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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 80 di venerdì 9 novembre 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bond, Coin e De Menech sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative a favore delle aree della Sicilia colpite dai recenti eventi calamitosi - n. 2-00162)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Perconti ed altri n. 2-00162 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Filippo Giuseppe Perconti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI (M5S). Sì, grazie Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI (M5S). Lo scorso ottobre l'Italia è stata colpita da eventi atmosferici eccezionali, provocando disagi e ingenti danni alla popolazione. Tra le aree più colpite c'è sicuramente la Sicilia, che ha registrato numerose piogge torrenziali che hanno sommerso e allagato edifici, abitazioni, esercizi commerciali, interi centri urbani e le aree circostanti, compromettendo in tutta la regione il comparto agricolo e l'economia in generale. Molte vie di comunicazione che collegavano i comuni dell'entroterra siciliano, ma anche arterie principali, sono diventate impraticabili. Se ciò non bastasse, l'alluvione ha provocato la morte di numerose persone: nove a Casteldaccia, una a Vicari, due a Cammarata e proprio ieri il dottor Giuseppe Liotta è stato ritrovato morto, dopo giorni di ricerche, nel corleonese. Colgo l'occasione per esprimere il nostro cordoglio e la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime. Mi tocca anche ringraziare i soccorritori, i Vigili del fuoco, la Protezione civile, le Forze dell'ordine e tutti i volontari che hanno portato in salvo diverse persone rimaste intrappolate nelle abitazioni o nelle auto travolte da acqua e fango.

Detto ciò, a nome di tutti i deputati siciliani in questo Parlamento, chiedo a questo Governo: innanzitutto se intenda dichiarare lo stato di emergenza in tutte le aree colpite dall'alluvione; in secondo luogo, se il Governo intenda tutelare le aziende e le famiglie colpite con incentivi economici o con risarcimenti in generale; infine, quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle iniziative e ai provvedimenti urgenti da adottare, con specifico riguardo alle criticità esposte e alla prevenzione del dissesto idrogeologico.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Stefano Buffagni, ha facoltà di rispondere.

STEFANO BUFFAGNI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Grazie, Presidente. Gli interpellanti chiedono appunto se il Governo intenda deliberare lo stato d'emergenza per un territorio a noi molto caro come la Sicilia, che ha subìto danni importanti e sicuramente per noi è fondamentale dare risposte subito.

Il presidente della regione siciliana ha richiesto, ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo 2 gennaio 2018 n. 1, la dichiarazione dello stato d'emergenza per eventi meteo avversi, che hanno interessato dal 15 ottobre al 4 novembre 2018 i territori delle province di Ragusa, Siracusa, Enna, Catania e il comune di Alcamo, nella provincia di Trapani. Nella seduta ieri, 8 novembre, il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza e, sulla base di una prima quantificazione dei fabbisogni relativi alla più stretta emergenza, ha previsto una prima assegnazione di risorse pari a 6,5 milioni di euro, a valere sul fondo per le emergenze nazionali. Chiaramente, in base alle esigenze successive, il Governo sarà attento a dare risposte adeguate sui territori. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Il deputato Giuseppe Chiazzese ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Perconti n. 2-00162, di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE CHIAZZESE (M5S). La ringrazio, sottosegretario, per l'esauriente risposta fornitaci in questa assise, a pochi giorni dalla terribile alluvione che si è abbattuta sulla Sicilia e, in particolare, sulle province di Palermo ed Agrigento, terribile alluvione che – ricordiamolo - ha causato numerose vittime, a cui ritorna il nostro pensiero, ha distrutto abitazioni, danneggiato le nostre già pessime strade ed ha messo in ginocchio le nostre attività produttive, spina dorsale e motore dell'economia del nostro territorio, di natura prettamente agricola.

Potrete capire quanto un'alluvione possa danneggiare particolarmente le attività agricole più di altre attività e, quindi, quali siano i danni economici che si configurano nel nostro territorio.

Penso ai comuni colpiti, e, in particolare, a Casteldaccia, Vicari, Cammarata, Prizzi, Campofelice di Fitalia è ancora Isolato, la mia Corleone, in cui il fiume San Leonardo, affluente del Belice, ha straripato e causato anche lì numerosi danni. E mi dispiace, sottosegretario, se non riesco ad elencarli tutti, data la copiosità dei comuni colpiti. Crediamo e siamo convinti che il Governo interverrà celermente, mantenendo gli impegni oggi assunti e ponendo in essere tutti gli interventi consequenziali, perché la Sicilia ne ha bisogno ed i siciliani aspettano risposte ed io e tutti i deputati e senatori siciliani dobbiamo sentire ancora più forte questa responsabilità per la nostra gente e per la nostra terra. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza in ordine alla diffusione della figura del difensore civico in ambito regionale – n. 2-00169)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Francesco Silvestri ed altri n. 2-00169 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Francesco Silvestri se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Intendo illustrarla, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Questa interpellanza è volta a risolvere una grave disparità costituzionale, e anche sociale, fra cittadini che godono di diritti nei confronti della pubblica amministrazione solo perché nati in una regione virtuosa ed altri che non hanno questa fortuna. Questa disparità ruota intorno alla figura del difensore civico, che è una figura presente, in diverse forme e denominazioni, in tutti i Paesi europei e che favorisce di fatto il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione nei confronti del cittadino.

Inoltre, ricordo che una risoluzione del 2011, la risoluzione 327/2011 e la raccomandazione 309/2011, adottata dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa, evidenziano come la figura del mediatore, del protettore, del difensore sia uno strumento essenziale per le piccole e grandi beghe che affliggono i cittadini.

Da una relazione annuale presentata dal difensore civico del Lazio - io sono romano, quindi mi permetto di citarvi questo esempio - emerge come, in realtà, nel 2017, su 741 domande presentate 650 sono state definite, quindi è uno strumento molto, molto importante che io credo sia forse il più sottovalutato dal punto di vista del diritto e della possibilità di equiparare i diritti dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione. Molte altre regioni, purtroppo, non hanno questa fortuna: la regione Calabria, nonostante preveda a livello statutario, nell'articolo 6, la figura del difensore civico, non l'ha mai nominato e la stessa cosa succede in Puglia, dove è sempre previsto a livello statutario, ma non si è ancora provveduto a regolamentare la materia con legge regionale e, quindi, anche lì la figura del difensore civico purtroppo non c'è. Ancora peggio succede in Sicilia: la Sicilia addirittura non ha neppure previsto a livello statutario questa figura, quindi capite bene che in un Paese che è segnato da una forte conflittualità e inefficienza della pubblica amministrazione questo tipo di disparità costituzionale è un problema e, soprattutto, è un problema perché un Paese che ha questo tipo di inefficienze non può avere prospettive allargate se non investe su risorse come queste. La disparità di questo trattamento ha enormi conseguenze nella pratica della vita delle persone, quindi proprio sul piano del ritorno e dei servizi dell'efficienza della pubblica amministrazione.

Quindi io attenziono questa tematica, che sembra di poco conto ma in realtà è molto attuale, e chiedo se è intenzione di questo Governo vigilare sulla corretta e capillare diffusione della figura del difensore civico su tutto il territorio nazionale, al fine di sanare questa disuguaglianza - torno a ripetere - fra cittadini di serie A e cittadini di “serie B”.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Stefano Buffagni, ha facoltà di rispondere.

STEFANO BUFFAGNI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Innanzitutto le chiedo scusa in anticipo se nel rispondere non riuscirò a citare in maniera corretta una parola molto complessa di origine svedese, quindi chiedo scusa in anticipo per evitare fraintendimenti. Detto questo, il Governo ritiene la figura del difensore civico come un ruolo importante, che può garantire anche un avvicinamento dei cittadini alla pubblica amministrazione. È una figura poco conosciuta, nelle regioni ha un valore importantissimo perché garantisce di risolvere una serie di problematiche, senza dover accedere a percorsi di natura giuridica o giudiziaria, definiamola così.

Nel merito dell'interpellanza dell'interpellante si cita che l'istituto dell'Ombudsman è generalmente definito come un organo collegato alla rappresentanza politica nazionale, dotato di attribuzioni ispettive nei confronti delle amministrazioni dipendenti dall'Esecutivo e prevalentemente destinato a operare come istanza di tutela di interessi collettivi individuali compromessi dall'inerzia dell'amministrazione e dai suoi comportamenti attivi, legittimi o inopportuni.

Si tratta di una figura che, da un lato, agisce a tutela dei cittadini e delle associazioni e formazioni sociali contro quelle disfunzioni che possono essere ricondotte alle nozioni di maladministration e, attraverso le quali, in alcuni casi, non sono esperibili gli ordinari rimedi giurisdizionali e, dall'altro, agisce d'ufficio per il perseguimento delle finalità costituzionali del buon andamento e della imparzialità della pubblica amministrazione.

Inoltre, la figura non trova applicazione soltanto nel settore pubblico, ma vi sono significative esperienze di utilizzo del modello nel settore bancario o della tutela del consumatore o, più in generale, nel settore della mediazione civile e commerciale.

Incentrando l'attenzione sullo specifico settore del diritto pubblico, va considerato anche che l'ordinamento italiano ha da tempo introdotto tale figura in delicati settori dei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione. In particolare, sembra presentare rilevanti contatti con la figura del garante del contribuente, previsto dall'articolo 13 della legge 27 luglio 2002, n. 212, cosiddetto Statuto dei diritti del contribuente, il quale, anche sulla base di segnalazioni inoltrate per iscritto dal contribuente o da qualsiasi altro soggetto interessato che lamenti disfunzioni, irregolarità, scorrettezze, prassi amministrative anomale o irragionevoli, o qualunque altro comportamento suscettibile di incrinare il rapporto di fiducia tra cittadini e amministrazione finanziaria, rivolge richieste di documenti o chiarimenti agli uffici competenti, i quali rispondono entro 30 giorni, e attiva le procedure di autotutela nei confronti di atti amministrativi di accertamento o di riscossione notificati al contribuente; rivolge raccomandazioni ai dirigenti degli uffici ai fini della tutela del contribuente e della maggiore organizzazione dei servizi; ha il potere di accedere agli uffici finanziari e di controllare la funzionalità dei servizi di assistenza e di informazione del contribuente, nonché l'agibilità degli spazi aperti al pubblico; richiama gli uffici al rispetto di quanto in materia di informazione del contribuente e in materia di garanzie del contribuente sottoposto a verifiche fiscali, in materia di termini previsti per il rimborso di imposta; individua i casi di particolare rilevanza in cui le disposizioni in vigore ovvero i comportamenti dell'amministrazione determinano un pregiudizio dei contribuenti o conseguenze negative nei loro rapporti con l'amministrazione, segnalandoli al Direttore regionale o compartimentale o al comando di zona della Guardia di finanza competente e all'Ufficio centrale per l'informazione del contribuente, al fine di un eventuale avvio del procedimento disciplinare.

