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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 44 di giovedì 13 settembre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 11,15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 settembre 2018.

Sul processo verbale (ore 11,18).

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Sì, sul terzo comma dell'articolo 32, Presidente. Sarò rapido, però ci tengo, riguardo al processo verbale, a chiarire il mio pensiero riguardo due argomenti, in particolare mi riferisco alle pagine 32 e 39 del resoconto stenografico.

Per quanto riguarda la pagina 32, è la parte - e non è solo questa occasione, Presidente - nella quale io, intervenendo sulle questioni riguardanti l'ordine dei lavori, faccio riferimento ai funzionari della Camera. In particolare, a pagina 32, paragono noi e loro a Davide e Golia. Vorrei semplicemente chiarire, Presidente, perché mai vorrei che ci fosse su questo un equivoco: il mio paragonare Davide e Golia è nella sproporzione che c'è in termini di esperienza e di professionalità tra chi fa questo mestiere da tantissimo tempo e assicura alla Camera il buon andamento dei lavori e chi, ovviamente, ha molta meno esperienza in questo. Mai mi passerebbe per l'anticamera del cervello e anzi per me è l'occasione per ribadire la mia assoluta stima della professionalità con la quale gli uffici ci consentono di andare avanti in tante situazioni complicate come quella nella quale ci siamo trovati ieri.

Chiarito questo, vorrei passare all'altro argomento e far riferimento, invece, al mio pensiero, a pagina 39 e nelle pagine seguenti, riguardo la posizione della questione di fiducia. Ovviamente, Presidente, la pregherei di seguirmi, perché faccio riferimento anche alla risposta che, tramite lei, noi abbiamo avuto in Aula da parte del Presidente della Camera, a quanto comunicato anche nella Conferenza dei capigruppo. Vorrei chiarire il mio pensiero in questo senso, Presidente. In tutte le risposte che mi sono state date, si parte dal presupposto che io abbia messo in discussione quella che è la procedura interna al Consiglio dei ministri. Non è questo quello che io volevo fare, non era questa l'origine del mio richiamo al Regolamento.

Io ho semplicemente cercato di dire e questo le trasferisco, ovviamente a posteriori e spero che il Presidente avrà la possibilità di ascoltare queste mie parole, nel senso di riuscire a spiegare la ragione del mio intervento: quando io domando alla Presidenza quando il Consiglio dei ministri si è riunito... perché se la procedura fosse finita con il Ministro per i rapporti con il Parlamento che ci comunicava che il Consiglio dei ministri ha deliberato la posizione della questione fiducia sul testo approvato dalla Commissione e via dicendo, ovviamente nulla quaestio, ed è del tutto evidente che la risposta del Presidente alle mie considerazioni era una risposta appropriata, e cioè che la procedura era stata una procedura, così come è sempre accaduto, sulla base della quale noi ci fidiamo di quello ci dice il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

La differenza rispetto al passato, Presidente, è che, nel momento in cui io sollevo la domanda “quando si è svolto il Consiglio dei ministri?”, io non entro nel merito di quello che ha deciso il Consiglio dei ministri, io pongo alla Presidenza una questione - e io penso che la Presidenza in questo caso almeno si debba porre il problema, perché non può far finta di non vedere - che la risposta che è stato fatto il 24 luglio entra in netta contraddizione, ed è chiaramente una falsità, con quello che è contenuto nello speech finale del Ministro per i rapporti con il Parlamento. Perché quando ha letto tutto lo speech, il Ministro per i rapporti con il Parlamento chiude dicendo “nel testo licenziato dalle Commissioni” e la Presidenza non può far finta di non sapere che la deliberazione della posizione della questione di fiducia avviene in un momento nel quale non solo non c'era stata la deliberazione delle Commissioni, ma il provvedimento non era neanche entrato in Aula.

Quindi, se non ci fosse stata la mia richiesta e la risposta della Presidenza su quando si è svolto il Consiglio dei ministri, si poteva far finta di non saperlo. Ma in quest'Aula si è consumata la consacrazione di un falso, fatto dal Governo attraverso il Ministro per i rapporti con il Parlamento, sostenendo che la fiducia è stata deliberata dal Consiglio dei ministri sul provvedimento così come licenziato dalle Commissioni: falso, perché la fiducia è stata deliberata quando il provvedimento non era entrato neanche alla Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Io vorrei soltanto questo, lo chiarisco perché, se la risposta che mi si dà è funzionale al fatto che io avrei messo in discussione l'autonomia del Consiglio dei ministri su quando porre la questione di fiducia, avrebbe avuto ragione il Presidente Fico a farmi avere quella risposta; ma io non ho posto un problema, come spesso faccio, e chiudo, su quello che fanno gli altri, io pongo un problema su quello che può o non può fare - e ho finito - il Presidente della Camera nell'ambito anche, se mi consente, della sua discrezione, oltre che nell'applicazione del Regolamento.

Lì è stato detto, di fronte al Presidente della Camera, un falso e io penso che il Presidente della Camera avrebbe dovuto e potuto intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega Giachetti, non penso di dover intervenire nel merito, siamo nella fase del verbale, lei ha precisato il suo pensiero e di questo ne prendiamo atto.

Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Brescia, Colucci, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Grande, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Rizzo, Ruocco, Saltamartini e Scoma sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della d iscussione del disegno di legge: S. 717 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato) (A.C. 1117-A) (ore 11,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1117-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo della Commissione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Passiamo quindi alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto intervenire per dichiarazione di voto il collega Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Vede, un Paese che governa a colpi di provvedimenti ad hoc e di proroghe e deroghe è un Paese senza visione del proprio futuro e del proprio posto nel mondo. Ora, non è questa maggioranza che ha inventato il milleproroghe, ma anche su questo dimostrate che non c'è nessun cambiamento ma solo continuità con tutti quelli che vi hanno preceduto. Anzi, fate pure peggio, perché lo fate adesso, non a fine anno, rinunciando a mesi di tempo in cui avreste potuto approfondire su cosa serviva davvero una proroga e cosa poteva essere oggetto di provvedimenti diversi che affrontassero in maniera sistemica i problemi.

E poi di quale proroghe stiamo parlando? Voi state togliendo centinaia di milioni alle periferie e non basta l'annuncio del Premier che rimedierete. Rimediate adesso, rimediate in Aula, rimediate con questo provvedimento, perché le parole altrimenti sono logore e vuote. Invece di dare più tempo ai comuni per investire le risorse che avevano per le periferie, perché una proroga serve per dare più tempo per investire le risorse che uno ha, saccheggiate queste risorse. Quindi, altro che mille proroghe, forse sarà il provvedimento delle mille abbreviazioni.

Sui vaccini c'è stato un balletto vergognoso letteralmente sulla pelle dei bambini, inseguite il consenso invece di seguire la scienza. Anche qui non c'è una visione di società, state alimentando incertezza e confusione nelle scuole.

E infine, su un tema che mi sta particolarmente a cuore, l'alternanza scuola-lavoro e la valutazione degli studenti: rimandate tutto di un anno, ma anche qui non vi prendete una responsabilità. Siamo tutti d'accordo che sull'alternanza vada fatto un bilancio serio e aggiustato il tiro, ma noi pensiamo che sia preziosa per aiutare i ragazzi a scoprire il mondo e arrivare preparati là fuori; e che, se non ha funzionato, è anche molto perché c'è stato poco accompagnamento da parte del Ministero e delle strutture che dovevano, con l'articolazione territoriale pubblica, accompagnare le scuole, e questo perché c'era poco personale qualificato nella filiera pubblica. Fate questa inchiesta, fate questo monitoraggio sull'alternanza, lo faccia il Parlamento, capiamo i limiti della struttura, i limiti della misura e le carenze strutturali e interveniamo.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Così si governa - e chiudo, Presidente - non sull'onda dell'ultimo articolo del giornale, non rimandando di un anno il valore dell'alternanza per la valutazione degli studenti, senza dire come utilizzerete quest'anno di tempo per capire come aggiustare.

Questo non è un Paese normale, ma è il Paese dove tutto viene normalizzato. È un Paese dove il transitorio diventa definitivo, state attenti a queste misure, perché di fatto state abolendo delle cose importanti, senza prendervene la responsabilità.

Per tutto questo, Presidente, noi non voteremo la fiducia a questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà. Sempre due minuti.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questo è un atto profondamente politico e un atto violentemente politico. Quello che è stato fatto su questo milleproroghe, milleproroghe che il MoVimento 5 Stelle ha detto, per anni, che avrebbe abrogato nella prassi parlamentare, è stato qualcosa di più rispetto a rispondere a delle esigenze amministrative di proroga di quello o quell'altro atto. È stato un agguato al rapporto tra scienza e politica, fatto in un atto al Senato che non riguardava le materie sanitarie, approvato dalla maggioranza senza nessun dibattito, senza nessun ascolto nel Paese, che ci ha portato, nel mese di luglio, a vedere abrogata una norma, come quella dell'obbligatorietà vaccinale, che ha risposto, in modo chiaro e concreto, ad un'esigenza reale e non virtuale del Paese, come quella di innalzare l'immunità di gregge, come quella di dare una risposta a epidemie come quelle del morbillo e mettere in grado un Paese G7, un Paese primo mondo, come l'Italia, con un grande Servizio sanitario nazionale, di dare sicurezza ai propri cittadini.

Ebbene, abbiamo assistito su questa materia a una vera e propria vergogna e, oggi, in questo milleproroghe il Governo, ancora una volta, dopo la marcia indietro, non dà una risposta a tanti bambini, a tanti genitori, al piccolo Andrea, otto anni, che non potrà entrare a scuola perché ci sono bambini non vaccinati nella sua scuola, bambino malato di leucemia; di lui conosciamo il caso, ma quanti piccoli Andrea ci sono in Italia, quante situazioni come queste?

Penso ai genitori che in questi giorni stanno andando agli asili nido a portare i loro bambini, che devono temere e avere fiducia nel buonsenso degli altri genitori che non ci siano falsi nelle autocertificazioni.

Ecco: il silenzio assordante del Ministro della Salute, il silenzio assordante di una maggioranza che ha deciso di non ascoltare la scienza, di non ascoltare la società, non di non ascoltare le minoranze, ma di non ascoltare il Paese reale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Nel decreto in esame vi sono alcuni punti da noi condivisi rispetto ad alcune decisioni importanti, è il caso, all'articolo 4, della proroga dei termini relativi all'affidamento della concessione autostradale dell'A22 Brennero-Modena.

Valutiamo in maniera positiva anche la decisione di prorogare i termini per l'adesione delle banche ai gruppi per quanto riguarda le BCC. Auspichiamo che la proroga sia utile a una riflessione approfondita che salvaguardi i principi mutualistici e sciolga tutte le criticità rimaste aperte.

Su altre materie, invece, avremmo voluto decisioni meno contraddittorie e un altro metodo di confronto. Ancora una volta, intendiamo ribadire, come deputati del Südtiroler Volkspartei e PATT, che il nostro ruolo politico e le nostre scelte parlamentari si esprimono in stretto rapporto alla realtà peculiare del nostro territorio e alle ragioni e ai principi che regolano la nostra autonomia. Noi ci assumiamo, come in passato e in totale coerenza, la corresponsabilità di un confronto sempre in merito con il Governo e operiamo di conseguenza.

Per queste ragioni, come Südtiroler Volkspartei e PATT, esprimeremo un voto di astensione sulla questione di fiducia posta dal Governo .

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, la componente Noi con l'Italia-USEI non voterà la fiducia, perché valutiamo negativamente l'azione di questo Governo, che continuiamo a definire “a trazione MoVimento 5 Stelle”; non la votiamo anche per l'impatto negativo sul Paese di questo decreto-legge.

Desidero evidenziare alcuni elementi a lei, Presidente, e ai colleghi: la parte relativa al degrado delle periferie è stata un lavoro importante che ha visto una Commissione, che è nata la scorsa legislatura, per sollecitazione di Noi con l'Italia, e che ha messo in evidenza il profondo degrado in cui molte periferie del nostro Paese versano. Sono stati stanziati 1 miliardo e 600 milioni che in questo decreto spariscono, rendendo impossibile per alcuni comuni fare iniziative per recuperare il degrado e interrompendo le iniziative già avviate, creando anche un contesto di illegittimità.

Altro aspetto negativo è il tema della obbligatorietà dei vaccini; prima il Governo prevede la proroga delle vaccinazioni obbligatorie e, poi, ritorna sui suoi passi, confermando l'obbligatorietà e prorogando solo l'autocertificazione, creando una confusione nelle famiglie e nelle scuole impressionante.

Per poi non dimenticare il tema dei docenti abilitati. Sono state date risposte insufficienti per i docenti abilitati, compresi coloro che posseggono un diploma magistrale o di insegnamento tecnico professionale.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Allora, per concludere, il Governo sta avviando solo politiche degli annunci. L'Ilva doveva chiudere, secondo il manifesto 5 Stelle, e non è stata chiusa e si è confermato il provvedimento di Calenda; si doveva revocare la concessione autostrade e fare la nazionalizzazione per le infrastrutture e non è avvenuto. Si continua a far perdere credibilità al nostro Paese, non si danno certezze, si fanno scappare gli investitori stranieri e, in alcuni casi, anche quelli italiani.

Non voteremo per questo la fiducia, ma, Presidente, cari colleghi, mi appello agli amici della Lega: siete ancora in tempo per evitare di continuare a fare la stampella al MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (MISTO-MAIE). Presidente, onorevoli colleghi, noi avevamo votato la fiducia a questo Governo, ma, oggi, ci asterremo; lo faremo per motivi di metodo e per motivi di merito.

Relativamente al merito devo dire che noi non condividiamo la scelta di decidere di non decidere; non possiamo permettere che le nostre scuole siano governate dal caos, in questi giorni, per avere creato una grandissima confusione con i vaccini. Personalmente, ritengo che il diritto all'inclusione di un bimbo che i genitori hanno deciso di non vaccinare non possa essere maggiore del diritto all'inclusione di un bimbo che già ha avuto la sfortuna di ammalarsi e che, per curarsi, sviluppa un'immunodepressione e non può quindi andare a scuola tranquillamente. Un padre non può sostenere una decisione di questo tipo.

Ci asterremo, Presidente, anche relativamente al decreto periferie. Vede, io vengo da Potenza e la mia città, nel 1980, è stata colpita da un terremoto disastroso. A seguito di quel terremoto, è nato un quartiere che si chiama Bucaletto, fatto di container, sto parlando del 1980, ancora oggi quel quartiere è popolato da persone. Con il decreto periferie, il comune di Potenza aveva attivato un progetto per svuotare questo quartiere e, a quegli abitanti che avevano visto la luce, con la possibilità di abbandonare questi container, oggi, questa luce gli viene spenta. Per questo motivo noi ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rostan. Ne ha facoltà.

MICHELA ROSTAN (LEU). Presidente, voglio iniziare questo intervento con una citazione; non dico a chi appartiene questo virgolettato, ma credo che si capirà: “Dobbiamo impegnarci a difendere la centralità del Parlamento da chi cerca di influenzare i tempi e le scelte per vantaggio personale. Le decisioni finali devono maturare solo e soltanto nelle Commissioni e nell'Aula, perché soltanto un lavoro indipendente può dare vita a leggi di qualità”.

Queste parole sono state pronunciate in quest'Aula, nel marzo scorso, dall'appena eletto Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico: centralità del Parlamento, dunque, influenzare tempi e scelte, lavoro indipendente per dare vita a leggi di qualità. Parole che abbiamo condiviso e applaudito in quel momento e che, però, oggi, segnalano una clamorosa contraddizione.

Il MoVimento 5 Stelle, nella scorsa legislatura, ha accompagnato ogni richiesta di voto di fiducia con rumori, urla e proteste; si è parlato di un Parlamento espropriato, di una democrazia commissariata; poi, lo stesso MoVimento va al Governo e, a cento giorni dal suo insediamento, mette la fiducia, ma non solo mette la fiducia su un suo decreto, realizzando così una doppia tagliola. Non solo legifera per motivi di urgenza anche quando questi non sono tali, ma poi stronca il dibattito sulla conversione, impedendo emendamenti e discussione in Aula, sostanzialmente si sostituisce al Parlamento nella funzione legislativa, quindi, si sostituisce alla volontà popolare, operando esattamente quella forzatura di tempi e scelte tanto stigmatizzata dal Presidente Fico.

Mi chiedo, allora, come si possa essere così palesemente incoerenti, senza provare almeno un po' di imbarazzo?

Del resto, questo è anche un Governo che ci sta rapidamente abituando alle promesse mancate: avevate detto che l'Ilva di Taranto andava chiusa e riconvertita, poi di fatto avete firmato l'accordo scritto dall'ex Ministro Calenda; avete detto che la concessione alla società Autostrade andava revocata immediatamente, e poi avete fatto retromarcia. Avete detto decine di “no” - alla TAV, al TAP - e li stati tutti trasformando in “sì”.

Un altro catalogo di promesse mancate lo vedremo a breve, con la manovra finanziaria in sessione di bilancio; ci aspettiamo fuochi d'artificio: la cancellazione della “legge Fornero”, reddito di cittadinanza a tutti, tassa piatta al 15 per cento. Siamo fiduciosi e siamo certi che, da qui a un mese, saprete trovare le risorse per mantenere tutte le promesse con cui vi siete procacciati i consensi.

Intanto, però, con questo decreto facciamo le prove generali, vediamo in controluce la vostra cultura politica e di Governo. Avete usato, ad esempio, il “milleproroghe” per introdurre nelle Aule parlamentari il tema dei vaccini con una tale superficialità e confusione che davvero c'è da chiedersi se avete la minima cognizione di come tutto quello che avviene qui dentro poi ha ricadute effettive sulla vita delle persone. Non è un gioco di ruolo, il Parlamento della Repubblica, non è un videogame: qui decidiamo della vita di tutti e della vita dei bambini in modo particolare.

Non so se vi rendete conto dell'effetto drammatico di incertezza sulle famiglie che proietta una norma sulle vaccinazioni che introducete con questo provvedimento. Che senso ha dire che tutti possono iscrivere i propri figli a scuola con un'autocertificazione, per poi verificare la stessa a marzo del 2019, quando ormai l'anno si avvia alla fine, quando ormai la partita è chiusa? Il genitore di un bambino immunodepresso, che non può vaccinarsi e non può correre il rischio di contrarre malattie che per altri bambini non sarebbero un problema, ma che per lui potrebbero essere mortali, che cosa dovrebbe fare secondo voi? Correre il rischio? Tenersi, lui, il figlio a casa, non mandandolo a scuola solo perché malato, per l'egoismo e la chiusura mentale di chi invece non si vuole preoccupare dei bambini degli altri?

L'obbligo vaccinale - lo abbiamo detto anche in discussione generale - non protegge se stessi, protegge gli altri, è una forma di tutela collettiva, una misura di protezione per i più deboli. Serve a debellare un ceppo, a creare un'immunità di gregge, in modo che chi non ha potuto vaccinarsi non entri in contatto con il virus. Sospendere l'obbligo, come pure volevate fare in un primo momento, oppure prevederlo, ma affidarlo ad un'autocertificazione con documentazione differita al marzo 2019 significa non essere responsabili, significa non dare alcuna certezza alle famiglie, significa far prevalere un atto di egoismo sulla tutela collettiva, significa soprattutto trascinare questo Paese in una discussione medievale.

Allora, noi, senza ipocrisie, vi diciamo che su questo tema portate e porterete una responsabilità enorme: che succede se a marzo 2019 decine di migliaia di famiglie non sono in grado di dimostrare che hanno vaccinato i loro figli? Vengono tutti denunciati per autocertificazioni false? Intanto il danno è fatto. Voi siete riusciti a fare esattamente quello che, tra tentennamenti e poco coraggio, sotterraneamente state alimentando: questa cultura della sfiducia nella scienza, nella medicina, nel sapere, per lasciare spazio a ciarlatani e complottisti.

E, poi, sul fronte della scuola, questo “milleproroghe” è contro gli insegnanti e contro gli insegnanti precari: chiude le porte a tentativi di recupero di alcuni bacini della precarietà e rischia di buttare per strada migliaia di lavoratori della scuola.

In Senato, noi di Liberi e Uguali avevamo costruito un percorso per aprire delle opportunità a quanti sono in possesso di abilitazione nelle graduatorie provinciali; voi invece li avete definitivamente stroncati. Avevamo aperto un canale per i docenti in possesso del diploma magistrale di insegnamento tecnico-professionale conseguito entro il 2001-2002, per inserirli nelle GAE e dargli così uno spazio, una prospettiva; un modo per sanare un problema che ci si trascina da tempo e che esploderà e voi avete stroncato anche questa possibilità.

Un'insegnante, che l'altro giorno era qui, all'esterno di Montecitorio, mi ha chiesto di riferire un suo messaggio; lo faccio: i docenti abilitati di ogni ordine e grado esclusi dalle GAE si sentono offesi e traditi da un Governo bugiardo che non li rappresenta. Questo dice quell'insegnante, esasperata da anni di precariato, che magari ha anche votato per voi, per il fantomatico cambiamento, non immaginando che si potesse tradurre così velocemente in un peggioramento. Non avete idee, purtroppo, e non avete il coraggio né di elaborarle né di inseguirle.

E ancora, il colpo di mano realizzato sulla vicenda delle periferie: il congelamento per due anni di oltre 1 miliardo e mezzo di euro destinati a progetti di riqualificazione delle periferie racconta la vostra distanza dai problemi veri e reali del Paese e anche l'approssimazione tecnico-normativa con la quale lavorate. Quei soldi servivano per questioni nodali delle nostre città: trasporti, viabilità, riqualificazione, infrastrutture, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche e poi il tema della sicurezza. Esistono già i progetti, ci sono procedure avviate e voi distraete i fondi, stroncate i percorsi, per fare cosa? Un furto, lo hanno definito molti sindaci e ci sono anche sindaci dei vostri colori politici.

Differire le convenzioni al 2020 significa venire meno alla parola data, a contratti firmati e ad impegni assunti. La ragione addotta non rende meno ignobile la scelta politica: dirottare le risorse per salvare i comuni, come si è detto, non era necessario, si potevano fare entrambe le cose, tant'è che gli stessi comuni sono in difficoltà e guardano con sgomento a questo provvedimento.

Molti hanno già avviato i lavori previsti dal piano, molti altri hanno già speso il denaro necessario a realizzare la progettazione degli interventi, in qualche caso sono stati coinvolti anche investitori privati; e poco consola la nota riparatoria del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Che vuol dire “norma riparatoria” nel primo decreto-legge utile? Vuol dire che con il primo decreto si correrà ai ripari, forse? Abbiamo qui il testo, non è ancora approvato: si rimedi qui e ora. Perché dopo? Perché il colpo di mano forse continuerà, ci saranno ulteriori differimenti, ci sarà uno slittamento sul triennio, ci sarà una selezione dei progetti; e su quale base quest'ultima? Quali partiranno prima e quali dopo? Non vorremmo che la selezione avvenisse su base territoriale, con l'apertura di un mercato delle vacche o, peggio ancora, andando a privilegiare i progetti più avanzati, che sono prevalentemente quelli del Nord, realizzando uno spostamento ulteriore di denaro da Sud verso Nord, a discapito, come sempre, del Mezzogiorno del nostro Paese.

Dunque, Presidente - e mi avvio alle conclusioni -, sono poco più di cento giorni che vi siete insediati e sono stati approvati dieci provvedimenti: sulle emergenze continuate la propaganda come se la campagna elettorale non fosse mai finita; ai programmi preferite gli slogan; alle idee le parole d'ordine; nell'atto di governo mostrate poco coraggio davvero; quando si arriva al dunque, prima decretate d'urgenza e poi mettete addirittura la fiducia.

La centralità del Parlamento, dicevo all'inizio, dove si è vista in questi cento giorni? E dove si è vista con questo provvedimento? Se questo “milleproroghe” è stato la prova generale, allora per l'Italia la strada si fa davvero stretta. Ma noi ci saremo, vigileremo, proporremo e lotteremo. Finché in questo Parlamento, nonostante i vostri voti di fiducia, ci sarà lo spazio per la battaglia politica, noi la faremo.

Intanto, il nostro voto su questo provvedimento è nettamente contrario, nel merito e nel metodo. Liberi e Uguali voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, non voglio ricominciare da dove ci siamo lasciati, però mi pare che la vicenda della richiesta di fiducia da parte del Governo, con una premessa quantomeno irrituale, cioè la deliberazione del Consiglio dei ministri antecedente persino alla pubblicazione del decreto-legge stesso, apra un vulnus su questo stesso decreto indipendentemente dal merito.

È un decreto “milleproroghe” che ha visto anche in passato alcuni Governi ricorrere al voto di fiducia: debbo dire che, nel caso di specie, la materia del contendere è nata tutta e solo all'interno di una maggioranza, che più di mille proroghe ha fatto mille marce indietro, perché nessuno, neanche il Governo, si era preoccupato di inserire la norma relativa ai vaccini. Era una partita chiusa, definita, non c'era nessuno che fosse ancora disposto a scommettere sul fatto che sia meglio affidarsi a Mago Merlino e alle sue pozioni che alla comunità scientifica.

Eppure, si è voluto introdurre questo tema: lo si è introdotto con 300 mila giravolte, al Senato, in Commissione, fuori dalla Commissione, il Ministro che faceva precisazioni a raffica! Uno zibaldone di posizioni che non hanno certamente giovato né alla causa dei no vax né alla causa dei loro portatori di idee.

Poi avete aggiunto un carico in questa partita tutta all'interno della maggioranza per vedere chi si superava nell'inventiva, e cioè il bando periferie: anche su questo tema per il quale nessuno aveva chiesto di intervenire, non vi era nulla da prorogare, ma si è presa una sentenza della Corte costituzionale, che diceva e dice certe cose, la si è presa a pretesto per quanto riguarda gli interventi necessari ed indifferibili sull'edilizia scolastica, e poi improvvisamente la si è allargata ai commi 2 e 3, anche al bando periferie, anche qui attraverso una serie di balletti, di dichiarazioni. Perché un giorno la posizione ufficiale è stata che serviva a togliere i soldi ai comuni perché erano stati richiesti dalle giunte di sinistra, non accorgendosi che nel frattempo metà di quelle giunte avevano cambiato colore e metà dei sindaci erano stati rinnovati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Diciamo, un altro svarione. Ma anche qui, ieri si poteva risolvere la situazione in modo brillante, perché come tutti sanno la Commissione anche in Aula avrebbe potuto presentare un emendamento esattamente secondo le parole scritte e dette dal Presidente Conte e la partita si sarebbe chiusa. Invece, abbiamo ancora un terzo tempo: rimanderemo la modifica delle norme inserite al Senato ad un altro decreto-legge. Lasciamo perdere dove sarà la necessità e l'urgenza: io dico, è un modo di procedere che non fa onore sotto il profilo tecnico e politico a questa Camera.

Ma oltre ad essere il Governo delle “mille retromarce” è anche il Governo dei mille “no”, perché Fratelli d'Italia in Commissione - in quella Commissione che ci è stato detto più volte è durata 21-22 ore, quasi fosse un record: a volte duravano anche 40 ore le sedute, non solo gli esami in Commissione! - beh, lasciatemelo dire, abbiamo presentato emendamenti pertinenti al titolo del testo del decreto-legge sui quali, dopo la mossa dell'accantonamento, c'è stato ovviamente il voto contrario. Mi riferisco ad esempio all'emendamento Montaruli, che riguardava la proroga del pagamento delle ultime rate di Equitalia; mi riferisco alla rottamazione delle cartelle, voi che in questo momento a livello pubblicitario state propagandando la pace fiscale.

E anche sotto questo profilo, venendo io da un centrodestra che non è mai andato a Casablanca, voglio rivendicare che quando c'era Tremonti si chiamavano condoni, oggi si chiamano pace fiscale, ma il risultato, scusatemi, è lo stesso: è quello di togliere ai cittadini una oppressione di uno Stato vessatorio. Ma allora si gridava al furto, oggi si grida a Robin Hood: è solo una questione di immagine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E sulla scuola, con gli emendamenti presentati innanzitutto dal collega Mollicone, dalla collega Bucalo, dalla collega Frassinetti, tutti volti a risolvere problemi che il succedersi dei ministri della pubblica istruzione, come venivano chiamati una volta (e almeno avevano “pubblica” e “istruzione”, oggi sono ministri magari anche senza questi titoli): beh, debbo dire, signor Presidente e colleghi, che non c'era un'occasione migliore per fare chiarezza una volta per tutte e dare certezza a coloro i quali da anni insegnano ai nostri figli e sono purtroppo in una posizione di precariato sistematico, un precariato non costruito da loro, non voluto da loro, ma determinato dall'insipienza di chi si è succeduto su quelle poltrone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, ancora, abbiamo proposto la proroga della cedolare secca sugli immobili, solo sugli immobili: ci è stato detto di no anche a quello, e il giorno successivo dobbiamo leggere sul giornale che viene accolta una proposta di Fratelli d'Italia per estenderla anche ai negozi. Quindi, quello che ieri non era possibile, la notte diventa immediatamente possibile, il giorno dopo è già notizia, senza che ci sia però un provvedimento di legge che ci dice che in tal senso effettivamente il Governo vuole operare.

E poi l'emendamento del collega Donzelli sulla fatturazione elettronica, su un rinvio di quei termini che già sono stati una volta prorogati per quanto riguarda i benzinai, ma che il prossimo anno interessano decine e decine di categorie; e cosa che qualcuno dimentica, migliaia anche di coloro i quali quelle fatture devono pagare. Perché andateglielo a spiegare, alla vecchietta che abita sul Monte Pirellone, priva di alcun collegamento, come potrà scaricare quella fattura che deve pagare! Andateglielo a spiegare! E, allora, c'era la possibilità di fare un rinvio secco di tre anni, non costava nulla e si sarebbe potuto pensare come intervenire in un modo decisamente più utile, più produttivo, più razionale.

E, poi, che dire delle province? Le voleva abolire solo Renzi, gli è andato male il referendum, ma oggi le province continuano a rimanere tra color che son sospesi: organi di secondo grado senza che nessuno si preoccupi di farli diventare organi di primo grado, e con un sistema di elezione che porterà ad ottobre a decidere ed eleggere i presidenti, e dopo 40 giorni ad eleggere i relativi consigli provinciali. Ciò all'insegna di quella che doveva essere l'economia dei lavori e anche dei costi.

E poi ancora, sulla Bolkestein: per la quale io penso, a partire dal collega Fidanza, ma anche i colleghi di Fratelli d'Italia, Rampelli, Zucconi, si sono battuti in questa sede, e su cui anche noi in altre sedi ci siamo battuti, soprattutto nell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna; perché forse le coste della Romagna rispetto a qualcosa dalla Bolkestein sono toccate. E anche su questo tema c'è stato disco rosso.

E, allora, se questo è un Governo che pensa di potersi confrontare con la destra solo all'insegna dei “no”, noi invece continueremo con le nostre proposte, con le nostre idee, ribadendo quello che era un contratto di Governo del centrodestra. Perché se al Governo oggi inizia a serpeggiare la legittima, ma secondo me improvvida volontà di fare orecchie da mercante, se qualcuno già riscontra un clima di rassegnazione, beh, se al Governo c'è la rassegnazione, il coraggio e le idee stanno alla destra di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, molto francamente a me non stupisce e non scandalizza che abbiate fatto ricorso alla decretazione d'urgenza, che abbiate posto la questione di fiducia sul provvedimento.

Mi ricordo con quanta veemenza negli anni passati contestavate queste procedure; ma sono prassi consolidate, poi chi governa sa benissimo che con questa realtà deve confrontarsi.

Quello che mi ha stupito in questi giorni è la chiusura al dibattito che avete voluto fare, lo “strozzo” ai lavori di ieri, l'assoluto silenzio della maggioranza durante i lavori in Commissione. Mi stupisce che quella richiesta di dialogo che voi avete sempre invocato quando eravate all'opposizione, e come dicevo prima anche certe volte in maniera colorita, viene da subito dimenticata.

E, allora, vedete, io credo che il Governo del cambiamento non si vede se pone o meno la questione di fiducia, o se ricorre o meno alla decretazione d'urgenza: il Governo del cambiamento si vede se ha il rispetto dei ruoli, e questo io non l'ho visto; se si ascolta con la volontà di ascoltare, se si considerano gli emendamenti in quanto destinati potenzialmente a migliorare la vita dei cittadini, e soprattutto avendo la forza - e qui sta sì il cambiamento - di ascoltare i suggerimenti che hanno buonsenso. Insomma, di rompere gli schemi.

Noi abbiamo passato giornate in Commissione come gruppo di Forza Italia senza mai avere un atteggiamento ostruzionistico fine a se stesso, ma sempre tenendo alto il dibattito, entrando nel merito e proponendo soluzioni ai temi che ci vengono posti anche dai cittadini. E credo davvero che il milleproroghe potesse essere il terreno migliore per cercare di cambiare gli schemi, di rompere le tradizioni e di valutare gli emendamenti senza guardare che tessera avessero in tasca, ma guardandoli solo se davvero erano un vantaggio per i nostri italiani. Ma non è stato così: uno scontro in un dibattito teso, alle volte duro, ma che non ha portato a nessuna soluzione.

Quindi, abbiamo due critiche, oggi: una di metodo, e l'ho appena rappresentata, ma anche una di merito. Partiamo proprio dall'articolo 6, l'articolo sui vaccini. Il Governo, qui, e la maggioranza hanno fatto davvero un balletto che dichiararlo indecente è veramente poco. Si sono contraddetti in continuazione, approdando, infine, a predisporre una logica che non ha nessuna logica, senza, soprattutto, tenere conto di tutti gli esperti e dei pareri che sono sfilati in Commissione, e che consente alle famiglie di autocertificare le vaccinazioni fino a marzo del 2019.

Come abbiamo ribadito anche in Commissione, non esiste nessuna ratio scientifica che possa avallare la sostituzione della certificazione mediante una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, che non deve avere a oggetto certificazioni mediche. Tutto questo balletto senza tenere conto degli indubbi problemi organizzativi che avranno i dirigenti scolastici, ma, soprattutto, la ripercussione su famiglie e, ancora di più, sui bambini. Nei prossimi mesi vedremo un clima di dubbi, di sospetti, perché nessuno sarà in grado di impedire che nelle aule possano entrare anche studenti non vaccinati e questo non farà certamente bene alle comunità scolastiche.

Ma credo che quella partorita dalla maggioranza sia stata palesemente una irresponsabile scelta di compromesso, volta solamente alla ricerca del consenso all'interno del proprio bacino elettorale. E, quindi, dov'è finito il Governo del cambiamento? Il cambiamento non si fa con i proclami sui social o con le dirette Facebook, come siete abituati; il cambiamento si fa affrontando i problemi dei cittadini e, in questo caso, tutelando la salute.

Stesso discorso per i territori colpiti da diversi eventi sismici nel 2016 e 2017: nonostante le promesse, ad uso, ovviamente, anche qui, dei social, delle facili passerelle, anche qui non ho visto nessun segno di discontinuità con il passato. Anche il Governo ha fatto promesse, dicevo, in sede di decreto-legge n. 55, quando dichiarò che le questioni relative alla ricostruzione post sisma avrebbero potuto trovare accoglimento in un successivo provvedimento, proprio il milleproroghe.

Ecco, anche in questo caso devo dire, e la domanda sorge spontanea: dov'è finito il Governo del cambiamento? Il metodo che avete contestato per cinque anni dai banchi dell'opposizione è lo stesso che avete adottato in queste settimane. Nessuna considerazione degli emendamenti, nessuna risposta nel merito, nessun dialogo per affrontare e risolvere i problemi delle popolazioni che sono colpite dal sisma. Ho ancora nelle orecchie le vostre proteste, la vostra volontà di proporre il cambiamento su alcune procedure. Niente da fare, tutto lettera muta.

Ovviamente, stesso ragionamento lo troviamo nel differimento dei progetti relativi al bando delle periferie e l'epilogo è veramente grottesco. Non si è mai vista una norma che sospende e differisce gli effetti di un atto negoziale perfetto già eseguito. Quello che proponete qui costituisce davvero un gravissimo precedente: fate passare il principio che qualsiasi Governo può fare carta straccia dei patti stipulati dai suoi predecessori, può infischiarsene dei concetti di legittimo affidamento e leale collaborazione tra gli enti.

Credo che non abbiate percepito la gravità di quello che avete fatto e il risultato del tavolo dell'ANCI non solo è il minimo sindacale, ma è talmente irrispettoso dei lavori del Parlamento che è veramente uno scandalo. La questione era ben nota a Governo e maggioranza. Perché attendere e quindi ridursi all'ultimo secondo, contribuendo a esacerbare solamente il dibattito prima in Commissione e poi in Assemblea, quando, tra parentesi, la fiducia era scontata, per trovare una soluzione con ANCI che, di fatto, è un rinvio a data da destinarsi, mentre in questo momento abbiamo ancora un decreto aperto, e che quindi può contenere soluzioni che non erano per me o per qualcuno seduto qua, ma per tutti i nostri cittadini, che hanno necessità di essere aiutati perché colpiti dal sisma?

E, quindi, siamo di nuovo daccapo: dov'è il Governo del cambiamento, se continuiamo ad affrontare questioni con la superficialità di non ascoltare, testardamente insistendo fino all'ultimo, senza prestare ascolto, senza portare assolutamente notizie a chi davvero ha bisogno di un aiuto?

Si potrebbe continuare, si potrebbe continuare a parlare del tradimento delle promesse elettorali, facendo l'esempio delle banche. Abbiamo cercato con i nostri emendamenti di intervenire in favore degli investitori coinvolti nelle crisi bancarie, proponendo una modifica normativa volta a soddisfare totalmente le esigenze di tutti i risparmiatori e gli investitori, compresi gli azionisti, ma, ancora una volta, ci siamo scontrati con un muro di “no”, senza nessuna volontà di sentire, senza nessuna volontà di entrare nel merito delle proposte, senza nessuna volontà di rompere gli schemi su questioni che voi dichiarate tutti i giorni di voler risolvere.

Quindi, dov'è questo Governo del cambiamento, se oggi, a oltre sei mesi dall'entrata in vigore della legge di bilancio, il DPCM necessario per consentire l'operatività del fondo di ristoro non è ancora stato emanato e con questo provvedimento procrastiniamo il termine ultimo per la sua emanazione a fine ottobre?

Ecco, questi sono gli interrogativi più importanti, ma ce ne sono degli altri. Pessimi segnali arrivano anche sulle decisioni che avete preso sulla scuola: sulla questione dei docenti delle graduatorie ad esaurimento siamo di fronte, sostanzialmente, all'ennesima sanatoria. Forza Italia è ovviamente contraria a tale modo di procedere e ci saremmo aspettati, finalmente, l'indizione di bandi di concorso per garantire quel ricambio generazionale di cui l'istituzione pubblica ha fondamentalmente bisogno, ma, ancora una volta, del cambiamento nessuna traccia, nessuna notizia. Ancora un'occasione persa, ancora i soliti vecchi rituali della politica, in cui maggioranza e opposizione fanno il balletto dei “no” e dei “sì”, ma che non approdano a trovare una soluzione.

Quello che è certo, che è la nota più dolente, è che questo provvedimento ci ha fornito un ulteriore esempio del modo di procedere dell'Esecutivo: annunci roboanti, meglio se si riescono a veicolare sui social media, come dicevo prima, a cui seguono, però, sistematicamente, marce indietro e ripensamenti. Quando ci si deve, poi, confrontare con la dolorosa e faticosa realtà del Paese, allora tutto cambia e quindi un po' avanti e un po' indietro.

Lo abbiamo visto la scorsa settimana sulla risoluzione relativa a Genova, lo stiamo vedendo nella discussione sugli orari: si apre, si chiude, un po' sì, un po' no. È questo il leitmotiv di questi anni che ci aspetta, questi continui cambi di idea in corso d'opera, quando ci si confronta con i social?

Allora, credo che questo provvedimento sia in perfetta linea con questo atteggiamento e, se queste sono le premesse di questi mesi di Governo, nutriamo qualche preoccupazione all'approssimarsi prima del DEF, tra qualche giorno, e immediatamente dopo della legge di bilancio.

Per tutte queste ragioni, che oggettivamente non mi sembrano poco, ma anche, oggettivamente, rappresentandovi non poche preoccupazioni per le sorti del nostro Paese, Forza Italia non voterà la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Presidente, onorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi, il Partito Democratico voterà contro la richiesta di fiducia posta su questo provvedimento per due motivi, sostanzialmente. Questo provvedimento noi crediamo contenga risposte sbagliate a problemi reali e, mentre fornisce queste risposte sbagliate, questo provvedimento fa forse, se possibile, una cosa ancora più grave, come proverò a dimostrare: mina la credibilità e la fiducia dell'azione di Governo e delle istituzioni nei confronti degli attori sociali e politici del nostro Paese. Quali sono queste risposte sbagliate a problemi reali? È stato già detto: la prima, la questione più importante che abbiamo discusso in questi giorni, in queste ore, in queste settimane, è la questione dell'obbligo vaccinale.

Noi crediamo che ci siano alcune cose nella vita pubblica di ogni comunità che vadano sottratte allo scontro politico, che vadano sottratte al legittimo e sano scontro politico. La prima di queste non può non essere la salute pubblica e, in particolare, la salute dei nostri cittadini e dei nostri bambini. Non è ammissibile su alcune tematiche che possa andare in onda uno scontro politico fatto per ottenere o massimizzare consenso, o credere di star massimizzando consenso.

La legge Lorenzin non fu un capriccio politico nella scorsa legislatura; fu un atto di civiltà degno di un Paese civile. Prevedere l'obbligo che i bambini per entrare in classe, nei servizi d'infanzia, nei servizi educativi, dovessero essere tutti vaccinati non era un modo per raccogliere o cercare consenso inutilmente, ma era un modo per garantire la salute pubblica e la salute dei nostri bambini.

L'autocertificazione, in sede di prima applicazione di quella legge, serviva ad assicurare che, mentre si garantiva un principio così importante e così forte qual è la salute dei cittadini e dei bambini, non fosse compromessa l'operatività delle strutture scolastiche e che si riuscisse al contempo a garantire un diritto così importante di salute pubblica e a non bloccare inutilmente nelle procedure l'operatività delle nostre scuole. Ma prorogare quell'autocertificazione ora, come fa quel decreto milleproroghe, non risponde a nessuna di queste esigenze.

Ma, addirittura, prorogarla per l'anno scolastico passato ottiene come risultato soltanto permettere l'ingresso in classe di bambini non vaccinati e, nei fatti, da oggi, tenere fuori da quelle classi i bambini che non possono permettersi di stare in classe con bambini non vaccinati. Abbiamo citato il caso di quel bambino di otto anni di Treviso, che pur avendo sconfitto la leucemia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non può entrare in classe, perché non può permettersi per il suo stato di salute di stare in classe con bambini non vaccinati! E questo decreto che noi oggi votiamo continuerà a permettere l'ingresso in classe di bambini non vaccinati. Questa cosa non serve a tutelare l'interesse pubblico. Non serve a tutelare la credibilità delle istituzioni. Serve ad accarezzare il pelo a una visione oscurantista, medievale, che mette sullo stesso piano scienza e consenso, che fa una cosa, che non è grave per il Partito Democratico, per l'azione di Governo, per i sondaggi o per i like su Facebook. Fa una cosa che è grave per il prosieguo della nostra vita pubblica e ci fa chiedere di cosa sono fatti i valori attorno a cui sta insieme una comunità. Dire che certezze scientifiche, in questo caso addirittura sulla salute pubblica, possono essere messe in discussione dalla semplice ricerca del consenso non danneggia questo o quel partito, questa o quella carriera politica: danneggia le fondamenta del nostro stare insieme e noi questo non lo possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La seconda questione, su cui si danno risposte sbagliate a problemi reali, è quella delle periferie. Guardate, con tutta la bontà e la buona disposizione che abbiamo provato in questa settimana, nelle lunghe ore di discussione, in quest'Aula e in Commissione, noi non siamo riusciti a capire il perché di questo intervento. Abbiamo sentito alcune spiegazioni, abbiamo sentito definire “marchette” il bando periferie a beneficio elettorale o a beneficio dei sindaci del PD. Abbiamo sentito tante bugie. Ieri ancora - e prima in Commissione - un collega della Lega diceva che il bando periferie, in realtà, era finanziato a metà. Mi sono preso la libertà in buvette di chiedergli in amicizia: ma mi spieghi perché hai detto una cosa così? Perché non è vero! Perché continuiamo a ripetere informazioni false, non nei talk show o sui social (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico),ma in quest'Aula, nella sede della sovranità popolare, continuiamo a ripetere bugie. A quale scopo e cosa fa questo alla qualità della nostra vita pubblica e del nostro dibattito democratico? Abbiamo sentito mezze frasi, mezze promesse, ma nei fatti, i fatti sono questi: noi oggi votiamo un provvedimento che toglie 1,1 miliardi da una delle idee più belle e più utili degli ultimi anni, cioè quella di investire un po' di soldi pubblici nelle nostre periferie, per gettare un fascio di luce dove c'era scuro, per ammodernare un quartiere, su progetti scelti dai comuni, integralmente finanziati, che mettevano in moto investimenti privati, che provavano a riavviare la nostra economia, che tutelavano la sicurezza, perché la sicurezza nelle nostre città non si tutela solo con l'ordine pubblico, ma anche mettendo la luce laddove è buio e facendo sentire qualcuno meno solo di prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Nei fatti, da oggi, 1 miliardo e 100 milioni vengono tolti da quell'idea. Progetti pronti a partire dal 2019, che non è che vengono rimodulati, vengono definanziati. Avete incontrato ANCI e avete detto: abbiamo capito che è sbagliato, torneremo indietro nel primo decreto utile. E da ieri mattina vi abbiamo chiesto di farlo davvero nel primo decreto utile, che era questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

La credibilità dell'azione politica: perché vi dicevo che questo decreto e queste discussione stanno minando le fondamenta del nostro stare insieme? Perché non fa bene alla nostra immagine dire pubblicamente che si è cambiata idea su un qualcosa e poi non cogliere l'opportunità di trasformare in atti di legge questa nuova volontà politica. Dire “ci penseremo più avanti” non fa bene all'immagine che proiettiamo all'esterno.

La credibilità dell'azione pubblica è stata anche messa in discussione dal terzo e ultimo problema, principale problema, al quale questo provvedimento dà risposte sbagliate.

Come facciamo a credervi quando dite che sulle periferie oggi intanto togliete i soldi e poi ci penserete, quando in quest'Aula, durante la discussione del decreto Di Maio, vi eravate formalmente e politicamente impegnati ad approvare, in questo provvedimento, una serie di misure sul terremoto, che invece non avete approvato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? E l'avevate promesso allora, così come oggi promettete di risolvere il problema periferie. Ma non è questo quello che aiuta la credibilità dell'azione di Governo e della classe politica. La proroga della gestione commissariale, la proroga dei tecnici che lavorano nella gestione commissariale: tutto questo finisce il 31 dicembre. Il commissario rinnovato per 45 giorni, come fa, nei fatti, a gestire l'operatività di una struttura, che ha davanti due mesi di tempo? La proroga della zona franca, la proroga della sospensione del pagamento dei mutui e della restituzione delle tasse. Tutte queste cose vanno ad aiutare le popolazioni colpite da una delle più grandi tragedie che ha colpito la nostra comunità in questi anni, il terremoto nel centro Italia.

Vi eravate impegnati a farlo e non abbiamo avuto risposta sul perché non l'avete fatto, se non la risposta che state dando di continuo: “lo faremo più avanti” Ce l'avete detto sulle banche, ce l'avete detto sulle periferie, ce l'avete detto sul terremoto. Non c'è nessun “più avanti”. Quando si ha l'onore e l'onere di gestire la cosa pubblica, alcune risposte vanno date qui e ora, perché fuori di qui c'è qualcuno che su quelle risposte conta per andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Signor Presidente, Ministro Fraccaro, noi votiamo contro la fiducia, perché queste sono risposte sbagliate e le azioni che avete messo in atto, mentre perseguivate queste e tante altre - sia chiaro - risposte sbagliate, minano la credibilità dell'azione di Governo, la credibilità delle istituzioni pubbliche e minano la fiducia, la fiducia dello Stato nei confronti dei propri cittadini, sulla questione dei vaccini.

Primo dovere di un amministratore pubblico e di un governante è garantire la salute pubblica e la sicurezza dei propri cittadini. Quello che state facendo sui vaccini mina quella credibilità e quella fiducia che lo Stato ha nei confronti dei propri cittadini. Mina la fiducia dello Stato verso le nostre autonomie. Non si costruisce fiducia quando si tolgono soldi già assegnati su progetti pronti a partire con un pezzo della nostra Repubblica: le autonomie locali non sono un qualcosa che sta sotto. Sono un pezzo della nostra Repubblica.

Mina la fiducia verso le popolazioni colpite dal terremoto, con le cose che ho provato a dire.

Credibilità e fiducia non sono slogan, non sono hashtag su Facebook. Sono due tra i beni più preziosi, per chi ha l'onore e l'onere di servire le istituzioni pro tempore. Sono due tra i beni più preziosi in una discussione, molto complicata, che si appresta a iniziare in queste Aule, quella sulla sessione di bilancio. Perché, se manca credibilità e manca fiducia, ad entrare in forte sofferenza, come in parte già sta iniziando a essere, sono i nostri conti pubblici. Ma qui non ci interessano in questo momento i conti pubblici. Ci interessa che credibilità e fiducia minano e mettono in discussione le ragioni del nostro stare insieme, come comunità, le ragioni del nostro spirito di servizio nei confronti di chi ci ha messo in quest'Aula.

Per questi motivi, signor Presidente, il Partito Democratico vota contro la richiesta di fiducia che avete messo su questo provvedimento sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Signor Presidente, membri dal Governo, colleghi deputati, io concordo su alcuni passi dei discorsi che ho ascoltato precedentemente. Concordo, non nel merito ovviamente, quanto per il risentimento che esprimono.

Secondo me abbiamo assistito, in quasi tutte le dichiarazioni di voto finora ascoltate, a dei passaggi che in qualche modo sottolineano come il tempo, fin qui arrivato dal 4 marzo, sia corso velocemente. Vi siete rivolti a questo Governo come se fossimo in carica da tantissimo tempo, come se i problemi, giusti, sollevati da voi, fossero imputabili al Governo Cinquestelle-Lega e non al Governo, che è rimasto in carica, non fino al 4 marzo, ma addirittura per un mese e mezzo successivo. Sono passati solo tre mesi e mezzo da quando questo Governo si è insediato, da quando è stata votata la fiducia, da quando effettivamente abbiamo cominciato a fare quello per il quale siamo stati votati dagli elettori.

E oggi siamo giunti a un decreto, il decreto milleproroghe, che non devo certo insegnare a chi ha governato per sette anni, perché il Governo Monti qualche forza politica l'ha sostenuto ed è qui presente ancora oggi. Quindi, dopo sette anni, voi sapete cos'è il decreto milleproroghe, soprattutto quando è portato al voto da un Governo appena insediatosi.

Non è il decreto con il quale si dà attuazione al proprio programma, non è il decreto fondamentale con il quale un Governo, appena insediatosi, comincia a porre le basi fondamentali per la propria attività.

Ho sentito citare in quest'Aula problemi quali le periferie abbandonate del Sud, come se fino al 4 marzo del 2018 le periferie del Sud fossero dei giardini fioriti, che poi sono crollati in seguito alla nostra attività. Ho sentito parlare dal rapporto tra Stato ed autonomie. E cari colleghi, soprattutto del Partito Democratico, questa attenzione alle autonomie a me sarebbe piaciuto ascoltarla nei cinque anni scorsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), questa attenzione ai comuni, questa attenzione alle province che voi avete massacrato, che voi avete distrutto, che voi avete abbandonato in un limbo, province fondamentali, ente fondamentale, e lo sapete perché siete amministratori, sempre meno dal 4 marzo, sempre meno amministratori, ma lo siete stati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), e lo sapete, le province e il ruolo che le province svolgevano di supporto ai comuni.

Mi sarebbe piaciuto ascoltare queste voci sul terremoto prima del 4 marzo del 2018, mi sarebbe piaciuto ascoltare tutte le riflessioni che avete fatto in questa ora passata e ricordarmi, nei cinque anni trascorsi poi, degli atti effettivi - composti da un Governo che, ripeto, governava, da forze che governavano ormai da sette anni - che i problemi li risolvevano.

Guardate, l'ultimo atto con il quale non avrei mai pensato di dovermi confrontare in quest'Aula era una protesta vibrata per la fiducia. Negli scorsi cinque anni, sono state votate da quest'Aula o dal Senato o in alcuni casi anche insieme 108 fiducie, 108 fiducie in 60 mesi, allarghiamole, diciamo, il che significa 1,8 fiducie al mese, contando anche agosto: 10 il Governo Letta, 66 il Governo presieduto dal senatore semplice di Scandicci, 32 dal Governo Gentiloni; 108 fiducie, cari colleghi, il che significa che le Aule sono state impegnate ogni due settimane con la fiducia, il che significa che tutto quello che è stato detto nelle Commissioni negli anni scorsi, poi crollava quando si arrivava qui, che non c'era dibattito parlamentare, che c'è stato un effettivo svilimento del ruolo delle opposizioni da parte del Governo di cui il Partito Democratico era effettivamente l'azionista di maggioranza.

E oggi, dopo tre mesi e mezzo che governiamo, dopo che abbiamo portato al voto un decreto difficile, un decreto impegnativo come quello della dignità, poco tempo fa, senza ricorrere allo strumento della fiducia, ci sentiamo accusati di voler schiacciare le opposizioni.

Io ho fatto opposizione sotto di voi e so cosa significa essere schiacciati: essere schiacciati significa parlare, per esempio, di riforma costituzionale di notte, con tempi contingentati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Essere schiacciati - e parlo di riforme costituzionali, non di decreti milleproroghe - significa in qualche modo non attaccarsi a qualche clausola per capire se la fiducia è stata posta in termini più o meno consoni, legittimi, perché sapete meglio di me che i precedenti si trovano, e voi ci avete insegnato che se i precedenti non si trovano, chi se ne frega, e mi riferisco alla ghigliottina parlamentare, che per la prima volta nella storia voi avete messo, nella scorsa legislatura, su un decreto fondamentale come IMU-Bankitalia.

Ecco, quindi, perché respingiamo con forza questo tentativo di assimilarci alla maggioranza così come voi l'avete fatta, perché noi stiamo cambiando. Effettivamente, se continuate a parlare di Governo del cambiamento con toni irrisori, se vi dà fastidio, chiamatelo Governo dello sfondamento, perché se non vi siete accorti, abbiamo sfondato nell'indice di gradimento il 60 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier) e ci sarà un motivo. Per carità, parliamo di indici di gradimento e di sondaggi, però ci sarà un motivo se, dopo tre mesi e mezzo, le vostre battaglie sono rimaste lettere morte, sono rimaste lì, non hanno questa effettiva rispondenza all'interno del Paese.

Ci sarà un motivo e sapete qual è il motivo, secondo me? È perché noi, ed è chiaro non posso dire diversamente ma ci credo veramente, siamo in sintonia con il Paese, lo siamo anche in tutti quei problemi che noi ci siamo impegnati a risolvere - non il decreto milleproroghe, ve lo ripeto, ma tutti gli altri atti che seguiranno l'attività di questo Governo -, problemi che noi sentiamo e che risolveremo, o ci impegniamo quanto meno a risolvere.

L'annoso problema dei vaccini. Per fugare il campo da ogni dubbio vi dico qual è la mia posizione: io sono pro vax, credo nell'efficacia scientifica, non perché ho letto, non perché sono un esperto, ma più semplicemente perché mi sembra qualcosa di scientificamente provato, però il problema non può essere liquidato con i discorsi che ho sentito in questa sala. Non si può semplicemente dire che vi è un mondo antiscientifico che si scontra contro il mondo della scienza.

Onorevoli colleghi, stiamo parlando di bambini, stiamo parlando di genitori, e se c'è un sacrosanto diritto che un genitore si sente nei confronti dei propri figli è quello di garantirne l'inviolabilità del corpo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), è quello di garantire e di essere sicuri che l'atto che viene compiuto sia effettivamente per la sua salute e non sia in qualche modo passibile di causare danni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). E noi con questi genitori dobbiamo dialogare, noi con questi genitori dobbiamo… ci avete mai parlato, voi? Ve l'ho detto qual è la mia posizione, ma parlate con queste persone, queste persone vanno convinte, non vanno obbligate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E capisco perfettamente che chi concepisce il bambino come semplice prodotto, utero in affitto, come cosa da comprare, queste cose non le può capire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma ci sono genitori, ci sono genitori che in queste cose ci credono e lo fanno perché in cuor loro sono convinti di agire nell'interesse dei propri figli!

L'atto di questo Governo, saprete, sarà quello di porsi in un piano di parità: noi, nei confronti di queste famiglie, non ci porremo come fate voi: noi siamo l'élite illuminata e voi siete il popolo volgare che non capisce nulla, no (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)! Un atto di parità! È chiaro che l'opposizione si impegnerà per far capire che effettivamente la posizione giusta, come io son convinto, sia quella pro vax.

Le periferie, lo abbiamo già citato prima…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Concludo, dicendo che noi siamo impegnati e c'è qui presente il Ministro che ha in carico di portare a termine una importantissima attività, quella dell'autonomia. È un altro modo di porsi nei confronti delle famiglie, nei confronti degli enti locali ed è un modo che questo Governo, onorevole Presidente, porterà avanti.

Per questo motivo la Lega annunzia il voto favorevole sulla fiducia al Governo Conte (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Macina. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente. L'obiettivo del decreto sulla proroga dei termini di disposizioni legislative in scadenza imminente è quello di garantire il funzionamento della macchina amministrativa. Macchina amministrativa che evidentemente si è fatta trovare impreparata al momento della scadenza. Il Governo ha legittimamente posto la fiducia sul decreto di proroga e l'ha fatto nell'interesse dei cittadini, il bene più prezioso da tutelare. Sugli italiani, infatti, non devono e non possono ricadere gli effetti dei ritardi, ritardi ereditati, è bene ribadirlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questo provvedimento diventa, quindi, fondamentale per l'azione politica del Governo, chiamato ad assumersi - e non ne ha paura - enormi responsabilità davanti ai cittadini, che, è il caso di ribadirlo con forza, non possono pagare le conseguenze della scadenza dei termini.

Si interviene sulle modalità e sui tempi di verifica del rispetto degli obiettivi intermedi dei piani di riequilibrio finanziario, riformulati o rimodulati, degli enti locali, prevedendo una deroga alla disciplina vigente, ed anche questo non certamente nell'interesse di pochi, ma nell'interesse della collettività.

Solamente per fare degli esempi importanti, si interviene sulla proroga dei termini in materia di giustizia, un tema decisivo per il Paese. In questo caso abbiamo le nuove norme in materia di intercettazioni, un provvedimento necessario per un sistema di indagine più efficiente, anche sul piano della lotta alla corruzione.

Si sposta al 2019 l'avvio dell'applicazione della nuova disciplina sulla precompilazione, da parte dell'INPS, della dichiarazione sostitutiva unica relativa all'indicatore della situazione economica equivalente, necessaria, non certamente per salvare le banche, ma per consentire gli interventi tecnici atti a semplificare l'accessibilità per i cittadini e il soddisfacimento delle esigenze di tutela della privacy; si prevede l'estensione di misure di sostegno al reddito dei lavoratori in aree di crisi e, anche qui, è inutile sottolineare quale sia l'interesse sotteso che si intende tutelare.

La Camera è chiamata a votare la fiducia su questo provvedimento, è chiamata a rinsaldare il suo rapporto con il suo Governo; questa Camera, questi parlamentari, ne siamo certi, voteranno nella consapevolezza che questo Governo non ha solo la fiducia dei parlamentari, ma è depositario della fiducia del popolo italiano che, qui, tutti, siamo chiamati a rappresentare. Con buona pace delle opposizioni, questo Governo gode della fiducia dei cittadini e ha il dovere, non solo il diritto, di proseguire nella sua azione politica. Deve rispondere ai cittadini che i Governi precedenti hanno disilluso e umiliato, magari mettendo la fiducia su provvedimenti che era difficile anche solo avere il coraggio di nominare e hanno anteposto interessi economici e non di pochi agli interessi di un popolo.

Non è questo il caso; qui non si è posta la fiducia per evitare l'ostruzionismo delle opposizioni, si è posta la fiducia perché occorre armonizzare norme, prendere atto che, a ridosso della scadenza dei termini, la pubblica amministrazione si è fatta trovare impreparata, situazione - lo ribadisco - che noi abbiamo ereditato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ovvero, ancora, occorre procedere ad assestamenti nell'interesse dei tanti cittadini che attendono risposte e che non possono e non devono subire gli effetti di impreparazione logistica, piuttosto che organizzativa, in cui si è venuta a trovare la pubblica amministrazione. Questo Governo ha il dovere di salvaguardare e preservare i cittadini dagli effetti nefasti che si produrrebbero in caso di mancata approvazione del provvedimento.

Durante i lavori di Commissione e gli interventi in Aula di ieri, abbiamo udito e abbiamo visto colleghi delle opposizioni fare opposizione, fare ostruzionismo, ma non è questo il Governo - è stato appena ricordato - che ha posto la fiducia su provvedimenti salva banche, su provvedimenti come Imu-Bankitalia, su provvedimenti che danneggiavano i lavoratori! Non è questo il Governo affetto dalla “fiducite” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non è questo il Governo che pospone gli interessi degli italiani agli interessi di pochi o di banchieri o di imprenditori.

Questo provvedimento tutela i risparmiatori truffati, per esempio, e c'è una grande differenza; ci sono stati voti di fiducia dati con l'amaro in bocca, dati nella consapevolezza che quei Governi non avevano più la fiducia del popolo italiano, ma continuavano ad ottenere la fiducia della Camera o del Senato o di entrambe; lo capiamo, conosciamo la storia, non è questo il caso; a noi non accadrà. Noi non avremo l'amaro in bocca, votando; noi rinsaldiamo il rapporto fiduciario con il nostro Governo e voteremo la fiducia nella consapevolezza che sono stati lasciati ampi margini di discussione…

PRESIDENTE. Onorevole Aiello, cortesemente.

