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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 70 di mercoledì 24 ottobre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Claudio Borghi, Brescia, Castiello, Cominardi, Covolo, D'Inca', D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Liuzzi, Molinari, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini e Scoma sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, recante disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze (A.C. 1209-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1209-A: Conversione in legge del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, recante disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1209-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che le Commissioni VIII (Ambiente) e IX (Trasporti) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione trasporti, deputato Flavio Di Muro. Prego, a lei la parola.

FLAVIO DI MURO, Relatore per la IX Commissione. Grazie, Presidente. Finalmente, portiamo in Aula questo provvedimento tanto atteso da tutta Italia, ma in particolare dalla città di Genova e dalla Liguria.

È un decreto che è nato come “decreto Genova” e poi ovviamente ci siamo trovati ad affrontare, viste anche le sensibilità del Governo e di tutti i gruppi parlamentari che fanno riferimento ai loro territori di provenienza, anche tante altre emergenze, come Ischia, i fanghi, il terremoto del centro Italia.

Nel capo 2, che poi vi illustrerò, parliamo anche di una serie di norme che si è dato il nuovo Governo a seguito delle tragedie che sono successe, tra cui quella del crollo del ponte Morandi, per operare meglio sul tema delle infrastrutture e dei trasporti.

Io sono designato come relatore del capo I e del capo II per la Commissione trasporti e poi, dopo di me, parlerà il collega, onorevole Rospi, per quanto di sua competenza, quindi per la Commissione Ambiente.

Devo dire che è stato fatto un grande lavoro di ascolto in fase anche di Commissione, sono stati prodotti più di seicento emendamenti da tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, molto lavoro mi sento di dirlo l'abbiamo fatto anche come relatori e sicuramente il Governo ha avuto una grande attenzione per fare ovviamente le sue proposte emendative, in particolare quelle all'articolo 1, ma anche per esaminare insieme a noi tutte le proposte migliorative che sono arrivate dai gruppi parlamentari.

È chiaro che siamo partiti con un decreto in un clima di emergenza, in seguito al crollo di un ponte che ha visto anche numerose vittime e molti feriti e, quindi, bisognava partire subito; partire subito perché, dalla pubblicazione del decreto sono partiti i termini, ad esempio, per la nomina del commissario straordinario, il sindaco di Genova, Bucci, a cui ovviamente auguriamo buon lavoro e con cui ci siamo confrontati in sede di conversione per vedere insieme a lui come modificare il testo, soprattutto per le parti di sua competenza.

Sono partiti anche degli articolati, che hanno in qualche modo disegnato un quadro su tutte le norme che possono interessare la città di Genova e sono partite anche delle coperture economiche.

Cosa è successo poi dalla pubblicazione del decreto ad oggi? Abbiamo lavorato tanto, abbiamo fatto delle audizioni, ci siamo confrontati tra di noi, siamo stati a colloquio sul territorio con le persone, le imprese e le associazioni di categoria, solo e unicamente al fine di migliorare il testo e, quindi, di portare più risorse al territorio relativamente a capitoli di spesa già messi nel decreto originario e capitoli di spesa nuovi e aggiuntivi, che grazie al Governo sono stati appunto aggiunti; è stato fatto un lavoro puntuale per migliorare questo testo.

Allora, Presidente, adesso vado a illustrare i primi articoli del decreto, così come andremo a convertirlo, considerando anche gli emendamenti che sono stati approvati in queste settimane in Commissione.

All'articolo 1, si prevede la nomina di un commissario straordinario al fine di garantire in via d'urgenza le attività per la demolizione e lo smaltimento dei materiali di risulta, nonché per la progettazione, l'affidamento e la ricostruzione dell'infrastruttura e il ripristino del connesso sistema viario. Disposizioni specifiche riguardano, poi, i rapporti tra commissario e Autostrade per l'Italia Spa, la quale sarà tenuta a far fronte alle spese di ricostruzione.

Nel corso dell'esame in sede referente, l'articolo in esame è stato oggetto di diverse modifiche che hanno riguardato la struttura di supporto e i poteri derogatori attribuiti al commissario, le risorse necessarie per la ricostruzione e la disciplina degli affidamenti del commissario. Ora, è chiaro che la ratio politica e giuridica di questo testo parte dal presupposto che a pagare sia il responsabile dell'evento, ma non il responsabile in quanto vogliamo anticipare una sentenza della magistratura verso la concessionaria in essere, ovvero Autostrade per l'Italia, ma in quanto responsabile della gestione di quel tratto di viadotto A10.

Qual è il filo conduttore di tutto il decreto sulla parte “Genova”? Che chiederemo, con questa legge, che a tirare fuori i soldi sia Autostrade per l'Italia. Se non lo farà nei termini prescritti, ci sarà lo Stato che ha già messo a bilancio le coperture necessarie.

Quindi, individuiamo all'articolo 1, come dicevo, il commissario straordinario nella figura del sindaco di Genova, Marco Bucci. E' una richiesta che ci è arrivata sul territorio. Io personalmente conosco il sindaco Bucci, è persona di grande pragmaticità, ci siamo confrontati con lui su tutte le parti del decreto e sono felice che il Governo abbia fatto questa scelta. Abbiamo ragionato con lui su tutte le procedure che dovrà adottare per la scelta delle imprese che andranno, prima, a demolire e, poi, a ricostruire il ponte, cercando di dare delle deroghe rispetto agli affidamenti normati dalla legislazione ordinaria in materia di gare d'appalto, per essere un po' derogatori, nel senso di essere veloci: se c'è una cosa che chiede il territorio e che chiedono tutti i gruppi politici, bipartisan, è la celerità. Noi vogliamo garantire una demolizione rapida e una ricostruzione rapida. Per far questo abbiamo dovuto inserire tutta una serie di deroghe alla procedura di affidamento dei lavori, salvo ovviamente garantire quello che è stato anche chiesto sui codici antimafia, che però avranno delle procedure assolutamente più rapide rispetto all'ordinario.

Si introduce poi una disciplina sulla procedura finalizzata a garantire la celere immissione in possesso da parte del commissario delle unità immobiliari oggetto delle ordinanze di sgombero e, di conseguenza, ad accelerare le operazioni di ricostruzione dell'infrastruttura crollata. Questo, che poi è l'articolo 1-bis, riguarda il tema degli sfollati. Siamo intervenuti oltre la misura che qualche gruppo politico chiedeva, ovvero il PRIS, che è una legge regionale di indennizzo per gli sfollati, quindi abbiamo preso come base la legge regionale della Liguria e ci abbiamo aggiunto un indennizzo ulteriore, quindi, parliamo di oltre 70 milioni di euro che riconosciamo. Auspichiamo, per il tramite di Autostrade, che vi faccia fronte, altrimenti il Governo - come già detto - è pronto con la sua copertura di bilancio da dare agli sfollati. Questo perché? Perché comunque c'è anche la necessità di normare l'entrata in possesso da parte dello Stato, o comunque dal commissario straordinario, delle proprietà sui beni immobiliari per far fronte ai primi lavori.

Successivamente, si introducono misure specifiche volte all'esecuzione delle attività di demolizione e ricostruzione del viadotto Polcevera, quindi del ponte Morandi, e alla verifica e messa in sicurezza delle infrastrutture viarie in convenzione, con particolare riguardo ai ponti, ai viadotti e ai cavalcavia.

All'articolo 2, si autorizza la regione Liguria, la città metropolitana di Genova, il comune di Genova e - come poi abbiamo discusso e modificato in Commissione - gli enti del settore regionale allargato, le società controllate dalle predette amministrazione e la Camera di commercio ad assumere, a tempo determinato, per il 2018 e il 2019, fino a 300 unità di personale. Quindi, facciamo una deroga alla legislazione vigente sul tetto delle assunzioni per gli enti pubblici, destiniamo milioni di euro a copertura di questa norma e questo perché tutti gli enti stanno lavorando - e io aggiungo che stanno lavorando bene in questa fase, diciamo, post emergenziale ormai su Genova - però hanno necessità di ampliare il loro organico, perché le amministrazioni locali hanno comunque l'ordinaria amministrazione a cui far fronte, nonostante la priorità ovviamente nostra ma soprattutto loro sia quella della gestione della stabilità post crollo ponte Morandi e dobbiamo aiutarli in questo senso con maggiori assunzioni che riguarderanno, ovviamente, figure professionali che hanno a che fare con lo stato d'emergenza e di ricostruzione.

All'articolo 3 vi sono misure fiscali relative agli immobili che a seguito del crollo del ponte Morandi hanno subito danni o sono stati oggetto di ordinanze di sgombero. È disposta l'esenzione di IRPEF, IRES, IRAP, TASI e IMU, si escludono da imposizione diretta i contributi, indennizzi e risarcimenti ottenuti da privati a seguito del crollo del ponte, vi è l'esenzione dal pagamento dell'imposta di bollo e dell'imposta di registro per le istanze, i contratti e i documenti presentati alla pubblica amministrazione, l'esenzione dall'imposta di successione, dalle imposte tasse ipotecarie e catastali e dall'imposta di bollo per gli immobili demoliti o dichiarati inagibili. Quindi, questo articolo 3 è relativo a tutte le misure in qualche modo di decompressione fiscale per chi ne ha bisogno.

All'articolo 4 si riconoscono benefici alle imprese e ai professionisti aventi sede operativa all'interno della zona danneggiata e che nel periodo intercorrente tra il 14 agosto 2018 e il 29 settembre 2018 hanno subito un decremento del fatturato rispetto al valore mediano dello stesso nel corrispondente periodo del triennio 2015-2017. I benefici consistono nel riconoscimento di una somma fino al 100 per cento del predetto decremento e nel limite massimo di euro 200 mila. Quindi, intanto l'articolo 4 prevede questo tipo di contributi a seguito del danno per le imprese direttamente o indirettamente colpite. Pertanto, si va a vedere il loro fatturato precedente e si dà questa sorta di ristoro affinché non chiudano. Successivamente, il lavoro in Commissione ha portato, grazie all'impegno del Governo e della maggioranza, a prevedere anche dei benefici, simili a quelli previsti per gli sfollati per la consegna delle loro proprietà immobiliari, anche per le proprietà delle attività economiche, commerciali, industriali e artigianali presenti nell'area cosiddetta “zona rossa” e per gli immobili e i fabbricati, per avere quindi la proprietà e, così come per le proprietà immobiliari, per partire con i lavori di demolizione e ricostruzione. Quindi, si riconosce un importante contributo a loro per poterli poi delocalizzare.

Viene introdotta poi la cassa integrazione in deroga per i lavoratori. Su questo punto la previsione è quella dei 30 milioni. L'abbiamo già letto nei giornali: c'è qualcuno che fa polemica dicendo che i dodici mesi previsti per l'usufrutto di questa disposizione sono troppo pochi, ma noi siamo degli ottimisti e vogliamo pensare che dodici mesi possano bastare per garantire alle imprese - e, quindi, ai dipendenti delle imprese - una copertura affinché queste non chiudano e non lascino il territorio genovese, perché prevediamo, appunto, di ripristinare la viabilità e, quindi, che non ci sia quella necessità di prorogare ulteriormente questa misura. Tuttavia, ci riserviamo, ovviamente, di vedere come andranno i lavori per poi rivedere questa posizione. Si prevede poi anche un contributo una tantum per i lavoratori autonomi.

All'articolo 5 sono introdotte alcune norme di sostegno per il trasporto pubblico locale in Liguria a favore dell'autotrasporto. In particolare, si prevede il finanziamento di servizi di trasporto aggiuntivi, un sostegno diretto all'efficientamento del trasporto pubblico, risorse speciali per il rinnovo del parco mezzi del TPL nonché una misura agevolativa per quanto riguarda gli affidamenti dei servizi ferroviari regionali in Liguria e un sostegno all'autotrasporto.

L'articolo 6 prevede un impegno del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a sovrintendere alla progettazione e alla realizzazione in via di urgenza di infrastrutture ad alta automazione, di sistemi informatici e delle relative opere accessorie. Quindi, in questa occasione post emergenziale c'è un preciso impegno da parte del Governo e, in particolare, del MIT di destinare risorse e progettazioni speciali dal punto di vista logistico per la città di Genova. Sempre all'articolo 6 - e questa è una novità introdotta in Commissione - si autorizza l'agenzia delle dogane e dei monopoli ad assumere 60 unità di personale. Questa è una carenza che era già vissuta nel porto di Genova e in questa occasione diamo un po' più di respiro su questa fattispecie.

All'articolo 7 si istituisce la zona logistica speciale porto e retroporto di Genova prevedendo che le imprese, che avviano un programma di attività economica imprenditoriale o di investimenti di natura incrementale nella ZES, possano usufruire di procedure semplificate e regimi di procedimenti speciali. Questa è un'importante novità che prima non era prevista neanche al nord - non dico a Genova - e in questa occasione, quindi, si partirà con questa zona logistica semplificata.

All'articolo 8 si istituisce, nell'ambito del territorio della città metropolitana di Genova, una zona franca che prevede agevolazioni per le imprese che hanno la sede principale o una sede operativa all'interno della zona franca nonché per le nuove imprese. Su questa misura ci sono delle risorse che forse potevano essere di più, ma in via prudenziale sono state disposte queste perché non è che con l'approvazione e la pubblicazione di questo provvedimento la zona franca sarà pienamente operativa, ma si prevede una perimetrazione dell'area che non corrisponde per forza con l'attuale zona rossa o con un'ipotetica zona arancione. Quindi, c'è un lavoro di perimetrazione dell'area per ricomprendere vie e numeri civici che poi avranno diritto a questi benefici di compensazione sulle esenzioni fiscali per le imprese ivi operanti. Quindi, c'è prima una perimetrazione, che farà il commissario delegato, ovvero il presidente della regione, e poi ci sarà la pubblicazione di un bando. Quindi, è necessario del tempo per studiare il bando e presentare la domanda e poi c'è, ovviamente, un'istruttoria che si dovrà fare per valutare se queste imprese abbiano diritto al beneficio. Quindi, è chiaro che per l'anno 2018 ci sono delle risorse che noi e il Governo riteniamo sufficienti affinché queste siano effettivamente spese nell'anno 2018.

All'articolo 9 viene incrementata la quota di riparto del Fondo per il finanziamento degli interventi di adeguamento dei porti a favore dell'autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale, attribuendo inoltre all'autorità un contributo, per l'anno 2018, di 4,2 milioni. Quindi, c'è un incremento dal punto di vista della ripartizione sulla legge vigente al porto di Genova, c'è una disponibilità maggiorata per l'anno 2018 e poi, come sapete, si sta lavorando sulla manovra di stabilità per incrementare le risorse per il porto di Genova. Si prevede poi, sempre all'articolo 9, l'adozione, da parte del commissario straordinario, di un programma di investimenti urgenti per la ripresa e lo sviluppo del porto e delle relative infrastrutture di accessibilità e per il collegamento intermodale dell'aeroporto “Cristoforo Colombo” con la città di Genova. Questo significa che sono state introdotte maggiori risorse con cui poi gli enti locali - e, in modo principale, anche l'autorità di sistema portuale - lavoreranno con l'aeroporto di Genova e, quindi, ci sarà una nuova progettazione, tanto richiesta, peraltro, dalla città anche prima della tragedia, che possa collegare meglio l'aeroporto di Genova, che è in una fase di sviluppo importante nonostante questa tragedia, con la realtà cittadina e, quindi, con i fruitori dei servizi dell'aeroporto.

All'articolo 10 vi sono disposizioni relative alla competenza sulle controversie relative agli atti adottati dal commissario straordinario, prevedendo il patrocinio dell'avvocatura dello Stato per tali giudizi.

All'articolo 11 si prevede la surrogazione legale dello Stato nei diritti dei beneficiari delle provvidenze disposte dal capo I del decreto-legge in esame - quindi, la parte Genova e, dunque, connessa al crollo del viadotto Polcevera - nei confronti dei soggetti responsabili dell'evento.

Ora, si passa alla parte più di norme ordinamentali che, come detto in premessa, si è dato il Governo, con l'occasione intanto dell'insediamento di un nuovo Governo, ma soprattutto viste le emergenze che ci sono in campo.

Quindi, all'articolo 12 si istituisce e si disciplina l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, delle infrastrutture stradali e autostradali. All'articolo 13 si disciplina l'istituzione dell'Archivio informatico nazionale delle opere pubbliche, per specifiche opere pubbliche, contenente i relativi dati tecnici, lo stato e il grado di efficienza dell'opera, l'attività di manutenzione ordinaria e lo stato dei lavori. Sono disciplinate le modalità per lo scambio di informazioni tra le differenti banche dati dell'amministrazione pubblica, per il monitoraggio dello stato di attuazione degli interventi pubblici e per la consultazione della banca dati.

All'articolo 14 si va a disciplinare la realizzazione e la gestione di un sistema sperimentale di monitoraggio dinamico per le infrastrutture stradali e autostradali che presentano condizioni di criticità connesse al passaggio di mezzi pesanti, nonché un piano straordinario nazionale di monitoraggio e conservazione dei beni culturali immobiliari.

L'articolo 15 autorizza il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per il 2019, ad assumere a tempo indeterminato 200 unità di personale; queste assunzioni sono autorizzate al fine di garantire l'esercizio delle attività che vi ho appena descritto, con particolare riferimento alla sicurezza e alla circolazione stradale e infrastrutturale.

Al 15-bis si autorizza il Ministero della giustizia ad assumere un massimo di 50 unità di personale per il tribunale di Genova, ovviamente in riferimento a quello che è avvenuto col crollo del ponte.

All'articolo 16 si ampliano le competenze dell'Autorità di regolazione dei trasporti, ART, nel settore delle concessioni autostradali.

Mi spiace se mi sono soffermato, ma ritengo doveroso da parte del relatore fare il punto su questi primi articoli. Lo ricordo, il capo I tratta di Genova, il capo 2 delle norme ordinamentali.

PRESIDENTE. Concluda.

FLAVIO DI MURO, Relatore per la IX Commissione. Voglio ringraziare - sto concludendo - tutti gli uffici e i colleghi che hanno lavorato con noi, il territorio, che ha fornito importanti spunti, e voglio assicurare che abbiamo lavorato con il cuore, ma anche tanto con la testa in queste settimane per Genova e per la Liguria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, deputato Di Muro, anche per il suo lavoro. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione Ambiente, deputato Gianluca Rospi.

GIANLUCA ROSPI, Relatore per la VIII Commissione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in qualità di relatore dell'VIII Commissione, il mio compito è quello di integrare la relazione del collega Di Muro.

Permettetemi, in primo luogo, di ringraziare i rappresentanti del Governo e i colleghi per lo stimolante dibattito che si è sviluppato nelle Commissioni. L'elevata qualità del contributo fornito da ciascuna forza politica ha consentito un lavoro a tratti innegabilmente faticoso, ma estremamente produttivo, di notevole miglioramento del testo del decreto.

Mi riferisco, evidentemente, ai significativi interventi per la città di Genova, al suo rilancio economico dopo il tragico evento del crollo del viadotto Polcevera.

Su questa tematica vorrei un attimo soffermarmi brevemente, in qualità prima di ingegnere e poi di onorevole. Come prima cosa, mi voglio soffermare sulla definizione di ponte. Il ponte, per definizione, è un'opera d'arte costruita e utilizzata per collegare e mettere in relazione due vie di comunicazione. Quest'opera di ingegneria è funzionale al superamento di un ostacolo naturale o artificiale che si antepone alla continuità di una via di comunicazione.

Ecco, l'ingegner Morandi aveva concepito il viadotto Polcevera come una struttura isostatica, una bilancia in perfetto equilibrio. Però, già nel 1981, lo stesso ingegnere lo definiva fragile a causa dell'azione corrosiva del vento marino, esprimendosi in questo modo: «L'aggressività atmosferica è ciò che rappresenta una condizione ambientale sicuramente negativa per questa struttura».

PRESIDENTE. Deputato, chiedo scusa. Prego i colleghi di fare un po' di silenzio, grazie. Siamo anche un numero ridotto, quindi dovrebbe essere più facile. Prego, prosegua.

GIANLUCA ROSPI, Relatore per la VIII Commissione. E, ancora: «Penso che in pochi anni si dovranno effettuare interventi di manutenzione straordinaria urgenti per la salvaguardia della sicurezza». Questo era quello che diceva l'ingegner Morandi.

Ma cosa è successo realmente? Perché il ponte è crollato? Accertare i motivi di questa tragedia spetta naturalmente alla magistratura; una cosa è certa, e non ci sono dubbi al riguardo: chi doveva fare la manutenzione ha omesso di farla o, forse, si è dimenticato di farla o, ancora peggio, ha deciso di non farla, pensando forse che il calcestruzzo, il materiale con cui è costruito il ponte, fosse un materiale eterno o, addirittura, la struttura indistruttibile.

Autostrade per l'Italia non ha fatto la manutenzione, questo sì è certo, quindi dovrà pagare i danni, dovrà pagare la ricostruzione e rimborsare le famiglie, le imprese e la città di Genova, così come stabilito anche dall'articolo 1 del decreto-legge.

Vorrei dire una nota: su questo fronte, anche l'Europa dà un'indicazione importante, la direttiva 2008/96/CE indica che il concessionario è responsabile della sicurezza e manutenzione delle infrastrutture stradali.

Torno al decreto. Durante i lavori in Commissione, sono state introdotte diverse migliorie del testo, ne elencherò alcune, brevemente già descritte dal collega Di Muro, ma molto significative per il nostro gruppo parlamentare.

I n primis, all'articolo 1, sono stati introdotti gli indennizzi per coloro che risiedono sotto il ponte Morandi, a dimostrazione che il Governo non li ha lasciati soli in questa fase, in questa tragedia. Per la ripresa economica delle imprese situate all'interno delle zone colpite dal crollo del ponte, il Governo ha messo a disposizione di queste imprese ingenti somme di denaro, con lo scopo di sostenere l'economia di Genova.

Inoltre, per accelerare la ricostruzione del ponte, il commissario può agire in deroga alla normativa vigente, eccetto quella relativa alla normativa antimafia, in modo da garantire sempre il principio della legalità.

Infine, oggi, grazie al Governo, che ha fortemente voluto l'introduzione, nel decreto, dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, delle infrastrutture stradali e autostradali, lo Stato, dopo anni, torna a vigilare in prima persona e a garantire la sicurezza delle infrastrutture e dei cittadini.

Il decreto, come già sottolineato dal collega, ha un ampio contenuto, in quanto rivolto ad affrontare diverse emergenze che affliggono le diverse aree del nostro Paese. Rivendico la scelta del Governo di intervenire finalmente con misure concrete per i territori di Ischia, colpiti il 21 agosto 2017 da un sisma che ha causato la perdita di vite umane, numerosi feriti e ingenti danni a infrastrutture ed edifici pubblici e privati.

Dobbiamo tutti delle scuse alle popolazioni locali per non essere intervenuti subito. A differenza di quanto avvenuto in altre occasioni, la recente presenza in quei luoghi del Presidente del Consiglio Conte e del Vicepremier Luigi Di Maio ha costituito un segno di attenzione per la realtà locale. Forse, non è noto a tutti che, subito dopo l'evento sismico, vi erano oltre 2.400 sfollati e danni del tutto paragonabili ad altre realtà del centro Italia duramente colpite da fenomeni sismici negli ultimi anni.

Ecco perché dico che finalmente, con questo Governo, l'Italia si è resa conto di dover prestare attenzione alla comunità locale in misura non inferiore a quella che, in modo concreto e tangibile, è stata, in questi anni, rivolta ad altre zone del Paese, con strumenti di urgenza.

In particolare, il capo III del decreto dispone interventi riferiti ai comuni dell'isola di Ischia interessati dagli eventi sismici, come detto, del 21 agosto 2017, che consentono di affrontare i disagi e la fase dell'emergenza, ma soprattutto di pianificare le attività di ricostruzione. Questo è un elemento molto importante, che desidero sottolineare.

Il provvedimento al nostro esame, anche se affronta emergenze tra loro diverse, si caratterizza in modo unitario per la scelta di voler, in ambito, coniugare misure emergenziali con la necessità di prevenire rischi. Ciò emerge non solo nelle norme che riguardano la sicurezza delle infrastrutture, ma con particolare riguardo a Ischia, nelle scelte di creare condizioni per ridurre il rischio sismico mediante l'avvio della macro-zonizzazione sismica di terzo livello, e dare reale capacità operativa alle strutture che dovranno operare in questo contesto, in un'ottica di efficienza e legalità.

La decisione di definire legislativamente ruolo, funzioni e struttura del commissario straordinario va certamente in questa direzione; così come la costruzione di una cabina di regia per gli investimenti, che soprattutto in termini di sicurezza si sono dimostrati carenti negli ultimi anni. Credo sia opportuno garantire la continuità operativa della Protezione civile, consentendole di avvalersi ancora di preziose risorse umane.

Anche il tema della legalità è presente in questo intervento normativo: da un lato, vi è stata una lunga e proficua discussione in Commissione per definire i poteri del commissario straordinario per la ricostruzione del ponte di Genova; altrettanto intenso e dialettico è stato il confronto sulle norme riguardanti le procedure di condono per i comuni di Ischia, e le norme di diverso tenore, per la verità, riferite alla ricostruzione di edifici con lievi difformità edilizie nei territori del centro Italia. Per entrambe le discipline si è voluto con fermezza chiarire che non ci sarebbero state sanatorie, quanto piuttosto l'accelerazione della capacità decisionale di una macchina burocratica troppo spesso inefficiente.

Si è appreso che, nel comune di Ischia, il numero delle pratiche edilizie supera le 20 mila unità: un dato sproporzionato rispetto agli abitanti, ma che nell'inerzia amministrativa cova situazioni di grave ingiustizia.

Il primo obiettivo è stato, dunque, quello di arrivare a definire queste pratiche ponendo come paletto la tutela del paesaggio e il divieto di concludere in modo positivo pratiche per chi si è macchiato di reati di tipo mafioso. Con la stessa fermezza le Commissioni hanno inserito nel testo il divieto di godere di qualsivoglia beneficio per la ricostruzione di immobili totalmente abusivi nelle zone interessate dagli eventi sismici del centro Italia.

Descrivo sinteticamente i contenuti del decreto-legge. In estrema sintesi, gli articoli 17, 18 e 19 disciplinano la figura e la funzione di coordinamento e direzione del commissario straordinario, all'uopo nominato con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. La durata dell'incarico è indicata in un massimo di 12 mesi con possibilità di rinnovo, mentre la gestione straordinaria cessa entro la data del 31 dicembre 2021. Le funzioni analiticamente descritte all'articolo 18 riguardano la ricostruzione degli immobili, sia pubblici che privati, in analogia con quanto previsto per gli altri commissari straordinari, in particolare per il commissario per la ricostruzione del sisma del centro Italia. Segnalo, in particolare, che le Commissioni hanno specificato, approvando appositi emendamenti, che il commissario coordina anche gli interventi di demolizione e di assistenza alla popolazione, nonché la possibilità di coordinare e realizzare una mappatura della situazione urbanistica dei comuni interessati. In tal modo, il commissario in fase di ricostruzione può avere un quadro completo del rischio sismico e idrogeologico dell'intera zona.

L'articolo 19 intesta al commissario straordinario apposita contabilità speciale, incrementandola di 20 milioni per ciascuno degli anni nel triennio 2019-2021.

L'articolo 20 disciplina la ricostruzione privata, demandando al commissario straordinario l'adozione di provvedimenti nei quali sono individuate le modalità dei diversi interventi di riparazione, di ripristino e di ricostruzione del patrimonio danneggiato, in relazione al danno effettivamente subito.

L'articolo 21 contiene le regole specifiche sull'entità dei contributi che possono essere concessi, individuandone l'estensione in relazione al livello del danno subito dall'immobile e degli interventi conseguentemente necessari, i soggetti legittimati a percepire e l'entità rispetto ai costi sostenuti. Un'importante innovazione all'articolo 21 riguarda l'erogazione dei contributi: infatti, nessun contributo può essere erogato per immobili danneggiati oggetto di ordinanze di demolizione già previste dal giudice.

L'articolo 22 individua le finalità degli interventi di riparazione e ricostruzione degli immobili danneggiati o distrutti dagli eventi sismici, in base ai danni effettivamente verificatisi nelle zone di classificazione sismica 1, 2 e 3, e nel caso in cui ricorrano le condizioni per la concessione del beneficio. Rispetto alle analoghe norme adottate per il sisma del centro Italia, costituisce un'ulteriore finalità quella di assoggettare a trasformazione urbana gli immobili indicati dal commissario.

Tranne che nel caso di ricostruzione, segnalo che, per gli immobili, gli interventi di miglioramento o di adeguamento sismico devono conseguire il massimo livello di sicurezza compatibile in termini tecnico-economici con la tipologia dell'immobile, mentre per quelli di interesse storico e per quelli ad uso scolastico l'intervento deve, invece, conseguire l'adeguamento sismico.

L'articolo 23 prevede una procedura semplificata, anche in deroga alla normativa vigente, per l'avvio di interventi di immediata riparazione a favore degli edifici che hanno riportato danni lievi, al fine di favorire il rientro nelle unità immobiliari e il ritorno alle normali condizioni di vita e di lavoro.

L'articolo 24 disciplina la procedura per la concessione e l'erogazione dei contributi, indicando il destinatario della richiesta ovvero i comuni interessati, nonché i contenuti essenziali della documentazione e dell'istruttoria.

L'articolo 25, su cui mi sono soffermato in precedenza, è stato profondamente rivisto in Commissione, anche grazie al lavoro di noi relatori. Quest'articolo, nei giorni scorsi, è stato oggetto di molte critiche, a mio avviso improprie, in quanto si parla di condono. In realtà, le innovazioni apportate al decreto-legge velocizzano l'iter burocratico di domande già presentate negli anni precedenti, prima del 2003, e che devono essere approvate entro sei mesi; inoltre, si sono ristrette le maglie dell'ottenimento della possibile sanatoria: grazie all'emendamento approvato in Commissione, l'amministrazione comunale dovrà richiedere il parere favorevole all'autorità preposta al vincolo ambientale e paesaggistico, ed inoltre il titolare della richiesta dovrà possedere i requisiti di onorabilità.

L'articolo 26 disciplina la ricostruzione pubblica demandando a provvedimenti del commissario il finanziamento, nonché la redazione del piano delle opere pubbliche, delle chiese e degli edifici di culto, del piano per il ripristino degli edifici scolastici dichiarati inagibili, del piano dei beni culturali, del piano degli interventi sui dissesti idrogeologici in cui selezionare gli interventi che, in quanto essenziali, consentono una procedura negoziata senza bando.

L'articolo 27 indica i soggetti attuatori degli interventi: regione, ministeri, università, Agenzia del demanio, comuni, le diocesi.

L'articolo 28 consente l'erogazione di un contributo, secondo modalità e criteri da definire con provvedimenti adottati dallo stesso commissario straordinario, in caso di distruzione o danneggiamento grave di beni mobili e di beni mobili registrati presenti all'interno delle unità distrutte o danneggiate.

L'articolo 29 mira a rendere più agevole ed immediata la verifica delle condizioni soggettive degli operatori economici selezionati per gli interventi su opere pubbliche: in sostanza, si estende l'applicazione delle disposizioni adottate in relazione agli eventi sismici del centro Italia in materia di legalità e trasparenza.

L'articolo 30 reca disposizioni in ordine alla qualificazione degli operatori economici per l'affidamento dei servizi di architettura e ingegneria: si fissano i requisiti per l'affidamento di incarichi sia di progettazione che di direzione lavori, sempre funzionali alla ricostruzione o riparazione e ripristino degli immobili danneggiati.

L'articolo 31 prevede le modalità di individuazione, le sedi e il trattamento economico del personale della struttura del commissario straordinario, cui sono posti limiti massimi di spesa: 350.000 euro per l'anno 2018, 1.400.000 euro per ciascuno degli anni 2019-2020.

Gli articoli da 32 a 35 prorogano e dispongono misure di favore per le popolazioni colpite dal sisma del 21 agosto 2017, in forma analoga a quanto disposto dai precedenti decreti-legge in casi simili.

In particolare, ci sono agevolazioni concernenti le imposte sui redditi, IMU, Tasi e Tari, il rimborso dei mutui contratti dai comuni, la sospensione del pagamento del canone RAI, la sospensione dei termini per il pagamento delle cartelle esattoriali, la sospensione dei termini per il pagamento, senza sanzioni e interessi, dei contributi previdenziali e assistenziali, la possibilità per le autorità di regolazione di prevedere agevolazioni tariffarie.

L'articolo 36 concede contributi alle imprese del settore turistico e agrituristico, dei servizi connessi, dei pubblici esercizi, del commercio e artigianato insediatesi da almeno sei mesi antecedenti agli eventi sismici dei comuni dell'isola di Ischia.

Passo, quindi, ad illustrare il capo IV, riferito alle aree interessate agli eventi sismici verificatisi in centro Italia negli anni 2016 e 2017.

L'articolo 37 prevede il trasferimento dal commissario straordinario ai vice commissari delle funzioni di monitoraggio sugli aiuti previsti dal decreto-legge n. 189 del 2016, al fine di verificare l'assenza di sovra-compensazioni in materia di aiuti di Stato, la delocalizzazione definitiva in strutture temporanee per le attività agricole e zootecniche, e l'inclusione delle università tra i soggetti attuatori degli interventi relativi alle opere pubbliche e ai beni culturali. Nel corso dell'esame in sede referente sono state aggiunte ulteriori disposizioni volte ad innovare il settore della governance della ricostruzione.

L'articolo 38 prevede la nomina, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, del commissario straordinario subentrante nelle funzioni dell'attuale commissario straordinario del Governo e l'applicazione al commissario delle disposizioni di cui al decreto-legge n. 189 del 2016 e di ogni altra disposizione vigente.

Si stabilisce, inoltre, che il compenso del commissario straordinario non sia superiore a 100.000 euro complessivi annui.

L'articolo 39 qualifica come insequestrabili ed impignorabili le somme depositate sui conti correnti bancari intestate alla gestione del commissario delegato straordinario assegnate a carico della finanza pubblica e destinate esclusivamente al perseguimento delle finalità connesse. L'articolo 39-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, interviene sulla determinazione della consistenza della pianta organica dei comuni della regione Abruzzo. Infine, il Capo V contiene ulteriori interventi emergenziali. L'articolo 40-bis, introdotto nel corso dell'esame referente, autorizza, al solo fine di permettere la riapertura del traffico sul viadotto Sente, la spesa di 2 milioni di euro per l'anno 2018.

L'articolo 41 stabilisce che, ai fini dell'utilizzo in agricoltura dei fanghi di depurazione, continuano a valere nei limiti dell'allegato I B del decreto legislativo n. 99 del 1992, fatta eccezione per gli idrocarburi.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA ROSPI, Relatore per la VIII Commissione. Nel corso dell'esame in Commissione sono state previste ulteriori prescrizioni in merito all'utilizzo in agricoltura dei fanghi, introducendo ulteriori limiti da rispettare riguardo soprattutto alla presenza di metalli pesanti. L'articolo 42, come modificato durante…

PRESIDENTE. Deputato Rospi, dovrebbe concludere, per cortesia.

GIANLUCA ROSPI, Relatore per la VIII Commissione. Finisco, Presidente. L'articolo 42, come modificato durante l'esame in sede referente, disciplina l'accertamento e la ridestinazione di risorse ad interventi di edilizia scolastica.

PRESIDENTE. Se vuole, può chiedere di essere autorizzato a consegnare il testo, se ha ancora molto.

GIANLUCA ROSPI, Relatore per la VIII Commissione. Ho finito.

PRESIDENTE. Dovrebbe accelerare, perché siamo fuori di parecchio.

GIANLUCA ROSPI, Relatore per la VIII Commissione. L'articolo 44 prevede l'estensione della cassa integrazione in deroga.

L'articolo 45 provvede alla copertura degli oneri derivanti dal provvedimento.

L'articolo 46, infine, prevede l'entrata in vigore del decreto-legge il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sulla GazzettaUfficiale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, sottosegretario Crimi, che però si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritto a parlare il deputato Lorenzo Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi. Innanzitutto, Presidente, mi permetta di rivolgere, per suo tramite, un ringraziamento alle Commissioni parlamentari, che hanno lavorato con impegno e dedizione al testo, in particolare al relatore del provvedimento, l'onorevole Flavio Di Muro, che da buon ligure ha dedicato settimane intere a seguire l'iter del decreto in discussione con il cuore sempre rivolto alla regione da cui, come me, proviene (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Nel tempo a mia disposizione, in un giorno importante per il Paese, quello in cui si discute un decreto che struttura il percorso di risoluzione dell'enorme problematica conseguente al crollo del viadotto Morandi, voglio attirare l'attenzione generale di quest'Aula su un aspetto che ritengo imprescindibile per una migliore comprensione della tematica odierna, prima di procedere a sottolineare alcuni aspetti particolari del provvedimento.

Storicamente, il sistema Italia ha sempre dimostrato di saper affrontare con successo tempestivo, umanità ed eroismo le tragiche emergenze dovute a fenomeni naturali o artificiali. Penso ai molti terremoti, ai crolli di edifici, alle alluvioni e agli incendi.

In questi momenti drammatici ci sentiamo tutti orgogliosi di essere italiani e guardiamo con partecipata commozione al lavoro della macchina dei soccorsi, ai vigili del fuoco, alla Protezione civile, alle forze dell'ordine e al sistema sanitario. Allo stesso modo, guardiamo con la stessa commozione ed entusiasmo all'impegno di uomini e donne comuni, estranei alla macchina dei soccorsi, ma che, nel mezzo del disastro, sanno vestire i panni degli eroi portando aiuto e conforto a chi ha perso tutto, incarnando un'idea di cittadinanza attiva che il resto del mondo comprensibilmente ci invidia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Ogni volta che un disastro si abbatte sul nostro Paese sentiamo parlare di loro: i media li chiamano “angeli del fango” o “angeli della macerie” o, ancora, “eroi”; noi preferiamo, con molta meno enfasi ma altrettanto rispetto, chiamarli semplicemente “italiani” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

I genovesi sono stati all'altezza delle aspettative, avvezzi alla fatica, figli di una terra bellissima ma fragile, che in più occasioni ha messo in ginocchio le comunità locali. Hanno avuto una reazione straordinaria ad una tragedia che, per dimensioni e ricadute psicologiche, si può paragonare, senza indugio alcuno, ai drammatici eventi di ampia portata che hanno colpito le nazioni europee durante gli ultimi anni.

Le migliaia di persone presenti ai funerali di Stato, il fiume di genovesi che si è radunato in piazza De Ferrari per commemorare la ricorrenza dalla tragedia, o ancora le manifestazioni di lutto e vicinanza fiorite in tutta la Liguria anche nei giorni passati, confermano che il buon cuore degli italiani e la forza del senso di appartenenza alla comunità non è in discussione, è anzi probabilmente sempre più forte.

Tuttavia, c'è un altro aspetto delle tragedie che hanno colpito il nostro Paese, molto meno attenzionato dall'opinione pubblica nazionale, perché cade in quel momento nel quale i riflettori si spengono e la partecipazione emotiva viene meno: parlo del passaggio dal soccorso e dal conforto alla stabilizzazione e alla ricostruzione, il passaggio dalla situazione emergenziale alla progettualità che mira a ricomporre quanto andato tristemente in pezzi.

Sotto questo punto di vista, laddove la politica e le istituzioni hanno da giocare in prima persona un ruolo indispensabile, l'Italia è sempre stata carente e spesso fallimentare: basti pensare ai tormentati del centro Italia, che hanno trascorso l'inverno con temperature estreme senza neanche avere i moduli abitativi che erano stati promessi dal Governo di allora. Anche in quell'occasione, mentre gli italiani, dopo aver scavato tra le macerie, raccoglievano risorse economiche ed esprimevano la loro enorme solidarietà, le istituzioni promettevano e non mantenevano le promesse fatte.

Oggi, col “decreto Genova”, lo Stato si propone di perseguire la discontinuità rispetto al passato. Si tratta di una sfida enorme che probabilmente soltanto un Governo votato nel segno della più completa discontinuità, e per questo sostenuto con convinzione dal popolo nonostante i ripetuti attacchi provenienti da ogni parte, poteva avere chiara.

I tempi per la presentazione del “decreto Genova” non saranno stati vani se, così come questa maggioranza si propone, finalmente ci sarà, con tempistiche congrue, una completa risoluzione della situazione creatasi. Soltanto in quest'ottica sono pienamente comprensibili ed apprezzabili l'impianto e le disposizioni del decreto in discussione.

Alcune di esse meritano un particolare riconoscimento. Il perimetro amministrativo nel quale si iscrivono i poteri del commissario è stato delineato per garantire celerità e razionalità nelle decisioni. Il nome del commissario è quello giusto, perché nessuno meglio di un sindaco conosce il territorio della sua città ed ha a cuore il benessere dei suoi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Inoltre, la decisione del sindaco Bucci di nominare due sotto-commissari che lo affianchino e gestiscano i problemi in sinergia è lodevole, giacché garantisce l'istituzione di una rigida catena di comando che può aiutare alla rapida risoluzione delle problematiche.

A questo fine, l'intera macchina dello Stato sul territorio sarà rafforzata per affrontare le progettualità della ricostruzione, e ciò avverrà con l'assunzione di nuove unità negli enti locali e nel sistema portuale.

Le spese della ricostruzione, così come gli indennizzi per gli sfollati, sono in capo a chi non ha vigilato, a chi ha permesso l'immane tragedia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Se il concessionario non se ne farà carico, lo Stato sopperirà attraverso il commissario seriamente e, successivamente, si rivarrà su chi avrà, una volta ancora, dimostrato di non avere alcun senso dello Stato e della comunità.

Il valore degli immobili degli sfollati sarà calcolato attraverso lo strumento del PRIS, con un ulteriore incremento del valore risultante, perché è giusto che anche l'aspetto emotivo della perdita sia tenuto in considerazione. Infatti gli sfollati lasciano la loro storia personale, i loro ricordi e le loro paure all'interno di quelle mura.

La giusta attenzione è stata data anche al tessuto socioeconomico e portuale gravemente colpito dal crollo del ponte Morandi. In particolare, l'istituzione di una zona franca va nella direzione auspicata da più parti nei giorni immediatamente successivi al crollo del viadotto. Grazie a ciò, le imprese che hanno la sede principale o una sede operativa all'interno dalla zona franca e che hanno subito, a causa dell'evento, una riduzione del fatturato, possono richiedere alcune agevolazioni in alternativa agli altri benefici previsti.

Un punto importante è che le agevolazioni spettano anche alle imprese che vanno ad avviare la propria attività entro 31 dicembre 2018. Questo significa che non soltanto sosteniamo le aziende, comprese anche quelle agricole, in crisi per il crollo del ponte Morandi, ma anche che cerchiamo di attirare nuovi capitali umani e finanziari nella zona circostante, così da dare uno stimolo ulteriore al tessuto produttivo locale.

Inoltre, va sottolineato lo stanziamento di fondi per un'indennità da erogare ai lavoratori delle aziende coinvolte e pari al trattamento massimo di integrazione salariale, oltre che un'indennità a favore dei lavoratori autonomi. A tutto ciò sono stati dati dodici mesi di durata, perché il nostro progetto non è basato sull'assistenzialismo, ma è finalizzato a ridare dignità, la dignità di un lavoro competitivo e sereno, a chi oggi ha perso quella serenità e quella competitività.

Tale tessuto produttivo è fortemente integrato alla dimensione portuale, che a causa del crollo del ponte Morandi ha subito, anch'essa, un enorme danno per quanto riguarda l'aspetto logistico. A questo riguardo è fondamentale la disposizione secondo cui la quota di riparto del Fondo per il finanziamento degli interventi di adeguamento dei porti, sarà aumentata considerevolmente: un sostegno concreto alla portualità ligure.

In ultimo, la tragedia di Genova con le sue vite spezzate e l'immensa tristezza dei sopravvissuti non può non avere ricadute sensibili sull'attenzione che le istituzioni hanno nei confronti della manutenzione delle reti infrastrutturali. Un crollo come quello del Morandi non deve - non deve! - più ripetersi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Per questo motivo, è prevista la realizzazione e la gestione di un sistema sperimentale di monitoraggio dinamico, a cui sovrintende il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per le infrastrutture stradali e autostradali che presentano condizioni di criticità connesse al passaggio di mezzi pesanti. Al termine della fase sperimentale, l'operatività a regime del sistema di monitoraggio dinamico, implementato attraverso l'utilizzo delle più avanzate ed efficaci tecnologie, anche spaziali, sarà utilizzato per l'acquisizione e lavorazione dei dati di interesse.

In quest'ottica, devono essere messi sotto la lente di ingrandimento anche quei beni culturali immobili che potrebbero, se avessero problemi strutturali, essere un pericolo per i cittadini.

Dunque, mi appresto a finire, è con cordoglio profondo e lo sguardo rivolto verso il futuro, avendo ben presente il passato, che accogliamo con fiducia il decreto in discussione. Il decreto è lo strumento che risolleverà Genova e con cui il resto d'Italia eviterà di incorrere in una medesima tragedia. Ma gli strumenti sono senza vita, mentre soltanto gli uomini che li utilizzano possono ottenere gli obiettivi stabiliti.

Sotto questo punto di vista, non posso fare a meno di sottolineare che la carica di Viceministro alle infrastrutture e trasporti, ricoperta dal genovese Edoardo Rixi, è una garanzia ulteriore per la realizzazione degli obiettivi contenuti nel decreto Genova (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carlo Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, io vorrei ripartire idealmente dai giorni immediatamente successivi al crollo del ponte Morandi, giorni in cui si celebrarono i funerali e in cui gli esponenti del Governo vennero accolti da un fragoroso applauso nella chiesa dove si svolgevano le esequie e noi, nei giorni successivi, quando affrontammo in quest'Aula il dibattito sui fatti di Genova, dicemmo che quegli applausi, quegli incoraggiamenti sarebbero stati un peso enorme sulle spalle del Governo, che sarebbe stato chiamato, di lì a poco, a dover rispondere concretamente con i fatti alle aspettative, alle necessità di risposta che Genova e i genovesi si aspettavano e che tutta Italia, profondamente scossa da quei fatti, attendeva.

Quelle aspettative erano state accompagnate da dichiarazioni roboanti da parte del Governo, segnatamente da parte del Ministro Toninelli, che aveva rivestito in quelle ore i panni di un novello Torquemada, che sembrava intento soprattutto a voler punire i responsabili, così etichettati, di quel crollo e di quella tragedia, lasciando forse in secondo piano tutte le ragioni della ricostruzione, le ragioni dei provvedimenti concreti che Genova attendeva.

A distanza di quasi due mesi da quelle dichiarazioni e da quei toni da Torquemada, da quei provvedimenti che avrebbero dovuto tagliare le unghie ai parassiti delle concessioni autostradali non c'è traccia: non c'è traccia in questo decreto, non c'è traccia in nessuno di questi provvedimenti di cui abbiamo discusso intensamente in queste ore e, in compenso, una manina, questa sì, ha fatto arrivare nel decreto un bel maxi condono per gli abusi edilizi di Ischia. Certamente, una gran bella capovolta, una gran bella giravolta per il MoVimento 5 Stelle, che si è sempre fatto paladino di una presunta legalità e, in realtà, ancora una volta ci dimostra la sua doppia morale. Spariscono i provvedimenti punitivi nei confronti di quelli che da sempre si arricchiscono con le concessioni autostradali e compare, invece, una bella sanatoria per chi ha costruito anni fa degli abusi edilizi in quel di Ischia, dove si devono andare a raccattare un po' di voti.

Però noi cerchiamo di andare un po' oltre. Abbiamo pensato che questo dovesse essere il decreto Genova, in realtà abbiamo visto che su Genova c'è una parte importante, ma anche numericamente, in termini di articoli, minore rispetto all'attenzione che è stata data ad altri temi in questo decreto, che è diventato un decreto Genova, più Ischia, più Italia centrale, più fanghi più pneumatici, insomma è diventato l'ennesimo decreto omnibus che, a nostro avviso, non ha reso giustizia e non ha reso onore alla necessità di fare un lavoro positivo proprio sul tema di Genova. Io, però, a Genova vorrei attenermi, perché di questo si doveva parlare soprattutto in questo decreto e allora vorrei che nel nostro dibattito, almeno per qualche minuto, questo tornasse ad essere il decreto Genova.

Ci avete messo molti giorni - più di 45 giorni - per partorire un testo che, di fatto, voi stessi, con la vostra azione, avete rinnegato. Era, di fatto, un testo quasi bianco, perché poi è stato integralmente riscritto con una serie di emendamenti a cascata che ci siamo trovati a dover affrontare nei lavori di Commissione.

Vi avevamo chiesto di smettere di litigare con le amministrazioni locali, che peraltro hanno ben operato e a cui va il nostro simbolico abbraccio: al sindaco Bucci, al governatore Toti e alle loro squadre, all'interno delle quali, peraltro, operano meritoriamente tanti importanti esponenti, anche di Fratelli d'Italia. Avevamo chiesto di smetterla con questo balletto e di scegliere uno dei due, o il sindaco o il Presidente della regione, come commissario per la ricostruzione, affidando a questa persona pieni poteri per poter fare davvero la ricostruzione, certamente nel rispetto di alcuni vincoli come quelli derivanti dalla normativa antimafia.

Avevamo chiesto di dare priorità alla ricostruzione del ponte, senza misure ideologiche che rischiavano di ritardare i lavori e rischiavano, peraltro, di escludere immotivatamente decine di aziende che avrebbero potuto legittimamente partecipare alle procedure di selezione per la ricostruzione e che, invece, per via di un provvedimento, appunto, ideologico e assolutamente immotivato, venivano escluse dal testo iniziale.

Avevamo chiesto adeguati stanziamenti per il porto, per gli operatori dell'autotrasporto, per il sostegno al trasporto pubblico locale, per gli indennizzi agli sfollati, per gli indennizzi alle imprese che hanno subito i danni nella zona del viadotto del Polcevera.

Avevamo chiesto gli ammortizzatori sociali, la cassa in deroga per i lavoratori che avevano il posto a rischio. Avevamo anche chiesto di estendere i benefici della zona franca urbana e della zona logistica speciale anche al 2019, perché è di tutta evidenza che in due mesi difficilmente si potrebbe usufruire di questi benefici e che il tempo più lungo, necessario alla ricostruzione del ponte, avrebbe anche necessitato di allungare i tempi di questi benefici.

Allora noi prendiamo atto positivamente che, dopo tante insistenze, queste nostre proposte siano state in buona parte accolte e che, sia pure in un meccanismo di lavoro molto farraginoso che devo dire ha creato un certo disagio e dissenso in gran parte di quelli che hanno lavorato in Commissione in queste ore, alla fine però è arrivata la nomina della persona migliore che potesse essere nominata, cioè il sindaco Bucci, sono arrivati i pieni poteri e sono arrivati un po' di soldi. E questo era necessario.

Ora noi non siamo certi - mi rivolgo in particolar modo al Viceministro Rizzi - che queste risorse saranno sufficienti. Vi chiediamo fin d'ora di rimanere sempre disponibili a integrarle, anche in provvedimenti successivi, perché naturalmente si è dovuta fare una quantificazione nel giro di pochi giorni. La quantificazione, peraltro, è cambiata nel corso del dibattito parlamentare. Ci auguriamo che siano abbastanza. Potrebbero non esserlo, vi chiediamo di essere sempre disponibili anche a litigare con gli uffici per trovare i soldi che mancano per sostenere Genova.

Ci avete ascoltato e avete capito che, se non aveste fatto questi passi avanti, non avreste più potuto guardare Genova negli occhi. Allora avete nascosto per diversi giorni il Ministro sciagura Toninelli e ci avete dato una guida, direi un po' più pragmatica e un po' più salda, che ha messo una pezza, rispetto a un decreto che partiva assolutamente insufficiente.

Vi abbiamo anche chiesto, però, delle altre cose. Vi abbiamo chiesto di cogliere quest'occasione per investire finalmente sul rilancio di Genova, di sbloccare il sesto lotto di finanziamenti per il terzo valico. A tal proposito mi si permetta di esprimere solidarietà a quei lavoratori, che giusto ieri hanno manifestato in consiglio regionale a Genova, per chiedere lo sblocco di quei fondi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per chiedere lavoro, per chiedere investimenti, per chiedere futuro e non reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi siamo con loro e siamo con chi vuole costruire il futuro di questa nazione, con chi vuole realizzare queste importanti infrastrutture.

Vi abbiamo anche chiesto di accelerare i lavori della Gronda di ponente, superando quelle impostazioni ideologiche del “no” a tutto, che hanno portato il MoVimento 5 Stelle storicamente ad opporsi a questa opera fondamentale ed anche a rallentare i lavori del suddetto terzo valico, che ancora giacciono in attesa di questa ormai mitologica analisi costi-benefici, che il Ministro Toninelli ha annunciato un po' per tutte le opere più importanti e che sta, di fatto, concretamente rallentando lo sviluppo infrastrutturale del nostro Paese. Ecco, su questo ci avete detto di no. Ci avete detto che non era questa la sede, che non era questo decreto lo strumento giusto per intervenire su questi temi. Secondo noi, lo era, lo sarebbe stato. Vi chiederemo ancora, in fase di emendamenti, di poterci ripensare, perché, se non è il decreto su Genova il posto giusto in cui parlare dello sviluppo infrastrutturale di Genova, non si capisce quale debba esserlo fino in fondo.

Vi abbiamo chiesto di fare delle cose concrete ulteriori per Genova, per esempio, quella di potere estendere la concessione, attualmente in essere, nei lavori per la realizzazione della metropolitana di Genova, per fare il prolungamento da Brin a Via Canepari, che si può fare con un comma, che possiamo approvare in pochi minuti. C'è stato detto che avreste dovuto chiedere l'autorizzazione alla Commissione europea. Ecco, noi vi sproneremo e lo faremo ancora nelle prossime ore a farlo. Anziché andare a litigare con la Commissione europea per il reddito di cittadinanza e per finanziamenti in deficit di misure assistenziali, litighiamo con la Commissione europea per fare investimenti concreti a beneficio di Genova e dei genovesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Vi abbiamo chiesto di dare anche un riconoscimento che sia allo stesso tempo simbolico e concreto a Genova, prevedendo che la sede della neonata Agenzia per la sicurezza delle infrastrutture, per la parte riguardante le strade e le autostrade, potesse avere la sede a Genova. Si tratta di un nuovo organismo, che non esiste, che deve essere creato, che deve scegliere una propria sede e non si capisce perché no. Perché no? Perché non un segnale concreto a Genova in questa direzione? Un segnale che è sia operativo, sia simbolico di vicinanza. Ve lo richiederemo, perché riteniamo che questa sia una misura importante e che possa dare anche uno slancio verso il futuro a questa città.

Noi pensiamo anche che, nel marasma di questo decreto, dove avete messo dentro tutto e il contrario di tutto, ci siano delle altre cose che non vanno bene. Lo diremo ancora in fase emendativa. Vedete, quando prevedete, nella neonata Agenzia una rimodulazione dei compiti, tra l'Agenzia, il Ministero e l'Autorità di regolazione dei trasporti, pensate bene che, anche qui, è comparsa un'altra manina e francamente non capisco da chi è arrivata, o meglio, si capisce da chi è arrivata, non si capisce perché abbiate deciso di dare seguito a questa richiesta, che prevede che tutti gli operatori del trasporto italiano della logistica dei trasporti debbano versare l'1 per mille del loro fatturato annuo, per finanziare l'azione dell'Autorità di regolazione dei trasporti, che non regola i mercati in cui quegli operatori operano, perché sono in gran parte mercati già del tutto liberalizzati. Ma per quale motivo bisogna inserire in questo decreto un gravame di questo tipo? È di fatto un aumento di tasse ai danni degli operatori dei trasporti e della logistica. Noi siamo con loro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Vi diciamo “no” a questa follia! Non è possibile pensare che, nel momento in cui si deve rilanciare il trasporto e la logistica e si dovrebbero fare le infrastrutture per fare in modo che la logistica funzioni meglio, noi, non solo non gli diamo le infrastrutture, ma li bastoniamo e gli aumentiamo le tasse. Questo per noi è inaccettabile e vi chiediamo un passo indietro su questo.

In conclusione, Presidente, noi riteniamo che questo decreto avrebbe dovuto avere una vita diversa. Probabilmente qualche giorno in più di riflessione avrebbe consentito di portare, già dall'inizio, un provvedimento migliore. Avete ascoltato una parte dei nostri suggerimenti e di questo siamo lieti. Certamente ci sono, per noi, delle cose difficilmente digeribili. Penso ad Ischia e ad altri temi di cui ho parlato che ci lasciano un po' con l'amaro in bocca. Infatti, se avessimo ragionato di Genova, dei genovesi, del futuro di Genova, delle sue imprese, del suo lavoro, delle sue infrastrutture, credo che la condivisione in quest'Aula avrebbe potuto essere ancora più ampia. Invece, avete lavorato male. Avete lavorato male e avete fatto un provvedimento in cui ancora una volta non sono sistemate tutte le cose. Pensiamo al tema del terremoto dell'Italia centrale: siamo al terzo provvedimento dal decreto terremoto, poi sul milleproroghe, ora sul decreto Genova e magari ancora qualcosa nella legge di bilancio, in cui si cerca di sistemare una partita che ancora non riuscite a chiudere. Ecco, se questo è il Governo del cambiamento, mi sembra che il cambiamento è ancora lontano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie Presidente. Il 14 agosto 2018, alle ore 11, sono partito in autostrada dal casello di Sestri Levante in direzione di Genova, in direzione di ponente, per un giorno di relax. D'estate, anni fa, i viaggi da levante ligure verso ponente erano sempre piacevoli. Il ponte Morandi era un po' le colonne d'Ercole verso altri lidi, verso la Francia. Quest'anno, invece, con la famiglia ho percorso la strada lentamente e a Nervi mi sono diretto al porto antico, quando ho visto le prime auto dalla polizia dirigersi a sirene spiegate verso il ponte di Brooklyn, appena crollato. Iniziava un'emergenza in una regione sempre in allerta, per il meteo, per il binario singolo verso la Francia e verso Parma, ma anche per i rifiuti. Mancano impianti di compostaggio e impianti per la gestione dei fanghi di depurazione. Tanto viene spedito in Lombardia! Oltre 30 mila tonnellate all'anno dalla Liguria e poi sparso al suolo.

Le richieste di sostenibilità di oltre 40 sindaci hanno portato a chiedere limiti e controlli delle sostanze tossiche in questi fanghi. La normativa esistente riguardava solo la concentrazione degli inquinanti nei suoli. Con questo decreto, scritto in emergenza, all'articolo 41 siamo riusciti a dare questi limiti finalmente, che non esistevano, e consentire che il sistema di gestione riprenda e che vada sempre meglio. Si è chiarita la differenza tra il fango e il suolo che lo accoglie, visto che le normative riguardavano solamente i suoli. La concentrazione massima degli inquinanti è naturalmente diversa.

Dal testo base sugli idrocarburi siamo passati, con gli emendamenti, ad usare anche le diossine, il Pcb, il berillio, il toluene e, approvando un emendamento dell'opposizione, anche il cromo e l'arsenico. La normativa sui fanghi era sconosciuta ai più. È bene che se ne sia parlato. Si tratta di oltre 6 milioni di tonnellate di fanghi solo dalla depurazione civile, anche se mancano persino i meccanismi di conteggio precisi: non si sa quanti fanghi produciamo in Italia.

Abbiamo iniziato a migliorare la normativa e dobbiamo riscrivere il decreto ministeriale, abbozzato durante lo scorso Governo, che modifica gli allegati al decreto legislativo n. 99 del 1992.

Abbiamo ottenuto di bloccare il testo, la bozza, dopo la Conferenza Stato-Regioni del 1° agosto. Dobbiamo migliorare in maniera strutturale questa normativa, pensando ad aggiornare i pareri degli enti scientifici, a partire dall'ISPRA e dall'Istituto superiore di sanità, e recependo anche le osservazioni di molti tecnici, che ci stanno mandando suggerimenti. Dobbiamo gestire i fanghi con prossimità, distinguere fanghi agroalimentari da quelli civili e rivedere anche la normativa sui fertilizzanti che consente al 50 per cento dei fanghi di diventare gessi di defecazione e di perdere qualsiasi controllo e tracciabilità.

Il sistema “tutti i fanghi in Lombardia” andava bene alle ventuno regioni e province autonome che hanno votato a favore di quella bozza di decreto. Venti si liberavano di un rifiuto, una lucrava sulla salute e sulle eccellenze agroalimentari. L'ex assessore alle attività produttive della regione Lombardia, Parolini, ha un fango in famiglia: suo fratello è legato all'impianto di trattamento fanghi più grande d'Italia, a Lonato. Dall'insistenza dell'attuale assessore regionale all'ambiente, Cattaneo, ad approvare quel decreto ministeriale in via definitiva si comprende che forse qualcosa rimane. Anche la Liguria ha richiesto la deroga agli stoccaggi di fanghi, non avendo un sistema di gestione; è per questo che c'entra con questo decreto.

I brevetti italiani per gestire fanghi vanno all'estero, il recupero del fosforo consente di non comprare questo materiale, che è sempre più radioattivo, dal Marocco. Ci sono trattamenti semplice del ph del fango; a Berlino lo applicano in un depuratore da 1,3 milioni di abitanti, poco meno della popolazione ligure. Si ottengono meno fanghi e di migliore qualità: ne parleremo a Ecomondo, l'8 e 9 novembre, dove abbiamo portato la sessione della piattaforma europea del fosforo. Il ciclo geochimico del fosforo è il primo limite planetario sovvertito, seguito dall'azoto. Altro che clima, l'Italia ha il record mondiale di quel disastro, che riguarda la biodiversità, la comparsa di specie aliene, la scomparsa del pesce, il mancato sviluppo dei nostri figli e del nostro futuro.

I fanghi vanno prevenuti con incentivi a detergenti biologici, che ne riducono fino al 90 per cento il volume, e recuperando meglio gli oli domestici. Gli enti locali possono e devono regolamentare lo spandimento, alcuni comuni si stanno dotando di regolamenti. Una distanza dai centri abitati anche sulla base del rischio di resistenze antibiotiche. Ci sono oltre 10 mila decessi in Italia per questo problema ogni anno e c'è il rischio di epidemie: ci sono state 754 polmoniti fra Mantova e Brescia e 206 casi di West Nile, virus nella forma neuroinvasiva, nella forma più grave. Sono in corso gli studi, ma potenzialmente questi quadri sono correlati agli spandimenti. Le zanzare, per esempio, aumentano dieci volte dopo gli spandimento di digestati e fanghi. La Liguria è una regione piegata dalla mala politica, che pensa che l'organico debba finire negli impianti a biogas, come quello progettato a Isola del Cantone, a meno di trenta metri dalla ferrovia, con il rischio di esplosioni e catastrofi.

Meno male che stiamo riuscendo a fermarlo. Dove si spanderà il digestato in Liguria senza pianura? Anche questo in Lombardia. A che prezzo? Docks Lanterna, che vuole l'impianto, è stata attenzionata nella relazione ecomafie della scorsa legislatura; vedremo di aggiornare il testo. I rifiuti sono anche l'amianto. La zona dove qualcuno pensa di costruire la famosa Gronda ovest vede la collina più ricca in Italia di amianto. Un'opera pensata per garantire al concessionario qualche anno in più di concessione forse garantirebbe solo qualche centinaio di vittime da amianto. La Liguria ha già la massima incidenza di tumori da amianto in Italia, in proporzione, chiaramente, alla popolazione. Forse servirebbe una Gronda est, verso levante, dove non esistono, ad oggi, alternative autostradali e che mi risulta già finanziata.

