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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 84 di giovedì 15 novembre 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 10,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO (M5S). Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Billi, Brescia, Cancelleri, Carelli, Cavandoli, Ceccanti, Colletti, Colucci, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Ferri, Frassinetti, Frusone, Giachetti, Lorefice, Molinari, Molteni, Ravetto, Ruocco, Saltamartini e Sisto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione della proposta di legge: Baldelli ed altri: Modifica all'articolo 12 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'esercizio di funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta da parte dei dipendenti delle società concessionarie della gestione dei parcheggi e delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone (A.C. 680).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 680: Modifica all'articolo 12 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'esercizio di funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta da parte dei dipendenti delle società concessionarie della gestione dei parcheggi e delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 14 novembre 2018 (Vedi l'allegato A della seduta del 14 novembre 2018).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 680)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la IX Commissione (Trasporti) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Simone Baldelli.

SIMONE BALDELLI, Relatore. La ringrazio, Presidente Carfagna.

Intanto mi richiamo alla relazione che è stata svolta in Commissione trasporti, mi limito a leggere il testo dell'articolato, che è di un solo articolo: “All'articolo 12 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, dopo il comma 3-bis sono inseriti i seguenti: «3-ter. Ai dipendenti delle società di gestione dei parcheggi non possono essere attribuite, ai sensi dell'articolo 17, comma 132, della legge 15 maggio 1997, n. 127, funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta, se non limitatamente alle aree oggetto di concessione e con esclusivo riguardo agli spazi destinati al parcheggio a pagamento e alle aree immediatamente limitrofe solo nel caso in cui la sosta precluda la corretta fruizione dell'area di parcheggio da parte degli utenti della strada. 3-quater. Al personale ispettivo delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone non possono essere attribuite, ai sensi dell'articolo 17, comma 133, della legge 15 maggio 1997, n. 127, funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di circolazione e di sosta, se non limitatamente alle corsie e alle strade riservate al trasporto pubblico, con esclusione della possibilità di estendere l'esercizio di tali poteri all'intero territorio comunale».

Si è inteso, con questa norma, Presidente, inserire nel codice della strada dei limiti a delle deleghe di potere che i sindaci possono conferire agli ausiliari del traffico e agli ausiliari della sosta, intendendosi in questo caso ausiliari del traffico e della sosta i dipendenti di aziende private, ancorché in alcuni casi partecipate dai comuni stessi, che siano concessionarie, per capirci, delle strisce blu, cioè degli spazi di sosta che il comune affida alla gestione dei privati, o del trasporto pubblico e, quindi, in questo caso delle corsie preferenziali e delle strade destinate al trasporto pubblico.

Perché? Perché c'era una giurisprudenza contraddittoria, che solo in Cassazione si è andata delineando in maniera più chiara e perché c'è stato - e avviene ancora oggi, ad avviso dei presentatori della proposta di legge - un utilizzo distorto ed illecito, che viene confortato anche dalle sentenze della Cassazione, che intendo richiamare in questa sede, per cui l'utilizzo degli ausiliari della sosta e degli ausiliari del traffico per una effettuazione di sanzioni di violazione del codice della strada sull'intero territorio comunale è risultato illegittimo.

Questo è elemento di contenzioso, è un elemento che espone i comuni al pagamento di un danno erariale, nel caso in cui ci siano contenziosi giudiziari di opposizione a queste multe, e soprattutto mette i cittadini in una condizione piuttosto difficile, perché risulta più conveniente al cittadino pagare una sanzione in misura ridotta, anche se comminata illecitamente, rispetto al ricorso, che, solo per essere messo in campo presso il giudice di pace, viene a costare una cifra di 40 euro, come contributo unificato a fondo perduto nell'incertezza dell'esito del ricorso.

Allora noi abbiamo voluto in questa norma sancire un principio, espresso già dalla Corte di cassazione in più sentenze. Leggo i passaggi di queste sentenze.

La sentenza n. 7336 del 7 aprile del 2005 recita: “le funzioni esperibili per i dipendenti delle imprese che gestiscono pubblici parcheggi riguardano soltanto le ‘violazioni in materia di sosta' e ‘limitatamente alle aree oggetto di concessione', poiché la attribuzione di esse è ritenuta strumentale rispetto allo scopo di garantire la funzionalità dei parcheggi, che concorre a ridurre, se non ad evitare, il problema sempre più pressante (…) della circolazione nei centri abitati”.

Un'altra sentenza più recente, del 2016, la n. 2973 recita testualmente: “la lettura restrittiva offerta dalle Sezioni Unite circa i poteri di accertamento degli ausiliari del traffico, che siano dipendenti delle società di gestione dei parcheggi, intesa per l'appunto a limitare il potete di accertamento alle sole aree adibite al parcheggio a pagamento, seppure commesse nell'area oggetto di concessione, ma solo limitatamente agli spazi distinti con strisce blu, di riflesso porta argomenti all'individuazione di un'analoga limitazione anche per i poteri degli appartenenti al personale ispettivo. Come i primi possono rilevare le infrazioni che appaiono idonee a compromettere la funzionalità della gestione delle sole aree in concessione, così i secondi devono ritenersi abilitati al rilievo delle sole infrazioni che possano pregiudicare il funzionamento del servizio di trasporto pubblico affidato alla società di cui sono dipendenti, non apparendo diversamente giustificabile il richiamo fatto dal legislatore nel comma 133 alle corsie riservate al trasporto pubblico. Infine, conforta tale convincimento l'ulteriore considerazione per la quale, attesa la natura derogatoria delle norme in oggetto rispetto alla regola generale secondo cui la prevenzione e l'accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale compete ai soggetti di cui all'articolo 12, comma 3, del codice della strada” - cioè i Vigili urbani - “non appare possibile ampliare in via interpretativa il novero delle attività demandabili a soggetti privati.”

Cioè, il punto qual è? Si tratta di soggetti privati. Un soggetto privato non può esercitare un potere di pubblico ufficiale erga omnes per far rispettare una legge come il codice della strada; un soggetto di diritto privato può essere delegato, se tutto questo rientra in una funzione che il sindaco ritiene meritoria per l'interesse generale, ad accertare una violazione di un contratto tra privati, nel caso specifico il contratto che intercorre tra il cittadino, che parcheggia la propria macchina sulle strisce blu, e la società concessionaria che fissa un prezzo orario o giornaliero per il parcheggio sulle strisce blu. Di fronte a questa violazione, l'ausiliario della sosta, dipendente privato, assunto con contratto di diritto privato, quindi magari a chiamata e quindi non un pubblico ufficiale, non un Vigile urbano, non uno che ha fatto il concorso, può sanzionare chi non ha pagato il pedaggio, ma non può, diversamente, fare la multa a chi passa col semaforo rosso o a chi parcheggia in divieto di sosta fuori dalle strisce blu. Perché? È giusto parcheggiare in divieto di sosta? È giusto passare col rosso? Certamente no, ma noi non crediamo che la risposta alla multa selvaggia debba essere la sosta selvaggia, o meglio, non crediamo che la risposta alla sosta selvaggia debba essere la multa selvaggia.

A onor del vero, mi corre l'obbligo di rappresentare anche che cosa? Il fatto che abbiamo audito

ANCI, le società che rappresentano le aziende del trasporto pubblico e le società che rappresentano le società concessionarie di parcheggi, che ci hanno rappresentato una posizione che va nella direzione opposta a quella di questa legge. ANCI, anche se con delle differenze tra i piccoli e medi comuni e i grandi comuni, in particolare rappresentando i grandi comuni, ci ha fatto presente tutta una quantità di problematiche che sono emerse nel corso degli anni, cioè l'aumento delle competenze che pendono sulle spalle delle polizie locali e quindi ha formulato al legislatore addirittura una richiesta di andare in senso opposto a quello che la Cassazione ha stabilito e a quello che la norma prevede, perché ritiene che la sosta possa essere in qualche misura gestita da soggetti di diritto privato, qualora la legge lo prevedesse.

Non è l'orientamento della proposta di legge, non è l'orientamento del legislatore, ma io credo che sia corretto darne conto. Alla stessa stregua, le società - che pure rappresentano un interesse privato - di gestione del trasporto pubblico e di gestione della sosta hanno dato la loro disponibilità o hanno dimostrato interesse in un'estensione in questo senso della norma. Diversamente, le associazioni rappresentative dei consumatori hanno manifestato unanimemente sostegno alla norma perché hanno ritenuto che sia nell'interesse dei cittadini e degli utenti della strada essere tutelati da comportamenti che, a loro avviso, come peraltro ad avviso della giurisprudenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione, sono lesivi del diritto e sono contravvenzioni fatte in maniera illecita e, in quanto tali, ricorribili.

Si è aperto un dibattito che ha visto nella Commissione posizioni divergenti su questa proposta di legge e, pur tuttavia, è stato dato un mandato al relatore in senso favorevole, con la contrarietà di un solo gruppo parlamentare, il gruppo del PD, ed è stato formulato da parte dei gruppi di maggioranza - grazie, Presidente - l'auspicio che si possa trovare un punto di caduta, ascoltando, tra l'altro, gli argomenti che verranno esposti in questa discussione sulle linee generali, di qui all'inizio del seguito dell'esame, che credibilmente, essendo previsto in calendario la prossima settimana ma nei punti successivi ad altri provvedimenti più corposi, non sarà immediato.

Per quello che mi riguarda, io ringrazio il presidente della Commissione per l'incarico di relatore e le forze politiche che hanno espresso mandato favorevole a riferire su questa proposta, con l'impegno ad ascoltare con attenzione le argomentazioni che verranno espresse nel corso della discussione sulle linee generali e a cercare di valutare, insieme alle forze politiche e anche al Governo, la possibilità di individuare un punto di caduta che possa, diciamo così, salvaguardare le diverse esigenze, che sono quella di un'interpretazione univoca e chiara della norma, quella di una tutela anche dei cittadini rispetto a una sosta selvaggia, che pure è un tema che esiste, quella della possibilità di permettere ai comuni di poter affrontare questo problema non caricando esclusivamente sulla polizia municipale questo onere e anche una posizione che vada a salvaguardare quei dipendenti privati, pagati non so come e non so quanto, che in questo momento rischiano di essere presi a male parole da parte di persone che magari conoscono la legge e che rinfacciano loro che, secondo le interpretazioni della Corte di Cassazione, loro non possono fare queste multe e che magari vengono mandati, per ordine dei loro superiori e magari con la compiacenza dei comuni che su questo meccanismo incassano milioni e milioni di euro, a fare multe che non potrebbero fare in base alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Salutiamo studenti e docenti dell'istituto comprensivo “Colleferro 1” di Colleferro, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, sottosegretario Dell'Orco. Vuole intervenire o si riserva di farlo successivamente? È una sua facoltà. Se vuole può riservarsi di farlo dopo o non farlo affatto. Prego.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. È chiarissimo. Grazie, Presidente. In merito alla proposta, il Governo si è espresso, in realtà, già anche in Commissione. Abbiamo forse identificato che questa modifica va a intervenire sul codice della strada all'articolo 12. Questo potrebbe rischiare - più che di risolvere - addirittura forse non dico di mettere in difficoltà il legislatore in generale ma di confondere ancora di più la normativa. Un suggerimento ci sentiamo di dare: capiamo benissimo il senso della proposta del deputato Baldelli per chiarire dove gli ausiliari possono far le multe e dove non possono farle e per evitare che vi siano ulteriori incomprensioni anche con i cittadini, ma forse l'intervento legislativo più opportuno potrebbe essere - vado a memoria, appunto - nell'articolo 17 della “legge Bassanini”, dove già viene regolamentato il ruolo degli ausiliari del traffico e dove possono o non possono far le multe. Io penso sia più una questione di forma, non tanto un problema dal punto di vista pratico e penso neanche politico, ma naturalmente mi rimetto al Parlamento e alla Commissione competente.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Morelli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MORELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Io devo ringraziare il relatore perché assolutamente con una grande dovizia ha spiegato le ragioni e la ratio della sua proposta di legge e del fatto che ha segnalato una problematica molto importante. Infatti, bisogna chiarire qual è il ruolo degli ausiliari, bisogna chiarire soprattutto qual è la situazione nella quale si trovano i nostri concittadini di fronte a un sopruso che molto spesso viene praticato dai sindaci. Allora, noi in queste settimane abbiamo lavorato per capire quali fossero le leggi, le norme e quali fossero le persino virgole che riguardano questa materia e il lavoro della Commissione è stato molto utile perché ci ha fatto comprendere come questa sia una materia sulla quale assolutamente è necessario fare chiarezza. Questo è il Governo del cambiamento e, quindi, noi riteniamo che uccidere letteralmente la burocrazia, uccidere quella che è un'interpretazione sbagliata, molto spesso utilizzata, però, da parte di molti sindaci, debba essere una regola aurea verso la quale il cittadino ha chiarezza nei confronti dei rapporti con il comune e poi, chiaramente, rispetto a tutti gli enti preposti.

Durante la discussione in Commissione c'è stata anche questa sorta di stortura. Infatti, alcuni parlamentari ci hanno detto: Ma i sindaci e i comuni potrebbero essere in difficoltà rispetto a una norma che chiarisce quanto sta avvenendo per le strade delle nostre città. Io devo, però, ricordare a tutti che noi siamo parlamentari della Repubblica e noi qui rappresentiamo i cittadini italiani. Quale esempio daremmo ai ragazzi, che in questo momento sono qui ad ascoltarci, se noi rappresentassimo degli interessi, seppur pubblici - attenzione - che sono quelli dei comuni, sopra quelli dei cittadini? Sarebbe assurdo. Gli enti preposti per difendere i comuni e per rappresentare i comuni ci sono e c'è l'ANCI prima tra tutti. ANCI è venuta e ci ha spiegato quali sono le ragioni, secondo i comuni, per le quali questa norma dovrebbe essere sì sostituita e cambiata - forse ammodernata - ma estesa maggiormente nei confronti dei loro concittadini.

Tuttavia, noi con chiarezza vogliamo dire che vogliamo togliere ogni mala interpretazione e ogni possibile mala interpretazione che da alcuni sindaci non viene utilizzata e molto probabilmente invece da altri sindaci, purtroppo, viene utilizzata per spazzare via questa burocrazia e questo dubbio che mette i nostri concittadini di fronte a un grande problema. Il problema - e lo ha ben spiegato il relatore - è il fatto che molto spesso le multe sono di una cinquantina di euro e se c'è un pagamento rapido chiaramente c'è uno sconto. Insomma, la multa che il cittadino riceve costa meno rispetto ai soldi che il cittadino stesso spenderebbe nel caso di un ricorso, seppur vittorioso. Dunque, è evidente che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini preferisce pagare la multa piuttosto che spendere di più per un ricorso anche vittorioso. E, allora, questo va tolto e va cancellato.

Ci sono comuni - e a quanto pare il comune di Milano è un comune che sta andando in questa direzione - che continuano in questa mala gestione della questione delle multe. Il comune di Milano, a quanto pare, continua a gestire questa mala interpretazione, infliggendo multe ai nostri concittadini pur sapendo che, se i concittadini fanno ricorso in questo caso, il comune perderebbe. Questo è un fatto gravissimo che espone, peraltro, il comune anche ad altri scenari pericolosi per lo stesso comune, primo tra tutti il danno erariale. Ma quale sindaco si può permettere, pur sapendo che nel caso di ricorso perderebbe quel ricorso, di continuare a multare i propri concittadini su quel tema?

È un sindaco, signori miei, che non rappresenta la sua cittadinanza come dovrebbe. Il sindaco è colui il quale deve difendere i suoi concittadini, non tartassarli, ma, a quanto pare, ci sono dei comuni che vanno avanti con questa pratica, che è veramente sgradevole, oltre che illegittima.

Permettetemi di citare dei comuni, visto che ANCI è venuta a rappresentare le proprie sensibilità rispetto a questo tema. Per esempio, l'assessore di Napoli ci ha spiegato come il percorso di istruzione delle multe è molto difficile, che la raccolta e il sanzionamento, ma soprattutto la raccolta delle multe e dei soldi, è altrettanto difficile ma che, per esempio, il comune di Napoli è assolutamente fermo, continua, anzi ha dato dei risvolti positivi rispetto al lavoro del comune, ma basta guardare le agenzie, i siti Internet dei giornali locali napoletani per capire come invece purtroppo il buco nel bilancio del comune di Napoli proprio sul tema delle multe sia gravoso, e non si sognino che saremo noi a pagarlo, perché è il sindaco che deve imporre il pagamento delle multe, purché siano multe giuste.

Allora, ci sono grosse differenze. Secondo Impresalavoro, su dati Istat, a Milano i cittadini vengono tartassati con 138 euro di multe all'anno di media, a Firenze 109, a Parma 107, e scendendo, a Roma 60, fino a Bari con 32 e a Napoli, giusto Napoli, 31. Allora le amministrazioni comunali devono fare per bene il loro lavoro, devono applicare per bene le leggi, e se queste leggi sono state male interpretate noi ci assumeremo la responsabilità di cambiarle per renderle molto più trasparenti e assolutamente dirette e non interpretabili, colpa e responsabilità dei sindaci, in particolare gli esempi che ho fatto riportano appunto, da Napoli a Milano, il fatto di non applicare bene, in maniera assolutamente cosciente, queste norme, e soprattutto a favore dei propri concittadini, ma applicare delle norme semplicemente per tartassarli e per fare cassetto. Quindi, i sindaci mettono ancora una volta le mani nel portafoglio dei nostri concittadini, cosa gravissima, ma noi invece - ringrazio nuovamente il relatore per aver posto questa problematica all'attenzione di tutto il Parlamento - faremo in modo che questa pratica - una vera e propria pratica - venga interrotta nel più breve tempo possibile modificando queste norme e chiarendo il diretto rapporto tra cittadino e amministratori locali per il bene di tutti di tutti quanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Presidente, mi ero preparato una scaletta per l'intervento, ma le considerazioni testé poste mi inducono a cambiare l'ordine delle mie argomentazioni. Soprattutto, chiedo, Presidente: quale messaggio oggi quest'Aula darebbe al Paese, votando questa proposta di legge, e darebbe soprattutto ai ragazzi che sono qui che ci guardano e a coloro che hanno la bontà di guardarci via web? Io rispetto l'intento della proposta del collega Baldelli, un collega che, come me, appartiene alla minoranza di quest'Aula; la rispetto perché il collega Baldelli, recependo il portato di pronunce giurisprudenziali le traduce in fonte primaria, cioè fa diventare legge quello che hanno detto i giudici al termine di una serie di interventi, però noi non siamo coloro che devono ratificare scelte d'altri, perché a noi, i cittadini, eleggendoci - come loro portavoce, direbbe qualcuno - ci hanno dato il mandato di rispondere al bene comune. Allora mi chiedo: è questa la risposta al bene comune? Semplificando, rispetto a coloro che hanno la bontà di seguirci fuori da quest'Aula, raccontiamo un po' di cosa si occupa questa proposta di legge. Nel 1997, Governo Prodi, la cosiddetta “legge Bassanini 2”, la legge n. 127 del 1997, all'articolo 17, commi 132 e 133, dette la possibilità ai dipendenti comunali - non solo della polizia municipale, ma ai dipendenti comunali - e ai dipendenti delle società di gestione della sosta, di andare a fare le multe ai cittadini che parcheggiavano sulle strisce blu, sulle strisce cioè della sosta a pagamento, laddove il parcheggio fosse stato privo di pagamento, della tariffa che viene decisa - mi permetto di emendare il collega Baldelli - non dalla società di gestione, ma dal comune, nel momento in cui affida al bando per la gestione della sosta. Allora, se un papà parcheggia la sua auto sulla strisce blu e non paga la tariffa o si ferma più di quanto consentito dal pagamento fatto, può venire multato. Cosa succedeva fino al 1997? Lo poteva multare solo la polizia municipale; dal 1997 si dice: no, le società di gestione dei parcheggi, laddove sono affidate a società di gestione, e i dipendenti comunali, possono fare le multe, e le possono fare solo - lo disse poi la giurisprudenza - sulle strisce blu. La stessa legge disse poi: cosa succede se un papà, un cittadino normale parcheggia l'auto sui binari del tram e blocca tutta la linea tramviaria? Ricordo che un'auto parcheggiata su un binario del tram non blocca un tram, ma tutti i tram della linea, perché le società fanno fermare tutta la linea per evitare che tutti i tram si incolonnino. Allora, il caso di Torino: abbiamo alcune vie centrali in cui passano tutti i mezzi pubblici e molte volte parcheggi in quella via centrale hanno bloccato l'intera città; parcheggi scorretti, parcheggi fatti al di là del consentito. Nel 1997 coloro che ci hanno preceduto su questi banchi hanno detto: in questo caso, nel caso in cui i parcheggi scorretti blocchino i mezzi pubblici, se fatti sulle vie del mezzo pubblico, le multe possono essere fatte anche dagli ispettori delle società che gestiscono il trasporto pubblico, cioè delle aziende municipalizzate, poi aziende speciali e società per azioni che gestiscono il trasporto pubblico. La legge ha messo giustamente dei vincoli e ci ha detto che sono i sindaci che devono indicare nominativamente le persone che possono fare le sanzioni, quindi ha messo delle clausole di salvaguardia, poi una legge successiva, due anni dopo, la legge n. 488 del 1999, all'articolo 68, comma 1, ha ulteriormente normato queste cose, mettendo dei criteri, e poi la giurisprudenza è andata avanti.

