Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 65 di mercoledì 17 ottobre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Claudio Borghi, Brescia, Castiello, Colucci, D'Incà, D'Uva, Delrio, Gregorio Fontana, Fraccaro, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Guerini, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Manzato, Molinari, Rizzo, Saltamartini, Carlo Sibilia, Tateo, Tofalo e Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 11,25.

La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,28.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

DIEGO SOZZANI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DIEGO SOZZANI (FI). Presidente, solo nell'attesa che l'Aula…

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Colleghi, è necessario, direi indispensabile che si faccia silenzio per dare la possibilità al deputato Sozzani di svolgere il suo intervento sull'ordine dei lavori. Vi prego di prendere posizione nel minor tempo possibile, e soprattutto di farlo silenziosamente. Grazie.

Prego, collega.

DIEGO SOZZANI (FI). Presidente, non c'è ancora molto silenzio, ma cercherò di rendere edotta la Presidenza della Camera sull'andamento dei lavori dell'VIII e della IX Commissione, dove noi ci troviamo in una grave impasse. Anche perché ci sembra che vi sia una grande difficoltà da parte della maggioranza e del Governo nel proseguire, in quanto ci hanno chiesto sul decreto-legge “Genova”, incardinato per la verità già lunedì prossimo, di spostare la discussione, senza alcuna motivazione particolare, dall'articolo 2 all'articolo 17 del medesimo decreto-legge.

Ora, questo pone una serie di problematiche…Io però non riesco a parlare. Io chiederei silenzio perché è importante sull'andamento dei lavori della Camera.

PRESIDENTE. Colleghi…Esattamente, lei si fermi…Abbiamo bloccato il timer, e quindi aspettiamo che i deputati presenti in Aula, molti in verità, decidano di iniziare la seduta. Aspetti.

Colleghi, è necessario fare silenzio.

Chiedo all'Aula di osservare il silenzio necessario per consentire lo svolgimento dell'intervento del deputato Sozzani. Riproviamo. Prego, a lei la parola.

DIEGO SOZZANI (FI). Stavo dicendo che, rispetto all'andamento dei lavori della VIII e della IX Commissione su un decreto-legge fondamentale, credo, considerato l'evento traumatico del 14 agosto, il cosiddetto decreto-legge Genova, vi sia una gravissima impasse; e vorremmo rendere edotta la Presidenza della Camera, chiedendo anche di verificare, da parte della Presidenza, se l'andamento dei lavori delle Commissioni consentirà il prosieguo della futura discussione in Aula del decreto-legge stesso, quindi della legge stessa, che è incardinato per lunedì 22.

Ora, poiché per colpa della maggioranza, ci sembrano esserci delle grosse differenze, tant'è vero che ci hanno chiesto di rinviare, nel medesimo decreto-legge, dall'articolo 2 all'articolo 17, questo vuol dire che non vi è una chiarezza di idee da parte della maggioranza dei relatori e dei commissari della maggioranza rispetto al proseguo della discussione. Sappia che questo può comportare, da parte loro, una compressione della discussione e, quindi, una discussione sicuramente non produttiva da parte della Commissione, ma, soprattutto, può esserci un elemento di rinvio e, quindi, di riconsiderazione; chiediamo se il 22 è una data ancora valida da parte della Camera per la discussione del decreto “Genova” o meno.

Quindi chiedo, se fosse possibile, alla Presidenza della Camera, la possibilità di una valutazione in questo senso, perché siamo estremamente preoccupati, sia sull'interpretazione del decreto che è piuttosto complesso e anche piuttosto confuso, sia sotto il profilo dell'andamento corretto dei lavori che non ci sembra proseguire su binari corretti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.

Colleghi, chiedo silenzio, per cortesia.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io in merito alle considerazioni fatte dal collega Sozzani. La discussione su un decreto importante, che riguarda l'emergenza nella città di Genova ed altri temi, sta procedendo a fatica nelle Commissioni competenti, per una serie di difficoltà interne alla maggioranza e al Governo. Noi manifestiamo la nostra preoccupazione, ribadendo che la nostra posizione non è assolutamente quella di ritardare l'assunzione di provvedimenti di competenza di questa Camera, rispetto ad una situazione che già, per responsabilità del Governo e della maggioranza, è stata molto protratta rispetto agli annunci fatti. Vogliamo che si diano delle risposte a Genova, ai territori colpiti dall'emergenza.

Tuttavia, le sottoponiamo, insieme a questa preoccupazione sul rispetto dei tempi corretti per la nostra discussione, anche una preoccupazione riguardo all'atteggiamento su alcuni temi in discussione. Sono stati dichiarati inammissibili degli emendamenti che riguardano infrastrutture liguri del Nord Italia importanti per la ripresa di quel territorio, come la Gronda di Genova, il Terzo valico; è stato dichiarato inammissibile un emendamento che riguarda il tema delle concessioni autostradali, che è un tema fondamentale, toccato anche dal decreto-legge.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, deputata Braga, sono costretto a interromperla, perché c'è questo brusio fastidioso e inconcepibile. Mi riferisco in particolare ai deputati Mollicone, Butti, Foti, in quel settore lì, ai colleghi L'Abbate, Scagliusi. Ci siamo? Riusciamo, per cortesia, a stabilire le condizioni minime per poter lavorare?

Prego, collega.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Noi vogliamo che su questi temi si faccia una discussione franca dentro le Commissioni competenti che permetta di dare le risposte che Genova attende da troppo tempo e, quindi, interessiamo la Presidenza della Camera perché ci sia una valutazione attenta sulla capacità e la possibilità di rispettare i tempi stabiliti dal calendario e un corretto svolgimento della discussione in seno alle Commissioni che stanno esaminando il decreto su Genova.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Presidente, intervengo sempre sulla stessa questione. Noi stiamo da pochi giorni discutendo…

PRESIDENTE. Prego, prego, c'è il collega Foti che è un po' intemperante…

NICOLA STUMPO (LEU). Stiamo discutendo del decreto e, come hanno detto prima l'onorevole Sozzani e poi l'onorevole Braga, non è una preoccupazione peregrina, quella di cui si sta parlando. Siamo ancora all'articolo 1, mancano più di 40 articoli, abbiamo votato meno di 40 emendamenti dei seicento presentati; non c'è chiarezza sul da farsi, ognuno di noi ha detto tranquillamente alla maggioranza che avremmo voluto anche sapere se si era disponibili, è stato chiesto oggi, a dire a quali emendamenti tenevamo di più, per ridurne il numero.

Non abbiamo risposte. Ecco, la nostra è una preoccupazione, non tanto per quello che sta succedendo, ma perché si sta facendo tardi; già ci sono stati 60 giorni circa per avere il decreto, noi vogliamo che lunedì vada in Aula; chiediamo però che la Presidenza metta nelle condizioni il Parlamento tutto di lavorare con serietà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, ci associamo ad alcune richieste che sono state formulate, nonostante ci fossimo iscritti ben prima di altri, per evidenziare non solo che quanto sta accadendo nelle Commissioni VIII e IX riunite lascia abbastanza sgomenti, ma soprattutto perché siamo fortemente preoccupati per lo sviluppo e l'andamento dei lavori. Siamo in una fase in cui abbiamo esaminato l'articolo 1 del decreto Genova, ci è stato proposto di passare all'articolo 17, che attiene ad altre parti eterogenee del decreto, che nulla hanno a che fare né con Genova né soprattutto con l'Agenzia che viene istituita per la sicurezza stradale ed autostradale; abbiamo avuto sull'articolo 1 emendamenti significativi del Governo e anche dei relatori; vi è il pericolo che, come è accaduto ieri, alcuni emendamenti siano presentati poi in corso d'Aula e, quindi, nell'impossibilità tecnica di poter preparare subemendamenti agli emendamenti, così com'è consentito dal Regolamento.

A ciò aggiungiamo che lunedì pomeriggio dovrebbe tenersi la discussione generale su un decreto per il quale, allo stato, vengono chiesti pareri alle competenti Commissioni, nel mentre, la natura del decreto stesso viene modificata in progress. Quindi, a me pare che vi debba essere un intervento della Camera e del suo Presidente, nei confronti dei presidenti delle Commissioni per trovare una modalità di lavoro differente, anche eventualmente posticipando l'esame da parte dell'Aula del decreto-legge; nessuno di noi si è messo di traverso, nessuno di noi vuol fare ostruzionismo, però vorremmo arrivare in Aula con un provvedimento non ancora tutto da discutere. Quindi, le chiedo, per suo tramite, anche di investire il Presidente Fico, perché assuma una decisione e un'iniziativa al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Muro. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. In seguito alla discussione che hanno avviato i colleghi delle Commissioni, voglio tranquillizzare lei e voglio tranquillizzare l'Aula. Abbiamo iniziato la discussione sul decreto Genova nelle Commissioni riunite Trasporti e Ambiente, abbiamo già approvato l'articolo 1 che è importantissimo, perché è un po' la madre di tutto il capo 1 che riguarda Genova, è un decreto, come sapete, che non riguarda solo Genova, ma riguarda anche delle norme ordinamentali che si è dato il Governo, riguarda Ischia, riguarda i fanghi e riguarda i terremoti del Centro Italia. Ora a questa logica di fare più il genovese, rispetto a più il napoletano, noi non ci stiamo.

L'importante è andare avanti sui lavori, lo stiamo facendo; se passiamo a votare dall'articolo 1 all'articolo 17 è perché i relatori, tra cui io, vogliono prendersi fino all'ultimo giorno di tempo per cercare di portare più soldi a Genova, più soldi alle emergenze, più soldi all'Italia che ne ha bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle). Quindi, non ci faremo distogliere da questo dibattito e invito la Presidenza a valutare con serenità quello che è stato chiesto, ma di andare avanti, perché c'è bisogno di risposte (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Vi ringrazio, mi dispiace per qualche collega che ha chiesto nuovamente di intervenire, però, la procedura, come è sempre accaduto, nella norma di questi richiami all'ordine lavori, è quella di far parlare un deputato per ciascun gruppo. Quindi, se non ci sono altri gruppi che intendono prendere la parola per esprimere su questa materia la loro opinione, io prendo ovviamente impegno a informare delle pregnanti osservazioni che sono state fatte fin qui in Aula il Presidente Fico per le determinazioni del caso.

Seguito della discussione della proposta di legge: Gallinella ed altri: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile (A.C. 183-A) (ore 11,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 183-A: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile.

Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 2.

Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri sull'articolo aggiuntivo 2.0400 della Commissione. In particolare la V Commissione ha formulato una condizione ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione: al fine di recepire tale condizione, la Commissione ha presentato il subemendamento 0.2.0400.1, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 2 - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione sul subemendamento 0.2.0400.1 della Commissione

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Grazie, Presidente. Se è d'accordo, esprimerei i pareri riferiti all'articolo 2-bis, visto che sono semplicemente due, e all'articolo 3.

PRESIDENTE. Solo sul subemendamento 0.2.0400.1 della Commissione.

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Va bene, sul subemendamento 0.2.0400.1 della Commissione, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme alla relatrice

PRESIDENTE. Passiamo quindi alla votazione del subemendamento 0.2.0400.1 della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere il voto favorevole del Partito Democratico sull'articolo aggiuntivo della Commissione e anche sul subemendamento.

La proposta emendativa della Commissione è una riformulazione di un emendamento a mia prima firma, quindi del nostro gruppo, ed era un emendamento che faceva riferimento alla necessità di lavorare per consolidare i rapporti fra i gestori delle mense pubbliche o private e i produttori di prodotti locali interessati da questo provvedimento.

Abbiamo depositato questo emendamento perché nella scorsa legislatura, mentre esaminavamo il testo allora in discussione sulla filiera corta, noi abbiamo audito molti soggetti che rappresentavano buone pratiche di gestione di questa dimensione. Queste buone pratiche erano rappresentate da amministrazioni comunali, da regioni che, attraverso la sollecitazione alla costruzione di piattaforme dei produttori, riusciva a fare incontrare adeguatamente i produttori, quasi sempre in piccolissime aziende locali e organizzare al meglio la fornitura, in modo tale da mettere a disposizione delle amministrazioni comunali, o delle regioni in alcuni casi, i quantitativi necessari. Lo si può fare con strumenti già in essere, come i piani integrati di filiera, di cui le regioni dispongono nei propri piani di sviluppo rurale e lo si può fare con altri strumenti già in essere, quindi senza determinare ulteriori costi. Quindi, su questa proposta emendativa noi voteremo a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.0400.1 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo adesso all'articolo aggiuntivo 2.0400 della Commissione, su cui ricordo il parere favorevole della Commissione e del Governo, parere che è stato espresso già ieri.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0400 della Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

A seguito dell'approvazione di questo articolo aggiuntivo, è assorbito l'articolo aggiuntivo 2.010 Cenni.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 3.5 e 3.102 Gadda, 3.103 Nevi e 3.100 Benedetti, nonché sugli identici emendamenti 3.104 Squeri e 3.109 Moretto c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sugli identici emendamenti 3.101 Gallinella, 3.105 Moretto e 3.106 Nevi il parere è favorevole. Infine, sugli emendamenti 3.107 Nevi, 3.2 Fornaro, 3.108 Spena e 3.10 Luca De Carlo c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.5 Gadda.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Torniamo ad intervenire su questo provvedimento, questo è un emendamento che si propone di sopprimerlo, nella speranza che, laddove non passasse in quest'Aula, possa in qualche maniera essere valutato l'emendamento successivo, che è un emendamento chiaramente sostitutivo; dimostrando in questo senso che stiamo cercando di dare una mano dai lavori di Commissione: presentiamo gli emendamenti soppressivi, ma presentiamo anche emendamenti modificativi, aggiuntivi e sostitutivi per tentare di correggere il tiro.

È evidente che, con riferimento alle questioni che ho sollevato nel precedente intervento di ieri, che non ho l'ambizione che i colleghi ricordino, però vale la pena segnalare nuovamente all'attenzione di quest'Aula le ragioni per cui riteniamo che questo provvedimento rappresenti un'occasione tutto sommato persa. Persa innanzitutto per l'obiettivo che si proponeva, persa per gli agricoltori, persa per i consumatori; e persa, soprattutto, perché, al di là delle distanze e delle differenze sul contenuto della norma, noi crediamo che il non avere stanziato neanche un euro su questa norma, sulle norme che rappresentano questa proposta di legge, significhi da un lato lasciare soli comuni e regione, da un lato lasciare soli gli agricoltori in una giungla un po' più infoltita di burocrazia e, dall'altro, non offrire nessun servizio ai consumatori. Non si tratta di essere contro a prescindere: credo che i colleghi che sono intervenuti nel dettaglio, un po' di tutte le forze politiche, abbiano dimostrato come in effetti c'era una grande speranza.

E, probabilmente, questa speranza poteva essere ulteriormente affidata a provvedimenti legislativi precedenti, casomai migliorando e integrando quelli precedenti. Per avere senso, per un provvedimento esclusivo che ha l'obiettivo di avvicinare produttori e consumatori ci volevano le risorse, ci volevano norme chiare, ci voleva minore burocrazia, ci voleva un'approfondita lettura da parte vostra dei rilievi di tutte le organizzazioni di categoria, di tutte. L'ho detto ieri che voi avete costretto a esprimere pareri che hanno cercato, in qualche maniera, di migliorare una cosa che non è migliorabile, così come è stata poi alla fine predisposta, ed è un'occasione straordinariamente persa. In conclusione, noi ci auguriamo che voi vogliate, negli emendamenti successivi, in particolare quello che viene dopo il soppressivo, valutare con attenzione le ragioni del perché sostituiamo l'articolo 3 e perché cerchiamo di correggere parzialmente il tiro.

Del resto - concludo veramente, Presidente - le opposizioni che devono fare? Raccolgono le istanze che vengono dai territori, in questo caso regione e comune. Raccolgono ciò che dicono le categorie: in questo caso, hanno bocciato questo provvedimento in modo clamoroso. Fanno opposizione anche con gli emendamenti soppressivi, come in questo caso, ma fanno anche le proposte. Noi di più, francamente, per cercare di dare una mano a migliorare questo provvedimento, non possiamo fare. Temiamo che questa maggioranza granitica, che è granitica sui numeri, ma non può essere granitica sulla riflessione, rischi, in qualche maniera, di consegnare alla storia un provvedimento totalmente inutile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.102 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.103 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.100 Benedetti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Si tratta di un emendamento che può essere un esempio e un tentativo di razionalizzazione della normativa. Infatti, rispetto a come è scritto il testo attuale, vediamo una ridondanza che non serve. A quel punto, tanto vale togliere l'articolo 22 del collegato agricolo e lasciare questa legge, così almeno, se bisogna per forza andare a normare la questione, si toglie un ulteriore riferimento normativo che può generare confusione. Ripeto, questo è un emendamento di esempio. Un altro suggerimento che poteva essere attuato era fare questa legge come, invece, una serie di articoli aggiuntivi al collegato agricolo, che a quel punto, essendo già una forma di legge quadro, poteva essere anche un modo migliore per normare la questione della filiera corta e del chilometro utile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Benedetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.104 Squeri e 3.109 Moretto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 3.101 Gallinella, 3.105 Moretto e 3.106 Nevi, su cui pende il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie Presidente. Noi, come gruppo di Fratelli d'Italia, purtroppo, dobbiamo votare contro questo emendamento, per l'iter di questo articolo nella sua rubrica dove parla di vendita di questi prodotti agricoli a chilometro zero utile. Purtroppo, con questo emendamento si va a penalizzare per la terza volta e spiego anche l'iter che è stato fatto. Infatti, siamo partiti da mercati alimentari in aree pubbliche, dove c'era un obbligo di riservare addirittura il 20 per cento degli spazi …

PRESIDENTE. Chiedo scusa.

MONICA CIABURRO (FDI). Si è partiti con il testo che prevedeva un obbligo - e addirittura anche nella misura del 20 per cento - di destinazione ai mercati alimentari nelle aree pubbliche per i prodotti a chilometro zero o utile. Poi siamo passati ad aree pubbliche che possono destinare degli spazi e, quindi, molto più utile, perché ci sono dei comuni, ahimè, che magari non hanno quel 20 per cento da dedicare obbligatoriamente e magari hanno altre richieste che non riescono più ad assecondare. Per arrivare a questo emendamento, dove si parla solo più di mercati agricoli.

Ecco che qui parliamo tanto di ripristinare quel gap che si crea tra comuni piccoli e comuni più grandi, ma con questo emendamento andiamo di nuova a penalizzarli, perché certi comuni hanno addirittura solo un mercato generale, che è soltanto estivo o molto caratteristico. Per cui, se lo finalizziamo solo a mercati agricoli, togliamo la possibilità a questi comuni di poter fare esercitare la vendita anche a questi prodotti a chilometro zero o utile. Per cui, ci troviamo, purtroppo, di fronte a un voto contrario da parte del gruppo di Fratelli d'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Devo dire che anche noi intravediamo una contraddizione, perché lo spirito della norma era quello di aiutare sostanzialmente gli imprenditori agricoli con prodotti a chilometri zero a poter avere un luogo in cui poter vendere i prodotti. Dopodiché letteralmente, se viene approvato questo emendamento, il testo diventa: i comuni nel caso di apertura di “mercati agricoli” possono riservare agli imprenditori agricoli...Se sono mercati agricoli...Se, per cortesia, i proponenti lo chiariscono credo che possa essere utile, perché, altrimenti, la lettura dell'articolo, con questo emendamento, francamente mi sembra incomprensibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, mi associo ai due interventi precedenti, perché lo spirito di questa legge, che alla fine poteva essere uno spirito positivo, è quello di permettere a dei piccoli produttori, che fanno piccolissime quantità di prodotto, a dei giovani che iniziano l'attività agricola, che fanno piccolissimi prodotti e stagionali, non tutto l'anno, di vendersi il loro prodotto. Lei capisce, Presidente, che un piccolo imprenditore agricolo, magari giovane, non ha la filiera di vendita. Deve prendersi il furgoncino, magari attrezzato, e andare in uno spazio di vendita, magari nel proprio comune. Con questo emendamento - Fornaro ha ragione -, con molta umiltà, ai relatori e all'ufficio di presidenza o come si chiama - io non lo so -, dei nove o degli otto magici, che si riformuli questo tipo di emendamento.

Infatti - ve lo dico con estrema semplicità - molti piccoli ragazzi imprenditori, che vogliono vendersi il loro prodotto, non troveranno lo spazio per venderlo, perché i comuni, se parliamo di mercati agricoli, sono già limitati. Allora, diamo la possibilità a questi piccoli imprenditori, che fanno veramente un prodotto che non è solo bio ma è anche praticamente un prodotto utile a chilometri zero, di inserirsi negli spazi dei mercati normali, dandogli proprio una priorità. È vero che il passaggio è delicato e che ha avuto delle sentenze contrarie, ma dobbiamo azzardare, perché su questo passaggio vale la qualità poi dell'offerta da parte di questi imprenditori. Se noi a questi imprenditori diciamo di no, questi dove vendono il prodotto a chilometri zero? Domanda che vi faccio, fermatevi un attimo. Chiedo, Presidente, la sospensione di dieci minuti per riformulare, se sono d'accordo, questo emendamento, che altrimenti chiuderebbe la legge, perché non sarebbe più utile per nessuno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie Presidente, ma questo è stato oggetto di dibattito all'interno della Commissione. Ci sono diverse fattispecie di mercati. Sono mercati in aree pubbliche, che sono già normati dalla legge. E sono un certo tipo di mercati, che vengono appunto definiti con le estrazioni, con gli spazi e con meccanismi che sono già normati dai comuni. Questi sono i mercati agricoli, che sono dei mercati in più, che possono essere fatti o aggiunti ai mercati in aree pubbliche, e lì c'è uno spazio dedicato precisamente a imprenditori agricoli. Quindi, è un rafforzativo, è dargli una cosa in più rispetto al mercato nelle aree pubbliche, dove il piccolo produttore può sempre partecipare. Deve fare la domanda e deve partecipare al meccanismo del regolamento comunale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.101 Gallinella, 3.105 Moretto e 3.106 Nevi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 3.107 Nevi, con invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore non accoglie l'invito al ritiro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.107 Nevi con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.2 Fornaro, su c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Soltanto per illustrare brevemente all'Aula le motivazioni di questo emendamento. Noi abbiamo presentato solo due emendamenti su questo provvedimento e su questo, devo dire, pensavamo di ritrovare un altro atteggiamento da parte della maggioranza, perché qui noi proponiamo di intervenire su un aspetto secondo noi fondamentale: dietro il chilometro zero, dietro gli imprenditori, gli agricoltori e i contadini che fanno chilometro zero ci sono spesso, come è stato ricordato anche dal collega Bond prima, piccole realtà e spesso ci sono giovani. C'è, fortunatamente, un'attività di reinsediamento nelle aree interne del nostro Paese e, poiché ovviamente stiamo parlando di economie aziendali povere, questo ci permetterebbe - e penso soprattutto, ovviamente, non alle grandi città ma ai piccoli comuni e ricordo che, nel nostro Paese, questi sono la larghissima maggioranza - di favorire attivamente questi imprenditori attraverso l'assegnazione a titolo gratuito di spazi pubblici per l'istituzione di mercati contadini periodici (poi, la cadenza evidentemente la individuavano i comuni). Questa era una possibilità concreta e molto semplice, che però è di incentivazione vera. E, poi, proponevamo che i mercati contadini che azzerano la produzione dei rifiuti sono esentati dalla tassa sullo smaltimento rifiuti o dalla tariffa relativa. Questo era anche un modo per favorire l'economia circolare e così dire che questo è un modello da seguire sia nella vendita sia nella realizzazione dei rifiuti zero.

Mi rendo conto della difficoltà della Commissione e della relatrice, perché la Commissione bilancio ha espresso parere contrario ex articolo 81 della Costituzione e anche qui, devo dire, con un'interpretazione che - mi sia consentito - è molto forzata, giacché qui stiamo parlando, sostanzialmente, di nessun danno nei confronti dell'erario, poiché nel momento in cui io non produco rifiuti evidentemente non creo un danno. Quindi, da questo punto di vista io mi sento di rafforzare e di chiedere all'Aula il voto su questo emendamento che credo sia assolutamente coerente e darebbe, in realtà, una risposta concreta, incentivando nel concreto questo tipo di economia e dando una mano ai piccoli e ai piccolissimi giovani imprenditori agricoli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Fornaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.108 Spena, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Sicuramente il provvedimento non dice che un imprenditore agricolo che vende i suoi prodotti a chilometro zero non possa vendere anche altri prodotti di diversa tipologia e di diversa provenienza.

Il consumatore, in questo caso, deve essere ben tutelato dalla confusione che potrebbe generare l'esposizione promiscua di prodotti di origine diversa da quelli provenienti da chilometro zero. Quindi, la regola che noi proponiamo è quella di una separazione visuale, quindi con un'individuazione ben precisa anche della qualità di quel prodotto a chilometro zero, per meglio contraddistinguere questa tipologia di prodotti dagli altri di provenienza diversa e, quindi, a tutela delle scelte consapevoli del consumatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.108 Spena, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 3.10 Luca De Carlo, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Presidente. Solo per ricordare all'Aula che oggi i prodotti che si trovano normalmente sul banco di un produttore agricolo - e per produttore agricolo intendo il contadino, così ci capiamo subito - possono essere, per il 49 per cento, prodotti non della sua azienda. Addirittura, paradossalmente, potremmo trovarci la banana Chiquita e l'ananas in un mercato ad Aosta. Già questo è un problema nei confronti del consumatore. Questo è previsto da un decreto legislativo del 2001, più precisamente il decreto legislativo n. 228 del 18 maggio 2001, il quale, all'articolo 4, comma 1, prevede che i prodotti venduti devono essere preminentemente dell'azienda, cioè prodotti dall'azienda locale. Questo è già un problema.

Quindi, il consumatore sarà convinto, se noi diamo anche il logo di prodotto locale, di acquistare un prodotto più buono e più genuino. Sarà tratto, di fatto, istituzionalmente nell'errore di credere che sia un prodotto più genuino di un altro. Questo è un problema che avevo già palesato negli interventi di ieri. Cioè, questa è una proposta di legge inutile e che crea maggior confusione là dove confusione c'è già.

Quindi, da qui la nostra necessità di restringere il campo e fare in modo che, per fregiarsi del titolo di filiera corta o di prodotto locale prodotto a chilometro utile, perché io non userei nemmeno la dicitura a chilometro zero…

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Non stavo interrompendo lei, ma vorrei che ci fosse più silenzio, per favore. I colleghi Gelmini e Mulè, grazie.

LUCA DE CARLO (FDI). Se è vero come è vero che le parole sono interpretabili, non lo sono le cifre. Se noi scriviamo “chilometro zero” lo zero non è interpretabile. Zero significa che io vado a casa del contadino e acquisto il bene. Lì ho la garanzia di vedere come è prodotto, come è imballato, quali sono le modalità di semina, le modalità di raccolta. Quindi, abbiamo una visione a chilometro zero. Usiamo piuttosto “chilometro utile” e lo perimetriamo a 70 chilometri. Anche qui potremmo discutere se 70, 50 o 30, ma avremmo una definizione che è più reale rispetto a quello che è il prodotto.

Perché lo dobbiamo fare? Per due ragioni importanti: una è la tutela del consumatore, che ho già detto; l'altra è la tutela del piccolo produttore locale.

Vi invito a fare una ricognizione, ad andare sui territori e a chiedere, soprattutto in montagna e soprattutto nelle aree disagiate, quelle che non fanno agricoltura industriale o tra quelli che sanno che l'agricoltura non è comprarsi un casale, mettere due filari di viti, fare il proprio vino e così dirsi imprenditore agricolo, perché quella è un'altra cosa, è un hobby da ricchi, da radical chic, una cosa che ha preso piede negli ultimi anni, ma che non c'entra nulla con l'agricoltura, non c'entra nulla con l'agricoltura industriale e non c'entra nulla, soprattutto, con l'agricoltura dei piccoli prodotti locali e dei piccoli produttori agricoli.

Ecco, è a questi produttori agricoli che noi dobbiamo il supporto per la valorizzazione e la promozione dei loro prodotti, non a quelli che, furbescamente, finiscono il loro prodotto sul banco al mercato e poi vendono, in quantità assolutamente incontrollabile, merce che proviene da chissà dove (Applausi dei deputati del gruppoFratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Per rimarcare l'intervento che ha fatto l'onorevole De Carlo, io avrei usato, su questo passaggio legislativo, forse l'obbligo totale di avere prodotti della propria azienda per fregiarsi del chilometro zero, o del chilometro utile. Perché – e guardo il sottosegretario Manzato - il decreto legislativo che citava prima l'onorevole De Carlo nasce dal fatto che le aziende agricole, in un certo momento, si sono buttate a vendere direttamente i prodotti e il decreto legislativo mirava a riconoscere all'azienda agricola la vendita del prodotto, ma anche un'integrazione dell'offerta. Erano aziende che producevano magari solo frutta, si poteva dare la possibilità di acquistare anche da altre aziende e vendere anche altri prodotti.

Ecco lo spirito del decreto legislativo, che deve essere, sottosegretario, mantenuto tale e lasciato così rispetto essenzialmente al chilometro utile o al chilometro zero che, invece, deve essere completamente visto come prodotto locale, fatto dal singolo imprenditore agricolo e, quindi, venduto, solo quel prodotto lì.

Le due cose sono completamente diverse, l'integrazione del 49 e 51 ci deve stare, è il riferimento dell'offerta del chilometro zero, del prodotto utile che invece deve essere cambiata; lì il prodotto deve essere solamente prodotto dall'azienda agricola, e basta, per non ingannare il consumatore, sia nella GDO sia nei piccoli mercati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10 Luca De Carlo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Grazie Presidente. Sull'emendamento 4.5 Gadda, invito al ritiro o parere contrario. Sull'emendamento 4.100 Viviani la Commissione esprime parere favorevole con una riformulazione, nel senso di aggiungere al comma 1, primo periodo, le parole “e con il Ministro dello sviluppo economico” dopo le parole “di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze”, che verranno introdotte nel comma 1 a seguito dell'approvazione della condizione della Commissione bilancio 4.300. Anche per la parte consequenziale propongo una riformulazione in questi termini: “conseguentemente, al medesimo comma, dopo il secondo periodo, aggiungere il seguente: il medesimo decreto definisce altresì le modalità” e per il resto il testo rimane quello dell'emendamento. Così riformulato - sarà ovviamente la Presidenza a confermarlo - l'emendamento in questione dovrebbe essere posto in votazione dopo l'emendamento 4.300 della Commissione Bilancio.

Sull'emendamento 4.102 Gadda vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 4.300. Sugli emendamenti 4.101 Caretta, 4.104 Squeri, 4.11 Nevi, 4.103 Nevi, 4.105 Gadda e 4.106 Spena vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 4.109 Liuni. Sugli emendamenti 4.107 Squeri, 4.108 Spena, 4.8 Caretta e 4.13 Nevi vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 4.110 Liuni, con la seguente riformulazione: dopo il comma 2 aggiungere il seguente: “il logo non può essere apposto sui prodotti, sulle loro confezioni e su qualsiasi packaging utilizzato per la vendita”. Sull'articolo aggiuntivo 4.02 Squeri vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Il Governo esprime parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento 4.5 Gadda.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al Governo di fare, una volta tanto, pace con se stesso, perché mentre sbandiera ai quattro venti la volontà di semplificare soprattutto le norme nei confronti delle imprese, nel frattempo produce, insieme ovviamente alla maggioranza, norme di facciata come questa, che aggiungono regole prive di contenuto, di reale concreta utilità per imprese e consumatori e aumenta l'incertezza. Devo dire che mi sorprende anche un po' il silenzio del sottosegretario Manzato e della relatrice su temi che in quest'Aula sono stati sottolineati finora e che avrebbero potuto, invece, migliorare profondamente questo testo di legge.

Parlo di legge di facciata perché è una legge che non tiene conto delle norme già esistenti sia a livello internazionale, sia a livello di proposte approvate già nella scorsa legislatura, non tiene conto delle buone pratiche già messe in atto nel nostro Paese e non tiene conto della complessità di una filiera che chiede sì interventi di supporto, ma interventi concreti.

Con questo articolo 4, del quale, con questo emendamento, chiediamo la soppressione, di fatto, come dicevo, si aggiungono delle cose vuote; si aggiungono due marchi dei quali non si è ben capito la natura, dei quali non si capisce il reale valore, perché ho qui appreso, dai pareri della Commissione, che si intende modificare l'articolo, si intende provare a mettere una pezza rispetto a quanto era nel testo iniziale, ma stiamo parlando di marchi che, al momento, non hanno un sistema serio e vero di controlli e che quindi così non possono rappresentare un vero valore né per il consumatore, né per l'impresa. Si tratterebbe di qualche etichetta che non si è ben capito dove dovrebbe essere esposta e che valore dovrebbe dare ad un consumatore, il quale uscirebbe da questi luoghi piuttosto confuso. Chiedo anche al Governo come si coniuga questa normativa e l'introduzione di questi nuovi marchi con il principio di libera circolazione europea e con anche i principi di concorrenza. Mi pare che anche la maggioranza in Commissione avesse posto delle questioni, ma poi è ritornata sui suoi passi con il ritiro degli emendamenti.

Io credo che le imprese della filiera agroalimentare del nostro Paese e i consumatori abbiano bisogno di certezze e di chiarezza, non di norme di facciata, di norme che servono solo a vendere qualche buon principio ma che, di fatto, complicano la vita senza aggiungere valore per nessuno. Quindi invito il Governo e la relatrice, se si degneranno di intervenire e di darci delle risposte, a considerare l'ipotesi di sopprimere questo articolo, di ripensarci daccapo e di dargli seria e concreta realizzazione, pensando ad un sistema vero che tenga conto di tutta la filiera agroalimentare italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Immagino quindi che la risposta all'invito al ritiro sia negativa. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Presidente, questo è un articolo che definirei molto importante. Ne abbiamo parlato in Commissione e noi pure abbiamo presentato degli emendamenti - ma vedo che la maggioranza non reagisce a nessuna proposta che viene dall'opposizione - che mirano a fare che cosa, in sostanza? A fare una cosa semplice: in questo Paese ci sono già troppi marchi e troppe etichette che vanno a confondere il consumatore. Allora abbiamo la necessità di ridurli e qualificarli, cioè dobbiamo fare in modo che al marchio corrisponda una qualità del prodotto e la relativa sicurezza alimentare, un tema che, personalmente, mi appassiona molto ma che è la vera necessità, soprattutto nei prodotti a chilometro zero perché, purtroppo, non sempre ciò che viene dal contadino può essere di qualità o sicuro dal punto di vista alimentare. Anche il posto dove ciò viene prodotto è importante ai fini della qualità del prodotto stesso: si tratta di cibo, non di palline, quindi, sul cibo bisogna essere molto attenti.

