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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 64 di martedì 16 ottobre 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 12 ottobre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bitonci, Claudio Borghi, Cancelleri, Gallo, Gebhard, Liuzzi, Lupi e Rosato sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative volte a migliorare le infrastrutture irrigue in agricoltura, anche in relazione al Piano operativo “Agricoltura” e al Piano irriguo nazionale – n. 3-00119 e n. 3-00238)

PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Incerti n. 3-00119 e n. 3-00238 (Vedi l'allegato A).

Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.

Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari forestali e turismo, Franco Manzato, ha facoltà di rispondere.

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari forestali e turismo. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tenuto conto dell'analogia delle tematiche contenute nelle interrogazioni n. 3-00119 e n. 3-00238 (ex 5-00272), rispondo congiuntamente.

I temi dell'efficienza e dell'efficacia del sistema irriguo nazionale - tengo ad evidenziarlo - rappresentano una priorità assoluta per questo Ministero e sono strumenti essenziali per la stessa competitività del comparto agricolo, nonché per l'adeguamento del settore primario e i cambiamenti climatici, fenomenologia, quest'ultima, a causa della quale proprio l'agricoltura italiana negli ultimi anni e decenni viene a dipendere significativamente dalla pratica irrigua.

Negli ultimi quindici anni questo Ministero ha investito oltre 1 miliardo e 600 milioni di euro per aumentare sempre più l'efficienza e l'efficacia degli impianti, privilegiando la gestione collettiva delle acque, al fine di scongiurare la parcellizzazione dei prelievi da pozzi privati difficilmente controllabili. Su un totale di circa 12 mila ettari, un'indagine Istat del 2013 evidenziava che un quarto della superficie agricola utilizzata risulta irrigata e circa la metà di quest'ultima fruisce dell'irrigazione collettiva ad opera degli enti irrigui, quali i consorzi di bonifica e irrigazione e consorzi di miglioramento fondiario.

Non meno rilevanti sono le linee guida statali per la regolamentazione da parte regionale delle modalità di quantificazione dei volumi idrici ad uso irriguo, approvate da questo Ministero nel 2016, e una politica di investimenti premiale in ordine a progetti che conseguono un risparmio idrico misurabile, armonicamente alla Direttiva quadro delle acque n. 2000/60/CE della Comunità europea e all'Accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e investimenti europei.

Per quanto attiene specificatamente al Piano operativo agricoltura, di cui alle delibere CIPE n. 25 del 10 agosto 2016 e n. 53 del 1° dicembre 2016, inclusivo di interventi nel campo di infrastrutture irrigue e bonifica idraulica, difesa delle esondazioni, bacini di accumulo e programmi collegati di assistenza tecnica e consulenza, esso integra il programma di interventi finanziati secondo le previsioni del Programma di sviluppo rurale nazionale 2014-2020, con l'obiettivo di contribuire alla strategia nazionale per l'investimento in infrastrutture irrigue.

Interventi previsti, con risorse quantificate in 257 milioni di euro, si collocano nell'ambito di una strategia tesa alla riduzione e contenimento dei processi di desertificazione e salvaguardia degli ecosistemi, adeguamento ai cambiamenti climatici nelle zone agricole a rischio esondazione, miglioramento della qualità e della quantità dei corpi idrici superficiali e sotterranei. Il nuovo bando per l'accesso al Fondo per lo sviluppo e la coesione è pronto e deve essere condiviso con il Comitato di sorveglianza che sarà convocato a breve entro il mese corrente.

Quanto alle domande di sostegno del bando per il finanziamento degli investimenti nel settore dell'irrigazione, nel Programma nazionale sviluppo rurale 2014-2020, faccio presente che il numero delle domande presentate è stato pari a 84, per un ammontare di aiuto richiesto pari a euro 1 miliardo circa. Attualmente questo Ministero, con decreto dell'8 ottobre 2018, ha approvato la graduatoria relativa ai finanziamenti dei progetti infrastrutturali irrigui a carico del Programma di sviluppo rurale nazionale 2014-2020. A fronte di 84 domande presentate, ne sono state dichiarate ammissibili 65, per un importo richiesto di oltre 824 milioni di euro e finanziate 19 per la spesa di circa 284 milioni di euro.

Purtroppo, le risorse messe a disposizione dal Programma nazionale non consentono il finanziamento di tutti i progetti idonei dal punto di vista tecnico e immediatamente realizzabili, che rappresentano, in ogni caso, un vero patrimonio da non disperdere. Per questo motivo abbiamo avviato le procedure per reperire ulteriori risorse da destinare ai progetti ultimamente collocati in graduatoria e contemporaneamente aprire un nuovo bando di selezione da destinare ad ulteriori progetti.

Quanto, invece, al Piano irriguo nazionale, di cui alle delibere CIPE n. 74/2005, n. 69/2010 e n. 92/2010, lo stato di avanzamento delle opere in termini finanziari ammonta a euro 1 miliardo e 120 milioni di euro circa, su 1 miliardo e 325 milioni di euro, per una percentuale di spesa di circa l'84 per cento complessivo. Nonostante alcune criticità iniziali, lo stato realizzativo si può dire soddisfacente. Circa l'incremento della dotazione finanziaria, si segnala il notevole stanziamento di risorse ad opera del Piano Invasi e del Fondo per assicurare il finanziamento degli investimenti e dello sviluppo infrastrutturale del Paese (legge 11 dicembre 2016, n. 232).

Con riferimento al Piano Invasi, a far data dal gennaio 2018, questo Ministero ha aggiornato la propria banca dati con il supporto del Consorzio di ricerca e la sperimentazione in agricoltura, in accordo con le regioni e l'Associazione nazionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari, che contiene progetti di grande interesse per il settore irriguo. Si tratta di 894 progetti, per un importo totale di circa 6 miliardi di euro, nessuno precedentemente finanziato. In tale ambito, ai fini della definizione del Piano straordinario per la realizzazione di interventi di miglioramento e adeguamento di bacini di accumulo e recuperi irrigui urgenti, è stato estratto un elenco di interventi immediatamente cantierabili, in accordo con quanto richiesto dalla legge di bilancio 2018.

La prima selezione ha individuato 56 progetti rappresentativi dell'intero territorio nazionale, per un importo totale di 437 milioni di euro, che sono stati sottoposti ad analisi finalizzata ad individuare un ordinamento in relazione al punteggio ottenuto con l'approccio “multicriteria” applicato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, cui compete la proposta di concerto con questo Ministero. L'analisi di tali 56 progetti ha generato un'ulteriore graduatoria parziale, su cui si sono espresse le autorità di distretto. L'elenco delle opere così individuate in numero di nove, circa 85 milioni di euro, è stato inoltrato al MIT nel mese di agosto. Completata la selezione delle opere del piano straordinario, la cui dotazione complessiva ammonta a 250 milioni di euro, lo stesso verrà sottoposto al parere della Conferenza Stato-regioni.

In ultimo, segnalo ulteriori risorse stanziate dal Fondo per assicurare il finanziamento degli investimenti e dello sviluppo infrastrutturale del Paese, ai sensi della legge 11 dicembre 2016, n. 232, per lo sviluppo di un programma di investimenti e sviluppo delle reti irrigue, proposta da questo Ministero. A tale scopo sono stati stanziati sulla dotazione 2017 circa 118 milioni di euro e sulla dotazione 2018 altri 110 milioni di euro.

Alla luce di quanto sopra argomentato, risulta evidente che lo sforzo compiuto in termini di risorse finanziarie e strumenti per consentire la realizzazione di opere infrastrutturali per l'irrigazione, soprattutto se si considera che, complessivamente, tra Programma nazionale e Fondo per lo sviluppo infrastrutturale del Paese, Fondo sviluppo e coesione e il Piano straordinario Invasi in corso di approvazione, ammontano a oltre 900 milioni di euro le risorse destinate ad investimenti nel settore dell'irrigazione. È il segno di una costante attenzione e impegno a tutela del settore fondamentale, che rappresenta il volano per sviluppare l'agricoltura sostenibile e di qualità e che consentirà alla nazione di essere competitiva sul mercato globale, distinguendo in modo unico la propria produzione, rilanciando l'economia e l'occupazione nel Paese.

PRESIDENTE. Salutiamo, intanto, studenti e docenti dell'Istituto comprensivo “Perri-Pitagora” di Lamezia Terme, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

La deputata Antonella Incerti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alle sue interrogazioni.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, signora Presidente. Signor sottosegretario, certamente qualche passo avanti è stato fatto anche rispetto a una precedente interlocuzione avuta, appunto, in Commissione qualche mese fa.

Ci tenevo in modo particolare di nuovo a sottolineare l'importanza, come lei stesso ha anticipato nel suo intervento, della necessità di procedere in modo veloce all'approvazione dei progetti che lei stesso ha indicato sia nei piani di sviluppo rurale che nei piani agricoltura come nei piani invasi. Voglio ricordare che effettivamente risorse ce ne erano a disposizione, e mi interessava in modo particolare capire quanto era stato attuato del piano nazionale di intervento nel settore idrico, il piano invasi in modo particolare. Anche perché nel piano che è stato licenziato con la nostra legge di bilancio del 2018 erano state indicate delle priorità; quindi, spero che queste priorità siano state tenute in considerazione nell'elenco e nella graduatoria che lei ha indicato. C'erano priorità, modi e tempi di realizzazione, c'era il modo di completare gli interventi riguardanti le grandi dighe esistenti ed incompiute. Adesso eventualmente monitorerò questa graduatoria per vedere se effettivamente le priorità date sono quelle ritenute effettivamente necessarie, così come il recupero e l'ampliamento delle capacità di invaso e di tenuta delle dighe.

Penso in modo particolare a quelle aree a rischio idrogeologico, ma non solo. Lei stesso ha ribadito l'importanza della sfida che noi abbiamo rispetto ai cambiamenti climatici, e basta citare anche l'anno 2017: vengo da un'area dove era stato dichiarato lo stato di emergenza per le zone di Parma e Piacenza, come quelle di Reggio Emilia, ad esempio, dove il tema della possibilità di utilizzare da parte degli agricoltori la risorsa idrica diventa un fatto di produttività e di competitività di straordinaria importanza.

Credo che, nel monitorare questo elenco, cercherò di capire effettivamente, anche perché, come lei sa, sottosegretario, nelle more dell'approvazione del piano strategico nazionale c'era la possibilità di un piano e di uno stralcio di un piano straordinario. Non ho avuto risposte in merito, comunque verificherò anche le graduatorie, se effettivamente sono state mandate avanti, come richiedeva lo stralcio di piano straordinario, con priorità quelle opere che avevano urgente progettazione, che erano già in fase di progettazione esecutiva, anche perché in effetti, poi, questo piano, come lei sa, autorizzava anche 50 milioni di euro proprio per gli studi e la progettazione.

Credo che i tempi siano stati abbastanza lenti. So che ci sono stati dei problemi a monte anche, quindi che non dipendono direttamente dal Governo, ma credo che anche questa mia sollecitazione serva per far sì che i tempi, che sono stati anche abbastanza lunghi, visto che comunque c'erano delle disponibilità finanziarie, possono in qualche modo essere superati e avviare le procedure e la graduatoria che lei stesso ha ricordato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative volte a tutelare il comparto agroalimentare nazionale in relazione al cosiddetto fenomeno dell'Italian sounding, con particolare riferimento ai vini con denominazione Collio – n. 3-00239)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari forestali e turismo, Franco Manzato, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Rizzetto n. 3-00239 (Vedi l'allegato A).

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari forestali e turismo. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel contesto della politica agroalimentare nazionale le attività di controllo dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi, organo tecnico di controllo di questo Ministero, finalizzate a difendere la qualità e l'identità dei nostri prodotti, sia dentro che fuori i confini nazionali, acquisiscono sempre maggiore rilevanza, dimostrando quanto sia strategicamente importante contrastare la contraffazione del made in Italy. Questo fenomeno negativo inficia non solo i diritti dei consumatori, ma anche gli interessi economici della filiera agroalimentare, in quanto mette a rischio la lealtà stessa degli scambi commerciali.

A livello internazionale, l'ICQRF, quale autorità italiana ex officio e organismo di contatto italiano nel settore vitivinicolo, costituisce l'Autorità nazionale incaricata di adottare le misure per prevenire o far cessare l'uso illegale delle denominazioni DOP e IGP italiane, sia nell'Unione europea che, di concerto con la Commissione europea, nei Paesi terzi con cui l'UE ha concluso accordi di mutuo riconoscimento e protezione dei prodotti DOP e IGP. Sono operativi accordi e collaborazioni con le più importanti piattaforme e-commerce internazionali, come E-Bay, Alibaba, Amazon; strumenti, questi, che hanno consentito all'ICQRF di bloccare migliaia di vendite illecite sul web, con risultati che sono considerati i migliori a livello europeo. Peraltro, l'ICQRF ha instaurato un rapporto di collaborazione con l'Agenzia delle dogane che consente il monitoraggio dei flussi di introduzione delle derrate alimentari provenienti da Paesi extra UE e un più efficace contrasto del commercio fraudolento di falsi alimenti made in Italy sul territorio nazionale.

Per quanto attiene alle attività operative a tutela del made in Italy agroalimentare svolte dall'ICQRF fuori dai confini nazionali e sul web, secondo i dati aggiornati al 2 ottobre 2018 l'ICQRF ha condotto complessivamente 2.570 interventi: 378 nel settore ex officio, 757 su E-Bay, 141 su Alibaba, 213 su Amazon, 1.081 come autorità di tutela del vino, ai sensi del Regolamento UE n. 273 del 2018. Tali verifiche sono state condotte, a titolo esemplificativo, sul prosciutto di San Daniele, Mortadella di Bologna, Aceto balsamico di Modena, Parmigiano reggiano, Pecorino romano, Salumi di Calabria, olio extravergine d'oliva, tanto per citare alcuni tra gli altri prodotti che sono assolutamente determinanti e importanti. Per quanto attiene allo specifico caso evidenziato dall'interrogante, mi piace ricordare che la denominazione di origine controllata Collio/Collio Goriziano rappresenta cronologicamente la terza denominazione di origine controllata, registrata in Italia fin dal 1968.

A tal riguardo, con riferimento alla presunta pratica commerciale ingannevole, a detrimento dei vini DOP Collio Goriziano o Collio DOC, posta in essere da un'azienda canadese che denomina i propri vini Colio Wines, si evidenzia che in Canada sono numerosi i vini DOP e IGP italiani che godono di protezione, in forza dell'Accordo sul commercio dei vini e delle bevande spiritose del 2004 tra Comunità europea e Canada. Esso prevede che non può essere utilizzata un'indicazione geografica protetta o una sua traduzione per designare o presentare un vino non originario del luogo che essa indica, nemmeno accompagnata da termini come genere, tipo, stile o imitazione o simili o da un riferimento al vero luogo di origine. In tale ambito sono protetti in Canada anche i vini DOP Collio Goriziano o Collio. Nel caso di cui si discute, l'ICQRF si è mosso tempestivamente per verificare se il caso concreto potesse rientrare nei termini di protezione previsti dagli accordi suddetti, sebbene il prodotto canadese non ha elementi tali da configurare una violazione a carico dei vini DOP Collio nei termini previsti dall'Accordo stesso. La ditta canadese di cui trattasi è infatti denominata Colio Estate Winery, situata in 1 Colio Drive PO Box 372. Se è vero che l'espressione Colio Wines sia letteralmente molto simile alla designazione protetta Collio, bisogna tenere presente che la medesima espressione è parte del nome della ditta, che ha depositato il marchio Colio presso il locale ufficio della proprietà intellettuale.

Pertanto, sempre in riferimento ai criteri indicati nell'Accordo, l'espressione Colio Wines sarebbe conforme al diritto canadese e non ingannevole per il consumatore, in quanto indica la reale denominazione e ubicazione della ditta in esame. Pertanto le specificità del caso non hanno consentito il blocco della commercializzazione. Si segnala, però, sulla vicenda l'intervento del Consorzio per la tutela della denominazione di origine controllata dei vini Collio, che svolge costantemente le funzioni di tutela della medesima denominazione, in quanto riconosciuto, ai sensi della legge da questo Ministero; consorzio che, conformemente alle leggi vigenti in Canada, ha presentato un'opposizione avverso la registrazione del citato marchio.

A seguito, poi, di un lungo contenzioso legale e a fronte dell'impossibilità di bloccare la registrazione, il Consorzio italiano è riuscito comunque a definire un accordo con il depositante canadese, in base al quale detto marchio potrà essere utilizzato, ma solo a condizione che non richiami o evochi, in qualsiasi modo, la denominazione di origine di cui si tratta, la sua zona di produzione o l'Italia, né con parole né con parti grafiche.

Tale attività rappresenta un'espressione davvero significativa del lavoro di tutela condotto, tra mille difficoltà, dai consorzi di tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche protette agroalimentari e del vino e dal Ministero nei diversi Paesi del mondo, ove spesso le competenti autorità locali sembrano essere scarsamente attente a tali questioni.

Al di là del caso in esame, giova evidenziare come l'ICQRF abbia comunque attivato numerose altre procedure per interrompere l'uso illecito di denominazioni protette in Canada.

Solo nelle ultime settimane, a titolo esemplificativo, l'ICQRF ha avviato una forte azione di contrasto, di concerto con la Commissione europea e le autorità canadesi competenti, su più di 50 siti web canadesi che pubblicizzano ed offrono per la vendita vini che utilizzano illecitamente numerose dominazione protette italiane.

Su un piano più generale di tutela del madeinItaly, il costante impegno dell'ICQRF nella lotta alle frodi e nella tutela dei fenomeni come l'Italian sounding è dimostrato anche dai dati sull'attività svolta nell'anno 2017, che riferiscono di oltre 57.000 prodotti controllati, oltre 48.800 controlli e 12.876 campioni analizzati. Tale attività di controllo ha portato all'accertamento di più di 3.615 illeciti amministrativi, 455 notizie di reato e all'esecuzione di 963 sequestri, per un valore complessivo stimato in oltre 103 milioni di euro.

In tal senso, ribadisco l'impegno già profuso dagli organi di controllo di questo Ministero per la tutela del made in Italy nel mondo contro ogni possibile contraffazione, che continuerà, e costituirà l'obiettivo prioritario assoluto per salvaguardare l'intero comparto produttivo nazionale a tutela dei consumatori.

Ricordo anche che questo Governo, in questa legge di bilancio, interverrà per potenziare ancora di più l'ICQRF, perché riteniamo che un controllo maggiore, anche con maggiori finanziamenti, possa essere utile alla salvaguardia delle nostre produzioni a livello internazionale, soprattutto nel momento in cui questi prodotti - e sono miliardi che escono ogni anno dal nostro territorio nazionale - sono anche una testimonianza non solamente della qualità del prodotto che esportiamo, ma anche della cultura del territorio e della valorizzazione che vogliamo dare, attraverso anche questi strumenti, della nostra forza economica trainante, cioè il turismo italiano.

PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, onorevole Manzato, grazie per la risposta. Mentre ascoltavo la risposta, Presidente, ho fatto una prova, nel senso che sono andato su uno dei più famosi siti di e-commerce al mondo, ho scritto “vini del Collio” e mi sono usciti vini del Collio targati Cina, nel senso che ci sono etichettature cinesi che, in questo momento, stanno vendendo su una delle principali piattaforme di e-commerce mondiale vini del Collio con una bella etichetta cinese. Voglio dire, non con un'etichetta cinese sapendo che si producono in Cina o con scritta addirittura in italiano, ma proprio con l'ideogramma cinese.

Quindi, io sono sufficientemente soddisfatto della risposta, perché lei in extremaratio è andato a definire un ambito importante entro il quale, anche in seno alla prossima legge di bilancio, il Governo dovrà andare ad incidere.

Presidente, da italiani vantiamo un paniere alimentare tutelato che attualmente ricopre più del 25 per cento dei riconoscimenti ottenuti dall'Unione europea rispetto a tutti i riconoscimenti delle tutele del marchio, quindi è tanta roba, rispetto a quanto detto.

So che andare contro questi colossi del mercato elettronico mondiale è come una lotta tra Davide e Golia, però è anche vero che qualcosa si è fatto, perché qualche mese fa sono state bloccate e sequestrate circa 5.000 tonnellate, sempre su questa famosa piattaforma, di falso parmigiano. I nomi oramai iniziano diventare quasi comici: parliamo del “cacciocavallo”, parliamo del “parmesan”, del “parmesao”, parliamo degli “spagheroli” al posto degli spaghettoni. È un dramma, poiché si stimano perdite importanti in termini economici, tanto che Coldiretti va a definire che ci sono decine e decine di miliardi di euro che ogni anno perdiamo da produttori rispetto a queste piattaforme.

Secondo me, sottosegretario, servirebbe essere un po' più incisivi, anche mediaticamente, nel senso che va benissimo quanto lei ha ricordato in termini di tutela del marchio, però - e glielo dico da friulano - quando lei afferma che, a questo punto, questa azienda canadese è di fatto legittimata nell'andare a definire “Colio Wines” al posto di “Collio”, peggio mi sento, rispetto a quanto scritto e a quanto richiesto in seno a questa interrogazione, perché a quel punto possiamo tranquillamente andare in Canada e aprire un'azienda che fa “parmesan”!

Questo è un problema. È un problema per i nostri produttori, è un problema per i nostri consumatori, è un problema per le persone che magari non riescono ad andare effettivamente a definire l'ambito territoriale e culturale che ricade rispetto ad un determinato prodotto e comprano su Internet il “parmesan” e il “Colio Wines”. Gliel'ho detto pochi secondi fa: scrivo “vini del Collio” e mi salta fuori un'etichetta cinese.

Allora, l'agropirateria informatica va combattuta attraverso chiaramente il potenziamento dei marchi DOP e IGP, però, mi consenta, Presidente, vorrei che questo Governo facesse di più, vorrei e mi piacerebbe veramente molto che il Ministro Di Maio o il Ministro Centinaio o il Ministro Salvini in diretta Facebook chiamassero direttamente il Premier canadese e dicessero: guarda che quella roba lì da te non si può fare, e qualora effettivamente vai avanti con queste pratiche disgraziate rispetto al nostro commercio ci saranno delle ripercussioni rispetto ai tuoi prodotti che devono arrivare in Italia, magari attraverso il CETA.

Quindi, lo rinnovo, pur essendo sufficientemente soddisfatto della risposta: continueremo a chiedere, anche in seno alla legge di bilancio, un impegno sicuramente più importante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza per assicurare efficienti collegamenti telefonici presso i rifugi di alta montagna, con particolare riferimento al rifugio Sonino al Coldai nelle Dolomiti bellunesi – n. 3-00031)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico, Davide Crippa, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bond ed altri n. 3-00031 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE CRIPPA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, il rifugio Sonino al Coldai è un rifugio situato nel comune di Zoldo Alto, in Val de le Ziolère, nelle Dolomiti bellunesi.

Gli onorevoli firmatari dell'interrogazione hanno lamentato la persistenza da lungo tempo di disservizi telefonici sulla rete fissa presso tale rifugio, ascrivendo all'operatore TIM la responsabilità di tali disagi.

Vorrei evidenziare, preliminarmente, che il rifugio alpino è servito da una linea di telefonia pubblica che, a causa della collocazione geografica del rifugio stesso, è supportata da un ponte radio e non con collegamento fisico/rame.

Tale caratteristica, purtroppo, a causa della necessità di agire su apparati in quota in caso di guasti, richiede in alcuni casi tempistiche di riparazione maggiori rispetto agli impianti serviti con il collegamento fisico. Nella zona di riferimento risulta comunque una buona copertura RDM TIM, 3G/4G.

Sentita Telecom Spa al riguardo, la stessa ha informato che, nel mese di luglio scorso, dopo aver effettuato le necessarie verifiche tecniche ed aver provveduto alla manutenzione di un cavo interrato, ha appurato che il guasto della linea telefonica che serve il citato rifugio era causato dai rami di alcuni alberi che, appoggiandosi su di un tratto aereo del cavo, determinavano un corto circuito e l'impossibilità di fruire del servizio telefonico.

L'intestatario dell'utenza, infatti, ha provveduto di sua iniziativa alla potatura dei rami in questione.

Da allora, riferisce la Telecom, non risultano essere pervenute ulteriori o nuove segnalazioni di disservizi sull'utenza telefonica in oggetto.

Comunica, infine, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di non aver ricevuto alcuna segnalazione al riguardo né da parte del comune interessato né da parte di altri soggetti. Ha evidenziato, infine, sui tempi di ripristino del funzionamento per la telefonia pubblica che la delibera 31/10/CONS prevede, all'articolo 6, il ripristino della piena funzionalità delle postazioni telefoniche pubbliche entro quindici giorni lavorativi dalla rilevazione del malfunzionamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Bond ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DARIO BOND (FI). Presidente, la risposta del sottosegretario è precisa, devo, peraltro, dire che il problema del collegamento telefonico dei rifugi alpini di alta quota è un problema serio che rappresenta non solo un collegamento di comunicazione, ma anche un collegamento di sicurezza. Il caso classico del rifugio Sonino al Coldai è un caso che è stato mosso da una radio, Radio Più, che si occupa, molte volte, di disservizi in alta montagna, ma questi casi sono all'ordine del giorno sia nella stagione invernale che nella stagione estiva.

Bisogna, in qualche maniera, ricordare che questo rifugio è emblematico, perché situato a 2.100 metri e ha avuto un disservizio, nel corso degli anni, anche di 45 giorni di sospensione delle comunicazioni telefoniche e molte altre situazioni di questo tipo si sono verificate nell'alta montagna.

Faccio questa premessa perché, quando noi parliamo di valorizzazione di un territorio, soprattutto di valorizzazione di territori marginali, dobbiamo garantire quantomeno i servizi essenziali, i servizi primari. In questo caso, l'unica parte che contesto, in punta di piedi, rispetto alla risposta del sottosegretario è che, lì, effettivamente - vissuto anche di persona - il collegamento 3G o 4G non avviene assolutamente, è un'area molto, molto scoperta, come tante altre aree scoperte dell'alta montagna. Quindi, il turista, il fruitore del servizio, si trova, tante volte, a telefonare e a non avere alcuna risposta, non perché sia chiuso il rifugio, ma perché è fondamentalmente privo di servizio. Allora, quando noi scriviamo che vogliamo valorizzare i territori montani e vogliamo valorizzare anche il turismo collegato al territorio di montagna, dobbiamo garantire la priorità di questi servizi.

Chiedo al sottosegretario e anche al Ministro competente dell'economia che si occupi, quanto prima - visto che noi come Governo italiano, e come Cassa depositi e prestiti, siamo detentori di una quota del 4,85 per cento di Telecom – di rifare, con Telecom, una carta dei servizi per i territori marginali, che non sono solamente le Dolomiti, ma anche le isole, alcune aree marittime, perché molti di questi disservizi possono causare veramente delle grosse perdite dal punto di vista economico, per quanto riguarda l'attrattività dei servizi turistici, ma anche, molte volte, delle situazioni di rischio e di pericolo di vita per alcune persone che hanno bisogno di una comunicazione immediata e veloce.

Allora, e chiudo questa comunicazione, mi va bene la fotografia che è stata fatta dal sottosegretario, però aprite un fronte con Telecom, visto che il Governo - Cassa depositi e prestiti, che è comunque Governo italiano - è socio, aprite un fronte e riaprite la trattativa dei servizi essenziali per le aree marginali. Solo così noi potremo dare sicurezza ai nostri cittadini, dare un servizio continuo, completo e sicuro per i territori che sono veramente svantaggiati (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, dovremmo passare alle successive interrogazioni, tuttavia, non essendo presente il rappresentante del Governo designato a rispondere, siamo costretti a sospendere brevemente la seduta.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Ora io trovo strano, Presidente, e anche grave che non vi sia il rappresentante del Governo a rispondere, oggi, qui, in Aula, visto che si sono dileguati anche gli ulteriori e residui rappresentanti del Governo, una volta che hanno sentito che la seduta chiaramente andrà ad essere interrotta.

Tuttavia, lo ricordo affinché, Presidente, ciò resti agli atti e so quanto lei sia attenta a queste che per noi non sono formalità, ma è rispetto nei confronti di quest'Aula e soprattutto nei confronti dei deputati che frequentano quest'Aula, seppur semivuota. Ritengo necessario che resti agli atti la nostra indignazione, perché questa roba qui, Presidente, purtroppo non sta accadendo soltanto in Aula, ma anche, qualche volta, in Commissione; ad esempio, la scorsa settimana in Commissione, faccio parte della Commissione lavoro, ad un certo punto, il sottosegretario, mentre si sviluppava un argomento importante, si sviluppavano dei ragionamenti su un argomento importante rispetto a una risoluzione, ha preso e se ne è andato. Non ricordo, lo ripeto, non ricordo - pur avendo fatto un'opposizione ferrea, negli ultimi cinque anni in seno alla XVII legislatura, da parte mia e da parte del mio gruppo, ai Governi che si sono susseguiti negli scorsi 60 mesi di legislatura - comportamenti del genere, e non ricordo, soprattutto, un non rispetto per l'Aula e, soprattutto, un non rispetto per i rappresentanti del popolo italiano che stanno qui seduti per cercare di avere delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi, Presidente, cerchiamo di non stigmatizzare questo tipo di comportamenti, e la prego di informare, cosa che evidentemente farà, immediatamente, il Presidente Fico, affinché richiami all'ordine il Governo che, lo ricordiamo ancora una volta, è ospite in quest'Aula, lo ripeto, è ospite in quest'Aula, quando, invece, il teatro principale lo occupano i deputati che sono eletti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Naturalmente, la Presidenza prende atto e informerà, immediatamente, il Presidente Fico.

ELENA CARNEVALI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Signora Presidente, innanzitutto, ovviamente, noi la ringraziamo per le modalità con cui sempre gestisce l'Aula e anche per l'annuncio che ha già fatto di prendere contatti con il Presidente, perché non solo noi stigmatizziamo quello che sta accadendo, siamo costretti ad interrompere i lavori, ma credo che non sia mai accaduto, nelle nostre Aule parlamentari, un tale disimpegno da parte del Governo.

Lo dico - e ringraziamo il Governo che è arrivato con un po' di ritardo, intanto noi abbiamo fatto in modo di non interrompere l'Aula parlamentare, sottosegretario - anche in considerazione di un altro fatto; guardate, noi abbiamo, non accettato, ma abbiamo subito, lo dico così, perché nella presentazione delle linee di mandato di questa legislatura, cosa che di solito attiene a un dibattito ampio di discussione, noi abbiamo avuto nelle Commissioni un contingentamento dei tempi, dove ci siamo trovati a discutere di programmi corposi con cinque minuti a testa, perché avevamo bisogno di essere, come dire, efficienti, di non avere una grande possibilità di discussione. Spesso, ciò avviene anche all'interno delle Commissioni, mi riportano, e io, davvero, mi auguro che questa sia l'ultima volta che accada, in quest'Aula, di dovere essere nelle condizioni di attendere, di dovere essere nelle condizioni di sospendere, di dover essere nelle condizioni di intervenire per non interrompere i lavori di un'Aula semivuota e, davvero, chiedo di avere davvero più rispetto perché tutti noi che siamo qui, maggioranza e minoranza, siamo stati qui e siamo stati mandati per rappresentare questo Paese e penso che, a loro e alle istituzioni che rappresentiamo, dobbiamo il dovuto rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario Dell'Orco è arrivato, quindi, possiamo passare alle interrogazioni successive. Naturalmente invito il sottosegretario e il Governo a farsi carico del rispetto dei tempi previsti per gli interventi in Parlamento.

(Iniziative di competenza volte a garantire l'efficienza e l'adeguatezza della rete viaria e ferroviaria nelle province di Lecco e Bergamo, in relazione alla chiusura del ponte San Michele d'Adda – n. 3-00174 e n. 3-00240)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere alle interrogazioni Mandelli ed altri n. 3-00174 e Fragomeli e Carnevali n. 3-00240 (Vedi l'allegato A). Le interrogazioni vertendo sullo stesso argomento verranno svolte congiuntamente.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, mi scuso con gli interroganti per il ritardo. I lavori d'Aula hanno ricevuto un'accelerazione, a me era stato indicato un orario indicativo di mezzogiorno.

