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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 62 di venerdì 12 ottobre 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Brescia, Castelli, Castiello, Colucci, Comaroli, Cominardi, Davide Crippa, D'Uva, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Durigon, Fantinati, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Galli, Gallinella, Gallo, Gava, Gelmini, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Guerini, Guidesi, Lollobrigida, Lorefice, Manzato, Micillo, Molteni, Morrone, Picchi, Rixi, Ruocco, Carlo Sibilia, Spadafora, Tofalo, Vacca, Valente, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte al contrasto dell'escalation di crimini ai danni di esercizi commerciali nel comune di Padova, nonché all'innalzamento della fascia di classificazione della questura di Padova - n. 2-00129)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Zan ed altri n. 2-00129 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Alessandro Zan se intenda illustrare la sua interpellanza, per quindici minuti, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRO ZAN (PD). Grazie, Presidente. L'interpellanza in oggetto riguarda la situazione della sicurezza nel comune di Padova, dati i recenti fatti che hanno visto decine di esercenti della città colpiti dalle cosiddette “spaccate”, ossia effrazioni che sono state fatte al fine di derubare i locali dal fondo cassa, dagli strumenti di lavoro e dal mobilio di pertinenza. Dall'agosto di quest'anno si sono contati ben 36 episodi contro bar, ristoranti, negozi, anche storici della città, come il Caffé Pedrocchi e le Forze dell'ordine di Padova, a cui va tutto il sostegno e il ringraziamento per l'egregio lavoro, hanno arrestato in data 10 ottobre il presunto autore di gran parte dei crimini che aveva già diversi precedenti penali. La polizia di Stato e i carabinieri hanno lavorato senza sosta e intensamente durante questi mesi per identificare il presunto colpevole, riuscendo a portare a termine un compito difficile e delicato.

Tuttavia, questa escalation di episodi criminali ha messo in luce una serie di problematiche nella gestione della sicurezza in città, in primis un organico sottodimensionato e, in secondo luogo, il carente sostegno del Governo non solo a Padova, ma verso tutti i comuni nell'implementazione della videosorveglianza urbana. I comuni sono lasciati soli nell'acquisto e nell'installazione di nuove telecamere per il controllo del territorio urbano, carenza che, soprattutto nelle grandi città, non consente una sorveglianza capillare ed efficiente come il recente caso di Padova ha confermato.

Ad oggi, dal Governo non è arrivata alcuna chiara presa di posizione in merito alla riclassificazione della questura di Padova, neppure dopo le parole del capo della polizia, Gabrielli, che aveva confermato la volontà di sottoporre al Ministro Salvini il progetto, in occasione della firma dell'accordo di programma per l'edificazione della nuova sede della questura in data 20 giugno 2018.

Da quel momento sono passati più di quattro mesi e dal Ministero dell'Interno non sono arrivate altre novità, se non abbracci virtuali del Ministro, che ha fatto il tweet “abbracci padovani”, un po'- mi permetta - i soliti slogan contro la pacchia degli irregolari e la conferma - almeno quella è stata fatta, però vorrei dal Governo oggi una risposta precisa - dell'invio di nuovi 40 agenti del capoluogo, che peraltro è una decisione che era già stata approvata dal Governo a guida del Partito Democratico. La riclassificazione della questura è un'azione dovuta verso la città di Padova, urgente e non più rinviabile, sottolineo non più rinviabile; solo un provvedimento di carattere strutturale come quello dell'innalzamento di fascia, dalla fascia B alla fascia A potrà garantire una gestione della sicurezza adeguata alle dimensioni di Padova e del suo territorio.

Con questa interpellanza al Ministro dell'Interno si intendono sottoporre alla sua attenzione le gravi criticità esistenti e chiarire se vi sia la volontà politica di confermare la riclassificazione della questura di Padova e, nel caso, le tempistiche e le modalità di questo iter.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Stefano Candiani, ha facoltà di rispondere.

STEFANO CANDIANI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signor Presidente e onorevoli deputati, lo scorso mese di agosto il centro storico della città di Padova è stato interessato da una serie di furti in danno dei pubblici locali ed esercizi commerciali, commessi durante le ore notturne, anche comunemente denominati “spaccate”, perché realizzati con effrazione di infissi e sfondamento di vetrine.

In tutti gli episodi, gli autori, con un modus operandi ripetitivo, hanno asportato modeste somme di denaro e merci di scarso valore, causando però ingenti danni a serramenti e vetrine e aggiungo ovviamente causando un innalzamento della preoccupazione da parte dei cittadini. Anche se la non rilevante entità di quanto sottratto e le modalità utilizzate hanno fatto subito ritenere che si potesse trattare di soggetti di modesto spessore criminale, non riconducibili quindi a forme di criminalità organizzata, il numero degli episodi e l'incidenza territoriale degli stessi, concentrati quasi sempre nelle vie centrali del commercio, e l'aver interessato alcuni locali particolarmente in vista hanno destato appunto particolare allarme nella cittadinanza e nelle associazioni di categoria, che si sono mobilitate per richiamare l'attenzione sulla vicenda.

A fronte di tale situazione sono stati immediatamente attivate tutte le necessarie iniziative di contrasto, e già all'inizio del mese di settembre, in esito alle prime indagini da parte della locale questura è stato individuato e tratto in arresto un cittadino senegalese autore di due episodi in questione. La situazione è stata oggetto di periodici ulteriori approfondimenti a carattere tecnico-operativo, in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. In particolare, il 19 settembre le organizzazioni più rappresentative degli operatori economici danneggiati (l'Ascom, Appe e la Confesercenti), hanno partecipato in prefettura a una riunione per il Comitato provinciale e per l'ordine e la sicurezza pubblica, nel corso della quale è stata fornita loro rassicurazione sull'intensificazione dell'attività di controllo del territorio, con l'impiego di tutte le risorse disponibili, aggiungo come da disposizioni date dal Ministro.

A questa seduta ha fatto seguito, il successivo 27 settembre, una riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, in occasione della quale è stato deciso di migliorare ulteriormente il dispositivo in atto, impiegando nelle attività di controllo e sorveglianza anche le pattuglie della Polizia municipale e i militari dell'operazione “Strade sicure”, affinché questi ultimi, nell'ambito della vigilanza degli obiettivi sensibili loro demandata, potessero contribuire al dispositivo straordinario di prevenzione dispiegato nell'area.

In questa occasione, è stato deciso inoltre di coinvolgere gli istituti di vigilanza operanti in città per stimolare un'attiva azione di concorso nella prevenzione dell'attività criminale. Segnalo altresì che la polizia scientifica di Padova, con il supporto della zona telecomunicazioni Veneto, ha proceduto all'installazione di telecamere nel centro storico per integrare il sistema di videosorveglianza cittadina nei principali crocevia e luoghi di transito. Dal canto suo, l'Amministrazione comunale ha disposto uno stanziamento di circa 200.000 euro per contributi immediati agli esercenti che intendano installare sistemi di allarme collegati con le sale operative delle forze di polizia o degli istituti di vigilanza, posto che gli episodi accaduti hanno rilevato la quasi totale mancanza di sistemi di difesa passiva.

A seguito della mirata attività investigativa, finalizzata all'individuazione dell'autore dei citati episodi, pochi giorni fa, martedì 9 ottobre, il personale della polizia di Stato ha sottoposto a fermo di polizia giudiziaria un cittadino tunisino, domiciliato a Padova, in quanto gravemente indiziato del delitto di furto pluriaggravato. L'arrestato, che è risultato peraltro illegalmente presente sul territorio nazionale, è stato immediatamente tradotto presso la locale Casa circondariale, a disposizione dell'autorità giudiziaria e certamente l'avere coscienza della presenza di questi stranieri clandestini sul territorio merita ovviamente una riflessione in merito ai dispositivi che in passato possono essere stati non sufficienti per contrastare questo tipo di criminalità, che purtroppo a Padova o in altre parti del territorio nazionale, come sappiamo, è ben presente. Più in generale, posso assicurare che è massima l'attenzione dell'amministrazione pubblica della sicurezza nei confronti della città di Padova e della sua provincia, da sempre aree particolarmente esposte a fenomeni di criminalità. In tale quadro, informo che è stata già programmata, entro il corrente mese di ottobre, l'assegnazione alla questura di Padova di dieci nuove unità di personale, di otto unità per il mese di novembre e di altre ventidue per il mese di febbraio 2019. Peraltro, confermo che, nell'ambito di un più generale progetto di organizzazione delle questure in ambito nazionale, che stiamo rivedendo e stiamo ricostruendo, Padova sarà collocata in prima fascia e ciò consentirà l'assegnazione a regime di circa 130 unità aggiuntive di personale.

