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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 48 di venerdì 21 settembre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,40.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MIRELLA LIUZZI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 19 settembre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Colucci e Spadoni sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito alla sospensione dei lavori per la realizzazione dell'hotspot di Augusta e iniziative di competenza volte a garantire un'efficace gestione del fenomeno migratorio - n. 2-00103)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Scerra ed altri n. 2-00103 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Filippo Scerra se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FILIPPO SCERRA (M5S). Sì, signor Presidente. Grazie, colleghi deputati e signor sottosegretario. La gestione del fenomeno migratorio ha rappresentato indubbiamente il più grande fallimento delle istituzioni italiane ed europee negli ultimi anni. La stipula del Regolamento di Dublino ha provocato che i massicci arrivi di migranti fossero immessi indistintamente nel nostro sistema di richiesta d'asilo e che i migranti fossero inviati nelle strutture d'accoglienza del nostro Paese ad attendere per lunghi periodi l'esame della domanda, rimanendo in un limbo di indeterminatezza e assistenzialismo. L'alto numero di non aventi diritto alla protezione internazionale ha fatto aumentare di fatto i migranti irregolari. Rimpatriarli, anche a causa della mancanza di accordi di riammissione, è risultato complesso ed oneroso e molti di loro sono finiti col vagare sul territorio dell'Italia e dell'Unione europea senza diritti, spesso vittime del lavoro nero, del caporalato e di reti di attività illecite. Una situazione insostenibile per il nostro Paese, che non può da solo affrontare un fenomeno di tale portata, aggravato da un business alimentato da fondi pubblici nazionali, spesso gestiti con poca trasparenza e permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata.

Fin dal suo insediamento, il Governo del cambiamento ha mostrato grande determinazione nell'affrontare il tema dell'immigrazione, portando proposte concrete sui tavoli internazionali negli incontri bilaterali e al Consiglio europeo. Finalmente stiamo sostenendo con fermezza che l'immigrazione verso l'Europa va gestita in modo congiunto ed integrato da tutti i Paesi europei. L'Italia non può più essere il campo profughi del nostro continente, non può essere lasciata sola nella gestione di un fenomeno che è globale. Questo per il bene dei migranti, dei cittadini italiani e dei nostri territori di confine, che vivono quotidianamente il dramma del traffico di essere umani e ne subiscono le conseguenze sociali ed economiche.

Se, da un lato, i Paesi europei devono accogliere le nostre richieste di condivisione della gestione dei flussi secondo il principio: “chi arriva in Italia arriva in Europa”, dall'altro, è evidente la necessità di un lavoro sinergico tra il Ministero dell'interno, le comunità locali e le nostre prefetture.

Parlo, prima di ogni altra cosa, in qualità di cittadino di una regione, la Sicilia, che rappresenta la prima frontiera italiana ed europea e che ha mostrato di essere terra di accoglienza e integrazione, ma è, allo stesso tempo, un territorio caratterizzato da una crescita che stenta a ripartire, da livelli di disoccupazione, soprattutto quella giovanile, ben al di sopra della media dell'Unione europea, da una delicata situazione congiunturale che la pressione migratoria rende ancora più fragile. Molto spesso, infatti, a sopportare il costo più grande di questo fenomeno, che sovente cattura interessi e business della criminalità organizzata, sono le comunità locali, che invocano a gran voce l'aiuto del Governo per fermare lo spreco di ingenti somme di denaro pubblico e per permettere di ripartire alle attività commerciali in difficoltà, soprattutto nelle zone portuali interessate dall'arrivo dei migranti.

Un esempio in tal senso è rappresentato dal porto della città di Augusta, nel caso specifico un'area di circa 9.000 metri quadri del porto commerciale rimasta da tempo bloccata a causa dell'emergenza sbarchi, con tutte le intuibili conseguenze in termini economici e di posti di lavoro. Nonostante la riduzione degli sbarchi di circa l'80 per cento, nel suddetto porto era stata avviata la realizzazione di un hotspot per migranti, classificato come CPSA, centro di primo soccorso e accoglienza, con costi esorbitanti, pari a circa 2,2 milioni di euro. La sospensione dei lavori per la realizzazione di tale hotspot garantirà la ripresa dell'attività commerciale del porto, nonché nuovi posti di lavoro, ma anche un uso più congruo delle ingenti somme stanziate per la realizzazione dell'opera, la cui necessità è peraltro venuta meno.

Alla luce di ciò, le chiedo, signor sottosegretario, quali aggiornati elementi il Governo intende fornire in relazione alla sospensione dei lavori per la realizzazione dell'hotspot di Augusta e soprattutto quali sono gli intendimenti del vostro Ministero relativamente alla predisposizione di pratiche idonee a garantire finalmente una buona ed efficace gestione del fenomeno migratorio, in armonia con i principi costituzionali e al netto di infiltrazioni criminali che rischiano di insinuarsi nella sua gestione. Grazie per la risposta che vorrà darmi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signor Presidente, signori deputati, i deputati interpellanti pongono l'attenzione sulla gestione e sui costi dell'emergenza migratoria degli ultimi anni nel nostro Paese e richiamano in particolare la vicenda della realizzazione di un hotspot presso il porto commerciale di Augusta, in provincia di Siracusa, e delle conseguenti negative ricadute sul locale sistema economico e commerciale.

Preliminarmente, ci tengo a ricordare che la questione immigrazione è uno degli elementi centrali del contratto di governo MoVimento 5 Stelle-Lega che, al punto 13, prevede il potenziamento dello strumento dei rimpatri e lo stop all'odioso business del traffico degli esseri umani. La questione migratoria negli ultimi anni è risultata insostenibile per l'Italia con costi altissimi per le casse nazionali: soldi pubblici, spesso utilizzati con dubbia oculatezza, che hanno solleticato appetiti delle consorterie criminali. L'azione di Governo su questo tema è stata da subito chiara e forte ed è stato invocato il principio di solidarietà dei Paesi europei in tutti i tavoli negoziali: chi entra in Italia, entra in Europa. Finora invece chi ha sopportato il costo più grande di questa mala gestione sono state le comunità locali. Un simbolo su tutti è quello di Augusta, comune di 35.000 abitanti che, nel solo 2017, ha dovuto far fronte a circa 17.000 sbarchi, senza esserne minimamente attrezzato e dovendo far fronte da solo ai dispositivi di primo soccorso. Già nel 2013, a partire dall'operazione “Mare Nostrum”, il porto di Augusta è stato individuato come punto di sbarco dei migranti che attraversavano il Mediterraneo ed è stato il luogo di primissimo soccorso e di accoglienza.

Il dispositivo aveva assunto dapprima carattere emergenziale, con la sistemazione lungo una delle banchine portuali, in un'area di 9.000 metri quadri, di alcuni container e di due grandi tendoni per ospitarvi le attività di primo soccorso, identificazione e avvio verso i centri di accoglienza degli sbarcati. In pochi mesi, tuttavia, Augusta è diventata e si è mantenuta fino alla seconda metà del 2017 il primo porto italiano per numero di sbarchi. La singolarità della situazione descritta, unitamente all'inopportunità di utilizzo di un'area portuale per finalità di accoglienza e di identificazione dei migranti, era stata portata all'attenzione dei competenti organi del Ministero dell'Interno già a partire dalla fine del giugno del 2017. Infatti, l'autorità portuale della Sicilia orientale aveva fatto richiesta di spostamento dell'attendamento collocato nell'area portuale e commerciale di Augusta verso un'area commerciale meno appetibile con oneri a carico della stessa autorità.

Stante la vetustà delle strutture in funzione, l'ipotesi di trasferimento veniva però accantonata e, nel luglio del 2017, permanendo la volontà del Governo pro tempore di continuare a utilizzare il porto di Augusta quale punto di sbarco e di identificazione dei migranti, si disponeva la realizzazione di un hotspot in area limitrofa, più piccola e commercialmente meno importante. Questo progetto, che al momento del suo varo trovava un evidente giustificazione nella crisi degli sbarchi di quei mesi, può essere oggi - e così è stato - rivalutato alla luce dei risultati ottenuti grazie all'azione decisa del Ministero dell'Interno, un'azione che ha fatto registrare una riduzione dell'80 per cento di tutti gli sbarchi.

Tale sensibile decremento ha riguardato anche Agusta, che da giugno ad agosto di quest'anno ha visto diminuire gli sbarchi di 3.941 unità, passando dalle 397 del 2017 alle 506 dello stesso periodo del 2018. A fronte di tale mutata situazione, abbiamo ritenuto quindi di operare con il buonsenso e, in data 13 settembre 2018, abbiamo deciso lo stop del progetto dell'hotspot nel porto commerciale di Augusta.

Lunedì scorso ho ritenuto doveroso portare personalmente al sindaco e alla comunità di Augusta tale notizia, unitamente alla rassicurazione sul fatto che le risorse economiche già stanziate, pari a oltre 2 milioni di euro, potranno essere utilmente riallocate, senza spreco di denaro pubblico, per migliorare ed ottimizzare le condizioni degli altri centri del territorio nazionale in difficoltà. Siamo inoltre convinti che la decisione di liberare un'area commerciale nel porto di Augusta di circa 9.000 metri quadri potrà generare migliaia di euro di fatturato, ma soprattutto nuovi posti di lavoro. Oggi possiamo dire di aver dato ascolto ad una comunità che chiedeva un intervento di buonsenso da parte del Governo, evitato un potenziale spreco di risorse pubbliche, liberato un'area destinata ad un settore fondamentale come il commercio, creando le condizioni per un rilancio delle opportunità occupazionali di quell'area. Tale risultato, in così breve tempo è stato possibile grazie alla sinergia tra il Ministero dell'Interno, la comunità locale e il prezioso lavoro che la Prefettura ha svolto e svolgerà sul territorio.

Al tempo stesso le autorità locali, prefettura, questura e comune, sono costantemente al lavoro per far sì che le attività di identificazione e fotosegnalamento dei migranti giunti con i cosiddetti sbarchi autonomi siano dislocate in aree che non siano più Augusta e il porto commerciale di Augusta.

PRESIDENTE. Il deputato Filippo Scerra ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FILIPPO SCERRA (M5S). Presidente, sottosegretario, siamo assolutamente soddisfatti dei chiarimenti che il sottosegretario ci ha fornito: con lo stop alla costruzione dell'hot spot di Augusta il porto commerciale può tornare a regime, a quella che è la sua vocazione naturale, che è appunto quella di porto commerciale e di traffico e scambio di merci al centro del Mediterraneo. Ringraziamo quindi il sottosegretario per i chiarimenti che ci ha fornito.

(Iniziative volte al contrasto della criminalità organizzata nell'area di Napoli, anche in considerazione dell'emergere di nuove forme di “narco-mafia” - n. 2-00104)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Di Sarno ed altri n. 2-00064 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Gianfranco Di Sarno se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, io voglio portare all'attenzione di quest'Aula quello che sta accadendo in alcune zone della città di Napoli, in particolare riguardo ai quartieri di Vasto, della zona della Stazione centrale, di Forcella, Barra e Ponticelli, che sono purtroppo caratterizzate da escalation di azioni criminose anche in pieno giorno. A fronte di tale situazione purtroppo minimo pare essere il controllo operato dalle forze di polizia. La relazione del 31 luglio 2018 della Direzione nazionale antimafia certifica peraltro una mutazione genetica del DNA criminale di Napoli e provincia, con elementi che non possono non destare preoccupazione. Si descrive infatti una camorra 2.0, modello narcos, spietata e senza regole, proprio come in Messico e in Colombia. Oggi - avvertono gli investigatori - è fuorviante parlare di camorra, non solo e non tanto come unitaria associazione di tipo mafioso, ma addirittura come fenomeno criminale omogeneo presente su un determinato territorio. La camorra tradizionalmente intesa, insomma, non esiste più: a quella di un tempo, legata alla Nuova famiglia, capace di ricorrere al metodo collusivo-corruttivo più che alla violenza e di dialogare con l'establishment per farsi establishment essa stessa, se ne affianca un'altra emergente, giovane, furibonda e senza regole, e che vede micro clan liquidi e mutevoli contendersi ampie zone della città di Napoli e dell'hinterland, in guerra tra loro per le singole piazze di spaccio. Quanto illustrato nell'ultimo anno ha generato una situazione per la quale moltissimi cittadini di Napoli e dintorni vivono su una vera e propria polveriera, ovvero in una situazione di pericolo che non trova paragoni in nessun'altra parte del Paese.

A spostare la camorra su direttrici sudamericane in particolare sarebbe l'avanzata prepotente dei giovani che abitano le zone degradate della città: Quartieri Spagnoli, Forcella, Parco Verde di Caivano, Melito di Napoli, ad altissima densità abitativa. Nei laboratori della nuova camorra pullula un giovane sottoproletariato urbano estremamente disagiato ed imbevuto di un'ansia spasmodica di autoaffermazione, che ha rivoluzionato le leggi della criminalità organizzata vecchio stampo. È presente un reclutamento di massa, che avviene quasi per contagio, cementato da subcultura deviante ed anarchica, e che punta tutto su quello che i magistrati chiamano l'“economia del vico”, un microcosmo totalizzante allo spaccio di stupefacenti, ovvero la prima industria della Campania, caratterizzata da importanti guadagni e in poco tempo terreno irresistibile per le bande giovanili, che provano ad imporsi a colpi di raid eclatanti anche nei quartieri limitrofi, con ricorso ad una violenza smisurata per reprimere scissioni e ruberie continuamente.

Questi i caratteri della nuova camorra, che mitizza l'uso compulsivo delle armi a difesa di un business, quello della droga, che garantisce introiti superiori fino a cento volte gli investimenti. Più che di camorra dunque occorre parlare di un nuovo modello di malavita, che ruota attorno a quelle che la Direzione nazionale antimafia battezza come bande campane di narco-mafia.

Dunque il sottoscritto chiede quali iniziative urgenti il Ministro ritenga di porre in essere rispetto a quanto illustrato in premessa; in particolare, se non ritenga indispensabile, e in quali tempi, l'adozione di misure di contrasto e di sicurezza straordinaria, al fine di gestire quanto si sta verificando a Napoli e provincia, anche in riferimento all'emergere della nuova forma di criminalità spregiudicata oggetto dell'ultima relazione della Direzione nazionale antimafia.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signor Presidente, signori deputati, da un'analisi complessiva del fenomeno criminale sul territorio di Napoli si evince che esso è caratterizzato da equilibri mutevoli e in continua trasformazione, in ragione di un tessuto delinquenziale più che mai complesso. L'aspetto che caratterizza prevalentemente la camorra napoletana è la presenza da un lato di clan dominanti, interessati al controllo del territorio, al perseguimento di interessi illeciti di più alto profilo (traffico internazionale di stupefacenti, infiltrazione negli appalti, eccetera) ed alla collocazione nel circuito legale degli ingenti flussi di denaro ottenuti, e dall'altro di clan minori o satelliti. Questi ultimi, pur riferendosi a quelli dominanti, ai quali corrispondono parte dei ricavati, entrano più facilmente in conflittualità tra loro in quanto operano nei più ristretti ambiti territoriali: singole piazze di spaccio, aree di sfruttamento estorsivo. In tale quadro si aggiungono inoltre clan autonomi che, pur rivestendo una posizione di prestigio nel panorama criminale, svolgono tutta la filiera delle attività illecite, comprese quelle di più basso spessore. Rimane come dato costante la poliedricità del sistema camorra, capace di esprimere dei veri e propri cartelli attivi nei diversi quartieri della città.

Il fenomeno criminale, negli ultimi anni, ha fatto registrare a Napoli - pur in un trend in diminuzione del totale di delitti (meno 5 per cento nel 2018) - un'evoluzione verso violente modalità intimidatorie, che incide fortemente sulla percezione di sicurezza e suscita allarme sociale, come nel caso delle cosiddette “stese”. Tale evoluzione è riferibile ad equilibri criminali fluidi e magmatici sul territorio, per l'affermazione di bande dedite essenzialmente allo spaccio di sostanze stupefacenti e alle estorsioni, tuttora fulcro delle attività criminali.

Detta mutazione criminale incarna le contraddizioni della città partenopea: quartieri con significative potenzialità storico-culturali, commerciali e produttive in cui il fenomeno criminale è alimentato da numerosi fattori di criticità e di marginalità sociale, quali alti tassi di dispersione scolastica, una disoccupazione con punte elevatissime nelle fasce giovanili, una grave carenza di centri di aggregazione e di servizi. Nell'ultimo periodo il fenomeno interessa in particolare i quartieri della periferia orientale, di San Giovanni/Barra e di Ponticelli, e quelli dell'area centrale di Montecalvario, di Vicaria/Mercato/Pendino. Lo stesso fenomeno peraltro si era manifestato nell'ultimo biennio significativamente anche nel quartiere Sanità, contrastato con importanti risultati secondo strategie definite in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato dai vertici della procura alla Repubblica di Napoli-DDA. Tale azione si è sviluppata attraverso una stringente saturazione del territorio da parte delle forze dell'ordine, l'installazione di sistemi di videosorveglianza e un'efficace attività info-investigativa.

Accanto alle citate misure di contrasto si sviluppa, come elemento qualificante dell'intera strategia, la definizione di specifici progetti di inclusione sociale e di contrasto alla diffusa dispersione scolastica. In questo senso, lo scorso 13 settembre è stata attivata presso la prefettura di Napoli la cabina di regia del progetto per il rione Sanità, “Percorsi di Inclusione, Innovazione territoriale e Empowerment”, il progetto Piter. Il progetto, finanziato dal Ministero dell'Interno-PON Legalità per 3 milioni di euro e dalla regione Campania per 2 milioni di euro, e con un elevato potenziale di esportabilità anche in altre aree del capoluogo, consiste nella presa in carico di 400 minori a grave rischio di emarginazione sociale e criminalità, con l'obiettivo di favorirne l'avviamento ad un percorso di inclusione, che comprenda la formazione professionale: ciò attraverso l'azione sinergica integrata tra servizi sociali, municipalità, scuola e associazionismo.