Noi abbiamo presentato degli emendamenti su questo articolo che riteniamo assolutamente fondamentali, anche ai fini dell'espressione del nostro parere finale. Quindi faccio un ultimo appello alla maggioranza affinché recepisca i nostri emendamenti su un articolo che, altrimenti, si tradurrà in una norma assolutamente inutile, che addirittura - ed è la cosa peggiore - potrà trarre in inganno anche il consumatore, perché verrà associata a elementi di qualità quando invece nessuno andrà a verificare tali elementi di qualità. Anche il tema del decreto, che noi demandiamo in bianco al Governo, non parla di criteri di qualità, di tracciabilità e di sicurezza alimentare del prodotto che andiamo a far consumare ai nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, da questo punto di vista credo che l'istituzione del logo, in linea di principio, sia una scelta corretta, se vogliamo favorire e sostenere, come dicevo nell'intervento precedente, questa piccola economia che ruota attorno al chilometro zero. È quindi anche uno strumento per aiutare il consumatore nell'individuazione del prodotto. Poi, è evidente che ci sono i rischi che sono stati ricordati prima, quindi noi voteremo a favore, ad esempio, di un emendamento a prima firma Gadda, il 4.102, che cerca di riempire di contenuti e anche di regole di utilizzo, perché da questo punto di vista bisogna stare attenti a un utilizzo non corretto del logo.

Volevo però cogliere anche l'occasione per sottolineare un aspetto che ci lascia molto perplessi, perché questa maggioranza, in tutti i provvedimenti - e questo non fa differenza -, tende ad avere un atteggiamento in cui sostanzialmente l'Aula è un passaggio che certifica il lavoro di Commissione. Qua nessuno vuole togliere l'importanza del ruolo della Commissione, dove sappiamo tutti si svolge il dibattito anche tecnico, però credo che l'Aula abbia anche un significato, altrimenti mi viene da ricordare le proposte che furono fatte tanti anni fa e molto provocatorie, che alla fine in Aula votasse solo il capogruppo.

Da questo punto di vista, inviterei la maggioranza e la relatrice, di fronte anche a un'interlocuzione e a richieste di chiarimenti, di non fare scena muta, perché da questo punto di vista credo che non aiuti il lavoro parlamentare, non aiuti credo anche un corretto rapporto e un corretto confronto tra maggioranza e opposizione. Quindi, ribadisco, visto che non abbiamo ancora finito, l'invito ad avere maggiore apertura nei confronti delle proposte e degli emendamenti delle opposizioni, anche nella forma della risposta, cioè motivare le ragioni per le quali non si ritiene utile l'emendamento proposto. Ovviamente non su tutti, ma ce ne sono alcuni che io credo possano aiutare a comprendere meglio qual è poi lo spirito e anche indirizzare il voto finale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.100 Viviani, sul quale vi è una proposta di riformulazione. Chiedo al deputato Viviani se accetta la riformulazione.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Sì, Presidente, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene.

Allora, la votazione dell'emendamento 4.100 Viviani, così come riformulato, viene posticipata a dopo la votazione dell'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.102 Gadda, sul quale vi è un invito al ritiro. Chiedo alla deputata Gadda se accede all'invito al ritiro.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Presidente, intervengo per sottolineare una differenza: questo nuovo corso, in questa nuova legislatura, evidentemente presuppone il totale disinteresse nei confronti del lavoro delle opposizioni, perché siamo di fronte a un caso particolare. Il mio emendamento 4.102, poteva essere questo oggetto di riformulazione, invece, con la solita arroganza che questo Governo e questa maggioranza hanno, si riformula un emendamento di maggioranza. Ma il nostro emendamento, come ha ricordato anche l'onorevole Fornaro, oltre ad essere più preciso e molto simile all'emendamento di maggioranza, va a definire quello che questo decreto attuativo dovrebbe regolamentare, cioè requisiti relativi alla tracciabilità, alle modalità con cui fornire una corretta informazione al consumatore.

Quindi, davvero, con questo mio intervento desidero sottolineare nel merito il mio sconcerto, ma soprattutto lo sdegno di fronte al comportamento nei confronti dei partiti di opposizione che in Commissione, così come in Aula, hanno fatto il loro dovere, e ancora questa volta si decide di non dare visibilità a un lavoro costruttivo, perdendo così un'occasione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.102 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 Viviani, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.101 Caretta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Presidente, l'articolo 4 prevede di istituire due loghi per riconoscere i prodotti a filiera corta: uno è quello a chilometro zero o utile, e uno è la filiera corta. Noi riteniamo che usare due loghi possa essere non identificativo del prodotto proveniente da filiera corta, e questo possa ingenerare una grande confusione nel consumatore, e quindi non viene identificato bene il prodotto a filiera corta, un prodotto di grande qualità. Abbiamo quindi proposto che sia usato solo un unico logo, in modo da tutelare il consumatore e che egli, nel momento in cui vede quel logo, sappia esattamente che quel prodotto è a filiera corta, un prodotto di qualità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.101 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.104 Squeri.

C'è un invito al ritiro. Collega Squeri? Non è ritirato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.104 Squeri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.11 Nevi.

C'è un invito al ritiro. Primo firmatario deputato Nevi, accetta? No.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.11 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.103 Nevi.

C'è un invito al ritiro. Lo confermiamo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Presidente, questo è l'emendamento caratterizzante la nostra proposta: per questo mi permetto di perdere qualche minuto.

Con questo emendamento noi proponiamo di collegare il tema dell'attribuzione dei loghi al fatto che il logo deve parlare, deve comunicare il tema della tracciabilità, della sicurezza alimentare e della qualità del prodotto. Sono intervenuto già prima, quindi non mi dilungo; ma questa è la cosa veramente essenziale, a cui poi si ricollega il tema dei controlli. Perché è evidente, in Italia i problemi sui controlli ce l'abbiamo: lo abbiamo sempre detto, ci devono essere più controlli. Il Ministero ci dice che si impegna sempre di più sui controlli, ma la realtà è che poi alla fine, se continuiamo a moltiplicare provvedimenti di questo tipo, molto vaghi e che non dicono precisamente cosa si deve andare a controllare, è chiaro che questa risulta un'operazione ancora più difficile e complicata per chi ha la responsabilità, appunto, dei controlli. Se invece la definissimo con chiarezza all'interno della legge, questo invece sarebbe molto più semplice da controllare, e il consumatore potrebbe avere maggiori informazioni rispetto, ripeto, per noi fondamentale, alla qualità del prodotto che si va a mangiare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.103 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 4.105 Gadda su cui c'è un invito al ritiro. Prendo atto che la presentatrice non lo ritira.

Quindi, se non ci sono interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.105 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'emendamento 4.106 Spena. C'è una richiesta di ritiro. Prendo atto che la presentatrice non accede all'invito al ritiro.

Quindi, passiamo direttamente al voto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.106 Spena, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.109 Liuni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'esame dell'emendamento 4.107 Squeri, su cui c'è un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.107 Squeri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.108 Spena, su cui c'è un invito al ritiro. Prendo atto che la presentatrice non lo ritira.

Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.108 Spena, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.8 Caretta, su cui c'è un invito al ritiro. Prendo atto che la presentatrice non lo ritira.

Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.8 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.13 Nevi, su cui c'è un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore non lo ritira.

Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.13 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo a questo punto alla votazione dell'emendamento 4.110 Liuni, su cui c'è una riformulazione. Chiedo al deputato Liuni se l'accoglie. Bene, allora lo votiamo, con il parere favorevole della Commissione e del Governo…

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Scusi, Presidente, ma avrei bisogno di capire perché il logo non è utilizzabile in nessun caso sui prodotti, sulle loro confezioni o su qualsiasi packaging utilizzato per la vendita. Avrei bisogno di capire perché questo logo non può essere utilizzato.

MARZIO LIUNI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARZIO LIUNI (LEGA). Era proprio nello spirito di non mettere ulteriormente adempimenti agli agricoltori, perché pensate ad accartocciare carota per carota, mela per mela, oliva per oliva.

Questo è il senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Mi sconcerta un po' la spiegazione del mio amico Liuni, perché oggettivamente, quando si dice il logo non è utilizzabile in nessun caso, nemmeno nel caso in cui sia il produttore a volerlo, o meglio, se il produttore intende specificare dettagliatamente che uno dei prodotti che lui si presta a vendere è a chilometro zero e uno non lo è, perché non può identificare il prodotto a beneficio anche del cliente che lo acquista come chilometro zero o chilometro utile o da filiera corta? Cioè, questo è un contributo assolutamente volontario. Se, invece, si scrive: il logo non è utilizzabile in nessun caso, questo restringe il campo e favorisce ancora una volta di più la confusione, penalizza ancora una volta di più i veri produttori locali e, di fatto, aumenta la confusione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, siccome il collega Liuni ha accolto il nostro invito a interloquire, solo per capire: capirei l'emendamento se fosse un obbligo, quindi la sua risposta sarebbe corretta, ma da questo punto di vista, per come è scritto, è una possibilità. Quindi, voglio dire, carota per carota no, ma sulla confezione perché non dare la possibilità di utilizzare sulla confezione il logo? Quindi, da questo punto di vista credo che, così come è stato riformulato, non possa essere accolto per quel che ci riguarda.

PRESIDENTE. Grazie, deputato Fornaro. Mi pare che le posizioni siano chiare.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.110 Liuni, così come riformulato, con il parere concorde del primo firmatario Liuni, e con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo 4.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Dopo aver scoperto che i presentatori e la maggioranza non hanno neanche il coraggio di tirar fuori il simboletto dei chilometri zero o di prodotto utile, perché non se la sentono di metterlo sulla confezione, allora a questo punto chiedo all'Assemblea che il voto sull'articolo che lei ha citato, il 4, sia sicuramente negativo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Passiamo, quindi, all'articolo aggiuntivo 4.02 Squeri, su cui c'è un invito al ritiro.

Prendo atto che non viene ritirato.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.02 Squeri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 5.5 Gadda, 5.104 Squeri e 5.105 Gadda, nonché sugli identici emendamenti 5.101 Squeri e 5.102. Noja, così come sugli emendamenti 5.100 Fornaro e 5.103 Nevi, c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 5.5 Gadda, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Incerti. Ne ha facoltà.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, Presidente. Noi chiediamo la soppressione di questo articolo 5 per molte ragioni e questa è ancora un'occasione per ribadire, come hanno fatto già altri colleghi, come questa legge sia stata un'occasione davvero mancata, perché la cifra di questa legge è l'approssimazione, dunque l'inutilità, a volte anche la dannosità per la confusione che genera. Nel caso specifico, qui noi parliamo di ristorazione collettiva, dunque un comparto economico - lo abbiamo sentito bene dalle audizioni - di rilevanza straordinaria, nazionale. Cito qualche dato: 3 mila aziende, un fatturato di 6 miliardi e mezzo, un impatto sociale enorme con più di 120 mila occupati, un miliardo e mezzo di pasti annui, di cui un quinto mense scolastiche.

Come si può pensare che su un comparto così importante non ci sia nessuna legislazione in merito, tanto da approntarne una nuova? Ebbene, in realtà siamo in presenza di una normativa articolata, decennale, dal codice degli appalti già citato più volte, al decreto sulle mense biologiche, che abbiamo approvato, che già prevedono chiaramente dei bandi di gara d'appalto dove sia garantita una adeguata utilizzazione dei prodotti a chilometro zero provenienti da filiera corta e biologica, o comunque a basso impatto ambientale.

Cito ancora una cosa per ricordarlo ai colleghi: già vi è la previsione nei CAM, che sono i criteri ambientali minimi, previsti dal decreto del 25 luglio del 2011, che è stato valorizzato dall'approvazione del Codice degli appalti. Ancora, ci sono, nelle offerte previste - e tutti la utilizzano - la richiesta di utilizzazione di prodotti IGP, DOP, STG, che sono ben presenti nelle mense scolastiche. Chiunque abbia fatto l'amministratore sa benissimo che da almeno un decennio deve affrontare questi elementi. Dunque, tornando all'articolo di cui si chiede la soppressione, si dice, appunto, che si prevede l'uso di questi prodotti a chilometro zero o filiera corta in quantità congrua. Quindi, costituirebbe secondo la legge un titolo preferenziale per la valutazione tecnica dell'offerta prevista nelle procedure di aggiudicazione degli appalti concernenti la ristorazione collettiva. Allora, la nostra proposta emendativa - e chiedo ai colleghi che ne tengano conto perché, in realtà, vorremmo produrre maggiore chiarezza - vuole eliminare il parametro della congruità dell'uso dei prodotti a chilometro zero o di filiera in quanto, di per sé, il loro impiego non è una garanzia della qualità dei prodotti finiti. Inoltre, questo riferimento alla congruità è poco definito, come gran parte della legge e quindi possibile di interpretazioni discordanti. Dovremmo fare chiarezza, invece, ancora una volta, creiamo confusione.

Se si ritenesse, inoltre, congruo soltanto l'impiego di una quantità rilevante di prodotti, potrebbero allora sorgere anche difficoltà di reperimento, conseguenti all'impossibilità di alcuni operatori di partecipare in modo paritario a queste gare. Dipende dall'area in cui siamo, se siamo in un'area metropolitana, se siamo in un'area rurale. Dunque, tutte queste sono già dispiegate in altre proposte di legge, senza sottolineare che l'obbligo arrivo di un quantitativo minimo di tali prodotti comporterebbe anche un aggravio economico per gli operatori.

Allora, per queste ragioni e per altre, su cui tornerò in un prossimo emendamento, credo che i nostri colleghi del Governo dovrebbero tenere conto di questa nostra proposta di soppressione dell'articolo 5.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.5 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'emendamento 5.104 Squeri, su cui c'è un invito al ritiro. Non viene accolto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.104 Squeri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'emendamento 5.105 Gadda, su cui c'è un invito al ritiro. Non viene accolto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.105 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo agli identici emendamenti 5.101 Squeri e 5.102 Noja, su cui c'è un invito al ritiro. Non viene accolto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.101 Squeri e 5.102 Noja, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Salutiamo, intanto, gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Grazie Tavernelle” di Ancona (Applausi).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.100 Fornaro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Questo nostro emendamento era funzionale a evitare che, ancora una volta, come legislatori, andiamo a emanare una norma che diventa soggetta all'interpretazione dei giudici oltre quello che dovrebbe essere logico. Mi permetto, quindi, di inserire l'emendamento all'interno del testo. Stiamo parlando, sostanzialmente, del fatto che, all'interno del codice degli appalti, per quel che riguarda la ristorazione collettiva, ci sia la possibilità, a parità di offerta, di inserire un criterio di premialità per l'utilizzo dei prodotti alimentari e agricoli a chilometro zero. Allora, vorrei segnalare…

PRESIDENTE. Colleghi, un po' di silenzio, per favore.

FEDERICO FORNARO (LEU). …che il testo approvato in Commissione dice “in quantità congrua”. Chiedo qual è la quantità congrua: 5 per cento, 10 per cento, zero per cento, 1 per cento, 100 per cento. A questo punto, qui apriamo la stura a ricorsi al TAR da parte dei perdenti, qualora la stazione appaltante individui nella quantità congrua una percentuale che, alla fine, non sia considerata corretta da parte dei perdenti. Ecco perché noi indichiamo una cifra pari almeno al 25 per cento.

A questo punto riduciamo lo spazio di un contenzioso nella giustizia amministrativa, che è una delle ragioni che frenano la nostra macchina amministrativa. Sono origine di discussioni, sono origine di ritardi, sono all'origine di costi. Allora, in questa sede, e questo lo dico in funzione del fatto che poi i giudici possono utilizzare il dibattito in corso, la relatrice che cosa intenda per congruo, ovvero qual è l'interpretazione corretta e autentica di quantità congrua.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 Fornaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo all'emendamento 5.103 Nevi, invito al ritiro.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, deputato Fornaro? Sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). A me va bene tutto e la maggioranza è nella disponibilità di fare che cosa ritiene di fare. Però, in un dibattito civile, in un confronto d'Aula, se uno fa una domanda, dovrebbe anche potere avere una risposta, compreso il fatto che il richiedente non capisce nulla. È il silenzio che non è comprensibile!

PRESIDENTE. Non era propriamente un richiamo all'ordine dei lavori, non fa niente. Prendo atto che il presentatore non accetta l'invito al ritiro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.103 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo 5.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo scusa ai colleghi, so che ci stiamo avvicinando all'ora di pranzo e siamo tutti in crisi ipoglicemica, però sull'articolo 5 mi sento di dovere ritornare nell'espressione di un voto contrario.

Infatti, per come è avvenuto il lavoro in Commissione e, quindi, con la modifica del testo originale, che indicava una percentuale per la premialità, mentre nel lavoro di Commissione – e, devo riconoscerlo, grazie a un emendamento dell'opposizione e del gruppo di Forza Italia - si è ottenuto l'inserimento del criterio di premialità, che è oggettivamente migliore, invece della preferenza, io vorrei tornare alla ratio di questo articolo.

Mi rivolgo anche al presidente Gallinella che è il primo firmatario. Nel testo originario c'era una logica. La logica qual è? Proviamo ad aiutare i produttori ad inserirsi nel mercato, tra virgolette, della ristorazione collettiva, questo anche in una logica di educazione alimentare…

PRESIDENTE. Colleghi! Chiedo scusa deputato Fornaro, non si sente nulla, È impossibile lavorare così, quindi, vi chiedo, cortesemente, se volete parlare, ci sono apposite sale per poterlo rendere meno fastidioso rispetto ai lavori dell'Aula. Facciamo parlare nel silenzio il deputato Fornaro. Prego, chiedo scusa per l'interruzione.

FEDERICO FORNARO (LEU). No, la ringrazio. Allora, io vorrei tornare proprio alla ratio, perché costruiamo una norma per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta. Individuiamo il tema dei mercati e si individua correttamente il tema della ristorazione collettiva, che è un aspetto economico, ma anche di educazione alimentare, per i nostri ragazzi e per gli scolari.

Ovviamente la ristorazione collettiva non è soltanto per le scuole ma, per un attimo, fermiamoci alle scuole. Da questo punto di vista, è ovvio che stiamo ragionando su un terreno molto delicato, che ha un tema di rapporto costi-benefici e, soprattutto, un'attenzione molto forte giustamente da parte delle famiglie all'elemento prezzo. Ma c'è il tema di educare anche, com'è impostato tutto il provvedimento, a valorizzare e, quindi, in qualche modo, ad aiutare ed indirizzare il consumatore verso questo tipo di prodotto. Allora, alla fine - ripeto - il testo con l'inserimento della quantità congrua perde totalmente di significato: viene snaturata l'impostazione iniziale della proposta di legge.

Chiedo scusa se lo ripeto, ma alla fine sarà un generatore di parcelle per avvocati e costi pagati dalle pubbliche amministrazioni, che saranno costrette a difendersi al TAR e al Consiglio di Stato contro i ricorsi dei perdenti. Infatti, in quella quantità congrua c'è un'interpretazione troppo larga, a mio giudizio, lasciata al giudice. Quindi, noi voteremo convintamente contro e se continua questo atteggiamento di assoluto muro di gomma da parte della maggioranza e della relatrice rispetto a questo, stiamo valutando di cambiare il nostro orientamento complessivo sul provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Sì grazie Presidente. Sull'emendamento 6.4 Gadda e sugli identici emendamenti 6.100 Gadda e 6.101 Squeri, invito al ritiro o parere contrario.

Sugli emendamenti 6.102 Gallinella e 6.103 Nevi parere favorevole. Sull'emendamento 6.8 Gadda e sugli identici emendamenti 6.6 Caretta e 6.9 Nevi, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il parere del Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'esame dell'emendamento 6.4 Gadda, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Critelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CRITELLI (PD). Grazie Presidente. Continua in questa mattinata un dibattito del tutto surreale, tra i silenzi dei relatori di maggioranza, dei rappresentanti del Governo e pareri francamente incomprensibili, pareri se non altro utili a confermare le tesi dei colleghi e delle colleghe del gruppo del Partito Democratico, che mi hanno preceduto nel corso di questo dibattito. Infatti questa proposta di legge non ha né capo né coda e non si capisce a che cosa serva nella sua formulazione.

Del resto noi, Presidente, abbiamo analizzato una serie di aspetti di questa proposta di legge che altro non fanno che complicare ulteriormente il settore oggetto di questa proposta, che non fanno altro che rendere ancora più difficile e più complesso per gli operatori del settore destreggiarsi in questo mondo, che invece meriterebbe un sostegno del tutto diverso. Ne è la riprova anche l'intervento che mi ha preceduto della collega Incerti, ma anche questo articolo 6, con il parere contrario della relatrice e del Governo, che con tanta dovizia di particolari ci hanno motivato le loro posizioni nel corso dei lavori di questa mattina. Qui stiamo trattando il tema delle sanzioni; noi proponiamo non, diciamo, uno stravolgimento del significato profondo o del senso profondo che c'è stato proposto dai colleghi della maggioranza, ma semplicemente facciamo loro notare che la formulazione “immettere sul mercato” è da tempo oggetto di contrasti e interpretazioni normative tali da non renderla assolutamente catalogabile con certezza, perché non si riesce a stabilire esattamente quand'è il momento preciso in cui un prodotto viene immesso sul mercato e questo sostanzialmente rischia di rendere le sanzioni semplicemente inapplicabili.

Allora, noi, che proviamo a fare la nostra parte dell'opposizione ma con uno spirito almeno costruttivo, semplicemente proponiamo una formulazione capace di rendere più esplicito - più esplicito! - il concetto di chi, come dire, si distoglie da quanto previsto in questa proposta di legge, in modo da poter rendere chiara ed esigibile la sanzione, perché se non siamo messi nelle condizioni di individuare il responsabile, in quanto la formulazione è assolutamente vaga - quasi peggio di quel “congruo” dell'articolo 5 - noi facciamo poi fatica e capite che quando parliamo di prodotti a filiera corta e a chilometri zero o utile, se non siamo in grado di capire esattamente e nello specifico come individuare il responsabile di immissione nel mercato di prodotti non conformi o di utilizzo dei loghi non conformi, poi facciamo assolutamente fatica ad applicare la sanzione, quindi, contestualmente, a rendere esigibile quanto è contenuto in questa proposta di legge.

Quindi, francamente io trovo del tutto surreale che ci sia questo muro di gomma da parte della maggioranza, anche perché siamo di fronte ad emendamenti che in qualche modo vengono incontro alle vostre esigenze. Qui noi non vi stiamo chiedendo, come dire, di mandare a carte quarantotto la vostro proposta di legge, presentata dal presidente Gallinella. Vi stiamo, colleghi, semplicemente presentando un emendamento. Se non l'avete approfondito mandate un sms a Casaleggio, fatevi mandare la risposta, prendete informazioni; possiamo sospendere per due o tre minuti, ma non è una fake news il fatto che la formulazione che voi utilizzate sia una formulazione che possa assolutamente aprire a dei contenziosi giuridici, perché non si può stabilire qual è l'esatto momento in cui si immette sul mercato un prodotto a chilometro zero. Dunque, cercate di accogliere questo emendamento, che non fa altro che venirvi incontro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.4 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.100 Gadda e 6.101 Squeri, con un invito al ritiro che non è stato accolto e dunque con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.102 Gallinella, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.103 Nevi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.8 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo agli identici emendamenti 6.6 Caretta e 6.9 Nevi, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Con riferimento all'articolo 6, che prevede le sanzioni per gli operatori che immettono sul mercato prodotti agricoli violando le disposizioni previste da questo provvedimento, si è ritenuto di fornire alcune indicazioni relative ai controlli. L'emendamento che abbiamo presentato prevede che sia istituito, presso il Ministero delle politiche agricole e forestali e del turismo, un apposito nucleo che svolga funzioni di prevenzione e di controllo dei prodotti disciplinati dalla presente legge. Saranno poi assegnati alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano i controlli per l'accertamento di eventuali infrazioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.6 Caretta e 6.9 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Grazie. Sull'emendamento 7.1 Gadda vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sull'emendamento 7.100 Gadda vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 7.101 Schullian, con la seguente riformulazione: dopo la parola Bolzano inserire: “con minoranze linguistiche riconosciute”.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento 7.1 Gadda.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. Siamo all'ultimo articolo di questa legge e noi abbiamo mantenuto tutti gli articoli soppressivi per le ragioni che abbiamo cercato di spiegare fin dall'avvio della discussione, fin dalla discussione generale, lo abbiamo fatto in Commissione e abbiamo presentato emendamenti soppressivi che confermiamo anche sull'articolo 7, perché, come abbiamo già detto e sottolineiamo, con questo testo si è voluta fare una forzatura, buttando sinceramente alle ortiche l'occasione per fare una norma più avanzata di quanto noi non avessimo già. Io lo voglio ricordare un'altra volta, voglio fare la somma dei provvedimenti che avevano accolto contenuti importanti sul tema del chilometro zero, della filiera corta, il collegato agricolo, il collegato ambientale, il codice degli appalti, la legge sui piccoli comuni, più una decina almeno di leggi regionali che già normano la questione. Non ci sono stati tempi utili per un lavoro serio, non c'è stato un investimento sulla valorizzazione del cibo prodotto localmente e sinceramente, consentitemi di dire, colleghi, che rileviamo una schizofrenia abbastanza forte nella produzione di una norma che va a modificare la legge sui piccoli comuni che voi avete votato insieme a noi, non è stata una legge che ha imposto una parte, l'ha approvata una grandissima parte di questo Parlamento (Applausi dei deputati del Partito Democratico).

E l'articolo 7 prosegue, purtroppo, nella cancellazione di questa buona norma, cancellando il comma 2 dell'articolo 11 della legge sui piccoli comuni, ai commi a) e b). Erano questi i due punti del comma 2 che chiarivano, molto bene, le due definizioni di fondo: quella di filiera corta e quella di chilometro utile. Le nuove definizioni imposte dalla norma creano una grande confusione in termini di definizioni istituzionali, in termini di definizioni normative.

Ebbene, consentitemi di dire che, in questi due giorni, anche questa mattina, io ho ascoltato colleghi, con i quali oramai credo ci sia una stima reciproca, intervenire, raccontarci delle malghe, raccontarci degli allevatori, di dove si fa la trasformazione. Noi avremmo potuto raccontarvi della mezzadria, che è un'altra cosa profondamente importante, che caratterizza l'identità dei nostri territori rurali, ma gli agricoltori - tutti - sappiamo che hanno fondamentalmente bisogno di due cose: certezza e chiarezza delle norme e sburocratizzazione. Queste sono le due cose fondamentali, spesso più delle risorse da mettere a disposizione. Con la norma che noi andiamo ad approvare voi tradite entrambe queste due richieste fondamentali. Anche per questo noi confermiamo il nostro emendamento soppressivo e il nostro sarà un voto contrario all'articolo 7 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'emendamento 7.100 Gadda. Prendo atto che i presentatori non accolgono l'invito al ritiro. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 7.101 Schullian. Prendo atto che i presentatori accolgono la riformulazione proposta dalla relatrice.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.101 Schullian, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento in esame, i seguenti ordini del giorno: Minardo n. 9/183-A/1, che impegna il Governo a promuovere e valorizzare la produzione, la diffusione e la commercializzazione della pasta di alta qualità; Deidda n. 9/183-A/2, che prevede l'intervento del Governo presso le istituzioni dell'Unione europea affinché non venga rinnovato nei confronti della Sardegna il divieto di esportazione in territorio comunitario ed extracomunitario dei prodotti di origine suina.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, sinceramente trovo un po' curioso che venga dichiarato inammissibile un ordine del giorno dove si chiede di togliere il divieto dell'Unione europea di lavorare e valorizzare le carni suine in Sardegna, proprio quelle a chilometro zero. Ciò perché noi non possiamo produrre la salsiccia e chi viene da fuori - i nostri emigrati - non può portarsi a casa proprio un maialetto nato e allevato in Sardegna. Da undici anni abbiamo questo divieto, mentre siamo costretti ad importare tonnellate di carne dal Belgio e dalla Romania, dove ci sono pestilenze peggiori della nostra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È come se ad Orte ci fosse qualche maiale infetto e l'Unione europea vi mettesse il divieto di lavorare le carni suine in tutto il Lazio. Questa è l'ingiustizia che viviamo da dieci anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Pur avendola ascoltata con attenzione, occorre confermare che non c'è attinenza rispetto alla filiera corta, che è l'oggetto del provvedimento che abbiamo discusso fin qui.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Presidente, in questo momento non ho tutti i pareri, per cui chiedo una sospensione di cinque minuti.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, siccome abbiamo compreso con evidenza che il sottosegretario non ha tutti i pareri, ma sicuramente ne ha alcuni, che intanto ci dia quelli che ha.

PRESIDENTE. Io penso sia più razionale andare direttamente al pomeriggio, visto che comunque siamo costretti a farlo. Grazie, comunque al deputato Giachetti per la proposta. Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella parte pomeridiana della seduta dopo la votazione sulle dimissioni del deputato Crosetto, prevista per le ore 16. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, il Ministro per gli Affari europei e il Ministro per i Beni e le attività culturali.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza volte ad assicurare l'accesso alle cure e alle prestazioni sanitarie in maniera omogenea sul territorio nazionale, con particolare riferimento al Mezzogiorno – n. 3-00246)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Rostan ed altri n. 3-00246 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Rostan se intenda illustrare la sua interrogazione, per un minuto, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MICHELA ROSTAN (LEU). Presidente, l'Italia è un Paese diviso in due, e quando parliamo di salute e di servizio sanitario pubblico le sperequazioni sono macroscopiche: lo dimostrano i dati sull'aspettativa di vita, che è indubbiamente correlata al luogo di residenza, alla capacità economica e al livello di istruzione.

L'ultimo rapporto dell'Osservatorio nazionale della salute nelle regioni italiane contiene proprio un focus dedicato alle diseguaglianze sanitarie in Italia: 11 milioni di italiani rinunciano alle cure per mancanza di risorse economiche, e naturalmente la maggior parte di queste risiedono al Sud. Una persona su cinque dichiara di non curarsi per mancanza di denaro: è una situazione intollerabile, anche alla luce del dettato costituzionale, ed è per questo che noi di Liberi e Uguali chiediamo al Governo come intenda attivarsi per determinare e rendere uniforme sul territorio nazionale l'accesso alle cure e alle prestazioni sanitarie con pari livelli di efficienza.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo ai quesiti posti dagli interroganti al Ministro della salute, sulla base degli elementi forniti dal Ministro stesso, impossibilitata a partecipare.

Al fine di recuperare il deficit di efficienza del Servizio sanitario nazionale, accumulatosi nel corso di decenni in diverse regioni del nostro Paese, il Governo, come precisato con la Nota di aggiornamento al DEF, ha focalizzato la sua attenzione su alcune azioni, che hanno l'obiettivo di elevare per tutti i cittadini il livello dei servizi sanitari.

Innanzitutto, in relazione al personale, sarà prevista la possibilità di intraprendere percorsi di assunzione e stabilizzazione soprattutto in quelle regioni sottoposte al piano di rientro, tra cui, come è noto, ci sono quelle del Sud.

Peraltro, già nel corso del riparto del Fondo per l'anno 2018, il Ministro della salute ha provveduto all'aumento delle borse di studio per la formazione dei giovani medici.

Inoltre, con riferimento all'abbattimento dei tempi delle liste d'attesa delle prestazioni, sarà presentato nei prossimi giorni il nuovo Piano nazionale per la gestione delle liste d'attesa, fermo da oltre sei anni.

Il Governo intende implementare il Fondo destinato alle regioni e province autonome, proprio per aumentare, dove necessario, il numero delle prestazioni, nel rispetto del principio dell'appropriatezza.

Per ciò che attiene all'attuazione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, comunico che, pochi giorni fa, il Ministro della salute ha deliberato una nuova metodologia trasparente per il loro aggiornamento, in modo che tutti i portatori di interesse, associazioni dei pazienti e cittadini, società scientifiche, regioni ed enti pubblici possano fare delle domande e ottenere ascolto in un procedimento chiaro e condiviso.

Infine, con riferimento ai nuovi criteri di riparto del Fondo, il Ministro della salute ha di recente effettuato un accordo operativo con l'Università degli studi Tor Vergata per la definizione di una metodologia di revisione dei sistemi di ripartizione regionale e del finanziamento del Sistema sanitario nazionale, sulla base dei dati di bisogno sanitario della popolazione, e la definizione di strumenti per la rideterminazione del fabbisogno sanitario regionale standard. Dunque, sin dai primi giorni del proprio mandato, il Governo si è attivato per raggiungere quegli obiettivi di equità nell'erogazione delle prestazioni sanitarie che sono previsti in Costituzione, oltre che nei principi della legge istitutiva del nostro Sistema nazionale, che proprio quest'anno vede il suo quarantesimo anniversario.

PRESIDENTE. L'onorevole Rostan ha facoltà di replicare.

MICHELA ROSTAN (LEU). Signor Presidente, ringrazio il Governo. Prendiamo atto dell'assenza della Ministra Grillo, ma ne capiamo e comprendiamo le ragioni.

Ovviamente, la risposta per noi non è sufficiente: è evidente che il tema posto è impegnativo, e certo non possiamo illuderci di risolvere ritardi storici fra Nord e Sud in poco tempo; però, l'azione va invertita con atti concreti, e la prima occasione utile poteva essere proprio questa manovra finanziaria.

Purtroppo, il taglio lineare dello 0,2 per cento sul PIL a tutti i Ministeri, quindi compreso quello della salute, porterà una riduzione delle dotazioni finanziarie, e quindi dei servizi, che è chiara a tutti; e, dunque, sarà anche inevitabile che la qualità scenderà invece che salire, ed in proporzione si pagherà ovviamente un prezzo più alto proprio dove il livello dei servizi è già basso.

Noi possiamo, allora, tranquillamente sostenere che con la prossima manovra economica la sperequazione Nord-Sud nella tutela della salute dei cittadini sarà ancora più marcata: un esito che ovviamente non possiamo non stigmatizzare, anche alla luce dei dati preoccupanti già esistenti. Ne cito uno su tutti, quello sulla mortalità: la Campania e la Calabria sono le regioni che mostrano il profilo peggiore. In Campania gli uomini vivono mediamente 78 anni e le donne 83 anni, la maggiore possibilità di vita si registra soltanto nelle regioni del Nord Est, perché qui l'attesa di vita per gli uomini è di 81 anni e per le donne di 85 anni.

Ovviamente, questi sono numeri che dimostrano in modo inoppugnabile l'esistenza di un sistema di accesso alle cure a doppia velocità, che dovrebbe rappresentare un'emergenza nazionale, un'urgenza politica per tutti, e invece non viene presa nella giusta considerazione.

Per noi di Liberi e Uguali invece lo è, e su questo fronte porteremo avanti la nostra battaglia con convinzione proprio a partire dalla legge di bilancio, perché sulla salute dei cittadini noi non faremo sconti. E, allora, ci auguriamo che il Governo prenda atto delle nostre ragioni (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Intendimenti in ordine alle modalità di assegnazione degli incarichi convenzionali di medicina generale – n. 3-00247)

PRESIDENTE. L'onorevole Menga ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00247 (Vedi l'allegato A).