Oggi la giurisprudenza, cioè le sentenze, i giudici, arrivano a dire le cose che il collega Baldelli in maniera molto corretta ha recepito nella sua proposta di legge, cioè dicono che gli ausiliari della sosta, i dipendenti delle aziende dei parcheggi, possono fare le multe solamente a coloro che parcheggiano sulle strisce blu - ovviamente che non hanno parcheggiato in modo corretto sulle strisce blu, non hanno pagato il pedaggio, si son fermati oltre il pagamento - o coloro che parcheggiano nelle zone immediatamente vicine alle zone blu in maniera tale da non poter consentire l'utilizzo dello stallo dalla zona blu, cioè uno che parcheggia di fronte a un parcheggio blu impedendo al parcheggio blu di essere usato. Questo per gli ausiliari della sosta. Per quanto riguarda gli ispettori delle aziende di trasporto, la giurisprudenza nel corso degli anni ha detto quanto correttamente riporta Baldelli nella sua proposta di legge, ossia che gli ispettori delle aziende di trasporto possono multare le macchine la cui sosta irregolare leda la possibilità di circolazione dei mezzi del trasporto pubblico solo se questo avviene sulle vie riservate al mezzo pubblico o sulle corsie riservate al mezzo pubblico, cioè sulle cosiddette aree di colore giallo, le aree che hanno una bordatura nella segnaletica orizzontale di colore giallo. In quel caso, se ci sono dei parcheggi che fermano il mezzo pubblico o che danneggiano il suo percorso, gli ispettori delle aziende di trasporto possono fare la multa. Questa proposta di legge ha il merito, come dicevo, di fare chiarezza, cioè diciamo per legge quello che finora la giurisprudenza ha detto a seguito di ricorsi, ma è questa la risposta giusta? Questa risposta ha il pregio, per certi versi, di fare chiarezza, poi, certo, ha ragione il sottosegretario, forse sarebbe meglio non inserirla nel codice della strada ma in un altro testo normativo, magari emendando la legge del 1997, ma non è questo il cuore del problema dal punto di vista del merito, perché dal punto di vista del merito è: questa proposta di legge risponde all'interesse generale che qui dobbiamo tutelare?

E, se mi è consentito, mi permetto, con il rispetto che devo al presidente della mia Commissione, che conduce autorevolmente e in modo equilibrato la Commissione, ma, rispetto alle cose che fin qui ha detto, mi permetto di fare un rilievo. Il presidente Morelli ha detto: i comuni hanno protestato su questa proposta di legge. Nell'audizione dell'ANCI i comuni ci hanno detto che non sono d'accordo, ma noi non possiamo mettere l'interesse dei comuni sopra quello dei cittadini, sarebbe assurdo. Adesso ho enfatizzato un po' io le parole; non sono i toni, ovviamente, del presidente Morelli, che è più sobrio di me. Ma mi chiedo, ma è vero dire che i comuni vogliono mettere l'interesse dei comuni sopra quello dei cittadini? Mi permetto di chiedere: quando un cittadino parcheggia l'auto sulle strisce pedonali dell'attraversamento e ostruisce l'accesso al marciapiede, dove, magari, c'è la rampa per disabili, e il disabile non può salire su quel marciapiede, qual è l'interesse del cittadino?

Credo che l'interesse del cittadino sia quello che l'auto venga rimossa. Se un cittadino parcheggia la sua auto su uno stallo riservato ad invalidi, qual è l'interesse del cittadino invalido o del parente del cittadino invalido? Credo che sia che l'auto venga sanzionata e venga rimossa. Se un cittadino parcheggia la sua auto su uno stallo in cui c'è il segnale di sosta per carico e scarico e impedisce a un furgone che deve rifornire un negozio di caricare o scaricare la merce, qual è l'interesse del cittadino? Credo quello che il furgoncino che deve rifornire i negozi possa fermarsi, fare la sua commissione e uscire. Se una macchina viene parcheggiata in maniera illegittima su uno stallo per la ricarica delle auto elettriche o per il car sharing, che ci sono in molte città, qual è l'interesse del cittadino fruitore del car sharing, cioè del cittadino che vuole muoversi, pur non possedendo una macchina?

È quello che l'auto parcheggiata irregolarmente venga sanzionata. Se una macchina viene parcheggiata su una via in maniera tale da ostruire, come spesso succede, la circolazione negli incroci, e questo determina un incidente, magari anche mortale, perché ci è stato spiegato dal Ministro dei trasporti nell'audizione in seno alla Commissione trasporti che era intendimento del Governo andare ad aumentare la sicurezza stradale a tutela delle fasce deboli, anziani, bambini e ciclisti, e sappiamo che la maggioranza degli incidenti nei centri urbani avviene perché c'è una visuale ostruita negli incroci da parte di parcheggi irregolari, ribadisco, se una macchina viene parcheggiata irregolarmente in un incrocio, qual è l'interesse del cittadino che passeggia, che attraversa la strada, del pedone, del cittadino qualunque? È quello che la macchina non sia parcheggiata, che venga sanzionata.

Allora, rispetto a tutti questi comportamenti, qual è il problema? Oggi queste multe le possono fare i membri della Polizia locale, della Polizia Municipale, quelli che chiamiamo vigili urbani; ma i comuni lamentano che, per via delle norme introdotte dal Parlamento negli ultimi dieci anni, gli organici delle Polizie locali non possono essere rialimentati perché le assunzioni sono bloccate, e quindi non si riescono ad assumere membri della Polizia municipale o, comunque, si riescono ad assumere in numero molto inferiore a quelle che sono le uscite per pensionamenti. I comuni lamentano anche il fatto che la Polizia locale abbia sempre da svolgere una molteplicità di compiti amministrativi, che vengono affidati, peraltro, da leggi dello Stato; che alla Polizia municipale molti comuni, correttamente dico io, abbiano affidato compiti di prevenzione e di controllo del territorio, di sicurezza.

Pensate al controllo degli abusivi, dei venditori abusivi sul nostro territorio; pensate al problema della regolamentazione dei mercati per i mercatali che non hanno gli stalli fissi, a tutte le questioni amministrative che vengono gestite dai vigili, agli adempimenti elettorali. Insomma, la Polizia municipale ha sempre meno risorse e sempre più compiti, e la sosta è sempre più un compito che la Polizia municipale fatica ad assolvere. Allora, nel 1997, poiché il problema c'era già 21 anni fa, si disse: bene, il compito in qualche modo meno di tipo amministrativo, il compito più operativo sul territorio di controllo della sosta lo possiamo affidare ad altre persone, che non sono dipendenti pubblici, ma che vengono individuati dal sindaco e che possono fare controllo solo con le caratteristiche definite che ho elencato prima. Cos'è successo? Che negli anni - ha ragione il collega Baldelli, perché ha fatto una relazione obiettiva - alcuni comuni hanno interpretato in senso estensivo la possibilità degli ausiliari della sosta e degli ausiliari del traffico, cioè hanno permesso loro di fare multe al di là di quanto consentito dalla legge del 1997, che era poco chiara. Cosa è successo? Ne sono scaturiti ricorsi e questi ricorsi hanno portato a una definizione chiara e puntuale, che il collega Baldelli ha ben definito e che oggi si propone di far diventare legge.

Mi chiedo: ma è questa la soluzione che noi dobbiamo adottare? Onestamente, a una prima lettura avrei detto anch'io così, ma dalle audizioni che abbiamo fatto, in particolare dall'audizione dei comuni d'Italia, è stato rilevato come vi sia la necessità di andare a regolamentare la sosta a pagamento, e quindi, visti i problemi che ho appena elencato, come un intervento normativo del Parlamento sarebbe opportuno, anzi, auspicato degli stessi comuni, ma, in qualche modo, in senso più ampio, in un senso che riprenda il contenuto lodevole dell'iniziativa di Baldelli di fare chiarezza, perché sono d'accordo anch'io che più togliamo lo spazio a interpretazioni strane dei comuni, più togliamo lo spazio a ricorsi, meglio interpretiamo il nostro ruolo di legislatori.

Ma i comuni ci hanno chiesto che gli ausiliari della sosta possano intervenire non solo nelle aree in concessione della sosta a pagamento, ma in tutta la sosta regolamentata, anche quella non a pagamento, cioè che gli ausiliari della sosta, dipendenti delle società a cui il comune ha affidato la sosta, possano andare a controllare la sosta in caso di sosta negli stalli per invalidi, in caso di sosta negli stalli per carico e scarico merci, in caso di sosta negli spazi riservati alle ricariche delle auto elettriche o delle auto del car sharing, o, comunque, nella sosta irregolare che costituisca un intralcio alla mobilità stradale. Penso alla sosta in prossimità degli incroci, in maniera illegittima, ovviamente.

I comuni ci hanno chiesto, altresì, che gli ispettori del trasporto pubblico locale possano intervenire e sanzionare in tutte quelle situazioni in cui una sosta irregolare danneggia il percorso delle linee di trasporto pubblico locale. Quindi, i comuni ci hanno detto: gli ispettori delle aziende di trasporto non sanzionino solo le auto parcheggiate nelle corsie gialle riservate al mezzo pubblico, ma abbiano la possibilità di sanzionare lungo l'intero percorso del trasporto pubblico, perché anche in corsie non riservate al trasporto pubblico una sosta irregolare può dare danno, anzi, può dare maggiore danno, perché, se una corsia non è riservata al mezzo pubblico e in quella corsia, in quella strada, magari stretta, passano in promiscuo auto private e mezzi di trasporto pubblico, una sosta irregolare danneggia sia l'autista privato, che è un cittadino, sia gli utenti del trasporto pubblico, che sono cittadini, tra parentesi entrambi consumatori. Non solo, i comuni ci dicono anche: dateci la possibilità di ricorrere, come prevede il codice della strada, ai sistemi di telecamere e ai sistemi elettronici moderni anche per, in qualche modo, controllare la sosta irregolare, cosa che oggi non è consentita e cosa che oggi, se i comuni facessero, in qualche modo integrerebbe una irregolarità.

Allora, credo che a queste domande, che ci pongono i comuni, il Parlamento dovrebbe dare risposte, non dico accogliendo in toto la domanda dei comuni, ma, perlomeno, ponendosi il problema che gli amministratori dei grandi comuni auditi ci dicono: guardate che la sosta è un problema, il controllo dello spazio urbano è un problema, perché, se vogliamo che le persone si muovano bene nella città, dobbiamo, in qualche modo, scoraggiare i prepotenti, scoraggiare quelli che violano le leggi, garantire quelli che viaggiano sul mezzo pubblico. E li garantisci come? Permettendo al mezzo pubblico di viaggiare più velocemente. Dopodiché mi permetto anche di fare un regalo al Ministero dei trasporti, che voglio ringraziare nella presenza del sottosegretario per la grande disponibilità che ha nel rispondere alle domande delle opposizioni.

Ma, Presidente, utilizzerò poi una piccola parte del mio tempo per tornare su questo. Ma, siccome il Ministero dei trasporti, in particolare il Ministro Toninelli, a pieno titolo ascrivibile a Ministro della trasparenza, è stato estremamente attento nei miei confronti, voglio dare un suggerimento: la legge di bilancio taglia il trasporto pubblico locale, se non erro, taglia il Fondo nazionale trasporti di 30, 35 milioni all'anno, per tre anni, e in qualche modo danneggia il trasporto pubblico locale. Diranno: vi sono problemi di bilancio pubblico, dobbiamo far quadrare i conti. Però, mi permetto di fare un rilievo, in realtà non lo faccio io, lo faccio proprio da quello che ci hanno detto nell'audizione; sapete qual è la velocità media di esercizio, in ambito urbano, del trasporto pubblico locale? Per chi ci sente, traducendolo in parole semplici, sapete qual è la velocità a cui viaggiano gli autobus nelle nostre città? Un autobus nelle nostre città, in media, viaggia a 16 chilometri all'ora. Se noi aumentassimo di un chilometro all'ora la velocità, cioè la portassimo da 16 a 17, sapete cosa significherebbe, questo? Quattrocento milioni di euro di costo in meno per far viaggiare il trasporto pubblico, perché? Perché, per garantire un intervallo di un certo numero di minuti alla fermata, io devo mettere nella giostra della linea un numero di autobus che dipende dalla velocità commerciale; se io ho 20 autobus che percorrono una linea di trasporto e viaggiano a 16 chilometri all'ora, se i chilometri all'ora diventano 32, io posso impiegare la metà degli autobus e dare lo stesso servizio di trasporto in termini di frequenza di fermate ai nostri cittadini. Quindi, se noi aumentassimo di un chilometro la velocità commerciale nelle nostre città, magari estendendo le vie riservate al mezzo pubblico, ciò comporterebbe la necessità per il Governo di erogare 400 milioni in meno alle aziende di trasporto pubblico locale.

Quindi, mi permetto di dire, al di là delle osservazioni della Commissione bilancio, che, indirettamente, gli effetti di norme che incidono sulla sosta hanno degli effetti positivi o negativi anche sul bilancio delle aziende di trasporto, che sono un grande problema del Ministero dei trasporti, perché ogni anno rimpinguare il Fondo nazionale dei trasporti è cosa assai ardua.

Infine, il presidente Morelli ha infierito molto sul comune di Milano, accusandolo di mala gestione nella gestione della sosta. Immagino che per mala gestione intenda dire che il comune di Milano impiega gli ausiliari del traffico e della sosta in modo non conforme alla legge, come interpretata dalla giurisprudenza e, quindi, i cittadini di Milano hanno multe che sono illegittime e, pertanto, possono ricorrere contro le sanzioni.

Ecco, io ovviamente, pur essendo avvocato di professione, non faccio il difensore di ufficio del comune di Milano e, purtroppo, nemmeno il difensore di fiducia del comune di Milano, perché non sono stato incaricato, però, mi permetto di dire che prima di riportare in quest'Aula delle accuse così gravi nei confronti di un'amministrazione, o del comune di Napoli, che è stato citato, bisognerebbe conoscere bene gli eventi. Ad oggi, non sono state - nonostante io lo abbia chiesto - prodotte alla Commissione trasporti delle evidenze, lo ripeto, evidenze di irregolarità amministrative operate da parte delle aziende di trasporto pubblico locale. Infatti, è chiaro che se fossero in qualche modo evidenziate, sarebbe cura di tutti agire, non in sede legislativa perché non è nostra competenza, ma, in qualche modo, affinché i comportamenti non conformi alla legittimità fossero abbandonati da parte delle amministrazioni comunali.

Quindi, mi permetto di dire che noi rischiamo, oggi, qui, di fare un passaggio diseducativo per i cittadini, in particolare per i più piccoli che ci stanno ascoltando. Noi abbiamo un problema di cittadini che parcheggiano male e questo lo abbiamo perché basta vedere quello che succede nelle città; basta vedere quello che in qualche modo ciascuno di noi fa quando ha fretta; non è che uno si erge a giudice di altri. Chi di noi non ha mai parcheggiato, in qualche modo, violando il codice della strada? Questo succede dappertutto, poi in alcune città ciò è perseguito con maggior durezza e in altre meno, ma se di fronte a questo problema la nostra risposta è cavillare, in punta di diritto, come giuristi bizantini, per andare a dire che il comportamento è negativo, che il comportamento va stigmatizzato, che noi ci poniamo il problema di chi eroga la sanzione e, quindi, vogliamo regolamentare la casacca di chi dà la sanzione, credo che non si dia la risposta giusta e credo che l'ambizione del Parlamento dovrebbe essere quella di risolvere il problema, il che non vuol dire prendere in toto le proposte dei comuni, ma di riflettere.

Io questo chiederei al relatore Baldelli, che ha avuto la lucidità di porre un problema, di partire dalla riflessione che ha posto, partire dalle osservazioni che sono state fatte e di consentire a quest'Aula di andare a risolvere il problema in modo più compiuto. È questo l'auspicio che io faccio a nome del gruppo consiliare del Partito Democratico.

Mi permetto, signor Presidente, avendo il sottosegretario ai trasporti anche qui di fronte, di chiedere anche, per questa funzione nostra legislativa e per le funzioni di indirizzo e controllo, che a noi sono deputate dalla legge, una maggior collaborazione del Ministero.

Sapete, io 90 giorni fa - 100 giorni fa, ormai - feci un'istanza di accesso per raccomandata al Ministero dei trasporti; dopo 60 giorni, mi si disse che la raccomandata era persa, non c'era; ciò era falso perché poi l'ho vista con i miei occhi, protocollata. Gentilmente, dopo due istanze in Commissione, il Presidente della Commissione trasporti, Morelli, si prese a cura la questione e, tramite gli uffici burocratici, per ben due volte, fece delle PEC al Ministero dei trasporti e mi si disse: le PEC non ci sono, salvo il fatto che io gentilmente ne avevo ricevuto una in copia e produssi la PEC al Ministero dei trasporti. Telefonai quindi al Ministero dei trasporti, ma fui girato alla dottoressa Perrotti, il capo del dipartimento infrastrutture; feci molta anticamera telefonica e, dopo un giorno, mi si disse: no, lei deve chiamare il dottor Chiovelli, presidente dalla struttura tecnica di missione; chiamai quindi il dottor Chiovelli; feci anticamera, ma mi si disse: no, lei deve chiamare il Gabinetto; chiamai il capo di Gabinetto, il dottor Scaccia; venni, quindi, dopo molte attese e rinvii, messo nella condizione di interloquire con il capo segreteria del capo di Gabinetto del Ministro dei trasporti, che mi disse: mo' vediamo. Siccome il “mo' vediamo” non andava avanti, mi presentai al Ministero dei trasporti nella giornata di mercoledì scorso; fui fatto attendere fuori dalla porta del Ministero in attesa di avere il passi per entrare - perché non avevo appuntamento - per un'ora; poi venni fatto entrare al Ministero e, dopo tre ore e mezza, alle ore nove e mezza di sera, mi si disse: non c'è nulla, rivediamo tutto domani. Tornai, così, il giorno dopo al Ministero, il giovedì, e dopo quattro ore di attesa, alla fine, quando io dissi: o mi date il documento che ho chiesto, i decreti di nomina degli esperti per la commissione di valutazione benefici costi, o, comunque, rimango qui; se volete farmi uscire, mi fate uscire perché i carabinieri mi portano via a forza; così, a quell'ora e solo allora, alle nove di sera, mi venne dato un documento di diniego dell'istanza di accesso, basandosi sul fatto che era un'istanza di accesso fatta sulla base delle norme del FOIA e non sulle norme di accesso della legge n. 241 del 1990, cosa che ho puntualmente reiterato, inviandola via PEC.