A Genova si può e si deve ridurre l'inquinamento e migliorare l'occupazione. Basti pensare all'elettrificazione delle banchine del porto, che aziende nazionali, come Enel, potrebbero realizzare. L'ho chiesto in un ordine del giorno, che presenterò. Così come è necessario pensare all'intermodalità dell'aeroporto “Cristoforo Colombo”, che dista meno di un chilometro dalle stazioni ferroviarie di Sestri Ponente e di Cornigliano, ma manca un semplice collegamento pedonale.

Basta, dobbiamo dire stop alle consorterie che hanno bloccato anche un semplice nastro trasportatore a Genova. La strada a mare, che collega Sestri Ponente alla strada Guido Rossa, ha avuto forse bisogno del crollo per vedere la luce. Cristoforo Colombo varcò le colonne d'Ercole; Genova deve ricordare la sua gloria e, grazie anche a questo decreto, potrà riprendersi il suo futuro di città e di ponte per il mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Grazie, Presidente. Il 14 agosto, lo ribadisco in ogni occasione, la città di Genova ha avuto il suo 11 settembre. A oltre due mesi di distanza, quell'affermazione, che sembrava esagerata, trova conferma, purtroppo, nei numeri e nei dati che ogni giorno dobbiamo registrare. La tragedia ha coinvolto 43 vittime innocenti, per cui esprimiamo ancora il nostro cordoglio sincero e profondo e la nostra rispettosa vicinanza ai parenti. Decine di feriti e oltre 260 famiglie sfollate dalle proprie abitazioni, interi quartieri con un futuro ancora incerto da immaginare. E, dato che la riconoscenza spesso ha la memoria corta, è questa anche l'occasione per ringraziare ancora il presidente Toti e il sindaco Bucci, a cui auguriamo anche un buon lavoro quale nuovo commissario straordinario per la ricostruzione, di cui apprezziamo le grandi capacità manageriali e amministrative; ma con loro vogliamo ringraziare ancora i vigili del fuoco, la Polizia, i carabinieri, la Guardia di finanza, i vigili urbani, le strutture sanitarie e tutti i volontari delle pubbliche assistenze per lo straordinario impegno che hanno messo nei giorni successivi alla tragedia.

Il 14 agosto, ore 11,36: una data che segna uno spartiacque tra quello che Genova è stata e quello che Genova sarà o potrà essere. Quel ponte crollato in pochi secondi rappresentava, al di là della retorica, un vero punto di congiunzione tra le due metà della città, tra Ponente e Levante della regione; rappresentava il trait d'union tra la Liguria e il resto del nord-ovest del Paese, con conseguenze pesanti sull'economia dell'intero Paese. Il crollo del ponte Morandi, per quello che concerne viabilità e trasporti, ha riportato l'orologio del tempo alla metà degli anni Sessanta. Tutto ciò si riflette sull'intero sistema industriale del nord-ovest del nostro Paese. La reazione dei genovesi è stata encomiabile in termini di solidarietà come in termini di lucida pazienza; una lezione che il Governo dovrebbe tenere a mente in maniera responsabile, per intervenire in modo concreto sul decreto, con quei correttivi che la città, il mondo delle imprese, il mondo del lavoro e gli abitanti chiedono a gran voce, e che noi abbiamo presentato prima in Commissione e che presentiamo oggi all'attenzione dell'Assemblea tutta.

Stiamo parlando del principale porto del Mar Mediterraneo, un polmone economico che frutta ogni anno un gettito di 5 miliardi di euro per lo Stato e che rischia di frenare bruscamente, molto bruscamente, il proprio cammino. Ricordo, peraltro, che lo Stato restituisce al porto di Genova, di questa somma significativa di 5 miliardi, la modestissima somma di 50 milioni all'anno. In ballo, ci solo decine di migliaia di posti di lavoro in tutto il nord-ovest e una fetta del PIL nazionale, e non solo regionale. Non possiamo non rilevare che il decreto presenta alcune criticità. Nel documento in discussione, all'articolo 7 si istituisce la zona logistica semplificata, porto e retroporto di Genova, che comprende i territori portuali e retroportuali del comune di Genova fino ad includere anche una serie di altri comuni.

La legge di bilancio del 2018 ha previsto l'istituzione di zone logistiche semplificate nelle regioni del Paese in cui non sia consentito istituire una zona economica speciale, le cosiddette ZES, sulla cui impossibilità nutriamo forti dubbi, che trovano autorevoli conferme in molti pareri che, in presenza di situazioni simili a quella genovese, prevedono la possibilità di avere deroghe dall'Europa. Con le zone logistiche semplificate le imprese possono usufruire solo di procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, che riducono i termini procedimentali e semplificano gli adempimenti rispetto alla normativa vigente.

L'Ordine dei dottori commercialisti di Genova e la Confindustria di Genova, come dicevo, hanno inviato al presidente della regione e a tutti i parlamentari liguri un parere che hanno richiesto a un noto studio legale specializzato in diritto europeo per verificare la possibilità di istituire a Genova una zona economica speciale, anziché semplicemente una ZLS.

Le opportunità favorite dalle ZES sono molto maggiori rispetto a quelle delle zone logistiche semplificate. Il parere chiarisce la sostanziale differenza di queste agevolazioni economiche e premette che quanto è accaduto con il crollo del ponte Morandi è compatibile con le deroghe contenute nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dove viene precisato che gli aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati da calamità naturali, oppure da altri eventi eccezionali, sono compatibili con il mercato comune.

In sostanza la zona logistica semplificata prevista dal decreto che riguarda porto e retroporto di Genova consente agevolazioni esclusivamente in misure di semplificazione amministrativa e accelerazioni dei provvedimenti; sono cioè escluse le altre agevolazioni previste invece per la zona economica speciale, in particolare il credito d'imposta per gli investimenti nel limite massimo di 50 milioni di euro e le misure di accesso alle infrastrutture. Mediante la ZES, nelle aree genovesi, sarebbe possibile favorire lo sviluppo delle attività delle imprese già presenti e soprattutto nuovi insediamenti industriali e investimenti. A nostro giudizio, le autorità italiane potrebbero ragionevolmente invocare la deroga al Trattato fondativo dell'Unione e ottenere per le aree genovesi i consistenti benefici della ZES. E non è certamente sufficiente quanto previsto all'articolo 8, dove, con l'istituzione della zona franca per le imprese colpite dall'evento, si prevedono agevolazioni modeste, che comunque sono alternative ai benefici previsti dagli articoli 3 e 4.

Un altro passaggio che vi chiediamo di chiarire riguarda la cassa integrazione in deroga, all'articolo 4-ter: temiamo che prevedere soltanto un periodo di dodici mesi sia insufficiente, tanto è vero che il relatore ha sentito il dovere nella sua introduzione di dire che è ottimista sul fatto che in dodici mesi l'economia genovese possa superare questa fase di profonda crisi.

Con questo decreto è il momento di passare ai fatti, assegnando al commissario per la ricostruzione, Marco Bucci, gli strumenti idonei per agire in modo rapido e concreto. Invece, questo decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale con enorme ritardo, solamente il 28 settembre, ben 45 giorni dopo la tragedia, 45 giorni continui di rimandi e anticipazioni che venivano contraddette da un posto all'altro, da un Ministro all'altro. I genovesi ricordano bene ancora il discorso del Presidente del Consiglio, Conte, davanti ai liguri il 14 settembre per la cerimonia di commemorazione della tragedia, con il suo sventolare orgoglioso dei fogli che dovevano contenere gli articoli del decreto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e la successiva visita del Ministro Toninelli che, in un dialogo con gli sfollati, con tanto di foto pubblicate sul suo profilo Facebook, mostrava dei fogli sostenendo che lì ci fosse il decreto pronto. Anziché ricercare l'immediato consenso popolare, un Governo dovrebbe perseguire l'effettiva tutela degli interessi della comunità. Non c'era nulla in realtà: il decreto è arrivato solo quattordici giorni dopo il comizio del Premier e ben un mese e mezzo dopo il tragico crollo del viadotto e questo testo, che nel lavoro della Commissione abbiamo fortemente criticato, è stato oggetto di una pesante serie di emendamenti proposti dal relatore in Commissione, che recepiscono solo in parte, con un'opera di copia-incolla, le nostre proposte, e che hanno palesemente dimostrato che il decreto, come uscito dal Consiglio dei Ministri, presentava carenze insopportabili.

Tutto ciò emerge, ictu oculi, anche dall'esame dello stampato che ci è stato distribuito quest'oggi, nel quale il grassetto che, evidentemente sostituisce il testo originale, si spreca. Il tempo passa e la pazienza dei genovesi non è infinita; altro ancora purtroppo ne passerà, visto che, per essere pienamente operativo, il provvedimento avrà bisogno dell'attuazione di altre 27 norme, tra decreti ministeriali e altri provvedimenti. Genova ha bisogno di un piano straordinario di manutenzione e di grandi infrastrutture, nuove e moderne, e tra queste certamente la Gronda, il Terzo valico e la nuova Diga foranea. Invito nuovamente il Ministro dei trasporti a pronunciarsi chiaramente su ciò.

Sul documento in discussione invece pesa una grave assenza: nel decreto-legge non viene più previsto il finanziamento di 791 milioni di euro per il Terzo valico dei Giovi, con conseguenze davvero preoccupanti per i lavoratori e per la prosecuzione di un'opera già avviata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

A chi sostiene che l'opera non sia di stretta attinenza alla discussione, ricordo che tale finanziamento era presente in una delle ultime bozze del decreto-legge “emergenze”, mentre è stato eliminato dal testo definitivo. Tanto più che questo dichiarare inammissibili gli emendamenti di Forza Italia in Commissione è stato un atto di forza che non abbiamo affatto gradito. Quindi ci dica in modo chiaro, signor Ministro, quale sarà il futuro di questa opera che potrà alleggerire il traffico sul nuovo ponte.

La contrarietà all'infrastruttura del Terzo valico del MoVimento 5 Stelle si è quindi concretizzata nella mancata assegnazione dei 791 milioni necessari al finanziamento del sesto lotto, un mancato stanziamento che tradisce una miopia e una cultura anti-sviluppo di almeno la metà di questo Governo. La priorità di questo decreto deve essere quella di dare gli strumenti normativi ed economici al commissario Bucci per procedere rapidamente all'abbattimento della vecchia struttura, prima, e alla realizzazione del nuovo ponte successivamente e quindi su questo punto, che riteniamo di fondamentale importanza, chiediamo la massima attenzione. Come abbiamo sottolineato nei nostri interventi in Commissione, il Governo dovrebbe verificare con le istituzioni europee, la questione della deroga per l'affidamento dei lavori di ricostruzione, che prevedrebbe in realtà lo svolgimento della procedura di gara europea. Come evidenziato in un recente articolo comparso su Il Sole 24 Ore, sono almeno diciannove le aziende che in Europa hanno il potenziale e la possibilità di concorrere per l'assegnazione dei lavori. Il nostro compito quindi è quello di dare strumenti chiari e precisi al commissario per evitare lungaggini burocratiche e una procedura trasparente per l'assegnazione dei lavori, visto che la ricostruzione vale diverse centinaia di milioni di euro. Estromettere de facto e condannare per decreto l'attuale concessionario Autostrade per l'Italia dalla ricostruzione offre il fianco a ricorsi e contenziosi interminabili che produrranno inevitabilmente un forte rallentamento nei lavori urgenti di ricostruzione, essenziali per la ripartenza della città e della regione.

Peraltro, aver scritto nel decreto, pur non avendo alcun motivo di simpatia per la citata Autostrade, che la stessa è responsabile dell'evento è un precedente che colloca questo provvedimento fuori dallo stato di diritto. Non mi ricordo, a memoria d'uomo, dopo la ripartizione dei poteri proclamata da Montesquieu, che il potere esecutivo emanasse nei suoi atti sentenze. Vorrei ricordare al Ministro Toninelli, al Presidente Conte, che è un autorevole giurista, e a tutto il Governo che, nonostante tutto, siamo ancora in uno stato di diritto e che certe regole, piaccia o non piaccia, vanno rispettate. Sulla scrivania del Ministro Di Maio - non dimentichiamolo - c'è sempre la pratica per la proroga della concessione dal 2038 al 2042, che Autostrade per l'Italia aveva chiesto con la risposta positiva in sede europea per avere i fondi necessari al completamento della Gronda. Il Ministro Di Maio sa bene che non firmare vorrebbe dire cancellare l'opera. Allora, Ministro, mi rivolgo direttamente a lei: dica chiaramente ai genovesi senza giri di parole, la proroga l'avete firmata o avete intenzione di firmarla? La Gronda si fa o non si fa? In senso generale, il Governo ci dica in modo chiaro la strada che intende intraprendere e quali vie giuridiche intenda seguire tra quelle percorribili sulla concessione che oggi è in capo ad Autostrade per l'Italia Spa. Gli italiani chiedono chiarezza e trasparenza con i fatti e non con i giri di parole in qualche diretta senza contraddittorio sui vostri profili social, giusto per ottenere qualche follower in più. E risparmiateci affermazioni apodittiche quali la nazionalizzazione di società Autostrade, parliamo di una società quotata in borsa. Le vostre affermazioni irresponsabili hanno pesantemente penalizzato il titolo e quindi tutti i piccoli azionisti italiani che hanno investito in quel titolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quando esternate, ricordate che non siete al bar con qualche amico, ma siete Ministri della Repubblica e avete giurato sulla Costituzione e non sulla piattaforma Rousseau. Dopo la tragedia di Genova avete cavalcato l'onda di un populismo esasperato - e concludo - sull'opportunità di un'immediata revoca della concessione e, più genericamente, di un'immediata cessazione del rapporto contrattuale con la società concessionaria, per effetto di un atto unilaterale.

Sia chiaro: noi chiediamo fortemente che si individuino i responsabili di questo disastro e che vengano puniti. Non intendiamo fare sconti a nessuno sul piano amministrativo, civile e penale, ma noi, anche se colpiti direttamente, siamo per i processi nelle aule di giustizia e non sulle piazze, nei decreti-legge o sui blog nascosti dietro a una tastiera. Forza Italia invoca come sempre il rispetto delle regole dello Stato di diritto che impongono, prima dell'applicazione di qualsiasi sanzione giuridica, l'accertamento della responsabilità, con il rispetto delle garanzie difensive procedurali. Oggi discutiamo su un decreto che, grazie al contributo di idee fornito in Commissione…

PRESIDENTE. Concluda, collega.

ROBERTO CASSINELLI (FI). …che, per molti aspetti - un secondo e ho concluso - si rivela ancora fallace, chiediamo di modificare, accogliendo gli emendamenti che abbiamo presentato in Aula. Per questo motivo, concludo questo intervento nello stesso identico modo del mio precedente intervento in Aula di qualche settimana fa. Infatti, da allora siamo qui a ripetere che, qualsiasi decisione si prenda, l'importante è che non ritardi neppure di un minuto l'avvio dei cantieri per la ricostruzione del ponte…

PRESIDENTE. La ringrazio…

ROBERTO CASSINELLI (FI). …e si facciano ancora più rapidamente le grandi opere come la Gronda, il Terzo Valico e la Diga foranea di cui ha bisogno a Genova, la Liguria e tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossella Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Ci troviamo di fronte ad un decreto incredibile, un decreto di cui c'era grandissima urgenza - e di cui c'è grandissima urgenza - e che doveva chiamarsi e occuparsi esclusivamente di Genova e del crollo del ponte di Genova, un decreto che aveva un'urgenza specifica e che meritava un'attenzione e un lavoro di ben altra natura, anche perché il lavoro che noi abbiamo fatto nelle Commissioni è sempre stato improntato alla collaborazione proprio perché, al di là delle appartenenze partitiche, tutti noi abbiamo sentito davvero il dovere di dare alle popolazioni colpite una risposta attenta, una risposta che aspettano da due mesi e mezzo. Infatti, nonostante le interviste, gli annunci e i tweet roboanti del Governo sono due mesi e mezzo che i genovesi attendono risposte e misure concrete che li aiutino a riprendere la vita e la normalità e che disegnino anche il futuro di una città importante come Genova, che è anche un nodo strategico per il Paese e a livello europeo.

Dunque tweet, annunci, dichiarazioni e interviste ma nessuna soluzione. Arriviamo in Aula con un decreto che è debole nella parte su Genova, nonostante sia stato di molto migliorato anche perché tutte le opposizioni hanno lavorato in maniera sinergica e costruttiva. Abbiamo audito moltissime persone, siamo andati in missione sul luogo del crollo del ponte Morandi proprio per renderci conto e per dare alle popolazioni e ai cittadini colpiti delle risposte che tenessero il più possibile in considerazione le loro esigenze e i loro bisogni. Abbiamo provato ad emendare il decreto, tenendo conto, appunto, delle audizioni fatte e raccogliendo le esigenze dei lavoratori, degli sfollati, delle istituzioni e anche del commissario, un commissario a cui vengono attribuiti poteri inediti e questo lo ha sottolineato lo stesso Cantone. Infatti, è un commissario che avrà poteri come mai è successo nella storia dei commissariamenti nel nostro Paese, una grande responsabilità e un peso enorme e che ancora aspetta un decreto. Aspetta un decreto anche perché in questo decreto, che doveva chiamarsi “decreto Genova” e doveva occuparsi esclusivamente di Genova, è stato infilato di tutto e non è un caso. Si è deciso di nascondere dietro a Genova temi controversi e scomodi, esercitando una sorta di ricatto morale: se rallentate su questo decreto, se vi opponete a questo decreto, se mettete in discussione questo decreto siete contro i cittadini di Genova. Ecco, facciamo una cosa: arriviamo all'articolo 16, approviamo questo decreto in due ore, votiamo tutto e poi, però, dall'articolo 16 all'articolo 43 ci fate il favore di cancellare questo decreto e di affrontare, in maniera dignitosa, pubblica e trasparente, gli argomenti e i temi che ci ponete.

Infatti, ce ne sono tanti: c'è il terremoto del Centro Italia, c'è il terremoto di Ischia, c'è la vicenda dei fanghi, c'è il tema della strategia Italia, della cabina di regia sul dissesto idro-geologico, c'è il tema degli edifici scolastici, ci sono i mutui agevolati e le aziende in crisi. Penso, però, che un giorno dovremo anche intenderci sulla definizione di urgenza, perché la maggioranza di questi temi può essere tranquillamente normata, magari con un altro decreto, ma avevano bisogno di un confronto parlamentare di ben altra natura, anche perché - e ve lo dico subito - in questo decreto, “decreto urgenze”, c'è un condono edilizio, c'è un condono edilizio a Ischia.

Mi dispiace che il relatore rivendichi questo condono edilizio, mi dispiace molto perché erano 15 anni che non si vedeva una cosa del genere in questo Paese - e neanche Berlusconi nel 1994 e poi nel 2003 era riuscito a infilare una ferita di questo tipo - ed è un decreto che viene fatto in un luogo molto, molto particolare, a Ischia appunto. A Ischia ci sono 27 mila domande di condono su 60 mila abitanti. Sostanzialmente, si nasce con un pezzo del debito pubblico e con una richiesta di condono. E, però, non pensate che sia un fenomeno che riguarda il passato. A Ischia a maggio 2018 - a maggio 2018! - è stata sequestrata un'intera villa abusiva in località Casamicciola, uno dei luoghi del terremoto, con tanto di ascensore in mare. Solo nel comune di Ischia sono 7.225 le richieste di condono edilizio e dal 2003 al 2016 sono state emesse 1.242 ordinanze di demolizione. Sapete quanto di queste sono state eseguite? 2012 con l'ausilio delle forze dell'ordine, perché noi stiamo parlando anche di un luogo in cui sulle promesse di condono si è fatta politica, si è costruito consenso elettorale, si sono curati degli interessi. È veramente l'epicentro di quello che potremmo chiamare un fenomeno tutto italiano, appunto l'abusivismo edilizio.

Come ricordava il Ministro Costa l'altro giorno, all'estero lui non sa spiegare il fenomeno dell'abusivismo edilizio semplicemente perché non c'è un modo per tradurlo. L'altro giorno il Ministro Costa affidava al dibattito parlamentare quello che per lui era un tema assolutamente imbarazzante e nell'agenzia in cui venivano riportate le sue parole veniva detto che lui aveva il mal di stomaco davanti alla parola “condono”, a Ischia come in altre parti d'Italia, e affidava al dibattito parlamentare la correzione di questo scempio. Ecco, io voglio dire al Ministro Costa che in Commissione non ci siamo riusciti, perché alle due di notte la sua maggioranza ha fatto passare un emendamento correttivo, peraltro dandoci due ore di tempo per subemendarlo. Anche qui il presidente della Commissione ambiente ci ha spiegato che aveva promesso al Presidente della Camera di arrivare rapidamente al voto. Però, chissà se qualcuno ha spiegato al Presidente Fico che ai commissari sono state date due ore di tempo per emendare un emendamento così delicato nottetempo. Insomma, una bella prova di trasparenza e partecipazione (lo dico in maniera ironica, naturalmente).

Ci voleva un generale dei carabinieri come Ministro dell'ambiente per riuscire a fare una cosa del genere! Io credo che l'articolo 25 di questo decreto vada totalmente cancellato. Abbiamo anche provato ad emendarlo, abbiamo provato a dare dei suggerimenti, anche perché è evidente che anche a Ischia deve partire la ricostruzione, ma abbiamo detto che quello è un luogo particolarmente fragile perché è vero che ci sono stati molti sfollati ma lei, relatore, se l'è chiesto perché con un sisma di così lieve entità ci siano stati tutti quei danni?

Perché le case crollate sono per la maggior parte abusive, non sicure, perché l'abusivismo edilizio aumenta il fattore di rischio e, quindi, noi andiamo a sanare, in un'isola a rischio sismico, a rischio idrogeologico. A proposito, avevate promesso di stabilizzare il sisma bonus e l'eco-bonus, anche questo non c'è. Nel frattempo, però, facciamo un condono, mi raccomando, nell'isola di Ischia, diamo il buon esempio agli italiani; si fa il condono fiscale, si fa il condono edilizio. In questo Paese chi rispetta la legge che cos'è? È un illuso? Uso dei termini gentili perché mi trovo in un in un posto naturalmente sacro e bisogna usare termini adeguati, ma davvero la rabbia è tanta, perché i cittadini stanno imparando che chi è più furbo più ottiene e soprattutto stanno imparando anche il potere dell'effetto annuncio. Questo promettere sanatorie e condoni, guardate, sta creando dei disastri sia da un punto di vista culturale ma anche proprio da un punto di vista fisico, perché è evidente che si aspetta il condono che verrà e, nel frattempo, si infrange la legge.

Ecco, lo dico ai colleghi del 5 Stelle, non vi basterà rendere Ischia isola plastic free. Sì, va benissimo lottare contro la plastica, va benissimo, l'ho fatto per anni, da Presidente nazionale di Legambiente, ma se fate un condono edilizio mi dovete dire qual è la differenza tra voi e Berlusconi del 2003. Non avete voluto Berlusconi al Governo perché volevate batterlo in questo tipo di imprese? Ci siete riusciti, ci siete davvero riusciti.

Ecco, io credo che dovremmo, invece, procedere rapidamente nel rendere questo un Paese normale, in cui la legge viene applicata, rispettata. Il Ministro Costa ha annunciato che avrebbe lavorato su una proposta di legge per procedere sugli abbattimenti, perché ci sono moltissime sentenze di abbattimento in questo Paese, ma non si riesce a combattere l'abusivismo edilizio fino a quando non partiranno le ruspe che potranno ristabilire la legalità. E nel frattempo, però, si fa un condono edilizio. Si annuncia, si parla, si racconta la propria azione di Governo e, nel frattempo, si fa il contrario.

E anche sul Centro Italia, guardate, uno dei danni portati dal condono di Ischia è che naturalmente si è dato il “tana libera tutti” e quindi si è provato ad allargare la sanatoria anche nel Centro Italia, poi si è fatta naturalmente marcia indietro, ma quando si è lavorato, a luglio, sul “decreto terremoto” io ho provato a dire: guardate, prendiamo questa occasione, che è un dramma - perché, naturalmente, quello che accade in Centro Italia, con il terremoto, è un dramma - per iniziare a mettere dei paletti su una buona edilizia, perché in questo Paese non si ha la contezza dello stato e della qualità dell'edilizia. Allora, prendiamo il fascicolo di fabbricato, applichiamolo. In questo Paese non si riesce ad avere una storia delle costruzioni e della qualità del costruito. Stabilizziamo il sisma bonus, facciamo in modo che la ricostruzione, seppur semplificata, se pur prevedendo una sanatoria, sia anche l'occasione per cambiare la tendenza in questo Paese, per fare dell'edilizia anche una nuova frontiera di innovazione e di sicurezza. Siamo un paese, sismico, siamo un Paese a rischio idrogeologico, questo la politica lo deve capire. Quando noi facciamo le leggi dobbiamo pensare alla sicurezza dei cittadini e, se non teniamo conto del fatto che siamo un paese sismico, che siamo un Paese a rischio idro-geologico, noi non facciamo il nostro dovere.

Ecco, poi l'altra cosa che noi dovremmo assolutamente affermare, è che la legge vale per tutti, vale per tutti la legge e non ci si può fare beffa delle leggi. E, guardate, si è visto che avete fatto uno scambio, lo dico alla Lega e ai 5 Stelle, nel momento in cui il MoVimento 5 Stelle ha iniziato andare in sofferenza sul tema del condono fiscale, la Lega ha iniziato a gridare allo scandalo sul condono edilizio. Alla fine avete fatto un accordo. La Lega fa il condono fiscale e il MoVimento 5 Stelle fa il condono a Ischia e la sanatoria in Centro Italia. Non pensiate che non si sia visto, è così, si è visto nella tempistica, nelle modalità, negli interessi e anche rispetto alle risposte che state dando alle promesse elettorali che avete fatto, tutto questo sulla pelle dei cittadini e contro la sicurezza e il buonsenso.

E, poi, c'è un altro capitolo che è quello dei fanghi, i fanghi di depurazione. Qui mi verrebbe da dire: chi di allarme ferisce di allarme perisce, perché è stato proprio il MoVimento 5 Stelle, in questi anni, a cavalcare il tema dei fanghi di depurazione, soprattutto nei luoghi in cui questo fenomeno era particolarmente intenso e a creare allarmismo. Ora, l'articolo che affronta la questione dei fanghi mette un paletto, mette una soluzione a una situazione che si è venuta a creare in regione Lombardia, un'emergenza che si è venuta a creare in regione Lombardia, che si è venuta a creare perché la regione Lombardia ha normato questo tema con limiti eccessivi per quanto riguarda gli idrocarburi, dando una risposta naturalmente agli interessi delle lobby dei fanghisti. Ma il tema vero è che in questo Paese manca una normativa su questo tema. Con buona pace dell'economia circolare, noi abbiamo i fanghi di depurazione che arrivano nei nostri campi e non abbiamo una normativa nazionale di riferimento. Questa è una di quelle cose, una delle norme necessarie all'economia circolare, alla green economy di cui tutti si riempiono la bocca, per portare il Paese in avanti, fare innovazione e permettere anche di fare buona imprenditoria, una di quelle norme bloccate da anni al Ministero dell'Ambiente, a dimostrazione che il disinteresse e la sottovalutazione su questi temi spesso sono state bipartisan, ecco, anche qui. L'articolo, così inserito, poi l'avete subemendato, abbiamo messo altri parametri. Ma, anche qui, guardate, concentriamoci su Genova. Via quest'articolo e venite subito in Aula con il decreto che è fermo al Ministero dell'Ambiente e ragioniamo di fanghi su un decreto a se stante. Perché infilare, in maniera rocambolesca ed estemporanea, un singolo articolo su un tema così delicato? Cioè, il motivo lo sappiamo, state naturalmente rispondendo a un'esigenza e anche a interessi locali, ma io vi dico che non si fa così buona politica ambientale e non si affronta in questo modo un tema così delicato che, invece, sarebbe strategico, perché per creare buona economia in questo Paese, economia verde, è necessario creare filiere industriali. Normiamola questa filiera industriale, non infilate un articolo a caso, che crea ancora più allarmismo e sembra che quello sia un tema intoccabile, anche perché, ripeto, negli anni passati, il MoVimento 5 Stelle lo ha potentemente cavalcato.

Sono tanti i temi. Vi dico le ultime considerazioni. In questo decreto vi è anche una parte che riguarda le scuole e la cabina di regia di Strategia Italia sul rischio idrogeologico. Io non ho capito perché avete avuto così tanta fretta di mettere fine all'esperienza di Casa Italia e all'unità di missione sull'edilizia scolastica, creando un'emergenza a cui poi, adesso, rispondete con gli articoli in un decreto d'urgenza. Io non capisco perché smontare. Ve l'avevamo detto anche lì, quando abbiamo fatto il riordino dei ministeri. È lecito, è legittimo che un Governo voglia impostare politiche in maniera innovativa e voglia dare un proprio contributo - ci mancherebbe, dovete governare - ma perché smontare quello che stava, sia pur parzialmente ma assolutamente, funzionando, stava finalmente dando delle risposte sul rischio idrogeologico, sulla sicurezza delle scuole, per poi creare un vuoto a cui dovete rispondere con un decreto urgenze? È veramente un modo incomprensibile di procedere. Questo è un decreto pasticciato, è un decreto dei condoni, è un decreto in cui i commissari individuati hanno dei poteri enormi.

E, a proposito, anche qui, tema caro ai 5 Stelle, partecipazione e trasparenza: vi avevamo proposto in entrambe le situazioni, sia a Genova che a Ischia, un osservatorio civico che aiutasse i cittadini a partecipare alla ricostruzione; non lo avete voluto, perché la partecipazione e la trasparenza vi fanno comodo solo quando le volete voi, anzi le volevate voi quando eravate forza di opposizione, ma adesso anche nel vostro caso non bisogna disturbare il manovratore. Ecco, credo invece che sia necessario fare in modo che un decreto-legge di questo tipo, pasticciato, enorme ma urgente, perché dentro c'è Genova, abbia dei processi di partecipazione. Io su questo presenterò degli ordini del giorno: spero che il Governo li accolga, proprio perché deve capire che le procedure che avete individuato sono talmente delicate e complesse, che avete il dovere di far partecipare i cittadini e avete il dovere di aiutare i commissari a sostenere dei pesi così importanti.

E poi un'ultima cosa. Quando settimane fa vi si è fatto notare che andavate in deroga all'antimafia, avete negato, negato e negato: lo avete negato anche a Cantone, l'avete anche incontrato. C'è voluto il parere della I Commissione, ieri, a farvi notare che stavate andando in deroga all'antimafia. E anche qui, alla faccia dell'onestà, partecipazione, trasparenza e onestà ve le siete dimenticate con questo decreto-legge; e credo che sia davvero un'operazione pericolosa nascondere in un decreto-legge urgente, davvero urgente, quello di Genova, misure così controverse, impedendo al Parlamento di fare il proprio lavoro fino in fondo, tenendo i commissari a votare emendamenti su emendamenti che venivano comunque bocciati, ma poi ricomparivano come subemendamenti. La dice lunga di come intendete governare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione di questo decreto-legge è piuttosto complessa per la sua natura: non tratta di una sola materia, passa nell'immaginario collettivo come il “decreto Genova”, ma è bene ricordare che di Genova in questo decreto-legge si parla per un numero di articoli molto limitato rispetto ad altre questioni, che riguardano ad esempio il terremoto di Ischia. È un decreto-legge che ha avuto un parto molto lungo e accidentato, che è stato annunciato mille volte e sventolato su fogli bianchi da rappresentanti autorevoli di questo Governo a Genova, che è stato promesso alla comunità ferita di Genova dopo il crollo del ponte Morandi, ma che è arrivato in Parlamento dopo un percorso accidentato, molto controverso, sul quale si è consumato uno scontro interno alla maggioranza, e anche un conflitto istituzionale molto alto tra il livello di Governo centrale e le istituzioni locali.

Le premesse di partenza erano negative, preoccupanti e noi le abbiamo registrate, le abbiamo toccate con mano anche nella discussione che abbiamo svolto in queste due settimane nelle Commissioni competenti. È un decreto-legge che è stato sostanzialmente riscritto. L'hanno già detto alcuni colleghi intervenuti prima di me, perché nella sua parte dedicata ad affrontare l'emergenza, la situazione di Genova, si è rivelato totalmente insoddisfacente e inadeguato: questo è quanto ci hanno detto tutti i soggetti che abbiamo audito nelle Commissioni parlamentari competenti, a partire dai rappresentanti istituzionali, il presidente della regione, il sindaco di Genova, successivamente e con grave ritardo nominato commissario per la ricostruzione, il sistema economico e produttivo genovese e ligure. Mi è capitato in molte occasioni, in questa legislatura e nelle precedenti, di ascoltare i rappresentanti del mondo economico: mai come in questa occasione abbiamo ascoltato una voce unica, univoca e anche molto decisa nell'individuare le carenze, i punti deboli, le mancanze di questo decreto-legge. A dimostrazione di questo è il fatto che in molte parti i primi articoli di questo decreto-legge, quelli dedicati a Genova, sono stati sostanzialmente riscritti completamente. Il Governo ha messo in luce la propria incapacità nel decreto-legge, che ha scritto il Governo, che non è caduto dal cielo, ma che è stato elaborato con grande impegno, sappiamo, dal Ministro competente Toninelli, dal Consiglio dei ministri: ha scritto un testo insufficiente e inadeguato.

C'erano carenze enormi, evidenti: non c'era nulla sulle misure per gli sfollati, le persone che hanno perso la loro casa si sono giustamente indignate per questa disattenzione e mancanza di risposte da parte del Governo. Noi abbiamo presentato emendamenti, abbiamo raccolto le loro richieste: alcune sono state inserite, peraltro senza tener conto dell'apporto dato dai parlamentari di opposizione, dal momento che quelli di maggioranza sono stati totalmente assenti e silenti nella discussione su questo decreto-legge. Ma siamo soddisfatti che questa misura sia stata introdotta, anche se è inadeguata, anche se è insufficiente: non c'è nulla ad esempio per i locatari, noi presenteremo degli emendamenti su questo punto.

Mancavano delle risposte adeguate a sostegno degli operatori economici e delle imprese, dell'autorità portuale. Sono stati approvati degli emendamenti, sono state individuate risorse limitate per sostenere queste misure, ma crediamo che si possa e si debba fare di più, e i nostri emendamenti puntuali, che presenteremo anche per la discussione dell'Aula, vanno proprio in questa direzione. C'era una totale mancanza di attenzione al tema del sostegno al reddito dei lavoratori: il grido di allarme che ci è stato rappresentato dalla camera di commercio, dalle imprese, dai sindacati genovesi e liguri era chiaro e netto. Il crollo del ponte Morandi ha segnato una ferita, una frattura, una caduta della capacità produttiva, economica di quel tessuto imprenditoriale, e non c'era nel decreto-legge nulla per fronteggiare questa che è un'emergenza non futura, già reale, conclamata, che si sta aggravando di giorno in giorno. È stata inserita nella discussione in Commissione una misura su questo punto, ma anche qui sappiamo e sapete, lo sa benissimo anche il Governo, che quanto è stato approvato non basta: una misura di sostegno al reddito per soli dodici mesi non basta, limitarla soltanto alle imprese che operano nella città di Genova non è sufficiente, la richiesta che ci è venuta dal rappresentante della regione e dal sistema economico e produttivo è che si estenda a tutta la regione; e questo sarà un banco di prova, una cosa sulla quale vi chiediamo di lavorare insieme, per dare immediatamente questa risposta al sistema delle imprese e dei lavoratori genovesi e liguri.

Questo decreto-legge conteneva anche molte carenze e molti punti critici, molte falle dal punto di vista delle procedure individuate per la ricostruzione del ponte. Ho già ricordato prima il ritardo incomprensibile, francamente imbarazzante con cui il Governo ha proceduto a nominare il commissario per la ricostruzione; ma il ritardo con cui si è arrivati a questa nomina non è soltanto una prova dell'incapacità di decidere una linea e di assumersi contestualmente le responsabilità, ma anche della non volontà e dell'incapacità di comprendere come le misure per la ricostruzione del ponte, per il ripristino delle infrastrutture viarie nella città di Genova avevano bisogno di essere condivise con quanti le avrebbero dovute applicare. E invece su quelle norme siete dovuti ritornare, perché avevate scritto delle norme e degli articoli totalmente inapplicabili e siete stati costretti a rimangiarvi le vostre stesse parole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io mi domando quanto tempo si sarebbe risparmiato, quanto avrebbe guadagnato Genova in tempestività, in efficacia se si fosse scritto questo decreto-legge senza volere rincorrere per forza la polemica, il tweet del giorno, ma pensando invece al modo migliore per dare le risposte ad una città che aspetta da più di due mesi.

Avete scritto delle norme che non erano applicabili: ve l'hanno detto tutti, ve l'abbiamo detto noi, ve l'ha rappresentato il presidente dell'Autorità anticorruzione, quando vi ha segnalato come quella definizione della possibilità del commissario di operare in deroga a tutto, introducendo un istituto che non c'è nel nostro ordinamento, della possibilità di agire in deroga a tutte le norme di carattere extra-penale, non avrebbe consentito al commissario di operare con tempestività e nella certezza delle regole, ma anzi avrebbe generato uno spazio di incertezza e di criticità che poteva addirittura, anziché velocizzare, rallentare e pregiudicare l'efficacia della sua azione. Avete dovuto riconoscere che quanto vi dicevamo fin dall'inizio sul tema fondamentale del rispetto della normativa antimafia doveva essere corretto; e lo avete fatto, guardate, con un metodo che rimarrà purtroppo una traccia negativa nella discussione di questo decreto-legge. C'erano emendamenti di tutte le forze di opposizione: li avete respinti, avete votato contro. I colleghi della maggioranza, del MoVimento 5 Stelle, della Lega, senza aprire bocca avete votato contro quelle norme, e ieri avete trovato un escamotage, che tutti abbiamo visto e riconosciuto, attraverso l'espressione del parere della Commissione affari costituzionali.

Ma anche qui, se la vostra testardaggine e la vostra arroganza non vi avesse impedito di vedere che quello era un punto da migliorare, quanto tempo avremmo risparmiato e quanto avremmo evitato di trasmettere un messaggio deleterio a questo Paese, cioè l'idea che in nome della velocità e della tempestività si possa derogare persino alle leggi antimafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo messaggio purtroppo è stato dato, ed è stato dato da un Governo che invece ha professato, urlato nelle piazze e in quest'Aula parole vuote come quelle di legalità ed onestà. Dicevo che questo decreto purtroppo segna anche la fine della finta età dell'innocenza del MoVimento 5 Stelle: questo è il decreto che contiene il primo condono edilizio Cinquestelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È una promessa elettorale del capo politico del vostro movimento, del Vicepresidente Di Maio, che dopo avere raccontato e sfidato anche le forze democratiche, il nostro partito, sul terreno dell'onestà e della legalità, si è fatto garante del più grande e scandaloso condono edilizio tombale della storia di questo Paese, più grave dei condoni del Governo di Berlusconi, a dimostrazione del fatto che, per Ischia, avete previsto di applicare le norme del primo condono edilizio, quello di Craxi e di Nicolazzi, della legge n. 47 del 1985, quello a maglie più larghe, quello che permette di sanare, di condonare di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora il Governo del cambiamento mostra la sua vera faccia, il suo vero volto, andando a riabilitare il condono edilizio della tanto vituperata Prima Repubblica, con un'aggravante, che è già stata ricordata: il condono, che voi chiedete di applicare, va ad agire su un contesto molto particolare, come quello di Ischia, che, è vero, è stata toccata da un sisma, che si è verificato lo scorso anno, che ha danneggiato il patrimonio edilizio, pubblico e privato, di alcuni comuni di quel territorio, di tre in particolare, ma in uno dei contesti più fragili del nostro Paese dal punto di vista sismico e del rischio idrogeologico, dove purtroppo la piaga dell'abusivismo edilizio è una questione con cui bisogna fare i conti. E la risposta che voi avete pensato di dare, stabilendo che tutte le pratiche di condono pendenti debbano essere evase nei prossimi sei mesi, applicando esclusivamente le norme del condono del 1985, significa sanare abusi edilizi che sarebbero stati insanabili per i condoni successivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Significa sanare abusi realizzabili in aree a rischio idro-geologico, con la beffa di finanziare con risorse pubbliche dei cittadini italiani la ricostruzione di immobili abusivi anche in aree pericolose, anche a beneficio di soggetti condannati in via definitiva per reati di stampo mafioso, esclusi invece dal condono del 2003 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il Ministero dell'Ambiente, Costa, ha dichiarato che la sola parola “condono” gli provoca il voltastomaco: ci dispiace, perché non l'abbiamo visto in Commissione a rappresentare il suo Governo con un parere negativo sugli emendamenti che avete presentato. L'abbiamo visto purtroppo approvare in Consiglio dei ministri il testo di questo decreto-legge, che, all'articolo 25, prevede invece il condono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma non disperiamo, noi crediamo che si possa correggere questa norma nella discussione. Ci sono i nostri emendamenti, discutiamone, lavoriamo, c'è spazio per togliere dalla discussione questo tema, affrontarlo in un altro momento, per correggerlo o quantomeno ripristinare un principio minimo di legalità. Del resto, è quanto ci hanno promesso che avrebbero fatto i più autorevoli rappresentanti della Lega Nord. Ci ricordiamo le dichiarazioni, solo di qualche giorno fa, del presidente Molinari, del presidente della Commissione Trasporti, Morelli, dei deputati della Commissione ambiente e Trasporti della Lega, che ci avevano annunciato la presentazione di emendamenti che avrebbero tolto di mezzo lo scandaloso condono edilizio di Ischia. In Commissione non li abbiamo visti, ci aspettiamo di vederli qui in Aula, di vedervi intervenire e votare questi emendamenti, per risolvere e togliere da questo decreto un punto che è una offesa anche alla rilevanza dei temi che invece siamo chiamati ad affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Del resto, purtroppo, su questo decreto abbiamo visto qual è l'approccio e la risposta che voi pensate di dare a delle questioni reali che ci sono, a delle esigenze concrete del nostro Paese.

C'è una parte - ne parleranno meglio e in maniera più approfondita dopo di me altri colleghi del mio gruppo parlamentare - che riguarda il sisma del Centro Italia: ancora una volta, per l'ennesima volta, per l'ennesimo provvedimento vostro, di questo Governo e di questa maggioranza, non date le risposte che avevate promesso e annunciato sulla ricostruzione del Centro Italia. Ma cosa ancora più grave, intervenite con solo due punti, due questioni, che danno però il segno e la chiara direzione che vorrete intraprendere: con un blitz notturno, fatto in maniera parallela dai rappresentanti della Lega e del MoVimento 5 Stelle, avete compiuto una scelta gravissima sul piano istituzionale, perché avete deciso con un emendamento di cancellare dalla cabina di regia della ricostruzione del sisma del Centro Italia i sub-commissari presidenti di regione, i soggetti istituzionali che da allora, da quando è stata avviata la ricostruzione ad oggi, hanno sempre condiviso con tutti i commissari dei vari Governi che si sono succeduti la responsabilità delle scelte fatte. Questa decisione, resa esplicita anche da alcune dichiarazioni di alcuni colleghi del MoVimento 5 Stelle che rimarranno agli atti di questo Parlamento, ha un chiaro sapore punitivo, e l'idea in sé di grande arroganza che si possa decidere soltanto qui, a Roma, a Palazzo Chigi, come ricostruire quei territori. Non è solo un affronto nei confronti dei presidenti delle regioni, è un affronto nei confronti delle comunità che quei presidenti e quei sub-commissari rappresentano, e anche degli enti locali, che in questi anni, nel bene o nel male, sono sempre stati coinvolti nelle scelte della ricostruzione. Su questo vi chiederemo di fare un passo indietro, di ripristinare un principio di buona collaborazione istituzionale, che, guardate, conviene più a voi che a noi. L'altra questione che avete inserito, anche in questo caso con un emendamento della maggioranza, è un altro semi condono, una sanatoria totale degli abusi compiuti nel Centro Italia, nascondendovi dietro la scusa che per sbloccare la ricostruzione serve sanare gli abusi che sono stati fatti, non rendendovi conto che, anche in questo caso, per le modalità con cui questa norma è stata fatta, si trasmette un messaggio deleterio, cioè l'idea che per poter ricostruire, per poter ripartire in quelle comunità l'unica strada possibile è quella di aggirare le regole e di premiare con risorse pubbliche chi ha compiuto degli abusi non lievi, che già oggi la normativa consente di sanare per la ricostruzione, ma situazioni di totale abusivismo, anche in aree a rischio idro-geologico, a rischio sismico, compromettendo una buona ed efficace ricostruzione.

Ci sono molti temi dei quali si potrebbe parlare, e avremo modo di farlo nel corso della discussione, che ci auguriamo possa avvenire in maniera distesa, perché noi non abbiamo nessun intento di rallentare l'approvazione di questo decreto, ma di discutere, se sarà possibile, insieme ai rappresentanti anche della maggioranza, che in Commissione sono stati particolarmente silenziosi, e spero che in Aula questo non avvenga. Ma c'è un tema dal quale non posso esimermi di fare qualche considerazione, mi ha portato a farlo il collega del MoVimento 5 Stelle Zolezzi, che è intervenuto prima di me, e riguarda l'articolo 41, la norma sui fanghi di depurazione, che ha destato grande scalpore. Intanto vorrei precisare che quanto lui ha raccontato e detto rispetto alla disciplina di questa materia non era oggetto di un decreto abbozzato dal precedente Governo, c'era solo un testo che era stato condiviso con le regioni, tant'è che aveva avuto l'avallo della Conferenza delle regioni, che voi avete deciso di bloccare, per incapacità di decidere, perché è molto più difficile dare una soluzione ai problemi piuttosto che agitarli, e avete scritto una norma in questo decreto che non ha nessuna attinenza con il tema di Genova, come è abbastanza evidente, per gestire un'emergenza che voi avete cavalcato, spesso in modo spregiudicato nei territori, su un tema reale come quello del corretto utilizzo dei fanghi in agricoltura. Allora noi vi sfidiamo, come abbiamo fatto in Commissione: fatelo questo decreto, scrivete una norma organica che disciplini in materia definitiva come utilizzare i fanghi in agricoltura. Non nascondetevi dietro l'urgenza, scrivete il decreto che spetta oggi fare a questo Governo. Noi daremo il nostro contributo, ma non pensate di cancellare attraverso questa norma, in nome dell'emergenza, la tanta propaganda che avete fatto sui territori, generando allarme, creando emergenze che non esistevano in alcuni casi, solo con lo scopo di additare ancora una volta colpevoli di emergenze che ora tocca a voi risolvere e che state dimostrando di essere totalmente incapaci di affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Presidente, nel concludere il mio intervento voglio sottolineare soltanto un aspetto: c'è un filo che attraversa le tante misure, anche disorganiche e diverse, che ci sono in questo decreto, che parte, come avete scritto, dalle norme da applicare per la ricostruzione del ponte di Genova, attraversa il tema dell'abusivismo, del condono di Ischia, del sisma del centro Italia; l'idea che per poter agire si debba derogare a tutto, che non servano limiti, non servano cornici certe, che si possa andare al di sopra delle regole e delle leggi; e il fatto che voi avete reso proprio, in maniera chiara ed evidente, che le regole sono un impiccio, che è qualcosa che non si può rispettare, che non si può nemmeno avere la responsabilità di cambiare, perché questo significa assumersi delle responsabilità; che si possono violare, tanto poi arriva un condono, magari il più totale e tombale di tutto, che basta additare un colpevole al giorno per pensare di lavarsi la coscienza.

Invece, le responsabilità di governare sono altre, noi abbiamo provato a richiamarvi su quelle in Commissione e restano lì, restano qui, anche nella discussione che faremo qui in Aula con i nostri emendamenti.

C'è un rammarico personale, credo che faccia parte anche di tutto il nostro gruppo: avevamo un'occasione di scrivere in Parlamento una pagina di buona politica occupandoci di Genova, Genova soltanto, perché quel tema meritava un'attenzione totale e responsabile da parte del Parlamento, più di quanto ha messo in campo il Governo, mettendo insieme proposte, visioni, idee, ascoltando le voci del territorio per affrontare l'emergenza e corrispondere, con tutta l'attenzione e la cura che quella situazione meritava, alle aspettative invece di quel territorio.

E, purtroppo, invece, avete deciso di usare questo decreto per ripagare delle cambiali elettorali, con la carta dei condoni e delle misure ad personam, e di trasmettere un messaggio deleterio a questo Paese: che per poter operare, si può andare sopra ogni regola e si può cambiare e si possono premiare, soprattutto, così come state facendo con il condono fiscale, quelli che le regole non le rispettano.

Questo tratto, purtroppo, mina la discussione di questo decreto e noi ci auguriamo che, per quanto sarete in grado di fare, nella conversione in Aula avrete modo di fare un passo indietro, di riconoscere gli errori e di migliorare e trasmettere un messaggio più efficace e più responsabile a Genova e al Paese intero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sara Foscolo. Ne ha facoltà.

SARA FOSCOLO (LEGA). Grazie Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, l'argomento che affrontiamo oggi, da ligure, mi sta particolarmente a cuore. Come ho già avuto modo di affermare in quest'Aula a inizio settembre, il crollo del ponte Morandi è una tragedia che ha colpito Genova, tutta la Liguria e tutto il Paese. Una ferita ancora aperta, che sebbene possa aver diminuito la propria enfasi mediatica sugli organi di stampa nazionale, sul territorio si fa sentire ancora ed è tuttora di grande, disarmante attualità. Una ferita da richiudere senza ritardi, nell'interesse primario dei cittadini: è questo che siamo chiamati a fare come istituzioni.

Ho già in passato speso parole di elogio per l'intervento rapido e tempestivo del Governo nei momenti successivi alla tragedia, un plauso che ribadisco perché questo Esecutivo mai ha fatto mancare la propria vicinanza a Genova e alla Liguria, lavorando a stretto contatto con il commissario per l'emergenza e il Presidente della regione Giovanni Toti e con il commissario straordinario e il sindaco di Genova Marco Bucci.

E mi siano consentiti un ringraziamento particolare per il Viceministro alle infrastrutture, l'onorevole Edoardo Rixi, sempre presente sul territorio, che ha affrontato con serietà, impegno e spirito di servizio tutte le delicate fasi di questa situazione. E un ringraziamento all'onorevole Flavio Di Muro, ligure anche lui, relatore di questo decreto in Aula, per l'ottimo lavoro compiuto finora (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Il Governo è intervenuto con disposizioni importanti nell'ambito del decreto-legge, prevedendo la nomina di un commissario straordinario per poter garantire, in via d'urgenza, le attività per la demolizione, la rimozione, lo smaltimento e il conferimento in discarica dei materiali di risulta, nonché per la progettazione, l'affidamento e la ricostruzione delle infrastrutture e il ripristino del connesso sistema viario.

Questo decreto nasce da un'emergenza, alla quale abbiamo assistito tutti. Pertanto, erano richieste efficacia e rapidità, le quali non sono mancate, compatibilmente con i tempi parlamentari; efficacia e rapidità, che non sono mancate nell'ottimo lavoro svolto dal Governo, dai relatori di maggioranza, dai componenti delle Commissioni.

Il decreto è suddiviso per articoli ed evidenzia la grande attenzione per le richieste di tutte le realtà coinvolte, degli auditi e del commissario. Sono moltissimi i contenuti del decreto, che, come ha affermato lo stesso Vicepremier e nostro segretario, Matteo Salvini, poteva essere discusso nelle sedi opportune ed eventualmente migliorato, e così è stato grazie, alle audizioni che hanno visto la partecipazione di autorità importanti e grazie ai rapporti diretti con il commissario.

Il testo ora è migliore rispetto al primo giorno, sono state aggiunte norme prima non contemplate, c'è un sensibile aumento delle risorse destinate al territorio, nuovi capitoli di bilancio, un risultato importante e non banale, al quale si è giunti in questi giorni.

Qualche esempio concreto: nell'articolo 1 è prevista la nomina di due subcommissari e il sindaco e commissario Marco Bucci ha già espresso la volontà di nominarne uno dall'Avvocatura di Stato e uno dalla Corte dei conti. Forse in passato, di fronte all'opportunità di nuovi ruoli, nuove poltrone, qualcuno avrebbe pensato a piazzare amici, amici degli amici, qui invece si affidano incarichi a tecnici seri e questa è una differenza non da poco.

Di rilevante importanza per le famiglie degli sfollati sono le diverse misure fiscali previste, come l'esenzione IRPEF ed IRES dal periodo di imposta in corso 2018 sino al 31 dicembre 2020, nonché l'esenzione dall'imposta di successione, dalle imposte e tasse ipotecarie e catastali e dall'imposta di bollo per gli immobili demoliti o dichiarati inagibili. La sospensione, dal 14 agosto 2018 fino al 31 dicembre 2019, dei termini di notifica delle cartelle di pagamento e di riscossione. L'esenzione dal pagamento delle forniture di energia elettrica, gas, acqua e telefonia, da regolamentare da parte della competente Autorità.

È prevista una voce di spesa per gli straordinari dei Vigili del fuoco, e qui mi sia consentita nuovamente una parentesi per ringraziare i Vigili del fuoco, le forze dell'ordine, la Protezione civile, i volontari e tutti quegli eroi che per giorni si sono spesi scavando tra le macerie, per salvare vite e recuperare le vittime (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

È prevista la possibilità, per la regione, per gli enti locali interessati, per gli enti del settore regionale allargato e per la camera di commercio di Genova, nonché per le società controllate dalle predette amministrazioni, previa autorizzazione del commissario delegato per l'emergenza, di assumere lavoratori a tempo determinato fino a 300 unità complessive, con funzioni di Protezione civile, polizia locale e di supporto all'emergenza.

È molto importante l'inserimento tra gli enti anche della camera di commercio di Genova, visto l'ingolfamento delle pratiche che potrebbe emergere ai fini dell'assegnazione dei contributi alle imprese. Anche l'autorità portuale è autorizzata ad assumere 20 unità di personale con funzioni di supporto operativo e logistico all'emergenza.

Il decreto incrementa, inoltre, le disponibilità della contabilità speciale del commissario delegato di ulteriori 9 milioni per il 2018 e 11 milioni per il 2019. Nel decreto sono previste agevolazioni fiscali, sostegno alle imprese e anche ai liberi professionisti.

L'articolo 5, inoltre, interviene in materia di trasporti regionali, assegnando 20 milioni con priorità per i mezzi a propulsione elettrica, ulteriori 20 milioni per il ristoro delle maggiori spese affrontate dagli autotrasportatori, nonché 5 milioni di euro per le opere varie di collegamento di competenza del comune.

Sarebbe quasi scontato e banale dichiarare che bisogna fare presto. In questo caso, fare presto non basta, dobbiamo fare presto e bene. C'è una città divisa in due, c'è una regione divisa in due, che ci chiedono a gran voce di mettere da parte appartenenze partitiche, eventuali divergenze ideologiche, differenti sensibilità politiche e di lavorare insieme nella stessa direzione per trovare la soluzione migliore. Migliaia di cittadini, utenti, famiglie, imprenditori, lavoratori, cui bisogna dare risposte efficaci e in tempi rapidi.

E, come ho detto prima, essendo io stessa proveniente dalla provincia di Savona, va evidenziato che la frattura venutasi a creare non riguarda, purtroppo, il solo capoluogo, ma l'economia di tutta la Liguria, una regione che storicamente deve già affrontare molte difficoltà per combattere l'isolamento e che non può permettersi di restare ulteriormente emarginata.

Ecco perché ci troviamo qui oggi: per mettere in campo tutti gli sforzi possibili e collaborare insieme al fine di far risollevare il territorio con un nuovo ponte, che, a prescindere dalle diverse opinioni riguardo all'estetica, deve essere prima di tutto funzionale e con una serie di misure volte ad aiutare le diverse categorie che da quel tragico giorno sono in sofferenza. Penso, solo per citarne alcuni, agli operatori del sistema portuale Genova-Savona, che è il principale nodo logistico del nord-ovest, ai danni indiretti alle attività manifatturiere, penso alle tantissime realtà di Genova, ma, da rappresentante del Ponente, anche a tutte le aziende del territorio savonese, già alle prese con un'aria di crisi industriale complessa.

Auspico che il MIT prenda in considerazione l'inserimento, in una fase successiva, di Cairo Montenotte, in val Bormida, nella zona logistica semplificata, come retroporto di Genova.

Come si è discusso in sede di Commissione e come avremo modo di affrontare in Aula, c'è bisogno del ponte, così come di portare avanti e avviare una serie di opere correlate, al fine di migliorare il sistema di infrastrutture ligure e di consegnare a quella parte d'Italia gli strumenti per recuperare un gap che perdura da troppo tempo.

Tutto si può migliorare sempre, ma è stato fatto un buon lavoro. Ci potranno essere discussioni sui dettagli, parti da correggere e da migliorare, ma sono soddisfatta del lavoro portato avanti dalle Commissioni e sono certa che dalle Camere si potrà dare il via a un decreto che porti le risorse necessarie alla città di Genova e alla Liguria per potersi rialzare. È un compito che ci spetta, che dobbiamo in onore di quelle 43 vittime innocenti e dei loro cari e che dobbiamo ai cittadini, agli sfollati, ai genovesi e a tutti i liguri colpiti da questo dramma (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessio Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, colleghi, signori del Governo, innanzitutto il gruppo di Fratelli d'Italia desidera chiarire che, quando varcammo la soglia delle Commissioni competenti, lo facemmo senza alcun tipo di pregiudizio. E lo facemmo per rispetto a Genova e per rispetto ai genovesi. Certo, poi abbiamo letto il testo del decreto e, allora, abbiamo espresso un giudizio politicamente severo e doverosamente rigoroso, perché il testo licenziato dal Consiglio dei ministri era un'autentica vergogna, cosa rilevata anche in tutte le audizioni dei soggetti che abbiamo ascoltato e che non erano strettamente portati ad esprimere giudizi di carattere politico, cosa che invece noi facciamo e abbiamo fatto anche in Commissione.

Ebbene, il testo è stato stravolto in Commissione, anche grazie al contributo concreto e fattivo di Fratelli d'Italia. Quindi, questa è la prima valutazione politica, onorevole sottosegretario Crimi, ovvero che quello che è arrivato in Aula non è il testo del vostro Governo, ma il testo emendato e sistemato dal Parlamento con il nostro contributo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, questa è la prima valutazione politica da fare.

Qualora qualcuno non fosse d'accordo, possiamo anche prendere il testo e leggere tutte le parole che ci sono in neretto, per capire quale sia stato il contributo delle Commissioni, ovvero quante e quali siano state le manine - che questa volta hanno lavorato positivamente - per correggere la nefandezza promossa, prodotta e votata dal Consiglio dei ministri.

Ringraziamo anche noi i relatori e lo facciamo sinceramente. Inizialmente li avevo definiti un po' imbarazzati, così come avevo definito imbarazzati anche altri colleghi della maggioranza, che in Commissione sono stati silenti, a volte allibiti, rispetto al testo del Governo. Certo, c'è scarsa soddisfazione, perché non c'è grande riconoscenza da parte del Governo e della maggioranza rispetto al lavoro svolto dalla minoranza e dalle opposizioni in Commissione. Però, ne siamo felici. Siamo felici perché le nostre verità e le nostre concretezze brillano sulle bocche e sui testi degli avversari politici. Quindi, siamo felici perché l'importante è che brillino, l'importante è che questo testo sia stato migliorato. Era un testo partito male, che senza il contributo che ho ricordato delle opposizioni sarebbe probabilmente arrivato anche peggio. C'è stato uno stimolo continuo e costruttivo da parte di tutte le minoranze, di cui il Governo deve essere consapevole. Un decreto fragile - lo abbiamo definito così sin dall'inizio del dibattito in Commissione - entrato in vigore con un clamoroso ritardo, il 29 settembre, con una tipologia, decreto omnibus - perché sappiamo benissimo che non parla solo di Genova -, che anziché fare quello che tutti avevamo auspicato e che era stato promesso anche inizialmente da autorevoli membri di questo Governo, ovvero una legge speciale per Genova, che non avete avuto né la forza né il coraggio di fare.

Il Governo inebriato dagli applausi, il Governo dei selfie ai funerali, che impiega 45 giorni per approvare un decreto emergenza, 45 giorni tra improvvisazioni, tra accelerazioni - io direi anche a volte, infantili dichiarazioni -, tra retromarce, roboanti affermazioni! E, a testimonianza che quello che stiamo esaminando non è il testo del Governo, ne voglio ricordare; 14 agosto, Ministro Di Maio: “Presto un commissario”. Noi sappiamo che poi il commissario è stato nominato il 4 ottobre; 17 agosto, Ministro Toninelli: “Il mio Ministero ha inviato ad Autostrade la lettera con cui prende avvio la procedura per la decadenza della concessione”, quando sappiamo perfettamente che le concessioni non sono decadute; 22 agosto, Toninelli: “In questo momento siamo molto più concentrati a star vicino agli sfollati, che a pensare a questioni di azionisti o titoli di Borsa”. Verrà poi contestato sonoramente il giorno 8 ottobre dagli sfollati, dai genovesi e dai liguri, che non erano stati preparati come precedentemente accaduto da una claque politica. Certo abbiamo capito che non era concentrato. E l'abbiamo capito sa quando? Quando il 16 agosto ha nominato la Commissione ministeriale, della quale, per un motivo o per l'altro, si sono dimessi quattro componenti su sei. Certo che non era concentrato.

E, ancora, 27 agosto, Toninelli: “Autostrade presenterà entro cinque giorni ipotesi operative relative a tempistiche di demolizione”. Ironia della sorte, la demolizione potrà essere effettuata da Autostrade.

E poi, ancora, Di Maio, Toninelli, Di Maio, ma si arriva all'iperbole del 14 settembre, quando il Premier - ci spiace fare questa affermazione - si presenta in piazza De Ferrari a Genova, per la cerimonia della commemorazione della tragedia, e lo fa mentre la gente piange. Fa un intervento politico, che noi abbiamo giudicato stonato. Sventola i fogli di quello che dovrebbe essere il decreto, fatto salvo che fino al 25 settembre - e poi sappiamo che è arrivato molto dopo - il decreto ancora non c'era. E la Ragioneria dello Stato, mentre il Premier sventola dei fogli evidentemente bianchi, ricorda che il decreto presenta dei puntini di sospensione, al posto delle cifre da investire e da mettere a bilancio per l'intervento di Genova, e dice soprattutto che non c'è la scheda tecnica.

Allora, si conclude poi questo carosello con la stucchevole apparizione da Bruno Vespa, sempre del Ministro Toninelli, di un Ministro sorridente davanti al plastico dell'archistar, che dice: “Il decreto è approvato salvo intese”. Ora io credo che ci sia sempre molto da imparare e la mia esperienza politico-parlamentare non è molto breve. Ma io ho imparato ancora qualcosa e, cioè, ho imparato che può essere approvata una legge “salvo intese”. Non mi era mai capitato in tante legislature vissute anche da protagonista. Non mi era mai capitato di leggere che una legge potesse essere approvata “salvo intese”.