Detto ciò, rispondendo congiuntamente agli atti dell'onorevole Mandelli e degli onorevoli Fragomeli e Carnevali, in quanto vertono sullo stesso argomento, il ponte San Michele, costruito nel triennio 1887-1889 dalla Società Nazionale delle Officine di Savigliano, ha una circolazione promiscua: stradale con SP54 e SP166 e ferroviaria dedicata esclusivamente al traffico pendolare.

Nel corso degli anni il ponte ha subito diversi interventi manutentivi. A partire dal 2014 è stata attivata una campagna di indagine e caratterizzazione dello stato di conservazione dell'opera, che costituiscono la base per lo sviluppo della progettazione definitiva degli interventi di manutenzione straordinaria. Il progetto definitivo, già pronto per gli interventi di manutenzione straordinaria sul ponte San Michele, è stato trasmesso agli enti competenti per le autorizzazioni, a seguito delle quali sarà possibile far partire i primi interventi sulla carreggiata stradale e per la cantierizzazione.

Questa prima fase della durata di cinque mesi consentirà la riapertura del traffico ciclopedonale entro la prossima primavera, e qua vi do anche buone notizie; allo scopo di pervenire in tempi brevi alla riapertura della sede stradale, verrà effettuata un'attenta analisi di fattibilità in termini di stabilità dell'opera e di sicurezza dei lavoratori che saranno impiegati naturalmente nel cantiere. Per i suddetti lavori vi è copertura finanziaria per 21,6 milioni di euro, di cui 20 a carico di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) e 1,6 della regione Lombardia.

Quanto alla Conferenza dei servizi, la Prefettura di Bergamo ha evidenziato che la riunione congiunta con la Prefettura di Lecco e i diversi enti istituzionali coinvolti, tenutasi lo scorso 5 ottobre, si è orientata in un'ottica di accelerazione delle procedure e di attenuazione delle ricadute della chiusura del ponte di San Michele, sia sulla viabilità, che sulle attività economico-produttive della zona interessata.

Il progetto è già stato presentato alle Soprintendenze di archeologia, belle arti e paesaggio, opportunamente sensibilizzate in ordine alla necessità di esprimere il proprio parere in tempi rapidi.

Inoltre, il rappresentante di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) ha assicurato il massimo impegno a ridurre i tempi di interdizione totale della circolazione, anticipando, ove possibile e previa valutazione tecnica, la circolazione ciclopedonale dei veicoli leggeri.

Nel corso della riunione è stata anche valutata l'opportunità di realizzare, durante l'esecuzione dei lavori di ripristino del ponte San Michele, un ponte provvisorio che colleghi la sponda bergamasca del fiume Adda a quella lecchese. Sono stati, quindi, analizzati gli approfondimenti tecnici richiesti dalla Prefettura all'autorità militare in ordine alla possibile realizzazione di un ponte galleggiante. In proposito, il rappresentante del Genio Pontieri di Piacenza ha evidenziato che la costruzione da parte di personale militare di un ponte galleggiante non sarebbe risolutiva, in quanto tale struttura è idonea esclusivamente al passaggio di mezzi militari e deve essere costantemente presidiata.

Tuttavia, è stata suggerita la possibilità di far costruire da ditte civili strutture provvisorie galleggianti, peraltro già sperimentate in altre situazioni di emergenza. Anche l'Amministrazione provinciale di Bergamo ha assunto informazioni in proposito da società operanti nel settore, con specifico riguardo ai tempi di realizzazione e alle spese da sostenere. Quindi, il rappresentante di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) ha manifestato la disponibilità a realizzare un ponte componibile, che, alla luce degli approfondimenti svolti, sopporterebbe il carico di 10 mila veicoli leggeri. Potrebbe essere costruito in dieci mesi e avrebbe un costo di circa 1,5 milioni di euro.

Considerato che le strade comunali di accesso alla struttura provvisoria, la quale unirebbe i comuni di Villa d'Adda e Imbersago, sono caratterizzate da elevati volumi di traffico, è stato convenuto che la costruzione del ponte provvisorio sarà subordinata ad un'approfondita indagine da parte di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) sulla reale fruibilità della struttura.

Proprio al fine di ridurre i tempi del complesso iter dell'approvazione del progetto di ripristino del ponte di San Michele, sul quale dovranno esprimersi oltre alla Sovrintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, il Commissario regionale del Parco Adda nord e l'Agenzia interregionale per il fiume Po, cioè AIPO, si è convenuta l'istituzione presso la regione Lombardia di un tavolo tecnico, al quale prenderanno parte tutti i rappresentanti degli enti competenti sotto il profilo autorizzatorio, della provincia di Bergamo e di Lecco e i sindaci interessati.

In previsione della prima riunione del citato tavolo tecnico, Rete Ferroviaria Italiana (RFI) trasmetterà a tutte le componenti interessate il progetto definitivo di manutenzione straordinaria per un vaglio preliminare.

Nel corso dell'incontro sono state anche valutate le conseguenze sulla viabilità subite dai territori limitrofi e, in particolare, l'aggravio di traffico veicolare sui ponti di Brivio e di Trezzo d'Adda, sui quali è stato deviato il flusso precedentemente concentrato sul ponte San Michele. Dall'analisi effettuata dagli organi di Polizia stradale è emerso che il flusso veicolare sul ponte San Michele, pari a circa 10 mila veicoli al giorno, si è riversato per il 40 per cento sul ponte di Trezzo ove si registrano circa 4 mila veicoli in più al giorno, e per il 60 per cento sul ponte di Brivio ove si registrano circa 6 mila veicoli aggiuntivi.

Una particolare attenzione è stata, quindi, riservata al trasporto dei viaggiatori pendolari e degli studenti, al fine di ridurre quanto più possibile i disagi quotidiani. Infatti, oltre all'implementazione delle corse degli autobus, la regione Lombardia, d'intesa con la società Trenord, ha previsto servizi sostitutivi di navette e servizi supplementari di trasporto ferroviario, con due corse in più tra le 7 e le 8 del mattino.

Concludo assicurando che il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti monitorerà il proseguo dell'iter, affinché i necessari interventi possano concludersi nei tempi più celeri possibili. È intenzione, comunque, poterli concludere entro i prossimi diciotto mesi.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. Mi corre l'obbligo di precisare che l'orario delle 12, a cui lei ha fatto riferimento, certamente non è stato comunicato dagli uffici della Camera. Il deputato Andrea Mandelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ANDREA MANDELLI (FI). Grazie, Presidente. Ovviamente non posso che introdurre la mia risposta con una lagnanza per il ritardo del sottosegretario. È un fatto che non è banale, ma forse è anche un po' prognostico alla risposta che poi ci ha fornito in Aula. Infatti, ho sentito una serie di “potrebbe”, “forse”, “tempi rapidi”, però in realtà non c'è nessuna possibilità di capire esattamente cosa dovranno fare i nostri concittadini lombardi, che hanno, da un lato, chiusa la via di passaggio con un aggravio sul territorio che è molto più importante - rispetto a quello che lei ha riassunto - nelle cifre, perché in realtà quella è una delle zone più produttive del Paese e quindi può immaginare come si possa, in strade di calibro ridotto, far fronte all'aggravio derivante dallo sviamento del traffico che normalmente veniva incanalato sul ponte. Quindi, dal punto di vista viario, la situazione è veramente nel caos più totale, perché si sono sommate tante situazioni difficili da gestire, ma facili da comprendere. Ovviamente il traffico ferroviario viene diviso in due tronchi, con disagi enormi per i pendolari.

Ecco, devo dire che sicuramente regione Lombardia e RFI hanno fatto il loro lavoro e si sono proposte immediatamente, ma quello che non può essere sufficiente, ed è il motivo per cui non sono soddisfatto della risposta del sottosegretario, è la laconica finale con “monitoreremo”: questo lo facciamo tutti e non è un grosso sacrificio. Vorrei, invece, capire come mai il Ministro Toninelli, il 10 di ottobre, durante una diretta Facebook - è la nostra maniera migliore per sapere notizie su cosa pensate di fare - abbia annunciato il commissariamento per seguire da vicino i lavori di ripristino, però, a quell'annuncio Facebook, e anche qua grazie a Dio siamo abituati, non ha fatto seguito nessun fatto concreto.

Quindi, io torno a motivare la mia insoddisfazione perché non c'è risposta per il traffico viario, non c'è risposta per il traffico ferroviario, non c'è risposta per il commercio che viene fortemente danneggiato da questa situazione e poi abbiamo questa incognita di un commissario annunciato su una diretta Facebook, alla quale, come al solito, non è seguito nulla.

PRESIDENTE. L'onorevole Carnevali ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interrogazione Fragomeli n. 3-00240, di cui è cofirmataria.

ELENA CARNEVALI (PD). La ringrazio della cortese e ampia risposta che il sottosegretario Dell'Orco ci ha fornito, che, peraltro, è il riassunto, mi viene da dire, dell'incontro che è stato realizzato martedì scorso alla presenza del Ministro Toninelli, da me promosso, con tutti i parlamentari che sono coinvolti territorialmente per la questione dell'impatto della chiusura del ponte di San Michele, dove di fatto è emersa la risposta che oggi il sottosegretario Dell'Orco ci ha fornito.

Voglio ricordare qui, in quest'Aula, alcune questioni.

Primo, se ci sono 20 milioni di disponibilità da parte di RFI perché si proceda a una manutenzione straordinaria, peraltro già prevista, del ponte di San Michele, lo dobbiamo a chi c'era nel Governo precedente, che ha chiesto a RFI, sulla base di incontri, devo dirvi, anche promossi in modo molto fitto, che fossero accantonate queste risorse per poter proseguire questa manutenzione straordinaria, con 1,6 milioni di euro messi a disposizione da regione Lombardia per quanto riguarda, invece, il manto stradale.

Devo dire che quando, a metà dell'interrogazione, ci ha riferito “avrò per voi una sorpresa”, ho detto: finalmente, forse, da ciò che abbiamo sentito nella diretta Facebook, oggi avremo un nome e cognome di quello che è, peraltro, e dovrebbe essere, il commissario straordinario.

Ricordo molto bene che in quell'incontro, devo dire, con onestà, con onestà, il Ministro Toninelli disse: ho delle perplessità sul fronte politico e sul fronte giuridico sull'individuazione dell'eventuale commissario per far fronte a questa emergenza, a quegli impatti, che non ricordo, che sono contenuti nelle interrogazioni e abbiamo già ampiamente riportato, per poi avere naturalmente questa risposta con i mezzi tecnologici che particolarmente amate rispetto alle Aule parlamentari, per arrivare qua e ancora, di fatto, questa risposta non c'è.

Noi questa risposta l'abbiamo messa all'interno degli emendamenti che vedremo nel decreto “Genova”. Presumo che, quindi, ci sia una disponibilità del Governo, a questo punto, di individuare un commissario, ma vi dico altre due cose.

Noi in quegli emendamenti abbiamo messo due altre questioni: uno, abbiamo l'esigenza di stringere i tempi e di essere aderenti a quella tempistica che abbiamo individuato attraverso un'organizzazione che già a livello territoriale ci siamo dati per fare in modo, con i tavoli in prefettura, di mettere insieme tutte le istituzioni che sono coinvolte, per arrivare davvero a un'accelerazione reale del progetto e poi degli interventi manutentivi.

C'è un impatto di natura economica su quei territori; noi lo abbiamo messo in quegli emendamenti e ci aspettiamo non una dilazione nei tempi, ma ci aspettiamo una risposta che arrivi da subito, già con questa legge di bilancio, per il 2018.

E poi c'è un tema che riguarda i servizi integrativi e sostitutivi, perché l'impatto dei 6 mila mezzi in più, veicoli in più su un ponte, 4 mila sull'altro ponte, tra quello di Trezzo e quello di Brivio, sono, come dire, una sottostima dell'impatto che in questo momento i territori stanno attraversando.

Ma vorrei farvi provare a vedere la vita che in questo momento stanno facendo cittadini, pendolari, studenti, dove ormai, per poter raggiungere Milano, tra la via Carnate che non c'è più, stiamo parlando di qualcosa che può anche raggiungere o superare l'ora. Quindi, c'è bisogno con urgenza di procedere.

Mi auguro che si sciolga, che si dica alla fine - e ho finito - a chi pensate di affidare i poteri straordinari e commissariali per la realizzazione e, soprattutto, per la manutenzione del ponte, e, soprattutto, mi auguro di continuare (e ringrazio davvero della disponibilità - glielo riferisca - da parte del Ministro, glielo ho detto anche allora), agendo così, come abbiamo fatto fino adesso, mettendo in filiera dal livello centrale al livello locale.

Però, la prova la vedremo con la legge di bilancio, lì vedremo se saremo smentiti; però, sulla questione del commissario non si può annunciare su Facebook di avere fatto il decreto di nomina, quando un decreto di nomina non esiste. Ai cittadini non possiamo continuare a dire che una volta c'è il ponte del Brennero aperto, un giorno abbiamo fatto un decreto. Credo che coerenza e integrità di un ministro sta anche nell'informare i cittadini sulle robe reali e non sulle fantasie.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caiata e Lorenzin sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 18 ottobre 2018 (ore 15,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 18 ottobre 2018.

La ripartizione dei tempi riservata alla discussione è pubblicata nel calendario (Vedi calendario).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili deputate, gentili deputati, il Consiglio europeo a cui parteciperò a Bruxelles, il secondo del Governo che presiedo, arriva in un momento in cui, anche rispetto a quello di giugno, è ancora più evidente in tutta Europa la viva aspettativa, da parte dei cittadini, di ricevere dalle istituzioni europee risposte e soluzioni concrete.

Nell'agenda del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre e dell'Euro summit del 18 ottobre sono inclusi i temi cruciali della migrazione, della Brexit e del completamento dell'unione bancaria. A questi temi si aggiungono quello della sicurezza interna, che abbiamo già in parte discusso nel corso del vertice informale che si è tenuto a Salisburgo lo scorso settembre, e il capitolo delle relazioni esterne.

Questo Consiglio europeo arriva in una fase particolarmente importante per il progetto europeo. È, infatti, iniziato il periodo conclusivo del cosiddetto “ciclo istituzionale”. Le elezioni europee a maggio 2019 apriranno la strada alla designazione della nuova Commissione e del nuovo Presidente del Consiglio europeo.

Soprattutto, il percorso verso le elezioni europee vede l'Unione di fronte a quattro sfide, le cui risposte sono improcrastinabili nella stessa percezione dei cittadini europei.

La prima sfida è quella di lavorare per una gestione condivisa multilivello dei flussi migratori che consenta di affrontare un problema ormai di carattere globale con un cambio di paradigma e, quindi, con un approccio su base strutturale e non più emergenziale, partendo dai movimenti primari sino ad abbracciare quelli secondari. Occorre dare una risposta comune con la definizione di un meccanismo stabile e sostenibile già nelle fasi di sbarco, redistribuzione e rimpatrio, senza oneri aggiuntivi sui Paesi di primo approdo come l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier). Sono gli obiettivi di una regolamentazione efficiente e puntuale inclusi e riportati nella nostra European Multilevel Strategy for Migration con cui l'Italia, grazie al suo significativo apporto, ha contribuito a invertire la tendenza in Europa dal Consiglio europeo dello scorso giugno.

C'è, poi, il nodo Brexit che va sciolto, arrivando ad un accordo di recesso tra Regno Unito e Unione europea che tuteli i diritti acquisiti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito - e, quindi, anche dei cittadini italiani -, le relazioni economico-commerciali - in Italia, in particolare, questo riguarda le indicazioni geografiche, ma ci ritornerò più avanti - e la sicurezza.

Un'altra sfida, una terza sfida, è quella della stabilità economico-finanziaria, della governance dell'Eurozona e del completamento dell'unione bancaria europea. Per il nostro Paese è fondamentale ridurre il gap di crescita con l'Unione europea orientando la politica fiscale di spesa pubblica a una prospettiva di crescita economica stabile e sostenibile.

Al contempo, sosterremo la necessità di creare un vero meccanismo europeo di protezione dei depositi bancari, ovvero il terzo pilastro a compimento dell'unione bancaria. L'impegno dell'Italia per il completamento dell'unione economica e monetaria resta immutato. Il sistema Paese nel suo complesso si è adoperato per adottare importanti efficaci misure di riduzione del rischio del sistema bancario. Tra i vari progressi conseguiti segnalo che le sofferenze nette, vale a dire al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse, a luglio 2018 erano pari a 40,1 miliardi, quasi 26 miliardi in meno dei valori osservati un anno prima. Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015, pari a 88,8 miliardi, la riduzione è di 48,7 miliardi. Oggi il rapporto tra sofferenze nette e impieghi totali si è ridotto del 2,3 per cento. Era il 4,9 per cento alla fine del 2016.

Infine, il quarto punto è il negoziato per un nuovo e ambizioso bilancio europeo pluriennale - quadro finanziario pluriennale - in cui chiederemo di spendere meglio le risorse destinate alla gestione dell'immigrazione e di più per sicurezza e crescita, ma senza assolutamente ridurre il contributo destinato ad agricoltura e coesione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

Nella prima interlocuzione sul prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 ho già espresso la necessità di avere un'Unione europea più forte, più equa, più solidale, con un'attenzione particolare al problema della povertà e del divario territoriale e con un utilizzo sapiente dei fondi strutturali dedicati a questi temi. Un'attenzione maggiore al lavoro, alla crescita, alla competitività, all'innovazione e all'inclusione sociale, tenendo al centro i nostri giovani con un contributo ulteriore al Fondo sociale europeo. Un bilancio dell'Unione moderno per affrontare le sfide comuni e sostenere la crescita nazionale.

Lasciatemi cogliere l'occasione per sottolineare l'urgenza di un cambio di passo dell'Unione europea, che deve proiettarsi di più verso le esigenze della società civile, essere più vicina ai popoli e ai cittadini. L'Italia è un Paese fondatore dell'Unione europea ed è un contributore netto al bilancio dell'Unione. Forti di questa nostra posizione andiamo a Bruxelles con una manovra appena deliberata, come sapete, di cui siamo orgogliosi e sulla quale intendiamo avviare un dialogo, confrontandoci senza pregiudizi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

Siamo convinti che quella dell'austerity è una strada non più percorribile. Tutte le misure al centro della manovra economica, sulla quale il Governo è impegnato e che certamente avrò modo di illustrare in maniera esaustiva alle istituzioni europee e ai nostri partner europei, sono improntate a favorire crescita, occupazione e contrasto alla povertà. Su questo posso garantirvi che il Governo tutto sta lavorando con consapevolezza e responsabilità senza sosta. L'architrave della nostra manovra è costituito dagli investimenti, ossia la componente che è mancata maggiormente nelle politiche economiche degli ultimi anni che hanno determinato un ritardo di crescita del nostro Paese rispetto alla media europea. E per rilanciare gli investimenti agiremo su tre fronti principalmente: risorse, semplificazione delle procedure, potenziamento delle competenze e capacità progettuali del sistema Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

Gli anni della crisi economica ci hanno insegnato che una società con profonde diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza non è soltanto moralmente inaccettabile, ma rischia di frustrare e fare implodere l'economia stessa. Un Paese che ha 5 milioni di poveri ha un problema di giustizia distributiva e di tenuta sociale. Perfino le istituzioni internazionali, come il Fondo monetario internazionale, sostengono da tempo che un Paese con forti disuguaglianze sociali ed economiche non è, e non può essere un Paese stabile e lo stesso Fondo monetario internazionale già nel 2017 chiedeva all'Italia di dotarsi di uno strumento universale di welfare. E anche nel pilastro europeo dei diritti sociali viene ribadita, come vi è noto, la necessità di stabilire un programma di reddito minimo collegato al reinserimento nel mondo del lavoro.

L'Italia rimane un attore indispensabile affinché queste quattro sfide, che ho appena riassunto, trovino una soluzione europea efficace, convincente. Questo ruolo intendiamo giocarlo con il massimo impegno perché consideriamo l'appartenenza all'Europa parte irrinunciabile del programma di miglioramento delle condizioni di vita sociali, economiche dei cittadini italiani ed europei (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Adesso lasciatemi entrare più specificamente nei temi che sono all'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo. Partirei dalla migrazione.

In tema di migrazioni, nei lavori del Consiglio europeo si farà una prima valutazione sui seguiti delle articolate conclusioni che sono state sottoscritte al Vertice dello scorso giugno. Come sapete, abbiamo lavorato, e continuiamo a farlo, affinché nelle conclusioni di questo Consiglio europeo venga rispecchiata la priorità di un'equilibrata e tempestiva attuazione di tutti i contenuti di quelle conclusioni. In sostanza, continuiamo a considerare irrinunciabile che Stati membri e istituzioni europee siano coerenti con quel cambio di prospettiva che abbiamo delineato. Abbiamo, infatti, ottenuto che l'approccio europeo sulla gestione della migrazione vada in una direzione di un indispensabile equilibrio tra movimenti primari e movimenti secondari. Vi è un riconoscimento del principio – cito tra virgolette – di «sforzi condivisi per gestire i migranti a seguito di salvataggi in mare». In questo Consiglio europeo è, dunque, essenziale riaffermare l'impegno dell'Unione Europea a rafforzare la collaborazione con i Paesi di origine e di transito, a investire di più e meglio nella gestione dei movimenti primari. Riaffermerò, dunque, l'elevata priorità di un rifinanziamento, consistente e rapido, da parte degli altri Stati membri, del Fondo fiduciario dell'Unione Europea per l'Africa, altrimenti noto come Trust Fund for Africa. Investire per l'Africa, oltre che in Africa, è una priorità che ho sottolineato anche nella visita, recentissima, in Etiopia e in Eritrea, l'11 e il 12 ottobre scorsi. La stabilità politica in quell'area, resa di nuovo possibile grazie allo storico accordo sottoscritto tra i due Paesi – l'ultimo, il 16 settembre, ma uno non meno significativo è stato sottoscritto lo scorso luglio – è infatti essenziale e va incoraggiata, offrendo una prospettiva socio-economica che disincentivi sempre più il ricorso ai canali illegali della migrazione come fonte di guadagno. La pacificazione e lo sviluppo dell'intera regione del Corno d'Africa possono assicurare condizioni di vita migliori alle popolazioni locali, ma contribuire anche a stabilizzare il quadro dei rapporti internazionali e gli stessi flussi migratori.

Durante la mia visita ad Addis Abeba ho incontrato anche i vertici – sapete che Addis Abeba è la sede dell'Unione africana – dell'Unione africana, ai quali ho chiesto esplicitamente di farsi mediatori per incrementare gli accordi sui rimpatri e di sostenere la strategia, che stiamo coltivando in Europa, per la regolazione e la gestione dei flussi migratori. In questa prospettiva, ho avuto ampie aperture e ho invitato anche i vertici dell'Unione africana a partecipare alla Conferenza di Palermo sulla Libia che, come sapete, si terrà il prossimo mese di novembre. E, in questa direzione, occorre che anche il Consiglio europeo incoraggi quell'alleanza Africa-Europa che lo stesso Presidente Juncker ha evocato nel suo ultimo discorso sullo stato dell'Unione, a Strasburgo.

I movimenti primari, in sostanza, rimangono prioritari per una gestione europea sostenibile e duratura dei flussi migratori e degli stessi movimenti secondari. Questo concetto continuerò a ribadirlo sempre nei contatti con gli altri leader europei. Occorre, infatti, evitare l'illusione che regolamenti come quello di Dublino sul sistema europeo di asilo possano risolvere le forti criticità relative ai movimenti primari e alla protezione dei confini esterni. Quando esamineremo la parte di conclusioni relative al contrasto al traffico di esseri umani e alla riforma del sistema comune europeo di asilo, richiamerò – l'ho già fatto a giugno – il fondamentale principio dell'equa condivisione delle responsabilità che è sancito nell'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Anche su questo dobbiamo infatti consolidare il cambio di paradigma che abbiamo raggiunto in occasione dello scorso giugno al Consiglio europeo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Finché non riceveremo concrete garanzie sull'avvio della preparazione di questo meccanismo, non accetteremo – lo dico tra virgolette – «a scatola chiusa» accelerazioni sui movimenti secondari. Sono stato chiaro sin dall'inizio con i partner europei che hanno maggiore premura su questo fronte, dobbiamo risolvere contestualmente il problema dei movimenti primari e poi potremo senz'altro affrontare il problema dei movimenti secondari. Mi riferisco alla riforma del sistema europeo comune di asilo, su cui continuiamo a ritenere essenziale una – anche qui, tra virgolette – «logica di pacchetto» che leghi l'avanzamento di tutti e sette gli strumenti legislativi che lo compongono, e alla proposta della Commissione di una guardia costiera di frontiera europea che costerebbe, pensate, 11 miliardi e 300 milioni. È una proposta, quest'ultima, su cui nutro personalmente delle perplessità e su cui, come Governo, ci riserviamo di fare una valutazione, sia per il suo impatto sulla sovranità nazionale sia per il suo elevato costo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). L'Italia infatti ha già fatto molto e quasi sempre da sola, grazie all'eccezionale impegno delle donne e degli uomini, che qui voglio richiamare, della Marina militare e della Guardia costiera (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Partito Democratico). Il riconoscimento da parte dell'Europa vogliamo, però, che avvenga nei fatti, non solo negli apprezzamenti, per aver protetto da soli, negli ultimi anni – pensate, dal 2013, 688 mila arrivi – un confine europeo.

Dobbiamo farci trovare preparati nella nuova stagione degli arrivi e continuare a operare per la stabilità e la sicurezza del Mediterraneo. In questa prospettiva si colloca anche il nostro forte sostegno al processo politico che è in corso in Libia, obiettivo a cui, appunto, dedicheremo la nostra Conferenza, prevista a Palermo il 12 e il 13 novembre. Siamo impegnati a far sedere intorno a un tavolo tutti gli attori coinvolti nella stabilizzazione del Paese, a sostegno dell'azione delle Nazioni Unite e, vorrei ribadire e precisarlo, non siamo così velleitari da pensare che, facendo sedere intorno al tavolo, offriremo la chiave risolutiva di tutti i problemi della Libia, ma sicuramente cercheremo di creare un'occasione perché questo tavolo sia proficuo per accelerare un processo di stabilizzazione dell'intero Paese, nell'interesse precipuo del popolo libico.

Continueremo quindi a lavorare affinché i risultati positivi nella riduzione degli sbarchi si consolidino in un approccio europeo multilivello che assicuri risposte strutturali, le uniche capaci di dare reale sicurezza, effettiva sicurezza ai nostri cittadini. Sono dunque qui a chiedervi di darmi il vostro sostegno per fare avanzare a Bruxelles l'impegno intrapreso fin dall'avvio dell'attività di questo Governo.

Il tema Brexit. Il capo negoziatore dell'Unione europea, Michel Barnier, che ho incontrato lo scorso 8 ottobre, interverrà al Consiglio europeo in formato 27 per fare il punto sugli sviluppi e sulle difficoltà degli ultimi giorni. I 27 Capi di Stato e di Governo valuteranno - valuteremo - lo stato dell'arte del negoziato in vista della ripresa dei colloqui del Regno Unito e l'Unione europea e di un possibile accordo che confidiamo di poter sottoscrivere a novembre. Domenica scorsa i negoziatori del Regno Unito e dell'Unione europea, lo avrete saputo, hanno preso atto dell'impossibilità al momento di trovare un'intesa sulla questione irlandese. È un tema molto complesso, in cui le ipotesi tecniche per evitare in concreto una frontiera fisica tra le due Irlande si intrecciano con importanti questioni di principio. I tempi, a dire il vero, sono strettissimi. Dovremo lavorare con buonsenso, senza cedere alle emozioni e alle reazioni istintive, per evitare un fallimento dei negoziati che sarebbe un salto nel vuoto per tutti, con effetti negativi per imprese e cittadini. È nostro dovere invece assicurare un recesso ordinato, secondo modalità che siano chiare e garantiscano la protezione dei diritti acquisiti dei cittadini europei oltre che la stabilità economica e finanziaria per le imprese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier). L'intesa finale dovrà essere rispettosa della volontà del popolo britannico di lasciare l'Unione europea ma anche dei principi fondamentali dell'Unione europea stessa. L'accordo sulla Brexit dovrà assicurare anche in concreto la tutela dei diritti acquisiti dei cittadini europei, tra i quali, ovviamente, una particolare attenzione noi riserviamo ai 700.000 italiani residenti nel Regno Unito. Attraverso quindi procedure semplici, procedure rapide, con una particolare attenzione alla protezione delle categorie più vulnerabili.

Un altro tema centrale per questo negoziato è quello della protezione delle indicazioni geografiche e delle regole di origine: qualsiasi intesa con il Regno Unito dovrà preservare e valorizzare questo imprescindibile patrimonio di conoscenze, tradizioni e opportunità economiche. Una volta concordati i termini del recesso con un accordo che regoli anche la complessa questione del confine irlandese, potremo lavorare con il Governo britannico per costruire un futuro partenariato economico e di sicurezza all'altezza dei profondi legami che legano Londra al resto del continente europeo. È questo il nostro obiettivo principale dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, che mi auguro avvenga in termini chiari, amichevoli, senza strappi. Soltanto in un clima di solida amicizia e reciproca fiducia potremo infatti trovare nuove modalità di cooperazione e costruire una relazione economica e di sicurezza tra l'Unione europea e il Regno Unito all'altezza dei legami culturali, storici e politici tra Londra e il resto dell'Europa. Anche dopo Brexit il Regno Unito resterà un Paese europeo, con valori e sfide comuni a quelli degli altri Stati membri dell'Unione europea. Londra sarà ancora un attore fondamentale nell'economia globale e anche nell'architettura di sicurezza europea. Del resto, non potrebbe essere altrimenti, rispetto a un Paese che è membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, componente del G7 e anche della NATO. L'Italia continuerà quindi a lavorare per un partenariato basato sulla mobilità, affinché possano continuare i fruttuosi scambi tra i nostri cittadini, sull'economia, per mantenere un elevato scambio di commerci, sulla sicurezza, per affrontare insieme, in maniera più efficace, le numerose sfide del nostro tempo.

Passiamo alla sicurezza interna. Al Consiglio approveremo delle conclusioni su questo versante, sulla scia della discussione che ho già richiamato e intercorsa al vertice informale di Strasburgo. Sul contrasto alle interferenze, anche on line, nelle elezioni e sulle minacce ibride e cyber, condividiamo con i nostri partner europei, a cominciare da Regno Unito e Paesi Bassi, la forte preoccupazione relativa alle recenti notizie di attacchi cibernetici. Rispetto ad essi, l'approccio italiano è ispirato alla promozione di piattaforme cooperative e mira a coniugare le esigenze di sicurezza e di protezione dei cittadini con il rispetto della democrazia e della libertà della rete. Riteniamo inoltre che abbiamo il dovere di rafforzare la resilienza, cioè la capacità di dotarsi a livello nazionale ed europeo di adeguati strumenti di prevenzione e resistenza rispetto ad attacchi cyber, ma anche la capacità di deterrenza verso tali attacchi, rispetto ai quali il problema dell'attribuzione, e quindi di eventuali misure sanzionatorie rispetto agli accertati colpevoli, resta di grande complessità. Guardiamo con favore al fatto che il Consiglio europeo dia impulso anche all'iter di revisione del meccanismo europeo di protezione civile. L'Italia considera infatti essenziale un sistema coordinato ed efficace di risposta, sia alle minacce nucleari, batteriologiche, radiologiche e chimiche sia alle catastrofi naturali.

Il Consiglio avrà inoltre una discussione in tema di rapporti Unione europea-Russia. Sarà una nuova occasione per approfondire con i colleghi europei come declinare coerentemente l'approccio a doppio binario, cioè fermezza coniugata al dialogo nei confronti di Mosca, che resta, come sapete, un attore ineludibile per la soluzione delle principali crisi internazionali. Ricordo a questo proposito che il 24 ottobre sarò a Mosca, dove mi confronterò con il Presidente Putin su temi internazionali e di sicurezza, e quindi sarà un'occasione per approfondire anche tutti i risvolti di questo rapporto. La politica europea nei rapporti con la Russia resta attualmente legata ai cinque principi concordati a ventotto nel marzo 2016. Le sanzioni, però, se fini a se stesse non fanno che danneggiare le nostre imprese, che invece questo Governo intende tutelare e sostenere (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier), e danneggiano altresì la società civile russa. In questo quadro, già a giugno abbiamo espresso l'esigenza di riporre grande attenzione a questo aspetto, anche attraverso specifici programmi di supporto alle piccole e medie imprese. In tale prospettiva riteniamo - e lo ribadirò ai colleghi europei - si debba continuare a ragionare cercando di mantenere l'unitarietà della posizione dell'Unione europea nei rapporti con Mosca.