ROSA MENGA (M5S). Presidente, signor Ministro, in queste settimane il Ministero della salute sta lavorando alacremente, confrontandosi con associazioni e sindacati, ad un intervento in materia di fabbisogno di risorse umane nel Servizio sanitario nazionale; e, più nello specifico, nella medicina generale, per la quale, vista la carenza di personale medico adeguatamente formato, è sempre più difficoltosa l'erogazione di servizi assistenziali necessari ai cittadini su tutto il territorio nazionale.

Per far fronte a tale problema, una delle ipotesi attualmente al vaglio è quella di aprire la frequenza al corso di formazione in medicina generale ai medici che stanno ricoprendo incarichi provvisori tra quelli previsti dal relativo accordo collettivo nazionale, e che siano risultati idonei non vincitori nei passati concorsi per l'ammissione al corso.

Questo punto, in particolare, ha generato preoccupazione nei medici vincitori di concorso ed attualmente in formazione, che temono di vedersi precluso l'accesso alla convenzione, superati per punteggio nelle graduatorie regionali dai colleghi attualmente precari. Le chiedo, dunque, se voglia chiarire le finalità di tale proposta, nonché le modalità utili ad escludere che avvenga ciò che questi giovani medici temono.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Presidente, rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero della salute.

Sin dall'insediamento di questo Governo, la problematica della carenza dei medici di medicina generale è stata inserita tra le priorità. Pertanto, lo scorso agosto, il Ministero della salute ha avviato una ricognizione delle carenze presso ciascuna regione: dai dati ad oggi pervenuti è emerso che circa i due terzi dei medici di medicina generale presentano un'età uguale o superiore ai 60 anni, e circa uno su cinque è nella fascia di età 65-70. Di conseguenza, nei prossimi anni molti di loro lasceranno il lavoro, con un saldo negativo stimato, per il decennio 2018-2028, di 14.248 medici.

Questo scenario lascia prefigurare che, a situazione normativa immutata, le autorità competenti saranno costrette nel tempo a ricorrere sempre più a forme di precariato, per fare fronte alla necessità di assicurare la funzionalità dei servizi da garantire al cittadino.

Al fine di fronteggiare questa situazione, il Ministero in via ordinaria ha già progressivamente incrementato il numero delle borse disponibili per il corso di formazione specifica in medicina generale.

Da ultimo, per il prossimo triennio 2018-2021, ha disposto il finanziamento di ben 2.093 borse, e si sta adoperando concretamente per individuare ulteriori risorse allo scopo di aumentare significativamente il numero delle borse di studio.

Inoltre, è allo studio del Ministero un intervento normativo temporaneo che possa, in via d'urgenza, assicurare a tutti i cittadini la continuità dei servizi, rendendo col tempo più attrattivo per i giovani il corso di formazione specifica, così da favorire la riduzione del tasso di abbandono verso altri percorsi post laurea.

Tale intervento temporaneo, in corso di approfondimento, e salvo successivo confronto con le regioni e con i sindacati, è volto ad ampliare la possibilità di accedere all'assegnazione di incarichi convenzionali agli iscritti al corso di medicina generale, rendendo maggiormente flessibile la sua frequentazione.

Tuttavia, non intende assolutamente pregiudicare la posizione di coloro che sono già in possesso del titolo e di coloro che risultano iscritti al corso, con il conseguimento della relativa borsa di studio.

Ogni scelta relativa alle priorità per l'inserimento nelle graduatorie regionali per l'assegnazione di incarichi convenzionali sarà comunque condivisa con le organizzazioni sindacali. L'insieme di queste misure rappresenta, voglio ribadirlo, il primo serio tentativo concreto di fronteggiare una situazione estremamente critica per quanto ampiamente prevedibile. L'obiettivo è generare effetti positivi sul livello delle prestazioni che il Ministero della Salute deve assicurare ai cittadini, privilegiando quell'ottica di servizio che è rivolta esclusivamente a beneficio della collettività.

PRESIDENTE. L'onorevole Menga ha facoltà di replicare.

ROSA MENGA (M5S). Grazie, signor Ministro, per l'esaustività della sua risposta. Mi auguro di cuore che il suo chiarimento, oltre a soddisfare me, possa dissipare i timori e chiarire i dubbi di una categoria professionale, quella dei futuri medici di medicina generale, sul senso e sul merito di questa proposta. Il senso è, appunto, quello di garantire ai cittadini che accedono alla rete di cura della medicina del territorio, declinata nelle sue varie forme - dall'assistenza primaria dei medici di famiglia alla continuità assistenziale delle guardie mediche, alla medicina dell'emergenza urgenza territoriale del 118 -, la continuità di tali servizi.

I dati che sono in possesso del Ministero e che lei ci ha, qui, citato ci dicono che il problema della carenza di medici formati non è più rimandabile, vista la mole dei pensionamenti previsti nel breve e medio termine, a fronte degli insufficienti ingressi nella formazione che, pure, questo Governo è riuscito per la prima volta ad incrementare, finanziando, già da quest'anno, ulteriori 860 borse rispetto a quelle previste. Il merito della proposta, invece, sta nel perseguire lo scopo della continuità delle cure, lavorando passo, passo e di concerto con tutte le parti coinvolte, al fine di non lasciare indietro nessuno, né i precari non in possesso del titolo che, finora, sono stati l'unica risorsa utile a coprire questa grave carenza, né i corsisti che hanno investito in un futuro nella medicina generale, sostenendo anche dure prove selettive.

Tutto questo senza sacrificare la qualità del percorso formativo offerto ed eliminando l'incomprensibile incompatibilità tra formazione e lavoro, in una professione, quella del medico, appunto, che ha la peculiarità di poter, anzi, di dover costantemente imparare da se stessa e di cui mi onoro di far parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi e iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in merito alla vicenda dei decessi verificatisi tra il dicembre 2017 e il gennaio 2018 presso il reparto di medicina del Nuovo Ospedale delle Apuane di Massa – n. 3-00248)

PRESIDENTE. L'onorevole Bergamini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00248 (Vedi l'allegato A).

DEBORAH BERGAMINI (FI). Grazie, Presidente. Come lei anticipava, questa interrogazione riguarda un presunto caso di malasanità che è balzato agli onori, si fa per dire, delle cronache, ovvero, 33 decessi nel giro di pochi giorni, a cavallo tra la fine del 2017 e l'inizio del 2018, nel reparto di medicina generale del Nuovo Ospedale di Massa. A seguito di questi numerosi decessi è stato depositato in procura un esposto e, a seguito di questo esposto, la magistratura sta facendo indagini che noi naturalmente attendiamo.

La regione Toscana e l'Azienda sanitaria locale si sono affrettati a dire che si è trattato di decessi che rientrano nella norma; noi, che ci teniamo alla salute dei nostri cittadini, vorremmo sapere dal Governo che tipo di iniziative sta portando avanti per fare chiarezza su questo allucinante episodio e per sapere se non ritenga che sia necessario svolgere un'ispezione urgente presso la struttura sanitaria in oggetto.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Grazie, Presidente. Rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministro della Salute che li ha acquisiti dall'assessorato al diritto alla salute della regione Toscana.

A seguito dei decessi verificatisi nel Nuovo Ospedale delle Apuane (NOA) di Massa Carrara, tra il 20 dicembre 2017 e il 10 gennaio 2018, l'assessorato ha affidato ad una commissione regionale di esperti, composta da professionisti del Servizio sanitario regionale, il compito di analizzare i casi verificatisi. I risultati di tali analisi sono stati già resi noti all'opinione pubblica nel corso di un'apposita conferenza stampa tenutasi lo scorso 21 settembre.

In sintesi, in esito alla disamina delle cartelle cliniche e dei dati disponibili, la Commissione ha evidenziato che l'andamento dei decessi nel periodo preso in esame risulta sovrapponibile a quello degli anni precedenti.

Infatti, il numero dei decessi riportato dai media, di 34 pazienti, comprende, come sottolineato dalla suddetta commissione regionale, il totale delle persone decedute nella degenza di medicina dell'ospedale NOA, ovvero i morti per tutte le cause e non soltanto i decessi dovuti ad un'infezione correlata all'assistenza. Si deve evidenziare, al riguardo, che dal 20 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016 si sono registrati 37 decessi e nello specifico periodo di tempo, nel 2017-2018, i casi sono stati 36. Dei 34 pazienti deceduti, sempre secondo quanto riportato dalla predetta commissione regionale, in 13 casi era presente un quadro infettivo, ma solo in cinque sono giunti in ospedale con patologie infettive preesistenti, mentre negli altri otto è insorto un quadro settico. Tutti gli altri 21 decessi sono sopraggiunti in esito a patologie non infettive. Peraltro, anche i dati relativi ai ricoveri al NOA con diagnosi di sepsi sono in linea con quelli dell'intera regione Toscana. Nel corso della conferenza le autorità regionali intervenute hanno peraltro ricordato le iniziative intraprese per il controllo delle infezioni ospedaliere.

In merito, agli episodi in premessa e con riferimento alle notizie diffuse dai media, il governatore della Toscana ha dichiarato che la regione intende tutelarsi in via giudiziaria, come ha già fatto l'Azienda sanitaria Toscana nord-ovest. La procura della Repubblica di Massa Carrara ha aperto un fascicolo, iscrivendo nel registro degli indagati il primario del reparto di medicina generale del NOA, tuttavia, come precisato anche dall'interrogante, il procuratore capo di Massa, Aldo Giubilaro, ha dichiarato che si tratta di un atto formale. I dati fin qui emersi, evidentemente, non consentono, al momento, l'avvio di un'attività ispettiva da parte del Ministero della Salute che si riserva, però, di attivarla, qualora dovessero emergere ulteriori elementi.

PRESIDENTE. L'onorevole Bergamini ha facoltà di replicare.

DEBORAH BERGAMINI (FI). Grazie, Presidente. Io sono veramente dispiaciuta, ma lo dico davvero dal profondo del cuore, per la pochezza della risposta che il rappresentante del Governo ha voluto dare rispetto a un fatto così grave. Infatti, bisogna prendere atto che il rappresentante del Governo fa il portavoce della regione Toscana, perché si è limitato a riportare quello che già sapevamo, che era già stato dichiarato dalla regione Toscana; sappiamo anche che c'è un gruppo di esperti proprio dedicato a lavorare sulle infezioni ospedaliere e, se c'è un gruppo di esperti incaricato da mesi, vorrà dire che, forse, un problemino ce l'abbiamo, se no il gruppo di esperti non avrebbe senso e che, quindi, chiedere al Governo come intende muoversi è del tutto velleitario, perché il Governo fa il portavoce della regione.

Non credo che sia questo il ruolo del Governo, non credo che sia l'evidente minimizzazione dell'accaduto; credo che ci vorrebbe un po' di responsabilità in più e un po' di coraggio, anche, in più, perché stiamo parlando di un caso di presunta, per carità, presunta, malasanità che comunque è sotto indagine della magistratura. Limitarci a dire che è un atto formale, anche questo non mi sembra che mostri di aver compreso bene, da parte del rappresentante del Governo o di chi per lui, di che cosa stiamo parlando. E quando si parla di sanità degli italiani, dei nostri cittadini, ci vuole un pochino più di attenzione e, forse, anche di prudenza, ma non di codardia.

Quindi, io tornerò a chiedere che cosa il Governo intenda fare, perché devo prendere atto che il Governo non intende fare niente. Siamo in un momento in cui, qui fuori, in questo momento, c'è un presidio di medici che chiede maggiori risorse per il loro lavoro. La salute dei cittadini italiani è un tema prioritario; al di là delle poche parole dette, prendo atto che voi nel documento di programmazione e del bilancio avete scritto che taglierete la spesa sanitaria in questo Paese, mentre qui davanti i medici chiedono più risorse. Mi chiedo e vi chiedo se sia questo l'approccio serio, maturo, corretto e responsabile che occorre, quando si tratta di parlare della pelle dei nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza volte all'applicazione delle norme della legge n. 194 del 1978 relative alla prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza – n. 3-00249)

PRESIDENTE. L'onorevole Montaruli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00249 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, quarant'anni sono passati dall'approvazione della legge n. 194, quarant'anni in cui questo Paese, tuttavia, non dà un'alternativa alle donne alla pratica dell'aborto. La “194” ci dice di voler difendere la vita fin dall'inizio, ci dice che i consultori dovrebbero rimuovere le cause che portano una donna a richiedere l'aborto, ma poi non trova pienamente attuazione nel nostro Paese.

Ottantacinquemila sono gli abortì che sono avvenuti l'anno scorso, il 60 per cento di questi è chiesto da donne che sono disoccupate o inoccupate. È evidente che sono aborti di necessità, e non scelte. Allora vi chiediamo, Ministro, se non intendete finalmente, visto che siete a parole il Governo del cambiamento, fare un'inversione di rotta e prevenire l'interruzione, andare a sostenere i centri di aiuto alla vita e, infine, garantire un piano economico per le donne che sono costrette ad abortire.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, ha facoltà di rispondere.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Grazie, Presidente. Rispondo sempre sulla base degli elementi informativi forniti dal Ministero della salute. I dati presentati nell'ultima relazione dell'attuazione della legge n. 194 del 1978, relativi all'anno 2016, confermano una diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza del 3,1 per cento rispetto all'anno precedente. Se si considera l'intero arco temporale dall'entrata in vigore della legge n. 194, si potrà facilmente desumere che gli aborti in Italia sono più che dimezzati.

Il rapporto tra il numero dei colloqui effettuati presso i consultori familiari (pari a oltre 57 mila) e quello dei documenti per poter prenotare le interruzioni volontarie di gravidanza (pari a circa 38 mila) dimostra che la legge è notevolmente efficace anche nella sua parte preventiva. Sebbene i consultori siano stati opportunamente delineati nel nostro Paese come strutture caratterizzate da massima accessibilità e da un rapporto informale tra operatori e utenti, in molte realtà essi presentano una carenza di risorse, sia umane che economiche.

A tal proposito, il Ministro della salute ha promosso e finanziato la mappatura dei consultori e l'analisi delle attività da essi posti in essere. Inoltre, nell'ambito di un protocollo di intesa sottoscritto tra il Ministero della salute e il MIUR, è stata definita una proposta di linee guida nazionali per l'educazione all'affettività, alla sessualità e alla salute riproduttiva nelle scuole, che devono ancora essere adottate ufficialmente.

Nella recente indagine nazionale “Studio nazionale fertilità” è emerso che, per il 94 per cento dei ragazzi, debba essere la scuola a garantire l'informazione sui temi della sessualità e della riproduzione. Tuttavia, solo il 22 per cento degli adolescenti vorrebbe ricevere queste informazioni dai propri docenti, mentre il 62 per cento vorrebbe personale esperto, esterno alla scuola. Considerato che il consultorio familiare mantiene la propria connotazione di servizio di base fortemente orientato all'informazione e alla promozione della salute, è auspicabile che al suo interno venga assicurata la necessaria integrazione tra figure a competenza prevalentemente sanitaria e quelle a competenza psicologica, educativa e socioassistenziale, attraverso il lavoro di équipe.

Attesi i buoni risultati raggiunti nel campo della prevenzione, il Ministero della salute crede fortemente in questo rinnovato approccio, che vede i consultori al centro di una rete integrata di natura sociale e sociosanitaria. Si ritiene, dunque, che vi possano essere le condizioni per raggiungere in un prossimo futuro un livello di sostegno ancora maggiore alla donna, per consentirle di esercitare liberamente la propria scelta, che in nessun modo deve essere influenzata dalle condizioni socioeconomiche della stessa, in relazione alle quali questo Governo sta attuando misure di sostegno importanti a favore delle cittadine e dei cittadini, soprattutto quelli meno abbienti.

PRESIDENTE. L'onorevole Montaruli ha facoltà di replicare.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Mi perdoni, Ministro, però da un Governo che sponsorizza il reddito di cittadinanza viene strano che dica di “no” al reddito di gravidanza, che invece chiediamo noi. Il reddito di gravidanza sarebbe un sostegno alle donne che hanno una gravidanza, per l'appunto, e si trovano costrette, invece, ad abortire per ragioni economiche. Prendiamo atto che, invece, questo tema non vi interessa e per voi è solo un dato numerico.

Allora, venendo ai numeri, gli 85 mila aborti che si sono verificati lo scorso anno non sono una vittoria. È vero, sono diminuiti rispetto al 1983, ma sono diminuite anche le nascite, non si sono trasformate in nascite quegli aborti che non sono avvenuti e che rappresentano lo scarto tra il 1983 e il 2018. Esiste una città di bambini invisibile, che non c'è più in Italia. Ogni anno sparisce una città di bambini, della dimensione pari a capoluoghi come quello di Como, perché si tratta di 85 mila aborti l'anno e questa è l'immagine che viene data ogni anno.

E vengo ancora ad un ultimo aspetto. Suona assolutamente strano che non vogliate dare piena attuazione a dei principi che sono già scritti nella legge n. 194 del 1978: la società che noi vogliamo è quella in cui l'aborto è consentito, ma nessuna donna è costretta a ricorrere all'aborto e quindi noi non chiediamo di modificarla, noi chiediamo che voi la applichiate e la applichiate nel modo giusto, dando un sostegno alla vita.

Perché quando si tratta di sostegno alla morte o di uteri in affitto o di commercializzazione di bambini, su quello non si dice mai niente, anzi ci sono sindaci, addirittura, come il sindaco Appendino a Torino che li promuove; quando invece si tratta di sostegno alla vita, mi sa che siete un po' intimoriti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza volte a riconsiderare la sede dell'Agenzia europea del farmaco, individuandola nella città di Milano – n. 3-00250)

PRESIDENTE. L'onorevole Morelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00250 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO MORELLI (LEGA). Grazie Presidente, grazie Ministro. L'Ema (European medicine agency), Agenzia europea del farmaco, è responsabile della valutazione scientifica, della supervisione e del monitoraggio della sicurezza dei medicinali dell'Unione europea ed è essenziale per il funzionamento del mercato unico dei medicinali. L'azienda è uno snodo cruciale per la vita dell'industria e dei cittadini europei. Secondo Farmindustria, il settore italiano, con la Lombardia come primo centro propulsore, ha - fra personale diretto e indiretto - 130 mila addetti, 30 miliardi di euro di produzione (di cui 21 miliardi di export).

Noi chiediamo al Ministro interrogato se non ritenga urgente riproporre a livello europeo la questione del trasferimento dell'Ema a Milano, al fine di assicurare la piena ed immediata funzionalità dell'Agenzia, che nel capoluogo lombardo troverebbe una sede già pronta ad accoglierla - il “Pirellone”, messo a disposizione da regione Lombardia - e una serie di componenti logistiche e amministrative che faciliterebbero il trasferimento del personale e delle società satelliti da Londra.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, ha facoltà di rispondere.

PAOLO SAVONA, Ministro per gli Affari europei. Signor Presidente, onorevoli deputati, in riferimento alla richiesta formulata dagli onorevoli interroganti, sulla base delle informazioni fornite dai competenti Ministeri degli Affari esteri, che segue tuttora la questione, e della salute, preciso quanto segue.

Com'è noto, la decisione di trasferire la sede dell'Agenzia europea per i farmaci, la Ema, da Londra ad Amsterdam, quale conseguenza della Brexit, è stata presa nel mese di novembre dello scorso anno, ad esito di un mero sorteggio tra le città candidate.

Allo stato attuale, contro tale decisione sono pendenti, di fronte alla Corte di giustizia dell'Unione europea, il ricorso del comune di Milano e il ricorso del Governo italiano, che pertanto è già attivo, come richiesto dagli interroganti.

Questa estate, la Corte ha respinto la sospensiva richiesta dal comune di Milano per difetto del presupposto dell'urgenza, ovvero dell'impossibilità di attendere la decisione finale senza riportare danni gravi e irreparabili.

Il ricorso del Governo è fondato su un motivo essenziale e rinvenibile nello sviamento di potere per difetto di istruttoria e travisamento dei fatti, indotto dalla non corrispondenza della situazione di fatto rispetto alle informazioni fornite da Amsterdam per la candidatura, riguardanti tempistiche e costi della nuova sede, ovvero criticità non trascurabili, come riportate anche dagli onorevoli interroganti.

Lo scorso 14 marzo, il Parlamento europeo ha posto alcuni paletti, tra cui il termine del 15 novembre 2019 per la consegna dell'edificio e il monitoraggio trimestrale sull'avanzamento dei lavori. Ciò potrebbe contribuire al buon esito dei ricorsi italiani nel caso in cui la Commissione attestasse un ritardo nell'avanzamento dei lavori, ovvero nel caso in cui il termine finale del 15 novembre 2019 per la consegna dell'edificio non dovesse essere rispettato dal Governo olandese.

PRESIDENTE. L'onorevole Morelli ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO MORELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la sua risposta, una chiara risposta nei confronti soprattutto del precedente Governo, che ha la responsabilità di aver lasciato Milano totalmente da sola rispetto a una grande necessità, a una grandiosa opportunità come quella di avere l'Agenzia del farmaco europea a Milano, in Lombardia, in Italia.

Quindi, il precedente Governo e le amministrazioni comunali, che in questi anni, evidentemente, non hanno fatto il loro lavoro per quanto avrebbero potuto fare, non hanno portato a casa un risultato storico per la nostra città.

FILIPPO SENSI (PD). Ma non sai di cosa parli!

ALESSANDRO MORELLI (LEGA). Dunque, grazie, Ministro Savona, che palesa il fatto che noi siamo appesi alle inefficienze - una volta tanto speriamo che ci siano - dell'Olanda, in questo caso, augurandoci, dunque, che in Olanda non facciano per bene i lavori. Il Partito Democratico ha perso EMA a causa di un bussolotto, e questa è una responsabilità che i milanesi, i lombardi e gli italiani devono attestare al Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

(Chiarimenti in merito ai rapporti del Ministro per gli affari europei con il fondo Euklid – n. 3-00251)

PRESIDENTE. Il deputato Fusacchia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00251 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Al Ministro Savona: il Ministro per gli affari europei ha normalmente un ruolo di particolare rilevanza sulla manovra finanziaria, perché prevede passaggi e interlocuzioni formali con le istituzioni europee. Nel caso di questo Ministro e di questo Governo ha un ruolo anche molto più significativo, visto il credito di cui il professor Savona gode all'interno della maggioranza e del Governo su questioni che hanno attinenza con i mercati, le borse, lo spread. Abbiamo visto che in Aula è venuto lui, e non il Ministro Tria, a presentare la Nota di aggiornamento al DEF.

Ora, a quanto si apprende, il Ministro Savona risultava, al momento dell'assunzione dell'incarico, presidente e director di un fondo, Euklid, e, sempre a quanto si apprende, si sarebbe dimesso a maggio, ma, in realtà, le dimissioni sono intercorse il 13 ottobre con valore retroattivo.

Non devo spiegare la sensibilità che i mercati hanno rispetto a questioni come questa, e arrivo al quesito. Il quesito è: noi chiediamo di sapere se, da quando è diventato Ministro, il professor Savona ha avuto contatti di qualsiasi natura e genere, diretti o indiretti, con gli operatori del fondo, con un rischio di apportare un beneficio, diretto o indiretto, indebito allo stesso fondo, vista questa situazione di incertezza che permane rispetto ai mesi intercorsi fra il giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica e le dichiarazioni fatte di recente.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, ha facoltà di rispondere.

PAOLO SAVONA, Ministro per gli Affari europei. Presidente, signori onorevoli, se l'onorevole Fusacchia avesse presentato lo scritto così come lo ha presentato adesso, avrei semplificato la mia risposta, ma comunque, in ogni caso, avendomela presentata, la taglio.

Parto direttamente rispondendo che confermo che ho presentato le mie dimissioni dalle cariche ricoperte in Euklid Ltd in data 20 maggio 2018. Il giorno dopo, il board di Euklid ha deliberato di accettare le mie dimissioni e il 7 giugno sono state comunicate allo studio legale Simmons&Simmons del Regno Unito, che svolge le pratiche per conto di detta società, come, tra l'altro, prevedono le regole della FCA, la Consob inglese.

Con riferimento ai fondi di investimento collegati Master e Feeder, che sono delle Sicav, le mie dimissioni sono state registrate dalle autorità competenti, rispettivamente, in data 14 e 19 giugno 2018.

Il ritardo nell'aggiornamento del registro presso la Companies House è dipeso da una lentezza nelle comunicazioni tra i soggetti esterni alla società coinvolti.

In ogni caso, ciò che è rilevante ad oggi, facilmente verificabile tramite Internet, è che, a far data dal 21 maggio 2018, quindi largamente prima della mia nomina, non ricopro più alcuna carica né presso la Euklid né presso i fondi Master e Feeder.

Confermo, inoltre, che la Euklid Ltd, società di servizi finanziari innovativi, non ha creato un fondo speculativo, come afferma l'onorevole Fusacchia nella parte scritta, ma un fondo di investimento di diritto europeo, gestito, come spiega l'addendum del loro prospectus, in modo molto prudenziale e trasparente per l'investitore e non manipolabile da interessi o soggetti esterni.

Ciò dipende dal fatto che il fondo opera con algoritmi di intelligenza artificiale del valore oggettivo ben sperimentati e il cui uso è documentato sulla catena blockchain. E qui mi soffermo un attimo, anche se non è necessario, sulla rilevanza di questo esperimento che mi vedeva protagonista. Quindi, non solo il meccanismo stesso del fondo garantisce l'impossibilità di influenzare direttamente o indirettamente la sua gestione, ma rappresenta un importante esempio di garanzia e tutela del risparmiatore che i regolatori stanno studiando di introdurre nella meno efficace legislazione esistente sia in Italia che in Europa (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. L'onorevole Magi, che ha sottoscritto l'interrogazione in data odierna, ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Purtroppo, il Ministro Savona, nonostante sicuramente abbia letto con attenzione il testo dell'interrogazione a risposta immediata, non ha risposto al quesito. Ci ha dato delle informazioni che sono le stesse informazioni che, come giustamente ci ha detto, avremmo potuto, a questo punto della vicenda, conoscere interrogando delle anagrafiche delle società.

Il quesito era un altro, il quesito era: Ministro, da quando lei è diventato Ministro, ha assunto questa carica di Governo, ci sono stati contatti di qualsiasi natura e genere, diretti o indiretti, con gli operatori del fondo, con il rischio di apportare a lei medesimo o al fondo un arricchimento o vantaggio, vista anche la delicatezza delle funzioni che lei svolge?

Questo è importante che sia molto chiaro. Nel programma del MoVimento 5 Stelle, che sicuramente chi siede nei banchi del Governo conosce, almeno una parte dei membri del Governo, c'è una parte che è relativa alle leggi anti speculazioni. Bisogna dare un giro di vite al far west della finanza spericolata e favorire un travaso di ricchezza dall'economia di carta all'economia reale. Farebbe sorridere questa cosa, se non fossimo davanti a un fatto grave, cioè a un fatto che ha una rilevanza anche rispetto alla nostra normativa sul conflitto di interessi, che prevede che chi ha cariche di Governo deve esercitarle esclusivamente nell'interesse esclusivo -una volta la formula diceva nell'interesse prioritario, ora dice nell'interesse esclusivo - della nazione.

Non abbiamo ricevuto alcuna risposta a questo punto o a questo quesito molto delicato. Evidentemente, continueremo ad assumere informazioni e a vigilare su questo, se del caso anche interessando tutti gli organi competenti per eventuali sanzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico).

(Chiarimenti in merito ai tempi di attivazione della card cultura destinata ai giovani nati nell'anno 2000 – n. 3-00252)

PRESIDENTE. La deputata Piccoli Nardelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ascani ed altri n. 3-00252 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Presidente, rivolgiamo naturalmente la nostra richiesta al Ministro Bonisoli, che ringraziamo per la sua presenza, tornando su quello che è un tema che per noi è di grande interesse e di grande importanza, la card del bonus cultura che è stata istituita con la legge di stabilità nel 2016, rispondendo a quel principio “un euro in sicurezza, un euro in cultura” a cui continuiamo a credere fermamente.

Ora, nel mese scorso la legge n. 108, la cosiddetta proroga termini, venendo incontro ai rilievi espressi dal Consiglio di Stato, ma anche per consentire l'utilizzo dei fondi che erano già stati accantonati e messi in legge di bilancio, ha esteso ai soggetti che compiono 18 anni nel 2018, quindi i nati nel 2000, l'assegnazione della carta elettronica per i giovani.

La procedura di registrazione per i ragazzi nati nel 2000 alla piattaforma www.18app.italia.it non risulta, però, ancora attivata, Ministro, e, soprattutto, non vengono date indicazioni sui tempi di erogazione.

PRESIDENTE. Rivolga la domanda.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). La mia domanda, la nostra domanda, è quali siano i tempi certi di attivazione della carta cultura per i giovani nati nell'anno 2000.

PRESIDENTE. Il Ministro per i beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, ha facoltà di rispondere.

ALBERTO BONISOLI, Ministro per i Beni e le attività culturali. Grazie signor Presidente, signori onorevoli, ringrazio l'onorevole Piccoli Nardelli per la domanda e tutti i parlamentari del Partito Democratico che l'hanno sottoscritta.

Vorrei fare un attimo la cronistoria di quanto è successo. Dunque, nella legge di bilancio del 27 dicembre 2017 è stata confermata la dotazione finanziaria del cosiddetto bonus cultura a favore dei neodiciottenni anche per il 2018. Il 5 aprile, però, il precedente Governo ha inviato uno schema di DPCM al Consiglio di Stato, il quale, il 7 giugno, lo ha purtroppo cassato perché ha rilevato che mancava la fonte normativa primaria, che era necessaria per il riconoscimento del bonus anche nel 2018.

Questo Governo ha provveduto tempestivamente a colmare questa lacuna normativa con il decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, proroga di termini previsti da disposizioni legislative, che all'articolo 7 ha espressamente esteso l'applicazione della misura anche per i giovani che compiono i diciotto anni nel 2018. Il 6 agosto questo provvedimento è stato trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dove c'è un nuovo schema di DPCM, il quale, a sua volta, ha avuto il concerto del Ministero dei beni e delle attività culturali in data 9 agosto e del Ministero dell'economia e delle finanze il 12 agosto.

Il DPCM di modifica del regolamento è stato quindi trasmesso per i previsti pareri al Consiglio di Stato e al garante della privacy. Nell'adunanza dell'11 ottobre - quindi qualche giorno fa - la sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato, ha reso il proprio parere favorevole. A breve - stiamo parlando di giorni - è atteso il parere del garante. Non appena sarà pervenuto quest'ultimo parere, si procederà all'immediata pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del provvedimento, nonché all'apertura della registrazione dei ragazzi che compiono i diciotto anni quest'anno, i quali potranno utilizzare il bonus attraverso la piattaforma 18app e spendere i voucher negli esercizi, sia fisici, sia online, già registrati e su quelli che via via si aggiungeranno. Vi ringrazio per la domanda.

PRESIDENTE. L'onorevole Ascani, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANNA ASCANI (PD). Grazie Presidente. Ringrazio il Ministro per la risposta. Questa interrogazione, naturalmente, non è un caso. Non ci preme soltanto dare una risposta chiara ai ragazzi nati nell'anno 2000, i quali, invece, sul portale, si trovano davanti semplicemente ad un generico avviso: “la procedura non è ancora attiva”. Speriamo, a questo punto, che ciò venga corretto, indicando i tempi effettivi della registrazione.

La nostra preoccupazione è relativa alle tante parole che sul tema abbiamo sentito pronunciare dal Ministro, il Ministro che a giugno diceva: questo strumento vale 200 milioni; meglio far venire la fame di cultura ai giovani, facendoli rinunciare a un paio di scarpe. Lo stesso Ministro che definiva lo strumento un voucher una tantum che sa di mossa elettorale, di mezzo propagandistico. Ancora, quando egli diceva: non credo che dare soldi ai giovani per comprarsi dischi e libri serva più di tanto. Quindi, la nostra preoccupazione è sapere se il Ministro non abbia di nuovo cambiato idea. Visto che abbiamo sentito dire più volte che dal prossimo anno lo strumento cambierà (egli ha detto che dal 2019 si cambia), vorremmo avere certezza almeno per quei ragazzi che sono nati nel 2000, a cui i nostri Governi hanno destinato le risorse necessarie per poter accedere al bonus cultura. Abbiamo visto che nel tempo l'80 per cento di questo bonus è stato speso in libri, in acquisto di libri, quindi un acquisto importantissimo dal punto di vista dell'accesso alla cultura dei nostri ragazzi. Ebbene, ci premeva sapere che quelle risorse non verranno destinate altrove e sapere che questo strumento così prezioso per il nostro Paese e per i nostri ragazzi verrà mantenuto. Quindi, ringrazio il Ministro che dimostra di nuovo di avere cambiato idea. È un vero Governo del cambiamento questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Brescia, Colucci, Gregorio Fontana, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Manzato, Molinari, Ruocco e Schullian sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Dimissioni del deputato Guido Crosetto.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Guido Crosetto.

Ricordo che nella seduta del 20 giugno 2018 l'Assemblea ha deliberato il rinvio ad altra seduta della votazione.

Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sulle dimissioni del deputato Guido Crosetto avrà luogo a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo proprio perché sarò molto breve, perché nella seduta del 20 giugno mi era stata rimproverata l'assenza. Ed, allora, mi sembrava giusto sia motivarla, intervenendo, sia giustificare quell'assenza.

Io sono stato assente il 20 giugno, come lo sarò oggi alla fine del mio intervento, perché ritengo che sia giusto, quando si votano le dimissioni di una persona e quando è l'Aula a decidere, che l'Aula possa discutere e votare in assenza della persona e che sia risparmiato alla persona votare su se stessa, tanto più quando la decisione non è una decisione forzata o chiesta da altre parti, ma è presa direttamente dalla persona interessata.

PRESIDENTE. Colleghi, sta intervenendo un vostro collega. Colleghi! Collega Sorte… Grazie.

GUIDO CROSETTO (FDI). Mi sembrava giusto, però, rispondere ad alcuni dei dubbi che erano venuti ai colleghi, che ringrazio per averli sollevati. Non sono obbligato e nessuno mi ha obbligato a presentare le dimissioni. E non esiste alcuna incompatibilità. Come sapete benissimo, l'incompatibilità viene semmai sollevata dalla Giunta e poi uno può eliminarla e ha sei mesi per eliminarla.

Per cui, la mia è stata una decisione soltanto sull'opportunità, una decisione che ha tanti precedenti contrari. Persone che sono presidenti di associazioni hanno seduto per cinque anni alla Camera o al Senato in legislature passate. Ricordo il collega presidente di Federalberghi, senatore di Forza Italia, per cinque anni, l'amico Bernabò Bocca.

Per cui, mi sono soltanto posto il problema, da parte mia, dell'inopportunità della vicenda, soprattutto in termini temporali, nel cercare di fare bene due cose, nella difficoltà che avrei avuto intervenendo su certi temi, se qualcuno avesse letto nel mio intervento un interesse, non della nazione o di quest'Aula, ma della categoria. Questo mi avrebbe infastidito personalmente.

Il fatto di non potere intervenire, ad esempio, per parlare di tagli alla difesa, perché qualcuno potrebbe dire: lo fa perché si occupa dell'associazione o perché è parlamentare?