In merito ai tempi di attuazione di tale progetto, per il quale sono in corso incontri con le organizzazioni sindacali del personale, si ritiene che esso possa divenire operativo già nella primavera del 2019, dopo la fase di predisposizione dei necessari atti normativi e ordinamentali e della conseguente approvazione da parte della Corte dei conti.

Questo è l'impegno che il Ministero dell'Interno sta mettendo su disposizioni precise da parte del Ministro per la città di Padova e per il territorio che da essa dipende, avendo ben chiaro che, innanzitutto con nuovi strumenti, come il “decreto sicurezza”, che in Parlamento si appresta a valutare e ad approvare nei prossimi giorni, ci potranno essere anche strumenti normativi più efficaci e validi a disposizione dei tutori delle forze dell'ordine.

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Zan ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALESSANDRO ZAN (PD). Grazie, Presidente. Sottosegretario, io non mi ritengo affatto soddisfatto, perché lei ha raccontato il susseguirsi dei fatti mettendo in evidenza l'impegno, come ho sottolineato prima, della polizia e delle forze e dell'ordine dicendo anche che l'amministrazione, il comune di Padova, ha messo a disposizione anche la polizia locale per dare una mano, ma questo ovviamente è un merito del comune di Padova, non certo del Ministero dell'Interno. Penso che la sua risposta sia assolutamente insufficiente, perché nell'interpellanza avevo chiesto sostanzialmente due cose: di dirci esattamente i tempi in cui la questura di Padova passerà dalla fascia B alla fascia A, come è stato detto per altre questure, come quella di Verona, di Brescia e di Bergamo, e soprattutto quali investimenti il Ministero metterà in campo per aumentare la video sorveglianza, perché sappiamo che anche questo è uno strumento investigativo deterrente molto importante per contrastare fenomeni criminali, anche perché Padova è una città che acquisisce sempre più importanza, è baricentrica nel Nord-Est e ha bisogno di risposte immediate.

Sulla questione del tunisino arrestato, chiediamo che ci sia la sua espulsione. Sappiamo benissimo che ci sono dei problemi con la Tunisia per l'identificazione di queste persone, dunque il Ministro Salvini, anziché fare le dirette Facebook, dovrebbe stare al Viminale e cercare di lavorare per potenziare le forze dell'ordine e per fare accordi con i Paesi, come la Libia e la Tunisia, per consentire un'identificazione di queste persone, perché sappiamo benissimo che se il Paese di provenienza di questi delinquenti, di queste persone, non accetta l'identificazione degli stessi, l'espulsione è impossibile, perché si fermano nei centri di detenzione e poi non riescono più ad uscire dal nostro Paese. Per cui, basta con la propaganda, ritengo che non ci si possa limitare a fare gli slogan ma bisogna agire concretamente.

Poi, in merito alla questione del personale, i 40 uomini che arriveranno a Padova: lei mi sta dicendo adesso che ne arriveranno 10 tra il mese di ottobre e di novembre e altri 22, ma io sapevo che fossero 40 e non 32, e in ogni caso questi uomini aggiuntivi delle forze dell'ordine sono già stati decisi dal precedente Ministro, cioè dal Ministro Minniti e inseriti nella legge di bilancio dell'anno scorso. Per cui, lei sta dicendo che questi uomini che arriveranno sono il frutto del lavoro del Ministro Salvini, cosa veramente falsa e inaccettabile. Sottosegretario, conosco lei e stimo il suo lavoro, però il suo Ministro è veramente impresentabile, uno che dice via Twitter “abbraccio i padovani”, quando degli abbracci francamente i padovani se ne fanno poco. Oltretutto, mi pare un'appropriazione indebita quella di questi 40 uomini che Salvini ha detto che manderà, quando in realtà li abbiamo mandati noi; è un'appropriazione indebita forse meno grave dell'appropriazione indebita che c'è stata dei 49 milioni di euro sottratti dalla Lega ai cittadini italiani. Penso che serva serietà quando si affrontano questi temi. La sicurezza dei cittadini non è un dettaglio.

La sicurezza dei cittadini deve essere messa in campo con delle misure e con un lavoro serio. Lei non mi ha risposto sulla data precisa, i tempi precisi in cui la questura di Padova passerà in fascia A, lo ha solo annunciato, e questo l'aveva annunciato anche il Ministro Minniti; non mi ha detto se arriveranno nuovi mezzi. Molte realtà del Sud hanno potuto acquistare nuovi mezzi della polizia e dei carabinieri, cioè nuove automobili, grazie ai fondi PON che sono stati destinati nelle aree del Sud, mentre al Nord questi fondi non sono arrivati, per qui è necessario che il Governo stanzi ulteriori fondi per dare nuovi mezzi, per consentire l'acquisto di nuove automobili, molte delle quali sono ormai da sostituire.

Sottosegretario, vista l'urgenza della situazione e prendendo anche le parole del sindaco Giordani, che in questi giorni, in questi mesi, ha mostrato tutta la sua preoccupazione, indignazione e rabbia per quello che è accaduto, a Padova noi non possiamo rimanere dentro a una sorta di impotenza rispetto ai fatti criminali che si verificano, per cui non basta un invio spot delle forze dell'ordine, serve un aumento strutturale dell'organico e dei mezzi. Questo aumento strutturale può essere fatto solo se la questura passerà dalla fascia “B” alla fascia “A”. Spero veramente che le sue parole si traducano in fatti, e su questo vigilerò, perché non è accettabile che quando si parla di sicurezza si parli solo con gli slogan e con le dirette Facebook. Penso che quello che è stato fatto dal Governo di centrosinistra è stato molto importante, voi non potete però vivere di rendita di quello che abbiamo fatto noi, perché prima o poi questa rendita finirà e allora i cittadini si renderanno conto che purtroppo le vostre sono solo parole. Spero di no, ovviamente, per il bene della mia città e per la sicurezza dei cittadini, però su questo garantisco che vigilerò, perché la situazione è molto pericolosa, è molto preoccupante in questa fase, e non può essere risolta con le chiacchiere ma deve essere risolta con i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti in merito alla conclusione dell'esame del rapporto costi-benefìci delle opere infrastrutturali già avviate e alla valutazione dei danni economici conseguenti all'interruzione dei progetti in corso - n. 2-00134)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Rotta n. 2-00134 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Alessia Rotta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSIA ROTTA (PD). Intervengo, Presidente, grazie. Questo Governo ha ereditato oltre 100 interventi e programmi approvati e in corso, parliamo di contratti firmati. Voi ci state abituando al fatto che per voi i contratti e gli impegni presi sono carta straccia, quindi mi chiedo anche chi è quel pazzo che potrebbe pensare di investire in un Paese che non sa rispettare gli accordi, parliamo però, per arrivare al concreto, di opere per un valore economico totale di 132,9 miliardi di euro, con risorse già disponibili per un totale di 97,5 miliardi, un fabbisogno residuo di 35,3 miliardi. Dei 97,5 miliardi disponibili, i finanziamenti per investimenti sia in infrastrutture legate al settore della mobilità sia per il rinnovo del parco mezzi adibito al TPL ammontano a circa 83 miliardi di euro. Cioè, di questo parliamo: mai, dalla seconda guerra mondiale, l'Italia ha conosciuto un volume simile di investimenti in infrastrutture per far crescere il nostro Paese. Dovreste essere quindi felici di questi dati, visto che state dicendo che il vostro obiettivo è quello di far crescere il Paese attraverso lavoro ma anche investimenti, moderne infrastrutture. Pensate di farlo dunque bloccando queste infrastrutture, questi investimenti? Purtroppo ad oggi le azioni non corrispondono ai vostri propositi, perché invece di interrogarvi seriamente su cosa fare per sfruttare l'eredità ricevuta, preziosa anche in questo caso, il Ministro delle infrastrutture si è distinto per le ispezioni, le sue notte gaffe, e il sostanziale blocco e l'allungamento dei tempi nella realizzazione di alcune opere di rilevanza strategica. E veniamo appunto ad una di queste opere di rilevanza strategica, almeno dal nostro punto di vista. In particolare, al centro dell'attenzione c'è l'alta velocità ferroviaria Brescia-Padova; il tratto Brescia-Verona, ormai in appalto, è un'opera ferroviaria strategica di fondamentale importanza per il Nord-Est ma in generale per tutto il settentrione.