Allora, nei giorni passati, ho ripreso i collegamenti telefonici. Curiosamente, la segretaria del capo segreteria, del capo di Gabinetto del Ministro, mi ha detto: di questa cosa se ne occupa il capo di segreteria del Ministro; si deve chiamare il capo di segreteria del Ministro, l'avvocato Marzulli; l'ho chiamato per tutto il giorno, ma non ha avuto la bontà di rispondermi, ieri. Oggi, rimproverò, ma riproverò presso il Gabinetto, perché credo sia il Gabinetto deputato a dare queste risposte.

Ora, dico tutto questo perché qui c'è un problema che oggi tocca a me, che sono in minoranza, ma un domani potrebbe toccare anche i colleghi che sono in maggioranza oggi, perché le vie del Signore sono infinite e le maggioranze, in questo Paese, a volte, capita che si ribaltino. È un problema serio, signora Presidente, un problema che ho illustrato anche in Aula, intervenendo a fine seduta, di fronte al Presidente della Camera, l'onorevole Roberto Fico, e al sottosegretario Rixi. Non è possibile che un parlamentare non venga ricevuto al Ministero, faccia quattro ore di anticamera, debba minacciare di stare lì per tutta la notte - mi ero portato il pigiama, anche perché dovevo tornare a casa, cosa che non sono riuscito a fare, perché poi sono uscito, perdendo tutti gli aerei - e non ottenga risposta, perché il Ministro, che dovrebbe essere il Ministro della trasparenza, fa ostruzione.

Guardi, Presidente, che se questa documentazione non mi viene fornita io la prossima settimana rinuncerò ai miei doveri di parlamentare in quest'Aula, che sono prioritari, e sappiate che io non voterò, perché starò al Ministero; e starò lì, dovessi fare il digiuno e lo sciopero della fame, finché non mi spiegano per quale motivo non mi danno il curriculum dei nominati, i decreti di nomina, anche se non sono ancora stati registrati, i rilievi avanzati dalla Corte dei conti e le risposte date a questi rilievi. Lo dico perché mi pare un atteggiamento assolutamente irriguardoso nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Fatuzzo).

PRESIDENTE. Salutiamo studenti e docenti dell'Istituto comprensivo di Bracciano, che seguono i nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi). È iscritta a parlare l'onorevole Barbuto. Ne ha facoltà.

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Signora Presidente, io volevo preliminarmente, in seguito agli interventi del relatore, del presidente della Commissione e dell'onorevole Gariglio, mi propongo di fare, almeno, un attimo una sintesi di quello che è finora emerso dalla discussione, perché in realtà questo provvedimento, che è stato esaminato negli ultimi tempi, è stato istruito con attenzione alla luce della giurisprudenza, nonché alla luce dei risultati delle audizioni che sono state espletate nell'ambito dell'istruttoria. Però, prima di esporre quelle che sono le conclusioni cui riteniamo di essere giunti, ritengo sia indispensabile, anche se l'onorevole Baldelli lo ha già fatto, fare un breve excursus di quella che è stata la genesi della proposta di legge che oggi noi andiamo ad esaminare.

Questa proposta di legge si propone sostanzialmente di andare ad individuare con una certa chiarezza quelle che sono le funzioni di prevenzione e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale da parte del personale ispettivo delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone e dei dipendenti delle società di gestione dei parcheggi, recependo quello che è l'indirizzo più restrittivo che la Corte di cassazione ha inteso dare ai commi 132 e 133 dell'articolo 17 della legge n. 127 del 1997.

La proposta in realtà formula la possibilità di aggiungere all'articolo 12 del codice della strada due commi, che andrebbero sostanzialmente ad individuare un'ulteriore genus tra quelli che vengono elencati nell'articolo 12, perché lì si individuano con precisione quelli che sono i soggetti che hanno la funzione di espletare questa attività. A nostro avviso, la modifica dell'articolo 12 del codice della strada condurrebbe all'individuazione di un'ulteriore categoria, che dovrebbe rientrare nell'ambito dell'articolo 12 ma, che in realtà, non avrebbe i presupposti, perché verrebbe sottratta a tutta quella che è la disciplina anche preparatoria, la disciplina di preparazione che viene prevista, per i soggetti che hanno il compito di elevare le contravvenzioni, dall'articolo 23 del regolamento al codice della strada. Quindi, molto probabilmente sarebbe stato più opportuno effettivamente pensare un intervento ulteriormente chiarificatore sui commi di cui abbiamo parlato prima, cioè i commi 132 e 133 dell'articolo 17.

D'altronde, direi anche che le sentenze della Corte di cassazione, quindi la giurisprudenza, non sono state sempre ed effettivamente così restrittive: vi è comunque un indirizzo, che è altrettanto valido del precedente, e che dà delle indicazioni differenti. Ritengo - così come è stato detto, in maniera molto più significativa e più espositiva, in maniera molto più chiara forse di quanto non riesca io in questo momento – che, oltre alla giurisprudenza, il legislatore in questo caso debba recepire anche le istanze che provengono dalla società civile, e, quindi, molto probabilmente anche effettuare un contro-bilanciamento degli interessi che sono in gioco in questa proposta di legge.

Sono state fatte delle affermazioni circa la prevalenza e la mancata prevalenza - che mi hanno lasciato un po' sbigottita, devo dire la verità - dell'interesse privato rispetto all'interesse pubblico; io rimango un pochino perplessa, in realtà. Ora sono andati via i ragazzi delle scuole, però molte volte quando vedo che ci sono i ragazzi delle scuole mi domando quali siano effettivamente gli insegnamenti che recepiscono o che apprendono nel momento in cui si trovano ad assistere alle nostre sedute. Sono convinta che una delle forme principali che deve essere perseguita è quella dell'educazione nell'ambito scolastico; quindi anche per quanto riguarda il codice della strada questo non fa eccezione.

Ma tornando alla materia specifica di cui ci stiamo occupando, stavo dicendo che gli interessi vanno necessariamente controbilanciati. E allora ritengo che sia opportuno e non possa essere sottaciuto il fatto che sono stati ascoltati i consumatori; quest'ultimi hanno auspicato che le società di parcheggio e le società del trasporto pubblico non siano più legittimate attraverso gli ausiliari del traffico ad elevare le contravvenzioni, chiedendo che vengano chiarite le rispettive competenze, così da prevenire gli abusi concretizzantisi nel sollevare sanzioni non solo nelle aree di parcheggio in gestione e nelle aree preferenziali, ed auspicando addirittura la previsione di una sanzione a carico dell'operatore che ha elevato illegittimamente la contravvenzione. Sono stati ascoltati anche altri soggetti; fra questi anche le associazioni che raccolgono gli ausiliari del traffico, le quali hanno sottolineato come il loro lavoro e il controllo del rispetto delle indicazioni del codice della strada sono molto importanti per due motivi. Il primo, condizionare le scelte di mobilità dei cittadini grazie all'uso combinato della leva tariffaria e del sistema del controllo; il secondo, assicurare le risorse economiche e finanziarie che tale sistema può generare. L'attuale situazione, dove le soste irregolari non sono controllate da nessuno - la Polizia locale nelle grandi realtà urbane è impegnata in altre attività, più operative - fa sì che l'efficienza del sistema venga meno.

A ciò si aggiunge poi il “grido di dolore” che è stato portato dall'ANCI, che ha rilevato la differenza tra due realtà diverse: quella dei piccoli centri urbani e quella dei centri urbani più importanti, più grandi, come ad esempio, Milano e Napoli. Leggo testualmente: La proposta di legge in esame ha un impatto non trascurabile, con una rilevanza differente tra le medie e grandi città e i piccoli comuni. Per questi ultimi continua ad essere estremamente limitata la necessità di disporre di personale aggiuntivo per lo svolgimento del controllo della sosta, in linea con quanto previsto dalla proposta in esame. La proposta di legge realizza una ricognizione della situazione anche alla luce delle sentenze giurisprudenziali, ma le amministrazioni comunali devono far fronte a sempre maggiori necessità di governo e controllo della sosta per ragioni di sicurezza stradale, di governo della mobilità e di accessibilità generale e al trasporto pubblico. Allo stesso tempo va considerata la carenza di organico, nonché la molteplicità dei compiti amministrativi di prevenzione e di controllo del territorio, di sicurezza e di presenza e relazione con i cittadini delle Polizie locali.

Pertanto, conclude l'ANCI, si ritiene che le amministrazioni comunali oggi necessitino di far ricorso ad un maggior numero di personale e tecnologia per regolamentazione, gestione e controllo della sosta e prevenzione generale di quelle situazioni di rallentamento del trasporto pubblico e/o limitazione della sua accessibilità. Gli ausiliari della sosta e gli ispettori del trasporto pubblico coadiuvano la polizia locale nelle attività di contrasto di quei comportamenti che contribuiscono a congestionare la circolazione nei centri urbani.

Dunque, io ritengo di aver chiarito nel mio intervento che l'importanza non è solamente quella di recepire quelli che sono gli indirizzi giurisprudenziali, perché il legislatore deve comunque - e sempre - andare a valutare quelli che sono gli interessi che sono in gioco e che sono stati sinteticamente rappresentati in seguito alle audizioni delle varie associazioni, nonché dell'ANCI.

Alla luce di tutto ciò, noi riteniamo che vi sia la necessità di maggiori approfondimenti della materia, prima dell'adozione dei provvedimenti legislativi, sia al fine di evitare delle modifiche che possano andare a contrastare con l'intero impianto normativo, anche in relazione a quello che è stato detto dal sottosegretario sull'opportunità di intervenire non già sull'articolo 12 del codice della strada, bensì sui commi 132 e 133 dell'articolo 17 della legge n. 127 del 1997, ma anche e soprattutto per effettuare un bilanciamento corretto degli interessi che sono oggi posti alla nostra attenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Grazie, Presidente. Io voglio iniziare ringraziando il collega Baldelli per aver riproposto questo tema e, visto che si parlava di excursus, anche ricordare che nella scorsa legislatura, se non erro, ma io non c'ero, questo tema è già stato affrontato e ha già visto un'ampia condivisione in fase di dibattito parlamentare, sicuramente in Commissione (poi si arenò poco prima del passaggio in Aula). Quindi, è un tema che ricorre e ha fatto molto bene il collega Baldelli a riportarlo all'attenzione del Parlamento, cercando di ottenere di nuovo quel consenso che già ci fu nella precedente legislatura. Egli ha fatto doppiamente bene perché si tratta, in sostanza, di fare chiarezza, di mettere qualche punto fermo rispetto ad una prassi che, nonostante ripetute pronunce giurisprudenziali, che derivano peraltro da una interpretazione di legge e certamente non sono campate per aria, continua ad essere utilizzata da parte di un numero consistente di comuni, che continuano, in barba a qualsiasi tipo di pronunciamento e di lettura della legge, ad utilizzare in maniera impropria il ruolo degli ausiliari della sosta.

Peraltro, questo lo dico a scanso di equivoci e non ci sono crociate nei confronti delle persone che svolgono questa mansione, che sono lavoratori, anzi è proprio a loro tutela che si vuole intervenire, è chiaro che nel momento in cui si attribuiscono a queste figure professionali dei ruoli che esorbitano rispetto a quello che la legge prevede, la sensazione del cittadino di essere vessato e, quindi, vittima di un'ingiustizia, è tanta che si può rivalere in maniera, diciamo, non consona proprio nei confronti di chi esercita il ruolo di ausiliario della sosta.

Quindi, a scanso di equivoci, è a tutela degli ausiliari della sosta che noi ragioniamo di questo provvedimento e che noi, come Fratelli d'Italia, sosteniamo questo progetto di legge da parte del collega Baldelli.

Il dibattito in Commissione è stato molto interessante. Io ho già avuto modo in quella sede di sottolineare come, a nostro avviso, in questi anni, la figura degli ausiliari della sosta sia diventata una sorta di braccio armato per una doppia ideologia: da un lato c'è l'ideologia che, purtroppo, anima qualunque amministratore locale, oggi, di qualunque colore, cioè quella di fare cassa, cioè quella di dover ripianare le difficoltà di bilancio dovute a molte cause, non ultima certamente i tanti tagli lineari a cui gli enti locali sono stati sottoposti in questi anni, e quindi il cittadino da spremere perché c'è la necessità di ripianare i conti del comune in difficoltà; dall'altra vi è un'ideologia più pervicace, che è l'ideologia antiauto, antitraffico o antiveicoli, antimobilità privata, per cui si fa di tutto, dalle tasse, alle multe, all'aumento delle tariffe, alle sanzioni, ai blocchi del traffico, ai divieti di circolazione, per limitare l'utilizzo del veicolo privato, che forse viene in qualche modo considerato una sorta di vezzo borghese da colpire in modo ideologico, cioè qualcosa di non sufficientemente chic, come invece potrebbe sembrare andare in giro in bicicletta, in monopattino elettrico o con il Segway. Vogliamo tante Amsterdam, vogliamo tante Pechino, quando non siamo ancora in grado di offrire ai nostri concittadini l'alternativa di mobilità fatta non in maniera ideologica e pedagogica (Applausi dei deputati Alessandro Morelli e Simone Baldelli), ma fatta attraverso gli investimenti, attraverso la possibilità di garantire ai cittadini la libertà di una scelta consapevole, un'alternativa consapevole di mobilità.

Quindi si tartassano i cittadini che utilizzano l'auto ma anche le moto - vale lo stesso ragionamento anche per i veicoli a due ruote naturalmente - e si dice che si fa questo perché bisogna incentivare l'utilizzo del mezzo pubblico, quindi per disincentivare il mezzo privato per incentivare il mezzo pubblico, ma poi, in tantissime città - si è fatto il caso di Milano su cui tornerò - la risposta è che si aumenta anche il biglietto del mezzo pubblico. Quindi non è vero (Applausi dei deputati Alessandro Morelli e Simone Baldelli) che si vuole disincentivare l'utilizzo del mezzo privato per favorire il mezzo pubblico, perché anche lì si utilizza il mezzo pubblico per fare cassa sulla pelle dei cittadini.

Quindi, c'è un approccio doppiamente ideologico, che questa proposta di legge ha il pregio, a nostro avviso, di contestare. Non è soltanto una modifica di un articolo del codice della strada, non è soltanto l'esigenza di fare chiarezza, è anche un grido di libertà, è anche poter dire che andare in macchina non è reato, che andare in moto non è reato (Applausi dei deputati Alessandro Morelli e Simone Baldelli), che si può, perché è un diritto di un cittadino libero poter scegliere di utilizzare la propria vettura. Questo è un punto per noi fondamentale.

Non voglio scomodare Marinetti, che nel 1909, nel Manifesto del futurismo diceva: noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante. Noi non vogliamo neanche più inneggiare a questo pover'uomo, vorremmo almeno poter difendere il sacrosanto diritto di poter andare in macchina senza essere massacrati ogni metro. Dico ciò, anche per chi ci ascolta, non perché qualcuno inneggi alla sosta selvaggia o alle violazioni, ma perché le violazioni debbono essere sanzionate nella misura in cui tutto ciò serve a fluidificare il traffico, a fare in modo che le auto, i mezzi pubblici e tutti gli strumenti di mobilità che noi abbiamo possano andare più veloci in modo che la vivibilità cittadina ne possa trarre giovamento. Invece, quello che noi vediamo in tante città è un atteggiamento di accanimento, per cui si utilizzano tutti gli strumenti per andare, non a fare in modo che le situazioni di difficoltà del traffico vengano fluidificate, ma ad utilizzare quelle situazioni per incassare denaro sulla pelle dei cittadini.

Si è fatto il caso di Milano non a caso, perché qui c'è un supposto modello di mobilità 4.0, di una mobilità che guarda al futuro; è un vanto dell'Amministrazione comunale di Milano quello di aver fatto delle importantissime politiche della mobilità e proprio lì noi abbiamo dei numeri che ci raccontano questa evidenza: nel 2017, sui 730 mila sanzioni e contravvenzioni elevate per violazione al codice della strada della città di Milano, 350 mila su 730 mila sono state elevate per violazioni commesse al di fuori delle strisce blu, per un introito ulteriore di circa 15 milioni di euro. Cosa succede? Succede - è stato richiamato prima dai colleghi - che il cittadino milanese, mediamente virtuoso, in questo caso davvero imbruttito, anziché aspettare di poter ricorrere e spendere più soldi di quelli che dovrebbe spendere per poter pagare, invece, la sanzione, utilizza i cinque giorni dati per la sanzione in misura ridotta e paga. Quindi, si utilizza la lentezza della nostra giustizia per prorogare un'ingiustizia. Quindi, io non posso avere giustizia in tempi certi e in costi sostenibili, quindi accetto l'ingiustizia e pago la sanzione.

Ma non è possibile rapportarsi al cittadino in questi termini. Il cittadino non è un suddito, se è un'ingiustizia deve poter avere giustizia, non deve pagare l'ingiustizia per l'impossibilità di avere giustizia in tempi certi (Applausi dei deputati Mauro Rotelli e Simone Baldelli). Questo è un punto che questa legge, sicuramente, va a toccare.

Non solo. Parlavamo di Milano: negli ultimi mesi sono stati introdotti, dalla giunta Sala, sette nuovi autovelox - non tutti in punti di estrema pericolosità - e si prevedono circa 20 milioni di introiti ulteriori che derivano da questi autovelox.

Fu introdotta l'area C, diversi anni fa, cioè un pedaggio per chiunque entri nella zona centrale della città, qualsiasi tipo di automobile o di veicolo egli guidi, contrariamente a quello che era stato fatto in precedenza, dove, in nome dell'ormai accettato e riconosciuto da tutti principio del “chi inquina paga”, era stata fatta una congestion charge, cioè una misura che era proporzionale al livello di inquinamento che veniva emesso da ciascun veicolo. E invece no! Non importa più il “chi inquina paga”, che è invece un mantra progressista in tutta Europa. Chi entra paga e pagano tutti, a prescindere da quale veicolo guidino. Non paghi, dal 1° gennaio entrerà in vigore l'area B, cioè sia hai veicoli che hanno un particolare fattore inquinante non potrai entrare praticamente in tutto il territorio cittadino e sono state posizionate 186 telecamere per frenare questo rischio, per intervenire su questo problema.

In tutto ciò c'è un ricorso alla Corte dei conti pendente, perché prima il collega Gariglio diceva che non c'è evidenza del fatto che voi diciate che il comune di Milano non si comporta in maniera corretta. C'è un ricorso pendente alla Corte dei conti che chiede conto al comune di Milano dell'utilizzo degli introiti provenienti da questa marea di multe che ha reso Milano la capitale italiana delle multe, e siamo ancora in attesa che la Corte dei conti si esprima. Ovviamente, questo non è un giudizio né di condanna né di assoluzione. Ci riaggiorniamo, collega Gariglio, in Commissione il giorno che la Corte dei conti avrà detto se effettivamente il comune di Milano, oltre ad elevare tutte queste contravvenzioni, che sono sancite e sono chiare (e, quindi, sui numeri non c'è discussione), utilizzi in maniera corretta o meno i proventi di quelle sanzioni, perché noi abbiamo tanti dubbi su questo, perché spesso vengono appunto utilizzate per esigenze di bilancio non connesse alle esigenze della mobilità.

Ho già detto del falso storico sul tema dell'incentivo all'utilizzo dei mezzi pubblici, che non viene di fatto praticato, ma devo dire che questa mentalità anti-auto è una mentalità sempre più diffusa. Noi, in questi giorni, abbiamo visto partire i divieti di circolazione in tutte le regioni della Pianura Padana. Ora, è chiaro che c'è un'emergenza ambientale e che c'è un'emergenza smog, ma anche su questo punto mi chiedo se sia possibile rispondere a queste emergenze sempre e soltanto colpendo chi lavora, colpendo le aziende che hanno i furgoni e che, magari, non hanno avuto tempo, risorse o modo di poterli cambiare e il cittadino che va in auto e non è stato abbastanza benestante e ricco da poter cambiare l'auto negli ultimi anni. Ma vogliamo dire, finalmente, una parola di verità? Lo vogliamo dire che secondo tutte le statistiche la gran parte dell'inquinamento, che peraltro è un problema incipiente nella Pianura Padana, deriva non dal traffico veicolare, ma dagli scarichi delle industrie e, soprattutto, dalle caldaie da abitazione? Vogliamo rispondere a quest'emergenza con un grande piano straordinario di incentivi per cambiare le caldaie delle abitazioni, per cambiare gli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici, per aiutare le aziende a trasformarsi tecnologicamente per inquinare di meno o vogliamo, sempre e comunque, fare cassa o imporre divieti a chi usa il mezzo di trasporto privato? Basta con questa politica del “no” alla circolazione di veicoli privati, che sta di fatto bloccando ulteriormente un Paese che già è sufficientemente bloccato.

