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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 100 di mercoledì 12 dicembre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,40.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

SARA CUNIAL (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sul processo verbale? Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (M5S). Grazie, Presidente, solo per ribadire il mio voto favorevole al provvedimento sull'agricoltura biologica, in quanto ho visto che, probabilmente per un disguido tecnico, non è avvenuta correttamente la mia registrazione.

PRESIDENTE. Non è attinente, perché in questa fase si possono fare interventi soltanto per rettificare il processo verbale oppure per altre ragioni, che comunque prescindono dalla natura del suo intervento. Comunque, ne prendiamo atto.

Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascari, Bartolozzi, Battelli, Bitonci, Brescia, Colucci, D'Incà, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gallinella, Gallo, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Lorefice, Manzato, Molinari, Molteni, Occhionero, Orlando, Saltamartini, Schullian, Sisto, Tomasi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: S. 886 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria (Approvato dal Senato) (A.C. 1408) (ore 9,49).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1408: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria.

Ricordo che, nella seduta dell'11 dicembre 2018, sono state respinte le questioni pregiudiziali Pastorino e Fornaro n. 1, Fregolent e altri n. 2 e Lollobrigida e altri n. 3.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1408)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Giovanni Currò.

GIOVANNI CURRO', Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Oggi si avvia l'esame del decreto-legge n. 119 del 2018, approvato con numerose modifiche dal Senato; il testo, a seguito delle modifiche approvate, consta di 64 articoli. L'articolo 1 riduce da 30 a 20 milioni di euro la soglia di investimenti per i quali è possibile presentare l'istanza di interpello per i nuovi investimenti, in tema di internazionalizzazione delle imprese. Sempre l'articolo 1 consente di definire con modalità agevolata i processi verbali di constatazione consegnati entro il 24 ottobre 2018; in particolare, si consente di regolarizzare le somme…

PRESIDENTE. Chiedo scusa per l'interruzione, ma vorrei ricordare alla persona che sta lì in fondo che non si possono fare foto.

Prego, deputato, mi scusi.

GIOVANNI CURRO', Relatore per la maggioranza. Si consente di regolarizzare le somme accertate nei suddetti verbali, effettuando un'apposita dichiarazione e versando la sola imposta autoliquidata, senza sanzioni o interessi, in un'unica soluzione o in un massimo di 20 rate trimestrali, entro il 31 maggio 2019.

L'articolo 2 consente di definire con modalità agevolate gli avvisi di accertamento, di rettifica e di liquidazione, gli atti di recupero, gli inviti al contraddittorio e gli accertamenti con adesione, mediante pagamento delle sole imposte in un'unica soluzione o in più rate. Non sono dovuti sanzioni, interessi o eventuali somme accessorie. Il comma 2-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, proroga al 30 giugno 2022 l'applicazione del meccanismo dell'inversione contabile facoltativa, il cosiddetto reverse charge IVA.

L'articolo 3 reca la disciplina della definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione, la cosiddetta rottamazione delle cartelle esattoriali, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2017. Con la rottamazione-ter veniamo incontro ai cittadini, aiutandoli a pagare il dovuto e valevole per chi ha aderito alla rottamazione-bis e ha versato almeno tre rate e per chi aderisce per la prima volta. Entro il 30 aprile 2019, il debitore può aderire per estinguere i debiti maturati tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2017 e riguardanti capitali e interessi senza il pagamento delle sanzioni e degli interessi di mora. Ciò può avvenire in un'unica soluzione o a rate, con scadenza al 31 luglio e al 30 novembre; il pagamento rateale prevede interessi del 2 per cento annui.

L'articolo 4 dispone l'annullamento automatico dei debiti tributari fino a 1.000 euro, comprensivo di capitale, interessi e sanzioni, risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010. Negli ultimi vent'anni, infatti, il 55 per cento dei contribuenti italiani ha accumulato piccoli debiti con il fisco, anche a causa della crisi economica. Soldi che lo Stato e gli enti locali non possono riscuotere, perché costerebbe loro più di quanto incasserebbero. Andiamo incontro ai cittadini, stralciando questi piccoli debiti e aiutiamo gli enti pubblici a ripulire i loro bilanci e a concentrare le risorse a disposizione sull'evasione vera e propria. Si tratta di una misura di puro buon senso.

L'articolo 6 consente di definire con modalità agevolate le controversie tributarie pendenti, anche in Cassazione e a seguito di rinvio in cui è parte l'Agenzia delle entrate, aventi ad oggetto atti impositivi. L'obiettivo è di agevolare chi non ha il tempo e, spesso, nemmeno le risorse, di portare avanti una lite. Uno strumento in più per i cittadini comuni e le piccole e medie imprese, come è nello spirito dell'intero decreto fiscale.

Il nuovo articolo 9, interamente sostituito nel corso dell'esame al Senato, prevede che le irregolarità, le infrazioni e le inosservanze di obblighi o adempimenti di natura formale, che non rilevano sulla determinazione della base imponibile, ai fini delle imposte sui redditi, ai fini dell'IVA e dell'IRAP, sul pagamento dei tributi, commesse fino al 24 ottobre 2018, possano essere regolarizzate mediante la loro rimozione e il versamento di una somma pari a 200 euro per ciascun periodo d'imposta a cui si riferiscono le violazioni. Si tratta di un altro intervento mirato a favorire i piccoli contribuenti, così da tutelarli di fronte ad errori che non implicano una volontà di evasione fiscale. Con una parte di questo gettito derivante dalla misura, andiamo a rifinanziare il bonus bebè che avrà a disposizione 204 milioni per il 2019 e 240 milioni per il 2020. È una dimostrazione concreta di attenzione verso il problema, ormai annoso, della denatalità che colpisce la crescita e la sostenibilità del nostro sistema pensionistico.

L'articolo 9-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato modifica le sanzioni applicabili nel caso di violazione degli obblighi previsti dalla normativa antiriciclaggio in materia di assegni, ove dette violazioni siano di minore gravità e riguardino importi inferiori a 30 mila euro. Di nuovo, come vedete, tutto l'impianto del decreto va a favorire i piccoli; un impianto coerente e diversissimo dai collegati fiscali degli anni precedenti che, con la scusa della lotta all'evasione, hanno aumentato la pressione sui piccoli contribuenti, comprese le imprese.

L'articolo 10, modificato al Senato, include fra coloro che sono esonerati dalla fatturazione elettronica le associazioni sportive dilettantistiche, che applicano il regime forfettario opzionale; a specifiche condizioni, gli obblighi di fatturazione e registrazione relative a contratti di sponsorizzazione e pubblicità sono adempiuti dai concessionari. L'articolo prevede, inoltre, che per il primo semestre del periodo d'imposta 2019, non siano applicate le sanzioni previste qualora la fattura elettronica sia emessa oltre il limite di legge, ma comunque nei termini per far concorrere l'imposta alla liquidazione di periodo mensile o trimestrale. Le sanzioni sono, invece, contestabili, seppur ridotte al 20 per cento, quando la fattura emessa tardivamente partecipa alla liquidazione periodica del mese o trimestre successivo. Le attenuazioni previste si applicano anche con riferimento al cessionario committente che abbia acquistato beni o servizi, senza che sia stata emessa fattura ovvero non abbia proceduto alla regolarizzazione. Per i soli contribuenti che effettuano la liquidazione periodica IVA con cadenza mensile la riduzione al 20 per cento si applica fino al 30 settembre 2019. Si dispone, infine, che, per il servizio di conservazione delle fatture elettroniche, reso disponibile gratuitamente dall'Agenzia delle entrate, tramite Sogei, non può avvalersi di soggetti terzi. La fatturazione elettronica non può diventare un ostacolo in più sulla via già impervia delle nostre imprese.

Dobbiamo dare tempo ai contribuenti di assimilare il nostro sistema e stiamo lavorando da mesi anche per stimolare Sogei a sviluppare un'applicazione il più fruibile possibile per chi è meno avvezzo alle tecnologie informatiche. Solo quando la fatturazione elettronica sarà diventata una semplificazione effettiva reintrodurremo le sanzioni piene: anche in questo caso, una posizione di buonsenso.

L'articolo 10-bis introdotto al Senato prevede che per il periodo di imposta 2019 sono esonerati dall'obbligo della fatturazione elettronica i soggetti tenuti all'invio dei dati al Sistema tessera sanitaria.

L'articolo 11 introduce una nuova norma di valenza generale, che consente, a decorrere dal 1° luglio 2019, l'emissione delle fatture entro dieci giorni dall'effettuazione dell'operazione. Chi si avvale della possibilità di emettere la fattura in una data diversa dalla data di effettuazione dell'operazione, dovrà darne evidenza nel documento stesso, mentre il medesimo obbligo non ricorre per chi effettua la fattura nel giorno di effettuazione dell'operazione. La norma non incide sulla disciplina dell'esigibilità dell'imposta e la conseguente liquidazione.

L'articolo 13 abroga l'obbligo di numerazione progressiva delle fatture nella registrazione degli acquisti. Tale adempimento risulta automaticamente assolto per le fatture elettroniche inviate tramite il sistema di interscambio.

L'articolo 14 interviene sulla disciplina della detrazione Iva, con riferimento alle liquidazioni mensili, integrando la disciplina concernente la dichiarazione e i versamenti periodici Iva, con la possibilità di detrarre l'imposta relativa ai documenti di acquisto ricevuti e annotati entro il 15 del mese successivo a quello di effettuazione dell'operazione.

L'articolo 16 reca alcune modifiche del decreto legislativo n. 546 del 1992 sul processo tributario, volte: ad estendere la possibilità di trasmissione telematica delle comunicazioni e notificazioni inerenti il processo; ad agevolare la procedura in materia di certificazione di conformità, relativa alle copie di atti, provvedimenti e documenti; a rendere possibile la partecipazione a distanza delle parti all'udienza pubblica.

L'articolo 16-bis elimina il riferimento agli specifici obiettivi di risparmio di spesa annuale posti per il triennio 2016-2018, relativi all'implementazione e digitalizzazione degli archivi e della piattaforma tecnologica e informativa dell'amministrazione giudiziaria.

Il nuovo articolo 16-quater, introdotto al Senato, reca disposizioni in materia di archivio dei rapporti finanziari: si stabilisce un termine di conservazione dei dati di dieci anni, si consente l'accesso ai dati da parte della Guardia di finanza, nonché ai fini della valutazione dell'impatto, della quantificazione e del monitoraggio dell'evasione fiscale da parte del Dipartimento delle finanze.

L'articolo 16-sexies, introdotto al Senato, disciplina lo scambio automatico di informazioni per attività di controllo tributario o per finalità di analisi del rischio di evasione fiscale tra l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza, previa stipula di un'apposita convenzione.

In ambito bancario, il nuovo articolo 20-bis, introdotto al Senato, modifica la disciplina delle banche di credito cooperativo, costituite nelle province autonome di Trento e Bolzano, consentendo loro di costituire un'alternativa al gruppo bancario cooperativo previsto dal Testo unico bancario, un sistema di tutela istituzionale, vale a dire un accordo di responsabilità contrattuale o prevista dalla legge, stipulato da un gruppo di banche, che tutela gli enti partecipati e, soprattutto, ne garantisce la liquidità e la solvibilità.

L'articolo 20-ter, introdotto al Senato, estende la vigilanza dell'autorità governativa anche alle società capogruppo dei gruppi bancari cooperativi.

L'articolo 20-quater, introdotto al Senato, consente temporaneamente, ai soggetti che non adottano i princìpi contabili internazionali, di valutare i titoli non destinati a permanere durevolmente nel loro patrimonio in base al loro valore di iscrizione, in luogo del valore di mercato. In questo caso, non stiamo facendo altro che consentire ai nostri istituti non sistemici ciò che già fanno numerose banche tedesche e francesi. È una misura prudenziale e a tutela dei risparmiatori e di contrasto agli effetti della speculazione sui nostri titoli pubblici.

L'articolo 20-quinquies, introdotto durante l'esame al Senato, reca la disposizione per la ricognizione e l'attivazione delle polizze e dei depositi dormienti, ponendo a carico degli intermediari i relativi adempimenti e introducendo sanzioni amministrative per la mancata ottemperanza agli stessi.

L'articolo 22 assegna al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese 735 milioni di euro per l'anno 2018, di cui 300 milioni sono a valere sulle imposte del Fondo per lo sviluppo e la coesione per la programmazione 2014- 2020, già destinate al Fondo di garanzia ai sensi della legge di stabilità 2014. La rimanente quota, pari a 435 milioni, è coperta ai sensi dell'articolo 26 - un fondo che dà respiro al mondo delle piccole e medie imprese, massacrate dalle politiche di austerità degli ultimi anni, e stimola l'occupazione.

L'articolo 22-quater, introdotto al Senato, stabilisce che per la validità delle transazioni relative al ripiano della spesa farmaceutica, già prevista dalla legge di bilancio 2018 per gli anni 2013, 2014 e 2015, e ancora pendenti al 31 dicembre 2017, sia sufficiente la sola sottoscrizione dell'AIFA, relativamente alla parte pubblica. Una semplificazione che tornerà a vantaggio delle casse regionali, un'altra misura a favore degli enti territoriali insieme a quelle contenute nella legge di bilancio.

L'articolo 23-bis, introdotto al Senato, modifica l'articolo 193 del codice della strada, inasprendo le sanzioni sia pecuniarie che accessorie per la violazione dell'obbligo di assicurazione e di responsabilità civile dei veicoli.

L'articolo 23-ter, introdotto al Senato, modifica i criteri previsti dal codice delle comunicazioni elettroniche, in base ai quali l'Agcom ha facoltà di ordinare alle imprese verticalmente integrate la separazione funzionale, un'entità indipendente delle attività relative alla fornitura all'ingrosso di determinati prodotti di accesso. È, inoltre, oggetto di modifica la disciplina della separazione volontaria della rete, di cui all'articolo 50-ter del codice delle comunicazioni elettroniche, con l'introduzione del principio secondo il quale l'Agcom preveda anche i meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito nelle ipotesi in cui il trasferimento dei beni relativi alle reti di accesso appartenenti a diverse operazioni sia finalizzato all'aggregazione volontaria dei medesimi beni in capo a un soggetto giuridico non verticalmente integrato e appartenente a una proprietà diversa o sotto controllo di terzi. La norma è finalizzata al potenziamento degli investimenti in reti a banda ultralarga.

L'articolo 24-quater istituisce un fondo da ripartire tra gli enti destinati con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, con una dotazione iniziale prevista di 474,6 milioni di euro per il 2019 e 50 milioni per il 2020, per gli eventi calamitosi di settembre e ottobre 2018.

L'articolo 25 reca disposizioni in materia di durata del trattamento straordinario di integrazione salariale, la cosiddetta CIGS: andiamo a tutelare migliaia di lavoratori che già il Ministro Di Maio aveva iniziato a tutelare nel “decreto urgenze”, prorogando la Cassa integrazione per cessazione. In questo decreto facciamo lo stesso per i casi di crisi e riorganizzazione aziendale: un aiuto a chi tutti i giorni si spacca la schiena. Noi voltiamo pagina, orgogliosamente.

L'articolo 25-octies, introdotto al Senato, reca numerose misure volte al rilancio di Campione d'Italia, in particolare si prevede: la nomina con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di un commissario straordinario, incaricato di valutare la sussistenza delle condizioni per l'individuazione di un nuovo soggetto giuridico per la gestione della casa da gioco nel comune di Campione d'Italia; numerose modifiche al regime fiscale di persone fisiche e società di Campione d'Italia, cui sono concesse specifiche agevolazioni, che consistono nella riduzione delle imposte sui redditi e dell'IRAP.

L'articolo 25-novies, introdotto al Senato, istituisce il 1° gennaio 2019 un'imposta sui trasferimenti di denaro effettuati verso Paesi non appartenenti all'Unione europea dai cosiddetti money transfer, ovvero gli istituti di pagamento che offrono il servizio di rimessa di somme di denaro. In definitiva, con questo decreto fiscale accorciamo finalmente le distanze tra fisco e contribuenti iniziando quella rivoluzione fiscale che i cittadini ci hanno chiesto a più riprese in questi anni. Solo un sistema fiscale snello, trasparente e disegnato su misura dei piccoli contribuenti, siano essi normali cittadini o imprese, può garantire risultati anche sul fronte della lotta all'evasione fiscale, che rimane uno dei grandi problemi del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Gian Mario Fragomeli.

GIAN MARIO FRAGOMELI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Questo decreto, nel suo percorso e nella sua lettura al Senato, ha subito un grande cambiamento ed è stato sostanzialmente snaturato. Era il decreto che, in campagna elettorale, le forze di Governo avevano annunciato come il “decreto della pace fiscale”, individuando questa nuova denominazione che doveva servire a garantire coloro che, per la crisi economica e per una serie di fattori soggettivi oltre che oggettivi, non sono riusciti a pagare negli anni le imposte e intervenire, quindi, direttamente su un'agevolazione importante, per consentire a questi soggetti di uscire da questo grande blocco e difficoltà legati al pagamento, appunto, delle imposte.

Ebbene, al Senato questo decreto si è snaturato, si è perso fondamentalmente quello che era il cuore di questo provvedimento e, quindi, una rottamazione delle cartelle forti, per importi importanti, che doveva andare a ristrutturare anche la forma delle dichiarazioni perché, come voi ben sapete, l'articolo sulla dichiarazione integrativa speciale è scomparso. Quello era uno strumento che non condividevamo sotto alcuni, anzi sotto molti punti di vista, ma avrebbe consentito a coloro che avessero voluto dichiarare un ulteriore 30 per cento - rispetto a quanto già dichiarato precedentemente nella dichiarazione dei redditi - di avere un'aliquota agevolata del 20 per cento. Però è scomparso e non c'è più niente da questo punto di vista.

Allo stesso tempo però - è giusto evidenziarlo - il decreto non ha perso di efficacia; anzi, è stato incrementato e si è arrivati addirittura a 64 articoli. Potremmo dire che questo decreto è diventato un decreto omnibus, si occupa di tutto, anche di Genova, seppure il “decreto Genova” sia solo di pochissimo tempo fa, per colpire e intervenire su alcune lacune appunto di quel decreto. Ma si occupa di tantissime altre questioni che nulla c'entrano con la semplificazione e con la materia fiscale. Quindi, a tutti gli effetti è un decreto che, oltre ad essere snaturato dal punto di vista fiscale, interessa materie non di stretta competenza.

Però, veniamo al dunque e, quindi, a ciò che è rimasto di questa pace fiscale, in qualche modo essendo stato superato questo condono, che doveva essere quinquennale, con la dichiarazione integrativa speciale che noi chiamavamo una dichiarazione integrativa al risparmio, perché dare la possibilità al contribuente - fino al 31 ottobre - di dichiarare una quota non dichiarata, appunto, nella dichiarazione dei redditi, in pendenza però della possibilità di integrare la dichiarazione dei redditi, era un invito plateale a dire: “Non dichiarate determinati redditi del 2017, tanto lo potrete fare in dichiarazione integrativa speciale e, quindi, avere un'agevolazione di tipo fiscale entro maggio 2019”. Quindi, da questo punto di vista plaudiamo al fatto che tale disposizione sia stata soppressa perché molte risorse sarebbero venute a mancare, perché chiaramente chi si fosse trovato di fronte a una dichiarazione incrementale tale da consentirgli un'agevolazione fiscale importante avrebbe optato per non dichiarare interamente il suo fatturato per l'anno 2017.

Quindi, da questo punto di vista plaudiamo al fatto che questo condono sia stato stralciato. Voci che si rincorrono dicono che comunque verrà probabilmente ripreso nelle modifiche al Senato sulla legge di bilancio, con una forma similare che noi non condividiamo da questo punto di vista perché chiaramente avvantaggia persone che non penso per errori materiali, come si è fatto nella modifica dell'articolo 9, in qualche modo hanno evaso il fisco e sono dei cosiddetti “disonesti” e, quindi, noi non condividiamo questa forma della dichiarazione integrativa speciale.

Allo stesso tempo, però, potremmo dire: “Certo, l'obiettivo era quello di intervenire e facilitare chi ha avuto delle difficoltà economiche in questi anni e, quindi, in qualche modo deve essere interessata tutta la platea dei contribuenti”. Ebbene no, perché abbiamo visto, anche nella discussione al Senato, i poveri contribuenti, quelli che veramente hanno avuto delle difficoltà, che sono coloro che hanno ricevuto gli avvisi bonari, che hanno contrattato con l'Agenzia delle entrate i pagamenti rateali e la riduzione delle sanzioni, e su questi abbiamo chiesto: “Ma coloro che in qualche modo sono già sottoposti ad avvisi bonari, quindi a una procedura agevolata di questo tipo, perché non possono rientrare, anche loro, in questa fattispecie di eliminazione delle sanzioni o, almeno, di proroga e di ulteriore rateizzazione del loro debito col fisco?”. Loro no, loro hanno un peccato originale: sono stati onesti col fisco. Sono coloro che sono andati davanti al fisco, davanti all'Agenzia delle entrate, e hanno detto semplicemente: “Noi abbiamo sbagliato, vogliamo pagare e ve lo diciamo noi”, in un rapporto molto di tax compliance rispetto all'Agenzia delle entrate; e, nonostante anche al Senato avessimo ribadito, più volte, che quelli erano i primi soggetti italiani da inserire nell'agevolazione, scopriamo che questi soggetti vengono completamente esclusi da questo decreto. Quindi, nessuna agevolazione per gli onesti, per coloro che hanno deciso di andare davanti al fisco e dire quello che mancava nella loro dichiarazione dei redditi e attuare, appunto, un piano di pagamento concordato, rateizzato e con un'eliminazione delle sanzioni. Quindi, è molto carente anche questo aspetto della rottamazione ter.

Avete poi prorogato - e lo sentivo poco fa dal relatore per la maggioranza - provvedimenti che solo fino a pochi mesi fa erano fortemente avversati e contrastati dalla maggioranza di Governo. Penso, ad esempio, al reverse charge piuttosto che allo split payment - ma in questo caso parlo del reverse charge - che sono strumenti che noi continuiamo a ribadire che sono fondamentali in un Paese come l'Italia dove - e non lo diciamo noi ma lo dicono i bilanci dello Stato - il tax gap sull'IVA è un tema fondamentale, pesante sotto tutti i punti di vista. E, quindi, noi plaudiamo al fatto che ci sono degli strumenti come il reverse charge che consentono l'entrata dell'IVA, sebbene siano chiaramente strumenti agevolati a livello europeo perché sappiamo tutti qual è la competenza del regime IVA e della gestione dell'IVA e, però, plaudiamo al fatto che ci siano proroghe rispetto a questi strumenti. Quindi, devo dire che da questo punto di vista almeno qualcosa di positivo iniziamo anche a scorgere.

Poi, c'è il combinato disposto, questa brutta parola che utilizziamo spesso noi in politica, tra l'articolo 3 e l'articolo 4: anche qui, così come poco fa ho osservato che questo decreto non fa giustizia tra contribuenti onesti e disonesti, non riusciamo a capire perché questo decreto non faccia giustizia rispetto agli enti locali. Lo dico perché ci sono molte questioni che, secondo noi, non sono state affrontate correttamente. Anche in passato si interveniva - e qui parlo dell'articolo 2, della definizione agevolata rispetto al procedimento di accertamento -, però non capiamo perché questo non vale per i tributi locali. È un tema che deve valere solo per i tributi erariali da questo punto di vista! Si introducono delle agevolazioni che valgono per il cittadino che si pone di fronte al fisco in una nuova posizione di confronto e anche, appunto, di definizione agevolata ma non capiamo perché ai tributi degli enti locali questa opportunità non debba essere data.

Ma, cosa ancora più grave, non comprendiamo questo trattamento riservato agli enti locali di cui all'articolo 3, dove troviamo che si produrrà un doppio scontento per gli enti locali perché, da una parte, sulle cartelle esattoriali non è più data, come in passato, nessuna facoltà, ma c'è l'obbligo di rottamare anche quelle, appunto, provenienti da un debito o da un mancato pagamento degli enti locali, mentre in passato sappiamo tutti che qualsiasi forma di eliminazione delle cartelle esattoriali o, comunque, riforma o rottamazione delle cartelle esattoriali dava la possibilità all'ente locale di accettare o meno (ed era una facoltà). Il comune di Bologna, rispetto alle precedenti rottamazioni, non le accettava, perché riconosceva il fatto di essere comunque capace e in grado, con le sue strutture, di recuperare le risorse, quindi il debito delle imposte. Allo stesso tempo va considerato anche ciò che era dovuto a fronte di anni di lavoro, perché forse qui ci dimentichiamo che negli enti locali, specialmente quando c'è una gestione in proprio della riscossione del tributo, ci sono persone che lavorano per anni sulla riscossione e sulle procedure esecutive; quindi, perché non remunerare mediamente quel 25-30 per cento di fatica durata anni da parte dei dipendenti degli enti locali per recuperare delle risorse? Allora, diamo la disponibilità agli enti locali! E invece no, avete deciso diversamente. Avete deciso che tutto deve essere parificato.

Ci stupisce che una forza di Governo come la Lega abbia tirato una riga rispetto all'autonomia anche impositiva e di controllo degli enti locali, dicendo che tutto il malfunzionamento che c'è stato nella riscossione a livello statale deve essere applicato sistematicamente anche agli enti locali, anche laddove le cose funzionano, anche laddove l'ente impositore è in grado di far pagare i suoi cittadini, come è giusto che sia.

Io plaudo all'ultima affermazione del relatore per la maggioranza, Currò, che ho sentito proprio a fine discorso, e, cioè, che questo è un provvedimento che deve intervenire oltre che sul tema della tax compliance, anche per rivendicare il fatto che siamo il Paese con la maggiore evasione fiscale, con numeri esorbitanti, e che quindi questo provvedimento deve intervenire anche per contrastare l'evasione fiscale.

Non metterei mai alla fine del mio discorso questo tema, perché è un elemento fondamentale il contrasto all'evasione fiscale, quando si parla di decreti fiscali in questo Paese. Da questo punto di vista, ribadisco che non capiamo l'aver voluto inserire le cartelle esattoriali con debiti legati ai tributi comunali senza nessuna facoltà rispetto a questo tema della rottamazione. A questo punto ci chiediamo: siccome si assimilano il pagamento pregresso di tributi locali con quelli erariali e imposte varie, allora le agevolazioni senza interessi e senza sanzioni varranno anche per la classica ingiunzione fiscale dell'ente locale, perché anche questo avrà diritto a un'agevolazione, a una procedura agevolata. Invece no, anche qui l'autonomia degli enti locali si sospende. Cioè, rispetto al classico elemento, la classica procedura dell'ente locale per il reperimento delle risorse, che è l'ingiunzione fiscale - seppur datata 1910, ma questo è lo strumento che ancora viene consegnato agli enti locali in modo veloce per intervenire nel recupero e nella riscossione -, le agevolazioni non ci sono, quindi anche l'ente locale viene trattato diversamente e non può presentarsi di fronte al contribuente con una modalità di riduzione, sia da un punto di vista di interessi che di limitazione della sanzione. Questi elementi ci fanno propendere per un'affermazione molto banale, cioè che questo è il decreto che non nega una rateizzazione a nessuno tranne che agli enti locali, infatti nel successivo articolo 4 scopriamo un altro elemento fondamentale di lotta rispetto alla politica fiscale tributaria dell'ente locale quando si prevedono degli stralci, seppur fino al 2010, e quando si prevede una rimodulazione di quelli che sono i residui attivi, di quelli che sono, per mille motivazioni, i crediti residui dei comuni.

Io ho sempre ribadito che in un Paese normale ci dovrebbe essere una verifica continua, come lo prevede la norma, e normalmente i comuni italiani devono rispondere alla Corte dei Conti se mantengono dei crediti tributari e quindi dei residui attivi senza la motivazione cogente e supportata nei fatti, perché normalmente ogni anno ci sono i controlli della Corte dei Conti rispetto all'approvazione dei bilanci consuntivi e lì viene chiesto di portare le “pezze” giustificative, sia alla parte tecnica che alla parte politica, e se queste “pezze” giustificative non ci sono, la Corte dei Conti invita all'eliminazione. Premesso questo aspetto, sappiamo che in Italia c'è una questione però molto diversificata del mantenimento di questi crediti da parte degli enti locali, allora perché non trattare gli enti locali come avete trattato tutti?

Avete rateizzato pagamenti di imposte e tasse a tutti, al singolo cittadino come alla società che produce succedanei del tabacco; avete rateizzato tutto quello che poteva essere rateizzato, arriviamo di fronte a una richiesta legittima degli enti locali, che è quella di fare un riaccertamento straordinario, che sono disposti a stralciare delle risorse dal 2000 al 2010, quindi risorse che nei bilanci comunali possono essere importanti - e tutti sapete che stralciare dei crediti crea chiaramente un problema all'interno dei bilanci locali; se questo deve essere fatto, allora si consenta un riaccertamento straordinario che dilazioni nel tempo gli effetti dell'eliminazione di questi crediti, eppure anche su questo avete detto di no ai comuni, perché non meritano nessuna tutela, da questo punto di vista.

Anzi, ci siamo accorti, sempre per il tema dei rimborsi, leggendo giustamente questo decreto, che i rimborsi sulle procedure esecutive effettuate dagli agenti riscossori vengono effettuati in vent'anni. Cioè, voi pensate che un ente che si è occupato di un'attività lunga e impegnativa come quella della riscossione meriti un rimborso - senza interessi, chiaramente, perché lo Stato non rimborsa mai nessuna forma di interessi - in ben vent'anni, a decorrere dal 2020. Siamo veramente di fronte ad una situazione di mancato rispetto di chi ha svolto il suo lavoro in Italia rispetto alla riscossione delle entrate, sia esso un ente locale sia esso un agente riscossore nazionale, perché chiaramente da questo punto di vista ci aspettavamo che altre fossero le forme di rimborso, però, chiaramente, anche questo è un elemento che ci fa alquanto pensare.

Per poi arrivare appunto alle imposte sui consumi succedanei del tabacco e i liquidi da inalazione: siete riusciti in un'ingegneria elusiva del fisco veramente incredibile! Ripeto, ci siamo trovati in un combinato disposto che ha garantito, attraverso un incastro di un “Milleproroghe” che prorogava il pagamento del debito residuo alla fine dell'anno e questo decreto, l'azzeramento del pagamento, perché il 5 per cento degli importi senza interessi e sanzioni è praticamente azzerare il debito di queste società. Ma su questo tema penso che i miei colleghi entreranno più nel merito, ribadendo che se si è fatto così tanto per questo tipo di società forse un'attenzione maggiore avrebbe dovuto essere riservata anche agli enti locali.

Devo dire che nel decreto mancano molti degli aspetti che in qualche modo ci aspettavamo, però, scorgendo una parte dell'articolato, noto che viene ribadita l'importanza di alcuni aspetti fondamentali che noi avevamo inserito nella legge delega del 2014. Forse ce ne siamo tutti dimenticati, però molti di questi provvedimenti riprendono il tema di una deflazione del contenzioso, che è importante, è inutile negarlo, ci sono elementi importanti sull'aspetto deflattivo del contenzioso, come alcuni temi sulla tax compliance, che secondo noi sono fondamentali e vengono in qualche modo ripresi. Però sentivo poc'anzi il relatore per la maggioranza intervenire sul tema della fatturazione elettronica, che è l'altro elemento cardine di questo provvedimento, nel senso che più ci avviciniamo alla scadenza del 1° gennaio e più sale la preoccupazione di tutti perché entrerà in vigore un sistema nuovo, innovativo, che nella precedente legislatura noi abbiamo voluto e confidiamo che in qualche modo entri a pieno regime l'anno prossimo, perché crediamo che sia uno strumento tanto di semplificazione quanto di digitalizzazione del sistema.

Finalmente, l'Italia, dopo anni agli ultimi posti nelle classifiche DESI, quindi della digitalizzazione dei servizi erogati, con l'introduzione della fatturazione elettronica risale la classifica e inizia ad avere un ruolo importante in termini di digitalizzazione dei servizi ai cittadini. Quindi, in qualche modo plaudiamo a questo servizio, sapendo che tutte le introduzioni epocali, importanti, in un sistema debbono essere giustamente ponderate, valutate, così come plaudiamo all'eliminazione delle sanzioni nei primi sei mesi o all'introduzione da settembre di diversi termini rispetto alla presentazione, perché è chiaro che diciamo che la fatturazione elettronica deve essere uno strumento fondamentale su cui insistere e spingere, sapendo però che ci sono delle problematiche attuative e quindi, quando si tratta di intervenire su riduzione delle sanzioni e via dicendo, noi, da questo punto di vista, siamo d'accordo. Ribadiamo però che, con tutti gli accorgimenti necessari, è uno strumento che deve essere implementato, che non può più essere rinviato, non solo perché c'è il problema della copertura dei 2 miliardi.

Il tema non è appunto la previsione di entrata che deve essere coperta, perché questa è una sfida importante, quindi dobbiamo accompagnare le piccole imprese e il sistema. L'abbiamo ribadito più volte: incrementiamo il servizio che Sogei, che l'Agenzia delle entrate eroga per la conservazione delle fatture, per tutto quello che riguarda l'impianto gratuito del servizio dell'Agenzia delle entrate ai piccoli imprenditori; capiamo perfettamente che si debba intervenire per agevolare questo strumento, ma non bisogna rinviarlo, perché è un appuntamento con la storia per la pubblica amministrazione e per il sistema dell'impresa che secondo noi non va rinviato.