ANNA MACINA (M5S). Votiamo la fiducia nella consapevolezza che i cittadini italiani hanno fiducia in questo Governo. Occorre farsene una ragione, siamo diversi, e, sì, voteremo la fiducia nel rispetto della volontà del popolo italiano che il 4 marzo ha voluto questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 12,40, sospendo la seduta fino a tale ora.

Procediamo sin d'ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama: Brescia.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 12,40.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama: la chiama avrà inizio dal deputato Giuseppe Brescia.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti………………… 553

Votanti…………............. 549

Astenuti……………………4

Maggioranza…………… 275

Hanno risposto……… 329

Hanno risposto no……… 220

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Andreuzza Giorgia

Angiola Nunzio

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Ascari Stefania

Azzolina Lucia

Badole Mirco

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Massimo Enrico

Barzotti Valentina

Basini Giuseppe

Battelli Sergio

Bella Marco

Bellachioma Giuseppe Ercole

Belotti Daniele

Benvenuto Alessandro Manuel

Berardini Fabio

Berti Francesco

Bianchi Matteo Luigi

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bologna Fabiola

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bubisutti Aurelia

Buompane Giuseppe

Businarolo Francesca

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Caiata Salvatore

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantalamessa Gianluca

Cantone Luciano

Caparvi Virginio

Capitanio Massimiliano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Carelli Emilio

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Castiello Giuseppina

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Cecconi Andrea

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Chiazzese Giuseppe

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Coin Dimitri

Colla Jari

Colletti Andrea

Colmellere Angela

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Corda Emanuela

Costanzo Jessica

Crippa Andrea

Crippa Davide

Cubeddu Sebastiano

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

Dall'Osso Matteo

D'Ambrosio Giuseppe

Dara Andrea

D'Arrando Celeste

De Angelis Sara

De Carlo Sabrina

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Martini Guido

De Toma Massimiliano

Deiana Paola

Del Grosso Daniele

Del Monaco Antonio

Del Sesto Margherita

D'Eramo Luigi

Di Lauro Carmen

Di Maio Luigi

Di Muro Flavio

Di San Martino Lorenzato Luis Roberto

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Di Stefano Manlio

Dieni Federica

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donina Giuseppe Cesare

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

Durigon Claudio

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Ermellino Alessandra

Fantinati Mattia

Fantuz Marica

Faro Marialuisa

Federico Antonio

Ferrari Roberto Paolo

Ficara Paolo

Fioramonti Lorenzo

Flati Francesca

Fogliani Ketty

Fontana Ilaria

Fontana Lorenzo

Forciniti Francesco

Formentini Paolo

Foscolo Sara

Fraccaro Riccardo

Frassini Rebecca

Frate Flora

Frusone Luca

Fugatti Maurizio

Furgiuele Domenico

Gagnarli Chiara

Galantino Davide

Galli Dario

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Garavaglia Massimo

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giannone Veronica

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Conny

Giorgetti Giancarlo

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Grande Marta

Grillo Giulia

Grimaldi Nicola

Grimoldi Paolo

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Invernizzi Cristian

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

L'Abbate Giuseppe

Lapia Mara

Latini Giorgia

Lattanzio Paolo

Lazzarini Arianna

Legnaioli Donatella

Licatini Caterina

Liuni Marzio

Liuzzi Mirella

Lo Monte Carmelo

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzoni Eva

Lorenzoni Gabriele

Lovecchio Giorgio

Lucchini Elena

Maccanti Elena

Macina Anna

Maggioni Marco

Maglione Pasquale

Mammì Stefania

Manca Alberto

Maniero Alvise

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Marchetti Riccardo Augusto

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martinciglio Vita

Marzana Maria

Masi Angela

Maturi Filippo

Melicchio Alessandro

Menga Rosa

Micillo Salvatore

Migliorino Luca

Misiti Carmelo Massimo

Molinari Riccardo

Molteni Nicola

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Murelli Elena

Nappi Silvana

Nesci Dalila

Nitti Michele

Olgiati Riccardo

Orrico Anna Laura

Pagano Alessandro

Pallini Maria

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Paxia Maria Laura

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Potenti Manfredi

Pretto Erik Umberto

Provenza Nicola

Racchella Germano

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Raffaelli Elena

Ribolla Alberto

Ricciardi Riccardo

Rixi Edoardo

Rizzo Gianluca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Paolo Nicolò

Rospi Gianluca

Rossini Roberto

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Saltamartini Barbara

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Sasso Rossano

Scagliusi Emanuele

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Segnana Stefania

Segneri Enrica

Serritella Davide

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Siragusa Elisa

Sodano Michele

Spadafora Vincenzo

Spadoni Maria Edera

Spessotto Arianna

Sportiello Gilda

Stefani Alberto

Suriano Simona

Sut Luca

Tarantino Leonardo

Tasso Antonio

Tateo Anna Rita

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Torto Daniela

Trano Raffaele

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Turri Roberto

Tuzi Manuel

Vacca Gianluca

Vallascas Andrea

Vallotto Sergio

Varrica Adriano

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Vinci Gianluca

Vitiello Catello

Viviani Lorenzo

Vizzini Gloria

Volpi Leda

Volpi Raffaele

Zanichelli Davide

Zanotelli Giulia

Zennaro Antonio

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zolezzi Alberto

Zordan Adolfo

Hanno risposto no:

Angelucci Antonio

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprea Valentina

Ascani Anna

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baratto Raffaele

Barelli Paolo

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Benigni Stefano

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Bignami Galeazzo

Boccia Francesco

Boldrini Laura

Bond Dario

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brunetta Renato

Bruno Bossio Vincenza

Calabria Annagrazia

Campana Micaela

Cannatelli Pasquale

Cannizzaro Francesco

Cantini Laura

Cantone Carla

Caon Roberto

Cappellacci Ugo

Cardinale Daniela

Carè Nicola

Carfagna Maria Rosaria

Carnevali Elena

Carrara Maurizio

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassinelli Roberto

Cattaneo Alessandro

Ceccanti Stefano

Cenni Susanna

Ciampi Lucia

Colaninno Matteo

Colucci Alessandro

Conte Federico

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Cristina Mirella

Critelli Francesco

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

D'Attis Mauro

De Filippo Vito

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Menech Roger

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Delrio Graziano

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Di Maio Marco

Epifani Ettore Guglielmo

Ermini David

Fasano Vincenzo

Fascina Marta Antonia

Fassina Stefano

Fassino Piero

Fatuzzo Carlo

Ferraioli Marzia

Ferri Cosimo Maria

Fiano Emanuele

Fiorini Benedetta

Fitzgerald Nissoli Fucsia

Fontana Gregorio

Fornaro Federico

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Fregolent Silvia

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gariglio Davide

Gentiloni Silveri Paolo

Germanà Antonino

Giachetti Roberto

Giacomelli Antonello

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Giorgis Andrea

Gribaudo Chiara

Guerini Lorenzo

Incerti Antonella

La Marca Francesca

Labriola Vincenza

Lacarra Marco

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lupi Maurizio

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Manca Gavino

Mancini Claudio

Mandelli Andrea

Marattin Luigi

Marin Marco

Marrocco Patrizia

Martino Antonio

Mauri Matteo

Mazzetti Erica

Melilli Fabio

Miceli Carmelo

Migliore Gennaro

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Minniti Marco

Mor Mattia

Morani Alessia

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Mura Romina

Muroni Rossella

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nevi Raffaele

Nobili Luciano

Noja Lisa

Novelli Roberto

Occhionero Giuseppina

Occhiuto Roberto

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orsini Andrea

Padoan Pietro Carlo

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palmieri Antonio

Pastorino Luca

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pellicani Nicola

Pentangelo Antonio

Perego Di Cremnago Matteo

Pettarin Guido Germano

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pini Giuditta

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Polidori Catia

Pollastrini Barbara

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Prestigiacomo Stefania

Prestipino Patrizia

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Ravetto Laura

Ripani Elisabetta

Rizzo Nervo Luca

Rossello Cristina

Rossi Andrea

Rosso Roberto

Rostan Michela

Rotta Alessia

Ruffino Daniela

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria

Santelli Jole

Sarro Carlo

Savino Elvira

Savino Sandra

Scalfarotto Ivan

Schirò Angela

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Siani Paolo

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Siracusano Matilde

Sorte Alessandro

Soverini Serse

Sozzani Diego

Spena Maria

Speranza Roberto

Squeri Luca

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Tartaglione Annaelsa

Toccafondi Gabriele

Tondo Renzo

Topo Raffaele

Tripodi Maria

Ungaro Massimo

Valentini Valentino

Vazio Franco

Verini Walter

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Viscomi Antonio

Zan Alessandro

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zardini Diego

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Plangger Albrecht

Rossini Emanuela

Schullian Manfred

Sono in missione:

Bonafede Alfonso

Buffagni Stefano

Carinelli Paola

Ciprini Tiziana

Cirielli Edmondo

Cominardi Claudio

Del Re Emanuela Claudia

Delmastro Delle Vedove Andrea

Ferraresi Vittorio

Galizia Francesca

Gelmini Mariastella

Lollobrigida Francesco

Manzato Franco

Rampelli Fabio

Scoma Francesco

Tofalo Angelo

Valbusa Vania

Valente Simone

Villarosa Alessio

PRESIDENTE. Come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15, con l'esame degli ordini del giorno.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Bitonci, Claudio Borghi, Brescia, Caiata, Castiello, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Fusacchia, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Guidesi, Liuzzi, Lorefice, Losacco, Lupi, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rixi, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Sarti, Carlo Sibilia, Spadafora, Vacca e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1117-A.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Catello Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. L'intervento è solo per chiarire che la dichiarazione di voto fatta dall'onorevole collega Caiata stamattina si riferisce alla nostra astensione in merito al provvedimento e non alla fiducia, per la quale invece abbiamo votato positivamente poc'anzi. Era soltanto un chiarimento doveroso, perché si è fatto riferimento al merito e, nel merito, riteniamo naturalmente che una parte di questo provvedimento vada rivisto e per questo ci asteniamo. Rispetto alla fiducia, invece, continuiamo a credere nel progetto dell'Esecutivo.

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Mi scusi, Presidente, ma mi risulta che siano convocate le Commissioni per l'audizione del commissario europeo. Mi parrebbe doveroso, nel momento in cui iniziamo i lavori d'Aula, rinviare l'inizio dei lavori o sconvocare le Commissioni.

PRESIDENTE. Ha fatto bene a segnalarlo. È evidente che le due cose in contemporanea non ci possono essere. Verifichiamo un momento se le Commissioni siano state sconvocate.

Poiché in Commissione è ancora in corso l'audizione del commissario europeo, sospendo brevemente la seduta per consentirne la conclusione. La seduta riprenderà alle ore 15,15.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,15.

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Mi dicono che la Commissione sia conclusa e che gli uffici comunicano che la Commissione è conclusa. Io prendo atto della comunicazione che mi arriva dagli uffici, se poi ci sono notizie diverse nei gruppi lo faranno sapere.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, a che titolo?

EMANUELE FIANO (PD). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, questa notte è stato oggetto di una aggressione un circolo del Partito Democratico a Ponte Milvio, a Roma. L'aggressione è stata adesso rivendicata da un gruppo neonazista che si chiama Rivolta Nazionale, già noto per un video di presentazione con le bandiere del partito nazista con le svastiche, che conclude il suo volantino di rivendicazione inneggiando al fascismo.

A parte chiedermi come sia ancora possibile, in questo Paese, che un gruppo che inneggia dichiaratamente al fascismo e nazismo possa rimanere in vita, chiediamo che il Governo venga a riferire su questa e sulle altre aggressioni, troppe, che le sedi del Partito Democratico hanno subito in questi mesi e in questi anni e sul perché questo gruppo, dichiaratamente fascista e, dunque, incostituzionale, sia ancora in vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che nell'ordine del giorno Ciaburro n. 9/1117-A/156, per un mero errore tipografico, nell'impegno, la parola «provocare» va intesa come «prevedere». Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno Martina n. 9/1117-A/27 deve intendersi a prima firma Mor.

Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto recanti contenuto estraneo rispetto a quello del provvedimento in esame: Varchi n. 9/1117-A/160, in cui si prevede una modifica dei criteri temporali per l'iscrizione all'albo per il patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori (si veda, al riguardo, l'emendamento Varchi 2.20, dichiarato inammissibile in sede referente) e Delmastro Delle Vedove n. 9/1117-A/162, in materia di politiche relative all'utilizzo della magistratura onoraria e di rivalutazione del relativo fabbisogno di personale.

La deputata Gloria Saccani Jotti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Marin n. 9/1117-A/146, di cui è cofirmataria.

GLORIA SACCANI JOTTI (FI). Presidente, grazie. Profondo è stato il mio stupore quando, per l'ennesima volta, la maggioranza di Governo, con un ulteriore emendamento, ha compiuto un clamoroso dietrofront sul tema dei vaccini, allungando la proroga delle autocertificazioni. Troppo presto avevo profuso anch'io parole circa la ragionevolezza e il buonsenso che il Governo aveva mostrato e la vittoria della scienza contro l'anti-scienza. Siamo ricaduti nel buio, se non fosse per la gravità del problema e per la salute di tanti bambini, ci sarebbe da ironizzare evocando i gamberi, che fanno un passo avanti e poi, di fronte a un pericolo, due passi indietro. Pertanto, ci sarebbe da chiedersi se stiamo operando nel reale, assistendo a una telenovela, o ancora, a una rappresentazione di realtà virtuale. Purtroppo siamo nel reale.

Indubbiamente sono certa che Edoardo Jenner si stia rivoltando nella tomba di fronte agli incredibili voltafaccia, lui che nel 1796, quando morivano 400 mila persone di vaiolo, rivoluzionò la storia della medicina, introducendo per la prima volta la pratica vaccinale.

Da allora, quella dei vaccini è stata una storia di successi: mai la medicina, in altri campi, ha avuto un successo simile a quello dei vaccini, che ancora oggi, ogni anno, salvano due milioni di vite umane.

Allora, perché questa diffidenza, perché questo approccio sofferto con cui parte della popolazione affronta questo problema? Il Ministro Grillo ha più volte ammesso l'aumento delle coperture vaccinali a seguito della legge sull'obbligatorietà dei vaccini. Allora, perché prolungare l'autocertificazione esponendo a rischio di contagio bambini che per particolari ragioni non possono vaccinarsi? Perché dichiarare di non accettare un rischio estremamente contenuto quando la copertura vaccinale può assicurare un rischio vicino allo zero?

Non dimentichiamo che, nel caso del morbillo, mentre in Italia ancora si muore, ciò non avviene più in altri Paesi e siamo ancora lontani dall'immunità di gregge. Se in diversi Paesi e soprattutto nel nord Europa non c'è l'obbligatorietà è perché nella popolazione c'è già un'adeguata copertura vaccinale. In Francia, quando si sono verificati focolai epidemici ben più ridotti di quelli avvenuti da noi, è stata introdotta l'obbligatorietà.

Allora, a fronte di queste considerazioni - e tornando al gambero -, ma qual è il pericolo che si intravvede? Forse gli effetti avversi del vaccino sono rarissimi, non mortali, riguardano poche unità per milioni a fronte di effetti salvavita di grande efficacia nei vaccinati e non? Ci sono forse dati diversi di cui il Ministro dispone? Allora, che ci vengano comunicati subito. Ci sono forse posizioni ideologiche che si intende mantenere e che nulla hanno a che fare con la scienza? O promesse elettorali da mantenere? Non oso crederlo.

È ben vero che in Italia vi sono diverse persone e associazioni confessionali che credono che la Terra sia piatta e che la teoria di Darwin sia errata, ma non per questo sono mai stati ascoltati in Parlamento. I dati epidemiologici sui vaccini sono rappresentati da numeri che parlano chiaro e non possono essere negoziabili. Il Ministro Grillo, vista la sua formazione, non può non riconoscere queste evidenze scientifiche e portare in Consiglio dei Ministri e in Parlamento la sua voce, perché sua è la responsabilità di difendere la salute pubblica anche se ciò va contro un piccolissimo numero di elettori.

E non si dimentichi di diversi Ministri della salute che, prima di lei, non si sono lasciati intimidire nel portare avanti riforme coraggiose, denunciando, anche contro il parere di una gran parte dell'opinione pubblica e di componenti dello stesso Governo di appartenenza, effetti nocivi per la salute di alcune abitudini estremamente diffuse tra la popolazione. Ricordo Luther Terry in America, nel 1954, contro le potenti lobby dell'industria del tabacco e la presa di posizione del Ministro Sirchia, nel Governo Berlusconi, che in Consiglio dei Ministri, di fronte all'obiezione che la sua legge contro il fumo avrebbe fatto perdere molti punti al suo partito, minacciò le dimissioni e, di fronte a ciò, il Governo Berlusconi, incurante di tale previsione, approvò e sostenne in Parlamento questa legge che ha portato a salvare, negli anni, decine di migliaia di vite umane. Poi ricordo Dame Sally Davies e Agnès Buzyn, la Ministra della sanità francese che recentemente ha osato opporsi al Presidente Macron basandosi sugli incontestabili risultati di uno studio internazionale su uno degli argomenti più vicini alla vita quotidiana dei francesi, il vino, e che ha denunciato gli effetti negativi dell'alcol, anche se assunto in piccole dosi.

Pertanto, a tutela della salute e in coerenza con i disposti dell'articolo 32 della Costituzione, invito il Ministro Grillo ad adempiere a un preciso dovere connesso alla sua funzione e alla professione che ha scelto, ristabilendo da subito l'obbligatorietà vaccinale. James Freeman Clarke  gliene renderà merito. Inoltre, guardandosi allo specchio ogni mattina il Ministro Grillo, con la schiena dritta, si potrà consolare, anche dopo molti anni, ripetendo a se stessa: “Ho fatto la scelta giusta” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. L'onorevole Fassino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/111.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, signor Presidente. L'ordine del giorno che illustrerò richiama un tema che ritornerà anche in altri ordini del giorno e riguarda uno degli aspetti più delicati del provvedimento che stiamo esaminando e, cioè, i finanziamenti per il programma straordinario per le periferie.

Ora, noi tutti sappiamo come il tema delle periferie e della qualità della vita di questi territori sia uno dei temi principali su cui si misurano l'insieme delle amministrazioni del nostro Paese. Ogni amministrazione, quale che sia il colore politico che la caratterizza, nei suoi programmi ha collocato come priorità interventi di riqualificazione urbana e di rigenerazione delle periferie. Dunque, si tratta di una questione strategica e si tratta di una questione che proprio per la sua valenza generale non è ascrivibile soltanto alla sensibilità di questa o di quell'amministrazione, ma riguarda l'insieme delle amministrazioni comunali nel nostro Paese.

Ora, di fronte a un tema così delicato il provvedimento che noi stiamo esaminando assume una scelta che francamente è contraddittoria con questo interesse generale, perché, nel provvedimento, su cui è stata posta la fiducia e che voteremo domani o oggi al termine del dibattito, si prevede una riduzione di risorse di un miliardo 100 milioni di euro, che vengono stornati da questo capitolo di bilancio per essere devoluti ai capitoli di bilancio relativi agli sblocca avanzi dei comuni. Ora, non c'è dubbio che favorire lo sblocco degli avanzi di amministrazione dei comuni sia importante e ricordo che il Governo Renzi e il Governo Gentiloni hanno, su questo punto, fatto delle scelte significative e importanti e anche finanziariamente impegnative. Infatti, tra il 2016 e il 2019 sono stati devoluti allo sblocca avanzi oltre 3 miliardi e mezzo di euro e, dunque, non è certamente una penuria di risorse che giustifica che si trasferisca un altro miliardo 100 milioni a questa finalità, mentre, invece, è fortemente dannoso per i comuni ridurre di un miliardo 100 milioni lo stanziamento per gli interventi sulle periferie. Ricordo che questo stanziamento era inizialmente, per decisione del Governo Renzi, di 500 milioni nel 2015 e poi nel 2017, per decisione del Governo Gentiloni, è stato rimpinguato per un altro miliardo 600 milioni. Ora, invece, si riduce. Infatti, i 500 milioni iniziali non vengono toccati, e questo è certamente positivo, ma si fa un intervento, con il provvedimento in atto, di riduzione del miliardo 600 milioni già stanziato di un miliardo 100 milioni, cioè si tolgono i due terzi delle risorse stanziate.

Questo è del tutto privo di senso perché significa bloccare 96 progetti, molti dei quali ormai avviati dai comuni, 96 progetti che riguardano complessivamente città e comuni che assommano una popolazione di venti milioni di abitanti del nostro Paese, 96 progetti per una parte dei quali sono stati addirittura già sottoscritti, tra i comuni e lo Stato, le convenzioni e gli atti giuridici impegnativi necessari e, dunque, si va, con questo provvedimento, a ledere quello che è un rapporto di leale collaborazione che sempre deve intercorrere tra i livelli istituzionali, si va a mettere in una condizione di insicurezza, di incertezza e di precarietà l'attività amministrativa dei comuni e, soprattutto, si bloccano progetti che, se realizzati, avrebbero nel breve periodo un'efficacia significativa come progetti di riqualificazione e di rigenerazione delle periferie.

Per questa ragione noi pensiamo che sia una decisione sbagliata. Peraltro, una decisione di questo genere determina anche una sperequazione nell'utilizzo delle risorse tra nord e sud, perché è noto che le amministrazioni, che hanno avanzi di bilancio, sono concentrate maggiormente nel centro-nord del Paese e molto meno nel Mezzogiorno. Andare a stornare le risorse dal piano periferie per portarle allo sblocca avanzi significa stornare risorse che in buona misura andranno al centro-nord e penalizzeranno il Mezzogiorno, mentre nei programmi periferie che sono stati presentati c'è un equilibrio molto maggiore tra enti locali del nord ed enti locali del Mezzogiorno. Dunque - e ho concluso - si determina, in questo modo, una condizione di assoluta precarietà e incertezza per i comuni. Per questo noi chiediamo di rivedere questa decisione.

Il Presidente del Consiglio, Conte, incontrando l'ANCI, si è impegnato, con provvedimenti futuri, a restaurare la cifra, però io dico che questa è una promessa. A oggi deve essere chiaro che noi approveremo, se non viene modificato - e non sarà modificato, presumibilmente -, un provvedimento che taglia ai comuni un miliardo 100 milioni per il programma periferie e questo è un danno per gli enti locali che avevano progettato programmi di riqualificazione del loro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lorenzin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/138.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo visto che la maggioranza ha deciso per quanto riguarda il tema dei vaccini di non ottemperare ad un gesto che pur aveva assunto all'inizio, proprio pochi giorni prima di questa votazione, in cui era tornata indietro rispetto allo scellerato emendamento fatto al Senato. Ma ad un certo punto c'è stata una retromarcia della retromarcia: devo dire che non è stata una inversione a “u”, potremmo dire una cosa un po' a zig zag come quella di dare forza di legge, in modo pilatesco, alla circolare sulle autocertificazioni fatta dal Ministro durante la primavera. Ora noi abbiamo provato a sostenere le tesi dei presidi, del mondo sanitario, dell'associazionismo rappresentativo dei genitori di bambini con malattie e con immunodepressioni prima in Commissione e poi in Aula. Devo dire che non abbiamo avuto ascolto ed è una di quelle situazioni che portano un grande rammarico perché le posizioni che abbiamo preso non erano di stampo politico: nessuno di noi aveva interesse a segnare un più uno, e a gridare “viva, viva, abbiamo vinto”. Abbiamo invece avuto l'interesse con una serie di emendamenti tutti costruttivi, tutti dialoganti, tutti nel merito di offrire alla maggioranza la possibilità di costruire l'emendamento che è diventato, con il voto di fiducia, legge, di costruire un'uscita che permettesse sia al mondo della scuola sia al mondo reale cioè alle famiglie e ai genitori di bambini e bambine che hanno cominciato l'anno scolastico, di viverlo in assoluta sicurezza. Queste nostre proposte sono state tutte rigettate. Devo dire sono state rigettate senza che ci sia stata data l'opportunità di saperne il motivo. Non sapremo mai perché il Ministro ha scelto come data della proroga dell'autocertificazione il 10 marzo. Non lo sapremo: ha scelto questa data forse per comodità, perché era la data della norma iniziale. Peccato che tutte le persone e le organizzazioni audite ci hanno detto che la data del 10 marzo crea confusione, problemi e danni. Ormai, almeno per il momento, i buoi sono usciti dal recinto. In quell'emendamento, così come in altri sottoscritti da molti esponenti del PD e in altri da esponenti di Forza Italia, abbiamo cercato di dare almeno una via per garantire la sicurezza alle famiglie. Ora noi abbiamo un grandissimo tema: chi controlla le autocertificazioni? Chi ci garantisce i diversi modus operandi delle varie regioni italiane che rispondano ad un effettivo interesse di sicurezza dei bambini? Chi ci garantisce che le classi sono costituite in modo sicuro? Chi potrà dire alle mamme di #IoVaccino che i loro figli potranno andare all'asilo nido, alla materna, alla scuola elementare, alle medie, alle prime classi delle superiori in tranquillità? Questo è quello che ci interessa: avere la certezza della costruzione di un percorso di garanzie effettivo. Vi faccio un esempio: l'Italia - lo sappiamo - ha diversi sistemi regionali e anche le anagrafi vaccinali, che sono state ad un certo punto oggetto di grandissimo interesse, sono composte in modo diverso. In questo momento, per gli iscritti a scuola nella regione Lazio, i genitori non hanno dovuto presentare nessun certificato e nessuna proroga, perché già esiste un collegamento elettronico per il quale la lista degli iscritti a scuola il 10 luglio è stata comunicata alla ASL. Noi come facciamo a sapere che poi l'ASL ha risposto alla scuola e che la scuola ha gli strumenti per intervenire: chi ci garantisce questo controllo? Chi garantisce il controllo in altre regioni dove questi meccanismi non ci sono e chi garantisce che effettivamente, invece, ci sia stata la possibilità di sapere, in casi sospetti, esattamente se l'autocertificazione è vera o falsa e che una mamma che ha un bambino immunodepresso abbia la certezza che il suo bambino sia a scuola? Come vedete qui non stiamo dicendo niente di strano, Presidente.

Stiamo dando un suggerimento alla maggioranza che sostiene il Governo che dovrà venire qui in Aula, come abbiamo chiesto durante il dibattito, a darci delle risposte: le risposte non sono state date. Speriamo che siano almeno accolti i nostri ordini del giorno di buonsenso e di ragionevolezza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori anche per segnalare a lei e all'Aula che il mio gruppo di Forza Italia finora ha iscritto a parlare solo un deputato in questa fase della discussione. Iscriverà un altro deputato e poi nessun altro deputato di Forza Italia parteciperà alla fase della discussione in corso. Resta inteso che poi, quando ci sarà la votazione degli ordini del giorno, ciascuno di noi, se lo riterrà, si alzerà e dichiarerà il voto sull'ordine del giorno. Però mi risulta che allo stato ci sono iscritti per illustrare gli ordini del giorno, quindi prima del voto, circa cento deputati. Dunque intervengo per segnalare che il gruppo di Forza Italia non ritiene utile in questo momento, in questa fase mettere in atto procedure ostruzionistiche. Per carità riteniamo che sia legittimo da parte delle opposizioni fare ricorso agli strumenti che il Regolamento consente alle opposizioni per esercitare le proprie prerogative, tuttavia riteniamo che il ricorso all'ostruzionismo debba essere eccezionale, debba verificarsi quando le circostanze lo richiedono. Debba verificarsi quando, ad esempio, ci può essere la necessità di indurre la maggioranza a rivedere il proprio orientamento su un testo al fine di modificarlo ma siamo in questa circostanza oggi, su questo decreto-legge che si intitola “milleproroghe” e che per inciso, mi permetto di dire, forse i cittadini che stanno fuori dal Palazzo nemmeno sanno di che si tratti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? La maggioranza ha già ottenuto la fiducia sul decreto-legge: non c'è alcuna possibilità di utilizzare la pratica dell'ostruzionismo per consentire modifiche che anche noi avremmo auspicato e infatti abbiamo cercato di determinare con i nostri interventi in Commissione e in Aula, che sono stati sempre puntuali e di questo ringrazio anche i parlamentari del mio gruppo. Non c'è alcuna possibilità di modifica. Quindi è una pratica assolutamente inutile in questo momento che forse svilisce anche un po' la funzione dell'Aula, la funzione del Parlamento e anche la funzione dell'opposizione alla quale noi invece teniamo molto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È vero - concludo Presidente – che il MoVimento 5 Stelle, nella scorsa legislatura, quando era all'opposizione faceva di peggio, faceva molto peggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): occupava i banchi, andava sui tetti, lanciava le banconote ma è questa una ragione per cui noi possiamo diventare peggio di loro o come loro? Noi rivendichiamo la nostra diversità anche quando stiamo all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il mio auspicio è che anche gli altri gruppi di opposizione si rendano conto che questo modo di procedere non migliora la qualità del dibattito in quest'Aula ma semplicemente ci fa diventare un po' simili a loro e per quanto riguarda Forza Italia questo non lo vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-Congratulazioni).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente, ma naturalmente qualsiasi considerazione e valutazione rispetto al modo con il quale i gruppi parlamentari esprimono la loro posizione all'interno dell'Aula è sindacabile, è rispettabile e ciascuno può legittimamente avere le proprie opinioni. Proprio perché il dibattito è stato compresso nel momento in cui stava iniziando a dare risposte importanti - lo voglio nuovamente ricordare a chi sostiene che il nostro sia stato un atteggiamento ostruzionistico - noi riteniamo che il fatto che si siano iscritti tanti colleghi del Partito Democratico nella discussione generale pochi giorni fa ha consentito di introdurre, nella discussione, ancora non negli atti formali, un tema, quello del bando periferie, che, fino a quel momento, era totalmente negato dai gruppi di maggioranza. E avremmo ritenuto, proprio per le conseguenze che questo decreto porta con sé, che una discussione nel merito su un tema così delicato come quello dei vaccini o del terremoto avrebbe portato a riconsiderare alcune posizioni. Dopodiché, signor Presidente, vede, attribuire alla discussione in quest'Aula esclusivamente una funzione di carattere utilitaristico non appartiene a questi banchi del Parlamento, o almeno a questa parte, perché per noi ci sono alcune questioni, che si chiamano valori, che si chiamano principi, che si chiamano testimonianza, rispetto ai quali saremo qui anche quando non avremo nulla da ricavarne dal punto di vista pratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché riteniamo che, intanto, il Paese deve sapere nel dettaglio quello che sta accadendo dal punto di vista delle conseguenze e, successivamente, riteniamo che sia indispensabile che vi sia un'azione di interlocuzione e di dialettica, che non ci pone sullo stesso piano della minoranza della scorsa legislatura, collega Occhiuto. Non ci vedrete mai assaltare i banchi del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non ci vedrete mai salire sui tetti, non ci vedrete mai fare strame delle istituzioni, ma quando ci sarà da difendere i nostri principi, i nostri valori e le nostre idee, noi qui ci saremo sempre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Fatuzzo di Forza Italia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/151.

CARLO FATUZZO (FI). Quanto tempo ho, Presidente?

PRESIDENTE. Come gli altri, cinque minuti, onorevole.

CARLO FATUZZO (FI). No, veramente?

PRESIDENTE. Adesso quattro e mezzo, quasi. Tiri su il microfono bene.

CARLO FATUZZO (FI). Non li consumerò tutti e cinque, magari qualcuno lo risparmio per qualche altra occasione. Lo so che non è possibile. Mi consenta, Presidente, di portare qualche parola di relax. L'ordine del giorno che ho presentato - e l'ho presentato anche nel momento in cui si è discusso in Commissione - riguarda il fatto che in questo decreto “milleproroghe” non c'è - ripeto, non c'è - la proroga dell'APE sociale. Ma la gente che sta fuori da questo palazzo ci chiede di aumentare i posti di lavoro, i giovani ci chiedono di aumentare le possibilità di trovare lavoro. Ma se noi non lasciamo andare in pensione chi lo chiede, quando mai i giovani troveranno lavoro? L'APE sociale termina il 31 dicembre 2018 e, se non viene prorogato, non ci sarà più dal 1° gennaio 2019 la possibilità di avere la pensione a 63 anni, nel caso che si sia disoccupati di lunga durata, nel caso che si abbiano dei familiari non autosufficienti di primo grado a casa da assistere, nel caso che siamo inabili al 74 per cento e non abbiamo nessun reddito, nel caso in cui svolgiamo lavori usuranti. Quindi, questo decreto “milleproroghe”, a cui io sono totalmente contrario, è un decreto che diminuisce e di molto la possibilità di trovare lavoro ai disoccupati giovani che lo chiedono. Non si pensi che, essendo io segretario nazionale del Partito Pensionati, ai pensionati non interessi che i giovani trovino lavoro. Gli anziani sono ben felici di lasciare il proprio lavoro ai giovani. Una volta, nei secoli dei secoli fa, addirittura si tramandava di padre in figlio, in qualche caso, il posto di lavoro. Per cui io credo e chiedo che venga approvato questo ordine del giorno, perché desidero che vengano aumentati i posti di lavoro a disposizione di chi non ha lavoro. Viva i pensionati, pensionati all'attacco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. L'onorevole Delrio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/30.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente. Abbiamo presentato questo ordine del giorno sulla mia città e vorrei parlare della mia città, perché credo che questo non sia una perdita di tempo.

Il provvedimento che stiamo approvando impedirà il completamento della riqualificazione urbana delle Officine Reggiane, che sono 27 ettari nel cuore della mia città, Reggio Emilia, 27 ettari di aree industriali dismesse, ormai degradate, e che comprendono insieme anche il quartiere operaio delle Reggiane, cioè gli operai che lavoravano in questa grande officina, che fu frutto di grandi lotte sindacali e orgoglio dell'industria italiana.

Questo perché il provvedimento che stiamo per approvare - lo dico, suo tramite, Presidente, al Governo - ha delle conseguenze concrete sulla vita delle persone.

Gli abitanti del quartiere di Santa Croce, un quartiere modesto della mia città, un quartiere che ha bisogno di riqualificazione, aspettano con ansia la loro qualità urbana, le riqualificazioni, l'accessibilità, la presenza di parchi, tutti progetti che sono stati convenzionati, approvati e studiati da anni. Noi abbiamo iniziato questa riqualificazione già nel 2006, ristrutturando un capannone delle Reggiane, il capannone 19, e mettendo lì dentro un centro di alta tecnologia e di ricerca, e altri progetti su altri capannoni sono già stati approvati. Quindi, i lavori sono in corso, ci sono operai che lavorano, c'è una progettualità, ci sono delle richieste di ditte che vogliono venirsi a insediare in questo nuovo polo tecnologico nel cuore della città; e ci sono le aspettative dei cittadini di questi quartieri, che aspettano questo intervento come se fosse un cambiamento epocale della loro storia, della loro vita quotidiana, per la qualità dei servizi che migliorerà, per i servizi scolastici e i servizi insediativi che sono previsti.

Allora, capite, noi oggi stiamo cancellando la certezza di questi interventi e li stiamo cancellando perché ci si è voluti intestardire nel rendere disponibili pochi spiccioli di avanzi per alcuni comuni del Nord, su istanza di un partito, di qualche sindaco, di qualche partito della maggioranza; si è deciso di togliere certezza a questo piano delle periferie, che è un piano che, come dimostra la mia città, dà speranza, che dà certezza di futuro, che dà qualità di vita, che cioè rende più forti le città anche nelle loro periferie più fragili.

E vorrei ricordare qui, per esperienza diretta, Presidente - nel caso che a qualcuno interessi, anche dei colleghi del MoVimento 5 Stelle - che il nostro Governo, il nostro tremendo Governo, preparò e programmò il piano contro il dissesto idrogeologico, il piano per l'edilizia scolastica, il piano per la banda ultra larga e il piano periferia anche, esattamente, perché prese coscienza al suo insediamento di una grande fragilità del Paese, e anche un grande piano di investimenti infrastrutturali per oltre 150 miliardi.

Questi piani dovrebbero sopravvivere ai Governi, perché questo piano fu concepito insieme all'architetto Renzo Piano, col suo famoso progetto di rammendo delle periferie, e mirava esattamente a questo obiettivo: fare in modo che le fragilità strutturali di questo Paese venissero finalmente affrontate. Un piano per la sismica, per la fragilità e per il dissesto idrogeologico, un piano per le periferie delle città, un piano per rendere più sicure le nostre scuole. Ora, interrompere questi programmi di lungo periodo significa dare incertezza alle amministrazioni locali, significa rompere un patto profondo che finalmente lo Stato ha messo in piedi insieme a queste amministrazioni locali.

Noi ci saremmo aspettati che, se qualcuno voleva fare meglio di noi, accelerasse questi piani, non distruggendoli, non essendo animati da un'ansia di distruzione, ma essendo animati da un'ansia di accelerazione di questi piani, proprio perché questi piani riguardano la vita dei cittadini, specialmente delle persone più esposte a rischio, delle persone più fragili, delle persone che hanno più bisogno.

E, invece, ci troviamo qui, di fronte a una totale indifferenza del Governo. Si è deciso di distruggere una pianificazione così solida, già finanziata, già convenzionata, con le ditte che già lavorano, per il puro piacere di demolire ciò che era prima e noi non riteniamo che questo sia prova di buon governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); questo non è prova di buon governo e questo non è prova di occuparsi dei cittadini; questo è prova di arroganza politica e di incapacità di vedere le esigenze dei più deboli; per cui, chiediamo che il Governo immediatamente ripristini i fondi per le nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mollicone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/18.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, ci troviamo a discutere, in fase di ordini del giorno, perché, ovviamente, questo Governo ha voluto strangolare il dibattito in Aula, impedendo il confronto nell'ambito e nel merito di un decreto milleproroghe che, per tradizione, nato nel 2005, addirittura, doveva essere uno strumento tecnico, specifico per prorogare dei provvedimenti in maniera automatica e, invece, nel corso degli anni, è diventato, di fatto, un vero e proprio strumento politico che viene utilizzato dalle varie maggioranze per andare a colmare o delle lacune legislative o dei veri e propri errori oppure, anche, a introdurre delle forzature.

Nel vostro caso è il primo provvedimento omeopatico, nel senso che avete usato il decreto milleproroghe perché volevate, in teoria, disarticolare alcuni provvedimenti del precedente Governo Gentiloni o, dal vostro punto di vista, migliorarli; in realtà, poi, non si è capito bene cosa è successo, perché l'Invalsi, prima, l'avete confermato e poi l'avete posticipato; sui vaccini - abbiamo ascoltato anche l'ex Ministro Lorenzin -, dovevate liberalizzare la vaccinazione con l'autodichiarazione, poi, invece, li avete di fatto reintrodotti, ma a marzo, creando così il caos più assoluto; solo sulle periferie ci sarebbe da parlare per ore, non l'abbiamo potuto fare, ma abbiamo consegnato il nostro intervento di ben 13 colonne su tutti questi aspetti.

Tuttavia, la cosa che mi preme di più denunciare – e lo facciamo attraverso questo ordine del giorno - è l'indifferenza cinica e, talvolta, brutale che le Commissioni, l'Aula, il Ministro e tutto il Governo hanno dimostrato nei confronti dei diplomati magistrali e dei docenti tutti. Una categoria inspiegabilmente punita, chissà per quale ragione, perché voi siete gli stessi - parlo in particolare ai 5 Stelle, ma anche ad alcuni esponenti della Lega - che in campagna elettorale l'andavate a rassicurare. Ci sono ancora le interviste di Di Maio sulle varie riviste della scuola, dove Di Maio diceva: non vi preoccupate, appena al Governo sistemeremo il vostro problema. Ebbene, l'avete certo sistemato. E a chi rassicura, dicendo “non vi preoccupate non ci saranno questi licenziamenti di massa”, diamo la notizia in Aula che già - probabilmente vi saranno arrivate anche e-mail - cominciano ad arrivare i primi licenziamenti e il differimento del licenziamento al 30 giugno 2019.

Quindi, quello che noi denunciavamo anche in maniera accorata, anche salendo sui banchi di quest'Aula, in realtà, si sta già verificando, con grande disperazione da parte delle maestre, dei docenti e anche degli studenti di Scienze della formazione.

Noi abbiamo sempre rivendicato, come Fratelli d'Italia, di non volere scendere a livello della guerra tra i prof, ma di cercare di unire la categoria in un interesse comune e, quindi, ci battiamo per tutta la categoria.

Ebbene, quest'ordine del giorno punta semplicemente sul concetto che era anche quello degli emendamenti e, cioè, che dobbiamo arrivare a ripristinare le tre fasce GAE, dopo la sentenza plenaria che ha falcidiato le 3000 sentenze che sono state emesse a favore dei docenti e non appellate dallo Stato; è arrivata la sentenza plenaria del 2017 a fare strage di docenti.

Ebbene, noi proponiamo, con questo ordine del giorno, il ripristino delle tre fasce GaE con una serie di differenze, ovviamente, tra i criteri per l'inserimento delle diverse categorie. Per la prima fascia, diplomati magistrali vincitori e idonei del concorso del 1999, abilitati DM85, laureati in Scienze della formazione entro l'anno 2007; seconda fascia, diplomati magistrali in possesso dei tre anni di servizio e laureati in Scienze della formazione in possesso di tre anni di servizio e, concludo, la terza fascia, diplomati magistrali e laureati in Scienze della formazione senza servizio che potranno passare in seconda fascia una volta maturati i 36 mesi. È un ordine del giorno che dà un indirizzo, apre un percorso; noi auspichiamo che il Governo voglia istituire un tavolo urgente e che voglia salvare una categoria che forma i nostri ragazzi, i nostri studenti e che meglio di tutte le altre rappresenta l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Toccafondi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/24.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, alla Camera, in maniera improvvisa, dopo che al Senato, sul tema, nessuno aveva posto accento, la maggioranza ha introdotto il rinvio di un anno, da giugno 2019 a giugno 2020, della possibilità dell'inserimento, durante l'esame di Stato, come parte integrante, dell'esame di Stato, dell'esame di maturità, sia delle prove Invalsi, prove di valutazione oggettive Invalsi, sia del racconto dell'esperienza triennale di alternanza scuola-lavoro. Ora, intendiamoci, è tutto lecito e tutto possibile, la maggioranza può tutto, ma non essendoci sul tema un problema tecnico, perché i ragazzi, le loro famiglie, le scuole, gli insegnanti, i dirigenti sapevano e sanno da almeno tre anni che l'esame di Stato nel giugno 2019 avrebbe avuto delle modifiche in favore dei ragazzi e della valutazione dei ragazzi - spariva il cosiddetto quizzone, le prove erano solo due, le prove scritte, più un colloquio orale e all'interno del colloquio orale vi era appunto il racconto dell'esperienza di alternanza scuola lavoro, insomma, come dicevo, nessun problema tecnico - allora, questo rinvio da cosa è dato? E qui nasce la domanda che è reiterata anche all'interno dell'ordine del giorno, indirettamente, ovvero, qual è la vostra idea, più in generale, sul tema della valutazione dei ragazzi? È una valutazione dei ragazzi che deve essere oggettiva, in modo da poter migliorare la scuola italiana, da poter migliorare la situazione, i bandi, la ricerca, il lavoro e la formazione degli insegnanti e qual è la vostra idea di maggioranza sul tema dell'alternanza scuola-lavoro, che è un'esperienza positiva per i ragazzi che arrivano ad avere conoscenze, ma anche competenze, quelle competenze che sempre di più il mondo reale chiede e chiederà?

Allora, se è tutto possibile e lecito, non si comprende perché questo fulmine a ciel sereno, alla luce del fatto che non esiste un'esigenza di rinvio tecnico. È, quindi, una decisione politica, ma, allora, se la decisione è politica, spiegatecene il perché. In particolar modo, il Ministro Bussetti, che mai aveva citato queste due modifiche e questi due temi nell'audizione svolta un mese fa, ha avuto modo di rispondere alla domanda di un giornalista, in un'intervista su IlMessaggero di tre giorni fa; il Ministro dell'Istruzione ha avuto modo di dire: l'Invalsi non basta, cambiamo le prove per valutare i ragazzi. Dall'analisi di questa frase si comprende che non c'è nessuna contrarietà alle prove Invalsi, non c'è nessuna contrarietà o non ci sarebbe nessuna contrarietà rispetto al tema della valutazione, ma, allora, la domanda è ancor più lecita: perché volete rinviare, senza una oggettiva richiesta da parte del mondo della scuola, degli insegnanti, dei genitori e dei ragazzi, queste due opportunità rivolte proprio ai giovani? E sarà forse bene ricordare, per l'ennesima volta, che la scuola è fatta per i ragazzi, non per altro e non per altri. Allora, se la scuola è fatta per i ragazzi, deve puntare al meglio, non certo puntare alla mediocrità, e le prove Invalsi sono una prova oggettiva - tra l'altro svolta dall'Invalsi, che è un ente vigilato proprio dal Ministero dell'Istruzione - che ha il compito prioritario di fare una fotografia sulla valutazione oggettiva dei ragazzi da nord a sud. Solo attraverso una valutazione oggettiva dell'insegnamento e della conoscenza dei nostri ragazzi è possibile migliorare la scuola in meglio, migliorare la formazione degli insegnanti, la conoscenza degli insegnanti, i progetti rivolti alla scuola. Con l'ordine del giorno n. 9/1117-A/24, che segnalo ai sottosegretari, in fondo non facciamo che chiedere questo, ovvero qual è la volontà politica sul tema della valutazione, sul tema dell'alternanza scuola-lavoro, in fondo sul tema del futuro dei nostri ragazzi, a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. L'onorevole Melilli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/65.

FABIO MELILLI (PD). Presidente, il decreto “milleproroghe” spesso è il segno della difficoltà dei Governi, dei Ministeri, a dare corpo, ad attuare le linee che nelle norme noi definiamo. A volte, però, i decreti “milleproroghe” vengono utilizzati - molto opportunamente, tra l'altro - per cogliere alcuni aspetti che si determinano nella legislazione vigente e che hanno bisogno di alcune correzioni o magari di alcuni allungamenti di tempo. È il caso dell'ordine del giorno che ho presentato, perché nel decreto “milleproroghe” abbiamo affrontato anche un tema molto delicato, che è il tema degli strumenti degli ammortizzatori sociali, della cassa integrazione, chiamatela come volete, per alcune aree di crisi che riguardano il nostro Paese. Nella mia regione, in particolare, sono state definite nel tempo, attraverso interventi legislativi molto opportuni, aree di crisi complesse (le aree industriali di Rieti e di Frosinone) e con le norme che abbiamo varato nel passato è stato possibile, per i dipendenti, per gli operai, per i padri e le madri di famiglie che hanno vissuto il dramma della crisi e dei licenziamenti, la possibilità di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria rispetto a quella che era una legislazione vigente, che andava peraltro modificandosi nel tempo.

Alcune norme hanno consentito di reggere una crisi difficile, soprattutto in aree del Paese che non sono le aree del Nord, dove la reindustrializzazione, probabilmente per la presenza cospicua di sistemi imprenditoriali, è più facile, e hanno consentito di reggere l'impoverimento di alcune realtà sociali, perché determinate da numerosissimi cittadini - spesso marito e moglie, spesso nella stessa famiglia - che avevano avuto il dramma della crisi industriale così imponente. Nella mia terra, tra l'altro, che è stata industrializzata decenni fa, la presenza di multinazionali ha reso difficile il tema della riconversione, per la ponderosità e per l'ampiezza degli interventi industriali che erano stati fatti nel passato e che hanno avuto difficoltà ad essere riconvertiti, quindi avevamo provato a costruire ipotesi di proroga delle disposizioni che sono oggi vigenti, in particolare il comma 11-bis dell'articolo 44 del decreto-legislativo n. 148 del 2015 e il comma 139 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, che avevano consentito nelle aree di crisi complesse - definite in più luoghi del Paese, naturalmente, non soltanto nella mia regione - un processo di riqualificazione economica e sociale dei territori che erano stati interessati dalla crisi con un po' più di tempo, consentendo alle famiglie e agli operai di avere un sostentamento.

È di ieri l'ultima riunione al MiSE di un'altra azienda multinazionale, la Schneider, che lascia improvvisamente il nostro territorio e non aiuta il processo di riconversione; ed oggi gli operai dipendenti della Schneider, ma non soltanto loro, sono a rischio, perché la riconversione ha bisogno di più tempo, e la cassa integrazione in deroga serve proprio per questo: ottenere più tempo per trovare le soluzioni.

Per questi motivi, con questo ordine del giorno impegniamo il Governo ad adoperarsi, dal primo provvedimento legislativo utile - poteva farlo adesso, certamente -, al fine prorogare l'efficacia delle disposizioni che consentono ai lavoratori dell'area di crisi complessa di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale. Naturalmente il riferimento nell'ordine del giorno è alla mia terra, ma è chiaro che questo è un tema che riguarda soltanto la mia provincia ma gran parte del nostro Paese, almeno quello dove sono state definite le aree di crisi complessa, quindi speriamo e auspichiamo un parere favorevole del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Rostan ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/136.

MICHELA ROSTAN (LEU). Presidente, abbiamo avuto modo di dirlo in discussione generale e anche durante la dichiarazione di voto, che la vicenda dei vaccini purtroppo è stata trattata impropriamente in questo “milleproroghe”, perché un tema così complesso, così delicato e così importante andava certamente trattato in maniera più scrupolosa. Del resto, non c'era neppure alcun urgenza, perché esisteva una norma in vigore che garantiva tutti. Allora davvero non si capisce la ragione per cui in un provvedimento di carattere tecnico si sia voluto inserire una norma su di una questione così delicata. Questa idea improvvida, come sappiamo, è nata al Senato, qui alla Camera si è tentato di rimediare, ma in realtà si è costruito un altro pasticcio, perché l'obbligo di vaccinazione per essere iscritti a scuola scatta subito, ma si utilizza un'autocertificazione con l'obbligo poi di produrre la documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie entro il 10 marzo 2019, cioè praticamente quando la scuola si avvia a conclusione e, quindi, quando ormai i giochi sono già fatti.

Noi pensiamo che la vostra sia stata davvero una mossa astuta, però pericolosa nello stesso tempo, perché mette a rischio la salute di migliaia di bambini, a partire soprattutto da quelli immunodepressi, e il tutto probabilmente per pagare una cambiale politica ai no-vax, magari anche in attesa dell'approvazione della legge “Grillo” sull'obbligo flessibile. Noi vogliamo ricordarvi che la responsabilità che vi state assumendo in quest'occasione è davvero grave, anzi gravissima, per cui questa norma andrebbe cancellata in toto. Purtroppo avete fatto ricorso alla fiducia e quindi non ci avete dato neppure la possibilità di presentare proposte alternative.

Allora, noi di Liberi e Uguali, con quest'ordine del giorno, proponiamo almeno una riduzione, una limitazione del danno, cioè chiediamo che il Governo si impegni ad anticipare la data per produrre la documentazione al 30 novembre 2018, quindi una data molto più congrua, molto più vicina, che dà anche qualche certezza in più, e chiarisca però che in ogni caso tutte le vaccinazioni debbono essere state eseguite prima dell'avvio delle lezioni, quindi prima dell'inizio dell'anno scolastico.

Chiediamo inoltre che il Governo si impegni a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni e a presentare alle competenti Commissioni parlamentari una relazione mensile relativa al monitoraggio delle dichiarazioni presentate, per capire e per tenere sotto controllo la situazione. Sempre nella direzione di costruire maggiori sicurezze per le famiglie e per i bambini, chiediamo anche che il Governo si impegni a procedere in tempi molto rapidi all'istituzione dell'anagrafe nazionale dei vaccini. Queste poche richieste ci sembrano misure minime ma di buonsenso. Ricordiamo a tutti che i vaccini salvano le vite, e ricordiamo che non vaccinarsi espone soprattutto gli altri a pericoli che non hanno certamente scelto di correre in piena autonomia. Ricordiamo soprattutto che parliamo di bambini, quindi di famiglie preoccupate, di genitori che vogliono certezza quando mandano i figli a scuola e non hanno nessuna voglia di giocarsi scommesse assurde sulla vita e sulla morte e sulla salute dei loro piccoli. Per cui, noi di Liberi e Uguali auspichiamo davvero un vostro ripensamento su queste misure minime che sottoponiamo alla vostra attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. L'onorevole Fidanza ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/6.

CARLO FIDANZA (FDI). Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/1117-A/6, su quello che potremmo ormai definire l'atavico problema del bando periferie. Molto dibattito è stato svolto già in sede di discussione generale; devo dire che abbiamo purtroppo riscontrato da parte del Governo e anche da parte la maggioranza, sia nei lavori di Commissione sia durante la discussione in Aula, una chiusura che non ci aspettavamo, perché è di tutta evidenza che si è fatta un'operazione di ingegneria contabile che poi finisce nell'immediato col procurare di fatto un taglio di queste risorse. Se è vero, come è vero, che quell'intervento normativo da parte dei Governi a guida PD ha avuto anche una funzione preelettorale in molti casi, tanto da consentire ad amministrazioni guidate dalla sinistra di fare progetti che molto spesso non avevano un impatto concreto e virtuoso sulle periferie, come invece avrebbe dovuto essere, è altrettanto vero che paradossalmente questo intervento finiva con il penalizzare tantissime amministrazioni che nel frattempo, nel corso degli ultimi 2-3 anni, avevano cambiato colore politico, che avevano tutti i titoli e i tempi per poter modificare quei progetti rendendoli maggiormente virtuosi. Allora non si capiva la ratio di questo intervento, né dal punto di vista tecnico, ma nemmeno dal punto di vista politico. Per questo abbiamo cercato di emendarlo, insieme devo dire a tanti colleghi di tutti i gruppi; e per questa ragione, vista l'impossibilità di vedere accolti quegli emendamenti per via del ricorso alla fiducia, abbiamo presentato questo ordine del giorno, che chiede al Governo di intervenire salvaguardando le convenzioni che sono state stipulate, ma salvaguardando anche quei comuni che entro la fine di quest'anno solare, entro il 31 dicembre 2018, siano in grado di presentare dei progetti in fase definitiva, in modo da poter salvare quelle risorse e dare risposte ai cittadini di quei comuni: perché noi non accettiamo la logica per cui si debba giustamente sbloccare l'avanzo di amministrazione per gli 8 mila comuni d'Italia - cosa che ci vede naturalmente favorevoli e che da sempre chiediamo - come alternativa rispetto al finanziamento di un bando periferie, quindi gli interventi su quei capoluoghi.

È di tutta evidenza che nelle ultime ore c'è stato un dialogo tra la situazione dei comuni e il Governo, con un impegno che il Governo ha preso a trovare queste risorse, pari a 1 miliardo e 600 milioni, per coprire tutte le convenzioni in essere. Se davvero questo impegno è sincero, immagino che tanto il Governo non avrà problemi a dare parere positivo a questo ordine del giorno, quanto ovviamente la maggioranza a votarlo, a sostenerlo compattamente, se dovesse essere messo ai voti.

Approfitto - 30 secondi, Presidente - per dire che uno degli altri temi che riguardano le nostre realtà urbane è quello della Bolkestein per quanto riguarda gli ambulanti, gli operatori dei mercati scoperti. Anche qui, c'è stata più di una dichiarazione da parte degli esponenti del Governo e della maggioranza di voler mettere mano finalmente all'esclusione degli ambulanti dalla direttiva Bolkestein. Ci aspettiamo anche qui un comportamento conseguente da parte del Governo e della maggioranza, che venga accolto questo ordine del giorno che va in questa direzione presentato dal gruppo Fratelli d'Italia, e che quindi si faccia un passo avanti. Ci saremmo aspettati un voto favorevole sugli emendamenti, non è stato possibile; ci aspettiamo almeno che si dia corso a questo impegno attraverso un accoglimento di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Padoan ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/71.

PIETRO CARLO PADOAN (PD). Presidente, l'ordine del giorno, che presentiamo insieme ad alcuni colleghi, è volto a reintegrare le risorse sottratte alle periferie: una decisione estremamente grave, estremamente dannosa in sé e per le conseguenze che emana in termini di messaggio che il Governo e la maggioranza danno con questa decisione. Dal punto di vista procedurale, forse non dovrei ricordare quello che è successo: impegni precedentemente presi sono stati cancellati e sono stati tradotti nel migliore dei casi in generici impegni futuri che il Governo intende prendere in termini di risorse da destinare alle periferie; quindi stiamo scambiando qualcosa di certo con qualcosa di incerto e di opinabile; è qualcosa che, quindi, mina la fiducia con cui si deve poter guardare agli eventi che ci aspettano nelle prossime settimane. Mi chiedo se questo metodo di lavoro sarà il metodo di lavoro in cui verrà presentata e discussa la legge di bilancio: sarebbe un grave errore, perché si aggiungerebbe all'incertezza che già molte scelte di questo Governo hanno prodotto al Paese, con conseguenze tangibili in termini di risorse buttate al vento.

La seconda ragione per cui siamo fortemente contrari, e quindi richiediamo l'integrazione delle risorse, ha a che fare con una visione di fondo sullo sviluppo futuro. Noi riteniamo che la crescita debba essere sostenuta, ma debba essere anche sostenibile, e le città sono i luoghi nei quali questa partita fondamentale si gioca e si può vincere o si può perdere. Si può vincere se le periferie sono integrate nel processo di sviluppo, se si permette loro di diventare luoghi nei quali le parti sociali più deboli trovano il modo di raccordarsi con le fonti di crescita più dinamiche. Quindi danneggiare le periferie significa aumentare le ferite all'interno delle città, indebolirle come meccanismi di crescita, e soprattutto disattendere le speranze che molti cittadini avevano riposto in chi nella maggioranza prometteva più equità sociale. Qui si sta proponendo esattamente il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. L'onorevole Boschi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/79.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Presidente, ogni anno nel nostro Paese purtroppo diminuisce il tasso di natalità, e contestualmente aumenta l'invecchiamento della nostra popolazione. Per questo pensiamo sia importante confermare e consolidare delle misure a sostegno della natalità nel nostro Paese, misure però che, al tempo stesso, possano consentire agli uomini e alle donne di vivere la genitorialità come una libera scelta, senza che questo comporti necessariamente un sacrificio della propria attività lavorativa, delle proprie ambizioni professionali.

Nell'ambito delle tante misure messe in campo in questi anni dai Governi del Partito Democratico a sostegno della natalità (molte altre misure ovviamente potranno essere aggiunte, io mi auguro possano essere in qualche modo sommate a quelle già esistenti, proprio per sostenere la natalità, le nascite), quelle che riguardano la conciliazione dei tempi di vita-lavoro si sono rivelate le più efficaci. In modo particolare, una misura introdotta in via sperimentale, e poi finanziata costantemente in questi anni dai Governi Renzi e Gentiloni, ha funzionato particolarmente in Italia dopo altre esperienze positive in altri Paesi europei: mi riferisco al congedo obbligatorio di paternità per i lavoratori dipendenti, che oggi è previsto per quattro giorni, più uno facoltativo alternativo rispetto al congedo della madre. Questa misura arriverà a scadenza il 31 dicembre di quest'anno; il Partito Democratico ha presentato un emendamento in Commissione, poi riproposto per l'Aula, per prorogare questa misura, almeno nella forma attualmente esistente. L'emendamento è stato respinto, quindi è stato bocciato dal Governo e dalla maggioranza.

Io mi auguro però che il Governo, così come chiede l'ordine del giorno firmato insieme ad altri colleghi, possa rimediare a questo errore nel primo provvedimento legislativo utile, anticipando comunque l'intenzione del Partito Democratico poi in sede di bilancio di chiedere che questa misura da sperimentale diventi strutturale, e che possa essere estesa almeno a dieci giorni rispetto ai cinque attuali. Tuttavia in questo veicolo normativo, trattandosi appunto di “milleproroghe”, almeno la proroga dell'esistente sarebbe stata un segnale importante anche per dare una prospettiva nei prossimi anni a questa misura.

Consentire anche agli uomini il congedo nei primi cinque mesi di vita dei figli, e addirittura renderlo obbligatorio per alcuni giorni, è sicuramente uno strumento utile, non soltanto per garantire piena parità di opportunità tra lavoratori e lavoratrici (ovviamente nell'ambito dei primi mesi di vita dei figli), e per evitare quindi che la cura dei figli sia considerata esclusivamente appannaggio delle donne: serve anche a favorire in qualche modo una maggior consapevolezza dell'importanza del lavoro di cura, dell'esperienza preziosa dell'accudimento dei propri figli anche per gli uomini, e segna un passo in avanti importante da un punto di vista culturale per la nostra società, oltre che ovviamente in tema di diritto del lavoro, garantire una maggior uguaglianza tra lavoratori e lavoratrici.

Per questo chiediamo che il Governo non lasci cadere nel vuoto la richiesta del Partito Democratico, e si impegni formalmente in quest'Aula; augurandoci poi che, a differenza del passato, rispetti gli ordini del giorno e gli impegni assunti e non tradisca le aspettative, come avvenuto, per quanto riguarda il terremoto, con il decreto-legge terremoto, che non ha avuto, poi, riscontro in questa sede rispetto agli impegni del Governo, e che quindi possa essere un ordine del giorno che non è meramente scritto sull'acqua, ma che sia davvero un impegno sentito, condiviso e poi reso concreto dal Governo e dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Fornaro ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Fassina n. 9/1117-A/135, di cui è cofirmatario.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, il nostro gruppo ha presentato tre ordini del giorno. Uno è stato illustrato dalla collega Rostan poc'anzi e io illustrerò il n. 9/1117-A/135, che è dedicato alla seconda questione, oltre a quella dei vaccini e poi relativamente alle problematiche degli insegnanti, incentrato sull'articolo 13, che, ricordo, è stato introdotto durante l'esame al Senato e interviene sulle modalità di utilizzo delle risorse del Fondo per il finanziamento degli investimenti e per lo sviluppo infrastrutturale del Paese, meglio noto come Fondo periferie. Lo ha già detto in maniera molto chiara il collega Fassina durante la discussione sulle linee generali sul provvedimento: la decisione del Governo non convince noi, così come non ha convinto i comuni, perché interviene a gamba tesa su questa questione e, soprattutto, perché, in qualche modo, si lede un principio, noi riteniamo, fondamentale, che è quello fiduciario tra l'amministrazione statale e gli enti locali, perché, ricordo, di fatto vengono spalmati negli anni, e quindi differito il finanziamento fino al 2020, gli interventi che erano già stati oggetto di un contratto tra i comuni e lo Stato centrale, e poi, ovviamente, a ricaduta, tra i comuni e i soggetti attuatori.

