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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 77 di martedì 6 novembre 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 31 ottobre 2018.

Sul processo verbale.

CARLO FATUZZO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, intendo intervenire sul processo verbale, chiedendo scusa se l'intervento dovesse rivelarsi non permesso dal Regolamento. Ho ascoltato e, nel momento in cui si scrive della presenza del Ministro Tria e dell'intervento del collega, onorevole Musella, non si fa alcun cenno alla manifestazione, che si è tenuta in Aula in cui numerosi deputati, una trentina circa, di Forza Italia, hanno, a gran voce, ripetuto per 5 minuti: “Sì alla TAV, sì alla TAV”, esponendo anche dei cartelli, che giustamente, secondo Regolamento, i commessi, come sempre solerti e precisi, hanno strappato dalle mani dei parlamentari. A me sembra che, come si legge, ci sono stati dei richiami all'ordine, dovrebbe esserci scritto che c'è stata una manifestazione di questo tipo, che ha avuto anche una durata di circa cinque minuti di tempo. Questa è l'unica osservazione che volevo fare sul verbale che è stato appena letto.

PRESIDENTE. Collega, di prassi nel processo verbale determinate manifestazioni non vengono scritte, ma ovviamente comparirà nel resoconto stenografico. Quindi, sarà comunque presente nel resoconto stenografico quello che effettivamente è successo in Aula durante la scorsa seduta.

Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bitonci, Caiata, Carfagna Gebhard, Guerini, Liuzzi, Lupi, Molinari, Rizzo, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia e Sisto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni (ore 11,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative di competenza per la tutela della salute pubblica in relazione alla gestione dei rifiuti nella città di Castelvetrano, sottoposta a commissariamento prefettizio - n. 3-00145)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Martinciglio n. 3-00145 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti. Con riferimento alle questioni poste e sulla base degli elementi acquisiti, si fa presente che la specifica situazione inerente la gestione del ciclo integrato dei rifiuti caratterizzante il comune di Castelvetrano si inserisce nel più ampio quadro della crisi del sistema di raccolta, trasporto e spazzamento dei rifiuti e dell'impiantistica della regione siciliana. Secondo quanto riferito dalla commissione straordinaria che amministra il territorio comunale a seguito dello scioglimento per infiltrazioni mafiose disposte con DPR del 7 giugno 2017, l'ecopunto ubicato in via Roma è stato realizzato, quale isola ecologica, nel 2008 dalla Belice ambientale Spa, oggi in fallimento, che, allo scopo di consentire ai cittadini il conferimento di materie seconde, aveva provveduto a recintare lo spazio a ciò deputato, attrezzandolo con apposito strumento di pesatura dei rifiuti e prevedendo la presenza di più personale. Il medesimo ecopunto è rimasto nel tempo utilizzato dalle imprese succedutesi nell'erogazione del servizio di raccolta, che hanno continuato a consentire sino ad oggi il conferimento dei rifiuti. Tuttavia, nel periodo giugno-luglio dell'anno in corso si è registrato nel territorio comunale il momento più acuto della crisi per il conferimento dei rifiuti indifferenziati e delle frazioni organiche, con significative pesanti conseguenze sul sistema locale di raccolta.

Ciò è stato determinato, come è noto, dall'impossibilità spesso di conferire i rifiuti in discarica, ma anche dai non corretti comportamenti di quei cittadini che, mostrando una scarsa coscienza ecologica, hanno trasgredito le vigenti disposizioni sulla raccolta differenziata, abbandonando indiscriminatamente rifiuti per strada e provocando consistenti accumuli in diversi punti della città. La riscontrata ridotta utilità del suddetto punto di raccolta, non utilizzato per le sue indicate finalità, ma quale deposito incontrollato di rifiuti di ogni tipologia, ha indotto a rivedere la scelta di mantenerne l'operatività.

Nel frattempo, a fine luglio, in concomitanza con l'avvio del servizio di raccolta differenziata in tutto il territorio comunale di Castelvetrano, durante il periodo più critico dei conferimenti, ignoti hanno provocato, presso le aree esterne di quel sito, la combustione dei rifiuti indifferenziati ivi depositati indiscriminatamente. Per evitare il ripetersi di simili atti criminosi, in relazione all'accelerata non funzionalità del predetto ecopunto di via Roma, la commissione straordinaria ha dato disposizione alla ditta incaricata della gestione del servizio di farne cessare il funzionamento, anche in considerazione della circostanza che la menzionata via Roma ricade in zona centralissima di Castelvetrano, adiacente la villa comunale, nonché in prossimità di un distributore di carburanti, potendo costituire pertanto un pericolo per l'incolumità pubblica. La regione ha segnalato inoltre che l'ecopunto di via Roma è stato completamente liberato dalle frazioni merceologiche a suo tempo abbancate e, a tutt'oggi, si presenta totalmente sgombro da qualsiasi tipologia di rifiuti.

Ad ogni modo, la commissione ha provveduto ad individuare i siti maggiormente esposti ove collocare le telecamere di videosorveglianza, sulla base del progetto per il quale è stata recentemente presentata apposita istanza di ammissione a finanziamento al Ministero dell'interno. Inoltre il corpo di polizia municipale è stato dotato di videocamere mobili, da utilizzare anche con autocivetta, che, secondo quanto riferito dalla regione, stanno producendo il desirato effetto deterrente per la prevenzione dei suddetti fenomeni criminali. In merito al paventato rischio di diffusione di epidemie in conseguenza all'accumulo indiscriminato dei rifiuti e del citato episodio incendiario in prossimità dell'ecopunto in via Roma, sempre secondo quanto riferito dalla regione siciliana, il competente organo sanitario non ha certificato alcuna situazione tale da determinare un pericolo di rischio concreto ed attuale che giustifica l'adozione di un conseguente provvedimento a tutela della salute pubblica.

Si evidenzia altresì che, per fronteggiare la più generale situazione di crisi nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti in atto in tutto il territorio regionale, in linea con le disposizioni dettate dalla recente ordinanza emessa dalla presidenza della regione siciliana, la commissione straordinaria ha fatto ricorso all'adozione di tre ordinanze contingibili ed urgenti contenenti misure necessarie per la tutela della salute pubblica. Inoltre, in data 5 luglio 2018, per imprimere una decisiva accelerazione al processo di incremento della raccolta differenziata, è stato costituito un nucleo di vigilanza ambientale composto da dieci agenti di polizia municipale con compiti di controllo e repressione degli abusi e della violazione nel conferimento dei rifiuti. Al fine di rispettare gli obiettivi in termini percentuali della raccolta differenziata fissati con l'ordinanza di riferimento n. 4 del 7 giugno 2018, è stato altresì disposta l'estensione del servizio di raccolta differenziata all'interno del territorio comunale e a tutte le utenze non domestiche, con una nuova regolamentazione degli orari e delle giornate di raccolta. La regione ha evidenziato che i predetti provvedimenti hanno permesso di aumentare la raccolta differenziata, passando dal 3 e il 5,8 per cento di giugno e luglio al 12,8 di agosto, e di raggiunge il 30,60 per cento nel mese di settembre. Per quanto concerne le misure per combattere il fenomeno dello smaltimento abusivo dei rifiuti e quello dei roghi a livello nazionale, si sta procedendo con un tavolo condiviso con il Ministero dell'Interno per la predisposizione di interventi normativi ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo n. 139 del 2006 e di interventi di verifica celeri, nell'intento di inquadrare e di eliminare la problematica. È stata inoltre attivata una collaborazione con i vigili del fuoco per rivedere ed aggiornare la circolare relativa alle linee guida sugli stoccaggi dei rifiuti, soprattutto in relazione ai numerosi roghi che si stanno verificando in ambito nazionale.

PRESIDENTE. La deputata Martinciglio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione. Collega, ha cinque minuti.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Presidente, ringrazio il sottosegretario per la sua risposta, che senza dubbio denota l'impegno del Governo a risolvere delle problematiche, come quella oggetto dell'interrogazione, che hanno una portata rilevante, andando ad incidere sul diritto alla salute e alla salubrità dell'ambiente. Come lei ha anticipato nel corso della risposta, l'isola ecologica di via Roma a Castelvetrano è stata chiusa già da circa un mese. Tuttavia, se questa decisione ha attenuato i disagi, risolvendo parzialmente le problematiche di salubrità della zona, resta il dato, certamente non trascurabile, della mancanza a tutt'oggi di un'isola ecologica a norma di legge in tutta l'area ricompresa nel territorio castelvetranese, che, per estensione e densità di popolazione, necessiterebbe di almeno tre isole ecologiche, da collocare rispettivamente a Castelvetrano, Selinunte e Triscina.

A ciò si aggiunge il perdurare del malfunzionamento del servizio di ritiro degli ingombri, che ne comporta l'abbandono indiscriminato in varie parti del territorio, con conseguente ulteriore degrado ambientale. Si segnala, infine, la totale assenza di un servizio destinato alla raccolta di rifiuti tessili e anche di alcuni rifiuti speciali, come le batterie esauste.

Sulla base, dunque, dei disservizi segnalati e delle carenze di sistema che ancora oggi connotano il territorio di Castelvetrano e creano disagi alla comunità che vi risiede, auspico che il Governo prosegua nella sua azione, adottando tutte le iniziative che si riterranno opportune, non solo per fronteggiare, come è stato fatto, l'emergenza, ma anche per riorganizzare adeguatamente il servizio di raccolta dei rifiuti nel suo complesso. Fiduciosa che gli interventi necessari possano nel più breve tempo possibile trovare compimento, le auguro buon lavoro.

(Iniziative di competenza volte alla tutela della salute in relazione ai campi elettromagnetici a radiofrequenze - n. 3-00293)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Cunial n. 3-00293 (Vedi l'allegato A).

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, grazie, onorevoli interroganti. Con riferimento alle questioni poste occorre evidenziare, in primo luogo, che in Europa l'inquinamento elettromagnetico ambientale, salvo per quanto concerne l'esposizione in luoghi di lavoro e la compatibilità elettromagnetica di talune apparecchiature, non costituisce oggetto di atti comunitari vincolanti per gli Stati membri. Infatti, come evidenziato anche dal Ministero della salute, non risulta che l'Unione europea abbia stabilito nuovi standard di esposizione ai campi elettromagnetici.

Il quadro normativo europeo vigente a cui fare riferimento è costituito dalla raccomandazione 1999/519/CE e dalla direttiva 2013/35/UE che riguardano, rispettivamente, la popolazione e i lavoratori professionalmente esposti e si riferiscono alla protezione dagli effetti scientificamente accertati dei campi elettromagnetici. In particolare, la predetta raccomandazione stabilisce che le misure riguardanti i campi elettromagnetici dovrebbero offrire a tutti i cittadini e alla comunità un elevato livello di protezione. A tal proposito si rappresenta che l'International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection sta attualmente rivedendo le linee guida sulla limitazione dell'esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici previste dalla raccomandazione. Il processo di consultazione è terminato il 9 ottobre 2018; dopo novanta giorni di consultazione, tutti i commenti saranno esaminati dai membri dell'ICNIRP per la finalizzazione del progetto.

Per quanto concerne la normativa nazionale, è stata adottata la legge 22 febbraio 2001 n. 36, recante “legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, con lo scopo di assicurare la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione, nonché la tutela dell'ambiente e del paesaggio, mediante la promozione sia dalla ricerca scientifica per la valutazione degli effetti dell'esposizione a determinati livelli di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sia dell'innovazione tecnologica finalizzata a minimizzare l'intensità e gli effetti dell'esposizione.

Il nostro Paese ha fondato la disciplina contenente la citata legge sul principio di precauzione, con specifico riferimento agli impianti, ai sistemi e alle apparecchiature per usi civili e militari e delle forze di polizia, che possono comportare rischi per la salute con specifico riferimento alla frequenza da zero a 300 miliardi di Hertz. L'individuazione dei valori limite, rimessa dalla legge a decreti successivi, è stata poi operata con due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri l'8 luglio 2003. Il primo si applica alle sorgenti fisse e ad alta frequenza e stabilisce i valori limite al fine della protezione della popolazione dagli effetti indotti dai campi elettromagnetici e gli obiettivi di qualità ai fini della progressiva minimizzazione del rischio, nonché le tecniche di misurazione, di rilevamento dei livelli di immissione elettromagnetica. Il secondo fissa i valori limite relativi alle sorgenti di frequenza estremamente basse, in particolare agli elettrodotti.

I predetti limiti di emissione elettromagnetica vigenti in Italia sono inferiori e non allineati a quelli in vigore negli altri Paesi europei e sono stati stabiliti in ottica prudenziale, nel dubbio di effetti negativi di lungo periodo per la salute umana derivanti da esposizione prolungata ai campi elettromagnetici. A ciò si aggiunga, pertanto, che la richiamata normativa nazionale prevede che un apposito comitato interministeriale preveda l'aggiornamento dello stato delle conoscenze conseguenti alla ricerca scientifica prodotta a livello nazionale e internazionale sul tema.

Il Ministero della salute ha fatto, inoltre, presente che la valutazione del rischio sanitario associato all'esposizione ai campi elettromagnetici è basata su migliaia di studi condotti negli ultimi decenni in ambito epidemiologico e sperimentale. Tali studi, sia in vivo che in vitro, hanno prodotto un ricchissimo quadro di riferimento e un elevato grado di condivisione a livello mondiale delle politiche di protezione e concordano nel ritenere che il rischio di eventuali effetti sanitari a lungo termine associato all'esposizione ai campi elettromagnetici e alle radiofrequenze, inclusi i telefoni cellulari, rivesta, allo stato dell'arte, un carattere del tutto ipotetico e non di certezza. Lo stesso Ministero ha segnalato il progetto Interphone, il più vasto studio epidemiologico sull'occorrenza di tumori intracranici in relazione all'uso di telefoni mobili finora realizzato, coordinato dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e realizzato contemporaneamente in 13 Paesi del mondo, inclusa l'Italia. Questo studio non ha evidenziato alcun aumento del rischio di glioma, meningioma o neurinoma del nervo acustico negli utilizzatori di telefoni cellulari rispetto ai non utilizzatori, né incrementi del rischio all'aumentare degli anni trascorsi dall'inizio dell'uso (fino a 10-13 anni), del numero totale di chiamate effettuate o delle ore totali di uso. In particolare, a causa dell'assenza delle relazioni dose-risposta, che tipicamente caratterizzano i cancerogeni noti, gli autori dello studio Interphone ritengono che non sia possibile interpretare questa osservazione in termini di rapporti di causalità.

Sempre secondo il Ministero della salute, gli studi caso-controllo di Hardell e collaboratori, citati dall'interrogante, non sono coerenti con le altre evidenze epidemiologiche disponibili e non sono compatibili con i trend temporali dell'incidenza di tumori intracranici, come ripetutamente osservato in recenti studi di simulazione effettuati su serie storiche ventennali in popolazioni di grandi dimensioni. Diversamente da altri gruppi di ricerca, tra cui Interphone, il gruppo di Hardell non ha peraltro condotto studi collaterali finalizzati a valutare la presenza di distorsioni e a stimarne l'impatto sui risultati degli studi caso-controllo.

Il Ministero della salute ha evidenziato, altresì, di avere finanziato, presso il Centro nazionale di controllo delle malattie, il progetto triennale CAMELET, sviluppato dall'Istituto superiore di sanità, che, tra le altre cose, ha creato un sito tematico, finalizzato a fornire ai cittadini un quadro globale dei risultati delle ricerche delle più innumerevoli organizzazioni nazionali e internazionale, delle normative di protezione e delle strutture preposte al controllo dei campi elettromagnetici.

Più recentemente, è stato inoltre predisposto un ampio dossier su “Telefoni cellulari e salute” sul portale istituzionale del Ministero della salute, redatto in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità e approvato dal Consiglio superiore di sanità per rispondere alla specifica tematica, che contiene anche informazioni generali sullo stato di salute e dell'arte delle conoscenze scientifiche.

Alla luce delle informazioni esposte emerge, dunque, che il Ministero dell'ambiente e il Ministero dalla salute seguono, da sempre, con costante attenzione, il tema dei possibili rischi per la salute derivanti dai campi elettromagnetici e che continueranno a monitorare l'evoluzione delle conoscenze scientifiche sul tema, anche al fine di valutare possibili revisioni della disciplina.

PRESIDENTE. La deputata Sara Cunial ha facoltà di replicare, per cinque minuti.

SARA CUNIAL (M5S). Grazie, Presidente, e grazie al sottosegretario per la risposta. È fondamentale che si sia aperto un dialogo su questa importante questione, che molto preme a tanti cittadini preoccupati di veder violato il loro diritto alla salute e il principio di precauzione su cui si dovrebbe basare la nostra azione politica. Noi tutti parlamentari siamo chiamati a farci loro portavoce e a fare in modo che con il Governo del cambiamento questa diventi davvero la casa di tutti i cittadini, una casa in cui le loro istanze vengano prima di tutto. Perciò, sarebbe importante considerare tutti i vari aspetti di una questione che è ancora scientificamente controversa.

Le conseguenze neurologiche, metaboliche e riproduttive, persino microbiologiche, generate dall'esposizione ad elettromagnetismo ad alta frequenza per intensità anche di molto inferiori ai limiti di legge vigenti, sono ormai avvalorate da numerosi studi scientifici. Tra questi ci sono gli studi pluriennali condotti dal National toxicology program e dall'Istituto Ramazzini, che hanno fornito alla comunità medico-scientifica internazionale le più aggiornate ricerche sugli effetti biologici dell'elettrosmog che non si possono ignorare. Ormai la grande quantità di scoperte scientifiche dimostra chiaramente, in modo convincente, che gli effetti dannosi avvengono per densità di potenza ben al di sotto delle linee guida della Commissione per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti, linee guida che, secondo 244 scienziati, non sono adeguate a proteggere l'uomo e l'ambiente.

Gli scienziati in questione chiedono a gran voce anche la rinegoziazione del mandato della Commissione per la protezione delle radiazioni non ionizzanti, che è stata accusata di non essere indipendente, ma di anteporre agli interessi dei cittadini quelli delle aziende di telefonia mobile.

Anche l'Organizzazione mondiale della sanità, che nel 2011, sulla scorta del già citato Interphone, classificò temporaneamente le radiofrequenze come possibilmente cancerogene, oggi sta valutando la riclassificazione nella classe 1, cioè dei cancerogeni certi. Il presidente dell'Associazione medici per l'ambiente, Agostino Di Ciaula, proprio in questi giorni, ha parlato di un vero e proprio salto nel buio; se nel 2019 sarà avviato sul 98 per cento del territorio nazionale il temuto 5G, vere e proprie immersioni in una specie di brodo elettromagnetico senza precedenti nella storia dell'umanità, sarà infatti impossibile tornare indietro. Stiamo parlando del futuro di milioni di persone e soprattutto di quello di bambini e adolescenti, giovani vite che passano in media sette ore al giorno con cellulari e tablet e che, per questo, diventano le principali vittime.

Troppo spesso i Governi che ci hanno preceduto hanno atteso che il danno forse irreparabile prima di agire. Noi del MoVimento 5 Stelle li abbiamo sempre criticati per questo, per aver anteposto l'interesse di pochi al bene comune.

Io provengo dal Veneto, sottosegretario, Presidente, e di simili comportamenti ne so qualcosa. Ancora oggi si disquisisce su quanto più o meno i FAS siano invasivi. Intanto, la falda acquifera più grande d'Europa è stata contaminata in maniera irreversibile, la terra è inquinata e migliaia sono i cittadini avvelenati. Questo perché? Perché in passato si sono posti i guadagni di un'azienda prima della salute e della vita di intere popolazioni. E oggi, a causa di queste scelte scellerate, interi paesi pagheranno un prezzo altissimo, mentre l'azienda che li ha distrutti, negando loro addirittura l'accesso all'acqua e il diritto alla salute, non vuole neanche fare uscire un euro per la bonifica e scappare dichiarando fallimento.

Sulla questione Pfas, sono certa che il Governo si esprimerà a breve con un decreto risolutivo, in concerto con il Ministero della salute, nonostante il diniego, ancora una volta della Comunità europea, anch'essa lontana anni luce da qualsiasi idea di tutela della vita delle persone, probabilmente distratta da altri interessi.

Noi del MoVimento 5 Stelle siamo nati in opposizione a queste politiche e per questo mi aspetto che il Governo del cambiamento agisca in controtendenza a chi ha preceduto, anteponendo l'interesse pubblico al guadagno di pochi e ristabilendo finalmente quel principio di precauzione che dovrebbe essere da faro a qualsiasi azione politica economica, non solo lungimirante, ma anche efficace in un'ottica di qualità della vita e di benessere di tutti i cittadini.

(Rinvio dell'interpellanza Labriola n. 2-00050)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza Labriola n. 2-00050. Avverto che, su richiesta del Governo e con l'accordo della deputata Labriola, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Intendimenti del Governo in merito alla prospettata adesione dell'Italia al partenariato europeo sulla tecnologia blockchain nel mercato unico digitale – n. 3-00030)

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dello Sviluppo economico, Dario Galli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Billi n. 3-00030 (Vedi l'allegato A).

DARIO GALLI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Rispondo in merito alla questione posta dall'onorevole interrogante, rappresentando quanto segue. Come è noto, la blockchain è una tecnologia nata con i bitcoin, la più nota cripto valuta, e nel tempo sta acquistando una centralità nello scenario tecnologico a livello globale per la possibilità di scambiare dati e valori in maniera certificata, superando la necessità di un'autorità centrale che validi i risultati o le transazioni effettuate.

Come sottolineato dai più attenti osservatori, la suddetta tecnologia sarà sempre più comune nei vari settori della vita economica e sociale, dai servizi finanziari alla logistica, fino al settore pubblico. In generale, si ritiene che la sua ampia diffusione possa rappresentare un passo fondamentale verso l'efficientamento e la digitalizzazione dei processi, obiettivo che il Ministero dello Sviluppo economico persegue fortemente.

A coronamento di tale impegno, il 27 settembre scorso, il Governo ha firmato l'adesione dell'Italia alla “Dichiarazione per una partnership europea sulla tecnologia blockchain”, la quale ha lo scopo di promuovere lo scambio di esperienze tecniche e regolatorie nel settore.

Come dichiarato dal Ministro dello Sviluppo economico, tale adesione rappresenta per l'Italia un importante passo in avanti e va a colmare una grave lacuna, considerate anche le risorse che la Commissione europea intende destinare allo sviluppo di questa tecnologia. Nell'ambito dei lavori della Europeanblockchainpartnership, in corso di svolgimento, si stanno definendo i requisiti tecnici per la creazione di una piattaforma europea, basata su blockchain, da applicare in ambiti specifici quali la certificazione dei diplomi di studi.

Il contributo italiano mira ad assicurare che sia mantenuto il carattere decentralizzato e aperto di questa tecnologia e che i lavori mirino allo scambio delle migliori pratiche in corso di sviluppo anche nel nostro Paese sul tema.

In questa direzione riteniamo prioritario delineare una strategia nazionale, da elaborare avvalendosi di un gruppo di esperti, che si proponga di creare le condizioni favorevoli per lo sviluppo di un'economia fondata sulla blockchain nel nostro Paese, che approfondisca politiche e strumenti su diversi temi connessi, al fine di fornire una cornice giuridica di riferimento che dia certezza agli operatori del settore.

Proprio in questi giorni si è chiusa la call e la Commissione nominata dal Ministro Di Maio sta procedendo a valutare i curricula pervenuti.

Al fine di contribuire all'adozione di tale strategia nazionale, il MiSE agevolerà, tra l'altro, la sperimentazione di soluzioni in settori strategici di competenza. In tale senso già si sta lavorando all'utilizzo della tecnologia blockchain nell'ambito della lotta alla contraffazione, per la certificazione dei prodotti made in Italy, investimenti fondamentali per la nostra strategia promozionale, a tutela e garanzia del loro valore.

A conferma dell'approccio globale adottato dal Governo sul tema, nella legge di bilancio è prevista l'istituzione di un fondo per favorire la sperimentazione sulle tecnologie emergenti (intelligenza artificiale, blockchain e Internet delle cose) con dotazione iniziale di 15 milioni all'anno fino al 2021. Attraverso questo fondo, il MiSE potrà: 1), finanziare progetti proposti da pubbliche amministrazioni o soggetti privati su tecnologie emergenti; 2), lanciare sfide competitive per raggiungere specifici obiettivi strategici.

Si tratta di un fondo aperto, a cui possono contribuire i privati su base volontaria, sul modello del Fondo per il microcredito.

In conclusione, dunque, con le azioni che il Governo intende intraprendere, da un lato, si renderà l'Italia un Paese pioniere sulle tecnologie emergenti e si contribuirà a diffondere la consapevolezza tra cittadini e impresa circa i benefici derivanti dall'utilizzo di queste tecnologie.

PRESIDENTE. Il deputato Simone Billi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie Presidente, grazie Vice Ministro, la risposta del Vice Ministro denota il grande impegno e la grande attenzione che questo Governo pone nei confronti di questa nuova tecnologia. Come ha detto giustamente il Vice Ministro, questa tecnologia potrà essere utile per migliorare la digitalizzazione dei processi, immagino io, anche nel settore della pubblica amministrazione, ma non solo. In particolare, Vice Ministro, io penso che questa tecnologia possa essere utile anche per migliorare e contribuire al cosiddetto ‘consolato digitale', per migliorare i servizi offerti dalla nostra rete consolare nei confronti della comunità italiana all'estero. In conclusione, Vice Ministro, la ringrazio e le auguro buon lavoro. Grazie mille.

(Iniziative volte ad assicurare il mantenimento dell'attuale contingente di forze dell'ordine di stanza a Bitonto (Bari) – n. 3-00149)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Luigi Gaetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Losacco n. 3-00149 (Vedi l'allegato A).

LUIGI GAETTI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a seguito dell'omicidio dell'anziana signora Annarosa Tarantino, vittima incolpevole di un conflitto a fuoco avvenuto a Bitonto il 30 dicembre del 2017, che aveva come obiettivo un pregiudicato del luogo rimasto ferito, lo Stato ha posto in essere una risposta improntata alla massima durezza nei confronti di un crimine così efferato ed inaccettabile. Oltre che sul piano dell'azione investigativa, volta ad assicurare alla giustizia gli autori del grave fatto di sangue, il Ministero dell'Interno dispose nella circostanza il potenziamento degli organici delle forze dell'ordine operanti in quel comprensorio, con invio a Bitonto di un congruo numero di uomini.

Sotto il primo profilo, lo scorso 17 marzo, al termine di un'articolata attività investigativa sull'omicidio della signora Tarantino, sviluppata di concerto tra le squadre mobili della questura di Bari, il commissariato di pubblica sicurezza di Bitonto ed il reparto investigativo dell'Arma dei carabinieri di Bari, è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del locale tribunale su conforme richiesta della DDA, nei confronti degli esecutori materiali, mandanti ed organizzatori del grave fatto di sangue, tra cui Domenico Conte, capo dell'omonimo clan, inizialmente sfuggito alla cattura, ma poi tratto in arresto il 27 maggio successivo.

Per quanto attiene, invece, alla strategia adottata per conferire maggiore incisività all'attività di prevenzione e contrasto di ogni forma di illegalità sul territorio, piuttosto che incrementare la forza in organico diluendola presso i singoli presidi delle forze territoriali, si è preferito puntare su massicci servizi interforze di controllo straordinario del territorio, spesso nella modalità cosiddetta “alto impatto”, programmati e coordinati settimanalmente con turnazione sulle 24 ore, anche con l'impegno di reparti speciali di tutte le forze di Polizia.

Il risultato di tale scelta e del rafforzamento del dispositivo in atto è stato particolarmente efficace, ed appare evidente se si raffrontano i dati dell'impegno dei reparti prevenzione crimine, che hanno fatto registrare la realizzazione di 265 interventi nei primi nove mesi di quest'anno, a fronte dei 31 del medesimo periodo dell'anno precedente.

L'efficacia di tale modello di intervento è stata peraltro testimoniata dall'aumento considerevole, nell'intero comprensorio di Bitonto, del numero delle persone identificate, arrestate, indagate in stato di libertà e controllate in quanto sottoposte a misure di prevenzione, oltre che dall'aumento di sequestri di droga, armi ed automezzi: attività che hanno portato ad una generale riduzione della delittuosità nei primi otto mesi dell'anno in corso rispetto all'analogo periodo del 2017, riduzione che si attesta complessivamente al meno 16,9 per cento, con diminuzione particolarmente significativa per gli omicidi volontari, le rapine e i furti in abitazione.

Sulla base di quanto fin qui descritto, se da un lato pare comprensibile il disappunto espresso dal sindaco di Bitonto in merito alla riduzione del contingente interforze operativo in quel comprensorio, dall'altro va rilevato che la situazione in quello specifico contesto territoriale appare al momento recuperata sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica.

Per tale motivo, confermo che, in ragione delle nuove pressanti criticità nel frattempo emerse nella città di Bari, ferma restando l'attenzione riservata al comune di Bitonto attraverso il coordinamento e l'attento monitoraggio operato dalle forze dell'ordine localmente dislocate, è stata effettivamente disposta la riduzione del contingente interforze inizialmente assegnato al presidio di quel territorio, garantendo l'impegno del 25 per cento della forza inizialmente dislocata, e destinando il restante 75 per cento al potenziamento dell'azione di controllo presso i quartieri di Bari, dove si è registrata nell'ultimo periodo una particolare recrudescenza dei fenomeni criminali.

La rimodulazione delle aliquote interforze ha comunque garantito un adeguato livello di controllo ed un'attuale dislocazione in quel comprensivo di complessivi 93 agenti tra Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza, a fronte di una previsione tabellare di 103 unità.

In tale quadro, nell'assicurare che il Ministero continuerà a riservare la massima attenzione alla situazione di quel comprensorio, sottolineo che un ulteriore segnale in tale direzione sarà rappresentato dal previsto piano di potenziamento delle forze dell'ordine sull'intero territorio nazionale, che lo stesso Ministro Salvini si è impegnato a realizzare, e che servirà a rivalutare anche per il territorio di Bitonto l'adeguatezza del suo contingente di uomini e mezzi.

PRESIDENTE. Il deputato Alberto Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione, sempre per cinque minuti.

ALBERTO LOSACCO (PD). Presidente, ringrazio il sottosegretario per aver chiarito almeno alcuni punti. Il prossimo 30 dicembre sarà trascorso un anno dall'uccisione della signora Anna Rosa Tarantino a Bitonto, vittima incolpevole di un regolamento di conti tra malavitosi, lei usata come scudo umano, di ritorno dalla messa mattutina: un episodio drammatico, che portò all'attenzione dei media nazionali la tragica situazione dell'ordine pubblico e dell'aggressività di clan criminali nella città di Bitonto.