Non vorremmo che il sogno del Governo del cambiamento diventasse piuttosto un incubo per l'Italia, ma di questo appunto stiamo chiedendo conto. Nel contratto di Governo non vi è traccia di questo asset.

Nel cosiddetto contratto per il Governo del cambiamento sottoscritto da Lega e MoVimento 5 Stelle, un capitolo è dedicato a trasporti, infrastrutture e telecomunicazioni, invero piuttosto breve, ma non vi sono riferimenti a grandi opere infrastrutturali se non, piuttosto, la preoccupante affermazione che “con riguardo alla linea ad alta velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia”. Tale impostazione è stata recentemente confermata dalla scelta del Ministro interpellato, che ha dato seguito all'annunciata intenzione di rivedere le decisioni in merito ad alcune infrastrutture strategiche, usando a pretesto una verifica su costi e benefici già ampiamente realizzata in precedenza; naturalmente, nulla di inventato. In tale senso è stata istituita, abbiamo appreso, una struttura tecnica di missione presso il Ministero delle Infrastrutture che ha il compito di analizzare il rapporto costi-benefici delle grandi opere. Si potrebbe sapere, dunque, a che punto siamo e quanto, ancora, dobbiamo aspettare? Perché, ancora non abbiamo chiaro - questo è il tema veramente politico, ma importante, che i cittadini devono sapere - se a prevalere sarà la linea della Lega o quella del MoVimento 5 Stelle che, su questo punto, sono completamente divise.

Nel frattempo, naturalmente, a perdere è l'Italia, perché, come è noto, il tempo non è una variabile indifferente; evidentemente; quei contratti sono pronti, quelle imprese sono pronte, quei lavoratori sarebbero pronti a lavorare se non ci fosse qualcuno che li blocca. State usando, dunque, la valutazione costi-benefici, che esiste, appunto, da trent'anni e certamente non l'avete inventata voi, per mascherare le vostre divergenze e prendere o, meglio, perdere tempo.

Nei mesi scorsi, al Senato, il Ministro Toninelli ha confermato questi sinistri presagi sulla tratta TAV Brescia-Verona; sul punto, Toninelli ha sostanzialmente comunicato che la verifica sulla tratta potrebbe portare alla cancellazione dell'opera. Si tratta di affermazioni davvero gravi; questa impostazione, che non è altro che un'impostazione ideologica, temiamo porterà solo danni alla nostra economia e allo sviluppo che l'alta velocità potrebbe portare, anzi, noi siamo certi porterà, a meno che non la fermiate. Fermare la Brescia-Verona, significa affossare il corridoio ferroviario 5 ed anche il percorso verso il Brennero e sarebbe la morte per il futuro della logistica.

Capisco che il Ministro Toninelli sia convinto che a risolvere il problema sarà, anzi, dovrebbe essere già oggi, il tunnel del Brennero, che qualcun altro per fortuna ha provveduto a far realizzare, ma non è ancora stato realizzato, lo dico a beneficio degli italiani.

Il 2 ottobre, nel corso di un'audizione in Commissione trasporti alla Camera, l'amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana, Maurizio Gentile, ha dichiarato: “A mio parere l'alta velocità così come l'abbiamo realizzata ad oggi basta, si ferma con la realizzazione del collegamento Brescia-Padova”. Tale affermazione chiarisce senza dubbio che i lavori sulla tratta veneta vanno conclusi, soprassedendo su ulteriori interventi.

Nello stesso giorno, il consiglio regionale del Veneto ha approvato, a maggioranza, ma con il voto contrario dei consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle, una mozione che impegna la giunta regionale a intervenire con il Governo per il completamento della TAV. Ora, sarà sufficiente l'atto di indirizzo della giunta veneta e del consiglio regionale? Nel testo di questa mozione si specifica anche l'impegno, appunto, ad assicurare senza ulteriori ritardi il proseguimento dell'iter e il quadruplicamento della linea. L'opera è fondamentale per disinnescare il crescente traffico autostradale, favorendo il trasporto merci su rotaia e agevolando quello dei passeggeri per i pendolari.

La velocità della ripresa economica e la competitività del nostro Paese dipendono, anche, dalla realizzazione di investimenti pubblici e privati nel settore. Sulle grandi opere si misura la capacità di guardare al futuro e di dotare il Paese di un sistema complesso, capace di creare crescita ed evitare l'isolamento del Paese dal resto dell'Europa. Ma capiamo che la svolta autarchico-sovranista potrebbe prendere il sopravvento.

Estremamente grave sarebbe la decisione di fermare la realizzazione di opere in corso di realizzazione o, peggio, già finanziate, per le quali sono state impegnate spese ingenti e risorse economiche; in alcuni casi, oltretutto, si tratta di opere che investono la responsabilità internazionale del nostro Paese, sulla base di accordi internazionali. Ma capiamo che, anche qui, forse vige il “me ne frego”, come abbiamo sentito, purtroppo, ripetersi in questi giorni. Con le sue risposte, sottosegretario, capiremo se nelle prossime scelte del Governo prevarrà, allora, la linea del MoVimento 5 Stelle o quella della Lega.

Quindi, in sintesi, vorrei sapere quando esattamente si concluderà l'analisi costi-benefici e, soprattutto, di quanto si allungheranno i tempi se ne abbiate coscienza e quanto ci costa e quanto ci è costato questo allungamento di cinque mesi? Perché queste domande? Perché non vorremmo che il vostro sogno, quello che avete venduto, di cambiamento, si trasformasse in un incubo per l'Italia.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Come è noto, sulla questione della realizzazione del completamento di alcune opere pubbliche di rilievo nazionale sono in corso attente analisi per la valutazione del rapporto costi-benefici; infatti, l'analisi e la valutazione di questo rapporto costituisce uno strumento indispensabile per avere chiara la realtà dei fatti e, quindi, procedere nell'azione politica, operando le scelte più idonee a garanzia dell'interesse pubblico. Ad oggi, un pool di esperti sta svolgendo tali analisi, anche su interventi infrastrutturali, quali, appunto, la linea alta velocità- alta capacità Brescia-Verona-Padova e la linea ferroviaria Torino-Lione.

Per conferire imparzialità alle analisi, queste vengono condotte secondo la metodologia e i criteri espressi nelle linee guida per la valutazione delle opere pubbliche emanate, appunto, dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti il 30 giugno 2017, con decreto ministeriale. Inoltre, è prevista un'integrazione del lavoro degli esperti con un'analisi dei flussi di traffico attuali e previsti nell'ambito di scala vasta, compresi i valichi alpini.

Evidenzio anche che la struttura tecnica di missione del Ministero non sta semplicemente rivedendo l'analisi dei costi e dei benefici, ma sta anche conducendo una parallela ricognizione degli obblighi giuridici contrattuali e degli impegni internazionali; naturalmente, saranno tenute in debito conto le eventuali penali che andrebbero corrisposte in caso di interruzione dei lavori o di revisione dei progetti.