Allora, siccome mi avrebbe infastidito questa cosa, ho presentato le dimissioni, non perché fossi costretto a farlo, non perché nessuno me l'abbia chiesto, non perché fosse incompatibile.

Quindi, per come mi ero sentito io, le ho presentate e ho lasciato al Parlamento la possibilità di decidere. Ciò detto, io questo l'ho fatto più per rispetto all'Aula, che a me stesso (Applausi dei deputati dei gruppiFratelli d'Italiae Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, ci tengo a dirlo. Per il rispetto di ognuno di voi, che è l'unica cosa che spero di avere dimostrato in questi giorni. Non ho mai giudicato nessuno per le sue idee e ho sempre pensato che tutti fossimo qua nell'interesse del Paese, anche avendo idee diverse. Prendete quest'atto anche in quest'ottica. E scusatemi se sarò assente dopo questo mio intervento, ma ritengo giusto, per la vostra libertà e per come sono fatto io, per non partecipare alla votazione su me stesso, di lasciarvi totale libertà. Grazie ancora. Qualunque sarà la decisione che prenderà quest'Aula, sarà ben accetta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, prima che vada il collega Crosetto, che è ancora in Aula e che spero mi ascolti per un secondo ancora. Io apprezzo la sua determinazione di uscire nel momento in cui c'è la discussione e la votazione.

Io se posso permettermi, tramite lei, Presidente, vorrei fare delle domande, perché sono - come dire - confuso come l'altra volta, nel senso che ho sentito parlare di inopportunità, incompatibilità, valutazioni di cosa e su cosa. Cioè, nel senso che non ho capito qual è la situazione di fatto che ha portato il collega a una valutazione di coscienza e, francamente, non credo di essere l'unico.

Capisco che abbiamo un'Aula e abbiamo un Transatlantico e che nel Transatlantico ci sono un sacco di informazioni, che per fortuna circolano e aiutano noi a decidere qui dentro. Ma se io mi attengo ai lavori dell'Aula, il collega - e glielo chiedo veramente col cuore - ha parlato di incompatibilità e inopportunità. Se ci aiutasse con qualche elemento fattuale in più io gliene sarei, Presidente e collega Crosetto a maggior ragione, particolarmente grato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Onorevoli colleghi, condivido le perplessità e le motivazioni espresse in modo non dirò insufficiente ma insoddisfacente, perché qualunque cosa possa fare Guido Crosetto, rispetto alla sua lunga militanza di parlamentare e di uomo di governo, sarà difficile immaginare che vi sia chi più di lui rappresenti il pontiere con l'area centrista, con le difficoltà che ha Forza Italia e con la difficoltà che ha anche di identificare una propria posizione rispetto alla maggioranza di Governo, una parte della quale è condivisa con Fratelli d'Italia e Forza Italia. E poiché Crosetto viene da Forza Italia, dopo una lunga militanza, egli rappresenta il ponte e, in tempi in cui i ponti crollano, un crollo sarebbe anche il suo andarsene da qui, salvo mantenere un vigoroso rapporto politico con Fratelli d'Italia in relazione a Forza Italia, in un allargamento, che io immagino da tempo, di una costituente per una destra o centrodestra plurimi, articolati in profondi valori culturali e con radici non soltanto politiche ma di conoscenza e di scienza.

E, quindi, per istinto, al di là delle motivazioni che possono essere umanamente comprensibili, credo che politicamente sia grave perdere Guido Crosetto in una funzione così essenziale per riabilitare un'identità del centrodestra o di un centro con la destra, come lui ha rappresentato. La sua stessa postura, la sua dimensione così ampia credo che possa contemperare sia il ruolo politico che quello che vorremmo capire lui ritenga migliore di questo.

Nulla per un uomo è più importante che fare politica e Crosetto su questo dovrebbe riflettere, al di là di qualunque prospettiva gli tocchi per il futuro.

Grazie e speriamo che non se ne vada o di non cacciarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Basini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Questa è una dichiarazione personale. Onorevole Presidentessa, onorevoli colleghi, io credo che chiunque di noi in quest'Aula abbia un ruolo fondamentale perché in ogni caso rappresenta la nazione. Per Guido Crosetto vorrei dire qualcosa di più, perché Guido Crosetto ha sempre portato in quest'Aula il peso di una competenza, di una chiarezza di idee e di una chiarezza di esposizione che sono sicuramente una risorsa per questo Parlamento.

Quindi, prima e non solo per un discorso di prassi, che è comunque una prassi liberale perché quando un parlamentare si dimette dispone di qualcosa che non è solo suo ma anche dell'elettorato che rappresenta, ritengo che respingere le dimissioni sia una cosa giusta anche nel merito, cosa dovuta a un bravo collega che ha onorato questo Parlamento e che io mi auguro che continuerà ad onorare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, onorevole Presidente. Intervengo a titolo personale.

Io conosco da molti anni l'onorevole Crosetto e, anche fisicamente, la distanza dei nostri banchi conferma le nostre diverse appartenenze politiche. Tuttavia, ho potuto, nel corso degli anni, conoscere in Crosetto un uomo che ha un senso delle istituzioni e dello Stato, un uomo politico che, nei vari incarichi che ha ricoperto, ha riscosso sempre attenzione e riconoscimento da parte dei suoi interlocutori. È un uomo politico che ha contribuito, sia nelle funzioni di governo che ha ricoperto sia nelle funzioni di opposizione, sempre alla ricchezza dell'iniziativa e del dibattito politico del nostro Paese.

Per questa ragione io penso che il Parlamento farebbe un errore grave a privarsi della competenza e delle capacità di questo nostro collega (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Fratelli d'Italia) e personalmente mi permetto di invitare tutti i colleghi a votare contro le dimissioni dell'onorevole Crosetto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adelizzi. Ne ha facoltà.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Grazie, signora Presidente. Innanzitutto, è bene chiarire che da parte mia e da parte di tutto il MoVimento 5 Stelle c'è il massimo rispetto per la persona Guido Crosetto e per il politico Guido Crosetto, nonostante, come risaputo, molto spesso ci siano delle posizioni politiche diverse (è ben venga che sia così, ci mancherebbe). Abbiamo ascoltato con attenzione le parole del collega che, come richiesto, ha fatto chiarezza, innanzitutto mettendo a tacere, quindi, quelle voci che parlavano di una sua incompatibilità e chiarendo limpidamente la sua posizione e la sua volontà, quindi, di dimettersi senza pressione alcuna o senza motivazioni particolari ma semplicemente per scelta personale.

Detto questo, il MoVimento 5 Stelle, coerentemente con quanto fatto sia in questa legislatura sia nella legislatura passata - ovvero la prima per questa forza politica giovane -, porta avanti le proprie convinzioni che prevedono che, qualora ci sia la volontà da parte di un collega - ripeto: rispettabilissimo e che sicuramente dà e potrà dare un grande contributo a questo Parlamento - la nostra scelta è di votare a favore delle dimissioni del collega e di lasciarlo libero, giustamente, di fare ciò che ritiene più opportuno nella propria vita.

Quindi, l'Aula è sovrana, il voto sarà segreto, ma il MoVimento 5 Stelle annuncia, per rispetto di questa istituzione e per rispetto della persona Guido Crosetto, il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Guido Crosetto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Applausi)(Vedi votazione n. 50).

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 183-A (ore 16,16).

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 183-A: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta e a chilometro zero utile.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Allora…

PRESIDENTE. Colleghi, credo sia difficile per il rappresentante del Governo esprimere i pareri. Vi chiedo la cortesia di fare un po' di silenzio. Chi non è interessato può anche abbandonare momentaneamente l'Aula.

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Allora, riguardo all'ordine del giorno dell'onorevole Minardo, viene accolto…

PRESIDENTE. Ricordo che gli ordini del giorno Minardo n. 9/183-A/1 e Deidda n. 9/183-A/2 sono inammissibili (Applausi dei deputati delPartito Democratico).

Colleghi, non comprendo le ragioni dell'esultanza, però facciamo continuare il sottosegretario.

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. L'ordine del giorno Gagnarli n. 9/183-A/3 è accolto con una riformulazione, nel senso di sopprimere, nel dispositivo, le parole, dopo il termine “sensibilizzazione”, fino alle parole che precedono: “sull'importanza”. L'ordine del giorno dell'onorevole Cenni n. 9/183-A/4 viene accolto con la seguente riformulazione: dopo “impegna il Governo” aggiungere: “a valutare l'opportunità di inserire nei progetti (…)” e via seguitando. Gli ordini del giorno Parentela n. 9/183-A/5 e Cassese n. 9/183-A/6 sono accolti. L'ordine del giorno Incerti n. 9/183-A/7 è respinto. L'ordine del giorno Gadda n. 9/183-A/8 è accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare la possibilità di prevedere l'istituzione, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, di un fondo di valorizzazione e promozione dei prodotti agricoli, alimentari provenienti da filiera corta e a chilometro zero”.

PRESIDENTE. Onorevole Gagnarli accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/183-A/3?

CHIARA GAGNARLI (M5S). Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

Onorevole Cenni, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/183-A/4?

SUSANNA CENNI (PD). Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

Gli ordini del giorno Parentela n. 9/183-A/5 e Cassese n. 9/183-A/6 sono stati accettati dal Governo.

Passiamo, dunque, all'ordine del giorno Incerti n. 9/183-A/7, non accettato dal Governo. Onorevole Incerti, insiste per la votazione?

ANTONELLA INCERTI (PD). Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Incerti n. 9/183-A/7, non accettato dal Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'ordine del giorno Gadda n. 9/183-A/8. Onorevole Gadda, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/183-A/8?

MARIA CHIARA GADDA (PD). Non accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Critelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CRITELLI (PD). Grazie, Presidente. Noi, come ha detto la collega Gadda, non accettiamo la riformulazione e chiediamo che l'ordine del giorno venga messo in votazione nella sua formulazione originaria. Mi dispiace tanto, esprimo solidarietà al sottosegretario Manzato per le vicissitudini con i pareri. Abbiamo dovuto interrompere, poi ha ritardato di un'ora la sua presenza in Commissione, ora non gli avevano dato i fogli giusti, magari, nell'organizzazione dei lavori, possiamo dare una mano e contribuire alla trasmissione dei fogli corretti, per ottimizzare i tempi del lavoro del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Io credo che questo dibattito segni una schizofrenia di non poco conto, perché leggiamo un ordine del giorno proposto dalla maggioranza a firma del collega Parentela la cui formulazione è semplicemente un po' più sfumata negli impegni del Governo, ma che sostanzialmente richiama un impegno di un nostro emendamento, l'1.102 che, però, la maggioranza stessa ha bocciato. Allora, bastava dirlo prima, avremmo fatto sottoscrivere i nostri emendamenti a un collega a scelta della maggioranza, per metterli in votazione e farli approvare dalla Camera, perché noi, sin dal dibattito in sede di Commissione, avevamo fatto presente che occorreva trovare dei fondi per dare forza, per dare vita, per dare vigore a questa proposta di legge presentata dal presidente Gallinella, ma non ci avete ascoltato. Con dei tempi molto rapidi, molto stringenti, forse perché il Governo del cambiamento aveva bisogno di riempire il lavoro dell'Aula, altrimenti vuoto e privo di provvedimenti o di leggi d'iniziativa del Governo stesso, noi ci siamo ritrovati qui, con una proposta di legge priva di finanziamenti e priva di fondi; e il nostro emendamento, cosa chiedeva? Chiedeva di mettere 10 milioni di euro, a partire dal 2019, perché altrimenti noi non diamo le gambe su cui camminare a questo provvedimento di iniziativa del presidente Gallinella. Ebbene, ce l'avete bocciato, per poi presentare un ordine del giorno che, però, prevede esattamente la stessa cosa che noi avevamo previsto.

Ora, io capisco, come dire, la foga dei colleghi nel ribadire che il Governo del cambiamento fa cose diverse rispetto a quelle del Partito Democratico, ma quanto meno provate a leggere i testi prima di metterli in votazione, rendetevi conto che quanto proponete con questo ordine del giorno è esattamente quanto ci avete bocciato poche ore fa, in quest'Aula. Era il contenuto del nostro emendamento e, siccome noi vogliamo dare forza a questo nostro intendimento, chiediamo che l'ordine del giorno venga messo in votazione nella formulazione originaria. Grazie, signora Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, intervengo solo per avere la serenità che procediamo ovviamente secondo Regolamento. Io do per scontato - gli uffici ci rassicureranno su questo -, siccome non conosco il testo dell'emendamento perché non ho seguito quella parte del dibattito…

PRESIDENTE. È un ordine del giorno.

ROBERTO GIACHETTI (PD). No, mi riferisco all'emendamento. Siccome ho sentito il collega che diceva che l'ordine del giorno Parentela n. 9/183-A/5 riporta le stesse conclusioni di un emendamento del gruppo del Partito Democratico che è stato bocciato, volevo semplicemente avere la certezza e la rassicurazione dalla Presidenza che non sia esattamente la stessa cosa, perché, come lei sa, quando viene bocciato un emendamento non si può presentare un ordine del giorno che dice la stessa cosa. Mi basta semplicemente che lei ci rassicuri su questo, poi magari a posteriori controlleremo i testi.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, secondo la prassi ordinaria degli ordini del giorno, l'ordine del giorno contiene un impegno, invece l'emendamento ha un contenuto normativo, è in questo la differenza.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Non è così.

PRESIDENTE. È scritto anche diversamente, gli uffici hanno controllato.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente Carfagna, sono certo che lei coglierà il senso di quanto dicevano i colleghi che mi hanno preceduto. È stata bocciata, all'emendamento 1.102 Gadda, l'ipotesi di costituire un fondo per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta. Il Parlamento ha deciso che quel fondo non si fa - conveniamo su questo? - perché il testo imperativo dell'emendamento è stato bocciato. Dopodiché, due parti differenti di quest'Aula, maggioranza e opposizione, chiedono al Governo un impegno, che non è imperativo come l'istituzione di un fondo in una norma di legge, che però questa cosa si possa fare: l'impegno previsto, che non è l'istituzione di un fondo exlege, proposto dalla maggioranza, viene approvato dal Governo; lo stesso medesimo impegno, che non è normativo, perché nessun ordine del giorno è normativo, neanche quello della maggioranza, sul medesimo punto, viene rifiutato dal Governo perché viene dall'opposizione.

Quindi a lei mi appello, Presidente, perché qui dentro siamo tutti ugualmente deputati e deputate della Repubblica: se la norma è stata bocciata e, dunque, si può proporre al Governo di addivenire ad una possibilità di prevedere l'istituzione, vale per maggioranza e opposizione, non vale solo per la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Peraltro, Presidente, in riferimento a quanto diceva il collega Giachetti - credo che lei anche su questo possa essere d'accordo -, in merito alla certezza che la bocciatura di una norma in quest'Aula non prevede la possibilità di una scorciatoia, cioè che una norma bocciata dall'Aula nella fase legislativa non può rientrare dalla finestra con un impegno, o vale per tutti o non vale per nessuno, oppure approvavate l'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, l'emendamento a cui lei fa riferimento è molto dettagliato e prevede una serie di impegni che scendono del dettaglio, l'ordine del giorno invece rappresenta un invito al Governo ad assumere un impegno che evidentemente non ha quei dettagli che sono compresi nell'emendamento, ma impegna il Governo a valutare la possibilità di prevedere. Non le devo dire altro.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente!

PRESIDENTE. Lei è già intervenuto su questo e la Presidenza si è già espressa, onorevole Giachetti.

LUCA DE CARLO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Presidente, Fratelli d'Italia voterà contrario, perché ritiene che questa legge sia inutile, quindi non vuole che i soldi dei cittadini vengano impegnati per fare promozione di qualcosa che, in realtà, non tutela i veri prodotti locali e soprattutto i produttori locali. Quindi, non vogliamo che venga speso nemmeno un centesimo dei soldi degli italiani per fare promozione di una cosa inutile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gadda n. 9/183-A/8, su cui il Governo ha espresso parere contrario, in quanto la riformulazione proposta non è stata accettata.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Saluto studenti e docenti dell'Istituto scolastico “Sacra Famiglia” di Torino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune del pubblico (Applausi).

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, all'articolo 8.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, lei ha ragione, infatti non sono reintervenuto sullo stesso argomento. Non posso che prendere atto di quello che lei ha detto e ovviamente non ho nessuna intenzione di ritornarci. Mi permetto semplicemente, signora Presidente, di sollecitarle la possibilità di far rivalutare, magari all'Ufficio di Presidenza e al Presidente stesso, il tema che però abbiamo di fronte. Infatti, capisco la sua risposta, però, signora Presidente, mi permetto di dirle che se un emendamento, che è complesso… Presidente, non le sto chiedendo nulla, le sto solo chiedendo di fare…

PRESIDENTE. Non mi sta spaventando, onorevole Giachetti, mi sto solo consultando leggendo l'articolo 88 del Regolamento. Stia tranquillo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

ROBERTO GIACHETTI (PD). Che lei non si spaventi di me è sicuro.

PRESIDENTE. L'ascolto con attenzione.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Volevo solo dirle che è un'interlocuzione che è un invito a sottoporre al Presidente e all'Ufficio di Presidenza il seguente tema. Noi bocciamo un emendamento che ha una serie di punti, come dice lei, e che contiene in un punto anche quello che viene messo in un ordine del giorno, quindi lei mi risponde che l'ordine del giorno ha una materia diversa da quella dell'emendamento. Perfetto. Lei però comprende perfettamente, e lo comprenderà il Presidente, l'Ufficio di Presidenza e magari anche la Giunta per il Regolamento, che se un emendamento porta cinque cose e quelle cinque cose vengono bocciate e si presenta un ordine del giorno su ciascuna di quelle cinque cose che vengono bocciate e lei mi dice che, siccome non corrisponde all'emendamento, l'ordine del giorno può essere votato, andiamo, a mio avviso, se non borderline, oltre il Regolamento. Glielo pongo solo come riflessione, perché se no ci sarebbe un escamotage per non rifare la stessa cosa dell'emendamento ma con cinque ordini del giorno diversi di fatto riproporre il contenuto dell'emendamento.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti. Sottoporrò sicuramente la questione all'Ufficio di Presidenza. Per il momento mi limito a fare riferimento al secondo comma dell'articolo 88, che dice che non possono essere presentati ordini del giorno che riproducano emendamenti, e riprodurre significa realizzare copia in originale, e l'ordine del giorno non realizzava copia in originale dell'emendamento.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE). Presidente, quanti minuti ho?

PRESIDENTE. Tre minuti.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE). Grazie. Questo testo sui prodotti da filiera corta e a chilometro zero è stato presentato anche nelle scorse legislature…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole. Lei ha quattro minuti.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE). Grazie. Dicevo che questo testo è già stato presentato nelle scorse legislature e, vista anche la regolamentazione europea, nazionale e regionale, non c'era alcuna fretta di fare poche audizioni in due giorni della settimana…

PRESIDENTE. Colleghi, posso chiedervi di abbandonare l'Aula consentendo alla vostra collega di svolgere serenamente il suo intervento?

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE). Dicevo appunto che c'è già una regolamentazione europea, nazionale e regionale, e questo non prevedeva alcuna fretta per fare poche audizioni in due giorni della settimana e nella stessa settimana chiedere gli emendamenti.

Il testo, come abbiamo già detto in Aula, non prevede alcun investimento per la valorizzazione e la promozione dei prodotti a filiera corta e chilometro zero. L'unico obiettivo, perciò, cui la maggioranza può ambire è eventualmente uniformare la normativa: perciò si poteva lavorare con più calma, e produrre un testo migliore, cosa che non è stata fatta.

Le criticità non sono solo nel metodo, ma anche nel merito. Ad esempio, si norma il chilometro zero mettendo un parametro preciso, come quello dei 70 chilometri, ma senza alcun sostegno oggettivo a questa scelta; e la cosa curiosa è che nella scorsa legislatura lo stesso presentante trovava il criterio dei 70 chilometri inadeguato e poco utile, perché non tiene conto della conformazione dei territori e delle coltivazioni ivi praticate.

Oltre a questo, abbiamo un altro concetto che è errato: i vari esponenti della maggioranza hanno detto che filiera corta e chilometro zero vogliono dire riduzione degli imballaggi e contrasto oggettivo, senza necessità di regolamentarla, dell'emissione di CO₂ nell'aria. In realtà diversi studi hanno dimostrato da anni che il concetto non è così facile: indicativamente le emissioni correlate alla produzione agricola sono il 40 per cento dell'intero processo, contro il 12 per cento di quelle dovute al trasporto; quindi, se non c'è un protocollo di riferimento, diventa impossibile una qualunque certezza sulle minori emissioni di gas serra.

Per questi motivi, proprio perché comprendiamo l'importanza della filiera corta e del chilometro zero, il voto sarà di astensione: o una legge viene fatta bene, migliorando o semplificando il quadro normativo, oppure introducendo qualche concetto innovativo (pensiamo adesso al cambiamento climatico, e quindi l'importanza del concerto dell'impatto ambientale delle attività produttive), oppure non ha senso mandarla avanti solo per mettere il nome del presentatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

Colleghi, posso chiedervi di fare un po' di silenzio e di lasciare anche liberi i banchi del Governo? Onorevole Pella... Grazie.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, io credo che, approcciandoci a questo provvedimento, il nostro gruppo, Liberi e Uguali, si sia posto nella maniera parlamentarmente corretta, senza filtri ideologici, e neanche senza quel filtro che oggettivamente fa parte della dimensione parlamentare, di essere noi all'opposizione, e convintamente, di questo Governo. Ma questo era un provvedimento che, dal titolo e nella prima stesura, certamente incontrava un'esigenza reale, quella di poter valorizzare meglio i prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta. E quindi ci siamo approcciati, come dicevo, con uno spirito assolutamente laico, provando a dare il nostro contributo nei vari passaggi, non facendo ostruzionismo, presentando soltanto due emendamenti.

Questo è il punto a cui ci troviamo adesso. Ancora una volta, questa maggioranza interpreta il passaggio dell'Aula come una sostanziale ripetizione dei rapporti di forza sanciti il 4 marzo, ovvero con una sorta di fiducia di fatto che ancora una volta noi ritroviamo anche nel comportamento avuto dalla maggioranza con questo provvedimento. Perché, lo ricordo, soltanto emendamenti provenienti dalla maggioranza sono stati accolti, e tutti quelli dell'opposizione sono stati regolarmente respinti; e fin qua ci sta, ma soprattutto sono stati respinti senza che in neppure una occasione la relatrice o il presidente di Commissione si siano degnati di spiegare le ragioni per le quali questi emendamenti, che non erano - penso di parlare anche a nome degli altri colleghi dell'opposizione - strumentali… Dicevo, non si è neanche avuto il minimo bon ton istituzionale nel rispondere alle domande che sono state poste, sulle ragioni del mancato accoglimento.

Comunque, nel merito, l'ho detto in occasione della discussione generale, l'ho ripetuto in alcuni degli interventi che ho svolto a nome del gruppo sui singoli emendamenti: questa rimane un'occasione perduta. Si poteva arrivare, con più calma e con un passaggio parlamentare di maggiore ascolto delle realtà associative, a un provvedimento condiviso, che quindi sarebbe arrivato anche al passaggio in seconda lettura al Senato più forte.

E, invece, si è preferita la strada di mettersi una medaglietta al petto; però, credo che questa medaglietta rischi seriamente di rimanere tale, di non avere nessun effetto, perché ricordo che al Senato c'è un provvedimento analogo in questo momento in discussione, c'è una sorta di corto circuito anche rispetto alla mancata adozione da parte del Governo dei decreti attuativi della legge sui piccoli comuni.

E poi, nel merito: avere sostanzialmente cancellato e riscritto male la norma che era contenuta nella legge sui piccoli comuni; la definizione di “congruo” rispetto alle questioni legate agli appalti della ristorazione, di fatto aprendo la strada a una possibile sequela di ricorsi alla giustizia amministrativa. E, poi, soprattutto - è stato anche detto poc'anzi – vi è il fatto che, ancora una volta (e questo, però, mi sembra da sottolineare, essendo all'inizio della legislatura), si pone un provvedimento senza indicare le risorse necessarie per darvi attuazione concreta nella vita delle persone, dei giovani agricoltori, di chi ha scelto di scommettere sul chilometro zero; e, quindi, non c'è alcun incentivo, non c'è alcun aiuto ai piccoli comuni per valorizzare la filiera.

Insomma, il rischio reale - lo dico con rammarico - è che, nonostante le buone intenzioni, questo diventi un provvedimento che, in assenza di risorse, sarà l'ennesimo provvedimento di appesantimento burocratico per le imprese. Esattamente il contrario di quello che i due partiti di maggioranza hanno detto e su cui si può anche concordare. Il tema dell'appesantimento burocratico in agricoltura è un dato reale; ebbene, con questa legge in realtà non si aiuta ad andare nella direzione opposta, ed invece si va ancora a mettere carte su carte.

Poi, devo dire, vi è una scelta veramente incomprensibile: di impedire che il logo “chilometro zero” possa essere messo sulle confezioni.

Vado a concludere, signora Presidente: perché è stata un'occasione perduta? Perché attraverso la valorizzazione della filiera del chilometro zero si sarebbe potuta valorizzare la filiera corta in una logica di sistema, cioè quella di aiutare le aree più deboli del nostro Paese, le aree interne, a riprendere un ciclo produttivo positivo, contrastare l'invecchiamento della nostra agricoltura della collina debole e della montagna, e quindi contrastare, in una parola, la tendenza allo spopolamento delle nostre aree interne.

Ovviamente, questo non era l'unico strumento, ma poteva essere uno strumento. Credo e spero che possa ancora essere uno strumento utile, perché la mia speranza è che al Senato, in una logica di bicameralismo paritario, ci possano essere le condizioni per modificarlo. Mi rivolgo al Governo: spero ci possano essere, in occasione della riforma della politica agricola comune, negli strumenti attuativi, delle risposte che vadano in questa direzione, di valorizzazione di queste esperienze, di valorizzazione dell'impegno straordinario; poiché, in alcuni casi - penso alle montagne, agli Appennini - l'agricoltura, per essere coltivata, ha bisogno di veri e propri eroi.

Quindi, da questo punto di vista è e rimane un'occasione mancata. Un iter in Commissione, ma soprattutto in Aula, assolutamente inconcepibile e incomprensibile: perché se l'opposizione si fosse posta in un contrasto ideologico e aprioristico avrei anche capito questa chiusura a riccio della maggioranza; ma mi rivolgo ai colleghi, per il suo tramite, sia della Lega che dei 5 Stelle: si possono avere i numeri, ma i numeri non bastano. Nell'Aula occorre anche abituarsi al confronto: nel confronto ci si arricchisce, nel confronto si può anche crescere complessivamente. Invece la chiusura a riccio, guardate, è un segno di debolezza. Potete approvarlo, ma se poi di questo provvedimento non se ne farà nulla, è evidente che voi avrete portato a casa una sconfitta, nonostante una vittoria numericamente scontata.

È per questa ragione, quindi, con rammarico, per le premesse che ho provato ad esporre all'inizio, che il gruppo di Liberi e Uguali voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico industriale Galileo Galilei di Altamura, che seguono i lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Inizio questo mio intervento, sgombrando subito il campo da ogni dubbio sulla necessità e sull'opportunità di introdurre norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile e di qualità. Condividiamo la necessità di creare un impianto normativo in grado di venire incontro alle istanze di tutti i soggetti interessati dalla materia oggetto della proposta di legge.

Il tema della valorizzazione e della promozione di quanto prodotto dalle nostre aziende, connesse in una filiera virtuosamente corta, è per noi di Fratelli d'Italia motivo di grande interesse.

Il mio partito, da sempre, è impegnato al fianco del mondo dell'agricoltura italiana e, fin da subito, ha fatto proprie le necessità, gli obiettivi e le volontà di crescita del comparto.

Per Fratelli d'Italia è un onore e un dovere valorizzare la produzione italiana, difendere il made in Italy in ogni settore, favorirne lo sviluppo e tutelarne le impareggiabili peculiarità, caratteristiche principali che ci rendono riconoscibili in tutto il mondo per la qualità che dai nostri campi riusciamo a portare sulle tavole degli italiani e delle altre nazioni che nella loro totalità ci apprezzano e in molte ci invidiano.

Un motivo di orgoglio che non mi vede e non ci vede semplicemente come compiaciuti spettatori dei frutti che la natura ci ha messo a disposizione con, lo ribadisco, grandissima qualità, ma anzi mi spinge e ci deve muovere nella direzione di far sempre meglio e consentire ai principali attori di questo settore di poter lavorare ed esprimersi al meglio, specie ora che la competitività del mercato e la crescita generale della concorrenza internazionale ci pongono davanti all'esigenza di intervenire con tempestività e oculatezza.

Quindi, fatta questa doverosa premessa, confermo che l'intervento da parte del legislatore ci vede favorevoli, così da poter creare norme armoniche con l'impianto vigente a livello europeo e nazionale, fino ad agire nel massimo concerto con tutti gli enti locali, nell'ottica di un giusto premio, per chi riesce a produrre qualità a chilometro zero.

Tutto ciò, ovviamente, ci vede favorevoli nel rispetto della necessaria e doverosa libera concorrenza. I rilievi che, però, mi sento di muovere rispetto a questa proposta di legge e che intendo portare all'attenzione dei colleghi deputati che l'hanno presentata sono motivati principalmente da due punti per me fondamentali nella creazione di un impianto normativo adeguato.

Per prima cosa, occorre dare la massima attenzione a tutti i soggetti interessati dal provvedimento, che siano, quindi, gli agricoltori, come pure i consumatori ai quali si rivolge l'offerta. Allo stesso tempo, ritengo fondamentale prendere decisioni, lasciando da parte la fretta e un'urgenza che, troppo spesso, rischia di produrre effetti contrari a quelli auspicati.

Pur concordando sulla necessità di operare in termini legislativi presto e bene, con profondo rammarico, devo evidenziare che in questa proposta di legge non ravviso né il fondamentale lavoro di ascolto dei soggetti interessati né, tanto meno, la doverosa capacità di discernere tra celerità e fretta controproducente.

Pur avendo presentato, il nostro gruppo, una serie di emendamenti che andavano proprio nella direzione di una sincera volontà collaborativa, abbiamo dovuto prendere atto che, all'ascolto del mondo degli agricoltori e dei colleghi interessati a produrre un contributo fattivo, si è preferito anteporre una controproducente voglia di portare a casa un risultato.

Consentitemi una brevissima divagazione di natura sportiva, utile a chiarire le mie perplessità rispetto a questa proposta di legge.

A un pareggio risicato, foriero di illusioni sulla salute e sullo stato della squadra e, quindi, di probabili disillusioni in tempi rapidi, quasi quanto quelli che hanno portato all'ideazione della proposta di legge, io, a tutto ciò, preferisco una sicura vittoria, una vittoria sia in casa che in trasferta, nel mercato globale, come nel mercato al quale si rivolge la filiera corta della produzione a chilometro zero. È dalla capacità di ascolto da parte dell'allenatore che nascono i successi di un'intera squadra e la squadra per la quale noi facciamo il tifo è quella degli agricoltori e dei consumatori italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ascoltando le opinioni di tutti gli attori protagonisti e dettando schemi alla squadra, in questo caso, una legge rivolta ad agricoltori e consumatori, quindi, a tutti noi, si arriva al risultato pieno, al successo garantito, proprio perché la materia prima a disposizione è di prima qualità. Questa proposta di legge dichiara di voler valorizzare e promuovere la domanda e l'offerta dei prodotti agroalimentari a chilometro zero o utile, di quelli provenienti da filiera corta, di origine locale, stagionali e di alta qualità, favorendo il consumo e la commercializzazione, garantendo ai consumatori un'adeguata informazione sulla loro origine e sulla loro specificità.

Tutto giusto, nella finalità; se non fosse che vi è un surplus di definizioni; nello specifico, quella di filiera corta, a chilometro zero o utile; a nostro giudizio, si presta a generare confusione nei consumatori. Sicuramente era da preferirsi quanto da noi proposto e cioè una definizione unica, di impatto e rappresentativa, qual è la definizione di filiera corta. Abbiamo proposto di essere maggiormente precisi nella definizione fondamentale di prodotti alimentari derivanti da filiera corta e cioè di specificare che i suddetti prodotti devono anche essere trasformati all'interno della stessa azienda agricola. Eravamo mossi dalla volontà di promuovere, con ancora maggiore attenzione, il valore aggiunto di tutti quegli operatori particolarmente dediti alla produzione a filiera corta; con la stessa logica abbiamo presentato altri emendamenti con lo slancio propositivo di voler approvare uno strumento che potesse essere davvero utile agli agricoltori e ai consumatori, ma non abbiamo trovato il vostro parere favorevole.

Proprio per queste ragioni, per le eccezioni che ho finora portato alla vostra attenzione, per le modalità troppo spesso frettolose che hanno caratterizzato l'iter di questa proposta di legge, pur ribadendo la necessità di un intervento legislativo utile a valorizzare e a promuovere la produzione agricola a filiera corta, Fratelli d'Italia si asterrà dal voto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, noi riteniamo questo lavoro, fatto in Commissione e, oggi e ieri, qui in Aula, un lavoro fatto male, veramente fatto male, che non fa onore al Parlamento italiano, perché, a nostro avviso, quando si vanno a normare cose così importanti e delicate che impattano, soprattutto, con la vita anche dei territori più marginali del nostro Paese, perché l'agricoltura tocca tutto il nostro Paese, bisognava essere molto, ma molto, ma molto più attenti. Soprattutto, bisognava essere più attenti a scardinare, come è stato fatto, una legge, quella sui piccoli comuni, che il Parlamento aveva votato all'unanimità e che - gli stakeholder, tutti gli attori, compresi i comuni italiani, che sono un grande patrimonio a cui Forza Italia è molto affezionato - sta attuando e ancora non ha attuato, per certi versi, lo abbiamo visto anche nei contenuti di alcuni ordini del giorno.

Ebbene, oggi si cancella tutto questo, in poco tempo si butta dentro una legge che è una legge bandierina, è una legge senza senso che produrrà, purtroppo, anche contenzioso, l'hanno detto altri prima di me (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), contenzioso innanzitutto con le regioni, perché si interviene su una materia che è di competenza regionale concorrente e, quindi, bisogna stare attenti. La storia d'Italia degli ultimi anni ci insegna che quando andiamo a fare cose così importanti e delicate che riguardano, appunto, specificità territoriali possiamo generare contenzioso innanzi alla Corte Costituzionale, e di tutto ha bisogno questo Paese fuorché di nuovo contenzioso tra lo Stato e le regioni. E mi meraviglio degli amici della Lega Nord, del tanto sbandierato federalismo in campagna elettorale; ebbene, qui si cancellano anche sforzi fatti da molte regioni, tra cui il Veneto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e ha fatto bene, e ringrazio il collega Bond, che è intervenuto più volte; sforzo che aveva prodotto - il sottosegretario ne sa qualcosa, perché nella precedente vita era assessore regionale - un testo, a nostro avviso, notevolmente migliore rispetto a quello che produce lei stesso oggi, qui, con il suo assenso. Allora, il tema è trattare con cura argomenti delicati e rispettare le specificità territoriali.