E poi sempre Di Maio e Toninelli, che in tv, rigorosamente davanti alle telecamere o davanti ai taccuini dei giornalisti, assegnano già i lavori a Fincantieri, dimenticando che occorrerebbe anche la qualifica SOA. Certo, è una questione che poi potrebbe essere risolta e, infatti, è stata risolta anche abbastanza facilmente, ma che mette in evidenza quanto il re fosse nudo nel dilettantismo, che è stato dimostrato. È un tifo da curva, quello per Fincantieri, che certo, è vero, costruisce i ponti, ma costruisce ponti che sono sulle navi e poi noi sappiamo che le navi passano sotto i ponti, perché Fincantieri, fino a prova contraria, non ha alcuna esperienza nella realizzazione dei ponti. Ed è un tifo che arriva a bruciare anche la candidatura di una persona perbene, di un prestigioso manager di Fincantieri - stiamo parlando di Claudio Gemme -, che addirittura è pronto alle dimissioni, perché ormai sa che qualcuno sta per firmare il decreto-legge, in cui lui viene definito e nominato commissario. E invece no! Perché non si accorgono, non vi accorgete, che c'è un conflitto di interessi grande come una casa, che non è stato ravvisato da chi del conflitto di interesse ha fatto addirittura una religione.

E, ancora, un Toninelli fantasioso, quello che parla del ponte di Istanbul, paragonando Genova a Istanbul. Un ponte dove giocare, dove mangiare qualcosa.

Queste sono cose che ha dichiarato Toninelli. E si è meritato la risposta intelligente e sagace dei liguri che sui social hanno reso virale il messaggio: Ministro, noi vogliamo solo un ponte. Poi a mangiare e a giocare andremo altrove. Un continuo esercizio muscolare contro il buonsenso, con l'ostentata tattica di speculare politicamente su questa grandissima disgrazia. E avete fatto braccio di ferro anche sulla scelta del commissario, come hanno ricordato alcuni colleghi precedentemente intervenuti. Allora, adesso vi racconto una cosa che ho già raccontato in Commissione: alle 3,32 del 6 aprile del 2009 una scossa di 5,9 gradi Richter devasta L'Aquila. Lo stesso 6 aprile, onorevole sottosegretario Crimi, il Governo di centrodestra emana il decreto emergenza e nomina immediatamente il commissario nella persona di Guido Bertolaso. Le prime case venivano consegnate cento giorni dopo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Questo si chiama affrontare seriamente, intelligentemente, coerentemente e dignitosamente l'emergenza.

E torniamo a Genova: il decreto licenziato dal Consiglio dei ministri dispone poco o nulla per quanto riguarda il porto più importante, commercialmente parlando, d'Italia; addirittura, ci sono degli armatori che già si stanno organizzando per dirottare il commercio su Marsiglia, su Barcellona. Ma nel decreto non c'è quasi nulla, così come non c'è quasi nulla per l'autotrasporto, per il trasporto pubblico locale, per gli sfollati, per le imprese che, solo nella zona rossa, sono più di 700, dal piccolo bar alla grande impresa, con la disperazione delle persone che lì lavorano, con la disperazione delle persone che lì lavorano. E, se possibile, ci avete fatto tanta tenerezza, presentando quel decreto-legge.

E noi abbiamo dimenticato, Fratelli d'Italia ha patriotticamente dimenticato ogni polemica, lavorando per Genova, lavorando per il Paese, sopportando la vostra arroganza, sopportando lo stillicidio di emendamenti a cui avete costretto anche i due relatori, i subemendamenti, le sedute notturne, le trattative febbrili, autentici baratti su argomenti diversi, i più disparati, perché siete riusciti a mischiare il condono di Ischia, che è stato introdotto in questo testo, creando disparità con altre popolazioni e altre località colpite da altri eventi sismici, avete mischiato il decreto sicurezza e, addirittura, il condono fiscale. Un vero decreto do ut des, dai a me qualcosa che do qualcosa a te in cambio. Ovviamente, tutto consumato tra le forze di maggioranza: un tempo si scambiavano le figurine, ora si scambiano le bandierine da infilzare sui singoli provvedimenti, perché questa è la ratio che sottende il provvedimento.

E ci sono delle contraddizioni che, nonostante l'incredibile miglioramento di cui è stato oggetto questo decreto, ancora restano e che vi ricordiamo: l'istituzione dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle infrastrutture all'articolo 12, al comma 1, con decorrenza al 2019, con buona pace dell'immediata applicazione dei decreti-legge; e ancora non si sa con quali competenze andrà ad operare questa Agenzia, e cioè se con la definizione di tariffe e pedaggi e sugli schemi dei bandi per le gare oppure una di queste due competenze. Non avete accolto nemmeno il suggerimento del Comitato per la legislazione. Insomma, molto è stato migliorato dal Parlamento, davvero molto è stato migliorato, ma ciò non esime Fratelli d'Italia dallo stigmatizzare politicamente l'azione di un Ministro che, ripetiamo per l'ennesima volta, è inadeguato, e di un Governo che su Genova ha evidenziato le carenze e le lacune ormai a tutti note.

Qualcuno scrisse una cosa simpatica, per quanto opinabile, sulla storia, e cioè che si ripete sempre due volte. È qualcuno molto distante dalla mia impostazione politica e culturale, per intenderci. La storia si ripete sempre due volte: la prima sotto forma di tragedia, la seconda come farsa. E, allora, che Genova abbia rappresentato la tragedia questo è fuori dubbio, con il suo fardello di vittime, con il suo fardello di sfollati, con il suo fardello di imprese inginocchiate, con il fallimento di un sistema infrastrutturale. Questa è una grande tragedia, ma poi arriva la farsa: quelle dichiarazioni dell'ineffabile Ministro Toninelli, dopo il sopralluogo alla Strada dei Parchi, alla A24-A25, Roma-Teramo-Pescara.

È preoccupato il Ministro, perché dice che “è quello che più mi preoccupa e non mi fa dormire”, riferito, ovviamente, all'ammaloramento, presunto o reale staremo a vedere, evidentemente, di alcuni viadotti. Pensavo di essere stato molto duro con il Ministro Toninelli nelle precedenti puntate; invece, oggi mi accorgo di essere stato generoso e indulgente. Tutto il gruppo di Fratelli d'Italia è stato generoso e indulgente, perché quello è il tratto distintivo, lo stile politico di un frastornato Ministro delle infrastrutture, che ha mandato in scena la farsa, il procurato allarme, le dichiarazioni pretestuose di chi dovrebbe intervenire, tacendo, dopo quello che è accaduto a Genova, intervenire tacendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La tragedia, la farsa. Per il verbale, la frase è attribuita a Carlo Marx, del quale si può chiedere qualche informazione, naturalmente, al Vicepremier Di Maio, chiarendo da subito che non è nato a Matera e che non è uno dei cinque comici Marx del cinema americano.

Concludo ringraziando i colleghi di Fratelli d'Italia, tutto il gruppo, ma, soprattutto, quelli che compongono le due Commissioni competenti, per il lavoro che hanno svolto, perché è vero che nessuno di noi è di Genova, caro relatore e caro sottosegretario, ma abbiamo lavorato con passione e con competenza per Genova, per i genovesi, per i liguri e per il sistema Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI (M5S). Presidente, gentili colleghi, gentili colleghe, sottosegretario, dopo settimane di intenso lavoro in Commissione siamo arrivati ad approvare un testo che finalmente darà la possibilità al Centro Italia di ripartire dopo i terremoti che l'hanno colpito duramente nel 2016. Va sottolineato che abbiamo ereditato una gestione post sisma davvero disastrosa, grazie alla quale in questi due anni le quattro regioni coinvolte hanno fatto pochi e stentati passi. Basti pensare che, in molti comuni, ci sono ancora macerie a terra disposte esattamente come appena dopo il crollo di quella maledetta notte del 24 agosto e la terribile mattina del 30 ottobre. A seguito di quelle scosse, oltre a ricordare anche oggi le vittime dirette e indirette, e mi riferisco in questo caso ai diversi suicidi dovuti alla perdita della speranza, abbiamo avuto centinaia di migliaia di sfollati, di disperati, che, per più di un anno, sono stati in roulotte, camper, tende o relegati in desolati alberghi sulla costa.

A peggiorare il quadro possiamo dire che ad oggi in alcune zone le SAE sono arrivate da pochissimo; in altre, addirittura, quelle messe in opera, fra l'altro a costi elevatissimi, sono già marce. Partire da questa situazione è stata sicuramente un'operazione complessa, ma il lungo lavoro di ascolto dei cittadini, dei sindaci e delle associazioni fatto in questi anni ha guidato i nostri passi. Abbiamo ascoltato, compreso esigenze o preoccupazioni, ma, soprattutto, ci siamo resi conto della necessità di ridare speranza, dando il via alla ricostruzione; cosa fino ad oggi impossibile a causa dei troppi ostacoli burocratici. Per farlo, abbiamo approvato la mini sanatoria, che consente di mettere in regola le piccole difformità che nell'arco di decenni sono state messe in atto nei centri storici dei comuni del cratere.

Cose di piccola entità, che, però, non coinvolgono grandi aumenti di volumetria, consistenti solo nei limiti previsti dalle norme regionali sul piano casa. È fondamentale eliminare questo ostacolo, perché, dopo due anni, gli stessi uffici della ricostruzione, i tecnici, i sindaci e i presidenti di regione confermano che queste difformità stanno bloccando, di fatto, la maggior parte delle pratiche, rendendo così impossibile avviare la ricostruzione. Ci teniamo a sottolineare, però, che non è prevista alcuna sanatoria per le strutture totalmente abusive. A proposito della parte tecnica, abbiamo anche risolto il problema che affliggeva tutti i professionisti che stanno lavorando alla ricostruzione, approvando un anticipo del 50 per cento della parcella alle prestazioni del progetto e il restante in base all'avanzamento dei lavori.

Questo darà una spinta alla ricostruzione, perché da ben due anni questi professionisti stanno lavorando praticamente in maniera gratuita; motivo per il quale sono costretti, purtroppo, spesso e volentieri, a lasciare indietro il lavoro sugli immobili crollati, per svolgerne altri a pagamento. Con tale emendamento diamo loro la possibilità di concentrarsi su questo importante lavoro, sveltendo così la ricostruzione. Dai territori è anche arrivata la richiesta di velocizzare il sistema commissariale, per cui abbiamo ritenuto necessario semplificarne l'iter.

D'ora in poi le richieste del commissario non dovranno più essere emanate previa intesa con i quattro subcommissari ma gli stessi verranno solo sentiti dal commissario. Questo comporterà un'evidente velocizzazione di tutti gli iter. Allo stesso modo, a lui sarà affidata l'individuazione delle priorità sulle predisposizioni e l'invio dei progetti degli interventi di ricostruzione pubblica. Oltre a questo dovrà coadiuvare gli enti locali anche nella realizzazione e non solo nella progettazione. Al contrario di ciò che è stato detto, questo provvedimento non è stato pensato per sminuire i presidenti delle regioni PD ma solo per evitare passaggi lunghi e laboriosi per ogni decisione da prendere e per essere più reattivi rispetto alle richieste dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tra l'altro, a questo proposito abbiamo anche accolto un emendamento dell'opposizione con cui inseriamo quattro sindaci nominati dall'ANCI, uno per regione, dentro la cabina di coordinamento e ciò a conferma del forte dialogo con il territorio.

Nel nostro testo, inoltre, abbiamo inserito importanti provvedimenti che semplificano la vita ai cittadini, come l'inclusione, fra le spese ammissibili, delle spese dell'attività svolta dagli amministratori di condominio e delle spese dei consorzi costituiti fra proprietari per la gestione degli interventi unitari sugli immobili. Abbiamo anche predisposto un innalzamento da 500 mila a 600 mila euro per la soglia dei lavori delle diocesi che così potranno affidare con gare alla miglior offerta, semplificando così la rinascita di chiese e cattedrali, luoghi d'arte e di aggregazione della comunità.

Questi emendamenti, oltre ad altri, ci danno fiducia nella rinascita delle mie amate terre, perché da marchigiana so bene cosa i miei corregionali, insieme agli abruzzesi, agli umbri e ai laziali, hanno passato in questi due anni. Se è vero che siamo popoli tenaci, laboriosi e testardi, è anche vero che queste calamità naturali, seguite da disastri politici, ci hanno notevolmente fiaccato. Ci rialzeremo - e lo stiamo già facendo - ma lo faremo a fatica e con non poche difficoltà. Ma noi, popoli nati e cresciuti fra le montagne, ne abbiamo avuta una troppo alta e imprevista da scalare. Sto parlando della montagna chiamata burocrazia che, grazie ai precedenti provvedimenti, ci ha dato la sensazione di essere inscalabile. Di certo, non abbiamo potuto contare sull'aiuto della politica, troppo impegnata per ascoltare la voce dei cittadini che, invece, sanno più che bene cosa serve per superare questo momento. È arrivato, quindi, il momento di alzare la testa, di ricostruire le nostre città, i nostri paesi, le nostre comunità, le nostre case e anche, se possibile, la fiducia nei nostri rappresentanti in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Presidente, membro del Governo, l'assurda e inaccettabile tragedia del ponte Morandi di Genova, con il suo prezzo tremendo di vite umane, di sofferenza, di privazioni e di disagi, ha mostrato, ancora una volta, la solidarietà dei genovesi e quanto sia stata intensa la vicinanza del popolo italiano. Questo è il nostro Paese, con la sua cultura, le sue diversità, i suoi limiti, i suoi slanci straordinari. “Il debito che abbiamo per Genova è di sostenerla, di aiutarla a ricostruire rapidamente”. Queste sono alcune delle parole che il Presidente della Repubblica Mattarella ieri ha pronunciato durante l'assemblea nazionale dell'ANCI a Rimini, parole che in poche righe fanno pensare e fanno pensare molto.

Il testo originario era un contenitore vuoto e nei primi momenti forse solo una copertina da sbandierare, magari, in piazza De Ferrari - molti di noi c'erano - e si sono spacciate ai cittadini di Genova come risolte situazioni qualche volta neanche affrontate.

Doveva essere il decreto su Genova e si parla - senza volere mancare evidentemente di rispetto a nessuno - di Ischia e si parla anche, in qualche caso, di pneumatici fuori uso. Credo, quindi, sia facilmente comprensibile quanto Genova c'entri poco, non per fare delle valutazioni di merito che sarebbero assolutamente inappropriate, con Ischia e con altre situazioni. Abbiamo perso un'occasione, come è stato detto da molti colleghi, e credo che sia assolutamente vero.

Ora il decreto è stato riscritto e molte delle nostre proposte sono state copiate - questo, evidentemente, detto in termini poco eleganti, ma è questa la realtà - e riproposte. Guardo alcuni colleghi della maggioranza, li guardo sorridendo, ma questo è un dato di fatto. Ma non ci interessa che siano state copiate. Altre invece - e questo è il fatto molto più grave - sono state ignorate senza alcuna motivazione. Durante il parto podalico, perché di parto podalico si può parlare sicuramente in questa gestazione lunga, lunghissima, del decreto di Genova, un parto, come dicevo, molto difficile, si è rischiata la crisi di governo, perché sono passati talmente tanti mesi che c'è stato di tutto e anche un aborto di crisi di governo e c'è stata anche la manina (la ricordate tutti? Vedo che sorride anche il sottosegretario). Sì, questa è la realtà delle cose che tutti noi conosciamo, che non dobbiamo nasconderci e che evidentemente è sotto gli occhi di tutti.

Facile speculare e mettere zeppe in queste condizioni. Il Governo un pochino traballava, difficoltà ce ne erano, ma la nostra risposta è stata quella di aiutare il Viceministro Rixi nella difficile impresa - devo dargliene atto insieme al relatore per la maggioranza; difficile impresa, sicuramente - dell'approvazione notturna del decreto in Commissione, dove siamo arrivati alle sette di mattina. Speriamo che in Aula si possa ulteriormente migliorare - evidentemente questa è la nostra speranza - senza i pregiudizi ideologici sul Terzo Valico e Gronda che sono emersi anche questa mattina nella discussione sulle linee generali da parte di alcuni colleghi della maggioranza.

Siamo dinanzi alla cultura anti-sviluppo di almeno metà del Governo - direi i due terzi del Governo, per essere più precisi -, al Giano bifronte della compagine governativa, che del resto è chiaro anche nel ticket che, in qualche modo, governa il discorso delle infrastrutture e che è al vertice delle infrastrutture. Dunque, dicevo del Giano bifronte al genovese Viceministro e se, mi consente, anche amico Rixi, che ho avuto come collega in consiglio regionale e di cui conosco le idee sulle infrastrutture e sullo sviluppo, che naturalmente apprezzo, che è stato affiancato, purtroppo devo dire in posizione apicale, dal Ministro Toninelli. Per il rispetto che è doveroso ad un Ministro della Repubblica non ricorderò le gaffe di questi mesi, ma mi limito alla constatazione non confutabile della sua donchisciottesca lotta contro i mulini a vento dello sviluppo. Questo è un fatto che tutti conoscono e che è difficilmente negabile. Dunque, non credo di domandare troppo chiedendo un po' di chiarezza sulle intenzioni del Governo. Chiediamo solamente un po' di chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questa richiesta è stata fatta da molti, ma è una richiesta che dobbiamo fare in termini direi perentori.

A pensar male, come diceva un illustre uomo politico del nostro Paese - e sapete benissimo chi voglio ricordare -, ma pensiamo che non si vogliano fare delle scelte per non scontentare nessuno: queste benedette elezioni europee stanno pesando oltre il pensabile nella conduzione anche di questi mesi del Governo. La conseguenza è di un comportamento troppo facilmente comprensibile. Genova non può aspettare. Chi conosce il territorio sa i danni irreparabili di ogni giorno di ritardo, danni irreparabili. Non è crollato un ponte ma il Ponte, non solamente il simbolo della città per i turisti e per i nostri concittadini ma la cerniera che unisce il levante al ponente e che unisce Genova alla Francia e tutta l'alta Italia con la Liguria, con implicazioni assolute per il porto, come ha ricordato molto bene il collega Cassinelli, che ho qui vicino, con dei dati molto precisi e, devo dire, terribili su quello che può portare di negativo sul porto questa situazione.

Il porto non è solamente importante per Genova, lo è evidentemente per tutta la Liguria, lo è per tutto il Nord-Ovest, lo è soprattutto per tutta l'Italia.

Negatività per il turismo: raggiungere l'aeroporto in certi orari è diventata un'impresa. In certi orari, conviene, dicevo, andare magari a Pisa, qualche volta anche a Milano, perché non ci arrivi, o meglio, non ci arrivi in tempo utile.

Concluderò con alcune considerazioni strettamente ancorate al decreto in discussione, che vanno ad onore dei commissari di Forza Italia - li guardo e, ovviamente, li apprezzo in maniera particolare - in Commissione, i quali hanno dato un apporto importante, entusiasta, per quanto si possa avere entusiasmo nell'affrontare certe tematiche. Con il cuore, dicevo, ma anche con il cervello. Un Ministro parlava di cuore: sì, il cuore è molto importante ma, insieme al cuore, bisogna usare il cervello e con approfondimenti importanti sui temi difficili e delicati. Parlo non solo delle situazioni che portano la firma di Forza Italia, come l'esenzione di pagamento delle utenze o la revoca dell'ordinanza di inagibilità o sgombero, o la giacenza nelle casse della struttura commissariale delle risorse eventualmente – non credo che ce ne rimarranno molte – non spese, che portano il nostro timbro diretto. Parlo anche delle tante indicazioni recepite, come avevo già accennato precedentemente, dalla maggioranza e fatte proprie dalla maggioranza, anche se, ripeto, non molto elegantemente, ma ciò ci interessa meno, l'importante è la sostanza (guardo il relatore).

Di grande rilievo è la nomina a commissario straordinario - piace anche finire, evidentemente, in termini positivi, poiché sono un positivo di natura e guardo sempre al futuro, ovviamente sperando in più e nel meglio - del Sindaco Bucci - lo diciamo con grande convinzione e con grande chiarezza – nonché, all'emergenza, la conferma del Presidente Toti: garanzie assolute di capacità e di impegno già abbondantemente dimostrate. Dico ciò tranquillamente e lo ripeto: garanzie assolute di capacità e di impegno già abbondantemente dimostrate. Però, anche in questo caso, la medaglia ha due facce. Ricordo e mi è venuta in mente una storica trasmissione televisiva, Non è mai troppo tardi, che i più giovani forse non ricordano, del maestro Manzi. Si poteva fare subito, non ci voleva, credo, una mente particolare a indicare in Toti o in Bucci il commissario straordinario per l'emergenza e anche per la ricostruzione. Si è arrivati dopo mesi di incidenti di percorso, ricordati dai miei colleghi precedentemente, alcuni tragicomici - qualche volta, ripeto, tragicomici - ma ci si è arrivati, quindi, meglio tardi che mai (lo ripeto). Ora, però, hanno un testo su cui lavorare, sicuramente migliorato, con i limiti - ripeto - di pregiudiziali ideologiche sulla ricostruzione - guardo l'amico Casinelli - che come ha ben detto il mio collega, si scontrano frontalmente con lo Stato di diritto: frontalmente. È proprio uno scontro frontale. È un testo con il quale lavorare nei più brevi tempi possibili.

Ai commissari Bucci e Toti, e a tutti coloro i quali saranno impegnati, l'augurio sincero di superare anche gli ostacoli che avrebbero potuto e dovuto non esserci. Forza Italia, ma soprattutto Genova e i genovesi saranno con loro (Applausi dei deputati del gruppoForza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Raffaella Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (PD). Grazie, Presidente, nell'avviare questo discorso voglio innanzitutto rilevare che il Ministro Toninelli non ha ritenuto, fino a questo momento, di partecipare alla discussione generale (Applausidei deputati del gruppo Partito Democratico) su una delle vicende più gravi e delicate che il nostro Paese sta vivendo. Non solo, con tutto il rispetto per i sottosegretari, uno all'editoria e l'altro ai rapporti con il Parlamento, magari ci saremmo aspettati qualcuno in riferimento alle infrastrutture che, però, per il momento, è comparso diciamo con scarsissimo successo.

Sono trascorsi settanta giorni da quel drammatico 14 di agosto che nessuno dimenticherà mai. Settanta giorni di dolore, di disperazione, di drammi umani, di vite e sogni spezzati. Da quel giorno nulla di concreto è accaduto, tutto sembra essersi fermato. La città ha assistito, inerme e spettrale, a un cinico giro di parole, allo stillicidio di dichiarazioni demagogiche e all'irresponsabilità.

La vicenda del ponte Morandi e anche di Genova, più in generale, è l'emblema del dilettantismo di questo Governo, incapace di affrontare e individuare traiettorie di soluzioni possibili per i problemi reali. Un Governo semplicemente incapace di governare. Una gaffe dietro l'altra, un proclama dietro l'altro; fogli sventolati in piazza dal Primo Ministro fantasma, che sono rimasti lettera morta.

Possiamo certamente affermare che la tragedia di Genova è stato il primo banco di prova, vero, di questo Governo. Vedete, forse, paradossalmente, è molto più semplice gestire la complessità per una manovra economica, perché i margini per potersi affidare alla propaganda elettorale in questo caso sono più ampi, ma quando ci si trova a dover affrontare una questione così concreta e cogente, che ha a che fare con le prospettive di sopravvivenza di una città, di uno dei porti centrali del sistema del Mediterraneo, non ci sono margini per la propaganda, per la politica e per le dirette Facebook(Applausi dei deputati del Partito Democratico). Così, qui c'è stato il disvelamento della vostra incapacità: fare scelte, indicare soluzioni, dare certezze sui tempi e sulle procedure. Tutto questo, dopo settanta giorni da quel 14 agosto, ancora non c'è.

Così, il Ministro Toninelli – oggi assente, lo ripeto –, a cui avete affidato un compito così difficile come la ricostruzione della speranza in un territorio ferito, è diventato il simbolo del vostro dilettantismo arrogante e inconcludente, incapace e grottesco.

Ciò emerge ancor di più se consideriamo che ci sarebbe stato il bisogno di una discussione all'altezza. In questo momento, a livello globale, si sta giocando una sfida durissima sulle reti immateriali e infrastrutturali. La circolazione delle idee e delle merci rappresentano una battaglia vera e propria nel pianeta. Potremmo oggi affrontare il ruolo della Cina, la reazione degli Stati Uniti, il tema della politica dei dazi, il tema dell'avvio della cosiddetta Via della seta, il governo della logistica: ecco a cosa serve una seria politica infrastrutturale in Italia.

Stare o non stare nel futuro: questo è il dilemma. Per affrontare la complessità di questi temi occorre un ruolo forte dell'Europa, che non balbetti, che costituisca un disegno unitario, in cui l'Italia giochi uno schema chiave, oggi precluso dalla miope politica europea di questo Governo.

Voi vi chiederete cosa c'entra tutto ciò con il ponte Morandi: provo a spiegarlo e provo a farlo con grande pazienza anche ai fautori della decrescita felice che stanno seduti in quest'Aula. Genova è stata la città delle grandi scoperte, la prima banca d'affari della storia. Non si può immaginare il futuro di Genova se non si conosce la sua storia. La sua stessa nascita è dovuta alla scelta di edificare il primo nucleo su una piccola collina alle spalle di un'insenatura naturale e nei moli, progressivamente strappati al mare, è cresciuto, nei secoli, quello scalo che ha reso forte la Repubblica, capace di mantenere la sua indipendenza fino alla fine del Settecento. Questo rapporto vitale tra città vecchia e porto storico è rimasto inalterato per molti secoli, anzi, per quasi un millennio.

Nell'Ottocento i collegamenti ebbero un grande impulso grazie alle ferrovie costruite dai Savoia: Cavour intuì che Genova sarebbe potuta divenire lo scalo del Regno, e che La Spezia lo sarebbe stata per quanto riguarda la Marina Militare. Ecco la differenza tra gli statisti di allora e gli improvvisatori di oggi, tra chi ha creduto nel futuro e chi oggi non ci crede più.

Il rapporto tra porto e i collegamenti con i mercati è dunque certamente un tema antico, antico e difficile: il territorio cosiddetto costrittivo può essere a rischio di non farci connettere l'intero Paese. Lo dico perché Genova oggi - lo saprete sicuramente, ma è bene ricordarlo - è il principale porto italiano, è tra i più importanti del Mediterraneo, è connesso con 400 destinazioni internazionali, un porto tra i primi riferimenti dell'Africa. Genova è capitale del crocerismo, della conoscenza tecnologica, legale, marittima, assicurativa, della ricerca, delle certificazioni internazionali; Genova è snodo cruciale dello shipping. Questa città non può essere umiliata e sacrificata da chi pensa che le infrastrutture siano il male, da chi vuole farne un modello di arretratezza, di assenza di speranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi abbiamo la necessità di far sì che questa storia meriti rispetto.

Lo scalo genovese opera su tutti i settori merceologici; nel 2017 ha movimentato 2,6 milioni di TEU. Nei secoli tutti i Governi hanno capito il nesso tra le potenzialità logistiche di Genova e il mondo: questo è il primo Governo che non lo ha capito. Voi siete stati in questi giorni i nemici della città. Con le vostre menzogne, i ricorsi dei vostri comitati, avete fatto in modo che a Genova in passato, contrariamente a quello che è avvenuto a Milano, a Torino, a Firenze, a Bologna, ci sia ancora la ferrovia di Cavour citato, anziché l'alta velocità che noi avevamo avviato con il valico: avete bloccato il futuro! Una città internazionale, messa in ginocchio dalla caduta di un ponte: rifare presto e bene quell'opera è un dovere. Ma avete perso 50 giorni, dicevo, per un decreto-legge e altrettanti per la nomina di un commissario, a cui è andato ovviamente l'augurio di buon lavoro da parte di tutto il gruppo del Partito Democratico; e poi 70 per prendere decisioni basilari, che ancora non ci sono.

Definire gli emendamenti su valico e gronda non pertinenti è stata una vigliaccata. Farlo mentre infilavate dentro il decreto-legge per Genova il condono tombale di Ischia, è una vergogna epica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vergognatevi! Avete ingannato gli italiani, raccontato della vostra superiorità morale; e il primo atto che avete compiuto, onorevole Terzoni, che tanto va fiera dell'atto, è la più grande sanatoria sugli abusi.

Avete raccontato bugie su tutto. La prima bugia: avevate sostenuto fosse intenzione vostra revocare nel decreto-legge la concessione di Autostrade per l'Italia; ma nel decreto-legge che avete scritto non c'è alcuna revoca, perché sapete perfettamente che questo avrebbe esposto il nostro Paese a ricorsi gravosi. Poi avete detto e avete giurato attraverso il vostro Vicepresidente Di Maio che avreste impedito ad Autostrade per l'Italia di toccare anche solo una pietra di quel ponte; ma poi abbiamo scoperto che avete infilato di nascosto la possibilità per quelli che voi considerate i nemici del popolo, pubblici, di demolire il ponte e anche di progettare quello nuovo. Avevate promesso di aiutare gli sfollati e le imprese della zona rossa ma anche di quella adiacente, cioè quella cosiddetta arancione, ma non avete messo le risorse necessarie a garantire un aiuto vero. Avevate promesso di sostenere la portualità genovese attraverso i finanziamenti: una vera zona economica speciale, progetti di rilancio; ma abbiamo visto che i soldi investiti sono pochi spiccioli.

Avevate detto che avreste aiutato i lavoratori che hanno perso il loro lavoro a causa delle conseguenze del crollo, ma avete respinto il nostro emendamento che estendeva la cassa in deroga a 24 mesi e quello che avrebbe aiutato la compagnia lavoratori portuali davvero. La Lega ha preso i voti sostenendo la necessità di realizzare opere infrastrutturali come il Terzo valico e la Gronda; ma poi ha ceduto al diktat dei 5 Stelle, lasciando al loro destino sia la città che i lavoratori, che ieri sono scesi in piazza e ai quali oggi potremo dedicare il vostro hashtag “prima le poltrone che gli italiani” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Vi abbiamo sentito parlare di ambiente per anni, ma poi con una vera spregiudicatezza politica avete condonato un'isola meravigliosa e avete tentato di non sottoporre gli appalti relativi al ponte, persino quelli per la rimozione dei detriti, alle norme antimafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci avete provato, e noi ve lo abbiamo impedito; e con noi tutti i soggetti che si sono espressi nell'ambito delle audizioni in Commissioni e tutte le autorità.

Insomma, in sostanza questo è un decreto-legge che affronta alcune questioni, ma che per altri aspetti è un decreto-legge mostro, perché dentro c'è di tutto, ci sono i provvedimenti sugli pneumatici, quelli sui fanghi, i condoni. È un decreto-legge vuoto, perché le misure fiscali sono rinviate sia per quanto riguarda il porto che l'autotrasporto al decreto-legge fiscale; e noi, attraverso i nostri emendamenti, abbiamo sicuramente cercato di aggiustare il tiro. Certo, non tutti gli emendamenti sono stati recepiti, lo sappiamo perfettamente: devo dire che avete anche tentato di accaparrarvi alcune idee che noi abbiamo presentato; ma noi daremo battaglia dentro quest'Aula fino all'ultimo secondo perché ogni spazio di discussione sia teso a recuperare centralità nel ruolo delle vicende di Genova e del resto d'Italia, che ha subìto contraccolpi.

Sapete perfettamente di aver esposto la ricostruzione del ponte ad un rischio molto, molto alto di ricorsi a causa di procedure sbagliate inserite nell'articolo 1, che potrebbero ingenerarli. Per noi è chiaro il giudizio politico su chi aveva la responsabilità di manutenere l'opera, ASPI; ma crediamo, nel rispetto della separazione dei ruoli, che il giudizio dal punto di vista dei tribunali lo debba dare la magistratura, e siamo anche per ringraziare in questa sede per il lavoro che sta facendo la magistratura per accertare la verità.

Il vostro è un disegno più grave; ed è un altro ancora rispetto a quello che dichiarate: voi state provando a svuotare l'anima della città di Genova, per voi è la cavia dell'esperimento ideologico della creazione di una città vuota, di carta, in preda agli egoismi, al cinismo dei ricorsi, del “non nel mio giardino”, delle balle sulla decrescita felice, per i ricchi. Ma l'esperimento fallirà, perché non c'è nulla di più vero della ricerca da parte degli uomini della loro dignità ed emancipazione, non c'è nulla di più vero della storia di scambi, cultura, mare, fabbriche, operai, e l'orgoglio di quella storia; e non c'è nulla di più squallido di un vecchio ricco comico, che dalla collina di Sant'Ilario prende in giro il popolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quel popolo che ieri a Genova è scesa in piazza per dirvi che li avete traditi, vi hanno voltato le spalle come avete fatto voi, e vi hanno detto che a loro il reddito di cittadinanza non interessa: vogliono la dignità e il lavoro.

La verità è che noi abbiamo sbloccato l'opera del Terzo valico e realizzato moltissimi lotti, che poi sono continuati con le amministrazioni successive. Noi abbiamo lavorato per far assumere quegli operai; voi li state facendo licenziare.

La città del vostro fondatore ieri alla manifestazione dei lavoratori, come dicevo, vi ha girato le spalle: come a dirvi che voi non siete interlocutori della loro crisi e delle loro sofferenze. Andatevi a sentire cos'hanno urlato alla vostra capogruppo grillina in regione. E alla Lega cosiddetta bifronte voglio ricordare che partecipare a convegni per sostenere le grandi opere a Roma e lavorare con i grillini per bloccarle a Genova non reggerà all'ambiguità politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Vogliamo subito il finanziamento dal sesto lotto e la fine della farsa dell'attesa per l'analisi costi-benefici, che è come l'araba fenice, non si sa che cosa sia. E se per caso aveste in mente - lo dico con anticipo - uno scambio tra il Terzo valico e la Gronda, perché a volte lo leggiamo sui giornali, sappiate che a Genova e in Liguria noi non ci staremo, noi vogliamo tutte le opere che ci spettano e che ci siamo pagati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! La verità è che ci sarebbe ancora molto da lavorare su questo decreto, per cercare di sanare il pasticcio dell'articolo 1 come abbiamo proposto noi, con finanziamenti veri per la realizzazione del ponte e procedure giuridiche serie. E bisognerebbe lavorare ancora, come diceva l'onorevole Braga, sul tema delle famiglie, delle imprese, dei locatari, per cui bisognerebbe ancora fare moltissimo; c'è scritto nei nostri emendamenti come farlo, per i collegamenti ferroviari, per il trasporto pubblico locale, per la metropolitana. Si potrebbe fare qualcosa in più sul tema degli investimenti in campo portuale, per esempio con la previsione del progetto della nuova diga, progetto avviato dal Ministro Delrio e che potrebbe essere finanziato ora; e per la Compagnia Unica, che più di altri ha risentito la riduzione del lavoro e che rischia la propria prospettiva. Ci sono poi cose incomprensibili, io non le capisco. Per esempio, perché non utilizzate quest'occasione per sbloccare i 75 milioni che sono in banca dell'autorità sistema portuale di Genova e Savona e sono bloccati dentro l'accordo di programma Ilva? Perché Di Maio non si occupa di questo, anziché delle manine, come Sherlock Holmes (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Le cerca ovunque, è ossessionato. Allora, evidentemente c'è da fare. Il Ministro Toninelli, da quando si è insediato, non ha riunito mai la Conferenza dei presidenti delle autorità di sistema portuale, non ha dato alcun indirizzo per quanto riguarda il tema dei porti, eppure ci sarebbe bisogno di continuare quel processo avviato da noi, dal nostro ex Ministro Delrio, di semplificazione e di prospettiva della visione. Avete bloccato perfino lo sportello unico doganale, questo significa far perdere tempo e anche risorse a realtà che stanno cercando di far crescere il nostro sistema economico.

Come vedete, la critica ma anche la proposta, l'idea che voi stiate sbagliando ma anche l'indicazione di un'azione di responsabilità da parte nostra. Questa sarà una discussione difficile anche in Aula. Avremmo potuto inchiodarvi sulle sconcerie che avete inserito nel decreto, ma a guidarci era e sarà, anche in questa discussione, l'amore per Genova e quel desiderio di aiutare il territorio, al di sopra di ogni convenienza politica. Noi tifiamo per Genova e per l'Italia. Il primo atto fatto dal Partito Democratico, lo voglio ricordare qui, è stato chiedere l'audizione della Chiesa genovese. Il cardinal Bagnasco, i cappellani del lavoro, don Molinari, don Moretti hanno più volte richiamato alla necessità di aiutare il territorio in questo momento di difficoltà, non posso non ricordare il loro straordinario e generoso impegno. Li ho visti difendere i lavoratori che rischiavano il loro posto, le aziende; li ho visti cercare di stimolarci al tema della modernizzazione della città, e hanno interpretato al meglio la funzione sociale della Chiesa. La vicenda di Genova dimostra più di ogni altra che per governare occorre competenza, umiltà, rigore, fatica. Siate umili, migliorate questo decreto in quest'Aula, raccogliete i suggerimenti e le proposte costruite attraverso il dialogo con la città, fate squadra, uscite dal tunnel della propaganda. Ho sentito qualcuno che spesso dice che si mette la foto del nostro Governo sul comodino: voi mettetevi la foto degli operai di ieri, che hanno voltato le spalle al MoVimento 5 Stelle e alla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E ricordatevi che Braudel diceva che Genova è un corpo fragile ma è anche il sismografo del mondo; io penso che sia anche il sismografo della politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio ringraziare i due presidenti di Commissione che hanno seguito i lavori, i due parlamentari che con fatica hanno da relatori seguito il testo, tutti i commissari, ma soprattutto voglio ringraziare i componenti e il presidente della I Commissione, che hanno sanato un vulnus di questo decreto. Infatti, lo dico alla collega Foscolo, che prima di me ha chiesto di lavorare tutti insieme: c'è stato un momento di questa nostra discussione in cui la distanza fra la maggioranza e l'opposizione è stata profonda. Vi avevamo chiesto di mettere mano, insieme ad altre cose mancanti che poi dirò, a un tema semplice ma molto, molto delicato, scrivere poche parole, c'erano anche dei nostri emendamenti che voi però avete bocciato, e la questione era quella di attenersi alle norme sull'antimafia; non si tratta di una questione di lana caprina ma di una vicenda che avrebbe aperto problemi successivi.

Ci avete spiegato che non era così. Ieri, invece, la Commissione vi ha obbligato a scrivere quelle paroline: “fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia”. Lo dico agli esponenti del Governo, perché in democrazia si lavora così: voi avete fatto un decreto - fatto malino, perché ci avete messo le mani più e più volte in queste giornate - e noi abbiamo proposto dei miglioramenti, che ci avete bocciato, fino a quando non siete stati costretti a rimetterci le mani. Voglio dire a tutta l'Aula e alla collega che mi ha dato la possibilità che siamo ancora nelle condizioni di lavorare insieme, di lavorare bene, soltanto se una maggioranza e un Governo smettono di essere sordi alla collaborazione istituzionale tra tutti.

Sono passati 71 giorni dal 14 agosto - 71 giorni! - e in quelle giornate ricordo le frasi roboanti del Premier, dei due Vicepremier, del Ministro Toninelli su quello che sarebbe stato, ma in questi 71 giorni è accaduto l'esatto contrario. Volete che vi ricordi le prime parole successive al crollo del ponte? Autostrade sarà sollevata dalla concessione, pagherà tutto, non toccherà una pietra di quello che sta succedendo. In fondo a questi 71 giorni, tra quello che avete detto e quello che avete scritto e votato c'è esattamente il contrario. Autostrade non paga nulla, perché in questo decreto voi l'avete dichiarata colpevole, come se foste diventati anche il terzo potere dello Stato, quello giudiziario, ma vi ricordo che non è così, in quanto questo spetterà alla magistratura dimostrarlo. Non solo non paga nulla perché paga lo Stato, per come voi avete scritto il decreto, ma percepirà i soldi per la fase di demolizione e di rimozione, perché una manina, questa sì, una notte ha portato un emendamento - e voi ce l'avete fatto votare con il nostro voto contrario - in cui ad Autostrade è concessa quest'opzione, mentre non è concessa l'opzione di costruire il ponte. E noi quel giorno vi dicemmo: quindi Autostrade entra, ma voi ci avete detto di no anche quel giorno.

Oggi ci sono i sorrisini di alcuni esponenti quando diciamo questa cosa. Autostrade non solo lo farà, ma state mettendo in difficoltà il commissario, perché ricordo a tutti voi che il decreto è già legge e fra qualche giorno, quando sarà approvato, sarà approvato nella formulazione nuova, ma il commissario ha già tutti i pieni poteri, solo che voi non potete farlo partire nella demolizione e nella rimozione perché avete promesso ad Autostrade che lo farà Autostrade, e questo è vergognoso verso tutte quelle cose per le quali ci richiamate ad un lavoro comune ed a farla breve.

Queste sono le situazioni sulle quali bisognerà discutere e non venite ora a dirci di non presentare emendamenti ad un testo che non funziona perché bisogna fare presto, perché, se bisogna fare presto, dite al commissario - al quale va tutta la mia solidarietà per come lo state costringendo a lavorare e male - che domani mattina può scegliere chi può iniziare la fase di demolizione, lo può già fare. Perché non inizia? Forse perché c'è un accordo che non può essere reso pubblico? Ditelo allora! Bisogna aspettare l'approvazione per far fare ad Autostrade quello che voi avevate negato - voi, non io! - perché quando il 15 agosto eravate in giro a dire le cose che avete detto, qualcuno vi diceva - e non voglio citare Casalino - il 15 agosto, alcuni di noi si sono posti il dubbio se era possibile togliere la concessione con un tweet.

E infatti siamo ancora lì, anzi, visto che ci siamo, signor Presidente, attraverso di lei, chiedo se è possibile avere quanto con un post su Facebook in questo caso il Ministro Toninelli ha scritto, ora trovo la data esatta, il 17 agosto: ho una notizia importantissima, il mio Ministero ha inviato ad Autostrade la lettera con cui prende avvio la procedura per la decadenza della concessione. Le chiedo se è possibile fare avere i parlamentari l'atto di avvio della procedura d'avvio contro il ritiro della concessione per Autostrade, perché non si può governare con post e con tweet e poi fare il contrario nelle leggi, perché i cittadini non li si prende in giro. Bisogna avere un atto di rispetto non perché si sono presi i voti dai cittadini, i cittadini votano liberamente e lo fanno secondo coscienza; bisogna avere rispetto perché cittadini, che è cosa diversa da elettori.

Noi dobbiamo imparare a rispettare queste nostre decisioni, perché queste decisioni influenzeranno la vita dei cittadini e non soltanto dei cittadini di Genova in questo caso, perché in questo decreto, che doveva chiamarsi Genova e l'avete chiamato poi emergenze, avete inserito una serie di vicende, di cui dirò qualcosa, che hanno ritardato l'emergenza e l'urgenza maggiore che c'era in queste ore. Sono stati fatti dei miglioramenti nella prima parte, sto ancora sulla versione dei primi 16 articoli di questo decreto, e sono stati fatti anche grazie ad un lavoro, che potremmo definire di esproprio, che avete fatto degli emendamenti delle opposizioni, perché abbiamo ascoltato in audizione molte delle persone interessate alla vicenda, i comitati, le società, le associazioni, che hanno fornito dati e su quei dati noi abbiamo costruito una serie di emendamenti, e voi, non avendoci pensato prima, con dei subemendamenti avete cancellato quelle nostre proposte. Non è un problema, dovete dire a quelle associazioni che è stato un vostro lavoro? Noi siamo interessati che si risolvano i problemi, non il nome di chi li ha risolti, questo significa mettersi a disposizione. Infatti su alcune di queste vicende non c'è stata nessuna contrarietà nostra, neanche in Commissione, quando avete fatto questo lavoro.

Però non si può - non si può - non dire che, anche e nonostante tutto questo, ancora non è sufficiente quello che è stato fatto a Genova. Ne dico una, ne sono state già dette tante, per esempio la vicenda della Cassa integrazione in deroga per i lavoratori, perché anche in questo decreto avete preso risorse dello Stato e le avete messe nei posti sbagliati, anziché metterle laddove potevano servire, dando qualche risposta in più ad un territorio che aveva bisogno di maggiore risposta.

E poi ci sono tutte le cose che vengono dopo l'articolo 16, perché in questo decreto avete inserito due condoni, non uno, due, quello dell'isola di Ischia e quello sul terremoto, avete messo la vicenda dei fanghi; avete anche inserito delle nuove diciture giuridiche: “totalmente abusivo”, che è una cosa che si potrà anche usare in medicina, voi sapete nelle medicine c'è il bugiardino, così viene chiamato, non vorrei associarlo alle vicende del Governo, e spesso tra le voci c'è “cosa fare per i bambini” e poi “per le donne in gravidanza”, voi avete messo una voce in più “per quelle quasi in gravidanza”, perché quelle “totalmente abusive” è un ossimoro, cioè una cosa o è abusiva o non lo è, una donna o è incinta o non lo è, non si è “quasi in gravidanza” e non si è “totalmente abusivi”, si è “abusivi”. Voi lo avete fatto perché in queste giornate avete fatto una serie di scambi tra parlamentari che minacciavano di non votare il decreto se non venivano date risposte totalmente su alcune vicende, al punto tale che alcuni parlamentari sono venuti a chiederci anche, nel caso in cui la maggioranza li avesse obbligati a ritirare gli emendamenti, se noi li avessimo fatti propri. Noi abbiamo fatto propri alcuni emendamenti soltanto quando erano di un collega che non è stato nelle condizioni di votarseli in Aula l'ultima volta ed è stato l'unico caso in cui un emendamento ha preso zero voti, e noi in quel caso abbiamo fatto nostri alcuni emendamenti. Non c'è stata questa seconda necessità, perché nello scambio tra il condono di Ischia e quello del centro Italia avete trovato un accordo al pari dell'accordo che avete trovato con la pace fiscale, e avete trovato anche la pace edilizia in queste nottate.

Vedete, avete messo in moto il condono Di Maio-Salvini, perché non vi bastavano quello del 1985 di Craxi e quelli del 1994 e del 2003 di Berlusconi, eravate invidiosi, avete voluto avere il nome dei due Vicepremier sui condoni e ho visto questa mattina un video del Vicepremier Di Maio, che diceva non ci sarà mai la mia prima firma su un decreto di condono su Ischia, altrimenti significherà che ho preso la tessera del Partito Democratico. Così diceva lui, non c'è la sua prima firma, ho visto che nel decreto lui è terzo perché comunque, prima di tutto, c'è il Premier, nonostante sia il terzo in grado di importanza nella triade.

Però non basta non essere il primo, il tema è che si è fatto quel condono, perché il condono di Ischia esiste. E in quel condono voi avete messo delle cose che gridano vendetta per quella che è non soltanto la vicenda di Ischia, ma per un impianto culturale complessivo col quale volete provare a dare risposte a questi temi. Lo avete fatto per il centro Italia, per Ischia, per uno scambio. In quelle ultime ore della mattina, un autorevole esponente della Lega era dietro di me e ha detto: queste cose si possono fare ad Ischia, in Lombardia non lo faremmo mai - in Lombardia non lo faremmo mai! - e vedo che sorride l'autorevole esponente della Lega su questo tema.

Ecco, io penso che un Paese non si governi così. L'Italia è lunga, ma è una. È una, l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)! Non ci sono differenze e nessuno può pensare che quello che non si può fare in Lombardia si può fare ad Ischia perché c'è una diversità. L'Italia è una e le leggi devono essere sensate per tutto il Paese.

Infine - vado a concludere - acceleriamo su Genova. Se vi foste concentrati di più su Genova e non su altre cose, questo decreto lo potevate presentare trenta giorni fa. Invece, avete avuto problemi di varia natura. Alla seconda avete azzeccato il commissario (il primo lo avete dovuto scartare in corsa, nonostante un paio di interviste ai telegiornali). Avete mandato un po' in soffitta, ma in giro, il Ministro Toninelli. Avevamo chiesto se per procurato allarme potesse venire a riferire per le vicende. Ora ve lo richiedo qui: tenetelo fermo, fino alla fine almeno di questo decreto, che non vada in giro con il misurometro degli occhi a verificare altri ponti. Mandi dei tecnici a fare questo mestiere. Non è il suo mestiere! Faccia altro. Allora, mettete da parte tutto ciò che non riguarda Genova ed approviamo questo decreto in poche ore. Poche ore! Vi chiederemo soltanto di migliorare poche cose e spetterà a voi accettarle o no. Altrimenti, siccome avete deciso di prendere tempo - forse c'è ancora qualcosa che deve arrivare - copritevi con le altre vergogne che state mettendo e mettete a rischio, ancora per un po', Genova e la necessità di fare presto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, siamo qui a ragionare sul decreto Genova, che contiene importanti norme legate al sisma che ha colpito il centro Italia nel 2016. Questo fa seguito a quanto abbiamo positivamente deliberato in quest'Aula nello scorso mese di luglio, con il decreto-legge n. 55, di cui sono stato relatore e di cui mi onoro. Infatti, in quell'occasione, a luglio, abbiamo veramente cambiato il passo della ricostruzione di quei territori. Qui proseguiamo con decisione sulla stessa strada.

Ricordo che l'ultimo decreto, fatto dall'allora Premier Gentiloni, constava solo di un paio di articoli di proroga di natura fiscale. Grazie all'ottimo lavoro, che è stato fatto qui e in Commissione ambiente al Senato da parte dei senatori Lega e Cinquestelle - in particolare ringrazio il senatore Paolo Arrigoni -, abbiamo veramente stravolto quel piccolo decreto di proroga, trasformandolo in un primo passo per una vera ricostruzione dei nostri territori del centro Italia.

Anche nel decreto Genova abbiamo fatto importanti innovazioni, alla luce di due aspetti: semplificazione e concretezza. Ricordo a quest'Aula che il Consiglio dei ministri, a inizio ottobre, ha nominato il nuovo commissario per la ricostruzione, nella persona del professor Piero Farabollini, docente universitario, geologo, persona esperta di terremoti per le sue partecipazioni e per le sue consulenze che ha effettuato in passato. È già da vent'anni che opera in questo settore, perché noi del Governo del cambiamento la meritocrazia non la conclamiamo, la applichiamo. Il professor Farabollini, un tecnico, non un politico, è la prova che la meritocrazia, nel Governo del cambiamento, ha luogo e ha spazio. Questo perché? Perché noi vogliamo ricostruire i nostri territori e vogliamo, in particolare, ricostruirli bene. Questo è fondamentale. È evidente che, dopo due anni di silenzi, di assenze e di rimpalli, sarà ancora più difficile ricostruire, ma non per questo la sfida deve essere meno affascinante. È la sfida che ci aspetta nei prossimi mesi.

Qualche norma l'abbiamo adottata e l'abbiamo proposta, proprio per semplificare, snellire e agevolare le procedure. Su una norma, in particolare, i presidenti delle regioni del Partito Democratico Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo si sono accaniti, perché noi abbiamo semplicemente detto che volevamo sentirli, perché non volevamo perderci in interminabili riunioni. Infatti, a noi non interessa ricostruire le poltrone, interessa ricostruire le case.

E addirittura - è giusto, tramite lei, Presidente, informare il Parlamento - alla prima riunione, che ha convocato il commissario straordinario, con un grande sgarbo istituzionale, i presidenti delle regioni non si sono presentati. Se questo è l'inizio della collaborazione, speriamo che per il futuro tutti vengano portati a più miti consigli. Tra l'altro per noi il territorio è fondamentale, quindi abbiamo inserito un rappresentante per ogni regione, definito da ANCI, quindi un sindaco, che possa intervenire direttamente in cabina di regia e contribuire alla ricostruzione dei propri territori.

Tra l'altro questa struttura commissariale centrale, da domani, da quando verrà approvato questo decreto-legge, si occuperà non solo della progettazione delle opere pubbliche, ma anche della sua realizzazione. Questo perché noi dobbiamo mettere in piedi e mettere in moto tutte le forze dello Stato, per impegnarsi nella ricostruzione del centro Italia. Tutte le norme in questo decreto Genova relative al terremoto, come già successo a luglio, sono state concordate e suggerite dal territorio. Infatti, non possiamo vivere in una campana di vetro: dal territorio dobbiamo partire e al territorio dobbiamo tornare, perché è il territorio che vogliamo costruire.

Quindi, finalmente le università potranno intervenire direttamente per i lavori di loro competenza sul territorio, come soggetto attuatore. Era una svista, era una mancanza, non so che avevano fatto i Governi del Partito Democratico, sempre tanto attenti alle università. In questo caso, invece, siamo stati noi, noi della Lega, noi del MoVimento 5 Stelle, come Governo del cambiamento, a inserire le università come soggetto attuatore.

Abbiamo individuato e migliorato una norma, per permettere alle diocesi e agli enti pubblici ecclesiastici di intervenire sulle chiese. Questo perché abbiamo 3.800 chiese da ricostruire in tutto il cratere del centro Italia e queste chiese sono il luogo della socialità, sono il luogo della comunità. Infatti, questi due anni persi - la cosa più grave - hanno disgregato le comunità, le comunità più deboli, quelle più fragili, quelle che erano nei comuni montani. È proprio a queste comunità che dobbiamo dare e prestare la massima attenzione. Permettere di ricostruire una chiesa, un luogo pubblico, un luogo di socialità, aiuta da questo punto di vista.

Allo stesso modo, dobbiamo favorire il ritorno alla vita normale, attraverso le attività industriali e agricole. In questo decreto è previsto che le stalle temporanee, con gli opportuni accorgimenti, possano essere trasformate in definitive. La questione delle stalle, laddove vi sono anche delle DOP e vi sono anche delle attività di pastorizia particolare - faccio un esempio, la DOP della pecora sopravvissana -, è fondamentale sempre per un'ottica di ripopolamento del territorio. Tutti hanno ancora sotto gli occhi la devastazione che ha fatto il primo inverno, la prima neve del 2016, quando moltissimi animali sono morti perché le stalle non erano arrivate. E questo, come sempre, è il sostegno del Partito Democratico al territorio.

Addirittura, in una logica di semplificazione, faremo in modo che il tecnico che presenti una pratica del terremoto, in un'unica pratica, possa ottenere tutte le autorizzazioni necessarie, senza giri inutili tra i vari uffici. Questo è fondamentale. Con un'unica pratica può ottenere autorizzazione urbanistica, autorizzazione statica, autorizzazione sismica e richiesta di contributo. Un unico interlocutore, un unico tecnico, per snellire la ricostruzione, perché, veramente, sono ancora pochi i progetti che sono stati presentati e sono ancora meno i progetti che sono stati evasi. La burocrazia sta soffocando il terremoto, dopo che il terremoto ha distrutto le case. Per questo un ringraziamento particolare va ai tantissimi tecnici (ingegneri, geometri, architetti e geologi), che in questi due anni hanno lavorato sul territorio alla tutela del nostro bene più prezioso, i nostri borghi, le nostre città e le nostre realtà storiche, aiutando i cittadini, facendo sopralluoghi, facendo perizie.

Quindi, un'altra norma che è stata inserita, è proprio quella di sostenere persone che per due anni hanno lavorato con un anticipo delle spese tecniche a domanda presentata: il 50 per cento delle spese tecniche che, alla domanda e alla presentazione, verranno liquidate ai cittadini.

Poi vorrei parlare di un altro emendamento, che è fondamentale, perché è un emendamento completamente condiviso dal territorio. Vorrei rifarmi qui alla simpatica sollecitazione del compagno Stumpo: dopo la pace fiscale, la pace urbanistica.

Sì, dopo una guerra è importante fare la pace, dopo una guerra è importante che i cittadini riacquisiscano la normalità. Ma, se per tornare alla normalità dobbiamo sistemare lievi difformità e sbloccare la ricostruzione, cosa che tutti gli attori del territorio, dai sindaci ai corpi intermedi alle associazioni di categoria, ci chiedono, questa è la risposta adeguata che dobbiamo, in qualche modo, dare al territorio. Certo, sarà una ricostruzione lunga, sarà una ricostruzione dura, sarà una ricostruzione difficile. Il compito di questo Parlamento è porre le basi affinché tutti gli attori del territorio possano contribuire alla ricostruzione. Vorrei fare un ringraziamento particolare ai relatori del provvedimento Genova, ai componenti della Commissione che si sono impegnati affinché venisse integrato questo decreto con delle scelte ulteriori legate al terremoto del Centro Italia e a tutti i deputati eletti nel Centro Italia della Lega e del MoVimento 5 Stelle che hanno contribuito in maniera fattiva a questo provvedimento.

Tra l'altro, questo è l'esempio palese che questo Governo del cambiamento fa fatti e non chiacchiere. Abbiamo letto sul giornale attacchi dal Partito Democratico in cui si dice che noi non abbiamo fatto nulla. Probabilmente, forse, non so, è un'autodenuncia, un'autoaccusa; dovrebbero pensare a cosa hanno fatto in questi due anni i rappresentanti del Partito Democratico sul territorio. Quindi, probabilmente, era un'autodenuncia, forse è stato un lapsus del giornalista nel dire “noi non abbiamo fatto nulla, noi abbiamo dormito in interminabili riunioni e interminabili proclami”. Questo è un altro esempio in cui facciamo qualcosa. Tra l'altro, mi dispiace anche dover constatare che in questo approccio sfascista si siano uniti alcuni rappresentanti di Forza Italia, che, come se fossero scesi da Marte, come degli UFO che fossero scesi da una navicella spaziale, sono arrivati nelle Marche e hanno detto: porca miseria, ma qui non si è ricostruito niente. Io domando a questi deputati, al senatore di Forza Italia Cangini e al responsabile enti locali Fiori: ma dove sono stati fino a stamattina, dove sono stati fino a ieri? Questa è la questione vera. Noi abbiamo iniziato a fare fatti; qualcun altro ancora dorme in sterili denunce. Quindi, signore e signori, questo è il Governo del cambiamento e questo è quello che vogliamo fare.

Da ultimo, Presidente, vorrei concludere il discorso con una comunicazione di servizio, perché è un argomento che coinvolge tantissimi e sul quale il Governo sta lavorando in maniera intensa. C'è la volontà da parte del Governo e da parte della maggioranza di fare in modo che la ricostruzione parta anche attraverso tutti i tecnici che lavorano sul territorio, che, ovviamente, dovranno essere rinnovati, prorogati nei loro contratti. Sono circa 700 ragazzi, 700 giovani tecnici che si stanno impegnando in questo momento, che verranno rinnovati per il 2019 e 2020, chiaramente nei luoghi opportuni, quindi tramite la legge di bilancio. Questo è il Governo del cambiamento, queste sono le decisioni forti che stiamo facendo, questa è l'Italia che vogliamo e che cambieremo, a partire dal terremoto del Centro Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiere MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Approfitto per salutare gli studenti e i docenti dell'Istituto superiore “Giuseppe Peano” di Marsico Nuovo, in provincia di Potenza (Applausi).

È iscritto a parlare il deputato Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Dopo tanti, forse troppi giorni, eccoci arrivati in questo momento finalmente in Aula, e davanti ancora abbiamo tanti passaggi di questo provvedimento. Abbiamo soprattutto le 43 vittime, centinaia di storie spezzate, infrante, sgretolate sotto le macerie del ponte Morandi.

Pensate che con questa tragedia c'è chi contemporaneamente si lamentava di avere perso la tranquillità nel trascorrere il ferragosto, eppure gran parte di quelle persone vedevano spenta, finita, spezzata non soltanto un'esperienza di vita e un'aspettativa di crescita, ma hanno visto finito ogni tipo di possibilità. Vorrei riprendere il discorso da una Commissione, in maniera particolare da un'audizione, quella che noi abbiamo avuto con Autostrade. Le Commissioni riunite si sono incontrate con l'amministratore delegato di Autostrade, Presidente, e in tanti abbiamo avuto la sensazione e la consapevolezza che Autostrade si stesse preparando a una battaglia forte nei confronti di quelle che erano state soprattutto le dichiarazioni da parte governativa, che nelle prime ore avevano fatto immaginare una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda questa concessione. Ebbene, l'amministratore delegato si è presentato, raccontandoci che Autostrade gode del supporto e dell'aiuto di ben 800 ingegneri; 800 ingegneri che, sinceramente, non abbiamo capito fino adesso che cosa abbiano fatto, su che cosa si siano espressi, quali siano stati i lavori portati avanti. Anche perché la stessa società, che ha goduto e sta godendo di una concessione naturale in monopolio, ha continuato in questi anni, in questi decenni, a dare consulenze esterne a ulteriori studi, a ulteriori professionisti, per poter portare avanti controlli molto probabilmente mai effettuati o effettuati male, visto quello che è successo, purtroppo, il 14 agosto a Genova. Ripeto quello che ho detto in quell'occasione all'amministratore delegato: gli ho detto che, per quanto mi riguardava, considerando il danno che avevano procurato al sistema Paese tutto, non soltanto alle povere vittime, ma all'intero sistema Paese, sarebbero stati proprio loro quelli che da subito dovevano rimettere mano alla ricostruzione di questa struttura.

Eppure così non è stato, perché, nel frattempo, si urlava alla nazionalizzazione. Termine - hashtag per qualcuno - che, nel frattempo, si è perso nelle cronache quotidiane politiche che sono seguite nelle settimane, purtroppo nei mesi successivi alla tragedia. Sono assolutamente chiare, ancora negli occhi e impresse le immagini che i membri delle due Commissioni si sono trovati di fronte quando siamo andati in missione a Genova, proprio sotto il ponte Morandi; missione che è iniziata con l'incontro degli sfollati dei 12 condomini che stanno sotto i tronconi e i monconi del ponte. C'era un'atmosfera quasi bellica, nella quale ci siamo trovati un ponte che sembrava veramente bombardato; sembrava ricordare le scene di quei film nei quali la prima cosa che si bombarda, nel momento nel quale c'è un conflitto, sono, appunto, le strade, le ferrovie e i ponti. Mi ricordo anche, dopo una giornata particolarmente intensa, e di questo devo ringraziare i presidenti delle due Commissioni che l'hanno organizzata, mentre stavamo andando verso l'aeroporto, sui muri della città di Genova i manifesti che annunciavano la manifestazione di piazza a un mese dal crollo del ponte stesso. Li ricordo perché avevano un logo, delle immagini belle, insomma, anche se evocavano, naturalmente, un lutto, un lutto cittadino indelebile. Mi ricordo, però, anche questo sventolare di fogli, che poi è rimasto impresso a livello televisivo, del Presidente del Consiglio, e qui arriviamo al secondo imbarazzo dopo il ferragosto rovinato, nel quale il Presidente sventola un decreto che era praticamente vuoto, bianco. Sicuramente non era quello di cui stiamo discutendo, che abbiamo affrontato e che stiamo affrontando in queste settimane. Settimane che sono state tante, quelle che sono passate. I fogli, molto probabilmente, non solo erano bianchi, ma erano anche sbagliati, perché poi il cosiddetto decreto emergenze, non più Genova, è stato, Presidente, completamente riscritto, completamente ripensato, con il contributo di tanti. In quei tanti c'è sicuramente anche il contributo di Fratelli d'Italia, con un lavoro costante, noi speriamo, ci auguriamo, anche qualificato, attento e anche in continuo contatto con il territorio, con gli eletti, con chi si aspettava da subito delle indicazioni e delle risposte.

Tutto questo ci è sembrato veramente di passo completamente diverso e in direzione opposta rispetto a quello che vivevamo dalle cronache, invece, social e mediatiche proposteci dal Ministro Toninelli.

