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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 56 di giovedì 4 ottobre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Covolo, D'Uva, Sabrina De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Ferraresi, Gregorio Fontana, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Lorefice, Rosato, Saltamartini, Schullian, Tateo e Vietina sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione delle mozioni Lollobrigida ed altri n. 1-00033, Ascani ed altri n. 1-00053 e Molinari e D'Uva n. 1-00054 concernenti iniziative per la celebrazione del centesimo anniversario della vittoria della prima guerra mondiale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lollobrigida ed altri n. 1-00033, Ascani ed altri n. 1-00053 e Molinari e D'Uva n. 1-00054 (Vedi l'allegato A) concernenti iniziative per la celebrazione del centesimo anniversario della vittoria della prima guerra mondiale.

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 1 ottobre 2018, è stata presentata la mozione Molinari e D'Uva n. 1-00054, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

Sottosegretario Guidesi, se è connesso, a lei la parola.

GUIDO GUIDESI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, assicurandole la connessione, inizio dalla mozione n. 1-00033 a prima firma Lollobrigida, sulla quale proponiamo le seguenti riformulazioni: il quarto capoverso è così sostituito: “Sono stati stanziati dei fondi per la realizzazione di interventi urgenti per la messa in sicurezza, il restauro e il ripristino del decoro dei “luoghi della memoria” nel quadro degli eventi programmati per la celebrazione del centenario della prima guerra mondiale”.

Il quinto capoverso andrebbe così sostituito: “Gli interventi di restauro, come concepiti, vedono affiancare al restauro puro anche una valorizzazione museale-multimediale degli accadimenti della prima guerra mondiale che hanno interessato quei luoghi”.

Andrebbero espunti il sesto e il settimo capoverso. Andrebbe espunto anche l'ottavo capoverso poiché gli interventi programmati sono già stati trenta e andrebbe espunto il decimo capoverso.

Per il resto è a posto.

Per quanto riguarda la mozione n. 1-00053, a prima firma Ascani, chiediamo una riformulazione nell'impegno, che andrebbe sostituito con queste parole: “(…) ad avviare, nei prossimi mesi, ulteriori iniziative didattiche relative alla memoria della prima guerra mondiale e allo studio delle ragioni che condussero al conflitto, attraverso il coinvolgimento diretto delle scuole, in modo tale da far conoscere ai giovani di oggi le testimonianze dirette di quell'epoca”.

Le due mozioni, così come riformulate, avrebbero parere favorevole, mentre la mozione a prima firma Molinari e D'Uva n. 1-00054 ha il parere favorevole del Governo

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renate Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie. Care colleghe e cari colleghi, permettetemi di citare alcuni numeri. Nella prima guerra mondiale, in quattro anni di combattimenti, sono morti 650.000 soldati italiani e 600.000 civili, per un totale di 1.250.000 vittime; 1.100.000 soldati austroungarici e 470.000 civili, per un totale di 1.600.000 vittime; 1.400.000 soldati francesi e 300.000 civili, per un totale di quasi 1.700.000 vittime; 2.000.000 di soldati tedeschi e 450.000 civili, per un totale di quasi 2.500.000 vittime; oltre 2.000.000 di soldati russi e 1.500.000 civili, per un totale di oltre 3.500.000 vittime.

Complessivamente sono morti oltre 10 milioni di soldati e oltre 7 milioni di civili, per un totale di oltre 17 milioni di vittime: un numero enorme, soprattutto se si tiene conto che la popolazione complessiva delle nazioni coinvolte era di circa un miliardo, quasi il 2 per cento è stato ucciso dalla guerra.

Questi numeri, per quanto possano essere spaventosi, non sono minimamente in grado di descrivere le sofferenze che tutta la popolazione europea ha dovuto sopportare.

Tutto questo per ricordare che, quando si parla di guerra, c'è poco da celebrare perché nelle guerre non vince nessuno, perdono tutti, sempre.

E per quanto riguarda il nostro territorio, non dobbiamo dimenticare cosa è accaduto ai confini e sui confini del nostro Paese, dove cantar vittoria evoca ancora memorie dolorose. Ricordiamo la fine della guerra non come vittoria, ma come memento, per rispetto a tutte le vittime e soprattutto affinché la conoscenza della storia diventi consapevolezza e contribuisca ad evitare altre tragedie umane.

Per questi motivi, voteremo contro la mozione a firma del gruppo Fratelli d'Italia e ci asterremo per quanto riguarda le altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Innanzitutto credo che l'Aula dovrebbe essere più rispettosa nei confronti di chi parla, ma soprattutto nei confronti di quei milioni di morti di questa guerra e, quindi, chi non volesse ascoltare credo che sarebbe giusto fosse invitato a uscire, per rispetto alle persone che non ci sono più.

PRESIDENTE. Ha ragione. Chiedo scusa. Colleghi deputati, siete pregati di fare silenzio e, se è possibile, di ascoltare. Chi volesse invece conversare è, come al solito, autorizzato a farlo, ma non in Aula.

Prego, deputato, Tondo, a lei la parola.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Io non chiedo rispetto per le mie parole; lo chiedo per i milioni di morti: chi non vuole ascoltare, può uscire.

Le mozioni di oggi ci invitano ad una seria riflessione su ciò che è avvenuto cent'anni fa e in generale su quei terribili anni che vanno dal 1914 a 1944.

Per quanto ci riguarda, l'obiettivo non deve essere solo la celebrazione o il ricordo, ma anche il recupero di alcuni valori, dei valori che spesso sono stati considerati e non utilizzati da una certa parte del mondo politico. Faccio un esempio: quando passate sul fiume Isonzo, che è stato teatro di tante battaglie, dove abbiamo difeso i confini della nostra terra, su iniziativa della giunta provinciale di sinistra di Gorizia, troverete scritto: “fiume caro ai popoli d'Europa”, non più “fiume sacro alla Patria”. Credo che non sia giusto. Credo che per rispetto dei 600.000 morti sul fronte e dei quasi altrettanti civili caduti dobbiamo dare onore a questo popolo italiano e a queste persone che sono cadute, perché quella vittoria - di vittoria si trattò - segnò il compimento del processo risorgimentale, il vero punto d'arrivo dell'Unità d'Italia. Io mi chiedo oggi cosa sarebbe il nostro Paese se quella guerra, anziché vincerla, l'avessimo persa e cosa sarebbe dell'Europa con una soluzione diversa.

Detto questo, qualche ulteriore considerazione rispetto al tema proposto dalle due mozioni: i Governi precedenti io credo, al di là delle buone intenzioni, hanno gestito con scarso entusiasmo - ed è un eufemismo - e con notevole ritardo la questione; infatti, siamo qui a parlarne alla fine del 2018. Nei programmi europei siamo arrivati ultimi, abbiamo avuto poche risorse, a differenza della Francia, della Germania e dell'Inghilterra, che si sono mosse prima di noi, mentre noi abbiamo disposto che le nostre risorse fossero utilizzate a pioggia, tra scuole, enti vari, autonomie locali, in maniera dispersiva e senza una visione di insieme.

Si sarebbe potuto lavorare sulla riedizione dell'albo dei caduti, che oggi è fermo a 500.000 morti, ma dove sono gli altri? Si sarebbe potuto proporre un progetto educativo con le scuole, fare in modo che gli uffici anagrafe dei comuni e le scuole potessero lavorare per recuperare negli 8.000 comuni le realtà che sono state disperse e i nominativi che non ci sono più. Avrebbe potuto essere un'occasione, per ridare vigore a Onorcaduti, l'ente del Ministero della difesa che di ciò si occupa.

Si potrebbe fare anche una cosa importante. Lo dice uno che viene da una regione dove c'è Oslavia e Redipuglia, ma ci sono anche i fucilati a titolo d'esempio. Credo che sarebbe necessario ridare valore a quelli che sono finiti davanti al plotone di esecuzione per presunta diserzione o violazione dei regolamenti. Nella mia terra, la Carnia, in Alto Friuli, c'è il ricordo dei fucilati di Cercivento, quattro giovani mandati al plotone d'esecuzione, perché si erano rifiutati di obbedire ad un ordine assurdo che li avrebbe portati alla morte.

Per concludere, Presidente, io credo che si sia persa un'occasione. Bene ha fatto Fratelli d'Italia a presentare la mozione, che avrà oggi il nostro voto favorevole. Non potremo, per ovvie ragioni, votare la mozione del PD, che risente ancora di un humus post sessantottino, per i quali l'orgoglio di patria è qualcosa che non si deve più toccare. Non è questa la maniera migliore per celebrare quei morti. Non è questa la maniera migliore per dare onore ai nostri caduti. Non è questo. Non basta uno scontato, per quanto doveroso, richiamo alla pace e all'Europa dei popoli (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie signor Presidente. Come è già stato ricordato da chi mi ha preceduto, la prima guerra mondiale è stato un avvenimento bellico che ha segnato profondamente la storia del nostro continente e la storia d'Italia: 10 milioni di morti, 600 mila in Italia. Non ci fu famiglia che non ebbe al suo interno un caduto, un ferito, una persona al fronte. Fu un avvenimento drammatico, che ha segnato la nostra identità. Quindi, credo che sia giusto ricordarlo, che sia stato giusto restaurare i monumenti, che sia giusto sollecitare che le attività - che erano state previste con la legge di bilancio 2013 - siano completate e, se del caso, trovare risorse, affinché questo avvenga.

Perché ricordare? Il filosofo Remo Bodei ha scritto che è anche attraverso il dimenticare, che si costruisce l'identità di una nazione. Per cui il ricordo è, da un lato, un gesto nobile per onorare i caduti e per ricordare quei drammi, quelle sofferenze, quel girone dantesco che si sviluppò sulle nostre montagne al fronte. Ma è giusto, in una comunità che guarda e si proietta verso il futuro, ricordare anche come il nazionalismo esasperato e come gli eccessi di nazionalismo siano stati alla radice e alla base di quella lunga guerra civile europea, che ha insanguinato il Novecento, dal 1914 fino al 1945.

Proprio quei ricordi, il ricordo e la riflessione su quegli anni, vengono drammaticamente alla memoria adesso. Quando di queste cose si parlava un po' di anni fa, quasi si era accusati di rimestare in una storia che non sarebbe più avvenuta. Invece dobbiamo, purtroppo con episodi sempre più frequenti, evidenziare come gli eccessi del nazionalismo stiano tornando anche nel nostro continente in Europa, anche nella nostra Italia. Ecco anche perché è giusto ricordare la prima guerra mondiale da questo punto di vista.

Il messaggio, che quella stagione di morte ci lascia, è un messaggio molto forte, ad evitare che gli eccessi di nazionalismo possano entrare nella coscienza comune della nazione. E soprattutto evidenziano anche, pensando a quegli anni, la velocità di propagazione e come, in pochissimi mesi, Paesi e nazioni, che erano amiche, si ritrovarono coi fucili puntati l'un con l'altro. Quindi, questo è un monito. Ricordare la prima guerra mondiale è un monito, da questo punto di vista, perché quello che è accaduto non accada.

Ed è anche giusto ricordare e restaurare i monumenti, perché c'è un esercizio che andrebbe fatto, ogni qual volta si va in un piccolo comune delle nostre montagne.

Penso alla regione da cui provengo, il Piemonte. Personalmente è una cosa che faccio sempre: vado nella piazza principale, dove normalmente c'è il monumento ai caduti della prima guerra mondiale, e scorro quell'elenco di nomi. Mi è capitato di andare quest'estate in un paesino, che si chiama Bellino, in Val Varaita. Ebbene, quell'elenco di morti della prima guerra mondiale oggi è superiore agli abitanti di quel paese.

È stata un'intera generazione, che è stata sacrificata in quella guerra. Nelle nostre montagne, le persone più deboli, i ceti più deboli, i nostri montanari, hanno pagato un prezzo assolutamente straordinario, così come evidentemente anche in altre regioni. Penso al meridione, penso alla Sardegna. È molto forte questa immagine, per cui quei monumenti sono un monito. Sono un monito che arriva fino a noi. È il monito di mettere da parte gli eccessi di nazionalismo, mettere da parte una logica di confini ed essere coerenti con il messaggio che esce da quella lunga guerra civile europea. È il messaggio che la nostra patria è evidentemente l'Italia, che la nostra patria è quella dove siamo nati, ma che dobbiamo pensarla in una patria più grande, che è la patria dell'Europa, un'Europa senza confini.

Da questo punto di vista, noi ci troviamo a fare dichiarazione di voto, prima che i colleghi di Fratelli d'Italia dicano se sono d'accordo con la richiesta di riformulazione fatta dal Governo. Noi non condividiamo - lo dico subito - le premesse di quella mozione, mentre ci possiamo ritrovare nei dispositivi. Voteremo favorevolmente alle altre due mozioni, presentate dai colleghi del PD e dai capigruppo di Lega e MoVimento 5 Stelle.

Credo che, da quest'Aula, debba alzarsi forte un monito, perché quella tragedia non abbia più a ripetersi, che gli eccessi, che gli errori, che le speculazioni politiche, che vennero fatte in quegli anni, non abbiano più a ripetersi. Quindi, credo che oggi sia giusto ricordare, sia giusto continuare a conservare quella memoria, perché quello che è stato non abbia più ad accadere (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,55).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Colgo l'occasione di questa interruzione per chiedere ai deputati di non fare capannelli. Mi riferisco a Furgiuele, Morelli, Pettazzi, Bubisutti ed altri. Li chiamo per nome, non per scortesia, ma perché, magari, ci si rende conto anche di chi, inavvertitamente, parlottando, crea un brusio di fondo, che disturba i colleghi che stanno espletando la propria dichiarazioni di voto.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie Presidente. Il 4 novembre 1918 l'Italia vinceva la prima guerra mondiale, dopo 42 lunghi mesi di combattimenti, di tragedie e di lutti, che portarono a oltre 600 mila morti soltanto tra i soldati, senza contare i civili, il cui numero di vittime fu di poco inferiore.

Eppure la guerra non fu solo questo. Fu coraggio, eroismo, senso del sacrificio. E proprio per questo fu una vittoria indimenticabile. Ci permise di completare il percorso risorgimentale, portando i confini della patria, laddove già Dante aveva indicato. Trieste, Gorizia, Trento e Bolzano furono finalmente redente e il sacrificio dei nostri soldati si fece vittoria e unità nazionale.

I nostri eroi, quelli di cui conosciamo il nome, così come quelli morti facendo il proprio dovere, trasformarono uno Stato giovane in una nazione. Gli italiani provenienti da ogni parte dello stivale, dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Sardegna, insieme a quelli tornati dall'emigrazione, si riconobbero. Pur con storie diverse, pur con dialetti fra loro quasi incomprensibili, si scoprirono fratelli, divennero fratelli. Senza le trincee, non ci sarebbe stata la nostra Italia.

Senza quel sacrificio, l'Italia non esisterebbe nemmeno. Oggi, fra loro, fra i tanti, penso alla medaglia d'oro al valor militare, il tenente Cesare Battisti, trentino, quindi, suddito austriaco, eppure animatore infaticabile della causa dell'italianità, volontario nell'esercito italiano, pur sapendo che se catturato sarebbe stato impiccato come traditore. E come si può dimenticare un uomo che davanti al giudice che deve deciderne la vita, trova nell'amore per l'Italia il coraggio di sfidare ancora l'impero oppressore: “Ammetto inoltre di aver svolto, sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra con l'Italia, in tutti i modi - a voce, in iscritto, con stampati - la più intensa propaganda per la causa d'Italia e per l'annessione a quest'ultima dei territori italiani dell'Austria; ammetto di essermi arruolato come volontario nell'esercito italiano, d'esservi stato nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l'Austria e di essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che consisteva nell'indipendenza delle province italiane dell'Austria e nella loro unione al Regno d'Italia”. Chissà se anche Alcide De Gasperi ha mai pronunciato parole come queste? Com'è possibile dimenticare queste parole, questo sacrificio? Per queste parole, per questo amore, Cesare Battisti fu impiccato con una procedura durata otto lunghissimi minuti. Guardatevi le foto: il nostro eroe fotografato da morto con gli aguzzini intorno felici e sorridenti; ancora oggi fanno venire i brividi di rabbia, ma raccontano anche l'orgoglio di averlo vendicato, facendo sventolare il Tricolore su Trento, la sua città.