Ogni regione d'Italia è diversa. Fissare il termine dei 70 chilometri per una regione piccola come il Molise è andare oltre i confini regionali; per una regione grande, una grande città, magari è non superare i confini della città stessa; per le valli alpine è un'altra cosa ancora. Ecco che vi rendete conto che fissare questi parametri rigidi a livello centrale può produrre delle storture che sicuramente ci saranno e porteranno a un'applicazione totalmente schizofrenica da parte delle regioni stesse, che saranno in alcuni casi anche costrette ad intervenire innanzi alla Corte Costituzionale. Anche la mia regione è intervenuta, ero consigliere regionale: l'Umbria su questo tema ha fatto una legge importante. E oggi tutto questo lavoro rischia di essere vanificato da questa legge, che si inserisce, come un elefante in una cristalleria, in un dibattito che è complesso, nel quale Forza Italia sta da sempre con un concetto chiaro: il chilometro zero è chilometro zero, non è un'altra roba (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Il chilometro zero nella visione del legislatore, soprattutto europeo, è ciò che è compatibile con l'ambiente, e andava proprio a normare il tema del trasporto. Qui il chilometro zero lo avete fatto diventare 70 chilometri di raggio, che diventano 140 di diametro, tra l'altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, il tema è che avete stravolto, oggi state stravolgendo un elemento essenziale della vita delle nostre comunità, e cioè quello di produrre e vendere in loco; e il consumatore, andando a comprare in loco, si rendeva conto e si rende conto di come è fatto quel prodotto - era questa la ratio - e quindi si rende conto della qualità o della non qualità. Perché poi non è che assegniamo alla parola chilometro zero il tema qualità. No, noi lo contestiamo questo, abbiamo fatto emendamenti che vanno nella direzione di dire: noi dobbiamo garantire la qualità dei prodotti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che significa sicurezza alimentare. È una roba seria, che non merita di essere affrontata con questa superficialità e con questo pressappochismo da gente che è interessata solo a mettere una bandierina, perché, magari, ha qualche amico produttore. Siete riusciti nel miracolo di far compattare anche associazioni che è noto che non vanno molto d'accordo, e cioè la Coldiretti con la Confagricoltura, con tutte le associazioni che abbiamo sentito nel corso dell'audizione in Commissione.

E alcuni di voi stessi sono perplessi, si capisce perfettamente nella interlocuzione informale. Allora, perché tutto questo, per che cosa? Per dare ai 5 Stelle forse un contentino: va bene, metti una bandierina. L'importante è che non serve a nulla, ecco il tema delle risorse che è chiaro, è evidente. Una legge che ha il riconoscimento di un logo e che poi non ci mette nulla per la promozione dei loghi stessi è una legge inutile. Ho sentito anche Fratelli d'Italia dire che è una legge inutile, salvo poi astenersi; insomma, anche questo.

Noi le leggi inutili non le votiamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché questo deve essere un Parlamento che fa leggi utili, che fa leggi efficaci, chiare, che riducono il contenzioso, e non che aumentano il contenzioso. Ecco, mi ci accaloro perché sono un appassionato e sono anche un operatore, diciamo così, del settore, seppure non sono un produttore a chilometro zero. Penso che noi abbiamo fatto, ripeto, un brutto lavoro, e questo brutto lavoro se lo ritroveranno i cittadini in termini di qualità e di sicurezza alimentare. Sono i due valori chiave sui quale Forza Italia non intende minimamente derogare, sui quali Forza Italia intende, anzi, investire per il futuro, e su questo, lo anticipo, non faremo sconti a nessuno, da qualsiasi parte vengano le proposte di legge.

Concludo ringraziando sinceramente tutto il mio gruppo, in particolare i membri della Commissione agricoltura, e, soprattutto, anche tutti i colleghi parlamentari, l'onorevole Bond, l'onorevole Squeri e l'onorevole Maria Spena (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che hanno cercato in tutti i modi di produrre dei miglioramenti, purtroppo senza riuscirci. Per tutti questi motivi Forza Italia voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie, signora Presidente. In queste ore ci troviamo ad aver buttato il tempo, ad aver gestito un teatrino inutile su una proposta di legge inutile, quando, invece, fuori viviamo una fase storica ben diversa e viviamo esigenze dei cittadini e delle imprese molto diverse. Questa è una fase di grandi contraddizioni, ma, soprattutto, di grandi opportunità, ed è necessario che il legislatore riesca a cogliere il dibattito culturale e sociale che spinge i cittadini a chiedere trasparenza, conoscenza e informazione in tutti gli ambiti del vivere. Per questo sono nate in questi anni normative, grazie in particolare ai Governi del Partito Democratico, i Governi Renzi e Gentiloni, che hanno intercettato temi che oggi più che in passato si stanno muovendo in modo sottile, in modo continuo nella nostra società, mettendoli a sistema.

Il tema dell'alimentazione, e questo credo sia anche grazie all'esperienza positiva di Expo 2015, finalmente è tornato sul tavolo del dibattito pubblico, ma, soprattutto, è rientrato a pieno titolo all'interno delle norme, all'interno della buona legislazione, riconoscendone la complessità, però, non soltanto indicazioni di intento vane e fini a se stesse. Nella scorsa legislatura abbiamo approvato, nei Governi Renzi e Gentiloni, e lo ribadisco, leggi importanti che riguardavano la tracciabilità e l'origine dei prodotti, la trasparenza sulle caratteristiche nutrizionali del cibo e altre leggi importanti, come la legge sulla biodiversità e sul biologico, che, rispetto al passato, non sono più da considerarsi dei temi residuali anche dal punto di vista economico, ma che entrano a pieno titolo anche nelle scelte di tanti imprenditori che stanno riconvertendo le loro produzioni.

E la legge sui piccoli comuni, ne abbiamo tanto parlato durante il corso di questo dibattito questa mattina: quella legge andava a costruire un impianto molto serio di misure strutturate e articolate per limitare l'abbandono delle aree fragili del nostro Paese, delle aree interne, dei piccoli comuni, perché non è tutto bellezza, non è tutto marketing. La nostra Italia, la nostra penisola ha ancora tante difficoltà, e servono norme di sistema, norme articolate, che oggi, anche con questo provvedimento, andiamo a smantellare; norme a cui doveva essere dato seguito attraverso decreti attuativi, che questo Governo ancora, dopo diversi mesi, non è riuscito a fare. Questo vale per la legge sull'agricoltura sociale, vale per la legge sui piccoli comuni, e potrei continuare in questo elenco.

E poi ci sono altri temi, che fanno parte del dibattito pubblico tra i cittadini e le imprese, che le imprese, ancora prima del Parlamento, hanno saputo cogliere, facendone leva e fonte di vantaggio competitivo. Mi riferisco ad altre norme importanti approvate nella scorsa legislatura: la legge sull'agricoltura sociale, la legge sul welfare aziendale, la legge sul recupero delle eccedenze alimentari. Leggi, come la legge sul caporalato, che portavano a garantire la dignità del lavoro e la dignità della persona. Queste buone pratiche, queste buone pratiche messe in atto nel Paese, la politica, la buona politica, nella scorsa legislatura ha saputo metterle a sistema con buone norme. A queste esigenze dei cittadini di trasparenza, di informazione, ma, soprattutto, di conoscenza e consapevolezza, se ne aggiungono altre. In un'epoca di grandi divisioni e incertezze, dove la competizione globale è aggressiva e si aprono nuovi mercati, declinare la tipicità diventa un valore aggiunto. Diventa un valore aggiunto per il consumo interno, grazie a una maggiore consapevolezza dei cittadini, ma anche per il valore che il nostro export ha nel mondo. Export non è una parola di cui ci si riempie la bocca. L'export e le produzioni italiane tipiche e di grande qualità devono essere accompagnate da politiche serie di Governo. Quindi, alla politica spetta il compito di valorizzare la qualità e la credibilità sul mercato anche degli anelli più fragili della filiera agroalimentare. E l'agricoltura, soprattutto la piccola agricoltura dei piccoli imprenditori agricoli, è ancora un anello fragile della filiera agroalimentare.

Questo Governo racconta le eccellenze, ma spesso trascura, appunto, le fragilità del nostro comparto agricolo. L'agricoltura non è solo marketing, non è solo turismo enogastronomico. È ovviamente anche questo, ma all'agricoltura e alla nostra economia servono altre politiche, servono altre cose, servono altre modalità, servono politiche serie e mirate di filiera. Vi faccio un solo esempio. Il testo unico sul vino è un esempio in questo senso, perché è il frutto di un lavoro di anni sistematico sulla semplificazione e sulla razionalizzazione. Questo serve a chi produce.

Poi servono leggi quadro, in grado di coordinare e di rendere coerenti materie che sono concorrenti tra Stato, regioni, enti locali e province autonome. E il commercio e l'agricoltura sono materie concorrenti. Già questi temi, i temi della proposta di legge che stiamo valutando oggi, sono stati oggetto di numerose legislazioni regionali e il percorso in Commissione e in quest'Aula non ne ha tenuto conto. Abbiamo leggi regionali, che nascono con una finalità comune, ma con declinazioni diverse e questo non va bene. Intercettare in questa fase gli obiettivi comuni che l'Europa si è data è la chiave di volta per il successo, obiettivi comuni che riguardano la concorrenza, la libera circolazione delle persone e delle merci e soprattutto obiettivi che coniugano la necessità di ridurre l'impronta ambientale del nostro produrre e coniugare quell'esigenza delle comunità di sinergia, partendo dalle fragilità delle persone. Si tratta di riconnettere appunto le comunità, a partire dalle persone e dalle imprese più fragili. Questo è il pacchetto Agenda 2030, questa è la direttiva pratiche commerciali sleali in agricoltura, questo è il modo corretto di legiferare, questo è il modo corretto di tutelare chi è più debole.

Poi c'è il tema della complessità. Come è stato detto molte volte questa mattina, questa proposta di legge sulla filiera corta, a chilometro zero, chilometro utile… - sto facendo confusione anch'io sui termini, perché credo che di confusione se ne sia aggiunta parecchia - questa proposta di legge non considera la complessità. La complessità è a diverso titolo e a diverso grado. Ci sono esigenze e caratteristiche diverse degli anelli della filiera. Non si considera l'effettiva disponibilità di questi prodotti all'interno della filiera e, quindi, si genera un cortocircuito tra chi dovrebbe approvvigionarsene e tra chi ancora non è in grado di produrli.

Si considera il cibo... Onorevoli colleghi, il cibo non è tutto uguale. Il cibo viene prodotto in modo differente. Non siamo più in un'economia di 500 anni fa. Viviamo in un mondo veloce, che produce, che coltiva e che trasforma in un modo diverso. L'Italia, onorevoli colleghi, oltre che produttore, è un Paese trasformatore. E questa esigenza non si è colta. Non si è colta perché non si sono colte alcune differenze tra le produzioni agricole a terra e le esigenze molto diverse che il comparto della pesca ha, ad esempio. I prodotti trasformati non sono la stessa cosa delle materie prime. Questa proposta di legge meritava, insomma, una maggiore cura.

Soprattutto non si considera un'altra complessità, che invece la legge n. 158 sui piccoli comuni considerava: le grandi aree urbane non sono la stessa cosa dei piccoli comuni. Ancora non si è attuata la legge sui piccoli comuni e ci troviamo a smantellarla. Non è una buona pratica legislativa. Non si fa così, perché le leggi si fanno, devono essere attuate ed eventualmente si fanno dei passaggi in avanti.

Come è stato detto, ci sarà, con questa norma, un cortocircuito, una norma che si intersecherà con un altro provvedimento simile, a firma della Lega, al Senato. Si farà confusione per i cittadini, per gli imprenditori, tra loghi, marchi, competenze, materie concorrenti, norme sull'etichettatura, collegato ambientale, collegato agricolo, norma sui piccoli comuni e potrei andare avanti ancora. Vi faccio una domanda: le imprese davvero vi hanno chiesto questo? In Commissione, tutte le associazioni dell'intera filiera agroalimentare, dalle associazione agricole fino al commercio, grande distribuzione e ristorazione collettiva, vi hanno detto che questa legge non s'ha da fare, perché questa legge include costi, incertezza, burocrazia e, soprattutto, non risponde all'obiettivo di rispondere all'esigenza dei cittadini di maggiore informazione e conoscenza sul valore del cibo, perché per noi il cibo ha un valore.

Certo, vi riempite la bocca di parole accattivanti. “Chilometro zero” è una parola che va di moda, ma questa legge è una legge vuota, priva di contenuto, che non ha senso. Guardate, il nuovo non è sempre meglio di quello che è stato fatto. Voi non avete una visione, un progetto per questo Paese. Questa legge superficiale ne è la riprova. Vi interessa trasformare questo Parlamento in un grande e piccolo teatro. Probabilmente non è la cosa giusta.

Per questi motivi annuncio il voto contrario del Partito Democratico e ringrazio i miei colleghi della Commissione agricoltura, la vicepresidente Cenni, e poi i colleghi Incerti, Francesco Critelli, D'Alessandro, Portas, che hanno lavorato a questa proposta di legge in modo serio per provare a migliorarla nel silenzio e nell'arroganza di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, quest'oggi siamo chiamati a votare una proposta di legge, nata dall'incontro tra le istanze della sostenibilità ambientale, la tutela del consumatore e la volontà della maggioranza di Governo di iniziare a regolamentare un settore, quello dei prodotti a chilometro zero utile e di filiera corta, nel quale non esiste tuttora una legislazione chiara nazionale.

È una legge che pone all'attenzione dell'Aula la richiesta di una svolta culturale verso la green economy e la valorizzazione della sostenibilità ambientale delle filiere produttive, senza cadere in posizioni che vanno a discapito di forme alternative più tradizionali di produzione agricole e alimentari. Semplicemente, la green economy è un paradigma virtuoso che limita il negativo impatto ambientale dalla commercializzazione globale nella quale oggi viviamo.

Questa proposta di legge istituisce, con decreto del Mipaaf, due loghi: uno per i prodotti a chilometro zero o utile, e uno per quelli a filiera corta, al fine di promuovere la domanda e l'offerta e tutelare contemporaneamente il consumatore, che ad essi si avvicina.

Con la definizione di chilometro zero o utile e di filiera corta verranno identificati tutti i prodotti realizzati o, nel caso del pesce fresco, sbarcati a 70 chilometri di raggio dal luogo di vendita o dal luogo di consumo. Nei luoghi di vendita diretta, nei mercati e negli esercizi commerciali o di ristorazione, dove verranno posti in vendita o somministrati prodotti a chilometro zero o utile e di filiera corta, saranno esposti questi prodotti tramite la creazione di un apposito spazio, nel caso della grande distribuzione, oppure mettendo in evidenza il logo, così da indicare e differenziare in maniera evidente quelli provenienti da questo tipo di filiera rispetto agli altri prodotti posti in vendita.

Mi preme sottolineare questa parte, che a mio avviso è fondamentale. Il consumatore sarà ampiamente tutelato perché l'offerta dovrà essere limpida e bene identificabile in tutti gli esercizi commerciali, evitando ambiguità e possibilità di sofisticazione. Purtroppo, per colpa di scelte motivate solamente dalla logica e dalla convenienza di mercato e iscritte in un sistema di economia teorica, che guarda solamente alla dimensione globale internazionale, i numerosi passaggi della filiera tendono a uniformare le tipologie di prodotti su larga scala. Questo, molte volte, ha causato della frenesia nella competitività, che schiava della logica della commercializzazione rinuncia, ad esempio, alla stagionalità dei prodotti, proponendo tutto l'anno merci che trovano invece il loro contesto naturale in una determinata stagione.

Il sistema descritto lede le eccellenze territoriali, sottoponendole ad una concorrenza continuata e aggressiva, quando, molto frequentemente, esse riescono a garantire il loro prodotto soltanto durante determinati periodi dell'anno, in concomitanza dalla stagione di appartenenza. Nel mondo globale molte comunità, anche del nostro Paese, hanno perso definitivamente il contatto con alcune varietà di prodotti alimentari di nicchia realizzati sui loro territori, sia agricoli, sia ittici. Certi alimenti rappresentano storia, rappresentano tradizione e una prospettiva di futuro che non possiamo permettere venga diluita nel calderone dell'offerta pervasiva. Tutto ciò ha un importante aspetto culturale. Parlando di pesca, il chilometro zero, ad esempio, non soltanto rappresenta un valore aggiunto perché contribuisce notevolmente alla green economy, ma consente ai pescatori di far conoscere le cosiddette specie povere, snobbate dai mercati all'ingrosso, cioè quella moltitudine di specie presenti nei nostri mari che non vengono commercializzate e spesso vengono rigettate in mare perché scarsamente proponibili sul mercato standard.

Una simile valorizzazione garantirebbe sia l'opportunità di far conoscere le varie specie ittiche, di cui purtroppo si sta perdendo anche la capacità di lavorazione e di elaborazione culinaria, sia la diluizione dello sforzo di pesca su più specie bersaglio, evitando che l'attività di prelievo si concentri sulle quattro o cinque specie prescelte dai mercati e a volte sovrasfruttate, inseguendo il principio, valido soprattutto per la piccola pesca, della rotazione delle tipologie di pesca durante l'anno e, quindi, anche della stagionalità. Si tratta di un principio, la stagionalità, riconosciuto e acclamato in agricoltura ma, forse, ha ancor maggior valore in certi contesti riguardanti i prodotti ittici.

Il prodotto alimentare, determinato dalla proposta di legge e che oggi ci accingiamo a votare, contribuisce a formare un'economia territoriale di scala dove il rapporto tra il consumatore, il tessuto produttivo e il mercato è più trasparente e più educato alla cultura della consapevolezza, alimentare e territoriale, con tutti i punti di riferimento effettivi. Di conseguenza, questa proposta di legge è anche un fondamentale intervento per la valorizzazione dei prodotti e dei territori. Infatti, spesso, le nostre produzioni territoriali sono messe in difficoltà dalla concorrenza spietata del mercato globale, dove i soggetti commerciali di ampie dimensioni producono un rincaro dei prezzi non giustificato e precludono al consumatore la conoscenza delle produzioni autoctone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Nella nostra Italia, così ricca di qualità nell'agroalimentare e nella diversità legata al prodotto primario e alla biodiversità, ma anche alle varie tecniche di lavorazione del prodotto la cui denominazione può addirittura variare da provincia a provincia, è indispensabile un'economia territoriale limpida che consenta al consumatore la conoscenza dei prodotti del proprio territorio e dei prodotti autoctoni. Certamente - è inutile nasconderlo - questo tipo di iniziativa tiene conto di un corto circuito esistente all'interno della filiera. Parlo di corto circuito riferendomi al fatto che al produttore viene retribuito un importo variabile mediamente tra il 17 e il 30 per cento del prezzo finale che paga il consumatore. Lasciatemi dire: una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)! Tali rincari, il più delle volte, non sono giustificati da effettivi servizi o spese effettuate dai vari intermediari. In alcuni casi non viene neanche coperto il costo di produzione all'agricoltore e al pescatore, che sono i soggetti deboli, quelli più a rischio perché esposti alla variabilità ambientale e ai cambiamenti climatici, senza dimenticare che molte volte all'interno dalla filiera i produttori sono gli imprenditori che maggiormente investono in termini di capitale umano ed economico nelle loro attività.

Questa proposta di legge non vuole che l'agricoltore o il pescatore si reinventi commerciante, anche perché questo impegno supplementare toglie tempo all'attività primaria, attività che molte volte è la passione di una vita, ma gli si vuole dare un'occasione in più per avere un maggior sostegno al reddito derivante dalla sua attività (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Gli indispensabili corollari di questa proposta di legge, quali, ad esempio, quello che prevede a parità di punteggio un principio di premialità nell'assegnazione dei servizi a chi utilizza prodotti a chilometro zero o utile o a filiera corta ne completano il quadro normativo. Una conseguenza di quest'ultimo aspetto sarà la maggior presenza di prodotti territoriali nei servizi di refezione scolastica, un aspetto che se opportunamente valorizzato in sede didattica, consentirà alle giovani generazioni di instaurare un rapporto di stretta partecipazione alle tipicità del loro territorio e, contemporaneamente, ai territori stessi.

Inoltre, in un mondo sempre più frenetico, che preme sul fast food e che vede sempre più casi di obesità giovanile, è fondamentale che le nuove generazioni vengano educate alla buona alimentazione, la quale non può di certo dimenticare l'apporto fondamentale dato dalla nostra dieta mediterranea, riconosciuta anche dall'UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Purtroppo, ancora oggi nelle mense scolastiche delle nostre città - lasciatemelo dire - si sceglie per comodità il classico filetto di pangasio che arriva dall'altra parte del mondo e mi fermo qui perché molto, molto ci sarebbe da dire sulla qualità di certi cibi che fino ad oggi sono entrati nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Riteniamo, dunque, necessaria l'approvazione di questa proposta di legge che prosegue sulla strada indicata dal Mipaaf e dal Ministro Centinaio della riscoperta, della valorizzazione e della promozione delle diverse realtà agroalimentari italiane, perché la prima cosa per far conoscere e per far rinascere soprattutto - più che far conoscere - la nostra agricoltura e la nostra pesca è portarle a conoscenza del mondo ma, soprattutto, a conoscenza degli stessi italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), tramite una virtuosa valorizzazione del settore agroalimentare italiano. Per questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo parlamentare della Lega su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Colleghi, vi chiedo di fare un po' di silenzio. È difficile intervenire per i vostri colleghi e anche ascoltare per chi vuole farlo. Prego.

FILIPPO GALLINELLA (M5S). Grazie, Presidente, e grazie ai colleghi tutti. Questa proposta di legge non è una novità perché il panorama italiano già presenta alcune caratteristiche relativamente al chilometro zero, utile e alla filiera corta. Nella XVI legislatura si è provato a fare un testo di legge, nella XVII ho partecipato anch'io alla stesura di quel testo di legge, che non è mai approdato in Aula, e in questa legislatura, la XVIII, ci siamo riusciti. Quindi, qualcosa sicuramente è cambiato.

I colleghi hanno spiegato a grandi linee che cosa si vuole fare con questa proposta di legge. Abbiamo le definizioni e le finalità e vogliamo, in qualche modo, valorizzare i prodotti del territorio. Abbiamo circoscritto il luogo di produzione, trasformazione e vendita in un raggio di 70 chilometri. C'è chi voleva la provincia, chi voleva la regione, ma sono distanze anche…

PRESIDENTE. Colleghi, i banchi del Governo, per favore. Prego.

FILIPPO GALLINELLA (M5S). …legate, diciamo, alla territorialità, perché ci sono regioni molto lunghe, così come province molto lunghe. Abbiamo recuperato la distanza già usata da molte regioni e, quindi, non crediamo che ci sia il conflitto…

PRESIDENTE. Onorevole Giglio Vigna, grazie.

FILIPPO GALLINELLA (M5S). Oltretutto questo testo di legge interviene anche valorizzando i prodotti freschi della pesca e questa è una novità. Abbiamo deciso anche di premiare, negli spazi pubblici relativi ai mercati agricoli, quelli che vendono i prodotti più vicini a quel luogo. Che male c'è? Non c'è nessun problema. Uno stesso intervento di premialità è stato fatto sulla ristorazione collettiva, sulla fornitura collettiva dei prodotti alle mense, per dire che tra parità di offerte usiamo anche questo criterio di premialità. Quindi, una valorizzazione, perché quando noi vendiamo i prodotti del territorio non solo valorizziamo questi prodotti ma le stesse risorse ricadono su quel territorio, incentivandolo ed arricchendolo.

Ma la chiave, diciamo, di questa proposta di legge, che oggi vedrà sicuramente il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle, è l'identificazione di un logo, di due loghi nello specifico, perché noi vogliamo chiarire che cosa è il chilometro zero e/o utile perché è recuperato nel testo dei piccoli comuni. Per questo andiamo a fare quella modifica del comma 2 dell'articolo 11 e non c'è nessun stravolgimento di quella legge. Inoltre, diciamo anche che cos'è la filiera corta, perché non ci basta che un regolamento comunitario ci dica di un numero limitato di passaggi. Noi diciamo uno, salva l'eccezione in presenza di aggregazione di agricoltori e questo mi sembra evidente. Ma il logo che noi andiamo a identificare - e ci penserà il Ministero così come ha fatto per il marchio di montagna, cosa non criticata da nessuno e che ha portato anche nei PSR ad avere la misura 3.11 per la valorizzazione e magari ci immaginiamo che succederà anche per questo tipo di prodotti - che cosa fa? Identifica non solo chi vende i prodotti del territorio ma anche lo stesso ristoratore perché apponendolo, per esempio, sulla sua insegna o sulla sua vetrina rispetto a un altro ristorante o punto vendita che non ce l'ha ha un motivo di valorizzazione.

Quindi, questa proposta di legge cerca di fare un quadro chiaro su quello che è già l'esistente. Inoltre, introduciamo una novità, che è quella della valorizzazione non solo di chi direttamente vende quei prodotti al mercato piuttosto che in azienda o anche addirittura dentro la grande distribuzione - perché prevediamo anche che siano dedicati spazi appositi con un logo - ma anche nella ristorazione, i ristoranti. Quindi, sicuramente è un elemento di novità non presente nelle passate proposte di legge che, ricordo, mai sono venute in Aula. E, infine, introduciamo le sanzioni, salvo che il fatto non costituisca reato - questo è evidente - perché abbiamo sentito parlare di tutto, come della salubrità dei prodotti. Ma oggi i prodotti che vengono messi in commercio devono avere i criteri di salubrità, è evidente, nessuno fa sconti su questa linea. Solo che noi diamo un altro valore, se sono del territorio non vuol dire che non sono sani, sono sani a prescindere, abbiamo tantissimi organismi di controllo, è su questi che l'Italia si vanta di avere i migliori controlli sul sistema agroalimentare. Quindi, su questa questione, che questa legge vuole bypassare i controlli sanitari, la rispedisco al mittente, perché forse non si conosce come funziona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Poi c'è stata anche un'altra questione che ho ascoltato, l'idea cioè di mettere il logo sul prodotto, ma se io metto il logo su una busta di insalata e l'insalata la sposto a cinquanta chilometri o a cento chilometri ecco che salta tutto l'impianto della norma. Il regolamento dell'etichettatura, n. 1169/2011, ci dice quello che ci deve essere e quello che può essere facoltativo. Nulla di più noi aggiungiamo, se non valorizzare un prodotto del territorio.

PRESIDENTE. Colleghi, i banchi del Governo, grazie.

FILIPPO GALLINELLA (M5S). Chiudo Presidente dicendo due cose: la legge sui piccoli comuni non si stravolge, ma si allinea e, in più, relativamente alla questione del fondo che, ricordo, è stato bocciato perché noi certamente non eravamo contrari a mettere un fondo per aiutare la promozione, ma forse i colleghi che hanno votato il pareggio di bilancio non se lo ricordano più come funziona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per questo noi, nell'ordine del giorno, abbiamo pensato di dire al Governo: arriverà la legge di bilancio, pensiamo anche a intervenire in questa maniera, come si fa per tante altre cose.

Quindi, per questi motivi, io ringrazio tutti. Credo che sia un bel punto di partenza, sono certo che l'iter al Senato sarà rapido, in modo tale da fare chiarezza su una tematica che oramai da troppo tempo aspetta una decisione politica e, con questo, ribadisco il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma – A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Ha, chiesto di intervenire ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento la relatrice, onorevole Cimino. Ne ha facoltà.

ROSALBA CIMINO , Relatrice. Grazie Presidente, a nome del Comitato dei nove, propongo all'Assemblea, ai sensi dell'articolo 90 comma 1 del Regolamento, la seguente correzione di forma: Articolo 2. Al comma 1, lettera a), sostituire le parole da: agricoli, fino a: acquacoltura, con le seguenti: agricoli e alimentari a chilometro zero o utile: i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento, compresa l'acquacoltura, di cui all'allegato I al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e i prodotti alimentari di cui all'articolo 2 del Regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta di correzioni di forma avanzata dalla relatrice si intende accolta dall'Assemblea.

(C osì rimane stabilito ).

(Coordinamento formale - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Rimane, altresì stabilito che la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 183-A: "Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 StelleeLega-SalviniPremier).

Seguito della discussione della proposta di legge: Orlando e Franceschini: Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (A.C. 893-A) (ore 17,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 893-A: Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale.

Ricordo che nella seduta del 15 ottobre si è conclusa la discussione generale e la relatrice per la maggioranza è intervenuta in sede di replica, mentre il relatore di minoranza e il rappresentante del Governo vi hanno rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 893-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, la componente politica MAIE-Movimento associativo italiani all'estero del gruppo Misto è stata invitata a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 893-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). La ringrazio, Presidente per la parola. Nei nostri precedenti interventi abbiamo affermato di condividere la finalità di questa proposta di legge, quella cioè di tutelare in modo più rigoroso il patrimonio artistico e culturale italiano e abbiamo ricordato con orgoglio che il nostro Paese detiene il maggior numero di siti classificati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. Abbiamo, viceversa, espresso severe critiche all'impianto della proposta di legge sotto due principali profili.

Il primo riguarda l'eccessiva severità delle pene ipotizzate per i singoli reati. Abbiamo segnalato come i minimi e i massimi edittali previsti nel testo originale apparissero decisamente sproporzionati rispetto ai criteri di necessaria proporzionalità cui dovrebbe improntarsi il nostro ordinamento.

Il secondo riguarda il mancato coordinamento di questa nuova normativa ai contenuti della Convenzione di Nicosia, che il nostro Paese ha sottoscritto, ma non ancora ratificato. Non ha senso approvare un testo di legge monco, che sappiamo già in partenza dovrà essere modificato nell'altro ramo del Parlamento, come ha riconosciuto lo stesso Governo, in sede di discussione generale.

È più serio far tornare per qualche settimana il testo in Commissione, dove insieme, maggioranza e opposizione, in spirito di leale collaborazione, potremmo effettuare questo lavoro di coordinamento. La maggioranza, sorda a questi nostri suggerimenti, preferisce invece andare avanti a testa bassa, e di questo ci rammarichiamo. Forza Italia, nei suoi emendamenti, continuerà anche oggi in Aula a proporre una generale, sensibile riduzione delle pene detentive, affiancando in taluni casi la pena pecuniaria.

Abbiamo rilevato che solo per l'Aula i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno presentato degli emendamenti del tutto speculari ai nostri che tendono pure a ridurre in generale le pene. Si tratta, con tutta evidenza, di un espediente di natura legislativa che ha come unico obiettivo quello di intestare ad un partito diverso dal nostro una ragionevole riduzione delle pene, da noi fin da subito contestata, senza riconoscere alla nostra attività parlamentare il merito del risultato finale. Ne prendiamo atto, la maggioranza si può regolare come ritiene, ma da parte nostra, nel dibattito che seguirà, rivendicheremo con fermezza un risultato che è frutto della nostra battaglia politica in Commissione giustizia.

Confermiamo anche le critiche alla collocazione della nuova disciplina all'interno del codice penale, anziché nel codice dei beni culturali. La vostra scelta è del tutto incoerente, come quella di collocare le nuove fattispecie di reato dopo il titolo dedicato ai delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio. Il codice dei beni culturali, per i riferimenti normativi di diritto sostanziale, appare la collocazione più opportuna per il corpus delle leggi speciali penali. La vostra scelta costringerà gli interpreti a continui rimandi che, con un po' di buonsenso, potremmo evitare.

Ma la critica più pesante che mi sento di rivolgere alla relatrice del Partito Democratico è quella di voler licenziare a tutti i costi un testo incompleto e non coordinato con le disposizioni della Convenzione di Nicosia. Il sottosegretario Ferraresi ha chiaramente confermato, in sede di discussione generale che al Senato il testo che ci accingiamo a licenziare dovrà essere modificato, affiancando ad esso la ratifica della Convenzione internazionale.

Per l'economia dei lavori del Parlamento sarebbe molto più saggio se la proposta di legge tornasse in Commissione. Che senso ha licenziare un testo che tutti noi sappiamo essere incompleto? Mi pare che in realtà si cerchi solo l'ennesima bandierina da sventolare in una campagna elettorale permanente alla quale questa maggioranza si sta cimentando (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, ho chiesto di intervenire sull'ordine lavori per rappresentare all'Aula una cosa che noi riteniamo gravissima sotto il profilo non solo strettamente tecnico-normativo ma anche dal punto di vista politico. Succede questo, Presidente: dopo esser stato ripresentato per tre legislature, questo testo arriva in Aula con una procedura definita d'urgenza, perché era stato approvato nella scorsa legislatura alla Camera, quindi con tempi ristretti in Commissione, quindici giorni. Il testo di legge viene ripresentato a luglio, assegnato alla Commissione giustizia a settembre e il primo giorno di calendarizzazione è il 25 settembre, per avere poi tre rinvii, il 25, il 26 e il 27, perché in contemporanea avevamo la classaction, e approda in Commissione Giustizia il 4. Ci terrei che la relatrice mi ascoltasse. Presidente è un testo formato da appena sette articoli, e nonostante questo Forza Italia ha presentato una quarantina di emendamenti, che sono emendamenti non di ostruzione, ma migliorativi del testo, quindi costruttivi. In quella fase il MoVimento 5 Stelle ha presentato solo tre emendamenti, tra l'altro, come poi vedremo in seguito, tesi ad eliminare parti del testo normativo che loro adesso invece chiedono di reintrodurre, quindi con un atteggiamento abbastanza schizofrenico. Durante l'esame in Commissione, Presidente, la discussione è stata molto contratta. A me dispiace spiegarlo, ma se no non si capisce il senso della mia richiesta, quindi devo necessariamente rappresentare l'iter dei lavori.

Come dicevo, la discussione è stata contratta, con tempi ristretti un po' perché eravamo impegnati con altri disegni di legge all'esame e un po' perché si è registrato lo stesso atteggiamento di chiusura che ci ha visti impegnati nel “decreto Bari” e poi in seguito con la classaction, cioè il MoVimento 5 Stelle dice aprioristicamente “no”. La Lega tace, Lega che non ha presentato né un emendamento né un intervento in sede di Commissione, quindi nel buio più totale, mentre ci danno una mano e lavoriamo insieme benissimo nuovamente noi e i colleghi di Fratelli d'Italia. Senonché, in questa fase, non passa niente, se non tre emendamenti nostri veramente di natura molto spicciola, e arriviamo al Comitato dei nove dell'altro giorno, di lunedì, e che succede, Presidente? Succede che ci vengono ripresentati una cinquantina di emendamenti, il cui testo riproduce pedissequamente nell'impostazione tecnica emendamenti di Forza Italia, quando non erano di Fratelli d'Italia o del PD in taluni casi.

