotto a mero passacarte del Governo: senza che nessuno, neanche il Presidente Fico, abbia sentito il dovere di far rispettare il lavoro della Commissione e di quest'Aula. Questo provvedimento era nato per realizzare la pace fiscale nei rapporti tra erario e contribuente, ma oggi è ridotto a un provvedimento omnibus, che nei fatti inciderà ben poco sul processo di semplificazione dell'ordinamento tributario.

Porterà poco o nulla nelle casse dell'erario e soprattutto complicherà la vita di migliaia di contribuenti onesti. Ma andiamo per ordine. La pace fiscale era uno dei punti qualificanti del programma del centrodestra, ma la nostra proposta, la proposta del centrodestra, non aveva nulla a che vedere con quest'accozzaglia di norme pseudo-condonistiche. No, non volevamo questo. Forza Italia, anzi tutto il centrodestra voleva una rivoluzione del sistema fiscale attraverso l'introduzione della vera flat tax, con un'aliquota unica, la più bassa possibile, uguale per tutti, famiglie e imprese, per realizzare anche in Italia l'equazione dello sviluppo e del benessere: meno tasse sulle imprese, meno tasse sulle famiglie, meno tasse sul lavoro producono più consumi, più produzioni, più posti di lavoro, cresce la torta dell'economia e aumentano le risorse a disposizione dello Stato per aiutare chi resta indietro. Questa, cari amici, era la base del nostro programma, questa la nostra visione di sviluppo, altro che decrescita felice!

Vorrei ricordare ai colleghi della Lega la differenza tra un programma elettorale sottoposto al voto degli italiani ed un contratto privato sottoscritto dei partiti dopo il voto. Nel nostro programma elettorale c'era una visione politica, un progetto per il futuro del Paese, e il fulcro del nostro programma era la parte fiscale, con flat tax e pace fiscale. Il contratto, invece, è un accordo tra due privati per tutelare i propri interessi. Con il vostro contratto ognuna delle parti si è spartita il bottino, i soldi degli italiani: 9 miliardi ai grillini per il reddito di cittadinanza e 9 miliardi ai leghisti per l'abolizione della “Fornero”. In questa spartizione non c'è alcuna visione ma un unico interesse, quello di comprare il voto dei giovani al Sud e degli anziani al Nord, promettendo sia ai giovani che agli anziani la stessa cosa: vi paghiamo per stare a casa a non far nulla. Questo è il futuro che state prospettando agli italiani!

Onorevoli colleghi, avete perso una grandissima occasione. Oggi potevamo votare insieme una riforma fiscale integralmente coperta da una profonda revisione delle detrazioni fiscali e dalla definizione complessiva di tutto il contenzioso. La nuova era fiscale avrebbe comportato l'azzeramento di tutte le vecchie pendenze con il fisco e contestualmente il carcere per chi avesse evaso nonostante la flat tax. Noi avremmo voluto un testo in cui, mantenendo fede agli impegni con gli elettori del centrodestra, la Lega avesse avuto il coraggio di inserire nel decreto fiscale una vera flat tax, un vero condono fiscale, una vera pacificazione con il fisco, una vera revisione delle detrazioni fiscali, un fisco più semplice per combattere realmente evasione ed elusione. La nostra è l'Italia del sì: sì alla riduzione delle tasse, sì alle grandi opere, sì allo sviluppo, sì alla crescita, sì a chi studia, a chi si impegna, a chi fa impresa e crea lavoro. Onorevoli colleghi della Lega, per noi gli imprenditori sono sempre degli eroi, mentre per i vostri compagni di Governo gli imprenditori sono sempre evasori. È per questo che purtroppo, con la vostra complicità, i grillini hanno messo sotto l'albero di Natale un bel pacco per gli italiani, un pacco dono, altro che condono, un pacco che i contribuenti scarteranno il 1° gennaio del prossimo anno, quando tutti, artigiani, commercianti, agricoltori, piccoli e medi imprenditori avranno l'obbligo di emettere la fattura elettronica. Questo decreto quindi non solo non riduce le tasse, non semplifica il sistema fiscale, ma introduce altre complicazioni, altro che semplificazioni! La verità è che con questo decreto avete pensato solo a far cassa: dalla fattura elettronica il Governo pensa di ricavare circa 2 miliardi di maggiori entrate fiscali. Quindi a pagare saranno sempre gli stessi, i contribuenti onesti; a pagare ovviamente saranno i ceti produttivi, usati ormai come un bancomat dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ma almeno, ve ne rendete conto? Vi rendete conto dei danni che state facendo? Voi forse non vi rendete conto di quello che sta succedendo. Da mesi state giocando con i conti pubblici, state giocando con la vita delle persone, state distruggendo i loro risparmi, frutto del lavoro e dei sacrifici di una vita. Leggendo i giornali di oggi scopriamo che avete fatto tutto questo rumore per nulla, per uno 0,4, dal 2,4 al 2,04. La vostra retromarcia vale 6,4 miliardi, mentre la vostra politica degli annunci, del muro contro muro è costata agli italiani 244 miliardi, bruciati a causa dello spread.

Signori del Governo, l'Italia che lavora e che produce è stanca di tutto questo, e ne chiederà conto anche a voi, amici della Lega, che continuate ad avvallare tutto. Ma fino a quando gli elettori del centrodestra non si ribelleranno? Il vero rischio che si aggira sugli italiani, se la situazione dovesse precipitare, è la patrimoniale, come accadde la notte del 9 luglio 1992, quando il debito pubblico superò il 100 per cento del PIL e arrivarono il prelievo forzoso dei conti correnti e la patrimoniale, l'imposta straordinaria immobiliare che poi divenne permanente con il nome di ICI, imposta comunale sugli immobili.