Come possiamo non emozionarci? Tutto questo coraggio copre qualunque sofferenza, qualunque dolore, qualunque incertezza. Una vittoria indimenticabile; indimenticabile, però, evidentemente, solo per noi, perché abbiamo vissuto quattro anni di rimozione, quasi che parlare di un'Italia vittoriosa sia una vergogna, un fastidio e, sì, che era stato istituito un comitato interministeriale per le celebrazioni che avrebbe dovuto gestire i fondi per la messa in sicurezza, il restauro dei luoghi della memoria e per promuovere la conoscenza degli eventi della prima guerra mondiale, preservarne la memoria in favore delle future generazioni, attraverso la realizzazione di manifestazioni, convegni, mostre e itinerari, anche con il coinvolgimento attivo delle scuole. Giusta e nobilissima causa, ma come ogni volta che si parla della grandezza dell'Italia c'è sempre un'enorme “ma”; ma i lavori di restauro dei monumenti e dei sacrari sono partiti con enorme ritardo e, oggi, lo ripeto, oggi, Redipuglia, il principale sacrario, Redipuglia, dove riposano 100 mila soldati caduti per l'Italia, è per due terzi chiuso per lavori (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Nel 2018, il luogo simbolo del sacrificio dei nostri morti, il luogo simbolo della guerra dei nostri nonni è praticamente invisitabile. Ma se vedete il sito ufficiale del centenario, scoprirete che i finanziamenti alle attività, alle cerimonie, alle feste di popolo e alle attività nelle scuole sono fermi al 2015. E, infatti, ad oggi, nel calendario delle attività previste, oltre ovviamente a quelle delle Forze armate, da oggi a fine novembre, ce ne sono solo ventotto, qualcuna in più rispetto a quando abbiamo presentato la mozione, ma fra queste troverete mostre cominciate un anno fa, incontri in biblioteca ed eventi di una scuola.

Tutto nobilissimo, ma dov'è l'unità della nazione, dov'è il popolo, dov'è il rispetto per noi stessi e per chi ci ha preceduto? Questa pagina della nostra storia è stata strappata, calpestata e buttata in un angolo e, con lei, la nostra identità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Patrizia Marrocco. Ne ha facoltà. Chiedo scusa, un secondo soltanto, poi la faccio recuperare.

Avverto che la mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00033 è stata testé sottoscritta dai deputati Occhiuto e Marrocco.

A lei la parola, deputata Marrocco.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Presidente, onorevoli colleghi, c'è stato un periodo, in questo Paese, in cui, il 4 novembre, chiudevano le scuole e gli uffici e aprivano le caserme e le famiglie portavano i bambini a visitarle. Si celebrava la festa della vittoria e delle Forze armate. È durato 57 anni, poi, nel 1976, in nome di una crisi economica che richiedeva austerità, la celebrazione di questa ricorrenza fu cancellata in questa forma e relegata in un angolo della memoria. Fra tutte le ricorrenze civili, forse, questa è quella che ha subito il suo maggiore e più ingiusto oblio e su questo Forza Italia ha già esplicitato la sua posizione in passato; eppure, questa data ci offre la possibilità di ricordare una guerra che vide fondersi i sentimenti delle diverse categorie sociali.

Rivendicare la necessità di celebrare il 4 novembre non vuol dire celebrare la guerra; questo giorno, infatti, segnò la fine di quell'evento drammatico quale fu la prima guerra mondiale, ma proprio questo ci sembra un motivo ancora più valido e significativo per spingerci a ricordare coloro che servirono il nostro Paese, con abnegazione e coraggio.

Non ripercorrerò qui le tappe della storia di un conflitto che tanto ha significato nella storia dell'Italia. La prima guerra mondiale ha rappresentato, per il nostro Paese, il momento conclusivo della lunga marcia verso la costituzione dell'Italia unita, la nazione che cominciava la sua storia nel 1961 troverà il suo momento di unificazione solo alla fine della guerra del 15'-18', ma questa vittoria fu raggiunta a un prezzo di migliaia di morti, tra soldati e civili. Fu uno sforzo tremendo; il Paese era povero, malamente unito, eppure, nonostante la durezza della prova, fu il popolo italiano a rispondere, con un atto di volontà collettiva, fu il popolo italiano a vincere.

Colleghi, in questi giorni sono stati espressi in quest'Aula diversi punti di vista; diversi i punti di partenza dai quali partiamo per accostarci a questo evento, diverso lo spirito con il quale guardiamo a questa ricorrenza, diverso il significato che le vogliamo assegnare; eppure, non temo di essere smentita se affermo che si è potuto registrare un sentimento e un intento comune e che nelle parole di tutti coloro che sono intervenuti è stato possibile riscontrare la forte volontà di non dimenticare il proprio passato e l'importanza di celebrare gli avvenimenti che hanno contribuito a farci diventare quello che siamo oggi.

Non lasciamo nell'oblio coloro che hanno contribuito a creare il nostro presente; il 31 dicembre scorso, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso del suo tradizionale discorso di auguri all'Italia e ai cittadini italiani, ha voluto richiamare il nesso simbolico tra i ragazzi del 1999, che, nella tornata elettorale dello scorso marzo, hanno per la prima volta assunto su di sé l'impegno civico davanti alla nazione, e quei ragazzi del 1899 che, cent'anni fa, vennero mandati in guerra nelle trincee e che, cent'anni fa, affrontarono una prova di coraggio e abnegazione, per molti di loro fatta di dolore e di morte. Un richiamo a un'idea di impegno civile che unisce il passato al presente, a una storia che è stata già scritta e a quella che ancora è da scrivere.

Un secolo li divide, ma questo tempo deve, a questi ragazzi, eroi del nostro tempo, indicare la strada; ancora di più oggi che la tecnologia ci permette di accedere con facilità alle informazioni, non possiamo permetterci di dimenticare chi ha combattuto per noi eroicamente sul Monte Grappa, sulle pietraie del Carso, sul Piave.

Non permettiamo alla memoria di sbiadire, diamo un senso ancora oggi, a cent'anni da quella data, alle loro azioni, al loro sforzo di unità che giunge dall'intero Paese e alla risposta vigorosa che, a quel momento foriero di futuro, ma lastricato di dolore, il popolo italiano seppe dare.

Al richiamo della patria, risposero: presente. Noi abbiamo il dovere di ricordarli e di sentirli ancora come tali; dobbiamo lasciare incise sulla pelle dei nostri giovani le tracce del nostro passato, anche perché quel passato ci è costato sangue e distruzione, come una guerra può fare e come la prima guerra mondiale fece.

Dobbiamo educare i ragazzi alla responsabilità civile, non propugniamo né ci auguriamo una nuova guerra, non è ai conflitti che ambiamo, non vogliamo però nascondere il passato sotto il tappeto come una polvere da nascondere alla vista. Dal passato possiamo sorgere migliori.

Per questo, colleghi, Forza Italia ritiene che, molto più di quanto sia stato fatto finora, debba essere fatto per celebrare come si conviene la ricorrenza dei cent'anni dalla fine della Grande Guerra.

Per quanto detto, crediamo che sia necessario prevedere che nelle scuole, per il ruolo formativo ed educativo che queste devono svolgere, si avviino, proprio in questo ultimo mese che ci separa dal 4 novembre e per tutto l'anno scolastico in corso, iniziative volte ad approfondire la conoscenza della storia della prima guerra mondiale. Del resto, Forza Italia ha appoggiato la petizione lanciata pubblicamente negli anni scorsi su alcune piattaforme online di campagne sociali di ripristinare la festa del 4 novembre, quale ricorrenza civile nazionale.

Ci auguriamo che ci si svegli dal vuoto di memoria in cui sembriamo caduti e che si colga l'occasione dell'imminente celebrazione della ricorrenza dei cent'anni dalla vittoria della prima guerra mondiale per intervenire in tal senso. Per quanto suddetto Forza Italia esprime voto favorevole sulla mozione dei colleghi di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Anna Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Grazie, Presidente. Nel ricordare una guerra, nel caso specifico un conflitto che ha prodotto oltre un milione di vittime italiane, circa il 3 per cento dalla popolazione di allora, il primo dovere è quello di rimuovere ogni condizione affinché un conflitto anche lontanamente simile si ripeta. E, allora, è importantissimo quello che nelle diverse mozioni presentate si propone essere lo spirito comune, cioè trasmettere alle giovani generazioni il messaggio profondo che viene dalla strage di vite umane che quella guerra provocò.

Già nella fase di illustrazione della nostra mozione il mio collega Romano ha sottolineato come la Prima guerra mondiale fu il risultato di un fallimento della politica e della diplomazia, un fallimento che costò al nostro Paese sangue e vite, che costò anche in termini di sviluppo e di prospettive, che costò per quello che successe dopo come conseguenza diretta di quella guerra. Il nostro intento in questi anni è stato tutt'altro che nascondere quello che è accaduto in quegli anni così duri e così dolorosi per il nostro Paese, tutt'altro che nascondere anche il valore di quella vittoria. Peraltro, uniamo le nostre parole a quelle della celebrazione del Presidente Mattarella, che proprio di vittoria ha parlato e che del ruolo di quella vittoria ha sottolineato l'importanza.

Però, non possiamo dimenticare le cause che hanno portato a quella guerra e, soprattutto, non possiamo e non dobbiamo dimenticare le innumerevoli vittime che hanno pagato in prima persona il prezzo di quel fallimento della politica e della diplomazia. E, allora, dobbiamo guardarci indietro a quelle che furono le cause di quella guerra. La prima causa fu, senza dubbio, l'emergere forte di nazionalismi contrapposti, di quelli che noi, nella nostra mozione, abbiamo chiamato etnonazionalismi, di quel nazionalismo di cui François Mitterand, rivolgendosi nel 1995 al Parlamento europeo, disse: “È la guerra, il nazionalismo è la guerra”. E, allora, non dobbiamo dimenticarci che oggi in Europa pericolosamente sembrano soffiare di nuovo venti nazionalisti, che oggi di nuovo sembra che si vogliano illudere i cittadini che l'isolazionismo, la chiusura e la protezione della nazione contro gli altri Paesi siano la risposta alla paura di fronte alla globalizzazione, di fronte a quello che ci spaventa di un mondo così grande e così vicino. Ecco, dobbiamo ricordare che l'emergere dei nazionalismi è pericoloso, che l'emergere dei nazionalismi e il prevalere dei nazionalismi ha portato ad una guerra e che quella guerra al nostro Paese è costata moltissimo, a moltissime famiglie, a moltissime imprese, al mondo dello sviluppo, a tanti lavoratori italiani che hanno pagato in prima persona.

Per questo il nostro ricordo di quella grande guerra, che Benedetto XV definì “un'inutile strage”, è andato in quella direzione, nella direzione prima di tutto del restauro dei monumenti e dei sacrari, per lasciare al Paese luoghi della memoria che appartenessero a tutta la collettività. Ho sentito prima dai colleghi contestare l'idea del finanziamento a tante iniziative, iniziative delle regioni, iniziative degli enti locali ed i protocolli che abbiamo firmato. Io invece credo che questo sia il valore grande di questa celebrazione, perché la memoria se non è condivisa non è memoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, quindi, avere dato una mano a tutti quelli che sul territorio italiano si sono mossi per far sì che la Grande Guerra fosse ricordata, per far sì che quel patrimonio facesse parte della memoria collettiva, è un valore di queste celebrazioni ed io lo rivendico come un valore, come un valore fortemente voluto dalla struttura di missione che a questo fine era stata creata. Per questo abbiamo voluto, appunto, un museo diffuso, con le infrastrutture della memoria sparse su tutto il territorio. Per questo tante sono state le iniziative: il progetto del MiBAC del restauro dei cento monumenti per il centenario, il sentiero della pace, ma anche le tante cose promosse nelle scuole.

Torno ora agli impegni che tutti oggi ci stiamo prendendo e rispetto ai quali il Governo ha espresso un parere favorevole di fronte al quale, naturalmente, non possiamo che esprimere soddisfazione.

Il nostro principale e grande dovere è quello di trasmettere ai giovani, che vivono quella guerra come qualcosa di lontano, come qualcosa che non gli appartiene perché troppo distante nel tempo, perché è troppo distante nel linguaggio con cui lo si racconta e con cui lo si è raccontato, il valore di quel passato, perché se la storia è magistra vitae lo è soprattutto nell'insegnarci a non ripetere gli errori che a questo Paese sono costati così tanto in termini di vite umane.

Per questo, Presidente, noi abbiamo presentato la nostra mozione che insiste su questo punto, che insiste sul ruolo cruciale che ebbero i nazionalismi, che insiste sulle vittime che hanno pagato direttamente quella guerra e per questo motivo abbiamo chiesto, come gruppo del Partito Democratico, di poterci esprimere separatamente sulle premesse e sull'impegno della mozione di maggioranza perché, pur condividendo l'impegno, appunto, di favorire nelle scuole italiane un percorso che aiuti la consapevolezza dei nostri studenti, non condividiamo l'idea che la coscienza civile degli italiani si debba formare attraverso la partecipazione ad una guerra, così come è scritto nella mozione di maggioranza. Per questa ragione, appunto, su queste premesse non siamo d'accordo, mentre siamo assolutamente d'accordo sull'impegno che ci prendiamo nei confronti degli studenti italiani. Peraltro, apprezzo il fatto che il Governo, anche nel proporre una riformulazione della mozione di Fratelli d'Italia, riconosca, invece, il lavoro di questi anni, riconosca che si è fatto tanto per diffondere quella consapevolezza non solo nel lavoro di restauro dei monumenti ma anche nella creazione di una memoria condivisa, di un patrimonio diffuso, di una rete della memoria che ora dobbiamo lasciare in eredità assolutamente agli studenti italiani.

Per questa ragione, quindi, voteremo contro sulla mozione di Fratelli d'Italia e voteremo, se ci sarà consentito di votare per parti separate, favorevolmente sull'impegno della mozione di maggioranza e contro, invece, sulle premesse e, naturalmente, voteremo a favore sulla mozione che abbiamo presentato e lo faremo proprio perché bisogna distinguere e bisogna insistere sul ruolo dei nazionalismi. Presidente, noi non accetteremo la riformulazione del Governo perché proporci di riformulare il nostro impegno togliendo la parte fondamentale a noi pare assurdo. Il Governo ci propone di espungere dal nostro impegno che i ragazzi devono conoscere le ragioni che condussero al conflitto con particolare riferimento al ruolo distruttivo avuto dai nazionalismi europei e alla differenza tra patriottismo - patriottismo, sacrosanto patriottismo! - ed etnonazionalismo, al ricordo della partecipazione di milione di lavoratrici e lavoratori allo sforzo economico e produttivo italiano, alle conseguenze che la strage della Prima guerra mondiale comportò per la storia italiana. Perché questo Governo non vuole prendersi un impegno in questo senso? Perché non vuole che gli studenti italiani ricordino come si deve quali furono le cause e le conseguenze di quella grande guerra?

Io credo, invece, che oggi questo Parlamento, in uno sforzo di memoria collettiva, dovrebbe prendere atto che si fa memoria e si fa bene memoria soltanto se tutti riconosciamo le cause e le conseguenze di quella che fu - davvero fu! - un'inutile strage, anche per quei milioni di vittime che pagarono direttamente sulla propria pelle il prezzo di quel fallimento politico e diplomatico che si è tradotto poi nella Grande Guerra e in quello che per il nostro Paese ha significato, con l'ascesa del fascismo pochi anni dopo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Domenico Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, la Prima guerra mondiale è stata uno snodo fondamentale nella vita di milioni di uomini e si presentò alla loro attenzione con tutta la sua terribile forza distruttiva. Certo è che anche i più tragici e grandiosi eventi si perdono nella memoria. Ciò che resta, però, è l'esperienza umana del dolore e del dovere, la profonda capacità di dare e di resistere, una lezione sommessa ed altissima di piccoli e sconosciuti uomini più veri e più grandi dei grandi.

