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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 78 di mercoledì 7 novembre 2018

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 novembre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Presidente del Consiglio dei ministri.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, considerata anche la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in merito alla rinuncia al prestito della Banca europea per gli investimenti e al finanziamento di interventi volti alla prevenzione del dissesto idrogeologico - n. 3-00297)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Muroni e Fornaro n. 3-00297 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Fornaro se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, ci saremmo aspettati che il Governo di sua iniziativa avesse proposto un'informativa al Parlamento sull'ondata di maltempo che ha flagellato tutto il territorio italiano, con un clima ormai tropicalizzato a causa dei cambiamenti climatici che si sono abbattuti su un territorio particolarmente fragile, lasciato in balia, da anni, del dissesto idrogeologico e proprio per questo ci siamo stupiti a leggere le dichiarazioni del Ministro Costa al quotidiano La Stampa quando, a proposito dell'offerta dalla Banca europea per gli investimenti, ha detto che, sostanzialmente, il Governo avrebbe rinunciato a questa offerta, perché non c'era necessità di indebitarsi con un mutuo per complesse pratiche anche di difficile gestione.

Quindi, siamo a richiederle quali siano i reali motivi che hanno condotto alla scelta di rinunciare al prestito di ottocento milioni di euro e come intendano, quindi, reperire, il Ministro e il Governo, questi fondi, vista la necessità di intervento che va ben oltre gli ottocento milioni descritti. E se, eventualmente, il Governo avesse, in queste ore, cambiato idea.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili deputate e gentili deputati, come annunciato nel mio discorso programmatico dinanzi alle Camere, mi trovo, oggi, qui, per onorare la centralità del Parlamento. Ritengo sacre le previsioni del vostro Regolamento in merito al Premier question time, istituto sin qui non a sufficienza applicato e sono qui, quindi, per dare concretezza, insieme a voi, eletti dai cittadini, alla fondamentale funzione di controllo che spetta alle Camere sull'attività del Governo.

Consentitemi intanto, per venire al primo quesito, di rinnovare la vicinanza e la solidarietà, mia e di tutto il Governo, ai territori e alle popolazioni colpite dalla violenta ondata di maltempo che si è abbattuta sul nostro Paese, in questi ultimi giorni. Nel complesso si contano, purtroppo, da nord a sud del Paese, ventinove morti accertate e risulta ancora un disperso.

La risposta della Protezione civile e della macchina dei soccorsi è stata immediata. Diversi Ministri e io stesso ci siamo recati sui luoghi devastati da queste calamità; da subito ci siamo messi al lavoro, di concerto con il dipartimento della Protezione civile e le regioni coinvolte, per affrontare questa prima fase dell'emergenza. Il primo passo è l'adozione di interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite; per questo - l'abbiamo annunciato - il prossimo Consiglio dei ministri, fissato per domani, si appresta a deliberare lo stato di emergenza per le regioni che l'hanno richiesto, prevedendo una prima assegnazione pari a 53 milioni e mezzo. A queste risorse si aggiungerà il prelievo di 100 milioni dal Fondo spese impreviste e l'assegnazione di 100 milioni dal Fondo per far fronte a esigenze indifferibili; finanziamenti che potranno essere disposti e poi attivati in via amministrativa.

A tali risorse aggiungeremo anche quelle che il decreto del Presidente del Consiglio, recante la ripartizione del Fondo investimenti, attualmente all'esame delle Camere, destinerà, non solo alla risoluzione di emergenze presenti sul territorio in materia di dissesto idrogeologico, ma anche alla loro prevenzione.

Per quanto riguarda, poi, il discorso della Banca europea per gli investimenti, preciso che il Governo non ha mai detto “no” a questo prestito; l'interlocuzione con la Banca europea per gli investimenti è al momento in corso e ci potrà tornare utile per gli ulteriori progetti che verranno elaborati e presentati dalle regioni. Allo stato, tutti i progetti per contrastare il dissesto idrogeologico presentati dalle regioni sono coperti con appositi e congrui fondi presso il Ministero dell'ambiente.

Osservo, infine, che per quel che riguarda i progetti di carattere prettamente strutturale, nello stato di previsione del Ministero dell'economia, è istituito un apposito fondo per il prossimo triennio, pari a 900 milioni, in concorrenza con le risorse ordinarie del Ministero dell'ambiente per mitigare il rischio idrogeologico.

PRESIDENTE. La deputata Rossella Muroni ha facoltà di replicare.

ROSSELLA MURONI (LEU). Prendo atto, signor Presidente, che sta smentendo un suo Ministro sui fondi BEI e le testimonio la mia insoddisfazione rispetto alla risposta che ci ha dato e la mia preoccupazione. Noi abbiamo bisogno in questo Paese, rispetto a quanto stiamo vivendo in questi giorni - ma guardi, le assicuro, anche a quello che stiamo vivendo in questi ultimi anni - rispetto ai rischi del mutamento climatico, di un Governo che agisca rapidamente, in fretta e che stanzi immediatamente dei fondi, perché i novemila progetti già individuati negli anni passati della struttura “Italia sicura” che voi avete sciolto, quei novemila progetti diventino più rapidamente possibile novemila cantieri.

Abbiamo bisogno di competenze, signor Presidente Conte, competenze di ingegneri, architetti, geologi, naturalisti che mettano in sicurezza questo Paese, i 7,5 milioni di italiani che, oggi, vivono il rischio idrogeologico e, soprattutto, signor Presidente, non abbiamo bisogno di dichiarazioni estemporanee, stile Grande Fratello, come quelle che sono state fatte nei giorni scorsi, in cui lei stesso ha attribuito ai vincoli burocratici l'impossibilità di mettere in sicurezza i nostri fiumi. Non è così. Noi non abbiamo bisogno di dichiarazioni estemporanee, non abbiamo bisogno di condoni edilizi, come quelli che state facendo a Ischia, una delle zone più a rischio del nostro Paese, o nel Centro Italia, così come non abbiamo bisogno di pessime leggi, come quella presentata a nome di alcuni deputati della Lega Nord, che consentirebbe alle regioni italiane, in via sperimentale, di dragare i fiumi italiani per estrarre sabbia e ghiaia, con la scusa di combattere il rischio idro-geologico.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ROSSELLA MURONI (LEU). Abbiamo bisogno di un Governo consapevole, che metta in sicurezza i cittadini, perché questa è la vera sicurezza di cui hanno bisogno gli italiani. Io le prometto, su questi temi, un'opposizione durissima, perché abbiamo bisogno di fatti (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

(Iniziative e obiettivi del Governo per un proficuo svolgimento della Conferenza internazionale sulla stabilizzazione della Libia, in programma a Palermo il 12 e 13 novembre 2018 - n. 3-00298)

PRESIDENTE. La deputata Marta Grande ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00298 (Vedi l'allegato A).

MARTA GRANDE (M5S). Grazie Presidente, come già scritto nell'interrogazione, la prossima settimana, a Palermo, ci sarà la Conferenza internazionale sulla stabilizzazione della Libia, organizzata dal nostro Paese, ma supportata dall'intera comunità internazionale. Come sappiamo, la stabilità di questa parte di Mediterraneo è cruciale per lo sviluppo non solamente della parte settentrionale dell'Africa, ma, soprattutto, di tutta la zona del Mediterraneo, dell'Italia e dell'Europa. Per cui siamo, con questa interrogazione, a chiederle quali siano le iniziative messe in campo da parte del Governo, in queste settimane, per assicurare la riuscita del vertice e, in particolare, quali siano gli obiettivi che si intendono raggiungere alla Conferenza.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Dalla rinascita della Libia non passa solamente l'auspicata soluzione a tante questioni che destabilizzano l'intero Mediterraneo; dalla ricostruzione delle istituzioni e del tessuto civile ed economico del Paese passa la soluzione a una crisi che ha duramente provato la Libia e la sua gente. Dalla rinascita di una Libia forte dipende il superamento di emergenze che ci coinvolgono direttamente anche all'interno dei nostri confini, come - sapete - il contenimento anche dei flussi migratori.

Permettetemi, dunque, di esprimere la mia soddisfazione per l'elevato numero di conferme sinora pervenute e per l'alto profilo politico dei partecipanti. Più specificamente, per quel che riguarda il piano politico, la Conferenza vedrà protagonisti i principali interlocutori dello scenario libico, a cominciare naturalmente da quelli del Governo riconosciuto dalla comunità internazionale. Lo vorrei precisare, non riteniamo di poter risolvere tutti i problemi, ma vogliamo creare una sostenibile occasione di incontro e di auspicabile sviluppo costruttivo.

La Conferenza rappresenta un'opportunità, per la comunità internazionale, di dimostrare coesione e sostegno al lavoro del Rappresentante speciale delle Nazioni Unite Salamé, che riferirà proprio al Consiglio di sicurezza domani il 9 novembre. Vogliamo superare l'attuale stallo del processo politico con elezioni da tenersi il prima possibile, non appena saranno soddisfatte le necessarie condizioni politiche, legislative e di sicurezza, mantenendo ovviamente saldo il principio fondamentale dell'assunzione di responsabilità da parte di tutti i protagonisti, istituzione e popolo libico.

Sul piano economico incoraggeremo le controparti a dare attuazione alle importanti riforme economiche di cui necessita la Libia, puntando a rendere più trasparente la gestione delle sue risorse, innanzitutto a vantaggio della popolazione. Particolare attenzione verrà riservata anche al profilo della sicurezza; la Conferenza sarà infatti l'occasione per fare avanzare gli accordi di sicurezza di Tripoli e affrontare la situazione nel sud del Paese, dove, come sapete, proliferano traffici illeciti e fenomeni terroristici.

Ho ricevuto a Roma, nei giorni scorsi, il Presidente Al Serraj e il generale Haftar, il Presidente Agila e il Presidente Mishri. Ho, inoltre, avuto modo di incontrare il Rappresentante speciale Salamé. Parallelamente, abbiamo mantenuto una costante collaborazione con i partner internazionali maggiormente coinvolti nel dossier libico, a cominciare da Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Russia ed Egitto, anche recandomi personalmente in visita a Mosca, a Tunisi e Algeri. Continueremo a lavorare affinché la Conferenza costituisca un passo fondamentale, nell'obiettivo della stabilizzazione della Libia, nell'interesse del popolo libico e della stabilità e sicurezza dell'intera regione del Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Marta Grande ha facoltà di replicare.

MARTA GRANDE (M5S). Grazie, Presidente. Ci riteniamo soddisfatti della risposta. Siamo convinti che questa Conferenza, come ha detto il Presidente, sarà solamente il primo passo di un percorso più ampio e siamo orgogliosi del fatto che questo Governo sia parte attiva in un processo effettivo di mediazione diplomatica, che possa portare alla stabilizzazione di una regione come quella del Mediterraneo, che vede su più fronti delle frizioni accese che l'Italia può effettivamente, nelle sedi internazionali, cercare di mediare diplomaticamente.

Dalla stabilizzazione politico-istituzionale della Libia deriverà, poi, anche tutto un riscontro per quanto riguarda lo sviluppo economico della zona, della sicurezza, come ricordato, e soprattutto della tutela dei diritti umani. Quindi siamo orgogliosi che l'Italia sia il Paese promotore e anche, in qualche modo, ospite di questa iniziativa e con l'occasione le auguriamo buon lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

(Intendimenti del Governo in ordine all'opportunità di riconsiderare la soppressione dell'unità di missione “Italia sicura”, nonché in ordine all'esigenza di evitare qualunque condono edilizio - n. 3-00299)

PRESIDENTE. Il deputato Graziano Delrio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00299 (Vedi l'allegato A).

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente, Grazie Presidente del Consiglio per essere qui a riflettere insieme, anche noi esprimiamo vicinanza e gratitudine ai soccorritori e vicinanza alle famiglie delle popolazioni colpite in tutto questo nostro Paese dall'ondata di maltempo, che, purtroppo, non è più un evento eccezionale, ma bisognerà prepararsi ad affrontarla come un evento strutturale e non solo congiunturale.

Proprio in quest'ottica e proprio per la fragilità di questo Paese, ci hanno sorpreso le dichiarazioni del Governo, di membri del Governo, di ambientalismo da salotto, che parlano di inghippi burocratici che avrebbero provocato questo grande disastro a cui abbiamo assistito in queste settimane. In realtà, la fragilità del nostro Paese non dipende da questo, ma dipende dalla mancanza di prevenzione, da lungo tempo, di piani di prevenzione; piani che erano stati finalmente approntati con regioni e comuni con l'unità di missione “Italia sicura”, che appunto il Governo ha provveduto a smantellare.

PRESIDENTE. Concluda.

GRAZIANO DELRIO (PD). Questo smantellamento, insieme all'ultimo condono edilizio, secondo noi, vanno nella direzione sbagliata e le chiediamo, quindi, di ripensare ad entrambe le cose: al condono e al ripristino di “Italia sicura” (Applausidei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Con riferimento alle questioni sollevate, occorre ribadire, come ho detto, che, al fine di garantire la realizzazione degli interventi programmati in tema di lotta al dissesto idrogeologico, il disegno di legge di bilancio, all'esame del Parlamento, prevede già il finanziamento di interventi infrastrutturali nei settori relativi alla difesa del suolo e al dissesto idrogeologico. Infatti, in riferimento agli interventi di ordine strutturale volti a contrastare il dissesto idrogeologico, nello stato di previsione del Ministero dell'economia è già istituito un apposito fondo per il prossimo triennio - e l'ho già anticipato - pari a 900 milioni, in concorrenza con le risorse ordinarie del Ministero dell'Ambiente.

Per quanto concerne, invece, specificamente, il trasferimento delle competenze attribuite alla struttura di missione “Italia sicura” agli uffici tecnici del Ministero dell'ambiente, in seguito all'emanazione del decreto-legge n. 86 del 2018, faccio presente che il Ministero ha già avviato una fattiva interlocuzione con i Presidenti di regione e commissari straordinari, per verificare l'attualità degli interventi già programmati, anche per evitare duplicazioni di finanziamenti e avviare la correlata imputazione delle risorse per ciascuno di essi, e sono tutti appositamente finanziati, questi progetti. Successivamente seguirà la stipula degli accordi con ciascuna regione e il dipartimento di Protezione civile, al fine di garantire l'attuazione delle misure di risanamento del territorio.

Con riguardo, invece, alla questione di Ischia, ricordo che risultano 28 mila domande di condono, che risalgono a oltre vent'anni fa. Per il ristoro dei danni provocati dal terremoto ai privati, il Governo ha deciso, per 1.100 case danneggiate, di esaminare le istanze avviate molti lustri orsono. Il relativo decreto ha semplicemente, quindi, disposto la definizione delle istanze di condono già presentate anni orsono. Laddove gli immobili - ci tengo a dirlo - siano stati costruiti in aree sottoposte a vincoli idrogeologici o altri vincoli, la regolarizzazione evidentemente non andrà in alcun modo concessa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…

PRESIDENTE. Per favore.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. …e anzi occorrerà procedere immediatamente alla relativa demolizione.

Terrei, poi, a precisare, come pensiero conclusivo, che questo Governo è molto sensibile (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) alla funzione di prevenzione dei rischi collegati al dissesto idrogeologico ed ha un approccio strutturale, tant'è che io personalmente, già dai giorni scorsi, ed il Ministro dell'ambiente stiamo predisponendo un piano nazionale straordinario, che presenteremo entro la fine del corrente mese. Questo piano costituirà l'occasione per operare una programmazione, nonché una ricognizione e un'integrazione e coordinamento dei progetti e degli interventi da effettuare per porre in sicurezza il nostro territorio e prevenire i rischi derivanti dal dissesto idrogeologico e dal cambiamento climatico.

Una parte, evidentemente, delle risorse finanziarie…

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. …già programmate in bilancio per il piano di investimenti verrà specificamente finalizzata - e concludo - all'attuazione di questo piano nazionale straordinario (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Il deputato Delrio ha facoltà di replicare.

GRAZIANO DELRIO (PD). Signor Presidente, avrei voluto dirmi soddisfatto, ma purtroppo lei ha detto inesattezze molto gravi. In realtà il condono c'è eccome (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), è stato applicato il condono del 1985. E se fosse stato il problema di 1.100 pratiche, se fosse stato questo il problema, bastava potenziare gli uffici, non applicare leggi del 1985, sanando cose insanabili, ma questo è parziale.

Io avrei voluto convergere con lei e mi fa piacere che lei parli di un piano straordinario per il dissesto, questo piano però c'è già, ci sono oltre 10 mila interventi già catalogati, già fatti con le regioni, con i comuni, erano state individuate le risorse finanziarie. Vede, l'unità di missione serviva a coordinare i vari ministeri, per questo io non capisco perché lei si sia privato del suo potere di coordinamento. Questo è un gravissimo errore che state facendo, perché questi interventi richiedono il coordinamento del Ministero dell'economia, del Ministero dell'ambiente, del Ministero delle infrastrutture, richiedono un coordinamento pieno. Perché vi siete privati di uno strumento che stava funzionando? Questo strumento ha consentito anche di evitare il blocco dei cantieri, ha concentrato il monitoraggio tutto in Ispra, questo strumento consentiva di avere un monitoraggio passo per passo in piena trasparenza, disponibile a tutti i territori. Vi siete privati di uno strumento per inventarne un nuovo, come al solito l'ansia di distruggere quello che c'era prima non aiuterà il nostro Paese, perché al centro non ci sono le esigenze dei cittadini e la loro messa in sicurezza, ma al centro c'è questo bisogno di nuovismo in un Paese che avrebbe bisogno di piani di trent'anni per uscire finalmente dalla sua fragilità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

(Iniziative di competenza in ordine all'attribuzione alle Province autonome di Trento e Bolzano della competenza primaria in materia di ambiente ed ecosistema - n. 3-00300)

PRESIDENTE. Il deputato Schullian ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00300 (Vedi l'allegato A).

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, a norma dell'articolo 8 dello statuto di autonomia le province autonome di Trento e di Bolzano dispongono di competenza legislativa primaria nelle materie di urbanistica e piani regolatori, nonché di tutela del paesaggio. Il riconoscimento del carattere trasversale della tutela dell'ambiente e dell'ecosistema di cui all'articolo 117, comma 2, lettera s) della Costituzione, materia attribuita alla competenza esclusiva dello Stato, ha sostanzialmente svuotato le predette competenze attribuite alle province autonome.

L'interrogazione mira a sapere se questo Governo vuole riempire di contenuto dette competenze, avviando un confronto con le province autonome al fine di attribuire alle stesse la competenza primaria in materia di ambiente ed ecosistema.

A tal riguardo, ricordo che una discussione analoga è già stata avviata e si sta svolgendo ai fini dell'istituzione di un regionalismo differenziato a norma dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Vorrei ricordare che l'articolo 116 della Costituzione recita che il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige e la Valle d'Aosta dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale.

Ebbene, per la modifica dello statuto, l'iniziativa, come previsto dal combinato disposto dell'articolo 71 della Costituzione e dell'articolo 103 dello statuto speciale del Trentino-Alto Adige, appartiene al Governo, al Parlamento e al consiglio regionale, su proposta dei consigli delle province autonome.

Pertanto, le norme costituzionali citate bene individuano le modalità per l'eventuale integrazione delle competenze attualmente previste all'articolo 8 dello statuto e, a conferma della procedura indicata, si segnalano i due disegni di legge costituzionale, il primo in materia di competenza esclusiva delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, il secondo per l'attribuzione dell'autonomia integrale alle province autonome di Trento e Bolzano.

Il Governo segue e seguirà l'iter con vigile attenzione; le Camere, in quanto legislatori costituzionali, esamineranno nell'ambito della propria autonomia di valutazione e di decisione l'esame dei disegni di legge citati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Schullian ha facoltà di replicare.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Presidente, avrei preferito dichiararmi soddisfatto della risposta, ma non posso dichiararmi tale perché francamente l'interrogazione voleva sapere qual è l'idea anche politica del Governo in ordine a quello che io chiamo “ripristino dell'autonomia speciale”, che è stata svuotata, come ho già detto all'inizio, da parte della Corte costituzionale con interventi abbastanza sorprendenti.

Prendo atto che lei ha richiamato il meccanismo, e il meccanismo l'ho conosciuto, ma speriamo che ci sia un confronto vero ed effettivo per arrivare ad una soluzione condivisa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

(Iniziative a favore delle popolazioni colpite dai recenti eventi calamitosi e per un piano di contrasto al dissesto idrogeologico, anche attraverso deroghe al codice degli appalti - n. 3-00301)

PRESIDENTE. La deputata Prestigiacomo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00301 (Vedi l'allegato A).

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Presidente, Presidente Conte, nell'ultimo mese in Italia sono morte 37 persone a causa del maltempo: noi ne abbiamo contate 37, un numero di vittime innocenti mai registrato in passato.

Abbiamo contato tragedie causate dalle piogge eccezionali, causate dal dissennato abusivismo anche nella mia Sicilia, ma anche morti sotto gli alberi come è accaduto nel Lazio, o a causa delle inondazioni, come accaduto in Veneto, in Sardegna, in Calabria, e anche in tutte le altre regioni segnate da lutti in questi giorni.

Non è mancato, Presidente Conte, da parte sua, l'annuncio del consueto miliardo, il consueto miliardo per fronteggiare i primi interventi, quando i danni sono stati calcolati comunque adesso già in 3 miliardi.