Non voglio rubare altro tempo, perché altri colleghi interverranno puntualmente sull'articolato, che è arrivato a 64 articoli, quindi molto dinamico e onnicomprensivo, pertanto concludo qui il mio intervento e ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Facciamo una breve sospensione tecnica, e riprendiamo alle 10,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,27, è ripresa alle 10,37.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, sottosegretario Bitonci. Si riserva di intervenire? Sta bene. È iscritta a parlare la deputata Francesca Anna Ruggiero. Ne ha facoltà.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, per la prima volta, con le misure contenute nel decreto-legge in esame, si è intrapresa la strada volta ad invertire la rotta, ormai consolidata nel tempo, di un fisco vessatorio. Il decreto-legge presentato dal Governo, integrato e modificato dal Parlamento, rappresenta la prima fase di una sostanziale riforma che ha l'obiettivo di costruire un nuovo sistema fiscale, sensibile alle esigenze delle persone che si sono trovate in difficoltà a causa della crisi economica e della pressione insostenibile del nostro sistema tributario.

La mancanza di un'analisi della sostenibilità del nostro sistema tributario ha progressivamente distrutto il tessuto imprenditoriale del nostro Paese, con i risultati che oggi ci troviamo a dover combattere. Il cane che si morde la coda, un aumento lento e costante della pressione fiscale, che ha ridotto la produttività negli anni con un risultato immorale: ad una sempre maggior pretesa tributaria è corrisposto un sempre minor gettito, che si accompagna ad un aumento vertiginoso dei carichi iscritti a ruolo. Una cecità degna dei migliori incapaci!

Come si può credere di tenere in piedi un sistema fiscale basato solo sul prelievo degli onesti cittadini censiti in anagrafe tributaria, i quali si son dovuti far carico anche di quanto dovuto dal ceto parassitario sconosciuto al fisco? Un meccanismo recessivo e regressivo, che prima o poi arriva al termine. A nessuno è venuto in mente che in un modello economico come quello in cui viviamo, fondato sull'indebitamento forzato, anche il fisco ha fatto la sua parte, fino alla precedente legislatura: contravvenendo ai principi costituzionali, e in particolare all'articolo 3, dove al secondo comma, ormai ignorato da almeno un ventennio, si ricorda che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Di questa rimozione, appunto, negli anni non c'è traccia.

Il provvedimento al nostro esame è rivolto non ai grandi evasori, ma a quei contribuenti che non sono stati in grado di pagare le tasse, per una situazione economica oggettivamente penalizzata da aliquote e tassi di interesse del tutto sproporzionati e ripetutamente capitalizzati, anche in ambito fiscale: pensiamo agli avvisi bonari, comprensivi di sanzione e interessi, che diventano basi di calcolo nelle cartelle per aggi e interessi di mora, e così via. Il decreto-legge ottempera dunque pienamente alle prescrizioni dell'articolo 3 della Costituzione; si rivolge alle imprese, in particolare alle piccole imprese, introducendo misure finalizzate a ristabilire un nuovo rapporto di fiducia tra fisco e contribuente, quale necessaria premessa per l'avvio di un graduale processo di riduzione della pressione fiscale e di semplificazione del sistema impositivo. Per la prima volta vengono riconosciute al contribuente le modalità agevolate del pagamento delle imposte, concedendo la possibilità di versare la sola imposta autoliquidata in seguito ad una verifica prima ancora dell'immissione del provvedimento in positivo: il fisco amico, che accerta e non sanziona, smentisce decisamente l'atteggiamento vessatorio subito sinora.

Con il decreto-legge in esame diamo quindi importanza a quel nuovo ceto sociale debole e ai nuovi diritti che i Governi precedenti spesso non hanno saputo riconoscere. Affinché il sistema impositivo sia equo e sostenibile, occorre osservare le dinamiche in maniera organica e simultanea, perché gli strumenti induttivi utilizzati dal legislatore non garantiscono un'analisi macroeconomica del prelievo fiscale. Si è proceduto al prelievo lineare con strumenti statistici che nulla hanno a che fare con l'articolo 53 della nostra Costituzione, ove tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.

Abbiamo invece utilizzato il paradigma “contribuente uguale evasore”, salvo prova contraria; e chi è ignaro o incapace di tutelarsi nella totale buona fede si è addormentato, si è poi svegliato evasore di un monte tasse dovuto per basi imponibili inesistenti: si pensi alla mole di cartelle esattoriali non più impugnabili ma illegittime nel merito. Vogliamo quindi invertire il paradigma, e volgere lo sguardo a chi è rimasto senza diritti e prospettive: soprattutto alle partite IVA, prive di una adeguata protezione sociale nonostante rappresentino il motore e il cuore pulsante della nostra economia.

Il decreto-legge in esame contempla diverse forme di definizione agevolata dei debiti tributari, soluzioni che contribuiscono a dare corpo alla cosiddetta pace fiscale, e che riguardano principalmente le seguenti misure: la definizione agevolata dei processi verbali di constatazione prevista dall'articolo 1 del decreto-legge, che consente ai contribuenti di definire le contestazioni consegnate entro il 24 ottobre 2018, effettuando un'apposita dichiarazione, e versando la sola imposta autoliquidata senza sanzione ed interessi; la definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento di cui l'articolo 2 del decreto-legge, che consente ai contribuenti di definire gli avvisi di accertamento mediante il pagamento delle sole imposte dovute, senza sanzioni, interessi e somme accessorie; la cancellazione automatica dei debiti tributari fino a 1.000 euro, risultanti dai singoli carichi affidati all'agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010, con buona pace della burocrazia e di tutti gli atti prodromici utili al conseguimento dello scopo. Finalmente al contribuente il fisco amico concede un regalo senza chiedere nulla in cambio, neanche una presa d'atto; senza parlare dei vantaggi derivanti dall'immediato annullamento a cascata di tutti i processi tributari di riferimento molto dispendiosi, magari attivati per recepire eventuali prescrizioni, per ovvi motivi di cessata materia del contendere.

La definizione agevolata delle liti pendenti prevista dal decreto-legge permetterà ad un contribuente vittorioso con l'Agenzia delle entrate in primo grado di uscire finalmente dal contenzioso versando il 40 per cento del valore della lite; chi ha vinto invece in secondo grado può versare il 15 per cento del valore della lite. La rottamazione-ter nell'articolo 3 del decreto-legge prevede di rottamare le cartelle esattoriali più recenti, versando l'imposta originaria con la cancellazione di sanzioni e interessi: si estende da due a cinque anni il periodo di tempo entro il quale saldare le rate dei versamenti.

Abbiamo inoltre esteso la pace fiscale anche a chi ha commesso errori formali: si potranno quindi definire “irregolarità formali” tutte quelle che non incidono sul calcolo dell'imponibile per imposte dirette, l'IVA e l'IRAP, con il semplice pagamento di 200 euro per ogni periodo d'imposta a cui si riferisce la violazione. La definizione delle irregolarità formali non vale per l'emersione di attività finanziarie e patrimoniali costituite o detenute fuori dal territorio dello Stato.

Inoltre, con una parte del gettito derivante dalla misura, andiamo a rifinanziare il bonus bebè, che avrà a disposizione 204 milioni per il 2019 e 240 milioni per il 2020. L'assegno di natalità è stato incrementato del 20 per cento per le nascite e le adozioni di figli successivi al primo intervenute nel corso del 2019. Per rendere meno gravoso il passaggio alla fatturazione elettronica, sono state inserite modalità semplificate per l'applicazione del nuovo sistema, con il differimento dei tempi di emissione e l'individuazione delle categorie temporaneamente esonerate.

Una grande semplificazione ha interessato gli obblighi contabili: è stata abrogata la pedante numerazione progressiva nei registri IVA, ed è stata prevista la possibilità di operare la detrazione IVA nel periodo di competenza, ovvero dalla data dell'operazione, ancorché registrata nel periodo successivo.

Si completa il già avviato programma di digitalizzazione del processo tributario, estendendo la possibilità di trasmissione telematica delle comunicazioni e delle notificazioni, che con il metodo cartaceo cadono spesso nelle annose questioni di irreperibilità, ora finalmente superabili, e si digitalizzano gli archivi e le piattaforme informatiche e tecnologiche. Si avviano attività ispettive armonizzando il compito della Guardia di finanza e quello dell'Agenzia delle entrate, con la previsione di scambio automatico di informazioni per mezzo di apposite convenzioni, al fine di creare piani ispettivi nei confronti di soggetti a rischio evasione anche di medie dimensioni. Tale operatività, attraverso tutoraggi e piani di intervento annuali, produrrà la concentrazione dei controlli sui soggetti fiscalmente pericolosi, che spesso riescono a sfuggire a causa dell'assenza di una centrale di rischi fiscale.

Si va ancora più a fondo per rendere più efficace l'azione di contrasto all'evasione: il decreto-legge semplifica e facilita la procedura di avvio dei provvedimenti cautelari e amministrativi per violazioni tributarie, rafforzando le misure poste a garanzia del credito erariale e a sostegno delle relative procedure di riscossione, estendendo l'applicazione dell'istituto dell'ipoteca e del sequestro conservativo.

Tra le altre disposizioni fiscali, meritevole di attenzione appare l'estensione dell'istituto del Gruppo Iva ai gruppi bancari cooperativi, istituto per mezzo del quale tutte le cessioni di beni e servizi effettuate tra le banche cooperative appartenenti al medesimo gruppo non vengono considerate rilevanti ai fini dell'imponibilità IVA, con conseguente attenuazione finanziaria della fiscalità IVA per ogni impresa bancaria. Con l'ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche necessarie per la prenotazione elettronica delle prestazioni sanitarie si realizzerà una drastica riduzione dei tempi d'attesa delle prestazioni nel rispetto del principio di appropriatezza clinica, organizzativa e prescrittiva.

Con il decreto è stata rifinanziata l'attività di ricerca, assistenza e cura di strutture accreditate che svolgono particolari attività di ricerca, assistenza e cura nel campo dei trapianti, neoplasie e neuroriabilitazione. Il fondo per gli investimenti delle regioni e province autonome colpite da eventi calamitosi, di nuova istituzione, con una dotazione iniziale di 474,6 milioni di euro per il 2019 e 50 milioni per l'anno 2020, per gli eventi calamitosi di settembre e ottobre 2018, è destinato alla realizzazione di investimenti delle regioni e province autonome, in particolare nei settori dell'edilizia pubblica, anche con riferimento alla manutenzione e alla sicurezza della rete viaria, e per il contrasto al dissesto idrogeologico. Il decreto prevede anche rilevanti disposizioni in materia di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione o crisi aziendale; interviene, infatti, sulla durata del trattamento straordinario di integrazione salariale; si sopprime il limite minimo dimensionale dell'organico dell'impresa richiesto per la concessione della proroga per riorganizzazione o crisi aziendale oltre i limiti massimi di durata previsti dalla normativa generale. La proroga in deroga può essere concessa per gli anni 2018 e 2019; contestualmente alla deroga dovranno comunque essere presentati piani di gestione per la salvaguardia dei livelli di occupazione che prevedano specifiche azioni di politica attiva. Si prevede la possibilità di concedere la proroga in deroga anche della cassa integrazione straordinaria relativa al contratto di solidarietà sino al limite massimo di 12 mesi se permane in tutto o in parte l'esubero di personale dichiarato nell'accordo collettivo sottostante al contratto di solidarietà. Complessivamente, per queste importanti misure a sostegno dei lavoratori vengono stanziati 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019. In tema di mobilità, il decreto amplia la platea dei lavoratori già occupati in imprese operanti in aree di crisi industriale complessa, ai quali può essere concessa, ricorrendo a determinate condizioni, la mobilità in deroga; il trattamento viene concesso per dodici mesi e a condizione che a tali lavoratori siano contestualmente applicate misure di politica attiva, individuate con apposito Piano regionale. Il lavoratore decade dal beneficio qualora trovi una nuova occupazione di qualsiasi tipo; è importante sottolineare che il decreto attua pienamente gli obiettivi del contratto di governo.

Si rivoluzionano i principi e i criteri che sono alla base dell'azione dell'amministrazione finanziaria: buona fede e reciproca collaborazione tra le parti - amministrazione finanziaria e contribuenti- sono effettivamente introdotte dal decreto come solido punto di partenza del nuovo percorso da tracciare; semplificazione, prevenzione del contenzioso, anche mediante contraddittorio anticipato con il contribuente, abolizione dell'inversione dell'onere della prova da porre sempre a carico dell'amministrazione finanziaria, esclusione del ricorso a strumenti presuntivi di determinazione del reddito nei casi di piena e comprovata regolarità fiscale del contribuente, riduzione dei tempi d'accertamento nei casi di attiva e costante collaborazione del contribuente, semplificazione degli adempimenti contabili fino a realizzare un vero e proprio fisco digitale; è un nostro obiettivo che diventerà concreto con i prossimi provvedimenti in materia fiscale; e poi ancora affermare la responsabilità diretta dell'amministrazione finanziaria per danni cagionati da attività illegittima sia in fase di accertamento che di riscossione ed è proprio la riscossione uno dei cardini su cui dovrà incentrarsi l'attività di riforma. L'Amministrazione, per un fisco veramente amico, dovrà escludere ogni forma di pressione sul contribuente, tale da creare uno stato di paura e una condizione di profonda sfiducia nell'efficienza e nell'efficacia e, soprattutto, nell'equità degli organi preposti a questa fondamentale funzione.

PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Monsignor Saba” di Elmas, in provincia di Cagliari, che sono qui per assistere ai nostri lavori e li ringraziamo per questo (Applausi).

A questo punto era programmata la sospensione della seduta per le ore 11. Abbiamo iscritto a parlare il deputato Cattaneo, se il deputato Cattaneo ritiene che il suo intervento durerà un tempo congruo, una decina di minuti lo facciamo subito altrimenti lo facciamo alla ripresa, a mezzogiorno e mezza. Ci dica lei, onorevole.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Sì, Presidente, se mi lascia giusto qualche minuto in più magari intervengo adesso.

PRESIDENTE. Sì, va bene, a lei la parola.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie Presidente, grazie agli esponenti del Governo oggi qua presenti. Il dibattito sul decreto fiscale probabilmente avremmo tutti voluto affrontarlo con una modalità diversa, qui alla Camera, con un adeguato tempo a disposizione, con un dialogo più costruttivo in Commissione, al fine di migliorare il provvedimento, cosa che abbiamo cercato di fare in Commissione; ma evidentemente qui alla Camera su 500 emendamenti presentati complessivamente ne sono stati accolti zero e sappiamo che ci attende il voto di fiducia.

Lasciatemi dire che di fronte a questo atteggiamento, fossi stato un componente dei 5 Stelle della passata legislatura avrei gridato all'autoritarismo, avrei gridato al pugno di ferro, ai diritti delle minoranze che vengono calpestati; noi invece non lo facciamo perché siamo persone sempre di buonsenso e sappiamo che governare impone anche questo tipo di passaggi. Certo che dopo anni che abbiamo sentito farci la lezione sui diritti delle minoranze ormai vediamo un susseguirsi di voti di fiducia, uno dietro l'altro, quindi cari Cinquestelle siete uguali e peggio di tutti gli altri: fate esattamente le stesse cose e da questo punto di vista state perdendo la vostra verginità politica.

Per quanto riguarda il merito, quindi, denunciando un po' la modalità con cui arriviamo a discutere del decreto, non possiamo che partire dal denunciare la confusione. Questo decreto fiscale, di fatto, è il terzo provvedimento e si incarna in un quadro di oggettiva confusione con una stratificazione di provvedimenti: abbiamo avuto il progetto di legge Ruocco sulla semplificazione fiscale, questo decreto fiscale e la legge di bilancio. Quindi, a distanza di pochi giorni ci troviamo, con modalità diverse, a parlare di provvedimenti analoghi e ciò genera un grande caos.

Come Forza Italia permetteteci di denunciare anche il fatto che noi avremmo voluto parlare dei nostri temi, delle nostre battaglie storiche, perché quello dell'utilizzo della leva fiscale è un tema molto politico, dato che l'utilizzo di tale leva in una direzione o in un'altra determina delle scelte profondamente politiche, una visione di Paese che, attraverso queste scelte, si va a comporre.

Noi immaginavamo di poter parlare, per esempio, di flat tax, immaginavamo di poter parlare di una pace fiscale vera; pensavamo di poter parlare, per esempio, dell'uscita dalla direttiva Bolkestein, tema che in campagna elettorale è stato un cavallo di battaglia di tanti; pensavamo di poter parlare dello split payment, che è un'altra delle riforme che molti comparti in questo Paese attendono.

Niente di tutto questo, anzi un quadro che complessivamente va ad aggravare una situazione di caos, di oppressione fiscale che tutti denunciamo. Non so dove l'esponente dei Cinquestelle che ha parlato prima veda manovre di equità, di vicinanza al cittadino, io invece vedo una continuità perfetta in quella che è un'idea che in campagna elettorale quel movimento ha portato avanti, ovvero quella di vedere in ogni cittadino, in ogni artigiano, in ogni partita IVA un possibile evasore, quindi, di conseguenza, ecco che troviamo in questo decreto la fatturazione elettronica, una maggiore oppressione fiscale, un quadro di caos che fa tutto tranne che andare incontro al cittadino.

Tutto questo perché? Perché abbiamo due idee diverse di Paese, perché abbiamo idee profondamente opposte su chi c'è al centro del nostro fare politica: per noi, senza dubbio, al centro c'è il cittadino, c'è l'impresa che deve essere messa nelle condizioni di poter operare. In un'altra visione, invece, c'è lo Stato che deve essere pervasivo ed invasivo; ed è allucinante che in un Paese come l'Italia, in cui abbiamo il fisco che per un libero professionista arriva al 60-70 per cento del fatturato ancora in questo decreto fiscale non troviamo delle riforme che liberino energie positive ma, invece, aggravano un quadro già drammatico.

Sapete qual è la vera ricetta per combattere l'evasione fiscale? È quella di avere un fisco più equo e possibilmente anche avere meno tasse, cosa che, invece, in questo decreto, non solo non si trova, ma, addirittura, il quadro, purtroppo, si va aggravando.

Tuttavia, se vogliamo rispondere a domande chiave su come vediamo il Paese e la sua economia, ci chiediamo: ma in Italia chi è che produce la ricchezza, in Italia chi è che crea sviluppo, l'economia come la facciamo riprendere? Ebbene, sulle risposte a queste domande, io credo che abbiamo visioni totalmente all'opposto, ancora una volta, perché per voi, e se ne trova contezza in questo provvedimento, in fondo, chi crea lavoro deve essere colui che deve essere gravato, da cui prendere tassazione; oggi, vi garantisco che non esiste bene più prezioso - e dovrebbe essere anche l'interesse pubblico più grande - della creazione di posti di lavoro, della creazione dell'economia. Voi, con questo provvedimento, andate in direzione opposta, rendete più difficile e più complicata la vita. E parliamo di un tema, che sta scatenando davvero la disperazione di tanti cittadini e professionisti onesti: la fatturazione elettronica. Ma io mi domando: voi che state attivando questa fatturazione elettronica, avete mai fatto, in vita vostra, una fattura? Avete provato cosa vuol dire per un professionista piccolo o medio piccolo, che poi è l'ossatura, la dorsale dell'economia del nostro Paese? Avete provato a vedere quali complicazioni burocratiche porta, quanto aggravio anche economico porta con sé? Io credo che chi ha pensato a questa fatturazione elettronica non abbia mai emesso una fattura in vita sua e questo, purtroppo, dà anche il senso della distanza tra il legislatore e il cittadino.

E visto che siete voi quelli che ci insegnate a stare tra la gente, ma tra la gente evidentemente avete incominciato a non starci più voi e vi siete chiusi nelle stanze del potere, vi leggo un po' di messaggi che ci arrivano in queste ore: tra ricette elettroniche e fatturazione passerò più tempo a fare questo che a fare il mio lavoro; sono quindici giorni che configuro programmi e do spiegazioni spesso, poi, da rettificare; i dubbi sono tantissimi, i clienti sono per lo più impreparati e spaventati; il software mi costa il 50 per cento in più, va bene se riesco a ricaricarlo senza guadagnare nulla, il tempo perso non me lo paga nessuno… e noi non siamo ancora partiti, siamo gli unici in Europa ad affrontare una riforma del genere. Tanti mi dicono che, per semplificare, la fattura non la chiederanno proprio; di certo, non è un aiuto alle piccole e medie imprese, ma un aggravio di tempo e di spese. Potrei andare avanti, sono tante le mail, i messaggi che professionisti onesti ci stanno inviando per dirci di fermarvi. La fatturazione elettronica porterà, quindi, un duro colpo, un'oppressione ulteriore a un comparto già fortemente provato. E quei liberi professionisti, i piccoli negozianti, le partite IVA, che avevano delle attese legittime, anche da questo Governo, perché le attese le avevano, si sentono traditi da un Governo che di cambiamento non ha nulla. Semmai, in questo comparto soprattutto, il cambiamento è in peggio.

Noi siamo coloro che ricordano che nella Costituzione c'è anche un articolo, il 41, che dice che: “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. Ora io vi chiedo, ma lo chiederei davvero a questo mondo che ogni giorno cerca di lavorare onestamente tra mille balzi e balzelli: ma l'iniziativa economica privata, in questo Paese, è veramente libera? Io credo che molti risponderebbero di “no”, perché è oppressa, è oppressa da uno Stato che è invadente, da uno Stato che ha la pretesa di controllare tutto e tutti e ci raccontate che lo farete per combattere l'evasione fiscale. Ebbene, perfino la Guardia di finanza scrive che con questo provvedimento, in realtà, il rischio è che ci sia un aumento dell'evasione fiscale, perché come ci hanno raccontato e ci stanno dicendo tanti professionisti molti non chiederanno più la fattura elettronica, piuttosto di incappare in mille burocrazie e, quindi, l'obiettivo di avere una minore evasione fiscale sarà assolutamente raggiunto al contrario.

E, quindi, sulla fatturazione elettronica noi daremo battaglia e vi inviteremo a un ripensamento, fino all'ultimo momento e, poi, voi vi prenderete la responsabilità di introdurre dal 1° gennaio questo provvedimento e lo andrete a raccontare a partite IVA, giovani professionisti che vi chiedono, viceversa, di fermarvi.

Lasciatemi, poi, toccare un secondo argomento; il tempo è ristretto e quindi mi limiterò a questi due ambiti. Un ambito per noi fondamentale, per noi di Forza Italia, che da sempre abbiamo nel cuore e all'interno dei nostri programmi elettorali, è quello del comparto immobiliare, è il tema della casa. Il tema della casa noi l'abbiamo sempre messo al centro dei programmi, perché la casa per gli italiani significa il nido familiare, significa il bene rifugio per eccellenza, significa quindi economia domestica, significa anche affetti. Ebbene, abbiamo visto come con i Governi precedenti sia stato bombardato questo comparto; l'immobiliare è andato in ginocchio proprio perché la leva fiscale è stata utilizzata in maniera impropria, per non dire in maniera tragica, con quella visione, che qui ritroviamo, per cui da un settore bisogna succhiare il più possibile in tassazione, senza rendersi conto che più tassazione vorrà dire meno economia reale e, quindi, mettendo, poi, in ginocchio l'economia reale; abbiamo poi capito che gli introiti che anche lo Stato ottiene sono inferiori alle attese.

Noi stiamo da un'altra parte, con ricette che sono state applicate in altri Paesi e con orgoglio cito esempi del passato, come Reagan e Thatcher che hanno esattamente ragionato all'opposto e vorremmo sentire questo tipo di impostazioni, ma non è così. L'ANCE ha presentato, pochi giorni fa, il proprio libro bianco sulla fiscalità, cosa troviamo in questo provvedimento fiscale? Niente, non solo non troviamo niente delle indicazioni che sono arrivate dal comparto dell'edilizia, ma troviamo un'impostazione che ci riporta all'antico. Certo, anche qui, il MoVimento 5 Stelle ci ha raccontato che i costruttori sono tutti i palazzinari, ci ha raccontato che il costruttore è da demonizzare, è uno speculatore, cosa potevamo attenderci di diverso? E, invece, noi stiamo dall'altra parte; abbiamo chiesto il recupero del 50 per cento dell'IVA sugli edifici ad alta efficienza energetica, perché alta efficienza energetica vuol dire economia reale, vuol dire rispetto dell'ambiente, ce ne vantiamo tutti, ma la tassazione che voi mettete in campo è dannosa per questo comparto e non porterà a nulla di buono, anzi, porterà un rallentamento delle iniziative in un settore che è, invece, altrimenti strategico. Il recupero del 50 per cento dell'IVA su edifici ad alta efficienza energetica è buon senso. Voi lo sapete, oggi, che c'è una minore tassazione quando c'è una compravendita di un bene vecchio in classe G energivoro e, invece, non c'è un'agevolazione per il costruttore che mette sul mercato degli edifici efficienti? E, questa, io credo sia una sfida che sarebbe opportuno trovare e, invece, non abbiamo trovato niente di tutto ciò.

Ancora, vi abbiamo chiesto l'estensione del sisma bonus, una manovra che, nelle zone 1, sta funzionando, vi abbiamo chiesto di estenderlo con buon senso alle zone 2 e 3, perché sta funzionando. Vedete che, quando le riforme sono in un'ottica liberale, quando si dà la possibilità senza un'oppressione fiscale drammatica, l'economia nasce laddove c'è l'impresa, dove c'è la persona al centro? Abbiamo purtroppo, però, sempre bisogno delle emergenze, in Italia, per riuscire ad attivare questo tipo di iniziative. Noi vorremmo, invece, una visione, una struttura della tassazione che vada in questo senso, che liberi le energie migliori del nostro Paese.

Ancora, permettetemi, sul comparto immobiliare dell'edilizia, abbiamo tante occasioni che vengono buttate via, l'utilizzo dei fondi immobiliari …

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Mi appresto a concludere, ancora due o tre minuti, Presidente, cortesemente. I fondi immobiliari che all'estero sono uno strumento molto efficace non vengono valorizzati da noi come dovrebbero, perché, anche qui, le tassazioni sono purtroppo oppressive e, quindi, un investitore internazionale se deve decidere di andare in Italia o in uno Stato che dista pochi chilometri, dove andrà se la tassazione è molto più vantaggiosa nello Stato vicino? Certamente, i capitali non solo non arrivano in Italia, ma con questo Governo rischiano anche di fuggire.

Ancora un ultimo comparto, quello della locazione, il quale nei prossimi anni avrà un crescente mercato; i giovani avranno difficoltà a comprare casa o, comunque, avranno un orientamento libero nell'andare a prendere una casa in affitto. Pensiamo agli studenti, a come sta cambiando la vita, la mobilità delle famiglie da una città all'altra.

Ebbene, perché, così come c'è una cedolare secca e i beni sono considerati strumentali quando una società affitta degli uffici, non avviene lo stesso meccanismo quando una società affitta degli immobili? Grazie a una riforma semplice, voi permettereste grandi investimenti, che si tramuterebbero in economia reale e che andrebbero incontro ad un'esigenza crescente della nostra società.

Niente di tutto questo, non c'è una visione alta, c'è una visione dell'emergenza del momento, c'è una visione opposta alla nostra, una visione culturale che noi continueremo a combattere, anche perché è diabolico quel Paese, quel legislatore che decide di tassare chi crea lavoro e dà un reddito a chi non lavora. Un Governo che compie questa scelta con il reddito di cittadinanza, come state facendo voi, con una maggiore tassazione di fatto che voi attivate nel Paese, è un Governo che vive in un altro mondo, che vive nel Medioevo e che noi sempre contrasteremo. Noi rimaniamo dalla parte in cui al centro sta la libera iniziativa del singolo, noi crediamo che al centro stia la persona e non lo Stato, un Paese in cui è immorale che fino a giugno si lavora per lo Stato e poi, solo da giugno in avanti, un imprenditore può lavorare per sé e per i propri dipendenti. Voi, invece, ponete un ulteriore vincolo, un'oppressione a quel pezzo buono del Paese che lavora ogni giorno onestamente, che vorrebbe semplicemente fare bene il proprio mestiere ma che, invece, troverà in questo decreto e in questi provvedimenti un ulteriore danno e un ulteriore vincolo. Per questi motivi, Forza Italia ha contrastato fortemente questo provvedimento e continuerà a farlo in tutte le sedi opportune (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, essendo giunti alle ore 11, anzi avendole superate, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 12,30.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 12,40.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. È iscritta a parlare la deputata Francesca Gerardi. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame presenta disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria ed è un provvedimento che risponde alle molteplici richieste dei nostri cittadini che si sentono soffocati dal fisco.

Intervengo principalmente per respingere la questione pregiudiziale, in quanto ritengo che ci siano molti elementi positivi per cui sia necessario oggi votare a favore di questo decreto-legge. Nello specifico, l'intero Capo I del provvedimento in esame attua una pacificazione fiscale e il suo scopo è proprio quello di semplificare, razionalizzare e risolvere le problematiche che hanno sempre caratterizzato il rapporto esistente tra il cittadino e il fisco.

Non si tratta, come è stato detto, di un condono, quanto più di un nuovo rapporto che possa beneficiare di una reciproca fiducia. Con la pace fiscale si vuole pertanto chiudere un insieme di situazioni debitorie che sono state portate avanti per decenni dallo Stato come una sempre più insostenibile zavorra, per poi continuare questo percorso, che avrà come obiettivo primario quello di migliorare il rapporto tra cittadino contribuente e la pubblica amministrazione.

La pace fiscale rappresenta un provvedimento di importanza fondamentale per il Governo gialloverde e, pertanto, abbiamo deciso, di fatto, di affidare a quattro diverse procedure la chiusura delle cartelle: la cosiddetta “rottamazione ter, la definizione delle liti pendenti, la sanatoria delle irregolarità formali e, infine, lo straccio totale di debiti fino ad un importo massimo di 1000 euro. Più in particolare, l'articolo 1 introduce la possibilità di definire in via agevolata i processi verbali di constatazione, pagando l'imposta contestata con lo sconto di sanzioni ed interessi.

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Sottosegretario Bitonci, il Regolamento prevede il divieto di fotografare in Aula. Diciamo che la prima volta io ho lasciato correre, la seconda sono costretto a richiamarla. Chiedo scusa, prego, prosegua.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Il concetto di reciproca fiducia è centrale anche nell'articolo 2, il quale introduce la possibilità di definire in via agevolata gli inviti al contraddittorio, gli avvisi all'accertamento e gli accertamenti con adesione dell'Agenzia delle entrate, in modo da consentire ai contribuenti di regolarizzare le proprie posizioni fiscali pendenti, ma non ancora definitive, versando esclusivamente le sole imposte, senza l'applicazione delle relative sanzioni e degli interessi. Con l'articolo 3, invece, il debitore potrà beneficiare dell'abbattimento delle sanzioni comprese nel carico e nell'interesse di mora, come nelle due precedenti rottamazioni, spalmandole in un arco temporale più ampio e con interessi ridotti al 2 per cento. Si crea, dunque, una nuova concezione del fisco, che non è più un oppressore, ma un fisco e uno Stato che si trovano finalmente dalla parte dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La Costituzione, all'articolo 53, afferma: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Proprio perché l'articolo 53 bandisce qualsivoglia trattamento fiscale differenziato, la pace fiscale ha lo scopo di fornire aiuto ai cittadini in difficoltà e sarà riservata a contribuenti onesti che non potevano pagare, a milioni di italiani che hanno fatto la dichiarazione dei redditi e non sono poi riusciti a versare tutto il dovuto. La legge mira a tutelare piccole imprese e contribuenti privati coinvolti in effrazioni decisamente limitate. Non è perciò volta a sanare e proteggere i grandi evasori, come falsamente decantato dall'opposizione.

Ricordo ai colleghi che gli anni di perdurante crisi economica hanno colpito migliaia di artigiani, piccoli imprenditori e giovani professionisti. Parliamo di cittadini che hanno lottato contro tutto e contro tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che pur di andare avanti, pagare i propri dipendenti e fare impresa talvolta hanno contratto debiti nei confronti del fisco. La classe politica si trova nella difficile posizione di dare risposta a queste persone, che ci hanno mostrato le loro difficoltà, le loro paure e l'esigenza di non essere abbandonati dallo Stato: ci hanno chiesto aiuto e non possiamo voltare lo sguardo da un'altra parte.

Il decreto fiscale è un provvedimento che permette di ridare dignità a queste persone, che permette loro di ripartire e guardare con speranza al futuro. La soluzione per dare la possibilità a questi cittadini di ricominciare è un fisco amico, che abbia a cuore i cittadini italiani, il loro lavoro e la capacità artigiana che ci contraddistingue nel mondo. Il fisco deve supportare la creazione di ricchezza, stimolare i consumi e contribuire al benessere e alla crescita del nostro Paese.

Con la conversione di questo decreto-legge abbiamo la possibilità di iniziare un nuovo percorso in cui i contribuenti possono uscire da questo stato di oppressione e soprattutto ripensare alla fiscalità, in modo che finalmente possa riconoscere nel cittadino un contribuente e non un imputato da rincorrere e vessare, ridando forza e vitalità ad un rapporto Stato-cittadino oggi sin troppo deteriorato e riportando lo Stato nelle condizioni di garantire una maggiore efficacia ed efficienza nella fornitura di quei servizi che sono degni delle migliori società civili.