La consegna delle valutazioni è prevista entro il mese di dicembre; mi permetto di aggiungere che alcune analisi costi-benefici relative ad alcune opere saranno pronte probabilmente già entro la fine di questo mese; in aggiunta ricordo che il contratto di programma 2017-2021, parte investimenti, tra il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e RFI, cioè Rete ferroviaria italiana, nel quale è compresa la realizzazione della linea Brescia-Padova, è ora all'esame delle competenti sedi parlamentari. Quindi, assume fondamentale importanza il relativo parere che sarà reso presumibilmente entro la fine del mese corrente; infatti, voglio ricordare che in maniera univoca le Commissioni trasporti e lavori pubblici, sia alla Camera che al Senato, hanno chiesto altre due settimane - e naturalmente il Governo ha accettato - per valutare più attentamente; dico all'unanimità, perché è stata votata dal MoVimento 5 Stelle, dalla Lega e anche dal Partito Democratico. Per noi, naturalmente, oltre all'analisi costi-benefici, sarà importante sapere il parere proprio del Parlamento anche sulla linea ad alta velocità Brescia-Verona. In generale, evidenzio che, parallelamente alla valutazione delle opere da realizzare, priorità di questo Governo è privilegiare ogni necessaria attività di manutenzione delle opere già esistenti, per garantire la massima sicurezza.

PRESIDENTE. La deputata Alessia Rotta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, evidentemente non sono soddisfatta, perché ho ascoltato, purtroppo, ulteriori parole, parole, ovviamente, di una dilazione che già conosciamo, la dilazione di questi mesi, e dalle quali abbiamo appreso, oggi, che la dilazione si protrarrà almeno fino a dicembre per la decisione, quindi non una data certa, ma, certamente, altri mesi. Mi sembra, però, sottosegretario, quasi insultante quello che sussume il suo intervento, cioè che, adesso, il ritardo sulle vostre decisioni, colpevole ritardo sulle vostre decisioni, sia da addebitare a un tempo che, evidentemente, in altri casi non avete voluto concedere, anzi, non concedete veramente mai al Parlamento per discutere, e, quindi, che la colpa di questo ritardo, abbiamo letto, sono le due settimane che le Commissioni competenti hanno chiesto per valutare approfonditamente l'opera.

Ecco, questo è un insulto, non solo perché mostra per l'ennesima volta la vostra contraddizione, perché il Parlamento è a giorni alterni al centro del vostro interesse, con la contrazione dei tempi, quando volete, ma evidentemente noi non vogliamo la contrazione dei tempi, vogliamo, però, che il Paese non ci perda nei vostri giochetti, perché arriverà quel giorno, lo ripeto, arriverà quel giorno e io farò sapere, mi farò portavoce non solo della sua risposta.

Capisco che, quindi, la mozione del consiglio regionale e la decisione poi d'intervento della giunta del Veneto non valgono nulla. Non valgono nulla perché prima ci sono tutti i “bla bla” su cui lei ci ha appunto fornito ampia risposta, rispetto al fatto che voi avete inventato l'analisi costi-benefici, che voi siete pronti a pagare le penali; questo, appunto, l'avete non solo messo nel conto, ma mi sembra che si andrà in quella direzione.

Voglio però lasciarla con alcune considerazioni che vale la pena sempre sottolineare. Lo sapete che il comparto delle costruzioni e il suo indotto valgono il 15 per cento del PIL, e se si bloccano si ferma il Paese? Lo sapete che nessun grande Paese lo è davvero senza un'adeguata rete di infrastrutture? Inoltre, dimenticavo, del suo intervento, il fatto di privilegiare la manutenzione delle reti e delle infrastrutture già esistenti: già questa mi sembra una grave ombra che si adombra, appunto, sulla TAV, una pregiudiziale anzi, mi verrebbe da dire, perché appunto di tale trattasi. Per cui dobbiamo desumere che, sicuramente, dopo l'attenta valutazione dei costi e benefici, addurrete un'altra scusa che già leggiamo tra le righe, che è quella delle priorità (quindi il tempo che si allungherà). Sappiamo e possiamo dire alle imprese, ai cittadini, ai lavoratori che aspettavano quest'opera che la potranno aspettare ancora a lungo, perché poi ci sarà un'altra scusa (perché di scuse trattasi).

Senza rete infrastrutturale, quindi, il Paese non cresce. Non è solo il Nord che ha bisogno di colmare il suo gap infrastrutturale per crescere: è anche il Sud, di cui inutilmente, evidentemente, parlate, pensando che il lavoro venga creato solo dal miglioramento dei centri per l'impiego, come se i centri per l'impiego poi potessero creare essi stessi del lavoro o produrlo come lo sfregamento delle pietre focaie. Lo ha spiegato Salvini alle piccole e medie imprese del Nord, che il Governo vuole bloccare gli investimenti pubblici che danno lavoro e reddito per poter pagare il reddito di cittadinanza a chi non lavora? Questo, allora, la prossima volta che il Ministro Salvini, o qualcuno dei rappresentanti del Governo della Lega, verrà in Veneto dovrà dire: che state bloccando il Paese, state bloccando gli investimenti, state bloccando una parte produttiva del Paese. Perché se per il Vicepremier Di Maio la decrescita infelice è il programma del Governo, sorprende invece che il suo collega Vicepremier Salvini sia disposto a sacrificare sull'altare della sua ambizione personale non gli interessi del Paese, di cui, a ben guardare, sembra poco interessato, ma anche quelli del suo elettorato di riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza volte alla tutela dell'ambiente e della salute pubblica nella zona di Follonica e Scarlino, anche attraverso un efficace monitoraggio e uno studio epidemiologico sullo stato di salute della popolazione dell'area interessata dall'inceneritore della piana di Scarlino - n. 2-00135)

PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza urgente Ripani ed altri n. 2-00135 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Elisabetta Ripani se intenda illustrare la sua interpellanza, per quindici minuti, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELISABETTA RIPANI (FI). Sì, intendo intervenire.

PRESIDENTE. Prego.

ELISABETTA RIPANI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'interpellanza urgente che mi accingo ad esporre focalizza l'attenzione su una vicenda tristemente nota in Toscana, la mia terra di origine, precisamente sulla costa maremmana: quella del termovalorizzatore di Scarlino, in provincia di Grosseto. Un impianto inefficiente, anti-economico e altamente inquinante, che potrebbe condannare l'omonima Piana a divenire la nuova Terra dei veleni; una vicenda che esige una soluzione definitiva ed urgente, al fine di tutelare la salute pubblica e l'ambiente.

L'inceneritore in esame, di proprietà della società Scarlino Energia Spa, è situato nella Piana di Scarlino, dove è ubicato il polo chimico-industriale del Casone, di cui fanno parte anche gli impianti di Nuova Solmine e Huntsman Tioxide. Si tratta di un'area già fortemente compromessa da un'intensa attività industriale ultradecennale, dove le bonifiche delle acque di falda non hanno trovato concreta esecuzione ed attendono di essere completate da oltre 25 anni.

A partire dall'anno 2009, la provincia di Grosseto rilascia ben tre autorizzazioni al funzionamento dell'impianto. Nel 2015 è la volta del nuovo ente preposto, in virtù di un passaggio di competenze, ovvero la regione Toscana. Si instaura, contestualmente alle concessioni, un'interminabile contenzioso che vede protagonisti i privati cittadini, il comune di Scarlino, il limitrofo comune di Follonica interessato dall'inquinamento della Piana ed i comitati ambientalisti: una battaglia giudiziaria continua, al fine di scongiurare i potenziali rischi per la salute derivanti dall'esposizione a sostanze inquinanti.