Non starò a ripetere, per carità, la serie di incredibili gaffe che sono state già riprese da altri colleghi qui in Aula, perché questa, insieme a questo condono tombale che riguarda Ischia, è un po', diciamo, la sintesi di questi primi mesi di governo: una trattativa continua, un punto di incontro che deve essere ritrovato.

Io credo che il MoVimento 5 Stelle, proprio in questo passaggio, proprio con questo passaggio forse dovrebbe, una volta per tutte, interrogarsi su quanto sia differente la pratica degli annunci, dei messaggi e degli slogan rispetto alla gravosa pratica di governo sul territorio. Gravosa perché poi bisogna andare a mettere le mani in questioni che soltanto qualche mese fa o un anno fa si pensava che non sarebbero state mai affrontate o affrontate con questo piglio, con queste soluzioni, come quella, per esempio, di un condono, di un'attività che riguarderà, nell'isola di Ischia, circa 26 mila pratiche. Sei comuni incidono in quel territorio e sono sei comuni che dovrebbero avere, da calcoli che abbiamo fatto, una media di una decina di tecnici a comune per smaltire, in otto, dieci anni e senza fare un giorno di ferie, le 26 mila pratiche che sono appese su quel territorio.

Quindi, sappiamo che all'interno del decreto c'è anche la nomina di un commissario che naturalmente ancora non è arrivato, e non lo sollecitiamo perché altrimenti abbiamo il timore che ci vorranno altri 200 giorni per poter avere anche quello di Ischia, ma così è la vicenda.

Molto probabilmente ve ne state accorgendo voi stessi che non è così facile dire “nazionalizzazione”, dire che si cambierà il volto dell'Italia senza fare quello che è stato fatto in passato e poi ritrovarsi nelle stesse condizioni. Ve ne state accorgendo voi e, giorno dopo giorno, se ne sta accorgendo tutta l'Italia.

E, quindi, esattamente come per il “milleproroghe” - che, mi ricordo, è divenuto un po' il “mille retromarce” e l'abbiamo vissuto tutti insieme qui in quest'Aula - anche qui avete fatto un piccolo intervento omnibus, perché di decreti all'interno del decreto su Genova (perché così all'inizio si doveva chiamare, ma poi è diventato “emergenze”), ce ne siamo trovati tre o quattro: c'è Genova, ci sono le zone terremotate, c'è la già citata Ischia, ci sono gli smaltimenti dei fanghi e c'è anche questa agenzia con - ricordo - circa 200 nuove assunzioni. Quindi, tutte cose da attenzionare.

La sensazione - Presidente, mi rivolgo a lei - è quella che Genova sia stata semplicemente usata. Questa tragedia ci ha fatto mettere un po' tutti nei panni dei genovesi e dei liguri, ma proviamo a farlo ancora di più adesso partendo proprio dagli sfollati, dalle decine e centinaia di aziende che hanno dovuto chiudere e diminuire la produzione, che hanno dovuto sospendere la propria attività, per passare poi ai parlamentari e ai rappresentanti del territorio.

Abbiamo audito il sindaco, il presidente della regione, gli assessori e i membri del Governo che sono impegnati in questa attività e nell'approvazione di questo decreto. Ebbene, io mi chiedo: ma tutta questa gente, che ha vissuto e sta vivendo sulla propria pelle questa tragedia, quante ne ha dovute mandare giù in queste settimane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Quante?

Siete stati costretti a mediare e a moderare, pur di portare a casa un risultato che era per il bene naturalmente della vostra terra - mi permetto di dire della nostra Genova, della Genova di tutti, della Genova che è diventata un simbolo di carattere nazionale - ed è per questo che noi pensiamo che ci siano delle sfide che sono state raccolte ed altre, invece, che sono state perse.

La sfida non raccolta è sicuramente quella delle infrastrutture, perché per l'amore di Genova e della Liguria noi avremmo dovuto approfittare a piene mani di questa occasione, perché la sala dell'autorità portuale ancora rimbomba, durante la nostra visita a Genova, dei dati che riguardavano i trasporti merci, il numero di trasporti merci. Mi ricordo il numero, Presidente, del gettito d'IVA che quella parte di economia del nostro Paese - economia reale e non finanziaria - produce. Quel quadrante ha bisogno di Gronda, di Terzo Valico, della metro genovese e di tante altre cose.

Una sfida completamente persa perché non c'è nulla di tutto questo all'interno del provvedimento. È in termini positivi una sfida rinviata? Proprio qui sta quello che ci chiediamo e che mi chiedo, perché sembra che, in alcuni casi, non si ritrovi più quella concretezza amministrativa dei rappresentanti di quei territori a cui noi siamo abituati da decenni. L'abbiamo trovata e vista annacquata in questa serie di attività in cui naturalmente non ci riconosciamo.

E poi c'è la sfida raccolta da tutti, noi compresi. La sfida è quella della ricostruzione di un ponte, perché poi non lo dobbiamo dimenticare. È vero: ho sentito altri interventi nei quali si diceva che, anche sulla legge di bilancio, si possono fare campagne elettorali e si possono mettere in piedi comizi. Sul ponte e sulla ricostruzione di un'opera pubblica sarà un po' difficile.

Il ponte si ricostruirà o meno nei tempi che si sono dati e sarà sotto gli occhi di tutti. È un passaggio importante, di grande responsabilità.

Su questo punto siamo dalla stessa parte perché pensiamo che su questo per alcuni aspetti, che non sono soltanto logistici e infrastrutturali, si giochi la credibilità di un intero sistema Paese.

Io credo che l'Italia e noi dobbiamo dimostrare che sia assolutamente possibile e reale ricostruire un viadotto, un ponte importante, come quello che c'era fino al 14 agosto, entro la fine del 2019. In questo noi saremo sempre dalla stessa parte che è quella dei genovesi, dei liguri e, quindi, anche degli italiani che tante volte hanno utilizzato questa struttura.

Passo ora ai ringraziamenti, che ho lasciato alla fine. Infatti, non si può nascondere che il lavoro di approfondimento svolto in queste settimane è stato, comunque sia, tanto da parte di tutti i rappresentanti del Governo, che sono stati costantemente presenti all'interno delle Commissioni, passando, naturalmente, per i tanti auditi con cui abbiamo aperto e i relatori e i presidenti delle due Commissioni che ho già citato. Devo dire che in tutti questi lavori non mi sembra di aver trovato e di aver riscontrato alcun tipo di strumentalizzazione né tanto meno di ostruzionismo e spero che questo sia almeno riconosciuto da parte della maggioranza.

Come però - e con questo concludo - vanno riconosciuti un altro paio di aspetti, Presidente, perché è importante ricordare che la filiera che ha concesso e ha consegnato la gestione ad Autostrade per l'Italia è la filiera governativa dei Governi Prodi e D'Alema.

Allo stesso modo, è importante ricordare, come è stato già fatto ma voglio sottolinearlo in quest'Aula, che il centrodestra si trovò - quello ortodosso, definiamolo così - nel 2009 davanti a una tragedia non dico simile ma assolutamente devastante come quella del terremoto de L'Aquila.

Come già ricordato in altri interventi, le prime risposte arrivarono, addirittura, con la costruzione di case nuove, in cento giorni. Io questa operatività e questa capacità di risposta l'ho trovata anche nel sindaco e nel presidente della regione Liguria, perché mi ricordo che, da subito, già qualche settimana dopo, c'erano già le prime abitazioni a disposizione di quelli che erano e che sono purtroppo gli sfollati. Cento giorni dopo, L'Aquila aveva le sue prime case. Il 6 aprile alle 3,30 di notte ci fu la terribile scossa e lo stesso giorno - lo stesso identico giorno! - c'era un commissario.

Qui, a seconda dei calcoli, sono passati 71 o 72 giorni da quel momento. Quindi, non c'è assolutamente più tempo. Il sindaco, che è alla mia destra, ce lo ripete ogni giorno. E quello a cui dobbiamo fare riferimento sempre è questa clessidra, perché non abbiamo tempo. Dunque, accelerate al massimo e facciamo in modo che arrivino le risposte nella maniera migliore e più breve possibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonio Federico. Ne ha facoltà.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo…

PRESIDENTE. Chiedo scusa deputato se la interrompo, ovviamente sospendo il tempo. Volevo solo avvisare che ci siamo dati le ore 14 come orario di conclusione dei lavori antimeridiani. Tuttavia, anche per regolamentare bene il lavoro d'Aula, diciamo che l'ultima iscritta a parlare della mattinata sarà la deputata Gagliardi; poi, a prescindere dall'ora, provvederemo comunque alla sospensione tecnica fino alle ore 15. Grazie, le chiedo scusa per l'interruzione.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie a lei, Presidente. Gentili colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, sono orgoglioso di poter portare in quest'Aula una testimonianza diretta del lavoro che nelle Commissioni è stato realizzato e, soprattutto, della qualità delle proposte fatte, a partire proprio da quanto già presentato e previsto dal Governo all'interno del decreto. Le emergenze sono state spesso una scusa, per chi amministra, per attivare le procedure più disparate al fine di eludere regole e tutele, in favore esclusivamente del fare presto, che quasi mai significa fare meglio. Quando abbiamo a che fare con quelle che chiamo emergenze indotte, infatti, abbiamo sempre assistito a procedure negoziate, affidamenti diretti, contrattazioni dirette; tutte attività legittime, ma che servono a sollevare le amministrazioni dal seguire delle procedure ben precise, con la finalità di compiacere altri, non di rendere un servizio alla comunità.

Nei miei anni in consiglio regionale mi sono spesso confrontato con queste situazioni e non sono state rare mie personali denunce alle autorità competenti per la verifica della liceità e legittimità dell'attività svolta. Qualche volta si è arrivati anche a clamorosi risvolti giudiziari. Ebbene, questa mia personale esperienza mi ha portato ad approcciare con particolare attenzione i primi articoli del “decreto emergenze”, che riguardano la ricostruzione del ponte Morandi, le prerogative e competenze del commissario straordinario, l'insieme di regole e di deroghe di cui può beneficiare, ma anche l'individuazione secca del soggetto che dovrà pagare, ovvero Autostrade per l'Italia, che poi è anche l'unico che non può realizzare i lavori. Questo in virtù del fatto che, essendo il concessionario di quel tratto autostradale che è venuto giù a metà agosto, portando con sé la vita di quarantatré persone, ne aveva la diretta responsabilità in termini di garanzia, di sicurezza e di manutenzione, ordinaria e straordinaria.

È qui che risultano evidenti le mancanze del concessionario, al di là di quelle che saranno le eventuali responsabilità penali. Ebbene, per questo tipo di emergenze, che sono diverse da quelle indotte che ho descritto in premessa ed anche diverse da quelle causate da calamità naturali, che non possono essere previste, come i terremoti, c'è da individuare immediatamente una responsabilità, imputarne gli oneri e mettere in condizione, nel più breve tempo possibile, una comunità di ripartire. Anche su questo aspetto il Governo ha voluto rispondere “presente” alla popolazione genovese, con una serie di interventi che, oltre a mitigare i disagi infrastrutturali e le carenze di servizi dovuti all'improvviso crollo di un'arteria strategica, si propongono pure come interventi di rilancio di un intero tessuto economico e sociale che ruota attorno ad uno dei porti più importanti dell'intero Mediterraneo. Questa è, quindi, una di quelle situazioni per le quali si doveva fare presto e fare meglio, anzi fare bene; questo è quello che il Governo ha proposto ed è quello che il Parlamento potrà approvare, secondo quelle che sono le rispettive competenze.

Come componente della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici, voglio poi riportare all'attenzione dell'Aula i contenuti del Capo II del decreto in conversione, che prevede tutta una serie di norme per il monitoraggio e la programmazione degli interventi sulle opere infrastrutturali, uno strumento centrale di coordinamento ed esecuzione delle opere necessarie a migliorare sicurezza e fruibilità delle nostre infrastrutture pubbliche. In tal senso deve essere inquadrato l'articolo 12, con il quale si istituisce l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, che incorpora e integra l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria. Si prevedono, poi, adeguate professionalità, sia in termini quantitativi che qualitativi, per l'espletamento di tutte le attività, nonché congrua copertura delle spese di funzionamento. Strumento essenziale sarà, poi, l'Archivio informatico nazionale delle opere pubbliche, istituito con l'articolo 13, per la realizzazione di un vero e proprio archivio informatico nazionale delle opere pubbliche e per il monitoraggio delle infrastrutture strategiche. Anche il successivo articolo 16 va nella direzione dell'elevazione degli standard di sicurezza delle infrastrutture del traffico autostradale, ampliando le competenze dell'Autorità di regolazione dei trasporti, che può intervenire direttamente anche sulle concessioni autostradali in essere, in sede di revisione o aggiornamento dei piani economici e finanziari.

Con il III e IV Capo del provvedimento il Governo ha previsto una serie di attività e norme che possano finalmente permettere lo sblocco della ricostruzione post sisma nel Centro Italia e a Ischia. Per il Centro Italia sono state superate delle limitazioni procedurali che non permettevano lo sbocco dei lavori, mentre per Ischia si sono dovute avviare tutte le attività propedeutiche alla ricostruzione, nonché le misure di sostegno all'economia ed al tessuto sociale dell'isola.

Approfitto, infine, per approfondire uno dei passaggi più controversi di tutto di tutto il decreto, che fa riferimento alla definizione delle procedure di condono per i territori di Ischia, così come regolate dell'articolo 25. Appunto, definizione e non apertura o riapertura di procedure di condono. Il MoVimento 5 Stelle è sempre stato contrario ai condoni, sia edilizi che fiscali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e nel caso di Ischia è proprio fuori luogo parlare di condono tombale, come ho sentito dire da più parti.

Proprio per rafforzare questo concetto, di eliminare qualsiasi tipo di ambiguità abbiamo anche esplicitato, all'interno dell'articolato, con un emendamento approvato nelle Commissioni riunite, tutta la procedura, peraltro già prevista. Qual è il tema, invece? Anzitutto, parliamo di numeri. Per tutta l'isola di Ischia risultano inevase, ovvero sono in attesa di definizione, 28 mila domande di sanatoria, la maggior parte delle quali attivate proprio a valere dall'ultimo condono di Berlusconi, del 2003. Le procedure, invece, a cui si fa riferimento nell'articolo 25 del “decreto emergenze”, quindi quello di cui stiamo discutendo, sono relative ai soli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 2017, e che insistono nei soli territori comunali di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio. Stiamo parlando, quindi, di circa mille istanze, non 28 mila: mille, non 28 mila, come raccontato, senza peraltro alcuna possibilità di ampliare la platea dei richiedenti ad altre aree della Campania, come anche ho sentito dire.

Ad oggi, tali istanze risultavano inevase perché il comune non è riuscito a dare una risposta in quindici anni - in alcuni casi anche di più - perché mancavano i piani attuativi che definiscono puntualmente come agire nelle aree sottoposte a vincolo, così come è tutta l'isola d'Ischia. Oggi, invece, non si attivano corsie preferenziali o procedure semplificate. Si dice semplicemente che i comuni hanno sei mesi di tempo per dire se vi è diritto o meno al riconoscimento della sanatoria. Tutto questo, ovviamente, previo parere della sovrintendenza, che è l'autorità competente alla tutela dei vincoli paesaggistici per quanto riguarda le richieste fatte a valere dalla legge n. 269 del 2003, mentre per tutte le altre trovano applicazione le previsioni del Capo IV quarto e V della legge n. 47 del 1985. Questo significa che anche chi ha presentato richiesta di sanatoria a valere dalla legge n. 724 del 1993 deve applicare queste previsioni, ma del resto è ciò che già prevede la legge attualmente in vigore. In definitiva, se ho fatto richiesta di condono nel 2003 per un immobile che è stato danneggiato o distrutto dal sisma del 2017, ma non ho avuto ancora una risposta, né positiva né negativa, ho diritto ad averne una definitiva da parte dell'amministrazione affinché si possa definire la posizione dell'immobile, sia in termini di interventi che di quantificazione del risarcimento. Se, invece, ho fatto una richiesta di sanatoria (Commenti dei deputati delgruppo Partito Democratico)… Se posso continuare…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi. Dopotutto, mi pare che abbiate avuto molto tempo a disposizione per esprimere le vostre opinioni…

ANTONIO FEDERICO (M5S). Mi sembra che abbiamo ascoltato in silenzio tutti gli interventi, quindi…

PRESIDENTE. Penso che non sia accettabile il comportamento teso a turbare l'intervento degli altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati delgruppoPartito Democratico). Prego, può proseguire. Continui pure.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie, Presidente. Dicevo, se invece io ho fatto una richiesta di sanatoria ai sensi di uno dei due condoni precedenti al 2003, si applicano le regole previste al momento della presentazione della domanda. Naturalmente, se un abuso è riconosciuto non sanabile dalla sovrintendenza, se ci sono dei vincoli sismici o idrogeologici che devo rispettare, così come previsto dall'articolo 20 del decreto in discussione, o se ho ricevuto condanne per associazione mafiosa o riciclaggio, non potrò vedere riconosciuta la sanatoria. Sblocchiamo la ricostruzione, ma non legittimiamo abusi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Concludo ribadendo la soddisfazione per come il Governo e il MoVimento 5 Stelle, nelle Commissioni riunite prima e in Aula adesso, ha lavorato e sta lavorando per trovare le migliori soluzioni possibili per chi fuori da qui sta aspettando risposte a problemi che sono vere emergenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Manuela Gagliardi. Ne ha facoltà. Ricordo che è l'ultimo intervento prima della sospensione antimeridiana dei nostri lavori.

MANUELA GAGLIARDI (FI). Presidente, Genova, Genova nel cuore: questo è l'unico obiettivo che ha mosso il nostro impegno fin dal primo giorno. Sì, perché abbiamo sempre e solo pensato a tenere accesi i riflettori, così che nessuno potesse dimenticare il tragico evento del 14 agosto di quest'anno. Fin da subito, infatti, nonostante lo shock e il profondo dolore per le vittime, per le perdite subite, abbiamo iniziato a lavorare in modo unidirezionale, abbiamo concentrato tutte le nostre energie, tutti i nostri sforzi affinché Genova potesse tornare alla normalità nel più breve tempo possibile. Perché questo è ciò che ci hanno chiesto a gran voce dal primo giorno i genovesi, e noi non ci siamo stancati di ripeterlo, di ripeterlo e di ripeterlo ancora: Genova ha bisogno del suo ponte subito.

Per giorni e giorni abbiamo pungolato il Governo, a volte anche con toni accesi, però sempre e solo con l'unico obiettivo di non far sottovalutare l'emergenza che aveva colpito una città e una regione intera, che già tanto stavano soffrendo in quel momento. Abbiamo ricordato ogni giorno al Governo che un altro giorno trascorso senza che arrivassero le risposte dovute - e lo ripeto, dovute, lo ribadisco, perché a Genova noi quelle risposte gliele dovevamo e gliele dobbiamo ancora oggi - i danni sarebbero potuti diventare irreparabili e irreversibili. La totale assenza del Ministro Toninelli, il ritardo nella nomina del commissario, nomina poi più che gradita, che però comunque poteva già avvenire la prima settimana. Il Premier Conte che in piazza a Genova, in occasione della commemorazione, trascorso un mese dal tragico evento, la commemorazione delle vittime, sventolava dei fogli, che poi però purtroppo, nonostante i proclami di quella giornata, sono rimasti vuoti per giorni: tutto questo ci ha preoccupato, e ci ha preoccupato non poco.

E poi finalmente dopo i tanti annunci e dopo le smentite, dopo un decreto-legge fantasma che girava per i corridoi dei vari palazzi, tra Governo, Presidente della Repubblica, il decreto-legge cosiddetto Genova finalmente è arrivato, e con il decreto-legge purtroppo sono arrivate anche una serie di sorprese negative. Sì, perché il decreto-legge per l'emergenza di Genova è stato utilizzato anche per disciplinare questioni come il condono di Ischia, come la materia dei fanghi, complicando non poco ovviamente la lettura del provvedimento nelle Commissioni, e al tempo stesso rallentandone, ovviamente, l'approvazione.

Il decreto-legge poi nella parte dedicata a Genova è apparso fin da subito molto carente: mancavano le risorse per gli sfollati, mancavano le risorse per le imprese, mancavano quelle per l'industria portuale così importante per Genova, per la Liguria, ma per l'intero sistema Paese. E poi, ancora, mancava una visione prospettica di progettualità concreta per sopperire alle gravissime carenze infrastrutturali di cui Genova e tutta la Liguria soffrono da anni. E forse, aspetto ancor più grave, questo decreto-legge, così come pensato nella sua versione originaria, nella parte relativa ai rapporti con il concessionario rischiava di prestare il fianco a ricorsi, ricorsi che purtroppo rischiano di rallentare, per non dire addirittura di paralizzare la ricostruzione del ponte, che è una conseguenza ovviamente per noi tutti inaccettabile.

Nonostante quindi il giudizio negativo su quello che io non voglio neanche chiamare decreto-legge, preferisco chiamare bozza a causa dell'approssimazione con cui è stato costruito, abbiamo deciso di interpretare il nostro ruolo di opposizione in modo costruttivo: abbiamo ascoltato con attenzione tutte le istanze migliorative che ci provenivano dalle istituzioni, dalle organizzazioni, dalle associazioni, dai singoli cittadini, e ci siamo adoperati affinché quelle istanze si trasformassero in proposte emendative concrete e accoglibili; e sempre, questo, senza perdere di vista l'unico obiettivo che tutti noi abbiamo avuto e che tutti noi dobbiamo avere in questa vicenda: dare a Genova la possibilità di ripartire subito, ristorando chi ha subito i danni, ma anche incentivando chi caparbiamente, e anche un po' coraggiosamente, vuole continuare a fare impresa a Genova, nonostante le grandi difficoltà che si troverà ad affrontare.

L'interlocuzione con il Governo non è stata facile, soprattutto inizialmente, perché sembrava che ci fosse un atteggiamento di estrema chiusura alle richieste emendative delle opposizioni; però, con il passare delle ore in Commissione, soprattutto nel corso della seduta notturna che si è tenuta due giorni fa, anche grazie - credo di poter dire - alla presenza costante del relatore di maggioranza ligure e del Viceministro genovese Rixi, questa collaborazione ha iniziato a prendere forma. Certo, devo dire che non abbiamo sempre condiviso le modalità con cui è avvenuta, perché la prassi consolidata in Commissione di trasferire il contenuto di emendamenti già depositati dalle opposizioni in emendamenti a firma dei relatori ha chiaramente un po' svilito e sminuito tutto il lavoro che avevamo svolto fino a quel momento; però lo ripeto, abbiamo provato ad accettare anche quello, proprio perché l'obiettivo e lo spirito erano sempre quelli, quelli di non ritardare ulteriormente l'approvazione delle norme che consentiranno al commissario di ricostruire presto e bene quel ponte. Sempre, quindi, con lo spirito di collaborare concretamente.

Come ci è stato riconosciuto in alcuni momenti, perché è stato approvato un emendamento a prima firma dell'onorevole Baldelli con cui è stata data la possibilità di prevedere l'esenzione dal pagamento delle utenze per gli immobili interferiti. È stato accolto un altro emendamento, con cui vengono lasciate nella disponibilità del commissario per le emergenze tutte le economie relative alle risorse che sono già state stanziate con le ordinanze di protezione civile. O comunque anche attraverso l'approvazione di altri emendamenti, che in modo un po' scherzoso e forse un po' polemico in alcuni momenti, sono stati definiti da qualcuno “emendamenti della Commissione”, perché erano emendamenti di tutti, li avevamo depositati tutti, poi sono stati ripresentati a firma dei relatori e li abbiamo approvati: nonostante questo passaggio, che appunto, ripeto, non abbiamo condiviso, comunque li abbiamo votati e sono emendamenti passati all'unanimità, proprio perché miglioravano il decreto-legge ed accoglievano quelle istanze che arrivavano dal territorio.

Certo, il decreto-legge ancora oggi non è perfetto. Probabilmente lo si poteva scrivere meglio fin dall'inizio? Sì. Probabilmente avrà bisogno di correttivi ed integrazioni nei prossimi mesi? Probabilmente sì. Però è anche con una punta di orgoglio che penso di poter dire che tutta l'attività che abbiamo svolto in queste settimane - e lo ripeto, tutti insieme, indipendentemente dai colori, dalle bandiere - è stata comunque utile, è stata costruttiva, perché siamo riusciti alla fine a portare un decreto-legge in Aula che recepisce almeno le principali istanze che provenivano dai territori e dagli enti locali. In tutto questo, credo sia stato utile il contributo di tutti i commissari, ma soprattutto dei commissari liguri, perché chi viene da quella regione, chi è stato lì dal primo giorno, chi ha vissuto con ancora maggiore partecipazione, per appartenenza al territorio, ha avuto un occhio in più in questa vicenda; credo quindi che, oltre che a tutti i commissari, un ringraziamento vada anche ai commissari liguri, anche a chi non era commissario e si è prestato alle sedute fiume in Commissione, al relatore di maggioranza, al Viceministro. Diversamente, naturalmente, lasciatemelo dire, invece dal Ministro Toninelli, che poco si è visto e, da un certo punto di vista, forse è meglio così, perché tra le tante idee balzane che gli sono venute, vorrei ricordare soltanto quella con cui prevede, o perlomeno pensa di incentivare attività ludiche per famiglie sotto il viadotto crollato.

Il Ministro Toninelli, oltre ad essere assente in questa vicenda, a mio giudizio sta portando avanti una battaglia tutta sua contro le infrastrutture, quindi contro la crescita di questo Paese, contro lo sviluppo di questo Paese, e purtroppo, se glielo lasceremo fare, ci relegherà e ci condannerà a diventare un Paese di serie B. Allora dico al Governo, sperando che gli amici della Lega non rinuncino a combattere su un tema che gli è sempre stato caro, un tema su cui tutti noi ci siamo impegnati in campagna elettorale, perché la campagna elettorale l'abbiamo fatta insieme: le infrastrutture per Genova e per la Liguria sono importanti, abbiamo bisogno di un segnale forte, chiaro, da parte del Governo, vi chiediamo quindi di sbloccare le risorse per il Terzo valico, di dare il via libera al cantiere della Gronda, di ricostruire presto e bene il ponte, perché queste sono le cose che ci chiedono i genovesi, che ci chiedono i liguri e a cui noi non possiamo dare una risposta negativa. L'auspicio naturalmente è che quel dibattito costruttivo che è iniziato in Commissione possa proseguire in Aula, e che si possa fare ancora più proficuo, perché il decreto può ancora essere migliorato in questa sede. Diamo a Genova la possibilità di ripartire, di tornare alla normalità, consegnandogli un provvedimento che gli restituisca il suo ponte in tempi brevi. Facciamo ancora uno sforzo tutti insieme, perché credo che questo glielo dobbiamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la discussione sulle linee generali del provvedimento, che riprenderà nella parte pomeridiana della seduta, a partire dalle ore 16, con la deputata Stefania Pezzopane.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, la Ministra della Difesa e il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo. Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi.

(Iniziative per disincentivare le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi e favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili – n. 3-00262)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Muroni ed altri n. 3-00262 (Vedi l'allegato A). La deputata Rossella Muroni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

ROSSELLA MURONI (LEU). Presidente, rappresentanti del Governo, il tema è quello dell'estrazione degli idrocarburi in un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui i mutamenti climatici sono entrati all'ordine del giorno anche nel nostro Paese oramai, con fenomeni estremi sempre più violenti. Crediamo che non sia più rinviabile una scelta forte sul fronte della fuoriuscita da un modello di produzione energetica legato alle fonti fossili e che contemporaneamente si debba procedere in maniera spedita sul fronte delle energie rinnovabili.

Siamo preoccupati perché, mentre non vediamo retrocedere la politica rispetto al tema dell'estrazione degli idrocarburi, il decreto sulle rinnovabili continua ad essere sospeso, quando ne abbiamo sempre più fortemente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economicoedel Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, deputate e deputati, la sensibilità di questo Governo per l'ambiente è grande, pari a quella che abbiamo per i diritti sociali dei cittadini, che sono stati progressivamente calpestati negli anni, e devo dire che la stessa sorte, oltre ai diritti sociali, è toccata all'ambiente. Penso non solo all'inquinamento da idrocarburi ma anche al consumo di suolo, alle trivellazioni forsennate, al prosperare degli inceneritori andando contro le linee programmatiche dell'Unione europea, alla Terra dei fuochi.

Proprio nel contratto di Governo, che tiene insieme le due forze politiche di maggioranza, uno dei capitoli più corposi e dettagliati è dedicato all'ambiente e alla sua salvaguardia. Il MoVimento 5 Stelle è da sempre in prima linea su questi temi. Fra i nostri principali obiettivi c'è il compito, come Governo, di sostenere l'economia verde, la ricerca, l'innovazione e la formazione per lo sviluppo del lavoro ecologico e per la rinascita della competitività del nostro sistema industriale, con l'obiettivo di decarbonizzare e defossilizzare l'Italia, promuovendo quella che è definita l'economia circolare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Stiamo avviando azioni mirate ad aumentare l'efficienza energetica in tutti i settori e ad incrementare la produzione da fonti rinnovabili, prevedendo al contempo una pianificazione nazionale che rafforzi le misure per il risparmio e l'efficienza energetica e che riduca i consumi attuali. Anche nella valutazione complessiva relativa all'attività di ricerca ed estrazione dal sottosuolo si sta ponendo al centro delle iniziative la sostenibilità ambientale, la sicurezza e la salute dei cittadini, per la costruzione di un ecosistema a zero emissioni. Riguardo all'emanazione del decreto sulle fonti di energia rinnovabili, voglio precisare che in questo periodo c'è stata una concertazione, prevista dalla legge e ormai in via di conclusione, finalizzata ad individuare le migliori condizioni per contemperare il sostegno alle fonti rinnovabili e la tutela dell'ambiente. È per questo che quando siamo arrivati abbiamo deciso di non emanare tout-court il progetto già previsto dal precedente Ministro ma abbiamo voluto rivedere alcuni punti fondamentali del decreto sulle fonti di energie rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per quanto riguarda l'eco-bonus, il MISE ha già predisposto la proroga annuale della misura e sta lavorando per una possibile ulteriore proroga da apportare in Parlamento, nella convinzione che un orizzonte temporale più lungo possa stimolare il settore delle costruzioni e i settori produttivi interessati a mettere in campo un'offerta più strutturata. Un orizzonte di medio termine potrà incidere in positivo sul tasso annuale di richieste, favorendo una migliore programmazione degli interventi e garantendo un miglior risultato anche in termini di efficienza energetica generata.

Parallelamente, abbiamo avviato un'interlocuzione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per rivedere in maniera organica il sistema di detrazioni attuali nell'ottica di premiare maggiormente gli interventi ad efficienza più virtuosi, anche in vista degli obiettivi europei, sui quali saremo chiamati a dare risposte già nella stesura del Piano nazionale per l'energia e il clima. Non solo, quindi, proseguiremo su questa strada, ma potenzieremo e innoveremo. Questo permetterà di essere in linea con gli obiettivi di efficienza energetica e di apporto alle fonti rinnovabili e alla generazione e consumo di energia, e ci permetterà di creare nuovi imprenditori, nuove imprese e nuovi posti di lavoro in questo settore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Speranza, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ROBERTO SPERANZA (LEU). Grazie, Presidente. Ministro Di Maio, io capisco il suo imbarazzo, capisco la sua difficoltà, lei è il capo politico di un movimento che ha fatto una lunga campagna elettorale dicendo che, se fosse andato al Governo, avrebbe tout-court chiuso i pozzi e fermato le estrazioni petrolifere. Questo lei ha fatto e lo ha fatto col suo movimento soprattutto in quei territori dove tale tema è vero. E oggi ci ribadisce che, sostanzialmente, quelle erano promesse buone per raccogliere qualche voto, ma sono promesse carta straccia, e oggi lei conferma che le sta stracciando. E allora le dico con chiarezza. Ministro, che lei dovrebbe chiedere scusa. Dovrebbe chiedere scusa ai cittadini dei territori dove quelle estrazioni si fanno, scusa perché li avete presi in giro, avete detto che con voi al Governo le avreste fermate, ma fermarle, come lei vede e come lei dice oggi, non è possibile. Allora io la richiamo alla serietà, perché governare è una cosa seria, non è facile. Io comprendo le difficoltà che ci sono e quello che serve oggi su un tema così delicato come le risorse energetiche e il petrolio è un nuovo grande patto tra Stato, territori e soggetti economici, capace di tenere insieme l'interesse nazionale e l'interesse dei territori. Fare questo significa, finalmente, iniziare a governare. Io ho molti dubbi, ma, Ministro Di Maio, è finito il tempo della propaganda e inizia, se ne siete capaci, il tempo del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Iniziative in relazione ai possibili rischi per l'approvvigionamento di gas derivanti dai ritardi nella realizzazione del gasdotto Trans-Adriatico – n. 3-00263)

PRESIDENTE. Il deputato Luca Squeri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00263 (Vedi l'allegato A).

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la nostra interrogazione ha come tema l'approvvigionamento del gas. Sappiamo che il gas è la maggior fonte energetica del nostro Paese, siamo i maggior consumatori di gas in Europa, lo importiamo per oltre il 90 per cento. Abbiamo preso visione delle dichiarazioni del direttore approvvigionamento energetico del suo Ministero, che fa un quadro problematico rispetto alla fornitura di gas. Per quanto riguarda i prezzi, nell'ultimo anno la materia prima è aumentata del 30 per cento, la bolletta finale è aumentata a giugno, è aumentata a ottobre, aumenterà a gennaio, per cui chiediamo cosa intenda fare il Governo per affrontare questo problema e, nello specifico, gli intendimenti che ha sul gasdotto TAP, il Trans-Adriatic Pipeline.

PRESIDENTE. Il Ministro Di Maio ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economicoedel Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. In risposta all'interrogante, tengo prima di tutto a dire che sul Trans-Adriatic Pipeline stiamo aspettando le valutazioni finali del Ministero dell'ambiente, che dovrebbero arrivare a giorni. Per quanto riguarda la fornitura di gas, anche quest'anno sono stati analizzati gli scenari di copertura della domanda di gas naturale per il prossimo inverno, proprio al fine di prevenire rischi che erano oggetto delle preoccupazioni del deputato interrogante, riferiti a diverse ipotesi relative sia alla domanda, sia alla disponibilità di gas da punti di importazione e dagli stoccaggi, basate su dati relativi alla situazione attuale e alle evoluzioni prevedibili e possibili.

In particolare, si è tenuto conto della riduzione di capacità di trasporto al punto di ingresso nella rete di trasporto nazionale di passo Gries, in conseguenza della messa fuori servizio di una delle due linee del gasdotto tedesco, TENP, di collegamento tra Olanda, Belgio e Svizzera, avvenuta lo scorso anno.

Sono stati esaminati due scenari: uno è quello di freddo normale, corrispondente alle condizioni medie negli ultimi vent'anni, e uno scenario di freddo eccezionale.

Proprio per verificare la sicurezza del sistema anche nel caso di interruzione di uno dei punti di ingresso del gas, si è testata la capacità del sistema di soddisfare la domanda anche nel caso di interruzione delle forniture di gas russo. Per far fronte a possibili picchi di domanda, è stata avviata la misura del peak shaving con gas naturale liquefatto, che prevede l'utilizzo di un carico di questo tipo di gas preventivamente stoccato nei serbatoi dei terminali di rigassificazione italiani, come sostegno alle necessità di punta del sistema. Questa misura è da anni presente nel Piano di emergenza per il superamento delle crisi di breve periodo del sistema gas. Voglio evidenziare che le procedure di peak shaving relative ai terminali di rigassificazione di Adriatic LNG OLT si sono concluse entrambe con esito positivo: la prima, come noto, nel mese di settembre e l'altra proprio in questi giorni. Pertanto arriveranno a breve due carichi di gas naturale liquefatto, che resteranno a disposizione per coprire eventuali brevi picchi di domanda nel corso del prossimo inverno.

Continueremo a monitorare costantemente la situazione del sistema di approvvigionamento e per quanto riguarda l'allineamento dei prezzi italiani del gas, rispetto a quelli medi europei, si tratta di un fenomeno strutturale, legato principalmente ai costi e alle modalità di gestione della capacità di trasporto dei gasdotti, che collegano l'Italia ai mercati liquidi del nord Europa, fenomeno che potrà essere ridotto attraverso un miglioramento del rapporto domanda-offerta sul mercato italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di replicare.

LUCA SQUERI (FI). La risposta è insoddisfacente, signor Ministro. Lo scorso febbraio, senza alcun tipo di problema se non il freddo dell'inverno, il suo Ministero aveva già attivato il livello d'allarme per i ripetuti episodi di superamento della capacità di erogazione, a fronte di un quadro generale che rappresenta una tempesta perfetta in arrivo. I contratti di fornitura con l'Algeria sono in scadenza. Quando saranno rinnovati, saranno rinnovati con una quantità inferiore, per una maggiore domanda interna dell'Algeria e per una non aumentarla capacità produttiva. Dalla Libia c'è il caos. Dal mar Egeo abbiamo le spinte espansionistiche della Turchia, che pochi mesi fa hanno bloccato una nave trivellatrice dell'ENI che andava in quella zona. Per quanto riguarda il TENP, cioè il gasdotto che arriva dal nord Europa, è dimezzato perché è una linea sotto manutenzione e non si sa nemmeno se verrà riattivata e quel gas verrà utilizzato dai belgi, dagli irlandesi, dagli svizzeri, dai tedeschi, lasciando la parte residuale all'Italia.

Per quanto riguarda i rigassificatori di cui lei parlava, ne erano previsti undici e ne sono funzionanti tre. E arriviamo al TAP: la vostra attesa nasconde una promessa elettorale di annullare quel progetto. Quel progetto è l'unico motivo importante per cercare di ribaltare in positivo una situazione negativa. Non è possibile ritardare, non è possibile attendere, voi state giocando con la fornitura di gas e di luce per i cittadini e questo non è accettabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Orientamenti del Governo in merito alla prospettiva di un coinvolgimento statale nella compagine societaria di Alitalia – n. 3-00264)

PRESIDENTE. Il deputato Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi e Colucci n. 3-00264 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, in relazione al tema Alitalia, in un'intervista del 12 ottobre, ha parlato di una NewCo con dotazione iniziale tra 1 miliardo e mezzo e 2 miliardi di euro, partecipata dal Governo e dalle Ferrovie dello Stato. Tra l'altro, in questo progetto pare ci sia anche il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti. Tutto ciò fa presupporre una vera e propria nazionalizzazione. Noi oggi vogliamo sapere da lei qual è la posizione ufficiale del Governo, la sua posizione, anche in ragione del fatto che il coinvolgimento di Ferrovie pare che, secondo sempre delle dichiarazioni sue, comporterebbe l'intermodalità, quindi il coinvolgimento di Alitalia per il lungo raggio e di Ferrovie per le tratte interne. Ma questo è in profonda contraddizione con quello che il suo movimento, di cui lei è il capo politico, afferma frequentemente sull'alta velocità.

PRESIDENTE. Concluda

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Perché si continua ad affermare, continuate ad affermare: “no all'alta velocità”. Come è possibile per i passeggeri che arrivano a Linate Malpensa, che devono raggiungere la Liguria e Genova, senza il terzo valico che ancora non prosegue?

PRESIDENTE. Deve concludere adesso

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). E, allora, concludo, chiedendo la verità ufficiale al Governo. Soprattutto la nostra posizione: noi crediamo che Alitalia debba trovare privati che abbiano voglia di investire in una società in cui credono (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economicoedel lavoro e delle politiche sociali. La ringrazio Presidente. Prima di entrare nello specifico di Alitalia, vorrei fare una piccola premessa. Quello che vale per Alitalia è valso per Ilva, vale per Telecom, per TAP, per le autostrade, per TAV, le scuole, gli ospedali e tutte le grandi opere infrastrutturali, ovvero ci stiamo impegnando a risolvere enormi problemi economici - di certo non causati da noi - e ci si chiede di risolverli a volte in tre mesi, dopo vent'anni di abbandono, di scelte sbagliate e scellerate. La possibilità di rispondere a questa interrogazione non mi può assolutamente privare del diritto di ricordare che chi interroga questo Governo sul rischio di intervento dello Stato in Alitalia è anche chi, tra i firmatari di questa interrogazione, ha partecipato ai Governi che hanno causato lo sfacelo di Alitalia e ci hanno portato in queste condizioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Io penso che i cittadini lo abbiano capito ed è per questo che adesso chi se n'è occupato è tra i banchi dell'opposizione. Ci tengo a dire all'opinione pubblica, ma anche ai lavoratori di Alitalia e agli utenti di Alitalia, che, come ci siamo occupati di grandi dossier in tre mesi dopo sei anni di abbandono, anche questo dossier lo stiamo affrontando e lo porteremo a compimento in maniera brillante, come faremo per tante altre questioni che avete abbandonato in questi anni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il nostro obiettivo è semplice. Non vogliamo solo salvare Alitalia, ma rilanciarla una volta per tutte, in un'ottica di lungo periodo. Da questo punto di vista, è evidente che anche lo Stato dovrà fare la sua parte. Troppe volte in passato, per la paura di fare intervenire lo Stato, si sono ceduti asset strategici con operazioni discutibili, che di lì a poco ci hanno restituito moltissimi esuberi, oltre ad aver portato altrove il nostro know how.

Quindi, è ovvio che siamo felici della manifestazione di interesse da parte di Ferrovie dello Stato a partecipare a questa procedura competitiva, per valutare la possibilità di presentare un'offerta entro il prossimo 31 ottobre, termine ultimo previsto per la legge. Ma è anche vero che Alitalia, perché l'operazione di rilancio sia effettiva e sostenibile nel medio e lungo termine, ha la necessità di uno o più partner industriali. Sono felice di dirvi che stiamo ricevendo molte manifestazioni di interesse da parte di primari operatori internazionali del trasporto aereo, che sono ovviamente in fase di valutazione.

Vogliamo rilanciare Alitalia, come ho detto, vogliamo farla diventare un asset fondamentale, anche per attrarre nuovi turisti, secondo una nuova ed organica strategia di trasporto del sistema Paese, il tutto ovviamente salvaguardando appieno i livelli occupazionali della società e, anzi, creando nuove opportunità di crescita e di sbocco lavorativo, soprattutto per i più giovani. Vogliamo soprattutto smettere di fare pagare ai cittadini il conto dell'incompetenza e degli errori del passato ad opera dei Governi precedenti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Concluda.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economicoedel lavoro e delle politiche sociali. Per concludere, Presidente, Alitalia è stata usata come bancomat per decenni, ma devo dire che il colpo di grazia gli è stato dato facendole acquistare addirittura l'Air Force Renzi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Lupi, ha facoltà di replicare alla sua interrogazione.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie signor Presidente. Ringrazio anche il Ministro dello sviluppo economico per la doppia risposta, quella più politica e quella più di merito. Su una cosa ha ragione il Ministro del lavoro e dello sviluppo economico: questo Governo non ha responsabilità nei riguardi della situazione in cui versa Alitalia, così come non l'avemmo noi nel 2013, quando ereditammo l'ennesima crisi di Alitalia.

Dove non soddisfa la risposta del Ministro Di Maio, sia nella prima parte che nella seconda? Su due semplici aspetti, molto chiari. Un numero: 7,4 miliardi di euro. Abbia il coraggio di mettere questa risposta su Facebook, perché 7,4 miliardi di euro sono le tasse che i cittadini hanno pagato per statalizzazione, nazionalizzazione e continuo intervento dello Stato in Alitalia.

7,4 miliardi di euro! Nel 2013 noi scegliemmo una strada, che non è la strada che state scegliendo voi. Dovevamo intervenire in tre mesi, come state intervenendo voi, ma abbiamo scelto la strada di non mettere un euro del contributo dei cittadini, perché avevano già pagato tanto - chiedetelo ai cittadini del Nord di questo Paese - ma di chiedere ai privati, se avevano voglia, di rimetterci soldi e di reinvestire. La cattiva gestione ha fatto perdere soldi ma, per la prima volta in quattro anni, li hanno persi i privati e non lo Stato, ovvero i cittadini italiani.

La seconda cosa - e mi permetto di concludere - è l'assoluta ignoranza che sembra caratterizzare i ministri del MoVimento 5 Stelle, compreso lei - mi dispiace - perché bisogna conoscere i dossier, cioè conoscenza o ignoranza, e intervenire poi nel merito. Lei ci sta dicendo che la soluzione per Alitalia è la statalizzazione, Cassa depositi e prestiti, l'intervento di Ferrovie dello Stato per l'integrazione tra aereo e ferro. L'integrazione tra aereo e ferro può avvenire senza dovere spendere altri soldi da parte dello Stato e intervenire su Alitalia si può fare assolutamente bene con una semplice operazione di marketing.

PRESIDENTE. Concluda, Lupi.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Ma la domanda che le facciamo è: i 4,5 o 5 miliardi di bond che le Ferrovie dello Stato hanno emesso in questi giorni, con il rischio dello spread che abbiamo, per acquistare treni dei pendolari e per riqualificare le nostre ferrovie, saranno investiti per comprare gli aerei?

PRESIDENTE. Concluda, Lupi.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Concludo e le dico: ma lei sa che Cassa depositi e prestiti gestisce le risorse dei risparmi degli italiani e non può investire (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Partito Democratico)…

PRESIDENTE. Grazie, grazie.

(Iniziative per tutelare i livelli occupazionali della Magneti Marelli, in relazione al trasferimento della proprietà dell'azienda, e per salvaguardare brevetti e conoscenze strategiche per l'industria automobilistica – n. 3-00265)

PRESIDENTE. La deputata Serracchiani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00265 (Vedi l'allegato A).

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie Presidente. Signor Ministro, la interroghiamo sulla vicenda di Magneti Marelli. Subito per aiutarla: non cerchi colpe tra vent'anni fa o dieci anni fa; è accaduto il 21 ottobre 2018, quindi lei è, pienamente, il Ministro che deve occuparsi di questa vicenda. Le chiediamo, quindi, visto che ci risulta esserci stato questo trasferimento importante, 6,2 miliardi di euro, ad una società straniera (questa azienda si chiama Calsonic Kansei ed è una società giapponese di componentistica, controllata da un fondo statunitense), se metterà un occhio su questa cessione e su questo trasferimento. Siamo preoccupati soprattutto per quanto riguarda il versante occupazionale. Anche qui vorremmo aiutarla: non c'entra nulla il decreto dignità in quanto alle delocalizzazioni. Anche fosse stato in vigore pienamente in tutta la sua forza, comunque non si sarebbe occupato e preoccupato, come le avevamo fatto notare più volte, di questa vicenda. In secondo luogo siamo preoccupati...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). …perché il rallentamento del mercato del lavoro, che quel decreto sta causando, potrebbe incidere anche su questa vicenda occupazionale. Quindi le chiediamo di dirci se se ne occupa, se se ne occuperà e se lo farà magari insieme alle organizzazioni sindacali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economicoedel lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente e grazie alla deputata interrogante. La vicenda che sta interessando la Magneti Marelli, storica azienda italiana del settore automobilistico, da oggi controllata da FCA, non può essere classificata alla stregua di una crisi aziendale con immediate ricadute occupazionali - per fortuna - al contrario di altri casi, come quello della Bekaert, per la quale, grazie alla recente reintroduzione della cassa integrazione per cessazione, che il Governo ha reintrodotto, centinaia di lavoratori possono continuare a sostenere la loro famiglia e avere più di una speranza per il loro futuro.

La Magneti Marelli è una multinazionale con 7,9 miliardi di fatturato e 43 mila dipendenti presenti in modo capillare in oltre 20 Paesi. La cessione societaria, in favore del gruppo Calsonic Kansei, che rappresenta uno dei principali fornitori giapponesi di componentistica per autoveicoli, non è motivato dalla scarsa redditività dell'azienda, ma da una scelta di politica industriale portata avanti dalla proprietà.

La vendita di Magneti Marelli per ora non preoccupa per quanto riguarda le ricadute occupazionali, ma è chiaro che il Ministero sarà all'erta, pronto a mettersi dalla parte dei lavoratori, quando e se ce ne sarà bisogno. Abbiamo ormai un meccanismo oliato per questi casi, che ha dato i suoi frutti con il salvataggio di tante realtà aziendali, ma soprattutto che consente a tutte le parti coinvolte di essere ascoltate. Nessuno deve sentirsi abbandonato o trascurato dallo Stato, come è accaduto troppo spesso.

Convocheremo, quindi, appositi tavoli di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico e del lavoro, alla presenza sia del gruppo societario che degli altri partner istituzionali, per garantire che il piano industriale predisposto per Magneti Marelli salvaguardi in primo luogo i livelli occupazionali di tutti quei lavoratori che hanno contribuito, insieme ai manager, a far grande questa azienda.

In questi giorni, per concludere, Presidente, si è discusso anche dell'esercizio della golden power e su questo voglio dare un'informazione al Parlamento, ma anche a tutti quelli che ci ascoltano. L'esercizio della golden power per i settori ad alta intensità tecnologica è stato introdotto nell'ordinamento a ottobre 2017, ma per quanto anche il mio predecessore ne invochi l'utilizzo, lui sa, come sapete tutti, che nonostante sia stata introdotta ad ottobre 2017, quando ci siamo insediati i regolamenti attuativi non erano stati ancora adottati, quindi, per questa ragione, stiamo facendo l'ennesima corsa contro il tempo per adottarli e quindi permetterne e valutarne l'utilizzo su dossier come questi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Gribaudo, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Mi dispiace, ma noi non siamo soddisfatti perché, vede Ministro, noi abbiamo avuto in Aula il “decreto Dignità”: poteva fare lì quei decreti attuativi a cui invece, ad oggi, non abbiamo dato alcuna risposta. Ma soprattutto non siamo soddisfatti perché quello che sta succedendo non riguarda solo la Magneti Marelli. Nella lista delle eccellenze italiane che se ne vanno in questi mesi sono successe altre cose. Le faccio alcuni esempi: penso alla casa di moda Versace, all'industria di elettrodomestici Candy, all'eccellenza dell'illuminazione di Guzzini. Lei non ha letteralmente aperto bocca.

Sono miliardi di fatturato, Ministro, sono punti di PIL, ma soprattutto sono decine di migliaia di lavoratori il cui destino, ora, non dipende più da una guida italiana, ma al Ministro dei sussidi e della disoccupazione, evidentemente, non importa nulla né del lavoro, né dello sviluppo economico. Lei con la crescita, con l'industria e con il lavoro non ha niente a che fare.

Lei sa cosa dicono i dati di questi giorni? Che dal 2014 al 2017 la manifattura italiana è cresciuta del 10 per cento: più della Germania, più della Francia, più del Regno Unito e ciò è accaduto grazie ai nostri Governi, mentre è cresciuta del 3,8 per cento solo l'anno scorso. Sa, invece, quanto crescerà nel vostro splendido 2018? Solo dell'1,7 per cento e nel 2019 scenderà all'1,4. Sa cosa significano questi numeri, Ministro? Che a problemi complessi non si possono dare risposte semplici. Si starà divertendo a far festa sui balconi, mentre gli speculatori attaccano l'Italia per colpa vostra, ma tenga bene a mente le parole del Presidente della Repubblica: il disordine dei conti porta sempre contraccolpi sui più deboli.

I più deboli, signor Ministro, non le chiedono condoni o sussidi: chiedono lavoro ed opportunità e il lavoro si crea con gli investimenti, quelli che per ora bloccate. Il lavoro si crea con la fiducia e non con la rabbia o il rancore. Voi, invece, minacciate…

PRESIDENTE. Deve concludere.

CHIARA GRIBAUDO (PD). …fate sceneggiate, calpestate fogli e gridate al complotto. Tutto questo per il consenso alle elezioni europee.

PRESIDENTE. Grazie, deve concludere.

CHIARA GRIBAUDO (PD). E poi qualcuno pagherà, le famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Grazie.

(Orientamenti del Governo in relazione al riconoscimento dei diritti sindacali e associativi del personale delle Forze armate – n. 3-00266)

PRESIDENTE. La deputata Corda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00266 (Vedi l'allegato A).

EMANUELA CORDA (M5S). Grazie, Presidente. Con la sentenza n. 120 del 2018 la Corte costituzionale ha finalmente riconosciuto anche per i militari il diritto a costituirsi in associazioni sindacali: una cosa epocale, direi. Il Ministro Trenta, tra l'altro, ha recentemente diramato una direttiva con la quale disciplinava proprio la costituzione di queste associazioni sindacali e noi, dal canto nostro, come parlamentari, abbiamo già depositato come MoVimento 5 Stelle una proposta di legge che venisse incontro a questa sentenza, riconoscendo, quindi, questi diritti (cosa che non è stata fatta nella precedente legislatura). Devo dire che anche i precedenti Governi sono stati sordi dinanzi a questa problematica, cioè ai diritti dei militari in particolar modo.

Devo dire che il Ministro Trenta si è già pronunciata, però oggi chiediamo quali siano i suoi intendimenti, come intenda comportarsi su questo fronte e quali saranno poi le attività che svolgerà proprio per venire incontro a questa esigenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Elisabetta Trenta, ha facoltà di rispondere.

ELISABETTA TRENTA, Ministra della Difesa. Grazie. A premessa della risposta, colgo l'occasione per ringraziare i presentatori di questa interrogazione, che mi offre l'opportunità di chiarire l'orientamento del Governo su un tema che riguarda i diritti del personale. Nell'atto viene affrontata, infatti, l'annosa questione del riconoscimento del diritto da parte dei militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale, come sancito nella sentenza n. 120 del 2018 della Corte costituzionale, citata nella premessa. I giudici costituzionali con questa decisione hanno offerto i canoni ermeneutici per consentire la piena attuazione di tale diritto, affermando alcuni principi che ritengo necessario riportare testualmente per una migliore comprensione dell'argomento.

Le fonti internazionali, che concorrono a integrare l'articolo 117, primo comma, della Costituzione, riconoscono il diritto di associazione sindacale anche ai militari ed escludono per ciò stesso la possibilità per gli ordinamenti nazionali di negarlo o di prevedere restrizioni al suo esercizio tali da comportarne la sostanziale soppressione, né ritengono che possano costituire adeguate misure compensative organismi come quelli della rappresentanza militare, previsti attualmente dall'ordinamento italiano. Principio importantissimo, perché obbliga il legislatore nazionale a normare, prevedendo una serie di condizioni e limiti all'esercizio del diritto di associazione tra i militari.

Tale prospettiva - così si esprimono i giudici costituzionali nella nota sentenza -, se è infatti facoltativa per i parametri internazionali, è invece doverosa nella prospettiva nazionale, al punto da escludere la possibilità di un vuoto normativo, vuoto che sarebbe di impedimento allo stesso riconoscimento del diritto di associazione sindacale. In tale quadro, per non rinviare il riconoscimento del diritto di associazione e l'adeguamento agli obblighi convenzionali, ho ritenuto opportuno fare emanare una circolare con cui vengono specificati, a normativa vigente, i criteri e i limiti per la costituzione di tali associazioni e sono fissati gli scopi statutari e i poteri in capo alle stesse, nonché le principali modalità di riconoscimento. Nella medesima circolare sono altresì indicate le modalità per l'inoltro delle istanze di assenso al Ministro, che a livello interpretativo le Forze armate hanno inizialmente inteso realizzare attraverso il coinvolgimento dei vari responsabili gerarchici.

Ho disposto, quindi, l'emanazione di un chiarimento per ottenere una semplificazione e uno snellimento procedurale attraverso l'interessamento delle sole autorità militari di vertice; contestualmente, ho autorizzato l'invio di una richiesta di parere al Consiglio di Stato, al fine di acquisirne l'autorevole avviso soprattutto in merito alla possibilità che alle associazioni in esame aderisca, oltre al personale militare in servizio permanente e in ausiliaria, anche quello collocato nella riserva e nel congedo assoluto. La circolare costituisce, quindi, solo il primo passo verso la piena attuazione di un diritto che tutti i militari aspettano da anni, e, mi sia consentito affermarlo in questa sede, rappresenta per me un motivo di orgoglio aver contribuito al raggiungimento di un obiettivo da molti auspicato.

Sono, tuttavia, consapevole del fatto che, come ampiamente evidenziato dagli stessi giudici costituzionali, occorra disciplinare la materia sul piano legislativo. Al riguardo, ricordo che già sono state depositate alcune iniziative parlamentari, tra cui quella segnalata dagli onorevoli interroganti. L'auspicio è che le Camere possano ospitare un ampio confronto tra maggioranza e opposizione, dando ascolto a ogni singola voce. Per quanto di competenza, mi impegnerò personalmente affinché il dibattito avvenga in tempi rapidi, al fine di dare concretezza a un obiettivo che resta in cima alle mie priorità, cioè la tutela del personale, in questo caso quello militare di ogni ordine e grado (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Corda ha facoltà di replicare.

EMANUELA CORDA (M5S). Ringrazio il Ministro Trenta per la grande sensibilità dimostrata per questo tema; un tema che era stato trascurato nelle scorse legislature, soprattutto dai precedenti Governi, che si sono dimostrati assolutamente sordi nei riguardi dei militari delle Forze armate, dei nostri uomini in divisa che hanno diritto a potersi costituire in associazioni sindacali, perché lo stabilisce la nostra Costituzione. C'è una sentenza, noi tra l'altro lo avevamo detto anche nella precedente legislatura, come forza di opposizione, avevamo già presentato una legge che andava in questo senso: non siamo stati ascoltati. Abbiamo cercato di dialogare, tra l'altro, con dei Governi totalmente sordi, e oggi, finalmente, abbiamo un Governo che si occupa dei diritti dei militari. Devo dire che questo è un momento storico: non posso che ringraziare il Ministro Trenta, che si sta dimostrando una persona veramente seria, una persona sensibile e attenta a quelli che sono i diritti del comparto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Chiarimenti in merito alla possibile riduzione delle risorse destinate al Ministero della difesa e iniziative in materia di ricongiungimenti familiari, di alloggi di servizio, nonché di rinnovamento del personale e dei mezzi delle Forze armate – n. 3-00267)

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00267 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Signora Ministro, quando lei ha presentato le linee programmatiche del suo dicastero devo dire che siamo rimasti piacevolmente colpiti. Aveva toccato vari temi e noi, come Fratelli d'Italia, non potremmo mai fare un'opposizione dura che danneggia chi parla di benessere dei militari, rafforzamento del sistema di difesa, rinnovamento dei mezzi e ricongiungimenti familiari. Però, poi, in Commissione siamo stati conseguenti ai fatti e siamo stati collaborativi, collaborativi con i sottosegretari che si sono presentati, collaborativi con il presidente della Commissione e con tutta la Commissione fino a quando non è arrivato il DEF dove, purtroppo, sembra ritornare lo spirito antimilitarista, perché si parla solamente di tagli, di contenimento della spesa, di controlli e di eliminazione dei doppioni, quando tutti i capi di stato maggiore hanno pianto lacrime amare per i continui tagli. Quindi, vogliamo chiedere chiarezza: quali sono i tagli che riguarderanno la difesa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Elisabetta Trenta, ha facoltà di rispondere.

ELISABETTA TRENTA, Ministro della Difesa. Ringrazio l'interrogante per aver ricordato i propositi che ho voluto rappresentare lo scorso luglio in sede di esposizione delle linee programmatiche. Mi preme, al riguardo, chiarire sin da subito che tali propositi continuano ad essere validi e rappresentano la direttrice su cui la Difesa intende muoversi nei prossimi anni. L'odierno contesto economico-finanziario del Paese e le linee programmatiche delineate dall'attuale esecutivo contenute nella Nota di aggiornamento al DEF 2018, anch'essa ricordata dall'interrogante, hanno reso necessaria non di meno un'attività di razionalizzazione delle spese inerenti a taluni programmi di ammodernamento e rinnovamento dello strumento militare che mi accingo a illustrare.

Con il Documento programmatico pluriennale 2018-2020 si prevede, infatti, l'inserimento, nell'ambito della programmazione, al momento priva di finanziamento, del programma per il rinnovo della capacità di difesa aerea nazionale di corto e medio raggio, la rimodulazione dei profili finanziari, inerenti ai programmi pluriennali, di cui si prevede un finanziamento a valere delle risorse attestate sul bilancio del MISE, recata sia dal Fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, di cui all'articolo 1, comma 140, della legge di bilancio 2017, sia dal rifinanziamento della legge n. 266 del 1997. Tale rimodulazione, volta a ridurre i livelli di spesa nel brevissimo periodo, ha consentito il recupero, con riferimento all'esercizio finanziario 2019, di risorse che saranno adeguatamente dilazionate in un arco temporale decennale. Infine, vi è l'eliminazione dalla programmazione operante del programma “Polo unico della Difesa” e la contestuale previsione, nell'ambito della stessa sezione, del programma “Alloggi della Difesa”, volto ad assicurare interventi di costruzione e ristrutturazione delle infrastrutture alloggiative che insistono nell'area romana.

In sintesi, in esito alla sinergica attività di razionalizzazione delle spese a sostegno dei programmi di ammodernamento e rinnovamento dello strumento militare, sono stati individuati, relativamente all'esercizio finanziario 2019, ulteriori risparmi di spesa derivanti da una mirata operazione di riprogrammazione delle consegne su esercizi finanziari futuri, con conseguente minore esigenza di cassa per il citato esercizio finanziario 2019, attività condotta in esito all'applicazione del cosiddetto bilancio di cassa, che hanno determinato una minore esigenza di cassa. Le soluzioni programmatiche individuate per i suddetti programmi, che rimangono della massima importanza per la Difesa, avranno l'effetto di realizzare dei risparmi, preservando lo sviluppo capacitivo delle Forze Armate e l'indispensabile processo di ammodernamento e rinnovamento dello strumento militare.

Quanto, infine, all'aspetto infrastrutturale, è mio obiettivo realizzare l'ulteriore razionalizzazione delle strutture militari accorpando, ove possibile, quelle che svolgono funzioni similari in un'ottica di aggregazione interforze internazionale privilegiando, ove finanziariamente sostenibile, una gravitazione infrastrutturale al sud del Paese, valorizzando in modo chiaro la sua cardinale funzione già strategica di frontiera meridionale europea e venendo incontro, peraltro, anche alle esigenze del personale militare riducendone, in buona misura, le esigenze di ricongiungimento familiare, compatibilmente con la necessità di un'uniforme distribuzione territoriale delle forze. In tema di ricongiungimento familiare sono a conoscenza che è stata già annunciata un'iniziativa parlamentare di maggioranza che seguirò con attenzione e in tema di personale militare e problematiche abitative intendo, come accennato in apertura, attualizzare il programma pluriennale concernente il patrimonio alloggiativo della Difesa proseguendo con l'attività di alienazione degli alloggi già individuati, generando adeguati flussi di cassa e promuovendo la realizzazione di nuovi alloggi nelle aree a maggior densità ed impatto abitativo, anche mediante un programma per la realizzazione di alloggi a riscatto.

Parallelamente, procederemo ad avviare un piano per il ripristino dell'efficienza degli alloggi ritenuti necessari ai fini istituzionali ma ancora inefficienti.