Così come anche l'esperienza umana del dolore, tuttavia, per non andare perduta ha bisogno che nella coscienza collettiva…

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, deputato Furgiuele. Sarebbe opportuno che non venisse disturbato il rappresentante del Governo, anche perché questo comporterebbe automaticamente un disturbo dell'Aula.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Grazie a lei. Prego, prosegua.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Così come anche l'esperienza umana del dolore, dicevo, tuttavia, per non andare perduta, ha bisogno che nella coscienza collettiva della nostra società vi sia la consapevolezza che i fatti che caratterizzarono quel periodo furono reali e passarono sulla pelle di centinaia di migliaia di ragazzi, di uomini e di donne (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

La Grande Guerra è stata sopportata da giovani di allora perché erano abituati a una vita di sacrifici, per loro la vita era molto dura. Un mondo assolutamente incomprensibile per le generazioni attuali, cresciute in un periodo di pace e di benessere. Anche per questo, dunque, quel poco che i nostri ragazzi studiano sui libri di testo può sembrare più un evento epico che una tragica realtà. Se noi vogliamo che il ricordo della Grande Guerra possa avere un effetto pedagogico, con un ritorno per la collettività, se noi vogliamo che la storia insegni davvero, dobbiamo tutti insieme operare affinché le nuove generazioni capiscano che quelli erano esseri umani veri.

Per prima cosa, dunque, dobbiamo restituire nel ricordo umanità ai personaggi, dobbiamo dare un senso a quel sacrificio, dobbiamo far capire che l'unico modo di dare un senso a quell'immane sacrificio consiste nel comprendere, perpetuare e attuare il sogno e le disperate aspettative di quei ragazzi che andarono al fronte, quantomeno con la speranza di costruire un futuro migliore per una nazione nella quale potessero crescere bene i propri figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Per fare questo bisogna che si comprenda che quella guerra è stata combattuta da ragazzi che avevano l'età di molti dei nostri figli; bisogna comprendere che quei ragazzi di allora si sono assunti la responsabilità di fare il soldato davvero e capire perché lo hanno fatto, perché hanno resistito tanto a quelle assurde condizioni.

Nella società attuale è scemato il ricordo del dolore e della sofferenza; già nella mia generazione è sbiadito, anche se comunque c'erano i nostri nonni che ci parlavano della guerra, perché l'avevano vissuta da Nord a Sud. Voglio ricordare, ancora una volta, come ho fatto in discussione sulle linee generali, la brigata Catanzaro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), unità importante del Regio Esercito, impiegata per meriti riconosciuti, per il coraggio riconosciuto ai calabresi che lo hanno espresso sul campo, come brigata d'assalto sul Carso dal luglio del 1915 al settembre del 1917.

Per questo è importante tenere viva la memoria collettiva attraverso il restauro dei luoghi della memoria, promuovere la conoscenza degli eventi del primo conflitto mondiale, perseverare nella memoria in favore delle future generazioni attraverso convegni, manifestazioni, mostre, partendo soprattutto dalle scuole.

È importante la riscoperta di quell'esperienza umana di dolore e di sacrificio in un'ottica di riconoscenza e di nuova consapevolezza di cittadinanza, che serve a questa nostra magnifica comunità per una rapida ed efficace ripartenza. La politica, in questo senso, deve dare un forte segnale affinché gli italiani ci credano e, arricchiti dalla riscoperta di quell'esperienza umana, agiscano concretamente per il bene comune.

A nome mio, a nome del gruppo, esprimo perciò il voto favorevole sulla mozione di maggioranza a prima firma Molinari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nitti. Ne ha facoltà.

MICHELE NITTI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei iniziare questo mio intervento con una riflessione sul ruolo della memoria nella società di oggi.

Esistono diversi tipi di memoria: c'è quella nozionistica, che sintetizza ed esemplifica, e poi c'è quella che, invece, vive del confronto attivo, diviene dinamica e sa analizzare e penetrare le diverse dimensioni degli eventi storici. È proprio quando si riesce a compiere il passaggio dalla narrazione schematica degli episodi storici alla riorganizzazione degli eventi in un'ottica più globale e complessiva che la memoria diviene anche chiave per indagare il presente e prevedere il futuro, nonché l'unico antidoto per i giovani di oggi contro nuovi possibili fenomeni degenerativi.

Questo processo, Presidente, deve necessariamente avvenire anche attraverso il contributo della scuola e di tutti i processi formativi ed educativi; una scuola non concepita come mero insieme di persone che apprendono date e esemplificano i concetti, ma come comunità educante in cui proliferano idee, si instillano nei giovani studenti i germi del dubbio, l'ampiezza delle prospettive, i doverosi nessi tra cause ed effetti.

Il tema in discussione pone l'accento, in particolare, sulla data del 4 novembre 1918 e sugli avvenimenti ad essa connessi: avvenimenti estremamente significativi per il nostro Paese, che portarono a compimento il processo di unificazione nazionale e svilupparono un sentimento di grande coesione, ma al prezzo altissimo di diversi milioni di morti, caduti militari e vittime civili.

C'è, dunque, come spesso avviene nelle grandi fasi storiche - e mai come in questa occasione -, anche un'altra faccia della medaglia: quella della sofferenza, del dolore, delle angosce, delle tribolazioni, cui l'intera società fu condannata per quattro interminabili anni. Una faccia che assume poeticamente i connotati del volto martoriato del compagno di trincea che Giuseppe Ungaretti canta e descrive nella sua celebre Veglia. Quel volto assomma su di sé, in pochi versi penetranti, tutti gli orrori che si consumano ogni volta che la violenza diviene lo strumento per conquistare un cambiamento di equilibri o un riassetto dei poteri, ma da cui non può che nascere un invincibile messaggio di amore e di attaccamento alla vita come valore supremo nella sua unicità e irripetibilità. “Non sono mai stato tanto attaccato alla vita” leggiamo nei versi finali del poeta, che nell'apoteosi del dolore e delle sofferenze, immerso nel buio e nel silenzio, trova finanche il coraggio e la forza di scrivere lettere piene di amore.

Presidente, non vogliamo trascurare l'impresa dei soldati italiani, né vogliamo rinnegare o minimizzare l'orgoglio nazionale che con grande enfasi scaturì allora, dopo quelle aspre battaglie. E non vogliamo neppure far regredire a rango di ricorrenza minore una delle pagine più eroiche della nostra storia, ma, talvolta, la retorica finisce per obnubilare quel messaggio di speranza e di fiducia nella vita trasmessoci dal sacrificio di quei ragazzi, vissuti nel secolo scorso e caduti nel fiore della loro esistenza.

Riteniamo, quindi, necessario attivare presso le scuole e presso le comunità locali il maggior numero possibile di eventi che celebrino degnamente e approfonditamente il centenario di quella data, in modo da riportare alla luce, nella sua complessità e poliedricità, una pagina di storia che, in effetti, al netto dell'esteriorità di reiterati momenti celebrativi, non sempre gode dell'attenzione e delle riflessioni che meriterebbe.

Per tutti questi motivi, il nostro gruppo voterà favorevolmente alla mozione di maggioranza, non solo, però, come esclusiva esaltazione delle nostre Forze armate, bensì, piuttosto, come monito per il futuro e come occasione di continua riflessione lato sensu sui significati più profondi e drammatici che ogni conflitto bellico porta con sé. La data del 4 novembre dovrà ricordare a tutti noi che anche il più nobile degli ideali patriottici dovrebbe inchinarsi di fronte al valore supremo della vita umana, che la condizione di guerra è un vicolo cieco, in cui, al di là della distinzione manichea tra il bene e il male, al di là del significato di ogni vittoria e di ogni sconfitta, al di là di tutto questo, ad accomunare tutti i cittadini ci sono sempre e inevitabilmente anche condizioni di sofferenza e di dolore.

È doveroso che le istituzioni si prendano carico di ricordare quei giorni, ma è altrettanto necessario che l'operazione di riverente commemorazione e di celebrazione degli esiti militari non prescinda da una condanna ferma e decisa di ogni forma bellica come soluzione ai conflitti politici e sociali e da un'analisi più esaustiva dei messaggi che la Grande Guerra può veicolare alle nuove generazioni. I successi militari, le conquiste territoriali, le celebri battaglie divenute epiche nell'immaginario collettivo sono pur sempre - e aggiungo: a malincuore -, purtroppo, solo una parte di quella immane tragedia che costò la vita a milioni di persone; ed è proprio su questo che abbiamo il dovere di sensibilizzare i nostri ragazzi, affinché crescano illuminati dal faro della tolleranza, dai valori del dialogo, del rispetto e della comprensione dell'altro, senza che mai si alimentino sentimenti di odio e vendetta, che vanificherebbero de facto il significato di ogni forma di commemorazione.

Si faccia, quindi, un uso speculativo e dinamico della memoria storica, che non sia solo sterile, retorico e stucchevole commemorazionismo o celebrazionismo, che, per giunta, potrebbe, nella sua asettica ripetitività, ingenerare reazioni di stanchezza e finanche di rigetto. Non va, infatti, dimenticato, come scrive Martin Gilbert, che, mentre era in corso il dibattito sul trattamento da riservare alla Germania, il susseguirsi delle commemorazioni finì addirittura per rinfocolare in vincitori e vinti le divisioni, il dolore e gli odi di quattro anni di conflitto.

Ecco, Presidente, di qui scaturisce l'urgenza di difendere il valore della vita e di tenere bene a mente l'articolo 11 della nostra Costituzione, che ripudia la guerra. Solo in questo modo potremo davvero rendere onore alla nostra patria e vivificare il ricordo dei nostri caduti. Solo in questa dimensione più ampia e meno retorica potremo affermare il dovere della memoria e rigettare l'infamia dell'oblio. Potremo farlo con le stesse parole di Siegfried Sassoon, che in Dopoguerra ammonisce: “Avete già dimenticato? Abbassate gli occhi e giurate in nome dei caduti in guerra che non dimenticherete mai. Alzate gli occhi e giurate in nome del verde della primavera che non dimenticherete mai” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pettarin. Ne ha facoltà, per un minuto.

Chiedo la cortesia di moderare i toni delle conversazioni e di uscire dall'Aula per chi volesse parlare in capannelli, senza disturbare i nostri lavori. Grazie. Prego, a lei la parola.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, colleghi, colleghe e Governo, io intervengo rapidissimamente per portarvi una testimonianza. La mia città, Gorizia, nel suo centro storico può vantare, ma è un vanto ben doloroso e ben difficile, la possibilità di dire che nel raggio di due chilometri ci sono stati 1 milione di morti: 600 mila fanti italiani e 400 mila fanti imperiali si sono reciprocamente immolati perché erano vittime degli opposti doveri. Il rischio di oggi non è tanto il patriottismo, non è il nazionalismo: il rischio di oggi è l'oblio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Dobbiamo evitare assolutamente che la memoria di quegli eventi venga meno. I nostri ragazzi hanno diritto di sapere, perché la memoria, la conoscenza sono gli elementi che permettono loro di essere oggi europei (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato Pettarin, anche per la precisione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raffaele Baratto. Ne ha facoltà, per un minuto.

RAFFAELE BARATTO (FI). Presidente, io mi sento assolutamente di dover intervenire, anche perché dove abito, ai piedi del Monte Grappa, che qui tutti sicuramente conoscono, e vicino al Piave, credo sia stato un fronte assolutamente importante. Credo assolutamente che bisogna ricordare, e guai a dimenticare, perché dimenticare vuol dire non ricordare chi ha dato la democrazia, chi ci ha concesso oggi di essere qui a poter discutere. Per cui assolutamente ricordare in maniera forte il 4 novembre, portarlo nelle scuole, perché credo sia da lì che si deve partire, da lì che bisogna intervenire.

Prima ho visto qui presenti delle scolaresche, per cui credo sia davvero un momento importante. Credo che tutti noi, le istituzioni debbano, sicuramente per parte di chi compete, davvero intervenire. Questi davvero sono momenti importanti per chi ha sofferto e per chi combattendo e perdendo i propri figli, le proprie madri, i propri genitori ha dato davvero un futuro a questo nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00033, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

Passiamo alla votazione della mozione Ascani ed altri n. 1-00053.

Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al dispositivo, e pertanto, non essendo state avanzate richieste di votazione per parti separate, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ascani ed altri n. 1-00053, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiano alla votazione della mozione Molinari e D'Uva n. 1-00054.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa. Ricordo che la premessa sarà posta in votazione solo nel caso in cui il dispositivo venga approvato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari e D'Uva n. 1-00054, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Molinari e D'Uva n. 1-00054, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari e D'Uva n. 1-00054, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Seguito della discussione delle mozioni Carfagna ed altri n. 1-00045, Fiano ed altri n. 1-00050, Lollobrigida ed altri n. 1-00051, Carbonaro, Belotti ed altri n. 1-00052 e Fornaro ed altri n. 1-00055 concernenti iniziative volte al contrasto dell'antisemitismo (ore 11,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Carfagna ed altri n. 1-00045, Fiano ed altri n. 1-00050, Lollobrigida ed altri n. 1-00051, Carbonaro, Belotti ed altri n. 1-00052 (Nuova formulazione) e Fornaro ed altri n. 1-00055 concernenti iniziative volte al contrasto dell'antisemitismo.

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 1° ottobre 2018, sono state presentate la mozione Fornaro e altri n. 1-00055 e una nuova formulazione della mozione Carbonaro, Belotti e altri n. 1-00052, che sono già iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Vincenzo Spadafora, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, esprimo a nome del Governo i pareri sulle mozioni presentate: parere favorevole sulle mozioni Carfagna ed altri n. 1-00045, Fiano ed altri n. 1-00050, Carbonaro, Belotti ed altri n. 1-00052, Fornaro ed altri n. 1-00055.

Sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00051 esprimo parere favorevole sugli impegni 1) e 2), mentre parere contrario ai numeri 3) e 4). Il nostro ordinamento, infatti, prevede già specifiche norme volte a sanzionare ogni forma di discriminazione ispirata da motivazioni a sfondo razziale, etnico o religioso. Faccio riferimento, tra gli altri, agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale. In altri termini, è già vigente un apparato di norme che sanziona penalmente non solo la partecipazione ad associazioni razziste, ma ogni altra attività di propaganda e di istigazione all'odio razziale, secondo una direttrice di tutela universale che prescinde dalla specificità ideologica o religiosa del soggetto agente.

Se mi consente, poi, onorevole Presidente, intendo esprimere la mia soddisfazione nel rappresentare il Governo in occasione di questo dibattito, che trova tutti i deputati della Repubblica, di tutti i gruppi parlamentari, concordi nella ferma condanna dell'antisemitismo quale massima espressione dell'odio e dell'intolleranza.

Peraltro, proprio quest'anno l'Italia presiede l'Alleanza internazionale per la memoria dell'olocausto, un organismo intergovernativo che promuove attività relative all'istruzione, alla memoria e alla ricerca sull'olocausto. È un onore per il nostro Paese, ma anche un'enorme responsabilità, che tutti noi, ciascuno sulla base del ruolo che ricopre, deve sentire come propria.

La memoria è un dovere che abbiamo dinanzi alla storia passata e futura. Vi posso assicurare che, anche nell'ambito della mia attività, sono costantemente impegnato a promuovere iniziative che confermino e rafforzino l'intenzione del Governo di agire concretamente per testimoniare la propria profonda avversione all'antisemitismo, in qualsiasi forma si manifesti.

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”: questo, come sapete, è l'articolo 3, primo comma, della nostra Costituzione, e questo deve rappresentare ora e sempre il fondamento della coscienza morale e civile del nostro Paese.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà, non prima di avere raccomandato ai colleghi di fare silenzio, perché è veramente inammissibile: ci sono troppi capannelli e non si riesce ad ascoltare l'intervento dei colleghi. È accaduto poco fa, nei confronti del sottosegretario, e ne chiedo scusa a nome dell'Aula. Prego, deputato.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, la mozione a prima firma Carfagna ha il pregio di porre al centro del dibattito una questione politica quanto mai attuale: il riesplodere di un sentimento diffuso di antisemitismo, che si aggancia in linea diretta con la questione dell'ebraismo e dello Stato di Israele; temi che impattano fortemente con la politica, impattano con il nostro ruolo nel Mediterraneo, impattano con la nostra collocazione internazionale.