Vado alla conclusione, Presidente. Sono state dette alcune cose in questa discussione e anche nella fase di analisi in Commissione. I comuni, si dice, non possono assumere più vigili. Quindi, se voi togliete la possibilità agli ausiliari di sanzionare alcune violazioni fuori dalle strisce blu nessuno sanzionerà gli automobilisti perché non ci sono abbastanza vigili. Ora, io faccio un appello: in questo disegno di legge di bilancio c'è un piano di assunzioni piuttosto ampio su diverse figure di impiego pubblico. Ebbene, sblocchiamo: sblocchiamo la possibilità, per i comuni che sono sotto organico, di poter assumere più vigili. Non è tanto difficile. Prevediamo, in questa legge di bilancio, assunzioni di diversa natura su tantissime figure professionali e in tantissimi ministeri. Dunque, consentiamo anche ai comuni, che hanno l'organico sottodimensionato, di poter aggiungere vigili al proprio organico. Se questo è il Governo del cambiamento, faccia questa modifica e così rispondiamo a chi dice che non ci sono abbastanza vigili per poter fare il controllo della strada.

Poi, direi anche qualcosa di più, perché anche sulla figura del vigile c'è da dire. Abbiamo parlato della figura dell'ausiliario della sosta. Sulla figura dell'agente di polizia locale forse bisognerebbe cominciare a capirsi, perché se la proposta dei comuni è quella di estendere la possibilità per gli ausiliari della sosta di fare multe ovunque - quindi, non più solo strisce blu, non solo strisce gialle, i parcheggi dei disabili, car sharing e tutto quello che è stato detto - vuol dire che, di fatto, i vigili non faranno più multe. Normalmente, nelle amministrazioni di sinistra i vigili vengono tolti dalle mansioni più importanti, che riguardano la sicurezza urbana. Però, vorrei capire cosa nella vostra testa - e mi rivolgo tramite lei, Presidente, ai colleghi del Partito Democratico - dovrebbero fare i vigili urbani: se non fanno le multe e non fanno la sicurezza, perché non volete la sicurezza, allora devono stare in ufficio a fare cosa? I burocrati, gli ufficiali, i messi comunali? Io, francamente, anche rispetto alla figura dell'agente di polizia locale vi chiederei un supplemento di riflessione, perché non si capisce più quale sia la natura vera e più profonda della missione di questo Corpo che invece ha, per tutti quanti noi, un'importanza fondamentale, essendo il corpo di prossimità e il primo punto di riferimento per tutti i cittadini.

E, poi, si dice ancora che non si possono multare le auto che bloccano i tram, prima il collega Gariglio ha fatto questo esempio. Intanto non è vero, perché nel testo, così come presentato dal collega Baldelli, questa è una previsione che c'è e, quindi, rimane possibile, ma aggiungo un tema: un'auto che blocca un tram dev'essere rimossa. Quindi, il primo che arriva chiama la polizia locale che chiama il carro attrezzi, si toglie la macchina e il tram passa (Applausi del deputato Baldelli). Questo non cambia se lo fa l'ausiliario della sosta o lo fa il vigile perché la fine di quella macchina deve essere comunque la rimozione e, quindi, non si vede quale sia il problema.

Poi, si dice che non si possono multare le soste sui parcheggi dei disabili. Anche qui dico a chi ci ascolta che naturalmente bisogna essere inflessibili su quella che è una violazione della civiltà, prima ancora che del codice della strada, ma anche qui non è che il problema è che se non lo fa l'ausiliario della sosta non lo fa nessuno. Se non lo fa l'ausiliario della sosta lo fa il vigile urbano e a maggior ragione, perché quella violazione prevede la decurtazione dei punti della patente e, quindi, la multa deve essere elevata da un agente della polizia locale, e non da un ausiliario della sosta, che non ha i titoli, per la legge vigente.

E ancora - e vado veramente a concludere, Presidente - si diceva del tema delle statistiche - peraltro anche confutabili - sull'incidentalità, sulle cause degli incidenti in ambito urbano. Ma anche qui si diceva che le macchine posteggiate agli incroci causano incidenti addirittura mortali, sicuramente è un tema. Ma anche su questo punto non si può mistificare, perché qui il tema non è che qualcuno vuole lasciare le macchine agli incroci e c'è qualcun altro che le vuole togliere. Il tema che noi diciamo è che le macchine agli incroci devono essere tolte, devono essere sanzionate da un agente dalla polizia locale e poi rimosse dall'incrocio e così si evita l'incidente, tanto più se mortale. Non è che se c'è l'ausiliario della sosta e può fare la multa la macchina si toglie e, quindi, non c'è più l'incidente. L'incidente c'è, esattamente come nel caso in cui ci sia un agente della polizia locale a dover fare quello che è il suo dovere.

Per cui, ritengo - e concludo - che siano un po' argomentazioni di lana caprina per continuare a sostenere un autentico regime di vessazione, in violazione dei principi del buon senso e dei principi di legge nei confronti di una categoria stravessata, qual è quella degli automobilisti o dei motociclisti, che, invece, deve trovare un'amministrazione amica, che la aiuti a non violare il codice della strada e che sia assolutamente inflessibile quando queste violazioni sono intollerabili. Per fare questo abbiamo un Corpo, che è gloria e onore di tutti quanti noi e che lo è a tutti i livelli, che è il Corpo della polizia locale. Possiamo servirci anche di ausiliari della sosta laddove ci siano dei tratti di strada in concessione per quanto riguarda i parcheggi ma finalmente facciamo chiarezza e mettiamo ordine in un sistema che ha creato fin troppa confusione (Applausi).

PRESIDENTE. Saluto, intanto, studenti e docenti del liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Maglie, in provincia di Lecce, e studenti e docenti dell'istituto comprensivo “Tommaso Tittoni” di Bracciano (Applausi).

È iscritto a parlare l'onorevole D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Signora Presidente, signori del Governo, colleghi, collega Baldelli, una delle questioni ricorrenti in Italia spesso è quella che si riversa inevitabilmente, parlando di pubblica amministrazione, nelle decisioni di questa sezione o di quell'altra del Consiglio di Stato o del TAR del territorio.

Una consuetudine, ormai, che riguarda spesso l'attività amministrativa dei comuni, delle province, delle regioni, e che appunto spesso va a finire nelle varie contraddizioni dei provvedimenti che vengono presi nelle aule del tribunale amministrativo ai vari livelli. Faccio questo intervento da parlamentare, ma con un'ottica di un'esperienza personale svolta per 21 anni nel mio comune. Sono entrato in consiglio comunale che avevo 22 anni, la mia città è Brindisi, sono stato vice sindaco della città di Brindisi, e spesso mi sono trovato ad occuparmi direttamente di questa attività relativa alla gestione delle aree di parcheggio, del trasporto pubblico, della concessione delle aree, della concessione affidata alle società di gestione, appunto come, per esempio, le partecipate comunali. Devo dire francamente, signora Presidente, che non mi piace la dicotomia, la distanza che viene rappresentata in Aula da alcuni interventi, che portano quasi a contrapporre il sindaco di turno rispetto ai cittadini, come non mi piace che venga difesa l'attività di un sindaco rispetto agli interessi peculiari dei cittadini. Il sindaco è il primo cittadino, quello che sta avanti a tutti i cittadini, e quindi che nell'Aula del Parlamento si esalti questa differenza tra i cittadini e i sindaci fa un po' impressione. La proposta di legge che è stata calendarizzata grazie all'impegno di Forza Italia, in particolare del collega onorevole Baldelli, ha esattamente uno scopo: risolvere tutti i dubbi di natura amministrativa e legale che riguardano la materia e circoscrivere finalmente meglio i compiti degli ausiliari del traffico, delle società di gestione e del personale ispettivo delle aziende di trasporto pubblico. Con questa proposta di legge noi diamo chiarezza ai cittadini, agli utenti finali della pubblica amministrazione, ai nostri clienti, dovremmo dire, come se fossimo noi una società di servizi, cioè la pubblica amministrazione. Ma, secondo me - e su questo devo dire che non comprendo alcune spigolosità degli amici dell'ANCI -, facciamo una cortesia anche agli amministratori comunali: un sindaco, a volte, nell'incertezza normativa che questo Parlamento produce – perché la responsabilità è del Parlamento quando si fanno le leggi –, incappa facilmente nell'errore di decidere alcune iniziative che poi contrastano con la vera interpretazione della legge, e quella interpretazione diversa dalla legge poi gli determina anche dei problemi, dei problemi di bilancio, dei problemi anche di natura legata al rapporto con i propri cittadini amministrati. Allora, credo che la proposta di legge che modifica l'articolo 12 del codice della strada, individuando in modo più chiaro le funzioni di prevenzione e di accertamento delle violazioni, a questo serve. Serve a fare quello che il Parlamento deve fare. Spesso, signora Presidente e signori del Governo, all'inizio di questa legislatura, affrontando altri temi, mi è capitato di affrontare con alcuni colleghi, per esempio, il tema della scuola e dei vari posizionamenti dei ricorsi in atto di questa o di quell'altra categoria, e mi è stato risposto da qualche rappresentante del Governo: aspettiamo che si esprima il Consiglio di Stato, aspettiamo che si esprima la Consulta, insomma aspettiamo che l'organo di giustizia amministrativa ci dica come deve andare a finire.

Mi chiedo, e credo che questo sia il fondamento della proposta di legge del collega Baldelli: ma noi, Parlamento, che ci stiamo a fare, se nome per fare delle leggi che chiariscano, che rendano migliore la vita dei nostri cittadini, che rendano più fluida, trasparente e semplice l'attività degli enti locali e, quindi, dei poveri sindaci in questo caso, che si trovano, con le loro amministrazioni, a dover interpretare le leggi?

Per capire quanto sia di buonsenso questo intervento legislativo proposto dal collega Baldelli, da Forza Italia, per capire la bontà e la necessità di questo intervento basterebbe sfogliare le rassegne stampa locali. Da Bari a Milano - ne abbiamo sentito parlare prima -, passando per Cassino - cito soltanto alcuni comuni -, i ricorsi contro le multe fatte dai cosiddetti ausiliari del traffico rischiano di farne decadere in un numero esorbitante, ma di mettere soprattutto in grave difficoltà i sindaci, altro che sistemiamo i bilanci con le multe! Si imputano probabilmente delle poste in bilancio in entrata, che portano poi i sindaci a presentare un pareggio di bilancio in sede di previsione, poi arriva la sentenza della giustizia amministrativa e non solo il sindaco deve restituire quelle somme, ma si trova in gravi difficoltà, perché il pareggio di bilancio non c'è più (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Allora, voglio capovolgere le perplessità di alcuni colleghi rispetto a tutto questo. A prescindere della tutela dei cittadini, che l'onorevole Baldelli, con questa proposta di legge, fa in maniera chiara, voglio anche lanciare una difesa a favore dei sindaci, degli amministratori comunali che correttamente pensano di interpretare una legge e, magari con l'insicurezza che noi gli diamo non intervenendo a gamba tesa sul settore, poi si trovano nei guai, come avete sentito dal bell'intervento del collega Fidanza, addirittura anche sotto la lente della Corte dei conti, che, con i comuni in particolare, come sapete non scherza mica.

I nuovi commi che vengono introdotti dalla proposta di legge individuano i limiti entro i quali altri soggetti possono essere legittimati a svolgere dei servizi di polizia stradale, è questo il cuore dell'iniziativa: dobbiamo dare dei limiti ben precisi, individuati con legge, che non mettano nelle condizioni i soggetti, le parti interessate, l'una e l'altra, a dover ricorrere all'interpretazione da parte della giustizia amministrativa. In particolare, ai dipendenti delle società di gestione dei parcheggi non possono essere attribuite funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta, se non limitatamente alle aree oggetto di concessione e con esclusivo riguardo agli spazi rientranti nella destinazione a parcheggio a pagamento e alle aree immediatamente limitrofe; al personale ispettivo delle aziende esercenti il trasporto pubblico non possono essere attribuite le stesse funzioni di prevenzione e accertamento, se non limitatamente alle corsie, alle strade dedicato al trasporto pubblico, con l'esclusione della possibilità di estendere l'esercizio di questi poteri all'intero territorio cittadino. Ecco, quante volte questa cosa è accaduta. Vi è un orientamento giurisprudenziale alla base di questo progetto, ecco perché non comprendo, non comprendo le perplessità e anche i tentennamenti e i ritardi che vi sono stati rispetto alla valutazione positiva di questa proposta di legge da parte di alcuni colleghi e di alcuni gruppi parlamentari.

Addirittura, una sentenza delle Sezioni unite della Corte di cassazione del 2009 ha più volte confermato che i dipendenti delle società di gestione dei parcheggi hanno potere di accertamento limitatamente alle aree oggetto di concessione e agli spazi necessari alle manovre dei veicoli che vi sono parcheggiati. La Corte di cassazione, con un'altra sentenza, del 2016, ha affermato che gli ausiliari del traffico dipendenti di concessionarie della gestione di aree di parcheggio, società di trasporto pubblico, possono fare multe solo per divieto di sosta e contravvenzioni riguardanti i parcheggi sulle strisce blu, senza ticket su quelle gialle, se non autorizzati. Insomma, anche l'alta giustizia amministrativa - qui a fianco a me vi è il collega Sisto, che potrebbe sicuramente darmi lezioni su questo - ha già espresso un suo orientamento, è già intervenuta anche la giustizia amministrativa.

E se c'è un deputato, ci sono dei deputati, c'è un gruppo parlamentare che presenta una proposta di legge che finalmente mette in chiaro questa difficoltà nella gestione dell'attività di accertamento e di prevenzione delle violazioni stradali da parte degli ausiliari del traffico, credo che non debbano esserci dubbi anche da parte del Governo a sostenere questo provvedimento legislativo. Infatti, ve lo dico, sono stato maggioranza e opposizione in consiglio comunale, che è il “parlamento” più bello che uno possa desiderare quando fa politica - la Vicepresidente della Camera è orgogliosamente consigliera comunale della sua città -, e non c'è cosa più bella quando anche una maggioranza, ogni tanto, riconosce alle forze di opposizione il valore di una proposta. Non è una sconfitta, è un segnale di grande responsabilità e di voglia di collaborare.

Anche perché ritengo, signori del Governo e colleghi parlamentari dei gruppi di maggioranza, che una proposta del genere vi tolga qualche impiccio per i prossimi mesi; non dico nei prossimi anni, perché il mio auspicio non è di un Governo che duri per anni, ovviamente, per la mia posizione politica.

E, quindi, mi auguro che tutti i rallentamenti che vi sono stati fino adesso quelli, per esempio, in Commissione, si superino con una presa di posizione responsabile da parte del Governo, da parte dei gruppi del Parlamento di maggioranza, e che questa proposta di legge diventi effettivamente una legge. Si tratta di un intervento legislativo molto specifico, dettagliato, semplice da applicare e che, finalmente, darebbe chiarezza, come ho detto, sia ai cittadini sia alla grande platea di sindaci e di amministratori comunali che forse questa chiarezza la attendono da anni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 680).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Baldelli. Prego.

SIMONE BALDELLI, Relatore. La ringrazio, Presidente. Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, dando un contributo, a nome dei loro gruppi, al dibattito su questa proposta di legge. Mi permetto di rispondere, per primo, alla questione posta dal Governo, dal sottosegretario Dell'Orco, in ragione del fatto che il testo è stato inserito nel codice della strada nella formulazione. Lo dico da relatore: non credo che ci siano particolari difficoltà a ricondurlo all'interno dell'alveo del contesto della legge Bassanini, ma questa fu la scelta proprio perché, per ragioni di codificazione, nella scorsa legislatura fu questa la scelta.

Cioè, per ragioni di interpretazione delle norme del codice della strada, perché poi qui si entra sulle violazioni del codice della strada, le norme interpretative furono introdotte lì, e questo mi offre l'occasione per ricordare che questa stessa norma è stata ripresa testualmente da una norma già approvata in Commissione con il parere favorevole di tutti i gruppi parlamentari, dal MoVimento 5 Stelle al Partito Democratico, dalla Lega a Forza Italia, a Fratelli d'Italia, eccetera, e del Governo, che, anche attraverso i suoi uffici tecnici, ci offrì un contributo per la riformulazione di questa norma, che originariamente aveva un carattere un po' diverso, per renderla più efficace.

Fu concorde allora il Governo nell'inserimento proprio nel codice della strada perché interpretava una disposizione della legge Bassanini, che, però, andava a intervenire su violazioni relative al codice della strada, o, perlomeno, precisava che le violazioni del codice della strada non potevano essere effettuate. Quindi, era questa la natura e la ragione per cui veniva inserita lì. Ringrazio il collega D'Attis, che sottolinea il fatto che sia una norma che pone chiarezza ad aiutare gli amministratori e che, in fondo, questo sia il ruolo del Parlamento. Ho ascoltato con grande piacere l'intervento del collega Fidanza sul ruolo dei vigili urbani, perché dobbiamo domandarci qual è il compito dei vigili urbani.

Io, quando vedo in giro per l'Italia i vigili urbani, vedo vigili urbani che spesso e volentieri fanno le multe, e non si capisce perché in certe realtà non possano essere utilizzati anche per questo. Ma, comunque, sblocchiamo il piano delle assunzioni, ha ragione il collega Fidanza, se è necessario. Personalmente, sono per votare a favore: chi ha in mano le leve della maggioranza e la possibilità di decidere dove appostare risorse sulla legge di bilancio lo faccia, ma che esista un accanimento, che esista una logica, un'ideologia anti auto, insomma, rispetto al trasporto pubblico quali sono le alternative? Punire il trasporto privato senza offrire alternative valide di trasporto pubblico?

Ringrazio anche la collega Barbuto. Più personale per la sosta: dipenderà se si riuscirà a sbloccare le assunzioni. Credo di dover lavorare in maniera tale da trovare un punto d'incontro per venire incontro alle esigenze di chi ha rappresentato il fatto che c'è un problema di sosta selvaggia. Benissimo, ma non lo si combatte, ripeto, con la multa selvaggia. Cercheremo di trovare un punto di caduta che permetta la possibilità, anche per gli amministratori virtuosi, che non vogliano contravvenire alla legge, di utilizzare altri strumenti, ma non possiamo permettere che si utilizzino strumenti illegittimi e consolidati dalla giurisprudenza come illegittimi. Il grido di dolore dell'ANCI è un grido di dolore, tra l'altro, non di tutta l'ANCI, ma noi lo accogliamo, perché crediamo di doverci far carico, come legislatori, del problema; però, un conto è farsi carico del problema, un conto è chiudere un occhio rispetto a una violazione sistematica delle leggi.

Il collega Gariglio parlava di evidenze: le evidenze ci sono, i numeri li ha dati il collega Fidanza, in particolare su una città come Milano. Una città come Milano incassa 20 milioni l'anno di pedaggi sulle strisce blu e fa 700 mila sanzioni amministrative da parte degli ausiliari della sosta, la metà delle quali sono illegittime. Che cosa succede quando uno fa ricorso? Ve lo dico io che cosa succede: per questi motivi - scrive il giudice di pace in una sentenza di quest'anno - il giudice di pace, definitivamente pronunciando, ogni contraria istanza, deduzione ed eccezione disattesa, accoglie la domanda avanzata da e in nome del cittadino. Condanna il comune di Milano a rimborsare al ricorrente le spese di lite, che determina in euro 43 per spese e euro 330 per competenze, con spese generali 15 per cento, IVA, CPA, come per legge. Rigetta la domanda avanzata ai sensi dell'articolo 96 del codice di procedura civile, sentenza provvisoriamente esecutiva, Milano, eccetera.