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Inoltre, lei ha comunicato - lo ha detto anche qui - un piano straordinario. Ecco, le chiediamo, Presidente, come pensa realmente di affrontare questo problema: ci dica dove prenderà le risorse, dove, come pensa di spenderle, chi dovrà spenderle.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Con riferimento agli interventi di carattere strutturale volti a contrastare il dissesto idrogeologico - l'ho già detto, scusatemi se mi ripeto - nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze abbiamo istituito un fondo già di 900 milioni, che concorrerà con risorse ordinarie del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Poi, entro la fine del 2018, saranno ripartiti su singoli interventi 350 milioni, ovvero 125 milioni di più rispetto a quanto previsto dallo stesso decreto annuale adottato nel 2017.

Per fronteggiare poi l'eccezionale ondata di maltempo che ha investito il Paese, ripeto, domani stanzieremo altre risorse, perché evidentemente delibereremo lo stato di emergenza per quelle regioni e le province autonome di Trento e Bolzano che l'hanno richiesto.

Ho già anticipato, però, che punteremo per un intervento di carattere strutturale a questo piano nazionale straordinario che stiamo elaborando, io stesso sto elaborando, col Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per contrastare le drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici e contro il dissesto idrogeologico.

Ci stiamo lavorando alacremente, confidiamo di presentarlo a fine mese; e vorrei dire anche che nel disegno di legge sul bilancio (rispondo anche e recupero un quesito posto in precedenza) è prevista l'introduzione di una struttura presso la Presidenza del Consiglio, Investitalia, che senz'altro potrà contribuire a coordinare gli interventi anche in questa materia.

Occorre monitorare e adottare strategie efficaci e concrete di intervento, sia di carattere ordinario evidentemente che straordinario, in un'ottica di prevenzione, tutela e rispetto del paesaggio, dell'ambiente e del suolo.

Per quanto poi riguarda specificamente il problema del contratto, del codice degli appalti pubblici, dei contratti pubblici, come rappresentato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nel settembre 2018 si è conclusa la consultazione pubblica, avviata proprio per rivedere questo codice. È una consultazione finalizzata a garantire l'efficienza del sistema dei contratti medesimi, procedere nella semplificazione del quadro normativo assicurandone chiarezza e certezza, ed eliminare le criticità sul piano normativo e conseguentemente sul piano applicativo.

Siamo traendo le fila di tutti i suggerimenti che sono pervenuti all'esito della consultazione pubblica, oltre 2 mila, e tra poco presenteremo quindi il nostro piano di intervento normativo per riformare integralmente il codice dei contratti pubblici e cercare di snellire e rendere più rapide le procedure (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. La deputata Prestigiacomo ha facoltà di replicare.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Presidente, io non posso che dichiararmi insoddisfatta, e mi spiace, glielo dico con sincera indignazione, perché penso alle famiglie che hanno subito gravi lutti, alle quali va la nostra vicinanza, oltre al ringraziamento ai tanti soccorritori.

Vede, Presidente, con tutti questi morti lei non può venire qui a recitare il compitino sul fatto che stanzierete dei soldi nel prossimo Consiglio dei ministri, i soliti soldi promessi quando ci sono le emergenze: lei deve rispondere dell'operato del suo Governo, perché voi in questa vicenda del dissesto idrogeologico avete commesso due grossissimi errori.

Primo errore, quello di aver smantellato una struttura che si poteva giudicare efficiente o inefficiente, ma avete smantellato una struttura esistente e, in tutti questi mesi, non avete provveduto ad organizzare all'interno del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una task force, un qualcosa che potesse oggi darci delle informazioni più certe. Dall'altra parte, per quanto riguarda i fondi, abbiamo assistito veramente a qualcosa di sgradevole fra lei e il suo Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, perché il Ministro dell'ambiente ha dichiarato che, come un buon padre di famiglia, egli non intende chiedere un prestito alla BEI per finanziare gli interventi sul dissesto idrogeologico: ebbene, io penso che un buon padre di famiglia, piuttosto che far morire i propri figli sotto i torrenti, dovrebbe indebitarsi, un buon padre di famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Dopodiché, lei lo ha smentito dicendo che invece intenderà avvalersi anche di questo finanziamento, che è un finanziamento che noi giudichiamo comunque conveniente per i tassi bassissimi che si pagano.

Dopodiché, Presidente, lei sì, ci dice che vuole modificare il codice degli appalti, noi vi incalzeremo con una nostra proposta; ma qui il punto è un altro: il problema del dissesto idrogeologico è un'emergenza nazionale, e lì servono poteri in deroga, e servono subito, e occorre una task force nazionale che se ne occupi.

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Credo che viaggiate in un mare di confusione. La prego, l'Italia ha bisogno di efficienza, e non di annunci su Facebook o sul web o di annunci confusi come quelli che lei ha fatto qui, oggi. Grazie, Presidente (Applausidei deputati del gruppoForza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a favorire il rilancio del porto di Genova e del connesso sistema logistico - n. 3-00302)

PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00302 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, la scorsa settimana, in quest'Aula abbiamo approvato il primo passaggio della conversione in legge del cosiddetto decreto Genova, una legge chiara, fortemente attesa non soltanto dai genovesi, ma da tutti i cittadini italiani, data l'importante onda emotiva che ha scioccato il Paese dopo il crollo del ponte Morandi e, soprattutto, data la necessità di dare una risposta celere e veloce alle emergenze che si sono scatenate sulla città di Genova, alle famiglie, alle imprese e per il sistema viario, per il porto. Oltre alle misure emergenziali, però, nel decreto è contenuta una norma che pensa allo sviluppo futuro del territorio genovese, e non solo, la norma che istituisce la cosiddetta zona logistica semplificata che riguarderà non soltanto Genova e il suo porto, ma anche il suo retroporto naturale, indicando già alcuni comuni del basso Piemonte, e non solo, che beneficeranno di questa possibilità.

Con la presente interrogazione vorremmo sapere da lei, visto che la zona logistica semplificata è stata recentemente introdotta nel nostro ordinamento, quali sono i tempi che avrà il Governo per stabilire puntualmente quali misure di decontribuzione fiscale, di agevolazioni sulle assunzioni, di interventi strutturali, quali saranno i tempi per indicare queste misure e, soprattutto, quali saranno i fondi che verranno stanziati per dare una risposta a questo territorio.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. L'istituzione della zona logistica speciale, porto e retroporto di Genova, è destinata a rispondere alla drammatica emergenza anche attraverso un programma di rafforzamento dello scalo genovese rispetto al sistema logistico di riferimento.

La norma istitutiva della zona logistica è ancora in via di definizione, come sapete dai lavori parlamentari. Le modifiche apportate nel corso dell'esame alla Camera al decreto-legge sull'emergenza hanno attribuito al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti il compito di provvedere all'eventuale integrazione dei siti retroportuali e proprio questo Ministero, dopo la conversione in legge del decreto, si attiverà in tal senso con apposito provvedimento.

La costituzione di questa zona nei territori già indicati e da indicare consentirà agli operatori di usufruire di incentivi, sgravi fiscali e agevolazioni doganali che rappresentano un significativo elemento di attrazione nei confronti delle aziende di produzione e distribuzione.

Il Ministero delle Infrastrutture ha già avviato un confronto con l'autorità di sistema portuale del Mar Ligure orientale per verificare ulteriori direttrici di traffico di attuale o potenziale interesse dello scalo genovese al fine di procedere all'eventuale integrazione dei siti retroportuali già indicati nel decreto-legge.

Il Ministero ha, inoltre, presentato alla Commissione europea, il 24 ottobre, una consistente richiesta di cofinanziamento che verte su un articolato programma di interventi per sostenere l'emergenza genovese anche attraverso la digitalizzazione dei processi. Punto centrale del programma è rappresentato dal complessivo riordino organizzativo e tecnologico dell'ultimo miglio portuale ferroviario mediante la comunicazione preventiva e il tracciamento dei treni in arrivo e in partenza dalle aree portuali e delle merci trasportate.

Quindi, tutto ciò conferma l'impegno del Governo a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per sostenere questo progetto strategico.

Va ricordato che il decreto ha riconosciuto anche un contributo di sostegno a favore delle imprese danneggiate, che sarà parametrato in base a criteri e modalità stabilite dal commissario delegato nel rispetto della disciplina in materia di aiuti di Stato.

Inoltre, tra le misure adottate, segnalo l'introduzione di disposizioni tese ad autorizzare l'Agenzia delle dogane ad assumere sessanta unità con contratto di lavoro a tempo indeterminato, questo per poter potenziare attività di controllo e consentire l'eventuale estensione dell'orario di apertura degli uffici doganali. La stessa Agenzia delle dogane ha avviato un'analisi delle possibili linee di intervento utili a mantenere inalterata la fluidità dei traffici commerciali e contribuire al miglioramento della mobilità cittadina e potenziare la capacità operativa degli uffici doganali. Per agevolare, ad esempio, gli spostamenti dei dipendenti che operano presso gli uffici portuali si stanno valutando le migliori modalità per conferire ampio spazio al ricorso al telelavoro delocalizzato e sarà valutata dall'Agenzia con carattere di assoluta priorità qualsiasi richiesta di movimentazione di personale tra uffici che insistono nell'area interessata.

Infine, e concludo, la medesima Agenzia conferma l'impegno nella disamina di ogni misura che si riterrà di proporre per lo snellimento delle procedure operative di trasferimento delle merci tra porto e retroporti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di replicare.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie Presidente e grazie Presidente del Consiglio. Siamo molto soddisfatti della sua risposta e siamo grati al Governo per la visione strategica che ha avuto nella redazione di questo decreto perché in un momento tragico per il Paese siamo riusciti da un dramma a cercare di vedere una prospettiva di rilancio della città di Genova e del suo territorio e apprezziamo molto anche il fatto che si sia andati oltre a quello che è lo stretto concetto giuridico della zona logistica semplificata, pensando Genova non soltanto come città, ma come territorio ampio che riguarda anche il basso Piemonte e tante altre aree che sono retroporto naturale della città di Genova, un'area che pensiamo potrà avere un grande sviluppo, un grande incremento di merci, che necessiterà quindi queste misure contenute nella zona logistica semplificata per attirare investimenti, come giustamente lei ha ricordato, ma anche per potenziare le infrastrutture che già esistono e, perché no, pensiamo, visto che sono stati individuati dei comuni nella zona logistica semplificata – penso ad Alessandria, penso a Belforte Monferrato, penso a Novi Ligure, dove attualmente non ci sono dei poli logistici, ma dove potenzialmente potranno nascere grazie a questo intervento, perché questo intervento della zona logistica semplificata ha una durata potenziale di quattordici anni –, che, da qui ai prossimi quattordici anni, il porto di Genova possa diventare davvero il porto principale d'Europa, superare per competitività il porto di Rotterdam e, quindi, portare un beneficio occupazionale non soltanto a Genova, ma a un'area più vasta che comprende anche il basso Piemonte. Ovviamente, in quest'ottica, crediamo che anche lo sviluppo del Terzo valico dei Giovi porterà beneficio al rilancio del porto genovese, ma soprattutto, in un'area che ha tassi di disoccupazione al nord purtroppo molto simili ad aree del sud, crediamo che questa possibilità che il Governo italiano ha voluto dare a questo territorio sia fondamentale per rispondere alla grave crisi occupazionale e al bisogno di lavoro e di sviluppo che c'è in quell'area del Paese.

Quindi, siamo molto soddisfatti e invitiamo il Governo, in tempi celeri, ad andare avanti per stanziare risorse e definire quali saranno i benefici della ZLS, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

(Intendimenti del Governo in ordine alle criticità relative alla fatturazione elettronica e agli obblighi previsti a decorrere dal 1° gennaio 2019 - n. 3-00303)

PRESIDENTE. Il deputato Lollobrigida ha facoltà di illustrare l'interrogazione Meloni n. 3-00303 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, la miopia degli ultimi Governi in materia economica e fiscale ha portato artigiani, commercianti, liberi professionisti con partita IVA e le piccole e medie imprese gradualmente allo stremo. Per Fratelli d'Italia occorre invertire questa tendenza con proposte, come quella che le sto per proporre. C'è la richiesta di proroga rispetto alla fatturazione elettronica prevista per il 1° gennaio del 2019; chiediamo venga prorogata per tutti coloro che hanno meno di duecentocinquanta impiegati, che sono quotati in borsa, che evidentemente sono in grado di organizzarsi e possa essere prorogata al 2020 per tutti i soggetti con più di cinquanta dipendenti, al 1° gennaio 2021 per tutti i soggetti con più di dieci dipendenti e solo nel 2022 per tutti i soggetti non esonerati.

In alternativa, Presidente, le proponiamo di applicare la fatturazione elettronica solamente per fatturazioni d'importo superiore ai 10 mila euro. Le chiediamo pertanto di aiutare le imprese valutando le reali possibilità che le stesse possano adempiere agli obblighi previsti e chiediamo al Governo se non ritenga opportuno adottare una delle proposte che le ho testé presentato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Mi viene prospettata, come è stato detto, l'opportunità di prevedere tempi differenziati per l'introduzione degli obblighi di fatturazione elettronica in ragione delle dimensioni dell'impresa, venendo incontro alle difficoltà che gli artigiani, gli imprenditori agricoli, le piccole imprese incontrerebbero per assolvere a tali adempimenti già a partire dal 1° gennaio del prossimo anno. Ecco, va sottolineato che l'Agenzia delle entrate ha da tempo intrapreso un approfondito confronto con tutti i soggetti interessati, con l'obiettivo di definire regole tecniche e modalità operative che possano consentire agli operatori economici di adempiere nel modo più semplice e meno oneroso all'obbligo della fatturazione elettronica. Le conclusioni di questi incontri sono state utilmente considerate ai fini dell'emanazione dei provvedimenti del direttore dell'Agenzia delle entrate del 30 aprile 2018; questi provvedimenti individuano soluzioni per facilitare l'adempimento di tutti gli operatori.

In particolare, già dal 1° luglio 2018 è stato reso disponibile agli operatori IVA un dispositivo app, una procedura web e un'applicazione per pc per generare e inviare la fattura elettronica in modo semplice. Inoltre sono stati rilasciati dei servizi di ausilio gratuiti alla gestione della fattura elettronica a favore dei contribuenti e di loro eventuali intermediari fiscali.

Al fine di dare adeguata informazione sulle novità introdotte, è stata pubblicata, sul sito Internet dell'Agenzia delle entrate, un'area tematica dove poter consultare una guida operativa, dei video tutorial e tutta la documentazione normativa e amministrativa emanata in materia. Sono state, pertanto, considerate tutte le iniziative utili al fine di avviare il sistema di fatturazione elettronica per tutti gli operatori IVA dal 1° gennaio dell'anno prossimo.

Relativamente alla richiesta di differenziazione dell'obbligo di fatturazione in base alle dimensioni delle imprese, si fa presente che già il quadro normativo attuale esenta dall'obbligo di fatturazione elettronica i contribuenti che aderiscono al regime forfettario dei minimi e le imprese agricole di piccole dimensioni. Tale regime sarà esteso, ai sensi dell'articolo 4 del disegno di legge di bilancio, ai contribuenti che hanno conseguito ricavi ragguagliati ad anno non superiori ad euro 65.000. È opportuno evidenziare che la fatturazione elettronica è un processo simmetrico che vincola non solo il soggetto emittente ma anche quello ricevente a gestire come elettronica la fattura ai fini della detraibilità dell'IVA. Inoltre, gli articoli da 11 a 14 dello stesso decreto fiscale introducono importanti semplificazioni di sistema che consentono, ad esempio, di emettere dal 1° luglio 2019 le fatture entro dieci giorni dalla data di effettuazione dell'operazione anziché entro le 24 ore dello stesso giorno.

Concludo. Si rappresenta che nel corso del Forum nazionale dei commercialisti, svoltosi lo scorso 24 settembre, non è stata, in realtà, auspicata una proroga della fatturazione elettronica, ma è stato chiarito che l'Agenzia delle entrate applicherà le regole tenendo conto delle difficoltà derivanti dall'introduzione del nuovo regime nei limiti consentiti dalla legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Lollobrigida ha facoltà di replicare.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente, della sua risposta, che però non ci soddisfa. Lei disegna un mondo spettacolare pieno di buoni propositi, pieno di cose che funzionano ma rispetto alle tante applicazioni, ai siti Internet e ai portali che state creando le voglio ricordare che i nostri commercianti e artigiani devono anche lavorare durante il giorno piuttosto che seguire le mille indicazioni che lei ha testé dato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Da mesi vi proponete come il Governo del cambiamento. Farete la manovra del popolo - così dite - e continuate a parlare di un mondo che però si scontra con la realtà, un mondo fatto di artigiani, commercianti e imprenditori che la mattina si alzano, che creano lavoro con la loro attività e che vengono vessati dai Governi che l'hanno preceduta - molto - ma anche dal suo Governo, che sembra non aver invertito la rotta e che senza dubbio crea un meccanismo che permetterà in Italia di vedere sempre gli stessi pagare, quegli stessi che sono quelli che portano avanti la carretta, che ci pagano lo stipendio, che mandano avanti questa nostra nazione.

Avremmo sperato che questa nostro segnale, questa nostra richiesta avesse da lei una risposta positiva, perché in realtà quelli che lei ha citato - e anche l'Agenzia delle entrate e più voci -hanno chiesto una proroga in più occasioni della fatturazione elettronica, tentando di permettere alle nostre aziende di recepire questo meccanismo, perché oggi il rischio - il rischio che c'è, quello vero - è che chi fatturava continuerà forse a fatturare, perché con le difficoltà che devono affrontare probabilmente potrebbe non farlo, e chi non fatturava non fatturerà lo stesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Gli evasori continueranno a non fatturare in questa nazione. Non è questa la soluzione ma è un ulteriore aggravio, un ulteriore gravame che sarà sulla testa dei contribuenti italiani, di quelli che lavorano e che creano lavoro. Vivete in un mondo diverso da quello delle realtà, fatto di post e comunicati ma che vede poche assunzioni di responsabilità.

Ebbene, Presidente, noi saremo ancora una volta, come Fratelli d'Italia, i difensori dell'economia reale e di quelli che lavorano. Saremo affianco ai professionisti, alle partite IVA, ai commercianti e a quelli che sono la spina dorsale di questa nostra nazione…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …e lo faremo costantemente a partire dalla prossima manovra di bilancio facendo una netta opposizione e sperando di riuscire a migliorarla, perché davvero piegherebbe le ginocchia agli ultimi residui della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Comaroli, D'Incà, Gregorio Fontana, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Liuzzi, Lorenzin, Losacco, Lupi, Molteni, Morrone, Ruocco e Sisto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, devo chiedere un suo intervento per un fatto accaduto stamattina. Io non voglio entrare nella diatriba, tutta interna alla maggioranza, per quanto riguarda la rimozione del direttore dell'ASI, l'Agenzia spaziale italiana, però un Viceministro si è permesso, tramite agenzie stampa, a diffondere uno slogan: “Meno militari e più scienziati”.

Vorrei ricordare al Viceministro che sta parlando di un'istituzione, quella delle Forze Armate, che merita rispetto e non merita slogan utilizzati dagli antimilitaristi. Può contestare la scelta all'interno della sua maggioranza con altre parole ma non si deve permettere di diffondere, tramite stampa, un messaggio offensivo e altamente diffamatorio verso le nostre Forze Armate.

Le chiedo sinceramente di intervenire presso il Governo e invitare a più sobrietà e a più senso dello Stato anche questo Viceministro che, se vuole, può andare nelle piazze con i centri sociali a utilizzare certi slogan(Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Collega, non sta a me difendere il Viceministro, ma non credo che ci siano intenti offensivi da parte di nessun membro del Governo o di questo Parlamento nei confronti delle nostre Forze Armate, che sono da tutti e in maniera indistinta apprezzate nel loro quotidiano lavoro. Comunque, la ringrazio per il suo richiamo che sarà trasmesso.

Discussione congiunta del disegno di legge e del documento: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018 (A.C. 1201-A); Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2017) (Doc. LXXXVII, n. 1) (ore 16,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta del disegno di legge n. 1201-A: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018; e della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2017) (Doc. LXXXVII, n. 1).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 6 novembre 2018 (Vedi l'allegato A della seduta del 6 novembre 2018).

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 1201-A e Doc. LXXXVII, n. 1)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore sul disegno di legge di delegazione europea 2018, deputato Filippo Scerra.

FILIPPO SCERRA, Relatore sul disegno di legge n. 1201-A. Grazie, Presidente. Signor Presidente e onorevoli colleghi, a nome della XIV Commissione, politiche dell'Unione europea, riferisco per la prima volta nella legislatura corrente sul disegno di legge di delegazione europea che rappresenta, insieme al disegno di legge europea, lo strumento legislativo principale perché venga assicurato il periodico adeguamento dell'ordinamento interno a quello dell'Unione europea.

Ricordo che, ai sensi degli articoli 11 e 117, primo comma, della Costituzione, l'Italia si adegua agli atti normativi dell'Unione europea in virtù della sua adesione a essa quale ordinamento sovranazionale. Peraltro, come la stessa legge n. 234 del 2012 prevede, il meccanismo di scaturigine della normativa comunitaria non è a senso unico giacché esistono due fasi: quella ascendente, in cui ciascun Paese membro partecipa alla definizione della politica europea e al processo di formazione delle norme, e quella discendente, in cui le istituzioni europee fanno sintesi e impegnano tutti gli Stati membri con i propri atti vincolanti che devono essere recepiti. Prima di procedere all'illustrazione dei contenuti del disegno di legge all'esame vale la pena segnalare che è stata altresì presentato al Senato il disegno di legge europea 2018. Si conferma, quindi, la scelta procedurale, già adottata a partire dal 2014, di sottoporre le leggi europee ad un esame in via separata ma pressoché contestuale da parte delle due Camere.