Signor Presidente, gentili deputate, gentili deputati, questa è la posizione che intendo rappresentare in sede europea, l'ho qui riassunta. Chiedo il vostro pieno sostegno, nella ferma convinzione che questa sia la strada giusta per portare anche in Europa quel cambiamento autentico che i cittadini del nostro Paese ci chiedono e si aspettano. Vi ringrazio per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier, che si levano in piedi – Congratulazioni).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri. È iscritto a parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Signor Presidente, Presidente del Consiglio, Governo, onorevoli colleghi, l'Italia si accinge dunque a partecipare a questo Consiglio europeo con molte domande, domande legittime che il nostro Paese si sta facendo ed è all'Europa che noi vorremmo porre queste domande. Abbiamo chiesto all'Europa aiuto nella gestione della più grande crisi migratoria degli ultimi decenni; abbiamo chiesto all'Europa e dall'Europa abbiamo ricevuto, prima, parole concordi sul fatto che il fenomeno avrebbe dovuto essere gestito tutti insieme, poi, dopo le parole, immediatamente, il nulla; abbiamo fatto da soli, grazie alla forte azione politica di questo Governo, del Ministro Matteo Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), abbiamo chiuso i porti a chi faceva da spalla ai trafficanti di uomini, siamo andati nei Paesi e stiamo andando nei Paesi a sud del Mediterraneo per intavolare trattative, per progettare il presidio delle coste di partenza e la creazione di zone sicure in Africa. Abbiamo diminuito notevolmente il numero degli sbarchi e il numero delle partenze; impedire di partire vuol dire impedire di morire nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Abbiamo assestato un colpo alle organizzazioni criminali, ma quello che ci dispiace è che abbiamo fatto tutto da soli, abbiamo fatto tutto, come dicevo, nell'indifferenza o, peggio, criticati dall'Europa e da alcuni Governi europei che, ancora oggi, si ostinano a considerare Dublino, un accordo scritto per periodi di normalità, come un accordo valido in questa situazione di emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), di emergenza strutturata, ma pur sempre di emergenza.

Paesi come la Francia, ma anche la Danimarca, la Germania e l'Austria chiedono all'Italia di aprire i propri confini per, poi, chiudere i confini esterni, per, poi, sospendere Schengen. Da quest'Aula noi, oggi, alziamo ancora una volta un grido a sostegno di quell'idea che il nostro Governo sta portando in Europa: i confini esterni non sono solo i confini di un Paese, sono i confini europei e come tali vanno considerati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Questa, Presidente Conte, come diceva anche lei, prima, è anche l'occasione per spiegare all'Europa questa manovra finanziaria, per far capire ai partner europei che il nostro Paese ha bisogno di questa manovra, ne ha bisogno per far ripartire la nostra economia, massacrata da anni e anni di politiche di austerity, compiute da Governi irresponsabili che tutto hanno fatto tranne gli interessi degli italiani.

In Europa, Presidente Conte, mi rivolgo a lei attraverso il Presidente Fico, voi dovrete far capire che questa manovra è per noi fondamentale; occorre scardinare la disoccupazione, superando la tanto odiosa legge Fornero (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle) e creare per la prima volta nella storia di questo Paese degli spazi di tassazione per le imprese in cui queste possano, non solo respirare, ma finalmente crescere e, quindi, assumere. Agevolare le nostre imprese e le imprese, ovviamente, che vogliono investire in Italia, non è per l'economia italiana un qualche cosa di negativo, come forse qualcuno in Europa vorrebbe far credere a mercati e a investitori; al contrario, è qualcosa di molto positivo che renderà l'Italia un Paese ancora più forte e un'Italia più forte e più solida è un bene per tutta l'Europa.

Vogliamo tornare a crescere, Presidente, e vogliamo essere forti, fianco a fianco con i nostri partner europei, vogliamo pensare che il futuro dell'Europa sia una unione con al centro la politica, le nazioni e non i parametri e la tecnocrazia. Sappiamo che è un compito arduo quello che le affidiamo, Presidente, e quello che vi affidiamo, signori Ministri, ma sappiamo che abbiamo dalla nostra parte molti Paesi europei, sappiamo che abbiamo anche molti amici in Europa e, soprattutto, sappiamo che abbiamo l'appoggio del nostro popolo.

Oettinger, il Commissario Oettinger - si scusò anche, però, ovviamente, certe parole non possono passare inosservate, non possono essere cancellate con una semplice scusa – disse impropriamente: lo spread insegnerà agli italiani a votare. Da quest'Aula, da questo Parlamento, signor Presidente, noi vogliamo lanciare un altro grido: il nostro popolo insegnerà alla finanza, insegnerà ai mercati, insegnerà all'Europa che cosa è l'Italia con un Governo che fa veramente gli interessi dei cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle) e gli interessi dei cittadini italiani sono gli interessi dell'Europa.

Ancora una volta, Presidente Conte, da ogni singolo scranno di questa maggioranza parlamentare, in bocca al lupo, siamo con lei e siamo con questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Presidente, signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghi, noi abbiamo già svolto un dibattito simile a questo, prima del suo esordio in sede di Consiglio europeo a giugno; era un momento molto delicato, era appunto il suo esordio, ma c'erano anche tanti temi, molti dei quali ritroviamo in agenda anche per questa settimana.

Noi, già in quell'occasione, avevamo ricordato, nell'intervento della nostra presidente Giorgia Meloni, come Fratelli d'Italia avesse avuto un ruolo importante nel favorire la nascita del suo Governo, a cui pure non abbiamo partecipato e a cui pure, certamente, non lesiniamo elementi di critica nel merito dei provvedimenti che, di volta in volta, portate. Abbiamo fatto quel gesto di generosità, a giugno, perché ritenevamo e riteniamo tuttora che un Governo legittimo, che sia frutto e figlio di un suffragio popolare ampio, per quanto magari distante su alcuni temi, fosse comunque meglio dell'ennesimo Governo dei tecnici, dell'ennesimo Governo asservito alle logiche di una certa Europa, che avevano reso schiava l'Italia dal 2011 fino a pochi mesi fa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, con lo stesso spirito e con la stessa franchezza, noi oggi le chiediamo un ulteriore scatto di orgoglio; le chiediamo di fare una cosa prima di tutto il resto, quando si siederà con i suoi colleghi, tra qualche ora, a Bruxelles; le chiediamo di spiegare alle Merkel, ai Macron, ai Juncker, ai Moscovici, ai Dombrovskis, ai Ministri lussemburghesi, a chi si appella sempre ai mercati, alle agenzie di rating, che quella stagione è finita, che l'Italia non è una colonia, che gli italiani sono stufi di essere schiavi di queste logiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Noi vorremmo, però, Presidente, che lei lo facesse fino in fondo, perché già prima del precedente Consiglio lei aveva fatto dichiarazioni in questo senso, mentre oggi ne abbiamo ascoltate altre, che vanno nella giusta direzione. Eppure, dopo quel primo Consiglio, noi abbiamo dovuto riscontrare che a tante belle dichiarazioni, molte delle quali da noi condivise, poi, non erano seguiti dei fatti concreti. Io non posso non ricordare come alle parole simili che lei espresse, per esempio, sul tema delle sanzioni alla Russia, seguì, in quell'occasione, un voto favorevole del Governo italiano e, quindi, un voto unanime dell'intero Consiglio europeo per prorogare le sanzioni alla Russia. Allora, speriamo che questa volta le sue parole di oggi, che ancora una volta accogliamo positivamente, saranno seguite, invece, da un'espressione negativa in quella sede.

La stessa cosa potremmo dire sul tema della governance economica, quando lei, qui, disse che l'Italia si sarebbe opposta all'inasprimento dei meccanismi attualmente esistenti, fino addirittura alla creazione, che qualcuno paventa, del Fondo monetario europeo, cioè un meccanismo che, di fatto, istituzionalizzerebbe la Troika anche nel nostro Paese, salvo poi votare insieme a tutti gli altri a favore delle conclusioni che prevedevano il primo passo verso l'istituzione del Fondo monetario europeo.

Allora, le chiediamo più coerenza e vengo al tema dell'immigrazione perché, vedete, anche su questo noi abbiamo vissuto una discrasia fortissima. Fino alla mezzanotte di quel primo giorno di Consiglio di giugno, il Presidente Conte, secondo tutte le ricostruzioni giornalistiche, aveva spezzato le reni all'Europa cattiva, ai burocrati; egli sembrava uscire da trionfatore di quel Consiglio europeo, sembrava uscire come quello che era riuscito ad imporre, addirittura, dei punti che lui stesso aveva stabilito in un decalogo con cui si era presentato al Consiglio europeo, una vittoria praticamente su tutta la linea.

Poi ci siamo risvegliati l'indomani mattina, siamo andati a leggere le conclusioni di quel Consiglio europeo e abbiamo potuto riscontrare, purtroppo, che di quei dieci punti del suo decalogo, pochissimi erano stati recepiti. Grandi dichiarazioni di principio - l'immigrazione non è solo un problema dell'Italia, è un problema dell'Europa intera - ma poi, concretamente, qualche piccolo passo avanti su meccanismi resi soltanto volontari e non cogenti per gli Stati membri e alla fine, di fatto, una sconfitta, nonostante sicuramente lei si debba dare atto di avere combattuto.

Allora, lei ancora oggi dice che dobbiamo affrontare - e ha ragione - il tema dei movimenti primari, perché se non chiudiamo il tema dei movimenti primari non possiamo accettare che qualcuno ci imponga di rimandarci indietro gli immigrati clandestini, che colpevolmente qualcuno in passato aveva lasciato passare senza neanche tanto identificarli perché speravamo che se ne andassero verso nord. E allora, però, per risolvere il problema dei movimenti primari, noi torniamo a proporre una soluzione che inspiegabilmente questo Governo e questa maggioranza continua a respingere, cioè l'istituzione di un blocco navale al largo delle coste della Libia concordato con le legittime autorità libiche per frenare definitivamente i flussi in partenza. Non abbiamo più i grandi barconi, perché avete meritoriamente fermato le ONG; abbiamo però centinaia di barchini, di piccole imbarcazioni, che stanno portando ad un nuovo flusso ancora più incontrollato di quello precedente, dove rischiano di annidarsi potenziali terroristi che minacciano la nostra sicurezza. E allora blocco navale e, in secondo luogo, un Fondo europeo per i rimpatri: rimpatriare le centinaia di migliaia di immigrati clandestini che sono in tutti i Paesi d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Non ha senso che noi litighiamo con la Germania o con l'Austria perché ci vogliono rimandare indietro quelli che noi abbiamo fatto andare un po' fraudolentemente da loro. La soluzione è che l'Europa, tutti quanti noi - e noi abbiamo dato tanti soldi per questo - mettiamo delle risorse comuni per rimpatriare i clandestini, che sono in tutti i Paesi. Lei deve chiedere questo, Presidente Conte, in sede di Consiglio europeo.

E poi deve chiedere che smetta la presa in giro, perché - vede - l'altra volta è stato approvato un primo stanziamento per il corridoio africano, diciamo, quello che interessa più da vicino l'Italia, a fronte di 3 miliardi, più 3 miliardi che l'Europa, su input della signora Merkel, ha gentilmente elargito alla discutibile Turchia di Erdogan, noi siamo lì a pietire qualche centinaio di milioni, mentre continuano ad arrivare immigrati clandestini sulle nostre coste. Serve un cambio di passo anche in questa direzione e serve - e chiudo, Presidente - che si faccia almeno uno di quei punti che si potevano realizzare a carico nostro. L'Italia avrebbe già potuto realizzare uno di quei punti. Quando nelle conclusioni del Consiglio europeo si dice che si devono creare dei centri di identificazione e di sorveglianza dove accogliere persone che arrivano e lì identificarli per capire se hanno diritto all'asilo oppure no, questa era una scelta che competeva - compete - al Governo italiano. Dovevate farlo, non l'avete fatto e noi vi esortiamo a rendere attuato almeno questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Scerra. Ne ha facoltà.

FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie Presidente e grazie al Presidente del Consiglio e ai membri del Governo. L'Italia è uno dei Paesi che ha fondato la Comunità europea, quella comunità pensata all'insegna del rispetto di valori quali l'equità sociale, la solidarietà tra Stati, una crescita diffusa ed equilibrata. Purtroppo, la realtà attuale è molto distante da quanto immaginato dai padri fondatori, ci troviamo a vivere in un'Europa basata su vincoli finanziari, spesso privi di fondamento scientifico, disinteressata allo Stato sociale, con una drammatica svalutazione salariale e dei diritti, in cui le disuguaglianze hanno creato una instabilità politica e una distanza siderale tra i cittadini e le istituzioni dell'Unione europea.

Adesso noi dobbiamo semplicemente chiederci dovremmo chiederlo a tutti i cittadini dell'Unione: quale Europa vogliamo? Quale Unione europea vogliamo? Noi del MoVimento 5 Stelle non abbiamo dubbi, noi crediamo ancora in quella comunità pensata nel manifesto di Ventotene e a quella vogliamo tornare.

Il 28 giugno scorso, a Bruxelles, i capi di Stato dell'Unione hanno concordato di affrontare in maniera condivisa il problema delle migrazioni. Le parole, però, non sono state seguite dai fatti, a nostro modo di vedere. L'Italia è ancora uno dei Paesi che subisce maggiormente la pressione migratoria ed è uno dei Paesi che ha la maggiore responsabilità del salvataggio delle vite in mare. In questa risoluzione noi diciamo quello che abbiamo sempre detto: è sbagliato affrontare questa problematica in maniera emergenziale, in questo modo non riusciremo mai a risolvere il problema, i trafficanti continueranno a lucrare sulle vite umane e vite umane purtroppo continueranno a perdersi in mare.

Il Governo del cambiamento - dobbiamo riconoscerlo in maniera netta ed inequivocabile - ha dimostrato di voler mettere fine a questo circuito negativo, questo circolo negativo, che trae linfa, da una parte, dall'illegalità e dalle carenze nei Paesi di origine e transito, dall'altra parte, da un'Europa che è sorda e non collaborativa.

Questo Governo, sin dal primo giorno, ha voluto gridare un principio che per noi è sacrosanto, per uno Stato che appartiene ad una comunità, e questo principio è: chi arriva in Italia, arriva in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'Italia non può più essere considerata come il campo profughi del nostro continente e non può essere lasciata sola nella gestione di un fenomeno che è globale, lo dobbiamo ai cittadini italiani, lo dobbiamo ai migranti, lo dobbiamo ai nostri territori che vivono quotidianamente il dramma del traffico di esseri umani e che ne subiscono le conseguenze sociali ed economiche.

Allora bisogna ridiscutere assolutamente il Regolamento di Dublino per un'equa ripartizione dei migranti fra i vari Stati membri, bisogna mettere in sicurezza i confini esterni dell'Unione per evitare ulteriori tragedie in mare, serve creare centri di protezione e identificazione nei Paesi di origine e di transito; ancora, occorre cooperare con questi Paesi e favorire il loro sviluppo, lavorare insieme per contrastare le partenze illegali, distinguere i migranti economici, che sono in grande percentuale, rispetto a coloro che hanno realmente bisogno di protezione internazionale, agevolare e accelerare i rimpatri per quei migranti che non hanno diritto di asilo, combattere allo stesso tempo anche la cyber-criminalità che agevola l'immigrazione illegale. Questi sono tutti i punti, ovviamente, che non possono essere affrontati da uno Stato da solo, ma richiedono forza di volontà, richiedono impegno e senso di responsabilità di tutti gli Stati appartenenti all'Unione europea e questo dobbiamo chiedere in seno al Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Nelle prossime ore i capi di Stato europei siederanno di nuovo allo stesso tavolo per discutere di immigrazione, di sicurezza, di Brexit e di euro: tutte questioni che, in un modo o nell'altro, influenzano l'identità del progetto europeo, ma è proprio da questa identità che deve ripartire il dialogo con gli altri Stati dell'Unione europea. Noi pensiamo che bisogna sostituire assolutamente l'approccio sbagliato, tecnocratico, di governance con una più democratica aspettativa di una politeia, come suggerisce il Ministro Savona, cioè di una res publica europea, che abbia un'ottica condivisa e concordata fra i vari Stati, volta al raggiungimento del bene pubblico europeo. Sappiamo che siamo lontani da questo, ma dobbiamo iniziare a lavorarci e dobbiamo essere protagonisti di questo lavoro all'interno dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allo stato attuale, nonostante una modesta ripresa produttiva data anche da contingenze macroeconomiche mondiali favorevoli, il saggio di crescita dell'Unione è ancora inferiore rispetto al mondo sviluppato. All'interno del continente, poi, ci sono Paesi, come l'Italia, che hanno subito più di altri gli effetti della crisi. Tutto questo è stato sicuramente accentuato e acuito dalla impossibilità di una politica monetaria e dagli scarsissimi margini fiscali che hanno costretto i vari Paesi a politiche deflattive, peggiorando la sostenibilità del debito proprio di quei Paesi che avevano un debito pubblico elevato e che avrebbero avuto bisogno di manovre espansive per rilanciare la propria economia.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti in Europa: un immenso trasferimento di capitali, asset dal sud al nord dell'Europa, con il risultato finale che i ricchi si sono arricchiti e, purtroppo, i poveri si sono impoveriti. In Europa abbiamo circa 120 milioni di persone che possiamo definire povere, in Italia abbiamo 10 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà: questo hanno prodotto le politiche dei tecnici, della Troika (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), di tutti coloro che in questi giorni hanno l'ardire di criticare la nostra manovra economica.

Il nostro Governo ridarà dignità a questi italiani che sono in sofferenza e si deve impegnare per ridarla anche a quegli europei che stanno soffrendo a causa di queste manovre scellerate. E allora chiediamo al Governo di intervenire con grande determinazione per promuovere una politica economica coerente con gli obiettivi di crescita nella stabilità e di piena occupazione, che sono esplicitamente contenute nei trattati. E chiediamo di sedersi a un tavolo per poter ridiscutere l'architettura istituzionale dell'Unione europea, nella quale, senza un prestatore di ultima istanza, ci sono delle economie che sono in evidente debolezza rispetto alle altre economie mondiali.

Questo atteggiamento critico nei confronti dell'Unione non sia frainteso: il nostro continente è stato maltrattato e lacerato da chi lo ha governato e dai Governi italiani che, oltre a distruggere lo Stato sociale del nostro Paese, hanno impedito che la stessa cosa non si facesse in Europa. E allora il nostro tentativo di cambiarla questa Europa, di renderla più equa, più forte e più giusta, è, a nostro modo di vedere, la più grande manifestazione di affetto che un movimento politico possa avere nei confronti dei cittadini europei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Riguardo alla Brexit, impegniamo il Governo a garantire adeguata protezione degli interessi degli europei, con la tutela, ovviamente, dell'ampia comunità italiana che è residente nel Regno Unito.

È importante che si trovi un giusto accordo relativamente agli scambi commerciali, considerando che il Regno Unito è il più grande importatore nei confronti dei Paesi dell'Unione Europa, e questo lo dobbiamo considerare sempre; e, infine, si deve cercare di trovare, come si diceva prima, una soluzione ragionevole al discorso del confine fra Irlanda e Irlanda del Nord, che auspichiamo che non diventi assolutamente un confine rigido. Mi accingo a concludere con un auspicio finale, quello che l'Unione Europea ritrovi lo spirito che ha animato il progetto originario, così da rispondere positivamente alle grandi sfide che si trova ad affrontare in un contesto economico internazionale sempre più incerto.

Noi siamo convinti che il contributo dell'Italia nella trasformazione solidale degli Stati dell'Unione europea sia determinante e siamo ancora più convinti che questo Governo potrà essere decisivo nel cambiamento in Italia, ma anche in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, Presidente Conte, colleghe e colleghi, credo che la prima osservazione che viene a un osservatore attento sia la distanza abissale…

PRESIDENTE. Sottosegretario Di Stefano!

FEDERICO FORNARO (LEU). Dicevo, Presidente Conte, la prima osservazione che viene da fare a un osservatore attento del suo intervento è una distanza abissale tra i toni del suo intervento in quest'Aula, e poi questa mattina in quella del Senato, e quelli della propaganda di queste settimane, di questi ultimi mesi. Avete intasato con dirette Facebook e Twitter, alzando una campagna molto forte contro l'Europa, individuandola come nemico e responsabile di tutti i mali dell'Italia. Dicevo che c'è una forte differenza: lei parla di dialogo nel suo intervento, altri preferiscono insultare. E non sono altri in senso generale, ma sono stati esponenti del suo Governo ad insultare, a fare battute nei confronti, per esempio, del Presidente della Commissione. Noi crediamo che questa non sia una strada corretta per difendere gli interessi nazionali, non soltanto per una questione di rispetto nei confronti degli altri e delle istituzioni europee.

Non si difendono le ragioni italiane con gli insulti; le si difende, invece, con un confronto anche aspro, anche duro, nel merito, nelle istituzioni europee, perché - lo ha ricordato anche lei - noi siamo tra i Paesi fondatori dell'Unione europea, e questo non è soltanto portatore di onori, ma anche di oneri. Credo che la durezza che è stata espressa dai suoi alleati forse l'avremmo voluta vedere nei confronti dell'Ungheria di Orban, quando si è opposta al piano di ricollocazione dei migranti. Glielo diciamo con grande chiarezza: noi stiamo aspettando le sue valutazioni e stiamo aspettando come voterà nelle istituzioni europee, quando si tratterà di verificare l'attivazione della procedura ex articolo 7 del Trattato contro l'Ungheria per le violazioni che sono state votate a maggioranza dal Parlamento europeo.

Infatti, non si possono usare, da questo punto di vista, due pesi e due misure, e soprattutto non si può nei fatti spostare il tradizionale asse della politica estera italiana verso est, verso i Paesi di Visegrád, tradendo, quindi, proprio quella funzione e quel ruolo di Paese fondatore dell'Unione europea che anche lei, come dicevo prima, ha ricordato. Lei ha accennato anche alle questioni relative alla prossima manovra, definendosi orgoglioso; questa è una valutazione che evidentemente le lasciamo, e avremo modo nelle prossime settimane - spero in un confronto parlamentare che non si concluda con l'ennesimo maxiemendamento - di discutere attorno alla manovra. Lo faremo, da questo punto di vista, ripetendo con grande chiarezza quali sono i nostri dubbi, le nostre riserve e le nostre contrarietà, dopo la Nota di aggiornamento. Ma c'è un punto che credo vada sottolineato: lei parla di architrave della manovra, indicando negli investimenti l'architrave della manovra.

Da questo punto di vista, non ci può trovare che concordi; sarei tentato di dire, con una battuta, magari. Peccato che i numeri smentiscano questa sua visione enfatica, perché i numeri alla fine hanno un loro valore: stiamo parlando di uno più 0,2 per cento di PIL indicato sugli investimenti. È un livello di crescita degli investimenti, a nostro giudizio, insufficiente per far ripartire la crescita e per fare le cose che in parte anche lei dice nel suo intervento. Entrando nel merito del suo intervento, tra le quattro sfide che lei pone all'attenzione di quest'Aula in vista del Consiglio europeo c'è il tema dell'immigrazione. Su questo ne parlerà poi, in dichiarazione di voto, la collega Boldrini con maggiore spazio; mi sento solo di osservare che questo, come lei ha detto, è il secondo Consiglio europeo, a cui lei parteciperà, e, tra il primo e il secondo, rispetto alla posizione europea, rispetto alla propaganda, rispetto alle cose che avete detto in tutti questi mesi, non è cambiato, purtroppo, quasi nulla della posizione europea, a dimostrazione che voler alzare i toni, volere passare alla politica degli insulti, alla fine, non produce nessuno risultato concreto nella modifica, invece, di una politica europea nei confronti delle migrazioni che noi riteniamo necessaria per affrontarle con una visione sistemica e non lasciando solo il nostro Paese di fronte a questa emergenza, che, in realtà, è un elemento ormai strutturale della nostra contemporaneità.

La seconda questione è quella della Brexit, e anche qui non possiamo non osservare con preoccupazione lo stallo nella trattativa. Il rischio che questa cosa possa, in via diretta o indiretta, ripercuotersi negativamente nei confronti degli oltre 700 mila connazionali che oggi vivono e lavorano in Gran Bretagna è molto forte, e quindi, da questo punto di vista, non possiamo che ribadire l'auspicio che si possa arrivare in tempi rapidi ad un accordo onesto per la fuoriuscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, che consenta, ovviamente, di salvaguardare anche quel carattere europeo dei rapporti con la Gran Bretagna e, in particolare, come dicevo prima, i diritti dei nostri concittadini. Mi soffermerò infine, però, su un aspetto che stranamente, ancora una volta, signor Presidente, lei ha minimizzato nella sua esposizione; lo aveva già fatto la volta scorsa, mi permetta di farglielo osservare. Mi riferisco alla materia delle regole di bilancio europee: a seguito del Consiglio europeo, ci sarà la riunione dedicata a questo.

E, da questo punto di vista, noi vediamo con preoccupazione l'evolversi della situazione, perché, se questo Governo ha puntato il focus nei confronti dei migranti e della questione dell'immigrazione, invece su questi temi ha sostanzialmente cercato di aggirare la questione, mentre, secondo noi, c'è di fronte un iceberg molto pericoloso per il sistema Paese e anche per il sistema bancario.

C'è da affrontare di petto, ad esempio, il tentativo che c'è da parte di alcuni Paesi partner dell'Unione europea per un'incorporazione definitiva del fiscal compact nell'ordinamento giuridico europeo.

Crediamo che questo sia un errore e sia estremamente pericoloso, mentre occorrerebbe, al contrario, cercare di avviare non solo il suo superamento, ma iniziare l'introduzione di una golden rule, ovvero della possibilità di ricorrere all'indebitamento per finanziare spese di investimento nazionali, spese per ricerca, sviluppo e innovazione, ad esclusione di quelle militari.

Così come vediamo con grande preoccupazione l'ipotesi di istituzione, nel contesto dato, di un Ministero del Tesoro unico dell'eurozona, e il balbettio, rispetto invece alla necessità di adottare nuove direttive per raccordare le normative fiscali nazionali, in particolare per quanto riguarda l'IVA. Ricordo all'Aula che il gap di evasione attuale, per il nostro Paese, è oggi stimato ad oltre 35 miliardi.

Vi è poi anche un ritardo a livello europeo per l'adozione di nuove forme di tassazione dell'industria digitale, che stanno sottraendo risorse fondamentali ai bilanci dei Paesi nazionali e che rischiano di indebolire in realtà il welfare, perché poi alla fine, senza risorse, i primi a pagare sono i più deboli ed è il sistema dello stato sociale.

Le chiediamo anche, signor Primo Ministro, di rifiutare la trasformazione del meccanismo europeo di stabilità in una sorta di Fondo monetario europeo, dotato di poteri di sorveglianza dei bilanci nazionali e dei connessi automatismi per la ristrutturazione dei debiti sovrani.

Ci sono poi temi che credo vadano affrontati, relativamente alla ridefinizione del ruolo della Banca centrale europea, come prestatrice di ultima istanza. Occorre anche provare a costruire una soluzione condivisa per una gestione dei titoli di Stato, comprati dalle banche centrali durante il periodo del quantitative easing e anche proporre l'emissione di titoli di debito europei, garantiti mutualmente da tutti gli Stati membri, ovvero l'introduzione di nuovi strumenti finanziari, per l'emissione di titoli garantiti da obbligazioni sovrane.

Insomma, vi sono questi temi, che dovrebbero essere oggetto del dibattito pubblico anche in Italia e di un maggiore impegno del Governo. Invece, su questi temi, c'è un sostanziale silenzio. Forse si prestano meno ai 144 caratteri dei tweet e necessitano di una capacità di dialogo e di una politica di alleanze.

Guardate, voi state lanciando un messaggio molto pericoloso, l'idea che, attraverso il sovranismo, si difendano gli interessi nazionali. Ebbene, il rischio è esattamente il contrario. Il rischio è quello di un isolamento di questo Paese, il rischio di lavorare da dentro per smantellare l'Unione europea. L'Unione europea va cambiata, va cambiata anche radicalmente, va riportata nella sua dimensione sociale, a servizio dei cittadini e dell'economia, uscendo da una politica di austerità, che ha dimostrato di non riuscire a dare tutte le risposte necessarie. Noi, se si farà una battaglia in questo senso, ci saremo. Non ci troverete, invece, nella politica degli insulti e nella politica di distruzione del sistema tradizionale delle nostre alleanze (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, siccome la politica è fatta anche da ciò che avviene fuori da quest'Aula - io ho apprezzato la pacatezza del suo intervento - ci sono per noi buone ragioni e buoni elementi per essere un po' preoccupati. La nostra impressione è che il Governo si appresti a questo appuntamento importante del Consiglio europeo in un contesto un po' confuso.

Voglio dire subito che Noi con l'Italia-USEI, il gruppo per cui sto prendendo la parola, ha apprezzato molto il lavoro del Governo sul tema dell'emigrazione e la fermezza con la quale il Ministro Salvini ha affrontato il tema, anche se vorremmo cogliere l'occasione per invitare il Ministro ad una pacatezza nel linguaggio. Io non credo che le battute sui grappini o sul caffè del presidente Juncker aiutino il sistema Paese. Non aiutano neanche lei, signor Primo Ministro, quando deve andare al confronto con questi rappresentanti d'Europa.

Sia chiaro, noi tifiamo per l'Italia. Noi non siamo tra coloro i quali sperano che le cose vadano male, come è successo tante volte in passato per altri, per trarre vantaggio da una situazione negativa in termini elettorali. Noi tifiamo per il Paese. Non siamo tra quelli che sorridevano quando Sarkozy e la Merkel si facevano baffo di Berlusconi. Credevamo che questa fosse una cosa antipatica del Paese e siamo convinti che ciò debba avvenire ancora, la fermezza con cui difendiamo il nostro Governo, qualunque esso sia.

Però, signor Presidente, non si può negare che ci sono dei problemi nei rapporti con l'Europa e con gli altri Paesi, non solo quelli storici, ma anche quelli di Visegrád , come è apparso evidente in sede di Parlamento europeo, quando si è trattato di votare sulla vicenda Ungheria e sul caso Orban. Tra l'altro, con i pentastellati che votano da una parte e la Lega che vota dall'altra, mi sarebbe piaciuto sapere come avrebbe votato lei, ma questo, se avrà voglia di dircelo, ce lo dirà.

Noi agiamo con responsabilità e sosteniamo le scelte che fanno bene per il Paese. Certo, se leggiamo le dichiarazioni dei due Vicepremier e diamo un'occhiata al decreto fiscale, qualche preoccupazione - ripeto - ce l'abbiamo e il nostro giudizio rimane per ora fortemente negativo. Siamo preoccupati di ascoltare troppe voci diverse su temi importanti, non solo come l'euro e come l'Europa. Abbiamo registrato un susseguirsi di affermazioni che si contraddicono l'una con l'altra. Leggiamo di fughe in avanti, che poi vengono sicuramente smentite, annunci pirotecnici di provvedimenti che sembrano storici, ma sono dei mini-provvedimenti, come quello sul condono, tagli nel settore della difesa, che avevano spacciato demagogicamente come virtuosi e invece saranno un problema nelle relazioni con gli altri, tanta demagogia sulle auto blu…

PRESIDENTE. Concluda.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). … il permanere di Consip, che è la centrale di acquisti che sul territorio sta facendo, secondo me, molti danni. Tutto questo con tetto del 2,4 per cento e con il rapporto delle agenzie, che ci sarà anche antipatico, ma che ci mettono in qualche modo in difficoltà.

Allora, Presidente, concludo che è giunto il momento di assumersi le proprie responsabilità. Io le chiedo di esercitare il ruolo che il Presidente Mattarella le ha assegnato e che questo Parlamento le ha confermato. La responsabilità non può essere delegata. Lei è Presidente del Consiglio, ci aspettiamo che il Presidente del Consiglio eserciti un ruolo fondamentale nel rilanciare un ruolo europeo del nostro Paese nella sovranità che comunque questo Paese ritiene di avere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (FI). Grazie Presidente. Tratterò la parte di agenda relativa all'immigrazione, Presente del Consiglio, perché lascerò al collega Orsini l'onore di chiedere, come ha fatto il collega Fidanza, come mai abbia prorogato di sei mesi le sanzioni alla Russa, se si dichiara in disaccordo con queste sanzioni.