Da deputato della XVII legislatura presentai un'interrogazione all'allora Governo Gentiloni per chiedere il potenziamento delle forze dell'ordine di stanza Bitonto e promuovere una riunione specifica del competente Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, per affrontare le delicate questioni di sicurezza del comprensorio bitontino, un comprensorio che comprende 60 mila abitanti e oltre. La riunione si tenne a gennaio, e partecipò il Ministro dell'interno Minniti, che assicurò il potenziamento dell'organico delle forze dell'ordine di stanza a Bitonto e assicurò anche una gestione diretta, assicurò la disponibilità a seguire direttamente tutte le riunioni e le istanze che venivano da quel territorio.

La risposta a questo atto di sindacato ispettivo giunge dopo diversi mesi, e siamo rimasti sorpresi e preoccupati quando abbiamo appreso dalla stampa che 75 poliziotti di quel contingente inviato a Bitonto dal Governo Gentiloni sarebbero stati dirottati a Bari per un'altra emergenza, per fronteggiare la situazione del quartiere Libertà, registrando lo sconcerto del sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, che addirittura aveva minacciato le proprie dimissioni.

Non mi unisco al coro di chi ha sottolineato come questo spostamento di forze evochi alla memoria altri periodi storici, con cui si riscontrano affinità: allora, lo si faceva con i carri armati, oggi con le forze di polizia.

Ma appunto, senza cadere in questa sterile polemica, è chiaro e scontato che la politica degli annunci porti inevitabilmente a situazioni di questo tipo, e abbia in ogni caso come corollario quello di mettere in atto operazioni quantomeno maldestre.

Riteniamo che la sicurezza sia una condizione essenziale per le nostre comunità: Bitonto, Bari, come l'intera area metropolitana del capoluogo pugliese, hanno bisogno di certezze sui numeri dei contingenti delle forze di polizia.

Questo vale per tutte le specialità: vale per la Polfer, per la Polizia postale, che proprio pochi giorni fa ha compiuto un'importante operazione, salvando un adolescente barese da un possibile suicidio per quel pericoloso gioco su Internet; vale per l'Arma dei carabinieri, per la Guardia di Finanza e per la Polizia penitenziaria.

Sappiamo le difficoltà, perché non siamo abituati a speculare in termini politici, ma al tempo stesso sappiamo quanto sia delicata la questione sicurezza, in modo particolare per questo territorio.

Spostare il contingente da Bitonto a Bari avrebbe avuto il sapore della beffa, e di uno schiaffo alla memoria della signora Tarantino. Non è sufficiente una passeggiata con selfie del Ministro Salvini a risolvere i problemi che riguardano la sicurezza dei territori: serve un patto tra istituzioni, serve un patto che coinvolga anche la scuola, la Chiesa e tutte le centrali educative. Serve un patto perché non possiamo assistere attoniti alla performance in rete proprio in quel quartiere Libertà di Bari di quel ragazzino che inneggiava alla malavita e che si fa chiamare “Giovanni Malavita”, insultando la Polizia. Ma attenzione, perché se a mancare di parola per primo è lo Stato, allora siamo davvero in procinto di condannare questi territori senza possibilità di recupero.

(Iniziative di competenza volte alla revisione del progetto di realizzazione della variante Vittorio Veneto – Santa Augusta – n. 3-00294)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione D'Incà n. 3-00294 (Vedi l'allegato A). Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Presidente, come evidenziato dall'onorevole interrogante, l'intervento riguarda la realizzazione della variante alla Strada statale n. 51 nel comune di Vittorio Veneto tra la località La Sega e Ospedale.

Il progetto nasce dall'esigenza di decongestionare il centro abitato di Vittorio Veneto e, in particolare, il centro storico di Serravalle, che presento una valenza architettonico-ambientale di grande pregio, creando così un'alternativa per il traffico di attraversamento all'attuale tratto della Strada statale n. 51, che attraversa il centro abitato.

Com'è noto, l'intervento complessivo è stato suddiviso in due stralci funzionali. Il primo stralcio, compreso tra la località La Sega e la località Rindola, è stato finanziato con il contratto di programma 2009 MIT-ANAS e, ad oggi, è in fase di esecuzione con ultimazione prevista per maggio 2019.

Come comunicato dalla società ANAS, nel corso dei lavori sono state stralciate dall'appalto le opere relative all'asse secondario di collegamento con il centro di Vittorio Veneto, considerata la contrarietà dei residenti alla sua realizzazione.

Conseguentemente, per rendere funzionale il primo stralcio, ANAS ha proceduto a studiare un nuovo assetto dell'asse secondario; nell'ambito di tale studio sono state prese in considerazione diverse ipotesi alternative, valutate nell'ambito di un processo di confronto e partecipativo istituito dall'amministrazione comunale.

Le alternative proposte sono state analizzate sotto il profilo paesaggistico-ambientale, economico-funzionale e dell'interesse pubblico. Tra le varie ipotesi vagliate, anche quella di posizionamento della variante più a sud, che tuttavia avrebbe comportato un numero superiore di espropri a causa della maggiore lunghezza del tracciato.

La soluzione prescelta, che prevede l'uscita su Via Carso, è quella risultata più idonea sotto l'aspetto funzionale, con il miglior rapporto costi-benefici. Il nuovo progetto non comprende gallerie artificiali, come nel progetto precedente, ma solamente una rotatoria sulla strada locale denominata Via Carso, che rispetto alla soluzione originaria contribuisce ad allontanare il traffico dal centro di Vittorio Veneto.

Su tale progetto il 18 giugno 2018 si è tenuta la conferenza di servizi e con provvedimento del provveditorato interregionale alle opere pubbliche del Veneto-Trentino Alto Adige-Friuli Venezia Giulia è stata decretata l'intesa Stato-Regione. Sono, altresì, in corso le procedure di autorizzazione ambientale presso il Ministero dell'Ambiente. Quanto, invece, al secondo stralcio compreso tra la località Rindola e la località Ospedale, il Ministero sta procedendo a un'attenta analisi e verifica dell'effettiva funzionalità dell'opera, e in tal senso si confronterà con tutti i soggetti coinvolti.

PRESIDENTE. Il deputato D'Incà ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

FEDERICO D'INCA' (M5S). Ringrazio il sottosegretario Dell'Orco per la disamina e per l'intervento che ha predisposto. Chiaramente parliamo di un'opera, per quanto riguarda il primo stralcio, quello della prima galleria, importante sicuramente per il territorio e per la cittadina di Vittorio Veneto, che ha una parte storica molto interessante, che, tra l'altro, invito anche a vedere in questi anni che ricorrono i cento anni della prima guerra mondiale. Chiaramente questo è un intervento molto pesante nella sua uscita. Più volte ho visitato il luogo, anche con i comitati, con i cittadini, che facevano una richiesta del miglioramento del tracciato che passava in galleria artificiale tra due scuole.

Fortunatamente, questo tipo di ipotesi è stato stralciato nel corso del tempo ed è rimasta l'uscita vicino al cimitero; sicuramente migliore, invece, era un'uscita più a sud di 500 metri, di cui lei ha prima fatto l'analisi, definendola impossibile perché vi erano ulteriori numerosi espropri, che però convintamente ritengo, molto probabilmente, la soluzione migliore per avere un'uscita corretta di quella che oggi diventerà una strada statale nuova ed importante. Per quanto riguarda, invece, il secondo stralcio, quindi la seconda galleria, e quindi un'opera del costo di 60 milioni di euro, almeno questa è la pianificazione ad oggi fatta, credo importante che vi sia un'attenta valutazione da parte del Ministero.

Questo perché fa parte di un accordo di programma, che può essere anche rivisto in questi giorni; e dico in questi giorni perché il territorio, appena un po' più a nord, è stato colpito da una profonda alluvione. Il dissesto idrogeologico, che sicuramente lei ha visto - ed essendo stato in contatto, ringrazio il Ministro Toninelli e i sottosegretari, oggi presenti tra l'altro, Luigi Gaetti e Michelle Dell'Orco, che hanno seguito in maniera attenta le problematiche del territorio bellunese - ha delle problematiche, viste anche ieri con il Ministro Toninelli, della mancanza di una galleria a Coltrondo.

Coltrondo è in una zona molto a nord, vicino al Comelico, è l'entrata in una vallata, appunto la vallata del Comelico, molto bella, incastonata all'interno del patrimonio Unesco delle Dolomiti. In questa zona da molti anni stiamo cercando di poter fare entrare all'interno dell'accordo di programma una nuova galleria che è la prosecuzione di quella che oggi esiste e che salterebbe finalmente una zona estremamente franosa. Ecco perché, in quella che è la visione un po' generale, mi sento di dover chiedere se, nell'analisi costi-benefici, si può fare una valutazione per cui si dia una priorità agli interventi che devono essere fatti lungo gli assi portanti del Veneto del nord, di cui fa parte sia Vittorio Veneto sia il Comelico.

E quindi, all'interno dell'analisi delle nuove gallerie, che possa essere identificata se abbiamo necessità di poter gestire quella che oggi è una galleria, per quanto importante sulla carta, del secondo stralcio, o se, diversamente, vogliamo ragionare sulla problematica di pensare che, se dovessero cadere le tre o quattro frane che sono in quella posizione e che si sono mosse in queste terribili giornate che hanno visto 70 centimetri di acqua, venti a duecento all'ora, e che chiaramente hanno indebolito profondamente il territorio, noi in quella zona probabilmente avremmo il blocco di un'intera vallata e di quei comuni che sono all'interno di questo bellissimo territorio, con, chiaramente, delle difficoltà per le persone che vi abitano, e che tutti quanti noi abbiamo visto in questi giorni in televisione. Ma vi assicuro, viverle profondamente sul territorio, con quelle persone che non riescono a portare un figlio in ospedale, probabilmente ci deve fare mettere anche in testa che, se vogliamo mantenere le persone a vivere in quelle zone così lontane da tutto, ma bellissime, occorre che insieme ragioniamo sulla possibilità di permettere che i servizi minimali possano essere garantiti, e quindi attraverso questa galleria di Coltrondo. Sono perfettamente consapevole che la richiesta da voi è sentita, e quindi sono convinto che riusciremo a trovare una soluzione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Fusacchia, Gallo e Saltamartini sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 14,30, raccomandando i responsabili dell'Aula di far presente ai colleghi che riprenderemo con una commemorazione, quindi è opportuno che tutti i colleghi siano presenti in Aula. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,03, è ripresa alle 14,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Sui recenti gravi eventi atmosferici che hanno colpito il Paese.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, come sapete, nei giorni scorsi vaste zone del nostro Paese, da nord a sud, sono state colpite da un'eccezionale ondata di maltempo, che ha provocato un grande numero di vittime e feriti, gravissimi disagi ed ingenti danni al patrimonio abitativo, paesaggistico e naturalistico del nostro territorio. In questa dolorosa circostanza desidero innanzitutto esprimere a nome dell'Assemblea il più sentito cordoglio ai familiari delle vittime e la solidarietà e vicinanza alle popolazioni coinvolte in questi tragici eventi. Desidero inoltre manifestare l'apprezzamento di tutta la Camera e mio personale nei confronti di quanti hanno prestato la propria opera di soccorso. Mi riferisco in particolare agli operatori della Protezione civile, dei vigili del fuoco e delle Forze armate, ma anche ai moltissimi volontari che si sono prodigati con professionalità e generosità nella complessa gestione dell'emergenza e nei lavori di ripristino dei luoghi danneggiati. Gli eventi tragici e disastrosi cui abbiamo assistito ci pongono ancora una volta di fronte ai gravissimi problemi che affliggono il nostro territorio, quelli del dissesto idrogeologico, del consumo di suolo e dell'abusivismo edilizio, e chiamano dunque in causa il Parlamento e le altre istituzioni responsabili, che hanno il dovere, ciascuna per la propria competenza, di approntare con urgenza un'ampia ed incisiva azione di prevenzione e di messa in sicurezza del nostro Paese perché non si debba intervenire più solo inseguendo le emergenze, e hanno più in generale il dovere di definire ed attuare politiche lungimiranti di adattamento ai cambiamenti climatici, che, come visto, sono in corso. Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, intendo innanzitutto scusarmi con le colleghe e con i colleghi per il tono e per le parole che ho usato nei confronti della collega Businarolo, fuori dall'aula del mappamondo; mi scuso sia per il merito delle parole che ho detto, sia per il tono che ho usato nei confronti della collega. Lo voglio fare qui, formalmente, di fronte a lei e di fronte all'Aula, perché sia chiaro il mio intendimento, non bisogna mai trascendere; io ho trasceso e, dunque, mi scuso nei confronti della collega.

Vorrei però segnalarle, in merito all'ordine dei lavori, che noi abbiamo calendarizzato, per la giornata di lunedì, la discussione generale su un provvedimento di legge che è in discussione presso le Commissioni congiunte referenti I e II, che è la legge che riguarda la punibilità dei reati contro la pubblica amministrazione. Io vorrei che a lei fosse data notizia e che fosse chiaro che i lavori della nostra Commissione - prima, l'ufficio di presidenza doveva riprendere questa mattina alle 9,30, poi è stato rinviato alle 11, poi è stato rinviato alle 12,30 - vertono, in questo momento, sull'ammissibilità di un nuovo emendamento proposto. Io vorrei che lei dedicasse l'attenzione che certamente dedicherà ad una questione che non è indifferente e cioè alla modalità con cui si è ritirato un emendamento e poi se n'è presentato un altro, emendamento che permetterebbe l'introduzione del tema della prescrivibilità dei processi nel merito di una legge che riguarda altro, semplicemente con una modifica del titolo della legge.

Noi siamo ancora in attesa, ormai sono passate 24 ore, del giudizio di ammissibilità di quell'emendamento. Perché riferisco questo a lei che, giustamente, non dirige i lavori della Commissione? Perché, al momento, la Commissione, che verrà riconvocata a fine Aula, non ha ancora iniziato il lavoro, la discussione di merito sugli emendamenti e, dunque, siccome noi siamo in attesa di quel giudizio di ammissibilità e quel giudizio di ammissibilità - questa è la nostra opinione politica - dipende da un accordo politico tra le parti di maggioranza, questo procrastinarsi dei lavori senza entrare nel merito di quegli emendamenti - peraltro, secondo noi su una questione di ammissibilità che lei dovrebbe verificare, perché cambierebbe il comportamento nei confronti dell'ammissibilità della prassi di questa Camera - inficia anche la calendarizzazione di quel provvedimento. Infatti, noi, incominciando così tardi rispetto al programma, eventualmente domani, la discussione su quel provvedimento, mettiamo a rischio il fatto che quel provvedimento arrivi alla discussione generale, lunedì.

Per questo mi riferisco a lei e la prego di valutare che quanto sta accadendo intorno all'ammissibilità o meno di quell'emendamento - il quale, con artifizio semantico, cambiando il titolo della legge, Presidente, permette l'introduzione di argomenti del tutto eterogenei rispetto al merito della legge - è un precedente che risulterebbe gravissimo per noi.

La prego di verificare quanto sta succedendo, rispetto all'ordine dei lavori di quest'Aula, che dovrebbe, lunedì, trattare di questo tema. Noi chiediamo il rispetto dei lavori dei membri delle due Commissioni perché siamo appesi, con continui rinvii, ad una decisione politica. La Camera dei deputati non è la stanza di compensazione delle discussioni politiche della maggioranza, ma il luogo dove si devono discutere le leggi, cosa che non ci è stato dato modo di fare, sinora, perché la maggioranza non si mette d'accordo. Verifichi, Presidente, quello che sta succedendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ENRICO COSTA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Io mi riallaccio alle parole del collega Fiano perché, Presidente, noi oggi attendevamo che i presidenti delle Commissioni I (Affari costituzionali) e II (Giustizia) esprimessero il giudizio di ammissibilità sui nuovi emendamenti presentati dai relatori. Sono stati presentati ieri e, ovviamente, oggi attendevamo questo giudizio. I presidenti ci hanno comunicato di non essere pronti a esprimere il giudizio di ammissibilità su ben 4 emendamenti: non mi pare un grande lavoro. È evidente che il dovere dei presidenti, che è un dovere tecnico, va a confondersi con un'esigenza politica, cioè quella di trovare un'intesa all'interno della maggioranza, ma questo non può e non deve accadere, Presidente.

Lei, Presidente, quando esprime il giudizio di ammissibilità su un emendamento, non definisce i suoi tempi a seconda degli accordi o meno di maggioranza; gli accordi o meno di maggioranza influiranno, poi, eventualmente, sul merito del provvedimento e sul voto. È chiaro che la Commissione è stata paralizzata da questo.

Noi, la scorsa settimana, abbiamo avuto l'annuncio dei presidenti che bisognava procedere a tappe forzate per andare in Aula il 12. Oggi e ieri ci sono state delle brusche frenate, evidenziate da ritardi continui nella convocazione delle Commissioni e da questa evidente paralisi. Ci sono 302 emendamenti da approvare. Chiedo a lei, Presidente, come è possibile continuare a procedere in questi due o tre giorni che restano - anche perché poi sarà necessario avere i pareri delle altre Commissioni - e portare il provvedimento in Aula il 12.

Le evidenzio ancora un particolare molto significativo: nella riunione della Commissione della scorsa settimana tutti i gruppi parlamentari - tutti - ad eccezione del MoVimento 5 Stelle, avevano proposto ai presidenti di scrivere una lettera a lei, Presidente della Camera, per procrastinare l'ingresso in Aula del provvedimento, proprio in vista, chiaramente, del numero di emendamenti. Solo il MoVimento 5 Stelle si è opposto e i presidenti non hanno tenuto conto della maggioranza delle istanze, ma hanno tenuto conto di quello che ha eccepito il MoVimento 5 Stelle e non è stata scritta nessuna lettera.

Siamo qui, a questo punto, a chiederle di valutare la situazione e di riflettere su questi elementi, che sono molto significativi per il buon andamento dei lavori dell'Aula, ma anche - lo devo dire - per un'imparziale gestione dei lavori delle Commissioni parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

FRANCESCO FORCINITI (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (M5S). Grazie, Presidente. Sono opportuni un paio di piccoli chiarimenti, intanto sulla ragione che ha portati, noi relatori, a riformulare quell'emendamento, che non è affatto, come qualcuno ha detto, un raggiro o un artifizio per aggirare eventuali giudizi di inammissibilità, ma è solo e soltanto l'esigenza di un coordinamento formale, per ragioni stilistiche di tecnica legislativa, di fare in modo che risulti anche nel titolo del provvedimento un accenno a qualcosa comunque di epocale e di molto importante che noi stiamo andando a fare, come è la riforma della prescrizione. Tuttavia, l'emendamento, anche l'1.100 che poi abbiamo ritirato, di per sé, per quanto mi riguarda - ovviamente, in qualità di presentatore - era da ritenersi già, secondo il mio umile giudizio, ammissibile, perché non si può negare un nesso di causalità fra un termine di prescrizione troppo breve e l'effetto che questo stesso termine di prescrizione può avere come incentivo nell'attuare proprio fattispecie di corruzione e di reati contro la pubblica amministrazione. È chiaro che…

PRESIDENTE. Però non entri nel merito adesso della questione rispetto all'emendamento; poi le ammissibilità le vedrà il presidente della vostra Commissione.

FRANCESCO FORCINITI (M5S). Certamente, ma sono stati fatti riferimenti a eventuali volontà di raggirare i Regolamenti della Camera, mentre noi relatori non abbiamo alcuna intenzione di fare questo. Semplicemente, abbiamo voluto, opportunamente, predisporre questo nuovo emendamento per coordinarlo formalmente rispetto a tutto il resto dell'impianto.

Poi, però, c'è un'altra cosa da dire: è ovvio che sono in corso, comunque, delle trattative per individuare quale può essere la migliore soluzione normativa possibile fra due forze che compongono la maggioranza e che sono legittimamente eterogenee e diverse fra loro. Questo, però, non ha in ogni caso nulla a che fare con quello che è l'iter in Commissione, perché noi non stiamo assolutamente procrastinando nulla. Noi, ovviamente, stiamo valutando e stiamo predisponendo quelle che sono le misure migliori per fare uscire dalla Commissione e poi dall'Aula il miglior prodotto possibile. In tal senso, in parallelo, i lavori di Commissione vanno avanti e non c'è assolutamente alcuna correlazione o alcuno stallo dovuto alle trattative politiche, tanto più per il fatto - lo dico a conclusione - che non è un decreto-legge, quindi non c'è il contingentamento dei tempi e, di conseguenza, non capisco davvero quale possa essere il motivo di perplessità che le forze di opposizione possono manifestare. C'è una legittima dialettica politica e parlamentare che si sta palesando e che si sta manifestando, quindi credo che non ci sia assolutamente nulla di straordinario e di anormale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

CIRO MASCHIO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente e colleghi, il tema che è stato posto da alcuni colleghi della minoranza è oggettivamente alla sua attenzione, non per motivi ostruzionistici ma di buonsenso nella conduzione dei lavori di Commissione e d'Aula. Lei sa perfettamente che abbiamo lavorato settimane su un disegno di legge che aveva un determinato assetto - le norme penali e le norme sulla trasparenza - e sa perfettamente quanto aver introdotto un emendamento sulla prescrizione abbia destabilizzato completamente i lavori della Commissione, anche perché è noto a tutti a livello politico che l'emendamento è diventato il nodo principale dell'intero disegno di legge, e anche questo è un fatto assolutamente anomalo.

Alla luce di questo, al fine di condurre in modo ragionevole i lavori della Commissione e d'Aula, se questo emendamento dovesse essere ritenuto ammissibile o se non dovesse essere ritenuto ammissibile, in entrambi i casi, è necessario ormai, arrivati a questo punto, chiedere una proroga dell'inizio dei lavori d'Aula, quindi una proroga della calendarizzazione, perché, oggettivamente, se questo emendamento dovesse essere ammesso, cambia radicalmente l'entità della discussione che dobbiamo fare, audizioni comprese.

Quindi, io non entro nel merito di alcuni aspetti che lei ben conosce sulla scorrettezza con cui il Governo ha calato all'interno di un disegno di legge, su cui si stava discutendo costruttivamente, un tema che dovrebbe essere oggetto di un altro disegno di legge e dovrebbe essere trattato in altra sede. La invito, però, quantomeno, a riportare al buonsenso i lavori della Commissione e a comprendere che l'appello che le rivolgiamo a modificare la calendarizzazione non è minimamente dovuto a motivazioni ostruzionistiche, ma è dettato dal buonsenso, nel rispetto dell'Aula e nel rispetto dei lavori dei parlamentari e delle Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

JOLE SANTELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato il collega Forciniti, che ha tentato - devo dire, cercando di farcela, ma con grande difficoltà - di riportare quello che sta accadendo oggi in questo Parlamento ad una situazione ordinaria. La situazione che si sta verificando alla Camera e al Senato della Repubblica è totalmente straordinaria: le due Camere sono bloccate, ostaggio di una presunta riunione di maggioranza fra il Premier Conte e i due Vice Premier, che forse fra poco atterreranno in Italia. Forse è meglio che evitino di viaggiare e valutino un po' meglio di stare qui a controllare le cose.

Quello che è accaduto presso le Commissioni I e II riunite, Presidente, è che per due giorni, a singhiozzo, i lavori sono stati bloccati. Si è tentato di ricominciare con l'evidente imbarazzo dei presidenti delle Commissioni, ma anche - devo dire - con tentativi di forzare la mano in maniera ingiustificata. Presidente, per la dignità di quest'Aula, non si può dire che una Commissione viene bloccata perché c'è una istruttoria con riferimento all'ammissibilità di un emendamento. Gli uffici della Camera dei deputati sono in grado di fornire tutti i dati tecnici e politici sull'istruttoria dell'ammissibilità di un emendamento in pochissimo tempo. Non nascondiamoci dietro norme tecniche e dietro alibi inutili. Il tema è che questa maggioranza, dinanzi ad un braccio di ferro vergognoso che sta attuando davanti a tutti i cittadini italiani, deve assumersi la responsabilità politica delle proprie scelte. E lei, Presidente, soprattutto, deve rispettare e deve far rispettare la dignità di quest'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Quale articolo?

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Articolo 86, commi 1 e 5. Il tema è molto semplice, Presidente, io le chiedo formalmente di vegliare sull'andamento dei lavori in Commissione, perché si sta verificando, nelle Commissioni riunite, che non solo si posponga una ammissibilità alla trattazione del merito, ma, per quanto riguarda la tipologia dell'emendamento posposto, è un emendamento che sconvolge il provvedimento, perché il metodo è, come posso dire, da gioco delle tre carte parlamentari: io allargo il perimetro del provvedimento, infilo un emendamento che non è stato mai discusso e lo porto in Aula. Ci si rende conto che, se questo metodo fosse esasperato e si giungesse al convincimento che in zona Cesarini io allargo il perimetro del provvedimento su temi mai discussi e introduco un emendamento dei relatori, che portato in Aula è sostanzialmente sottratto - sottratto! - a quello che è il potere della Commissione, quindi audizioni non concluse, eccetera, siamo di fronte ad un metodo scorretto!

Allora io sollecito davvero il suo intervento, perché non solo si ponga rimedio a questo vulnus con un provvedimento autonomo, che possa avere una sua autonomia, la Commissione ha diritto di discutere temi mai discussi e se c'è un problema politico, che non si forzi la Commissione, si risolva il problema politico e poi si torni in Commissione. Quello a cui abbiamo assistito oggi, Presidente, non è stato bello: presidenti che sostenevano la necessità di una istruttoria su che cosa? Su un emendamento che sopprime il diritto dei cittadini ad un processo dalla ragionevole durata (articoli 111 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo). È un emendamento su cui non c'è da fare istruttoria, l'unica istruttoria è la distruzione dei principi costituzionali.

Allora, sollecito, Presidente, il suo intervento affinché presso i presidenti di Commissione possa esorcizzare questo brutto fantasma dell'aggiramento delle regole parlamentari, del rispetto anche dei commissari delle Commissioni riunite e che, quindi, eventualmente, se c'è un emendamento di questo genere, sia estrapolato, sia trattato separatamente e non costituisca uno strumento di percussione dei diritti dei parlamentari e del Parlamento.

FEDERICO CONTE (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sempre sull'ordine dei lavori.

FEDERICO CONTE (LEU). Sì, Presidente. Mi associo all'intervento dell'onorevole collega che mi ha preceduto per insistere su questo tema. Quanto avvenuto nelle Commissioni riunite rappresenta un passaggio che non va censurato soltanto sotto il profilo del metodo, perché evidentemente un emendamento depositato quando l'istruttoria di una proposta di legge si era già compiuta ampiamente, rende quella discussione monca e, soprattutto, il cambiamento del titolo rende anche quella proposta di legge qualcosa di diverso da quella che era all'inizio, ma anche perché ripete un vizio di questo legislatore, che nasce dal contratto di Governo che si fonda su un sinallagma: do ut des, temi cari alla Lega per temi cari al MoVimento 5 Stelle. Abbiamo visto questo schema ripetersi più volte, da ultimo nel decreto-legge “emergenze”. A me pare che questo emendamento vada nella stessa direzione ed abbia a che fare con la discussione in corso sul decreto-legge “sicurezza”: se il MoVimento 5 Stelle ha bisogno di elementi politici di trattativa interni alla maggioranza per temperare una spinta della Lega sulle misure di sicurezza che non è del tutto condivisa, trovi il modo di farlo senza compromettere il percorso di una proposta di legge che nell'impianto originario vedeva ad esempio questo gruppo proteso ad un percorso parlamentare collaborativo, di miglioramento di un testo, che nell'indirizzo, nelle modalità era inquadrato nella direzione giusta, anche se alcuni aspetti non risultavano convincenti. Quell'emendamento, Presidente, ne stravolge totalmente il senso giuridico, con una torsione illiberale che renderà l'intero provvedimento meno digeribile. Un suo intervento in tal senso, per sottrarre la discussione politica complessiva interna alla maggioranza, per mitigare questo meccanismo bilaterale di tipo negoziale e favorire una valutazione più equilibrata e libera dei provvedimenti anche alle forze dell'opposizione, farà bene sicuramente al processo legislativo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Presidente, soltanto per ribadire quanto già detto in Commissione, e anche in quest'Aula nella seduta della settimana scorsa, che si è conclusa all'1,30 di notte: stavamo parlando dello stesso identico argomento. Già in quella sede, e nelle sedute nelle Commissioni che si sono tenute successivamente, abbiamo ribadito in primo luogo che le Commissioni non sono assolutamente sotto il ricatto del Governo né di nessun altro: i lavori stanno continuando infatti oggi, al termine della seduta pomeridiana si riprenderà e i relatori esprimeranno i pareri su tutti gli emendamenti. È rimasta in sospeso l'espressione da parte della presidenza dell'ammissibilità su quattro emendamenti, tra cui c'è anche l'emendamento di cui stanno parlando tutti i colleghi che sono intervenuti: la successiva e ulteriore istruttoria che stiamo facendo noi come presidenti di Commissione è dovuta proprio alla delicatezza del tema, nonché alla possibilità, che stiamo considerando, di ampliare appunto la materia oggetto del disegno di legge. Queste sono le uniche motivazioni che stanno portando le presidenze ad un'ulteriore istruttoria, e non certo l'attesa da parte dei capi dei partiti di maggioranza di arrivare e fare la riunione, o quanto è stato detto negli interventi che ci hanno preceduto. La nostra è una disamina squisitamente e puramente tecnica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

CARMELO MICELI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMELO MICELI (PD). Presidente, intervengo solo per onestà intellettuale, quella che in questa sede sta mancando allorquando il presidente Brescia viene a riferire all'Aula che la necessità di un approfondimento avrebbe natura tecnica, risultando ancora in itinere l'istruttoria. Ebbene, Presidente, è giusto che si sappia che in realtà l'istruttoria di cui si parla ha ad oggetto un emendamento che è identico ad un altro che risultava già presentato, e per il quale la Commissione era convocata per pronunciarsi sulla relativa ammissibilità già nella giornata di lunedì. Le ragioni del differimento della Commissione in realtà sono note a tutti, perché il bollettino di guerra dei problemi della maggioranza è noto a tutti, caro presidente Brescia. È noto che il problema che sta vivendo la Commissione giustizia, che vede in atto una stortura evidente del processo di formazione della norma, con l'interruzione sine die della potestà normativa, ha ad oggetto solo esclusivamente bagarre politiche, ha una natura politica ed ha ad oggetto le ripicche tra due partiti di maggioranza, che vedono le questioni del decreto-legge “sicurezza”, da un lato, in Aula arrivare all'apposizione del voto di fiducia, e in questa sede invece paralizzare un provvedimento normativo.

