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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 83 di mercoledì 14 novembre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MIRELLA LIUZZI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 11,10).

MARCO DI MAIO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie, Presidente; intervengo solo per chiedere una precisazione rispetto al processo verbale e chiediamo, quindi, di integrarlo in questi termini: noi non abbiamo chiesto l'attivazione immediata di quanto previsto dall'articolo 58 del Regolamento, ma che la presidente della Commissione, lo dico da segretario della Commissione Affari costituzionali, venga qui e precisi, rettifichi le cose che ha riferito. In assenza di questa disponibilità e in assenza di questo chiarimento, chiediamo che si attivino, invece, poi, conseguentemente, le procedure previste dall'articolo 58. Questo era quanto dovevo, anche in relazione all'effettivo svolgimento dei fatti che, come tutti i colleghi della Commissione Affari costituzionali di ogni gruppo possono testimoniare, non si sono certamente svolti secondo la ricostruzione sommaria e imprecisa che è stata fatta in quest'Aula, in altra seduta, dalla presidente della Commissione.

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Di Maio, io l'ho fatta parlare, però, le ricordo che l'articolo 32, al comma tre, recita che: “Sul processo verbale non è concessa la parola se non a chi intenda proporvi una rettifica, o a chi intenda chiarire il proprio pensiero espresso nella seduta precedente, oppure per fatto personale”.

Comunque, prendiamo atto della sua richiesta.

Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Battelli, Buffagni, Colucci, Corneli, Covolo, Del Barba, Gregorio Fontana, Fusacchia, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Guerini, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Saltamartini, Schullian e Sisto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo via Matteo Bandello, di Roma che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che in data 13 novembre 2018 il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il senatore Paolo Tosato, in sostituzione della senatrice Antonella Faggi, dimissionaria.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

PRESIDENTE. Comunico che in data 13 novembre 2018, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza il senatore Simone Pillon, in sostituzione della senatrice Marzia Casolati, dimissionaria.

Annuncio della costituzione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.

Sono risultati eletti: presidente, il deputato Eugenio Zoffili; vicepresidente, il deputato Manuel Tuzi; segretaria, la senatrice Marinella Pacifico.

Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.

Sono risultati eletti: presidente, il senatore Nicola Morra; vicepresidenti, il senatore Christian Solinas e la deputata Jole Santelli; segretari, i deputati Gianni Tonelli e Wanda Ferro.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di venti minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione delle mozioni Muroni, Bazoli ed altri n. 1-00057 e Zolezzi, Lucchini ed altri n. 1-00073 concernenti iniziative di competenza in relazione alle criticità connesse al conferimento in discarica dei rifiuti speciali in provincia di Brescia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Muroni, Bazoli ed altri n. 1-00057 (Nuova formulazione) e Zolezzi, Lucchini ed altri n. 1-00073 concernenti iniziative di competenza in relazione alle criticità connesse al conferimento in discarica dei rifiuti speciali in provincia di Brescia (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 12 novembre 2018 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni Fidanza e altri n. 1-00076 e Gelmini e altri n. 1-00077. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Presidente, per quanto riguarda la mozione Muroni, Bazoli ed altri n. 1-00057, nelle premesse, la quarta premessa è accoglibile con riformulazione: “Inoltre, dalla lettura dei dati dello studio dell'ISPRA si apprende che nella provincia di Brescia la media dei rifiuti seppelliti in discarica, per chilometro quadrato, risulta essere di circa tredici volte superiore della media di tutto il territorio nazionale”. Il resto va bene.

Negli impegni, il primo impegno non è accoglibile, il secondo è accoglibile e si precisa che il MATTM, nella scorsa legislatura e alla luce dell'annullamento della DGR della regione Lombardia del 2 ottobre 2017 n. X/7144, (Approvazione del criterio localizzativo “Fattore di pressione” in attuazione dell'articolo 14-bis delle norme tecniche di attuazione del programma regionale gestione rifiuti approvato con DGR 1990/2014), aveva predisposto uno schema di decreto recante criteri generali relativi alle caratteristiche delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento rifiuti, e individuato il fattore di pressione per le discariche. ISPRA ha collaborato alla stesura del citato schema di decreto, fornendo elementi tecnici e simulazioni sull'applicazione, a livello provinciale e comunale, del fattore di pressione. Per quanto riguarda, invece, la mozione Zolezzi, Lucchini ed altri n. 1-00073, la terza premessa dovrebbe essere riformulata in tal modo: “Secondo i dati ISPRA, pubblicati nel Rapporto rifiuti speciali 2018, nella provincia di Brescia, nell'anno 2016, sono presenti 443 impianti che gestiscono rifiuti speciali, di cui 10 sono gli impianti di discarica operativi, di cui uno dedicato anche allo smaltimento di rifiuti urbani”.

Poi si va alla premessa numero 6, così riformulata: “Secondo i dati del Rapporto rifiuti speciali 2018 di ISPRA, i dati relativi al solo trasporto transfrontaliero della regione Lombardia sono: le esportazioni, nell'anno 2016, ammontano a 881.143 tonnellate, di cui 447.000 tonnellate di rifiuti non pericolosi e 434.000 tonnellate di rifiuti pericolosi; le importazioni, nell'anno 2016, ammontano a 2.384.439 tonnellate, di cui 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi e 39.000 tonnellate di rifiuti pericolosi. Non sono invece disponibili informazioni relative ai flussi di rifiuti speciali provenienti da altre regioni. Si rileva che l'attuale legislazione prevede la realizzazione dell'autosufficienza solo riguardo allo smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi e dei rifiuti del loro trattamento negli ATO, nonché il rispetto del principio di prossimità per lo smaltimento dei rifiuti e il recupero dei rifiuti urbani indifferenziati”.

La premessa numero 7, riformulata: “Secondo i dati del rapporto rifiuti speciali 2018 di ISPRA, al Nord sono gestiti 89,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, 71,4 milioni sono avviati ad operazioni di recupero e 18 milioni a smaltimento”. Eliminare la premessa numero 8.

Poi, andiamo agli impegni. Impegno 1, accoglibile con la seguente riformulazione: “Ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione nel decreto legislativo n. 152 del 2006 di un criterio nazionale che consenta alle regioni di inserire nel proprio ordinamento il fattore di pressione per le discariche quale criterio obbligatorio per l'indicazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, delegando il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero della Salute, sentito il Ministero per gli Affari regionali e le autonomie, all'adozione di un decreto interministeriale che ne definisca princìpi e metodologia di calcolo.

Il secondo impegno invece è accoglibile.

Il terzo impegno è accoglibile, con riformulazione: “a valutare l'opportunità di porre in essere ogni iniziativa, anche normativa, per garantire la gerarchia nella gestione di rifiuti in osservanza degli obblighi comunitari, per conseguire l'obiettivo di ridurre la quantità di rifiuti destinata alla discarica e all'incenerimento, anche valutando di modificare l'articolo 35 del decreto-legge n. 133 del 2014, al fine di contenere il trattamento dei rifiuti urbani in impianti di recupero energetico”.

Il quarto impegno è accoglibile.

Il quinto impegno è accoglibile. Il Ministero, tramite la cabina di regia per la proposta progettuale relativa al disinquinamento del lago di Garda, sta seguendo costantemente gli accadimenti inerenti il sistema di depurazione di comuni gardesani, e provvederà a sollecitare gli enti competenti a risolvere tale importante questione.

Il sesto impegno è accoglibile.

Per le altre due mozioni, cinque minuti di tempo…

PRESIDENTE. Per “accoglibile” intendiamo “accolto”, giusto?

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sì.

PRESIDENTE. Quindi il Governo non deve ancora meditare…

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sì. Presidente, soltanto cinque minuti per le altre due mozioni, che sono arrivate in questo momento e stavo controllando.

PRESIDENTE. Posto che le ultime mozioni sono state effettivamente consegnate da poco, concediamo una sospensione tecnica di dieci minuti. Ci vediamo alle 11,30.

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 11,35.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Chiedo al sottosegretario Micillo se ha predisposto i pareri sulle mozioni che mancavano. Prego, a lei la parola, sottosegretario.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Mozione Fidanza ed altri n. 1-00076, parere favorevole sul primo impegno, contrario sul secondo, favorevole sul terzo.

Mozione Gelmini ed altri n. 1-00077

PRESIDENTE. Sulla premessa, chiedo scusa, della mozione Fidanza ed altri n. 1-00076?

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Mozione Gelmini ed altri n. 1-00077, parere favorevole sul primo impegno, contrario sul secondo.

Lo stesso per la premessa.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossella Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Presidente, oggi portiamo in Aula un tema importante: importante perché è una situazione vissuta dalla provincia di Brescia, ma che riguarda moltissimi dei nostri territori in Italia. Però sicuramente la provincia di Brescia è emblematica: si parla di gestione dei rifiuti; noi, proprio ieri, abbiamo approvato la legge di recepimento delle direttive europee da parte del Governo italiano, in cui si parlava di economia circolare…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputata Muroni. Questo capannello qui sotto, cortesemente, dovrebbe cessare di esistere. I deputati sono pregati di prendere posto, ognuno al suo; chi intende invece parlare perché non fosse interessato, può accomodarsi fuori dall'Aula. Grazie. Prego, deputata Muroni, prosegua.

ROSSELLA MURONI (LEU). Dicevo che ieri abbiamo parlato di economia circolare e di quale dovrebbe essere la direzione presa dal nostro Paese. Ecco, territori come quelli del bresciano raccontano più di mille parole quanto il nostro Paese sia invece indietro rispetto al tema della sostenibilità e, soprattutto, degli impatti che un certo tipo di produzione e di sistemi industriali hanno creato negli anni.

Credo che noi dobbiamo con forza dare una risposta a questi territori e, in particolare, alla provincia di Brescia, perché qui la situazione ambientale è motivo di persistente e diffusa preoccupazione. Io ricordo che c'è stata l'approvazione, pochi mesi fa nella provincia di Brescia, di una mozione, votata all'unanimità, in cui si chiedeva una moratoria per quanto riguarda i conferimenti dei rifiuti speciali provenienti da fuori regione e contemporaneamente una moratoria dei nuovi impianti per quanto riguarda soprattutto le nuove discariche. Ma vale la pena anche ricordare qualche numero, perché nella provincia di Brescia, secondo i dati pubblicati dall'ISPRA per l'anno 2016, sono stati interrati in discarica - nell'ultimo anno censito, quindi il 2016 - 2.578.169 tonnellate di rifiuti speciali, pari al 76,47 per cento di quelli interrati in tutta la Lombardia e pari al 21,3 per cento di tutti quelli conferiti in discarica in tutta Italia.

Quindi, Presidente, ci troviamo di fronte a un territorio davvero particolarmente colpito da questo tema. Considerate che nella provincia di Brescia la media dei rifiuti seppelliti in discarica per chilometro quadrato risulta essere di circa tredici volte superiore alla media delle province lombarde e di tutto il territorio nazionale.

C'è uno studio, che è lo studio SENTIERI fatto dall'Istituto superiore di sanità, che ha riscontrato dati allarmanti per quanto riguarda la presenza di malattie tumorali nella provincia di Brescia. Poi, c'è il lavoro della Commissione ecomafie, che nella scorsa legislatura proprio su questo tema attenzionò la provincia di Brescia…

PRESIDENTE. Colleghi, sono costretto a fare un secondo intervento per richiamarvi al silenzio e all'attenzione nei confronti della collega Muroni, che sta svolgendo la sua dichiarazione di voto. Ci siamo? Cioè, non è vietato parlare, però si può parlare fuori di qui. Prego.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. L'attenzione più che nei miei confronti dovrebbe essere nei confronti dei cittadini di Brescia che ci stanno seguendo con grande attenzione perché, come stavo provando a dire, questo è un tema molto, molto sentito in quel territorio e su questo tema è stata approvata una mozione all'unanimità in provincia di Brescia, votata dalla sinistra, ma votata anche da Forza Italia e dalla Lega. Il MoVimento 5 Stelle non è rappresentato nel consiglio provinciale ma conosce bene il tema perché su questo ha condotto la campagna elettorale e ha ottenuto anche un ottimo risultato.

Dunque, quello che i cittadini di Brescia e della provincia di Brescia ci chiedono è un'attenzione fortissima da parte del Governo centrale, perché quello che sta accadendo ed è accaduto negli ultimi anni nella provincia di Brescia è del tutto simile e paragonabile, da un punto di vista ambientale e dell'impatto, a quello che è accaduto nelle province di Napoli e di Caserta, nella cosiddetta Terra dei Fuochi. È per questo che nella nostra mozione, firmata da me ma anche dai colleghi Bazoli, Fornaro, Berlinghieri e Braga, noi facciamo riferimento al “decreto Terra dei Fuochi”, a dimostrazione proprio del fatto che nel momento in cui si riscontra una situazione così grave dal punto di vista ambientale il Governo può e deve intervenire in maniera diretta, dando una risposta…

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Deputato Marin, deputato Marin, chiedo scusa: le dispiacerebbe prendere il suo posto? La ringrazio.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, deputato Marin. Dicevo che nel momento in cui si riscontrano dati così preoccupanti è necessario dare una risposta a livello centrale e questo è stato fatto, ad esempio, nella Terra dei Fuochi, addirittura con un decreto specifico che introduceva un reato penale, quello dell'abbruciamento dei rifiuti, riscontrando proprio questo tipo di fenomeno in quel territorio.

Ecco, in questo caso si tratta naturalmente non di criminalità organizzata, ma di un sistema industriale che ha creato un impatto, ma anche di un sistema più generale che ha fatto, di fatto, della provincia di Brescia la pattumiera dei rifiuti speciali d'Italia (e prima ho raccontato i numeri). Ed è proprio da questo sistema che la provincia di Brescia vuole uscire, perché non si può contrapporre il business alla salute dei cittadini. Nell'epoca dell'economia circolare noi dobbiamo saper gestire i rifiuti in maniera intelligente e realizzare naturalmente degli impianti, ma degli impianti sostenibili, che vengano gestiti in maniera trasparente e che facciano anche dell'economia. Tuttavia, la contrapposizione tra economia e salute non è più accettabile. Per me, che sono un'ecologista non lo è mai stata, ma credo che ormai sia cultura comune e soprattutto tra i cittadini il fatto che il ricatto tra lavoro e salute è un ricatto che non può essere più portato avanti e che non va più tollerato.

Ecco, in provincia di Brescia noi abbiamo l'occasione di dare un segnale importante, così come chiediamo nella nostra mozione, facendo una moratoria che prima ho spiegato, quindi del conferimento in discarica dei rifiuti speciali provenienti da fuori regione sicuramente, e poi rispetto ai nuovi impianti di discariche. Anche perché, nella provincia di Brescia, attualmente sono 31 le discariche attive di rifiuti speciali su un totale di 665 impianti di vario tipo, che trattano e recuperano rifiuti con diverse modalità. Se mi permette una battuta, io direi che questo territorio ha già abbondantemente dato. E quello che noi sappiamo è quello che, appunto, ci viene raccontato dal 1982 in poi, ovvero da quando esiste una legislazione in materia e nulla si sa di quello che è stato sepolto in questo territorio prima del 1982. Pertanto, io credo che l'attenzione che noi dobbiamo dare sia un'attenzione forte.

Certo, il territorio di Brescia non è un caso unico, ma già nella scorsa legislatura quest'Aula se ne era occupata ed erano state fatte anche delle promesse, perché era stata approvata una mozione all'unanimità in cui si era detto, in maniera bipartisan, che ci sarebbero stati degli studi e degli approfondimenti, che sarebbe stata verificata la situazione e che si sarebbe anche studiato un processo di messa in moratoria e, quindi, di partecipazione anche alla fuoriuscita da un modello così insostenibile. Tutto questo non è stato fatto e io credo che, visto che siamo questa volta a inizio di legislatura, gli impegni che noi possiamo prendere sono impegni importanti. Io ho seguito la riformulazione fatta anche sulla mozione del collega Zolezzi, in cui pure si chiedeva una moratoria. Tuttavia, mi sembra di aver capito, dalla risposta del sottosegretario, che sia nella mozione Zolezzi, Lucchini ed altri n. 1-00073 sia nella nostra mozione - ma anche in quella degli altri colleghi di Fratelli d'Italia e di Forza Italia - venga escluso qualsiasi accenno a una moratoria, seppure diluita nel tempo, seppure discussa territorialmente, perché naturalmente è un processo da fare in maniera condivisa nelle competenze reciproche dei vari livelli dello Stato, con le istituzioni che devono essere sinergicamente coinvolte, però, si esclude totalmente questa possibilità.

Ecco, noi rispetto alla risposta che ci è arrivata dal sottosegretario non possiamo essere soddisfatti e premetto che chiederemo un voto per parti separate per quanto riguarda la nostra mozione, perché il sottosegretario ha dato un parere negativo sulla parte in cui parliamo di moratoria e, invece, si è espresso a favore dell'istituzione a livello nazionale - peraltro, anche sottolineando il percorso fin qui fatto dal Ministero dell'ambiente - di un fattore di pressione e, quindi, dell'inserimento, nel nostro ordinamento, di un fattore di pressione che espliciti quanto un territorio sia in grado di accogliere ancora rispetto alla situazione che vive in quel momento. Questo mi sembra molto condivisibile, anche perché il Governo l'ha introdotto nella mozione che espliciti quanto un territorio sia in grado di accogliere ancora rispetto alla situazione che vive in quel momento. Mi sembra questo molto condivisibile, anche perché il Governo l'ha introdotto nella mozione a prima firma Zolezzi prendendolo pari pari dalla nostra mozione, quindi trasformando il secondo impegno della mozione a mia prima firma in una parte della mozione Zolezzi, togliendo però appunto quel processo di moratoria che noi invece chiediamo.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

ROSSELLA MURONI (LEU). Sì. Noi chiediamo sulla nostra mozione il voto disgiunto sui due impegni al Governo, mentre apprezziamo la disponibilità a introdurre questo indice di pressione, perché ci sembra molto importante. Riteniamo invece che la risposta che viene data al territorio di Brescia non sia adeguata (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Carlo Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, voglio iniziare questo intervento ringraziando la collega Muroni per aver riportato all'attenzione del Parlamento un tema sensibile, sensibile sul territorio della provincia di Brescia, dove è stato argomento di dibattito negli ultimi anni. È stato anche argomento della campagna elettorale, laddove il MoVimento 5 Stelle ha fortemente caratterizzato la campagna elettorale su quel territorio proprio sul tema di una moratoria forte all'insediamento di nuove discariche in un territorio che è già stato molto provato negli ultimi anni. Ma su questo tornerò dopo.

È stato anche un tema affrontato a livello istituzionale, sia in quest'Aula nella scorsa legislatura, quando tutti i parlamentari bresciani, di tutti i partiti, hanno sottoscritto un impegno comune che andava nella direzione di cui oggi trattano molte delle mozioni presentate, e anche a livello territoriale, quando il consiglio provinciale di Brescia all'unanimità ha chiesto al Governo e alla regione di intervenire per fermare la proliferazione di impianti di discarica su quel territorio. Parliamo di un territorio fortemente vocato all'industria, una delle più grandi province d'Italia, con 1.200.000 abitanti, che da tempo subisce una condizione ambientale molto particolare, a fronte del fatto che a Brescia, nel 1998, è stato impiantato il più grande termovalorizzatore d'Italia, che ha consentito di fatto di smaltire i rifiuti solidi urbani nell'interezza. Quindi, non abbiamo un problema legato ai rifiuti solidi urbani, abbiamo invece un problema fortissimo che riguarda i rifiuti speciali, che vengono conferiti in impianti di discariche sul territorio della provincia di Brescia, non soltanto in quanto prodotti su quel territorio, non soltanto in quanto prodotti sul territorio della regione Lombardia, ma provenendo anche da altre regioni del territorio nazionale. Questo evidentemente ha portato ad una vera e propria emergenza, che anche i dati dell'ISPRA testimoniano.

A fronte di questa emergenza noi crediamo che si debba dare una risposta più concreta. Crediamo che si debba attivare immediatamente un tavolo con tutte le parti in causa, a partire evidentemente dalle istituzioni regionali, contemplando naturalmente al suo interno la provincia di Brescia, il comune di Brescia, le associazioni datoriali e sindacali, le organizzazioni che gestiscono la tutela della salute a livello locale, le ATS in particolar modo, e anche le istituzioni universitarie, per fare in modo di avere una strategia di medio e lungo termine su questo problema, perché è di tutta evidenza che non si può affrontare soltanto in termini emergenziali. Nel frattempo, nel periodo in cui questo tavolo si riunisce e arriva a delle sue determinazioni, è importante dire stop all'insediamento di nuove discariche, per fermare quella che è una proliferazione assolutamente incontrollata.

Di fronte a questi impegni francamente rimaniamo basiti rispetto alla posizione che il Governo ha testé espresso nel dare i pareri su queste mozioni, perché questi pareri vanno esattamente in controtendenza con l'impegno che il MoVimento 5 Stelle ha assunto durante la campagna elettorale scorsa, dove ha chiesto il voto ai cittadini bresciani per bloccare l'insediamento delle discariche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Allora, un po' di coerenza, signori del Governo.

Improvvisamente scoprite che questa non è una competenza nazionale e che lo deve fare la regione Lombardia. Evidentemente, fino al 4 marzo questo tema non esisteva: l'avreste fatto voi al Governo e oggi dimenticate di farlo. Eppure, nelle nostre mozioni non facciamo altro che richiamare il Governo, per la parte di propria competenza, quindi tenendo bene in considerazione le competenze della regione e di tutti gli altri enti, ad intervenire nel senso di della costituzione di un tavolo e di una moratoria che per noi deve essere almeno biennale.

Noi - e concludo - vi richiamiamo a una coerenza, signori del Governo e signori della maggioranza: mantenete fede a quello che avete detto in campagna elettorale, date risposte ai cittadini di quel territorio, altrimenti non potrete più presentarvi in quelle zone a testa alta, perché avrete tradito la fiducia di quei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Vincenza Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Presidente, onorevoli colleghi, la provincia di Brescia vive una condizione ambientale ed ecologica di particolare delicatezza. La situazione ambientale e sanitaria del territorio bresciano presenta, infatti, criticità peculiari e necessità, quindi di un'attenzione e di interventi da parte delle istituzioni nazionali. Il rapporto 2018 dell'ISPRA ci dice che nel 2016 la provincia di Brescia gestisce tanti rifiuti speciali come Lazio e Marche messi insieme. Complessivamente, la Lombardia produce da sola il 21,8 per cento di questi rifiuti: 29,4 milioni di tonnellate su 135 milioni. Brescia è il luogo dove si smaltisce oltre un quarto dei rifiuti speciali italiani, il 28 per cento. La maggior parte dei rifiuti speciali, intorno ai 5 milioni, viene trattata in 300 fra impianti di recupero di materia, strutture di autodemolizione e rottamazione o frantumazione di veicoli, nell'inceneritore, negli impianti di trattamento chimico-fisico-biologico o di compostaggio, ma la restante parte finisce ancora in una delle dieci discariche presenti sul territorio bresciano e produce numeri che fanno del territorio uno dei poli italiani principali dello smaltimento e del recupero dei rifiuti speciali.

È quindi necessario riconoscere l'eccezionalità di questo territorio, che nel solo comune di Montichiari stocca in discarica qualcosa come 12-15 milioni di metri cubi di rifiuti. La realizzazione, nel 1998, del termovalorizzatore più grande d'Italia (726.000 tonnellate incenerite nel 2016) ha risolto il problema dei rifiuti urbani e non si è più aperta una discarica per i rifiuti civili, mentre non ha risolto il problema dei siti per lo smaltimento di rifiuti industriali.

La provincia di Brescia, tra l'altro, sopporta un quantitativo molto alto di rifiuti che vengono conferiti nel territorio, per la gran parte proveniente da fuori dei confini bresciani e regionali. Sotto questo aspetto bisognerebbe quindi svolgere una riflessione in merito all'applicazione del principio dell'autosufficienza regionale. Peraltro, la regione Lombardia, nel 2014, ha introdotto il cosiddetto fattore di pressione, ossia il criterio escludente per impedire la realizzazione di nuove discariche nelle altre in cui siano già stoccati più di 160.000 metri cubi di rifiuti per ogni chilometro quadrato, limitando, quindi, il quantitativo massimo di rifiuti conferibili in un sito già esistente in un determinato territorio.

La provincia di Brescia è, tra le aree nazionali, una di quelle di più antica industrializzazione ed è la terza a livello europeo per intensità di imprese industriali che vi operano. Per questa ragione ha subìto le conseguenze e l'eredità di un'industria pesante che ha operato senza le necessarie norme giuridiche di tutela ambientale e di limitazione delle emissioni industriali, che sono sostanzialmente giunte solo successivamente alla metà degli anni Settanta del secolo scorso. Una situazione, questa, che ha generato sì benessere economico, ma anche gravi danni alla salute delle persone e dell'ambiente. Certamente, la situazione oggi è molto diversa, le regole ambientali sono più severe e rigorose, ma per il prosieguo delle attività industriali nei siti da bonificare o per la reindustrializzazione di tali aree inquinate, è fondamentale l'attività di bonifica poiché la bonifica costituisce il presupposto ineludibile dell'insediamento di nuove attività produttive e dello sviluppo di quelle esistenti. Occorrono, quindi, interventi indirizzati a portare a termine gli interventi di bonifica con criteri procedurali certi e trasparenti per i cittadini.