Ripercorriamo, brevemente e sommariamente, quelle che sono state le tappe di questo contenzioso. TAR e Consiglio di Stato si sono espressi sull'illegittimità dei provvedimenti concessi dalla provincia di Grosseto. Con riguardo invece all'autorizzazione rilasciata dalla regione Toscana, la sentenza del TAR n. 921 del 2017 ha accolto in parte il ricorso dei comitati ambientalisti e dei comuni di Follonica e Scarlino, che si sono poi nuovamente appellati al Consiglio di Stato per le parti respinte dal TAR.

La sentenza del Consiglio di Stato, tra l'altro, è attesa nel mese corrente, ma nel frattempo Scarlino Energia ha nuovamente avanzato richiesta per la riaccensione dell'impianto. La conferenza di servizi, conclusasi a luglio 2018, ha approvato la valutazione di impatto ambientale, e la giunta regionale, in data 30 luglio 2018, ha infine deliberato di esprimere pronuncia favorevole di compatibilità ambientale, autorizzando l'avvio dell'impianto.

Arrivati a questo punto alcune considerazioni sono d'obbligo. La prima è: nel corso delle sedute della conferenza di servizi convocate nel procedimento di valutazione di impatto ambientale, i comuni di Follonica e Scarlino hanno richiesto lo svolgimento della valutazione di impatto sanitario, per verificare l'incidenza dell'impianto sulla salute della popolazione, ma tale valutazione non è mai stata esperita nel procedimento in oggetto, e a nulla è valsa la richiesta avanzata dai comuni di sospendere la conferenza dei servizi in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato, che è prevista per ottobre.

Inoltre l'ASL nel primo semestre del 2018 ha depositato in regione Toscana ben 69 pagine di aggiornamento sullo stato di salute dei cittadini follonichesi e scarlinesi, richiesto dalle due amministrazioni comunali in sede di conferenza dei servizi, e consultabile sul portale della regione Toscana alla voce “contributo ASL”. Dall'approfondimento in questione emergono dei dati che sono allarmanti, relativi all'aumento di patologie neoplastiche della vescica, del colon retto e della prostata per gli uomini, delle cardiopatie ischemiche per le donne, delle malattie respiratorie, e viene fortemente raccomandata la sorveglianza particolare con riguardo alle nascite premature e sottopeso. Tra i fattori di rischio si colloca l'esposizione a inquinanti ambientali.

Ma non solo (e qui giungiamo a quello che è il nodo cruciale della questione). Gli esiti della consulenza tecnica del CNR, il Centro nazionale di ricerca di Napoli, ente autorevole e super partes, utilizzata nel contenzioso civile n. 1994 del 2013 pendente presso il tribunale di Grosseto nell'ambito di una class action promossa da associazioni ambientaliste e privati cittadini, hanno poi trovato conferma nella relazione peritale dei componenti del collegio dei consulenti tecnici d'ufficio, sottolineando la necessità di apportare modifiche impiantistiche. La legge dispone infatti che gli inceneritori debbano essere progettati, costruiti, equipaggiati e gestiti in modo tale che, dopo l'ultima emissione di aria di combustione, i gas prodotti dal processo di incenerimento siano portati, anche nelle condizioni più sfavorevoli, ad una temperatura di 850 gradi per almeno due secondi. L'inchiesta del CNR ha dunque evidenziato che i forni non fossero nella misura giusta per bruciare gli inquinanti dei fumi che poi vengono immessi nell'aria; che la permanenza dei fumi nei forni non riesca a garantire allo stato attuale l'abbattimento delle diossine; e che non si possa escludere che tali sostanze non vengano liberate nell'aria. Per dirla in parole povere, i forni della Scarlino Energia, stando alla relazione del CNR, non rispettano i dettami di norme fondamentali ai fini della sicurezza delle emissioni: in particolare il comma 3 dell'articolo 237-octies del decreto legislativo n. 152 del 2006.

L'inceneritore di Scarlino, che è stato costruito negli anni Sessanta per svolgere un'altra funzione, è oggi un impianto vecchio, inadeguato e non dotato soprattutto delle migliori e moderne tecnologie. È rimasto operativo dal gennaio 2013 fino al maggio 2014, per poi essere fermato per ben dieci volte per una serie di incidenti tecnici, che hanno fatto registrare notevoli sforamenti dei limiti previsti dalla legge per l'emissione di microinquinanti (diossine e furani) e macroinquinanti (zolfo e monossidi di carbonio).

Da segnalare che l'inquinamento nella Piana provoca, inoltre, ingenti danni al settore dell'agricoltura e dell'allevamento, nonché al turismo, in un'area che è fortemente a vocazione turistica, e che su queste attività fonda la propria economia, già fortemente in sofferenza per gli effetti di una crisi generalizzata che in Maremma fa registrare il segno “meno” davanti a tutti i principali indicatori economici.

Ad aggravare ulteriormente la situazione per la Piana di Scarlino si aggiungono poi la chiusura del termovalorizzatore di Pisa e la mancata realizzazione del nuovo inceneritore di Case Passerini a Firenze, che lasciano intravedere il rischio concreto che l'impianto di Scarlino, con tutti i dubbi e le criticità evidenziati e i giudizi pendenti, si trasformi in centro di stoccaggio e smaltimento dell'intera regione Toscana. Recentemente - nelle scorse settimane - è stata approvata dal consiglio regionale della Toscana una mozione, a firma del capogruppo del PD, che impegna la giunta regionale a riferire se realmente nel procedimento di autorizzazione non si sia tenuto conto dello studio del CNR di Napoli, della relazione tecnica dei consulenti tecnici d'ufficio e della richiesta di valutazione di impatto sanitario e a mettere in atto, in ossequio al principio di precauzione, ogni azione al fine di verificare le ricadute dell'impianto sullo stato di salute dei cittadini, valutando anche una revisione del proprio orientamento con l'eventuale annullamento in autotutela di quanto già deliberato. Dunque, non se ne viene a capo.

Forza Italia, da parte sua, si è fatta carico fin da subito di quelle che sono state le istanze e i timori dell'intera comunità. Lo ha fatto a livello locale e intende farlo in modo incisivo anche a livello parlamentare, per ottenere quello che è il risultato che noi ci auspichiamo. Siamo qui per chiedere al Governo, con viva voce, un intervento che sia diretto, deciso ed incisivo. Il Governo non può chiudere gli occhi davanti a un tale grido d'allarme. Chiediamo, quindi, di attuare tutte le verifiche sanitarie e ambientali nell'ambito di quelle che sono le proprie competenze e di interagire con gli enti territoriali interessati per garantire l'interesse supremo della salute e della tutela dell'ambiente. Inoltre, chiediamo se il Governo intenda promuovere un serio ed efficace monitoraggio e studio epidemiologico, che oggi manca, sullo stato di salute della popolazione dell'area interessata dall'inceneritore.

Mi permetta, al termine dell'esposizione, di fare anche una considerazione personale, più che altro di carattere politico, su una vicenda che definirei grottesca. Infatti, noi abbiamo da un lato un'intera comunità, che è formata da semplici cittadini, da famiglie che sono terrorizzate e spaventate per la salute dei propri cari e dei propri figli, da comitati, amministrazioni comunali, sindaci e partiti locali che, nonostante abbiano un diverso colore politico, stanno portando avanti, con tenacia ma soprattutto uniti, una solida battaglia. Dall'altra parte, invece, abbiamo la politica dei vertici regionali di sinistra, con in pole position il governatore della Toscana e l'assessore regionale all'ambiente, che si sta dimostrando completamente sorda e noncurante di quelle che sono le richieste dei cittadini e non solo dei cittadini ma anche dei propri amministratori locali, dei propri sindaci del PD che minacciano rotture con il proprio partito e minacciano addirittura di stracciare la tessera del partito nel caso in cui vengano riaccesi i forni. E per di più, per onor di cronaca e soprattutto per rispolverare questa parola che va tanto di moda, la “coerenza”, bisogna sottolineare come quello che è l'attuale capogruppo in regione Toscana del Partito Democratico oggi definisce questo impianto “un ferro vecchio” e porta all'attenzione del consiglio regionale e fa addirittura approvare una mozione che prevede l'eventuale annullamento in autotutela di quanto precedentemente deliberato. Ma questo stesso capogruppo del PD al momento in cui rivestiva il ruolo di presidente della provincia di Grosseto era lo stesso che autorizzava l'inceneritore di Scarlino. Allora, qualcosa non torna: qual è la differenza tra adesso e prima tenuto conto che, per quanto riguarda l'impianto, non si sono verificate delle modifiche? Allora, glielo dico io qual è la differenza: la differenza è che prima il Partito Democratico in Toscana godeva di un bacino di voti invidiabile e oggi, invece, subisce una vera e propria emorragia di consensi che, evidentemente, si stanno apprestando a recuperare velocemente, perché in questi stessi comuni che sono interessati dall'inceneritore di Scarlino si andrà al voto nella prossima primavera e ci sono, tra l'altro, anche le elezioni regionali alle porte dove la batosta per il PD è assicurata, visti gli ingenti danni che stanno combinando in regione Toscana.