Concludo, Presidente, ribadendo l'importanza, a nostro avviso, di questo provvedimento e l'auspicio di una sua rapida approvazione da parte di questa Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianfranco Librandi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO LIBRANDI (PD). Signor Presidente e signori del Governo, onorevoli colleghi, sul decreto fiscale che oggi approda alla Camera, dopo un percorso piuttosto complesso e complicato al Senato, vorrei sviluppare alcune brevi considerazioni di ordine formale e sostanziale. Inizio da una riflessione generale: questo decreto fiscale rappresenta una sintesi efficace della confusione e dell'approssimazione del Governo rispetto alla politica economica e fiscale. Il quadro macroeconomico in cui ci stiamo muovendo è a dir poco preoccupante. Infatti, le promesse irrealizzabili e le parole irresponsabili di esponenti dell'Esecutivo e della maggioranza parlamentare, hanno finora bruciato miliardi di euro di capitalizzazione di borsa, di imprese e di risparmio delle famiglie italiane. Lo spread è cresciuto di 170 punti base rispetto alle elezioni del marzo di quest'anno. Gli investimenti nazionali e internazionali hanno subito una brusca frenata e il finto “decreto dignità” ha distrutto migliaia di posti di lavoro. Insomma, avete forato le ruote a un'automobile che negli anni passati noi avevamo pazientemente riparato, migliorato e rimesso in carreggiata. Anche una Formula 1 può andare male se messa nelle mani di un pilota dilettante e di meccanici incompetenti.

Un'altra considerazione è che, ancora una volta, ci troviamo di fronte, come prassi ormai consolidata anche da parte di questo Governo, al ricorso allo strumento del decreto-legge. Ne abbiamo parlato diffusamente ieri e sappiamo bene quale decisione è stata assunta, ma non posso non evidenziare come fra le altre cose il requisito di straordinaria necessità e di urgenza, richiesto dall'articolo 77 della Costituzione, in questo caso non sia propriamente presente. La seconda considerazione è che ci troviamo di fronte a un decreto il cui titolo, “disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria”, di certo non rispecchia il suo contenuto. Si tratta, infatti, di un decreto-legge omnibus, dove possiamo trovare di tutto: dai condoni ai provvedimenti per le aree di crisi industriale complessa, dal bonus bebè al rilancio di Campione d'Italia, dalle modifiche al codice del terzo settore al rinvio della lotteria dei corrispettivi.

Sicuramente, sono presenti alcune norme che condivido, ma se lo scopo di questa legge era quello di costruire un rapporto più collaborativo, più proficuo e più equilibrato fra il contribuente e l'amministrazione finanziaria, credo che i risultati che potrete ottenere siano davvero nulli. Non solo manca una strategia di fondo, un progetto complessivo per creare un rapporto virtuoso fra il fisco e il contribuente, ma si va in direzione diametralmente opposta. L'anima, la parte fondante di questo decreto-legge sono gli innumerevoli condoni che avete inserito con la giustificazione di aiutare chi non ce l'ha fatta, invece di mettere in campo provvedimenti mirati.

C'è un po' di tutto: dai processi verbali e di constatazione agli avvisi di accertamento, dalle liti pendenti sino in Cassazione alle irregolarità formali. Praticamente, qualsiasi fattispecie di evasione o di irregolarità contributiva potrà essere sanata.

L'evasione fiscale nell'ambito della scienza delle finanze indica tutti quei metodi volti a ridurre o a eliminare il prelievo fiscale da parte dello Stato sul cittadino contribuente attraverso la violazione di specifiche norme fiscali. Costituisce, di fatto, un evento negativo all'interno della politica fiscale attuata dal Governo, che contribuisce a far perdere allo Stato una parte non trascurabile delle entrate ad esso dovute, creando debito pubblico, aumentando l'onere tributario a carico dei cittadini onesti, rendendo impossibili interventi per favorire la crescita e lo sviluppo economico. Tutti coloro che hanno messo in campo tali comportamenti saranno premiati; tutti i furbi, che sono stati scoperti con le mani nel sacco, avranno la possibilità di sanare le loro posizioni facendo pagare ad altri il prezzo della rottura di un patto sociale. E così i lavoratori dipendenti, gli artigiani, i commercianti, gli imprenditori, le famiglie e gli onesti, che sono tanti, continueranno a pagare sempre di più anche per gli evasori. Non è questa la pace fiscale che noi vogliamo. Pace fiscale significa collaborazione in un percorso virtuoso di ridefinizione dei rapporti tra fisco e contribuente improntato a fiducia reciproca e trasparenza; pace fiscale significa una pressione fiscale sostenibile, regole chiare e semplificazione. Ma in questo decreto cosa troviamo, invece? Condoni ed uno Stato di polizia fiscale, dove sarà possibile l'accesso diretto ai dati contenuti nell'archivio dei rapporti finanziari e alle informazioni sui saldi e sulle disponibilità esistenti.

Per concludere, nei giorni scorsi abbiamo licenziato e trasmesso al Senato il testo della legge di bilancio 2019, di cui questo decreto è un corollario. Abbiamo, in realtà, lavorato inutilmente perché il disegno di legge sarà stravolto nei prossimi giorni. A due mesi abbondanti dal famoso balcone del Vice Premier Di Maio e a tre settimane dalla fine dell'anno il Governo non ha ancora una strategia concreta sulla manovra di bilancio, non ha contezza dei saldi e delle principali misure e gli italiani non sanno cosa ne sarà dei loro soldi. Ce la faremo per il 31 dicembre ad avere un bilancio approvato? È forse il momento di iniziare a pensare all'ipotesi che, dopo tanti anni, l'Italia sperimenti nuovamente l'esercizio provvisorio? È una pratica che pensavamo ormai consegnata ai libri di storia ma che il Governo del cambiamento potrebbe farci scoprire nuovamente.

Siete sulla strada sbagliata e la rotta che avete tracciato ci porterà in un mare in tempesta. Ve l'abbiamo già detto in occasione della legge di bilancio, una legge che nulla prevede per ottenere ciò di cui il Paese oggi ha maggiormente bisogno: stabilità, niente scossoni sull'euro, crescita economica e creazione di posti di lavoro. Con questo decreto fiscale, con il “decreto dignità” e con la legge di bilancio avete caricato sulle spalle delle imprese, che sono quelle che il lavoro lo creano, e delle famiglie oneste l'onere di sostenere le vostre mance elettorali. Quest'anno avete regalato condoni fiscali ed edilizi e vi apprestate a mettere in campo una misura assistenziale come il reddito di cittadinanza. Inoltre, avete promesso “quota 100” dimenticandovi, però, di far presente che la pensione sarebbe diminuita del 30 per cento, pari ad una media di 100 mila euro per ogni pensionato.

I posti di lavoro promessi stanno diminuendo drasticamente, ma l'anno prossimo cosa farete per mantenere il vostro consenso? Regalerete una lavatrice? Una settimana di vacanza o un abbonamento per la squadra del cuore? Stiamo arrivando alla recessione e capitali ed aziende se ne stanno andando. Gli avete tolto l'ACE, l'IRI, il super ammortamento, i recuperi fiscali sulle spese di ricerca e sviluppo e diminuito le ore di alternanza scuola e lavoro. E, poi, dite di essere amici delle imprese? In ogni caso, non vorrei essere nei vostri panni tra qualche mese. Noi del Partito Democratico vi segnaliamo la nostra profonda preoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luca Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Presidente, solo poche parole, anche perché non vorrei ripetermi, visto che sono intervenuto già ieri sulla questione pregiudiziale di costituzionalità, però qualcosa vorrei dire, nel senso che è chiaro che rinnovo il sentimento di dispiacere - per usare un termine gentile - per non aver avuto la possibilità di toccare nulla all'interno di questo provvedimento. Stamattina il collega Fragomeli ha parlato di combinato disposto di cose, termine che si usa in modo frequente in quest'Aula e un po' politichese, ma di fatto il combinato disposto tra la legge di bilancio che cambia al Senato e questo decreto fiscale, che abbiamo potuto solo guardare, rende poca giustizia a quest'Aula del Parlamento, anche perché è una materia complicata, complessa. Anche con il sottosegretario Bitonci, prima della sospensione, si concordava sul fatto che vi sono tantissimi profili che necessitano approfondimenti, come il tema degli enti locali ma anche quello della fiscalità generale. È un decreto che nasce come decreto fiscale, lo ricordo, perché bisogna ricordarlo, perché non ricordarlo sarebbe un errore. Nasce nel momento di estremo attrito tra Salvini e Di Maio; nasce nel momento in cui viene alla luce anche il condono di Ischia; nasce in questo contesto conflittuale, e viene portato avanti al Senato secondo una formula che cambia, anche nella parte che avevamo sottolineato come la più pericolosa, dal punto di visto della sanatoria, con la famosa dichiarazione integrativa speciale, quella che faceva emergere fino a 100.000 euro.

Mi dispiace sia andata via, ma voglio dire alla simpatica collega Gerardi, che ha parlato di fisco dalla parte dei cittadini, che qua nessuno vuole il fisco da un'altra parte, se non da quella dei cittadini. Tutti voglio un fisco equo, non vessatorio, quindi tutti siamo disponibili a fare una discussione che sia la più ampia possibile in questi termini, ma questo non vuol dire non pagare. Secondo la collega Gerardi, un fisco dalla parte dei cittadini è quello della dichiarazione integrativa speciale? Il fisco dalla parte dei poveracci - perché è stata usata questa espressione -, della povera gente che non riesce a pagare, è stato pensato quando avete inserito la dichiarazione integrativa speciale che faceva emergere fino a 100.000 euro? Secondo me i poveracci son diversi, perché questo conteneva il decreto, e negli articoli 2, 3 e 4 contiene una serie di norme che vanno proprio nella direzione non dei poveracci, o perlomeno poco, perché siamo tutti consapevoli delle difficoltà che hanno passato in questi anni le piccole imprese e le famiglie, vessate dal fisco. Abbiamo assistito anche nella scorsa legislatura ha una modifica del sistema della riscossione, attraverso la trasformazione di Equitalia, che poi di fatto ha cambiato un po' nome e non tanto di più. A me piacerebbe, a questo gruppo piacerebbe, ma penso a tanti, dalle dichiarazione di intenti sentite in Commissione Finanze, avere una discussione che sia franca nel merito e non soltanto portatrice di condoni di ogni tipo. Ho citato la collega Gerardi ma potrei citare anche la collega Ruggiero, la prima che ha parlato stamattina, che ha usato espressioni del tipo: sistema fiscale snello e buona pace della burocrazia. Ma qua la buona pace, secondo me, è anche per i furbi, perché attraverso questi provvedimenti, che non vanno certo nella direzione di salvaguardare quelli che non ce la fanno, si è tutelata la buona pace di chi invece ha delle aspettative. Secondo me, compito di un legislatore serio non è quello di creare continue aspettative in Italia, perché è un costume che si è reiterato negli anni, quello dell'attesa di un condono, di una sanatoria di qualsiasi genere, e ci sono persone, ve lo posso garantire, che non aspettano altro. Fare buona amministrazione e buona politica, secondo me, è trovare la giusta direzione per avere sì un fisco snello e che metta da parte la burocrazia, ma che tenga conto delle esigenze e che comunque educhi anche al senso di comunità che ci circonda, quindi al fatto che ciascuno deve contribuire alle necessità collettive per quanto può dare, così come dice la Costituzione. Questo è l'obiettivo di un prudente e lungimirante legislatore. Io non ho la verità in tasca per tutte le cose, ci mancherebbe altro, però, far passare questi articoli e le norme di questo provvedimento come buona pace della burocrazia oppure come il fisco dalla parte dei cittadini, mi sembra proprio un'esagerazione, anzi una cosa che non sta né in cielo né in terra, proprio per le premesse che ci sono state e che hanno determinato la stesura di questo testo, che, come dicevano tutti stamattina, è diventato un testo omnibus, perché c'è di tutto.

C'è di tutto. Questo è un altro vizio, anche incostituzionale, che segnaliamo sempre, di inserire nei provvedimenti “la qualunque”. Da questo punto di vista, uso una battuta un po' ovvia, perché l'hanno fatta altri: insomma, non c'è tanto cambiamento in questo Governo. Mi spiace essere ripetitivo e monotono, ma la realtà è questa, perché si va nella direzione esattamente consolidata negli anni, ovvero di mettere qualsiasi cosa dentro ad un provvedimento che doveva parlare di fiscalità generale. C'è di tutto, dal bonus bebè a tutto quello che volete pensare o immaginare. Questa è la realtà. Ma andiamo nello specifico, nel merito delle cose. La dichiarazione integrativa sociale è stata cambiata - vediamo se al Senato viene reintrodotta in qualche modo particolare o sotto forme diverse -, perché si paventavano anche dei problemi di copertura di reati penali, quindi non era un tema da poco, e torno sempre all'intervento del collega della Lega Nord che ho sentito prima.

Comunque di fatto, le norme contenute nel Capo I del Titolo I si articolano lungo due direttrici: da un lato, prendono appunto in considerazione le situazioni nelle quali esiste già una pretesa avanzata dall'amministrazione fiscale, prevedendo, per chi presenta la domanda di adesione, di poter scegliere di pagare in un'unica soluzione, ovvero in diciotto rate spalmate su cinque anni, e ottenere la cancellazione dell'obbligo di corrispondere sanzioni e interessi; dall'altro, consentono, a chi non ha ancora alcuna pendenza in essere, di regolarizzare entro limiti predeterminati le irregolarità, le infrazioni e le inosservanze di obblighi o adempimenti di natura formale che non rilevano sulle determinazioni della base imponibile ai fini delle imposte dei redditi, eccetera. Quindi, nello specifico, l'intero Capo I del provvedimento attua una pacificazione fiscale, anzi una vera e propria resa fiscale più che pace, perché poi di questo si tratta, facendo affidamento ad almeno quattro diverse procedure di chiusura delle cartelle, tra cui la cosiddetta rottamazione-ter. Anche qui mi ripeto, mi spiace dirlo, ma io nella scorsa legislatura c'ero e sul tema della rottamazione il MoVimento 5 Stelle s'era fatto esplodere, nel vero senso della parola, in Aula e in Commissione, urlando sui banchi e sbattendo le cose, e oggi ci troviamo una rottamazione che ha dei contorni molto, molto più ampi rispetto alla rottamazione-bis, perché nella rottamazione-bis vie erano delle regole anche di rateizzazione molto stringenti, quindi le rate erano poche e potevano essere versate entro la fine dell'anno in corso, mentre qui arriviamo addirittura a diciotto mesi, e quant'altro.

Quindi, c'è la cosiddetta rottamazione-ter, la definizione delle liti pendenti, la sanatoria delle irregolarità formali e lo stralcio totale dei debiti fino a 1.000 euro. Anche in merito a questi debiti fino a 1.000 euro, presenti all'articolo 4, si prevede la completa caducazione dei singoli carichi di importo fino a 1.000 euro affidati agli agenti della riscossione negli anni che vanno dal 2000 al 2010, norma che trova un antecedente nell'articolo 1 della legge n. 228 del 2012, allorquando furono automaticamente annullati i crediti fino a 2.000 euro iscritti nei ruoli resi esecutivi fino al 31 dicembre 1999. Questo limite dei 1.000 euro, facendo riferimento al singolo carico, potrebbe applicarsi anche alle fattispecie di debitori gravati da una molteplicità di carichi di importo unitario inferiore a tale soglia e sui quali gravano carichi unitari di importo superiore ai quali si associano carichi di importo inferiore a 1.000 euro, andando così ad amplificare per questi contribuenti l'effetto condonistico del provvedimento. Qualsiasi atto di clemenza generalizzato offende i contribuenti onesti, perché poi ce li dimentichiamo tutti, anche quando si pronuncia la frase del fisco vicino ai cittadini. Quelli che l'hanno sempre rispettato il fisco cosa sono? Sono cittadini diversi? Sono cittadini più stupidi? Sono cittadini menomati mentalmente perché credono che si debbano rispettare le regole? Io credo di no, e ritorno sempre al messaggio che un buon legislatore deve dare, nel rispetto delle idee di tutti, ci mancherebbe. Noi siamo assolutamente contrari alla flat tax, che giudichiamo anticostituzionale, però si rispetta l'opinione diversa, questo è un altro tema che doveva rientrare nella discussione che ha riempito pagine e pagine di giornali e non solo, anche di tweet o di quant'altro siamo abituati a vedere, e poi non se ne parla. Anche su questo ci sarebbe piaciuto fare una discussione, invece ci troviamo qui a parlare soltanto di pace fiscale e di rottamazione-ter.

Comunque, in generale - e vado a concludere, Presidente - l'immagine che si ricava è quella di un provvedimento disordinato, che accavalla impegni, opzioni che potranno anche giovare ai conti pubblici e disinnescare le clausole di salvaguardia, ma di certo non aiutano la credibilità né l'intelligibilità del sistema. E, quindi, spuntano tutti i tratti maligni delle sanatorie che abbiamo visto nel corso della nostra storia repubblicana.

L'ultimo riferimento, e mi associo, ma l'ho già fatto in Commissione e anche ieri, è alla questione dei comuni. Non ripeto le parole che ha detto il collega Fragomeli, ma non si capisce come mai in questa platea condonistica varia, diffusa e ampia, i comuni debbano sempre fare la parte di quelli che, invece, subiscono le imposizioni del Governo centrale, in barba al principio dell'articolo 119 della Costituzione, e quindi a quei principi di autonomia finanziaria che lì sono riconosciuti agli enti locali.

Abbiamo proposto noi, attraverso l'ANCI, ma noi da soli, una serie di emendamenti che andavano nella direzione, appunto, di poter recuperare un ruolo attivo dei comuni nelle scelte per il recupero delle somme che sono dovute; ovviamente, tutto è stato stralciato. Produrremo anche un ordine del giorno, avevamo presentato anche un emendamento che, secondo me, poteva essere anche preso in considerazione, perché, banalmente, il problema dei tributi che non vengono pagati c'è, soprattutto in termini di Tari e quant'altro. Questo emendamento, sostanzialmente, subordinava il rilascio di una licenza, di un'autorizzazione o di una SCIA alla verifica del pagamento delle imposte dovute a quell'ente che avrebbe dovuto rilasciare la licenza. A me non pare una roba che costi, non mi pare una roba così strana: è un principio che va nella direzione di salvaguardare anche gli enti locali, che poi sono quelli che erogano i servizi. Già in questi anni sono stati vessati, loro sì, da norme che hanno impedito la manovrabilità e l'agibilità delle risorse in termini di iniziative.

Credo che a questa tornata elettorale, soprattutto nei piccoli comuni, nei piccoli centri, ci sarà proprio la difficoltà di trovare persone che vadano a fare l'amministratore locale, perché fare l'amministratore locale oggi è una roba da matti, e solo chi lo sa, chi lo ha fatto, lo può sapere, perché è così. Ho avuto l'onore di fare il sindaco del mio comune per dieci anni, dal 2006 al 2016, un piccolo comune di 5 mila abitanti; c'è stato un abisso di agibilità, diciamo, tra il primo mandato, dal 2006 al 2011, e quello successivo, proprio per i motivi che dicevo adesso e che pian piano si stanno asciugando, ma hanno bisogno di una normativa lungimirante, di buonsenso, che tenga bene a mente qual è il rispetto del territorio, dei propri cittadini e, soprattutto, i compiti gravosi di un amministratore locale.

Con questo spirito, perché questo è lo spirito che anima il nostro gruppo, di una discussione vera, confermo chiaramente il voto contrario del nostro gruppo, ma auspico, attraverso anche le dichiarazioni del sottosegretario, che si possa davvero, in Commissione finanze o in altra sede, avere su questi temi, sulla fiscalità generale, la fiscalità degli enti locali, una discussione che sia vera, nel merito, fatta da chi le cose le sa, le conosce e non le improvvisa perché il suo vicino di casa gli ha detto una cosa, perché poi questo è un po' il tema, capire le cose e portare avanti i ragionamenti, perché poter parlare su se stessi e sulle proprie esperienze, secondo me, è la cosa più giusta da fare e mi auguro che venga fatta (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Vede, noi siamo assolutamente convinti che la storia insegna, che la filosofia insegna, e chi ha avuto il piacere di frequentare scuole – abbiamo qui tante giovani menti che, probabilmente, un giorno saranno in queste Aule a dibattere al nostro posto, anzi, glielo auguro, glielo auguro perché questo sarà l'esercizio della vera democrazia – ebbene, quei giovani hanno indubbiamente voglia di imparare. Allora, noi dovremmo provare ad essere un buon esempio per quei ragazzi; e purtroppo, però, un buon esempio non lo stiamo dando, questo Governo un buon esempio non lo sta dando. Vi spiego perché: amo leggere e in una di queste letture ho ritrovato una frase di Reagan, che è particolarmente interessante. Dice che le tasse sono quella cosa grazie alla quale ciascuno di noi lavora per lo Stato senza aver diritto ad un concorso per diventare dipendente pubblico.

E però perché lo facciamo? La storia ci insegna che, da quando c'è la civiltà, ognuno di noi, ogni singolo, deve partecipare alla vita di quella società, di quella collettività, e deve contribuire a tutti quei servizi che servono per lo sviluppo e che servono per quella collettività.

E, allora, l'immagine degli italiani che non amano pagare le tasse a noi non piace, perché ci sono italiani che le tasse le pagano, che le tasse le vogliono pagare, e lo fanno nonostante tutto, anche, alle volte, nonostante lo Stato.

Quindi, noi ci saremmo aspettati che questo decreto fiscale facesse qualcosa che avesse a che fare con il fisco; e, invece, così non è, perché, sottosegretario Bitonci, lei è, mi pare, di centrodestra, e quindi dovrebbe ricordare che uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale del centrodestra era lo shock fiscale. E quale migliore occasione ha avuto il Governo per poter finalmente dare alle società, alle piccole imprese, ai piccoli imprenditori, ai piccoli artigiani, alle partite IVA, che sono quelle che rendono grande il nostro Paese, quale migliore occasione di questa questo Governo avrebbe potuto avere di innestare quel circolo virtuoso attraverso lo shock fiscale, che è l'unica vera soluzione per creare posti di lavoro, per riattivare la produttività, per far ripartire finalmente la domanda? La domanda, che è quella che muove la nostra economia interna.

Ecco, di questo shock fiscale in questo decreto fiscale non c'è nulla, non c'è neanche l'ombra; ci sono, invece, tutta una serie di iniziative che, dal nostro punto di vista, sono assolutamente contestabili, e vi spiego il perché. Mi concentro soltanto su quattro punti, cercando di far capire, però, qual è il senso della nostra contestazione a questo provvedimento. Noi abbiamo da sempre, storicamente, ritenuto che il concetto di condono non fosse giusto, non fosse equo, non facesse parte della nostra cultura; per cui, quando dal dibattito, dal testo del Senato è sparita la vecchia formulazione dell'articolo 9, quella che portava l'estinzione delle cartelle e la rottamazione fino ai 100 mila euro, noi abbiamo condiviso quella posizione, nonostante ci fosse stato un lungo ed aspro dibattito.

Ora, però, cos'è che noi non condividiamo? Come abbiamo avuto più volte modo di dire, in realtà questo nuovo articolo 9 lascia indietro i cittadini che hanno contenziosi con il fisco per un mero errore. E ritorniamo al concetto principale: lo Stato dovrebbe essere perfetto, lo Stato dovrebbe essere l'esempio per i cittadini; e, però, purtroppo, non è sempre così, purtroppo anche lo Stato sbaglia. E quello che noi non ritroviamo in questo decreto fiscale è l'essere dalla parte di quelle persone che debbono sottostare quotidianamente agli errori dello Stato. Ecco, noi avremmo voluto vedere innanzitutto questo e poi tutto il resto.

Questo, però, non è l'unico limite di questo decreto fiscale, che obiettivamente a noi non piace nella formulazione, non piace nel concetto, non piace nella struttura, perché, accanto a quell'errore, ne abbiamo ritrovati altri.

Ci sono, indubbiamente, degli slanci illusori, degli slanci che possono sembrare un avvicinamento fra Stato e contribuente, fra fisco e contribuente. Eppure, però, quando si parla dello stralcio dei debiti fino ai mille euro affidati alle autorità di riscossione, dobbiamo anche saper dire che non è sufficiente lo snellimento, dobbiamo essere anche in grado di dire che quelle cartelle, in realtà, potrebbero già non esistere più. Sarebbe bastato leggere le date: molte di quelle cartelle sono in prescrizione, se non già prescritte. Per cui stiamo raccontando ai nostri contribuenti una frottola e dovremmo avere il coraggio di dire che anche in questo caso raccontiamo una bugia; dovreste, per la verità.

Abbiamo, poi, un'altra questione assolutamente aperta, ne abbiamo dibattuto: ho avuto l'onore e l'onere di sostituire il collega Acquaroli in Commissione per una seduta e mi è capitato di essere proprio in quella seduta a dibattere sulla fatturazione elettronica. Abbiamo appena finito una manifestazione qui davanti e a quella manifestazione del mio partito c'erano gli imprenditori, i piccoli, gli artigiani, c'erano i professionisti, le partite IVA. E perché erano con noi lì fuori a discutere, a dibattere e a cercare di far capire qual è l'errore di questa fatturazione elettronica?

Ecco, vedete, a parte il fatto che anche qui mi corre l'obbligo di ricordare che questa è un'idea che parte dal vecchio Governo, quindi ho davvero una particolare difficoltà a capire come i colleghi della Lega l'abbiano potuta far passare così semplicemente; ma, tolta questa riflessione di carattere assolutamente personale, dobbiamo tornare sul punto. Allora, qual è il punto? Qual è l'Italia che stiamo guardando? Perché dobbiamo capire cosa guardiamo, dobbiamo capire dove viviamo per poter cambiare le cose.

E, allora, noi viviamo in una nazione dove ci sono piccole e medie imprese, piccole società, piccole partite IVA, ci sono migliaia di piccolissimi professionisti, ci sono le botteghe. Ecco, allora voi immaginate che fra poco meno di un mese un piccolo artigiano di ottant'anni, che vive magari in un paese di montagna, delle nostre bellissime montagne… Qui abbiamo i sindaci di piccoli paesi nel mio partito: magari io ne immagino qualcuno con 5 mila abitanti. Una piccola bottega, dove probabilmente magari non arriva neanche Internet; perché, in realtà, noi diamo per scontato che Internet, che tutte queste novità tecnologiche, i computer, gli smartphone, i telefonini siano ovunque: ebbene, non è così, questa non è l'Italia, ancora.

E, allora, qual è il punto? Il punto è che noi dobbiamo immaginare che quell'ottantenne, che apre la bottega tutti i giorni, dal 1° gennaio, se non manda una fattura elettronica con un computer utilizzando Internet - cosa che probabilmente non sa neanche cosa sia - ebbene, noi dobbiamo immaginare che, pur non essendo in grado di farlo, lo debba fare ugualmente.

E allora noi abbiamo proposto, avevamo proposto una serie di emendamenti che andavano nel senso della logica, nel senso della concretezza: perché noi siamo abituati a guardare dove viviamo, siamo abituati a guardare il nostro prossimo negli occhi, siamo abituati a fare le cose per il bene della nostra nazione. Abbiamo allora immaginato che avremmo potuto dilazionare i tempi, avremmo potuto dare maggiore possibilità a quelle persone di abituarsi a queste nuove forme; abbiamo anche pensato che il meccanismo potesse funzionare a seconda degli importi di fatturato, e quindi più sei piccolo meno devi utilizzare la fatturazione elettronica, abbiamo pensato che tutto questo potesse essere, che fosse la logica del buonsenso.

Invece qui questo manca, perché è tutto assolutamente parificato, è tutto assolutamente identico: per cui la multinazionale con capacità economiche, con strutture assolutamente differenti viene equiparata a quel vecchietto di ottant'anni che vive nelle montagne e che vorrebbe ancora aprire la saracinesca del suo locale ogni giorno.

Ecco, a noi questo non piace: non ci piace che non ci sia la capacità di capire quanto è diversa e variegata la società nella quale viviamo; e tutto per la frettolosa cecità di voler portare a casa un risultato, di voler dire che qualcosa si è fatto, di voler dire che si è iperattivi. Togliendo tra l'altro, poi, la possibilità di un vero dibattito su materie importanti all'interno di quest'Aula.

E non ci piace, e non ci è piaciuto neanche quello che è stato raccontato circa i procedimenti tributari. Perché vedete, tramite questa riformulazione noi abbiamo, in realtà, avanzato una richiesta, a chi magari quei giudizi li aveva già vinti, di arrendersi. Questo è, perché la percentuale richiesta per la definizione dei procedimenti è una percentuale eccessiva, e ci pare assurdo che chi in primo grado abbia già di fatto sostanzialmente vinto debba poi mettersi d'accordo e continuare a pagare. Ecco, questa per noi non è equità, questo a noi non piace.

E allora io ho davvero necessità di riportare l'attenzione su due concetti, e con questi mi avvio alla conclusione e lascio la parola ad altri colleghi, che più e meglio e sicuramente con più forza e determinazione riusciranno a far capire le nostre motivazioni di avversità rispetto a questo decreto-legge. Vedete, noi partiamo dal presupposto che gli italiani siano brava gente, noi partiamo dal presupposto che gli italiani le tasse le paghino, e che vi sia la volontà di partecipare alla vita pubblica che è direttamente proporzionale alla capacità del pubblico di restituire quello che si è dato. Ecco, questo è il concetto al quale facciamo riferimento. Ebbene, a noi in quest'ottica non piace l'idea di dover avere… Il mio presidente, Meloni, lo definisce come lo “Stato guardone”, lo ha appena definito come lo Stato guardone: ed è obiettivamente un concetto che mi è piaciuto, perché l'idea di dare la possibilità alla Guardia di finanza, attraverso la “super-anagrafe”, di poter guardare, inserire, controllare, senza neanche passare più attraverso un secondo elemento, che è quello di valutazione da parte dell'autorità giudiziaria, ebbene, questo a noi non piace, da un'iniziativa di questo tipo trapela secondo noi una sorta di mito della sorveglianza pregiudiziale, che concepisce ogni cittadino come potenziale evasore e quindi interprete di atti delinquenziali.

Noi siamo per il rispetto delle regole, noi siamo per la lotta all'evasione; e tuttavia respingiamo la cultura del sospetto, come se quella cultura fosse il valore fondante di una società, perché non è quella la società in cui vogliamo vivere, perché non sarebbe una società così competitiva e attiva per gli investimenti. Noi vediamo in questo provvedimento la prevalenza della vocazione giustizialista del MoVimento 5 Stelle, e non è la nostra, non lo sarà mai. Noi non pratichiamo il comodo immobilismo, noi non pratichiamo l'invidia sociale come volti mascherati dell'onestà. Noi crediamo però fortemente in un'impresa libera, che dia lavoro ai giovani e un'occasione valida per mettersi in gioco e rivendicare la propria dignità. Crediamo nelle famiglie messe in grado di spendere e di far studiare i loro figli. Crediamo in un'Italia libera, sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Approfittiamo per salutare alunni e insegnanti dell'Istituto comprensivo “De Filippo - De Ruggiero” di Brusciano, in provincia di Napoli, che sono qui ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

È iscritto a parlare il deputato Marco Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Presidente, il sentimento che si prova, che ci pervade rispetto all'esito dell'iter parlamentare di questo provvedimento, è un po' un sentimento di delusione, direi di smarrimento, quasi di frustrazione: che vive sicuramente chi come noi ha vissuto lo stesso iter parlamentare all'interno delle Commissioni e oggi nell'Aula, ed è anche quello che abbiamo potuto testare poco fa fuori da questo palazzo, nella piazza antistante, che ha visto protagoniste tante realtà sindacali, datoriali, professionali, che tutt'oggi fanno fatica a comprendere perché ci troviamo in questa situazione.

Lo dico perché il contesto in cui nasceva questo decreto-legge fiscale era quanto mai foriero di possibili opportunità positive, per quello che noi crediamo dovesse essere il faro illuminante dell'operato del Governo: questa grande rivoluzione fiscale, questa grande novità di rapporti tra contribuente e Stato, questa opportunità di chiudere tante vicende più o meno spiacevoli che hanno avvolto questo ambito negli ultimi anni. Lo è perché c'erano delle aspettative chiare: c'erano queste categorie, quelle che ho citato poc'anzi, ma ce ne sono molte che sicuramente ritengono di essere state penalizzate in questi ultimi anni da tanti Governi, soprattutto Governi di centro-sinistra, che ritengono che forse la loro funzione sociale non sia stata considerata abbastanza e siano stati identificati come, nella migliore delle ipotesi, delle mucche da mungere, nella peggiore delle ipotesi, come dei delinquenti che soltanto perché magari facevano impresa o facevano lavoro, facevano profitto dovevano essere duramente penalizzate.