Questo è quello che succede, questa è l'evidenza. L'evidenza è che c'è addirittura il danno erariale, come diceva correttamente il presidente Morelli. L'evidenza è che abbiamo di fronte ai nostri occhi, quotidianamente, un meccanismo che viola la legge e viene messo in campo da dipendenti privati. Ci sono violazioni del codice la strada che vanno punite, ma non possono essere punite da dipendenti privati, a maggior ragione quelle che comportano la decurtazione di punti della patente; non lo possono fare, non si può fare. Lo possono fare i dipendenti comunali, che vengono delegati dal sindaco, ma non lo possono fare i dipendenti privati, che perseguono, peraltro, come è giusto che sia, un interesse privato.

Si parla della sosta regolamentare, il caso del comune di Milano è emblematico, ma, allora, cominciamo anche a parlare delle strisce bianche, perché, guardate, il diritto di un cittadino a potersi muovere e a parcheggiare, anche senza dover essere utilizzato come un bancomat per tutto ciò che fa, forse è una delle cose dobbiamo considerare; allora, stabiliamo una quota vera, in città come Milano le strisce bianche non esistono. Allora, stabiliamo una quota fissa e facciamola rispettare in ogni città, perché la stessa celerità con cui si accertano i mancati pagamenti delle strisce blu è una certezza nella vita, tutto il resto dei servizi che il cittadino richiede, non è una certezza.

Allora, voglio dire, anche qui, io ho fatto antiche battaglie, come alcuni sanno in quest'Aula; feci una mozione, approvata all'unanimità, sugli autovelox, che impegnava il Governo a cambiare la norma per permettere, intanto, un utilizzo corretto e chiaro dei fondi che venivano fuori da questo strumento e, poi, per far rispettare la legge; fu approvata, come detto, all'unanimità, il Governo non venne neanche in Aula a portarci la relazione. In questo Paese, c'è un'illegalità diffusa; su 8 mila comuni, 300 soltanto presentano la relazione su quanti soldi incassano dalle multe e, tra i “misteri di Fatima”, c'è il modo con cui molti comuni spendono questi soldi.

Allora, cominciamo a fare chiarezza. Io, da relatore, mi faccio carico delle esigenze che sono state fatte presenti, anche in questa discussione generale, del fatto che ci sia bisogno di dare ai comuni degli strumenti per l'accertamento delle sanzioni, ma mi faccio anche carico del rispetto della legge e di quelle forze politiche che ci chiedono di far rispettare la legge.

Io mi auguro che ci sia un punto di caduta di questa norma che possa accontentare, se non tutti, perché magari ci sono delle posizioni pregiudiziali, almeno la maggioranza delle forze politiche, per poter segnare, anche qui, una bella pagina in difesa dei diritti dei cittadini, da parte di chi, sistematicamente, li viola, mettendo le amministrazioni in difficoltà, mettendo il personale in difficoltà, sottraendo poteri alla polizia municipale che, invece, deve essere rispettata per i poteri che ha e i cui poteri non devono essere esercitati abusivamente da altri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.

Come già previsto nel vigente calendario dei lavori, a norma dell'articolo 119, comma 4, del Regolamento, il seguito dell'esame del provvedimento sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla seduta del 20 novembre e vi si procederà ove il parere della Commissione bilancio confermi che dal provvedimento non derivino oneri finanziari.

Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà tra dieci minuti.

La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 12,30.

Discussione sulle linee generali delle mozioni Fiano ed altri n. 1-00072 e Fornaro ed altri n. 1-00078 recanti iniziative volte al contrasto della violenza neofascista e neonazista.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Fiano ed altri n. 1-00072 e Fornaro ed altri n. 1-00078, recanti iniziative volte al contrasto della violenza neofascista e neonazista (Vedi l'allegato A - Mozioni).

  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta del 9 novembre 2018 (Vedi l'allegato A della seduta del 9 novembre 2018).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.

È iscritto a parlare l'onorevole Fiano, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00072. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la nostra mozione muove dal fatto che il Parlamento europeo il 25 ottobre scorso ha preso coscienza della crescita di un fenomeno. Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione, la 2018/2869, sull'aumento della violenza neofascista in Europa e ha preso atto, con questo documento, della mancanza di un'azione seria nei confronti dei gruppi neofascisti e neonazisti, mancanza di azione che ha permesso il verificarsi di un'attuale impennata xenofoba in tutta Europa.

Il Parlamento europeo ha manifestato la sua preoccupazione, nel documento approvato, per la crescente normalizzazione del fascismo, del razzismo, della xenofobia e di altre forme di intolleranza nel seno dell'Unione europea ed anche il suo turbamento per un aspetto specifico, quello di notizie di collusione di leader politici europei, di partiti politici e anche di forze dell'ordine con neofascisti e neonazisti, in alcuni Stati membri. Forse, a questo scopo, vale la pena di ricordare la recente inchiesta in Germania, riguardante le attività di alcune delle forze dell'ordine e dei servizi di sicurezza di quel Paese.

La risoluzione mette in guardia dal fatto che nessun Paese europeo è immune dalla verifica di una crescente minaccia dell'estremismo violento di destra; vi è un riscontro numerico, in questi ultimi cinque anni, dell'aumento di queste aggressioni, dell'aumento di questa violenza. I parlamentari europei hanno anche, ovviamente, sollecitato un'attenzione specifica per i nuovi mezzi di diffusione dell'odio e dell'incitazione alla violenza, in particolare attraverso gli strumenti della rete web.

Dunque, c'è una presa d'atto, del Parlamento europeo, di un fenomeno che interessa anche l'Italia. Recentemente, il Senato della Repubblica ha istituito una Commissione per il controllo e per l'indirizzo parlamentare sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all'odio e alla violenza. Giova forse ricordare le parole con cui Liliana Segre, sopravvissuta ebrea alla mattanza di Birkenau, ebrea italiana, senatrice della Repubblica, senatrice a vita della Repubblica, ha sottolineato, prima firmataria, l'avvio dei lavori, l'approvazione della legge, di questa Commissione: un ricrescendo di una marea di razzismo e di intolleranza che va fermata in ogni modo; e ha sottolineato come occorra lavorare contro - dice Liliana Segre, e non potrei essere più d'accordo con lei per l'uso di queste parole - la fascistizzazione del senso comune che sta appena un gradino sopra l'indifferenza che ottant'anni fa ha coperto di vergogna l'Italia fascista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Io sono di ritorno, signora Presidente - voglio dare una dimensione europea delle cose che sto dicendo - da un viaggio compiuto da alcuni parlamentari della Repubblica e da alcuni deputati, qui vicino a me c'è Marco Di Maio che con me era in questo viaggio, dopo averne fatti molti altri, da una visita di studio al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove 1.200.000 ebrei, omosessuali, oppositori dei regimi fascisti e nazisti, testimoni di Geova, disabili, furono prima gasati e poi bruciati. Fa impressione che, nella manifestazione che si è svolta pochi giorni fa in Polonia, come già l'anno scorso, nell'anniversario della fondazione di quello Stato, della nascita di quello Stato polacco, che, in quel Paese, dove tante persone furono gasate e poi bruciate in ragione della colpa di essere nate - una manifestazione che ha visto anche la partecipazione del movimento neofascista italiano Forza Nuova - fa impressione, dicevo, che abbia potuto recare, tra gli slogan che si sono sentiti, slogan di carattere razzista, xenofobo, antisemita anti-islamista. Questo era già successo lo scorso anno; e abbiamo dunque una dimensione europea di quello che sta succedendo.

Fa altresì molta impressione a chi vi parla, e ai miei colleghi del Partito Democratico, che un ministro di questa Repubblica, membro dell'attuale Governo, il Ministro Fontana, come prima di lui il leader del suo partito Matteo Salvini ma quest'ultimo nel corso dalla campagna elettorale, oggi il ministro Fontana nella sua veste di ministro della Repubblica, abbia segnalato come tra le leggi da cancellare vi sarebbe anche la legge Mancino, la legge che in Italia dagli anni Novanta vieta la propaganda e l'istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.

La domanda che faccio ai colleghi, perché immagino mi verrà rivolta: ma è vero che in questo Paese vi sia un rigurgito di violenza fascista, neofascista, neonazista? Ci sono molti, moltissimi episodi da segnalare, che sono ovviamente quasi tutti all'attenzione delle forze dell'ordine o degli inquirenti. Ce ne sono veramente tanti. Anche nel corso di quest'anno posso ricordarne alcuni: il 13 gennaio al bar Eden di Napoli, mentre era in corso un incontro organizzato dall'associazione Sipes con il mondo rom, i fascisti di Forza Nuova hanno fatto un'irruzione nel locale, hanno distrutto le attrezzature, scaraventato a terra l'organizzatrice dell'evento, Antonella Fabbricatore, che è rimasta ferita.

Qualche giorno prima, il 12 gennaio, a Genova una trentina di attivisti di Casa Pound Italia (ricordo che gli stessi si autodefiniscono “i fascisti del terzo millennio”) hanno aggredito un ragazzo che insieme ad altri stava affiggendo manifesti antifascisti in piazza Tommaseo. Qualche giorno prima a Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno, una palazzina che avrebbe dovuto ospitare un gruppo di migranti era stata data alle fiamme, e secondo gli inquirenti l'incendio è da collegare alle manifestazioni di estrema destra, proprio contro l'arrivo degli stranieri, che si sono svolte nel centro marchigiano. L'elenco è veramente lungo; e io penso che dovrebbe preoccupare ognuno di noi, perché qui noi non trattiamo della divergenza tra le nostre idee, ma degli strumenti con i quali si possono affermare le nostre idee.

Anche i giornalisti che in Italia si occupano di certificare, testimoniare, illustrare, di fare cronaca sugli episodi ascrivibili ad organizzazioni del mondo neofascista sono oggetto continuo di minacce. Voglio ricordare qui il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, autore recentemente di un volume che si chiama NazItalia, e che appunto illustra le vicende che riguardano i movimenti e le organizzazioni politiche dell'estrema destra neofascista, il quale è stato oggetto per l'ennesima talvolta di minacce, e ovviamente a lui va la nostra vicinanza: sul portone di casa sua sono comparse scritte, dopo che l'anno prima avevano cosparso di scritte inneggianti al neofascismo la sua macchina.

In Italia vi sono molti movimenti che si rifanno all'attività o al pensiero neofascista: Forza Nuova, Casa Pound, Fronte Skinhead… Alcuni di loro non fanno affatto velo di rifarsi all'ideologia che precorse e costruì il regime fascista nel nostro Paese. Io penso (questa è da sempre la mia opinione) che i periodi di difficile situazione economica e sociale siano il bacino ideale per quei movimenti che fanno dell'ideologia dell'estrema destra o del richiamo alle ideologie del fascismo e del nazismo il terreno migliore di coltura, con il quale essi istigano a considerare che solo un'appartenenza a quel blocco ideologico sia la risposta alle questioni sociali che tutti noi abbiamo sott'occhio.

La questione non è purtroppo neanche solo europea. Voglio ricordare qui un terribile attentato, il più grave nella storia degli Stati Uniti, che, recentemente, il 27 ottobre di quest'anno, a Pittsburgh, ha visto un fanatico religioso dell'estrema destra bianca suprematista degli Stati Uniti sparare e produrre diverse vittime nella sinagoga della città americana di Pittsburgh. Questa mozione non nasce dunque da una sensibilità unicamente italiana, e la manifestazione, il corteo di Varsavia di cui prima vi ho parlato lo dice con grande chiarezza.

Noi possiamo discutere delle nostre diverse opinioni sul futuro dell'Europa, sulle necessità di cambiamento dell'Europa, sulle diverse attitudini verso le politiche economiche che debba avere l'Unione europea, sulle scelte di investimento, su quali politiche sociali, su quali politiche impiegare anche nei confronti dell'immigrazione; ma io spererei che in questo Paese si creasse, ora e per sempre, un fronte comune capace di individuare un limite invalicabile nell'uso della violenza e dell'aggressione nel nostro tempo. Si badi, io non sono tenero con nessuno tipo di violenza: sono sempre, o cerco di essere sempre, e noi come partito e come gruppo parlamentare cerchiamo di essere sempre i primi a condannare qualsiasi forma di violenza, venga da chi si nutre di ideologie estremiste di destra o di ideologie estremiste di sinistra; e prevengo le domande di coloro che mi dicono, come mi hanno detto quando discutemmo nella scorsa legislatura di una legge che portava la mia prima firma, che noi siamo capaci solo di occuparci dei fenomeni risalenti all'ideologia fascista, pensando che io mi dimentichi o che noi ci dimentichiamo che il secolo scorso ha visto un'altra forma di totalitarismo, e cioè il comunismo sovietico. Noi non ce ne dimentichiamo affatto: non siamo affatto dimentichi del fatto che ogni ideologia totalitarista vada combattuta; ma stiamo analizzando un fenomeno che attraversa l'Europa in questo momento, e che ha una dimensione numerica…Qui, Presidente, io ho 30 pagine di episodi di violenza neofascista degli ultimi cinque anni, 30 pagine riportate in diversi siti molto facilmente ritrovabili sulla rete: ascrivibili al movimento CasaPound, ascrivibili al movimento di Forza Nuova, ascrivibili al Movimento Veneto Skinhead. Voglio ricordare che, in questo momento, è sotto inchiesta una formazione politica neonazista che si chiama i Dodici raggi, che ha sede nella provincia di Varese, la cui scoperta si deve per l'appunto al giornalista Paolo Berizzi, che è stata messa sotto inchiesta appunto per il richiamarsi a quell'ideologia, per la diffusione di idee razziste, e anche per altre tipologie di reato.

Dunque noi parliamo di un tema che sentiamo vivo, reale. È possibile che vi sia un'unanimità di consensi sul fatto che la violenza dei gruppi che si richiamano al neofascismo sia da combattere, prima di tutto con le forme della cultura e dell'informazione e dell'educazione a ciò che è stata la storia del nostro Paese e del nostro continente? Alcuni pensano che le vicende di grande difficoltà economica e sociale che il continente sta attraversando per alcuni versi richiamino ciò che è successo in questo continente 100, o 90, o 80 o 70 anni fa, e che dunque vi sia un richiamo, nella crisi dei Paesi, delle società, delle strutture sovranazionali, delle ideologie, dei sistemi sociali, vi sia un parallelo tra ciò che accadde allora e ciò che accade per alcuni versi oggi. Io sono contrario a pensare che la storia si ripeta uguale, sono contrario a pensare che l'Italia sia (perché sarebbe una follia pensarlo) alle soglie di una dittatura, o che noi rischiamo che la democrazia non regga; ma sono invece favorevole ad ascoltare i segnali di pericolo. Ogni giorno ci giunge un segnale di questo tipo: sentiamo ogni giorno notizie di tentativi di modificare il racconto della storia, ogni giorno sentiamo notizie di offese o di minacce o di insulti. Segnalo peraltro a lei, gentile Presidente, che era presente ieri quando il collega Enrico Borghi ha segnalato alla Presidenza che una minaccia ci era arrivata proprio nel corso dello svolgimento del question time, ieri, una minaccia scritta in maniera molto concreta a tutto il gruppo parlamentare del PD e alla persona in particolare di Enrico Borghi, che in questo momento è negli uffici della Polizia di Stato a denunciare il proprietario di quell'account da cui sono giunte le minacce a noi, quel signore è stato individuato e, peraltro, la sua individuazione recherà qualche sorpresa, quel signore sembra mostrare una certa simpatia per le ideologie naziste.

Ma dicevo, ogni giorno noi sentiamo crescere - qualcuno avrebbe detto un tempo voglia di menare le mani - ma comunque sentiamo crescere la cronaca degli episodi che riguardano attività di movimenti neofascisti. Penso a Sondrio, pochi giorni fa, insulti razzisti, calci e pugni, un senegalese in ospedale; penso a un'aggressione squadristica a Lanciano; penso a minacce di morte ad un sindacalista della CGIL, parlo sempre dell'ottobre di quest'anno, dopo che un suo post è stato segnalato o condiviso su una pagina di CasaPound; penso ad una recente attività di denuncia della polizia, a Brescia, di appartenenti al Brixia Blue Boys per il tema delle ronde neofasciste in divisa e manganello; penso anche ad alcune manifestazioni, che forse qualcuno potrebbe chiamare manifestazioni di costume, forse ne parlerà dopo il mio collega Di Maio, che sono però preoccupanti: recentemente, a Predappio, una manifestazione annuale che si svolge ogni anno in quella data, ha visto una signora, una funzionaria o segretaria di una sede locale di Forza Nuova esporre una maglietta con scritto “Auschwitzland”, nel modo irridente, o forse lei sperava che fosse comico, la signora ha detto che quello è orrore nero, no, quella è un'infamia vergognosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e cioè l'idea di ridurre la storia del più grande cimitero ebraico della storia e della più grande macchina di sterminio della storia del secolo scorso ad un luogo di divertimento, ad un luogo di gioco.

Dunque, noi siamo di fronte ad una segnalazione non di alcuni episodi, ma di centinaia di episodi, a volte ascrivibili ad organizzazioni e movimenti ben identificabili, altre volte non ben identificabili; in alcuni casi, ad episodi la cui gravità è sotto gli occhi di tutti; pochi mesi fa, ormai qualche mese fa, un anno, abbiamo visto cosa è successo a Macerata, dove una persona, che oggi per fortuna è ristretta alle nostre carceri, sottoposta ad inchiesta per reati gravissimi, è uscita in strada per sparare a degli immigrati, il cui colore della pelle evidentemente ha attirato la sua attenzione. C'è un archivio di tutti questi episodi ed è impressionante, suggerisco la visione di questo archivio perché neanch'io ero a conoscenza della mole di questi episodi.

Che cosa chiediamo noi, dunque, di fronte a questo tema? Chiediamo che vi sia un contrasto di queste attività, un contrasto reale però, non fatto di battute, di selfie, di risolini, o di sostenere che esistano problemi più gravi per il Paese. Ci sono sempre problemi più gravi per il Paese, ci sono sempre problemi sociali, di bilancio, di investimento, di struttura di questo Paese, su cui concentrare la nostra attenzione. Ma quando qualcuno con l'uso della violenza vuole richiamare la propria distanza dal tessuto democratico, che noi abbiamo costruito e nel quale viviamo, noi dobbiamo ascoltare quella campanella d'allarme.

Molti comuni, nella recente stagione, molti consigli comunali italiani, hanno votato una risoluzione consiliare, una deliberazione consiliare, volta a negare l'uso degli spazi pubblici a quei gruppi, anche richiamantisi all'ideologia neofascista o neonazista, che non firmino un documento di adesione incondizionata alla nostra Costituzione.

Sono grato a quei comuni che l'hanno fatto, perché non ci debbono essere dubbi, non ci possono essere fuoriuscite dal confine e dal dettato della nostra Costituzione, la quale, già, di per sé, alla XII disposizione transitoria e finale, ricorda il divieto di riorganizzazione del partito fascista; e dopo la Costituzione noi abbiamo avuto, nel 1952, la legge Scelba, che a quella disposizione si richiama nell'incipit del primo articolo e che vieta le forme dell'apologia di quelle ideologie fasciste; e poi abbiamo avuto la legge Mancino, che per l'appunto estende questa volontà di contrastare la possibilità di diffusione di quelle ideologie ad ogni ideologia razzista o discriminatoria. È un punto molto grave che un esponente di questo Governo abbia pensato proprio di voler cancellare quell'aspetto del nostro ordinamento.

E dunque noi chiediamo, poi, di adottare delle iniziative, che possano prevenire e contrastare la diffusione della propaganda ideologica basata sull'odio. In questo noi pensiamo che il Governo, il Parlamento tutto, ma ovviamente poi il Governo, l'Esecutivo, debba predisporre delle campagne sistematiche, informative ed educative, nell'ambito scolastico, e che debba contrastare ogni forma di violenza e di intolleranza nei confronti di qualunque minoranza, riconducibile alla ricostituzione di organismi politico-ideologici aventi come patrimonio ideale il disciolto partito fascista.