Allora, a me non interessa che cosa stia pensando il Partito Democratico, se pensa di tutelare chissà quali interessi o se sta pensando ai voti. A me interessa che il mio partito sia sempre stato coerente e che sia sempre schierato a sostegno di questa comunità e che abbia preferito mettere in tasca la tessera di partito e porre una mano sulla coscienza. E, allora, noi ci appelliamo al Governo, anche perché quelli che sono i partiti che oggi compongono l'attuale maggioranza di Governo sono gli stessi partiti che sul territorio ci aiutano a sostenere questa battaglia che, prima di tutto, è una battaglia di verità. Per cui, noi oggi siamo qui per un unico motivo: siamo qui per chiedervi aiuto e siamo qui per chiedervi di non lasciarci soli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Presidente, ringrazio gli interroganti perché la domanda permette una sottile, anzi un'ampia risposta.

Con riferimento alle questioni poste, si fa presente, in via preliminare, che gli impianti industriali presenti nella Piana di Scarlino sono da anni oggetto di attenzione da parte delle competenti autorità, considerata la rilevanza dal punto di vista ambientale degli stessi. Per quanto concerne, in particolare, l'impianto della Scarlino Energia, sulla base degli elementi acquisiti, risulta che l'installazione, precedentemente alimentata a biomasse, è stata avviata nella nuova configurazione a biomasse e CDR (combustibile derivante da rifiuti) nel dicembre 2010. Dopo poco più di un anno dal rilascio dell'AIA, il TAR Toscana, con sentenza del 2011, ha annullato l'autorizzazione rilasciata dalla provincia di Grosseto e l'attività è stata interrotta, con apertura di un lungo contenzioso amministrativo. Nell'aprile 2012 è stato avviato un nuovo procedimento di VIA/AIA per l'impianto termovalorizzatore e l'impianto di trattamento dei rifiuti liquidi, la cui autorizzazione è stata rilasciata dalla provincia nel 2012.

Nel maggio 2013 un controllo ARPAT, effettuato nell'ambito delle previste ispezioni AIA, ha evidenziato il superamento dei limiti emissivi per le diossine indicati in autorizzazione e l'impianto è stato quindi fermato. In seguito allo sforamento per il parametro diossine, nel periodo giugno-luglio 2013 il gestore ha prodotto delle relazioni tecniche per la richiesta di nullaosta al riavvio dell'impianto, avvenuto all'inizio dell'agosto 2013, dopo il rilascio della necessaria autorizzazione provinciale. La fase di riavvio ha richiesta da parte di ARPAT una serie di controlli e verifiche aggiuntivi, condotti nel periodo agosto-dicembre 2013 secondo uno specifico cronoprogramma. Nel 2014 è stata effettuata l'ispezione AIA, i cui esiti sono stati riportati nel rapporto ARPAT del 2015.

Le verifiche condotte in fase di riavvio e di successiva marcia durante il 2014, unitamente allo sviluppo di un metodo di controllo e di analisi dedicato per la valutazione della gestione dei microinquinanti, ha permesso di verificare che il superamento del limite emissivo registrato a maggio 2013 era ricollegabile a problemi di riformazione di diossine nel sistema DeNOx (sistema di abbattimento per gli ossidi di azoto). Pertanto, sono state impartite prescrizioni volte al monitoraggio, alla prevenzione e al controllo dell'instaurarsi dei fenomeni di riformazione evidenziati quali causa del suddetto superamento. Per il controllo dei microinquinanti lo studio condotto ha dimostrato che in assenza di fenomeni di riformazione nel tratto interessato, le linee dell'impianto garantivano il rispetto della normativa, dei BREF europei e dei limiti emissivi autorizzati sia per le emissioni in atmosfera che per gli scarichi idrici.

In seguito ad ulteriori vicende giudiziarie relative alle autorizzazioni rilasciate, con sentenza del 2017, il TAR Toscana ha ritenuto necessario un approfondimento istruttorio da parte della regione rispetto al profilo sanitario, in relazione ai possibili effetti dell'impianto sulla salute della popolazione, nonché l'individuazione di soluzioni atte ad evitare che i contaminanti rilasciati nel canale Solmine possano depositarsi nei sedimenti delle rive. Per questi due aspetti, nel dicembre 2017 è stato quindi riaperto il procedimento di VIA e di AIA, che si è recentemente concluso favorevolmente con la delibera del luglio 2018. Ad oggi l'attività oggetto di AIA è ancora ferma.

Nel corso del suddetto procedimento, è stata presentata dal gestore documentazione integrativa e previste soluzioni tecniche a tutela ambientale del canale Solmine. Inoltre, è stato acquisito l'aggiornamento sullo stato di salute dei comuni di Follonica e Scarlino svolto dall'ufficio sanitario locale ed il contributo di vari soggetti preposti, tra cui l'ARPAT. In particolare, la predetta agenzia si è espressa favorevolmente con riferimento alle modalità di monitoraggio e di rimozione dei sedimenti della foce del canale ed ha proposto alcune prescrizioni circa la procedura operativa da seguire, le modalità, le tempistiche e la comunicazione delle attività di monitoraggio dei sedimenti. Ai fini del mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente del sito della rete Natura 2000 ZSC “Padule di Scarlino” e nel rispetto del principio di precauzione, è stato, inoltre, prescritto al Gestore il posizionamento di stazioni di monitoraggio prevedendo, all'interno della stessa zona umida, a congrue distanze tra loro, il collocamento di ulteriori puntuali stazioni di monitoraggio, al fine di verificare l'eventuale presenza di contaminanti nello stesso sito e, in caso di riscontrata presenza dei medesimi, il Gestore dovrà provvedere all'immediata rimozione delle fonti di contaminazione.

L'intervento annuale di rimozione dei sedimenti dovrà essere effettuato nel rispetto del calendario riproduttivo della fauna presente nel sito e mantenere stabile e non variare in senso negativo la qualità delle acque nel tratto di costa interessato. Con riferimento alle principali indagini epidemiologiche effettuate dall'Azienda sanitaria locale, alla quale spetta il monitoraggio periodico e i controlli sullo stato di salute dei lavoratori e dei residenti secondo le prescrizioni AIA, dall'analisi dei dati aggiornati a marzo 2018 è emerso uno stato di salute che, in generale, è simile a quello del resto della provincia. Ad ogni modo, la ASL competente ha evidenziato che i risultati emersi dalla sorveglianza epidemiologica effettuata in questi anni suggeriscono di approfondire i segnali evidenziati nell'area di Follonica e Scarlino, effettuando studi che permettano l'analisi del rapporto fra fattori di rischio ed esiti, con risorse dedicate e la collaborazione con enti di ricerca con specifiche competenze, in modo da mettere in atto gli interventi più appropriati di prevenzione e assistenza.