C'erano delle premesse chiare, la crisi che ha attanagliato il mondo, anche il nostro Paese nell'ultimo decennio; un fisco che è stato, almeno dal 2011, incalzante in un modo esasperato; c'era, e c'è ancora, una burocrazia opprimente che difficilmente aiuta chi tenta di fare sviluppo, occupazione e impresa a farla nel modo più opportuno. E, allora, in questo contesto, c'era la l'aspettativa che il Governo potesse finalmente, come promesso in campagna elettorale, da entrambe le parti – perché è chiaro, lo sappiamo bene, che la campagna elettorale delle due forze di Governo non è stata una campagna elettorale svolta di comune accordo, è arrivata poi a identificare un contratto di Governo, questo contratto di Governo – realizzare tutto un tema di rivoluzione fiscale, e noi ne eravamo contenti. Purtroppo, non abbiamo visto questo, non l'abbiamo visto in questo provvedimento, non abbiamo visto un'omogeneità che potesse dare una struttura complessa a questo provvedimento; abbiamo visto una scarsa rilevanza del tema degli enti locali, per esempio, rispetto all'incombente necessità di assolvere a tutte le opportunità per gli agenti di riscossione. Non c'è - è parso evidente - quello che per noi, invece, era il presupposto essenziale, il postulato oserei dire, cioè il vantaggio per il contribuente.

A noi pare di vedere, in questo provvedimento, una necessità dello Stato di risolvere alcune sue incombenze e, nel farlo, a spese, una volta di più del cittadino. Manca, per esempio, quello che avevo capito, ma forse intendendo male, fosse il faro illuminante della proposta, soprattutto di una delle due forze di Governo, cioè quello del saldo e stralcio. Oggi ci si dice, Presidente, che probabilmente verrà recuperato al Senato o parzialmente o totalmente, non conosciamo le modalità, nella seconda lettura del disegno di legge di stabilità. Ce lo auspichiamo, per adesso abbiamo visto i consueti e ormai apparentemente esaustivi comunicati stampa.

C'è stata molta confusione, non tanto nella discussione in Commissione o in questa discussione che stiamo tenendo in Aula; c'è stata molta confusione nelle procedure che hanno portato alla compilazione di questo documento, c'è stato un ping-pong continuo tra la Lega e il MoVimento 5 Stelle, è andato via lo scudo fiscale, sono andati via i condoni penali, sono scomparsi il carcere agli evasori, che era una delle battaglie storiche che sentivamo propugnare da sempre al MoVimento 5 Stelle – forse è anche un bene –, è andata via gran parte di quelle materie che avevate proposto nella campagna elettorale.

Presidente, io credo che questa manovra del decreto fiscale sia un documento che sia stato dettato in questo modo dalla Ragioneria dello Stato, dall'Agenzia delle entrate, da quegli organi che controllano in modo – a mio modo di vedere – troppo incalzante il contribuente, quindi il cittadino italiano, e non sia stata la manovra della politica. Soprattutto, non è stata la manovra di questo Parlamento, che non ha avuto la possibilità di incidere, non gli è stata data la possibilità di discussione proficua a migliorare il documento. Con questo provvedimento sicuramente l'Agenzia delle entrate e la Ragioneria dello Stato raggiungono i loro obiettivi; non so se sono gli obiettivi degli italiani, gli obiettivi degli italiani che noi, con molta modestia, abbiamo ritenuto di interpretare con le proposte che abbiamo potuto svolgere, con pazienza e ragionamento, ma in tutti i modi, anche talvolta con insistenza, talvolta con ironia, talvolta anche con un pizzico di arrabbiatura nella discussione in Commissione. Abbiamo cercato, appunto, di dare quella organicità che non abbiamo riscontrato nel documento originario; abbiamo tentato di ampliare la possibilità che questo documento presentava.

E, allora, abbiamo cercato di ampliare la platea dei contribuenti, abbiamo cercato di dare più opportunità anche ad altre realtà che avevano e messo a punto questi accertamenti, queste ingiunzioni, queste cartelle, abbiamo cercato di coinvolgere un maggior numero di tipologie di imposte, con anche i tributi previdenziali, i contributi locali, abbiamo cercato di togliere alcuni lacciuoli che, a nostro modo di vedere, impedivano o limitavano la facilità di accesso a queste opportunità, così come di allungare alcuni tempi per poter dare più respiro a chi riteneva di ottemperare a queste realtà. Siamo andati anche nel concreto, molto nel concreto, c'è stato anche un dibattito sul tema, per esempio, della reverse charge sui prodotti bioliquidi e biomasse che servono a produrre energia e che riguardano anche l'ambiente e che, con queste modalità, Presidente, portano queste realtà, che sono positive per la nostra produzione energetica e anche per l'ambiente a preferire di comprare le materie prime all'estero. E, allora, se noi siamo sovranisti - e noi lo stiamo sicuramente -, se noi crediamo che la patria e la nazione siano un valore anche in economia, allora noi dobbiamo fare di tutto perché la nostra economia, quella italiana e nazionale, sia valorizzata e non penalizzata come in questo caso. Abbiamo chiesto che le opportunità della pace fiscale fossero allargate agli enti locali e agli enti strumentali degli enti locali. Perché, vedete, non è che noi - e per noi non intendo solo ed esclusivamente Fratelli d'Italia ma ritengo di poter coinvolgere molte delle forze politiche che sono presenti in questo Parlamento - non possiamo fare la battaglia per dire ai comuni, alle province e, per quello che si può, anche alle regioni a dire di no, guardate, dovete abbandonare Equitalia, perché Equitalia perseguita il contribuente. Non possiamo dire: no, guardate, Equitalia è quella che creato le condizioni per cui anche i cittadini - ahimè, troppi - si sono suicidati. Non possiamo dire Equitalia è il male assoluto, per usare una frase che alcuni amano molto, e poi, nella pace fiscale, quando molti comuni finalmente hanno incominciato a riscuotere in proprio, dire: no, a questi comuni che riscuotono in proprio, si arrangino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non hanno la possibilità di fare questo perché? Perché ce lo dice la Ragioneria dello Stato e io ho molto rispetto per la Ragioneria dello Stato, ma so che se siamo qui, seduti su questi scranni, a impegnarci per migliorare la vita del nostro Paese è perché i cittadini ce l'hanno chiesto.

Ho visto uno scarso riscontro anche su un tema importante per noi che veniamo da realtà in cui la produzione del latte è importante. Io sono eletto Lombardia, la regione Lombardia ha fatto un'interpretazione di alcune multe, passate, delle quote latte spiegando chiaramente come era fallace l'impostazione che l'Europa, l'Unione Europea aveva dato; riguarda il 20 per cento della produzione nazionale, e noi chiedevamo risolvere anche questo problema, non c'è stata l'opportunità. Abbiamo chiesto che si facesse finalmente questa importantissima, decisiva compensazione di debiti e crediti tra fisco e contribuente, abbiamo chiesto alcune tutele di specificità territoriali e, quindi, le zone ZES, le fasce di defiscalizzazione per i pensionati che vanno vivere in alcune zone, perché dobbiamo leggere articoli su articoli di gente che va in Portogallo, alle Canarie, in Tunisia, a Miami, quelli che possono di più e non possiamo dire a queste persone che possono ottenere gli stessi vantaggi in Campania, in Puglia, in Calabria, in Sicilia, nelle Marche? Io questo mi chiedo: perché dobbiamo sempre pensare che quello che fanno all'estero, nelle cose positive, è inimportabile in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Allora, abbiamo chiesto aiuti per le realtà danneggiate dal terremoto e dal maltempo. Il collega Acquaroli lo spiegherà meglio di me, ha proposto molti emendamenti che riguardavano, per esempio, i balneari, che sono una realtà molto punita dagli ultimi avvenimenti meteorologici. Speravamo ci fosse qualcosa di più sulla flat tax, speravamo che finalmente si affrontasse il tema dello split payement che ha ridotto la capacità di cassa delle nostre aziende in modo importante. Niente di tutto questo, non c'è stato niente di innovativo, niente che fosse rivolto allo sviluppo, c'è stata presentata una fiducia, che non è ancora richiesta, ma c'è stata assolutamente preannunciata.

C'è il tema, e mi accingo a concludere, della fatturazione elettronica; c'è stato anche un attimo - e questo mi rallegra - di ironia comune durante la Commissione, perché effettivamente sulla fatturazione elettronica abbiamo discusso molto e ampiamente, ma perché? Perché non riteniamo che questo provvedimento, così com'è stato presentato, possa essere digerito da questo Paese, in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); non è possibile che il 1° gennaio migliaia e migliaia di contribuenti dovranno utilizzare questo sistema che a nostro modo di vedere, innanzitutto, rischia uno show down da parte del sistema dell'Agenzia delle entrate, in secondo luogo, ha messo in difficoltà una serie di organizzazioni; noi non abbiamo detto “no” subito e, comunque, noi abbiamo chiesto che ci fosse una gradualità e ci pare assolutamente importante che questa venga considerata. C'è ancora tempo, Presidente, lo dico tramite lei al Governo, c'è ancora tempo perché si possa scadenzare per ampiezza, per esempio, delle società, prima quelle quotate in borsa, quelle che hanno un certo quantitativo di fatturato, di dipendenti, magari quelle subito, quelle medie magari tra un anno, quelle piccole tra due anni, gli artigiani, magari, ancora con qualche attesa in più, in modo che possano comprendere meglio questo sistema, perché le modalità sono incombenti, Presidente, sono incombenti dal punto di vista economico; ci sono costi rilevanti e sono rilevanti soprattutto per i piccoli, perché è chiaro che i grandi, in qualche modo, hanno già costituito delle strutture che possano supplire a queste incombenze. Sono rilevanti queste modalità per la privacy, ma non tanto perché così qualcuno può conoscere il luogo di nascita del contribuente, piuttosto che l'indirizzo, dati che sono, in qualche modo, tutelati e sicuramente meno rilevanti dal punto di vista dell'interesse nazionale, ma perché noi daremo la possibilità a troppe persone di sapere troppo riguardo a interessi strategici della nostra nazione, da dove andiamo a scegliere i fornitori, di quanto li paghiamo, di che prodotti scegliamo, di quali aziende, anche strategiche per lo Stato, di cosa fanno dei loro brevetti e dei loro, anche, se vogliamo, segreti aziendali. Abbiamo chiesto incentivi, ci sono hardware, ci sono software, il collega Rizzetto, in Commissione, ha raccontato, dati alla mano, proprio facendo la spunta, delle decine, centinaia e migliaia di euro che ci vogliono per un registratore di cassa adeguato, per un software che possa permettere di entrare in questa procedura e sono tutti costi che nessuno restituisce al contribuente.

Allora, io credo che non si parla più di fatturazione elettronica, io credo che qui noi dobbiamo parlare di saturazione elettronica, perché con questo provvedimento voi non lasciate più niente di libertà ai nostri contribuenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Le partite IVA sono abbandonate, chiedete a loro di fare un'attività in più, un'ennesima attività in più, delle tante che già fanno per conto dello Stato; io non so cosa si possa chiedere di più, non voglio e non lo dico pubblicamente, per carità di patria, ma forse questa sarebbe l'occasione per citare una efficace allegoria di una nota canzone di Elio e le Storie Tese, ma non lo farò. Non lo farò, Presidente, però sappiate che con questo provvedimento voi fate morire, giorno dopo giorno, un pezzo nella nostra nazione, gli chiedete, invece di fare il pane per, come diceva giustamente la collega Lucaselli, il piccolo comune, gli chiedete di generare un QR Code; invece di dire a un idraulico: vai di corsa a casa del vecchietto perché gli si è rotta la braga del lavandino, gli chiedete di andare ad aspettare, ore e ore, magari, una connessione che le infrastrutture scadenti di questo Paese non gli permettono di avere, gli chiedete sostanzialmente di rinunciare ad alzare le saracinesche, di rinunciare a far partire i furgoni, di rinunciare a rimboccarsi le maniche per fare attività che dovreste fare voi.

Allora, Presidente, se oggi, per un esercizio di stile, fossimo qui a identificare con il titolo di un film questa vicenda, il titolo potrebbe essere: L'occasione perduta.

E devo dire che per fare un film gli ingredienti ci sono tutti, ci sono i due protagonisti principali, i Vicepremier Salvini e Di Maio, che come Tom Cruise e Iceman in Top Gun si contendono la palma del più forte, stavolta non per Kelly McGillis, ma per l'ultima società di rilevazione dei sondaggi, per vedere chi conta di più. Qui, continuamente facciamo politica e facciamo politica nelle istituzioni per vedere chi conta di più.

Dopo gli attori protagonisti, ci sono le comparse e le comparse, ahimè, cari colleghi, siamo noi, il Parlamento, perché, ovviamente, come dicevo, il Parlamento è stato completamente esonerato da ogni tipo di possibilità di incidere. L'abbiamo visto nella Commissione, con un topos letterario che neanche Ken Follett poteva immaginare, abbiamo anche l'attore non protagonista: la manina, perché ce la siamo dimenticata, ma voi avete anche citato la manina, a un certo punto, che era quella che ha impedito di arrivare a una conclusione repentina di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Abbiamo e, qui, Presidente, tramite lei, mi rivolgo all'onorevole Bitonci, al sottosegretario, anche la voce fuori campo: il Governo. Una proprio fuori da tutti i campi che era il Ministro che non abbiamo mai visto, vabbè, però io, devo dire, invece, con più disponibilità che ringrazio, lo dico senza iattanza, lo ringrazio veramente per la presenza, per l'attenzione, per la sincerità che ha avuto anche quando ha dovuto dirci i molti “no”, ringrazio quindi il sottosegretario Bitonci che è stato sempre presente, però, questo Governo, visto che siamo in tema di attori e quant'altro, è sembrato più il Signor No di Mike Bongiorno, talvolta con meno autorevolezza, però mi sembrava più un Signor No, caro sottosegretario.

Poi c'è un'altra grande assenza che in un film non è poco, che è quella del regista, perché io, lì, sono contento vedere lei, lo dicevo prima, onorevole, ma avrei voluto vedere il vero regista che dovrebbe essere il Presidente del Consiglio. Conte non l'abbiamo visto e forse è per questo che il film non appare un capolavoro, senza regista è difficile vedere un film organizzato e con una trama avvincente.

Allora, e concludo veramente, sullo sfondo della vicenda, però, rimangono, illusi ed abbandonati, come al solito, i più coinvolti, i più deboli; e chi sono? Sono coloro che si aspettavano di trovarsi di fronte a un colossal, ovvero gli italiani, e speravano di trovarselo, magari, con un prezzo ridotto, visto che parlavamo di possibilità di pace fiscale e di quant'altro. Sono gli italiani, appunto, gli inermi spettatori di questa recita che, invece di questo grande colossal che citavamo poc'anzi, di questo colossal che pensavano di ammirare appunto a prezzo scontato, si sono trovati di fronte non premi Oscar, non David di Donatello, non Palme d'oro, ma si sono ritrovati imbarazzanti attori della compagnia gialloverde, che recitavano malamente, caro Presidente, la più banale delle commedie all'italiana, e l'hanno pagata a caro prezzo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Silvia Covolo. Ne ha facoltà.

SILVIA COVOLO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, desidero innanzitutto soffermarmi sugli incentivi previsti dal decreto fiscale riguardanti da vicino la famiglia e la natalità, in un momento storico in cui l'incertezza sul futuro sta comportando un notevole calo demografico, con risvolti preoccupanti per il sistema sociale e previdenziale. Mi riferisco all'articolo 23-quater, commi 1 e 3 del decreto in esame, che dispone la prosecuzione, anche per il 2019, del bonus bebè per i figli nati o adottati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2019, con le stesse modalità già previste per il 2018 e con l'aggiunta del 20 per cento dell'importo dell'assegno per le nascite e le adozioni di figli successivi al primo nel corso del prossimo anno. L'erogazione viene posta in relazione all'ISEE e prevede il monitoraggio finanziario da parte dell'INPS. Siamo consapevoli del fatto che si tratta soltanto di una forma di sostegno economico che va inserita nel quadro di una revisione strutturale del sistema del welfare e che deve accompagnarsi ad una maggiore tutela delle madri lavoratrici. In proposito, con la legge di bilancio intendiamo accordare alle future mamme la possibilità di lavorare fino alla data del parto, posticipando i due mesi di sospensione temporanea a data successiva alla nascita del bambino. Si tratta di un primo, ma significativo passo nel percorso a sostegno della famiglia già intrapreso dall'Esecutivo. Continuo poi con l'illustrazione dell'articolo 24-quater del decreto oggi in discussione e riguardante da vicino anche il mio territorio. Penso che ognuno di noi abbia in memoria le immagini dei recenti avvenimenti disastrosi legati al maltempo dei mesi di ottobre e di novembre 2018. Basti pensare ai danni subiti da alcuni comuni del Veneto, nelle province autonome di Trento e Bolzano, in Friuli-Venezia Giulia, in Lombardia, in Liguria, in Emilia-Romagna, nel Lazio, in Toscana, in Sicilia, in Calabria. Per accennare a qualche dato, mi limito a menzionare gli oltre 3 mila alberi abbattuti nell'altopiano di Asiago-Sette comuni, interessando soprattutto la piana di Marcesina e la Val d'Assa, con danni irreparabili all'ecosistema e alle entrate dei comuni proprietari dei boschi, nonché il dramma sofferto dalla provincia di Belluno, con più di 160 mila utenze senza energia elettrica, acquedotti in tilt, intere comunità isolate. Per quanto concerne le foreste, sono stati sradicati tra i sei e gli otto milioni di metri cubi di legname.

A seguito di queste situazioni drammatiche che hanno messo in ginocchio intere province e regioni, nel decreto fiscale in esame abbiamo ritenuto opportuno e doveroso inserire una norma ad hoc per dare immediata risposta, seppure limitata, ai tanti cittadini che sono stati colpiti dal maltempo e che hanno subito innumerevoli danni e perdite. A tal proposito, è stato istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze un fondo di importo pari a 525 milioni di euro (dotazione iniziale di 475 milioni di euro per il 2019 e 50 milioni per l'anno 2020), destinato alle regioni maggiormente colpite dalle ultime calamità naturali che hanno interessato, come ho detto poc'anzi, il nostro Paese. Dopo il decreto Genova, questo provvedimento rappresenta l'ennesima dimostrazione di prontezza di intervento del Governo e di vicinanza al territorio, oltre ad essere coerente con il principio cardine della manovra economica espansiva, tendente a favorire la crescita attraverso gli investimenti. Il fondo, infatti, garantirà sostegno per gli interventi nei settori dell'edilizia pubblica, in ambito di manutenzione e rinnovamento delle infrastrutture e di sicurezza dei cittadini per ciò che concerne, ad esempio, il rischio idro-geologico.

Ritengo, quindi, strumentali le accuse di coloro che hanno sostenuto che questo decreto sia un omnibus, nel quale, in fase emendativa al Senato, sono state inserite norme e disposizioni che nulla hanno a che fare con la pacificazione fiscale e la fatturazione elettronica. Piuttosto, come ho detto prima, l'articolo 24-quater deve essere visto come l'immediata risposta data ad un'emergenza, attraverso la destinazione di parte delle risorse comprese in questo decreto.

Auspico, altresì, che, come già richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze, venga valutata la possibilità di disporre la sospensione e il differimento della riscossione delle entrate tributarie, da acquisire entro fine anno, al 2019, previa verifica della copertura finanziaria. In questo modo verrebbe dato respiro a tutti i contribuenti gravemente colpiti dagli eventi calamitosi di cui sopra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor sottosegretario, questo decreto fiscale contiene al suo interno anche misure che di fiscale non hanno assolutamente niente. Quindi, siamo di fronte ad un testo omnibus, stessa pratica che in passato era stata fortemente stigmatizzata dalle forze che oggi compongono la maggioranza e che, però, non si fanno scrupoli a riprodurla.

Addirittura nella Commissione esteri si è discusso della riduzione dei contributi, cioè della dotazione al Ministero degli esteri e alla cooperazione internazionale. Parliamo di un taglio di circa 7,6 milioni, che andrà ad incidere su più livelli; in primis, peserà sulla qualità dei servizi ai nostri connazionali, che già lamentano la chiusura di alcuni importanti consolati, che hanno svolto un ruolo essenziale nella nostra lunga storia di emigrazione. Inoltre, questi tagli si avvertiranno sul profilo, sullo standing del nostro Paese all'estero: meno attività di rappresentanza e meno iniziative promozionali.

In questo modo, signor Presidente, si gioca al ribasso e si sceglie di non puntare sulla diffusione delle nostre eccellenze, né sulla valorizzazione della nostra cultura. Già, la nostra cultura, la nostra arte, la nostra lingua, tanto apprezzate nel mondo, dovrebbero essere valorizzate al massimo, con ingenti investimenti, e invece voi state facendo il contrario. Voi riducete le risorse che servono per far conoscere nel mondo i nostri asset, dimostrando così miopia e grettezza.

Da queste scelte esce una fotografia di un'Italia chiusa, priva di ambizioni e destinata all'irrilevanza. Vi invito a guardare quello che fanno altri Paesi dell'Unione europea riguardo a questi stanziamenti: la Francia, la Germania, quanto investono nella diffusione della loro cultura e della loro lingua all'estero, e dunque quanto sostengono le dotazioni del Ministero degli Affari esteri. E poi questi tagli, insieme a quelli compiuti nella legge di bilancio, vanno a colpire anche le iniziative di cooperazione e di aiuto allo sviluppo. E anche questa è una scelta miope e poco lungimirante, perché aiutare la crescita sostenibile e il progresso delle aree del mondo più svantaggiate significa lavorare per un mondo più giusto, per un mondo più coeso e, quindi, anche per un mondo più sicuro. Ma questo a voi non interessa, e questo è chiaro. E non vi siete fermati qui, sottosegretario, avete pensato bene di ridurre anche i contributi alle Nazioni Unite: 20 milioni in meno per il 2018. Questa scure peserà sui programmi dell'ONU e anche sulla reputazione del nostro Paese, che, dopo gli ultimi voltafaccia sul Migration Compact al Palazzo di vetro, diciamo che la nostra reputazione non gode certo di buona salute.

In questo decreto c'è, poi, una norma discriminatoria, veramente discriminatoria, quella che impone una tassa aggiuntiva solo a lavoratrici e lavoratori stranieri che inviano soldi, denaro, ai Paesi extracomunitari, quindi non per attività commerciali e non verso Paesi comunitari, ma singoli verso Paesi extracomunitari.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 13,50)

LAURA BOLDRINI (LEU). Si tratta di una modifica delle imposte sulle transizioni finanziarie che richiede ai migranti e solo a loro una tassa aggiuntiva dell'1,5 per cento. Dunque, signora Presidente, un doppio canale insopportabile. Questa norma, chiaramente vessatoria, colpisce i trasferimenti legali di denaro e favorisce i canali informali, come il sistema ḥawāla, ad esempio, che utilizza mediatori e che non consente la tracciabilità del denaro, rischiando quindi di alimentare i traffici illegali.

Vede, signor sottosegretario, le rimesse dei migranti rappresentano la prima fonte di aiuto per i Paesi di origine, da cui dipende la sopravvivenza di milioni di famiglie. Secondo quanto stimato dall'IFAD, nel mondo circa 200 milioni - parlo del mondo - di lavoratori e lavoratrici migranti mandano nel loro Paese 450 miliardi di dollari l'anno.

PRESIDENTE. Deve concludere.

LAURA BOLDRINI (LEU). Presidente, io ho del tempo da recuperare che il collega Pastorino non ha utilizzato prima.

PRESIDENTE. Non mi risulta, onorevole Boldrini.

LAURA BOLDRINI (LEU). Eravamo d'accordo con il Presidente Rampelli.

PRESIDENTE. Verifichiamo subito.

LAURA BOLDRINI (LEU). La ringrazio. E dunque dicevo che questi 200 milioni di lavoratori e lavoratrici migranti mandano nei loro Paesi 450 miliardi di dollari l'anno, pari a oltre un terzo di tutti gli aiuti umanitari allo sviluppo, governativi e di altra provenienza. E dal nostro Paese, signor sottosegretario, lo scorso anno sono stati trasferiti 5 miliardi di rimesse verso i Paesi di origine. Questi soldi sono il frutto dei sacrifici di coloro che, per avere un futuro migliore, hanno deciso di lasciarsi dietro le famiglie, gli amici e anche tutte le certezze. Sono scelte difficili, sa, e anche molto dolorose. E allora, se si volesse aiutare i Paesi più poveri, si potrebbe farlo anche facilitando il trasferimento di denaro dei migranti attraverso basse commissioni e sicuramente evitando di aggiungere ulteriori tasse, come state facendo in questo decreto. Ma voi, che siete quelli dell'“aiutiamoli a casa loro”, non riuscite neanche a concepire una tale misura, anzi voi fate cassa sui modesti guadagni dei più svantaggiati mentre vi guardate bene dal tassare come si deve chi compie grandi speculazioni finanziarie. Ma voi siete fatti così e per questo non andremo mai d'accordo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Topo. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TOPO (PD). Grazie, Presidente. Come è stato ricordato, questo decreto è partito come un intervento manifesto, nel momento in cui questo era uno degli interventi caratterizzanti di questa legislatura e di questo Governo. Ovviamente, per strada è sparito il condono di cui si parlava, quindi la dichiarazione integrativa speciale che era il vero tema su cui è iniziata la campagna elettorale e proseguita nella prima attività del Governo. Poi, è sparito lo “scudo” ed è sparito tutto. Alla fine, il provvedimento si è ridotto alla replica di misure che erano già state adottate prima. Dispiacerà ma è così. Anzi, si tratta di misure che sono nettamente peggiorate, a cominciare dalla definizione agevolata dei verbali che si applica certamente per le contestazioni ma non si applica come principio per gli avvisi bonari.

Con la rottamazione ter siamo alla terza: le prime due sono state contestatissime dal MoVimento 5 Stelle, fra l'altro, e oggi invece la terza è sostenuta dal MoVimento 5 Stelle e dalla Lega, ovviamente con un'esclusione che grida vendetta che è quella del sistema delle autonomie che, invece, era incluso in quelle precedenti, come è stato ricordato. Persino lo stralcio automatico dei debiti tributari fino a 1.000 euro è una replica di un intervento che è stato fatto, come è stato detto prima, nel 2012 e anche qui c'è stato un contraddittorio con gli enti locali e con l'ANCI, un contraddittorio che però non ha dato nessun esito.

Voglio farvi riflettere su due punti. Intanto, sul tema enti locali, che è un'emergenza in questo Paese, l'ANCI ha proposto emendamenti puntualmente respinti dalla maggioranza, perché qui non c'è stato lo spazio per nessun tipo di interlocuzione, ahimè, e questa era una materia che richiedeva, invece, un confronto serrato su questi punti. Intanto, ha chiesto l'estensione della definizione agevolata sia per le entrate tributarie sia per quelle patrimoniali iscritte a ruolo e ha anche chiesto misure compensative sulla cancellazione dei crediti sotto i 1.000 euro, perché è vero che sono datati ma, insomma, anche questo richiedeva un minimo di confronto e magari la riapertura di un accertamento dei residui, che poteva essere un elemento strumentale anche alla realizzazione di una scelta efficace. Però, tutto questo è stato respinto al mittente.

Dunque, c'è un sistema delle autonomie, come ha ricordato prima il collega Pastorino. Io ho fatto il sindaco per dieci anni in un contesto ancora migliore del suo ma ricordo che nell'ultimo bilancio il mio comune aveva sette milioni di trasferimento e oggi siamo a 2,8 milioni. Quindi, è accaduto qualcosa in questi dieci anni e oggi non c'è una proposta degli enti locali e dell'ANCI che non debba essere ascoltata con grande attenzione e, invece, queste idee sono state liquidate in modo perentorio.

Alla fine, questo decreto - e questa è la seconda riflessione - è diventato un decreto omnibus e, insomma, abbiamo persino prorogato il bonus bebè e non so cosa c'entra con il fisco e con le disposizioni di cui avevamo parlato all'inizio. È anche il tempo di fare una disposizione che si occupi di regioni commissariate e, quindi, il commissario alla sanità. Dico questo perché la norma originaria ha permesso, in alcune regioni, di avere commissari per nove anni. Parlo, per esempio, della regione Campania. È una norma che sostanzialmente esautora i consigli che sono totalmente spogliati di qualunque potestà. C'è una recentissima sentenza della Corte costituzionale che ha cassato una legge importante che riguarda l'autismo. Per fortuna, la Corte, in coda alla decisione, dice che c'è, però, un'anomalia che è il commissariamento prolungato per nove anni, perché, nella legge originaria, non c'è un termine ma c'è il commissariamento finché non si realizzano le due condizioni, l'equilibrio finanziario e il raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza adeguati agli standard del Ministero della salute.

Ebbene, piuttosto che intervenire su questo punto, che oggettivamente oggi mi sembra abbastanza necessario, il Governo si preoccupa di fare una norma pensata forse per la regione Calabria - e questo lo dico, ovviamente, a mo' di battuta - per sostituire il presidente commissario con un funzionario. Tenga conto - e lo dico per il tramite del Presidente al Governo - che l'originaria disposizione prevedeva il presidente commissario; ma perché? Per garantire la funzione in capo ad un organo della regione eletto a suffragio universale e non era certo pensata per Tizio o per Caio. Dopodiché, senza nessuna motivazione siamo passati alla nomina di un commissario funzionario, poi si è ritornati al presidente e adesso facciamo il quarto giro, senza preoccuparci probabilmente di risolvere la cosa essenziale che è quella, appunto, di assicurare una funzione in capo ad un organismo eletto e, soprattutto, di limitarla nel tempo.

E, quindi, sulla base delle riflessioni - ripeto - iniziali e generali su questo provvedimento e di tutta una serie di norme che sostanzialmente lo hanno snaturato, è evidente che il nostro voto sarà un voto contrario e riteniamo che questa sia una grande occasione perduta e sia il primo scivolone di questa maggioranza nella parte - diciamo - forte della maggioranza, perché io ho passato due mesi, dinanzi ai cittadini che mi chiedevano: “Ma si fa il condono?”, a dire: “Forse sì, forse sì” e, invece, anche questa cosa è risultata semplicemente una battuta elettorale, un argomento elettorale e basta. Prima o poi i cittadini vi chiederanno il conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (FI). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, signor sottosegretario, chiunque guardasse oggi a quest'Aula, dopo aver letto la legge di bilancio, troverebbe surreale la discussione di oggi. Non discutiamo, infatti, soltanto di un decreto, ma discutiamo dell'ennesima promessa non mantenuta di questo Governo. Non potrei definire diversamente un decreto fiscale in cui nemmeno una norma - nemmeno una! - è dedicata al taglio delle tasse e alla riduzione della pressione fiscale. Sapete qual è il problema delle promesse? Che qualcuno prima o dopo deve pagarne il conto. Peccato che quelli che pagano il conto, a dispetto del tanto invocato cambiamento, non cambino mai e, purtroppo, sono le imprese, la parte produttiva del Paese, fatta di piccole e medie imprese e giovani start-up. Infatti, loro pagheranno il prezzo più alto della cosiddetta “finanziaria del cambiamento”, una finanziaria che ha usato la parte produttiva del Paese come salvadanaio da rompere per finanziare il reddito di cittadinanza e altre promesse di questo Governo, una finanziaria che, come tutte le previsioni confermano, non farà altro che farci finire in recessione, una finanziaria che costerà ai contribuenti, alle imprese italiane e ai nostri figli migliaia di miliardi di debito pubblico. Sono le stesse imprese e gli stessi cittadini che oggi condannate nuovamente con un decreto fiscale che non semplifica né taglia le tasse e, anzi, le aumenta, confermando le vere intenzioni di questo Governo.

Invocate il cambiamento, ma, di fronte al testo di questo decreto, si vede la conferma dello status quo, la conferma dell'obbligo della fatturazione elettronica che ci fa guadagnare un triste primato in Europa e porterà ad artigiani, imprese e commercianti solamente costi e disagi. Una finta pace fiscale che non farà altro che prolungare l'agonia delle imprese, vittime della voracità di un fisco ingordo ed avaro che ha causato migliaia di fallimenti negli anni della crisi. È l'ennesima occasione mancata per garantire un fisco più equo e giusto.

Eppure, una possibilità di cambiare veramente il gruppo di Forza Italia l'aveva offerta a questo Governo, con decine di proposte che prendevano le parti di quelle imprese e di quegli imprenditori che avete finora messo sotto il tacco in tutte le occasioni nelle quali ve ne è stata data la possibilità. Lo avete fatto con il “decreto dignità”, con il “no” alle grandi opere, con il reddito di cittadinanza. Lo avete dimostrato bocciando tutti gli emendamenti presentati da questo gruppo in Commissione Finanze, compresa una norma che avrebbe permesso il più rapido recupero dell'IVA, garantendo a centinaia di piccole e medie imprese almeno 1 miliardo di risorse per maggiori investimenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Vi garantisco che questo era sicuramente il minimo che questo Governo doveva dimostrare alle nostre imprese, perché credo che le imprese davvero si aspettassero questo. Oggi, come Italia, siamo stati condannati anche dalla Corte di giustizia europea per questo, perché oggi quando si entra in un fallimento ci vogliono almeno dieci anni per poter recuperare quel credito. Credo che uno Stato serio, uno Stato che vuole dimostrare di voler bene alle imprese, quando viene dichiarato un fallimento, magari dopo un anno almeno l'IVA a quell'impresa va ridata. Questo è il minimo che bisognava fare.