Presidente, è evidente che qui c'è un grandissimo vulnus. Il vulnus è di non aver consentito alla Commissione il dibattito sul testo normativo, perché una cosa è portare al Comitato dei nove uno, due, tre, quattro emendamenti, ma stravolgere la stesura di un testo è un'altra cosa. Quindi, da qui la mia richiesta a lei, perché a nostro giudizio il testo dovrebbe ritornare in Commissione giustizia, perché lì i commissari tutti, non le nove persone che compongono il Comitato ma tutti i commissari, hanno il sacrosanto diritto di conoscere il contenuto dei singoli emendamenti e di esprimere il loro voto.

Quindi, la mia prima richiesta, Presidente, è che il testo ritorni in Commissione giustizia. Poi non posso non stigmatizzare - e qui concludo - un altro comportamento, perché io ho appreso e sto imparando le regole del Parlamento, anche abbastanza velocemente, e quindi capisco che la riformulazione degli articolati sia qualcosa di fattibile, quindi di qualcuno che si appropria di testi di altri, ma un Governo e una forza politica seria, matura, avrebbe chiesto, in sede di Commissione, alla forza che proponeva gli emendamenti, e quindi a Forza Italia, che era aperta al confronto: siete pronti ad una riformulazione? E noi gli avremmo detto “sì”. Allora, Presidente, è troppo facile copiare, e se il plagio nel nome del popolo italiano è consentito, noi glielo lasceremo fare, però non è corretto, non è politicamente maturo, quindi è forse ora di cambiare passo anche su questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole Bartolozzi, dal punto di vista formale la procedura si è svolta secondo le regole. Lei sottopone alla Presidenza una questione che attiene alla correttezza istituzionale che dovrebbe intercorrere e alla dinamica dei rapporti tra maggioranza e opposizione. Non so se la relatrice o la presidente di Commissione intendano rispondere alle sue osservazioni. Naturalmente resta agli atti la sua osservazione, onorevole Bartolozzi.

VALENTINA PALMISANO, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA PALMISANO, Relatrice per la maggioranza. Presidente, a nostro avviso, non è stato assolutamente compresso il dibattito in Commissione. Anzi, ribadisco, come ho già fatto in occasione del mio intervento in discussione sulle linee generali, che abbiamo discusso tanto in Commissione e abbiamo fatto tesoro delle osservazioni e delle istanze che erano state sollevate dalle opposizioni e anche da parte della maggioranza. Riteniamo di aver fatto un buon lavoro tutti insieme e che quindi si possa oggi votare un buon testo.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Chiedo di parlare sul complesso degli emendamenti.

PRESIDENTE. No, dobbiamo passare ai pareri. Invito quindi i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 segnalati per la votazione. L'onorevole Palmisano per la maggioranza e dopo l'onorevole Pittalis per la minoranza.

VALENTINA PALMISANO, Relatrice per la maggioranza. Presidente, sugli emendamenti 1.40 e 1.41 Bartolozzi, parere contrario; emendamento 1.201 Orlando, parere favorevole; emendamento 1.230 Bartolozzi, parere contrario; emendamento 1.204 Perantoni, parere favorevole con riformulazione, che leggo: “Al comma 1, lettera a), capoverso “Art. 518-bis”, sostituire il primo comma con il seguente: Chiunque si impossessa di un bene culturale mobile altrui, sottraendolo a chi lo detiene, al fine di trarne profitto, per sé o per altri, è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da 927 a 1.500 euro. Conseguentemente, al medesimo capoverso, secondo comma, sostituire le parole: 12 anni con le seguenti: dieci anni e con la multa da 927 a 2.000 euro”.

Emendamento 1.42 Bartolozzi, parere contrario; emendamento 1.205 Schullian, parere contrario; emendamento 1.71 Varchi, parere contrario; emendamento 1.45 Bartolozzi, parere contrario; emendamento 1.94 Vitiello, parere contrario; emendamento 1.206 Schullian, parere contrario; emendamento 1.72 Varchi, parere contrario; emendamento 1.47 Bartolozzi, parere contrario. Emendamento 1.300 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.207 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.48 Bartolozzi, parere contrario. Emendamento 1.209 Varchi, parere contrario. Emendamento 1.100 Bazoli, parere contrario.

Emendamento 1.210, parere favorevole, con riformulazione che vado a leggere: “Al comma 1, lettera a), capoverso “Art. 518-quinquies” primo comma, sopprimere la seguente parola: ‘illecitamente'. Conseguentemente, al medesimo capoverso, al medesimo comma, sostituire le parole: quattro a dodici anni con le seguenti: cinque a tredici anni e con la multa da 6.000 a 30.000 euro'. Sopprimere il secondo e il terzo comma. Sostituire la rubrica con la seguente: “Impiego di beni culturali provenienti da delitto”.

Emendamento 1.49 Bartolozzi, parere contrario. Emendamento 1.101 Bazoli, parere contrario. Emendamento 1.74 Varchi, parere contrario. Emendamento 1.212 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.215 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.200 Bazoli, parere contrario.

Emendamento 1.217 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.218 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.64 Bartolozzi, parere contrario.

Emendamento 1.219 Bazoli, parere favorevole con la riformulazione che vado a leggere: “Al comma 1, lettera a), dopo il capoverso “Art. 518-novies”, aggiungere il seguente: ‘Art. 518-novies.1 - (Importazione illecita di beni culturali) - 1. Chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato e dei casi previsti dagli articoli 518-quater, 518-quinquies, 518-sexies, 518-septies e 518-sexiesdecies, importa beni culturali provenienti da delitto ovvero rinvenuti a seguito di ricerche svolte senza autorizzazione, ove prevista dall'ordinamento dello Stato in cui il rinvenimento ha avuto luogo, ovvero esportati da un altro Stato in violazione della legge in materia di protezione del patrimonio culturale di quello Stato, è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 258 a euro 5.165 ”.

PRESIDENTE. Colleghi!

VALENTINA PALMISANO, Relatrice per la maggioranza. Emendamento 1.65 Bartolozzi, parere contrario. Emendamento 1.220 Bazoli, parere favorevole con riformulazione: “Al comma 1, lettera a), capoverso “Art. 518-decies”, primo comma, dopo le parole ‘beni culturali', aggiungere le seguenti: ‘cose di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico o altre cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela ai sensi della normativa sui beni culturali'. Conseguentemente, al medesimo capoverso, al secondo e terzo comma, dopo le parole: ‘beni culturali' aggiungere le seguenti: ‘cose di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico o altre cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela ai sensi della normativa sui beni culturali”.

Emendamento 1.51 Bartolozzi, parere contrario. Emendamento 1.221 Varchi, parere contrario. Emendamento 1.75 Varchi, parere contrario. Emendamento 1.56 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.222 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.76 Varchi, parere favorevole. Emendamento 1.224 Bartolozzi, parere contrario. Emendamento 1.54 Bartolozzi, parere contrario. Emendamento 1.55 Bartolozzi, parere contrario. Emendamento 1.226 Varchi, parere contrario. Emendamento 1.223 Bartolozzi, parere contrario. Emendamento 1.88 Vitiello, parere contrario.

Identici emendamenti 1.87 Vitiello e 1.250 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.251 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.78 Varchi, parere contrario. Emendamento 1.256 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.255 Varchi, parere contrario. Emendamento 1.252 Varchi, parere contrario. Emendamento 1.261 Bartolozzi, parere contrario. Emendamento 1.257 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.260 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.259 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.261 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.262 Vitiello, parere contrario. Emendamento 1.263 Perantoni, parere favorevole.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Palmisano, proviamo di seguito a dare anche i pareri sugli articolo aggiuntivi.

VALENTINA PALMISANO, Relatrice per la maggioranza. Articolo aggiuntivo 1.03 Schullian, parere contrario. Articolo aggiuntivo 1.0224 Bartolozzi, parere contrario. Articolo aggiuntivo 1.01 Varchi, parere contrario. Identici articoli aggiuntivi 1.02 Varchi e 1.0264 Bartolozzi, parere contrario.

PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, onorevole Pittalis, ad esprimere il parere della Commissione.

PIETRO PITTALIS, Relatore di minoranza. Emendamento 1.40 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.41 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.201 Orlando, parere contrario. Emendamento 1.230 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.204 Perantoni, parere contrario. Emendamento 1.42 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.205 Schullian, parere contrario. Emendamento 1.71 Varchi, parere favorevole. Emendamento 1.45 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.94 Vitiello, parere contrario. Emendamento 1.206 Schullian, parere contrario. Emendamento 1.72 Varchi, parere favorevole. Emendamento 1.47 Bartolozzi, parere favorevole.

Emendamento 1.300 Perantoni, parere contrario. Emendamento 1.207 Perantoni, parere contrario. Emendamento 1.48 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.209 Varchi, parere favorevole. Emendamento 1.100 Bazoli, parere contrario. Emendamento 1.210 Perantoni, parere contrario. Emendamento 1.49 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.101 Bazoli, parere contrario. Emendamento 1.74 Varchi, parere favorevole. Emendamento 1.212 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.215 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.200 Bazoli, parere contrario. Emendamento 1.217 Perantoni, parere favorevole.

Emendamento 1.218 Perantoni, parere contrario. Emendamento 1.64 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.219 Bazoli, parere favorevole. Emendamento 1.65 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.220 Bazoli, parere favorevole. Emendamento 1.51 Bartolozzi, parere favorevole.

Presidente, se poi posso agevolare, dall'emendamento 1.221 Varchi all'emendamento 1.224 Bartolozzi il parere è sempre favorevole.

PRESIDENTE. Ha sicuramente agevolato, e la ringrazio.

PIETRO PITTALIS, Relatore di minoranza. Emendamento 1.54 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.55 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.226 Varchi, parere favorevole. Emendamento 1.223 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.88 Vitiello, parere contrario. Identici emendamenti 1.87 Vitiello e 1.250 Perantoni, parere contrario. Emendamento 1.251 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.78 Varchi, parere favorevole. Emendamento 1.256 Perantoni, parere contrario. Emendamento 1.255 Varchi, parere favorevole. Emendamento 1.252 Varchi, parere favorevole. Emendamento 1.61 Bartolozzi, parere favorevole. Emendamento 1.257 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.260 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.259 Perantoni, parere contrario. Emendamento 1.261 Perantoni, parere favorevole. Emendamento 1.262 Vitiello, parere favorevole. Emendamento 1.263 Perantoni, parere contrario.

Passando agli articoli aggiuntivi, articolo aggiuntivo 1.03 Schullian, parere contrario. Articolo aggiuntivo 1.0224 Bartolozzi, parere favorevole. Articolo aggiuntivo 1.01 Varchi, parere favorevole. Identici articoli aggiuntivi 1.02 Varchi e 1.0264 Bartolozzi, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice di maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.41 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.201 Orlando, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.230 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, intervengo su questo e non sono intervenuta sul primo, perché il collega ne aveva già parlato, in sede di discussione sul complesso dell'articolo 1. Il nostro tentativo è dare una collocazione sistematica corretta alle norme di cui ci stiamo occupando. Allora, nel primo che abbiamo bocciato, noi prevedevamo l'inserimento di queste fattispecie penali nel loro alveo naturale… Presidente, io non capisco nulla…

PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Bartolozzi. Colleghi, posso chiedervi di fare un po' di silenzio, perché è difficile intervenire ed è difficile ascoltare.

Prego, onorevole Bartolozzi.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Come dicevo, nell'emendamento che non è appena passato e che abbiamo disatteso noi volevamo trovare una collocazione sistematica a quest'impianto normativo che fosse la più corretta e che, a nostro giudizio, era quella del codice Urbani del 2004, testo unico in materia di reati contro il patrimonio culturale e paesaggistico che già prevedeva ipotesi contravvenzionali; quindi, a nostro dire, anche le ipotesi delittuose dovevano andare in quella sede. Ci avete detto “no”, ci riproviamo.

Allora, rimaniamo nel codice penale; l'inserimento che prevede la maggioranza è in un titolo che, secondo noi, è scorretto, perché la previsione si inserisce dopo i reati che sono contro l'ordine economico, mentre noi la vorremmo introdurre dopo i reati contro il patrimonio, considerato che si tratta di furto, chiediamo di inserirla nel titolo corretto, cioè dopo i reati previsti dall'articolo 624 e seguenti. Mi sembra una cosa abbastanza lineare, non stravolge il testo, è solo una collocazione più aderente a quello che è l'impianto normativo dove andiamo a operare.

Io spero che, almeno da questo punto di vista, mi sappia dire, la relatrice, perché “no”, perché in Commissione mi è stato detto un “no” blindato. Vorrei capire perché “no”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Presidente, noi voteremo contro questo emendamento, così come abbiamo fatto con quelli precedenti, perché secondo noi è preferibile mantenere l'impostazione della proposta di legge che è più corretta, anche in relazione al tipo di bene giuridico tutelato. Segnaliamo, inoltre, che anche precedenti progetti di riforma del codice penale, mi riferisco alla Commissione Pagliaro, presieduta dal presidente Pagliaro, avevano suggerito la collocazione che è stata scelta in questa proposta di legge.

Il patrimonio culturale è indisponibile e i delitti contro di esso sono equiparabili a delitti contro la comunità. Quindi, noi abbiamo seguito questa impostazione già di altre Commissioni e di altri progetti di legge; ho citato la Commissione Pagliaro, che si basava proprio su questo presupposto dell'indisponibilità del patrimonio culturale e, quindi, della tutela contro delitti che sono equiparabili a delitti contro la comunità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Presidente, mi pare che anche l'intervento del collega Ferri, da un certo punto di vista, per quanto sia abile e noto giurista, possa essere comunque sottoposto a critica, perché, nel corpo dei reati disciplinati dal Titolo VIII del libro secondo del codice penale, insieme ai delitti contro l'economia, pare errata la scelta di inserire i reati contro il patrimonio culturale, perché nel titolo in questione ciò che assume rilievo non è tanto l'esigenza di tutela di interessi economici globali, quanto la penalizzazione di comportamenti che, arrecando possibili pregiudizi al corretto esercizio di attività industriali e commerciali, danneggiano gli interessi di più persone. Il discrimine, qui, è dato dal bene oggetto di tutte le condotte incriminate, vale a dire il patrimonio culturale ed è la ragione per la quale noi abbiamo proposto emendamenti correttivi; mi pare, però, che questa maggioranza sia sorda ad ogni nostro contributo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.230 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.204 Perantoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, questo è veramente indicativo, poi non interverrò su tutti, perché sono argomenti troppo tecnici e rischierei di annoiare l'Aula, però vi vorrei portare, se riesco a catturare un minimo di attenzione…

PRESIDENTE. Colleghi, oggi non ce la facciamo proprio. Lasciamo intervenire l'onorevole Bartolozzi? Prego, onorevole.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Vi vorrei portare un esempio lampante di quello che è successo e di come si siano appropriati, scippandoli, di emendamenti nostri, giocando sulle virgolette. Tra l'altro, Presidente, lo voglio dire adesso, approfittando di questo: Perantoni ha fatto un emendamento in sede di Commissione, il collega, che sopprimeva la multa, ma adesso, durante il travaglio dalla Commissione al Comitato dei nove, il collega Perantoni è stato illuminato di immenso sulla via di Damasco, e quindi ha cambiato il suo stesso orientamento. Prima sopprime la multa, adesso fa 25 emendamenti con i quali introduce la multa. Perché? Perché li scippa alle forze di minoranza, perché altro discorso non c'è. Allora, l'emendamento 1.204 Perantoni si compone di due parti. Colleghi, è carina anche la cosa da seguire, non è troppo tecnica. Nella prima parte cosa fa questa normativa? Questa normativa tende ad aggravare le pene per i reati che hanno ad oggetto il bene culturale, perché, mentre prima il furto del bene culturale era punito con una pena base, e poi, per il fatto che era bene culturale, si dava l'aggravante, che però, in quanto aggravante, andava nel giudizio di bilanciamento, e quindi si annullava, per evitare che si applicasse la pena base per il furto correttamente nella proposta Orlando-Franceschini si è partiti da pene più alte, quindi prevedendo delle fattispecie autonome già aggravate di per sé, sulle quali poi andiamo a fare ulteriori cumuli per le aggravanti.

Ora cosa fa il collega Perantoni con questo emendamento? Prende due emendamenti di Forza Italia, due, signori: gli emendamenti successivi sono l'emendamento 1.42 Bartolozzi e l'emendamento 1.45 Bartolozzi. Quindi fa un colpaccio, ne prende uno, li mette insieme, li riformula e guardate dove si arriva: tiene ferme le pene detentive nostre e gioca sulla pena pecuniaria. Ma non è che gioca in maniera corretta, lo fa anche con un calcolo scorretto, perché, mentre sulla pena detentiva ci segue, e quindi segue l'aumento in progressivo della pena minima e della pena massima, con la pena pecuniaria sbaglia. E perché sbaglia, Presidente? Perché il furto aggravato del bene è punito con una pena pecuniaria che va da 927 euro a 1.500 euro. Nell'emendamento del collega Perantoni si tiene ferma la pena pecuniaria di 927 euro.

Allora, il collega Perantoni mi dovrà spiegare perché, se aumenta la pena detentiva, non applica lo stesso aumento anche per la pena pecuniaria, seppur nella forma minima, perché, se tu aumenti e tocchi una delle due pene, automaticamente devi aumentare anche l'altra. Gli emendamenti di Forza Italia, Presidente, invece, correttamente, in maniera direi quasi aritmetica, applicavano gli aumenti non solo sulla pena detentiva, ma anche sulla pena pecuniaria. Perché si fermano? Per giustificare lo scippo, perché, se non avessero modificato in qualche modo la pena pecuniaria, avrebbero dovuto dire che hanno copiato. E allora, siccome copiare non si può dire, plagiare non si può dire, usano l'escamotage di cambiare un minimo la pena pecuniaria. Ecco, vorrei capire dal collega e dalla relatrice il perché non hanno ritenuto di dover operare l'aumento di pena anche per la pena base pecuniaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, chiedo intanto all'onorevole Perantoni se accetta la riformulazione.

MARIO PERANTONI (M5S). Accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.204 Perantoni, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

Sono così preclusi gli emendamenti 1.204 Perantoni, 1.42 Bartolozzi, 1.205 Schullian e 1.71 Varchi, mentre l'emendamento 1.45 Bartolozzi è assorbito.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.94 Vitiello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Questo emendamento l'ho proposto anche in Commissione e faceva riferimento alla necessità di individuare un maggiore senso di tassatività e determinatezza della norma penale, e faceva riferimento, naturalmente, alla spiegazione di quello che sono i beni culturali e i beni paesaggistici. Devo dire la verità, ho verificato un po' tutti gli emendamenti che sono poi stati presentati in Aula oggi e ce n'è uno che, naturalmente in maniera un po' diversa nella formulazione, rappresenta la stessa cosa: sto parlando dell'emendamento 1.220 Bazoli, per il quale è stato prestato anche dalla Commissione, sia dalla relatrice di maggioranza che dal relatore di minoranza, il parere favorevole. Quindi, potrei anche ritenermi soddisfatto da questo e ritirarlo, però voglio sottoporre comunque all'Aula questo emendamento, perché ritengo che sia importante la collocazione, e cioè all'inizio di queste fattispecie, ossia al 518-bis, cioè all'inizio di quando si discute dei reati contro il patrimonio culturale, e quindi alla sua prima fattispecie. Lo rimetto all'Aula proprio perché ritengo sia più utile individuare dal punto di vista della tassatività e determinatezza all'inizio, e non in corso delle fattispecie elencate dal codice penale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.94 Vitiello, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo all'emendamento 1.206 Schullian.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Presidente, grazie. In realtà rispetto a questo emendamento c'è da dire questo: lo ritiro perché, subito dopo, all'emendamento 1.300 Perantoni, c'è l'introduzione della pena pecuniaria. A me questo interessa; probabilmente, ma questo è un giudizio assolutamente personale, avrei fatto una scelta diversa sul quantum di pena pecuniaria, sarei stato un po' più duro, perché questa è proprio quella tipologia di reati dove la prevenzione la si fa, secondo me, dal punto di vista non della pena detentiva, ma dal punto di vista della pena pecuniaria, perché gli interessi in gioco sono economici, soprattutto per la collocazione che hanno queste fattispecie.

Si è scelto il 518-bis e seguenti, secondo me era più opportuno essere un po' più duri sulla sanzione; però lo ritiro perché è favorevole e mi ritengo soddisfatto dall'aggiunta, e questo anche per i seguenti. Quando si fa riferimento alla introduzione della pena pecuniaria, ho visto che la maggioranza ha ritenuto opportuna questa introduzione, e, naturalmente, gli emendamenti relativi al quantum vengono ritirati perché sono con la maggioranza su questo.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.72 Varchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. La ratio di questo emendamento, che chiaramente a chi ha seguito solo i lavori d'Aula potrebbe non essere chiara, è legata alla circostanza per la quale in Commissione Fratelli d'Italia ha più volte chiesto l'introduzione di una sanzione pecuniaria, che era stata inizialmente respinta dalla maggioranza, salvo poi apprendere, nel corso della discussione sulle linee generali di lunedì, che il Governo, tramite il sottosegretario, aveva modificato la proprio opinione.

Sul punto, trattandosi di appropriazione indebita in materia di beni culturali, noi riteniamo che la proposta dell'emendamento a firma Perantoni ed altri sia troppo bassa, trattandosi, appunto, di beni culturali aventi un interesse specifico, non sempre peraltro determinabile.

Quindi, chiedo formalmente l'accantonamento di questi emendamenti, al fine di valutare, in sede di Comitato dei nove, la congruità della pena pecuniaria che si vuole introdurre.

PRESIDENTE. Quindi lei ha formalizzato, onorevole Varchi, una proposta di accantonamento dell'emendamento 1.72. Chiedo alla relatrice il parere sull'accantonamento.

VALENTINA PALMISANO, Relatrice per la maggioranza. No, siamo contrari all'accantonamento.

PRESIDENTE. Chiederei, allora, se ci sono colleghi che vogliano intervenire sull'accantonamento. Darei la parola ad uno a favore e ad uno contro.

Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). A favore, Presidente, per un motivo, che forse sfugge alla collega, ma che non sfuggirà invece alla collega Varchi sicuramente, che l'ha chiesto. Da questo punto di vista, ci troviamo in assoluta coincidenza di idee, ma perché c'è un motivo di fondo. La collega Varchi correttamente ha detto, Presidente, lo stesso discorso che si fa sulle proposte a seguire di Forza Italia 1.47, che poi vengono scopiazzate malamente dal collega Perantoni nell'1.300.

Qual è il principio? Il principio è che loro di nuovo introducono una pena pecuniaria di cui si erano dimenticati, anzi che aveva soppresso in Commissione lo stesso collega. Poi la introducono, scippando gli emendamenti a noi, ma la introducono male, Presidente. Infatti, che fanno? Prendono la pena base del 518-ter, a cui corrisponde nella fattispecie penale il 646. Prevede una pena detentiva fino a tre anni e una pena pecuniaria di 1.032. Allora, Presidente, mi dovranno spiegare perché aumentano la pena detentiva e diminuiscono la pena pecuniaria. È una legislazione schizofrenica! Danno numeri per non dire che abbiamo ragione! Allora io vorrei capire ed insisto: se usate l'aggravamento di una pena, non potete non usare l'aggravamento per la pena pecuniaria e dovrete dire come l'avete aggravata, quindi in che percentuale. Se aumentate di un terzo la pena detentiva, dovrete aumentare la pena base pecuniaria di un terzo. Presidente, l'accantonamento è corretto, perché vanno sotto il limite minimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro la proposta di accantonamento l'onorevole Perantoni. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie Presidente. Fortunatamente non abbiamo scippato beni culturali, perché altrimenti avrei corso grossi rischi. Sono contrario all'accantonamento perché la vicenda relativa agli emendamenti concernenti le sanzioni pecuniarie nasce sostanzialmente dal fatto che in Commissione si è preso atto che la parte politica proponente questa proposta di legge, cioè il PD, dopo che in qualche misura si era anche sviluppata la discussione, ha più volte affermato che era assolutamente disposta a valutare…(Commenti della deputata Bartolozzi). Scusi Presidente, io non ho interrotto la collega Bartolozzi, quindi chiederei che…

PRESIDENTE. Prego, vada avanti, onorevole Perantoni.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie Presidente. Quindi una volta che si è preso atto della disponibilità da parte del PD di un'ampia convergenza su possibili interventi sul testo, una volta che abbiamo preso atto del fatto che tutte le forze politiche hanno indicato la necessità di integrare alcune norme con l'inserimento di sanzioni pecuniarie, allora si è presa in seria considerazione l'ipotesi di emendare quelle norme e quelle fattispecie di reato, che prevedevano esclusivamente la pena detentiva.

Questo si è fatto, tenendo presente quale fosse il regime sanzionatorio delle fattispecie madri, chiamiamole così. Infatti, adesso vorrei semplificare. Si tratta sostanzialmente, per queste fattispecie aggravate, di fattispecie che sono già previste nel codice. Quindi, si è fatto riferimento a quelle che erano le fattispecie originarie. In relazione a quello che era il trattamento sanzionatorio, sia da un punto di vista della pena detentiva sia da un punto di vista della pena pecuniaria, si è fatto un ragionamento e si è cercato di armonizzare il più possibile il trattamento sanzionatorio di queste fattispecie con una visione organica. Questo è quello che è stato fatto. È un lavoro sul quale non credo che sia assolutamente opportuno tornare, ragion per cui mi oppongo all'accantonamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento 1.72 Varchi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 76 voti di differenza.

A questo punto passiamo alla votazione dell'emendamento 1.72 Varchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Si, Presidente, intervengo anch'io nel merito dell'emendamento 1.72, a titolo personale ovviamente. Allora, la proposta di legge, in un altro articolo, prevede una circostanza attenuante nel caso di contraffazione di opere d'arte, ovvero chi ha contraffatto un'opera d'arte, qualora ammetta espressamente di averla contraffatta, in questo caso può beneficiare di una circostanza attenuante. Ebbene, se gli emendamenti fossero opere d'arte, i colleghi che hanno contraffatto emendamenti della minoranza, spacciandoli come propri e ripresentandoli, ma non ammettendo di averlo fatto, non beneficerebbero di questa attenuante. L'emendamento originale è l'1.72, che ha previsto delle sanzioni pecuniarie equilibrate e non è contraffatto da emendamenti precedenti o successivi. Quindi, chiediamo che si voti favorevolmente l'originale e non la brutta copia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Maschio. Non parlerei di contraffazione. Come lei sa, ogni deputato è libero di presentare gli emendamenti che vuole.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.72 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.47 Bartolozzi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, non torno nel merito dell'emendamento, perché mi sono già spiegata, però devo intervenire necessariamente, perché non si fa onore all'Aula, se si lasciano passare le parole del collega Perantoni come cadute nel vuoto.

Il collega ha detto che loro si sarebbero aperti alla discussione sugli emendamenti in sede di Commissione, dopo che il PD ha detto o avrebbe detto di essere aperto alla discussione. Presidente, cosa più - non uso la parola “falsa” - scorretta non c'è. Infatti, ricordo che io ho dovuto prendere la Convenzione di Nicosia, collega: te lo dovresti ricordare…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Scusi Presidente, ha ragione. Allora mi ha detto, Presidente, la relatrice, quando noi… Colleghi, io non sento nulla.

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo un piccolo sforzo, così e più facile per tutti?

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, quando noi di Forza Italia abbiamo introdotto per primi gli emendamenti delle multe, ho detto: guardate che dobbiamo introdurle perché lo dice la convenzione di Nicosia, quindi in rispetto e in ossequio. La relatrice mi ha risposto testualmente: la pena pecuniaria non è prevista. Allora - se lo ricorderanno i colleghi - ho dovuto prendere il testo in inglese, che mi ero portata dietro. Ho letto - male, perché lo pronuncio male - il testo in inglese. Quando ho letto il testo in inglese, si sono dovuti rendere conto, seppure qualcuno di loro ha detto: noi ce l'abbiamo in francese (evidentemente non lo conoscevano). Quando si sono dovuti rendere conto che c'era, hanno detto: forse ci sarà tempo. In Commissione non abbiamo affatto discusso di queste cose, perché lì, colleghi, la quadra l'avremmo trovata se foste stati aperti al confronto, non con il PD che non l'aveva chiesto, ma con Forza Italia e con Fratelli d'Italia che lo avevano invocato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.47 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.300 Perantoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Presidente, i colleghi della maggioranza hanno avuto due occasioni, con gli emendamenti 1.72 Varchi e 1.47 Bartolozzi, per votare una norma che avesse un equilibrio e un'armonia. Hanno preferito, purtroppo, come abbiamo detto prima, non votare l'originale e proporci una brutta copia che introduce una sanzione troppo bassa e non equilibrata. Quindi, già si dice che è meglio un uovo oggi che una gallina domani - generalmente è meglio aspettare la gallina - ma se l'uovo di oggi è anche un uovo marcio, non ha senso votarlo e sarebbe stato meglio votare una gallina oggi che un uovo marcio.

Quindi, per questo motivo voteremo contro perché le norme vanno poi applicate dai giudici e dagli avvocati e devono essere equilibrate e facilmente applicabili, e non passibili di contestazioni da parte poi di chi le norme le deve applicare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO (PD). Grazie, Presidente. Noi su questo emendamento ci asterremo. Avremmo preferito quanto contenuto nei due emendamenti precedenti, che sono stati bocciati e sui quali abbiamo votato a favore. Francamente, non ci sembrava irragionevole e non ci è sembrato irragionevole che si potesse anche sospendere per un attimo la seduta, poco fa, accantonare gli emendamenti precedenti e, semmai, trovare nel Comitato dei nove una quadra, atteso che comunque avevamo un obiettivo condiviso e comune, che è l'aggiunta della pena pecuniaria.

C'è anche da sottolineare un'altra questione, che pure è emersa nel dibattito in Aula fino a questo momento, ossia il fatto che è vero che ci fu una prima fase di discussione in Commissione nella quale sembrava che non vi fosse nessuna disponibilità, innanzitutto devo dire da parte del Governo, perché da parte della relatrice, invece, c'era la disponibilità a venire incontro a quegli emendamenti che proponevano l'aggiunta anche della pena pecuniaria. Invece, da parte del Governo ci fu all'inizio una chiusura dovuta al fatto che si sosteneva che quanto proposto non rientrava pienamente in quanto contenuto nella Convenzione di Nicosia (questo si disse). In realtà, poi, abbiamo approfondito e così non era e, forse, anche sulla base di questo cambiò l'orientamento da parte del Governo.

Per tutte queste ragioni non possiamo comunque votare contro sull'emendamento che adesso si propone, perché lo valutiamo già come un passo in avanti rispetto a quanto era contenuto in precedenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Solo per rilevare che noi oggi stiamo discutendo di un provvedimento che tende a inasprire il trattamento sanzionatorio per reati contro i beni culturali.

Mi preoccupa, dunque, che il proponente di questo emendamento abbia motivato lo stesso spiegando che vuole adeguare l'emendamento alle norme madri - così sono state chiamate – ossia, in questo caso, l'appropriazione indebita, perché è evidente che questo tipo di appropriazione indebita è ben più grave dell'altra.

Quindi, noi voteremo in maniera contraria su questo emendamento perché, francamente, ci sembra riduttiva la sanzione proposta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 62).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.207 Perantoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, veramente in maniera molto breve. La stessa cosa succede per le altre proposte emendative. L'emendamento 1.27 Perantoni ricopia pedissequamente - ma lo fa male - nella parte della pena detentiva e sbaglia sulla pena pecuniaria gli emendamenti 1.48 Bartolozzi e 1.209 Varchi. Stessa cosa: la pena detentiva la scopiazzano dalla nostra proposta e la stabiliscono uguale e poi sbagliano sul calcolo delle pena pecuniaria.

Anche in questo caso, signori, ci fermiamo e ragioniamo e cerchiamo di licenziare un testo corretto, perché se copiate almeno copiate bene e non copiate male (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

CIRO MASCHIO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Presidente e colleghi, per le stesse ragioni illustrate prima sarebbe opportuno anche su questo emendamento e sui due successivi chiedere l'accantonamento per concordare, in modo assolutamente costruttivo, l'approvazione di una norma che poi abbia un senso. Quindi, io le chiedo formalmente di accantonare questi emendamenti.

PRESIDENTE. Chiedo alla relatrice il parere sulla richiesta di accantonamento.

VALENTINA PALMISANO, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario sulla richiesta di accantonamento. Riteniamo che la pena pecuniaria inserita sia adeguata al sistema di riferimento.

PRESIDENTE. Porrò in votazione questa richiesta di accantonamento prima dando la parola, se c'è, ad un deputato a favore e ad uno contro.

Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Presidente, la relatrice di maggioranza si riferisce ad un criterio di adeguatezza ma non ci spiega in sostanza cosa significhi adeguato. Noi vi stiamo proponendo un metodo perché le norme siano semplici e intellegibili, e soprattutto perché abbiano una reale efficacia preventiva. Voi siete probabilmente portati solo a considerare il sistema repressivo con l'aggravio delle pene detentive e questo perché fa parte del vostro DNA. Non concepite che il patrimonio culturale possa essere recuperato, gestito e tutelato con un'efficace disciplina preventiva e il senso delle sanzioni pecuniarie va in questa direzione. Per voi l'importante è che si senta soltanto il tintinnio delle manette. La gente la volete in galera anche quando tutto può essere risolto sulla base di interventi diversi, perché dal nostro punto di vista mettere le mani nelle tasche dei delinquenti forse ha un effetto deterrente maggiore rispetto ad andare a sovraffollare le carceri, di cui non vi state occupando e che sono in condizioni davvero pietose. Occupatevi anche di questi problemi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Perantoni. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Siamo contro l'accantonamento esattamente per gli stessi motivi che ho illustrato poc'anzi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione dei nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento 1.207 Perantoni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 271 voti di differenza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.207 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

Sono pertanto assorbiti gli emendamenti 1.48 Bartolozzi, 1.209 Varchi e 1.100 Bazoli.

Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 1.210 Perantoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Qui veramente il MoVimento 5 Stelle rivede se stesso. Allora, in Commissione fanno il primo emendamento e toccano la pena detentiva (di quella pecuniaria non ve ne sto neanche a parlare); toccano la pena detentiva e la mettono da quattro a dodici. Al tavolo dei nove - soli, Presidente, questa volta senza sollecitazione né di Forza Italia né di Fratelli d'Italia - soli, la ricambiano e la riportano da cinque a tredici.

Allora, Presidente, è evidente che non c'è un metodo di calcolo nelle pene; è evidente che domani si svegliano e invece di cinque e tredici, ci troviamo otto e venti, piuttosto che diciannove e ventiquattro. Cambiano se stessi, pur senza essere sollecitati. Questo è l'esempio di un emendamento sul quale noi non avevamo inciso perché era corretto (non è assorbito, non è questo). Era un emendamento sul quale noi non avevamo fatto nulla perché ci sembrava giusto il testo. Loro sono capaci di correggere se stessi, unici e soli.

PRESIDENTE. Onorevole Perantoni, accetta la riformulazione proposta?

MARIO PERANTONI (M5S). Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.210 Perantoni, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.49 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, anche in questo caso per segnalare l'ennesima copiatura fatta male.