È evidente, infatti, come le problematiche esposte si innestino un territorio, quale quello della provincia di Brescia, che rappresenta una delle realtà economiche industriali di maggior rilievo a livello nazionale ed internazionale. Brescia è infatti la prima provincia industriale d'Europa, sia per valore aggiunto che per il numero di occupati, superando diversi distretti industriali della Germania. Il valore aggiunto del settore manifatturiero bresciano si colloca al terzo posto in Italia, dopo Milano e Torino. Con una realtà industriale imprenditoriale così sviluppata, un'ipotesi di moratoria e di nuove autorizzazioni per nuove discariche, e del conferimento di rifiuti speciali destinati all'incenerimento o alla discarica, non può che tener conto anche delle esigenze produttive del territorio e delle conseguenti difficoltà per i sensibili aumenti degli oneri a loro carico a seguito del trasferimento all'estero di parte dei rifiuti prodotti. Molti imprenditori sono infatti costretti a trasportare i rifiuti prodotti all'estero, sopportando costi che si ripercuotono nell'intera filiera produttiva.

Per queste ragioni, la nostra mozione parte dal presupposto di trovare soluzioni concrete per un territorio dal forte tessuto industriale, che necessita di risposte, risposte che, evidentemente, in quest'Aula a nessuno interessa dare, visto il brusio di sottofondo; risposte che vanno, comunque, cercate in un quadro di sostenibilità ambientale, nel pieno rispetto delle esigenze di salute dei cittadini.

La moratoria e la sospensione di nuove autorizzazioni all'apertura di nuove discariche devono, quindi, necessariamente, affiancarsi all'implementazione di soluzioni che vanno cercate in primis nel dialogo e nel confronto delle istituzioni governative, innanzitutto con la regione, quale istituzione centrale per la pianificazione della gestione dei rifiuti, nonché con gli enti locali interessati, con le associazioni industriali e di categoria più rappresentative, con l'Agenzia regionale per l'ambiente, al fine di individuare, anche alla luce delle peculiarità economiche e industriali del territorio, le iniziative più idonee a favorire il risanamento ambientale e una gestione dei rifiuti maggiormente sostenibile, nel necessario e ineludibile rispetto delle esigenze delle imprese e delle tante realtà produttive imprenditoriali che fanno di Brescia la prima provincia industriale d'Europa.

La collega Muroni ha parlato molto bene di emergenze rifiuti, delle molteplici terre dei fuochi, che anche il Ministro Costa, nelle linee programmatiche del suo Ministero, ha tenuto bene a sottolineare nella Commissione ambiente. Per questo pensiamo che l'Esecutivo debba imprimere una direzione sulla gestione e smaltimento dei rifiuti con un piano strategico nazionale della gestione degli stessi, in modo che questi non si ripercuotano sulle nostre imprese, cittadini, comuni e regioni. Ci vuole un'azione sinergica, ci vuole una direzione in cui il nostro Paese deve andare nella gestione dei rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marina Berlinghieri. Ne ha facoltà.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, molto volentieri abbiamo lavorato insieme alla collega Muroni alla mozione riguardante le azioni da intraprendere circa le criticità connesse al conferimento in discarica dei rifiuti speciali in provincia di Brescia. Riteniamo importante portare avanti un tema e un metodo, quello trasversale, su cui abbiamo lavorato nella scorsa legislatura. Pensiamo, infatti, che su un problema così delicato sia necessario procedere nel modo più unitario possibile, cercando di raccordare il lavoro anche tra i diversi livelli istituzionali.

Questa mozione tiene conto e prende le mosse, in termini di considerazioni e di impegni, dalla mozione adottata all'unanimità dalla provincia di Brescia. In termini di metodo, crediamo sia un passo positivo da segnalare. Molto spesso ci troviamo a dire che la capacità di fare sistema nel nostro Paese è ancora piuttosto debole. Questa mozione è un buon esempio della capacità di fare sistema delle istituzioni.

La provincia di Brescia conosce difficoltà e criticità ambientali molto pesanti, figlie dello sviluppo industriale dei decenni scorsi, che si è accompagnato spesso a una mancanza di consapevolezza delle ricadute che avrebbe avuto sul territorio dal punto di vista ambientale. Sviluppo industriale che ha portato tanto benessere, ma che ha portato anche come conseguenza non voluta criticità ambientali.

La condizione critica ha, però, portato all'avvio di azioni di risanamento e di miglioramento delle condizioni complessive, bonifiche, risanamenti e miglioramenti del ciclo economico. L'industria bresciana si è fatta carico e si fa carico della necessità di migliorare i propri processi produttivi, nella consapevolezza che la prosperità economica di un territorio non può essere raggiunta e mantenuta a spese dell'ambiente.

Da questo punto di vista, la nostra provincia può rappresentare un modello nazionale per la capacità di rispondere alle criticità ambientali e cito a questo proposito, tra i tanti, solo un paio di esempi: il comune di Brescia si è attivato negli anni scorsi per cercare di risolvere uno dei problemi di cui si parla, il sito inquinato Caffaro. Sono, infatti, state avviate le prime bonifiche di aree della città particolarmente inquinate, tanto da essere interdette perfino alla popolazione. Questo è stato possibile grazie all'azione positiva dell'amministrazione di Emilio Del Bono ed al supporto che i Governi Renzi e Gentiloni hanno dato, facendo pervenire i fondi che oggi sono a disposizione delle bonifiche e che, lo ricordiamo, richiedono ancora oggi, per essere completate, risorse ingentissime. A2A, grande multiutility italiana di servizi ambientali ha da tempo proceduto alle bonifiche dei pozzi da cui si preleva l'acqua potabile; grazie a questo si è risolto il problema del cromo esavalente nelle acque potabili. Brescia, dunque, è da questo punto di vista un esempio a cui guardare, per la modalità con cui ha saputo e sa affrontare le criticità che caratterizzano il suo territorio.

Proprio ieri abbiamo approvato nella legge di delegazione il recepimento della direttiva sull'economia circolare. Ecco, a questo proposito, Brescia potrebbe divenire un laboratorio di sperimentazione sugli aspetti più innovativi delle politiche attuative del recepimento di queste direttive. Lì c'è già un contesto pronto a rispondere e a lavorare in modo positivo. Per fare questo, però, serve che il Governo, che vede la presenza di ben tre sottosegretari bresciani, sostenga questo percorso. C'è, infatti, bisogno di risorse economiche, di supporto agli enti locali per la prosecuzione di quanto è stato fatto.

Questa mozione vuole provare a indicare al Parlamento e al Governo alcune azioni, partendo proprio dalle buone prassi che gli enti locali, i cittadini e le aziende del territorio hanno saputo attuare in questi anni. A nostro modo di vedere, dunque, anche nell'ottica dell'attuazione del pacchetto sull'economia circolare, la cui delega abbiamo approvato ieri, è necessario concentrarsi su una delle criticità ambientali della provincia di Brescia, che è quella delle discariche dei rifiuti.

Ricordo solo a margine che il pacchetto dell'economia circolare prevede come obiettivo di lungo termine l'azzeramento delle discariche. Brescia è sede di una quantità enorme di discariche, di rifiuti speciali, che non ha eguali come incidenza rispetto al territorio in tutta Italia. Questo deve imporre l'adozione di misure di particolare rilevanza per fermare l'apertura di nuove discariche. Chiediamo dunque con forza che la prima azione sia una moratoria. Bisogna adottare una soluzione normativa che impedisca l'apertura di nuove discariche prima che sia stato fatto un censimento e un monitoraggio complessivo di tutti i siti compromessi. E ci sorprende molto che la mozione di maggioranza abbia tolto proprio la richiesta di questo impegno e che il Governo bocci questo punto. Sulla moratoria, infatti, l'attuale maggioranza si è più volte impegnata con i cittadini e con le associazioni bresciane che da tempo lavorano a questi temi, e in provincia la mozione che è stata approvata all'unanimità prevede proprio questo punto.

C'è un secondo elemento che riteniamo importante: si deve introdurre nella legislazione nazionale il fattore di pressione ambientale per discariche. Quando si rilascia un'autorizzazione a una discarica, bisogna tener conto delle condizioni complessive del territorio nel quale la discarica si va ad inserire. Il fattore di pressione è uno strumento fondamentale per gli enti locali, che, in questo modo, possono gestire in maniera adeguata anche la presenza delle discariche.

Chiediamo, dunque, al Governo e al Parlamento di dare oggi un segno di buona politica. La mozione che abbiamo presentato è frutto dell'impegno e del raccordo tra livelli istituzionali diversi, è la richiesta di lavorare insieme a degli obiettivi che sono stati individuati, da un lavoro sinergico tra associazioni di cittadini, enti locali e aziende private. Vi chiediamo di fare in modo che su un tema così importante, come quello della tutela dell'ambiente e della salute delle persone, vi sia un gesto forte della politica, vi sia la capacità di lavorare insieme, nel rispetto di ciascuno e con la ferma volontà di risolvere i problemi. Brescia e la sua provincia lo hanno fatto, proviamo anche noi qui in Parlamento a cogliere questo esempio, perché è di segnali come questo che ha bisogno adesso il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bordonali. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, membri dal Governo, ritengo sia opportuno inquadrare la situazione di Brescia e della sua provincia prima di entrare nel merito della mozione. Brescia ha una provincia molto estesa, oltre 4.700 chilometri quadrati; una popolazione che supera il milione e 200 mila abitanti. È una provincia che parte dalla Pianura Padana, dove i dati dell'inquinamento dell'aria sono tristemente noti; attraversa i bellissimi laghi di Iseo, d'Idro, di Garda, e un punto della nostra mozione si ferma soprattutto sul lago di Garda, dove tutti gli enti locali coinvolti hanno lavorato e stanno lavorando per individuare la soluzione migliore per arrivare a un impianto di depurazione adeguato.

Impianto di depurazione che avrà, ovviamente, la necessità di trovare i giusti finanziamenti. Si arriva, quindi, alle tre valli: la Val Sabbia, la Val Trompia, la Val Camonica, con le stupende catene montuose che le cingono. Ma tre valli conosciute soprattutto per le numerose industrie che nel corso degli anni ne hanno permesso lo sviluppo. Infatti, Brescia è forse più nota per essere una di quelle zone di più antica industrializzazione, prima ancora che ci fosse quella politica ambientale che è stata tardiva, ahimè, nel nostro Paese, che ha fatto crescere maggiore sensibilità e, conseguentemente, ne sono nate le limitazioni normative per andare a tutelare e a salvaguardare l'ambiente.

Il risultato è, però, che oggi ci sono 443 impianti di trattamento dei rifiuti e dieci discariche attive per rifiuti speciali. Si stima che nel territorio bresciano siano stati tombati legalmente 35 milioni di metri cubi di rifiuti. E poi le discariche fantasma, non censite perché gestite prima della normativa del 1982. Circa 5 milioni di metri cubi. Senza dimenticare, ahimè, le discariche abusive. Va citato il caso particolare di Montichiari, tristemente noto addirittura a livello europeo, dove sono presenti 11 discariche, che custodiscono 12 milioni di metri cubi di scarti. Ma, per arrivare ai dati più recenti, solo nel 2016 nelle discariche della nostra provincia sono stati conferiti 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Tradotto, vuol dire 539 tonnellate per chilometro quadrato. Considerate che la media della Lombardia e dell'Italia è di 41 tonnellate per chilometro quadrato. Nella mozione non abbiamo fatto riferimento al sito Caffaro, ma poiché in discussione è stato evidenziato anche il problema dell'inquinamento derivante dalla Caffaro, dai colleghi Bazoli e Muroni, ritengo sia importante spendere alcune parole anche in tal senso. Infatti, il sito Caffaro, l'inquinamento da PCB e diossina riguarda circa 7 milioni e 500 mila metri cubi, ed è presente nel cuore della città di Brescia.

Oggi in quest'area, che è sito di interesse nazionale dal 2002, purtroppo si attendono ancora i finanziamenti. L'ultimo Governo, attraverso il Ministro Galletti, aveva promesso 50 milioni di euro, che è, tra l'altro, la cifra necessaria per la realizzazione del progetto della prima messa in sicurezza. Ahimè, stiamo ancora attendendo queste risorse, sono arrivati solo 20 milioni di euro, ma arrivati attraverso i fondi strutturali. Noi siamo sicuri che questo Governo interverrà affinché il sito Caffaro abbia la giusta attenzione.

In questo quadro, la situazione ambientale bresciana, non si possono chiudere gli occhi di fronte a una situazione preoccupante, legata soprattutto alla salute pubblica. In queste aree si verifica un sensibile aumento delle malattie per patologie correlate all'inquinamento ambientale. Va anche sottolineato, però, e ritengo fondamentale farlo, che la gestione dei rifiuti è all'avanguardia in tutto il Nord, con percentuali di raccolta differenziata superiori rispetto a quelle richieste dalla direttiva comunitaria, con impianti di cernita di moderna tecnologia e con impianti di termovalorizzazione che hanno costituito modelli a livello mondiale. Questa è la ragione per cui al Nord vengono trattate grandi quantità di rifiuti; purtroppo concentrazioni superiori rispetto a quelle richieste per le esigenze del territorio.

Questa premessa è necessaria per ribadire come in Lombardia, in provincia di Brescia, si debba contenere il conferimento dei rifiuti in discariche o termovalorizzatori, utilizzando la logica della prossimità e sostenibilità. Serve rivedere, e con questi impegno si rivede, l'articolo 35 del decreto n. 133 del 2014, lo “sblocca Italia”, poiché, per giungere ai contenimenti di nuovi impianti nelle aree in cui vi è autosufficienza della gestione dei rifiuti, c'è però il tema importante, signor sottosegretario, dei rifiuti speciali provenienti da fuori regione. E anche in questo caso c'è la necessità di andare verso l'autosufficienza anche per i rifiuti speciali. La strategia politica non può essere a livello nazionale, ma ogni regione deve essere autosufficiente a smaltire i propri rifiuti. Brescia non può essere, come è diventata, soprattutto negli ultimi anni, la pattumiera d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Deve essere abbandonata l'idea della rete nazionale inceneritori, consentendo alle regioni autosufficienti di dismettere i propri inceneritori in eccesso, come stava avviando la regione Lombardia. L'autonomia, l'autosufficienza regionale è la vera soluzione. Per tutti questi motivi, onorevoli colleghi, con la mozione a firma mia, dei colleghi bresciani, degli onorevoli Lucchini e Zolezzi, si chiedono interventi del Governo che vadano nella direzione di attivare studi del territorio prima di tutto attraverso la mappatura delle fonti emissive in aria, suolo e falda acquifera, per arrivare in tempi brevi a una riduzione della pressione, ma, soprattutto, limitare le autorizzazioni di discariche, di inceneritori, altre fonti di emissioni inquinanti in aria, terra e acqua, in territori con elevato fattore di pressione ambientale, come la provincia di Brescia, valutando di contenere i conferimenti dei rifiuti alle discariche, agli inceneritori, con la logica di prossimità e sostenibilità, tenendo conto del fattore di pressione.

Fattore di pressione che già ha avuto una prima esperienza positiva presso regione Lombardia grazie alla volontà dell'assessore regionale leghista Terzi nell'ambito del piano regionale di gestione dei rifiuti del 2014 e ulteriormente normato nel 2017. Il territorio, ma soprattutto i cittadini bresciani, la cui salute è a rischio, ve ne saranno grati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi portiamo in Aula il tema della provincia di Brescia, un'eccellenza produttiva, artigianale, manifatturiera, il settore della chimica, quello dell'acciaio. A questa eccellenza si è sovrapposta, però, anche una produzione importante di rifiuti delle stesse attività produttive e anche di rifiuti importanti da fuori regione, che ha determinato un impatto cumulativo eccessivo, su cui è necessario intervenire. Queste pressioni sono state determinate, sono state verificate sul sito considerato di interesse nazionale, il sito della Caffaro, uno dei 39 SIN nazionali su cui sono stati riscontrati addirittura problemi per il nostro futuro, cioè malformazioni congenite.

Sono stati riscontrati nello stesso sito di Brescia un incremento dei linfomi non-Hodgkin correlati alla contaminazione da PCB. Sono stati conteggiati oltre 61 decessi in più per tumore legati a questo sito. La messa in sicurezza di questo sito finora è stata a macchia di leopardo. L'azione commissariale è stata non del tutto concludente. Forse c'è da ridefinire il sito stesso, da riperimetrarlo, anche i terreni limitrofi al sito attuale sono contaminati, vanno stoppate le produzioni che spandono i PCB anche a distanza, anche oggi. Per quanto riguarda i rifiuti, quello che stiamo facendo è spiegare alcuni fenomeni, di cui si è parlato troppo poco.

Con riferimento al turismo dei rifiuti, da accessi agli atti, grazie a Unioncamere, si è verificato che oltre 40 milioni di tonnellate di rifiuti viaggiano oltre i confini regionali. Di questi rifiuti, che arrivano soprattutto al nord, si può stimare che, tra rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali, oltre 130 milioni di tonnellate sono gestite nel nord Italia su 160 totali; il 12 per cento delle merci trasportate in Italia, per esempio, sono rifiuti contro il 3 per cento in Francia. I rifiuti fanno oltre otto miliardi di chilometri in Italia, più delle persone; la gestione dei rifiuti potrebbe portare anche posti di lavoro e sostenibilità per i territori privi di strumenti di gestione e le emissioni legate ai trasporti sono assolutamente ingiustificate. C'è una sorta di “forutofobia”, la paura del rifiuto, che deve essere spedito il più lontano possibile, con tutte le conseguenze del caso e spesso con una pastoia anche per le ecomafie.

I rifiuti speciali, si è già detto, ne sono stati conferiti in discarica oltre 2,3 milioni di tonnellate nella sola provincia di Brescia, con un record nazionale, che deve essere assolutamente sovvertito. Per quanto riguarda le discariche, i dati sanitari dello stesso Istituto superiore di sanità riportano un incremento di tumori polmonari e leucemie infantili nei siti più impattati; deve essere impostato un piano generale delle bonifiche delle discariche bresciane, sia per quanto riguarda i siti censiti sia per i siti fantasmi. Quindi, sito di interesse nazionale, rifiuti speciali ma anche fanghi di depurazione: ne sono stati sparsi oltre 360.000 due anni fa nei suoli della provincia di Brescia. Bene che la regione Lombardia si sia posto il problema con interdizione, è una notizia di ieri, per 170 comuni, allo spandimento, ma, apparentemente, non si è toccato il tema dei gessi di defecazione. Si rischia di peggiorare ancora il problema, quindi; in Italia sono stati sparsi dal 1992 ad oggi oltre 130 milioni di tonnellate di fanghi al suolo senza controllare idrocarburi e diossine; bene che, col “decreto Genova”, si inizi finalmente a controllare queste sostanze e a limitarle.

Altro tema per la provincia di Brescia è la depurazione del lago di Garda: bene che si modifichi il piano iniziale che prevedeva tutti gli scarichi degli effluenti civili nel fiume Chiese, già impattato da oltre 16 depuratori e da molte altre fonti industriali e agro-zootecniche; ricordo che solo il 10 per cento delle emissioni eutrofiche (fosforo e azoto, in particolare nel Lago di Garda) è legato alla depurazione civile secondo uno studio Alplakes. Il maggiore impatto è legato all'agro-zootecnia; adesso attendiamo il nuovo piano degli enti locali e mi dispiace che il progetto Bertanza sia segreto e non sia stato concesso neppure a un consigliere regionale del Movimento 5 Stelle. Auspichiamo una rinaturazione delle rive, una gestione di prossimità con pochi impianti, evitando i 183 chilometri di tubi previsti nel primo progetto. Altro fattore di sanità importante è quello dell'epidemia di polmonite; polmonite vuol dire che è stata violata la proprietà privata delle persone; la laringe è una valvola che impedisce ai germi di giungere nei polmoni. Se la popolazione è indebolita da polveri sottili e inquinamento, è più facile che germi, che stanno proliferando, non si sa bene perché, arrivino a violare la sicurezza, il corpo umano; è una cosa che deve essere spiegata, devono arrivare risposte. E' un'epidemia di livello mondiale, quella che ha colpito la provincia di Brescia e l'Alto Mantovano, con oltre 900 casi. Sono stati trovati nitrati sotto alle discariche di Montichiari, di Calvisano e manganese a Remedello; potrebbero essere questi i fattori di crescita di questi germi, in particolare della legionella. ATS Brescia deve dire se la legionella è stata anche trovata in falda oppure no perché è chiaramente un rischio per l'irrigazione e quant'altro.

Altra pressione della provincia è il progetto di fare una linea ad alta velocità verso Padova passando nella zona delle discariche di Montichiari di Lonate, spendendo 10 miliardi. Nelle carte autorizzative si parla di rischio dell'approvvigionamento idrico, con effetti irreversibili per 100 mila persone. Chiaramente questo è un dato che sugli impatti generali va considerato, per cui questa mozione è molto importante perché impegnerà il Governo a impostare come normativa nazionale il fattore di pressione per le discariche, per cui le regioni potranno individuare le aree non idonee. Questo sarà un importante supporto della legge regionale della Lombardia su questo tema, per cui questo è un atto molto importante. Il Governo si impegna a un decreto interministeriale per definire principi e metodologia di calcolo, e ricordiamoci che i fabbisogni impiantistici in base ai rifiuti prodotti sono attualmente non di competenza dello Stato, così come le autorizzazioni alle nuove discariche. L'impegno è di pubblicare i referti epidemiologici della popolazione, come sta la popolazione di tutte le province italiane, in particolare di quelle impattate, come contenuto nel testo del disegno di legge n. 535 recentemente approvato al Senato, e speriamo che verrà approvato presto anche qui alla Camera; vi è l'impegno a ridurre la quantità di rifiuto destinata alla discarica e all'incenerimento, anche valutando di modificare il decreto-legge «sblocca Italia»; c'è un impegno a studiare l'epidemia di polmonite interfacciandosi con gli enti locali, individuando eventuali fattori ambientali; a prevenire nuovi gravi accadimenti del genere; c'è l'impegno ad adottare iniziative per un efficiente sistema di depurazione per tutti i comuni gardesani e mappare il ruolo delle fonti emissive in aria, suoli e falde acquifere nelle realtà più critiche del nostro Paese, in modo da arrivare in tempi brevi alla riduzione delle pressioni; e un piano nazionale produttivo, per esempio per quanto riguarda la produzione dell'acciaio individuata tra le principali pressioni ambientali per la provincia di Brescia, per quanto riguarda, per esempio, le diossine; questa produzione deve essere resa maggiormente sostenibile, le diossine sono cancerogene e interferenti endocrini e vanno ridotte ulteriormente nei singoli territori per avere un futuro. Il trattamento dei rifiuti di prossimità potrà creare fino a 150 mila posti di lavoro nel Centro e Sud Italia. Ambiente vuol anche dire occupazione sana.

Questa mozione va in questa direzione, per cui votiamo chiaramente favorevolmente anche alle riformulazioni del Governo (Applausi dei deputati del gruppoMoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

ROSSELLA MURONI (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, deputata Muroni?

ROSSELLA MURONI (LEU). Per un chiarimento rispetto sul voto, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). L'ho detto nel mio intervento. Procediamo, quindi, per parti separate sulla nostra mozione.

PRESIDENTE. Sta bene. Avverto che i presentatori della mozione Muroni, Bazoli ed altri n. 1-00057 (Nuova formulazione) hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al quarto capoverso della premessa, mentre non hanno accettato l'espunzione del primo capoverso del dispositivo. Ricordo altresì che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la mozione, come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione del primo capoverso del dispositivo; il parere del Governo è favorevole. A seguire, il primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Muroni, Bazoli ed altri n. 1-00057 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione del primo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Salutiamo gli insegnanti e gli studenti del liceo Niccolò Braucci di Caivano, in provincia di Napoli, e salutiamo anche un folto gruppo di giovani che assiste ai nostri lavori da questa mattina (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Muroni, Bazoli ed altri n. 1-00057 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zolezzi, Lucchini ed altri n. 1-00073, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione della mozione Fidanza e altri n. 1-00076.

Avverto che, non avendo i presentatori accettato l'espunzione del secondo capoverso del dispositivo, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fidanza ed altri n. 1-00076 con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione della mozione Gelmini ed altri n. 1-00077. Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la mozione, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo; a seguire, il secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gelmini ed altri n. 1-00077, a eccezione del secondo capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gelmini ed altri n. 1-00077, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Seguito della discussione delle mozioni Annibali, Boldrini, Gebhard ed altri n. 1-00070, D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074 e Carfagna ed altri n. 1-00075 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza contro le donne (ore 12,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Annibali, Boldrini, Gebhard ed altri n. 1-00070, D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074 (Nuova formulazione) e Carfagna ed altri n. 1-00075 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza contro le donne (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 12 novembre 2018, sono state presentate la mozione Carfagna ed altri n. 1-00075 e una nuova formulazione della mozione D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074 che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, col suo permesso, prima di esprimere il parere intervengo a nome del Governo…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, attenzione! Il Governo sta esprimendo i pareri sulle mozioni dell'Aula. Prego, sottosegretario.

VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Dicevo, prima di esprimere i pareri, intervengo a nome del Governo anche per ringraziare tutti i gruppi parlamentari per aver contribuito con le proprie mozioni a una discussione che riteniamo sia urgente ed essenziale per sensibilizzare il Paese: è un'emergenza sociale e culturale che ci deve vedere concordi nella stigmatizzazione di ogni forma di violenza contro le donne.

Il primo atto che ho realizzato, nel momento in cui ho avuto l'onore di ricevere la delega alle pari opportunità, è stato quello di avviare un ascolto attento e rispettoso delle realtà che ogni giorno affrontano nel Paese reale le problematiche e le emergenze che la nostra società conosce. Ho cominciato ascoltando le associazioni che si occupano prevalentemente di violenza contro le donne, e il 26 settembre scorso ho istituito e convocato la prima riunione della cabina di regia politico-programmatica prevista dal Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne. Il Piano strategico nazionale sulla violenza contro le donne, adottato dal Governo precedente, riprende i contenuti della Convenzione di Istanbul, ma difetta in termini di concretezza ed operatività, rischiando così di tramutarsi in un libro dei sogni, non contribuendo al superamento della frammentarietà e della sovrapposizione degli interventi.