In conclusione, onorevoli deputati, ritengo che da quanto ho affermato emerga in tutta la sua evidenza una Difesa impegnata con ogni mezzo a garantire, coerentemente con il quadro economico e finanziario del Paese, le risorse necessarie alla modernizzazione delle Forze armate, in modo da preservarne ed accrescerne le capacità di attendere efficacemente ai fondamentali compiti istituzionali, dedicando, nel contempo, la dovuta attenzione a coloro che tali compiti assolvono con professionalità e dedizione quotidiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di replicare.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Signora Ministro, come le ho detto nell'illustrazione dell'interrogazione, noi potevamo essere vostri grandi amici e vostri grandi sostenitori. Purtroppo, quello che lei dice non corrisponde ai fatti che poi avvengono, perché purtroppo devo partire dal fatto che questo Governo ha più facce e, in questo momento, sta prevalendo una certa faccia come si è visto con la censura e il cambio di un video per il 4 novembre, dove appaiono dei militari che non fanno quello che fanno tutti i giorni perché purtroppo i militari - dobbiamo ricordarlo - fanno anche cose che all'opinione pubblica possono non piacere, ma sono utili e necessarie.

Sono ragazzi che rischiano la vita, che si feriscono e tutti dobbiamo prendere confidenza con quelle immagini perché è la loro vita reale. Nessuno contesta l'umanità, nessuno dice che non hanno umanità, ma quel video, l'ultimo video che è emerso e che è stato pubblicato dal Governo, sicuramente offende l'attività dei militari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dico questo perché, signora Ministro, io ho fiducia, come ho detto, in quelle che sono state le linee programmatiche, ma ho paura che prevalga una linea antimilitarista dei gessetti colorati, una linea che magari è rappresentata più dal Presidente Fico e dal sottosegretario Crimi, che parla di antimilitarismo, che parla di riduzione di spese e che vede sempre il settore della Difesa come un settore da tagliare e soprattutto da umiliare, perché i nostri ragazzi non possono andare nelle missioni con armi vecchie e con navi vetuste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte a tutelare e promuovere il settore vitivinicolo, al fine di garantire la competitività del vino italiano sui mercati internazionali e contrastarne la contraffazione – n. 3-00268)

PRESIDENTE. Il deputato Coin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00268 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

DIMITRI COIN (LEGA). Grazie, signor Presidente. Colleghi deputati, onorevole Ministro, alcune considerazioni prima di arrivare al quesito. Il vino è un prodotto con un forte appeal a livello internazionale ed è emblema del made in Italy nel mondo.

Il nostro Paese offre una scelta incredibile di vini di qualità, che sono frutto della nostra storia e della nostra cultura. Il turismo enogastronomico è un nuovo modo di viaggiare che sta conquistando un numero sempre crescente di appassionati alla ricerca di sapori, di tradizioni culturali e gastronomiche autentiche.

Tuttavia, nel mondo proliferano falsi di ogni tipo. Il vino più contraffatto è il prosecco, con imitazioni diffuse in tutti i continenti. Anche le vendite online di kit di vino liofilizzato fai da te con false etichette accrescono questo fenomeno.

Il vino italiano ha raggiunto, nel 2017, un valore record di oltre 10,6 miliardi di euro per effetto soprattutto delle esportazioni, che hanno raggiunto il massimo di sempre a 6 miliardi di euro.

La vendemmia 2018 prevede una produzione complessivamente in aumento e un'elevata qualità.

Chiedo quali provvedimenti, signor Ministro, intende mettere in atto per tutelare, promuovere e valorizzare il settore vitivinicolo, al fine di rendere il vino italiano sempre più competitivo sui mercati internazionali e per salvaguardarlo dalla contraffazione.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, ha facoltà di rispondere.

GIAN MARCO CENTINAIO, Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il vino è la chiave che ci apre le porte del mondo. Questo è il pensiero che ho espresso recentemente al Wine South America, la fiera internazionale del vino organizzata da Vinitaly VeronaFiere in Brasile, che ha debuttato nel mercato vitivinicolo sudamericano dal 26 al 29 settembre.

È un pensiero in linea con la costatazione che da sempre il settore della produzione e della commercializzazione del vino a livello internazionale ha una rilevante portata strategica, trattandosi di una delle produzioni di qualità più rappresentative del made in Italy, un emblema di pregio della nazione. La crescita delle nostre esportazioni in campo agricolo e alimentare pretende ogni sforzo di investimento sull'eccellenza, la tipicità e l'autenticità delle nostre produzioni, tra le quali si colloca, a fortissima vocazione export, il vino, di cui siamo primo produttore mondiale.

L'attiva partecipazione di questa amministrazione a difesa degli interessi delle aziende italiane, nel quadro degli accordi negoziati dall'Unione europea a livello bilaterale e multilaterale di libero scambio, consente di perseguire la protezione internazionale delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche italiane del vino registrate nell'Unione europea, così come rilevano le azioni che i consorzi di tutela riconosciuti e incaricati da questo Ministero svolgono in difesa delle denominazioni di origine protetta, delle IGP e delle IGT contro gli innumerevoli casi di contraffazione sul mercato nazionale, comunitario e internazionale.

Ma, oltre a tali azioni, sono necessari anzitutto i controlli severi e continuativi per difendere la qualità e l'identità dei prodotti italiani, sia dentro che fuori i confini nazionali.

In tal senso, è incisivo il lavoro svolto dall'ICQRF nel contrasto al fenomeno della contraffazione del made in Italy lesivo dei diritti dei consumatori, ma anche degli interessi economici della filiera agro-alimentare che mette a rischio la lealtà degli scambi commerciali.

Da anni l'ICQRF, per quanto attiene al settore vitivinicolo, ha avviato un'estesa digitalizzazione dei sistemi informativi e degli adempimenti documentali previsti dalle norme vigenti: il registro telematico vitivinicolo, il documento di accompagnamento elettronico dei prodotti viti-vinicoli, il registro telematico delle sostanze zuccherine, la banca dati di vigilanza e il registro unico dei controlli.

L'Italia, maggior produttore di vino, ha il primato dei controlli del settore vitivinicolo, con circa 14 mila controlli antifrode l'anno e oltre 3.500 campioni analizzati nel 2017. L'ICQRF è il maggior controllore antifrode in Europa.

Dall'inizio del 2018, l'ICQRF ha già svolto, nel settore vitivinicolo, oltre 7 mila controlli e analizzato 2.113 campioni, riscontrando 944 regolarità e operando 257 sequestri, per un valore di oltre 12,5 milioni di euro.

Ad agosto e settembre 2018, nell'ambito di una delicata operazione di controllo finalizzata a verificare la genuinità dei prodotti vitivinicoli introdotti da altri Stati membri, tra cui la Spagna, sono stati sequestrati circa 867 ettolitri di mosto concentrato rettificato di provenienza spagnola, per oltre un valore di 220 mila euro. Il numero dei sequestri e il loro valore operati nei primi otto mesi del 2018 sono già largamente superiori del 40 per cento al dato dell'intero 2017, a testimonianza dell'impegno profuso in questi ultimi mesi dagli ispettori dell'ICQRF.

Sono assolutamente convinto che la richiesta del nostro patrimonio alimentare e agricolo costituisca un rilevante strumento di crescita e promozione anche sotto il punto di vista turistico, in quanto la bellezza dei nostri paesaggi rurali, insieme con le risorse enologiche e gastronomiche nazionali, rappresentano altresì una fortissima attrattiva per i cittadini di tutto il mondo, tant'è che già oggi numerosi pacchetti turistici puntano su questo abbinamento.

PRESIDENTE. Concluda.

GIAN MARCO CENTINAIO, Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Ho quasi finito, Presidente. Già a settembre, facendo visita al Consorzio tutela vini della Valpolicella, ho avuto modo di valorizzare l'abbinamento tra prodotti eno-gastronomici e territori, così come ritengo – e l'ho ribadito al citato Wine South America – che la condizione imprescindibile per consentire alle nostre imprese nazionali di fare il salto di qualità risiede nella capacità di stringere nuove intese, di rafforzare i rapporti commerciali già esistenti, nell'esplorazione di nuovi mercati, sfruttando le sfide dell'innovazione.

In Italia, nel corso del 2017, le presenze turistiche legate al turismo sono state significative. È una strada vincente in sinergia che intendo personalmente coltivare e potenziare grazie all'accorpamento del turismo all'interno di questo Ministero, che riconosce l'importanza delle interconnessioni e di una valorizzazione congiunta e reciproca tra i due settori.

PRESIDENTE. Il deputato Coin ha facoltà di replicare.

DIMITRI COIN (LEGA). Grazie, Ministro. Sono pienamente soddisfatto della risposta che ho ricevuto e che ha toccato temi che trovano la mia più ampia condivisione. Il tema di un'attenzione profonda al settore vitivinicolo mi trova particolarmente attento, in quanto ne sono coinvolto sia per formazione didattica che per passione personale, essendo molto vicino a quelle migliaia di persone che sono i sommelier che, con le loro organizzazioni di alta professionalità, fanno gli ambasciatori del vino nel mondo.

Il tema dei controlli è fondamentale per mantenere alta la credibilità del settore a livello nazionale ed internazionale.

Dobbiamo caldeggiare, signor Ministro, che gli stessi controlli vengano effettuati anche dei nostri competitor commerciali stranieri, in modo che la qualità del made in Italy riesca ad emergere ancora di più. Ottima la considerazione sull'allargamento ai nuovi mercati come quello brasiliano e sudamericano in genere, dove la popolazione di origine italiana rappresenta il naturale consumatore per i nostri prodotti. Questa operazione, in particolare ha anche una valenza culturale, in quanto ci avvicina ancora di più ai nostri fratelli sparsi per il mondo. Ben vengano, quindi le iniziative, come il Wine South America, organizzata dalla Fiera di Verona, un plauso a regione Veneto, ai presidenti del Polo fieristico e al direttore in Brasile, che mi sento di citare, il dottor Maurizio Danese ed il dottor Alberto Piz e, per ultima, ma solo perché alla fine si lasciano le cose più importanti, la straordinaria sinergia che può solamente crescere dall'unione del mondo turistico con il mondo dell'agricoltura.

Grazie, Ministro, saremo al suo fianco, convinti che da queste premesse si possano fare cose straordinarie per questi settori fondamentali per l'economia e la cultura dei nostri territori e della nostra gente (Applausi dei deputati del gruppoLega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). La ringrazio, signor Presidente. Ruberò pochissimi minuti, colleghi, chiedendo scusa, ma non potevamo non stigmatizzare, signor Presidente, la totale assenza da questi lavori che si stanno protraendo da questa mattina, così come dai lavori delle Commissioni, del Ministro competente, il senatore Toninelli; il quale peraltro su questo tema, del decreto-legge per Genova, non aveva fatto mancare in quest'Aula, nelle Commissioni, una serie di importanti decisioni annunciate o addirittura importanti atti che si sarebbero discussi. Ricordiamo la revoca annunciata della concessione autostradale, mai fatta; ricordiamo l'annuncio - lo metto tra virgolette perché non sono sue parole - della “fine della grande mangiatoia”. Ricordiamo i selfie sulle rovine, i selfie dal barbiere, i sorrisi a Porta a Porta, e potremmo continuare su questa triste giaculatoria.

Signor Presidente, noi ci saremmo attesi, proprio perché questa smania di protagonismo del Ministro lo ha portato a fare cose che non si sarebbero dovute fare, che lui avesse compiuto il minimo atto di dignità sindacale di presentarsi in quest'Aula davanti ai colleghi che stanno lavorando insieme con noi per svolgere la propria funzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Naturalmente nulla nei confronti del sottosegretario Crimi, che ringrazio, essendo deputato ad un tema completamente estraneo come quello dell'editoria. Giustamente lei mi potrebbe rimarcare: “Il Governo è presente”, e io potrei dirle: “E ci mancherebbe pure che non fosse presente, altrimenti non potremmo iniziare i nostri lavori” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Però crediamo che questo tema, signor Presidente, per la dignità di questa istituzione debba essere sottolineato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Infatti, Borghi, io le devo rispondere che il Governo è presente con il sottosegretario Vito Crimi.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1209-A)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Stefania Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, ricordiamo tutti quanto è accaduto il 14 agosto, una tragedia enorme. Certo, non è stata una tragedia naturale, come è stato detto, ma gli effetti, le morti, la distruzione, gli sfollati, il disorientamento, sono effetti molto simili a quelli che abbiamo conosciuto in altri momenti.

Ma Genova è Genova, una grande città europea, una città che merita l'attenzione del Parlamento e del Governo. Noi non abbiamo avuto la sensazione che questa attenzione sia stata data come sarebbe dovuto, come dovremmo a quella città, a quelle persone, e già dei colleghi lo hanno fatto notare. Il decreto-legge, che siamo ad esaminare, è un decreto-legge che arriva 45 giorni dopo la tragedia: vogliamo ricordare a chi dell'efficientismo, della rapidità, delle polemiche contro chi ha governato precedentemente ha fatto una bandiera, che in Abruzzo nel 2009, a fronte di una tragedia enorme, il Governo deliberò dopo 23 giorni; in Emilia il Governo Monti deliberò dopo 7 giorni e nel Centro Italia il Governo Renzi dopo 13 giorni. È evidente che non è una gara sui tempi, ma certo è un segnale che vogliamo dare, ricordando chi prima di voi ha dovuto affrontare situazioni assolutamente drammatiche.

E poi in questo decreto-legge non vi siete limitati a lavorare a testa bassa sull'emergenza che Genova sta affrontando: avete considerato la vicenda Genova come un treno, un treno su cui far salire chi aveva qualche bisogno e qualche necessità.

Ci avete messo alcune delle emergenze di tragedie naturali: certamente il Centro Italia, ci avete messo Ischia, ma poi vi siete dimenticati l'Emilia-Romagna, vi siete dimenticati l'altra parte dell'Abruzzo, quella parte che è stata colpita dalla terremoto nel 2009; ed è venuto fuori un omnibus parziale, e non capace di affrontare con determinazione e con coerenza situazioni che la nostra Italia sta vivendo. E vi state, anche nella fase di discussione e delle Commissioni, mantenendo su questa linea dell'incoerenza: perché allora non emanare un decreto-legge esclusivo, una legge speciale per Genova? Perché condurci a questa discussione complicata, dove questioni su questioni si affastellano, e dove a un certo punto alla stregua dell'emergenza di Genova avete dovuto, potuto e cercato di inserire anche questioni che certo sono importanti? Come quella degli pneumatici, prima entrata e poi uscita, o quella dei fanghi, su cui poi avete dovuto fare un cambiamento di rotta. Insomma, se Genova è così importante, perché non abbiamo potuto lavorare su questa città e per questa città e per quella regione in maniera puntuale?

Ecco, però, che io, mano a mano che i giorni sono trascorsi, mi sono data una spiegazione: non avevate dato delle risposte in altri strumenti, e avete cercato di darle qui. Avevate bisogno di uno specchietto per le allodole, Genova, usata appunto come copertina di un libro dove invece ci sono pagine nere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), c'è la pagina del condono, dove c'è la pagina della sanatoria, dove addirittura avete scritto per la prima volta nella storia di questa Repubblica una pagina allucinante, assurda, con la deroga anche alla certificazione antimafia! Ma vi siete resi conto di quello che avete fatto in questo decreto-legge? Per poi dover tornare indietro perché ve lo ha chiesto Cantone. Quello non è l'emendamento dei relatori, quello è l'emendamento Cantone! Perché solo dopo l'incontro con il Presidente Conte vi siete resi conto di quale gravità si stava inserendo in questo decreto-legge!

Ma parlate tanto delle altre emergenze, parlate tanto della classe politica che prima di voi ha governato questo Paese: in nessuna emergenza ci sono state queste deroghe, neanche nell'emergenza nel 2009, dove, pure, a quel commissario furono dati tanti poteri, troppi; ma adesso avete superato ogni plausibile limite! So che non vi interessa, so che voi privilegiate al dibattito politico il sorrisetto, la scaramuccia, la polemica su Twitter, ma qui c'è una questione politica: questo decreto-legge è un una discriminante rispetto al vostro passato, a quello che avete sbandierato in questi anni.

Ora quindi grazie a Genova noi abbiamo dovuto discutere di una deroga onnicomprensiva, abbiamo dovuto affrontare un decreto-legge che non è il decreto-legge “Genova”, è il decreto-legge dei condoni, è il decreto-legge degli emendamenti rubati e copiati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non era mai successo che i nostri emendamenti venissero bocciati, per poi essere ripresentati dai relatori spesso identici! Ma vi rendete conto? Per cui poi gli emendamenti bocciati li abbiamo dovuti far assorbire, in quelli del relatore!

Quindi decreto-legge dei condoni, decreto-legge degli emendamenti rubati e copiati; e poi decreto-legge del gambero. Sì, perché voi ogni tanto in questi giorni… È davvero un peccato, come sottolineava il collega Borghi, la mancanza di un confronto vero con il Ministro competente, che non c'è mai stato. Io ringrazio ovviamente il rappresentante che oggi siede nei banchi del Governo, che è stato con noi; ma insomma un decreto-legge in cui ci sono condoni, in cui i relatori fanno questi giochi, un decreto-legge in cui ogni tanto arrivava un emendamento e poi lo ritiravate. Quando sentivo ieri i relatori a me sono venuti i brividi; i relatori che dicevano: “No, perché abbiamo risolto il problema”. L'avete prima creato e poi l'avete risolto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Prima avete presentato l'emendamento che creava un “gran casino”, e poi avete presentato l'emendamento per correggere il “gran casino” che avevate presentato voi.

Ma questo non è risolvere i problemi, questo è creare problemi, e poi metterci magari una toppa, che a volte, come è accaduto, è peggio ancora dell'errore che avevate fatto.

Quell'emendamento che avete sottoposto alla nostra attenzione ieri sulla vicenda del condono è un emendamento civetta di un sistema che voi volete ingenerare.

Qui non siamo più alla trattazione di emergenze, siamo alle scappatoie. Cioè, si usa una tragedia per inserire scappatoie giuridiche, scappatoie legislative, e probabilmente molti di voi non se ne stanno nemmeno rendendo conto.

Pensiamo ora alla questione del centro Italia, per il quale ci sono alcuni articoli. Ma ve le ricordate le promesse che ci avete fatto nel primo “decreto terremoto”? Abbiamo pure votato più ordini del giorno in cui ci avevate detto che quelle questioni le avremmo affrontate con il decreto successivo; poi è arrivato il decreto successivo, il “milleproroghe”, e ci avete detto che le avremmo affrontate con quello successivo, e poi è arrivato questo, che è quello successivo del successivo, e non ce l'avete messe le cose che ci avevate promesso, che, guardate, non servono a noi personalmente, servono al territorio.

Che fate sul centro Italia, che è il motivo per cui dico che questo decreto segna un discrimine tra il prima e il dopo? Non prorogate la zona franca, non prorogate i precari, non prorogate gli uffici, non prorogate lo stato di emergenza, non aggiungete incentivi.

Non è vero che vi preoccupa lo stato economico di quei territori, perché se no ci saremmo occupati dei servizi sociali, come avevamo chiesto, e dei servizi al territorio. Non date gli incentivi, non li prorogate quelli che noi abbiamo inserito, no!

Ci avete detto tutti dei “no” e non avete voluto nemmeno in qualche modo confrontarvi seriamente sulla questione degli uffici per la ricostruzione, che scadono il 31 dicembre. Scadono il 31 dicembre, ce la fate a prorogarli prima? Perché se non li prorogate prima con qualche strumento, gli uffici chiudono! Chiudono, altro che le sanatorie e i condoni! Chi le esaminerà quelle pratiche, se fate chiudere gli uffici? Che cosa scegliete di fare per il centro Italia?

La prima grande operazione politica è quella di togliere i poteri alle regioni. C'è un ideologo di quest'operazione politica, che è il senatore Lucidi, il quale, in un'intervista che andrebbe volantinata in tutto il territorio italiano, dice: ho chiesto ed ottenuto. Di fronte a una tragedia che vivono quattro regioni, di cosa si preoccupa il senatore Lucidi? Il senatore Lucidi dice che ha chiesto ed ottenuto - leggo il virgolettato, ce l'ho qui, se il Presidente è interessato - di esautorare il PD dal ruolo di gestione dei miliardi della ricostruzione. E poi aggiunge, perché l'Ayatollah Lucidi la pensa in maniera molto lungimirante: da mesi sostengo questa azione fondamentale, esautorare il Partito Democratico dal ruolo di gestore dei miliardi della ricostruzione, ultimo baluardo e tassello di radicamento politico rimasto a questi politici.

Cioè, i presidenti delle regioni sono baluardo politico di un partito! Guardate che i presidenti delle regioni sono persone che sono state elette dal popolo, voi che fate sempre questa ignobile demagogia sugli eletti dal popolo, e poi agli eletti del popolo togliete i poteri per darli a un commissario non eletto dal popolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Ma non vi vergognate per niente?

Ci avete raccontato che avreste dato poteri, diritti, mentre li togliete, perché togliendoli ai presidenti delle regioni, che oggi non fanno più le intese, ma vengono sentiti sul piano delle opere pubbliche e su come vengono attribuiti i fondi, fate un'azione vigliacca di prepotenza, che colpisce anche i sindaci, perché le regioni coordinano - forse non lo sapete - il comitato istituzionale, che è previsto dalla legge, dove ci sono tutti i soggetti della ricostruzione. Non le sapete queste cose o, se le sapete, a guidarvi non è la saggezza, ma è l'Ayatollah Lucidi, che ha chiesto e ottenuto.

Ma come ha chiesto e ottenuto? Quattro presidenti di regione vengono qui a dirvi quello di cui veramente c'è bisogno, con anche alcune contraddizioni rispetto alle nostre scelte, e quelle non le sentite? Quando i quattro presidenti vi dicono che vogliono la zona franca, ve ne fregate, non interessa. Quando vi chiedono che bisogna prorogare i precari, dite che lo farete, però gli togliete i poteri per darli a una persona non eletta.

Amici della Lega: si tolgono i poteri e si danno a una persona non eletta! Ci stiamo capendo? Quindi, la gestione dell'emergenza e della ricostruzione nelle quattro regioni del centro Italia è in contraddizione con quello che sta accadendo a Genova, perché lì, invece, date giustamente i poteri al presidente della regione, glieli rafforzate, gli date le deroghe.

Qui, invece, nemmeno l'intesa. Io non conosco il nuovo commissario, anzi, pubblicamente voglio fargli gli auguri, mi auguro che faccia un bellissimo lavoro, ma su questo punto sapete che ha detto? Dice il commissario: “sentito”, “intesa”, sono parole, l'importante è andare d'accordo. Ma cosa state dicendo? L'intesa è, per chi ha fatto anche un po' di amministrazione, ma anche per chi non l'ha fatta e la vuole fare, una cosa giuridicamente definita! Se non c'è l'intesa non si possono fare le cose! E poi, vi sfido: voglio che qualcuno di voi mi dica in quali casi, visto che qualcuno ha detto che la mancata intesa produce un rallentamento, vi è stato un rallentamento per l'intesa. Di che stiamo parlando? Non c'è una sola vicenda in cui si sia perso tempo perché il commissario e i vice commissari non si sono messi d'accordo. Non c'è una sola vicenda; se c'è, ditemela! Ditemi quand'è che questo rapporto tra commissario e vice commissario, quindi i presidenti delle regioni, abbia prodotto un rallentamento. Mai! È una scusa, dovevate obbedire all'Ayatollah Lucidi, che evidentemente è talmente importante da far degenerare una governance definita con legge e farla diventare un'accozzaglia.

Vediamo il commissario come potrà procedere, aspettiamo; cercheremo di sostenerlo, ci mancherebbe. Quello che è chiaro è che quello che avete detto è una bugia. Cioè, se il motivo per togliere “l'intesa” e mettere il “sentito” è perché così si guadagna tempo, avete detto una bugia. Questo bisogna dirlo qua dentro, perché se no sembra che il rallentamento o qualcosa che attiene alla ricostruzione sia dovuto a questo problema. Vedremo come si accelera, io credo che sarà un casino quello che avete definito.

Poi andiamo alla questione de L'Aquila. Non c'è nel titolo, però c'è come problema. È passato solo un emendamento, che riguarda il personale, è importante, ma lo sapete che lì c'è la questione delle tasse sospese che ancora non trova definizione? Così come nel centro Italia. Vi voglio solo ricordare con garbo - poi anche questo magari ve lo consegno - che sulle tasse sospese nel centro Italia avete bocciato tutti i nostri emendamenti. Io vi prego di rivederli, e vi cito quello che diceva Salvini in campagna elettorale con molta sicumera e molta determinazione: esenzione fiscale totale, bollette comprese, per almeno tre anni, per tutte le persone che hanno perso tutto con il sisma; non vogliamo una semplice sospensione per tre o quattro mesi, no, un'assoluta estinzione totale. Ma anche Di Maio, perché Di Maio sosteneva sostanzialmente la stessa tesi, e diceva: non è possibile che nel centro Italia non ci sia una notaxarea, sono mesi che la chiediamo per le zone terremotate; non si può sospendere il pagamento delle tasse per due, tre anni, perché a quei cittadini, quando dici “tasse sospese”, sanno che si dovranno porre il problema di pagare le tasse alla fine della sospensione. Noi che cosa vi abbiamo proposto? Di dilatare la restituzione, di ridurla al 40 per cento, come abbiamo fatto per i terremotati de L'Aquila, ma nemmeno quello vi è andato bene.

Non ci avete nemmeno dato una risposta per dirci: lo faremo, ci incontreremo, ragioniamone insieme. No, silenzio. Negate questo, anche qui bugiardi. Bugiardi!

Non avete mantenuto neanche uno degli impegni. E poi L'Aquila, la sospensione, la restituzione, l'avete aperta o no la trattativa con l'Europa? Lo vogliamo modificare il de minimis o vogliamo continuare a menare il can per l'aia? E poi, ultima chicca, ultima chicca, in un decreto dove certo noi abbiamo contribuito a migliorarlo, abbiamo operato perché si arginassero le questioni devastanti, e la collega Braga e la collega Paita hanno già detto, sostenuto e sottolineato gli aspetti positivi, ma vi siete resi conto di quello che avete fatto con l'articolo 16 in merito alle Autostrade dei Parchi? E il Ministro Toninelli la vuole piantare di andare in giro sotto i viadotti? Vuole venire qui a discutere con noi?

Ma vi rendete conto che stanotte, nella trasmissione Le Iene, sono stati esibiti dei documenti riguardanti la sicurezza delle autostrade d'Abruzzo? E sono settimane che noi chiediamo di avere un'audizione del Ministro su questo tema e non si riesce ad ottenerla? Ora per una scusa, ora per un'altra. Ma lo vogliamo fare un confronto nelle Commissioni Ambiente e Trasporti tra il Ministro e la Società dei Parchi? Uno dice una cosa, una ne dice un'altra. Il Ministro dice che con i suoi occhi ha constatato che c'è pericolosità, e il dirigente, tramite Le Iene dice - tramite Le Iene! - quando noi abbiamo chiesto che il Ministro venisse a riferire in Parlamento! - che sono insicure, che bisogna chiuderle, che bisogna diminuire il traffico.

E poi volevate togliere 200 milioni all'Abruzzo: gravissimo! Perché anche lì c'è qualche ayatollah, magari la candidata alla presidenza, che incide su di voi, e non c'è un'oggettività! Ma come si fa a dire: togliamo i soldi all'Abruzzo perché non sono spesi? E tenere questa linea per dieci giorni, quando poi vi abbiamo dimostrato che è il Ministero che non sta spendendo e che ha il tesoretto, grazie a un Ministro che aveva cercato di tener testa agli impegni, accumulando delle risorse poi da spendere - il Ministro precedente, ovviamente - e che invece l'Abruzzo ha un ottimo tiraggio della spesa.

Prima ci avete bocciato gli emendamenti, miei e del collega Camillo D'Alessandro: bocciati, non accantonati, bocciati! Poi arrivate con un emendamento fotocopia, identico - identico! -, lo approvate e allora dico: scusate, ma forse i nostri li dobbiamo recuperare, saranno assorbiti quanto meno? Sì sì, sono assorbiti, avete risposto. Oh, ma vi rendete conto? Ma io non ho mai visto una cosa del genere e ne ho viste un bel po'! Ma ci prendete in giro? Adesso quel problema con l'articolo 16, riscritto come cercavamo di dire e come abbiamo detto fin dall'inizio, finalmente si ritorna a bomba al fatto che, essendo un'autostrada, non si rimette a punto con i fondi della regione, ma semmai si fa l'anticipazione, come già avevamo iniziato a fare, e poi è il gestore. Sul gestore, stanotte, su Facebook, a tardissima notte, ho letto, sempre la candidata presidente, particolarmente vivace, che dice che bisogna annullare immediatamente le convenzioni, che bisogna annullare tutto, basta!

Ma perché? Me lo fate capire? O fate come a Genova? Bisogna costringere il gestore a fare le opere, subito! E voi, quei soldi che avete accantonato, adesso, grazie alla nostra battaglia, glieli dovete dare subito! Non si gioca con la sicurezza, non si gioca con il destino delle persone!

Si sono limitati i traffici, si sono annullate le prenotazioni turistiche, le persone non sanno quello che devono fare!

Noi abbiamo fatto una battaglia, l'abbiamo stravinta, e voi in Commissione - mi rivolgo ai parlamentari dell'Abruzzo - davate ragione al Ministro che aveva fatto una porcheria, e poi ve lo siete dovuto rimangiare, perché quando i relatori hanno presentato quell'emendamento, a me si è aperto il cuore e mi sono detta: oddio, menomale, hanno capito che stavano facendo proprio una cosa indecente e indegna!

Adesso, però, cercate di rincorrere e rilanciate: autostrade insicure, relazioni buttate lì, Ministri che con i loro occhi da veggente vedono se una cosa è pericolosa o non è pericolosa, ma non vengono qui a dircelo, nel luogo deputato! Anche questo c'è nel decreto, c'era anche uno scippo di fondi per una regione due volte terremotata, in gap infrastrutturale, con una emergenza di messa in sicurezza.

Noi riteniamo che in questo decreto, anche grazie al nostro preziosissimo lavoro, ci siano cose importanti, ma che siano troppe le cose che mancano e manchi una visione, perché voi non date le risposte sullo sviluppo. L'Aquila, l'Emilia, il terremoto del centro Italia, Genova hanno bisogno di una visione e alla visione voi rispondente con i condoni, perché anche nel Centro Italia avete provato a fare una forzatura, poi l'avete corretta. Non mi interessa che qualche Presidente della regione abbia chiesto delle cose, ci si arriva, ci si arriva con il confronto, questi emendamenti ce li avete fatti arrivare in maniera surrettizia, senza neanche la possibilità di emendare con ragionevolezza, di ragionarci con serietà! E quindi se pure ci sono cose importanti e positive, manca troppo, tuttavia non abbiamo avuti impegni, non abbiamo avuto un confronto con i Ministri, non c'è stata la possibilità di dire cosa facciamo.

Noi ci riproviamo, lo dico al rappresentante del Governo che vorrei mi ascoltasse, noi abbiamo presentato degli emendamenti, lo dico anche ai relatori, abbiamo presentato degli emendamenti e non lo abbiamo fatto certo con lo scopo di creare problemi; no, abbiamo anche ridotto molto il loro numero. Guardateveli per favore, guardateveli, ancora c'è tempo per costruire un filo di collaborazione tra di noi su cose così gravi e cose così importanti come rispondere ai bisogni di una grande città, punto d'Europa, e di altre zone del territorio nazionale che vivono una condizione molto ma molto difficile. Grazie e mi auguro che ci sia l'attenzione che i nostri territori meritano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante di Governo, oggi, domani, a seconda di quando andremo in votazione, nasce questo decreto-legge per Genova; nasce dopo tante difficoltà, un parto travagliato e, comunque, quando c'è una nascita, Presidente, insomma, è sempre una bella notizia e sicuramente lo sarà per Genova, che aspetta comunque delle risposte da troppo tempo. Una nascita che, insomma, devo dire, inizialmente, è stata accompagnata da una serie di gravidanze isteriche, perché si pensava che sarebbe stata imminente, invece i tweet, i post su Facebook di Toninelli delle prime ore si sono rivelati vuoti, così come i fogli di Di Maio nella sua comparsata genovese.

Ecco, finalmente nasce questo decreto-legge, tuttavia, con molta franchezza, bisogna dire che non è il decreto del Governo; non lo è, quello è stato abortito dopo una lunga gestazione; e poi, nel momento in cui è giunto nelle Commissioni competenti ed è arrivato nel confronto tra le forze politiche ha subito anche una serie di scopiazzature da parte della maggioranza rispetto soprattutto ai nostri emendamenti, ed è stato nella sostanza riscritto.

È possibile verificare questo semplicemente scaricando la prima versione del decreto-legge. Ci renderemo conto, che vi è stata tutta una prima serie di bozze di decreto da parte del Governo, e che poi quello che è arrivato a noi è stato nella sostanza completamente riscritto. Questo che noi andiamo ad approvare non è il decreto-legge del Governo del Cambiamento. Se possiamo usare una provocazione lessicale, possiamo dire che il Parlamento ha cambiato il decreto del Governo del Cambiamento. Lo ha cambiato nella sostanza, lo ha cambiato misurandosi anche con una prova veramente difficile, perché il Governo ha deciso di infilare in questo decreto-legge per Genova, sostanzialmente, tre decreti: il decreto per Genova, di cui si è ampiamente discusso e di cui hanno ampiamente relazionato gli altri colleghi di Fratelli d'Italia, ma anche il decreto su Ischia e anche un decreto sulla ricostruzione post-sisma del Centro Italia.

Devo dire che a noi personalmente ha immediatamente colpito come su medesime materie questo Governo avesse strategie diverse, e diventa un paradosso scriverlo nello stesso decreto; perché nello stesso decreto noi parliamo di tre Commissari, e lo facciamo in maniera diversa, parliamo di una ricostruzione dell'emergenza usando le stesse parole, ma adottiamo strategie, ricette e, addirittura, investimenti differenti.

Questo io credo non sia corretto, oltre che forse costituzionalmente lecito. Non è possibile trattare persone e territori in maniera differente. Lo abbiamo denunciato subito, fin dalla prima riunione delle Commissioni congiunte. Abbiamo detto chiaramente che non ci saremmo stati a un decreto che, per esempio, dava pieni poteri al commissario per Genova, riconoscendo l'urgenza di intervenire su Genova, anche in deroga alla normativa vigente, e poi stessi poteri non sono stati dati e non verranno dati né al commissario da nominare per Ischia né al commissario nominato per la ricostruzione del centro Italia.

Non solo, addirittura, rispetto alla ricostruzione, se guardiamo ai due eventi sismici che vengono affrontati in questo decreto, ossia la ricostruzione post sisma di Ischia e quella dei territori del centro Italia, dal decreto esce una sanatoria totale, un condono tombale, per Ischia, e non esce una riga dal decreto originario sulla ricostruzione del centro Italia.

Mi dispiace oggi avere ascoltato gli interventi dell'onorevole Terzoni e dell'onorevole Patassini, che, per la verità, ieri e oggi, ci hanno anche deliziato con una serie di comunicati stampa roboanti, su quello che è stato fatto. Non lo ha fatto il Governo, non l'hanno fatto loro. L'ha fatto la nostra insistenza, perché da mesi sosteniamo che, senza la sanatoria dei piccoli abusi, non è possibile affrontare la ricostruzione. E la modifica legislativa è nata dalla sottolineatura di questa stortura e di questa follia, di fare un condono tombale, sostanzialmente lì dove non serve, e non avere il coraggio di intervenire nel centro Italia, dove la differenza di una finestra abusiva, realizzata cento anni fa, tiene bloccati interi rioni nei nostri comuni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

È stato a seguito di questa denuncia, a seguito di una serie interminabile di emendamenti, che Fratelli d'Italia, anche a mia firma, ha depositato da giugno…Ricordo a Patassini e all'onorevole Terzoni che è da giugno che noi chiediamo questa sanatoria, perché, a differenza loro, noi i territori li viviamo sempre, noi con i tecnici parliamo da sempre, con la gente parliamo da sempre. Ed era chiaro, sin dal giorno in cui ci siamo insediati, quale fosse per davvero la partita dalla ricostruzione. E ce l'avevano detto a giugno i presidenti di regione. Ce l'aveva detto addirittura la CEI, ce l'avevano detto le associazioni di categoria. Però, noi abbiamo dovuto attendere che qualcuno ispirasse il Governo a fare un condono tombale su Ischia, perché altrimenti avremmo perso anche questo treno.

Io credo che il mio territorio, la gente del centro Italia, le 138 comunità dimenticate anche da questo Governo, devono essere grati a quella lobby di potere, che ha costretto Di Maio a fare un condono tombale. Se non ci fosse stato quel condono, il Governo gialloverde non si sarebbe svegliato e l'onorevole Patassini e l'onorevole Terzoni non avrebbero preso coscienza che sui nostri territori c'era bisogno comunque di coraggio e di affrontare questa problematica.

La nomina del nuovo commissario del centro Italia, per la verità, ha spiazzato un po' anche noi. Certo, ricordo all'onorevole Pezzopane, e vorrei sottolineare che questo commissario non va bene, perché non è stato eletto dal popolo, che questa sua affermazione si presta alla facile battuta che nemmeno uno proveniente dall'Emilia Romagna poteva andare bene per ricostruire Amatrice, Accumoli e Leonessa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Io credo che, invece, bisognerebbe preoccuparsi perché non emerge una strategia di ricostruzione. A me, per cultura personale - sarà che sono abituato a ragionare da sindaco -, non preoccupa il fatto che comunque non ci si relazioni a vari livelli. Io mi auguro che chi conduce questa macchina sia all'altezza e mi auguro soprattutto che abbia l'umiltà e la capacità di ascoltare i sindaci. Infatti, in questa ricostruzione, prima il Partito Democratico e oggi il Governo del cosiddetto cambiamento non ascoltano i sindaci, che hanno chiaro qual è il problema dei propri territori e hanno altrettanto chiare quelle che possono essere le strategie.

Quindi, diciamo che improvvisamente il Governo vede la luce e riusciamo a inserire questa sanatoria delle piccole difformità, che rappresenta comunque un momento importante per la ricostruzione. Questo - ci tengo a sottolinearlo - grazie alla nostra insistenza e al fatto che, per la terza volta in quest'Aula e per tre volte in Commissione, noi abbiamo presentato emendamenti, poi oggi scopiazzati, che rendono possibile questo.

Ho trovato anche un po' superficiale l'emendamento con il quale viene pagato il 100 per cento delle spese tecniche. Infatti, sottosegretario Crimi, il fatto è che si anticipino il 50 per cento delle spese tecniche, solo per avere presentato un progetto. Io ho chiesto il correttivo, che almeno si scrivesse che il progetto è completo; sarebbe meglio scrivere che il progetto è approvato. Scrivere semplicemente che, a presentazione del progetto, si anticipa il 50 per cento, in primo luogo, registrerà eventualmente il disinteresse del tecnico a completare il suo progetto. Scrivere il 50 per cento, in quella situazione lì, è come dire il 100 per cento, perché l'altro 50 per cento attiene alla direzione lavori, che non è ancora partita.

Soprattutto, parlare soltanto dei tecnici credo faccia male agli artigiani, alle imprese e a tutte quelle persone che sono in difficoltà economica perché non parte la ricostruzione. Come ho detto in Commissione, la ricostruzione è ferma, perché si è tentato da parte del Governo del PD di fare passare una balena da un collo di bottiglia. Se non si rompe il collo di bottiglia, è inutile andare a spingere la balena dalla coda. Pensare che anticipare i soldi ai tecnici sia una strategia - e non altro, mi fermo qui - io credo che voglia dire mentire, sapendo di farlo.

In realtà c'è bisogno di velocizzare, c'è bisogno di essere un po' più vicini ai comuni e a quelle comunità che, in larga parte, si sentono anche abbandonate. Lo dico soprattutto per quelli maggiormente colpiti del Lazio, per quelli dell'Abruzzo, dove ancora stanno cercando di costruire le SAE, e nella zona di tutte quelle comunità marchigiane e di quelle più piccole umbre. Ecco, io credo che qui bisogna inaugurare una stagione nuova, di maggiore attenzione e di maggiore dialettica.

Ho presentato un ordine del giorno sulla proroga del personale. Credo che l'abbiano fatto un po' tutti i gruppi politici. È stato dapprima accantonato un emendamento e poi si è dissolto la mattina e l'ho ripresentato come ordine del giorno.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 16,45)

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Io mi aspetto che il Governo prenda impegno, perché noi abbiamo bisogno sui territori di dire a questi ingegneri, architetti e geometri, che si sono prestati a misurarsi con questa difficile ricostruzione, che tutto non finirà al 31 dicembre. Io ho la sensazione che ci sia superficialità su questo tema. La gente è abituata a programmare la propria vita. Se non ci sbrighiamo a dire a questa gente, che si è spostata anche di centinaia di chilometri, che il suo lavoro durerà un altro anno, noi rischiamo che a gennaio i nostri uffici rimarranno vuoti. Soprattutto, qualora decideste a gennaio o a febbraio di rifinanziarle, si tratta di fare nuovamente la scuola per spiegare a questi ragazzi qual è la partita della ricostruzione e soprattutto qual è il territorio. Infatti, noi abbiamo impiegato mesi per formare le persone sul territorio e su questa problematica.

Sono tanti gli argomenti sui quali questo Governo è mancato in questa vicenda. Come ho detto prima, il decreto è stato ampiamente migliorato. Il nostro presidente Giorgia Meloni, sfidando la vostra difficoltà, vi disse che il gruppo di Fratelli d'Italia era pronto a scriverlo in quarantotto ore. Io lo ribadisco, sottosegretario: noi in quarantotto ore avremmo sicuramente fatto meglio e saremmo riusciti a centrare decisamente meglio tutte e tre le problematiche.

Però, comunque, registriamo che grazie al confronto, a un lavoro lunghissimo, e per questo ringrazio i membri delle nostre due Commissioni che insieme a me hanno fatto le ore piccole, anzi, proprio le ore mattutine, per cercare di costruire insieme e dare delle risposte a un problema difficile, di estrema emergenza. Per ultimo, Presidente, mi permetta di fare una considerazione di carattere generale: il crollo del ponte di Genova rappresenta, forse, la fotografia di un'Italia decadente. Quando è caduto il ponte siamo stati tutti decisamente tristi per le morti di queste persone, però ci siamo svegliati a ferragosto vulnerabili, poveri. Abbiamo avuto timore, e lo abbiamo tuttora, di camminare sulle nostre strade, perché in realtà il crollo del ponte di Genova rappresenta proprio la decadenza della nostra Italia.

E di fronte a questa decadenza credo che tutti quanti, chi più chi meno, con ricette diverse, anche polemizzando fra di noi, abbiamo capito in questo decreto che rispetto al crollo di un ponte, che rappresenta anche il crollo di una importante economia nazionale, si risponde con la velocità delle risposte, con gli investimenti e con gli aiuti alle imprese. Questo è chiaro a tutti: abbiamo sfumature diverse, abbiamo contenuti diversi, ma che questa sia la strategia per ricostruire un ponte, un'economia, e dare spazio e futuro ad una comunità, ci è chiaro a tutti.

E allora, Presidente, e concludo davvero, prendiamo atto che nel nostro Paese decadente sono crollati tanti ponti: i ponti sui quali si reggono le economie delle piccole e medie imprese; i ponti del piccolo artigiano; i ponti di tutte le partite IVA che tentano di sopravvivere con uno Stato cattivo, che, quando entra all'interno delle loro aziende, le fa chiudere; i ponti che non sostengono e non danno speranza a chi ha volontà di far crescere la propria azienda e poi l'Italia; i ponti su cui si reggono e si reggevano i nostri prodotti del made in Italy; i ponti su cui si reggeva ieri la credibilità dell'Italia e degli italiani all'estero.

Ecco, sono crollati quei ponti, e anche quei ponti, Presidente, hanno bisogno di velocità, hanno bisogno di investimenti, hanno bisogno di aiuti alle imprese, e non hanno certamente bisogno del reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Presidente, colleghi, il 14 agosto scorso una tragedia colpiva Genova, e con essa tutta l'Italia. Da allora in Commissione abbiamo lavorato senza sosta per dare una risposta adeguata, abbiamo sempre guardato solo all'interesse generale, ai cittadini. No alle lobby, no a chi in passato rideva quando c'era un terremoto, a chi si è arricchito a dismisura con le concessioni statali, alle cricche. Tante le esigenze da coniugare con questo decreto. Per rendermene conto, sono andata sotto quei monconi di ponte, ormai diventati il simbolo di tutte le cose che a Genova si sono interrotte: vite umane, comunicazioni, routine quotidiana, lavoro, commercio. Dobbiamo dare sollievo alle famiglie colpite dal crollo, alle imprese, a una città spezzata in due, all'economia di un'intera regione, ad una parte importante di questo Paese.

Si deve garantire che ritornino alla normalità e che questo avvenga nel più breve tempo possibile e alle migliori condizioni possibili. Allo stesso tempo, è necessario tenere i riflettori accesi sulle responsabilità di quel crollo. Siamo stati attaccati continuamente sui giornali perché siamo stati lenti. È vero, in un Paese normale si sarebbe agito più in fretta, però questo non è un Paese normale. Finora, in nome dell'emergenza, si è passati sopra a tutto. Quante volte, di fronte alle tragedie, abbiamo sentito dire: non è questo il momento per cercare colpevoli. Oppure: dobbiamo fare in fretta e agire in deroga. Che poi non ho mai capito in deroga di cosa si agiva, del buonsenso, della giustizia?

Ecco, forse in passato si è sempre agito in deroga al senso di umanità, che avrebbe dovuto fare arrossire chi, di fronte alle tragedie, costruiva imperi economici e, di ritorno, creava vantaggi politici per mezzo di donazioni elettorali e fondazioni. Ora si cambia, in nome dell'emergenza non ci sarà impunità. È ora che finalmente qualcuno in Italia paghi per ciò che ha fatto. Si accertano le responsabilità, politiche e non solo, che hanno portato al disastro del ponte. Si mette fine a questo sistema perverso delle concessioni, che fa gli interessi solo dei privati. Al contempo, si dota di poteri speciali il commissario per la ricostruzione e si trovano le risorse per riportare Genova alla normalità. Chi nelle settimane scorse ci ha attaccato senza riserve avrebbe dovuto avere l'onestà intellettuale di riconoscere che parte dei ritardi sono dovuti al fatto che le indagini giudiziarie hanno condizionato l'agibilità della zona e rallentato la demolizione e la ricostruzione, perché, parliamoci chiaro, cari colleghi, questa non è una tragedia dovuta alla sfortuna, ad una calamità naturale. Questa tragedia è stata creata e voluta dall'uomo. A differenza di molti di voi, che nei palazzi del potere siedono da decenni, io sono appena arrivata, sono la più giovane di questo Parlamento; eppure mi prendo anch'io le mie responsabilità. Per questo, sento il dovere forte di porgere le mie scuse ai cittadini di Genova e della Liguria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quanto successo non doveva accadere, in un Paese normale non è tollerabile. I cittadini ormai lo hanno capito e hanno scelto il cambiamento. Mi dispiace che alcuni qui non se ne rendano ancora conto. Vi state politicamente estinguendo proprio perché fino ad oggi non avete portato avanti gli interessi né le battaglie per il bene dei cittadini, ma solo i vostri interessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vi siete fatti inghiottire da questi palazzi e non riuscite più a capire quali sono le priorità per chi sta al di fuori. Avete dimenticato, o peggio ignorato, che ogni nostro atto in quest'Aula si riflette sulla vita di persone in carne e ossa. Adesso però, fortunatamente, la situazione è cambiata: questo decreto ne è la prova più lampante. Per prima cosa, e anche questo ha influito sui tempi, si è voluta dare piena dignità al Parlamento e al ruolo legislativo. Tre sottosegretari l'altro ieri sono stati con noi per tutte le 15 ore che è durata la seduta congiunta, ininterrottamente dalle 16 alle 7 della mattina. Questo per permettere la discussione approfondita di tutti gli ultimi emendamenti presentati dalle opposizioni che ancora non erano stati affrontati.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Li avete presentati voi!

ANGELA RAFFA (M5S). Con grande umiltà si è ascoltata la voce dei cittadini e delle rappresentanze della città di Genova; molte delle richieste sono state accolte e hanno contribuito a migliorare il decreto. Questa maggioranza dà attenzione ai suoi cittadini, siamo i loro portavoce. È ora di finirla con le prese in giro del passato, quando a noi elettori veniva rifilata ogni tipo di bugia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo poi scoperto che in Italia esistevano tragedie di serie A e tragedie di serie B. Se la tragedia faceva più spettacolo o, peggio, se portava qualche voto in più, allora si davano più soldi, più benefici. Niente se, invece, non aveva avuto la prima pagina di un giornale straniero o neanche uno straccio di plastico montato in televisione. Questo oggi cambia e riconosciamo pari dignità anche alle persone colpite dal terremoto di Ischia, da quello del Centro Italia e da ogni evento connesso al dissesto idrogeologico.

Finalmente si fanno concreti passi verso la logica della manutenzione e della prevenzione. Questa è la vera emergenza italica, il fatto che di questi due concetti si è sempre parlato, ma mai fatto niente. Istituiamo la nuova Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, creiamo l'archivio informatico nazionale delle opere pubbliche, prevediamo l'introduzione di sistemi di monitoraggio dinamico in grado di garantire il controllo delle condizioni di sicurezza in tempo reale. Infine, investiamo nella migliore risorsa che abbiamo per fronteggiare emergenze e prevenzione, quella umana. Duecento giovani tecnici entreranno al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, proprio per garantire la sicurezza della circolazione stradale e delle infrastrutture.

Queste assunzioni le facciamo con concorsi pubblici perché quella è la via maestra, perché in questo Paese non se ne può più di incompetenti raccomandati mentre i nostri giovani migliori vanno all'estero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mentre permettevate per guadagnare ancora di più ai concessionari autostradali di aumentare dal 20 al 40 la percentuale di opere che questi possono affidare direttamente a società di loro stessa proprietà, avete mandato in rovina le infrastrutture di questo Paese. Troppo impegnati con il MOSE, tra tangenti e fondi neri, e in tutt'altre faccende affaccendati per accorgervi di quello che succedeva all'ANAS, dove pare comandasse una dama nera, e non ci si è fatto caso e non ci si è fatti mancare niente: dall'associazione per delinquere alla corruzione, dalla turbativa d'asta al voto di scambio, dalla truffa all'abuso d'ufficio. Questi sono i reati contestati dalla procura.

Eppure, il crollo del cavalcavia a Lecco, avvenuta il 29 ottobre 2016, con il suo carico di morte era un segnale di avvertimento forte e chiaro. Siete riusciti ad ignorarlo. Ma anche un bambino sa che la gomma, quella degli appoggi e dei ritegni sismici dei ponti costruiti con il sistema delle travi Gerber, con il tempo si scuoce e si sgretola. Basterebbe cambiarla. Basterebbe una manutenzione minima perché è proprio con quel sistema che è stato costruito il maggior numero dei nostri ponti dal dopoguerra fino a tutto il periodo del boom economico. Non serve essere ingegneri per capire che opere innovative hanno bisogno di maggiore manutenzione e monitoraggio. Ma per Genova questo si era dimenticato. Il calcestruzzo si consuma se l'acqua non defluisce correttamente e finisce sugli impalcati. Bisognava aspettare questo decreto per i lavori sulle autostrade A24 e A25, la “Strada dei Parchi”. Non servivano tecnici; bastava guardare per capire che c'era qualcosa che non andava.

Avete lasciato un Paese in macerie ed in quest'Aula spesso avete il coraggio di affermare che siamo noi a rovinarlo, magari perché non ci pieghiamo ai poteri della finanza internazionale, dello spread e degli eurocrati di Bruxelles, oppure perché non assecondiamo alcuni grandi gruppi e le lobby del cemento. Ecco, con questo decreto assecondiamo la lobby dei cittadini, quella della città di Genova e di tutt'Italia. Rimettiamo in piedi questo Paese, iniziamo con Genova e facciamolo nella maniera migliore e più veloce possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Diego Sozzani. Ne ha facoltà.

DIEGO SOZZANI (FI). Grazie, Presidente. Finalmente dopo parecchio tempo oggi arriviamo alla discussione sulle linee generali come momento di sintesi dopo un lavoro fatto in Commissione ma, soprattutto, dopo oltre due mesi dal tragico evento. Il fatto che ci abbiamo messo tutto questo tempo è un elemento sicuramente negativo; è negativo perché non vi è stata tutta una serie di valutazioni all'inizio, cioè quando il decreto è stato pubblicato, e su cui abbiamo dovuto eseguire un lavoro ciclopico all'interno della Commissione, come hanno detto anche i colleghi che mi hanno preceduto, per cercare di rendere innanzitutto leggibile ma soprattutto applicabile il decreto sul quale stiamo discutendo.

Voglio ricordare che questa è ancora un'occasione per esprimere i sentimenti di cordoglio e di partecipazione per le vittime di questa immane tragedia. Però, voglio anche segnalare che queste vittime sono morte due volte: la prima è perché dalle prime indagini è evidente che il profitto ha avuto una parte preponderante rispetto alla sicurezza delle persone e dei manufatti. Si è visto che l'utile ottenuto dai concessionari stradali è superiore a qualsiasi attività economica oggi esistente in Italia e, nonostante ciò, abbiamo visto e vediamo ancora lo scaricabarile “dell'io te l'ho scritto ma tu non l'hai letto”. La seconda volta è perché la politica, invece di analizzare una situazione paradossale come quella dell'evento, ha avviato quello che io chiamo “l'algoritmo delle emozioni”, con la diffusione di annunci e di slogan senza senso dove è emersa l'incompetenza (e come ha detto bene la mia collega, questo è un Paese in cui la competenza non è protagonista).

Ma dove sta l'incompetenza? In un Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti che ha detto tutto e il contrario di tutto in questi mesi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), tutto e il contrario di tutto e questo è sicuramente l'elemento dell'incompetenza. Ma questo lo dimostriamo e lo dimostriamo con semplicità perché questo è un decreto che è il risultato della superficialità del nostro tempo e lo vediamo nella politica dei lavori pubblici, lo vediamo nella politica economica che andremo a discutere tra poco, lo vediamo in tutte le attività di questo Governo.

Abbiamo aspettato un tempo ciclopico per leggere questo decreto: pensate, 45 giorni dal giorno in cui è avvenuta la tragedia. Ma, poi, sono bastati solamente due giorni di audizioni - due giorni di audizioni! - per far emergere le fragilità delle norme e l'incompetenza sta anche qui, è contenuta nelle norme che siamo andati a discutere. È bastata l'attività delle Commissioni per far emergere la confusione di questa maggioranza e di questo Governo. Probabilmente molti non lo sanno, ma in Italia ci sono oltre 255 mila chilometri di strade e 61 mila fra ponti e viadotti. Che cosa ne sarà di queste opere? Quali sono le idee di questo Governo? Che cosa ha imparato dall'emergenza di Genova, ammesso che questo decreto possiamo chiamarlo ancora di Genova? Che questa tragedia ha messo al centro dell'attenzione il protagonismo del Ministro rispetto a un metodo, che continua a ripetere come un mantra, dei costi-benefici, con la sospensione di opere già finanziate e con il rinvio di quelle già programmate. Inoltre, senza alcuna logica si trasforma il “decreto Genova” nel decreto onnicomprensivo, con norme che sono relative ai terremoti e con norme di tipo ambientale nelle quali siamo andati a inserire elementi che riguardano lo smaltimento dei rifiuti, con norme che riguardano Ischia e tutte le problematiche.

Inoltre, abbiamo assistito alla commedia della nomina del commissario. Prima si dichiara, con tanto di intervista dello stesso, che sarà un manager di Fincantieri; poi si scopre che è conflittuale e allora si ripiega sul sindaco Bucci. Bastava subito nominare il sindaco: così come è stato nominato il presidente della regione commissario dell'emergenza sarebbe bastato nominare subito il sindaco commissario della ricostruzione. Ciò con le esternazioni che abbiamo inseguito e che abbiamo sentito di un Ministro che, prima, dice che il ponte lo ricostruirà lo Stato. Ma cosa significa che il ponte lo ricostruisce lo Stato? Quali sono le imprese? Chi è lo Stato? Quali sono le metodologie operative per la costruzione? Poi, esclude le imprese degli altri concessionari diversi da Autostrade e poi ci ripensa: “No, riammettiamole. Quelle possono costruire il ponte, ma solo se sono imprese non legate alla società Autostrade”. Poi ci ripensiamo un'altra volta, perché togliamo la parola “propedeutica” e scopriamo che invece Autostrade non può costruire ma può demolire. Insomma, una confusione stratosferica e ad oggi ancora non si è capito e non sappiamo, con l'approvazione di questo decreto, chi saranno le persone, chi sarà l'ente, chi sarà il soggetto che costruirà questo ponte.

Non c'è alcun accenno, nel decreto, alle 40 mila persone che devono recuperare le loro abitazioni nel terremoto del Centro Italia. Abbiamo deciso di fare un “decreto emergenza” ma poi mancano delle porzioni importanti rispetto all'attività che dobbiamo condurre rispetto alle emergenze vere che esistono in questa nazione. Si modificano in extremis le norme su Ischia e vengono inseriti i benestare della sovrintendenza.

A Genova, si dimenticano gli sfollati perché le risorse sono poche e solo grazie alla proposta di Forza Italia sono state aumentate. Sono state dimenticate le imprese e, anche in questo caso, grazie al nostro gruppo sono stati integrati i finanziamenti per riavviare un tessuto economico duramente provato da questa vicenda.

Si sono definite le zone speciali, di cui all'articolo 7, ma non si capisce, nessuno ci ha spiegato qual è la filosofia, visto che entra Piacenza e non il Piemonte o la Lombardia che sono i soggetti che operano in questo momento sicuramente in modo economico con Genova e con la Liguria.

D'altro canto, basta vedere cosa abbiamo cambiato nel decreto e lo vediamo oggi, nell'ultima versione che ci è stata data per capire quale è stato il livello di cambiamento voluto dalle Commissioni e introdotto nel decreto stesso. Praticamente, il decreto, da quando è arrivato nelle nostre Commissioni ad oggi che lo andremo ad approvare, è profondamente cambiato. Però, non siamo lo stesso soddisfatti. Non lo siamo perché sono assenti le programmazioni delle grandi opere come il Terzo Valico, la Gronda, la Diga foranea.

Per la verità, questo Governo il Terzo Valico lo aveva inserito nella prima versione, ma poi il rischio della crisi di Governo lo ha cancellato. Peccato, era un'occasione per dimostrare al Paese che la tragedia non sarebbe stata vana. Vedremo se l'applicazione di questo decreto sarà priva di sorprese o se, invece, sarà oggetto di ricorsi. Questa è la preoccupazione. Oggi, noi non abbiamo la certezza che questo decreto, nel momento in cui sarà promulgato, sarà poi applicato immediatamente. Speriamo, lo dico ai rappresentanti del Governo, che non ci sarà questo rischio.

Questa sarebbe una grande sconfitta per lo Stato, per Genova e per le emergenze del Paese. In quel caso, lo annunciamo sin da ora, chiederemo senza indugio le dimissioni dell'inadeguato Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

Infine, e concludo, vorrei ringraziare tutti i colleghi di Forza Italia e delle opposizioni che, con grande senso di responsabilità e, soprattutto, con grande competenza – e, lo ripeto, con grande competenza – hanno sicuramente contribuito alla riscrittura di gran parte del decreto. Anche se, se avessimo avuto forse qualche tempo in più, perché era stato dettato da tempi incomprensibili, di fretta, saremmo riusciti sicuramente a migliorarlo ancora sensibilmente rispetto a quanto è stato prodotto.

Abbiamo presentato gli ultimi emendamenti, che speriamo possano essere accolti. È stata un'azione di coerenza, la nostra, non abbiamo voluto essere coloro che fanno dell'ostruzionismo. Non sono molti e sono tutti di merito. Lo mandiamo come messaggio al Governo. Non abbiamo intenzione, né ora, né nel prossimo futuro, di essere ostruzionisti, ma ciò non significa che faremo degli sconti.

Forza Italia è, e sarà, la sentinella a favore dello sviluppo, è, e sarà, la sentinella a favore di un adeguamento di queste infrastrutture, perché dall'adeguamento e dallo sviluppo delle infrastrutture passa lo sviluppo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo i ragazzi dell'Istituto Comprensivo “Davanzati – Mastromatteo”, di Palo del Colle, Bari, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

È iscritto a parlare il deputato Luciano Pizzetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO PIZZETTI (PD). Grazie, Presidente. Io intanto, lo dico con rispetto anche per la mia terra da cui provengo insieme al Ministro Toninelli, trovo che sia davvero incomprensibile e inconcepibile che il Ministro che porta la firma principale di questo provvedimento non abbia avuto modo, tempo, rispetto per presentarsi nelle Commissioni ed ora in Aula.

Io ringrazio il sottosegretario Rixi, che ha seguito l'iter del provvedimento, ma questo non può non portarci a non tener presente e a non segnalare questo comportamento del Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Naturalmente, non credo che sia in missione per ponti né, tanto meno, penso che stia andando là dove lo porta il cuore. Penso semplicemente che abbia compiuto una scelta, cioè la scelta di non mostrare un volto in questo Parlamento, a fronte di un decreto che è stato gestito in modo confuso e contraddittorio come non mai.

Questo è un decreto emergenza che complica le condizioni del post-emergenza. Le condizioni, queste condizioni difficili solo in parte sono state superate dalla utile, ma non sufficiente azione emendativa condotta nelle Commissioni riunite e che, perciò richiederà, questa azione, un più proficuo lavoro in Aula; è un lavoro che faremo.

Il Governo e la maggioranza hanno fatto muro per impedire che le norme fossero più favorevoli alle popolazioni e alle imprese colpite, più efficaci nell'azione ricostruttiva, meno esposte rischi di ricorsi e controricorsi e di contenziosi che allungheranno i tempi della ricostruzione, così da far apparire, purtroppo, una mera chimera la fruibilità del nuovo ponte di Genova dalla fine del prossimo anno. E la responsabilità di questo sarà una e una soltanto, cioè una responsabilità del Governo che, appunto, ha agito in tal modo.

Il Governo e la maggioranza hanno fatto muro anche su qualcosa che non ha solo un valore materiale di inefficacia dell'azione demolitrice e ricostruttiva del ponte, ma ha anche un valore etico e morale. Hanno incredibilmente impedito che la legalità permeasse questa norma.

Io mi rivolgo a lei, Presidente, perché se ne faccia carico verso il Presidente Fico; anzi, mi rivolgo direttamente al Presidente di questa Camera, mi rivolgo a lui direttamente perché egli ha voluto sempre significare il suo scrupoloso attaccamento al valore della legalità e per la forza democratica della sua funzione.

Allora, sulle norme antimafia, cioè di contrasto al rischio delle infiltrazioni mafiose e criminali nell'opera di demolizione e ricostruzione del ponte, il provvedimento ha fatto acqua ed è stato posto solo in ultima istanza un piccolo argine. Sono state, queste norme, completamente bypassate nel decreto originato dal Governo. Ci sono state audizioni che ne hanno richiesto l'inclusione a viva voce. Emendamenti delle opposizioni sono stati presentati e respinti senza arte e con molta parte. Un rinsavimento legislativo in zona Cesarini c'è stato mediante un'operazione stravagante, di far sì che la I Commissione ponesse una condizione alla conversione del decreto. Bene, questa condizione è stata introdotta con un emendamento del relatore, dopo che l'esame del provvedimento si era concluso e appena prima del mandato al relatore.