Vengo, allora, al disegno di legge di delegazione europea, che è stato oggetto di un dibattito ampio e approfondito sia presso le Commissioni di settore sia in XIV Commissione, secondo la peculiare procedura prevista dal Regolamento volta al coinvolgimento di tutte le Commissioni nelle decisioni relative al recepimento nel nostro ordinamento delle norme europee. Il testo iniziale, presentato dal Governo, constava di 22 articoli ed era corredato di un allegato A recante l'elenco delle direttive da recepire con decreto legislativo, ai quali ne è stato aggiunto uno nel corso dell'esame in sede referente. Il provvedimento conferiva la delega al Governo per il recepimento di 22 direttive, cui una se n'è aggiunta nel corso della sede referente. Tralascio, per motivi di sintesi, l'illustrazione degli articoli 1 e 2, rinviando, quindi, alla documentazione preparata dal Servizio studi, e riferisco che l'articolo 3, non modificato dalla Commissione, contiene i principi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva dell'Unione europea 2017/1371 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2017, relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell'Unione mediante il diritto penale, la cosiddetta protezione degli interessi finanziari.

Il termine per il recepimento della direttiva è il 6 luglio 2019. A questo proposito, credo importante dare conto di alcuni elementi, il primo dei quali è il criterio direttivo che delega il Governo ad abrogare le norme nazionali che, in via di fatto, sono incompatibili con la direttiva 1371, e in particolare quelle che stabiliscono che i delitti che ledono gli interessi finanziari dell'Unione europea, di cui agli articoli 3 e 4 della medesima direttiva, non sono punibili a titolo di concorso o di tentativo. Questa, all'articolo 7, richiede che le frodi in danno degli interessi finanziari siano punite in modo proporzionato, effettivo e dissuasivo. L'altro elemento su cui richiamo l'attenzione, che peraltro è stata dedicata al tema in sede di istruttoria legislativa, è l'estensione della portata dell'articolo 322-bis del codice penale in tema di corruzione di funzionari di Stati esteri.

In sede di Commissione è stata sollevata la questione del contemporaneo svolgimento della sede referente sul disegno di legge 1189, il cosiddetto anticorruzione, il cui percorso è stato ritenuto nell'orientamento maggioritario dei colleghi non pregiudizievole per questo criterio di delega. Andiamo all'articolo 4, che contiene la delega al Governo per l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/1939, il quale, sulla base della procedura di cooperazione rafforzata, ha istituito la Procura europea. Gli obblighi di adeguamento previsti da questa disposizione riguardano, in particolare, l'armonizzazione del diritto interno con il nuovo ufficio inquirente europeo, le nuove figure istituzionali e le relative competenze, i rapporti con le autorità inquirenti nazionali nonché gli aspetti procedimentali della cooperazione.

Su questo punto è stato approvato un emendamento che, mantenendo il numero minimo di due richiesto dalla normativa europea, ha eliminato dal testo originariamente proposto dal Governo il limite massimo di magistrati addetti a questo ufficio. Il testo dell'articolo 4 è stato, altresì, modificato al fine di accogliere una condizione formulata dalla Commissione bilancio finalizzata al rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. L'articolo 5, non modificato dalla Commissione, delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale alle disposizioni del regolamento 655/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, che ha istituito una procedura per l'ordinanza europea di sequestro conservativo sui conti bancari, al fine di facilitare il recupero transfrontaliero dei crediti in materia civile e commerciale. Sono a tale fine individuati specifici principi e criteri direttivi per l'esercizio della delega.

L'articolo 6, non modificato dalla Commissione, reca i principi e i criteri direttivi per l'attuazione della direttiva 2017/828 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 maggio 2017, che modifica la direttiva 2007/36/CE per quanto riguarda l'incoraggiamento dell'impegno a lungo termine degli azionisti. L'articolo individua i principi e i criteri direttivi specifici ai quali il Governo deve attenersi nell'esercizio della delega, in aggiunta ai principi e ai criteri direttivi di cui all'articolo 32 della legge 24 dicembre 2012, n. 234.

L'articolo 7 reca i principi e i criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2017/1852 del Consiglio, del 10 ottobre 2017, sui meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale nell'Unione europea, il cosiddetto Dispute Resolution Mechanism, il cui recepimento è previsto entro il 30 giugno 2019. L'articolo è stato modificato al fine di recepire una condizione formulata dalla Commissione bilancio ai fini del rispetto dell'articolo 81 della Costituzione.

L'articolo 8, non modificato dalla Commissione, conferisce la delega per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/1129, che stabilisce i requisiti relativi alla redazione, all'approvazione e alle modalità di diffusione del prospetto da pubblicare per l'offerta pubblica di titoli o la loro ammissione alla negoziazione in un mercato regolamentato. La revisione della normativa persegue l'obiettivo di prevedere, per diverse tipologie di emittenti, norme di informativa adeguate alle loro specifiche esigenze e rendere il prospetto uno strumento più pertinente per assicurare l'integrità dei mercati finanziari e tutelare adeguatamente gli investitori. L'articolo 9, non modificato dalla Commissione, conferisce la delega per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/1131 sui fondi comuni monetari, che rappresentano uno strumento di finanziamento a breve termine per gli enti finanziari, le società e le amministrazioni pubbliche.

Secondo i dati forniti dal Governo, tali fondi rappresentano in Europa circa il 22 per cento dei titoli di debito a breve termine emessi da amministrazioni o società e il 38 per cento di quelli emessi dal settore bancario. Per gli investitori, i fondi comuni monetari costituiscono strumenti di gestione delle attività a breve termine caratterizzati da elevata liquidità, diversificazione, stabilità del valore e rendimento basato sul mercato. I fondi comuni monetari sono utilizzati principalmente dalle società desiderose di investire le eccedenze di disponibilità liquide per un periodo breve.

Andiamo all'articolo 10, che delega il Governo all'attuazione nell'ordinamento interno del regolamento (UE) n. 2016/2031, relativo alle misure di protezione contro gli organismi nocivi per le piante, e del regolamento (UE) n. 2017/625, che modifica la normativa in materia di controlli ufficiali relativamente alla sanità delle piante, introducendo una disciplina trasversale che interessa tutta la catena agroalimentare, includendo i controlli sugli alimenti, sui mangimi, sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante, nonché sui prodotti fitosanitari. La delega è rivolta, altresì, a raccogliere, in appositi testi unici, tutte le norme vigenti in materia di sementi e di materiali di moltiplicazione delle piante da frutto, delle ortive e dei materiali di moltiplicazione della vite, divise per settori omogenei, in coordinamento con i citati regolamenti.

Con una modifica approvata in Commissione è stato specificato che oggetto della delega è l'attuazione della norma europea limitatamente alla normativa nazionale sulla sanità delle piante, al fine di meglio coordinare la disposizione con il successivo articolo 11, che si occupa degli altri aspetti relativi all'attuazione del medesimo regolamento. L'articolo 11, non modificato dalla Commissione, conferisce al Governo delega per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625, relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l'applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante, nonché sui prodotti fitosanitari. L'articolo 12, non modificato dalla Commissione, fornisce delega al Governo per l'emanazione di decreti legislativi volti all'attuazione della direttiva dell'Unione europea 2018/410 in materia di scambio di quote di emissione dei gas a effetto serra, nonché per l'adeguamento alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/2392 e l'attuazione della decisione dell'Unione europea 2015/1814. La direttiva 2018/410 ha introdotto profonde modifiche alla direttiva 2003/87/CE di riferimento per lo European Union Emission trading system, volte a potenziare la capacità del sistema e si propone di regolare il funzionamento dello European Union Emission trading system nel periodo 2021-2030.

Lo stesso articolo definisce le modalità di emanazione dei decreti delegati e stabilisce principi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega. Veniamo ora agli articoli 13, 14 e 15, che sono inerenti a materie ambientali, che hanno destato un esame attento e interessato nella sede sia referente sia consultiva. L'articolo 13 si riferisce all'attuazione della direttiva 2018/849, modificativa di altre precedenti direttive sui veicoli fuori uso, su pile e accumulatori e sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, cosiddetti “RAEE”. La modifica rispetto alla direttiva 2008/98 precedente si riferisce, tra l'altro, allo schema di responsabilità estesa del produttore, che responsabilizza il produttore anche nella gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto. Qui sono stati approvati emendamenti volti a rafforzare la tutela ambientale, specie in punto di tracciabilità di questa tipologia di rifiuti.

L'articolo 14 riguarda l'attuazione della direttiva (UE) 2018/850 che fa parte del cosiddetto pacchetto di misure sull'economia circolare e che modifica la precedente direttiva 1999/31, relativa alle discariche di rifiuti, già recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36. Lo scopo della direttiva 850 del 2018 è di garantire una progressiva riduzione del collocamento in discarica dei rifiuti, fino ad arrivare, entro il 2030, alla condizione per cui tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero, in particolare i rifiuti urbani, non siano ammessi in discarica.

L'articolo 15 detta una serie di principi e criteri direttivi specifici da osservare nell'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva (UE) 2018/851 e della direttiva (UE) 2018/852 in materia, rispettivamente, di rifiuti e di imballaggi e rifiuti di imballaggio, nonché disposizioni volte a disciplinare le procedure di emanazione dei decreti delegati. Le direttive citate operano una profonda riscrittura della direttiva rifiuti 2008/98/CE e della direttiva imballaggi 94/62/CE, recepite nell'ordinamento nazionale dalle disposizioni della parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2016, il cosiddetto codice dell'ambiente.

Il recepimento delle direttive comporterà, pertanto, una completa revisione della citata parte IV del codice dell'ambiente. Senza entrare nel dettaglio tecnico, per il quale rinvio alle singole disposizioni, voglio però dire che si tratta di un passaggio molto importante, date le allarmanti notizie che abbiamo circa la dispersione nell'ambiente degli imballaggi in plastica, specialmente nel mare. Si capisce, pertanto, il motivo per cui abbiamo approvato emendamenti in Commissione, volti, per esempio e salvo altri, a rafforzare, nei criteri di delega, gli obiettivi di protezione ambientale, di tracciabilità dei rifiuti, l'estensione delle norme ai bacini lacuali e l'incentivo all'uso di materiali biodegradabili, anche attraverso la loro assimilazione ai rifiuti organici, una volta che vengano scartati. Inoltre, un emendamento approvato prevede che entro il 31 dicembre 2020 - mi accingo a concludere - i rifiuti organici siano raccolti in modo differenziato su tutto il territorio nazionale.

Per quanto riguarda i rimanenti articoli, l'articolo 16, non modificato dalla Commissione, contiene principi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2017/2108 del Parlamento europeo, relativa a disposizioni e norme di sicurezza per le navi da passeggeri.

Poi passerei direttamente, dato che mi pare di capire che abbiamo concluso con i tempi, e rimando ai documenti allegati per la lettura dei rimanenti articoli….

PRESIDENTE. Collega, può anche allegare la sua relazione al verbale.

FILIPPO SCERRA, Relatore sul disegno di legge n. 1201-A. Semplicemente, concludo, dicendo che c'è una direttiva, poi, finale, per la quale chiedo, appunto, a chi volesse, di consultarla nei documenti allegati. Semplicemente, allora, chiudo, dicendo che è stato un iter per certi versi complicato, però, ringrazio tutti i colleghi per il lavoro svolto nelle Commissioni di settore e in XIV Commissione e concludo con l'auspicio di una discussione attenta, fattiva, ma anche rapida, per poter trasmettere, quanto prima, il disegno di legge all'altro ramo del Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole, quindi, è autorizzata la consegna del testo, per consentire di leggere anche la parte che non è riuscito a esprimere.

Cogliamo l'occasione per salutare gli insegnanti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore Savoia Benincasa, di Ancona. Benvenuti ad ascoltare e a seguire i nostri lavori in questa visita al Parlamento (Applausi).

Ha facoltà di intervenire anche il relatore sulla relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea del 2017, deputato Andrea Crippa.

ANDREA CRIPPA, Relatore sul Doc. LXXXVII, n. 1. Grazie, Presidente; signori presidenti, onorevoli colleghi, la relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (anno 2017) è stata trasmessa alle Camere il 19 marzo 2018, in adempimento degli obblighi fissati dalla legge 24 dicembre 2012, n. 234. Ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della citata legge n. 234 del 2012, il Governo è tenuto a trasmettere al Parlamento, entro il 28 febbraio di ogni anno, un documento che fornisca tutti gli elementi conoscitivi necessari per valutare la partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno precedente. Si tratta del principale strumento per l'esercizio della funzione di controllo ex post del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea.

In particolare, la relazione dovrebbe consentire al Parlamento di verificare se e in quale misura il Governo si è attenuto all'obbligo previsto dall'articolo 7 della medesima legge n. 234 del 2012, di rappresentare a livello europeo una posizione coerente con gli indirizzi espressi dalle Camere, in merito a specifici atti o progetti di atti. La medesima disposizione impone al Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero al Ministro per gli affari europei, di riferire regolarmente alle Camere del seguito dato agli indirizzi parlamentari e, nel caso in cui il Governo non abbia potuto conformarsi agli indirizzi in questione, di riferire tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della posizione assunta.

A differenza della relazione programmatica, che indica le grandi priorità e le linee di azione che il Governo intende perseguire a livello europeo nell'anno di riferimento, la relazione consuntiva dovrebbe recare un rendiconto dettagliato delle attività svolte e delle posizioni assunte dall'Italia nell'anno precedente, al fine di consentire al Parlamento di verificare l'adeguatezza e l'efficacia dell'azione negoziale italiana e la sua rispondenza rispetto agli indirizzi parlamentari.

A questo scopo, il documento deve indicare: gli sviluppi del processo di integrazione europea, con particolare riguardo alle attività del Consiglio europeo e del Consiglio, alle questioni internazionali, alla politica estera e di sicurezza comune, nonché alle relazioni esterne dell'Unione europea, ai settori della giustizia e degli affari interni e agli orientamenti generali delle politiche dell'Unione; la partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e, in generale, alle attività delle istituzioni europee per la realizzazione delle principali politiche settoriali, con particolare riferimento alle linee negoziali che hanno caratterizzato l'azione italiana; l'attuazione in Italia delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale, l'andamento dei flussi finanziari verso l'Italia e la loro utilizzazione, con riferimento anche alle relazioni della Corte dei conti europea, accompagnati da una valutazione di merito sui principali risultati annualmente conseguiti; il seguito dato e le iniziative assunte in relazione ai pareri, alle osservazioni e agli atti di indirizzo delle Camere.

La relazione consuntiva per l'anno 2017 si articola in quattro parti.

La parte prima è dedicata agli sviluppi del processo di integrazione europea e al nuovo quadro istituzionale e consta, a sua volta, di tre capitoli aventi contenuto eterogeneo: il primo capitolo - illustro brevemente – riguarda le priorità generali delle Presidenze del Consiglio dell'Unione europea nel 2017 (Malta ed Estonia), accomunate dall'esigenza di affrontare le sfide interne ed esterne dell'Unione europea e di rilanciare il rapporto tra i cittadini e il Governo dell'Unione europea.

Il secondo capitolo, concernente le questioni istituzionali, delinea i rapporti con le istituzioni europee, richiamando l'obiettivo di rafforzamento della coesione interna dell'Unione perseguito dai Paesi fondatori, anche attraverso l'impegno comune per un'Unione sicura, prospera, sostenibile, sociale e più forte sulla scena internazionale. Il tema della Brexit è affrontato con riguardo all'inizio dei negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Vengono ricordati: la ripresa del negoziato per la riforma della legge elettorale europea e il contributo attivo al processo di rafforzamento dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali nell'Unione, valorizzando l'esercizio del “Dialogo annuale” avviato nel corso della Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea nel 2014 e ribadita la necessità di una più stretta integrazione dei valori fondamentali dell'Unione nell'attuazione di tutte le politiche dell'Unione europea.

Nel terzo capitolo, avente ad oggetto il coordinamento delle politiche macroeconomiche, vengono presi in esame i temi del processo di revisione del quadro normativo in materia bancaria e delle attività necessarie per il completamento dell'unione bancaria, nonché del dialogo sull'integrazione dell'Unione, animato dalla pubblicazione, a marzo 2017, del Libro Bianco sul futuro dell'Europa della Commissione europea.

Nella parte seconda, la relazione illustra l'azione svolta dal Governo nell'ambito delle principali politiche orizzontali e settoriali dell'Unione. Si tratta della parte più rilevante del documento, contenente indicazioni per ciascuna politica o settore di attività dell'Unione.

La parte terza della relazione è rivolta al tema delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale, con particolare riguardo al valore europeo della politica di coesione.

Infine, la parte quarta concerne il coordinamento nazionale delle politiche europee, con particolare riguardo al ruolo e alle attività del Comitato interministeriale per gli affari dell'Unione europea e alle misure poste in essere dal Parlamento e dal Governo per dare attuazione al diritto dell'Unione europea nell'ordinamento italiano e per risolvere il contenzioso dinanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea.

Di particolare interesse risultano i dati relativi ai flussi di atti e documenti trasmessi dal Governo alle Camere, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 234 del 2012, nell'ambito del meccanismo di informazione qualificata. Su oltre 7.046 atti e documenti dell'Unione europea presi in esame dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, 107 progetti di atti legislativi e 285 atti di natura non legislativa sono stati segnalati dal Governo alle Camere in ragione della loro particolare rilevanza e del potenziale interesse per il Parlamento; inoltre, con riferimento ai progetti di atti legislativi segnalati, sono state trasmesse 71 relazioni predisposte dalle amministrazioni competenti.

Nella medesima parte si dà anche conto dei progressi dell'Italia nella riduzione del numero delle procedure di infrazione. In particolare, la Relazione evidenzia come, alla fine del 2017, si sia registrata l'archiviazione di 20 procedure di infrazione, nonché una riduzione di nuove contestazioni formali di inadempimento, molte delle quali evitate con il ricorso ad un dialogo pre-infrazione con i servizi della Commissione. Nonostante una sensibile riduzione, alla fine del 2017, contro le 70 pendenti un anno prima, risultavano ancora pendenti 62 procedure d'infrazione.

Il numero maggiore di violazioni si conferma essere relativo a questioni in materia ambientale, con 15 procedure attualmente aperte, in particolare afferenti alle tematiche dell'inquinamento dell'aria, dei rifiuti e del trattamento delle acque reflue urbane.

La Relazione riporta come, alla data del 31 dicembre 2017, vi siano ancora 9 procedure pendenti ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e come, con riferimento ad altre 2 procedure, la Corte di giustizia dell'Unione europea abbia già pronunciato la sentenza di accertamento della violazione del diritto dell'Unione, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

Particolare preoccupazione destano le 4 procedure su cui la Corte ha già pronunciato la sentenza di condanna, ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, con rilevanti conseguenze finanziarie a carico dell'Italia, in merito a cui i precedenti Governi non sono riusciti a dare risposte adeguate e per le quali pertanto si continuano a pagare pesanti sanzioni.

Da ultimo, la Relazione è accompagnata da cinque allegati, che presentano, oltre all'elenco di acronimi (allegato V), dettagliate informazioni riguardanti i Consigli dell'Unione europea e i Consigli europei svolti nel corso del 2017, con indicazione dei temi trattati e delle deliberazioni assunte; i flussi finanziari dall'Unione europea all'Italia nel 2017, con relative tabelle riepilogative; le direttive recepite dall'Italia nel medesimo anno; i seguenti dati agli atti di indirizzo approvati dalla Camera e dal Senato.

In particolare, con riferimento al contenuto dell'allegato IV, si rileva come sia di fondamentale rilevanza, per un'effettiva valorizzazione nella fase ascendente di formazione della normativa europea, rafforzare ed agevolare ulteriormente la capacità di verifica della coerenza dell'azione del Governo nelle sedi europee con gli orientamenti dettati dal Parlamento.

Con riferimento infine all'esame del Documento in sede referente, è emersa l'esigenza di rafforzare la rappresentanza permanente d'Italia presso le istituzioni europee, ed è stato evidenziato lo sforzo compiuto per la riduzione delle procedure di infrazione. Il Documento ha inoltre ricevuto i pareri favorevoli di tutte le Commissioni permanenti.

In conclusione, desidero ringraziare tutti i colleghi della XIV Commissione per il lavoro svolto e i colleghi delle altre Commissioni che hanno contribuito al dibattito.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Non aggiungerei nulla a quanto detto dai relatori.

PRESIDENTE. Se cortesemente può alzarsi in piedi… Grazie.

LUCIANO BARRA CARACCIOLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi scusi. Non aggiungerei nulla a quanto fatto presente dai relatori.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Matteo Luigi Bianchi. Ne ha facoltà.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, relativamente alla proposta di legge di delegazione europea, è utile toccare alcuni punti, in modo da avere un quadro generale delle idee del gruppo Lega-Salvini Premier a tal riguardo. Tutto ciò risulta molto importante, soprattutto in questo particolare momento che ci vede attivi nel proporre idee nuove e diverse rispetto all'opinione generale sulle tematiche europee fin qui conosciute.

Nello specifico, ci terrei a sottolineare alcuni passaggi.