Proprio per questo noi abbiamo istituito anche un comitato tecnico, che non era stato costituito…

PRESIDENTE. Sottosegretario, le chiedo scusa: se può interrompere soltanto un momento, cerchiamo di richiamare l'Aula ad un atteggiamento più consono. Oltretutto ricordo ai gruppi parlamentari che è fondamentale ascoltare il Governo anche per rendersi conto di quelli che sono i pareri espressi sulle mozioni depositate. Vi prego quindi di fare silenzio e di avere un atteggiamento più consono all'Aula. Prego, sottosegretario.

VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Dicevo, proprio per questo abbiamo istituito anche un comitato tecnico che, nonostante il Piano fosse stato approvato nel settembre 2017, non era stato costituito dal precedente Governo, non dando così attuazione a nessuna delle misure che in quel Piano erano contenute. Il tavolo tecnico si è già riunito una volta la settimana scorsa e si riunirà ancora la prossima settimana; questo ci consentirà il 21 novembre di quest'anno di approvare un piano esecutivo che metta insieme tutte le risorse non solo che il Dipartimento pari opportunità metterà a disposizione nel 2019, cioè 33 milioni di euro, ma anche le risorse degli altri Ministeri, proprio per fare in modo che tutte le azioni previste in quel Piano possano realizzarsi in maniera puntuale. Chiaramente abbiamo anche avviato un'attività di monitoraggio, che sarà fondamentale per capire se quelle azioni riusciranno ad incidere o meno sulla qualità di vita delle donne, soprattutto chiaramente delle donne vittime di violenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Riguardo il tema della tratta, che è stato anche significativamente riportato in alcune mozioni, vorrei dire che già ai primi del mese di dicembre verrà pubblicato il nuovo bando, il nuovo avviso per le attività sulla tratta degli esseri umani, che prevede non una diminuzione di stanziamento, come era stato detto, ma a fronte dei 22 milioni di euro circa stanziati lo scorso anno, il nuovo bando avrà 2 milioni in più, cioè avrà 24 milioni di euro stanziati per le attività che riguardano la tratta degli esseri umani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Relativamente infine al tema della comunicazione, anche su questo punto il Governo si è adoperato, perché per il 25 novembre è stata realizzata, e quindi la vedremo tutti quanti, una campagna di comunicazione estremamente capillare, che prevede anche e soprattutto un messaggio rivolto alle giovani generazioni, perché sono quelle che più di altri devono superare ogni tipo di stereotipo nei confronti della figura e del ruolo della donna, e quindi anche sul tema della violenza.

Infine, prima di dare i pareri, vorrei anche dire che è vero che le iniziative del precedente bando, i fondi, i 20 milioni previsti dal precedente Governo sono stati messi a bando, ma è anche vero che oltre il 50 per cento di quei fondi non sono andati ai centri antiviolenza o alle altre attività prioritarie che tutti nelle mozioni hanno ricordato, ma sono stati per oltre il 60 per cento spesi in attività, iniziative promozionali e campagne di comunicazione di cui dovremo poi valutare l'effettiva qualità, ma su cui noi esprimiamo già da adesso diversi dubbi.

Quindi, alla luce di tutto questo, gentile Presidente, esprimo a nome del Governo i pareri sulle mozioni presentate: in particolare, sulla mozione Annibali, Boldrini, Gebhard ed altri n. 1-00070 esprimo parere contrario alla premessa e parere favorevole ai vari impegni; sulla mozione D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074 (Nuova formulazione) esprimo parere favorevole; sulla mozione Carfagna ed altri n. 1-00075 esprimo parere contrario alla premessa e parere favorevole ai vari impegni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE). Presidente, credo sia importante continuare a rimarcare la questione della violenza maschile sulle donne. Ricordo che la violenza maschile è un fenomeno ancora sommerso: sì, sono aumentate le denunce, ma ancora siamo lontani dal fatto che questo fenomeno sparisca, venga riconosciuto e sparisca.

Gli impegni delle mozioni presentate sono condivisibili; dispiace tuttavia vedere che nelle premesse della mozione di maggioranza ci sia un appunto in stile Lega, perché viene collegato un aumento delle violenze sessuali alla questione immigrazione, ed è un peccato che ci sia la strumentalizzazione di un problema così. Perché? Perché ci sono dei punti fermi, e diciamolo una volta per tutte in quest'Aula, e rimarchiamolo anche fuori nella società: i punti fermi sono che la maggioranza delle violenze avviene nel contesto domestico, ed è prevalentemente commessa da familiari, compagni, ex partner, amici e persone conosciute dalla donna. La diffusione di questo fenomeno è universale: la violenza viene agita anche da uomini che non soffrono di problemi psichici o relativi a traumi infantili, alcolismo e tossicodipendenze. Sostenere che chi commette violenza ha evidenti problemi psicologici è falso, sminuisce la gravità dell'atto e lo giustifica. Ma soprattutto - questo è importante rimarcare e dev'essere un punto fermo sempre - la violenza maschile è diffusa in qualsiasi contesto sociale, senza distinzioni di tipo economico, culturale, religioso o territoriale, di provenienza. E quindi questi sono i punti fermi, e questi sono i punti che noi dobbiamo ricordare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signor Presidente, lei mi insegna che quando si tratta un tema così importante è necessario che ci sia attenzione da parte dell'Aula, signor Presidente, cosa che non percepisco. Se volesse riportare un po' di attenzione le sarei grata, grazie.

PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi, intanto occorre stabilire un principio di buona educazione, che non si danno le spalle alla Presidenza, non alla mia modesta persona, ma alla funzione che temporaneamente sono chiamato ad esercitare. Non so se per esempio i colleghi che stanno lì in fondo al terzo settore in piedi stanno ascoltando. Secondariamente, ognuno deve stare al suo posto: chi si trova quindi fuori della propria postazione, che anche questo aiuta a darci un ordine e sicuramente induce ad una maggiore attenzione e al necessario silenzio, per consentire a chi parla di svolgere il proprio intervento in ordine e in tranquillità. Tutti sappiamo che ci sono dei luoghi preposti anche alla conversazione: questo luogo non è preposto alla conversazione. Quindi chi sta in Aula occorre che stia seduto in silenzio, per consentire a chi sta lavorando, a chi sta svolgendo, nel caso della deputata Boldrini, il suo intervento, di farlo con la concentrazione necessaria.

Chiedo scusa, colleghi, sto parlando anche con voi. Fate finta di non ascoltare! Se volete parlare dovete uscire dall'Aula. Non so se è chiaro il messaggio. Dovete raggiungere le vostre postazioni oppure andare a parlare altrove. Non si può lavorare così (Applausi).

Le chiedo scusa, deputata Boldrini. Prego.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signor Presidente, la ringrazio di questo richiamo all'attenzione, perché credo che non la mia persona, ma il tema che stiamo trattando lo meriti.

E dunque volevo dire a quest'Aula che ho aderito con piena convinzione alla mozione presentata dalla deputata Lucia Annibali, che ha l'obiettivo di impegnare il Governo verso una politica di contrasto al fenomeno drammatico della violenza contro le donne.

L'ho fatto, signor Presidente, perché il testo contiene una descrizione documentata di questo fenomeno, ricorda con precisione le iniziative che i Governi e il Parlamento hanno assunto nella scorsa legislatura, critica giustamente la sostanziale inerzia dell'attuale Esecutivo su questo tema e indica, nel dispositivo finale, una serie di atti e di misure che considero concrete e convincenti. Ma oltre al contenuto, signor Presidente, con il quale concordo, ho firmato a sostegno - e anche, appunto, convintamente - di questa mozione anche perché voglio apprezzare apertamente in quest'Aula il percorso umano e politico che ha portato Lucia Annibali a trasformare la sua esperienza personale in un impegno civile che oggi fa onore a questa istituzione e all'intero Paese. Grazie, grazie Lucia per quello che hai fatto e stai facendo per tutte e tutti noi (Applausi).

Dicevo, signor Presidente, per tutte e tutti noi. Sottolineo il “tutti” e non soltanto, appunto, per le donne, perché la piaga del femminicidio e della violenza di genere colpisce certamente le donne ma a metterla in atto sono gli uomini. Secondo i dati Istat ogni due giorni e mezzo in Italia una donna viene uccisa per mano dell'uomo che dovrebbe amarla. Parliamo, quindi, di violenze, di aggressioni e di maltrattamenti messi in atto da mariti, partner, ex mariti, ex partner o per mano di parenti. Spesso queste violenze non vengono denunciate, signor Presidente, perché molte donne non hanno fiducia che la loro condizione possa cambiare, temono di non essere credute o di perdere quel poco che rimane di sicurezza familiare. E, dunque, vittime due volte: di chi le maltratta e di una società che ancora le lascia troppo sole.

Ma la violenza sulle donne, come ha detto giustamente il Presidente Mattarella, è una ferita a tutta la società perché colpisce l'immagine stessa della società, la sua reputazione e ha costi economici altissimi. Per questo serve un impegno generale non solo delle donne, non solo delle donne, colleghe e colleghi, ma anche degli uomini e di tutte le forze sociali e politiche, delle istituzioni nazionali e delle istituzioni locali. Nella precedente legislatura, signor Presidente, ci sono state alcune scelte governative che non mi hanno trovata d'accordo, ma sono la prima a riconoscere che gli Esecutivi che si sono succeduti e il Parlamento hanno fatto molto per il contrasto alla violenza di genere. L'intero quinquennio ha avuto il tratto di questo impegno fin dall'inizio con la ratifica della Convenzione di Istanbul, un atto di importanza storica, lo definirei, di importanza storica perché per la prima volta con quella Convenzione si affermano due principi fondamentali: innanzitutto, che la violenza di genere non è, colleghe e colleghi, un fatto privato. No, non è un fatto privato, ma è una violazione dei diritti umani ed è tutt'altro. Capite che significa questo cambiamento? E, poi, che c'è una stretta correlazione tra il fenomeno della violenza e la mancanza di un'effettiva parità tra i generi.

Abbiamo poi proceduto su questa linea, signor Presidente, con il decreto contro il femminicidio e abbiamo fatto altre cose durante la legislatura, per concludere la legislatura con la legge che tutela i figli rimasti orfani a seguito di un crimine domestico. Ci sono stati, inoltre, atti significativi da parte del Governo come il Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere, il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne, le linee guida per l'assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza e quelle per l'educazione - le linee guida - alla parità dei sessi e la prevenzione della violenza di genere (l'educazione!). Dunque, questo atto è molto importante perché la cultura e la formazione sono uno strumento decisivo per superare gli stereotipi e per insegnare alle ragazze e ai ragazzi il rispetto per le differenze e la libertà delle donne, la libertà di scegliere delle donne.

Anche le attività istituzionali della Camera e del Senato sono state parte rilevante di questo impegno. Al Senato, con il lavoro della Commissione d'inchiesta sul femminicidio e qui, alla Camera, con il lavoro svolto dall'Intergruppo parlamentare, al quale hanno aderito e partecipato attivamente deputati delle diverse forze politiche. E, infine, come non ricordare, signor Presidente, il 25 novembre dello scorso anno? In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne quest'Aula, quest'Aula, colleghi e colleghe, e tutte le sale di Montecitorio piene di donne venute da ogni parte d'Italia: 1.400 donne venute qui con coraggio e a testa alta a parlare della loro condizione e di come erano riuscite a uscire dalla violenza. Allora ci fu la diretta televisiva, perché era importante che le donne a casa vedessero e capissero che non si deve mai convivere con la violenza.

E ora? Ora mi duole dirlo, signor Presidente, mi dispiace dover dire, signor sottosegretario Spadafora, che su tutto questo sembra calato il sipario. Sembra calato il sipario mentre soffia forte un vento di restaurazione. Abbiamo iniziato l'esame della legge di bilancio, signor Presidente. Ebbene, scopriamo che il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità viene decurtato, così come viene tagliata la dotazione per il Piano nazionale anti-tratta. Stessa sorte, stessa decurtazione per il Fondo per le vittime dei reati violenti e anche per quello per gli orfani di femminicidio. Tutti tagli sulla pelle delle donne e questo non è accettabile, signor Presidente. E, allora, viene definanziata un'altra misura: quella del congedo obbligatorio del padre per almeno quattro giorni e si ritorna indietro, anche qui. Era troppo bello avvicinarci ai Paesi più avanzati.

E poi come non ricordare - come non ricordare! - che il senatore Pillon ha presentato un progetto di legge che tratta i bambini come dei pacchi postali e che, violando la Convenzione di Istanbul, obbliga alla mediazione anche in caso di violenza domestica, signor Presidente, e fa proprio il concetto, pericolosissimo e non scientifico, di alienazione parentale. Allora, bisogna fermarlo questo progetto di legge. Ve lo hanno chiesto migliaia e migliaia di donne sabato scorso, scendendo in piazza. Ve lo hanno chiesto e noi oggi, qui, in quest'Aula, rinnoviamo questa richiesta e questo appello: fermatevi! Non andate avanti su quella strada! E poi, signor Presidente, continuano da parte di esponenti di questa maggioranza attacchi alla legge n. 194. La legge n. 194 è una legge che va, invece, interamente applicata, non cancellata, perché, vede, quella legge ha il merito di aver salvato migliaia di donne e di ragazze dalla brutalità dell'aborto clandestino (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).

E, allora, si può dire che non ci si poteva aspettare di più e di meglio da un Governo che, tra Ministri, Vice Ministri e sottosegretari, ha soltanto 11 donne su 63 componenti (Applausi della deputata Rossello). Un passo indietro clamoroso, una presenza femminile che si avvicina più all'Esecutivo di Kabul che a quello di Parigi o di Madrid, rendetevene conto!

E, allora, perché bisogna cambiare rotta? Perché erodere i diritti collettivi delle donne ha come effetto quello di rendere ciascuna donna più debole, più debole di fronte ai violenti, così come fa la mancanza di lavoro per le donne, la precarietà, il divario salariale, la difficoltà di accedere al credito e di avviare un'attività imprenditoriale e commerciale. Su tutti questi temi io ho presentato una proposta di legge che mi auguro possa essere firmata da tutte e da tutti i colleghi. Bene, e allora, vado alle conclusioni. Questa situazione non è più sopportabile, Presidente, perché nel nostro Paese solo il 49 per cento delle donne lavora, a fronte del 62 della media europea…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputata Boldrini.

LAURA BOLDRINI (LEU). …e perché una donna che lavora - e concludo, Presidente -, che può essere socialmente indipendente, ha più forza, anche di respingere i comportamenti violenti. E, allora, per tutte queste ragioni, signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo Libere e Uguali alla mozione che ha come prima firmataria Lucia Annibali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, si avvicina il 25 novembre, e quindi, come ogni anno, bisogna fare delle riflessioni sulla problematica della violenza alle donne. Non posso però non ricordare, perché violenza alle donne riguarda anche le donne che vengono uccise, che tale problematica riguarda anche Desirée, riguarda anche un'incertezza giudiziaria che vede, proprio in questi giorni, il tribunale del riesame del caso Desirée dire il contrario di quello che avevano detto il pubblico ministero e il GIP susseguentemente. È evidente che un'immigrazione incontrollata può determinare - e determina, purtroppo - delle violenze sulle donne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo ormai dei nomi come Pamela, Desirée, e di altre donne che sono state ammazzate, fatte a pezzi, a pezzettini, vorrei che le femministe si interessassero anche di queste donne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché anche loro, magari nell'emarginazione della società, hanno dovuto subire e arrivare persino alla morte. Voglio parlare di chi ha religioni diverse dalle nostre, soprattutto l'Islam, che considera culturalmente le donne inferiori, che crede ancora nella sharia, e nelle case di molti stranieri vengono picchiate donne solo perché vogliono modernizzarsi, vogliono vestirsi come le loro compagne di scuola, vogliono togliersi il velo. Dobbiamo affrontare con serietà e in maniera obiettiva quest'emergenza, perché riguarda la sicurezza. Quindi, per integrare, per cercare di porre termine a queste violenze bisogna intervenire sui giovani, nelle scuole, per poter far capire loro che qui non siamo nei loro Paesi, che qui c'è la parità tra donna e uomo e che quindi queste violenze in queste isole, in zone franche in cui avviene di tutto non possiamo più consentirlo.

Non è solo questa, però, la violenza sulle donne, esiste la violenza domestica, la violenza dentro le mura di casa, che è molto diffusa, che è un'emergenza, e che riguarda gli uomini di tutti i ceti sociali. Non immaginiamoci che questa violenza domestica sia solamente attribuibile a chi vive nei sobborghi o a chi è in difficoltà, no, anche professionisti, imprenditori! Nei centri antiviolenza si presentano donne che subiscono violenza da persone di ogni età e anche di ogni ceto sociale. Quindi, bisogna intervenire. Ci ritroviamo in molti punti dei dispositivi. Bisogna intervenire con la formazione, la formazione dei soggetti che accolgono in questi centri le donne, le forze di polizia, perché molte volte c'è la paura a denunciare, che va superata anche con una forza di polizia e i carabinieri formati, atti a poter accogliere queste domande. Bisogna intervenire nelle scuole, con l'educazione, perché la problematica è culturale; ci sono dei tabù, degli stereotipi di genere che vanno superati. Le scuole sono fondamentali perché è dall'infanzia che bisogna superare questa problematica. E così, a livello giudiziario bisogna velocizzare i processi, perché in casa c'è la violenza domestica, ma fuori spesso c'è lo stalker, c'è l'ex che ti rincorre e ti vuole sopprimere. Molte volte le donne muoiono perché c'è una giustizia lenta, non adeguata a questo problema, quindi bisogna adeguare la giustizia a questo problema. Bisogna intervenire nel mondo del lavoro, e io sto lavorando a una proposta di legge perché ci siano degli sgravi fiscali per diminuire i contributi per le aziende che assumono donne vittime di violenza, perché questo è importante, perché la violenza è psicologica, perché prima si isola, prima si denigra, prima si allontana dalla famiglia d'origine, poi si allontana dal lavoro e, dopo avere sostanzialmente esercitato la violenza psicologica, può iniziare la violenza fisica.

Credo che gli impegni debbano essere proprio questi, ma soprattutto ribadisco l'aspetto culturale di un approccio diverso, dove devono essere coinvolti gli uomini, perché della violenza sulle donne non dobbiamo parlarne tra donne, ma riguarda tutti, uomini e donne. Quindi anche il mondo maschile, così come il mondo femminile, deve contribuire a questo lavoro difficile, perché non è facile, ma è sicuramente un lavoro per cui, se verranno impiegate queste soluzioni che sono state trovate in queste mozioni, che sono anche le più naturali, si potrà cominciare a vedere un lato positivo. Penso, in conclusione, che questo 25 novembre vada dedicato alla povera Desirée, ultima vittima, ma anche ad Emma, la nostra campionessa di carabina, caporalmaggiore dell'Esercito, che viene indotta al suicidio da un ex che la picchia davanti al bambino di cinque anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Desirée e Emma sono le due facce della stessa medaglia! Non si può strumentalizzare, non si può dire che non esiste il problema dell'immigrazione incontrollata, perché non è così, e Pamela e Desirée stanno a dimostrarlo, ma non si può neanche ignorare la violenza domestica!

Quindi, Presidente, in conclusione, Fratelli d'Italia chiede una votazione per parti separate sulla mozione Annibali, Boldrini, Gebhard ed altri n. 1-00070, e voterà a favore dei punti del dispositivo ad eccezione del punto 2; chiede una votazione separata delle premesse della mozione D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074, e voterà invece il dispositivo; esprimerà voto favorevole sulla mozione Carfagna ed altri n. 1-00075 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giuseppina Versace. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Presidente, se ogni giorno in Italia più di cento donne, una ogni tre giorni, incontra la furia assassina, è chiaro che esiste un problema culturale immenso, un vuoto culturale che ahimè caratterizza la società moderna ed evidenzia le lacune ed i colpevoli silenzi dei quali la politica in parte è anche responsabile. Chi sceglie la violenza per far tacere per sempre una donna che ti respinge dimostra il poco valore che oggi viene dato alla vita. La vita non è un gioco, è un dono, va rispettata, tutelata, custodita e valorizzata, non va tolta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il diritto alla vita va sempre rispettato, e lo Stato non solo lo deve riconoscere, ma deve operare con azioni volte a eliminare qualsiasi forma di violenza di genere. Siamo nel 2018 e, in tema di pari opportunità, ahimè i passi da fare sono ancora davvero parecchi. Le donne da sempre hanno dimostrato di essere ben altro che il sesso debole: sono spesso madri, mogli, lavoratrici ed educatrici allo stesso tempo, questo nonostante le molte discriminazioni fondate sulla disparità di genere e le violenze a sfondo sessuale subite, dettate spesso dalla cieca rabbia di ex partner o presunti compagni di vita. Ed è così che i limiti umani ci riportano alla realtà e spesso anche le donne forti diventano deboli e indifese. Quando nonostante la paura, la rabbia, lo sconforto e la frustrazione trovano il coraggio di denunciare, noi non dobbiamo abbandonarle, non dobbiamo lasciarle sole. Io, che sono sempre dal lato dei deboli, dei disabili, dei bambini e degli indifesi, oggi non posso esimermi in questa sede dall'affermare che nei casi di femminicidio forse il soggetto debole non è la vittima ma il carnefice. È debole colui che uccide perché non è riuscito nel proprio intento malato di soggiogare una donna, di sottometterla, di condizionarla nelle sue scelte. Non molto tempo fa ricordo di aver letto una frase di Voltaire che scrisse: il grado di civiltà di una nazione si misura osservando la condizione delle sue prigioni. Francamente a me pare che un altro indice per valutare il livello di civiltà di una società consista nel grado di autonomia e indipendenza a tutela che viene garantito per tutti i membri, le donne incluse. Eppure, ancora oggi episodi di femminicidio e di violenza sulle donne riempiono le pagine di cronache dei giornali e dei telegiornali. Altro che civiltà! Talvolta mi sembra di essere tornati nel Medio Evo, se non addirittura nell'età della pietra, della clava, quella clava - lo voglio ricordare ai più distratti - che in passato era stata accantonata per la meritevole attività dei Governi Berlusconi, che hanno intrapreso numerose azioni di contrasto alla violenza sulle donne (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Per qualche anno abbiamo anche creduto di essere usciti dalla caverna e di avere imboccato un percorso virtuoso, ma l'illusione è durata troppo poco.

Ne è una dimostrazione anche l'evidente impianto di questa legge di bilancio, che addirittura per il prossimo triennio diminuisce pesantemente le risorse per il settore e le attività in materia di pari opportunità.

Di certo questa impostazione non è imprevista, se ne è avuto un chiaro sentore sin dal discorso di insediamento del Premier Giuseppe Conte: neanche una singola parola rivolta al tema della tutela delle donne e all'atroce piaga dei femminicidi. Ahimè, questo la dice lunga sulla sensibilità e l'attenzione che il Governo dimostra di avere rispetto proprio a queste tematiche.

Certo è che ci sono molti problemi che devono ancora essere contrastati e risolti, uno tra questi è la lentezza dell'iter processuale dal momento della denuncia. Inoltre, le parole pesanti come macigni sono spesso raccolte da personale non sufficientemente formato a comprendere il terrore che hanno provato queste donne, che con grande fatica hanno trovato il coraggio di andare a denunciare. A questo aggiungiamo anche le svariate forme di violenza, frutto di macabre fantasie, che vanno dal lancio dell'acido che ti brucia la pelle, ti sfigura, cancella la tua dignità e spesso anche la tua identità. Fino ad arrivare ai dati allarmanti della crescita di episodi del cosiddetto revenge porn, un fenomeno di davvero preoccupante espansione: foto e video privati spesso di una camera da letto divulgati all'insaputa e contro la volontà delle persone coinvolte, attraverso canali informatici e telematici, piattaforme web, social network e chat di WhatsApp, perché? Per il solo scopo di vendetta. Episodi che hanno conseguenze ed effetti devastanti sulla psiche delle vittime, fino a determinarne, ahimè, anche gesti estremi come il suicidio. Chi può negare che le vittime di tali episodi siano nella stragrande maggioranza dei casi proprio le donne?

Per questo e per tutto ciò che ne deriva, per il sangue e per le lacrime di un esercito di famiglie coinvolte, riteniamo di dover chiedere a gran voce ad un Governo distratto spesso dai social network e da un'eterna campagna elettorale di invertire subito la rotta. Chiediamo cose semplici, misure immediate per un contrasto efficace alla nuova moda del ‘puniscila', ‘uccidila'. Chiediamo informazione nelle scuole, formazione degli operatori del settore e ovviamente anche le risorse per poterlo fare. Chiediamo tempi brevi e certi della giustizia, ma anche l'istituzione di un supporto psicologico gratuito per le vittime ed i loro familiari.

Cari colleghi, ricordiamo che dietro ogni vittima c'è spesso anche un'intera famiglia, che diventa suo malgrado vittima: madri, figlie, amiche, sorelle, che prive di alcun tipo di sostegno, sono spesso costrette a recarsi in obitorio per riconoscere il corpo di una figlia, o coinvolte in stralci giudiziari e processuali che impediscono di attenuare il dolore. Ricordiamo tutti il caso di Macerata, della giovane e innocente Pamela, stuprata e poi uccisa, fatta a pezzi e messa nelle valigie. Da donna, ma prima ancora da essere umano con un cuore e un'anima, io rabbrividisco solo al pensiero. Il supporto psicologico per coloro che da soli non ce la fanno diventa uno strumento essenziale e lo Stato dov'è? Noi abbiamo il dovere di porre attenzione su questo aspetto, soprattutto su questa assenza.