Prosegue altresì un'intensa e capillare attività investigativa con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia e i successi non sono mancati, come attestato dalla consistente attività di contrasto condotta dalle forze di polizia, che ha consentito di trarre in arresto, nel periodo 1° gennaio-18 settembre 2018, 12 latitanti, 9 dei quali di particolare rilievo criminale. I servizi di controllo del territorio, oltre che dalla Polizia di Stato e dall'Arma dei carabinieri, vengono espletati quotidianamente con il supporto dei reparti prevenzione crimine della Polizia di Stato, con impiego giornaliero di almeno 12 equipaggi.

La polizia di Stato ha, inoltre, costituito presso la squadra mobile della questura di Napoli, sulla scorta di un protocollo d'indagine della locale procura della Repubblica, un gruppo di lavoro composto, oltre che da proprio personale specializzato, anche da qualificato personale del Servizio centrale operativo della Polizia scientifica e del servizio controllo del territorio della Direzione centrale anticrimine.

L'azione di contrasto alla criminalità organizzata ha, inoltre, consentito di sequestrare nell'intera provincia, nel periodo 1° gennaio-18 settembre 2018, 485 beni per un valore totale di poco più di 250 milioni di euro. Inoltre, in un approccio sistematico ai temi della sicurezza, si procederà ad un ulteriore potenziamento della videosorveglianza nelle aree a più alto rischio di criminalità, attraverso l'Accordo di programma per la sicurezza integrata e il Patto per la sicurezza urbana, cui pure si è dato avvio sulla base di linee di indirizzo definite dal Ministero dell'Interno in attuazione del decreto-legge n. 14 del 2017.

Proprio in tale contesto, infatti, già lo scorso 22 giugno, 41 tra sindaci, commissioni straordinarie e commissari prefettizi dell'area metropolitana di Napoli, hanno sottoscritto i patti per l'attuazione della sicurezza urbana, finalizzati all'installazione e al potenziamento dei sistemi di videosorveglianza urbana nei rispettivi territori comunali.

È stata, inoltre, istituita il 5 settembre, presso la prefettura del capoluogo, la cabina di regia al fine di definire gli apporti dei diversi livelli istituzionali alle politiche di sicurezza, a partire dal comune di Napoli. Detti strumenti, secondo il principio di combinazione degli effetti, consentiranno una migliore prevenzione dei fenomeni criminali, unitamente alla promozione e tutela della legalità, del decoro urbano e dell'inclusione, protezione e solidarietà sociale. In tale contesto si procederà, altresì, all'attuazione dei tavoli di osservazione presso le singole municipalità, con funzioni di osservazione e ascolto del territorio, al fine di acquisire elementi informativi utili all'elaborazione di strategie operative più dettagliate ed adeguate alle specifiche esigenze dei vari contesti urbani.

Saranno, inoltre, definite le azioni concrete che andranno a confluire, presumibilmente entro l'anno, in un Patto di sicurezza urbana, la cui attuazione sarà verificata periodicamente.

Voglio, da ultimo, ricordare che presso il capoluogo è attivo il dispositivo di vigilanza a siti e obiettivi sensibili denominati “Operazione strade sicure”, con la presenza di 690 uomini delle Forze armate in concorso e congiuntamente con le forze di Polizia. L'impegno delle forze di Polizia nell'area di Napoli è, quindi, ai più alti livelli di attenzione, sia nell'azione di prevenzione e controllo del territorio, che nel mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica. L'impegno del Governo nei confronti della città di Napoli e, in generale, della più vasta area metropolitana, sarà, dunque, un elemento costante e incisivo, che caratterizzerà l'azione politica, anche attraverso la personale presenza dei responsabili dell'Amministrazione dell'interno, e ciò nella considerazione che la tutela e la valorizzazione di quel territorio non potrà non avere positive ricadute sull'intero sistema Paese.

PRESIDENTE. Il deputato Gianfranco Di Sarno ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie, Presidente. Voglio ringraziare il sottosegretario Sibilia per la risposta e l'intervento in Aula. Sono molto soddisfatto per i provvedimenti annunciati dal sottosegretario. Ritengo che questi strumenti predisposti sicuramente daranno le risposte più efficaci a questa escalation di violenza a cui stiamo assistendo nell'ultimo periodo in alcune zone della città di Napoli. La ringrazio di nuovo e buon lavoro.

(Iniziative per l'assunzione nelle strutture organizzative dell'Arma dei carabinieri degli idonei al concorso - bandito nel 2011 - per il reclutamento di 400 allievi vice ispettori del Corpo forestale dello Stato - n. 2-00064)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Gagliardi ed altri n. 2-00064 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Manuela Gagliardi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MANUELA GAGLIARDI (FI). Sì, grazie Presidente. Onorevoli colleghi e signori del Governo, questa interpellanza nasce dall'esigenza di 521 persone di capire cosa sarà del proprio futuro e delle proprie legittime aspettative. Mi riferisco, infatti, alle 521 persone che oggi risultano ancora in graduatoria di un concorso che è stato bandito nel 2011 per il reclutamento di 400 allievi vice ispettori del Corpo forestale dello Stato. La procedura di concorso è stata lunga ed è stata complicata, è durata circa tre anni.

Nel novembre del 2012 si sono svolte le prime le selezioni, a cui hanno partecipato più di 32 mila candidati, nell'aprile del 2013 si sono svolte le prove scritte e nei primi sei mesi del 2014 le prove orali, circa 1.500 candidati hanno sostenuto le prove orali. L'iter concorsuale terminava, quindi, con la pubblicazione della graduatoria finale in data 24 luglio del 2014, graduatoria dalla quale risultavano essere idonei in 1.047, rispetto ai 32 mila partecipanti al concorso.

A seguito delle assunzioni previste nel bando e di alcune rinunce, ad oggi, quindi, risultano 521 idonei, di cui 507 esterni e 14 interni. Questi 521 posti, signor sottosegretario, rappresentano 521 famiglie, rappresentano 521 storie diverse, in attesa che lo Stato, dopo anni di mancate risposte, non renda vani tutti gli sforzi, i sacrifici e le aspettative che ciascuno di loro ha riposto in questo concorso.

Ci chiediamo, quindi, e chiediamo a lei, in rappresentanza del Governo, che credibilità ha lo Stato, se non riconosce i percorsi che costruisce e propone ai suoi cittadini? Che credibilità ha lo Stato, se non rispetta i risultati e le graduatorie dei suoi concorsi e abbandona, dopo anni di studio, chi ha dimostrato con fatica le proprie competenze?

Abbiamo ancora noi tutti, oggi, la possibilità di porre rimedio a questo evidente torto, signor sottosegretario. Questo torto tocca ciascuno di noi e non soltanto queste 521 storie. La graduatoria sarà valida solo fino al 31 dicembre del 2018: non perdiamo un'altra occasione. Il Governo ne ha già persa una, signor sottosegretario, sì, perché ha destato non poco stupore il mancato inserimento nel recente decreto milleproroghe di una norma ad hoc per la proroga di questa graduatoria almeno sino al 31 dicembre 2019.

Non si può neanche pensare ad una distrazione o ad una dimenticanza. Infatti, i colleghi di Fratelli d'Italia avevano sollecitato il Governo con una proposta emendativa, che però ha ricevuto il parere contrario della relatrice. Il problema lo ha creato lo Stato e lo Stato lo deve risolvere, questo è evidente, sì, perché con la legge n. 177 del 2016 è stato disposto l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri, quindi ad oggi questa graduatoria è una graduatoria che non ha una propria collocazione. Quindi, è evidente che lo Stato deve porre rimedio a questa sua disfunzione.

Non lasciamoci sfuggire questa opportunità, signor Vice Ministro, non guardi, almeno in questo momento, in questa occasione, a maggioranza e opposizione, non guardi ai colori delle bandiere politiche, guardi alla giustizia per le 521 famiglie e alla credibilità delle istituzioni che lei rappresenta e che tutti noi rappresentiamo. Non dica, come spesso già abbiamo sentito dire in quest'Aula, lo faremo, ce ne occuperemo, fatelo subito. Diversamente, il Governo del cambiamento si trasformerà nel Governo del peggioramento e dell'annullamento delle tante promesse non mantenute. Grazie, signor sottosegretario, spero in una risposta.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Carlo Sibilia ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signor Presidente, signori deputati, in merito ai quesiti posti dagli interpellanti, rappresento anzitutto che l'ipotesi di scorrimento delle graduatorie per i concorsi dell'Arma dei carabinieri riveste carattere di assoluta eccezionalità, limitata a casi tassativamente contemplati dalla normativa.

Al riguardo, il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, “codice dell'ordinamento militare”, stabilisce infatti che: nei concorsi per il reclutamento del personale delle Forze armate vi si possa dare luogo solo nei casi e nei termini espressamente previsti (articolo 643, comma 4-bis); la facoltà di prorogare, con motivata determinazione, la validità delle graduatorie concorsuali è prevista, entro diciotto mesi dalla loro approvazione, solo per i concorsi pubblici per il reclutamento degli allievi carabinieri e degli allievi marescialli del corso triennale (articoli 708 e 688).

Nel caso specifico del concorso per il reclutamento di 400 allievi vice ispettori del Corpo forestale dello Stato, va fatto presente che il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, richiamato dagli interpellanti, non ha introdotto disposizioni in merito ad eventuali scorrimenti di graduatorie relative ai concorsi banditi dal corpo precedentemente al transito nell'Arma dei carabinieri.

Ne deriva che, in assenza di specifiche deroghe, trovano applicazione i richiamati articoli del codice dell'ordinamento militare, e pertanto la possibilità di effettuare lo scorrimento in questione deve ritenersi, purtroppo, preclusa.

In merito alla proroga della validità delle graduatorie dei corpi di polizia, va osservato che l'ultima estensione temporale è quella espressamente disposta dalla legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017), correttamente menzionata dagli interpellanti, relativa all'anno 2017.

L'attuale legge di bilancio (la legge 27 dicembre 2017, n. 205), all'articolo 1, comma 1148, lettera a), richiamato dagli stessi interpellanti, omettendo ogni riferimento ai corpi di polizia, proroga di un ulteriore anno le graduatorie dei concorsi pubblici per le sole amministrazioni soggette a limitazione delle assunzioni; limitazione che non opera per i succitati corpi, ai quali il decreto-legge n. 112 del 2008 attribuisce piena facoltà assunzionale a decorrere dal 2016.

Con specifico riguardo all'Arma dei carabinieri, tale capacità assunzionale si estrinseca attraverso il bando di molteplici concorsi nell'arco annuale, con conseguenti reclutamenti a cadenza costante per tutti i ruoli, incluso quello forestale, in maniera tale da poter garantire le esigenze organiche necessarie a un efficace disimpegno dei compiti di istituto.

Per quanto concerne la possibilità di utilizzare le graduatorie concorsuali approvate da altri Ministeri, la legge n. 350 del 2003 riconosce tale facoltà alle pubbliche amministrazioni in caso di mancanza di graduatorie proprie, previo accordo tra le stesse e previa verifica della coerenza, anche in termini di equivalenza, tra il profilo professionale da assumere e quello oggetto della procedura selettiva espletata da altra amministrazione.

La norma, tuttavia, resta di difficile applicazione nel contesto di riferimento, atteso che il personale dei corpi di polizia è in regime di diritto pubblico, e pertanto non facilmente riconducibile all'ordinamento professionale cui è soggetto il personale che opera in regime privatistico.

Giova, tuttavia, ricordare in tema di incremento di organici per la prevenzione e il controllo del territorio, anche con riferimento alle attività di prevenzione e contrasto agli incendi boschivi, che la citata legge di bilancio 2018 autorizza, ai sensi dell'articolo 1, comma 287, l'assunzione straordinaria per un contingente massimo di 7.394 unità delle forze di Polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nel limite della dotazione organica, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente per l'arco temporale dal 2018 al 2022.

PRESIDENTE. La deputata Gagliardi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MANUELA GAGLIARDI (FI). Signor sottosegretario, grazie. Naturalmente, ritengo la risposta totalmente insoddisfacente, si tratta di una risposta negativa ed insufficiente. Avete scelto di non credere in un futuro per questi cittadini, nonostante aveste tutti gli strumenti per offrire una risposta.

Si era già impegnato il Ministro Costa in audizione al Senato, il 5 luglio del 2018, quando disse che era necessario rinforzare la pianta organica dei carabinieri forestali con un piano di assunzioni straordinarie; in quel momento, avendo una graduatoria già predisposta, già pubblicata, con delle persone che si erano impegnate nel concorso, che avevano speso tempo, che avevano investito in quel concorso una parte della loro vita.

Sì, perché, signor sottosegretario, ho incontrato molti di questi ragazzi e mi viene in mente, per esempio, la storia di Giulia, che ha fatto il concorso in gravidanza e che ha portato con sé quella speranza di poter avere un futuro diverso grazie all'impegno e allo studio, in quel momento, e al sacrificio, o alla storia di Francesco, che ha creduto tanto fino ad oggi; e in questi anni, da dopo che è stata pubblicata la graduatoria in cui questi ragazzi sono risultati idonei, essi hanno riposto grandi speranze per un futuro, perché credevano che lo Stato potesse dare la risposta alla loro competenza, quella che hanno dimostrato. Infatti, se su 32 mila candidati è stata pubblicata una graduatoria di idonei di 1.047, è evidente che è stato fatto un lavoro di scrematura sulle competenze, sulle capacità e sulla preparazione molto approfondito. Quindi, oggi diventa inutile bandire un nuovo concorso, spendere altri soldi, investire altre risorse, quando abbiamo già una graduatoria a disposizione.

Continueremo, comunque, ora, con tutti quegli strumenti a nostra disposizione, a denunciare questa scelta e a cercare di costruire un futuro per questi cittadini con gli strumenti che uno Stato, signor sottosegretario, dovrebbe sempre offrire e garantire.

(Iniziative di competenza volte a potenziare lo scalo aeroportuale di Reggio Calabria, salvaguardando i connessi profili occupazionali - n. 2-00065)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cannizzaro e Occhiuto n. 2-00065 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Cannizzaro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, trovo veramente assurdo nel 2018 essere qui, da deputato della Repubblica, a dover domandare al Governo, interrogare il Governo, confrontarmi con il Governo su ciò che per la mia regione, per la mia città, Reggio Calabria, dovrebbe essere un diritto, un diritto sancito dalla Costituzione, ossia il diritto alla mobilità.

Onorevole sottosegretario Siri, la mia interpellanza, come lei ben sa, ha come oggetto l'aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria. Un aeroporto che negli ultimi anni ha subito un declino importante, portandolo quasi alla totale chiusura, che pare, però, essere stata scongiurata in queste ore grazie al ripristino di quei pochi voli che Alitalia ha voluto riattivare, per dare quindi continuità ad un servizio che ingiustamente qualche anno fa era stato interrotto.

Diciamo un ripristino, un ritorno alla normalità, perché di ritorno alla normalità si tratta, per il quale certamente, senza esaltazione alcuna, ma sommessamente, anch'io esprimo viva soddisfazione.

Certo, rimango basito, stupito, nel vedere Mario Oliverio e Giuseppe Falcomatà, rispettivamente governatore della Calabria e sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria, con toni trionfalistici organizzare addirittura delle conferenze stampa per tentare di incassare un risultato che certamente non appartiene a loro.

Ecco, questo ritorno alla normalità certamente è frutto e figlio anche di un lavoro silente, e va dato assolutamente merito a chi comunque in maniera magistrale è riuscito a condurlo, ossia il presidente della società aeroportuale della Calabria, il dottor Arturo De Felice, al quale certamente va il ringraziamento per questo lavoro, ribadisco, silente e determinato. Lui, anche grazie alla storia personale da uomo delle istituzioni, da uomo dello Stato, quindi avendo anche una certa credibilità nel mondo delle istituzioni, è riuscito a riportare un minimo di normalità per lo scalo reggino.

Chiaramente i meriti vanno anche, secondo me, attribuiti a tutti coloro i quali, a vario titolo, hanno contribuito a mantenere alta l'attenzione rispetto a questa problematica, in primis i lavoratori di Alitalia di Reggio Calabria, che, con grande sofferenza, ma con grande pazienza, hanno condotto una battaglia civile, intelligente, ponendo sempre al centro quello che è il loro lavoro del servizio primario che sono stati chiamati a fare. E anche da questi banchi non posso, in questa occasione, che rivolgere un saluto e un ringraziamento per la pazienza che hanno avuto e dimostrato in questi ultimi anni.

Chiaramente il Ministro Toninelli, anche attraverso un po' le trasmissioni nazionali, come è successo qualche giorno addietro, durante la trasmissione Porta a Porta diretta dal direttore Vespa, ha citato come grande risultato questo ripristino dei voli.

Certo, onorevole sottosegretario Siri, noi dobbiamo dare atto al Ministro Toninelli di aver fatto certamente meglio rispetto a chi, comunque, lo ha preceduto, e mi riferisco al Ministro Delrio o al Premier Renzi che tante volte sono venuti nella mia città, Reggio Calabria, a passeggiare anche sul chilometro più bello d'Italia, promettendo e chiaramente facendo annunciazioni rispetto allo scalo aeroportuale e, quindi, anche al ripristino immediato dei voli, tentando di incalzare Alitalia. Questo non è mai accaduto, non è stato mai fatto, nonostante il presidente della regione fosse del Partito Democratico, quindi del loro partito, nonostante il sindaco della mia città fosse ancora, insomma, del Partito Democratico e quindi ci fosse anche un rapporto politico chiaramente legato al precedente Governo. Quindi, va dato atto certamente al Ministro Toninelli, non di aver determinato questo risultato, ma di sicuro di aver fatto molto meglio di chi, comunque, lo ha preceduto.