Allora, Presidente, chiediamo a lei di censurare questo comportamento, perché questo comportamento ha comportato anche il divieto di subemendare tale emendamento. E non siamo in presenza di un argomento di cui mai si è discusso, siamo in presenza di un argomento che ha tenuto banco per lungo tempo nelle audizioni e nelle Commissioni, che è stato presentato e respinto scientemente; e poi, a fronte di fatti accaduti esternamente, e cioè le pressioni che sono state esercitate, finalmente il Governo è rinsavito e ha pensato, via relatori, di introdurlo, appunto dopo che, su questo argomento, c'era stato un approfondimento della discussione ed era stato posto un diniego incomprensibile.

Ebbene, si è impedita un'azione appunto di ulteriore miglioramento del provvedimento. Ecco, questa è una valutazione che va oltre il merito; è un comportamento che deve poi essere posto all'attenzione dei livelli degli organi di garanzia di questo Parlamento perché le opposizioni non possono ovviamente, in una Commissione parlamentare, subire questo atteggiamento. Vale anche per il condono; il Presidente Fico si è autorevolmente pronunciato in ordine all'espulsione, dal decreto fiscale, delle norme più sfacciatamente condoniste e di sostegno occulto, di fatto, ai fenomeni criminali, quali il riciclaggio. Le chiediamo allora, chiediamo al Presidente eguale pronunciamento sulle norme contenute nel testo in discussione, che rendono lecito l'illecito; su Ischia, siamo in presenza, lo hanno detto i colleghi, di un condono tombale legittimante dell'illegalità e addirittura premiale; si condona l'abuso, non di necessità; si consente di ricostruire e si danno i soldi per la ricostruzione, ossia lo Stato legittima l'abusivismo e paga l'abusivo. Presidente, davvero, vi è materia per una sua autorevole pronuncia, che mi auguro abbia la medesima efficacia di quella avuta, in parte, sul decreto fiscale, che possa produrre i propri effetti nella fase emendativa del testo, consegnato all'Aula dalla Commissione.

Lega e 5 Stelle continuano a richiamarsi al contratto; è un matrimonio d'affari in logica scambista e senza veli; lo scambio di condono, quello di Ischia, in cambio di quello fiscale; a lei chiediamo di pronunciarsi, Presidente, non sul contratto scambista - non le compete - ma sull'illegalità che lo Stato non solo subisce ma promuove, anche attraverso un uso spregiudicato delle deroghe che travolgono la legislazione ad uso e consumo di interessi particolari. Avete sostituito lo sciocco “ciaone” con il vergognoso “derogone”. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! La maggioranza e il Governo hanno costruito un decreto bicefalo, inserendo questioni tra loro diversissime: il crollo del ponte di Genova ed il terremoto di Ischia; lo hanno fatto con una tremenda logica ricattatoria: usare il disastro di Genova per coprire l'abusivismo ad Ischia, convinti che, di fronte al dramma di Genova, noi saremmo stati silenti sul resto. Noi respingiamo il ricatto, malvagio e immorale. Abbiamo lavorato per accogliere le fondamentali istanze della comunità genovese, per loro e per tutti noi, perché Genova è un punto nevralgico del sistema Paese; con la medesima determinazione, denunciamo gli ammiccamenti all'illegalità, in cambio di voti. Scopriamo, cara collega del cambiamento, che vi siete ispirati, non a madre Teresa, ma assai più prosaicamente ad Achille Lauro, un po' più oneroso per lo Stato, visto che un vano costa più di una scatola di pasta o di un paio di scarpe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Un decreto nato male non è finito peggio solo grazie alla compattezza e alla determinazione dell'intera comunità genovese, supportata da un impegno costante dei parlamentari dell'opposizione e del PD in particolare; insieme, abbiamo fatto sì che maggioranza e governo accogliessero le istanze che hanno indubbiamente migliorato il decreto; purtroppo, la resistenza passiva dei portatori del cambiamento ha impedito che questo decreto venisse ancor più migliorato. Permangono assenze incomprensibili per il ripristino e il potenziamento del sistema ligure. Gronda e Terzo valico non solo non ci sono, ma continua la saga horror dei costi-benefici che rinvia, rallenta ed impedisce; permangono confusione ed incertezza sull'azione ricostruttiva del ponte e dei soggetti chiamati a realizzarla sulla base di ideologismi talebani che confliggono con una trasparente logica del fare e rischiano di generare conflitti interpretativi sulla normativa, generando a loro volta ricorsi e contenziosi.

Aspi non va demonizzata moralmente ma costretta a risarcire secondo una delle logiche più vecchie del mondo: chi rompe paga, in solido e in responsabilità. Aspi è concessionaria, Aspi è responsabile, Aspi deve pagare. La vostra logica demenziale invece ha già colpito in primo luogo gli sfollati e il valore del risarcimento loro spettante e dovuto. Il falso moralismo nulla ha a che fare con l'etica pubblica ed è nemico della trasparenza, consente indignazione a beneficio del popolo e accomodanti intese assai, molto assai pragmatiche. Permane una sottovalutazione incredibile della funzione strategica del porto di Genova dalla cui operatività dipende non solo l'economia di Genova e del retroterra del Nord Italia, ma quella dell'intero Paese, tanto più che è proprio sulla domanda estesa e sul flusso delle merci da e per l'estero che principalmente si basa la nostra economia. A meno che il post disastro sia il prototipo della decrescita felice al termine della quale varrà un non detto: chi ha mangia e chi non ha guarda il cielo. Noi insieme alle altre opposizioni abbiamo condotto un'azione emendativa importante che riproporremo in Aula sui temi che tanti colleghi hanno ben evidenziato. Noi sosterremo in ogni sede il Governo se vorrà agire per l'istituzione della grande Genova e della zona economica speciale. Noi riproporremo l'estensione temporale della cassa integrazione in deroga, peraltro non prevista nel decreto originario, questa sì uno buona deroga, come richiesto da tutte le forze sociali ed economiche genovesi unitamente a quelle spirituali a partire dall'Arcidiocesi. Noi lavoreremo per una soluzione che assicuri agli sfollati risarcimenti soddisfacenti e soluzioni abitative adeguate. Il nostro è stato da subito e sarà uno spirito massimamente collaborativo e di concorso alla ricerca delle vie migliori per la ripartenza di Genova e della Liguria, anche per dare a Genova la sede dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle infrastrutture. Anche qui non comprendiamo la schizofrenia del Governo: si annuncia con grande pompa che si supera la società ANAS strade e ferrovie, oltretutto con costi al seguito e si attiva un'agenzia per la sicurezza di strade e ferrovie; davvero sono i misteri della mente governativa. Noi aiuteremo il presidente Toti e il sindaco Bucci nella loro azione molto, molto complicata e impegnativa e riteniamo sia stata una scelta giusta, pur molto tardiva, per le vostre lotte di potere, quella di nominarli commissari investendo sui principali punti di forza della Repubblica, vale a dire le massime espressioni democratiche territoriali e locali. Anche per questo denunciamo l'azione punitiva di vera e propria rappresaglia nei confronti dei presidenti delle regioni terremotate. Maggioranza e Governo li hanno estromessi in modo tanto irresponsabile quanto ignobile dall'azione ricostruttiva; siete arroganti e poco trasparenti e fate pure danni. Chiedo alla Lega che si batteva per le autonomie e per il federalismo: non provate un po' di imbarazzo e anche un po' di disgusto per l'estromissione dei presidenti delle regioni? Spero che nell'azione emendativa questa condizione venga superata.

Ho terminato Presidente, la collaborazione ha come premessa l'onestà e la lealtà; in maniera onesta indichiamo problemi e opportunità di soluzione. In modo leale agiremo con gli emendamenti affinché in queste ore vengano apportati i significativi correttivi da molti richiesti. Confidiamo che in Parlamento i deputati di maggioranza siano meno muti e il Governo meno sordo. I cittadini onesti sappiano che la nuova stagione dei condoni che premia le illegalità ha con i 5 Stelle e la Lega nuovi padri e nuove madri. I cittadini di Genova sappiano che il 31 dicembre 2019 il nuovo ponte non ci sarà e se non ci sarà la colpa esclusiva sarà dei mandanti politici di questo decreto, vale a dire il Governo in primo luogo. Proprio per evitare che i cittadini debbano subire questa condizione lavoreremo per migliorare il decreto anche con un'azione di potabilizzazione laddove questa si rende necessaria e non vi daremo l'alibi di porre la fiducia. Dovrete mostrarvi al Paese respingendo emendamenti e ordini del giorno che rispondono a ciò che imprese e cittadini chiedono.

Questo alibi proprio non ve lo daremo. Se la volete mettere, sarà solo responsabilità vostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo i ragazzi dell'Istituto tecnico “Alberto Baggi” di Sassuolo, Modena, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi). È iscritto a parlare il deputato Emanuele Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questo doveva essere il decreto di Genova, la risposta immediata, forte e decisa dello Stato rispetto a una tragedia che colpiva non solo la città di Genova ma l'intera nazione. C'è voluto un po' di tempo, forse troppo tempo, c'è voluto il foglio bianco del Presidente del Consiglio, che ha portato ai cittadini di Genova il testo di un decreto che poi si è visto dover cambiare. Lo ha cambiato il Parlamento, ed è diventato nel corso del tempo, a cominciare dalle norme assunte in Consiglio dei ministri, non più il decreto di Genova - l'abbiamo detto in più interventi - ma il decreto di tutto: il decreto del terremoto dell'Italia centrale e il decreto del condono tombale di Ischia, che grida vendetta soprattutto per la matrice politica da cui viene, di chi fa della legalità la sua bandiera politica ed assume un provvedimento che credo, basta leggerlo, ha scarsi precedenti nel passato di questa Repubblica.

Si parla di fanghi, si parla di maxi-stalle, di rifiuti, si parla un po' di tutto. Per carità, tutte emergenze sacrosante della nostra Italia, ma è un pochino meno il provvedimento di Genova, ma lo è. È stato riscritto in Parlamento, anche raccogliendo delle istanze provenienti da Fratelli d'Italia. E ringrazio per il lavoro svolto i colleghi che nelle Commissioni, anche nelle sedute notturne, con il lungo lavoro che ha portato alla riscrittura di questo decreto, hanno messo il massimo impegno non per mettere una bandierina politica su un punto, su un articolo o su un altro ma per raggiungere l'obiettivo di dare questa risposta immediata ai genovesi e all'Italia intera. Ci sono, ed è importante che ci siano, provvedimenti sul ruolo e sui poteri del commissario, i famosi poteri in deroga, che chiedevamo come regola strutturale per tutte le emergenze, senza dover riscrivere ogni volta una regola a sé, perché fatti eccezionali, come sono le emergenze, non possono essere trattati con procedure ordinarie, altrimenti succede quello che succede nel Centro Italia, che sono due anni che c'è stato il sisma e ancora non si sono rimandate le persone nelle case, riaperte le imprese e fatte tornare le persone alla normalità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Succede che si fanno due leggi (questa è la terza) per il terremoto del Centro Italia e ancora non si sono assunti provvedimenti definitivi sui punti salienti della ricostruzione. A questo servono le deroghe, le deroghe servono a rispondere a situazioni eccezionali; lo chiedevamo appunto in modo strutturale. Sono quelle deroghe che hanno permesso a L'Aquila, con un'efficienza anche straordinaria, che va rivendicata, di quel Governo che il giorno del sisma drammatico che colpì tutti noi il 6 aprile 2009, il giorno stesso, dette all'Italia un punto di riferimento, un commissario nella figura del dottor Bertolaso e, dopo cento giorni - non dopo 70 giorni ed ancora manca il decreto, ma dopo cento giorni -, le persone stavano di nuovo in case decenti, non in dei moduli prefabbricati con le caldaie che gelano perché sono in montagna quando probabilmente quei moduli andavano bene per località marine. Mi soffermo soprattutto su quello che riguarda il punto del sisma del Centro Italia, sulla parte che concerne Genova i miei colleghi hanno prima e meglio di me fatto il punto con attenzione.

Mi soffermo per segnalare alcune cose positive che ripetiamo costantemente, che finalmente, dopo due provvedimenti, al terzo si sono in qualche modo iscritte. Una riorganizzazione al centro, perché era impensabile avere tre regioni con tre regole, tre scelte differenti. Quello che si poteva fare nelle Marche non si poteva fare nel Lazio, quello che si poteva fare nel Lazio non si poteva fare in Umbria. Un'unica regia che ha come unica conseguenza la necessità di dare più poteri ai sindaci, che conoscono il territorio, che conoscono i bisogni, che hanno la peculiarità di aver raccolto in questi lunghi, troppo lunghi, due anni le istanze e le esigenze dei cittadini.

Mi chiedo e vi chiedo, però - lo chiedo al Governo e lo chiedo ai colleghi parlamentari -, senza quei poteri di deroga, oggi che le regioni hanno anche assunto in materia di sisma leggi regionali proprie, come si fa a derogare alle leggi regionali se quel potere manca in capo al commissario che viene nominato? Quindi, torniamo allo stesso problema che segnalavamo prima. Poi finalmente è arrivato, anche questo dopo molte e lunghe ripetizioni, l'emendamento al provvedimento sulle piccole difformità, che consente in qualche modo di efficientare la ricostruzione.

Si è perso tanto tempo. Oggi Coldiretti segnala un dato molto interessante in tema di agricoltura, ma molto preoccupante per queste terre. La stima che fa l'associazione degli agricoltori è di 260 milioni di euro di fatturato persi in Umbria, 140 nelle Marche, 175 nel Lazio: mezzo miliardo di euro solo nel comparto agricoltura, con il rischio di delocalizzazione delle imprese e dei prodotti che sono la specificità, la ricchezza, la forza di questi territori e della nostra nazione! Per ora ha retto, certo, in qualche modo, anche quella economia, grazie alla rete della solidarietà nazionale ed internazionale, le persone sono venute, hanno speso, hanno contribuito a proprio modo. Ma non è questo che ci chiedono da quei territori, dai nostri territori, da questi comuni: ci chiedono il diritto sacrosanto di poter tornare alla normalità. E questo diritto, che lo Stato deve garantire, non un giorno che verrà, ma domani, una risposta immediata, forte, la stessa che ci chiedono i cittadini di Genova sulla ricostruzione del ponte, la stessa che ci è stata chiesta a L'Aquila nel 2006. Servono quei poteri perché si possano realizzare le opere pubbliche necessarie. Serve combattere quel mostro inquietante che è la burocrazia. Certo, con quel provvedimento sulla facilitazione circa la risoluzione dei problemi delle piccole difformità si fa qualche passo in avanti. Serve necessariamente, lo hanno detto prima e meglio di me alcuni miei colleghi, non solo il rinnovo dei contratti delle persone che oggi lavorano negli uffici per la ricostruzione dei comuni e delle regioni, serve il potenziamento di questi uffici, perché è inutile che facciamo presentare le pratiche ai tecnici se poi nessuno queste pratiche le istruisce. E questi contratti scadono il 31 dicembre! È domani! È tardi! Dobbiamo prenderci l'impegno - l'abbiamo chiesto con emendamenti, lo rifaremo con un ordine del giorno domani -, lo dica il Governo che in legge di bilancio ci saranno queste risorse per rinnovare i contratti e per potenziarli, perché bisogna vincere il mostro della burocrazia, altrimenti la ricostruzione non si fa. E io spero che sia almeno nell'animo di tutti noi poter arrivare il prima possibile a questo obiettivo. Signori del Governo, colleghi parlamentari, il tempo è scaduto, tra qualche giorno inizia l'unico tempo rimasto, quello più vergognoso, quello della presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Rizzone. Ne ha facoltà.

MARCO RIZZONE (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, non vi nascondo un pizzico di emozione nel fare il mio primo intervento in Aula, parlando di un provvedimento che coinvolge da vicino e nel profondo la mia città. Da genovese, come tutti i genovesi, avrò attraversato quel ponte centinaia di volte. Ponte Morandi era parte integrante della città, era il ponte che prendevi per andare al lavoro ogni mattina, era il ponte che ti portava al mare, in riviera d'estate, era il ponte che avrei dovuto attraversare anche la mattina del 14 agosto per andare a trovare mia madre. Quel giorno, alla fine, l'ho passato in prefettura, al fianco del Presidente del Consiglio Conte, dei ministri Di Maio, Salvini e Toninelli, dei sottosegretari Valente e Rixi e degli altri colleghi genovesi del MoVimento 5 Stelle. Tutti insieme, giorno e notte, uniti come forza di Governo, in quelle tragiche ore, abbiamo seguito da vicino le operazioni di soccorso. Abbiamo visto degli eroi, veri eroi, che voglio ringraziare a nome dello Stato, che vorrei fossero ricordati e valorizzati non solo quando si verificano le tragedie. Quindi, grazie ai vigili del fuoco, grazie alle forze dell'ordine, grazie alla Protezione civile e a tutti i volontari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che sono prontamente intervenuti per salvare i superstiti, per recuperare i corpi delle 43 vittime e per mettere in sicurezza tutta la zona antistante il ponte, la famigerata zona rossa. L'Italia è anche questa. È un'Italia dove, quando c'è bisogno, i cittadini danno il meglio di sé, si rimboccano le maniche e cercano di aiutarsi vicendevolmente, per risollevarsi nonostante le difficoltà. A Genova, purtroppo, l'abbiamo già visto con le alluvioni nell'ottobre del 1970, nel 1992, nel 1993, nel 2010, nel 2011 e nel 2014. La politica non c'era, ma i cittadini sì. Ma i cittadini ora sono entrati nelle istituzioni e il Governo del cambiamento sta dimostrando coi fatti che lo Stato c'è ed è dalla parte delle persone e non dalla parte di chi specula sulle concessioni, non fa adeguata manutenzione e fa rischiare impunemente la vita agli italiani. Ora, signori, si cambia passo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Con questo decreto, si prendono provvedimenti concreti, in primis, per gestire lo stato emergenziale e, in seconda istanza, per prevenire il verificarsi in futuro di tragedie come questa, inconcepibili in uno Stato moderno. Ricordo che il Governo ha stanziato fin da subito oltre 33 milioni di euro per fare fronte all'emergenza e ha emanato un decreto, quello che ci accingiamo a convertire in legge, che è stato oggetto di ampio dibattito in sede parlamentare e che è stato migliorato grazie agli emendamenti apportati in Commissione, che ringrazio. Con i colleghi del MoVimento 5 Stelle abbiamo ascoltato tutti. Siamo stati sul territorio, tra i cittadini della Valpolcevera, Certosa, Rivarolo, nei centri degli sfollati nel municipio di centro ovest, per raccogliere le testimonianze dirette e le istanze di chi la tragedia l'ha vissuta e la continua a vivere sulla propria pelle, gli sfollati dalle case, gli sfollati dal lavoro, le imprese, i professionisti che hanno visto diminuire il loro fatturato, gli operatori portuali, gli autotrasportatori e i cittadini che oggi, per andare al lavoro, si devono svegliare alle cinque del mattino e stare in coda oltre un'ora. In Parlamento abbiamo poi rivolto grande attenzione alle richieste provenienti dagli interlocutori istituzionali, come il sindaco, la camera di commercio, l'autorità portuale, il presidente dell'ANAC Cantone. Nelle ultime settimane siamo andati avanti, giorno e notte, per fare sintesi e, grazie anche ai loro suggerimenti, abbiamo migliorato il testo che ci accingiamo ad approvare. Siamo i primi a dire che la politica deve coinvolgere tutti e che i cittadini devono potere indirizzare le decisioni politiche. Se un provvedimento fatto in urgenza non è perfetto, bene, lo si migliora insieme, ascoltando tutti. Questo è il ruolo del Parlamento ed è questo che nelle Commissioni parlamentari abbiamo fatto, lavorando anche di notte a oltranza, quando necessario. La maggioranza parlamentare, cosiddetta gialloverde, composta da Lega e MoVimento 5 Stelle, opera nell'interesse collettivo con in mente un principio guida: il buonsenso. Come ho detto anche in campagna elettorale, ci sono temi che vanno affrontati in maniera razionale e aperta, facendo approfondimenti, analisi costi-benefici accurate e oggettive, senza pregiudizi. E se l'output che ne deriva è migliore di quanto previsto inizialmente è giusto che si cambi anche idee e si segua una strada diversa, se ciò va a vantaggio dei cittadini. Ma non trasformiamo il Parlamento in un teatro dove l'opposizione fa sciacallaggio mediatico, parlando in maniera strumentale e fuori luogo di Gronda e Terzo valico, opere che, se anche fossero state portate a termine, non avrebbero evitato in alcun modo il verificarsi del crollo di ponte Morandi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quando si parla di risorse economiche, è ovvio che tutti vorrebbero indennizzi d'oro e che dare ancora più risorse a Genova non dispiacerebbe a nessuno. Siamo genovesi, conosciamo il valore dei soldi, però, non essendo le risorse illimitate, dobbiamo concentrarle su coloro che maggiormente hanno subito danni da questa tragedia, cittadini e imprese. Come dicevo prima, serve buonsenso. Mi dispiace vedere l'opposizione che, in fin di vita, cercando di racimolare qualche voto, rimprovera al Governo di non stanziare ulteriori centinaia di milioni di euro per Genova, estendendo senza criterio il novero dei beneficiari, degli indennizzi e degli incentivi. Lo sapete anche voi che lo Stato non ha risorse infinite. Del resto, se così fosse, quelle stesse opposizioni Pd e Forza Italia, quando erano al Governo, avrebbero potuto risolvere prontamente l'emergenza dei terremoti che hanno colpito l'Abruzzo, le Marche, l'Umbria, il Lazio e Ischia, emergenze delle quali noi oggi, a distanza di anni, dobbiamo farci carico e prendere provvedimenti, includendoli nel decreto, che doveva chiamarsi “decreto Genova” e che ora si chiama “decreto emergenze”. Ma mettiamo da parte le divergenze e le appartenenze politiche e cerchiamo di dare soluzioni concrete ai cittadini. Il ponte di Genova va ricostruito in fretta e bene, ogni giorno che passa il danno aumenta. La ricostruzione sarà affidata ad operatori economici diversi dal concessionario Autostrade per l'Italia Spa e non solo per ragioni simboliche. La velocità di intervento si contrappone, tuttavia, ai vincoli di legge. Ad esempio, prima di riaprire la linea ferroviaria che passava sotto il ponte, è stato necessario aspettare il termine delle indagini effettuate dall'autorità giudiziaria, in modo da potere escludere che i colpevoli rimangano impuniti per assenza di prove cancellate per fare prima. Sarebbe stato inaccettabile e, dunque, sono passati dei giorni, ma non si è perso tempo, perché ciò è stato fatto nell'interesse collettivo. Così come il tempo necessario a installare i sensori, che oggi monitorano i resti del ponte ormai pericolante, utili a prevenire, tramite sistemi di allerta, ulteriori tragedie. Certo è che la legge a volte incappa in burocrazia inutile o eccessiva, ma è altrettanto vero che concedere deroghe lascia spazio a infiltrazioni mafiose. Ancora una volta serve dunque buon senso ed è anche per questo che sono stati accolti, in sede di revisione, i rilievi del presidente dell'Agenzia nazionale anticorruzione Cantone ed è stato trovato un buon compromesso, migliorando il testo iniziale. Altro tema importante, su cui siamo intervenuti, è quello della mobilità urbana della viabilità stradale, fondamentale non solo per le merci che dal porto di Genova, uno dei più grandi d'Europa, arrivano nel nord Italia, ma anche soprattutto per le persone che vivono in Valpolcevera, a Certosa, a Rivarolo e nel ponente cittadino. La caduta del ponte non ha solo determinato l'interruzione dell'asse viario autostradale nella direttrice est-ovest, ma anche di quello nord-sud a livello urbano. Gli abitanti della zona si sono sentiti in ostaggio. I ragazzi di Via Fillak, che impiegavano pochi minuti per andare a scuola, oggi, dovendo fare un giro dell'oca, ci impiegano quasi un'ora. Il provvedimento, oltre a prevedere il ripristino della viabilità ordinaria, prevede lo stanziamento di oltre 20 milioni di euro per rinnovare e incrementare il parco dei mezzi pubblici, incentivando il trasporto pubblico locale, un punto di partenza per dare impulso ad una nuova mobilità urbana più sostenibile e meno inquinante, anche grazie all'utilizzo di mezzi elettrici o a idrogeno. Il cambiamento, signori, è anche questo: trasformare una tragedia in un'opportunità di rilancio per il territorio. I genovesi sono forti e sono pronti a rialzarsi e a ripartire. Lo Stato deve mettere tutti nelle condizioni di farlo. Oggi lo Stato è finalmente presente e lo dimostra anche con provvedimenti di stampo economico previsti dal decreto. Vengono, infatti, garantiti indennizzi ed esenzioni alle imprese e ai liberi professionisti che hanno subito decrementi di fatturato, così come agli autotrasportatori che operano nel porto di Genova. Viene temporaneamente creata una zona franco urbana, che possa aiutare gli operatori economici a risollevarsi. È importante che non si perda il tessuto produttivo, perché, se le aziende falliscono, oltre ad un depauperamento del territorio, si crea disoccupazione e si generano problemi sociali. Anche per questo siamo intervenuti in favore dei cosiddetti sfollati del lavoro, garantendo speciali indennità salariali, a favore dei lavoratori la cui attività è stata del tutto o in parte penalizzata a causa del crollo del ponte e ai quali non è possibile applicare gli ammortizzatori sociali tradizionali. E poi, ancora, ulteriori ingenti risorse, oltre 70 milioni di euro, dedicati agli sfollati dalle case della zona rossa. Abbiamo incontrato i loro comitati con il Ministro Toninelli e ciò è stato da stimolo nel trovare una soluzione equa e sensata alla problematica che stanno vivendo. Lo Stato anticiperà immediatamente gli indennizzi dovuti dal concessionario autostradale e supporterà il ricollocamento abitativo di coloro che vivevano nelle case che, per ragioni di sicurezza, sono state sgomberate. E veniamo al tema sicurezza. Il crollo del ponte è stato come un vaso di Pandora. Ha messo in luce problemi che riguardano non solo Genova, ma tutta la rete viaria, stradale, autostradale e ferroviaria nazionale, nonché la questione delle privatizzazioni, che non hanno garantito livelli di sicurezza adeguati. Il decreto non si limita a gestire l'emergenza della ricostruzione, ma allarga lo sguardo all'intero Paese, con un piano nazionale per la sicurezza delle infrastrutture, e prevede la creazione di un ente ad hoc, che possa mappare e monitorare costantemente i ponti, i viadotti, le gallerie e le dighe in tutto il territorio nazionale, da Aosta ad Agrigento, da Matera a Bologna, da Trieste a Cagliari, creando un'agenzia, l'Ansfisa, che assumerà giovani ingegneri e che mi auguro porterà l'Italia ad essere uno dei Paesi più all'avanguardia nel settore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La visione è chiara, dobbiamo passare da una logica di gestione dell'emergenza a quella della prevenzione, perché un caso come quello di Genova, in cui sono morte 43 persone, non debba verificarsi mai più, mai più.

Concludo l'analisi con quello che può sembrare forse un paradosso: in molti si sono chiesti come mai il Governo abbia scelto di nominare commissario straordinario all'emergenza il presidente della regione Giovanni Toti, leader di Forza Italia, e come commissario straordinario alla ricostruzione del ponte il sindaco Marco Bucci, anch'esso appoggiato dal centrodestra. Molti hanno anche storto il naso, ma il Governo del cambiamento, in quanto tale, non vuole chiudersi a riccio, bensì vuole affrontare i problemi e risolverli celermente. E, se per farlo, e qui si ritorna al concetto di buonsenso che dicevo prima, è necessario collaborare anche con gli avversari politici, bene, allora facciamolo, facciamolo nell'interesse dei cittadini.

Ai cittadini non interessano più di tanto i nostri discorsi in TV o le teatralità d'Aula, ma i fatti concreti che avranno ripercussioni sulla loro qualità della vita. Noi siamo qui per migliorarla e anche questo è cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Lo scorso mese di luglio, in occasione della conversione del decreto n. 55, Forza Italia condusse in Aula una forte battaglia, denunciando una vistosa lacuna di quel decreto, che non contemplava alcuna disposizione relativamente all'isola di Ischia, che pure era stata colpita da un evento sismico al pari delle regioni centrali d'Italia, per le quali il decreto dettava norme e regolamentava gli interventi di ricostruzione.

In quella occasione, il Governo, attraverso i suoi più autorevoli rappresentanti, assunse l'impegno che sarebbe stato sicuramente presto dedicato all'isola di Ischia un intervento specifico; e, a queste dichiarazioni, hanno poi fatto seguito le visite sull'isola da parte dei maggiori esponenti del Governo, a partire dal Presidente del Consiglio, accompagnate da una scia di dichiarazioni, di tweet, di annunci roboanti, alimentando aspettative e attese da parte dei cittadini di quei territori e dell'intera regione Campania, atteso che il problema che vive l'isola di Ischia è lo stesso che riguarda l'intera regione Campania e larga parte del sud Italia.

Ma a tante dichiarazioni, a questa intensa cortina fumogena, ha fatto poi seguito questo provvedimento che oggi è all'esame dell'Aula, dove, accanto alle misure relative al disastro di Genova, troviamo previsioni specifiche dedicate all'isola di Ischia, che sicuramente sono state scritte da chi, evidentemente, non ha alcuna conoscenza della situazione per quanto riguarda l'isola, ma, soprattutto, per quanto riguarda le problematiche relative alla sua ricostruzione.

E, dunque, per un metodo sbagliato, perché questo decreto sicuramente è censurabile sotto il profilo della omogeneità, perché contiene tutto e il contrario di tutto, ma, soprattutto, per come è stato scritto, per le misure che sono state varate, certamente non darà non solo alcun contributo alla ricostruzione dell'isola, ma peggiorerà pesantemente la situazione, come di qui a qualche minuto ci accingeremo a dimostrare attraverso un'analisi serena, obiettiva, certamente non faziosa né polemica, in termini pregiudiziali, del contenuto di questo provvedimento.

Un provvedimento che è stato avvolto da una polemica negli ultimi giorni relativa alla emanazione di un condono: condono sì, condono no. In realtà, questo provvedimento determina soltanto un aggravamento dal punto di vista dei procedimenti, della confusione normativa, e l'unica cosa che sicuramente produrrà sarà un gigantesco contenzioso.

Innanzitutto, contrariamente a quanto è stato affermato a più riprese, e anzi sbandierato in tante dichiarazioni, non fornisce alcuna tutela dal punto di vista ambientale, se solo pensiamo che l'articolo 23, al quarto comma, consente la realizzazione di interventi anche da parte di proprietari o detentori di immobili interamente abusivi, poiché il meccanismo del differimento temporale tra inizio dei lavori e presentazione della richiesta per il conseguimento del titolo permette tranquillamente al proprietario o al detentore di un immobile abusivo di dare avvio ai lavori di ricostruzione; mentre, invece, il medesimo articolo, sempre al quarto comma, a chi è stato destinatario di un provvedimento demolitorio emesso dall'autorità amministrativa, richiamando quello che l'articolo 21 contempla per i provvedimenti demolitori emanati dal giudice penale, non garantisce alcuna tutela se questi soggetti hanno attivato i rimedi giurisdizionali previsti dall'ordinamento e hanno ricevuto, anche in via cautelare, una misura di sospensione dell'efficacia del provvedimento sanzionatorio.

Sicché si giunge al paradosso che chi è titolare di un immobile interamente abusivo e che non ha prodotto impugnativa può dare avvio ai lavori, mentre, viceversa, chi ha invocato la tutela giurisdizionale, attivando, evidentemente, quelli che sono i rimedi consentiti dal sistema, vede preclusa la stessa possibilità.

E, ancora, l'articolo 25 davvero è una summa di confusione, di approssimazione e un autentico guazzabuglio. Abbiamo, al primo comma, il richiamo ai capi IV e V della legge 28 febbraio 1985, n. 47, vale a dire il primo condono, sicché è il procedimento previsto da quella legge a dover essere applicato per quanto riguarda la definizione delle procedure di condono sull'edilizia privata.

E la Commissione, nel tentativo, evidentemente, di volere apportare modifiche e variazioni al testo, suggestionata dalla finta polemica sul condono, ha finito, con l'introduzione del comma 1-bis, per peggiorare ulteriormente la situazione. Infatti, ha introdotto in maniera assolutamente ridondante e ripetitiva (e ovviamente questo determina ulteriore confusione), da un lato, l'obbligo dell'acquisizione del parere preventivo dell'autorità preposta alla tutela del vincolo paesaggistico, che è esattamente contemplato dagli articoli 32 e 33 della legge n. 47 del 1985, quindi dei capi IV e V di quella legge che sono invocati nel comma precedente, e, dall'altro, poi, genera una situazione del tutto paradossale, perché relativamente a quello che per semplicità noi chiamiamo “terzo condono edilizio” introduce una serie di limitazioni, con il richiamo all'articolo 32, comma 27, perché invoca soltanto la lettera a) di quella elencazione, e dunque consente la realizzazione di una serie di interventi che, viceversa, quella stessa disposizione preclude nelle altre lettere, in particolar modo: la lettera b), che parla della impossibilità di effettuare interventi per l'adeguamento sismico; la lettera c), sulla indisponibilità delle aree di proprietà dello Stato, laddove l'edificazione dell'abuso interessa un'area demaniale; la lettera d), sui vincoli idrogeologici e le falde acquifere, i parchi e le aree protette, anche perché queste aree, come sappiamo, sono soggette alla pronuncia da parte di un'autorità diversa da quella che tutela il vincolo paesaggistico; la lettera e), sugli immobili che sono stati dichiarati monumento nazionale; la lettera f), sulle aree percorse dal fuoco; la lettera g), sulle aree di demanio marittimo, lacuale e fluviale, e, inoltre, sulle aree di uso civico.

Ebbene, per questa elencazione è consentita la scrutinabilità e la valutazione della domanda di condono, del terzo condono, che ordinariamente non sarebbe possibile.

Quindi, come vedete, la confusione è assoluta e cresce ulteriormente nelle previsioni successive, perché al comma 3, sempre dell'articolo 25, c'è l'esclusione dal contributo degli incrementi volumetrici che sono stati condonati. Quindi, noi abbiamo una doppia disparità di trattamento tra volumi ordinari, volumi condonati, che, per essere condonati, devono essere assolutamente conformi alla normativa anche edilizia ed urbanistica, altrimenti non potrebbero esserlo, ma, soprattutto, poi, genera una ulteriore disparità con quelli che sono gli immobili per i quali c'è stato condono, pur senza incremento di volume.

Cioè, la natura giuridica di questi volumi è esattamente identica, ma il trattamento che viene riservato è un trattamento platealmente differenziato e del tutto privo di giustificazione da un punto di vista giuridico, per cui noi riteniamo che queste disposizioni molto difficilmente potranno reggere al vaglio dei tribunali, ma, soprattutto, della Corte costituzionale, perché i principi di ragionevolezza, di proporzionalità e di parità di trattamento sono stati totalmente non solo disattesi ma manifestamente violati.

E che dire, poi, della mancata estensione della previsione dell'articolo 39-ter, che è stato incluso nel testo del provvedimento dai lavori della Commissione, che non è sostanzialmente estensibile alle procedure che interessano il comune di Ischia? Cioè, noi abbiamo la possibilità che in alcuni comuni, giustamente colpiti dal terremoto dell'Italia Centrale e quindi ricompresi in un'area geografica, sia possibile la sanatoria di una serie di illeciti edilizi e di irregolarità edilizie, mentre invece per i tre comuni dell'isola di Ischia la stessa situazione non può trovare ingresso e questo per la semplice ragione che voi avete introdotto un'espressa limitazione rispetto ai tre comuni dell'isola di Ischia colpiti dal terremoto con la quale avete detto che trovano applicazione esclusivamente le disposizioni del Capo III, mentre l'articolo 39-ter ha una diversa collocazione nel testo del decreto.

Ma soprattutto oggi ci troviamo nella paradossale situazione che quel tipo di eccezioni che sono state introdotte prevedono anche delle deroghe importanti e significative alla normativa di settore perché consentono, per esempio, di sanare gli interventi di manutenzione straordinaria, di restauro, di risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia che siano stati realizzati in assenza del titolo abilitativo e soprattutto perché in questi casi la sanatoria viene concessa in deroga alle previsioni degli articoli 36 e 37 del testo unico sull'edilizia, vale a dire del principio della doppia conformità per cui l'abuso deve essere, per poter ottenere la sanatoria, conforme alle previsioni vigenti al momento della realizzazione dell'abuso e a quello del vaglio della domanda.

Voi permettete che tutto questo possa avvenire, derogate addirittura all'articolo 93 sull'obbligo del deposito del progetto da parte di un tecnico abilitato - questo per le aree sismiche - e non consentite che nell'isola di Ischia queste stesse medesime disposizioni possano trovare ingresso e possano trovare applicazione. Altro che condono applicato all'isola d'Ischia; voi avete reiterato una discriminazione e una disparità di trattamento che non ha alcuna giustificazione sul piano giuridico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma soprattutto non ha alcuna giustificazione sul piano politico. Non esistono cittadini figli di un Dio minore.

Ho sentito, nel dibattito che ha preceduto questo mio intervento, invocare ripetutamente, con grande uso di retorica e con il dispiegamento di mezzi propagandistici, la tutela dei cittadini e il Presidente del Consiglio che si è auto-qualificato avvocato degli italiani. Tuttavia, non ho capito per quale ragione ai cittadini dell'isola di Ischia non debba essere assicurata alcuna forma di tutela né alcuna forma di protezione. A quale avvocato devono rivolgersi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), atteso che il Governo e la maggioranza hanno fissato una così odiosa ed incomprensibile discriminazione?

Noi questo lo spiegheremo, come sempre abbiamo fatto nel corso di questi anni, perché noi non abbiamo bisogno di fare ricorso alla rete né abbiamo bisogno di fare ricorso alle piattaforme. Noi colloquiamo con gli amministratori, noi parliamo nelle sezioni del nostro movimento presenti sul territorio, noi parliamo con i cittadini e diremo esattamente queste cose, come le abbiamo dette in passato, e spiegheremo esattamente qual è il contenuto di questo provvedimento e il gigantesco inganno che è stato consumato ai danni dei cittadini di Ischia. Poi inviteremo il Presidente del Consiglio e i Vicepresidenti del Consiglio a ritornare sull'isola e a fare la stessa passerella e vedremo che tipo di accoglienza e che tipo di saluti riceveranno da quei cittadini che sono stati immotivatamente truffati e che soprattutto sono stati ingannati, che è la cosa davvero più odiosa e insopportabile perché non solo hanno dovuto subire gli effetti di una tragedia, qual è il terremoto, ma poi hanno dovuto subire questo inganno senza alcuna giustificazione e senza alcuna motivazione.

Ed è - e concludo davvero - insopportabile quello che è avvenuto in queste settimane a proposito di questa falsa polemica del condono perché qui non c'è nessun condono e, anzi, abbiamo dimostrato che questo provvedimento genererà soltanto una confusione gigantesca e un contenzioso altrettanto imponente in termini di numeri e in termini di effetti ma, soprattutto, non darà alcun aiuto e alcun sostegno all'opera di ricostruzione, che dovrebbe essere l'obiettivo dichiarato di questo provvedimento.

E, allora, noi riteniamo sbagliato questo modo di legiferare, questo modo di affrontare i problemi e questo modo di cercare di trovare delle soluzioni, alimentando una finta polemica giornalistica su chi è più custode della legalità e su chi ha più a cuore le sorti dell'ambiente, una polemica assolutamente falsa perché i termini della questione, come vi abbiamo dimostrato in modo lapidario, sono assolutamente diversi. È una polemica falsa che è servita soltanto a distrarre l'opinione pubblica ma non i cittadini di Ischia ai quali queste cose, assieme ai cittadini della Campania, andremo a dire molto presto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD). Signor Presidente, signori del Governo, colleghi deputati, il decreto arriva tardi e abbiamo cercato di sforzarci di capire il motivo, così com'è arrivata tardi la nomina del commissario. Dalla prima lettura per il contenuto che riguardava Genova non si poteva certo pensare che questo ritardo fosse dovuto a un particolare spremersi di meningi, perché persino i più benevoli hanno parlato della prima stesura come di uno schema. Abbiamo capito poi il motivo leggendo gli articoli 25 e seguenti, perché - diciamo così - il decreto è stato sottoposto a una sorta di farcitura di materia più simile a quella che è stata richiamata con l'articolo che riguarda i fanghi che ad altre.

L'avete chiamato “decreto Genova” ma in verità è un omnibus e dopo la prima stesura, largamente inadeguata, si è però compresa almeno una cosa: che tutte le chiacchiere agostane e settembrine fatte dagli esponenti del Governo non avevano nessuna corrispondenza nel testo del decreto. Solo chiacchiere (Benedetto Croce avrebbe detto “suoni articolati”). Non mi riferisco soltanto al richiamo, che è stato un vero e proprio pezzo di comicità spero volontaria del Ministro Toninelli, al ponte nel quale si passa il tempo e nel quale giocano i bambini; mi riferisco anche all'annuncio della costruzione da parte di un'azienda che non si capisce come avrebbe potuto realizzare quel ponte non essendo previsto un procedimento di evidenza pubblica né un accordo con il concessionario per realizzare quell'intervento (e mi riferisco a Fincantieri).

Chiacchiere e suoni articolati anche sul tema più cruciale e specifico, cioè la questione del rapporto con il concessionario, ai proclami contro Autostrade, alla sfida ai monopoli, alle minacce di revoca e agli annunci di nazionalizzazione. Abbiamo visto l'azzimato professor Conte trasformarsi in Saint-Just e minacciare - minacciare! - le concentrazioni di potere, i poteri forti e addirittura proporre…

PRESIDENTE. Scusi, collega, scusi un attimo. È possibile lasciare liberi i banchi del Governo? Grazie. Prego.

ANDREA ORLANDO (PD). …di prescindere - addirittura proporre di prescindere! - dall'azione della magistratura. Ci aspettavamo dopo questa ventata bolscevica un decreto scritto da Lenin. Invece, ci avete portato un decreto che sembra uscito dalla penna della buonanima del Ministro Nicolazzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ora, io credo che non sia da rimproverare la cautela con la quale avete affrontato il tema, ma sia da rimproverare l'avventatezza con la quale avete parlato prima, e l'avventatezza risulta ancora più evidente nel momento in cui avete modificato l'articolo 1 dicendo che, sostanzialmente, la demolizione di ciò che resta del ponte è assegnato al concessionario, che in questo modo rafforza ancora di più la sua posizione. Al “pagherete caro, pagherete tutto” è succeduto un più concedente slogan: intanto paga lo Stato e poi vediamo. Certo, poi vediamo, ma quello che politicamente si trae da questa vicenda è che un conto è abbaiare e un conto è agire politicamente per mettere in discussione delle rendite. Voi queste rendite, alla fine, con questo decreto, le state rafforzando. Volevate spezzare le reni ai monopoli e ai poteri forti: adesso siete a chiedere in ginocchio di demolire il ponte. Ma alla fine di questa fenomenologia, quello che resta è che il decreto non dice chi farà il ponte, cioè la cosa sulla quale si è discusso tutta l'estate. Io credo che qui ci sia una lezione di carattere politico più generale. Un conto è bullizzare cinquanta poveretti dentro una nave, un conto è sfidare per davvero i poteri forti di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il decreto, nella parte che riguarda Genova, con le modifiche che si sono susseguite, è un decreto che si è rimpolpato di contenuto, ma ci voleva poco rispetto alla partenza. Il decreto è cambiato, i titoli sono quelli che noi avevamo indicato sin dall'inizio: come dare una risposta agli sfollati, alle imprese, al porto, al personale della pubblica amministrazione, la zona franca urbana. Quasi tutti i titoli ci sono; dico quasi perché io credo che ne manchi uno, importante, che è quello che riguarda il trasporto pubblico locale; era una grande occasione, questa, per ripensare la mobilità della città; si poteva sostenere uno sforzo degli enti locali e della regione per ripensare il modello trasportistico della città, ma al momento questa è un'occasione persa.

I titoli ci sono per far fronte a ciò che immediatamente è stato determinato dal crollo: è tutto da dimostrare che le risorse siano sufficiente. Un po' - credo - ottimisticamente il commissario ha parlato di un decreto soddisfacente al 99 per cento delle sue aspettative: io temo che le sue aspettative rischino di essere deluse.

Ci sono i titoli, ma non tutte le risorse, ma quello che manca più di tutto è una risposta a un tema sul quale noi continueremo a batterci e ad insistere. Il tema è questo. Io non sono tra quelli che ha mai detto che se si faceva la Gronda non sarebbe successa la vicenda del ponte Morandi, però, oggi, dopo il crollo del ponte Morandi, Genova è ancora più drammaticamente isolata di quanto non lo fosse prima e voi nel decreto non date alcuna risposta su questo tema.

Un organismo vivo come una città, una città produttiva, una città della logistica, una città del porto come Genova, è in grado di reagire se ha anche una prospettiva. Non è solo il tema di quello che succede subito, ma se si sa che da qui a qualche anno si potrà tornare a respirare. Se però questa risposta manca, i danni si realizzano oggi: non bisognerà attendere i prossimi anni. Se qualcuno deve spostare una linea dei traffici o ricollocare un'azienda, un conto è farlo in una città che ha una prospettiva di rafforzamento infrastrutturale, un conto invece è farlo in una città che non ha nessuna prospettiva. Allora, qui, davvero, una domanda va fatta, una domanda che io mi continuo a ripetere. Il Ministro Toninelli continua a spiegarci che lui sta facendo un'analisi costi-benefici.

Ora, io ho firmato, da Ministro dell'ambiente, la valutazione d'impatto ambientale sulla Gronda e sul Terzo Valico e so che in quella procedura ci sono tutte le analisi del caso, su questo punto: la comparazione tra scenari diversi, l'impatto sull'ambiente, gli effetti economici. Qual è l'ulteriore algoritmo, qual è l'ulteriore formula alchemica che sta cercando il Ministro Toninelli per dare una risposta e valutare qual è il rapporto costi-benefici? Mi auguro che non sia la stessa che intende utilizzare per valutare gli affetti del tunnel sul Brennero (Applausi dei deputati del Partito Democratico). Se così è, a questo punto, signor sottosegretario Crimi, il tema di come si valutano i costi-benefici, che è un leit-motiv che ci avete riproposto in tutte le occasioni, non è un fatto vostro privato, ma un fatto del quale dovete, prima o poi, rispondere di fronte al Parlamento. Quali sono questi elementi con i quali siete chiamati a giudicare non solo queste due opere ma una serie di opere che, a livello nazionale, sono sottoposte a questo tipo di analisi? Nel decreto non c'è una risposta su questo e poi io credo che nel decreto si perda un'occasione. Si costituisce un'Agenzia; questa Agenzia ha forte contiguità al tema dei trasporti; è un passo positivo; credo che si vada nella direzione giusta, ma poteva essere una risposta a Genova collocare la sede di questa Agenzia a Genova stessa; era un modo per ripartire, per dare un'idea di una ripartenza, di aver fatto tesoro, come Paese, di ciò che è avvenuto con il crollo del ponte Morandi; era anche un modo concreto per dare un sollievo a una città che, secondo le valutazioni del sindaco, che ha commissionato su questo uno studio, rischia di perdere il 15 per cento del PIL nel corso dei prossimi anni.

Questo è il decreto Genova, che vorrei spiegare a chi ci segue, a chi legge i giornali. Questa è solo una parte di questo decreto: poi c'è la farcitura. Voi, con buona pace del collega Sarro, con la scusa del sisma fatte due condoni edilizi. Sappiamo qual è l'origine: una gita dell'onorevole Di Maio a Ischia e speriamo che non ne faccia altre da qui al voto in Aula (Applausi dei deputati del Partito Democratico), sappiamo qual è la dinamica perché non l'abbiamo supposta noi, ce l'ha spiegato il Viceministro Castelli, il quale ci ha spiegato che contro il condono fiscale si è promesso il condono a Ischia. Che si tratti di un condono è autorevole opinione del Ministro dell'ambiente, il quale, l'altro giorno, ha parlato di condono e che spera sia modificata, questa norma, nei passaggi parlamentari. Non mi sembra che le sue speranze siano particolarmente ben riposte, ma questo è il suo auspicio.

Che cosa ci fa pensare questa vicenda? Una cosa che è emersa anche in altri passaggi della discussione sul decreto, cioè che chi si sente portatore di una palingenesi ritiene che, ontologicamente, essere onesti – e io non ho motivo di metterlo in discussione – lo metta al riparo e al di sopra delle regole che valgono per gli altri. Guardate, abbiamo già avuto due segnali in questo senso. Noi chiedevamo una cosa un po' grillina, diciamo. Chiedevamo che si riferisse puntualmente al Parlamento circa il procedere dell'attività del commissario. Ci è stato detto che non serve, perché voi siete trasparenti ed essendo voi trasparenti non serve la trasparenza. Poi abbiamo visto ciò sul tema dell'antimafia. Ci siamo sforzati nelle Commissioni di spiegare che la Liguria è una regione infiltrata dalla criminalità organizzata, che la Liguria è una regione nella quale, l'altro giorno, la Corte d'appello di Genova ha riconosciuto una presenza della criminalità organizzata, con un'importante sentenza, che il Nord-Ovest è una realtà nella quale, già oggi, il ciclo delle demolizioni edili, del cemento, della terra è controllato dalla criminalità organizzata. Ebbene, ci avete detto che siccome voi siete contro la mafia non serve la certificazione antimafia. Salvini, poi, vi ha fatto cambiare idea, su istanza e giusto consiglio del Presidente Cantone.

Io non so cosa abbia detto Cantone a Salvini. Immagino gli abbia detto: guarda che metti nei guai il commissario. Quest'ultimo sarà costretto, tutte le volte, a chiedere in giro una certificazione di fatto perché quella di diritto è stata soppressa.

Ebbene, ma il bello di questo vostro atteggiamento, o meglio il brutto, viene dall'articolo 25; noi ve l'abbiamo detto: se le norme sono complicate, vanno snellite, ma se si creano delle deroghe alle norme alla fine si creano delle disparità e si agevolano forme di illegalità. Che cosa voglio dire? Voglio dire che i colleghi della Lega, che non sono particolarmente presenti stasera forse perché non c'è Salvini, dovranno andare a spiegare a Busto Arsizio, a Verona, anche ad Arezzo perché lì si sono rafforzati, ma anche in altre parti del Mezzogiorno, che un cittadino di quella realtà, se fa una finestra in lieve difformità rispetto alla progettazione, va di fronte a un giudice; invece i beneficiati di questo decreto non solo non ci vanno ma addirittura hanno diritto ad un contributo risarcitorio per la realizzazione - poi l'avete corretto - ma inizialmente veniva risarcito anche chi aveva commesso un abuso, ricostruito quell'abuso e quella ricostruzione veniva finanziata. Vedete, vi siete vantati del fatto che, rispetto all'impianto iniziale, cioè un “libera tutti”, è intervenuto un decreto che ha mitigato l'effetto, cioè noi eravamo di fronte ad una prima stesura che consentiva di riconoscere il titolo a ricostruire a condannati con applicazione dell'articolo per 416- bis, a coloro che non avevano un'autorizzazione dal punto di vista paesaggistico, poi alle 20-21 dell'altro giorno è arrivato un emendamento che introduceva questi vincoli. Ora io vi chiedo una cosa: riconoscete il copyright di questo emendamento; questo emendamento è stato scritto nel 2003 dal Presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dico questo perché questi sono i presupposti per accedere al condono del 2003. Voi vi vantate di avere introdotto la legalità, introducendo i parametri di quello che avete indicato per anni come campione dell'illegalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ancora, in questi vincoli, che avete introdotto, resta scoperto il tema del vincolo idrogeologico. Ci avete risposto che se ne occuperà il commissario ancora in questo caso: il commissario della ricostruzione valuterà di volta in volta se ci sono i presupposti. Ma allora cosa si fa a fare la pianificazione? A che cosa servono gli studi di geologici, a cosa servono gli studi della sismica? Vedete, voi siete andati oltre anche alle richieste dei comitati degli abusivi perché chi li ha incontrati sa che, anche i più accesi, ti dicono: noi vogliamo ricostruire se ci sono i presupposti dell'idrogeologico. Voi siete andati oltre. Come quelli della Lega dovranno spiegare perché un cittadino di altre realtà italiane va davanti al giudice per aver sbagliato di 10 centimetri una finestra, voi dovrete spiegare che l'unico abusivismo di necessità, concetto che è emerso dal dibattito politico nel corso degli anni, è quello di Ischia perché invece nell'agro-casertano, a Pianura o a Napoli nord, le stesse regole che voi applicate a Ischia non saranno applicate. Credo che l'effetto di questa operazione, come dire, la cartina di tornasole di questa operazione si possa leggere nell'analisi dei decreti che riguardano la ricostruzione nell'Italia centrale. Perché? Perché voi avete fatto scrivere, anche qui per temperare il primo impeto del “libera tutti”, che possono utilizzare questo decreto tutti coloro che non sono interamente abusivi, introducendo un concetto nuovo nel nostro ordinamento, e che non sono sottoposti ad ordinanza di demolizione. Ma quanti saranno nell'Italia centrale quelli che sono totalmente abusivi e già oggi sottoposti all'ordinanza di demolizione? Che cosa voglio dire? Voglio dire che voi, per costruire un vestito per Ischia, ne avete costruito uno uguale per l'Italia centrale dove c'era una serie di problemi ma quel vestito è 4 o 5 taglie più grandi del necessario e l'effetto che producete è semplicemente ridicolo. Ora, io penso che noi dovremmo contrastare questa vergogna e, soprattutto, spiegare ai cittadini italiani che avete utilizzato il “decreto Genova” per incartare questa vergogna, ma questo non ci impedirà di dare un contributo, sperando di poter arricchire ulteriormente il sistema di interventi che riguarda la parte di sostegno alla città e, soprattutto, non ci impedirà di fare una battaglia contro l'isolamento della città; un tema che voi state cercando di evitare ma che non potrete evitare, perché, quando nei prossimi mesi, anche ammesso e non concesso che le risorse siano sufficienti per far fronte ai primi effetti della caduta del ponte, la città comincerà a soffrire di un vuoto di prospettiva, voi una risposta la dovrete dare e noi sappiamo qual è, quella del Ministro Toninelli, che ci spiegherà, ancora una volta, che sta facendo una valutazione dei costi e dei benefici; ecco, i costi sono quelli che sta producendo il ministro Toninelli, i benefici non li abbiamo ancora capiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella seduta odierna, una volta conclusa la discussione generale sul provvedimento, non si procederà a votazioni.

E' iscritto a parlare il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie Presidente, l'approccio utilizzato dal Governo e dalla maggioranza con questo decreto, che tocca diverse emergenze, è stato, nel metodo, più politico che non tecnico, di merito; più che politico, bisognerebbe utilizzare la parola “propagandistico” perché la maggioranza, non costretta da nessuno, ha scelto di prendere determinate direzioni, per esempio quella di escludere dalla ricostruzione Autostrade; tutto questo, per la costruzione di una narrazione, di un meme, di una foto notizia, in cui il leader del Movimento 5 Stelle, il leader della maggioranza, il ministro dei trasporti potesse dire: “fuori Autostrade dalla ricostruzione”, senza pensare che ciascuna delle scelte politiche, quella su Autostrade, quella su Ischia, quella sul terremoto del centro Italia, ad esempio, quella di escludere dalla gestione della ricostruzione i Presidenti delle regioni, ciascuna di queste scelte politiche e propagandistiche va a sbattere con un complesso di regole che pure esistono e che pure vanno rispettate; e quindi nessuno ci dice che l'esclusione di Autostrade dalla ricostruzione non comporterà il blocco, con un ricorso, un contenzioso, della ricostruzione stessa del ponte; e che vantaggio avranno i cittadini genovesi dal fatto che il blocco del ponte non si ricostruirà se non quando finirà un contenzioso possibile dopo magari mesi o forse anni? Quale vantaggio avranno i cittadini del centro Italia dall'esclusione tutta politica, perché, guardate, è un'esclusione tutta politica, dei presidenti delle regioni dalla cabina di comando della ricostruzione; un conto, è la considerazione che può fare un esperto di Protezione Civile, come Bertolaso, e che io, in qualche modo, condivido sulla difficoltà di una filiera di comando, che ha dimostrato difficoltà di funzionamento, un conto, è un comportamento tutto politico che, nell'escludere i presidenti di regione, dice: noi non vogliamo condividere con il PD la ricostruzione e la responsabilità della ricostruzione del centro Italia, del terremoto.

Quella è una scelta politica e guardate la cabina di comando, il Comitato interistituzionale che prevede che ci sia (che prevedeva, perché è stato cambiato) il concerto con i presidenti di regione - adesso invece c'è soltanto “sentiti i presidenti di regione” -, aveva un senso, perché serviva a sostituire la Conferenza Stato-regioni, alla quale oggi dovrete rivolgervi ogni qual volta non ci sia un accordo sulle varie scelte che riguarderanno la ricostruzione. Anche lì, probabilmente contenzioso, ritardi, inadempienze.

Su Ischia abbiamo visto che c'è una questione, l'ha sollevata e l'ha spiegata all'Assemblea, e spero anche al Governo, con grande compiutezza di argomentazioni giuridiche, il collega Sarro: per un verso potete fare un piccolo manifestino da far girare tra i vostri iscritti in rete dicendo che avete impedito il condono a Ischia, per altro verso potete dire che avete fatto il condono ad Ischia, ma non avete né fatto né impedito, avete creato forse una disparità di trattamento, un contenzioso giuridico che viene fuori, che emergerà, che impedirà a chi vuole risolvere una situazione di ricostruzione di poter andare avanti, perché avrà complicazioni di natura giuridica. Allora, vedete, è proprio l'atteggiamento che viene messo in campo che blocca quell'elemento positivo, costruttivo, che un Governo e una maggioranza dovrebbero mettere in campo quando si affrontano temi del genere.

Ed è singolare ascoltare dall'amico collega Patassini, che è stato relatore del provvedimento sul decreto-legge che ha riguardato il terremoto, le parole: a luglio abbiamo dato un cambio di passo alla ricostruzione. In primo luogo, la ricostruzione è ferma, non è che quando uno è all'opposizione ci sono ancora le macerie da portar via - perché ci sono ancora le macerie da portare via - e adesso, perché si è diventati maggioranza, si è dato un cambio di passo alla ricostruzione. No. Si è esattamente nella situazione in cui si era cinque mesi fa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), con il fatto che è cambiato il commissario. Avete sostituito un Commissario come Paola De Micheli, che, per quello che mi riguarda, ha imperdonabile difetto di essere il PD, ma certamente è una che parla la lingua dei sindaci, che ha la competenza delle materie che affronta, con un professore. Parlava il collega Patassini di meritocrazia, poi un giorno faremo anche una discussione su questo argomento, sulla democrazia, la meritocrazia e il consenso, altrimenti venite a dirci anche che avete messo Conte a fare il Presidente del Consiglio per meritocrazia, dopo che non ha fatto neanche un quarto d'ora di campagna elettorale in vita sua e non è mai stato eletto e votato da nessuno. Non è meritocrazia essere un professore. Certo, dove c'è carenza di titoli di studio, chissà che cosa si pensa quando uno è un professore, ma non è così. Avete scelto un professore, un geologo di tutto rispetto, ma attenzione, perché questo professor Farabollini dovrà confrontarsi con le esigenze quotidiane di sindaci che mandano avanti sulle loro spalle problemi quotidiani, e danno risposte difficili alla loro popolazione, che sono legate a questioni di natura amministrativa, delle quali certamente il commissario non è esperto, e avrà bisogno della struttura, rispetto alla quale vi diciamo da mesi: fate la proroga della struttura commissariale.

Il relatore del decreto sul terremoto, quello che è venuto a dirci che si è fatto il cambio di passo e che finalmente in questo testo le università diventano soggetto attuatore, che la ricostruzione delle chiese riparte, che si introducono norme di semplificazione, vi ricordo che è lo stesso relatore che di fronte a questi stessi emendamenti presentati dalle opposizioni tutte insieme ha fatto votare “no” alla maggioranza a luglio e in occasione del “decreto milleproroghe”.

Stiamo parlando di emendamenti che sono stati presentati dalle opposizioni, erano le nostre proposte, e adesso li avete fatti approvare perché li avete presentati voi, ma erano quelle stesse proposte alle quali avete già detto “no” almeno due volte, nel “decreto terremoto” e nel “decreto milleproroghe”, giusto per raccontarci onestamente come stanno le cose, perché qui non è che abbiamo l'anello al naso.

A me fa piacere che sia stato accolto l'emendamento su Genova, di cui ho avuto l'onore di essere primo firmatario, che permette di esentare dal pagamento delle bollette e dei costi fissi le famiglie di Genova che sono state costrette a lasciare le loro case o perché distrutte o perché in pericolo a seguito del crollo del ponte Morandi, ma c'è la stessa questione per gli altri, per fortuna su nostra indicazione e anche grazie al lavoro del commissario De Micheli, che rimpiangerete, ve lo garantisco; ne riparliamo fra sei mesi del punto in cui sarà la ricostruzione e di quello che sarà successo nel frattempo, e faremo un check delle cose come stanno.

La norma sulle esenzioni delle famiglie terremotate fu introdotta perché andava a scadenza, lo chiedemmo noi come Forza Italia, l'abbiamo chiesto per le famiglie di Genova, vi pongo un quesito: una famiglia del centro Italia che ha la casa distrutta dal terremoto o inagibile dentro la zona rossa e una famiglia che ha la casa distrutta o inagibile al di fuori della zona rossa, ma sempre dentro il cratere sismico, è giusto che abbiano due trattamenti separati diversi? Secondo me no. Eppure, su una proposta ci è stato detto di sì, e si è fatta, su un'altra ci è stato detto di no. Faccio appello ai relatori, che magari con un po' di buonsenso ci mettano anche un po' la testa su questo.

Quando affrontammo la questione del terremoto con i primi decreti - così come in genere tutte le emergenze che richiedono decretazione d'urgenza, interventi economici, normative di deroga, perché si tratta di emergenze che per loro natura sono straordinarietà - dissi che bisognava fare presto, bisognava fare bene e bisogna fare insieme. In questo caso, di fronte all'emergenza di Genova, non avete fatto presto, perché ci avete messo un sacco di tempo a scriverlo; non avete fatto bene, perché avete scontentato e messo subiudice di un ricorso tutta la ricostruzione; non avete trovato, se non grazie alle nostre proposte, delle risorse minimamente adeguate; e avete lasciato ancora dei capitoli aperti per quanto riguarda tutte le altre emergenze, a partire, per esempio, dal Centro Italia, dalla conferma dei lavoratori a tempo determinato nei territori e dalla conferma della struttura commissariale, che inevitabilmente ci sarà. Lo abbiamo detto - mi rivolgo al sottosegretario Crimi -, non pensiate di introdurre nella legge di bilancio delle norme, perché potete appostare dei soldi, ma le norme le dovete scrivere fuori, allora, approfittate di questa sede per capire come scrivere che la struttura commissariale sarà prorogata, per dare certezza agli amministratori, per dare certezza alle popolazioni locali del fatto che avranno, oltre che un commissario, un interlocutore. Al commissario Farabollini formulo i migliori auguri di buon lavoro, così come li formulo al commissario Bucci, perché avranno sulle loro spalle, non credo con particolare assistenza del Governo, delle grandissime responsabilità, però – guardate - ci divide questo modo di fare: noi offriamo costruttivamente dei contributi, voi spesso e volentieri a questi contributi fate finta di non rispondere, oppure magari ve ne appropriate attraverso proposte emendative che provengono magari dall'opposizione e vengono riscritte dai relatori o dalla maggioranza e poi diventano magari delle foto notizie che girano sui vostri social.