Poi c'è il tema degli indennizzi: è ovvio che non esiste e non esisterà mai una cifra che possa ripagare la perdita di una persona cara o, per chi sopravvive, la perdita di dignità e Dio solo sa che cos'altro. I parametri di indennizzo attualmente previsti per le vittime devono essere decisamente innalzati. Nella prossima finanziaria è mia ferma intenzione presentare un emendamento per richiedere l'aumento degli indennizzi previsti nella legge n. 122 del 2016 a favore delle vittime e dei familiari diretti di reati violenti intenzionali come il femminicidio, e il conseguente incremento del fondo.

Al riguardo, permettetemi anche un breve cenno sulla necessità di revisionare e uniformare le disparità esistenti tra indennizzi e risarcimenti per i familiari delle vittime dei reati violenti. È assurda questa disparità che trasforma le vittime in vittime di “serie A” e di “serie B”. Auspichiamo, inoltre, che il Governo si impegni ad adottare azioni volte ad incrementare l'occupazione femminile. Anche questo è un aspetto da non trascurare, perché è risaputo che una donna economicamente indipendente sia più libera di una donna priva di occupazione, che quindi fatica più di altre nel trovare il coraggio necessario per andare a denunciare.

Il concetto mi sembra talmente ovvio che non mi soffermo per esplicarlo più di tanto. Vogliamo molto? Non lo so, ma pretendiamo di essere ascoltati e di rivendicare le nostre istanze fino a che non saranno accolte, perché sono troppe le donne coinvolte in fatti così tragici e molte di queste hanno dato e continuano a dare un grande contributo al nostro Paese.

Pretendiamo una società che sappia garantire tutela, sicurezza, serenità e qualità di vita ai più deboli, agli ultimi e anche a tutte quelle donne che per un cocktail di follia e di ignoranza sono state messe a tacere per sempre, eliminate fisicamente dai loro aguzzini.

Occorre ammettere, per onestà intellettuale - e vi garantisco che io ne so qualcosa - che esistono materie che se non si vivono in prima persona non si capiscono fino in fondo e delle volte non le si reputano nemmeno prioritarie. Il fenomeno del femminicidio e la preoccupante casistica di episodi di violenza sulle donne è proprio uno di questi e, purtroppo, sono anche casi in grande aumento. Il problema non si risolve certo fingendo che non esista, ci vuole la volontà di ascoltare, ma anche il coraggio di agire, con buonsenso e convinzione.

Prima di concludere, voglio ricordare a tutti noi che ci sono donne che non hanno più voce. Se hanno avuto la fortuna di sopravvivere ad un tentato omicidio, il dolore ha tolto loro anche quella. Noi, come legislatori, abbiamo il dovere di restituirgliela.

Presidente, concludo, chiedendo al Governo di non perdere quest'ulteriore occasione, di rivedere il parere sulla nostra premessa. Vi prego, abbiate la saggezza di accogliere la nostra mozione nella sua interezza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Liberi e Uguali - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lucia Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (PD). Grazie, Presidente. La mozione che, come Partito Democratico, abbiamo posto all'attenzione, oggi, di quest'Aula ha rappresentato per noi l'occasione di compiere una riflessione condivisa sul tema della violenza maschile sulle donne nel nostro Paese.

Ringrazio allora i gruppi che l'hanno sottoscritta e, comunque, tutti coloro che hanno partecipato a questo dibattito. Ringrazio anche il sottosegretario Spadafora per la sua presenza e vorrei, da subito, avvisare e, quindi, permettere che chiederemo un voto separato rispetto alla premessa, che non è stata accettata; una premessa alla nostra mozione che per noi è indispensabile e irrinunciabile, perché questa, come avrete notato, è una mozione piuttosto corposa e lo è perché ha voluto raccontare, in modo puntuale, l'importante lavoro che Parlamento e Governo hanno realizzato nella precedente legislatura, a partire dalla ratifica della Convenzione di Istanbul, strumento internazionale giuridicamente vincolante per il nostro Paese, attorno al quale sono state messe in campo norme, strumenti, e risorse, con l'obiettivo di garantirne una piena attuazione. Un lavoro che ha visto anche il fondamentale contributo del Dipartimento per le pari opportunità nella costruzione e promozione di politiche strutturali e trasversali, poi confluite nell'attuale Piano nazionale sulla violenza maschile contro le donne per il triennio 2017-2020: nella redazione delle prime linee guida nazionali in tema di assistenza sociosanitaria alle donne che subiscono violenza e si rivolgono alle aziende sanitarie ospedaliere; nella proficua collaborazione con il MIUR, a sostegno di iniziative educative in ambito scolastico; nell'impegno dell'Italia su questo tema anche a livello internazionale, ricordando l'esperienza del primo G7 ministeriale sulle pari opportunità che si è svolto a Taormina, e questo solo per citare alcuni contributi. Un lavoro, questo, sviluppatosi attraverso il confronto con i vari livelli istituzionali e il prezioso contributo delle rappresentanze dell'associazionismo di riferimento e della rete dei centri antiviolenza, che voglio qui pubblicamente e sinceramente ringraziare per il contributo, perché si tratta di donne che vi operano spesso a titolo volontario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali) e che mettono la loro esperienza da sempre a servizio delle donne maltrattate, garantendo loro un ascolto libero da stereotipi e pregiudizi, e per questo capace di accompagnarle nell'esperienza di fuoriuscita dalla violenza.

Mi auguro, allora, che le risorse già stanziate dalla legge di bilancio per il 2018 ai centri antiviolenza e case rifugio, ripartite nel maggio 2018 in Conferenza Stato-regioni, siano al più presto ripartite alle regioni, perché, ad oggi, non risultano ancora essere state trasferite.

Importanti sono anche le novità di carattere normativo, a cominciare dall'approvazione della legge cosiddetta sul femminicidio e poi della dotazione di importanti strumenti, non solo repressivi, ma anche di prevenzione, dall'istituzione del Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti, alla legge volta a rafforzare la tutela dei figli rimasti orfani a seguito di un crimine domestico, legge che attende ancora di essere attuata da questo Governo. Uno sforzo complessivo multidisciplinare, quindi, con l'obiettivo di fare rete, per rispondere nel modo più adeguato possibile ai tanti bisogni che accompagnano una donna che subisce violenza.

Rivolgo un ringraziamento anche alle forze dell'ordine e agli operatori della giustizia, che in questi anni stanno compiendo, a partire da loro stessi, un importante lavoro di formazione e specializzazione per accogliere con professionalità e sensibilità le storie delle donne che chiedono loro aiuto.

Tutto questo, colleghi, per dire che Governo e maggioranza attuali ereditano, oggi, un insieme di strumenti e di tutele capaci di tracciare la strada, ma che, per essere pienamente efficaci, necessitano di monitoraggio, in un'ottica di continuità e implementazione anche sul piano delle risorse dedicate. Questa mozione va proprio in questa direzione, perché è stata proposta per chiedere a Governo e maggioranza di proseguire l'impegno nella prevenzione e nel contrasto alla violenza maschile sulle donne, e di farlo attraverso impegni precisi e concreti. La strada per prevenire e contrastare anche sul piano culturale la violenza maschile sulle donne, infatti, è ancora urgente e attuale, e tante sono ancora le cose su cui occorre intervenire.

Proprio di fronte a questa consapevolezza, quindi, che ancora molto resta da fare, preoccupa il generale silenzio di questo Governo sul tema, anche alla luce dei numerosi casi di femminicidio e di violenza sulle donne registrati negli ultimi mesi. Un silenzio, va detto, che si interrompe solo quando l'indignazione diventa convenienza elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). La violenza contro le donne non ha passaporto, non ci sono vittime né dolori «di serie A» e «di serie B». Questa mozione non può, infatti, e non vuole tacere il fatto che il contratto di Governo sottoscritto dalle attuali forze di maggioranza manca di una visione complessiva sul tema. La violenza maschile sulle donne, peraltro mai espressamente menzionata nel contratto, viene circoscritta alla sola violenza sessuale. Nessuna riflessione viene fatta sulla violenza fisica, sulla violenza psicologica, economica, e sulle molestie sul luogo di lavoro.

L'attuale Esecutivo ha scelto un approccio duro e repressivo; un approccio del tutto parziale, dunque, e in quanto tale rivela la sua incapacità nel promuovere e proporre interventi adeguati e integrati che partano dalla prevenzione e arrivino ad elaborare progetti personalizzati di sostegno e di ascolto in favore delle donne. Completamente assente nel contratto è anche il linguaggio di genere, una visione della società capace di garantire a tutte le persone pari opportunità e diritti. Le poche azioni messe in campo fino ad ora sembrano muoversi nella direzione opposta rispetto a quanto indicato dalle convenzioni internazionali, dalla Commissione d'inchiesta sul femminicidio e dalle linee guida del CSM. Mi riferisco, colleghi, alla proposta in discussione al Senato in merito di affido condiviso, e come potrei non farlo, il cosiddetto disegno di legge Pillon (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Una proposta fortemente criticata, a partire non da noi, ma da chi da sempre si occupa di violenza sulle donne anche in termini di violenza assistita. Una proposta basata su una visione adulto-centrica, poco proiettata sull'interesse del minore, in palese contrasto con le convenzioni internazionali e che rischia di intrappolare le donne in relazioni violente, con grave rischio per la loro incolumità e per quella dei loro figli. Questa proposta va assolutamente ritirata. Sul fronte delle risorse dedicate, si registra un sostanziale passo indietro: la legge di bilancio presentata dal Governo non solo non ha incrementato le risorse messe in campo, ma ha addirittura tagliato quelle destinate al Fondo per le pari opportunità, al Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti, nonostante ci fosse un impegno preciso nel contratto di Governo su questo, al Fondo per gli orfani di femminicidio e al Piano nazionale anti-tratta, così come a tutte le politiche per la promozione della parità di genere messe in campo dai Governi precedenti.

Il Partito Democratico non mancherà di presentare i suoi emendamenti, che ci auguriamo possano essere approvati. E anche i provvedimenti fino ad ora proposti in materia di giustizia, se nelle loro intenzioni sono costruiti a favore e tutela della vittima, in particolare nella sua veste di parte offesa all'interno del processo penale, in realtà, per come sono impostati, rischiano con ogni probabilità di risultare inadeguati rispetto all'obiettivo che si erano prefissi, e quindi di disattendere le aspettative delle vittime stesse. Il dibattito parlamentare, quando ha chiamato in causa le vittime di violenza maschile, lo ha fatto con toni, parole e un linguaggio, a mio avviso, non sempre all'altezza.

Solo pochi giorni fa, in quest'Aula, discutendo di riforma del rito abbreviato, si è parlato di raptus di gelosia, portando ad esempio un marito che uccide la moglie. E anche la rappresentazione della vittima di violenza nell'ambito del processo penale, e non solo, è sempre accompagnata da toni drammatici e definitivi, che sembrano non concedere speranza rispetto al superamento di un dolore. E, invece, bisogna comunicare che proprio stare nel processo, pur con tutte le sue difficoltà, è una tappa fondamentale nel percorso di affrancamento dalla propria sofferenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Questo modo stereotipato, a volte sgrammaticato, di raccontare la violenza sulle donne rischia di alimentare messaggi fuorvianti e diseducativi sia sul piano del linguaggio che su quello della rappresentazione della notizia, che riporta sempre una storia tutta personale, facendo registrare un arretramento culturale rispetto alla battaglia intrapresa ormai da anni. Condivido con voi queste mie valutazioni con spirito costruttivo per dirvi che può e deve esserci un altro modo di raccontare la violenza maschile sulle donne; un modo che contempli la speranza e la fiducia anche nelle istituzioni e in uno Stato di diritto dentro il quale le stesse istituzioni dovrebbero sapersi muovere, perché è anche di questo che ha bisogno chi soffre o ha sofferto. L'indignazione da sola non è sufficiente, rischia di cadere nel vuoto e di risultare banale, se non è accompagnata da un'azione positiva e costruttiva. Per questo, credo che agire con competenza e con lucida partecipazione emotiva, a partire dal legislatore, rappresenti la strada migliore per affrontare con efficacia e in tutta la sua complessità la violenza maschile sulle donne. Il Partito Democratico non mancherà di dare il suo contributo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, oggi sul tema della violenza contro le donne ci muoviamo in un quadro di democrazia e giustizia sociale messe a dura prova. Le radici della violenza sono profonde e complesse, e forse la consapevolezza che oggi non stiamo più parlando solo di violenza sessuale, nonostante qualcuno non se ne sia ancora accorto, ma di un fenomeno molto più complesso e strutturato, drammatico, diffuso, e anche, purtroppo, sottostimato, è la conquista più utile di questi ultimi anni. Non bastano le leggi, non basta il confronto ai vertici istituzionali: serve il supporto economico e il riconoscimento costante del lavoro, spesso volontario, di chi opera nei centri antiviolenza. Servono inasprimenti delle pene, perché chi commette atti disgustosi e infami non possa sfuggire alla giustizia. È tutto utile, è tutto importante, ma non basta.

Serve oggi penetrare in profondità tra la gente, nella quotidianità e nell'immaginario comune, in quella costruzione di sé e degli altri che si crea già dalla prima infanzia. Serve ripartire dall'educazione, dalla formazione, dalla corretta rappresentazione che la famiglia stessa può offrire al bambino. Spesso le statistiche attestano quanto soggetti violenti siano a loro volta stati oggetto di violenze, anche semplici osservatori passivi, ma di violenze spesso domestiche. E la paura, la solitudine, la dipendenza economica diventano oggi forme di ricatto e di manipolazione che consentono il perpetrarsi di reati e molestie ai danni delle donne. Troppe donne ancora non denunciano, non si confidano, non si decidono a rompere quel sottile filo al veleno che le tiene legate al proprio aguzzino; e non è perché va bene così, ma le ritorsioni, la riprovazione sociale, i rischi per la donna che denuncia sono ancora troppo alti.

Stiamo parlando di un fenomeno trasversale e diffuso in tutti i ceti sociali, e del fatto che sempre più spesso gli uomini maltrattanti sono insospettabili, imprevedibili, poco prevenibili e quindi meno facili da individuare. Il fenomeno della violenza di genere si colloca sempre più frequentemente tra le mura domestiche, sui luoghi di lavoro, a scuola ma talvolta è compiuto anche da sconosciuti. Il fenomeno della violenza contro le donne ha subito trasformazioni ed evoluzioni nel corso del tempo, nelle sue manifestazioni, nei contesti e nelle percezioni. Non cambiano, però, nella sostanza, le caratteristiche per cui la donna è costretta a subire violenze sessuali, minacce, violenze psicologiche, intimidazioni, stalking, ricatti economici e tanti altri subdoli gesti che ne limitano le libertà, le scelte, la dignità, la fiducia in se stesse.

Abbiamo ascoltato, durante la discussione in Aula, molti dati che riguardano le vittime di violenza, di omicidio e di altri abusi nei confronti delle donne. Dati conosciuti da tutti attraverso i media e le statistiche. Dati tanto devastanti e impressionanti quanto purtroppo ancora, dicevamo, sottostimati.

In alcuni casi si tratta di un fenomeno sociale, in altri di un fenomeno puramente culturale legato alle abitudini, al radicamento di convinzioni sbagliate rispetto al ruolo della donna e alla sua indipendenza, fino a pratiche non accettabili in questo tempo e in questo spazio, come mutilazioni, vessazioni, obblighi e imposizioni e questo purtroppo succede anche nei confronti dei minori, succede alle bambine costrette a subire ogni tipo di credenza, con conseguenze gravissime sulla propria identità e sul proprio futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiereFratelli d'Italia). E proprio di futuri spezzati stiamo parlando, spezzati ad ogni età e per tutta una vita di chi, anche solo per una volta, subendo gesti che non sempre vengono riconosciuti come atti persecutori e non vengono denunciati, non ha più la stessa vita.

Un tema dunque prioritario per noi, per la Lega, per tutti i colleghi di quest'Aula immagino, un tema trasversale che ognuno di noi percepisce come grande responsabilità nei confronti di ogni singola donna che ancora oggi subisce la violenza, la prepotenza, la sottomissione e ogni forma di vessazione, discriminazione e abuso.

È un dovere per ognuno di noi agire, ecco perché voteremo convinti la mozione presentata da Lega e 5 Stelle concernente le iniziative volte alla prevenzione e al contrasto della violenza contro le donne. Lo faremo convinti, perché intendiamo assicurare il nostro sostegno ai centri antiviolenza e a tutti i volontari che operano a diretto contatto con le vittime e ai quali non posso, come amministratore locale, non portare oggi, pubblicamente i miei ringraziamenti, volontari che operano con dedizione e professionalità, con cuore e con coraggio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiereFratelli d'Italia). Grazie. Grazie a loro il nostro strategico e istituzionale aiuto si declina sui territori ed è reso possibile - mi dilungo, scusatemi, ma questa è una parte concreta, quella vera quella della nostra azione, è la mano delle nostre politiche, è quella di cui dobbiamo tenere sempre conto, anche in futuro, per un riconoscimento sempre più determinante.

Intendiamo garantire, anche attraverso le nostre politiche, che la sicurezza e il rispetto della persona siano sempre al primo posto, che vengano adottate iniziative legislative e finanziarie atte a prevenire e marcare l'indegnità del reo rispetto ai propri eredi. Vogliamo escludere dalla applicabilità delle condotte riparatorie i delitti che implichino violenza contro le donne, non devono poter essere derubricati neanche maltrattamenti con prognosi sotto i venti giorni, si tratta di segnali gravi, da non sottovalutare e chi in passato ha sottovalutato questo passaggio, fondamentale, che fa riferimento all'articolo 162-ter del codice penale deve ravvedersi e sostenere con noi l'introduzione di nuove aggravanti, di aumenti di pena e lavorare ogni giorno di più perché nulla resti in sospeso o venga sottovalutato. Assumeremo ogni possibile iniziativa affinché nel nostro Paese, anche a scopo preventivo, rispetto a qualsiasi atto di violenza contro le donne, fisico o psicologico, sia fondamentale per tutti la condivisione dei nostri valori e del rispetto per la libertà, contenuti anche nella Costituzione.

Per concludere, Presidente, mi rivolgo a lei, per suo tramite chiedo a lei, perché chi ha parlato ieri e nel corso della discussione in Aula ci ha raccontato la storia, l'evoluzione e, con competenza, ha citato le fasi tecniche di adesione ai tavoli e piani nazionali e protocolli internazionali. Forse si sente qualcuno migliore di altri, di me o di noi, ma per tutta la precedente legislatura ha contribuito a diffondere e sostenere culture che più distanti dal rispetto della donna io non posso immaginare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiereFratelli d'Italia), culture che nei confronti della donna la penalizzano, la puniscono, reputano normali atti discriminatori, l'abuso, il controllo e la limitazione della libertà. Chi ha parlato di diritti delle donne non ha parlato nemmeno dei crimini, delle violenze compiute ai danni delle donne da clandestini emigranti ospiti nelle nostre città – ospiti, ripeto ospiti – violenze e crimini crudeli al pari di quelli compiuti dagli altri uomini, e questo è indubbio, ma violenze e crimini crudeli che in questo caso sono evidenti e che in questo caso, grazie al nuovo Governo, possiamo pensare di punire e di rispedire al loro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiereFratelli d'Italia). Non certo per sminuire il carattere, la portata profonda e subdola che le dimensioni della violenza di genere assumono ogni giorno, ma voglio evidenziare questo ultimo punto che ho detto, consapevole che c'è ancora tanto da fare e che lo faremo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia- Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI (M5S). Grazie, Presidente. Come ogni anno, ci ritroviamo, a novembre, a dover parlare di violenza di genere, ovviamente in procinto del 25 novembre che è la Giornata internazionale contro la violenza di genere, ma quali sono le problematiche che fanno sì che ci siano femminicidi, che ci siano donne abusate, che ci siano donne maltrattate? Il primo problema è sicuramente un problema culturale, perché, Presidente, nel 2018 ci ritroviamo ancora ad avere delle pubblicità sessiste aberranti, che sostengono stereotipi e modelli discriminanti, relegando la donna a ruoli gregari, decorativi e iper-sessualizzati, e questa cosa succede anche addirittura nei libri di scuola, nei libri per bambini. C'è stato uno studio, quest'anno, in cui hanno cercato di capire se c'erano stereotipi all'interno dei libri dei bambini delle scuole elementari. Le donne venivano viste come vanitose e servizievoli e la loro funzione era quella di occuparsi del lavoro domestico, mentre, dall'altra parte, avevamo bambini dispettosi e coraggiosi e la loro funzione era quella di guadagnare denaro. Addirittura, in un libro avevamo il marito “sole” che insulta la moglie “luna”, rea di non aver preparato la cena, e le scaglia in faccia un tagliere. Questi sono soltanto alcuni esempi di quello che troviamo nei libri delle elementari.

Inoltre, un altro problema è l'assenza delle donne nei libri di scuola. Non è vero che non ci sono state donne importanti nella nostra storia, però non vengono raccontate, non si studiano le donne rivoluzionarie che hanno cambiato anche la storia del nostro Paese. Ecco, Presidente, io se potessi inserire una donna all'interno dei libri di scuola, la prima donna sicuramente sarebbe Franca Viola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che è stata la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore. Siamo nel 1965, siamo in Sicilia e Franca decide di rifiutare le avances di Filippo Melodia, tra l'altro imparentato con la famiglia mafiosa dei Rimi. Lei rinuncia, Filippo Melodia la rapisce e la violenta per otto giorni, poi torna e dice ovviamente che ci deve essere questo matrimonio riparatore, ma lei rinuncia. Ricordo anche che allora c'era l'articolo 544 del codice penale, che estingueva il reato di violenza carnale se seguito da matrimonio riparatore, perché la violenza carnale allora era un oltraggio alla morale, non era un reato contro la persona. Ecco, Franca decide di ribellarsi a questo e da lì ci sarà una denuncia, da lì Filippo Melodia e i suoi gregari verranno arrestati e, ovviamente, lei è una di quelle donne che ha aiutato, ha contribuito proprio nel cambiare anche questo codice penale proprio per migliorare la società italiana.

Il secondo problema è un problema economico, c'è una maggiore percentuale di donne disoccupate, ma anche le donne occupate arrivano ad avere un gap salary, cioè la differenza tra contribuzione maschile e femminile, che va dal 15 al 20 per cento. Ma la domanda che dobbiamo farci è la seguente: perché ci sono più donne laureate e che, però, trovano meno lavoro? Per un semplice motivo, perché, a parità di requisiti, viene scelto l'uomo. E perché viene scelto l'uomo? La risposta è racchiusa in tre parole: conciliazione, lavoro, famiglia, perché le donne devono occuparsi della famiglia, le donne devono occuparsi dei figli, e per questo è necessario un cambio di rotta, un sostegno per servizi di asili nido in forma gratuita, sgravi contributivi per le imprese che mantengono al lavoro le madri dopo la nascita di un figlio, rimborsi per asili nido e baby-sitter. Qualcuno potrà chiedersi: ma cosa c'entra tutto questo con la violenza di genere? C'entra perché, nel momento in cui la donna è economicamente indipendente, una donna ha più strumenti per uscire dalla spirale della violenza, ha più strumenti lei, così come anche eventualmente un minore, perché ovviamente la violenza di genere riguarda, purtroppo, anche i figli.

Il terzo problema che abbiamo è un problema maschile, e Presidente, mi permetta di lanciare un monito, attraverso di lei ovviamente, ai miei colleghi: smettetela di pensare che la violenza di genere debba essere affrontata solo dalle donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché la prossima donna abusata potrebbe essere vostra madre, potrebbe essere vostra sorella, potrebbe essere vostra figlia.

E anche perché se ridete a una battuta sessista, se pensate che soltanto un uomo può essere un Presidente del Consiglio o se, nel vostro intimo, pensate: ma sì, vabbè, però la gonna era troppo corta, allora, questo è un problema che riguarda anche voi.

Infine, abbiamo un problema politico; abbiamo un problema politico perché abbiamo un Piano antiviolenza non applicato e mi permetta, Presidente, anche di fare un accenno a questo Piano antiviolenza, visto che precedentemente ho sentito che si parlava di inerzia di questo Governo. Il Piano è stato approvato a settembre 2017 e, da allora, nulla di quanto era previsto dal Piano è stato fatto. Il Governo attuale ha riconosciuto la cabina di regia, nominato il tavolo tecnico e il 21 novembre ha dichiarato che approverà il piano operativo senza il quale il Piano resterebbe un libro dei sogni. Quindi, non venitemi a dire che questo Governo è inerte di fronte a questo problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Inoltre, il dipartimento pari opportunità ha già dichiarato che investirà 33 milioni di euro ai quali si aggiungeranno i fondi dei rispettivi Ministeri coinvolti. E non ci sono tagli, se non quelli minimi che il MEF fa ogni anno, rispetto al bilancio triennale.

Come dicevo, c'è anche un problema politico, proprio per questi motivi, perché se abbiamo un Piano antiviolenza che non è stato applicato - lo ripeto, non è stato applicato dai Governi precedenti, non da questo Governo -, abbiamo un problema politico; se gli stanziamenti per i centri antiviolenza vengono erogati in ritardo, abbiamo un problema politico; se manca una formazione specifica per gli operatori di giustizia delle forze dell'ordine, abbiamo un problema politico.