Vi ricordo che fu il Governo Berlusconi ad abolirla, nel 2008. Sì, Berlusconi, l'ultimo Presidente del Consiglio scelto direttamente dagli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il giorno in cui sarete costretti a mettere la patrimoniale e a prelevare nottetempo i risparmi dai conti correnti degli italiani sarà un risveglio molto amaro, per tutti.

Se continuate così, scenderanno in piazza anche in Italia donne e uomini in gilet, ma non i gilet gialli come in Francia, perché da noi i gilet gialli sono già al Governo insieme a voi, bensì scenderanno in piazza i gilet verdi, verde leghista, o forse semplicemente verdi di rabbia. Saranno i ceti produttivi a scendere in piazza contro il Governo delle promesse mancate. Non fatevi illudere dai sondaggi, fermatevi, prima che sia troppo tardi.

Concludo Presidente. Cari colleghi, non si tratta più di cambiare la manovra al Senato né il decreto fiscale qui alla Camera; visto il precipitare della situazione, si tratta di cambiare subito questo Governo. Solo con una politica seria, con persone serie, competenti e perbene ci sarà un futuro positivo per gli italiani.

Nel frattempo, in attesa di un nuovo Governo, il nostro “no” a questo provvedimento non può che essere chiaro, forte e deciso. Per tutto questo, il gruppo di Forza Italia voterà “no” al vostro decreto fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Signora Presidente, membri del Governo, gentili colleghi, finalmente, dopo più o meno una settimana, questa farsa è finita, perché questo decreto fiscale da noi non è stato minimamente esaminato.

I nostri emendamenti, non solo quelli del Partito Democratico ma quelli di tutte le opposizioni, non sono stati minimamente verificati, considerati. Eppure erano di buonsenso, e prevedevano, ad esempio, degli aiuti per quanto riguarda i comuni virtuosi. Eppure, la Lega viene proprio dai territori, dove sempre ha fatto la battaglia sui comuni virtuosi. Bocciati al mittente, senza neanche guardarli.

Mi sono chiesta in questi giorni, come mai il 4 dicembre 2016 avete votato “no” al referendum. Di fatto il vostro non è un bicameralismo, perché ogni volta che arriva un provvedimento, o alla Camera o al Senato, c'è solo una lettura, senza avere quei contrappesi che quella riforma, che voi avete bocciato in nome della democrazia, prevedeva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Farsa, come la vostra politica economica: avente inchiodato il Paese sul 2,4 per cento per mesi, facendo delle dichiarazioni improvvide sull'uscita dall'euro, dall'Eurozona, sul fatto che Juncker non beveva l'acqua e beveva altro. Oggi, gli italiani che cosa berranno? Berranno che si sono bruciati miliardi - miliardi! - che potevano finire in riduzione delle tasse, in sociale, in povertà.

Si sono bruciati miliardi di investitori stranieri che con noi non hanno più voglia di fare niente, perché abbiamo fatto un decreto come il “dignità” che li fa scappare, abbiamo fatto una legge di bilancio dove non c'è una norma sul lavoro e abbiamo fatto un decreto fiscale che non parla di fisco.

Voi date sempre dei titoli ai temi e poi non li svolgete mai, svolgete altro, perché mi aspettavo in questo decreto fiscale - visto che l'ha esaminato la Commissione finanze, quindi in teoria il titolo corrispondeva con la Commissione - che ci fosse il fisco qua dentro, invece no: non c'è la politica fiscale, non c'è la vostra politica fiscale, perché parliamo di Campione d'Italia, del terzo settore, del bonus bebè, di tante altre cose, ma non parliamo di fisco.

E, infatti, se analizziamo bene con attenzione quello che è scritto qua, mancano dei temi fondamentali che voi avete usato per la vostra campagna elettorale. Avete detto che, a differenza del PD, avreste abbassato le tasse, ma scopriamo dalla legge di bilancio che ad abbassare le tasse è stato il PD. Lo scrivete voi nella legge di bilancio, che avete approvato voi con un voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); voi lo scrivete; il PD ha abbassato le tasse, voi no: non toccherete un euro di tasse!

Infatti, qua non c'è nulla sulla politica fiscale. Non c'è la pace fiscale, quella di cui voi vi riempite la bocca a parole, e perché non c'è la pace fiscale? Perché non c'è la riduzione delle tasse. La pace fiscale non è l'evasione; la pace fiscale è la riduzione delle tasse e, qui, non c'è. Non c'è riduzione delle tasse, c'è solo un premio per i furbetti. Infatti, anche il vostro condono è pasticciato come è pasticciata questa maggioranza; è entrato al Senato in un modo, è stato cambiato, perché evidentemente, dopo il condono Di Maio, anche il condono fiscale era un po' indigesto per l'elettorato dei 5 Stelle. Allora, l'avete più o meno cambiato, premiando i furbetti, perché avete, per esempio, penalizzato chi spontaneamente va all'Agenzia delle entrate e dice: ho sbagliato. Ecco, loro, il vostro condono non ce l'hanno; veramente, i contribuenti che hanno fatto l'errore, voi non li prevedete; invece, quelli che hanno eluso, hanno un sacco di soldi da parte vostra.