Il risultato finale, poi, di questa operazione - questa la giustificazione, che non ci convince, peraltro, del Governo - era quello che, in realtà, si liberavano avanzi di amministrazione di esercizi precedenti, in ottemperanza a quanto stabilito dalla sentenza della Corte. Noi sottolineiamo con forza un tema di disequilibrio; cioè, in buona sostanza, larga parte, circa l'80 per cento, degli avanzi di amministrazione riguardano comuni del centro-nord, e, conseguentemente, di fatto, attraverso l'inserimento di questa norma, si attua una sorta di redistribuzione territoriale al contrario, ovvero di fatto - ricordo che stiamo parlando di periferie - si andrà a intervenire più sul Nord e, invece, si lasceranno indietro realtà importanti delle regioni meridionali, che necessiterebbero, in molti casi ancor di più, di questo intervento.

C'è un altro aspetto che ci interessa sottolineare, anche perché nel dispositivo noi chiediamo che il Governo già con la prossima legge di bilancio inserisca interventi atti a implementare la bassa capacità di spesa attualmente registrata da parte degli enti locali e territoriali e a stanziare le conseguenti risorse. Ci interessa perché nella legge di bilancio credo dovremmo ritornare su una questione, che è quella dell'effetto moltiplicatore di investimenti pubblici degli enti locali. Gli enti locali sono quelli che hanno pagato di più in questi anni le politiche di austerità del bilancio dello Stato; più, ad esempio, degli enti centrali, della spesa centrale dello Stato, dei ministeri, e crediamo che su questo ci possa e ci debba essere un'inversione di tendenza, proprio nella logica di avere un effetto moltiplicatore.

E, in ultimo, vorrei osservare che gli interventi che verranno dilazionati, e quindi in molti casi non verranno più fatti, riguardavano interventi nel settore dell'edilizia residenziale pubblica, su cui per anni e per troppo tempo ci si è quasi dimenticati, e che, invece, oggi fanno segnare una problematicità molto forte. Detto anche qui in altri termini, non bastano le ordinanze di sgombero degli edifici occupati; occorre avviare una vera politica sulla residenza pubblica.

Questo poteva essere un primo passaggio, e quindi auspichiamo che, anche in conformità a quanto annunciato dal Presidente Conte, il Governo possa dare parere favorevole all'ordine del giorno n. 9/1117-A/135, a prima firma Fassina e sottoscritto da tutti i deputati e le deputate del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Salutiamo la delegazione del Movimento internazionale degli studenti cattolici, JEC/IYCS, che è presente in tribuna, ringraziandoli per la loro visita alla Camera dei deputati (Applausi).

Il collega Deidda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/8.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno non è frutto di ostruzionismo, ma vuole ammettere e modificare un errore che è stato compiuto nel febbraio scorso, quando è stato varato il nuovo codice della nautica. Infatti, immettendo una sola parola, questo nuovo codice ha praticamente reso obbligatoria la patente nautica per un solo tipo di motore di una sola marca. Infatti, si è giustificato questo con la maggiore sicurezza; peccato che fuori dall'obbligo della patente siano rimaste marche e motori molto più potenti di questo, di tutte le altre marche. Questo motore è il più diffuso, va dal Veneto alla Sicilia, si tratta di possessori hobbisti, si tratta anche dei noleggiatori; si tratta, comunque, di negozianti italiani che si sono visti le proteste degli utenti, si sono visti recapitare indietro la richiesta di risarcimento da parte di molti utenti che non possono più utilizzare questo motore dall'oggi al domani.

Il Ministero, prima ancora che si formasse il Governo, era d'accordo per ritornare indietro, aveva previsto una deroga di almeno tre anni; e invece, oggi, vediamo che questa deroga viene fatta solamente fino al gennaio 2019, un tempo non necessario, troppo stretto per permettere ai possessori o di prendersi la patente nautica o di rivendersi il motore. A molti è sembrato che quella modifica di quel codice della nautica sia stata una manovra, dicono loro, di lobby, cioè mettere fuorilegge un solo motore di una marca è un'ingiustizia. C'è stato qualcuno che è già stato multato, e parlo del Veneto. Noi abbiamo presentato una proposta di legge, abbiamo presentato un'interrogazione: chiediamo una proroga di tre anni almeno e poi dare tempo al Governo di modificare e rendere più accessibile la patente nautica. Oggi la patente nautica è troppo costosa, è troppo complicata, e bisogna dimostrare che la nautica non è solo un'attività per ricchi, ma è anche fatta da persone umili, da persone povere, che amano il mare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Orlando ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/46.

ANDREA ORLANDO (PD). Signor Presidente, va dato atto al Governo di esercitare nell'ambito della giustizia un'azione omogenea e continua, nel senso che, dopo avere rinviato i processi a Bari, ha deciso di rinviare l'attuazione della disciplina sulle intercettazioni, l'attuazione della disciplina sulle videoconferenze, di affondare la riforma del penitenziario, annunciando che ne farà un'altra. In questo, diciamo, c'è una coerenza e un'omogeneità dell'azione di Governo. Per argomentare il perché del rinvio della disciplina sulle intercettazioni sono stati usati tre argomenti, due non veri e uno che non prova nulla, se non il contrario. Quelli non veri è che si trattava di una normativa che introduceva un bavaglio, parola spesso utilizzata a sproposito; non vera perché non solo non c'è nuova sanzione verso i giornalisti, ma, addirittura, contraria al vero, perché, per la prima volta, con la riforma si introduce la pubblicabilità delle ordinanze.

Si diceva che si limitavano le intercettazioni come strumento di indagine; cosa non solo non vera, perché non c'è nessuna limitazione, ma, anche in questo caso, contraria al vero, perché si introduce un ampliamento e una facilitazione della disciplina per utilizzare le intercettazioni per il contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione. Quando uno vuole sapere che cos'è una legge bavaglio e che cos'è una legge che impedisce le intercettazioni si deve rivolgere alla Lega, che ne aveva scritta una con Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che colpiva esattamente in questa direzione. L'argomento che non prova è quello secondo il quale questa riforma non accontentava nessuno. In parte non è vero, perché, all'indomani della consultazione, che avevamo fatto per definire questa riforma, in verità, sia l'Avvocatura che l'Associazione nazionale magistrati avevano dato un parere tendenzialmente positivo, una cosa abbastanza difficile da conseguire su una materia così spinosa e delicata.

In verità, la posizione di questi interlocutori è cambiata poi, per alcuni fatti che è bene che il Parlamento valuti. Per la prima volta, nella storia della interlocuzione tra Governo e magistratura associata, si è creata una nuova entità: alcune grandi procure hanno scritto una lettera che sostanzialmente si dissociava dall'ANM, che ha poi cambiato posizione. L'Avvocatura è stata in qualche modo sollecitata dalla posizione delle camere penali all'interno dell'avvocatura.

Ora io, però, invito tutti i colleghi a riflettere su che cosa significherebbe una riforma che accontenta tutti i soggetti, che in qualche modo sono destinatari dell'intervento stesso. Avrei forti sospetti su una riforma che ha questo tipo di segno.

Ma il punto fondamentale che voglio qui porre, per indicare il senso del nostro intervento, è questo. Far saltare questa riforma non porterà a un equilibro più avanzato Questa riforma interviene unicamente nella direzione in cui si può intervenire, se non si vogliono sacrificare le indagini e l'informazione, cioè responsabilizzare le procure e impedire che si facciano fotocopie delle intercettazioni non rilevanti dal punto di vista penale e che riguardano persone che non sono coinvolte nel procedimento. Questo tipo di scelta è una scelta che si scontrerà inevitabilmente con resistenze corporative.

Ora io ho sentito dire ai colleghi della Lega in questi giorni, a sproposito, che la magistratura in Italia non è responsabile di ciò che fa. Lo è dal punto di vista disciplinare e noi abbiamo modificato la responsabilità civile dei magistrati. Ma se davvero hanno a cuore questo argomento, allora mi chiedo che cosa c'è di più irresponsabile di un processo, che si imbastisce a prescindere dall'andamento che si realizza nelle aule, cioè un processo che si fa sui giornali, sulla base della diffusione impropria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) di informazioni che riguardano persone, che spesso non sono neppure coinvolte direttamente dalle indagini.

Allora, se davvero tutti abbiamo a cuore la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nel processo, far saltare questa riforma è un modo invece per incentivare l'irresponsabilità del sistema. E io credo che è un lusso che, dopo tanti anni che si discute di questo argomento senza arrivare a un punto fermo, sarebbe davvero un errore capitale compierlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Librandi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/43.

GIANFRANCO LIBRANDI (PD). Grazie Presidente. Signori del Governo, onorevoli colleghi, nel corso di questo dibattito, molti colleghi hanno sottolineato ed evidenziato una serie di problematiche gravi e preoccupanti, che rendono questo “milleproroghe” inaccettabile. Il tema dell'autocertificazione dei vaccini, per esempio, o il blocco dei contributi per attuare il piano di recupero delle periferie, attivato dal Governo Renzi e confermato dal Governo Gentiloni.

Con questo ordine del giorno voglio, però, segnalarvi un tema legato alla cultura, alla cultura musicale. In particolare, nel decreto “milleproroghe”, al comma 1 dell'articolo 7, viene estesa ai giovani, che compiono diciotto anni nel corso del 2018, l'assegnazione della cosiddetta card cultura, introdotta dalla legge di stabilità 2016. Ricordiamo che la carta, destinata ai giovani, sia italiani che di altri Stati membri, residenti nel territorio nazionale che compivano diciotto anni nel 2016, è stata realizzata in forma di applicazione informatica e cioè utilizzabile tramite accesso a Internet e prevede l'erogazione di buoni spesa elettronici, del valore complessivo di 500 euro, per l'acquisto di biglietti per rappresentazioni teatrali e cinematografiche e spettacoli dal vivo, libri, titoli di accesso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi naturali.

Con la legge di bilancio 2017, al primo periodo del comma 626, la card veniva estesa anche a coloro che compivano diciotto anni nel 2017, oltre al resto, estendendo la possibilità di utilizzare la stessa anche per acquisto di musica registrata, corsi di musica, di teatro o di lingua straniera.

Il decreto oggetto di esame interviene proprio su questo primo periodo del comma 626, prevedendo la proroga dell'assegnazione anche ai giovani che diventeranno maggiorenni nel 2018. Tale proroga, però, non riguarda il secondo periodo del comma 626 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2017, che concedeva agli studenti iscritti ai licei musicali ed ai conservatori di musica un contributo una tantum, pari al 65 per cento del prezzo finale, per un massimo di 2.500 euro per l'acquisto di uno strumento musicale nuovo.

Considero questo mancato rinnovo del bonus molto negativo e chiedo per ciò che il Governo si impegni a riattivarlo almeno per il 2019. La cultura, anche quella musicale, è fondamentale per ogni Paese. Solo con la cultura in tutte le sue forme possiamo migliorarci e risolvere tanti problemi che assillano il nostro Paese, perfino quello che riguarda l'integrazione dei migranti. Dobbiamo essere in grado di trasferire, con la cultura e la conoscenza, parole ed insegnamenti che possano stimolare nei migranti, nelle loro menti, il desiderio e la volontà di rimanere o ritornare nei loro Paesi, di creare là, dove non esistono condizioni di democrazia, situazioni economiche profittevoli, con conseguenti condizioni di vita accettabili.

In un Paese che investe sulla cultura si ottiene più lavoro, si combattono le malattie, si creano le condizioni per una pace duratura e per un vivere tollerante. I fondi per la cultura, non solo non devono essere ridotti, ma devono essere aumentati e devono caratterizzare il nostro vivere futuro, rifiutando di prendere in considerazione i modelli tipo Orban e riflettendo attentamente sul futuro della democrazia, per non fare errori che ci costerebbero molto cari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole D'Alessandro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/121.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie Presidente. Io credo che ognuno di noi abbia la possibilità, in questi pochi minuti, di denunciare in quest'Aula la traduzione di ciò che è accaduto con questo decreto. Si tratta di uno scippo straordinario ai danni dei cittadini, perpetuato ai danni dei cittadini, quelli che avevano e hanno maggiore bisogno, quelli che vivono ai lati della città, non nella città, quelli che sono tendenzialmente esclusi e sono i cittadini delle periferie.

La periferia è ovunque e soprattutto periferia è dove c'è esclusione, dove c'è disagio sociale, dove ci sono problematiche legate alla casa. Il Governo che vi ha preceduto, il Partito Democratico che ha governato questo Paese, di cui io sono orgoglioso, è stato e sono stati i Governi che più nella storia di questo Paese hanno messo la più parte importante di risorse pubbliche proprio per le periferie di questo Paese. Mai, prima d'ora, è accaduto che una così grande e ingente quantità di risorse finanziarie fosse distribuita in tutto il Paese. Anche nella mia regione! È accaduto anche nella mia regione. E allora è straordinario come i parlamentari della mia regione, che oggi siedono in maggioranza e che andavano a manifestare nelle varie periferie delle varie città, siano i primi silenti responsabili degli scippi ai danni dei propri cittadini.

Andiamo in ordine. A Chieti avete levato i fondi per piazza San Giustino, per la riqualificazione urbana di via Ferri, per il piazzale Falcone e Borsellino, dove lì c'è una scala mobile che nel 2019 conclude la sua vita.

A Pescara, una città complicata nei quartieri, avete levato i soldi a contrada Zanni per la riqualificazione, a contrada Fontanelle, a San Donato, a Villa del fuoco, a Borgo Marino Sud, tutti interventi che riguardavano riqualificazione urbana e interventi sull'edilizia popolare, con le ATER, lì in Abruzzo, per progetti straordinari, per esempio, a Pescara, per immaginare proprio delle case per i disabili.

A Teramo sul vecchio stadio avete levato i soldi per la riqualificazione dell'area del vecchio stadio, per gli interventi di edilizia popolare in via Piave, per l'arretramento della stazione ferroviaria, per le piste ciclopedonali che avrebbero connesso e collegato parti della città a L'Aquila, la città che difende ogni giorno la mia collega Pezzopane insieme a me. A L'Aquila avete eliminato l'intervento che collega, attraverso le piste ciclabili, le scuole, avete eliminato la possibilità di ristrutturare dieci scuole dismesse per realizzare centri sociali, avete eliminato la possibilità di riqualificazione urbana del complesso ERP di San Gregorio, avete levato la possibilità di riutilizzare alcuni edifici dismessi del progetto case. Vedete, vi faccio qualche nome di zone dell'Aquila, Torretta, Gignano, Sant'Elia, San Sisto, Compito, San Marco di Preturo, Menzano, Tempera, sono tutte aree che voi avete conosciuto, e, concludo, Presidente, purtroppo, durante i giorni del terremoto. Quelle aree lì riempivano le pagine dei giornali perché lì c'è stato dolore; noi avevamo messo i fondi in quelle aree lì. Il risultato è che il Governo del cambiamento si è trasformato nel Governo della rapina; avete levato i soldi agli abruzzesi avete levato i soldi ai cittadini delle periferie italiane. Non basta un intervento generico, una dichiarazione di impegno, questi cittadini aspettavano un intervento concreto e in Italia questi cittadini sono 19 milioni che aspettavano interventi nelle loro realtà e nelle loro città. Purtroppo il Governo del cambiamento ha tradito, concludo Presidente, proprio la parte di popolazione che più si è fidata di voi, perché soprattutto lì avete ottenuto il consenso e soprattutto lì avete consumato il tradimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Carla Cantone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/73.

CARLA CANTONE (PD). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno, che è già stato oggetto di emendamento respinto nella Commissione bilancio la settimana scorsa, lo presentiamo perché ha tre obiettivi fondamentali. Il primo è l'utilità, perché la sperimentazione prevista dall'articolo 25 del decreto legislativo del 15 giugno 2015 ha dato importanti risultati, se vogliamo essere sinceri fra noi, malgrado le vagonate di inesattezze che vengono raccontate al Paese; utilità perché concertare condizioni di vita e condizioni di lavoro è un modello di partecipazione che si chiama democrazia reale, e non certo platonica. La seconda; opportunità, perché chi ha conosciuto e conosce il mondo produttivo, la realtà del lavoro sa bene che conciliazione e condivisione rendono più agevole e serena la vita delle persone che è già sufficientemente complicata sia dal punto di vista personale che professionale e familiare, specialmente per le donne. Se c'è serenità nel lavoro e rispetto dalla professionalità c'è anche serenità con le persone che condividono la tua vita privata. La terza; di rilevante necessità sia per le imprese, per chi è responsabile della produzione, e per lavoratrici e lavoratori, quindi, sia fra chi rappresenta il lavoro e chi lo produce manualmente, tecnicamente, intellettualmente.

Non è un ordine del giorno ideologico, ma un ordine del giorno che promuove e sostiene capacità di confronto, di discussione e di ricerca di una soluzione di conciliazione che deve produrre il superamento di eventuali divisioni e il superamento o, comunque, l'accantonamento di possibili conflitti.

Il mondo del lavoro ha bisogno di accordi e non di conflitto e se ve lo dico io, che ho qualche esperienza in merito sia di accordi che di conflitto, per la mia vita passata, fareste bene a non sottovalutare questi argomenti e i ragionamenti che vi ho proposto. Per evitare divisioni e conflitti c'è un modo intelligente e moderno: incentivare la contrattazione di secondo livello, una contrattazione vicino al luogo dove si produce, una contrattazione che promuove la conciliazione e l'accordo condivisi e, infine, una conciliazione che, a sua volta, favorisce democrazia e responsabilità. Questo ordine del giorno non è un'impuntatura del Partito Democratico solo per difendere le scelte del Governo passato, è un ordine del giorno che ripropone nel merito ciò che avviene in tutti i Paesi d'Europa, quelli civili, dove ci si confronta, perché la contrattazione e il negoziato sono strumenti di democrazia economica, di democrazia nel lavoro, di democrazia della rappresentanza sociale. Questi argomenti dovrebbero interessare a tutto il Parlamento e a tutte le forze politiche e non solo al Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Butti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Foti n. 9/1117-A/10, di cui è cofirmatario.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, come lei sa, Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia ha condotto una battaglia molto costruttiva e dignitosa per questo «milleproroghe», presentando anche una serie di emendamenti, pochi peraltro, ma estremamente qualificati e qualificanti sia per i proponenti e per come sono stati illustrati alle Commissioni, sia anche per il contenuto, però sono stati emendamenti che non hanno avuto una straordinaria fortuna. Potremmo dire che forse è mancata la fortuna, ma non il valore e il senso di quegli emendamenti. Uno di questi era dedicato alla cedolare secca, perché noi siamo preoccupati – puntualmente e diligentemente l'abbiamo anche scritto nell'ordine del giorno che ora vado ad illustrare – siamo preoccupati perché nel 2019 scadrà il periodo di applicazione dell'aliquota del 10 per cento della cedolare secca sugli affitti applicabile ai contratti di locazione a canone agevolato. Quindi, ai colleghi non sfugge, per la loro sensibilità, l'importanza anche di natura sociale degli emendamenti presentati in Commissione e certamente di questo ordine del giorno che noi abbiamo presentato, ma quegli emendamenti sulla cedolare secca li abbiamo presentati non solo perché fermamente convinti del loro significato, ma anche perché abbiamo forse eccessivamente confidato nella semantica, perché lei sa, Presidente, che la cedolare secca è anche definita flat tax e, considerando la sensibilità dei colleghi o, almeno di parte dei colleghi, della maggioranza di Governo, noi confidavamo sull'accoglimento di quegli emendamenti e, ovviamente, sull'accoglimento di questo ordine del giorno. Ahimè, per il momento, per quanto riguarda gli emendamenti così non è stato, ma, ripeto, confidiamo, per quanto riguarda invece l'ordine del giorno, perché quello della cedolare secca è un regime agevolato, un regime fiscale agevolato che peraltro conviene a tutti: conviene al locatore, conviene al locatario e, soprattutto, serve anche per l'emersione del cosiddetto «nero», cioè è uno strumento estremamente importante, e i dati di Confedilizia lo confermano, anche nella lotta all'evasione fiscale, ma siamo talmente convinti della bontà di questa proposta che impegniamo il Governo a valutare la possibilità di prorogare per gli anni dal 2014 al 2021 la riduzione al 10 per cento dell'aliquota dalla cedolare secca per contratti a canone concordato; non ci limitiamo a questo, ma chiediamo che vi sia un'estensione a tutti i comuni del territorio e anche ad alcune categorie catastali che non sono fino a questo momento ricomprese. E siamo talmente fiduciosi dell'accoglimento da parte del Governo di questo ordine del giorno che citiamo anche, dalla rassegna stampa, un articolo su un importante quotidiano economico apparso ieri dove, per bocca del prestigioso e illustre sottosegretario Bitonci, si dà l'ok alla cedolare secca sui negozi e lo si farà, così almeno dice questo articolo, in un pacchetto fiscale che verrà inserito nel disegno di legge di bilancio. Quindi, noi confidiamo, signor Presidente, nell'accoglimento totale di questo ordine del giorno perché, al contrario, ci sarebbe una contraddizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/13.

ROBERTO GIACHETTI (PD). La ringrazio, Presidente. Io sono qui ad illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/13 che riguarda la questione dei tagli ai finanziamenti per le periferie e, in particolare, il venir meno, nel caso in cui ci fosse questo taglio, del progetto di “Realizzazione dell'Auditorium del Mare in Centr@le”. Però, lei mi consentirà, signor Presidente, nella premessa di utilizzare anche la possibilità di dare una risposta, che credo sia doverosa oltre che dalla parte politica del mio gruppo anche mia personale, all'onorevole Occhiuto, che pone una domanda all'opposizione e, sebbene non sia in Aula, sicuramente qualcuno potrà fargli sapere, se è interessato, qual è la mia ragione. La ragione per la quale io ritengo che questa sia un'occasione nella quale noi abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di condurre un'iniziativa politica e parlamentare, perché qui dentro siamo in Parlamento, fino alla fine, fino a che è possibile, perché quest'Aula, insieme all'altra Aula che è quella che abbiamo a poche centinaia di metri da qui, si chiama Parlamento e se c'è una ragione per la quale qui dentro si parla è anche perché io sono indisponibile a pensare che qualunque cosa si dica, tanto più di questi tempi, sia del tutto irrilevante rispetto a quello che può accadere.

So perfettamente che il provvedimento è stato approvato e che siamo nella fase di discussione degli ordini del giorno. Io penso che il tempo che è davanti a noi potrebbe essere un tempo che potrebbe portare magari il Senato a cambiare ancora una volta questo decreto e, d'altra parte, la parte che mi interessa e della quale voglio parlare è stata cambiata già tre volte in Commissione. Pertanto, nulla vieta che possa cambiare anche al Senato e io personalmente mi batterei, nel mio gruppo, affinché, se ci fosse questo cambiamento al Senato, ci fosse poi la totale collaborazione con la maggioranza per approvarlo definitivamente alla Camera.

A cosa mi riferisco, signor Presidente? Prima che alle periferie, la ragione per la quale io mi sento di contribuire a una battaglia così esasperata, dal punto di vista parlamentare, è la norma sui vaccini. Io penso, signor Presidente, che quanto la maggioranza si sta assumendo in questo momento riguardo al tema dei vaccini sia una cosa di una gravità inaudita. Temo e mi auguro che non sia così, perché spesso e volentieri il richiamo alla responsabilità avviene soltanto nel momento in cui accadono delle cose drammatiche nel Paese e, probabilmente, ci si rende conto di quanto si è stati superficiali nel sottovalutare la gravità di quello che stiamo tenendo in mano. Penso, signor Presidente, che probabilmente sarebbe molto importante se molti di noi e molti di coloro sono nella maggioranza… io apprezzo il fatto che nel MoVimento 5 Stelle c'è qualcuno che ha palesemente sollevato non solo dubbi ma contrarietà rispetto a questa norma e che ci ha - come si dice - messo la faccia. Però, io penso, Presidente, che noi dovremmo porci il problema molto serio, nel momento in cui assumiamo una decisione di questo genere, di provare a immaginare cosa siamo in grado di rispondere a dei genitori che ci pongono il problema che, per una norma che noi stiamo facendo, bene che vada saranno costretti a non mandare i loro bambini a scuola e male che vada rischiano che nell'andare a scuola questi bambini incorrano in conseguenze difficilissime.

Lo dico, signor Presidente, per essere molto chiaro, perché non è difficile parlare con genitori che si trovano in questa condizione.

Mi lasci dire - e non intendo fare nomi - che è facilissimo anche parlare con genitori che in quest'Aula si trovano in questa condizione, guardarli in faccia e spiegargli che stiamo facendo una norma che con l'autocertificazione purtroppo non dà alcuna garanzia. I controlli che stanno facendo i NAS in questi giorni, signor Presidente, sono controlli che stanno mettendo in evidenza decine di casi nei quali le autocertificazioni sono false. Se un genitore di questi bambini immunodepressi e che non possono andare a scuola se non c'è la garanzia delle vaccinazioni - e ho concluso, Presidente - si fida, tuttavia, di un'autocertificazione e manda il bambino a scuola e poi si scopre che quell'autocertificazione è falsa, proviamo a immaginare che cosa può accadere? Colleghi, pensate a quello che sta accadendo in queste ore - e ho finito, Presidente - in Lombardia. Pensate al panico e all'insicurezza che si sta diffondendo in una regione perché ci sono stati 150 casi di legionella che stanno colpendo proprio le persone che sono più deboli, che sono più in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Qual è la reazione che abbiamo di fronte a noi? Quello che si può scatenare - e ho concluso - con i vaccini - e ovviamente le due cose sono completamente diverse - è qualcosa di molto peggiore e drammatico e che, guarda caso, va a colpire sempre le persone più deboli. C'è qualcuno che dichiara di difendere i diritti dei più deboli…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (PD). …che si voglia porre questo problema - ho concluso, Presidente - e magari utilizzare il tempo, da qui al suo arrivo al Senato, per cambiare il decreto su questo punto al Senato? Ecco perché, onorevole Occhiuto, anche se si avvicina il fine settimana qui dentro a tentare di convincere il Governo ci starò fino all'ultimo momento…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (PD). …perché, come ha detto Borghi, ci sono valori e ideali da difendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Gribaudo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/122.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Presidente, anch'io intervengo per illustrare un ordine del giorno su uno dei temi che è già stato toccato da molti interventi che mi hanno preceduto, cioè il tema dei soldi alle periferie, delle risorse che erano state stanziate da un bando importante del nostro Governo. In questo ordine del giorno io chiedo una cosa molto semplice, cioè che venga rispettato quel patto. La chiedo perché quelle risorse sono risorse particolarmente importanti per quelle zone che hanno bisogno di investimenti per essere rigenerate e riqualificate. È già stato detto ma ricordo che in questi fondi ci sono risorse per scuole da recuperare, per piazze che devono poter tornare ad essere più fruibili per i cittadini, per tutti i cittadini, ma soprattutto ci sono quartieri che finalmente avrebbero ricevuto l'attenzione che aspettavano e che meritavano. Penso, in modo particolare, alla mia città, alla città di Cuneo, che è il capoluogo della mia provincia, nella quale quei progetti che erano stati finanziati avrebbero davvero migliorato la qualità di alcuni quartieri importanti, quartieri popolari e molto vissuti che meritano attenzione e che aspettavano questi progetti, che erano già stati concertati con i comitati di quartiere e con l'amministrazione stessa. Penso alla trasformazione, finalmente, di Piazza d'Armi in un grande parco urbano, un progetto di cui si discuteva da tempo ma sappiamo che era sempre difficile da realizzare perché le risorse da reperire erano molto importanti e questo bando, queste risorse e questa convenzione erano fondamentali per proseguire un grande sviluppo di recupero che la città ha compiuto in questi anni. Lo dico perché le risorse che sono state stanziate non solo hanno generato nella città maggiore attenzione anche da parte dei privati, ma il comune stesso aveva deciso di aggiungere delle risorse per migliorare ulteriormente la qualità degli interventi. E non solo: aggiungo che già 200 mila euro delle risorse che erano state stanziate il comune li aveva investiti proprio nella fase preliminare di progetto. Come nella mia città questo avviene - e l'abbiamo sentito - in altre città d'Italia e questo significa che con la vostra scelta, con una scelta che io definisco irresponsabile, voi state mettendo a rischio la programmazione economica e di sviluppo delle città e del nostro Paese.

Il Presidente del Consiglio ha incontrato l'ANCI e si è fatto carico di alcune promesse. Sinceramente, però, io non riesco a capire per quale motivo avete rinviato forse ad un altro decreto qualcosa che evidentemente si poteva e - dico - si doveva affrontare in questa sede, già oggi. Probabilmente lo si poteva fare, evitando una fiducia illegittima e proseguire la discussione in Aula come il Partito Democratico ha chiesto più volte in maniera saggia e intelligente di fare e di affrontare. Io non vi capisco ma confesso di essere anche felice di non capirvi perché questa nuova grammatica istituzionale che state utilizzando per sfasciare tutto quello che di buono era stato costruito, e non solo, non appartiene né alla mia cultura politica né a quella del Partito Democratico. Per questo non cerco di capire ma vi chiedo almeno di rispettare impegni presi, proprio perché gli impegni vanno onorati, perché ci sono comuni che aspettano e non ve lo chiediamo noi che parliamo da qui ma ve lo chiedono i cittadini dei quartieri e delle periferie che aspettano da tempo risposte. Quindi, poiché la discussione parlamentare è già stata quanto meno mortificata, invito almeno a riflettere affinché almeno gli ordini del giorno vengano presi in considerazione per dare un segnale concreto che, anzitutto, il lavoro parlamentare conta e per onorare l'impegno che il Presidente Fico si era preso nella prima seduta in cui aveva detto che il Parlamento sarebbe stato la casa di vetro in cui avremmo discusso e si sarebbe dato spazio ad una discussione vera. Dunque, mi domando, queste promesse dove sono finite? Noi abbiamo l'esigenza di poter tornare sui nostri territori e dire che almeno una parte del lavoro di attenzione posta dai parlamentari del territorio venga rispettato e venga onorato dal Governo presunto del cambiamento: certamente per ora un cambiamento in peggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Occhionero ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Fratoianni n. 9/1117-A/134, di cui è cofirmataria.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, Presidente. Illustrerò brevemente il nostro ordine del giorno a prima firma Fratoianni e sottoscritto da tutte le deputate e i deputati di Liberi e Uguali per sottolineare un'altra disattenzione del Governo che ha dichiarato di aver cancellato, per un mero errore di approvazione del Senato, l'articolo 6, comma 3-quinquies, che avrebbe costituito una formula di salvaguardia per tutti i diplomati magistrali nell'anno 2001-2002 e per tutti i docenti che hanno conseguito l'abilitazione entro l'anno scolastico 2017-2018. Tale salvaguardia avrebbe permesso di garantire la continuità scolastica e didattica necessaria soprattutto per una formazione sana ed equilibrata dei nostri studenti che rappresentano il futuro della nostra comunità e avrebbe costituito anche un'organizzazione più organica di tutto il sistema scolastico amministrativo. Ma già, all'indomani dell'approvazione dell'emendamento al Senato, si era creata molta confusione e si era creato anche molto disagio all'interno delle stesse classi di insegnanti che vedevano tale norma in estrema discrasia con quanto già approvato dal Governo in sede di decreto dignità. E difatti è risaputo che le norme del decreto dignità non solo non risolvono l'annoso e spinoso problema dei diplomati magistrali dell'anno 2001-2002 ma rendono la loro posizione ancor più precaria perché vedono concludersi entro il termine del 30 giugno 2012 tutti quei contratti ad oggi in vigore e, quindi, pongono fine definitivamente al sogno di stabilità per molti insegnanti delle nostre scuole. La gestione degli incarichi di supplenze entro il 30 giugno ed entro il 31 agosto sarebbe stata assorbita dalle GAE, le graduatorie ad esaurimento, e tutto questo invece non sarà più consentito da un Governo che rimane sempre più chiuso ed arroccato nella sua grandezza numerica, nella sua cecità politica che non consente di porre fine ad un problema di frammentazione delle procedure di nomina nell'ambito dell'istruzione scolastica. E quindi, signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame vorremmo che davvero il Governo si impegnasse ad adottare con urgenza un provvedimento che consenta a tutti i diplomati magistrali dell'anno 2001-2002 e a tutti gli insegnanti che hanno raggiunto l'abilitazione con fatica entro l'anno scolastico 2017-2018 di essere inclusi in una fascia aggiuntiva delle graduatorie ad esaurimento. Quindi, non posso che sperare in un gesto di buonsenso da parte del Governo e nell'accoglimento del nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)

PRESIDENTE. L'onorevole Serracchiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/77.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie Presidente, illustro un ordine del giorno che interessa al Partito Democratico ma direi che dovrebbe interessare davvero tutta l'Aula. Abbiamo sentito parlare di pensioni molte volte. Con l'ordine del giorno vorremmo che non si parlasse più di pensioni buttando lì numeri a caso come ahimè, purtroppo, è capitato molto spesso ma si affrontasse una questione che nel milleproroghe può trovare e dovrebbe trovare uno spazio chiaro e che riguarda la proroga di uno strumento sperimentale che è in scadenza alla data del 31 dicembre 2018 e che si chiama Ape social. Si tratta di uno strumento che, applicato in precedenza dal giugno del 2017, ha avuto oggettivamente un riscontro molto positivo da parte delle persone tra l'altro non pensionati qualunque - permettetemi questa valutazione di merito - ma le persone più fragili perché tale strumento richiede come requisiti di essere persona in cassa integrazione o con una disoccupazione importante oppure lavoratore dei cosiddetti lavori gravosi. Si tratta quindi di fragilità, di persone in difficoltà cui l'Ape social ha dato una risposta e - ci tengo a sottolinearlo - l'ha data a totale carico dello Stato. Quindi si tratta di uno strumento di inclusione sociale, una risposta positiva che non può non essere prorogata in assenza di strumenti strutturali e di riforme pensionistiche che neppure si vedono all'orizzonte. Apprendiamo che c'è l'intenzione di voler fare la cosiddetta quota 100 a 62 anni: io invito tutti i colleghi parlamentari a cercare di capire che cosa significa. Prima di tutto significa dover andare a ricercare miliardi per le risorse di copertura di tale strumento; significa dare risposte soltanto a uomini e significa dare risposte soltanto a uomini del nord perché i requisiti del quota 100 a 62 anni saranno riconosciuti soltanto a persone che possiedono i requisiti in modo chiaro e che possono accedere alla quota 100.

In assenza comunque di qualunque previsione, noi invitiamo la maggioranza attraverso l'accoglimento dell'impegno dell'ordine del giorno n. 9/1117-A/77, a farsi carico di tale proroga, magari mediante una modifica del testo al Senato, che riteniamo necessaria perché è una risposta che ha già dato un riscontro positivo e di inclusione sociale a migliaia di persone. A novembre 2017 - non ho purtroppo dati più aggiornati - le persone che avevano fatto domanda erano 66.000 e, a quella data, le persone a cui la domanda era stata accolta erano già 46.000. Fate un conto, se il trend è stato lo stesso, stiamo parlando di migliaia di persone. Vi invito, quindi, ad una riflessione: in assenza di qualunque altro intervento che di fatto non è stato ancora messo in campo dal Governo ragionare sulla proroga dell'Ape social ancora per un periodo successivo al dicembre del 2018 è assolutamente doveroso.

Ci tengo anche a sottolineare una cosa che ho appreso da poco da alcune agenzie. Sembrerebbe che il decreto-legge urgenze, il decreto-legge Genova che dovrebbe oggi essere approvato dal Consiglio dei ministri e che dovrebbe contenere proprio previsioni urgenti e importanti e forse anche una previsione e una prima risposta ai pensionati, forse verrà anch'esso rinviato. Mi verrebbe quindi da domandarmi: se già stiamo rinviando le urgenze, che evidentemente urgenze non sono altrimenti non verrebbero rinviate, figurarsi quando si prenderà una posizione qualunque da parte del Governo sul tema delle pensioni che - vi ricordo - è il tema sul quale avete fatto una intera campagna elettorale dicendo che avreste abolito la legge Fornero, anzi che l'avreste superata, ma ancora non state facendo nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ascani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/113.

ANNA ASCANI (PD). Grazie, Presidente. In realtà i temi del mille-proroghe di cui parlare sarebbero molti. Abbiamo già sentito dai colleghi che ci hanno ricordato come all'interno del mille-proroghe ci sia una misura che riguarda la scuola perché al Senato, per la superficialità di questa maggioranza, era stata inserita una norma che riapriva di fatto le graduatorie ad esaurimento e poi qui è stata cancellata, ovviamente senza dare spiegazioni, senza mai aprire una discussione, rifiutando la discussione, rifiutando la discussione in Aula, lasciando nell'incredulità e nell'incertezza centinaia di migliaia di insegnanti.

E poi c'è la questione dei vaccini, che non solo riguarda la salute di tutti i nostri bambini e in particolar modo dei più fragili, dei più deboli; non solo, riguarda il diritto allo studio dei bambini immunodepressi: in questi giorni stiamo leggendo in tutte le testate nazionali che alcuni bambini non possono andare a scuola a causa di politiche miopi, che permettono a chi non fa i vaccini, invece, di frequentare quella scuola e di negare il diritto di altri.

Ma la questione dei vaccini la si può vedere anche dal punto di vista dei dirigenti scolastici, che portano sulle spalle responsabilità enormi, perché oggi è in vigore una legge che voi con questo milleproroghe in parte superate, ma le iscrizioni a scuola sono già avvenute. Quindi quei presidi oggi portano una responsabilità della quale saranno chiamati a rispondere e che noi almeno vi abbiamo chiesto di rivedere, ma anche qui non avete ascoltato.

Però c'è una cosa altrettanto grave, che riguarda la mia regione ed è quella di cui hanno parlato tanti miei colleghi in riferimento a tante altre città: è la questione della cancellazione dei fondi del bando periferie. Una regione che ha meno di un milione di abitanti vedeva arrivare per la prima volta con progetti specifici sulla periferia 30 milioni di euro, quasi 17 per Perugia, intorno a 10 per Terni, più i cofinanziamenti. Perché era così importante fare questi investimenti? Guardate, potrei dirvelo con le parole di chi oggi le amministra, quelle città, che non è del mio colore politico: perché oggi quelle città sono governate dal centrodestra, da coalizioni di centrodestra, nelle quali hanno un ruolo predominante anche il partito di questa maggioranza, la Lega. Ecco, sentite quei sindaci, chiedete loro perché è così importante investire sulle periferie di Perugia e di Terni, vi risponderanno che c'hanno vinto le elezioni sulla questione della sicurezza, vi risponderanno che la questione della stazione di Perugia non è una questione superficiale che si può trattare in questo modo in un milleproroghe, ma riguarda la qualità della vita di migliaia di cittadini, e che pensare di fare un investimento e cancellarlo e poi promettere in maniera fumosa che quei soldi torneranno, ma non farlo quando lo si può fare, promettere che lo si farà forse tra una settimana, forse tra dieci giorni e più probabilmente mai, è un'offesa non solo all'intelligenza dei nostri amministratori, ma a tutti quei cittadini che hanno scommesso anche su di voi, votandovi alle elezioni, che hanno scommesso sul fatto che voi sulla sicurezza avreste investito. E invece voi, oggi, i fondi sulla sicurezza li cancellate, sostituendo fondi veri con promesse che molto probabilmente non realizzerete, perché, se aveste avuto l'intenzione di mantenere quell'investimento, lo avreste fatto sin dal milleproroghe.

Quindi, non è una questione di parte, è una questione politica: politica nel senso più alto. Ma io una spiegazione a tutto questo me la sono data: perché, quando arrivano al Governo, loro che fanno propaganda sulla sicurezza, loro che ci spiegano quant'è importante investire sulle periferie, in uno dei primi atti cancellano quei fondi? Beh, è facile, perché se quei problemi li risolviamo davvero, se davvero noi miglioriamo la qualità della vita dei nostri cittadini, se davvero quelle zone tornano ad essere vivibili e vissute dai nostri cittadini, poi voi, la vostra propaganda, dove la vendete? Poi voi dove lo trovate il pubblico a cui spiegare che le cose vanno male? Poi voi come fate a guadagnare voti speculando sul fatto che le cose non funzionano? E quindi certo che cancellate i progetti, perché poi c'è il rischio che quei problemi non ci siano più, c'è il rischio che non abbiate più nulla da raccontare ai cittadini, che non abbiate più rabbia sulla quale speculare per guadagnare qualche voto. Però ve lo ripeto, ve l'ho già detto in quest'Aula e lo ripeto di nuovo con le parole del vostro Ministro dell'interno: ragazzi, la pacchia è finita! È finita la pacchia dell'opposizione, adesso siete forza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e adesso non potete limitarvi a dire che le nostre città e le nostre periferie sono insicure, adesso tocca a voi metterle in sicurezza e la responsabilità di tagliare quei fondi è tutta e soltanto sulle vostre spalle. Prendete atto del fatto che avete promesso in campagna elettorale, a tutti i livelli, una cosa e oggi, che occupate quelle poltrone, fate esattamente l'opposto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Zucconi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/7.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, deputati, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/7: nel 2010, con il decreto legislativo n. 59, l'Italia ha recepito la direttiva Bolkestein e secondo un'interpretazione estensiva dell'articolo 2 di questa direttiva l'applicazione della stessa è prevista in Italia anche nei confronti delle circa 30 mila imprese turistico-balneari e delle relative concessioni demaniali. Nel settore, il recepimento della direttiva Bolkestein ha portato all'abrogazione del rinnovo automatico delle concessioni agli imprenditori balneari, come invece previsto dall'articolo 10 della legge del 2001. Questa situazione, che si poteva sanare attraverso questo provvedimento, il Milleproroghe, non è stata invece presa in considerazione e noi ci chiediamo perché. Come Fratelli d'Italia abbiamo presentato questo ordine del giorno proprio in questo senso.

Abbiamo perso un'altra occasione, perché si è persa? Perché la vicenda sta diventando surreale. Io non voglio ricordare soltanto le fasi della campagna elettorale in cui, insieme ai colleghi della Lega, ma presenti anche in qualche occasione nei dibattiti anche colleghi candidati del MoVimento 5 Stelle, tutti eravamo a dire che queste 30 mila imprese andavano tutelate, e invece oggi, che cominciamo ad avere la possibilità di sanare una situazione nei confronti della quale i Governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni non hanno fatto niente benché continuassero a dire di stare accanto a queste imprese, ci chiediamo perché anche in questo caso non si è colta l'occasione. Perché non vogliamo aiutarle? Queste sono imprese. Ora, o uno sta contro il sistema imprenditoriale, e allora non fa nulla, non per agevolarlo ma per consentirgli di rimanere in vita, oppure è a favore, e allora fa quelle cose che devono essere fatte.

Attraverso il Milleproroghe si poteva portare avanti, per esempio, un termine - che è quello del 2020 - che sta veramente martirizzando le imprese balneari. Non ci sono più investimenti perché non c'è più sicurezza del futuro e la conseguenza di questo si riflette su tutti gli investimenti, che non sono poca cosa, perché 30 mila imprese più l'indotto non sono poca cosa. E allora non soltanto noi, qui, chiediamo che venga accolto questo ordine del giorno, ma soprattutto chiediamo - è un appello, intanto, al presidente Saltamartini - che venga incardinata una proposta di legge precisa di Fratelli d'Italia, portata in Commissione e discussa. È una legge veramente semplice, che non comporta oneri naturalmente finanziari, che, se ci fosse la volontà di tutti come sento dire spesso, potrebbe essere risolta in un mese, levando dall'angoscia, dalla difficoltà e dall'insicurezza tutte le imprese del settore balneare. Ma l'appello lo faccio anche al Governo: che prenda una decisione in questo senso e che cominci veramente a tradurre nei fatti tutte le conclamate volontà di stare accanto all'impresa e segnatamente di stare accanto alle imprese balneari.

Il nostro ordine del giorno, quindi, impegna il Governo, intanto, ad individuare opportune soluzioni, anche di carattere normativo, volte a disporre un adeguato regime transitorio per la vigenza delle concessioni demaniali marittime, salvaguardando le imprese del settore. Queste sono aziende sane, hanno un discreto livello occupazionale, dateci delle risposte, lo attendiamo non come partito, ma come persone che vogliono tutelare l'impresa e il lavoro. I segnali che sono emersi dal decreto dignità, dalla ventilata possibilità di chiusure festive dei commerci, non vanno in questo senso, vanno nel senso di un conclamato declinismo, che dovete darci la prova di rigettare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Pollastrini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/128.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, signor Presidente. Questo ordine del giorno vuole indurre il Governo a sanare in tempi rapidi, rapidissimi, la ferita che avete prodotto nei confronti di decine di sindaci e milioni di cittadini. Mi riferisco allo scippo Fondo periferie. Avete aperto un conflitto - han detto bene altre mie colleghe e colleghi - tra istituzioni, spezzando quella risorsa essenziale che è la fiducia, seminando l'incertezza e l'incertezza porta solo una cosa: l'immobilismo. Senza il varo immediato di un nuovo decreto, o quello che sarebbe più saggio, se ne avete il coraggio, il ripensamento al Senato, se ne avete la forza, i sindaci hanno annunciato che avanzeranno ricorsi e vertenze. Ma vi rendete conto che avete dato un colpo, un colpo alle periferie, cioè all'avamposto dove il risanamento, gli investimenti, l'obbligo scolastico, la cultura creano comunità, sicurezza e bellezza, sì, la bellezza, perché l'Italia sono le sue città, sono Milano, L'Aquila, Torino, Genova, ferita come non mai, Palermo, Napoli, sono quelle città di cui oggi i primi cittadini sono qui a chiedere al Parlamento di ripensarci, se è possibile, al Senato di ripensarci ancora.

Ma, allora e concludo, signor Presidente, vorrei dire un'altra cosa, credo, in questi giorni che abbiamo vissuto nelle Commissioni congiunte e in quest'Aula, ho ascoltato la competenza di tante colleghe, almeno da parte mia, ho riconosciuto la competenza di tante colleghe del mio gruppo, ma ho ascoltato una cosa che a me interessa, anche più della competenza: la loro passione, la passione civile con cui hanno posto problemi e indicato soluzioni. Mi sembra di aver visto, purtroppo, l'anticipo di un film, un trailer di quel film che vedremo proiettato se le nostre lotte, le nostre battaglie non arriveranno a dare una scossa in futuro, cioè un film che mostra che dopo proclami e promesse roboanti, sotto il vestito, che queste destre hanno deciso di vestire, c'è incompetenza e c'è un attacco permanente e strisciante al principio della democrazia. Perché, guardate, nell'attacco alla scienza, nel non ascolto di medici e insegnanti che vi hanno implorato di ripensarci e implorato di ripensarci negli interessi dei loro bambini, c'è qualcosa di profondo, di profondo, di davvero profondo.

Allora, e finisco, Presidente, ho ascoltato stamani l'intervento del collega della Lega, quando ha detto: voi, democratici, voi, donne e uomini della sinistra, vi sentite elitari, noi sappiamo parlare il linguaggio del popolo; vorrei ricordare al collega Invernizzi qualcosa che mi sta a cuore e che mi hanno evocato le sue parole che io ritengo offensive, lo ripeto, offensive, sì, offensive; mi è venuto in mente quando, qualche anno fa - voi direte: molti anni fa - dalle periferie, dalle fabbriche di allora, ora ci sono nuove fabbriche, ma ci sono sempre operai, creativi, lavoratori, code si affollavano alle biglietterie dei camerini, per andare a vedere che cosa? Il Galileo di Brecht, lo ripeto, il Galileo di Brecht che si chiudeva con un monologo che ho riletto stamani. Dopo le sue offese, mi ha commossa, quando lui metteva in contrapposizione i bavagli della scienza, da parte del potere, alla necessità di un popolo di avere quella scienza e al volere di quel popolo di volere quella scienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 17,25)

BARBARA POLLASTRINI (PD). Allora, e ho finito, quando lui recitava quel monologo, era un uomo stanco, vecchio, era diventato cieco, aveva studiato, aveva scoperto, era stato processato, aveva abiurato, però, quel grande spettacolo si chiudeva, come piace a me e con tutta la modestia, sia chiaro, con un messaggio di speranza, perché Brecht faceva porre a Galileo, alla figlia Virginia, una domanda, gli faceva porre una semplice domanda. Lui che era cieco e non vedeva più, non poteva distinguere più, fra la notte e il giorno, chiedeva a sua figlia, concludendo, così, un'opera straordinaria: com'è la notte? Semplicemente queste parole: com'è la notte? E faceva rispondere alla figlia, Brecht: la notte è chiara. Con un'indicazione di speranza, perché care colleghe e cari colleghi della Lega e della destra, mi riferisco innanzitutto a voi, preparatevi a combattere, perché noi combatteremo per quella speranza nella scienza, nella modernità, nel popolo, appunto, e nella consapevolezza di un popolo che saprà reagire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Piccoli Nardelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/38.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Presidente, l'ordine del giorno n. 9/1117-A/38 a mia firma interviene sul comma 3-septies dell'articolo 6 del provvedimento che rinvia di un anno l'efficacia di una disposizione contenuta nel decreto legislativo n. 62 del 2017 e considerata, da molti di noi, particolarmente delicata. Il provvedimento prevede che la prova Invalsi inserita tra i requisiti di ammissione per accedere all'esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, prevista per quest'anno, venga rinviata al 1° settembre 2019.

Chiedo al Governo di valutare quali conseguenze questo comporti, in un settore particolarmente delicato per il nostro Paese.

Quando nel mondo, Presidente, in tutto il mondo, si investono risorse ed energie sulla scuola e noi abbiamo lavorato per aumentare le risorse che il nostro Paese ha investito sull'istruzione, oggi, questo Governo dimentica che si lavora seriamente solo basandosi su dati che vengono dalla valutazione, vista come uno strumento di aiuto e non come minaccia per la scuola.

Ne parlo soprattutto a proposito dell'Invalsi, l'ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che ha il compito di effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e sulle abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa delle scuole, gestendo, Presidente, quello che si chiama “sistema nazionale di valutazione”. C'è voluto molto tempo per far capire al sistema della scuola che l'Invalsi ha un compito fondamentale per avere un quadro oggettivo che valga a livello nazionale, studiando le cause dell'insuccesso e della dispersione scolastica, tenendo conto del contesto sociale, delle tipologie dell'offerta formativa ed entrando nel merito delle difficoltà che la scuola si trova ad affrontare.

Il nostro, Presidente, è un Paese complicato, è un Paese in cui la scuola dovrebbe davvero rappresentare un modello unico, forse il modello unificante per il Paese, ma noi sappiamo che non è così.

Di qui, lo sforzo speso in questi anni, per spiegare a dirigenti scolastici, insegnanti e famiglie come il lavoro dell'Invalsi sia a favore degli studenti, sia la garanzia per avere una scuola più equa, una scuola che garantisca allo stesso modo, al sud e al nord del Paese, i risultati che i ragazzi ottengono.

Ecco, Presidente, perché considero ipocrita il comma 3-septies dell'articolo 6 di questo provvedimento, perché favorisce la disparità, ribadisce l'impossibilità di dare un giudizio sulla valutazione di merito tra gli studenti del nostro Paese.

Vogliamo ricordare che il punteggio della maturità condiziona l'accesso all'università, condiziona le graduatorie dei concorsi, la possibilità di accedere alle agevolazioni per il diritto allo studio? Nel contratto di Governo, nel capitolo dedicato alla scuola, la parola “valutazione” non compare, come non compare la parola “merito”, se non in modo assolutamente marginale.

La scuola italiana che soffre tassi di abbandono elevatissimi e che presenta drammatiche differenze sul territorio nazionale, nel momento in cui rinuncia a valutazione e merito, rinuncia anche ad assicurare quel ruolo di ascensore sociale che ha aiutato nel passato i ceti più deboli del nostro Paese. Le prove Invalsi vanno migliorate, la valutazione del merito è un elemento delicato che richiede attenzione e ricerca, ma è su questo che un Governo serio deve lavorare, continuando quanto finora si era fatto e si stava facendo, non annullandolo.

Le prove del PISA, l'acronimo che sta per Programma per la valutazione internazionale dello studente, sono adottate oggi in 90 Paesi che rappresentano l'80 per cento dell'economia mondiale.

Presidente, qual è la ragione per spingere la nostra scuola di nuovo nel passato, rinunciando ad avvicinarla a un modello in linea con le richieste di un mondo sempre più complesso? Perché questo Paese deve rinunciare ad una scuola che si fondi sulle competenze e non tema la parola “valutazione” che noi consideriamo un elemento fondamentale per migliorare gli standard e per costruire percorsi che aiutino i nostri ragazzi ad affinare il quadro delle proprie abilità e delle proprie competenze?

Le prove di matematica, italiano ed inglese ci saranno lo stesso, ma sarà tutto facoltativo, non eserciteranno alcun peso sull'ammissione alla maturità. Questo è grave, Presidente, perché non avremo la possibilità, neppure questa volta, di avere una radiografia oggettiva della preparazione dei nostri studenti e perché trasmetteremo un messaggio pericoloso.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Il nostro Paese è velocissimo a recepire questo genere di messaggi sull'influenza di queste prove rispetto al sistema scolastico. Di cosa abbiamo paura?

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Un Paese che vuol crescere, un Paese che vuole offrire maggiori opportunità ai propri ragazzi deve costruire credendo nella cultura della valutazione, vi chiedo come potete pensare altrimenti di migliorare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Rossini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Schullian n. 9/1117-A/22, di cui è cofirmataria.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, intervengo in merito all'ordine del giorno, presentato dalla nostra componente minoranze linguistiche, a prima firma Schullian, in merito all'obbligo introdotto dalla legge di bilancio del 2018 di presentare l'informazione antimafia per i titolari di fondi agricoli che usufruiscono di fondi europei, in particolare, differendo al 31 dicembre 2018 l'obbligo per titolari di terreni agricoli che usufruiscono di fondi per importi da 5.000 a 25.000 euro, escludendo poi l'obbligo per chi invece abbia presentato domanda di fruizione di fondi europei prima del 18 novembre 2017.

Oggi abbiamo, con quest'ultimo intervento, una disciplina molto differenziata e un quadro normativo complesso per i titolari di terreni agricoli che accedono a fondi europei, che sintetizzo così: coloro che accedono a importi fino a 5.000 euro, sono esonerati da qualunque obbligo inerente a documentazione antimafia; coloro che accedono a fondi tra 5.000 e 25.000 euro, sono esonerati fino al 31 dicembre 2018; mentre sono soggetti all'obbligo di presentazione dell'informazione antimafia coloro che presentano domande di fondi europei superiori a 25.000 euro; è esonerato chi ha presentato domanda prima del 19 novembre 2017; dal 1° gennaio, con la legge di bilancio 2018, vige l'ordine per chi presenta richiesta di fondi inferiore a 25.000 euro.

Questa disposizione potrebbe determinare un aggravio dal punto di vista procedurale nella fruizione dei premi e dei contributi cui gli agricoltori hanno diritto, e il conseguente rischio dell'interruzione dell'erogazione, a causa delle difficoltà burocratiche che gli uffici delle prefetture si troverebbero ad affrontare non essendo ancora stata messa a punto una adeguata piattaforma informatica comune.

Pertanto, si ritiene necessario ed urgente intervenire sugli articoli 83, comma 3-bis, e 91, comma 1-bis, del codice antimafia, che hanno stabilito tale obbligo, in maniera da garantire alle imprese agricole la corresponsione entro tempi certi dei premi e dei contributi ai quali hanno diritto.

Con questo ordine del giorno, n. 9/1117-A/22, si chiede un impegno chiaro al Governo affinché intervenga in uno dei prossimi provvedimenti utili, a partire dalla legge di bilancio, di imminente presentazione, in materia di acquisizione dell'informazione e della documentazione antimafia per i terreni agricoli, modificando l'articolo 1, comma 1142, della legge n. 205 del 2017, al fine di evitare che gli agricoltori che usufruiscono di fondi europei di importi non superiori a 25.000 euro corrano rischi di interruzione delle erogazioni stesse.

PRESIDENTE. La collega Noja ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/25.

LISA NOJA (PD). Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/25, che affronta come altri ordini del giorno presentati in precedenza, la questione del “bando periferie”, e che si ricollega alla norma contenuta nel “milleproroghe” che sospende l'efficacia di 96 convenzioni stipulate con 96 comuni fino al 2020.

Diciamoci la verità, più che sospendere, cancella quelle convenzioni, perché al momento non c'è nessuna garanzia che i fondi saranno ripristinati. Dicevo 96 convenzioni, che corrispondono a 96 progetti e a 96 patti che lo Stato italiano ha stipulato con i comuni, ma soprattutto ha stipulato con i cittadini di quei comuni, che sono circa 19 milioni di italiani.

Il Presidente Conte, quando ha presentato le sue linee programmatiche in quest'Aula, ha dichiarato che sarebbe stato l'avvocato degli italiani: spetta a quell'avvocato difendere anche quei 19 milioni di italiani, e tra questi ci sono i cittadini di un quartiere di Milano, il quartiere Adriano. Lasciatemi raccontare la storia del quartiere Adriano, perché il quartiere Adriano sorge nell'area ex industriale dove c'era la Magneti Marelli, una delle più importanti aree industriali della Lombardia. Nel 2004, per riqualificare quell'area venne approvato un grande progetto di rigenerazione urbana, che diede ai cittadini di quel quartiere speranze, però deluse, perché le aziende costruttrici fallirono, e quindi da allora il progetto era fermo. Il comune di Milano, con una battaglia durata anni, è riuscito a ottenere l'escussione delle fideiussioni di queste aziende fallite, e aveva in cassa 18 milioni da spendere per quel cantiere, e grazie al “bando periferie” oggi disporrebbe di altri 18 milioni. E vengo a dirvi a che cosa servono questi soldi: servono a costruire un parco per i cittadini di quel quartiere; una scuola media; servono per prolungare il collegamento tranviario tra quel quartiere e il centro di Milano; servono per migliorare la vita di quei cittadini. I progetti sono definitivi, sono stati approvati, mancano gli esecutivi, che verranno approvati entro il 2018. Quella data non è casuale, è quella che è stata concordata e pattuita tra il comune di Milano e lo Stato italiano.

I cittadini del quartiere Adriano sabato scorso hanno manifestato, chiedendo due cose semplici: di riconoscere che i patti non hanno colore e che i patti vanno rispettati. Ed hanno ragione, perché quei patti non li ha firmati un Governo, li ha firmati lo Stato italiano; e lo Stato italiano, quando prende un impegno con i propri cittadini, deve sempre rispettare quell'impegno. Il “bando periferie” nasceva da una scelta, da una visione chiara, ossia che la sicurezza dei nostri cittadini passa attraverso la cura del degrado urbano, passa attraverso la protezione dei cittadini che vivono nei quartieri più difficili delle nostre città, passa dalla costruzione di parchi, di scuole, di posti belli, perché tutti i cittadini italiani hanno diritto a vivere circondati da luoghi belli.

Non è chiara qual è la vostra visione, nel momento in cui cancellate quella possibilità di migliorare la qualità di vita dei cittadini italiani. Qualche malizioso potrebbe pensare che la vostra visione è che in realtà il degrado urbano serve, perché è sul degrado urbano che si costruisce la paura su cui voi fondate la vostra propaganda. Quello che dico è che se siete avvocati degli italiani, rispettate i patti, tenete fede e approvate questo ordine del giorno, che vi chiede di approvare con la massima urgenza un provvedimento che ripristini i fondi. Ma soprattutto dimostrate che quando il Ministro Salvini, dal suo profilo Facebook, il 12 ottobre 2015, tuonava dicendo “periferie abbandonate, qualcuno se ne ricorda solo in campagna elettorale per chiedere i voti e poi scomparire” non stesse tracciando le linee programmatiche del Governo di cui oggi fa parte. Dimostratecelo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Verini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/53.

WALTER VERINI (PD). Presidente, anche quest'ordine del giorno credo richiami il Governo a un ripensamento su un tema delicatissimo. Questo Governo, anche nel campo delle politiche della giustizia, sta praticando un atteggiamento davvero grave, come se tutto quello che si è fatto nella scorsa legislatura fosse da distruggere, da abbattere e non ragionevolmente da applicare, sperimentare, sul quale praticare tagliandi ed eventualmente modificare. Anche questa fattispecie si inserisce in questo comportamento, secondo noi molto grave, perché si decide di rinviare l'estensione degli interrogatori dei detenuti che debbono partecipare, essere interrogati o testimoniare, a dei processi attraverso il sistema della videoconferenza.

Si decide di rinviare a fine 2019 l'allargamento di questa modalità per i detenuti, non solo per quelli per i quali già esiste, quelli del 41-bis, ma anche per altri che sono in carcere e nelle carceri di massima sicurezza. Vedete, questa richiesta è una richiesta importante, quella cioè di estendere la possibilità di partecipare in varia veste, o di imputati o di testimoni, ai processi attraverso il sistema di videoconferenza. Perché la cosiddetta traduzione di detenuti comporta rischi di varia natura, comporta un grande impiego di personale di Polizia penitenziaria nelle traduzioni; e molto spesso capita, è capitato, che chi viene trasferito da un carcere a centinaia di chilometri in un tribunale per poter testimoniare, a volte venga sottoposto ad un viaggio inutile, perché viene rinviato il processo, perché non c'è tempo per ascoltarlo. La videoconferenza aiuta, velocizza, consente di risparmiare risorse economiche e finanziarie e personale di Polizia penitenziaria addetto alle traduzioni. Per questo vi chiediamo un ripensamento, vi chiediamo di ripristinare l'efficacia della norma che il Governo precedente aveva introdotto.