L'antisemitismo ha le proprie radici in un sentimento di ossessione rispetto agli ebrei, verso gli ebrei, prima della seconda guerra mondiale, e che ha avuto la sua continuità con un'ossessione per lo Stato di Israele dopo la seconda guerra mondiale. Alla demonizzazione sviluppata in Germania e in Italia dal nazifascismo negli anni Trenta del Novecento e che ha portato alla Shoah è subentrato l'antisemitismo attuale, diffuso in diversi settori della società moderna e contemporanea.

Oggi ci troviamo a dover affrontare un'atmosfera antisemita sottilmente diffusa, spalmata in diversi strati sociali, legati da un lato all'ascesa dell'estrema destra, da un lato alle posizioni antisemite della sinistra più ideologica e, infine, alla storica avversità nei confronti di Israele da parte dell'Islam più radicale. Tali posizioni arrivano a mettere in discussione la legittimità dell'esistenza dello Stato d'Israele, di una casa per tutti gli ebrei.

Non dimentichiamoci che ci troviamo di fronte ad un popolo che spesso è stato costretto ad uccidere per non essere ucciso: Sarah Halimi, ebrea, a 65 anni uccisa e gettata da una finestra a Parigi; Mireille Knoll, 85 anni, sopravvissuta all'Olocausto, uccisa a Parigi e bruciata nella sua casa; Ilan Halimi, ebreo francese nato in Marocco, rapito e torturato prima di essere ucciso. Sono tre esempi sconosciuti di singole persone indifese, uccise per il solo fatto di essere ebrei, senza che nessuno, nessuno Stato, nessuna autorità, potesse difenderli.

Credo che il Parlamento italiano abbia il dovere politico di mettere in atto ogni azione possibile per delegittimare e contrastare ogni posizione che ostacoli la libertà del popolo ebraico di riconoscersi nella propria religione, di poter vivere in pace, di avere uno Stato in cui riconoscersi. Va detto fermamente che il diritto all'esistenza di Israele è convalidato di fatto dalla più inaudita catastrofe della storia.

Ringrazio l'onorevole Carfagna, che ha organizzato l'incontro ad Auschwitz e a Birkenau, al quale parteciperò, e, nel riconfermare il pieno appoggio di Noi con l'Italia-USEI alla mozione Carfagna ed altri n. 1-00045, concludo con una citazione di Jean-Paul Sartre, che diceva: “Anche nel democratico più liberale si può nascondere una sfumatura di antisemitismo: egli è ostile all'ebreo nella misura in cui questo osa pensarsi, appunto, ebreo”. Ebbene, se è così, e mi pare proprio che sia così, è nostro dovere rimuovere questo sentimento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Beatrice Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, mi associo anch'io al ringraziamento ai colleghi che hanno presentato delle mozioni che ci permettono, oggi, di rinnovare in quest'Aula un sentimento contrario alla cultura dell'odio.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputata. Dobbiamo cercare di fare più silenzio, veramente. È insopportabile questo brusio. Chi ha bisogno di parlare non deve fare altro che uscire dall'Aula, non ci sono problemi particolari, non c'è un obbligo a stare qui. Chi deve parlare esce dall'Aula e rientra per il voto, se preferisce, anche se sarebbe ovviamente meglio restare qui con atteggiamento civile. Chiedo scusa dell'interruzione. Prego, deputata.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Questo non è un tema di retorica, è un tema di scottante attualità, soprattutto nella fase che stiamo affrontando in Italia e in Europa: sono crescenti i movimenti negazionisti dell'Olocausto, anche in Germania; sono crescenti i movimenti che rifanno proprie parole dell'odio che pensavamo di aver eradicato dalla nostra storia, soprattutto dopo quello che è accaduto nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale e che è stato davanti agli occhi di tutto il mondo e dell'umanità.

C'era un bellissimo libro scritto da Hannah Arendt sulla banalità del male, cioè su come un fatto, un evento così tragico e drammatico come l'Olocausto, che ha visto nel mondo, ha visto in una area politica e culturale che aveva dato i natali ai più grandi pensatori del Novecento e dell'Ottocento, pensiamo a Kant, ad Hegel, pensiamo a Goethe, ad uomini di cultura eccelsa, ebbene, come in questi territori, parallelamente al più grande movimento di pensiero moderno, sia potuta crescere una cultura dell'odio tale da poi non riconoscere l'umanità nell'altro, da poter dar vita a uno sterminio di massa, a torture inenarrabili sui bambini, sulle donne sulle persone disabili, sugli omosessuali, su chiunque fosse riconosciuto come inferiore; ecco, questo è un monito che ci viene dalla storia e spesso, quando passano molti anni, sembra che alcune cose non possano più capitare e si tende a sottovalutare segnali di rinascita di alcune idee, di alcune aberrazioni della cultura, della storia umana di bollarle come naïf, finché non crescono, finché non le vedi nelle piazze, finché non le ritrovi nei cartelloni nelle tue città, finché non le ritrovi su Internet con libelli che pensavamo che fossero stati abbandonati all'oblio o alla conoscenza storica.

Ecco, io credo che ci sia veramente la necessità, l'importanza di pensare e riflettere su quello che siamo stati capaci di fare anche qui in Italia, a Roma con le leggi razziali, quello che è avvenuto sotto i nostri stessi occhi, tra vicini di casa, tra persone che erano amiche e confidenti fino a pochi giorni prima, pochi anni prima. E questo è l'odio, l'odio è un seme velenoso che può nascere ovunque e quello di cui noi abbiamo bisogno, in una società così sconquassata, che va velocemente verso il futuro, guardando purtroppo a un passato che sembrava cancellato, spesso con nostalgia. Ecco, noi dobbiamo invece combattere questi movimenti che stanno rinascendo in Europa e che sono sempre presenti in Italia. Abbiamo visto che sono all'ordine del giorno, purtroppo, le offese fatte ai cimiteri ebraici, le minacce fatte a chi va nelle scuole ebraiche, fenomeni di antisemitismo bene o male evidenti o velati, in Italia e in altri Paesi d'Europa.

Ecco, questo credo che sia un momento importante per il Parlamento italiano, soprattutto se sapremo poi tradurre questa volontà che esprimeremo oggi in fatti concreti nella nostra azione politica, nel linguaggio che noi adottiamo delle nostre azioni politiche, nelle scuole e nell'educazione ai nostri giovani sul senso della storia .

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. La cancelliera tedesca Angela Merkel, in questi giorni in Israele, visitando il memoriale dell'Olocausto, ha detto, con riferimento alla notte dei cristalli del 9 novembre 1938, quindi quasi ottant'anni fa, che quello che ne seguì furono i crimini senza precedenti della Shoah e la sua rottura con la civiltà. Angela Merkel ha poi proseguito: da qui deriva l'eterna responsabilità della Germania a ricordare questo crimine e a opporsi ad antisemitismo, xenofobia odio e violenza. Ebbene, sono parole forti quelle della cancelliera tedesca, che riportano anche, però, alla nostra storia, perché credo si possa dire, in quest'Aula, con forza, che l'Italia non ha fatto i conti fino in fondo con le sue responsabilità, con le responsabilità del regime fascista nell'approvazione, prima delle leggi razziali, ottant'anni fa, e, poi, con la concreta collaborazione nella realizzazione, anche sul nostro territorio, dell'Olocausto. Furono, infatti, italiani, furono i militari volontari dalla Repubblica Sociale a collaborare attivamente ai rastrellamenti e al trasporto di ebrei, zingari, omosessuali, avversari politici verso i campi di sterminio, così come è vero che sia in Germania che in Italia ci furono donne e uomini che eroicamente si adoperarono per salvare la vita a famiglie di ebrei.

Vedete, è importante riflettere attorno a questi temi, oggi, non soltanto per un doveroso ricordo alle milioni di vittime di quella stagione drammatica, tragica, unica, com'è stato dichiarato dagli organismi internazionali che fu l'Olocausto, perché l'antisemitismo è una sorta di virus, è un virus che si può introdurre e diffondere nel corpo sano di una nazione con una velocità impensabile; il miscuglio di antisemitismo, di intolleranza e di xenofobia è oggi presente nella società europea e nella società italiana, dobbiamo avere il coraggio di riconoscerlo e di attivarsi…

PRESIDENTE. Scusi, deputato Fornaro, chiedo al Governo di partecipare a questa nostra discussione. Il sottosegretario era presente, poco fa. La ringrazio, sottosegretario Spadafora. Prego, deputato Fornaro, le faccio recuperare, ovviamente, questa interruzione.

FEDERICO FORNARO (LEU). Stavo dicendo al sottosegretario che anche l'antisemitismo - e credo su questo concorderà - è un virus, è un virus che è un impasto di intolleranza e xenofobia che si sta diffondendo nel corpo sano anche della nazione italiana, ed è per questo che è giusto ragionare attorno a questi temi e, come chiediamo nel dispositivo della nostra mozione, di impegnare il Governo ad assumere tutte le iniziative utili alla lotta contro antisemitismo e, comunque, contro ogni forma di razzismo, odio, intolleranza e xenofobia.

E dobbiamo anche oggi, per attualizzare la questione, dire che esiste un ruolo fondamentale nella trasmissione: il vettore della trasmissione del virus oggi, e bisogna dirlo con chiarezza, sono i social media, vi sono decine, centinaia, migliaia di pagine che inneggiano a figure più o meno direttamente riconducibili al nazismo e fascismo, ci sono pagine piene di simboli che ricordano la svastica e altri simboli di quella stagione. L'odio attraverso la rete si sta diffondendo con una velocità altrimenti impensabile e, da questo punto di vista quindi, dobbiamo iniettare nel corpo sano dell'opinione pubblica, che passa anche attraverso i social media, degli anticorpi, dobbiamo richiamare con forza le piattaforme digitali alla loro responsabilità. Quando si diventa vettori di questo odio si diventa complici di questo fenomeno ed è inaccettabile che ci sia una deresponsabilizzazione di questi soggetti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Dobbiamo, quindi, compiere uno sforzo straordinario e mi rivolgo al Governo, ringraziandolo per aver dato parere favorevole alla nostra mozione, perché credo che su questo bisognerà, anche in sede parlamentare, presto, il più presto possibile, ragionare su come costruire, in collaborazione con la piattaforme digitali, questi anticorpi. Perché, vedete - e mi avvio alla conclusione - quello che colpisce guardando a quegli anni, a quella storia è la velocità con cui l'opinione pubblica, gli umori dell'opinione pubblica possono cambiare. C'è un libro straordinario di Allen, Come si diventa nazisti, che racconta il microcosmo di un piccolo paese che, in pochi anni, passa da paese a maggioranza, larghissima maggioranza, dell'SPD a essere un paese pieno di nazisti. Ma c'è un altro libro che mi permetto di sottolineare in questa sede, che mi veniva in mente sentendo e leggendo le varie mozioni, il libro di uno storico, Christopher Browning, il cui titolo, Uomini comuni, vedete, racconta la storia delle unità operative speciali dei reparti tedeschi che seguivano l'avanzata dell'esercito della Wehrmacht verso Est, con un obiettivo, l'annientamento degli ebrei, degli zingari e degli avversari politici, andavano in piccoli comuni, in piccoli paesi dove era maggiore la presenza della comunità ebraica, e che cosa facevano? Al mattino rastrellavano, nel pomeriggio gli facevano scavare le fosse e, alla sera li uccidevano, li fucilavano e ricoprivano le fosse, 1.000, 1.500, 2.000 al giorno.

Ebbene, quello che colpisce e che credo debba essere un monito per l'oggi è che a realizzare, a comporre queste unità operative non erano esaltati nazisti della prima ora, non erano le SS, ma Christopher Browning racconta la storia dei componenti di questo reparto, che erano fino a pochi mesi prima commercianti, impiegati, persone normali. Ordinary Men è il titolo originale. Questo deve essere il monito che viene per l'oggi.

Noi dobbiamo, da un lato, come diciamo nella nostra mozione, preservare il ricordo della Shoah, dell'unicità della Shoah e delle responsabilità politiche degli Stati e di coloro che attuarono le politiche repressive di sterminio nei confronti della comunità ebraica e di tutti i diversi.

Dobbiamo quindi compiere oggi uno sforzo straordinario - non siamo in tempi ordinari - per favorire progetti di carattere culturale-educativo, volti a contrastare il razzismo, la xenofobia e l'antisemitismo e a promuovere la cultura della conoscenza, il dialogo e l'integrazione. Dobbiamo farlo usando i metodi antichi della formazione, del lavoro nelle scuole, ma anche - come dicevo - chiedendo uno sforzo straordinario alle piattaforme digitali, richiamandole alle loro responsabilità, perché la velocità con cui questi strumenti possono diffondere l'odio e l'antisemitismo è molto grande. Questo virus potrebbe infettare, molto più velocemente di quello che noi oggi immaginiamo, il corpo sano di una nazione, che però - e chiudo come ho iniziato - deve fare fino in fondo i conti con la propria storia e con la vergogna delle leggi razziali, che rimangono una delle pagine più oscure della nostra storia nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Edmondo Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Signor Presidente, colleghi, quando si porta in Aula un provvedimento del genere, lo si fa sicuramente per una questione etica, lo si fa per una questione morale: il dovere della memoria di fronte a una vicenda così triste della storia umana rappresenta per un Parlamento di una Nazione civile un obbligo assoluto. Tuttavia, lo si fa anche per questioni politiche, per questioni concrete, per questioni attuali, per impedire che una vergogna del genere possa ripetersi nell'attualità e nel futuro.

Ecco perché la nostra mozione incentra, dopo una breve valutazione di carattere storico - perché la storia è maestra di vita, come dicevano i latini - il suo nucleo principale proprio sulle vicende dell'attualità. E, allora, se la nostra storia ci ha insegnato che, nel Medioevo soprattutto, la persecuzione degli ebrei era un sistema di lotta sociale, se l'idea per i poteri di allora, quello statale e quello della Chiesa era quella di scaricare le tensioni sociali sui capri espiatori, se in quell'epoca medievale la prevalenza dell'invidia economica, delle difficoltà, delle crisi, rappresentavano l'elemento centrale della strategia delle classi dirigenti, sì è passati poi nel Novecento a una vicenda più grave, perché l'antisemitismo si è trasformato, grazie all'ideologia nazista, in una discriminazione razziale.

In Italia, abbiamo avuto la pagina vergognosa di un Governo che ha appoggiato, per contingenze politiche, una strategia del genere ed è giusto ricordarlo, soprattutto perché siamo italiani. Ma questo non deve essere un alibi per fare strumentalizzazioni politiche su pericoli attuali e futuri.

Dobbiamo ricordare che, nell'ultima parte della storia contemporanea, l'Unione Sovietica, per contrastare il blocco occidentale e gli Stati Uniti, ha instillato anche nell'Occidente, nei movimenti di sinistra - e non solo in quelli di estrema sinistra -, un virus che ha portato a un nuovo antisemitismo, che si maschera nell'avversione allo Stato di Israele per poi essere tradotto in comportamenti che sono veri e propri comportamenti antisemiti.

E allora, io penso che, da questo punto di vista, dobbiamo affrontare senza strumentalizzazioni e con grande realismo la situazione attuale. Per effetto di un'importante immigrazione islamica in Francia, nei Paesi nordeuropei e adesso anche in Italia, il pericolo maggiore deriva da fatti concreti, reali, come aggressioni, atti di intimidazione, fomentazione ideologica nelle moschee. Stati importanti, come l'Iran in maniera particolare, ma purtroppo ultimamente anche la Turchia, ma anche alcuni nostri alleati del Golfo Persico, fomentano in tutti i Paesi europei, anche con finanziamenti economici ingenti, una cultura non soltanto anti-Stato di Israele (che di per sé già per noi sarebbe grave perché Israele - lo ricordo - è uno dei più importanti alleati, storicamente uno dei Paesi più amici dell'Italia) e questo implica anche una diffusione di una cultura tra i giovani disadattati, immigrati di seconda e terza generazione, fortemente antisemita.