La cosa incredibile è che voi parlate sempre di onestà, non soltanto i 5 Stelle, anche i leghisti sono molto duri, ad esempio, nel non concedere la mensa ai bambini di Lodi, stranieri, ovviamente, perché devono prevedere delle certificazioni ben precise, per far capire che sono veramente nullatenenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Una domanda: visto che la fiscalità serve per i servizi, serve per la sanità, per la scuola, per il trasporto, a quelli che non hanno pagato le tasse chiederete il certificato di aver finalmente contribuito ai servizi del Paese o per loro è gratis tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Cioè, ci sono dei fessi che pagano le tasse e contribuiscono alla sanità di quelli che non hanno pagato le tasse? Complimenti per la vostra onestà.

Che cosa non c'è? Non c'è neanche il federalismo fiscale. Avete fatto due referendum, Zaia e Maroni, quindi non due governatori del PD; due governatori della Lega hanno fatto un referendum, bruciando soldi dei contribuenti, c'è stato un esito, ebbene, mi aspettavo che il Governo della Lega facesse un federalismo fiscale. Scomparso! Non c'è neanche il titolo, il sottotitolo, un “graffetto”, un ordine del giorno fatto approvare dalla vostra maggioranza: neanche un ordine del giorno sul federalismo fiscale.

Ma, allora, è stata una farsa anche questa, un'ennesima farsa della Lega. Ci sono però marchette, ecco, quelle ci sono tutte. Ad esempio, come non credere, nel 2013, a Salvini che diceva “la salute degli italiani viene prima di tutto”? La salute degli italiani e, quindi, le sigarette elettroniche devono essere giustamente tassate come se fossero sigarette normali, perché prima la salute degli italiani, con la salute non si scherza.

Poi, 75.000 euro, e vuoi scherzare, si fa un “condonone” solo per chi produce sigarette elettroniche ed, evviva, la salute degli italiani va in cavalleria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

A questo punto, suggerirei a tutti gli imprenditori che in questi giorni si sono lamentati delle vostre manovre, di fare altrettanto; ad esempio FCA, l'ex FIAT, che ha un nome attuale impronunciabile, che è preoccupata, ha bloccato gli investimenti in Piemonte, nella mia città, a Torino, in Italia, perché con l'ecotassa che voi avete messo, avete bloccato quegli investimenti lì; ebbene, chiedo all'amministratore delegato di dare un 75.000 euro alla Lega e via, il problema forse lo abbiamo risolto e l'economia, forse, ricomincia a partire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Poi abbiamo un clamoroso autogol, quello dei money transfer. Allora, io capisco che voi avete come obiettivo che ogni cosa che ricorda uno straniero deve essere per forza martoriata, e questo l'abbiamo capito; il problema - visto che abbiamo fatto anche prima una giusta commemorazione su che cosa è terrorismo - è che se dalla luce si va all'ombra, non è che arriva più sicurezza o più facilità di controllo, ma arriva più insicurezza, arrivano più problemi e i money transfer sono un modo legale, controllato, perché il denaro venga tracciato dall'Italia all'estero, perché in maniera diversa verrà occultato.

Allora, io mi chiedo: ma se prima arrivano gli italiani e la sicurezza degli italiani, perché avete fatto una simile porcata?

Perché una simile porcata produce soltanto il fatto che i soldi usciranno in nero dal nostro Paese. Io capisco che siete il partito del condono, però, cavolo, questo riguarda la sicurezza degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Arrivano persone che portano il denaro all'estero e noi non sappiamo a chi li danno, si spera ai propri familiari, ma non è detto. E voi fate la stessa cosa, qui, come avete fatto col decreto sicurezza, nel negare l'evidenza e nel rimangiarvi quello che avevate sottoscritto nel G20 e nel G8 dell'Aquila del 2009. Voi avevate scritto che i money transfer erano un elemento di chiarezza e di semplificazione, e nel 2009 non c'era il PD al Governo, c'era Berlusconi, che è l'ultimo Presidente eletto, come ogni volta ci dite, e c'eravate voi che lo sostenevate e Matteo Salvini, in quei banchi. Lo avete scritto voi, vi siete rimangiati quello che avevate deciso voi; evidentemente la propaganda va meglio della sicurezza dei cittadini.