Non so se accetterete questo ordine del giorno e questo impegno; temo di no, perché la vostra linea, anche nel campo della giustizia, io la considero davvero suicida e pericolosa. È una linea che fa strame di un atteggiamento di correttezza che i Governi che abbiamo noi presieduto, il Governo Renzi e il Governo Gentiloni, hanno tenuto per esempio nei confronti dei magistrati. Questo Governo, con Salvini e con l'assoluta inerzia, inanità del Ministro Guardasigilli, ogni giorno attacca i magistrati, ne colpisce l'indipendenza, ne vuole ledere l'autonomia, calpestando un valore fondante della Costituzione e della convivenza civile, quello della separazione dei poteri, quello di un principio, che la legge è uguale per tutti; e che ogni giorno non un cittadino al bar, ma uno che siede al Viminale non solo dimentica, ma addirittura calpesta. Questo è il Governo che fa spot e annunci di evidente sapore anticostituzionale, per esempio sulle politiche della corruzione, contro la corruzione; quando noi diciamo senza spocchia e con umiltà: ma guardate che la legislatura scorsa è stata, come ci hanno detto il Greco, l'organismo europeo che vigila sulle politiche anticorruzione, come ha detto anche l'altro giorno in un'intervista il presidente Cantone, una legislatura importante per la battaglia contro la corruzione, che è un tema centrale. Allora perché non applicare quelle leggi? Perché far parlare di provvedimenti che non applicherete mai, anche perché siete divisi su questo, come il cosiddetto Daspo? E perché lanciare segnali ambigui, come quelli degli agenti provocatori? No, guardate, noi possiamo capire tutto, possiamo capire anche le differenziazioni, ma non potete permettervi di distruggere un sistema giudiziario.

E c'è un paradosso, poi. Il tema di cui parliamo nell'ordine del giorno, cioè l'efficacia e l'allargamento del sistema di videoconferenza, è uno dei punti elaborati dalla commissione presieduta da un magistrato importante, i cui contenuti sono stati recepiti dai Governi Renzi e Gentiloni e dal Ministro della giustizia Orlando. Si trattava della commissione presieduta da un magistrato come Gratteri, che è impegnato e che ha dato dei contributi importanti nella lotta alla criminalità.

PRESIDENTE. Concluda.

WALTER VERINI (PD). Insomma, calpestate anche quello che nella scorsa legislatura dicevate dall'opposizione, ed è per questo che vi invitiamo ad accogliere questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli allievi e docenti del master in processi decisionali, lobbying e anticorruzione dell'Università di Tor Vergata di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi). La collega Madia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/110.

MARIA ANNA MADIA (PD). Presidente, colleghi, sull'oggetto dell'ordine del giorno che illustro si è pronunciato qualche ora fa anche il Ministro Salvini: stiamo parlando della norma sul bando delle periferie.

Ormai il ministro Salvini parla di tutto, quasi sempre devo dire a sproposito, spesso, come in questo caso, di temi che oltretutto non conosce.

Sulla norma che riguarda il bando periferie - sono intervenuti tanti colleghi prima di me - c'è un dato sostanziale ed inequivocabile: il Governo e la maggioranza stanno togliendo risorse ai cittadini italiani, e si tratta dei cittadini più deboli, perché sono i cittadini che stanno nelle periferie delle nostre città. Questa sembrerebbe la miglior premessa ad una legge di bilancio che, in alcune anticipazioni che abbiamo avuto, il Governo si prepara a fare, al netto delle varie chiacchiere sui social, proprio come una legge di bilancio che penalizza i ceti più deboli a favore invece dei più benestanti: penso per esempio all'indiscrezione di stampa che c'è stata, e che segnalerebbe che la flat tax verrebbe coperta con la revoca della norma sugli 80 euro.

Ma tornando all'oggetto di quest'ordine del giorno, il bando sulle periferie, quello che è capitato in questi giorni è stato che, finché noi dell'opposizione in Commissione e poi in Aula pubblicamente dicevamo e ci rivolgevamo al Governo e alla maggioranza segnalando che stavano facendo un errore, non c'è stato alcun cenno di riscontro: la maggioranza, il Governo sono andati avanti solo animati dall'ansia distruttrice di dimostrare che sono meglio di quelli di prima. Però, vedete, qui c'è un problema alla radice: un programma di Governo non può essere solo questo, non può essere solo dire “distruggiamo perché siamo meglio di quelli di prima”. Tant'è che poi su questo punto specifico hanno iniziato evidentemente a dirvi qualcosa anche i sindaci dei partiti che sostengono la maggioranza: tanto che c'è stato poi un incontro importante tra il Presidente del Consiglio e l'Associazione nazionale dei comuni italiani, avete iniziato a capire ciò che vi dicevamo, e cioè che stavate compiendo un pasticcio legislativo che sarebbe diventato per i comuni, sui territori un vero e proprio caos amministrativo. E dopo quell'incontro alla Presidenza del Consiglio c'è stata una parziale marcia indietro; però parziale.

E perché dico parziale? Perché è stata una marcia indietro a parole, ma non nei fatti. Voi avevate la possibilità (e noi ci saremmo aspettati questo dopo quell'incontro) di presentare al decreto-legge “milleproroghe” un emendamento correttivo, cambiando quella norma così come vi siete di fatto impegnati a fare già in questo decreto-legge, ma non l'avete fatto; tant'è che noi stiamo discutendo di questo tema sugli ordini del giorno, che impegnano il Governo su futuri provvedimenti.

Ecco, noi con chiarezza vi diciamo che su questo punto rimarremo qui a ricordarvi l'impegno che avete preso a risolvere, a porre rimedio a questo pasticcio che avete creato fintantoché non vi porrete rimedio. E non lo facciamo per spirito di parte, lo facciamo solo per l'interesse collettivo: perché il dato è che progetti utili e concreti scelti dai sindaci per le periferie delle loro città con questa norma sono a rischio; e dall'altra parte noi abbiamo l'incertezza che queste risorse possano, e se mai lo saranno, essere spese per progetti altrettanto utili e altrettanto concreti, e certamente con eventuali tempi più lunghi.

E lo dico in particolare (e concludo, Presidente) per la mia città: se la norma sul bando periferie dovesse rimanere quella che il Governo e la maggioranza hanno voluto approvare, stanno per voler approvare col decreto-legge “milleproroghe”, a Roma verranno definanziati progetti in quartieri come San Basilio, come Corviale, come Collina della Pace, come Tiburtino III. Potrei andare avanti, mi fermo; l'appello è certamente al Governo, alla maggioranza, anche alla sindaca della mia città. Ecco, sindaca, la prego: prima i romani, e poi il MoVimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Trancassini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/5.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, a me il compito di illustrare il mio ordine del giorno n. 9/1117-A/5, un ordine del giorno di buonsenso, credo anche banale: un Parlamento serio non avrebbe approvato un ordine del giorno, ma lo avrebbe inserito direttamente nel “milleproroghe”. L'ordine del giorno praticamente chiede l'estensione, la proroga del personale impegnato nella ricostruzione, quei ragazzi che sono stati assunti dopo mesi di proteste da parte dei comuni interessati, che sono stati formati, con grande fatica, per misurarsi con questa improba, difficilissima e lentissima ricostruzione, e che adesso saranno invece destinati ad andare a casa, perché nel “milleproroghe” non ha trovato spazio la proroga di questi contratti. Questo ordine del giorno probabilmente verrà approvato, ma certamente non basterà un ordine del giorno per dare un senso a questo decreto, perché, come direbbe Vasco Rossi, questo decreto un senso non ce l'ha. Non ce l'ha soprattutto sul tema della ricostruzione. È evidente il balbettio della maggioranza, è evidente che in questo momento vengono per davvero derisi e presi in giro i territori interessati dal sisma. Ricordo al MoVimento 5 Stelle e agli amici della Lega che nell'ultima campagna elettorale siamo andati tutti sui territori a dire che bisognava dare impulso nuovo, bisognava cambiare la strategia della ricostruzione.

Era a tutti chiaro quello che non andava ed era a tutti chiaro quello che doveva cambiare. E a salutare la novità del Governo del cambiamento arrivò l'11 giugno la visita del Presidente Conte, che anche il sottoscritto salutò come un segnale importante: la prima uscita pubblica del Presidente del Consiglio era sui luoghi colpiti dal sisma, a sottolineare un'attenzione alla ricostruzione, e per davvero poteva arrivare quella svolta che noi aspettavamo. Non è stato così, ci avete preso in giro con il decreto sul terremoto. Avete respinto tutti gli emendamenti, credo che sia la prima volta che succede in Parlamento, avete respinto tutti gli emendamenti e avete approvato tutti gli ordini del giorno, a dimostrazione del fatto che avevate capito quello che bisognava fare, ma non avevate il coraggio di farlo. E in quella occasione, sia in Commissione sia in Aula, ci avete dato appuntamento a oggi, ci avete detto che poi, con il milleproroghe, avreste dato quelle risposte. Non lo avete fatto al Senato, non lo fate oggi e continuate a balbettare su questa materia.

Questo è uno schiaffo che i territori non meritano e che probabilmente è figlio di una serie di cause; sicuramente non c'è più quell'interesse, perché, se fermiamo un barcone al largo di Lampedusa, probabilmente guadagniamo un punto in percentuale da un punto di vista dell'interesse nazionale e della propaganda, ma certamente oggi parlare di Amatrice, di Accumoli, delle Marche, dell'Abruzzo e dell'Umbria non ha più quell'interesse mediatico, e, conseguentemente, vi girate dall'altra parte. Ma non c'è soltanto questo secondo me; secondo me è perché vi manca il coraggio, vi manca la competenza, perché non conoscete quei territori e perché, adesso che vi siete avvicinati alla politica, quella vera, quella delle amministrazioni, quella dei sindaci, quella del Governo, non siete all'altezza di misurarvi con la ricostruzione. Voi non siete all'altezza di misurarvi con la ricostruzione, e la prova è che avete lasciato a commissario al sisma l'onorevole De Micheli, che è del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

In questo Paese, in questo momento, la ricostruzione la guida chi la guidava prima, perché non siete stati capaci di arrivare puntuali alla scadenza dell'11 settembre, e dal 12 settembre, per altri 45 giorni, la ricostruzione in questo Paese la guiderà l'onorevole Paola De Micheli. Inoltre, a testimonianza di quanto siete lontani dalla realtà e a testimonianza e cercando di avere, almeno da un punto di vista cartaceo, se non per il mio intervento, l'attenzione del Governo, che certamente chatta su cose più importanti, consegnerò ai responsabili del Governo una nota del comune di Amatrice, di Castelsantangelo sul Nera, di Montereale…

PRESIDENTE. Concluda, collega.

PAOLO TRANCASSINI…e del comune di Preci. Sto concludendo, l'argomento è importante, l'altra sera ho aspettato fino a mezzanotte per parlare, Presidente. In questo accorato appello di questi quattro comuni, a nome di tutti i comuni, si chiede di fare presto, si chiede quella semplificazione che non c'è, si chiede di farla finita con gli slogan, si chiede di farla finita con le promesse. E allegherò, e ho finito, questa pagina scaricata dal blog dei 5 Stelle, vergognosa, nella quale non solo si dice…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

PAOLO TRANCASSINI…non solo si dice che la ricostruzione è partita, non solo si dice che è tutto a posto, ma sotto c'è scritta la parola “donazione”.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). È vergognoso scrivere la parola “donazione” su una pagina nella quale si parla della ricostruzione e del terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La collega Braga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/75.

CHIARA BRAGA (PD). Signora Presidente, intervengo a illustrare l'ordine del giorno a mia prima firma n. 9/1117-A/75. Colgo l'occasione per affrontare una delle questioni che ha impegnato a lungo la discussione in Commissione e poi in Aula, con molti interventi dei colleghi che mi hanno preceduto su questo provvedimento, e in particolare sulla scelta assolutamente scellerata che il Governo ha compiuto nel prorogare, nel mettere in discussione l'esecuzione delle (Il deputato Trancassini si avvicina ai banchi del Governo - Scambio di apostrofi tra il deputato Trancassini e il sottosegretario Santangelo - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… Posso continuare?

PRESIDENTE. Collega! Collega, la richiamo all'ordine! Ritorni al suo posto, per cortesia! Colleghi! Colleghi! Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18,05.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, non le sarà sfuggito che l'intervento dell'onorevole Trancassini è stato, oltre che particolarmente toccante, anche partecipato, in relazione soprattutto al ruolo che lui ha, quale sindaco di un territorio che è stato colpito dal terremoto. E ha svolto un intervento che nella critica politica, mi pare, avesse anche una disponibilità di fondo, nel momento in cui chiedeva al Governo, anche consegnando allo stesso un documento, nel quale si dicevano alcune cose e alcune necessità di quel territorio.

Ora tutti noi abbiamo visto. Possiamo convenire che il clima dell'Aula, in sedute come queste, è chiaro che non sia sempre sereno, ma abbiamo visto una reazione da parte del sottosegretario, che indubbiamente eccede quella che è la dialettica politica.

Noi riteniamo e chiediamo che il Governo, che in questa sede ha sicuramente un ruolo importante e che è indubbiamente un interlocutore, se non l'unico interlocutore, tramite suo, sia della maggioranza che dell'opposizione, che eviti situazioni imbarazzanti. E al tempo stesso chiediamo che eviti di interloquire con i parlamentari - come è già accaduto -, non con un linguaggio parlamentare, ma con un linguaggio, che può star bene fuori dall'Aula, ma non ha senso in quest'Aula. Perché fuori dall'Aula parlano normali cittadini, in quest'Aula parla il Governo con i rappresentanti del popolo.

Quindi, ci vuole un clima distaccato, che esula dalla partigianeria politica, che è legittima, ma che soprattutto non può cadere nell'offesa personale o nel dileggio. Noi non vogliamo sicuramente creare un caso, ma chiediamo che, per quanto accaduto, il Governo o chi per esso, se il rappresentante direttamente o altri, si scusi con l'onorevole Trancassini, perché non merita sicuramente quanto è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, signora Presidente. Sì, senz'altro, nel porgere eventuali scuse per quello che è stato un atteggiamento dovuto ad un istante che nella dialettica politica ci sta. Quindi, mi scuso se la parola che ho proferito, nei confronti del collega deputato, magari, è stata fraintesa. Non era assolutamente intenzione, né mia né del Governo, suscitare l'ilarità da parte di nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Quindi, credo che, magari, con un clima più sereno, possiamo andare avanti nella prosecuzione di tutti i lavori.

PRESIDENTE. Collega Braga ovviamente le restituisco i cinque minuti, visto che aveva appena iniziato l'intervento. Prego (Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Santangelo e il deputato Trancassini si scambiano una stretta di mano - Applausi).

CHIARA BRAGA (PD). Grazie signora Presidente. Dopo quest'altra pagina straordinaria di democrazia parlamentare, che ci è stata consegnata, riprendo il mio intervento di illustrazione dell'ordine del giorno n. 9/1117-A/75.

Come dicevo, è l'occasione per tornare su un punto, sul quale sia il dibattito in Commissione che il dibattito in Aula si è concentrato a lungo, trovando purtroppo sempre una chiusura totale da parte del Governo, rispetto alle richieste venute dalle forze di opposizione, ma anche da tanti rappresentanti del mondo delle istituzioni del Paese. Mi riferisco alla scelta di mettere in discussione, sostanzialmente, e affossare un progetto fondamentale, come quello contenuto nel Piano periferie, dilazionando l'efficacia delle convenzioni sottoscritte con i comuni e le città metropolitane al 2020.

Questa è stata una scelta che chiaramente ha il sapore della volontà di distruggere un'operazione costruita negli anni passati dai Governi che vi hanno preceduto e, soprattutto, di generare, come dire, una sorta di inedita rottura di un patto di lealtà tra lo Stato e le istituzioni. Quello che è avvenuto, andando a prorogare e a decidere di rivedere in maniera unilaterale - quindi da parte soltanto del Governo centrale - l'efficacia delle 96 convenzioni sottoscritte è un atto grave, dal punto di vista metodologico, ma anche del merito.

Rispetto al metodo, è evidente che avere sottoscritto un impegno con le comunità, i cittadini, le imprese e chi vive in quelle 96 città, metterlo in discussione, gettare un'ombra di incertezza - noi teniamo in maniera definitiva - sullo sviluppo di progetti, che erano stati condivisi con le amministrazioni locali, è qualcosa che rimarrà, che lascerà il segno.

Stiamo parlando, come è stato ricordato più volte, di atti che hanno un valore legale, obbligazioni assunte, non soltanto nei confronti delle amministrazioni, ma in molti casi anche nei confronti di professionisti e di soggetti privati, che hanno compartecipato al finanziamento di questi interventi. Mettere in discussione, dilazionare e gettare sostanzialmente nell'incertezza lo sviluppo di questi progetti significa non corrispondere ad una richiesta di affidabilità, che sta alla base del rapporto tra le istituzioni pubbliche e il mondo degli operatori privati, delle amministrazioni locali e soprattutto dei cittadini.

Ma anche dal punto di vista del contenuto di questa norma, di cosa stiamo parlando? C'è una gravità che chi si occupa dei temi della riqualificazione delle città, delle politiche urbane forse può cogliere meglio di altri, l'ha fatto, con parole molto efficaci, qualche settimana, fa il senatore a vita Renzo Piano. Se interrompi il processo perdi il denaro, e in questo caso il denaro pubblico, e poi c'è il danno culturale, simbolico, politico. Non dimentichiamo il fatto che questi progetti, che sono progetti complessi di riqualificazione non solo fisica, di pezzi delle nostre città, ma anche di investimento sul tessuto sociale, sul tessuto economico, sulla ricreazione, sulla formazione di quel senso di comunità che migliora la qualità della vita delle persone, per poter essere sviluppati hanno bisogno di progettualità, di visione del futuro, di costruire alleanze positive tra i soggetti pubblici, gli investitori, i professionisti che vengono chiamati a dare il loro contributo e intrecciano, incrociano le aspettative di chi vive in queste realtà, in queste realtà urbane spesso quelle più degradate, quelle dove la crisi ha morso in maniera più forte, dove ha lasciato dei segnali più difficili da superare. L'attenzione con cui detti Governi, precedenti, i nostri Governi, avevano deciso di dedicare 1 miliardo seicento milioni di risorse nel finanziare progetti di questo tipo era una chiara volontà di rispondere a un'esigenza reale, a un disagio presente nelle realtà urbane, ma anche di dare vita finalmente nel nostro Paese ad una prospettiva di investimento nelle politiche urbane che molti Paesi europei si sono dati con efficacia in questi anni, e che noi abbiamo iniziato a intraprendere attraverso il Progetto periferie. E allora, quello che è accaduto lascerà degli strascichi, li lascerà nei rapporti con le amministrazioni locali, le lascerà nei confronti dei cittadini; voglio ricordare, l'ordine del giorno parla proprio di questo, delle politiche abitative, delle risposte al bisogno di una casa accessibile a tutte famiglie, a tutti i cittadini…

PRESIDENTE. Deve concludere.

CHIARA BRAGA (PD). E chiudo, signora Presidente, ma tra le tante ragioni per cui io e il mio gruppo parlamentare abbiamo votato contro la fiducia al Governo su questo provvedimento c'è anche questa, che fiducia possiamo avere verso un Governo che non rispetta i patti…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

CHIARA BRAGA…verso le parole di un Presidente del Consiglio che fa promesse fumose ai rappresentanti dei comuni, sulle quali noi chiediamo, anche attraverso questo ordine del giorno di rispondere nei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Boccia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/106.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Grazie, Presidente. Stiamo opportunamente intervenendo sui nostri ordini del giorno perché è evidente che la discussione troncata da questa fiducia che ha provocato più di una polemica non ci ha consentito, lo dico ai membri del Governo, onorevole Santangelo, le chiediamo di sviluppare meglio il suo approccio nei rapporti con il Parlamento, sono qui, onorevole Santangelo, ci aspettiamo da lei un contributo ulteriore, migliore di quello che ha dato oggi, per migliorare le relazioni in quest'Aula e in quelle di Palazzo Madama. Presidente, noi ci ritroviamo a discutere, con una certa enfasi, a causa delle incomprensioni evidenti che ci sono state nelle discussioni, nelle Commissioni, in particolar modo nelle due Commissioni di merito, Affari costituzionali e Bilancio, perché su alcuni temi in realtà ci aspettavamo risposte dal Governo del cambiamento che non sono arrivate. Ora, quest'Aula affrontato centinaia di volte decreti simili definiti milleproroghe. Vorrei ricordare ai colleghi cosa c'è nel milleproroghe e poi vorrei approfondire i temi che mi riguardano, in particolar modo quelli connessi alle periferie. Nel milleproroghe noi andiamo dai fondi sperimentali sul riequilibrio in Sardegna e Sicilia a temi più rilevanti, come appunto periferie e vaccini, passando attraverso gli spazi finanziari per gli enti locali, trasporto pubblico locale, fino ad aspetti che pensavamo non riguardassero il Governo del cambiamento, come gli interventi per gli animali esotici invasivi, i medicinali omeopatici, una serie di interventi come, per esempio, quelli connessi rifugi alpini. Insomma, una serie di interventi che toccano pezzi di vita degli italiani per i quali spesso ci siamo sentiti dire che, in qualche modo, non avendo un'idea di sistema, si interveniva in maniera spot. Prendiamo atto che gli interventi spot caratterizzano anche la vita del Governo del cambiamento, lo dico perché uno di questi interventi, mi riferisco alle concessioni autostradali della A22 era l'occasione per dimostrare un cambio di passo, signor sottosegretario, era l'occasione per dimostrare un cambio di passo, era l'occasione per dimostrare che l'approccio è diverso, e invece in realtà, così come accade sistematicamente, in un certo momento dell'anno il Governo propone al Parlamento di spostare alcune date, in alcuni casi, veniva ricordato in precedenza, date che costringono anche una nostra collega l'ex sottosegretaria De Micheli nel continuare la propria responsabilità di commissario per il terremoto.

Ho fatto questa premessa per ribadire un concetto che dalle opposizioni, in particolar modo dal Partito Democratico, ci sarà sempre e comunque attenzione al merito, ma quello che non possiamo consentire è che, attraverso un provvedimento come questo, che era di mero spostamento temporale di interventi programmati, avvenissero dei tagli di fatto lineari come quelli avvenuti sulle periferie, che è l'oggetto del mio ordine del giorno, che è l'oggetto di tanti altri ordini del giorno dei colleghi del Partito Democratico. Io lo chiedo espressamente per evitare che ci siano tagli indistinti sulla regione Puglia, chiudo signora Presidente, perché vorrei che fosse chiaro un concetto, le rimodulazioni millantate sono tagli per il momento certi, c'è un accordo probabile, non certo, che dovrà essere sancito da norme. Al momento, l'unica certezza è che risorse certe, spendibili subito saranno probabilmente spese in tre anni. Rispetto a questo ci aspettiamo dal Governo parole chiare e certe, non a noi ma alle periferie italiane che avranno la certezza di non avere il rispetto di quei tempi e ci auguriamo, nelle prossime ore, di avere dall'ANCI e dal Presidente del Consiglio una parola definitiva sui tempi dei prossimi provvedimenti normativi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Bucalo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/9.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno, numero nove, riguarda la proroga approvata al Senato fino al 31 dicembre 2018, termine entro il quale ogni immobile adibito ad uso scolastico debba essere sottoposto a verifiche di vulnerabilità sismica. Quattro mesi, signor Presidente, troppo poco tempo. Ancora una volta si dà una soluzione estemporanea che non tiene conto dei tempi tecnici, perché le verifiche non sono limitate ad un semplice sopralluogo dove si va a vedere l'istituto e si dà un giudizio, ma occorre un'analisi accurata, accurata sui materiali e sulle strutture, ma ancora più grave è che le risorse necessarie ancora non sono state assegnate agli enti locali e temo che l'atteso sblocco, che è stato annunciato dal Ministro Bussetti ed è stato definito con l'accordo in Conferenza unificata del 6 settembre, non arrivi in tempo utile. Per non parlare delle risorse previste nel fondo plurisettoriale istituito con la legge n. 232 del 2016, fondo che è stato dichiarato sì illegittimo dalla Corte costituzionale, ma fortunatamente ha salvaguardato le risorse destinate alla messa in sicurezza delle scuole, ma non si sa nulla. Inoltre, questi finanziamenti annunciati sono ancora distanti dal reale fabbisogno e non saranno sufficienti a finanziare tutti i comuni. Allora, come dovranno provvedere gli altri? La situazione delle nostre scuole è drammatica, il patrimonio edilizio scolastico italiano è scadente, il 41 per cento delle scuole si trova in aree a forte rischio sismico e si parla di ben 15 mila edifici scolastici, e il 65 per cento di questi plessi è stato costruito prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica del 1974.

Di fatto c'è una scuola su due che non ha il certificato di idoneità statica, di collaudo, di agibilità e di prevenzione incendi, senza considerare l'incertezza che resta per tutte le scuole situate nelle zone sismiche tre e quattro. Di molte scuole non sappiamo praticamente nulla, poiché ad oggi l'anagrafe scolastica non è stata aggiornata e risulta incompleta e imprecisa. Quindi, è impossibile pianificare risorse ed interventi. Per non parlare poi delle grosse inadempienze riguardanti le barriere architettoniche: ben 10 mila scuole hanno necessità di migliorare l'accessibilità e la piena fruibilità dei servizi.

E allora, signor Presidente, smettiamola, smettiamola di giocare con la sicurezza. La vera sfida di un Governo deve consistere nel promuovere un grande cantiere di riqualificazione del nostro patrimonio scolastico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che va dal nord al sud ed è di vitale importanza accelerare i tempi di assegnazione delle risorse economiche, ma è anche necessario sostenere i piccoli comuni. Mancano seri progetti.

Infine dico, signor Presidente, che questo è un vero problema, è un problema che ci trasciniamo da tempo, dovuto ad anni passati e una politica che è stata incredibilmente fallimentare. Sempre al centro dell'attenzione delle procure, dal terremoto, da alluvioni. E oggi? Oggi aspettiamo il crollo di turno? Tutto ciò è intollerabile.

Pertanto, signor Presidente, con questo ordine del giorno si chiede al Governo di dare ogni utile supporto agli enti locali con una proroga seria, considerando le reali difficoltà per gli stessi di rispettare le scadenze ed evitare solo un continuo rimando di responsabilità, con grave danno per i nostri figli. Signor Presidente, la sicurezza, la qualità e l'accessibilità nelle scuole è una priorità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Il deputato Rosato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/118.

ETTORE ROSATO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo in questi cinque minuti solo per due sottolineature. La prima è di carattere più specifico sull'ordine del giorno, poiché Salvini ha definito i progetti sulle periferie “progetti alla renziana” e io vorrei dirgli che probabilmente ha ragione, perché provo a declinare nella mia regione cosa vuol dire “progetti alla renziana”.

La mia regione è stata beneficiaria di 72 milioni di euro divisi in quattro progetti da 18 milioni di euro. Il primo va a Udine, dove il sindaco, Pietro Fontanini della Lega, ha lavorato su questi progetti, ha chiesto a tutti i parlamentari locali di dare una mano, ha chiesto e ha fatto votare all'unanimità, in consiglio comunale di Udine, un ordine del giorno che spiega come bisogna far cambiare opinione al Governo sulle cose che stanno facendo.

Nel comune di Gorizia il sindaco è Rodolfo Ziberna, che è un sindaco di Forza Italia, e anche lui sta lavorando e ha lavorato per predisporre i progetti, li ha sostenuti, li ha difesi, ha spiegato che riguardano la riqualificazione di un importante edificio per la città, di spazi e di attività importanti per la popolazione, in una città in cui 18 milioni di euro hanno un effetto importante.

Il terzo progetto riguarda la città di Pordenone, dove il sindaco, invece, è di Fratelli d'Italia. Anche qui 22 progetti finanziati attraverso questo bando che hanno una ripercussione e una ricaduta importante su una città che, comunque, è in evoluzione, anche a seguito di grandi spazi. La mia regione, infatti, è una regione dove ci sono molte caserme che ormai non sono più utilizzate, è una regione di confine dove anche nei centri urbani c'erano spazi importanti che poi sono stati lasciati dalle Forze Armate.

E, infine, la città di Trieste, la mia città, e anche lì c'è un sindaco di centrodestra e c'è un progetto di 18 milioni di euro che riguarda un importante ambito, un condominio con 645 famiglie dentro, 3 mila persone, grande come un comune, e anche quello è un progetto che è stato accantonato.

Dunque, quattro amministrazioni di centrodestra, quattro amministrazioni che beneficiano di un progetto. È un progetto alla renziana, perché sono state premiate attività e progetti che meritavano di essere finanziati. Adesso 72 milioni di euro che svaniscono, perché non c'è una sospensione: c'è una cancellazione di una convenzione firmata a Palazzo Chigi.

E allora rispetto a questo, cioè all'affermazione di un diritto dove un sindaco è titolare di un obbligo, è titolare di un contratto e lo ha firmato con lo Stato, a fronte di questo, dicevo, ci sono il presupposto e la volontà politica di far prevalere, evidentemente, la demagogia.

E allora questa invece è una “salvinata”, un atteggiamento demagogico che serve per dire: “tutto quello che è stato fatto prima va cancellato”.

L'ordine del giorno l'abbiamo presentato io e la collega Serracchiani per ribadire che nella nostra regione quei soldi non erano da buttare via, erano soldi ben spesi, con quattro amministrazioni tutte e quattro di centrodestra.

La seconda osservazione, Presidente, mi permetto di farla sul merito del nostro lavoro, sul senso del nostro atteggiamento, cioè quello di stare qui a ricordarvi i danni che state facendo su questo, sul terremoto, sui vaccini. E lo dico anche ai colleghi di Forza Italia, perché riconosco che è vero: Forza Italia l'ostruzionismo il giovedì pomeriggio non l'ha mai fatto. Questo è vero: mai è accaduto il giovedì, figuriamoci il venerdì. Mai l'ha fatto! La Lega, invece, lo faceva con competenza tutti i giorni della settimana. Forza Italia non ce l'ha mai fatto il giovedì. Però, lo faceva negli altri giorni, quando era più comodo. Abbiamo un atteggiamento diverso: noi siamo l'opposizione di questo Governo, vogliamo mandarvi a casa; Forza Italia ha bisogno di entrare in questo Governo e, chiaramente, è un'opzione diversa.

Allora, queste due opzioni chiaramente non si sposano ed è giusto che voi non facciate opposizione ed è giusto che i vostri siano solo messaggi - diciamo così - edulcorati ed è giusto che il giovedì pomeriggio vogliate andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Mauri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/26. Prendo atto che non è presente in Aula.

La collega Pezzopane ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/85.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Non siamo degli illusi e sappiamo quale può essere il rischio e la fine anche di questo ordine del giorno, come di quello precedente approvato nel “decreto terremoto” e poi non praticato. Ma noi vogliamo correre questo rischio, vogliamo ribadire nel luogo deputato a questo, l'Aula della Camera, quanto sia importante in questo decreto, quanto sarebbe stato importante in questo decreto mantenere gli impegni assunti. E, quindi, ve li ricordiamo e, quindi, li reinseriamo nell'ordine del giorno e, quindi, vi chiediamo di approvarlo e, quindi, vi chiediamo, per l'ennesima volta, di non considerare i territori terremotati come aree dove fare le scorribande, scorribande di promesse e di annunci, ma poi, quando avete l'occasione, le cose non le fate.

Noi abbiamo approvato importanti provvedimenti e nel “milleproroghe” abbiamo chiesto umilmente, ma con molta determinazione, che alcuni di quei provvedimenti approvati potessero avere continuità. Ve li ricordo: la proroga del commissariamento che scade il 31 dicembre e per insipienza siete andati ad annunciare nomine di nuovi commissari che non ci sono state e, quindi, si va a prorogare la commissaria Paola De Micheli, che sicuramente proseguirà il buon lavoro fatto ma che, comunque, avrà bisogno - chiunque ne avrebbe bisogno - di una proiezione più ampia. Ma come si fa oggi a non accettare un emendamento, peraltro di tutte le forze politiche tranne di quelle della maggioranza, che vi chiedeva solo di consentire alla struttura commissariale di proseguire il proprio lavoro?

Poi, vi abbiamo chiesto di prorogare i lavoratori precari perché il 31 dicembre scadono e il 31 dicembre si fermeranno tutti gli uffici. Poi, vi abbiamo chiesto di prorogare gli strumenti per il rilancio economico e produttivo e lo ridiciamo qui in questo ordine del giorno.

Vi abbiamo chiesto di prorogare gli ammortizzatori sociali. Vi abbiamo chiesto anche di prorogare le deroghe per l'anno scolastico e per questo l'abbiamo ottenuta, sì, dopo urli e strepiti. Ma non basta, lo sapete, i ragazzi stanno fuggendo da quelle zone. Ecco francamente sono stupefatta: noi non siamo perfetti, sicuramente qualcosa può essere migliorata, ma sono stupefatta dall'aver dovuto ascoltare per mesi ingiurie ed insulti nei confronti dell'azione di governo dei precedenti Governi rispetto alle misure adottate per le popolazioni terremotate e poi trovarmi qui, ormai da mesi, senza un minimo accenno di proposta innovativa e voi siete costretti, anzi siete stati costretti, a prorogare le nostre misure però non volete farlo fino in fondo, perché non ci volete dare ragione. Tuttavia avete dovuto approvare una misura: l'emendamento che proroga per un anno il danno indiretto, gli incentivi per le imprese, la misura che ritenevate inutile, la misura che dicevate che era poco finanziata e su cui invece questa volta ci avete dato ragione approvandola. Ma non basta, come può bastare? Quindi noi nell'ordine del giorno da me presentato vi diciamo di prorogare le misure che sono le stesse ma vi diciamo anche di non mortificare il comune dell'Aquila che ha un'amministrazione di destra; avete bocciato gli emendamenti proposti da Fratelli d'Italia, il partito del sindaco…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). …che portava così come in altri anni a salvare i bilanci di quel comune e degli altri.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Quindi vi chiediamo di ascoltarci e di reinserire, attraverso l'approvazione dell'ordine del giorno, nei primi strumenti utili davvero e non per finta misure essenziali per le popolazioni terremotate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Montaruli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/16.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, con l'ordine del giorno n. 9/1117-A/16 il gruppo consiliare di Fratelli d'Italia chiede al Governo di valutare la posticipazione dei pagamenti dovuti per la rottamazione delle cartelle esattoriali. Il tema era già oggetto di due emendamenti di cui ero prima firmataria e su cui il Governo non era d'accordo in Commissione.

La questione è assai annosa. Per tutta l'estate - è stato il tormentone dell'estate - il Governo ha annunciato la cosiddetta pace fiscale ed in effetti credo che l'abbiate fatto conoscendo la situazione in cui vertono milioni di italiani e molti imprenditori che hanno debiti con lo Stato tante volte inizialmente solo al di sotto di mille euro. Eppure entrano poi in un vortice vizioso per il quale tali cartelle diventano insopportabili: è un ostacolo concreto non sono alla loro vita ma a continuare spesso la propria attività lavorativa. Il fatto è assai grave se si contano le tante vittime, intendo proprio fisiche, i suicidi che si sono registrati: soltanto nella città di Torino, l'ultima settimana di agosto, tre imprenditori si toglievano la vita proprio perché angosciati dalla situazione finanziaria in cui si trovavano. Certamente voi conoscete il problema, lo conoscete così bene che per tutta l'estate avete annunciato la pace fiscale. Eppure fino ad oggi ci avete detto di no.

Io mi chiedo come facciate ad annunciare una pace fiscale che metterete secondo i vostri annunci nella prossima legge di bilancio ma, allo stesso tempo mentre l'annunciate, continuate a chiedere il versamento a chi ha aderito alla rottamazione. E non solo chiedete loro di versare ma non concedete alcun tipo di respiro a quelle stesse persone cioè, da una parte, voi sventolate la bandiera bianca della pace, dall'altra, continuate a mettergli le mani nel portafoglio. Tutto ciò mentre nel decreto mille-proroghe ancora si leggono provvedimenti quali il bonus da 500 euro al quale mi risulta che una parte del Governo all'epoca dei fatti, quando venne inserito, si dichiarò assolutamente contrario. Mi chiedo come facciate a fare marchette e a confermare marchette di questo genere e parlare invece ai cittadini che vi chiedono respiro dicendogli di no. Allora voi non siete pronti per la pace, non siete pronti per la pace fiscale: questo è il dubbio che noi abbiamo. Vi abbiamo servito su un piatto d'argento e ve lo continuiamo a servire l'ordine del giorno n. 9/1117-A/16 che può rappresentare una tregua in attesa che voi facciate la pace con gli italiani perché, come ha detto giustamente il Vicepremier Salvini, è importante ed è ora di liberare milioni di italiani che sono incolpevoli ostaggi del fisco ed è necessario arrivare ad una riduzione delle tasse e alla semplificazione del sistema fiscale ma per far ciò è importante che voi oggi dimostriate che, al di là delle parole, siete in grado di compiere anche dei fatti e quindi darci questa tregua…

PRESIDENTE. Concluda.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). …in attesa della pace (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il collega Marattin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/90.

LUIGI MARATTIN (PD). Grazie, Presidente. Guardate un po' cosa facciamo: noi presentiamo un ordine del giorno sulla vicenda banche. Il Fondo di ristoro per risparmiatori colpiti dai crack bancari - le quattro banche nel 2015 e le due banche venete - è una vicenda che la Repubblica ha utilizzato male: l'ha utilizzata come clava in uno scontro politico anche nella Commissione bicamerale nella scorsa legislatura e non l'ha utilizzata come modo per capire che cosa è accaduto e soprattutto per aiutare chi aveva perso i propri risparmi. Voi sapete quanto ha fatto nella scorsa legislatura il Governo, che non è responsabile dei crack bancari perché quelle banche sono fallite in parte per omessa vigilanza quando questa era in mani nazionali: se lo ricordi chi dice “e come no?”, se lo ricordi chi dice “prima gli italiani” e che le cose fatte in Italia sono migliori, perché l'omessa vigilanza c'è stata quando la vigilanza era in mani italiane, non quando era nelle mani della Banca centrale europea e soprattutto quelle banche sono state portate al fallimento da gruppi dirigenti locali che non hanno allocato il credito secondo condizioni di efficienza ma l'hanno fatto per il mantenimento di sistemi di potere locali. Non abbiamo problemi a dire questo ma non abbiamo neanche problemi a dire che quanto è stato fatto nella scorsa legislatura è stato cercare di risolvere quel problema. Abbiamo iniziato a risolverlo stabilendo gli arbitrati e stanziando i fondi per gli arbitrati, rimborsando forfettariamente gli obbligazionisti subordinati all'80 per cento che rispettassero certi paletti di reddito e, nell'ultima legge di bilancio, stanziando 100 milioni per un fondo di ristoro per i risparmiatori per cui fosse provato il mis-selling cioè che ti hanno venduto uno strumento finanziario violando gli obblighi di informazione, correttezza e trasparenza. Ora i fondi di 100 milioni sono bloccati perché c'è un decreto attuativo che farebbe in modo che quei soldi possano essere immediatamente spesi per ristorare i risparmiatori che hanno diritto: è un decreto attuativo pronto che doveva essere emanato entro il 30 marzo, che il Governo appena insediato ha spostato al 31 ottobre e adesso ha spostato ancora al 31 gennaio. Quindi noi chiediamo in primo luogo perché, se c'è un decreto attuativo pronto per spendere quei 100 milioni, dobbiamo aspettare ancora mesi. Riportiamo il termine al 30 settembre.

Quel decreto attuativo è sulle vostre scrivanie e non volete pubblicarlo perché svela il bluff che avete offerto a quei risparmiatori: avete ottenuto il loro consenso dicendo che davate tutto a tutti, invece sapete bene che questo non è possibile e che quel decreto svelerebbe quel bluff ma per fare questo state tenendo fermi dei soldi ai risparmiatori che invece hanno diritto di ottenere quel ristoro. Quindi, prima cosa, riportiamo quel termine al 30 settembre: c'è un decreto attuativo per spendere i 100 milioni che noi abbiamo stanziato nella scorsa legge di bilancio, facciamolo uscire e cominciamo a pagare.

Seconda cosa, i 100 milioni stanziati forse non sono sufficienti; vi proponiamo - lo avevamo fatto in un emendamento che avete bocciato - di alzarli a 175 milioni, anche se sappiamo bene che il problema non sono i soldi, dite che in legge di bilancio ne troverete molti di più, ma qui è tutto un faremo in legge di bilancio: il terremoto lo faremo in legge di bilancio, le banche le faremo in legge di bilancio, le periferie le faremo in legge di bilancio. Qui e ora diamo una risposta a quei risparmiatori, la risposta non può essere quella che avete raccontato loro in campagna elettorale: “tranquilli, è stato solo un incubo, vi rido tutto io”; perché non sarebbe neanche la risposta giusta. Non abbiamo paura di dire che non sarebbe neanche la risposta giusta, la risposta giusta è porre rimedio a una truffa laddove la truffa c'è stata, e sappiamo per certo anche dalle prime sentenze degli arbitrati che in certi casi il misselling, cioè l'avere approfittato della buona fede per vendere degli strumenti finanziari non corretti violando gli obblighi di trasparenza, c'è stato e quei risparmiatori è giusto che abbiano tutto fino all'ultimo centesimo; così come è giusto che le inchieste della magistratura nei confronti dei veri responsabili di quei crac, cioè quei gruppi dirigenti, a volte espressione di un potere malato, affrontino le loro responsabilità, sia in sede civile, che in sede penale. Questo vi chiediamo di fare, non usiamo quel dramma come clava fra di noi. Questa vicenda, dolorosa per chi ha perso i propri risparmi, è stata utilizzata come una clava nello scontro politico. Abbiamo evitato di ragionare sul perché il nostro sistema bancario era malato, perché in venticinque anni in cui si è passati da banche enti di diritto pubblico al sistema attuale c'è qualcosa che non ha funzionato nel modo di gestire quelle banche. Questo avremmo dovuto fare e soprattutto quello che avremmo dovuto fare, abbiamo provato a fare e vogliamo continuare a fare è dare pieno e veloce ristoro ai risparmiatori che sono stati oggetto di truffe.

PRESIDENTE. Concluda.

LUIGI MARATTIN (PD). Queste nostre due proposte: fare uscire il decreto attuativo che è già pronto e innalzare del 75 per cento il Fondo di ristoro che avevamo messo sono proposte pronte che vi proponiamo per continuare a dare sollievo ai risparmiatori truffati e cominciare a risolvere il problema senza slogan e senza chiacchiere, ma con tutta la fatica del governare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Rotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/117.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, questo Governo si è presentato, in particolare la Lega e il MoVimento 5 Stelle, come un Governo amico dei cittadini: prima gli italiani, i cittadini tra i cittadini. Allora io mi chiedo che cosa c'è di amichevole nelle misure contenute in questo decreto, che cosa c'è di amichevole nel togliere i soldi alle periferie e, quindi, ai cittadini che vivono normalmente in contesti più disagiati e più difficili; e che cosa c'è di amichevole nel togliere il diritto alla salute, in particolare per i bambini, che evidentemente non possono difendersi da soli, perché questo decreto milleproroghe verrà ricordato essenzialmente per questo.

Io in particolare in questo ordine del giorno mi occupo della terra dove vivo, il Veneto, e mi chiedo con che faccia i deputati, ma anche numerosi Ministri e sottosegretari veneti di questo Governo si presentino a casa, per esempio, nella famiglia di quel bambino di Castelfranco Veneto, un bambino con la leucemia: non può andare a scuola e non potrà andare a scuola, anzi la sua frequentazione scolastica è messa seriamente a rischio perché questo bambino è in una classe dove i bambini, altri bambini, troppi bambini non vengono vaccinati. E ancora i dati sulle vaccinazioni del Veneto dicono questo, di questa diciamo nonchalance, con la quale si decide a danno di qualcun altro: i bambini immunodepressi che non hanno scelta e la cui salute viene messa a rischio, e che questo provvedimento contribuisce ulteriormente a mettere a rischio. Che cosa c'è di amichevole in tutto questo?

Mi chiedo poi e chiedo una riflessione su quanto il Veneto perderà. Parlo di periferie, come nell'ordine del giorno, nel quale chiedo un impegno preciso al Governo: novantanove progetti, che cubano 265 milioni. Il dato grave di questo azzeramento di risorse è il fatto che questi progetti erano talmente ben fatti e talmente necessari per i cittadini e la popolazione che erano stati partecipati da imprenditori e dagli stessi amministratori, che avevano contribuito con soldi, ci avevano creduto, ci avevano investito.

E allora che cosa diciamo a questi amministratori, che cosa diciamo a questi imprenditori? Qui si tratta di dire chiaramente, da parte di questo Governo, che avete tradito la fiducia, avete tradito un patto già scritto, dei lavori già iniziati, almeno sulla carta: avete tradito, dobbiamo dire questo.

D'altra parte, forse, devo intendere che, come alcuni esponenti leghisti in Aula e non, mi riferisco a dei deputati che hanno parlato - e mi spiace dover ricorrere alla stessa locuzione, che trovo piuttosto odiosa trattandosi di bene pubblico - di ‘marchette'. E allora lo devono andare a dire ai cittadini, ai cittadini veneti, come d'altra parte in tutta Italia è la stessa cosa. Se si tratta di marchette quando si parla del rifacimento della zona attorno alla stazione degli autobus di San Donà di Piave, se intorno ai provvedimenti per la linea ferroviaria - stiamo parlando di pendolari - vi riempite la bocca di problemi dei cittadini e poi, al dunque, quando ci sono i progetti e quando ci sono le risorse, ecco che casca l'asino.

Parlate di sicurezza, di sicurezza urbana, allora si poteva fare un potenziamento dell'illuminazione di led a Chioggia, niente da fare; la stazione di Porto Marghera, appunto, un luogo disagiato, abbiamo discusso, avete lucrato tantissimo su queste situazioni e poi, al dunque, i soldi non ci sono. Posso citare tutti, i tanti provvedimenti che si sarebbero dovuti fare a favore delle altre città, parlo della mia città, la città di Verona, 18 milioni che scompaiono a favore non solo di un quartiere che è stato descritto da alcune delle forze che sono qui rappresentate dalla Lega come un quartiere degradato, ma soprattutto è il quartiere degli universitari, dove si poteva fare una migliore integrazione e migliori servizi per la cittadinanza e per gli studenti, niente da fare. E così potremmo dire anche di Padova, ad esempio, dove, quando era sindaco Bitonci, chiedeva, e ora che è sottosegretario, invece, prende. Allora, un certo imbarazzo e la mia piena solidarietà.

E così, marchette, allora, vorremmo dire ai cittadini di Belluno, per quanto riguarda le scuole Gabrielli, bene devono saperlo i cittadini di Belluno, e di Treviso, con piazza dei Martiri di Belfiore; e a Rovigo dovremmo dire che il quartiere Commenda, che i cittadini di Rovigo pensavano evidentemente di vedere riqualificato per loro, così non sarà.

E quindi chiedo, infine, Presidente, non una parola da parte dei due Ministri che qui siedono e si riempiono la bocca della parola di autonomia, quindi il Ministro Fontana e la Ministra Stefani…

PRESIDENTE. Collega, concluda.

ALESSIA ROTTA (PD). …non una parola a difesa dei cittadini e degli amministratori veneti. Hanno una strana idea di autonomia e di solidarietà. Sappiano i cittadini veneti a chi si devono rivolgere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Bazoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/127.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Io intervengo su questo decreto milleproroghe, che è un decreto omnibus, in cui ci sono una quantità enorme di interventi su termini che vengono anticipati, posticipati; diversi miei colleghi sono già intervenuti e molti lo faranno anche dopo di me per stigmatizzare alcune di queste scelte: quella sui vaccini, quella sulle periferie, quelle che riguardano le aree colpite da catastrofi naturali come il terremoto e che da queste scelte escono penalizzate. È un decreto, quindi, che contiene una serie multiforme ed eterogenea di misure che sono assolutamente disomogenee anche tra di loro. È già stato detto anche in sede di eccezioni di costituzionalità, è un decreto che contiene talmente tante misure che non si è avuta neanche la possibilità, né il tempo di avere un'analisi tecnico-normativa, che è prevista per l'analisi dell'impatto della regolamentazione, non si è avuto neanche il tempo di fare un'analisi di questo genere.

È un decreto che contiene, oltre a misure che riguardano termini di entrata in vigore di disposizioni, anche misure che invece sono norme applicative e, quindi, che non riguardano termini; e sappiamo che la Corte costituzionale ha già detto in una pronuncia che questo è un modo di procedere scorretto e, quindi, non conforme ai parametri di legittimità costituzionale.

Ma nonostante questo, nonostante cioè sia un provvedimento che contiene una multiforme serie di misure, anche disomogenee e anche così estese da essere anche opinabili dal punto di vista della legittimità costituzionale, ebbene nonostante questo e nonostante il fatto che molte di queste scelte siano scelte decisamente criticabili, io voglio intervenire e l'ho fatto con un ordine del giorno che ho presentato a mia firma, per denunciare qualcosa che non c'è. Voi siete intervenuti per promuovere una serie infinita di modifiche a termini di legge, ma vi siete dimenticati, invece, di qualcosa che, invece, poteva essere l'occasione giusta di introdurre, quindi, noi con questo ordine del giorno, vi chiediamo di tenerne conto e, anzi, di impegnare il Governo a pensarci nel primo provvedimento utile.

Mi riferisco, in particolare, alla necessità di prorogare i termini e l'efficacia delle disposizioni che consentono a lavoratori dell'area di crisi industriale complessa che si trova, in particolare, nell'area di Terni-Narni di accedere a ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria, rispetto alla legislazione vigente. Mi riferisco a un'area, quella, appunto, di Terni che è stata riconosciuta, nel 2016, come un'area di crisi industriale complessa, ai sensi di una disciplina di riordino che è stata introdotta nel 2012; è un'area, questa, per la quale il 30 marzo del 2018 è stato sottoscritto, dal Ministero dello sviluppo economico, insieme a Invitalia, un accordo di programma che è finalizzato alla riconversione e alla riqualificazione industriale di quest'area, un'area, appunto, che è stata denominata come area di crisi industriale. Si tratta di un accordo di programma finalizzato, appunto, a consolidare la produzione e la ricerca nel settore della chimica verde. Quindi, insomma, serve a riqualificare un'area che, adesso, oggi, è un'area depressa.

Allora, questa poteva essere l'occasione per consentire a questo accordo di programma di dispiegare i suoi effetti, attraverso una proroga delle disposizioni che consentono appunto ai lavoratori dell'area in oggetto di poter usufruire di questi interventi di integrazione salariale straordinaria che sono finalizzati, appunto, a consentire a questo accordo di programma di arrivare e dispiegare meglio i suoi effetti. Quindi, con questo ordine del giorno, noi chiediamo al Governo di prendere atto di questa nostra richiesta e di intervenire il prima possibile per dare una soluzione a questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Gemmato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/23.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, affronto l'ordine del giorno n. 9/1117-A/23 che, sostanzialmente, si occupa del riparto del fondo sanitario nazionale. Le risorse ammontano a circa 113 miliardi di euro da ripartirsi per tutte le regioni italiane. Una dotazione congrua ad assicurare, così come previsto dall'articolo 32 della nostra Costituzione, pari livelli di assistenza sanitaria a tutti i cittadini italiani. Ciò che, invece, l'ordine del giorno va ad analizzare è il metodo con cui questi fondi vengono ripartiti, ossia la dotazione è congrua, però la ripartizione meno, nel senso che la ripartizione è incardinata, soprattutto, su un parametro di anzianità che, evidentemente, premia alcune regioni, a scapito di altre regioni; segnatamente, premia le regioni che hanno un indice di vecchiaia più alto, rispetto a regioni che hanno un indice di vecchiaia più basso; prevalentemente, premia alcune regioni del nord a scapito di regioni del sud.

Per questo, noi chiediamo, Presidente, che, così come votato all'unanimità da parte dalla Conferenza delle regioni l'anno scorso, ci sia una ripartizione del fondo assumendo, come criterio di perequazione, il coefficiente di deprivazione, ovvero un coefficiente che esprime il livello di svantaggio sociale relativo dei territori. Questo servirebbe, finalmente, a sanare la frattura e la ferita che esiste, anche a livello di assistenza sanitaria, fra le regioni del nord e le regioni del sud e farebbe verificare ciò che, appunto, l'articolo 32 della nostra Costituzione recita ovvero che tutti i cittadini italiani hanno diritto ad eguali livelli di assistenza e di salute (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La collega Carnevali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/44.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Noi con questo ordine del giorno chiediamo che qualsiasi altra azione venga messa in campo, di fatto, per affievolire l'obbligatorietà vaccinale - di fatto, quello che avete già scelto di fare con questo emendamento che avete introdotto, peraltro in un decreto milleproroghe omnibus - sia subordinata all'effettiva attuazione dell'anagrafe vaccinale che, peraltro, era già prevista; adesso, la Ministra Grillo ha, invece, posto un nuovo testo all'attenzione della Conferenza unificata.

Noi lo abbiamo detto, lo abbiamo ripetuto e siamo qui ancora perché si abbia la consapevolezza piena, fuori da quest'Aula, che queste scelte che avete fatto sono deleterie per tutte le ragioni che vi abbiamo spiegato, ma voglio, in particolare, in questa occasione, soprattutto - Presidente, per il suo tramite -, rispondere in particolare alla dichiarazione di voto, in relazione all'ordine del giorno, tenuta dal collega Cristian Invernizzi. Perché, vedete, l'onorevole Invernizzi ha detto che la Lega è un partito popolare e che ha fatto una scelta popolare con questo milleproroghe sui vaccini ed è popolare perché ha garantito la libertà di scegliere invece che obbligare i cittadini. Peccato che si dimentica di dire che si garantisce la libertà quando tutti hanno la stessa opportunità; si garantisce la libertà quando si gioca ad armi pari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non c'è la stessa libertà, quando gli altri non sono liberi di scegliere. Questa è la differenza che non avete capito, questa è la differenza che soprattutto provoca quella scelta che avete fatto voi, perché la libertà l'avremo quando tutti avremo una comunità che garantisce la difesa di tutti, allora, sì, sarà libero di frequentare le scuole chi non sa, chi non può, tutti saranno liberi come gli altri di poter giocare negli spazi gioco, negli spazi chiusi come gli altri bambini. Questa non è una scelta popolare, cara Lega, questa è una scelta elitaria, questa è una scelta, soprattutto, per pochi, a vantaggio, soprattutto, di chi, degli altri e della collettività.

Rispondo in quest'occasione anche per un'altra cosa, perché noi abbiamo sentito dire, per tramite, ovviamente, del MoVimento 5 Stelle che c'è stata una strumentalizzazione politica su questa questione che riguarda l'obbligo vaccinale, cioè noi, la comunità scientifica, tutti quanti, ci siamo inventati una sorta di mezzo caos, perché siamo in un'Aula, un mezzo golpe, l'abbiamo inventato noi, perché semplicemente abbiamo, in qualche modo, voluto fare una speculazione politica, solo che poi siamo stati illuminati dal comunicato del MoVimento 5 Stelle che è uscito dicendo: ha vinto la linea della Ministra Grillo. Cioè abbiamo subordinato gli interessi degli italiani a una disputa di prova di forza all'interno del MoVimento 5 Stelle, questo è il paradossale esito di quello che dovrebbe essere, invece, un provvedimento, una scelta che si fa fuori dalle dispute politiche, fuori dall'interesse di piegare la scienza all'interesse della politica, perché se devono venire prima gli italiani, gli italiani sono tutti, quelli che possono vaccinarsi e quelli che non possono vaccinarsi. Questo è il più grande danno che voi state facendo, sapendo benissimo, e qua chiudo, che con la proposta di legge per mano della Grillo che in questo momento è al Senato, voi avete calato la maschera definitivamente, perché con quel progetto di legge l'obbligo vaccinale viene totalmente e, quindi, definitivamente cancellato, ma sarete furbi, lo farete coincidere con il 2020, quando doveva terminare con la legge Lorenzin (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Viscomi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/131.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie, Presidente. Con l'ordine del giorno n. 9/1117-A/131, chiedo al Governo di erogare l'intero importo per il finanziamento dei progetti sulle periferie dei comuni di Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria e del progetto unitario ed integrato relativo alla città metropolitana di Reggio Calabria.

Non ne avrei bisogno se avessi di fronte un Governo capace di usare parole chiare e di mantenere gli impegni assunti; invece, siamo di fronte ad un Governo che promette benefici futuri, nello stesso momento in cui, oggi, oggi stesso, impone di togliere dai bilanci comunali delle poste attive, trascurando di considerare che il principio antico pacta sunt servanda non è un antico brocardo latino, appunto, ma come ogni avvocato sa o dovrebbe sapere, sia esso avvocato del popolo o delle autostrade, è anche fonte di responsabilità per il mancato adempimento.

E mentre toglie i soldi oggi, lo stesso Governo assicura però che quei finanziamenti saranno restituiti, ma soltanto ai comuni con progetti già esecutivi. E gli altri? Tutti quelli che sono in stato di progettazione definitiva e che hanno affidato incarichi di studi e progettazione confidando nelle risorse che erano state assegnate, confidando sul fatto che pacta sunt servanda vincola anche il Governo nel rapporto con gli enti locali?

È forte l'impressione, Presidente, che dietro la contorsione politica e giuridica di approvare oggi un decreto che toglie a tutti per ridare domani, ma non a tutti, vi sia una precisa strategia per sottrarre risorse ai comuni meridionali per redistribuirle su altri fronti. È una vecchia strategia: invocare e applicare regole uguali per situazioni diseguali; ma è una strategia che deve essere denunciata in modo chiaro. Il Meridione non rientra nell'orizzonte di questo Governo, se non come bacino elettorale.

I comuni, tutti i comuni, hanno il diritto di portare a compimento il percorso progettuale connesso al “bando periferie”, non solo per motivi di carattere giuridico, quanto piuttosto perché quel bando ha un valore politico che il definanziamento da voi oggi votato non può nascondere. Dove voi avete letto “comuni”, noi abbiamo visto “comunità”, fragili, friabili, frammentate, frantumate da un disagio profondo che chiede di essere compreso, accolto, accompagnato nella sua trasformazione. Dove voi avete letto “risorse finanziarie”, noi abbiamo letto “capitale sociale”, che si radica in relazioni di fiducia, appunto, tra le istituzioni e tra queste e i cittadini; proprio quelle relazioni di fiducia che voi avete brutalmente interrotto. Dove voi avete letto “appalti”, noi abbiamo letto “reti, connessioni, snodi, luoghi di incontro e socializzazione tra i molti centri di città policentriche”. È questa l'anima autentica del “bando periferie”, che non a caso ha dato origine alla formulazione di suggestivi titoli dei progetti presentati, come per il progetto del comune di Catanzaro che vuole ridare nuova centralità a periferie difficili. Vale per il progetto di Vibo Valentia, che auspica, addirittura fin dal titolo, la possibilità che in periferia, e in quella periferia, si possa vivere insieme; vale per il progetto di Reggio Calabria, ma vale anche e soprattutto per il progetto unitario della città metropolitana di Reggio Calabria, che mette insieme più di quaranta comuni in una progettazione integrata e unitaria.

Questo è il punto significativo: riuscire a lavorare insieme per un progetto comune, superando la frammentazione istituzionale, riconquistando la fiducia tra le istituzioni e i cittadini. È questo di cui ha bisogno il Paese e la Calabria in particolare, e il progetto della Città metropolitana a questo era destinato. Comunità, capitale sociale, reti di relazioni: questi sono i veri obiettivi del “bando periferie”; costruire un'architettura della vita associata.

Signor Presidente, lo dica al Ministro Salvini, che la lotta alla criminalità e alla criminalità organizzata in Calabria non si fa sui giornali o sui social o con le visite estive, non si misura dal numero dei like o di condivisioni; la lotta alla 'ndrangheta passa anche e soprattutto recuperando il rapporto con le periferie e con la gente che di quelle periferie vive il disagio, l'abbandono e le crisi, ma che non deve essere lasciata sola nell'azione di riscatto.

A San Luca, signor Presidente, come in altre città, un campo di calcio non è solo un campo di calcio, è il luogo di una socialità possibile, un sogno che si fa segno, quindi è il vero avamposto contro la criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Bellucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/133.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, rappresentanti del Governo, rispetto ai vaccini ci avete lasciato basiti, drammaticamente basiti, perché non dovevate avere dei dubbi, i fatti lo dicono. Sapete bene che l'Italia è al secondo posto in casi di morbillo in tutta Europa, seconda soltanto alla Romania. Immaginate che ci sono 5.000 casi di morbillo in Italia rispetto ai 14.460 in tutta Europa. L'Italia è tra quelle cinque nazioni che ha problematiche di carattere vaccinale, insieme alla Nigeria, all'India, al Pakistan e alla Romania.

L'Italia è ancora drammaticamente sotto il 95 per cento di copertura vaccinale richiesta dall'Organizzazione mondiale della sanità! L'Italia ha ben 10.000 bambini immunodepressi che saranno costretti a non poter andare a scuola e a rischio della propria salute a causa di questo intervento.

A fronte di questi fatti - non idee, non impressioni, ma fatti - dovevate prendere un'unica direzione, quella di un imponente piano vaccinale: la proposizione di vaccini senza se e senza ma. Invece, ci avete lasciato basiti, perché avete preso mille direzioni: prima, questa estate, il Ministro Grillo ha parlato della proroga delle autocertificazioni, poi ha parlato di classi differenziali, come se i bambini fossero dei pacchi e potessero essere messi in classi bunker dove poter poi non godere di spazi comuni, corridoi, mense, luoghi dove si fa anche attività sportiva.

Avete immaginato che quei bambini immunodepressi dovessero essere collocati, a differenza degli altri, in luoghi cosiddetti protetti, privi di quella che si chiama continuità educativa, che spero voi conosciate, che è fatta di quelle emozioni che lega i bambini ai loro compagni che hanno visto negli anni precedenti e con i quali hanno instaurato delle relazioni che sono fondamentali nella loro vita.