E, allora, ecco perché, sottosegretario, il nostro gruppo ha posto l'accento sulla vicenda specifica del reato di integralismo islamico: noi riteniamo che, se non si interviene sui pericoli attuali e concreti - e cerchiamo solo di rispolverare vecchie bandiere logore, che hanno soltanto un ruolo di giusta memoria in sé - facciamo un errore. Ecco perché è importante in questo momento dire, come stanno dicendo in tutta Europa, non gli estremisti di destra, bensì intellettuali ex di sinistra, governanti, persone moderate di centro, che il vero pericolo che si sta annidando nelle nostre nuove società, il vero pericolo di antisemitismo proviene dall'integralismo islamico, dalla cultura radicale di odio vero e proprio razziale che deriva dalla religione musulmana, portata alle estreme conseguenze e certamente non confacente anche ai dettami di quella dottrina religiosa.

Allora, l'impegno attuale è quello di contrastare i pericoli attuali. È giusto che noi facciamo un esercizio di memoria per una questione etica e che non dimentichiamo anche le responsabilità gravi della storia dell'Italia, ma io penso che, oltre all'aspetto monumentale - mi passerete il termine - e quasi museale del ricordo in sé, il Governo e la società civile devono mettere in campo tutte quelle possibilità e tutte quelle azioni per disinnescare una miccia che potrebbe portare a gravi conseguenze.

Le gravi conseguenze non sono soltanto quella di non garantire la sicurezza per altri concittadini di religione ebraica che vivono in Italia, piuttosto che nel resto d'Europa, o di turisti che si trovano in Italia, mettendo in campo azioni che implementino la sicurezza, ma c'è anche una questione di cultura del riconoscimento. In Francia Le Parisien ha portato avanti un documento di tantissimi intellettuali, governanti e politici di ogni parte politica che denuncia il fatto che le autorità e i mezzi di informazione non riconoscono che in questo momento la matrice più pericolosa per l'antisemitismo è quella di religione islamica.

Allora, io credo, cerco e spero che il Governo voglia rivedere la sua posizione e che anche il resto dei colleghi parlamentari punti a essere concreto e attuale, difendendo una battaglia etica e morale, ma cercando di fare tutto quello che è possibile per garantire la sicurezza, la pace e la civiltà della nostra nazione, oggi e nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (FI). Grazie, Presidente. Innanzitutto, mi lasci esprimere la nostra soddisfazione per la decisione del Governo di dare parere favorevole alla nostra mozione: questa sicuramente è una bella notizia, che conferma la consapevolezza delle dimensioni di un fenomeno rispetto al quale non è ammesso alcun tipo di cedimento e alcun tipo di ambiguità e anche la volontà di proseguire nel contrasto ad ogni forma di razzismo, di xenofobia, di intolleranza e di antisemitismo.

Bene, questa è sicuramente una bella pagina che questo Parlamento si appresta a scrivere e lasciateci dire con soddisfazione che la scrittura di questa pagina è stata sollecitata da Forza Italia, che ha insistito affinché questa mozione venisse calendarizzata, non soltanto perché quest'anno ricorre l'ottantesimo anniversario delle leggi razziali, né perché mancano pochi giorni al settantacinquesimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, ma perché siamo consapevoli di un fenomeno che ci preoccupa molto.

L'antisemitismo tenta di rialzare la testa in Europa e in Italia. Settant'anni dopo l'Olocausto - è un dato di fatto - gli ebrei continuano ad essere perseguitati e vilipesi, per il solo fatto di essere ebrei. Noi ascoltiamo nelle nostre civilissime città, nelle strade delle nostre civilissime città, nelle nostre società democratiche, il ritorno delle parole più vili, parole che credevamo sepolte dalla storia. Noi vediamo nel cuore dell'Europa il ritorno dell'odio, del pregiudizio e dell'intolleranza.

L'Italia non è certo, non è affatto, un Paese antisemita. Ha dimostrato più volte di avere gli anticorpi giusti e necessari per contrastare questo fenomeno, eppure l'osservatorio sull'antisemitismo ha censito 146 episodi di odio verso gli ebrei, finora soltanto nel 2018.

A pochi passi da noi la situazione addirittura è più grave. In Francia persone di religione ebraica sono state assassinate in ragione di questo; ci sono sinagoghe incendiate e attacchi contro scuole ebraiche. In Germania, per la prima volta, dopo la fine della seconda guerra mondiale, una formazione di estrema destra, i cui esponenti parlano molto frequentemente con accenti antisemiti e negazionisti, siede in Parlamento e accresce il suo consenso. In Gran Bretagna le campagne di boicottaggio contro Israele si allargano e il leader del partito laburista definisce come degli amici i terroristi di Hamas.

Anche in Italia in realtà c'è chi considera i terroristi di Hamas come dei martiri della libertà, c'è chi protegge centri sociali e finanzia, direttamente o indirettamente, associazioni che promuovono il boicottaggio o fanno proselitismo per la causa di veri o presunti terroristi.

In Polonia è stata persino approvata dal Senato una legge negazionista. In Ungheria alcuni docenti dell'università di Budapest, sulle porte dei loro uffici, hanno trovato slogan come: ebrei, questa università è nostra, non è vostra, state attenti.

E allora fa rabbia. Fa rabbia pensare che in Europa ci sono cittadini di religione ebraica che non si sentono al sicuro, che non sono liberi di indossare la kippah. Fa rabbia pensare che ci sono bambini che hanno paura di frequentare le scuole ebraiche, che ci sono imprese ebraiche sotto attacco, che ci sono ebrei, tanti, troppi, che lasciano l'Europa perché si sentono in pericolo.

E allora, di fronte a tutto questo, è chiaro che la rabbia non basta. Dobbiamo avere il coraggio di dire che nelle nostre società democratiche non ci può essere alcuno spazio per ideologie antisemite (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il nostro compito deve essere quello di tenere alta la guardia sia contro l'antisemitismo, che si consuma nelle strade di Parigi, di Bruxelles, di Tolosa, di Copenaghen, di Tel Aviv, di Milano, di Gerusalemme, sia contro quello che ispira un terrorismo, che presume di combattere in nome di Dio, sia contro quello che prende le forme aberranti della negazione e della banalizzazione della Shoah, sia contro quello che anima i propositi di alcuni Stati e dei loro leader, di annientare e di distruggere Israele come Stato del popolo ebraico.

È l'antisionismo, una nuova forma, una formula subdola di antisemitismo. Qui non è in discussione il diritto di criticare questo o quel Governo di Israele. Come in tutte le società democratiche lo fanno innanzitutto i cittadini israeliani e i politici, i politici di opposizione. Ma un conto è criticare le politiche dei Governi israeliani, altra cosa è negare il diritto di Israele di esistere come Stato del popolo ebraico. La delegittimazione di Israele nutre l'odio antiebraico, fomenta sentimenti di intolleranza, alimenta l'odio e il pregiudizio e, soprattutto, nega agli ebrei il diritto di sapere che, qualunque cosa accada, a differenza di quello che è successo in passato, ci sarà sempre una patria pronta ad accoglierli, a difenderli e a proteggerli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E, allora, dico che bisogna tenere alta la guardia, perché la sensazione che abbiamo è che, nonostante i tanti sforzi compiuti in questi anni, il tabù, lo stigma, che abbiamo posto sull'antisemitismo, rischia di perdere vigore. Questo non possiamo permetterlo, perché un conto - siamo tutti d'accordo e ci mancherebbe altro - è giudicare a posteriori gli esiti fatali della predicazione razzista, altro invece è intravedere la genesi, capire i segnali, saperli identificare e contrastare per tempo.

Mi chiedo se oggi abbiamo ancora questa capacità. Mi chiedo se la tendenza a liquidare con sufficienza o con disprezzo ogni sentimento di compassione verso chi è vittima di intolleranza non stia cambiando la nostra società. Mi chiedo se il nuovo linguaggio, che si sta imponendo anche in politica, se gli eccessi verbali a cui assistiamo spesso, non rischino di legittimare sentimenti di odio, che sono il brodo di cultura dell'intolleranza razzista.

Ecco, noi crediamo che ci sia bisogno di reagire, che non si possa tacere di fronte a discorsi antisemiti, di fronte a discorsi intolleranti, di fronte agli slogan antisemiti e ai gesti antisemiti, sui giornali, nelle scuole, nelle piazze, sul web, negli stadi. Non si può tacere, non si può cedere il passo all'indifferenza e alla disattenzione.

In Italia il Parlamento non è stato né disattento né indifferente. Ci siamo dati norme che puniscono severamente l'antisemitismo e il negazionismo, nonché ogni forma di discriminazione religiosa, etnica e razziale. Oggi vi chiediamo di fare un ulteriore passo in avanti. Vi chiediamo di unirvi a noi, perché sia recepita nel nostro Paese la definizione operativa di antisemitismo, proposta dall'alleanza internazionale per la memoria dell'olocausto, come già accaduto nel Regno Unito, in Austria, in Romania, in Germania, in Bulgaria e come hanno già fatto il Dipartimento di Stato americano e Israele. Vi chiediamo di unirvi a noi, perché siano perseguite con maggiore efficacia e severità le aggressioni antisemite, perché sia potenziata la lotta al pregiudizio antiebraico con l'educazione, perché i nostri concittadini ebrei si sentano sicuri nei luoghi di culto, come nelle loro scuole e nei centri culturali.

La storia ci ha insegnato che l'odio per gli ebrei spesso si diffonde, quando la situazione economica di un Paese è considerata difficile. Allora, torna in auge lo stereotipo, caro al nazifascismo, dell'ebreo nemico, apolide o addirittura traditore, parassita, usuraio e truffatore, gli epiteti con cui Hitler definisce gli ebrei nel Mein Kampf. Il falso nemico, il capro espiatorio, ha sempre aiutato il populismo più becero. Oggi la crisi economica, ma non solo la crisi economica, soprattutto la crisi valoriale dell'Europa, ci espone nuovamente a questo rischio. Non possiamo permettere che questo accada e, anzi, proprio da qui bisogna ripartire, da una forte presa di coscienza che esistono cittadini italiani, francesi, polacchi, cittadini europei, di religione e di identità ebraica, che hanno pieno diritto ad essere difesi da chi, in ragione della più bieca propaganda populista, vuole rubare loro la dignità e la nazionalità.

Ecco, Presidente, io credo che noi italiani, a ottant'anni dalle leggi razziali e al settantacinquesimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, da cui furono deportate 1.024 persone, di cui 200 erano bambini, dobbiamo essere un esempio per l'Europa intera, nella difesa di tutti i cittadini italiani ed europei di religione ebraica, perché quello che è stato l'abominio della Shoah, quello che fu, non accada mai più (Applausi dei deputati dei gruppiForza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico, Lega-SalviniPremiere Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie signor Presidente.

Qualche anno fa, in particolare, per la precisione, dieci anni fa, in occasione dei settant'anni dalla promulgazione delle infami leggi razziali, vi fu una mostra, il cui titolo voglio ricordare, perché esemplificativo della questione che oggi abbiamo a trattare: Leggi razziali una tragedia italiana. Sulla base di questa considerazione, cioè che noi non possiamo sfuggire alla necessità di elaborare e rielaborare criticamente, come Paese, come cittadini di questo Paese, la tragica compenetrazione di questa tragedia nella nostra storia, vorrei iniziare ricordando le parole che in più occasioni Sergio Mattarella ha dedicato all'antisemitismo, alla tragedia della Shoah, definendola un'ottusa crudeltà. E proprio non a caso il 25 aprile di quest'anno, nel giorno della Liberazione dal nazifascismo, ebbe a ricordare, così come è stato appena detto, che riaffiorano negazionismo e antisemitismo anche nella nostra società.

Passato e presente quindi, signori colleghi, passato e presente che vanno ancorati alla testimonianza di chi sopravvisse a quello sterminio. Voglio ricordare le parole di Shlomo Venezia, sopravvissuto alla Shoah, il quale con una grande semplicità ebbe a dire: “L'inferno… qualsiasi persona lo conosce dai libri, noi l'abbiamo vissuto”. Ecco, in quell'11 novembre 1938 si scrisse la pagina più nera della nostra storia; le leggi razziali furono un crimine, un crimine del regime fascista, un crimine del re che le firmò, un crimine del duce che le impose. Nel giro di poche ore furono bollati come diversi, espropriati dei beni e degli affetti, umiliati anche da piccole requisizioni: in un verbale c'era scritto: confiscati a Verona dieci cappelli e una camicia usata; persone, italiane di religione ebraica. Si svuotarono le scrivanie, i banchi, gli impieghi, i negozi.

Ma non possiamo dimenticare che chi ha voluto rimuovere per troppo tempo, non tanto il manifesto ed evidente, tragico destino di queste persone, quanto la motivazione per la quale esse furono perseguitate, oggi debbono essere ricordati, con tutto il doveroso rispetto. Io lo voglio ricordare, qui, in quest'Aula, dove da quei banchi, ben prima della proclamazione delle leggi razziali, Giacomo Matteotti fu la prima vittima politica nel denunciare i crimini del regime fascista, quando ancora questo aveva un consenso ampio e quando non si voleva riconoscere la struttura, la radice criminale di questo regime. Questo manifesto fu un crimine; Renzo Gattegna lo ha descritto così: “Le leggi del 1938 appartengono al passato, ma costituiscono un monito contro l'antisemitismo, contro il razzismo, contro il pregiudizio e contro soprattutto l'indifferenza” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E continua ricordando che tra le leggi e il successivo sterminio c'è una diretta continuità, lo sterminio degli ebrei, dei rom, degli omosessuali, il confino e il destino nei campi di concentramento degli oppositori politici. Il 16 ottobre del 1943 furono rastrellate più di mille persone, più di mille italiani, più di mille ebrei nel qui vicino ghetto ebraico.

Vedete, noi critichiamo tutti i crimini contro l'umanità, quelli dei regimi dittatoriali, quelli dei regimi comunisti, quelli delle potenze coloniali e anche quelli perpetrati dai regimi democratici e quelli in nome di religioni e credenze, e ancora oggi assistiamo a crimini contro l'umanità e spesso ne vediamo i segni su chi fugge da persecuzioni e massacri, ma il razzismo e l'antisemitismo sono qualcosa di più, sono l'autobiografia del fascismo e del nazismo.

Sono la natura intima, congenita di questa che non è una teoria politica e mi dispiace che in quest'Aula sia stato detto: non è stata una contingenza politica, quella di approvare quelle infami leggi. Quando una parola importante, per certi versi magnifica, come “identità”, diventa lo strumento della sopraffazione, della discriminazione e della violenza, allora c'è qualcosa di malato e la cura non può essere che la democrazia, l'accoglienza e il senso di umanità.

Dispiace, in questo, non riconoscere oggi la presa di distanza dalle posizioni antisemite che in Ungheria, che teorici della nuova destra, come Steve Bannon, propongono sistematicamente come fondamenti delle loro teorie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dispiace che questo Parlamento non sappia, attraverso la produzione di un documento, di una mozione, cosa pensa la Lega di questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo dico con rispetto per l'autonomia dei parlamentari, ma chi, qui, fa obiezioni e talvolta ironia sul vuoto dei banchi, non può tirarsi indietro quando si ricorda che il vuoto delle idee è molto più grave (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Le razze non esistono e, purtroppo, i razzisti sì e vanno combattuti; gli atti di antisemitismo tutti i giorni ci sono e vanno contrastati con il codice penale, quando serve, con le scelte del Governo, come previsto dalla legge anche eventualmente proponendo lo scioglimento di organizzazioni che utilizzano simboli, teorie e, esplicitamente, incitano all'odio, con la chiusura dei siti web, con l'intervento sugli hate speech, con l'idea, però, anche, di promuovere, come diciamo nella nostra mozione e in altre, il senso critico di appartenenza a una comunità che non può subire una mutazione antropologica, come avrebbe detto Pasolini, nella sua identità e nella sua radice profondamente democratica e antifascista, cioè la stessa radice della Costituzione.