Sottosegretario, so quanto lei sia sensibile alle imprese, quanto lei sia sensibile al lavoro, allora credo che questo tema dovesse essere accantonato o avere almeno un occhio di riguardo. Le chiedo davvero che questo venga dimostrato da parte di questo Governo. Siete convinti che la parte produttiva del Paese prima o poi cederà, spaventata dalle minacce che i Ministri di questo Governo rivolgono alle categorie, agli imprenditori, a chi produce ricchezza e posti di lavoro? Siete convinti che rinunceremo prima o poi ad un fisco equo, che ci rassegneremo a pagare per i servizi che lo Stato promette e non dà, che rinunceremo alle opere che da trent'anni aspettiamo, che rinunceremo al futuro che questo Paese ha agognato per anni? Vi garantisco che vi sbagliate, e combatteremo per questo. Io vengo da una terra in cui la politica ha sempre rispettato l'impresa, consapevole dei valori profondi che questa porta con sé. Vengo da una terra in cui migliaia di imprenditori, piccoli, grandi, medi, ogni giorno si svegliano di buon mattino e combattono la sfida quotidiana, e non sono contro la concorrenza, perché di quella siamo tutti consapevoli, ma abbiamo capito che la concorrenza più grossa viene dallo Stato, che percepiscono ogni giorno di più come un nemico. Ma uno Stato deve dimostrare di essere amico e di collaborare con le imprese, perché sono il tessuto, coloro che portano avanti un Paese. Credo che queste imprese e questa gente meritino davvero di essere ascoltati, per cui chiedo che questo Governo cambi davvero rotta, perché non può negare l'ascolto di queste persone e di queste aziende. Credo davvero - e vado a concludere - che dovremmo ascoltare, perché la gente ha fiducia di chi amministra. Questo Governo ha detto che sarebbe stato il Governo del cambiamento, ma sta dimostrando, per la gente e per le imprese, per il nostro tessuto imprenditoriale e produttivo, che non sta facendo niente, perché il tessuto imprenditoriale e il tessuto produttivo danno un futuro anche ai giovani, danno un futuro alla nostra scuola, perché noi abbiamo una storia in questo e dobbiamo portarla avanti. Noi non siamo gente che va nelle piazze a manifestare. La gente che produce - e mi ripeto - si alza presto la mattina, va a lavorare e porta i bambini a scuola perché vuole il progresso, vuole che questo Paese cresca, allora un Governo serio gli deve essere accanto, perché, sottosegretario, le garantisco, e lei lo sa benissimo, che chi lavora non protesta, però non dimentica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, sottosegretario Bitonci, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, approfitto della discussione su questo decreto fiscale per fare alcuni rilievi critici alla politica appunto fiscale di questo Governo giallo-verde. Devo confessare, sottosegretario Bitonci, che mi sono molto preoccupato quando ho ascoltato, domenica scorsa, il Vicepremier Salvini che, intervistato da Lucia Annunziata, ha dichiarato testualmente: se qualcuno ti impone le sanzioni, allora ti viene da dire “metti la patrimoniale”. Voglio approfittare di questa tribuna per dire che sono rimasto sconcertato da questa improvvida apertura del Vicepremier ad una ipotesi di patrimoniale, seppur condizionata alle sanzioni di Bruxelles. Non è la prima volta che il Vicepremier scivola su questa spinosa questione. Ricordo che già il 9 ottobre scorso, a margine del G6 a Lione, aveva detto che se lo spread sale ci penseranno gli italiani con il loro risparmio, alimentando anche allora ipotesi di imposte patrimoniali o prestiti forzosi. In quella occasione pareva trattarsi solo di una scivolata, ed infatti subito dopo il Ministro dell'interno si era preoccupato di smentire, ma oggi, dopo l'apertura della procedura di infrazione per debito eccessivo, la questione assume evidentemente una prospettiva più preoccupante.

Considerata la delicatezza della questione e le ambiguità che improvvide dichiarazioni, come quelle del Vicepremier Salvini, continuano ad alimentare, voglio ricordare ai Ministri del Governo del cambiamento che, in realtà, la patrimoniale, anzi le patrimoniali, in Italia ci sono già: IMU e TASI sulle seconde case, sui capannoni, sui negozi e sulle botteghe artigiani, bollo auto, imposta di bollo sui conti correnti e conti depositi, sono tutte vere e proprie patrimoniali. In tutto sono una quindicina le patrimoniali che, nel 2017, sono valse da sole circa 45,7 miliardi di gettito. Sono dati della CGIA di Mestre elaborati solo poche settimane fa e diffusi alla stampa. Rispetto al 1990 il gettito riconducibile all'imposta di possesso di beni mobili, immobili ed investimenti finanziari è aumentato del 400 per cento, mentre l'inflazione è aumentata solo del 90 per cento. L'assurda Tobin tax che viene applicata in Italia è anch'essa di fatto un'imposta patrimoniale.

Che effetti hanno avuto tutte queste imposte nel nostro sistema economico? Certamente molto dannosi, è sufficiente analizzare alcuni dati. Le analisi dell'agenzia Tecnocasa ci dicono che i prezzi degli immobili negli ultimi dieci anni in Italia sono scesi del 40 per cento circa; la Borsa di Milano è quella che ha avuto la peggiore performance al mondo negli ultimi dieci anni, facendo peggio addirittura di Madrid, Mosca e Lisbona. In questo quadro economico è del tutto irresponsabile e dannoso solo evocare il nome di imposta patrimoniale. Infatti, da quando sono cominciate le vostre illazioni sono sfuggiti all'esterno decine di miliardi di euro, come certificano tutte le istituzioni finanziarie. Vi voglio ammonire, Ministri e sottosegretari del Governo del cambiamento: non toccate il risparmio degli italiani, che è sacro e inviolabile, frutto di comportamenti virtuosi, del lavoro e della parsimonia individuali. Possedere un patrimonio non è una colpa. Se più del 77 per cento delle famiglie italiane vive in una casa di proprietà è perché da secoli siamo stati tutti educati, dalla saggezza delle generazioni che ci hanno preceduto e che avevano provato sulla loro pelle le carestie e la povertà quella vera, alla sobrietà dei costumi e al rispetto del proverbio “non fare mai il passo più lungo della gamba”. Immagino che pochi di coloro che oggi siedono in quest'Aula abbiano mai letto le relazioni di Luigi Einaudi, che fu il primo Governatore della Banca d'Italia nell'immediato secondo dopoguerra ed in seguito anche Presidente della Repubblica. Egli, addirittura nel 1946, elogiava il risparmio degli italiani, che, anche negli anni più bui del conflitto, come formichine avevano risparmiato e avevano salvato la lira e il Paese dalle più gravi convulsioni.

La propensione tutta italiana all'acquisto della seconda casa per le vacanze - ricordo che circa il 15 per cento delle famiglie italiane possiede una seconda casa per le vacanze - dipende dalla straordinaria qualità del nostro territorio e dal valore della famiglia, che ancora alberga nel nostro tessuto sociale. Non a caso in questa speciale classifica siamo preceduti solo dai greci - il 32 per cento dei greci possiede una seconda casa -, da polacchi e turchi. L'analisi di questi dati ci dice che possedere una seconda casa non è un lusso, anzi, è una prerogativa proprio dei Paesi più poveri dell'Unione europea. Così come non è un lusso o un privilegio essere in nero e non in rosso sul conto corrente. Presidente, quando ero alle scuole elementari, veniva celebrata la giornata del risparmio e i bambini venivano educati a mettere nel salvadanaio, che in Veneto, come sa il sottosegretario Bitonci, chiamiamo “musina”, le monetine risparmiate dalla paghetta. Rimango convinto che fosse bene fare così. Oggi, invece, le irresponsabili dichiarazioni dei nostri leader politici, orgogliosamente pauperisti e populisti, anziché indurre a comportamenti virtuosi, come il risparmio, invitano, di fatto, ad azzerare i conti correnti, a spendere tutto lo stipendio per sottrarlo alle fauci fameliche del fisco o a esportare i capitali verso lidi più solidi dal punto di vista finanziario, indebolendo, così, la raccolta delle banche italiane.

Tutti comportamenti non virtuosi e pericolosi, in prospettiva, per la sostenibilità del nostro sistema economico. Sarebbe, quindi, sommamente iniquo attingere a queste risorse delle famiglie italiane, soprattutto se intendete farlo per alimentare spese improduttive o clientelari, come il reddito di cittadinanza, o per consentire a taluno, che comunque un lavoro già ce l'ha, di andare prima in pensione. Il Governo, che ha rifiutato i consigli del Ministro Tria, che a settembre implorava di contenere il deficit per il 2019 all'1,6 per cento, come oggi consiglia di limitarlo al 2, che ha dichiarato che lo spread ce lo mangiamo a colazione e che non è una questione di decimali, che ha alimentato nel Paese un clima di sfiducia nell'impresa e nell'economia, non osi toccare i risparmi degli italiani, sperando, poi, di addebitare la responsabilità all'Europa, che applica le sanzioni.

Sarebbe una mistificazione troppo grande, un gioco troppo scoperto, non vi crederebbe nessuno. Se, invece, volete consapevolmente ammazzare una volta per tutte il mercato immobiliare, che non si è mai ripreso dalla batosta del 2011, o determinare la fuga dei capitali esteri che ancora, nonostante tutto, restano investiti in Italia, non avete che da pensare alla patrimoniale. Così finalmente la decrescita assolutamente infelice che tanti di voi in quest'Aula auspicano sarà certezza e diverrà irreversibile. Nel blog delle Stelle il Vicepremier Di Maio ha scritto il 1° dicembre scorso, con la consueta enfasi retorica, che ci sono buone notizie per i piccoli imprenditori, che d'ora in poi pagheranno meno tasse, mentre per banche, assicurazioni e gioco d'azzardo la festa è finita. Pare innanzitutto di capire che il MoVimento 5 Stelle è decisamente contrario al gioco d'azzardo, ad esclusione, però, del poker con i soldi degli italiani, nel quale, invece, si cimenta da campione assoluto da diversi mesi. In generale, risulta evidente da quella infelice battuta del Vicepremier che per il Governo gialloverde affidare i risparmi ad una banca o investirli in una polizza vita sul piano etico è equivalente a giocarli alle slot machine; attività tutte da colpire e punire con la tassazione più pesante. Peccato, però, che imprese grandi e piccole per finanziarsi si rivolgono al credito bancario e che, a fronte delle criticità del sistema previdenziale, il ricorso al sistema delle assicurazioni private dovrebbe essere incentivato e non mortificato.

Il conto finale di questa straordinaria riforma fiscale, alla fine della fiera, inevitabilmente lo pagheranno proprio le piccole e medie imprese e i professionisti, presunti beneficiari degli sgravi fiscali, ai quali il credito costerà di più e avranno rendimenti più bassi e costi più alti per polizze auto e vita. Del resto, da molti mesi il Vicepremier Di Maio prometteva di farla pagare alle banche, e il momento è arrivato; peccato che il conto finale, in tanta demagogia, rischiano di pagarlo proprio gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tarantino. Ne ha facoltà.

LEONARDO TARANTINO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Oggi discutiamo il cosiddetto decreto fiscale: è un provvedimento importante e corposo. Questo decreto è uno dei pilastri della manovra di bilancio: da una parte, ne ampia lo spettro di azione e, dall'altra, ne realizza alcune coperture finanziarie.

Ma, soprattutto, questo è un provvedimento che attua il programma di Governo in assoluta coerenza con le azioni che in questi mesi ci hanno contraddistinto. Proprio a questo proposito mi sia consentita una piccola parentesi. Molto spesso in quest'Aula veniamo criticati dall'opposizione con questa affermazione: siete ancora in campagna elettorale. Ci viene ripetuto sovente. Certamente è vero, molto spesso parliamo di temi della campagna elettorale; se ne parla perché allora vi eravamo in campagna elettorale, era il tempo delle promesse, ma se ne parla ora perché questi argomenti trovano attuazione qui, nell'Aula del Parlamento.

Dovrebbe essere quindi una lode, e non una critica. Allora, ricordo che lo scorso marzo, per chi come me ha fatto campagna elettorale tra la gente, non nei salotti, ma nei mercati, nei negozi, nelle piazze, per chi ha fatto campagna elettorale con colla e pennello, attaccando manifesti, ce n'era uno con lo sfondo azzurro che riportava a caratteri cubitali due parole: pace fiscale.

Ecco, il provvedimento di oggi inizia a mantenere quella promessa, perché il decreto fiscale, che pur comprende diversi interventi, tra cui vorrei ricordare la proroga del bonus bebè per il 2019, il finanziamento per circa 500 milioni per le popolazioni colpite da calamità negli scorsi mesi di settembre e ottobre, e anche qui è da rimarcare la tempestività con cui si interviene, un decreto che contiene anche 600 milioni di interventi di manutenzione straordinaria per le reti ferroviarie, e quindi interviene sulla sicurezza dei trasporti, oltre a queste cose, la cosa più importante, dicevo, è che il decreto fiscale mantiene la promessa della pace fiscale, mette le basi per una svolta rispetto alla direzione degli ultimi anni e degli ultimi Governi.

Signor Presidente, la parola “pace” non è stata scelta a caso; abbiamo ripetuto e ripetuto questa parola perché gli ultimi anni sono stati anni di guerra, vera e propria guerra tra i contribuenti e lo Stato. Anni di crisi economica, di recessione, di difficoltà per le imprese: lo Stato, invece di semplificare la vita lavorativa a chi produce ricchezza, ha creato il mostro Equitalia, ha vessato il contribuente, ha applicato l'ennesima ricetta sbagliata, oltre a quella di una politica economica di rigore, anziché di espansione.

Noi crediamo si dovesse fare ben altro: ad esempio, signor Presidente, mentre sono stato sindaco della mia città, il comune di Samarate, in provincia di Varese, dopo solo sei mesi dalla mia prima elezione ci siamo liberati di Equitalia. Nel 2010 l'amministrazione comunale non ha più utilizzato Equitalia come agente riscossore di tributi e tasse comunali; abbiamo utilizzato mezzi propri e diversi per operare in un contesto come quello della crisi economica. Invece i Governi nazionali, i Governi del centrosinistra, sono stati insensibili e, forse, potremmo dire spietati di fronte a un contesto economico difficile.

Se avessero agito diversamente - e la leva legislativa che ha questa Camera, che ha il Governo, è una leva importante, con cui avrebbe potuto manovrare agilmente il Governo - non saremmo di fronte oggi a quello che è un vero e proprio bollettino di guerra, un bollettino che contempla milioni di contribuenti in contenzioso con lo Stato, che contempla 800 miliardi di crediti dell'Agenzia delle entrate che rappresentano metà del PIL annuale del nostro Paese, venti manovre economiche che annualmente si approvano. Tra l'altro, sono miliardi di cui, a detta dell'Agenzia delle entrate, solo una cinquantina sono realmente esigibili. Di fronte a una tale situazione, che non abbiamo certo creato noi, ma che, anzi, abbiamo ereditato, non potevamo essere ciechi e sordi.

Era necessario porre in campo strumenti urgenti e risolutivi. Questo decreto lo è: nel decreto ci sono dilazioni di cinque anni dei pagamenti, cancellazione di sanzioni ed interessi pregressi, possibilità di sanatoria delle irregolarità formali, stralcio dei debiti fino a mille euro per le cartelle fino al 2010. C'è anche la possibilità della definizione agevolata delle controversie fin dal processo verbale di contestazione.

Insomma, invece di pensare solo ad incassare, cerchiamo di risolvere; ma non c'è solo questo. Voglio evidenziare che ci sono ben sei articoli nel cui titolo è presente la parola “semplificazione”. Non vogliamo solo risolvere le cattive eredità del passato, ma vogliamo anche che non accada più in futuro. Vogliamo rendere la vita più facile a chi lavora e a chi fa impresa. La burocrazia fiscale dev'essere più semplice, per evitare errori sanzionabili, ed avere più tempo per il lavoro vero.

Signor Presidente, oggi possiamo dire con certezza che la rotta è cambiata. Mi domando anche: si poteva fare di più? Ebbene, si può fare sempre meglio. Il nostro gruppo, il gruppo della Lega per onestà avrebbe voluto fare di più: questa è la sintesi delle intese con i nostri alleati. Ma non ci fermeremo qui: ricordo che è già pronto un disegno di legge sulla semplificazione fiscale preparato proprio dalla Commissione di cui faccio parte, la Commissione finanze, che confidiamo venga approvato nei primissimi mesi del 2019.

La nostra sarà un'azione continua, giorno per giorno, e necessaria per ridare la voglia di fare impresa a chi lo sa fare, ai territori produttivi, come la provincia di Varese e la Lombardia, da cui provengo. È necessario attrarre investitori: è assolutamente necessario per attuare quello che avevamo riassunto in un'efficace hashtag, e cioè quella rivoluzione del buonsenso che abbiamo promesso ai nostri elettori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16.

Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della giustizia, il Ministro per gli affari europei e la Ministra della difesa.

Invito come sempre gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in ordine alla proposta, rivolta agli avvocati e presente sulla piattaforma Rousseau, di prestare consulenza legale in deroga al principio dell'equo compenso – n. 00382)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Conte e Fornaro n. 3-00382 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Conte se intenda illustrare la sua interrogazione, per un minuto, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, come ha detto, lo “scudo della rete” è una funzione con la quale il MoVimento 5 Stelle, attraverso la piattaforma Rousseau, chiede ad avvocati di prestare consulenza, assistenza e difesa in parte gratuite, o comunque in deroga al principio dell'equo compenso, per cause eventualmente intentate a queste due organizzazioni e ai suoi rappresentanti, ai suoi portavoce.

Di questa funzione è stato responsabile fino all'ottobre scorso il Ministro Bonafede, quando ancora era Ministro da due mesi: sul suo profilo Facebook e su quello della piattaforma Rousseau campeggia ancora un video con il quale il Ministro invita gli avvocati a prestare i loro nominativi per la formazione di questo elenco.

Ci chiediamo se, vista la funzione di vigilanza esercitata dal Ministro della giustizia sull'ordine degli avvocati e visto il principio dell'equo compenso stabilito col decreto n. 37 del 2018, che vuole proteggere la dignità del lavoro degli avvocati, questo non rappresenti un palese conflitto di interessi, e se quel video non meriti di essere rimosso sia dall'una che dall'altra piattaforma telematica.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Presidente, innanzitutto devo chiarire che il video oggetto di interrogazione si limita all'illustrazione di un progetto volto a garantire un accesso paritario alla giustizia, a prescindere dalla possibilità economica del richiedente consulenza, attraverso la spontanea adesione di professionisti che intendano agevolare tale accesso mettendo a disposizione le relative competenze e per un determinato, e abbastanza circoscritto, tipo di contenziosi.

Inoltre, pur essendo presente nella cronologia della mia pagina Facebook, non è stato più da me condiviso né lanciato, pur chiaramente non rinnegando quella fase, costituendo soltanto testimonianza di una fase del mio percorso politico (che ribadisco, non rinnego), risalente all'epoca della sua pubblicazione in cui non ero ancora Ministro.

Se dunque l'obiettivo era quello di garantire un accesso diffuso alla giustizia, lungi dal diffondere un invito alla rinuncia al compenso professionale, in quel video sottolineavo soltanto la possibilità di poter avere un primo incontro di consulenza gratuito, per poi comunque stabilire il compenso da pattuirsi con il cliente o preventivare l'esborso complessivo in relazione alla tipologia di contenzioso da intraprendere.

Concludendo, devo soffermarmi sul concetto di conflitto di interesse. Esso indica quella condizione in cui un soggetto, al quale viene affidata una forte responsabilità decisionale, è al tempo stesso titolare di interessi, siano essi di natura personale o professionale, che rischiano di compromettere l'imparzialità che invece lo stesso è tenuto a garantire.

Orbene, la condizione in parola non riguarda certo la mia posizione attuale. Sul punto va richiamato quanto stabilito dalla legge n. 215 del 2004, che detta i criteri per la risoluzione dei conflitti di interesse riguardanti i titolari di cariche governative. La disciplina in questione pone dei casi tassativi nei quali la circostanza si verifica, individuando alla lettera d) l'ipotesi di esercizio di attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica esercitata.

Per tale motivo, dal momento nel quale ho assunto la carica di Ministro della giustizia, sono stato, anche su mia sollecitazione, contestualmente sospeso dall'albo degli avvocati.

Ad ogni modo, per ragioni di opportunità, e senza che ciò fosse dovuto, una volta insediatomi come Ministro della giustizia, ho chiesto immediatamente all'associazione Rousseau di provvedere all'individuazione di un altro referente per la funzione dello “scudo della rete”, fatto che è accaduto nella maniera più tempestiva possibile.

Mi preme, infine, sottolineare che so cosa vuol dire avere l'onore di essere un avvocato: ho costruito con la categoria degli avvocati un rapporto estremamente costruttivo e propositivo, pur trovandoci a volte in disaccordo su vari temi, laddove ho ritenuto di aver sbagliato mi sono anche scusato con loro, mi sono fatto carico di portare all'attenzione della maggioranza l'introduzione dell'avvocato in Costituzione e, dunque, non ci possono essere dubbi sul rispetto che io ho della dignità degli avvocati, che considero un valore alla base della democrazia.

PRESIDENTE. L'onorevole Federico Conte ha facoltà di replicare.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, non posso ritenermi soddisfatto di una risposta che è sostanzialmente una difesa d'ufficio. Chiedere lavoro senza remunerazione è contrario al principio di dignità del lavoro e svilisce competenze e professionalità, a maggior ragione se si chiede di prestare lavoro senza remunerazione non in difesa di soggetti indigenti, di indifesi, i più deboli, cosa che spesso gli avvocati fanno, ma nei confronti di organizzazioni, la piattaforma Rousseau, il MoVimento 5 Stelle e dei suoi rappresentanti, che sono soggetti ricchi e potenti, che sono al governo del Paese e amministrano la giustizia.

Illustre Ministro, al di là delle sue intenzioni, concedendo quindi il beneficio del dubbio, da parte sua, il video è ancora sul suo profilo, sulla sua pagina di Facebook e sulla piattaforma Rousseau. Chiedere agli avvocati di difendere gratuitamente i suoi amici equivale a un abuso di posizione, che questo le piaccia o no. È un dato che offende la dignità dell'avvocatura.

Sotto il profilo politico mi inquieta ancora di più perché coincide con una visione della società. Dopo aver avviato un processo di disintermediazione della politica, favorendo un rapporto diretto tra cittadini e istituzioni governato solo dalla rete o, questa è la preoccupazione dei nostri tempi, da chi governa la rete, attentate a un altro corpo intermedio, quello delle professioni libere, delle professioni intellettuali, degli avvocati, dei giornalisti, dei medici, che sono una nervatura della società, che rappresentano una garanzia di coesione. Gli avvocati sono portatori di istanze di bisogno e di libertà, e lei lo è dovrebbe quindi saperlo. Questa categoria va protetta dalla crisi, va rinforzata, questa nervatura va rinsaldata. Il costo, altrimenti, è meno coesione sociale, meno democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Intendimenti del Governo in materia di esecuzione penale esterna – n. 3-00383)

PRESIDENTE. Il deputato Cosimo Maria Ferri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bazoli n. 3-00383 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo fortemente preoccupati per il dato del sovraffollamento carcerario. Questa settimana il numero di detenuti presenti nelle carceri italiane che, ricordo, sono 190, ha superato i 60 mila. Nei nostri Governi abbiamo chiuso una procedura di infrazione con l'Europa e i detenuti, nel 2015, erano 52 mila. Potrebbe essere riaperta una procedura di infrazione.

Noi chiediamo attenzione e contestiamo la sua politica, che è una politica senza una strategia, che guarda agli slogan, ma non ai contenuti.

Dobbiamo, quindi, intervenire con proposte serie e contestiamo il fatto che lei tolga dal Fondo che avevamo istituito con la riforma Orlando, di attuazione della riforma del processo penale e dell'ordinamento penitenziario, per puntare sull'edilizia penitenziaria. Non ha idea di cosa voglia dire costruire nuove carceri, e chiediamo di puntare sulle misure alternative, su tutta quella politica che era contenuta nella riforma dell'ordinamento penitenziario che lei, invece, ha affossato.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Ha la responsabilità di aver affossato una riforma che rieducava e guardava alla sicurezza collegando carcere con la società civile, per puntare su un piano carceri inesistente che allungherà ancora i numeri…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferri. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Devo innanzitutto premettere che la riforma dell'ordinamento penitenziario licenziata da questo Governo con i decreti legislativi del 2 ottobre 2018, nn. 123 e 124, è tesa a valorizzare l'attuazione dei precetti costituzionali dell'umanità della pena e della sua funzione rieducativa, come consacrati dall'articolo 27 della Costituzione.

In tal senso, si pongono le norme contenute nei suddetti testi normativi, volte a garantire il rafforzamento dei diritti dei detenuti attraverso il miglioramento della vita carceraria e a favorire la formazione professionale e le esperienze lavorative.

Faccio riferimento, in particolare, alle nuove norme in tema di igiene, salubrità e adeguatezza dei locali delle strutture detentive e a quelle in tema di assistenza sanitaria, tra l'altro potenziata attraverso la previsione del diritto a ricevere una costante e dettagliata informazione sul proprio stato di salute durante l'intero periodo di carcerazione.

Nella medesima direzione, si inscrivono le nuove disposizioni tese a valorizzare la funzione rieducativa della pena, favorendo in ogni modo la destinazione dei detenuti al lavoro, secondo un approccio individualizzato, che tenga conto del percorso trattamentale, adeguandolo al profilo personale e professionale. Nella consapevolezza che il miglioramento del circuito penitenziario e trattamentale non può essere perseguito, ricorrendo in modo acritico a provvedimenti svuota-carceri, devo tuttavia rimarcare che è intenzione di questo Governo valorizzare efficacemente l'esecuzione penale esterna, partendo però da un imprescindibile approccio logico e razionale, a cui ad esempio è ispirata la recente istituzione, presso il mio dicastero, dell'Osservatorio permanente sulla recidiva, organismo preposto a valutare, in termini scientifici, l'esecuzione penale intramuraria ed esterna, al fine di sempre meglio adattare i programmi trattamentali alle diverse tipologie di utenti.

Nella stessa direzione, si muovono anche le iniziative tese al rafforzamento del personale operante in tale settore in quanto sono stati presentati e finanziati quattro progetti di servizio civile che impegneranno 86 nuovi volontari presso gli Uffici di esecuzione penale esterna mentre si sta procedendo alla correzione delle prove scritte di un concorso che porterà all'assunzione di 250 assistenti sociali.

In conclusione, evidenzio che le iniziative in materia di esecuzione penale esterna rimangono garantite dalle risorse aggiuntive assegnate nell'ultimo triennio al bilancio di questa Amministrazione, le quali ammontano a 4 milioni di euro per il 2017, a 7 milioni di euro per il 2018 e a 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2019. Nel medesimo solco, si inseriscono le modifiche normative proposte nel disegno di legge di bilancio 2019 per l'attuazione della riforma del processo penale e dell'ordinamento penitenziario, che consentiranno di destinare le risorse che residuano anche ad interventi urgenti per la funzionalità delle strutture e dei servizi penitenziari e minorili ivi compresa l'esecuzione penale esterna.

C'è, come lei ha sottolineato, una volontà di investire anche sull'edilizia penitenziaria; infine, mi permetta di sottolineare che la norma a cui faceva riferimento non è stata affossata dall'attuale Governo ma dal precedente Governo, che ha fatto un passo indietro prima delle elezioni, salvo nel farne uno avanti subito dopo le elezioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Bazoli ha facoltà di replicare.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, come temevamo, la risposta del Ministro è molto elusiva e insoddisfacente. Noi negli anni passati abbiamo potenziato gli uffici che si occupano di misure alternative al carcere; oggi, in legge finanziaria, non c'è nulla: su 34 dirigenti in pianta organica oggi ne mancano 14, quasi la metà, il 40 per cento, manca personale, mancano figure professionali, ma sa perché a noi interessano quegli uffici, ministro? Perché le pene alternative al carcere sono molto efficaci, ampliano il numero di condannati che sono effettivamente sottoposti ad una pena e riducono enormemente la recidiva cioè la probabilità che un condannato ricommetta un reato; in parole semplici, le misure alternative al carcere garantiscono certezza ed efficace della pena e soprattutto aumentano la sicurezza perché, per garantire la sicurezza del cittadino, cos'è meglio, signor ministro, un pregiudicato, che, una volta scontata la pena, torna a delinquere o un pregiudicato che, scontata la pena, non delinque più? Cosa garantisce di più la sicurezza? Puntare sulle pene alternative, accanto al carcere, aumenta la sicurezza dei cittadini, ma voi state smantellando questo sistema, non dotandolo di risorse adeguate per funzionare, perché, insieme alla Lega, alla quale, anche su questo, vi siete completamenti piegati, sulla sicurezza state consumando il più grande inganno degli italiani. Con il decreto Salvini, in pochi mesi, provocherete 19.000 nuovi senza tetto; 19.000 fantasmi che andranno ad ingrossare le fila di chi dorme sui marciapiedi delle nostre città; altro che sicurezza! Con la legge sulla legittima difesa, non cambierete nulla sul piano giuridico, i processi ci sono oggi, ci saranno domani, ma lanciate un messaggio devastante agli italiani: lo Stato non è in grado di difendervi, fatelo da soli e questa è la sicurezza che garantite? Questo è il grande inganno, voi invocate e vendete la sicurezza ma produrrete solo paura e insicurezza e noi non ci stancheremo di denunciarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in ordine all'accoglimento delle domande di riparazione per ingiusta detenzione e ai possibili effetti sull'esercizio dell'azione disciplinare – n. 3-00384)

PRESIDENTE. L'onorevole Costa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00384 (Vedi l'allegato A).

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, negli ultimi 25 anni, dal 1992 al 2017, 26.412 persone hanno ottenuto la riparazione per ingiusta detenzione; ciò significa che 26.412 persone sono state arrestate ingiustamente, private ingiustamente della libertà personale e con un'ordinanza della Corte d'appello gli è stato riconosciuto un indennizzo. Io chiedo a lei, signor Ministro, se intende fare in modo che, oltre che assegnato l'indennizzo - si pensi, 656 milioni di euro, dal 1992 ad oggi, sono stati spesi dallo Stato in indennizzi -, venga anche fatto qualcosa per individuare delle responsabilità disciplinari nei confronti dei magistrati che sbagliano, che hanno commesso omissioni, negligenze, superficialità, perché questo, oggi, non viene attuato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Presidente, in primo luogo deve osservarsi che il dato richiesto dagli interroganti, sebbene sia parziale, tenendo conto dei dati acquisiti presso 23 corti d'appello su 26 totali, permette di rilevare una progressiva diminuzione dei procedimenti iscritti per riparazione per ingiusta detenzione, passati da 1.641 nel 2016 a 1.522 nel 2017 a 937 alla data del 30 settembre 2018, che comunque è sempre tanto. Mi preme semplicemente sottolineare il trend di diminuzione. Analoga tendenza si è registrata nel numero dei provvedimenti di accoglimento divenuti irrevocabili, passati da 529 nel 2016 a 607 nel 2017 e a 385 al 30 settembre 2018. Complessivamente, nel triennio 2016-2018, al 30 settembre 2018, sulla base del dato ad oggi disponibile, risultano accolte 1.917 domande di riparazione e 2.184 respinte.

Al riguardo, si deve rilevare che nel nostro ordinamento non è effettivamente prevista una norma che contempli la trasmissione automatica dei provvedimenti di accoglimento della domanda di riparazione per ingiusta detenzione al titolare dell'azione disciplinare. D'altro canto, un'eventuale siffatto automatismo non risulterebbe necessario, considerando l'autonoma ed incisiva attività ispettiva svolta dalle competenti articolazioni ministeriali, ovvero a fronte di specifici esposti provenienti dai soggetti interessati.

In questo quadro normativo mi preme rilevare che, con particolare riferimento all'attività ispettiva, ho già diramato apposite istruzioni ai magistrati ispettori tese ad ampliare lo spettro degli accertamenti esperibili in tutte le ipotesi di ingiusta detenzione. In particolare, si è prevista un'attività di verifica da remoto sui procedimenti, mediante la richiesta alle Corti d'appello di trasmettere i dati dell'ultimo triennio, relativamente ai procedimenti per ingiusta detenzione, distinguendo tra quelli definiti nel merito e quelli definiti con ordinanza di accoglimento non più impugnabile. È stato disposto che, sin dal turno ispettivo del settembre 2018, la verifica presso le Corti d'appello si estenda alla rilevazione dei tempi di fissazione e di gestione dei procedimenti per riparazione per ingiusta detenzione, dei tempi di deposito dei provvedimenti definitivi e del numero delle ordinanze definitive di accoglimento delle relative domande. In tal modo saranno assicurati la continuità e il costante aggiornamento delle attività di monitoraggio che sono, per me e per il mio Ministero, particolarmente importanti.

Possono quindi, senz'altro, rassicurarsi gli interroganti in ordine all'accuratezza di dette attività, eseguite attraverso periodiche ispezioni nel corso delle quali si sottopone ad un approfondito scrutinio tutta l'attività svolta dai magistrati, anche al fine di individuare eventuali detenzioni indebite, a causa di un'ingiustificata protrazione delle stesse.

PRESIDENTE. L'onorevole Costa ha facoltà di replicare.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Ma noi avevamo chiesto al Ministro di sapere quante azioni disciplinari aveva promosso dall'inizio del suo mandato nei confronti di magistrati negligenti o superficiali.