Voi avete immaginato che la risposta fosse sottrarli da quelle classi per metterne altri. Al Senato avete immaginato, invece, di inserire di nuovo la proroga dell'obbligo vaccinale, e ci siamo commossi e siamo rimasti sorpresi quando avete chiesto scusa in Commissione e avete ammesso di avere sbagliato, e avete soppresso quella previsione! È bastata una notte, e il giorno dopo, la mattina, siamo di nuovo riscesi nell'incubo del vostro pensare soltanto ad un tweet perfetto, e immaginando così avete riproposto la proroga delle autocertificazioni.

Ci avete sorpreso anche quando, ascoltando le audizioni di comunità scientifiche e di dirigenti scolastici che, con una voce unica, vi chiedevano di non trattare i vaccini con superficialità, di mantenere l'obbligo vaccinale per l'iscrizione, a quelle audizioni siete rimasti sordi. L'unica parola che ho sentito nelle Commissioni congiunte è stata quella di “scientocrazia”, in risposta all'audizione del professor Garattini, presidente dell'Aifa, che vi parlava dell'importanza di difendere la cultura scientifica.

“Scientocrazia”! Mi avete riportato al 1633, quando Galileo, che difendeva la teoria copernicana per cui è la Terra a girare intorno al sole, fu tacciato comunque di eresia e fu condannato al silenzio. Galileo fu riabilitato, dopo 360 anni; io spero che la vostra capacità di ascoltare la scienza in materie come la sanità non debba aspettare così tanto tempo, condannando l'Italia all'oscurantismo.

Siete stati sordi alla scienza, l'avete condannata a quel silenzio. Avete soffiato sulle paure del popolo italiano - di pochi, non di molti - sui vaccini, con il rischio di far divampare un incendio. Vi siete comportati in maniera arrogante. Dimostrate spesso di essere arroganti, non umili, di quell'arroganza che è caratteristica della stupidità. Allora, mi vengono in mente le parole di Einstein, quando diceva che ci sono soltanto due cose infinite: l'universo e la stupidità umana; e aggiungeva: sull'universo ho ancora dei dubbi. Date ragione ad Einstein: sulla stupidità umana non si può avere dubbi. In questo caso, non ci sono dubbi rispetto al vostro provvedimento sui vaccini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La collega Ciampi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/83.

LUCIA CIAMPI (PD). Onorevole Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, nel 2016 il Governo a guida PD e la maggioranza che lo sosteneva segnarono un punto di passaggio fondamentale nella storia delle politiche urbane in Italia.

Ebbero infatti l'intuizione di promuovere e incentivare, grazie anche alla collaborazione con i comuni capoluogo e le città metropolitane, un processo di formulazione di progetti di rigenerazione urbana capaci di coniugare interventi fisici di trasformazione e riqualificazione con azioni di welfare, innovazione e sviluppo economico dando quindi risposte concrete a idee proposte dalle comunità territoriali, e che spesso erano già disponibili ad uno stato avanzato di progettazione.

Proprio per questo motivo, per dare quindi una concreta opportunità di crescita sociale, economica e occupazionale alle differenti realtà locali, lo stesso Governo decise di finanziare tutti i progetti presentati. Con il bando periferie quindi, riprendendo le parole dell'ANCI, i progetti dei comuni non rappresentano un elemento di interesse solo per ciascuno dei territori su cui insistono: piuttosto, rappresentano un mosaico di interventi che nel loro insieme si configurano come un vero e proprio progetto per il Paese, con migliaia di azioni di riqualificazione, trasformazione e recupero, che nei prossimi anni offriranno a milioni di italiani nuovi spazi e servizi. Così si pronunciava l'ANCI, l'Associazione dei comuni italiani, che mai, mai aveva visto tanta disponibilità di finanziamenti, tanta possibilità di realizzare progetti concreti.

Con le modifiche approvate al Senato nel provvedimento in esame, sono però stati bloccati 96 progetti per un totale di 1 miliardo 600 milioni di euro di finanziamenti pubblici, i quali interessano 326 comuni. A rischio, quindi, non sono soltanto la qualità della vita, la riqualificazione delle periferie e la sicurezza dei cittadini, temi sui quali il Governo ha peraltro posto l'attenzione, ma evidentemente solo sui social: sono a rischio migliaia di posti di lavoro, il rilancio di uno dei settori più importanti della nostra economia come l'edilizia. Edilizia, badate, intesa in senso virtuoso, non legata al consumo di suolo, alla cementificazione selvaggia e alla speculazione, ma alla riqualificazione e alla messa in sicurezza e all'abbellimento degli edifici e delle infrastrutture esistenti. Non è un caso, infatti, se forse per la prima volta la protesta contro questo provvedimento ha unito associazioni ambientaliste come Legambiente e l'ANCE, l'associazione italiana dei costruttori edili, che in un comunicato congiunto hanno scritto: “La condizione delle periferie dovrebbe essere al centro delle politiche sociali, ambientali, energetiche, sulla sicurezza e per lo sviluppo economico”. Non c'è formazione politica che non l'abbia affermato in campagna elettorale, l'abbiamo affermato tutti; eppure la Camera potrebbe confermare l'emendamento già avanzato al Senato, che sospende i fondi per la riqualificazione delle periferie a progetti avviati, tutti cofinanziati da privati.

Entrando nel dettaglio (ed è per questo che io ho proposto l'ordine del giorno), tra i progetti cancellati dall'attuale Governo e dalla maggioranza vi è anche quello di Pisa, denominato “Binario 14 - sostenibilità e socialità”, che prevede uno stanziamento complessivo tra finanziamenti pubblici e privati di oltre 43 milioni di euro.

PRESIDENTE. Concluda.

LUCIA CIAMPI (PD). Concludo. Mi consenta, signora Presidente: il progetto è un progetto composto da tre assi strategici.

PRESIDENTE. Concluda, collega.

LUCIA CIAMPI (PD). Concludo dicendo che in questa situazione vorrei segnalare l'assoluto silenzio del nuovo sindaco leghista di Pisa, Michele Conti…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

LUCIA CIAMPI (PD). …per il quale evidentemente la fedeltà al padrone Salvini vale più del benessere e della sicurezza dei suoi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Morani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/112.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, questo decreto-legge andrebbe rititolato, perché andrebbe chiamato decreto-legge “mille bugie” o decreto-legge “mille promesse mancate”. E lo dico per quello che riguarda la mia regione, la regione Marche: una regione che è stata martoriata dal terremoto, e che è stata però anche martoriata da una crisi economica lunghissima, che ancora non si è conclusa. Il primo atto di questo Governo nei confronti della mia regione così martoriata è stato quello di mancare alle promesse che sono state fatte sul terremoto, e di togliere decine di milioni di euro per progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana delle periferie. Avete mentito ai cittadini della mia regione, avete fatto loro tante promesse, ma di queste promesse non ne avete mantenuta nemmeno una, e proverò a dire quali.

Sul terremoto in particolare, perché ha ragione il collega Trancassini, ha ragione la collega Pezzopane. Perché quello che questo Governo non ha fatto riguarda soprattutto quelle popolazioni che hanno più bisogno del Governo adesso. Non siete stati capaci neanche di prorogare le misure per le scuole. Vi comunico che per colpa di questo Governo in comuni come Arquata del Tronto ci saranno le pluriclassi! Non siete stati capaci… Presidente, la prego di ascoltarmi, invece di parlare con il funzionario. Grazie, Presidente, della sua attenzione.

Le stavo dicendo che questo Governo ha mancato tutte le promesse sul terremoto. Non sono stati capaci neanche di sospendere i mutui per le popolazioni terremotate. Non sono stati in grado neanche di prorogare la struttura commissariale. Non sono stati in grado neanche di prorogare i contratti per quelle 700 persone che sono essenziali per la ripartenza dal terremoto. Avete mancato tutte le promesse che avete fatto, e le avete rimandate ad un altro decreto-legge, che non si sa quando verrà.

E la stessa cosa l'avete fatta sulle periferie. Perché vedete, per la mia regione i progetti per le periferie che riguardano la città di Pesaro, la città di Urbino, la città di Ancona, la città di Macerata, la città di Fermo, sono progetti che vanno a riqualificare i quartieri più difficili, che sono quelli vicini alle stazioni, che sono quelli del porto di Ancona. Sono tutte quelle zone della città dove voi in questi anni siete andati a chiedere i voti, siete andate a prendere la fiducia in quei quartieri. E ora quei quartieri, quei cittadini che abitano in quei quartieri sono traditi proprio da coloro che in questi anni si sono riempiti la bocca con la parola “periferie”, con le parole “noi stiamo dalla parte del popolo”. È proprio quel popolo che state abbandonando, perché oltre a non dare la possibilità a quelle persone di vivere in quartieri più belli, perché hanno diritto a non vivere nel degrado, state togliendo loro anche occasioni di lavoro. Perché per la mia regione in particolare, dove le imprese hanno sofferto tantissimo, in particolare quelle che lavorano nell'edilizia, quei cantieri significano occasioni di lavoro, quei cantieri significano persone che possono ritornare a lavorare. Ma capisco che questo Governo - che ha un Ministro che si chiama Di Maio, che è il Ministro della disoccupazione, che sta facendo perdere 1.130 posti di lavoro al giorno - non è nemmeno interessato al fatto che quelle occasioni di lavoro possano essere utili per una regione martoriata come le Marche.

E allora voglio ricordare a quest'Aula che c'è qualcuno che un po' di tempo fa ha scritto sul suo profilo Facebook: correva l'anno 2015 ed era il 12 ottobre, costui si chiama Matteo Salvini. Ha scritto: “Periferie abbandonate, qualcuno se ne ricorda solo per chiedere i voti e poi scomparire. Come è la situazione nelle vostre città?” Ecco, al Ministro Salvini per il suo tramite, Presidente, vorrei chiedere di andare in quelle città tra un po' e chiedere “come stanno le vostre città?”, e vedere i cittadini che cosa risponderanno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega De Filippo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/52.

VITO DE FILIPPO (PD). Signora Presidente, l'ordine del giorno che sto per presentarvi con la ferma convinzione che, se fosse letto fuori dai fragori di quest'Aula, che molte volte confonde, abbiamo notato, soprattutto nella conduzione, la maggioranza e il Governo, se questo ordine del giorno fosse letto nel chiuso di una stanza, con una sola lampada accesa, quella della coscienza di molti colleghi della maggioranza e di molti rappresentanti del Governo, se questo ordine del giorno fosse letto in quella stanza, con quella lampada, sono sicuro che molti di loro metterebbero immediatamente una firma. Leggetelo, lasciamo fuori dalle nostre orecchie i fragori anche di questo dibattito che noi siamo costretti a sostenere in ragione della verità, della scienza, del buonsenso, della ragionevolezza che è stata dispersa in una discussione assolutamente negativa. Leggete questo ordine del giorno e sono convinto che molti di voi vi metterebbero la firma.

Siamo stati, invece, capaci di descrivere una stupefacente storia, che riporta indietro il nostro Paese addirittura di qualche secolo. Anche nei trattati e nelle discussioni medievali o prerinascimentali questo scontro tra politica e scienza, tra politica e il buonsenso, non solo tra politica e scienza, non si era visto nella rappresentazione negativa che noi abbiamo conosciuto in questo tempo della vita pubblica. Se non fosse bastata quella che voi considerate la flebile voce di un gruppo parlamentare, che si ostina da giorni a farvi capire il disastro che sta avvenendo nel nostro Paese nella confusione delle istituzioni scolastiche, del sistema sanitario, avete avuto la possibilità di ascoltare per molte ore nelle Commissioni congiunte le voci di scienziati, le voci di importanti ordini professionali, le voci di consulenti della Ministra Grillo, che hanno consegnato - scripta manent, si può guardare quel resoconto - a quella Commissione parole scolpite sulla necessità e sulla obbligatorietà di azioni nel nostro Paese in termini di sanità pubblica, visto il rischio che l'Organizzazione mondiale della sanità e le negative classifiche nelle quali, purtroppo, il nostro Paese compare su alcune patologie e su alcune malattie, avrebbero dovuto consigliarli.

Nulla, nulla è stato capace di convincere menti - consentitemi - ottuse in questa circostanza, che hanno consumato la più straordinaria e memorabile battaglia tra scienza e politica che la nostra storia nazionale abbia conosciuto. Se è vero, come ci dite nei capannelli, come si dice ufficiosamente, che siete anche voi per l'obbligatorietà dell'azione vaccinale, che non avete avuto il coraggio semplice di accogliere tutto ciò in una norma, cominciate almeno stasera ad accogliere qualche semplice ordine del giorno. Vi consiglio di leggerlo, non vi fidate soltanto della descrizione, e molti di voi sanno che le parole che ci sono in quell'ordine del giorno non hanno un elemento in più di ambiguità, se non di buonsenso, di chiarezza e di organizzazione puntuale di un'attività che nel nostro Paese è fondamentale e necessaria. Non dispero ancora in questo grammo di ragione che vi potrà possedere nelle prossime ore, speriamo, sommessamente, veramente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Silvestroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/11.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, colleghi, intanto il mio non vuole essere un intervento ostruzionistico, ma vuole essere un intervento eventualmente di contributo su un tema che so che è sentito anche dal Governo. Nel decreto in esame, all'articolo 1, si pone la questione delle date per i rinnovi dei consigli e dei presidenti di provincia, ma il Governo deve porsi anche un tema di assetto, in questo caso, territoriale dello Stato, perché dopo due anni è necessario prendere atto, anche urgentemente, dell'esito del referendum del 4 dicembre; e dopo quattro anni dall'entrata in vigore, dobbiamo dirlo, della nefanda, nefasta, catastrofica legge Delrio, che ha riformato le province, è urgente un intervento di revisione profonda della riforma sul piano istituzionale, organizzativo e economico, perché occorre tornare a garantire agli enti provinciali e alle città metropolitane la piena funzionalità e operatività, perché è essenziale tornare a fare manutenzione su strade, su scuole.

E ora, Presidente, dopo gli anni, diciamocelo, bui del Governo Renzi - e in questo caso del suo Ministro che ha portato questa riforma, che mi dispiace che è in Aula, è un collega al cui posto mi sarei vergognato dopo essermi accorto di quanto deleteria sia stata questa riforma, avrei tolto il mio nome, non l'avrei più chiamata legge Delrio - il Parlamento e il Governo devono riportare la democrazia e ristabilire il principio dell'articolo 1 della Costituzione, cioè che la sovranità, Presidente, appartiene al popolo.

Le province italiane e le città metropolitane non possono essere enti territoriali non soggetti alla sovranità popolare e disciplinati da una legge anticostituzionale e fuori dal Testo unico degli enti locali. Questo è il senso dell'ordine del giorno che ho presentato al Governo per ripristinare il voto dei consiglieri e dei presidenti provinciali e dei consiglieri e dei presidenti delle città metropolitane. Non è una questione di stile come votare i rappresentanti delle istituzioni; è, invece, alla base della nostra Repubblica ed è un'assunzione di responsabilità per chi viene eletto, perché, se i cittadini, Presidente, detentori della sovranità, non conoscono chi ha le responsabilità politiche e istituzionali sulle mancate manutenzioni dei ponti, dei cavalcavia, dei tetti delle scuole e sulla mancata assistenza ai disabili, significa - concludo, Presidente - che non si vive più in uno Stato democratico, e questo la Costituzione non lo consente.

Concludo veramente, Presidente: l'attuale norma Delrio non si è limitata, però, ad abolire solamente l'elezione diretta degli organi provinciali e delle città metropolitane, ma ha portato anche dei risultati: le province sono state buttate fuori dalle norme previste sugli enti locali, gli uffici provinciali sono stati svuotati e non si sa come abbiano fatto e potuto fare i monitoraggi chiesti proprio dal Ministro Toninelli sulle infrastrutture di competenza provinciale. Non ci sono risorse, Presidente, per fare le manutenzioni su strade e scuole.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Concludo. Se il Governo prende in considerazione, quindi, questo ordine del giorno, secondo me ci sarà un'opportunità per tutte le province d'Italia e per tutte le città metropolitane d'Italia per ricominciare a fare prevenzione e sicurezza su strade e scuole, e dare risposte anche ai disabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La collega Quartapelle ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/41.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Di solito si usa il decreto milleproroghe per prorogare dei provvedimenti, dei termini, e per dare la certezza alle persone che sono riguardate da questi provvedimenti che la loro situazione non cambierà nell'anno successivo, perché lo Stato non è stato in grado di sistemare il corpo delle leggi in maniera tale da fare entrare in vigore le nuove normative.

Ecco, questo è il primo decreto “milleproroghe”, che invece di dare certezze, invece di dare ai cittadini coinvolti in un qualche modo dalle nuove formule normative una prospettiva certa, è il primo “milleproroghe” che crea assoluta confusione.

Non lo fate prima di tutto per il provvedimento che è oggetto del mio ordine del giorno. In questo ordine del giorno io chiedo di prorogare i termini per il perfezionamento, da parte delle università statali, dei contratti integrativi, volti a superare la situazione di contenzioso, in atto in questo momento tra le stesse università e gli ex lettori di lingua straniera. Voi non date la possibilità di prorogare questi termini per il perfezionamento di questi contratti. E il risultato quale sarà per queste persone, per queste decine di persone? Sarà incertezza nella loro prospettiva di lavoro; sarà incertezza nel tipo di rapporto tra queste persone fondamentali nelle nostre università per l'insegnamento delle lingue straniere e il loro datore di lavoro; sarà incertezza per gli studenti, che non avranno chiaro quale sarà il loro futuro, dal punto di vista dell'insegnamento e, quindi, dell'apprendimento.

Ma voi, in particolare, avete creato una grande confusione su due punti. Ed è incredibile il modo in cui l'avete fatto, il modo cinico, il modo irresponsabile, con cui vi siete posti su due grandi questioni nazionali.

Il primo è il tema dei vaccini, ne hanno parlato prima il collega De Filippo, la collega Carnevali. Voi avete creato una confusione, senza paragoni e senza precedenti, sull'entrata in vigore delle normative che avete proposto. Avete proposto una legge che entra in vigore dopo l'inizio dell'anno scolastico, creando una situazione di difficile gestione in particolare per i dirigenti scolastici ma non solo: per i genitori che non hanno capito quali sono le normative e quando entreranno in vigore e, soprattutto, per i bambini, per i più deboli, che noi dobbiamo proteggere. Non contenti di questa prima confusione, ne avete creata un'altra, proponendo varie cose in vari momenti della discussione in corso in Parlamento, creando quindi una situazione di grandissima incertezza, non su un fatto marginale, ma su una questione che riguarda tutti i bambini di tutte le scuole e la loro protezione vaccinale. E, quindi, complimenti per avere creato un grande pasticcio su una normativa che già esisteva, che era certa, che era chiara, che avevamo iniziato ad implementare come Paese lo scorso anno. Voi avete creato più confusione, rispetto a una prassi che si stava estendendo e si stava consolidando.

E poi la seconda cosa, ancora più incredibile. È la confusione totale in cui voi avete gettato centinaia di migliaia di cittadini, nelle 96 città a cui avete tolto delle risorse già stanziate per dei progetti delle periferie. Tutti quanti voi, quando siete stati eletti il 4 marzo, avete detto che eravate le forze politiche che davano ascolto alle periferie. Ecco, mi sembra che, questa idea dell'ascolto delle periferie, voi in questo momento ve la siete un po' dimenticata, nel senso che avete dato come un messaggio a dei cittadini che si erano fidati del fatto che lo Stato avesse dato dei soldi per dei progetti che li riguardavano da vicino. Ecco, voi questi cittadini li avete completamente traditi.

Faccio l'esempio della mia città, Milano. Alla mia città la vostra decisione costa 18 milioni di euro. Costa la costruzione di una scuola media, la prosecuzione di una metro-tranvia, la n. 7, e il completamento di un parco, nella zona del quartiere Adriano. Resta incomprensibile perché voi abbiate deciso di gettare nell'incertezza dei cittadini, che si aspettano questi progetti dal comune e dalla regione, che avevano stanziato delle risorse, e in particolare dallo Stato, che aveva reso disponibili delle risorse perché il comune completasse questi progetti. È incredibile che voi abbiate tradito i patti tra lo Stato e questi cittadini. Perché?

PRESIDENTE. Concluda.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Non si capisce, se non per la vostra irresponsabilità e la vostra totale incompetenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Lepri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/72.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie Presidente. Tra le mille proroghe mancate o le mille proroghe inutili - le abbiamo ricordate: vaccini, periferie, terremoto soprattutto - ce n'è una di proroga di cui vi siete dimenticati e di cui il nostro ordine del giorno parla e tratta.

È una questione che riguarda i lavoratori e il lavoro, cioè esattamente il filo rosso che caratterizza i vostri interventi, cioè il dimenticare le situazioni, i territori, le persone in condizioni di fragilità. In questo caso, siamo di fronte ad una questione importante, che riguarda il lavoro e i lavoratori.

Una premessa. Proprio rispetto a ciò che ora ho detto, il Ministro per la disoccupazione o per il lavoro - almeno sulla carta, ma, in realtà, per la disoccupazione - è molto impegnato a promettere. Ieri ha promesso che questa maggioranza smantellerà il Jobs Act. Per intanto, più che smantellare, con il decreto dignità, avete sfregiato il Jobs Act. L'avete reso meno efficace, ma non l'avete intaccato minimamente nei suoi fondamenti, che noi vogliamo invece confermare e rafforzare ed approvare ed applicare pienamente.

Ecco, la promessa, l'ultima promessa del Ministro Di Maio, è esattamente questa: ripristineremo la cassa integrazione per cessazione (cioè quella che più gergalmente viene chiamata cassa integrazione in deroga). Ma dimentica che il Jobs Act l'ha eliminata, in effetti, questa possibilità, introducendo nuove protezioni: la Naspi, che è stata estesa per molti lavoratori e che può essere anche ulteriormente prorogata in casi particolari, e un servizio di politiche attive. Infatti, noi pensiamo questo, che quando siamo di fronte ad un'azienda che chiude, oltre un certo limite è inopportuno mantenere in vita e anche mantenere in assistenza persone, che, invece, debbono essere incentivate e formate per potere essere riqualificate e essere collocate in altre imprese. Ebbene, in attesa di questi smantellamenti, noi chiediamo una cosa molto semplice. Si provino a tutelare i lavoratori delle aziende salvate e in corso di rilancio, le tante che il Ministro Calenda e il sottosegretario Bellanova in questi quattro anni hanno salvato, centinaia di imprese che, grazie al sistema degli ammortizzatori sociali e a un'intelligente politica attiva, sono state rilanciate.

L'ordine del giorno, che recupera un emendamento, dice sostanzialmente questo. Siamo di fronte, in alcuni casi, a trattamenti di cassa integrazione straordinaria in aziende che stanno completando i loro piani industriali, in casi di rilevante interesse strategico per l'economia nazionale e che comportano notevoli ricadute occupazionali. Bene, può darsi che questa riconversione così difficile - pensate, per esempio, al distretto degli elettrodomestici in Friuli-Venezia Giulia, che è stato recuperato e rilanciato - abbia bisogno di più tempo. E, allora, questo famigerato Jobs Act che cosa dice? Dice che è possibile prevedere un ulteriore periodo di accompagnamento di questi lavoratori, in attesa del pieno rilancio di quei siti così importanti di interesse nazionale. Ma occorre finanziare questa possibilità, che oggi non è finanziata. Da qui, quindi, la proposta con questo ordine del giorno di considerare, nella prima occasione possibile, di rifinanziare questa misura, così che soprattutto questi siti di rilevante interesse nazionale, con un grande impatto occupazionale, possano pienamente dispiegare la loro funzione, cioè quella di un recupero e di un rilancio occupazionale, non in una logica assistenzialistica, ma, appunto, in una logica di impresa e di efficienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega De Luca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/76.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, l'ordine del giorno che io ho presentato è un ordine del giorno che riguarda i giovani del Mezzogiorno d'Italia. È un ordine del giorno che è volto ad impegnare il Governo ad estendere le decontribuzioni e l'esonero contributivo totale, per i datori di lavoro che assumono giovani nel Mezzogiorno d'Italia a tempo indeterminato.

Guardate, questa è una delle tante misure, che nella precedente legislatura il Governo di centrosinistra ha adottato, per sostenere e rilanciare il Mezzogiorno, e con risultati estremamente importanti.

Voi sapete che, negli ultimi anni, dal 2008 al 2014, il Mezzogiorno ha perso centinaia di migliaia di posti di lavoro, soprattutto tra i giovani. Con le misure messe in campo dai Governi di centrosinistra per il Mezzogiorno, solo dopo il 2014 abbiamo recuperato ben 200 mila posti di lavoro per i giovani del sud del Paese. Ovviamente c'è da fare di più, ma le misure adottate andavano nella direzione giusta, 7 miliardi di euro messi in campo per un grande masterplan per il rilancio del Mezzogiorno, la misura, un miliardo 300 milioni soltanto dedicata alla misura “Resto al Sud”, migliaia, decine di migliaia di giovani assunti grazie alle misure messe in campo per sostenere i contratti di programma, contratti di sviluppo, le imprese che investivano nelle aree di crisi complesse, nelle aree di crisi non complesse, tutta una serie di misure che davvero hanno ridato slancio e ossigeno al Mezzogiorno. Non vi chiedevamo grande impegno, grande fantasia vi chiedevamo quanto meno di non distruggere, di confermare quanto di buono si era stato fatto per il sud del Paese nella precedente legislatura. Non siete stati in grado nemmeno di fare questo, nemmeno di rispettare, di conservare, di prorogare misure essenziali per il rilancio di una zona determinante del Paese che è tutto il Mezzogiorno d'Italia e allora noi, da questo punto, di vista siamo profondamente sconcertati del vostro del vostro approccio. È un approccio che non è nuovo, voi avete utilizzato il Mezzogiorno come serbatoio elettorale, ma da subito avete adottato un approccio, delle misure, delle politiche, delle azioni profondamente contrarie ai ragazzi, ai giovani, alle famiglie alle imprese del sud del Paese. E noi siamo qui e testimonieremo e lotteremo in Parlamento e nel Paese per difendere, invece, l'esigenza di tornare a investire, a dare sostegno ai giovani, alle imprese del Mezzogiorno.

Voi avete votato un decreto che ha penalizzato le imprese che vogliono internazionalizzare, penalizzando ovviamente soprattutto gli investimenti delle grandi multinazionali al sud, state distruggendo la speranza di investimenti, quando non trovate un'intesa sull'approccio che volete scegliere per quanto riguarda le infrastrutture. Senza un rilancio delle infrastrutture, al Mezzogiorno non ripartono gli investimenti e non riparte il lavoro e l'occupazione. Avete adottato una politica profondamente contraria a quest'area del Paese e, d'altra parte, quello che è successo alla vicenda legata al bando delle periferie va esattamente in quella direzione. Guardate i numeri, sono drammatici, li hanno già elencati altri colleghi, ma 96 Progetti, 86 capoluoghi di provincia, 9 aree e città metropolitane e, soprattutto, 19.800.000 cittadini che non avranno più la possibilità di beneficiare degli interventi di riqualificazione per i loro quartieri che aspettavano da anni e che finalmente erano lì pronti per partire. Come giustificate questo abbandono di 19.800.000 cittadini del nostro Paese? È inaccettabile quanto avete fatto, con un'operazione di finanza così creativa, spostando risorse verso altri capitoli, preannunciando poi futuri interventi che non avete il coraggio di adottare oggi. Avete preso in giro e state prendendo in giro il Paese. Io vi faccio l'esempio di un comune della Campania, Caserta, un comune che aveva beneficiato di 18 milioni di euro nella precedente legislatura, un comune che doveva approvare dei lavori in un parcheggio, in un centro parrocchiale, di impianti sportivi, rifare impianti di sicurezza, riqualificare i tracciati storici, tutto questo non sarà possibile in quest'area. Come spiegherete ai cittadini di questa città, di quest'area metropolitana che avete deciso di penalizzarli senza ragione alcuna, con un provvedimento che presenta dei forti profili di illegittimità non solo dal punto di vista giuridico, perché viola i princìpi di leale cooperazione istituzionale? I comuni non si fideranno più degli atti e delle convenzioni sottoscritte alla Presidenza del Consiglio dei ministri. È inaccettabile tutto questo, violate il principio di leale cooperazione tra le istituzioni, il legittimo affidamento. Rileggete il parere dell'Avvocatura, di cui avete fatto la disclosure, sull'Ilva: parla del tema e dell'importanza del legittimo affidamento. Dovete tutelare le città, i comuni e le famiglie che attendono risposte da voi, e che state tradendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Benamati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/89.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. Io intervengo con un ordine del giorno diverso e particolare, che riguarda un impegno che mi ero assunto in precedenza. Parlo del tentativo di correggere un errore di questo Governo, che ha espunto l'ASI dal coordinamento delle politiche spaziali e delle ricerche aerospaziali dal Comitato interministeriale, trasformando questo comitato, che è stato voluto nella XVII legislatura, in una sola compagine politica fatta di poltrone e politica. L'Agenzia spaziale italiana è un organo fondamentale nella ricerca spaziale, è un gioiello della scienza e della tecnologia del nostro Paese.

Questa scelta è stata un'offesa, è stata avvertita come un'offesa dai ricercatori e dagli scienziati di questo Paese. Con questo ordine del giorno invitiamo il Governo a intervenire sulla validità di questa scelta, ma io sentendo questa discussione capisco che sbaglio a stupirmi di questi errori. Sentendo l'indegno balletto che è stato fatto sui vaccini, che contraddice migliaia di anni di storia umana fatta di malattie, fatta di sofferenza, fatta di morte, battute dalla scienza medica, che ha debellato e distrutto malattie e garantito la sopravvivenza di molti, molti uomini, oggi capisco che la discussione sta prendendo altre pieghe. Come si fa a proseguire sulla teoria dell'autocertificazione? Perché, guardate, questa scelta vigliacca empiricamente può dipendere solo da due questioni: o credete che i vaccini non servono, e siete liberi di credere alla stregoneria, di credere al vudù, di credere al potere salvifico delle erbe, o credete invece che i vaccini servano, e allora fate questa scelta vigliacca, che porta al mendacio delle persone, per garantirvi un consenso al di là della salute dei cittadini.

Una trascuratezza della ricerca e della scienza e della cultura che mi preoccupano, anche con le ultime dichiarazioni del Ministro Salvini, che dice che i progetti delle periferie andranno rivalutati perché sono variabili e non tutti hanno la stessa validità, io sono preoccupato perché a Bologna, nel mio collegio, abbiamo deciso, con 8 milioni, di riconvertire l'ex parcheggio Giuriolo, una delle opere di Italia ‘90, nella cineteca, nella nuova cineteca della città di Bologna, un sistema museale dedicato alla conservazione della memoria, uno spazio della cultura aperto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 19,50)

GIANLUCA BENAMATI (PD). Questo rientra o non rientra nel nuova schema di valutazione che si annuncia da parte di questo Governo? Le convenzioni firmate saranno onorate? Il progetto esecutivo sarà reso efficace? Queste dichiarazioni ci confondono, vado a finire, signora Presidente, su questo perché mi pare che ci sia un filo rosso su questi temi, che non riguarda solo il decreto «milleproroghe», riguarda anche il comportamento di questo Governo, è un filo che lega molte delle vostre azioni che denotano un'insofferenza, una trascuratezza per la scienza, per la cultura, lasciatemelo dire da ricercatore, da una persona che sente i rumori di quel mondo. E io non solo vi chiedo di riguardare, come tutti, il mio ordine del giorno, pur non avendo molte speranze, ma vi rivolgo una preghiera, rivolgo una preghiera tramite lei, Presidente, al Governo concludo vogliate bene alla scienza e alla cultura di questo Paese, perché esse sono il presente e il futuro del nostro Paese e ricordate sempre quello che diceva uno dei più grandi scienziati italiani, Galileo Galilei, che diceva che le verità scientifiche non si decidono a maggioranza, perché sono vere in quanto tali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Scalfarotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/39.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, signor Presidente. C'è da dire che a questo Governo bisogna riconoscere quanto meno una sorta di coerenza. L'agire del Governo si riconosce, devo dire io, nel guardare il Governo lavorare, nell'esaminare i provvedimenti che sta proponendo. Sempre di più lo associo a un'immagine cinematografica, l'immagine dell'orchestra di Federico Fellini nel film Prova d'orchestra, un gruppo di suonatori sconnessi tra di loro che purtroppo sono chiusi in una stanza che alla fine del film sarà distrutta da un'enorme palla di demolizione, e purtroppo dispiace pensare che quella stanza è il nostro Paese, che ogni provvedimento di questo Governo assomiglia a un colpo di quella palla da demolizione che arriva sul muro della nostra Italia. E, infatti, guardiamo che cosa abbiamo visto in questi mesi: un decreto sul tribunale di Bari, è stato il decreto di debutto del Governo e del Ministro Bonafede, il tribunale di Bari è rimasto solidamente dov'era, con o senza quel decreto.

Un decreto disoccupazione che doveva aiutare i lavoratori e che, invece, sta producendo disoccupazione. Io ho letto con attenzione un articolo del Corriere della Sera di Federico Fubini, una testata, il Corriere, certamente non nemica - diciamo - del Governo che, però, nota che in questi mese si sono persi 1.131 posti di lavoro al giorno e che non era mai successo dal 2014 che per tre mesi si perdessero così costantemente posti di lavoro. E, poi, un decreto sul riordino dei ministeri, servito a creare il Ministero dell'agriturismo per dare al Ministro Centinaio un gioco, per fare in modo che lui potesse seguire i suoi hobby, i suoi piaceri. Si prende un enorme bacino di attività economica, come il turismo, e lo si attacca inspiegabilmente all'agricoltura. Si eliminano le unità di missione sul dissesto geologico e sull'edilizia scolastica. E vogliamo parlare di quello che sta facendo questa palla da demolizione nell'abbattere la migliore classe dirigente del Paese? Io penso a Mazzoncini, l'amministratore delegato delle Ferrovie, che è stato tolto di lì nonostante le Ferrovie tra il 2014 e il 2018 siano diventate un grande player internazionale e abbiano aumentato del 25 per cento i propri passeggeri. E adesso è notizia di pochi minuti che il presidente della Consob, Mario Nava, ha dato le dimissioni, un uomo specchiato, stimato in tutto il mondo e domani vedremo quali saranno le conseguenze dell'attacco a una persona che davvero è considerata di grande indipendenza, ma evidentemente una persona così indipendente a vigilare sui mercati dava fastidio a questo Governo. Vedremo domani come andrà lo spread, spread che, come sappiamo, sta costando miliardi alle tasche di ogni singolo italiano. E questo decreto di oggi è assolutamente in linea con la prova di orchestra felliniana che stiamo conoscendo.

Oggi ho sentito l'onorevole Invernizzi parlare del diritto dei genitori di tutelare l'inviolabilità del corpo dei propri figli. La Dichiarazione dei diritti del fanciullo del 1924 si sta rivoltando nella tomba, caro Invernizzi. Il corpo dei bambini non appartiene a nessuno e nessuno può prendere decisioni negative sul corpo anche dei propri figli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E dei soldi rubati alle periferie ne vogliamo parlare? Ecco, questo è quello che state facendo: una prova d'orchestra felliniana.

Il mio ordine del giorno, caro Presidente, signor Presidente, cerca di salvare una piccola norma intelligente. Con il nostro Governo avevamo assicurato agli studenti fuori sede una detrazione sugli affitti, provocando due ottime conseguenze: la prima, di far emergere il nero che molti studenti pagano negli affitti; la seconda, di venire incontro agli studenti fuori sede che, voglio sottolineare, sono soprattutto studenti del sud: su 50 mila studenti pugliesi il 40 per cento studia al nord; su 50 mila siciliani il 32 per cento studia al nord; tra i 210 mila studenti campani ben il 17 per cento studia al nord. Allora, qui si sta chiedendo al Governo di confermare questa misura che faccia emergere il nero e venga incontro agli studenti, soprattutto agli studenti del Mezzogiorno. Io non capirei se il Governo dovesse dare un parere negativo su questo ordine del giorno. E dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che hanno preso tanti voti tra i giovani e tanti voti nel sud, di votare questo ordine del giorno, di fare in modo che a questi studenti sia riconosciuto il diritto di studiare anche al nord e di poter essere aiutati a raggiungere i loro sogni. È per questo che vi hanno votati. Non abbattete l'Italia, fate qualcosa di razionale, fate qualcosa di buono per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ferri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/35.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie, Presidente. Io intanto ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti suo tramite perché hanno offerto al dibattito tanti spunti, tanti spunti che devono far riflettere su un provvedimento che ha molte lacune, che guarda alla discontinuità come se fosse un valore quando oggi questo Governo dovrebbe guardare alla responsabilità, alla continuità e alla coerenza anche con quanto aveva promesso durante la campagna elettorale.

Questo provvedimento, il “milleproroghe”, colpisce i cittadini, colpisce i territori, colpisce i deboli, le periferie, le zone disagiate e, quindi, è solo per dire: “Facciamo qualcosa di diverso”. Per questo prima richiamavo la coerenza e con questo ordine del giorno invitiamo ad essere coerenti e responsabilità vuol dire ammettere un lavoro che è stato fatto dai precedenti Governi con grande onestà e trasparenza, guardando a un rilancio delle periferie, decisione del Presidente Renzi venuta qualche giorno dopo rispetto a quello che era successo a Parigi. E, quindi, la riqualificazione urbana - ma non solo -, i progetti culturali, il cambio culturale, l'aggregare, l'accogliere, il cercare, dalla periferia e dai progetti che potessero rilanciare i territori, di costruire quei ponti che collegassero la periferia con la città.

Quindi, questo deve far riflettere e, tra l'altro, si deve dire anche la verità e voi non state dicendo la verità ai cittadini e questo lo voglio rimarcare, perché partite da un presupposto giuridico sbagliato, citando una sentenza della Corte costituzionale che non c'entra niente con la sospensione dei provvedimenti e dei finanziamenti dei progetti. Quindi, dovete dire la verità: la sentenza della Corte costituzionale, che accoglie un ricorso della regione Veneto, riguarda finanziamenti regionali che non c'entrano niente con i finanziamenti comunali e con i cofinanziamenti, perché voi oggi andate a colpire non solo i progetti che i comuni hanno presentato di loro iniziativa, rispondendo a questo bando, ma anche quelli cofinanziati e, quindi, alterando non solo i bilanci dei comuni ma andando a modificare anche la visione politica che nasce dall'ascolto del territorio. E non sono “marchette”, come sono state definite da alcuni, ma sono progetti costruiti e realizzati dai comuni e da sindaci di diverso colore politico e, quindi, è stato un elenco di comuni e, tra l'altro, il primo finanziamento, quello dei 24 comuni che è stato salvato, lo dimostra, perché poi quello successivo, con i 96 comuni che voi oggi andate ad accantonare con delle promesse che noi ci auguriamo che possiate mantenere, sono stati tutti finanziati senza guardare al colore, ma guardando proprio a quell'obiettivo che il primo provvedimento del 2015, con il Governo Renzi, si era prefissato di raggiungere.

Quindi, non c'è responsabilità - e questo va detto - e non è una questione politica ma è una questione giuridica e, tra l'altro, c'è una responsabilità - sebbene vengano fatti salvi giustamente i primi 24 progetti e a molti di questi sono già arrivati i finanziamenti - perché voi avete violato il principio di leale collaborazione e, quindi, ci sono dei comuni, ci sono dei sindaci che, con la fascia tricolore, sono entrati a Palazzo Chigi e hanno firmato col Presidente del Consiglio e non conta il nome o il colore di quel Presidente del Consiglio, perché quando un sindaco entra a Palazzo Chigi e firma una convenzione, che viene registrata dalla Corte dei conti ed è valida a tutti gli effetti giuridici, ha delle aspettative. Allora, oggi venir meno a queste aspettative dei sindaci vuol dire venir meno ai cittadini e ai territori, vuol dire non trasmettere fiducia. E come può un cittadino fidarsi, allora, di una promessa? E tutto questo lavoro che è stato fatto in questi giorni - e io ringrazio davvero i colleghi che hanno contribuito - ha aiutato anche il ruolo dell'ANCI, perché anche le promesse che sono state fatte all'ANCI io mi auguro che non solo siano mantenute ma sono anche il frutto di un lavoro parlamentare serio che le opposizioni hanno fatto, perché hanno aiutato l'ANCI nelle Aule parlamentari ad alzare la voce e a provare a raggiungere quell'obiettivo.

Quindi, mi auguro davvero che questi soldi verranno trovati in futuro, però oggi va segnalato quello che state facendo: una politica lontana dai cittadini e lontana dai territori…

PRESIDENTE. Grazie…

COSIMO MARIA FERRI (PD). …che colpisce anche la regione Toscana, come tutte le regioni italiane e tanti progetti di molti sindaci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, collega Ferri.

La collega Cantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/32.

LAURA CANTINI (PD). Grazie, Presidente. Anch'io ritorno sul tema trattato da molti colleghi e già trattato nella discussione sulle linee generali riguardante la questione del bando periferie. Inizio con una citazione: “Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l'energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli”. Non sono parole mie, come dicevo, ma sono le parole del senatore a vita Renzo Piano quando presentava il suo progetto di rammendo delle periferie. Condividendo questo ragionamento, il Governo Renzi ha istituito il programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie nel 2016, stanziando inizialmente 500 milioni di euro. Inoltre, al fine di assicurare il finanziamento di tutti i progetti ammessi in graduatoria - infatti questo bando ha avuto un successo incredibile e hanno partecipato tanti comuni d'Italia di tutte le parti del nostro Paese a prescindere dal colore di chi le amministrava e le amministra nel momento della presentazione della richiesta - per assicurare il finanziamento a tutti i progetti che erano stati considerati ammessi e ammissibili rispetto ai LEA e ai requisiti del bando, sono stati aggiunti molti altri soldi con due ulteriori finanziamenti: prima 800 milioni nel 2017, poi quasi altrettanti 800 milioni dal Fondo sociale per lo sviluppo e la coesione per il periodo di programmazione dal 2014 al 2020. Con il pretesto di dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale 13 aprile 2018, n. 74 voi avete in realtà sospeso - voi dite “sospeso” - l'efficacia di molte delle convenzioni concluse sulla base del bando e dei finanziamenti che prima ho richiamati. La scelta del Governo non solo lede il rapporto di leale collaborazione tra gli enti costitutivi della Repubblica secondo il dettato costituzionale ma presenta profili di grave illegittimità e di violazione degli obblighi convenzionali tra le parti, determinando nei fatti non la sospensione ma la revoca del processo di realizzazione di almeno 96 convenzioni che sono state firmate nel 2017 e sono pienamente efficaci oramai da marzo 2018, quando sono state registrate da parte della Corte dei conti. In tal modo si ledono non i sindaci, non i comuni intesi come enti ma i diritti di 19.800.000 cittadini; 96 enti; 87 comuni capoluogo; 9 città metropolitane; 326 comuni, come dicevo, di ogni parte d'Italia. E non solo si ledono gli interessi dei cittadini che non vedranno realizzati tali interventi ma anche l'interesse dell'economia locale, di progettisti e imprese, che rappresentano ulteriori risorse stanziate in aggiunta a quelle pubbliche, per realizzare gli interventi per il risanamento e per la risoluzione di tanti dei problemi delle nostre periferie. In particolare la revoca dei finanziamenti renderà impossibile, ad esempio, la realizzazione di uno dei progetti presentati dal comune di Firenze importante perché si inserisce in un'azione volta a risolvere molti problemi. Mi avvio a concludere dicendo che, poiché l'unica risposta che è arrivata dal Governo rispetto a tutto ciò, è stata una promessa in realtà abbastanza vaga ma una promessa fatta all'ANCI, all'Associazione nazionale dei comuni, di risolvere il problema nel primo decreto utile, il dubbio mi viene perché in realtà il primo decreto utile è proprio questo ma non si è voluto fare. Ho presentato l'ordine del giorno n. 9/1117-A/32 per impegnare il Governo formalmente ad approvare, con la massima urgenza, il provvedimento che restituisca per intero ai comuni, nel primo finanziamento utile, i finanziamenti loro legittimamente assegnati e di cui oggi sono depredati, affinché possa effettivamente dichiararlo a quest'Aula e confermarlo di fronte al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Annibali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/34.

LUCIA ANNIBALI (PD). Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/1117-A/34 che ripropone il tema del taglio delle risorse alle periferie e lo faccio in particolare per illustrare e perorare la situazione del comune di Parma. Con l'ordine del giorno chiedo al Governo di approvare con la massima urgenza un provvedimento che possa reintegrare le risorse finanziarie necessarie per portare avanti la convenzione siglata con il comune di Parma. Infatti l'impegno che il Governo ha assunto durante l'incontro con l'ANCI è in realtà allo stato dei fatti e degli atti insufficiente, se non addirittura inesistente. Per quanto riguarda la città di Parma poi, il piano periferie si inserisce a pieno titolo nella strategia vincente che ha permesso alla città di raggiungere il riconoscimento di capitale italiana della cultura per l'anno 2020. Il piano periferie per la città di Parma si costruisce attraverso sei progetti di riqualificazione urbana il cui intento è migliorare la qualità della vita nei quartieri, potenziare l'attrattività turistica e culturale della città. Sono sei i quartieri cittadini coinvolti - ne menziono soltanto alcuni per questioni di tempo - come il quartiere Oltretorrente che è un quartiere storico e popolare che vive oggi un momento di disorientamento. Il piano periferie per questo quartiere consiste nella realizzazione di un nuovo museo multimediale di un'area mercatale. Il comune di Parma ha già investito risorse anche grazie all'intervento della regione Emilia Romagna ma è chiaro che, senza il contributo del piano periferie, ciò che è stato fatto rischia di essere perduto e con esso anche gli sforzi messi in campo. Per il quartiere Montanara il piano periferie destina risorse per realizzare un nuovo spazio di aggregazione con una mediateca di quartiere. In particolare ricordo il quartiere San Leonardo che vive problemi di degrado sociale legati a fenomeni diffusi di microcriminalità e quindi problemi che richiedono un impegno su più fronti. Quindi è chiaro che, se non si provvederà ad assicurare l'integrale finanziamento delle opere previste dalla convenzione con il comune, Parma rischierà qualche cosa di più, perderà qualcosa di più perché rischierà di non arrivare pronta con progetti conclusi per l'impegno del 2020. E allora ribadisco quanto è già stato detto in quest'Aula ossia che mettere in discussione convenzioni già sottoscritte e impegni già presi e finanziati è inaccettabile da un punto di vista morale oltre che giuridico. Gli interventi programmati con il bando periferie mirano al miglioramento della vita dei cittadini delle nostre periferie e, quindi, coinvolgono scuole, case popolari, strutture sportive, contenitori culturali, parchi, luoghi di aggregazione: tutto ciò quindi che serve a migliorare la vivibilità e la sicurezza di tutti i cittadini. Attraverso il nostro ordine del giorno e con gli altri che fino ad ora abbiamo illustrato in realtà vi diamo l'opportunità di dimostrare che la vostra azione politica sa mantenere i patti, anziché disattendere impegni e contratti già sottoscritti. Dunque stupisce - o forse in realtà non stupisce - che la Lega che purtroppo attualmente governa la città di Parma e il suo territorio e che ha da sempre basato la sua campagna elettorale sulla sicurezza o insicurezza sia la prima a contribuire a tale mancanza di sicurezza e quindi a promuovere l'insicurezza prima a parole in campagna elettorale ed ora purtroppo con i fatti attraverso la sua azione politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Berlinghieri, alla quale rivolgo anche gli auguri per il compleanno, ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/37.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Grazie, Presidente. Lo scorso 8 marzo è stato adottato il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri in merito al progetto Bellezza@ per il recupero dei luoghi culturali dimenticati con il quale è stata disposta la documentazione che gli enti attuatori dei primi 271 interventi relativi al progetto avrebbero dovuto presentare per poter accedere alla successiva fase di stipula della convenzione con il Ministero dei beni e delle attività culturali concernente la modalità di erogazione del finanziamento e di verifica dell'esecuzione delle opere. Poiché non risulta ancora inviata la comunicazione dei termini per l'invio della documentazione, chiediamo al Governo di prorogare al 31 ottobre 2018 il termine per l'invio della documentazione necessaria ad accedere alla successiva fase di stipula della convenzione con il Ministero.

Questo bando, Presidente, ha coinvolto enti locali, associazioni, cittadini e territori che insieme hanno elaborato proposte molto diverse tra di loro, facendo emergere come questo Paese riesca a dare il meglio di sé quando investiamo in bellezza e in cultura. Proprio qui sta la ragione del mio emendamento, salvaguardare i diritti e non tradire le attese delle molte comunità coinvolte che si sono messe in gioco e hanno lavorato insieme per rendere migliore la vita in territori che sono periferici e, spesso, dimenticati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Migliore ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/105.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Nel corso di questa discussione abbiamo segnalato, sia complessivamente, sia punto per punto, l'esigenza di ripristinare i fondi che sono stati sottratti alle comunità che avevano auspicato e che, peraltro, avevano già visto, in una programmazione già avanzata, opere per la riqualificazione delle periferie.

In questo ordine del giorno n. 9/1117-A/105, che spero possa essere ascoltato dai rappresentanti del Governo, noi parliamo di interventi per 40 milioni di euro nell'area della città metropolitana di Napoli. Essi riguardano il rifacimento di alcune scuole della periferia, in particolare, della periferia nord di Napoli; riguardano la perimetrale di Melito, che è un asse viario fondamentale, in un'area con una fortissima conurbazione che, spesso - se qualcuno per caso ci capitasse - si ritrova ad essere qualche volta quasi una discarica a cielo aperto; si tratta della circonvallazione esterna di Napoli. Per gli amanti della precisione, la circonvallazione esterna di Napoli è la strada provinciale n. 1 della provincia di Napoli; veniva detta la strada degli americani perché era stata realizzata proprio come asse che poteva portare da Qualiano fino al litorale Domizio, dove erano le basi degli americani. Poi è stata ampliata, ha attraversato e attraversa un'area che coinvolge circa 2 milioni di persone. Lì, bisognava fare interventi per molti milioni di euro per fare l'illuminazione di una strada fondamentale.

Invece, questo Governo ha pensato bene di tagliarli e, allora, io vorrei farvi fare un viaggio lungo quella strada, portarvi fino alla fine di quella strada, magari, lì dove è stato girato un film di Garrone, che si chiama L'imbalsamatore, perché, probabilmente, potreste acquisire qualche interessante dettaglio sulla vostra attività politica. Voi siete, esattamente come il magistrale protagonista de L'imbalsamatore, Ernesto Mahieux, dei tassidermisti della verità, dei tassidermisti delle iniziative pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dei tassidermisti che cancellano quella che è la vita, per imbalsamarla; voi state imbalsamando i fondi per le periferie, che già ci sono e li state togliendo ai cittadini, non certamente ad un partito politico, li state tagliando, perché avete questa abitudine, quella di promettere sempre che si farà dopo quello che potete fare prima; così come il capo degli imbalsamatori, cioè il Presidente Conte, oggi, ha annunciato che farà un intervento per i cittadini di Ischia, ai quali ieri e oggi avete negato la possibilità di un intervento su Ischia in questo provvedimento, così state promettendo a cittadini un intervento che, invece, oggi dovrebbe essere fatto. Non siete altro che degli imbalsamatori e come tali verrete ricordati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mor ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/27.

MATTIA MOR (PD). Presidente, onorevoli colleghi, come già ricordato prima dalla collega Cantini, uno dei geni del nostro Paese, di cui siamo anche onorati di essere colleghi in questo Parlamento, ovvero il senatore a vita Renzo Piano, ci ha ricordato, all'inizio della presentazione del suo progetto del rammendo delle periferie, di quanto fragile sia il nostro paesaggio e di quanto fragili e poco manutenute siano state, negli anni e nei decenni scorsi, le nostre periferie. Però, sappiamo che il futuro delle nostre nazioni, in questo secolo, sta nelle città, sono le città il luogo dove avviene lo sviluppo, sono le città il luogo dove avviene l'innovazione, sono le città i luoghi dove le migrazioni diventano cittadinanza, dove le persone si mischiano, dove ci sarà lo sviluppo di questo secolo.

E nelle città del XXI secolo, considerando, anche, che in Italia il 10 per cento della popolazione vive all'interno dei centri storici, le città sono le periferie, sono le periferie i luoghi dove ci sarà lo sviluppo e sono le periferie i luoghi da cui voi avete tolto risorse con questo decreto.

I centri storici ce li hanno consegnati i nostri antenati; la generazione dei nostri padri ha fatto forse anche un po' di danni nei centri storici e spetta, adesso, ai giovani, spetta alle generazioni future costruire le periferie con quei soldi che noi avevamo messo nella riqualificazione di 96 progetti che da voi sono stati bloccati.

Ecco, Renzo Piano nel parlare di rammendo delle periferie ha parlato di idee da creare. Noi abbiamo un esempio di un Paese vicino al nostro che a partire dalla riqualificazione urbana e dalla riqualificazione attraverso l'arte ha ricostruito un paese che era in una situazione di disperazione economica; è l'esempio che ci ha dato, per esempio, il sindaco artista di Tirana, Edi Rama, diventato Presidente del Consiglio dell'Albania, che, attraverso l'arte e la riqualificazione urbana, ha portato l'Albania al più grande sviluppo mai avuto da quel Paese.

Una decisione come questa è una decisione politica; ci vuole la politica e non è un caso che politica derivi da polis e che polis in latino voglio dire città.

Ecco, con la cancellazione del finanziamento di 1 miliardo e 600 milioni voluta dal vostro decreto, la mia città, la città di Milano, perde 18 milioni per la riqualificazione del quartiere Adriano, ma la Lombardia perde progetti a Bergamo e perde progetti in altre sette città.

In un momento come questo, in cui cambia completamente il paradigma, in cui le diseguaglianze sono la grande sfida del futuro, noi abbiamo dei dati che sono per noi illuminanti, rispetto a quello che accadeva soltanto tredici anni fa. Nel 2005, il 54 per cento degli italiani si sentiva incluso, mentre oggi la quota è crollata al 32 per cento; il numero di persone che sente di poter gestire e incidere sul proprio futuro è passata dal 51 per cento, del 2005, al 26 per cento di oggi. La paura di perdere il posto di lavoro è salita dal 31 per cento del 2003 al 65 per cento di oggi e la crisi economica ha provocato lo sfarinamento del ceto medio: se nel 2003 il 70 per cento delle persone pensava di essere classe media, oggi, questo è soltanto il 42 per cento.

Questo è accaduto perché c'è stato anche un fallimento di quella filosofia, cosiddetta del trickle-down, il laissez faire iperliberista che è quello che avrebbe portato benefici anche alle classi inferiori, partendo dalle classi superiori. Ecco, le classi dirigenti, ad oggi, per le masse sono diventate élite, sono fonte di delusione. In questo momento, con decisioni di questo tipo, come la vostra, che tolgono le risorse e gli investimenti laddove davvero ce n'è bisogno, per ricucire gli strappi sociali che rendono ancora più diseguale il nostro Paese, siete voi al Governo che fingete di combattere le élite che vi rendete élite a vostra volta. Fingendo di avvicinarvi al popolo, state togliendo la sedia di sotto al popolo con un ghigno; è come se tagliaste il ramo sul quale le periferie si sono appoggiate per svilupparsi nei prossimi anni.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MATTIA MOR (PD). Ecco, il Governo Renzi, e vado a concludere, aveva cominciato il progetto periferie per ribellarsi a quella terribile tragedia del Bataclan; il Governo Gentiloni aveva premesso di avviare questo progetto; voi lo state bloccando, soltanto per dare contro, in maniera propagandistica e populistica, ad ogni cosa fatta dal Partito Democratico. Io vi invito a ripensarci, signori, perché c'è il rischio che anche voi stessi sarete spazzati dal vento del cambiamento e dall'insoddisfazione che dalle periferie salirà nei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/82.

MARTINA NARDI (PD). Signor Presidente, le periferie sono la ferita del nostro tempo, sono l'agglomerato delle difficoltà della vita, della mancanza di lavoro, sono la fotografia della consapevolezza di quanto è difficile, spesso, salire l'ascensore sociale.

Sono i contenitori, i nuovi contenitori delle insicurezze, delle insicurezze sociali, prima di tutto, appunto dettate dalla mancanza di lavoro, dalle contraddizioni del nostro tempo, dai fenomeni migratori, ma sono anche le insicurezze abitative, date da decine, centinaia di fabbricati edificati con fretta, in tempi in cui l'edificato non era un edificato sano, solido, dove l'amianto l'ha fatta da padrone, dove molti dei cementi oggi sono usurati e che forse ci sarebbe bisogno di un grande piano di distruzione e ricostruzione di quei contenitori di insicurezze. Ma voi, del resto, siete il Governo nato sulle insicurezze, siete il Governo che ha preso voti per le insicurezze e le paure, mentre noi - ed è qui l'elemento centrale che ritorna anche dopo la campagna elettorale - siamo quelli che, invece, le insicurezze le vogliono superare, che alle insicurezze vogliono dare risposte di costruzione, di avanzamento, di riqualificazione, perché per noi le insicurezze non si superano, non si combattono con le pistole, coi taser, per noi le insicurezze si fanno e si combattono, invece, mettendo fondi, mettendo soldi, andando alla radice del problema, per noi le insicurezze si combattono riqualificando le nostre terre, riqualificando le nostre periferie, dando un senso alla qualità della vita.

E vedete, io potrei parlarvi delle marchette, come le avete chiamate voi, del mio territorio, nella città di Massa e nella città di Carrara, due città governate dal MoVimento 5 Stelle e governate dalla Lega, eppure voi le considerate marchette. Bene, quelle marchette ci parlano di un'insicurezza, invece, profonda e della possibilità di superarla, ci parlano di questioni su cui anche voi ci avete vinto le vostre campagne elettorali. Era il 2012 e toccò a me, in quanto vice sindaco della mia città, la città di Massa, fare uno sgombero e guardare in faccia 142 persone, 49 famiglie, e dire loro che quella notte non avrebbero dormito nel loro appartamento, che il loro palazzo era insicuro, perché appunto costruito con materiali insicuri. Gente popolare, di case popolari, di edilizia economica popolare.

Ho vissuto quei giorni con grande sgomento, ho vissuto quelle notti con tanto dolore, pensando alla difficoltà di quelle persone e iniziammo all'epoca, nel 2012, un percorso che porta fin qua, fino a questo progetto di riqualificazione urbana. Quelle 142 persone aspettano una risposta, sono tornate nelle loro case, abbiamo fatto opere di adeguamento, ma non basta! Quel palazzo va demolito e va ricostruito.

Bene, voi oggi, bocciando i nostri emendamenti, bocciando la possibilità di riqualificare le nostre periferie, dite anche a quelle 142 persone, a quelle 49 famiglie, che dovranno ancora passare anni - non giorni, anni! - per trovare una soluzione.

E, quindi, oltre alle grandi questioni, le questioni che attengono alla qualità della vita, la riqualificazione delle strade, dei parchi, dei giardini, c'è anche un tema, che è anche il tema della qualità dell'edificato e della paura di dormire e di stare in molti, moltissimi palazzi, come quello di via Pisacane della mia città. Ed è a loro che oggi dovete dare una risposta, non a noi, non al Partito Democratico, dovete guardare in faccia quelle persone e dire loro che voi non siete il Governo del cambiamento, perché a voi non piace cambiare la società, voi avete preso i voti sull'insicurezza e vi piace che questa insicurezza rimanga e avete tolto i fondi proprio per questo motivo, perché è bene che le cose rimangano così come sono, perché così potete dire che tutto non va bene e giocare per tentare di prendere voti. Guardate in faccia loro e rispondete a loro “no” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. L'onorevole Cenni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/84.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente, colleghi, vorrei qui illustrare l'ordine del giorno che ho depositato e che è stato sottoscritto anche dal collega Padoan. Parla di periferie, parla di Siena. Ora, io credo che in quest'Aula siedano molti amministratori, ex amministratori, sindaci, ex amministratori regionali, provinciali, e credo anche che chi ha dedicato una parte della propria vita a questo ruolo sappia quanto la certezza delle risorse sia indispensabile per lavorare bene, certezza dei propri bilanci e degli investimenti possibili.

Sappiamo anche quanto le cose si siano complicate negli anni per molte ragioni, la prima è indubbiamente la necessaria tenuta dei conti dello Stato, la qualità della spesa pubblica e si sa quanto contino, soprattutto per i comuni, la capacità progettuale, di partecipare a bandi, di fare sistema con altri enti e poi certo anche la capacità di spesa, un nostro problema, soprattutto in alcune aree del Paese.

Ora io ritengo che sia compito di un Governo non tanto distribuire risorse a pioggia, ma supportare il sistema degli enti locali nella strada della partecipazione ai bandi e nella qualificazione della spesa pubblica. Ecco, il bando periferie è stato questo: incentivare, incoraggiare la progettualità, migliorare le aree periferiche, farlo con il coinvolgimento di altri soggetti, partner, cittadini, accrescendo e facendo crescere le risorse pubbliche, perché le periferie sono un tema che riguarda la qualità delle nostre città e certo non solo, ci sono le periferie sociali, la percezione di essere lontani dai luoghi della decisione, riguarda la sicurezza la possibilità di avere luoghi in cui studiare, incontrare gli altri, muoversi velocemente, sentirsi sicuri e sicure; sì, sicure, perché anche il tema della libertà femminile passa dalla sicurezza di questi luoghi.

E i progetti sono arrivati; lo hanno fatto comuni, città metropolitane, creando una banca progetti di grande livello e di grande interesse: 96 progetti finanziati, fra questi Siena, che si era aggiudicata 10 milioni per migliorare e innovare connessioni e infrastrutture, nei quartieri periferici di San Miniato, Taverne d'Arbia, Due Ponti, la zona della stazione, un progetto capace di intervenire sui servizi culturali, sociali, urbanistici, lì dove è più forte il pendolarismo, capace di fare sistema con i comuni contermini, capace di intercettare altre risorse, si era già passati da 10 a 15 milioni, ma voi avete fermato tutto.

La scelta da voi compiuta danneggia irrimediabilmente non solo i singoli comuni e i singoli progetti, ma il messaggio di fondo, che è quello di risorse che esistono quando c'è una qualità della spesa e una qualità progettuale da mettere in campo ed è un danno grande.