In Italia esiste un gruppo neofascista che si chiama Lealtà Azione, che si richiama, nell'incipit della sua costituzione, del suo sito e delle sue pagine web, a Leon Degrelle, ufficiale nazista belga, difensore dell'ideologia sterminazionistica nazista. È possibile questo in un Paese democratico? È possibile in un Paese che è sorto dal sacrificio della guerra di liberazione partigiana e dell'aiuto grandissimo che i Paesi alleati hanno dato a noi per liberarci da quel giogo?

Noi chiediamo anche che vengano adottate - immagino che questa, rivolta a questa maggioranza, sia un'invocazione retorica - iniziative normative, che possano sanzionare anche l'utilizzo della simbologia fascista. Questo è stato oggetto di un nostro dibattito negli anni scorsi, che è stato ridotto all'idea che qui qualcuno volesse semplicemente vietare le bottiglie con l'effigie di Mussolini o gli accendini con l'effigie di Mussolini o il fatto che qualcuno potesse liberamente a casa sua avere il busto di Mussolini o quello di Hitler sul comodino, non è questo l'oggetto della nostra ricerca. La nostra è una preoccupazione dovuta alla diffusione di sentimenti e di manifestazioni di odio, di violenza, di discriminazione, di aggressione. Non lo diciamo noi, questa volta, non lo diciamo noi che questi fenomeni sono in aumento, non è nostro il grido di allarme, è del Parlamento europeo, non di un Paese, non di un solo partito, è di un Parlamento, peraltro in parte corroborato dal fatto che il Senato della Repubblica abbia voluto, su iniziativa della senatrice a vita, Liliana Segre, istituire quella Commissione.

Io ho una storia particolare familiare e so che, ogni volta che parlo di questi argomenti, si pensa che io lo faccia perché vi è un cruccio personale nel ricordo del sacrificio della mia famiglia, o che io abbia un motivo in più rispetto ad altri di pensare a forme, come dire, di vendetta nei confronti di coloro che si rifanno a quelle ideologie che portarono a quell'eccidio della mia famiglia, a quella estinzione della mia famiglia, del ramo paterno della mia famiglia. Non è così, faccio queste affermazioni a mente lucida, credo che la storia debba insegnarci che i fenomeni vanno ascoltati prima che diventino pericolosi. E penso che chi oggi ha le leve della maggioranza, chi giustamente e legittimamente vive del consenso maggioritario degli elettori italiani, abbia una responsabilità in più rispetto a noi. Penso che, per esempio, per un ministro, vestire una maglietta tipica dei movimenti neofascisti italiani sia una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Penso che considerare la battaglia contro le ideologie totalitarie o il richiamo alle ideologie totalitarie e a quelle fasciste che in Italia operarono, pensare che questa sia una battaglia di pochi reduci dell'antifascismo o di pochi giovinastri dei centri sociali sia un gravissimo errore, perché non si capisce la profondità del fenomeno che è in corso. Se si risponde che costoro sono pochi non importa; quei pochi vengano ricondotti al rispetto della storia di questo Paese, vengano ricondotti al fatto che la libertà e la democrazia non sono della sinistra. Non le vogliamo come nostro patrimonio particolare, ma le vogliamo come patrimonio di tutte le forze parlamentari che qui sono espresse. Dovrebbe essere e deve essere una battaglia comune, quella contro i segnali di un aumento dei fenomeni di violenza neofascista. Se non sarà comune questa battaglia, se anche oggi in quest'Aula - e ascolterò con attenzione i colleghi che interverranno - ci verranno contrapposte altre battaglie ideologiche, pensando che noi abbiamo un pallino o una moda antifascista, che noi pensiamo di vivere ancora con la testa rivolta a settant'anni fa, settantacinque anni fa, ottant'anni fa, vi sbaglierete gravemente. Noi lo facciamo nell'interesse del Paese e non nell'interesse di una parte. La democrazia e la libertà vanno difese ogni giorno, perché non sono valori stabili per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pastorino, che illustrerà la mozione Fornaro ed altri n. 1-00078, di cui è cofirmatario.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente. Anche il mio gruppo ha voluto depositare una mozione e lo fa nel tentativo di provare veramente a sensibilizzare tutti noi, in quest'Aula e anche fuori, su un tema che molto spesso è derubricato come un qualcosa che può accadere e che magari è legato a considerazioni di marginalità di chi compie certi atti ma in realtà non è così.

Io credo che prima di ogni altra cosa compito di un esponente politico, di un membro della Camera dei deputati o di un membro del Governo debba essere quello di parlare alla gente attraverso esempi su se stesso e gli esempi su se stesso non prescindono dalle idee ma partono e devono partire da una valutazione di quello che si dice e di quello che si fa, perché se non si compie questa valutazione allora l'effetto di emulazione, maldestro, pensato o non pensato, è automatico. Per cui, anche parlando o affrontando argomenti di diversa natura - e ne potrei citare un altro che non c'entra assolutamente nulla con quello che sto dicendo - com'è il tema della legittima difesa, proprio per parlare di un argomento di attualità, bisogna stare attenti a come si giustificano le argomentazioni per la modifica di un provvedimento di questo tipo, perché poi questo è un tema, per esempio, che incrocia il tema delle armi e poi la gente spara (quelli che non capiscono, quelli che non approfondiscono).

Qui, invece, siamo a cercare di sensibilizzare su un fenomeno che c'è e che è sempre più grande. In Italia - e lo dicevo bene il mio collega Fiano - le disposizioni normative ci sono per arginare e contrastare le formazioni neofasciste e neonaziste che conosciamo tutti, ma evidentemente c'è qualcosa che impedisce a noi tutti e allo Stato di incidere e di andare ad intervenire, anche con la chiusura di questo tipo di associazioni. Parlo dei vari CasaPound, di Forza Nuova, quindi di espressione di gesti - e adesso magari qualcuno lo citerò pure - e di manifestazioni clamorose di odio che hanno attraversato l'Italia e che, come si diceva, hanno attraversato l'Europa e di cui la risoluzione del Parlamento europeo ha parlato.

Sottolineo anche il modo di agire di queste persone e su questo farò un altro esempio, non assolutamente per banalizzare la cosa ma per far capire il sentimento che muove queste persone, che è un sentimento che crea comunque odio e minacce nei confronti del prossimo. Una banalità: era l'ultima campagna elettorale, quella del 4 marzo, e a Genova c'era la sede di CasaPound e al di là dei manifesti di pessimo gusto dove si schiacciava qualcosa - adesso non mi ricordo, comunque - con dei messaggi allucinanti, che però erano stati consentiti, dalla loro sede erano stati affissi dei manifesti in zone non utilizzabili per i manifesti, perché tutti noi sappiamo che i manifesti vanno attaccati negli spazi dedicati che ti vengono assegnati.

Insomma, questi manifesti, di pessimo gusto, erano stati affissi proprio in corrispondenza di una curva che tutti noi facciamo per andare a casa, in una via di comunicazione importante per la città. Insomma, passa un giorno, ne passano due e ne passano tre e nessuno diceva nulla. A questo punto c'ho pensato io a fare una segnalazione alla polizia municipale per dire che quei manifesti lì non potevano starci perché, oltre ad essere brutti, erano anche fuori norma e fuori posto. Insomma, questi signori da quel giorno hanno cominciato a fotografare la mia macchina (questo per dire). Questa è la realtà delle cose.

In questi giorni abbiamo depositato anche due proposte di legge: una è finalizzata alla creazione di un osservatorio del web di questi fenomeni; la seconda è - diciamo - un po' più aggressiva, ma, secondo me, ci vuole perché se evidentemente gli strumenti legislativi che abbiamo in mano non sono sufficienti o, comunque, c'è qualcosa che non va per incidere veramente su questi episodi clamorosamente gravi allora forse è meglio che troviamo il modo di oliare un po' più gli ingranaggi e far chiudere finalmente CasaPound e Forza Nuova, per quello che ho detto, per quello che hanno fatto e per l'effetto di emulazione che possono creare.

La nostra mozione ha tre impegni e chiediamo che siano impegni sentiti: di adottare iniziative di competenza per contrastare tutte le organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza negli spazi pubblici e sul web e per vietare i gruppi neofascisti, neonazisti o qualsiasi altra fondazione o associazione o movimento che esalti o promuova nazismo e fascismo, cioè trovare il modo perché chi compie queste cose venga esautorato dal farle e, quindi, non gli si consenta di essere associati; di adottare iniziative di competenza per prevenire la diffusione della propaganda ideologica basata sull'odio, sul razzismo e sull'intolleranza, con particolare riguardo alla sua diffusione attraverso il web, predisponendo sistematiche campagne informative ed educative in ambito scolastico e sui media ed istituendo - ed è quello che dicevo prima - un osservatorio nazionale sul web, oltre, appunto, alla già citata iniziativa della senatrice Liliana Segre per l'apposita Commissione parlamentare; di adottare ogni iniziativa di competenza perché trovino effettiva applicazione le disposizioni già presenti nell'ordinamento volte a prevenire, vietare e sanzionare i crimini e le violenze legate all'odio, al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza, come nel caso - come detto - della cosiddetta “legge Mancino”; di adottare apposite iniziative normative volte a sanzionare ogni forma di manifestazione ideologica del fascismo anche attraverso il mero utilizzo della simbologia e della gestualità fascista, anche laddove non sia strettamente riconducibile alla ricostituzione del partito fascista.

Lo diciamo credendo che ci debba essere una presa di coscienza - ripeto - del fatto che un'insensibilità rispetto a queste manifestazioni da parte della politica sia interpretata come un messaggio secondo il quale tutto è concesso e, quindi, sono concessi episodi di razzismo, di violenza e di ricostituzione di partiti o movimenti che si richiamano al fascismo o che sono dichiaratamente fascisti. Questo è quello che chiediamo, perché se uno non prende posizione implicitamente autorizza tutto e, se autorizza tutto, chiunque si sente autorizzato a fare qualsiasi cosa. Questo è il senso vero della nostra mozione. Quindi, le iniziative che vorranno essere valutate le possiamo fare tutti insieme, ma devono essere iniziative che vanno a incidere su una società che già oggi è attraversata da iniziative di ogni tipo e, purtroppo, a volte partecipate anche da autorevoli esponenti politici. È già successo mille volte, anche nella mia città.

E poi sono stati citati alcuni episodi di apologia del fascismo o del nazismo, ma ne cito degli altri. Nella giornata della Festa della Liberazione, il 25 aprile 2018, alcune decine di militanti della comunità militante nazionalsocialista dei Dodici Raggi si sono presentati al cimitero Belforte di Varese per rendere omaggio ai caduti nazi-fascisti della Repubblica di Salò, con tanto di saluto romano e di rito del presente da parte di esponenti di un'organizzazione che già in passato era stata oggetto di operazione delle forze dell'ordine dell'antiterrorismo; al supermercato Top Market di Jesolo vengono esposte e vendute bottiglie di vino con effigi di vario genere; il 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, circa 2 mila neofascisti - lo ricorderemo tutti - sono arrivati da tutta Italia per radunarsi a Predappio e dirigersi in corteo verso il cimitero di San Cassiano per rendere omaggio alla tomba di Mussolini; e il 3 novembre si è svolto a Trieste il corteo nazionale di Predappio, dove c'è stata la vergogna della famosa maglietta indossata da quella signora con la scritta “Auschwitzland”, ricorderete anche questo. E il 3 novembre si è svolto a Trieste un corteo nazionale di CasaPound, il quale, nel ricordo strumentale dell'anniversario del 4 novembre, ha rappresentato il tentativo di radicarsi nel territorio e di acquisire consensi e simpatia diffondendo le sue parole d'ordine di odio e apologetiche del fascismo, in una città in cui, nel 1938, vennero annunciate appunto le leggi razziali e sorse il lager della Risiera di San Saba. Ce ne sono tanti altri, e il Parlamento europeo li ha ripresi come una responsabilità di tutti gli Stati a non prendere posizione in questo senso, e quindi auspicando un coordinamento di iniziative da parte di tutti i Parlamenti dell'Unione europea: cominciamo anche da qui a farlo. Ripeto, la cosa più corretta è prendere iniziative che siano serie, che partano della presa di coscienza della responsabilità delle azioni che ognuno di noi mette in pratica tutti i giorni, al netto – e dico, al netto – del proprio posizionamento politico, perché quando si inneggia continuamente all'odio, quando si inneggia continuamente alla distruzione di un qualcosa, quando si inneggia o si parla di argomenti che vanno a offendere la coscienza delle persone, l'effetto è quello lì, che poi, alla fine, l'emulazione è talmente grande che ognuno si sente autorizzato a fare quello che vuole e quindi si sente autorizzato a prendere parte a un movimento fascista, nazifascista, neofascista e qualsiasi altra cosa di questo tipo.

Per cui, auspico che la nostra mozione, che ho appena illustrato, venga anche ampliata da parte del Governo, che ci ascolta, forse, perché appunto l'intento è proprio quello di prendere iniziative vere e non rimanere sulle parole, perché le parole generiche, che tendono a giustificare anche il singolo episodio, sono le cose che fanno più male alla coscienza di un Paese democratico, al rispetto della sua storia e di tutto quello che è stato il periodo che conosciamo adesso. Quindi, l'auspicio vero è che le due mozioni vengano accolte nella loro interezza e anche ampliate nei contenuti, anche in termini di proposta, ma che siano cose che individuano delle soluzioni certe, e soprattutto facciano ragionare tutti sui comportamenti che ciascuno di noi ogni giorno utilizza quando va in televisione, quando fa un dibattito pubblico, quando si presenta di fronte a dei cittadini, di qualsiasi colore politico, perché la responsabilità è la nostra, di ciascuno di noi, di condurre, comunque nel rispetto delle nostre idee, un percorso che sia garantista dei valori, della nostra democrazia e soprattutto che non dia alibi a nessuno per infrangere la legge che c'è, come detto, e per compiere manifestazioni che ho citato io così come il collega Fiano e che incredibilmente continuano a registrare tutti i giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Signora Presidente, è chiaro ed è anche opportuno che ogni tanto il Parlamento, l'Aula della Camera dei deputati, noi parlamentari ci si occupi di tematiche sicuramente importanti, sicuramente incidenti, non soltanto nella nostra società, ma direi, in modo più ampio, nella storia d'Europa degli ultimi settanta, ottant'anni. Non considero queste discussioni inutili, non le considero perdite di tempo, non le considero come delle attività secondarie. Sentivo prima che ci sono altri problemi, sicuramente, sì, ci sono altri problemi più incisivi, ma ripeto che non la considero una perdita di tempo.

Per cui, l'importanza dei temi di questo tipo, che, secondo me, non sono mai adeguatamente analizzati nelle loro cause, negli episodi anche storici che appunto condussero quella che ancora oggi io considero la culla della civiltà mondiale, cioè l'Europa, ad un periodo storico che definire oscuro, nero, imbarazzante, vergognoso, drammatico - e metteteci voi tutti gli altri termini - sarebbe in qualche modo riduttivo.

Il problema nasce, secondo me, onorevoli colleghi, nel momento in cui episodi e momenti storici di questo tipo non vengono considerati come dovrebbero essere, cioè come episodi storici, ma vengono piegati - e questo in qualche modo mi spiace -, da coloro che si fanno vanto di essere un argine appunto al fascismo e al nazismo, in questo modo non facendo onore alla storia drammatica di quegli anni, a - non ho problemi a dire - biechi interessi di bottega contingenti. Io contesto, per esempio, che anche dalla risoluzione dal Parlamento europeo da cui prendono le mosse le mozioni presentate dal Partito Democratico e da Liberi e Uguali vengano presi tutta una serie di episodi a partire dal 2018 e vengano piegati, secondo me, per interessi politici. C'è un problema di violenza nazista, fascista, neonazista e neofascista in Europa? Sicuramente sì, c'è un problema, ma non a partire dal 2018. Non è, soprattutto in Italia, consentitemi di dire, qualcosa con il quale ci confrontiamo a partire dal 4 marzo, cioè da quando voi avete perso le elezioni e noi le abbiamo vinte. Ricordate che c'è un raduno a Predappio, che nel 2018 ha portato, per carità, a quell'episodio di quella maglietta, che anch'io dico essere disgustosa, perché vedere paragonare Disneyland ad Auschwitz non ha termini per essere definito che non siano particolarmente insultanti e che pertanto non possono essere detti in quest'Aula, sono d'accordo con voi che è un atto disgustoso, ma a Predappio non hanno cominciato a radunarsi nel 2018, perché lo hanno fatto nel 2017, nel 2016 e nel 2015: sono decenni che si riuniscono a Predappio. Dire che nel 2018 si sono riuniti e quindi c'è un problema su cosa fa il Governo attuale, che magari guarda anche con simpatia a queste iniziative, secondo me significa semplicemente piegare appunto a biechi interessi di bottega politici, come dicevo prima, quello che avviene, che deve essere sicuramente controllato.

Quando sento citare, come nella risoluzione europea, l'attacco ad un europarlamentare - del quale, chiedo scusa, mi sfugge il nome, comunque, se non ho capito male, di sinistra - avvenuto un paio di mesi fa in seguito alla fine di una manifestazione antifascista in Puglia, che i neofascisti hanno toccato il parlamentare di sinistra ergo c'è un problema di recrudescenza nazista e fascista in Europa, bisogna ricordarsi, per esempio - cito ad esempio -, l'attacco subìto dall'europarlamentare Borghezio su un treno qualche anno fa, in cui, in questo caso sì, rischiò la vita perché esponenti di centri sociali che incontrarono l'europarlamentare Borghezio sul treno tentarono di buttarlo fuori dal finestrino con il treno in corsa; e Borghezio fu allora salvato grazie anche al fatto che alcuni agenti della polizia ferroviaria fecero scudo con il loro corpo tanto che, infatti, vennero assaliti in modo brutale da questi esponenti dei centri sociali.

Però, non ricordarsi di questi fatti, affermare, come ho sentito prima, che c'è un problema di neofascismo, non soltanto in Europa ma nel mondo, citare l'attacco alla sinagoga e dire che è un problema di supremazia bianca e dimenticarsi che proprio poco tempo fa, due anni fa, sempre negli Stati Uniti, alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti, repubblicani, che stavano facendo un'iniziativa sportiva, una partita di softball, e vennero assaliti a colpi d'armi da fuoco con un membro del Congresso repubblicano che finì anche in coma - se non sbaglio - ad opera non dei membri di gruppi appartenenti alla supremazia bianca, ma di un supporter convinto di Hillary Clinton, che sfogò in tal modo il fatto che perse le elezioni contro Trump, ma dimenticarsi di questi fatti, dimenticarsi che poco più di un mese fa, sempre se guardiamo il fenomeno extraeuropeo, l'attuale Presidente del Brasile venne assalito, a colpi di coltello, e rischiò di morire, non da un fascista, non da un nazista, ma da una persona, un esponente che sosteneva l'ex Presidente, ora in carcere, del Brasile, Lula, chiaramente di sinistra. Ecco, sono d'accordo sul fatto di equiparare movimenti neonazisti con movimenti antagonisti, che dal punto di vista dalla violenza nei confronti dell'avversario politico secondo me pari sono, lo dico per esperienza: quando la Lega organizza manifestazioni, noi veniamo protetti, dalle forze dell'ordine, dalla furia in alcuni casi degli appartenenti ai centri antagonisti, per cui so quello di cui sto parlando e non voglio paragonare i due episodi.