In conclusione, dichiarando il voto favorevole sulla mozione D'Arrando ed altri ed esprimendo conformità con i pareri espressi dal sottosegretario per le altre mozioni, mi faccia dire una cosa, Presidente; sono convinta che passi avanti verranno fatti e, sottosegretario, credo di potermi esprimere a nome di tutta quest'Aula nel dire che su questo tema troverà sempre un Parlamento attento, proattivo e desideroso di aiutare questo Governo ad attuare le politiche migliori, per il bene non solo delle donne, ma di tutta la società italiana. Buon lavoro, sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che sono state avanzate alcune richieste di votazione per parti separate della mozione Annibali, Boldrini, Gebhard e altri n. 1-00070, nel senso di votare, dapprima, il dispositivo, ad eccezione del secondo capoverso, con il parere del Governo favorevole; a seguire, il secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole. Infine, ove il dispositivo venga, in tutto o in parte, approvato, la premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Annibali, Boldrini, Gebhard ed altri n. 1-00070, limitatamente al dispositivo, ad eccezione del secondo capoverso; il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7) (Generali applausi).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Annibali, Boldrini, Gebhard ed altri n. 1-00070, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8) (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

A seguito dell'approvazione del dispositivo verrà ora posta in votazione la premessa. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Annibali, Boldrini, Gebhard ed altri n. 1-00070, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione della mozione D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074 (Nuova formulazione). Ricordo che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa. Ricordo, altresì, che la premessa sarà posta in votazione solo nel caso in cui il dispositivo venga approvato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

A seguito dell'approvazione del dispositivo verrà ora posta in votazione la premessa. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione della mozione Carfagna ed altri n. 1-00075. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa. Ricordo che la premessa sarà posta in votazione solo nel caso in cui il dispositivo venga approvato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carfagna ed altri n. 1-00075, limitatamente al dispositivo, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12) (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

A seguito dell'approvazione del dispositivo verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carfagna ed altri n. 1-00075, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

È così esaurito il seguito delle mozioni concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza contro le donne.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

PRESIDENTE. Comunico che in data 14 novembre 2018 il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati il senatore Massimo Vittorio Berutti, in sostituzione della senatrice Maria Virginia Tiraboschi, dimissionaria.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Alle ore 16 è previsto l'esame, con votazioni, delle questioni pregiudiziali riferite al decreto-legge in materia di sicurezza.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, il Ministro della Giustizia e la Ministra per la Pubblica amministrazione.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte a salvaguardare la continuità della produzione e i livelli occupazionali dello stabilimento Pernigotti di Novi Ligure (Alessandria), anche in relazione alla tutela del made in Italy – n. 3-00321)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Fornaro ed Epifani n. 3-00321 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Federico Fornaro se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo turco Toksöz nel 2013 acquisì dal gruppo Averna l'azienda dolciaria Pernigotti e, dopo essersi impegnato a mantenere le produzioni in loco, in realtà, nei giorni scorsi ha comunicato alle organizzazioni sindacali il licenziamento i tutti i dipendenti, con una scelta assolutamente in contraddizione con la storia, il radicamento di questa azienda, che produce prodotti dolciari a Novi Ligure dal 1860 (è quindi un'azienda a tutti gli effetti simbolo del made in Italy).

Noi le chiediamo, signor Ministro, anche in relazione al tavolo di crisi che ci sarà domani mattina al Ministero - devo dire, convocato in tempi molto rapidi - quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di salvaguardare l'azienda e le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento di Novi Ligure. Più in generale, vorremmo capire quali intendimenti ha il Governo rispetto al tema della tutela del made in Italy rispetto ad iniziative di delocalizzazioni parziali o totali della produzione, con riduzione, come nel caso dell'ipotesi sulla Pernigotti, dell'italianità del prodotto al solo brand.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, deputate e deputati, rispetto alla situazione di crisi che la famosa società dolciaria Pernigotti Spa sta attraversando, come abbiamo fatto in questi mesi per altre realtà, abbiamo agito immediatamente. Infatti, proprio domani saranno al tavolo del Ministero dello sviluppo economico e, come tutti i tavoli da quando mi sono insediato al Mise, ovviamente esso è aperto alla partecipazione dei parlamentari.

La situazione è questa: i proprietari turchi Toksöz, che hanno acquisito l'azienda italiana nel 2013, dichiaravano di voler “portare Pernigotti nel mondo - cito testualmente - a competere con i grandi players mondiali del cioccolato”: un proposito importante, che non è però andato nella giusta direzione. La società ha infatti comunicato, come diceva il deputato interrogante, di voler chiedere la cassa integrazione guadagni straordinari per 100 dipendenti nel periodo compreso tra il 3 dicembre 2018 e il 2 dicembre 2019, a seguito della parziale cessazione dell'attività aziendale, nell'ambito di un piano più vasto, che contiene sia interventi di carattere economico che di carattere organizzativo. Questo a causa del calo dei volumi - a detta loro - di vendite e del correlato decremento del fatturato.

La rapida diffusione della notizia, ovviamente, ha destato diverse preoccupazioni, spingendo la Pernigotti a specificare che la produzione dei famosi cioccolatini, gianduiotti compresi, verrà - cito testualmente - esternalizzata unicamente presso il territorio nazionale - espressione tutta da comprendere, da capire e da approfondire - e che si sta procedendo all'individuazione di partner industriali in Italia cui affidare la produzione, per ricollocare il maggior numero possibile di dipendenti coinvolti presso aziende operanti nel medesimo settore o terzisti. Ovviamente, queste sono tutte cose di cui chiederemo loro conto domani al tavolo al Ministero dello sviluppo economico.

Nonostante questa timida apertura, la proprietà non sembra avere rinunciato all'intenzione di chiudere lo stabilimento di Novi Ligure. Domani discuteremo la situazione produttiva e occupazionale della società. Dobbiamo trovare un percorso per salvare questo marchio storico e iniziare a bloccare l'emorragia di queste eccellenze del made in Italy.

La tutela del made in Italy è uno dei principali obiettivi di questo Governo. Con il “decreto dignità” abbiamo detto stop alle continue delocalizzazioni che affliggono il Paese attraverso l'introduzione di apposite sanzioni alle imprese che, dopo aver ricevuto contributi pubblici, decidono di delocalizzare. Abbiamo anche predisposto apposite misure per potenziare il made in Italy e il programma made in Italy incoraggiando gli investimenti e l'innovazione. In tal senso sono molto contento della decisione della Whirlpool di rilocalizzare in Italia parte della loro produzione che è in Polonia. È un gesto che segna un cambio di passo molto importante, raggiunto al tavolo insieme ai sindacati e alla proprietà qualche settimana fa.

Per poter fronteggiare nel migliore dei modi possibili le conseguenze negative derivanti dalle innumerevoli situazioni di crisi aziendale, rivendico con orgoglio che abbiamo reintrodotto, in caso di cessazione dell'attività produttiva, l'accesso al trattamento straordinario di integrazione salariale per i lavoratori coinvolti, ossia la cassa integrazione per cessazione, che era stata eliminata dal Jobs Act e che ci ha permesso di salvare la vita a centinaia di lavoratori, per esempio ai 318 lavoratori della multinazionale belga Bekaert in Toscana. Ribadisco, però, che questa misura deve essere una misura temporanea e ponte per la ripresa delle attività (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di replicare.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie. Signor Ministro, è evidente che domani sarà una giornata importante per questa vicenda. Contiamo, ovviamente, nella presenza del Governo ai massimi livelli perché, come abbiamo detto in occasione del consiglio comunale aperto di Novi Ligure, è importante l'unità, l'unità dei lavoratori e delle lavoratrici, a cui va tutta la nostra solidarietà, delle istituzioni e anche della politica. Infatti, questo è un caso in cui, a nostro giudizio, in maniera plastica, non ci troviamo di fronte a un gruppo imprenditoriale ma, in più maniera più negativa, a “prenditori” che hanno cercato e stanno cercando di prendere il meglio dalla produzione del territorio e cercare di massimizzare gli utili o, in questo caso, dimostrare, invece, di non saper governare al meglio questa azienda producendo perdite. Qui ci sono due questioni, molto velocemente. Sulla prima, è importante che la cassa integrazione straordinaria venga erogata non per chiusura dell'azienda ma per riuscire ad ottenere l'impegno dell'impresa alla ristrutturazione. Questo consentirebbe un maggior tempo, una maggiore possibilità e una possibile via d'uscita, cioè quella della vendita ad altro soggetto dell'azienda, mentre l'ipotesi dell'esternalizzazione e della terziarizzazione è fumo negli occhi e, soprattutto, non salvaguarda il rapporto con il territorio che, ripeto, vede presente Pernigotti dal 1860.

L'ultima questione è il tema della tutela del made in Italy e dei nostri marchi. Noi siamo disponibili a lavorare e a dare il nostro contributo su un progetto di legge che vada nella direzione di legare, per quel che riguarda i marchi storici, il marchio al territorio, cioè, sostanzialmente, per questi marchi dobbiamo essere nelle condizioni di poter concedere l'utilizzo del marchio in presenza, però, del mantenimento dell'unità produttiva sul territorio a cui è storicamente legata. Credo che questo sia un terreno che ci possa vedere tutti uniti, in uno sforzo che è quello della valorizzazione del made in Italy ma, soprattutto, della salvaguardia della dignità dei lavoratori.

Io sono andato in quella fabbrica, ci siamo andati tutti, tutte le parti politiche e tutti i deputati del territorio. È stata - l'ho detto nel consiglio comunale e lo ripeto qui, nell'Aula di Montecitorio - una grande lezione di dignità da parte di quei lavoratori che erano orgogliosamente lavoratori di quell'impresa, attaccati a quell'azienda. Ci hanno regalato la bandiera italiana con tutte le loro firme a dimostrazione di un attaccamento e noi dobbiamo provare a fare di tutto per dare una risposta pari a questa lezione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Misure a favore dei settori produttivi maggiormente colpiti dalla recente ondata di maltempo - n. 3-00322)

PRESIDENTE. La deputata Saltamartini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00322 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come sappiamo, purtroppo, l'eccezionale ondata di maltempo che ha attraversato l'Italia ha colpito grandissime aree del nostro Paese, dal Trentino all'Alto Piemonte, dalla Liguria al Veneto, fino al sud Italia, passando per le regioni centrali, e ha provocato ingenti danni al sistema produttivo ed economico del nostro Paese.

Posso fare alcuni esempi: la Luxottica, che ha dovuto fermare il proprio lavoro e la propria produzione negli stabilimenti di Agordo e di Pederobba, pensando e passando per Venezia, dove l'acqua alta ad un livello eccezionale ha fatto sì che ci siano milioni e milioni di danni, passando per il Friuli-Venezia Giulia dove, soltanto per le infrastrutture, più di 500 milioni sono i danni che sono stati ad oggi previsti, ma penso anche al Lazio e al sud Italia, che ha subito, tra l'altro, anche parecchie vittime.

Allora, rispetto a questo il Governo da subito ha mostrato vicinanza a questi territori, rispondendo anche alle richieste dei governatori e dei sindaci delle zone colpite. Però, credo che sia giusto anche informare il Parlamento su quali esattamente saranno le iniziative - o se sono già in campo le iniziative - da parte del Governo per dare risposte al nostro sistema imprenditoriale e produttivo colpito dal fenomeno del maltempo.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico edel Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Conosco la situazione descritta dalla presidente Saltamartini. Sono andato a vedere con i miei occhi i danni causati dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito tutta Italia. Qualche settimana fa sono stato in Sicilia e proprio la scorsa settimana sono stato in Veneto. Ho avuto modo di parlare sia con i cittadini che vivono i disagi causati da allagamenti e frane, che spesso hanno danneggiato le abitazioni e le vie di comunicazione, sia con gli imprenditori di questi luoghi che hanno subito immensi danni e che, nei casi più gravi, vedono compromessa la loro attività.

Il Governo ha agito in maniera tempestiva grazie allo straordinario lavoro degli uomini della Protezione civile e dei volontari che si sono rimboccati le maniche, da nord a sud. Undici regioni - praticamente mezza Italia - hanno chiesto lo stato di emergenza: Calabria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto e Trentino. Sulla base dei dati forniti dalle regioni interessate e delle valutazioni effettuate in proposito dallo stesso Dipartimento, lo scorso 8 novembre il Consiglio dei Ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza nei territori delle regioni colpite.

Per gli interventi di prima emergenza sono stati stanziati subito 53 milioni di euro, attingendo dal Fondo per le emergenze nazionali, per consentire gli immediati interventi di ripristino della viabilità e il completamento delle operazioni di assistenza e soccorso alla popolazione. Ma è chiaro che abbiamo danni per centinaia di milioni di euro, che stanzieremo, sia con risorse nostre, direttamente nella legge di bilancio, sia attingendo dal Fondo europeo di solidarietà. In aggiunta a questo stiamo adottando una serie di iniziative finalizzate ad aiutare specificamente il settore produttivo. Stiamo preparando un'ordinanza del capo del dipartimento della Protezione civile, che peraltro voglio ringraziare per il supporto e l'impegno profuso costantemente verso i territori colpiti, che disciplina le attività ricognitive per la distribuzione dei primi aiuti economici alle attività economiche e produttive direttamente interessate dall'evento. Questi contributi verranno stabiliti e deliberati in Consiglio dei Ministri, dove saranno stanziate le risorse finanziarie ritenute necessarie.

Vorrei anche ricordare che tra gli emendamenti che saranno proposti al prossimo disegno di legge di bilancio vi è quello per l'accelerazione delle procedure relative al ristoro dei danni subiti dalle attività economiche e produttive per snellire l'attuale processo. Oggi gli imprenditori danneggiati ricevono il contributo a quasi due anni dalla calamità. In questo modo, invece, passeranno al massimo 6-8 mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza, perché passiamo dal credito d'imposta all'erogazione diretta dei contributi.

Infine, voglio ricordare le ultime due cose: la prima è che è attivo il Fondo della Protezione civile per il sostegno economico alle regioni colpite da fenomeni alluvionali e tutti i cittadini possono dare il loro contributo, quindi anche i parlamentari della Repubblica; inoltre, assumo l'impegno a sospendere imposte e contributi in via straordinaria per le imprese colpite da questa ondata di maltempo e avvieremo le interlocuzioni con la rappresentanza degli istituti di credito anche per avviare la sospensione dei mutui bancari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. La deputata Saltamartini, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). La ringrazio, signor Ministro. Io voglio ringraziare, per il suo tramite, tutto il Governo, il Premier Conte, il Vicepremier Salvini e tutti gli esponenti perché, effettivamente, dai terribili giorni che abbiamo vissuto, tutto il Governo si è mosso e anche la presenza sui territori credo che sia un atto non solo di testimonianza ma di impegno e di dovere che il Governo ha inteso intraprendere insieme a molti parlamentari. Credo che questo sia stato un segno importantissimo, così come permettetemi di ringraziare i tantissimi volontari e le forze dell'ordine che, come al solito, non hanno fatto mancare il loro impegno ed il loro aiuto alle popolazioni colpite.

Gli impegni che oggi lei ci ha descritto sono gli impegni che vanno nella direzione di quello che i nostri governatori hanno chiesto, i nostri sindaci hanno chiesto e che, anche come gruppo della Lega, avevamo formulato, proprio nella direzione di permettere che quel sistema produttivo delle nostre regioni, del nostro territorio, così pesantemente colpito, non avesse un solo giorno di fermo, ma potesse ricominciare da subito. Sappiamo bene che in questo sistema produttivo, sono i lavoratori far sì che i territori colpiti possano ripartire rispetto a situazioni quali quelle che abbiamo vissuto a causa del maltempo.

Credo che le regioni, tutte le undici regioni che sono state colpite da questi eccezionali fenomeni climatici, abbiano giustamente fatto la richiesta di poter rientrare in una situazione di emergenza ma, come giustamente diceva lei, dall'emergenza, poi, bisogna passare a delle misure strutturali. Da parte sua, avere accolto la richiesta, che partiva proprio dalla Lega, come anche dai componenti della Lega della Commissione attività produttive, di sospendere immediatamente il pagamento dei tributi e di agire con il sistema creditizio anche sul tema dei mutui, credo che sia una risposta importantissima di cui noi siamo soddisfatti.

È per questo che esprimo la soddisfazione rispetto alla risposta che lei ci ha dato in quest'Aula, convinta che le popolazioni colpite, ma le imprese soprattutto, potranno avere un respiro di sollievo dalle dichiarazioni che sono appena giunte in quest'Aula e che, come gruppo Lega, ci auguravamo potessero arrivare e, sinceramente, con l'aiuto dei colleghi e di tutta la maggioranza, abbiamo anche fatto in modo che potessero prendere piede velocemente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

(Iniziative del Governo a tutela dei salari, nel quadro di politiche a sostegno della crescita e dei consumi – n. 3-00323)

PRESIDENTE. La deputata Lorenzin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00323 (Vedi l'allegato A).

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, Ministro, in questo periodo stiamo largamente dibattendo per quanto riguarda le misure contro la povertà, in particolare, da posizioni diverse, anche sulle azioni per aumentare l'occupazione e fare un'accesa lotta alla disoccupazione nel nostro Paese, ma è stato lasciato fuori dal dibattito un tema molto forte e importante, che riguarda quasi la maggioranza degli italiani, che è il tema dei salari, cioè la necessità di un aumento dei salari, dopo - così come c'è stato anche segnalato dalla Commissione europea per l'Europa, ma con una particolare accentuazione in Italia - una continua decrescita del tema salariale nel nostro Paese, che riguarda fortemente i giovani, le famiglie, in particolare le donne, che sono quelle più penalizzate in questo settore.

Accompagnare una crescita del salario insieme alla crescita della produttività nel nostro Paese, significa non solo puntare sullo sviluppo ma anche mettere in atto vere e serie misure di contrasto alla povertà. Purtroppo non stiamo riscontrando questo tema al centro del dibattito, né nella legge di bilancio. Non abbiamo visto accolte alcune delle segnalazioni che sono arrivate anche dal mondo delle relazioni del lavoro: pensiamo a tutto il tema della detassazione della produttività, così come sul problema del decentramento dei contratti di secondo livello. Quindi, vorremmo sapere cosa intende fare il Governo su questo tema.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle politiche sociali, luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, il fenomeno dei lavoratori il cui reddito è inferiore alla soglia di povertà relativa, come evidenziato dal rapporto Eurostat dello scorso 16 marzo, è in crescita, così come il divario reddituale che li separa dal resto dei lavoratori. Questi sono due temi su cui ci siamo mossi praticamente lo stesso giorno dell'insediamento di questo Governo. Come ben ricorda la deputata interrogante, ho prestato subito molta attenzione al tema del precariato, soprattutto giovanile, convocando una categoria di lavoratori che oggi è divenuta simbolo di una generazione abbandonata e priva di tutele, i riders. Per poter garantire loro un sistema di tutele e iniziare ad estenderlo anche ad altre categorie di nuovi lavoratori non tutelati, abbiamo iniziato assieme alle parti sociali un cammino di confronto costruttivo, nella convinzione che un intervento di sostegno alla contrattazione collettiva e non sostitutivo di essa sia quello che più efficacemente può garantire un adeguamento delle tutele alle nuove frontiere del lavoro in continua evoluzione, nel caso specifico, un incremento dei salari e non già la loro riduzione.

Dovremmo quasi essere ad un epilogo positivo dei lavori del tavolo (incrociamo le dita), ma continuo a ribadire che se dovesse fallire il tavolo siamo pronti con la norma, ad inserirla in legge di bilancio. Il risultato tangibile dell'impegno di questo Governo è testimoniato anche dal recentissimo disegno di legge presentato al Senato, atto Senato n. 658, a firma della presidente della Commissione lavoro, avente come oggetto l'istituto del salario minimo orario, per garantire una retribuzione proporzionata e sufficiente, come richiesto dall'articolo 36, comma 1, della nostra Costituzione. Questo disegno di legge rappresenta una delle risposte al tema in oggetto. Con il “decreto dignità” sono stati rilanciati gli sgravi contributivi per favorire l'occupazione giovanile, al fine di reindirizzare la domanda di lavoro verso il contratto a tempo indeterminato. Nella manovra di bilancio, per quanto attiene agli incentivi nell'ambito delle politiche attive rivolte ai giovani, evidenzio la proroga dell'incentivo “Occupazione Mezzogiorno” e l'introduzione del bonus “Occupazione eccellenze”. Inoltre, nell'ambito dei fondi per l'introduzione del reddito e delle pensioni di cittadinanza, è previsto uno stanziamento, sia per il 2019 che per il 2020, di 1 miliardo da destinare ai centri per l'impiego al fine di sostenere il loro potenziamento.

Concludo ribadendo quella che sarà la misura protagonista, per quanto riguarda questo Ministero, della prossima legge di bilancio, ovvero il reddito di cittadinanza, che è una misura di politica attiva del lavoro. Il reddito serve non per sostituirsi al lavoro ma per aiutare la persona nella ricerca del lavoro e di formazione: ti aiuta quando non ce l'hai, con un sostegno economico per continuare a poter mantenere te stesso e la tua famiglia; ti aiuta a cercarlo, con la rivoluzione dei centri per l'impiego, per la quale è stato stanziato 1 miliardo di euro all'anno; ti aiuta a farne uno utile, che ti soddisfi, intervenendo nel percorso della formazione. Il reddito è il lavoro senza tormento, senza l'ansia, senza il ricatto. È il lavoro con la dignità. È anche chiaro che sarà una misura che farà ripartire i consumi e di cui beneficeranno quindi anche gli artigiani e gli esercizi commerciali (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. La deputata Lorenzin ha facoltà di replicare.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, questa è una risposta a un'interrogazione che non ho fatto, cioè quella sul reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Credo che altri colleghi avranno modo di illustrare nel merito, ma invece io ribadisco che l'ho fatta sull'aumento salariale. Allora, c'erano vari modi: si poteva intervenire con diversi miliardi e continuare a ridurre il cuneo fiscale e, ad esempio, agganciare un pezzo della diminuzione del cuneo all'aumento salariale, dando una risposta non a sei milioni di persone ma a circa trenta milioni di lavoratori. Si può lavorare sui premi di produttività, quindi sulla negoziazione di secondo livello, sulla negoziazione decentrata, che sono comunque misure che non abbiamo visto, ma non ne abbiamo viste neanche altre. Quello che temo, sentendo la sua risposta, di cui capisco anche la buona fede, è che però si tenda a presentare, una volta che non si trova un disegno complessivo sul mondo del lavoro, una misura dirigista. Le misure dirigiste non funzionano in questo settore, funzionano misure che sono concertate con le parti, riconoscendo la diversità delle tipologie contrattuali, la diversità delle tipologie produttive che ci sono in Italia. Speriamo nei prossimi giorni e settimane di poter dare il nostro contributo nella legge di bilancio.

(Orientamenti in ordine alla permanenza in carica del portavoce del Presidente del Consiglio dei ministri, Rocco Casalino – n. 3-00324)

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Ruggieri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00324 (Vedi l'allegato A).

ANDREA RUGGIERI (FI). Signor Presidente, mi rivolgo, per suo tramite, al Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Sapete tutti, è di dominio pubblico, che in questi giorni è apparso sul web un filmato che ritrae il portavoce del Premier italiano, Rocco Casalino, esprimere giudizi a dir poco offensivi verso anziani e persone afflitte da sindrome di Down. Potrei citare testualmente, ma vado per sintesi: da bambino, da sempre i vecchi mi fanno schifo, e tutti i ragazzi Down mi danno fastidio, non ho nessuna voglia di relazionarmi a loro, nessuna voglia di aiutarli; poveretti, che gli è capitata questa cosa, ma non voglio occuparmene; se ti fa schifo il ragno, provi fastidio e imbarazzo, non so come spiegarlo, non voglio perderci tempo.

Tutto molto chiaro, autentico. Non riportato, attenzione: autentico. E queste sono dichiarazioni che seguono altre dichiarazioni rilasciate dalla viva voce e, perché no, anche con il viso, del portavoce del Premier italiano di cui parliamo oggi. Un'intervista recente a Le Iene…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA RUGGIERI (FI). …in cui stigmatizzava il fatto che i poveri puzzino. Beh, potrei proseguire a lungo. Ha provato a scusarsi, parlando di una recita, smentito da chi, invece, lo aveva invitato a quello che era semplicemente un corso di giornalismo.

Allora le chiedo…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA RUGGIERI (FI). …siccome Casalino non è un uomo qualunque, è un uomo su cui si misura anche la credibilità del nostro Governo, chiedo al Ministro se e quali iniziative intenda intraprendere, se non ritenga deplorevoli quelle parole e se non ritenga opportuno, infine, che Casalino presenti le proprie dimissioni.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Grazie Presidente, colleghi deputati, in merito alle richieste formulate dagli interroganti, sulla base degli elementi che sono stati forniti, si precisa che il portavoce e capo dell'ufficio stampa del Presidente del Consiglio dei ministri, Rocco Casalino, ha già in più occasioni dato conto delle circostanze in cui sono state rese le dichiarazioni riportate nell'interrogazione.

In particolare, con riguardo alle affermazioni relative a funzionari del Ministero dell'economia e delle finanze, diffuse dagli organi di stampa lo scorso 22 settembre, lo stesso portavoce ha già avuto modo di chiarire, in un comunicato ufficiale reso noto lo stesso giorno, che si tratta di una conversazione di natura privata, avvenuta con due giornalisti. Si segnala, peraltro, che in quell'occasione il Presidente del Consiglio ha già ribadito la propria piena fiducia nel suo portavoce.

Quanto al messaggio audio relativo alle giornate successive al crollo del ponte Morandi di Genova, i cui contenuti sono stati riportati dagli organi di stampa in data 1° ottobre 2018, nella stessa giornata il portavoce ha diffuso una nota nella quale ha espresso le proprie scuse per l'effetto prodotto dal suo audio privato, pubblicato sui quotidiani, precisando di non aver mai voluto offendere le vittime di Genova.

A tal riguardo, anche un autorevole giornalista de Il Corriere della Sera ha sostenuto che si è trattato di un banale scambio di insofferenze tra la fonte governativa, che non ne ha più di parlare, e i giornalisti che non vogliono sapere, e che nemmeno il peggior nemico di Casalino potrebbe leggervi, in coscienza, la volontà di ferire Genova e i genovesi.