Per cui, siccome noi commissari della Commissione giustizia siamo stati presi fin troppo in giro con le decisioni del presidente, che non si venga a ripetere in questa sede quello che ha ripetuto il presidente Brescia con la necessità ulteriore di istruttoria, un'istruttoria che doveva essere già pronta e definita da giorni, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FRANCESCA BUSINAROLO (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCA BUSINAROLO (M5S). Presidente, è passato in cavalleria quello che il deputato Fiano ha detto, dichiarando delle scuse nei miei confronti. Io ero molto titubante sull'intervenire, perché non mi piace venire etichettata da donna vittima di aggressione, fisica o verbale che sia; però quello che non tollero, perché e proprio fuori dalla mia mentalità, è di venire trattata diversamente perché donna: io tratto l'uomo alla mia altezza e l'uomo tratta me alla sua altezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Fiano è molto alto, è molto grosso, è molto corpulento; io gli facevo presente delle cose e si poteva sicuramente discutere, non nei termini e nei toni che ha tenuto. Quindi le scuse, mi dispiace, non le posso accettare, e chiedo alla Presidenza di esprimersi sulla questione, perché un collega, sia donna o uomo, va trattato da collega (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

ALESSIA MORANI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Rispetto a quello che ha detto la deputata Businarolo, non è per difendere il mio collega Fiano, che non solo è una persona…

PRESIDENTE. Però non può rispondere su questo.

ALESSIA MORANI (PD). No, non è su questo. Non solo è una persona perbene…

PRESIDENTE. E su che cos'è?

ALESSIA MORANI (PD). È su come le deputate del Partito Democratico sono state trattate nella passata legislatura, nella stessa Commissione in cui siede la Businarolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché siccome noi abbiamo sporto delle querele per ingiuria e diffamazione nei confronti del deputato De Rosa, e non ripeto il motivo per cui è stata sporta quella querela, oggi sentirci far le prediche è francamente imbarazzante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiaramente prendo atto di tutti gli interventi sull'ordine dei lavori, delle vostre valutazioni, e senza dubbio ove necessario vedrò il rispetto delle norme regolamentari, come ho sempre fatto.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Presidente, pochi secondi soltanto per tornare un attimo indietro: da siciliano, da uomo, da medico e da amico di un medico che è scomparso sabato, a seguito della devastante alluvione che vi è stata nella provincia di Palermo. Il dottor Giuseppe Liotta era un medico, che in questo momento si trova sepolto dal fango. Lo dico perché è stato dimenticato due volte, dalla vita e anche dalle informazioni di questi giorni: nessuno ha parlato di lui, ieri e anche oggi la RAI ha ignorato la scomparsa di quest'uomo. Noi continueremo con le nostre mani a cercarlo nel fango finché non lo troveremo, e voglio ringraziare tutti quelli come Giuseppe Liotta che muoiono per andare sul loro posto di lavoro. Grazie, Giuseppe (Prolungati applausi).

Seguito della discussione della proposta di legge: Molteni ed altri: Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo (A.C. 392-A) e dell'abbinata proposta di legge: Morani (A.C. 460) (ore 15,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 392-A: Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo; e dell'abbinata proposta di legge n. 460.

Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Conte e Fornaro n. 1.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 15,09)

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame della questione pregiudiziale di costituzionalità Conte e Fornaro n. 1 (Vedi l'allegato A).

Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale. A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Conte ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. La proposta di legge arriva in Parlamento quando il concetto stesso di fine pena mai è messo in discussione dalle migliori frontiere culturale e giuridiche del Paese; sul piano giuridico, per quanto riguarda la sua stessa legittimità, per la sua intrinseca incompatibilità, l'incompatibilità di una pena perpetua con un sistema democratico e sul piano culturale, per la sua contrarietà al principio di umanità della pena e della funzione rieducativa che essa dovrebbe avere. Su questi due pilastri, lo Stato del Vaticano ha di recente abolito la pena dell'ergastolo, che viene sostituita con una pena detentiva che va dai 30 ai 35 anni. In tal senso, all'inizio della legislatura questo gruppo ha avanzato una proposta di legge per l'abolizione dell'ergastolo.

Le ragioni addotte dal proponente per inibire l'accesso al rito alternativo del giudizio abbreviato per i reati puniti con l'ergastolo sarebbe nella richiesta, proveniente da una indistinta opinione pubblica, di non consentire a reati di particolare allarme sociale di essere puniti, di essere sanzionati con una pena che non sia quella definitiva e perpetua. Questa motivazione, queste ragioni si scontrano però con argomentazioni di carattere ordinamentale sistematico che meritano di essere brevemente accennate.

In primo luogo, non ci sono solo reati di particolare allarme sociale come l'omicidio, nel nostro codice penale; ve ne sono alcuni di allarme sociale anche di maggiore diffusione e persistenza nella società: si pensi all'associazione per delinquere di stampo mafioso, all'associazione con finalità di terrorismo, al sequestro di persona a scopo di estorsione; bene, questi reati, pur avendo una incidenza nella vita della comunità ben più rilevante di quella che ha il reato di omicidio, per quanto efferato, non sono puniti con la pena dell'ergastolo. Il nostro ordinamento prevede, comunque, come pena massima per un delitto non aggravato la pena di 24 anni e, caro Presidente, la pena massima che si può scontare nel nostro ordinamento è trent'anni. Un cittadino italiano, anche se condannato più volte, “n” volte a una pena non superiore a 24 anni, sconta comunque soltanto trent'anni; è il caso, tanto per intenderci, sul piano dell'allarme sociale, dei collaboratori di giustizia, cioè di coloro che hanno guadagnato una premialità rendendo informazioni allo Stato per la lotta alla criminalità organizzata.

Queste sono ragioni di carattere ordinamentale, ma ve ne sono alcune ancora più pregnanti, di carattere sistematico. Intervenire sulle norme del giudizio abbreviato, lasciando però nel codice penale l'articolo 65 che, Presidente, prevede, proprio per il caso della pena dell'ergastolo, che, in presenza di un'attenuante non determinata nella riduzione, quella riduzione riduca la pena tra i venticinque e i trent'anni, significa lasciare un meccanismo identico rispetto all'ipotesi del fine pena mai.

Si tratta, quindi, di un provvedimento che andrebbe a incidere su una parte del meccanismo processuale gravemente danneggiandolo nel funzionamento, come vedremo di qui a un attimo, senza il definitivo beneficio a cui aspira evidentemente la proposta di legge.

Queste argomentazioni sono state poi arricchite, molto di recente, dalla Corte costituzionale che, in una sentenza del 21 giugno 2018, cioè di qualche mese fa, presidente Lattanzi, relatore Viganò, intervenendo a proposito dell'efficacia ostativa dell'ergastolo rispetto ad alcuni benefici penitenziari, la liberazione anticipata, ha ritenuto illegittimo, sotto il profilo costituzionale, che l'accesso a quei benefici fosse possibile solo una volta scontati 26 anni di carcere, una limitazione – ha sostenuto, con questo obiter dictum, la Corte costituzionale – che viola assolutamente il principio di progressività della pena e di flessibilità della pena in funzione rieducativa. Allora, il più contiene il meno, quella stessa argomentazione è pienamente ed efficacemente ribaltabile sulla richiesta, sull'aspirazione, sulla proposta di inibire l'accesso al giudizio abbreviato per i reati puniti con l'ergastolo.

Vi è di più, che i precetti costituzionali intaccati si arricchiscono se si bada al fatto che nel nostro ordinamento, per come si è andato sistemando nel tempo l'istituto del giudizio abbreviato – vale qui precisare che la precedente, risalente pronuncia della Corte costituzionale che ne abrogò il meccanismo di riduzione della pena fu resa solo per un eccesso di delega, non nel merito del meccanismo della riduzione della pena dell'ergastolo a una pena di trent'anni – ebbene, quel diritto processuale, quella scelta processuale di accesso al giudizio abbreviato si è andata considerando come un vero e proprio diritto dell'imputato; diritto dell'imputato anche innocente, perché l'imputato può essere – e, normalmente, nella maggior parte dei casi, è – innocente, mentre questa norma è pensata declinandola solo con riguardo e pensando all'imputato colpevole. L'imputato innocente, nella possibilità di accedere a un rito abbreviato più rapido, ha la possibilità di vedere riconosciuto il suo stato di innocenza in un tempo più breve, un tempo che deve essere, per precetto costituzionale ulteriore - articolo 111, che si va ad affiancare all'articolo 24 - ragionevole anche per l'imputato che poi venisse riconosciuto colpevole.

Ed è il meccanismo del giudizio abbreviato in questo momento, Presidente, per quello che è risultato dai lavori preparatori svoltisi in Commissione, durante i quali, all'unisono, tutti gli auditi, da qualsiasi parte convocati, hanno ribadito che questa norma determinerebbe una disfunzione procedimentale di gravità assoluta, tale da arrecare un grosso danno alla gestione dei processi, con un grosso danno immediato proprio in termini di sicurezza, perché è dall'accesso al giudizio abbreviato che dipendono, nella maggior parte dei casi, la riduzione dei tempi di celebrazione stessi e, quindi, di mantenimento delle misure cautelari che, seguendo il rito ordinario invece, andrebbero a scadere con maggiore frequenza.

Questa norma, cioè, realizzerebbe lo straordinario obiettivo di favorire la circolazione dei delinquenti, non di limitarla, ed è proprio in quei processi di criminalità associata che più attentano all'ordine democratico, che verrebbero tenuti comunque fuori dal vantaggio ipotizzato dall'aspirante legislatore.

Si tratta, quindi, di recuperare, sotto il profilo dell'articolo 27, anche il principio di non colpevolezza, perché questa norma, come pure l'emendamento presentato in Commissione da ultimo, sulla prescrizione, distilla un principio sovvertito di colpevolezza, dal quale fa trarre e scaturire l'azione del legislatore. Si tratta di una sovversione di un principio fondamentale, che non può essere consentita neanche a favore di questa indistinta opinione pubblica, la cui pulsione securitaria il proponente vuole evidentemente interpretare in ogni manifestazione della sua attività legislativa.

Evidentemente, la Corte costituzionale ci insegna che i precetti costituzionali possono essere derogati per talune fattispecie, perché questo avvenga però bisogna darne una motivazione che ossequi il principio di ragionevolezza.

E, allora, da ultimo vorrei soffermarmi sulla ragionevolezza di questa norma. I reati puniti con l'ergastolo sono di due tipi, due macro-aree; puniti con l'ergastolo semplice i meno gravi, puniti con l'ergastolo con isolamento diurno quelli più gravi, quelli accompagnati dal concorso di un altro reato, ad esempio la detenzione di arma, pensiamo al caso di un omicidio particolarmente efferato o premeditato. Per questa seconda categoria la elisione determinata dall'accesso al giudizio abbreviato, nel caso di riconoscimento della colpevolezza riguarderebbe solo la pena dell'isolamento diurno, non anche quella principale dell'ergastolo, che potrebbe essere quindi tranquillamente comminato. Per questi reati, quindi, la norma è assolutamente ininfluente, e però privare gli imputati accusati di questi reati di accedervi danneggerebbe proprio quei processi nei quali più diffusamente sono contestati reati in concorso che determinerebbero l'assunzione di questa sanzione.

L'area di influenza di questa norma quindi, Presidente, rimarrebbe circoscritta soltanto ai reati puniti soltanto con la pena dell'ergastolo, il “soltanto” ovviamente è solo tra apici. Una statistica che gli auditi e, in particolare, il presidente Nordio ci ha detto essere assolutamente residuale. Per cui, anche sul piano della ragionevolezza il bilanciamento tra l'utilità e la disutilità - direbbe la maggioranza “l'analisi costi-benefici” - di questa proposta di legge depone assolutamente a sfavore e la rende una forzatura inutile e dannosa per il nostro sistema costituzionale.

Per questo, a nome del mio gruppo, annuncio il voto contrario su tutto l'articolato e sugli emendamenti ahimè proposti anche da altra parte dalla sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Tateo. Ne ha facoltà.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi e colleghe, con riguardo alle pregiudiziali di costituzionalità presentate dal gruppo Liberi e Uguali spiace osservare che i presupposti sui quali esse si fondano sono oggetto di un'interpretazione errata della ratio dell'istituto del giudizio abbreviato.

Ricordiamo che il giudizio abbreviato non è la risposta ad un'esigenza di garantire all'imputato il pieno diritto alla propria difesa; al contrario, il giudizio abbreviato è una limitazione del diritto alla difesa, è un rito premiale in quanto l'imputato è premiato per il fatto di rinunciare ad una fase ulteriore nella quale potrebbero emergere elementi anche in suo favore. Quindi, come è possibile che un istituto che sia limitativo del diritto alla difesa sia invece qui presentato, dal gruppo Liberi e Uguali, come una garanzia del diritto alla difesa?

La verità è che il giudizio abbreviato risponde a tutt'altra esigenza rispetto al diritto di difesa: risponde all'esigenza di economia processuale, economia processuale che non può essere barattata con la certezza della pena e la certezza della pena non può essere strumentalizzata attraverso l'ultima sentenza della Corte costituzionale, la n. 149 del 2018, da dove emerge chiaramente che i benefici penitenziari possono essere concessi solo quando c'è stata una valutazione di non pericolosità sociale del condannato e ciò nulla ha a che vedere con il giudizio abbreviato e la pena dell'ergastolo. Al contrario, la nostra proposta di legge è conforme ai diritti della Carta costituzionale. La giustizia e la certezza della pena non sono merci in vendita, non sono merce di scambio, ma sono valori in cui la Lega si riconosce.

Quindi, le questioni pregiudiziali sollevate dal gruppo LEU sono di fatto destituite di ogni fondamento. Siamo, ovviamente, favorevoli a entrare nel merito dell'argomento, siamo favorevoli a discutere del provvedimento purché il dibattito sia approfondito ed esauriente, ma sulle predette questioni pregiudiziali il voto della Lega sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, la proposta di legge di cui oggi si tratta prevede l'inapplicabilità del giudizio abbreviato ai reati puniti con la pena dell'ergastolo. Ricordo all'Assemblea che è la quarta volta, in meno di otto anni, che questa proposta di legge arriva in quest'Aula, seppure con un testo non identico all'attuale ma con le stesse finalità e con il medesimo titolo: nel corso della XVI legislatura, a prima firma Lussana, con un testo approvato il 17 febbraio 2011 e nel corso della scorsa legislatura ben due volte: testo approvato il 29 luglio 2015 e poi il 28 novembre 2017, entrambi a prima firma Molteni. Tutti testi che, per vari motivi, non hanno concluso il loro iter al Senato.

Premetto che, nei tre precedenti casi in cui questa proposta è passata da quest'Aula, non è mai stata presentata la pregiudiziale di costituzionalità. Questa è la prima volta. È vero che qui e là furono sollevati, come giustamente deve fare il legislatore in fase di discussione, possibili profili di incostituzionalità, ma mai la questione pregiudiziale ex articolo 40 del Regolamento della Camera. Considerato che ciò non può essere frutto di una disattenzione ma di una valutazione preliminare giuridicamente consapevole, anche in questa occasione si ritiene che non sussistano questioni pregiudiziali tali da impedire l'esame della proposta di legge.

Entro brevemente nel merito delle questioni poste. La pregiudiziale di costituzionalità è stata presentata per valutare la possibile violazione dell'articolo 3 della Costituzione, cioè il principio di uguaglianza, e dell'articolo 27, terzo comma, della Costituzione, cioè la finalità rieducativa della pena.

Anzitutto, non ha alcun fondamento la tesi dell'illegittimità costituzionale di questa proposta di legge in merito all'articolo 27, terzo comma. A fondamento della tesi di incostituzionalità chi ha proposto la questione pregiudiziale ha richiamato, infatti, la sentenza della Corte costituzionale n. 149 del 2018 che, tuttavia, si riferisce a una fase successiva rispetto alla fase processuale sulla quale, invece, si interviene con questa proposta di legge. Tale sentenza, infatti, si riferisce ai benefici penitenziari previsti dalla legge sull'ordinamento penitenziario mentre il testo oggi in discussione modifica il codice di procedura penale rispetto ad una fase processuale, quando il soggetto ricopre il ruolo di imputato e non di condannato. Il principio rieducativo, quindi, coinvolge una fase differente rispetto a quella sulla quale stiamo intervenendo.

Se noi introducessimo nella fase processuale anche predibattimentale il ragionamento sulla rieducazione della pena faremmo qualcosa di contrario addirittura al principio di presunzione di non colpevolezza. Per la Costituzione è la pena e non il processo ad essere rieducativa. Il destinatario attivo della pena è il condannato e, come è ovvio, non l'imputato. La pena più o meno grave non è mai in se stessa rieducativa oppure non rieducativa. La rieducazione attiene all'adeguatezza delle condizioni materiali e giuridiche create per la realizzazione di un apposito percorso e non deriva in modo esclusivo dalla sola quantità della pena. L'esclusione di un premio fisso e automatico conseguente al mancato accesso al giudizio abbreviato non è in contrasto a priori in alcun modo col valore rieducativo della pena e, quindi, non risulta violato il terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione.

Per quanto riguarda, invece, la pretesa violazione, con questa proposta di legge, dell'articolo 3 della Costituzione, si ricorda che la Corte costituzionale ha individuato nella ragionevolezza il criterio di limitazione della discrezionalità del legislatore. La copiosa giurisprudenza della Corte costituzionale nel corso dei decenni si è impegnata a valutare di volta in volta la ragionevolezza delle varie distinzioni introdotte dalla legge, affermando che non tutte le disparità di trattamento sono costituzionalmente legittime. Con questa proposta di legge non si preclude a nessun accusato, anche di reati molto gravi, di far valere tutti i propri diritti in un giudizio in modo pieno utilizzando i vari strumenti processuali previsti e di giungere nel caso anche ad un'assoluzione.

Concludendo, per questi motivi non ravvisando a nostro parere in questo provvedimento alcunché di irragionevole o di arbitrario da parte del legislatore ma anzi essendo le previsioni giustificate dalla gravità e dall'allarme sociale provocato da questi delitti, riteniamo che sussistano le condizioni per procedere all'esame del testo della proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (PD). Grazie, Presidente. La proposta di legge in esame vuole novellare il codice di procedura penale per rendere inapplicabile il rito abbreviato ai delitti per i quali la legge prevede la pena dell'ergastolo non consentendo, quindi, per tali reati la diminuzione di pena connessa al rito. Si tratta, per esempio, dei delitti di devastazione, saccheggio e strage, strage, omicidio aggravato oppure ipotesi aggravate di sequestro di persona.

Questo provvedimento nella sua sostanza e nel suo orientamento si propone una finalità e degli obiettivi che, come Partito Democratico, condividiamo sicuramente. Occorre, infatti, dare una risposta alla contraddizione, che sembra esistere nel nostro sistema, tra la gravità della pena minacciata e l'esiguità di quella concretamente eseguita. L'obiettivo, quindi, della certezza e dell'effettività della pena è anche il nostro obiettivo. Il pensiero non può non andare, in questo senso, ai molti casi di cronaca che raccontano storie di femminicidi efferati perché accompagnati da una particolare crudeltà rispetto ai quali la pena non sempre risulta essere realmente afflittiva e concreta.

E, allora, è in questa contraddizione che si inserisce la frustrazione delle vittime dirette e indirette del reato, che non sentono riconosciuta appieno l'intensità e la dignità della loro sofferenza, una sofferenza il più delle volte provocata dalla scelta sbagliata di qualcun altro. Per questo è importante che lo Stato si faccia carico di questa sofferenza, che accolga questa frustrazione e che lo faccia con gli strumenti che gli sono propri, per potersi affiancare alle vittime e sostenerle nel necessario percorso di elaborazione e di emancipazione rispetto al proprio dolore. Questo, però, colleghi, deve avvenire con lungimiranza e nella verità, che passa anche attraverso una scelta giuridica sostenibile; e questo per non ingenerare nelle vittime stesse aspettative che potrebbero restare disattese a causa dei limiti tecnici e costituzionali della soluzione che si immagina. Rispetto a questa proposta di legge non possiamo, infatti, non tener conto delle criticità emerse e delle perplessità sollevate nel corso delle audizioni svolte in Commissione giustizia da parte di professori universitari, esperti del settore e avvocati soprattutto sotto il profilo costituzionale. Dubbi che sono legati proprio alla scelta di escludere il rito abbreviato per quei reati punibili con l'ergastolo o con l'ergastolo aggravato dall'isolamento diurno.

Quindi, dubbi costituzionali che sono tutti esplicitati nella questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal collega Conte, e quindi compressione del diritto di difesa previsto dall'articolo 24 della Costituzione, violazione dell'articolo 3 della Costituzione sotto il profilo della irragionevolezza e della disparità di trattamento, violazione del comma 3 dell'articolo 27 della Costituzione per l'irragionevolezza rispetto alla finalità rieducativa della pena. Questo dimostra una volta di più che, quando si interviene su un organismo delicato come è il processo penale, occorre farlo con grande cautela, perché si interviene su meccanismi e su equilibri che devono tenere conto sia delle esigenze di congruità della pena sia delle esigenze di funzionalità del sistema.

Una pronuncia di incostituzionalità avrebbe inevitabilmente effetti travolgenti, vanificando tutto il lavoro svolto. E, allora, proprio in quest'ottica, e quindi con il duplice obiettivo di assicurare la tenuta del sistema, da un lato, e non disattendere le aspettative, le giuste aspettative delle vittime in ordine a certezza e effettività della pena, il Partito Democratico ha presentato in Commissione e ripresenterà anche oggi in Aula una serie di emendamenti volti a superare le criticità emerse e ora evidenziate. Emendamenti che, a nostro parere, mirano a raggiungere l'obiettivo che si prefigge questa legge attraverso soluzioni tecniche che riteniamo essere adeguate, e che quindi, a nostro avviso, non presentano le criticità sopradescritte e non si prestano, dunque, a censure di natura costituzionale.

Peraltro, sono soluzioni, queste, emerse nel corso delle audizioni proprio con questo scopo. In un'ottica, dunque, di leale collaborazione parlamentare e con senso di responsabilità, continueremo, nonostante l'atteggiamento di chiusura dimostrato da questa maggioranza in Commissione, a dare il nostro contributo alla discussione che ci apprestiamo ad affrontare in Aula. Per tutti questi motivi, dichiaro il voto di astensione del Partito Democratico sulla questione pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale di costituzionalità.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Conte e Fornaro n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Essendo stata testé respinta la questione pregiudiziale, passiamo al seguito della discussione del provvedimento.

Ricordo che nella seduta del 22 ottobre si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre la relatrice vi ha rinunciato. Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Esame degli articoli - A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Brevemente, per evidenziare come il gruppo di Forza Italia abbia presentato alcuni emendamenti a questo provvedimento. Ci vede assolutamente d'accordo l'obiettivo di questo provvedimento, che è quello di garantire la certezza della pena per reati di una particolare gravità. Noi abbiamo un sistema penale nel quale la pena prevista dai codici è alta, quella comminata concretamente è più bassa, quella eseguita normalmente è una pena molto esigua, una pena minima, una pena talvolta inesistente. Vi è quindi una contraddizione tra la gravità della pena prevista dal codice, una pena minacciata, e una pena eseguita concretamente, che normalmente è molto bassa. Quindi, l'obiettivo del provvedimento è quello di creare un allineamento tra la pena edittale prevista dal codice e quella concretamente eseguita.

Ebbene, i nostri emendamenti cercano di migliorare questo provvedimento: perché vogliamo migliorarlo? Vogliamo migliorarlo perché moltissimi auditi, gli esperti, le categorie, gli organi associativi della magistratura, degli avvocati penalisti, ci hanno evidenziato dei profondi rischi, che sono rischi di incostituzionalità.

Che cosa accadrebbe se venisse pronunciata una sentenza di incostituzionalità su questo provvedimento? Che il provvedimento otterrebbe esattamente l'effetto contrario: i processi sarebbero travolti da una dichiarazione di incostituzionalità. Ricordo bene nella scorsa legislatura l'approfondimento che venne fatto su questo provvedimento: passò ben due volte nell'Aula di questo Parlamento e venne in più circostanze modificato, soprattutto in Commissione. Addirittura, in una circostanza esso passò con una grandissima maggioranza perché si lavorò in Commissione per ottenere delle modifiche, cosa che non è avvenuta, purtroppo, in questa circostanza. Noi siamo andati nella Commissione parlamentare e abbiamo presentato degli emendamenti: cosa sostenevano e cosa sostengono i nostri emendamenti? Raggiungiamo l'obiettivo della certezza della pena, ma raggiungiamolo in un modo tecnicamente ineccepibile. Mi rifaccio all'audizione del dottor Nordio, autorevole ex magistrato, il quale ci ha suggerito: spostate l'attenzione dalla fase cognitiva, quindi dal tema giudizio abbreviato, alla fase esecutiva della pena; incidete sui benefici, incidete su tutta una serie di ammorbidimenti di pena in nome della tanto conclamata funzione rieducativa; se incidente su quegli elementi, veramente la pena comminata sarà allineata alla pena eseguita.

Per ciò che attiene, invece, il giudizio abbreviato, per i reati particolarmente gravi la pena è dell'ergastolo con isolamento diurno e se c'è la riduzione non è che si passa ad una pena inferiore all'ergastolo, ma verrà comminata la pena dell'ergastolo. Quindi, anche tecnicamente l'obiettivo, con questa proposta di legge, se non migliorata, non verrebbe raggiunto: come lo si raggiunge? Lo si raggiunge attraverso l'intervento sui benefici premiali, ad esempio, la liberazione anticipata: sono 45 giorni di sconto ogni sei mesi. I nostri emendamenti vanno in quei termini. Concludo, Presidente. Quindi, l'obiettivo è il medesimo di quello dei proponenti e vogliamo andare nella stessa direzione, ma proponiamo di farlo in modo ineccepibile, perché una dichiarazione di incostituzionalità su questa legge colpirà tutti i processi e avrete veramente i colpevoli in libertà, cioè esattamente l'obiettivo opposto rispetto alla ratiolegis(Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Costa, non intendevo interromperla ma richiamare i colleghi al silenzio. Cogliamo intanto l'occasione per salutare gli studenti e le insegnanti dell'Istituto “G. Lucatelli” di Tolentino, in provincia di Macerata, che sono venuti oggi ad assistere i lavori dell'Aula (Applausi).

Se nessun altro chiede di parlare, invito la relatrice ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ANNA RITA TATEO, Relatrice. Presidente, i pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Questo semplifica il nostro lavoro. Il Governo?

JACOPO MORRONE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, in parte, quella che è la posizione di Forza Italia è già stata anticipata dall'onorevole Costa, ma io vorrei cercare di ricordare a quest'Aula quello che è stato il lavoro che abbiamo fatto in Commissione. In Commissione abbiamo voluto approfondire queste tematiche e abbiamo chiesto l'audizione di tecnici ed esperti che ci aiutassero nella redazione e nello studio di questi argomenti. Abbiamo ascoltato magistrati, abbiamo ascoltato professori universitari e abbiamo ascoltato avvocati: tutti hanno espresso severe critiche al contenuto della proposta di legge al nostro esame. Tuttavia, per parte nostra, poiché condividiamo l'obiettivo della certezza e dell'effettività della pena, abbiamo chiesto anche delle soluzioni, che ci venissero date delle opzioni alternative rispetto a quella del testo originario. In questo senso c'è stato molto utile il suggerimento Di Carlo Nordio, un magistrato molto noto che spesso ascoltiamo in queste Aule, il quale è soprattutto un magistrato vicino alle posizioni della Lega e per questo a noi piace ricordarlo oggi. Cosa ci ha detto Carlo Nordio? Ci ha detto: guardate che se andate su questa strada, alla quale vi conduce il testo oggi all'esame, questo testo finirà in una dichiarazione di incostituzionalità. Noi, allora, gli abbiamo chiesto come potevamo raggiungere lo stesso obiettivo, che condividiamo, cioè quello della certezza e dell'effettività della pena, perché anche noi di Forza Italia siamo sensibili al tema delle parti offese, le quali vengono umiliate quando magari vedono un condannato per gravissimi reati in libertà dopo pochi anni e che magari neppure si è scusato con le parti offese. Lui ci ha detto: invece di agire sul rito, agite sulla legislazione premiale, che è presente nel nostro ordinamento e che ha anche effetti molto utili, soprattutto per reati forse di minore gravità, ma che ha effetti distorsivi quando a beneficiare di questa legislazione sono invece i condannati per gravissimi reati. Ecco, questa è la ratio degli emendamenti, il primo dei quali è questo emendamento 1.5 Bartolozzi, che voglio illustrare testé, che noi abbiamo presentato.

In questo emendamento, in particolare, noi lasciamo questo rito abbreviato - torneremo sull'utilità del rito abbreviato, sulle necessità, sugli effetti deflattivi che questo rito positivo ha nel nostro ordinamento - e agiamo su un istituto speciale, che è appunto quello della liberazione condizionale e della liberazione anticipata.

Noi diciamo: se tu opti per questo beneficio del rito abbreviato poi non puoi usufruire, una volta che la pena è stata comminata, di questi istituti premiali. In questo senso agiamo nel rispetto della Costituzione e anche del principio di effettività e della certezza della pena, che per noi è molto caro. Ma perché dico che non possiamo gettare il rito? Presidente, qui credo che si allarghi un po' il tema, anche forse a quello che è il tema e l'istituto di cui oggi più parliamo anche in termini politici, che è la prescrizione. Chi sostiene il famoso emendamento 1.100, cosa ci viene a dire? Ci viene a dire che dobbiamo snellire i processi, dobbiamo farli più veloci, per questo ci dice di sospendere la prescrizione alla sentenza di primo grado. Ma allora, Presidente, chi propone questo cade in un'eclatante contraddizione, perché è lo stesso che in questo caso vuole ridurre lo spazio di applicazione di un rito deflattivo, qual è appunto quello del rito abbreviato, che invece serve proprio a ridurre i processi, a semplificarli, ad arrivare alle condanne e alle assoluzioni, perché il rito abbreviato non riguarda soltanto i condannati e gli imputati condannati e colpevoli, ma anche i cittadini onesti che vengono ingiustamente sottoposti a procedimento penale che possono optare per questo rito e che, se questo rito venisse cancellato, vedrebbero lesi i propri diritti di difesa. Per questo, Presidente, chiediamo che questo nostro emendamento, che risponde alla ratio che ho testé illustrato, venga accolto dal Parlamento e da questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, intervengo per far comprendere ai colleghi, per il suo tramite, l'importanza di questo emendamento e di quello che lo precedeva, spostando l'attenzione - lo dico al sottosegretario che c'è adesso, prima c'era Nicola Molteni - sulle vittime. Colleghi, è veramente importante: vorrei che spostassimo l'attenzione sulle vittime. Il 25 novembre ricorrerà la Giornata Internazionale delle vittime proprio contro il femminicidio: cosa abbiamo provato a fare, Presidente, con questi due emendamenti, questo e quello che lo precede? Dare tutela alle vittime del reato. In che modo? Intervenendo già nella fase di concessione degli istituti premiali all'interpello. Allora, se è condivisibile la ratio che anima questa proposta di legge, cioè la tutela soprattutto nei reati di femminicidio, quindi la tutela delle donne che vengono massacrate ogni giorno in ambito familiare con reati cruenti e di grandissima di violenza, cosa vogliamo fare oggi? Vogliamo restituire loro dignità. In che modo? Interpellandole.