L'articolo 4 contiene la delega al Governo per l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento UE/2017/1939, il quale sulla base della procedura di cooperazione rafforzata ha istituito la procura europea (cosiddetta EPPO). Gli obblighi di adeguamento previsti nell'articolo in esame riguardano l'armonizzazione del diritto interno con il nuovo ufficio inquirente europeo, le nuove figure istituzionali e relative competenze, i rapporti con le autorità inquirenti nazionali, nonché gli aspetti procedimentali della cooperazione.

L'intervento, dato l'ambito di competenza dell'EPPO, ovvero le frodi contro gli interessi finanziari dell'Unione, appare strettamente collegato all'attuazione della direttiva UE/2017/1371 (la cosiddetta direttiva PIF), oggetto dell'articolo 3 del disegno di legge, che detta i principi per l'adeguamento dell'ordinamento nazionale a detta direttiva sul piano del diritto penale sostanziale. La delega prevista dall'articolo in esame riguarda, invece, il corrispondente adeguamento sul piano processuale.

In materia di competenza della procura europea, si propone quindi di modificare il sistema processuale per prevedere che i procuratori europei delegati svolgano le funzioni di pubblico ministero ex articolo 51 del codice di procedura penale nei procedimenti davanti al giudice competente per i reati in danno degli interessi finanziari dell'Unione. Gli interventi in sede di attuazione della delega sembrano essere limitati ad un'integrazione del citato articolo 51 del codice processuale penale.

L'articolo 8 della legge di delegazione europea delega al Governo l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento UE/2017/1129, che abroga la direttiva 2003/71/CE e chiarisce il prospetto da pubblicare per l'offerta al pubblico e l'ammissione alla negoziazione di titoli in un mercato regolamentato.

Il regolamento UE/2017/1129 elenca i requisiti e la redazione e la modalità di diffusione dei prospetti da pubblicare per l'offerta pubblica di titoli, prospetti che sono documenti che contengono le informazioni necessarie su una determinata società e sugli strumenti offerti; tutto questo nell'ottica di una maggiore trasparenza da parte degli emittenti di strumenti finanziari, e per tutelare l'investitore che, tramite la messa a disposizione delle informazioni, può effettuare scelte di investimento consapevoli.

L'esigenza finale della riforma nasce quindi per garantire agli investitori la giusta informazione riguardo agli investimenti che effettueranno tramite la previsione di diverse tipologie di emittenti e di norme adeguate alle loro esigenze, al fine di rendere il prospetto il più pertinente possibile nell'informare i potenziali investitori.

L'articolo 10 delega al Governo l'attuazione nell'ordinamento interno del regolamento europeo relativo alle misure di protezione contro gli organismi nocivi per le piante e del regolamento che modifica la normativa in materia di controlli ufficiali, introducendo una disciplina trasversale che interessa tutta la catena agroalimentare, includendo i controlli sugli alimenti, sui mangimi, sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante, nonché sui prodotti fitosanitari.

Il regolamento sulle misure di protezione contro gli organismi nocivi per le piante stabilisce norme per determinare i rischi fitosanitari presentati da qualsiasi specie, ceppo o biotipo di agenti patogeni, animali o piante parassite dannosi per le piante o i prodotti vegetali, e misure per ridurre tali rischi ad un livello accettabile. Il regolamento stabilisce, altresì, che l'operatore professionale adotti immediatamente le misure necessarie a prevenire la diffusione dell'organismo nocivo, dando attuazione alle disposizioni impartite dallo Stato membro.

Gli Stati membri sono chiamati a svolgere indagini basate sul rischio, volte ad accertare eventuali presenze di organismi nocivi da quarantena ed approvare programmi pluriennali. Essi devono stilare piani di emergenza per gli organismi nocivi prioritari, programmare esercizi di simulazione, designare stazioni di quarantena e strutture di confinamento.

Viene confermato che le piante devono essere dotate del cosiddetto passaporto, di un'etichetta ufficiale utilizzata per lo spostamento delle piante; si stabilisce che gli operatori professionali siano tenuti ad istituire sistemi di tracciabilità atti a consentire l'identificazione degli spostamenti delle piante e dei prodotti vegetali. Il regolamento sulla normativa in materia di controlli ufficiali prevede che la frequenza dei controlli sia collegata ai rischi che un prodotto o un processo presentano rispetto alla frode, alla salute, alla sicurezza, al benessere degli animali o all'ambiente.

In ordine generale, il gruppo Lega-Salvini Premier su questo tema dice chiaramente “no” ad un'Unione europea concepita come un superstato omologatore e distruttore delle differenze. La Lega si oppone, quindi, al processo di integrazione europea così come si sta evolvendo.

L'Unione europea sta progressivamente spostando quote di sovranità verso l'alto. Ciò a cui la Lega si oppone con forza è il superstato continentale, perché contrario alle nostre idee di pluralismo e di rispetto delle differenze.

Diciamo invece “sì” ad un'Europa realizzata sulle diversità culturali, economiche, e quindi vicina alle realtà regionali e locali, un'Europa dei popoli e delle regioni, realizzata attraverso l'applicazione diretta del principio di sussidiarietà: visto che il nostro movimento ha come idea base il federalismo, risulta una logica conseguenza che i valori del federalismo stesso, della sussidiarietà e dell'autogoverno territoriale vengano proiettati su scala continentale. Da qui sorge la nostra idea di un'Europa diversa, un'Europa dei popoli, delle autonomie locali, delle regioni, delle identità locali, un'Europa delle culture e delle lingue, un'Unione Europea, in breve, che faccia derivare la sua legittimazione dal basso, dal popolo. Infatti, il modello istituzionale che la Lega auspica per l'assetto comunitario è quello confederale, dove i singoli Stati membri non perderanno in maniera completa la propria sovranità. Il federalismo prevede, infatti, la compresenza di sovranità distinte e separate, unite da un patto fondante. Solo attraverso la realizzazione di un reale equilibrio tra le istituzioni europee gli Stati membri, le regioni e le realtà locali sarà possibile realizzare quell'Unione europea che la Lega desidera, fondata sul rispetto delle diversità e sul pluralismo territoriale.

Chiediamo, quindi, maggior peso delle regioni all'interno dell'Unione europea. Il nostro movimento è favorevole ad attribuire maggiore importanza alle regioni all'interno dell'Unione europea stessa. La Lega, volendo costruire un'Europa delle regioni e dei popoli, auspica che le stesse possano contare sempre di più ed avere un ruolo attivo e di primo piano all'interno del sistema comunitario.

Il potere, nella nostra visione, deve provenire dal basso, proprio come prescrive il principio di sussidiarietà già citato ed assunto come modello di riferimento dall'Unione europea. In questo le regioni assumono, quindi, un ruolo fondamentale.

Diciamo «sì» alla valorizzazione delle piccole e medie imprese, che porterebbe una tutela più efficace dell'economia nazionale. La concorrenza sleale deve essere contrastata con gli strumenti a disposizione soprattutto a livello di Organizzazione mondiale del commercio e con l'introduzione di iniziative per tutelare le nostre piccole e medie imprese. L'Unione europea ha già adottato delle norme restrittive nei confronti di alcuni prodotti asiatici. Il nostro sistema economico e produttivo, inserendosi nel contesto comunitario, deve poter trovare sostegno e appoggio nelle istituzioni attraverso un sistema di maggiore attenzione.

Da ultimo, Presidente, e chiudo, diciamo «sì» ad un'Europa che si riconosca nei valori della tradizione, che rappresentano il collante spirituale su cui si fonda la comunanza di valori condivisi. Proprio nel momento in cui, a livello globale, è emerso il problema del terrorismo di matrice islamica, risulta fondamentale rimarcare la nostra identità europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, Presidente. Con la riforma organica delle norme che regolano la partecipazione del nostro Paese alla formazione e attuazione delle politiche dell'Unione europea il Governo predispone annualmente il disegno di legge che contiene le deleghe necessarie per l'adozione e il recepimento delle direttive e degli atti dell'Unione. Al tempo stesso, è oggetto della nostra discussione, oggi, la relazione consuntiva della partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2017 redatta dal Governo Gentiloni.

Si tratta di atti che spesso sono dovuti e nei quali si danno le indicazioni al Governo di recepire direttive e atti che, in realtà, sono stati già oggetto di ampia, approfondita discussione tra i Governi europei e in sede di Commissione.

Il compito del Parlamento è, a nostro avviso, non solo quello di controllare che la delega sia più adeguata possibile per il miglior recepimento delle direttive, ma crediamo di intervenire affinché il recepimento sia accompagnato da un costante miglioramento della normativa nazionale che ci ponga fra i Paesi più virtuosi dell'Unione europea.

E in questo senso ci siamo mossi noi di Liberi e Uguali. Con le nostre proposte emendative, in particolare, abbiamo ritenuto opportuno tentare di emendare le parti relative alla tutela dell'ambiente e siamo così intervenuti sugli articoli 13 e 15, che vorrei brevemente esporre.

Una parte rilevante dei nostri emendamenti affronta il tema del ciclo del rifiuto e dello spreco delle materie prime. Vogliamo così chiarire che l'introduzione della responsabilità estesa del produttore ha l'obiettivo di correggere il mercato laddove lo stesso non riesca a gestire un'eccessiva produzione di rifiuti e di spreco di materie prime. E se finora, quindi, c'è questo evidente limite dei mercati, noi riteniamo che l'assunzione di responsabilità dei produttori, quanto meno finanziaria, possa servire proprio perché si responsabilizzino i produttori inducendoli a controllare la produzione dei rifiuti generati dallo stesso consumo dei loro prodotti, anche attraverso la fissazione di obiettivi minimi di riciclaggio.

Un altro aspetto rilevante che vorrei oggi sottolineare è quello di evitare che si cada nell'equivoco per cui il criterio della concorrenza venga equiparato all'obiettivo del raggiungimento del risultato ambientale, soprattutto se si considera che in Italia i modelli di economia circolare fondati sulla concorrenza non riescono a raggiungere gli obiettivi minimi di riciclaggio e di recupero, e spesso sottopongono l'Italia ad un procedimento di infrazione che poi non fa che aggravare le spese dei cittadini piuttosto che dei produttori.

Sempre nei nostri emendamenti abbiamo cercato di chiarire che il recepimento dei criteri di economia circolare devono riguardare anche il settore degli pneumatici, degli oli e dei grassi minerali e vegetali e del polietilene, e anche del settore alimentare, se si considera soprattutto l'industria e la grande distribuzione, così come anche il settore tessile e il settore edile, ricordando che, rispetto ai primi, ci sono già delle direttive che individuano dei criteri attraverso i quali gestire i rifiuti, mentre rispetto agli altri settori nel futuro verranno introdotti obiettivi minimi di riciclaggio.

Una successiva serie di emendamenti che abbiamo presentato intende esplicitare l'obbligo di recepire i nuovi criteri di riciclaggio e di conferimento in discarica, tenendo conto che è possibile anche introdurre degli obiettivi che rendano ancora più virtuosa l'azione del nostro Paese.

Infine, sempre rispetto all'ambito del riciclo dei rifiuti, ci siamo mossi ritenendo che l'intento sia quello di superare i limiti dati dalla debolezza di una programmazione nazionale che non riesce spesso a intervenire su quella regionale e sulle politiche di prevenzione. Abbiamo cercato di indicare al Governo una possibile via sulle misure in materia di ecotasse e sui sistemi di incentivi e di sussidi.

Un ulteriore emendamento che mi piace oggi ricordare è quello all'articolo 8, che introduce l'obbligo in capo agli istituti bancari di prevedere nei prospetti di vendita scenari probabilistici e rischi derivati dall'emissione delle obbligazioni da parte degli stessi istituti di credito. Riteniamo che questo emendamento sia fondamentale per la tutela dei piccoli imprenditori, che spesso - e purtroppo la cronaca degli ultimi anni ce lo racconta in maniera chiara e netta – incappano nella nebulosità delle norme dei finanziamenti stessi e nella poca chiarezza delle stesse. Quindi, questo emendamento riteniamo che vada proprio incontro ai piccoli investitori.

Come abbiamo già detto, oggi discutiamo anche della relazione consuntiva della partecipazione dell'Italia alle politiche dell'Unione europea rispetto all'anno 2017. Bene, questo ci aiuta forse a fare una riflessione, necessaria soprattutto oggi, rispetto a quelli che sono i nostri rapporti con l'Unione europea, perché proprio oggi necessitiamo di riflettere maggiormente su questo tema. Purtroppo, tutti i giorni ci troviamo di fronte al nostro Governo che, in realtà, cerca continuamente lo scontro con le istituzioni europee. Ebbene, Presidente, noi abbiamo criticato in maniera aspra le politiche di austerità dell'Unione europea e riteniamo che l'Unione europea debba perseguire politiche ampie, espansive e politiche fiscali, economiche e sociali comuni, per cercare di affrontare e di superare la crisi e le difficoltà di milioni di cittadini europei, di affrontare e di superare il problema della disoccupazione, della rimozione delle disuguaglianze sociali ed economiche, purtroppo troppo presenti ancora oggi.

Allora, pensiamo che solamente attraverso l'attuazione di politiche comuni, fiscali e sociali, l'Unione europea sia in grado di risolvere i problemi, ma rimanendo all'interno dell'Unione europea, di cui noi siamo fondatori. Non dobbiamo dimenticare che solamente la costruzione e il dialogo portano al superamento delle difficoltà, piuttosto che politiche sbagliate e controproducenti che ostacolano e si frappongono alle istituzioni europee.

Riteniamo, quindi, in conclusione, che l'iniziativa in ambito europeo del Governo debba essere questa, cioè una trasformazione dell'Unione e non uno scontro, la costruzione del dialogo, la costruzione dei ponti e non dei muri, soprattutto perché questo ci aiuterebbe a trovare delle forti alleanze. Allora, riteniamo che l'impegno di questo gruppo, su questo provvedimento e su tutti quelli che verranno in seguito, sarà sempre quello di far sì che l'Italia, che è appunto uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea, sia indirizzata verso un'Unione che garantisca lo sviluppo economico della nostra Italia e un processo civile che superi le divergenze economiche e sociali oggi presenti.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, il gruppo del MoVimento 5 Stelle apprezza il lavoro svolto nella Commissione politiche dell'Unione europea e si ritrova pienamente d'accordo con le considerazioni del relatore, collega Scerra. Il Governo, seguendo l'articolo 13 della legge n. 234, ha trasmesso al Parlamento il principale strumento per l'esercizio della funzione di controllo ex post sulla condotta del Governo stesso nelle sedi decisionali dell'Unione europea. Il documento permette di valutare la partecipazione dell'Italia all'Unione europea e consente, pertanto, di verificare se ed in quale misura il Governo si è attenuto all'obbligo di rappresentare a livello europeo una posizione coerente con gli indirizzi espressi dalle Camere.

Nel corso dell'esame della relazione nelle Commissioni è emersa l'esigenza di rafforzare la rappresentanza permanente dell'Italia presso le istituzioni europee per garantire un maggior sostegno alle posizioni del nostro Paese e un ancor maggiore raccordo con il Parlamento, sottolineando, inoltre, l'esigenza di proseguire il percorso di riduzione delle procedure di infrazione a carico dell'Italia, in modo da scongiurare conseguenze sulla finanza pubblica del nostro Paese.

Preso atto delle necessità emerse, proseguo illustrando la legge di delegazione europea che, ricordo, nasce come provvedimento che in una certa misura si colloca al di fuori delle priorità politiche discrezionali e opzionali della maggioranza di Governo. Questa, infatti, è concepita come l'adempimento di un patto che l'Italia ha stretto con l'Unione europea e con gli altri Paesi membri per adeguare il proprio ordinamento a una sede a cui tutti i Paesi hanno ceduto una quota della loro sovranità e richiede che tutti i gruppi parlamentari riflettano con consapevolezza sui contenuti e sulle esigenze alle quali il testo si propone di rispondere.

A tal proposito voglio appellarmi alle parole del Vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, quando dice che non è in discussione la permanenza dell'Italia nell'Unione e nell'euro, ma che si tratta, invece, di indurre i cambiamenti necessari per far sì che le istituzioni e le politiche dell'Unione europea siano più aderenti alle esigenze reali dei cittadini, delle famiglie e delle imprese. Sebbene queste sollecitazioni non trovino la loro sede principale nella fase del recepimento di direttive e nell'adeguamento ai regolamenti, penso sia importante avere ben chiare queste nozioni ai fini del dibattito, anche nel tentativo e nell'obiettivo di tendere verso un recepimento che utilizzi gli spazi di flessibilità lasciati dalla direttiva nel rispetto del nostro sistema giuridico, soprattutto in senso di sostegno e protezione dei nostri cittadini.

Detto questo, mi vorrei soffermare sulla direttiva che tutela gli interessi finanziari dell'Unione europea. Vengo da una regione, l'Abruzzo, che conosce molto bene l'importanza dei fondi strutturali europei, in primo luogo il Fondo sociale europeo e il Fondo europeo per lo sviluppo regionale, e sappiamo - così come anche le altre regioni - che i fondi europei sono soldi di tutti noi, che ci aiutano a progredire e a far sviluppare i nostri territori.

La direttiva 2017/1371 ha dunque ad oggetto la fissazione di norme minime riguardo alla definizione di reati e di sanzioni in materia di lotta contro la frode e altre attività illegali che ledono gli interessi finanziari dell'Unione. Nella direttiva tutte le risorse proprie sono dunque ricondotte entro la nozione di interessi finanziari dell'Unione, compresa la materia dell'IVA.

Al riguardo si chiarisce che in materia di risorse provenienti dal sistema IVA, la direttiva si applica solo in caso di reati gravi, ovvero soltanto nel caso in cui la condotta fraudolenta comporti un danno complessivo almeno pari a 10 milioni di euro e sia connessa a due o più Stati membri.

La direttiva traccia, pertanto, soltanto paletti minimi e lascia intatta in capo agli Stati membri la facoltà di mantenere in vigore o adottare norme più rigorose per reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione.

Per quanto riguarda, invece, la direttiva 2018/850, di cui all'articolo 14 del disegno di legge, mi ricollego al dibattito che si è svolto proprio la settimana scorsa sul “decreto Genova” e cioè, fuori dal burocratese, per quanto riguarda la questione dei fanghi di depurazione. Dico chiaramente che noi abbiamo semplicemente colmato un vuoto normativo sul tema, fissando un limite agli idrocarburi e ad altre sostanze inquinanti, dopo una sentenza del TAR lombardo sulla questione. Questo significa rendere finalmente efficaci i controlli e colpire chi inquina.

La tutela ambientale, infatti, è in cima alle nostre preoccupazioni, ma dobbiamo anche evitare che limiti troppo bassi finiscano per vietare utilizzi innocui di fanghi utilizzati da sempre come concime in agricoltura.

Vengo, infine, all'articolo 15, un articolo che concerne, anch'esso, la materia ambientale e detta una serie di principi e criteri direttivi specifici da osservare nell'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva 2018/851 e della direttiva 2018/852, in materia, rispettivamente, di rifiuti ed imballaggi e rifiuti di imballaggio, nonché disposizioni volte a disciplinare le procedure di emanazione dei decreti delegati. Le direttive citate operano una profonda riscrittura della direttiva rifiuti 2008 e della direttiva imballaggi 1994/62/CE recepite nell'ordinamento nazionale dalle disposizioni della quarta parte del decreto legislativo n. 152 del 2006. Il recepimento delle direttive comporterà, pertanto, una completa revisione della citata parte del codice dell'ambiente.

Non entro nel dettaglio tecnico e, tuttavia, ritengo questo passaggio molto importante, date le allarmanti notizie che abbiamo circa la dispersione nell'ambiente degli imballaggi in plastica, in modo particolare nel mare. Noi rischiamo davvero di trasformare il nostro Mar Mediterraneo in una gigantesca discarica, con enormi danni economici e ambientali. Questo non lo possiamo permettere, come diceva poc'anzi il relatore. Abbiamo approvato emendamenti volti, per esempio, a rafforzare nei criteri di delega gli obiettivi di protezione ambientale, l'estensione delle norme ai bacini lacuali e l'incentivo all'uso di materiali biodegradabili, anche attraverso la loro assimilazione ai rifiuti organici una volta scartati.

Concludo, signor Presidente, sottolineando come da parte nostra ci impegneremo affinché il dibattito sulla legge di delegazione europea produca una risposta efficace e tempestiva alle tematiche sollevate dal testo in questione, in linea con l'azione e i principi di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prima di passare la parola al collega successivo, saluto l'associazione e la relativa scuola della “Strada dei Vini e dei Sapori” di Forlì e Cesena, che assistono oggi ai nostri lavori (Applausi).

È iscritto a parlare il collega Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie. Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, onorevoli rappresentanti del Governo, questo disegno di legge, presentato dal Governo il 26 settembre 2018, consta di 22 articoli che recano disposizioni di delega riguardanti il recepimento di 22 direttive europee nonché l'adeguamento della normativa nazionale a nove regolamenti europei. Continua, dunque, la buona prassi parlamentare di dare puntuale attuazione alla legge n. 234 del 2012, che ha sostanzialmente sostituito la legge comunitaria con due distinti provvedimenti: la legge di delegazione, appunto, e la legge europea, attualmente in Senato. Nella XVII legislatura ci sono state cinque leggi di delegazione approvate e questo ritmo viene mantenuto con il presente provvedimento.