Infine, relativamente al video diffuso via Internet in data 5 novembre 2018, il portavoce, nella trasmissione televisiva Che tempo che fa, trasmessa su Rai 1, lo scorso 11 novembre ha chiarito che si trattava, nella circostanza, di interpretare in maniera provocatoria il ruolo di un personaggio. Nella stessa occasione, ha anche dichiarato di aver contattato il Presidente della sezione romana dell'Associazione italiana Persone Down (Commenti)

PRESIDENTE. Deputato Fiano…

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. …per scusarsi e ribadire che quelle affermazioni non rispecchiavano in alcun modo i suoi personali convincimenti.

Alla luce dei chiarimenti forniti, che trovano precisi riscontri anche in testimonianze dirette di terze persone, appare evidente che le dichiarazioni oggetto dell'interrogazione sono state estrapolate dal loro contesto per essere strumentalizzate ai fini della mera polemica politica.

Per queste ragioni, il Presidente del Consiglio conferma la propria fiducia nell'operato del proprio portavoce, la cui professionalità non è assolutamente in discussione.

ENRICO BORGHI (PD). Farisei!

IVAN SCALFAROTTO (PD). Non si è mai visto un Ministro…

PRESIDENTE. Deputato Borghi… deputato Scalfarotto… siamo durante il question time… Scalfarotto… Scalfarotto… c'è la replica del collega.

Il deputato Ruggieri ha facoltà di replicare.

ANDREA RUGGIERI (FI). Grazie Presidente, grazie anche al Ministro per aver assolto con grandissima qualità il ruolo di portavoce del portavoce del Governo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico eForza Italia-Berlusconi Presidente).

È divertentissimo, devo dire, dal mio punto di vista, sentire le giustificazioni così misurate, così improvvisamente cavillose, addirittura condite di vittimismo, da gente che, fino a qualche mese fa, non una vita fa, indossava i Rolex in Aula per chiedere le dimissioni di Ministri mai nemmeno indagati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), lapidava a mezzo stampa, qualunque stampa, un lungo elenco di persone; potrei fare qualche nome, ma ne dimenticherei qualcuno, anche, perché no, non appartenenti alla mia forza politica, penso al governatore della Campania, De Luca, anche quella era una intercettazione privata, penso alla Boschi, penso ad Alfano, penso alle dimissioni chieste per la Guidi, per un pettegolezzo giornalistico raccolto da un giornale, a Maurizio Lupi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico eForza Italia-Berlusconi Presidente), che citavo prima, penso anche ad alcuni grillini, penso a Pizzarotti: lapidati.

Bene, tutto si vendeva come uno scandalo qualche mese fa, oggi che siete al Governo, invece, che cosa fate? Non ritenete degne di dimissioni parole pubbliche, pronunciate direttamente dal diretto interessato, non riportate, e che offendono sostanzialmente persone già offese, purtroppo, dalla vita, in alcuni casi.

Ebbene, se voi, come dire, non ritenete degne di dimissioni le parole del portavoce del Premier, Rocco Casalino, siete liberi ovviamente di farlo, ma sappiate che in un qualunque bar fuori da qui, queste sarebbero valse almeno un ceffone e in altri Paesi, molto più civili del nostro, sicuramente dimissioni liquidate con cinque minuti di pratica.

Comunque, ormai, siete una capriola vivente, aspetto soltanto il Ministro dello sviluppo economico, Di Maio, pronunciare un discorso…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA RUGGIERI (FI). …che possa cominciare - che ne so - con un: l'Italia è il Paese che amo, qui ho le mie speranze, i miei affetti e i miei orizzonti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Io a Casalino, chiedo…

PRESIDENTE. Grazie.

ANDREA RUGGIERI (FI). Concludo, Presidente. Le chiedo solo due secondi per dire ad anziani, bambini down e poveri - che secondo Casalino puzzano - solo una cosa: di non prendersela! L'offesa è nulla, se chi la pronuncia è zero. Al signor Casalino, invece, chiedo…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA RUGGIERI (FI). …di avere un sussulto di dignità e di dimettersi. A gennaio comincia Il Grande Fratello Vip (Deputati dai banchi del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente espongono cartelli recanti la scritta: Casalino dimettiti).

PRESIDENTE. Concludiamo. Leviamo i cartelli, pregherei i commessi di intervenire, grazie.

(Iniziative di competenza a tutela della libertà di stampa e chiarimenti in merito ad asseriti rapporti professionali intercorsi nel 2016 tra il Ministro della giustizia attualmente in carica, allora deputato, e l'avvocato Lanzalone - n. 3-00325)

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bazoli ed altri n. 3-00325 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANDREA ROMANO (PD). Ministro Bonafede, lei ha mentito già una volta al Parlamento italiano, ha mentito al Senato, quando, rispondendo ad un'interrogazione del PD, che le chiedeva se avesse mai avuto rapporti professionali con Lanzalone durante il suo mandato parlamentare, lei disse di no. Noi sappiamo che quella era una menzogna, per l'appunto, perché esiste una mail che lei inviò nel gennaio del 2016 a Lanzalone e al sindaco di Livorno Nogarin di argomento professionale. Sa perché lo sappiamo? Perché ne ha scritto il Tirreno, il quotidiano livornese, confermando ancora una volta il valore fondamentale della stampa libera e indipendente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quella stampa libera e indipendente che il suo partito in questi giorni ha coperto di vergognosi insulti e di minacce; tra l'altro, le chiediamo di dissociarsi qui, in quest'Aula, da quegli insulti e da quelle minacce.

Però, vede, Ministro, quella mail non può essere letta e sa perché? Perché il suo compagno di partito Nogarin, sindaco di Livorno, destinatario di quella mail, si rifiuta di rendere nota quella mail ai cittadini e lo fa coprendo le sue menzogne e coprendo con un velo di omertà inaccettabile una verità che deve essere consegnata ai cittadini.

Allora, noi le chiediamo due cose qui: intanto di non mentire un'altra volta e di dire la verità almeno alla Camera dei deputati, di dirci quali erano i suoi rapporti professionali…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ROMANO (PD). …con Lanzalone durante il suo mandato parlamentare e, già che c'è, dica a Nogarin di rivelare quella mail ai cittadini, perché i cittadini hanno bisogno di verità, soprattutto da chi amministra la giustizia nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Mi viene chiesto innanzitutto di riferire sulle opinioni espresse dal Vice Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ed altri esponenti del MoVimento 5 Stelle, nei confronti dei giornalisti, a seguito degli sviluppi del processo relativo a Virginia Raggi, che ha visto nei giorni scorsi una sentenza di assoluzione in primo grado, chiaramente senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria, nel pieno rispetto del lavoro della magistratura. Quindi, mi viene chiesto di esprimermi sulle opinioni del Vice Presidente Di Maio e la prima risposta che mi viene da dare è: perché non lo avete chiesto al Vice Presidente Di Maio, che, tra l'altro fino a cinque minuti fa era qui (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Per favore, Rotta, Borghi. Deputato Borghi, deputata Rotta…

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. …era qui. Grazie Presidente.

ENRICO BORGHI (PD). È una sua competenza!

PRESIDENTE. Deputato Borghi, deputato Borghi!

ALESSIA ROTTA (PD). Non faccia lo spiritoso!

PRESIDENTE. Deputata Rotta! Cioè, non ho altre parole.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. …che fino a cinque minuti fa era qui. Chiaramente, con una forzatura che non mi sfugge, vengo chiamato io personalmente, in quanto Ministro della Giustizia e responsabile dell'ordine dei giornalisti. La forzatura non mi sfugge, ma, detto questo, rispondo dicendo che (Commenti del deputato Borghi)… Presidente…

PRESIDENTE. Deputato Borghi, così non si può continuare…

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, perché il tempo è anche poco, Presidente.

PRESIDENTE. Aumentiamo il tempo. Deputata Morani…

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. La libertà di espressione del proprio pensiero è un principio fondamentale della nostra democrazia, così come è fondamentale per la nostra democrazia l'articolo 21 della Costituzione, che sancisce quella libertà di espressione del pensiero. Ritengo che come questa libertà sia di tutti i giornalisti, nel rispetto del diritto di cronaca, questa libertà debba essere anche di una forza politica che, con forme e contenuti, condivisibili o meno, decide di denunciare una parte della stampa che per due anni ha attaccato, a prescindere dal racconto dei fatti e a prescindere dall'opinione sui racconti dei fatti…

IVAN SCALFAROTTO (PD). Lo dice a noi? Lo dice a noi?

PRESIDENTE. Deputato Scalfarotto! Le faccio un primo richiamo formale!

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. …ha deciso di attaccare una sindaca. Rientra nella libertà di espressione di una forza politica farlo? Secondo me, secondo la mia opinione personale, è anche un dovere per una forza politica farlo nel momento in cui ritiene che sia leso proprio il diritto di cronaca e il diritto a un'informazione corretta da parte dei cittadini.

Mi fa piacere costatare che in questi giorni c'è una nuova sensibilità per alcune forze politiche rispetto alla libertà di pensiero e alla libertà di cronaca. È una sensibilità che non ricordavo né ai tempi di Berlusconi, quando venivano epurati Luttazzi, Santoro e Biagi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), né ai tempi del Governo Renzi, quando epurazioni o allontanamenti venivano fatti nei confronti della Gabanelli, di Giannini, di Giletti, di Floris, di Mercalli e di Porro.

Per quanto…

IVAN SCALFAROTTO (PD). Tutti spariti dalla televisione!

PRESIDENTE. Deputato Scalfarotto! Ha già un primo richiamo formale: andiamo al secondo? Poi deve uscire dall'Aula.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Ho apprezzato la nuova sensibilità. D'altronde, se non fosse nuova sensibilità, sarebbe soltanto ipocrisia, e non voglio pensare che sia così (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Deputato Sensi, ha capito che deve far parlare il Ministro? Avete il vostro tempo per il question time

EMANUELE FIANO (PD). Ma il Ministro non può offenderci, Presidente! Lei difende i deputati e non il Ministro!

PRESIDENTE. State urlando da tre minuti. Io difendo i deputati e il Ministro.

EMANUELE FIANO (PD). Lei difende i deputati e non il Ministro!

PRESIDENTE. Deputato Fiano, deputato Fiano! Le faccio un richiamo formale!

EMANUELE FIANO (PD). Non ci faccia offendere!

PRESIDENTE. Deputato Fiano, deputato Fiano!

EMANUELE FIANO (PD). Mi espella! Mi espella!

PRESIDENTE. Deputato Fiano, state gridando da lì anche delle offese (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EMANUELE FIANO (PD). Io non ho aperto bocca!

PRESIDENTE. Io difendo l'Aula rispetto alle grida e al fatto…

IVAN SCALFAROTTO (PD). Io ho detto solo: “e lo dice a noi?”

PRESIDENTE. Deputato Scalfarotto, siete in due che parlate contemporaneamente. Non sto difendendo il Governo e difendo l'Aula nel momento in cui ci sono dei comportamenti che non sono idonei al buon prosieguo della discussione. Invece, le parole e il parlare senza avere il diritto in quel momento di parlare, disturbando il Ministro che sta parlando, è un altro discorso. Poi avete tutto il tempo che avete nel question time e quello è un diritto garantito, non quello di interrompere. Non lo può fare il Ministro, non lo possono fare i deputati. Andiamo avanti. Ministro, prego.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Mi confronterò con l'Ordine dei giornalisti rispetto a tutte le istanze che avranno da presentarmi e, magari, sul tavolo di quel confronto potremmo valutare ipotesi di legge che intervengano sul conflitto di interessi, affinché in Italia ci sia una cultura sempre più forte che porti all'esistenza dell'editore puro come figura prevalente, e forse anche esclusiva, nel quadro del giornalismo italiano. Dimenticavo: trattandosi di Roma e di una questione che indirettamente riguardava Roma, gli interroganti decidono di chiedermi dell'avvocato Lanzalone. Su questo, davvero, non ho da aggiungere nulla rispetto a quanto ho affermato il 2 agosto al Senato. Adesso viene circoscritto il periodo, chiedendomi se c'erano rapporti professionali nel gennaio 2016, ma non posso che dire che non c'era alcun rapporto professionale nel periodo preso in considerazione.

Infine, permettetemi di dire che, siccome considero fondamentale lo stimolo dell'opposizione per l'attività che porta avanti un Governo, spero e resto in attesa del fatto che ci sia prossimamente, finalmente, un question time che riguardi la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Verini, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

WALTER VERINI (PD). Ministro, la sua risposta è imbarazzante, al limite della decenza politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Anche oggi lei non dice la verità, in Aula, sui suoi reali rapporti con un faccendiere come Lanzalone, che ha contribuito, lei, ad accreditare prima presso un luogo opaco e oscuro, che eterodirige 5 Stelle, e poi presso il sindaco di Livorno e, soprattutto, presso quello di Roma, Virginia Raggi. Lanzalone è stato al centro di relazioni e affari opachi, con pesanti risvolti giudiziari, che hanno sepolto ancora di più, se possibile, quella patente, che vi siete autoassegnati, di difensori dell'onestà e della trasparenza. Ma la sua risposta è gravissima anche perché non dice una parola, lei, a difesa dell'informazione e dei giornalisti che sono stati attaccati, insultati, intimiditi da suoi compagni di partito che ricoprono fondamentali ruoli istituzionali, come Di Maio, o che, come Di Battista, da qualche resort caraibico, hanno stilato vergognose liste di proscrizione.

Ministro, lei forse non lo sa, ma la libertà di informazione è un bene fondamentale. Ci sono persone che per garantirla, anche in Costituzione, in questo Paese, hanno pagato con la vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che oggi, oggi rischiano la vita per inchieste contro le mafie, i neonazismi e la criminalità. Lei assiste in silenzio a questi attacchi, altro che tavolo con l'Ordine! Doveva andare ieri in piazza per vedere come i giornalisti hanno protestato in tutta Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), compresi i dirigenti dell'Ordine. Lei assiste in silenzio a queste minacce ai giornalisti e agli editori, e questo rivela, da parte vostra, la voglia di avere una stampa asservita, e non, come deve essere in una democrazia, come contropotere, ma come uno sgabello del potere.

Infine, Ministro, lei ha visto, non può non avere visto, non può non avere visto che il suo collega di contratto…

PRESIDENTE. Concluda.

WALTER VERINI (PD). …Salvini ha insultato e intimidito i magistrati, e lei silente. Non può non avere ascoltato le minacce ai giornalisti, e lei silente, fatte da Di Maio.

PRESIDENTE. Deve concludere.

WALTER VERINI (PD). Non può non aver visto i dissidenti del suo partito, Nugnes e De Falco, inviati in campo di rieducazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lei è silente, e per questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Grazie.

(Iniziative in ordine alla disciplina relativa agli organismi indipendenti di valutazione nella pubblica amministrazione – n. 3-00326)

PRESIDENTE. La deputata Alaimo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00326 (Vedi l'allegato A).

ROBERTA ALAIMO (M5S). Grazie, Presidente. Ogni amministrazione pubblica è tenuta a misurare e a valutare la performance con riferimento all'amministrazione nel suo complesso e ai singoli dipendenti. Nei Paesi più evoluti la valutazione della performance assume un ruolo chiave per il conseguimento del benessere economico e sociale. Nel 2009 è stato istituito l'organismo indipendente di valutazione, che, tra le varie funzioni, propone all'organo di indirizzo politico-amministrativo la valutazione annuale dei dirigenti e l'attribuzione ad essi dei premi. Nel 2016 è stato istituito l'elenco nazionale dei componenti degli OIV, ma rimane la discrezionalità nella scelta dei componenti da parte dell'organo politico dell'amministrazione pubblica.

A fronte della contraddittoria posizione dell'organismo di vigilanza, per non pochi aspetti coincidente con l'organismo sottoposto alla sua valutazione, se il Ministro interrogato ritenga adeguata la vigente disciplina in ordine agli OIV e se i risultati conseguiti possano considerarsi soddisfacenti a fronte dei principi ispiratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La Ministra per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha facoltà di rispondere.

GIULIA BONGIORNO, Ministra per la Pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevole deputato interrogante, la risposta è secca: assolutamente no, non ritengo per nulla che l'organismo di vigilanza attualmente assolva in maniera soddisfacente alle proprie funzioni. È chiaro che, per avere una pubblica amministrazione che funzioni, serve avere anche la possibilità di valutare in modo concreto ed effettivo i risultati. Sono stati creati questi organismi, che dovrebbero essere indipendenti, di valutazione, e però, sia per il modo in cui sono stati disciplinati sia per il modo in cui funzionano, i risultati sono pessimi, assolutamente insoddisfacenti.

In particolare, quello che le posso dire è che questo Governo è consapevole della inidoneità del sistema che attualmente esiste. Per questo arriverà presto al Consiglio dei ministri una delega, ovviamente al Ministro della pubblica amministrazione, per intervenire in questa materia. Credo che, proprio perché la pubblica amministrazione deve avere i migliori, serve un sistema che valuti chi è veramente all'altezza di far parte della pubblica amministrazione. Credo che serva valutare, sanzionare, premiare. Per questo, in questa delega sto creando proprio un sistema che sia diretto a superare l'autoreferenzialità dell'attuale sistema; un sistema nel quale saranno coinvolti valutatori estranei alla pubblica amministrazione perché una valutazione fai-da-te non serve a nessuno. Ci sarà un effettivo coinvolgimento dei cittadini utenti e ci sarà un tipo di esito particolarmente importante alla fine della valutazione, non soltanto ai fini dell'erogazione del trattamento economico accessorio ma anche del riconoscimento delle progressioni di carriera: chi fa bene deve andare avanti e deve avere una progressione di carriera; non basta dire bravo, e pacca sulla spalla. Ovvio che servono degli incentivi e servono anche delle penalizzazioni: chi fa male stop alla carriera. Questo è quello che ci sarà scritto nella nostra riforma di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Roberta Alaimo ha facoltà di replicare.

ROBERTA ALAIMO (M5S). Grazie, signor Ministro, per la puntuale risposta. Questo Governo si sta già adoperando al meglio al fine di migliorare questo strumento della valutazione della performance; strumento che deve essere ispirato al principio della meritocrazia in primis, inteso come sistema di valutazione e valorizzazione degli individui basato esclusivamente sul riconoscimento del loro merito. Tale principio della meritocrazia deve essere applicato non solo nella fase di accesso alla PA, quindi tramite i concorsi pubblici, ma deve riguardare anche le carriere dei dipendenti pubblici e la valutazione della performance; infatti, occorre affermare la centralità del concetto di meritocrazia in ossequio al quale è fondamentale raggiungere una serie di importanti obiettivi, tra i quali incentivare migliori prestazioni, affermare la selettività e la concorsualità nelle progressioni di carriera dei dipendenti, contrastare la scarsa produttività e l'assenteismo e assicurare la trasparenza dell'operato della pubblica amministrazione. Dunque, questo Governo si opporrà alle promozioni di massa e, al contrario, dovrà valorizzare il merito e l'efficienza. Si rende necessaria anche una riforma della dirigenza pubblica; sappiamo bene che i premi di risultato dipendono da obiettivi non sfidanti, occorre intervenire a monte programmando obiettivi seri; è fondamentale, inoltre, dare seriamente voce in capitolo ai cittadini, destinatari finali dei servizi. Il riconoscimento del merito deve essere considerato uno strumento essenziale per assicurare l'efficienza della pubblica amministrazione; è necessario premiare le persone capaci che si impegnano. Sono convinta che questa maggioranza sarà capace di rendere onore e merito a coloro che ogni giorno si adoperano con impegno e responsabilità; sono, altresì, fermamente convinta che questo Governo si impegnerà per adottare tutte le decisioni che lo stesso riterrà necessarie ed utili per il funzionamento in modo trasparente, indipendente, efficace ed efficiente della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative per la proroga dell'efficacia delle graduatorie di concorsi pubblici a tutela degli idonei – n. 3-00327)

PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Meloni n. 3-00327 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

WALTER RIZZETTO (FDI). Buongiorno, la ringrazio Presidente Fico, buongiorno al Ministro. Ministro come lei sa, la pubblica amministrazione è vitale rispetto alla nostra democrazia, alla trasparenza, alla qualità, di fatto, delle nostre vite. I servizi pubblici devono essere resi semplici, comprensibili, devono essere lineari, devono fare un buon lavoro: devono far risparmiare tempo e arrabbiature ai nostri concittadini; in sintesi, Ministro, il nostro fine morale è perseguire il bene comune. Proprio rispetto al bene comune e, quindi, chiudendo, le chiedo se è intenzionata a rinnovare l'efficacia delle graduatorie e delle assunzioni in pancia, come già promesso, del resto, alla pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. La Ministra per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha facoltà di rispondere.

GIULIA BONGIORNO, Ministra per la Pubblica amministrazione. Rispondo alla sua interrogazione dicendo che intanto gli obiettivi che ha questo Governo sono molto chiari in materia di pubblica amministrazione.

Negli ultimi 10-15 anni la pubblica amministrazione è stata sempre destinataria di tagli. Tagli perché? Perché è facile tagliare la pubblica amministrazione, perché la pubblica amministrazione ha una pessima reputazione. Tagliare la pubblica amministrazione per l'opinione pubblica spesso vuol dire tagliare i fannulloni e i vari Ministri che si sono succeduti al mio Ministero hanno fatto tagli. Bene, con questo Ministro e con questo Governo è cambiata la storia. Noi stiamo investendo nella pubblica amministrazione. Nel ddl “concretezza” il principio è chiaro, nella Legge di bilancio il principio è chiaro: dopo anni ci sarà il turnover al cento per cento, assunzioni straordinarie, concorsi sprint. Ci sono misure in cui mettiamo la pubblica amministrazione al centro della nostra attenzione, perché è il cuore del Paese.

Per quanto riguarda il tema specifico che lei mi sottopone, degli idonei e delle graduatorie, le dico subito qual è il nostro pensiero: nel disegno di legge concretezza si stabilisce un principio, quello secondo il quale chi vince un concorso è vincitore; chi vince vince, chi perde perde, per il futuro. E' ovvio che esistono delle graduatorie che sinora sono vigenti, quindi quelle passate, quelle che esistono da prima di questo nuovo principio che stiamo introducendo. Quelle graduatorie il disegno di legge concretezza le conferma e quindi è stata confermata la possibilità di scorrere le graduatorie vigenti.

Per quanto riguarda invece la richiesta in merito all'eventuale proroga delle graduatorie si sta facendo una riflessione per verificare se nelle graduatorie ci sono quei profili di professionalità che servono. Nella pubblica amministrazione servono nuove assunzioni, servono nuove professionalità, non vogliamo assumere tanto per assumere, ma soprattutto nei settori strategici, rispettando le leggi. Quindi professionalità, competenza, rispetto delle graduatorie, se vi sono i presupposti, quindi se i soggetti nelle graduatorie risultano avere quelle professionalità di cui c'è necessità.

PRESIDENTE. Grazie, ha facoltà di replicare il deputato Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie Presidente, grazie Ministro, è evidente che nella sua risposta, voglio dire, c'è anche parte della mia domanda, chiaramente, però so che se lei mi dice che deve andare a verificare se ci sono, voglio dire delle eccellenze, rispetto a questo ambito la risposta c'è già: se queste persone sono vincitrici ed idonee, queste eccellenze già ci sono. Io ho citato il caso, ad esempio, delle guardie forestali che attendono da tempo una riforma organica, ma parlo di forestali ma posso parlare di molteplici migliaia di persone che sono in questo ambito e che attendono soltanto di veder confermato un loro diritto, così come i principali azionisti di questo attuale esecutivo hanno votato in termini di proroga per quattro o cinque anni rispetto alla scorsa legislatura. L'avete votato voi, con tanto di interventi altisonanti. Vado a specificare meglio quanto c'è scritto all'articolo 4, comma 4 del decreto “concretezza”, ovvero si prevede che per il triennio 2019-2022 le amministrazioni, vado a citare, possono scorrere le graduatorie vigenti. Quindi serve essere coerenti con quanto scritto, non dobbiamo andare in cerca di eccellenze che già di fatto sono state certificate dal concorso stesso, perché per quanto mi riguarda è un atto doveroso nei confronti di migliaia di idonei preparati e ritenuti quindi validi dopo un lungo percorso, un lungo iter concorsuale, che sono già stati ampiamente svantaggiati con il blocco del turnover. E' questo il punto nodale della situazione, non andiamo a cercare qualcosa con la legge di bilancio. Avevate addirittura dichiarato che entro la fine dell'anno ci sarebbe stato un ulteriore decreto “mille proroghe” che evidentemente è scomparso dai radar sulla base della sua risposta. E peggio mi sento, Presidente, quando, valutando, vagliando e leggendo gli articoli della legge di bilancio, si inizia ulteriormente a parlare di concorsi, perché se è vero che ci saranno 450.000 nuove assunzioni, ebbene di questi 450 mila nuovi assunti ce ne sono già molti in pancia alla pubblica amministrazione che si chiamano vincitori e idonei di concorso. Scorrette le graduatorie.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo, a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,08.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Billi, Brescia, D'Incà, Gregorio Fontana, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grimoldi, Lorefice, Micillo, Ruocco, Saltamartini, Scoma e Sisto sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione.

Sono risultati eletti: presidente, il deputato Stefano Vignaroli; vicepresidenti, i senatori Luca Briziarelli e Andrea Ferrazzi; segretari, il deputato Manfredi Potenti e il senatore Massimo Vittorio Berutti.

Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione.

Sono risultati eletti: presidente, la senatrice Licia Ronzulli; vicepresidenti, i senatori Simone Pillon e Caterina Bini; segretari, la senatrice Grazia D'Angelo e la deputata Veronica Giannone.

Sull'ordine dei lavori.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, Presidente. Soltanto per rilevare che prima della sospensione, durante il question time, lei ha avuto occasione di riprendermi e anche di darmi un richiamo formale, perché io interloquivo, fuori dai tempi previsti, con il Ministro della giustizia. Dopodiché, ella, tuttavia, ha ritenuto di dire in Aula…

PRESIDENTE. Non poteva parlare, non fuori dai tempi previsti…

IVAN SCALFAROTTO (PD). Sì, mi ero preso del tempo che non avevo.