Si pensi, inoltre, alla figura del cosiddetto difensore civico digitale, previsto dall'articolo 17 del Codice dell'amministrazione digitale, in forza alle modifiche apportate a tale articolo normativo. Tali disposizioni hanno, infatti, previsto l'istituzione presso l'Agenzia italiana digitale dell'Ufficio del difensore civico per il digitale, a cui è preposto un soggetto in possesso di adeguati requisiti di terzietà, autonomia e imparzialità. Chiunque può presentare al difensore civico per il digitale, attraverso un'apposita area presente sul sito dell'AgID, segnalazioni relative a presunte violazioni del presente codice.

Di particolare rilievo è l'esperienza di applicazione della figura nell'ambito dei rapporti tra cittadino ed enti locali, ove l'esigenza di un organo di garanzia si avverte in modo più accentuato, specie in ragione delle riforme che, in applicazione del principio di sussidiarietà verticale, spostano numerosi poteri a livello di governo più vicino al cittadino. Infatti, già l'articolo 8 della legge n. 142 del 1990 prevedeva la possibilità, per lo statuto provinciale o comunale, di istituire il difensore civico, cui era attribuito il ruolo di garante dell'imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione comunale o provinciale, segnalando anche di propria iniziativa gli abusi e le disfunzioni, le carenze e i ritardi dell'amministrazione nei confronti dei cittadini.

La previsione viene riprodotta in sostanza dal decreto legislativo n. 267 del 2000, che consente allo Statuto comunale e a quelli provinciali di prevedere l'istituzione del difensore civico, con compiti di garanzia dell'imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione comunale e provinciale, segnalando, anche di propria iniziativa, gli abusi, le disfunzioni, le carenze e i ritardi dell'amministrazione nei confronti dei cittadini. Il medesimo Statuto disciplina l'elezione, le prerogative e i mezzi del difensore civico, nonché i suoi rapporti con il consiglio comunale e provinciale. Il difensore civico comunale e quello provinciale svolgono, altresì, la funzione di controllo di legittimità, prevista dall'articolo 127 del Testo unico degli enti locali.

Vanno, inoltre, considerati i difensori civici regionali, figure che sono state introdotte in diversi statuti già dal 1971 e oggi sono previsti da tutti gli statuti. Sul punto, pare opportuno ricordare che l'articolo 16 della legge n. 127 del 1997 prevede, a tutela dei cittadini residenti nei comuni delle rispettive regioni e province autonome e degli altri soggetti aventi titolo secondo quanto stabilito dagli ordinamenti di ciascuna regione e provincia autonoma, che i difensori civici delle regioni e delle province autonome, su sollecitazione dei cittadini singoli o associati, esercitino, sino all'istituzione del difensore civico nazionale, anche nei confronti delle amministrazioni periferiche dello Stato, limitatamente agli ambiti territoriali di rispettiva competenza, con esclusione di quelle che operano nei settori della difesa, della sicurezza pubblica e della giustizia, le medesime funzioni di richiesta di proposta, di sollecitazione e di informazione che i rispettivi ordinamenti attribuiscono agli stessi nei confronti delle strutture regionali e provinciali.

Nell'attuale multiforme assetto degli ordinamenti regionali, i difensori civici svolgono, da un lato, funzioni di tutela dell'imparzialità dell'amministrazione e, dall'altro, funzioni di tutela non giurisdizionale di diritti (legge statuaria Lombardia, articolo 72; legge statutaria Liguria, articolo 52; legge statutaria Marche, articolo 56; legge Toscana e Veneto). Dalla verifica delle disposizioni statutarie regionali emerge che quasi tutte le regioni hanno previsto l'istituzione di difensori civici regionali, ad eccezione del Friuli-Venezia Giulia e della Sicilia. In Trentino l'ordinamento regionale prevede l'istituzione del difensore civico a livello di provincia autonoma. Per quanto attiene alle regioni Calabria, Umbria e Puglia, seppure sia stata prevista nell'ordinamento regionale la figura del difensore civico, ad oggi non si è provveduto alla relativa nomina, come l'interpellante evidenziava.

Dalla ricognizione effettuata, emerge, quindi, che la stragrande maggioranza delle regioni ha previsto e istituito la figura del difensore civico. Inoltre, il nucleo di base delle funzioni connesse alla tutela della legalità e della regolarità dell'azione amministrativa si rinviene nella gran parte degli statuti. Numerosi statuti affidano, poi, al difensore civico funzioni aggiuntive in settori significativi della vita dei cittadini.

A fronte, infine, di quanto richiesto dall'interpellanza in oggetto, si rappresenta che è competenza del consiglio regionale la nomina del difensore civico regionale, e tale nomina certamente non rientra tra i casi previsti dall'articolo 120, comma 2, della Costituzione, sulla base del quale il Governo può sostituirsi a organi delle regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni, esclusivamente per i casi tassativamente elencati, ossia nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria, oppure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedano la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali.

In sostanza, in considerazione però della riconosciuta valenza e rilevanza del ruolo svolto a favore e a tutela dei cittadini dal difensore civico, si ritiene sicuramente utile operare un monitoraggio e una sollecitazione rispetto alla presenza ed operatività in ambito regionale di tale figura, utilizzando lo strumento deputato ai corretti rapporti tra i livelli istituzionali coinvolti e cioè la Conferenza Stato-regioni, nella quale affrontare le conseguenti specifiche problematiche, fermo restando che è una scelta indipendente e autonoma degli enti regionali e, quindi, credo siano i cittadini lo strumento migliore per sollecitare a procedere alla nomina nei tempi brevi.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Silvestri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza. Ricordo anche a lei, collega, che ha dieci minuti, dato che ha già illustrato l'interpellanza precedentemente.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie Presidente e grazie al sottosegretario, prenderò molto meno tempo a quest'Aula. Mi ritengo molto soddisfatto perché questo tipo di sensibilità del Governo fa bene a quel distacco sociale, soprattutto fra nord e sud. Perché dico questo? Perché, come ho detto prima, citando proprio le regioni Puglia, Sicilia e Calabria, questo tipo di mancanze avviene proprio dove il disagio sociale è più elevato, avviene proprio in quei territori dove lo Stato, in realtà, dovrebbe essere più presente per ricucire la frattura fra il degrado sociale e l'inefficienza della pubblica amministrazione.

Sono quindi fiducioso che ci sia un impegno di questo Governo per attivare da subito e per sanare questo strappo geografico che, come detto prima, separa le due Italie.

Concludo dicendo che è evidente che un cittadino, soprattutto in determinati territori, che si vede risolvere un problema in pochi mesi e a costo zero, avrà certamente una percezione della pubblica amministrazione diversa, e questa percezione è uno dei degli obiettivi del nostro Governo, rientra in quella rivoluzione culturale che professiamo da molto tempo. Soprattutto è una figura che è volta a ridurre anche i costi della giustizia ordinaria e amministrativa, e quindi è una figura su cui immagino tutti noi, sia le regioni che il Governo, vogliamo investire molto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e delle prestazioni sociali svolte dai lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, con particolare riferimento alla Calabria – n. 2-00170)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cannizzaro ed altri n. 2-00170 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Francesco Cannizzaro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Presidente. volevo capire: non vedo presente il sottosegretario Crippa, quindi io chi dovrei interpellare?

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Cominardi.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Benissimo. Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, questo è un atto che mira ad interpellare il Governo, nella fattispecie il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per la pubblica amministrazione, su quelle che sono le gravi criticità del percorso di stabilizzazione dei lavoratori ex LSU-LPU. Come è noto, nel 1997, con il decreto legislativo n. 468, è stato istituito il lavoro socialmente utile, passando da un modello squisitamente assistenzialista ad un modello di tutela sociale. I lavoratori LSU in Calabria sono 4.500; in questi 22 anni questi lavoratori hanno lavorato, hanno consolidato la loro attività lavorativa all'interno dell'amministrazione pubblica, negli apparati amministrativi, hanno consolidato un rapporto con l'apparato burocratico-amministrativo ma anche politico, divenendo chiaramente punti di riferimento per le stesse comunità, per gli stessi amministratori, per gli stessi comuni. Oggi il loro lavoro continua ad essere fondamentale all'interno delle amministrazioni: sono diventati addirittura le colonne portanti dell'attività amministrativa, perché questi lavoratori si occupano delle attività anagrafiche, delle attività tributarie, delle attività di ragioneria, di economia, anche di aspetti economici. Questi sono i lavoratori che operano all'interno delle strutture e degli apparati amministrativi; ma ci sono anche, chiaramente, lavoratori che si occupano di lavori socialmente utili all'esterno delle strutture amministrative.

Vorrei ricordare che sono ventidue, sottosegretario, gli anni che ci portiamo dietro con questa sorta di precarietà; chiaramente succede in tante altre regioni, guarda caso, in modo particolare in quelle del Sud, ma io qui sono per interpellare il Governo sulla situazione drammatica della Calabria, che vorrei ricordare essere una delle regioni con il maggior numero dei lavoratori socialmente utili, ossia, ribadisco, 4.500. La sopravvenienza di normative, compreso anche, per ultimo, il decreto legislativo “Madia”, che, come lei ben sa e come sappiamo tutti, prevede anche un po' quello che è il processo di stabilizzazione, ha ingenerato in questi anni un affidamento non solo giuridico, anzi soprattutto morale negli stessi lavoratori.