Questa risposta non c'è stata, perché lei ci ha detto che ci sono 900 casi di ingiusta detenzione, quest'anno, certificati dalla Corte d'Appello; su queste novecento persone che sono state private della libertà personale, che hanno visto compromesso il lavoro, i rapporti familiari, la credibilità, la fiducia del prossimo, ebbene, noi avremmo gradito sapere quanti magistrati sono stati chiamati a rispondere dei loro errori di fronte al Consiglio Superiore della Magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La risposta non c'è stata e io aggiungo un altro passaggio: il Ministero della giustizia, sulla base della riforma del processo penale approvata nella scorsa legislatura, è tenuto entro il 31 gennaio di ogni anno – lei non era ancora Ministro - a riferire alla Camera tutti i numeri sull'ingiusta detenzione, anche per ciò che attiene alle azioni disciplinari. Ebbene, ciò non è stato fatto dal precedente Governo, perché è stato fatto un inquadramento solo sulla custodia cautelare, non sull'ingiusta detenzione; io l'avevo già chiesto in più occasioni anche in Commissione giustizia di integrare la relazione, ma questo non è stato fatto. Io dico che si tratta anche di un rispetto nei confronti del Parlamento che è giusto che possa controllare le attività dell'Esecutivo.

Quindi, invito il Ministro in un'ottica costruttiva, in una chiave costruttiva, a farci avere questi dati. Qui si tratta della vita umana, si tratta di persone che sono state ingiustamente portate in carcere, magari prese alle cinque del mattino, portate e trasferite, che hanno perso il lavoro, perso la credibilità, perso la fiducia del prossimo. Ebbene, lo Stato non può permettersi semplicemente di riconoscergli un indennizzo, ma deve anche far pagare coloro che hanno sbagliato. Questo è quello che noi chiediamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a promuovere la diffusione dei cosiddetti sportelli di prossimità, anche nel quadro dello sviluppo del processo civile telematico – n. 3-00385)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Muro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00385 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la riforma della geografia giudiziaria attuata dai precedenti Governi di centro sinistra è stata sbagliata tecnicamente, giuridicamente e politicamente. Nell'ottica della spending review si è proceduto a chiudere tribunali, sopprimere sedi distaccate, allontanare di fatto la giustizia dai cittadini, utilizzando, peraltro, criteri e parametri del tutto inappropriati. È il caso, ad esempio, nella mia provincia, della chiusura del tribunale di Sanremo e della sede distaccata di Ventimiglia, ma penso anche alla sede di Albenga, con evidenti disagi che permangono tutt'oggi a carico dei cittadini, dell'utenza e degli operatori del diritto. Non posso, ovviamente, visti i pochi minuti a disposizione, soffermarmi su questo caso specifico, ma se lei è disponibile, al termine dell'interrogazione, potremmo approfondirlo. Quindi, partendo dall'organizzazione, da rivalutare, quindi, dalla geografia giudiziaria, ho seguito e sto seguendo con interesse il progetto degli uffici di prossimità…

PRESIDENTE. Onorevole Di Mura, non ha pochi minuti, ha un minuto per illustrare e due minuti per replicare.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Ho finito, grazie. Stiamo seguendo questa azione, che è la prima del Governo. Attendo la sua spiegazione e mi riservo di commentarla.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Il progetto di istituire una serie di uffici di prossimità scaturisce dalla necessità di consentire ai cittadini di ricevere informazioni relative ai procedimenti giudiziari, inviare atti telematici, ritirare comunicazioni e notificazioni, ricevere consulenze e aiuto, specialmente nei contesti della volontaria giurisdizione, così da ridurre la distanza tra il cittadino e la giustizia stessa. Il primo ufficio di prossimità è stato inaugurato a Genova Bolzaneto lo scorso 21 novembre; il 3 dicembre sono stati aperti gli uffici di prossimità di Firenze ed Empoli e il 6 dicembre quelli di Pinerolo e di Moncalieri. Nell'avvio di questo progetto è significativa la sinergia che si è trovata con le istituzioni territoriali, con i tribunali coinvolti, con gli ordini degli avvocati e con l'università. Completata la fase di sperimentazione, il progetto è quello di consentire l'avvio dell'apertura di mille, almeno mille, ulteriori uffici di prossimità su tutto il territorio nazionale, per un costo complessivo di 34 milioni di euro, ripartito tra le regioni in base a criteri oggettivi, riconducibili alla dimensione demografica, all'impatto delle sedi soppresse, alla domanda e al carico pendente in tema di volontaria giurisdizione. Sarà, peraltro, cura di ogni regione, in qualità di soggetto beneficiario, definire secondo i criteri sopra identificati, il numero di uffici di prossimità da aprire nel proprio territorio, tenuto conto del budget assegnato, rispetto al quale è stato reso disponibile complessivamente l'importo di oltre 36 milioni di euro, integralmente finanziato nell'ambito del PON Governance e capacità istituzionale del Fondo sociale europeo.

Rappresento, inoltre, che alcune città apriranno uffici di prossimità dentro i locali del comune e nei quartieri, costituendo poi una delle maggiori ambizioni del Ministro, cioè quella di aprire sportelli anche nelle aziende sanitarie e ospedaliere per favorire gli ammalati e i loro parenti, per esempio, nella richiesta di amministrazione di sostegno.

In conclusione, grazie agli uffici di prossimità ridurremo le distanze e i costi per avere accesso ai servizi giudiziari, incrementando, altresì, il livello di digitalizzazione e informatizzazione dell'amministrazione giudiziaria. In questo processo di semplificazione, infatti, un ruolo chiave è svolto anche dallo sviluppo dei sistemi informatici, dalla digitalizzazione dei fascicoli e dal potenziamento della trasmissione telematica degli atti e dei documenti, che si pongono, quindi, quali direttrici su cui puntare ed investire per far sì che il servizio giustizia sia sempre più accessibile e orientato a soddisfare le esigenze del cittadino.

Chiaramente non pensiamo di poter curare e colmare le lacune successive alla riforma della geografia giudiziaria portata avanti dal precedente Governo. Riteniamo, però, che avendo investito immediatamente nelle assunzioni necessarie in tema di giustizia, questo sia un progetto che, quanto meno per quanto riguarda le materie che stanno più a cuore alle fasce deboli della popolazione, riesca ad avvicinare il più possibile e in maniera il più capillare possibile la giustizia a quel singolo cittadino.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Muro, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, cercherò di essere ancora più breve, Presidente.

PRESIDENTE. Non si preoccupi, ha due minuti di tempo a disposizione.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Bene, grazie, almeno concludo anche il ragionamento iniziale. La ringrazio, Ministro, per la risposta. Sono soddisfatto, intanto perché ha già chiarito che con questo progetto non risolviamo tutti i problemi che ci hanno lasciato in eredità circa le giurisdizioni e i circondari che dobbiamo rivedere, e quindi la geografia giudiziaria che è rimasta attuata male dai precedenti Governi. Sicuramente ciò è positivo per la volontaria giurisdizione, ovvero per tutti quei soggetti - quindi, escludendo avvocati, consulenti tecnici - che vogliono utilizzare degli immobili, degli uffici, dei luoghi dove andare a chiedere giustizia, in quanto avviciniamo questi servizi ai territori. Bene l'utilizzo di fondi europei, che stimola anche una nuova progettualità, indirizzata dal suo Ministero e, soprattutto, perché dobbiamo lavorare - non solo nel campo della giustizia, ma anche negli altri temi - a non restituire neanche un euro a Bruxelles, per spendere tutti i soldi che abbiamo qui in casa nostra.

Bene anche gli investimenti sullo sviluppo del processo telematico. È molto positivo il coinvolgimento degli enti locali, delle regioni e della ASL e ne approfitto per ringraziarla perché la Liguria, la mia regione, è una delle regioni capofila nel progetto pilota. Ci sono alcuni aspetti che mi lasciano perplesso, ma noto con piacere lasciano perplesso anche lei, che voglio analizzare rapidamente. Restano escluse quelle attività più tipiche del procedimento civile e penale, ovvero quelle che fanno gli avvocati, andando nelle sedi che rimangono in piedi, quindi ci vorrebbe anche una maggiore collaborazione - questo è quello che auspico - tra il Ministero e l'Ordine degli avvocati, per vedere anche di implementare dei servizi aggiuntivi negli uffici di prossimità. Tutto questo per non mettere fine ad eventuali ripensamenti su tribunali soppressi e sedi distaccate, al netto di dati e di flussi, che quindi andremo a verificare con il prosieguo di questo progetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Posizione del Governo italiano in relazione al quadro finanziario pluriennale europeo, con particolare riferimento al finanziamento della politica agricola comune – n. 3-00381)

PRESIDENTE. L'onorevole Rossini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00381 (Vedi l'allegato A).

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Ministro, in qualità di presidente del Comitato interministeriale per gli affari europei, sono qui a chiederle qual è la linea politica che il nostro Governo intende promuovere in sede comunitaria, vista la proposta della Commissione europea di ridurre i fondi per le politiche agricole nel Piano quinquennale prossimo. In particolare, su questo si è aperta una discussione a Bruxelles.

Ora, i tagli andrebbero a ricadere in modo particolare sui fondi rurali, cosiddetti FEASR e sono qui a riportare l'allarme e la preoccupazione dei territori dell'arco alpino - come quello che io rappresento, il Trentino-Alto Adige - che hanno visto negli anni scorsi usufruire dei Fondi europei per le politiche agricole che hanno permesso occupazione e investimento. Insieme ai nostri imprenditori agricoli, pertanto, noi ci aspettiamo un maggiore ruolo con peso negoziale dell'Italia, quindi non un'Italia isolata, e da lei ci aspettiamo parole chiare in merito.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, ha facoltà di rispondere.

PAOLO SAVONA, Ministro per gli Affari europei. Signor Presidente e onorevoli deputati, in riferimento alla richiesta formulata dagli interroganti, sulla base dell'esito dei lavori del Comitato interministeriale per gli affari europei, l'acronimo CIAE, che presiedo, e delle informazioni fornite dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, preciso quanto segue.

La complessa trattativa al quadro finanziario pluriennale 2021-2027 è tuttora in corso ed è composta da una comunicazione del quadro e sette proposte di regolamenti, per ora, perché è in fieri. Si tratta di una negoziazione lunga, che investe più sedi e livelli di contrattazione. È per questo motivo che si è sentita la necessità di trovare un punto di incontro, almeno per quanto riguarda il Governo, nell'ambito del CIAE.

Nella più ottimistica delle previsioni, il negoziato si concluderà nell'autunno del 2019. La discussione nel Consiglio affari generali di ieri, 11 dicembre, non ha prodotto progressi significativi e ci si attende che il Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre, domani e dopo, dia un'indicazione nei tempi. L'orientamento è che prenda le decisioni la nuova Commissione, perché il bilancio è l'atto principale di qualsiasi organizzazione e di qualsiasi Governo.

Il CIAE del 24 ottobre scorso ha definito le linee guida negoziali del Paese su questo importante dossier. In relazione alla dotazione per la politica agricola comune, tali linee guida stabiliscono: un impegno particolare per evitare che le risorse finanziarie subiscano, nella proposta della Commissione - sto citando letteralmente la delibera che abbiamo trasmesso poi agli organi di rappresentanza a Bruxelles - una forte decurtazione, sia sul primo che sul secondo pilastro della PAC, nonostante il ruolo fondamentale della Politica agricola comune e i crescenti impegni, in particolare sul fronte ambientale, richiesti alle aziende del settore. Continuo la citazione delle istruzioni: che i tagli subiti dal nostro Paese sulla rubrica agricola debbano essere reintegrati, in modo da ristabilire una situazione di maggiore equità tra Stati membri e una maggiore coerenza tra dotazione finanziaria della PAC e il livello di ambizione degli obiettivi dell'intervento pubblico in agricoltura, tenendo conto della necessità di assicurare un'adeguata rappresentazione al main streaming della biodiversità e della Rete Natura 2000, particolarmente di interesse del Paese, e considerato che già per il periodo 2014-2020 il nostro Paese è stato fortemente penalizzato per l'introduzione del meccanismo di convergenza esterna, a cui ha contribuito con un costo complessivo di oltre un miliardo di euro.

A questo proposito, giusto sulla base di conoscenze imprecise che noi abbiamo - per rispondere al suo specifico problema del punto 1 - parrebbe che vi sia una certa elasticità per compensare, dall'atto degli interventi strutturali per l'agricoltura, le eventuali riduzioni degli stanziamenti dall'atto della semplice assistenza. Questo è un orientamento giusto che emerge, sul quale eventualmente. Ovviamente, potete…

PRESIDENTE. Ministro, la invito a concludere.

PAOLO SAVONA, Ministro per gli Affari europei. In particolare, il Governo ritiene che alla PAC debba essere riservata una dotazione all'altezza delle sfide e degli ambiziosi obiettivi assegnati con riferimento alla strategia di sviluppo sostenibile che l'intera Unione europea vuole perseguire, alla qualità e trasparenza delle produzioni agricole e allo sviluppo delle aree rurali. Inoltre, in considerazione della forte penalizzazione subita dal nostro Paese nell'assegnazione dei fondi PAC nella fase 2014-2020, l'Italia si attende di migliorare la propria posizione di contribuente netto su questa rubrica del bilancio UE.

PRESIDENTE. L'onorevole Emanuela Rossini ha facoltà di replicare.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Le sue parole non contengono quell'urgenza che noi ci aspettavamo, di cercare, innanzitutto, di evitare i tagli alla PAC e, qualora venissero confermati, di rassicurare che verranno certamente compensati, questi tagli. E vorrei precisare che i fondi della PAC alle zone rurali arrivano non solo per sostenere le attività produttive come in pianura, dove gli agricoltori giustamente pensano al reddito, in alta montagna le attività finanziate sono anche per la tutela e il mantenimento del territorio e questo è a beneficio della pianura perché se la montagna non viene coltivata la montagna crolla e crolla giù sulle pianure. Pertanto, questi fondi sono fondamentali anche e proprio per questa funzione di mantenimento.

Ora, c'è anche da dire che questi tagli sono stati operati grazie anche al nostro concorso come Paese, perché sia la Francia sia l'Italia in Consiglio dei ministri europei hanno insistito perché l'Europa rafforzasse i fondi destinati alla sicurezza. È chiaro che se noi siamo andati a incentivare quello che oggi è un aumento del 200 per cento dei fondi per la sicurezza e che sono stati fatti per noi, come Paesi che siamo anche esposti, per controllare le frontiere e per gestire i flussi migratori, ora tocca a noi andare a compensare questi. Se, come Paese, continuiamo a dare priorità alla sicurezza e ci pensiamo noi e ci pensa l'Unione Europea, andremo a finire chiusi in casa, sicuri, magari armati, ma con nulla da mangiare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

(Iniziative volte alla valorizzazione e alla tutela del personale militare e civile della difesa – n. 3-00386)

PRESIDENTE. L'onorevole Galantino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00386 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE GALANTINO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, nell'ambito del personale della Difesa e in linea con le sue linee programmatiche, nelle quali lei, Ministro, ha affermato di garantire le legittime aspettative delle nostre donne e dei nostri uomini in uniforme e non, in particolare per quanto riguarda la tutela dei rapporti familiari attraverso un'ottimizzazione dei trasferimenti e degli impieghi e, quindi, la risoluzione delle problematiche alloggiative, le associazioni sindacali, la pubblicazione degli elenchi del personale in ausiliaria, la valorizzazione e la tutela del personale civile e le prospettive di avanzamento pensate finalmente in maniera trasparente e meritevole, le chiediamo quindi, Ministro, quali siano le attività poste in essere dal Governo al fine di raggiungere questi obiettivi, illustrando, se è possibile, quali di questi siano stati parzialmente o totalmente raggiunti.

PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Elisabetta Trenta, ha facoltà di rispondere.

ELISABETTA TRENTA, Ministra della Difesa. Il personale è assoluto protagonista del processo di cambiamento delle istituzioni e sento quindi, come mio dovere, quello di tutelarlo al massimo grado nelle legittime aspettative, con particolare riguardo alla propria dimensione familiare. È un dato oggettivo che gran parte del personale provenga dalle regioni meridionali della Penisola, mentre l'attuale situazione vede due terzi delle infrastrutture militari dislocate nel Centro-Nord. Tale disequilibrio sussiste nonostante un importante sforzo di razionalizzazione che ha interessato l'intero territorio nazionale, a seguito del quale sono stati inseriti in attività di dismissione e razionalizzazione ben 1.800 infrastrutture militari. Al riguardo, desidero evidenziare di aver dato mandato allo Stato Maggiore della Difesa di condurre uno studio omnicomprensivo per verificare la possibilità di esplorare nuove soluzioni infrastrutturali per il trasferimento di alcune unità operative al Sud.

Sempre nell'ambito della salvaguardia delle legittime aspettative del personale, vorrei soffermarmi sul sistema di avanzamento che consente di individuare i più meritevoli per la promozione al grado superiore. In tale contesto, mi sto adoperando per ridurre le tempistiche dei lavori delle commissioni, in particolare di sottufficiali e graduati, nonché per garantire uniformità di indirizzo tra Forze Armate e categorie di personale delle singole Forze Armate.

Il fine è quello di garantire una progressione di carriera ancorata a criteri di valutazione oggettivi e trasparenti, volti a valorizzare le capacità e le professionalità del personale giudicato, adottando, se necessario, anche forme di pubblicità dei verbali delle commissioni di avanzamento. Qualche giorno fa, nell'ambito del concorso straordinario per il reclutamento nei ruoli marescialli per i cosiddetti “958”, sono intervenuta per sanare una sperequazione tra Forze Armate, con riferimento all'effettuazione delle prove fisiche. Anche in questo ambito reputo necessaria l'omogeneità a livello interforze.

Con riferimento, invece, alle associazioni sindacali, il riconoscimento del diritto ai militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale è stato, come è noto, sancito dalla sentenza n. 120 del 2018 della Corte costituzionale. In tale quadro, ho ritenuto opportuno emanare una circolare con cui vengono specificati, a normativa vigente, i criteri e i limiti per la costituzione di tali associazioni. La circolare, che a breve sarà aggiornata alla luce del parere fornito in materia dal Consiglio di Stato, è solo un primo passo verso la piena attuazione di un diritto che tutti i militari aspettano da anni. Sono, tuttavia, consapevole del fatto che, come ampiamente evidenziato dagli stessi giudici costituzionali, occorre disciplinare la materia sul piano legislativo.

In merito alle possibilità delle amministrazioni pubbliche di utilizzare il personale militare in ausiliaria nell'ambito del comune e della provincia, ho il piacere di comunicare che il progetto sta già dando i primi risultati e si è dato il via ai primi richiami. Proprio ieri si è tenuta a Roma, in Campidoglio, un'importante attività informativa volta a fornire elementi conoscitivi al numeroso personale militare in ausiliaria, circa 150 persone, interessato a un possibile impiego presso l'amministrazione capitolina.

Passo, infine, al personale civile, componente importante e risorsa dell'amministrazione Difesa, su cui considero prioritario investire. Sul versante interno è stato già predisposto un piano di formazione su base triennale, con l'obiettivo di poter contare su un personale aggiornato, motivato e, quindi, pronto ai cambiamenti. Sono, inoltre, allo studio approfondimenti su più fronti per ottimizzare le capacità della Difesa già esistenti nel campo della formazione. Ciò passa anche attraverso il contributo dei nostri lavoratori più anziani, che possono diventare essi stessi formatori. Ma non solo, intendo valorizzare i centri di formazione dell'area tecnico-industriale, potenzialmente basi di un'offerta formativa tecnico-specialistica e orientata al lavoro anche per i cittadini. Sul versante esterno sto valutando ogni possibile opzione per individuare modalità operative efficaci per promuovere l'occupazione giovanile nella Difesa. Infine, abbiamo proposto, nell'attuale disegno di legge di bilancio, degli emendamenti a favore delle assunzioni del personale civile della Difesa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Ermellino, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ALESSANDRA ERMELLINO (M5S). Grazie, Presidente, e grazie, signora Ministro. Esprimo una grande soddisfazione e il mio compiacimento per le iniziative poste in essere, atte a valorizzare il benessere degli uomini e delle donne appartenenti alle Forze Armate. Concordo sulla necessità di effettuare uno studio per la disamina delle soluzioni infrastrutturali ed organizzative che sottendono la movimentazione del personale impiegato su tutto il territorio nazionale, le quali hanno discendenti ed importanti riflessi sull'operatività dello strumento militare. L'iniziativa della “licenza solidale” è per noi uno strumento significativo e degno di nota, e certamente meritevole di ulteriore analisi. È inevitabile, infatti, il suo impatto sullo spirito militare, costituendo uno strumento di coesione e di solidarietà fra commilitoni.

Anche le iniziative sul sistema di avanzamento del personale militare destano interesse e condivisione perché basate su uno dei valori a cui teniamo di più che è quello della meritocrazia e oltremodo, insomma, la professionalità indiscussa, perché una progressione di carriera non può prescindere da criteri oggettivi e trasparenti.

Per quanto riguarda il personale civile, apprezzo e condivido le iniziative intraprese sul versante interno in merito al piano di formazione, evidenziando, ancora una volta, la volontà di valorizzare i centri di formazione dell'area tecnico-industriale. Senza dubbio, i richiami agli approfondimenti da lei evidenziati nel caso di specie impongono sforzi maggiori sui quali lei, signora Ministro, troverà sempre il massimo appoggio ed impegno da parte nostra, proprio perché crediamo nell'alto valore delle competenze dei nostri lavoratori e nella potenzialità dell'offerta formativa dei centri di formazione.

Apprezziamo, inoltre, l'impegno nel voler individuare le modalità operative ed efficaci per promuovere l'occupazione giovanile. Infine, concludo nel richiamare e condividere, ancora una volta, l'attenzione da parte del Dicastero al personale civile, utilizzando proprio le sue parole: “Il personale civile è senza dubbio una risorsa su cui investire in maniera prioritaria” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte a favorire la stabilizzazione del personale precario delle Forze armate, anche alla luce delle disposizioni del decreto-legge n. 87 del 2018 – n. 3-00387)

PRESIDENTE. L'onorevole Ferro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00387 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, Ministro, come Fratelli d'Italia, rivolgiamo un appello a favore dei precari del comparto difesa e sicurezza, un bacino di lavoratori importanti dimenticato da tutti. Parliamo di oltre 39 mila dipendenti precari, ai quali si aggiungono quelli del comparto soccorso pubblico. Il Governo continua, ovviamente attraverso promesse, impegni e dichiarazioni a garantire maggiore stabilità lavorativa in questi comparti, ma, come sempre, sono promesse disattese, come è avvenuto, insieme al collega capogruppo Deidda, con le tante richieste che abbiamo posto in essere. Nessuna traccia nella legge di bilancio di queste risorse destinate alla stabilizzazione del personale precario delle Forze armate, così come anche nel prossimo futuro si vivrà in condizione di incertezza per i lavoratori ben formati e soprattutto, nella maggior parte dei casi, estremamente professionali, impiegati in servizio a tempo determinato che, altrimenti, non sono ripetibili all'interno delle Forze Armate; uomini che ricoprono ruoli di esperti con notevole risparmio di risorse. Per questo chiediamo al Governo se intenda ovviamente aprire gli effetti del “decreto dignità”, che è una vostra creatura, al comparto difesa e sicurezza, dando la possibilità, anche ai precari delle Forze Armate e del comparto stesso di beneficiare della trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La Ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha facoltà di rispondere.

ELISABETTA TRENTA, Ministra della Difesa. Presidente, permettetemi innanzitutto di ricordare che le modalità con cui le Forze Armate hanno facoltà di ricorrere alle assunzioni a tempo determinato, ovvero reclutamento di ufficiali e volontari in ferma prefissata, sono disciplinate dal codice dell'ordinamento militare, fonte normativa da considerarsi a tutti gli affetti speciale nei confronti dell'ordinamento generale. Ciò in perfetta aderenza col principio già contenuto nell'articolo 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001, secondo cui rimangono disciplinati dai rispettivi ordinamenti i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, gli avvocati e i procuratori dello Stato, il personale militare e delle forze di Polizia di Stato. Per queste ragioni il personale delle Forze Armate reclutato con ferma di durata prefissata, siano essi ufficiali o personale di truppa, non può essere considerato precario, poiché le ferme a termine contratte dal personale militare volontario attengono a un regime normalizzato per legge, nel quale la temporaneità è strutturale e riconosciuta normativamente, in quanto funzionale alle peculiari esigenze istituzionali della Difesa. La previsione di tale composizione mista, personale in servizio permanente e personale con rapporto di impiego a tempo determinato, rappresenta infatti una scelta strutturale di fondo dettata dall'esigenza di disporre, per periodi predeterminati e limitati di tempo, di personale giovane, idoneo ad espletare incarichi ad elevata connotazione operativa che richiedono un adeguato profilo psicofisico attitudinale correlato a compiti istituzionali, con particolare riferimento alle missioni operative.

Ciò doverosamente premesso, voglio aggiungere che il tema della condizione militare sollevato dagli interroganti e l'individuazione di una soluzione che armonizzi le esigenze dell'amministrazione della Difesa con le legittime aspettative del personale rappresenta uno dei cardini sui quali si fonda la politica del mio Dicastero. Al riguardo, la policy della Difesa è quella di immettere in servizio permanente tutti volontari meritevoli che abbiano terminato la ferma prefissata quadriennale, ovvero la prima o seconda rafferma biennale. In tale ottica, pur constatando che la normativa non prevede la stabilizzazione automatica degli stessi, essendo legata strettamente alle disponibilità finanziarie, ritengo che la categoria dei VFP4, lungi dall'essere assimilata ad una condizione di precariato, deve al contrario essere considerata l'anticamera del servizio permanente. Tale volontà è peraltro in linea con l'impianto normativo del cosiddetto modello professionale, che considera il passaggio in servizio permanente un mero transito, seppur subordinato alla definizione delle posizioni disponibili determinate annualmente in funzione delle esigenze operative delle Forze Armate e, come ricordavo, alle disponibilità di ordine finanziario.

Con riguardo alle disponibilità finanziarie future, la legge n. 244 del 2012 ha comunque previsto la revisione delle misure di agevolazione per il reinserimento dei volontari delle Forze Armate congedati senza demerito nel mondo del lavoro, prevedendo anche la loro partecipazione a corsi di formazione o di apprendistato, ovvero altre forme temporanee di sostegno al reddito a favore dei VFP4, che ultimato il periodo di ferma e rafferma, ancorché idonei e se in soprannumero rispetto alla consistenza organica di fatto nel ruolo, non transitano nel servizio permanente. Vale la pena di sottolineare, inoltre, che la ferma e le eventuali rafferme costituiscono per il personale militare una vera e propria certificazione di abilità acquisita durante il servizio per la partecipazione ai concorsi banditi nell'ambito del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, quindi carabinieri, finanzieri, polizia di Stato, guardie penitenziarie, vigili del Fuoco e guardie forestali, con posti ad essi riservati.

Non è un aspetto secondario, se consideriamo che dal 2006 ad oggi più di 55 mila giovani VFP hanno trovato occupazione nelle forze di polizia. Nel concludere, onorevoli deputati, credo emerga in toto l'estrema attenzione del mio Dicastero alla condizione del personale della Difesa, credo, infatti, di aver dimostrato quanto il termine “precariato” sia inopportuno, attenzione che non nasce oggi e che non verrà mai meno, nel rispetto dello specifico impianto normativo che regola l'apparato militare e dell'imprescindibile base meritocratica che di quell'apparato deve costituire la naturale premessa.

PRESIDENTE. L'onorevole Ferro ha facoltà di replicare.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, non ci riteniamo per nulla soddisfatti, perché riteniamo che ogni normativa possa essere volutamente cambiata. Rispetto a quello che chiedevamo, avremmo gradito una risposta secca e molto più chiara, anche perché riteniamo che tale provvedimento sia sicuramente un obbligo morale verso tutti coloro che, vestendo una divisa, mettono la propria vita al servizio della comunità, fornendo ovviamente come sempre sicurezza al nostro Paese, e la sicurezza, nel momento in cui abbiamo uomini che possono garantirla ai cittadini, alle famiglie, ai lavoratori, ai giovani, agli anziani, la si vede come la priorità assoluta e non un elemento distintivo.

Troppo spesso si parla dell'importanza di questo comparto, ma troppo spesso è sulla bocca di tutti e nelle azioni di pochi. L'Italia, per quanto ci riguarda, continua a disattende la direttiva n. 1999/70/CE che vuole prevenire gli abusi nell'utilizzo di rapporti di lavoro a tempo determinato, che non possono essere certamente un problema che gravano unicamente sui lavoratori. Al ricorrere di determinate condizioni, questi lavoratori vanno assunti dallo Stato in quanto datore di lavoro che deve rispettare le regole comunitarie. Per quanto ci riguarda, oggi abbiamo militari precari ai quali è stata preclusa la strada della stabilizzazione prevista con il “decreto dignità” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che all'articolo 1 prevede espressamente che il contratto di lavoro subordinato non possa avere una durata superiore ai dodici mesi e che tale durata possa essere estesa a ventiquattro mesi solo al ricorrere di determinate condizioni. Ricordo che lo stesso decreto, tuttavia, all'articolo 3 prevede l'inapplicabilità della riforma ai contratti di lavoro a tempo determinato stipulato delle pubbliche amministrazioni, con evidente disparità di trattamento e ricadute, soprattutto nei confronti del personale del comparto difesa e sicurezza.

Sinceramente, per quanto concerne ovviamente la risposta, credo che insieme al collega Deidda, ma a tutti coloro che sono qui di Fratelli d'Italia, e al Partito non ci riteniamo soddisfatti. Leggevo l'altro giorno una sua dichiarazione che mi auguro ovviamente sia di buon auspicio per noi e per lei, cioè di poter stringe per la prima volta la mano di un generale donna, ma credo che passeranno troppi anni; io vorrei che lei stringesse simbolicamente con la fine del precariato le mani di quei 39 mila addetti che ad oggi rimangono solo dei precari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Siamo in ripresa televisiva diretta, onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, mi perdoni se l'ho interrotta, però ci giunge voce dalla II Commissione (Giustizia) di questa Camera, dove è in corso la discussione nel merito della legge riguardante la legittima difesa, che sono state negate alle opposizioni le richieste di audizione. Lei converrà, signora Presidente, conoscendo la sua sensibilità per il funzionamento democratico della Camera che lei sta presiedendo, che questa notizia è alquanto sconvolgente, giacché tutti noi sappiamo che questo provvedimento di legge comporta opinioni molto divaricate all'interno di quest'Aula, ed è non solo del tutto incomprensibile, ma inaccettabile, per noi, Presidente, che questo possa avvenire, giacché questo ramo del Parlamento non ha ancora discusso questa legge.

Le chiedo, quindi, di farsi parte diligente presso il Presidente della Camera perché questa decisione della presidenza della Commissione venga respinta, in quanto noi, altrimenti, ci comporteremo di conseguenza, non ritenendo accettabile, nel funzionamento della Camera dei deputati, che alle opposizioni, su tema così importante, o comunque su qualsiasi altro tema, venga negata la possibilità di audire esperti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, apprendiamo da lei quanto accaduto e adesso faremo naturalmente gli opportuni approfondimenti; sarà poi mia cura riferire al Presidente della Camera.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, la deputata Suriano è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione

(Ripresa discussione sulle linee generali - A. C.1408 )

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente. Questo decreto-legge, come dicevo ieri quando presentavo le nostre questioni pregiudiziali, secondo noi già è illegittimo per una serie di motivi: non ne vediamo l'urgenza, che dovrebbe essere una caratteristica dei decreti-legge, ci sono materie molto diverse tra loro, molto eterogenee, e, soprattutto, ci sono una serie di sanatorie di dubbia costituzionalità. Ma il punto di fondo di questo decreto è che prevede una marea di condoni. I primi sette articoli di questo decreto prevedono una marea di condoni, stralci, definizioni agevolate, che costituiscono l'ennesimo regalo ai furbi e fregatura per gli onesti.

Il decreto prevede una definizione agevolata per gli atti dei processi di accertamento, lo stralcio automatico di tutti i debiti tributari fino a mille euro nel periodo 2000-2010, la definizione agevolata delle controversie tributarie.

Mi chiedo a cosa serva pagare le tasse quando invece, forse, vale la pena aspettare l'ennesimo condono che tanto ogni 5-6 anni i Governi di centrodestra ci hanno abituato a vedere con cadenza regolare in questo Paese. Si va a fare cassa subito e a minare quel rapporto di fiducia che dovrebbe esistere tra fisco e contribuenti onesti: troppi regali a chi evade o evade in parte, nessun aiuto invece a chi rispetta le regole.

Sarebbe stato appropriato, come dicevano i miei colleghi questa mattina, includere nella platea delle agevolazioni anche chi riceve avvisi bonari dal fisco. Quando si fanno interventi di regolarizzazione, prevedendo sconti solo sulle imposte e non sulle sanzioni, si finisce sempre per favorire qualcuno, come i disonesti, e penalizzare qualcun altro, come gli onesti, non tenendo conto del principio di equità, che deve invece stare alla base di un sistema fiscale che deve funzionare bene.