In fase di esecuzione, quando si concede un istituto premiale a quello che è il condannato, noi vogliamo che sia sentita la persona offesa, parte civile, prima della concessione dell'istituto premiale; ci è stato detto “no”. Noi sinceramente questo non lo comprendiamo, perché se l'intenzione e la ratio della proposta di legge sono quelle di dare protezione e tutela alle vittime dei reati, allora, colleghi, io vi chiedo come non si può interpellare la vittima del reato in casi di concessione dei benefici premiali; è quello, Presidente, che è stato introdotto in materia di stalking. Quando la misura cautelare nei reati di stalking viene in qualche modo affievolita o sostituita, si dà, in luogo degli arresti in carcere, una misura diversa e minore, come i domiciliari o altra, ciò poiché è stata, con una novella, modificata la normativa; in questi casi viene sentita la persona offesa. Ebbene, noi chiediamo la stessa cosa per gli istituti premiali. Hai diritto ad uno sconto di pena per un reato di violenza aggravata? Devi interpellare la persona offesa, devi interpellare la parte civile. Noi non capiamo il parere negativo che ha espresso la relatrice e il Governo di rimando. Chiediamo veramente, a tutela delle vittime di questi reati, che la relatrice possa modificare il suo parere e il Governo possa aiutarci in questa battaglia per le parti civili, per le vittime dei reati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Solo per preannunciare il voto favorevole a questo emendamento del gruppo di Fratelli d'Italia, non senza la sorpresa di aver ascoltato il parere contrario della relatrice di maggioranza, perché, vede, Presidente, noi nel corso dei lavori in Commissione abbiamo ascoltato lo struggimento dei partiti di maggioranza e, debbo dire, di tutti coloro che hanno ascoltato le testimonianze dell'associazione che assiste le vittime e credevamo che una delle ratio che hanno animato la stesura di questo provvedimento fosse proprio quella di offrire, a queste persone, maggiore tutela, di offrire maggiori strumenti. Quindi, francamente, riesce difficile comprendere il voto contrario a questo emendamento, quando, come ha già spiegato chi mi ha preceduto, analoga previsione è contenuta nel nostro ordinamento in tema di misure cautelare per determinati reati, dove vi è, addirittura, l'obbligo di notifica per le istanze di revoca o sostituzione di misura cautelare. Quindi, per le ragioni che ho appena spiegato, noi voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà, per un minuto.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, intervengo per sostenere questo emendamento, come ha già fatto molto bene l'onorevole Bartolozzi, e per ricordare che sul piano politico e sul piano anche della giustizia questo tipo di emendamento è coerente alla ratio e allo spirito della norma, in particolare nell'interpello delle parti offese ai fini della concessione dei benefici premiali. Quindi, attenzione, chiedo un momento di riflessione anche alla maggioranza su questo tema, perché questa norma dà una soluzione ragionevole anche sul piano costituzionale e tutela ulteriormente le parti offese, almeno una parte dell'emendamento, per cui, ciò è coerente totalmente con la ratio e lo spirito che avete espresso nella relazione e nella presentazione di questo provvedimento. Pertanto, non si comprende per quale ragione ci sia un parere negativo; forse è opportuno, sottosegretario, mi rivolgo a lei tramite la Presidenza, fare un'ulteriore riflessione e, forse, cambiare parere, perché questo rafforza l'intendimento, la ratio dello stesso provvedimento che avete portato in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, intervengo per motivare il voto negativo del Partito Democratico su questo emendamento, così come sugli altri che sono stati depositati da Forza Italia, con il deliberato scopo di intervenire sul piano della esecuzione della pena. Infatti, come abbiamo avuto modo di dire anche in Commissione, si sposta, in questo modo, in realtà, l'asse, la ratio della proposta di legge che, invece, è finalizzato a garantire non tanto l'effettività della pena, che si garantisce intervenendo sull'esecuzione, quanto la congruità della pena, quindi, in sede di determinazione della pena da parte del giudice.

Noi non siamo pregiudizialmente ostili anche a una rivisitazione organica e complessiva dei benefici in sede di esecuzione della pena, ma si tratta di un argomento diverso che andrebbe affrontato in maniera organica e non attraverso emendamenti inseriti in questa proposta di legge che, invece, ha un'altra finalità.

Per questo noi votiamo contro questi emendamenti di Forza Italia.

PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Bartolozzi, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Costa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Presidente, questo emendamento si pone, diciamo così, alternativamente ai due emendamenti presentati da Forza Italia che sono stati respinti dall'Aula. Con questo emendamento si cerca di contemperare l'esigenza di attrattività, di mantenere in piedi l'impianto della proposta di legge Molteni con la necessità di garantire una severa risposta sanzionatoria per i reati di maggiore gravità. Cioè, in questa prospettiva si tenta di conservare la commutazione dell'ergastolo in trent'anni di reclusione prevista dall'impianto attuale, ma si escludono dal perimetro applicativo dello sconto i reati di cui all'articolo 4-bis della legge n. 354 del 1975, per i quali l'ordinamento penitenziario già subordina a rigorosissime condizioni la concessione dei benefici, proprio sul presupposto della loro elevatissima carica di disvalore. Si tratta, voglio ricordare, di quei reati commessi per finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell'ordine democratico mediante il compimento di atti di violenza, i delitti di cui agli articoli 416-bis e 416-ter del codice penale, i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dallo stesso articolo, ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni in esse previste, i delitti, quelli a sfondo sessuale, previsti dagli articoli 600 o 600-bis, primo comma, 600-ter, primo e secondo comma, 601, 602, 609-octies e 630 del codice penale. Mi pare che in questo modo si mantenga l'impianto del codice di procedura civile che non può essere riformato con interventi tampone, perché ciò a cui noi oggi stiamo assistendo è un intervento schizofrenico da parte di questa maggioranza di Governo che ora interviene su un istituto di diritto sostanziale, come la prescrizione, ora interviene su istituti di diritto processuale, creando un sistema che, davvero, determinerà conseguenze negative sulla macchina della giustizia che già non funziona.

L'invito che Forza Italia fa e che, anche con questo emendamento, si propone è che si torni ad un sistema razionale che sia tale non solo per gli operatori, ma, soprattutto, per coloro che domandano giustizia. A una vittima, a una persona offesa interessa soprattutto che la pena applicata venga eseguita, che la pena sia certa e sia concreta. Tutto il resto è mero bizantinismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Costa, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.6 Bazoli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Sì, Presidente. Questo è un po' il cuore della nostra proposta emendativa al disegno di legge che stiamo discutendo. Come ha detto molto bene prima la mia collega Annibali, in sede di dichiarazione di voto sulla pregiudiziale di costituzionalità, noi, il Partito Democratico condivide gli obiettivi di questa legge, che sono quelli di evitare che, per i reati più gravi, la semplice applicazione del rito abbreviato comporti il taglio secco di un terzo della pena prevista per quella fattispecie, perché questo ha dato luogo, in alcuni casi, a pene palesemente incongrue rispetto alla gravità e all'efferatezza del delitto e del reato.

Quindi, pur condividendo gli obiettivi, noi abbiamo dovuto constatare in sede di audizioni - sia nella scorsa legislatura, quando il provvedimento venne in Aula anche in quella circostanza, sia in questa legislatura - che la soluzione tecnica che è stata immaginata per raggiungere questo obiettivo è una soluzione che è stata criticata praticamente all'unanimità dagli auditi, che ci hanno spiegato che è una soluzione che dal punto di vista tecnico non sta in piedi e rischia di creare, anzi, molte criticità, molti problemi di applicazione concreta; uno tra tutti, i reati punibili con l'ergastolo sono spesso reati aggravati da una circostanza, il caso più semplice è quello dell'omicidio: l'omicidio non è punito con l'ergastolo, è punito con l'ergastolo solo in quanto aggravato, ma il pubblico ministero, che deve decidere qual è il titolo di reato, deve decidere sull'esistenza o meno di una circostanza aggravante prima ancora che si svolga un giudizio e questo preclude l'accesso al rito abbreviato.

Già solo questo fa capire come, nell'applicazione concreta, questa soluzione presenta criticità molto, molto rilevanti. Allora noi abbiamo immaginato, per raggiungere l'obiettivo, di fare proprie alcune osservazioni che sono venute in sede di audizioni e che ci hanno suggerito una strada diversa, che consente di salvaguardare l'obiettivo, ma bypassando i problemi di natura pratica che invece la soluzione che è stata immaginata presenta e profila, e anche di bypassare le obiezioni di natura costituzionale, quelle più o meno rilevanti, che sono state sollevate anche nella eccezione di pregiudizialità.

E questa soluzione sposta il problema a valle del rito abbreviato: cioè, anziché immaginare che non si possa accedere al rito abbreviato per reati astrattamente punibili con l'ergastolo, si ipotizza che il giudizio abbreviato si fa per tutti i tipi di delitti, di reati, ma, all'esito del giudizio abbreviato, se il giudice si convince che, per quel tipo di fattispecie, debba essere applicata la pena dell'ergastolo, allora, in quel caso, avrà semplicemente una discrezionalità per applicare o meno lo sconto di pena di un terzo; una discrezionalità, ovviamente, con criteri, perché doveva essere una discrezionalità misurata sull'articolo 133 del codice penale e quindi in relazione alla gravità del fatto, ma, in questo modo, si consente che, per i delitti più efferati, per i reati più gravi, ci sia la possibilità, per il giudice, nel caso concreto, di non applicare lo sconto di pena di un terzo. L'obiettivo si raggiunge, non ci sono i problemi di natura processuale che sono stati evidenziati da tutti gli auditi, non ci sono i problemi di legalità costituzionale che sono stati adombrati anche nell'eccezione di pregiudizialità; questa è la soluzione che consente di salvare l'una e l'altra cosa, gli obiettivi con lo strumento.

Io credo che ci vorrebbe una maggiore ponderazione da parte della maggioranza perché, accogliendo questo emendamento, si raggiunge l'obiettivo e ci si mette al riparo da eccezioni di costituzionalità. Proseguendo sulla strada che, invece, è stata intrapresa, il rischio vero, come diceva prima il collega Costa, è che una declaratoria di incostituzionalità travolga l'intero provvedimento con un pregiudizio totale degli obiettivi che si voleva perseguire, ma anche dei processi che sono stati celebrati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Grazie, Presidente. Io credo che l'emendamento proposto getti un po' di ombre sull'ipocrisia che alimenta una posizione politica marcata dal Partito Democratico rispetto a questo provvedimento; un provvedimento che credo che il buonsenso, prima di ogni altra indicazione, non potrebbe che vedere con un certo favore, se non fosse che rischia di sancire una deriva, anche giustizialista, che, a nostro modo di vedere, non è, in questo momento, anche in ragione delle difficoltà dei rapporti sussistenti all'interno della maggioranza, un qualcosa che ci possiamo permettere. E non ce lo possiamo permettere anche in ragione del tipo di reato che questo provvedimento nel suo complesso arriva a toccare. Ricordiamocelo: parliamo del reato di strage, del reato di omicidio premeditato aggravato per motivi abietti e futili, mentre noi avremmo voluto un provvedimento che magari andasse a incidere su qualcosa che maggiormente interessava la vita dei cittadini: sul reato di spaccio da parte dei pusher che infestano la nostra città (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), sul reato di offesa per le nostre forze dell'ordine, sul reato di tortura, abrogandolo, magari non era nel contratto di Governo gialloverde, ma è nel contratto che sussiste nel centrodestra; quelli sono i provvedimenti che la gente vuole, quelle sono le esigenze che si riscontrano nelle nostre città, la possibilità che chi, magari, stupra, violenta e fa a pezzi una ragazzina, per l'efferatezza che ha condotto quell'atto, finisca in galera i suoi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non, invece, possa beneficiare di sconti perché, magari, non è previsto l'ergastolo e invece, per quel tipo di reati, andrebbe, sì, applicata certezza del diritto e della pena.

È su questo che Forza Italia riflette, perché nessuno può volere in quest'Aula che chi è condannato all'ergastolo possa accedere a benefici o possa uscire prima di galera, ma chi è in Forza Italia esige e ritiene che, soprattutto sui reati, che interessano la gente normale e comune, nel momento in cui si trova lo spacciatore sotto casa o le nostre ragazze non possono tornare con tranquillità a casa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), nel momento in cui abbiamo le nostre figlie, le nostre fidanzate, le nostre mamme o le nostre mogli, che vengono violentate o subiscono violenza tutti i giorni, è su questo che ci aspettiamo che si ricordi con fermezza il punto del Governo del centrodestra; non su provvedimenti, che possono anche essere di buon senso, ma che, purtroppo, in questo clima politico, riteniamo con tutta franchezza di riconsegnare a una magistratura, che già in passato ha dimostrato di avere altre ispirazioni, strumenti difficilmente controllabili (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Bazoli, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Costa, con i pareri contrari delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.7 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, io richiamo l'attenzione soprattutto della maggioranza su questo emendamento, che credo sia migliorativo e vada proprio nello spirito di tutelare davvero nel concreto, e non solo come spot pubblicitario o dal punto di vista mediatico, le vittime di gravi reati. Perché, cari colleghi, non basta scrivere “reati puniti con l'ergastolo” per andare ad individuare le fattispecie dalle quali escludere il rito abbreviato: se lo vogliamo davvero, dobbiamo considerare il caso concreto, e noi sappiamo che per esempio l'omicidio non aggravato non è soggetto all'ergastolo, è solo omicidio aggravato. Proprio in questo senso va il nostro emendamento: quello di inserire, oltre alla fattispecie astratta, semplice, anche quella aggravata.

Voglio utilizzare, Presidente, questo spazio per ritornare ad un tema che ho lasciato nel mio primo intervento, e richiamare l'attenzione da parte dell'Aula sul fatto che il rito abbreviato non si applica solo agli imputati che verranno condannati, ma anche agli innocenti. E qui vorrei richiamare un attimo l'attenzione anche da parte del sottosegretario alla giustizia, che vedo però impegnato in telefonata: per dire a tutta l'Aula che noi in Commissione abbiamo chiesto al Governo di darci dei numeri, di dirci, proprio per un'adeguata istruttoria e per una verifica di quella che è l'applicazione concreta del rito abbreviato, quanti sono i processi nei quali viene applicato il rito abbreviato che si concludono con l'assoluzione dell'imputato. È un dato molto significativo, perché noi lo sappiamo: il rito abbreviato è un'opzione che l'avvocato sceglie spesso, sottosegretario, se mi riserva un po' di attenzione…Dicevo che abbiamo chiesto al Ministero in Commissione di avere dei dati sui proscioglimenti a seguito di rito abbreviato, e abbiamo reiterato più volte questa nostra richiesta, che non è stata esaudita.

Il rito abbreviato, Presidente, viene utilizzato dal difensore, il quale, arrivato ad un certo grado del procedimento, guarda il fascicolo del PM e trova che dentro il fascicolo del PM non ci sono delle prove tangibili nei confronti dell'indagato; quindi, sceglie il rito abbreviato per aiutare il proprio indagato; si tratta di una forma di garanzia dell'imputato anche innocente. Con questa vostra ipotesi di legge, questo testo di legge voi stravolgete questo istituto, penalizzate anche l'imputato innocente, e questo per noi non va bene. Ecco perché noi, Presidente, chiediamo che il nostro emendamento venga votato, perché ha una ratio, peraltro, che è proprio quella alla quale tendiamo tutti: la certezza e l'effettività della pena.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.9 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, il giudizio abbreviato non è un beneficio soltanto per la difesa, questo va detto con molta chiarezza: è un beneficio anche per l'accusa, perché col giudizio abbreviato l'imputato rinuncia a difendersi, perché accetta come utilizzabili tutte le prove, praticamente tutte le prove dell'accusa, non ha il contraddittorio sulla neutralizzazione di quelle prove, in qualche modo vede asciugato il suo diritto di protestare eventualmente la propria innocenza o difendere le proprie tesi, e soprattutto rende utilizzabili anche atti che hanno in sé una patologia processuale. Quindi attenzione a non snaturare e pensare che l'abbreviato sia soltanto una riduzione di pena tout court, una sorta di beneficio gratuito a cui si accede per mere ragioni di economia processuale. Questo va detto per lealtà, perché l'Aula sia informata e si renda conto che la battaglia nei confronti dell'abbreviato con riferimento alla pena dell'ergastolo è una battaglia che deve tenere conto anche di questi passaggi.

Forza Italia, pienamente consapevole della natura di questo istituto - che è certamente deflattiva, cerca di risparmiare tempo, ma ha in sé anche delle rinunce a carico dell'imputato, come un percorso ad ostacoli, una sorta di gap nei confronti di chi sceglie l'abbreviato -, ha proposto prima un emendamento in base al quale l'abbreviato non veniva scelto per la riduzione di pena, ma per il timore che nella fase esecutiva si potesse subire un trattamento peggiorativo, 15 giorni di liberazione anticipata anziché 45 in caso di dibattimento; ma quello è un emendamento che va però nella stessa scia e nella stessa corsia di marcia di questo emendamento. Noi che cosa proponiamo? Proponiamo di fare di questo provvedimento un provvedimento in linea con il sistema: non un provvedimento di mera reattività politica ad un presunto beneficio, ma cerchiamo di restituire a questo istituto la dignità di istituto all'interno del sistema.

E allora proponiamo semplicemente di chiarire quelli che sono i reati per cui questa nuova normativa può essere applicabile. Un'esigenza di certezza, di chiarezza e di puntualità che credo sia in perfetta linea con quello che il provvedimento vuole sponsorizzare: non una cieca adesione alla parola “reati puniti con la pena dell'ergastolo”, che dà un'idea più politica che giuridica. Qui non stiamo parlando di norme da sventolare il giorno della festa del proprio partito: qui parliamo di norme penali di carattere in qualche modo procedimentale, ma anche sostanziale, Presidente, perché incidono pesantemente e possono incidere pesantemente sul trattamento sanzionatorio, che vanno ovviamente commisurate e vanno allineate con il sistema. Noi proponiamo allora semplicemente con questo emendamento di stabilire quelli che sono i reati per cui sarà applicabile questa normativa.

Da questo punto di vista non comprendo le difficoltà che la maggioranza può avere nel dare il via libera a questo emendamento, che mi sembra una volta tanto, in modo assolutamente asettico e in modo - scusate la parola - tecnicamente corretto (non so se la tecnica abbia asilo in provvedimenti di questo genere), cerchi semplicemente di chiarire all'utente quelli che sono i casi in cui puntualmente questa normativa potrà essere applicata. Io sollecito il cambiamento di parere, sollecito la rivisitazione dell'atteggiamento da parte della maggioranza, per raggiungere un obiettivo che è nell'interesse di tutti: la chiarezza delle norme penali e processuali penali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.10 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, io vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su un altro dei gravi inconvenienti che presenta questo testo di legge. Come dicevo prima, Presidente, in Commissione noi abbiamo audito avvocati, professori universitari e anche magistrati. In particolare, abbiamo audito il dottor Minisci, il dottor Minisci, per chi non lo conosce, è il presidente attuale pro tempore dell'Associazione nazionale magistrati. Come dicevo prima, tutti hanno espresso severe critiche al testo ma, in particolare il dottor Minisci ci ha allertati su un grave inconveniente che questo testo avrà, soprattutto nei processi di mafia. Il dottor Minisci è un sostituto procuratore che si è occupato di maxiprocessi, che conosce bene la materia dell'antimafia. Ora, dice, e ci fa riflettere su questo tema: la possibilità di applicare il rito abbreviato per i reati puniti con l'ergastolo avrà gravi difetti perché impedirà o renderà molto più difficoltosi questi processi, e mi spiego con più precisione. È chiaro, ormai lo sappiamo da tanti anni, che questi processi vengono celebrati sulla base soprattutto delle dichiarazioni dei pentiti. I pentiti sono soggetti i quali, nel più delle ipotesi, hanno commesso gravi reati, spesso si sono macchiati di omicidio o piuttosto fanno parte di associazioni mafiose, quindi tutti i reati puniti con l'ergastolo. Ora, come vengono trattate oggi, sottosegretario, queste vicende? Il pentito si pente, fa opzione per il rito abbreviato, ottiene uno sconto di pena che è uno degli incentivi per rendere le dichiarazioni autoaccusatorie ed eteroaccusatorie e, quindi, la sua posizione viene stralciata e viene poi utilizzato come testimone di maxiprocessi di mafia. Ora, con l'approvazione, eventuale, di questo vostro testo di legge, questo non sarà più possibile e il pentito rimarrà nel maxiprocesso, non potrà beneficiare di quello sconto di pena e, quindi, il maxiprocesso avrà delle complicazioni non indifferenti. Ecco, io trovo sorprendente, assolutamente sorprendente, che un rilievo di questa natura non abbia trovato un conforto da nessuna delle forze di questo Parlamento; nessuno se ne è fatto carico. Io, in discussione generale, ho sollecitato in particolare il MoVimento 5 Stelle, che sul tema dell'antimafia è sempre stato molto rigoroso, e invece questo grido d'allarme, che proviene dalla magistratura impegnata nei temi dell'antimafia, non viene raccolto.

Ecco io, Presidente, credo sia un errore, un errore grave, che sconteremo in termini di efficacia dell'azione repressiva su quel fronte e credo sia un errore, oggi, non considerare, sotto questo profilo, l'accoglimento anche di questo nostro emendamento che, anche a queste tematiche, tende (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frassinelli…Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Grazie, Presidente, anche per la correzione tempestiva del mio cognome. Con questo emendamento, il nostro obiettivo è quello di inquadrare più adeguatamente il concetto di delitti per i quali si prevede la pena dell'ergastolo espressa nella proposta di legge Molteni. Infatti, noi proponiamo che venga integrato, alla dicitura prevista nel testo proposto, con le parole: “con o senza isolamento (…)”, e questo sia per quanto riguarda l'articolo 2, capoverso 1-bis, che l'articolo 4, capoverso comma 2-bis. Credo che questa esigenza sia un contributo di chiarezza di questa norma, esigenza che è anche emersa nel corso di quelle che erano le audizioni in Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Cirielli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Ricordo che i pareri contrari della relatrice sono anche sugli articoli aggiuntivi. È così, collega Tateo? Va bene, lo ripeto per precisione.

Passiamo dunque all'articolo aggiuntivo 1.020 Morani. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Questo è un provvedimento che nasce da lontano e la cui genesi risale alla passata legislatura. Per chi non c'era, quando iniziammo a lavorare su questo provvedimento lo facemmo con uno spirito che era quello di avere una finalità comune, di avere una congruità della pena per reati particolarmente gravi ed efferati. Nella passata legislatura lavorammo a quattro mani e lo facemmo, maggioranza e opposizione, proprio perché doveva essere un provvedimento il più trasversale possibile, tant'è che i relatori del provvedimento nominati alla Camera furono, per la maggioranza, l'onorevole Giuliani, del Partito Democratico, e per l'opposizione l'autorevole collega Nicola Molteni, per la Lega. Sì fece, allora, un lavoro. devo dire. molto approfondito.

In questa legislatura, però, questo spirito è stato abbandonato e si è preferito non condividere con l'opposizione un provvedimento le cui finalità, come ha anche ribadito il mio capogruppo Alfredo Bazoli, sono assolutamente corrisposte, perché non credo si possa riscontrare, in nessun membro di questa Camera, qualcuno che non voglia dare la giusta punizione per reati come gli omicidi, in particolare i femminicidi particolarmente efferati, oppure altri delitti per cui l'ordinamento prevede la punizione dell'ergastolo.

Come dicevo, purtroppo in questa legislatura questo spirito non è stato mantenuto, tant'è che tutti gli emendamenti delle opposizioni e in particolare quelli del Partito Democratico, non sono stati accettati dalla relatrice. I nostri emendamenti miravano a migliorare il provvedimento, anche perché, dalle audizioni che abbiamo fatto sia nella passata legislatura, sia anche in questa, ci sono effettivamente problemi che riguardano la tenuta, anche costituzionale, di questo provvedimento.

Quindi, per evitare che poi in seguito potessero sopravvenire dei problemi in grado addirittura di eliminare il provvedimento stesso, abbiamo provato a migliorarlo, non solo con l'emendamento a prima firma Bazoli, che consentiva di preservare l'obiettivo della congruità della pena attraverso un escamotage, cioè quello di trasferire il momento dello sconto della pena alla discrezionalità del giudice, come anche suggerito da un esimio pubblico ministero, quale il dottor Nordio, ma anche con altri emendamenti che portano la mia prima firma e che andavano proprio nello spirito di riuscire a migliorare il provvedimento.

In particolare, la proposta emendativa che stiamo discutendo, il mio articolo aggiuntivo, 1.020, riguarda il trasferimento all'organo giurisdizionale della corte d'assise, che - ricordiamolo - è l'organo giurisdizionale chiamato a decidere per i reati puniti con l'ergastolo, anche nel caso in cui venga stabilito il giudizio abbreviato.

Per cui, sia l'articolo aggiuntivo 1.020, sia l'articolo aggiuntivo 1.02 puntano entrambi ad avere una collegialità nel giudizio che ad oggi non c'è, perché il giudizio abbreviato avviene davanti ad un giudice monocratico. Entrambe le proposte emendative, l'una sulla corte d'assise e l'altra che riguarda il giudice in composizione collegiale, mirano a dare più ampie garanzie all'imputato ma anche alla vittima del reato, perché queste garanzie, con la discussione dinnanzi ad una corte - la corte d'assise o la composizione collegiale - sono più adatte per giudizi che sono particolarmente gravi, come quelli, appunto, che sono i reati puniti con l'ergastolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.020 Morani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.02 Morani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4, a cui sono stati presentati solo articoli aggiuntivi (Vedi l'allegato A).

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 4.

ANNA RITA TATEO, Relatrice. I parere sono tutti contrari, Presidente.

PRESIDENTE. Il Governo?

JACOPO MORRONE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 4.03 Morani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, intervengo per spiegare il senso di questa proposta emendativa che io reputo particolarmente importante e sempre nello spirito di apportare dei miglioramenti a questo provvedimento. In particolare, il mio articolo aggiuntivo 4.03 riguarda il bilanciamento delle circostanze in tema di circostanze aggravanti nei delitti contro la persona e parlo di circostanze quali l'aver agito per motivi abietti o futili, l'aver adoperato sevizie o l'aver agito con crudeltà verso le persone, cioè tutte circostanze aggravanti che, purtroppo, riscontriamo in molti delitti.

Questa proposta emendativa serve proprio per evitare che le aggravanti, quali, appunto, la crudeltà e i futili motivi, possano soccombere venendo di fatto annullate e andando, in questo caso, nel computo processuale a grave danno della vittima e anche dei familiari della vittima stessa. La pena, perciò, dovrà essere calcolata prima applicando le aggravanti e solo poi potrà essere diminuita calcolando la diminuzione sulla pena risultante dall'aumento conseguente alle aggravanti. Questa è una proposta emendativa che, francamente, non capisco perché la maggioranza non voglia accogliere perché consentirebbe, appunto, in molti casi di evitare una prevalenza delle circostanze attenuanti quando si tratta, invece, di circostanze aggravanti che sono particolarmente odiose e “gravi”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, è proprio vero che quando si sta vicino a norme che rasentano il giustizialismo si può essere pericolosamente contagiati. Questo è un emendamento che, in qualche modo, richiama l'atteggiamento del Partito Democratico della scorsa legislatura, un atteggiamento che ha cercato di rincorrere il giustizialismo mediante delle forme di utilizzo del giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti del tutto sprovvisto di senno e di logica, cioè se il giudice comincia a non poter applicare le circostanze attenuanti e le aggravanti con un giudizio di bilanciamento che possa essere ragionevole e commisurato al fatto, ebbene, arriveremo a fare a meno del giudice: sarà sufficiente prendere le pene edittali, sommarle e raggiungere l'obiettivo. Credo che questo sia una sorta di richiamo della foresta, una sorta di ritorno al passato che il Partito Democratico fa fatica ad abbandonare. Mi sembra che sia una norma del tutto illogica, che esprime delle volizioni che sono contrarissime allo spirito sia dell'articolo 69, sia delle circostanze attenuanti ed aggravanti, insomma una norma che credo non possa che essere meritevole di un no.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.03 Morani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.05 Lollobrigida, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 4.06 Lollobrigida.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO (PD). Insomma, sull'ultimo emendamento, signor Presidente, credo che vada fatta un'osservazione anche di ordine generale, perché noi abbiamo tentato in Commissione, con un lavoro attento, di fare presente alla ossessionata volontà della maggioranza di portare in Aula questo provvedimento, che era un tentativo strabico, perché dopo avere ascoltato insigni professori, magistrati e avvocati, abbiamo compreso - credo che chiunque abbia potuto comprendere - che sarebbe stato meglio prendere una strada diversa.

Infatti, per coloro che non sono avvezzi al diritto e al processo, il giudizio abbreviato non è una cosa sconveniente, ma è un processo, una forma di processo, che viene celebrato velocemente sulla base degli atti, quindi sulle prove raccolte dal pubblico ministero, con una limitata possibilità di raccolta di prove dell'imputato, e che conduce ad un giudizio in tempi molto rapidi. A fronte di questa opzione, viene dato uno sconto di pena di un terzo. Ora, nel provare a intervenire e togliere per determinati reati, perché si sono avute sentenze di condanna inadeguate nei risultati, si compie un errore, perché, da un lato, si opera sul processo tenendo a mente la pena.

La pena, se non va bene, va corretta; non si deve operare sul processo, perché altrimenti si opera in maniera distorta rispetto alla finalità del procedimento speciale. E, inoltre, per quanto riguarda il tentativo, che noi abbiamo fatto, di cercare di portare davanti ad un giudice naturale collegiale per una migliore attenzione, e quindi davanti alla Corte d'assise, anche in questo caso venne risposto che non andava bene. E allora cosa dico, Presidente? Dico che gli emendamenti che sono stati respinti avevano come finalità quella di correggere un progetto di legge che mira, anche in questo caso, ad una distorsione e ad una razionalizzazione delle pene che non è propria di questo di questo progetto. E, secondo me, otterremo esattamente il contrario.