Lo Stato in questi anni ha promesso, ha creato, ha avviato dei percorsi di stabilizzazione, creando anche delle aspettative notevoli, non solo ai lavoratori, ma anche ai comuni che, come sappiamo e come è noto, sono sempre e comunque in carenza d'organico, in grosse difficoltà; e faccio riferimento in modo particolare a quelle piccole comunità, ai piccoli comuni che realmente oggi quotidianamente hanno difficoltà nel mandare avanti quello che è l'apparato amministrativo, la normalità dei servizi essenziali e non.

E, allora, sottosegretario, io credo oggi qui, in maniera molto responsabile, di dover evidenziare la situazione della Calabria, dove in particolar modo, ribadisco, ve ne è un numero molto importante, per questo lo ripeto: vi sono 4.500 lavoratori; i quali forse lei non sa, o meglio sa, che il 31 dicembre 2018, che è il termine appunto prorogato dalla legge di bilancio per il 2018, non potranno essere più rinnovati, scadranno praticamente i contratti delle 4.500 unità lavorative. Credo che qui bisogna fare una seria riflessione e prendere dei provvedimenti immediati, perché, nel momento in cui i comuni, i sindaci non saranno più nelle condizioni di rinnovare, il 31 dicembre 2018, quindi tra poco più di un mese, i contratti, ci sarà una interruzione lavorativa da parte di questi lavoratori che ovviamente si troveranno, dall'oggi al domani, in mezzo alla strada, e non solo interromperanno quella che è l'attività – ribadisco, importante – in seno a tutte le amministrazioni locali, cosa credo fondamentale, ma ovviamente si ritroveranno senza un lavoro. Ci sono lavoratori che, in questi anni, hanno avviato dei mutui, hanno creato famiglie, hanno creato una stabilità familiare e una condizione di vita ideale per poter mandare avanti una famiglia: immaginiamo questi lavoratori che da qui a poco più di un mese, qualora il Governo non intervenga, si troveranno in serie difficoltà.

Cosa fare? Ecco, intanto il Governo deve assolutamente immaginare di mettere in atto quelle che sono delle deroghe, delle deroghe normative ai fini del superamento delle norme dettate dall'ordinamento degli enti degli enti locali: queste deroghe dovrebbero superare gli obblighi dell'ordinamento degli enti locali, dando la possibilità ai comuni di poter contrattualizzare per il 2019. Questo chiaramente non basta: non basta perché servono anche i fondi. Bisognerebbe che il Governo mettesse in atto una spesa, e quindi consentisse la persecuzione dell'attività lavorativa, e quindi storicizzasse veramente quella che sarà la spesa per dare continuità lavorativa. La storicizzazione delle risorse è una cosa assolutamente importante, in atto: lei ben sa che ci sono 21 milioni destinati alla regione Calabria, che equivalgono praticamente alla stabilizzazione di solo il 10 per cento dei 4.500 lavoratori; questo io credo sia assolutamente un fatto ridicolo, perché non ci sono nemmeno i criteri eventualmente di chi poi dovrà essere stabilizzato o meno. Immaginiamo un'amministrazione che ha 20-25 lavoratori, e la parte politica, ma non solo politica, si dovrà trovare a fare delle scelte senza nessun criterio sulla stabilizzazione. Che cosa fa il sindaco, che cosa fa il direttore generale: sceglie il lavoratore più bello, meno bello, più interessante, più bravo, meno bravo? Ecco, anche rispetto a questo bisognerebbe, credo, fare una riflessione.

Avviandomi un po' alla conclusione, invito allora il Governo ad effettuare una riflessione, perché in questo momento serve, più che una riflessione, un intervento: servirebbero altri 29 milioni di euro, che consentirebbero intanto di avviare la contrattualizzazione rispetto al 2019, e coprendo chiaramente un po' tutto il bacino, che vorrei ricordare essere di 4.500 unità. Se questo non dovesse accadere, mi pare chiaro ed evidente che scoppierà una sorta di bomba sociale, e sarete responsabili di un massacro sociale che ovviamente segnerà una brutta pagina di storia.

Capisco e mi rendo conto che questa è una situazione che arriva da lontano, ma tutti i Governi, che comunque si sono succeduti, hanno dato, seppure in maniera forse anche disarticolata, continuità a questa attività lavorativa: io credo che, in maniera responsabile, questo Governo - che si propone anche come Governo del cambiamento, che in tante occasioni ribadisce l'idea di abolire lo stato di precarietà dei tanti lavoratori in Italia, in modo particolare al Sud - oggi abbia una buona occasione; domani avrà una buona occasione di intervenire su una problematica così importante e così atavica che la regione Calabria - ma ribadisco: non solo la regione Calabria ma anche tante altre regioni del sud - oggi è chiamata ad affrontare. E il mio pensiero, anche da questi scranni, va a tutti i sindaci che in questo momento si sono trovati in una situazione veramente drammatica e che sono in piazza a protestare e si ritrovano attraverso l'ANCI. Ci sono delle missive, mandate anche al Governo, dove richiamano un'attenzione da parte di questo Governo.

Oggi con questa interpellanza miriamo a riaccendere un'attenzione e a sollecitare il Governo, nell'auspicio e nella speranza che la risposta che il sottosegretario ci darà sarà assolutamente positiva. Se così sarà, noi siamo assolutamente contenti di poter dire che questo Governo comunque ha fatto fronte ad una seria problematica; se così non sarà, è chiaro che avremo il dovere, credo in maniera anche responsabile, di comunicare ai nostri sindaci, a tutti i sindaci della Calabria, che il Governo su questa cosa non intende intervenire e, allora, io credo che veramente possa forse per la prima volta scoppiare una sorta di bomba sociale che avrà delle conseguenze molto serie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Cominardi, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO COMINARDI, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente, e grazie all'interrogante. Con riferimento all'interpellanza in oggetto concernente i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità della regione Calabria, rappresento quanto segue. Innanzitutto, ritengo opportuno precisare che l'ambito di competenza del Ministero del lavoro si delinea esclusivamente nei confronti dei lavoratori socialmente utili, di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 28 febbraio 2000, n. 81, con oneri a carico del Fondo sociale per occupazione e formazione, che si esplica nell'erogazione, per mezzo dell'INPS, dell'assegno di sussidio per attività socialmente utili (ASU) e l'assegno al nucleo familiare (ANF).

Detto ciò e in relazione alla sola regione Calabria, la legge finanziaria del 2013 ha destinato 50 milioni di euro agli enti pubblici della regione Calabria, ai fini della stabilizzazione, con un contratto di lavoro a tempo determinato, tanto dei lavoratori impegnati in attività socialmente utili quanto dei lavoratori di pubblica utilità. Tale intervento è stato successivamente rifinanziato nella stessa misura fino alla legge di stabilità 2018. La normativa recente - aggiungo - si è decisamente orientata verso la conclusione dell'esperienza dei lavori socialmente utili, nell'ambito del più generale obiettivo di superamento del precariato con la stabilizzazione a tempo indeterminato, e ciò anche in considerazione delle osservazioni in tal senso formulate dalla Corte dei conti in occasione del controllo sulle ultime convenzioni stipulate tra il Ministero e le regioni.

In aderenza a tali finalità, questo Ministero ha sollecitato le regioni interessate, tra cui la regione Calabria, a predisporre un programma delle azioni di svuotamento del bacino LSU a carico del Fondo sociale per occupazione e formazione di pertinenza regionale e ad effettuare una ricognizione dei posti vacanti nelle dotazioni organiche di tutti gli enti pubblici del territorio, in modo da disporre di elementi concreti sulla base dei quali elaborare più efficaci interventi di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili. Tale attività ha portato all'adozione del decreto direttoriale n. 234 del 7 agosto 2018 con cui sono state ripartite le risorse ad oggi disponibili, pari a circa 270 milioni, tra le regioni Basilicata, Calabria, Campania e Puglia, per incentivare l'assunzione a tempo indeterminato degli stessi lungo un arco di tempo ritenuto congruo - di quattro anni - a decorrere dal perfezionamento degli atti necessari a tal fine.

Per completezza di informazione evidenzio che è stato altresì previsto un sostegno della regione Calabria per la stabilizzazione degli LPU che, come è noto, a prescindere dalla normativa speciale applicata negli ultimi anni, sono a carico della regione stessa. Quest'ultima, inoltre, interpellata dal Ministero del lavoro in riferimento all'interrogazione dell'onorevole Cannizzaro, ha reso noto che, con decreto dirigenziale del 18 ottobre 2018 n. 11657, ha approvato il piano di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. Nel decreto vengono individuate le risorse a compartecipazione previste dalla regione Calabria, pari a circa 38 milioni di euro, per quattro annualità, da erogare a favore degli enti pubblici della regione Calabria che procederanno alle assunzioni a tempo indeterminato dei medesimi lavoratori.

Tanto premesso, tengo a precisare che nell'interpellanza proposta si cita impropriamente l'articolo 7, comma, 1 del decreto legislativo 28 febbraio 2000, n. 81, ovvero incentivi alle iniziative volte alla creazione di occupazione stabile. Tale riferimento normativo, invero, viene accostato all'incentivo di circa 9 mila euro previsto dal decreto direttoriale n. 234 del 2018, incentivi per l'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori socialmente utili, provocando non poca confusione visto che si tratta di due normative distinte.

Sempre in relazione all'intervento statale, disposto con il decreto direttoriale sopra citato, gli onorevoli interpellanti riportano poi l'articolo 2, comma 2, della convenzione sottoscritta tra il Ministero e la regione Calabria. In particolare, viene riportato che le somme richieste dalla regione per le stabilizzazioni saranno trasferite dal Ministero per un campione di almeno il 10 per cento dei lavoratori riportati in ogni domanda e, comunque, a partire dal 1° gennaio 2019. Anche in questo caso è stato citato un dato ricollegato erroneamente ai trasferimenti e che, in realtà, si riferisce ai controlli a campione sugli adempimenti effettuati a livello locale e relativi alla stipula dei contratti a tempo indeterminato. Tali controlli verranno eseguiti dal Ministero rispetto alle assunzioni e nel rispetto della normativa vigente in materia.