Concludo con una considerazione e con un ringraziamento. Voglio ringraziare coloro che hanno seguito direttamente questo provvedimento, cercando anche un' intesa nell'incompatibilità per tanti aspetti di vedute, perché noi crediamo in una politica costruttiva, in una politica che metta in campo anche risorse per le infrastrutture, che metta in campo progetti, che rimetta in moto il Paese in qualche modo; voi, come Cinquestelle, avete una visione quasi diametralmente opposta, perché la Lega in teoria dovrebbe avere una visione molto più vicina a noi, ma probabilmente poi chi va con lo zoppo ogni tanto impara pure a zoppicare.

L'onorevole Paita lamentava, insieme all'onorevole Orlando, l'assenza del Ministro Toninelli, invece lo voglio ringraziare per la sua assenza, perché ci ha risparmiato la storiella dei costi-benefici, dell'entusiasmo e di tante altre cose che ci siamo dovuti sopportare in Commissione trasporti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): lo Stato che costruisce ponti. Magari, ci venisse a raccontare, invece, come stanno le autostrade A24 e A25, visto che lo racconta a Le Iene, ma non lo racconta in Commissione trasporti.

Invece, vorrei ringraziare il sottosegretario Crimi e il Viceministro Rixi, perché, al di là della differenza di posizioni, che è un solco che ci divide, però io credo che aver seguito e aver cercato almeno di dare delle risposte su delle questioni che sono state poste, alcune accettandole, altre meno, sia stato un esempio di presenza, che personalmente ho apprezzato. Mi sarei aspettato di più, dal punto di vista delle scelte politiche, ma, evidentemente, l'impostazione che è stata data, come ho già detto all'inizio, è un'impostazione più propagandistica che di merito.

C'è ancora molto da fare. Questo decreto è un primo passo, per avviare un percorso di ricostruzione, rispetto al quale io considero questo Governo sostanzialmente inadeguato. Ma approfitto di questo intervento in discussione generale per formulare l'auspicio che il seguito di questo provvedimento, ovvero l'esame di ciascun singolo emendamento, possa vedere la maggioranza con le orecchie ben aperte rispetto alle questioni, che abbiamo voluto porre in questa discussione generale e che porremo nella giornata di domani e nelle giornate a seguire, che noi riteniamo importanti e irrinunciabili, sui temi che questo decreto tocca, con l'augurio che vi possa essere il più possibile, nella diversità delle vedute, un atteggiamento costruttivo e proficuo e, non tanto nel rapporto di dialogo tra maggioranza e opposizione, che su troppi argomenti ancora non c'è, quanto per il rispetto che si deve alle vittime di questa tragedia e alle popolazioni che ne sono state colpite (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Camillo D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie Presidente. Mi consenta, all'inizio del mio intervento, di esprimere delusione e amarezza, non tanto per le assenze, perché, quando c'è un dibattito generale, ogni gruppo parlamentare garantisce una minima delegazione. Ciò che scandalizza è l'assenza totale dai banchi della Lega, di quella stessa Lega, di cui, solo qualche settimana fa, il Vicepremier, venendo qui in Aula, indicò i banchi assenti, i banchi vuoti, senza sapere che quel giorno c'erano le Commissioni. Oggi non c'è nulla, c'è solo un'assenza in un giorno importante per il Paese, perché si parla di Genova, del suo dramma e di come lo Stato reagisce rispetto ad una emergenza, tant'è che dovrebbe essere un decreto che riguarda l'emergenza di Genova. Ecco, vedo quei banchi così e il collega che si rigira; io ringrazio l'unico collega, forse, gli unici colleghi della Lega presente, forse anche loro imbarazzati dai loro stessi colleghi: siete tre.

Allora, mi consenta, però, questo richiamo iniziale, perché è giusto che si faccia. Ed è giusto che si faccia perché, secondo me, dimostra la tensione che avete avuto o che non avete avuto, su un decreto che doveva essere il decreto forse più importante di questa legislatura. Infatti, non è che accade ogni giorno - e spero che non accada mai più - quello che è accaduto a Genova. Doveva essere la cosa più importante per questo Governo e per questa maggioranza - aggiungo io per l'intero Parlamento - rispondere ad una emergenza di oggi e un dramma di ieri.

Sul decreto hanno detto molto bene e meglio i parlamentari che più hanno seguito la vicenda di Genova. Noi siamo stati costretti a seguire le dichiarazioni del Ministro Toninelli, che ha lasciato interdetta la nazione, perché ha detto tutto e ha detto il suo contrario. Il problema è che non c'è né tutto né il suo contrario nel decreto. Avremmo immaginato la presenza del Ministro qui in Aula. Sappiamo benissimo che i ministri hanno da fare e hanno molto da lavorare. Figuriamoci il Ministro Toninelli, per il cui troppo lavoro è preoccupata anche la sua consorte. Però, immagino che avrebbe dovuto almeno avvertire il dovere di dire alcune cose. Anche perché questa giornata continuerà. Continuerà con gli emendamenti e il Ministro, qui in Aula, poteva indicare una metodologia di lavoro, visto come sono andati i lavori in Commissione.

Tutta l'Italia sa, tutta l'Italia pensa, che oggi stiamo trattando del decreto Genova, perché così è stato ribattezzato. L'Italia non sa che il Governo ha sfruttato il dramma di Genova, ha sfruttato le lacrime, ha sfruttato il dolore, ha sfruttato la paura di quella città, che deve rialzarsi e ripartire, per introdurre qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa! E qualsiasi cosa significa veramente qualsiasi, fino a spingersi a fare ciò che nessuno aveva osato. In nessun decreto del terremoto, in passato, sono stati introdotti condoni edilizi che riguardavano altro. Li avete inseriti nel decreto Genova, in quella città ferita, che aspettava e aspetta questo decreto. Non vi siete preoccupati minimamente di inserire nel decreto Genova questo odioso condono.

Siccome leggiamo tutti e cerchiamo, ognuno di noi, di essere coerenti, io porto con me dietro, Presidente, una tessera del Partito Democratico. È una tessera gigante, è molto importante (il deputato D'Alessandro mostra un cartello recante un ingrandimento della tessera PD). Non è un cartellone, Presidente, è la copia della tessera del Partito Democratico di quest'anno, la ripiego subito.

PRESIDENTE. Grazie.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Perché? Perché il 23 agosto 2017, il Vicepremier Di Maio ebbe a dichiarare: se trovate una mia proposta di legge per il condono a Ischia, mi iscrivo al PD. Allora io, prendendolo sul serio, ho fatto richiesta al Partito Democratico di iscrizione del Vicepremier al Partito Democratico. Però, lei vedrà che sulla tessera è scritto: respinto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di abbassare il cartello, grazie.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). È stato respinto. Leggo la motivazione: per avere varato il più grande condono edilizio mai concepito, finanziato dallo Stato, con l'aggravante di avere sfruttato la tragedia di Genova con le sue vittime. Questa è la motivazione per cui il signor Di Maio non si può neanche avvicinare al Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Allora, Presidente, avete tentato, il Governo ha tentato e lo dico a un simbolo del MoVimento 5 Stelle, uno dei primi capigruppo qui alla Camera - anzi, un capogruppo - oggi sottosegretario Crimi, quindi è un autorevole esponente, non solo del Governo, ma anche della storia del MoVimento 5 Stelle e, quindi, mi viene facile rivolgermi a lui.

Nel decreto Genova - e di Genova, ripeto, c'è poco e non c'è soprattutto ciò che si aspettavano i cittadini, le imprese e l'economia di quella città - avete cercato, avete tentato, ci avevate provato, non ci siete riusciti, a scippare anche i fondi della mia regione, la regione Abruzzo.

Ecco, senatore sottosegretario, ho qui le tre versioni dello scippo dei fondi alla regione Abruzzo. Il decreto che avete approvato prima versione, o meglio quello che avete approvato, prevedeva che, per mettere in sicurezza l'autostrada abruzzese, che ha bisogno di sicurezza - ora ci entriamo nel merito - di messa in sicurezza straordinaria, che è diversa dalla messa in sicurezza ordinaria, per la quale sono oggetto i contratti tra Stato e concessionario, ma per la messa in sicurezza straordinaria, in una regione tra l'altro terremotata, chi vi ha preceduto ha stanziato dei fondi. Con la competenza a partire dal 2021, dovevamo fare un'anticipazione di cassa. Il precedente Governo ha fatto un'anticipazione di cassa di oltre 50 milioni di euro, lo ha fatto con i fondi dello Stato, perché l'infrastruttura autostradale non è dell'Abruzzo, è dello Stato, perché l'infrastruttura autostradale produce un gettito a favore dello Stato, e non dell'Abruzzo, di oltre 54 milioni di euro l'anno.

Se arriva la necessità di anticipare le somme per la messa in sicurezza dell'autostrada, che fa lo Stato? Pretende dall'Abruzzo, dalla mia regione, i fondi ad essa già assegnati con il masterplan per il quale circa 200 stazioni appaltanti avevano fatto progetti, stavano facendo le gare, con uno stato avanzatissimo di impegno della spesa. Mi riferisco a scuole, mi riferisco a strade, mi riferisco a porti, mi riferisco a 200 milioni di euro. Cosa scrivete? Il CIPE provvede alla conseguente rimodulazione a valere sulle assegnazioni per interventi già programmati nell'ambito dei patti di sviluppo sottoscritti con le regioni Abruzzo e Lazio; masterplan sottoscritti con il Governo Renzi, che hanno assegnato una dotazione importante alla regione Abruzzo. Di questi, 200 milioni, con la prima versione del decreto, articolo 16, li avevate scippati. Dopodiché abbiamo fatto il nostro mestiere, ci siamo mobilitati, abbiamo presentato emendamenti, si è mobilitata un'intera regione, a prescindere dal colore politico.

Arriva la prima versione emendativa del relatore di maggioranza che recita: il CIPE provvede alla conseguente rimodulazione a valere prioritariamente sulle risorse delle regioni Abruzzo e Lazio. Cioè, prima avete fatto il buco, poi avete pensato di agire con una toppa, ma che era peggiore del buco, perché, ancora una volta, anzi, probabilmente in modo ancora peggiore, andavate a prendere i fondi dell'Abruzzo e del Lazio prioritariamente per fare ciò che deve fare lo Stato, per fare ciò che lo Stato fa in tutta Italia. Si arriva alla terza versione, quella varata in Commissione alle 3,35 del mattino. Esattamente l'emendamento della minoranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), esattamente l'emendamento presentato da dieci giorni, nel quale vi dicevamo che l'infrastruttura dello Stato si finanzia con i fondi dello Stato, a valere sul programma nazionale, non sulle assegnazioni regionali.

Arriva l'ultima versione, quella fortunatamente che oggi riscrive la lettera d) dell'articolo 16 del decreto. Scompaiono le parole e i riferimenti all'Abruzzo e al Lazio, e agli oneri di cui al presente comma si provvede mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e per la coesione, cioè il fondo nazionale. I 200 milioni di euro, con questa ultima versione, rimangono alla regione, e, attraverso di essa, con la programmazione, rimangono alle stazioni appaltanti. Ma avete ingenerato questo dibattito in Abruzzo, sfruttando anche la paura, utilizzando le parole in libertà, avete evocato crolli. Però è straordinario che il Ministro Toninelli sostenga pubblicamente che l'autostrada è pericolosa, ma non la chiude (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se è pericolosa, la deve chiudere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Ho sentito dire dall'ingegnere del MIT che il codice della strada prevede la norma secondo cui, se l'autostrada è pericolosa, ci deve pensare il concessionario, perché lo Stato non può fare nulla. Ma voi veramente avete confuso l'Abruzzo con Fontamara? Guardate che Fontamara era un romanzo, non è la regione Abruzzo. È una regione che viene definita forte e gentile; gentile sì, ma forte, almeno nell'educazione, ma anche nel temperamento. E non consente a voi di venirci a prendere in giro in casa nostra e prendere in giro gli italiani, perché lì non è che ci passiamo solo noi.

Lo sa il sottosegretario Crimi che, tra l'altro, quell'autostrada, quell'arteria autostradale, è stata definita struttura di Protezione civile, a servizio della Protezione civile? E, secondo voi, c'è una struttura di Protezione civile in pericolo e lo Stato non interviene?

Vogliamo parlare dei fondi? Avete sul tavolo del Ministro Toninelli, non “Tonilento”, Toninelli, il DPCM ultimo di riparto dei fondi per lo sviluppo degli investimenti. Ve lo ha lasciato il precedente Ministro, Delrio, e lì c'è scritta una dotazione finanziaria, importante per tutte le infrastrutture del Paese, per quanto riguarda quella infrastruttura di un miliardo di euro. Si può sapere, di grazia, questo DPCM in quale maledetto cassetto è andato a finire e perché non esce fuori, casomai lo riprogrammate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Per questo avevamo bisogno del Ministro qui presente. Mi accontenterei anche del sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti, anzi mi accontento, se però è titolare di questo dossier, se però la sa la cosa, se però conosce dove è andato a finire il DPCM e, soprattutto, conosce e sa dirmi che cosa ci vogliono fare con quei fondi che stanno lì fermi, e se confermate la dotazione finanziaria del precedente Governo per la messa in sicurezza di un'autostrada che va messa in sicurezza. E se non è sicura, la dovete e la potete chiudere!

Si può sapere, nelle repliche, dov'è finito il DPCM del precedente Governo? Si può sapere se intendete rimodularlo? Si può sapere se nella rimodulazione ci sono ancora i fondi per la mia regione o no? E, allora, se dovessi riassumere questa battaglia fatta in questi giorni, mettetevelo in testa: siamo titolari della conoscenza dei problemi, conosciamo i problemi del nostro territorio palmo a palmo. Abbiamo perso le elezioni e stiamo qui a fare il nostro dovere; il fatto che voi abbiate vinto le elezioni non significa che siete proprietari dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non significa neanche che siete lo Stato. Dovrebbe significare che siete i servitori dello Stato, questo significa vincere le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Al massimo questo significa! E anche noi che le abbiamo perse dobbiamo servirlo quello Stato. E come lo facciamo dall'opposizione? Lo facciamo, facendo le proposte, lo facciamo denunciando.

Ma, sottosegretario Crimi, le paiono normali queste tre versioni sull'articolo 16, che hanno fatto scatenare un'intera regione sui fondi assegnati alla regione Abruzzo, ben avendo voi sia i fondi nazionali, come avete fatto alla fine, sia i fondi del DPCM? La domanda è perché, perché lo fate, perché avete tentato lo scippo, qual è il vostro progetto. Non posso pensare che voi, che siete servitori dello Stato o lo dovreste essere, siccome si vota in Abruzzo, per agevolare qualche candidato in Abruzzo, mettete in campo una scenata dove prima create il problema e poi fate vedere che lo risolvete (Una voce dai banchi del PD: vergogna!).

Quando utilizzate questi fondi, mi ricordate un po' tempi andati. C'era uno in Italia che aveva sempre quella dotazione di uomini e di mezzi, però li spostava in Italia da una parte all'altra, per far vedere che era molto forte, che era molto importante. Ecco, voi con i fondi all'Abruzzo avete fatto la stessa cosa: li avete presi, li avete spostati, per dire agli abruzzesi: “guardate che stiamo mettendo a posto l'autostrada”. Poi vi siete accorti dell'errore e siete dovuti tornare indietro, inscenando uno spettacolo indecoroso; però su quel DPCM non ci sono solo i fondi che riguardano l'Abruzzo. Mi chiedo, su quel DPCM, rispetto anche al dramma di Genova, era possibile fare una riflessione, una riprogrammazione, era possibile dare una priorità anche diversa al sistema delle priorità e della programmazione precedente?

Perché, guardate, a me hanno insegnato che governare significa scegliere tra le risorse che hai e tra le priorità che hai; e, se le risorse che hai non bastano, come non bastano, a tutto, devi stabilire che cos'è la priorità. Noi le diciamo, come Partito Democratico, che una delle priorità, tra le prime priorità del Paese, si chiama Genova, e che ha bisogno di un intervento dello Stato, non della finzione dello Stato.

Un'altra priorità si chiama messa in sicurezza di viadotti, ponti, assi autostradali e non una finzione da parte dello Stato. L'ultima cosa, però, di cui ha bisogno lo Stato è il condono edilizio ad Ischia. È l'ultima cosa di cui ha bisogno lo Stato ed è l'ultima cosa di cui hanno bisogno l'Italia e gli italiani, ai quali raccontiamo cosa praticamente può accadere in questo Paese. Dunque, mettiamola così - e io non la spiego bene come il collega di Forza Italia o come i tecnici - ma, appunto, io la metto così: io ho una casa - una casa abusiva - che ha subito un crollo o un parziale crollo o un danneggiamento. Quella casa era abusiva e forse ho fatto in tempo a chiedere il condono edilizio. Con le varie leggi che ci sono state ci sono riuscito come posso non esserci riuscito. Ad un certo punto arrivano i 5 Stelle al Governo e mi dicono: “A te, che avevi quella casa abusiva crollata, parzialmente crollata o danneggiata, io non solo te la sano ma ti finanzio la ricostruzione esattamente nel posto dove stava”. Quello che avete scritto è straordinario. Poi, avete corretto: non tutto ma solo quello condonato. Quello che non è condonato, però, te lo fai a spese tue e comunque è sanato. Per cui, l'abusivo con l'appartamento ci fa anche un secondo appartamento, che so per la figlia che si è sposata. Questo è quello che avete scritto lì sopra.

Vado ora alle conclusioni che poi sono conclusioni che hanno un nesso - penso - con tutti gli interventi e sono conclusione di uno che nella sua vita, sottosegretario, non pensava mai di avere l'onore di sedere in Parlamento, perché è un onore straordinario arrivare qui e non capita tutti. A me è capitato e ogni giorno che entro in quest'Aula mi ricordo di questo straordinario onore, di questo straordinario privilegio che ci è dato e quindi cerchiamo di fare, nella differenza di opinioni, il nostro meglio. Ma mai avrei potuto credere che si potesse arrivare a utilizzare una tragedia come quella di Genova per trasformarla nel peggiore omnibus della Prima Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che questo accadesse proprio nel momento in cui si insediava il Governo etico (non etilico, etico), il Governo etico, quello degli onesti. Abbiamo una difficoltà - gliela confido, sottosegretario - a farlo capire agli italiani, abbiamo una grande difficoltà.

E la sua collega prima ci ha detto che non capiamo, che siamo più o meno defunti. Questi sorrisi e queste battute hanno invaso spesso troppe maggioranze che la volta dopo sono diventate minoranze. Forse abbiamo sbagliato anche noi quando eravamo maggioranza a non avere consapevolezza che probabilmente fuori da qui c'è un mondo molto più complesso e che non sempre è governabile. Ecco, penso ai fischi che oggi ha ricevuto il vostro Vicepremier Salvini a Roma, dove non si è fermato neanche di fronte ad una tragedia di una bambina, di una ragazzina uccisa, per andare lì a strumentalizzare anche quella vicenda. Ebbene, ci sono stati cittadini non organizzati che hanno dato a Salvini dello sciacallo.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Erano dei centri sociali!

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Lui pensava di trovare …

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Chiedete scusa per come avete ridotto il paese!

PRESIDENTE. Collega Iezzi, collega (Commenti)

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). La lingua batte dove il dente duole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lui pensava di trovare gli applausi, lui pensava di trovare gli applausi ma ha trovato altro e non sono io a dirlo perché basta andare su ogni online delle testate nazionali ed esattamente questa reazione, cara Presidente, non la troviamo.

Troviamo, invece, un racconto di una cronaca di cittadini che si sono indignati, come noi ci indigniamo per aver utilizzato il “decreto Genova”, come noi ci indigniamo per l'assenza della Lega in quest'Aula, come noi ci indigniamo per aver fatto le scenate sulle assenze altrui da parte del Vicepremier Salvini e non garantire la presenza della Lega in Aula quando si parla di una città importante e non certo del sud. Ecco, noi ci indigniamo per le vostre continue ricostruzioni menzognere che hanno generato una narrazione al Paese e una parte del Paese è avvelenata perché viviamo in un clima di scontro e viviamo in un clima di diffidenza. Ma se voi il nemico non ce l'avete non avete più la possibilità di mettere in campo questa narrazione. Se prima o poi non arriva un'altra Diciotti in qualche porto Salvini non sa dove andare. Ha bisogno del problema, come oggi a Roma, per poterlo esaltare. Ecco, noi non vorremmo che Genova venisse trasformata esattamente in questo, in un teatro dove una volta va Tizio e una volta va Caio - parlo dei due Vicepresidenti - a recitare una parte in commedia. Prima o poi dopo gli applausi arrivano i fischi anche da quella città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Pierantonio Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, chiedo al sottosegretario…

PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghe, è possibile fare un po' più di silenzio per poter ascoltare il collega? Prego.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Dicevo che chiedo al sottosegretario Crimi di avere la cortesia di prestare qualche minuto di attenzione alle mie parole, perché giudico la questione che intendo sottoporre all'attenzione del Governo non di poco momento. Vorrei, per suo tramite, segnalare al Ministro Toninelli un'autentica opportunità politica: mi riferisco alle Autostrade Meridionali, la società che gestisce l'autostrada A3 Napoli-Salerno per un tratto di circa 43 chilometri. Ricordo che il Ministro Toninelli e il Vicepremier Di Maio dopo la tragedia del ponte Morandi hanno sostenuto, in diverse interviste, che le autostrade devono essere nazionalizzate perché lo Stato, a loro giudizio, saprebbe gestirle meglio. Hanno accusato i concessionari di essere solo dei prenditori. Hanno minacciato di revocare e nazionalizzare non solo la concessione alla società Autostrade ma anche alle altre concessionarie private gestite da Gavio e Toto. Sul blog delle Stelle ancora oggi campeggia lo slogan: “Fuori i prenditori dallo Stato”. Sono gli stessi toni vibranti riecheggiati anche poco fa nell'intervento della collega Raffa. Questi vostri incauti proclami hanno determinato, ovviamente, un crollo dei valori in borsa delle azioni di tutte le aziende del settore, provocando gravi danni a chi aveva investito i propri risparmi su tali titoli.

Tuttavia, a due mesi dalla tragedia mi pare che quelle vostre bellicose intenzioni si siano un po' stemperate. Probabilmente vi siete resi conto che in uno Stato di diritto, come per fortuna resta l'Italia, non è possibile revocare ad nutum delle concessioni e che, comunque, una decisione del genere comporterebbe per lo Stato costi esorbitanti di riscatto - il piatto piange e la Commissione europea incombe - e contenziosi infiniti di dubbio esito.

Ebbene, voglio richiamare l'attenzione del Governo proprio sulla concessione delle Autostrade Meridionali, che è scaduta addirittura nel 2012 e la cui assegnazione non ha avuto luogo fino ad oggi per diversi contenziosi legali. La società che attualmente gestisce l'autostrada è quotata in borsa ed il principale azionista - udite, udite, colleghi del MoVimento 5 Stelle - è proprio la famiglia Benetton, con il 58,98 per cento del capitale. Il mio interesse per questa concessione è sorto qualche giorno fa per effetto di un'interrogazione, a prima firma della collega onorevole Virginia Villani, parlamentare 5 Stelle eletta a Salerno, che mi ha molto sorpreso per il suo contenuto e che invitava il Ministro Toninelli ad indire una gara pubblica per assegnarla. In tutta franchezza non ho capito se l'atto ispettivo sia frutto dell'iniziativa individuale della collega parlamentare o sia stato suggerito dal Governo. In tale ultima eventualità vorrei segnalare a quest'Aula e al Paese intero una clamorosa svolta della linea politica dei 5 Stelle in materia di concessioni che potrebbe essere sfuggita agli osservatori meno attenti. Personalmente, io la penso in modo diametralmente opposto al Ministro Toninelli e al Vicepremier Di Maio, in quanto fin dagli anni del liceo sono un orgoglioso liberale.

Oggi magari non va più di moda esserlo e resto fedele al principio: meno Stato più mercato. Voglio tuttavia da questi banchi lanciare al ministro Toninelli una provocazione culturale e una sfida politica. Perché lo Stato, anziché bandire una gara pubblica, non decide di gestire direttamente il tratto autostradale dell'A3? Rispetto alle altre concessioni dei Benetton, di Gavio, di Toto nella non ci sarebbero penali da pagare, nessun contenzioso particolare perché la concessione è scaduta e voi avreste modo di dimostrare concretamente di essere migliori amministratori della cosa pubblica della famiglia Benetton. Io sono convinto che lo Stato dimostrerebbe per l'ennesima volta di essere un pessimo gestore e che il vostro sarebbe un clamoroso autogol, tuttavia perché non cercate, questa volta, di essere coerenti con i vostri proclami? Quale più ghiotta occasione di questa per dimostrare che la mano pubblica è in grado di fare una migliore manutenzione di quella fatta finora dalla controllata dei Benetton, di abbassare le tariffe agli automobilisti e, magari, di fare anche maggiori utili? Vi rinnovo la sfida, abbiate il coraggio di attuare le politiche populiste che proclamate a parole. Attendo una risposta nel corso del dibattito di questo decreto, che si a preannuncia abbastanza lungo. Se, invece, il Governo preferirà seguire il suggerimento dell'onorevole Villani, bandendo la gara per le autostrade meridionali, il Ministro Toninelli e il Vicepremier abbiano almeno l'onestà intellettuale di dire, una volta per tutte, che hanno scherzato due mesi fa a parlare di nazionalizzazione delle concessioni private. A loro volta, Toninelli e Di Maio chiedono al blog delle 5 Stelle di cancellare il post del 28 agosto scorso. Per carità, non vi sarebbe nulla di male, se re melius perpensa, dopo aver studiato un po' il dossier, il Governo avesse cambiato idea. Si farebbe chiarezza e così magari le azioni delle società autostradali potrebbero riguadagnare almeno in parte il valore perduto in questi due mesi a causa delle avventate dichiarazioni dei due Ministri. Ecco, Presidente, voglio precisare che il sottoscritto non detiene, né ha mai detenuto azioni delle società autostradali, questo per evitare equivoci e illazioni. Comunque, ringrazio il sottosegretario per l'attenzione che ha voluto riservare alle mie parole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie, Presidente. C'è naturalmente grande attenzione e attesa a riguardo l'approvazione del provvedimento che discutiamo oggi. Il crollo del ponte Morandi, a Ferragosto, è una ferita aperta per Genova e per tutta l'Italia, quasi la rappresentazione di una nazione in bilico, sospesa sulla sua fragilità e precarietà. Rappresenta una rottura che ogni giorno produce conseguenze pratiche, materiali, enormi perché colpisce uno dei centri vitali dell'economia nazionale come la città di Genova, punto di forza della portualità italiana, tra le tante sue qualità, che molto dipendeva e dipende dal supporto del sistema infrastrutturale dell'entroterra ligure, di cui il viadotto era parte integrante e determinante. Colpisce Genova in un punto identitario, un viadotto, un'opera pubblica che, pur con le contraddizioni che esprimeva, era ormai parte dello stesso paesaggio urbano, oltre che arteria essenziale del quotidiano uso della mobilità urbana e commerciale, un elemento identitario quindi che, venendo meno, mette in discussione la già critica condizione di una città che attraversava ormai da anni una complessa transizione, dalla sua storia e identità di grande centro industriale verso una diversa funzione e missione, una transizione nel corso della quale Genova ha perso più di 200 mila abitanti - non lo ricordiamo mai troppo spesso questo dato - in vent'anni, enormi apparati produttivi e vive una condizione di incertezza che coinvolge il complesso dell'organismo urbano nei quartieri di periferia, ma anche nel centro storico. L'evento drammatico di questa estate ha inciso quindi tanto nel corpo che nella coscienza della città di Genova e dell'intero Paese, suscitando un'ondata emotiva generata dai lutti e dalle distruzioni, dagli sgomberi, dalle interruzioni di vite e di abitudini che chiama in causa una riflessione più generale sullo stato del Paese.

Il Governo e la sua maggioranza hanno ritenuto di cavalcare i sentimenti e le passioni suscitate dai fatti e di usarli come un propellente per un'operazione di presunto allargamento del proprio consenso elettorale, sempre questo incubo elettorale che sottende a ogni scelta e a ogni manifestazione politica. Lo hanno fatto alimentando gli elementi di divisione, di lacerazione e di rabbia, necessariamente presenti in questa vicenda per scagliarli contro dei nemici, alla ricerca sommaria di responsabili. E lo hanno fatto alimentando aspettative, con promesse, con un approccio più inquisitorio che risolutivo dei problemi fin dal primo giorno, anche in occasione dei funerali delle vittime. Ricordiamo gli interventi del Ministro Toninelli in quest'Aula, nelle audizioni nelle Commissioni e le stesse parole del Presidente del Consiglio, cariche di annunci, ma soprattutto di strumentale e cinico opportunismo. È stata una scelta sbagliata, lo abbiamo detto subito, quella di sovrapporre, usando tutto questo come un ariete verso gli avversari politici, la ricerca dei responsabili con l'azione per la ricostruzione, perché la prima spetta agli organi della magistratura e a tutti coloro che in sede penale, civile, amministrativa, contabile hanno ed avranno il compito di accertare le responsabilità, mentre la seconda è il compito della politica, e di chi amministra e ha bisogno, in un momento come questo, della massima condivisione, dalla massima collaborazione e dello sforzo di tutta la comunità nazionale, per arrivare, presto e bene, a decisioni e azioni rapide che diano una risposta alle domande, alle attese, e ai bisogni immediati generati dalle tragedia e che riguardano famiglie, persone concrete, imprese, lavoratori.

In questa ottica di concretezza e di sforzo propositivo, noi abbiamo collocato il nostro ruolo, come Partito Democratico, nella discussione che si è svolta nelle Commissioni e che inizia oggi in Aula sul testo di un decreto che è stato presentato dal Governo. Abbiamo lavorato per garantire tempi certi e rapidi, senza mai scadere in un uso inopportuno delle prerogative più estreme che il Regolamento consente all'opposizione parlamentare. Siamo stati al merito dei problemi, per correggere, emendare e migliorare un testo che esprime pienamente le contraddizioni e gli errori di impostazione che sono stati commessi, fin dall'inizio, dal Governo. Il testo del decreto che oggi discutiamo, come è stato ricordato dalla collega Chiara Braga, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Ambiente e lavori pubblici, nel suo intervento di questa mattina, giunge in Aula modificato in molte parti rispetto al testo originario. Hanno inciso, le nostre proposte emendative ed i nostri richiami, su molti punti che all'inizio avevano suscitato, per la loro inadeguatezza e per le gravi carenze, le proteste dei cittadini genovesi e le critiche di quasi tutti i protagonisti del tessuto sociale e civile ed economico della città di Genova, a partire dei sindacati, dagli imprenditori, dai professionisti, dal mondo dell'associazionismo e del volontariato. Critiche sono venute dall'Associazione nazionale dei comuni e da importanti soggetti istituzionali, da organi dello Stato come l'ANAC. Il Governo è stato costretto, alla fine, a modificare molte cose e ad accogliere la sostanza di varie proposte dell'opposizione, anche se non ha voluto riconoscerne la titolarità, ma ha preferito fare spesso un copia-incolla venendo meno ad un elemento di stile e anche di clima che avrebbe potuto, invece, concorrere a ricucire le condizioni, per dare il senso di uno sforzo concorde che andasse oltre le divisioni e le contrapposizioni politiche. Si è preferito restare sul terreno della divisione e della demarcazione politica, ma conta la sostanza e la sostanza dice, in modo documentabile e non contestabile, che all'inizio, nel testo del decreto non era previsto nulla per gli sfollati che hanno perso la casa, per gli operatori economici, per il sostegno al reddito dei lavoratori e delle imprese compromesse dal crollo e dalle sue conseguenze, che ancora oggi i locatari non proprietari degli alloggi sgomberati non hanno certezze, che le cifre e le modalità di erogazione degli indennizzi per le attività e per le famiglie colpite fossero, e restino ancora oggi, insufficienti.

La prima critica che abbiamo rivolto è stata, però, quella di aver ampliato il perimetro del provvedimento, includendovi temi e questioni che nulla avevano, e hanno, a che fare con l'emergenza di Genova, ma che sono stati inseriti come vagoni in un treno speciale per fare operazioni di potere o di consenso, il cui esito è tutto da vedere, ma che avranno, se approvati, conseguenze negative sullo sviluppo e sul futuro del Paese. Mi riferisco ad alcune scelte sulla riorganizzazione del sistema delle reti delle infrastrutture e dei trasporti e alle norme sui condoni per Ischia e le altre realtà colpite dal terremoto del 2016 e del 2017 e ad altre misure ancora molto discutibili nel merito e anche, in fin dei conti, estranee al carattere di urgenza che è alla base di questo provvedimento. Tutti ricordano, per esempio, le dichiarazioni rese fin dei primi giorni da numerosi esponenti del Governo e della maggioranza sulla necessità di rivedere o, addirittura, ribaltare il regime delle concessioni autostradali e ripristinare il diretto ruolo dello Stato nella realizzazione e nella gestione delle opere pubbliche e, in particolare della rete autostradale, e il sistema dell'organizzazione dei controlli, della manutenzione e della sicurezza.

Si sono sollevati enormi polveroni, cercando ovunque connivenze e complicità, ma, alla resa dei conti, non solo tutto questo è risuonato come inutile propaganda, buona per poche settimane, ma nei fatti nulla resta, negli atti, di quelle presunte, annunciate svolte. Non solo nel provvedimento in discussione non si interviene minimamente nella rivisitazione del regime delle attuali concessioni autostradali: tema del resto delicato, che chiunque dotato di buon senso non avrebbe nemmeno pensato di poter affrontare in modo così rozzo; ma per quello che riguarda la demolizione, la ricostruzione del ponte crollato e le attività propedeutiche si configura un procedimento opaco sotto diversi aspetti, che restituisce al concessionario un ruolo imprevisto proprio mentre si annuncia a parole l'apertura di un percorso di revoca delle concessioni nei confronti dello stesso concessionario. La possibilità, infatti, di agire, attraverso i poteri del commissario e le cosiddette attività propedeutiche, utilizzando il concessionario, in un clima di perdurante conflitto tra quest'ultimo e lo Stato, non rafforza di certo la certezza e la stabilità di un buon percorso del processo di ricostruzione.

Non avendo il coraggio di decidere in un senso o nell'altro, rispetto al ruolo anche potenziale di Autostrade in questa vicenda, il Governo ha ritenuto di scaricare sul commissario il potere di avvalersi del concessionario. La domanda è dunque: come si può pensare in un simile gioco di ambiguità, di opacità, di strumentalità di allestire un meccanismo efficiente, e in primo luogo che si basi sulla piena collaborazione di tutti gli enti pubblici e privati coinvolti nel processo di ricostruzione?

Ma andiamo avanti. Nel corso delle audizioni svolte in Commissione sono state sollevate numerose critiche e segnalate preoccupazioni sul profilo dei poteri assegnati al commissario in materia di appalti per la ricostruzione, in particolare per le deroghe previste al codice degli appalti e per le normative antimafia. Il presidente di Anac ha segnalato i rischi di infiltrazioni mafiose, che possono derivare da questa decisione originaria del Governo, e conseguentemente delle conseguenze che un regolare e rapido svolgimento delle procedure, che prevedono la realizzazione delle opere, potrebbe subire. Abbiamo già sperimentato in Italia le follie della contrapposizione tra la trasparenza e la determinazione di poteri speciali nelle situazioni di emergenza, quando, in occasione del terremoto di Abruzzo e di altri successivi eventi calamitosi, la creazione delle indispensabili sovrastrutture commissariali per le ricostruzioni sono state sovraccaricate di poteri e competenze derogatorie, tali da oscurare ben presto trasparenza, compromettere l'efficienza dei risultati e fare contenti solo coloro che proliferavano sugli affari, brindando cinicamente sui lutti e sulle sofferenze. In una vicenda come questa rapidità delle decisioni e trasparenza devono andare insieme, ed è sbagliato contrapporle, come si è spesso dimostrato, soprattutto quando si parla di rischi di infiltrazioni mafiose. Si può invece operare bene, rapidamente e con efficienza, in un sistema di garanzie e di regolarità delle procedure, seppure con le indispensabili accelerazioni e straordinarietà amministrative.

Nella discussione che c'è stata in Commissione abbiamo aspramente criticato questa scelta iniziale del Governo; ed alla fine è stato costretto a cedere (ed è un risultato che rivendichiamo a gran voce), pur senza accettare il dato politico di un contributo critico e propositivo da parte dell'opposizione. La norma è stata infatti ritirata solo attraverso l'acquisizione di un parere contrario della Commissione Affari costituzionali; ma, come nelle macchie più ostinate, questo esito, in sé positivo, non cancella il vizio di origine, e trasmette al Paese un messaggio negativo, rafforzando la sensazione che, per fare le cose, bisogna svellere le procedure, che semplificare e velocizzare è il contrario della partecipazione e della trasparenza, che per fare bisogna derogare sempre e comunque. Questo è un vecchio dogma populista e di destra, nel quale l'autoritarismo e la scorciatoia per fare bene, e che in mille occasioni si è dimostrata di fatto produttrice di disastri, è la scusa per cambiare le carte in tavola. In questo comportamento, che è stato messo in atto dal Governo in questa vicenda populista e decisionista a parole, in questo approccio rozzo, il Governo e la maggioranza hanno confermato di essere espressione delle peggiori tradizioni italiche, antiche e più recenti.

Del resto, proprio in questi giorni in cui si è discusso di Genova è tornato a galla anche un dibattito sul codice degli appalti: con la consueta semplificazione e rozzezza, condita dall'ignoranza di fatti e di numeri, molti esponenti della maggioranza, a partire dal Vicepremier Di Maio, sono tornati a criticare il codice degli appalti come un groviglio di norme paralizzanti, che deve essere buttato all'aria in nome di non si sa bene quale semplificazione.

Sono le solite chiacchiere di chi non comprende che ben oltre le norme, oltre i codici c'è sempre la condotta retta e competente delle donne e degli uomini che sono chiamati ad amministrare, a decidere, a prendersi le responsabilità anche per gli altri e sul destino degli altri; e che rapidità e trasparenza possono e debbono andare insieme solo sulla base di un buon agire e di una buona responsabilità. In molti casi una sana gestione ordinaria, se pur rafforzata, risulta più efficace, più efficiente e più trasparente di una derogatoria, se applicata con correttezza, competenza e con coscienza.

Sul codice degli appalti, sugli effetti della sua applicazione valgano i numeri del Rapporto sullo stato di attuazione delle infrastrutture strategiche e prioritarie, valga il rapporto annuale presentato in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici dal CRESM e dall'Anac, che dimostra la netta inversione di tendenza per quello che riguarda il volume degli investimenti, delle opere, degli affidamenti negli ultimi anni dopo il crollo del 2011-2012, e che dimostra, per esempio, come un contesto centralizzato e di finta efficienza, come è stato quello del general contractor, funzioni assai meno bene di un buon quadro codificato di regole di trasparenza ben applicato.

Ma torno rapidamente al decreto-legge. Perché sempre su Genova, nonostante il decreto-legge ed i parziali miglioramenti apportati, non emerge ancora un quadro chiaro sulla strategia per la ricostruzione, e questo ci preoccupa: c'è un senso di precarietà e di incertezza generale che domina le relazioni tra i vari soggetti competenti e l'intero provvedimento, che è caratterizzato da una settorialità di approcci su vari aspetti e da questioni irrisolte. Ad oggi per esempio - abbiamo appurato nelle audizioni con le amministrazioni espressioni dei poteri locali territoriali - non c'è ancora un chiaro iter progettuale ed operativo per la demolizione del relitto Morandi, così come per la ricostruzione del ponte si è fermi ad annunci, con tempistiche ipotetiche e assolutamente non credibili. Come si fa a dire che il ponte sarà ricostruito in un anno e mezzo? Come restano sullo sfondo e senza chiaro indirizzo la scelte strategiche legate allo sviluppo del sistema delle infrastrutture dell'entroterra genovese, che sono essenziali anche rispetto alla ricostruzione del Morandi: mi riferisco alla questione della Gronda. Temi e scelte che ruotano intorno al contenuto del decreto-legge, ma non sembrano trovare alcuna relazione organica con le scelte in esso contenute. Non si coglie nemmeno, di conseguenza, il quadro d'insieme, di intervento di una logica di effettiva rigenerazione urbana, che tenga conto della necessità di ricostruire non solo un viadotto, ma un pezzo di città, in un contesto paesaggistico e ambientale delicato, in presenza di insediamenti produttivi e abitativi e di grandi infrastrutture.

La tragedia di Genova poteva essere l'occasione per un vero Governo del cambiamento, per sperimentare un nuovo approccio alle politiche urbane che integrasse i vari aspetti del problema: opere pubbliche, pianificazione urbanistica, servizi, risorse, fiscalità, partecipazione e concertazione istituzionale tra pubblico e privato. Poteva essere un'occasione per sperimentare una riforma urbanistica che questo Paese non ha mai conosciuto, e che per la prima volta abortì proprio negli anni della costruzione del viadotto Morandi tra il 1964 ed il 1967, e di cui il contesto del Valpolcevera in quel tratto è figlio. Si è, invece, ripartiti dai vecchi vizi italiani, dalla parzialità, dalla settorialità, spesso dall'improvvisazione, dalle procedure per segmenti, per approssimazioni successive nel corpo della città.

Vecchi vizi, che caratterizzano un Governo del tradimento, anziché del cambiamento. Questi vecchi vizi li troviamo nelle altre parti del decreto-legge che riguardano questioni che non hanno a che fare con l'emergenza di Genova, e che però sovrastano per quantità e complessità il testo del provvedimento, che per un quarto, 10 articoli su 40, riguarda Genova, e per tre quarti tutt'altro. Mi riferisco tra le varie questioni al tema dei condoni, e alle parti del decreto-legge su Ischia e sui territori investiti dai terremoti del 2016 e del 2017 in Centro Italia. Sui rischi è stato chiaro che cosa è successo: c'è stato il tentativo di uno scambio, una spinta per un condono tombale ad Ischia, come c'è sempre in momenti periodici e successivi della storia italiana, cavalcato in maniera neanche troppo nascosta dal MoVimento 5 Stelle, che ha cercato di raccogliere questa spinta, una bulimia di consenso senza visione. Voi che eravate quelli dell'onestà e della trasparenza avete raccolto questa spinta. Ma andare verso il popolo non coincide con l'assecondarne le pulsioni più elementari, bensì col raccoglierne i bisogni e trasferirli in riforme sociali e civili.

Voi proponete in questo testo un condono tombale, ai sensi della legge n. 47 del 1985, la prima delle tre leggi del condono, quella che ha meno prerogative di tutela del paesaggio e della qualità ambientale e territoriale dei contesti urbani, delle campagne e dei territori per gli edifici danneggiati o compromessi dal sisma, riportando sotto i criteri della legge n. 47 anche tutte le altre domande - ad Ischia sono 27.000, una buona parte delle quali sono quelle interessate dai danni del sisma - che sono state a suo tempo presentate ai sensi delle successive leggi, la n. 724 del 1994 e la n. 326 del 2003, in deroga alle prescrizioni della legge n. 326 sulle aree vincolate, perché avete recuperato soltanto un comma di un articolo di quella legge, per quanto riguarda la parte dei vincoli idrogeologici ambientali e del paesaggio. E le norme proposte sono state sottoposte ad una manipolazione. Infatti, la legge n. 724 è quella che contiene il maggior numero di domande. Se noi facessimo una statistica della casistica delle domande presentate per le concessioni in sanatoria dei condoni in tutte le amministrazioni d'Italia, scopriremmo che la polpa è rimasta concentrata per quello che riguarda la seconda legge del condono, che è quella dove ci sono il maggior numero di domande inevase, per le complessità di quella legge e per le caratteristiche delle altre due. Per Ischia voi proponete nel decreto di riportare tutte le domande della legge n. 724 sotto la giurisdizione e sotto le prerogative di valutazione della legge n. 47 del 1985, la più lasca, la più larga di criteri. In questo c'è stato uno scambio, ed una escalation. Lo scambio è fin troppo noto, c'è stato con la Lega sulla questione del condono fiscale, alla quale poi è seguita la pantomima delle finte o vere scintille nella maggioranza alla vigilia del raduno dei Cinquestelle al Circo Massimo.

Ora però resta la proposta di un condono tombale a Ischia e anche nel Centro Italia, dove c'è stato uno sviluppo, un'amplificazione del principio che si è introdotto di manipolazione degli interventi sull'edilizia abusiva a Ischia, perché si è poi pensato bene di estendere questo principio anche alle regioni del Centro Italia colpite dal terremoto, inventandosi una nuova forma di condono che sostanzialmente elude le norme contenute nel Testo unico dell'edilizia, il DPR n. 380 del 2001, consentendo condoni non per piccole difformità, cioè per quelle piccole discrasie tra il costruito e i progetti depositati, che caratterizzano larghe parti del nostro territorio e dello stock edilizio costruito, ma per le parti strutturali, cioè per le parti che riguardano il modo con cui interi edifici, intere abitazioni sono state realizzate senza SCIA, senza permesso di costruire, senza autorizzazione e senza controlli, in deroga a ogni tipo di regolarità di progetti, che adesso si vogliono condonare nella loro interezza e sottoporle anche, avvantaggiandole, ad un contributo economico, quindi con un doppio premio.

In questa follia che avete messo in campo c'è tutta l'ipocrisia della vostra propaganda di essere un Governo del cambiamento. Sono misure che premiano l'arbitrio e non fanno giustizia. Sono misure che incoraggiano l'abuso e non l'onestà. Sono misure che decretano l'eterno trionfo della furbizia a danno delle regole concordate tra tutti i cittadini. Contro queste decisioni che noi contestiamo e che avete inserito nel treno speciale per Genova, e che noi speriamo di poter ulteriormente cancellare dal testo, stiamo conducendo una battaglia che vale per tutti gli italiani, che è una battaglia di civiltà contro la politica che voi riportate a galla dell'Italia delle scorciatoie, della politica debole e furba che liscia il pelo al popolo ma non risolve i problemi che sono alla base di ataviche storture e di contraddizioni nazionali. Ecco perché in questo decreto c'è un messaggio al Paese che va oltre il merito delle questioni, ed è un messaggio politico di valore generale, che dimostra ancora una volta, se ve ne fosse ancora il bisogno di dimostrarlo, che non bisogna fidarsi dei parolai, che troppo spesso chi annuncia tradisce, che le rivoluzioni verbali ed estetiche sono la premessa delle peggiori reazioni che producono più ingiustizia e più povertà. La nostra battaglia per cambiare questo decreto continuerà in quest'Aula dopo il lavoro svolto in Commissione, per dare un senso ed una prospettiva ai cittadini di Genova, ma anche per dimostrare che il vero cambiamento non deriva dalle parole ma si misura sempre sui fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Vincenza Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, quando il 28 settembre ci fu l'annuncio dell'approvazione del “decreto Genova” in Consiglio dei ministri lo accoglieremmo come un atto di responsabilità, dopo aver dovuto ascoltare per giorni slogan e frasi ad effetto ad uso social, non immaginando che l'irresponsabilità del cosiddetto Governo del cambiamento, del Governo che si serve del popolo, potesse raggiungere quel livello di inadeguatezza che abbiamo dovuto leggere nel decreto licenziato dal Consiglio dei ministri.

Il 14 agosto è stata inferta una terribile ferita, non solo alla città di Genova, che tanti di noi amiamo pur non essendo genovesi, ma a tutto il nostro Paese, all'Italia: 43 vittime innocenti, un evento drammatico non causato da atti terroristici o da calamità naturali, ma probabilmente da responsabilità, o meglio da irresponsabilità umane. Questo pugno nello stomaco ognuno di noi quel giorno lo ha sentito come proprio. Ma purtroppo questo sentimento non è mai entrato nella testa e nel cuore di chi rappresenta protempore il Governo e abbiamo dovuto assistere all'indecoroso e sciacallesco spettacolo di chi ha usato come una clava la sofferenza e il dolore dei familiari delle vittime contro un presunto sistema dal quale loro erano certamente fuori, anzi, addirittura qualcuno di loro avvocato del popolo.

Così è trascorso un mese e mezzo di rimpalli e di responsabilità, contornato da qualche selfie al mare, lasciando le famiglie delle vittime e gli sfollati in un attonito silenzio senza risposta. Da questa situazione cosa poteva nascere, se non un decreto privo di una strategia complessiva? È una sorta di scheletro vuoto, che nel momento in cui è iniziata la discussione nelle Commissioni gli stessi auditi, dalla Chiesa ai presidenti dei municipi, al presidente della regione, allo stesso sindaco di Genova, oggi anche commissario straordinario, loro ci hanno chiesto di modificarlo, di riempirlo di contenuti, di farne cioè uno strumento effettivo per la ricostruzione del ponte. Ciò perché, voglio ricordarlo, l'hanno fatto altri colleghi, il decreto oggi è vigente, è legge! Se il commissario trovasse in questo decreto gli strumenti per intervenire, potrebbe farlo, ma quegli strumenti, per come oggi è il decreto, non ci sono! E ancora oggi non si capisce se, come e quando sarà ricostruito il ponte.

Oggi questo decreto è stato appunto in parte riscritto nelle Commissioni, gli emendamenti più significativi sono stati presentati dal PD, dalle altre opposizioni, ma in modo furbesco sono stati osteggiati per ore nelle estenuanti discussioni, spesso anche notturne, e poi sono ricomparsi come per incanto negli emendamenti del relatore; un modo furbesco appunto di occultare le proprie evidentissime lacune. Da ultimo, ieri mattina, fuori tempo massimo, è stato recepito interamente quel nostro emendamento che per settimane non hanno voluto approvare, accogliendo finalmente, in un emendamento tardivo dei relatori, le indicazione del presidente dell'Anac di superare le deroghe in materia di legislazione antimafia. Noi l'avevamo detto subito, perché ci è stato ben chiaro da subito il rischio che una lacuna del genere poteva comportare sull'obiettivo finale della ricostruzione. Ma c'è un'altra questione più drammatica, l'hanno detto in tanti: il provvedimento che oggi siamo chiamati ad esaminare sarebbe dovuto essere il “decreto Genova”. Uso il condizionale, perché basta una lettura superficiale per comprendere che gli articoli che riguardano l'emergenza di Genova sono molto pochi. Il nome è stato cambiato, è diventato “decreto emergenze”. Ma andiamo a vedere quali sono, quali sarebbero queste emergenze. Certamente dovevano e potevano essere le questioni ancora da affrontare sul terremoto nel Centro Italia e anche su quello di Ischia, ma se poi però per Ischia il condono assume l'evidenza più rilevante, possiamo sicuramente escludere che il condono in quanto tale sia da considerarsi un'emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! O ancora, avrebbe potuto esserlo se ci fossero in questo decreto misure di contrasto all'abusivismo, ma non ne abbiamo lette. Anzi, ci siamo trovati davanti a un'oscena sanatoria voluta da quel Vicepresidente del Consiglio che nel non lontano 2017 affermava: cercate una mia proposta di legge di condono che riguarda Ischia o qualche altra regione, se la trovate mi iscrivo al PD.

Tant'è che il nostro Tommaso Ederoclite, presidente dell'assemblea metropolitana di Napoli, che ha ripescato quel comizio del 23 agosto, scriveva ieri su Twitter: ti aspetto in federazione, Luigi. Ma oggi apprendiamo dal collega D'Alessandro che quella richiesta, per fortuna, è stata respinta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Una manina, dunque, ha scritto questo articolo 25, una manina che questa volta Di Maio conosce bene, una cambiale elettorale inserita in un decreto per Genova e per il terremoto, secondo il modello della vecchia politica che hanno detto sempre di volere avversare, provando a far credere, come il giorno dei funerali, che il vecchio fossero le forze politiche come il PD, che invece, oggi come ieri, con pacatezza e contenuti di merito, sta provando ad arginare la voracità di questi neofiti della politica dello scambio elettorale, provando appunto a farlo con responsabilità e pacatezza, perché amiamo Genova, a dare un po' di senso e concretezza a questo decreto.

Forse, proprio in nome di questa vecchia politica della cambiale elettorale, la manina di Di Maio non ha messo in questo decreto la Gronda e il Terzo valico, che servirebbero a Genova e all'Italia, per evitare nel futuro quello che è accaduto oggi. Ma c'è, invece, il condono tombale delle mega ville di Ischia, facendo affermare al sarcastico Crozza: se fosse stato abusivo, forse il ponte Morandi sarebbe già stato ricostruito.

E quali sarebbero ancora le altre emergenze? Quella dei fanghi, del loro smaltimento? Anche qui, nel decreto licenziato dal Consiglio dei ministri, c'è una prima versione hard, che ha fatto saltare sulla sedia più di un ambientalista, che ha denunciato la volontà del Governo gialloverde di volere, attraverso il decreto, inquinare e cospargere di idrocarburi l'Italia. Anche su questo punto abbiamo lavorato in Commissione ed è emersa una versione migliore, che però non ci libera dalle preoccupazioni.

Ma quello che preoccupa di più e che preoccupa l'opinione pubblica è una considerazione: dove sono finiti i grillini pan-ambientalisti? Quelli del referendum sulle trivelle? Quelli che denunciavano che il Governo Renzi voleva i pomodori del Camerun? Poi perché li volesse non si capisce. Quelli che “No Ilva!”, “No TAP!”? La verità è che hanno usato le legittime preoccupazioni di un'opinione pubblica sui temi ambientali, solo per prendere consensi. Oggi che sono al potere hanno archiviato tutto. Si sono secolarizzati e hanno secolarizzato la loro “onestà”. Potremmo dire, noi sì, - e qualche collega lo dice spesso e lo ripeto anch'io -: vergogna! Continuano ad essere contro la Gronda e il Terzo valico e, quindi, contro Genova, ma invece autorizzano i condoni e hanno provato a autorizzare questa assurda concimazione delle nostre terre.

Allora, faccio un appello, come hanno già fatto i colleghi e le colleghe che mi hanno preceduto. Infatti, se questo è diventato, non per nostra volontà, un decreto non solo per Genova, proviamo allora a correggere e a intervenire sulle vere emergenze e parliamo di quello che è successo nelle ultime settimane.

Il nostro Paese, soprattutto al sud, è stato flagellato da ondate di maltempo. Calabria, Sardegna, Sicilia, Basilicata, tutte le regioni colpite da eventi alluvionali, che in alcuni casi, come in Calabria, sono costate vite umane. Ancora una volta con altri colleghi, nella nostra funzione di legislatori, abbiamo provato a dare un segnale di attenzione, presentando un emendamento, per aiutare i territori colpiti. È stato dichiarato inammissibile in Commissione. Perché? Motivazione? Non si trattava di ponti. Non ci sembrava possibile avere sentito con le nostre orecchie motivare questo criterio! Fango inquinante sì e fango alluvionale no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Quel fango alluvionale che si è portato via una mamma con i suoi bambini a Lamezia, che ha spaccato territorio e strade! Ma dove è il rispetto dei cittadini, delle vite umane, degli italiani?

Il Ministro Toninelli - presumiamo in uno dei suoi momenti di stanchezza - ha detto che questo decreto è stato scritto con il cuore. Avendolo letto bene, si può escludere con matematica certezza che sia stato scritto con il cervello. Il 14 agosto è stata ferita l'Italia e, nonostante gli insulti, l'arroganza e la ricerca di addossare colpe e responsabilità, abbiamo noi usato il cuore sì, per il rispetto di Genova e dei genovesi. Vedremo, allora, se anche in quest'Aula il buonsenso prevarrà e sarà sconfitta per una volta l'approssimazione e la superficialità.

Già avete costretto i cittadini ad assistere sconfortati a paradossali dichiarazioni su abolizione della povertà per decreto, inverosimili garanzie di un'esistenza dignitosa e altre roboanti dichiarazioni, mentre la realtà dei fatti bocciava la vostra manovra finanziaria, scritta con i piedi e firmata con le scarpe, esattamente come questo decreto.

E non basta continuare a riempire la testa degli italiani di belle parole, che poi diventano incredibilmente molto brutte, quando si getta la maschera e Grillo insulta ignobilmente le persone affette da autismo, alla manifestazione pubblica del MoVimento, come se la vergogna fosse la disabilità.

Lo chiedo, allora, a tutti i colleghi in quest'Aula: c'è la possibilità di decidere per il bene di Genova e del Paese? Perché la politica è la possibilità concreta di cambiare le cose. Ebbene, cambiamolo questo decreto, insieme. Chiediamo per una volta a questo Governo e a questa maggioranza di uscire dai social. Chiediamo ai due Vicepremier di trovare il tempo di venire qui, tra un talk show e un altro. Fatelo ora, perché verrà il momento - e, credete, verrà prima di quanto pensiate, anzi a Genova è già arrivato - in cui quel popolo, di cui tanto vi riempite la bocca, vi chiederà conto di tutto, come lo ha chiesto anche ad altri ovviamente. Allora non ci sarà più post di Facebook o Twitter o comparsata televisiva, che potrà mettervi al sicuro da quei fischi, che per anni avete evocato, e da quegli insulti che oggi continuate ancora ad evocare per i vostri avversari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Del Basso De Caro. Ne ha facoltà.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Grazie Presidente. Per la verità, la discussione su questo provvedimento riassume in sé, come in un simbolo tragico, il profilo di quello che viene autodefinito “Governo del cambiamento”. È del cambiamento: bisogna vedere sempre se il cambiamento va in meglio o in peggio. E a me pare scontata anche la risposta.

Badate, i colleghi che io ho ascoltato in quest'Aula, non molto affollata e stanca per la verità, hanno discusso nel dettaglio del decreto ed anche del contributo che il gruppo del Partito Democratico nelle Commissioni riunite VIII e IX ha dato. È un contributo importante, significativo, negletto, come è stato ricordato. Infatti, per una forma di infantilismo politico, del quale continuate a dare prova ogni cinque minuti, gli emendamenti proposti dal gruppo del Partito Democratico scomparivano e poi ricomparivano, in forma identica naturalmente, presentati da deputati del MoVimento 5 Stelle.

Rimpiango molto i tempi del vecchio testo unico del 1915, credo il n. 148, che obbligava i consiglieri comunali eletti, prima di entrare nelle funzioni, a sopportare e a sottoporsi alla prova di alfabetismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Fu soppresso purtroppo. Allora, a me interessa molto, però, rimarcarlo, proprio perché il profilo del Governo che viene fuori ne è la conferma. Lo abbiamo già visto in occasione del milleproroghe e lo stiamo vedendo in occasione del DEF e della legge di bilancio. Il profilo che viene fuori è quello del Governo che scrive le leggi del popolo. Non “per il popolo”, ma “del popolo”. La finanziaria è la finanziaria del popolo. Il decreto per Genova è il decreto del popolo, non si sa bene sul piano letterale, almeno a me sfugge capire che significa la legge del popolo o la finanziaria del popolo o il decreto di ricostruzione del popolo, però così funziona nelle democrazie popolari. Pol Pot ne è un esempio non lontanissimo.

Che cos'è accaduto tra il 14 agosto ed il 28 settembre, giorno di pubblicazione del tanto atteso decreto per Genova, di cui oggi si discute?

Sono accaduti fatti che calpestano lo Stato di diritto; e comprendo che di questi tempi è difficile parlarne ed essere anche compresi o seguiti. E' come quando Manzoni diceva: il buonsenso c'era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune. Questo sta accadendo. Ed allora, sin dal 15 agosto le prime dichiarazioni del Vicepremier e dell'acuto Ministro Toninelli sono nel senso di dire: badate, la responsabilità è tutta di Autostrade per l'Italia. Non ho mai avuto rapporti con le società concessionarie, credo di poterlo dire senza tema di smentita, ma mi chiedo, da operatore del diritto antico, come si fa il 15 mattina a stabilire che la responsabilità è della società concessionaria? Chi lo ha stabilito, una sentenza? Lo ha stabilito una commissione di periti, molti dei quali, naturalmente, immediatamente vennero dimissionati, perché passarono dal ruolo di supervisori a quello di indagati, come i fatti successivi hanno dimostrato? No, è responsabilità della concessionaria, e la ricostruzione giammai potrebbe essere affidata alla società concessionaria, ma, anzi, va affidata a Fincantieri. Si individua anche il soggetto contraente.

Naturalmente, la legge non lo consente, le direttive europee non lo consentono, Fincantieri non ha mai fatto un ponte nella propria storia imprenditoriale; fa le navi, che al limite passano sotto i ponti, o fa i ponti delle navi, ma non le navi. Poi si scopre anche che Fincantieri non ha neanche l'attestazione SOA. Ma questo è un dettaglio, perché nella democrazia popolare cambogiana tutto è possibile, tanto la norma si scrive dopo. Prima la si dichiara, poi si pubblica, sempre via Twitter, e poi si fa la norma. Questo è accaduto in quei giorni, quando dovevate conquistare gli applausi, qualche altro i fischi. Fischi che ci siamo presi con spirito civico molto alto e molto significativo, estraneo, certamente, alla vostra tradizione civile.

E, però, oggi sarei curioso di vedere, se andaste a Genova, se la medesima delegazione andasse a Genova, quei fischi probabilmente a chi sarebbero rivolti. Penso al Governo, che ha preso in giro i genovesi. Badate, la questione non è una questione soltanto di apparire al posto di essere -siamo abituati, siete certamente per l'apparire e non per l'essere - ma è di sostanza. Ed è di sostanza, se mi permettete, anche giuridica, oltre che politica. Sono state dette sciocchezze enormi: si apre il dibattito sulle concessionarie e si dice che le concessionarie vanno tutte revocate; vanno revocate e tutto va posto in testa ad ANAS, come se l'operazione fosse un'operazione da bar degli amici. Sapete quante sono le concessionarie in Italia? Ve lo dico io: ventitré. Vi è una concessione unica? No, sono ventitré. Hanno scadenza unica? No, hanno pluralità di scadenze.

Mi chiedo e vi chiedo, come potete, come può l'acutissimo Toninelli dire: revochiamo le concessioni ad Autostrade. Ma il ponte di Genova è sulla A10. E che c'entra con l'Autostrada del Sole, la A1, che collega Napoli a Milano? E che cosa c'entra con l'A16, che collega Napoli a Bari? È caduto anche lì qualche ponte e ci è sfuggito? No, Toninelli sta ancora lì, però, sta ancora lì, nonostante ormai sia un paradigma - non si sa bene se seguire Crozza o Toninelli, credo Crozza sia meglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) -, e in questa condizione si dicono sciocchezze così grossolane.