Questo è un decreto che non ci piace, ma non ci piace perché non risolve il problema delle persone, perché regala soldi ai furbetti, perché non risolve quella che è un'emergenza del nostro Paese: far pagare le tasse agli evasori - 38 miliardi di IVA evasa, primo Paese d'Europa - e alleggerire le tasse di quegli imprenditori, partite IVA, persone perbene che pagano le tasse fino all'ultimo centesimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voi tutto questo non lo fate, non dati soldi agli enti locali, anzi li martorizzate, eliminando, così, d'emblée, dal 2010 a oggi, tutte le multe che hanno in cassa, gliele togliete, così, senza mettere nella legge di bilancio soldi che le compensino; e poi chi darà i servizi? Verranno da voi quando non avranno le mense o non avranno gli asili nido o non avranno le maestre? Questi sono i soldi che avete tolto, avete tolto i soldi ai cittadini e alle persone perbene e per questo noi diremo “no” al vostro decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, desidero richiamare l'attenzione su alcune particolarità di questa legge che, troppo spesso, viene archiviata come un condono. Questa legge non ha nulla a che fare con un condono; lo dico da parlamentare leghista, lo dico da parlamentare, parte di una maggioranza di Governo, ma lo dico anche da tecnico, questa è una grande pacificazione fiscale e sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), una promessa elettorale del nostro leader Matteo Salvini e, ancora una volta, dalle parole ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dal 2012 al 2018, oltre mille persone si sono suicidate per motivi economici, oltre 500 persone erano imprenditori, un quarto di essi erano del ricco Nord-Est. Sono andato a vedere alcuni profili: persone che si alzavano alle quattro, alle cinque del mattino, accendevano le macchine a controllo numerico, torni, frese, alesatrici e lavoravano spalla a spalla con i loro operai, persone che avevano due famiglie, la loro e quella dei loro dipendenti, persone che volevano dare un futuro migliore ai loro figli, persone che hanno subito la più grande crisi economica che la storia ricordi e che al Nord sono riusciti a pagare gli stipendi dei dipendenti, riuscivano a pagare i fornitori, ma non sono riusciti a pagare Equitalia. E per non subire l'ignominia di vedersi pignorare case o macchine o macchinari si sono suicidati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Ebbene, noi che crediamo nella politica vicina alla gente, con questa legge ripariamo a un torto; si tratta di un torto perché queste persone, per troppo tempo, sono state lasciate sole. A loro il nostro ricordo in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Dal punto di vista tecnico, con questa legge noi permettiamo a persone che non hanno evaso le imposte ma non sono riuscite a pagare le imposte di rateizzarle in cinque anni, gli permettiamo di riprendere a sperare di far ripartire le aziende, gli abboniamo sanzioni e interessi perché questo è l'unico Stato che quasi raddoppia le imposte quando non si pagano e ricordo che in tutti i Paesi della Comunità europea si arriva al massimo al 15 per cento di sanzioni. Questa è una legge che vuol chiudere il contenzioso tra contribuente e fisco e lo vuole chiudere perché la macchinosità di queste leggi fiscali alimentano il contenzioso stesso. Infatti, lo ricordo: il 50 per cento dei contenziosi finiscono con la vittoria del contribuente.

Con questa legge si sanano le irregolarità formali, che in un Paese civile non dovrebbero neanche essere sanzionate. Non si tratta di evasione: è gente che ha pagato le imposte ma ha fatto degli errori, delle irregolarità formali. Ebbene, con un quantum da 200 euro l'anno si permette di evitare anche qui sanzioni che arrivano fino a 10 mila euro per non avere evaso nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questa sanatoria molto importante delle irregolarità formali, recuperata dagli scantinati di chi le leggi le applica quotidianamente, dà un gettito di un miliardo e 400 milioni e i viceministri e i sottosegretari hanno deciso di destinarlo a interventi molto significativi: alle popolazioni alluvionate di tutta Italia, dal Friuli al Veneto, alla Liguria, alla Sicilia e a tutte le regioni, a rifinanziare il bonus bebè e ad aiutare le famiglie adottive (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Qui faccio un inciso. Nel contratto di governo di cambiamento un paragrafo è dedicato alle adozioni. Ebbene, bisognerà affrontare questo tema, perché i mondi dei genitori aspiranti all'adozione e dei bambini che aspirano ad avere un papà e una mamma sono ancora, nel 2018, due mondi che non riescono a incontrarsi.

Ebbene, un capitolo a sé è per la fattura elettronica, e qui parlo di qualcosa che è un po' diverso da quello che ho ascoltato. Questa della fattura elettronica, introdotta dal Governo Renzi-Gentiloni, è una brutta pagina - una brutta pagina! - quando si parla di corretta applicazione dei principi contabili con cui si deve redigere un bilancio dello Stato. Aver previsto 2 miliardi di gettito da evasione sulla fattura elettronica abolendo lo “spesometro”, che già aveva previsto un gettito da evasione superiore al miliardo, vuol dire aver fatto, proprio grazie al Governo Renzi-Gentiloni, dei bilanci non corretti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Noi che cosa abbiamo fatto? Abbiamo fatto quello che doveva fare un Governo responsabile e che non poteva trovare cifre di questa dimensione. Abbiamo semplificato le procedure, abbiamo inciso, come Commissione finanze, su SOGEI e sull'agenzia delle entrate perché il più possibile rendessero il software accessibile. Siamo consci che da gennaio ci saranno tantissimi disagi, ma bisogna imputarli a chi ha voluto fortemente questa fattura elettronica, l'ha introdotta e ha stanziato 2 miliardi.

Noi abbiamo, però, anche previsto che nessuna sanzione possa essere applicata nei primi mesi di introduzione della fattura elettronica nel 2019 e abbiamo concesso più termini per l'emissione della fattura.

Ebbene, questa legge è anche un grande lavoro della squadra di Governo, in questo caso seguita costantemente, già nel suo passaggio al Senato, dal sottosegretario Massimo Bitonci, che qui ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E ringrazio anche di aver coinvolto la Commissione finanze della Camera anche nel primo passaggio al Senato, in un grande lavoro di squadra. Ringrazio anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che con noi, in Commissione, condividono e hanno condiviso questo passaggio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

Questa, a differenza degli interventi che ho sentito, è una legge fatta bene, è una legge equa, che non aiuta i furbi e i poteri forti, come fatto dal PD con lo scudo fiscale sui depositi esteri (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle). È una legge dalla parte della gente, la parte dove sta sempre la Lega e chi crede nella buona politica.