E non possiamo utilizzare le date della memoria per renderle intransitive, circoscritte solo al dato che ricordano, perché questo sarebbe un delitto nei confronti delle stesse vittime. Allora, noi dobbiamo vedere il presente e non dobbiamo dimenticare che nel presente - io ho avuto occasione di parlare più volte con i massimi responsabili della comunità ebraica - noi dobbiamo contrastare quello che Albert Einstein definiva l'antisemitismo latente. Allora, lo dico con chiarezza, qui, perché questo toccherebbe profondamente la coscienza e anche la libertà religiosa degli ebrei nel nostro Paese: fermate la legge sulla macellazione rituale che vorreste proibire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) con una proposta di legge che è stata presentata in nome di altri valori e che vorrebbe impedire la macellazione kosher e halal.

Non mischiate le cose, non partite dai piccoli fatti, perché questi sono grandissimi fatti per chi ne ha il diritto, stabilito anche nelle relazioni che si sono costruite, anche grazie al nostro Ministro dell'Interno, Marco Minniti, con la comunità ebraica.

E allora, vedete, e concludo, noi abbiamo bisogno di contrastare tutte le forme latenti, larvate ed esplicite - e concludo, signor Presidente - di antisemitismo e lo voglio dire con chiarezza anche di coloro i quali utilizzano l'antisionismo per costruire una ragione politica a una critica che invece di politico non ha nulla. Io credo che sia giusto, è stato qui ricordato, avere un'opinione, contrastare criticamente tutto ciò che riguarda l'ambito della democrazia, quindi, anche i Governi di Israele, ma che sia impossibile, negare da parte del nostro Paese e dalla nostra cultura e coscienza democratica, la sua esistenza e l'esistenza di un fondamento anche di teorie politiche sioniste.

Questo è il senso della nostra iniziativa; noi abbiamo bisogno di una azione determinata, abbiamo bisogno di una crescita culturale, abbiamo bisogno di gesti e leggi che non offendano, con azioni antisemite, islamofobiche, costruite per creare di nuovo la discriminazione come fondamento delle nostre leggi, il recupero di una memoria che invece dovrà essere per sempre cancellata non dalla nostra testa ma dai codici che noi andremo a scrivere. Mai più una legge basata sulla nazionalità, sulla religione, sulla costruzione di un'idea di discriminazione. Così noi renderemo memoria alle vittime e a coloro i quali hanno sofferto l'abominio della Shoah (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giulio Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, il popolo ebraico ha dato molto alla nostra cultura italiana e a quella europea, a partire dalla Bibbia ed al principio di uguaglianza degli uomini davanti a Dio e davanti alla legge, per non parlare della centralità della vita umana presente nel comandamento “non uccidere”. Gesù stesso, il cuore della nostra cultura, era un ebreo osservante. Purtroppo, nel corso dei secoli l'Europa non ha restituito all'ebraismo quanto avrebbe dovuto. Troppe sono state le persecuzioni antiebraiche che sono nate grazie a secoli di parole malate riservate agli ebrei che hanno costruito un pregiudizio antisemita che ancora oggi sopravvive: dalle accuse di avarizia a quella di avvelenare i pozzi, a quella di essere causa della peste fino alle più recenti accuse di complotti che arrivano a dare la responsabilità ai nostri fratelli ebrei persino dell'attacco alle Torri Gemelle.

Attenzione: l'antisemitismo non è un problema dei soli ebrei. Ricordiamo, infatti, che la storia insegna che chi ha perseguitato gli ebrei ha poi perseguitato tutti gli altri, da Hitler a Stalin e ai regimi islamici del secolo scorso ma senza dimenticare i terroristi jihadisti in Francia negli ultimi quindici anni che hanno prima colpito gli ebrei - per esempio, la scuola ebraica di Tolosa nel 2012 - e solo dopo il resto della popolazione francese, con Charlie Hebdo, la strage di Nizza o gli attentati di Parigi come quello al Bataclan. Per questo dobbiamo considerare i nostri fratelli ebrei come un termometro della tolleranza di una società o, meglio, come quel canarino che nei secoli scorsi i minatori portavano in miniera per vedere se l'aria era ancora respirabile: se il canarino sveniva significava che non c'era più ossigeno ed era tempo di diffondere l'allarme agli altri e risalire in superficie.

Oggi con queste mozioni si cerca finalmente di affrontare l'antisemitismo alla radice, partendo dall'educazione e, dunque, dalla prevenzione. Oggi siamo o dovremmo essere tutti coscienti del fatto che se i nostri fratelli ebrei sono a rischio siamo tutti in pericolo. In Francia è dall'anno 2000 che gli ebrei denunciano l'aggressività soprattutto di parte della società mussulmana. Nelle scuole o nelle università parlare di Shoah era considerato provocazione sionista, gli insegnanti venivano contestati e, allora, in molti casi si preferì tacere. Gli ebrei venivano aggrediti per strada, ma non si alzò troppo la voce per non far crescere l'islamofobia. I risultati si sono visti: non è ignorando i problemi che questi si risolvono (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Queste mozioni vanno proprio nella direzione opposta, cioè affrontare l'antisemitismo a faccia aperta sia che si tratti di vero e proprio antiebraismo sia che si mascheri da odio verso Israele. Ormai sappiamo tutti come l'antisemitismo non sia più accettabile nel discorso pubblico italiano, non dopo le leggi razziali del 1938 e le successive deportazioni degli 8.500 ebrei italiani nei lager nazifascisti. Ma gli antisemiti vanno avanti nascosti dietro l'antisionismo e noi non dobbiamo commettere l'errore di pensare che se qualcuno odia gli israeliani allora non è pericoloso come chi odia gli ebrei. Faccio solo presente che dopo il 1946 nel mondo la causa principale della morte violenta degli ebrei è stata l'antisionismo. Pensate solo alle guerre volte a distruggere Israele - nel 1948, nel 1967 e nel 1973 -, per non parlare dei continui attacchi terroristici, ad esempio da parte di gruppi palestinesi, che hanno costellato l'intera vita di Israele e non solo.

Non dimentichiamo infatti, solo per restare all'Europa, anche gli attentati alla sinagoga di Roma nel 1982, alle Olimpiadi di Monaco piuttosto che il dirottamento dell'Achille Lauro.

Dunque, non possiamo che sostenere queste mozioni perché fanno propria, senza infingimenti, la definizione dell'alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto che va a toccare tutti i punti cardine dell'antisemitismo, dalla negazione della Shoah all'odio verso gli ebrei e anche verso Israele. Inoltre, va sottolineata anche l'importanza, prevista nelle mozioni, di ribadire quanto la cultura italiana sia legata a quell'ebraica, non solo per motivi legati alla Bibbia ma anche perché tanti ebrei presero parte al Risorgimento e alla Prima guerra mondiale, versando un grande contributo di sangue per l'Italia. Per non parlare, poi, dell'importante contributo degli ebrei alla cultura italiana, dalle scienze alle materie umanistiche, dal premio Nobel Montalcini a Primo Levi, dall'inventore del Totocalcio, Massimo Della Pergola, al premio Nobel Emilio Segrè, da Giorgio Bassani a Umberto Saba, da Italo Svevo a Carlo Levi, cui dobbiamo la rinascita della città di Matera, l'anno prossimo capitale europea della cultura.

Dunque sì, diciamolo: difendere i nostri fratelli ebrei è giusto in sé ma conviene anche perché se l'Italia è cresciuta in questi secoli lo dobbiamo anche a loro, al loro contributo intellettuale e combattente, al loro modo di essere differenti ma integrati. In questi tempi di difficile integrazione di alcune minoranze senza dubbio un esempio vincente di integrazione, che sarebbe utile studiare e applicare universalmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Presidente, noi sosteniamo questa posizione perché dal passato abbiamo appreso che se gli affari si negoziano i valori non sono negoziabili. Quando si negoziano i valori? Si negoziano, per esempio, quando copriamo le nostre opere d'arte quasi fossero vergogne e vivessimo ai tempi dell'ultimo inquisitore; si negoziano quando, per esempio, non si è ancora chiamato con il suo vero nome il genocidio degli armeni, perché forse qualcuno potrebbe volercene. Sono stati negoziati in maniera abominevole nel nostro Paese con la promulgazione delle leggi razziali.

Dunque, sosteniamo tutte le mozioni presentate, sollevando solo qualche dubbio relativamente al contemplare la “legge Mancino” - in due di esse - quale successo nella lotta all'antisemitismo poiché - e non l'abbiamo mai nascosto - non reputiamo tale norma efficiente. Lo Stato, insieme all'istruzione e alle famiglie, ha il compito di formare le coscienze individuali e collettive per evitare che le brutte pagine di storia si ripetano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Alessandra Carbonaro. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, oggi siamo chiamati ad esprimerci su un tema di grande rilevanza che riguarda il nostro tragico passato ma, ancor più, l'idea di società che vogliamo costruire. Viviamo un momento storico di profonda incertezza dove gli orizzonti ideali che hanno ispirato la nostra Costituzione, così chiari e vividi all'indomani della liberazione dal nazifascismo, oggi sembrano più sfocati e lontani a cospetto di un mondo in rapida trasformazione, troppo spesso dimentico di quanto è stato. Così anche nel nostro Paese gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da una preoccupante recrudescenza di fenomeni di antisemitismo e, più in generale, d'intolleranza etnica e religiosa.

Questo tema, tuttavia, non può prescindere da un nostro attivo coinvolgimento al fine di contrastare ogni forma di antisemitismo, di razzismo e di intolleranza. È soprattutto in questi momenti che le istituzioni democratiche sono chiamate ad agire con saggezza e responsabilità, ma essere responsabili significa essere capaci di rispondere. Non è solo questione di analizzare le cause della violenza e di rifiutarne le logiche perverse, ma di essere pronti e attivi nel rispondervi.

Questo è l'unico antidoto all'indifferenza e la risposta che noi ci accingiamo a dare m'inorgoglisce profondamente, perché, di fronte a quello che si può definire come uno dei più drammatici fenomeni di odio razziale che ha visto il nostro Paese tristemente protagonista, con l'emanazione, ottant'anni or sono, delle leggi sulla difesa della razza e che oggi ivi si ripropone sebbene in altre vesti, abbiamo il dovere di essere uniti perché abbiamo il dovere di lavorare insieme per garantire i mezzi attraverso i quali soprattutto le nuove generazioni possono conoscere e rispettare l'altro da sé, l'altrui cultura, l'altrui religione, l'altrui diversità, che è ricchezza, null'altro. È pertanto urgente educare le giovani generazioni a coinvolgersi attivamente nella lotta contro gli odi e le discriminazioni, ma anche nel superare le contrapposizioni del passato e a non stancarsi mai di cercare l'altro. Per preparare un futuro veramente desiderabile non è sufficiente respingere il male, ma serve costruire insieme il bene. La diversità culturale, così come rappresentata nell'articolo 1 della Dichiarazione universale dell'UNESCO, è per il genere umano necessaria quanto la biodiversità per qualsiasi forma di vita.

Allora, se essa è condizione necessaria per la nostra esistenza, dobbiamo preservarla, offrendo strumenti che non possono e non devono prescindere dall'educazione e dalla cultura in ogni sua declinazione. Quegli strumenti devono essere agenti attivi per la conoscenza e per la comprensione. La memoria storica, infatti, come sosteneva Paul Valéry, non è un fondo immobile, in grado di comunicare comunque, ma bisogna sapere come farla riaffiorare, va continuamente rinarrata, attualizzata, poiché essa non serve per il passato, ma per il presente, per il futuro; deve essere esercizio costante, a cui noi tutti siamo chiamati e a cui tutti non possiamo e non dobbiamo abdicare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sgarbi. Non è presente in Aula, e quindi è decaduto.

Saluto studenti e docenti dell'Istituto comprensivo De Curtis di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

Passiamo ora ai voti…Deputato Sgarbi, l'avevamo dichiarata decaduto. Sono sicuro che tutti i colleghi saranno comprensivi, se le do la parola. La prossima volta, però, cerchi di rimanere in Aula, se chiede la parola a titolo personale.

VITTORIO SGARBI (FI). La ringrazio, Presidente. Semplicemente per dire che la Camera dei deputati assume, rispetto alle posizioni, alle mozioni e ai voti, non solo significato politico, ma anche un significato etico, e quindi le posizioni che noi assumiamo rappresentano l'identità di una nazione, che ha alcuni fondamenti essenziali, fra i quali il rispetto delle diversità, di ogni diversità, e l'attenzione a quello che è per i più deboli, per gli ebrei di ogni momento, l'atteggiamento che ha assunto, interdetto da un'azione giudiziaria criminale, il sindaco di Riace Lucano, il cui atteggiamento politico è lo stesso di chi ricoverava gli ebrei in età fascista. Ritengo che una magistratura che interdice un'azione di tutela dei più deboli e dei perseguitati è una nazione che non ha lo spirito del diritto rispetto a quello che la magistratura deve fare e non deve fare. Non deve interferire con la politica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Carfagna e altri n. 1-00045, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Ricordo che la premessa sarà posta in votazione solo nel caso in cui il dispositivo venga approvato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carfagna e altri n. 1-00045, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carfagna e altri n. 1-00045, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6) (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fiano e altri n. 1-00050, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione della mozione Lollobrigida e altri n. 1-00051.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente dalle parti su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida e altri n. 1-00051, limitatamente alle premesse e al primo e secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida e altri n. 1-00051, limitatamente al terzo e quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione della mozione Carbonaro, Belotti ed altri n. 1-00052 (Nuova formulazione).

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa. Ricordo che la premessa sarà posta in votazione solo nel caso in cui il dispositivo venga approvato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carbonaro, Belotti ed altri n. 1-00052 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carbonaro, Belotti ed altri n. 1-00052 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fornaro ed altri n. 1-00055, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Sull'ordine dei lavori (ore 12,50).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, molto brevemente, ma mi trovo costretto (è un intervento che avrei voluto evitare) a sollecitare, per il suo tramite, il Presidente della Camera rispetto al mancato arrivo in Parlamento, secondo quanto prevede la legge, della Nota di aggiornamento al DEF. Capisco che i colleghi devono andare via. Io segnalo che il 27 settembre…

PRESIDENTE. Si può uscire dall'Aula anche in silenzio, senza parlare, cortesemente, e senza disturbare il collega che sta parlando. Prego, deputato Fornaro.

FEDERICO FORNARO (LEU). Io capisco, ma credo che ci sia un problema anche di legalità che dovrebbe interessare tutti. La legge prevede la trasmissione alle Camere, entro il 27 settembre, della Nota di aggiornamento al DEF. Ad oggi non è ancora arrivato nulla, siamo al 4 ottobre; il 10 è prevista la calendarizzazione.

La invito, signor Presidente, per il suo tramite di informare il Presidente della Camera. Questa cosa è inaccettabile. E devo dire che fa molto specie che tra i primi ad uscire siano i colleghi dei 5 Stelle, perché se questa cosa fosse successa la scorsa legislatura sarebbe successo di tutto in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

E per essere chiari, noi capiamo che ci possano essere…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Chiedo silenzio.

FEDERICO FORNARO (LEU). …tempi tecnici per cercare di riportare in numeri le decisioni politiche: questo fa parte della dinamica del Governo, e su questo non ci scandalizziamo.

Mi chiedo qui, però, nell'Aula del Parlamento, che cosa abbia approvato il Consiglio dei ministri il 27 settembre scorso (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). Continuiamo a leggere dati differenti da quelli che sono stati annunciati trionfalmente nel Consiglio dei ministri del 27.

Quindi, io le chiedo, signor Presidente, su questo, di farsi tramite col Presidente Fico, in ordine ad un rinvio della discussione in Aula per consentire alla Commissione bilancio di svolgere le audizioni, gli approfondimenti necessari; perché lo ricordo, se saranno confermate le indiscrezioni su questo documento, oltre all'approvazione del NADEF, quindi della nota di aggiornamento, sarà necessaria anche una votazione con maggioranza qualificata per lo spostamento dell'obiettivo di medio termine. Cioè, stiamo parlando di decisioni che incidono anche sul rispetto della Costituzione, dell'articolo 81.