Per tale ragione, il Ministero della salute ha fatto presente che sta valutando con l'Istituto superiore di sanità di procedere con un'appropriata valutazione di fattibilità, propedeutica all'eventuale conduzione di uno studio epidemiologico sullo stato di salute della cittadinanza di Follonica e Scarlino. Alla luce delle informazioni esposte, si rassicura che, per quanto di competenza, i Ministeri interpellati continueranno a svolgere la propria attività di monitoraggio e controllo attraverso un contatto diretto e costante con le istituzioni locali e le autorità competenti, anche al fine di porre in essere ogni iniziativa utile alla tutela della salute pubblica e dell'ambiente.

PRESIDENTE. La deputata Ripani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELISABETTA RIPANI (FI). Intanto, sottosegretario, la ringrazio per la risposta, anche perché sullo stesso tema, quello dell'inceneritore di Scarlino, presentai i primi giorni di agosto un'interrogazione a risposta scritta e a distanza di due mesi e mezzo il Governo è rimasto silente. Mi auguro di non dover trasformare di volta in volta tutte le interrogazioni a risposta scritta a cui finora non ho mai ricevuto risposta in interpellanze urgenti per veder soddisfatte quelle che sono le mie richieste. Visto che avete anche una struttura duplicata, vi chiedo di avere anche una sorta di maggiore rispetto nei confronti di quello che è il lavoro delle opposizioni. Quindi, magari mettetevi d'accordo, un sottosegretario della Lega e un sottosegretario del MoVimento 5 Stelle, e dia risposta a quelle che sono le nostre richieste. Posso dirle che mi ritengo parzialmente soddisfatta, perché apprezzo che ci sia un'assunzione di responsabilità, e comunque l'assunzione di un impegno da parte di questo Governo rispetto a quello che è l'ambito di competenza.

Dico parzialmente soddisfatta perché non ci basta una semplice risposta. Noi staremo attenti a controllare e vigilare che tutto questo poi abbia una traduzione nei fatti, perché si parla di argomenti che sono di fondamentale importanza, quando tocchiamo l'ambiente e quando tocchiamo la salute. Parliamo di un'area che è già compromessa, quindi di un'area che è già fortemente a rischio perché inquinata, con relazioni tecniche che non sono state prese in esame. Quindi, si tratta anche di una vicenda che ha dei contorni e dei confini che sono poco chiari. Parliamo di un rischio di malattie e tumori, quindi non semplici e banali influenze e raffreddori; e, soprattutto, si tratta di una situazione che potrebbe esplodere e potrebbe degenerare, con delle conseguenze pesantissime che noi non vogliamo assolutamente sulla coscienza.

La regione Toscana, ripeto, se ne sta altamente infischiando; apprezziamo il fatto che ci sia un interessamento da parte del Governo. Il Governo, quindi, a questo punto vigili, si attivi immediatamente, ci aiuti a mettere un punto fermo a questa brutta storia. Le ripeto, su questa vicenda noi vigileremo, controlleremo e, soprattutto, non faremo sconti.

(Rinvio dell'interpellanza urgente n. 2-00136)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alla interpellanza urgente Battilocchio ed altri n. 2-00136, concernente orientamenti in merito alle criticità della riforma introdotta dal decreto legislativo n. 177 del 19 agosto 2016, con riguardo all'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri.

Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative di competenza in ordine agli asseriti preannunciati licenziamenti di lavoratori con contratto a tempo determinato da parte di Poste italiane, in relazione al decreto-legge n. 87 del 2018 - n. 2-00138)

PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza urgente De Lorenzo ed altri n. 2-00138 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata De Lorenzo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

RINA DE LORENZO (M5S). Intervengo, Presidente.

PRESIDENTE. Prego, collega.

RINA DE LORENZO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il tema dell'interpellanza che mi appresto ad illustrare ha ad oggetto la vicenda di migliaia di lavoratori di Poste Italiane costretti a vivere in una condizione di forte tensione a causa della paventata impossibilità di rinnovo del contratto di lavoro a tempo determinato in scadenza da parte di Poste Italiane. Voglio ricordare che Poste Italiane è una società partecipata dallo Stato, con una quota controllata dal Ministero dell'economia e un'altra quota rappresentata da Cassa depositi e prestiti. Si tratta di una concessionaria del servizio postale universale ed è organismo di diritto pubblico, così come ricordato dal Consiglio di Stato in una recente sentenza del 2016. In quanto organismo di diritto pubblico ha obbligo e dovere di osservare puntualmente le normative dell'ordinamento giuridico italiano, e quindi l'ipotesi ventilata in molte filiali ai lavoratori con contratto a tempo determinato in scadenza di impossibilità di rinnovo per l'uso e l'interpretazione strumentale del “decreto Dignità” deve necessariamente contenere una censura da parte degli organi politici.

Voglio ricordare anche che, nella sua recente audizione svoltasi in Commissione trasporti la scorsa settimana, l'amministratore delegato di Poste Italiane, il dottor Del Fante, ha evidenziato come l'esercizio di bilancio del 2017 di Poste Italiane si sia chiuso con un utile netto di circa 700 milioni, in crescita dell'11 per cento rispetto all'esercizio finanziario del 2016; e, tuttavia, Poste Italiane continua da anni in una politica di riduzione del costo del lavoro, senza limitazioni. In particolare, negli ultimi cinque anni la forza lavoro occupata da Poste Italiane è costantemente diminuita. Dal 2012 ad oggi sono circa 7 mila i lavoratori impiegati in meno e i contratti di lavoro a tempo indeterminato sono scesi da 144 mila nel 2012 a 132 mila nel 2016. È anche vero che nel giugno del 2018 Poste Italiane ha sottoscritto con i principali sindacati del settore un accordo per le politiche attive del lavoro, un accordo con il quale l'azienda, a fronte di una riduzione di personale di circa 15 mila unità causata dal pensionamento di tali unità, si è impegnata a sviluppare politiche attive del lavoro per almeno 6 mila full-time equivalent - praticamente, l'acronimo è FTE - mediante l'assunzione a tempo indeterminato di coloro che hanno lavorato e che lavorano per Poste Italiane con contratti a tempo determinato.

Ora, tutta questa vicenda, però, non tiene conto di quanto denunciato anche alla stampa da moltissimi lavoratori di Poste Italiane, i quali hanno avvertito la preoccupazione fortissima del mancato rinnovo del contratto di lavoro a tempo determinato a causa dell'applicazione, così sostengono molti funzionari di Poste Italiane, del “decreto Dignità”.

Ora io ricordo che il “decreto dignità” ha come obiettivo il rilancio dell'economia attraverso il lavoro stabile e la creazione di una società di persone che possono finalmente progettare il loro futuro. L'obiettivo del “decreto dignità” è aggredire la precarietà, innescare meccanismi di incentivi che favoriscono il lavoro qualificato, stabile e gli investimenti da parte delle imprese in capitale umano. Quindi, le indicazioni fornite da Poste italiane non sono altro che una strumentalizzazione del “decreto dignità”. Sempre nel corso dell'audizione in Commissione trasporti della settimana scorsa, Del Fante ha spiegato che il gruppo non sta licenziando lavoratori, ma che anzi sono previste 10.000 assunzioni nel periodo 2018-2022. Non ha però risposto alla domanda specifica riguardante appunto le segnalazioni di numerosi lavoratori di Poste Italiane sugli avvisi ricevuti da parte dell'azienda di licenziamenti o comunque di mancati rinnovi di contratto a tempo determinato connessi e conseguenti alla introduzione del “decreto dignità”. Sempre in merito a tale vicenda, Poste Italiane, invitata a smentire anche sui giornali attraverso la carta stampata, si è riservata sempre di rispondere a stretto giro, ma la sua replica non è mai arrivata. Nel corso dell'audizione è emersa un'altra specificità dei lavoratori di Poste Italiane, mi riferisco cioè alla mancanza di una cornice contrattuale unitaria; vero è che, nel settore postale, si fa riferimento e si utilizzano una pluralità di contratti collettivi nazionali, dai servizi postali in appalto ai contratti per i servizi ausiliari, ai contratti per la logistica. L'interpellanza ha dunque come obiettivo quello di conoscere e di sapere se il Ministro interpellato è a conoscenza delle sopra indicate segnalazioni espresse da molti lavoratori di Poste italiane riguardanti gli informali avvisi di licenziamento in funzione dell'introduzione del “decreto dignità” e, se eventualmente tali segnalazioni rilasciate dai lavoratori rispondessero al vero, se il Ministro intenda adottare provvedimenti nei confronti dell'azienda affinché il “decreto dignità” trovi puntuale e corretta applicazione.