Grazie, il gruppo della Lega voterà favorevolmente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANDREA CASO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, il testo in esame arriva in quest'Aula dal Senato, dove sono state apportate delle modifiche ed eliminate le ipotesi di cosiddetto “scudo fiscale” per i capitali esteri e la relativa dichiarazione integrativa. Finalmente un decreto che ha il merito di ristabilire una pacificazione tra cittadini e fisco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché andiamo incontro ai cittadini in difficoltà, cittadini che sono stati vergognosamente dimenticati dai precedenti Governi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), cittadini che non aspettano altro che accorciare i tempi della giustizia tributaria, e non è poco.

Vediamo, allora, cosa introduce questo decreto. Innanzitutto, c'è lo stralcio dei debiti sotto i mille euro. Negli ultimi vent'anni, il 55 per cento degli italiani, a causa della crisi, ha accumulato piccoli debiti con il fisco. Soldi che Stato ed enti locali non possono riscuotere semplicemente perché costerebbe di più di quanto incasserebbero. Noi cancelliamo le cartelle esattoriali sotto i mille euro risalenti al periodo dal 2000 al 2010 e liberiamo risorse e personale dell'Agenzia delle entrate-Riscossione, che si potrà finalmente concentrare sulla vera evasione fiscale in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quella dei grandi capitali.

Poi, c'è la rottamazione-ter. Veniamo incontro ai cittadini aiutandoli a pagare il dovuto. Ricordiamo, tra l'altro, che con il pagamento della prima rata potranno ottenere il DURC, il Documento unico di regolarità contributiva.

E, ancora, c'è la definizione agevolata delle liti pendenti, che aiuta la giustizia ad essere finalmente più veloce ed efficiente, chiudendo dei contenziosi con lo Stato e snellendo i pagamenti per la parte lesa, che aiuta la giustizia ad essere finalmente più veloce. Inoltre, abbiamo la digitalizzazione delle procedure e introduciamo i depositi telematici. Pensate che fino ad ora c'era un livello di burocrazia incredibile, enorme in tutta una serie di comunicazioni e notificazioni di documenti processuali. Adesso tutto questo potrà avvenire telematicamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo esteso la pace fiscale anche a chi ha commesso errori formali. Queste persone potranno definire irregolarità, infrazioni di obbligo o adempimenti a carattere informale, purché non incidano sul calcolo dell'imponibile per imposti IVA e IRAP. Diamo 735 milioni al Fondo di garanzia per le PMI, è un altro modo per sostenere il cuore pulsante dell'imprenditoria italiana e gli offriamo una garanzia per accedere al credito. Con questo decreto siamo voluti intervenire con determinazione anche sul tema delle nascite perché, purtroppo, molto spesso il desiderio di avere un figlio viene soffocato dalla paura di non farcela economicamente. Per questo motivo, non solo confermiamo il bonus bebè, con un assegno di 960 euro per quest'anno per un ISEE inferiore ai 25 mila euro, ma lo raddoppiamo per le famiglie con ISEE al di sotto dei 7 mila euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Le risorse le troviamo con una parte del gettito che appunto deriva dalla misura sugli errori formali; in questo modo, il bonus bebè avrà a disposizione 444 milioni, 204 per l'anno prossimo e 240 milioni per il 2020 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Veniamo al tema dell'edilizia; regolarizziamo la posizione di tutti quei venditori che hanno venduto a prezzo di mercato case che loro avevano invece acquistato a prezzo calmierato, è così che mettiamo la parola fine a una serie di contenziosi e finalmente regolarizziamo, dopo decenni, condizioni e situazioni contraddittorie.

E veniamo al tema, per noi caro, importante, quello dell'evasione fiscale. In questi anni, si è spesso fatta una caccia grossa agli scontrini, che devono essere certamente emessi, controllati e verificati, ma non dimentichiamo che la vera evasione si annida tra quei pochi grandi evasori che portano milioni di euro all'estero nei paradisi fiscali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E per questo era indispensabile intervenire. Ora abbiamo previsto che le informazioni che l'Agenzia delle entrate ottiene da intermediari finanziari e da Stati esteri possano essere messe a disposizione finalmente della Guardia di finanza in modo veloce ed automatico. la Guardia di finanza finalmente avrà una serie di strumenti e di informazioni necessarie per identificare chi evade e chi nasconde ricchezze all'estero, questa è una cosa che andava fatta da anni, alla quale abbiamo invece pensato noi, ma non è tutto; nasce anche il tavolo operativo per la nuova strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento del lavoro in agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ne siamo orgogliosi perché il tavolo sarà composto da rappresentanti del Ministero dell'Interno, della Giustizia, Politiche agricole, Infrastrutture, ANPAL, Ispettorato nazionale del lavoro, INPS, Comando dei carabinieri, Guardia di finanza, regioni e ANCI. E, poi, un intervento che definire necessario è poco, ci sono casi eclatanti di cui veniamo a conoscenza ogni giorno, ad esempio, la questione dell'azienda Beckaert in Toscana, con una proprietà che ha deciso di andarsene in Romania e lasciare 318 famiglie in mezzo ad una strada (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Noi l'abbiamo impedito, abbiamo ristabilito per un anno la cassa integrazione straordinaria che era stata abolita dal cosiddetto Governo di centrosinistra con il Jobs Act (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per un anno questi lavoratori potranno respirare, in attesa di un piano per la reindustrializzazione del sito produttivo.