Nell'interpellanza, inoltre, si prospetta un'improvvisa interruzione dei servizi all'interno degli enti locali a causa dell'eventuale mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato, oltre che a un pregiudizio per la stabilizzazione futura. Al riguardo segnalo agli onorevoli interpellanti che l'unica conseguenza automatica del mancato rinnovo di tali contratti è il reinserimento nel bacino dei lavoratori LSU interessati dalla contrattualizzazione e non, di certo, il tracollo amministrativo degli enti locali, ferma restando in ogni caso la responsabilità per questi ultimi di procedere alle assunzioni a tempo indeterminato dei suddetti lavoratori.

Proprio in tal senso è stata orientata l'attività del Governo attraverso l'approvazione di un concreto sostegno economico di circa 86 milioni di euro per il quadriennio 2019-2022 a tutti gli enti interessati alle assunzioni e a supporto della spesa relativa alla stabilizzazione, di cui all'articolo 1, comma 1, della convenzione stipulata tra il Ministero del lavoro e la regione Calabria. Nello specifico, al comma 2 viene indicato, inoltre, che le risorse poste in essere sono destinate ad incentivare l'assunzione a tempo indeterminato di 2.316 lavoratori socialmente utili ex articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 28 febbraio 2000, n. 81, compresi nel bacino di pertinenza della regione Calabria alla data del 17 luglio 2018. L'importo annuo pro-capite dell'incentivo, che, come già specificato in precedenza, è pari a circa 9 mila euro, è riconosciuto, indipendentemente dall'orario di lavoro, per un periodo di quattro anni dalla data di decorrenza del rapporto di lavoro indeterminato ed è cumulabile con eventuali ulteriori contributi regionali.

Per concludere, il contributo economico a carico dello Stato rappresenta un importante incentivo alla stabilizzazione degli oltre 2 mila LSU calabresi e, più che un sollecito, alla regione Calabria e agli enti locali, ad accelerare i percorsi di assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori socialmente utili.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Cannizzaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Grazie, Presidente. Com'è ovvio, non posso assolutamente essere soddisfatto per la risposta da parte del Governo, nella lettura del sottosegretario Cominardi, che ovviamente ringrazio per il garbo con cui ha letto ed esposto il compitino preparato dai funzionari del Ministero, ma con lo stesso garbo lo invito a piegare di nuovo praticamente il fogliettino, con il quale ha voluto leggere la risposta alla nostra interpellanza, metterlo in tasca e restituirlo al mittente. Non possiamo assolutamente essere soddisfatti, sottosegretario, perché lei in questa lettura di questo documento non ha fatto altro che raccontarci tutto ciò che noi sappiamo o, meglio, la cronistoria della storia, appunto, dei lavoratori socialmente utili. Non l'ho sentita - e credo che non mi sarà sfuggito perché sono stato molto attento - parlare di deroghe alla normativa che impedisce ai sindaci ad avviare la stabilizzazione o almeno le procedure per il 2019; non ho assolutamente ascoltato né ho sentito quelli che sono gli impegni, appunto, che il Governo dovrebbe assumere rispetto alla spesa non solo per il 2019 ma anche per storicizzare, appunto, le risorse rispetto all'attività dei nostri lavoratori.

Io potrei parlare ancora per diversi minuti ma concludo, dicendo che non sono assolutamente soddisfatto e che riferirò sul territorio calabrese, all'ANCI e ai nostri sindaci e andrò chiaramente a diramare quella che è stata la risposta da parte del Governo. Vorrei anche evidenziare, in questa occasione, che ci sono anche autorevolissimi deputati della Calabria del suo movimento e che, comunque, fanno parte della maggioranza di questo Governo che si erano anche un po' proposti a trovare delle soluzioni rispetto a questa bomba sociale. Ecco, dalla risposta del Governo non mi pare che siamo sulla strada giusta, anzi tutt'altro. Io credo che il Governo debba seriamente, da domani mattina, riaffrontare la questione e cambiare assolutamente rotta e cambiare assolutamente strada, perché non è questa la strada che serve ai nostri lavoratori che rischiamo veramente di mandare a casa e di mandare soprattutto in tilt tutte le amministrazioni che di questi lavoratori fanno veramente tesoro.

(Iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Campania, con riguardo alla carenza di figure infermieristiche, anche nell'ottica della tutela dei livelli essenziali di assistenza – n. 2-00163)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sarli ed altri n. 2-00163 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Sarli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DORIANA SARLI (M5S). Illustro, una breve illustrazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi discutiamo in Aula della questione inerente alla mancanza di personale infermieristico nella regione Campania e anche in tutto il nostro Paese. La vicenda è stata sollevata dal quotidiano Corriere del Mezzogiorno, che, a settembre scorso, ha riportato il dato riferito al numero degli infermieri dipendenti del Sistema sanitario nazionale. Nel 2016 in Campania si contavano 18.500 unità infermieristiche, mentre nel 2009 gli stessi infermieri assunti negli ospedali e nelle strutture pubbliche erano stimati intorno a 21.250 unità lavorative. Il Corriere del Mezzogiorno, in questo modo, ha evidenziato un saldo negativo di ben 2.700 unità in pochi anni. Per di più, c'è da aggiungere che uno studio di settembre del 2018 del centro studi della Federazione nazionale degli ordini professioni infermieristiche ha certificato che, in base al rapporto standard 1 a 3 medico-infermiere, la carenza della Campania è molto alta; è anche una regione in piano di rientro dal disavanzo finanziario in sanità.

In Campania, infatti, gli infermieri mancanti rispetto al rapporto ottimale medico-infermiere risultano essere 8.937, che sono, quindi, quasi il 30 per cento in meno rispetto al fabbisogno. Inoltre, sulle analisi dei dati rispetto alla carenza del personale infermieristico l'Osservatorio civico professione infermieristica del Tribunale per i diritti del malato/Cittadinanzattiva, nel gennaio del 2018, in un suo elaborato, ha affrontato la questione del rapporto infermiere-paziente, facendo riferimento ad uno studio denominato RN4CAST. Tale studio ha coinvolto in Europa dodici Paesi, come il Belgio, l'Inghilterra, la Finlandia, la Germania, la Grecia, l'Irlanda, la Norvegia, la Polonia, la Spagna, la Svezia, la Svizzera e l'Olanda, più gli Stati Uniti e il Sudafrica. Anche l'Italia, nel 2015, ha partecipato allo studio che riguarda i collegamenti e le relazioni negli ambiti della competenza, della prestazione e della sicurezza dei pazienti, misurando indicatori specifici. Per quanto riguarda lo staffing, la composizione dello staff infermieristico, lo studio ha evidenziato che la letteratura internazionale indica come ideale per garantire un'ottimale assistenza infermieristica un rapporto infermiere-paziente di uno a sei. Ha dimostrato anche che un aumento di questo rapporto, aggiungendo anche una sola unità, quindi portandolo uno a sette, aumenti del 6 per cento la mortalità e del 23 per cento le cure mancate.

Infatti, in Italia lo staffing rilevato nello studio evidenza, addirittura, che un rapporto medio tra infermiere e paziente va da uno a nove, con un range da uno a sette a uno a tredici, a quattoridici o anche più in alcune regioni. Questa situazione evidentemente è stata determinata dalle scelte dei precedenti Governi, che hanno bloccato, negli ultimi anni, il turnover del personale sia nel pubblico impiego che in sanità. Tutto ciò nonostante il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, recante “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza”, preveda la figura dell'infermiere o di prestazioni infermieristiche in numerosi articoli: articoli dell'assistenza sanitaria di base, cure domiciliari, cure palliative domiciliari, assistenza residenziale, assistenza sociosanitaria residenziale e semi-residenziale a persone non autosufficienti, a persone nella fase terminale della vita, a persone con disabilità, ricovero ordinario per acuti, nel day surgery, nel day hospital, nella riabilitazione e lungodegenza post-acuzie.

Quindi, la vicenda della carenza degli infermieri in Campania e in molte altre regioni ci rimanda a un'altra primaria questione in tema di salute e di tutela della salute: evidenzia come in alcune aree del nostro Paese si disattenda dall'applicazione dei LEA. In questo senso, la Campania, insieme alla Calabria, rispetto all'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza sui dati del 2016 risulta non erogare molte prestazioni basilari ai pazienti che ne hanno bisogno.

Per tutte queste ragioni, vorremmo sapere con quali misure il Governo intenda intervenire per garantire a tutti i cittadini i livelli essenziali di assistenza e, contemporaneamente, auspichiamo che molto presto si adottino provvedimenti per avviare nuove assunzioni nel campo sanitario infermieristico.

Infine, ci chiediamo se il dato della carenza del personale infermieristico in regione Campania abbia qualche correlazione con l'adozione delle misure necessarie per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della stessa regione, e se, eventualmente, abbia sottratto risorse per l'impiego degli infermieri.

Speriamo, quindi, che il Governo saprà rispondere a questo bisogno di salute e che predisporrà tutte le iniziative per sopperire alla mancanza del personale infermieristico in Campania e nel resto del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, onorevoli interpellanti, in questi anni nel Servizio sanitario nazionale si è indubbiamente registrata la carenza di diverse figure professionali per effetto dei vincoli alle assunzioni e dei conseguenti limiti al turnover previsti dalle manovre finanziarie susseguitesi nel tempo, quale uno degli strumenti attivati per contrastare i gravi deficit registrati nei bilanci sanitari delle regioni. In tale contesto, la maggior parte delle realtà regionali ha segnalato la carenza di personale sanitario, con la conseguente difficoltà nell'assicurare i livelli essenziali di assistenza, in quanto in difficoltà nella programmazione dei turni di lavoro secondo standard minimi nella copertura delle assenze per malattie, per gravidanza, eccetera. Nel tentativo di agevolare il turnover del personale, negli anni passati sono state adottate iniziative, anche normative, per cercare soluzioni volte, da un lato, a favorire nuove assunzioni, dall'altro, a stabilizzare i precari che da anni prestano la propria attività nei servizi sanitari.