Il nostro emendamento 1.49 va in pendant con l'1.74 Varchi che, noi anticipiamo, voteremo favorevolmente per lo stesso discorso che dicevo prima, perché c'è un sistema di calcolo che è giusto, seppur diverso dal nostro. Invece quello della maggioranza, col quale scippano le nostre…è l'1.212 Perantoni: anche lì, pena detentiva copiata, pena pecuniaria errata nel calcolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.49 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Bazoli, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.74 Varchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie Presidente, solo per rilevare che, ancora una volta, gli emendamenti della maggioranza non tengono conto dei princìpi elementari del nostro codice penale, soprattutto con riferimento alla dosimetria della pena. Noi siamo in presenza di una ipotesi di riciclaggio di beni culturali che si vuole normare e, francamente, il la differenza tra minimo e massimo edittale della sanzione pecuniaria è assolutamente non proporzionata, non congrua rispetto alla pena detentiva nell'emendamento di maggioranza, ragion per cui, ancora una volta, Fratelli d'Italia fa un appello all'Aula per votare questo emendamento, che introduce una norma di buon senso assolutamente conforme ai principi del codice penale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.74 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.212 Perantoni.

PIETRO PITTALIS, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS, Relatore di minoranza. Solo per modificare il parere. Per mero errore, è stato dato parere positivo, mentre il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.212 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.215 Perantoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente qui devo dire due parole perché devo prevenire quello che credo i colleghi della maggioranza diranno in sede di dichiarazione di voto finale. Io ho sentito, in apertura della discussione, lunedì, il collega Dori lodare l'immenso lavoro fatto dai colleghi del Movimento 5 Stelle, che avevano modificato la struttura del testo perché avevano introdotto due fattispecie penali. Beh, le due fattispecie penali che hanno introdotto sono l'impiego illecito e l'autoriciclaggio di beni culturali (quest'ultima norma è quella contenuta nell'emendamento). Presidente, non hanno inventato nulla perché nel codice penale già c'erano questi reati, quindi non hanno inventato nulla di nuovo. Si parla di autoriciclaggio di bene culturale, ma poi mi dovranno spiegare nella fattispecie che cos'è, perché già è una fattispecie difficile da configurare (è stato fatto uno sforzo per i reati di natura economica in ambito penale), ma andarlo ad introdurre per il bene culturale mi sembra un po' più complicato. Quindi, pregherei i colleghi, quando parleranno delle grandi cose che hanno fatto modificando il testo Orlando-Franceschini, di riportare il dato al vero: non avete inventato nulla, il reato già c'era. Con la solita ottica preventiva e punitiva che contraddistingue tutti i vostri provvedimenti, avete introdotto un reato che era bene non introdurre.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.215 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.200 Bazoli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Presidente, questo emendamento recepisce un'indicazione della Convenzione di Nicosia ed eleva a delitto un'ipotesi che ora è regolata come contravvenzione nel codice dei beni culturali e del paesaggio, quindi conferma la volontà, anche in sede di emendamenti, di adeguare il testo e la proposta di legge alla Convenzione di Nicosia, per consentire al nostro Paese di adempiere e ratificare la Convenzione attraverso questo provvedimento. Questo emendamento ne è la conferma, insieme a quello sulla confisca, che abbiamo approvato prima e ad altri emendamenti che verranno in seguito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Perantoni. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Presidente, molto brevemente. La contrarietà a questo emendamento è data dal fatto che la fattispecie è prevista, assieme a un'altra tipizzazione della condotta, nell'articolo 175 del “codice Urbani”. Quindi, introducendo questa fattispecie in questo momento, si correrebbe il rischio di creare un problema di successioni di leggi nel tempo e di abrogatiocriminis, quindi abbiamo ritenuto opportuno dare parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, mi sarà dovuta una battuta, perché dico al collega che non è proprio così. Non si pone un problema, perché mentre l'articolo 174 del “codice Urbani” lo prevede a titolo contravvenzionale, l'intento dei colleghi del PD è trasformarlo in delitto, tant'è che lo mettono nell'articolo 518. Allora, il collega avrebbe dovuto dire che non era d'accordo a trasformare le ipotesi contravvenzionali in delitto, non a prevedere un problema di successione di leggi nel tempo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 Bazoli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.217 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.218 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 72).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.64 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, non sono intervenuta sull'emendamento di prima ma sono anche questi in combinata. Stiamo parlando di un reato abbastanza grave, perché è la violazione in materia di alienazione di beni culturali. Cosa fanno i colleghi del MoVimento 5 Stelle, Presidente? Mettono una multa fino a euro 2.000. Noi avevamo detto, com'era nella previsione di prima, fino a 80.000, e comunque da parametrare in proporzione al valore del bene. Ciò perché, se rubano un Van Gogh, se alienano un quadro di una certa importanza, dare una multa fino a 2.000 euro evidentemente non è deterrente. Questa è l'ennesima dimostrazione di tecnica normativa schizofrenica e senza senso: si introducono numeri senza sapere a che cosa servono. Alienazione di beni culturali, quindi un quadro di una particolare importanza, punito con una multa da euro 2.000, la pena base è di 2.000 euro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, nonostante il lodevole intento perseguito da questo emendamento, Fratelli d'Italia non può sostenerlo, per una ragione molto semplice, perché si fa riferimento ad un parametro, che è il 20 per cento del valore di un bene, che è un parametro non sempre facilmente determinabile, o comunque un giudice non è nelle condizioni di stimare un bene culturale, determinandone il 20 per cento del valore. Quindi non essendo ancorato a parametri di riferimento certi, noi voteremo contro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.64 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.219 Bazoli.

C'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Bazoli, accetta la riformulazione?

ALFREDO BAZOLI (PD). Sì, grazie, accettiamo la riformulazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Presidente, anche questo emendamento si inserisce nel recepire l'indicazione della Convenzione di Nicosia, che prevede tale tipo di ipotesi di illecito. Quindi è un illecito previsto nella Convenzione, e va inserito anche nel nostro provvedimento; recepisce l'articolo 5 della Convenzione di Nicosia, che mira a sanzionare le condotte di importazione aventi ad oggetto beni rubati in un altro Stato, scavati in violazione della legge dello Stato in cui lo scavo ha avuto luogo, esportati in violazione delle leggi dello Stato che li ha classificati come beni culturali. La Convenzione richiede ai fini della punibilità la conoscenza dell'illecita provenienza da parte del reo, e l'aspetto importante è proprio la cooperazione tra gli Stati, oltre la tutela del patrimonio culturale nazionale e internazionale. Quindi, è un emendamento che caratterizza, migliora questo provvedimento, che nasce appunto a firma Franceschini e Orlando, e che si inserisce nella Convenzione di Nicosia; e lo dimostra anche questo tecnicismo, dell'introduzione di questo reato nuovo, che caratterizza questo provvedimento. Rafforza la cooperazione internazionale, e dimostra l'importanza del provvedimento, e anche della tutela dei beni culturali dal traffico internazionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.219 Bazoli, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.65 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.220 Bazoli.

C'è una proposta di riformulazione: l'accetta, onorevole Bazoli? Sì.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.

MICHELE BORDO (PD). Presidente, noi accettiamo la riformulazione, anche se ovviamente avremmo preferito il testo del nostro emendamento, perché specificava meglio quali dovevano essere i beni e gli oggetti da tutelare, perché facevamo appunto riferimento al decreto legislativo n. 42 del 2004.

Questo emendamento, anche se riformulato, è importante perché chiarisce che la fattispecie di uscita e di esportazione illecita si applica anche alle cose previste dal codice dei beni culturali; ed è per noi una precisazione assolutamente importante, perché tale modifica è stata prevista anche dal Governo nel disegno di legge che ha ratificato la Convenzione di Nicosia. Ed è quindi questa la ragione per la quale l'emendamento l'abbiamo approvato, e per la quale ovviamente votiamo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Brevemente, sottolineo l'importanza di questo emendamento, che è un'altra delle novità che sono state introdotte in sede emendativa dal gruppo, perché vuole sanzionare quelle condotte illecite che hanno ad oggetto anche beni che non sono stati ancora dichiarati culturali. Questo è importante, perché mette in risalto l'aspetto della prevenzione, che è centrale anche nella Convenzione di Nicosia. Senza questa modifica, quindi, la maggior parte delle infrazioni non verrebbe sanzionata, e quindi si rafforza la tutela e si dà anche un segnale dal punto di vista preventivo fondamentale, cogliendo lo spirito della Convenzione di Nicosia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.220 Bazoli, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 76).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.51 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, interverrò su questo provvedimento per esprimere semplicemente lo sgomento dal punto di vista tecnico di quanto stiamo realizzando. La Convenzione di Nicosia diventa un lasciapassare incredibile ad una serie di bestialità giuridiche, di confusioni fra concorso di persone, clausole di sussidiarietà, sanzioni che vengono emanate a profusione, confusioni terminologiche, un diritto penale alla mercé di chiunque, in mano a degli incompetenti, incapaci di scrivere una norma che sia nel sistema, e che disonorano con la propria incompetenza, tutta tesa ad una ipertrofia sanzionatoria, il grande compito del legislatore penale. Vorrei ricordare a coloro che spingono verde su questa scellerata normativa, che non era nata certamente così, non era una sorta di cavalcata verso gli incrementi di pena, verso il raddoppio di qualsivoglia prospettiva sanzionatoria. Quando andremo nella pratica ad applicare questa normativa, saranno i cittadini a pagare questa incompetenza! Perché voi non dovete mai dimenticare che la norma penale non è una norma da mettersi sul petto come una coccarda: va pensata come distribuita sulla pelle di chi non è colpevole, e in qualche maniera paga nel processo l'incompetenza del legislatore.

Allora, io rimango sgomento, non sono intervenuto su questo provvedimento. La collega Bartolozzi è stata capace anche di accettare questo contraddittorio, coraggiosissima; io non lo accetto, questo contraddittorio, e vi dico che mi auguro che il Senato possa fare a pezzi questo provvedimento e possa intervenire a piedi uniti su un modo di legiferare del consenso che è peggiore di quello della scorsa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Vi siete stracciati le vesti nella scorsa legislatura, state facendo di peggio, pensate a incrementare le pene, a raddoppiare i reati; noi abbiamo nel nostro sistema, Presidente, un meraviglioso istituto che si chiama: le aggravanti. Il codice Rocco ha inventato questa meravigliosa idea; l'aggravante serve a specificare una condotta generale e renderla capace di intervenire nelle fattispecie più individuali, più particolareggiate. Non c'è bisogno di scrivere 12 mila reati, questo horror vacui, la necessità di scrivere di pene, di dare l'idea di un diritto penale della cattiveria, del sospetto, di un diritto penale in cui la gente deve temere di vivere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non è questo che noi vogliamo! Il diritto penale serve a colpire i responsabili, non a intimidire gli innocenti. Voi scrivete un diritto penale che intimidisce, lo ripeto, intimidisce (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! E questo non è consentito a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Fratelli d'Italia).

Tuttavia, guardate, il diritto penale dell'intimidazione noi lo combatteremo per sempre e, cari colleghi, che con tanta disinvoltura chinate il capo rispetto a queste logiche, mai come la norma penale, è una norma capace di colpire indipendentemente da chi la scrive; è un po' come le leggi elettorali, chi le scrive poi le subisce; anche la norma penale, se la scrivete male, la subirete, perché, vedete, io sono convinto, Presidente, mi assumo la responsabilità di questa specie di eresia parlamentare, che l'Aula abbia un'anima; l'Aula ha una personalità, il Parlamento è una essenza, è uno spirito e quando qualcuno approfitta dell'Aula, per scrivere qualche cosa che non deve scrivere, la paga. E, con molto rispetto, Presidente, io ricordo lo sforzo di Forza Italia di moderazione, di aderenza ai principi, di rispetto della Costituzione, di parametrazione della pena ad un'efficacia non soltanto retributiva, ma rieducativa; il rispetto di categorie su cui sono state scritte centinaia, migliaia, di pagine, il concorso, le clausole di sussidiarietà, sono tutte cose che noi abbiamo studiato con rispetto.

Ecco, io penso - e ho finito, Presidente - che la mancanza di rispetto costituisca, oggi, il segnale più forte che io recepisco; voi mancate di rispetto al Parlamento. Noi voteremo a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, anche io, come il collega Sisto, ho a cuore la tenuta del sistema e un diritto penale minimo, ma, a differenza del collega Sisto, non ho la sua visione apocalittica. La legge che stiamo introducendo nell'ordinamento è tanto necessaria e utile che è la riproduzione della Convenzione che, negli anni scorsi, nel 2017, è stata approvata dal Consiglio d'Europa sulla tutela dei beni artistici e culturali, perché vi è la piena consapevolezza che, oggi, la criminalità organizzata e il terrorismo internazionale, su questi beni, stanno facendo profitti e occorre intervenire con norme specifiche a tutela del patrimonio mondiale, oltre che del patrimonio italiano.

Noi ci uniformiamo alla Convenzione internazionale del Consiglio d'Europa di Nicosia, introducendo fattispecie che riteniamo calibrate, che riteniamo abbiano pene congrue, che riteniamo siano utili e necessarie al Paese, oggi, in questo momento, anche per dare attuazione all'articolo 9 della Costituzione che prevede che la Repubblica tuteli il patrimonio artistico e culturale. Non condivido per nulla il giudizio sprezzante che ha dato, di questo provvedimento, il collega Sisto e voglio vedere se Forza Italia, alla fine, condividerà o no gli obiettivi che ci siamo dati con questo provvedimento, oppure, coerentemente con le parole che adesso ha pronunciato il collega Sisto, voterà contro, assumendosene la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Sarà buona cosa, onorevoli colleghi, che il Ministro Orlando, che risulta fra quanti hanno firmato questa legge, pensi alla città di La Spezia, nella quale le amministrazioni comunali legate a lui hanno fatto uno scempio del patrimonio artistico di violenza intollerabile, attraverso la distruzione di una piazza storica, vincolata, con il Ministero che è intervenuto per vincolarla e una serie di atti amministrativi che hanno consentito al sindaco Federici di distruggere, come un vandalo, una piazza d'Italia, con il consenso di questo Governo che oggi punisce reati che non ci sono (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)! Vadano loro a costituirsi per il danno che hanno fatto, un danno a una città, un danno immorale, nella perfetta consapevolezza che bene culturale non è quello che immagina Orlando, ma è l'urbanistica della sua città, violata dalla gestione che lui ha voluto.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

VITTORIO SGARBI (MISTO). E soprattutto, quell'amministrazione che non rispetta il paesaggio, come lui ha indicato nell'articolo 9, che ha disseminato il meridione di pale eoliche, con una violenza voluta dai Governi, contro il paesaggio.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Sgarbi.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Oggi, quei Governi vogliono sanzionare dei reati assolutamente ridicoli rispetto a quella violenza: si vergogni Ministro Orlando (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Presidente, volevo rispondere, tramite lei, all'onorevole Sisto, perché, intanto, qui, il tema è il principio di offensività, quindi bisogna vedere il bene giuridico tutelato. Quindi, noi, con questo provvedimento, in linea con la Convenzione di Nicosia, che più volte abbiamo richiamato, che intima a tutti gli Stati di intervenire, tuteliamo e rafforziamo la tutela del patrimonio culturale e artistico del nostro Paese.

Questo è l'obiettivo e spiego la necessità di introdurre delle fattispecie penali autonome. Lo dico a lei, Presidente, in risposta all'onorevole Sisto, che parlava di circostanze aggravanti. In realtà, se noi introducessimo solo delle circostanze specifiche, esistendo, poi, il principio del bilanciamento, non ci sarebbe, quindi, la stessa efficacia e quell'effetto deterrente che deve avere una norma penale quando viene introdotta nel nostro sistema giuridico.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Quindi, non ho capito quali siano le critiche tecniche e giuridiche che si fanno a questo provvedimento e, mi sembra, lo dico a lei, Presidente, che nell'intervento dell'onorevole Sisto ci fosse molta demagogia, ma non ho capito quali fossero, poi, le critiche puntuali e gli errori giuridici di questo testo, quando va in linea con la Convenzione di Nicosia e col sistema giuridico del nostro ordinamento penale, con una disposizione.

PRESIDENTE. Deve concluda, onorevole Ferri.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Poi, si può discutere, se abbassare o no le pene - su alcuni emendamenti noi ci siamo astenuti -, purché non si vada sotto i cinque anni di reclusione, perché si consente sia a livello di cooperazione internazionale che del nostro sistema giuridico di dare alla polizia giudiziaria dei poteri specifici.

PRESIDENTE. Onorevole Ferri, devo toglierle la parole, perché ha superato…

COSIMO MARIA FERRI (PD). Chiudo, dicendo solo che noi abbiamo anche, presso il Comando generale dei Carabinieri, un nucleo specializzato, per capire quanto sia importante la tutela del nostro patrimonio…

PRESIDENTE. Onorevole, grazie, ha concluso il tempo a sua disposizione, abbondantemente.

Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Bartolozzi, con il parere contrario di Commissione e Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.221 Varchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Presidente, colleghi, questo emendamento interviene sull'articolo 518-decies, che fa riferimento al precedente 518-octies, relativo all'uscita o a esportazioni illecite di beni culturali. Si ritiene che la multa da euro 258 a euro 5.165 sia obiettivamente troppo bassa e non abbia alcuna funzione né dissuasiva né punitiva. Conseguentemente abbiamo formulato un emendamento, su cui facciamo un appello all'Aula, con buonsenso, per l'accoglimento, che propone di innalzare la multa da 2 mila a 20 mila euro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.221 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.75 Varchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Presidente, colleghi, questo emendamento è analogo al precedente, ma prevede una forbice più contenuta, ma decisamente migliorativa rispetto a delle multe troppo basse attualmente previste dalla norma. Quindi diciamo che, se non si è condiviso il voto precedente, c'è una seconda possibilità, invece, di migliorare questa norma, introducendo una multa più adeguata alla gravità del reato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.75 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.56 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, solo due parole. In questo caso, se non mi sbaglio, la relatrice ha espresso parere favorevole ed era dovuto, Presidente, perché questa è una fattispecie omnibus, nella quale inglobano il testo di legge. Questo non è dovuto alla relatrice, ma il testo Orlando-Franceschini ingloba in una fattispecie unica quattro tipologie di reati, due delitti e due contravvenzioni, che hanno comportamenti diversi puniti con la stessa pena. Allora, noi semplicemente abbiamo avuto l'accortezza di dire “bene proprio o altrui”, perché se non avessimo usato entrambi i termini, siccome il danneggiamento di cosa mobile è solo altrui, il 635, e la stessa cosa vale per il 639, se non avessimo inserito anche la parola “proprio”, il danneggiamento di cosa propria non sarebbe rientrato nella previsione normativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.56 Bartolozzi, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.222 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.76 Varchi, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 82).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.76 Varchi, la parte principale dell'emendamento 1.224 Bartolozzi risulta assorbita; potrà comunque essere posta in votazione la parte consequenziale, volta a istituire un fondo alimentato dai proventi delle multe di cui al capoverso 518-undecies, poiché tale ultima disposizione, a seguito dell'approvazione del citato emendamento 1.76, reca ora la sanzione della multa. La parte consequenziale dell'emendamento Bartolozzi 1.224, consistendo in un articolo aggiuntivo, sarà posta in votazione a pagina 26 del fascicolo, dopo l'articolo aggiuntivo Schullian 1.03, e si intende rinumerata come 1.0224.

Gli emendamenti 1.54 e 1.55 Bartolozzi sono assorbiti dall'emendamento 1.76 Varchi.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.226 Varchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. La ratio sottesa a questo emendamento è quella di garantire una tutela maggiore non solo ai beni culturali considerati singolarmente, ma anche con riferimento al contesto nel quale essi sono inseriti, soprattutto perché, spesso e volentieri, questo contesto è un centro storico, per ciò stesso meritevole, oltre che di una politica vincolistica, anche di una politica di tutela e conservazione che tenga conto delle esigenze di memoria, ma anche di vita in epoca moderna. Pertanto, noi chiediamo che i centri storici abbiano autonoma tutela e autonomo riconoscimento.

Segnalo che nel corso dei decenni più volte questo Parlamento si è occupato degli studi sui centri storici, non arrivando, però, mai ad una conclusione. Credo, francamente, che i tempi siano maturi per procedere a questa autonoma tutela dei centri storici, inserendo, con questo emendamento, un'apposita aggravante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà. Con gentilezza.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Mi scusi Presidente, non ce l'ho con lei, ce l'ho con me stesso. Chiedo già da adesso di consegnare poi la conclusione del mio intervento.

Il senso dell'intervento riguarda sicuramente il fatto che questo provvedimento non ha raccolto il primo scopo della Convenzione di Nicosia, ovvero quello della prevenzione. Invece, come è stato giustamente sottolineato, non facciamo altro che fare la gara con altri Paesi ad andare a rafforzare l'apparato repressivo, che è sicuramente necessario contro gli atti di devastazione, contro gli atti anche di danneggiamento dei beni culturali, ma c'è una contraddizione fondamentale e questa è la sintesi del mio intervento, che poi appunto consegnerò: da una parte si aggiunge repressione sui reati penali, dall'altra si liberalizza, come ha fatto Franceschini, l'esportazione delle opere d'arte. Questo crea sicuramente una contraddizione e un vulnus nella legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.226 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 19,25)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.223 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie Presidente. È un emendamento molto simile a quello che la collega Varchi ha appena spiegato così bene. Io vorrei aggiungere semplicemente quello che è il dettato di diverse pronunce dei giudici amministrativi. Qui non è un problema solo di rafforzare la tutela. Qui il vero problema, per il quale si giustifica questo emendamento, è che non si capisce se il centro storico sia bene paesaggistico, bene culturale o cos'altro. Allora da qui la necessità di prevedere un apposito e specifico testo normativo che lo tuteli.

Tra tutte, Presidente, vorrei leggere ai colleghi come si è espressa la giustizia amministrativa: nel caso del centro storico si tratta di impresa particolarmente ardua; è stato autorevolmente scritto che quello dei centri storici potrebbe dirsi un problema infinito, perché non sembra si sia ancora trovato un elemento qualificatore, attorno al quale il giurista possa coagulare un'ipotesi o meglio un concetto individuatore.

Quindi, qua il problema c'è: non si capisce cosa sia, come vada tutelato. Quindi, io vi chiedo qual è lo sforzo, cosa vi trattiene dal dover prevedere un'ipotesi specifica. Infatti, voi dite che non la volete tutelare, perché rientra nelle ipotesi normate. Vi dice la giurisprudenza che così non è, perché la difficoltà c'è nell'interpretazione: cosa osta a prevedere una ipotesi particolare di reato per la tutela del centro storico? Io ancora non l'ho compreso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie. Intanto, noi voteremo contro questi emendamenti, perché riteniamo che i centri storici siano comunque già coperti dalla formula beni paesaggistici. Anche per questo abbiamo votato contro l'altro emendamento. In ogni caso, andrebbe poi evitata la dicitura “particolare pregio” per i beni riferiti ai centri storici.

Venendo a questo emendamento, secondo noi, non è coerente con il sistema introdurre una gradazione di valore per i beni paesaggistici, ponendo i centri storici in posizione differenziata rispetto alla categoria di altri beni. Quindi, per questi motivi, noi voteremo, come gruppo, anche contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Ci sono due ordini di considerazioni da fare rispetto al primo comma, che parla di devastazione e saccheggio di beni culturali, molto spesso esercitate dalle stesse amministrazioni. Qui a Montecitorio ne abbiamo un esempio: la montagnola che accede al palazzo ha coperto, negli anni in cui lo volle Rutelli con Violante, tre gradini di Bernini, con un intervento drammatico fatto dall'architetto Zagari.

Per cui esiste una fattispecie grave - prima citavo quella di La Spezia - di danno e saccheggio condotti dalle stesse amministrazioni. Però, in ordine all'emendamento Bartolozzi, Costa, Zanettin, Cassinelli, Cristina, Ferrajoli, Pittalis, Sarro mi chiedo: cosa può essere, rispetto ai centri storici, quello che riveste carattere storico? C'è un limite alla sgrammaticatura. Quando, cari colleghi, scrivete: “i fatti di cui al presente articolo sono commessi in danno dei centri storici che rivestono carattere storico”.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Se sono storici, è chiaro che rivestono carattere storico: artistico e di particolare pregio culturale. La cultura e la storia in cosa dissidono? Se è culturale, è storico e, se è storico, è culturale. Quindi, chiedo ai colleghi di ritirarlo, per evidente danno alla grammatica e al lessico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Parlo a lei, Presidente, e per il suo tramite nei confronti dell'onorevole Ferri, che nella precedente vita faceva il giudice. Io non riesco a capire, come beni storici, paesaggistici, artistici: tutto un pot-pourri! Ma c'è una giurisprudenza amministrativa, che li ha ben distinti: che facciamo dei centri storici? Ora, se uno sbanda con la macchina e piglia qualche monumento, gli fate il processo penale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Ma voi non vi rendete conto di cosa state scrivendo! Ma di che parlate? Quello che diceva Sisto era evidente: voi non fate distinzione tra i beni: beni culturali, beni storici, centri storici: tutto insieme. A me sembra che ci sia una notevole confusione nella definizione delle norme. Quindi all'amico Ferri, tramite lei, dico sempre: speriamo che non succeda niente, mentre va in macchina in qualche centro storico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sì proviamo, colleghi. Allora, nel poco tempo a disposizione, entro subito nel merito della discussione. Su questo emendamento, ovviamente, è stata sollevata la difesa dei centri storici, ma vogliamo sottolineare anche l'ottimo lavoro fatto dai colleghi Varchi e Maschio sugli altri emendamenti, che hanno sottolineato le carenze tecniche emerse in Commissione nella trasposizione del Codice dei beni culturali del 2004 al codice penale, con l'introduzione di nuove fattispecie di reato, seguendo peraltro le indicazioni in tal senso della Convenzione di Nicosia, come abbiamo accennato prima.

Rileviamo, intanto, che manca l'aspetto della prevenzione, appunto, aspetto che per primo viene citato nella suddetta Convenzione. Senza sensibilizzazione ed educazione, a partire dalle elementari fino alla terza età, circa il necessario rispetto dovuto a un bene artistico, archeologico e paesaggistico, non si può pensare semplicemente di aggravare le pene dei reati contro il nostro patrimonio.

Abbiamo poi verificato un'incongruenza di fondo, come denuncia anche, pensate un po', Tommaso Montanari, che certo non è un esponente di Fratelli d'Italia, relativa all'autodichiarazione da parte dei mercanti d'arte, rispetto alle opere esportate e vendute, punto che viene toccato anche dall'articolato. Ora, riteniamo non si passa, da una parte, essere giustizialisti, andando a rendere più intransigenti e dure le pene per colpire chi, come è accaduto in passato a Roma, danneggia nel centro storico gravemente un monumento, e poi favorire l'esportazione di beni artistici, senza un controllo accurato per la stima dell'opera d'arte in questione, come fece Franceschini nella riforma del Codice dei beni culturali nel 2017, con la liberalizzazione parziale del mercato d'arte.

Noi di Fratelli d'Italia siamo certo per semplificazione, ma sosteniamo una sintesi di visione tra tutela dell'arte di contesto, come viene definita alla Settis, e quella di contrasto, alla Paulucci, l'ex direttore dei Musei Vaticani ed ex Ministro. E, se è vero che la circolazione delle opere d'arte italiane, anche quelle acquistate o sottratte storicamente all'Italia, la rappresentano (teoria del contrasto), è altrettanto vero che se non si difende il patrimonio nella sua interezza, rischiamo di diventare una market nation (teoria del contesto), un supermercato culturale, da cui comprare qualsiasi cosa.

Come scrisse Quatremère de Quincy: “un'opera d'arte appartiene al luogo che l'ha vista nascere e non può, dunque, essere sradicata, strappata al suo Paese d'origine, alla sua nazione, dalla storia specifica di cui è prodotto senza che ne venga compromesso il suo stesso significato”.

Certo è che lo stesso Montanari, in predicato all'epoca per ricoprire anche la carica di Ministro dei beni culturali in quota 5 Stelle, non può poi essere lo stesso che sostenne e sostiene pubblicamente l'occupazione di un bene monumentale artistico e culturale, qui perseguito esplicitamente da questi articoli e in particolare dall'articolo 518-undecies come il teatro Valle a Roma, bene devastato da quell'occupazione e ora sottoposto a lavori imperscrutabili della sovrintendenza comunale di Roma. Montanari non può fare il moralizzatore intransigente e poi difendere chi occupa un bene demaniale che oggi qui noi andiamo giustamente a perseguire: non può farlo!

Un altro aspetto che avremmo voluto vedere è quello di esprimere esplicitamente l'omissione d'atti d'ufficio al riguardo di beni monumentali archeologici e artistici. Quante volte abbiamo pianto un crollo o un degrado di monumenti e opere senza che nessun sovrintendente abbia espresso una segnalazione o un allarme, così come previsto dall'attuale articolo 380 del codice penale? E, invece, vi siete limitati a inserire un comma soltanto all'articolo 518. Non siamo certo contro tutti i sovrintendenti, per carità, ma contro quei sovrintendenti che pensano di essere signori feudali e che non fanno nulla o poco per riqualificare i beni che sovrintendono o proteggono, ma sono attivissimi nell'accumulare titoli per fare carriera. A questi - e concludiamo - ricordiamo le parole di Pier Paolo Pasolini: “Quel che va difeso è il territorio nella sua interezza. Vale un muretto, vale una loggia, vale un tabernacolo, vale un casale agricolo. Ci sono casali che dovrebbero essere difesi come una cattedrale o un castello, ma la gente non vuole saperne. Hanno perduto il senso della bellezza” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Presidente, solo per segnalare che conveniamo con quanto osservato dall'onorevole Sgarbi. Si tratta, però, di un mero refuso e, quindi, la parola “storico” nel contesto dell'emendamento - il secondo “storico” - è un refuso e, pertanto, è da intendersi proprio come una ripetizione che è sfuggita alla penna e non certo alla bontà del testo (e sappiamo che così non significa nulla).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.223 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Ricordo che l'emendamento 1.88 Vitiello è precluso dall'approvazione dell'emendamento 1.222 Perantoni.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.87 Vitiello e 1.250 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.251 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 19,40)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 86).

L'emendamento 1.78 Varchi è così precluso dall'approvazione dell'emendamento 1.251 Perantoni.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.256 Perantoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Veramente due parole, Presidente. Noi su questo emendamento voteremo contro non per il principio, dato che siamo stati noi, in un altro emendamento, a introdurre la pubblicazione della sentenza in caso di condanna. Quindi, siamo assolutamente a favore - e anche in questo caso è stato copiato ed è un altro caso - e, quindi, non potremmo non licenziarlo positivamente, senonché si spingono nel solito errore perché poi prevedono la pubblicazione e, quindi, di dire al giudice dove deve essere pubblicato, stabilendo: “(…) con diffusione nazionale indicati dal giudice ed editi in tre diverse località (…)”. Questo principio è assolutamente fuori dai canoni della pubblicazione della sentenza, ai sensi dell'articolo 36 del codice penale, e quindi andiamo a introdurre qualcosa che non necessita perché il giudice, a seconda della gravità del caso e dell'allocazione territoriale, potrà ritenere dove pubblicare.

Quindi, per questo motivo, pur essendo in linea di principio favorevoli alla pubblicazione, in questo caso specifico siamo orientati a votare in modo contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.256 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 87).

L'emendamento 1.255 Varchi è precluso dall'approvazione dell'emendamento 1.256 Perantoni.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.252 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.61 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, questa è una delle disposizioni più importanti dell'attuale testo normativo, perché si prevede - e l'articolo di riferimento è il 518-sexiesdecies - una sorta di associazione dell'articolo 416 applicata ai casi di commercio di beni culturali. Ma cosa fanno, cosa fa il testo Orlando-Franceschini e cosa combina la maggioranza?

Rispetto all'associazione del 416, qui abbiamo l'attività organizzata al fine del commercio. Mancano, però, due dati fondamentali del 416 e cioè dell'associazione che noi abbiamo nel codice penale, e cioè, le più persone, i più soggetti che si uniscono “al fine di”, e poi la previsione di più reati “ai fini”. Ora, nonostante il fatto che quindi questa fattispecie sia più larga come modulazione e quindi, in qualche modo, allarga le maglie e ci fa rientrare di tutto, che cosa fanno? Puniscono in maniera ancora più grave questa rispetto a quella del 416, che ha criteri più stringenti. È evidente, Presidente, che c'è un'assoluta discrasia fra le norme, tra quella che è il 416, l'associazione per delinquere e questa, che è finalizzata al “trafficano”. Mancano dei caratteri distintivi dell'associazione per delinquere cioè il numero minimo di partecipanti e reati “ai fini”, però la pena si aumenta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.61 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.257 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 90).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.260 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 91).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.259 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 92).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.261 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 93).

L'emendamento 1.262 Vitiello è precluso dall'approvazione dell'emendamento 1.261 Perantoni. Passiamo all'emendamento 1.263 Perantoni. Nessuno chiedendo di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.263 Perantoni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 94).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 95).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.03 Schullian.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitiello Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Io questa proposta emendativa la faccio mia. Si vuole semplicemente equiparare la normativa già esistente in tema di beni paesaggistici, di cui all'articolo 181 ai beni culturali, ai beni in particolare relativi a quelli monumentali. Si ritiene che anche in questo caso l'autorizzazione dalla sovrintendenza possa salvare il salvabile e consentire ai cittadini di continuare a godere dei propri beni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.03 Schullian, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.0224 Bartolozzi, per la parte non assorbita dall'emendamento 1.76 Varchi, per intenderci l'ex emendamento 1.224 Bartolozzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, parliamo dell'istituzione di un fondo nel quale dovrebbero confluire le multe dei reati che abbiamo introdotto adesso. Quindi, chi commette un reato paga una multa e la multa va a confluire in un fondo che è presso il Ministero; le somme poi dovrebbero essere in qualche modo proiettate verso i territori che hanno subito il danneggiamento. Qui si è registrata una cosa anomala, Presidente, perché nel Comitato dei nove la relatrice aveva dato parere favorevole, capendo la bontà del testo; dopodiché arriva il parere negativo…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo un po' di attenzione, per favore.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Quindi, Presidente, avevamo il parere favorevole della relatrice di maggioranza, dopodiché oggi arriva il parere della Commissione bilancio che ci lascia un po' sorpresi, perché la Commissione bilancio dice: parere contrario, in quanto l'emendamento è suscettibile di determinare nuovi e maggiori oneri. Ma quali oneri, Presidente, se quelle di cui stiamo parlando sono le multe che confluiscono in un fondo? Di quali oneri parla la Commissione bilancio? Io non l'ho compreso. La relatrice si è appiattita sul parere della Commissione bilancio; la stessa cosa ha fatto il Governo. Io vorrei capire di quali oneri aggiuntivi state parlando. Sono fondi nei quali vanno a confluire le multe, quindi oneri aggiuntivi non ce ne sono! Se potessi sapere il perché la relatrice si appiattisce sul parere della Commissione bilancio, le sarei grata, tenendo conto anche che il parere della Commissione bilancio non è motivato.