Altro tema toccato dal decreto è quello delle telecomunicazioni: gettiamo le basi per realizzare una rete unica delle telecomunicazioni. Vogliamo favorire gli investimenti in infrastruttura di rete a banda ultralarga e aprire la strada alla costruzione di un'unica società della rete, alla quale verrebbero conferite le attuali reti di Tim e Open Fiber. Allo stato attuale di queste società si tende a disperdere risorse che potrebbero essere usate in modo più efficiente.

Infine, Presidente, mi consenta di spendere due parole su un tema, che andrò a trattare, che ho lasciato per ultimo perché, da deputato della regione Campania, mi sta particolarmente a cuore: il decreto reintroduce l'incompatibilità tra la carica di commissario alla sanità e quella di Governatore della regione medesima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ovvero, se sei governatore di una regione, non puoi essere al contempo pure il commissario ad acta per il rientro del debito sanitario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si mette quindi finalmente fine alla vergognosa epoca del doppio incarico per i Presidenti delle regioni che, in pieno conflitto di interessi, venivano chiamati a porre rimedio come commissari alla Sanità, anche con riferimento alle decisioni da essi stessi assunte.

Il caso emblematico è quello di De Luca in Campania (Vivi applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e come lui altri. Non sarà più così: se sei - concludo Presidente - governatore di una regione, fai solo quello e lo fai bene e senza avere il doppio incarico. Si supera il conflitto di interessi e si favorisce la qualità delle decisioni intraprese dal Governatore. Per questi motivi, per le motivazioni addotte, per la concretezza, l'efficacia del testo e per l'ottimo lavoro svolto, a nome del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle preannunzio il voto favorevole al decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente Mara Carfagna, la settimana prossima sono stato invitato ad accompagnare in tribunale dieci coppie di pensionati, felicemente sposate, che tuttavia, pure essendo felicemente sposate, vanno in tribunale per separarsi legalmente: perché vanno in tribunale per separarsi legalmente, Presidente Mara Carfagna?

PRESIDENTE. Colleghi, anche il collega Fatuzzo ha diritto di intervenire in silenzio come avete fatto voi. Prego, deputato.

CARLO FATUZZO (FI). Vanno in tribunale per separarsi legalmente perché, mentre, per le imposte è stata cancellata la cumulabilità, cioè il cumulo dei redditi fra i coniugi, per cui ogni coniuge paga quello che deve pagare di imposte e tasse singolarmente preso e non cumulando i redditi, invece i pensionati, per il fatto che vivono insieme, in una sola famiglia, vengono puniti, tagliando la pensione a ciascuno di loro a causa della legge Amato: ma allora la famiglia è sacra o la famiglia non è più sacra quando si tratta di pensionati? Svegliatevi tutti colleghi e io pure con voi: cambiamo questa legge! Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1408)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1408:

S. 886 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria (Approvato dal Senato)”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 19 dicembre sarà iscritto, dopo altri argomenti già previsti, l'esame della domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Alessandro Pagano e di Angelo Attaguile, deputato all'epoca dei fatti. La relativa organizzazione dei tempi sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Avverto, inoltre, che, nel medesimo allegato, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della relazione delle Commissioni riunite III e IV sulle deliberazioni del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, adottata il 28 novembre 2018, e del disegno di legge n. 1189-B, Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato in materia di trasparenza dei partiti e dei movimenti politici, approvato dalla Camera e modificato dal Senato.

Avverto, infine, che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nelle sedute della prossima settimana non sarà iscritto all'ordine del giorno l'esame delle proposte di legge costituzionale, recanti la modifica dell'articolo 71 della Costituzione in materia di iniziativa legislativa popolare.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (M5S). Grazie, signora Presidente. Chiedo anche un attimo l'attenzione dei componenti dell'Assemblea su ciò che ha dichiarato precedentemente l'onorevole Fatuzzo, perché accompagnare delle persone a fare una simulazione di separazioni in alcuni casi può essere una fattispecie di reato.

Interventi di fine seduta (ore 18,20).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente Mara Carfagna, ci sono colleghi che stanno stuzzicando, ma io non cedo alle provocazioni simpatiche dei colleghi…

PRESIDENTE. Colleghi della Lega… Colleghi della Lega… Colleghi… Sottosegretario Bitonci…Paolini…

CARLO FATUZZO (FI). Volevo ricordare una persona che tutti ricordano con affetto, con simpatia, che da un po' di anni non c'è più e che è il nostro grande campione dei 200 metri di atletica leggera, Pietro Mennea, che vinse le Olimpiadi a Mosca. Pietro Mennea è stato anche deputato al Parlamento europeo e io l'ho conosciuto in quell'occasione; siamo diventati amici e l'ho visto impegnarsi anche di più di quanto non si è sicuramente impegnato in tanti anni di esercizio fisico e di vittorie nell'atletica leggera; per la sua grande volontà, egli è sempre di esempio e sarà sempre di esempio a tutti i giovani, nonché un orgoglio per tutti noi italiani.