Presidente, tra il 1° gennaio al 30 settembre 2018, sono sbarcati in Italia 20.571 persone, l'80 per cento in meno rispetto ai primi nove mesi del 2017. Le riconosciamo che le iniziative poste in essere dal suo Governo, volte a disincentivare gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste, hanno rappresentato un forte segnale all'Europa, di indubbia valenza politica. Ma questo non costituisce la soluzione decisiva. La trattazione delle problematiche relative alla migrazione è divenuta indice emblematico dello stato attuale dell'Unione, in cui l'attenuarsi del vincolo solidaristico tra gli Stati membri sta conducendo ad una paralisi decisionale, che non potrà che proseguire nei prossimi mesi, che ci separano dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.

Risulta, infatti, evidente che l'avvicinarsi della prossima scadenza elettorale renda il tema delle politiche di contrasto alla migrazione clandestina centrale nella campagna elettorale dei singoli Stati membri e difficilmente Consiglio e Parlamento saranno in grado di prendere decisioni. Ma questo vale anche per voi. Non ci dispiace la vostra tempra nel criticare alcuni burocrati europei, che spesso bacchettano scompostamente l'Italia. Invitiamo, tuttavia, il suo collega Di Maio a non accostare il volto del presidente Tajani a questi burocrati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), rammentandogli che Tajani è uno degli eletti e rammentandogli che il Parlamento europeo è l'unica istituzione democratica dell'UE.

Ci piace meno, invece, quando spaventate i mercati, perché, che lo vogliamo o no, non sono Juncker o Moscovici che ci prestano i soldi, ma sono i mercati e segnatamente 1 miliardo al giorno e 400 miliardi all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e noi di Forza Italia vogliamo che continuino a prestarceli.

La situazione di stallo si è apertamente manifestata lo scorso 4 giugno, quando i Governi hanno deciso di sospendere i negoziati per la riforma dei meccanismi di Dublino. Questo benedetto muro di Dublino è sempre ancora lì. E sappiamo benissimo, nonostante l'ottimismo, che oggi lei ha voluto dimostrare in Aula, parlando di fantomatici cambi di passo e sforzi condivisi, che anche domani non si discuterà minimamente di una revisione di Dublino.

Le divisioni tra Stati si sono viste a Vienna. Si discuteva lì tra ministri della difesa della missione Sophia. Decisioni esageratamente altruistiche avevano fatto sì che l'Italia si facesse carico di aprire i suoi porti allo sbarco di naufraghi, portati in salvo a bordo di qualunque nave della missione europea, siano esse irlandesi, spagnole, francesi. L'Italia ha chiesto di smetterla di considerare i suoi porti e il suo entroterra il termine esclusivo delle vittime di naufragio, che in realtà è un esito premeditato degli scafisti, per impacchettare e spedire a destinazione la loro merce, fatta di uomini, donne, bambini, corpi e anime (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Lei, al Consiglio europeo dello scorso fine giugno, aveva ottenuto che fosse accettata e messo su carta il principio che le coste italiane sono coste europee, che i confini italiani sono confini europei. Ma stavolta scripta volant. La Ministra Trenta, che doveva ottenere almeno la rotazione dei porti di approdo tra tutti i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, ha ottenuto ben poco. Continua la pacchia, come direbbe Salvini.

Stessa paralisi è emersa dal vertice informale di Salisburgo del 19 e 20 settembre, in cui i 27 Stati membri hanno voluto forzare le tappe, non hanno voluto forzare le tappe per trovare un accordo sulla riforma del diritto di asilo. Noi condividiamo l'assunto che la sicurezza interna dipenda da una frontiera esterna adeguatamente gestita, naturalmente, e nel suo discorso annuale sullo stato dell'Unione europea il Presidente Juncker aveva proposto di aumentare il personale della guardia di frontiera costiera europea, portandolo da 1.300 unità a 10 mila unità entro il 2020. Erano state fatte precisazioni - e le ha fatte anche lei in quest'Aula - sulla prerogativa esclusiva dei singoli Stati di proteggere le proprie frontiere e, tuttavia, già nel corso della riunione informale di Salisburgo alcuni Stati membri hanno sollevato perplessità, tanto che il Presidente Tusk nella dichiarazione finale ha dovuto precisare che è altresì chiaro che dovremmo discutere ulteriormente e bla bla bla.

Lei stesso oggi, Presidente del Consiglio, si è detto perplesso. Non vorremmo che, con la scusa delle prerogative dei singoli Stati, che sono ovvie e che non sono messe in discussione da una guardia costiera aggiuntiva, voleste darla vinta a chi vuole chiudere le frontiere interne e non proteggere le esterne (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Chiariamoci, perché tra costoro non annovero solo chi lo dichiara espressamente, come la Le Pen, ma annovero anche qui chi, come Macron, furbescamente a parole fa il terzomondista e poi butta nel bosco, come pacchi postali, i profughi dalla Francia all'Italia a Claviere, e lo fa con i furgoni della gendarmeria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non crediamo che la soluzione sia chiudere le frontiere interne. Ci ascolti, Presidente Conte. La soluzione non è uccidere Schengen, la soluzione non è impedire la libertà di circolazione, la soluzione non è soffocare il libero mercato e ridurre l'Italia a un Paese imbuto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Durante questo Consiglio almeno lei - glielo abbiamo già chiesto - non parli di profughi e inizi a parlare di migranti economici. Il bilancio dell'Italia è ancora un bilancio che spende 12 milioni di euro al giorno per l'accoglienza - per l'esattezza 11 milioni 506 mila euro - e che si accontenta di ricevere dall'Europa un aiutino atto a sostenere a malapena dieci giorni di queste spese. Il problema dell'Italia non sono quelli che arrivano ma quelli che ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Abbiamo ereditato uno stock di 170 mila persone. Volete iniziare a ragionare sulla redistribuzione dei migranti economici o rimaniamo appesi alla redistribuzione dei profughi che non ci sono? A che punto siamo con i rimpatri, Presidente, e con la sottoscrizione, da parte dell'Italia, di nuovi accordi di rimpatrio? Il Ministro Salvini - mi scuso se cito sempre il Ministro Salvini, ma Salvini inopinatamente ha lasciato le leve economiche del comando economico ai 5 Stelle e, però, giustamente si è tenuto la delega sull'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), su cui i pentastellati non si pronunciano ma parlano solo sottovoce, solo fuori tempo massimo, magari sui bambini di Lodi - il Ministro Salvini, dicevo, ha dichiarato che entro l'autunno avrebbe concluso nuovi accordi di rimpatrio con la Nigeria, il Bangladesh e la Costa d'Avorio. Vogliamo credergli, lo vogliamo appoggiare. Presidente Conte, non ci costringa a richiederle queste stesse cose prima del Consiglio di dicembre, perché lì l'autunno è passato.

Non faremo certo noi la agiografia del Ministro Minniti, che ora è icona della nuova sinistra che si ispira alla destra, ma dobbiamo registrare che i clandestini rimpatriati dal suo Governo del cambiamento, Presidente, sono meno di quelli rimpatriati nello stesso periodo dal Governo precedente. Stando ai dati del Viminale, i migranti irregolari riportati nei Paesi d'origine nei mesi di giugno, luglio e agosto 2018 sono stati 1.296, un numero in calo rispetto ai 1.506 dello stesso periodo nel 2017. Il Ministro Salvini aveva dichiarato, in campagna elettorale, che avrebbe rimpatriato 500 mila immigrati irregolari. Considerato che ne avete rimpatriati circa 1.300 in tre mesi, di questo passo per raggiungere l'obiettivo dichiarato dovreste impiegarci circa 96 anni. Vogliamo fare prima (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

Un miliardo di africani, venti di guerra in corso, profughi climatici a decine di milioni. Siamo alla finanziarizzazione della povertà. Chi arriva qui è frutto di una selezione della specie; è salito sulle spalle dei più poveri di lui, dei meno forti, per tendere le sue mani a noi. Ma le ragioni dei nostri concittadini sono serie e partono dal presupposto che un Paese con un tasso di disoccupazione giovanile ai massimi storici non ha possibilità oggettive di inserimento lavorativo di chi arriva nella speranza di migliorare le proprie condizioni. Esiste una questione economica, è vero, ma dobbiamo anche ricordarci che gli immigrati sono ostaggio degli schiavisti e che la nostra guerra è agli schiavisti e mai contro persone di altre etnie.

Quindi, ci permetta un monito, Presidente, a lei come garante di tutto il Governo: qualsiasi decisione la politica vorrà prendere, qualsiasi decisione vogliate prendere, noi politici, voi politici, mai in nessun caso ostentate anche un solo briciolo di crudeltà e di cinismo che rischi di tradursi in atteggiamenti xenofobi nel nostro bellissimo e generoso Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Berlinghieri. Ne ha facoltà.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Presidente, onorevoli colleghi, lo scenario economico nel quale si svolge il Consiglio risulta condizionato da nuove incertezze e rischi…

PRESIDENTE. Per favore, D'Ettore! Abbiamo concluso? Bene. Non continuiamo se non c'è silenzio. Senza sibili inutili, grazie; senza sibili inutili. Prego.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Lo scenario economico nel quale si svolge il Consiglio risulta condizionato da nuove incertezze e rischi. Nel corso del 2018 la ripresa dell'economia internazionale è stata meno omogenea rispetto all'anno scorso, con un indebolimento della domanda mondiale e della crescita del commercio internazionale. La maggior parte degli indicatori congiunturali europei indicano che la crescita avrà ritmi relativamente modesti nei prossimi mesi. Le misure protezionistiche attuate dagli Stati Uniti e le contromisure adottate dall'Unione europea e dai Paesi asiatici coinvolti hanno aumentato le tensioni sui mercati internazionali, determinando un livello elevato di incertezza.

In questo quadro il nostro Paese si trova ad affrontare un clima di crescente instabilità i cui riflessi sono evidenziati dall'andamento dello spread e dall'aumento della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico. Ad aggravare il quadro si aggiungono le forti tensioni che hanno caratterizzato, in questi mesi, i rapporti tra l'Esecutivo in carica e le istituzioni europee. Il patrimonio prezioso di credibilità politica internazionale ed europea del nostro Paese, faticosamente ricostruito negli anni precedenti, rischia di essere dilapidato da inutili tensioni e provocazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), con iniziative scoordinate ed avventurose che stanno isolando l'Italia anziché rafforzarne il ruolo. In questo senso la recente presentazione alle Camere della Nota di aggiornamento al DEF propone un quadro di finanza pubblica imprudente e difficilmente sostenibile che non sembra in grado di garantire i previsti risultati di crescita (ciò è confermato da tutti i revisori internazionali). Questo documento costituisce un'aperta e inutile sfida alle istituzioni europee e ai parametri di stabilità e crescita fissati negli ultimi anni e prelude a una bocciatura dei conti del nostro Paese.

È in questa situazione che i Capi di Stato e di Governo esamineranno alcune questioni centrali per noi: immigrazione, sicurezza interna, relazioni esterne dell'Unione, gestione dei flussi migratori, tema tanto caro alla continua propaganda elettorale del Governo e del Ministro dell'interno. Le conclusioni del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno non hanno assolutamente tenuto in considerazione le esigenze italiane. Al contrario, l'introduzione del concetto di volontarietà rappresenta un vero e proprio passo indietro rispetto alle decisioni del 2015 che, su iniziativa del Governo italiano, obbligavano a redistribuire i migranti richiedenti asilo in maniera equa e solidale in tutti i Paesi europei. Vari Stati, in particolare i Governi del gruppo di Visegrád, anche di fronte alla minaccia delle sanzioni si sono rifiutati di adempiere ai loro obblighi, figuriamoci adesso su base volontaria. Le conclusioni del Consiglio europeo di giugno costituiscono una vera e propria vittoria dei Paesi del gruppo di Visegrád, ai quali paradossalmente il Governo guarda come alleati. Essi hanno raggiunto l'obiettivo di cancellare il sistema di ricollocamento obbligatorio voluto dall'Europa e far scomparire l'ipotesi delle sanzioni economiche nei confronti dei Paesi che si rifiutano di accogliere la propria quota di migranti. È rimasto così intatto il principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei Paesi maggiormente esposti alle rotte del Mediterraneo, Italia in primis. Ragion per cui la posizione del Governo italiano, vicino alle posizioni del gruppo di Visegrád, è andata, dunque, contro gli interessi del nostro Paese.

Presidente Conte, chi governa ha il dovere di uscire dal piano della propaganda e di decidere cosa vuol fare e con chi può realizzarlo.

Sull'immigrazione bisogna condividere le responsabilità con tutti i Paesi dell'Unione, bisogna arrivare a riformare Dublino.

Ci pare assurdo che, a fronte di questa esigenza, il Governo cerchi di fare alleanze e dialogare con l'asse sovranista, proprio con chi si rifiuta di mantenere gli accordi con le istituzioni europee in tema di ricollocamento e accoglienza, mettendo in difficoltà il nostro Paese.

Le chiediamo, Presidente Conte, nel prossimo Consiglio europeo, avete, ha intenzione di continuare a sostenere le politiche e le tesi di chi sceglie misure che vanno contro l'interesse dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Se, poi, andiamo a vedere l'atteggiamento del Governo nei confronti delle politiche economiche e commerciali, la situazione non è molto diversa. Nel corso dell'ultimo anno, le relazioni commerciali internazionali hanno attraversato momenti di particolare tensione, che non sembrano in via di superamento. All'innalzamento delle barriere commerciali tra Stati Uniti e Cina si sono aggiunte, in corso d'anno, misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti, in particolare delle importazioni di prodotti di acciaio e alluminio. L'Unione Europea ha risposto a tale iniziativa nel quadro delle procedure previste dal WTO, imponendo, a sua volta, dazi all'importazione su alcuni prodotti simbolo dell'export USA. Tale situazione, soprattutto per i risvolti che può implicare in caso di mancato accordo tra le parti, preoccupa profondamente il mondo delle imprese che si trovano ad operare in un nuovo, non preventivato e più rischioso scenario commerciale internazionale. Il nuovo scenario rappresenta un problema prioritario per il nostro Paese, soprattutto in considerazione del rallentamento in atto del nostro export. Rispetto a questo, però, la maggioranza di Governo non ha una posizione univoca. Quando si parla di accordi commerciali fondamentali per un Paese come il nostro, privo di materie prime, che si regge sull'export non si capisce quale sia esattamente la posizione del Governo. E, allora, Presidente Conte, le rinnovo la domanda sugli accordi commerciali e per far fronte alla nuova situazione economica. Per quali misure lavorerete, con chi farete la battaglia per salvaguardare l'economia del nostro Paese, e sulla manovra di bilancio con chi tratterete, con chi dialogherete? Sono sempre i Paesi di Visegrád gli alleati, che immaginate di avere per riuscire a far approvare una manovra che chiede flessibilità, non per riformare e migliorare il sistema Paese, ma per la spesa corrente, per misure di politica assistenziale?

Vede, l'Europa resta il mercato unico più grande del mondo, la principale potenza commerciale su scala globale, il primo donatore di aiuti umanitari allo sviluppo, il più vasto territorio guidato da democrazia e Stato di diritto, e l'euro è la seconda moneta più utilizzata nell'economia globale. La diplomazia dell'Unione è un peso reale e contribuisce a rendere il mondo più sicuro e sostenibile. Per giocare un ruolo centrale in un mondo sempre più complesso l'Unione europea deve definire una nuova visione del proprio futuro, capace di misurarsi con le sfide della globalizzazione economica, dell'interdipendenza politica e dei mercati aperti, della sostenibilità dello sviluppo, delle disuguaglianze che ancora affliggono il pianeta. Sono sfide che il nostro Paese ha il dovere di governare, nelle quali deve essere protagonista e rispetto alle quali voi avete il dovere di uscire dalla propaganda, per far capire agli italiani con quali politiche, con chi e in che modo, in Europa, avete intenzione di difendere gli interessi del nostro Paese, che fino ad ora, con le vostre scelte, avete soltanto reso più debole, incerto e isolato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bazzaro. Ne ha facoltà.

ALEX BAZZARO (LEGA). Grazie, Presidente. Ringrazio il Presidente Conte per la presenza e la puntuale relazione in quest'Aula, alla vigilia del vertice europeo. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, intervengo per porre la vostra attenzione su quello che sta diventando, quotidianamente, il tema principale del dibattito politico del nostro Paese. La presenza italiana all'interno dell'Unione europea non è mai stata messa in discussione dal nostro Governo, così come gli storici e consolidati rapporti di amicizia e di buon vicinato con i Paesi alleati.

Purtroppo, però, su tematiche fondamentali per l'Italia, sia nel doveroso rispetto verso il nostro Paese, troppo spesso vi sono state cadute di stile e mancanze gravi da parte delle istituzioni europee. Il ruolo fondamentale dei commissari europei è quello di essere super partes e di guidare l'intera Unione europea, non di divenire attori politici di parte all'interno di essa. L'Italia è uno Stato sovrano, fondatore dell'Unione europea, e merita considerazione e rispetto. Le quotidiane ingerenze, volte a commissariare de facto quello che è un Governo legittimato dal voto popolare, non possono che lasciarci perplessi e contrariati. Fortunatamente, tra pochi mesi le elezioni europee del 2019 porteranno un radicale cambiamento nell'asse storicamente consolidato all'interno del Parlamento europeo, un cambiamento dettato dalla volontà dei popoli di rispondere a quella che, purtroppo, risulta ogni giorno di più un'istituzione lontana dalle esigenze e dai bisogni dei cittadini europei.

È paradossale che chi oggi ha l'onere e l'onore di guidare l'Unione, invece di interrogarsi sui motivi del malcontento, preferisca additare in maniera cieca queste rimostranze come beceri populismi.

Da italiani e da europei siamo preoccupati, preoccupati per i tagli all'agricoltura un settore strategico del nostro Paese, tagli del 5 per cento alla PAC, che andrebbero alle distribuirci sulla gestione dei migranti con il Fondo per l'immigrazione e la coesione, gestione che il mio collega Vigna, poc'anzi, ha esaurientemente derubricato a fallimentare. Preoccupazione per il quadro pluriennale che noi vogliamo si faccia dopo le elezioni europee, in modo che a determinarlo siano politici eletti dai cittadini nell'attuale situazione e non politici figli di elezioni europee svoltesi cinque anni orsono (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Siamo preoccupati, signor Presidente del Consiglio, per i nostri concittadini residenti in Inghilterra, 750 mila italiani lasciati soli dopo un referendum popolare che la nomenclatura europea ha prima deriso, poi osteggiato e, infine, si è dimostrata incapace di affrontarne e gestirne il risultato. Invece di perdere tempo in inutili ipotesi di ripetizione del referendum fino al risultato a loro gradito, avrebbero dovuto lavorare da subito per dare risposte ai nostri concittadini che, a fronte di questo muro contro muro improduttivo, rischiano di vedere negata l'opportunità di accesso al Paese o di averla con restrizioni del tutto anacronistiche. Pensiamo che ogni Stato debba avere il diritto a determinare la propria condizione nell'assetto internazionale, ma crediamo anche che l'Unione europea è nata e abbia ancora oggi una ragion d'essere solo e solamente se è quella di dirimere i conflitti e trovare soluzioni al suo interno. Siamo l'Italia, signor Presidente del Consiglio, l'Europa è la nostra casa, storicamente, culturalmente ed economicamente, ma vogliamo costruire un'Europa nuova, l'Europa dei cittadini al servizio dei cittadini, un'Europa che sia casa comune di valori e prospettive, nel rispetto delle identità e senza egemonie egoistiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Dopo tanti anni, signor Presidente del Consiglio, sentiamo finalmente, in quest'Aula, una Presidenza che mira a difendere l'interesse del nostro Paese. A lei, Presidente Conte, va il nostro augurio per un proficuo lavoro al Summit europeo, convinti come siamo che solo un'Italia forte e sovrana possa essere importante e fondamentale in un'Unione europea in grado di dare finalmente risposte ai popoli d'Europa. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, sarò breve perché questa mattina non pensavo di intervenire, poi, avendo il dubbio che tutti gli interventi sarebbero stati sull'immigrazione, mi sono detto che forse sarebbe stato importante dire qualcosa sul completamento dell'Unione bancaria europea, perché io penso che questa potrebbe essere l'occasione per ricordare ai nostri alleati europei quanto alcune regole volute dall'Unione bancaria europea, volute dalla BCE, hanno penalizzato il sistema bancario italiano rispetto ad altri sistemi bancari, in primis - io sto pensando - al sistema bancario tedesco, perché vorrei lasciare al verbale di quest'Aula alcune riflessioni che, secondo me, come Italia, noi dovremmo porre. Noi, in questi anni, Presidente, abbiamo accettato che l'Europa ci spiegasse che i debiti dei nostri piccoli artigiani erano un problema, che le nostre banche potessero essere messe in crisi perché avevano erogato troppo credito ai piccoli, alle piccole e medie imprese. E la stessa Europa, mentre ci diceva questo, mentre ci metteva regole dure sugli NPL, i famosi NPL, ha accettato, senza discutere nulla, che i derivati, cioè quelli per cui è nata la crisi nel 2008, crescessero in pancia ad altre banche, come quelle tedesche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, capisce, io vorrei che lasciassimo a verbale di quest'Aula, come ho lasciato a verbale di quest'Aula la posizione sul fiscal compact, non pensando di portare sfiga, come sul fiscal compact, ma pensando di avvisare in primis il Governo, tramite lei, e i Governi europei del rischio cui stiamo andando incontro.

Capisco che siano problemi i debiti degli artigiani, dei commercianti e delle famiglie italiane, capisco che noi abbiamo fatto bene a ridurre gli NPL, capisco che ci sono aziende finanziarie che stanno facendo i soldi sugli NPL, che noi stiamo svendendo, dopo aver messo in ginocchio magari una famiglia che si era pagata al 50 per cento una casa, ciò detto, nessuno fa caso a cosa accade in Germania sui derivati, nessuno fa caso a quanti derivati siano in pancia di Deutsche Bank, così come nessuno fa caso al fatto che il 23 per cento del sistema bancario tedesco - penso alle Sparkasse - sia al di fuori del controllo della BCE, mentre noi, in un modo o nell'altro, siamo riusciti a portare dentro il controllo della BCE, nei parametri che fissa la BCE, il 99 per cento del sistema bancario italiano. Perché le dico questo? Perché in una nazione che ha già squilibri di competitività nel sistema produttivo, accettare il fatto che avvengano squilibri anche nel sistema bancario per regole che noi abbiamo concordato e che valgono in parte solo per noi, mi sembra un suicidio a cui dovremo mettere fine. Allora, a fianco del tema dell'immigrazione, importantissimo - ma interviene ogni giorno Giorgia Meloni ed è intervenuto il collega Fidanza, quindi non sta a me ricordarlo - a fianco a un avviso sul bilancio europeo…

Presidente, mi dispiace…capisco anche che la collega abbia molti più motivi di me di attirare la sua attenzione al punto di distrarlo…

PRESIDENTE. Presidente Conte…

GUIDO CROSETTO (FDI). Ma non c'è storia, non c'è competizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Crosetto, andiamo avanti.

GUIDO CROSETTO (FDI). Ad impossibilia nemo tenetur! Ciò detto, visto che sono riuscito, grazie alla presidente Carfagna, ad ottenere la sua attenzione, parliamo di bilancio europeo. In merito, lei ne ha fatto accenno…

PRESIDENTE. Concluda. Ha un minuto.

GUIDO CROSETTO (FDI). Grazie, Presidente. Condivido le riflessioni che lei ha fatto sul taglio ai fondi all'agricoltura, condivido il fatto che dobbiamo aumentare il fondo per l'immigrazione, anche se già sono stati aumentati i fondi per la lotta all'immigrazione, ma vorrei ricordarle una cosa, perché ho letto il bilancio oggi. Nei prossimi anni ci saranno 13 miliardi, di soldi anche nostri, che l'Europa investirà nella difesa europea. Per partecipare alla divisione quei fondi occorreranno gli stessi stanziamenti nei bilanci nazionali, altrimenti noi correremo il rischio che i nostri soldi dati all'Europa andranno all'industria francese. Ho visto nelle prime dichiarazioni del Governo che si pensa di fare un taglio all'industria della difesa, che è un'industria ai più alti livelli, per i centri dell'impiego. Non vorrei che alla fine di questa discussione noi licenziassimo 15-20.000 ingegneri che lavorano in aziende ad alta competitività e ad alto contenuto di ricerca per andare a finanziare i luoghi in cui questi ingegneri potranno rivolgersi per trovare un lavoro, probabilmente inferiore e magari sottopagato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, io l'avviso prima, anche da questo punto di vista, perché condivido l'impostazione data da lei, dal Ministro Savona e Tria sugli investimenti, ma per fare gli investimenti iniziamo a farli nelle cose che già esistono, perché investimenti per creare lavoro dove non esiste, togliendo quello che esiste, diventa una contraddizione non accettabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, oggi abbiamo ascoltato una disamina puntuale dei temi sul tappeto, un lungo promemoria sulle questioni aperte, ma purtroppo non abbiamo ascoltato un'idea, una prospettiva, una chiave di lettura della più grave crisi nel processo di costruzione europea dalla sua costituzione ad oggi. Vi è forse in questo suo atteggiamento, signor Presidente del Consiglio, una duplice realistica presa d'atto dei limiti nei quali ella è costretto a muoversi: da un lato, lei è consapevole della sostanziale impotenza e irrilevanza nella quale il suo Governo ha condannato il nostro Paese, al di là delle esibizioni muscolari ad uso delle piazze e dei sondaggi; dall'altro, lei è pure consapevole dei limiti del suo mandato, del fatto che l'indirizzo politico del suo Governo non dipende da lei, ma dipende dalle altalenanti decisioni dei suoi due Vice. Sono decisioni basate su calcoli di politica interna, sul continuo duello tattico fra due componenti che sono incompatibili in tutto salvo che nell'esercizio del potere. Signor Presidente del Consiglio, lei è uomo di studi raffinati e non occorre certo spiegarle quello che la storia ha dimostrato innumerevoli volte, cioè che la politica estera basata su calcoli di politica interna non ha mai portato a buoni risultati.

Questa volta ci condanna semplicemente all'impotenza in un momento di drammatici cambiamenti. Un'impotenza aggravata, signori del Governo, dalla necessità di sostenere e di difendere una manovra economica francamente imbarazzante, non solo agli occhi dell'Europa ma dei mercati, degli investitori, di chi ha in mano il debito pubblico italiano, di chi, insomma, deve ancora dare fiducia al nostro Paese.

Eppure, di fronte all'evidente crisi della costruzione europea, ci piacerebbe pensare che l'Italia, che è uno dei Paesi fondatori dell'Europa unita, avesse una visione del futuro da affermare, da proporre, da condividere con gli altri.

È un futuro che si va definendo in questi mesi, in queste settimane di drammatici cambiamenti. Il primo di questi cambiamenti, la Brexit, è una grave sconfitta per tutti. Oggi si tratta di gestirla al meglio o al meno peggio possibile. Si tratta di tutelare i tanti cittadini europei e, in particolare, i tanti italiani che vivono e lavorano nel Regno Unito. Si tratta di garantire la certezza del diritto e la reciprocità di condizioni, non soltanto per le persone fisiche ma per le imprese. Si tratta, ancora, di garantire un futuro costruttivo alle relazioni fra Regno Unito e Unione europea.

La questione del backstop irlandese va risolta senza chiedere al Regno Unito di rinunciare a una quota di sovranità sull'Irlanda del Nord, ma anche senza consentire ai britannici di godere semplicemente dei benefici di un'unione doganale con l'Unione europea senza, però, essere assoggettati ai relativi obblighi.

Si tratta infine - lo aggiungo per inciso - di non rinunciare a rivendicare per Milano quell'Agenzia del farmaco che solo la sfortuna o la disattenzione dei passati Governi hanno permesso fosse assegnata ad un Paese che non è in grado di ospitarla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

È una partita che non è chiusa, che non possiamo considerare chiusa, né in sede giudiziaria né politica, visto che l'Olanda è gravemente inadempiente. Dobbiamo, però, essere consapevoli della questione di fondo che nessun negoziato può risolvere: la Brexit è molto più di un campanello d'allarme, è l'inizio di un processo di disgregazione che sancisce il fallimento del modello di integrazione europea come è stato inteso finora. Il progetto di costruzione dell'Europa come lo immaginava Jacques Delors, un'integrazione economica, monetaria, fiscale, che fosse propedeutica all'unione politica, è sostanzialmente fallito.

Oggi non possiamo permetterci passi indietro rispetto all'unione monetaria, ma non vi è dubbio che essa sia stata realizzata in modo frettoloso. Consentitemi di riprendere una metafora abusata: forse sarebbe stato meglio alla partenza non salire sul vascello che si chiama “euro”, ma non per questo, ora che il vascello è partito, è una scelta saggia quella di buttarsi in mare senza salvagente.

Il fatto è che l'Italia, senza salvagente, sta compiendo una serie di manovre spericolate; il sovranismo ci rende più deboli, non certo più forti, neppure nella gestione dell'immigrazione, un altro grande tema europeo sul quale il Governo ha puntato molto, ma finora in sede europea non ha portato a casa nulla.

Non mi soffermerò su questa materia, che la collega Ravetto ha già trattato come sempre in modo eccellente, se non per una sommessa considerazione: l'esibizione muscolare dei mesi scorsi fa volare il Ministro dell'Interno nei sondaggi, ma ci lascia del tutto impotenti di fronte alle provocazioni di altri Paesi. Il gesto gratuito e irrisorio della polizia francese di scaricare un gruppo di irregolari in territorio italiano violando la nostra sovranità non è soltanto una volgare provocazione, è anche un modo per certificare agli occhi dell'intera Europa la nostra impotenza.

Al di là delle proteste formali e delle note diplomatiche, il Governo non ha alcun modo di reagire con efficacia. Come possiamo ottenere rispetto, solidarietà, consenso, quando noi stessi stiamo tentando di violare le regole che noi stessi abbiamo concorso a scrivere? La tragedia è che le violiamo per distribuire mance elettorali, non certo per far ripartire lo sviluppo, non per abbassare le tasse, non per creare infrastrutture, non per creare posti di lavoro, solo per comprare consenso elettorale. L'Europa lo sa, gli investitori lo sanno, e non ce lo perdoneranno facilmente, ma neppure gli italiani, colleghi della maggioranza, vi perdoneranno facilmente quando si renderanno conto del fatto che state giocando con i loro risparmi, con le loro pensioni, col futuro dei loro figli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Signor Presidente del Consiglio, il Consiglio europeo è chiamato a trattare alcuni temi che potrebbero essere di grande importanza nella prospettiva di un'Europa nuova e diversa, un'Europa consapevole della sua identità e dei suoi valori, quindi capace davvero di una politica estera e di difesa comune, non certo quel simulacro di politica estera oggi affidato alla signora Mogherini, che passerà alla storia - storia si fa per dire - soltanto per il velo indossato in Iran di fronte ai tiranni integralisti musulmani.

Noi le chiediamo, signor Presidente del Consiglio, di usare ogni mezzo per favorire un salto qualitativo dell'Europa sulla strada di una vera politica estera e di difesa comune, una politica europea che sia fondata sulla solidarietà atlantica, ma anche capace di guardare alla Russia in termini di collaborazione cordiale e non certo di assurde sanzioni come quelle che voi avete permesso di prorogare. Si tratta di tornare allo spirito di Pratica di Mare che il nostro Governo aveva saputo costruire nel 2002, portando Russia, Stati Uniti e Unione europea ad associarsi per chiudere la guerra fredda e per guardare al futuro insieme.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 16,45)

ANDREA ORSINI (FI). Una politica estera e di difesa comune significa guardare ai rapporti con la sponda sud del Mediterraneo, consapevoli che la sfida riguarda tutta l'Europa e non i singoli Paesi. Immaginare di tutelare singoli interessi nazionali a scapito degli altri, porta a tragedie come quella libica, che solo il Governo Berlusconi, l'ultimo Governo scelto dagli italiani, fece di tutto per scongiurare, pagando per questo un prezzo molto alto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Onorevoli colleghi, l'Europa è il punto di arrivo delle più alte espressioni di civiltà create dall'uomo, ha radici profonde, nella Grecia classica che difese le sue libertà contro i persiani, nello splendore di Roma, primo soggetto unificatore e civilizzatore; nella grande tradizione giudaico cristiana che ha affermato la centralità della persona. L'Europa è il luogo delle libertà, della Magna Carta, delle Costituzioni, della democrazia liberale; l'Europa non è un gruppo di oscuri burocrati impegnati a definire il diametro dei cetrioli o la curvatura delle banane, non è una squadra di ragionieri intenti e misurare lo “zero virgola” nei bilanci degli Stati. L'Europa è la basilica di San Pietro, è la cattedrale di Chartres, il duomo di Colonia, la cattedrale di Canterbury, è Dante, Shakespeare, Goethe, Cervantes, è Mozart, Beethoven, Bach, Händel, Debussy, Verdi, Rossini, è la nostra anima e la nostra identità.