Siamo in presenza di un provvedimento necessario più per provare a sistemare i conti pubblici e raggranellare qualche milione di euro e per rendere forse meno precaria la manovra di bilancio Salvini-Di Maio per il 2019, che invece di un disegno organico di semplificazione della nostra politica fiscale. Se una regolarizzazione e un perdono ci doveva essere, poteva essere passabile solo quella rivolta a coloro che avevano già dichiarato di dover pagare un'imposta, ma poi non l'hanno saldata perché non avevano i soldi. Questo è un po' il senso dei nostri emendamenti che volevano raddrizzare il decreto e rendere queste definizioni agevolate giuste o almeno attive per quegli individui che sono in comprovata difficoltà economica. È invece un paradosso perché questo non è incluso nel decreto.

Ogni volta che si attua un intervento di sanatoria non si sa mai chi sarà a beneficiarne. Non si hanno, tra l'altro, ad oggi, gli strumenti per dire se queste misure servono solo ad agevolare chi è in difficoltà o se alla fine ne beneficeranno tutti: questa è la natura del condono. Questo era il senso dei nostri emendamenti.

Insomma, questo decreto rimette in discussione la tenuta del nostro sistema tributario e si scontra, come ricordavo nel mio intervento di ieri, con il principio stabilito dall'articolo 53 della Costituzione, in base al quale tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Questo non significa soltanto che le tasse devono essere progressive, ovvero sempre e comunque proporzionali al proprio reddito, ma implica anche un principio di uguaglianza, come evocato nell'articolo 3 della Costituzione, quindi bisogna evitare a tutti i costi qualsiasi trattamento fiscale differenziato.

Il secondo punto problematico è la tassa ingiusta e crudele che viene introdotta con questo decreto, vale a dire la tassa sulle rimesse. L'articolo 25-novies istituisce dal 1° gennaio 2019 un'imposta su tutti i trasferimenti di denaro effettuati verso Paesi non appartenenti all'Unione europea, i cosiddetti money transfer. Noi pensiamo sia una tassa razzista, sulla stessa linea del decreto Salvini; una misura vile che colpisce in maniera discriminatoria le rimesse dei migranti regolari, migranti che da anni lavorano, vivono e pagano le tasse nel nostro Paese. Per non parlare del rischio che, aggiungendo una tassa in un contesto già caratterizzato da altissime commissioni, si favorisce il ricorso a canali di trasferimento illegali; un tentativo inaugurato da Salvini per scassare tutte le cose - con l'integrazione dei migranti – che funzionano e per creare il problema e alimentare il fuoco dell'odio e della paura, utile a far girare il motore della propaganda. È una tassa ingiusta perché si tratta di una doppia, se non di una tripla tassazione; i migranti lavorano e vengo tassati come tutti gli altri cittadini, devono pagare commissioni molto elevate e poi, in terza istanza, dovranno pagare questa tassa aggiuntiva.

Questa norma disdice una serie di impegni internazionali del nostro Paese, che ci siamo assunti per comprimere i costi delle commissioni sui trasferimenti delle rimesse. Lo abbiamo fatto nel 2009 al G8 de L'Aquila, lo abbiamo fatto al G20 di Cannes nel 2011 e a Brisbane nel 2014, oltre agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Inoltre, questo decreto contiene una grande marchetta per la Lega, in quanto il provvedimento contiene una marchetta per noti finanziatori della Lega: l'articolo 8 introduce una definizione agevolata pari al 5 per cento dei debiti tributari dovuti su imposte relative al consumo di tabacchi o liquidi da inalazione.

Dalla stampa apprendiamo di aziende che appunto hanno finanziato la Lega e che, grazie a questa norma, potranno beneficiare di un condono pari al 95 per cento del valore nozionale delle imposte dovute. Mi sembra un ottimo affare, potremo dire che almeno una promessa elettorale la Lega l'ha mantenuta; possiamo discutere o meno sull'opportunità di incentivare il consumo di nicotina senza combustione sicuramente, ma qui la si usa con una scusa per fare il favore a chi ti ha finanziato la tua campagna elettorale. Se il Parlamento diventa il mercato dei favori dove si fanno sconti a singoli soggetti privati con i soldi di tutti, della collettività, mi chiedo dove andrà a finire la nostra democrazia.

Come voi sapete, un tema molto importante di questo decreto è l'introduzione della fatturazione elettronica; a partire dal 1° gennaio 2019 entra l'obbligo della fatturazione elettronica per tutti i soggetti passivi IVA. Noi, del Partito Democratico pensiamo che l'introduzione sia ovviamente una cosa giusta, ma deve essere il più indolore possibile; da qui una serie di nostri emendamenti per permettere di allungare il tempo della memorizzazione gratuita delle fatture elettroniche da parte del sistema di interscambio offerto dall'Agenzia delle entrate, da cinque anni ad almeno dieci o quindici anni, almeno per essere compatibile con l'obbligo di tenere i registri contabili per almeno dieci anni e, in questo senso, altri nostri emendamenti per prorogare l'obbligo per i soggetti passivi IVA, ubicati in comuni montani o in zone in cui non c'è una connessione Internet abbastanza solida. Dobbiamo aiutare, in tutti i modi possibili, gli artigiani, le piccole e medie imprese, tutti i soggetti passivi IVA della vendita al dettaglio, le start-up ed evitare qualsiasi tipo di lungaggine nella compilazione delle fatture, abbattere il costo degli strumenti e dei programmi che saranno necessari per assolvere a questo obbligo e, appunto, potenziare al massimo tutti i servizi telematici gratuiti offerti dall'Agenzia delle entrate.

C'è poi una serie di questioni che il decreto contiene, come, per esempio, norme che vanno a favorire gli investimenti in una rete unica per la banda ultralarga. L'articolo 23-ter prevede una serie di misure, appunto, per potenziare gli investimenti in reti a banda ultra larga e conferisce nello specifico all'Agcom la facoltà di ordinare alle imprese che sono verticalmente integrate la separazione funzionale, in un'entità indipendente delle attività relative alla fornitura all'ingrosso di determinati prodotti di accesso. Si cambia anche la disciplina della separazione volontaria, con meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale. Insomma, con questa norma si apre la possibilità di una rete unica con la fusione tra Open Fiber e TIM; è una questione ovviamente infrastrutturale, strategica e nevralgica per il nostro paese e secondo noi, a maggior ragione, occorre garantire la concorrenza e, quindi, il contenimento dei costi ed assicurare la qualità del servizio per l'utente finale; questo è il senso dei nostri emendamenti presentati in Commissione.

Questo è un decreto-legge che è anche nemico degli enti locali: sarebbe stato utile, come appunto illustrava il mio collega Fragomeli, questa mattina, dare la possibilità agli enti locali di prevedere l'opzione se e quando prevedere lo stralcio per tutta una serie di tassazioni e di tasse che, appunto, non hanno a che vedere con l'erario centrale.

Inoltre, il decreto include la sospensione temporanea delle minusvalenze nei titoli non durevoli per il 2018 per tutti i soggetti che non adottano principi contabili internazionali, come imprese e assicurazioni. Ora capisco benissimo, lo diceva il collega della maggioranza, questa mattina, l'obiettivo di questa norma che, nell'immediato, può anche essere utile; noi pensiamo, però, che sia importante ricordarci che, nel lungo termine, sospendere il cosiddetto mark to market ovvero la valutazione immediata dei titoli può consentire a molte banche o assicurazioni di nascondere sotto il tappeto problemi che possono crescere nel tempo. Quindi, dobbiamo assicurare che questa sia una misura temporanea, altrimenti si potrà rivelare molto controproducente.

C'è una serie di buone misure nel decreto: sicuramente ci felicitiamo con l'abolizione, al Senato, della dichiarazione integrativa; siamo felici dell'estensione del bonus bebè, introdotto dal Governo Renzi per il 2019 e ovviamente di tutte le misure per il contrasto al caporalato, come l'istituzione di un tavolo di lavoro e la rimodulazione del Fondo che finanzia le misure tese a combattere questo fenomeno odioso.

Salutiamo con favore l'introduzione di sanzioni per chi non indica il destinatario e non applica la clausola di non trasferibilità per gli assegni superiori a 5 mila euro, il che sicuramente rafforza la nostra normativa per combattere il riciclaggio e la corruzione.

Infine, con riferimento a tutte le nuove norme volte a combattere il fenomeno delle polizze e i depositi dormienti, voi sapete che andremo a responsabilizzare gli intermediari per individuare e attivare tutte le polizze dimenticate o i depositi dimenticati. Sarebbe stato utile includere sanzioni più chiare e più efficaci nel decreto e anche includere una platea dei residenti italiani all'estero.

Questo decreto segna anche una grande occasione mancata, per una serie di questioni che abbiamo presentato con i nostri emendamenti; visto che è un decreto fiscale e di tasse, parliamo sarebbe stato utile usare questa occasione per combattere la «tassa rosa», che è molto grande nel nostro Paese; voi sapete che tutta una serie di prodotti femminili, in Italia, vengono equiparati ai beni di consumo, voi sapete che, per esempio, sugli assorbenti c'è un'IVA al 22 per cento, mentre su altri beni di prima necessità, come i rasoi maschili, siamo al 4 per cento. Questo è un unicum del nostro Paese, tra i Paesi sviluppati, e questa sarebbe stata un'ottima occasione per combattere la «tassa rosa» o, comunque, cercare di dare delle risposte alla questione femminile nel nostro Paese e, quindi, per noi è stato un grave sbaglio bocciare i nostri emendamenti, sia al decreto fiscale che alla legge di bilancio.

Sarebbe stato molto utile - dato che l'esodo giovanile continua, a gambe levate, dal nostro Paese, con 120-130 mila ragazzi che, ogni anno, lasciano i confini nazionali, perché non vedono modi di soddisfare le proprie aspirazioni, in Italia - almeno potenziare e semplificare gli sgravi fiscali che esistono per far rientrare il capitale umano in Italia, parlo della legge «controesodo» del 2010, parlo del regime agevolativo dei lavoratori rimpatriati, e in questo senso andavano i nostri emendamenti e, sempre in questo senso, sarebbe stato utile estendere l'esonero per l'IMU e la TARI per tutti gli italiani che risiedono all'estero.

Concludo, Presidente; questo decreto-legge non semplifica il fisco, non lo semplifica, non abbassa le tasse, anzi, sappiamo che con la legge di bilancio l'abolizione dell'IRI e dell'ACE porterà le aziende a pagare 6 miliardi in più di tasse, l'anno prossimo, e, invece, contiamo una marea di condoni, una lunga serie di condoni per chi non rispetta le regole in un Paese che è già tra i primi al mondo tra i Paesi sviluppati in termini di evasione ed elusione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Parto dall'impegno di un ordine del giorno, il n. 58 al decreto cosiddetto «dignità», è a mia prima firma ed è frutto del ritiro di un emendamento dello stesso tenore. Impegnava il Governo ad adottare una iniziativa normativa, nell'ambito del disegno di legge di bilancio per il 2019, nella quale fosse prevista la messa a regime, a decorrere dal 2019, dell'istituto della compensazione delle cartelle esattoriali per le imprese e i professionisti titolari di credito di fornitura nei confronti della pubblica amministrazione, di cui all'articolo 12, comma 7-bis, del decreto-legge n. 145 del 2013, contenente norme atte a prevenire eventuali effetti negativi sul fabbisogno.

L'approvazione di questo ordine del giorno fu corredata da un intervento del Ministro Di Maio in quest'Aula, in cui lo stesso Ministro Di Maio diceva, leggo testualmente dallo stenografico di quel giorno: “Per rispondere velocemente al collega Baldelli, questa sensibilità della stabilizzazione di questa misura della compensazione tra crediti e debiti è una sensibilità del Governo e c'è tutta la volontà di stabilizzarla. Quindi discuteremo dopo, immagino, l'ordine del giorno e c'è tutta la volontà di accoglierlo, qualora sia discusso”. Questo perché? Perché nella legge di bilancio del 2019 questo impegno non è stato mantenuto. A volte si parla dei provvedimenti, parlando di ciò che c'è, ma si può parlare dei provvedimenti anche parlando di ciò che non c'è, perché non è neanche in questo decreto, Presidente Carfagna, Governo e colleghi, una norma che preveda la stabilizzazione, la strutturalizzazione della compensazione tra debiti e crediti delle pubbliche amministrazioni.

Proprio questa mattina, leggo una dichiarazione sempre del Ministro Di Maio che dice: “Oggi, in Consiglio dei ministri abbiamo approvato un decreto” – poi, tra l'approvazione in Consiglio dei ministri di un decreto e la sua pubblicazione sappiamo benissimo che c'è un lasso di tempo che è variabile tra i cinque e i dieci giorni, fino al mese, non si sa bene quando, abbiamo visto la lunga storia del decreto su Genova, per cui tra l'approvazione e la pubblicazione c'è una grande variabile e un grande punto interrogativo, ma comunque… – “che come primo articolo ha la cosiddetta legge Bramini: gli imprenditori che aspettano soldi dallo Stato, e lo Stato non li paga, avranno delle agevolazioni dallo Stato.

Se sono in ritardo con i pagamenti, il fondo di garanzia dello Stato, il fondo del MISE, gli garantirà i pagamenti, in modo da non fargli saltare i conti dell'azienda”.

Ora, al di là dell'italiano e dello stenografico - sarà certamente un'intervista a voce - però il contenuto mi pare abbastanza chiaro: “Non gli potranno pignorare la casa; è assurdo. Adesso ci sarà una nuova legge con cui finalmente aiutiamo gli imprenditori che devono avere i soldi dallo Stato a non perdere la casa”. Fa riferimento, evidentemente, il Ministro Di Maio, al testo che riguarda la semplificazione, approvato oggi in Consiglio dei ministri. Se è quello stesso testo le cui bozze girano ormai da qualche giorno, il Ministro Di Maio fa riferimento ad una norma che prevede un fondo presso il MISE di 50 milioni di euro, che servono a garanzia degli imprenditori, per le banche, per quegli imprenditori che siano in sofferenza a causa del fatto che la pubblica amministrazione non paga loro dei crediti, crediti per loro, debiti per la pubblica amministrazione: 50 milioni di euro. In più, se è la stessa bozza che fa verità dell'articolo 1 di quel decreto, c'è anche la possibilità da parte di Cassa depositi - se non sbaglio - e delle istituzioni europee di poter prestare i soldi alle amministrazioni per pagare gli imprenditori che siano in credito presso le pubbliche amministrazioni.

Ora, saremo strani noi, ma noi abbiamo presentato a questo provvedimento un emendamento che, proprio per stabilizzare la compensazione crediti-debiti delle pubbliche amministrazioni, di miliardi ne prevede almeno quaranta: 10 miliardi per il 2019, 10 per il 2020, 10 per il 2021 e 10 miliardi di risorse di Cassa depositi e prestiti che servono per sopperire alle deficienze di cassa delle pubbliche amministrazioni.

Ora, il problema è noto. Noi siamo il fanalino di coda dell'Europa, da questo punto di vista. Siamo il Paese che più di tutti tarda nel pagamento di questi debiti. La direttiva europea prevede che debbano essere pagati a 30 giorni, con una deroga a 60 per la sanità: noi paghiamo questi debiti, sottosegretario Bitonci, in oltre 100 giorni. L'ammontare di questi debiti delle pubbliche amministrazioni verso professionisti e imprenditori che hanno già prestato la loro opera o che la stanno prestando ruota tra i 40 e i 50 miliardi: non il fondo da 50 milioni istituito presso il MISE, già - tra l'altro - presente.

Allora, di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di una sfida seria, importante. Stiamo parlando del fatto che quando si scrive una legge di bilancio bisognerebbe non avere la miopia di pensare alla propria campagna elettorale, ma bisognerebbe avere quel senso di responsabilità - quello sì - che rientra nell'arco della descrizione di una manovra espansiva e che prevede la soluzione di un problema grosso come una casa, cioè del fatto che se in questo Paese lavori per lo Stato, sia che tu sia un imprenditore, sia che tu sia un libero professionista, hai un punto interrogativo grosso come una casa sul quando, sul come e sul se verrai mai pagato. Questa è una situazione drammatica e questo è il terreno su cui intervenire con risorse pubbliche, magari anche in debito, in deficit, perché ci è stato già consentito in passato di farlo, dovendo dare soldi a chi rischia di chiudere perché lo Stato, cioè il titolare di tutti i nostri diritti, non ti paga.

Allora, di fronte a questa follia, non serve a nulla il fondo di 50 milioni presso il MISE: permetteteci, è una presa in giro. Ma come, noi facciamo un emendamento dove prevediamo un ammontare complessivo di 40 miliardi e questo stesso problema secondo voi si risolve con un fondo di 50 milioni e con la possibilità di prestare alle pubbliche amministrazioni? Sì, se vogliamo fare una normetta per far finta di averlo risolto, facciamola pure, ma la soluzione di questo problema è un'altra: noi ve la offriamo. Dico ciò al Governo certo che ci sia una sensibilità, specie da chi ha fatto anche l'amministratore e sa qual è il problema di tanti imprenditori che hanno fatturato alla pubblica amministrazione servizi e tutta una quantità di prestazioni e che debbono essere pagati: risolviamola!

Ho come la sensazione che, di qui a qualche minuto, arriverà il Ministro Fraccaro e metterà la fiducia, dopo anni di proteste contro la fiducia che comprime la dignità del Parlamento, eccetera. Proprio il Ministro Fraccaro, di qui a qualche minuto, o chi per lui, si alzerà - o qualcuno nel Governo - a mettere la fiducia su questo decreto fiscale, ma il problema rimane. Allora, prendetevi l'impegno, visto che dovete riscrivere la manovra completamente al Senato, se dovete proprio fare debito, fatelo su queste cose, su cui magari l'Unione europea vi dà la possibilità di derogare di qualche decimale su quanto vi viene richiesto di rientrare.

Questo è un problema serio e non è stato inserito in questo che avrebbe potuto, insieme alla legge di bilancio o al decreto semplificazione, essere uno degli strumenti in cui questo tema lo si affrontava. Allora, a chiacchiere siamo buoni tutti, a proclami siamo buoni tutti. C'era un impegno del Ministro Di Maio in quest'Aula di risolvere questo problema. Secondo noi, l'impegno, così come sembra essere stato prospettato, se è quello della bozza che gira - anche se poi tra l'approvazione del decreto e la scrittura della norma si fa sempre in tempo a cambiarlo mille volte -, che prevede il fondo di 50 milioni, non serve a nulla.

Lavorate con intelligenza, metteteci anche parte dell'esperienza di chi ha amministrato, che appartiene più alla componente leghista della maggioranza che non alla componente del MoVimento 5 Stelle. Noi su questo siamo disposti a un confronto leale e costruttivo, ma ponetevi il problema e ponetevi l'obiettivo di risolverlo a stretto giro. Quello che è stato annunciato e quello che in questo momento gira non è all'altezza di risolvere questo problema. Noi abbiamo un impegno, che è quello della credibilità dello Stato nei confronti di imprenditori, partite IVA e cittadini. Se lo Stato per primo non paga i suoi debiti, come possiamo pretendere che siano i cittadini poi a pagarli nei confronti dello Stato? È una questione di credibilità. Si deve essere tutti sulla stessa linea di rispetto della legge, dei diritti e degli obblighi che si contraggono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, signora Presidente. Componenti del Governo, colleghi, devo dire che da questo decreto fiscale, il primo decreto fiscale del famoso Governo del cambiamento, mi aspettavo quello che avevate promesso in campagna elettorale: una delle più grosse rivoluzioni che riguardavano la pressione fiscale, una diminuzione consistente della pressione fiscale, una semplificazione per come pagare i tributi e, infine, la cancellazione della fatturazione elettronica.

Durante gli anni in cui noi l'avevamo proposta, voi avete parlato male di questa fatturazione elettronica; poi, probabilmente, le audizioni la Corte dei conti, del nuovo Presidente dell'Agenzia delle entrate - non soltanto quello passato, che ovviamente aveva contribuito a scriverla, con SOGEI e altri autori - vi hanno fatto cambiare idea. Peccato che poi non l'avete detto all'esterno e, forse, non l'avete detto neanche agli ex componenti del gruppo con cui avevate fatto la campagna elettorale - Forza Italia e Fratelli d'Italia - che, effettivamente, hanno presentato emendamenti soppressivi della fatturazione elettronica. Voi avete cambiato idea senza spiegare al Paese perché: forse sarebbe utile farlo.

Passiamo alla diminuzione delle tasse: non ce n'è traccia alcuna; non ce n'è stata nella legge di bilancio e non ce n'è qua. Non è che lo diciamo noi del Partito Democratico, che siamo cattivi e brutti, ma lo dite voi nei documenti della legge di bilancio che avete allegato alla legge stessa e che abbiamo approvato qualche giorno fa. Dite ciò nero su bianco, cioè che la pressione fiscale in questo Paese è calata, dal 2014 al 2018, quando i Governi avevano il nome di Renzi e Gentiloni, che quest'anno non calerà rispetto al 2018; anzi, nelle tabelle si evince come, purtroppo, le tasse per le imprese aumenteranno.

Forse è per questo che hanno chiesto d'urgenza un incontro con il Vicepremier Salvini, forse non avendo grande fiducia del Vicepremier Di Maio, hanno chiesto di essere ascoltati perché la legge di bilancio venga completamente riscritta e stravolta.

Ma veniamo al decreto fiscale: nessuna semplificazione, eppure avevate già il terreno preparato, il 730 precompilato fatto da noi, alcune misure per pagare le tasse e farle pagare in maniera più semplice, niente! Che cosa troviamo? L'ennesimo condono. Certo, rispetto alla versione originaria e quella più volte strombazzata sui giornali, devo dire che vi siete ridimensionati, probabilmente vi ha spaventato il fatto che tutti i commercialisti d'Italia hanno cominciato a comprendere e a farvi dire che c'era la gente che non pagava più le tasse, così convinta di un condono tombale, così l'avete sempre definito. E quindi, probabilmente, queste grida di allarme vi hanno fatto tornare indietro sui propri passi, ma non basta. Ovviamente un condono c'è e fa un po' tristezza che in sei mesi noi abbiamo approvato un condono edilizio e un condono fiscale: alla faccia del Governo del cambiamento, sembra essere ritornato tutto come un vecchio modo di fare politica, che forse non ha portato molto bene a questo Paese.

Chi vi parla non vi dirà mai che pagare le tasse è una bella cosa e, anzi, chi vi parla fa parte di un gruppo che ha lottato, anche all'interno del proprio partito, perché la pressione fiscale venisse diminuita, con tanto di fondi di giornale e di famosi economisti che dicevano quanto era bello e importante pagare le tasse. Ma un conto è dire che la pressione fiscale va ridotta, e qui, se volete fare una battaglia insieme a noi, noi ci stiamo, in maniera proporzionale, secondo quanto è garantito dalla Costituzione, che chi ha più paga di più e chi ha meno ovviamente paga di meno, in questo modo noi ci saremo sempre, ma qui non c'è nulla di tutto questo. C'è un condono generalizzato per i furbetti che fa male innanzitutto a chi le tasse le deve pagare: i pensionati, quelli che sono dipendenti privati e pubblici, imprenditori, le partite IVA che le tasse le vogliono pagare, quegli imprenditori che si sono veramente indebitati fino all'osso negli anni della crisi per poter portare a casa lo stipendio dei propri dipendenti e per portare a casa le commesse. Umiliate innanzi tutto loro, ma soprattutto umiliate un rapporto che ci deve essere tra Stato e cittadino.

Vedete, sono due modelli completamente diversi, alcuni lo citavano stamattina, per esempio il collega Cattaneo, che si rifaceva ai tempi di Reagan e Thatcher; ecco, sono modelli economici diversi, bisogna solo capire che cosa vogliamo imboccare. Noi abbiamo una pressione fiscale elevata e, veramente, se vogliamo diminuirla, mettiamoci intorno a un tavolo e capiamo come distribuirla e diminuirla; abbiamo, però, anche una elevata evasione: 38 miliardi di IVA. Per cui noi facciamo fatica, poi, a essere credibili, quando diciamo che vogliamo una riduzione delle tasse, quando in realtà, poi, noi le tasse non le facciamo pagare a un'intera fetta di contribuenti, e quando continuiamo a dire che, appunto, le tasse le pagano e c'è una proporzione alta di tasse pagate, ma perché? Perché sono pochi, è una fetta minore le persone che le pagano.

Allora, forse, bisognerebbe fare una battaglia vera sull'evasione fiscale e qui non ce n'è traccia, non c'è neanche una virgola, non c'è un appunto e francamente mi sorprende, non soltanto perché questo è il Governo del cambiamento, ma perché a scrivere questo decreto fiscale hanno contribuito, mi auguro, anche i colleghi 5 Stelle, che sull'onestà e la trasparenza hanno fatto la loro battaglia.

Ma la cosa ancora più incredibile è che bisogna anche capire che cosa vogliamo fare di questa nazione, perché se noi diciamo che il modello a cui tendiamo è il modello di Reagan e Thatcher, appunto, allora dobbiamo capire che fare dei servizi pubblici. Vede, chi va negli Stati Uniti per una volta, rimane affascinato da un Paese dove tutto funziona, questo è vero, dove il progresso lo vedi, lo percepisci, loro sono avanti mille miglia, ma dove tutto è privato, nulla ti è concesso, nulla è garantito. Se tu vai in un ospedale, anche per motivi gravi, o hai la carta di credito o vieni rimandato fuori, anche sanguinante. Questo non è il nostro sistema, non è il sistema Europa, non è il sistema Italia, dove la sanità e pubblica, dove la scuola è pubblica, dove le pensioni vengono garantite, ovviamente con tutte le difficoltà del caso per le future generazioni soprattutto a causa anche di quello che prevedete voi nella manovra.

Bisogna solo capire che cosa vogliamo fare, che sistema vogliamo imboccare. Visto che noi pensiamo ancora che il sistema europeo, quello del welfare, quello della sanità pubblica e della scuola pubblica sia il sistema attuale, ecco forse quell'evasione di IVA così elevata vorremmo poterla aggredire. Noi abbiamo fatto qualcosa in passato e ci è stato riconosciuto. Poi, all'improvviso, siete arrivati voi e c'è stata una cesura totale rispetto a questo argomento.

Però, voi vi vergognate di chiamare quello che avete scritto “condono”: lo chiamate “pace fiscale” e chiamate i contribuenti che non contribuiscono “evasori di necessità”. Se era per gli evasori di necessità c'era la rottamazione delle cartelle, ma visto che bisognava rifare quello che avevamo fatto noi penso che una possibilità di pagamento rateizzato in otto mesi pagando le sanzioni e non gli interessi per gli evasori di necessità era più che sufficiente. Voi avete previsto di più, avete addirittura tolto, di punto in bianco, con un tratto di penna, le sanzioni amministrative al di sotto dei 1.000 euro, con la felicità, immagino, dei comuni, che si vedono così togliere all'improvviso - dal 2010, tra l'altro, ad oggi - entrate nelle loro casse senza aver avuto la grazia di ricevere qualcosa da voi durante la legge di bilancio.

Poi, ci sono norme assolutamente assurde, come quella della tassazione sui money transfer. Io capisco che per motivi elettorali tutto ciò che è straniero per voi deve essere colpito in maniera indistinta. Dunque, se l'oggetto è lo straniero capisco le vostre le vostre norme, ma se sono, invece, la sicurezza e la trasparenza voi state facendo esattamente l'opposto: tassare così i money transfer vorrà dire che il trasferimento di denaro avverrà e avverrà in nero, avverrà illegalmente e, quindi, la tracciabilità che i money transfer garantiscono non ci sarà più, con buona pace di tutti quelli che vogliono mandare i soldi anche ad associazioni non propriamente pacifiste e magari terroristiche di altri Paesi. Così noi non riusciremo più a pinzarle, un po' come con il vostro “decreto sicurezza” che dovrebbe essere, a parole, per la sicurezza dei cittadini e, invece, porterà soltanto danni.

Ma quello che ancora mi stupisce - ancora più di tutto, oltre al contenuto di questo decreto fiscale, dove in realtà poi c'è di tutto e uno fa fatica a concepirlo come decreto fiscale - è che noi, come Partito Democratico, abbiamo presentato pochi emendamenti, una cinquantina, puntuali e precisi, a nostro dire per modificare, in meglio ovviamente, il provvedimento. Questi emendamenti, come tutti quelli che hanno presentato le opposizioni, non sono stati neanche letti perché il mandato era concludere questo provvedimento e questo provvedimento era blindato. Questo ci è stato detto fin dal primo secondo rispetto a quando è arrivato il decreto in questa Aula del Parlamento: “Così come è stato approvato dal Senato deve uscire”. Allora, vi rivolgo una domanda: visto che voi, 5 Stelle e Lega, vi siete fatti paladini della democrazia il 4 dicembre 2016 dicendo “no” al referendum che aboliva il Senato, perché avete detto “no”? Se era per mandare a casa Renzi bastavano le elezioni, come voi mi insegnate bastano le elezioni. Invece, avete fatto un danno al Paese. Voi di fatto, voi, di fatto fate un finto bicameralismo, senza avere, però, quelle soppesature che la riforma avrebbe garantito. Voi avete detto “no” ai cittadini perché altrimenti veniva meno la democrazia, ma di fatto, è costante il fatto che, a seconda di dove inizia la lettura, l'altra Camera non vedrà modificato alcunché del provvedimento perché questo è blindato. Di fatto, non è più un bicameralismo e questo lo voglio sottolineare con veemenza, perché mi sembra il minimo dopo tutte le promesse elettorali che state mancando in questo periodo e almeno una scusa ai cittadini, che avete preso in giro dicendo che c'era in ballo la democrazia e, invece, c'era in ballo altro, dovreste dirla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lorenzin, che non vedo in Aula; s'intende che vi abbia rinunziato.

È iscritto a parlare l'onorevole Acquaroli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Grazie, Presidente. La materia fiscale è una materia molto complessa anche per gli stessi operatori e quando capita - e capita spesso, a dire il vero - che ne sento parlare in maniera molto semplice, in maniera molto “bassa”, a me questi atteggiamenti preoccupano sempre perché dimostrano forse una superficialità che nella materia fiscale equivale poi a creare un danno al contribuente e all'economia ed equivale anche a creare dei disagi. Noi abbiamo passato mesi interi, prima della campagna elettorale, dopo la campagna elettorale, a sentire annunci, a creare, anche con enfasi, una certa aspettativa nel popolo delle partite IVA, in chi ha difficoltà con il fisco, in chi, quelle famiglie e quelle imprese, quotidianamente sbatte un po' contro un muro di gomma, che è il muro di gomma della burocrazia e delle istituzioni a cui non riesce a far recepire le proprie aspettative.

Con questo decreto fiscale il Governo avrebbe dovuto dare delle risposte importanti, perché avrebbe dovuto creare quelle condizioni per iniziare, come è stato detto anche questa mattina da parte del relatore per la maggioranza e negli interventi della maggioranza stessa, quella semplificazione che avrebbe dovuto restituire una speranza all'Italia e avrebbe dovuto farlo, partendo dalla pace fiscale, in un clima differente tra il fisco e il contribuente.

Purtroppo questo non è avvenuto, a meno che noi non vogliamo dire che tutti i proclami poi si sono chiusi con la rottamazione delle cartelle sotto ai 1.000 euro, che praticamente rappresentano più un costo per perseguirne il pagamento e per ottenere l'effettiva percezione da parte dello Stato rispetto a quello che poi è l'introito che lo Stato andrebbe a prendere. Certo, qualcosa sui dipendenti è stato fatto, e ci mancherebbe pure. Infatti, è presente una definizione agevolata per i processi di constatazione verbale e per gli accertamenti, ma ciò che vediamo nel decreto fiscale è una minima parte rispetto alle aspettative che erano state create.

Dall'altra parte, in questi giorni abbiamo visto l'abolizione dell'ACE e dell'IRI che, invece, erano degli strumenti per le imprese, per il lavoro e per l'occupazione che, seppure erano definiti come insufficienti, tuttavia erano un segnale. Allora, a me sembra che con questo decreto fiscale non si faccia un reale passo in avanti e non si mantenga la rotta che si voleva tracciare ma si faccia, invece, un pit stop, un qualcosa che ci ferma rispetto a una prospettiva che è quella che sicuramente gli elettori di centrodestra - e non solo - si aspettavano da questa manovra finanziaria e da questo decreto fiscale.

Io penso, però, che il punto cardine sia rappresentato dalla fatturazione elettronica. Questa mattina il relatore per la maggioranza, intervenendo in quest'Aula, ha detto che - e vedo che è arrivato - la fatturazione elettronica non può essere un ulteriore aggravio per il nostro Paese, per il popolo delle partite IVA, e noi questo principio lo condividiamo totalmente. Infatti, in questi mesi ci siamo impegnati attentamente per cercare di comprendere e capire quella che era l'evoluzione del procedimento verso l'introduzione della fatturazione elettronica per tutte le partite IVA e nei lavori di Commissione, sia alla Camera sia al Senato, abbiamo potuto constatare delle dichiarazioni che sono poco confacenti rispetto a quello che viene annunciato come fatturazione elettronica, cioè come semplificazione e come, addirittura, miglioramento delle condizioni delle partite IVA. Addirittura, il direttore dell'Agenzia delle entrate, nel suo intervento nella nostra Commissione bilancio, ha affermato che la fatturazione elettronica non servirà a recuperare sull'elusione perché - e queste sono le parole espresse dal direttore - “chi la fattura la faceva prima la farà anche con la fatturazione elettronica e chi la fattura non la faceva prima, non la emetteva prima, non la emetterà neanche con la fatturazione elettronica”.