La legge di delegazione europea, che il Parlamento si accinge ad approvare, è di per sé un grande contenitore di deleghe date al Governo per recepire le direttive e per avviare l'attuazione delle direttive stesse. Quindi, uno strumento che fisiologicamente interviene su diversi settori normativi e, anche in questo caso, sono molteplici, come è stato ricordato anche dai colleghi che mi hanno preceduto, gli ambiti interessati. Per le direttive si va dalle controversie in materia fiscale alle emissioni di carbonio, dalle pile e gli accumulatori alle radiazioni ionizzanti, dalle prestazioni energetiche nell'edilizia ai veicoli fuori uso. Stesso approccio eterogeneo per i regolamenti: si va dall'istituzione della procura europea EPPO, sulla quale Forza Italia ha presentato un ordine del giorno che mi auguro verrà tenuto nella giusta considerazione dall'Esecutivo, agli organismi nocivi per le piante, dall'approvvigionamento di gas ai controlli sulla sanità delle medesime, nonché sui prodotti fitosanitari.

Abbiamo presentato una serie di emendamenti migliorativi improntati al buon senso, in particolare sugli articoli 3, 14, 15, 16 e 20, che speriamo vengano raccolti come apporto propositivo per un migliore risultato finale di questa legge di delegazione: un insieme di articoli, emendamenti, ordini del giorno che non sono meri tecnicismi.

Il complesso articolato di norme, che sembrano così specifiche e distanti, andrà invece ad incidere concretamente, in maniera consistente e vincolante, sulla vita quotidiana dei cittadini. È a Bruxelles e a Strasburgo, aule che ho avuto il privilegio e l'onore di frequentare per cinque anni nel corso del mio mandato da parlamentare europeo, che vengono impostate le cornici all'interno delle quali deve poi muoversi l'azione dei singoli Stati nazionali. Tuttavia, i dati e le statistiche parlano chiaro: troppo spesso, anche nel nostro Paese, l'Europa viene percepita come un qualcosa di remoto, lontano e distante, quindi dobbiamo interrogarci sul perché.

Non abbiamo dubbi sul fatto che l'Unione europea sia necessaria: ha portato pace, stabilità e benessere, ma non deve consistere di sole regole, non deve essere percepita come fattore limitante per i Paesi, bensì come una turbina per innestare un'accelerazione al motore economico e sociale degli Stati membri. Un'Europa che troppo spesso, anche a causa di una comunicazione sovente opaca e strumentalizzata per mettere in atto un'infinita quanto perniciosa propaganda elettorale, viene tirata in ballo surrettiziamente.

Cosa voglio dire, onorevoli colleghi? Intendo affermare che l'Europa non viene quasi mai citata per presentare i risultati concreti, che pure sono all'ordine del giorno, ma solo ed unicamente quando si è trattato di contestare le quote latte, per la consueta uscita infelice dell'Oettinger di turno o per l'ennesima trovata cervellotica sulla misura del diametro dei cetrioli.

Inutile nasconderci il fatto che il 26 maggio prossimo rappresenterà un vero e proprio break even point nel cammino di costruzione dell'Europa, con visioni fortemente contrapposte, che si sfideranno in una contesa elettorale che - è chiaro - assume un valore decisamente diverso rispetto al passato. Si tratterà, infatti, di elezioni che avranno una portata storica per l'Unione europea. In proposito riporto quanto affermato da Steve Bannon, il manager politico che ha portato Trump alla Casa Bianca: il prossimo maggio si terrà la prima battaglia continentale tra il populismo e il partito di Davos, dove, per quest'ultimo, Bannon intende i partiti europeisti che hanno costruito sessant'anni di pace, democrazia e sviluppo del nostro continente. Pace, sviluppo e democrazia, che dal 1957 sono frutto di un percorso che a macchia d'olio si è allargato fino a raggiungere ventotto Stati: mezzo miliardo di cittadini.

Poi qualcosa si è inceppato: le alleanze interne e geografiche ad excludendum, la burocrazia comunitaria con ruolo crescente, la Brexit, la crisi economico-finanziaria, il crollo della fiducia nelle istituzioni comunitarie e il proliferare di nuovi desideri nazionalisti in un mondo globalizzato. Non possiamo far finta di nulla, una profonda riflessione è d'obbligo. Se esistono spinte populiste, nazionaliste e antieuropee, la colpa è anche dell'Europa, che viene percepita come mero apparato burocratico, privo di anima.

Non sfugge a nessuno il fatto che il sogno dei padri fondatori, dopo il secondo conflitto mondiale, era volto a creare un contesto di prosperità e di sviluppo, partendo dal carbone e dall'acciaio, le materie prime dell'industria bellica. Carbone e acciaio, che disastri cruenti avevano provocato pochi anni prima, messi in comune per una scommessa di condivisione tra Stati che avevano voglia di voltare pagina.

E l'Italia, ricordiamolo con orgoglio, è stato uno dei sei Paesi pionieri che, firmando poi nel 1957 il Trattato di Roma, a poche centinaia di metri da quest'Aula, ha gettato il cuore oltre l'ostacolo e ha dato il via ad un progetto visionario, che ha comunque garantito, come ho detto poco fa, decenni di pace, come riconosciuto anche dall'assegnazione di un Premio Nobel per tali motivi nel 2012.

E, tuttavia, oggi è chiara la necessità di rivedere a fondo alcune dinamiche e alcuni meccanismi. Sono passati molti anni, lo scacchiere geopolitico mondiale è totalmente mutato e le evoluzioni sul piano internazionale assumono forme, modi e contenuti diversi, ad una velocità sconosciuta a tutte le epoche precedenti. Nuove problematiche, nuove sfide, nuove scommesse, nuove opzioni, nuove opportunità.

L'Europa deve mostrare la dinamicità giusta e il pragmatismo indispensabile per adeguarsi alle mutate situazioni, comprendere i nuovi scenari, risalire la china. Poche settimane fa, nel mese di luglio, l'unione doganale prefigurata sin dalla fondazione ed inaugurata nel 1968 ha compiuto mezzo secolo. Molti i vantaggi per gli scambi commerciali, le imprese e per i cittadini consumatori; un concreto valore aggiunto, prodotto ogni giorno dall'Unione Europea, che non può essere sottovalutato, specialmente in un'epoca, quale quella che stiamo vivendo, di spiccato neo-protezionismo. Abolite le barriere commerciali interne, il grande mercato unico immaginato dai padri fondatori avrebbe avvicinato dapprima le economie dei Paesi membri, poi, progressivamente, avrebbe contribuito sul piano politico alla costruzione della casa comune, dopo le divisioni e gli orrori della guerra mondiale.

Le dogane aperte tra gli Stati aderenti all'Unione Europea con il compito di facilitare i movimenti dei lavoratori, delle merci, dei capitali e dei servizi, proteggendo, al contempo, gli stessi cittadini consumatori e le imprese europee da un'invasione sregolata dei prodotti esteri, salvo quelli ritenuti utili o necessari o semplicemente appetibili dai mercati europei.

È da questo tipo di meccanismi che l'Unione europea dovrebbe ripartire, da quello spirito iniziale che poneva il focus sui benefici da portare ai propri cittadini, e non sull'essere un super Stato, che tenda a regolare ogni aspetto della produzione e della vita. E l'Italia, Paese fondatore, deve recuperare il ruolo centrale che le è stato assegnato dalla storia e anche dalla geografia. Negli ultimi anni abbiamo indubbiamente perso posizioni e assistito ad un certo appiattimento del nostro Paese sulle decisioni dell'Unione europea.

Il nostro Paese deve ritrovare il suo protagonismo. La legge di delegazione, per come è concepita ed impostata in base alla legge n. 234, fornisce uno spunto per ragionare su una dinamica generale da invertire.

Questo provvedimento, infatti, in pratica cerca di recuperare il ritardo accumulato con gli altri Paesi europei rispetto al recepimento di direttive dell'Unione europea. In prospettiva, ce lo auguriamo di cuore, l'Italia deve avere la forza e la capacità di guidare i processi, non di inseguire, non di rincorrere altri Stati più attenti, più reattivi, più pronti o, peggio ancora, più furbi. Stiamo, però, come Paese, dando una grande prova, in tal senso, nell'emiciclo di Strasburgo, unica istituzione comunitaria eletta direttamente dai cittadini, con il presidente Antonio Tajani che sta guidando l'Europarlamento con autorevolezza e savoir faire, unanimemente riconosciuti.

L'auspicio è quello che il Governo, oltre i proclami e lo sbandieramento di battaglie, riesca veramente a recuperare credibilità, ad imporsi come punto di riferimento qual era nei giorni di Ventotene quando l'Europa nacque.

Come ha giustamente ricordato il Presidente Tajani, bisogna usare la forza degli argomenti, non la violenza della lite; l'isolazionismo porta solo danni; dobbiamo dialogare, difendere le nostre posizioni con fermezza, stare in Europa per cambiarla. Per farlo servono alleati, senza non si va da nessuna parte, facendo valere le nostre ragioni fino in fondo quando serve, uniti nelle diversità, come recita il motto dell'Unione europea che, in fin dei conti, è anche un monito.

Non condividiamo esibizioni muscolari ad uso delle piazze e dei sondaggi e, in generale, siamo lontani da una concezione della politica estera basata su duelli tattici e su continui calcoli di politica interna. Ma i prossimi mesi, onorevoli colleghi, saranno veramente cruciali, pertanto, a partire da questa discussione sulla legge di delegazione, si apra un dibattito franco e sereno sulle modalità della nostra partecipazione al progetto europeo che, lo ribadisco, è il “nostro” progetto, che non possiamo certo lasciare nelle mani di burocrati, tecnocrati ed improbabili Weltanschauung e strategie mitteleuropee e teutoniche.

È la nostra Europa, dobbiamo rimettere il treno sui binari in alcune tratte e farlo in fretta, riavvicinando i cittadini, soprattutto le nuove generazioni, a quella straordinaria sfida che fu di Alcide De Gasperi, di Schuman, di Monnet, di Adenauer, di Spinelli, di Paul-Henri Spaak; un'idea che ha animato emozioni nella seconda parte del secolo scorso e che rischia di appannarsi a causa delle ragioni sopra riportate. Cambiamenti sono non solo necessari, urgenti ed improcrastinabili, ma, soprattutto utili. Ed in questa famiglia che abbiamo contribuito a creare vogliamo restare, stando al centro, come protagonisti, a testa alta e con la schiena dritta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro. Ministro Savona, lei, più di tutti noi, sa che sulle politiche dell'Unione europea si formano, ma anche cascano i Governi. Lo sa, ne abbiamo avuto prova all'inizio di questa legislatura, ancora oggi il tema del rapporto tra l'Italia e l'Unione europea è un tema delicatissimo, al centro del dibattito politico e, direi, parlamentare e questo merita un incentivo ad una riflessione, che lancio come premessa al dibattito relativo alla legge di delegazione europea, circa il ruolo della Commissione sulle politiche dell'Unione europea di cui io faccio parte, insieme ad altri colleghi. Infatti, la modalità con la quale si è andati ad approvare questa legge, modalità assolutamente legittima, prevista dal Regolamento, è una modalità senza dubbio cervellotica, che svilisce anche il ruolo della Commissione di cui noi facciamo parte.

E mi auguro che veda, all'interno di questa legislatura, aprirsi un dibattito su come riformare la procedura proprio di approvazione di una legge che, forse, non ha molto clamore sui media, ma risulta assolutamente fondamentale perché rappresenta una prospettiva, una programmazione di politiche che il nostro territorio dovrà vedere attuate e che incide fortemente su quel rapporto che prima indicavo e ricordavo.

La legge di delegazione europea è, come dicevo, estremamente importante e delicata; lo dico perché, oggi, in sordina, un po' sotto silenzio, con questa legge che è assolutamente ampia, vediamo, però, ancora una volta, anzi, certifichiamo, ancora una volta, una cessione della nostra sovranità. Lo dico perché, prima, ho ascoltato con molta attenzione gli interventi di chi mi ha preceduto, in particolare degli amici e colleghi della Lega, però, è evidente che questa legge di delegazione europea, fin dal suo inizio, ovvero fin dall'inizio del suo articolato, laddove cerca di dare delega in relazione alla formazione della procura europea, sancisce l'ennesima cessione di sovranità dell'Italia nei confronti dell'Europa.

Senza dubbio ci sono, in questo momento, dei reati che sono previsti anche dal Trattato sul funzionamento dell'UE che toccano interessi finanziari dell'Unione europea e che, pertanto, meritano di essere perseguiti anche attraverso strutture più complesse, rispetto a quelle che già hanno gli organi giurisdizionali interni. Ed è un fatto che 50 miliardi di gettito IVA vengano persi in frodi transfrontaliere, oltre a questa questione vi sono irregolarità fraudolente che vedono uscire in modo illegale dalle tasche dei cittadini europei oltre 638 milioni di euro; c'è una gran parte di attività illecite di cui tutti i cittadini europei, compresi i cittadini italiani, sono in questo momento persone offese che devono trovare strumenti molto più complessi e adeguati per il perseguimento di quel tipo di attività, di azioni e, quindi, di reati.

Però, bisogna stare attenti, lo ripeto, bisogna stare attenti che un'opportunità, come potrebbe essere la procura europea, non si trasformi, invece, in un cappio, nell'ennesimo cappio che soffoca e che non fa respirare, che rallenta l'Italia nel perseguire questi stessi reati e nella sua sete di legalità. Allora, l'Italia ha aderito al progetto di una procura europea insieme ad altri 22 Paesi, non l'hanno fatto tutti i Paesi dell'Unione europea e ci sarà anche un perché; ha aderito, ma il monito, oggi, è molto alto rispetto alla delega, all'ennesima cessione di sovranità che noi facciamo, perché oggi nella legge di delegazione deleghiamo, appunto, per i reati che ledono interessi finanziari dell'UE, ma è già aperto il dibattito – lei, Ministro, lo sa meglio di me - per l'estensione, per l'apertura ad ulteriori reati.

Ecco, in questa estensione bisognerà stare molto attenti ed è questa la principale preoccupazione di un partito come Fratelli d'Italia che crede nell'Europa, ma non in questa Europa, non in questa visione d'Europa. Temiamo che gli interessi degli italiani vengano nuovamente messi in secondo piano e soccombano; temiamo che vi siano attività che rischiano di trasformare una legittima azione repressiva contro i reati in una politica contro l'Italia e temiamo che soprattutto quella che è diventata un'esperienza consolidata fatta di uomini, di eroi, direi, che hanno fatto della lotta alla criminalità la loro bandiera di vita, se non la loro vita stessa, venga sacrificata ad interessi più ampi, ad interessi più alti che nulla hanno a che fare con il nostro interesse nazionale. Vorrei solo ricordare le parole del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che è un alfiere della lotta antimafia.

Nel procedimento di approvazione della legge di delegazione europea non abbiamo fatto obiezioni però sarebbe stato interessante sentire il suo intervento. Lo voglio riportare qui, lo voglio riportare qui in quest'aula, il suo pensiero autorevole, perché nulla meglio delle sue parole possono riassumere anche la preoccupazione, che è nostra, rispetto non a quello che c'è scritto all'interno di questa legge di delegazione, ma quello che non c'è scritto.

Il procuratore ha detto che quando si comincia a parlare di procura, per esempio, europea è preoccupato perché so, dice lui, come si ragiona in Europa, ed ho visto come si ragiona nelle Commissioni, ho sentito dire che la 'ndrangheta non c'era in Germania, l'Italia, dice lui ancora, è debole in Europa. La mia paura è che, se andiamo a sederci attorno ad un tavolo, non abbiamo la forza per imporre il nostro sistema giudiziario. La nostra legislazione, soprattutto quell'antimafia, è nata sul sangue dei nostri eroi e noi non possiamo buttare un secolo di antimafia. Conclude, teniamoci il sistema che abbiamo e cerchiamo di spiegare all'estero che il problema delle mafie e il traffico di cocaina riguarda tutto il mondo occidentale. Ecco queste parole io le riporto in quest'Aula perché ciò che più ci preoccupa di questa legge di delegazione, ripeto, non è quello che c'è scritto ma quello che non c'è scritto, ovvero qual è la forza, alla fine, dell'Italia di poter coniugare il rapporto tra l'Europa e l'esigenza tuttavia di preservare quelle che sono le nostre eccellenze, anche in termini giudiziari, del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E lo dico perché, e concludo, anche riguardo alla Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea abbiamo spunto - e lo sappiamo perché lo stiamo vivendo anche in questi giorni - di quanto l'Italia, per quanto batta i pugni, poi, alla fine, sia soggetto che qualcuno, di più in alto all'interno dell'Unione europea, cerca di schiacciare. Ecco non facciamoci schiacciare e cerchiamo di migliorare questo testo per fare in modo che si possa coniugare quella sete che abbiamo di un'Europa dei popoli, non dei burocrati, rispetto a quella della difesa dei nostri interessi nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti e i docenti del liceo scientifico “Silvestri” di Portici (Napoli), che oggi assistono ai nostri lavori. Grazie ragazzi per essere qui oggi con noi (Applausi). È iscritto a parlare il collega Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, il Parlamento è chiamato ogni anno a uniformare il proprio assetto normativo in relazione alle attività dell'Unione europea. Tale azione si sviluppa sotto tre profili: la partecipazione e la formazione delle politiche europee; l'attuazione della normativa dell'Unione europea nell'ordinamento interno e la cooperazione interparlamentare.

Il presente disegno di legge conferisce la delega al Governo per l'attuazione di 22 direttive, l'adeguamento dell'ordine interno di una decisione e l'adeguamento della normativa nazionale per nove regolamenti. In particolare, le 22 direttive riguardano delle norme per prevenire i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti, l'attuazione dell'accordo relativo alla Convenzione sul lavoro nel settore della pesca del 2007 con l'Organizzazione internazionale del lavoro, l'incoraggiamento dell'impegno a lungo termine degli azionisti, la lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell'Unione mediante il diritto penale, i meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale dell'Unione europea, disposizioni e norme di sicurezza per le navi da passeggeri, la protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, degli obblighi in materia di imposta sul valore aggiunto per le prestazioni di servizi e le vendite a distanza di beni, l'attuazione dell'accordo concluso dall'Associazione armatori della Comunità europea e dalla Federazione europea dei lavoratori dei trasporti, la riduzione delle emissioni di carbonio, la qualificazione e la formazione periodica dei conducenti dei veicoli stradali adibiti al trasporto di merci e passeggeri, lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale relativamente ai meccanismi transfrontalieri soggetti all'obbligo di notifica, la prevenzione dell'uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, la prestazione energetica nell'edilizia e l'efficienza energetica, e altre disposizioni per le discariche di rifiuti, la gestione dei rifiuti, gli imballaggi, i rifiuti di imballaggio e i veicoli fuori uso.

Sono tutti temi di importanza molto elevata, sia in termini economici, industriali e sociali, che dimostrano, tra le differenti materie proposte, quanto sia necessario e vitale, per la nostra economia, intervenire su filiere produttive che guardano alla mobilità sostenibile, all'economia circolare, all'efficienza energetica.

Un quarto del totale delle aziende italiane, secondo Unioncamere, negli ultimi cinque anni, ha fatto investimenti verdi; alla nostra economia verde si devono quasi 3 milioni di lavori verdi, la cosiddetta green economy, il 13 per cento del totale; un valore destinato a salire ancora entro l'anno e si prevede una domanda per lavori verdi di quasi 500.000 contratti attivati, che si tratti di ingegneri energetici, agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termici a basso impatto, e nel manifatturiero si arriva al 15 per cento.

Focalizzando infine l'attenzione sui soli dipendenti e scendendo nel dettaglio delle aree aziendali, notiamo che, in quella della progettazione e della ricerca e sviluppo, il 63 per cento dei nuovi contratti previsti per il 2018 sono verdi, collegati alla green economy, a dimostrazione del legame sempre più stretto tra green economy e innovazione aziendale. Inoltre, vorrei dire che quanto fa progredire il nostro Paese e tutta l'Unione verso un'effettiva maggiore trasparenza finanziaria, penso ad esempio a quanto previsto per evitare forme di elusione offshore, tutto questo va promosso, anche a fronte di frequenti casi di sospetta evasione fiscale, in cui enormi profitti compaiono a bilancio in giurisdizioni a fiscalità privilegiata.

L'elusione fiscale ha un costo che paghiamo tutti noi; secondo l'OCSE le erosioni delle basi imponibili e i trasferimenti degli utili di impresa costano ai Governi di tutto il mondo fino a 240 miliardi di dollari all'anno in termini di introiti mancati; sono risorse ovviamente che, se recuperate, potrebbero finanziare servizi pubblici, come istruzione e sanità, la creazione di nuovi posti di lavoro e misure solide di contrasto alla povertà, tanto in Italia quanto nei contesti più vulnerabili del pianeta; altro che condoni e flax tax.

Inoltre, di grande utilità, se bene applicati, possono essere tutti quegli strumenti volti a garantire l'effettiva risoluzione delle controversie relative all'interpretazione e all'applicazione delle convenzioni fiscali bilaterali e della Convenzione sull'arbitrato dell'Unione, con particolare riferimento alle doppie imposizioni; è un tema che tocca particolarmente una comunità a me vicina, quella degli italiani all'estero, che cresce ogni anno di più specialmente in Europa e che, spesso, incappa in controversie di natura fiscale, spesso incolpevolmente.

E proprio sul tema dei diritti degli italiani all'estero, occorre soffermarsi sul tema Brexit: l'Italia, così recita la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2018 del Governo italiano, continuerà a lavorare d'intesa con gli Stati membri per trasformare la decisione britannica della Brexit al fine di ridurre al minimo gli effetti negativi del recesso del Regno Unito dall'Unione europea su cittadini e imprese, italiane ed europee, ma, nel caso della Brexit Roma non può rimanere schiacciata solo sulla posizione intransigente largamente ispirata dalla Francia e fatta propria anche dalla Germania, un impegno iniziato già dai Governi Renzi e Gentiloni.