E non c'è nessuno, nessuno, nel Governo, perché naturalmente non sono in grado di farlo, che dica al Ministro responsabile, al Ministro competente: ma fai parlare il Governo nella sua collegialità, forse anche nella sua sapienza giuridica, atteso che il Presidente del Consiglio risulta essere un giureconsulto. E, però, nessuno ha aperto bocca in quei giorni; è stato di gran lunga preferito buttare la croce addosso alla società concessionaria, a quelli che c'erano prima, a come erano state fatte le concessioni. Mi permetto di dire che le concessioni non c'è stato nessun ministro del Partito Democratico che le abbia sottoscritte, come credo sia ormai noto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Anzi, io, che ho avuto l'onore di collaborare per anni con il Ministro Delrio, posso dire che l'atteggiamento del Governo e di quel Ministro è stato sempre non solo prudente, ma, mi permetto di dirlo ora per allora, piuttosto ostico. E non è che si risolve il problema mettendo la rete autostradale tutta in testa ad ANAS; il problema si risolve cambiando le concessioni, evitando locupletazioni, non illecite, ma certo abnormi, per esempio evitando l'automatismo tariffario, per cui il 1° gennaio di ogni anno noi leggiamo le solite sciocchezze sui giornali: anche quest'anno l'anno nuovo ha portato all'aumento tariffario. No, non ha portato niente, gli aumenti tariffari scattano automaticamente per Enel, per l'acqua e per le autostrade il 1° gennaio di ogni anno, perché così sono costruite quelle convenzioni. Sbagliate? Sbagliate! Chiedetelo a Di Pietro, che le firmò allora, e non a noi, cominciamo a dirlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E poi il valzer sui poteri commissariali, sul fatto che dovesse essere data in concessione diretta, sul fatto che avremmo avuto immediatamente provvedimenti…mi permetto di dire, lo hanno detto molto meglio di me i colleghi, insomma, se non ci fosse stato il nostro contributo in Commissione, il decreto sarebbe uscito malconcio; speriamo di migliorarlo. Noi lo abbiamo fatto non solo per indicarvi la nostra cifra di partito di opposizione serio e responsabile, non solo per evitare che si dicesse che noi, che questa parte politica voleva, per motivi strumentali, dare noia all'iter procedimentale e legislativo di un provvedimento che riguarda la città di Genova, ma perché siamo convinti che questa debba essere la cifra dell'opposizione.

Una cifra costruttiva; non, come voi avete fatto negli anni passati, cieca e distruttiva. Un'opposizione che propone e un'opposizione governante, perché noi rimaniamo un partito con cultura di Governo anche se siamo all'opposizione, e, per tutto il tempo in cui saremo all'opposizione, questa cultura sarà sempre nostro patrimonio, è nel nostro DNA. Noi non saliamo sui banchi del Governo, ove ora c'è seduto l'onorevole sottosegretario Dell'Orco. Prima saliva sui banchi del Governo l'attuale Presidente della Camera, ma succede; andrebbe sempre ricordato, però, perché le istituzioni sono sempre tali, non a seconda di chi in questo momento le rappresenta. E, allora, su Genova qualche parola in più, perché pensare che il ponte riguardi Genova o la Liguria è riduttivo. In realtà, riguarda il PIL nazionale, riguarda l'Italia; non è soltanto un ponte di 1.181 metri che collega il Ponente al Levante. È molto di più, è molto di più, perché è un'opera che serve alla città di Genova e alla Liguria, serve al porto di Genova, che, come è stato ricordato - mi piace dirlo anche io - rappresenta il 40 per cento del movimento merci d'Italia, cioè la somma di tutti i porti d'Italia rispetto a Genova rappresenta il 60 per cento.

Genova da sola fa il 40 per cento. Tanto per essere ancora più chiari, è un punto e mezzo di PIL nazionale. Mi pare che l'argomento, quindi, meritasse qualche attenzione in più. Non avete dedicato, nonostante ve ne siate riempiti la bocca nella originaria impostazione, una risorsa, né un rigo, naturalmente, agli sfollati, alle imprese, all'autotrasporto, al trasporto pubblico locale.

Avete previsto, in contrasto con voi stessi, l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria e per le strade, ma anche su questo vi dovete mettere d'accordo perché o il processo Ferrovie-ANAS va interrotto e messo in discussione oppure, se non va interrotto e messo in discussione, che senso ha l'istituzione di questa agenzia? Qualcuno ha ricordato - credo Morassut - che poteva essere ubicata a Genova. Lo si può fare, perché la sede attuale dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie è ubicata a Firenze. Quindi, non è nella Capitale d'Italia questo ufficio, così come l'Authority di regolazione dei trasporti, che pure entra in questo provvedimento, ha sede, come è noto, a Torino. Quindi, ben venga la possibilità per Genova di istituire l'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria e delle strade. È una cosa sulla quale io sono assolutamente d'accordo. Per le ferrovie già esisteva, anche se la norma si sovrapponeva alla normativa USTIF che era di intensità inferiore e ce ne accorgemmo e ve ne accorgeste in occasione dell'Andria-Corato, dell'incidente che riguardava una linea ferroviaria regionale.

Su questo noi abbiamo dato il nostro contributo in Commissione e siamo pronti a darlo domani in Aula con l'esame dei 360 emendamenti - mi pare -, più di cento dei quali proposti dal gruppo del Partito Democratico. Dipenderà molto dal vostro atteggiamento. Certo, mi auguro che non sia quello che abbiamo già verificato nei primi mesi di Governo del cambiamento, cioè “un'apertura solare” che avete dato anche alle proposte più sobrie, le meno - come dire - politicizzate, le meno riconoscibili, le meno riconducibile a noi, le più neutre (neanche quelle andavano bene). Vanno bene soltanto le vostre, naturalmente con la raccomandazione, che è prevista, per la verità, anche nell'articolo 120 delle disposizioni di attuazione al codice, che vengano scritte nella lingua ufficiale della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. Innanzitutto, è doverosa una premessa: il crollo del ponte risale al 14 agosto. Il decreto-legge viene approvato in Consiglio dei Ministri solamente il 13 settembre. Quattro settimane di lavori - di lavori? Immaginiamo di lavori - per mandare un decreto in Consiglio dei Ministri. Tuttavia, viene pubblicato solo il 28 settembre, cioè 15 giorni dopo. Sono trascorse sei settimane dal momento della tragedia al momento in cui una norma è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale e, quindi, è entrata in vigore. E che è successo in questo tempo? Un interminabile balletto dentro la maggioranza per individuare il nome del commissario e per definire il contenuto delle misure, misure che erano in gran parte ancora da scrivere quando il decreto-legge è stato preso in carico dalle Commissioni trasporti e ambiente della Camera.

E mentre Genova attendeva, il Ministro Toninelli dov'era? Il Ministro Toninelli era al mare. Mentre le amministrazioni locali erano lì con la gente, mentre il sindaco di Genova e il presidente del municipio della Valpolcevera, Federico Romeo, erano lì con i cittadini di Genova, Toninelli dove era? Al mare a fare selfie col suo barbiere. Mentre al Ministero erano in attesa di avere direttive su come muoversi, sulle leggi da scrivere, Toninelli dove era? Sulla sdraio, interrompendo le vacanze solo per andare a fare passerella di fronte alle bare ai funerali a Genova. È lo stesso Ministro Toninelli che non si è degnato di farsi vedere una volta nemmeno all'incardinamento dei lavori in Commissione e che non si è degnato di presenziare alla seduta odierna dell'Aula della Camera dei deputati.

Ma veniamo al Capo I, agli interventi urgenti per Genova. Qui non si risponde alla domanda cruciale: come viene ricostruito il ponte di Genova? Abbiamo assistito a delle intemerate contro Autostrade per l'Italia.

Abbiamo assistito alle dichiarazioni roboanti di Toninelli, così come è stato definito dal mio collega: “Toninelli l'acuto” (dopo “Grillo l'elevato”, abbiamo “Toninelli l'acuto”). Toninelli ha dichiarato: “Revochiamo ad ASPI tutte le concessioni”. Poi, ha detto: “Faremo decadere le concessioni”. Poi, ha detto: “Caduchiamo tutte le concessioni”. Poi, ha detto: “Caduchiamo tutte le concessioni di tutte concessionari”. Poi, ha detto: “No, caduchiamo solo le concessioni di ASPI”. Poi, ha detto: “No, caduchiamo solo la concessione della A10”. Di Maio ha fatto di meglio ed è arrivato a dire: “Nazionalizzeremo Autostrade per l'Italia”. E sapete qual è la notizia? È che da due o tre settimane non ne sentiamo più parlare. Allora, ai banchi del Governo, al Viceministro Rixi, che è stato qui e gli riconosciamo l'impegno in questi giorni in Commissione, chiediamo: ma cosa avete deciso di fare con le concessionarie autostradali? Cosa state facendo? Perché la sensazione è che qui non abbiate cambiato nulla; la sensazione è che non abbiate messo affatto mano ai rapporti concessori; la sensazione è che non abbiate fatto nulla per fermare gli incrementi tariffari.

Il Vicepremier Di Maio ha dichiarato più volte: “Autostrade per l'Italia non metterà mano nella ricostruzione del ponte. Pagherà solo. Il ponte lo farà un'azienda pubblica: lo farà Fincantieri” e poi ha detto: “Rifaremo il ponte in nove mesi”. Sono tutte citazioni e potremmo portarvi gli articoli di stampa o le agenzie Ansa partite dai membri del Governo. Ebbene, la domanda è: a che punto siamo con la ricostruzione? Qualcuno è in grado di dire al Parlamento italiano, qualcuno è in grado di dire alla gente di Genova cosa facciamo per ricostruire il ponte? Perché a noi non interessa chi lo ricostruisce ma come e in che tempi. Vi chiediamo: avete risolto il problema? Avete detto che lo farà Fincantieri, ma Fincantieri lo farà? Avete trovato una soluzione per affidarlo alla società che legittimamente avete scelto ma in modo che sia una soluzione che tenga rispetto alle norme inderogabili dell'Unione europea? E soprattutto - e soprattutto! - chiedo al Governo: siamo sicuri che Autostrade per l'Italia pagherà? Perché il relatore Di Muro intervenendo oggi ha detto (testuali parole): “A tirar fuori i soldi sarà Autostrade per l'Italia. Se non lo fa però il Governo è pronto con la sua copertura di bilancio”.

Allora, per intanto la cosa certa è che a pagare sarà lo Stato e anche con gli interessi, perché all'articolo 1, comma 6, avete messo - giustamente, perché sapete di aver combinato un pasticcio - le mani avanti. E, infatti, dite che se Autostrade per l'Italia non paga, il commissario potrà andare a prendere a prestito i denari sul mercato e li pagherà a un tasso di rendimento pari al tasso dei Btp decennali aumentato dell'1,5 per cento. Cioè, lo scherzo che ci avete fatto costerà, solo in termini di tasso di interesse, il 5,10 per cento all'anno. Avete fatto un capolavoro! Ci state dicendo e l'avete scritto, seppure in modo non voluto, che Autostrade per l'Italia non pagherà. Non avete voluto il risarcimento in forma specifica, cioè la ricostruzione da parte di chi era responsabile della manutenzione, che era quello che aveva chiesto il presidente Toti della regione Liguria, e a parole continuate ad attaccare Autostrade per l'Italia ma nei fatti gli fate un regalo perché gli consentite di non pagare. Per intanto non pagano e poi si vedrà.

E che dire dell'emendamento sulle opere propedeutiche? A un certo punto una manina, che aveva il nome degli onorevoli Rospi e Di Muro, perché loro per lo meno hanno il coraggio di firmarsi, ha presentato un emendamento in cui sopprimeva le parole “propedeutiche e” dalle competenze del commissario per la ricostruzione, cioè il sindaco Bucci. Perché avete tolto a Bucci il compito di occuparsi delle opere propedeutiche alla ricostruzione del ponte? Perché avete cancellato il termine che avevate messo voi? L'avevate scritto voi, nel testo che avete mandato alla Camera, che il commissario doveva occuparsi anche delle opere propedeutiche.

A questa domanda non ci avete risposto in Commissione, quindi l'unica interpretazione razionale è il fatto che voi volete sottrarre al commissario le opere propedeutiche e, quindi, affidare ad Autostrade per l'Italia l'attività propedeutica, cioè l'abbattimento del ponte. Allora, per carità, tutto si può fare, ma non si può andare in giro a dire che Autostrade per l'Italia non toccherà nemmeno un mattone e poi fare una proposta emendativa che non si spiega in altro modo, se non in quel modo, giustificandola come necessaria per consentire ad Autostrade di abbattere il ponte. Ma ci avete detto: il decreto-legge lo abbiamo fatto con il cuore. Sì, ci credo. Il problema è che non avete usato la testa e che non avete usato la testa ce l'ha detto il presidente Cantone, che non ha solo sollevato la questione dell'antimafia e che, poi, grazie alle pressioni di tutta l'opposizione, avete recuperato, ma vi ha detto che dal come avete scritto le norme scaturiranno enormi problemi interpretativi per il povero commissario della ricostruzione, che sarà costretto a dotarsi di uno staff in cui gli avvocati saranno maggiori degli ingegneri.

Ma, vedete, per il Governo questa tragedia è stata solo uno spot. È duro dirlo, ma lo ribadisco, per questo Governo la tragedia di Genova è stato uno spot, avete speculato sui morti. Guardando in TV le immagini dei funerali, guardando in TV le entrate in chiesa dei due Vicepremier mi è tornato alla mente il film Il portaborse, di Nanni Moretti. Avete presente la scena, anche lì un funerale? Il funerale del poeta morto suicida perché disperato, perché il Ministro corrotto gli aveva negato l'applicazione della legge Bacchelli, nonostante il suo portaborse avesse cercato di intervenire in proposito. Ebbene, l'immagine del cinismo del Ministro Cesare Botero, interpretato da Nanni Moretti è un'immagine che ha colpito tutti noi. Ecco, a Genova quel Ministro cinico, che gioca, ai funerali, col dolore delle persone lo avete rappresentato voi, voi con i vostri selfie funerari, con i vostri sorrisi dinanzi le telecamere, con le vostre invettive verso tutti, specie verso coloro che negli anni vi avevano preceduto negli incarichi di Governo, mentre invece, in un momento di dolore, avreste dovuti stare zitti e lasciare che i morti venissero pianti dai loro cari, senza peraltro pensare che prima di fare le accuse dovevate guardare in casa vostra, perché avete accusato gli altri partiti di essere prezzolati di Autostrade per l'Italia, e poi si è venuto a scoprire che gli unici ad aver preso i soldi da Autostrade per l'Italia sono stati quelli della Lega, all'epoca Lega Nord.

Allora, cari membri del Governo, avete tutta la nostra disistima e presto l'avrete anche dei genovesi, quando capiranno che le vostre parole non saranno seguite da fatti e quando si vedrà che la ricostruzione sarà ben più lunga e sofferta di quanto avete annunciato.

Ma veniamo a un altro capo, al capo III, quello relativo agli interventi per Ischia. Il relatore per la Commissione Ambiente, l'onorevole Rospi, qui, oggi, ha detto: qui non si parla di condono, di sanatoria, ma solo di accelerazione di procedure. Non è così, non è così, la rubrica, cioè il titolo dell'articolo 25, recita: definizione delle procedure di condono. Faccio anche lo spelling: c-o-n-d-o-n-o, condono! E così, con onestà intellettuale, in qualche modo con un po' di trasparenza – vivaddio! – lo hanno definito lo stesso Ministro dell'Ambiente Costa e lo stesso Vicepremier Salvini, ma Di Maio, che è più ipocrita, non vuole dirlo. Per lui usare la parola “condono” è un po' come per Fonzie, della serie televisiva Happy Days, pronunciare la parola “scusa”. E, però, Di Maio, in qualche modo le cose sono così, perlomeno cambia i titoli delle leggi che firmi, se non vuoi metterlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Non solo. Avete voluto spalancare le porte di un condono, non avete accelerato le procedure, perché avete deciso, e potevate fare in mille altri modi, di applicare a tutti i casi di domande di condono ancora pendenti la legge più retrodatata, la n. 47 del 1985, quella che abbiamo detto era stata scritta dal Governo di Bettino Craxi e dal Ministro Franco Nicolazzi, e questa legge del 1985 avete deciso cioè venga applicata a tutte le domande, anche a quelle domande di condono presentate successivamente, cioè nel 1994, nel 2003, e in questo modo scatenate un effetto straordinario, cioè rendete sanabili abusi che non sarebbero stati sanabili applicando le leggi del 1994 e del 2003. Ci sono volute dodici ore continue di discussione per ottenere, alle quattro del mattino di martedì, una riscrittura del testo, che almeno escludesse la sanatoria per gli abusi commessi da persone condannate per mafia (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico) e l'abbiamo chiesto noi! Perché voi dicevate che non era vero, salvo poi dire di riscrivere la norma. Le norme di Berlusconi nel 2003 erano molto più garantiste di quelle che applicherete voi, perché impedivano la sanatoria di abusi in zone a vincolo idrogeologico, in zone a vincolo sismico, gli abusi fatti costruendo su terreni di proprietà pubblica e gli abusi fatti intervenendo sui musei nazionali, e voi lo rendete possibile.

Vedete, il Ministro dell'Ambiente Sergio Costa, intervistato a Repubblica TV da Sergio Rizzo, ha detto; il condono non mi piace, a Ischia e negli altri posti. Mi viene il mal di stomaco a parlare di condono, fisicamente e culturalmente. All'estero non esiste il termine “condono”. Quando vado in congressi internazionali mi chiedono cosa voglia dire. Sono fiducioso che il dibattito parlamentare possa aiutare, voglio fare la goccia cinese, anche perché tante di quelle case le ho sequestrate io. Lo dice Costa. Allora, ma quando mai è successo che un Ministro dell'Ambiente parlasse in questo modo di provvedimenti votati da se stesso, dal suo Consiglio dei ministri? Eppure, eppure non è cambiato nulla. Il che vuol dire che il Ministro Costa è un Ministro tecnico, è un Ministro che non conta nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non conta nulla perché o non ha capito ciò che ha votato, e perciò è pericoloso, o ha capito e non l'avete seguito, per cui è un Ministro inutile.

E fa tristezza, fa tristezza, credete, vedere un generale dell'Arma dei carabinieri trasformato in una foglia di fico, esattamente come Conte, l'unico Presidente del Consiglio che è il vice dei suoi due Vicepremier, ma questo e quello che succede nel Governo del cambiamento. È onesto, perché più trasparente, Matteo Salvini, Matteo Salvini che dice, cito testualmente: anche noi della Lega riteniamo che alcune norme, come ad esempio il condono – collega Rospi, condono –edilizio per Ischia non sia una buona cosa. Non è un bel segnale, dice Salvini, se salta la pace fiscale, saltano anche la sanatoria per Ischia e l'assicurazione RC auto per il Sud Italia, ma il presidente del gruppo della Lega Nord Riccardo, Molinari, e il presidente della Commissione Trasporti, Morelli, calcano la mano. Dicono, cito testualmente: siamo sicuri che gli amici dei 5 Stelle appoggeranno il nostro emendamento, che evita regali a migliaia di abusi edilizi commessi a Ischia. Presidente del gruppo e presidente della Commissione, e non è successo nulla. Che dire, verrebbe da chiedersi, ma anche Salvini e Molinari non contano nulla? E, no, loro contano, ma il problema è che qui c'è stato uno scambio politico su base clientelare, io do a te il condono fiscale, per l'elettorato leghista del Nord, tu dai a me il condono urbanistico, per l'elettorato di Ischia e del Sud. Che dire? Di Maio, in questi mesi di Governo, ha più volte richiamato la solennità del momento, quando si è abolita con decreto la povertà, ha detto: è un fatto storico. Io credo che anche oggi dobbiamo ribadire la solennità di questo momento.

Oggi, cara Presidente della Camera, immagino possa essere interessata - in quanto Presidente -al fatto storico che si compie oggi sotto la sua Presidenza in quest'Aula. Oggi si pone una pietra miliare della storia parlamentare: si compie, si presenta all'Aula il primo condono edilizio targato 5 Stelle. E poiché noi vogliamo dare a Cesare quel che è di Cesare, io propongo ai miei colleghi di partito che non lo hanno fatto, agli altri colleghi dell'opposizione, e se mi ascoltassero anche i colleghi di maggioranza, di dare a Cesare quel che è di Cesare, e cioè che questo condono d'ora in poi abbia il nome del suo ideatore, e che venga chiamato e passi alla storia come “condono Di Maio” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Perché vedete, oggi la Repubblica, cronaca di Napoli, riporta una frase di Di Maio, già citata dai miei colleghi, perché Di Maio dice, c'è il video: “Cercate una mia proposta di legge di condono che riguardi Ischia o altre regioni: se la trovate, mi iscrivo al PD”. Noi l'abbiamo trovata, è qua, l'atto parlamentare: Conte, Toninelli, Di Maio, c'è la sua firma, allora… Su Facebook il video in queste ore ha impazzato: il nostro collega che l'ha postato ha avuto un successo travolgente. Io immagino l'imbarazzo di Di Maio e dei parlamentari 5 Stelle, che rappresentano persone che hanno creduto nelle cose che sono andati a dire in campagna elettorale.

Allora a Di Maio diciamo questo: si tranquillizzi, noi non gli chiederemo di onorare la sua promessa di iscriversi al PD. Ben altre promesse dovrebbe onorare Di Maio. E soprattutto a noi basterebbe, cara Presidente, che Di Maio onorasse il contratto di Governo su cui ha messo la sua firma. Il contratto di Governo al punto 5 (ambiente) dice (leggo testualmente): per contrastare il rischio idrogeologico sono necessarie azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo su aree ad alto rischio, oltre ad una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Esattamente l'opposto di quanto ha fatto con il decreto-legge su Ischia! Mica male per chi predicava una diversità dagli altri partiti e una superiorità etica sulle altre persone. Siete sì diversi, ma peggiori: siete peggiori dei politici della Prima Repubblica che avete criticato, perché loro le opere abusive le sanavano, voi non solo le sanate ma pagate anche la ricostruzione di abusivi con soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il MoVimento 5 Stelle predicava la legalità ed era contro i condoni. Beppe Grillo scriveva il 27 luglio 2006 sul suo blog (cito testualmente): l'italiano medio è abusivo e condonista, l'italiano medio è un povero cristo che ruba a se stesso e al suo Paese. Lo diceva proprio lui che ha usufruito di tre condoni fiscali e con la sua immobiliare, la Gestimar, di ben due condoni tombali, quelli che gli ha fatto Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Allora Grillo è sì contro i condoni, ma solo quando non servono a lui. E così voi: siete contro i condoni, tranne quando servono a voi e alle vostre clientele; e avete fatto un condono che si sarebbe applicato anche ai mafiosi se non avessimo in qualche modo, con tutte le opposizioni, bloccato questa norma.

Ma vedete, questa volta non funzionerà: caro Di Maio, questa volta non funzionerà, non se la caverà con la sceneggiata fatta a Porta a Porta della manina che ha messo mano al condono fiscale. Questa volta, caro Di Maio, non funzionerà più dire: ho letto la e-mail ma non l'ho capita, come a proposito delle e-mail ricevute dalla sindaca Raggi, perché la finzione del giovane politico puro ma un po' inesperto, che cade nei tranelli orditi dalla burocrazia ministeriale e dalla vecchia politica questa volta non funziona; perché l'onorevole Di Maio è tutto, meno che inesperto. Questa cosa l'ha voluta lui, dopo la sua visita a Ischia, come bene ci ha ricordato l'onorevole Rospi.

Questa schifezza - cito testualmente, come detto da Salvini - è stata voluta da Di Maio per impegni elettorali; e si va a sanare con questa schifezza non solo la casa del povero cristo di Ischia, ma anche la villa abusiva. Questa vicenda, cara Presidente, fa venir meno la verginità politica del MoVimento 5 Stelle, e dimostra come Di Maio sia un politico scaltro, un bravissimo negoziatore, un uomo di potere attento alle sue clientele. Mi verrebbe da dire: un Cirino Pomicino dei tempi moderni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E infine un'ultima chicca, che i miei colleghi non hanno richiamato e io nella chiusura di questa discussione nell'Aula deserta vorrei citare. All'articolo 16 del decreto-legge, a proposito dell'Autorità di regolazione dei trasporti, si realizza un importante risultato promosso e promesso dalla Lega Nord. La Lega Nord ha fatto tutta la campagna per la flat tax al 15 per cento. Ebbene, all'articolo 16 hanno introdotto con un emendamento dei due relatori la lettera a)-ter, che prevede una flat tax dell'1 per mille: peccato che sia aggiuntiva rispetto alle tasse, non le sostituisca. Una flat tax aggiuntiva sul fatturato degli operatori privati della logistica, di tutti, per finanziare le nuove competenze dell'ART. L'Autorità di regolazione ha più competenze affidate dal decreto-legge, ma a pagare chi saranno? Tutti gli operatori della logistica, dai grandi operatori ai piccoli operatori, allo spedizioniere, alla piccola azienda di trasporti. Tutti quanti pagheranno l'1 per mille: la stessa cifra che per mantenere l'ART fate pagare ad Autostrade per l'Italia, quella stessa cifra la fate pagare alla piccola “Bolt” che si occupa di logistica. Diciannove milioni di euro di tasse in più per gli italiani; voi scrivete in maniera ipocrita, “con previsione di soglie di esenzione”: peccato che non legifichiate su chi, come, in che termini può mettere soglie di esenzione. Avete cioè ottenuto per via legislativa quello che l'Autorità per la regolazione dei trasporti non era riuscita ad ottenere dopo tre anni di cause di fronte alla magistratura amministrativa.

Concludendo, vi voglio raccontare la sensazione che ho avuto, perché quando parlavano i miei colleghi, all'apertura del dibattito questa mattina, mi è venuta in mente la ballata di Goethe, L'apprendista stregone. Mi è venuta in mente, ma nella riedizione comica, quella del film Fantasia di Walt Disney, dove il protagonista è Topolino; non so se l'avete vista. Ed è un'interessante metafora, ve la racconto. Ad un certo punto Topolino è un apprendista stregone, cioè vuole imparare la magia; il suo maestro si allontana da casa e gli affida il compito di mettere in ordine il laboratorio. Però Topolino è un po' intraprendente, ha voglia di imparare. Si mette il cappello da mago, prende la bacchetta magica, legge qualche formula, anima una scopa e le dice: fai tu la pulizia al posto mio; e la scopa animata inizia a fare la pulizia nella casa, prende dei secchi d'acqua per lavare i pavimenti. Nel frattempo Topolino si addormenta. Quando si sveglia, vede che la casa è sottosopra ed è occupata dall'acqua, perché la scopa continua a portare acqua. Allora Topolino prova a fermare la scopa, ma non ci riesce; usa la bacchetta magica, ma non gli funziona più. Allora Topolino prende una scure, e con la scure distrugge in tanti pezzi la scopa magica. Ma la scopa magica per magia si ricompone, e al posto di una scopa abbiamo cinque, dieci, cento scope, e tutte fanno pulizia, e la casa viene sommersa d'acqua, e Topolino sta per affogare. Finché, all'improvviso, la catarsi: arriva il maestro, fa una magia, fa scomparire l'acqua, la scopa torna ad essere una semplice scopa e Topolino viene redarguito dal maestro, e la storia finisce.

Nella metafora le scope sono allora le vostre leggi, le scope sono i vostri atti di governo, le scope sono le vostre scelte sul bilancio, e Topolino invece siete voi, specie i due Vicepremier o Premier. Avete messo in piedi un armamentario che non sapete maneggiare, esattamente come Topolino nel film. Manderete a fondo il Paese, come nel film. Ma questo purtroppo non è il film Fantasia, che si conclude con l'arrivo della persona che rimette tutto a posto con un tocco di bacchetta magica.

Quando vi accorgerete dei danni che avete creato sarà troppo tardi, non sarete in grado di porvi rimedio, e ad affogare per colpa dei vostri errori saranno i nostri cittadini, saremo tutti noi, sarà la nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1209-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la IX Commissione, deputato Flavio Di Muro, che rinuncia. Ha facoltà di replica il relatore per la VIII Commissione, deputato Gianluca Rospi, che rinuncia. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, Vice Ministro Rixi.

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, userò metà del tempo, replicherò sulla parte riguardante Genova e lascerò al sottosegretario Crimi invece la replica sull'altra parte del decreto. Ho sentito vari interventi e vorrei anche riportare un briciolo di verità su quello che è successo dal 14 di agosto. Dico un briciolo perché mi piacerebbe citare dati e fatti e non libere interpretazioni dei fatti che sono successi. Il 14 agosto, alle 11,36, come sapete, è caduto un viadotto in Valpolcevera, a Genova, per 200 metri, e ci sono state 43 vittime. Un'ora e mezza dopo, il Governo, che voi dite che in questi due mesi non ha fatto nulla, era sul posto, non solo a coordinare quelle che erano le operazione di soccorso, che per fortuna non hanno fatto aumentare le vittime, che sono rimaste purtroppo 43, ma si è riusciti a recuperare moltissime persone grazie un'azione encomiabile di volontari e di vigili del fuoco. Questo evento il Governo l'ha appreso non dal concessionario, come sarebbe stato normale, ma da una chiamata al 118, alle 11,45, da parte di un normale cittadino. Questo è un fatto, non è un'interpretazione dei fatti. Il 15 agosto, quindi in poco più di una giornata, alle ore 18, il Premier Conte, dopo aver visitato la situazione del ponte Morandi, decretava lo stato di emergenza e stanziava in primi 5 milioni per affrontare i primi giorni di emergenza, soprattutto per poter da subito aiutare le persone che avevamo dovuto far sfollare dalle abitazioni sottostanti il ponte, poi segnata come zona rossa. C'è stato il primo Consiglio dei ministri straordinario dopo ventiquattr'ore dall'evento. Ahimè, qua in Aula, molte forze, anche di opposizione, non solo non son presenti ma non ascolteranno, ma in ventiquattr'ore è stato nominato il commissario sull'emergenza, esattamente come è successo nell'emergenza del 2009 in Abruzzo, dove è stato nominato Bertolaso il giorno successivo, molto diversamente da come è successo, ad esempio, nell'emergenza, sempre a Genova, sull'alluvione, prima del 2011 e poi del 2014, dove abbiamo dovuto aspettare parecchio tempo per avere un commissario dell'emergenza designato e anche la designazione dello stato di emergenza, quando al Governo ahimè c'erano altre forze politiche. In questo 15 agosto erano presenti su Genova, a vedere la situazione, il Ministro Toninelli con i due Vicepremier Salvini e Di Maio, insieme al presidente della regione, Giovanni Toti. Lo dico perché quando si dice che si è arrivati solo per far delle passerelle, si dice il falso. Il 18 agosto, quindi pochi giorni dopo, c'è stato un secondo Consiglio dei ministri, che ha aumentato le risorse da 5 milioni a 33.470.000 euro, per andare proprio ad individuare quelle prime necessità, che volevano dire anche trovare un alloggio e dare delle possibilità a chi era stato urgentemente sfollato dalla propria casa di essere sistemato. Le previsioni erano di arrivare a una sistemazione completa per novembre, la sistemazione completa si è avuta circa con un mese di anticipo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle). Questi sono fatti. Il 22 agosto è stata pubblicato ahimè il primo decreto, proprio quello sull'emergenza, che stanziava questi soldi sulla GazzettaUfficiale, quindi non è che si è aspettato il 28 settembre. Il 23 agosto, siccome c'era un'emergenza anche scolastica, visto che c'erano 111 studenti che non potevano più recarsi a scuola a causa dell'emergenza, il MIUR ha provveduto con 2.300.000 euro per fare un piano speciale di supporto scolastico.

Il 27 agosto è stata ripristinata, con circa venti giorni di anticipo, la prima linea ferroviaria; è stata riadattata una linea ferroviaria che era stata da tempo dismessa, che è quella che da Sestri Ponente va su verso Novi Ligure. Il 13 settembre è iniziata in Consiglio dei Ministri la prima stesura del “decreto Genova”, col “salvo intese”, per condividerla con anche con gli enti locali. Il 14 settembre il Premier si è recato a Genova con quel famoso decreto di cui poi si andrà ad analizzare i contenuti che ha avuto nella prima fase e che ha oggi in fase di conversione. Il 19 settembre si è inaugurata una strada che Genova aspettava da circa 15 anni, la “strada della Superba”, che è stata realizzata in poche settimane e che passa attraverso le aree Ilva grazie anche a un coordinamento tra il Ministero dello sviluppo economico e gli enti territoriali, e che consente oggi di avere, per la prima volta, una strada all'interno del perimetro portuale dove far passare il traffico pesante che - chi non è di Genova non lo sa - prima d'allora, anche in condizioni normali, passava all'interno del centro abitato.

Il 28 settembre c'è stata la pubblicazione sulla GazzettaUfficiale, come giustamente si ricordava, del “decreto Genova”, decreto fatto sull'emergenza. Il 4 ottobre, quindi non venti mesi dopo, il Premier Conte nomina il sindaco di Genova come commissario straordinario, quando nel decreto era previsto che poteva prendersi anche molto più tempo. Credo che sia stata una nomina assolutamente condivisa, se non altro per la grande capacità che hanno dimostrato gli enti locali nella fase iniziale a essere di fortissimo supporto anche all'azione del Governo, certo anche con dei momenti anche di forte dialettica, che ci sono nei momenti di tensione, ma con sempre una visione unitaria, perché le istituzioni in questo Paese sull'emergenza si devono unire e non dividere. Quando i cittadini hanno bisogno delle istituzioni, hanno bisogno delle istituzioni parlamentari, hanno bisogno di questo, nei momenti in cui sono in difficoltà, ed è dovere di chi è all'interno delle istituzioni cercare di dare le migliori risposte nel tempo più breve possibile. Lo dico - e cito in questo caso il commissario per la ricostruzione - perché nell'emergenza sull'Abruzzo che citava qualcuno, quella del 2009, il commissario straordinario per la ricostruzione non è stato nominato come in questo caso 40 o 45 giorni dopo, ma è stato nominato quasi un anno dopo, nel febbraio 2010. E, ad esempio, per quanto riguarda l'esondazione del Polcevera del 2014, il decreto-legge fatto allora per stanziare le somme è del dicembre 2015, a quasi un anno dall'evento. Il 26 luglio 2016 furono fatti i criteri per la ripartizione dei fondi e le prime aziende di Genova ottennero le risorse nel dicembre 2017. Questi sono i tempi, perché vorrei dire che non è che abbiamo ereditato la Svizzera, un Paese dove funziona qualsiasi cosa e ci sono le aiuole rasate e l'erba verde che cresce. Abbiamo un Paese che ha sicuramente affrontato grandi difficoltà e che in passato, anche sulle situazioni di emergenza, non ha dato un tipo di risposta né efficace né veloce: non efficace perché se no ad oggi non avremmo in molte zone del Paese ancora gente senza casa; non veloce perché, nonostante non abbiano la casa, hanno anche dovuto aspettare per avere una sistemazione provvisoria. In questo caso non si è verificato. Il 4 ottobre, lo stesso giorno in cui il sindaco Bucci veniva nominato, c'è stato, alle 5,15 del mattino, il primo transito del primo treno passeggeri proprio su una delle tre linee che era stata ostruita dal ponte Morandi, che nel frattempo veniva riaperta, anche in questo caso, con 15 giorni d'anticipo, quindi la linea “Sommergibile” e la linea “Bastioni” che collegano finalmente Genova con il retroterra padano, garantendo la piena operatività del porto di Genova e la riapertura della linea passeggeri che da Brignole porta i passeggeri in Piemonte.

Questo è stato già fatto, non è che dobbiamo aspettare mesi. Il 10 ottobre inizia il processo di conversione di un decreto-legge che normalmente ci impiega sessanta giorni o, almeno, un termine massimo di sessanta giorni e molti vengono delle volte anche prorogati ulteriormente.

Il 13 ottobre, viene riaperta la prima delle strade che passa sotto quel ponte. E finalmente la Valpolcevera è di nuovo collegata alla viabilità ordinaria. Il 18 ottobre, gli sfollati riescono a tornare nelle case, perché qualcuno ha pensato di mettere nel frattempo dei sensori ed è riuscito con questa azione, coordinando gli interventi da parte del commissario delegato dell'emergenza, di potere consentire a queste persone di riprendere i loro averi, anche in una situazione di sicurezza. Infatti, era la prima cosa che noi dovevamo garantire, dopo un evento tragico di questo tipo.

Questa è la situazione che c'è. Si poteva fare più veloce? Si poteva fare meglio? Probabilmente sì, nessuno è infallibile, si potrebbe fare ancora meglio e ci auguriamo che nella prossima emergenza saremo ancora più forti e più veloci. Speriamo anche di avere non una volontà mediatica distruttiva, da parte anche di molte delle opposizioni, ma di potere lavorare tutti assieme per essere più rapidi e più vicini ai nostri cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiere MoVimento 5 Stelle).

Lo dico, senza ovviamente nessuno spirito di polemica, ma perché credo che, quando si parla delle istituzioni, non si parla solo degli organi parlamentari. Si parla di tutte quelle persone, dai vigili del fuoco alle forze dell'ordine e anche agli stessi dipendenti del comune di Genova e degli altri comuni, che fin da Torino sono venuti a dare una mano a una città, che era lacerata non solo dal dolore, ma tagliata in due. Quindi, credo che, da questo punto di vista, non apprezzare il lavoro fatto da tutte queste persone, perché è grazie al loro contributo che siamo riusciti a fare queste cose, credo che non renda merito a onore di molti, che non hanno guardato a cosa lo Stato doveva loro, ma hanno guardato a quello di cui lo Stato aveva in questo momento bisogno, di persone che stessero in mezzo ai cittadini, per garantire la loro sicurezza e la rapidità nelle risposte.

Io ora lascio la parola dicendo ancora due cose. Questo decreto è stato fortemente criticato anche nei contenuti. Bene, noi non avevamo la valutazione economica dei valori che avremmo dovuto mettere nel primo decreto. È stata una scelta consapevole quella di aspettare per avere una quantificazione dei danni e di portare a casa un decreto che oggi vale più di 600 milioni di euro, con 450 nuove assunzioni nelle dogane, all'interno del tribunale e negli enti locali, per affrontare l'emergenza, facendo un processo condiviso, che deve essere fatto in queste situazioni. Infatti, non si può non parlare con il territorio quando si scrivono le leggi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiere MoVimento 5 Stelle). È chiaro che questo ha voluto dire nel primo assumerci la responsabilità di iniziare con un decreto di emergenza, che era uno scheletro sul corpo che poi si è andato via via a formare, ma del quale oggi c'è una piena approvazione delle tipologie di interventi che ci sono.

Ci vorrebbero più risorse. Sì, può darsi, probabilmente ci sono altri strumenti, per cui aggiungere le risorse. Ma, quando si ha una struttura legislativa, a quel punto si possono anche fare altri sforzi. Finché non c'è una struttura legislativa che consenta di utilizzare le risorse, anche nuove risorse andrebbero sprecate.

Questo perché, quando tutti iniziano a dire sulla questione di Autostrade, vorrei ricordare che Autostrade ha detto: metto 500 milioni. E ad oggi non ha tirato fuori un euro. Quindi, il fatto che oggi noi abbiamo dovuto fare un decreto e abbiamo dovuto incaricare persone di occuparsi di questo è stato fatto in tutela a quelle famiglie sfollate, a quelle aziende che sono sotto un ponte, a quegli operatori che hanno avuto danno, che non possono aspettare quindici anni di un processo civile in questo Paese. Ma hanno bisogno che qualcuno, scientemente, rimetta in moto una città nel giro di uno o due anni.

I tempi sulla ricostruzione, con il rapporto che c'è… Infatti noi vogliamo la ricostruzione, ma vogliamo anche la giustizia, vogliamo pensare che un crollo di un ponte, come il ponte Morandi, debba essere un episodio isolato. Quindi, in questo momento, dobbiamo anche preoccuparci di quello che può succedere sulle nostre autostrade e sulle nostre strade.

Soprattutto dobbiamo far capire che chi in questo Paese si prende una concessione pubblica, prima di pensare ai propri guadagni, deve pensare all'interesse dello Stato e soprattutto all'interesse della sicurezza dei cittadini, perché un concessionario pubblico non è un'azienda qualsiasi. Quindi, questo è quello che credo oggi noi vogliamo decretare con questo decreto, che lo Stato in Italia esiste e che, quando nessuno si prende cura dei cittadini, c'è lo Stato che interviene con le sue istituzioni e si fa garante del rispetto e dei valori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiere MoVimento 5 Stelle), per rilanciare il nostro territorio e la nostra economia

Quindi, concludendo dico semplicemente che so che quello che ho detto può dar fastidio a molti. Credo anche che sia, però, un punto di partenza per un dialogo, per creare in futuro degli strumenti sull'emergenza, che possano essere condivisi - così come lo è stata la discussione parlamentare - e possano essere inclusivi. Infatti, non è sulle disgrazie o sull'emergenza che si può fare politica in questo Paese. Quindi, credo che il modo di operare di questo Governo sia profondamente diverso, nello spirito di avere voluto convertire in legge rapidamente un decreto, per rendere tutte le forze politiche partecipi. Mi auguro che nella discussione parlamentare, che si terrà anche sugli emendamenti, ci sia una voglia reale da parte di tutte le forze politiche di favorire la costruzione di un processo, che sia un processo nel favore dei nostri cittadini e non nel favore di una visibilità politica, che alcune volte rischia anche di guastare dei rapporti, che in questo momento non solo devono essere uniti, ma devono dare una garanzia forte ai cittadini, che tutte le forze politiche e tutte le istituzioni stanno lavorando nella direzione di risolvergli i problemi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiere MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Vito Claudio Crimi.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, Vicepresidente. Ringrazio innanzitutto i membri delle Commissioni per il lavoro fatto, perché, sebbene ci siano stati dei contrasti politici nei temi e nei contenuti, comunque tutto si è svolto sempre nell'ottica della pacifica collaborazione. Di questo ne do atto, anche per i contributi che sono stati dati dalle opposizioni. Mi sembrava doveroso, anche perché possa proseguire questo clima anche nel proseguo della discussione.

Questo Governo ha trovato un Paese in macerie. E dico macerie e parlo fisicamente di macerie, quando parlo del terremoto. Quindi, con questo decreto, abbiamo dovuto anche affrontare alcune cose del passato, che non sono state affrontate.

Abbiamo dovuto affrontare l'annosa questione delle piccole difformità nel terremoto del centro Italia, che riguarda quattro regioni, la cui ricostruzione è ancora al palo. Questo è quello che ci hanno detto in tanti: la ricostruzione in centro Italia è ancora ferma. Questo è un fatto e, quindi, abbiamo deciso di cambiare passo e abbiamo dato un impulso. Il cambiamento è questo. Sì, c'è una discriminante, come diceva l'onorevole Pezzopane: tra il prima e il dopo, adesso, forse, finalmente la ricostruzione nel Centro Italia partirà con un nuovo impulso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ischia. Ischia è stato trattato come un terremoto di serie B. Di questo ne dovete dare atto. A prescindere da quello che è il contenuto di questo decreto, Ischia dal Governo precedente è stata ignorata: un terremoto di serie B (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi l'intervento che ha dovuto fare questo Governo è stato un intervento in emergenza accumulata, dal non avere fatto delle azioni concrete. Vogliamo ripristinare anche alcune verità sulla questione Ischia, perché sia chiaro a tutti. Già il relatore, durante gli interventi, aveva detto qualcosa nella sua relazione. Stiamo parlando di una situazione, in cui andiamo ad accelerare la definizione di domande che sono già state depositate nel 2003, nel 1994 e nel 1985. Non si va ad aprire alcun nuovo condono.

Nessun abuso edilizio, nessun abuso edilizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, lasciate concludere il sottosegretario.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Nessun abuso edilizio fatto successivamente alle domande di condono potrà essere oggetto di sanatoria. Nessuna domanda nuova potrà essere presentata. E ripristiniamo anche sui numeri, numeri certi: su Ischia ci sono (Commenti del deputato Gariglio)…

PRESIDENTE. Collega Gariglio!

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Su Ischia ci sono circa 30 mila domande di condono. Di queste solo 6 mila riguardano i due comuni interessati e di queste solo mille circa sono quelle oggetto di questa accelerazione. Stiamo parlando di un trentesimo delle domande (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che dovranno avere una procedura rapida di definizione. Nell'ambito del dibattito sono state sollevate alcune questioni, e anche grazie al dibattito delle Commissioni, e ne do atto, ne vogliamo dare atto come Governo, che il contributo delle Commissioni ha permesso di specificare delle cose che forse nella stesura iniziale del decreto non erano chiare o forse semplicemente per noi erano chiare, ma abbiamo preferito metterle nero su bianco, come la necessità del parere dell'autorità competente per i vincoli paesaggistici, come la necessità che non possa accedere al condono del 2003, a domande già presentate, chi ha una condanna per mafia (Commenti del deputato Gariglio).

PRESIDENTE. Collega Gariglio, per cortesia.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ne ho dato atto alle Commissioni, e quindi, se qui dobbiamo fare il gioco a chi è stato più bravo a dirlo per primo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), allora facciamo il gioco a chi è più bravo a dirlo per primo. Noi non siamo andati a sbandierare di averlo detto per primo; qui, invece, il gioco sembra quello. I risultati sono quelli che contano, e quello che conta è che anche a Ischia probabilmente ripartirà la ricostruzione, anzi sicuramente, basta aspettare almeno i sei mesi. E poi sinceramente vi dico: non possiamo dire che ogni domanda di condono di quelle mille che avranno un processo accelerato di definizione equivale a un abuso totale o un delinquente o quello che sia. Ci sono domande di condono che riguardano piccole difformità, che possono essere balconi, possono essere prospetti o altro. Non possiamo dire che ogni condono equivale a una casa abusiva: questa è un'affermazione che, secondo me, è offensiva nei confronti anche degli abitanti di Ischia.

E, comunque, dobbiamo dare atto che questo decreto, perché di queste cose non se ne è parlato, tutti delle opposizioni vi siete concentrati su Ischia o sulla questione fanghi. Anche lì, ripristiniamo un po' di verità. Sui fanghi abbiamo introdotto mille: è il valore che trovate nella bozza di decreto di cui avete parlato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'onorevole Muroni parlava della bozza di decreto che era in definizione, concordata con tutte le parti, con l'ISPRA. Bene, quei valori che trovate lì corrispondono perfettamente a quei valori presenti nella bozza di decreto; quindi, mi aspetto che il Partito Democratico sull'articolo 41 fanghi dia un voto favorevole, perché è il decreto che avete scritto voi, con i limiti che avete introdotto voi. E, comunque, ricordiamo che in questo decreto troviamo delle macerie che non sono solo macerie fisiche, sono anche macerie legate a cose non fatte.

Per esempio, i fondi utilizzabili subito per la messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25, due milioni di euro per la riapertura del viadotto Sente, è stata sbloccata la possibilità d'intervento commissariale per il ripristino del ponte di San Michele sull'Adda, recupero delle risorse da destinare entro fine anno alla messa in sicurezza degli edifici scolastici. Di tutte queste cose forse dovremmo darne atto che sono state messe nel decreto. E, infine, la cassa integrazione per il caso di cessazione o prospettive di cessione per le imprese in crisi. Questa è stata reintrodotta per due anni, una cosa che ha salvato famiglie che da un giorno all'altro andavano in mezzo alla strada e oggi hanno una prospettiva di futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, queste sono cose contenute in questo decreto, questo è l'articolo 44. Ma l'interesse è solo trovare le cose negative. Questo è un decreto che fronteggia non una, ma tante emergenze; alcune semplicemente dovute all'inerzia, al non aver fatto nulla in questi ultimi anni da parte di chi ci ha preceduto. Alcune precisazioni in merito ad alcune osservazioni che sono state fatte. L'onorevole Trancassini parlava del 50 per cento dell'anticipazione ai tecnici: i tecnici lavorano, svolgono un lavoro che va remunerato. Nel momento in cui viene remunerato, entra nel circuito, comunque, dell'economia anche locale. Ricordiamoci di questo, significa potere utilizzare immediatamente alcune delle risorse che altrimenti in alcuni casi vengono utilizzate e destinate solo al termine del processo. Ci sono nella contabilità speciale alcune risorse, cominciamo a destinarle; è chiaro che non è la soluzione di tutti i problemi, ma sicuramente è un modo per cominciare a utilizzare quelle risorse. E poi, quando sento dire da più parti che abbiamo espropriato gli emendamenti, io, se fossi stato all'opposizione, ne sarei stato orgoglioso.

E più volte, se qualcuno ricorda i cartelli che facevamo, facevamo i cartelli: il Governo ci ha copiato. Bene, ditelo, il Governo ci ha copiato; e quindi tutti insieme orgogliosamente votiamo questo decreto e questa conversione. All'onorevole Orlando, siamo passati dal pagherete tutto e subito al prima paga lo Stato e poi si vede. Come ha detto il collega Rixi, noi non ci siamo posti nelle condizioni di dire: aspettiamo di vincere le cause e di ottenere il risarcimento da parte di Autostrade per l'Italia. Abbiamo detto comunque che ci sono delle persone che hanno bisogno di un intervento subito, abbiamo messo al centro i cittadini. E, allora, lo Stato ha deciso di mettere di tasca sua fino a 600 milioni di euro, come vi ha appena detto il collega Rixi, per salvaguardare i cittadini e le imprese che stanno nell'area di Genova.

E come Governo ci attiveremo e ci siamo già attivati per aver il recupero di quelle risorse. E poi l'ultima cosa: credo l'onorevole Stumpo diceva che è stata tolta quella parola “propedeutiche”, e quindi permette, anzi, ha detto l'onorevole Stumpo che è concesso ad Autostrade per l'Italia di fare la demolizione del ponte. Allora, ripristiniamo giusto un po' di verità. Quell'articolo prevede una negazione, cioè il commissario straordinario non può avvalersi di Autostrade per l'Italia per fare alcune cose. Quindi, è obbligo del commissario straordinario non avvalersi. Togliendo quel “propedeutiche”, diamo al commissario straordinario la facoltà, giusto per ripristinare l'ordine. Non è Autostrade per l'Italia che può, ma è il commissario straordinario che può anche decidere, se Autostrade per l'Italia, ovviamente, sborserà quei 500 milioni che ha detto che deve sborsare e che gli saranno richiesti. E solo ed esclusivamente in quel caso, ovviamente, si potrà ragionare; è chiaro che, se Autostrade per l'Italia non tirerà fuori un euro di quelli che il commissario straordinario quantificherà, nessuno ha intenzione di affidare ad Autostrade per l'Italia o di dare questo regalo, di questo ne potete stare tranquilli. Ma lo vedrete con i fatti, non c'è bisogno neanche di ricordarlo e di rappresentarlo ulteriormente. Credo che con questo decreto abbiamo dato risposte a una serie di situazioni emergenziali che riguardavano i terremoti del Centro Italia, e non solo. Per questo motivo, anche per affermazioni che sono state fatte sul fatto che, forse per l'economia anche dei lavori di Commissione, alcuni emendamenti hanno trovato accoglimento dal Governo e non hanno trovato accoglimento dal Governo magari quelli con la firma dell'onorevole x o y, credo che solo per questo motivo dovreste dare atto che questo decreto è stato modificato con la volontà di tutto il Parlamento, e non solo del Governo, visto che molte delle cose recepite corrispondevano alla vostra volontà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 10,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente Spadoni. La scorsa settimana il Presidente Fico ha nominato i presidenti dei comitati che si occupano di diverse materie: il Vicepresidente Rampelli al Comitato per la sicurezza; la Vicepresidente Carfagna al Comitato per la comunicazione, che da tanto tempo non svolge la sua attività.

Il Vicepresidente Rosato al Comitato di vigilanza sull'attività di documentazione e lei, Presidente Spadoni, al CAP, il Comitato per gli affari del personale.

Nell'augurare buon lavoro ai Vicepresidenti che hanno ricevuto questi incarichi così importanti e così delicati, io in particolare mi rivolgo a lei, Presidente Spadoni, nel suo ruolo di presidente del CAP per fare appello a questo organismo e a lei, che lo guida, affinché presto e bene si riesca a dare attuazione ad un ordine del giorno che ho presentato anche nell'esame dell'ultimo bilancio che è quello dell'attivazione delle procedure concorsuali. Noi abbiamo alzato da troppi anni un muro tra la Camera dei deputati e le migliori intelligenze di questo Paese, che devono poter dimostrare di essere capaci e meritevoli attraverso un concorso che permetta loro di ricoprire delle funzioni importanti all'interno della struttura amministrativa del Parlamento italiano e, in particolare, della Camera dei deputati, visto che c'è questa esigenza ormai conclamata che si trascina da tempo. Quindi, Presidente, io le auguro buon lavoro, con l'auspicio che questo lavoro sia proficuo anche per la realizzazione di questo ordine del giorno e per la celebrazione di questi concorsi che da tanto tempo questa struttura attende con una certa esigenza, affinché si possano celebrare al più presto.

PRESIDENTE. Collega Baldelli, ovviamente la Presidente ricambia i ringraziamenti e prenderà in seria considerazione i suoi suggerimenti. Ha chiesto di parlare la deputata Paola Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, voglio ricordare in quest'Aula che sabato scorso è stato l'anniversario del bombardamento alleato avvenuto a Milano nel quartiere di Gorla il 20 ottobre 1944. Le bombe colpirono la scuola elementare “Francesco Crispi” uccidendo 184 bambini con i loro maestri. Trovo assurdo e strano che questa tragedia sia pressoché sconosciuta. Il fatto è ancora più grave se si considera che questo bombardamento poteva essere evitato. Infatti, il comandante dell'aereo, avendo ormai fallito il bersaglio, poteva scaricare il carico di bombe in una zona non abitata e, invece, purtroppo scelse di farlo in una zona ad alta densità abitativa. Per questo io penso che ogni 20 ottobre nelle scuole d'Italia questi bambini andrebbero ricordati con una preghiera o con una riflessione, una riflessione anche ampia contro tutti i bombardamenti che hanno visto bambini morire, anche successivamente. Quindi, mi auguro che la mia proposta di legge, presentata proprio per istituire il Giorno del ricordo, possa essere approvata da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. Innanzitutto mi scuso per le intemperanze di prima, ma in qualche modo ero un po' stato provocato dalle risposte. Presidente, voglio significarle che nel mese di giugno ho presentato, tramite raccomandata e in attuazione delle normative sul FOIA, una richiesta al Ministero dei trasporti di avere un decreto ministeriale, in particolare il decreto ministeriale di nomina dei membri della commissione di valutazione sulle grandi opere, cioè la commissione, in altri termini, incaricata dal Ministro di effettuare la valutazione benefici-costi sulle grandi opere. Non mi è stata data risposta alcuna. Ho interpellato successivamente il presidente della Commissione trasporti che si è attivato e a quella richiesta la risposta è stata data, ma ci è stato mandato dal Ministero non il decreto di nomina di quella commissione bensì il decreto di nomina della commissione di valutazione sul ponte di Genova.

Ora, tramite lei, chiedo alla Presidenza della Camera di voler intervenire presso il Ministero dei trasporti affinché metta nella disponibilità della presidenza della Commissione il decreto ministeriale di nomina della commissione incaricata della valutazione benefici-costi delle grandi opere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Susanna Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. Nella serata di sabato scorso a Pistoia presso la parrocchia di Vicofaro - il cui parroco, don Biancalani, è stato ripetutamente oggetto di minacce anche di morte sui social e non soltanto - mentre si svolgeva una cena con gli ospiti di questa comunità e anche con molti cittadini e una cinquantina di richiedenti asilo, si è svolto un blitz, un blitz con un incredibile spiegamento di forze di polizia, carabinieri, vigili urbani, guardia di finanza e ASL. Sono stati svolti controlli per circa due ore sui richiedenti asilo presenti e sugli impianti elettrici. Sono stati verificati i documenti dei migranti e non risulterebbero sinceramente, dalle informazioni che si hanno, contestazioni addebitate. Ecco, risulta sinceramente incomprensibile la dimensione del blitz interforze che si è svolto perché uno spiegamento di questa natura è meritevole sicuramente di ben altra causa. Sul fatto aggiungo che è uscito anche un comunicato della camera penale…

PRESIDENTE. Concluda…

SUSANNA CENNI (PD). Sì, sto concludendo, ma è una cosa importante. Dicevo che è uscito anche un comunicato della camera penale di Pistoia che ha dichiarato: “(…) quanto sta accadendo rappresenta, a memoria, uno dei pochi casi (…) in cui lo Stato si contrappone (…)” in una situazione come questa. Ecco, io credo che, siccome la legge è uguale per tutti, una vicenda di questo tipo vada chiarita. Noi lo faremo con interrogazioni, ma io in questa occasione…

PRESIDENTE. Grazie, collega…

SUSANNA CENNI (PD). …desidero trasmettere almeno la solidarietà del mio gruppo a don Biancalani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Grazie, Presidente. L'altro giorno ho letto, tra le lettere al giornale Il Giornale, quella di un lettore, Walter L. - e il titolo de Il Giornale su questa lettera è: “Mentre l'INPS è al verde i fondi degli Stati Uniti - fondi pensione - mandano i pensionati in crociera” - il quale scrive: “Il bocconiano Boeri invece di fare la Cassandra dovrebbe spiegarci come non hanno saputo far rendere la montagna di contributi incassati per le pensioni in Italia. I fondi americani acquistano aziende e mandano anche in crociera (New York - Bahamas tutte le settimane) i loro pensionati iscritti”. Mi viene la tentazione di raccogliere le firme perché l'Italia diventi il cinquantunesimo stato degli Stati Uniti visto come vengono bene utilizzati i fondi che i lavoratori americani pagano per le loro pensioni. Detto questo concludo come sempre, ben felice di essere attorniato da tanta gioventù dei 5 Stelle: viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Siamo ancora una volta oggi qui a denunciare l'orrore e lo strazio. Dopo Pamela, scuoiata e fatta a pezzi dopo essere stata drogata e violentata, ora è toccata tragicamente una stessa sorte a Desirée. Lo stesso orrore, ma oltre all'orrore affiora la rabbia, la rabbia di rappresentante del popolo, di padre, di cittadino. Come è mai possibile che a Roma, capitale d'Italia, e nel terzo millennio si possano verificare scene tipiche dei saccheggi e degli stupri di mille anni fa?

Non sappiamo ancora chi siano i colpevoli, ma sappiamo che quello è un posto frequentato da spacciatori africani e arabi. Come al Pigneto, come a via Giolitti e all'Esquilino: interi edifici o aree industriali abbandonate al degrado che diventano centrali di spaccio e di degrado assoluto, perché in questa nazione manca anche un piano di rigenerazione urbana. È così in ogni grande città. Dov'è lo Stato? Non certo a via dei Lucani e non bastano i fiori.

Ora vogliamo provvedimenti speciali e chiediamo, quindi, al Ministro Salvini che prenda Roma e le maggiori città con emergenze e riorganizzi servizi interforze, con l'esercito compreso, in presidi interforze operativi H24.

Basta con i militari, i poliziotti, i carabinieri davanti a fantomatici obiettivi sensibili. Gli obiettivi sensibili oggi sono i nostri quartieri, le nostre strade i nostri figli, altrimenti finiremo come in Francia o in Belgio, dove la Sharia è legge e, se poi fossero stati italiani, chiederemo che vengano puniti ancora più duramente. Addio Desirée. Ci batteremo perché sia fatta giustizia per te e tutte le vittime del male (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Interveniamo in questo contesto, perché desideriamo portare la nostra voce rispetto ad un fatto che è accaduto ieri a Strasburgo, un fatto che non ci rappresenta e che riteniamo, come italiani di dovere sottolineare e stigmatizzare. Perché un nostro collega, un eurodeputato iscritto alla Lega, l'onorevole Angelo Ciocca, si è comportato con estremo disprezzo e, con un atto di bullismo nei confronti di una istituzione dell'Unione europea quale un commissario europeo, il commissario Moscovici, utilizzando addirittura le scarpe per camminare sopra gli appunti della sua allocuzione di fronte ai giornalisti. È stata una penosa pagliacciata che, oltre a disprezzare le istituzioni che sono a garanzia di tutti, accentua il nostro isolamento sul piano europeo.

Noi, in quest'Aula, vogliamo dire che quell'eurodeputato non ci rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che abbiamo un'altra idea del rispetto delle istituzioni e che seppure vi è stato in passato un italiano che usava le parole “me ne frego”, noi ci sentiamo rappresentati, invece, da un altro grande italiano che diceva: “ce ne importa”. Ce ne importa molto della dignità del nostro Paese e lo difenderemo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dedalo Pignatone. Ne ha facoltà.

DEDALO COSIMO GAETANO PIGNATONE (M5S). Grazie, Presidente. ritengo doveroso porre all'attenzione la grave situazione che si sta verificando in Sicilia e, in particolare, nel territorio di Caltanissetta in questi ultimi due giorni. Infatti, qualche giorno fa, due buste contenenti proiettili sono state consegnate a Claudio Fava, presidente della Commissione regionale antimafia e Amedeo Bertone, procuratore capo di Caltanissetta e due giorni fa un'analoga busta contenente un proiettile e un biglietto con la scritta “fermati” è stata consegnata alla dirigente della squadra mobile di Caltanissetta Marzia Giustolisi. Si sta assistendo ad una crescente situazione di conflitto aperto tra Stato e mafia, due entità che sappiamo bene non possono e non devono coesistere nello stesso territorio. La lotta contro questa bestia schifosa chiamata mafia, 'ndrangheta, camorra, criminalità organizzata, non può e non deve essere combattuta soltanto da alcuni, ma da tutti. È fondamentale che chi combatte in prima linea non si senta abbandonato dallo Stato, ma senta forte la sua presenza e la sua fattiva collaborazione. A tal fine ritengo e manifesto la necessità di dover rafforzare in termini di uomini, mezzi e risorse i punti di frontiera, dove il conflitto tra Stato e mafia è più forte e costante, così come sta accadendo in provincia di Caltanissetta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Palmisano. Ne ha facoltà.

VALENTINA PALMISANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo intervento voglio denunciare i gravi fatti che si stanno verificando, in questi giorni, nel consiglio regionale della Puglia, la mia terra dove i partiti di destra e di sinistra stanno cercando di far fuori MoVimento 5 Stelle dai tavoli dove si decideranno le regole elettorali. Lunedì scorso sono state decise le nuove composizioni delle commissioni consiliari regionali e, ancora una volta, al MoVimento 5 Stelle, la principale forza di opposizione votata dai pugliesi, non è stata assegnata nessuna presidenza di commissione. Inoltre, il presidente del consiglio regionale Loizzo ha deciso, deliberatamente e andando contro il regolamento interno, di ridurre da due a uno i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle nella delicatissima VII commissione dove, non a caso, si discuterà la legge elettorale. Ed ancora, ieri e oggi destra e sinistra, sempre insieme, hanno iniziato ad attaccare anche l'ultimo ostacolo, la presidente della commissione antimafia, la nostra portavoce regionale Rosa Barona, personaggio evidentemente scomodo in vista delle elezioni a causa delle sue battaglie contro il voto di scambio politico-mafioso.

La scusa ufficiale addotta dai consiglieri degli altri partiti sarebbe l'improvvisa necessità di rinnovare la Presidenza della Commissione facendo appello a quelle stesse regole che stranamente hanno ignorato nella composizione della VII Commissione, come ho appena detto. Quanto accaduto è un insulto alla volontà dei cittadini pugliesi espressa nel 2015 e un attacco alla democrazia ed è chiaro il tentativo dei vecchi partiti di cercare di arginare con ogni mezzo l'avanzata del MoVimento 5 Stelle pugliese alle prossime consultazioni elettorali del 2020. Le derive prepotenti e autoritarie di ogni natura vanno combattute e stigmatizzate, sempre, anche e soprattutto quando si manifestano non per strada, ma all'interno delle istituzioni, ad opera di eletti dal popolo che dovrebbero essere i custodi delle regole di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 25 ottobre 2018 - Ore 10,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, recante disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze. (C. 1209-A)

Relatori: ROSPI, per l'VIII Commissione; DI MURO, per la IX Commissione.

2. Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):

MOLTENI ed altri: Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo. (C. 392-A)

e dell'abbinata proposta di legge: MORANI. (C. 460)

Relatrice: TATEO.

La seduta termina alle 21,10.