Allora, grazie anche per aver attenzionato questa mia interpellanza; so, un po' dagli uffici del Ministero, ma anche dalla parte politica del Ministero, che questa mia interpellanza è stata presa in debita considerazione e di questo chiaramente prendo assolutamente atto. Io credo che questo Governo che si pone, appunto, come il Governo del cambiamento e che ha come centralità del suo programma il Sud abbia una grande occasione per dimostrare concretamente quanta attenzione ha nei confronti del Sud, in questo caso della Calabria, della mia città, Reggio Calabria, e lo può fare nelle prossime settimane nel momento in cui accoglierà quella che sarà una mia formale richiesta che, da qui ai prossimi giorni, depositerò nelle Commissioni competenti, nei Ministeri competenti, ossia l'istituzione di un capitolo ad hoc, lo ripeto, ad hoc per l'aeroporto di Reggio Calabria.

Vede, onorevole sottosegretario, l'aeroporto di Reggio Calabria ha una vocazione naturale strategica, perché è ubicato in centro alla città, perché è un aeroporto che serve un'utenza importante come quella della Piana di Gioia Tauro, ricordiamo anche il porto di Gioia Tauro, tema che poi affronteremo nelle prossime settimane e che merita, anch'esso una grande attenzione, così come anche quell'area ionica dove il suo Ministro, il Ministro del suo partito, il leader del suo partito, Matteo Salvini, è stato il 15 di agosto, a San Luca, riservando una grande attenzione a quel territorio; ecco, anche San Luca, anche la parte ionica è un'utenza che viene accolta dall'aeroporto di Reggio Calabria. Un aeroporto che certamente è ubicato logisticamente a poco più di due chilometri dallo stesso porto turistico e commerciale della stessa città, a poco più di due chilometri dalla stazione centrale; un aeroporto che guarda con grande interesse all'utenza siciliana, che accoglie con grandi numeri, con numeri importanti, e se vi fosse un intervento strutturale, grazie alla richiesta, che voi mi auguro potrete accogliere, di istituire un capitolo, lo ribadisco, ad hoc economico per intervenire sul piano strutturale di questa infrastruttura, all'interno della quale, lo ribadisco, vi è anche un pontile, una banchina marittima, un attracco marittimo…Perché è un aeroporto, lei lo saprà bene, onorevole sottosegretario, adagiato sul mare e questa banchina, questo pontile, se riattivato, se ripristinato, potrebbe certamente favorire ancora di più quell'utenza siciliana che, lo ribadisco ancora una volta, in questo momento lo stesso aeroporto accoglie con grandi numeri.

Allora, io credo che il Governo, se vorrà concretamente dare attenzione a questo aeroporto e, quindi, alla stessa Calabria, se seriamente e concretamente volete dimostrare ciò con atti concreti, ecco, io credo che questa richiesta possa essere accolta. E sono quasi certo che tutti i colleghi, anche degli altri partiti, del MoVimento 5 Stelle, della Lega e anche dello stesso Partito Democratico, agevoleranno questa nostra richiesta, perché, rispetto a queste tematiche, credo che bisogna superare assolutamente anche quelle che sono le barricate e le appartenenze politiche. Allora, io credo, e mi avvio a concludere, onorevole sottosegretario, che voi avete una grande occasione, anche perché parliamo di un aeroporto che, lo ribadisco, è strategico, già collaudato.

Infatti, vorrei ricordare, anche in questa occasione, che, quando il centrodestra governava la regione Calabria, quando il centrodestra governava il comune di Reggio Calabria, ecco, Reggio Calabria volava per le migliori capitali d'Europa, diveniva punto di riferimento come scalo aeroportuale per un'intera Europa. Quindi, vi è già un collaudo rispetto a questo. Non credo che altre città d'Italia, a differenza di Reggio Calabria, che hanno un servizio eccellente, rappresentino l'ombelico del mondo e la mia città, Reggio Calabria, lo ribadisco, è una città che ha necessità di avere una grande attenzione, soprattutto in questo momento deve necessariamente avere attenzione da parte di questo Governo.

Quindi, mi auguro, insomma, e le consegno anche questo elemento, questa ennesima riflessione su questa problematica, che il Governo possa, nei prossimi giorni, accogliere questa richiesta. Semmai questo dovesse avvenire, personalmente, sarò il primo a dover plaudire al primo atto che questo Governo ha riservato nei confronti della mia Calabria e nei confronti della mia città.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e trasporti, Armando Siri, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO SIRI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente, onorevoli deputati. Sull'aeroporto di Reggio Calabria, il Ministro Toninelli, proprio in questi giorni, ha avuto modo di esprimersi. Come ricordava anche lei nel suo intervento, stiamo lavorando duramente e siamo a un passo dal risultato. Al momento, possiamo dire che lo scalo reggino può tirare un sospiro di sollievo, perché, grazie all'impegno profuso da Alitalia, potenzierà i collegamenti da e per Reggio Calabria; si tratta di un impegno concreto per riavvicinare il Sud al resto del Paese. Infatti, dal 1° novembre, la compagnia di bandiera tornerà a servire la tratta Reggio Calabria-Roma con tre voli al giorno e manterrà il collegamento giornaliero con Milano-Linate. Inoltre, garantirà agli utenti dello scalo reggino un totale di ventotto frequenze ogni settimana per soddisfare le esigenze di mobilità del territorio.

Segnalo anche che la società Sacal è in contatto con le altre compagnie aeree per l'apertura di nuove rotte e, nel contempo, si sta lavorando per la tutela dei lavoratori delle società di gestione aeroportuali.

Lo sforzo congiunto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, del Ministero dello Sviluppo economico e del Ministero del Lavoro costituisce un passo avanti verso il rilancio dello scalo, della compagnia di bandiera e dell'intero comparto del trasporto aereo, comprese le tante professionalità che non vanno in alcun modo disperse. In ogni caso, rimane fermo l'impegno di continuare a monitorare la situazione, affinché la Calabria possa avere sempre maggiore offerta di mobilità.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Cannizzaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Grazie, Presidente. Mi ritengo parzialmente soddisfatto, perché la risposta del sottosegretario è una risposta istituzionale, ci racconta praticamente ciò che tutto il mondo sa, che tutta la Calabria conosce; io mi sarei aspettato anche dal sottosegretario un minimo di pensiero rispetto a quella che è stata la mia richiesta, ma sono ottimista e vorrei, insomma, che questo argomento possa essere anche preso in considerazioni nelle sedi opportune, magari, poi, nei giorni a venire.

Ecco, rilancio un po' quella che è la mia proposta, onorevole sottosegretario, perché, vede, nel momento in cui il Governo dovesse realmente e concretamente intervenire sul piano economico, lo ribadisco, tentando di inserire un apposito fondo per l'aeroporto di Reggio Calabria, destinato e vincolato per la ristrutturazione dello stesso aeroporto - e, quindi, la riqualificazione dello stesso, l'ampliamento dello stesso -, rendendolo chiaramente più apprezzabile, più appetibile e più attraente, dal momento che ha già una collocazione di natura strategica, credo che anche le compagnie che attualmente, come sappiamo bene, stanno dialogando con la società di gestione, saranno certamente più motivate a definire e immaginare un rapporto prima con Sacal e, quindi, anche con l'aeroporto “Tito Minniti” di Reggio Calabria.

Ritengo che qui adesso sia necessario immaginare un percorso comune, unire le forze ognuno per la parte che ci compete e chiaramente non mollare la presa, non distrarci un attimo perché non vorrei che passasse il messaggio che l'aeroporto di Reggio Calabria è salvo e siamo tutti contenti e felici.

Sono moralmente e intellettualmente onesto e riconosco il merito al Ministro Toninelli di aver fatto molto meglio di chi lo ha preceduto. Di certo, tuttavia, dobbiamo anche ribadire che non ha determinato questa scelta, perché non esiste alcun atto da parte del Governo. Certamente, il Ministro Toninelli ha sollecitato Alitalia, è riuscito a mantenere un'attenzione su Alitalia dal momento che anche Alitalia stessa dovrà potenziare gli stessi voli, perché, come lei ricordava poc'anzi, saranno riattivati nelle prossime settimane i voli per Roma.

Le dico che c'è anche Milano che è un'utenza che la Calabria e, in modo particolare, Reggio quotidianamente utilizzeranno, come chi oggi non ha la possibilità di partire la mattina – mi riferisco al professionista o a chi parte anche purtroppo per motivi di salute - e non ha la possibilità di rientrare la sera. Ritengo che questo sia l'unico caso italiano da porre oggi al Governo e all'attenzione del Ministero competente.

Quindi, mi auguro che si ci si possa ritrovare nelle prossime settimane o nei prossimi giorni negli uffici del Ministero per poter tutti insieme immaginare un percorso comune affinché veramente si chiuda la brutta pagina che ha segnato in maniera forte la mia città e la mia regione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Chiarimenti in merito alla convenzione unica sottoscritta tra la società Strada dei Parchi Spa e Anas, nonché all'aggiornamento del piano economico finanziario (PEF), parte integrante della convenzione - n. 2-00090)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lollobrigida ed altri n. 2-00090 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Acquaroli se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Presidente, innanzitutto grazie anche al Governo. Intendo illustrare e leggere la nostra interpellanza urgente con la premessa che questa autostrada, la A24 e la A25, è un'infrastruttura molto importante soprattutto per il centro Italia anche perché è l'arteria che in qualche modo riesce a collegare in maniera veloce il Tirreno all'Adriatico. È un'autostrada utilizzata da molti anche in maniera pendolare e ha una rilevanza economica molto importante.

Do lettura della nostra interpellanza urgente. I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Premesso che: le autostrade italiane sono gestite per la maggior parte da società concessionarie e sono in maggioranza soggette al pagamento di pedaggio; dal 1° ottobre 2012 l'ente concedente è il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e non più ANAS; 5.821,5 chilometri di autostrade sono gestiti da 25 concessionarie, tra le quali la società Strada dei Parchi Spa che, in data 18 novembre 2009, ha sottoscritto con ANAS lo schema di convenzione unica, soggetto alle norme di cui alle legge 23 dicembre 2009, n. 191, mentre il 29 novembre 2010 è stato sottoscritto l'atto di recepimento della delibera del CIPE n. 20 del 13 maggio 2010, di approvazione della predetta convenzione; tale convenzione ha sostituito ad ogni effetto quella precedentemente sottoscritta nel 2001. La concessione per la gestione e la costruzione in argomento risulta aggiudicata a seguito di gara europea del 1° ottobre 2001. Da quanto si legge nella relazione attività 2016 stesa dalla direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali risulta che la società Strada dei Parchi Spa è partecipata per una quota pari al 2 per cento da Autostrade per l'Italia Spa, per una quota pari al 95 per cento da Toto Holding Spa e per la restante quota del 5 per cento da Toto Spa Costruzioni Generali.

Con la convenzione in questione sono state affidate in gestione a Strada dei Parchi Spa, in qualità di concessionario, le seguenti tratte: A24 Roma-Teramo (159,3 chilometri in esercizio), A24 Diramazione Grande Raccordo Anulare-Tangenziale est di Roma (7,2 chilometri in esercizio), A25 Torano-Pescara (114,9 chilometri in esercizio).

Le due autostrade A24 e A25, che rappresentano non solo un servizio di pubblica utilità ma un collegamento strategico tra la dorsale tirrenica e quella adriatica della penisola, attraversano territori altamente sismici, tali dichiarati dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 20 marzo 2003.

L'articolo 1, comma 183, della legge 24 dicembre 2012, n. 228 (legge di stabilità 2013), dichiara le autostrade A24 e A25 “opere strategiche per la finalità di protezione civile” e, come tali, impone l'adeguamento delle stesse alla normativa antisismica e di messa in sicurezza dei viadotti, di impatto ambientale e per lavori di manutenzione straordinaria, e alla normativa che disciplina la realizzazione di tutte le opere necessarie in conseguenza del sisma 2009.

Ove per la realizzazione dei citati interventi si generino maggiori oneri, il Governo, fatta salva la preventiva verifica presso la Commissione europea della compatibilità comunitaria, rinegozia con la società concessionaria le condizioni della concessione.

A seguito degli interventi di manutenzione previsti dalle leggi vigenti, la società Strada dei Parchi Spa richiede l'aggiornamento del piano economico finanziario (PEF) che forma parte integrante della convenzione. Tale piano, depositato in data 11 ottobre 2013, in accordo con le regioni Lazio e Abruzzo, risulta ancora fermo all'esame del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

In data 1° gennaio 2016 la società Strada dei Parchi Spa ha disposto l'aumento delle tariffe, sui tratti di competenza, del 3,45 per cento, mentre a fare data dal 1° gennaio 2018, con decreto interministeriale n. 615 del 29 dicembre 2017, il concessionario è stato autorizzato dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ad aumentare le tariffe mediamente di quasi il 13 per cento.

Complessivamente, quindi, nell'arco temporale 2009-2017 l'aumento delle tariffe sulle tratte autostradali in questione è stato di oltre il 50 per cento.

Da gennaio 2018 più di ottanta sindaci di comuni del Lazio e dell'Abruzzo si battono contro quelli che ritengono e appaiono come inaccettabili ed ingiustificati aumenti delle tariffe, un salasso insostenibile per le tasche dei cittadini ed incompatibile con il fragile tessuto sociale e produttivo che caratterizza le zone più interne e periferiche di questa parte dell'Italia centrale.

Ad oggi risultano inspiegabilmente inevase le richieste di accesso agli atti dei predetti sindaci volte ad estrarre copia, tra gli altri documenti, della convenzione originaria tra Strada dei Parchi Spa e ANAS.

I predetti sindaci hanno chiesto al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti chiarimenti in merito: all'adozione di idonei provvedimenti volti a prevedere la sospensione degli aumenti delle tariffe autostradali relativi alla A24 e A25 in vigore dal 1° gennaio 2018; all'istituzione di un tavolo istituzionale che possa ridefinire i criteri di concessione autostradale con Strada dei Parchi al fine di garantire ai pendolari e ai cittadini una tariffa adeguata ad un'area interna svantaggiata; alla declassificazione del tratto urbano della A24 che va dalla barriera di Roma est fino a intersezione con la tangenziale est.

Chiediamo, quindi, al Governo quale sia la posizione rispetto alle predette richieste formulate dai sindaci e se intenda impartire opportune disposizioni affinché esse siano quanto prima evase; se il Governo intenda rendere noto lo stato dei lavori istruttori relativo al piano economico finanziario della società Strada dei Parchi Spa, entro quali termini sarà approvato e, se sussistano, gli ostacoli e gli impedimenti che ad oggi non hanno ancora permesso l'aggiornamento dello stesso; quali siano i presupposti che permettono alla società Strada dei Parchi Spa di ottenere aumenti di tariffa superiori rispetto a quelli accordati alle altre concessionarie autostradali; per quali motivi risultino inevase le richieste di accesso agli atti formulate dei predetti sindaci per estrarre copia, tra gli altri documenti, della convenzione originaria tra Strada dei Parchi Spa e ANAS; se intenda fornire delucidazioni in merito alla convenzione relativa alla società in questione che trasferisce le risorse finanziarie all'ANAS anziché al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Quali iniziative intenda assumere per garantire la più tale totale trasparenza nei rapporti tra lo Stato e le società concessionarie di tratte autostradali e la tutela dei cittadini.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Armando Siri, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO SIRI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli deputati, sul tema delle concessioni autostradali, il Ministro Toninelli si è più volte espresso. Questo Governo farà di tutto per rivedere integralmente il sistema delle concessioni e degli obblighi convenzionali, sulla base di nuovi principi e di più soddisfacenti equilibri giuridico-economici.

Occorre dare un segnale di svolta ben preciso. I concessionari dovranno essere vincolati a reinvestire buona parte degli utili nell'ammodernamento delle infrastrutture che hanno ricevuto in concessione. Dovranno rispettare in modo più stringente gli obblighi di manutenzione a loro carico. E, più in generale, dovranno comprendere che l'infrastruttura non è una rendita finanziaria, ma è un bene pubblico dell'intero Paese.

Inoltre, intendiamo assicurare un livello tariffario sostenibile per l'utenza, anche commisurando le tariffe con gli investimenti, la manutenzione e i livelli di servizio offerti, e prevedendo a carico dei concessionari, pubblici o privati che siano, un programma di interventi finalizzati ad incrementare gli standard di sicurezza.

Venendo alle tratte autostradali A24 e A25 in concessione alla società Strada dei Parchi, quanto al tema della trasparenza, colgo l'occasione per ricordare che, dopo anni di opacità, lo scorso 27 agosto, per la prima volta dopo vent'anni, abbiamo pubblicato sul sito web del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti tutti gli atti di concessione e i relativi allegati, compreso il piano economico finanziario, proprio perché l'indirizzo politico di questo Governo è quello di tutelare l'interesse pubblico.

Ricordo che l'Anac, con nota del 15 febbraio scorso, ha dichiarato che non consentire la consultazione di detti piani impedisce il controllo sull'effettivo perseguimento dell'interesse pubblico sotteso alle gestioni concessorie, con ciò violando un principio cardine del nostro ordinamento giuridico. Mercoledì scorso, dinanzi alle istanze di sindaci rimaste inascoltate per anni, il Ministro ha comunicato loro che il concessionario ha inviato al Ministero delle Infrastrutture una proposta di rinuncia all'aumento tariffario, scattato a partire dal 1° gennaio del 2018 per i prossimi tre mesi, quindi dal 1° ottobre fino al 31 dicembre prossimi. Gli utenti potranno e torneranno a corrispondere la tariffa in vigore fino al 2017. Ciò significa che è stato abbattuto quel 13 per cento di aumento tariffario concesso all'inizio dell'anno.