Sempre sul tema Brexit, al momento, nonostante la data del 29 marzo sia sempre più vicina, non si registrano risultati rilevanti e, tra i tanti temi emersi, quelli del confine con la vicina Irlanda non appare di facile soluzione. Secondo quanto poi si apprende dalle dichiarazioni del capo negoziatore europeo per la Brexit, Michel Barnier, così come dalle posizioni del Governo britannico caratterizzate, tra l'altro, da un acuirsi delle defezioni politiche interne, vi è il rischio concreto che i negoziati per l'uscita dal Regno Unito dall'Unione europea si concludano senza un preciso accordo tra le parti, il cosiddetto no deal, una Brexit senza accordo. Anche di recente, al Vertice informale di Salisburgo, il Consiglio europeo del 19 ottobre scorso non ha sbloccato le questioni alla base del rallentamento delle trattative, in particolare le problematiche inerenti appunto al confine irlandese. Questi contrasti all'interno del Partito Conservatore tra le posizioni più inclini alla cosiddetta softBrexit e la posizione più intransigente contribuiscono alla mancata soluzione, a pochi mesi dalla data limite del 29 marzo 2019. La comunità italiana nel Regno Unito conta oltre 700 mila cittadini italiani ed è plausibile ritenere che, in caso di mancato accordo, quanto stia attualmente accadendo ad alcuni cittadini delle ex colonie britanniche, il cosiddetto caso Windrush, dove si sono visti appunto negare lavoro, cure mediche e altri servizi fondamentali, ebbene non è impossibile che questo si può si possa verificare anche nei confronti dei nostri stessi cittadini, per i quali è perfino spesso difficile documentare gli anni di residenza in Gran Bretagna.

Presidente, la direzione è chiara e semplice. È necessario puntare a far sì che il Regno Unito rimanga un partner importante per l'Unione europea e per l'Italia. Il mondo delle imprese e i nostri cittadini residenti in Italia e in Europa hanno bisogno di certezze giuridiche, economiche e politiche, sia in relazione all'accordo di uscita sia per quanto riguarda le future relazioni tra i nostri due grandi Paesi. Sul tavolo dei negoziatori ci sono e ci saranno temi complessi e politicamente sensibili, ed è opportuno garantire che, nel raggiungimento di un accordo, non vengano lesi i diritti fondamentali che sono alla base della costruzione europea e che sono condivisi da tutti e ventotto gli Stati membri. È dunque fondamentale che si lavori per raggiungere un accordo che vada nella giusta direzione e che sia finalizzato a rafforzare la competitività e la crescita di tutta l'Unione europea, e l'Italia non può permettersi di non essere tra i Paesi chiave per il rilancio del processo di riforma dell'Unione europea.

Per questo pensiamo a un nuovo modello di rapporto tra i membri dell'Unione europea e l'Italia deve essere protagonista dei negoziati con il Regno Unito, per conservare l'integrità del mercato unico in base alle quattro libertà. Mantenere le relazioni economiche più strette possibili tra l'Unione europea e il Regno Unito, organizzare un periodo di transizione graduale verso un futuro accordo commerciale, e consentire alle imprese di prepararsi e adattarsi al nuovo scenario. Tutto questo per mitigare, ovviamente, gli effetti negativi della Brexit alle imprese e cittadini.

Vi è la possibilità che i negoziati per l'uscita del Regno Unito dell'Unione europea si concludano senza un accordo, come dicevo poc'anzi. Tale evenienza è estremamente preoccupante. Con il no deal non vi sarebbero più differenze tra cittadini comunitari e cittadini extracomunitari agli occhi delle autorità britanniche. Si tratta di uno scenario che prelude a probabili difficoltà per i cittadini italiani ed europei che non saranno in grado di ottenere il settledstatus, i connazionali che vivono nel Regno Unito da decenni che, però, non sono in posizione tale da poter documentare gli anni di presenza. I governi in carica nella XVII legislatura hanno sempre dimostrato grande attenzione ai negoziati e ai rapporti diplomatici italo-britannici, a tutela della unità europea e dell'interesse nazionale dell'Italia.

Io mi chiedo, però, come farà il Governo Conte, sostenuto da forze politiche più riconducibili ai gruppi parlamentari più euroscettici nel parlamento europeo, tra l'altro uno dei quali presieduto dal principale promotore della Brexit, Nigel Farage, a cooperare fattivamente per perseguire questi obiettivi in Europa.

Detto questo, e concludo Presidente, dal mio ultimo appello su questo tema, in quest'Aula, il 18 ottobre scorso, sono felice di osservare che il Governo Conte ha finalmente nominato, solo qualche giorno fa, il responsabile di Palazzo Chigi per la Brexit, un posto vacante da giugno, ma rimane il bisogno urgente, urgentissimo, di preparare un piano di emergenza nel caso di una Brexit senza accordo, come stanno facendo in questi giorni la Francia e la Germania, mentre il Governo italiano dorme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente Rosato, signor Ministro Paolo Savona, sento molti non parlare bene dell'Europa, meglio dell'Unione europea. Io, quest'oggi, ne parlerò bene, molto bene e mi auguro, sono sicuro, sono certo che il signor Ministro prenderà nota e certamente si adopererà perché i miei desideri diventino realtà. Mi riferisco al fatto che noi stiamo parlando e votando per introdurre nel nostro ordinamento giuridico le direttive che sono state approvate a Strasburgo e a Bruxelles. Bene, benissimo. Penso che abbiano diritto ad entrare nel nostro ordinamento giuridico anche i Trattati dell'Unione europea firmati quindi da tutti gli Stati che compongono l'Assemblea di Bruxelles. Mi scusi, mi scusi Presidente, ma un po' di raucedine, non posso non approfittare.

PRESIDENTE. Ne approfitti, ha altri tre minuti e mezzo.

CARLO FATUZZO (FI). Finalmente, poi con tre minuti e mezzo ancora… Vedo che il nostro collega, famosissimo, Fiano dice: assetati, all'attacco…

PRESIDENTE. Collega Fatuzzo, restiamo sul merito su, ecco. Può darsi che qualcuno ci ascolta anche e sarebbe un peccato, no?

CARLO FATUZZO (FI). Chiedo scusa, ma la responsabilità non è mia, questa volta, Presidente.

Nei Trattati dell'Unione europea, Trattato di Nizza, c'è un articolo, l'articolo 21 che fa parte come Carta fondamentale dei diritti dell'Europa, che dice che sono vietate le discriminazioni a motivo del genere uomo-donna e a motivo dell'età. Orbene, nella legislazione italiana, abbiamo sicuramente tre situazioni in cui c'è discriminazione e sappiamo anche che i giudici italiani, nazionali, di tutte le nazioni dell'Unione europea, sono obbligati a non tenere conto e cancellare le norme che violano i principi di non discriminazione. Il primo principio, che viene calpestato, è relativo all'età di pensione di anzianità, che, per gli uomini, è fissato in 43 anni e 3 mesi, per le donne è fissato un anno prima, 42 anni e 3 mesi dal prossimo 1° gennaio 2019. È una discriminazione degli uomini rispetto alle donne che la legislazione italiana dovrebbe immediatamente adeguare per non violare i Trattati che ha firmato.

C'è, poi, un'altra situazione di discriminazione a motivo del genere ed è la più volte ripetuta opzione donna, vale a dire che in Italia c'è il diritto, per chi nasce donna e arriva a 57 anni di età e 35 anni di contributi, al diritto alla pensione se questo è avvenuto entro il 31 dicembre del 2015. Oddio, ho già finiti i cinque minuti. L'uomo, invece, non lo può fare, e questa è una discriminazione di genere tuttora esistente in Italia, che mi auguro venga cancellata, e esamini la situazione e, se è d'accordo, si prodighi, il signor Ministro.

Terza e ultima discriminazione, che voglio porre all'attenzione di tutta l'Assemblea, è quella relativa all'inabilità al 100 per cento di chi ha compiuto 65 anni di età, a cui viene negata, proprio perché ha superato i 65 anni di età, la pensione di inabilità, che invece viene pagata a chi ha – Dio mi perdoni – la “fortuna”, tra virgolette, che, in realtà è una sfortuna, di ammalarsi gravemente e restare inabile totalmente prima di compiere 65 anni di età, anche un solo giorno e, una volta riconosciuto, prosegue fino a 100 e più anni a riscuotere questa pensione. È una vera e propria discriminazione per l'età di chi è più anziano e di chi è meno anziano dei 65 anni di età.

Mi auguro veramente che si prendano in considerazione queste parole.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Signori Ministri, Ministro Savona, fra due giorni sarà l'anniversario della caduta del Muro di Berlino. Era un'epoca in cui tanti giovani e tanti popoli sognavano la liberazione dell'Europa, un'Europa dei popoli. E pensavamo in Occidente, quando cantavamo che il sole non sorgeva più ad est a causa di una dittatura che opprimeva quei popoli, che un giorno gli avremmo regalato un sogno. Quel sogno oggi ce lo stanno regalando loro, quell'Europa orientale e quei popoli dell'Europa orientale, dall'Ungheria alla Polonia, che contestano un'Unione europea che ci vuole imporre di essere chiamata “Europa” come se l'Europa fosse quell'organizzazione che, appunto, si chiama “Unione europea”. Tuttavia, l'Europa è tutt'altra cosa: è l'Europa dei popoli e sono i popoli che hanno costruito la storia di questo continente e sicuramente non è quella dei burocrati e dei tecnocrati che invece opprimono e hanno distrutto, per esempio, una nazione fiera come la Grecia, che ancora paga un prezzo troppo duro per un sistema finanziario che ha causato solamente danni.

Il vostro documento parla di tanti temi, come la giustizia, di cui ha parlato la mia collega Montaruli, di vari progetti dell'Europa, di questa Unione europea, dall'Erasmus, a quelli più pacifici, a quelli più completi, come sul sistema bancario. Dovremmo preoccuparci, forse, di quella che sarà la fine delle piccole banche di credito popolare. Lei, Ministro Savona, conosce, per esempio, quella di Arborea. Che fine faranno? Dobbiamo pensare anche che sono tante le cose non scritte, come ha detto la mia collega Montaruli. Partiamo da argomenti complessi come quello relativo alla sovranità monetaria e alla proprietà della moneta, perché non è vero che l'Unione europea si regge sull'euro, perché tanti Paesi che appartengono all'Unione europea non hanno l'euro ma hanno una propria sovranità monetaria e campano e prosperano senza subire danni. Allora, forse dovremmo rimettere in discussione questo tabù, perché la nostra vita non può essere una moneta ma la moneta è uno strumento che deve servire ai popoli per progredire e per sopravvivere e non dobbiamo esserne schiavi.

Dobbiamo parlare della politica estera e, cioè, se dobbiamo tollerare ancora, come è successo all'inizio del vostro Governo, che degli Stati appartenenti alla NATO sorvolino anche i nostri cieli per andare a bombardare delle nazioni sovrane come la Siria, che impongano delle sanzioni alla Russia, causando danni miliardari alle nostre aziende o che, mettendo delle sanzioni all'Iran, causano altrettanti danni alle nostre aziende, visto che noi rispetto all'Iran siamo il secondo partner commerciale. Tutti questi argomenti ci devono far riflettere che quando andiamo in Europa non c'è bisogno di urlare, come dicono i più europeisti di questo Parlamento. Noi non abbiamo atteggiamenti isolazionisti, perché noi non siamo contro l'Europa e non potremmo mai essere contro l'Europa. Semplicemente, noi vogliamo sostituire quegli uffici, quei burocrati e quei tecnocrati che non rappresentano nessuno e li vogliamo sostituire con i legittimi Governi europei, eletti dai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Cedere la sovranità. Anche lei, Ministro, che ha fatto bellissime battaglie sulla sovranità monetaria e ha parlato spesso di cessione di sovranità. Ebbene, noi non vogliamo cedere sovranità a dei tecnocrati e a dei burocrati, anzi noi vogliamo la piena sovranità dell'Italia per decidere le nostre sorti, per poter dire “no”, per poter dire “sì” alle cose che ci piacciono, per poter decidere in piena autonomia e in piena concordia con gli Stati, perché non vogliamo fare guerra a nessuno, ma soprattutto vogliamo la prosperità e siamo convinti che i mercati - e soprattutto i mercanti - non debbano venire prima dei popoli e i liberi cittadini non debbano sopperire alle decisioni prese da agenzie di rating e dai mercati, quegli stessi mercati che oggi stanno insultando il vostro Governo, quegli stessi tecnocrati che stanno insultando o minacciando il vostro Governo e il libero voto degli italiani.

Allora, su questo dobbiamo andare in Europa decisi e dobbiamo stringere i patti con quelle nazioni libere che invece vogliono costruire un'Europa dei popoli. Dobbiamo sforzarci a liberarci da questo giogo, dobbiamo sforzarci a costruire una nuova politica, dobbiamo sforzarci a rifiutare dei tabù che ci sono stati imposti da anni. Da quando è che l'Europa esiste? Da quando è che l'Europa costruisce, costruisce una cultura, costruisce un'economia di libero scambio? Da quando? Da prima dell'Unione europea. Sì, senz'altro da prima dell'Unione europea.

Allora, non dobbiamo temere di cambiare questa Europa, non dobbiamo temere di chiedere un profondo cambiamento, perché non vogliamo - lo ripeto e dovete andare lì - più prendere ordini da dei burocrati che qui in Italia nessuno ha scelto e che nessuno conosce (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, ci sono poi altri argomenti. Lei è sardo e sono onorato di vederla al Governo, e anche se siamo opposizione tuttavia sono orgoglioso di vederla seduta lì. Ma, allora, perché questa Europa, per esempio sui trasporti aerei, decide che un italiano non può venire in Sardegna con i biglietti scontati come noi sardi? Siamo diversi? Noi sardi siamo diversi dagli italiani, oppure da un laziale? Perché devono pagare un sovrapprezzo per venire in una terra che è italiana? Lo si chieda a queste burocrazie europee. Si viola la libera concorrenza? Ma se non ci viene nessuno la Sardegna sarà sempre più isolata. Perché, Ministro Savona, se in Belgio c'è un'epidemia di peste suina, lì non viene messo un embargo per le carni suine mentre in Sardegna viene imposto un embargo? Sono tutte decisioni che purtroppo ledono non l'economia sarda, ma tutta l'economia italiana: ledono i diritti di tutti.

Allora, dobbiamo costruire - voi state andando lì con la nostra delega -, dovete costruire un'Europa solidale - sì, è vero - ma un'Europa degli Stati. Loro hanno chiuso gli occhi e ci hanno messo in crisi, ci hanno messo a litigare tra noi in Parlamento quando sono arrivati gli immigrati; hanno chiuso gli occhi e hanno detto: “Arrangiatevi!

Governo Renzi e Governo Gentiloni: arrangiatevi. “Noi chiudiamo le frontiere” e, dalla Francia, alla Spagna, all'Austria, hanno chiuso tutte le frontiere: l'Europa del Nord ha riso.

Ricordo, poi, quando l'Europa settentrionale ha concluso l'accordo con il Marocco dicendo che voi importate le arance - anzi noi importiamo le arance marocchine in Europa - e noi vi diamo tutti i mezzi metalmeccanici per progredire nei vostri Paesi in Africa. Qual è l'economia che, purtroppo, è stata messa nell'angolo? La nostra economia e nessuno ci ha aiutato. Allora, questa Europa è da resettare, questa Europa è da ricostruire, piano piano e con pazienza. Riconquisteremo magari anche la fiducia degli inglesi, riconquisteremo la fiducia di quei popoli che oggi non vedono più questa come un'Europa solidale: la vedono come un sistema finanziario egoista.

Avete citato bene la Brexit, ma andate a vedere cosa succede in Nord Irlanda, se a Belfast c'è una situazione tranquilla, se c'è la pace: no, non c'è la pace. Andate in Ucraina!

L'Unione europea ha garantito la pace, ma in Ucraina c'è la pace? No, non c'è la pace in Ucraina. Nel Donbass non c'è la pace. Responsabilità russa o responsabilità ucraina, ma comunque c'è qualcuno che muore. Però, non c'è nessuno che fa gli interessi del popolo. Questa Europa bada solamente agli interessi finanziari. Il Fondo monetario internazionale oggi - che non c'entra con l'Unione europea - mette in crisi le nazioni sempre per quell'argomento, cioè la proprietà della moneta che gestisce la BCE di Mario Draghi.

Allora, dobbiamo rimettere in discussione tutto, con pazienza, discutendo e facendolo civilmente e confrontando le opinioni, perché noi italiani non dobbiamo imparare di certo da qualche lussemburghese che alza il gomito cosa vuol dire la politica, cosa vogliono dire la diatriba politica e la dialettica politica: non ce la insegna nessuno quest'arte del discutere. Dobbiamo discuterne e noi vi stiamo dando la delega e tiferemo sempre per voi, perché voi facciate bella figura, perché voi portiate in Italia risultati, perché voi abbiate la forza di sbattere, a volte, i pugni sul tavolo per garantire i diritti degli italiani tutti.

Non userò tutto il mio tempo. Vi faccio i miei auguri: portate a casa i risultati. Tifiamo per voi, ma portate veramente questi risultati perché il tempo delle parole è finito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Berlinghieri. Ne ha facoltà.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, le questioni contenute nella relazione consuntiva e nella legge di delegazione europea sono ampie e complesse perché il quadro di riferimento nel corso degli ultimi mesi presenta sostanziali differenze ed è andato progressivamente aggravandosi, in particolare nelle relazioni con le istituzioni europee. Fino all'inizio della precedente legislatura l'Italia è stata da sempre maglia nera nel recepimento delle direttive, tanto che nel luglio 2007 erano pendenti nei confronti dell'Italia 213 procedure di precontenzioso e contenzioso. Grazie alla tempestività e al buon raccordo tra Esecutivo e Parlamento, nel 2016, così come confermato dal rapporto della Commissione europea sulla gestione del contenzioso comunitario, l'Italia è diventata il Paese più virtuoso nella gestione delle infrazioni, passando dalle 121 infrazioni alle attuali 64. Anche attraverso questo lavoro, il nostro Paese ha recuperato credibilità proprio in un momento in cui nell'Unione europea si è vissuto un periodo di grande scetticismo sia sulle prospettive e persino sulla tenuta di fondo del progetto europeo, in un momento in cui, quest'anno, si sta vivendo e si è tornati a un rallentamento della crescita. La ripresa dell'economia internazionale, infatti, risulta meno omogenea rispetto allo scorso anno, con un indebolimento della domanda mondiale e della crescita del commercio internazionale.

La maggior parte degli indicatori congiunturali europei indicano che la crescita avrà ritmi relativamente modesti nei prossimi mesi. Per i prossimi anni, i rischi associati a un deterioramento ulteriore del quadro internazionale restano molto elevati. Le misure protezionistiche attuate dagli Stati Uniti a partire dai primi mesi dell'anno e le contromisure adottate dall'Unione europea e dai Paesi asiatici coinvolti, hanno aumentato le tensioni sui mercati internazionali. Sebbene ci siano stati alcuni sviluppi positivi dei negoziati degli Stati Uniti con l'Unione europea e alcuni progressi in ambito NAFTA con il Messico e il Canada, l'incertezza rimane elevata, soprattutto con la Cina.

Nello stesso tempo, a differenza della precedente legislatura, le relazioni con le istituzioni dell'Unione europea si sono progressivamente deteriorate, arrivando ad un vero e proprio scontro in occasione della presentazione della manovra economica, che ha previsto lo sforamento dei limiti previsti dal Patto di stabilità.

Entro il 13 novembre, il Governo dovrebbe rispondere sui rilievi inviati dalla Commissione UE sulla Nadef e la successiva legge di bilancio ma, al momento, non sembra che l'Esecutivo abbia espresso la volontà di rivedere le norme giudicate inidonee. Per il 21 novembre è attesa la decisione delle istituzioni europee circa l'eventuale apertura della procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese. L'Italia potrebbe essere il primo Paese sottoposto alla procedura per debito eccessivo introdotta dal six pack, accettato dal Governo Berlusconi e dalla Lega nel 2011 con il voto contrario del Partito Democratico, che prevede il taglio del 5 per cento della quota eccedente al 60 per cento nel rapporto debito/PIL, cosa che comporterebbe sostenere manovre correttive pari ad almeno 60 miliardi all'anno.

I Governi Renzi e Gentiloni avevano negoziato con le istituzioni europee, ottenendo di poter derogare alla regola dentro il percorso della flessibilità, ma la procedura di infrazione farebbe inesorabilmente sospendere questa deroga. Per quanto riguarda, poi, il capitolo rilevante relativo allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, appaiono vanificati gli sforzi e le politiche messe in campo dai Governi precedenti, innanzitutto relativamente alla revisione del Trattato di Dublino.

Le conclusioni del Consiglio europeo del 28 e del 29 giugno, così come quelle del successivo Consiglio, non hanno assolutamente tenuto in considerazione le esigenze italiane, al contrario, l'introduzione del concetto di volontarietà rappresenta un vero e proprio passo indietro rispetto alle decisioni del 2015, che, su iniziativa del Governo italiano, obbligavano a redistribuire i migranti richiedenti asilo in maniera equa e solidale in tutti i Paesi dell'Unione europea, in applicazione del principio di solidarietà, esplicitamente riconosciuto dai Trattati in materia di asilo e di immigrazione.