Guardate, il paradosso più grande è che di norma i milleproroghe non sono mai un capolavoro legislativo, ma servono a correggere qualche problema, non a generarlo, e voi siete stati capaci di fare anche quello, di trasformarlo in un'altra cosa, in un provvedimento che genera problemi. E quando, in modo assai poco oculato, le forze politiche che oggi governano hanno amato riempirsi la bocca di termini come marchette, mangiatoie, discrezionalità, ecco, ciò che avete fatto va esattamente in questa direzione, togliendo risorse frutto di merito e qualità progettuale.

Avete dovuto riconoscere il pasticcio combinato, avete detto ad ANCI che risolverete, ma le soluzioni non sono riassumibili con buone parole, servono gli atti, servono delibere, servono testi di emendamenti; avreste potuto farlo già ieri, servono decreti, servono iniziative di legge, ma voi non avete fatto niente di tutto questo, quindi restano solo alcune parole generiche.

Certo, mi rendo conto che sono le parole di un supereroe, il Premier invisibile Conte. Solo che qui non siamo in un fumetto della Marvel, ma nella realtà. ANCI vi ha dato dieci giorni prima di interrompere i rapporti istituzionali e passare alla mobilitazione. Noi siamo qui per ricordarvi che, se proseguite così, vi daranno una scadenza molto presto anche gli elettori italiani e noi - ve lo garantiamo - lavoreremo per questo con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lotti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/115.

LUCA LOTTI (PD). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 115. Siamo di fronte all'ennesima scelta sbagliata di questo Governo.

Alcuni numeri per spiegare di cosa stiamo parlando: stiamo parlando di oltre 20 milioni di persone, che vivono nelle novantasei aree urbane che sono interessate dagli interventi finanziati dal “bando periferie”, un bando che abbiamo fortemente voluto con i Governi precedenti e sul quale abbiamo lavorato per arrivare alla firma delle convenzioni con i singoli comuni nel dicembre del 2017. Un percorso lungo, ma, lasciatemelo dire, anche affascinante, perché alla base del nostro lavoro c'era la volontà di riqualificare quelle aree problematiche delle nostre città.

Oggi il Governo guidato dalla Lega e dai Cinquestelle mette a rischio tutto questo, e lo fa solo ed esclusivamente per una scelta ideologica. Tutto questo non ha senso e mette davvero in grande difficoltà i comuni interessati dal bando e i cittadini. Renzo Piano ha definito l'Italia un Paese straordinario e bellissimo ma allo stesso tempo molto fragile, sottolineando anche che sono proprio le periferie le città del futuro, quella dove si concentra l'energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. Ed è stata questa la linea che abbiamo seguito quando abbiamo presentato, spiegato, illustrato il “bando periferie”, e le risposte delle amministrazioni locali di tutte le regioni - e lo voglio sottolineare con forza: di tutte le forze politiche! Di tutte le forze politiche! - sono state tantissime, a dimostrazione del fatto che la strada imboccata era quella giusta. Ecco perché appare incomprensibile la scelta di questo Governo, una scelta che oggi siamo qui a denunciare con forza. Lo dobbiamo ai cittadini di quei comuni che vedono i loro progetti cancellati dall'incapacità di questo Esecutivo, schiacciato nella morsa di due partiti che guardano più ai propri interessi o a qualche sms sul telefonino che a quello degli italiani.

La scelta di questo Governo, lo ripeto, è tanto sbagliata quanto incomprensibile, e non possono essere certo sufficienti le parole pronunciate ieri dopo l'incontro con l'ANCI, perché sono solo parole, niente fatti, in puro stile del Governo giallo-verde, ma in questo caso la toppa è forse peggiore del buco. Basta leggere la rassegna stampa di oggi per rendersi conto delle preoccupazioni dei tantissimi sindaci - lo ricordo - di tutti i colori e di tutte le appartenenze politiche. Come hanno correttamente già detto altri colleghi, la scelta del Governo non solo lede il rapporto di leale collaborazione tra enti della Repubblica ma rappresenta una grave illegittimità. Neppure questo ha fermato questo Governo. Come in tutte le altre regioni, anche in Toscana questa scellerata decisione rischia di avere conseguenze disastrose. Stiamo parlando di un blocco, solo in Toscana, di circa 390 milioni di euro per tutti e dieci i comuni capoluogo. Faccio alcuni esempi: a Massa Carrara si rischiano di perdere 32 milioni di euro, mentre a Firenze o nell'Empolese Valdelsa sono in ballo progetti sul recupero di alloggi popolari, efficientamento energetico degli immobili comunali, manutenzione di aree pubbliche, illuminazione e telecamere di video sorveglianza. Come è evidente - e concludo, Presidente - sono tutti interventi che servivano a migliorare la vita dei cittadini. Ecco perché vi chiediamo di fermarvi, ecco perché vi diciamo: fermatevi, siete ancora in tempo, potete fermarvi, fatelo almeno per i cittadini che in queste città, che in questi territori vi hanno votato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Del Basso De Caro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/70.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/70, che riguarda l'area di crisi industriale Acerra-Marcianise-Airola, un'area baricentrica nella regione Campania che riguarda tre province: Acerra è appunto nella provincia di Napoli, Marcianise in quella di Caserta e Airola in quella di Benevento.

Un'area che è stata anche visitata il 26 aprile dello scorso anno dal Presidente del Consiglio Gentiloni, che portò giustamente a conoscenza gli imprenditori ed i lavoratori delle previsioni legislative contenute nella legge di stabilità 2017 per il 2018, la n. 205.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 20,40)

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Ora, in questo provvedimento, per il quale il Governo ha chiesto la fiducia, queste previsioni a favore dei lavoratori non sono contenute: vale per l'area di crisi industriale complessa di Acerra, vale per Castellammare di Stabia, vale per tutta Italia. Altri colleghi sono prima intervenuti illustrando naturalmente questa grave omissione, che non è la prima e non sarà l'ultima. Io tremo al pensiero che l'attuale Presidente del Consiglio si sia autodefinito generosamente difensore del popolo italiano, così come tremo al pensiero che il suo Vicepresidente, Ministro del lavoro, abbia omesso questi provvedimenti e continui a dichiarare di stare da una sola parte, dalla parte dei lavoratori, la vicenda Ilva ne è uno spaccato emblematico e tragico al tempo stesso: qualcuno dichiara - dichiara sui giornali, naturalmente - che un atto è illegittimo, tuttavia si è compiuto il delitto perfetto e non è possibile alcuna autotutela: un'assoluta contraddizione in termini alla quale in questi cento giorni di Governo ci siamo abituati. Un Governo bipolare: la mattina dichiara una cosa, il pomeriggio un'altra ancora, e naturalmente la parte in commedia la fanno a turno gli esponenti del MoVimento 5 Stelle e della Lega, in realtà, probabilmente, marciano divisi per colpire uniti.

Come si legge dai giornali, la previsione è di 10 miliardi nella legge di stabilità, questo sarebbe il movimento massimo consentito, e senza pensare al bene dei cittadini ci si limita a dire: facciamo 5 miliardi per ciascuno, ciascuno si occuperà dei provvedimenti che più gli stanno a cuore. La coperta evidentemente è corta, le promesse elettorali sono state tantissime. Ma qui in Campania, per il processo di riqualificazione economica e sociale di questi territori, così come prevede il contratto di area, non c'è nessuna previsione, è sfuggita in questo “milleproroghe” che viene esitato a Ferragosto - anche qui, il Governo del cambiamento si manifesta non a fine esercizio ma a Ferragosto - e però vengono saltate a piè pari previsioni che riguardano i lavoratori. Badate che l'accusa che ci è stata mossa è stata in questa campagna elettorale, e poi dopo, visto che la campagna elettorale è permanente, di essere dalla parte degli imprenditori, dei ricchi, degli abbienti e di aver perduto i contatti con la classe lavoratrice, ma a me pare l'esatto contrario: mi pare che questi provvedimenti negati ed omessi, che invece sarebbero stati doverosi, dimostrino quanto lontani siano dagli interessi dei lavoratori, i quali si possono accontentare degli spot fino ad un certo punto. Ma oltre l'egemonia del pensiero unico e oltre la dittatura dei social esiste il mondo libero ed il libero pensiero, che noi continuiamo orgogliosamente a rappresentare e a difendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Mura ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/80.

ROMINA MURA (PD). Presidente, colleghe e colleghi, dopo diverse giornate di lavoro, dopo reiterati tentativi, in Commissione come in Aula, di riportare un po' di buonsenso fra le file della maggioranza per indurla a modificare alcune disposizioni contenute nel “milleproroghe”, non ci rimane che concludere che per il Governo del cambiamento il “milleproroghe” rappresenti esclusivamente uno strumento per cancellare ovvero modificare in senso peggiorativo misure di rilievo per il nostro Paese.

Penso al tentativo, che, con questo provvedimento rendete palese, di smantellare la normativa sui vaccini. Sappiate al riguardo che, come bene hanno detto i miei colleghi, per impedirvi di portare a termine il vostro disegno metteremo in campo tutti gli strumenti civili di cui disponiamo, qui dentro e fuori.

Non posso non citare anch'io, come hanno fatto i colleghi anche qui, la cancellazione di 1 miliardo 600 milioni per il piano delle periferie, intervento che impatta particolarmente sul Sud. Penso al riguardo ai 50 milioni che state sottraendo in maniera abusiva alla Sardegna, che diventano oltre 100, considerati gli apporti degli altri soggetti pubblici e dei privati. Segnateveli i nomi di queste città: Carbonia, Nuoro, Sassari, Tempio, le cui amministrazioni si trovano, a seguito di questo furto perpetrato con destrezza, come ha detto bene il presidente dell'ANCI, ad affrontare difficoltà enormi rispetto alle procedure tecniche, contabili ed urbanistiche intraprese, e rispetto agli impegni che i sindaci hanno preso con quelle comunità. Ve l'hanno detto i sindaci, lo ribadisco anch'io: se entro dieci giorni non rimetterete sul tavolo quelle risorse ci vedrete a fianco dei rappresentanti dei territori pronti a qualsiasi battaglia e mobilitazione.

Non basta. Oltre ad utilizzare il “milleproroghe” come strumento di cancellazione di azioni e programmi di investimento adottati dai nostri Governi, avete visto bene di non prorogare tutta una serie di misure di grande rilevanza per le famiglie, e soprattutto per le donne. E allora, con l'ordine del giorno a mia prima firma provo ancora, dopo averlo fatto invano con specifico emendamento, a sollecitare la vostra attenzione rispetto ad una misura che, introdotta e sperimentata negli anni scorsi, ha dimostrato efficacia e valenza positiva: mi riferisco alla possibilità per le lavoratrici madri dipendenti autonome di richiedere un contributo economico sostitutivo del congedo parentale per pagare la babysitter, l'asilo nido o altri servizi destinati all'infanzia. Parliamo di una misura che, inserita in un quadro organico e strutturale di politiche di conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro e di sostegno alla genitorialità, può contribuire a risolvere tutta una serie di questioni che, ancora oggi e nonostante i passi avanti fatti negli ultimi cinque anni, ci portano a dire che il nostro non è un Paese per donne, che il nostro non è un Paese in cui scegliere la maternità e la paternità è scelta agevole.

Le dinamiche economiche dei Paesi come quelli del Nord Europa ci dicono che esiste una correlazione positiva fra migliore qualità di vita e di lavoro delle donne e crescita economica, fra alti e buoni livelli di conciliazione vita-lavoro e PIL. E allora, dopo aver lavorato nella scorsa legislatura alla costruzione di misure e programmi (penso fra le altre al Fondo per il sostegno della natalità, all'estensione del congedo parentale da sei a dodici anni, la cui forza deriva dall'essere strumenti strutturali e pilastro fondamentale di politiche di pari opportunità di largo respiro), consapevole che nel nostro Paese, come mostrano i dati dell'Ispettorato nazionale del lavoro, quasi una donna su tre rinuncia al proprio lavoro nei primi tre anni di vita del bambino, mi chiedo, non riesco a capire come mai abbiate scelto di non prorogare questa misura, che di fatto va a terminare il 31 dicembre 2018.

E allora con questo ordine del giorno, rispetto al quale auspico un parere favorevole da parte del Governo, vi chiedo di svolgere un supplemento di analisi…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROMINA MURA (PD). …e di inserire questa importante misura, ovvero di inserire queste importanti misure (termino, Presidente) in un altro provvedimento che vorrete adottare. Perché davvero non è accettabile che ci si volti dall'altra parte rispetto a troppe donne costrette a rinunciare al lavoro per scegliere la maternità o - è anche peggio - costrette a rinunciare alla maternità per il lavoro.

PRESIDENTE. Concluda.

ROMINA MURA (PD). Perché voltarsi dall'altra parte è altra cosa rispetto al cambiamento che promettete a parole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Lacarra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/74.

MARCO LACARRA (PD). Presidente, all'inizio di questo dibattito, del dibattito odierno, ho ascoltato l'intervento del collega di Forza Italia che ha parlato per il Partito Democratico di ostruzionismo. Alla luce degli interventi che si sono succeduti dall'inizio del dibattito odierno, io invece ho colto l'opportunità che si sia finalmente e positivamente parlato del decreto-legge “milleproroghe”, cosa che non sarebbe avvenuta se non avessimo presentato una serie prima di emendamenti bocciati, e successivamente di ordini del giorno.

Cioè oggi noi, se non avessimo avviato questo dibattito, non avremmo parlato in quest'Aula delle scellerate scelte che contiene il decreto-legge “milleproroghe”, non avremmo parlato dello scippo che è stato perpetrato a danno delle periferie dei nostri comuni, di ben 326 comuni, non avremmo parlato di terremoto, non avremmo parlato delle scelte folli che riguardano i vaccini dei nostri figli. In buona sostanza non avremmo parlato di questo decreto-legge: avremmo frustrato ancora una volta il dibattito parlamentare, frutto di una fiducia posta in modo così frenetico da essere decisa addirittura prima che fosse approvato e pubblicato il decreto-legge.

Questo la dice lunga sul recupero della centralità della funzione del Parlamento, e la dice lunga sulle promesse che in quest'Aula sarebbero stati recuperati la democrazia e il dibattito libero. Così non è. Stiamo assistendo da tre mesi a questa parte alla presentazione di decreti-legge, quando si era detto che la decretazione d'urgenza sarebbe stata uno strumento straordinario, e invece vedo che è l'unico strumento, e stiamo valutando che è l'unico strumento che questo Governo è in grado di proporre all'Aula del Parlamento.

E allora è evidente quale sia il disegno dei primi provvedimenti a cui stiamo assistendo di questo Governo, il Governo giallo-verde. Il disegno è quello non di proporre al Paese una strada nuova, una strada in discontinuità, ma semplicemente di demolire costantemente e continuamente, in modo minuzioso, puntuale, direi quasi maniacale, tutto ciò che è stato fatto finora, fino al 4 marzo dal Governo precedente. È stato fatto su tutto, con provvedimenti insulsi: partendo dal primo decreto-legge, è stato già detto, che è stato presentato in quest'Aula, che è il decreto-legge sul palazzo di giustizia di Bari, che è nella stessa situazione in cui era sei mesi fa, con un blocco inaccettabile dell'attività giudiziaria penale nella mia città. È stato fatto poi successivamente con tutti gli atti e i provvedimenti che sono stati posti all'attenzione di questo Governo. Ed è stato fatto poi nella farsa finale, quella dell'Ilva. Colgo l'occasione per dire che oggi i lavoratori hanno approvato il piano occupazionale con ben il 94 per cento, e questa è una buona notizia. Ebbene, anche su questo abbiamo assistito ad una pantomima da parte del Governo: si è parlato inizialmente di una necessità di studiare le 27 mila pagine, così ha detto il Ministro Di Maio in Aula a seguito di una nostra interrogazione. Due mesi fa noi suggerimmo di proseguire nell'accordo che era stato portato avanti dal Governo precedente, ma in maniera ottusa e assolutamente ostruzionistica il Ministro Di Maio, con un sorriso beffardo, ci disse che avrebbe dovuto studiare 27 mila pagine, e il risultato è stato quello che per due mesi la gestione commissariale è continuata, sperperando danaro pubblico.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO LACARRA (PD). Questo è accaduto! Ed è il motivo per cui ho fatto riferimento all'Ilva, e perché ho presentato un ordine del giorno che tende a tutelare i lavoratori di quella società, e consiste nella proroga degli ammortizzatori sociali, quelli straordinari. Credo che se davvero voi volete mettere almeno una virgola, visto che fino ad ora il Governo non ha fatto nulla per la vicenda Ilva se non dare seguito a quello che il precedente Governo aveva fatto, se volete mettere una virgola che può essere merito di questo Governo, allora dovete approvare questo ordine del giorno così come è stato presentato. Almeno dimostrate di avere interesse per i lavoratori di Taranto e per la vicenda Ilva davvero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Zan ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/78.

ALESSANDRO ZAN (PD). Presidente, ormai siamo da molte ore a discutere dei contenuti…

PRESIDENTE. Collega, le posso chiedere di cambiare il microfono? Grazie.

ALESSANDRO ZAN (PD). Dicevo, Presidente, siamo ormai da molte ore a discutere dei contenuti di questo decreto-legge, perché non ci vogliamo arrendere a che il Governo agisca in questo modo contro i cittadini del nostro Paese, che si aspettano risposte e che, invece, stanno ricevendo in questi giorni da voi degli schiaffi giorno dopo giorno.

Le periferie, che sono al centro, uno degli argomenti centrali del decreto milleproroghe, sono i luoghi in cui spesso vivono le persone più in difficoltà, non dimentichiamocelo; dei luoghi in cui prolificano quegli episodi di criminalità che si possono e si devono combattere anche attraverso un intervento di miglioramento urbano.

Stiamo parlando di quelle aree urbane che il 4 marzo scorso hanno visto prevalere quelle forze politiche che oggi al Governo tradiscono nei fatti i propri elettori. Avere cancellato più di un miliardo sulle periferie puzza di rivalsa politica, Presidente, quasi di vendetta verso il Partito Democratico, che, invece, aveva stanziato quei finanziamenti per riqualificare le nostre città.

Ricordo a tutti che l'emendamento che ha cancellato il bando periferie è stato proposto da due senatori della Lega, quella Lega che ha fatto della sicurezza da far west il proprio cavallo di battaglia per ottenere un successo elettorale; quella Lega che sequestra centinaia di migranti e militari su una nave per settimane per crescere nei sondaggi; quella Lega che non restituisce 49 milioni di euro ai cittadini italiani, e che, anzi, oggi, dal Governo, si rende corresponsabile di un'ulteriore ruberia ai danni delle città italiane.

E parlo in particolare dei progetti finanziati per la mia città, Padova, e da padovano e da ex amministratore della città in cui vivo mi rivolgo ai miei colleghi padovani. Con che coraggio tornerete, colleghi, nella nostra città dopo quello che avete fatto?

Sono molto preoccupato per la mia città, che aveva già avviato delle gare per realizzare tanti importanti progetti. Parlo del recupero di 11 chilometri di mura veneziane del Cinquecento, per essere concreti e guardare a quello che state togliendo alle città. Parlo della creazione di un grande parco, parlo di una grande area verde, invece di un parcheggio di cemento. Parlo della costituzione di una pista ciclabile importante, un'infrastruttura che attraverserebbe tutta la città, un'area che oggi ha visto già troppi morti. Parlo di ristrutturazioni di scuole, parlo della riqualificazione del parco Isonzo e degli impianti sportivi Petrarca. Parlo del pieno recupero del Castello Carrarese, un gioiello in pieno centro storico che poteva essere restituito nella sua interezza e nel suo splendore ai padovani e ai turisti.

Anch'io non mi fido, Presidente, di una promessa verbale, fatta solo a parole, del Presidente del Consiglio. Non mi fido, dopo che avete scelto di rubare i soldi alle città per soddisfare le vostre fameliche promesse elettorali. Non so se vi stiate rendendo conto del fatto che siete complici di uno stop al futuro e allo sviluppo del vostro territorio per tentare di racimolare fondi per un programma di Governo folle e insostenibile, che in cuor vostro sapete che non verrà mai attuato.

E mi rivolgo, tramite lei, anche al sottosegretario padovano Massimo Bitonci, che ha affermato, con grande leggerezza, di andare a Roma per il bene dei padovani. Ecco, non capisco come possa andare a Roma per il bene dei padovani, dato che non ha alzato veramente un dito per fermare questo scempio ai danni della sua città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E chiedo che non diventi l'incarnazione della peggiore politica, quella della vendetta nei confronti dei concittadini che da sindaco lo hanno bocciato.

Non getti alle ortiche la realtà e le opere realizzabili nell'immediato per inseguire una chimera. Fare politica vuol dire migliorare la condizione di vita delle persone e il bando periferie andava in quella direzione, quel bando che voi avete distrutto, quando invece avevate promesso in campagna elettorale di valorizzare quelle periferie; quelle periferie su cui noi abbiamo messo i soldi che voi avete tolto. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Il collega Losacco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/69.

ALBERTO LOSACCO (PD). Grazie, Presidente. Mi hanno molto colpito le parole che ha espresso due giorni fa il Ministro Di Maio, il Vice Presidente del Consiglio, non solo per la facile ironia che poi ne è scaturita sul web, che spesso è portato a semplificare in maniera impropria. E la semplificazione impropria è venuta anche questa volta. Solo che questa volta ha colpito il MoVimento 5 Stelle, ha colpito Di Maio. Del resto, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Dire che Taranto non ha musei degni della Magna Grecia e non riconoscere che il MarTa è uno dei musei più importanti d'Italia e del Mediterraneo è cosa grave per un uomo del Governo, ma è ancora più grave perché è un uomo di Governo del Sud, proprio di quella Magna Grecia. Il MarTa è un museo che ha superato negli ultimi due anni gli 80 mila accessi all'anno, ha fatto registrare un trend di crescita incredibile e lì sono custoditi reperti di assoluto valore. Ne è conferma il fatto che molti di questi sono in giro per esposizioni nei musei più prestigiosi del pianeta. Questo è frutto di una indiscutibile capacità del management scelto, ma anche del fatto che chi ha preceduto questa maggioranza e questo Governo ha messo la cultura al centro dell'azione del Governo, riorganizzando e investendo anche sul capitale umano.

Questa maggioranza a Taranto è in evidente imbarazzo: prima si voleva chiudere l'Ilva, poi, fortunatamente, si è deciso di tenerla aperta; si dice di voler puntare sulla cultura, ma non si conosce il MarTa con le sue potenzialità. Capiamo che c'è confusione.

Con questo ordine del giorno, il n. 69, noi ci vogliamo occupare del lavoro di Taranto, che giustamente non è solo Ilva. È lavoro che spesso si era trovato e poi si è perso. Noi chiediamo che il Governo si adoperi sin dal primo provvedimento legislativo utile al fine di prorogare l'efficacia delle disposizioni che consentono ai lavoratori dell'area di crisi industriale complessa di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria rispetto alla legislazione vigente. Ci sono lavoratori che hanno bisogno della prosecuzione degli ammortizzatori sociali in scadenza.

Noi abbiamo lavorato molto per Taranto nella passata legislatura, e, anche se il consenso alle ultime elezioni si è rivolto altrove, noi, da forza di opposizione responsabile, che ha a cuore innanzitutto la soluzione dei problemi, continueremo a farlo e in particolare soprattutto per Taranto. Noi siamo diversi, non siamo per il tanto peggio, tanto meglio. Nella scorsa legislatura abbiamo insistito e abbiamo voluto che Taranto fosse riconosciuta area di crisi complessa.

Qui c'è l'impegno di tanti colleghi parlamentari. Ci sono i lavoratori del call center, sì, proprio quelli che il 4 marzo, e fino a quella data, sembravano essere il vostro unico pensiero e che invece dal 5 marzo sono stati dimenticati, perché avete avuto il coraggio di utilizzare la sofferenza solo come calamita elettorale per raccogliere consenso.

Il Vicepremier ha detto che su Taranto ci vuole mettere la faccia: in genere queste frasi non hanno portato bene a chi le ha pronunciate, ma diciamo che prendiamo atto del coraggio. Offriamo una grande possibilità: votando questo ordine del giorno, Di Maio e questo Governo hanno la possibilità di metterci la faccia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Per far rilevare e mettere a verbale un fatto dal nostro punto di vista estremamente grave, perché i colleghi stanno parlando sulla necessità della modifica del bando periferie e ci perviene ora una dichiarazione resa alle agenzie dal Presidente del Consiglio che annuncia che sulle periferie la prossima settimana il Governo emanerà un provvedimento per consentire la realizzazione dei progetti in corso. Cioè, mentre questo Parlamento sta trattando, ratificando e deliberando un provvedimento, il Governo, nella persona del Primo Ministro, annuncia una modifica a quanto qui non abbiamo ancora determinato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È estremamente grave, chiedo che venga fatto rilevare nel processo verbale e chiedo che il Governo si assuma la responsabilità di quanto sta accadendo, perché il Parlamento non può essere considerato uno zerbino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSIA ROTTA (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Lei ci deve spiegare, per suo tramite…

PRESIDENTE. Collega, se è sullo stesso argomento, ovviamente rispondo anche al suo collega.

ALESSIA ROTTA (PD). È sullo stesso argomento, perché noi siamo qui impegnati a fare ognuno il proprio lavoro, cioè a puntualizzare per il Paese, e quindi per un interesse diffuso, che dovrebbe essere davvero diffuso e trasversale, i punti che a nostro avviso, sono in gioco per l'Italia. Segnatamente lo abbiamo detto in questi giorni, ma evidentemente non abbastanza, nei tempi e nei modi che ci sono stati concessi ovviamente, con le dovute restrizioni - quelle che ha inteso il Governo -, alla nostra anche libertà di esercitare il nostro diritto. Sui vaccini, sulle periferie e sul terremoto. E tutto questo nostro lavoro è reso vano…

PRESIDENTE. Chiaro, collega.

ALESSIA ROTTA (PD). …non solo da una fiducia illegittima, per il fatto che non rispetta il lavoro del Parlamento, del Senato e della Camera, ma, per di più, perché ci viene detto che qualcuno, con un lavoro extraparlamentare, il Presidente del Consiglio, dice: è inutile che stiate qui a votare, a discutere, a perdete il vostro tempo.

PRESIDENTE. Chiaro, collega.

ALESSIA ROTTA (PD). I cittadini devono sapere che noi siamo qui a perdere il nostro tempo, davvero sprecandolo, perché tanto ci sarà un altro provvedimento che rende inutile il nostro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSIA MORANI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Morani, se è sempre sullo stesso argomento ovviamente… È sempre sullo stesso argomento, collega? Su che cosa?

ALESSIA MORANI (PD). Sull'ordine dei lavori riguardo al terremoto, perché i miei colleghi hanno fatto presente il fatto che il Presidente Conte ha fatto delle dichiarazioni su un decreto…

PRESIDENTE. Collega, questo non è un intervento sull'ordine dei lavori, come lei può immaginare, perché se…

ALESSIA MORANI (PD). Adesso le spiego perché. Perché ha fatto questo intervento, a mezzo stampa o Facebook, non so…

PRESIDENTE. Collega, mi scusi, già due colleghi del suo gruppo sono intervenuti.

ALESSIA MORANI (PD). Mi faccia finire, mi faccia finire!

PRESIDENTE. Io a questo punto rispondo direttamente a quello che mi è stato richiesto.

ALESSIA MORANI (PD). Sto parlando del terremoto, non sto parlando di qualche cosa di banale. Io vengo da una regione terremotata…

PRESIDENTE. Collega….

ALESSIA MORANI (PD). Abbia rispetto, per chi viene da una regione terremotata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Collega….

ALESSIA MORANI (PD). …e sta facendo legittimamente una battaglia per le sue popolazioni!

PRESIDENTE. Collega, non stiamo parlando ovviamente di questo, in questo momento. Stiamo parlando… Collega…

ALESSIA MORANI (PD). Allora, il Presidente Conte oggi ha dichiarato che farà un decreto, o lo ha fatto, non si capisce bene, perché è il decreto urgenze Genova, che conterrebbe anche misure per il terremoto del Centro Italia.

Io vengo da quella regione. Noi abbiamo chiesto, in questo decreto, che venissero fatte delle misure per quelle popolazioni. Il Presidente del Consiglio si permette…

PRESIDENTE. Grazie, collega, grazie…

ALESSIA MORANI (PD). …da fuori questo Parlamento, mentre noi discutiamo…

PRESIDENTE. Grazie, collega, ovviamente la Presidenza prende atto delle dichiarazioni, ma la Presidenza deve anche verificare la regolamentazione della discussione in Aula e, al momento, è tutto regolare.

La collega Moretto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/88.

SARA MORETTO (PD). Grazie, Presidente. Certamente è difficile intervenire nel merito del mio ordine del giorno, dopo avere appreso che, ovviamente, come hanno già detto le colleghe prima di me, stare qui a discutere dei temi e dei contenuti è inutile, quando c'è un Presidente del Consiglio che non usa le Aule del Parlamento per spiegare e anticipare i propri lavori, ma usa la stampa, i social e altri strumenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSIA MORANI (PD). Vergogna!

SARA MORETTO (PD). Proverò lo stesso, Presidente, a restare nel merito e a tentare di dare ancora dignità a questi luoghi. Cerchiamo di farlo noi dall'opposizione, con determinazione, convinti che comunque verrete misurati sulle vostre promesse e soprattutto sui vostri errori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

In questi pochi mesi di Governo, questa maggioranza è già riuscita a creare allarme e preoccupazione tra imprese e lavoratori e famiglie. Alla prova del Governo, non solo le vostre promesse si sono sgretolate, ma la mancanza di una direzione condivisa nella conduzione di questo Esecutivo si è resa ormai evidente.

Dopo il caos e l'incertezza del decreto Di Maio - meglio “decreto disoccupazione” -, in questo provvedimento prosegue l'improvvisazione. Sì, improvvisazione, perché la proroga di termini, in generale, dovrebbe essere uno strumento per consentire di giungere ad una scadenza nelle condizioni più adeguate. Invece, l'improvvisazione di questo Governo lo ha portato ad usare questo decreto per altri scopi. Da un lato, in alcuni casi, per un mero rinvio di un problema che non è in grado di affrontare - e di questo si occupa il mio ordine del giorno sul quale sto intervenendo - dall'altro, in altri casi, per spostare la scadenza, si è utilizzata la scusa di spostare dei termini per togliere soldi, già stanziati, ai cittadini e soprattutto ai cittadini più deboli.

Mi consenta due parole sulla prima casistica, ovvero sul rinvio di scadenze per incapacità di affrontare un problema. Nella legge annuale per il mercato e la concorrenza, nei commi 59 e 60, si è stabilito il superamento del regime di maggior tutela, nel settore del gas naturale ed energia elettrica. È un processo delicato, che ha a che fare con la vita quotidiana dei cittadini, con i servizi primari.

Ebbene, in quella occasione avevamo stabilito che questo processo dovesse avvenire e dovesse essere condotto con attenzione, appunto, ai soggetti più deboli. In quella sede, in questo Parlamento, avevamo definito un servizio di salvaguardia, un periodo transitorio, nel quale si consentisse e si evitasse che clienti domestici e imprese più piccole appunto - come dicevo all'inizio i soggetti più deboli - potessero rimanere senza fornitura. Ecco, i termini per definire questo regime transitorio sono già scaduti da tempo e oggi ci chiedete di prorogare di un anno il passaggio e il superamento del mercato di maggior tutela.

Noi ovviamente vi invitiamo, con l'ordine del giorno a mia prima firma, di non sprecare un altro anno, ma di utilizzarlo almeno per occuparvi dei soggetti più deboli.

E aggiungo e passo alla seconda fattispecie, ovvero ai casi nei quali il Governo ha utilizzato questo decreto per togliere soldi ai cittadini. Mi riferisco, come hanno fatto già altri colleghi, ai soldi già destinati ai territori per il recupero delle periferie. E mi riferisco, in particolare, all'area metropolitana di Venezia, che, grazie al lavoro dei precedenti Governi attende 38 milioni e 727 mila euro, per generare attraverso il cofinanziamento dei privati un volume di interventi pari a 55 milioni 398 mila euro, 21 interventi, 13 comuni coinvolti, alcuni anche piccoli, che con questi tipo di interventi cambierebbero faccia e cambierebbero destino. Mi riferisco a San Donà di Piave, a Portogruaro, a San Stino di Livenza, a Dolo, comuni che stanno attendendo questi soldi e che non credono alle promesse di questo Presidente del Consiglio, che - ripeto - fuori da queste Aule continua a chiacchierare, senza dare alcuna garanzia scritta ai sindaci, che attendono con questi fondi di dare risposte concrete ai cittadini.

La città di Venezia e tutta l'area metropolitana non si farà prendere in giro e chiediamo che in questo Parlamento subito si ponga certezza sul futuro di queste risorse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Topo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/68.

RAFFAELE TOPO (PD). Grazie, Presidente. Nella mia precedente esperienza, quando ero sindaco di un comune della provincia di Napoli, di solito mi preoccupavo delle leggi di stabilità. Provavo a conoscerne prima il contenuto, per evitare le restrizioni, per fare i provvedimenti e anticipare, in qualche modo, quello che non si poteva fare nell'esercizio precedente. Di solito il milleproroghe era un provvedimento a contenuto positivo: non ci si preoccupava, si risolvevano i problemi. Per la prima volta, purtroppo, con il milleproroghe questo Governo cambia la natura del provvedimento ed introduce delle norme che hanno un effetto diverso.

Intanto, per la parte relativa alle proroghe sic et simpliciter si omettono alcune disposizioni. Per esempio - vado al mio ordine del giorno n. 9/1117-A/68 - non si prorogano le disposizioni contenute all'articolo 27 del decreto-legge n. 83 del 2012, che permettono ai lavoratori delle aree di crisi industriale di beneficiare di trattamenti di integrazione salariale straordinaria, misure introdotte nel 2012, prorogate in aree che sono oggetto di interventi di riconversione industriale e di reindustrializzazione. Tra queste segnalo, in particolare, quelle della provincia di Napoli, l'area di crisi complessa (Castellammare e Torre Annunziata).

Tra l'altro, anche nelle esperienze precedenti, ci sono stati ulteriori provvedimenti per provare a sostenere quelle aree. Sono zone ZES, c'è il grande progetto Pompei. Quindi, in quelle aree, queste misure sono a maggior ragione necessarie. Quindi, mi meraviglio che il Governo si è proprio dimenticato di questa disposizione. Tra l'altro, in un “milleproroghe” - le proroghe saranno un centinaio - questa ci entrava.

Nello stesso tempo, mentre da una parte ci si dimentica di prorogare queste disposizioni, ci ricordiamo di cancellare - come è stato già detto, ma lo riprendo per pochi secondi - alcuni importanti interventi, che riguardano la periferia di Napoli. Sono stati ricordati quelli, in particolare, dell'area a nord di Napoli. E mi meraviglio che questo provvedimento sia il primo provvedimento concreto di spesa che fa un Governo in cui c'è un partito che ha preso da quelle parti il 55 per cento dei voti.

È capitato nella mia esperienza di amministrazione che una volta ho preso il 54. Vi assicuro: non distinguevo quelli che non mi votavano. Vi hanno votato tutti, non capisco come è possibile che nel primo provvedimento si cancellano 39 milioni per realizzare interventi in 12 scuole e in due strade importantissime, circonvallazione esterna di Napoli e perimetrale di Melito; in quel collegio avete preso il 55, eletto il Vicepresidente del Consiglio e un sottosegretario di Stato che risiede a poca distanza da casa mia. Insomma, questo consenso richiederebbe uno sforzo nel raddoppiare i fondi per queste aree che, tra l'altro, sono state trattate in modo equilibrato. Questo è uno dei provvedimenti che rispetta la clausola del 34 introdotta dall'articolo 7-bis della legge n. 18 del 2017. Il Ministro del Mezzogiorno ha dichiarato: questo Governo si conformerà a questa previsione, ovviamente la previsione vale quando si programmano le spese, credo che dovrebbe valere anche quando le spese si tagliano. Ebbene, con questo provvedimento tutte le cancellazioni riguardano il Sud del Paese, riguardano in particolare quelle aree in cui i voti veri sono andati al MoVimento 5 Stelle. Sono assolutamente inaccettabili queste decisioni, diciamo una cosa e facciamo l'esatto opposto.

Quindi, insisto per l'approvazione di questo ordine del giorno che sanerebbe un vulnus, ma anche di quello prima illustrato dal consigliere Migliore, se avessimo un voto segreto credo che nessuno di voi si sottrarrebbe dal sostenerlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Campana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/67.

MICAELA CAMPANA (PD). Grazie, Presidente. Colleghi, come ha detto la mia collega Moretto, sembrerebbe quasi inutile intervenire dopo l'annuncio riportato dal mio collega Borghi, ma evidentemente così come è stato un annuncio, una promessa durante la riunione con l'ANCI, probabilmente rimarrà tale anche questa riportata appunto poc'anzi. Quindi, vado a illustrare l'ordine del giorno n. 67, partendo da un dato. L'ex Ministro Calenda aveva firmato, nella passata legislatura, il decreto di riconoscimento delle aree di crisi industriali complesse, tra cui quelle della Campania ma anche di tante altre del sud Italia. Tali aree individuate erano state riconosciute dall'amministrazione regionale e da quelle comunali e queste aree hanno un impatto anche pesante sulla politica industriale nazionale. Quel provvedimento non solo ha permesso di attivare immediatamente programmi di reindustrializzazione, ma ha permesso di programmare nel medio e lungo periodo la vita economica e, di conseguenza, sociale di interi territori, ha permesso di aiutare le regioni e i comuni a mantenere politiche che riguardano i contratti di sviluppo, gli incentivi all'impresa. Ecco, per le amministrazioni e in particolare per quelle del sud Italia, essere messi nelle condizioni di programmare è l'unica possibilità di ben governare e l'unica possibilità di arrivare prima e non dopo che il dramma di una famiglia di lavoratori sia irreversibile. State sostituendo una certezza, che era quella di prorogare ciò che già c'era con una vaga promessa e quindi state volontariamente cancellando la possibilità per dei lavoratori, che già si trovano in condizione di grande disagio e privi di una ricollocazione produttiva, di essere salvaguardati attraverso la deroga agli ammortizzatori sociali scaduti.

Il sud è stato al centro di una campagna elettorale permanente. Dico al Presidente e, per suo tramite, alla maggioranza e al Governo che avevano salutato il Ministero per il sud come un'operazione salvifica, per poi voltare le spalle proprio ai più deboli, proprio a chi ha più bisogno di certezze, le famiglie, i lavoratori molte di queste aree sono poli industriali di attività che valorizzano il made in Italy e che oggi sono in difficoltà, era stato chiesto a queste imprese trasparenza, innovazione, programmazione. Ecco, quelle imprese lo hanno fatto, hanno costruito progetti di riconversione, di promozione, di aggregazione, di collaborazione tra piccole realtà e grandi impresse, hanno programmato diversificazioni industriali e ora, dopo che questi progetti sono già in essere, si mettono in discussione, si annullano, annullando, per l'ennesima volta in questi appena 100 giorni, non solo promesse, ma prospettive per interi territori, città, periferie fragilità. La deriva sociale di un Paese parte con la deriva occupazionale, così come la crescita sociale di un Paese si misura nella capacità di credere e di scommettere sull'occupazione sul sud, sul Paese, come sulle periferie della città. Pasolini parlava di periferie di vite, dove esiste una riserva di disagio isolata. Ecco, quell'isolamento si era rotto e bastava ascoltare, non noi ma quelle imprese e quei lavoratori, quelle famiglie del sud, del Mezzogiorno che in queste ore vi stanno chiedendo di fermarvi; bastava prorogare ciò che già esiste, riqualificazione urbana, ma in quest'Aula vorrei destare i presenti e rendere evidente, citando esattamente il dispositivo di questo ordine del giorno, chiedendovi davvero se intendete votare contro un dispositivo che cita: la possibilità di consentire ai lavoratori dell'area di crisi industriale complessa di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria. Beh, se così fosse, io mi auguro di no, politicamente sarebbe inaccettabile, ma soprattutto sarebbe irresponsabile per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Ungaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/66.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente, io intervengo appunto per illustrare l'ordine del giorno n. 66. Vede, Presidente, si è trovato, in questo provvedimento, il tempo di ritardare l'obbligo di possesso della patente nautica per la conduzione di unità con motori superiori a 750 cavalli, si è anche trovato il tempo di sospendere i termini per il pagamento delle imposte di consumo dovute su alcuni prodotti da fumo e si è anche trovato il tempo di prorogare il termine per la denuncia del possesso di animali da compagnia appartenenti a specie esotiche invasive, ma non si è trovato il tempo di consentire ai lavoratori delle aree di crisi industriale complessa di continuare a beneficiare di interventi di integrazione salariale straordinaria, che mi sembra cosa molto più importante, molto più importante di sigarette, animali o barche. Purtroppo, si è trovato il tempo di indebolire sensibilmente l'obbligo vaccinale. Il nostro Paese, l'Italia, sarà l'unico paese sviluppato al mondo che indebolisce l'obbligo vaccinale mentre è in corso un'epidemia di morbillo. Si è anche trovato il tempo di togliere vitali risorse alle periferie nel nostro Paese, come hanno illustrato vari colleghi del mio partito. E, allora, mi comincio a chiedere quali siano le priorità di questo Governo. Sarebbe stato opportuno mettere al centro i lavoratori, l'economia italiana e appunto cercare di sostenere l'occupazione, specie per i lavoratori dell'area di crisi industriale di Trieste, come è stata riconosciuta dal decreto sviluppo del giugno 2012. La mancata proroga di questa disposizione rischia di interrompere il processo di riqualificazione economica e sociale dei territori. Appunto per venire incontro a queste esigenze il Governo Renzi, con il Jobs Act, aveva stanziato 216 milioni per il 2016 e 117 milioni per il 2017 misure prorogate con la legge di stabilità del 2017, e mi chiedo perché con questo «milleproroghe» abbiamo prorogato di tutto, esteso i termini di tutto, ma non si vuole venire incontro alle esigenze dei lavoratori. Secondo me, Presidente, il problema è che nel campo economico e sociale questo Governo non decide. Il decreto dignità, come abbiamo visto a luglio, comprendeva una serie di misure cosmetiche marginali, se non negative o nocive, per gli investimenti. Il «milleproroghe» ovviamente, per definizione, proroga, estende, prende tempo, mentre osserviamo con rammarico che le poche decisioni prese o confermano decisioni prese dai Governi precedenti, come appunto nel caso dell'Ilva, ma con una grande perdita di tempo per il nostro Paese, o costituiscono dei passi indietro, come l'obbligo dei vaccini che citavo poc'anzi, o anche con la volontà espressa dal Governo di vietare l'apertura dei negozi la domenica. Invece non decidere, ha un costo gigantesco, enorme, l'economia italiana sta rallentando velocemente, come mostrano gli indici della produzione industriale e anche gli indici degli acquisti, dei responsabili degli acquisti, sono gli indici migliori, più correlati alla crescita economica del nostro paese che meglio ci danno un'idea della congiuntura che ci attende e per questo motivo che occorre urgentemente sostenere i livelli occupazionali prima che la prossima crisi economica si abbatta sul nostro Paese, e invece finora, secondo me, non avete fatto nulla per l'economia italiana, nulla per i lavoratori e nulla per i giovani, che si vedono costretti a lasciare questo Paese, oltre 120 mila ragazzi ogni anno lasciano i confini del nostro Paese, e anche soprattutto per i lavoratori delle aree di crisi industriale complessa, come nel caso di Trieste.

Per questo motivo chiedo quindi ai colleghi della maggioranza di sostenere questo ordine del giorno, n. 66, e chiedo al Governo di adoperarsi per estendere l'efficacia di disposizioni che consentono ai lavoratori dell'area di crisi di beneficiare di ulteriori interventi e di integrazioni salariali straordinarie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, risulta che sia stata convocata una Conferenza dei presidenti di gruppo per le 21,30. In tal caso chiederei di sospendere la seduta per consentire alla Conferenza dei presidenti di gruppo di poter svolgere in maniera appropriata i propri lavori.

PRESIDENTE. Collega, ovviamente chiediamo al Presidente e le farò sapere. Io intanto…

ENRICO BORGHI (PD). Il Presidente è lei.

PRESIDENTE. Collega, le spiego. Siamo una fase in cui non ci sono votazioni - mi faccia finire - ed è già successo che la Conferenza dei presidenti di gruppo fosse convocata anche durante la seduta. Quindi, lei mi ha fatto una richiesta e io le sto dicendo che ovviamente questa richiesta verrà inoltrata al Presidente. Io in questo momento, per adesso, intanto continuerei e le darò una risposta quanto prima, non appena il Presidente risponderà.

ENRICO BORGHI (PD). Mi permetta di precisare un aspetto. La Conferenza dei presidenti di gruppo è formalmente convocata alle 21,30. Se lei dà la parola in questo momento ad un collega, il collega supera, dal punto di vista del cronometro, la convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Pertanto, io sono a chiedere a lei di sospendere la seduta (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). In caso diverso, io le inoltro la formale richiesta del mio gruppo di mettere ai voti la richiesta di sospensione della seduta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È chiaro. Dato che sono le ore 21,25 credo che abbiamo ancora 5 minuti prima della Conferenza dei presidenti di gruppo. Quindi, intanto do la parola al collega Romano, che ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/54.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Spero che durante il mio intervento lei abbia - diciamo - la bontà di decidere sulla nostra richiesta di sospensione della seduta, nel mentre si svolge la Conferenza dei presidenti di gruppo.

Il mio intervento riguarda l'ordine del giorno n. 9/1117-A/54 e comincio dalla volontà di questo Governo ovvero da quello che colpisce nella volontà di questo Governo, che non è tanto l'obiettivo di dare soluzioni concrete ma di distruggere meticolosamente le soluzioni che erano state individuate dal Governo precedente. Quello che appare è una furibonda volontà di demolizione, come se nel bagaglio politico di questo Governo non ci fossero tante idee, visioni o prospettive ma, essenzialmente, un cupo e violento risentimento contro tutto quello che c'era prima. Il caso delle periferie è da questo punto di vista… magari mi taccio in attesa che… se vuole cortesemente, Presidente, richiamare i nostri colleghi alla…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, vi chiedo la cortesia di entrare in silenzio. Abbiamo un collega, il collega Romano, che sta intervenendo.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente, è troppo buona.

PRESIDENTE. Quindi, vi chiedo la cortesia di abbassare anche il tono della voce. Prego, collega.

ANDREA ROMANO (PD). La ringrazio, Presidente. Dicevo che il caso delle periferie è sintomatico e clamoroso di questa volontà di distruzione e da questo punto di vista voglio raccontarlo con un caso concreto, il caso della mia città, la città di Livorno, dove la sciagurata decisione del Governo di rapinare i fondi già stanziati per le periferie comporterà l'impossibilità di intervenire su zone disagiate per le quali si erano finalmente individuati i fondi per interventi attesi da molti anni, interventi che avrebbero reso meno gravosa la vita dei cittadini più deboli che vivono in quelle zone, interventi che erano stati pianificati, progettati e che oggi vengono cancellati. Un esempio concreto: a Livorno nel quartiere popolare di Schangai esistono molti complessi di edilizia popolare e uno di questi… però, a questo punto direi che utilizzo, mentre lei riflette sulla proposta di sospendere i lavori…

PRESIDENTE. Scusi un attimo, collega. Colleghi, vi chiedo la cortesia di abbassare il tono della voce. C'è un collega che sta intervenendo sul suo ordine del giorno. Vi chiedo di entrare in silenzio per rispetto proprio del collega. Prego, collega.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Spero che i secondi presi per il suo gentile richiamo possano essere recuperati alla fine.

Come dicevo, il quartiere popolare di Schangai, il complesso di edilizia popolare detto della Chiccaia, costruito negli anni Trenta e, quindi, quasi vecchio di un secolo ma, soprattutto, un luogo fatiscente, nel quale sono ancora costrette a vivere decine di famiglie. Se fossimo in grado di vedere dei video vi potrei mostrare cosa vuol dire condizioni fatiscenti, cosa vedono coloro che vivono in questa zona e coloro che la visitano: colonie di topi, pezzi di intonaco che cadono continuamente, mura e pavimenti invasi dall'umidità. La Chiccaia è stata dichiarata inagibile già nel 2012 e l'amministrazione comunale precedente, a guida PD, aveva varato dei piani di recupero, dei piani di risanamento, dei piani di demolizione e di trasferimento delle tante famiglie costrette a vivere ancora alla Chiccaia.

Poi, come è noto, a Livorno è cambiata l'amministrazione, ha vinto il sindaco del MoVimento 5 Stelle e tutto si è fermato per quattro anni. Il sindaco del MoVimento 5 Stelle, Nogarin, non ha provveduto in alcun modo a implementare quei progetti che erano stati varati. Poi, la svolta con il bando periferie, finalmente i fondi varati dal Governo a guida PD per tanti comuni e per tante periferie e quei fondi vengono utilizzati per progettare da parte del comune di Livorno, finalmente risvegliatosi, la bonifica, il risanamento e la demolizione della Chiccaia e il trasferimento di quelle famiglie. Finalmente quelle famiglie avrebbero avuto quello che aspettavano da tanti anni: una casa più dignitosa e la possibilità di vivere in condizioni più umane. Una svolta, per l'appunto, per i tanti abitanti della Chiccaia e per i tanti abitanti di quel quartiere popolare.

E invece niente, invece niente perché arriva il Governo partecipato in modo molto consistente dal MoVimento 5 Stelle e la decisione di questo Governo è di cancellare tutti i progetti, tra cui anche il progetto della Chiccaia: niente demolizione, niente trasferimento, niente dignità per quelle famiglie.

Francamente - e lo dico a lei, Presidente, e per suo tramite ai colleghi - mi sarei aspettato che i parlamentari eletti a Livorno per il MoVimento 5 Stelle - e ce n'è uno - si fossero alzati in piedi, avessero alzato la voce anche un pochino per dire: “Questa cosa non si può fare alla città di Livorno. Non è possibile che il complesso della Chiccaia non venga risanato, che quelle famiglie finalmente conoscano condizioni più dignitose”. Silenzio tombale da parte dei parlamentari o, meglio, del parlamentare del MoVimento 5 Stelle eletto a Livorno. Silenzio tombale anche da parte del sindaco Nogarin, devo dire, che ha alzato un po' la voce ma poi si è più disciplinatamente messo all'obbedienza del partito-azienda guidato da Casaleggio.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ROMANO (PD). Però, al di là dell'anticipo dello scippo e dopo lo scippo si è aggiunta anche la beffa, la beffa delle parole del Presidente del Consiglio Conte che qualche giorno fa e ancora stasera…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ANDREA ROMANO (PD). Ma, scusi, non avevo cinque minuti?

PRESIDENTE. Ha sette secondi.

ANDREA ROMANO (PD). Sette secondi? Non mi erano stati tolti quei secondi?

PRESIDENTE. No.

ANDREA ROMANO (PD). Va bene, poi verificheremo.

PRESIDENTE. Concluda, grazie.

ANDREA ROMANO (PD). Però, dicevo, oltre al danno la beffa, con la promessa di un Presidente del Consiglio che rimarrà promessa. Quei fondi non torneranno, anche perché oggi il vero capo di questo Governo ha definito quei progetti per le periferie “progetti renziani”…

PRESIDENTE. Grazie…

ANDREA ROMANO (PD). …volendo forse offendere il Partito Democratico ma finendo per offendere le famiglie, a Livorno e in tanti altri comuni destinatari di questi progetti, che non vedranno realizzati i piani per la loro città.

PRESIDENTE. Grazie, collega.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alla conclusione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 21,30, è ripresa alle 22,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa notturna della seduta

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

FRANCESCO D'UVA (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Presidente, come anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, faccio ufficiale richiesta per la seduta fiume (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Applausi polemici e commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Per favore… Per favore… Per favore… Per favore… Colleghi… Colleghi, dobbiamo andare in votazione. Dobbiamo andare in votazione.

Colleghi, come anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato richiesto che la seduta prosegua ininterrottamente sino all'approvazione del disegno di legge… Deputati… Deputati… Deputati, per favore. Che la seduta prosegua ininterrottamente sino all'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 22,17).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Sulla richiesta avanzata di deliberare la seduta continuata nei termini indicati,… Per favore! Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ove ne sia fatta richiesta, darò la parola a un deputato contro e a un deputato a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Signor Presidente, facciamo un riassunto della situazione che si è venuta a creare (Commenti).

PRESIDENTE. Deputati… Deputati… Deputati, dovete far finire il vostro collega e non voglio brusio in Aula. Prego.

EMANUELE FIANO (PD). No, iniziare, non finire, iniziare.

Evidentemente ci sono colleghi…

PRESIDENTE. Morani…

EMANUELE FIANO (PD). …che preferiscono quei Paesi dove non ci sono i Parlamenti nei quali si discute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il riassunto della situazione è che al terzo decreto-legge di questo Governo, laddove nei precedenti due decreti-legge il Partito Democratico non ha mai impedito la scadenza della conversione del decreto in legge, e laddove in questo decreto-legge, nonostante la nostra ferma opposizione di merito al contenuto del danno che voi state provocando alle famiglie italiane sui vaccini, del danno che state provocando ai comuni italiani sulle periferie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), del danno che state procurando ai terremotati italiani, del danno che state provocando ai nostri processi in teleconferenza, nonostante questo, signor Presidente, nonostante un Governo che ha scelto di porre la fiducia prima di avere un testo formalmente pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale, noi abbiamo offerto di ritirare i nostri emendamenti con un intervento formale del nostro presidente di gruppo in quest'Aula, salvo quelli riguardanti i vaccini e le periferie; dunque togliendo ogni e qualsiasi ipotesi che l'esercizio del voto di fiducia fosse dovuto ad attività di ostruzionismo.

Stiamo utilizzando gli strumenti, entrando sempre e solo nel merito, che la democrazia parlamentare fornisce alle opposizioni, e nella seduta che si è appena conclusa della Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo offerto qualsiasi strumento alle sorde forze di maggioranza per evitare la seduta fiume. Abbiamo offerto, senza possibilità che il decreto-legge vada in scadenza, di concludere i nostri lavori questa sera e di mettere il voto finale nella giornata di lunedì a mezzogiorno, per permettere che questo decreto-legge, al quale noi ci opponiamo nel merito, politicamente, venisse convertito nelle sedute dell'altro ramo del Parlamento. Ora, essendo le ipotesi che vi ho fatto escludenti di per sé che qui in quest'Aula gli strumenti della fiducia, e poi della tagliola, e ora della seduta fiume vengano posti per permettervi l'esercizio della democrazia della maggioranza, si dimostra la vostra vera natura, e anche la sua, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La vostra natura è di impedire l'esercizio della democrazia parlamentare. Perché anche i precedenti, signor Presidente, i precedenti…

PRESIDENTE. Per favore, dovete far finire il collega.

EMANUELE FIANO (PD). …i precedenti dell'uso della seduta fiume, che noi abbiamo insieme a lei, credo, consultato della precedente legislatura, sono intervenuti in situazioni completamente differenti, quando in pericolo era la conversione del decreto-legge, che è un diritto della maggioranza, come è un diritto della minoranza discutere sul merito dei decreti-legge. Voi non volete convertire il decreto-legge: volete impedire che il Paese sappia che c'è qualcuno che si oppone al merito delle cose che voi volete approvare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la verità!

La seduta fiume, il lavoro notturno vi serve per impedire che i cittadini delle aree terremotate, che i cittadini delle periferie, che le madri dei bambini che non possono vaccinarsi non sappiano tutte ed in tempo che voi mettete in pericolo la salute dei loro bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi siamo qui perché ci opponiamo al merito, utilizzando tutte le misure!

E mi rivolgo a lei, Presidente. Lei utilizzi sempre l'esercizio super partes del suo ufficio e del suo mandato, lei non deve permettere che la maggioranza consideri, come continua a considerare, il ruolo istituzionale come proprietà delle istituzioni. Qui si rappresenta tutta l'Italia, non solo la vostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Siamo contrari alla seduta fiume (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E annuncio, signor Presidente, che noi consideriamo, per i decreti e i provvedimenti a venire in quest'Aula, questo un precedente di rottura del dialogo tra noi e la maggioranza su qualsiasi intesa futura sull'andamento dei lavori. Non ci saranno accordi, non ci saranno sconti. Il nostro unico accordo è con la Carta costituzionale, non con voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il deputato Adelizzi.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Grazie, Presidente. Sinceramente le volevo manifestare le mie perplessità a seguito dell'intervento del collega Fiano del Partito Democratico, che chiede a gran voce di discutere e rivendica nostre iniziative volte a tagliare la discussione, ma non ne vedo il motivo e non capisco perché non siano contenti, a questo punto, di questa seduta fiume, perché, se noi avessimo voluto fare come hanno fatto loro nella scorsa legislatura, avremmo messo la tagliola su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle- Commenti dei deputati del gruppoPartito Democratico), e invece non lo abbiamo fatto. Dovrebbero essere contenti di avere il tempo di dire la loro su tutti gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Fate concludere il collega. Deputata Morani! Prego.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Dovrebbero essere contenti di avere anche il tempo, poi, in dichiarazione di voto finale. Quindi, loro potranno dire la loro, noi, ovviamente, porteremo a conclusione questo provvedimento e non possiamo accettare che si parli di provocazioni. Ho sentito: provocando, provocando, provocando. Con oltre 110 iscritti in discussione sulle linee generali, oltre 800 emendamenti presentati (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier), oltre 160 ordini del giorno presentati, qui quelli che stanno provocando sono loro, che continuano a provocare i cittadini italiani. Noi non accettiamo tutto questo e quindi voteremo a favore della seduta fiume (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente fino alla votazione finale del disegno di legge di conversione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Per favore, le fotografie no!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 210 voti di differenza.

Essendo stata approvata la proposta di seduta fiume nei termini sopra indicati, la seduta stessa proseguirà ininterrottamente fino alla deliberazione finale sul disegno di legge di conversione. La Presidenza, secondo la prassi, si riserva di stabilire sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie. Ricordo che, una volta deliberata la seduta continuata, sono da ritenere inammissibili - per favore, per favore, Ravetto! - richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo della seduta stessa. La seduta proseguirà con le residue illustrazioni degli ordini del giorno. Poi, dopo il parere del Governo, avranno luogo le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno in un'unica fase, come stabilito nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Seguiranno le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

In considerazione del numero degli interventi residui che risultano alla Presidenza, al fine di dare ordine ai nostri lavori, avverto che le votazioni sugli ordini del giorno non avranno luogo prima delle ore 10 di domani mattina.

Il deputato Vazio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/63.

FRANCO VAZIO (PD). Presidente, se mi è consentito intervenire…

PRESIDENTE. Prego.

FRANCO VAZIO…perché avrei voluto…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo silenzio. Non le prendo il tempo, non si preoccupi.

FRANCO VAZIO (PD). Lei mi farà recuperare certamente qualche secondo.

PRESIDENTE. Non c'è problema. Per favore, D'Uva, per favore. Un po' di silenzio, ascoltiamo il collega. Prego.

FRANCO VAZIO (PD). Bene. Presidente, avrei voluto intervenire diffusamente sul tema relativo all'ordine del giorno n. 63, che riguarda le aree di crisi complesse, in particolare Savona, dove non è stata accolta l'istanza relativa agli ammortizzatori sociali, alla proroga di un sostegno ai lavoratori. Anche in questo caso si è voltata pagina frettolosamente per non mettere sul tavolo dei soldi. Avrei voluto ricordare a quest'Aula che è un principio e un valore la conservazione degli atti amministrativi; che, quando si avvia una gara, una procedura ad evidenza pubblica, e mi riferisco ai bandi delle periferie, queste gare devono essere tenute in considerazione. Invece sono spazzate via.

Credo che non sia molto elegante, Presidente, questo frastuono che c'è in Aula. Credo che non sia elegante e neanche rispettoso.

PRESIDENTE. Vi chiedo di fare un po' di silenzio, altrimenti non andiamo avanti. Deputato Lollobrigida, deputato Lollobrigida, per favore, perché si sente un vociare. Chiedo anche al suo gruppo se può fare silenzio. Deputato D'Uva, deputato D'Uva, può chiedere al suo gruppo di fare silenzio? Deputato Occhiuto, per favore. Ravetto. Prego.

FRANCO VAZIO (PD). C'è una situazione surreale: pare che siano particolarmente contenti i colleghi, in maniera surreale e anche irrazionale. Noi stiamo parlando sul bando delle periferie solo per la Liguria di 171 milioni. Parliamo di Savona e di Imperia per 18 milioni che sono scomparsi. Avrei voluto diffusamente spiegare il tipo degli interventi che sono stati azzerati, ma mi trovo a discutere anche di un'agenzia di stampa comparsa pochi minuti fa del Presidente del Consiglio, che prende in giro, una volta ancora, non solo questo Parlamento, ma anche i sindaci italiani rappresentati nell'ANCI, perché, signor Presidente, ieri i nostri sindaci ci hanno detto che questi interventi sarebbero stati recuperati in un prossimo intervento della Presidenza del Consiglio.

E, invece, oggi scopriamo da questa agenzia che il nostro Presidente del Consiglio, o meglio il vostro, ha preso in giro i sindaci, perché dice: “fin dalla prossima settimana valuteremo”. Lei si ricorderà bene gli ordini del giorno: “valutare l'opportunità”. Valuteremo l'inserimento in un provvedimento di una previsione normativa che consenta la realizzazione dei progetti esecutivi e in corso. Non esecutivi, ma esecutivi e in corso. E, quindi, chi non ha appaltato già le opere risulterà assolutamente spianato e fregato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la presa in giro che si è consumata in poche ore. Ma vede, in un contesto in cui ci troviamo a parlare di soldi, ci troviamo a parlare di denaro pubblico, ci troviamo a parlare di cittadini che hanno perso il proprio lavoro e che stanno faticosamente cercando di recuperarlo, come nelle aree di crisi complessa, leggiamo altre agenzie di stampa che sono sconcertanti. Leggiamo agenzie di stampa che ci parlano di indagini aperte per riciclaggio di denaro relativo a truffe compiute a danno degli stessi contribuenti, signor Presidente.