VALENTINA PALMISANO, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA PALMISANO, Relatrice per la maggioranza. Presidente, tra le tante inesattezze che ho ascoltato finora, questa non può passare, quindi vorrei dire che non ho dato parere favorevole; ho detto che condividevamo l'obiettivo e mi sarei riservata di dare parere favorevole o contrario in base al parere che sarebbe arrivato dalla Commissione bilancio, che è la Commissione competente a valutare eventuali variazioni finanziarie in merito. Dunque, se si chiede la costituzione di un fondo e la Commissione bilancio ritiene che quel fondo generi delle spese non previste e dà parere contrario, io non posso fare altro che prendere atto del parere della Commissione competente bilancio e dare parere contrario. Però, è assolutamente un'inesattezza, per non dire altro, che io avrei dato parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, proprio perché io invece ero in Commissione bilancio oggi quando abbiamo discusso questo emendamento, è bene che siano chiari un po' di passaggi, nell'ottica di un aiuto al Governo, affinché il Governo possa rileggere questo emendamento, che è un emendamento di assoluto buonsenso. Allora, il parere espresso dalla Commissione bilancio dice - lo cito, perché sono i documenti che avevamo in Commissione oggi - che la proposta emendativa non appare presentare profili problematici dal punto di vista finanziario, giacché si prevede la destinazione di sanzioni, peraltro di nuova istituzione, a specifiche finalità. Sul punto, però, appare comunque necessario sentire una conferma da parte del Governo.

Arriva, poi, una nota in Commissione da parte del Ministero della giustizia, in quella che io chiamerei una schizofrenia legislativa. Perché? Perché il Ministero della giustizia ci dice che i motivi per cui questo emendamento non può passare sono sostanzialmente due: il primo è che la norma alla base prevede esclusivamente sanzioni di tipo restrittivo, quindi, siccome in realtà con l'emendamento vogliamo proporre qualcosa di nuovo, questo pare strano.

In più, dopo che la Commissione bilancio dice invece che non ci sono oneri a carico dello Stato, il Ministero della giustizia ci dice che la stessa norma necessita di apposita copertura finanziaria per il venir meno del corrispondente gettito erariale. Però, il gettito erariale in questo caso non c'è, perché è una partita di giro. Se quei soldi prima non c'erano perché il fondo è nuovo, e questo è un emendamento nuovo, che prevede delle sanzioni nuove, pagamenti nuovi, non c'è possibilità di incidere sul gettito erariale. Per cui, questo è uno di quei casi in cui la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra, e si chiama schizofrenia legislativa, che va fermata, perché questo è un emendamento di buonsenso.

Cosa diciamo, e cerco di essere assolutamente chiara? Noi chiediamo che i soldi, che vengono pagati nel momento in cui c'è un danno ai nostri beni, vengano gestiti direttamente dai comuni, perché, come sappiamo, in Italia, se quei soldi vengono dati allo Stato e dallo Stato rigirati ai comuni passano mesi, passano anni, e probabilmente quei beni danneggiati non verranno mai sistemati. Invece, dando una gestione apposita ai comuni, probabilmente riusciamo a dare anche una risposta immediata nel momento in cui quel danno c'è. Per cui, Fratelli d'Italia invita a rileggere quell'emendamento e a cambiare il parere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, anch'io vorrei entrare nel merito dell'emendamento, cercando di capire, perché non sono in Commissione. Ho la sensazione che una legittima decisione del Governo - peraltro qui c'è il sottosegretario Ferraresi, che potrebbe anche manifestare la sua opinione - di essere contrario a questo emendamento, perché alloca dei fondi anziché in un capitolo in un altro, è però una scelta politica della quale si assume la responsabilità il Ministro della giustizia o il Ministero della giustizia; e ciò non può passare sulla base di un vincolo che dovrebbe essere messo dalla Commissione bilancio riguardo oneri aggiuntivi. Infatti, i colleghi che sono intervenuti hanno chiaramente spiegato che in questo caso il tema di oneri aggiuntivi non c'è, c'è il tema che questi fondi, che dovrebbero andare in un capitolo, vengono messi in un altro fondo; ma non sono oneri aggiuntivi, sono oneri che vengono allocati in un posto invece che in un altro. Che il Ministro della Giustizia preferisca che questi soldi vadano nel capitolo del Ministero della Giustizia piuttosto che nel capitolo dei beni culturali o non so in quale altro capitolo, lo capisco benissimo, ma siccome non c'è nulla che osta da parte dalla Commissione bilancio, come abbiamo già visto, perché il parere dato dalla Commissione bilancio non è contrario (se non ho capito male), perché non vi sono oneri aggiuntivi, esplicita il fatto che il veto su questo emendamento è del Ministro della Giustizia, del Ministero della giustizia, per una scelta tutta politica che non ha nulla a che vedere col problema degli oneri aggiuntivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Naturalmente, la Presidenza prende atto del parere contrario della Commissione bilancio, quindi se la relatrice non chiede l'accantonamento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.0224 Bartolozzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza, e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 10,30. Colleghi la seduta però non è finita, quindi vi chiedo di abbandonare l'Aula consentendo a chi deve intervenire per interventi di fine seduta di poterlo fare.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazzaro. Ne ha facoltà. Colleghi! Prego.

ALEX BAZZARO (LEGA). Presidente, lo scorso 15 ottobre le proteste studentesche nella città di Torino hanno visto accadere nella città un fatto gravissimo: due manichini raffiguranti i Ministri e Vicepresidenti del Consiglio…

PRESIDENTE. Onorevole Bazzaro…Colleghi…Colleghi, posso chiedervi di abbandonare l'Aula consentendo ai colleghi di effettuare gli interventi di fine seduta?

ALEX BAZZARO (LEGA). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

ALEX BAZZARO (LEGA). Dicevo che lo scorso 15 ottobre, durante le manifestazioni studentesche nella città di Torino, abbiamo visto in piazza un fatto gravissimo: l'esposizione e la messa a fuoco di due manichini rappresentanti i Vicepresidenti del Consiglio e Ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Per quanto ci riguarda questo è solo l'ultimo degli atti intimidatori che quotidianamente il movimento di cui faccio parte subisce, così come la figura del Vicepresidente del Consiglio e Ministro Matteo Salvini. Dalle sedi distrutte ai candidati minacciati, alle scritte sui muri inneggianti alla lotta armata e alla morte di Matteo Salvini, non passa giorno in cui esponenti del nostro movimento non vengano messi sotto tiro, con parole di fuoco o atti intimidatori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Il tutto nel silenzio generale o complice di media ed opposizioni. Vede Presidente, i cattivi maestri che alimentano queste tensioni e l'odio verso quello che dovrebbe essere solamente un avversario politico, li troviamo ogni giorno su stampa e TV, con giornalisti di quotidiani nazionali che arrivano a volere appeso per i piedi quello che è oggi il Vicepresidente del consiglio e Ministro dell'Interno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

L'Italia ha purtroppo un passato in cui la lotta politica si è spesso tradotta in violenza e morte. Per questo è doveroso ribadire in quest'Aula, che è il fulcro e il perno della nostra democrazia, senza distinguo alcuno, che fatti come quello di Torino non solo non possono essere tollerati, ma devono essere censurati senza se e senza ma (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Noi, signor Presidente, non arretreremo di un millimetro: crediamo nella democrazia e nel confronto, e siamo convinti che gli italiani perbene siano con noi; ma non possiamo aspettare silenti che qualcuno passi dalle minacce ai fatti, e non vogliamo dover tornare in quest'Aula per commentare fatti ben più gravi.

PRESIDENTE. Concluda.

ALEX BAZZARO (LEGA). Esprimo, a nome mio e a nome del gruppo Lega, la nostra solidarietà al Ministro Salvini e al Ministro Di Maio, e invito ufficialmente a una seria riflessione tutti coloro che ogni giorno, in politica e nell'informazione,…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ALEX BAZZARO (LEGA). …parlano evidentemente senza rendersi conto delle potenziali e devastanti conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, Taranto, oltre ad essere bagnata da due mari e oppressa dalle ciminiere della grande industria, è soprattutto custode di tradizioni culturali millenarie, indiscusse eccellenze artistiche e impareggiabili tesori storici: patrimoni che troppo spesso vengono trascurati, se non addirittura dimenticati e di conseguenza abbandonati al proprio destino. Sì, abbandonati al proprio destino: lo stesso rischio che sta correndo il glorioso Istituto di alta cultura musicale “Paisiello”, alle prese da anni con una crisi che, nonostante l'annunciata statizzazione, risulta essere perennemente di drammatica attualità. Fino ad oggi, quello che viene considerato a ragione uno dei simboli cittadini è sempre andato avanti fra mille difficoltà, riuscendo non solo a superare ostacoli di diversa natura, ma anche a fornire ai suoi allievi una preparazione di grande livello.

Ebbene, questo storico liceo (la sua nascita risale al 1927, oltre novant'anni fa), inserito a pieno titolo nel sistema nazionale dell'alta formazione artistica e musicale, dopo aver ottenuto la garanzia di poter diventare un istituto statale, adesso potrebbe subire la più atroce delle beffe. Difficile sostenere il contrario, soprattutto quando si pensa che il “Paisiello” possa chiudere i battenti nonostante vi sia una legge dello Stato che, se da un lato è pronta a soccorrerlo, dall'altro non viene ancora applicata. Le risorse economiche per poter proseguire l'attività didattica sono ormai esaurite, e il prossimo 31 ottobre la provincia di Taranto, che è l'ente da cui il “Paisiello” dipende, dovrebbe dar seguito alle procedure di mobilità del personale, che comporteranno la chiusura dell'Istituto, con il risultato di far restare senza lavoro oltre 50 dipendenti pubblici e di privare 600 studenti della possibilità di frequentare un nuovo anno accademico.

Proprio nelle scorse ore il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha dato notizia di aver firmato un decreto, che farà arrivare nelle casse degli Istituti superiori musicali non statali finanziamenti che, però, pare, consentiranno la prosecuzione delle attività sino al mese di dicembre: troppo poco per autorizzare un minimo di ottimismo, troppo poco per pianificare un futuro in attesa di una statizzazione che tarda a concretizzarsi, troppo poco per impedire alla città jonica di perdere un altro pezzo della sua storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Presidente, intervengo in quest'Aula ancora una volta per sottoporre all'attenzione degli organi competenti, in particolare al Ministro della salute, i gravi risultati che il piano regionale di riordino sanitario sardo sta producendo in tutta l'isola. Ad oggi, Presidente, in Sardegna ci ritroviamo ad avere due ospedali occupati, il “Paolo Merlo” de La Maddalena e l'ospedale “Delogu” di Ghilarza. I residenti in Sardegna si oppongono con forza, ancora una volta, alle scelte scellerate del piano di rientro regionale e al depotenziamento del “Paolo Merlo” de La Maddalena e ai tagli che vengono effettuati all'offerta sanitaria.

Una vera emergenza è anche quella che continua a registrarsi presso il pronto soccorso dell'ospedale di Nuoro: il personale è ad oggi ancora carente e il servizio al collasso, i cittadini aspettano ore ed ore prima di ricevere soccorso. Le tanto decantate stabilizzazioni pare si siano perse tra i proclami e le lungaggini burocratiche. Molte unità sono sottoposte a un contratto a tempo determinato, che è in scadenza nei prossimi mesi: buona parte del personale non vedrà il rinnovo contrattuale e questo causerà un crollo delle unità operative presenti.

Stessa situazione, Presidente, a Sassari: pazienti che raggiungono gli ospedali e che sono costretti a rinunciare alle sedute di pronto soccorso, quindi a ritornare a casa. Ma la cosa più assurda si si verifica a Cagliari, dove le lungaggini delle liste d'attesa colpiscono anche reparti di oncologia.

Presidente, in Sardegna si sta negando ai cittadini il diritto alla salute: anziché rimodulare l'offerta ci troviamo, in base alle richieste dei territori, al depotenziamento completo. Il mio è l'ennesimo appello in questo Parlamento - e non sarà l'ultimo - a difesa della sanità nella mia terra.

PRESIDENTE. Concluda.

MARA LAPIA (M5S). La Sardegna ha bisogno di aiuto per quanto riguarda la sanità. Chiedo che le istituzioni centrali facciano loro questa preoccupazione, perché in Sardegna sembra non preoccuparsi più nessuno della sanità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Signor Presidente, ormai il Governo del cambiamento non riesce nemmeno più a stupirci: le bugie che racconta al popolo sono diventate la consuetudine e anche le più immorali sono diventate false verità. Sono stati promessi, dai balconi e dai barconi ormeggiati sulle rive del Tevere, durante festeggiamenti con parlamentari che si esibivano nella nota attività politica della danza del ventre, il risarcimento totale ai risparmiatori truffati dalle banche venete e dalle casse di risparmio dell'Italia centrale. Voglio precisare che nella sola regione Friuli-Venezia Giulia, Presidente, sono ben 15 mila i cittadini coinvolti e 2 mila gli ex soci che hanno presentato istanza di ammissione al passivo delle due ex Popolari venete. Ora, con le carte in mano, si scopre che nel Documento programmatico di bilancio le risorse stanziate per il 2019 sono pari a zero, mentre per gli anni successivi sono briciole rispetto alla platea dei 300 mila azionisti-risparmiatori potenzialmente interessati e nell'entità complessiva dei risarcimenti, che potrebbe raggiungere la cifra monstre di 10 miliardi. Anche queste promesse sono state una bugia. Forse queste sono state tra le bugie più immorali. Sono state fatte delle promesse che non verranno rispettate, quindi, tramite lei, Presidente, concludo dicendo a questo Governo e a questa maggioranza: pentitevi e uscite dalla fake politica, perché siete ancora in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iovino. Ne ha facoltà.

LUIGI IOVINO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, purtroppo la magistratura ha confermato i nostri timori rispetto a quello che è avvenuto in passato, rispetto alle graduatorie e ai concorsi che sono stati banditi per il passato inerenti le Forze dell'ordine e le Forze armate nel nostro Paese. Abbiamo sempre pensato, rispetto alle indagini che sono state avviate, che questi concorsi siano stati poco chiari, siano stati avviati in maniera poco chiara. Tuttavia, noi del MoVimento 5 Stelle questi timori li abbiamo manifestati anche il mese scorso, attraverso un'apposita interrogazione parlamentare, depositata il 21 settembre.

Oggi, la magistratura ha avviato un'ennesima indagine e sono state arrestate circa quindici persone, persone che fanno parte del Ministero della difesa, persone che sono impiegate ad ogni livello nei Ministeri e, anche, persone della società civile. Questo è inaccettabile, è inaccettabile in un Paese dove la meritocrazia dovrebbe essere l'elemento basilare, l'elemento fondante sulla quale si fonda la cultura del nostro Paese e sulla quale si fonda la cultura con la quale educhiamo i nostri giovani. I nostri giovani hanno, purtroppo, abbandonato ogni speranza, perché devono vedere che, dalle indagini emerse, gli inquirenti hanno dichiarato che per superare un testo, una prova scritta nelle Forze dell'ordine ci volevano 25 mila euro, per superare la prova completa 50 mila euro.

Questo ha veramente dell'incredibile e dell'insensato, in questo Paese. Si sta distruggendo una classe giovanile, distruggendo le loro speranze e le persone che hanno abusato di questo potere, truffando queste persone, distruggendo i sogni dei ragazzi, devono pagare.

Noi confidiamo soprattutto nell'operato del nostro dicastero, del Ministero della Ministra Trenta che sta avviando, appunto, un'indagine e che sicuramente ha già manifestato tanta sensibilità su questo tema.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUIGI IOVINO (M5S). Rivestire e indossare una divisa è un onore per tante persone, ma è anche un mestiere difficile, fatto di tanti sacrifici e in questo Paese non può passare il messaggio che delle persone entrano a far parte dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia, della Guardia di finanza - termino Presidente - solamente pagando dei concorsi. È un messaggio sbagliato che diamo ai nostri giovani ed è un messaggio che diamo a un'intera generazione che io spero di poter rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cimino. Ne ha facoltà.

ROSALBA CIMINO (M5S). Grazie, Presidente. Non essendo riuscita a farlo prima, permettetemi di ringraziare, relativamente all'approvazione della proposta di legge recante norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta, gli uffici, preliminarmente quelli della Commissione agricoltura, tutti gli onorevoli colleghi di Commissione, sia di maggioranza che di opposizione e, in particolare, il presidente Gallinella che ha fortemente voluto questa proposta di legge.

Ringrazio, altresì, il Governo e tutti i colleghi d'Aula che hanno dato il loro indispensabile contributo a questo provvedimento che vedrà finalmente la nascita di una chiara definizione di filiera corta e chilometro zero o utile, a sostegno sia dei produttori italiani che, anche, dei consumatori consapevoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zardini. Ne ha facoltà.

DIEGO ZARDINI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per rappresentare ai colleghi, a lei e, tramite suo, anche al Governo e in particolare al Ministro per i beni culturali, una situazione incresciosa che si sta concretizzando a Verona e che riguarda la Fondazione Arena di Verona. Una realtà importantissima per il nostro territorio, uno degli enti di produzione artistica più importanti del Veneto e d'Italia. Da qualche giorno i lavoratori sono dovuti tornare in stato di agitazione perché, dopo un'ispezione recente da parte degli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze, la Fondazione Arena di Verona ha chiesto una ripetizione di una parte delle retribuzioni dei lavoratori, corrispondente a circa 3.000 euro per ogni lavoratore a tempo indeterminato e a tempo pieno, e a circa 500 euro per i lavoratori stagionali. Una cifra molto alta, dopo, fra l'altro, anni in cui durante la predisposizione della legge Bray e di un piano di rilancio, i lavoratori hanno pagato un prezzo altissimo per quanto riguarda anche la loro retribuzione. Sono rimasti a casa, per anni, per due mesi all'anno, ammontando, diciamo così, il loro mancato stipendio a circa 6 milioni di euro, quindi contribuendo, in questo senso, a una grande fetta del rilancio della Fondazione Arena.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

DIEGO ZARDINI (PD). Oggi noi chiediamo che ci sia da parte del Ministro una pronta reazione per la convocazione di un tavolo fra tutti i ministeri competenti, per cercare di risolvere questo nodo, affinché non siano i lavoratori a pagare nuovamente il prezzo dell'incompetenza di altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (PD). Grazie, Presidente. Prendo la parola per informare l'Aula e perché tutti siano consapevoli della situazione di grave pericolo in cui si trova la famiglia di Federica Angeli e della preoccupazione di tutto il gruppo del Partito Democratico. Le confesso, Presidente, che è molto amaro intervenire in quest'Aula per parlare di Federica Angeli e non perché l'emiciclo le tributi un applauso unanime, un plauso unanime e un ringraziamento per il lavoro che sta svolgendo e che ha svolto in questi cinque anni.

Parliamo, come lei sa, della giornalista che con le sue inchieste, inizialmente sottovalutate da tutti, ha denunciato, svelato la presenza della criminalità mafiosa sul litorale romano. Una donna, una giornalista che non si è fatta fermare da niente e da nessuno e che, mettendo a repentaglio la sua vita, quella della sua famiglia, delle persone a lei più vicine, ha condotto delle inchieste che, negli ultimi anni, hanno guidato le azioni della magistratura, della Polizia giudiziaria, dall'inchiesta “Nuova alba” nel 2013, all'inchiesta “Eclisse” nel 2018. Tutte le iniziative che hanno inferto colpi durissimi ai clan criminali di Ostia, nascono, partono dalle sue inchieste.

E non è solo una questione di giustizia, perché il lavoro di Federica è un lavoro che riguarda l'opinione pubblica, è un lavoro culturale. A Ostia, a Roma è aumentata una capacità critica rispetto a certi fenomeni; ebbene, ho presentato un'interrogazione che è seguita a un appello pubblico che Federica ha rivolto, perché siamo protetti i suoi figli. Federica ha condotto in questi anni battaglie nel nome dei suoi figli e per i nostri figli e, ora, lo Stato deve stare accanto alla sua famiglia e ai suoi figli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUCIANO NOBILI (PD). Ministro Salvini, tutto mi divide, tutto ci divide da questo Governo, ma il nostro appello è: non lasciate sola Federica, lo Stato le sia accanto, a lei e alla sua famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Emergono, in questi giorni, dettagli raccapriccianti su Jamal Khashoggi, il giornalista saudita, ucciso, probabilmente sezionato vivo, al consolato saudita a Istanbul. Lunedì, i Governi di Germania, Francia e Gran Bretagna hanno chiesto, con una dichiarazione congiunta, verità su questo caso. Allo stesso modo si sono espressi sia l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, Federica Mogherini, che il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Il Segretario di Stato americano Pompeo è volato a Riad per parlare direttamente con le autorità saudite. L'unico Governo che non ha speso una parola di condanna, che non ha chiesto la verità, che non ha battuto ciglio è il Governo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). C'è da chiedersi perché. Lega e MoVimento 5 Stelle vogliono, in questo modo, coprire il Governo saudita? Chiediamo una presa di posizione del nostro Governo davanti a questo crimine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi di fine seduta.

Organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 1066-A e abbinate, recante misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori, nei servizi educativi per l'infanzia e nelle scuole dell'infanzia.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 18 ottobre 2018 - Ore 10,30:

1. Seguito della discussione della proposta di legge:

ORLANDO e FRANCESCHINI: Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento). (C. 893-A)

Relatori: PALMISANO, per la maggioranza; PITTALIS, di minoranza.

2. Discussione della proposta di legge:

CALABRIA ed altri: Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori nei servizi educativi per l'infanzia e nelle scuole dell'infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento).

(C. 1066-A)

e delle abbinate proposte di legge: BRAMBILLA; RAMPELLI ed altri; CALABRIA ed altri; DALL'OSSO ed altri. (C. 20-329-480-552)

Relatrici: DIENI, per la I Commissione e MURELLI, per la XI Commissione.

La seduta termina alle 20,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FEDERICO MOLLICONE (A.C. 893-A)

FEDERICO MOLLICONE, (Intervento sull'emendamento n. 1.226 – A.C. 893-A). Nel poco tempo a disposizione entro subito nel merito della discussione questo emendamento punta a difendere i centri storici a completare l'ottimo lavoro e intervento svolto dai colleghi Varchi e Maschio che hanno sottolineato le carenze tecniche emerse in commissione nella trasposizione dal codice dei beni culturali del 2004 al codice penale con l'introduzione di nuove fattispecie di reato seguendo peraltro le indicazioni nette in tal senso della Convenzione di Nicosia sottoscritta nel Maggio 2017 anche dall'Italia.

Rileviamo, intanto, che manca l'aspetto della prevenzione. Aspetto che per primo viene citato nello scopo della convenzione di Nicosia. Senza sensibilizzazione ed educazione a partire dalle elementari fino alla terza età circa il necessario rispetto dovuto ad un bene artistico, archeologico e paesaggistico non si può pensare semplicemente di aggravare le pene dei reati contro il nostro patrimonio.

Abbiamo poi verificato nel testo una incongruenza di fondo, come denuncia anche Tomaso Montanari, relativa all'auto dichiarazione da parte dei mercanti d'arte rispetto alle opere esportate e vendute. Ora riteniamo non si possa da una parte essere giustizialisti andando a rendere più intransigenti e dure le pene per colpire chi, come accaduto in passato a Roma danneggia gravemente un monumento e poi favorire l'esportazione di beni artistici senza un controllo accurato per la stima dell'opera d'arte in questione come fece Franceschini nel 2017 con la liberalizzazione parziale del mercato d'arte. Noi di Fratelli d'Italia siamo certo per la semplificazione ma sosteniamo una sintesi di visione tra tutela dell'arte di contesto alla Settis e quella di Contrasto alla Paolucci. E se è vero che la circolazione delle opere d'arte italiane, anche quelle acquistate o sottratte storicamente all'Italia, la rappresentano- teoria del contrasto- è altrettanto vero che se non si difende il patrimonio nella sua interezza rischiamo di diventare una market nation- teoria del contesto. Un supermercato culturale da cui comprare qualsiasi cosa. E come scrisse Quatremère de Quincy "un'opera d'arte appartiene al luogo che l'ha vista nascere, e non può dunque essere sradicata, strappata al suo Paese d'origine, dalla storia specifica di cui è prodotto senza che ne venga compromesso il suo stesso significato".

Certo è che lo stesso Montanari, in predicato all'epoca per ricoprire anche la carica di ministro dei beni culturali in quota M5S, non può poi essere lo stesso che sostiene pubblicamente l'occupazione di un bene monumentale artistico e culturale, qui perseguito esplicitamente da questi articoli 518-undecies, come il Teatro Valle a Roma. Bene devastato da quell'occupazione e ora sottoposto a lavori imperscrutabili da parte della sovrintendenza comunale. Montanari non può fare il moralizzatore intransigente e poi difendere chi occupa un bene demaniale. Non può.

E un altro aspetto avremmo voluto vedere quello di esprimere esplicitamente l'omissione d'atti d'ufficio a riguardo di beni monumentali archeologici e artistici. Quante volte abbiamo pianto un crollo o un degrado di monumenti e opere senza che nessun soprintendente abbia espresso una segnalazione un allarme così come previsto dall'attuale articolo 380 del codice penale? E invece vi siete limitati a inserire un comma al 518. Non certo contro tutti i soprintendenti per carità ma contro quei soprintendenti che pensano di essere signori feudali del territorio o del bene assegnatogli in supervisione e poi non fanno nulla o poco per riqualificarlo o proteggerlo ma sono attivissimi nell'accumulare titoli per fare carriera. A questi ricordiamo le parole di Pier Paolo Pasolini «Quel che va difeso è il territorio nella sua interezza. Vale un muretto, vale una loggia, vale un tabernacolo, vale un casale agricolo. Ci sono casali stupendi che dovrebbero essere difesi come una cattedrale o come un castello. Ma la gente non vuoi saperne: hanno perduto il senso della bellezza e dei valori. Tutto è in balia della speculazione». Pier Paolo Pasolini pronunciava queste parole, in un'intervista al «Messaggero», nel 1974, sembra scritto ieri.

Pertanto consideriamo questo testo giusto nei principi manchevole nella forma e talvolta nella sostanza.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 16 ottobre 2018:

  - a pagina 71, prima colonna, dodicesima riga, la parola “approva” deve intendersi sostituita con la parola “respinge”.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 40 il deputato Berti ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 13 il deputato De Filippo ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 18 e 19 il deputato Nobili ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 24 e 68 la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 32 alla n. 36 il deputato Sensi ha segnalato che non è riuscito a votare;

nelle votazioni dalla n. 32 alla n. 42 e dalla n. 89 alla n. 94 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 33 il deputato Trizzino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto

contrario;

nella votazione n. 36 il deputato Nobili ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 43 il deputato Cubeddu ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 45 il deputato Maraia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 46 il deputato Mollicone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 53 la deputata Siragusa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 53 il deputato Pentangelo ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 55 la deputata Casa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 58 e 59 il deputato Traversi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 59 e 70 la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 62 la deputata Villani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 64, 68 e 69 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 65 e 70 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito a votare;

nelle votazioni nn. 66 e 67 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 68 la deputata Moretto ha segnalato che ha votato erroneamente a favore mentre avrebbe voluto astenersi;

nella votazione n. 69 il deputato Tasso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 69, 76, 86, 87 e dalla n. 80 alla n. 82 il deputato Rospi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 82 la deputata Ruocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 77, 83 e 89 il deputato Rospi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 97 il deputato Casciello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 183-A - subem. 0.2.0400.1 496 385 111 193 385 0 63 Appr.
2 Nominale art. agg. 2.0400 497 390 107 196 390 0 63 Appr.
3 Nominale em. 3.5 497 486 11 244 101 385 62 Resp.
4 Nominale em. 3.102 494 494 0 248 110 384 62 Resp.
5 Nominale em. 3.103 491 385 106 193 84 301 62 Resp.
6 Nominale em. 3.100 495 409 86 205 23 386 62 Resp.
7 Nominale em. 3.104, 3.109 490 476 14 239 173 303 62 Resp.
8 Nominale em. 3.101, 3.105, 3.106 493 493 0 247 453 40 62 Appr.
9 Nominale em. 3.107 491 386 105 194 85 301 62 Resp.
10 Nominale em. 3.2 491 487 4 244 105 382 62 Resp.
11 Nominale em. 3.108 485 473 12 237 197 276 62 Resp.
12 Nominale em. 3.10 494 387 107 194 29 358 62 Resp.
13 Nominale articolo 3 494 452 42 227 275 177 62 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 4.5 495 481 14 241 95 386 60 Resp.
15 Nominale em. 4.102 489 397 92 199 103 294 60 Resp.
16 Nominale em. 4.300 492 303 189 152 303 0 60 Appr.
17 Nominale em. 4.100 (n.f.) 495 387 108 194 387 0 60 Appr.
18 Nominale em. 4.101 500 304 196 153 30 274 60 Resp.
19 Nominale em. 4.104 500 393 107 197 90 303 60 Resp.
20 Nominale em. 4.11 496 389 107 195 84 305 61 Resp.
21 Nominale em. 4.103 500 363 137 182 89 274 61 Resp.
22 Nominale em. 4.105 497 488 9 245 100 388 60 Resp.
23 Nominale em. 4.106 499 499 0 250 116 383 60 Resp.
24 Nominale em. 4.109 496 493 3 247 385 108 60 Appr.
25 Nominale em. 4.107 495 495 0 248 110 385 60 Resp.
26 Nominale em. 4.108 497 496 1 249 112 384 60 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 4.8 494 386 108 194 113 273 60 Resp.
28 Nominale em. 4.13 494 483 11 242 206 277 60 Resp.
29 Nominale em. 4.110 rif. 495 495 0 248 277 218 61 Appr.
30 Nominale articolo 4 495 493 2 247 279 214 61 Appr.
31 Nominale art. agg. 4.02 493 481 12 241 178 303 61 Resp.
32 Nominale em. 5.5 487 474 13 238 89 385 61 Resp.
33 Nominale em. 5.104 492 362 130 182 86 276 61 Resp.
34 Nominale em. 5.105 491 407 84 204 105 302 61 Resp.
35 Nominale em. 5.101, 5.102 492 463 29 232 190 273 61 Resp.
36 Nominale em. 5.100 491 315 176 158 13 302 61 Resp.
37 Nominale em. 5.103 496 391 105 196 86 305 61 Resp.
38 Nominale articolo 5 487 455 32 228 275 180 61 Appr.
39 Nominale em. 6.4 479 394 85 198 95 299 61 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 6.100, 6.101 476 475 1 238 177 298 61 Resp.
41 Nominale em. 6.102 477 402 75 202 402 0 61 Appr.
42 Nominale em. 6.103 475 475 0 238 451 24 61 Appr.
43 Nominale em. 6.8 476 451 25 226 180 271 61 Resp.
44 Nominale em. 6.6, 6.9 468 382 86 192 99 283 60 Resp.
45 Nominale articolo 6 469 437 32 219 281 156 60 Appr.
46 Nominale em. 7.1 467 459 8 230 87 372 60 Resp.
47 Nominale em. 7.100 464 461 3 231 94 367 60 Resp.
48 Nominale em. 7.101 rif. 461 461 0 231 367 94 60 Appr.
49 Nominale articolo 7 456 430 26 216 276 154 60 Appr.
50 Segreta Dimissioni del dep. Guido Crosetto 473 472 1 237 187 285 55 Resp.
51 Nominale Pdl 183-A - odg 9/7 472 445 27 223 178 267 55 Resp.
52 Nominale odg 9/183-A/8 486 484 2 243 98 386 55 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale Pdl 183-A - voto finale 491 454 37 228 280 174 51 Appr.
54 Nominale Pdl 893-A - em. 1.40 468 432 36 217 82 350 52 Resp.
55 Nominale em. 1.41 473 437 36 219 79 358 52 Resp.
56 Nominale em. 1.201 477 475 2 238 395 80 52 Appr.
57 Nominale em. 1.230 486 460 26 231 89 371 51 Resp.
58 Nominale em. 1.204 rif. 480 467 13 234 298 169 51 Appr.
59 Nominale em. 1.94 476 467 9 234 10 457 51 Resp.
60 Nominale em. 1.72 483 483 0 242 205 278 51 Resp.
61 Nominale em. 1.47 486 485 1 243 206 279 51 Resp.
62 Nominale em. 1.300 490 392 98 197 285 107 51 Appr.
63 Nominale em. 1.207 488 487 1 244 381 106 52 Appr.
64 Nominale em. 1.210 rif. 488 487 1 244 378 109 51 Appr.
65 Nominale em. 1.49 487 479 8 240 201 278 51 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale em. 1.101 487 459 28 230 98 361 51 Resp.
67 Nominale em. 1.74 489 488 1 245 209 279 51 Resp.
68 Nominale em. 1.212 485 392 93 197 279 113 51 Appr.
69 Nominale em. 1.215 492 492 0 247 383 109 51 Appr.
70 Nominale em. 1.200 487 458 29 230 97 361 51 Resp.
71 Nominale em. 1.217 485 476 9 239 390 86 51 Appr.
72 Nominale em. 1.218 487 458 29 230 289 169 51 Appr.
73 Nominale em. 1.64 488 480 8 241 173 307 51 Resp.
74 Nominale em. 1.219 rif. 486 457 29 229 457 0 51 Appr.
75 Nominale em. 1.65 489 481 8 241 112 369 52 Resp.
76 Nominale em. 1.220 rif. 486 486 0 244 486 0 51 Appr.
77 Nominale em. 1.51 472 445 27 223 175 270 51 Resp.
78 Nominale em. 1.221 471 386 85 194 116 270 51 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale em. 1.75 471 387 84 194 118 269 51 Resp.
80 Nominale em. 1.56 479 478 1 240 383 95 51 Appr.
81 Nominale em. 1.222 482 394 88 198 394 0 51 Appr.
82 Nominale em. 1.76 476 473 3 237 473 0 51 Appr.
83 Nominale em. 1.226 479 479 0 240 107 372 52 Resp.
84 Nominale em. 1.223 474 473 1 237 106 367 51 Resp.
85 Nominale em. 1.87, 1.250 473 467 6 234 304 163 51 Appr.
86 Nominale em. 1.251 473 472 1 237 472 0 50 Appr.
87 Nominale em. 1.256 468 439 29 220 278 161 50 Appr.
88 Nominale em. 1.252 463 374 89 188 107 267 50 Resp.
89 Nominale em. 1.61 464 457 7 229 79 378 50 Resp.
90 Nominale em. 1.257 461 460 1 231 460 0 50 Appr.
91 Nominale em. 1.260 467 461 6 231 381 80 50 Appr.


INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 97)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale em. 1.259 464 463 1 232 305 158 50 Appr.
93 Nominale em. 1.261 467 467 0 234 467 0 50 Appr.
94 Nominale em. 1.263 459 430 29 216 356 74 50 Appr.
95 Nominale articolo 1 462 432 30 217 357 75 50 Appr.
96 Nominale art. agg. 1.03 465 436 29 219 7 429 50 Resp.
97 Nominale art. agg. 1.0224 455 454 1 228 180 274 50 Resp.