Quello che, però, voglio contestare con forza è accorgersi da parte dalla sinistra che c'è una recrudescenza, come si dice, che secondo me non c'è (c'è sempre stato un problema di violenza neonazista in Italia) solo quando si perdono le elezioni. Citare, per esempio, come è stato fatto pochi mesi fa da un importante esponente del Partito Democratico qui presente, non presente oggi, ma presente in quest'Aula, paragonare il raduno di Pontida a Norimberga, secondo me è l'indice di quello che dicevo, cioè utilizzare un fenomeno drammatico della vita per una semplice speculazione politica. Quando leggo su uno dei maggiori - non so se è ancora uno dei più venduti, ma sicuramente fa tendenza - rotocalchi italiani, L'Espresso, che in prima pagina paragona un episodio inquietante e vergognoso come le leggi razziali al decreto sicurezza, e tutto ciò avviene, sostanzialmente, nel silenzio di coloro che, invece, queste cose dovrebbero presidiarle, secondo me non fa onore a quello che avviene.

Ecco perché, e mi avvio alla conclusione, annuncio che, adesso vedremo se come maggioranza presenteremo una mozione, appunto, di maggioranza su questi fenomeni, che, ripeto, devono essere condannati nella storia, ma è ora anche il caso di finirla, perché noi auspichiamo di vedere la fine del fatto che questi episodi drammatici, vergognosi e imbarazzanti vengano piegati, questo sì, per semplici fini di speculazione politica. Non si fa onore alla storia, non si fa onore alla vittima, continuando con questi atteggiamenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, le questioni poste principalmente dalla mozione Fiano sono molto complesse, molto impegnative, molto drammatiche; forse richiederebbero una riflessione più ampia e più approfondita non solo nell'Aula di questo Parlamento, ma nella cultura politica del nostro Paese e dell'intera Europa. Esse vengono a toccare, infatti, i fondamenti stessi del nostro concetto di democrazia liberale, basata sulla tolleranza e sul rispetto della diversità. Fino a che punto può spingersi la tolleranza? Si può essere tolleranti con chi è culturalmente, ideologicamente, programmaticamente nemico della tolleranza? È lecito nella democrazia liberale porre dei limiti alla tolleranza? Fino a che punto è lecito porre questi limiti, senza rinnegare proprio ciò che vogliamo salvaguardare, il principio fondante della democrazia liberale?

E se non è lecito porre dei limiti, d'altronde come tutelare la libertà, la società aperta dai suoi nemici? Si tratta, evidentemente, di confini sottili, di questioni di filosofia politica molto complesse e tutt'altro che accademiche. Sono interrogativi che assumono una rilevanza drammatica alla luce delle grandi tragedie del Novecento, quando le peggiori ideologie totalitarie si affermavano utilizzando proprio gli strumenti offerti dalla democrazia liberale. Sono questioni drammaticamente attuali, di fronte alle sfide che la società aperta deve affrontare in questi primi decenni del nuovo secolo. Sfide vecchie che si ripropongono e che si saldano e sfide nuove mai affrontate prima. Sappiamo tutti che Voltaire, in realtà, non pronunciò mai la famosa frase che gli viene attribuita, quella che diceva “non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”.

Ma se, invece, avesse pensato davvero di pronunciarla, mi domando se la ripeterebbe ancora oggi, dopo Guernica, dopo Dachau, dopo Auschwitz, dopo Fossoli, dopo San Sabba, ma anche dopo la Foresta di Katyn, dopo Arcipelago Gulag, dopo le foibe in Istria. Sarebbe dello stesso parere il filosofo illuminista, se avesse potuto leggere Primo Levi o Aleksandr Solgenitsin? Conosco e stimo da molto tempo il primo firmatario della mozione di cui stiamo discutendo. L'onorevole Fiano ha detto poco fa di non essere influenzato, nel suo argomentare, dal suo vissuto familiare. Io, invece, sono convinto che proprio la sua storia personale e familiare siano testimonianza, al tempo stesso, bella e drammatica di questi orrori del Novecento. Bella perché la storia e la testimonianza di Nedo Fiano è una delle più importanti di quelle che meglio ci hanno aiutato a capire l'orrore della Shoah e un monito permanente contro quel passato che non deve tornare; drammatica perché ci parla del dolore di una famiglia distrutta, della strage di tanti innocenti, della tragica banalità del male vissuta dalla parte delle vittime.

È quindi con profondo rispetto che affronto i temi di questa mozione. Sono ben consapevole, da liberale, della complessità e della delicatezza dei principi che siamo chiamati a discutere. Chi vi parla ha avuto l'orgoglio, in un passato che purtroppo non è recente, diverse repubbliche fa, di far parte di un piccolo, ma glorioso partito, il Partito Liberale. Il primo articolo dello statuto di quel partito fu scritto personalmente da Benedetto Croce, che risolveva il problema così: i liberali si impegnano a rispettare le decisioni assunte con il metodo democratico, purché non siano in contrasto con il principio di libertà. Quando Croce scrisse queste parole, alla fine della guerra, aveva ben presente le tragedie del Novecento.

La democrazia è certamente il migliore dei metodi possibili per addivenire alle decisioni politiche, ma ha dei limiti che non può valicare, limiti che individuiamo nella libertà e quindi nella dignità della persona. Il problema che si pone è dunque questo: è lecito consentire di usare i metodi della democrazia, la libertà di espressione, l'iniziativa politica, la partecipazione a competizioni elettorali a chi programmaticamente nega questi principi e agisce, sia pure con metodo democratico, per sovvertirli e per distruggerli? Come è noto, Hitler andò al potere attraverso le elezioni e poi formando una maggioranza nel Reichstag. Di questa maggioranza si servì per distruggere la Repubblica di Weimar e persino l'edificio stesso del Parlamento. La risposta di un altro grande liberale, Karl Popper, come i colleghi ben sanno, è semplicemente un “no”.

Il teorico della società aperta sosteneva senza esitazione il dovere di non essere tolleranti verso gli intolleranti. Il problema sta, però, nell'applicazione concreta di questi principi. Va da sé, e sono sicuro che nessuno in quest'Aula potrebbe avere dei dubbi, che i comportamenti violenti, illegali, intolleranti devono essere perseguiti con tutta l'autorevolezza dello Stato e la forza della legge. Lo Stato liberale esiste proprio per difendere i diritti di libertà di ogni cittadino nei confronti di ogni minaccia interna ed esterna. Troppe volte in Europa, nel XXI secolo, vediamo, per esempio, affacciarsi di nuovo un demone maligno come l'antisemitismo. Atti isolati, certamente, espressione, grazie al cielo, di minoranze numericamente irrisorie e politicamente ininfluenti, ma atti da non sottovalutare, che si tratti della profanazione di una tomba ebraica o degli insulti scritti sulla parete di una sinagoga, perché sono indicatori di una malattia mai debellata nella cultura occidentale.

Sono atti isolati, ma che potrebbero saldarsi con altre forme di intolleranza religiosa, per esempio di matrice islamica, che predicano odio contro gli ebrei e contro lo Stato di Israele. Vi sono di nuovo Paesi d'Europa nei quali essere ebrei significa vivere nella paura, nei quali indossare la kippah può esporre a insulti o a minacce.

Io credo, colleghi, che la mozione Fiano abbia questo limite: individua correttamente una parte del problema, ma non considera che esistono altre, non meno gravi, forme di intolleranza, messe in atto dai nemici della società aperta. Noi di Forza Italia consideriamo lontanissime da noi, all'antitesi della nostra cultura politica liberale, tutte le manifestazioni di odio razziale, tutti i richiami ad esperienze storiche funeste del Novecento, tutte le intimidazioni e le prevaricazioni, ogni forma di predicazione dell'odio e del disprezzo verso le minoranze. Il grado di civiltà di un sistema politico si misura proprio sulla sua capacità di tutelare le minoranze, di garantire la dignità e la sicurezza di ogni singola persona, indipendentemente dalla razza, dal sesso, dalla religione, dagli stili di vita. La sacralità della persona in quanto tale è la diretta conseguenza della nostra cultura giudaico cristiana e liberale, su questo non possiamo transigere.

Non possiamo chiudere, però, gli occhi sul fatto che questo principio, sul quale si fonda la nostra stessa idea di civiltà europea, è messo in pericolo, oggi, in Europa, da molte forze, fra le quali, certamente, vi sono gruppuscoli di estrema destra, ma vi è anche altro, molto altro. Vi sono, anche nella nostra Italia, gli insulti vergognosi che ogni 25 aprile subiscono le bandiere della Brigata Ebraica, che scrisse pagine gloriose nella storia della liberazione del nostro Paese. Io personalmente ho l'onore di sfilare ogni anno, ogni volta, sotto quelle bandiere e il privilegio di essere insultato per questo da alcuni personaggi inqualificabili. Quei personaggi uniscono la cosiddetta bandiera palestinese a quelle rosse dei centri sociali; non appartengono, certo, all'estrema destra.

Io credo che sia necessario esercitare pari rigore contro tutte le forme di intolleranza ed esaltazione della violenza, sotto qualunque bandiera o divisa si presentino, sia quella dei naziskin o dei centri sociali, sia quella dei patetici epigoni di Hitler o dei collettivi anarco-insurrezionalisti, ma siano anche le moschee o le scuole coraniche, non tutte, per carità, quelle nelle quali si predicano l'odio e la violenza contro lo stile di vita dell'Occidente, contro i cristiani, contro gli ebrei. In questo senso, le preoccupazioni espresse dalla mozione Fiano sono senz'altro condivisibili, anche se limitate a un aspetto del fenomeno.

L'Italia, fortunatamente, non è un Paese razzista; a ottant'anni dalla vergogna delle leggi razziali, a 75 anni dalla deportazione degli ebrei del ghetto di Roma, credo che la memoria di quelle tragedie sia ancora profondamente radicata fra i nostri connazionali. Eppure, non possiamo chiudere gli occhi sugli episodi di intolleranza che si ripetono; non serve drammatizzarli, perché sono fatti isolati, dietro ai quali non si intravede una regia consapevole e coordinata, ma sono spie che si accendono, sono rilevatori di un allarme sociale che esiste, anche fra di noi.

Onorevoli colleghi, non possiamo far finta di ignorare, per esempio, le conseguenze di anni di mancata gestione del fenomeno migratorio, un fenomeno che il Governo Berlusconi era riuscito sostanzialmente ad arrestare. Dopo la caduta di quel Governo, avvenuta in circostanze tristemente note, ai limiti del colpo di Stato, che non è necessario in questa sede ricordare, dopo quelle vicende, il fenomeno degli sbarchi è esploso in modo incontrollato per i molti anni di Governo della sinistra, fino a quando i ministri Minniti, prima, e Salvini, poi, riprendendo le nostre politiche, sono riusciti a contenere gli arrivi.

Tuttavia, nel frattempo, si sono riversate in Italia centinaia di migliaia di persone, costrette a vivere ai margini della legalità o al di fuori di essa; si parla di cinque o seicento mila esseri umani, di una città come Genova o come Palermo, che stanno nel nostro Paese in una condizione irregolare, che vivono, mangiano, dormono, lavorano - quelli che lavorano - fuori da qualsiasi controllo; molti ovviamente delinquono per necessità, anche se non per indole. Non a torto, Silvio Berlusconi definì questo fenomeno una bomba sociale da disinnescare al più presto, anche attraverso una politica seria di rimpatri, da realizzare in raccordo con i Paesi dell'Africa subsahariana, nell'ambito di una gestione globale del fenomeno migratorio e dello sviluppo di quelle nazioni. Si tratta di una bomba che tuttora è pronta a esplodere, perché i numeri non sono cambiati. Ogni città ha i quartieri, le vie, le zone nelle quali il controllo della legalità è in qualche modo sospeso.

In ogni città tutti conoscono le zone nelle quali non è prudente aggirarsi da soli la sera, soprattutto per una donna. Il razzismo nasce anche così, lo straniero onesto, lo straniero che lavora seriamente, che rispetta la nostra cultura e che vuole essere parte del nostro Paese è la prima vittima del pregiudizio che si diffonde. La paura impedisce di distinguere.

Quante case occupate vi sono in tutta Italia, come quella nella quale è stata uccisa a Roma la povera Desirée? Quante vie, quanti parchi, quante fabbriche abbandonate, quante periferie degradate sono in mano alla criminalità che trova nei migranti irregolari manodopera a buon mercato? Quali traffici criminali sono alla base di attività apparentemente innocue come la vendita di merci contraffatte, nel centro delle nostre città, che avviene sotto gli occhi di tutti? Quante tragedie ci sono nella vita di donne di colore, spesso minorenni, costrette a prostituirsi sui viali nelle nostre città?

I Governi della sinistra hanno subito tutto questo senza fare nulla; sono fenomeni certamente complessi, ma che, proprio per questo, avrebbero richiesto il massimo impegno. Non possono ignorare, ora, le proprie responsabilità, così come non può chiamarsi fuori dalla responsabilità chi, ormai da mesi, governa il nostro Paese. Gli elettori italiani chiedono sicurezza vera, non solo annunci o gesti simbolici. Se non l'avranno, le conseguenze potrebbero essere imprevedibili. Il razzismo, che oggi possiamo considerare una cattiva pianta tutto sommato marginale, potrebbe riaffacciarsi come un problema vero. Non vi è nulla di più pericoloso, in una società, delle guerre fra poveri, dei conflitti fra gruppi sociali deboli che vedono nell'uno o nell'altro un pericolo per la propria stessa esistenza. Se le istituzioni non fanno la loro parte e sicuramente non la stanno ancora facendo, al di là delle buone intenzioni, viene meno la ragion d'essere stessa dello Stato liberale che è la difesa della vita, della libertà e dei diritti di proprietà di ciascuno.

Il tempo che ci rimane non è molto e i problemi sono immensi, epocali. Non basta certo qualche ruspa a risolverli, anche se in certi casi anche le ruspe sono necessarie. Forza Italia, come sempre, pone al centro l'interesse pubblico, al di là delle considerazioni di parte, e, come sempre, fonda il proprio agire politico sui principi dello Stato liberale, quindi, non farà mancare il suo appoggio al Governo se saprà mantenere le promesse in materia di sicurezza che, poi, erano quelle del programma elettorale comune del centrodestra. Per la stessa ragione non farà mai mancare il proprio apporto ad atti di indirizzo contro la violenza e l'esaltazione di ideologie totalitarie o razziste, e questo nonostante i limiti evidenziati e i problemi oggettivi che si pongono.

La condanna dell'intolleranza, del razzismo, delle nostalgie per il passato totalitario, è una parte essenziale della nostra cultura e non ci tireremo mai indietro quando si tratta di riproporla e di affermarla nel modo più fermo e più solenne. Forza Italia è sempre dalla parte dello Stato di diritto, della tutela della persona, dei principi di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zennaro. Ne ha facoltà.

ANTONIO ZENNARO (M5S). Presidente, il tema che affrontiamo oggi in discussione generale è la mozione sul contrasto alla violenza neofascista e neonazista, un argomento molto importante e di strettissima attualità. Il 25 ottobre scorso, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sull'aumento della violenza neofascista in Europa, con la quale ha preso atto dell'aumento dei gruppi neofascisti e neonazisti. Questo aumento ha avuto come risultato un'impennata xenofoba in tutta Europa. Anche i recenti casi di cronaca italiana segnalano frequenti manifestazioni, poste in essere da organizzazioni che esplicitamente si richiamano al fascismo o al nazismo e ai suoi valori, come nel caso della manifestazione di Predappio, dove si sono viste sfilare ingiuriose magliette che inneggiavano apertamente al nazismo e alle teorie negazioniste sull'Olocausto.

Sempre più preoccupante è la moltiplicazione di atteggiamenti di odio e di intolleranza che la cronaca riporta giornalmente, anche agevolata dai social network che diffondono velocemente messaggi e linguaggi che incitano al pregiudizio e alla paura verso il diverso, sia per l'etnia, sia per l'orientamento sessuale o religioso, la disabilità, l'appartenenza culturale, sociale o economica. L'Unione europea è intervenuta svariate volte sul tema, disciplinandolo nel 2016 attraverso un codice di condotta, rivolto prioritariamente alle grandi multinazionali del tech, Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft. Queste aziende sono riuscite a rimuovere in media circa il 70 per cento dei messaggi illegali di incitamento all'odio che sono stati forniti loro. Ma il percorso è ancora ben lontano dall'essere concluso, in quanto permangono difficoltà di armonizzazione delle legislazioni nazionali. Tutte le istituzioni nazionali e transnazionali devono essere unite nella condanna di ogni atteggiamento xenofobo e razzista: è fondamentale la promozione di una cultura della conoscenza delle diversità, nel rispetto delle regole e dei principi che caratterizzano le democrazie occidentali. Proprio in questi giorni si ricorda l'ottantesimo anniversario dell'emanazione in Italia delle leggi antiebraiche del 1938: con quelle leggi è iniziato di fatto un processo che, dalla discriminazione e negazione di diritti, ha portato alla deportazione e allo sterminio.

Proprio il pilastro della cultura e della conoscenza diventa il principale fattore di contrasto a subculture dell'odio. La vicenda della t-shirt negazionista esposta a Predappio su Auschwitz è la fase finale di un abominio culturale, dove la negazione della verità storica diventa un fallimento dei compiti dell'istituzione di formare un senso civico condiviso e di rispetto democratico fondato sulle regole della nostra Costituzione democratica. Il proliferare di questi raduni, che apertamente si richiamano al fascismo ed al nazismo, sono molto preoccupanti, e devono scuotere le coscienze di noi tutti. L'insorgere di episodi neofascisti e neonazisti non può essere stigmatizzato solo come deriva politica e sociale, ma rischia di diventare anche un fenomeno culturale più ampio, che può insinuarsi nei nostri giovani. Ed è per questo che occorre una maggiore attenzione, europea e nazionale, volta a mettere in atto strategie di prevenzione verso le ideologie basate sull'odio e sull'intolleranza; ma soprattutto occorre innescare un'ondata culturale che promuova la diversità non come fonte di separatezza, ma come occasione di arricchimento del proprio bagaglio esperienziale storico e culturale.

L'offesa gratuita ed insensata si contrasta con un lavoro preventivo, che parte già dal contesto educativo delle istituzioni scolastiche, con percorsi di riflessione comune e confronto su queste tematiche. Vanno moltiplicate le occasioni di approfondimento, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, ad esempio su quanto è accaduto al popolo ebraico, in modo da conservare la memoria di un tragico ed oscuro periodo della nostra storia e dell'Europa tutta, e affinché simili eventi non possano mai più accadere, istillando già nelle giovani generazioni una cultura del rispetto reciproco, dell'apertura alle diversità ed alla conoscenza. Non c'è futuro per una società fondata sull'odio e sul mancato rispetto delle diversità. Il contrasto a tutti questi fenomeni di riemersione neofascista e neonazista deve essere netto sul piano culturale, legislativo, ma anche giudiziario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Presidente, ho chiesto di intervenire come firmatario di questa mozione, proposta dal collega Fiano e firmata da tanti dei miei colleghi, perché noi con questo testo vogliamo chiedere al Governo un impegno: un impegno per impedire il più possibile la diffusione di fenomeni di violenza neofascista e neonazista, ma anche - lo dico per rispondere ai rilievi fatti da alcuni colleghi della maggioranza – per contrastare tutte le iniziative e tutte le manifestazioni che seminano, sulla base di una propaganda ideologica, odio, razzismo, intolleranza e discriminazione, sia attraverso manifestazioni pubbliche che anche attraverso gli strumenti del web. Questo lo riteniamo un dovere, per questo Governo come per tutti i Governi, anche perché consideriamo necessario ribadire, difendere e promuovere sempre di più la profonda natura antifascista del nostro ordinamento e della nostra Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non possiamo permettere che in alcun modo e da nessuno in questo Paese questa natura venga messa in discussione. Chiediamo anche al Governo un impegno ad intervenire con indicazioni precise rispetto alle manifestazioni pubbliche che vengono organizzate. Ed è vero che è un problema che non si è certo originato in questo 2018, ma sollecitiamo questo Governo, come peraltro abbiamo fatto con i precedenti, perché non è un tema che scopriamo oggi perché siamo all'opposizione, ma è un tema che, come ricordava il collega Fiano, abbiamo affrontato con numerose iniziative legislative e non.