E ci troviamo di fronte a un Ministero degli interni, a un Ministro degli interni, che poche ore fa organizza, durante la seduta di questo Parlamento, cari colleghi, una festa, parlando di una exit strategy. La leggo, perché non sia interpretabile la mia dichiarazione. Dice questa agenzia: un momento di festa per il gruppo del partito di via Bellerio - cioè della Lega - è stata la serata di ieri, organizzata da Salvini, nella residenza in dotazione del Ministero dell'interno vicino a Palazzo Grazioli, tra porchetta di Ariccia e tanti brindisi. Il Vicepremier ha motivato i suoi: “dobbiamo rimanere uniti”.

E di fronte a cosa? Alla truffa, ai 49 milioni che sono stati rubati agli italiani! È una vergogna! Quando vengono rubati i soldi agli italiani, voi festeggiate con la porchetta di Ariccia (Applausi e commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! È una vergogna! Dovete vergognarvi!

E, allora, signor Presidente, di fronte a tanta insipienza, di fronte a tanta arroganza…

PRESIDENTE. Concluda, è finito il tempo.

FRANCO VAZIO (PD). …vedere questi colleghi, compreso il MoVimento 5 Stelle, che si è fatto sbandieratore di legalità e giustizia, che applaude di fronte a una seduta fiume…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCO VAZIO (PD). …è una grande tristezza, signor Presidente. È proprio una grande tristezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Morgoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/62.

MARIO MORGONI (PD). Grazie Presidente. Colleghi, Governo, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/62, un ordine del giorno con il quale ci proponiamo di colmare una delle lacune di questo decreto milleproroghe. È un decreto milleproroghe che ha un destino singolare, perché contro di esso, nella precedente legislatura, in ogni occasione nella quale è stato discusso in queste Aule, qui alla Camera e al Senato, è stato oggetto di critiche, le più radicali e inesorabili. E le forze politiche che allora erano all'opposizione e oggi sono al Governo si sono distinte proprio per una critica feroce nei confronti di questo strumento, considerandolo non solo inutile, ma dannoso. È destino singolare, dico, perché quest'anno, molto probabilmente, non solo non si eliminerà il milleproroghe, ma avremo due milleproroghe, quindi raddoppieremo la dose rispetto al passato.

È un decreto milleproroghe, comunque, che si caratterizza, non per garantire la prosecuzione di misure ritenute necessarie, ma per l'ansia di volere smantellare il lavoro dei Governi precedenti e di volersi distinguere ad ogni costo da essi, anche a costo di compromettere interessi primari e iniziative di cui è incontestabile il beneficio per il Paese.

E il filo conduttore, nella disorganicità e nella eterogeneità di questo decreto, credo sia proprio questa volontà di volere smantellare il lavoro che è stato fatto dai precedenti Governi. Questo lo si evince, in particolare, ovviamente, nelle due materie che sono state e sono oggetto di discussione e materia anche degli ordini del giorno che abbiamo presentato e stiamo presentando, la materia dei vaccini e quella del bando delle periferie, dove sono stati bloccati i finanziamenti importanti, per riqualificare le aree più marginali e degradate dei nostri centri urbani.

Non solo scelte sbagliate e dannose su questi versanti, ma anche direi grandi assenze, appunto, lacune. Una di queste vogliamo colmarne, con questo ordine del giorno. E una di queste lacune riguarda la ricostruzione dopo gli eventi sismici del 2016 e 2017, che hanno colpito i territori dell'Italia centrale. E questo decreto è un'altra occasione mancata per un Governo che, nel momento in cui sarebbe necessario pensare e mettere in campo nuove misure, non riesce addirittura neanche a dare continuità a quelle già avviate, che hanno già consentito di apprezzare alcuni risultati. Già altri colleghi ne hanno fatto cenno: la mancata conferma della zona franca urbana, il sostegno alle partite IVA con IVA con l'una tantum, la busta paga pesante con l'ampliamento della tempistica per la restituzione.

E poi, direi, la stabilizzazione del personale, i 700 tecnici, assolutamente indispensabili per garantire le operazioni propedeutiche alla ricostruzione, così come la proroga dello stato di emergenza e della struttura commissariale, mettendoci in una situazione di precarietà, mettendoci in una situazione dove non vengono garantite certezze, per quelli che sono invece interventi e iniziative che dovremo mettere in atto nei prossimi anni con incisività.

E, per finire, anche la grande ambiguità sulla nomina del nuovo commissario. Io approfitto per ringraziare Paola De Micheli, per il lavoro che ha svolto in questi anni, ma il suo mandato, il suo incarico, scadeva l'11 settembre. E il Ministro Di Maio aveva annunciato più volte per l'11 settembre una data simbolo, per una svolta nell'attività di ricostruzione, con la nomina del nuovo commissario, che ancora non è avvenuta. Ma credo sia un destino inevitabile per i bugiardi quello poi di non essere creduti, anche quando una volta si decidessero a dire la verità.

Quindi, l'altro grande tema assente è quello del lavoro e questo è l'oggetto dell'ordine del giorno - cerco di sintetizzare Presidente - e riguarda l'area di crisi industriale complessa di Val Vibrata - Valle del Tronto - Piceno, 53 comuni dove c'era stato nel tempo un processo di industrializzazione molto forte, anche grazie alle misure della Cassa del Mezzogiorno. Ma poi, dal 2008, la situazione è diventata molto complessa.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIO MORGONI (PD). C'è stata una perdita di posti di lavoro, chiusura di aziende e aziende in difficoltà. Quindi, per un rilancio delle attività produttive esistenti, la promozione di nuove iniziative e la difesa dei posti di lavoro, sono state adottate misure, che hanno visto recentemente…

PRESIDENTE. Concluda, ha finito il tempo.

MARIO MORGONI (PD). …un accordo di programma tra le regioni Marche e Abruzzo. Ma su questo tema, su questo decreto, non c'è alcuna alcun segno di presenze e di intervento, sia, da una parte, per estendere le misure di sostegno al reddito dei lavoratori oltre il 2018, come sarà indubbiamente necessario…

PRESIDENTE. Grazie, deve concludere. Concluda.

MARIO MORGONI (PD). Ho concluso. Così come anche una maggiore disponibilità di risorse, perché possiamo utilizzare per quest'anno solo le risorse esigue…

PRESIDENTE. Grazie, grazie. Il deputato Carè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/61.

NICOLA CARE' (PD). Signor Presidente, egregi colleghi, io parlo sull'ordine del giorno in esame n. 9/1117-A/61. Questo ordine del giorno naturalmente prende in considerazione il fatto di salvaguardare i lavoratori operanti nelle aree di crisi industriale, dando loro la possibilità di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria, rispetto alla legislazione vigente. Mi sembra strano che dobbiamo parlare di un ordine del giorno qui, oggi, dove effettivamente si va a vantaggio delle aree in crisi, delle aree dove i lavoratori si trovano in difficoltà. E per questo, come detto prima, queste norme stanno consentendo di garantire o consentiranno di garantire il complemento dei piani occupazionali dell'impresa, ma soprattutto - e mi rifaccio - di salvaguardare il lavoro, il lavoro delle persone, il lavoro dei lavoratori impegnati in queste aree di crisi industriale complessa. La mancata proroga della disposizione in oggetto, prevista dagli articoli 44, comma 11-bis del decreto legislativo n. 148 del 2015 e 1, comma 139, della legge 27 dicembre del 2017, n. 205, rischia di interrompere il processo di riqualificazione economica e sociale di questi territori, che sono importantissimi per lo sviluppo economico dell'Italia.

In particolare è necessario prorogare - e sottolineo “prorogare” - senza indugio l'efficacia delle predette norme in riferimento a delle aree, dove 67 comuni, che comprendono quasi il 50 per cento dell'estensione del territorio regionale di una regione come il Molise, rappresenta il 60 per cento dalla popolazione residente. Ci sono settori e i settori in crisi in questa regione sono tre, quelli che escono fuori, il settore del tessile-abbigliamento, rappresentato dal alcuni gruppi e soprattutto il gruppo ITR, la filiera avicola, rappresentata da una grande azienda, la Gam Spa e poi il settore metalmeccanico, rappresentato dal nucleo industriale intorno a Isernia e Venafro, che costituiscono i tre comparti più colpiti dalla crisi. Io parlo di questo perché la popolazione che occupa o che lavora in questi settori è oltre il 40 per cento dalla forza lavoro della regione Molise, un tasso di disoccupazione che è molto al di sopra della media nazionale. Tutti gli indicatori socio-economici di questa regione indicano il Molise come una regione estremamente fragile dal punto di vista socio-economico, soprattutto per quanto riguarda le persone giovani, infatti la disoccupazione giovanile è altissima, c'è una fuga di giovani da questa regione, che non vanno soltanto al Nord Italia, ma si spostano nel resto nel mondo e questo significa per l'Italia, per gli italiani, una perdita di intellectual proficiencies che noi non ci possiamo permettere assolutamente. Non soltanto questo, questo comporta naturalmente un peggioramento delle condizioni delle condizioni di vita dalle nostre famiglie, della famiglia, che costituisce in qualche modo il comune denominatore di questa nazione che è l'Italia, il comune denominatore di noi italiani e per questo io credo, con queste premesse, con questi dati, è necessario – e parlo ai miei colleghi di 5 Stelle – non soltanto è necessario, ma un dovere morale adoperarsi al fine di prorogare l'efficacia delle disposizioni che consentono ai lavoratori di queste aree di lavorare e di continuare a beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria rispetto alla normativa vigente. Ed è importante perché, venendo dall'estero, provenendo dall'Australia, io non riesco a capire che un ordine del giorno di di questo tipo, che è al servizio della comunità, al servizio dei lavoratori, venga bloccato proprio da quelle persone che per la maggior parte sono i figli di quei lavoratori che in questo momento potrebbero andare senza lavoro. E quindi si devono guardare all'interno, all'interno della persona, e guardare e fare un discorso morale.

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA CARE' (PD). Per questo io dico, e concludo, signor Presidente, che noi italiani, e soprattutto loro, dovrebbero aiutare la base, i giovani che sicuramente sono la base per una crescita non soltanto economica, ma soprattutto sociale e sono loro soprattutto nell'accettare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Manca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/60.

GAVINO MANCA (PD). Grazie, signor Presidente. Colleghi, membri del Governo, l'ordine del giorno n. 60, che vado a presentare, riguarda l'area di crisi industriale complessa di Porto Torres e Sassari, ma solo per un mero errore di scrittura, perché avrebbe dovuto riguardare anche aree quali Portovesme o Sulcis-Iglesiente. Al Governo, se come mi auguro che possa accadere, decidesse di approvarlo, chiedo possa accettare una sua rimodulazione con l'inserimento anche della crisi industriali di Portovesme. L'area di Porto Torres è stata riconosciuta area di crisi industriale complessa con decreto legge 7 ottobre 2016, poi, con decreto ministeriale 8 febbraio 2017, è stato costituito, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, il gruppo di coordinamento e controllo per l'area di crisi industriale complessa di Porto Torres, con il compito di definire e attuare il progetto di riconversione e riqualificazione industriale in quest'area. Invitalia, nell'ambito della elaborazione del progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell'area di crisi del polo industriale di Porto Torres, ha promosso di rilevare i fabbisogni di investimento delle imprese che si è chiusa neanche due mesi fa, esattamente il giorno 19 luglio 2018. Quindi, nelle more di attuazione di questi nuovi programmi di sviluppo e, quindi, vista la creazione di nuova occupazione il nostro territorio, che vive situazioni occupazionali di disagio economico fortissime, necessita assolutamente di una tutela ulteriore per coloro che hanno perso il posto di lavoro in queste aree. Sono in corso di riavvio i piani occupazionali delle imprese ed è perciò indispensabile non disperdere il patrimonio di professionalità dei lavoratori, che vanno ancora aiutati con forme di sostegno al reddito come la mobilità, la cassa integrazione per questo ulteriore, ma probabilmente ultimo, anno 2019. Il precedente Governo, con un decreto, l'ultimo del Governo Gentiloni, ha stanziato risorse utili a coprire da luglio 2018 a dicembre 2018.

Con questo ordine del giorno chiediamo un impegno concreto al Governo per adoperarsi sin dal primo provvedimento legislativo utile al fine di prorogare l'efficacia delle disposizioni che consentono lavoratori delle aree di crisi industriali complesse di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria, con particolare riferimento all'area di Porto Torres e, se il Governo approverà la rimodulazione, anche di quella di Portovesme. Ricordo a tutti i colleghi sardi, specialmente a quelli della maggioranza che sulla proroga dei trattamenti per il 2019 l'assessore regionale al lavoro della Sardegna ha già evidenziato il problema, che è stato rappresentato al Ministro Di Maio il 5 luglio 2018, per la platea dei possibili beneficiari della misura individuata dalla regione Sardegna, che ammonta a circa mille persone per quanto riguarda la mobilità e mille persone per quanto riguarda la cassa integrazione

Colleghi, avrei voluto parlare del decreto «milleproroghe» nel suo complesso, dell'errore pazzesco che state commettendo sul tema dei vaccini, dei finanziamenti che sono stati privati per le nostre periferie, non mi è stato possibile per la fredda, frettolosa e sbagliata richiesta della fiducia che è stata posta dal Governo, per tagliole varie e per sedute fiume. Non so se senza la richiesta della fiducia le cose sarebbero cambiate, se vi sarebbe stata una maggiore attenzione alle tante proposte sensate e giuste presentate nei nostri emendamenti, sono però certo di due cose collegate a questo decreto. Una è scritta e definita in questo decreto, la spiegherà meglio anche con la mia collega, onorevole La Marca, che riguarda i tagli ai fondi per le periferie; in Sardegna sono stati tagliati circa 78 milioni di euro e, tra l'altro, per un fatto quasi casuale, vengono tagliate risorse a quelle aree per cui non viene prevista neanche la prova di questi ammortizzatori sociali, otto milioni a Carbonia dove il sindaco è un sindaco 5 Stelle, diciotto milioni a Sassari, dove il sindaco dell'area industriale complessa è ugualmente un sindaco di 5 Stelle. Ed è anche una non scritta che è quella di mancare, in questo decreto, la proroga per duemila persone degli ammortizzatori sociali.

Chiedo al Governo di riflettere, di guardare le difficoltà per quelle che sono, e di rivedere le proprie scelte, ma specialmente chiedo ai colleghi sardi della maggioranza di farsi sentire, di sollevare la propria voce e di chiedere rispetto e tutele per la nostra terra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del girono n. 9/1117-A/150.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Un voto come quello della seduta fiume, visto che le opposizioni hanno assunto, in questa Assemblea, una posizione articolata e differenziata tra di loro, forse avrebbe meritato una deroga all'oratore a favore e all'oratore contro, per dar spazio a un oratore per ciascun gruppo. Così non è stato, è una decisione della Presidenza. Io e il collega Fornaro abbiamo chiesto la parola, quindi io ruberò un paio di minuti dell'intervento che ho per l'illustrazione del mio ordine del giorno per un commento sul voto che abbiamo fatto. Quando si vota una seduta fiume non è una vittoria per nessuno, lo dico anche a fronte dell'applauso liberatorio, immagino, che la maggioranza ha fatto a fronte di un voto positivo. Credo che sia una sconfitta per tutti. Noi abbiamo preso una posizione distante rispetto a quella del PD, legittima, di porre in campo un'attività ostruzionistica su questo provvedimento, perché non abbiamo compreso a quale finalità si riferisse questa attività, visto che il testo del provvedimento è stato sostanzialmente blindato con il voto di fiducia e che non siamo nell'imminenza della scadenza del decreto, ma siamo all'imminenza della approvazione, quando sarà, di un testo che dovrà andare per la ulteriore lettura nell'altro ramo del Parlamento. Quindi, noi non abbiamo messo in campo alcun ostruzionismo. Abbiamo scelto, però, di manifestare le nostre posizioni politiche nel corso della discussione generale.

Purtroppo, c'è stata sottratta la possibilità di discutere degli emendamenti peraltro non tantissimi e alcuni dei quali abbiamo presentato in Commissione. Di certo abbiamo assistito a un braccio di ferro tra la maggioranza e una parte dell'opposizione che è sfociato in una scelta, in una deliberazione secondo noi grave dalla quale non ci guadagna nessuno, perché si crea un precedente che poi rischia, appunto come tutti i precedenti, di essere ripetuto, nel massimo rispetto dei diritti di una parte dell'opposizione che è liberissima di mettere in campo le proprie posizioni ma di un punto di caduta che avrebbe potuto determinarsi in Conferenza dei presidenti di gruppo, anche grazie all'intermediazione di buonsenso del Presidente Fico, che era di poter andare col voto finale a lunedì, svolgendo tranquillamente i nostri lavori, senza deliberazione della seduta fiume, senza esasperazione del personale, dei funzionari dell'Aula, dell'Assemblea e di tutti, ma così non è stato e senza scomodare - e lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - altri istituti che non hanno nulla a che vedere con questo dibattito, come la “ghigliottina”, la “tagliola” e tante altre cose.

C'è stata una forzatura, questo è quello che si è verificato, e per questo noi, da gruppo di opposizione, abbiamo votato contro la deliberazione della seduta fiume, perché purtroppo di fronte alle forzature i diritti di tutti si comprimono e non vince nessuno. Con questa premessa, affinché sia chiaro, avremmo potuto e dovuto io credo, Presidente, farlo nel momento in cui si andava a esprimere la posizione di ciascun gruppo su questo tema, ma è stata una decisione legittima della Presidenza di non allungare quella fase. Io credo, però, che questa sia la posizione che voglio che Forza Italia mantenga agli atti di questa seduta, perché noi abbiamo fatto una scelta precisa di campo come opposizione, pur non condividendo la scelta ostruzionistica e considerandola una forzatura perché si poteva trovare un punto di caduta.

Dopodiché, vengo al mio ordine del giorno, perché così come su tante materia, a partire dal bando delle periferie e anche su quella del terremoto, abbiamo trovato di fronte a noi un muro, inutilmente un muro senza alcuna risposta. Allora, io ho trattato nel mio ordine del giorno, essendo eletto in un territorio che è colpito gravemente dal terremoto, la questione del terremoto in tre punti importanti: il primo è la nomina di un nuovo commissario, perché stiamo andando avanti per inerzia e il Governo non è stato in grado di dirci se l'onorevole De Micheli, che ha svolto il suo compito e su cui gran parte delle forze che stava al Governo urlava, sbraitava, diceva che era un'incapace e che doveva andare a casa, debba o meno rimanere al suo posto. Si sta andando avanti per inerzia. Decidete che cosa volete fare.

Il secondo punto è la struttura commissariale. Qualsiasi sia la scelta di governance che voi dovrete avere sul terremoto, è impensabile che di qui al 31 dicembre decada la struttura commissariale. Quindi, prorogatela subito, nel primo provvedimento utile.

Come terza cosa faccio presente che ci sono mille lavoratori a tempo determinato, tra la struttura del commissario centrale e le unità speciali per la ricostruzione e i comuni sul territorio, che aspettano certezze. Fate una proroga per questi contratti, perché sono servitori dello Stato che in questo momento sono gli unici interlocutori, insieme ai sindaci e alla struttura commissariale, del territorio, delle popolazioni colpite, degli enti locali e di tutti coloro che hanno voglia di rimboccarsi le maniche e cominciare a mettere fine al capitolo dell'emergenza e iniziare il capitolo della ricostruzione. Almeno su questo ordine del giorno date un cenno di vita. Nel primo provvedimento utile - sarà il decreto su Genova o qualunque esso sia - fate queste cose, perché ci sono popolazioni che aspettano risposte da un Governo che non sembra…

PRESIDENTE. Concluda.

SIMONE BALDELLI (FI). …essere attento a darle e a darle in tempi certi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La deputata Schirò ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/59.

ANGELA SCHIRO' (PD). Signor Presidente, colleghe e colleghi, come eletta all'estero sento la responsabilità di rappresentare al Governo la grave situazione che si è venuta a determinare per l'insegnamento dell'italiano all'estero a causa del ritardo con il quale sono state prorogate, con questo provvedimento, le graduatorie del personale scolastico da inviare all'estero. Esorto il Governo ad accelerare quanto più è possibile l'invio degli insegnanti, perché l'anno scolastico è iniziato da oltre un mese e la mancanza di insegnanti di italiano colpisce studenti e famiglie e crea una pessima immagine del nostro Paese presso le autorità scolastiche e l'opinione pubblica. Se queste sono le conseguenze, mi chiedo se non sia il caso di lasciare la competenza della formazione delle graduatorie al Ministero degli esteri senza dividerla con il MIUR che, sotto questo aspetto, si è dimostrato non ancora pronto ad operare.

Inoltre, come eletta all'estero ho ricevuto da più parti le sollecitazioni e le preoccupazioni di tanti cittadini relative alle condizioni socio-economiche dei propri familiari residenti in Italia.

Infatti, è proprio questa la ragione alla base dell'ordine del giorno n. 9/1117-A/59 da me sottoscritto, dato che nel testo del provvedimento al nostro esame non è inclusa la proroga di una serie di importanti norme in materia di ammortizzatori sociali che hanno permesso a tante famiglie di fronteggiare situazioni di emergenza derivanti dalla crisi economica. L'applicazione di tali misure ha consentito, inoltre, di limitare in modo importante i danni della crisi e di preservare la condizione economica e sociale dei territori.

In questo quadro una situazione di particolare rilievo è quella riguardante la possibilità di beneficiare i lavoratori operanti nelle aree di crisi complessa, definite come tali ai sensi del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, articolo 27, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, con ulteriori misure di integrazione salariale straordinaria oltre a quelle previste dalla legislazione vigente. Tali misure si sono rivelate importanti - ed è un aspetto che desidero sottolineare - sia sul versante delle aziende sia su quello dei lavoratori, dal momento che hanno consentito alle prime di ottimizzare i loro piani produttivi e ai lavoratori di difendere i livelli occupazionali raggiunti in passato proprio nelle aree poi ricadute in una situazione di crisi complessa. Il fatto che non si sia proceduto alla proroga degli interventi cui si è fatto riferimento, previsti dagli articoli 44, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 148 del 2015 e 1°, comma 139, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, rimette in discussione questo positivo processo e introduce un vero cuneo nel percorso di riqualificazione di questi territori ancora esposti a fenomeni di crisi.

Vorrei ricordare che anche la Sardegna è una regione che ha pagato e continua a pagare la crisi occupazionale con l'emigrazione. I flussi dalla regione continuano sia verso il nord d'Italia che verso i Paesi europei come la Germania e la Francia. Non ci si può, dunque, rassegnare a prendere atto che in questo provvedimento manca una proroga così necessaria e delicata. Per questo con il presente ordine del giorno chiedo al Governo di impegnarsi a non cancellare dalla sua agenda degli interventi le esigenze dell'area industriale di crisi complessa di Portovesme e di voler prevedere, nel primo provvedimento legislativo adatto allo scopo, la proroga delle disposizioni che consentono ai lavoratori in essa insediati di usufruire di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria rispetto alla legislazione vigente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Miceli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/58.

CARMELO MICELI (PD). Grazie, signor Presidente. Le confesso che per colpa della mia visione romantica delle istituzioni circa un'oretta fa ho guardato a lungo le agenzie di stampa, nella speranza che all'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo uscisse fuori qualcuno, che so l'onnipresente Ministro dell'interno Salvini, ad annunciare che all'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo si era raggiunto un accordo per tornare sui propri passi, un accordo finalizzato magari a reinserire i soldi per le periferie e, che so, accompagnato anche da un tweet - visto che il Ministro Salvini è sempre interessato alle questioni di mafia, almeno così dice - di felicità per l'annunciata e battuta dalle agenzie di stampa - è notizia di pochi minuti fa - di una sentenza definitiva in danno del boss Madonia per l'omicidio del professor Bosio nel 1981. Nulla di tutto questo, perché aprendo le agenzie stampa c'è sì una notizia su Salvini, ma ci annuncia che ha appena finito di correre per smaltire le incazzature.

Ebbene, se Salvini ha deciso di preparare il suo fisico secondo noi fa molto bene, perché arriverà il momento in cui il fiato e il saper correre gli serviranno e arriverà perché credo che i cittadini cominceranno a capire presto quello che questo Governo gli sta sottraendo e lo capiranno soprattutto, Presidente, i cittadini della mia terra, quella dove voi, soprattutto voi del MoVimento 5 Stelle, avete raggiunto consensi impressionanti (forse nessun'altra forza politica mai aveva raggiunto quei consensi in Sicilia). Ebbene, a quei consensi e a quella fiducia voi avete risposto con uno scippo di 239 milioni di euro, perché avete sottratto 18 milioni di euro al comune di Messina, 16 al comune di Agrigento, 8 a quello di Caltanissetta, 14 a quello di Siracusa, 5 a quello di Enna, 17 a Catania, 18 a Ragusa, 5 a Trapani, 40 milioni di euro alla città metropolitana di Palermo, 40 a quella di Messina e 40 a quella di Catania.

Per rispondere all'onorevole Ribolla che ieri parlava di mancette, credo sia doveroso anche entrare nel merito del tenore di queste mancette, perché tra queste c'è la previsione di nuove linee di tram nella città di Palermo, la realizzazione di spazi verdi pubblici, c'è la realizzazione di una stazione dei carabinieri a Partanna Mondello, c'è il restauro del commissariato di Mondello, c'è l'ampliamento del sistema di videosorveglianza nella zona di Partanna Mondello che è una zona molto molto difficile e in cui, Presidente, la invito a venire presto; c'è la realizzazione delle strade di Mondello; l'illuminazione pubblica a Sferracavallo; c'è il completamento di via Diana; ci sono tante e tante cose e ci sono anche molte opere che riguardano la mia provincia e mi chiedo con quale coraggio i deputati della maggioranza eletti nella provincia di Palermo torneranno in provincia a chiedere di nuovo il consenso; con quale coraggio andranno ad Aliminusa, dove hanno scippato 800.000 euro per gli arredi urbani, a Sclafani Bagni, dove hanno sottratto un 1,3 milioni per gli arredi urbani, a Bompietro altrettanto, a Caltavuturo 800 mila euro per la riqualificazione delle periferie, a Petralia Sottana un milione e mezzo per la riqualificazione del quartiere, a Contessa Entellina 600 mila euro per la riqualificazione della villa comunale, a Casteldaccia sottratto 1.150.000 euro per la ristrutturazione della Torre Duca di Salaparuta, 3 milioni sottratti alle Madonie. Bene, sono tutte opere che non si potranno fare più o quantomeno rispetto alle quali non c'è più una certezza di realizzazione e la cosa folle è che tale volontà di intervenire è figlia di una politica del machete che decide di eliminare la cultura esistita prima e lo fa per provare a imporre la propria, salvo poi però mancare di una fase construens.

Infatti, Presidente, ho presentato anche in questo caso un emendamento che mi aspettavo potesse incontrare la sensibilità della maggioranza perché riguarda le zone di crisi complessa. Presidente, nelle zone di crisi complessa, in particolare quella di Termini Imerese, voi della maggioranza avete promesso tanto, avete promesso che avreste risolto la posizione dei sedici lavoratori dell'ex indotto FIAT, abbandonati a loro stessi per un errore di data dal 31 dicembre, con una proroga al 1° gennaio e io chiedevo proprio questo con l'emendamento, ma con la fiducia non si potrà fare; avevate promesso di intervenire per prorogare i benefici della cassa integrazione in deroga e non si potrà fare…

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELO MICELI (PD). Avevate promesso di intervenire anche per la previsione di una proroga per i trattamenti salariali integrativi. Nulla di tutto questo ad oggi è stato fatto: spero che - mi riservo di intervenire in seguito di nuovo all'esito del parere del Governo - almeno sull'ordine del giorno in esame, dal momento che avete coniato il nuovo istituto giuridico del “sarà fatto nel primo provvedimento utile”, almeno su esso vorrete ricorrere a tale istituto, ammettendo la possibilità di adottarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie. Il deputato Giorgis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/100.

ANDREA GIORGIS (PD). Presidente, onorevoli colleghi, Governo, la città metropolitana di Torino e in particolare i comuni contermini alla città di Torino - comuni di Beinasco, Borgaro, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivoli, Settimo Torinese, San Mauro e Venaria Reale - hanno presentato il progetto Top Metro comprendente 120 interventi di riqualificazione delle periferie e di messa in sicurezza dei territori. Ora tali interventi, che hanno un valore complessivo di circa 108 milioni, parte dei quali derivano da un cofinanziamento privato pari a circa 31 milioni e un cofinanziamento pubblico locale pari a circa 38 milioni, vengono interrotti se il decreto-legge che la Camera è chiamata a convertire verrà approvato.

È un fatto gravissimo, a nostro avviso, è un fatto che danneggia i comuni e l'interesse generale del nostro Paese e rischia di compromettere anche la fiducia nelle istituzioni da parte degli operatori privati, da parte dei cittadini e da parte degli enti locali che hanno fatto affidamento sulla perdurante vigenza della legge voluta dal Governo Renzi e poi dal Governo Gentiloni e, sulla base della legge, hanno messo in atto una considerevole e importante serie di progetti partecipati, progetti attenti a ricucire il tessuto urbano e a ridurre disuguaglianze inaccettabili. Ora tutto ciò viene meno se il decreto-legge che stiamo discutendo verrà convertito.

È stato detto in questi giorni con note ufficiali da parte del Governo che in realtà il problema non si pone o il problema, per così dire, è in via di risoluzione. Su ciò vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula perché il nostro ostruzionismo, il nostro insistere nel raccontare al Paese che cosa sta accadendo deriva anche proprio dal combinato di disposizioni che noi stiamo per votare e di dichiarazioni che vengono fatte da parte del Governo perché il Governo, come riportano tutte le agenzie di stampa e come riporta anche una nota ufficiale della Presidenza del Consiglio, dichiara di impegnarsi a risolvere il problema dell'attuazione dei progetti realizzati dagli enti locali (sono stati ammessi al bando 96 soggetti) attraverso un provvedimento che a giorni verrà adottato.

In sostanza siamo di fronte a questa vicenda: il Governo dice, mediante dichiarazioni formali, che vuole garantire l'attuazione dei progetti che sono stati realizzati dagli enti locali insieme alla cittadinanza e insieme agli operatori economici del territorio. Peccato che, mentre il Governo lo afferma , sta chiedendo alla Camera di votare una disposizione che rende impossibile per gli enti locali proseguire nella realizzazione dei progetti. Potremmo dirlo nel seguente modo: il Governo si impegna a risolvere un problema che sta creando attraverso il provvedimento in esame perché, a legislazione vigente, non c'è ancora alcuna situazione di revoca. Se noi fotografassimo qual è l'ordinamento giuridico in questo momento…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA GIORGIS (PD). Chiudo, Presidente. L'ordinamento giuridico vigente dice che quei fondi sono perfettamente esigibili e le convenzioni stipulate sono perfettamente efficaci e soltanto dopo che il decreto-legge verrà convertito anche al Senato, soltanto dopo il voto del Senato, allora si determinerà il gravissimo nocumento agli interessi degli enti locali e dei cittadini, che il Governo dice già oggi di volersi impegnare a risolvere. È un precedente pericolosissimo, è un precedente gravissimo, che mi auguro il Governo voglia all'ultimo riconsiderare, perché, davvero, se noi dovessimo considerare normale che si approvino delle norme e, mentre esse stanno per essere approvate, si promette di fare il contrario con i provvedimenti successivi…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA GIORGIS (PD). …il principio di certezza e di tutela dell'affidamento subirebbe un tale danno che sarebbe davvero difficile…

PRESIDENTE. Grazie.

ANDREA GIORGIS (PD). …immaginare che il nostro Paese possa riprendersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Donzelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente.

Credo che tra i vari ordini del giorno presentati ce ne sia uno che a mio avviso merita più interesse di altri, perché l'ho presentato io e, poi, perché, comunque riguarda un tema che aveva visto delle dichiarazioni di fuoco da parte delle forze attualmente di Governo, mi riferisco in special modo al MoVimento 5 Stelle, per la verità.

Quand'era stata fatta l'Agenzia per il digitale, con la nomina di Piacentini, c'era stata la sollevazione del MoVimento 5 Stelle che aveva gridato che era inutile, che era da chiudere, che era uno spreco, che era una vergogna. Per carità, io potevo anche credere che avessero le loro buone ragioni, che fosse uno spreco, che fosse da chiudere, che fosse inutile. Dispiace che, oggi, troviamo, nel milleproroghe, la volontà, non solo di proseguire con quello spreco, con quella vergogna, con quell'inutilità, ma troviamo anche nel milleproroghe che gli si dà uno stipendio. Mentre Piacentini lo faceva gratis ed era uno spreco, arriva, invece, magari, qualcuno amico della Casaleggio, non è più uno spreco e si paga con stipendi lauti di decine di migliaia di euro.

Allora, il tema che noi presentiamo con l'ordine del giorno è molto semplice: facciamolo fare gratuitamente anche a chi verrà dopo; perché se Renzi sprecava col suo Governo per accontentare gli amici che venivano da Amazon e un giro ben inserito nel mondo digitale, lo premiava, gli dava questa possibilità, c'era il conflitto di interessi eccetera, eccetera, non è che questo decade se al posto di esserci l'amico di Renzi c'è l'amico di Casaleggio, perché altrimenti diventa ipocrita tutto questo, e certamente il fatto che da essere gratuito diventi a pagamento, dimostra che la vostra crudezza nei confronti del Partito Democratico, la durezza dei vostri attacchi nei confronti di Renzi era semplicemente dovuta al fatto che volevate sostituirvi a Renzi per fare peggio di lui e riuscire a occupare gli spazi di potere per sistemare gli amici e i propri interessi peggio di lui, a differenza di Renzi, lungi da me voler difendere il Governo precedente, perché non ho nessuna simpatia, almeno Piacentini lo faceva gratis (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Voi con questo milleproroghe fate fare il lavoro che criticavate di Piacentini a qualcun altro, scopriremo che dal 15 settembre è a pagamento.

Credo che purtroppo questo non sia il peggiore, però, degli aspetti di questo milleproroghe. Noi abbiamo presentato una serie di ordini del giorno per motivare tanti altri temi, purtroppo qualcuno l'avete considerato inammissibile; penso a quelli che difendevano i magistrati onorari, non avete avuto il coraggio di votare in difesa delle maestre gli emendamenti e abbiamo il timore che non sarete in difesa delle maestre per gli ordini del giorno; sulle periferie non abbiamo capito qual è il vostro scopo, dove volete arrivare.

L'unica cosa, però, che abbiamo capito è che, mentre la maggioranza chiedeva la seduta fiume, si assicurava che non si potesse votare prima delle 10 per essere certi di poter andare a letto, mentre il Parlamento dibatteva, e questo non lo reputo molto rispettoso, perché, se la seduta fiume deve essere, si voterà nel momento in cui si smetterà di parlare e non domattina alle 10, magari, almeno, anche la maggioranza deve restare qui in Aula a garantire la propria presenza. Dopodiché, se così deve essere, avrei preferito, Presidente, visto che comunque abbiamo votato in Aula, che ce l'avesse detto prima del voto il fatto che domattina non si sarebbe votato prima delle 10, perché questo poteva influire nelle scelte di votazione. Quello che avevate detto alla capigruppo non c'ero, non lo so…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). La ringrazio, fra poco concludo. Se lei, Presidente, ci avesse detto l'aspetto delle 10, forse il voto sarebbe stato diverso, quindi, non reputo sinceramente molto corretto - non so se come norme lo può fare, ma politicamente non lo reputo corretto - che ci abbia riservato questa sorpresa dopo che abbiamo votato, perché avrebbe potuto influire nel voto.

Concludendo, credo che gli ordini del giorno meriterebbero un'attenzione diversa, meriterebbero un dibattito con un'Aula che non sia vuota. Noi crediamo che sia possibile ancora provare con gli ordini del giorno a migliorare leggermente le follie fatte con questo milleproroghe. Vi chiediamo di prenderli in considerazione seriamente, almeno quelli che abbiamo presentato sulla cedolare secca, per esempio, un aspetto molto atteso dai proprietari immobiliari, altri che abbiamo presentato in difesa delle periferie, in difesa della scuola, delle maestre, altri ancora ordini del giorno importanti che, oggi, possono ancora, se non migliorare il milleproroghe, darvi un indirizzo in vista dei prossimi atti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Pellicani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/51.

NICOLA PELLICANI (PD). Presidente, ci sono tante ragioni per cui siamo contrari al decreto milleproroghe: la prima riguarda senza dubbio la questione dei vaccini, ma intervengo per illustrare un ordine del giorno che ho presentato, intendendo evidenziare i problemi che riguardano la mia città, Venezia. Mi riferisco, in primo luogo, al fatto che il decreto non comprende la proroga degli ammortizzatori sociali nelle aree complesse di crisi, qual è Porto Marghera, e mi riferisco al taglio dei fondi per il bando delle periferie, che rischia di compromettere nella città metropolitana di Venezia 55 milioni di euro.

Porto Marghera, signor Presidente, è un'area industriale sterminata, che si estende per oltre 2 mila ettari, che ha conosciuto, alla fine del Novecento, una pesante crisi che ha portato alla chiusura di molte grandi industrie ed è sempre in attesa di un radicale piano di bonifica dei suoli e di un vero processo di riconversione con un'industria moderna, compatibile, a basso impatto ambientale.

L'inserimento di Porto Marghera nelle aree di crisi complesse consentirà, grazie al lavoro fatto dai governi di centrosinistra, di attuare un programma che stanzia complessivamente 26 milioni e 700 mila euro destinati a sviluppare nuove attività produttive. Una misura importante, sebbene non sufficiente, che sarà comunque indebolita senza la proroga degli ammortizzatori sociali nelle industrie in crisi.

Altrettanto grave, signor Presidente, è il dimezzamento dei fondi per il bando delle periferie. Prima di sentire le parole del Governo Salvini-Di Maio, ero convinto che si trattasse di un provvedimento condiviso da tutte le forze politiche e che ci si preparasse al nuovo bando per il 2019; mi pareva fossimo tutti consapevoli che le città italiane sono corpi molto fragili, un'idea confermata anche sentendo tanti sindaci della mia regione, del Veneto, che come è noto sono per lo più della Lega e del centrodestra e che avevano accolto con grande speranza il bando costruendo progetti che ora rischiano di diventare carta straccia.

Il bando per le periferie, come è noto, metteva sul piatto 2 miliardi e 100 milioni per rigenerare le città, che significa anzitutto fare un investimento sul futuro, significa migliorare la qualità della vita di milioni di persone e anzitutto dei cittadini più deboli. Ma il bando per le periferie non è solamente un piano, un grande piano di investimento, rappresenta un vero e proprio cambio di passo culturale. Non dimentichiamo che, se in Italia c'è stata una rinnovata attenzione alle periferie, lo dobbiamo, anzitutto, all'intuizione di Renzo Piano, che ha rilanciato il tema della ricucitura, del rammendo delle periferie, che sono i luoghi dove vive il 90 per cento della popolazione urbana, ovvero, cari colleghi della maggioranza, il mitico popolo che sostenete di rappresentare e soprattutto di rappresentarne gli interessi.

Ma c'è dell'altro, perché con questo provvedimento tradite non solo i ceti popolari, ma prendete in giro anche gli amministratori locali, i sindaci delle città che hanno firmato le convenzioni, sottoscrivendo un patto con il Governo. Ora quelle convenzioni non valgono più, avete rotto un rapporto di fiducia tra le amministrazioni locali e lo Stato.

A Venezia, dove siamo all'opposizione, l'amministrazione comunale ha presentato progetti senza condividerli con tutto il consiglio, noi avevamo individuato altre priorità, ma ci sentiamo comunque di difendere i progetti presentati, in quanto si tratta di interventi importanti per il futuro della nostra città. Complessivamente, sono stati assegnati fondi per 40 milioni che per l'effetto moltiplicatore generato dai finanziamenti degli altri enti pubblici e dai privati diventano 55. Il taglio significherebbe bloccare il completamento della cittadella della giustizia a piazzale Roma, rinunciare a recupero dell'ex sede del Casinò al Lido di Venezia, rinunciare alla riqualificazione delle stazioni ferroviarie in tutti i comuni della città metropolitana di Venezia. Tutti interventi, signor Presidente, attesi da anni; i cittadini devono sapere che grazie a voi questi interventi non si faranno più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Siani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/45.

PAOLO SIANI (PD). Grazie, Presidente, grazie, colleghi, per questo intervento in notturna, che non mi spaventa, avendo fatto per molti anni le notti, ma io voglio intervenire sull'ordine del giorno n. 45, perché credo che sia una cosa pericolosa e inutile procrastinare l'autocertificazione per le vaccinazioni. Vorrei fare un intervento né no vax, né sì vax, ma un intervento tecnico, per spiegarvi che le vaccinazioni sono una cosa seria e importante e che non va affrontata in un modo ideologico, schierandosi con un “sì” o con un “no”.

Guardate che l'Italia aveva un sistema vaccinale assolutamente sconclusionato. Fino a qualche anno fa capitava che un bambino a Bari facesse alcune vaccinazioni e a Milano delle altre e questo è un sistema sbagliato, perché tutti sappiamo che, perché un vaccino sia efficace, deve essere vaccinato almeno il 95 per cento della popolazione.

Finché l'anno scorso entra in vigore una legge che dice: facciamo tutti le stesse vaccinazioni per tutti i bambini, inserendo l'obbligo vaccinale. Guardate che in medicina l'obbligo non può esistere, io non posso costringere nessun mio paziente a fare una terapia, ma devo fare con lui una alleanza terapeutica. Ma l'obbligo ci è servito per recuperare tutti quei bambini che perdevamo. E guardate, noi non perdevamo i bambini no vax, noi perdevamo i bambini delle periferie delle grandi città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), i bambini dei quartieri poveri sono quelli che non si vaccinavano e sono quelli, purtroppo, che io ho visto in ospedale e ho visto anche morire in ospedale. Guardate che ogni mille bambini che contraggono il morbillo, uno può contrarre l'encefalite e di questa fetta una parte noi li perdiamo.

Per cui l'obbligo è servito esattamente a questo, ma c'è di più. Questa legge aveva fatto sì che miracolosamente in Italia e grazie, devo dire, al lavoro incredibile di tante infermiere, infermieri e medici, che hanno fatto un superlavoro per recuperare tutti i non vaccinati, abbiamo avuto un grande risultato. Stiamo raggiungendo valori di cultura vaccinale abbastanza alti in tutta Italia, anche se, ovviamente, con delle differenze all'interno delle nostre regioni. Anche la Campania è riuscita ad arrivare al 93 per cento per l'antimorbillo, ma con zone differenti di copertura; mentre Napoli centro ha una copertura sufficiente, Napoli periferia, e dico Secondigliano, Ponticelli e Ottaviano, ne hanno una molto insufficiente.

Per cui, se questo procrastinare l'autocertificazione vuol dire aggirare l'obbligo, purtroppo, state facendo una cosa sbagliata, sbagliata e pericolosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e soprattutto inutile, perché questa disposizione già prevedeva che fra due anni l'obbligo veniva revocato. Quindi, perché questa fretta? Perché fare una norma che fa cattiva politica? E voglio concludere dicendo che i vaccini sono i farmaci al momento più sicuri che abbiamo, non ci sono reazioni avverse gravi delle vaccinazioni, invece abbiamo da fare ancora tante cose e cioè informare i medici, formare i medici e gli infermieri, informare in modo corretto i cittadini, mettere in situazione di tranquillità chi somministra i farmaci e soprattutto far funzionare l'anagrafe vaccinale. L'anagrafe vaccinale, guardate, non può funzionare pensando di premere un bottone, va organizzata e prima di due, tre anni non si riuscirà a metterla in campo, per cui non raccontiamoci sciocchezze.

Per cui io, l'invito che vi faccio, molto pressante e veramente vi chiedo di rivedere questa norma, è di togliere questa autocertificazione, che in sanità non può esistere, e di lasciare l'obbligo. Se non facciamo questo, facciamo veramente cattiva politica e non facciamo l'interesse dei cittadini né dei nostri bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Anzaldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/50.

MICHELE ANZALDI (PD). Grazie, Presidente. Questo provvedimento entra nella carne di tanti problemi degli italiani o di una parte degli italiani, basta pensare ad esempio alla problematica dei vaccini, una cosa che interessa solo una parte di italiani, ma è una parte di italiani molto sfortunata. Ci sono dei bambini che sono sempre di più, che nascono con dei problemi gravi, con delle forme di leucemia, che grazie alla scienza oggi sono curabili o quanto meno gestibili e si possono tenere sotto controllo.

Però i medici ci dicono: noi abbiamo l'esigenza di immunodeprimerli e quindi si curano, però i bambini hanno una grandissima fragilità, perché sono immunodepressi e un semplice raffreddore o un semplice morbillo può portare a delle conseguenze gravissime, addirittura ci sono stati dei casi di morte e non uno in Italia. E l'Italia su questo è il fanalino di coda in Europa, veniamo superati solo dalla Romania.

Questo provvedimento ci fa ancora tornare indietro, anzi, secondo me, istiga proprio chi è disinformato o è informato male o semplicemente crede a delle soluzioni che vengono da Internet o da altre situazioni che non hanno base scientifica e porta addirittura alla autocertificazione, che è una cosa che, chiunque ha un bambino o è andato in un centro vaccini sa che non ha utilità, perché quando porti il bambino a vaccinare, la prima cosa che fanno è metterti un timbro su un libretto sanitario.

Allora, oggi basterebbe la foto di quel timbro per sapere se quel bambino è vaccinato o no. L'autocertificazione è proprio una cosa che ti dice: scrivi quello che… ma tutto questo gioco può portare alla morte di un altro bambino più sfortunato.

Però questa cosa viene vissuta in una certa maniera perché appartiene a una categoria, alla categoria dei bambini sfortunati e purtroppo non viene vissuta da tutto il Paese come una cosa che può toccare a tutti.

La stessa cosa vale per i provvedimenti sulle periferie, è una categoria: la categoria delle persone che abitano nelle periferie, che hanno dei disagi, che hanno la mancanza di alcuni servizi che potrebbero forse aiutare i bambini a socializzare e allontanarli da alcuni rischi della nostra società, come la droga e la criminalità. Quindi anche quella è una parte.

L'ordine del giorno, che io adesso vorrei illustrare, forse non compreso, riguarda, se non oggi, domani, tutti noi; è un ordine del giorno sulla DAT, la disposizione anticipata di trattamento, cioè una sorta di testamento biologico, di quello che prima o poi si lascia, ci auguriamo il più tardi possibile, ma che potrebbe toccare a qualunque essere vivente, cioè capire cosa succede se io subisco un incidente o una malattia che mi rende invalidante e non mi consente più di esprimere il mio consenso. La DAT è un provvedimento che vuole fare sì che, quando si è ancora coscienti, si è in tempo, di poter dire, di accettare o rifiutare determinanti trattamenti sanitari che possano portare… Non è un'eutanasia, è una specie di testamento, cioè si deve attestare la volontà che sta alla base di alcune scelte. Stamattina, ad esempio, c'erano delle persone, nel silenzio totale dell'Aula, che protestavano qua davanti, ed è vitale, per questo nell'emendamento si chiede di avviare subito la banca dati e soprattutto un processo di informazione perché oggi in Italia nessuno sa cos'è il DAT e per questo penso che sia essenziale riflettere su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Rizzo Nervo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/49.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie, Presidente, colleghi, vede, Presidente, dopo molti giorni di Commissione, dopo molti giorni di Aula, credo di avere finalmente compreso, avendoci lungamente pensato, la ratio, l'impulso, per altri versi incomprensibile, che sostiene complessivamente questo decreto, che di solito le maggioranze di Governo usano per risolvere dei problemi, non si era mai visto che si utilizzasse per crearne, di problemi

L'ho ricercato nelle sindromi e nelle pulsioni che indaga la scienza medica, non come fate voi con questo decreto, parlando di vaccini e attraverso mille dichiarazioni derubricate ad opinione, preferendo i seguaci di Andrew Wakefield, l'impostore inglese che ha creato uno studio che voleva dimostrare la correlazione fra le vaccinazioni e l'autismo, cosa che si è dimostrata falsa e che ha prodotto la sua radiazione dall'Ordine dei medici. In quella letteratura scientifica vi sono pagine che ben spiegano, anche ad un profano come me, come chi non riesce ad affermare le proprie ragioni, chi non riesce ad affermare se stesso, chi non riesce ad emanciparsi attraverso la forza delle proprie scelte, matura l'istinto, la pulsione a distruggere tutto ciò che fanno gli altri, a partire proprio dalle cose più giuste, quelle più condivisibili, quelle più efficaci in un nichilismo progressivo senza freni. Peccato che questo nichilismo si sta producendo in questo momento nei confronti del nostro Paese. Gli elementi ci sono tutti, come la vostra inefficacia: a Bari si stanno ancora chiedendo perché avete fatto un decreto che non ha prodotto alcun effetto. I tanti lavoratori che stanno perdendo il lavoro per il “decreto Di Maio” si chiedono dov'è quella dignità che avevate promesso loro, e ancora, quelli che stanno guardando in queste ore preoccupati questo decreto.

Appunto a fronte di questa incapacità di produrre scelte, di produrre governo, avete fatto questo decreto per distruggere le cose che già funzionano, è stato spiegato in maniera impeccabile dal collega Siani sul tema dei vaccini, lo abbiamo spiegato sul tema delle periferie. Avete chiamato quegli accordi, quei patti fra lo Stato e le sue articolazioni territoriali delle “marchette”. Ebbene, vi spiego una delle “marchette” che voi con questo decreto fate saltare: a Bologna, nella mia città, con 2 milioni di quel finanziamento si doveva realizzare una caserma dei carabinieri in mezzo ad una contesto di caseggiati popolari al Pilastro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In quel pilastro dove proprio degli agenti dei carabinieri sono stati uccisi dalla banda della Uno bianca. Bologna voleva dedicare quella caserma a quei carabinieri, ma non lo farà, perché voi avete scelto di impedire di dare questa risposta che Bologna voleva. Con questo tradite aspettative, fiducia, che pur avevate succitato, e questo preoccupa non tanto in termini di sondaggi o elettoralistici per voi, ma preoccupa per la tenuta della coesione del nostro Paese; aspettative tradite dalla furia ideologica che vuole appunto solo distruggere.

A fronte di questo, a nulla sono valse le ragioni di buonsenso che abbiamo cercato di portare noi in Commissione e in Aula, che ha portato la comunità scientifica, la quale ha detto all'unisono “fermatevi sui vaccini”, che ha portato il mondo della scuola, disorientato da questo ulteriore cambio di scelte, e che hanno portato i sindaci…

PRESIDENTE. Che succede? Per favore, vi chiedo silenzio. Prego, deputato.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie, Presidente. Dicevo delle ragioni di buonsenso che hanno portato i sindaci, anche molti vostri sindaci, ma nulla: solo distruggere come unico strumento di affermazione di se, a cui, a questa sindrome da distruzione compulsiva, si aggiunge un'altra sindrome altrettanto ben documentata - ma su questo basta Google - che è la sindrome di Penelope, che è quella che spinge a un continuo, angoscioso e rassegnato aspettare che qualcosa succeda non avendo la capacità di determinarlo e spostando avanti cose già pronte. Io ho il compito di presentare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/49, che è un esempio esattamente di questo, anche se riguarda un aspetto forse minore, quello del ricette veterinarie elettroniche. C'è una legge che prevede l'informatizzazione della tracciabilità dei medicinali veterinari.

Era tutto pronto, era stata fatta una sperimentazione nelle regioni, era stata fatta una formazione degli operatori, c'era il consenso degli operatori, c'era una data di inizio di questa scelta, e si decide di portarla immotivatamente in avanti. Queste due sindromi messe insieme, purtroppo, stanno producendo e produrranno dei danni: noi saremo qui pronti a costruire un'alternativa ai danni di voi farete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/161.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, io sono davvero sconcertata. Questa per me è la prima esperienza in quest'Aula, e devo dire onestamente che mi aspettavo di più, mi aspettavo meglio, mi aspettavo di vivere in un Paese dove la democrazia ha ancora un valore, ha ancora un senso. Invece devo prendere atto che, purtroppo, alle 23,35 gli unici che sono qui ancora a combattere per la giustizia, che sono qui a combattere per la giustizia sociale, sono qui a combattere per i temi che sono cari alla nostra nazione sono un piccolo numero di deputati che ancora credono nell'esercizio della democrazia, della discussione, del dibattito. Ciò perché io vedo banchi vuoti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo del Partito Democratico). Io vedo assistenza. Io vedo non partecipazione. Io vedo la nuova casta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Presidente, noi amiamo essere richiamati quando quel richiamo ci riporta a dei valori, ci riporta al rispetto delle regole, ma noi le regole le rispettiamo e pretendiamo che siano tutti a rispettarle. Allora, se dobbiamo discutere e dobbiamo dibattere del valore di qualcosa che ha a cuore la nostra nazione, i nostri colleghi dovrebbero essere seduti qui con noi a discutere, ad ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico), perché in quattro giorni in Commissione noi siamo stati soli, non abbiamo avuto interlocutore. Un collega dei Cinquestelle prima ci ha detto che abbiamo potuto discutere e abbiamo presentato migliaia di emendamenti, il punto non è quanti emendamenti abbiamo presentato, il punto è su quanti emendamenti questo Governo ha voluto discutere, su quanti emendamenti questo Governo si è voluto confrontare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Qui manca il confronto, e dove non c'è confronto non c'è democrazia; dove non c'è il rispetto delle regole la nostra nazione cade nel baratro. Allora richiamerei tutti e pregherei tutti i colleghi - i colleghi della Lega, del PD, dei Cinquestelle, di tutti i partiti che sono rappresentati in quest'Aula - di utilizzare in questo momento quei WhatsApp per richiamare i loro colleghi e chiedergli di venire qui a discutere e ad ascoltare le ragioni di chi vuole difendere i diritti di questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Questo è un nostro diritto, è un nostro diritto essere ascoltati. È un nostro diritto fare questa seduta fiume, non perché non abbiamo nient'altro da fare, perché ognuno di noi ha una famiglia, ha dei figli - io ho due bambini piccolissimi che stasera stanno a dormire senza la loro mamma in casa -, ma sono qui perché voglio difendere la democrazia (Commenti).

PRESIDENTE. Deputati, non è modo. Deputato Molinari, per favore, può far levare il capannello? Per favore… Prego, deputata.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, se i colleghi non vogliono ascoltare, possono andare a dormire o a bere fuori, come fanno i colleghi dei Cinquestelle. Noi non abbiamo problemi, noi rimaniamo qui in Aula a combattere per il nostro Paese. Noi i Fratelli d'Italia rimarremo qui e discuteremo fino all'ultimo secondo, perché quello che a noi interessa è l'esercizio della democrazia all'interno di quest'Aula; e l'esercizio di quella democrazia a noi non fa paura. Se dobbiamo combattere e dobbiamo rimanere qui a fare le nottate, noi rimaniamo, e rimaniamo volentieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Dai banchi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia si scandisce: “fiume! fiume!”.

PRESIDENTE. Per favore, non mi fate fare richiami su questi cori da stadio inutili! Il deputato Fragomeli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/48.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie Presidente. Intervengo oggi sul decreto milleproroghe in una versione inconsueta, mi verrebbe da dire balneare, visto che alcune parti del provvedimento sembrano avviare e esaurire la loro portata normativa nel giro di poche settimane. Calendario a parte, se dovessi dare un titolo esemplificativo al vostro decreto, in particolare…

PRESIDENTE. Però, rispettate anche i colleghi che rimangono con voi qui, a combattere.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Presidente, calendario a parte, se dovessi dare un titolo esemplificativo a questo vostro decreto, in particolare per come affronta un tema fondamentale per noi del Partito Democratico, vale a dire quello dell'obbligo vaccinale, ecco, allora, lo chiamerei il decreto dell'indifferenza, nel significato più estensivo del termine. Un provvedimento che non tiene in alcun conto, in nessuna considerazione, il diritto alla normalità delle famiglie fragili, quelle famiglie ove sono presenti bambini immunodepressi e con grave patologie. Sì, il nocciolo della questione, quindi, è quello del diritto alla normalità delle famiglie fragili. E ne voglio parlare, affiancando alla discussione dialettica tra scienza e propaganda il racconto di una storia semplice, una storia immersa nella quotidianità di chi soffre, i bambini, e di coloro, i genitori, che affrontano con profonda compostezza le difficoltà di una vita complessa, ma che ha comunque il diritto di essere vissuta pienamente.

Ed ecco, allora, è mattina. È l'ora del risveglio in famiglia e la prima cosa che fa il genitore di un bambino fragile, non è dare un'occhiata fuori dalla finestra, per controllare i colori della giornata che lo attende o riassumere mentalmente il programma degli impegni di lavoro. No, la sua giornata inizia con la misurazione del pallore del proprio bimbo, valutando se essa sia in linea con quella del giorno precedente.

PRESIDENTE. Cosa indicate?

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). O se sia invece più marcata.

PRESIDENTE. Deputata Adelizzi! Adelizzi, per favore, sedete nei banchi normalmente. Grazie.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Come dicevo, no, la sua giornata inizia con la misurazione della tonalità del pallore del proprio bimbo, valutando se essa sia in linea con quella del giorno precedente o se sia invece più marcata. Questa è la diagnosi che può confortare un genitore o che invece può causargli le prime preoccupazioni della giornata.

PRESIDENTE. Deputato Lollobrigida, per favore.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Nella quotidianità un genitore va poi al lavoro, fratelli e sorelle vanno all'asilo o a scuola. Spesso, però, un bimbo fragile deve invece rimanere chiuso in casa, dal momento che la patologia non gli consente, ancor più nei primi anni di vita, di frequentare gli ambienti dell'educazione e della formazione insieme ai suoi coetanei. Se pur piccolo, questo è comunque già un primo distacco dalla cosiddetta normalità, che il bimbo, vi assicuro, è in grado di percepire perfettamente. Lo deduci, quando portandolo magari a passeggiare fuori casa, fuori di stanza, il suo sguardo incrocia e prontamente insegue quello di un altro bimbo. In quello sguardo c'è qualcosa di diverso dalla sola voglia di conoscere e di vivere un'esperienza nuova. C'è tutto il desiderio di stare con gli altri bambini, recuperando anche una relazione fisica con gli altri. C'è il desiderio di toccare, di accarezzare, di condividere fisicamente un'emozione, un desidero questo che pare non spegnersi mai per il bambino fragile, nemmeno nelle giornate più difficili, nemmeno nei frequenti day hospital o nei giorni di ricovero, nei quali incontra sia gli altri bimbi che soffrono come lui, sia i favolosi volontari dell'ABIO, fino al momento poi del confronto con il camice bianco, indossato da persone splendide e premurose, ma che per il bambino sono anche le portatrici di quel dolore prematuro, intenso e in grado di mettere a dura prova quel braccino esile. Un dolore in cui il ricordo non sembra smarrirsi dal precedente ricovero, quasi a dimostrare che i bimbi fragili non vivono solo il presente, ma nella difficoltà della vita realizzano anche il ricordo del passato e l'ansia per il futuro.

Questo è un semplice spaccato di vita quotidiana, ripreso nella sua dimensione più personale, che tuttavia deve interrogare la nostra funzione di legislatori della cosa pubblica. E, per non limitarsi all'ascolto, gentili colleghi, vi invito a fare un'esperienza di conoscenza diretta. Investite mezza giornata del vostro prezioso tempo e fate una visita all'ospedale pediatrico della vostra città. Affrontate gli sguardi di quei bimbi, solo così capirete quanti di essi vogliono combattere e vincere quella condizione di fragilità. Quei bambini hanno bisogno di sapere che non sono soli e, allo stesso modo, i genitori devono potere confidare che altri medici, pediatri, presidi, siano con loro, che lo Stato sia con loro. Non capirebbero se le richieste di esonero, mascherate da rinvii di vaccini, fossero ritenute preminenti, arginando così il loro diritto a vivere una vita normale, una ricerca di un'umanità che si manifesta fortemente nella possibilità di accedere alla scuola. Non capirebbero, se le medesime richieste scivolassero in potenziali pretese, facendo venire meno, in una società avanzata come la nostra, il dovere delle istituzioni pubbliche di accompagnare le persone più fragili ed impedire che quell'ansia del futuro che i bimbi vivono oggi possa trasformarsi in una costante paura del futuro.

Pertanto, valutate questo ordine del giorno, perché la difficoltà, le fragilità delle persone e delle famiglie, non sono misurabili solo in termini economici e non assumono maggiore rilevanza a seconda del numero dei soggetti interessati. Perché i bimbi fragili non siano considerati gli ultimi nel nostro impegno e ruolo pubblico, perché i bimbi fragili vogliono vincere la loro malattia, sapendo che ci sono genitori, parenti, conoscenti, che tifano per loro, ma anche amici, compagni di scuola e di asilo, che li aspettano e vogliono riabbracciarli, per vivere con loro quella splendida stagione della vita, che è l'infanzia. Perché, come scriveva Anna Luana, una bambina malata di leucemia, curata nel centro Maria Letizia Verga, presso l'Ospedale San Gerardo di Monza, dopo la tempesta spunta sempre il sole, anzi il sole c'è sempre, anche dietro i nuvoloni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Il deputato Ubaldo Pagano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/47.

UBALDO PAGANO (PD). Presidente, onorevoli colleghi, nel dibattito di questi giorni, tra i molti temi che abbiamo discusso, forse troppa poca attenzione abbiamo prestato all'articolo 8 del decreto, su cui avete incautamente deciso di porre la fiducia.

Mi riferisco alle proroghe in materia di salute, nello specifico al comma terzo, che si limita a confermare anche per il 2018 il sistema di riparto della quota premiale del fondo sanitario nazionale. Ciò di cui in pochi si sono preoccupati, però, è modificare quei criteri inadeguati, mediante cui il fondo stesso viene ripartito tra le regioni. Criteri che, restringendo lo sguardo a mere questioni di bilancio, restano del tutto insensibili a situazioni di ingiustificato squilibrio.