Credo che, per fare un buon lavoro, così come ci è stato suggerito da magistrati, professori universitari, giuristi e avvocati, si sarebbe dovuto operare sulle pene, e dire quello che probabilmente era opportuno dire, ossia che, se c'è stata una distorsione nell'applicazione della pena, questa è avvenuta per una cattiva interpretazione da parte del giudice che quella diminuzione di pena aveva concesso. Questa era la cosa migliore e più opportuna, e credo che il Partito Democratico abbia fatto questo tentativo in Commissione e in Aula per ottenere questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Sono un po' stupita, e lo devo dire, non sono intervenuta parecchie volte in questa discussione, ma lo devo fare. Sono stupita nel sentire il collega Vazio parlare - me lo sono appuntato - di tentativo strabico. Forse il collega dimentica che una proposta di legge similare, anzi identica, se non per la parte delle attenuanti, a quella del collega Molteni era proprio a firma di Alessia Morani, quindi dello stesso Partito Democratico. Allora mi chiedo e le chiedo: ma avevate bisogno delle audizioni in Commissione per rettificare un testo? Da giuristi…

PRESIDENTE. Colleghi, maggiore silenzio, cortesemente. Collega D'Ettore, colleghi, maggior silenzio, grazie.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Mi chiedo, Presidente, se era necessario - perché noi di Forza Italia non abbiamo bisogno delle correzioni che sentiamo fare in sede di audizione dagli auditi - dover attendere le audizioni per accorgersi che il provvedimento non andava bene. Allora, forse un maggior senso di autocritica avrebbe imposto al collega Vazio perlomeno un silenzio rispettoso. Ribadisco, non dobbiamo fare noi la difesa del disegno di legge - lo abbiamo detto: siamo contrari, siamo garantisti -, per molte parti pur condividendone la ratio, ma sentire, Presidente, dire ad un collega del PD, che ha una proposta similare, che il provvedimento è strabico veramente ci lascia sorpresi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, intervengo perché la discussione avviata dal collega Vazio e proseguita dalla collega Bartolozzi mi impone una riflessione che ha a che fare con il voto finale su questo provvedimento, che vede saldarsi due gravi ipocrisie: quella che ha indotto il gruppo di Forza Italia a non votare una pregiudiziale di costituzionalità, che esprime contenuti di garanzia, che fanno parte del patrimonio genetico della matrice liberale di quella formazione, e a intervenire su un articolato indifendibile, perché questa proposta di legge va nella direzione di disarticolare gravemente il processo penale italiano, in una fase centrale e assolutamente nevralgica del suo sviluppo e della sua vita.

Si salda a questa ipocrisia, perché c'è un tentativo posticcio e poco efficace di emendare norme che non sono emendabili, mi dispiace dirlo, la torsione ipocrita del gruppo del Partito Democratico, i cui colleghi vedo soffrire nel votare un provvedimento di legge, o anche emendamenti che hanno totalmente assonanza con l'articolato che si vuole emendare, che è la negazione di principi di libertà e di garanzia che sono nel patrimonio tradizionale delle forze progressiste e liberali di sinistra.

Queste due ipocrisie, che riguardano la preoccupazione di perdere il treno dell'opinione pubblica, che, sappiate, andrà velocemente nella direzione di favore della Lega, non nella vostra, stanno per garantire il varo ampio e partecipato di un provvedimento di legge liberticida e che attenterà al funzionamento e all'efficienza del sistema giudiziario.

La certezza della pena non sta nella sua gravità, ma nella sua pronta esecuzione e la pronta esecuzione ha a che fare con l'efficienza del sistema che questa norma vulnererà. Che rimanga agli atti la mia personale testimonianza, che faccio a nome del mio gruppo, noi non parteciperemo a questa pagina triste della storia giuridica e politica del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, non accetto queste accuse che vengono fatte al Partito Democratico di ipocrisia; noi abbiamo detto che abbiamo condiviso gli obiettivi e l'impianto di questo provvedimento, gli obiettivi che si è assegnato, li abbiamo condivisi nella scorsa legislatura, li condividiamo in questa. Semplicemente, abbiamo preso atto delle audizioni che sono state svolte; noi non abbiamo la presunzione di essere onniscienti e infallibili, ma guardiamo alle audizioni con grande spirito laico, con grande voglia, anche, di capire e di migliorare le cose, quando le audizioni si fanno ovviamente, e noi abbiamo preso atto che le audizioni ci indirizzavano su una strada diversa per raggiungere quell'obiettivo e noi su quella strada ci siamo incamminati, in maniera del tutto convinta e senza alcuna ipocrisia, senza alcuna contraddizione. Quindi, respingo al mittente queste accuse.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale…

Alt, fermi, fermi tutti. Revoco l'indizione della votazione.

Onorevole Maschio, non aveva alzato la mano. Non c'è problema, abbiamo interrotto la votazione. La votazione è revocata. Onorevole Maschio, prego.

CIRO MASCHIO (FDI). Presidente, la ringrazio; toglierò pochi secondi all'Aula, non ero stato probabilmente visto quando avevo chiesto la parola. Questo è l'ultimo emendamento ed è a firma di Fratelli d'Italia, quindi è l'ultima occasione che abbiamo per tentare, almeno in parte, di rimodulare, sulla fase dell'esecuzione della pena, limitando degli automatismi negli sconti di pena, nelle misure alternative, un provvedimento che nasceva con un intento buono, quello di riaffermare la certezza della pena a tutela delle vittime, ma che ha deciso di mirare il proprio intervento più sulla fase del rito che non su quella dell'esecuzione.

Quindi, ovviamente, è un nostro emendamento, condividiamo le opinioni già espresse da alcuni colleghi sulle contraddizioni di altre proposte che sono arrivate in Aula, ma su questo auspichiamo, essendo l'ultima possibilità, che l'Aula accolga favorevolmente la nostra proposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.06 Lollobrigida.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. C'è un unico ordine del giorno del collega Vitiello, il n. 9/392-A/1, qual è il parere, signor sottosegretario?

JACOPO MORRONE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vitiello n. 9/392-A/1, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, vi inviterei al silenzio per consentire al collega Vitiello di poter intervenire in serenità.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Preannuncio che la piccola componente che rappresento si asterrà dal voto finale, in linea con quello che abbiamo fatto con tutto l'articolato, votando a favore soltanto di quegli emendamenti che puntavano, in maniera seria, a cambiare la fase esecutiva della pena. Presidente, chi le parla ritiene naturalmente condivisibile e immagino chiunque in quest'Aula…

PRESIDENTE. Collega Vitiello, lei ha ragione…

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Presidente, lo so è difficile, mi rendo conto.

PRESIDENTE. Lei però è bravo, quindi, nella difficoltà ci dimostri il suo valore. Colleghi, maggior silenzio, comunque.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Io ci provo, ma lei è troppo buono. Come dicevo, certamente in quest'Aula nessuno non potrà che condividere il fine di questo disegno di legge, cioè quello della certezza della pena. Il problema, Presidente, è il mezzo e, infatti, chi le parla, durante i lavori in Commissione, ha proposto degli emendamenti soppressivi…

PRESIDENTE. Colleghi, sospenderò la seduta se continuiamo così. Pregherei maggior silenzio. Chi vuole uscire - c'è circa un'ora, ormai le cose sono note - esca e lasci i colleghi che devono intervenire fare i loro interventi in serenità.

Collega Vitiello, prego.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). La ringrazio ancora, Presidente. Come dicevo, chi le parla, in Commissione, ha cercato di fare un lavoro e convincere maggioranza e opposizione naturalmente a rivolgere la loro attenzione al vero problema, cioè alla certezza della pena e alla sua compatibilità con un disegno di legge che punta ad abolire l'abbreviato per i reati puniti con l'ergastolo che secondo me rappresenta un mezzo inadeguato rispetto al fine. Questo, perché? Perché, come dicevo prima, nessuno potrà dissentire dal fatto che ci deve essere certezza della pena, chi sbaglia deve pagare; il problema è proprio nella premessa: chi sbaglia. Cioè andare a colpire l'abbreviato, andare ad eludere una delle deroghe al principio del contraddittorio che, appunto, anticipa la sentenza di assoluzione o di condanna, certamente, non coglie lo spirito del fine, perché, in realtà, il vero problema lo si sarebbe risolto nella misura in cui si potesse incidere sull'esecuzione. Il rito abbreviato, così come abbiamo potuto vedere nel corso degli anni, in questi oltre venticinque anni dall'entrata in vigore del nuovo codice, è un rito, in realtà, appannaggio della ragionevole durata del processo, cioè intanto esiste il rito abbreviato in quanto ci sono imputati che attraverso la loro espressione di volontà rinunciano al contraddittorio; in questo aveva ragione la collega Tateo, quando le ha rappresentato la bontà del giudizio abbreviato dal punto di vista del beneficio che si poteva ottenere dal punto di vista della pena, ma certamente il detrimento che l'imputato aveva dal punto di vista probatorio perché non aveva più la possibilità di provare alcunché se non sulla scorta di un materiale investigativo raccolto inaudita altera parte dal pubblico ministero.

Il problema è proprio questo: che la rinuncia al contraddittorio da parte dell'imputato non può rappresentare un momento di discrimine per decidere se merita oppure no di celebrare questo tipo di giudizio. Il giudizio abbreviato non è un giudizio sommario, è un giudizio che, naturalmente, rispetta il canovaccio dell'articolo 192 del codice di procedura penale, cioè il libero convincimento del giudice: alla fine del giudizio abbreviato ci sarà una sentenza di assoluzione o di condanna. E attenzione, proprio pensando all'innocente occorreva fare una valutazione diversa in merito all'opportunità di precludere il giudizio abbreviato in caso di reati puniti con l'ergastolo, perché significa creare un rito, oggi sì, con una presunzione di colpevolezza, cioè dobbiamo immaginare che chi accede al rito abbreviato non ha nulla da perdere, e non è così. E soprattutto, non possiamo consentire, anche dal punto di vista dell'accesso, che sia il pubblico ministero a decidere, perché abbiamo visto che - il collega Bazoli l'ha detto più volte - è appannaggio del pubblico ministero decidere se un'ipotesi di omicidio sia aggravato oppure no, a seconda della ricostruzione del fatto che ne darà, il che significa che lasciamo al pubblico ministero la possibilità dell'accesso o meno al rito abbreviato. Tutto questo non può essere consentito.

Alla luce di queste considerazioni, va, secondo me, anche puntato il dito rispetto all'utilità, perché, diceva il collega Dori, la sentenza della Corte costituzionale del 2018, quindi recentissima, fa riferimento ai benefici in fase di esecuzione, è vero, fa riferimento ai benefici, ma è altrettanto vero che dà per scontato quello che la Consulta ha sempre detto negli ultimi trent'anni, cioè che la pena dell'ergastolo è incostituzionale. E allora, siccome sappiamo che ogni pena all'ergastolo è commutabile in trent'anni, noi rischiamo davvero di cambiare un rito, pregiudicare la ragionevole durata del processo rispetto a un'esigenza che può essere quella anche vissuta da un imputato innocente, senza renderci conto che poi il tipo di pena che si andrà a colpire è una pena già dichiarata incostituzionale. Secondo me andava puntato il dito, invece, alla legge Gozzini, e infatti abbiamo votato tutti quanti a favore di quegli emendamenti che andavano a puntare proprio sulla fase dell'esecuzione della pena il vero cambiamento che occorreva dare per rispondere al fine che si erano proposte la collega e la maggioranza.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 17)

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Secondo me, il problema serio è che si dimentica sempre che, quando si ha a che fare con il processo penale, il processo penale deve aver cura dell'imputato all'interno del processo, e chi le parla è solito difendere la persona dal o nel processo a seconda delle necessità, certamente non si difende il fatto di reato. E il problema serio è che, invece, a maggior ragione escludendo la possibilità di vivere il rito abbreviato a un imputato che si ritiene innocente, certamente gli diamo una preclusione che rappresenta una forzatura del sistema penale; un sistema penale che, in realtà, dovrebbe puntare il dito sull'efficienza e l'efficienza, guarda caso, io ho cercato di individuarla in quell'ordine del giorno che è stato ahimè bocciato, perché secondo me andava sottolineata l'esigenza di mettere mano ad un piano carceri, che deve riqualificare le infrastrutture e il modo in cui si sconta la pena in Italia.

Secondo me andava anche gestito meglio il disegno di legge sulla mediazione penale per dare la possibilità alla vittima di riavvicinarsi al colpevole e viceversa: un emendamento, lo ricordo, in particolare, della collega Bartolozzi e di Forza Italia, faceva riferimento alla possibilità di interpello della persona offesa e io ho votato a favore, sono stato a favore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero), però, le confesso, Presidente, che, anche in questo caso, senza un adeguato sistema di mediazione, anche l'interpello della persona offesa rischia di diventare un modo per una recrudescenza di un sentimento di vendetta, a distanza di tanti anni. Perché attenzione, la fase dell'esecuzione e, soprattutto, la fase finale dell'esecuzione della pena, allorquando si possono vantare dei benefici premiali, arriva in un momento di scollamento rispetto al fatto di reato. In questi termini, ritengo che, anche sull'ordine del giorno, certamente ci si poteva atteggiare diversamente.

Le confermo la volontà di astenerci da un provvedimento soltanto nella misura in cui riteniamo che l'obiettivo sia meritevole di attenzione, ma, non condividendone i mezzi e ritenendo che in realtà si potesse fare di più, riteniamo di astenerci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Conte . Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. La dichiarazione di voto contrario è già stata annunciata da me stesso all'esito dell'illustrazione della pregiudiziale di costituzionalità, con un lapsus freudiano, che, evidentemente, ha tradito lo scetticismo, anzi il pessimismo col quale ho attraversato questo dibattito, sul piano giuridico e sul piano culturale, preoccupante, non degno di un Paese civile quale è l'Italia, di un Paese in cui alcuni principi, alcuni valori democratici sono al centro del sistema che regge i rapporti tra gli individui e regola la conflittualità della nostra società.

Ci sono tre elementi che ci dicono che questo provvedimento meriterà attenzioni da parte della Corte costituzionale, sono tre violazioni patenti di altrettanti precetti: quello contenuto all'articolo 3, il principio di uguaglianza, ossia si crea una disparità di trattamento tra gli imputati evidente e non giustificata sul piano della ragionevolezza, proprio perché, nel bilanciamento del costo e del beneficio che questo provvedimento dovrà determinare nel nostro ordinamento, sicuramente i primi prevalgono sui secondi; la violazione dell'articolo 27, sotto due profili, quello della funzione rieducativa della pena, che riceve un attentato evidente, e quello che riguarda il principio di umanità della pena. Immaginare di mantenere nell'ordinamento italiano la pena perpetua dell'ergastolo e di non intervenire su questo e anzi rinforzarne gli spazi di applicazione merita una censura di carattere culturale e politico che io voglio affidare a parole ben più autorevoli e importanti delle mie, le parole rese dal professor Aldo Moro, in una sua lezione presso l'Università La Sapienza del 13 gennaio 1976, parole antiche e moderne: “Ricordatevi che la pena non è la passionale e smodata vendetta dei privati: è la risposta calibrata dell'ordinamento giuridico e, quindi, ha tutta la misura propria degli interventi del potere sociale, che non possono abbandonarsi ad istinti di reazione e di vendetta, ma devono essere pacatamente commisurati alla necessità, rigorosamente alla necessità, di dare al reato una risposta quale si esprime in una pena giusta”. Parole scolpite nella pietra della memoria di questo Stato, che in quest'Aula, stasera, stiamo mortificando, avviando una spirale securitaria, illustre Presidente, che ha due limiti fondamentali: quello di determinare un'azione di tipo politico in senso emulativo, che condiziona e corrode le scelte di due gruppi parlamentari, i due principali gruppi dell'opposizione, rispetto a un'opinione pubblica indistinta, spesso non capace neanche di selezionare i temi politici e le riforme che vengono poste alla sua attenzione, e in secondo luogo un danno di sistema, riconosciuto unanimemente da tutti coloro - professori, avvocati e magistrati - che sono stati auditi in Commissione giustizia; un danno al sistema giudiziario italiano, che vive già una profonda crisi funzionale, organizzativa, di modello e che subirà un contraccolpo notevole se questa legge dovesse essere approvata in tutte e due i rami del Parlamento.

È una legge proposta e articolata da chi non ha dimestichezza con il processo penale, che è un organismo difficile, contorto, problematico, il cui equilibrio si è costruito nel tempo su progressivi aggiustamenti e che non è suscettibile di essere convertito in modelli migliori in maniera brutale, radicale, improvvisa. Il cambiamento va predisposto, e va predisposto soprattutto per gli organismi delicati, complessi, che vivono il loro assestamento nel tempo, che non vivono di un rapporto diretto tra azione e reazione. Nel meccanismo processual-penalistico bisogna entrare in punta di piedi, per modificarlo, per migliorarlo, per renderlo più efficiente, per commisurarlo di più alle esigenze della vittima, per garantire una pena giusta, commisurata, come diceva il grande Aldo Moro, alla gravità del fatto, che abbia una funzione per la società in cui viene applicata; ma anche che sia effettiva, laddove l'effettività non è commisurata alla gravità della pena, ma alla rapidità e all'efficienza del sistema che ne garantisce l'esecuzione. Questa norma inciderà pesantemente e negativamente sull'esecuzione delle pene, senza fare giustizia vera di quei reati che hanno ispirato questo istinto di riforma.

Se i reati puniti con la pena dell'ergastolo e dell'isolamento diurno rimangono puniti con la pena dell'ergastolo anche nei casi di ricorso al giudizio abbreviato, che elide soltanto l'isolamento diurno, questa riforma sostanzialmente riguarderà solo quei reati - ed è un piccolo novero con una statistica molto piccola - puniti solo con la pena dell'ergastolo (solo per modo di dire), pena che verrà ridotta a trent'anni con la concessione dell'attenuante del rito. Quali sono questi reati? L'omicidio aggravato. Pensiamo ad un caso clamoroso: il femminicidio, un reato odioso, insostenibile, ripugnante, e quindi che, se considerato in maniera superficiale, istintivamente può portare a dire: “no, non è giusto che chi commette il femminicidio venga punito con una pena di trent'anni”, come se trent'anni fossero pochi, Presidente. Però andiamo a vedere poi nell'applicazione concreta questo che significa. Significa, ad esempio, che un uomo, un marito, un padre di famiglia, che, in preda a un raptus di gelosia, impugna un corpo contundente e uccide la moglie, compiendo un atto che non ha a che fare con la sua vita, con la sua storia, con la sua condotta, con i suoi principi, con i suoi valori, anziché poter chiudere rapidamente nel giudizio abbreviato, nella stanza di un giudice, col rito camerale, con la riservatezza minima che si può garantire a un fatto così clamoroso, la sua vicenda di vita così drammatica e scontare la pena che merita, l'affronterà in un'aula pubblica, con un dibattimento che si rinnoverà di udienza in udienza per molti anni, con i propri figli, i propri familiari, i familiari della moglie esposti alla rinnovazione, alla perpetuazione del dolore e dell'angoscia, per andare a scontare una pena dopo molti anni, anche 10, 15, quanto dura un processo che non è per sua stessa natura a rischio prescrizione, per la gravità della pena commisurata. È questo un atto di giustizia anche individuale, oltre che una vulnerazione del sistema processuale?

Calato nella realtà, questo provvedimento non ha alcun significato. L'unico senso che questo provvedimento ha è di tipo politico-demagogico, ed asseconda la montata securitaria sulla quale la Lega sta costruendo una posizione di dominio dell'opinione pubblica, in danno anche del suo alleato di Governo, rendendo anche meno credibili le proposte di riforma e i provvedimenti che, in materia di giustizia, il Governo si appresta ad attuare o sta compiendo, perché tutti avvinti da una spirale e una rincorsa che irrigidirà l'attenzione, renderà difficile la collaborazione e la cooperazione rispetto a prospettive di miglioramento, spaventerà alla fine, vedrà, Presidente, spaventerà gli italiani, che realizzeranno un pericolo incombente sulla propria libertà personale.

Io credo, e concludo, Presidente, che, se quest'Aula oggi avesse la possibilità - noi per la nostra ridotta dimensione di gruppo parlamentare non abbiamo potuto farle richiesta in tal senso - di votare a scrutinio segreto, avendo visto e parlato con i colleghi della sinistra, ma anche con i parlamentari del gruppo di Forza Italia in Commissione e in Aula, quest'Aula del Parlamento stasera avrebbe rigettato questa proposta di legge, che veramente rappresenta una pagina non degna della nostra storia giuridica e politica (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maschio. Ne ha facoltà.

Chiedo ai colleghi… Deputato Lollobrigida…Deputato Lollobrigida…Deputato Lollobrigida…

Sta parlando un collega del suo gruppo, per favore. Leviamo il capannello di lì. Grazie a voi.

CIRO MASCHIO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, questa proposta di legge nasce da un'esigenza giusta, che è quella di ascoltare il grido di dolore delle vittime di reati gravissimi che rimangono spesso impuniti o non adeguatamente puniti, e che quindi non ottengono giustizia, subendo una doppia condanna: quella del delitto e quella della denegata giustizia.

Fratelli d'Italia è totalmente d'accordo su questo principio, su questa battaglia a tutela delle vittime dei reati, e per riportare in Italia, dove siamo in una situazione quasi di certezza dell'impunità, la riaffermazione della certezza della pena; andando, quindi, a ribilanciare quello sbilanciamento in senso buonista, eccessivamente pendente verso la funzione rieducativa anziché quella punitiva o preventiva della pena.

A questo proposito, Fratelli d'Italia ha presentato, nella precedente e in questa legislatura, numerose proposte di legge, anche di revisione costituzionale, volte appunto a riaffermare la certezza della pena.

E ci stupisce, da questo punto di vista, che anche gli amici della Lega (faccio un esempio) vadano ad annunciare sui media di essere a favore della castrazione chimica per gli stupratori, ma poi si rifiutino di votare in Aula gli emendamenti di Fratelli d'Italia che chiedono di intervenire proprio su questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, allora, sulla giustizia, che tocca la vita e la libertà delle persone, non si può fare propaganda, e ci dev'essere assoluta coerenza tra quello che si dice sui media e quello che si propone concretamente in Aula.

Venendo al contesto in cui si colloca questo progetto di legge, accade purtroppo spesso in Italia che la pena comminata dai codici sia molto alta, quella concretamente irrogata dai giudici sia molto più bassa, e quella effettivamente eseguita e scontata sia quasi inesistente.

E c'è un'altra contraddizione nel nostro sistema: spesso è molto più frequente la carcerazione preventiva a carico dei presunti innocenti, mentre è molto più facile uscire di prigione quando, a seguito di sentenza definitiva, si è riconosciuti colpevoli e si beneficia di un'infinità di sconti di pena automatici e misure alternative. Su questo bisogna sicuramente intervenire.

Venendo al merito di questa proposta di legge, che interviene invece in modo specifico sul rito abbreviato, sugli articoli 438-443 del codice di procedura penale, noi non possiamo non rilevare diverse contraddizioni e perplessità. Non a caso, quasi tutti gli auditi che sono stati sentiti, autorevolissimi, hanno condiviso queste critiche, queste perplessità. Non a caso, il nostro codice di procedura penale, che è stato innestato sul codice degli anni Trenta con le riforme fatte dagli anni Novanta in poi, ha subito decine di interventi, decine di modifiche anche da parte della Corte costituzionale, che hanno ulteriormente destabilizzato il quadro in cui si va ad applicare la procedura penale.

E, allora, non possiamo non rilevare anche in questa sede alcune contraddizioni. Ad esempio, intervenire sul rito solo per alcune tipologie di reati molto gravi, e non, come proponeva ad esempio il nostro emendamento, su altri reati come l'omicidio semplice, che ha un'applicazione purtroppo molto più ampia, a tantissimi omicidi avvenuti fra le mura domestiche, e che quindi sono un campanello d'allarme drammatico che vi è nel nostro Paese: essi non sono minimamente toccati da questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Se si interviene, è giusto farlo in modo equilibrato su tutto, e non solo su alcuni reati e non su altri, creando un modus operandi un po' contraddittorio, più di pancia che di testa, che negli ultimi anni ha avuto il legislatore, che ha talvolta innalzato molto le pene edittali per alcuni reati, dimenticandosi di farlo su altri.

Credo quindi che il messaggio, che arriva chiarissimo da tutti i nostri interventi in Aula e in Commissione e da tutti i rilievi che hanno sollevato anche i tantissimi autorevoli auditi, sia uno solo: se si vuole restituire giustizia alle vittime e riaffermare il principio della certezza della pena, non si deve intervenire tanto sul rito, ma sull'esecuzione della pena, andando ad eliminare tutti quegli automatismi con gli sconti di pena automatici, quelle misure alternative che vanno, come dicevo prima, spesso, di fatto, ad annullare, nell'esecuzione della pena, quelle pene che il codice in astratto prevede.

E, quindi, in sintesi, non possiamo purtroppo condividere questo provvedimento. Riteniamo che nasca da un'esigenza giusta, a cui viene data una risposta insufficiente, e quindi purtroppo, come avvenuto per la class action, come avvenuto per altre proposte di legge in materia di diritto penale in quest'Aula, anche in questa legislatura, riteniamo che sia una occasione sprecata e quindi auspichiamo che molto presto possano essere calendarizzate in Aula le proposte di Fratelli d'Italia sull'esecuzione della pena, sulla certezza della pena, che potranno colmare il buco che ancora rimane aperto dopo questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppoFratelli d'ItaliaCongratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Ricordavo prima che il 25 novembre ricorre la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Presidente, è una ricorrenza che ho piacere a ricordare in modo particolare, perché è stata istituita a seguito di un omicidio efferato: le sorelle Mirabal, nel 1960. Erano tre donne, tre donne rivoluzionarie che, nel tentativo di recarsi in prigione per fare visita ai loro mariti, furono barbaramente uccise, trucidate e poi i loro corpi furono gettati lungo gli argini dei fiumi.

Cos'è cambiato, Presidente, da allora? Purtroppo, i dati statistici del Ministero dell'interno, al 2017, ci dicono che, nel 2006, centosedici sono state le donne vittime di omicidi volontari. Di queste centosedici, cinquantanove sono state uccise dal partner.

E, Presidente, purtroppo, solo nei primi sei mesi del 2018 il numero di donne vittime di questi reati è aumentato del 30 per cento; quindi, sono state uccise già quarantaquattro donne, una percentuale significativa, purtroppo in senso negativo, in Lombardia: undici di queste sono state trucidate in Lombardia.

Presidente, perché ci tengo a fare questo incipit? Perché sono donna, sono madre, sono giudice ed è nella storia di Forza Italia, nella storia del nostro partito avere sensibilità, mostrare sensibilità verso temi come questi, che attengono alla tutela delle donne. Quindi, Presidente, non possiamo consentire a nessuno di trincerarsi dietro bandierine (Applausi dei deputati del gruppoForza Italia-Berlusconi Presidente), dietro norme manifesto che, in realtà, creano vittime «di serie A» e vittime «di serie B».

Allora, la proposta di legge all'esame, seppure noi ne condividiamo assolutamente la ratio, prevede una modifica del rito abbreviato che tende ad escluderlo, appunto, per i reati puniti con l'ergastolo, e a sostegno di questa modifica gli amici della Lega hanno addotto tre ordini di motivi; il primo, del tutto prevedibile, che faceva leva sul comune sentire dell'opinione pubblica, sul rispetto per le vittime del reato e sul desiderio di giustizia dei loro familiari, non rinunciando all'evocazione di noti casi di cronaca nera; in secondo luogo, si contestava una mera opzione processuale a favore di un rito speciale rimessa insindacabilmente all'imputato e, si diceva, però che non può, questa scelta, poi produrre automatismi di diminuzione della pena; e, da ultimo, si denunciava la metamorfosi del giudizio abbreviato che avrebbe perso i connotati deflattivi.

Allora, onorevoli colleghi, Presidente, lo ribadiamo: è assolutamente condivisibile la ratio di questo provvedimento, cioè quello di fornire una tutela rafforzata per taluni efferati delitti, ma, quando si interviene nel sistema del codice penale e del codice di procedura penale, bisogna intervenire in maniera corretta.

Qui, allora, per significare il lavoro che Forza Italia ha fatto in Commissione giustizia e poi in Aula, il primo profilo di rilievo: con questo disegno di legge inevitabilmente si creeranno vittime «di serie A» e vittime «di serie B», lo abbiamo ricordato anche in sede di discussione; ci sono articoli del codice, il 577, Presidente, che prevede che il marito che uccide la moglie divorziata sarà punito con una pena astratta non dell'ergastolo ma di trent'anni. Allora, questo reato, questo condannato, questo imputato anzi, meglio, non potrà essere ricompreso nel disegno di legge e quindi non potrà essere soggetto a questa preclusione al rito abbreviato di cui parlano i colleghi della Lega. Altro esempio, nei casi di convivenza cessata il coniuge convivente con la convivenza che è appena cessata che, purtroppo per la vittima, uccide la ex compagna ha una pena astratta prevista dall'ordinamento di anni trenta, quindi non la pena dell'ergastolo. Allora, anche in questo caso, la novella che la Lega propone oggi, con questa disposizione, non potrà applicarsi. La stessa cosa, Presidente, nei casi di rapporti di adozione, la stessa cosa nei casi di omicidi tra fratelli. Allora, evidentemente saranno vittime «di serie A» e vittime «di serie B» la cui differenza, Presidente, a chi sarà rimessa? Sarà rimessa a un pubblico ministero perché, a seconda di come il pubblico ministero formulerà il capo d'imputazione, quindi se riconoscerà o meno l'esistenza di una generica, di un'attenuante, sia essa prevalente o meno, ciò solo determinerà l'accesso al rito e, quindi, l'esclusione dell'abbreviato. Demandare la scelta di un rito che è un diritto e una difesa per l'imputato al pubblico ministero non è, in un sistema democratico, una cosa che si può in alcun modo condividere (Applausi dei deputati del gruppoForza Italia-Berlusconi Presidente).

Presidente, ricordiamo ancora che la riforma dell'istituto del giudizio abbreviato dimentica che i più gravi fatti di omicidio vengono comunque puniti, anche in caso di accesso al rito speciale, con l'ergastolo, attraverso il meccanismo, previsto dalla legge, della sola esclusione dell'isolamento diurno. Noi, questa che la Lega propone come l'esclusione per i delitti puniti con l'ergastolo dall'abbreviato in realtà, Presidente, è anche in questo caso una norma manifesto, perché quando ci sono reati gravi tipo la strage il giudice può comminare la pena togliendo l'isolamento diurno, può già comminare la pena dell'ergastolo.

E, ancora, Presidente, sotto altro profilo, si finisce per rimettere, come abbiamo detto, nelle mani del solo pubblico ministero la chiave d'ingresso al rito speciale, sulla base di un'imputazione da lui formulata e ne conseguirebbe con ciò solo un inasprimento di pena indiscriminato, addirittura precedente alla sua concreta inflizione. Così facendo, il disuguale trattamento riservato in entrata agli imputati si trasforma, in uscita, in una discriminazione tra condannati poiché solamente gli ergastolani verrebbero esclusi da qualsiasi misura premiale.