Vari Stati hanno scarsamente collaborato a una presa in carico dei migranti, in particolare i Governi del gruppo di Visegrad e, anche di fronte alla minaccia delle sanzioni, si sono rifiutati di adempiere ai loro obblighi e saranno ancora oggi meno indotti ad una reale collaborazione sulla base di un'adesione volontaria.

La questione cruciale, che doveva essere trattata e risolta come punto ineludibile per ogni strategia relativa alla gestione ordinata degli arrivi, e cioè il riconoscimento che si tratta di una questione europea, non riconducibile alla responsabilità dei singoli Paesi, non è stata, di fatto, analizzata.

Il tema della necessità di procedere ad una revisione del Regolamento di Dublino, da cui deriva l'urgenza di un ricollocamento strutturale e solidale di tutti i migranti che giungono nei territori degli Stati membri, non solo non è stato approfondito in occasione del Consiglio europeo di giugno, ma è stato addirittura peggiorato, laddove si è stabilito che sarà necessaria l'unanimità per procedere ad una sua revisione, nonostante il diritto europeo permetta di decidere a maggioranza qualificata.

Al riguardo, dopo anni di negoziati, il 16 novembre 2017 il Parlamento europeo, con il voto contrario del MoVimento 5 Stelle e l'astensione della Lega, aveva approvato una proposta di revisione proprio del Regolamento di Dublino e delle politiche relative al diritto di asilo, alla cui elaborazione aveva contribuito fortemente la delegazione italiana, che introduceva finalmente una responsabilità condivisa nella gestione degli arrivi e delle richieste di asilo, anche al fine di evitare per il futuro la situazione venutasi recentemente a creare con la Germania sulla questione del rimpatrio dei migranti di primo approdo in Italia. Le conclusioni dei Consigli europei cui ha partecipato il Presidente del Consiglio Conte costituiscono, invece, una vera e propria vittoria dei Paesi del gruppo di Visegrad, ai quali, paradossalmente, sembra benevolmente guardare il Governo.

Essi hanno raggiunto l'obiettivo di cancellare il sistema del ricollocamento obbligatorio voluto dall'Unione europea e far scomparire l'ipotesi delle sanzioni economiche nei confronti dei Paesi che si rifiutano di accogliere la propria quota di migranti. È rimasto così intatto il principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei Paesi maggiormente esposti alle rotte del Mediterraneo; ragion per cui, la posizione del Governo italiano, vicina alle posizioni del gruppo di Visegrad, è andata, dunque, contro gli stessi interessi del Paese. Vi è, poi, tutto il tema delle politiche ambientali, che hanno avuto anch'esse una notevole rilevanza con particolare riguardo al contrasto ai cambiamenti climatici legati al riscaldamento globale. In questo contesto si inserisce il provvedimento sulle energie rinnovabili, grazie al quale sono state ridotte le emissioni nocive, promossa l'innovazione tecnologica e superato il target dell'Unione europea per il 2020 e per una crescita sostenibile.

Dunque, siamo in una fase in cui stiamo approvando una relazione consuntiva del lavoro fatto e tra qualche mese ci approssimeremo a preparare una relazione programmatica sulla nostra partecipazione all'Unione europea. Ecco, noi pensiamo che sia fondamentale continuare il lavoro di consolidamento della posizione del nostro Paese nelle istituzioni europee, ed è dunque importante proseguire, nel solco delle iniziative avviate dai Governi della precedente legislatura, a negoziare con le istituzioni europee gli adeguati spazi di bilancio, con l'obiettivo di sostenere la crescita e l'occupazione, senza invertire il percorso di discesa del deficit e del debito in rapporto al PIL, e, al contempo, scongiurare la possibile apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, che danneggerebbe il Paese, innescando una pericolosa spirale di sfiducia sulla solidità delle nostre finanze e sulle prospettive di crescita già riviste al ribasso per l'anno in corso.

Bisogna mantenere una posizione ragionevole e costruttiva, il più possibile incline a un accordo meno penalizzante possibile tra l'Unione Europea e il Regno Unito, ovvero per la cosiddetta soft Brexit, adoperandosi, nel contempo, per difendere le priorità dell'Italia nelle negoziazioni sulla Brexit, stante il gran numero di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, al fine di assicurare ai nostri connazionali garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto comunitario vigente. Dobbiamo recepire tempestivamente l'intera normativa europea sull'economia circolare, che rappresenta un traguardo importante e, insieme, un punto di partenza per una sfida impegnativa verso un modello di sviluppo coerente con l'Agenda ONU 2030 più sostenibile, affinché i rifiuti non siano più considerati solo come un problema, ma anche come risorsa.

E, infine, dobbiamo continuare nell'impegno sia in fase ascendente che nel recepimento delle normative che insieme contribuiamo a definire nelle istituzioni europee, laddove esercitiamo pienamente la sovranità del nostro Paese, sapendo che il loro corretto recepimento costituisce una preziosa occasione di riforma e di ammodernamento di interi settori del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Raciti. Ne ha facoltà.

FAUSTO RACITI (PD). Grazie, Presidente. Vorrei partire provando a rovesciare i termini della discussione per come si è svolta fino a questo momento, perché l'occasione della legge di delegazione è anche l'occasione nella quale si misura, più che quanta sovranità il nostro Paese ha ceduto nel corso degli anni all'Unione europea dentro il processo di integrazione, quanta parte del nostro Paese è ancora fuori dal processo di integrazione. Infatti, questa legge ci porta in evidenza una distanza ancora troppo grande, ancora troppo forte, tra la qualità dei servizi pubblici - e mi riferisco, in particolare, a tutta quella parte di questo provvedimento che riguarda la materia ambientale, la materia legata alla strategia dei rifiuti zero, la materia legata anche a questioni che abbiamo affrontato di recente in questo Parlamento, penso al tema dei fanghi e alla loro gestione, alla chiusura del nostro ciclo dei rifiuti - quanta distanza c'è tra quello che queste direttive ci chiamano a recepire e quello che effettivamente è in moto nel nostro Paese, in particolare in alcune aree di questo Paese e mi riferisco specificatamente al Mezzogiorno, dove sacche di resistenza alimentata da meccanismi di rendita si contrappongono, con molta forza, in maniera parassitaria, al raggiungimento di un livello dignitoso di qualità dei servizi. Non è un caso, credo, che nella scorsa legislatura, in questo Parlamento, e anche in questa, è stata prevista e istituita una Commissione ad hoc per occuparsi dei reati legati alla gestione del ciclo dei rifiuti, ai limiti che la mancata europeizzazione del nostro Paese porta con sé, perché di questo, in buona sostanza, stiamo parlando.

Questo provvedimento mette in luce anche altri elementi, si occupa anche di altre materie, come la giustizia, con l'identificazione e l'emersione leggibile di un interesse dell'Unione europea come soggettività giuridica, con particolare riferimento all'interesse finanziario dell'Unione Europea da difendere, con tutto ciò che ne deriva in termini di strutture di implementazione della procura europea; si riferisce e tratta la materia della difesa dell'interesse dei consumatori, consentendo al nostro Parlamento e alla nostra discussione nazionale di riagganciarsi a un tema che è stato, oggettivamente, molto trascurato nel corso degli ultimi mesi che è quello di come si difendono i consumatori dalle storture dei mercati finanziari. C'è una norma che prevede una disciplina diversa dei prospetti da offrire agli acquirenti, agli investitori, perché questi possano essere più trasparenti, più comprensibili, possano esporre a un minore rischio coloro i quali decidono di investire i propri risparmi e, quindi, di partecipare, in qualche modo, a una scommessa sui mercati. È un tema dell'importanza del quale, sono sicuro, il Ministro Savona è consapevole.

Insomma, credo che questa discussione possa essere l'occasione, per un Parlamento che sta eccessivamente su un'altra agenda, di provare a ritrovare i termini e la sintonia con un dibattito europeo e mondiale che è estremamente distante dai termini del nostro dibattito nazionale e della nostra discussione nazionale.

Infatti, e questo mi sembra il punto politico che vale la pena di sottolineare, anche in sede di rendiconto, quello che il nostro Paese sconta, non è un eccesso di cessione di sovranità alla Commissione europea, al Parlamento europeo, alle autorità europee, alle organizzazioni che sono state generate da questo straordinario processo, probabilmente unico al mondo, ma il problema principale del nostro Paese è quanto sia rimasto indietro, quanto non sia riuscito a recuperare un gap che aveva il compito di recuperare in questi anni, approfittando di questo processo e che, oggi, la parte del Paese più povera sta scontando, perché questo è il dato di fatto. È chiaro che ci troviamo di fronte a un processo di integrazione che ha avuto due grandi limiti; su uno io credo che molti di noi potrebbero essere d'accordo, anche trasversalmente rispetto ai gruppi politici parlamentari che rappresentano; mi riferisco ai limiti di mandato della Banca centrale europea. Sull'altro penso, invece, che non saremo assolutamente d'accordo, perché probabilmente uno dei problemi principali dell'Unione europea nel corso di questi anni è stato un eccessivo ricorso, un eccessivo affidamento al metodo intergovernativo.

Cioè, quando gli Stati si sono illusi, attraverso il metodo intergovernativo, di ritagliarsi spazi di sovranità più ampi, ha prevalso la sovranità dei più forti, contro la sovranità dei più deboli. Allora, io credo che se questo è vero, e io credo che sia vero, sia necessario provare a svolgere una riflessione in senso inverso rispetto a quella che ho sentito svilupparsi nel corso di questo dibattito, cioè quanto sia necessario, da parte dei Parlamenti e dei Governi nazionali, investire su un'idea di sovranità europea diversa, fondata non sul livello intergovernativo, ma su un'effettiva condivisione parlamentare delle responsabilità, perché questa è probabilmente l'unica strada attraverso cui si può individuare un interesse comune europeo che consenta alle aree più deboli di questo continente, più deboli economicamente e più deboli, a volte, anche politicamente, di poter ritrovare un proprio spazio di sviluppo, un proprio spazio commerciale, persino un proprio spazio di capacità di affrontare il problema principale del nostro Paese che è il problema della crescita. Un problema, quest'ultimo, che non si risolve promettendo deficit, promettendo spesa, ma è un problema che si risolve e si affronta investendo, sapendo a quale parte del Paese ci si rivolge e provando a rimettere in moto le energie e l'economia del nostro Paese che è cosa ben diversa dalle misure assistenziali che vediamo in moto e che rischiano di costare al nostro Paese la sessantacinquesima infrazione.

Infatti, l'altro dato che non vorremmo dover riscontrare, a fine di questo anno, è che il nostro Paese inverte la tendenza, cioè passa da una fase nella quale ha ridotto il proprio numero di infrazioni, rafforzando la propria credibilità in Europa e, come dire, accelerando la propria capacità di integrazione nel continente; a una fase di inversione di tendenza e scoprire che, alla fine, di quest'anno, da 64 passeremo a 65 e che la sessantacinquesima è il precedente storico che non è mai avvenuto e cioè un'infrazione legata alla bocciatura della nostra manovra finanziaria.

Quindi, noi crediamo che l'occasione di questo dibattito, di questa discussione tra di noi, possa essere davvero l'occasione in cui proviamo seriamente a invertire lo schema della nostra discussione, tra forze politiche che, peraltro, sono chiamate a pronunciarsi su temi che probabilmente non attirano l'attenzione dei media, ma che sono di rilevanza strategica, strutturale per il nostro Paese e che hanno a che fare molto anche con i limiti e i ritardi della nostra legislazione nazionale e dell'implementazione reale di quella legislazione, perché un conto è scrivere le leggi, un conto è fare in modo che quelle leggi si trasformino in scelte delle autonomie locali, in comportamenti diffusi. Crediamo che questa possa essere l'occasione per provare a invertire lo schema della nostra discussione e riflettere non su quanta sovranità l'Italia ha ceduto all'Europa, ma su quanta Europa manca al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1201-A e Doc. LXXXVII, n. 1)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore sul disegno di legge di delegazione europea 2018, il deputato Scerra che, però, ha esaurito il suo tempo. Quindi, collega, visto che deve fare delle puntualizzazioni, le faccia in un minuto, se ci riesce.

FILIPPO SCERRA, Relatore sul disegno di legge n. 1201-A. Non devo fare puntualizzazioni, semplicemente volevo ringraziare i colleghi che sono intervenuti e che hanno sicuramente arricchito il dibattito in maniera costruttiva. Quindi, grazie a tutti, grazie al Ministro Savona e al sottosegretario per essere qui presenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore sulla Relazione consuntiva della partecipazione dell'Italia all'Unione europea, il deputato Crippa, se ritiene. Prendo atto che non intende intervenire.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, sempre se ritiene. Prendo atto che non intende intervenire.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate e sono in distribuzione le risoluzioni De Luca ed altri n. 6-00030, Lollobrigida ed altri n. 6-00031, Battilocchio ed altri n. 6-00032 e Scerra, Giglio Vigna e Andrea Crippa n. 6-00033 riferite alla Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2017) (Vedi l'allegato A).

Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza la deputata Leda Volpi, in sostituzione della deputata Francesca Businarolo, dimissionaria.

Convocazione delle delegazioni presso le Assemblee parlamentari dell'OSCE, dell'INCE, del Consiglio d'Europa e della NATO e di Commissioni bicamerali.

PRESIDENTE. Comunico che, d'intesa con il Presidente del Senato, le delegazioni presso le Assemblee parlamentari dell'OSCE, dell'INCE, del Consiglio d'Europa e della NATO sono convocate, per procedere alla loro costituzione, martedì 13 novembre, secondo i seguenti orari: ore 9: la delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE, presso il Senato della Repubblica, aula della 14a Commissione, al piano terra di palazzo Cenci;

ore 10: la delegazione presso l'Assemblea Parlamentare dell'INCE, presso il Senato della Repubblica, aula della 14a Commissione, al piano terra di palazzo Cenci;

ore 11: la delegazione presso l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, presso la Sala delegazioni, al 4° piano di palazzo del Seminario;

ore 13: la delegazione presso l'Assemblea Parlamentare della NATO, presso la Sala delegazioni, al 4° piano di palazzo del Seminario.

Comunico inoltre che, d'intesa con il Presidente del Senato, le seguenti Commissioni parlamentari bicamerali sono convocate, per procedere alla loro costituzione, mercoledì 14 novembre, nella sede di Palazzo del Seminario, secondo gli orari di seguito indicati:

ore 9: la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazione criminali, anche straniere, e il Comitato di parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e di vigilanza in materia di immigrazione;

ore 14: la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati;

ore 15: la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

Interventi di fine seduta (ore 18,09).

PRESIDENTE. Ci sono alcuni colleghi che vogliono intervenire a fine seduta. Il primo è il collega Fatuzzo, che ha possibilità di farlo. Prego, collega Fatuzzo.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, mi giunge notizia che l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale convoca a visita medica molti anziani, che sono molto, molto anziani, per constatare se abbiano il requisito della inabilità assoluta al lavoro, a seguito di domanda di riscossione dell'assegno per il nucleo familiare previsto dalla legge e previsto dalle sentenze della Corte costituzionale.

Convoca, ad esempio, una persona di 95 anni di età per controllare se è abile o inabile al lavoro. Le chiedo, signor Presidente, se anche lei, come me, ritenga una cosa seria da parte di uno Stato convocare a visita medica una persona di 85-90-95 anni per accertare se abile o inabile al lavoro. Se io, che ho 74 anni, andassi in giro a cercare lavoro questo che sto facendo adesso lo posso fare, ma è un caso, questa volta, posso essere d'accordo con i 5 Stelle, di un privilegiato, non c'è bisogno di particolari formalità, ma se andassi in giro per chiedere un lavoro da ragioniere in un'azienda mi riderebbero in faccia; quindi, lo stesso un cantante, uno scrittore: per esempio, il mio amico cantante Enrico Musiani canta a 81 anni come un usignolo di vent'anni. Allora io dico: non è arrivato il momento di aggiornare la nostra legislazione perché sia più seria e dica: si danno gli assegni con o senza inabilità così come accade con il coniuge anche per le vedove e per i vedovi? Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Collega Fatuzzo, la prego, per oggi e per le altre volte, di non concludere così i suoi interventi: siamo alla Camera dei Deputati, gliel'ho già detto, glielo dico con grande cortesia, la prego non me lo faccia più dire. La collega De Giorgi, prego.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la grave situazione sanitaria ed ambientale che da decenni l'intero territorio di Taranto e la sua popolazione stanno affrontando richiede quanto prima l'adozione di formidabili misure di contrasto e prevenzione. L'ennesimo allarme è stato lanciato appena la scorsa settimana in distinte circostanze dall'Associazione ambientalista PeaceLink e dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri che ha riproposto il tema della decarbonizzazione dell'ILVA. Sia l'una, sia l'altra hanno puntato l'indice contro il siderurgico e gli effetti della sua produzione industriale.

Sia l'una sia l'altra hanno invitato le istituzioni e la classe politica a far presto perché a Taranto l'inquinamento sta continuando a produrre disastri dalle conseguenze durature e di cui ignoriamo la portata. Particolarmente inquietanti sono i dati diffusi in relazione all'inquinamento del terreno e della falda del quartiere cittadino Tamburi, per intenderci quello a ridosso dello stabilimento. Secondo quanto riscontrato dall'ARPA Puglia al termine di uno studio concluso anni fa, i superamenti delle cosiddette concentrazioni soglia di contaminazione sono risultati numerosissimi e hanno riguardato, tra gli altri, mercurio, cadmio, nichel, cromo totale, benzopirene, benzene, cromo esavalente, cobalto, arsenico, piombo, cloruro di vinile e manganese. Potrei continuare a specificare quali di queste sostanze venefiche sono state rilevate nelle acque sotterranee della falda superficiale o della falda profonda, ma penso che sia superfluo aggiungere altro, tranne un ultimo particolare: cioè che sempre l'indagine in questione ha consentito di scoprire come buona parte di quegli stessi veleni, anni fa siamo stati ritrovati anche nel suolo e nelle acque di falda del parco minerali dell'ILVA, area attualmente interessata da un'opera mastodontica che porterà alla sua copertura con l'obiettivo di evitare la dispersione nell'atmosfera di polveri tanto sottili quanto letali. I soliti inguaribili ottimisti potranno obiettare che i dati riferiti sono relativi agli anni passati e che adesso il livello di inquinamento sia meno allarmante, ma allo stato non c'è nulla che mi induce a valutare positivamente questo orientamento. A livello ambientale e sanitario a Taranto la situazione è e resta drammatica. Gli appelli rivolti alle istituzioni per risolvere questa emergenza sono incessanti. Coloro che credono nella politica sono ancora numerosi; non deludiamoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie Presidente, questa sera intervengo prima di tutto come cittadino casteldaccese e dopo come rappresentante delle istituzioni. Come sappiamo benissimo, sabato notte Casteldaccia è stata teatro di un'avvilente tragedia. Mi riferisco all'esondazione del fiume Milicia, alla tragedia di Contrada Dagale Cavallaro in cui hanno perso la vita nove persone tra cui anche bambini. Queste vittime non sono state causate soltanto dal maltempo, ma sono state causate anche da anni di incurie, da anni di mancata tutela del territorio, da cementificazione selvaggia e da speculazione edilizia. Quindi su questo stanno giustamente indagando la Procura di Termini Imerese e gli inquirenti a cui va la nostra totale fiducia affinché vengano accertate le responsabilità. Adesso però servono azioni concrete da parte di tutte le istituzioni a tutti i livelli per garantire giustizia, legalità e sicurezza per la vita dei cittadini. Lo chiedo prima di tutto da cittadino casteldaccese e in secondo luogo da rappresentante delle istituzioni: facciamolo per loro e facciamolo per tutte le vittime del dissesto idrogeologico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie Presidente. Vorrei portare all'attenzione di quest'Aula i fatti gravissimi che stanno accadendo nella mia regione, la Puglia, coinvolta in un caso di sprechi e spese pazze nella realizzazione della nuova sede del consiglio regionale, un'opera progettata ben quindici anni fa e non ancora completata, che sarebbe dovuta costare circa 40 milioni di euro e che oggi costerà ai pugliesi oltre 93 milioni di euro. Abbiamo scoperto, grazie ai nostri consiglieri regionali, quelli del MoVimento Cinque Stelle, dopo un lavoro di indagine di circa nove mesi, una serie di spese quanto meno sospette, come il caso eclatante delle 1600 plafoniere che sul mercato sarebbero costate un centinaio di euro e invece sono state acquistate con soldi pubblici a 650 euro l'una. Ma sono numerosi gli sprechi evidenziati dei portavoce regionali che da luglio hanno presentato un esposto alle autorità giudiziarie e portato il caso in consiglio regionale. In quella sede però sia il governatore Emiliano sia gli assessori competenti, oltre a non muovere un dito, hanno accusato i nostri consiglieri di diffondere notizie false. Da allora tutto è rimasto inspiegabilmente fermo, fino a quando non se ne è occupata una nota trasmissione televisiva nazionale ed oggi in Puglia assistiamo alla sagra del ridicolo: tutti hanno cambiato idea, Emiliano compreso, che finge di scoprire uno scandalo di cui è a conoscenza da cinque mesi, ma come spesso accade Emiliano si occupa dei problemi della Puglia solo quando finiscono in TV. Possibile che nel nostro Paese spesso debba arrivare la TV a difendere i diritti dei cittadini? Ricordo che sono tutti responsabili, a partire da Raffaele Fitto, presidente della regione all'epoca della gara di progettazione poi dichiarata illecita dalla Cassazione, poi Nichi Vendola presidente mentre venivano approvate tutte le varianti progettuali che hanno permesso ai soliti noti di gonfiare i costi senza incontrare ostacoli. Oggi c'è Michele Emiliano, «governatore», quando è stata approvata la più ingente delle varianti. Comprendo la rabbia di tutti quei cittadini che, venendo a conoscenza di scandali come questo, perdono fiducia nelle istituzioni, ma allora voglio ricordare che se questi fatti sono emersi è grazie al MoVimento 5 Stelle, a noi cittadini nelle istituzioni che abbiamo fatto quello che gli esperti della politica non hanno fatto, non hanno voluto fare in questi anni, ossia controllare e difendere l'interesse dei cittadini. Ai portavoce regionali del MoVimento 5 Stelle quindi, da pugliese, desidero esprimere il mio ringraziamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giuliodori. Ne ha facoltà, per un minuto.