Non c'è altro modo di essere davvero sovranisti, se non difendere l'identità europea e non c'è altro modo di essere europeisti, se non quello di tutelare questa identità culturale, politica, civile e religiosa.

Noi sogniamo un'Italia che lavora per questa Europa, non certo un'Italia intenta a piatire o a ricattare per ottenere la facoltà di indebitarsi ancora sulla pelle dei nostri figli.

Vorremmo che lei, signor Presidente del Consiglio, portasse in Europa questa voce; se lo facesse, saremmo con lei, come sempre nella nostra storia quando è in gioco l'interesse nazionale, perché questa volta l'interesse nazionale è salvare l'Europa e salvare l'Europa significa cambiarla dalle radici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il prossimo Consiglio europeo esaminerà alcune questioni centrali per il futuro dell'Unione: immigrazione, sicurezza interna, relazioni esterne e Brexit.

Questo meeting sarà preceduto, oggi, dal Consiglio affari generali, la cui presidenza informerà i ministri dei Paesi membri su come intende organizzare i lavori in seguito all'attivazione della procedura di cui all'articolo 7, paragrafo 1, per quanto riguarda l'Ungheria. Mi permetterà, allora di fare un passaggio preliminare anche su questo appuntamento.

Il Consiglio, come è noto, dovrà constatare se esiste un evidente rischio di violazione grave da parte dell'Ungheria dei valori essenziali su cui si fonda l'Unione. Al riguardo, abbiamo già avuto modo di esprimere la nostra posizione nella risoluzione discussa in quest'Aula qualche giorno fa. Voi avete risposto che non intendete seguire la posizione critica espressa dal Parlamento europeo, con il voto concorde, peraltro, anche degli eurodeputati del MoVimento 5 Stelle, contro le politiche antidemocratiche messe in campo, negli ultimi anni, dal Governo ungherese. Ve lo ripetiamo, però, ancora una volta e lo faremo in ogni occasione utile e in ogni sede opportuna: l'Italia non merita questo, il Governo italiano non può, caro Presidente del Consiglio, girarsi dall'altra parte e far finta di non vedere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

L'Italia ha il dovere di difendere in Europa l'indipendenza della magistratura, ha il dovere di impegnarsi per tutelare la vita privata e i dati personali, per garantire la libertà di espressione della stampa e dell'informazione, per proteggere il valore della libertà accademica e dell'insegnamento universitario e l'Italia non può non essere in prima fila per proteggere il diritto alla libertà di religione e di associazione, così come i diritti dei migranti e delle minoranze contro violenze o discriminazioni.

Guardate, il timore è che nel dichiarare formalmente di condividere queste politiche, il Governo lasci passare un messaggio pericoloso per il futuro dell'Europa e per la tenuta stessa del sistema democratico del nostro Paese, anche e soprattutto alla luce degli ultimi episodi di cronaca. Lo diciamo con forza e con nettezza: noi riteniamo vergognoso escludere 200 bambini stranieri a Lodi dalla possibilità di usufruire della mensa scolastica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), per un regolamento inaccettabile e confuso. Ed è inaccettabile che il Governo non abbia preso posizione su questo argomento.

In Italia queste pratiche non possono e non devono essere tollerate. L'Italia, guardate, ve lo ricordiamo, è lo Stato che con i Governi di centrosinistra ha dato lezioni di civiltà al mondo intero quando, dopo il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, ha deciso di reagire istituendo da sola l'operazione Mare Nostrum, un'operazione di cui - lo ribadiamo a testa alta - siamo orgogliosi, che rivendichiamo con forza, che ha consentito di salvare più di 500 vite umane nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che ha risvegliato le coscienze degli Stati europei, a tal punto da lanciare, per la prima volta nella storia, nel novembre del 2014, un'operazione europea, sotto l'egida di Frontex, per il controllo delle frontiere europee: era l'operazione Triton, che poi è diventata Sophia e Themis.

Allora, le proposte di cui si discuterà nei prossimi giorni in sede di Consiglio europeo, relativo proprio a un controllo più efficace di queste frontiere, sono tutte il frutto di un lavoro messo in campo nella precedente legislatura dai Governi PD.

Noi in Europa, signor Presidente, contavamo ed incidevamo, caro Presidente del Consiglio. Voi in Europa siete assenti e isolati, e la cosa ancor più grave è che, per ragioni di mera convenienza politica, state svendendo gli interessi dei cittadini italiani a esigenze politiche di forze sovraniste che stanno imponendo soluzioni dannose per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la verità: altro che “prima gli italiani”!

Voi state difendendo Governi che usufruiscono di risorse per applicare dumping fiscali e che poi innalzano muri contro gli altri Paesi per evitare di rispettare gli obblighi di responsabilità e di equa ripartizione delle responsabilità in ambito della gestione del fenomeno migratorio.

La vostra politica europea, dunque, signor Presidente del Consiglio, è del tutto fallimentare. Non potete continuare a parlare ininterrottamente di mancato rispetto degli accordi o di obiettivi fumosi quali l'European Strategy for Migration.

Guardate, voi dovete, anzitutto, spiegare al Paese alcune cose: perché avete accettato, nel precedente Consiglio europeo, di insabbiare la riforma di Dublino? Ancora non lo avete spiegato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Perché avete previsto la modifica all'unanimità? Perché avete accettato di rendere volontaria la ripartizione dei 40.000 richiedenti asilo che noi, col Governo PD a guida Renzi, avevamo imposto nel 2015 a tutti gli Stati europei? Diecimila richiedenti asilo avrebbero dovuto essere ricollocati proprio nei paesi di Visegrád. E perché non sostenete il ricorso per inadempimento introdotto dalla Commissione proprio nei confronti dell'Ungheria, per il mancato rispetto di queste decisioni?

Allora, io credo che voi dovete partire da qui, dovete partire da questi interrogativi per cambiare completamente direzione. Noi abbiamo a cuore, guardate, le sorti del nostro Paese. Abbiamo a cuore le sorti dell'Europa intera e, con spirito di servizio e di generosità, abbiamo indicato, nella risoluzione che abbiamo depositato, alcune indicazioni, alcune linee guida su cui vi invitiamo a lavorare nell'interesse comune.

Vi invitiamo a sostenere, allora, davvero, la riforma del Regolamento di Dublino sulla base di una proposta approvata dal Parlamento europeo nel novembre del 2017, per una redistribuzione permanente e strutturata, su basi di solidarietà, dei migranti che arrivano sulle coste del nostro Paese, sulla base di criteri oggettivi, calcolati in relazione al PIL e alla popolazione.

Vi chiediamo, poi, di sostenere il meccanismo sanzionatorio proposto dall'Italia, non da voi, nel 2016, per limitare l'accesso ai fondi europei per i Paesi che si rifiutano di rispettare i programmi di ripartizione e di solidarietà nella gestione dei migranti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Di questo voi non avete parlato: di cosa vi state occupando? Va implementata poi la proposta - e noi non condividiamo i vostri dubbi - di rafforzare l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Guardate, i nemici contro cui dobbiamo combattere, lo abbiamo già detto in quest'Aula in altre occasioni, non sono le ONG che combattono e salvano vite umane nel Mediterraneo, ma sono gli scafisti trafficanti di uomini e le reti di criminali. Contro costoro dobbiamo combattere, anche rafforzando la Guardia costiera e di frontiera europea. Ed ancora, bisogna proseguire nel sostegno all'iniziativa ONU di stabilizzazione della Libia e nell'attuazione del piano Minniti per ridurre i flussi sulla rotta del Mediterraneo centrale e rafforzare la sicurezza e la stabilità della regione.

Sono solo alcune delle azioni che abbiamo proposto e che richiedono, però, un impegno congiunto di tutti gli Stati membri. Guardate, la nostra idea è che contrariamente a quello che lasciate trapelare in ogni azione di governo, l'Europa non è la causa dei nostri problemi, ma è l'unica possibile soluzione agli stessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e dobbiamo lavorare per rafforzare l'integrazione europea. Da soli non potremmo governare i fenomeni appena menzionati e non potremmo certo garantire maggiore sicurezza - l'altro tema all'ordine del giorno al Consiglio europeo - ai nostri cittadini, ai cittadini italiani, rispetto alle sfide del nostro tempo. Pensiamo al campo della cyber sicurezza, alla lotta alle nuove minacce chimiche, biologiche, nucleari e pensiamo, soprattutto, alla battaglia contro il terrorismo internazionale, la cui minaccia rende essenziale il ruolo dell'Unione europea e per cui vi chiediamo di sostenere la proposta della Commissione di estendere le competenze della procura europea anche ai reati di terrorismo transfrontaliero. È una proposta avanzata già nella precedente legislatura che vi chiediamo di sostenere.

Allo stesso modo è necessario lavorare a livello europeo in modo forte e autorevole per tutelare i 600 mila cittadini italiani residenti nel Regno Unito. È solo grazie all'azione negoziale e forte dell'Unione che sarà possibile assicurare ai nostri connazionali adeguate garanzie sociali, lavorative e sanitarie previste dal diritto comunitario vigente.

E infine, è del tutto evidente che è solo mediante un'Europa unita e coesa che potremo difendere i circa 40 miliardi di export verso gli Stati Uniti, rispetto alle misure protezionistiche sull'acciaio e l'alluminio attuate dall'amministrazione Trump in violazione di ogni regola e norma del WTO. È solo grazie alle misure di rebalancing messe in campo dall'Unione europea nel mese di giugno che stiamo riuscendo a contenere i danni legati alla possibile deflagrazione di tensioni commerciali, che creerebbero difficoltà enormi alle nostre industrie e alle nostre produzioni.

Sarebbe ora che il Governo prendesse una posizione netta e chiara contro queste pratiche commerciali ostili messe in campo dall'amministrazione americana, che rischiano di far perdere circa 4 miliardi di fatturato l'anno all'export italiano. Neppure una parola abbiamo sentito, invece, finora, a difesa del nostro made in Italy: questo siete voi ed è del tutto inaccettabile!

Allora, per tutte queste ragioni è evidente che affinché l'Europa resti il mercato unico più grande del mondo e produca ancora vantaggi enormi per le nostre imprese, per i nostri cittadini e le nostre famiglie, è necessario un impegno comune, forte, soprattutto da parte del nostro Paese, per rafforzare e rilanciare il progetto di integrazione comunitaria.

Negli ultimi anni l'Italia è stata in prima fila per democratizzare la governance dell'Unione e per modificare le politiche di austerità. Noi invochiamo, allora, e pretendiamo da parte del Governo maggiore serietà e responsabilità: senza Europa non c'è futuro! Questa è la nostra idea e lo chiariamo una volta e per tutte ai nostalgici di antistoriche soluzioni medievali: senza Europa non c'è futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Quello che è necessario fare è combattere per un'Europa più sociale e solidale, un'Europa più vicina alla gente, che difenda davvero i bisogni delle persone reali, delle famiglie, dei giovani, dei lavoratori e degli imprenditori; un'Europa che emozioni, appassioni, convinca e coinvolga i 500 milioni di cittadini italiani. L'Italia deve tornare ad essere protagonista, smettendola con la propaganda e tornando ad essere davvero protagonista di questo percorso di integrazione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato De Luca. È così conclusa la discussione sulle linee generali.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Molinari e D'Uva n. 6-00025, Fornaro e Boldrini n. 6-00026, Delrio ed altri n. 6-00027, Lollobrigida ed altri n. 6-00028 e Gelmini ed altri n. 6-00029. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, che esprimerà il parere sulle risoluzioni presentate.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Grazie, Presidente. Esprimo parere favorevole sulla risoluzione di maggioranza e contrario su tutte le altre.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Ringrazio il Presidente del Consiglio per la sua relazione. Noi voteremo contro ma gli auguriamo di negoziare meglio di come ha fatto al precedente Consiglio europeo dello scorso giugno. Non è vero quello che ci ha detto in materia di immigrazione, non è vero che a giugno sono stati fatti dei passi avanti sulla strada di una socializzazione e di una mutualizzazione della questione dei migranti. La cena al Consiglio di giugno è cominciata in un modo e a notte fonda il Governo italiano ne è uscito con un inasprimento delle regole per rivedere il Regolamento di Dublino, rendendo de facto impossibile fare in modo che anche altri Paesi poi accettino una gestione comune dei flussi e una comune politica di redistribuzione.

Su un altro capitolo centrale: non abbiamo tanto capito cosa faremo sulla Brexit. Spero che qualcuno - il Ministro Tria è immancabilmente assente anche oggi, mentre il Ministro Savona, per fortuna, non è più distratto dopo le dimissioni di qualche giorno fa dal Fondo Euklid - stia lavorando a un piano di contingentamento per difendere e tutelare cittadini e imprese italiane nell'ipotesi in cui l'accordo con il Regno Unito non venga trovato.

Infine, auguro al Presidente del Consiglio di negoziare meglio e portare a casa qualche frutto, perché non sarà per niente facile questa volta. Il Presidente sa che a Bruxelles non hanno creduto a questa storia del 2,4 per cento di deficit, non ci hanno creduto perché è tutta spesa, non c'è mezzo investimento e mezza speranza, e non serve essere Modigliani, l'economista e non il pittore, per sapere che non esiste alcun effetto sostituzione tra chi mandiamo in pensione e nuove assunzioni di giovani, per la semplice ragione che i mestieri di ieri non sono quelli di domani; e non ci hanno creduto nemmeno perché le cifre sulla crescita che sono state messe sono fantasia al potere e i conti che stanno rifacendo a Bruxelles, con un po' più di sobrietà, dimostrano che il 2,4 per cento è, in realtà, già un'abbondante 3 per cento.

Chiudo Presidente. La BCE ed altri hanno già detto che non potranno venire a salvarci questa volta, perché non possono intervenire sulle crisi di origine endogena: se il fuoco a casa nostra lo appicchiamo noi, non possiamo poi chiamare i pompieri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, che non vedo ma comunque c'è il Governo e quindi saluto il Governo, ogni qual volta parliamo di Europa con il nostro Governo, abbiamo di fronte un dilemma: non sappiamo dov'è la verità.

Oggi abbiamo ascoltato dal Presidente Conte assicurazioni e rassicurazioni su una posizione ragionevolmente europeista che il Governo avrà al Consiglio europeo, attraverso una risoluzione che è presentata dal Governo e, quindi, è immaginabile che i due Vicepremier formalmente assentano a questa posizione.

Abbiamo il Presidente del Consiglio che rassicura sull'appartenenza a un'Europa che è imprescindibile, per quanto riguarda l'Italia, e irrinunciabile. Il Presidente del Consiglio sfoggia qui volontà di dialogo e ci informa che va al Consiglio europeo senza pregiudizi. E noi gli crediamo e crediamo anche che potrà avere credito in Consiglio europeo, così come lo ha avuto Tria, quando andò a raccontare - mi consenta la battuta - che dava rassicurazioni su un deficit all'1,6 per cento.

Restiamo, però, poi in attesa delle affermazioni che farà il Vicepremier Di Maio, le abbiamo già ascoltate in tante occasioni, quando minacciava di tagliare i fondi che diamo all'Unione europea , “non siamo più disposti a dare loro i 20 miliardi all'anno che pretendono” , così come definiva i membri della Commissione europea “qualche eurocrate non eletto da nessuno”, oppure quando diceva che “il contratto di Governo per noi è sacro e va oltre ogni numerino, norma o provvedimento europeo”.

Faccio gli auguri al Presidente Conte davanti a queste contraddizioni e per queste contraddizioni il gruppo Noi con l'Italia-USEI non voterà la risoluzione di maggioranza, ma daremo il nostro assenso a quella di Forza Italia, ben più equilibrata, cosciente della posta in gioco e veramente europeista, pur consapevole dei limiti che oggi l'Europa ha e che insieme, invece, dobbiamo cambiare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). La ringrazio, signor Presidente, colleghi, colleghe, signor Presidente del Consiglio che non c'è, oramai è un'abitudine rivolgersi al Presidente del Consiglio che non c'è. Ancora una volta, il Consiglio europeo si troverà, al primo punto dell'ordine del giorno, le politiche dell'immigrazione e dell'asilo, caro Presidente, e allora, poiché sul resto dei temi all'ordine del giorno si è già espresso il presidente del nostro gruppo, Fornaro, io mi concentrerò su queste tematiche, quelle dell'immigrazione e dell'asilo.

Ebbene, sono mesi che questo tema è al centro dei vari vertici europei, senza che si faccia alcun passo in avanti, neanche uno. E non si fanno passi in avanti, perché? Perché c'è un blocco: un blocco, da parte di alcuni Governi, che impedisce all'Europa di assumere una responsabilità collegiale, come è giusto che sia. Si tratta dei Governi del gruppo di Visegrád, verso cui il Ministro Salvini sta progressivamente avvicinando l'Italia; e lo sta facendo non perché questa alleanza risponda a una nostra esigenza, ma per mere ragioni ideologiche e politiche, giacché le concrete azioni di quei Governi danneggiano in primo luogo Paesi come il nostro. Ma vi rendete conto? Vi state alleando con chi fa del male agli interessi dell'Italia, questa è la realtà! Lei, signor Presidente del Consiglio che non c'è, arrivò al Consiglio europeo del 28 e del 29 giugno con dichiarazioni baldanzose. Cito: compromessi al ribasso non ne accetteremo, non ne accetteremo. Così disse, signor Presidente del Consiglio. Ma poi tornò a casa con un pugno di mosche e cercò di coprire il suo, il vostro clamoroso insuccesso con affermazioni propagandistiche, che non corrispondevano alla realtà; anche il collega Fusacchia lo ha sottolineato nel suo intervento.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 17,05)

LAURA BOLDRINI (LEU). Da questo Consiglio - mi fa piacere vederla in Aula, signor Presidente - lei disse: esce un'Europa più responsabile e solidale. E aggiunse: l'Italia non è più sola. Bene, ma lei sapeva che le cose non stavano così, perché voglio credere che aveva letto i documenti approvati anche con il suo consenso; e nelle conclusioni del Consiglio era scritto con chiarezza, e cito, caro Presidente, che: le misure di ricollocazione e reinsediamento saranno attuate su base volontaria, Presidente, volontaria, e lasciando impregiudicata la riforma di Dublino. Quindi, tutto potrà avvenire soltanto se ci sarà la volontarietà, la base volontaria.

E meno male che non avrebbe accettato compromessi al ribasso, meno male! E allora affidare le ricollocazioni e i reinsediamenti dei richiedenti asilo alla buona volontà dei singoli Stati, lei lo sa bene, non fa che scaricare tutte le responsabilità sui Paesi di primo approdo come il nostro. E, dopo avere approvato quelle conclusioni, che parlano di volontarietà, vi sentite ancora di dire che state facendo gli interessi degli italiani?

Avete approvato quello che fa male al nostro Paese. Allora, lei, signor Presidente del Consiglio, si doveva imporre, lei si doveva alzare, lei doveva chiedere chiarimenti sulla riforma di Dublino; non uscire e fare dichiarazioni di grande entusiasmo. E non lo ha fatto, lei non lo ha fatto; e non lo ha fatto perché voi, in realtà, quelle riforme non le volete, la riforma del Regolamento di Dublino non la volete, visto che i partiti che fanno parte di questo Governo, Lega e 5 Stelle, nel Parlamento europeo hanno votato contro la proposta di modifica.

C'è stato un momento in cui l'Unione europea aveva assunto impegni condivisi, guarda un po', era accaduto anche questo. Se attuati, quegli impegni avrebbero aiutato il nostro Paese, ed era il 2015: c'era la guerra in Siria che stava raggiungendo i suoi picchi, un flusso senza precedenti di persone che cercavano sicurezza e pace nel nostro continente. Ce le ricordiamo quelle colonne di persone che camminavano da un Paese all'altro. E, allora, il 14 settembre di quell'anno il Consiglio straordinario “Giustizia e affari interni” approvò la proposta della Commissione che prevedeva un meccanismo obbligatorio - Presidente, sottolineo obbligatorio - di ridistribuzione dei richiedenti asilo, fondato su criteri oggettivi, popolazione, PIL e altri.

Ecco, la proposta della Commissione passò, ma ci fu anche il voto contrario, e, guarda caso, guarda caso, a votare contro furono proprio i Paesi del gruppo di Visegrád, gli amici di Salvini. Successivamente, giusto per rinfrescare un po' la memoria, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca sono state deferite alla Corte di giustizia per non aver mai rispettato quelle norme che erano obbligatorie, e in particolare per i mancati ricollocamenti, guarda un po' da dove, dall'Italia e dalla Grecia. E ora si è fatto quel clamoroso passo indietro, e lo ha fatto lei, di accettare al vertice di giugno che l'obbligatorietà venisse sostituita, scambiata con la volontarietà. Appunto, si tratta, invece, di un compromesso al ribasso senza precedenti. Complimenti, signor Presidente del Consiglio, complimenti! E ci credo che poi Viktor Orban vi considera degli eroi, come potrebbe non farlo? State facendo tutto quello che è nei suoi interessi; nei suoi, signor Presidente, non nei nostri. E vedrà che così andrà anche nella discussione che si è aperta con l'Unione a proposito della manovra economica che vi apprestate a presentare.

I vostri alleati sono i più intransigenti nei confronti dei Paesi che hanno un alto debito pubblico, e si sa che l'Italia è tra questi. Alternative für Deutschland dice che non bisogna aiutare i Paesi che hanno un debito superiore al 60 per cento del PIL, e posizioni analoghe hanno il partito di destra austriaco FPÖ, ma anche il cosiddetto Partito per la Libertà olandese e lo stesso Orban. Chi ci aiuterà? Ma dove pensate di andare con questa compagnia, Presidente? Abbiamo sbagliato comitiva!

E allora la verità è che con la vostra politica l'Italia si sta isolando, si sta indebolendo, perché una cosa sono i tweet, un'altra cosa è la realtà. Nei giorni scorsi il Ministro dell'interno Matteo Salvini ha tuonato contro i charter che riportano in Italia le persone che, arrivate da noi, poi si trasferiscono altrove, come la Germania. E allora Salvini ha detto che non li faremo atterrare, chiuderemo gli aeroporti, come se il decollo e le partenze degli aerei li decidesse il Viminale. Va bene, c'è un po' di confusione, ammettiamolo.

Ma poi scopriamo un'altra cosa, signor Presidente, e la scopriamo dalla lettura dei giornali, dai servizi televisivi: da mesi le cose vanno in un altro modo e le riammissioni programmate in Italia da giugno a ottobre sarebbero state, sapete quante, 5 mila, di cui la metà dalla Germania.

Allora, queste riammissioni sono la logica conseguenza del Regolamento di Dublino, quel regolamento che voi in Europa vi ostinate a non voler cambiare. Ma perché volete far credere agli italiani che con voi non arriva più nessuno? Che vogliamo fare, Presidente? Perché non volete far sapere che i charter atterrano? I charter atterrano, e invece volete far credere che chiudete gli aeroporti. Perché vi vergognate di raccontare i fatti reali? Perché ingannate costantemente i cittadini? Ma gli italiani e gli europei non sono affatto, come volete far credere, tutti conquistati dalla vostra propaganda. Anzi, ci sono due elementi, signor Presidente, se mi dà la possibilità di concludere. Uno è il voto in Baviera: si attendeva l'exploit dell'estrema destra. Certo, la AfD entra nel Parlamento di Monaco, ma il vero exploit lo fa la giovane leader dei Verdi bavaresi, Katharina Schulze, e con una campagna elettorale sa basata su cosa? Ecologia e Stati Uniti d'Europa. Ecco, per questo è stata premiata Katharina.

E l'altro fatto, che ci dice quanto gli italiani siano attaccati ai valori della Costituzione, che è solidale, ce lo hanno dimostrato i 60 mila euro raccolti in pochi giorni per consentire a tutti i bambini di accedere alle mense scolastiche di Lodi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), dopo la vergogna dell'apartheid che li discriminava sulla base della nazionalità dei genitori. Una vergogna!

E allora, signor Presidente del Consiglio, il suo Governo rischia di portare l'Italia fuori strada, lontana dalla sua tradizione democratica e europeista; lei la sta portando a fianco di chi promuove il progetto di una cosiddetta democrazia illiberale. È un ossimoro, perché una democrazia o è libera o non è. E lei ci vuol portare verso quella condizione. Ebbene, l'Italia ha fondato l'Unione europea. I vostri amici la vogliono affondare. Noi siamo da un'altra parte, senza se e senza ma, e lo dimostreremo anche con il voto contrario alla risoluzione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, giovedì prossimo il Consiglio europeo affronterà vari temi cruciali per il nostro futuro. E noi vogliamo fare gli auguri al Presidente Conte, di portare a casa i migliori risultati possibili per questa nostra Italia. Ma ogni volta che i nostri rappresentanti vanno in giro per il mondo, purtroppo, siamo timorosi e preoccupati, perché ci vengono in mente le immagini dei rappresentanti dei Governi che l'hanno preceduta, che, come camerieri, aspettavano mance e benevolenza, rappresentanti di un'Italietta che non vogliamo più vedere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi ci auguriamo, Presidente Conte, che quell'atteggiamento non sia da lei, che lei abbia la capacità di mantenere la testa alta e di portare a casa risultati. Noi glielo diciamo con franchezza, saremo al suo fianco, per qualsiasi intervento sia necessario a garantire sicurezza e tutela della nostra economia, da patrioti.

Però, dopo il suo intervento, Presidente, qualche preoccupazione ce l'abbiamo. Permettetemi di esternarle. Che cosa abbiamo portato a casa dal Consiglio europeo precedente? Che cosa è stato fatto in questi mesi? Vede, le conclusioni di quel Consiglio ci avevano visto concordi e in gran parte sembravano rappresentare il nostro auspicio: un rinnovato impegno sul controllo delle frontiere, rafforzamento di Frontex, contrasto all'immigrazione irregolare. Si era stabilito di aprire centri di sorveglianza, che permettessero di smistare coloro che avevano diritto alla protezione internazionale da chi invece andava rispedito a casa. Ma, a parte le parole e gli slogan, abbiamo visto poco.

In particolare, Presidente, non abbiamo sentito nessuna parola spesa per il blocco navale, l'unica vera soluzione per fermare l'immigrazione clandestina. Infatti, Presidente, anche il blocco dei porti non è una soluzione. Le intelligence già denunciano che i traghettatori di clandestini usano oggi barche più veloci, più piccole, e fanno sbarcare persone sulle nostre coste, che arrivano e scompaiono, finché magari non li ritroviamo dopo qualche tempo su trafiletti di giornali oppure autori di qualche crimine che ci fa piangere. E in questo modo, Presidente, hanno gioco facile anche i terroristi. Non sono fake news quelle che annunciano il rischio dell'arrivo in Italia di 400-500 terroristi dell'ISIS. L'inviato dell'ONU Salamè lo ha denunciato. Questa gente in Italia non deve arrivare.

Lei ha parlato di cyber terrorismo, Presidente. Certo, desta preoccupazione, però mi permetta di sottolineare che i 600 morti e i 4 mila feriti in questi anni li ha fatti il terrorismo di matrice islamica. Prima di preoccuparci delle piazze virtuali, dobbiamo preoccuparci delle piazze reali sporche di sangue, Presidente. Su questo non c'è una parola nella risoluzione né tra gli impegni in Europa.

E non c'è nemmeno nessun fatto concreto, a seguito del Consiglio europeo di allora, sui centri di sorveglianza. In Italia non ne è stato aperto nessuno. Perfino la Germania di Frau Merkel è riuscita con il Governo del compromesso con l'SPD, ad aprirne uno in Baviera, per trattenere per diciotto mesi quelli che arrivano clandestinamente, per determinare chi ha diritto a restare e a essere diviso tra le varie nazioni europee e chi invece va rispedito a casa. Ci viene il sospetto che la vostra severità di intransigenza sia solo uno strumento da social, Presidente. Vorremmo azioni concrete e questi centri li vorremo aperti, aperti subito, perché sennò finirà come con la Diciotti, che troverete la soluzione per disperdere in Italia gente e farci ridere dietro dal mondo.

Perfino la riforma di Dublino, Presidente, che veniva richiamata prima e che per noi, ovviamente, non è la soluzione, riguarda solo il 15 per cento di chi arriva in Italia. Ma nemmeno su questo siete stati in grado di portare a casa alcun risultato.

Un'altra volta il blocco navale, Presidente, può essere una soluzione, ma va affiancata da altri due interventi. Uno è di natura economica, che sia simile a quello effettuato per la Turchia: 6 miliardi di euro in quattro anni, per fermare l'immigrazione da est. Crediamo che sia utile che, in accordo con le autorità libiche, si possa effettuare lo stesso tipo di manovra e che questo vada fatto da tutta Europa. Così come va istituito un cospicuo fondo europeo per i rimpatri, perché non può essere l'Italia a caricarsi questa criticità.

In ultimo, Presidente, cerchi di spiegare con chiarezza ai suoi colleghi che non è credibile un'Europa forte con i deboli e debole con i forti, con chi usa la prepotenza. Infatti, mentre contribuite a perseguitare la piccola Ungheria di Orban, che protegge i nostri confini ad est, vi fate sbeffeggiare dalla Francia, che è uno Stato più colpevole di altri della condizione economica africana. Si faccia spiegare, Presidente Conte, da monsieur Macron le ragioni per le quali la Francia stampa moneta per 14 Stati africani, in cambio del deposito del 50 per cento del corrispettivo delle loro esportazioni. Gli chieda, Presidente, perché dobbiamo caricarci noi la gente che scappa da quelle nazioni, che la Francia mette in ginocchio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma nel Consiglio europeo non si parlerà, Presidente, solo di immigrazione. Le nostre imprese continuano a soffrire e a subire gli effetti delle sanzioni alla Russia. Sapete benissimo che parliamo di perdite miliardarie. Nel 2013 il fatturato per l'export verso la Russia era di 10,7 miliardi, oggi è di 8: 3 miliardi di perdite secche. Avevate detto che queste sanzioni avreste contribuito a cancellarle, invece questo non sta accadendo e le nostre imprese soffrono e i nostri lavoratori perdono il posto. Si perdono - si sono persi - migliaia di posti di lavoro, mentre voi non mantenete quest'impegno e pensate ai sussidi di cittadinanza. Vogliamo darlo un segnale, Presidente? Facciamo chiarezza a livello internazionale, spieghiamo che l'Italia non accetta questo metodo per piegare la Russia, che è necessario il dialogo, che non serve riproporre una nuova guerra fredda per risolvere la questione ucraina.

Infine, Presidente, c'è il tema della Brexit, che si sta sottovalutando. Lei lo ha richiamato, ma il passaggio non è stato chiarissimo, a mio avviso. È emerso, durante l'audizione dell'ambasciatore britannico, che da parte della Gran Bretagna non c'è gran voglia di riconoscere la protezione dei prodotti, come è garantita ora: rischiamo di perdere 3,3 miliardi di euro. È un tema importante, sul quale immagino tutto il Parlamento possa essere al suo fianco. È un problema che non è divisivo, ma c'è un momento nel quale riusciremo a proteggere i nostri prodotti, se il tema verrà chiarito ora, nell'accordo di recesso, e non in un accordo commerciale futuro, sul quale non vi è alcuna certezza, né di contenuti né di tempi.