Presidente, poi non possiamo dimenticare le ragioni delle vittime e dei loro familiari, perché queste, se filtrate dalla razionalità e non da un interessata retorica compassionevole, sono maggiormente garantite da un giudizio abbreviato che accorcia i tempi processuali e realizza la legittima aspettativa ad avere giustizia e non vendetta, grazie ad una condanna celere, certa ed efficace.

E ancora, Presidente, un altro problema che non possiamo non ricordare riguarda la fase cautelare. Allungando i tempi dei procedimenti invece che avere una condanna certa e in tempi adeguati, potrebbe accadere che gli imputati per quei determinati reati puniti con l'ergastolo sconteranno la loro misura cautelare, quindi torneranno ad essere liberi, nelle more del processo per decorrenza dei termini di fase, con ciò vanificando l'esigenza di tutela proprio delle persone offese che oggi vorremmo tutelare.

E, allora, Presidente, noi abbiamo cercato di porre dei correttivi al testo, con degli emendamenti che spostavano il problema dall'accesso al rito alla fase applicativa della pena e, quindi, alla fase di esecuzione. Abbiamo tentato di dare dignità alle vittime, alle persone offese, alle costituite parti civili, prevedendo una interlocuzione con esse nel momento in cui il giudice concede l'istituto premiale. Non siamo riusciti, Presidente, lo dico con amarezza, a ottenere un dialogo, però noi confidiamo, perché veramente apprezziamo le intenzioni di chi questa proposta di legge ha scritto, quindi noi veramente auspichiamo che questo dibattito costruttivo, che oggi, purtroppo, è mancato in quest'Aula, possa continuare al Senato. Ed è per questo motivo - perché ne condividiamo le ragioni e auspichiamo che il provvedimento venga corretto nell'ulteriore esame al Senato - che noi oggi non potremo licenziare il testo con un parere positivo - quindi favorevolmente - ma ci dovremo astenere.

Presidente, da ultimo noi ci teniamo veramente con grandissimo orgoglio. Io ho l'orgoglio di appartenere a questo partito e molte volte mi viene chiesto perché da magistrato io condivida o possa sposare o sia all'interno del gruppo di Forza Italia. Io con orgoglio da magistrato - e lo dico, Presidente, veramente con tantissimo orgoglio - faccio parte di questo gruppo. Forza Italia ha sempre enunciato, in qualche modo, e ha sempre manifestato, in tutte le proposte di legge che abbiamo esaminato in questa legislatura, la sua opposizione sui provvedimenti in maniera costruttiva. Allora, Presidente, noi non vorremmo che la battaglia, che auspichiamo avvenga al Senato, possa avere, se bloccata, un esito negativo. Cioè, noi vorremmo, Presidente, che quello che non siamo riusciti a fare oggi alla Camera venga in qualche modo raccolto al Senato, per restituire al popolo italiano, alle vittime di questi efferati reati e al Parlamento quella dignità che meritano, perché, Presidente, non vogliamo che la Corte costituzionale intervenga d'imperio, in una normativa così delicata, a bocciare questo testo di legge sotto il profilo dell'incostituzionalità.

Allora, ribadisco che auspichiamo veramente, sottosegretario Morrone, che di quello che oggi non siamo riusciti a farvi comprendere, probabilmente per un limite anche personale nell'esplicazione degli emendamenti, voi possiate comprenderne la portata, a tutela di quelle vittime per le quali voi avete avanzato questa proposta di legge. Allora, aiutiamoci insieme e fate sì che Forza Italia passa apportare un contributo fattivo. Continuiamo questa battaglia al Senato e non consentiamo alla Corte costituzionale di intervenire in un testo così delicato bollandolo con una pronuncia di incostituzionalità. Dunque, miglioriamo il testo. La ratio è buona e possiamo lavorarci. Mi auguro che il blocco che purtroppo abbiamo registrato oggi alla Camera non diventi un macigno - un macigno! - sopra le vittime. Le vittime hanno necessità di essere ascoltate in fase di concessione dei benefici, le vittime hanno necessità di essere tutelate con tempi ragionevoli del processo, le vittime hanno necessità di essere risarcite in tempi che siano congrui e poi, non da ultimo, un indagato è un indagato quando accede al rito e non è un condannato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non è un colpevole perché è colpevole…

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). …solo dopo il pronunciamento della Cassazione.

Allora davvero, sottosegretario Morrone, noi ci auguriamo che il testo possa essere rivisitato per far sì che quelle vittime che voi intendete proteggere siano realmente - e non con una norma manifesto - protette (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Come è emerso in maniera abbastanza evidente anche dalle dichiarazioni di voto finale, sugli obiettivi di questo provvedimento c'è una sostanziale e larga condivisione. È un provvedimento che si propone di evitare gli effetti perversi che l'applicazione dello sconto di pena secco di un terzo, che è dovuto come esito del giudizio abbreviato, produca pene e sanzioni che non sono adeguate nel caso di reati particolarmente efferati e particolarmente gravi.

Come ha detto in sede di audizione nella scorsa legislatura l'ex presidente dell'associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, nell'omicidio premeditato - omicidio premeditato! - bastano la prevalenza delle circostanze attenuanti - e faceva un esempio - e il giudizio abbreviato per arrivare a una pena massima di sedici anni. Un risultato - diceva Sabelli - contro cui si rivolta la coscienza dell'opinione pubblica. Noi abbiamo avuto casi di cronaca anche abbastanza recenti nei quali abbiamo dovuto constatare che quello sconto di pena secco ha determinato esiti come quelli che denunciava il dottor Sabelli nelle audizioni della scorsa legislatura.

Quindi, gli obiettivi, che sono finalizzati ad evitare che ci siano esiti di questo genere, sono obiettivi condivisi da tutti e anche dal Partito Democratico che, sia della scorsa legislatura sia in questa, ha presentato proposte di legge al riguardo. Voglio dire, però - e anche con grande chiarezza -, che noi siamo ben consapevoli che quando si interviene sulle regole del processo penale bisogna farlo con grande e particolare cautela, soprattutto quando si interviene sul meccanismo di funzionamento dei riti alternativi, perché sappiamo bene che noi siamo in un sistema con un processo accusatorio che riesce ad essere efficiente solo in quanto ci siano riti alternativi al rito dibattimentale, perché il processo accusatorio è un processo nel quale la prova si forma in dibattimento, nel contraddittorio tra pubblica accusa e difesa, ed è quindi un processo molto impegnativo dal punto di vista delle risorse e dei tempi. Un processo di questo genere ovviamente non può essere celebrato per tutte le fattispecie di reato che sono perseguite e, quindi, un sistema di questo genere si regge solo se ci sono riti alternativi che consentano di deflazionare il procedimento dibattimentale.

Quindi, noi sappiamo che quando si parla di riti alternativi, come in questo caso il rito abbreviato, bisogna agire con particolare cautela. La cautela in questo caso si rinviene nel fatto che qui si introduce una norma che solo per i reati più gravi, cioè per quelli puniti con l'ergastolo - e, quindi, stiamo parlando di una quota minimale dei procedimenti penali che ci sono nel nostro Paese -, non si possa accedere allo sconto di pena di un terzo, per evitare che per quel tipo di reati ci siano delle pene che all'opinione pubblica appaiano esigue, in quanto probabilmente in certi casi sono troppo ridotte rispetto alla gravità dei fatti. Quindi, noi siamo consapevoli che occorre intervenire con cautela perché si tratta di riti abbreviati di processo penale. Tuttavia, condividiamo gli obiettivi e abbiamo fatto un tentativo in questa legislatura, con lo spirito e l'approccio costruttivo che ci contraddistingue e che non sempre, diciamo, viene apprezzato dalla maggioranza che, invece, va dritta come un carro armato sulle proprie impostazioni, di aver cercato di aiutare la maggioranza a trovare un testo che salvaguardasse quell'obiettivo che noi condividiamo senza, però, le criticità che tutti quanti gli auditi - e mi tocca ripetere quanto detto durante la discussione sugli emendamenti, ma anche quando sono intervenuto nella discussione sulle linee generali - ci hanno detto che sono insite dentro questa ipotesi di meccanismo processuale che è stato immaginato, il quale prevede che non si possa accedere al rito abbreviato quando il reato è astrattamente punibile con l'ergastolo. Ma voi capite che se il reato è astrattamente punibile con l'ergastolo significa…

PRESIDENTE. Per favore, un po' di silenzio.

ALFREDO BAZOLI (PD). …che il pubblico ministero, attraverso una prognosi prima di qualunque valutazione, fa già una valutazione sul tipo di sanzione che dovrà essere data rispetto a quella fattispecie che esclude in anticipo il rito abbreviato. Ma se poi nel corso del dibattimento ci si renderà conto che in realtà quel titolo di reato era sbagliato e che il pubblico ministero ha fatto una valutazione sbagliata allora bisogna tornare indietro e questo creerà una serie di problemi dal punto di vista processuale che sono stati ben delineati e ben sottolineati da tutti gli auditi.

Allora, noi abbiamo provato a ipotizzare una soluzione che non ci siamo inventati noi perché non siamo, come ho detto prima, onniscienti e non abbiamo la scienza infusa e neanche quella giuridica, per quanto molti di noi siano operatori del diritto e avvocati, ma ci siamo fatti condurre da alcuni suggerimenti che sono venuti da autorevolissimi auditi - e parlo del professor Spangher, parlo dello stesso Sabella e parlo del professor Della Monica - che ci hanno detto che se vogliamo raggiungere quell'obiettivo dobbiamo utilizzare una strada diversa che evita tutte le criticità processuali, che evita di mettere in discussione il rito abbreviato che ha questa importanza e che evita di incorrere nelle possibili censure di legalità costituzionale che qualcuno ha adombrato. Dunque, ci hanno detto di trovare una strada diversa e questa strada qual è? È quella che assegna al giudice, all'esito del giudizio abbreviato, una discrezionalità che non è una discrezionalità diversa da quella che qualunque giudice utilizza nel valutare, per esempio, le circostanze del reato che determinano un cambiamento della pena applicabile molto rilevante; una discrezionalità che, quindi, è tutta dentro i criteri che sono previsti anche dal codice penale. Ma il giudice, all'esito del giudizio abbreviato, quando ritiene che quel fatto debba essere punito con la pena dell'ergastolo e sia particolarmente efferato per le circostanze del delitto, solo in quel caso potrà decidere di non applicare lo sconto di pena.

È esattamente la soluzione che ci è stata suggerita da quelli auditi, dal magistrato Nordio, da Spangher e da quelli che prima dicevo. È una soluzione, questa, che salvaguarda perfettamente l'obiettivo che ci siamo assegnati, ma evita tutti i problemi processuali, evita di mettere in discussione l'applicazione del rito abbreviato; e questo sarebbe veramente un grande problema per l'assetto e il nostro sistema processuale penale. Quindi, consente di raggiungere l'obiettivo bypassando tutti i problemi che sono stati sollevati. Ora, questa nostra proposta è stata valutata in un minuto e rigettata senza alcuna discussione, perché la maggioranza ha deciso di procedere come un carro armato, a differenza di quanto facemmo noi nella scorsa legislatura, quando una proposta analoga venne dall'opposizione e noi ci facemmo carico di coinvolgere anche la maggioranza dentro quella proposta.

Noi nominammo relatore di quella proposta di legge un deputato dell'opposizione insieme a un deputato della maggioranza e cercammo insieme di individuare una soluzione tecnica che fosse adeguata. Questa disponibilità da parte della maggioranza, in questa circostanza, non c'è stata, perché la maggioranza ha deciso di procedere senza concedere alcuna disponibilità a una discussione anche su ipotesi emendative che, dal nostro punto di vista, e non ho ancora sentito un'obiezione su questo, avrebbero consentito di evitare tutti i problemi che sono stati palesati da tutti gli auditi. Noi avevamo anche altre proposte emendative, che potevano aiutare ad andare in quella direzione.

PRESIDENTE. Deputata Ravetto, per favore. Deputate Ravetto e Bartolozzi, per favore (Commenti del deputato D'Ettore). Deputato D'Ettore, non deve commentare ogni cosa, non si preoccupi.

ALFREDO BAZOLI (PD). Le ha ricordate prima queste altre proposte emendative la collega Morani. Anche queste non inventate da noi, ma prese da suggerimenti utili che venivano dagli esperti della materia che abbiamo audito, come, per esempio, quella che voleva evitare che il giudizio abbreviato si svolgesse davanti a un giudice monocratico, perché il giudice collegiale, che sia la corte d'assise o che sia il tribunale, garantisce meglio un'adeguata valutazione anche della pena da applicare. Ma tutte queste nostre proposte sono cadute nel vuoto, non c'è stata alcuna disponibilità alla discussione. Questa è la ragione per la quale noi, pur condividendo gli obiettivi, pur avendo cercato di contribuire in maniera costruttiva al miglioramento di questa legge, non ci sentiamo di condividere il voto finale, e quindi ci asterremo per i motivi che ho detto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marchetti. Ne ha facoltà.

RICCARDO AUGUSTO MARCHETTI (LEGA). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, siamo oggi chiamati in quest'Aula ad approvare la proposta di legge fortemente voluta dalla Lega in materia di inapplicabilità del giudizio abbreviato per i delitti puniti con la pena dell'ergastolo. L'idea del rito abbreviato, così com'è oggi concepito, trae le sue origini da un momento storico ben preciso, che nel corso del tempo ha visto snaturare le radici dell'istituto attraverso l'introduzione di norme meno severe, che premiavano i colpevoli e giustificavano l'illegalità. Ma ora il momento storico è ben diverso, con esigenze diverse, ed è per questo che la Lega propone un cambio di rotta contro la totale apatia, cecità e sordità legislativa della sinistra.

Quindi, cerchiamo di far capire che cos'è il rito abbreviato: è una scelta che ha l'imputato di farsi giudicare allo stato degli atti, cioè sulla base degli atti presenti nel fascicolo del pubblico ministero, invogliando l'imputato a seguire un rito solo per la sua celerità e per lo sconto di pena. Sembra incredibile che i precedenti Governi abbiano sostenuto tale rito solo per evitare l'ingolfamento delle aule di giustizia.

Il momento storico è cambiato anche per le modifiche legislative avvenute nella fase investigativa: mentre prima il rito abbreviato era pensato effettivamente su un imputato che accettava la ricostruzione dei fatti offerta dalle indagini svolte dal pubblico ministero, adesso la difesa dell'imputato può svolgere indagini suppletive attraverso le investigazioni difensive, la raccolta di SIT, ossia testimonianze nel proprio studio, e le può produrre cinque giorni prima dell'udienza preliminare.

Quindi, un fascicolo non rimane più statico nella fase delle indagini, per cui il pubblico ministero e le parti civili si possono trovare un fascicolo differente ed accettare tacitamente la richiesta dell'imputato del rito abbreviato.

Sorge, allora, il problema di capire se sia ancora attuale uno sconto di pena così consistente, senza alcun tipo di valutazione, perché, proprio di fronte a una richiesta di rito abbreviato semplice, è impossibile qualunque tipo di opposizione da parte della parte civile e del pubblico ministero.

In parole povere, è automatico lo sconto di pena, senza tener conto della gravità della condotta, senza che si possa tener conto della personalità o pericolosità del soggetto che lo richiede.

Durante le audizioni, il gruppo della Lega ha ritenuto importante invitare l'Osservatorio nazionale sostegno delle vittime allo scopo di conoscere anche il punto di vista di coloro che, subendo gravissimi fatti di reato, si ritrovano a sopportare, oltre a un dolore spesso insostenibile, il peso di una giustizia inefficiente sia sotto il profilo di un'adeguata condanna riparativa sia sotto il profilo di una giusta pena per il reo.

In particolare, il nostro obiettivo, tramite l'audizione di questo Osservatorio, è stato quello di colmare quell'insostenibile squilibrio tra diritti, benefici e, talvolta, privilegi degli imputati e dei condannati, cui corrisponde un inesorabile assottigliamento dei diritti delle vittime, relegate in fondo nelle aule di tribunale, spesso neppure ascoltate nel loro dolore, soprattutto quando, come nel caso di fruizione di riti alternativi garanti di sconti di pena, si evita la fase più importante di un processo, ossia quella istruttoria.

La riforma del rito abbreviato si pone per noi come una misura assolutamente necessaria, considerata l'attuale vigente serie di procedure e situazioni legislative di favore che garantiscono al condannato sconti di pena e liberazioni anticipate per il solo fatto di avere commesso un delitto ed essere stato condannato. Basti pensare alla legge n. 663 del 1986, più conosciuta come legge Gozzini, che prevede, tra le misure in favore del reo, tre mesi di riduzione di pena per ogni anno di condanna applicata sì sulla carta in presenza di determinati presupposti, ma nei fatti beneficiata dalla quasi totalità dei detenuti.

È usuale, infatti, il ricorso a questo rito abbreviato soprattutto nei casi di evidente e conclamata colpevolezza dell'imputato, perché in questo modo il reo ha ottime possibilità di vedersi ridotta considerevolmente la pena. Il tutto senza considerare che il ricorso a questo rito non nega la possibilità di ricorrere in appello, ottenendo spesso ulteriori riduzioni di condanna.

Per questo il sentimento comune degli italiani vede tale procedura come una vera ingiustizia, soprattutto laddove sia applicata per crimini efferatissimi puniti con l'ergastolo, come stupro seguito da omicidio, omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà, abusi sul minore seguiti da omicidio, terrorismo e stragi. Questo sistema reocentrico, del tutto concentrato a concedere benefici a pioggia, spesso senza verificare se veramente sussistono presupposti soggettivi di meritevolezza, ha reso il carnefice protagonista non solo delle cronache giudiziarie, bensì pure di quelle mediatiche.

Chi si ricorda il nome della vittima dell'omicidio di Perugia? Chi si ricorda il nome della vittima di Stefano Parolisi? Chi si ricorda il nome delle vittime di Rosa e Olindo? Essere dalla parte delle vittime sempre non significa vendicarsi dei carnefici: significa restituire giustizia alle vittime, a chi le ha amate in vita e si ritrova a piangerle in una disperazione inconsolabile, resa tale anche dal fatto di assistere a condanne evidentemente sproporzionate per difetto rispetto alla gravità del crimine commesso.

La rieducazione della pena passa anche da qui, dai principi di certezza e di proporzionalità della condanna, non dimentichiamolo mai.

Mi avvio alla conclusione, Presidente, dicendo che oggi questo Parlamento si appresta a votare una legge che è una legge di civiltà, che è una legge di giustizia e che è una legge di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

E ci tengo a precisare che questa legge non è una bandierina politica, ma un segnale per ridare dignità alle persone, alle vittime dei reati, a chi ha subito reati gravissimi, reati di grande allarme sociale, reati di sangue, reati efferatissimi. Vittime che noi abbiamo incontrato, abbiamo guardato negli occhi e che trasmettono la sofferenza e il dolore. Abbiamo ascoltato con grande umiltà le storie dolorose di chi ha perso in maniera violenta e drammatica i propri cari, di chi ha perso il padre, la madre, i familiari, i figli e le figlie, maggiorenni e minorenni.

Noi della Lega siamo convinti che la tutela delle vittime, il contrasto al femminicidio e il contrasto alla violenza sessuale si fanno con le leggi, si fanno con gli atti, si portano avanti proprio con i provvedimenti in quest'Aula, esattamente come quello che oggi stiamo facendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Io mi auguro che da questo Parlamento esca un voto il più ampio, il più unanime, il più condiviso possibile, non per dare merito alla Lega che ha voluto la proposta di legge, ma per dare dignità alle vittime. Ovviamente, nessuno potrà restituire loro il proprio caro, ma queste persone chiedono e pretendono nulla di più che la certezza che chi ha commesso quei reati efferatissimi possa pagare senza avere sconti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Ciò è quanto stabilisce la proposta che oggi votiamo.

Ecco perché è importante tutelare le vittime e le donne, che subiscono violenza da parte di certi soggetti, anche dalla vergogna di vedere applicati dei provvedimenti nei confronti dei loro carnefici che vanno in contrasto con i principi che ogni giorno sentiamo affermare nei telegiornali e in quest'Aula ed è, quindi, necessario garantire la certezza della pena che sicuramente può essere meglio assicurata con un provvedimento come questo. Ed è per tutte queste ragioni che annuncio il voto favorevole del gruppo Lega a questa proposta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, l'Assemblea della Camera tratta oggi l'esame di questa proposta di legge che esclude l'applicazione del giudizio abbreviato e delle conseguenti riduzioni di pena ai delitti puniti con l'ergastolo. In particolare, questo provvedimento modifica gli articoli 429, 438, 441-bis e 442 del codice di procedura penale.

Il giudizio abbreviato è un procedimento speciale, predibattimentale, di tipo premiale e a definizione anticipata, introdotto con il codice Vassalli dell'ottobre 1989. Questo strumento, per come era stato originariamente concepito, era definito come un giudizio a prova bloccata, in quanto non poteva, in alcun caso, essere implementato il materiale probatorio utilizzabile per la decisione, bloccato al momento in cui il giudice, previo consenso del pubblico ministero, lo ammetteva.

La struttura originaria del codice concepiva il giudizio abbreviato come un accordo in base al quale l'imputato, con il consenso del pubblico ministero, chiedeva di essere giudicato dal giudice dell'udienza preliminare allo stato degli atti; quindi, richiesta dell'imputato, consenso del pubblico ministero e definibilità allo stato degli atti erano gli elementi caratterizzanti il procedimento nella sua veste originaria.

Tuttavia, la portata del giudizio abbreviato non ha assunto quel ruolo deflattivo, cioè di risparmio dei tempi della macchina giudiziaria, che era stata la principale ragione alla base della sua introduzione. La Corte costituzionale ha poi alterato profondamente i connotati di questo strumento, spostando così il baricentro dalla struttura consensuale al riconoscimento di un vero e proprio diritto allo sconto di pena, in favore dell'imputato.

La legge Carotti del 1999 ha, successivamente, apportato nuove modifiche, trasformandolo da giudizio a prova bloccata a giudizio a prova semplificata. L'attuale assetto del rito speciale ne ha ampliato l'utilizzazione, quasi abusandone, funzionando soprattutto nei processi per reati gravi, nei confronti di imputati detenuti. Infatti, è molto meno scelto dagli imputati liberi, tratti in giudizio per reati meno gravi, anche a causa dello spettro della prescrizione che funge da deterrente alla scelta del rito più celere.

La natura premiale dello strumento consiste nel fatto che, se l'imputato viene condannato, si opera una riduzione della pena nella misura di un terzo per i delitti e della metà per le contravvenzioni. Per quanto riguarda, invece, le condanne alla pena dell'ergastolo, questa è sostituita con la reclusione di anni trenta, mentre la pena dell'ergastolo con isolamento diurno, nei casi di concorso di reati o di reato continuato, è sostituita dalla pena dell'ergastolo semplice.

Questa proposta di legge si pone l'obiettivo, per un ambito limitato ai reati più gravi, puniti con l'ergastolo, di non consentire l'accesso al rito abbreviato e la conseguente applicazione di una pena ridotta. È un rito, questo, che comporta come beneficio per l'imputato uno sconto secco, immediato e automatico di un terzo della pena, che, come la cronaca ha testimoniato, in alcuni casi può comportare una sanzione che appare non proporzionata alla gravità del delitto commesso.

L'obiettivo, quindi, è quello di ristabilire un equilibrio tra i diritti degli imputati e quelli delle vittime, spesso inascoltate nel loro dolore, soprattutto come nel caso di applicazione di riti alternativi, dove si evita la fase più importante del processo, quella istruttoria. Si vuole impedire che attraverso l'uso, se non l'abuso, di un rito previsto dal codice si arrivi a una pena palesemente incongrua, rispetto alla gravità dei delitti commessi.

Nel corso delle audizioni svolte nella Commissione giustizia, abbiamo ascoltato alcuni familiari delle vittime di questi atroci reati e molto spesso questi delitti sono forme di femminicidi aggravati, cioè riguardano donne che vengono uccise, quasi sempre dai partner, perché si rifiutano di comportarsi secondo le aspettative che i carnefici hanno nei loro confronti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La violenza di genere, signor Presidente, non conosce confini geografici né socio economici, muoiono casalinghe come dirigenti d'azienda, in massacri dalle forme e modalità del tutto trasversali. È proprio ai parenti di queste vittime che oggi voglio prestare la mia voce. Nell'audizione in Commissione abbiamo ascoltato Romina Vianello, vedova di Giampaolo Granzo, fruttivendolo veneziano ucciso brutalmente a trentanove anni a sprangate sulla testa, durante una rapina; c'era Elisabetta Aldrovandi, presidente dell'Osservatorio nazionale sostegno vittime e Carola Profeta che assieme alla mamma di Jennifer Sterlecchini, vittima dimenticata, uccisa dal fidanzato con 17 coltellate, ha raccolto tantissime firme, affinché questa proposta di legge venisse discussa e poi approvata. Così come è bene ricordare Antonella Fontana, sorella di Anna Rosa, uccisa a trentott'anni, il 7 dicembre del 2010 a Matera, dall'ex convivente che solo cinque anni prima l'aveva accoltellata, riducendola in fin di vita.

PRESIDENTE. Un po' di silenzio, per favore.

STEFANIA ASCARI (M5S). Era la seconda volta che provava ad ammazzarla e ce l'ha fatta. Una storia di cecità e totale assenza delle istituzioni che l'hanno condannata a morte. Oppure Bernardetta Fella, la cinquantacinquenne mia concittadina di Modena, strangolata dal compagno e il cui cadavere è stato poi nascosto in un frigorifero nel giugno 2016 o, ancora, Barbara Cuppini, responsabile marketing Italia per la Ferrari, accoltellata nel giugno 2011 dal compagno di allora, con il quale aveva trascorso il compleanno.

I casi sono troppi e ognuno di questi nasconde una storia, una vita spezzata, un dolore senza fine per chi rimane. È stato fondamentale per noi conoscere il punto di vista di chi ha subito gravissimi fatti di reato e sta scontando quello che viene definito un ergastolo senza fine, per il peso insopportabile del dolore che si ritrova a sostenere, aggravato da una giustizia non sempre efficiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Per queste ragioni è di fondamentale, lo ripeto, fondamentale importanza e non più posticipabile l'approvazione di questa proposta di legge che nel suo articolato ristabilisce un importante principio di congruità della pena. Dobbiamo ricordarci che le vittime non vogliono vendetta, ma chiedono, ad alta voce, giustizia e quella, sì, la pretendono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Desidero rivolgere un saluto agli Alfieri del Lavoro 2018 che il prossimo 8 novembre saranno premiati al Quirinale dal Presidente della Repubblica e che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi)

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 392-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 392-A: “Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22) (Applausi dei deputati dei gruppiMoVimento 5 StelleeLega-SalviniPremier).

E' così assorbita la abbinata proposta di legge n. 460.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 18)

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 824 - D'iniziativa del senatore Patuanelli: Modifica all'articolo 20, comma 6, della legge 7 agosto 2015, n. 124, recante proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la disciplina processuale dei giudizi innanzi alla Corte dei conti (Approvata dal Senato) (A.C. 1236) (ore 17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1236: Modifica all'articolo 20, comma 6, della legge 7 agosto 2015, n. 124, recante proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la disciplina processuale dei giudizi innanzi alla Corte dei conti.

Ricordo che nella seduta del 5 novembre si è conclusa la discussione generale e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1236)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge.

Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò direttamente in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1236)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1236)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1236)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ricordo che ci sono al massimo dieci minuti per le dichiarazioni di voto per ogni gruppo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Credo che già ieri in discussione sia emerso chiaramente come questa norma, che probabilmente interessa pochi considerato il mormorio, in realtà è una norma fondamentale e strutturale per il nostro Stato, perché riguarda…

PRESIDENTE. Collega Lucaselli, lei ha ragione quando dice che forse non interessa tutti; ecco, quei pochi che non sono interessati, visto che ci sono le dichiarazioni di voto ed eventualmente non sono disponibili ad ascoltare, escano dall'Aula cortesemente.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Questo, in realtà, è un tema molto importante perché la giustizia che passa attraverso la Corte dei conti è la giustizia della finanza pubblica e, quindi, dovremmo essere, in realtà, tutti interessati a capire quello che succede in merito a quella giustizia e a quei tribunali.

Ora, le istituzioni superiori di controllo sono oggi riunite a livello internazionale e questo fa sì che la necessità più forte e più sentita sia quella di ammodernare la nostra giustizia e di far sì che sia al passo con il futuro e che sia al passo con tutti gli altri Stati.

Oggi la pubblica istituzione, pur se fortemente radicata nell'ordinamento costituzionale, non gode di una stima aprioristica, perché la stima e la fiducia del cittadino, dei cittadini, la si conquista con l'assolvimento dei propri poteri a qualsiasi livello di responsabilità. Ecco, allora la responsabilità che abbiamo noi, oggi, in quest'Aula, è quella di far sì che ci sia un miglioramento effettivo, costante e concreto di quella giustizia e che la giustizia della Corte dei conti sia effettivamente efficace.

E, allora, occorre non rinchiudersi nell'ambito del proprio particolare, con la difesa delle posizioni acquisite e la rivendicazione dei nuovi diritti. Non possiamo dimenticare che l'intervento della Corte e della sua giustizia viene più volte sollecitato proprio dai cittadini, molte volte anche in forma anonima, e questo dovrebbe farci riflettere.

Quindi, il voto che Fratelli d'Italia darà oggi è un voto favorevole a questa proroga, perché, come abbiamo già avuto modo di dire ieri in discussione, questi sono temi talmente tanto delicati, che vanno affrontati con serietà, con serenità, con calma e al di fuori di qualunque tipo di ideologia aprioristica che non ha a che fare con la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Semplicemente per ribadire, da parte nostra, un voto favorevole su questo provvedimento. È un provvedimento che porta a prorogare di un anno il termine per emanare i decreti correttivi rispetto alla riforma posta in essere nel 2015 con una grande portata. L'allungamento dei termini consentirà al Governo di soppesare le modifiche e di soppesare i correttivi, ma soprattutto di interfacciarsi con l'esperienza quotidiana per comprendere la sperimentazione delle norme attuative oggi in vigore e per verificarne eventuali criticità.

Ovviamente, è sempre significativa e, devo dire, anche una buona prassi, quella di rispettare i termini di delega. Ovviamente, sappiamo anche come l'esercizio della delega, soprattutto su questi temi, sia particolarmente complesso, con una serie di procedure di non poco conto.

Quindi, da parte nostra c'è una valenza positiva, già evidenziata con il voto favorevole al Senato e con il voto favorevole in Commissione.