Rispetto invece alla tutela del lavoro e dei lavoratori, l'interpellante chiede al Ministro l'apertura di un tavolo per la stesura di un contratto collettivo di settore applicabile alla categoria degli operatori postali.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON. Grazie Presidente, grazie onorevoli colleghi. Con riferimento all'interpellanza in oggetto, concernente i presunti avvisi di licenziamento intimati da Poste Italiane ai propri dipendenti, asseritamente riconducibili all'adozione del “decreto dignità”, posso in questa sede affermare che tale notizia non ha trovato riscontro negli elementi istruttori a tal fine richiesti. La stessa Poste Italiane ha infatti riferito che l'articolo pubblicato dal quotidiano indipendente Il Desk è privo di ogni fondamento, trattandosi di un'informazione non corrispondente al vero, di cui la società ha chiesto l'immediata rimozione dal sito web e dai profili social. L'azienda ha inoltre comunicato che, in linea con lo spirito del “decreto dignità”, ha sottoscritto lo scorso 13 giugno, con tutte le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative (CGIL, CISL, UIL, CISAL-FAILP, CONFSAL e UGL) un importante accordo sulle politiche attive del lavoro, finalizzato alla stabilizzazione dei lavoratori a termine.

Questo accordo consentirà di premiare le professionalità acquisite, in quanto verranno predisposte delle graduatorie, il cui punteggio è essenzialmente determinato dall'anzianità di servizio maturata.

Attraverso tale patto, Poste Italiane ha confermato che il suo impegno è realizzare nel triennio 2018-2020 specifiche politiche attive per la creazione di 6.000 posti di lavoro, tra stabilizzazione di contratti a tempo determinato, conversioni in full-time di contratti part-time e assunzioni di giovani laureati. Inoltre, con specifico riferimento ai contratti a tempo determinato vigenti al 2018 (circa 2.100), essi scadranno questo mese di ottobre, motivo per cui l'azienda procederà a prorogare e a rinnovare i contratti in applicazione del regime transitorio previsto dal “decreto dignità”. Dei restanti contratti in scadenza, l'accordo del 13 giugno prevede che, nel triennio 2018/2020, sanno realizzate nelle province, di volta in volta indicate dall'azienda, almeno 3.000 assunzioni a tempo indeterminato. In particolare, Poste Italiane precisa che, a partire dal mese di novembre, si procederà alla stabilizzazione di circa 1.300 unità, già impiegate come portalettere, con contratto a tempo determinato. A tal fine e nel rispetto delle disposizioni legislative vigenti in materia (articolo 21 del decreto legislativo n. 81 del 2015), verrà riconosciuto il diritto di precedenza a tutti quei lavoratori che abbiano svolto tale mansione con contatto a termine di durata complessiva superiore a sei mesi. A partire dal 13 giugno 2019 e entro dicembre 2020 si procederà invece ad ulteriori 1.700 stabilizzazioni di personale impiegato in attività di recapito e di smistamento, sulla base di graduatorie provinciali, redatte prioritariamente in funzione dell'anzianità di servizio. La società comunica inoltre che in entrambi i casi verranno presi in considerazione i periodi di servizio resi anche per effetto di diversi contratti a tempo determinato non continuativi. Con riferimento invece all'auspicio che si possa giungere alla stesura di un contratto collettivo nazionale di lavoro, riteniamo che ciò possa rappresentare una grande occasione per assicurare parità di trattamento e rispetto delle condizioni di lavoro per tutti gli addetti impegnati in questo mercato, nonché per assicurare il miglior servizio ai cittadini grazie a una competizione basata sulla qualità del servizio e sui servizi a valore aggiunto, anziché sulla compressione del costo unitario del lavoro.

Concludo ribadendo ancora una volta che il Governo ha al centro della propria agenda la riduzione del precariato e dell'aumento delle tutele per tutte quelle categorie di lavoratori che ne risultano maggiormente esposti.

È con questa prospettiva che abbiamo adottato il “decreto dignità”, che contiene importanti incentivi finalizzati all'aumento dell'occupazione, a cui seguirà una più che doverosa riforma del sistema previdenziale, che consentirà una più agevole uscita dal mercato del lavoro in favore di tutte quelle persone che oggi un lavoro non ce l'hanno. Su quest'ultimo aspetto, posso in questa sede affermare che, grazie alla riforma da ultimo citata e ai cospicui investimenti previsti dalla prossima legge di bilancio, Poste Italiane sarà in grado di accelerare i propri obiettivi assunzionali, raggiungendo il target di 7.500 assunzioni con un anno di anticipo rispetto a quanto previsto nell'accordo del 13 giugno ultimo scorso, e quindi dal 2019 e non dal 2020.

PRESIDENTE. La deputata Rina De Lorenzo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

RINA DE LORENZO (M5S). Sì, grazie, sottosegretario, mi ritengo soddisfatta della risposta che lei ha fornito perché rasserena i lavoratori di Poste Italiane e sottolinea l'obiettivo prioritario di questo Governo, che è quello di lotta alla precarietà, ritenendo inammissibile ogni proroga dell'umiliante precarietà. La tutela dei lavoratori, la tutela del lavoro e la lotta contestuale al precariato rappresentano l'obiettivo di questo Governo e l'invito naturalmente è a vigilare affinché sia data puntuale osservanza a quelli che sono gli impegni di Poste Italiane. La mia soddisfazione e il mio apprezzamento anche per la disponibilità del Governo ad aprire un tavolo e a valutare la possibilità di stesura di un contratto collettivo nazionale di lavoro per i postali, perché, all'interno di una cornice contrattuale unitaria per questa categoria di lavoratori, sono possibili limitazioni ai rischi di precarizzazione del lavoro e alla violazione dei diritti dei lavoratori.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fabio Berardini. Ne ha facoltà.

FABIO BERARDINI (M5S). Presidente, questo intervento è per smentire le false notizie diffuse nella giornata di ieri dal collega D'Alessandro, in quanto in Abruzzo nessun esponente del MoVimento 5 Stelle vuole mettere le mani nelle tasche degli abruzzesi, ma, per quanto riguarda la rimodulazione del masterplan per la messa in sicurezza della A24 e della A25, questa si è resa necessaria appunto per non ripetere ulteriori tragedie come quelle che si sono verificate. Soprattutto, dobbiamo fare luce sul fatto che questi fondi sono stati comunque autorizzati dalla regione Abruzzo e sono appunto necessari per la messa in sicurezza. Gli esponenti del Partito Democratico devono invece pensare alla regione che hanno lasciato in queste condizioni, in condizioni disastrose. Il MoVimento 5 Stelle sta solamente cercando di mettere a posto le cose e di governare in maniera chiara, precisa e soprattutto diligente, da buon padre di famiglia, con le poche risorse che sono state lasciate a disposizione.

Organizzazione dei tempi per l'esame di proposte di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 183-A, in materia di valorizzazione e promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile, e per la discussione generale della proposta di legge n. 893-A in materia di reati contro il patrimonio culturale.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 15 ottobre 2018 - Ore 16,30:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

GALLINELLA ed altri: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile. (C. 183-A)

Relatrice: CIMINO.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

ORLANDO e FRANCESCHINI: Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale. (C. 893-A)

Relatori: PALMISANO, per la maggioranza; PITTALIS, di minoranza.

La seduta termina alle 10,50.