Presidente, noi di Fratelli d'Italia facciamo il tifo per lei - glielo ho già detto -, facciamo il tifo per chiunque vada a rappresentare i nostri colori fuori dai nostri confini. Però, Presidente, ci aspettiamo fatti, non parole, non annunci: questi li lasci fare ai suoi Ministri, che sono straordinari in questa attività. Faccia sentire in Europa la voce dell'Italia, difenda il nostro interesse nazionale, i nostri confini, la nostra economia: ci dimostri di rappresentare un Governo sovranista. Noi non condividiamo in toto la mozione del Governo, ma ci asterremo, perché con questo atto desideriamo dare forza all'azione internazionale del Governo italiano, nell'interesse del nostro popolo. Questo siamo abituati a fare, da italiani e da patrioti. Siamo, su questo, al vostro fianco. Auspichiamo che, di ritorno da questo Consiglio, si abbiano più fatti, rispetto alle tante parole spese dopo il Consiglio precedente a cui non sono seguiti i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, colleghi, come è già stato sottolineato il vertice del 18 ottobre tratterà questioni di estrema importanza e anche noi, Presidente Conte, le facciamo sinceramente i migliori auguri perché in quel contesto lei rappresenterà tutta l'Italia e noi compresi. Però, credo che sia anche lecito domandarci come l'Italia arrivi a questo vertice. Allora, la sensazione è che ci arrivi come uno studente poco preparato o, peggio, con le idee confuse, con una proposta di manovra spericolata i cui effetti devastanti in modo maldestro voi cercate di attribuire all'Europa, indicandola come capro espiatorio e così determinando l'unico effetto negativo per l'Italia che è il suo isolamento.

Lei, Presidente, ha detto più volte di voler spiegare a Macron e alla Merkel che l'Italia sta cambiando marcia, ma la vostra sembra sempre di più una rischiosa retromarcia. Anche alla vigilia del precedente vertice, lei, Presidente, aveva suscitato enormi aspettative di cambiamento, ma poi la montagna ha partorito il topolino, il topolino di un accordo sul rafforzamento delle frontiere esterne, mentre sull'apertura dei centri d'accoglienza gestiti dalla UE un nulla di fatto. Ecco, Presidente, noi non vorremmo che questo vertice finisse allo stesso modo: grandi aspettative, grande propaganda e poi risultati inconsistenti.

Ma veniamo alla prima questione, quella che rimane sullo sfondo, ma è importante e l'ha sottolineata prima il collega Orsini: la Brexit. Ecco, anche qui dopo un entusiasmo iniziale, il conto sembra pesante per il popolo inglese. La caduta del PIL è stimata dalla Banca d'Inghilterra intorno al 5 per cento per i prossimi quattro anni, la sterlina ha perso il 15 per cento nel cambio, forse le esportazioni ci guadagneranno ma il prezzo di questa separazione ricadrà sui lavoratori e sulle famiglie inglesi, il cui potere d'acquisto ha subito un'erosione del 5 per cento. Addirittura c'è chi invoca un impossibile nuovo referendum per non perdere i vantaggi dell'appartenenza all'Unione europea.

In questo contesto nessuno di noi si illude e coltiva particolari ambizioni. L'avvicinarsi della scadenza elettorale del 2019 renderà sicuramente più difficile l'adozione di decisioni importanti. L'Unione europea si trova strattonata, da un lato, da chi chiede decisioni immediate e radicali e, dall'altro, da parte di chi punta alla sopravvivenza, alla difesa dello status quo. Deve essere chiaro un fatto, però: che l'Europa, scegliendo la via del rinvio e dell'immobilismo, si condanna all'irrilevanza e affrontare una campagna elettorale senza azionare un europeismo solidale significa gettare la spugna.

Noi sappiamo che le prossime elezioni probabilmente si trasformeranno in un referendum pro o contro l'Europa e oggi, sicuramente, è molto più facile picconare quest'Europa, spesso lontana dai cittadini, per racimolare qualche consenso. Ma noi scegliamo la strada più difficile: noi quest'Europa vogliamo provare a salvarla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché le conquiste dell'Europa sono costate sangue e sudore: talvolta vengono date per scontate ma così non è. Non dimentichiamoci che l'Europa ci garantisce la pace da 70 anni, che non ci sono Paesi che hanno la pena di morte, che ha consentito la libera circolazione di persone e merci e, anche recentemente, ha difeso il diritto d'autore, perché sul web c'è questa falsa idea che tutto sia libero ma libertà non vuol dire lucrare sul talento altrui (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Certo, siamo convinti che questa Europa vada cambiata e proprio perché siamo consapevoli dei profondi cambiamenti, sappiamo che per farlo dobbiamo stare dentro a questa Europa, senza se e senza ma. Anche le recenti elezioni in Baviera ci consolidano uno scenario cambiato e certificano la crisi irreversibile delle socialdemocrazie, ma si apre uno spazio politico enorme per le forze moderate e la risposta non può essere né l'arroccamento nel sovranismo illiberale, né il populismo che in Italia, con i 5 Stelle, mostra preoccupanti pulsioni autoritarie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La risposta, semmai, sta nel liberismo sociale, nella crescita delle opportunità e nel mercato, non certo nel ritorno all'assistenzialismo di Stato.

Il Consiglio europeo si aprirà con il documento programmatico di bilancio. Per questo la immagino, Presidente Conte, impegnato nell'illustrare la manovra del popolo, nel trovare spiegazioni più o meno convincenti, nel cercare di tranquillizzare i mercati dopo la bocciatura di importanti organi di garanzia. Ma per noi sia chiaro: questa manovra resta sbagliata in sé (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non perché ce lo dice l'Europa. È sbagliata, Presidente, perché indebita il Paese, indebita le giovani generazioni, non ha traccia di investimenti e gioca d'azzardo con i risparmi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È sbagliata perché non punta alla crescita del Paese ma alla crescita del consenso. E mi spiace dirlo, ma il precedente degli 80 euro del Governo Renzi non vi ha insegnato nulla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). La vostra è sì una manovra del popolo, ma nel senso che sarà interamente pagata dal popolo, soprattutto da chi lavora e da chi produce (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ma anche voi dovete fare i conti con un principio di realtà, perché la realtà ha la testa dura. Già le parole a ruota libera vi hanno mangiato parte delle risorse per la manovra. Oggi non siamo nel 2011. C'è una grande differenza tra lo spread del 2011 e quello di oggi. Allora c'era il rischio di una crisi sistemica, oggi il rischio spread ve lo state costruendo da soli, con una babele di parole insensate sull'uscita dall'euro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e con i “me ne frego del giudizio dei mercati”. Un gioco d'azzardo che rischia di mettere in fibrillazione il sistema bancario e, di conseguenza, tutti i risparmiatori. Ma sapete cosa significherebbe il ritorno al piccolo mondo antico della lira? Significherebbe dimezzare i risparmi degli italiani in una sola serata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E con queste premesse e con i toni che voi avete usato, pensate di avere maggiore clemenza o maggiore ascolto in Europa? Io penso di no. Eppure, l'Italia deve avere contezza della sua forza e tornare in Europa per ricoprire un ruolo di peso, perché resta indispensabile per scrivere le nuove regole della governance e il principio di realtà - e forse di convenienza - dovrebbe indurre il Governo a non trasformare in nemico chi ha fondato insieme a noi l'Unione, ma cercare di negoziare con fermezza, senza sconti e senza cercare improbabili nuovi partner fuori dall'Europa. Che ci piaccia o no, Presidente, l'Europa siamo noi, perché non può esistere un'Europa senza l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo dico agli sfasciacarrozze che stanno tirando la corda, con il rischio di rompere prima o poi quella corda.

E vengo al tema dell'immigrazione, che già la collega Ravetto ha illustrato. L'Italia dovrebbe pretendere che si attui concretamente quanto deciso a giugno, senza le incertezze anche dell'ultimo vertice di Salisburgo, con la capacità di rivedere Dublino e anche di rivedere gli hot spot nei Paesi di transito dei flussi migratori. Su questo punto sono stati commessi molti errori. Occorre anche rivedere quel Piano Marshall europeo per l'Africa. Non abbia paura, Presidente, di schierarsi con il presidente Tajani per aumentare quelle risorse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): 500 milioni sono una cifra ridicola. La Cina investe, solo in Libia, 5 miliardi di dollari per effettuare investimenti e la Libia è la nostra sfida. Noi come Italia dobbiamo intensificare il nostro impegno per la normalizzazione della situazione, il rilancio economico e per fare in modo che la Libia torni all'interno dell'alveo della comunità internazionale.

Va bene che il Ministro Moavero abbia portato a casa la Conferenza a Palermo il 12 e il 13 novembre, una conferenza che sembra fatta nello stesso spirito di Pratica di Mare, come aveva fatto il Governo Berlusconi. Dalla Conferenza di Palermo ci aspettiamo risposte precise. Certo, la notizia di oggi su una defezione del generale Haftar e di altri esponenti della Cirenaica è un segnale allarmante, ma noi le facciamo sinceramente i migliori auguri.

Presidente Conte, vi abbiamo più volte chiesto di mettere da parte i toni da campagna elettorale permanente e, come Paese, difendere i nostri interessi nazionali, lontano dall'isolamento in cui l'Italia rischia di cadere a causa vostra. Non ci avete dato retta fino ad oggi, ma siete in tempo per correggere il tiro. L'Europa di Bruxelles certo ha deluso, è apparsa solo come un'Unione senz'anima, che ha rinnegato perfino le sue radici giudaico-cristiane, commettendo un errore straordinario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma ha garantito pace e libertà, e tornare indietro sarebbe un delitto. Se l'alternativa a Bruxelles è Visegrad, Presidente, voi state sbagliando rotta: l'Europa dei sovranismi è un'equazione impossibile, che per voi diventa solo possibile perché anteponete il consenso al vero senso dell'Unione. Per questa ragione noi voteremo contro la risoluzione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, l'informativa del Governo relativa al Consiglio europeo di questa settimana riguarda, come temi centrali, la migrazione, la sicurezza interna, l'approfondimento dell'Unione economica e monetaria, e il tema Brexit, ovvero le relazioni e i negoziati tra Regno Unito ed Unione europea.

In quanto migrante e eletto da emigrati italiani, e come cittadino italiano di Londra, mi sento particolarmente chiamato in causa. E, allora, Presidente, sul tema Brexit questo Governo, il suo Governo, ma anche molti colleghi oggi hanno proclamato a parole il bisogno di tutelare i diritti degli italiani residenti nel Regno Unito, ma mi sembra un po' distratto il suo Governo: non vedo molta concretezza. Sono passati quattro mesi da quando il suo Governo è entrato in carica e ancora non avete nominato il nuovo responsabile del coordinamento interministeriale a Palazzo Chigi per la Brexit. Con il decreto sicurezza del Ministro Salvini il riconoscimento di un matrimonio tra un italiano e un cittadino britannico…

PRESIDENTE. Per favore, un po' di silenzio…

MASSIMO UNGARO (PD). …richiederà oltre mille giorni in più per essere riconosciuto. Ma soprattutto c'è una cosa importante, che credo il suo Governo debba tenere a mente. Con lo stallo attuale dei negoziati tra Unione europea e Regno Unito, la probabilità che non ci sia un accordo a marzo, che ci sia un'uscita del Regno Unito senza un accordo, cresce ogni giorno di più. Mi chiedo cosa stia facendo il suo Governo per prepararci a questo scenario. Io so che in questi giorni il Governo francese sta presentando un piano di emergenza, di contingenza, se questo scenario diventerà realtà e quindi io chiedo che il Governo possa, appunto, pianificare un piano che cerchi di facilitare il rientro di quei cittadini italiani che decideranno o che dovranno tornare in Italia. Dobbiamo fare in modo, per esempio, che se una cittadina italiana ha vissuto, studiato, lavorato nel Regno Unito, il suo titolo di studio possa essere riconosciuto in Italia, che la sua formazione, la sua esperienza, la sua posizione possa essere riconosciuta, così come la sua posizione previdenziale. Tutto questo sarà, ovviamente, automatico in caso di accordo, ma non lo sarà in caso di non accordo e ci serve una legge italiana su questo. Quindi le chiedo di mettersi al lavoro su questo tema.

C'è un'Italia fuori, ma non solo nel Regno Unito, che vorrebbe tornare e, secondo me, questa sarebbe anche l'occasione per estendere le misure del controesodo, ovvero incentivi per il rientro di capitale umano dall'estero in Italia, a tutti i lavoratori. Non ci sono soltanto cervelli fuori dall'Italia, ma anche tante braccia e tanti cuori. È importante garantire i diritti dei cittadini britannici residenti in Italia e chiedere la reciprocità al Governo britannico, proprio per tutelare i diritti acquisiti per i settecentomila italiani che risiedono in Gran Bretagna. Ovviamente è anche importante introdurre misure per la circolazione delle persone e delle merci, ma la scarsa attenzione del suo Governo al tema Brexit sembra collegata a un ripensamento del Governo, a quali debbano essere i rapporti internazionali dell'Italia e dell'Unione europea, un ripensamento intriso di euroscetticismo miope, che guarda con favore, appunto, al gruppo di Visegràd, alla Federazione russa, tutto a scapito dei nostri partner europei. Pensiamo veramente di poter fare da soli, di indebolire la sovranità europea? È stare accanto alla Russia, Presidente, che ci farà giocare in «serie A»? Il suo sottosegretario Picchi ci ha ricordato, con una metafora calcistica, che se la Russia ha Cristiano Ronaldo, è preferibile averlo nella propria squadra, invece di averlo come avversario. Benissimo, ma ricordiamoci che se la Russia è sì un grande Paese, ha anche un Governo che non rispetta i diritti umani e che viola la sovranità dei suoi vicini e anche dei nostri alleati nella NATO, come appunto mostra il caso Skripal in Gran Bretagna. Sarebbe utile, Presidente, se lei, nella replica, potesse chiarire se l'Italia chiederà l'abolizione delle sanzioni contro la Russia entro dicembre a questo Consiglio europeo?

Sul lato africano, invece, le sue parole ci rinfrancano e, quindi, vedremo alla prova dei fatti quanto il suo Governo riprenderà la politica inaugurata dai Governi precedenti.

Invece, troppo spesso nella narrativa del suo ministro Salvini sono le istituzioni europee o i nostri partner europei che vengono dipinti come antagonisti, per un bieco e misero calcolo elettorale, che guarda più alle elezioni europee che al bene d'Italia e degli italiani. Ma, Presidente, non c'è nessun nemico che ci ascolta. Mi chiedo, allora, dopo i «no» e l'antistorico sovranismo che si portano dietro, qual è l'orizzonte di questo confronto, su cui il Governo si dovrebbe impegnare per il bene del Paese.

Allora affronto qui, nel merito, la sua relazione. Ovviamente condivido e condividiamo che è fondamentale continuare sulla via dell'unione bancaria per recidere il circolo vizioso tra debito sovrano e sistema bancario. Dobbiamo anche partecipare al tavolo e, sì, discutere di come modificare l'architettura attuale per avere migliori strumenti economici per affrontare la prossima crisi, qui mi riferisco al bisogno di una politica fiscale europea, a un'indennità di disoccupazione europea e anche a un salario minimo europeo. Solo così potremo avere politiche anticicliche e reagire meglio agli choc asimmetrici del futuro. Ma per avviare un dialogo di questo genere, Presidente, che accomuna molti altri Paesi membri, abbiamo bisogno di essere credibili e cooperativi (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico). Potrà essere credibile un Governo italiano che fa saltare il banco? Questa manovra sembra essere stata costruita per essere bocciata dalla Commissione europea e alimentare la propaganda elettorale che guarda alle elezioni del 2019, che capisco bene facciano gola quando si è alla ricerca di 49 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico). Non è solo il metodo e l'assenza di un piano di rientro dal debito il problema, ma la composizione stessa della manovra, con pochissimi investimenti in infrastrutture, un miserissimo 0,2 per cento nel 2019, e invece non ci sono investimenti per scuola, ricerca e transizione ecologica, ma tanta spesa corrente finanziata a debito per poter finanziare mance elettorali.

Presidente Conte, lei dice che il Governo vuole tenere l'Italia nell'Unione europea, che il Governo vuole tenere l'Italia nell'euro e avviare un confronto per ridefinirne le regole, ma allora ci può spiegare, nella sua replica, come intende farlo, con quale credibilità, se le stime della sua manovra sono state bocciate da organi indipendenti (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico), se la manovra stessa sarà molto probabilmente bocciata dalla Commissione europea, se i riferimenti della sua maggioranza di Governo hanno esponenti massimi no euro, come il collega che seguirà il mio intervento? Come avviare questo dialogo? Non è sicuramente con il piano B né con il cigno nero del Ministro Savona.

La sfida delle politiche migratorie, poi, è il tema cruciale di questo Consiglio. L'attuale doppia velocità dell'Unione europea non è accettabile, l'abbiamo detto tante volte con i Governi Renzi e Gentiloni e con il Ministro Minniti. Una rigidità stretta per le politiche fiscali e una rigidità elastica quando si parla di rifugiati e dell'accoglienza. Un'Europa con due diverse rigidità non riuscirà a conquistare il consenso dei cittadini europei, e voi avete lucrato su questo, non proponendo soluzioni comunitarie e facendo leva sulla paura degli italiani. Abbiamo, invece, bisogno di politiche migratorie comuni e queste non si raggiungono, Presidente, con lo scandalo della nave Diciotti, né con la criminalizzazione delle ONG, né, tanto meno, con la chiusura dei porti per qualche titolo di telegiornale in più (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico), né con la chiusura degli SPRAR, un modello di eccellenza riconosciuto in tutto il mondo, come nel caso di Riace. Di fronte a certe prese di posizione, non è possibile tacere. Decisioni che non possiamo non collegare allo spaventoso aumento della mortalità degli arrivi dalla Libia.

Dobbiamo certamente condividere il peso della pressione delle politiche migratorie con tutti i membri dell'Unione europea, assolutamente, ma certamente non con l'atteggiamento del suo Governo, che mina la nostra credibilità e continua a isolarci, come ha dimostrato al Consiglio europeo di giugno, lei è tornato a Roma a mani vuote, ha sbattuto i pugni sul tavolo e ha ottenuto la cancellazione della politica di ricollocamento dei migranti (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico), si è preferito il principio di volontarietà a quote vincolanti di ricollocamento. Serve, invece più Europa, Presidente, e un'Italia attiva nel migliorarla, una politica d'asilo comune, una guardia costiera comune. Ma, a parole, anche lei vuole rivedere i regolamenti di Dublino, giustissimo, che noi condividiamo ma non dimentichiamoci che il MoVimento 5 Stelle al Parlamento europeo ha votato conto la revisione del Trattato di Dublino e la Lega si è astenuta. La miopia del suo Governo è dovuta alla velleità di poter scindere gli interessi dell'Italia dall'interesse dell'Unione europea, la stessa cecità che portò il Governo Berlusconi a sottoscrivere il regolamento di Dublino, perché forse all'epoca si pensava che i migranti sarebbero venuti da est, non dal sud. Invece, Presidente, noi pensiamo che l'interesse nazionale italiano coincide quasi sempre con l'interesse dell'Unione europea. Noi vogliamo soluzioni europee a problemi europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Certo, l'Unione europea è un condomino, un condomino in costruzione e in continua evoluzione, che va migliorato con una politica comune per l'immigrazione e rivedendo appunto la struttura delle istituzioni economiche, ma per farlo servono credibilità e cooperazione, proprio quelle che hanno permesso ai Governi Renzi e Gentiloni di ottenere flessibilità per maggiori investimenti, come recentemente ha riconosciuto la stessa Viceministro Castelli dicendo che il PD ha fatto tanto e bene in Europa. Presidente, le politiche del suo Governo stanno dilapidando il patrimonio di credibilità accumulato a fatica negli anni scorsi, isolando ancora di più l'Italia tra i Paesi dell'Unione europea. Questo non lo possiamo accettare, per questo motivo il gruppo del Partito Democratico voterà contro la relazione in preparazione del Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito è stato finora ricco di spunti interessanti, ma anche con alcuni punti che mi hanno lasciato molto rattristato. Mi sarebbe veramente piaciuto evitare di sentire le parole che purtroppo ho sentito prima durante l'intervento della collega Gelmini, quando si chiedeva come l'Italia potrebbe in queste condizioni ottenere la clemenza dell'Unione europea. Ma stiamo scherzando? La clemenza dell'Unione europea! Lei, signor Presidente, andrà là a testa altissima (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle), perché l'Italia non ha mai ricevuto un centesimo dall'Unione europea. Lei andrà a testa alta, senza quell'atteggiamento di sottomissione che purtroppo ogni tanto, come oggi, affiora, come di un Paese che ogni tanto deve chiedere qualcosa. L'Italia non deve chiedere nulla, non deve dire “grazie” a nessuno, l'Italia ha solo dato. L'Italia ha dato a quest'Unione europea sia in termini di contribuzione netta sia in termini di interventi straordinari. Ricordiamo ancora una volta, perché qualcuno, come per esempio il senatore Monti, fa finta di non ricordare, che l'Italia, oltre a quasi 50 miliardi derivanti dall'accumulata contribuzione netta, quindi differenza fra quello che ha pagato e quello che ha ricevuto per le funzioni ordinarie dell'Unione europea, ha anche pagato un totale di 60 miliardi in termini di prestiti ai Fondi salva-Stati. Di questi soldi non è ancora rientrato un centesimo, e probabilmente niente rientrerà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Sono soldi che sono finiti per sistemare le esposizioni imprudenti delle banche francesi, delle banche tedesche, soldi che sono stati versati dall'Italia in un momento in cui ci si raccontava che non c'erano i soldi per pagare le pensioni. Lei, signor Presidente, andrà in quel consesso come uno dei pochi vivi in un consesso di gente politicamente morta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle). Gente i cui partiti di riferimento neanche ci sono più in molti casi nei loro Paesi, perché sono rappresentanti di un'Europa che non esiste più, di un cambiamento che ormai è palese in ogni elezione, di un'Europa che vuole altro, un'Europa che vede noi come una grande speranza. Questa è un'opportunità, avrà gli occhi del mondo puntati contro. Il suo Governo ha fatto una cosa che è molto importante per la cultura fino adesso opprimente dell'Unione europea: ha dimostrato che si può scegliere. L'ha fatto, per esempio, sul tema dei migranti.

Sembrava che non si potesse fare altro, che non ci fosse alternativa, quel “non c'è alternativa” che è una delle parole d'ordine dei tecnocrati europei, ma abbiamo fatto vedere che si può scegliere e si può fare altro. Questa scelta, a oggi, giova ricordarlo, ha comportato un risparmio in vite umane che, seppur difficile da computare, perché sappiamo che i conti vengono fatti come vengono fatti, è superiore alle mille unità! Abbiamo mille morti in meno quest'anno rispetto al 2016 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Perché? Perché si è evitato di far vedere che si poteva partire e quindi ci si imbarcava in un viaggio pericolosissimo, indegno della dignità umana. Non si parte, non si muore, è molto semplice. In merito alla revisione del regolamento di Dublino, val la pena di ricordare anche al collega del Partito Democratico che il regolamento di Dublino attualmente in vigore l'ha firmato un tale Enrico Letta, non un tale Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Un tale Errico Letta, nel 2013! Il regolamento di Dublino in vigore, Dublino III, è firmato da Enrico Letta, ve lo diciamo, così evitate di dire questa balla che spesso dite in favore di telecamere. Basta guardarselo: 2013, regolamento di Dublino, Enrico Letta. Quindi, dato che le cose stanno così e dato che vogliamo cambiarlo questo regolamento, non abbia remore nel marcare l'importanza della difesa dei confini. Uno Stato si configura da tante cose, e uno di queste è la presenza di un confine! Il confine è necessario per definire uno Stato, e noi dobbiamo difendere i nostri confini.

Per quanto riguarda il tema della Brexit, assolutamente importante, le raccomandiamo, signor Presidente, di ricordare a tutti quelli che vorrebbero la punizione esemplare nei confronti della Gran Bretagna, rea di aver deciso del proprio destino, che la Gran Bretagna è un nostro cliente, è un cliente di tutta l'Europa, è un cliente delle nostre migliori aziende, perché compra uno fra i tanti prodotti che sono un'eccellenza italiana: è il maggiore acquirente al mondo del nostro prosecco, tanto per dirne una. Forse chi invoca la punizione della Gran Bretagna dovrebbe ricordarsi che la punizione dalla Gran Bretagna è la punizione delle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma questi stessi che vorrebbero punire gli inglesi li vogliono punire per lo stesso peccato di cui noi siamo accusati, che è il peccato della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), vale a dire aver pensato di scegliere del proprio destino, così come abbiamo fatto noi e hanno fatto i milioni di cittadini italiani nell'ultima elezione. Hanno pensato, guarda un po', di scegliere il proprio destino, e hanno scelto noi. Hanno scelto noi perché la maggioranza si forma sulla base degli eletti del popolo che poi sono i rappresentanti del loro volere. A tal proposito vorrei ricordare che questi stessi che vorrebbero noi in ginocchio sono gli stessi che in questi mesi hanno tifato per lo spread, hanno tifato per i mercati, hanno tifato per tutte queste forme di controllo che molto poco hanno a che fare con la democrazia, perché se un popolo vota non è che poi i rappresentanti del popolo devono fare l'opposto di quello per cui sono stati eletti e devono fare quello che i mercati vorrebbero o lo spread vorrebbe. Quindi, l'argomento che lei dovrà difendere con la tenacia che tutti gli riconosciamo è che bisognerà partire con una seria riforma della governance dell'Eurozona, per evitare che queste forze antidemocratiche possano essere prese come esempio e modello per sovvertire le decisioni dei popoli. E il fatto che non esista un prestatore di ultima istanza per il debito europeo è un argomento fondamentale, perché da nessun'altra parte esiste il tema dello spread e di non poter fare determinate scelte perché altrimenti il debito perde valore. Soltanto all'interno dell'Eurozona, perché non c'è un prestatore di ultima istanza. Quindi, sul fatto che ci debba essere un debito pubblico considerato come privo di rischio, come tutti noi abbiamo letto nei nostri testi di economia, quando abbiamo cominciato a studiarla, ricordo che il debito pubblico è un asset privo di rischio, ci può essere il rischio di tasso, ci può essere il rischio di scelta del tipo di strumento di debito pubblico, ma non di insolvenza. Quindi, il fatto che questa particolarità sia all'interno dell'eurozona tutta e, quindi, che esista lo stesso concetto di spread, sarà un problema che dovrà essere affrontato con la massima attenzione.

Vede, Presidente, lei vada a questa riunione a testa alta, vada a testa alta, portando con sé il consenso, l'appoggio di questo Parlamento e di milioni di italiani che vorranno vedere in lei un rappresentante deciso, convinto, onesto, leale nel portare avanti gli interessi dell'Italia, non gli interessi degli altri (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle)!

Infine, le ricordo ancora un'ultima cosa; non siamo solo noi a guardarla, in queste occasioni; c'è tutta un'Europa di sconfitti, c'è tutta un'Europa che fino adesso ha racchiuso tutte le vittime della tecnocrazia, un'Europa di disoccupati, un'Europa che potrebbe ambire a un futuro migliore e guarda a noi con speranza, e guarda a lei con speranza, non li deluda; noi saremo con lei e voteremo convinti la nostra risoluzione, perché pensiamo che possa essere il miglior viatico per lei, per rappresentarci degnamente e finalmente come l'Italia merita, di fronte a questi consessi internazionali e davanti al mondo intero. Grazie, Presidente, vada e si faccia onore (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Grazie, Presidente. Siamo in una fase cruciale, l'Unione continua a non essere in grado di trovare risposte ai grandi problemi che affliggono i nostri Paesi, i Paesi dell'Unione: economia, immigrazione. Assistiamo all'incapacità cronica di costruire l'unità politica, rispettando anche le peculiarità dei diversi Stati. È come se qualcuno volesse, in questa Europa, che si continui a portare avanti una politica di austerità, di tagli e di sacrifici.

Ebbene, Presidente, noi no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stellee di deputati del gruppoLega-SalviniPremier). È come se ci fosse un'Unione europea con due pesi e due misure, Stati padroni e Stati schiavi, come se si volesse relegare l'Italia a uno Stato schiavo. Noi siamo assolutamente contrari a questo e ci stiamo impegnando per evitarlo, per risollevarci. C'è un'incapacità di rispettare gli accordi che vengono presi, c'è l'egoismo dei singoli Stati, Presidente, e abbiamo visto recentemente che singoli Stati approfittano della propria forza per portare avanti la loro politica in totale disprezzo degli altri Stati. Penso a quello che è successo recentemente, in cui la Francia, la gendarmeria francese ha portato i migranti in suolo italiano; questo per noi è intollerabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Noi pretendiamo rispetto!

Sul vertice del 28 giugno, Presidente, le conclusioni erano buone di quel vertice, in cui si parlava di…

PRESIDENTE. Per favore chiedo un po' di silenzio. Per favore… Ravetto…

FRANCESCO D'UVA (M5S). Al vertice del 28 giugno scorso, Presidente, si è parlato di migrazione; le conclusioni sono state buone, eppure sono state disattese. I Paesi se ne sono infischiati degli accordi presi. Io auspico che nel prossimo Consiglio europeo si possa affrontare il tema dell'immigrazione e affrontarlo in via definitiva.

Quindi, Presidente Giuseppe Conte lei si è comportato benissimo e, quindi, un plauso va a lei e al suo operato, sia in sede italiana che in sede europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stellee di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché si vede che l'aria è cambiata, che c'è qualcosa di diverso rispetto a qualche anno fa, dove si chiedeva la flessibilità in cambio dell'accoglienza. Voi, Europa, ci date flessibilità e noi ci gestiamo tutta l'accoglienza al posto vostro; ebbene, noi questa cosa la rifiutiamo, questo è quello che è avvenuto con lo scorso Governo; col Partito Democratico al Governo è accaduto proprio questo.

E l'hanno dimostrato le parole di Emma Bonino, che voglio citare: “Nel 2014-2016, che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia, l'abbiamo chiesto noi, l'accordo l'abbiamo fatto noi, violando, di fatto, Dublino”. Per noi questo è stato veramente vergognoso. Piuttosto, Presidente, noi siamo assolutamente contro qualsiasi forma di baratto, noi chiediamo flessibilità, perché con questa flessibilità vogliamo abolire la legge Fornero, vogliamo superarla (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle), quella che hanno votato i partiti alla sua destra e alla sua sinistra. Noi vogliamo quota cento, vogliamo rilanciare l'economia del Paese, con il reddito di cittadinanza, vogliamo mettere bene in chiaro che bisogna affrontare il tema della sicurezza, rafforzando le frontiere dell'Unione europea e non le frontiere tra i singoli Stati, così come sembra stia accadendo adesso.

C'è una fortissima diffidenza, Presidente, dei cittadini nei confronti delle istituzioni tutte, ma in particolare di quelle europee, perché finora si pensa a Bruxelles come a un covo di burocrati che pensa allo “zero virgola” e che se ne sta fregando altamente del benessere dei cittadini. Questo, quindi, vogliamo cambiarlo, dobbiamo cambiare quello che sarà l'impegno che noi, infatti, chiediamo, perché nella risoluzione, Presidente, chiediamo che il Governo si impegni affinché sull'immigrazione ci sia un'unica politica, ognuno si deve prendere la propria responsabilità e questo deve avvenire sia nelle operazioni di ricerca e salvataggio che nell'accoglienza.

È ormai indispensabile riformare il Regolamento di Dublino che, lo ricordo, obbliga il Paese in cui i migranti approdano per primo a gestire tutto il processo di accoglienza. Quindi, obbliga, di fatto, soprattutto, l'Italia a farsi carico di tutto, perché è questo che avviene, l'Italia si fa carico di tutto e i Paesi del Nord Europa, quelli che sono più ambiti per i migranti, non si devono preoccupare di nulla. Non solo occorre rafforzare le frontiere esterne dell'Unione europea, dobbiamo contrastare la criminalità organizzata. Presidente, i migranti arrivano in Europa attraverso la criminalità organizzata, questo sembra che la gente se lo scordi, ma c'è un business incredibile sull'emigrazione e sull'accoglienza che deve essere assolutamente interrotto (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier)!

Sulla Brexit, noi chiediamo di garantire a tutti gli italiani che stanno ovviamente fuori dai confini nazionali, ma sono cittadini italiani, che siano comunque garantiti i loro diritti.