L'auspicio è certamente che venga rispettato, questa volta, il termine e che, soprattutto, nell'esercizio di questa ulteriore fase di delega, vengano rispettati i principi e i criteri direttivi che sono contenuti, appunto, nella delega originaria. Questo è un elemento molto importante ed è un elemento certamente che verrà valutato e vagliato nelle Commissioni parlamentari competenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, molto brevemente, per annunciare anche il voto favorevole del Partito Democratico. Come è stato ricordato, si interviene con questa proposta di legge semplicemente sul termine per l'esercizio di una delega legislativa volta a revisionare il processo contabile, quindi una materia certamente molto delicata e molto importante.

Il decreto legislativo è già stato emanato ed è entrato in vigore il 7 ottobre 2016, ed era figlio di una legge delega approvata nel 2015. Noi proroghiamo il termine per l'adozione di decreti integrativi e correttivi, cioè quelli che servono, una volta misurato l'impatto della riforma sul piano del processo contabile, a migliorare la prassi operativa, e quindi ad apportare i correttivi adeguati. Riteniamo, quindi, che sia assolutamente opportuno il procrastinamento di questo termine di un anno; mi chiedo solo se non era il caso, per una migliore economia dei nostri lavori, approvare questo provvedimento in sede legislativa in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Boniardi. Ne ha facoltà.

FABIO MASSIMO BONIARDI (LEGA). Onorevoli colleghi, la proposta di legge al nostro esame, che è già stata approvata dal Senato nella seduta del 3 ottobre, interviene esclusivamente sul termine per l'esercizio della delega legislativa per la revisione del processo contabile.

In particolare, all'articolo 1 si sostituisce il comma 6 dell'articolo 20 della legge n. 124 del 2015, prevedendo un termine di tre anni in luogo di due: si dispone la proroga di un anno al termine per l'adozione da parte del Governo di uno o più decreti legislativi recanti le disposizioni integrative e correttive al codice di giustizia contabile di cui al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 174. La proroga del termine si rende necessaria al fine di poter emendare decreti integrativi e correttivi adeguatamente meditati.

Per l'adozione di decreti legislativi integrativi e correttivi si prevede il nuovo termine di tre anni, anziché di due, alla data di entrata in vigore del decreto legislativo attuativo della delega. Tale decreto, adottato in attuazione della delega recata all'articolo 20 della legge n. 124 del 2015, è il decreto legislativo 26 agosto del 2016, entrato in vigore il 7 ottobre 2016. Il nuovo termine per l'adozione di decreti integrativi e correttivi è dunque fissato in base alla modifica disposta al 7 ottobre 2019, anziché al 7 ottobre 2018. I principi e criteri direttivi sono i medesimi di quelli fissati da disposizioni di delega.

Come già detto dal relatore, il decreto legislativo n. 174 reca il codice dalla giustizia contabile predisposto in attuazione all'articolo 20 della legge n. 124 del 2015 di riforma della pubblica amministrazione. Il codice provvede al riordino e alla ridefinizione della disciplina processuale, concernente tutte le tipologie di giudizi che si svolgono innanzi alla Corte dei conti, compresi i giudizi pensionistici, i giudizi di conto e i giudizi ad istanza di parte, organizzando in un testo unitario un insieme di norme specifiche nel tempo, conformandolo ai principi generali stabiliti dalla disciplina del codice processuale civile.

In particolare, il codice provvede: ad adeguare la normativa vigente alla giurisprudenza costituzionale e delle giurisdizioni superiori; a prevedere l'interruzione del termine di prescrizione di cinque anni delle azioni esperibili dal pubblico ministero; a elevare il limite massimo dell'addebito da 5 a 10.000 euro per il rito monitorio previsto per i fatti dannosi di lieve entità; a introdurre un rito abbreviato per la responsabilità amministrativa che consenta la definizione del giudizio di primo grado per somme non superiori al 50 per cento del danno economico imputato; a riordinare la fase istruttoria; a unificare le disposizioni vigenti in materia di obbligo di denuncia del danno erariale; a integrare le disposizioni vigenti con le norme del codice di procedura civile su specifici aspetti dettagliatamente indicati; a ridefinire la disciplina delle impugnazioni, nonché le disposizioni concernenti l'esecuzione delle decisioni definitive di condanna al risarcimento del danno, attribuendo al pubblico ministero la titolarità di agire e resistere in giudizio innanzi al giudice civile dell'esecuzione.

Concludo, ribadendo che il provvedimento che ci accingiamo a votare chiede semplicemente una proroga del termine per l'esercizio della delega conferita al Governo, proroga che si è resa necessaria in quanto, a limitare gli interventi correttivi a quelli effettivamente opportuni come previsto dalla stessa legge delega, si è ritenuto di monitorare l'impatto delle disposizioni del codice di giustizia contabile per un tempo sufficientemente prolungato, tale da far emergere le reali esigenze di modifica.

In simili materie il cosiddetto diritto vivente costituisce, come è noto, un criterio guida per la correzione di normative e provvedimenti. L'anno in più che si sottopone all'attenzione di questa Assemblea ha dunque esclusivamente lo scopo di consentire di realizzare una normazione in linea con le esigenze che si sono manifestate durante l'applicazione concreta delle disposizioni in oggetto.

Il gruppo della Lega è, quindi, favorevole sull'opportunità di introdurre correttivi alla disciplina dei giudizi davanti alla Corte dei conti, e pertanto esprimo, a nome del gruppo, un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scutellà. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Signor Presidente, colleghi deputati, la proposta di legge oggi in votazione è necessaria, oltre che opportuna, al fine di consentire al Governo un lasso di tempo maggiore per poter emanare decreti attuativi e correttivi a seguito di una più attenta e meditata valutazione. La presente proposta prevede un nuovo termine di tre anni per l'esercizio della delega legislativa per la revisione del processo contabile, e consta di due articoli, il primo dei quali novella la legge n. 24 del 2015 al fine di prorogare il termine per l'esercizio della delega legislativa per la revisione del processo contabile; il secondo articolo prevede l'entrata in vigore della legge il giorno successivo a quello della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

La proposta di legge è stata approvata senza emendamenti, rapidamente al Senato, e successivamente anche le Commissioni riunite affari costituzionali e giustizia non hanno proposto emendamenti. È la stessa Corte dei conti a chiederci di arrivare in tempi brevi all'approvazione della proposta di legge che oggi ci apprestiamo a votare. Desidero pertanto annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1236)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1236:

S. 824 - “Modifica all'articolo 20, comma 6, della legge 7 agosto 2015, n. 124, recante proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la disciplina processuale dei giudizi innanzi alla Corte dei conti” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

ALESSIO BUTTI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, io ho atteso pazientemente che qualche altro collega riprendesse il tema in questione, o che addirittura ne facesse cenno anche il Presidente Fico, che pure ha presieduto in due episodi questa seduta, e sono stato forse eccessivamente ottimista. Vede, è in edicola un noto e importante settimanale che titola in prima pagina: “Parlamento zombie”. Io credo in questi primi mesi di legislatura di aver appurato una qualità molto più che dignitosa dei colleghi di questo ramo del Parlamento e dell'altro ramo del Parlamento. Si può discutere, si può non essere evidentemente d'accordo, però io penso che qui dentro ci sia un 10 per cento meglio di quello che troviamo fuori del “palazzo”, un 10 per cento peggio, ma che nell'80 per cento dei casi le due dimensioni si sovrappongano; sto parlando ovviamente della qualità morale, politica, delle competenze dei singoli parlamentari. Qui c'è gente che lavora, che vota, che discute, che lo fa con serietà, che terminati i lavori dell'Aula e delle Commissioni torna sui territori di competenza per essere al servizio dei territori stessi, e cioè che fa con passione il proprio mestiere.

Io non pretendevo una difesa - come si suol dire - di default da parte della Presidenza, e quindi del Presidente Fico, del ruolo del Parlamento, della sua dignità in quanto istituzione: non intendo una difesa di tipo e di stile corporativo, evidentemente; ma quantomeno ristabilire la verità e la dignità di ogni singolo componente di questo Parlamento, e anche della collettività di questo ramo del Parlamento, io questo lo pretendo. Non c'è stata alcuna reazione, non c'è stata alcuna difesa. Allora mi pongo una domanda, e la pongo ai colleghi: vuol dire forse che c'è del vero in quella copertina, che c'è del vero in quegli articoli? Allora, se c'è del vero, noi dobbiamo chiedere alla Presidenza della Camera, mi avvio alla conclusione, di difendere, di tutelare le prerogative del Parlamento, dei gruppi e del loro lavoro, specie se sono di opposizione. Qui c'è stato in discussione il decreto Genova, al Senato c'è stato in discussione e hanno messo la fiducia al decreto sulla sicurezza, il Governo ha licenziato dei testi che sono stati stravolti, mi auguro positivamente, dal Parlamento con una atteggiamento che è stato di scippo continuo da parte della maggioranza, spesso attraverso il lavoro dei relatori, ma soprattutto del Governo, del lavoro delle opposizioni, una sorta di parassitismo politico che francamente non è accettabile. Quindi, io chiedo che il Presidente reagisca rispetto a quanto apparso sul settimanale L'Espresso, ma soprattutto consenta al Parlamento di lavorare difendendone le prerogative (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Butti. Sicuramente riferiremo al Presidente. Sono certo che lei non metteva assolutamente in discussione la libertà, che noi difendiamo, lei con me, la libertà di stampa e il diritto di critica.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya - Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010 (A.C. 1123-A) (ore 18,19).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1123-A: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya - Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010.

Ricordo che nella seduta del 5 novembre si è conclusa la discussione generale.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 1123-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione. Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò direttamente in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1123-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Andrea Del Mastro delle Vedove. Prendo atto che vi rinunzia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie, Presidente. L'atto che ci accingiamo a votare rappresenta una delle sfide della nostra epoca: si tratta di questioni che riguardano la qualità della vita e, in particolare, quella corsa contro il tempo che vede i legislatori, il quadro di regole, inseguire i tempi del progresso, del progresso della scienza, del progresso della tecnologia.

Forza Italia intende votare positivamente su questa norma e, con questo, raccoglie anche la sfida verso questa frontiera avanzata, ma sempre con l'attenzione rivolta al rispetto di quei principi che sono alla base della nostra società e che riguardano e che incidono sul quotidiano delle famiglie e della comunità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Solo per dichiarare il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali su questa ratifica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. Come è stato detto, con questo Protocollo affrontiamo un tema di grande attualità. E' il tema che riguarda la gestione degli organismi geneticamente modificati, e il modo per garantire un uso di questi organismi ai fini della ricerca scientifica e ad altri fini in una condizione di sicurezza e di certezza.

Il Protocollo addizionale che stiamo per votare, in particolare, riguarda una serie di procedure, concordate a livello internazionale, di risposta nel caso di danno o probabilità di danno da movimenti transfrontalieri di organismi geneticamente modificati e, quindi, affronta il tema della prevenzione del danno, dell'uso in sicurezza delle biotecnologie e di quello che bisogna fare in caso di danni che si verifichino; e, quindi, la valutazione del danno stesso, del danno potenziale sulla base di indicazioni scientifiche certe e le modalità con cui l'autorità nazionale competente possa intervenire per individuare le ragioni di questo danno, il soggetto, l'operatore che l'ha causato e anche indicare le risposte che questo stesso operatore deve mettere in campo.

E per l'Italia, a seguito di normative nazionali ed europee che sono già state assunte, l'autorità nazionale competente è stata individuata nel Ministero dell'ambiente per il rilascio nell'ambiente di organismi geneticamente modificati e, quindi, per la tutela, prevenzione e riparazione dei danni ambientali, e nel Ministero della salute per gli usi confinati di organismi geneticamente modificati, ad esempio microorganismi geneticamente modificati.

Ci pare un provvedimento di grande valore, ben formulato, a cui il nostro Paese arriva con le carte in regola. Quindi, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Presidente, colleghi deputati, il Protocollo di Cartagena, in vigore dal 2003, è il primo strumento attuativo della Convenzione sulle biodiversità stipulata nel 1992 e verte, in modo specifico, su aspetti legati alla sicurezza ambientale e sanitaria connessi all'utilizzazione di organismi geneticamente modificati. Esso si propone di garantire la sicurezza nel trasferimento, manipolazione e uso di quegli organismi viventi modificati che possono avere un impatto negativo sulle biodiversità.

Il Protocollo di Cartagena aveva previsto l'avvio di un processo per l'elaborazione di regole e procedure internazionali in materia di responsabilità e di indennizzo per i danni derivanti dal movimento transfrontaliero di organismi viventi modificati. Tale processo ha condotto alla firma, nell'ottobre 2010, nella città giapponese di Nagoya, del Protocollo addizionale del quale abbiamo appena concluso l'esame in quest'Aula.

Ritengo che il Protocollo, fissando norme in materia di responsabilità e di risarcimenti per i danni provocati da organismi viventi modificati, intenda contribuire alla conservazione della biodiversità, tenendo anche conto dei rischi per la salute umana.

In particolare, ritengo sia fondamentale che il Protocollo demandi al diritto interno la determinazione del rapporto causa-effetto tra un organismo vivente modificato e il danno cagionato, individuando specifiche misure di risposta in caso di danno agli operatori coinvolti e alle autorità competenti.

Preannunzio, pertanto, il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier sulla ratifica in esame, considerato che l'accordo internazionale è finalizzato a far crescere la conoscenza nello sviluppo e nell'applicazione delle moderne biotecnologie, stabilendo, però, misure di risposta e regole di risarcimento nell'eventualità che qualcosa o qualcuno abbiano probabilità di subire un danno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Sabrina De Carlo. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CARLO (M5S). Grazie, Presidente. Le risorse genetiche, vegetali, animali o i microrganismi sono utilizzati per molteplici scopi che spaziano dalla ricerca di base allo sviluppo dei prodotti. Ad essi si associa sovente la conoscenza tradizionale delle comunità indigene locali che ritroviamo all'interno dell'articolo 8 della Convenzione sulla biodiversità con la previsione di tutelare la diversità biologica, l'utilizzazione duratura dei suoi elementi e la ripartizione giusta dei vantaggi derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche.

Il Protocollo di Nagoya risponde direttamente al terzo obiettivo previsto dalla Convenzione sulla diversità biologica adottando un quadro normativo condiviso in grado di regolamentare l'accesso alle risorse genetiche e garantire un'equa ripartizione dei benefici derivanti dal loro utilizzo. Se, da un lato, il Protocollo renderà più facilmente accessibili le risorse genetiche e le conoscenze tradizionali, dall'altro, terrà conto del sapere tradizionale degli indigeni delle comunità locali nei processi di regolamentazione rispetto alle risorse genetiche, garantendo così la ripartizione equa dei vantaggi tra questi e il Paese fornitore.

Sono i Paesi in via di sviluppo ad essere maggiormente ricchi di biodiversità e tradizioni locali, al contrario dei Paesi maggiormente industrializzati che sono fruitori di risorse genetiche e dispongono di tecnologie avanzate e risorse finanziarie. L'Italia offre l'esempio di un Paese che è, al contempo, fornitore e utilizzatore di questo tipo di risorse.

Come già ampiamente chiarito nella discussione sulle linee generali, l'obiettivo di questo Protocollo è, in definitiva, di elaborare norme e procedure su scala internazionale in materia di responsabilità e risarcimenti relativamente agli organismi viventi modificati, in modo da contribuire alla conservazione e all'uso sostenibile della biodiversità, tenendo anche conto dei rischi per la salute umana. La sua applicazione fornirà maggiore certezza giuridica e trasparenza, faciliterà l'accesso alle risorse genetiche e alle conoscenze tradizionali sia per i fornitori sia per gli utilizzatori.

Per le ragioni elencate esprimiamo il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1123-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1123-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1123-A: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya – Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del Mare Mediterraneo (Accordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003 (A.C. 1125) (ore 18,33).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1125: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del Mare Mediterraneo (Accordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003.

Ricordo che nella seduta del 5 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 1125)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò dunque direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1125)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Il gruppo Liberi e Uguali voterà a favore sulla ratifica ed esecuzione di questo accordo che, come è già stato evidenziato nella discussione sulle linee generali, emenda il testo del 1976 ampliando ed estendendo gli obiettivi dell'accordo non soltanto alle attività di prevenzione e lotta all'inquinamento del mare, di cui peraltro quest'area è stata oggetto anche recentemente di un episodio molto negativo, ma anche il tema del contrasto al degrado marino e costiero e alla tutela della biodiversità, temi quanto mai attuali anche rispetto alle modificazioni intervenute nel Mar Mediterraneo a causa dei cambiamenti climatici. Quindi, il nostro non può che essere un voto a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie, Presidente. Ciclicamente nella dialettica politica viene riproposto uno schema secondo il quale ci sarebbe una parte politica che ha una maggiore sensibilità e una che ha una minore sensibilità nei confronti del tema dell'ambiente; alcuni sarebbero i protettori e i paladini dell'ambiente e gli altri i nemici giurati. Noi non ci riconosciamo in questo schema e lo vogliamo dimostrare, pur nella diversità di vedute, approvando questo Protocollo, ma non solo, dichiarando il voto favorevole, rilanciando e pensando a un percorso che ormai dura da quarant'anni e che vede l'Italia impegnata sui temi della protezione del patrimonio naturalistico italiano, in particolare del Mediterraneo, grazie alla nostra cultura, alla nostra storia e alle nostre isole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Marca. Ne ha facoltà.

FRANCESCA LA MARCA (PD). Grazie, Presidente. Il gruppo del PD esprimerà un voto favorevole alla ratifica dell'Accordo RAMOGE, stipulato nel lontano 1976, come si è detto, e positivamente emendato nel 2003. Con tale Accordo si persegue l'obiettivo della protezione dell'ambiente marino costiero, che noi consideriamo di primaria importanza, soprattutto a seguito dell'ampliamento dell'area marina oggetto di tutela rispetto all'ipotesi originaria e dell'estensione degli impegni derivanti da tale atto anche al contrasto del degrado marino costiero e alla tutela della biodiversità. Il provvedimento rappresenta certo uno strumento utile di intervento in campo ambientale, che le drammatiche vicende di questi giorni hanno reso di drammatica attualità e urgenza.

Esso si inscrive, inoltre, in un quadro di coordinate internazionali che, a partire dalla Convenzione di Barcellona, hanno reso la tutela dell'ambiente marino, soprattutto in un'area ecologicamente preziosa come il Mediterraneo, l'obiettivo di un impegno coordinato e trasversale a livello internazionale. L'articolato dell'Accordo, infine, ci sembra equilibrato nella composizione e nella funzione della commissione internazionale prevista come braccio operativo. Per questo, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo RAMOGE è un esempio di collaborazione tra Stati, una collaborazione vieppiù necessaria in un bacino chiuso come quello del Mediterraneo, un'area unica per biodiversità. L'utilità degli strumenti dell'Accordo si è potuta constatare il 7 ottobre scorso, all'indomani dello sversamento di idrocarburi al largo della Corsica in seguito alla collisione di un mercantile battente bandiera tunisina e di una portacontainer cipriota. In quell'ambito sono stati applicati l'Accordo RAMOGE e il piano operativo di intervento RAMOGEPOL, e si è fatto anche tesoro di quella che è stata l'ultima delle esercitazioni condotte nell'ambito dell'Accordo RAMOGE, l'esercitazione svoltasi al largo de La Maddalena, che ha costituito un utile precedente per poter intervenire tempestivamente.

Attività fondamentali sono quelle svolte in ambito RAMOGE. Pensiamo, ad esempio, allo studio e alla ricerca sulla diffusione della microscopica alga ostreopsis ovata, un'alga purtroppo tossica. Pensiamo alle campagne di sensibilizzazione sull'inquinamento marino, alle campagne di recupero di rifiuti sottomarini e, come dicevo prima, alle costanti esercitazioni antinquinamento. Però, e va rimarcato, nell'ambito dell'Accordo RAMOGE e dell'Accordo Pelagos sono sempre state consentite e andranno sempre consentite le attività umane tradizionali, non dimenticando, ovviamente, lo scopo di questi Accordi, che è quello della salvaguardia della biodiversità marina. Per questi motivi sopra elencati, il gruppo della Lega- Salvini Premier voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Emiliozzi. Ne ha facoltà.

MIRELLA EMILIOZZI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente a nome del MoVimento 5 stelle per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo in merito alla ratifica dell'Accordo RAMOGE. Come abbiamo già detto durante l'esame del presente disegno di legge, l'Accordo RAMOGE rappresenta un importante strumento di diritto internazionale volto alla protezione dell'ambiente marino nelle acque prospicienti l'Italia, il Principato di Monaco e la Francia. L'attuale impianto RAMOGE ha già mostrato la sua utilità anche nel recentissimo passato, quello appena citato dal mio collega della Lega del 7 ottobre, in cui il disastro è stato sventato proprio grazie alla collaborazione tra le autorità dei tre Paesi contraenti l'Accordo. Ricordo che il testo che votiamo come risultante dagli emendamenti approvati nel 2003 introduce importanti elementi di novità, tra cui l'allargamento ulteriore della zona RAMOGE e l'estensione degli obiettivi dell'Accordo anche al contrasto del degrado marino costiero e alla tutela della biodiversità.

Il potenziamento dell'Accordo in questione rappresenta indubbiamente un passo in avanti per la protezione dell'ecosistema marino nell'area di interesse. Pertanto, ribadisco il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1125)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1125: "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del Mare Mediterraneo (Accordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Bosnia ed Erzegovina aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Roma il 19 giugno 2015 (A.C. 1126-A) (ore 18,46).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1126-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Bosnia ed Erzegovina aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Roma il 19 giugno 2015.

Ricordo che nella seduta del 5 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 1126-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione. Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò dunque direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1126-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signor Presidente, colleghi e colleghe, sì, l'Accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Bosnia ed Erzegovina in materia di estradizione è il contenuto di questo disegno di legge di ratifica ed è un atto assolutamente positivo, perché, signor Presidente, la cooperazione giudiziaria internazionale è una misura necessaria per combattere l'illegalità e anche le attività criminali, specialmente in questa fase storica che viviamo, nel mondo globalizzato, dove, appunto, le attività criminali non conoscono confini. Penso, innanzitutto, a quei crimini come la corruzione, la corruzione non ha confini; penso al riciclaggio di denaro, figuriamoci se conosce confini il traffico di droga, il traffico di essere umani, come ben sappiamo.

Quindi, la ratifica di questo Accordo da parte del Parlamento italiano può rappresentare un segnale importante in un momento nel quale, come dimostrano anche le ultime elezioni che si sono tenute ad ottobre, in quel Paese, nella Bosnia Erzegovina, perdurano delle tensioni tra i diversi gruppi che la compongono, ma permane anche, forte, l'aspirazione, appunto, ad aderire all'Unione europea, come la stessa Bosnia ed Erzegovina ha chiesto ufficialmente nel febbraio del 2016 dopo che le è stato riconosciuto, dalla Commissione europea, lo status di potenzialmente candidato. Dunque, anche per questo, signor Presidente, penso che la ratifica che andiamo oggi a votare, con, immagino, voto favorevole, sia un passo importante, abbia un significato speciale ed anche per questo il mio gruppo voterà a favore del disegno di legge di ratifica. La ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Signor Presidente, preannuncio evidentemente il voto favorevole dell'intero gruppo di Fratelli d'Italia alla ratifica dell'Accordo bilaterale con la Bosnia ed Erzegovina nella delicata materia dell'estradizione, sia processuale che in fase esecutiva, che agevola la lotta alla criminalità e al terrorismo. Nell'analisi tecnico normativa allegata si legge che fra gli effetti straordinariamente benefici di questo trattato che andiamo ad approvare vi sarà quello di rispondere all'esigenza deflattiva del sovraffollamento carcerario.

Orbene, io, Presidente, voglio segnalare per suo tramite, all'intera Aula, che questo trattato, che è giusto votare e che voteremo, lambisce solamente il problema del sovraffollamento carcerario, problema che ha comportato per la nazione italiana una serie di sanzioni dall'Europa, problema che pesa sul bilancio dello Stato italiano per 900 milioni di euro annui, 137 euro al giorno per detenuto straniero nelle nostre carceri, per 20.000 detenuti stranieri su 60.000 detenuti.

Allora, pur votando convintamente questo trattato di estradizione, dobbiamo censurare il fatto che la relazione tecnica allegata non dice il vero quando dice che si affronta il problema del sovraffollamento, perché il problema del sovraffollamento lo si affronta con altri trattati e, segnatamente, con i trattati di trasferimento dei detenuti ai fini dell'esecuzione, quei trattati che con una risoluzione approvata in Commissione esteri, di Fratelli d'Italia, proprio l'altra settimana, abbiamo chiesto che il Governo iniziasse a sottoscrivere e contrarre. Perché, vede, se cambiamento vi deve essere, sul sovraffollamento carcerario, se questo Governo deve incarnare il cambiamento sotto il profilo del sovraffollamento carcerario, per evitare un dispendio di risorse enorme e per evitare che ci dobbiamo tenere anche i criminali oltre che i clandestini, se dobbiamo, sotto questo profilo, evitare le sanzioni dell'Europa, noi dobbiamo affrontare il tema del trasferimento dei detenuti al fine dell'esecuzione anche senza il consenso del detenuto.

Il cambiamento sarebbe straordinario sotto questo profilo e non solo nominalistico, perché di fronte al problema del sovraffollamento carcerario e di fronte al problema delle conseguenti sanzioni europee per il sovraffollamento carcerario, la lassista e debole risposta dei Governi che ci hanno preceduto, che vi hanno preceduto e che hanno preceduto questo Governo è stata quella delle cosiddette misure svuota carceri. La richiesta che facciamo noi di Fratelli d'Italia è che se il sovraffollamento carcerario deve essere affrontato, deve essere affrontato rispedendo a casa i delinquenti e non con misure svuota carceri che ulteriormente incrinano la percezione di sicurezza del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Presidente, l'Accordo in esame si muove nel solco della Convenzione europea di estradizione, siglata nel 1957, e mira a rendere ancora più incisiva la collaborazione tra Italia e Bosnia ed Erzegovina nelle materie fondamentali delle estradizioni per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo. Forza Italia dichiara il proprio voto favorevole alla ratifica e questo voto favorevole risponde sia alla prosecuzione di un percorso di collaborazione a livello internazionale, sia perché i dati che sono stati citati fanno capire che questa ratifica rappresenta una risposta a fenomeni evidentemente presenti nella nostra società. Mi limito, tra i tanti possibili esempi, a citarne uno solo, che è quello del rogo di Centocelle che ha registrato complicazioni sorte proprio in ordine all'estradizione di uno degli imputati e, quindi, tutto ciò conferma la necessità di fornire un quadro certo, chiaro, ispirato a quell'ideale di giustizia, di legalità e di sicurezza che è invocato dalla nostra comunità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Presidente, la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Bosnia ed Erzegovina in aggiunta alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957 si inquadra nell'obiettivo di entrambi i Paesi di intensificare la lotta alla criminalità e al terrorismo. Con questo Accordo aggiuntivo, i rapporti tra Italia e Bosnia ed Erzegovina nel campo della cooperazione giudiziaria e penale registrano un notevole passo in avanti, essendo stata ricompresa la facoltà di estradizione dei propri cittadini, sinora rifiutata dalla Bosnia ed Erzegovina.

Riteniamo molto importante questo testo per continuare a sostenere e a incoraggiare il percorso di integrazione euro-atlantica del Paese, nei principali fori internazionali e nei rapporti bilaterali. Voglio, infatti, ricordare che l'Italia è stata tra i primi membri della comunità internazionale ad aver stabilito relazioni diplomatiche con la Bosnia ed Erzegovina nel 1996 ed è il secondo partner commerciale della Bosnia, il primo investitore bancario e il primo partner culturale del Paese, anche grazie all'entrata in vigore, nel 2015, dell'Accordo bilaterale di cooperazione culturale.

Già nella scorsa legislatura un analogo disegno di legge era stato approvato dalla Camera dei deputati il 22 dicembre del 2017, poi, purtroppo, il Senato non ne completò l'esame, a causa della conclusione della legislatura, e segnalo anche che la collega Quartapelle Procopio ha depositato in questa legislatura un testo abbinato. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Accordo aggiuntivo esaminato rappresenta un progresso dei rapporti bilaterali nel campo della cooperazione giudiziaria penale. Lo è in particolare l'esplicita previsione della facoltà di estradizione dei cittadini, fino ad ora non riconosciuta dalla Bosnia ed Erzegovina.

Ciascuna parte contraente ha la facoltà di estradare i propri cittadini ricercati dalla parte richiedente, con riferimento sia all'estradizione processuale, fondata su misure cautelari, sia a quella esecutiva, basata su decisioni passate in giudicato. Per quanto concerne l'estradizione per reati di criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro, essa sarà concessa purché la pena prevista non sia inferiore a quattro anni o la pena inflitta non inferiore a due anni. Per gli altri reati gravi, si tratta di pene previste non inferiori a cinque anni o pene inflitte non inferiori a quattro anni. Tuttavia, un apposito paragrafo stabilisce che è motivo obbligatorio di rifiuto dell'estradizione di un proprio cittadino la circostanza che i reati per i quali essa è stata richiesta siano reati di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra.

La ratifica di questo accordo si inserisce in quella cooperazione a 360 gradi nel contrasto al crimine, riuscendo a perseguirlo anche oltre i confini nazionali. È, quindi, evidente come la ratifica di tale accordo si inserisca tra gli obiettivi fondamentali per il nostro Governo, per il Ministro dell'Interno Salvini, per la sicurezza del nostro Paese e dei nostri cittadini. Pertanto sarà favorevole il gruppo della Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olgiati. Ne ha facoltà.

RICCARDO OLGIATI (M5S). Grazie Presidente, colleghi, l'Accordo in esame è finalizzato ad ampliare l'applicazione tra l'Italia e la Bosnia della Convenzione europea di estradizione del 1957, entrata in vigore a livello internazionale il 18 aprile 1960 e ratificata sia dal nostro Paese, sia dalla Bosnia Erzegovina. L'Accordo disciplina il procedimento di estradizione di persone sottoposte a procedimenti penali o all'esecuzione di una pena, non è applicabile ai reati politici e ai reati militari, per i quali ogni parte può rifiutare l'estradizione dei propri cittadini.

L'accordo aggiuntivo costituisce un significativo avanzamento dei rapporti bilaterali nel campo della cooperazione giudiziaria penale, in particolare per effetto dell'esplicita previsione della facoltà di estradizione dei cittadini sinora rifiutata dalla Bosnia. Questo Accordo, infatti, contiene una puntuale disciplina della materia dell'estradizione dei cittadini e del transito degli stessi per le ipotesi in cui un cittadino consegnato da uno Stato terzo a uno dei due Stati contraenti debba transitare sul territorio degli stessi.

Mi pare opportuno fare presente ai colleghi che, come emerge dall'analisi dell'impatto della regolamentazione, negli istituti penitenziari italiani si troverebbero attualmente 217 detenuti con cittadinanza della Bosnia, mentre tre sono i cittadini italiani ristretti in penitenziari della Bosnia Erzegovina.