E poi in Commissione bilancio al Senato arriva il turno del Governo che, con uno dei suoi massimi esponenti, dice che non si può posticipare l'introduzione della fatturazione elettronica perché oggettivamente c'è un problema in termini di bilancio: 2 miliardi da recuperare per posticipare l'introduzione della fatturazione elettronica. È chiaro, non c'è bisogno di una traduzione di alcun genere, che si è scelto di non modificare questa questione perché si ritiene che nella posta di bilancio in entrata questi 2 miliardi possano servire oggi per chiudere un bilancio di previsione dello Stato. Ma attenzione, perché se il direttore dell'Agenzia delle entrate avesse ragione, quei 2 miliardi che oggi scriviamo in bilancio in realtà non esistono, quindi noi prevediamo, a detta del direttore generale dell'Agenzia delle entrate, spese su entrate che non ci saranno.

Credo che quando, in una fase delicata come quella che stanno vivendo il nostro Paese e la nostra economia, si parla di decreto fiscale e di provvedimenti così seri, bisogna farlo almeno con un minimo di coordinamento, almeno con un minimo di senso di responsabilità, con un minimo di consapevolezza rispetto a quello che si sta compiendo, perché quello che si compie in quest'Aula, quello che si compie nel palazzo del Governo poi sarà la speranza o meno, la possibilità o meno per le nostre imprese di poter agire. Quando parliamo di semplificazione, pensate che con l'introduzione della fatturazione elettronica i piccoli artigiani, che non hanno connessioni Internet, che hanno già difficoltà con la burocrazia esistente a sbarcare il lunario, cioè a fronteggiare il muro che dicevo prima, saranno agevolati? Pensate che gli agricoltori, i pescatori, i piccoli commercianti, che però sono la stragrande maggioranza del sistema e della rete imprenditoriale italiana, saranno agevolati? Io credo di no, credo che non saranno agevolati. Attenzione, noi non siamo contro la fatturazione elettronica, siamo contrari al modo in cui viene imposta, a tutte le difficoltà e le contraddizioni che sono emerse nelle audizioni in questi mesi, che però sono state assolutamente non considerate da parte del Governo e della maggioranza, perché l'importante è confermare quella posta in entrata di 2 miliardi, per poterli spendere sul reddito di cittadinanza e su altri spot che erano stati garantiti agli elettori durante la campagna elettorale. È questo il segno più importante di questo decreto fiscale, cioè che è utilizzato più come strumento per asservire un facile consenso - temporaneo, devo dire, perché se i provvedimenti sono questi è facile che presto saranno smentiti - rispetto alla volontà di arrivare a una vera semplificazione, di arrivare alla pace fiscale, di arrivare a tutte quelle iniziative che sarebbero invece realmente utili - anche se magari con procedure e strumenti più difficili da perseguire - alle nostre imprese e alla nostra economia.

Allora, come non considerare, rispetto alla fatturazione elettronica, ma anche ad altri provvedimenti, il fattore dimensionale che colpisce proprio quella grande, grandissima parte di partite IVA, di popolo del lavoro, che oggettivamente è la struttura portante del nostro Stato? A me non piace fare demagogia, ma il famoso Nord produttivo - anche se dico che c'è una realtà importante anche nel Centro e nel Sud dell'Italia - dovrebbe in qualche maniera stare nel cuore di tutti, non perché fa parte più di una parte politica o di una collocazione politica, ma perché è il buon esempio che bisognerebbe dare a tutta l'Italia, che vuole buon esempio e la speranza che bisognerebbe dare a tutta l'Italia che vuole percorrere la strada della rinascita e della ripresa economica. Così come importante è il fattore generazionale, oltre a quello dimensionale: quanti artigiani sono ancora costretti a lavorare perché con la “Fornero” non possono accedere alla pensione?

Generazionalmente, proprio perché hanno lavorato, non hanno avuto il tempo e il modo di poter utilizzare le tecnologie più moderne, l'era digitale la conoscono solo per sentito dire. Proprio quella generazione, che è quella che ha fatto più sacrifici, dovrà pagare più di altre l'introduzione della fatturazione elettronica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Io lo ritengo anche profondamente irrispettoso nei confronti di chi tanto ha dato all'Italia, perché sono trattati da evasori, come delinquenti, invece sono proprio quelli che hanno garantito a tutto il nostro Paese grandissime soddisfazioni negli anni passati. Mi avvio a concludere, e vedo il Ministro Fraccaro che sta per chiedere la fiducia su questo provvedimento. Spero che le dichiarazioni che nella giornata di oggi ho sentito non vengano archiviate come polemiche della minoranza, perché non sono polemiche della minoranza ma il contributo che noi portiamo a quest'Aula dopo aver girato i territori, dopo aver sentito le categorie e dopo avere ascoltato la voce di chi voce purtroppo non ha (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, ho solo tre minuti quindi farò un elenco delle cose buone e delle cose non buone. Prendo la parola per ringraziare - anche se è dall'altra parte e io sono in minoranza - il sottosegretario Bitonci e anche il Governo, per l'articolo 24, quello legato al fondo contro i danni alluvionali, che riguardano 12 ragioni, ma la mia ragione, il Veneto, e la mia provincia, la provincia di Belluno, sono state particolarmente colpite. La velocità, l'operatività, e anche per come è scritto, l'articolo 24 fa onore a chi lo ha scritto. Bisogna ricordare, quando le cose sono positive, anche la capacità di chi le ha realizzate. Poi, l'articolo 9, sulla sanatoria degli errori casuali e il pagamento di 200 euro, che è una cifra minima che si può spendere, sanando certi errori che sono anche dei grattacapi per gli imprenditori. Inoltre, gli articoli 1, 2, 3 e 4, sulle definizioni agevolate, e non entro nel merito di altri articoli, come, ad esempio, quello per il contrasto al caporalato, scritto molto bene.

Passo alle cose negative, e guardo il Ministro. La prima cosa negativa è che noi avevamo fatto assieme alla Lega un accordo, proprio prima delle elezioni, sulla riduzione delle tasse, ma non vediamo nessun tipo di riduzione delle tasse, quindi questo ci crea un grosso mal di pancia. Seconda cosa negativa, lo diceva prima il collega, ma stamattina è stata ricordata anche in un'importante manifestazione: la fatturazione elettronica, cari colleghi, Ministro e Governo, porterà alla chiusura di moltissime attività, perché sono magari operatori anche anziani che non sono abituati a lavorare con l'informatica, con l'elettronica e si trovano molte volte in situazioni di disagio territoriale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia). Voglio citare la Sardegna, la provincia di Belluno, alcune aree del Trentino, che non hanno copertura di banda larga! Come si può fare una fatturazione elettronica senza la connessione? È un'ingiustizia! Mettetevi nei panni di quelle famiglie! Mettetevi nei panni di quelli che hanno una partita IVA da trent'anni e che tengono aperto un negozio come riferimento di servizi; ci laviamo la bocca e poi li facciamo chiudere. Cara Presidente, io ho già finito, perché gli interventi che mi hanno preceduto hanno detto quali sono le caratteristiche negative di questo decreto fiscale, sarà il Governo che ci dovrà mettere mano (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1408)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, l'onorevole Fragomeli, che non è in Aula, quindi si intende che vi abbia rinunciato. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, onorevole Currò, che però rinuncia. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1408)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A). La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1408)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, onorevole Riccardo Fraccaro. Ne ha facoltà.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Signora Presidente, colleghi deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti né articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge n. 1408, di conversione in legge del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Sì, grazie, perché non vorrei che passasse sotto silenzio il fatto che il Governo per la quarta volta ha posto la fiducia in questo ramo del Parlamento e probabilmente oggi la porrà anche contemporaneamente nell'altro ramo del Parlamento; ed è singolare che a farlo sia il Ministro Fraccaro, non perché non ne abbia la titolarità, certamente ce l'ha, è stato autorizzato, come egli ha detto nella formuletta di rito, dal Consiglio dei ministri ed è rappresentante del Governo a pieno titolo, essendo Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ma è singolare che lo faccia un esponente di una forza politica che per cinque anni ci ha angosciato di fronte ad ogni questione di fiducia, parlando di vulnus verso la democrazia, compressione dei diritti umani basilari dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico) e tutta una quantità di narrazioni retoriche che facevano del Governo che di volta in volta, o del ministro che di volta in volta, per nome del Governo di turno, metteva la fiducia, un nemico del popolo.

Ecco, oggi i teorici della grande rivoluzione della democrazia diretta pongono la fiducia, né più e né meno di tutti i loro predecessori, esattamente alla stessa maniera.

Quindi, anche qui si smonta una delle grandi balle della diversità del MoVimento 5 Stelle rispetto a tutti coloro che venivano prima, brutti, sporchi e cattivi, che hanno lasciato questo Paese sull'orlo del baratro e che hanno mortificato e distrutto il Parlamento, le istituzioni, eccetera.

Sono esattamente come tutti gli altri, perché la questione di fiducia è prevista dalla Costituzione, perché un Governo può scegliere se porre o non porre la questione di fiducia per mille ragioni, che vanno dall'importanza del provvedimento alle divisioni interne, a questioni di natura politica o procedurale. E il Ministro Fraccaro se ne avvale come tutti i suoi predecessori; a differenza, però, dei suoi predecessori, in questo momento c'è un deputato di Forza Italia che sottolinea l'incongruenza del comportamento del MoVimento 5 Stelle tra la scorsa e questa legislatura, non i componenti del MoVimento 5 Stelle che lo insultano. Questa è la differenza tra noi e voi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico): è che noi sappiamo come funziona un sistema e cerchiamo di conoscerlo prima di criticarlo e di insultare l'avversario, voi no.

Voi avete per anni insultato tutti coloro che si sono degnati di porre la questione di fiducia in questo Parlamento, a torto o a ragione, dandogli, di fatto, dei criminali. Allora fatela una valutazione serena, visto che siete anche i difensori della democrazia diretta; cominciate a rispettare la democrazia rappresentativa, perché questo hanno previsto i nostri padri costituenti. E certamente l'uso della fiducia che avete stentato ad avviare - ma vedo che avete, diciamo così, ormai preso una certa dimestichezza e sarà destinato a moltiplicarsi anche nell'arco di questi giorni per esigenze banali di calendario - ci mette nelle condizioni di ricordarvi ogni volta quello che dicevate ieri e quello che fate oggi, semplicemente per sottolineare che, quando si raccontano balle agli elettori, quando si racconta una filastrocca, una favola bella che non esiste né in cielo né in terra, ecco, poi, quando ci si scontra con la realtà, con le esigenze del Governo, la quotidianità prende il sopravvento e si corre il solco di chi vi ha preceduto, che lo ha fatto al meglio delle proprie possibilità.

Tra l'altro, avete messo la fiducia sulla legge di bilancio non più di qualche ora fa, su una legge di bilancio che sarete costretti a stravolgere; quindi, avete messo la fiducia su un pezzo di carta scritto con l'inchiostro simpatico, su una norma che neanche sapete come sarà scritta di qui a qualche tempo.

Quindi, la cosa di cui vi prego è almeno di risparmiarci la morale quotidiana sui benefici taumaturgici della democrazia diretta, che è prevista dalla nostra Costituzione in forme e limiti molto chiari per qualche motivo molto serio, per evitare certe derive. E, soprattutto, risparmiateci la morale di chi se la prende ogni giorno con chi vi ha preceduto, perché state facendo come chi vi ha preceduto e, spesso e volentieri, anche peggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio, Presidente. Mi fa piacere, ovviamente, che ci sia in Aula il Ministro Fraccaro, che va a porre la questione di fiducia, ma sull'ordine dei lavori, Presidente, non possiamo esimerci, considerata la gioia di avere il Ministro qui fra di noi di ricordare, anche sulla scorta di quanto appena (Commenti dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)….vedete, probabilmente se attendete un attimo vi accorgerete anche voi di sinistra che sono abbastanza ironico. Capisco che l'ironia faccia poco parte del vostro mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Collega Rizzetto, prosegua e arrivi al dunque; era un intervento sull'ordine dei lavori il suo.

WALTER RIZZETTO (FDI). Il Ministro Fraccaro, Presidente, in un post pubblico, il 30 luglio del 2014 - lo ricorderà, Ministro - afferma testualmente che “Un Governo che nessuno ha eletto - esattamente come il vostro, perché vogliamo ricordare che le elezioni le ha vinte il centrodestra il 4 marzo scorso (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente) - impone leggi incostituzionali con un sistematico ricorso alla decretazione d'urgenza e al voto di fiducia. Il Parlamento - disse il Ministro - è espropriato della funzione legislativa e ridotto a mero ente di ratifica”. Questo, Ministro, lo affermava lei poco meno di quattro anni fa: è esattamente quello che state facendo anche oggi e anche voi in termini di Esecutivo, apponendo la questione di fiducia in poco meno di una settimana già due volte.

Quindi lei, Ministro, oggi si prende la responsabilità di espropriare il Parlamento della sua funzione fondamentale, che - lei lo sa bene - è la funzione legislativa. Soprattutto, lei si prende la responsabilità di non andare a far discutere, laddove di ampia discussione c'era evidente bisogno, il Parlamento stesso rispetto al fatto che, come lei sa, non c'erano migliaia di emendamenti in Commissione e che, probabilmente, anche le opposizioni, soprattutto le opposizioni, nei confronti della maggioranza avrebbero posto delle questioni di merito importanti per poter modificare in meglio questo pessimo provvedimento.

Noi stamattina, Ministro, eravamo in piazza qui di fronte, a Montecitorio, per parlare - lo hanno già ampiamente ricordato i miei colleghi - e per dirci assolutamente contro quello che è un obbligo che dal 1° gennaio del 2019 metterà in ginocchio non le multinazionali, ma la piccola e media impresa, gli artigiani, i commercianti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente) e coloro che ogni mattina devono alzare la saracinesca in un Paese laddove essere imprenditori è significativo rispetto al fatto che equivale ad essere degli eroi.

Prima - e vado a chiudere, ringraziandola, Presidente - il collega Acquaroli ha parlato di quello che non c'è, ma di quello che sarebbe stato migliorabile in seno a questo provvedimento. Voi state ghigliottinando, un'altra volta, in poco meno di una settimana, un provvedimento che invece - lo rinnovo - avrebbe dovuto avere ampia risultanza politica, con una discussione importante all'interno di quest'Aula. Non lo state facendo, anche senza avere necessari problemi di tempistica, a quanto pare. Allora, Presidente e Ministro, noi andiamo sicuramente a stigmatizzare questo tipo di passaggio. Rendetevi conto che in questo caso vi state cesarizzando anche voi, come - lo ricordo - diceva Marco Aurelio con chi si appropinquava e andava vicino alle cosiddette istituzioni e alla cosiddetta politica. Si diceva: bada di non cesarizzarti. Ecco, attraverso la posizione di una fiducia, in questo caso, vi state cesarizzando, perché state lasciando stare tutto quello che è il tessuto vivo del nostro Paese; avete fatto ampia campagna elettorale al fianco di queste persone per chiudere le porte in faccia, anche dopo un ampio ciclo di audizioni che vi stavano dicendo che siete sulla strada completamente sbagliata.

Infatti, lei lo sa meglio di me, se non come me: come fa un piccolo commerciante della montagna non ad avere una fatturazione elettronica, ma ad avere una linea ADSL (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente), laddove in un Paese civile questa dovrebbe esserci ma non c'è? Lì dovevate andare ad incidere! Prima, evidentemente, di fare qualche passaggio di questo tipo. Parlo della fatturazione elettronica, per non dilungarmi rispetto alla flat tax, che non c'è…

PRESIDENTE. Del merito abbiamo già parlato, però, in discussione sulle linee generali, onorevole Rizzetto, grazie.

WALTER RIZZETTO… rispetto alla pace fiscale che non esiste. La ringrazio Presidente e concludo. Mi ritengo, ci riteniamo assolutamente insoddisfatti, Ministro, di questa posizione della questione di fiducia. Faremo il nostro ruolo e svolgeremo il nostro compito da parlamentari della Repubblica a difesa di tutte quelle categorie che erano in piazza stamattina, evidentemente con quello che ci resta e con gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie signora Presidente. Fin dall'inizio di questa esperienza di Governo noi avevamo messo in guardia sulla natura sostanzialmente ambigua della autodefinizione che questo Governo si era voluto dare di Governo del supposto e sedicente cambiamento.

Una natura sostanzialmente ambigua che i fatti si stanno incaricando di confermare, anzi la posizione di questa ennesima fiducia, alla vigilia di una settimana nella quale si annunciano altri strumenti di questa natura su altri provvedimenti di una certa quale importanza, fa trascendere il concetto di ambiguità del Governo del cambiamento in un'autentica logica sofistica.

Vede, signor Ministro, voi dite di essere il cambiamento e avete attribuito alla definizione del vostro cambiamento una natura positiva. In realtà, il vostro è un sofisma, cioè la vostra è una definizione apparentemente logica ma, in realtà, intimamente falsa. Lei, oggi, in quest'Aula, ponendo questa fiducia su una normativa che poteva tranquillamente essere portata all'attenzione della discussione e della votazione in relazione alla complessità e al tenore delle questioni che nel corso della discussione generale sono state sollevate, conferma questo dato. Lo conferma anche l'atteggiamento di queste ore del Governo: signora Presidente, mentre il Governo viene qui in quest'Aula e comprime per l'ennesima volta il dibattito, nell'altro ramo del Parlamento sta effettuando un'offesa a quest'Aula, ponendo la questione di fiducia su uno strumento legislativo quale l'anticorruzione in relazione all'intento della maggioranza di modificare un'espressione di quest'Aula.

Come i colleghi ricorderanno quest'Aula, con votazione segreta, aveva fatto una modifica all'anticorruzione. La maggioranza è tornata sulle sue opinioni al Senato e sta mettendo la fiducia, evidentemente perché non si fida al proprio interno. Quindi che cosa ci aspetta nel futuro, un'altra fiducia su quel tema? Cioè, noi qui tra qualche giorno sentiremo ancora l'ineffabile Ministro Fraccaro venire a dire che ci mette un'altra fiducia? E poi dopo poche ore un'altra fiducia ancora, cioè la fiducia sulla legge di bilancio, che ancora non sappiamo come sia realmente composta? E' questo il vostro cambiamento? Vede signora Presidente, sa dove porta tutto questo? Porta a leggere sui principali quotidiani articoli che fanno male a questa istituzione, con titoli che definiscono il lavoro all'interno di quest'Aula come l'ozio.

Oggi uno dei principali quotidiani italiani ha dedicato, con uno dei più importanti editorialisti del nostro Paese, un articolo definendo: l'ozio che regna nel Parlamento. Beh, se si arriva a definire in questi termini il lavoro che qui dentro viene fatto, è anche come conseguenza della responsabilità che voi vi siete assunti di avere annunciato un cambiamento che nei fatti cambiamento non è, con un'aggravante, signor Ministro Fraccaro: voi siete arrivati su quei banchi, come dire, galleggiando come surfisti sulla polemica anticasta che avete enfatizzato, che avete gonfiato, che avete strumentalizzato e che adesso, puntualmente, vi torna indietro con tutti gli interessi del caso.

Se foste politicamente accorti dovreste capire che la modifica a questi atteggiamenti avviene non con le declamazioni, ma con la modifica degli atteggiamenti che voi in quest'Aula avete annunciato come il cambiamento e che, invece, nella specifica questione diventa quello che presto sarà chiaro agli occhi di tutta l'opinione pubblica: è un Governo del cambiamento in peggio, che ha portato non a una progressione ma a una regressione della nostra qualità della vita democratica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Eravamo stati facili profeti quando, non più tardi di qualche giorno fa, avevamo pronosticato l'arrivo di altre fiducie, e credo che la prossima settimana, con ogni probabilità, ne arriverà un'altra.

Io ricordo gli attacchi, le accuse violente, verbali, fatte nei confronti di chi stava mettendo la fiducia nella scorsa legislatura e segnalo sommessamente che siamo addirittura in presenza di una doppia fiducia: in questo momento, il Parlamento è sotto fiducia sia alla Camera sia al Senato.

Credo che, da questo punto di vista - ma lo dico per rispetto anche nei confronti di questa Aula, di una normale dialettica tra maggioranza e opposizione - sarebbe necessario, da parte del Governo, da parte del Movimento 5 Stelle in particolare, semplicemente avere l'onestà intellettuale di chiedere scusa; di chiedere scusa per le cose che sono state dette in quest'Aula nella scorsa legislatura, per le accuse rivolte, per esempio, alla Presidenza in occasione di fiducie.

E' come se oggi mi fossi alzato dall'opposizione e, invece di inveire nei confronti del Governo, mi fossi messo ad inveire nei confronti della Presidente Carfagna; Presidente che non può fare altro che fare esattamente quello che la Presidente Carfagna ha fatto: prendere atto di una decisione che, da un punto di vista regolamentare, è assolutamente ineccepibile da parte del Governo. La collega Boldrini per averlo fatto, in diverse occasioni, fu oggetto di attacchi e fu definita “venduta”.

Allora, la memoria deve servire. La memoria deve servire perché, come dire, la ruota della vita gira: adesso siete voi a governare e vi rendete conto delle difficoltà, della complessità, delle questioni che fuori dalle apparenze hanno portato - per una decisione politica e ovviamente anche di tattica parlamentare criticabile ma rispettabile da parte del Governo - a mettere la fiducia. Ma da questi banchi nessuno di noi vi sta accusando, vi sta insultando, vi sta dando dei “venduti”.

Ecco, io credo che servirebbe molto visto che avremo, anche a detta vostra, ancora lungo tempo per stare insieme in questa legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ebbene, sarebbe un atto di coraggio, Ministro Fraccaro, da parte vostra, che vi siete comportati come vi siete comportati nella scorsa legislatura alla posizione delle fiducie; io ricordo al Senato dove erano più calmi anche per questioni di età, ma ci arrivavano gli echi della Camera dei deputati perché eravate molto più giovani.

Ecco andate un attimo a riavvolgere la memoria, a ricordare quei comportamenti e oggi, da uomini di Governo, affrontate la questione. E credo che sarebbe veramente necessario, da un punto di vista di onestà intellettuale, che voi faceste questa semplice cosa: chiedete scusa; “abbiamo capito che quegli attacchi, quella violenza verbale era semplicemente sbagliata”. Sarebbe un atto di onestà che io credo servirebbe e, alla fine, vi renderebbe anche merito (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie. Se non ci sono altri iscritti a parlare, sospendo a questo punto la seduta che riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 17,40.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sul decreto-legge in materia fiscale e finanziaria, approvato dal Senato, con scadenza 22 dicembre 2018, è stata convenuta la seguente organizzazione dei lavori: la votazione per appello nominale avrà inizio domani, giovedì 13 dicembre, a partire dalle ore 11,30, previe dichiarazioni di voto, a partire dalle ore 10. Seguiranno l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto e la votazione finale che avrà luogo entro la giornata di domani.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pretto. Ne ha facoltà.

ERIK UMBERTO PRETTO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, nella serata di ieri abbiamo seguito con apprensione le informazioni che provenivano da Strasburgo, dove un terrorista islamico ha ucciso e ferito ignari passanti, durante i tradizionali mercatini di Natale. Normali cittadini sono stati colpiti da un ragazzo di ventinove anni, nato e cresciuto in Francia, ma di origini nordafricane, figlio di una strategia del terrore con la quale si vuole tentare di condizionare le nostre vite.

La nostra Europa, il nostro Occidente devono svegliarsi dal torpore in cui sono caduti, rendendosi conto che questi terroristi non sono affatto vittime di disturbi mentali, ma sono piuttosto stati allevati con l'intento di distruggere le comunità che li hanno accolti, spesso formati all'interno di moschee mascherate da sedi di associazioni culturali, dove si predica l'intolleranza verso i non musulmani.

Il multiculturalismo, quel principio ipocrita ideato da chi voleva fare di noi una semplice massa di consumatori, è fallito. Può esistere soltanto l'integrazione, rivolta a chi è sinceramente disposto ad abbracciare la cultura e i valori che hanno reso grande la nostra società.

Presidente, noi non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo abbassare la guardia davanti a questo scempio. La libertà si conquista e si difende, senza indecisione né paura, come hanno già fatto i nostri padri e i nostri nonni; ora tocca a noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alemanno. Ne ha facoltà.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Presidente, colleghi, oggi si respira un clima tutt'altro che natalizio a Strasburgo. Ieri sera, ancora una volta, un luogo che avrebbe dovuto raccogliere momenti di gioia e condivisione è diventato teatro di un atto vile, dal resoconto drammatico: 3 morti e 13 feriti di cui 9 sono gravi.

Come Parigi nella notte del Bataclan, con 130 morti di cui appena un mese fa si è celebrato il terzo anniversario, il centro storico di Strasburgo è diventato un deserto, graffiato soltanto dal grido lancinante delle sirene.

Il filo rosso che collega questi episodi torna a far tremare e noi, anche se lontani fisicamente, in quest'Aula, non possiamo che esprimere vicinanza con il cuore alle vittime, ai familiari e alla nazione tutta.

Tra i feriti ci sarebbe anche un giornalista italiano di soli 28 anni, ricoverato in gravi condizioni in terapia intensiva. A lui e alla sua famiglia va tutta la mia solidarietà; solidarietà e sostegno vanno anche a tutti i membri dell'Europarlamento che, proprio in quelle ore, era riunito in plenaria.

Tra l'altro, tra i primi a dare notizia dell'attacco a mezzo social è stato l'europarlamentare del MoVimento 5 Stelle Dario Tamburrano, al quale mando un abbraccio. Il fatto che nel mirino di un killer, già inquadrato in precedenza come radicalizzato, sia finito il capoluogo alsaziano, simbolo della riconciliazione franco-tedesca e della pace in Europa, non può che spingere a un'amara riflessione: il terrorismo si nutre della paura e punta allo spargimento di sangue innocente per destabilizzarci.

Contro questo tipo di attacchi, il coraggio e il buonsenso sono le armi davvero potenti che abbiamo a nostra disposizione. A una visione distorta della realtà, non si può che rispondere così, proseguendo il cammino a testa alta e a schiena dritta sulla nostra strada, senza mai pensare che al fuoco si risponda con il fuoco e al sangue con il sangue (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, l'attentato a Strasburgo ha portato un grande dolore nella mia comunità e nella mia città, per il giovane giornalista, un ragazzo di Trento, che conosco, che ho conosciuto a livello universitario, durante un percorso europeo.

E, innanzitutto, volevo mostrare tutta la mia vicinanza sia ai parenti delle vittime che ai feriti dell'attentato, ma poi a lui in particolare, con ancora la speranza che ce la possa fare. L'importanza delle forze dell'ordine che oggi sono tutte allertate anche nel nostro Paese ci fa capire, con questi fatti, quanto sia importante la condivisione di informazioni e di intelligence a livello europeo e questo perché è in gioco la sicurezza di tutti noi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Ovviamente, anche il gruppo di Forza Italia esprime la sua sensibilità e la sua vicinanza ai familiari delle vittime, a una nazione e a un'intera Europa offesa da questo attentato.

Credo, però, Presidente, che realizzare in quest'Aula un momento di commemorazione, in una seduta come quella di oggi, soprattutto nella parte degli interventi di fine seduta, sia quanto meno riduttivo e limitante.

Io mi permetto di suggerire alla Presidenza di considerare l'idea che nella giornata di domani, in cui sono previste votazioni e in cui ci saranno molti colleghi, si possa immaginare un intervento della Presidenza di turno e un minuto di silenzio che possa far partecipare tutti i colleghi e tutte le forze politiche a un momento di vicinanza, di solidarietà e di affetto nei confronti di tutti coloro che hanno sofferto questa strage; e anche un momento di ricordo, non solo delle vittime, ma anche di condivisione, in questo Parlamento, di un tema che, purtroppo, carsicamente emerge, che è e deve essere un momento di condivisione complessiva, da parte di tutte le forze politiche, e anche con il protagonismo, come è giusto, della Presidenza che tutte le forze politiche rappresenta. Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Baldelli. La Presidenza accoglie il suo suggerimento e quindi avvertiremo i gruppi affinché, nella giornata di domani, nel corso della seduta di domani, l'intera Aula possa partecipare a un momento di commemorazione per l'attentato di Strasburgo. Naturalmente ci associamo, esprimendo cordoglio per le vittime e vicinanza ai feriti e ai loro familiari.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzo Nervo. Ne ha facoltà.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie, Presidente. Innanzitutto, anche noi ci associamo alle sue parole.

Da ieri Industria Italiana Autobus è turca. L'assemblea dei soci, dove il Governo siede con il 30 per cento di Leonardo, ha deliberato la cessione del 70 per cento in mano alla società turca Karsan a cui, da tempo, era stata delocalizzata una parte rilevante della produzione.

Un ennesimo colpo di scena che aumenta la confusione e la preoccupazione dei lavoratori degli stabilimenti di Bologna, ex Breda Menarini, e di Flumeri, ex Irisbus. Si tratta di 400 lavoratori e delle loro famiglie che vivono da mesi il calvario di annunci del Governo e l'imminente rischio di fallimento.

Già in campagna elettorale, l'onorevole Di Maio era andato davanti ai cancelli degli stabilimenti a promettere, non appena al Governo, una nuova società pubblica in mano allo Stato attraverso Invitalia, Leonardo e, soprattutto, Ferrovie dello Stato.

Nella riunione al MISE, a luglio, sindacati e istituzioni del territorio interessati avevano chiesto coerenza rispetto agli annunci, chiedendo un investimento per un polo industriale della produzione di autobus elettrici e l'applicazione delle norme contro la delocalizzazione.

Ancora, il 12 settembre, il Ministro Di Maio annunciava con un video Facebook, oggi difficilmente reperibile, l'imminente entrata di Ferrovie dello Stato nella compagine societaria e, ieri, invece, si è compiuto il delitto perfetto, il festival dell'incoerenza.

Dopo i selfie ai cancelli e i video annunci, non solo la produzione, ma anche la società diventa turca, venduta se non addirittura svenduta.

Chiediamo su questo chiarezza, ma girano cifre di vendita incredibili, se confermate, per quanto basse, e ci giunge voce che, entro 30 giorni, la società possa diventare completamente, interamente turca.

Si tratta dell'ennesimo grande pasticcio, figlio di un'improvvisazione ogni giorno più evidente e di una politica di governo fatta di annunci spericolati non sostanziati mai da prove, sulla pelle di 400 lavoratori che passeranno un Natale ancora più carico di incertezze. Per loro chiediamo - e concludo Presidente - ancora e ancor più forte oggi garanzie. Una prova, l'ennesima, che mentre si annuncia in pompa magna il contrasto alle delocalizzazioni, si allontanano gli investimenti dal Paese: ieri FCA e oggi Industria italiana autobus.

PRESIDENTE. Concluda.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Insomma, Presidente - e concludo -, una prova, l'ennesima, di un cambiamento fatto di “chiacchiere e distintivo” e non della fatica complessa dei fatti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente in Aula per fare mie le preoccupazioni di tanti lavoratori, dei sindacati e di diversi territori per le perplessità evidenziate oggi da FCA a proposito della cosiddetta “ecotassa”, voluta dai 5 Stelle e tollerata dalla Lega. Una misura che rischia concretamente di mettere a repentaglio un piano industriale su due anni per investimenti pari a 5 miliardi di euro, in Piemonte, certo, ma penso anche alla Campania, a Pomigliano d'Arco, che pure cara dovrebbe essere al Vicepremier Di Maio, e invece.

Il punto è che, per l'improvvisazione dimostrata, l'incertezza determinata e il declinismo propugnato con baldanza, rischiano di sparire - e non chissà quando ma adesso - investimenti cospicui e posti di lavoro in un settore strategico per il Paese come quello automobilistico. Questo non lo possiamo tollerare, questo non lo possono tollerare i cittadini, anche coloro che hanno creduto alle promesse di questa maggioranza.

Allora, questa maggioranza ha - e concludo, Presidente - un'ultima occasione per scongiurare questo esito rovinoso: cancellare questo balzello dalla manovra di bilancio; lo faccia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-SI). Grazie, Presidente. Intervengo per portare all'attenzione di quest'Assemblea un tragico episodio accaduto ieri nella città di San Giovanni Rotondo, dove un incendio, divampato per cause in via di accertamento in una abitazione del centro storico, ha provocato la morte di un giovane disabile di 26 anni, in quel momento solo in casa. L'intervento degli agenti di polizia locale, dei carabinieri e dei volontari della Protezione civile è stato pronto. Alcuni di loro hanno addirittura dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari per intossicazione, così come lodevole è stato l'intervento dei Vigili del fuoco, che si sono prodigati, come sempre, per aver ragione delle fiamme riuscendoci, ma - ma! - a San Giovanni Rotondo, meta di continuo pellegrinaggio di fedeli e sede di numerose strutture alberghiere, non vi è un presidio permanente di Vigili del fuoco.

Concludo, Presidente, comunicando che, a seguito di questo nefando episodio ed evento, ho inoltrato un'interrogazione urgente al Ministro dell'interno. La richiesta di un distaccamento permanente dei Vigili del fuoco mi è parsa doverosa verso la povera vittima e verso i cittadini della patria adottiva di San Pio.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 13 dicembre 2018 - Ore 10:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 886 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria (Approvato dal Senato). (C. 1408)

Relatori: CURRÒ, per la maggioranza; FRAGOMELI, di minoranza.

La seduta termina alle 17,50.