Tali iniziative, tuttavia, sono state in ogni caso condizionate dal rispetto del limite previsto dall'articolo 2, commi 71 e 72, della legge n. 191 del 2009 (spesa del 2004 diminuita dell'1,4 per cento), il quale, peraltro, a legislazione vigente, risulta prorogato fino al 2020, rimanendo valido anche per le procedure concorsuali straordinarie autorizzate ai sensi della legge di stabilità per il 2016. A testimonianza dell'ormai necessità di superare la normativa sopra riportata, occorre sottolineare il raggiungimento dell'equilibrio di bilancio di pressoché tutte le regioni, nonché il rispetto del limite di spesa del personale. Peraltro, nella consapevolezza delle criticità derivanti da tale limite alle assunzioni, già il Patto per la salute 2014-2016, all'articolo 22, comma 5, aveva previsto di avviare un approfondimento tecnico per la revisione dei vincoli, rimasto, però, senza esito.

A fronte della mancata efficacia delle iniziative svolte finora, desidero evidenziare che proprio sul tema della revisione e vincolo della spesa di personale in sanità (spesa anno 2004 meno l'1,4 per cento) è stato da poco istituito, in seno alla Conferenza Stato- Regioni, un tavolo tecnico, che vede la partecipazione delle regioni, del Ministero dell'Economia e delle finanze, del Dipartimento della funzione pubblica e del Ministero della Salute, cui affidare il compito di predisporre una proposta di revisione della normativa relativa al contenimento del costo del personale delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale.

Voglio rimarcare, peraltro, che con l'oramai prossima manovra di bilancio il Ministero della salute si è posto l'obiettivo di approvare il nuovo Patto per la salute 2019-2021 entro il 31 gennaio 2019, in modo da collegare i previsti aumenti, nel triennio, del Fondo sanitario nazionale alle misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi, che verranno nel frattempo concordate con le regioni nella forma dell'intesa. Ebbene, tra tali misure è specificamente indicata, per quanto qui di interesse, quella relativa alla valutazione dei fabbisogni del personale del Servizio sanitario nazionale e ai riflessi sulla programmazione della formazione di base e specialistica, nonché sulle necessità assunzionali, ivi compreso proprio l'aggiornamento del parametro di riferimento relativo al personale.

Sono queste, dunque, le iniziative di natura sistemica che competono al Ministero della salute e che, una volta portate a termine, potranno portare risultati positivi sul territorio, ivi compreso quello della regione Campania.

Prima di concludere, è giusto, comunque, fornire un quadro informativo in merito alla specifica problematica posta dagli onorevoli interpellanti relativamente alla situazione dei fabbisogni degli infermieri proprio nella regione Campania. Nell'ambito del processo per la definizione dell'Accordo Stato-regioni volto ad individuare il fabbisogno formativo di personale sanitario in Italia, ai sensi dell'articolo 6-ter del decreto legislativo n. 502 del 1992, per l'anno accademico 2018-2019, Accordo Stato-regioni 21 giugno 2018, è emerso che al 31 dicembre 2016, nella regione Campania, gli infermieri attivi sono 22.246, pari a 381 infermieri ogni 100.000 abitanti, e gli infermieri pediatrici attivi sono 1.710, pari a 29,3 infermieri pediatrici ogni 100.000 abitanti. Si è, altresì, stimato che gli infermieri attivabili, ovvero già formati, in attesa di occupazione, sono 1.320 e che gli infermieri pediatrici attivabili sono 125.

La regione Campania, nel medesimo Accordo, ha espresso il fabbisogno di 1.005 infermieri e 60 infermieri pediatrici, fabbisogno sostanzialmente soddisfatto nell'ambito della determinazione dei posti disponibili per l'accesso ai corsi di laurea degli atenei della regione stessa; 989 posti per infermiere e 62 posti per infermiere pediatrico, come da decreto del MIUR n. 537 del 12 luglio 2018.

Si deve peraltro evidenziare che la regione Campania, pur essendo in piano di rientro, non ha il blocco totale del turnover, essa, pertanto, è sottoposta ai medesimi vincoli di spesa per il personale previsti per le altre regioni, nonché agli specifici obiettivi del proprio programma operativo 2016-2018 che stabiliscono le manovre correttive del debito sanitario. Inoltre, la regione Campania ha provveduto a trasmettere il proprio piano di fabbisogno di personale, nel quale, con specifico riferimento al personale infermieristico, ha chiesto l'assunzione di 2.780 unità. Tale piano è, tuttavia, pervenuto solo pochissimi giorni fa, decreto del commissario ad acta n. 87 del 5 novembre 2018, nonostante il Governo avesse richiesto che fossero apportate le necessarie integrazioni entro il 10 agosto. Per questo motivo esso ha appena iniziato la propria istruttoria per le valutazioni demandate dalla legge n. 208 del 2015 ai tavoli istituzionali di monitoraggio e verifica, in merito alle quali non si mancherà di aggiornare, in prosieguo, gli onorevoli interpellanti.

PRESIDENTE. La deputata Celeste D'Arrando ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Sarli n. 2-00163, di cui è cofirmataria, per dieci minuti.

CELESTE D'ARRANDO (M5S). Grazie mille, Presidente; grazie sottosegretario, per la risposta senz'altro soddisfacente, in quanto va nella direzione auspicata; la ringrazio, anche, per la chiarezza sui dati che sono pervenuti e sugli aggiornamenti che ci ha fornito quest'oggi. Si tratta di una risposta che consente di intervenire sull'urgenza in questione nel rispetto dell'attuazione dei LEA, prevedendo, sicuramente, un'appropriata erogazione dei servizi sanitari ed infermieristici, soprattutto grazie a un mirato incremento di figure professionali nella categoria degli infermieri. Inoltre, l'intenzione di colmare la carenza numerica di tali ruoli dimostra principalmente una volontà di tutelare i cittadini dal punto di vista sanitario.

Garantire un efficace intervento rappresenta, infatti, lo strumento cardine per porre rimedio all'attuale insufficiente presenza di infermieri e per raggiungere un rapporto ottimale ed equilibrato tra infermieri e medici - uno a tre - che permetta di erogare servizi appropriati nei confronti di un vasto numero di pazienti. Essenziale risulta, pertanto, l'attuazione di provvedimenti efficienti, efficaci e opportuni, rivolti in particolare a regioni, come ad esempio la Campania, dove le misure in atto per il piano di rientro possono porre eventuali limiti alla tempestività di appropriati interventi.

Dai dati che emergono dall'ultimo Conto annuale pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato che il centro studi FNOPI ha elaborato, la carenza di medici conta 50-53.000 infermieri in meno rispetto a quelli necessari, inoltre, l'importanza di porre l'accento su questa criticità che riguarda diverse realtà si rende necessaria, soprattutto, alla luce del fatto che, secondo studi pubblicati su riviste internazionali, ad un incremento del 10 per cento di infermieri corrisponde una diminuzione della mortalità del 7 per cento. Infatti, se ogni infermiere assistesse al massimo sei pazienti, sarebbero evitabili almeno 3.500 morti l'anno. In Italia, ogni infermiere assiste, invece, in media, undici pazienti, nelle regioni migliori questi scendono a 8-9, ma nelle regioni più tartassate dai piani di rientro salgono fino a 17-18, con un rischio di mortalità in più, quindi, che raggiunge in media il 30-35 per cento circa.

Ciononostante questi numeri non si raggiungono, perché gli infermieri, da sempre, si prodigano per garantire la maggiore sicurezza possibile, anche nelle attuali condizioni di carenza. Altro aspetto importante è che, secondo i dati internazionali, rapporti così alti infermiere-assistito portano all'aumento dell'indice di burnout e, oltre questo, il burnout è una di quelle sindromi che, ovviamente, possono compromettere anche un'attività efficace e un intervento efficace degli infermieri e delle figure professionali.

Il nostro Paese, secondo l'OCSE, che con l'OMS e la Commissione europea critica la situazione, è quello con il più basso rapporto europeo medici-infermieri, indice, questo, già, di una forte carenza di personale, tanto che siamo al trentacinquesimo posto su 36 Paesi membri nella classifica dei Paesi che fanno parte dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Concludo, dicendo che siamo sicuri che il Governo stia lavorando nella giusta direzione per dare delle risposte concrete anche a questa problematica che si ripercuote sia sui cittadini che hanno bisogno di aver garantiti i servizi di assistenza socioassistenziale e sociosanitaria sia sul personale sanitario che ha bisogno di essere messo nelle condizioni di poter esercitare la professione nel migliore dei modi, avendo una responsabilità: la salute dei propri pazienti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Orientamenti del Ministro dell'Interno in merito a iniziative a favore dei vigili del fuoco cosiddetti discontinui – n. 2-00166)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cannizzaro ed altri n. 2-00166 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Francesco Cannizzaro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, io non leggerò l'interpellanza che richiederebbe anche un po' una lettura articolata, vista un po' tutta la cronistoria che riguarda i discontinui dei vigili del fuoco, ma insomma l'interpellanza offerta al Governo è abbastanza puntuale e precisa su quella che è l'interrogazione che oggi noi poniamo al Governo, al Ministro dell'Interno, rispetto alla situazione drammatica che stanno vivendo i vigili del fuoco nella loro interezza; tuttavia, essendo un comparto molto particolare, all'interno dello stesso Corpo credo che un ruolo fondamentale lo abbiano i discontinui dei vigili del fuoco che, personalmente, ritengo essere indispensabili, funzionali, preparati, professionalmente parlando, quanto i vigili del fuoco in pianta stabile.

Allora, questa è l'occasione per evidenziare il ruolo dei discontinui, di tutte quelle donne e uomini che, quotidianamente, sono impegnati nelle nostre comunità, nei nostri territori, da ultimo in queste situazioni drammatiche che si sono registrate soprattutto al Sud Italia, dove abbiamo visto i vigili del fuoco salvare delle vite umane. Purtroppo, anche in passato, questo Corpo ha fatto registrare la perdita di uomini e di donne per salvare altre vite.

Allora, io credo che oggi l'interrogazione posta al Governo meriti un'attenta riflessione per dare una risposta a questi 7 mila e più uomini e donne che quotidianamente sono impegnati e che vivono in uno stato di precarietà assoluta oramai da troppo tempo.