Voglio ricordarlo con affetto in questa occasione che ho di parlare alla Camera dei deputati, mandando anche un caro saluto alla vedova Manuela. Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Ai sensi del Regolamento, intendo fare una comunicazione all'Aula: informo la Camera dei deputati che rappresento la Federazione dei Verdi, come da comunicazione già depositata presso gli uffici della Camera in data 27 novembre scorso. Il sottoscritto è stato eletto nella lista Insieme, composta da Federazione dei Verdi, PSI e Area Civica. Ringrazio i colleghi e le colleghe per l'attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Carfagna. Leggo qualche giorno fa, con un misto di terrore e stupore, questa comunicazione sui social del MoVimento 5 Stelle: da oggi su Rousseau è online l'hashtag #Segnalazioni, uno strumento per tutti gli iscritti al MoVimento 5 Stelle che potranno segnalare iscritti, candidati e portavoce eletti che non rispettino i principi a base del movimento, anzi che non “rispettano”, infatti il marchio di fabbrica è il congiuntivo che manca.

Ma mi sono domandato anche quali siano i principi del movimento che debbano o non debbano essere rispettati e se questo confligga o meno con la libertà di mandato che i parlamentari devono avere all'interno dell'esplicazione della loro funzione.

Ma poi ho pensato: io certamente non mi iscriverò al MoVimento 5 Stelle, né mi potrò permettere di fare queste segnalazioni, ma volevo lasciare qualche spunto ai molti elettori o iscritti del MoVimento 5 Stelle, che potranno certamente segnalare quanto segue: per esempio, il MoVimento 5 Stelle aveva nei suoi principi di candidarsi da solo contro tutti per ribaltare il sistema ed è al Governo con un partito, che, peraltro, appartiene ad una lunga tradizione addirittura della prima Repubblica, che è stato al Governo con Berlusconi, come dicono quelli del MoVimento 5 Stelle, per oltre vent'anni, anche se non è vero, ma non fa niente; sostengono un Presidente del Consiglio che non è mai stato eletto dal popolo; erano contro la TAP e, invece, la approvano; volevano chiudere l'Ilva e, invece, non l'hanno chiusa; erano contro i decreti che venivano considerati uno strumento mortificante dell'attività legislativa del Parlamento, erano contro la fiducia e ne hanno messe due solo nella giornata di ieri. Insomma, ecco, agli iscritti e ai militanti del MoVimento 5 Stelle: divertitevi, con la consapevolezza che questa è una cosa a metà tra ciò che dovrebbe essere ridicolo e ciò che, purtroppo, è preoccupante (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Io riferisco di un vile episodio avvenuto ad Aversa, in provincia di Caserta, il giorno dell'Immacolata, anzi la notte dell'Immacolata, quando tre volontari della Caritas sono stati accerchiati prima e poi aggrediti da dieci, che, secondo le ricostruzioni, potrebbero essere minorenni, che li hanno prima accerchiati e poi li hanno aggrediti con schiaffi, pugni, calci, per il solo motivo che stavano distribuendo un po' di sostegno, all'una e mezza di notte, un po' di conforto a dei senza casa, dei senza tetto che erano ricoverati presso la stazione di Aversa.

Si trattava di cittadini italiani e di stranieri, questo ovviamente non rileva; rileva, invece, la disumanità, non solo dei responsabili, che dovranno essere immediatamente individuati grazie anche a tutti i filmati che ci sono, ma anche la irresponsabilità di chi continua a considerare l'inanellarsi di questi episodi come degli episodi, appunto, non concatenati ad un peggioramento del clima, che, per quanto mi riguarda e ci riguarda, riteniamo molto preoccupante.

Concludo, Presidente, dicendo che voglio esprimere la massima solidarietà a don Carmine Schiavone, che è responsabile della Caritas di Aversa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ai tanti “don” e anche ai tanti laici, che, controcorrente, sviluppano questa attività di solidarietà umana e di vicinanza concreta alle persone che soffrono, indipendentemente da quale sia il loro colore della pelle e da quale sia la loro nazionalità. Noi vogliamo stare da questa parte dell'Italia e riteniamo che ci debba stare tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villani. Ne ha facoltà.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola stasera per portare a conoscenza di quest'Aula e del Governo dei gravi accadimenti che in queste ore stanno avvenendo nella provincia di Salerno, e in particolare nel territorio del mio comune, Sarno. Gli organi di stampa hanno riportato la notizia di una missiva giunta al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al sindaco di Sarno e alla procura della Repubblica, con la quale viene denunciata la possibile presenza di rifiuti pericolosi risalenti agli anni Settanta nel sottosuolo di alcune zone del comune di Sarno.

Nello specifico la denuncia, ancorché anonima, fa riferimento all'interramento di centinaia di fusti contenenti scorie radioattive e rifiuti pericolosi in una cava di tufo e in due appezzamenti di terreni limitrofi al corso del fiume Sarno. Nella mattinata di oggi, inoltre, è stato eseguita un'operazione dal corpo dei carabinieri di Striano, al confine sempre con il comune di Sarno: durante l'operazione i carabinieri hanno colto in flagranza di reato tre persone che, attraverso l'utilizzo di escavatori, erano intente a creare trincee per smaltire e sotterrare in modo illecito un'ingente quantità di rifiuti pericolosissimi. Lo smaltimento illegale di rifiuti tossici e pericolosi rappresenta un gravissimo problema per il nostro Paese, e in particolare per il mio territorio, l'agro sarnese e nocerino, dove questi gesti criminali stanno inquinando le falde acquifere, e stanno contaminando un territorio che risulta essere tra i più fertili della Campania (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. In seguito all'intervento dell'onorevole Soverini, vorrei specificare che la Presidenza prende atto del significato politico della sua comunicazione, che tuttavia non comporta conseguenze ai fini degli articoli 14, 15, 15-bis e 15-ter del Regolamento, in materia di gruppi e di componenti politiche del gruppo Misto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 18 dicembre 2018 - Ore 9,30:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

(C. 1189-B)

(ore 14,30)

2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

MARIN ed altri; VANESSA CATTOI ed altri; VILLANI ed altri; ROSSI ed altri; RAMPELLI ed altri: Delega al Governo in materia di insegnamento curricolare dell'educazione motoria nella scuola primaria. (C. 523-784-914-1221-1222-A)

Relatore: MARIANI.