Questo Governo, con un impegno senza precedenti, sta portando avanti la revisione di tutte le concessioni, in termini di costi da sostenere e di servizi resi a chi viaggia. Strada dei Parchi non sottoscrive un nuovo piano economico dal 2013. Nel 2014 la concessionaria presentava un programma di investimenti, per un importo pari a quasi 7 miliardi di euro, e con interventi in variante di tracciato. L'equilibrio economico di tale piano era assicurato unicamente con il riconoscimento di misure compensative a carico della finanza pubblica, ivi inclusa la defiscalizzazione. Questa proposta è stata successivamente reiterata più volte dalla società in diverse versioni. Le ipotesi di PEF avanzate in questi anni risultavano, dunque, incompatibili con le norme vigenti. Pertanto negli ultimi cinque anni è stato chiesto ripetutamente alla società di formulare la proposta PEF con ipotesi maggiormente realistiche.

L'ultima proposta corrisponde alla spesa di quasi 3 miliardi di euro: anch'essa è stata valutata irricevibile dal MIT. E il 9 gennaio 2018 è stato istituito un tavolo di lavoro con enti territoriali, MIT e società concessionaria, per arrivare a soluzioni praticabili e condivise.

Nella riunione del 14 maggio scorso, le amministrazioni partecipanti hanno riscontrato il persistere di numerose criticità tecniche, già evidenziate in precedenti relazioni del Dipartimento del Tesoro e della Ragioneria generale dello Stato. La proposta è stata, quindi, rimessa al NARS; qualora anche in questa sede ne sia confermata l'inammissibilità, si configurerebbero ulteriori scenari che contemplano anche la risoluzione del rapporto concessorio.

Nel decreto Genova abbiamo previsto una norma per la prosecuzione degli interventi di adeguamento delle tratte autostradali in argomento, divenuti urgenti e improcrastinabili a seguito degli eventi sismici verificatesi nel 2009 e proseguiti nel tempo con differente intensità. Ciò al fine di rendere utilizzabili anticipatamente le annualità, sino all'importo residuo di 192 milioni di euro.

Da ultimo evidenzio che la convenzione stipulata nel 2009 tra Strade dei Parchi e Anas all'articolo 3, lettera c) recita così: il concessionario assume l'obbligo di corrispondere al concedente il corrispettivo della concessione, come comprensivo della quota di oneri finanziari di dilazione, del valore attuale di euro 748.862.503,68 detratto quanto già versato alla data di efficacia della presente convenzione, secondo quanto previsto dal punto 13, lettera f), del bando di gara pubblicato in Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 29 novembre 2000, da corrispondere entro il 31 marzo di ogni anno. La componente interessi è indicata separatamente nel piano di rateizzazione del prezzo di concessione, di cui al piano economico finanziario allegato alla presente convenzione, da cui si evince il canone annuo, comprensivo di interessi di dilazione, di 55,8 milioni di euro.

L'articolo 52-quinquies del decreto-legge n. 50 del 2017, che ha disposto misure di sicurezza antisismiche delle autostrade A24 e A25, ha previsto che il concessionario effettua il versamento all'Anas delle rate sospese del corrispettivo della concessione, tutte di spettanza dell'Anas Spa. A tale riguardo gli uffici del Ministero delle Infrastrutture stanno facendo approfondimenti, al fine di verificare la compatibilità tra le discipline in vigore.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Acquaroli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza, di cui è cofirmatario.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Grazie sottosegretario per la risposta che ha voluto fornirci. Questo argomento è sicuramente un argomento che non si può imputare al Governo, perché in poco più di tre mesi è difficile intervenire in maniera sostanziale. Immagino, sappiamo e siamo consapevoli che le situazioni in Italia sono tantissime, quindi, non posso non ritenermi soddisfatto della risposta. Però, non sono soddisfatto per questa vicenda, non siamo soddisfatti per come questa vicenda sia arrivata allo stato attuale, per come non siano stati considerati i sindaci, che sono, anche in termini di responsabilità, i massimi responsabili sul territorio della sicurezza e della salute dei cittadini, e anche come autorità che chiedono al Governo una risposta e chiedono ai Ministeri di poter conoscere quelle che sono realmente le questioni sul tavolo.

Non possiamo essere soddisfatti, perché vediamo comunque vessato un territorio che, fino ad oggi è costretto, per muoversi, dagli svantaggi che, oggettivamente, sia il sisma sia la collocazione e l'economia di quel territorio impongono ai giovani e a tutti quelli che in quel territorio risiedono. Ecco, è un attacco verso i più deboli.

E poi non posso non sottolineare come vi sia una gravità che insomma è insita nella funzione di questa autostrada, di questi due tratti di autostrada, perché la A24 e A25 sono due tratti che collegano il Tirreno e l'Adriatico, hanno una rilevanza per il turismo e per l'economia. È impensabile continuare a vessare questi territori, vessare chi deve usufruire dell'autostrada, che è l'unica autostrada Est-Ovest del centro Italia, è impensabile – e chiudo – che, in un territorio del genere, la sicurezza non sia inserita nei contratti come primo punto all'ordine del giorno, perché la sismicità di questi territori è un dato che non è che non fosse conosciuto, è molto conosciuto. Quindi, credo che il buonsenso debba portare il Governo oggi, al di là dei buoni intendimenti e degli approcci che noi possiamo anche condividere, a fornire delle risposte che siano concrete nel più breve tempo possibile.

Quindi, soddisfazione rispetto ad una risposta e ad un approccio che questo Governo ha, ma anche concretezza e tempi certi, perché veramente stiamo parlando di una zona che, oggettivamente, come tante altre, attende risposte da molto tempo.

(Iniziative di competenza volte a richiedere in sede europea una deroga per l'utilizzo dell'aeroporto Riviera di Albenga quale scalo provvisorio, nelle more del pieno ripristino della viabilità nell'area di Genova e dell'intera Liguria - n. 2-00092)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mulè ed altri n. 2-00092 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Franco Vazio ha facoltà di illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario.

FRANCO VAZIO (PD). Grazie, Presidente. Illustro questa nostra interpellanza, che ha una caratteristica politica importante, perché è una interpellanza che vede uniti più gruppi parlamentari e interpella il Governo su un tema particolarmente importante e delicato, soprattutto in queste ore, per la terra della Liguria.

Noi sappiamo, voi sapete, Presidente, che la Liguria e Genova hanno subito una tragedia di immani proporzioni, quarantatré morti, seicento sfollati, imprese messe in ginocchio, trasporti che sono in una situazione di quasi collasso, e questa situazione non è solo il dramma di Genova, non è solamente il dramma di Genova di Levante, di Genova di Ponente, ma è un dramma che colpisce l'intera Liguria, che colpisce non solo una parte di questa terra, ma che è il collegamento tra la Francia e l'Italia e le altre parti dell'Europa.

Genova è una realtà portuale importantissima, ma non possiamo dimenticare come questo evento abbia colpito anche altre strutture portuali, come Spezia e Savona, che si interfacciano con la struttura portuale di Genova, che è certamente il porto più rilevante dell'intero Mediterraneo. Ed il crollo del viadotto sul Polcevera, per chi vive la Liguria, per chi è stato a Genova, ed in ciò il sottosegretario certamente si riconosce, sa che non è un ponte qualsiasi, è il ponte che collega la Liguria. Senza questo viadotto, la Liguria è in ginocchio. Ogni mattina, prima del crollo, c'erano chilometri di coda per l'ingresso nella città di Genova, oggi la situazione è terribilmente peggiorata, nonostante quelle iniziative che gli enti locali e le Ferrovie hanno messo in campo per cercare di lenire questo problema; noi abbiamo difficoltà ad accedere alle strutture poste a Ponente rispetto al centro abitato di Genova, perché si interfacciano con quella struttura autostradale che crea l'ingresso nella città medesima. E allora è evidente che questa situazione incide sui trasporti, sulla mobilità di tutta quella parte di Liguria posta a Ponente, anche sulla mobilità di quella parte turistica che è oltre confine della Liguria e che quindi riguarda la Costa Azzurra.

E noi siamo preoccupati, signor sottosegretario e signor Presidente, siamo preoccupati perché vediamo che le iniziative, che il Governo sta cercando di mettere in pista, sono difficoltose; siamo preoccupati perché non si capisce come e chi realizzerà il ripristino del ponte, chi costruirà questo ponte, non si capisce; sembrava che fosse chiara, il giorno dopo la tragedia, la revoca della concessione; oggi questa cosa non si riesce più a comprendere. È crollato un ponte, ci sono state quarantatré vittime, non è caduto un cartello autostradale, e quindi ogni iniziativa del Governo è accettabile se è motivata, ma deve essere una decisione, perché, nell'indecisione, non si può avviare un percorso di ricostruzione, perché una strada è la gara posta in essere dal concessionario, una cosa diversa è la gara posta in essere dal Governo e dallo Stato. Non è il problema di chi costruirà il ponte solo, ma anche e soprattutto di chi bandirà la gara.

E quindi noi siamo profondamente preoccupati, siamo preoccupati sul quando, perché le indagini che si stanno svolgendo allungheranno i termini di demolizione, e siamo preoccupati perché il decreto Genova che ha già avuto innumerevoli stesure, ascoltavamo con preoccupazione l'interpellante onorevole Mulé che in questo decreto Genova entrano anche altri territori dello Stato, non so a quale titolo, mi pare di capire l'Autostrada dei Parchi, non so cosa c'entri con il decreto Genova, ma comunque diciamo che questa cosa del decreto che vede plurime stesure ci preoccupa ulteriormente, perché, per esempio, mi pare di capire, ci pare di capire non contenga neppure la zona economica speciale, la ZES. E, a distanza di oltre un mese, noi siamo senza il Commissario straordinario, che dovrà avviare questi lavori, così come non sappiamo cosa il Governo pensi delle infrastrutture a corredo della viabilità autostradale, mi riferisco a quella che viene comunemente definita «la Gronda», cioè una viabilità alternativa alla viabilità autostradale rispetto alla quale le opinioni nel Governo tra Lega e il MoVimento 5 Stelle sono completamente differenti: c'è chi sostiene che «la Gronda» sia una struttura assolutamente indispensabile; altri, come il MoVimento 5 Stelle, la ritiene addirittura inutile. Mi rendo conto che vi sia un imbarazzo all'interno del Governo in considerazione del fatto che anche nelle campagne elettorali regionali ultime scorse c'era chi sosteneva, addirittura come sostenitori del MoVimento 5 Stelle, che il ponte non sarebbe mai crollato e poi abbiamo visto come, purtroppo, invece, è finita.

Ma questa preoccupazione è una preoccupazione, non è una polemica fine a se stessa, ed essa si riverbera sulle conseguenze della viabilità, perché, se questi sono i tempi, voi pensate allora quali saranno le difficoltà per chi cercherà di raggiungere l'aeroporto di Genova, unica struttura aeroportuale della Liguria, che serve anche turisticamente parte della Costa Azzurra e parte del Piemonte. Chi dal Piemonte si rivolgeva all'aeroporto di Genova probabilmente si dirigerà altrove, ma chi da Ventimiglia arriva a Genova non può che incanalarsi in un imbuto, che probabilmente resterà così per mesi se non per anni, anche nelle migliori ipotesi stilate dal Governo e dal Ministro Toninelli, al quale peraltro noi sappiamo manca un po' di chiarezza e di precisione perché sui tempi e sul chi, il come e il quando ci ha lasciato un po' spiazzati.

Ma se queste soluzioni viarie erano inadeguate - come dicevo prima - oggi sono assolutamente al collasso, insufficienti a rispondere negli orari di punta, di prima mattinata e di ultima serata, alle esigenze di coloro che si devono spostare.

Ma vi è anche un'insufficienza ormai atavica, un'insufficienza che si ripercuote nel tempo anche per quanto riguarda le Ferrovie dello Stato. Noi sappiamo che da Ponente a Genova tutta la tratta ferroviaria è stata raddoppiata, ma risulta ancora una finestra da completare, quella che riguarda la zona che va da Andora a Finale Ligure, è una tratta già finanziata per quanto riguarda la progettazione esecutiva e definitiva per 225 milioni con finanziamento CIPE, i finanziamenti sono già stanziati e disponibili, ma manca, per poter dare corso a questa cosa, caro sottosegretario, l'invito del Governo a RFI ad impegnare una parte del contratto Governo-RFI su questa struttura, magari anche modulandola negli anni. Poiché non verrà costruita tutta domani, ma sarà costruita negli anni, se il finanziamento viene impegnato in più anni si potrebbe dare comunque la possibilità di iniziare la progettazione esecutiva e noi sappiamo e dicevamo appunto prima col collega che ci aspettiamo, di fronte a un dramma di questa natura, che almeno sotto il profilo ferroviario questa volta il Governo ritenga questo raddoppio prioritario e non secondario rispetto ad altri territori. Noi sappiamo che il Governo deve fare conto di tutta una serie di situazioni, però oggi in questa situazione, essendo stata raddoppiata tutta la linea, questa finestra deve essere completata già dalla prossima legge di bilancio e io lo dico benché la questione non sia oggetto di questa interpellanza. Ci riserviamo con il collega, anche con lo stesso spirito bipartisan che ha legato tutte le amministrazioni locali della Liguria e di Ponente nell'afflato a raddoppiare questo tratto di ferrovia e che ha consentito l'esecuzione del raddoppio ferroviario da Ventimiglia sino ad Andora, ad andare su questa direttrice.

Di fronte a tutto questo, noi abbiamo l'aeroporto di Villanova d'Albenga che ha una struttura comunque efficiente, strategica, nuova, all'interno della quale è stato realizzato uno stabilimento di eccezionale innovazione e di eccezionale importanza, che è Piaggio Aero Industries, che è stato recentemente inaugurato. È un impianto strategico all'interno dell'aeroporto di Villanova, una struttura nuova che è stata realizzata con finanziamenti pubblici e privati e che ha avuto, come raramente accade, uno sviluppo virtuoso che è arrivato anche alla privatizzazione di questa struttura per avere migliori performances. Ora, questa struttura guarda alla business aviation, al turismo, guarda alla Francia, guarda al turismo di qualità, ma è disponibile, immediatamente disponibile per rispondere a questa chiamata che è quella di istituire voli, come abbiamo detto nell'interpellanza, in continuità territoriale, per rispondere ad una crisi e a una criticità della nostra viabilità.

In occasione dell'audizione informale del presidente dell'ENAC, Riggio, lo stesso ci ha detto che la struttura è possibile utilizzarla per aerei di misure ridotte (40-70 passeggeri), che sono sufficienti e idonee allo scopo, ed ha segnalato che però su questo tema è necessario ed indispensabile che il Governo si muova nei confronti della Commissione europea per chiedere una deroga, se pure transitoria, per utilizzare l'aeroporto in continuità territoriale. E allora, di fronte ad una struttura efficiente, nuova e disponibile, alla disponibilità dell'ENAC, che non ha chiuso a questa nostra domanda, chiediamo al Governo se il Ministro interpellato non ritenga di richiedere nelle sedi competenti dell'Unione Europea una deroga per l'utilizzo dell'aeroporto Riviera di Albenga quale scalo provvisorio per garantire rotte di rilevanza sociale nelle more dell'avvio e del completamento dei lavori di ricostruzione del viadotto e della complessiva restaurazione della viabilità genovese e ligure.

È un momento drammatico per la Liguria, signor sottosegretario, e io sono sicuro che lei ne è ben consapevole. Questa non è la soluzione e la panacea di tutti i mali, ma è un segno tangibile di attenzione del Governo rispetto ad un problema che attraversa, non solo e non solamente i genovesi, ma che colpisce l'intera terra di Liguria.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Armando Siri, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO SIRI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, signor Presidente, onorevoli deputati. Io in principio non avrei nulla in contrario sinceramente all'utilizzo dell'aeroporto di Albenga, vista anche la situazione complessa e difficile che sta vivendo la Liguria, però occorre evidenziare che la normativa comunitaria, pur fissando il principio di liberalizzazione del trasporto aereo, riconosce agli Stati membri la possibilità di imporre oneri di servizio pubblico ai servizi aerei di linea effettuati da un aeroporto comunitario quando ricorrono le circostanze indicate, in particolare dall'articolo 16 del Regolamento europeo n. 1008 del 2008.

La continuità territoriale viene disposta con decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, emanato necessariamente a seguito di una Conferenza di servizi cui partecipano le regioni e gli enti territoriali interessati, la quale individua i contenuti degli oneri di servizio pubblico in termini di numero di frequenze, tariffazioni, eccetera. L'iter procedurale per l'attivazione dei collegamenti è tuttavia estremamente complesso e con una tempistica purtroppo piuttosto lunga di durata non inferiore a nove/dodici mesi, considerato anche che, ai sensi degli articoli 16 e 17 del citato Regolamento europeo, qualora nessun vettore accettasse spontaneamente l'onere imposto senza compensazione finanziaria, sarebbe necessario indire una gara europea. Inoltre, principalmente per motivi orografici, l'aeroporto di Albenga può essere utilizzato solo da aeromobili - lo si diceva - di dimensioni e capacità limitate, oltre a necessitare di specifiche qualificazioni da parte degli equipaggi.

In ogni caso, al di là delle valutazioni e degli effetti sulla viabilità dei predetti oneri, i tempi della procedura rischiano di essere lunghi e di vanificare ogni possibile utilità della misura stessa, rischiamo di andare molto lunghi purtroppo.