PRESIDENTE. Si era preso la parola…

IVAN SCALFAROTTO (PD). Si, mi ero preso la parola. Fin qui, nulla quaestio, signor Presidente, se mi lascia continuare… Senonché, ella, successivamente, ha ritenuto di dire in Aula, e della qualcosa rimane traccia nel processo verbale della seduta, che io - o altri, ma visto che il richiamo l'avevo avuto io, devo immaginare di essere io - avrei offeso il Ministro in Aula. Poiché dal verbale risulta quello che ho detto, ma posso anche ripeterlo, perché quello che mi sono permesso di dire era rivolto al Ministro Bonafede, che si lamentava di essere attaccato dalla stampa e che veniva a dirlo proprio a noi che una certa esperienza l'abbiamo; poi lui ha fatto un elenco di giornalisti che sarebbero stati epurati da noi, ma che sono tutti saldamente in video in prima serata, facendo dei notevoli share, quindi, la nostra capacità di fare liste di proscrizione è molto, come dire, scarsa, rispetto alla vostra, voglio immaginare, vedremo quali saranno i risultati…

PRESIDENTE. Alla vostra, di chi?

IVAN SCALFAROTTO (PD). Però ci terrei moltissimo, signor Presidente, non dico al punto di chiedere che lei mi faccia delle scuse, ma, quanto meno, che rettifichi quello che ha detto e cioè che specifichi che io non ho offeso il Ministro; posso averlo interrotto, ma non l'ho offeso. Quindi, la pregherei formalmente di volerlo dire qui in Aula, affinché ne resti traccia nel processo verbale della seduta.

PRESIDENTE. Non lo dico, per il motivo che io non ho mai detto che lei, deputato Scalfarotto, ha offeso il Ministro. C'erano degli epiteti vari che venivano dal suo gruppo, che interrompevano il Ministro, e io devo assicurare il buon andamento dei lavori, poi andiamo a vedere cosa… Basta così, grazie.

Discussione del disegno di legge: S. 840 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate (Approvato dal Senato) (A.C. 1346) (Esame e votazioni di questioni pregiudiziali) (ore 16,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Migliore ed altri n. 1, Fornaro ed altri n. 2 e Magi, Fusacchia, Benedetti e Schullian n. 3 (Vedi l'allegato A), presentate al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1346: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate.

Avverto che, a norma del comma 4, dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3, del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre a uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 1346)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali presentate (Vedi l'allegato A).

Il deputato Stefano Ceccanti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Migliore n. 1, di cui è cofirmatario.

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, rinvio al testo della pregiudiziale per l'organicità dell'argomento; qui mi soffermerò su due punti. Il primo è oggetto anche di un intervento del Comitato per la legislazione, che oggi, stamattina ha approvato il suo parere, e fa riferimento all'articolo 77, quindi ai requisiti di necessità, urgenza ed omogeneità che valgono per i decreti-legge, ma che da tempo ormai vengono considerati utilizzabili anche per le leggi di conversione, e all'articolo 72 sul giusto procedimento legislativo.

C'è un primo indicatore evidente dei problemi relativi soprattutto all'omogeneità, oltre che alla necessità ed urgenza, che è come sempre la crescita a dismisura di alcuni decreti-legge nel passaggio della legge di conversione nelle due Camere. Questo decreto-legge è entrato in Senato con numero articoli 40, ed è uscito dal Senato con numero articoli 74; è entrato con numero commi 101, ed è uscito con numero commi 185: quindi si è gonfiato come un soufflé, quasi raddoppiando il proprio contenuto normativo. Questo dal punto di vista quantitativo.

Dal punto di vista qualitativo, il principale strappo che è stato introdotto, segnalato puntualmente dal Comitato per la legislazione, è l'inserimento di due deleghe legislative con scadenza al 30 settembre 2019. Come è noto,…

PRESIDENTE. Chiedo un po' di silenzio: il vostro collega sta intervenendo, per favore.

STEFANO CECCANTI (PD). Come è noto, l'inserimento di deleghe legislative è proibito dalla legge n. 400 del 1988, divieto che è ritenuto applicabile anche alle leggi di conversione, per cui la condizione più puntuale che pone il Comitato per la legislazione è di espungere queste due deleghe legislative: difficile ritenere che la necessità ed urgenza possano estendersi a due deleghe che scadono il 30 settembre 2019. Si sottolineano anche alcune incongruenze, perché vengono inserite in termini eterogenei normative come quella dell'articolo 15, sull'Avvocatura dello Stato presso la Corte EDU; dell'articolo 32-quater, sulla tecnologia 5G; dell'articolo 32-sexies, sul Centro Alti studi del Ministero dell'interno, tutta normativa palesemente eterogenea.

Vengo però alla seconda parte dell'intervento, che si riferisce alla violazione dell'articolo 10 sul diritto di asilo e alla violazione del diritto di sicurezza che si fonda su varie disposizioni del testo. Dal momento che questo decreto-legge è stato emanato dal Presidente della Repubblica in modo irrituale ma motivato, con una precisa lettera che richiama fermi gli obblighi costituzionali internazionali dello Stato, pur se non espressamente richiamati nel testo normativo, e in particolare quanto direttamente disposto dall'articolo 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall'Italia (questo è il testo esplicito del Presidente della Repubblica, che richiamava il nostro Parlamento nell'esame della legge di conversione a rispettare scrupolosamente questi limiti), è abbastanza evidente come questi limiti non siano stati rispettati. Avevano già delle criticità nel testo ordinario, ma sono stati peggiorati nel testo della conversione.

Già in sé questo provvedimento tende a configurare in maniera ideologica, nel senso esatto di falsa coscienza, il diritto di asilo e il diritto di sicurezza come in contraddizione tra di loro: come se si trattasse di limitare il diritto di asilo per favorire il diritto di sicurezza, mentre niente di positivo per la sicurezza può venire dal sospingere verso la clandestinità coloro che hanno il diritto di asilo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

In particolare, questa operazione ideologica è concepita nei due passaggi: articolo 2, che è la soppressione del permesso di soggiorno umanitario, e articolo 12, lo svuotamento del sistema SPRAR per richiedenti asilo e titolari di questa protezione umanitaria.

Il punto è questo: voi ci replicate che aver scelto alcune tipologie molto ben delimitate rispetta comunque l'articolo 10; io però vorrei, molto più autorevolmente di me, richiamare perché era previsto questo permesso umanitario: perché era prevista una clausola aperta, che non irrigidisse l'ordinamento in tante piccole fattispecie autoconcluse, in tanti piccoli coriandoli. Il fondamento ultimo di questo permesso lo aveva chiarito a suo modo, a suo tempo Giorgio La Pira, il 24 gennaio 1947, quando si discuteva all'Assemblea costituente il diritto di asilo. Dice La Pira, dice il resoconto stenografico: ricorda, all'origine del diritto di asilo, come anticamente tutte le persone, qualunque fosse il loro colore, qualunque fosse il loro colore, appena giungevano in quel tal recinto della chiesa, avevano la vita garantita. Così anche ora vi deve essere questo senso di libertà per ogni creatura: il concetto di asilo è legato a questo concetto del valore sacro degli uomini. È per questo che ci deve essere una fattispecie aperta, è per questo che non può essere ristretta la protezione umanitaria a tanti coriandoli di fattispecie concluse.

E anche l'articolo 12, sullo svuotamento del sistema degli SPRAR, tende a colpire sia il diritto di asilo sia il diritto di sicurezza, perché voi spostate verso la clandestinità persone già in questa fase di attesa, rendete tutti noi più deboli dal punto di vista del rispetto dell'articolo 10 ma anche del diritto alla sicurezza. Non c'è contraddizione tra i due diritti! Voi create un danno a entrambi i diritti.

Per concludere, quindi: tra pochi giorni sarà il quarantesimo anniversario della Costituzione spagnola, che nel suo preambolo ci dice a cosa serve una Costituzione: una Costituzione tende a garantire un ordine economico e sociale giusto. Ordine giusto, sicurezza e asilo; voi create invece l'opposto, il disordine ingiusto, riuscite in un tempo solo a creare sia il disordine che l'ingiustizia, e a colpire così l'anima di quello che è una Costituzione. In un bel film sull'integrazione di Fassbinder, che prende il titolo da una poesia turca, La paura mangia l'anima, si descrive questo meccanismo di produzione di paure, che mangiano l'animo delle persone. Voi volete così mangiare l'anima della Costituzione; ma sappiate che dopo questo voto, una volta che sarà comunque terminato l'esame parlamentare, questo provvedimento arriverà agli organi di garanzia, che vi ricorderanno cos'è l'anima della Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Roberto Speranza ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Fornaro ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

ROBERTO SPERANZA (LEU). Presidente, onorevoli colleghi, ci sono ragioni molto profonde di incostituzionalità del testo che ci viene proposto, questo decreto-legge “sicurezza” o decreto-legge “Salvini”, come viene raccontato al Paese. Permettetemi subito di dire con chiarezza che forse le parole che ho appena pronunciato sono anche un po' deboli, perché dentro questo testo - e peso una per una le parole che pronuncio - c'è una vera e propria negazione dei valori fondamentali della nostra Carta costituzionale, a partire dai principi espressi nei primissimi articoli. Qui si stanno stravolgendo i fondamentali della nostra civiltà giuridica, e negando diritti inviolabili dell'uomo, violando il principio di eguaglianza tra i cittadini. Il tutto avviene, Presidente, con una filosofia di fondo su cui verrò, che considera l'immigrazione, un grande fenomeno di questo tempo, esclusivamente come un tema securitario.

E, allora, il punto cardine della proposta che viene portata consiste nell'eliminare il permesso di soggiorno per motivi umanitari e sostanzialmente per togliere dal nostro ordinamento ogni forma di protezione umanitaria, come invece avviene nella stragrande maggioranza dei Paesi europei. Così si stravolge sostanzialmente l'impianto costituzionale e giuridico del nostro Paese e c'è la conseguenza, concreta e pratica, di accrescere la marginalità, l'irregolarità dei migranti e la propensione a delinquere da parte di chi si sentirà abbandonato. A questo si aggiunge - e lo dico solo in un istante - lo smantellamento sostanziale del sistema SPRAR, che era l'unico in grado di favorire una vera integrazione. Non voglio usare mezzi termini: si tratta di un vero e proprio disastro.

Ora voglio ricordare all'Aula - non solo ai deputati della minoranza ma anche a quelli della maggioranza - gli articoli fondamentali della nostra Costituzione che vengono testualmente violentati da questa proposta di legge: l'articolo 2 - ricordatelo -, un articolo importante del nostro Paese e della storia di tutti: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Questo articolo è frutto di un lungo dibattito e in quel lungo dibattito si scelse la parola “uomo”, né “italiano” né “straniero” ma la parola “uomo” (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali) e questo è il messaggio di fondo e la grandezza della nostra Carta costituzionale, figlia delle grandi culture politiche del Novecento. La matrice cattolica, la matrice socialista, la matrice liberale riconoscevano nell'uomo diritti inviolabili che, invece, qui si vogliono negare.

E, ancora, l'articolo 3 della nostra Costituzione, un articolo potente, bellissimo, un programma di progetto, di visione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Che forza in queste parole.

Eppure, nel testo che stiamo discutendo dell'articolo 3 viene fatta carta straccia. Lo straniero non è uguale; è un uomo, ma di rango inferiore. È considerato un pericoloso nemico e voi, così facendo, volete solo alimentare paure per un tornaconto elettorale piccolo, piccolo, che porterà, però, il Paese a sbattere, perché così si pregiudica la coesione sociale di un'Italia di oggi che già esiste, perché in questo Paese vivono 5 milioni di stranieri, 5 milioni di nuovi italiani, di cui circa 850 mila sono esattamente nelle classi dei nostri istituti con i nostri figli e vivono ogni giorno quella dimensione. E con questo provvedimento invece che rimuovere gli ostacoli, come dice la nostra Costituzione, ne alzate di nuovi e rendete tutto più difficile.

E ancora, cari colleghi, l'articolo 10 della nostra Costituzione: “L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. E qui viene la lettera, già citata, del Presidente Mattarella, che, in modo molto opportuno, ha voluto segnalare la debolezza del provvedimento su questo tema.

È evidente che il diritto di asilo è fortemente indebolito e che si negano i principali accordi internazionali a cui l'Italia è legata. E anche qui l'articolo 117 della Costituzione è molto chiaro e dice che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle regioni, ma nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Anche qui, permettetemi di dirlo: dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino fino alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fin ancora alla Convenzione di Ginevra, noi siamo su un terreno totalmente opposto rispetto al vostro provvedimento.

Si legga, per esempio, l'articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali: “Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare (…)”; o si legga, per esempio, l'importante articolo 31 della Convenzione di Ginevra: “Gli Stati contraenti non prenderanno sanzioni penali, a motivo della loro entrata o del loro soggiorno illegali, contro rifugiati che giungono direttamente da un territorio in cui la loro vita e la loro libertà erano minacciate (…), per quanto si presentino senza indugio alle autorità e giustifichino con motivi validi la loro entrata o il loro soggiorno irregolari”. E ancora, Presidente, l'articolo 13 della nostra Costituzione (ne è fatto anche qui carta straccia): “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa alcuna forma di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria (…)”. E anche qui che cosa dice, invece, il “decreto Salvini” tanto sbandierato? “Trattenimento di trenta giorni per l'identificazione” e questi trenta giorni si possono estendere a centottanta giorni. Io penso che sia una violazione inaccettabile, soprattutto se si considera che nessuna autorità giudiziaria deve confermare il fermo. C'è una violazione terrificante dell'articolo 13 della nostra Costituzione. Infatti, un cittadino italiano può essere fermato per l'identificazione per ventiquattro ore; qui si può fermarlo, invece, per trenta giorni, estensibili a centottanta. Stiamo calpestando le norme fondamentali del nostro diritto.

E, ancora, articolo 27 della nostra Costituzione. È un articolo bellissimo, una conquista di civiltà giuridica straordinaria. È l'articolo che riconosce la presunzione di innocenza delle persone: “La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. E anche in questo caso l'articolo si ferma dinanzi allo straniero, perché per lo straniero non c'è la presunzione di innocenza, ma c'è la presunzione di colpevolezza. Tutto per indicare un nemico facile, un nemico facile da dare in pasto a un'opinione pubblica che chiede risposte per una crisi sociale che c'è, ma così si dà solo una finta risposta.

E, allora, io non voglio aggiungere altro, perché il tempo è scaduto. Si nega anche l'articolo 77, perché non ci sono presupposti di urgenza. Il collega Ceccanti ha già detto sulle materie della sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012. Io voglio dire solo un'ultima cosa e concludo. Lo dico a testa alta e a voce alta, in un tempo in cui sembra che questi temi siano diventati minoranza rispetto ad un'egemonia, nel Paese, di un pensiero che va da tutt'altra parte. Tuttavia, lo dico con forza, perché penso che proprio in questi tempi bisogna avere il coraggio di difendere le proprie idee e i propri valori fondamentali. Io lo dico, attraverso lei, Presidente, a tutto il Governo qui rappresentato: con questo provvedimento voi state riportando l'Italia al medioevo, state violentando gli avanzamenti di civiltà e di progresso della nostra Costituzione. Oggi avete i numeri in Parlamento, ma noi non ci arrenderemo e molto presto nel Paese le cose cambieranno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Magi, Fusacchia, Benedetti e Schullian n. 3.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, onorevoli colleghi, se stiamo affrontando questo dibattito in questa fase non è perché noi ci opponiamo nel merito a un provvedimento che siamo sicuri che produrrà conflittualità sociale, marginalità, emarginazione, disperazione, e quindi non sarà in grado di fornire al nostro Paese misure migliori per governare un fenomeno complesso come quello dell'immigrazione. Siamo, invece, in questa fase del dibattito a lanciare un allarme. Voglio pregare davvero tutti i colleghi di riflettere sul fatto che, se ci sono tre gruppi che presentano una questione pregiudiziale per motivi gravi di costituzionalità di un provvedimento, bisogna fare una riflessione in più, approfonditelo meglio questo provvedimento, perché si può sbagliare, si può andare a sbattere. Qui siamo di fronte allo svuotamento e alla disarticolazione di parti importanti della nostra Costituzione, è stato ricordato dai colleghi che mi hanno preceduto. Intanto, evidentemente, la violazione degli articoli 72 e 77 della Costituzione: non ci sono, praticamente su nessuna delle numerose materie che vengono affrontate con questo provvedimento, i requisiti di necessità e urgenza, ne è prova la stessa eterogeneità del provvedimento e lo stesso modo, ricordato dal collega Ceccanti, con cui questo provvedimento si è gonfiato nel primo passaggio al Senato: avete messo insieme migranti, terroristi, mafiosi, accattonaggio e detenute madri, in questo modo pensando di dare una risposta a questi problemi, in realtà, in questo modo l'urgenza e l'emergenza la creerete voi, intervenendo male e in modo anticostituzionale su queste materie. È stata ricordata, ma merita ancora una volta di essere ricordata, la lettera del Capo dello Stato: una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri, un fatto straordinario, nel quale il Capo dello Stato ha richiamato all'obbligo di sottolineare che in materia di diritto d'asilo restano fermi gli obblighi costituzionali e internazionali, pur se non espressamente richiamati nel testo normativo. In particolare, si è richiamato all'articolo 10, ma potremmo citare anche il documento che è stato inviato alla nostra attenzione dall'Alto Commissariato ONU per i rifugiati.

Rimandando all'integrità dei rilievi di natura costituzionale che si possono fare, rimandando al testo completo della pregiudiziale, alcuni passaggi specifici li voglio sottolineare. Nel momento in cui voi andate a intervenire sostituendo l'istituto del permesso di soggiorno per motivi umanitari, che era presente nella normativa, con permessi di soggiorno speciali, state privando l'ordinamento italiano di un essenziale strumento di attuazione degli articoli 2 e 10 della Costituzione, ed è evidente a tutti, a chiunque voglia affrontare la lettura di questo provvedimento con un minimo di onestà intellettuale, che non sono sufficienti le fattispecie speciali che introducete al posto del permesso umanitario per soddisfare quello che è il dettato della nostra Costituzione. Questo perché, per come l'hanno concepito, pensato, scritto e sancito i nostri padri costituenti, il comma 3 dell'articolo 10 della nostra Costituzione deve avere un'impostazione aperta, perché loro - è stato ricordato poco fa - si rivolgono all'essere umano nel dover garantire. È altissimo il livello che i padri costituenti hanno voluto dare alla nostra Costituzione: non si rivolgono al cittadino italiano, si rivolgono all'essere umano, al quale lo Stato italiano deve garantire quei diritti sanciti dalla nostra Costituzione, qualora quest'essere umano non li veda tutelati e garantiti appieno nel proprio Paese di origine.

Non solo: all'articolo 3 del decreto si prevede uno speciale trattamento per lo straniero a scopo di identificazione, un trattenimento speciale della durata di 30 giorni con la possibilità di prolungare questo trattenimento: è stato ricordato, ma va ricordato, va ripetuto!

Io chiedo attenzione a quei colleghi, attraverso lei Presidente, che in campagna elettorale abbiamo incontrato e sentito sostenere esattamente la necessità di andare nella direzione opposta. Spero che le mie parole arrivino alle orecchie del relatore e presidente della I Commissione (Affari costituzionali), che ha fatto su questo provvedimento una relazione in cui non si sfiora minimamente nessuno dei profili costituzionali che sono toccati da questo provvedimento. C'è stata portata una relazione che è un'elencazione, una sintesi dell'articolato. Dicevo della possibilità di prorogare il trattenimento fino a 180 giorni, ma in questo modo non solo si vìola di nuovo l'articolo 10 della Costituzione: si va a violare evidentemente l'articolo 13 della Costituzione. Ricordiamo come per un cittadino il trattenimento può avvenire esclusivamente per 24 ore. Evidentemente, quindi, si incorre in una violazione anche dell'articolo 3 della Costituzione.

Andiamo avanti. Nel passaggio al Senato, se possibile, questo provvedimento è stato peggiorato, non solo nel merito delle considerazioni politiche ma sul piano delle considerazioni costituzionali, quando si è introdotto l'elenco dei cosiddetti Paesi di origine sicura. Questa è una nozione assolutamente estranea a quella di asilo così come delineata nella nostra Costituzione. Il sottosegretario annuisce, evidentemente spero che ci sia un tentativo in qualche modo di pentimento e di revoca. Dicevamo che la disposizione, quella relativa ai Paesi di origine sicura, è stata introdotta con il fine di accelerare la procedura di esame delle domande, ma in questo modo non ci si rende conto che si va a violare un altro dei principi fondamentali sancito non solo dalla Costituzione ma anche dalla normativa internazionale e dalle convenzioni internazionali, quello per cui l'esame deve essere fatto sulla situazione specifica e personale di chi chiede asilo. Non può essere liquidato con un altro criterio, dicendo, per esempio: beh, questo è un Paese in cui, da come abbiamo valutato, almeno nella maggior parte delle sue regioni, i diritti sono più o meno tutelati. Si deve fare una valutazione specifica e personale del caso della persona che richiede asilo e protezione nel nostro Paese. Lo stesso si può dire di un'altra nozione introdotta in maniera assolutamente agiuridica e casereccia, lasciatemi dire, cioè la nozione di “domanda manifestamente infondata”, nella quale si inseriscono, ad esempio, gli stranieri che sono entrati illegalmente o che si sono trattenuti illegalmente e che non hanno, senza giustificato motivo, presentato tempestiva istanza di protezione, caso questo che evidentemente contrasta con i diritti garantiti dalla nostra Costituzione in materia di asilo, o il caso di quelli che hanno distrutto i documenti. Io mi sono personalmente occupato di casi di persone che fuggivano, ad esempio dalla Turchia, e che evidentemente avevano buttato i loro documenti; lo avevano fatto per non essere fermati e trattenuti prima di lasciare quel Paese nel quale avevano visto gravemente violati i propri diritti umani. Ma almeno sapete di che cosa scrivete, quando scrivete queste cose? Vi siete mai occupati, tranne che demagogicamente, di questi problemi e di queste situazioni che violano direttamente i diritti fondamentali delle persone?

Per chiudere, Presidente, perché sono davvero molti i profili di incostituzionalità che questo provvedimento ci mette di fronte, dico che voi avreste potuto scrivere un provvedimento di questo tipo solamente dopo aver affrontato una seria e profonda riscrittura della Costituzione: solo in questo caso voi avreste potuto scrivere un provvedimento di questo tipo.

Allora, mi appello al singolo deputato, che qui non sta per prendere ordini e indicazioni da capi politici, ma qui sta per rappresentare la nazione e qui sta soprattutto per verificare che i provvedimenti che vengono approvati, soprattutto quando sono provvedimenti prodotti dal Governo e presentati dal Governo - e questo evidentemente è un disegno di legge di conversione - siano estremamente vigili e severi nel valutare l'incostituzionalità palese di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, colleghi cominciamo con lo sgombrare il campo dalla prima questione. Contrariamente a quanto ha sostenuto l'opposizione, il provvedimento in esame ha carattere di necessità e urgenza. La percezione dell'insicurezza sul territorio rivela l'esigenza di un intervento rapido ed efficace in materia. I cittadini manifestano quotidianamente, da anni, il bisogno di maggiori tutele e garanzie di sicurezza, e abbiamo tutti noi la responsabilità di fare subito tutto quello che possiamo. Al centro del dibattito c'è anche una presunta eterogeneità delle norme contenute nel provvedimento, ma voglio evidenziare con questo intervento il filo logico di questo provvedimento.

Colleghi, le prefetture e le questure si occupano da sempre di sicurezza e di ordine pubblico. Tutto questo attiene agli affari interni, che è di competenza della I Commissione, e anche il tema relativo all'immigrazione. In particolare, ci riferiamo anche alla valutazione delle richieste di asilo, di accoglienza e dei provvedimenti di espulsione. Volete dire, forse, che non è urgente potenziare anche l'operatività delle nostre forze di polizia, soprattutto locali? La questione della sicurezza interna negli ultimi anni è sempre più legata alla questione del terrorismo. I due temi, talvolta connessi a quello della immigrazione, trovano una risposta nella modifica all'articolo 10-bis della legge n. 91 del 1992. In questo caso sarà permessa la revoca della cittadinanza a coloro che si macchiano di delitti commessi per finalità di terrorismo ed eversione costituzionale.

Richiamando la nota giurisprudenza sulla illegittimità del divieto dell'automatismo all'acquisto della cittadinanza, la norma presentata, a nostro avviso, è rispettosa dell'orientamento della Corte costituzionale. Ricordiamo, colleghi, che all'articolo 10, secondo comma, della Costituzione, la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge. Ci sembrano inconsistenti e contraddittorie, inoltre, le motivazioni dei proponenti per ciò che concerne la valutazione della domanda di soggiorno. In tutta Europa, ad oggi, esistono Stati, come la Francia e la Spagna, che hanno discipline diverse e certamente meno accoglienti della nostra; vi sono Stati che praticano respingimenti di confine anche rispetto alle varie aree interne. Eppure, nessuno ha mai messo in dubbio, in quel caso, la lesione dei principi del diritto internazionale. Per questi motivi, le pregiudiziali proposte dall'opposizione vanno integralmente respinte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra che, a leggere le pregiudiziali di costituzionalità e a sentire gli interventi dei colleghi, ci siano due grossi temi, due grossi filoni. Uno, in particolare, inerente all'argomento di cui stiamo discutendo, cioè alla pregiudiziale di costituzionalità. Il secondo tema, il secondo filone, entra nel merito del provvedimento. Allora, rimanendo sul tema della pregiudiziale di costituzionalità, mi sembra che la prima obiezione che sia stata sollevata riguardi l'impossibilità di decretare su una materia come quella di cui stiamo discutendo, ma ricordo che durante la vita di questa istituzione, del Parlamento, più volte si è decretato su temi di questo genere. In particolare, balza agli occhi di tutti noi una sequenza di decreti-legge che si è svolta tra la fine della XII legislatura e l'inizio della XIII legislatura.