Credo, sottosegretario Sibilia, che il Governo rispetto a questo debba dare delle risposte; tra le altre cose voi lo avete scritto in maniera anche importante in quello che è il vostro contratto di Governo. Ieri, il Ministro Salvini, al Senato, ha parlato anche dell'attività in atto che il Governo ha avviato, un po' di attività legislativa, per affrontare e aggredire questa problematica; ha anche invitato i senatori ad onorare i vigili del fuoco attraverso un applauso. Ecco, io ho scelto di onorarli, oggi, in quest'Aula, mettendo anche una cravatta rossa, facendo riferimento al colore dei vigili del fuoco e portando anche con me la maglietta dell'Associazione nazionale dei discontinui (Il Deputato Cannizzaro mostra una maglietta dell'Associazione nazionale dei discontinui).

PRESIDENTE. Collega, collega, non può esporre magliette.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). È una bella maglietta, Presidente.

PRESIDENTE. Collega non la può esporre.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). La poso subito, era semplicemente per onorare, anche noi, in quest'Aula come nell'altro ramo del Parlamento, i tanti giovani e le tante donne che sono, lo ripeto, quotidianamente impegnati e che oggi, però, purtroppo, lo ribadisco, vivono in una condizione di assoluta precarietà.

Allora, semplicemente, oggi, noi ci aspettiamo dal Governo una risposta chiara e, magari, anche definitiva rispetto a questa idea perché la storia si ripete: una volta, voi, del MoVimento 5 Stelle eravate accanto a loro a gridare con loro, con i megafoni e con i microfoni nelle piazze, mentre oggi, che siete al Governo, avete la possibilità di dare loro delle risposte concrete. Se così non sarà, saremo noi, questa volta, a stare accanto a loro nelle piazze - e non solo nelle piazze - per rivendicare questo sacrosanto diritto, ma l'auspicio e l'augurio è che il Governo, oggi, attraverso la risposta dell'autorevole sottosegretario Sibilia, possa darci finalmente una risposta, che sia una risposta concreta, alimentando sempre di più quella speranza che poi, chiaramente, si trasferisce in passione e in impegno in tutte le donne e gli uomini del Corpo dei Vigili del Fuoco - lo ribadisco - nella sua interezza, in modo particolare - perché l'oggetto dell'interpellanza è questo - in questo grande Corpo, che è appunto quello dei “discontinui” dei Vigili del Fuoco italiani.

PRESIDENTE. Grazie. Prima di lasciare la parola al sottosegretario per l'Interno, saluto gli alunni dell'Istituto “Santa Teresa del Bambin Gesù” di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).

Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente e signori deputati. Innanzitutto ci tengo molto a sottolineare quanto il Ministero dell'Interno e sicuramente tutto il Parlamento e l'Italia intera ha cuore quelle che sono le sorti di uno dei Corpi più importanti, quello dei Vigili del fuoco, che noi da parte governativa, da parte dell'Esecutivo tentiamo di onorare, soprattutto con i fatti, quindi mi appresto per questo a leggere la risposta all'interrogazione che ne fa riferimento.

Desidero nuovamente sottolineare come il Ministero abbia, da sempre, avvertito l'esigenza di valorizzare e non disperdere le professionalità acquisite dal personale volontario dei Vigili del fuoco a sostegno della capacità operativa dell'intero apparato del soccorso tecnico urgente. Diverse sono state le iniziative, anche di carattere normativo, intraprese in tal senso. Mi riferisco in particolare alle disposizioni del decreto legislativo n. 97 del 2017, che hanno elevato dal 25 al 35 per cento la riserva di posti in favore dei volontari nell'ambito del concorso pubblico per l'assunzione nella qualifica di Vigili del fuoco, e a quelle che hanno introdotto una riserva del 10 per cento dei posti disponibili in tutti gli altri concorsi di accesso nei ruoli del Corpo nazionale.

Alla stabilizzazione dei volontari sono dedicate anche le misure richiamate dagli onorevoli interpellanti, contenute nella legge di bilancio 2018, con le quali si prevedono assunzioni straordinarie di Vigili del fuoco, riservate al personale volontario nel limite massimo del 30 per cento dei contingenti annuali. Questo ci consentirà, nell'arco di un quinquennio, di stabilizzare 480 volontari in possesso dei requisiti previsti dalla legge; ulteriori ventotto unità di personale volontario, con particolare riferimento ai nuclei cinofili dei Vigili del fuoco potranno essere assunti in base al decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, relativo agli eventi sismici 2016 e 2017. Evidenzio che la predetta legge di bilancio ha disposto che tali assunzioni vengano effettuate in deroga al limite di età di 37 anni previsto dalle norme vigenti.

Al fine di avviare le predette procedure di stabilizzazione, informo che il Ministro dell'Interno ha firmato lo scorso 26 ottobre il decreto che individua le modalità abbreviate del corso di formazione, i criteri di verifica dell'idoneità operativa del personale discontinuo e le modalità di espletamento delle procedure selettive.

Inoltre, nel decreto “sicurezza”, approvato mercoledì scorso al Senato, sono stati incrementati gli stanziamenti per la retribuzione del personale volontario di circa 6 milioni di euro per l'anno 2019 e di 5 milioni a partire dal 2020, con ciò consentendo la possibilità di incrementare il numero di richiami annuali. A tal proposito, voglio precisare, anche riferendomi alla specifica sollecitazione dei deputati interpellanti sulla tematica dell'abuso dei contratti a tempo determinato, che secondo quanto previsto dalla normativa vigente il personale volontario dei Vigili del fuoco non è vincolato da un rapporto di impiego con l'amministrazione, ma viene richiamato per le esigenze del Corpo nazionale con un atto non qualificabile come contratto di lavoro a termine. Sul punto si è pronunciata anche la Corte costituzionale che, con sentenza n. 267 del 2013, ha confermato la legittimità costituzionale delle disposizioni concernenti la natura giuridica dell'impiego di tale personale volontario, che non si configura come rapporto di lavoro, bensì di servizio.

Nell'avviarmi alla conclusione, mi preme evidenziare come il Governo sia fermamente deciso a potenziare la capacità operativa del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco attraverso un consistente rafforzamento degli organici. Infatti, nel disegno di legge di bilancio per il 2019, che è attualmente all'esame di questo ramo del Parlamento, abbiamo previsto nell'ambito di un più ampio piano straordinario, l'assunzione di 1.500 vigili del fuoco secondo la seguente tempistica: 650 unità dal 10 maggio 2019, 200 unità dal 1° settembre 2019 e 650 unità dal 1° aprile 2020.

Quale bacino da cui attingere per effettuare tali nuove assunzioni è individuata prioritariamente la graduatoria, fino ad esaurimento della stessa, relativa al concorso pubblico a 814 posti di vigile del fuoco, indetto nel 2008. Per le restanti facoltà assunzionali, riferite esclusivamente al residuo dei 1.500 posti da coprire con le assunzioni straordinarie, si potrà fare ricorso per il 70 per cento dei posti disponibili agli idonei della graduatoria del concorso pubblico a 250 posti di vigile del fuoco, bandito nel 2016; per il rimanente 30 per cento alla graduatoria formata ai sensi della citata legge di bilancio 2018 che riguarda il personale volontario.

Tale meccanismo, consentendo di mantenere un punto di equilibrio con il principio costituzionale che sancisce l'accesso della pubblica amministrazione solo attraverso l'espletamento di un concorso pubblico, consentirà di assumere almeno ulteriori 195 vigili volontari discontinui. Queste misure rappresentano, quindi, i primi concreti risultati di un'azione che il Governo intende sostenere e ampliare con assoluta determinazione a beneficio di un comparto da sempre a servizio dell'incolumità e della sicurezza dei cittadini.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Cannizzaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Sibilia per la garbata risposta. Purtroppo devo riservare la stessa replica al sottosegretario Sibilia che ho fatto poc'anzi con il collega sottosegretario, perché il sottosegretario Sibilia ha letto un po' di numeri, che vengono dal Ministero e che conosciamo, perché ne avevamo già anche preso atto in precedenza, rispetto all'idea del Governo di stabilizzare alcuni vigili del fuoco, anche attraverso dei bandi precedentemente istituiti. Tuttavia, la risposta non è assolutamente attinente a quella che è la domanda della nostra interpellanza: noi, sottosegretario, parliamo dei discontinui.

Oggi, all'ordine del giorno di questa interpellanza, vi è una domanda ben precisa: cosa intendete fare con questi 7.000 uomini e donne impegnati quotidianamente su tutti i territori? Lei ha parlato di un numero che io ho segnato - se sbaglio me lo dica -, cioè 480. Questi saranno, forse, i discontinui che riusciranno ad avere la possibilità di essere stabilizzati, su 7.000.

Ebbene, io credo che qui ci sia un numero assolutamente molto importante di differenza rispetto a questo. Gli altri numeri che lei ha ben citato riguardano altri comparti, altre attività e altri bandi - lo ribadisco - che in precedenza altri Governi avevano già istituito. Prendiamo atto che il Governo ha l'intenzione di concludere le fasi concorsuali di precedenti bandi, ma prendiamo anche atto del fatto che, rispetto alla domanda che oggi noi poniamo al Governo, ossia cosa intendano fare su questo comparto dei discontinui dei vigili del fuoco, la risposta è picche, la risposta non c'è, la risposta è - mi consenta il termine - misera. Se infatti noi parliamo di stabilizzare, da qui ai prossimi anni, 480 discontinui che quotidianamente sono impegnati rischiando la vita su tutti i territori, su 7.000, credo che la risposta può essere considerata misera.

Concludo con la battuta della conclusione della sua risposta. Lei parlava di fatti e diceva che questo è un Governo che si propone di fare i fatti, che questo è un Governo molto deciso, ma non mi pare che la decisione sia quella di dare dignità, che è un termine che a voi appartiene e che sta molto a cuore a questo Governo, ma non mi pare che stiate dando dignità a questi discontinui. Perché? Perché lei parla di richiami, quindi andrete a potenziare i richiami dei discontinui. Io credo che questa sia la risposta all'interpellanza, che certamente ci darà la possibilità di fare una seria riflessione, anche assieme a tutte le associazioni di categoria, ma soprattutto l'associazione dei discontinui che inviteremo anche noi nelle piazze, a scendere in piazza, per ribellarsi e rivendicare quello che è un sacrosanto diritto, ossia il lavoro, la dignità al lavoro, quella dignità al lavoro che sta anche a cuore alle sorti di questo Governo.