Voglio comunque rassicurare che il Governo sta lavorando alacremente affinché Genova torni presto alla sua quotidianità, ripartendo dalla ricostruzione del ponte, i cui lavori dovranno ultimarsi al più tardi tra un anno: proprio perché non è un cartello autostradale che è crollato, è un ponte che è crollato, è evidente che la gestazione e l'elaborazione che sottintende tutte le misure necessarie richiedono un tempo adeguato. Infatti a seguito della proclamazione dello stato di emergenza, è stato deliberato lo stanziamento di circa 33,4 milioni di euro da destinare ai primi interventi, all'avvio delle attività di soccorso e assistenza alla popolazione, al potenziamento del sistema dei trasporti, alla sistemazione abitativa dei nuclei familiari, che hanno dovuto purtroppo abbandonare le proprie abitazioni. Inoltre, la settimana scorsa il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che introduce “Disposizioni urgenti volte a velocizzare le operazioni di demolizione e ricostruzione del Ponte Morandi, al sostegno dei soggetti danneggiati per il crollo, alla ripresa delle attività produttive d'impresa, nonché dirette a intraprendere ogni iniziativa necessaria al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture”. Tale provvedimento intende rappresentare la risposta concreta alle esigenze tutte della città di Genova, del territorio genovese, che devono risollevarsi con la massima sollecitudine.

PRESIDENTE. Il deputato Mulè ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, signor sottosegretario, purtroppo sono parzialmente soddisfatto. Sono soddisfatto rispetto alla sua introduzione, laddove dice: io in linea di principio non ho nulla in contrario rispetto alla soluzione che abbiamo prospettato in questa interpellanza, che supera la natura dell'atto ispettivo, mi consenta, e diventa un atto propositivo, per il fatto di essere stata condivisa da una parte all'altra di questo Parlamento, proprio perché incarna quello spirito che in questo momento, in questi momenti deve sottintendere, deve presiedere all'attività della politica.

E però, signor sottosegretario, laddove lei allargando le braccia ci dice: sì, lo vorrei fare, l'idea è buona, però l'iter procedurale è complesso, impiegheremo tra i 9 e i 12 mesi, e noi vogliamo realizzare il ponte (magari, è l'idea di tutti) in 12 mesi. Per realizzare il ponte in 12 mesi voi dovrete ricorrere a deroghe, dovrete bruciare - lo dico in maniera metaforica, ovviamente - delle norme per dare spazio e modo a che il ponte venga costruito in quei termini. Perché allora non derogare e non snellire la procedura? Che son d'accordo con lei, è complessa in tempi normali, ma il tempo del presente, il tempo che viviamo ci obbliga su Genova e sulla tragedia del Ponte Morandi ad avere delle procedure diverse, ad avere una corsia preferenziale - come, lei correttamente diceva - rispetto al ponte.

Perché allora non intervenire sull'iter procedurale, velocizzandolo? Il ponte avrebbe bisogno di 6 anni, 5 anni, 3 anni; avete preso l'impegno, 9-12 mesi; la stessa cosa vi chiediamo di fare allora rispetto all'iter procedurale, e laddove non ci fosse la possibilità di accorciare l'iter come si potrebbe fare? Si potrebbe fare quel decreto-legge che lei citava, nel decreto-legge sul ponte di Genova che è stato discusso in Consiglio dei ministri, ma del quale lei, io, tutta quest'Aula sa, non abbiamo ancora traccia in Gazzetta Ufficiale. Signor sottosegretario, quel decreto-legge è in mente Dei, è in mente del Presidente del Consiglio, perché ancora ieri abbiamo avuto nuove bozze, ma il decreto-legge ancora non c'è, non esiste. Perché allora non intervenire all'interno di quel decreto-legge? Non l'avete fatto! L'avete annunciato, avete sbandierato i fogli il 14 settembre dopo un mese dalla tragedia, ma è inchiostro simpatico, bozze su bozze! Avete sentito, dopo il decreto-legge, il governatore della Liguria e il sindaco Bucci; vi hanno detto: ma come, voi fate un decreto-legge che si chiama “Genova” e non sentite quelli che abitano politicamente e amministrativamente Genova?

Li avete sentiti dopo? Rifacciamo una bozza? E allora, visto che le bozze vanno e vengono, oggi è venerdì, prendetevi tempo oggi e domani, inserite in questo benedetto decreto-legge, in cui pare di aver capito che c'entri anche - non so come, lo vedremo - la Strada dei Parchi, inseriamo qualcosa che riguardi una procedura complessa che può essere snellita per la doverosa attivazione del collegamento dall'aeroporto di Albenga.

Lo dico anche perché oggettivamente, a proposito di continuità territoriale, in questo momento la Liguria e Genova non sono un'isola che nell'accezione comune, rispetto ai regolamenti comunitari, costituiscono l'essenza stessa della continuità territoriale: peggio, peggio, sono un atollo! Sono un atollo isolato di una regione, di un Paese che sconta, per questo suo essere isolato, una totale distanza non soltanto in termini geografici, ma in termini anche di comunità, perché recarsi a Genova per prendere un aereo da Ventimiglia, da Imperia oramai costituisce motivo di stress. Oltretutto perché, come ricordava il collega, sul fronte delle ferrovie, dicono a Roma, “peggio me sento”, perché manca in maniera atavica il famoso collegamento, sul quale presenteremo un'altra interrogazione; però, anche lì: perché nel decreto-legge “Genova” non inserire una misura che vada in quella direzione, per favorire? E così come vi diciamo, pensate anche di recuperare una proposta di legge (è firmata dai deputati di Forza Italia della Liguria) che riguarda la scontistica presentata due mesi prima del crollo del ponte sull'autostrada A10, sull'Autostrada dei Fiori, che vi dice: fate una convenzione con l'AISCAT, e l'AISCAT ha già dato parere favorevole. Io le chiedo, signor sottosegretario, nelle more di un provvedimento che dev'essere necessariamente a tutto tondo, di interessarsi dell'aeroporto di Albenga, delle ferrovie, dei pedaggi, perché lì avete la strada per favorire il collegamento tra quello che è diventata un'isola e quello che oramai è un Paese che è sempre, sempre più lontano.

Le risposte, allora, possono arrivare. Laddove la strada, come diceva in sede di risposta, della continuità territoriale, per i problemi che accennava, l'iter procedurale fosse lungo, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ma direi la Presidenza del Consiglio ha in animo la volontà di attivare quella che passa sotto il termine di moral suasion con i vettori nazionali, con alcuni dei vettori nazionali, per fare in modo che un Embraer 175, cioè aerei che trasportano fino a 70 passeggeri, un altro tipo di aereo possa atterrare su Albenga? Anche lì, intendiamoci: la moral suasion andrebbe incontro a un atto concreto che non è di solidarietà fine a se stessa, è un atto che sostanzia la presenza dello Stato in un territorio che in questo momento è abbandonato dal punto di vista dei collegamenti aeroportuali, un territorio che non ha accesso a quello cui normalmente tutti i cittadini hanno accesso.

Allora, nell'ordine, signor sottosegretario, apprezzando lo spirito con il quale lei ci è venuto a dire che, appunto, in linea di principio lei è d'accordo, non ha nulla in contrario sulla soluzione che vi abbiamo prospettato, con la stessa diligenza, con lo stesso amore che lei certamente prova come noi nei confronti di Genova e della Liguria, le chiediamo di farsi parte, visto che da quella terra arriva e in quella terra è cresciuto, affinché le soluzioni prospettate non si fermino alla risposta di oggi. L'iter procedurale, abbiamo detto, è complicato: bene, le abbiamo prospettato delle strade alternative. Su questo noi confidiamo di avere una risposta non tra molti mesi, ma speriamo tra qualche ora (anche se, ahimè, riteniamo che dovremo aspettare qualche giorno), affinché nel famoso decreto-legge “Genova” ci siano anche le risposte che questa interpellanza urgente le ha sollevato.

(Iniziative di competenza per la gratuità della vaccinazione anti Tbe per tutta la popolazione della provincia di Belluno e delle altre province venete i cui cittadini siano residenti nelle aree a maggior rischio individuate dalla giunta regionale - n. 2-00077)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Luca De Carlo ed altri n. 2-00077 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Luca De Carlo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUCA DE CARLO (FDI). Signor Presidente, la illustro solamente in premessa, perché l'interpellanza è del 7 agosto, quindi credo che i Ministri e i sottosegretari abbiano avuto modo di visionarla. Mi preme sottolineare come questa interpellanza nasca veramente dal territorio: è frutto di uno studio dei dati derivanti dalla Organizzazione mondiale della sanità, come dell'Istituto superiore di sanità; sulla base di questi dati è stata elaborata una mozione, che prima viene preparata ed accolta dal comune di Belluno e poi da vari comuni della provincia di Belluno stessa. Quindi, parte letteralmente dal basso, come quella politica a cui noi, a volte, cerchiamo di richiamarci e che, spesso, invece, vediamo realizzata in maniera diversa. Questo è un chiaro esempio di politica che nasce dai consigli comunali. Passa poi, il 3 di luglio, nel Consiglio regionale del Veneto, che impegna la Giunta con una mozione a richiedere la gratuità per il vaccino contro la Tbe, che sappiamo essere una malattia virale acuta del sistema nervoso centrale, causata dal morso della classica zecca. Ebbene, questa è una malattia subdola, è una malattia che apparentemente non dà segnali e, quindi, è difficile e ostica anche da diagnosticare. Io non sono un medico, credo nella scienza, non credo nella fantascienza da Google, per cui i dati che do e le interpretazioni e le posizioni che ho sono assolutamente posizioni filo scientifiche, non faccio il guru no vax o cose del genere, anzi io qua chiedo la gratuità di un vaccino.

Perché la gratuità? Perché questa malattia, che è diffusa praticamente in tutte le aree del nord e in tutti gli Stati settentrionali, ha avuto un picco di presenza soprattutto nella provincia di Belluno, ma c'è una ragione molto semplice: le regioni vicine, la regione Friuli-Venezia Giulia, l'Austria stessa e la provincia di Trento già dal primo gennaio di quest'anno prevedono la vaccinazione gratuita rispetto a questo problema. È chiaro che, quindi, in quelle regioni e in quelle aree diminuiscono fortemente i casi e aumentano, invece, anche del 400 per cento in quelle aree, come la nostra, che è incuneata tra Trento, l'Alto Adige, l'Austria e la regione autonoma Friuli, che invece hanno un dispositivo di vaccinazione totalmente differente. L'Organizzazione mondiale della sanità raccomanda la vaccinazione, specialmente per quelle che sono categorie a rischio. È chiaro, però, che oggi vivere in montagna mette tutti in una categoria a rischio, tant'è che la provincia di Belluno è delineata come una provincia endemica. Quindi la vaccinazione dovrebbe essere fatta a tutti.

Perché ne chiedo la gratuità? Ebbene, intanto perché, se la salute è un diritto, è giusto che tutti i cittadini possano accedervi; il vaccino costa sostanzialmente 150 euro, io credo che molti non lo facciano per problemi economici, quindi sarebbe un atto assolutamente di giustizia sociale quello di far sì che tutti possano vaccinarsi, rispetto ad una malattia che noi tocchiamo costantemente con mano. Si pensi che solo all'ospedale di Pieve di Cadore, un'infermiera e una dottoressa sono state colpite da questa malattia, quindi non si tratta di persone che potevano essere all'oscuro della malattia stessa. E quindi una proposta che ho avanzato alla Giunta regionale è quella di esentare dal ticket chi va a farsi fare una rimozione della zecca, proprio per avere la possibilità di fare dell'informazione nel momento in cui si accede al Pronto soccorso. Credo che sia un atto di giustizia sociale quello di implementare assolutamente l'informazione, ma anche quello, per chi ne faccia richiesta, di dare la gratuità rispetto al vaccino.

E quindi, dopo il percorso in Consiglio regionale il 3 luglio, il Consiglio regionale impegna anche il Governo a trovare la copertura, perché dai dati che abbiamo alla mano e che la regione ci fornisce, si evince che servono circa 6 milioni di euro.

Io capisco che la sanità è un tema a metà tra lo Stato e la regione, però è altrettanto vero che in un momento di tagli fortissimi alle regioni, difficilmente possiamo pretendere che ci sia la copertura, quindi io chiedo uno sforzo al Governo perché vengano trasferite le risorse per fare in modo che tutti abbiano accesso a questa vaccinazione. E non sono solo per gli abitanti della provincia di Belluno, perché ci sono altre zone che possono essere individuate dalla Giunta regionale del Veneto che hanno questa problematica; e sono, paradossalmente, quelle zone che forniscono il serbatoio verde a quelle città dove si è consumato suolo, perché si vive nel paradosso per cui, laddove in città si costruisce cemento, poi in montagna si tende a mantenere lo status quo, non ricordandosi che quelle aree, che oggi sono coperte da boscaglia, un giorno erano prati, un giorno erano seminativo, un giorno si lavoravano. Quindi oggi diventa difficile per noi manutenere quelle aree e abbiamo gli alberi che ci entrano in casa, a fronte invece di aree, come quelle delle città, dove il cemento la fa da padrone. Quindi noi vogliamo continuare a fare il polmone verde dell'Italia, lo vogliamo fare scientemente, però vogliamo anche essere messi nella condizione di non morire di verde, e in questo caso il nostro è un atto assolutamente dovuto nei confronti di quei cittadini che sono ipersensibili e sui quali noi non vogliamo creare una psicosi, come non la vogliamo creare ai turisti che vengono da noi, perché cominciano a girare, ovviamente, sui siti turistici discorsi sul problema delle zecche, la richiesta della vaccinazione e quant'altro. Ecco, noi vogliamo rendere un servizio di giustizia sociale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Signor Presidente, signori deputati, ringrazio gli onorevoli interpellanti per il loro atto ispettivo, che si concentra su una problematica sulla quale il Ministero della salute sta da anni ponendo particolare attenzione.

Prima di rispondere ai quesiti posti, è utile inquadrare brevemente la questione e, dunque, illustrare le iniziative già svolte dal Ministero al riguardo. L'encefalite virale da zecche o tick-borne viral encephalitis, il cui acronimo è TBE - e useremo l'acronimo per semplificazione - è una malattia infettiva causata da un virus del genere Flavivirus, che include tre sottotipi ed è trasmessa dal morso di zecche infette del genere Ixodes.

Le zecche, in particolar modo la Ixodes Ricinus e la Ixodes Persulcatus (quest'ultima è attualmente presente in Europa nordorientale, ma è assente in Italia), operano sia come vettori, che come serbatoi. Esse vivono in habitat forestali, soprattutto nei boschi e nel sottobosco, nelle radure e nelle zone di transizione tra foreste e prati. Invero l'infezione può anche essere trasmessa con il consumo di latte crudo e di latticini freschi e, chiaramente, infettati.

Circa due terzi delle infezioni umane sono asintomatiche. Il periodo di incubazione dura in media sette giorni, ma può prolungarsi fino a ventotto giorni se l'infezione è stata contratta per via alimentare. Il periodo di incubazione generalmente è più breve, intorno a quattro giorni, nel caso appunto della via alimentare.

I casi clinici si presentano spesso con andamento bifasico: una prima fase viremica, della durata media di cinque giorni, che si manifesta con sintomi aspecifici, come febbre, affaticamento, mialgia e nausea; ed una seconda fase, dopo un intervallo asintomatico, che può durare da uno a trentatré giorni, in cui si può manifestare anche l'interessamento del sistema nervoso centrale.

Di sicuro la TBE è considerata un crescente problema di sanità pubblica, non solo in Italia, ma anche in altre parti del mondo. Gli ultimi dati pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie indicano, infatti, che le aree endemiche sono in via di espansione. Inoltre, con l'aumento della mobilità e dei viaggi, l'infezione può diffondersi più facilmente anche se solo nell'1,3 per cento dei casi può essere considerata di importazione.

In Europa i Paesi maggiormente i colpiti sono l'Austria, la Croazia, la Repubblica Ceca, l'Estonia, la Finlandia, l'Ungheria, la Lettonia, la Lituania, la Polonia, la Slovacchia, la Slovenia e la Svezia. In Italia l'infezione è stata identificata per la prima volta nel 1978, in Toscana.

In seguito non sono stati segnalati altri casi fino al 1994, quando la malattia è comparsa in provincia di Belluno, diffondendosi con maggior frequenza in alcune regioni (Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige). La maggior parte dei casi si verifica tra aprile e ottobre, con un picco nei mesi di giugno e luglio. Sono ovviamente colpiti soprattutto i soggetti che per motivi di lavoro o ricreativi svolgono attività all'aria aperta, in particolar modo in aree boscose, in quanto queste condizioni aumentano il rischio di essere punti da una zecca.

Pur essendo stato registrato, negli ultimi anni, un incremento dei casi segnalati, in Italia come in tutta Europa, è pur vero che tale incremento è in parte dovuto solo alla recente attivazione dei sistemi di sorveglianza.

A livello europeo, infatti, la malattia è notificabile solo dal 2012. In Italia il decreto ministeriale del 15 dicembre 1990, relativo alla notifica delle malattie infettive, ha inserito la TBE nella classe quinta; quella, cioè, per la quale è previsto che le unità sanitarie locali comunichino annualmente il riepilogo di tali malattie alla regione e questa al Ministero per le vie ordinarie.

Tale sistema di segnalazione, considerando anche la presenza di numerosi casi asintomatici, comporta inevitabilmente una sottostima. Con la circolare del 2017 del Ministero della salute è stata definita, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, la sorveglianza nazionale dell'encefalite da zecche, con l'istituzione di laboratori di riferimento che consentono la diagnosi anche dei casi asintomatici e/o che presentano solo sintomi simil-influenzali, nei quali sono registrati i casi che corrispondono alla definizione europea della condizione patologica, cioè solo i casi con sintomi di infiammazione del sistema nervoso centrale. L'attivazione di tale sistema di sorveglianza ci consente, dunque, di avere finalmente dati attendibili a partire dall'anno 2017, nel corso del quale sono stati segnalati diciannove casi di TBE, di cui un caso importato dall'Austria, e nel 2018, invece, i casi registrati fino ad oggi sono 24.