Insomma, è ora di finirla con documenti, dichiarazioni, tweet, propaganda, ed è arrivato il tempo delle decisioni e del rispetto della legge. Questo documento deve arrivare in Parlamento il prima possibile, e dev'essere dato il tempo alle Commissioni e al Parlamento di poterlo valutare in tutta la sua portata e in tutta la sua importanza, perché questo è il documento più importante, insieme alla legge di bilancio, dell'attività di Parlamento.

Insomma, noi siamo a stigmatizzare questo comportamento, e siamo certi che anche la Presidenza della Camera si attiverà per il rispetto della legge (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Deputato Fornaro, sarà mia cura trasmettere al Presidente Fico la sua richiesta.

Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, a nome del gruppo Partito Democratico, per porre una questione estremamente rilevante che dovrebbe interessare anche ai colleghi della maggioranza che stanno abbandonando questi banchi, perché stanno al Governo e dovrebbero imparare che nelle istituzioni e in politica la forma è sempre sostanza.

Signor Presidente, la legge di contabilità impone al Governo della Repubblica la trasmissione al Parlamento e alle istituzioni europee, entro il 27 settembre, della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Abbiamo visto che in quella data, il 27 settembre, qualcuno è salito sui balconi di Palazzo Chigi.

Abbiamo visto di tutto, da quel giovedì ad oggi. Ancora nelle scorse ore una incredibile conferenza stampa nella quale il Primo Ministro, i due Vicepremier e il Ministro dell'Economia e delle finanze hanno annunciato al Paese e alle istituzioni che cambiavano i saldi, che si sarebbero approvati nel corso del Consiglio dei ministri del 27 settembre.

Ma la domanda che poniamo è: qual è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Dove stanno le carte? Di che cosa stiamo parlando, signor Presidente? Ciò perché la situazione sta assumendo un contorno kafkiano e molto preoccupante, perché non stiamo discutendo di questioni minimali, ma stiamo discutendo di un documento sulla base del quale i mercati assicurano un finanziamento al nostro Paese nell'ordine di 400 miliardi all'anno, e il Parlamento è stato esautorato.

Al netto del fatto che, come è noto, sulla vicenda dei 49 milioni, qualcuno immagina che qui le regole siano diverse rispetto alle regole che devono applicare i normali cittadini, ma qual è il messaggio che il Governo dà ai cittadini che devono rispettare le scadenze del pagamento delle imposte che saranno contenute in questa legge di bilancio, se esso stesso non rispetta una scadenza fissata per legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? È una situazione, signor Presidente, inaccettabile! Noi facciamo appello alla Presidenza affinché questo venga a cessare, ma soprattutto, visto che noi poniamo un tema di organizzazione dei nostri lavori, che il Parlamento venga messo in condizioni di poter approfondire, dibattere e deliberare in tempi congrui su questa vicenda, perché il continuo cambiamento dei numeri e dei saldi imporrà un adeguato approfondimento, un adeguato ascolto di tutti gli attori interessati, e vorremmo anche un confronto parlamentare che fosse nel merito e non contingentato e blindato, perché su questa vicenda si gioca molto della credibilità non di qualche forza politica ma del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Deputato Borghi, confermo che sarà cura della Presidenza sollecitare il Governo affinché acceleri le procedure di trasmissione della Nota di aggiornamento alla Camera.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Lupi, su cosa vuole intervenire? È lo stesso argomento?

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). No, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. C'è qualcun altro che vuole prendere la parola sulla medesima materia rappresentata fin qui da Fornaro e Borghi? No. Allora la parola al deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, sull'ordine dei lavori. Signor Presidente, mi rivolgo a lei e per tramite suo ovviamente al Presidente della Camera, Fico, anche perché, pur essendo l'Aula vuota in questo momento, la questione che noi le poniamo crediamo riguardi e interessi tutti i gruppi parlamentari; si tratta del tema della rappresentanza corretta nelle delegazioni e nelle Commissioni bicamerali di tutte le componenti che sono presenti come gruppi parlamentari qui in Aula.

Lei si appresta a leggere - per questo ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori - una comunicazione all'Assemblea in ordine alla delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO. Ricordo che noi abbiamo votato la settimana scorsa - solo dopo le dimissioni, approvate in maniera inusitata, senza precedenti, perché era la prima volta che accadeva che non si respingessero le dimissioni di un deputato, tra l'altro non presente in questa Camera - con voto segreto, le dimissioni del deputato Mura e, conseguente, successiva approvazione, con voto segreto, della delegazione italiana che ci rappresenta al Consiglio d'Europa. È evidente a tutti che le composizioni di queste delegazioni o delle Commissioni bicamerali si fanno riguardo alla composizione numerica dei diversi gruppi, quello che le sto chiedendo è che lei, subito dopo la comunicazione all'Aula della delegazione NATO comunicherà all'Aula l'adesione, perché è già accaduta - mi scusi, mi faccia finire, Presidente, ho cinque minuti a disposizione -

PRESIDENTE. Non l'ho interrotta. Lei ha interpretato miei gesti…

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Lei comunicherà, dicevo, all'Aula - così vede perché il mio intervento è sull'ordine dei lavori - che il deputato Vittorio Sgarbi ha aderito stamattina al gruppo Misto. È evidente che nel momento in cui stamattina - stamattina! - non ieri, non l'altro ieri e non domani, il deputato Sgarbi aderisce al gruppo Misto, il gruppo Misto ritorna nella sua composizione originale ante le dimissioni del deputato Mura. Sembra un problema di Azzeccagarbugli, ma è un problema di sostanza, perché nel momento in cui lei annuncia all'Aula la composizione della delegazione NATO che il Presidente della Camera non ha ancora firmato - mi risulta stamattina, ma l'iter non si è ancora concluso -, è chiaro che in questo momento lei non tiene conto - lei Presidente - di un fatto che è accaduto contemporaneamente in quest'Aula, per cui annuncerà una composizione che non rispecchia la composizione reale dei gruppi. Sembra una cosa banale, ma è una cosa fondamentale, perché è evidente a tutti che temporalmente, nel momento in cui lei annuncia questa composizione, almeno fino alla metà di questa legislatura, quella composizione rimarrà invariata e non vedrà ovviamente rappresentata l'effettiva composizione dei gruppi parlamentari in quest'Aula. Questo è il punto essenziale. Se a questo punto essenziale si aggiunge un problema che il Presidente Fico ha sottovalutato, ma a questo punto interverrà la Corte costituzionale, per la prima volta, riguardo a un gruppo parlamentare che solleverà un conflitto di attribuzioni e di poteri tra Camera, Presidenza della Camera, e gruppi parlamentari riguardo a questa inusitata interpretazione per cui il gruppo Misto di Camera e il gruppo Misto di Senato sono la stessa cosa, per cui noi ci troviamo che il gruppo Misto della Camera non è rappresentato praticamente in nessuna delle Commissioni bicamerali, ma questo è un problema a lato.

Adesso il problema è sostanziale. Lei si assume la responsabilità di completare l'iter, comunicando a quest'Aula la composizione della delegazione NATO, pur sapendo che quella delegazione, così come viene comunicata, non rispecchia la realtà dei gruppi, ed essendo contemporaneamente, guarda caso, alla firma del Presidente Fico e alla comunicazione del nostro presidente Schullian per notificare che la composizione è variata. Siamo oggi, in questo momento, in funzione di una cambiamento radicale, e lei decide di completare l'iter. Credo che forse, per buonsenso, il Presidente Fico aspetta un secondo, oggi pomeriggio c'è ancora Aula, si può comunicare anche oggi pomeriggio, domani, quando si potrà comunicare, ma forse una riflessione da parte del Presidente Fico sulla composizione reale e la rappresentanza reale di questo gruppo mi sembrerebbe un gesto di equità e di corretto utilizzo, a proposito del Regolamento della Camera, in tema di rappresentazione delle Commissioni, che non sono banali.

È evidente che ci sono interessi anche di altri gruppi parlamentari, e non entro nel merito del fatto che i gruppi parlamentari hanno aspettato mesi prima di dare le loro designazioni, guarda caso. Quindi, è evidente che in questo caso noi chiediamo alla Presidenza della Camera, proprio come rappresentanza di tutti i gruppi, di intervenire. La ringrazio anche della cortesia, lei lo sa, è sempre cortese. La ringrazio della pazienza, perché mi ha dato certamente più di cinque minuti. Perdoni la foga, però le garantisco, tra l'altro, che c'è un comunicato formale, una lettera formale del Presidente, che ha delegato, ha designato il collega Caiata alla delegazione NATO: io credo che non si possa mettersi le mani davanti agli occhi e far finta di niente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia).

PRESIDENTE. I messaggio è chiarissimo, deputato Lupi.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Presidente, come presidente del gruppo Misto confermo tutto quello che è stato qua esposto dal collega presidente di componente Lupi, ma vorrei aggiungere che non è solo una questione di sostanza ma anche una questione di correttezza: noi non chiediamo altro che la medesima speditezza, nella determinazione delle composizioni delle delegazioni, che è stata applicata dopo le dimissioni accettate da Mura. Nient'altro chiediamo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia).

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, volevo sapere da lei se ci sono in corso delle Commissioni permanenti o altre riunioni che giustificano l'assenza indegna nei banchi della Lega. Volevo sapere se ci sono lavori in Commissione.

PRESIDENTE. I lavori sono finiti…

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Quindi, se ne sono andati a casa a fare vacanze.

PRESIDENTE. Non so, glielo può chiedere, quando li vede. Allora, in ordine alle osservazioni che sono state avanzate dai deputati Lupi e Schullian, comunico che noi non stiamo, in questo momento, decidendo la composizione di questo organismo, ma, attraverso di me, il Presidente Fico - lo farò a breve - comunica di avere già chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO i deputati che sono stati precedentemente informati. Quindi, noi stiamo solo comunicando una cosa che è già accaduta quando il deputato Sgarbi era in forza presso il suo gruppo di appartenenza originario. Ovviamente, tutte le questioni del caso possono essere sollevate ed eventualmente, se il presidente Fico lo riterrà, riviste e rimeditate, ma comunque, allo stato, io mi attengo alla lettura della comunicazione.

Nomina dei deputati e comunicazione dei senatori componenti la delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO (ore 13,08).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO i deputati Matteo Luigi Bianchi, Edmondo Cirielli, Paolo Formentini, Luca Frusone, Luigi Iovino, Luca Lotti, Marco Minniti, Andrea Orsini e Michele Sodano.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della medesima delegazione i senatori Cristiano Anastasi, Massimo Candura, Andrea Cangini, Alessandra Maiorino, Riccardo Nencini, Fabrizio Ortis, Adriano Paroli, Emanuele Pellegrini, Roberta Pinotti.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, deputato Lupi?

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Io la faccio riparlare perché siamo nel Parlamento, e, quindi se è possibile, volentieri…

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, sa la stima che ho per lei…

PRESIDENTE… però penso che la questione, se è di questo che vuole parlare si esaurisca qui. Prego.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Mi permetta, visto che intanto ha detto che siamo verso la conclusione dell'Aula e non credo che stia ponendo questioni banali, non solo di forma ma di sostanza, anche perché qualcuno mi insegna - e lei, in prima persona me lo insegna - che la forma nelle Aule parlamentari è anche sostanza.

Ha appena dato una motivazione e ha accelerato, ovviamente, Presidente, la lettura della comunicazione alla Camera. Pongo quindi un'altra questione. Io voglio sapere da lei - successivamente, non solo in questa seduta, ma anche nella prossima – ponendole un semplice quesito: se la comunicazione all'Aula che lei ha fatto prima di darmi - ovviamente nuovamente la parola - ma non mi aveva visto e, quindi, non c'è nessuna intenzione malevola - fosse semplicemente un atto formale, qual è la ragione per cui lei lo fa? Cioè, attenzione, si completa l'iter con la semplice firma del Presidente della Camera oppure l'iter si completa quando viene, anche se formalmente e solo formalmente, comunicato all'Assemblea che il Presidente della Camera ha nominato Giovanni, Giuseppe o Maria? Questo è un punto di forma. Se non si comunicasse mai all'Aula questa lettera cosa vorrebbe dire? Che l'atto rimane all'interno della Presidenza della Camera, cioè del Presidente Fico e che, quindi, se non si è ancora comunicato pubblicamente quell'atto potrebbe, come non potrebbe, il Presidente della Camera ritornare sui propri passi semplicemente perché scrive a una di quelle componenti, dei nostri colleghi: guarda, scusami, è intervenuto esattamente nel momento in cui io stavo firmando un fatto nuovo, la correttezza richiede che, siccome la rappresentanza delle delegazioni deve corrispondere alla composizione numerica, siccome non è avvenuto domani, non è avvenuto ieri, è avvenuto mentre firmavo, si cambia.

Allora, io contesto - e con questo ho concluso - ed è un fatto nuovo, la sua comunicazione, perché vorrei che su questo mi fosse data, perché non faccia precedente, la sua comunicazione o me lo chiarisse: la comunicazione all'Aula di una avvenuta firma, che poteva essere nascosta, segreta, è un atto fondamentale per la conclusione di quell'iter, non decisivo, ma conclusivo, oppure no? Perché altrimenti non comunicatecelo neanche e fatecelo sapere attraverso le agenzie. E, invece, ce lo comunica l'Assemblea, tant'è che ci sta comunicando che anche il Presidente del Senato ha fatto un'altra cosa. Mi perdoni, ribadisco, non a lei, ma anche perché rimanga a verbale, che quello che noi stiamo sollevando non è una questione puramente formale, ma è una questione sostanziale.

In questa legislatura si sta di violando in maniera continua la possibilità di rappresentanza all'interno di delegazioni e Commissioni bicamerali fondamentali, di un gruppo rappresentato in quest'Aula. Esiste il fatto che il gruppo Misto della Camera dei deputati non è rappresentato in Commissioni fondamentali legate alla garanzia, inchiesta, rappresentanza del Parlamento nelle delegazioni internazionali. Non è una questione da poco, tant'è vero che noi, per la prima volta, e lo ribadisco, abbiamo deciso di ricorrere alla Corte costituzionale per sollevare un conflitto.

Detto questo, qui c'era un'altra occasione, la Presidenza della Camera, cioè il Presidente Fico poteva, senza alcun problema, perché è talmente evidente che si sta commettendo un'ingiustizia, dire: guardate, è accaduto un fatto nuovo. A che ora ha firmato il Presidente Fico, mi perdoni? A che ora ha firmato? Vede come potrei io sollevare domande, ma siccome stimo il presidente Fico, so della sua correttezza, ma potrei qui sollevare delle domande a cui nessuno può rispondere. Il Presidente Fico ha firmato quella lettera dopo aver letto il comunicato stampa dell'agenzia, dell'onorevole Sgarbi, o prima? Chi lo dice? Chi lo certifica? Quali garanzie diamo? Sono questioni formali? Sono questioni banali quelle che sto sollevando? Scusi, lei è il Presidente di turno e quindi, purtroppo, le tocca anche questo, è la croce e la delizia del fare il Vicepresidente della Camera, l'ho fatto anch'io…

PRESIDENTE. L'ha fatto anche lei, appunto. Gioca in casa.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). E, quindi, le chiedo pazienza, però so che, attraverso lei, parlo al Presidente Fico, parlo ovviamente alla Segreteria generale, nella sua complessità, non ovviamente nelle persone, perché credo che siano questioni che debbano essere seriamente affrontate, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, così poi rispondo una volta soltanto.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie. Sempre sull'ordine dei lavori, forse ho il vizio di non voler lasciare l'ultima parola al collega Lupi.