Per questo Presidente, al prossimo Consiglio europeo si affronterà anche il punto sul vertice euro di dicembre. La proposta franco-tedesca di trasformare il Fondo salva Stati in un Fondo monetario europeo, con enormi poteri sulla finanza pubblica degli Stati, non avrà mai il nostro assenso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Mi avvio a concludere, perché lei ha anche suonato il campanello. A noi l'onore e l'onere di imporci ai tavoli europei con la forza di chi rimane la seconda potenza manifatturiera del continente e un Paese fondatore della Comunità europea. Annuncio, pertanto, il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza in rappresentanza del gruppo MoVimento 5 Stelle per un'Europa più giusta e più vicina ai cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà, per un minuto.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente del Consiglio, ho ascoltato il suo discorso, non ho sentito una sola volta la parola “pensione” o “pensionati”. È una grave mancanza; forse che venti milioni di pensionati non contano nulla? I pensionati sono coloro che hanno combattuto l'ultima guerra e hanno ricostruito tutto, i pensionati non sono mai, mai, mai dei privilegiati. Viva i pensionati; pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari e D'Uva n. 6-00025, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione - Commenti ).

La votazione è aperta…c'è un problema tecnico, la votazione io l'avevo aperta, grazie, un po' di pazienza.

Ognuno parla per sé sulle votazioni, ognuno parla per sé sulle votazioni (Una voce dal gruppo di Forza Italia: che vuol dire ognuno parla per sé?)…Significa che se si indicano con le mani da altri lati, non si comprende chi deve votare e perché non ha votato, quindi ognuno per sé.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fornaro e Boldrini n. 6-00026, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Delrio ed altri n. 6-00027, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00028, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00029, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 18 ottobre 2018.

Desidero informare l'Assemblea che i colleghi Tiziana Ciprini e Giuseppe L'Abbate sono diventati, nei giorni scorsi, rispettivamente, la prima, madre del piccolo Francesco Willem, e il secondo, padre della piccola Rossella (Applausi). Esprimo ai colleghi e ai rispettivi partner ed ai piccoli neonati gli auguri più sinceri da parte di tutta l'Assemblea.

Seguito della discussione della proposta di legge: Gallinella ed altri: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile (A.C. 183-A) (ore 18,14).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 183-A: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile.

Ricordo che, nella seduta di ieri, si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, tale ultimo parere reca due condizioni, formulate ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Avverto che la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo 2.0400, che è in distribuzione, e in relazione al quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione dei subemendamenti.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 1.16 Gadda, 1.12 Luca De Carlo, 1.100 Caretta, così come sugli identici emendamenti 1.17 Spena e 1.103 Gadda, nonché sugli emendamenti 1.18 Nevi, 1.11 Cenni, 1.101 Squeri, 1.14 Luca De Carlo, 1.15 Caretta, così come sugli identici emendamenti 1.5 Gadda e 1.20 Nevi, e sull'emendamento 1.102 Gadda, vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Sull'emendamento 1.300, che è la condizione della Commissione bilancio?

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari forestali e turismo. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.16 Gadda, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Presidente, approfitto del nostro emendamento per fare un ragionamento complessivo sull'articolo 1. Questa legge che arriva oggi in Aula avrebbe potuto essere una norma molto diversa da quella che noi oggi sottoponiamo ai colleghi nel voto. È il primo provvedimento agricolo che arriva in quest'Aula. Dico ciò, soprattutto per i colleghi che erano presenti anche nelle legislature precedenti, perché c'è una tradizione abbastanza antica…

PRESIDENTE. Non possiamo proseguire con questo brusio, quindi chiedo a tutti i deputati un po' di collaborazione. Per favore, chiedo ai capigruppo di farsene carico. Deputati, per favore. Per favore, grazie.

SUSANNA CENNI (PD). Dicevo che c'è una tradizione antica che ha visto nelle legislature precedenti un'approvazione quasi sempre o con voto unanime o comunque con una larghissima condivisione dei provvedimenti. È avvenuto sulle norme dell'agricoltura sociale, è avvenuto sulla biodiversità, è avvenuto su altre norme su cui la Commissione aveva lavorato con grande collegialità, ascoltando con attenzione le audizioni dei soggetti interessati alla materia e raccogliendo anche sollecitazioni. Purtroppo questo non è avvenuto con il provvedimento che noi oggi stiamo discutendo, perché, vede Presidente, sugli intenti credo che nessuno possa dichiararsi contrario a iniziative di legge che si pongono l'obiettivo di valorizzare le produzioni locali, di incentivarne la conoscenza e il consumo per più ragioni, anche per quelle di carattere ambientale. Solo che questi principi, che erano già contenuti nel testo unificato raggiunto dai lavori della Commissione agricoltura nella scorsa legislatura…

PRESIDENTE. No, per favore, per favore. Voglio comprendere anche un po' di stanchezza dopo il pomeriggio, che è stato lungo, però dobbiamo rimanere in silenzio. Costa, Zanettin, Bartolozzi, per favore. Per favore, chiedo un aiuto a tutti. Chiedo silenzio, altrimenti non andiamo avanti.

SUSANNA CENNI (PD). Chiedo scusa, perché diventa anche difficile provare a tenere il filo del ragionamento.

PRESIDENTE. Ha ragione, ha ragione perfettamente.

SUSANNA CENNI (PD). Dicevo che i principi che si vorrebbero attuare con questa norma erano già contenuti nel testo unificato raggiunto nella Commissione agricoltura della Camera nella scorsa legislatura; ed erano principi così condivisi che sono stati assunti da moltissimi atti, da moltissime altre leggi. Ne cito alcune. Penso alla legge sui piccoli comuni, penso che, su questo tema, interverranno poi anche altri colleghi. Penso al codice degli appalti, ove si parla di mense pubbliche e di come procedere anche valorizzando le produzioni locali e di qualità. Penso a importanti norme europee, che discendono addirittura dal Libro verde della Commissione europea del 2011. Ed ancora il collegato ambiente, all'articolo 21, il collegato agricolo. Ecco, quello che non si fa con questa norma è ripartire da questi passi in avanti già compiuti.

E, quindi, in qualche modo noi riteniamo che questo testo di legge rischi, non di fare dei passi avanti, ma di complicare il quadro, anche facendo i conti con materie concorrenti, come quelle delle regioni, moltissime regioni hanno normato su questa materia, almeno una decina, e ovviamente le regioni, le competenze delle regioni stesse. Allora, questo per dire, a proposito dell'articolo 1, che poi interviene sulle definizioni, sulle finalità, sul bisogno di promuovere questi prodotti, che noi riteniamo questo passaggio un'occasione persa per il nostro Parlamento. Nell'articolo 1 noi abbiamo comunque fatto uno sforzo per cercare di migliorare quanto è stato proposto. Tra questi sforzi ce n'è uno che non è secondario, ed è l'emendamento che propone l'istituzione di un fondo per sostenere le azioni a sostegno della legge stessa. Credo che, se noi cancelliamo l'istituzione di un fondo, sarà un po' difficile attuare i principi previsti all'articolo 1.

PRESIDENTE. Quindi non lo ritira, perfetto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Gadda, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.12 Luca De Carlo, sul quale c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Presidente. Approfitto anch'io dell'emendamento per dimostrare quello che è il nostro profondo rammarico per non essere riusciti a fare una legge che incida veramente su quelle che sono le tematiche delle produzioni locali del chilometro zero e della filiera corta. Già il titolo, valorizzazione e promozione dei prodotti agricoli, è monco rispetto alla complessità del tema. Avremmo dovuto prendere in considerazione anche il punto di vista del consumatore, che spesso, in questa partita, è la cosa principale, perché, troppo spesso, ci rendiamo conto che molto di quello che noi leggiamo e passa come prodotto agricolo locale oppure a chilometro zero non lo è, e quindi una componente importante sarebbe stata quella attraverso la quale noi con questa legge tutelavamo anche il consumatore.

Purtroppo non è stato così, ce ne rammarichiamo; la gatta frettolosa ha fatto, anche in questo caso, i gattini ciechi. Secondo noi non c'era nemmeno bisogno di correre così tanto per arrivare a una legge come questa. Abbiamo audito associazioni di categoria, professionisti, che ci hanno tutti unanimemente palesato le loro perplessità rispetto a questo tema. Abbiamo deciso, non noi, che abbiamo cercato di apportare qualche correttivo in Commissione, ma la maggioranza ha deciso di tirare dritto e oggi quello che arriva in Aula, purtroppo, è un testo che non può soddisfarci. Ci auguriamo di riuscire a migliorarlo tra oggi e domani con gli emendamenti, tanti e buoni che ci sono, non solo nostri, ma anche di altre forze politiche, che puntano sostanzialmente a fare un po' di chiarezza e di dissipare la confusione.

Nella fattispecie, questo primo emendamento si occupa di restringere il campo dell'applicazione della norma ai soli prodotti agricoli, non a quelli agroalimentari e, quindi, di definire questi come oggetto della legge. Soprattutto, si tratta di mettere e di sancire che la trasparenza dei prezzi è per noi un fattore determinante, perché, troppo spesso, sui banchi, ma anche dai produttori, ci rendiamo conto come il prezzo sia, in maniera a volte assurda, diverso da un prezzo di un prodotto convenzionale, senza averne assolutamente titolo. Per cui crediamo che la trasparenza del prezzo sia una norma a tutela dei veri produttori a chilometro zero, dei veri produttori locali e, soprattutto, a tutela di quei consumatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie Presidente. Forza Italia - lo diremo nel corso di questa discussione - è molto critica nei confronti di questo progetto di legge, perché, come abbiamo detto anche in Commissione, il tema del chilometro zero è stato sempre associato a prodotti di provenienza certa e di qualità.

Con questo progetto di legge il rischio è che si va a costruire una nuova definizione di chilometro zero, che diventa chilometro 70, anzi diventa chilometro 140, perché il 70 è il raggio, e soprattutto non si è voluto incidere sulla qualità e sulla trasparenza del prezzo al consumatore. Insomma, tutto quello che diciamo ogni giorno, per i nostri prodotti alimentari di qualità, non lo mettiamo nel progetto di legge principe che vuole, in teoria, definire criteri di qualità. Quindi, noi voteremo a favore di questo emendamento dei colleghi dei Fratelli d'Italia, perché va in questa direzione. Ce ne saranno altri che abbiamo presentato noi, come Forza Italia, per tentare per l'ultima volta di ridefinire veramente il chilometro zero, innalzando il tema della qualità e della provenienza a chilometro zero, ovvero direttamente sul luogo di produzione e di trasformazione.

Qui si vuole, invece, allargare il campo, ma senza andare a definire criteri di qualità e dando per scontato che, se un prodotto viene da vicino, deve essere di qualità. Non è così - lo abbiamo detto tante volte -, ci sono anche tanti esempi di casi di cronaca, in cui, invece di garantire la qualità, il chilometro zero ha garantito solo il luogo di provenienza, spesse volte, a discapito proprio della qualità e anche della trasparenza dei prezzi. Quindi, giustamente i colleghi di Fratelli d'Italia sono intervenuti su questo e, in coerenza con l'impianto che porteremo avanti durante tutta questa discussione, noi voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Anche il nostro gruppo voterà a favore di questo emendamento, che va nella direzione di puntualizzare meglio il tema dell'informazione ai consumatori. Colgo l'occasione di questo emendamento, per fare una riflessione un po' più generale sul provvedimento.

Anche noi - devo dire - ci associamo con chi mi ha preceduto, rispetto al fatto che si sarebbe voluto fare in Commissione un lavoro con maggiore tranquillità, cercando di riflettere attorno alle diverse componenti che stanno attorno a questo tema del chilometro zero, provando ad arrivare con più determinazione da parte della maggioranza a un testo condiviso. Questa è una di quelle questioni su cui credo si sarebbe potuto arrivare, come è stato per esempio su altre leggi anche nella XVII, ad un voto unanime.

Invece, si è voluto forzare e si è voluto accelerare. Quindi vedremo, nel corso dello sviluppo degli emendamenti, una serie di criticità e una serie di contraddizioni, che noi speriamo ancora possano essere risolte nel lavoro emendativo, però mi pare che la cifra, da questo punto di vista, sia quella per noi fino ad oggi di un'occasione mancata.

PRESIDENTE. Deputato De Carlo, quindi, lo mettiamo in votazione? Perfetto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Luca De Carlo, con parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Prima di proseguire, desidero informare l'Assemblea che il nostro collega Fabrizio Cecchetti è diventato padre del piccolo Edoardo. Esprimo al collega, alla mamma e al piccolo neonato gli auguri più sinceri da parte di tutta l'Assemblea (Applausi).

Passiamo all'emendamento 1.100 Caretta, c'è un invito al ritiro. Prego, deputata Caretta.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). No, non lo ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Caretta, con parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.17 Spena e 1.103 Gadda, con un invito al ritiro.

MARIA SPENA (FI). Grazie Presidente. Entriamo un po' nel vivo di questa proposta di legge, perché si parla di alimentazione, quindi, di ciò che ingeriamo e, quindi, anche della nostra salute.

Proprio qui, quando parliamo di prodotti agricoli ed alimentari, noi teniamo, a tutela della scelta consapevole del consumatore, che questi prodotti siano il frutto di una trasformazione all'interno dell'azienda agricola di produzione della materia agricola primaria, utilizzata per la trasformazione di quel prodotto. Appunto per garantire l'uso consapevole di ciò di cui ci nutriamo, vogliamo dare maggiori garanzie sull'origine delle materie prime agricole utilizzate nei processi di trasformazione. Poi, oltretutto, si semplifica anche l'attività dei controlli, eliminando sin dalla radice le molti variabili che si possono riscontrare, qualora le materie prime utilizzate abbiano una provenienza diversa. Quindi, è per questo che noi voteremo a favore su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.17 Spena e 1.103 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Nevi, su cui c'è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

Dichiaro aperta la votazione…

Revoco l'indizione della votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Cenni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.101 Squeri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento - ve lo leggo perché è molto veloce -vuole aggiungere delle parole al primo comma dell'articolo 1, che recita: “la presente legge è volta a valorizzare e a promuovere la domanda e l'offerta dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero o utile e di quelli provenienti da filiera corta”. Dunque, l'emendamento vorrebbe aggiungere: “e di origine locale”. Perché questa proposta? Proprio perché nell'illustrazione di questa proposta di legge si diceva che il provvedimento intende disciplinare la vendita dei prodotti locali con una chiara indicazione della loro provenienza e della loro specificità, facendo anche riferimento proprio all'origine locale.

Per cui, davvero non capiamo il parere contrario del Governo e chiediamo all'Aula di essere coerente con la proposta illustrativa che intendeva che questo provvedimento fosse riferito anche ai prodotti di origine locale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Squeri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Luca De Carlo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.15 Caretta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Il nostro emendamento interviene all'articolo 1, comma 2, in quanto lo stesso prevede che le regioni possano adottare le iniziative di loro competenza per assicurare la valorizzazione e la promozione dei prodotti. In realtà, le regioni possono già intervenire nella materia che questa proposta di legge si propone di normare. Pur avendo lo Stato solo un potere di indirizzo, si ritiene formalmente più corretto usare i termini: “le regioni adottano”.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.5 Gadda e 1.20 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.102 Gadda.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie Presidente, questo emendamento descrive molto bene la volontà di questa maggioranza e di questo Governo relativamente al provvedimento che l'Aula è chiamata a votare.

Questo emendamento è un emendamento di ragionevolezza, si chiede di dotare questa proposta di legge di fondi, di risorse perché le intenzioni, come sono state ben descritte all'articolo 1 di questo provvedimento, sono quelle legate alla valorizzazione dei prodotti tipici delle nostre produzioni, del made in Italy, garantendo ai consumatori un'adeguata informazione sull'origine e sulla specificità.

Ecco, questo parere contrario nasconde la volontà del Governo di non mettere alcuna risorsa su questi temi, perché poi le chiacchiere devono trovare una concretizzazione nelle risorse e nelle modalità che si impiegano su questi temi. E, soprattutto, parliamo di una legge – come già è stato anticipato dalla vicepresidente Cenni nel suo intervento sull'emendamento soppressivo dell'articolo 1 – confusa, che non tiene in considerazione norme vigenti, comunitarie, norme vigenti approvate nelle scorse legislature che proprio trattano di questi temi.

E, quindi abbiamo da un lato, una norma confusa che non soltanto ingenererà confusione nei consumatori, ma lo farà, ancora peggio, tra gli addetti ai lavori, tra quei soggetti che ogni giorno, purtroppo, si confrontano con le regole della concorrenza, con le difficoltà del mercato e questa legge, e lo vedremo negli emendamenti successivi e soprattutto all'articolo 2, che introdurrà una confusione normativa che porterà molta incertezza negli operatori. Perché questa legge non definisce, ed è assai raro, questa legge non assegna risorse, e soprattutto non definisce, perché all'articolo 2, lo vedremo successivamente, utilizza in modo improprio temi quali il chilometro zero, la filiera corta, il chilometro utile, che già sono normati da altri provvedimenti nazionali e comunitari, e vi interviene a gamba tesa, in modo appunto confusionario, in modo distorto.

Quindi, questo emendamento è un emendamento di ragionevolezza. Prendete del tempo, assegnate delle risorse, se davvero credete che il made in Italy e che le nostre produzioni locali e tipiche siano un valore. Altrimenti, tutte le dichiarazioni che costantemente il Ministro Centinaio fa sulle nostre produzioni significa che sono dichiarazioni di intenti, ma non sono dichiarazioni che poi si concretizzano nella realtà, nelle scelte politiche, soprattutto nella qualità normativa, perché ricordiamoci sempre che in quest'Aula noi non siamo in uno studio televisivo dove si fanno dichiarazioni, siamo in un'Aula dove si deve rispettare questo Parlamento, anche attraverso norme pulite, coordinate con altri provvedimenti e soprattutto norme che hanno un senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Noi voteremo a favore e mi pare che l'intervento della collega Garda, però, meriti di essere sottolineato, perché siamo all'inizio legislatura e qui c'è la prima questione da osservare: emanare delle leggi e non supportarle con risorse adeguate e anzi, partire dal presupposto che una legge come questa non debba avere impatti sulla finanza pubblica è una cosa che fa venire il dubbio sul carattere strumentale della stessa legge. Ovvero, e qui mi rivolgo al Governo, io ritengo che sia impensabile che su un bilancio di un Ministero come quello dell'agricoltura, un bilancio di alcune decine di miliardi non si trovino le risorse, non si trovino dieci milioni di euro per sostenere questa legge, e quindi si rischia quello che ha sottolineato la collega Garda, che alla fine, pur partendo da presupposti e da volontà positive e giuste, si finisca per aumentare i rischi di confusione e, soprattutto, non ci siano risorse dedicate.

Questo sarebbe stato un piccolissimo segnale, stiamo parlando, ripeto, di dieci milioni di euro.

Quindi, mi rivolgo al Governo affinché possa compiere lo sforzo, evidentemente in una riformulazione, nella ricerca di un capitolo di bilancio, sul quale far poggiare questa legge e consentire, quindi, di finanziare quelle attività (penso soprattutto a quella dei mercati agricoli e lo spazio per i prodotti a chilometro zero nei mercati dei piccoli comuni), che andrebbero nella direzione giusta, di sostenere questo tipo di agricoltura e questo tipo di attività.

Per queste ragioni noi voteremo contro e se il voto sarà contrario su questo, evidentemente ne terremo conto poi anche nella votazione relativa all'articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Presidente, grazie. Anche noi ci rammarichiamo del fatto che questa legge non preveda dotazione finanziaria perché, guardate, la cosa fondamentale che i consumatori ci dicono è che manca informazione o, a volte, ci sono informazioni contraddittorie. Quindi io penso che uno Stato serio dovrebbe investire anche sulle produzioni di qualità, quando queste sono di qualità. Certamente, c'è un problema a monte, come abbiamo detto e sul quale noi siamo intervenuti, ma è un'altra visione, parziale, di come fare le leggi in questo Parlamento. Questa è una legge bandierina. Vogliono mettere una bandierina per dire: noi abbiamo fatto la legge sul chilometro zero (che poi non è più chilometro zero), ma il tema della comunicazione e della promozione dei marchi, dei loghi che facciamo è un tema assolutamente necessario e importante.

La Comunità europea – interverremo poi nel prosieguo della discussione – ci dice di non proliferare marchi e, invece, qui lo facciamo, ma, insomma, fare dei marchi, investire su delle cose, anche di qualità, delle specificità e poi non comunicarlo è sicuramente una cosa sbagliata. La Commissione bilancio chiaramente non si può mettere in discussione, quindi, il parere della Commissione bilancio dobbiamo recepirlo, ma la Commissione bilancio ha sempre una maggioranza e quindi noi critichiamo il fatto che la maggioranza abbia deciso scientemente di evitare di finanziare la promozione di questi prodotti, che invece, a nostro avviso, sarebbe molto importante, anche per non indurre il consumatore in errore rispetto a tanti altri prodotti di qualità che ci sono sul mercato. Quindi, noi voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Per manifestare il mio voto in dissenso al gruppo, in quanto reputo che questa legge sia sbagliata dal primo articolo all'ultimo e non è giusto mettere dieci milioni di euro su una legge sbagliata. È un grande errore, le regioni stanno già facendo questo lavoro ed è assurdo tentare di mettere dei soldi su qualcosa che non potrà mai funzionare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 18,55)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 183-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Presidente, sugli emendamenti 2.26 e 2.103 Gadda, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.21 Luca De Carlo, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.104 Squeri, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.28 Nevi, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.22 Cretta, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.110 Squeri, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.27 Spena, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.105 Gadda, invito al ritiro o parere contrario. Sugli identici emendamenti 2.100 Gallinella e 2.106 Nevi, parere favorevole. Sull'emendamento 2.111 Caretta, invito al ritiro o parere contrario. Sull'emendamento 2.107 Viviani, parere favorevole con la seguente riformulazione: al comma 1, lettera a), sostituire le parole da “nelle acque interne”, fino alla fine della lettera, con le seguenti: “della pesca nelle acque interne e lagunari provenienti da punti di sbarco posti a una distanza non superiore a 70 chilometri di raggio dal luogo di vendita o dal luogo di consumo del servizio di ristorazione come sopra definito, catturati da imbarcazioni iscritte nei registri degli uffici marittimi, delle capitanerie di porto competenti per i punti di sbarco e da imprenditori ittici iscritti nel registro delle licenze di pesca tenuti presso le province competenti”. Emendamento 2.102 Benedetti, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.108 Viviani, parere favorevole; emendamento 2.30 Spena, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.24 Caretta, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.29 Nevi, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.109 Squeri, invito al ritiro o parere contrario; emendamento 2.101 Benedetti, invito al ritiro o parere contrario; articolo aggiuntivo 2.010 Cenni, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. C'è anche l'articolo aggiuntivo 2.0400 della Commissione.

ROSALBA CIMINO, Relatrice. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il parere del Governo?

FRANCO MANZATO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari forestali e turismo. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.26 Gadda, sul quale vi è un invito al ritiro. Prendo atto che si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.26 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.103 Gadda.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, vorrei portare all'attenzione dell'Aula, composta per lo più da parlamentare di prima nomina, l'esperienza che su questo punto specifico è accaduta nei due rami del Parlamento su questo tema nella scorsa legislatura, alla luce della personale esperienza acquisita come relatore della legge n. 158 del 2017, meglio conosciuta come “legge sui piccoli comuni”. Come i colleghi della VIII Commissione presenti ricorderanno, in particolare i colleghi del MoVimento 5 Stelle, l'esame di quel provvedimento si arenò esattamente su questo punto, in quanto la proposta che era stata avanzata dal MoVimento 5 Stelle presentava una serie di problemi di carattere tecnico che comportarono un approfondimento, che portò, nella stesura finale della legge n. 158, ad una definizione molto precisa del concetto di “prodotti agricoli alimentari provenienti da filiera corta e di prodotti agricoli e alimentari a chilometro utile”, stabilendo anche una specifica competenza del Ministero dell'Ambiente in ordine all'emanazione dei decreti attuativi.

Ora ci troviamo nella singolare circostanza per la quale una legge, non ancora applicata dal Governo, viene modificata da questo ramo del Parlamento, mentre abbiamo notizia che nell'altro ramo del Parlamento è stata avviata un'altra legge che dice cose esattamente opposte. Qual è il risultato di tutta questa situazione? Che si ferma completamente ogni iniziativa nel merito, perché, inevitabilmente, il Governo attenderebbe l'emanazione del decreto dal provvedimento legislativo in corso, avremmo un conflitto di competenza tra Camera e Senato, e il risultato è che fermiamo completamente qualsiasi iniziativa. Il senso del nostro emendamento è di andare a recuperare lo spirito con il quale, nella scorsa legislatura, quest'Aula ha votato all'unanimità questo provvedimento per metterlo in condizioni di salvaguardia e di garanzia e stimolare ed obbligare i Ministeri competenti ad emanare i decreti, che, lo dico così en passant, sarebbero già dovuti essere emanati. Quindi, siamo in presenza di una inerzia del Governo, di una inerzia delle burocrazie, e questo provvedimento, se non messo sotto questa condizione che noi proponiamo con questo emendamento, determinerebbe, oltre che il caos del sistema, il blocco totale. Quindi, chiediamo un supplemento di istruttoria - se così lo possiamo chiamare - al relatore e conseguentemente al Governo, e quindi di formulare una proposta favorevole all'emendamento 2.103 Gadda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, intervengo chiedendo intanto alla collega Gadda di poter sottoscrivere questo emendamento, e riprendo le valutazioni e le osservazioni del collega Borghi, perché, come ho avuto già modo di illustrare nel corso dei lavori della Commissione, questo mi sembra un punto assolutamente centrale, anche di metodo. Cioè se noi partiamo dal presupposto che il lavoro fatto in precedenza sia da cancellare anche quando è il risultato di un lungo lavoro del precedente Parlamento, con un esito unanime, creiamo da questo punto di vista non solo un precedente, ma rischiamo di produrre le problematiche che prima il collega Borghi, meglio di me, ha illustrato.

Quindi, da questo punto di vista, veramente, anch'io rivolgo alla relatrice e al Governo l'invito a rifletterci, perché riandare a ridefinire di nuovo, quindi, dare una nuova definizione di chilometro zero o chilometro utile è sostanzialmente inutile e, oltretutto, rischia di creare questo corto circuito normativo e di rapporti tra Parlamento e Governo, che potrebbe andare a danno dello stesso provvedimento. Noi rischiamo di produrre un provvedimento che, magari, finisce anche qui, su qualche tweet o diventa un post, ma alla fine non produce nessun risultato. Siccome credo alla buona fede dei presentatori, il primo presentatore è il presidente Gallinella, e credo che l'obiettivo sia, poi, quello di realizzare le cose che sono scritte, credo che da questo punto di vista ci sia lo spazio per riprendere il lavoro buono e raggiunto con un voto unanime della XVII legislatura. Come dicevo prima, chiedo di poter sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.103 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.21 Luca De Carlo, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Presidente, con questo emendamento cerchiamo di mettere un po' di ordine. Il parere generale sulla legge l'abbiamo già detto prima; è una legge che incide poco e risulta inutile, cerchiamo, quindi, di metterci qualche contenuto per dissipare un po' di confusione. Infatti, qui discipliniamo quali dovrebbero essere i prodotti a chilometro zero; per noi sono a chilometro zero i prodotti tradizionali, i prodotti stagionali, cioè quelli messi in vendita, consegnati allo stato fresco per il consumo o la preparazione dei pasti in attività di ristorazione, a condizione che la messa in vendita o la consegna alle imprese utilizzatrici avvenga nel periodo di produzione tipico delle zone agricole, oppure i prodotti di comprovata sostenibilità ambientale. Infatti, non ci basta sapere la provenienza, ci serve anche capire l'impronta che lasciano, cioè il chilometraggio vero che fanno.

Già la definizione chilometro zero o utile è fuorviante, se uno è a chilometro zero, significa che non ha fatto un chilometro, se è a chilometro utile e lo si definisce a 70 chilometri, c'è una differenza. Questo cerca di mettere un po', non molto, purtroppo, perché l'impianto generale andava riscritto e cambiato, di ordine a quella che è la definizione reale di chilometro zero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.21 Luca De Carlo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.104 Squeri, su cui c'è un invito al ritiro. Deputato?

LUCA SQUERI (FI). Lo ritiro, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.28 Nevi, con un invito al ritiro.

Prendo atto che il presentatore lo mantiene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.28 Nevi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.22 Caretta, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Si parla, nella legge, di prodotti agricoli alimentari, ma sappiamo che con il termine “alimentare” si intendono tutti i prodotti della trasformazione artigianale o industriale che sono immessi nel mercato a fini alimentari.

Abbiamo, quindi, proposto, con il nostro emendamento, di chiarire in maniera inequivocabile che la presente legge è volta a valorizzare e promuovere i soli prodotti alimentari trasformati all'interno dell'azienda agricola.

Se la finalità della proposta di legge è valorizzare la domanda e l'offerta dei prodotti provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile, favorendone il consumo e la commercializzazione, dobbiamo obbligatoriamente chiarire che i prodotti alimentari a cui si fa riferimento devono essere trasformati all'interno dell'azienda agricola. Diversamente, gli imprenditori agricoli che commercializzano i prodotti a chilometro zero o utile o provenienti da filiera corta potranno commercializzare qualsiasi prodotto alimentare, anche non proveniente dalla filiera corta, creando confusione nel mercato e nei consumatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bond. Ne ha facoltà. Dario Bond.

DARIO BOND (FI). Sì, Dario Bond, grazie signor Presidente.

PRESIDENTE. Non ironizziamo.

DARIO BOND (FI). Se lo ricorderà sempre. Al di là di questo, voglio rimarcare che il contenuto di questo emendamento è la prova precisa che questa legge non funziona. Perché effettivamente, se si va a tutelare dei prodotti agricoli a chilometro zero, è chiaro che parlando di prodotti alimentari - apro le mani e le braccia e guardo in cielo - si parla di tutto.

Ecco perché negli interventi che ho sentito prima, del collega Borghi, ma anche della relatrice di minoranza, e anche i miei colleghi del mio partito dicono che bisogna fermarsi. Non è sbagliato il concetto, ma bisogna riformulare l'intero articolo 2, Presidente, perché altrimenti andiamo a produrre dei prodotti legislativi completamente sbagliati.

Il Vicepresidente Di Maio, il 7 luglio, ha detto al Parlamento: non producete leggi inutili, magari cancellatele. Cinquestelle, riflettete (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Liuni. Ne ha facoltà.

MARZIO LIUNI (LEGA). Grazie. Va bene le critiche, però non sapere che magari la trasformazione del latte in alpeggio, che venga fatto il formaggio in alpeggio, e non è l'azienda, cioè ragazzi, di cosa stiamo parlando, di cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)? Di cosa stiamo parlando? Pecore, capre, vacche? Possiamo fare il formaggio in alpeggio, per cui non è in azienda (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Ha ragione il mio collega Liuni, però tutti possono fare il latte in malga, chi ha detto di no? Le vacche, le pecore, le capre, basta non generare confusione; fanno a meno di utilizzare il logo chilometro zero, se non è prodotto nella loro azienda, punto; sarà sempre un bel prodotto di malga, sarà un prodotto che potrà fregiarsi del titolo di prodotto di montagna, ma non è un prodotto a chilometro zero e non è un prodotto fatto nella sua azienda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, Presidente. Come era inevitabile, il dibattito sta prendendo la piega che avevo preconizzato, perché la bocciatura del nostro emendamento 2.103 sta esattamente dando la stura ad una problematica molto rilevante, lo vogliamo sottolineare ancora una volta.

Abbiamo letto nella Nota di aggiornamento al DEF l'intenzione del Governo di disboscare la giungla normativa esistente nel nostro Paese, un provvedimento che, per la verità, in questa nazione abbiamo visto reiterare praticamente ad ogni Governo che si è seduto su quegli scranni. Ma guardate che, se non vi fermate, voi continuerete ad aumentare la giungla normativa, anziché semplificarla. Serve a poco fare le declamazioni nelle dichiarazioni e poi, nella pratica, esercitare l'azione di complicazione.