Nel periodo precedente al 2017, e dunque precisamente dal 2000 al 2016, in Italia sono stati registrati complessivamente 456 casi; di questi, il 79,2 per cento presentava sintomi simil- influenzali, mentre nel 37 per cento dei casi il quadro clinico si è complicato con un'encefalite, nel 29,3 per cento con una meningoencefalite e nel 9 per cento dei casi con una meningite asettica. Di questi, il 14 per cento ha sviluppato sequele permanenti (deficit motori, paresi, tetraparesi flaccida, atassia cerebellare) e il 33 per cento temporanee (tremori, cefalea, astenia, difficoltà di concentrazione), che sono perdurate anche per mesi. Solo nello 0,7 per cento dei casi complessivi la patologia ha portato al decesso.

Indipendentemente dai predetti sistemi di sorveglianza, l'Istituto superiore di sanità, in collaborazione con le regioni interessate, aveva comunque già condotto una rilevazione retrospettiva dei casi di TBE, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Eurosurveillance. I dati dello studio mostrano come, in effetti, siano presenti almeno tre focolai particolarmente attivi in Veneto, provincia di Belluno, in Friuli e in Trentino. A livello europeo, invece, il tasso di notifica è sì aumentato nel 2016 del 50 per cento rispetto al 2015, ma le principali oscillazioni hanno riguardato solo alcuni Stati dell'Europa centrale e degli Stati balcanici.

I Paesi che hanno registrato i tassi più elevati nel 2016 sono stati, infatti, la Lituania, l'Estonia e la Repubblica Ceca. Si deve far presente, in particolare, che, secondo il report dei competenti organismi europei, l'Austria, il Paese a noi più vicino, non ha registrato significativi scostamenti dal 2012 al 2016. Fatta questa doverosa illustrazione circa il contesto generale della problematica, passo agli specifici quesiti posti dall'interpellanza in esame.

É vero che per la prevenzione della TBE sono disponibili vaccini ad elevata sicurezza, che conferiscono un'elevata immunizzazione crociata anche verso sottotipi non inclusi nel vaccino stesso. Detta vaccinazione è peraltro in grado di assicurare una protezione di circa tre anni. L'ultimo piano nazionale di prevenzione vaccinale, relativo al triennio 2017-2019, raccomanda, pertanto, la vaccinazione anti-meningoencefalite da zecche per i soggetti professionalmente esposti, in particolare lavoratori in aree endemiche e in zone rurali e boschive, per esempio contadini e militari, e per la popolazione residente in determinate aree rurali a rischio, stabilite valutando chiaramente la situazione epidemiologica. Raccomanda, inoltre, la vaccinazione ai viaggiatori ad alto rischio, che vivono o soggiornano in aree rurali o forestali fino ad altitudini di circa 1.400 metri, quali escursionisti o campeggiatori, che si recano, appunto, in aree endemiche. Per queste categorie ritenute più a rischio, dunque, l'offerta della vaccinazione è a carico del Sistema sanitario nazionale in quanto è ricompresa nei LEA.

In ossequio al riparto di competenze tra Governo centrale e regioni, compete, comunque, a queste ultime attuare e declinare tale raccomandazione, adattandola alle specifiche realtà territoriali, le quali, come si è visto, sono interessate dal fenomeno in parola in modo assolutamente differente tra loro.

Il Ministero della salute può, come ha fatto, concentrarsi, allora, principalmente sulle politiche di prevenzione. Ebbene, proprio con recente circolare dell'8 giugno 2018 è stato aggiornato il piano nazionale di sorveglianza e risposta all'encefalite virale da zecche e altre arbovirosi e hantavirus non sottoposti a specifici piani di sorveglianza e risposta. Secondo detto piano, la prevenzione della malattia si attua principalmente attraverso misure di disinfestazione e misure comportamentali atte ad evitare le punture di zecca. Ai soggetti esposti a rischio e residenti in aree endemiche per TBE è comunque consigliata anche la vaccinazione.

Inoltre, nell'ambito dell'attività formativa rivolta agli operatori sanitari, sin dal 2015, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, si è provveduto a produrre e a diffondere materiale informativo per la prevenzione dei principali agenti patogeni trasmessi dalle zecche. Concludo, pertanto, assicurando che l'impegno del Ministero della salute in merito alla problematica rappresentata, per quanto nei limiti delle competenze istituzionali imposte dal nostro ordinamento, non potrà che essere sempre crescente e che verrà data sempre maggiore attenzione alle importanti esigenze di prevenzione sanitaria sottese ad una patologia che, per quanto registrata solo in territori e contesti delimitati, merita l'implementazione di tutti i meccanismi di sorveglianza che ho dianzi illustrato.

Volevo concludere cogliendo anche l'occasione di ringraziare gli interpellanti perché questo rappresenta, a mio parere, un esempio paradigmatico proprio di come una corretta informazione della popolazione, unitamente ai dati epidemiologici sostanziali, rendono la richiesta della vaccinazione e l'offerta della vaccinazione un meccanismo praticamente automatico, senza entrare nelle polemiche riguardo agli obblighi o alla alta raccomandazione. Quando c'è l'esigenza, la popolazione capisce, chiede e il Ministero chiaramente attuerà le azioni necessarie per soddisfare.

PRESIDENTE. Il deputato De Carlo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCA DE CARLO (FDI). Innanzitutto ringrazio il sottosegretario per l'esaustiva relazione riguardo al tema. Chiaramente sono assolutamente soddisfatto della relazione, tant'è che è la stessa, aggiunta con qualche dato in più, che ho scandagliato io nel Ministero della salute per cercare di trovare gli stessi dati. Chiaramente sono convinto - lo dicono le operazioni e quello che ha fatto il Ministero fino ad oggi - che ci sia stata attenzione su questo tema, su questo siamo tutti assolutamente d'accordo.

Il rimbalzo di responsabilità tra Ministero e regione, ovviamente, non mi lascia soddisfatto, nel senso che è vero sì che spetta alle regioni identificare e fare la politica vaccinale, però è altrettanto vero che con riferimento ai tre focolai, cioè quello friulano, quello bellunese e quello trentino, due su tre hanno trovato riscontro nella mia richiesta, cioè due su tre sono ormai assolutamente gratuiti, quello in Friuli e quello in Trentino che, guarda caso, sono le due spalle che abbiamo noi, mentre quello della provincia di Belluno resta ancora assolutamente costoso (sono 45 per tre, sono quasi 150 euro). Quindi, io chiedo e rinnovo la mia richiesta che è quella che il Governo, nella prossima finanziaria, possa coprire e dare copertura alla vaccinazione nella regione Veneto, altrimenti ci troveremo sempre e comunque con delle risorse tagliate e la non capacità, anche dovuta ad una forma di autonomia che noi non abbiamo, di fatto, rispetto alla provincia e alla regione che ho citato prima e che ci mette sempre in condizione di assoluta inferiorità. Quindi, la mia richiesta, che rinnovo, è quella di trasferire maggiori risorse sotto questo aspetto per dare copertura e quindi rendere il vaccino assolutamente gratuito a tutti quelli che ne facciano richiesta, soprattutto in provincia di Belluno, perché lì c'è un focolaio e la provincia è oggettivamente endemica, ma anche a tutte quelle aree del Veneto che la giunta ha definito a rischio.

(Chiarimenti in merito alla linea politica del Governo in materia vaccinale, anche in relazione all'avvio dell'anno scolastico 2018/2019 e alla recente previsione della possibilità di presentare la dichiarazione sostitutiva - n. 2-00082)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Marin ed altri n. 2-00082 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Marco Marin se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARCO MARIN (FI). Grazie Presidente, intendo illustrarla. Come lei correttamente ricordava, parliamo di vaccini, dell'obbligo vaccinale degli studenti con l'inizio degli anni scolastici; si tratta, quindi, di un argomento particolarmente importante e pregnante, anche di questi giorni, che riguarda i nostri figli, le famiglie, gli insegnanti, tutti noi. Per questo, con questa interrogazione vorrei partire da dichiarazioni scientifiche; abbiamo voluto ricordare, sottosegretario, in questa interrogazione, quello che dicono la Società italiana di virologia, sia italiana che europea, presieduta da un ordinario dell'Università di Padova, il professor Giorgio Palù, quindi, persona particolarmente autorevole, e società scientifiche autorevoli che ci ricordano in svariate dichiarazioni quanto sia importante l'utilità dei vaccini e delle vaccinazioni, quanto sia efficace l'obbligatorietà vaccinale e quanta importanza abbia assunto la scienza vaccinologica in ambito sia biomedico che di sanità pubblica. Naturalmente, per fare questo, quando si parla di scienza ci si basa su dati scientifici concreti, corretti, ormai conclamati, che hanno alle spalle anni e anni di lavoro, naturalmente.

Ed è per quello che vorrei ricordare brevemente alcuni degli argomenti che stanno alla base di quei tre punti di cui parlavo prima. Innanzitutto, i vaccini sono in assoluto i farmaci più assoluti e più sicuri che ci siano, allo stato, e che maggiormente hanno contribuito a cosa? Alla qualità della vita dell'uomo, nel senso che hanno contribuito a migliorare e ad aumentare notevolmente l'aspettativa di vita della popolazione, particolarmente della nostra, dove c'è una sanità molto efficace, tra le altre cose. Ma non solo, i vaccini hanno eradicato malattie, patologie come il vaiolo e ne hanno debellato altre; quando si dice debellato, come il sottosegretario sa benissimo, si parla di una riduzione di oltre il 95 per cento di patologie come la poliomielite, il tetano, la difterite, il morbillo, la meningite, la rabbia, la rosolia, che erano, negli anni precedenti alla vaccinazione, responsabili di oltre il 50 per cento del tasso di mortalità tra la popolazione, per esempio, degli Stati europei piuttosto che degli Stati Uniti d'America. Ancora, le malattie infettive restano la principale causa di mortalità nei Paesi meno evoluti, a parte gli aspetti umani, naturalmente, e culturali, non possiamo sottovalutare questo. Voglio aggiungere che la globalizzazione e l'immigrazione rendono questi dati particolarmente importanti, ai giorni nostri, anche per noi. Aggiungo che il mondo scientifico afferma che sarebbe importante e auspicabile avere vaccini, per esempio, contro l'Aids, 2 milioni di morti all'anno, piuttosto che contro la malaria, 500 mila morti l'anno e così via.

Due milioni e mezzo di persone - questo è un altro punto - sono salvate ogni anno dalla vaccinazione. Quando si fanno i vaccini, che siano obbligatori o raccomandati, quelli in uso contengono poco più di cento antigeni; vorrei ricordare che la capacità di risposta immunitaria di un neonato è a 10 mila antigeni diversi, quindi molti meno antigeni di quelli che provoca e sollecita una puntura di zanzara in un sistema immunitario. Ancora, come si sa, ormai sono cose assodate e acquisite dalla comunità scientifica e, quindi, anche dai Governi del Paese, da tutti noi, dalla popolazione, i vaccini sono tra i farmaci meno costosi e con minori effetti collaterali, ma, ancora, siccome se ne discute, è giusto affermare i principi scientifici che, lo ripeto, si basano sulla scienza, la scienza ha dimostrato che i vaccini non hanno nessuna associazione con patologie quali l'autismo, la sclerosi multipla o il morbo di Alzheimer.

Non solo sono importanti i vaccini - un altro punto - per prevenire le malattie infettive; anche nelle correlazioni con il cancro che vede tra le sue cause virus oncogeni; non lo ricorderò qui, oggi, ma insomma, sono scritte nell'interrogazione e sono certo che il sottosegretario ne è a conoscenza.

Un altro dato, ancora, e questo particolarmente importante per il nostro Paese: le coperture vaccinali negli anni si erano abbassate in Italia, ben al di sotto del tasso di sicurezza - come noi sappiamo, come il sottosegretario sa, il tasso di sicurezza è del 95 per cento -, a tal punto che il 17 maggio 2017 il nostro Paese è stato richiamato dall'OMS e vorrei ricordare che solo l'anno scorso c'è stata, nel nostro Paese, un'epidemia di morbillo seconda in Europa solo alla Romania, sono dati importanti che devono far pensare e che non hanno colore politico, sono i dati che ci dà la scienza.

Con l'introduzione dell'obbligo vaccinale questi dati si sono alzati di oltre il 5 per cento, ma sono ancora sotto quel 95 per cento che rappresenta la soglia protettiva, la cosiddetta, nel mondo scientifico, immunità di gregge. C'è un'irresponsabile campagna sui social che non si basa su dati scientifici, che è pericolosa e umilia anche i ricercatori e la scienza, in Italia particolarmente importante nel campo sanitario e medico. Anche rispetto a questa cosa bisogna fare qualcosa perché confonde la gente.

Ci sono dei diritti sanciti dalla Costituzione che sono la salute e l'educazione. Nella gerarchia dei valori, primum est vivere, quindi, sicuramente, la salute è sopra a tutto, perché, sul fatto di vaccinarsi o meno, soprattutto, oltre ai genitori che assumono la responsabilità dei loro figli, oltre alla libertà dei vaccinati, c'è, anche e, soprattutto, non da meno, il fatto che bisogna pensare ai soggetti più deboli. Non vaccinarsi mette a rischio i soggetti più deboli. Nelle scuole, pensiamo ai bambini e ai casi che sono avvenuti con l'apertura dell'anno scolastico, genitori che non hanno mandato i figli, presidi che non hanno accettato iscrizioni, perché evidentemente mettevano a rischio la salute di bambini, per esempio, immunodepressi, quindi soggetti deboli che devono essere tutelati.

Da ultimo, vorrei ricordare il principio di responsabilità e di giustizia. La giustizia ci dice che vanno protetti i più deboli, come dicevo; la responsabilità dice che si può decidere per sé, ma non si può mai mettere in dubbio la possibilità di causare gravi conseguenze agli altri. Quindi, responsabilità e giustizia. Ed è per questo che su questi dati scientifici chiediamo al Governo e al sottosegretario quali iniziative urgenti intenda adottare, nell'ambito delle competenze del Ministero, nel rispetto ovviamente di quelle regionali in materia sanitaria, per fare chiarezza su quella che è la linea politica del Governo in materia vaccinale, anche in relazione all'avvio dell'anno scolastico 2018-19 di questi giorni e alla recente approvazione della disposizione che proroga al 10 marzo 2019 la possibilità di presentare presso le scuole la dichiarazione sostitutiva della documentazione in grado di dimostrare l'effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie per i minori e assicurare così la tutela della piena salute dei cittadini su tutto il territorio nazionale, alla luce della presa di posizione della comunità scientifica, che le ho ricordato poc'anzi, richiamata in premessa, e che ha ribadito l'utilità dei vaccini e delle vaccinazioni, l'efficacia della legge sull'obbligo vaccinale, nonché l'importanza assunta dalla scienza vaccinologica in ambito biomedico e di sanità pubblica.

Credo che il Governo abbia il dovere - anche dopo quello che è avvenuto nel decreto “milleproroghe”, prima, nell'altro ramo del Parlamento, al Senato, poi, alla Camera, con voti, andando avanti, andando indietro, con incertezze - di dire una parola chiara sul tema, che coinvolge la salute di tutti noi ma soprattutto dei nostri figli.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, signor Presidente, signori deputati, innanzitutto da sottosegretario e quindi componente del Governo ma anche da scienziato, in particolar modo immunologo e patologo, devo dire che tutta la premessa che è stata fatta dall'onorevole interpellante è altamente condivisibile su tutti i punti posti. Noto con profonda gioia che, alla fine, quando si chiedono quali siano le iniziative urgenti che il Governo intende adottare, è stata modificata giustamente la richiesta e si è sciolto definitivamente il dubbio che quanto posto in essere nel decreto “milleproroghe” non abbia nulla a che vedere con l'obbligo vaccinale cioè non impatta l'obbligo vaccinale, che resta uno strumento adottabile ma non ha niente a che vedere con le autocertificazioni. Quindi, sono lieto di poter intervenire in quest'Aula ed in questo preciso momento, cioè immediatamente dopo la definitiva conversione del decreto-legge di proroga termini, per tornare sull'argomento dei vaccini che ha impegnato le Aule parlamentari in queste settimane per così tanto tempo e con tanta animosità. Nonostante tutto questo tempo e le molte occasioni di dibattito, è infatti forse questa la prima occasione che il Governo ha per chiarire con pacatezza, al di fuori delle contrapposizioni talvolta strumentali sollevate nell'ambito del percorso legislativo del cosiddetto “milleproroghe”, la propria posizione su un tema sul quale siamo voluti intervenire con tempestività ed in piena sintonia con il contratto di Governo che sorregge l'attività dell'Esecutivo. Desidero peraltro premettere che lo stesso contratto di Governo, già nelle sue prime righe, ha inteso assumere un preciso impegno al fine di valorizzare la centralità del Parlamento: un impegno che, proprio alla luce di quanto avvenuto in occasione della conversione del proroga termini con specifico riferimento alla disciplina delle vaccinazioni, non può dirsi che non sia stato mantenuto, visto che il Governo ha voluto rispettare la volontà che è andata formandosi e poi perfezionandosi in Parlamento nel corso del dibattito del citato provvedimento normativo. Dall'illustrazione del punto di approdo finale di questo dibattito, che mi accingo a fare, desidero fin d'ora anticipare un filo conduttore che ha sempre orientato l'attività del Governo sul tema. Le soluzioni tecniche adottate, infatti, lungi dal mettere in dubbio la validità della funzione di prevenzione sanitaria delle vaccinazioni, che è peraltro evidenziata anche dalle premesse dell'atto ispettivo in esame, sono state rivolte innanzitutto a migliorare il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione, un rapporto a nostro avviso reso troppo conflittuale a causa di un carico eccessivo di oneri posti sia in capo alle famiglie sia alle stesse strutture scolastiche. Con tale premessa spero allora si comprenda meglio il senso delle disposizioni appena divenute legge che configurano quella linea chiara e coerente sul tema che gli onorevoli interroganti hanno chiesto di conoscere con l'atto ispettivo in esame. Ricordo allora che il comma 3-quater dell'articolo 6, come modificato nel corso dell'esame in sede referente alla Camera, interviene su una disposizione transitoria già prevista dall'articolo 5 del decreto-legge n. 73 del 2017, come convertito dalla legge n. 119 del 2017, che aveva consentito ai genitori, per l'anno scolastico calendario annuale 2017-2018, di presentare ai dirigenti scolastici e ai responsabili dei servizi educativi per l'infanzia una dichiarazione sostitutiva della documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie. La nuova disposizione si propone di prorogare la possibilità di presentare tale dichiarazione sostitutiva all'anno scolastico 2018-2019 oltre che al calendario dei servizi educativi per l'infanzia e dei corsi per i centri di formazione professionale 2018-2019. Inoltre, riproducendo e attuando quanto previsto per l'anno scolastico 2017-2018, fissa al 10 marzo 2019 il termine di presentazione della documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni.