Quanto al contenuto dell'Accordo, esso consta di un breve preambolo - nel quale è esplicitato che le disposizioni della Convenzione madre del 1957 restano in vigore per tutto quanto non disciplinato nell'Accordo aggiuntivo - e di sette articoli che compongono quest'ultimo.

Ricordo che un disegno di legge di identico contenuto è stato approvato da questo ramo del Parlamento il 22 dicembre dell'anno scorso, ma non è stato possibile ultimarne l'iter presso il Senato per la conclusione della legislatura.

In definitiva, auspichiamo l'approvazione del provvedimento, dal momento che appare pienamente conforme con gli obiettivi di stabilizzazione democratica della Bosnia Erzegovina, che il 7 ottobre è andata al voto per il rinnovo del Parlamento. Considerato il percorso di integrazione europea che la Bosnia Erzegovina ha da tempo intrapreso, ma soprattutto l'esigenza di profondere ogni sforzo possibile per assicurare pace e stabilità nei Balcani occidentali, riteniamo che il provvedimento vada nella direzione di dare un segnale positivo in tal senso e per questo motivo voteremo favorevolmente al disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1126-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1126-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1126-A: "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Bosnia ed Erzegovina aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Roma il 19 giugno 2015".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016; b) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959 inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016 (A.C. 1127-A) (ore 19,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1127-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016; b) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959 inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016.

Ricordo che nella seduta del 5 novembre si è conclusa la discussione generale.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 1127-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione. Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò dunque direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 44).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1127-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Grazie, signor Presidente, colleghe e colleghi, anche gli accordi bilaterali tra l'Italia e la Repubblica di Macedonia, che riguardano l'estradizione e l'assistenza giudiziaria in materia penale, che sono al centro di questa legge di ratifica, sono di fatto accordi importanti. Importanti perché, come dicevo prima nel caso della Bosnia ed Erzegovina, il crimine è sempre più transnazionale: lo è il riciclaggio di denaro, lo è la tratta di esseri umani, ma anche il traffico di droga.

Dunque, di per sé è un atto importante; e lo è ancora di più, come nel caso della Bosnia, per la natura della Repubblica di Macedonia. Come i colleghi sanno, infatti, nel giugno scorso, il Premier macedone Zoran Zaev e quello greco Alexis Tsipras hanno raggiunto finalmente un accordo dopo 27 anni di tensione diplomatica, e anche un lunghissimo periodo di negoziati. La denominazione di quella che veniva chiamata “la ex Repubblica jugoslava di Macedonia” era al centro della contesa, una contesa che impediva, tra l'altro, l'adesione della Repubblica di Macedonia all'Unione europea, e anche alla NATO, per il veto greco.

L'accordo di giugno prevedeva appunto la celebrazione di un referendum tra la popolazione macedone: questo referendum si è svolto il 30 settembre, e riguardava sia la questione del nome che l'adesione all'Unione europea e anche all'Alleanza atlantica. Il 94 per cento dei votanti si è espresso a favore, ma l'affluenza purtroppo si è fermata al 37 per cento degli aventi diritto, e quindi ben lontana dal quorum del 50 per cento più uno. A questo punto, si è avviata la procedura parlamentare di modifica costituzionale per il cambiamento del nome in “Repubblica di Macedonia del Nord”, con un primo voto che ha superato i due terzi previsti; ma la procedura di modifica costituzionale durerà ancora del tempo prima che possa essere conclusa, e il prossimo anno, come è noto, ci saranno le elezioni politiche, sia appunto nella Macedonia che in Grecia, e le forze nazionaliste, che sono ostili all'accordo, torneranno a farsi sentire con forza.

In questo contesto, che il Parlamento italiano ratifichi accordi bilaterali di cooperazione in campo giudiziario è un segnale, a mio avviso, che può contribuire a un clima di distensione, che è necessario a far procedere le intese del giugno scorso tra la Grecia e la Macedonia. Ed è per questa ragione che il mio gruppo voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà. Non interviene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Presidente, molto rapidamente per dichiarare che, come nel caso precedente, Forza Italia voterà a favore della ratifica dell'Accordo, che mira a definire in modo più puntuale e più preciso la disciplina dell'estradizione tra Italia e Macedonia, sia con riferimento a quella processuale che a quella esecutiva.

Quella della collaborazione sui temi della giustizia è una materia molto importante, che aiuta a contenere quell'allarme sociale che esiste nelle nostre comunità, e che nasce proprio da crimini e reati che spesso sono odiosi.

Con questi Accordi Italia e Macedonia fanno un passo in avanti in direzione della giustizia, della sicurezza e della legalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Presidente, l'autorizzazione alla ratifica di questi due Accordi, rispettivamente volti a facilitare l'applicazione a livello bilaterale tra l'Italia e la Macedonia della Convenzione europea di estradizione del 1957 e della Convenzione europea di assistenza giudiziaria del 1959, si inquadra nell'obiettivo di entrambi i Paesi di intensificare la lotta alla criminalità, alla corruzione e al riciclaggio di denaro, e sono volti a rafforzare la cooperazione giudiziaria e a favorire l'esecuzione della pena nel Paese di origine del condannato.

Con tali Accordi i rapporti tra Italia e Macedonia nel campo della cooperazione giudiziaria e penale registrano, quindi, un notevole passo in avanti, essendo stata ricompresa la facoltà di estradizione dei propri cittadini sinora rifiutata dalla Macedonia.

Riteniamo molto importanti questi Accordi per continuare a sostenere e incoraggiare il percorso di integrazione euro-atlantica del Paese nei principali fori internazionali e nei rapporti bilaterali.

Nelle more della soluzione dell'annoso problema del nome che la collega Boldrini ha così bene illustrato, sappiamo comunque che la Macedonia aveva ottenuto lo status di Paese candidato all'Unione europea già dal 2005. Da allora, per preparare l'ingresso nell'Unione europea, va riconosciuto che la Macedonia ha portato a termine numerose riforme incisive, riforme del proprio sistema giuridico, del proprio sistema tributario. È quindi un passo di importanza storica per il rafforzamento della cooperazione regionale, della stabilità e della prosperità dell'area, e anche del percorso di integrazione europea di tutta l'area dei Balcani occidentali, ai quali naturalmente l'Italia volge un'attenzione particolarmente profonda.

Anche qui, ricordiamo che già nella scorsa legislatura un analogo disegno di legge era stato approvato da questo ramo del Parlamento il 22 dicembre 2017, poi naturalmente a causa dello scioglimento della legislatura non si poté arrivare alla definitiva approvazione della legge di ratifica del Trattato. Però ovviamente ci compiacciamo che questo accada adesso, ed è per questo, signor Presidente, che annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Comencini. Ne ha facoltà.

VITO COMENCINI (LEGA). Presidente, le due intese che abbiamo esaminato sono finalizzate al rafforzamento della cooperazione tra Italia e Repubblica di Macedonia in materia di estradizione e di assistenza giudiziaria in ambito penale: in particolare, con l'Accordo bilaterale le parti intendono intensificare la lotta alla criminalità, alla corruzione e al riciclaggio di denaro, attraverso una puntuale disciplina della materia dell'estradizione dei cittadini. L'Accordo prevede la facoltà delle parti di estradare reciprocamente i propri cittadini, e fa espresso riferimento sia all'estradizione processuale fondata su misure cautelari sia a quella esecutiva basata su decisioni passate in giudicato.

Quanto all'Accordo bilaterale tra Italia e Repubblica di Macedonia, aggiuntivo alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, inteso a facilitarne l'applicazione, fatto anch'esso a Skopje il 25 luglio 2016, questo rientra tra gli strumenti finalizzati all'intensificazione ed alla regolamentazione dei rapporti di cooperazione posti in essere dall'Italia, con l'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e rendere più efficace nel settore giudiziario penale il contrasto al fenomeno della criminalità transnazionale. La ratifica è perciò fondamentale per cercare di assicurare alla giustizia i criminali, ma anche per una fondamentale cooperazione nel contrasto alle mafie, riuscendo a perseguirle anche oltre i nostri confini nazionali. Inoltre, tale Accordo rende possibile una collaborazione migliore nella lotta al terrorismo internazionale, tutti obiettivi fondamentali per il nostro Governo e per la sicurezza del nostro Paese. Quindi, al di là dei dubbi sul destino della Repubblica di Macedonia, visto anche il voto referendario popolare che non ha approvato il cambio del nome della stessa in Repubblica della Macedonia del Nord, il gruppo Lega-Salvini Premier vota a favore della ratifica degli Accordi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olgiati. Ne ha facoltà.

RICCARDO OLGIATI (M5S). Presidente, colleghi deputati, il provvedimento in esame reca l'autorizzazione alla ratifica di due Accordi aggiuntivi allo scopo di facilitare l'applicazione a livello bilaterale tra l'Italia e la Macedonia della Convenzione europea di estradizione del 1957 e della Convenzione europea di assistenza giudiziaria del 1959, nell'obiettivo di entrambi i Paesi di intensificare la lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e al riciclaggio di denaro.

Il primo Accordo aggiuntivo in tema di estradizione, sia di tipo processuale sia di tipo esecutivo, disciplina la materia dell'estradizione dei cittadini, anche con riferimento al transito degli stessi sul territorio, per l'ipotesi in cui un cittadino consegnato da uno Stato terzo a uno dei due Stati contraenti debba transitare sul territorio degli stessi. Con tale Accordo, i rapporti tra Italia e Macedonia nel campo della cooperazione giudiziaria penale potranno registrare un notevole passo in avanti, essendo stata compresa la facoltà di estradizione dei propri cittadini sinora rifiutata dalla Macedonia.

Il secondo degli accordi in esame si inserisce nell'ambito degli strumenti finalizzati all'intensificazione e alla puntuale disciplina dei rapporti di cooperazione posti in essere dall'Italia, con l'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e di rendere più efficace nel settore giudiziario penale il contrasto del fenomeno della criminalità transnazionale.

La continua crescita di rapporti tra i due Paesi implica inevitabilmente la comune esigenza di reciproca assistenza giudiziaria penale. Confidiamo pertanto in una rapida conclusione dell'iter di questo disegno di legge concernente un Paese che ha di recente attraversato una fase delicata con la celebrazione del referendum popolare sulla nuova denominazione ufficiale dello Stato Repubblica della Macedonia del nord ad esito di un accordo sottoscritto il 17 giugno scorso con la Grecia e che, nonostante non abbia giù raggiunto il quorum necessario, trattandosi questo di un passaggio non ostativo al percorso costituzionale di ridenominazione del Paese, esso non ha avuto ripercussioni negative sull'attuazione della procedura costituzionale che cambierà il nome dello Stato ed è stata avviata il 22 ottobre scorso con il conseguente venir meno dei veti politici da parte greca all'ingresso della Macedonia nei contesti euro-atlantici. Indubbiamente, la consultazione referendaria del 30 settembre ha rappresentato un campanello d'allarme serio, pur nel percorso di successo rappresentato dal positivo esito della controversia tra Grecia e Repubblica della Macedonia del nord, ma il crescente entusiasmo dei Paesi balcanici occidentali, nel lungo iter che mira all'adesione degli stessi nell'Unione europea, rende opportuna l'occasione per approvare questo disegno di legge.

In conclusione, segnaliamo che un provvedimento di identico contenuto è stato approvato alla Camera dei deputati al termine della scorsa legislatura, il 22 dicembre 2017, ma l'altro ramo del Parlamento non è riuscito ad approvarlo in via definitiva a causa della conclusione della legislatura stessa. Per tutto quanto letto nella dichiarazione appena svolta, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1127-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1127-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1127-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Macedonia della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957; b) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile del 1959.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

Comunicazioni del Presidente ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento e assegnazione alla V Commissione (Bilancio) del disegno di legge di bilancio.

PRESIDENTE. Comunico, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento, le decisioni in merito al contenuto del disegno di legge di bilancio Atto Camera n. 1334. La Commissione bilancio ha esaminato in data odierna il disegno di legge di bilancio al fine di esprimere alla presidenza il parere previsto dall'articolo 120, comma 2, del Regolamento. In seguito a tale esame la Commissione bilancio ha ritenuto che le disposizioni del disegno di legge risultino conformi al contenuto proprio della legge di bilancio, come determinato dalla legislazione vigente. Conseguentemente, a norma del comma 1 degli articoli 72 e 120 del Regolamento, il seguente disegno di legge è assegnato alla V Commissione in sede referente, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021. (A. C. n. 1334).

Ricordo che, a seguito di quanto stabilito nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 31 ottobre 2018, l'esame in Assemblea del disegno di legge di bilancio avrà inizio mercoledì 28 novembre 2018 e che i termini per l'esame in sede consultiva e per l'esame in sede referente sono fissati rispettivamente al 13 e al 26 novembre del 2018.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Cortesemente, colleghi, inviterei a maggior silenzio. Colleghi, maggior silenzio, cortesemente. C'è sono una lunga serie di interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Grazie, Presidente. Alzo un po' la voce, non è un problema, Presidente.

PRESIDENTE. Ma per me sì, collega.

CARLO FATUZZO (FI). Devo dare una buona notizia che riguarda i pensionati, finalmente. La Corte di cassazione, alla quale rivolgo i miei complimenti, ha deciso e stabilito, con sentenza, che quando l'Istituto nazionale della previdenza sociale sbaglia deve pagare e ha condannato quindi l'INPS a pagare la pensione a un lavoratore che si era licenziato in base a un documento dell'INPS che gli diceva di avere tutti i contributi necessari, che invece poi si sono rivelati sbagliati. Con tutto ciò ha vinto la causa e ha potuto avere quello che gli spetta.

Mi auguro che adesso la presidenza dell'INPS si decida a comunicare a tutti i lavoratori che intendono licenziarsi e chiedere la pensione di comunicargli che hanno il diritto alla pensione; e non a dirgli: “licenziati, che poi vedrai se la pensione la prendi”. Viva i pensionati. Pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Onorevole Fatuzzo, la pregherei veramente, di cuore, di non concludere così tutti i suoi interventi, perché siamo in un'Aula parlamentare (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carla Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Ventisei anni fa, il 6 novembre del 1992…

PRESIDENTE. Colleghi, pregherei maggior silenzio, anche perché si tratta di una commemorazione, cerchiamo di consentire alla collega di farla in modo ordinato. Prego, collega.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Ventisei anni fa, il 6 novembre del 1992, l'imprenditore edile foggiano Giovanni Panunzio venne ucciso da killer della mafia foggiana, vile punizione per non essersi piegato al sistema del pizzo, per aver deciso di ribellarsi e rompere il silenzio che in quegli anni imperava nel settore edilizio locale. Dopo oltre tre anni di minacce e richieste estorsive, prevedendo la sua morte, egli scrisse un memoriale grazie al quale, nel dicembre 1991, a Foggia, scattò un blitz antimafia che portò all'arresto di quattordici persone con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all'estorsione.

La mafia foggiana, nata negli anni Ottanta con il nome di Società foggiana, ha il suo primo riconoscimento in sede giudiziaria solo nel luglio 1994, proprio con la sentenza Panunzio che in primo grado decide quarantasei condanne e riconosce l'esistenza del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso nella città di Foggia.

La corte di assise di appello di Bari, nel 1999, condanna all'ergastolo gli esecutori materiali e i mandanti dell'omicidio Panunzio anche grazie alla testimonianza di Mario Nero, che per caso assiste alla fuga dell'assassino e racconta ciò che ha visto, divenendo testimone di giustizia.

Il 6 novembre 1992 è una data che segna un nuovo inizio per la città di Foggia. Dal sacrificio di un uomo parte il cammino di una città diversa che parla e non tace, che spezza le catene dell'omertà, risveglia la società civile sana e si oppone alla prepotenza mafiosa.

Per il MoVimento 5 Stelle la lotta alla mafia è una priorità, intendiamo potenziare tutti gli strumenti atti a contrastare la criminalità organizzata e realizzare una seria politica di sequestro, confisca e gestione dei beni riconducibili ai mafiosi. Il Senato ha già approvato il nuovo articolo 416-ter del codice penale che sanziona il voto di scambio elettorale politico-mafioso.

Debellare la Mafia è possibile, ma occorre l'azione sinergica di tutti, istituzioni, forze dell'ordine e semplici cittadini che, combattendo all'unisono, devono lanciare un collettivo e coerente messaggio di legalità (Applausidei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà. Spero che lei sia più fortunato, anche per il silenzio dei colleghi del suo gruppo. Guardate, colleghi del Movimento lì, non avete impedito alla collega di intervenire. Adesso ce n'è uno che è seduto proprio dietro di voi. Se cortesemente vi accomodate e uscite, grazie.

RAFFAELE TRANO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, sono giorni di lutto per diverse regioni italiane, dal Veneto fino alla Sicilia. Il maltempo, unito ad abusivismo edilizio, cattiva manutenzione, dissesto idrogeologico ha generato una vera e propria strage.

Nelle due province del Lazio meridionale le segnalazioni meteo si sono trasformate in tragedia per quattro nostri conterranei. La città di Terracina ha riportato danni paragonabili a quelli causati da un bollettino di guerra. Ancora una volta, abbiamo potuto toccare con mano tutte le criticità della viabilità sulle strade Pontina ed Appia, interrotte in più punti.

Ad una settimana di distanza, nell'area centro-meridionale della provincia, oltre all'orrore di chi ha visto la morte con gli occhi, si sta aggiungendo l'angoscia degli imprenditori di non riuscire più a riprendere la propria attività. Visitando i luoghi del disastro, ho trovato, in mezzo al fango da spalare, serre spianate, raccolti andati perduti, strutture in ferro inservibili da smaltire. Ma la cosa più grave è che le aziende agricole non ce la fanno a ripartire da sole, perché ancora pesano sulle loro spalle i mutui delle strutture distrutte.

A Sperlonga l'unica realtà industriale è ferma mentre a Gaeta si registrano danni ingenti a capannoni portuali e alla merce stoccata all'interno. La pescicoltura è in ginocchio con gabbie disancorate e migliaia di spigole dorate sparse per tutto il Golfo. Gli abitanti di queste terre operose attendono una risposta rapida per poter ripartire concretamente.

I risarcimenti distribuiti a seguito di precedenti riconoscimenti dello stato di calamità naturale hanno scontato in molti casi ritardi inaccettabili per la solita burocrazia.

In un contesto di prevenzione mai affrontato purtroppo a fondo rientra anche l'assetto idrogeologico costiero del sud pontino, dove nella nottata del 31 ottobre e 1° novembre di sei anni fa, sempre a causa del maltempo, si è verificata un'altra tragedia. Eppure in quei luoghi, contrariamente a quanto risulta dal piano per l'assetto idrogeologico regionale, non rientrano le iniziative finanziabili.

Con l'occasione vorrei ringraziare i vigili del fuoco, la Protezione civile e il prefetto che hanno lavorato senza sosta a servizio dalla comunità. Anche noi faremo la nostra parte fino in fondo perché nessuno rimanga indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villani. Ne ha facoltà per un minuto.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nei giorni scorsi vi sono stati due episodi di violenza sulle donne verificatisi in Campania, uno a Sala Consilina, nel salernitano, e uno nel napoletano.

È inutile riportare dati e statistiche che per un attimo ci lasciano sgomenti per poi riprendere successivamente il corso delle nostre vite con normalità. È una violenza efferata e assurda che dobbiamo fermare. È una guerra, una guerra anomala consumata tra coloro che si sono scelti, che erano alleati e che d'improvviso si trasformano in nemici pericolosi.

Occorre una vera rivoluzione culturale che noi, come istituzioni, abbiamo il dovere di guidare. Servono concreti strumenti e servizi a supporto delle donne vittime di violenza, partendo dalla scuola e creando una rete di solidarietà educante che veda le donne al centro di una nuova storia, una storia scritta anche per tutte quelle donne che non ci sono più e che non hanno avuto il coraggio di denunciare i loro carnefici.

È una sfida che deve partire da noi, impegnati in politica, nelle associazioni e nelle scuole. Bisogna avere il coraggio di fermarsi e regolare la bussola su un risultato possibile: la salvaguardia della vita contro l'indifferenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (M5S). Grazie, signor Presidente. Due archi dell'acquedotto del Triglio che costeggia la provinciale Taranto-Statte, una delle prime opere ingegneristiche romane che hanno rivoluzionato in positivo l'aspetto e le condizioni di vita di un territorio, sta cedendo sotto il peso dell'incuria e del maltempo di questi giorni.

Faccio riferimento all'incuria pensando, in maniera generale, alla negligenza dimostrata nel corso degli anni nei confronti della nostra storia. La natura in queste ore ci ha rivelato quanto poco sia stato fatto per tutelare i nostri beni storici e culturali. Signori, non abbiamo più tempo da perdere. Oggi tutto il mondo - e non solo Taranto - ha perso un pezzo del suo passato e trovo che questo sia davvero inaccettabile.

Ci siamo già attivati, in coordinamento con la prefettura e con il Ministero, per una collaborazione che produca un'effettiva e migliore tutela dei nostri beni.

Esprimo, quindi, il mio rammarico per l'accaduto e voglio trasferire ai cittadini del capoluogo ionico la certezza che i parlamentari tarantini, insieme a tutti i colleghi ed al Governo, terranno alta l'attenzione affinché fatti come questi non debbano più ripetersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Dopo quattro anni a capo dell'Agenzia spaziale italiana Roberto Battiston è stato rimosso dall'incarico. Lo ha comunicato lo stesso Battiston oggi attraverso un tweet e ha parlato del primo spoils system negli enti di ricerca.

Il Ministero ha dato una giustificazione tecnica al limite del ridicolo, adducendo fantomatiche modalità e formalità e facendo riferimento ad un parere mancante del comitato interministeriale per le politiche relative all'aerospazio.

Io mi chiedo come, di fronte ad uno scienziato come Battiston, possano essere addotte delle formalità, quando abbiamo visto con quali modalità e formalità è stato eletto il Presidente della RAI, Foa. Ci vuole veramente una gran faccia di bronzo ad addurre delle motivazioni di questo tipo.

Dopodiché, però, la verità è arrivata alla fine di un comunicato del Ministero, dove è stato detto che la nomina proveniva da un Governo che non aveva la fiducia degli italiani, come se la competenza scientifica si debba misurare attraverso i voti.

Roberto Battiston ha un curriculum di primissimo livello. Grazie alla sua azione in questi quattro anni quell'ente di ricerca non solo ha ripreso vigore ma credo che sia diventato uno dei nostri fiori all'occhiello. Quello che è stato fatto da questa maggioranza, Lega e MoVimento 5 Stelle, credo che sia da definire assolutamente scandaloso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente e colleghi, intervengo per esprimere la nostra soddisfazione, del Partito Democratico, per la chiusura della procedura chiesta dai Governi Renzi e poi Gentiloni per quanto riguarda i dazi zero sui risi asiatici, quindi che vengono dalla Birmania e dalla Cambogia. Questo era un problema molto grave per la produzione risicola del nostro Paese che è concentrata in molte regioni del nord, dal Veneto al Piemonte, alla Lombardia, che venivano sostanzialmente danneggiate dall'importazione appunto a dazio zero del riso asiatico. È così che - lo ricordiamo - nel novembre 2017 si è attivato il Governo italiano, in particolare nelle persone dei Ministri Martina e Calenda, per attivare la clausola di salvaguardia sull'importazione a dazio zero. Finalmente oggi, dopo il lavoro dell'Unione europea e della Commissione su questo dossier, abbiamo ragione e abbiamo la soddisfazione di poter dire ai risicoltori italiani che sono stati protetti.

Dispiace che in questa occasione - ma non è l'unica - ricorra la pratica di questo Governo dell'appropriazione indebita. E, allora, si è espresso immediatamente, traendone vantaggio proprio quando non ha nessun merito, il Ministro dell'interno Salvini, dicendo che è una sua battaglia ma i fatti, come al solito, lo smentiscono, perché questa procedura è stata avviata nel novembre 2017 e quindi in precedenza, senza tema di smentita. Purtroppo, questa è una pratica quotidiana come abbiamo sentito oggi anche da parte del Viceministro e suo collega Di Maio in Cina, dicendo che è suo il merito della esportazione in Cina delle arance siciliane, ma anche in questo caso si tratta di un lavoro iniziato da altri e di cui, quindi, questo Governo non ha nessun merito né può vantarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. La giunta comunale di Roma, a presidenza del sindaco Raggi, con la delibera n. 189 del 16 ottobre ha preso una decisione fortemente penalizzante per tutte le regioni che attraverso il sistema dei pullman interregionali, nazionali e internazionali attualmente fanno sosta presso la stazione Tiburtina. Infatti, con questa delibera, motivata con la criticità relativa all'assetto gestorio con Tibus, la giunta comunale sposta il terminal dei bus internazionali, nazionali e regionali ad Anagnina. Si è levata immediatamente una protesta. Poiché l'iter e la procedura prevedono il nullaosta del Ministro Toninelli, con questo intervento, con un'apposita interrogazione e con l'azione di sindaci e delle regioni interessate chiediamo di fermare questa infausta decisione, che penalizza pendolari, viaggiatori e turisti e che arreca sul carico già oneroso del trasporto pubblico, molto lacunoso (in particolare dalla regione Abruzzo), un aggravio ulteriore che è inaccettabile perché la motivazione - ripeto - di questa delibera è relativa all'incapacità della giunta di chiudere un annoso contenzioso con Tibus. Non c'è altra motivazione nella delibera e pertanto, anche a nome di decine di amministratori pubblici e di migliaia di pendolari, chiedo, per il suo tramite, di intercedere con il Ministro Toninelli perché questa autorizzazione non venga data e perché questa ulteriore nuova penalizzazione nei confronti dell'Abruzzo e delle altre regioni interessate venga definitivamente fermata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi di fine seduta.

Organizzazione dei tempi di esame di un disegno di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge recante delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018 e della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 (Vedi l'allegato A).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto inoltre che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, l'esame della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione dei verbali e delle registrazioni delle conversazioni o comunicazioni intercettate nei confronti di Lello Di Gioia, già previsto per le ore 16 di domani, mercoledì 7 novembre, è differito alla seduta di giovedì 8 novembre, dove sarà collocato al primo punto all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 7 novembre 2018 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

2. Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge e del documento:

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018.

(C. 1201-A)

Relatore: SCERRA.

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2017). (Doc. LXXXVII, n. 1)

Relatore: ANDREA CRIPPA.

La seduta termina alle 19,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 il deputato Marchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 3, 32, 34, 35 e 36 il deputato Bond ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 il deputato Librandi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 8 il deputato Frusone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 15 alla n. 17 il deputato Iovino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 19 il deputato Buratti ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 20 la deputata Ruocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

nella votazione n. 24 il deputato Tabacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 27 i deputati Andrea Crippa e Mollicone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 28 la deputata Villani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 29 e 30 il deputato Vinci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 32 alla n. 34 e dalla n. 40 alla n. 43 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 33 la deputata Termini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 35 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 38 la deputata Bellucci ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 43 il deputato Buratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 44 il deputato Rospi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 45 le deputate Marrocco e Spena hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 392-A e abb. - preg. cost. 1 487 284 203 143 10 274 66 Resp.
2 Nominale Pdl 392-A e abb. - em. 1.5 499 477 22 239 102 375 64 Resp.
3 Nominale em. 1.4 506 505 1 253 118 387 63 Resp.
4 Nominale em. 1.3 498 498 0 250 118 380 63 Resp.
5 Nominale em. 1.6 500 500 0 251 112 388 63 Resp.
6 Nominale em. 1.2 503 478 25 240 95 383 63 Resp.
7 Nominale em. 1.7 492 492 0 247 108 384 63 Resp.
8 Nominale em. 1.9 490 490 0 246 117 373 64 Resp.
9 Nominale em. 1.10 486 486 0 244 106 380 64 Resp.
10 Nominale em. 1.11 488 488 0 245 32 456 64 Resp.
11 Nominale articolo 1 492 368 124 185 276 92 64 Appr.
12 Nominale art. agg. 1.020 493 492 1 247 97 395 64 Resp.
13 Nominale art. agg. 1.02 494 494 0 248 100 394 64 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 2 495 289 206 145 278 11 64 Appr.
15 Nominale articolo 3 494 288 206 145 277 11 64 Appr.
16 Nominale articolo 4 492 286 206 144 275 11 63 Appr.
17 Nominale art. agg. 4.03 484 484 0 243 100 384 63 Resp.
18 Nominale art. agg. 4.05 490 484 6 243 104 380 63 Resp.
19 Nominale art. agg. 4.06 493 490 3 246 105 385 63 Resp.
20 Nominale articolo 5 497 292 205 147 281 11 63 Appr.
21 Nominale odg 9/392-A/1 495 392 103 197 113 279 64 Resp.
22 Nominale Pdl 392-A - voto finale 488 289 199 145 280 9 63 Appr.
23 Nominale Ddl 1236 -articolo 1 481 481 0 241 481 0 63 Appr.
24 Nominale articolo 2 483 483 0 242 483 0 63 Appr.
25 Nominale Ddl 1236 - voto finale 474 474 0 238 474 0 60 Appr.
26 Nominale Ddl 1123-A - articolo 1 468 468 0 235 468 0 60 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale articolo 2 462 462 0 232 462 0 60 Appr.
28 Nominale articolo 3 466 466 0 234 466 0 60 Appr.
29 Nominale articolo 4 468 468 0 235 468 0 60 Appr.
30 Nominale Ddl 1123 - voto finale 465 465 0 233 464 1 60 Appr.
31 Nominale Ddl 1125 - articolo 1 460 460 0 231 460 0 60 Appr.
32 Nominale articolo 2 461 461 0 231 461 0 60 Appr.
33 Nominale articolo 3 460 460 0 231 460 0 60 Appr.
34 Nominale articolo 4 462 462 0 232 462 0 60 Appr.
35 Nominale Ddl 1125 - voto finale 457 457 0 229 457 0 60 Appr.
36 Nominale Ddl 1126-A - articolo 1 460 460 0 231 460 0 60 Appr.
37 Nominale articolo 2 454 454 0 228 454 0 60 Appr.
38 Nominale articolo 3 449 449 0 225 449 0 60 Appr.
39 Nominale articolo 4 455 455 0 228 455 0 60 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 45)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale Ddl 1126-A - voto finale 457 457 0 229 457 0 60 Appr.
41 Nominale Ddl 1127-A - articolo 1 453 453 0 227 453 0 60 Appr.
42 Nominale articolo 2 453 453 0 227 453 0 60 Appr.
43 Nominale articolo 3 451 451 0 226 451 0 60 Appr.
44 Nominale articolo 4 448 448 0 225 448 0 60 Appr.
45 Nominale Ddl 1127-A - voto finale 441 441 0 221 441 0 60 Appr.