Come si è evidenziato nella discussione, abbiamo un problema che questi emendamenti tendono a risolvere, non si capisce il motivo per il quale relatore o relatrice e Governo continuino ad insistere pervicacemente, in maniera del tutto inutile, sul proseguire una linea che è di partenza perdente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.22 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.110 Squeri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'emendamento 2.27 Spena, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Ancora una volta per stigmatizzare questo principio, sempre a garanzia del consumatore, che i prodotti, che vengono trasformati presso l'azienda agricola di produzione, debbano essere della stessa azienda che produce il prodotto, che produce l'alimento primario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.27 Spena, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'emendamento 2.105 Gadda, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie, Presidente. Questo emendamento rende ancora più evidente quello che è stato detto dai colleghi negli interventi precedenti: la superficialità con la quale questa maggioranza e questo Governo stanno considerando una materia così importante, così delicata e così strategica per le nostre produzioni locali. Questo emendamento è molto chiaro e molto semplice, si parla di ristorazione collettiva e dell'affidamento della ristorazione collettiva. Vedete, quando si parla di questo tema, non è tanto e soltanto importante il luogo in cui viene consumato il prodotto, è assai più rilevante il centro di cottura. Un centro di cottura determina, appunto, come è stato fatto positivamente nella legge sui piccoli comuni, un criterio più equo, più chiaro in materia. E guardate, nella legge sui piccoli comuni, la legge n. 158, si demandava proprio a un decreto del Ministero dell'ambiente, nella definizione dei criteri ambientali minimi, proprio i criteri legati all'affidamento dei servizi di ristorazione collettiva. E, come ha ricordato l'onorevole Borghi nel suo intervento, oggi ci troviamo nella condizione di avere una norma già approvata, la legge sui piccoli comuni, la legge n. 158, una legge che necessita di decreti attuativi e che, soprattutto, necessita di attuazione. E noi oggi in questo Parlamento stiamo a prenderci in giro, stiamo approvando una legge che non ha finalità chiare, che non ha definizioni chiare, che non ha un ambito di applicazione chiaro e che, soprattutto, non entra nel dettaglio.

E questo non lo diciamo noi del Partito Democratico, ma lo hanno detto in modo unanime tutti gli attori della filiera agroalimentare, inclusa la ristorazione collettiva organizzata, che, nelle poche ore a disposizione che la Commissione ha avuto per analizzare questo provvedimento, hanno detto in modo molto chiaro che questa legge non s'ha da fare, perché dobbiamo applicare nella maniera corretta normative già esistenti, che hanno avuto un iter e un percorso molto più serio rispetto alla legge che ci troviamo ad approvare oggi. La legge sui piccoli comuni è frutto di un lavoro molto intenso, di un dibattito molto articolato nelle Commissioni parlamentari.

E poi consentitemi un'osservazione: oggi il voto della maggioranza è piuttosto singolare. La maggioranza oggi sta votando contro, in modo sistematico, ad emendamenti che, nella scorsa legislatura, ha approvato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, la maggioranza faccia qualche considerazione, perché significa che, evidentemente, si fa un uso un po' distorto di questo Parlamento, e, soprattutto, raccontatelo - lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - al Vicepresidente Di Maio che ciò che va in giro a sbandierare, ossia che si devono fare delle leggi buone e giuste, non vale per il Parlamento. Varrà per chissà cosa, ma sicuramente non per questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.105 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 2.100 Gallinella e 2.106 Nevi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Credo che su questo emendamento, e su quello che è ad esso collegato, della collega Caretta, ci sia da fare una riflessione.

Infatti, nella Commissione si era inserito questo emendamento ma successivamente la relatrice, accogliendo un'osservazione della X Commissione, aveva proposto di eliminarlo e, nel lavoro di Commissione, si era arrivati al ritiro da parte della relatrice. Adesso, invece, ci ritroviamo questo emendamento a firma del presidente della Commissione. Trovo che questo sia un modo abbastanza singolare di lavorare e soprattutto che sia indicatore delle cose che diceva prima la collega Gadda, anche dell'eccessiva velocità con cui si è sviluppato questo provvedimento; capisco che ci sia la necessità, anche per il rispetto dovuto, di approfondire un'osservazione che arriva da un'altra Commissione, ma fare questo avanti e indietro francamente lo trovo abbastanza discutibile, per cui noi voteremo contro, anche perché questo emendamento aveva un senso.

I 70 chilometri da soli non erano sufficienti a definire, si individuava anche un'entità amministrativa che poteva essere utile, perché - lo dicevo prima con un collega, commentando - ci sono province dove la distanza è anche superiore a 70 chilometri, ma voi capite che a quel punto saremmo a discutere se da un punto della provincia ad un altro sono 69 o 71 chilometri. Chi decide se sono 69 o 71? La possibilità di avere un dato incontestabile, che sono i confini amministrativi della regione o, in subordine, della provincia, credo che agevolerebbe molto anche il lavoro ed eviterebbe molte interpretazioni. Sarebbe molto chiaro: 70 chilometri o entro la regione; altrimenti, 70 chilometri oppure entro la provincia. Credo che, da questo punto di vista, si riuscirebbe a fare un lavoro, ripeto, di chiarezza, perché ogni tanto scriviamo delle leggi che sono poi soggette in maniera eccessiva alle interpretazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Intervengo sull'emendamento 2.100 Gallinella, identico a quello presentato da Forza Italia, e siamo felici che, seppure tardivamente, la maggioranza abbia riconosciuto la bontà di questo emendamento, ma semplicemente per le motivazioni di cui parlavamo in premessa. Noi siamo per il chilometro zero vero, e non per un chilometro zero che si estende a dismisura in tutte le zone, anche le più grandi del nostro Paese. Se ci riferiamo alla regione, chiaramente una regione come la Lombardia o il Piemonte, diventa una cosa enorme e smisurata. In più c'è una sentenza chiarissima della Corte costituzionale, che tutte le associazioni di categoria ci hanno sottoposto, che ha cassato il riferimento alla provincia o alla regione. Quindi, penso che sia un piccolo miglioramento, perché rimane la questione dei 70 chilometri, che a noi non convince, ma un piccolo miglioramento della legge. Per questo, noi voteremo a favore .

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.100 Gallinella e 2.106 Nevi, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

In forza dell'approvazione di questo emendamento, è preclusa la votazione dell'emendamento 2.111 Caretta.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.107 Viviani, su cui c'è una riformulazione, e quindi vorremmo sapere se l'onorevole Viviani l'accetta. Prego, a lei, deputato Viviani.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie, Presidente. Questa è un'ulteriore riprova, come ho detto nell'intervento precedente sulla ristorazione collettiva, della leggerezza con la quale è stato affrontato questo provvedimento. Un provvedimento, peraltro, in merito al quale, nel giorno e mezzo di audizioni che abbiamo svolto in Commissione, non si è avuta nemmeno la creanza di ascoltare le associazioni che si occupano di pesca.

Con questo emendamento si certifica che si vuole mischiare l'acqua con l'olio, perché il tema della pesca è un tema assai delicato, che non è stato in alcun modo approfondito in questo provvedimento. Nel corso del dibattito in Commissione, come gruppo del Partito Democratico, abbiamo più volte sottolineato l'esigenza di dare maggiore attenzione al comparto della pesca, che ha criticità e caratteristiche ben diverse da tutti gli altri settori. Infatti, il pescato, anche semplicemente per un dato di fatto, si muove. Quindi, non aveva senso, come era ad esempio scritto nella proposta di legge originaria, attribuire anche al settore della pesca il chilometraggio, come previsto per altri prodotti che vengono coltivati, realizzati e trasformati sulla terraferma. L'unico ambito di applicazione che sarebbe opportuno tenere sarebbe quello dell'acquacoltura, ma ovviamente questo emendamento ripropone ancora una volta un tema che in Commissione non è stato analizzato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.107 Viviani, nel testo riformulato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

In seguito all'approvazione dell'emendamento 2.107 Viviani, sono preclusi i successivi due emendamenti 2.102 Benedetti e 2.108 Viviani.

Quindi, passiamo all'emendamento 2.30 Spena, c'è un invito al ritiro. Qual è la risposta?

MARIA SPENA (FI). Lo ritiro.

PRESIDENTE. È ritirato.

Passiamo, quindi, all'emendamento 2.24 Caretta, invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Presidente, ribadiamo ancora la necessità di chiarire che cos'è il prodotto alimentare, ovvero quel prodotto che è trasformato all'interno dell'azienda. Altrimenti rischiamo di fare una legge che non è corretta verso il consumatore e crea una grande confusione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.24 Caretta.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'emendamento 2.29 Nevi, su cui c'è un invito al ritiro.

RAFFAELE NEVI (FI). Non lo ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.29 Nevi, con il parere contrario della Commissione del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'emendamento 2.109. Squeri, su cui c'è un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore non lo ritira.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.109 Squeri, con il parere contrario della Commissione del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'emendamento 2.101 Benedetti, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-MAIE). Presidente non ritiro l'emendamento. Premetto che sono contraria a questa ipertrofia normativa, per cui, nel caso della filiera corta del chilometro utile, non si sentiva il bisogno di un'ulteriore legge. Come abbiamo già detto e hanno detto altri colleghi, già il collegato agricolo poneva l'accento sulla questione e già ci sono delle normative regionali; ci sono già dei decreti ministeriali. Quindi, una legge non deve essere fatta per il gusto di metterci il nome, ma deve essere fatta per migliorare una situazione oppure per andare a ovviare a una mancanza.

Secondo me, l'accenno migliorativo che poteva esservi eventualmente, se proprio vogliamo mandare avanti questa legge, è quello sull'impatto ambientale. Quindi, mi sono ricollegata al collegato ambientale, laddove all'articolo 21 si prevede proprio che questo schema del made green in Italy rafforzi la qualificazione ambientale dei prodotti agricoli, andando a definire i parametri di produzione sostenibili dal punto di vista ambientale. Quindi, se proprio volevamo dare un accenno innovativo alla situazione e un qualcosa anche che fosse utile, soprattutto in questa cornice di cambiamento climatico, che quindi comportasse una riflessione a tutti i livelli produttivi, secondo me questa poteva essere un'occasione, per dare motivo a questa legge di essere fatta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 Benedetti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. In coerenza con gli interventi che sono venuti un po' da tutti i gruppi dell'opposizione, dai colleghi che hanno lavorato in Commissione, emerge chiaramente un quadro preoccupante di un provvedimento che si candida, nella migliore delle ipotesi, ad essere una finzione, come ho detto in occasione della discussione sulle linee generali. Una legge è tale se genera degli effetti e la nostra preoccupazione - e non solo la nostra preoccupazione - è quella che poi è stata rappresentata dalle organizzazioni di categoria, per cui non solo non si generano effetti nel processo in cui si intende intervenire, cioè quello del produttore e quello del consumatore, avvicinandoli, attraverso il chilometro zero o la filiera, quindi aumentando in capo all'agricoltore-trasformatore il reddito, e in capo al consumatore la percezione della qualità e la conoscenza del prodotto, ma entrambi questi obiettivi, che una norma che ha come proposito quello di arrivare ad avvicinare produttore agricolo e consumatore si dovrebbe porre, rischiano in questo provvedimento di produrre esattamente il contrario: in capo all'agricoltore-produttore-trasformatore il rischio è di trovarsi dentro una giungla burocratica ulteriore che queste norme producono. In capo al consumatore noi ci troviamo di fronte ad un bombardamento non governato di messaggi, che poi si individuano anche nei loghi che questo provvedimento intende promuovere, quali il logo a chilometro zero e il logo della filiera corta, e c'è il consumatore che non ha - o rischia di non percepire - l'utilità né gli effetti positivi di questo provvedimento.

Tutto questo, come sempre (tutto come sempre), ricade in capo ai comuni e in capo alle regioni, che dovrebbero svolgere una qualche azione - che già svolgono - sia per quanto riguarda le competenze tipiche che hanno i comuni, sia per tutto ciò che era stato già previsto e che gli interventi precedenti hanno ricordato. Ma per di più questo intervento legislativo si inserisce, a mio modo di vedere, in modo totalmente incoerente con il sistema legislativo regionale.

Io ho cercato di dire, sia in Commissione, sia in Aula ieri, se c'era stata una verifica preventiva di come questa norma si inserisce rispetto alle norme regionali e se queste norme, rispetto alle norme regionali, abbiano una qualche coerenza o se rischiamo, invece, di andare in conflitto. Questo obiettivo che noi ci eravamo proposti, cioè almeno di sensibilizzare la maggioranza, non è stato possibile ottenerlo perché proprio lì, per esempio, si scoprirebbe il valore di quanto è stato detto anche dai colleghi che sono intervenuti prima, cioè il tema dei 70 chilometri rispetto alle normative regionali. Questo è il problema fondamentale. Io capisco che ci sono state delle sentenze, capisco che c'è anche un orientamento dell'Europa, però se io vi dovessi fare un esempio di una piccola regione che sta a cavallo di altre regioni, per esempio la mia regione, l'Abruzzo, dico che con 70 chilometri si va in Molise, si va nelle Marche e si va nel Lazio, e al contrario. Dunque, è evidente che questo limite è stato - come dire - segnalato come non risolvibile in termini di coerenza sia con la norma europea, sia con la sentenza. Però, si pone un problema di mancata informazione da parte dei consumatori se il prodotto locale è effettivamente un prodotto locale conosciuto e, quindi, in qualche maniera anche tipico.

Per questo noi abbiamo chiesto l'abrogazione dell'articolo e per questo chiediamo l'abrogazione di tutti gli articoli.

Per questo ve lo chiedono e ve lo hanno chiesto, in modo diverso ma sostenuto, le organizzazioni che voi avete costretto a lavorare su un testo che non approvano, che temono e sul quale hanno rappresentato meglio di noi i loro timori.

Allora, la domanda finale, in conclusione, è: per quale motivo dobbiamo arrivare ad approvare una legge? Perché nella migliore delle ipotesi non ci sono le risorse e il collega capogruppo di LEU vi faceva un esempio dicendo che 10 milioni di euro probabilmente sviluppano una qualche utilità marginale nel far attivare processi virtuosi e, addirittura, si è ritenuto che una legge produca effetti senza uno stimolo finanziario.

Concludo, Presidente, invitando la maggioranza a voler ascoltare le organizzazioni più che le opposizioni affinché si torni indietro, altrimenti un provvedimento che poteva essere votato da tutto il Parlamento sarà una “legge medaglia” per chi l'ha proposta ma non genererà alcun effetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione dell'articolo 2, desidero informare l'Assemblea che il nostro collega Riccardo Ricciardi è diventato padre del piccolo Augusto (Applausi). Esprimo al collega, alla mamma e al piccolo neonato gli auguri più sinceri da parte di tutta l'Assemblea.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 11.

Su un lutto del deputato Luca Pastorino (ore 19,54).

PRESIDENTE. Comunico che il collega Luca Pastorino è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre. Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Interventi di fine seduta (ore 19,55).

PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi di fine seduta. Prego i colleghi che volessero defluire dall'Aula di farlo con compostezza e in silenzio.

Ha chiesto di parlare il deputato Domenico Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in Calabria, dopo gli eventi drammatici dell'ultima settimana, lo scorso venerdì è stato ritrovato il piccolo Nicolò. Il ritrovamento di questo piccolo ragazzino, che si era disperso dopo la bomba d'acqua, ha segnato la chiusura di una settimana di estenuanti e drammatiche ricerche che sono state portate avanti grazie a dei coraggiosi tecnici che sono stati impagabili per quanto concerne la loro abnegazione e senso del dovere. Ma tutto ciò non chiude la drammatica vicenda di una madre e di due bambini che sono morti per una bomba d'acqua, una semplice bomba d'acqua che ha colpito il nostro territorio e l'intero hinterland di Lamezia Terme.

Dopo i funerali di sabato, non accenna a diminuire l'intensità della sincera e commossa partecipazione di un'intera comunità a questa drammatica vicenda: la Calabria è anche questo, onorevoli colleghi.

Come ha ripetuto la Presidente del Senato Casellati, durante la sua presenza in Calabria, non si può morire di maltempo, un maltempo che, però, spesso e volentieri fa danni incalcolabili e crea e genera morte.

Non si può accettare, noi non possiamo accettare che il sacrificio di questa donna con i suoi due bambini rimanga senza conseguenze operative perché, vede, signor Presidente, lo dico ai miei colleghi per il suo tramite, quello che è accaduto in Calabria non è, come erroneamente qualcuno ha sostenuto, e dico anch'io pretestuosamente, un campanello di allarme, perché negli ultimi decenni la Calabria campanelli di allarme in questa direzione ne ha suonati tantissimi, ma il problema è che tutti sono stati inevitabilmente e drammaticamente inascoltati.

E, allora, siamo alla barbarie delle istituzioni, ci sono comuni e province che non possono più gestire, non ce la fanno più a gestire i fiumi, non ce la fanno a pulire i fondali, non ce la fanno a pulire dalle sterpaglie, dai residui

PRESIDENTE. Deve concludere.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Allora, non si tratta di ripristinare un singolo ponte o di ripristinare una singola strada di campagna, si tratta di controllare e di dare la possibilità ad un territorio malato, profondamente malato, di riprendersi. Questo lo dobbiamo alle popolazioni calabresi, lo dobbiamo all'agricoltura calabrese, lo dobbiamo al tessuto industriale calabrese, quel poco che resiste (Applausidei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà, per due minuti.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, io avevo tanta fiducia nei treni italiani, tanto che non ho più preso l'aeroplano da quando è cominciata questa sessione di Parlamento, però devo dire che due giovedì scorsi, tornando da Roma a Stradella, dove abito, il treno è arrivato con un'ora di ritardo a Bologna. Dovevo cambiare da Bologna a Pavia, è arrivato con un'ora di ritardo. Per farla breve, sono arrivato, dopo altre sei ore, a casa.

Il giovedì seguente, peggio ancora. Parto da Roma per Milano Centrale, scendo a Milano Centrale, dove arrivo in tre ore, e poi devo attendere tre ore perché c'erano dei problemi sulla linea da Milano a Pavia; e, poi, il treno è andato a 30 chilometri all'ora, così ci ha impiegato un'ora per fare i 30 chilometri da Milano a Stradella.

Ma il colpo di grazia me l'ha dato l'esperto costituzionalista Valerio Onida, questa mattina, che, invitato per un'audizione, è arrivato con un'ora di ritardo a causa del ritardo del treno da Milano a Roma.

Allora, io sono sicuro che il grande Ministro Toninelli ascolterà questo discorso e provvederà immediatamente perché i treni tornino puntuali come una volta. Viva i pensionati. Pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sara Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per informare quest'Aula, se ce ne fosse ancora bisogno, che la maggioranza gialloverde, ormai è del tutto schizofrenica. Dopo aver annunciato che i risparmiatori truffati dalle banche verranno rimborsati tutti al 100 per cento, il sottosegretario Villarosa, in uno spot ad uso social, afferma che il rimborso sarà, al momento, solo al 30 per cento per ricchi e poveri, ma soprattutto per i truffati e non, quindi per tutti.

Oltre a smentire provvedimenti già approvati, che evidentemente il sottosegretario non conosce, il Governo, tramite appunto Villarosa, disattende le promesse, smentisce se stesso, perseguendo un criterio iniquo, che non tutela i più deboli.

Il Governo aveva un decreto attuativo sul tavolo che, se approvato, avrebbe garantito l'immediato utilizzo dei fondi; ora, invece, si dovrà attendere ancora, senza certezza di integrale rimborso, come il Partito Democratico ha più volte chiesto.

Più che l'ombrello, il sottosegretario Villarosa dovrebbe usare una buona crema solare, per evitare le insolazioni che lo portano ad affermazioni così ridicole (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ENRICO BORGHI (PD). La ringrazio, signor Presidente. Mentre noi siamo in quest'Aula, nelle nostre attività parlamentari, a Novara si sta per svolgere un incontro con un giornalista, Jacopo Iacoboni, presso il Circolo dei lettori per la presentazione di un libro, un libro che tratta di un'analisi di carattere giornalistico sul fenomeno del MoVimento 5 Stelle. E, fin qui, sembrerebbe tutto ordinario, senonché oggi il MoVimento 5 Stelle, il gruppo regionale del Piemonte del MoVimento 5 Stelle, con una specifica interpellanza, è intervenuto chiedendo al presidente della regione Piemonte di impedire la presentazione di questo libro in quanto la struttura presso la quale si tiene questa presentazione è finanziata dalla regione Piemonte. Ora, ci pare che questo tema non debba passare sotto silenzio, perché il pluralismo, la discussione l'analisi e – vorrei dirlo anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – la conoscenza di quello che avviene nel loro movimento dovrebbe servire innanzitutto a loro e, subordinatamente, ma non troppo, alla tenuta della democrazia liberale in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Presidente, lo scorso 15 maggio inviai una lettera al dottor Stefano Menichini, direttore dell'ufficio stampa della Camera e, per conoscenza, al Presidente della Camera, onorevole Fico, e al Vicepresidente onorevole Rosato, nella quale chiedevo, a nome del gruppo del Partito Democratico, che il giornale Democratica fosse inserito nella rassegna stampa della Camera dei deputati, per l'appunto. Perché questa richiesta? Perché il giornale Democratica è, di fatto, il quotidiano di informazione del Partito Democratico, il giornale digitale attraverso il quale il Partito Democratico partecipa alla discussione politica, prende le sue posizioni in maniera un po' più articolata di quanto non ci permettano a tutti noi oggi i social, eccetera. Insomma, svolge un po' le funzioni che un tempo svolgevano i giornali di partito. Certo, non è un giornale tradizionale, non si stampa e non si vende nelle edicole, però non è nemmeno un sito web, ma appunto un giornale digitale, distribuito gratuitamente ogni giorno alle 18, a chiunque ne faccia richiesta, senza alcun obbligo di registrazione. E, proprio per questo, noi riteniamo che questo giornale debba essere messo a disposizione dei colleghi, come tanti altri quotidiani, per carità, perché sì, è diritto dei colleghi di conoscere cosa scrive il Partito Democratico così come è diritto del Partito Democratico che i suoi giornali entrino in questa rassegna stampa. D'altra parte, io reitero questa richiesta e sono sicuro che ci saranno valutazioni in punta di diritto, svolte con grande acribia, però non nascondiamoci dietro un dito: la decisione politica spetta al Presidente della Camera, e mi rivolgo a lei, in questo senso, rivolgendomi al Presidente Fico, perché il Presidente Fico, lo sappiamo, prende posizioni su un ampio spettro di questioni politiche…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ANDREA ROMANO (PD). E credo che sia arrivato il momento, dopo cinque mesi, che prenda anche posizione su questo, e per questo credo che il PD abbia tutto il diritto che il suo giornale entri nella rassegna stampa quotidiana, a costo di ribadire le ragioni del pluralismo e della libertà di stampa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vincenza Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Signor Presidente, già nella seduta del 3 ottobre scorso sono intervenuta a fine Aula per sollecitare la risposta alla mia interrogazione n. 5-00247. Questa sera, come già annunciato, e lo continuerò a fare fino a quando non avrò risposta, ribadisco questo ingiustificato silenzio da parte del Governo.

L'interrogazione si riferisce alla realizzazione del terzo mega-lotto della statale Jonica, conosciuta come «strada della morte». Ha una storia drammatica questa strada, 491 chilometri da Taranto a Reggio Calabria, ma solo 151 ammodernati. I lavori su questo terzo mega-lotto sono rimasti bloccati per diciassette anni, nonostante una gara già espletata e aggiudicata. Forze oscure ne hanno impedito l'attuazione, preferendo il contenzioso alla realizzazione, ma dopo diciassette anni e due delibere CIPE, a luglio 2018 la Corte dei conti ha registrato la delibera finale, determinando la conclusione definitiva dell'iter. Allora chiedo, e lo chiedo al Ministro Toninelli, se la stanchezza lo aiuta, di non nascondersi. Signor Presidente, per suo tramite, insisto a chiedere di rispondere non a me, ma alle comunità, ai sindaci, alle associazioni, perché, mentre voi perdete tempo, la statale 106 continua a mietere vittime (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Quest'oggi è accaduta una cosa molto grave, direi gravissima, perché l'autore di quanto andrò a denunciare a breve è un Ministro della Repubblica, il Ministro alle infrastrutture Toninelli. Il Ministro ha presenziato all'assemblea dell'ANCE sulle infrastrutture e, nel suo intervento - riporto virgolettato - ha così affermato: “Sui viadotti della A24 e A25 alcuni piloni che ho potuto visionare con i miei occhi sono in condizioni così degradate da risultare allarmanti”. Ora, come mai Toninelli ritiene lo sguardo dei suoi occhi così autorevole da produrre un giudizio così impegnativo e pesante su autostrade che in Abruzzo sono le uniche arterie di collegamento? Il concessionario nega quanto detto, e il concessionario è il legittimo responsabile della sicurezza. Il Ministro Toninelli ha relazioni specifiche che lo portano a dire questo? Allora, o ha esagerato, e quindi ha compiuto una grave azione di procurato allarme, oppure, se c'è un pericolo imminente, deve fare qualcosa. Comunico al Presidente che la dichiarazione di Toninelli ha prodotto un gravissimo allarme in aziende, amministrazioni e cittadini, che non sanno, da oggi in poi, se percorrere quell'autostrada può produrre la perdita della vita. Intervenite, per favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, gli ultimi terribili fatti di cronaca avvenuti nella mia città, Modena, riguardano delle donne: abusate, date alle fiamme, violate nella loro identità, costrette a non uscire di casa per paura, offese nella dignità. Nella vicina Ferrara, 273 donne hanno chiesto aiuto nel solo 2017. Il problema della violenza sulle donne è una questione sulla quale come legislatori non possiamo tacere. Da gennaio ad oggi sono 65 le vittime di femminicidio, quasi uno ogni due giorni. Non possiamo ricordarci di queste vittime solo quando la cronaca ce lo impone. Il contrasto alla violenza contro le donne dovrebbe essere un tema all'ordine del giorno, ogni giorno. Il femminicidio, poi, è anche un problema culturale. È una violenza che si nutre di ignoranza, discriminazione, omertà e incapacità di amare. Come ha ben detto la scrittrice Michela Murgia, la parola “femminicidio” non indica il sesso della morta, indica il motivo per cui è stata uccisa. Una donna uccisa durante una rapina non è un femminicidio; sono femminicidi le donne uccise perché si rifiutavano di comportarsi secondo le aspettative che gli uomini hanno delle donne. Dire “omicidio” ci dice solo che qualcuno è morto, dire “femminicidio” ci dice anche il perché. Siamo nel Parlamento più femminile di sempre, credo che questo rappresenti anche una responsabilità per noi: la responsabilità di dare delle risposte, la responsabilità di dire che lo Stato c'è e non si tira indietro, la responsabilità di mettere nero su bianco nuove regole per tutelare non solo le donne ma anche i bambini. La ringrazio, signor Presidente, per l'opportunità di questo intervento. Il mio impegno personale e l'impegno del movimento politico cui appartengo su questo tema sarà massimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vittoria Casa. Ne ha facoltà.

VITTORIA CASA (M5S). Presidente, a conclusione di questa seduta vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su una vicenda di cui molto si è parlato negli ultimi giorni ma sulla quale forse è necessario fare un poco di chiarezza. Mi riferisco all'iniziativa promossa da una scuola di Palermo, la “Antonio Ugo”, e alla polemica mediatico-politica che ne è scaturita. Da siciliana e da persona che ha sempre lavorato con passione e dedizione nel mondo della scuola non posso esimermi dal condividere con voi qualche riflessione su questo, senza voglia di alimentare una polemica che davvero non ci meritiamo. Il dirigente scolastico e un'intera comunità scolastica sono stati fatti oggetto di violente critiche, accuse e offese. C'è chi addirittura ha parlato di lavaggio del cervello fatto in classe ai bambini a favore degli immigrati. Nulla di tutto ciò è stato fatto. Si è trattato, come avviene da vari anni, di una festa per inaugurare il nuovo anno scolastico, dare il benvenuto agli alunni e favorire la partecipazione, l'integrazione e l'accoglienza di tutti i bambini, stranieri e immigrati inclusi, che si apprestano a vivere un nuovo periodo di apprendimento e crescita umana e culturale.

Il tema della festa dell'accoglienza era sui migranti, e per questo sono stati invitati anche alcuni ragazzi migranti, ospiti di un'associazione, che hanno raccontato le loro esperienze. Una giornata che ha avuto nei valori basilari della nostra Costituzione la sua stella polare, il suo riferimento ideale, apprezzata dalle famiglie e dagli abitanti di un quartiere di Palermo dove ormai la convivenza multiculturale ed interetnica è un dato di fatto e non suscita né sorpresa né sgomento. Educare al rispetto di tutti, alla pacifica convivenza tra persone di diverso colore della pelle o religione, far comprendere l'importanza del valore della diversità, non equivale a fare il lavaggio del cervello ai bambini; significa solamente provare a costruire una società aperta, consapevole, informata dei rischi ma anche dell'opportunità dei fenomeni migratori, della compresenza a scuola di bambini stranieri e quindi di cittadini al futuro, portatori di storie e tradizioni diverse, ma tutti schierati per il bene del Paese che li accoglie, li educa e li dota di opportunità di crescita, di affermazione individuale e sociale che altrimenti non potrebbero avere. La scuola, non dimentichiamolo, rappresenta, nonostante carenze, fragilità e riforme non sempre adeguate, un presidio di legalità, di convivenza pacifica e solidale, di eguaglianza e socializzazione a beneficio dell'intera comunità nazionale. Lasciamo da parte perciò sterili polemiche, impegniamoci tutti nella stessa direzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledi 17 ottobre 2018 – Ore 11

(ore 11 e al termine del punto 4)

1.  Seguito della discussione della proposta di legge:

GALLINELLA ed altri: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile. (C. 183-A)

Relatrice: CIMINO.

2.  Seguito della discussione della proposta di legge:

ORLANDO e FRANCESCHINI: Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento). (C. 893-A)

Relatori: PALMISANO, per la maggioranza; PITTALIS, di minoranza.

(ore 15)

3.  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

4.  Dimissioni del deputato Guido Crosetto.

La seduta termina alle 20,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Nobili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 1 la deputata Sarti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 6 e 7 la deputata Ascari ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 13 la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 13 la deputata Deiana ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 22 il deputato Nobili ha segnalato che non è riuscito ad astenersi.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Molinari-D'Uva 6-25 521 493 28 247 299 194 45 Appr.
2 Nominale Ris. Fornaro e a. 6-26 528 432 96 217 9 423 45 Resp.
3 Nominale Ris. Delrio e a. 6-27 528 519 9 260 102 417 45 Resp.
4 Nominale Ris. Lollobrigida e a. 6-28 524 523 1 262 29 494 45 Resp.
5 Nominale Ris. Gelmini e a. 6-29 527 527 0 264 89 438 45 Resp.
6 Nominale Pdl 183-A - em. 1.16 513 501 12 251 97 404 45 Resp.
7 Nominale em. 1.12 513 513 0 257 225 288 45 Resp.
8 Nominale em. 1.100 516 407 109 204 117 290 45 Resp.
9 Nominale em. 1.17, 1.103 519 510 9 256 219 291 45 Resp.
10 Nominale em. 1.18 514 405 109 203 89 316 44 Resp.
11 Nominale em. 1.11 521 404 117 203 111 293 44 Resp.
12 Nominale em. 1.101 520 410 110 206 118 292 44 Resp.
13 Nominale em. 1.14 519 409 110 205 119 290 44 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.15 524 411 113 206 29 382 44 Resp.
15 Nominale em. 1.5, 1.20 522 492 30 247 199 293 44 Resp.
16 Nominale em. 1.102 518 490 28 246 200 290 44 Resp.
17 Nominale em. 1.300 516 409 107 205 409 0 44 Appr.
18 Nominale articolo 1 515 386 129 194 286 100 44 Appr.
19 Nominale em. 2.26 505 492 13 247 97 395 44 Resp.
20 Nominale em. 2.103 507 394 113 198 109 285 44 Resp.
21 Nominale em. 2.21 510 313 197 157 27 286 44 Resp.
22 Nominale em. 2.28 513 402 111 202 89 313 44 Resp.
23 Nominale em. 2.22 503 392 111 197 113 279 44 Resp.
24 Nominale em. 2.110 506 395 111 198 86 309 44 Resp.
25 Nominale em. 2.27 507 497 10 249 213 284 44 Resp.
26 Nominale em. 2.105 500 488 12 245 98 390 44 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 33)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 2.100, 2.106 504 503 1 252 495 8 44 Appr.
28 Nominale em. 2.107 rif. 499 377 122 189 279 98 44 Appr.
29 Nominale em. 2.24 501 391 110 196 109 282 44 Resp.
30 Nominale em. 2.29 501 492 9 247 211 281 44 Resp.
31 Nominale em. 2.109 502 501 1 251 190 311 44 Resp.
32 Nominale em. 2.101 501 500 1 251 115 385 44 Resp.
33 Nominale articolo 2 496 380 116 191 284 96 44 Appr.