Ben sei decreti-legge che riguardavano proprio disposizioni in materia di politica di immigrazione e per la regolamentazione dell'ingresso e del soggiorno nel territorio nazionale dei cittadini dei Paesi non appartenenti all'Unione europea. Non stiamo facendo nulla di nuovo dal punto di vista dello strumento che usiamo per legiferare.

La seconda obiezione importante che è stata fatta mi sembra che l'abbia sollevata l'onorevole professor Ceccanti e riguarda la possibilità di inserire in questo provvedimento una legge di delega al Governo. Allora, qui, secondo me, bisogna fare un po' di precisione, un po' di chiarezza. Innanzitutto, all'interno del decreto-legge non c'è nessuna delega al Governo. La delega al Governo è all'interno della legge di conversione, come è già successo più volte in passato. Ci sono vari esempi, ma ne ricordo uno in particolare: il decreto-legge n. 387 del 21 settembre del 1987, convertito in legge il 2 novembre del 1987, con la legge di conversione n. 472. Questo provvedimento riguardava, in particolare, la copertura finanziaria per l'attuazione dell'accordo contrattuale relativo alla Polizia di Stato. E, in particolare, all'interno dell'articolo 11-ter del disegno di legge di conversione, c'era proprio una legge delega al Governo per riordinare l'Arma dei carabinieri, che è assolutamente similare alla legge delega che è prevista nell'articolo 1 della legge di conversione di cui stiamo discutendo.

Quindi, anche qui, non c'è nessun motivo di evidente incostituzionalità su questo tipo di argomentazioni. In più ricordo - nessuno ne ha fatto cenno, ma credo che sia importante - comunque il vaglio preliminare fatto dal Presidente della Repubblica, che, per carità, non annulla, non cancella il dibattito che noi stiamo facendo adesso ed eventuali decisioni future della Corte costituzionale, ma sicuramente ci sgrava del dubbio di approvare qualcosa che abbia un'evidente possibilità di incostituzionalità.

Quindi, da un punto di vista inerente le argomentazioni sollevate sulla pregiudiziale di costituzionalità, non mi sembra che ci possano essere dubbi su quanto stiamo facendo e sul percorso avviato. Però sono stati sollevati anche problemi relativi al merito del provvedimento. Qui credo che sia importante spendere due parole e fare un minimo di chiarezza: credo che sia assolutamente necessario e urgente fare un minimo di ordine sul sistema dell'accoglienza e dell'accoglienza diffusa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), con il preciso scopo di eliminare il business che non solo ha arrecato danno alle comunità, ma ha arrecato danno agli stessi immigrati regolari che volevano integrarsi nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Questo con il solo scopo di arricchire pochi, arricchire le tasche di pochi a danno di tanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

C'è il problema, che credo sia assolutamente necessario e urgente, dei permessi umanitari, che noi andiamo a cancellare e a sostituire con provvedimenti ben precisi, per impedire che ci sia una scappatoia per chi vuole entrare, senza averne diritto, nel nostro Paese. Chiudo facendo un ulteriore riferimento: ho sentito spesso interventi che richiamavano la nostra Costituzione. Bene, nella nostra Costituzione il tema della sicurezza è richiamato dieci volte: cinque volte nella Parte prima, che ha a che fare con i diritti e i doveri dei cittadini, e cinque volte nella Parte seconda, che ha a che fare con l'ordinamento della Repubblica. Finalmente, con questo provvedimento, la Costituzione la stiamo attuando tutta, dal primo all'ultimo articolo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiereMoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Migliore ed altri n. 1, Fornaro ed altri n. 2 e Magi, Fusacchia, Benedetti e Schullian n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Saluto agli studenti dell'Istituto comprensivo di Noventa di Piave, in provincia di Venezia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Ciao, ragazzi (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (16,55).

MARIA CHIARA GADDA (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie, Presidente. Desidero intervenire per sottolineare un fatto molto grave, avvenuto pochi minuti fa in Commissione agricoltura. Durante un'audizione molto intensa e molto controversa su un fatto drammatico - l'emergenza in Puglia del fenomeno della Xylella fastidiosa che sta distruggendo quel territorio - non mi è stato consentito di parlare o, meglio, i tecnici della Camera mi hanno confermato che l'audio - che inspiegabilmente è stato tolto - del mio intervento non potrà essere ascoltato dai cittadini, se non tra almeno due-tre ore. In quella Commissione, il presidente ha consentito di parlare, ha consentito di intervenire all'onorevole L'Abbate del MoVimento 5 Stelle e ciò non è stato consentito alle opposizioni; non mi è stato consentito di ripetere – probabilmente c'è un problema nel MoVimento 5 Stelle nell'evidenza con la realtà – quanto quel MoVimento aveva scritto sul proprio blog nel 2015 in merito al fenomeno della Xylella fastidiosa. In questo audio si vede soltanto la mia figura ma non si può ascoltare l'intervento e il contenuto e, quindi, desidero farlo in questo momento nell'Aula, almeno eviteremo di poterlo ascoltare tra due o tre ore, quando non sarà più utile.

Nel 2015, il MoVimento 5 Stelle ripeteva che il piano del Governo, senza mezzi termini, era “un provvedimento inefficace e letale, che creerà danni permanenti al nostro territorio sull'eradicazione” e così proseguendo. Questo fatto è gravissimo perché il presidente della Commissione non ha consentito alle opposizioni di parlare, ma soprattutto di essere ascoltate e in un Parlamento questo non è ammissibile. Quindi, chiedo al Presidente della Camera di risolvere tecnicamente questo problema, non tra due ore, non tra tre ore, ma immediatamente, perché questo fatto non avrebbe mai dovuto accadere (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico).

PRESIDENTE. Ma, quindi, lei mi sta dicendo che è un problema tecnico, perché mi chiede risolvere un problema tecnico, quindi è stato un problema tecnico, non qualcuno che non l'ha fatta parlare?

MARIA CHIARA GADDA (PD). Presidente, un problema tecnico causato da una scelta politica del presidente della Commissione, che ha interrotto, che ha chiesto di togliere l'audio al mio intervento, ma non all'intervento dell'onorevole L'Abbate.

ENRICO BORGHI (PD). È censura, questa!

MARIA CHIARA GADDA (PD). Pertanto, visto che l'audio è stato registrato, chiedo che la registrazione venga immediatamente messa a disposizione di tutti i cittadini.

PRESIDENTE. Perfetto. È chiara questa richiesta ultima.

GIUSEPPE L'ABBATE (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Solo per tranquillizzare la collega, che sa benissimo che è stata una situazione concitata in Commissione, quindi, siccome si doveva chiudere con l'audizione, il presidente, quando ha detto l'audizione è chiusa, poi c'è stato l'intervento, però a fine (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vi spiego…

PRESIDENTE. Per favore…

GIUSEPPE L'ABBATE (M5S)....stiamo già risolvendo perché… Sì, ma siccome il presidente non c'è, vi…

PRESIDENTE. Deputato l'Abbate, io chiederò conto e parlerò col presidente della Commissione, che è il deputato Gallinella.

GIUSEPPE L'ABBATE (M5S). Per tranquillizzare la collega, con il presidente…

PRESIDENTE. No, si rivolga a me, non alla collega.

GIUSEPPE L'ABBATE (M5S). Il presidente, appena conclusa la seduta, ha chiamato il tecnico e ha chiesto se c'è la registrazione – e il tecnico ha detto che c'è solo la registrazione audio –, di aggiungerla all'intera audizione, quindi, nel momento in cui l'audizione sarà disponibile sul sito web della Camera ci sarà anche l'intervento della collega, quindi siamo andati a risolvere.

PRESIDENTE. In ogni caso, parlerò con il presidente della Commissione.

ENRICO COSTA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Io ci tenevo a riferire quanto accaduto oggi nelle Commissioni riunite Giustizia e Affari Costituzionali. Abbiamo un tema molto delicato all'ordine del giorno, che è il tema del provvedimento sulle norme in materia di anticorruzione, allargate poi al tema della prescrizione. Ebbene, noi abbiamo presentato una settantina di emendamenti, molti di questi sono stati dichiarati inammissibili benché, a nostro giudizio, siano assolutamente attinenti al tema in discussione sia perché, ovviamente, nella rubrica delle nuove norme si prevede appunto il tema della ragionevole durata del processo sia perché hanno un'attinenza specifica con la prescrizione dei processi. Abbiamo avuto anche delle inammissibilità molto singolari sul tema dell'entrata in vigore di queste norme. Noi abbiamo semplicemente presentato degli emendamenti che legassero l'entrata in vigore delle norme sulla prescrizione alla riforma, tanto palesata sui media da parte del Ministro Bonafede, del processo penale. Ebbene, alcuni di questi emendamenti ci sono stati resi inammissibili proprio per l'incertezza del termine di entrata in vigore. Devo dire che anche noi siamo saremmo incerti sul termine di entrata in vigore se ci dovessimo affidare ai tempi del Governo, però è evidente che non è materia di sindacabilità…

PRESIDENTE. Concluda.

ENRICO COSTA (FI). Scusi, Presidente, ci tenevo. Analogo giudizio non è stato dato su un emendamento del MoVimento 5 Stelle, l'unico presentato, che stabilisce l'efficacia di questo provvedimento dal 1° gennaio 2020, quindi sganciando l'efficacia del provvedimento dalla sua entrata in vigore, creando un serio problema di successione di leggi penali nel tempo.

Noi faremo certamente ricorso; non sarà semplice redigere ricorsi in questi tempi così stretti e compressi da lavori di Aula e lavori di Commissione. Io chiederei a lei, semplicemente, Presidente, di vigilare con i suoi poteri sul buon andamento e sull'organizzazione dei lavori, che sia un andamento imparziale, che sia un giudizio imparziale e che sia un giudizio che consenta alle opposizioni di discutere gli emendamenti che vengono presentati.

PRESIDENTE. Solo per dirle che le ho dato la parola sull'ordine dei lavori, però l'ordine dei lavori, in realtà, in questo momento non è la Commissione specifica, giusto per specificarlo.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa? Perché se è sullo stesso argomento, non posso darle la parola.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Sulla funzione ispettiva e conoscitiva, relativamente all'episodio denunciato dall'onorevole, in merito al fatto che, in sede di Commissione, un presidente le abbia tolto la parola. Ora, la questione che io sollevo non è, qui, sulla registrazione o meno dell'intervento, ma sul fatto che sia stata tolta la parola. Signor Presidente, su questo, le chiedo l'esercizio di una funzione ispettiva e conoscitiva, perché il togliere la parola non è ammissibile in un luogo della democrazia, primo punto, in generale, per un deputato; secondo punto, questo è un modo che riscontro frequente nell'ambito maschile nei confronti delle colleghe deputate (Commenti - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo non è ammissibile, signor Presidente!

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo. Si è iscritto negli interventi di fine seduta, giusto? Ebbene, ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, oggi, mentre venivo in Parlamento, pensavo a come concludere la seduta.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 17,05)

CARLO FATUZZO (FI). E mi sono ricordato dei tanti anziani, ancora in forma, che mi hanno chiesto di impegnarmi - e io per questo chiedo a lei, Presidente, di ascoltarmi con attenzione, e di riferire…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo la cortesia di abbandonare l'Aula, consentendo all'onorevole Fatuzzo di svolgere il suo intervento. Non mi costringete a sospendere l'Aula. Colleghi… colleghi del Partito Democratico, colleghi della Lega… colleghi, c'è un vostro collega che tenta di intervenire, grazie. Prego, onorevole Fatuzzo.

CARLO FATUZZO (FI). Le chiedo di riferire, “là dove si puote ciò che si vuole”, che gli anziani e i pensionati sono anche interessati ad agevolare le attività di ballo liscio nei locali all'uopo destinati, soprattutto perché questo consente di ammalarsi di meno, specialmente per quanto riguarda l'apparato osteoarticolare, nel senso che se ci si muove si vive più a lungo e ci si ammala di meno.

PRESIDENTE. Colleghi, quando siete comodi, continuiamo la seduta che non è sospesa, è ancora in corso.

CARLO FATUZZO (FI). Il ballo liscio, nelle sue varie forme di espressione, che sia valzer, sia tango, sia mazurka, sia beguine, consente non solo di incontrarsi ed avere ancora interesse nella vita, nonostante molti anni siano passati, ma anche di tenere il fisico in buono stato perché mens sana in corpore sano. Quindi, con questo auspicio, ricordo: Viva i pensionati, pensionati, all'attacco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Troiano. Ne ha facoltà.

FRANCESCA TROIANO (M5S). Presidente, colleghi, è sotto gli occhi di tutti un'emergenza, quella dettata dal rischio stress lavoro correlato, una condizione che tocca ogni categoria professionale ed è dettata da diversi fattori che possono essere individuali, sociali e di comunità. Si tratta di un problema troppo spesso ignorato e che risiede nella fase di selezione del personale, precisamente nella scarsa attenzione alla fase di assessment, cioè alla fase di valutazione, da parte delle aziende, dei profili degli aspiranti candidati. Troppo spesso, assistiamo, in fase di valutazione, a una mancata presa in considerazione delle motivazioni del lavoratore, come delle abilità cognitive ed emotive che, attraverso un buon bilancio delle competenze, permetterebbero la creazione di un profilo ottimale per quel lavoro.

La giusta attenzione in questa fase produrrebbe un effetto significativo in termini di benessere individuale, sociale ed economico. Infatti, se così fosse, assisteremmo a una riduzione importante del fenomeno del turnover, dei licenziamenti, di richieste elevate di malattie e di burnout che, di fatto, si trasformano in costi, oltre che in un peggioramento della qualità di vita dell'intera azienda, delle famiglie e della società.

La crisi economica è uno dei fattori che hanno acuito questa condizione, perché i tagli al personale, la situazione di precarietà, da quella economica a quella sociale, e, in particolare, la crisi del sistema di valori che definisce l'identità di una nazione e la modifica dell'economia globale hanno rivoluzionato un'economia che già viveva come un mare in tempesta. Quindi, l'attenzione dello Stato a queste problematiche è determinante, per consentire di affrontare le tante inefficienze del mondo del lavoro con uno spirito davvero nuovo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruggiero. Ne ha facoltà.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, è la giornata mondiale del diabete, voluta dalla Federazione internazionale del diabete e dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 1991, in risposta alla crescente sfida alla salute posta dal diabete, data che corrisponde alla data di nascita di Banting, il co-scopritore dell'insulina con Best, nel 1922. Quest'anno il tema della giornata mondiale del diabete è “Famiglia e Diabete”; i familiari dei pazienti diabetici vivono quotidianamente tutte le difficoltà e i disagi derivanti dalla patologia dei loro cari.

Mi rivolgo all'Aula per una questione che avrebbe dovuto essere già risolta da tempo. In Puglia ci sono 27 mila pazienti diabetici, di cui 800 in età pediatrica, i quali attendono, assieme ai loro familiari, l'erogazione del dispositivo di autocontrollo e autogestione del diabete mellito, il Flash glucose monitoring, previsto dalle linee di indirizzo regionali, approvate a marzo di quest'anno, come previsto dal decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, in cui si esplicita la validità dell'utilizzo di tali opzioni di monitoraggio per particolari categorie di soggetti, in alternativa alla lettura della glicemia capillare, già con una copertura finanziaria nell'ambito delle risorse assegnate annualmente alle aziende sanitarie con gli atti di riparto del Fondo sanitario.

Ad oggi, questi dispositivi non sono ancora erogati ai pazienti pugliesi. Dagli ultimi aggiornamenti risulta che non siano stati individuati i centri autorizzati alla prescrizione delle risorse strumentali e tecnologiche della regione Puglia e non risulta che siano state attivate le procedure per la distribuzione e l'erogazione dei dispositivi nelle famiglie pugliesi. Si tratta di un dispositivo che serve per il monitoraggio del diabete, attraverso un sensore che può essere applicato sulla pelle nella modalità di un cerotto ed è in grado di misurare continuamente. Immaginate un bambino costretto a pungersi continuamente per tenere sotto controllo la glicemia. Oggi, in quest'Aula ho voluto rappresentare l'appello di tutti i genitori dei pazienti diabetici, perché il Flash glucose venga messo a disposizione al più presto in tutte le farmacie, gratuitamente, come stabilito e approvato dalla regione Puglia, perché l'attesa, per un bimbo, gli può costare la vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Questa mattina si è finalmente insediata la Commissione bicamerale di inchiesta sul fenomeno delle mafie di cui ho l'onore di fare parte e, nella piena consapevolezza di come le mafie si stiano evolvendo nel tempo e nello spazio, ritengo che il miglior lavoro che possiamo fare sia quello di tratteggiare il nuovo identikit delle diverse organizzazioni criminali operanti sul territorio, del loro modus operandi e dei nuovi settori che stuzzicano la loro fame di potere e di affari. Uno tra questi è il gioco d'azzardo online e, proprio nelle ultime ore, un'inchiesta coordinata dal procuratore nazionale antimafia ha condotto all'arresto di 68 persone afferenti a clan mafiosi di diversa matrice territoriale, al sequestro di beni per oltre un miliardo di euro e al monitoraggio di un flusso di denaro, per oltre 4,5 miliardi di euro.

Questa inchiesta, che ci dimostra in modo chiaro quale sia la ricchezza di cui dispongono le associazioni criminali, ci affida il compito di sviluppare un vero contrasto su questo fronte e su quello delle modalità intime con cui le mafie si annidano tra le varie maglie del tessuto sociale del nostro Paese. Un prezioso contributo in questo senso è stato indubbiamente fornito anche da tutti quei giornalisti d'inchiesta che operano, mettendo a rischio la propria incolumità, con l'obiettivo di rendere noti fatti, affari e protagonisti, rimanendo con la schiena dritta, nonostante i rischi in cui sanno di incorrere.

Nella scorsa notte, l'inviato di Report, Federico Ruffo, è stato vittima di un tentativo di incendio della propria abitazione ad Ostia. Un gravissimo atto intimidatorio, purtroppo l'ultimo di una serie di attacchi e minacce rivolti a lui e all'autore del programma Sigfrido Ranucci, sia prima che dopo la messa in onda dell'inchiesta sui rapporti tra ‘ndrangheta, ultrà e alcuni dirigenti della Juventus. Il mestiere del giornalismo, per cui nutro un profondo rispetto, riveste un'importanza cruciale per la promozione e lo sviluppo della conoscenza del pensiero critico; e proprio in queste ore, in cui alcuni giornalisti sono scesi in piazza in segno di rivolta contro le affermazioni della forza politica di cui faccio parte, voglio rispondere con questo esempio.

Concludo, Presidente. Nella storia dell'Italia repubblicana molti giornalisti hanno sacrificato la propria vita per difendere la libertà di esercitare la professione: Francese, Siani, Rostagno, De Mauro e tanti altri. Il ricordo di questi altissimi esempi deve spingere noi tutti senza esitazione a metterci a fianco di chi oggi opera con quello stesso spirito, con lo spirito dei giornalisti liberi, indipendenti, ancorati soltanto al loro lavoro e alla costante ricerca della verità delle cose. A tutti loro e a Federico voglio dire grazie: il MoVimento 5 Stelle è sempre stato e sempre sarà al loro fianco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, per ricordare cosa è successo nella città di Vicenza. Il 9 novembre 1944 le truppe di occupazione nazifascista uccisero dieci giovani, per un episodio di rappresaglia. La strage, denominata come “eccidio nazifascista” e ricordata come l'episodio dei dieci martiri, ebbene, non si chiama più così: a deciderlo è stato il vicesindaco della città di Vicenza, Matteo Tosetto, che ha trasformato la dizione di “eccidio nazifascista” in “eccidio compiuto da truppe di occupazione”. Allora, noi siamo a denunciare questo, perché la storia va onorata, le parole non vanno cambiate; e se qualcuno ha la cattiva coscienza o vuole riscrivere la storia perché appunto la storia è scomoda per il proprio presente attuale, bene, noi ci opponiamo a questo.

Quello che ha fatto il sindaco è stato ancora peggio, perché non solo ha confermato quanto detto dal suo vicesindaco, ma il sindaco Rucco appunto ha detto che non bisogna accapigliarci per chi ha titolo nel nostro Paese per cambiare la libertà, e oltre al nazifascismo è stata cancellata anche la parola “Resistenza”. Bene, ci sono parole, ma soprattutto c'è una storia, che noi non rinneghiamo, ma che orgogliosamente rivendichiamo, perché fa parte del nostro passato, che rende la nostra democrazia libera oggi nel nostro Paese. Se c'è qualcuno che ha intenzione di cambiare la memoria e cambiare la storia, noi respingiamo al mittente questo tipo di operazione di revisionismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Presidente, solo per segnalare alcune interrogazioni: la n. 4-00003, che riguarda la degenerazione maculare, una patologia che proprio quest'oggi, questa sera è stata ricordata anche dai colleghi del MoVimento 5 Stelle per le implicazioni che ha nella retinopatia diabetica, e la n. 4-00321, circa le discriminazioni che riguardano i dottori agronomi.

Per fatto personale.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, le ho cortesemente chiesto di intervenire in considerazione di quanto è accaduto pochi minuti fa, con riferimento alla conseguenza del dibattito nel question time, signora Presidente. Il sottoscritto, insieme con altri colleghi del gruppo del Partito Democratico, ha in maniera estremamente civile, nel quadro di una normale, ordinaria dialettica che si svolge all'interno di quest'Aula, fatto una serie di puntualizzazioni al Ministro Bonafede, rispetto alle quali il Presidente Fico ha ritenuto di doverci richiamare per cognome, come è giusto in queste occasioni.

Vede, immediatamente dopo questa vicenda su Twitter sono comparse una serie di minacce e di ingiurie ad alcuni componenti del nostro gruppo, con un signore, o un troll, non lo sappiamo, che naturalmente sarà segnalato all'autorità competente, che annuncia che, avendo visto il question time, comprerà del tritolo e arriverà all'indirizzo del Partito Democratico; e in particolare, citando il sottoscritto, nel rispetto del mio nickname, annuncia che io sarò il primo nella circostanza ad essere sottoposto a questo genere di trattamento.

Vede, signora Presidente, anche con riferimento alla questione che è stata ricordata in precedenza dalla collega Rotta, noi naturalmente non ci spaventiamo di questi personaggi frustrati che passano le loro giornate a minacciare nell'anonimato i rappresentanti del popolo italiano; però, dobbiamo sottolineare e denunciare in questa sede, nelle sedi competenti, la degenerazione di un dibattito, rispetto alla quale ciascuno dovrebbe assumersi delle responsabilità: perché, altrimenti, questo Paese ha già passato nel proprio passato – chiedo scusa della ripetizione – un percorso che ha visto cattivi maestri enunciare violenze verbali, che poi purtroppo hanno creato una lunga scia di lutti e di sangue, che noi non vogliamo assolutamente che si ripeta mai più. Certamente noi non defletteremo e non ci lasceremo in alcun modo spaventare, ma desideriamo farlo notare a questa Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole Borghi, intanto mi sento di esprimere la solidarietà a lei e al suo partito: sono naturalmente fatti gravissimi e deprecabili, ed informerò del suo giusto rilievo il Presidente della Camera.

Organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge in materia di accertamento delle violazioni in materia di sosta da parte dei dipendenti delle società concessionarie della gestione dei parcheggi e delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 15 novembre 2018 - Ore 10,30:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

BALDELLI ed altri: Modifica all'articolo 12 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'esercizio di funzioni di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta da parte dei dipendenti delle società concessionarie della gestione dei parcheggi e delle aziende esercenti il trasporto pubblico di persone. (C. 680)

Relatore: BALDELLI.

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Fiano ed altri n. 1-00072 e Fornaro ed altri n. 1-00078 recanti iniziative volte al contrasto della violenza neofascista e neonazista .

La seduta termina alle 17,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Ruocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 la deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 il deputato Mollicone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 7 il deputato Lattanzi ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 8 le deputate Casa e Ilaria Fontana hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 il deputato Varrica ha segnalato che non è riuscito a votare.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Muroni e a. n.1-57 nf rif. pI 502 501 1 251 406 95 71 Appr.
2 Nominale Moz. Muroni e a. n.1-57 nf rif. pII 501 405 96 203 136 269 70 Resp.
3 Nominale Moz. Zolezzi e a. n. 1-73 rif. 505 273 232 137 273 0 70 Appr.
4 Nominale Moz. Fidanza e a. n. 1-76 503 503 0 252 232 271 69 Resp.
5 Nominale Moz. Gelmini e a. n. 1-77 pI 505 394 111 198 394 0 69 Appr.
6 Nominale Moz. Gelmini e a. n. 1-77 pII 506 506 0 254 231 275 69 Resp.
7 Nominale Moz. Annibali e a. n. 1-70 p.I 508 508 0 255 507 1 65 Appr.
8 Nominale Moz. Annibali e a. n. 1-70 p.II 507 474 33 238 398 76 65 Appr.
9 Nominale Moz. Annibali e a. n. 1-70 p.III 507 487 20 244 118 369 65 Resp.
10 Nominale Moz. D'Arrando e a. n. 1-74 n.f. pI 513 311 202 156 311 0 65 Appr.
11 Nominale Moz. D'Arrando e a. n.1-74 n.f. pII 511 284 227 143 284 0 65 Appr.
12 Nominale Moz. Carfagna e a. n. 1-75 p.I 508 508 0 255 508 0 65 Appr.
13 Nominale Moz. Carfagna e a. n. 1-75 p.II 513 513 0 257 117 396 65 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Ddl 1346 - quest. preg. 1, 2 e 3 469 469 0 235 100 369 67 Resp.