(Iniziative volte a potenziare il presidio delle forze dell'ordine nella città di Gela, anche a seguito di attentati incendiari verificatisi negli ultimi mesi – n. 2- 00167)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bartolozzi ed altri n. 2-00167 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Giusi Bartolozzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Sì, grazie Presidente. Sottosegretario Sibilia io sono nata a Gela, una delle più antiche città siciliane.

I primi insediamenti nel territorio risalgono al V millennio avanti Cristo ed il nome della città è storicamente legato a quello della colonia dorica fondata nel VII secolo avanti Cristo. Con il primo sbarco degli Alleati nel 1943, con la scoperta delle fortificazioni greche nel quartiere di Caposoprano nel 1948 e poi con la scoperta di importanti giacimenti petroliferi nel 1956, la mia città è sicuramente venuta alla ribalta delle cronache nazionali. Ma, sottosegretario, i fatti dell'ultimo ventennio hanno contribuito in maniera fortemente negativa a contrassegnare l'immagine di una bellissima città.

Fatta questa premessa, vengo ai fatti dell'interpellanza. Negli ultimi mesi, la mia città natìa è stata nuovamente colpita da attentati incendiari che la stanno dilaniando e che stanno mettendo in serio pericolo la sicurezza dei cittadini.

Il 19 ottobre 2018 è piovuto a dirotto, sottosegretario, dalle 7 alle 3 della notte, eppure qualcuno, nelle prime ore del mattino, è riuscito a incendiare e distruggere due locali pubblici: il bar «Belvedere», appena inaugurato, di fronte al palazzo municipale, e il lido «Bcool Beach» con annesso bar e ristorante, che si estendeva su 4 mila metri quadrati di spiaggia.

Il giorno dopo, un nuovo attentato incendiario: nel mirino, sottosegretario, un altro esercizio commerciale, il bar «Lory», è stato totalmente dilaniato. Sono locali che si trovano, anche quest'ultimo, in piano centro, davanti al palazzo municipale, nel quartiere Caposoprano. Il fatto è avvenuto alle 3 di notte e a dare l'allarme, sottosegretario, è stato un metronotte che si trovava di ronda nella zona. Le fiamme sono state domate prima che si propagassero all'interno del locale, ubicato al pianoterra di un edificio condominiale di ben quattro piani, quindi totalmente abitato da tantissime famiglie.

Mentre erano ancora in corso e sono ancora in corso le indagini sugli incendi, il 31 ottobre è stato identificato e arrestato il presunto autore del crimine perpetrato la notte del 20 ottobre contro il bar «Lory».

Sottosegretario, i commercianti, gli artigiani, tutta la cittadinanza gelese vive in un clima di tensione crescente, iniziano, anzi iniziamo, perché, le ribadisco, è la mia città, a sentirci sempre meno sicuri e di fronte ad una vera e propria emergenza i sindacati di categoria hanno chiesto al prefetto di Caltanissetta maggiori controlli sul territorio con l'utilizzo di militari dell'Esercito.

Sottosegretario, Gela, come sempre, non si è piegata e non si piegherà, ed ha reagito agli attentati che le ho precedentemente accennato con una mobilitazione popolare: noi abbiamo fatto un raduno nella rotonda del lungomare di Gela, che ha coinvolto migliaia di persone. Ebbene, a quel raduno, sottosegretario, non ha partecipato nessun membro del Governo. Eravate stati invitati, non è venuto, siamo stati abbandonati. Non c'era neanche il prefetto.

Sottosegretario, la cittadinanza non può essere abbandonata, la cittadinanza, come dicevo prima, non si piegherà mai. Dopo quel primo raduno ne è stato fatto un altro, organizzato proprio dalle organizzazioni - mi perdoni il bisticcio di parole sindacali - che si sono riunite nella Casa del volontariato, nella sala intitolata a Padre Pino Puglisi.

Come se tutto questo, sottosegretario, non bastasse, nella notte del 31 ottobre 2018, erano le 2 e 30, la città è stata nuovamente messa sotto assedio: ci sono stati due attentati incendiari, quattro le autovetture coinvolte in una sola notte, spari contro il portone di abitazioni e tutta una serie di atti di vandalismo, che hanno coinvolto tre automobilisti all'uscita di una chiesa, sono stati messi anche dei petardi dentro le cassette della posta delle abitazioni. È stata una notte da far west, sottosegretario.

E c'è anche un altro episodio che devo ricordarle e che vorrei rimanesse: lei immagini, sottosegretario, in una città veramente messa per terra, i palazzi totalmente ricoperti da graffiti, le macchine altrettanto, ma non erano graffiti d'autore, c'erano macchine che erano parcheggiate sotto e che sono state dilaniate, gomme squarciate, sportelli totalmente distrutti.

Il 22 ottobre 2018 io avevo già presentato una prima interrogazione a risposta scritta, denunciando questi gravi fatti, perché speravo e credevo di avere una risposta da parte vostra. Però questa risposta, sottosegretario, non è mai arrivata.

La conseguenza di tutto questo è che nella mia città non è stato predisposto un contingentamento di forze, al fine non solo di reprimere, ma direi di prevenire questi fatti criminali.

Quello che vive la mia città - che, mi piace ricordare, è la sesta città siciliana, una grandissima e importante città - è una situazione mortificante ed allarmante. La città è in ginocchio, i cittadini assistono quotidianamente a scene di guerra: gliele ho rappresentate, ma io ho vissuto là sino ai miei venticinque anni, ci sono cresciuta, in scorribande continuative, dove era pericoloso, negli anni Novanta, anche passare per strada, perché potevi rimanere coinvolta e colpita da un proiettile che veniva sparato e tu ti trovavi colpita anche se passavi per caso.

Allora, sottosegretario, se questi sono i fatti, risulta necessario ed improcrastinabile l'invio sul posto di un adeguato contingente di forze dell'ordine, perché il 2017 ha registrato un'impennata del numero degli attentati incendiari nella mia città.

Questi attentati, per il loro numero e la loro forza denotano, evidentemente, la presenza di criminalità organizzata nel mio territorio, nel nostro territorio.

E, allora, da qui i motivi dell'interpellanza, io vi chiedo: in che modo e con quali tempistiche intendiate attivarvi per potenziare il necessario ed imprescindibile presidio delle Forze dell'ordine; quali strumenti intendiate adottare per rafforzare le attività investigative di prevenzione e anche repressive della criminalità organizzata a Gela; quali iniziative intendiate adottare per contribuire ad accertare la natura dei crimini di cui le ho parlato; quali iniziative intendiate adottare per promuovere un monitoraggio costante del fenomeno e, dunque, della criminalità organizzata a Gela, in modo da avere un quadro d'insieme utile a comprendere meglio e, quindi, prevenire nuovi casi analoghi; infine, se non riteniate opportuna l'immediata convocazione di un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, da presenziare, che sia appositamente dedicato al monitoraggio delle infiltrazioni della criminalità organizzata a Gela.

Sottosegretario, per ultimo, mi sia consentito: quando si parla di prevenzione e repressione a Gela di questi crimini efferati, non si può non aver riguardo al tribunale di Gela, non è il suo comparto perché lei è sottosegretario al Ministero all'interno, ma, per il suo tramite, io vorrei rivolgere un appello al Ministro della Giustizia Bonafede, che apre le porte del Ministero ma evita di andare nei tribunali. Io in quel tribunale sono arrivata da giovane uditore, parecchio tempo fa, perché ho vent'anni di magistratura alle spalle, e ho trascorso nel tribunale di Gela i miei primi dieci anni. Siamo costantemente soli, quel tribunale è abbandonato, dimenticato, ci sono magistrati che vanno e vengono perché la sede è disagiata, purtroppo a Gela non si vive bene per tutto quello che le ho raccontato, pur essendo una città splendida, e i magistrati fanno il minimo del tempo, io sono rimasta per dieci anni, ma solitamente vanno via molto prima.

E allora il Ministro, lo richiedo a lei perché arrivi a lui - lei è meridionale come me, quindi potrà capire la difficoltà dei tribunali che sono allocati in queste terre -, per il suo tramite al Ministro Bonafede: non si può parlare di allargare le piante organiche, se non si coprono i vuoti di organico. Il Ministro confonde i due problemi: bisogna coprire i vuoti d'organico, incentivare i giudici a restare in quel tribunale perché il tribunale di Gela è un presidio di legalità che mai potrà essere soppresso; bisogna incidere sulla copertura delle piante organiche degli ausiliari e di coloro che coadiuvano il Ministro, quindi degli uffici di cancelleria e dei funzionari addetti. Ci vuole una grande presa di posizione, sia del Ministero dell'interno che del Ministero della Giustizia, a favore di quella che è una città martoriata dalla criminalità organizzata.

E allora, sottosegretario, io mi aspetto da lei una risposta che non sia fatta solo di numeri, ma veramente di fattivo impegno, non fra un anno, come fa il Ministro Bonafede, che annuncia che la prescrizione entrerà in vigore nel 2020; io spero che le cose che lei mi dirà vengano attuate nel più breve tempo possibile per la mia città.

PRESIDENTE. Saluto gli alunni dell'istituto comprensivo “Suor Celestina Donati” di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori. Benvenuti (Applausi).

Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, deputati interpellanti, vorrei dare una risposta chiaramente più ampia, però dobbiamo limitarci a quelle che sono le competenze e a quello che è stato inserito all'interno dell'interpellanza. Sicuramente capisco gli appelli accorati, e dal punto di vista degli investimenti che devono essere fatti in tutti i comparti, e specialmente in quello della giustizia, conveniamo e stiamo già attivandoci all'interno della legge di stabilità, della manovra, che vedrà uno degli investimenti più ingenti mai fatti in Italia su questo comparto. Non è di mia competenza, ma mi prendo la responsabilità di dirlo, perché è sicuramente uno degli obiettivi del Governo dare risposta proprio a queste situazioni così limite; però chiaramente adesso rientro in quello che è la risposta tecnica all'interpellanza urgente.