Però, dicevo, chiediamo a questo Governo anche di fornire indicazioni precise alle forze dell'ordine, ai prefetti, alle questure sullo svolgimento di queste manifestazioni, perché non possiamo pensare che vengano poste sullo stesso piano manifestazioni che rievocano le ideologie fasciste, che pongono al centro della propria iniziativa delle discriminazioni e l'odio, così come invece vengono poste sullo stesso piano manifestazioni di tutt'altra natura e che si ispirano magari ai valori fondanti della nostra Costituzione. Lo Stato deve quindi fare una scelta: deve prendere una parte e quella parte dev'essere quella dei valori dell'antifascismo.

Chiediamo, poi, che si faccia di più per investire sulla cultura, sulla conoscenza. L'Italia deve fare ancora fino in fondo i conti con la propria storia e negare, ignorare, tentare in qualche modo di ridisegnare quello che la storia ha fatto vivere a questo Paese sarebbe un gravissimo errore. Abbiamo il dovere di farlo, di coltivare la memoria di ciò che è successo, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni, anche per fermare quel tentativo di modificare il racconto della storia, il racconto che la storia ha fatto di questo Paese, che purtroppo sempre più spesso vediamo perpetrato.

Mi dispiace dover citare in questa sede un episodio che si è verificato proprio ieri a Forlì, nella mia città, dove il segretario provinciale di Fratelli d'Italia ha detto che fu giusto uccidere e impiccare il corpo di un partigiano che lottò per la liberazione di quella città. Si riferiva ad Adriano Casadei, che insieme ad altri tre partigiani venne trucidato dai nazifascisti, venne ammazzato, il cui cadavere, assieme a quello dei propri compagni, venne appeso ai lampioni di Piazza Saffi, la piazza principale della nostra città. Dire che quel reato fu un reato giusto è un abominio, da cui mi aspetto che tutti in quest'Aula, tutte le forze politiche a partire da quella cui egli appartiene, prendano le distanze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché è vero quello che diceva il collega Fiano. Noi non pensiamo, non riteniamo e non abbiamo mai pensato di essere gli unici detentori dei valori dell'antifascismo, della democrazia e della libertà, anzi crediamo che questi valori debbano essere patrimonio di tutte le forze che sono presenti in Parlamento, e non solo. Quindi crediamo e stimoliamo anche le altre forze politiche a impegnarsi su questo versante, perché è vero che la discriminazione e l'odio non hanno un solo colore politico.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO DI MAIO (PD). Ce l'ha ricordato poco fa - Presidente, mi avvio alla conclusione - il Presidente Mattarella, intervenendo in Svezia durante un discorso ufficiale. Il Presidente ci ha ricordato anche quanto sia fondamentale coltivare la memoria. Poco fa il Presidente Mattarella ha detto: “Occorre essere coscienti che nella storia i passi indietro sono possibili. È necessario non dimenticare mai le lezioni della mostruosità di un certo passato”. Credo che quel certo passato non possa essere negato, non possa essere ridisegnato, non possa essere vilipeso, ma vada, anzi, difeso, sostenuto e promosso. Abbiamo il dovere di ricordare - e concludo, Presidente, citando le parole di un uomo che è stato un deputato, che è stato seduto su questi banchi, Arrigo Boldrini - che la lotta per la Resistenza, assieme a quella delle truppe alleate che hanno liberato il nostro Paese, fu una lotta che venne portata avanti per chi c'era, per chi non c'era e anche per chi era contro.

Io credo che se abbiamo ottenuto oggi la libertà, abbiamo ottenuto la possibilità di parlare in quest'Aula, i cittadini hanno garantite tutte le libertà individuali, dobbiamo anche ricordare che quelle libertà non sono scontate e vanno difese e promosse ogni giorno, soprattutto da chi siede in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, è evidente che il tema posto in quest'Aula dall'onorevole Fiano sia un tema importante, che non può essere sottovalutato, al quale non si può rispondere con quella “retorichetta” dell'asilo, dello specchio riflesso. Vengono citati, soprattutto nell'altra mozione, una serie di fatti e di eventi criminali. Tanti altri potrebbero essere specularmente citati, per ricordare che una delle violenze più organizzate e più coperte in questa nazione è quella che proviene dai centri sociali, che inneggiando a Chávez, cioè ad una dittatura che ha finito l'altro giorno - e prosegue ancora oggi - di far grondare il sangue della sua popolazione e anche di tanti italiani, ma non è questo il tema.

Ma le dirò di più, onorevole Fiano. Le riconosco che lei non sta dicendo che è dal 4 marzo che nasce il problema, per cui non mi allineo neanche a chi dice o fa intuire: non siamo soddisfatti di questa mozione o risoluzione perché tu, Fiano, tenti di raccontarci che la violenza comincia dal 4 marzo del 2018, quando qualcuno ha vinto le elezioni. Non credo sia quello che dice l'onorevole Fiano, ma, terminata questa doverosa premessa di onestà intellettuale, penso e debbo dire, onorevole Fiano, non mi convince quando fa l'equiparazione con una Commissione che è stata istituita in Senato, perché se io non ricordo male, la Commissione che è stata istituita in Senato non ci obbliga a un lunare - e dopo cercherò di spiegare perché lunare - discorso sul fascismo odierno, sull'Ur-fascismo o sull'eterno fascismo. Sapendo che lei è un uomo di spirito, io credo che chi tenga in vita quotidianamente, con il respiratore, il fascismo è proprio lei, sotto certi aspetti, e poi le spiegherò perché.

Al Senato è stata approvata l'istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all'odio e alla violenza. Al Senato, il discorso è complesso. Al Senato il discorso non è solo condannare un certo tipo di violenza, con suoi epifenomeni eventualmente più o meno intelligenti a livello localistico, la cui levatura culturale, storica e ideologica lascia il tempo che trova. Al Senato si cerca di raccogliere la violenza che oggi inonda l'Europa e la nostra nazione.

Condanniamo certamente ogni forma di violenza, la voglio accontentare: io partirò dalle liste di proscrizione di Silla in avanti e, a nome di Fratelli d'Italia, condanno ogni violenza politica. Ma non è questo il senso, perché io penso che gli italiani che ci guardano a casa, ammesso che ancora ci guardino, ci chiedono di che cosa stiamo parlando. Allora, con onestà intellettuale, le dico che Fratelli d'Italia non si vuole iscrivere nella lista dei professionisti dell'antifascismo o dell'anticomunismo militante con i quali si fa opinione pubblica. Non lo vogliamo fare, onorevole Fiano, perché ci sentiamo figli di questo nostro tempo e il nostro tempo racconta di fenomeni di recrudescenza della violenza e della intolleranza, una violenza brutale che ha tutte altre matrici e che tanto più spaventa il popolo italiano, quanto più il popolo italiano si rende conto che affonda le sue radici nell'odio religioso, che pensavamo definitivamente archiviato e confinato agli albori dalla nascita dello Stato liberale. Una violenza religiosa fanatica, senza tregua, sanguinaria, che conduce una guerra asimmetrica rispetto alla quale molto spesso noi non abbiamo neanche chiavi culturali per resistere. Qualcuno ha detto: non aderisco a quella tesi, ma qualcuno ha detto - e la tesi è suggestiva -: quando un uomo che sogna il paradiso si scontra con un uomo che sogna la pensione, l'uomo che sogna il paradiso ha vinto. Allora, noi dobbiamo dare una risposta a quella roba lì. Una violenza che secondo Open Doors, non secondo Fratelli d'Italia, produce persecuzioni per 215 milioni di cristiani nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Una violenza che lei, che ha citato le sue origini - e io le do atto che non credo che lei lo faccia per questioni familiari, ma avendo lei citato le sue origini, in punta di piedi mi permetto di citarle anch'io -, forse dovrebbe conoscere meglio di me. Una violenza che produce, per dare un altro dato, l'uccisione di 125 preti ogni anno nel mondo. Ne vuole un altro? Una violenza che negli ultimi sei mesi ha condotto alla morte 18 preti: uno ogni dieci giorni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Non stiamo parlando di chi affigge manifesti più o meno in sintonia col nostro credo politico o che urtica più o meno ognuno di noi a seconda del proprio credo politico, stiamo parlando di preti scannati, uno ogni dieci giorni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Una violenza - per utilizzare l'articolato della sua mozione - che viaggia sul web e che recluta sulla base dei messaggi dell'integralismo islamico, che salda rivendicazioni economiche, frustrazioni nazionali, disagi nell'integrazione e messaggi salvifici.

Una violenza che insanguina le nostre capitali, onorevole Fiano, e allora è per questo che le dico: penso a mia figlia, credo che neanche lei mi guardi oggi, ma se mi guardasse, dato che finalmente è arrivata in prima media, mi dicesse: e a fronte di tutto quello, papà, tu che fai? Discuti del fascismo, dell'antifascismo, del comunismo e dell'anticomunismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Oggi dobbiamo arrenderci al fatto che le più grandi persecuzioni religiose e della storia hanno una matrice religiosa. E lei potrebbe insegnarlo a me. E penso che quella Commissione in Senato che lei ha evocato, che ha una matrice completamente diversa da quello che lei oggi ci propone, ce lo potrà insegnare, perché è ad ampio raggio. Il mondo è in fiamme, l'Europa ha nella sua pancia gente che la odia e si immola per ferirla nelle sue capitali, ma noi siamo qua a parlare di fascismo, vedi comunismo eventualmente se qualcuno vorrà fare il gioco della conta con lei, io non lo faccio, non mi interessa ricordare che Lenin è quel galantuomo che, al netto della guerra mondiale, ha prodotto 21 milioni di morti, non mi interessa ricordare le purghe staliniane, non mi interessa neanche ricordare anche Chavez, non dobbiamo dire 70, 80 o forse 90 anni fa; dobbiamo dire qualche mese fa, mi interessa con voi costruire un'ipotesi non sull'improbabile ricostituzione del disciolto partito fascista, che, onorevole Fiano, alberga proprio solo nella sua mente, noi ci chiediamo chi finanzia le moschee, quali Stati eventualmente canaglia sono dietro le moschee che aprono in Italia, quali siano i messaggi che vengono dati, perché parlano in arabo e non sappiamo cosa dicono. Non ci chiediamo quale messaggio propali da lì, ma oltre il tema dell'integralismo islamico, che perseguita i cristiani in terra di Siria, nella terra della prima cristianità, che insanguina le nostre capitali, c'è un altro tema, rispetto al quale noi non abbiamo il coraggio di balbettare nulla a livello internazionale: gli Stati dittatoriali nel mondo - mi dispiace dirlo, ma non lo dico per contrapposizione - quasi tutti di ispirazione socialista. Il 25 per cento delle nazioni del mondo, fra cui il Venezuela, negano e soffocato nel sangue i più elementari diritti umani, incarcerano gli oppositori, quando a quegli oppositori va bene e non vengono passati per le armi in mezzo a una strada. Quindi, Paesi islamici che si ispirano alla Sharia, che condannano Asia Bibi a dieci anni di carcere per blasfemia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), Paesi di ispirazione socialista che calpestano brutalmente e sanguinariamente i diritti politici e umani, ma noi siamo qua, popolo italiano, a dire che un gruppo di quindici giovani ha fatto un concerto che non va bene e che questo sta incrinando l'ordinamento democratico italiano. Non ci credo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È lunare!

Il mondo brucia, siamo assediati da brutali, violenti, irriducibili nemici, che ci odiano perché noi siamo liberi, che attentano alla nostra sicurezza, sacrificando pure la loro vita pur di ucciderci e far cambiare le nostre abitudini. E noi siamo qui a rappresentare un'Italia che non esiste, perché lo stesso motivo, onorevole Fiano, per cui ci attaccano, è perché loro hanno capito che noi non siamo quello che lei tenta di rappresentare, noi siamo una nazione libera, siamo una nazione non razzista, siamo una nazione non xenofoba, siamo una nazione dove vige il principio del pluralismo e della libertà di idea e di manifestazione delle idee (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo hanno capito gli integralisti islamici e per questo ci attaccano e ci odiano, non l'ha capito lei?

PRESIDENTE. Onorevole, si rivolga alla Presidenza, però. La ringrazio.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Certamente. Ha ragione, Presidente. Poi, richiamato da lei io mi faccio immediatamente convesso se lei è concava e viceversa.

PRESIDENTE. Bene, ne sono felice. Prego.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Pur senza volerlo - pur senza volerlo - approvare questa mozione significa - pur senza volerlo da parte degli estensori - correre il rischio di rappresentare una nazione che non c'è. Non c'è un pericolo di questo tipo in Italia e - ripeto - lo hanno capito coloro che ci aggrediscono, perché sanno che siamo una nazione civile, libera, democratica e pluralista e che rimane tale nonostante isolati fenomeni a volte anche di natura delinquenziale e criminale - ci mancherebbe - ma che, ciononostante, noi siamo altro. Prendere una parte infima e rappresentarla per il tutto dell'Italia è il peggior servizio che noi possiamo fare alla nazione ma - attenzione! - anche il peggior servizio che possiamo fare al Parlamento e alla politica, perché gli italiani non hanno bisogno né di me né di lei per sapere dove si annida l'odio e la violenza, non hanno bisogno di sapere né da me né da lei che fascismo e comunismo sono fenomeni consegnati alla storia e che oggi la violenza e l'integralismo islamico sono di Paesi di chiara espressione e ispirazione socialista che negano i più evidenti diritti politici e umani, come il Venezuela.

Gli italiani sanno contro chi è fanaticamente rivolta questa violenza, cioè contro di noi e gli italiani - ecco perché dicevo “lunare” - difficilmente non potrebbero leggere come lunare un dibattito e una discussione in quest'Aula sulla violenza che, ancora una volta, ha la testa rivolta al passato, che ancora una volta non affronta con coraggio il tema centrale e bruciante di un'attualità fatta di un integralismo islamico rispetto al quale non riusciamo neanche più a difenderci culturalmente. Onorevole Fiano… onorevole Presidente, credo…

PRESIDENTE. Ritorni a farsi concavo.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Mi farò concavo nuovamente. Onorevole Presidente, io credo che non sia tempo di flagellarci perché la cultura della flagellazione non ci ha portato distanti. È tempo di difenderci, è tempo di difendere i nostri valori di civiltà, di libertà e di pluralismo, calpestati non da quattro teste rasate ma da Stati d'ispirazione socialista che a casa loro negano questi principi, che incarcerano gli oppositori quando non li uccidono, da Stati soggiogati all'ideologia dell'integralismo islamico che negano brutalmente ogni diritto, financo quello religioso, e che tengono in carcere una donna per dieci anni per blasfemia. E io so che tutti in quest'Aula sanno che prima ancora di arrivare al pluralismo politico gli Stati arrivano a quello religioso che, tradotto, significa che prima lo Stato ti permette di pregare il tuo dio - storicamente - e dopo ti permette di esprimere le tue idee. È un salto indietro nel passato terrificante quello a cui stiamo assistendo.

Gli italiani hanno capito - e termino, Presidente, e la ringrazio - che il tema è un altro. Gli italiani sanno che siamo liberi, sanno che siamo pluralisti ma, soprattutto, lo sanno i nostri nemici. È incredibile che qualcuno in questo Parlamento ancora non lo sappia ed è il tempo di unirci contro queste minacce e non di trovare elementi per dividerci sulla base del professionismo dell'antifascismo o del professionismo dell'anticomunismo. È il tempo di difendere la nostra civiltà, è il tempo di capire quali sono le minacce, è il tempo di capire che la matrice religiosa è la minaccia, è il tempo in cui quando si evoca la violenza siamo finalmente uniti senza più ipoteche del passato ma con lo sguardo in avanti.

Presidente - e ho terminato - in questi giorni la Camera dei deputati non ha avuto il coraggio di dare l'asilo ad Asia Bibi perché questo avrebbe alimentato ulteriormente l'intolleranza religiosa degli integralisti pachistani. L'Italia ha avuto internazionalmente paura di questo fatto. Ebbene, a pochi giorni da quando l'Italia ha avuto internazionalmente paura di questo fatto, discutere ed impegnare un'intera mattinata non per capire come sconfiggere la bestia islamica ma per capire se qualche fenomeno sporadico può costituire la ricostituzione del disciolto Partito Fascista è una follia, perché mia figlia stessa sa che oggi nessuno ricostituisce il disciolto Partito Fascista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali…

LUCIANO NOBILI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (PD). Presidente, una rapida precisazione e sarò brevissimo, perché alcuni degli accenti che ho sentito nei colleghi di Fratelli d'Italia, non per alimentare polemiche…

PRESIDENTE. Non è sull'ordine dei lavori, però, se lei commenta gli accenti dei colleghi che sono intervenuti. Se è sull'ordine dei lavori, faccia un intervento sull'ordine lavori, altrimenti non posso darle la parola, onorevole Nobili, e questo lo sa.

LUCIANO NOBILI (PD). Ha ragione, Presidente, però io sento la necessità di…

PRESIDENTE. Lo so. Però, mi dispiace. Mi duole ricordarle che il Regolamento non prevede un intervento (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Colleghi, quando presiederete l'Aula voi poi ricorderete le regole ai colleghi. Onorevole Nobili, potrà esprimersi nel seguito della discussione. Grazie, onorevole Nobili.

Non essendovi altri iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Nomina dei componenti della Commissione per la semplificiazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione i deputati Cosimo Adelizzi, Vittoria Baldino, Galeazzo Bignami, Francesco Cannizzaro, Monica Ciaburro, Tiziana Ciprini, Diego De Lorenzis, Massimiliano De Toma, Felice Maurizio D'Ettore, Giuseppe Cesare Donina, Davide Gariglio, Francesca Gerardi, Michele Gubitosa, Marco Lacarra, Daniele Moschioni, Romina Mura, Andrea Rossi, Serse Soverini, Arianna Spessotto, Nicola Stumpo.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Rossella Accoto, Enrico Aimi, Giuseppe Auddino, Antonio Barboni, Sandro Mario Biasotti, Caterina Biti, Elena Botto, Eugenio Comincini, Gianmauro Dell'Olio, Antonio De Poli, Agnese Gallicchio, Vincenzo Garruti, Gianpietro Maffoni, Roberto Marti, Giuliano Pazzaglini, Angela Anna Bruna Piarulli, Pietro Pisani, Nadia Pizzol, Dieter Steger, Mino Taricco.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente Mara Carfagna, stavo pensando di cosa parlare mentre, come al solito, sul trenino che porta da Acilia al Colosseo mi avvicinavo al Parlamento e mi sono ricordato della signora Giulietta, la quale mi ha chiesto: “Ma è possibile che sono dieci anni che io a dicembre ricevo la cosiddetta “tredicesima pesante” sulla mia pensione, che è di 154,96 euro all'anno, per l'appunto nel mese di dicembre, e questa cifra non cambia mai?”. Quindi, non posso non parlare di questo. Cioè, abbiamo una legge che ha istituito nel 2000 - quindi, sono oramai diciotto anni - una specie di tredicesima chiamata “pesante”, che è sicuramente “pesante” per il bilancio dello Stato, di 154,94 euro all'anno. Lo ripeto: 154,94 euro, cioè mancano 6 centesimi per arrivare a 155 euro e fare cifra tonda, ma gli illuminatissimi presidenti dell'INPS, compreso l'attuale presidente dell'INPS, di questo non si preoccupano. Resta tale e quale senza neanche questo aumento di 6 centesimi all'anno, che certo costa tantissimo. Infatti, per un milione di pensionati 6 centesimi all'anno diventano 60 mila euro, in tutta Italia. Mi sembra che sarebbe il momento giusto perché si faccia qualcosa di serio a favore dei pensionati. Perciò, per provocazione, io presenterò una proposta di legge per chiedere l'aumento di 6 centesimi di questa tredicesima pesante. Chiaramente, è una provocazione, non è una cosa che vada sui giornali, come se i pensionati…

PRESIDENTE. Deve concludere.

CARLO FATUZZO (FI). Si accontentino - e concludo, signora Presidente - di 6 centesimi. Non si accontenteranno né di 6 centesimi né di molto di più, perché meritano più rispetto. Viva i pensionati, pensionati, all'attacco!

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 16 novembre 2018 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 14,00.