A conferma della coerenza della linea tenuta dal Governo sul punto, faccio presente che la nuova disposizione normativa di fatto ribadisce - lo fa nel modo più solenne cioè attraverso un provvedimento di legge - quanto già previsto dalla circolare congiuntamente adottata dal Ministero della salute e dal Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca il 6 luglio scorso, alla quale dunque è stata conferita ulteriore certezza e solidità. Diversamente da quanto sostenuto da alcuni esponenti dell'opposizione in Parlamento, questo intervento di legge, lungi dal calpestare le evidenze scientifiche, è tutt'altro che privo di motivazioni. Con la menzionata circolare del 6 luglio erano state già fornite alcune indicazioni finalizzate solo a temperare in via interpretativa l'onere documentale particolarmente gravoso attualmente posto in capo a tutti i genitori e quindi anche a quelli i cui figli - sono la maggior parte - secondo il calendario vaccinale vigente non devono effettuare nuove vaccinazioni o nuovi richiami nell'anno in corso. Si deve inoltre far presente che il regime transitorio originariamente introdotto dal decreto Lorenzin si spiegava anche in considerazione dell'assenza dell'anagrafe nazionale vaccini, il cui decreto istitutivo è stato appena firmato dal Ministro, non appena si è raggiunta l'intesa in Conferenza Stato-regioni. Alla luce del completamento del quadro regolatorio, il Governo dunque ora può promuovere ogni intervento che consenta quanto prima l'avvio dell'attività dell'anagrafe nazionale vaccini in piena efficienza. Secondo questo Ministero, infatti, l'anagrafe nazionale avrebbe dovuto costituire e costituirà lo strumento essenziale per evitare il sovraccarico di onere documentale effettivamente gravante sulle famiglie, atteso che, al fine di assicurare l'aggiornamento delle anagrafi regionali vaccinali, l'anagrafe nazionale metterà a disposizione le informazioni necessarie ad effettuare celermente, da una parte, le verifiche per accertare l'effettuazione delle vaccinazioni del singolo individuo e, dall'altra, per compiere un'istantanea valutazione del livello di copertura sui singoli territori in modo da modulare interventi utili al raggiungimento degli obiettivi immunologici. Dalle modifiche normative in atto, oltre che dall'impegno nella realizzazione dell'anagrafe nazionale, il Governo si attende dunque di migliorare il rapporto scuola-famiglia, agevolando e non ostacolando la frequenza da parte dei minori di tutte le scuole e gli asili nido nel pieno rispetto delle disposizioni vigenti in materia di documentazione amministrativa e senza pregiudizio per l'interesse pubblico alla salute. In definitiva, l'effetto prodotto dall'intervento normativo del 2017 non può che essere esso stesso un approccio provvisorio e parziale ad un problema che merita di essere trattato in modo globale e che, sulla scorta di tale considerazione, ha indotto l'Esecutivo a concentrarsi, per il momento, su esigenze di semplificazione dell'attività amministrativa, che pure erano già previste nel decreto-legge vaccini, in attesa dell'approvazione di uno specifico organico disegno di legge parlamentare in materia di prevenzione vaccinale, in merito al quale il Governo conserverà un approccio costruttivo di attenzione e di ascolto che di certo non fu offerto all'opposizione in occasione della conversione in legge del cosiddetto decreto Lorenzin nella passata legislatura. Intendo peraltro ribadire con forza che semplificare la vita ai cittadini agevolando le modalità di autocertificazione non significa in alcun modo dare una mano a chi intende dichiarare il falso, atteso che chi lo farà incorrerà nelle responsabilità e nelle sanzioni penali all'uopo previste dalla legge. Del resto, lo spirito stesso dell'evoluzione normativa degli ultimi anni ha sempre privilegiato un principio di fiducia preventiva nei confronti del cittadino, anziché il principio del controllo preventivo. Ciò non significa tuttavia che non vada mantenuta alta la vigilanza in fase di verifica. Per questo motivo il Ministero della Salute ha ulteriormente rafforzato le verifiche relative alla veridicità delle dichiarazioni.

Dai risultati dell'attività di verifica dei nuclei antisofisticazione sulle dichiarazioni dei genitori relative alla situazione vaccinale dei propri figli minori, risultano non veritieri indifferentemente sia dichiarazioni sostitutive sia i certificati. In generale, va comunque considerato che si tratta di un fenomeno assai limitato, dato che, su oltre 55.700 controlli effettuati dai NAS, soltanto lo 0,09 per cento del totale delle autocertificazioni e certificazioni esaminate non corrisponde al vero.

Aggiungo che il Governo, in piena armonia con la visione dell'Organizzazione mondiale della sanità, è assolutamente consapevole che non sia sufficiente una mera indicazione dell'obbligo vaccinale per ottenere i risultati sperati in termini di coperture. Per questo motivo è intenzione del Ministero della Salute intensificare le campagne di informazione e sensibilizzazione, in modo da accrescere il livello e la qualità della conoscenza e, dunque, della consapevolezza della cittadinanza sul tema. Questa è la cosiddetta health literacy.

Parallelamente, come altra faccia della stessa medaglia, deve proseguire l'attività di approfondimento scientifico circa l'efficacia delle politiche vaccinali nel nostro Paese. A tal riguardo voglio pertanto ricordare come di recente, su impulso del Ministro della Salute, sono stati accresciuti i compiti del Nitag, il gruppo tecnico consultivo nazionale delle vaccinazioni, e soprattutto ne è stata integrata la composizione, che è stata estesa ad ulteriori importanti esponenti del mondo scientifico e delle professioni sanitarie. Sarà questo - voglio dirlo con forza - il principale luogo di discussione scientifica dal quale potranno venire proposte in merito, ad esempio, ad ulteriori strategie finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di copertura vaccinale, nonché, più in generale, in ordine all'aggiornamento del calendario vaccinale.

Con queste informazioni e con questi chiarimenti confido, dunque, di aver chiarito la posizione del Governo sul tema, la cui conoscenza era stata richiesta dagli onorevoli interpellanti - si deve precisare - in un momento comunque antecedente alla discussione parlamentare sul decreto-legge di proroga termini, nel corso della quale si è delineata, come si è avuto modo di precisare, una linea coerente, ma al tempo stesso rispettosa delle istanze espresse in sede parlamentare.

PRESIDENTE. Il deputato Marin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MARCO MARIN (FI). Grazie Presidente. Assolutamente no. Mi sembra che qui parliamo di scienza, non parliamo di poesia, come è stato ricordato. Parto dall'ultimo pezzo, dall'ultimo momento della risposta, quando dice che è vero che è stata fatta precedentemente. È stata fatta dopo che era già passato il milleproroghe e si discuteva del milleproroghe al Senato della Repubblica. E di coerenza non ne ho vista: ho visto un voto al Senato, l'ho visto tornare in Commissione con un voto, l'ho visto cambiare ventiquattro ore dopo. Quindi, che ci sia una linea chiara e coerente da parte del Governo, assolutamente no. Cerchiamo di mantenere nei giusti corretti rapporti - che devono esserci - tra maggioranza, Governo e opposizione quel dialogo che si basa sui fatti e non sulle parole e - mi consenta - su fatti che vengono rappresentati come veri, ma non lo sono.

Per essere chiari: ancora oggi ho sentito il sottosegretario parlare di strumento adottabile. Noi invece chiediamo chi ci siano parole chiare. Siamo stufi di sentire parlare di “obbligo flessibile”, di questo ossimoro, di questa contraddizione in termini da parte del Ministro. Obbligo flessibile: non è così, o c'è l'obbligo o è flessibile. È una contraddizione in termini, che ha la colpa, la grave colpa, di generare confusione, come è stato fatto anche nel decreto milleproroghe a proposito dei vaccini. Si continua con la confusione, non ci sono parole chiare. È molto semplice usare parole chiare, ma è vero che questo Governo ha la coerenza di avere votato “no” all'obbligo vaccinale - richiamava il sottosegretario la scorsa legislatura la legge sull'obbligo vaccinale - e i partiti che compongono questo Governo hanno votato “no” all'obbligo vaccinale. Solo qui c'è la coerenza, questa è coerenza. Oggi, però, si trovano a governare. E governare è diverso dal protestare. Governare vuol dire non dare voce ai No vax. Non vuol dire, per un voto in più, quando si parla di salute, dare ragione a chi non sa nulla di scienza e non si basa per nulla sulla scienza. Il Governo avrebbe il dovere di essere chiaro anche in questo senso, perché c'è una campagna disinformativa sui social, che andrebbe punita con durezza, quando si parla della salute e della salute dei nostri figli.

Ma non solo. Sono venuti in Commissione, proprio in occasione del milleproroghe, il mondo scientifico e la medicina. Io prima ho voluto richiamare due società particolarmente importanti di virologia, ma devo ricordare la presa di posizione di un collega medico parlamentare del MoVimento 5 Stelle, che ha detto: io quella cosa non la voto. Ed è uscito, difatti, al momento del voto, dalla Commissione. Perché la scienza va in un senso univoco, allora bisognerebbe adottare tutti gli strumenti per fermare quella campagna elettorale, che sennò sembra campagna elettorale permanente, per avere anche quei voti, i voti dei No vax.

Ma per fortuna c'è altro. C'è la scienza, che è venuta lì, sottosegretario, a parlare in Commissione. Il sottosegretario ha voluto ricordare la circolare del Ministro della Salute e poi la presa di posizione del Ministro dell'Istruzione. Quest'emendamento serve per metterli insieme, perché quella circolare mandata, che andava sopra una legge primaria dello Stato, non aveva nessun valore. Aveva provocato la rivolta anche dei presidi, che sono venuti in questa Commissione, a dire: così non andiamo avanti, non ci possiamo prendere noi quella responsabilità, qui c'è una legge dello Stato, noi abbiamo l'obbligo di rispondere a una legge dello Stato. Quell'emendamento in quella situazione sana quella che è stata un'ulteriore divisione all'interno del Governo, in questo caso tra due Ministri. D'altronde, siete divisi su tutto e lo eravate anche rispetto ai vaccini, non sul voto originario della scorsa legislatura: avete votato come volevano i No vax.

Noi, invece, siamo stati dalla parte del mondo della scienza, che lei ha richiamato, richiamando anche la sua personale esperienza e di questo la ringrazio. Ma noi siamo dalla parte della scienza, non siamo dalla parte dei No vax.

Quindi, coerenza no, chiarezza no, confusione tanta. Aspettiamo che venga in Parlamento questa legge. L'autocertificazione spostata al 10 marzo, la confusione che si sta creando - e sono certo che il sottosegretario ne è informato - all'interno di istituti scolastici, anche per quanto riguarda i controlli. Sono già state prese delle persone che falsificavano l'autocertificazione. A me interessa naturalmente che, dove c'è una autocertificazione falsa si ottenga il risultato di dimostrare che è falsa, ma mi preoccupa che ci siano autocertificazioni false, quindi bambini che vengono negli istituti con un'autocertificazione falsa, senza conoscere la storia di quella classe di bambini. Infatti, abbiamo visto, per esempio, in una scuola del Veneto che un preside ha lasciato fuori dalla scuola dei bambini, perché c'era un bambino immunodepresso. In un'altra scuola sempre del nord, invece, una mamma non poteva iscrivere il figlio a scuola perché non aveva certezze. Era un bambino in condizioni sanitarie di un certo tipo, come ricordavo prima.

Allora, vede, sottosegretario questa risposta non ci soddisfa assolutamente, perché non fa chiarezza. La risposta deve essere: stiamo col mondo scientifico e diciamo “sì” all'obbligo vaccinale o forse stiamo con altri o vogliamo stare con tutti e due, perché magari - non mi riferisco a lei - riteniamo di avere degli impegni elettorali con i No vax.

Oggi si tratta di governare, è una cosa diversa. Si risponde a tutti, non si risponde solo a chi ha votato un partito piuttosto che un altro. Si risponde prima di tutto, vorrei dire, alla nostra coscienza. Allora, se parliamo di medici, se parliamo di persone che sanno cos'è la salute e la sanità, pubblica e privata naturalmente, la sanità che deve riguardare tutti noi, quindi il proteggere le fasce deboli prima di tutto, poter intervenire sulle patologie.

Questi dati, che ricordavamo nel nostro atto di sindacato ispettivo, dell'epidemia di morbillo non li sa la gente, perché qua girano sui social video - magari di esponenti politici - che fanno accapponare la pelle al mondo scientifico e ai medici. Perché lei ovviamente parlerà con loro, come parlo io, come sento, come mi faccio dare i dati, come studiamo.

Allora, abbiamo l'obbligo, soprattutto chi ha ruoli di responsabilità, di pretendere una parola chiara. Io una parola chiara sui vaccini l'aspetto prima di tutto. Adesso che ho avuto il piacere di sentire anche lei e anche la cortesia con cui lei risponde, l'unica parte che mi ha lasciato, se devo dire, soddisfatto è il modo e la cortesia con cui lei apre un dialogo ed è disposto ovviamente a confrontarsi, anche da parte del medico, Ministro Grillo. Non possiamo nasconderci - ripeto - dietro le parole, perché qui non si tratta di scrivere un romanzo. Qui si tratta di scrivere regole chiare, che tutelino la salute di tutti noi, ma soprattutto dei nostri figli.

Io mi auguro che - noi lavoreremo naturalmente in questo senso, siamo in questa posizione – una volta assunto che i vaccini non solo sono utili, sono fondamentali, che non è vero che provocano dei danni, non possiamo, soprattutto lei, soprattutto chi magari è laureato in medicina o ha competenze scientifiche, correre dietro ai leoni della tastiera, leoni nel senso tanto bravi a parlare, ma poi, quando vengono in Commissione, davanti ai dati scientifici, magari sono costretti a tacere. Ripeto, gliene faccio merito, la posizione di un medico parlamentare dei 5 Stelle dovrebbe far pensare tutti, non ha votato in Commissione, e lo dico come titolo di merito, questo è un argomento che sollecita le coscienze di tutti noi.

Allora, no chiacchiere, non scriviamo romanzi, scriviamo regole chiare. E qui non stiamo scrivendo un libro, qui stiamo veramente pensando alla salute di tutti, prima di tutti, dei nostri figli. Quindi, la risposta deve essere sì all'obbligo vaccinale, quest'autocertificazione rimandata al 10 marzo dell'anno scolastico in corso non va bene; se avete voluto prendere coscienza, cambiando la posizione tra il Senato e la Camera e poi ancora l'avete ricorretta, dopo le proteste di una notte, della necessità dell'obbligo vaccinale, bene, ma siccome non vediamo i fatti concreti, sentiamo solo parole e non vediamo prese di posizione chiare e coerenti, come lei ha richiamato questi termini nella sua risposta, non ci dichiariamo soddisfatti.

Staremo continuamente col fiato sul collo del Governo, perché vogliamo sentire una parola chiara, una parola che dica «sì» all'obbligo vaccinale che tuteli la salute dei nostri figli, soprattutto dei più deboli.

(Iniziative di competenza per garantire ai pazienti reggini la dovuta assistenza sanitaria e l'accesso alla dialisi - n. 2-00106)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Dieni ed altri n. 2-00106 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Dieni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FEDERICA DIENI (M5S). Grazie, Presidente. Sì, intendo illustrarla.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI (M5S). Grazie, sottosegretario, di essere qui oggi. Io, come MoVimento 5 Stelle, ho presentato con i miei colleghi un'interpellanza urgente proprio per fare chiarezza su una drammatica questione calabrese, la mancanza di una sanità effettiva nella nostra regione, una sanità che non c'è, ospedali che per anni sono stati venduti, promesse di realizzazioni di ospedali che non esistono. Quindi, la Calabria è condannata da decenni, purtroppo, a questa situazione. Ci sono dei pazienti, tutti i nostri pazienti o la maggior parte di loro si deve recare all'esterno, quindi fuori regione, per trovare assistenza e cura. È una sanità messa in mano agli incapaci, messa in mano a speculatori, molto spesso oggetto di corruzione, corruzione che purtroppo ha interessato anche le Procure. Ricordo che l'ASP di Reggio Calabria è stata commissariata, c'è una Commissione d'accesso addirittura per mafia. Tutte le cronache passate purtroppo illustrano quello che è il fenomeno di corruttela all'interno della sanità calabrese. I partiti, in questi anni, in questi decenni l'hanno utilizzata, hanno utilizzato la sanità come strumento della campagna elettorale, come un bancomat per poter spostare voti, assumere amici all'interno delle varie ASP, all'interno dei vari ospedali, e questo ovviamente si ripercuote sul diritto alla salute di tutti noi, sulla mancanza dei livelli essenziali di prestazione e di assistenza, e questa situazione è incancrenita ovviamente da sempre. Vorrei dire che questo è il frutto, purtroppo, la conseguenza dei vari Governi che si sono succeduti, dei vari schieramenti, quindi sia di centrodestra che di centrosinistra. Quindi, non è purtroppo esente nessuno, tranne ovviamente il MoVimento 5 Stelle, che non ha mai amministrato la regione Calabria.