È la rappresentatività che deve ispirare la designazione dei gruppi parlamentari o delle delegazioni. Queste designazioni oggi annunciate rispecchiano una rappresentatività che è durata esattamente una settimana, cioè dall'accettazione delle dimissioni di Mura fino al giorno di oggi, questo non mi sembra una rappresentatività effettiva, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Rimango ovviamente della mia opinione, fermo restando che il gruppo Misto, per definizione, è un gruppo che comunque modifica la propria struttura nel corso del tempo e quindi questo problema lo abbiamo oggi, lo avremo sempre, e lo abbiamo avuto in passato, così come il deputato Lupi, proprio per aver svolto, per aver esercitato le funzioni di Vicepresidente, sa bene che le mie competenze sono limitate. Le confermo che la comunicazione che è stata data oggi all'Aula è una comunicazione postuma rispetto alla certificazione della avvenuta nomina dei componenti di questo organismo, tuttavia io riferirò al Presidente Fico, che peraltro è informato in tempo reale di quel che accade, e se lei lo avrà convinto, con le sue energiche motivazioni, magari ci troveremo a tornare su queste decisioni. Comunque, vi ringrazio per aver posto all'attenzione della Camera questi argomenti, che comunque ci torneranno utili anche per il futuro.

Preannunzio di elezioni suppletive (ore 13,16).

PRESIDENTE. Comunico che, resosi vacante il seggio di un deputato del collegio uninominale 01-Cagliari della XXVI Circoscrizione Sardegna a seguito della cessazione dal mandato parlamentare del deputato Andrea Mura, in ragione delle dimissioni presentate dal medesimo deputato, sulle quali la Camera ha deliberato nella seduta del 27 settembre 2018, la Giunta delle elezioni, nella seduta del 4 ottobre 2018, ha verificato che tale seggio, attribuito con il sistema maggioritario, ai sensi dell'articolo 77, comma 1, lettera b) del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957 n. 361 e successive modificazioni, deve essere coperto mediante elezioni suppletive, in conformità al disposto dell'articolo 86, comma 3, dello stesso testo unico.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 13,17).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Vittorio Sgarbi ha dichiarato di voler lasciare il gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente, risultando pertanto iscritto al gruppo parlamentare Misto.

Interventi di fine seduta (ore 13,18).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Labriola. Ne ha facoltà, per due minuti.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Presidente, onorevoli colleghi, su Ilva è calato il sipario, dopo avere assistito in tutti questi mesi a una pantomima inaccettabile. Così come è inaccettabile che i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che hanno fatto man bassa di voti nel territorio di Taranto, non abbiano avuto la decenza di chiedere di venire a riferire al Ministro Di Maio su un grande tema, che ha tenuto banco all'inizio della legislatura e di cui oggi nessuno riferisce una parola.

Il Ministro Di Maio è passato da leggere 23 mila pagine a chiedere il parere dell'Anac, a forte criticità, al parere dell'Avvocatura di Stato, al delitto perfetto di Calenda, al suo alibi perfetto e adesso siamo alla fuga perfetta del Ministro Di Maio.

Per non parlare poi del Ministro Costa, che inizialmente si era appiattito sulle scelte fatte dal suo predecessore del PD, poi è stato tirato di orecchie e, quindi, è ritornato sulla pantomima che c'erano delle difficoltà sul piano ambientale.

Adesso, l'unico cruccio del Ministro Costa è quello di aver anticipato la copertura dei parchi primari, come se i problemi legati all'inquinamento, i problemi ambientali e sanitari della città di Taranto fossero solamente legati alla copertura dei parchi primari, che tra l'altro vede un progetto depotenziato e che va a bloccare la logistica, lo sviluppo e la diversificazione economica di quell'area.

Adesso, Presidente, questo non lo possiamo assolutamente accettare e non lo possiamo accettare da chi ha fatto della trasparenza il proprio cavallo di battaglia. I Ministri Di Maio e Costa devono venire in Aula, a riferire e a metterci la faccia, a dirimere alcune questioni che non possono più attendere. Queste questioni si chiamano immunità di chi ha acquistato l'Ilva e dei commissari che gestiranno lo stabilimento e le bonifiche insieme ad ArcelorMittal, si chiamano lavoratori, si chiama indotto, si chiama salute, si chiama diritto allo studio e diritto alla salute dei bambini di Tamburi, che evidentemente non hanno tempo per aspettare la copertura dei parchi primari.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Hanno parlato di prospettiva del futuro e si è parlato del rilancio culturale, fermo restando che il Ministro Di Maio non sapeva che a Taranto esisteva un museo nazionale, il MarTa.

PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Vorrei che fosse chiaro che Taranto - e concludo, Presidente - ha già dato e che ora è il momento del risarcimento e delle giuste risposte, che il Governo venga a metterci la faccia su un delitto perfetto, di cui si è macchiato le mani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà. Deputato Fatuzzo, è presente?

CARLO FATUZZO (FI). Presente, signor Presidente. Mi rivolgo a lei per esporre il problema che mi hanno posto numerose pensionate e numerosi pensionati, numerosi richiedenti la pensione di invalidità, sia uomini che donne, i quali sono costretti a presentare certificati medici, che hanno un costo che si aggira tra i 70 e i 100 euro l'uno, per poter presentare le domande di pensione di inabilità.

Questo è molto grave, per tantissimi di questi pensionati, che mi hanno chiesto di intervenire, vedendomi parlare di pensioni. È molto grave, perché tanti di questi richiedenti pensione di invalidità non presentano la domanda perché non hanno i mezzi finanziari, non hanno i soldi per pagare il certificato medico.

Quindi, c'è assistenza sanitaria totale in Italia, universale - benissimo! -, ma non c'è la possibilità di presentare domande di pensione, perché si debbono pagare i certificati medici. E tanti inabili, veri e gravi, anche bisognosi di accompagnamento, rinunciano a presentare le domande, perché non hanno i mezzi finanziari per pagarsi il certificato medico. Dopo tanti miliardi che si spendono per la sanità, il cittadino deve contribuire, anche quando non ha mezzi, per poter avere una pensione di inabilità, che gli permetterebbe di vivere. Viva i pensionati. Pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Parto dall'evidenza di un grande evento, per denunciare una grave, gravissima situazione. Il grande evento riguarda il TTG Travel Experience, che è la più importante fiera del settore turistico, una tre giorni, che si terrà a Rimini, a partire dal prossimo 10 ottobre.

All'interno di questo importantissimo evento, fondamentale per un Paese che dovrebbe fare del turismo la principale voce attiva del proprio bilancio, vi sarà il salone internazionale dell'accoglienza e il Sun Beach & Outdoor Style che è l'appuntamento B2B riservato agli operatori e agli imprenditori balneari.

Adesso veniamo alle cattive notizie. L'estate appena trascorsa è stata amara per gli operatori balneari di gran parte del golfo di Manfredonia, che ricordo a me stesso è quel tratto meraviglioso di costa garganica, alto levantina, che parte dal promontorio di Vieste e, attraverso Mattinata, Manfredonia, Zapponeta e Margherita di Savoia, arriva fino alla foce dell'Ofanto.

Purtroppo, una parte rilevante di questo bellissimo territorio ha subito l'oltraggio, uno sfregio, da parte di chi, incurante delle leggi e delle normative vigenti, ha sversato nei corsi d'acqua afferenti al Golfo di Manfredonia di tutto, causando inquinamento e soprattutto la chiusura della balneazione il 15 agosto. Pensate, a Ferragosto! È facile immaginare il notevole danno economico agli operatori ed imprenditori del settore, ma anche a tutte le attività commerciali.

Ora, io mi chiedo come faranno, con quale spirito questi operatori si recheranno al SUN - e so per certo che vi andranno perché il sottoscritto è stato invitato dalla delegazione - a proporre la propria offerta turistica, con tutto quello che hanno dovuto subire.

Ora si sappia che i cittadini di questi territori non rimarranno inerti, di fronte allo scempio in atto. Provvederanno, anzi provvederemo, laddove i controlli ufficiali siano carenti, a vigilare, monitorare e denunciare tutti i casi di mancata osservazione delle norme e delle leggi, senza tregua alcuna.

Concludo signor Presidente, cogliendo l'occasione per augurare buon lavoro alle imprese partecipanti al TTG, alla SIA e al SUN.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Due parole sul tema dell'antisemitismo. Infatti, molto spesso oggi ho sentito ripetere parecchi riferimenti storici, ad esempio, alla strage degli Einsatzgruppen nazisti tra il 1941 e il 1943 in Russia e in Polonia, dove vennero uccisi oltre 1 milione di ebrei. Lo sguardo rivolto al passato talora fa dimenticare il presente.

Noi, tutti i giorni, molto spesso vediamo e sappiamo che ci sono molti Paesi di matrice islamica che nelle loro scuole insegnano la geografia con una cartina nella quale viene cancellato lo Stato di Israele, che invece deve vivere. Allora, è interessante vedere come quelli, che talora si stracciano le vesti per fatti accaduti settant'anni fa, non abbiamo mai una parola, né a livello diplomatico, né a livello individuale, né a livello culturale, su questo problema.

Tante volte si parla del singolo episodio contro qualche ebreo, qualche israeliano, ma si dimentica che per qualcuno Israele - Israele e naturalmente il suo popolo - dovrebbe essere cancellato dalla cartina geografica. Quindi, sarebbe interessante richiamare chi appunto è sinceramente contro l'antisemitismo a ricordare anche questi episodi in tante occasioni. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Grazie a lei, anche per la brevità dell'intervento. Ha chiesto di parlare il deputato Chiazzese. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CHIAZZESE (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi vi racconto un po' come si vive dalle mie parti. Io vengo da Corleone, cittadina della provincia di Palermo ricordata, ahimè, solo per questioni di mafia a voi tutti note.

Oggi, invece, vi parlerò delle nostre strade provinciali, in particolare della SP4 Corleone-San Cipirello, che, non senza sentito sdegno, ho soprannominato strada della vergogna. Infatti, quella che dovrebbe essere una strada provinciale - “dovrebbe”, il condizionale è d'obbligo – e collegare il territorio a due ospedali, a due aeroporti ed anche alla fascia costiera, è oggi ridotta peggio di una trazzera, inondata dal fango, piena di buche ed interessata da una frana, da anni ormai, e quindi teoricamente chiusa al transito.

“Teoricamente” chiusa al transito, perché l'alternativa all'SP4 prevede 40 o 50 chilometri in più di strade, ancora più scassate di questa e molta gente, quindi decide di non percorrerli, transitando comunque per questa strada pericolante e pericolosa, in un tratto, tra l'altro, chiuso al traffico e sottolineo: chiuso al traffico, generando molto spesso sinistri anche gravi.

L'ultimo sinistro ha del clamoroso e riguarda un mezzo pesante che, a causa del fango che ricopriva lo pseudo manto stradale, è scivolato cadendo in un dirupo, causando, fortunatamente, solo la rottura della clavicola del conducente. Aggiungo anche che il mezzo trasportava rifiuti e, quindi, se non si provvederà alla sua rimozione immediata, si configurerà anche un danno ambientale importante. Ma non è finita, qui, perché questa è una barzelletta; infatti, la gru, intervenuta per sollevare il mezzo pesante caduto nel dirupo, si è ribaltata anch'essa, occupando gran parte della carreggiata ed anche qui è andata bene, perché poteva andare molto peggio.

Potrei raccontarne di sinistri avvenuti in quella zona, Presidente, perché sono davvero tanti, ma voglio fermarmi qui e sottolineare un ulteriore aspetto gravissimo; i danni economici per i cittadini sono tantissimi, perché l'impraticabilità della strada arreca danni anche alle imprese della zona e anche gli autotrasportatori non vogliono più venire nel nostro territorio a consegnare la merce, ecco, nessuno vuole più venire a vivere o a lavorare a Corleone.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIUSEPPE CHIAZZESE (M5S). Mi avvio a concludere, Presidente; il mio, oggi, quindi, è un grido di denuncia che deve servire per capire quali siano i modi per intervenire e per cominciare a lavorare seriamente sulle città metropolitane e i liberi consorzi della Sicilia che sono i responsabili, lo ripeto, i responsabili di tali disastri e che sono figli di una becera riforma approvata dall'ex Governo regionale Crocetta.

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Chiazzese.

GIUSEPPE CHIAZZESE (M5S). Concludo, Presidente. Diversamente, l'inefficienza di tali enti decreterà la condanna a morte del mio territorio, lo ripeto, la condanna a morte del mio territorio e di molti territori dell'entroterra siciliano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Margherita Del Sesto. Ne ha facoltà.

MARGHERITA DEL SESTO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi, in quest'Aula, si è discussa e votata una mozione importante riguardante il contrasto all'antisemitismo. A tal proposito, ricordo che 75 anni fa, proprio in questi giorni, molte comunità della provincia di Caserta si ribellarono contro i soprusi dei soldati nazisti che stavano attuando le direttive sulla terra bruciata, ovvero la sistematica demolizione di infrastrutture, la requisizione di derrate alimentari e di bestiame e il rastrellamento dei civili, la cosiddetta caccia agli schiavi che condusse circa 21 mila uomini delle classi tra il 1910 e il 1925 al lavoro coatto nei campi di concentramento in Germania.

Dopo le quattro giornate di Napoli, che vanno dal 28 settembre al 1° ottobre del 1943, l'onda lunga dell'insurrezione raggiunse il territorio casertano, dove le numerose azioni di resistenza contro le truppe tedesche innescarono reazioni veementi che condussero a numerosi stragi di civili, per un totale di circa ottocento vittime. In un momento così tragico, una piccola comunità dell'alto casertano seppe distinguersi con una vera e propria resistenza silenziosa. A Tora, infatti, i cittadini protessero con il silenzio un gruppo di ebrei napoletani, inviati in quel luogo alla fine del 1942 come manodopera coatta per l'azienda agricola del podestà locale. La stessa comunità avrebbe potuto evitare il rastrellamento dei propri uomini, praticato dai tedeschi, a partire dal 23 settembre 1943, attraverso lo scambio, il baratto con gli ebrei, ma ciò non avvenne; anzi, poco prima dell'arrivo dei soldati tedeschi, le autorità locali e i carabinieri fecero sparire tutta la documentazione attestante la presenza di ebrei in quel territorio. Una duplice forma di resistenza, quindi, da un lato, alle leggi razziali fasciste emanate nel 1938, dall'altro, alle ferree ordinanze tedesche.

Per la protezione offerta agli ebrei, il comune di Tora e Piccilli ha ricevuto, nel 2004, una medaglia d'argento al merito civile e recentemente la vicenda è stata anche oggetto di un docufilm che ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti. In una delle pagine più negative e vergognose della nostra storia più recente, Tora rappresenta certamente un esempio da ricordare e da celebrare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli alunni della scuola media statale Don Salvatore Vitale di Giugliano, Caserta (Applausi).

La seduta era conclusa, quindi, siamo agli interventi di fine seduta. Lo dico per giustificare anche la scarsa presenza di parlamentari.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 5 ottobre 2018 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 13,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 4 il deputato Berti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 5 e 6 la deputata De Giorgi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 8 la deputata Ciaburro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00033 rif. 475 474 1 238 367 107 73 Appr.
2 Nominale Moz. Ascani e a. 1-00053 476 468 8 235 187 281 73 Resp.
3 Nominale Moz. Molinari e D'Uva 1-00054 - I p. 476 471 5 236 471 0 73 Appr.
4 Nominale Moz. Molinari e D'Uva 1-00054 - II p. 477 473 4 237 366 107 73 Appr.
5 Nominale Moz. Carfagna e a. 1-00045 - I p. 468 467 1 234 467 0 71 Appr.
6 Nominale Moz. Carfagna e a. 1-00045 - II p. 470 434 36 218 434 0 71 Appr.
7 Nominale Moz. Fiano e a. 1-00050 472 470 2 236 444 26 71 Appr.
8 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00051-I p. 473 470 3 236 364 106 71 Appr.
9 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-00051-IIp. 476 475 1 238 99 376 71 Resp.
10 Nominale Moz. Carbonaro, Belotti e a. 1-00052 nf - I p. 475 474 1 238 474 0 71 Appr.
11 Nominale Moz. Carbonaro, Belotti e a. 1-00052 nf - II p. 474 450 24 226 450 0 71 Appr.
12 Nominale Moz. Fornaro e a. 1-00055 474 473 1 237 449 24 71 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.