L'area che gravita sul comune di Gela risulta connotata da un difficile contesto economico-sociale, aggravato, oltre che dalla persistenza della recessione economica, anche dalle ricadute della revisione delle politiche strategiche industriali da parte dell'ENI, storico perno di sviluppo di quel territorio. La criminalità comune ed organizzata, sebbene fortemente indebolita dall'azione repressiva e di contrasto giudiziario, rimane presente ed operativa sul territorio attraverso le tradizionali condotte criminose anche di stampo mafioso, quali estorsioni e danneggiamenti, favorite da un tessuto sociale permeabile alle logiche criminali. I settori di interesse delle organizzazioni criminali gelesi rimangono quelli consueti delle estorsioni in danno di attività commerciali, industriali ed agricole, degli appalti pubblici, delle guardianie e delle imposizioni delle forniture, nonché della gestione del traffico degli stupefacenti.

Punto dolente del contesto comunale di Gela rimane l'elevato numero di danneggiamenti, incendi ed atti intimidatori, in parte riconducibili a matrice estorsiva, ad opera di ignoti, nei cui riguardi la costante azione investigativa delle forze di polizia riceve, secondo quanto riferito dalle autorità provinciali di pubblica sicurezza, scarso sostegno da parte delle stesse vittime. In particolare, nell'anno 2017 nel comune di Gela, secondo i dati trattati dal sistema del CED Interforze, sono stati commessi 3.612 reati. Dall'analisi dell'andamento della criminalità è emerso che, sebbene il trend di reati comuni sia in diminuzione rispetto agli anni precedenti, continuano tuttavia a registrarsi significativi indici di delittuosità sul versante dei reati cui si fa riferimento nell'interpellanza. Rispetto a tale fenomenologia criminale, l'attenzione delle forze di polizia e degli investigatori è ai massimi livelli. Ricordo, a tal proposito, che nel luglio scorso, nell'ambito dell'operazione denominata “Fast and Furious”, il commissariato di pubblica sicurezza di Gela ha dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro soggetti, di sottoposizione agli arresti domiciliari nei confronti di cinque, e di sottoposizione all'obbligo di presentazione nei confronti di altri tre, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di furto, ricettazione, danneggiamento a seguito di incendio. Più di recente, il 10 ottobre scorso il prefetto ha presieduto il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, al quale sono intervenuti, oltre al commissario straordinario del comune di Gela, i vertici delle Forze di polizia, il procuratore distrettuale antimafia di Caltanissetta, il procuratore della Repubblica presso il locale tribunale, per un aggiornato punto sulla situazione di quel centro, in considerazione del sensibile incremento di episodi criminosi di intimidazione e di danneggiamenti registrati nell'ultimo periodo. L'attività investigativa, subito messa in campo, ha consentito di identificare ed arrestare, il 31 ottobre scorso, il presunto autore dell'atto incendiario, avvenuto il precedente 20 ottobre ai danni di un bar pasticceria del centro.

Accanto all'attività investigativa, è stata disposta l'ulteriore intensificazione di mirati servizi straordinari di controllo del territorio, anche con l'ausilio di pattuglie della polizia municipale. Più in generale, segnalo che la prefettura, fin dallo scorso maggio, ha sottoscritto con l'amministrazione comunale di Gela un protocollo per la sicurezza urbana, che individua quale obiettivo prioritario, per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria, l'installazione di sistemi di videosorveglianza in determinate zone del territorio comunale ritenute maggiormente strategiche. In tale quadro si inserisce la presentazione di un apposito progetto, attualmente al vaglio dei competenti uffici del Ministero dell'interno, per il potenziamento e l'ammodernamento del sistema di videosorveglianza della città.

Quanto alla consistenza degli organici delle Forze di polizia presenti sul territorio comunale, segnalo che attualmente la Polizia dispone di 140 unità, mentre l'Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza contano rispettivamente 86 e 73 militari. Le esigenze di rafforzamento degli organici delle forze di polizia per fronteggiare in maniera adeguata la complessità e la delicatezza di quel contesto territoriale saranno in ogni caso valutate sia in occasione dell'adozione del piano di riorganizzazione delle questure e dei commissariati in ambito nazionale, il cui varo è stato è previsto ad inizio del 2019, sia nel quadro del potenziamento delle Forze dell'ordine già previsto nel disegno di legge di bilancio, che lo stesso Ministro si è impegnato a realizzare.

PRESIDENTE. La deputata Giusi Bartolozzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, non possiamo assolutamente essere d'accordo ed essere soddisfatti delle parole che il sottosegretario ci ha testé riferito: perché vede, sottosegretario, lei ha detto, e io me le sono appuntate, tre cose sulle quali non posso concordare.

A parte il resoconto storico di quello che io già avevo pronunciato nell'interpellanza, e quindi che nulla più ha aggiunto, lei ha iniziato il suo discorso, nell'incipit, definendo in qualche modo la mia città ancora omertosa, e la cosa, da gelese, non mi piace. Non mi piace, perché lei ha detto che le Forze dell'ordine hanno scarso sostegno da parte delle stesse vittime: lei non c'è stato in quella città, lei non sa come si vive in quella città. Ci sono associazioni antiracket che sostengono i cittadini, ma il cittadino non può esser lasciato solo, sottosegretario: le vittime di quegli atti, che io mi auguro lei non abbia mai subito e non subirà mai, hanno difficoltà a denunciare perché lo Stato non c'è; e lo Stato non c'è, non c'è mai stato e non c'è stato neanche col vostro Governo, tant'è che nella manifestazione che le ho detto prima voi non eravate presenti. E, allora, è inutile dire che le vittime non danno aiuti alle forze investigative, perché è lo Stato che abbandona le vittime. Noi ci aspettiamo il sostegno, un cittadino che subisce un attentato ha bisogno di sentirsi sicuro, protetto dallo Stato. Se voi per primi, che siete il Governo del cambiamento, ci lasciate soli, soli, sottosegretario, cosa venite a lamentare che le vittime non aiutano le forze investigative? Questo mi mortifica: mi mortifica da gelese, mi mortifica da donna delle istituzioni e mi mortifica da parlamentare. Io non l'avrei mai detto in una risposta a un'interpellanza, perché se lo Stato non c'è la vittima, da sola, non va da nessuna parte (Applausi del deputato Cannizzaro).

Riassunti i toni, sulle altre due cose, sottosegretario: il comitato provinciale. Io le ho chiesto l'installazione di un comitato provinciale permanente: lei mi ha detto che il comitato provinciale si è riunito e si è riunito una sola volta. A me non basta; non a me: a noi non basta, ai cittadini gelesi. Io vorrei sapere il contenuto di quella riunione. Lei mi ha detto chi era presente, li conosco tutti, sono ben lieta che ci siano stati, non erano alla nostra riunione quando noi abbiamo subito gli attentati, si sono riuniti dopo la mia interrogazione, va bene; vorrei capire se il comitato è continuativo, cosa intende fare, cosa intende… So che il commissario Arena ha partecipato, ma vorrei capire quali sono le misure concrete per la nostra città, quanti poliziotti in più ci manderete, dove li metterete. E quando lei mi dice che è stato fatto un progetto per la videosorveglianza, un progetto, sottosegretario, non vuol dire assolutamente nulla, perché un progetto non ha una data di inizio, una data a finire, non prevede costi, non prevede tempi; almeno, io non li conosco, li vorrei conoscere. Se oggi lei, parlando del progetto, mi avesse detto che questo progetto verosimilmente sarà attuato nell'arco di due mesi, io potevo dire ai miei concittadini: state tranquilli, perché il Governo si sta muovendo per aiutarci. Lei non mi ha dato numeri, mi ha parlato di una carta scritta nelle stanze del Governo, di un progetto che è nulla per me.

E allora, sottosegretario, io veramente, di cuore, da gelese, non da parlamentare, non da collega, io veramente di cuore la invito prima a venire nella mia città: lei deve venire, lei o chi per lei, chi per il Ministro Salvini, dovete venire a Gela. Non si va a Gela solo per prendere voti, sottosegretario. Non si va a Gela solo per prendere voti: a Gela si va per stare accanto ai cittadini gelesi. Quindi, la invito a venire nella mia città e a rispondere in maniera puntuale e concreta a quelle che sono le esigenze dei cittadini, che si sentono totalmente abbandonati.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Francesca Troiano. Ne ha facoltà.

FRANCESCA TROIANO (M5S). Presidente, colleghi, questo sabato è prevista la seconda Giornata nazionale delle dipendenze tecnologiche e cyberbullismo, organizzata dall'Associazione nazionale Di.Te.: un appuntamento di rilievo, perché oggi più che mai si sente il bisogno di affrontare questo tema con efficacia e tempestività. Sempre più persone diventano dipendenti dalla tecnologia, e ne soffrono.

Può sembrare un gioco, ma non è così: si tratta di una vera e propria forma di patologia, assimilabile a quella da dipendenza da sostanze o da gioco compulsivo. Questo Governo ha dimostrato, sin da subito, di voler imprimere un cambio di passo. Infatti, le prime importanti risposte contro il gioco d'azzardo patologico le troviamo nel “decreto dignità”.

Il contrasto alle dipendenze è uno dei temi che maggiormente deve essere all'attenzione dell'agenda politica, perché contribuisce alla lacerazione del tessuto sociale. È, quindi, opportuno che lo Stato possa dare il proprio contributo per cercare di comprendere il fenomeno in modo tale da poterlo debellare. Ho la speranza che si possa presto tornare in quest'Aula a parlare di dipendenze tecnologiche. Lo dobbiamo alle nostre comunità, alle persone che chiedono aiuto ogni giorno e a chi ha bisogno di rivedere la luce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Organizzazione dei tempi di esame di mozioni.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione concernente iniziative volte a prevenire e a contrastare la violenza contro le donne e per l'esame della mozione recante iniziative volte al contrasto della violenza neofascista e neonazista (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 12 novembre 2018 - Ore 15,30:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Muroni, Bazoli ed altri n. 1-00057 concernente iniziative di competenza in relazione alle criticità connesse al conferimento in discarica dei rifiuti speciali in provincia di Brescia .

2. Discussione sulle linee generali della mozione Annibali, Boldrini ed altri n. 1-00070 concernente iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza contro le donne .

La seduta termina alle 11,10.