In questi anni, con i miei colleghi ci siamo fatti portavoce ovviamente delle varie problematiche, abbiamo presentato, come è giusto che fosse da una vera opposizione parlamentare, atti di sindacato ispettivo su vari temi, abbiamo interessato le procure, abbiamo fatto degli esposti. Vorrei ricordare che la sanità calabrese è commissariata e all'interno di un piano di rientro, quindi non si possono assumere i necessari medici e infermieri, e invece servirebbe il personale sanitario per far funzionare decentemente la sanità in Calabria. Scura, che è un commissario governativo nominato dall'allora Ministro Lorenzin, quindi dal Governo precedente del centrosinistra, non solo non è riuscito a risolvere questo problema, ma addirittura lo ha aggravato; lo abbiamo attenzionato, abbiamo chiesto più volte la rimozione dello stesso, a lui di intervenire, perché non è quello il modo di gestire la sanità calabrese, ci sono delle nomine di dirigenti illegittimi, vorrei ricordare che sono stati chiusi i punti nascita e non si è tenuto conto della specificità del territorio; ci sono veri problemi come, per esempio quello dell'Ortopedia di Locri, che è purtroppo un ospedale che sta risentendo tantissimo di questa situazione, sul quale magari è opportuno anche fare delle indagini, delle ispezioni ministeriali; c'è il problema della psichiatria, purtroppo, per oltre dieci anni, sono stati pagati dei centri privati che tenevano i malati psichiatrici, che però non erano accreditati, quindi è questa anche una situazione di illegalità che operava nella nostra regione. Vorrei sottolineare anche un'interrogazione presentata nella scorsa legislatura, relativa al corretto inquadramento degli psicologi regionali, ci sono ottanta psicologi fantasma che non sono correttamente inquadrati dalla regione Calabria.

In tutto questo contesto, si inserisce ovviamente il problema della dialisi. In Calabria ci sono pochissimi centri dialisi, soprattutto nella provincia di Reggio Calabria ce n'è uno ogni 92.639 abitanti, quindi un dato molto allarmante. Questi centri dialisi non sono sufficienti per garantire i livelli essenziali di assistenza a queste persone affette da queste patologie, e quindi gli stessi sono costretti, da oltre quindici anni, a recarsi in altri centri, in altre strutture, spesso anche fuori regione, a Messina. Ricordiamo che questo trattamento, al quale queste persone si sottopongono tre volte a settimana, è un trattamento lungo perché richiede otto ore di tempo, che prevede anche degli effetti collaterali abbastanza gravi come, per esempio, ipertensione, nausea, vomito, per non parlare di complicanze anche più serie per i pazienti più anziani. Io ne ho conosciuti molti di questi pazienti, sono persone anziane che devono affrontare prima il viaggio, la traghettata per arrivare in Sicilia, quindi non soltanto a Messina, ma in alcune circostanze, anche a Patti, per poi tornare la sera a casa sfiniti; quindi, alla malattia purtroppo si aggiunge anche questa preoccupazione di dover affrontare questi viaggi. Sono persone che hanno diritto ad essere assistite all'interno della regione. Questo giochetto che, secondo me, viene commesso anche con la compiacenza di qualcuno, anche a livello regionale, costa alla regione Calabria qualcosa come 1.200.000 euro all'anno, è una cosa abbastanza agghiacciante, se pensiamo che appunto questa somma potrebbe essere utilizzata per garantire il diritto alla sanità pubblica all'interno della nostra regione. Vorrei dire che, in seguito al mio interessamento, già dallo scorso anno la prefettura si è messa all'opera per istituire dei tavoli tecnici. Io devo ringraziare anche l'associazione ANED, che mi ha dato una mano in tutto questo, abbiamo fatto conoscere all'opinione pubblica questa circostanza, questa purtroppo situazione drammatica, in cui versano questi pazienti. Vi sono stati vari tavoli in prefettura, dove sembrava essere arrivati a una soluzione, perché si erano presi l'impegno, tutti a quel tavolo, che avrebbero proceduto all'assunzione di cinque medici e dieci infermieri per garantire temporaneamente perché, lo voglio ribadire, bisogna garantire temporaneamente l'istituzione di un terzo turno finalizzato ovviamente a impedire la traghettata di queste persone, quindi a rimanere sul territorio, però temporaneamente, per poi istituire un vero e proprio centro dialisi a Reggio Calabria, il centro dialisi che fosse appunto idoneo ad ospitare, quindi ad assistere, tutti i pazienti che, ovviamente, devono sottoporsi a questo tipo di trattamenti. Questo, però, non è avvenuto, ancora mancano degli infermieri, mancano i medici, e quindi questo, al momento, non è attuato nonostante le vane promesse che ci sono state durante questo tavolo.

Quindi, io sono qui a chiedere se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali indifferibili iniziative intenda assumere, per quanto ovviamente di propria competenza, perché sappiamo, lo dobbiamo ribadire, che la competenza in materia sanitaria purtroppo è regionale, e quindi cosa si può fare per risolvere definitivamente questo problema e, appunto, in che modo il Governo si attiva o si è attivato a fare questa cosa per il bene dei nostri pazienti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute Armando Bartolazzi ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Signor Presidente, signori deputati, ringrazio gli onorevoli che hanno proposto questa interpellanza, perché mi consentono di dimostrare la particolare attenzione che, fin dall'insediamento, questo Governo ha inteso riservare alla condizione della sanità calabrese, condizione che non può non ritenersi di obiettiva criticità, frutto di una lunga eredità proveniente dal passato, alla quale il Ministero della salute intende porre rimedio.

In questi primi mesi di attività parlamentare si è già avuto modo di illustrare in più occasioni le iniziative intraprese con riguardo al tema, più in generale, della gestione commissariale in questa regione. Prima di arrivare al punto specifico oggetto dell'interpellanza, è comunque utile ripercorrere tali iniziative.

Già dalle attività dei tavoli di verifica, di cui agli articoli 9 e 12 dell'accordo Stato-regione del 23 marzo 2005, erano stati riscontrati gravi disallineamenti tra l'attività posta in essere dal commissario per l'attuazione del piano di rientro, ingegner Massimo Scura, e gli obiettivi posti nel piano medesimo.

Questi disallineamenti hanno riguardato punti sostanziali e fondamentali del piano: gravi criticità sono state, infatti, rilevate con riferimento alla situazione dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza ed, in particolare, al settore della prevenzione, con inadeguati livelli di adesione agli screening oncologici, della sanità veterinaria e della sicurezza degli alimenti, dell'assistenza territoriale e della qualità e sicurezza dell'assistenza ospedaliera.

La rete dell'offerta territoriale, già definita nell'anno 2016, non risulta infatti ancora attuata, sia per quanto concerne l'assistenza primaria, sia per l'assistenza residenziale e semiresidenziale extra-ospedaliera.

In materia di sanità veterinaria e sicurezza alimentare, i tavoli di verifica hanno chiesto di adottare tutte le misure necessarie per ripristinare la chiarezza giuridica delle attribuzioni e delle competenze in materia, nonché in merito alla chiarezza circa il soggetto responsabile dell'attuazione delle azioni, degli atti e attività previste dal programma operativo, che risultano inattuate.

Relativamente alle coperture vaccinali, sono tuttora evidenti differenze significative tra le aziende; e per quanto attiene agli screening oncologici, permangono basse percentuali di adesione ai programmi aziendali.

La mobilità passiva dei ricoveri extra-regione resta elevata, ed è superiore al 20 per cento (valore medio nazionale pari all'8,2 per cento), ma soprattutto continua ad essere in crescita rispetto alle annualità 2013-2015.

I dati relativi al rispetto del tetto della spesa farmaceutica evidenziano carenze della governance del settore, con percentuali, nel 2016, del 12,7 per cento per la spesa convenzionata e 5 per cento per gli acquisti diretti, quando i tetti sono definiti pari a, rispettivamente, l'11,3 per cento e 3,5 per cento del Fondo sanitario nazionale.

La governance dei rapporti con le strutture private accreditate appare difficile, non risultando ancora sottoscritti tutti i contratti relativi all'anno 2017.

Relativamente al piano del fabbisogno del personale previsto dall'articolo 1, comma 541, lettera c) della legge n. 208 del 2015, per il quale i tavoli di verifica hanno autorizzato le assunzioni o stabilizzazioni di diverse unità di personale, i provvedimenti commissariali adottati sono risultati difformi rispetto alle predette autorizzazioni.

Con riferimento poi alla situazione economico-finanziaria, si registrano purtroppo disavanzi di gestione in peggioramento rispetto all'anno 2015.

Inoltre, i tavoli di verifica hanno evidenziato che tutte le aziende continuano a registrare tempi di pagamento non rispettosi della normativa europea in materia, e che si attestano tra i più alti in Italia nell'ambito del Servizio sanitario nazionale.

Aggiungo che non è stato ancora definito, come più volte richiesto dai tavoli di verifica, il piano dei fabbisogni dei beni e servizi, nonostante costituisca specifico punto del mandato commissariale la razionalizzazione ed il contenimento della spesa per l'acquisto di questi ultimi.

Inoltre, non risulta data attuazione a quanto previsto dal punto 15 del mandato commissariale, relativo alla conclusione della procedura di regolarizzazione delle poste debitorie relative all'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. A tal riguardo, i tavoli di verifica hanno constatato la mancata attuazione, e sono rimasti in attesa di informazioni circa le approvazioni dei bilanci degli anni precedenti, 2013 e 2014.

In estrema sintesi, i tavoli di verifica hanno più volte richiamato il commissario ad acta al rispetto della tempistica relativa agli adempimenti regionali, al fine di non ritardare l'accesso alle quote premiali del finanziamento condizionate alla positiva verifica degli stessi.

Tutte queste informazioni, da me rapidamente sintetizzate, erano già in possesso del Ministero della salute dal 2017: esse, infatti, sono contenute nei verbali dei tavoli relativi alle riunioni del 20 giugno e del 20 luglio di quell'anno.

A fronte della preoccupante inerzia che è seguita alla pur piena consapevolezza di queste gravi informazioni, è toccato al Ministro Grillo, a poche settimane dal suo insediamento, richiedere al commissario Scura, con una nota a sua firma del 6 luglio del corrente anno, aggiornate notizie in merito alle iniziative che egli intenderà adottare al fine di assicurare ai cittadini calabresi un'assistenza sanitaria adeguata al soddisfacimento dei loro bisogni di salute, nonché ulteriori elementi informativi in merito ad una corretta rappresentazione contabile e gestionale del servizio sanitario regionale.

È stato questo, dunque, un atto estremo di intervento da parte del Ministro della salute, a fronte delle perduranti criticità evidenziate, nelle sedi competenti, nell'ambito dell'attività di verifica e di controllo della gestione commissariale.

Ciò posto in via generale, rispondo allo specifico quesito dell'interpellante. Il Ministero della salute - il quale è pienamente a conoscenza delle criticità segnalate in ordine alla condizione dei pazienti dialitici reggini - ha provveduto a chiedere al commissario Scura, già il 26 luglio scorso, chiarimenti specifici su tale situazione.

Il commissario ha riscontrato tale richiesta il 2 agosto 2018, informando che i ritardi scaturiscono dal fatto che non si è ancora trovata una sede idonea alla predisposizione di un centro dialisi di almeno 25-30 posti rene, che possa accogliere i pazienti oggi costretti a recarsi in altri luoghi della provincia o addirittura fuori regione. Lo stesso commissario ha inoltre aggiunto che, nelle more dell'individuazione di tale sede, è stato istituito un terzo turno notturno presso l'azienda ospedaliera di Reggio Calabria, che si prevede possa partire dal 1° ottobre, e sono state autorizzate le assunzioni di 3 medici e 10 infermieri.

In ogni caso, a dire del commissario, la rete nefrologico-dialitica sarà ultimata entro ottobre 2018.

In merito a tali assicurazioni, non posso non segnalare che i tavoli di verifica del piano di rientro, da ultimo nel verbale della riunione tenutasi il 18 luglio 2018, hanno più volte ribadito il ritardo con il quale il commissario stava procedendo nella definizione della rete nefro-dialitica, puntualizzando come il programma operativo 2016-2018 ne avesse prevista l'adozione entro dicembre 2016.

Concludo dando assicurazione agli onorevoli interpellanti che, anche grazie al loro atto ispettivo, che ha consentito di esternare in questa solenne sede gli impegni del commissario in relazione alla specifica condizione dei pazienti dialitici della regione Calabria, il Ministero verificherà puntualmente, già a partire dal 2 ottobre, l'effettiva attivazione delle iniziative comunicate dal commissario medesimo, in merito alle quali, vista l'estrema serietà delle esigenze qui rappresentate, non potranno tollerarsi ulteriori ritardi.

PRESIDENTE. La deputata Federica Dieni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

FEDERICA DIENI (M5S). Presidente, sottosegretario, la ringrazio per la risposta. Intanto inizio appunto con ringraziare per quello, perché ho ricevuto delle rassicurazioni. Bisogna poi dire che lei effettivamente ha confermato quello che avevo dichiarato io precedentemente, cioè che la sanità calabrese è al collasso, e che la situazione in cui si trovano i pazienti dializzati reggini è ormai una situazione che dev'essere risolta.

Sono sicura che il Ministro Grillo sia a conoscenza di questa problematica, come appunto affermato, e che fin da luglio si sia affrettata e attivata per cercare di risolvere questa situazione, quindi circa un mese dopo l'inizio del suo mandato, sia per sollecitare il commissario della regione, sia, come anche lei ora ha riferito, attivare appunto questo terzo turno per poi creare questo centro dialisi a Reggio Calabria.

Sono fiduciosa del fatto che questo monitoraggio possa, quindi, già partire dal 2 ottobre e dare quelle rassicurazioni che i pazienti si aspettano, perché, purtroppo, queste rassicurazioni che sono state portate in quest'Aula da parte del commissario Scura, purtroppo, provengono da una persona che, ripeto, si è trovata a risolvere un problema sanitario abbastanza grave e non soltanto non l'ha risolto, ma l'ha ancora di più aggravato. Quindi, le promesse che sono state fatte in questi mesi e in questi anni, finora, sono state del tutto irrealizzate. Quindi, i pazienti sono molto preoccupati da queste parole del commissario Scura, perché non si fidano della persona.

Ricordiamo che è il commissario Scura è stato nominato all'epoca dalla Ministro Lorenzin, come lei ha affermato, già nel settembre e nel dicembre dello scorso anno, quando appunto c'era il Ministro Lorenzin a reggere il Ministero della salute e abbiamo trovato, purtroppo, dall'altra parte dei muri, non si poteva dialogare, non c'era la possibilità di interfacciarsi e non si aveva alcun tipo di risposta da parte dell'allora Ministro.

Quindi, in questo caso vorrei ricordare che i problemi sono molteplici, che vanno dalla ortopedia di Locri, e quindi tutto l'ospedale di Locri fino all'ospedale di Scilla, alla chiusura dei punti nascita. Purtroppo, la sanità sta andando avanti soltanto sull'impegno e la bravura dei medici e del personale sanitario, che stanno lavorando con tutte le loro forze per garantire i diritti dei pazienti nella regione Calabria.

Quello che, però, in quest'aula ci dà speranza e che ci dà, in qualche maniera, il senso che lo Stato e il Ministero stiano facendo qualcosa è che, appunto, c'è questa attenzione, la volontà di interfacciarsi e di interloquire con i parlamentari, cosa che, ripeto, finora non si è mai realizzata.

Anzitutto, dobbiamo risolvere questa situazione ovviamente per i pazienti, che purtroppo sono costretti a doversi recare in Sicilia, quindi a Messina e a Patti, con il traghettamento e con tutti i disagi che questo comporta. E voglio ringraziare, anche tramite lei, il Ministro Grillo, che ha preso a cuore la questione e che ci ha permesso, attraverso questa interlocuzione reale e sensibile di fare pressione sul commissario, affinché garantisse questi diritti. È un riscontro che, le ripeto, non abbiamo mai avuto dal Ministro precedente.

So che, se non saranno rispettate queste promesse, perché purtroppo si potrebbe verificare anche questo tipo di situazione, il Ministro interverrà e che voi ci sarete, ne sono certa. Resta il fatto che chiedo di trasmettere, anche al Ministro Grillo, affinché se ne faccia latrice con il Ministero dell'Economia, l'urgenza di arrivare in tempi brevissimi ad un cambio della struttura commissariale. Quello che lei ha certificato in quest'Aula è un fallimento. È giunto il momento di mettere fine ad un'agonia.

So che non è facile; chiunque conosca minimamente il diritto sa che questo passaggio non può essere fatto da un giorno a un altro. Mi auguro, però, che si trovi il modo per rimuovere una delle cause dell'affossamento della sanità calabrese.

Il mio appello è, quindi, che, indipendentemente dal fatto che il 1° ottobre venga o meno attivato il terzo turno di dialisi - e noi ovviamente ci contiamo -, si metta fine a questa disgraziata gestione per restituire ai calabresi una prospettiva di normalità.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 25 settembre 2018 - Ore 11:

1. Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

(ore 15)

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Biancofiore ed altri n. 1-00030 e Lollobrigida ed altri n 1-00038 concernenti iniziative in relazione al prospettato riconoscimento della cittadinanza austriaca ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina residenti in Alto Adige .

3. Discussione sulle linee generali della mozione Meloni ed altri n. 1-00032 concernente iniziative per Roma Capitale .

4. Discussione sulle linee generali della mozione Delrio ed altri n. 1-00036 sulla posizione da sostenere in sede europea circa l'applicazione nei confronti dell'Ungheria dell'articolo 7, paragrafo 1 del Trattato UE, in relazione alla risoluzione adottata dal Parlamento europeo .

La seduta termina alle 12,35.