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

(C. 1189-B)

(al termine delle votazioni)

4. Discussione sulle linee generali delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00080 e Scalfarotto ed altri n. 1-00089 concernenti la sottoscrizione del cosiddetto Global compact in materia di migrazioni .

5. Discussione sulle linee generali della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali (periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018) (Doc. XXV, n. 1) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, anche al fine della relativa proroga ( periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018) (Doc. XXVI, n. 1), entrambe adottate dal Consiglio dei ministri il 28 novembre 2018.

La seduta termina alle 18,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 il deputato D'Ettore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3 la deputata Patelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 4 e 22 il deputato Bignami ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 7 i deputati Frate e Caffaratto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 8 e 9 il deputato Mariani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 11 e 12 la deputata Elisa Tripodi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 16 i deputati Di Giorgi e Pellicani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 19 la deputata Legnaioli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 20 il deputato Brunetta ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 20 i deputati Marrocco e Sasso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 21 il deputato Caffaratto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 21 alla n. 30 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 23 la deputata Sarti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 29 e 30 il deputato Tabacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 32 i deputati Terzoni, Vianello e Moschioni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 35 la deputata Bellucci ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 36 il deputato Bond ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 36 il deputato Liuni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 41 i deputati Mariani, Tuzzi, Carla Giuliano e D'Ambrosio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 41 la deputata Elvira Savino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1408 - odg 9/1408/2 476 476 0 239 104 372 74 Resp.
2 Nominale odg 9/1408/3 rif. 477 452 25 227 178 274 74 Resp.
3 Nominale odg 9/1408/4 rif. 475 471 4 236 374 97 74 Appr.
4 Nominale odg 9/1408/6 477 477 0 239 107 370 73 Resp.
5 Nominale odg 9/1408/9 483 483 0 242 111 372 73 Resp.
6 Nominale odg 9/1408/11 478 400 78 201 114 286 73 Resp.
7 Nominale odg 9/1408/42 480 480 0 241 103 377 71 Resp.
8 Nominale odg 9/1408/50 472 472 0 237 208 264 71 Resp.
9 Nominale odg 9/1408/54 480 480 0 241 110 370 70 Resp.
10 Nominale odg 9/1408/55 485 485 0 243 210 275 70 Resp.
11 Nominale odg 9/1408/67 480 480 0 241 111 369 71 Resp.
12 Nominale odg 9/1408/79 480 480 0 241 209 271 70 Resp.
13 Nominale odg 9/1408/80 476 475 1 238 202 273 70 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/1408/81 479 479 0 240 208 271 70 Resp.
15 Nominale odg 9/1408/82 471 471 0 236 201 270 70 Resp.
16 Nominale odg 9/1408/83 475 474 1 238 203 271 70 Resp.
17 Nominale odg 9/1408/84 485 485 0 243 211 274 71 Resp.
18 Nominale odg 9/1408/92 489 489 0 245 213 276 71 Resp.
19 Nominale odg 9/1408/95 481 481 0 241 100 381 71 Resp.
20 Nominale odg 9/1408/101 465 465 0 233 200 265 71 Resp.
21 Nominale odg 9/1408/104 465 464 1 233 203 261 71 Resp.
22 Nominale odg 9/1408/105 462 462 0 232 199 263 71 Resp.
23 Nominale odg 9/1408/106 466 466 0 234 202 264 71 Resp.
24 Nominale odg 9/1408/107 466 466 0 234 204 262 71 Resp.
25 Nominale odg 9/1408/108 469 469 0 235 202 267 71 Resp.
26 Nominale odg 9/1408/109 468 468 0 235 201 267 71 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/1408/110 469 469 0 235 202 267 71 Resp.
28 Nominale odg 9/1408/111 473 473 0 237 204 269 71 Resp.
29 Nominale odg 9/1408/112 469 469 0 235 201 268 71 Resp.
30 Nominale odg 9/1408/113 473 473 0 237 206 267 71 Resp.
31 Nominale odg 9/1408/114 472 472 0 237 203 269 71 Resp.
32 Nominale odg 9/1408/115 467 467 0 234 202 265 71 Resp.
33 Nominale odg 9/1408/117 470 470 0 236 100 370 71 Resp.
34 Nominale odg 9/1408/118 473 472 1 237 99 373 71 Resp.
35 Nominale odg 9/1408/119 472 472 0 237 200 272 71 Resp.
36 Nominale odg 9/1408/120 464 464 0 233 196 268 71 Resp.
37 Nominale odg 9/1408/121 463 364 99 183 99 265 71 Resp.
38 Nominale odg 9/1408/122 456 387 69 194 95 292 70 Resp.
39 Nominale odg 9/1408/123 454 454 0 228 190 264 70 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 41)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale odg 9/1408/124 455 455 0 228 191 264 70 Resp.
41 Nominale Ddl 1408 - voto finale 418 415 3 208 272 143 67 Appr.