PAOLO GIULIODORI (M5S). Grazie, Presidente. Cari colleghi, voglio portare in quest'Aula quello che è successo nella mia città. Il 28 ottobre, ad Osimo, cittadina della provincia di Ancona, è avvenuto l'ennesimo fatto spiacevole riguardante la caccia. Un bambino di nove anni è stato colpito di rimbalzo da alcuni pallini sparati per errore, pallini che gli hanno provocato lesioni al volto e al collo. Fortunatamente il bambino risulta fuori pericolo, ma ciò ha riportato all'attualità un problema che ricorre ad ogni stagione venatoria. I dati prodotti e l'Associazione vittime della caccia parlano di 114 vittime, tra feriti e morti per la stagione di caccia 2017-2018. Se consideriamo la durata della stagione venatoria, stiamo parlando di più di una vittima al giorno, numeri impressionanti che non possono passare inosservati.

Voglio, con questo mio intervento, esortare i cacciatori che vogliono continuare in questo sport pericoloso, innanzitutto ad avere, per lo meno, la massima cura, poiché stiamo parlando di armi da fuoco, e, in secondo luogo, rispettare scrupolosamente tutti i limiti imposti dalla legge che, purtroppo, spesso vengono ignorati, perché ci sono questioni su cui non si può scherzare ed una di queste è l'arma da fuoco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Nitti. Ne ha facoltà, per un minuto.

MICHELE NITTI (M5S). Grazie, Presidente. Qualche giorno fa ha preso ufficialmente avvio il nuovo anno accademico per tutte le istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale. Migliaia di studenti, da nord a sud, hanno iniziato il loro percorso di studi nel mondo delle arti, tornando a ripopolare accademie e conservatori, istituti superiori per le industrie artistiche. Questi luoghi della cultura sono l'anima del nostro Paese, sono la parte più vitale del nostro patrimonio culturale. Nell'augurare a tutti una proficua attività di studio, non posso che ribadire ancora una volta la necessità di prestare la massima attenzione non solo alla valorizzazione di queste istituzioni, ma anche alle grandi incertezze e ai preoccupanti ritardi, che producono instabilità sia sui docenti che sugli studenti. Si pensi all'iter di assunzione del personale docente approvato dal Consiglio dei ministri, alla statalizzazione degli istituti pareggiati, all'elevazione del Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, alle nomine dei componenti degli organi di governo. È, quindi, oltremodo necessario snellire tutte le procedure di ordinaria amministrazione e auspicare che l'organizzazione complessiva della gestione del comparto sia sempre più capace di rispondere con efficienza e prontezza alle esigenze di queste prestigiose istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente. Intervengo perché poche ore, fa sui quotidiani on line, è uscita la notizia della condanna con rito abbreviato, da parte del pool di Milano, a tre anni e otto mesi di un afgano che per mesi, comportandosi da padre-padrone, ha sottoposto la moglie, sposata in Pakistan quando aveva solo quindici anni, a ogni genere di violenza, dalle vessazioni psicologiche, alla violenza fisica, costringendola addirittura a tenere, dopo lo stupro o le cinghiate, lo sguardo abbassato in segno di sottomissione. Questo non è bastato a questo uomo, che ha anche ripetutamente picchiato la figlia, che aveva, qualche mese fa, non più di un anno semplicemente perché non la considerava la figlia che avrebbe voluto; avrebbe voluto un maschio e, quindi, ripetutamente la prendeva a schiaffi. Ed è imputato anche di lesioni, perché la moglie è stata colpita con un coltello più volte, con affermazioni del tipo: “mi andava semplicemente di farlo”.

Ora, credo che sia importante che tutto questo non accada più e, quindi, al di là degli aspetti penali, chiedo che il Governo attivi presso le principali comunità islamiche un tavolo di confronto dove possa incominciare una grande azione di informazione e sensibilizzazione sui contenuti della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, sui nostri diritti costituzionali, sulla cultura occidentale, che devono essere rispettati da tutti, islamici compresi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 8 novembre 2018 - Ore 10,30:

1. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione dei verbali e delle registrazioni delle conversazioni o comunicazioni intercettate nei confronti di Lello Di Gioia (deputato all'epoca dei fatti). (Doc. IV, n. 1-A)

Relatore: VITIELLO.

2. Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018.

(C. 1201-A)

Relatore: SCERRA.

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2017). (Doc. LXXXVII, n. 1)

Relatore: ANDREA CRIPPA.

La seduta termina alle 18,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FILIPPO SCERRA (A.C. 1201-A)

FILIPPO SCERRA, Relatore sul disegno di legge n. 1201-A. (Relazione – A.C. 1201-A). Signor Presidente e onorevoli colleghi, a nome della XIV Commissione Politiche dell'Unione europea riferisco, per la prima volta nella legislatura corrente, sul disegno di legge di delegazione europea che rappresenta, insieme al disegno di legge europea, lo strumento legislativo principale perché venga assicurato il periodico adeguamento dell'ordinamento Interno a quello dell'Unione europea.

Ricordo che ai sensi degli articoli 11 e 117, primo comma, della Costituzione, l'Italia si adegua agli atti normativi dell'Unione europea in virtù della sua adesione a essa, quale ordinamento sovranazionale.

Peraltro, come la stessa legge n. 234 del 2012 prevede, il meccanismo di scaturigine della normativa comunitaria non è a senso unico, giacché esistono due fasi, quella ascendente – in cui ciascun Paese membro partecipa alla definizione della politica europea e al processo di formazione – e quella discendente, in cui le istituzioni europee fanno sintesi e impegnano tutti gli Stati membri con i propri atti vincolanti, che devono essere recepiti.

Prima di procedere alla illustrazione dei contenuti del disegno di legge all'esame, vale la pena segnalare che è stato altresì presentato al Senato il disegno di legge europea 2018 (S. 822). Si conferma quindi la scelta procedurale, già adottata a partire dal 2014, di sottoporre le leggi europee ad un esame in via separata, ma pressoché contestuale da parte delle due Camere.

Vengo allora al disegno di legge di delegazione europea, che è stato oggetto di un dibattito ampio e approfondito sia presso le Commissioni di settore che in XIV Commissione, secondo la peculiare procedura prevista dal Regolamento, volta ad un coinvolgimento di tutte le Commissioni nelle decisioni relative al recepimento nel nostro ordinamento delle norme europee.

Il testo iniziale presentato dal Governo constava di 22 articoli ed era corredato da un allegato A recante l'elenco delle direttive da recepire con decreto legislativo, ai quali ne è stato aggiunto uno nel corso dell'esame in sede referente. Il provvedimento conferiva la delega al Governo per il recepimento di 22 direttive europee, cui una se n'è aggiunta nel corso della sede referente.

Tralascio, per motivi di sintesi, l'illustrazione degli articoli 1 e 2 (rinviando quindi alla documentazione preparata dal Servizio Studi), e riferisco che l'articolo 3, non modificato dalla Commissione, contiene i principi e i criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2017/1371 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2017, relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell'Unione mediante il diritto penale (cd. direttiva PIF - protezione interessi finanziari)”. Il termine per il recepimento della direttiva è il 6 luglio 2019.

A questo proposito, credo importante dare conto di alcuni elementi, il primo dei quali è il criterio direttivo che delega il Governo ad abrogare le norme nazionali che in via di fatto sono incompatibili con la direttiva 1371 e in particolare quelle che stabiliscono che i delitti che ledono gli interessi finanziari dell'Unione europea di cui agli articoli 3 e 4 della medesima direttiva, non sono punibili a titolo di concorso o di tentativo. Questa, all'art. 7, richiede che le frodi in danno degli interessi finanziari siano punite in modo proporzionato, effettivo e dissuasivo.

L'altro elemento su cui richiamo l'attenzione – che peraltro è stata dedicata al tema in sede di istruttoria legislativa – è l'estensione della portata dell'art. 322-bis del codice penale, in tema di corruzione di funzionari di Stati esteri. In sede di Commissione è stata sollevata la questione del contemporaneo svolgimento della sede referente sul disegno di legge 1189, c.d. anticorruzione, il cui percorso è stato ritenuto nell'orientamento maggioritario dei colleghi non pregiudizievole per questo criterio di delega.

L'articolo 4 contiene la delega al Governo per l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/1939, il quale, sulla base della procedura di cooperazione rafforzata, ha istituito, la Procura europea (cd. EPPO, European Public Prosecutor's Office). Gli obblighi di adeguamento previsti da questa disposizione riguardano, in particolare, l'armonizzazione del diritto interno con il nuovo ufficio inquirente europeo, le nuove figure istituzionali e relative competenze, i rapporti con le autorità inquirenti nazionali nonché gli aspetti procedimentali della cooperazione. Su questo punto è stato approvato un emendamento che – mantenendo il numero minimo di due richiesto dalla normativa europea - ha eliminato dal testo originariamente proposto dal Governo il limite massimo di magistrati addetti a questo ufficio. Il testo dell'articolo 4 è stato altresì modificato al fine di accogliere una condizione formulata dalla Commissione bilancio finalizzata al rispetto dell'articolo 81 della Costituzione.

L'articolo 5, non modificato dalla Commissione, delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (CE) n. 655/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, che ha istituito una procedura per l'ordinanza europea di sequestro conservativo su conti bancari, al fine facilitare il recupero transfrontaliero dei crediti in materia civile e commerciale. Sono a tal fine individuati specifici princìpi e criteri direttivi per l'esercizio della delega.

L'articolo 6, non modificato dalla Commissione, reca i principi e i criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2017/828 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 maggio 2017, che modifica la direttiva 2007/36/CE per quanto riguarda l'incoraggiamento dell'impegno a lungo termine degli azionisti. L'articolo individua i principi e i criteri direttivi specifici ai quali il Governo deve attenersi nell'esercizio della delega, in aggiunta ai principi e criteri direttivi generali di cui all'articolo 32 della legge 24 dicembre 2012, n. 234.

L'articolo 7 reca i principi e i criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2017/1852 del Consiglio, del 10 ottobre 2017, sui meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale nell'Unione europea (cd. direttiva DRM - Dispute Resolution Mechanism), il cui recepimento è previsto entro il 30 giugno 2019. L'articolo è stato modificato al fine di recepire una condizione formulata dalla Commissione bilancio ai fini del rispetto dell'articolo 81 della Costituzione.

L'articolo 8, non modificato dalla Commissione, conferisce la delega per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/1129 che stabilisce i requisiti relativi alla redazione, all'approvazione e alle modalità di diffusione del prospetto da pubblicare per l'offerta pubblica di titoli o la loro ammissione alla negoziazione in un mercato regolamentato. La revisione della normativa persegue l'obiettivo di prevedere, per diverse tipologie di emittenti, norme di informativa adeguate alle loro specifiche esigenze e rendere il prospetto uno strumento più pertinente per assicurare l'integrità dei mercati finanziari e tutelare adeguatamente gli investitori.

L'articolo 9, non modificato dalla Commissione, conferisce la delega per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/1131, sui fondi comuni monetari (FCM), che rappresentano uno strumento di finanziamento a breve termine per gli enti finanziari, le società e le amministrazioni pubbliche. Secondo i dati forniti dal Governo, tali fondi rappresentano in Europa circa il 22% dei titoli di debito a breve termine emessi da amministrazioni o società e il 38% di quelli emessi dal settore bancario. Per gli investitori, i FCM costituiscono strumenti di gestione delle attività a breve termine caratterizzati da elevata liquidità, diversificazione, stabilità del valore e rendimento basato sul mercato. I FCM sono utilizzati principalmente dalle società desiderose d'investire le eccedenze di disponibilità liquide per un periodo breve.

L'articolo 10 delega il Governo all'attuazione nell'ordinamento interno del regolamento (UE) n. 2016/2031, relativo alle misure di protezione contro gli organismi nocivi per le piante, e del regolamento (UE) n. 2017/625 che modifica la normativa in maniera di controlli ufficiali, relativamente alla sanità delle piante, introducendo una disciplina trasversale che interessa tutta la catena agroalimentare, includendo i controlli sugli alimenti, sui mangimi, sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari. La delega è rivolta, altresì, a raccogliere in appositi testi unici tutte le norme vigenti in materia di sementi e di materiali di moltiplicazione delle piante da frutto, delle ortive e dei materiali di moltiplicazione della vite, divise per settori omogenei, in coordinamento con i citati regolamenti. Con una modifica approvata in Commissione è stato specificato che oggetto della delega è l'attuazione della norma europea limitatamente alla normativa nazionale sulla sanità delle piante, al fine di meglio coordinare la disposizione con il successivo articolo 11, che si occupa degli altri aspetti relativi all'attuazione del medesimo regolamento.

L'articoli 11, non modificato dalla Commissione, conferisce al Governo delega per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625 relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l'applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari.

L'articoli 12, non modificato dalla Commissione, fornisce delega al Governo per l'emanazione di decreti legislativi volti all'attuazione della direttiva (UE) 2018/410 in materia di scambio di quote di emissione dei gas a effetto serra, nonché per l'adeguamento alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/2392 e l'attuazione della decisione (UE) 2015/1814. La direttiva (UE) 2018/410 ha introdotto profonde modifiche alla direttiva 2003/87/CE di riferimento per lo European Union Emission trading system (EU-ETS), volte a potenziare la capacità del sistema ETS e si propone di regolare il funzionamento dell'EU ETS nel periodo 2021-2030. Lo stesso articolo definisce le modalità di emanazione dei decreti delegati e stabilisce principi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega.

Vengo ora agli articoli 13, 14 e 15 che ineriscono a materie ambientali, che hanno destato un esame attento e interessato nella sede sia referente sia consultiva. L'articolo 13 si riferisce all'attuazione della direttiva 2018/849, modificativa di altre precedenti direttive sui veicoli fuori uso, su pile e accumulatori e sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, cosiddetti "RAEE". La modifica rispetto alla Direttiva 2008/98 precedente, si riferisce, tra l'altro, allo schema di responsabilità estesa del produttore, che responsabilizza il produttore anche nella gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto. Qui sono stati approvati emendamenti volti a rafforzare la tutela ambientale, specie in punto di tracciabilità di questa tipologia di rifiuti.

L'articolo 14 riguarda l'attuazione della direttiva (UE) 2018/850 che fa parte del cd. pacchetto di misure sull'economia circolare e che modifica la precedente direttiva 1999/31, relativa alle discariche di rifiuti, già recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36. Lo scopo della 850 del 2018 è di garantire una progressiva riduzione del collocamento in discarica dei rifiuti, fino ad arrivare, entro il 2030, alla condizione per cui tutti i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero, in particolare i rifiuti urbani, non siano ammessi in discarica.

L'articolo 15 detta una serie di princìpi e criteri direttivi specifici da osservare nell'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva (UE) 2018/851 e della direttiva (UE) 2018/852 in materia, rispettivamente, di rifiuti e di imballaggi e rifiuti di imballaggio, nonché disposizioni volte a disciplinare le procedure di emanazione dei decreti delegati. Le direttive citate operano una profonda riscrittura della direttiva rifiuti 2008/98/CE e della direttiva imballaggi 94/62/CE, recepite nell'ordinamento nazionale dalle disposizioni della parte IV del decreto legislativo 152 del 2006 (c.d. Codice dell'ambiente). Il recepimento delle direttive comporterà pertanto una completa revisione della citata parte IV del Codice dell'ambiente. Senza entrare nel dettaglio tecnico, per il quale rinvio alle singole disposizioni, voglio però dire che si tratta di un passaggio molto importante, date le allarmanti notizie che abbiamo circa la dispersione nell'ambiente degli imballaggi in plastica, specialmente nel mare.

Si capisce pertanto il motivo per cui abbiamo approvato emendamenti volti – per esempio e salvo altri - a rafforzare nei criteri di delega gli obiettivi di protezione ambientale, di tracciabilità dei rifiuti, l'estensione delle norme ai bacini lacuali e l'incentivo all'uso di materiali biodegradabili anche attraverso la loro assimilazione ai rifiuti organici, una volta che vengano scartati. Inoltre un emendamento approvato prevede che entro il 31 Dicembre 2020 i rifiuti organici siano raccolti in modo differenziato su tutto il territorio Nazionale.

L'articolo 16, non modificato dalla Commissione, contiene principi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2017/2108, del Parlamento europeo e del Consiglio 15 novembre 2017, relativa alle disposizioni e norme di sicurezza per le navi da passeggeri.

L'articolo 17, non modificato dalla Commissione, reca i principi e i criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2017/2109 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 novembre 2017, finalizzata a incrementare e rendere tempestive le informazioni sul numero o l'identità delle persone a bordo di una nave, anche alla luce dei progressi tecnologici significativi realizzati nel corso degli ultimi anni per quanto riguarda i mezzi di comunicazione e di memorizzazione dei dati sui movimenti delle navi, che facilitano l'accesso alle informazioni relative a un numero significativo di passeggeri in caso di emergenza o in seguito a un incidente in mare.

L'articolo 18, non modificato dalla Commissione, reca principi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2017/2110 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 novembre 2017 relativa a un sistema di ispezioni per l'esercizio in condizioni di sicurezza di navi ro-ro da passeggeri e di unità veloci da passeggeri adibite a servizi di linea e che modifica la direttiva 2009/16/CE e abroga la direttiva 1999/35/CE del Consiglio).

L'articolo 19 reca principi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega per il recepimento della direttiva 2013/59/Euratom, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti, con riferimento sia all'esposizione medica, sia alle persone soggette ad esposizione professionale, sia alla popolazione. La direttiva ha aggiornato e raccolto in un quadro unitario le disposizioni in materia contenute in cinque precedenti direttive (contestualmente abrogate), introducendo ulteriori tematiche, in precedenza trattate solo in raccomandazioni europee (come l'esposizione al radon nelle abitazioni) o non considerate (come le esposizioni volontarie per motivi non medici). In materia è pendente nei confronti dell'Italia una procedura di infrazione della Commissione europea per il mancato recepimento della direttiva 2013/59 Euratom (termine scaduto lo scorso 6 febbraio 2018). Qui abbiamo approvato un emendamento specificamente rivolto alla tutela dei lavoratori sugli aeromobili.

L'articolo 20, non modificato in Commissione, delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per l'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) 2017/821 che stabilisce obblighi in materia di dovere di diligenza nella catena di approvvigionamento per gli importatori dell'Unione di alcune materie prime originarie di zone di conflitto o ad alto rischio, su proposta del Ministro per gli affari europei e del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro della giustizia.

L'articolo 21 reca principi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE)2018/844 che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell'edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica. La direttiva si pone come obiettivo generale quello di promuovere una maggiore diffusione dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili negli edifici, al fine di ottenere riduzioni delle emissioni di gas serra e contribuire al tempo stesso ad aumentare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico. La Commissione ha modificato tale articolo nel senso di sopprimere la previsione, contenuta nel testo originario, di sostituire le sanzioni amministrative pecuniarie a quelle di ordine civilistico

Da ultimo, l'articolo 22, non modificato dalla Commissione, delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per l'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) 2017/1938 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2017, concernente misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas e che abroga il regolamento (UE) n. 994/2010. L'adeguamento fa riferimento all'attuazione dei meccanismi di solidarietà ivi previsti, incluso l'affidamento di compiti determinati ai gestori del sistema di trasporto e agli operatori del gas interessati; in secondo luogo, all'individuazione di criteri direttivi in tema di compensazioni economiche tra Stati membri e soggetti interessati, per le attività connesse all'attuazione dei meccanismi stessi, anche in coordinamento con l'Autorità di regolazione per gli aspetti di competenza; in terzo luogo, alla competenza ad intervenire per garantire misure in materia di sicurezza degli approvvigionamenti anche nelle zone emergenti e isolate.

Con riferimento alla direttiva in tema di protezione dei lavoratori della pesca, la 159 del 2017, già contenuta nell'allegato A, è stato approvato un articolo aggiuntivo che reca un criterio di delega specifico, volto ad assicurare che siano garantite adeguate condizioni di lavoro e adeguati standard di salute e sicurezza per i lavoratori nel settore della pesca.

Come accennavo in apertura, nell'allegato A è stata inserita un'ulteriore direttiva da recepire con decreto legislativo: si tratta della direttiva n. 958 del 2018 relativa a un test della proporzionalità prima dell'adozione di una nuova regolamentazione delle professioni.

Nel ringraziare tutti i colleghi per il lavoro svolto sia nelle Commissioni di settore che in XIV Commissione, concludo con l'auspicio di una discussione attenta, fattiva ma anche rapida per poter trasmettere quanto prima il disegno di legge all'altro ramo del Parlamento.