Il risultato è che regioni, già facoltose ed efficienti, sono premiate a suon di quattrini e regioni in evidente stato di bisogno vengono abbandonate a se stesse. Il nord, proteso verso l'innovazione e la tecnologia, il futuro giustamente. E il sud, carente di risorse e costretto a consolarsi con una pacca sulla spalla, mentre schiere di cittadini sempre più abbondanti si riversano nelle strutture del settentrione, per soddisfare, badate bene, la legittima pretesa di usufruire di un servizio sanitario all'avanguardia. Sono oltre 150 mila all'anno i meridionali che preferiscono affrontare un lungo viaggio verso strutture sanitarie settentrionali, pur di non curarsi nella propria terra.

Anche il raffronto tra i bilanci dei sistemi sanitari regionali è piuttosto eloquente. E, badate, io proverò sempre a descrivervi i numeri, perché i numeri non possono essere semplicemente di parte. Nel 2017 le sole Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, considerate assieme, hanno registrato un saldo positivo di 1 miliardo 328 milioni di euro. Al contrario, nello stesso periodo, tutte le regioni meridionali hanno registrato un debito di oltre 1 miliardo 200 milioni di euro. Fate voi le dovute proporzioni.

Perfettamente in linea con questi numeri appare anche il dato della spesa pro capite, che riflette il prodotto di una preoccupante diseguaglianza. Se un cittadino del nord spende più di 1.900 euro all'anno in cure, un cittadino meridionale spende quasi il 10 per cento in meno, fermandosi a 1.770 euro annui. Pochi numeri, ma impietosi.

E non possiamo ridurre la questione alla solita meschina opposizione tra virtuosità e negligenza. Sarebbe sconsiderato e indegno nei confronti dei tantissimi professionisti che, pur tra mille difficoltà e in strutture molto spesso al limite della fatiscenza, consacrano la propria vita alla loro missione.

Il problema è più profondo, il problema è più complesso. La sanità del Mezzogiorno d'Italia soffre di gravi deficienze strutturali, di questioni irrisolte da decenni. E il correttivo che propongo oggi potrà sembrare solo una goccia nel mare, ma provare a modificare il sistema di ripartizione della quota premiale rappresenta solo il primo passo della vera opera di riforma, che sarebbe necessario intraprendere.

Come, inoltre, sarebbe finalmente necessario avviare le regioni meridionali ad un processo virtuoso che tenga conto dei costi standard che lo ponga a sottoporsi agli indicatori di efficienza e qualità più avanzati, come ad esempio quelli utilizzati dall'Istituto Sant'Anna di Pisa, insomma una riforma che dia nuova linfa ai sistemi sanitari regionali, che risollevi dal fango regioni in ginocchio e segni il cambiamento, il vero cambiamento e non quello che millantate riprendendo slogan, ma, sarò sincero, non confido nel fatto che siate voi ad innescare questo cambiamento, perché per cambiare ci vogliono idee che diventano fatti e voi siete solo armati di tante parole, parole, parole, parole. E, allora rispetto alle parole e all'impossibilità che ci avete dato di discutere nel merito gli emendamenti che avevamo porre per migliorare il provvedimento, un oscuro provvedimento che avete anticipato anche nella tempistica dell'attività parlamentare, comprimendolo con il voto di fiducia, almeno provate a dare un'indicazione di marcia ai tanti cittadini che vi hanno sostenuto all'elezione del 4 di marzo, comprendendo che avete compreso che occorre un profondo disegno di riforma nella gestione delle risorse, altrimenti saremo sempre a conclamare di un divario che c'è tra il centro nord e il Mezzogiorno d'Italia e questo non fa bene a tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato De Maria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/116.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente, io illustrerò ora uno degli ordini del giorno con la mia prima firma, che chiede il ripristino dei fondi per il bando periferie in particolare rispetto agli interventi che riguardano la mia regione, l'Emilia-Romagna. Devo dire che avrei voluto illustrare qui un'altra cosa, cioè i tre emendamenti che avevo sottoscritto per ripristinare le risorse del bando periferie. Come sappiamo benissimo, se avessimo discusso e votato quegli emendamenti, avremmo portato a casa un risultato vero, reale. Gli ordini del giorno sono un'indicazione di intenzione, come sappiamo, ma siccome avete impedito di discutere gli emendamenti, avete impedito a questo Parlamento di votarli, mettendo la fiducia peraltro con una procedura gravemente scorretta sulla fiducia di cui abbiamo discusso approfonditamente ieri. Gli ordini del giorno restano l'unico strumento per quest'Aula per provare a mandare un segnale al Governo su un tema così importante. Il bando periferie era risultato molto significativo nella scorsa legislatura e, con questo intervento, voi su 120 progetti complessivi finanziati che riguardavano quei tanti comuni, tante realtà diverse, perché riguardavano comuni e città metropolitane, province ne tagliate 96 e quel bando era stato importante, perché finalmente metteva in campo un progetto organico nel Paese al sostegno delle periferie italiane che affrontava e provava a confrontare in modo organico il tema delle nostre periferie con interventi che favorivano la sicurezza e con interventi però che favorivano anche la coesione sociale il senso di comunità, l'incontro tra le persone. Ho fatto parte, nella scorsa legislatura, della Commissione periferie della Camera, speriamo che anche in questa legislatura questa Commissione possa essere insediata e quando si va nelle periferie si vede che conta la macchina dei carabinieri che garantisce sicurezza, ma contratte tanto l'associazione che occupa uno spazio e in questo conta moltissimo la qualità urbana e il bando questo finanziava, interventi sulla qualità urbana, sulla qualità urbanistica interventi sulle infrastrutture interventi sugli immobili, dedicati appunto a questo, a rendere più abitabili le nostre periferie, a ospitare iniziative che fanno coesione sociale, certo, anche la sicurezza, lo ricordava Luca, rispetto a uno degli interventi molto importanti previsti a Bologna. E, poi, questo bando aveva, ed ha, speriamo di riuscire ancora a rifinanziarlo, una caratteristica molto importante….

PRESIDENTE. Deputato Zanichelli, per favore, si segga in un modo…

ANDREA DE MARIA (PD). …cioè, tiene assieme l'impegno di risorse nazionali e l'impegno degli enti locali, l'impegno di risorse sul territorio in un'idea importante di rete istituzionale, che vede l'impegno del Governo e delle istituzioni nazionali e vede i comuni e gli enti locali pienamente impegnati in un progetto condiviso. Ecco, voi tutto questo lo state mettendo in discussione, lo sta mettendo in discussione il Governo, lo sta mettendo in discussione la maggioranza tagliando le risorse per il bando periferie, e in questo modo si colpiscono l'interesse dei cittadini delle fasce sociali più deboli, l'interesse di quei cittadini a cui avete fatto tante promesse in campagna elettorale, per poi corrispondere in questo modo a quelle promesse.

E, poi, si colpisce una corretto rapporto istituzionale, perché i comuni avevano messo in campo dei progetti perché c'è la progettazione in corso e perché una rete istituzionale che funziona si basa sulla fiducia reciproca, sul fatto cioè che ognuno rispetta gli impegni che ha preso e che quindi che le risorse destinate ai comuni a quei comuni poi arrivano nei tempi previsti, e qui devo sottolineare, se parliamo dell'Emilia-Romagna, che peraltro tutti i nostri enti locali erano stati perfettamente nei tempi del bando e abbiamo i progetti esecutivi pronti nei tempi che il bando prevedeva. Qui abbiamo sentito dire che quegli interventi sono delle «marchette», forse non l'ha sentito il Presidente Conte, perché ha incontrato l'ANCI e ha detto esattamente l'opposto, cioè che quei progetti che meritano di essere finanziati. Quindi la propaganda che avete fatto sulle «marchette» è smentita dal vostro stesso Presidente del Consiglio. Vediamo ora se il Presidente Conte rispetterà gli impegni che ha preso con l'ANCI, non capisco perché interventi non si sono già fatti in questo decreto, stiamo discutendo adesso, stavamo votando adesso invece di mettere la fiducia potevate votare gli emendamenti che noi stessi avevamo presentato e ripristinare le risorse, ora, del bando periferie. Non lo state facendo, è un atto grave verso i cittadini italiani, verso la correttezza istituzionale…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA DE MARIA (PD). Ero un po' distratto dai suoi continui richiami che deve fare ai colleghi…

PRESIDENTE. Le do il recupero, le do il recupero. Dico solo: concluda.

ANDREA DE MARIA (PD). in vario modo, ma dicevo vediamo se almeno le promesse che il Presidente Conte ha fatto l'ANCI saranno rispettate. Il PD è al fianco dei cittadini, al fianco dei comuni, di tutti i colori politici, e continuerà questa battaglia finché il bando periferie non sarà rifinanziato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato De Carlo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno. Deputato De Carlo, prego.

LUCA DE CARLO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi sono sfortunato, ma mi capita sempre di intervenire a ore così piccole, oggi lo faccio volentieri perché approfitto per fare gli auguri alla mia collega Montaruli (Applausi), ma venendo a cose non più importanti, ma un pelo più serie, da sindaco sono un po' sconcertato da alcune misure contenute in questo «milleretromarce» più che «milleproroghe». Il 7 agosto ho ricevuto una lettera dal sottosegretario Bitonci che mi informava, in comune, che avrei avuto a disposizione maggiori risorse dell'avanzo che derivavano dalla manovra dal «milleproroghe», per il fatto di aver sottratto, secondo noi, ma secondo tutti, secondo me, anche secondo gli amministratori che oggi hanno votato la fiducia a questo Governo, probabilmente fiducia messa proprio per sollevarli dall'imbarazzo di dover votare una norma che è oggettivamente una norma contro i comuni e non solamente contro i comuni capoluogo, che sono i penalizzati direttamente da questa norma, perché iniziare una partita come quella del bando periferie e poi trovarsi le norme cambiate quando ormai si sono fatti progetti, quando ormai si sono fatti gli accordi con i privati, quando si è messa in marcia tutta quella grandissima operazione che e che è difficile che è di coinvolgere i privati nella sistemazione della cosa pubblica, ci si trova a dover rimescolare le carte, trova con gli spazi – chi non fa il sindaco trova più difficoltà a capirlo – di spesa completamente occupati da queste opere che quindi rimandano qualsiasi successivo provvedimento all'anno dopo. Quindi, questa è una mazzata doppia nei confronti dei comuni, è un altro esempio classico di taglio lineare. Io non voglio nemmeno pensare che sia stato fatto nella considerazione che i comuni, la maggior parte dei capoluogo, fossero governati dal centrosinistra, perché le ultime elezioni, viva Iddio, hanno di fatto rovesciato tante di quelle amministrazioni, per cui oggi il conto lo pagano le amministrazioni di centrodestra. E, allora, qui interviene poi l'ANCI, cercando di mettere una pezza, in maniera assolutamente inadeguata e inappropriata, a questo a questo provvedimento facendosi promettere un qualcosa domani a fronte di un taglio sicuro oggi.

Ecco, io sono abituato a fare i conti con il pallottoliere - neanche con la calcolatrice - e questo mi sembra un atteggiamento veramente irriguardoso nei confronti degli enti pubblici, lo stesso atteggiamento che vediamo in Aula. Io ho assistito a qualche diretta del Parlamento negli scorsi cinque anni, poiché sono nuovo e non ho avuto la fortuna di esserci nella passata legislatura, e c'era una parte politica, quella del MoVimento 5 Stelle, che oggi è presente veramente in maniera risicata, a dimostrazione che si è in un certo modo quando si fa l'opposizione e poi ci si trasforma nel momento in cui si diventa maggioranza, ci si imborghesisce. Quella scatola di tonno rimane chiusa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non la scardina più nessuno, si diventa casta e lo si fa nella peggiore delle maniere, mettendo la fiducia, quella stessa fiducia che per anni si è addebitata come procedura scorretta al partito di maggioranza che a me certo non piaceva, anzi erano un partito e una maggioranza con cui non ho condiviso praticamente nulla. Non ho condiviso nemmeno la ratio che ha condotto al bando delle periferie, perché se esiste un degrado in Italia non esiste solo nei comuni capoluogo. Però, è altrettanto vero - ripeto - che quando le regole del gioco sono state stabilite non si cambiano a metà della partita, come la Juve…

PRESIDENTE. È un'affermazione politica.

LUCA DE CARLO (FDI). È un'affermazione assolutamente politica… Pertanto, Presidente, io sottolineo ancora una volta la differenza tra chi predica bene e razzola male e la differenza tra chi, invece, crede nei valori della democrazia, è presente in Aula, grida “fiume”, vota a favore su quella seduta fiume e poi non scompare negli androni, in Transatlantico o al bar, da “Giolitti”, ma rimane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché crede in quei valori, obbedisce a certi dettami e combatte per una democrazia compiuta, cioè una democrazia non solo del dire ma una democrazia del fare. Noi siamo qui e abbiamo presentato i nostri ordini del giorno. Tanti erano ipercondivisibili, tanti non erano nemmeno impegno di spesa. Erano semplicemente, come gli emendamenti…

PRESIDENTE. Concluda.

LUCA DE CARLO (FDI). …segnali di indirizzo, di attenzione nei confronti di quelle fasce anche più deboli. Non ci avete accolto nulla, era blindato, assolutamente la discussione è stata ridotta a zero. Allora, quel Parlamento, che voi volevate centrale, oggi l'avete svilito. Avete svilito il Parlamento, ma non siete riusciti a svilire Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Raciti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/57.

FAUSTO RACITI (PD). Grazie, Presidente. Io spero che questa nostra discussione notturna possa servire ai parlamentari di maggioranza che hanno avuto la “generosità” di restare in Aula a partecipare a questa discussione come un compendio di discussione rispetto alle difficoltà e alle ferite aperte che ha questo nostro Paese e anche, di converso, rispetto all'inquietante mediocrità di questo provvedimento, che di solito è un provvedimento estremamente burocratico e che questa volta, invece, si manifesta come un provvedimento politico, politico in maniera preoccupante.

Non mi soffermerò sulle cose su cui si sono già soffermati gli altri colleghi del nostro gruppo parlamentare, sul preoccupante carico di oscurantismo antiscientifico di questo provvedimento o sull'abbandono delle periferie. Io mi concentrerò sul mio ordine del giorno n. 9/1117-A/57, che riguarda una grande periferia politica, sociale e culturale del nostro Paese che è l'area di crisi complessa di Gela. Gela ospita, dal 1963, uno dei più grandi stabilimenti di raffinazione del nostro Paese. Questo stabilimento è entrato in crisi trascinando con sé oltre ai mille dipendenti anche l'intero indotto, tant'è vero che l'area di crisi complessa comprende la bellezza di 24 comuni, cioè tutto il sud della provincia di Caltanissetta.

Alla crisi provocata dalla guerre nel Mediterraneo, dal crollo della domanda di greggio e dall'aumento del prezzo del greggio si è risposto mettendo in campo un piano di riconversione industriale dello stabilimento, che dovrebbe trasformare Gela nel principale polo della chimica verde del nostro Paese. Gela ha già una rilevanza oggi e dovrebbe averne una più grande domani. Il grande tema che, però, resta inevaso è quali strumenti mette lo Stato a disposizione dei lavoratori del petrolchimico e dell'indotto perché nel corso della fase di ristrutturazione non restino a terra, non restino, cioè, in una condizione che non consenta loro di avere alcuna prospettiva se non quella di emigrare o di dedicarsi ad altro. Questo è un aspetto che questo “mille proroghe” non è riuscito ad affrontare e non ha voluto affrontare.

Per questa ragione ho presentato, insieme al mio gruppo parlamentare, un ordine del giorno che, nel riconoscere l'area di crisi complessa, si propone anche - collegato a questo - di implementare gli strumenti di sostegno al reddito e la cassa integrazione straordinaria per i lavoratori dell'indotto e per i lavoratori dell'impianto. Stiamo parlando di un numero enorme di persone e stiamo parlando, soprattutto, di una crisi che rischia di travolgere con sé l'8 per cento della popolazione siciliana, perché l'8 per cento della popolazione della nostra regione è interessato da questo provvedimento.

A me dispiace dover prendere atto che questo è lo spazio che viene offerto a questo tema. Questo non dovrebbe essere un tema da ordine del giorno ma dovrebbe essere un tema che prende parte a pieno titolo della discussione di questo provvedimento. Mi dispiace ancora di più sentire e vedere l'assenza dei colleghi di quel territorio, che appartengono a una maggioranza di governo che oggi avrebbe la responsabilità di dare risposta concreta ad un bisogno bruciante di quella parte della Sicilia e, tra l'altro, fra questi parlamentari ve ne sono alcuni che hanno un ruolo politico particolarmente rilevante. Ma credo di avere il dovere di auspicare l'approvazione di questo ordine del giorno perché, quanto meno in sede di altro provvedimento, si possa ovviare a questa che, in buona fede, uno dovrebbe considerare una dimenticanza ma che, in realtà, è frutto di una carenza di approccio di questa maggioranza rispetto a un tema delicatissimo che è quello delle crisi industriali che attraversano questo Paese e di come si accompagna la transizione industriale nel nostro Paese da un modello di economia superato a un modello di economia nuovo. Quello che stupisce è che questo dovrebbe essere uno dei cavalli di battaglia di questa nuova maggioranza che non trova rispondenza con i provvedimenti che poi questa maggioranza mette effettivamente in campo.

Questa è ragione non credo di grande delusione per i deputati dell'opposizione, che non potevano aspettarsi altro, ma temo sarà ragione di grande delusione per quella parte della popolazione siciliana che si è affidata, col voto, alla maggioranza, cercando una risposta concreta ad un problema che è bruciante. Ecco, io credo e spero che quello che non è stato possibile discutere in sede emendativa trovi almeno accoglienza in ordini del giorno che impegnano quello che impegnano, ma che hanno, se non altro, il valore di riconoscimento di un problema e di una grave, gravissima trascuratezza all'interno di questo provvedimento rispetto alla quale non so cosa farà la maggioranza ma di certo è dovere l'opposizione dare battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Bruno Bossio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/108.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Presidente, colleghe e colleghi, partiamo da un dato di fatto inconfutabile.

Oggi pomeriggio è stata votata dalla maggioranza la fiducia su un testo di un decreto cosiddetto milleproroghe che cancella in un sol colpo 1,6 miliardi di euro che servono alle periferie del nostro Paese ovvero in quelle zone dove si concentra il maggiore disagio economico-sociale. Poiché le nostre parole di servitori dello Stato e dei cittadini devono essere “sì, sì” e “no, no” e non possiamo usare lingue biforcute della propaganda elettorale, il dato di stasera è il seguente: nelle periferie, ovvero nella parte più fragile del nostro Paese, il Governo Renzi e il Partito Democratico hanno messo i soldi, mentre Salvini e Di Maio li hanno tolti. È francamente fuori luogo, oltre che irrispettoso del lavoro del Parlamento, che, mentre noi siamo qui a portare avanti una battaglia politica a favore dei cittadini nel luogo istituzionale in cui gli elettori ci hanno chiesto di fare il nostro lavoro, un Presidente del Consiglio che si nasconde spesso e volentieri agli organi del sistema democratico annuncia - udite, udite - che fin dalla settimana prossima valuteremo l'inserimento in un provvedimento di una previsione normativa che consenta.. bla… bla.. bla…: parole, diceva una vecchia canzone, non sono altro che parole. Ma invece di queste approssimative dichiarazioni perché il Presidente del Consiglio non ha proposto qui e subito un testo che avremmo tutti tranquillamente votato per ripristinare il fondo scippato ai cittadini e alle periferie? C'è puzza di bruciato e, d'altra parte, non è una novità per il Governo usare la tecnica della distrazione di massa, utilizzando luoghi e termini che niente hanno a che fare con l'effettiva realtà dei fatti.

Ma passiamo alla presentazione dell'ordine del giorno n. 9/1117-A/108 a mia prima firma. Nel 2016 il Governo Renzi, per la prima volta dopo decenni di immobilismo, di sfruttamento del territorio e di abusi, ha attivato risorse pubbliche e private per un grande progetto immaginato non più nell'ottica dell'emergenza ma, invece, per progettare modelli urbanistici per una nuova governance del territorio. Oggi, nel 2018, il Governo del cambiamento in peggio, con questo inusuale e pericoloso mille-proroghe scippa, ad esempio, alla mia regione, alla Calabria oltre 100 milioni di euro e in particolare 17 milioni a Cosenza e 3 milioni e mezzo a Crotone. A Cosenza con questo stop si impedisce sostanzialmente di fare tutte le opere necessarie all'insediamento di un nuovo presidio ospedaliero provinciale; a Crotone si blocca la realizzazione di ventiquattro alloggi di quartiere dopo che le famiglie sono state spostate da un fabbricato fatiscente. L'autoproclamatosi Governo del cambiamento dunque ancora una volta non cambia in meglio, non cambia con l'inclusione, non cambia con l'integrazione, arretra nell'impostazione culturale. Il Governo sta deliberatamente pianificando la desertificazione culturale e sociale dell'Italia, facendo finta di occuparsi dei problemi degli italiani con false dignità e redditi di cittadinanza che mai vedranno la luce. Vi do un consiglio: cercate di non prendere più in giro gli italiani e ripristinate i fondi per le periferie perché ci sarà un momento in cui i fatti saranno ostinati. Questo bluff potrà durare al massimo fino a dicembre quando con il disegno di legge di bilancio tutti i pezzi dovranno andare al loro posto e il re sarà irrimediabilmente nudo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Navarra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

PIETRO NAVARRA (PD). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi deputati, dopo una stagione di tagli lineari che nel periodo 2008-2015 avevano ridotto le risorse degli enti locali di un ammontare complessivo pari a 18 miliardi e mezzo, i Governi di centrosinistra negli ultimi anni hanno favorito una decisa ripresa degli interventi a favore delle amministrazioni locali. Sono aumentati i fondi nazionali per la non autosufficienza, per il trasporto pubblico locale, per l'edilizia scolastica e sono stati fortemente allentati i vincoli al Patto di stabilità favorendo così la ripresa degli investimenti.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 00,20)

PIETRO NAVARRA (PD). In questo solco si inserisce il finanziamento del bando a favore delle periferie delle nostre città. L'emendamento proposto al decreto-legge di proroga dei termini, sul quale il Governo ha posto la fiducia, prevede il taglio di un miliardo e seicento milioni di euro, al quale si associa la perdita ulteriore di co-finanziamenti pubblici e privati pari a un miliardo e cento milioni di euro, risorse queste che sarebbero andate a beneficio di 9 città metropolitane, 326 comuni e 1.625 progetti di investimento distribuiti in un territorio che accoglie circa 20 milioni di abitanti. Con il pretesto di dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 74 del 2018, il decreto-legge all'esame dell'Aula se, da un lato, ha tagliato le risorse destinate al bando per le periferie, dall'altra, ha operato un trasferimento delle stesse per la copertura dello sblocco degli avanzi di quelle amministrazioni comunali che sembrerebbero essere localizzate per oltre l'85 per cento nella parte settentrionale del nostro Paese. Assistiamo quindi a un vero e proprio trasferimento dai comuni del Mezzogiorno a quelli del nord di ingenti risorse da destinare agli investimenti. Sebbene questa scelta sia ingiusta, posso capire che la base elettorale della Lega la imponga ai suoi rappresentanti nel Governo ma mi risulta totalmente incomprensibile come possa essere digeribile dai parlamentari del MoVimento 5 Stelle il cui risultato elettorale è frutto del sostegno massiccio ricevuto nel Mezzogiorno. Sono eletto in Sicilia e sono costretto a constatare che il territorio della mia isola è il più penalizzato dal taglio proposto dal Governo Lega-Cinquestelle. Si tratta di 218 milioni di euro, più precisamente 120 milioni per le aree metropolitane di Palermo, Messina e Catania; 16 milioni per la città di Agrigento; 13 milioni per la città di Siracusa; 8 milioni per la città di Caltanissetta; 5 milioni per la città di Enna; 18 milioni per la città di Palermo; 18 milioni per la città di Ragusa; 5 milioni per la città di Trapani; 17 milioni per la città di Catania. Si tratta di progetti di investimento già deliberati, elaborati, avviati per effetto di convenzioni sottoscritte dal Governo con ciascuno dei comuni e delle città metropolitane interessate dal bando. Tali convenzioni sono state già tutte registrate alla Corte dei conti e producono obblighi giuridicamente rilevanti per i sottoscrittori: sospenderle significherebbe non soltanto aprire il campo a tutta una serie di contenziosi dagli esiti imprevedibili ma soprattutto significherebbe rompere un rapporto istituzionale tra le amministrazioni comunali e il Governo del Paese, un rapporto che dovrebbe essere fondato sulla reciproca fiducia. Al contrario le prime subiscono un vero e proprio scippo di risorse in costanza di un provvedimento giuridico vincolante tra le parti. L'impegno preso due giorni fa dal Presidente del Consiglio di finanziare con un prossimo decreto ciò che è stato tagliato in quello che abbiamo votato oggi in Aula, non è solo logicamente incomprensibile ma al momento rappresenta solo una promessa e niente più. Come tutte le promesse anche questa dipende dalla credibilità di chi la fa: data la reputazione del Governo a mantenere le promesse, gli impegni che il Governo ha assunto sollecitano tutte le nostre perplessità e tutte le nostre preoccupazioni. Che credibilità ha un Governo che ieri ha dichiarato di risolvere il pasticcio legato alla cancellazione dei fondi per le periferie prendendo un impegno con quegli stessi sindaci che non ha ritenuto di ascoltare quando appena una settimana fa sono intervenuti in audizione nelle Commissioni bilancio e affari costituzionali per chiedere il ritiro dell'emendamento della magistratura? Desidero ribadire ancora una volta la vicinanza del Partito Democratico ai sindaci dei comuni della regione Sicilia che protestano per un taglio brutale di risorse a beneficio di quelle periferie così strumentalmente sbandierato in campagna elettorale dai Cinque Stelle e dalla Lega.

PRESIDENTE. Concluda.

PIETRO NAVARRA (PD). Abbiamo intrapreso al loro fianco una battaglia che con l'ordine del giorno n. 9/1117-A/109 continuiamo a fare ancora oggi chiedendo al Governo di impegnarsi ad approvare con la massima urgenza…

PRESIDENTE. Concluda, collega.

PIETRO NAVARRA (PD). …un provvedimento finalizzato a recuperare il finanziamento integrale delle opere previste dai comuni siciliani per la riqualificazione delle zone più deboli e bisognose del nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega La Marca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/114.

FRANCESCA LA MARCA (PD). Grazie, Presidente. Presidente, mi consenta un'osservazione.

Mi dispiace che il Presidente Fico sia appena uscito dall'aula, perché mi risulta che sia fresco reduce da una visita istituzionale in Canada, Paese che credo di conoscere un po', forse solo perché ci sono nata e cresciuta, ma dovrebbe sapere che costringere il popolo, costringere l'opposizione ad una seduta fiume è vista come una forzatura mal gradita dal popolo, non soltanto canadese, ma anche italiano. Voglio che il Presidente Fico lo sappia.

L'ordine del giorno presentato a mia firma e che brevemente intendo illustrare riguarda la questione del finanziamento dei progetti di riqualificazione urbana e di sicurezza delle periferie, con particolare riferimento a quelle delle città di una splendida regione quale la Sardegna. Nella parte iniziale del mio ordine del giorno ho voluto richiamare le parole di un maestro dell'architettura moderna, nonché senatore a vita, quale Renzo Piano, che su questo tema ha affermato: siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie, dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l'energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli.

In linea con questo orientamento, il Governo Renzi, con la legge di stabilità 2016, ha istituito e finanziato un programma straordinario, finalizzato alla riqualificazione urbana, finalizzato alla sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei capoluoghi di provincia, dotato inizialmente di uno stanziamento di 500 milioni di euro. Successivamente, per garantire la copertura finanziaria di tutte le richieste ritenute ammissibili, sono stati aggiunti altri 800 milioni di euro, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 maggio 2017, di riparto del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, istituito dalla legge n. 232 del 2016, integrati da ulteriori 798 milioni di euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione per il periodo dal 2014 al 2020. Senonché, appigliandosi alla sentenza della Corte costituzionale 13 aprile 2018, n. 74, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 140, nella parte in cui non prevede un'intesa con gli enti territoriali in relazione ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti i settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale, il provvedimento al nostro esame ha differito al 2020 l'efficacia delle convenzioni stipulate ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 maggio 2017.

Come abbiamo avuto modo di sottolineare nel corso di queste nostre tese giornate, si tratta di un atto di particolare gravità. Con esso, infatti, non soltanto si attacca il rapporto di lealtà e collaborazione tra soggetti fondamentali dell'architettura costituzionale, ma si compie un atto illegittimo e di violazione degli obblighi tra le parti. Siamo in presenza, infatti, di una vera e propria revoca, che incide sul percorso di realizzazione delle 96 convenzioni firmate il 18 dicembre - e concludo - e operanti dal marzo 2018. Vorrei fosse chiaro che stiamo parlando, in tal modo, di 1625 interventi, riferiti a un complesso di 326 comuni, tra i quali 86 capoluoghi e 9 città metropolitane, nelle quali risiedono 120 milioni di cittadini.

Poiché questo impegno a noi sembra del tutto vago e insufficiente, il mio ordine del giorno impegna il Governo ad approvare con la massima urgenza un provvedimento volto a reintegrare le risorse necessarie all'integrale finanziamento delle opere previste dalle convenzioni dei comuni della regione Sardegna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Gadda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/104.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie, Presidente. In un recente articolo comparso sulla stampa, è comparsa una dichiarazione del 2013 del Ministro Di Maio che ricordava che il Milleproroghe è l'ennesima trovata per estorcere soldi agli italiani. Ecco, direi che questa affermazione del 2013, questo auspicio nel 2013, oggi è diventato realtà, perché con il decreto Milleproroghe i fatti sono molto semplici: si mettono le mani nelle tasche degli italiani e in particolare di venti milioni di italiani interessati dal progetto periferie, il più grande intervento strutturale di carattere nazionale, il più grande investimento che riguardava e che riguarda ancora le nostre periferie, le periferie delle nostre città; 326 progetti, 326 interventi, che avrebbero cambiato il futuro delle nostre città e stanziati nei governi Renzi e Gentiloni.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in queste ore ha incontrato i sindaci e ha fatto tante affermazioni differenti. Oggi leggiamo una sua ultima dichiarazione, dove si dice che la prossima settimana si valuteranno le iniziative da mettere in atto, si valuteranno quali progetti potranno proseguire e questo Governo ci ha dato poca fiducia, e la discussione di queste ore ne sta dando evidenza. Ma il bando periferie che cos'è nella sua sostanza? È la più grande opera di ricucitura del nostro Paese, il più grande intervento, dopo la crisi economica che ha colpito le nostre città e i nostri cittadini, per ricucire le nostre comunità. L'intervento sulle periferie evidenzia la complessità delle nostre società: le nostre società, le nostre comunità non si possono ricucire se non si rinnova un rapporto tra le persone e i luoghi del vivere e questo è essenziale.

Io vengo da una città, Varese, che è la città dove la Lega è nata, dove la Lega ha riempito per anni e anni muri con manifesti che gridavano ‘Roma ladrona'; ecco, in queste ore possiamo dire che quel disegno si è completato, perché si sono messe le mani sui soldi dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oggi che siete al Governo potete dire ai cittadini di Varese, che aspettano da venti anni il progetto sulle stazioni della città, che quel progetto può ancora aspettare, un progetto che voi che avete governato la città di Varese per 23 anni e che avete avuto la possibilità di governare comune, provincia, regione e Governo centrale, quel progetto avete detto per 23 anni che poteva aspettare e oggi, col decreto Milleproroghe, dite e dichiarate oggi, con i fatti e non con le parole che avete detto in tutti questi anni, che quel progetto può ancora aspettare; il più grande intervento di ricucitura della città, che andava a sanare una grande frattura tra il centro urbano e la periferia. Voi che parlate di sicurezza, la sicurezza passa anche per colmare quella frattura, quel degrado urbano che è legato a luoghi non vivibili. Il progetto delle stazioni di Varese è un grandissimo intervento che unisce verde urbano, mobilità sostenibile, che consentirebbe ai cittadini di Varese di potersi muovere con una diversa viabilità all'interno della città, che consentirebbe ai cittadini di Varese di poter raggiungere l'ospedale della città e che consentirebbe ai cittadini e agli anziani di Varese di avere un nuovo centro diurno, perché quando si dice ‘prima gli italiani' e quando si dice di agire nell'interesse degli italiani, bisogna dire quali sono le priorità e nel caso del bando periferie le priorità erano molto chiare, erano gli ultimi, erano le nostre città, erano i nostri sindaci, e non è questo, evidentemente, l'intendimento del Governo gialloverde (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Rizzetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/20.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Presidente, vede, l'esercizio della democrazia, anche in questo caso della democrazia parlamentare, è sicuramente difficile, è sicuramente un passaggio complicato, questo è poco ma sicuro. Chiunque abbia calcato e seduto su questi banchi per qualche giorno, per qualche mese o addirittura per qualche anno, lo sa.

E sotto questo punto di vista mi sento di intervenire, a quest'ora di notte, proprio per ricalcare quanto effettivamente è già espresso da qualche mio collega. Il mio gruppo parlamentare vuole di fatto esprimere, non soltanto all'interno di queste quattro mura parlamentari, ma anche, qualora ce ne fosse la possibilità, ai nostri concittadini.

Prima ho parlato di democrazia parlamentare, che è fatta di contraddittori, è fatta di discussione, è fatta di dibattito, è fatta di interlocuzione. Etimologicamente sono tutti i temi che non ci ritroviamo a svolgere in quest'Aula e a quest'ora, poiché di fatto siamo da soli in quest'Aula. Il Governo è poco presente, e devo dire che è presente soltanto per quanto riguarda la Lega e non per quanto riguarda il MoVimento 5 Stelle, ma in questi ambiti avremmo voluto applicare un contraddittorio importante anche con coloro che stanno portando a casa questo pessimo provvedimento. Non ci è possibile, di fatto ci stiamo parlando addosso, Presidente.

In questo momento è quindi chiaro che è precluso alle opposizioni di fare il proprio lavoro, di svolgere la propria missione, di cercare di ampliare, di rendere più virtuoso, di aiutare il dibattito e lo stesso testo del provvedimento ad oggi ancora in esame. Quando parliamo di temi, Presidente, anche in seno al decreto “milleproroghe”, non parliamo di temi di poco conto, parliamo di temi importanti, non tanto per noi che stiamo qui dentro, ma, come prima ricordato, per i nostri concittadini, che qualcosa in più si aspettavano da questo Parlamento. Quindi parliamo di insegnanti, parliamo di sindaci, parliamo di bambini, e quindi di minori, parliamo di lavoratori, parliamo di pubblica amministrazione: tutti i temi che in questo caso la maggioranza sta svilendo, perché gli unici che stanno discutendo dopo quattordici e più ore d'Aula qui alla Camera dei deputati sono le opposizioni! Presidente, sono orgoglioso nel dirle che attualmente il gruppo proporzionalmente più rappresentato è quello di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dicevo, Presidente, che dopo quattordici ore di dibattito, dopo molti giorni di discussione presso le Commissioni deputate a poter legiferare rispetto ad argomenti sicuramente di interesse e molto importanti, siamo qui di notte a causa di una forzatura, e questa forzatura, mi dispiace, proviene da una forza politica ben precisa, che si chiama MoVimento 5 Stelle. Colleghi, senza infierire, se posso riferire questo concetto, dico che andare a sviluppare una seduta fiume svilisce tutto il Parlamento, svilisce, come prima detto, tutto il dibattito parlamentare, non fosse altro che molto spesso la seduta fiume viene svolta di notte. Quindi, questo passaggio è un pessimo passaggio per la democrazia parlamentare. È un pessimo passaggio perché molto probabilmente domani mattina qualcuno si sveglierà e inizierà a fare dirette Facebook, inizierà a fare agenzie di stampa, cosa che evidentemente non si può fare di notte, quando una persona normale di fatto va a dormire. Quindi, alcuni gruppi qui dentro hanno sostituito quello che noi chiamiamo democrazia parlamentare con un mero aspetto mediatico. È sacrificata la democrazia parlamentare, avete di fatto scambiato il Parlamento per una vetrina, per una vetrina pubblicitaria. Allora, chiudendo, Presidente, e ringraziandola, vorrei dire a questo gruppo parlamentare che non era così una volta, e che dopo aver forzato sulla seduta fiume voi avreste dovuto essere qui tutti, e non venti deputati su 221 eletti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non era la vostra cifra, non erano le vostre percentuali: siete in venti su 221 eletti!

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiudo, Presidente, ricordando anche a lei che era su questi banchi quando noi facevamo l'ostruzionismo ora su ora difendendo la Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie…

WALTER RIZZETTO (FDI). …difendendo la democrazia parlamentare e difendendo…

PRESIDENTE. Grazie. Il collega Bordo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/33.

MICHELE BORDO (PD). Signora Presidente, colleghi, anche quest'anno, come sempre, il Parlamento è chiamato ad affrontare il “milleproroghe”: che cos'è il “milleproroghe”?

È il simbolo della politica che non sa fare il proprio mestiere, di quella politica che non affronta i problemi, che aggira gli ostacoli e liscia il pelo a clientele e gruppi di interesse. Un decreto-legge così eterogeneo e multiforme non dovrebbe nemmeno esistere, ma quando l'inefficienza amministrativa sposa l'interesse a far passare favori e “marchette” dell'ultimo minuto, ecco che puntuale, ogni fine anno, arriva appunto il “milleproroghe”. Chi dichiarava tanto in quest'Aula? Il collega del MoVimento 5 Stelle Federico D'Incà. Voi stavolta non l'avete soltanto ripresentato, ma addirittura lo avete presentato in anticipo, a settembre, a dimostrazione del fatto che c'è una differenza enorme tra il fare ogni giorno propaganda e misurarsi invece concretamente con il Governo del Paese, che è una cosa molto più seria di quello che ogni giorno si è abituati a dire pubblicamente su cui prendete in giro la maggioranza degli italiani del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

L'Italia è un Paese straordinario, tra i più belli del mondo, per arte, cultura, storia, borghi, periferie, monumenti, opere d'arte, ma è anche un Paese molto fragile. Fragili sono le nostre periferie, che in molti casi sono abbandonate al degrado urbanistico e sociale, dove spesso mancano i servizi essenziali, luoghi di aggregazione sociale e culturale, realtà nelle quali molto spesso prospera la criminalità organizzata. Per far fronte a questi disagi, i Governi di centrosinistra negli anni scorsi hanno scelto di investire, con il cosiddetto bando periferie, circa 2 miliardi di euro. Con quale obiettivo? Con l'obiettivo di fare la riqualificazione urbana, rendere più sicure le nostre periferie, le periferie di molte aree metropolitane, città capoluogo del nostro Paese. Molti hanno già detto quali sono i numeri del “bando periferie”, quanti soldi sono stati investiti, quanti comuni sono stati coinvolti: 326. Questo Governo, attraverso il provvedimento che stiamo discutendo, ha invece ha fatto una scelta senza senso, senza nessuna ha ragione: ha scelto di cancellare queste risorse. E i comuni, improvvisamente, da un giorno all'altro, si sono trovati costretti a rinunciare a risorse economiche, pur in presenza di convenzioni, di atti esecutivi, di progetti che meritavano soltanto di essere concretizzati e resi esecutivi.

In particolare, la revoca dei finanziamenti di cui stiamo parlando renderà impossibile la realizzazione di un progetto per 18 milioni di euro nel comune di Foggia (sindaco di centrodestra), dove noi avremmo voluto recuperare due quartieri molto difficili, il CEP e il quartiere Candelaro, recuperando una scuola abbandonata, un mercato in disuso, realizzando una viabilità che tenesse assieme i due quartieri. Con questa scelta voi cancellate questa possibilità, in una realtà che è già molto difficile, come raccontano…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MICHELE BORDO (PD). Ho ancora cinque secondi. Il Governo ha dato una risposta con l'accordo dell'altra sera con l'ANCI, una risposta che, per quanto ci riguarda, è assolutamente insufficiente…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

MICHELE BORDO (PD). Ecco perché riteniamo con la massima urgenza che arrivi un provvedimento finalizzato a recuperare queste risorse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Collega Ceccanti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/31.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie signora Presidente. Se una qualsiasi persona volesse farsi un'idea autonoma da quelle che noi esponiamo qui, sulla forzatura della seduta fiume, avrebbe un sistema semplicissimo: aprire la homepage del Senato della Repubblica. Cosa dice la homepage del Senato della Repubblica in alto? Decreto-legge proroga termini. L'Assemblea di Palazzo Madama, come stabilito dalla capogruppo di giovedì 13 settembre, a partire da mercoledì 19 settembre, alle 18, sarà impegnata nella discussione del proroga termini. Va in Aula mercoledì 19 settembre alle 18.

E voi, per un provvedimento che va in Aula al Senato mercoledì alle ore 18, fate questa forzatura della seduta fiume? È la smentita più radicale a qualsiasi giustificazione voi volete portare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Per di più, questo è un fiume inquinato dalla sorgente, perché sappiamo che questo decreto 25 luglio è sorto misteriosamente il 24 con la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La fiducia sul nulla, su un testo che non esisteva.

Ma forse, al Ministro Fraccaro, piaceva molto il termine fiume per la “F” maiuscola. La Costituzione della città libera di Fiume del 1920 recita, infatti, all'articolo 2 che la Repubblica del Carnaro è una democrazia diretta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico- Dai banchi del gruppoFratelli d'Italiasi scandisce la parola: Fiume!) e all'articolo 45 prevede il mandato imperativo.

Evidentemente si è sentito molto vicino a Fiume. Il testo è molto bello, lo trovate in italiano, è suggestivo. Certo, non c'entra nulla con le democrazie liberali, è distante persino più di Orban dalle democrazie liberali. Lo trovate sul sito delle costituzioni storiche dell'università di Torino, che ha tutte queste costituzioni storiche, molto utili dal punto di vista culturale.

Fatta questa digressione sui fiumi ingiustificabili, inquinati e non democratico-liberali, sui 45 milioni sottratti a Pisa, ha parlato per ultima oggi la collega Ciampi, volendo inserire un elemento di divertimento in questa seduta, che non è tanto divertente per i motivi dichiarati. Forse nemmeno il collega Romano, che è di Livorno, se avesse presieduto il Governo, avrebbe sottratto così 45 milioni alla città di Pisa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ecco, quindi, siamo veramente al di là del bene e del male.

Ora io vorrei dire questo, in conclusione. Oggi abbiamo avuto la dichiarazione divaricanti del Presidente del Consiglio, che continua a fare promesse varie, e una dichiarazione sprezzante del Vicepresidente del Consiglio, che sostiene di avere bloccato questi progetti, perché sarebbero progetti alla renziana, con disegnini su fogli di carta, dove la cosa che emerge è il disprezzo politico verso le altre parti politiche. È quello stesso disprezzo che oggi vi ha portato, nella sola giornata di oggi, ad attaccare il governatore della Banca centrale europea e a sollecitare, in maniera forzata, le dimissioni del presidente della Consob (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma voi credete di aumentare il prestigio dell'Italia in questo modo? Con questa faziosità estrema? L'Italia in cui siamo tutti dentro, di maggioranza e di opposizione, andando avanti così, voi indebolite. Non solo le periferie: indebolite la credibilità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Colaninno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/123.

MATTEO COLANINNO (PD). Presidente, onorevoli colleghi, l'inopinato stop del decreto milleproroghe al programma straordinario di intervento per la riqualificazione delle periferie si è abbattuto anche sul comune di Belluno. Il progetto Belluno, da periferica del Veneto a capitale delle Dolomiti, approvato due anni fa, include una serie di importanti interventi sul territorio: il parco delle fontane di Nogarè, la ciclovia urbana, il Lido di Belluno, nuove attività a servizio della Piave, la ristrutturazione della scuola Gabelli, il Salone dei gesuiti, la cittadella della sicurezza e molti altri progetti ancora.

Il progetto Belluno è stato oggetto di un'apposita convenzione, siglata tra la Presidenza del Consiglio e il comune di Belluno, approvata lo scorso gennaio. Il finanziamento, di cui il progetto avrebbe dovuto beneficiare, è pari a 18 milioni, a cui si sarebbero aggiunte risorse ulteriori, a carico dello stesso comune e di altri soggetti, pubblici e privati, che avrebbero portato l'impegno a superare complessivamente i 35 milioni.

Il senso di questo ordine del giorno punta a ripristinare quelle risorse e quella certezza necessaria al finanziamento delle opere previste dalla convenzione, che il decreto ha bloccato per due anni. Una decisione improvvida, che impatta sul presente e sul futuro. Una scelta profondamente sbagliata, che ha creato un grave vulnus, non soltanto sul piano della leale collaborazione tra istituzioni, ma anche sul piano della credibilità, perché è davvero insostenibile innestare la marcia indietro dinanzi ad atti ufficiali.

Pacta sunt servanda, i patti devono essere rispettati, perché quando un patto viene tradito, allora, c'è spazio solo per il sospetto, la sfiducia e l'incertezza. Sospetto, sfiducia e incertezza che, a ben vedere, costituiscono il substrato che caratterizza il bilancio dei primi cento giorni del Governo Cinquestelle-Lega.

Il sospetto, ad esempio, che possa esistere una sorta di Spectre, poteri forti internazionali, investitori, istituzioni, operatori di mercato, pronti a ordire un presunto complotto ai danni dell'Italia: notoriamente è il miglior modo per precostituirsi un alibi, in caso di fallimento del mandato politico.

La sfiducia nel mondo dell'impresa, figlia di un pregiudizio che tende a considerarla, non come un soggetto insostituibile di produzione di ricchezza e di lavoro, che ricopre un ruolo centrale per il nostro Paese e per la sua economia, ma alla stregua di un covo, in cui abbondano rapaci speculatori e sfruttatori. La sfiducia, che porta a dire “no” a tutto o a quasi tutto, quasi consolandosi che restare fermi sia cosa buona e giusta per lo sviluppo di questo Paese.

L'incertezza, scatenata da promesse elettorali folli e decisamente insostenibile per le finanze pubbliche. Se scatta l'allarme tra coloro che sottoscrivono ogni giorno 400 miliardi di titoli del nostro debito ogni anno, allora lo spread sale, scaricando il costo su famiglie, che pagheranno rate dei mutui più cari, imprese, che pagheranno oneri finanziari più costosi e a cui verranno richieste anche maggiori garanzie per far fronte ai loro finanziamenti, e bilancio dello Stato, alimentando così un rischiosissimo circolo vizioso. L'incertezza vergognosa prodotta a proposito delle vaccinazioni e delle certificazioni, necessarie a comprovarne l'obbligatoria effettuazione. Abbiamo persino assistito allo sdoganamento del concetto d'obbligo- flessibile, uno splendido ossimoro del tutto incompatibile con una materia così delicata, un'ambiguità insopportabile, perché non possiamo scherzare nemmeno un po' con la salute dei nostri bambini e ragazzi.

Insomma, cento giorni dimenticabili, che avete scelto di fare coincidere con la fiducia sul decreto milleproroghe. Non si può dire, quindi, che abbiate scelto la maniera più commendevole per fare risaltare una ricorrenza così simbolica. In un certo senso, tuttavia, la scelta di porre la fiducia e i contenuti stessi del decreto riassumono efficacemente l'essenza di una maggioranza, quella tra Cinquestelle e Lega…

PRESIDENTE. Concluda.

MATTEO COLANINNO (PD). …che vive di contraddizioni profonde, che adopera scientemente lo scontro frontale e un linguaggio rude, come strategia di confronto….

PRESIDENTE. Collega, concluda.

MATTEO COLANINNO (PD). Concludo… e di interlocuzione, che sacrifica il buon senso e l'utilità di alcuni provvedimenti, in nome di slogan, urlati a ripetizione, che il tempo e le battaglie, che noi faremo dai banchi dell'opposizione, si incaricheranno di smontare, pezzo dopo pezzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega De Menech ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/91.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Ringraziando il collega Colannino, che ha firmato con me un ordine del giorno rispetto alla vicenda di Belluno, mi dà l'occasione, questo ringraziamento, per dire che questo decreto è talmente pieno di errori, che non ci bastano gli ordini del giorno. Questa è la verità: non ci bastano gli ordini del giorno.

La cosa incredibile del decreto nel suo complesso è la velocità del cambiamento che hanno avuto i colleghi parlamentari di maggioranza oggi che quando erano all'opposizione dicevano esattamente il contrario di quello che hanno detto in questa settimana di lavoro, la fiducia, il troncare le discussioni, la seduta fiume e poi tutta una serie di comportamenti all'interno della Commissione che hanno strozzato il dibattito, che ci costringono oggi a discutere dentro gli ordini del giorno e a tentare di modificare nel meglio questo provvedimento. Con questo decreto poi, secondo me, si intravede anche l'allontanamento di questa maggioranza rispetto ai territori, ma non solo un allontanamento, il tradimento rispetto ai territori e li dimostrano due episodi, uno più particolare: io ho prodotto un emendamento che mirava a migliorare ancora di più la capacità operativa rispetto ai mondiali di sci di Cortina, grande obiettivo che il Governo precedente ha portato avanti, con più di 300 milioni di investimento e con norme ad hoc, due commissari, ecco, io avevo proposto di migliorarli, perché tanti cantieri sono partiti, siamo sulla buona strada, dovevamo migliorarli. Ecco, anche in questo caso la maggioranza è stata assolutamente sorda e, allora, col mio ordine del giorno, chiedo non soltanto di pensare a risolvere, concretamente, non con le parole, i problemi dei cittadini e le grandi occasioni di questo Paese. I Mondiali lo sono e guardate che state anche lì discutendo sulle Olimpiadi in quelle zone su quelle splendide zone delle Dolomiti. Dall'altra però c'è anche la richiesta di intervenire concretamente, finanziando ancora questo tipo di grandi eventi e anche qui cercando di smascherare fino in fondo le vere intenzioni di questa maggioranza dall'altra c'è il bando periferia anche lì due grandi preoccupazioni che sono emerse. Guardate che avete rotto il rapporto di fiducia fra lo Stato e gli enti locali, guardate che oggi fra gli uffici ragioneria dei comuni, lo dico soprattutto anche da ex sindaco, c'è il panico perché oggi tocca le periferie e domani? Il bando delle bellezze forse volete toglierlo? Forse il bando delle periferie e sport? Cos'altro volete togliere? Guardate che questo provoca un'incertezza negli uffici tecnici dei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che rallenteranno le opere pubbliche, perché uno dei capisaldi che è la certezza del diritto di un finanziamento, con questo provvedimento, oggi è perso e guardate che questo è un atto grave, molto grave per la stabilità dei rapporti. E poi un altro elemento che è tipico di questa maggioranza, voi cercate anche qui il nemico, mettete i comuni grandi contro i comuni piccoli, è il vostro modo, esattamente come cercate di mettere le persone, la comunità, una contro le altre, ecco anche qui con una grande falsità, semplicemente perché avete perso il rapporto del territorio. Nel bando periferie la stragrande maggioranza dei progetti avevano una visione di area vasta e ve lo dirò nel particolare. A Belluno, lo ha citato prima il collega, il bando prevedeva il rifacimento della stazione, ma guardate che in un comune capoluogo la stazione è quella stazione in cui ci vanno tutti gli studenti delle scuole superiori di quella provincia, soprattutto nelle piccole città, e allora quel beneficio va a una collettività estesa e quando si rifà la pista ciclabile del comune di Treviso lungo il Sile, a Treviso c'è un certo Conte che governa, non è il Premier, ha lo stesso nome, ma il nuovo sindaco di Treviso, che è leghista e quando si rifà quella, parlate col vostro sindaco se ha il coraggio di intervenire contro il proprio partito, perché quando si rifà quella pista ciclabile, è un nodo centrale per mettere in comunicazione l'intera provincia e tutta la rete ciclabile del Veneto. Allora, voi questo state togliendo, facendo passare un altro messaggio distorto, come dicevo prima, i comuni grandi contro i comuni piccoli. i sindaci però lo hanno capito e quindi sarà compito nostro stimolarvi e mettervi alle strette per ricucire quel rapporto di fiducia fra lo Stato centrale e i comuni e guardate che per ricucire il rapporto di fiducia non bastano le promesse, i sindaci e i cittadini italiani hanno bisogno dei fatti. Mi pare che siete più impostati nelle chiacchiere piuttosto che nei fatti e nelle risposte complete da dare a questo Paese(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Mauro Del Barba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/29.

MAURO DEL BARBA (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 29, a mia prima firma, per impegnare il Governo a reintegrare le risorse sul bando periferie, in particolare per la città di Sondrio. Badi bene, parliamo di periferie di una città di montagna, quindi uniamo il tema delle periferie al tema della montagna, periferia nel territorio italiano. Vi è già stato ricordato dai numerosi interventi dei colleghi come la scelta fatta dal Governo è una scelta che lede il rapporto di leale collaborazione tra gli enti, bene questo è stato detto in tutte le salse, però io vorrei sottolineare altri aspetti in merito alla gravità di questa scelta, vorrei che i cittadini, in particolare della città di Sondrio, capissero la gravità e non solo il fatto che gli viene tolta una cifra importante pari a 12 milioni di euro, ma tornerò poi sulle opere. In particolare, come primo aspetto, la gravità consiste nel fatto che questo intervento toglie soldi alla sicurezza e al diritto di vivere bene nelle periferie, che sono i luoghi in cui è necessario operare in condizioni di integrazione con gli immigrati di varia natura, che spesso in quelle zone si stabiliscono. Alla fine del mio intervento vorrò proprio leggere i nomi letti ai citofoni di alcuni di quei palazzi, per dimostrare quanto ho appena detto, ma c'è un altro motivo di gravità. Vedete, molti hanno parlato di taglio, questo non è un taglio. Mi fa piacere vedere in aula il Viceministro Garavaglia, perché ricordo benissimo, nella scorsa legislatura, le notti passate insieme quando, presentandosi a nome delle regioni, protestava violentemente perché noi aumentavamo di un miliardo il Fondo sanitario nazionale e lo chiamava taglio, lo chiamava taglio perché l'aumento era minore di quello previsto negli anni precedenti. Bene, i tagli sono qualche cosa di grave, ma che la politica contempla. Allora, il Viceministro Garavaglia riuscì a improvvisare una violenta e vibrante protesta per un aumento e se il viceministro fu capace di protestare per un aumento di un miliardo di un fondo, cosa dobbiamo fare ora noi, che non siamo di fronte a un taglio, non è un taglio questo è un furto, è un furto perché toglie soldi già destinati già allocati, toglie soldi già convenzionati già presentati ai cittadini, con cantieri già avviati? Quei soldi erano già nei bilanci dei comuni, nottetempo sono stati sottratti agli enti locali. Ma c'è un terzo fattore di gravità che veramente indispone, ed è il fatto che questo è un atto vigliacco compiuto nel cuore dell'estate compiuto ingannando con le parole, facendo intendere che le conseguenze fossero un altre, portando addirittura il Senato a votarlo all'unanimità grazie alle parole sempre del Viceministro Garavaglia che garantiva certi effetti che poi si sono dimostrati falsi. I sindaci, con noi, in queste settimane sono scesi in piazza. Noi qui abbiamo difeso la loro azione, ma soprattutto un atto vigliacco, perché l'ambiguità è proseguita nei giorni scorsi, abbiamo assistito al reiterarsi di promesse, promesse che erano chiaramente vane, perché ogni giorno variavano, ogni giorno una promessa diversa, gli stessi sindaci, quando sono usciti da Palazzo Chigi non sapevano più che cosa gli fosse stato promesso, ma abbiamo superato il ridicolo poco fa, con le dichiarazioni del Primo Ministro Conte. Ricordo distintamente che disse che verranno finanziati i progetti in corso, probabilmente diceva in via del Corso, perché non vuol dire niente progetti in corso, ma si è superato, è riuscito a dire i progetti già preventivati. Già preventivati, io sono stato amministratore, assessore al bilancio, ma le assicuro che ho cercato di recuperare nella mia memoria il significato di queste parole, ma voglio dire al Primo Ministro Conte: ma mi faccia un preventivo, ma per piacere non ci prenda in giro e non prenda in giro i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Veniamo al tema. In Lombardia parliamo di 63 milioni rubati nottetempo alle casse degli enti locali e con i fondi privati fanno 103 milioni. Avrò modo di spiegare nella replica, signora Presidente, cosa significa questo per la città di Sondrio ma, come le dicevo, questi soldi tolti alla sicurezza sono soldi tolti prima di tutto a delle famiglie, possiamo leggere i loro nomi: Colombera, Dalmino, Capella…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

MAURO DEL BARBA (PD). ...Zaccario, non mi fermi sui nomi delle famiglie, per favore, Presidente….(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie. Il collega D'Ettore ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/155.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Grazie, Presidente. Intervengo, in particolare, sul bando periferie, ma con una premessa che mi sembra necessaria.

Siamo qui, in questa seduta fiume, così come richiesta ai sensi del Regolamento dalla maggioranza è stato già evidenziata la mancanza di presenza dei colleghi del MoVimento 5 Stelle che hanno molto insistito su questa richiesta (ma io non voglio fare polemica). Ma avete anche insistito sulla questione di fiducia, una questione di fiducia che è stata disarticolata nel modo in cui è stata presentata ed è, direi, extra ordinem perché ho sentito tanti richiami al Regolamento ma l'unico richiamo che non è stato fatto - e in questa fase lo voglio fare prima di entrare nel tema del bando periferie - è quello dell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione. Lo faccio perché era lei a presiedere come Vicepresidente. L'articolo 77 della Costituzione, secondo comma, ci dice molto chiaramente che appena è adottato il decreto-legge viene immediatamente trasmesso alle Camere e, quindi, è competenza di chi presiede la Camera di fronte alla posizione della questione di fiducia su un'autorizzazione del 24 luglio, quando il decreto porta la data del 25 luglio, verificare la data nella quale è stato portato il decreto adottato sulla base dell'autorizzazione alla posizione dalla fiducia alla Camera e al Senato (ed era un suo dovere farlo).

Io avevo chiesto di parlare in quella fase e lei ha ritenuto di non darmi la parola, chiudendo e dicendo che la decisione era un interna corporis del Governo. Però, non era un interna corporis del Governo. Invece, era sua facoltà e dovere di andare ad appurare quando, in base all'articolo 77 della Carta costituzionale, era stato adottato il decreto e, quindi, depositato alle Camere. È un principio che non ha bisogno solo dei regolamenti parlamentari, che sono i veri interna corporis della Camera, ma ha sufficiente richiamo nella norma costituzionale. Il 24 luglio è stata data la cosiddetta facoltà di autorizzazione ai fini della posizione della questione di fiducia, dopodiché il 25 luglio è la data di pubblicazione del decreto-legge. Io credo che un qualsiasi studente di giurisprudenza sarebbe stato semplicemente bocciato di fronte a una simile affermazione e di fronte ad un'evidenza che è quella della esistenza dell'atto, ufficialmente del decreto-legge, il 25 luglio e non il 24 luglio, perché solo in quella data poteva essere consegnato alle Camere e non prima.

Detto questo, visto che non mi ha consentito di dirlo la volta precedente e visto che, nonostante la questione di fiducia posta dalla maggioranza e nonostante oggi stiamo a restringere i diritti della minoranza con questa “seduta fiume”, non c'è nessuno della maggioranza ad ascoltarci, sul bando periferie continuo a dire quello che abbiamo detto in base al mio ordine del giorno n. 9/1117-A/155. Speriamo quantomeno che il Governo voglia - e ho chiesto anche risposta in occasione del mio intervento come relatore di minoranza - quantomeno decidere di far fronte alle esigenze che nascono per il bando periferie dalle convenzioni stipulate, perfette e già eseguite e che hanno avuto esecuzione, appunto sulla base dei progetti esecutivi presentati e sulla base della comunicazione alla Segreteria generale della Presidenza del Consiglio del 7 agosto 2018, e siano eseguiti almeno quei bandi che erano stati conclusi con convenzioni perfette e che siano non definanziati ma finanziati. Poi, era semplicissimo accettare questo fatto con un semplice emendamento, perché questo Governo aveva chiesto ai comuni di dare esecuzione con questi progetti a quella che era la convenzione. Una convenzione perfetta è un atto negoziale ed è la prima volta che c'è una norma che interviene in maniera diretta su un atto negoziale perfetto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), eseguito e che ha determinato effetti sulla base di una procedura amministrativo-contrattuale determinata con la Presidenza del Consiglio dei ministri, anche con la vostra Presidenza del Consiglio dei ministri. Al Presidente Conte glielo chiederemo e gli chiederemo conto di questo quando verrà, quando ci darà modo di vederlo in Aula. Io lo vedevo tante volte all'università di Firenze ma ora è scomparso mentre fa il Presidente del Consiglio e lo vedevo di più all'università (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ora mi sembra anche evidente ricordare - e lo dico - che sulle banche abbiamo fatto un emendamento. Io mi ricordo di fronte a Banca Etruria che Di Battista voleva buttare giù la banca, la voleva buttare proprio materialmente. Urlava: “Sarete tutti rimborsati”. Ora se n'è andato non so dove, ma nessuno degli altri del MoVimento 5 Stelle parla più delle banche e degli azzerati (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Nessuno ha voluto far passare i nostri emendamenti per le banche, non solo per Banca Etruria ma anche per le banche venete. Ora non abbiamo nessuno che ci ascolta, nessuno che replica del MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Avete fatto campagna elettorale su questo tema. Volevate buttare giù le banche, facevate le manifestazioni.

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Non ho visto un solo atto se non quel 30 per cento che viene dato così, come piccola soddisfazione a qualche risparmiatore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)….

PRESIDENTE. Grazie, collega.

Il collega Marco Di Maio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/103.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare l'ordine del giorno a mia prima firma ma anche perché non mi è stato possibile prendere la parola né in discussione sulle linee generali, dove la maggioranza ha imposto la “tagliola”, perché non è vero quello che è stato detto in quest'Aula che non si è fatto ricorso a questo strumento previsto dal Regolamento che purtroppo ha impedito a molti colleghi di poter parlare, e poi con la posizione della questione di fiducia un'altra volta non ho potuto illustrare gli emendamenti di merito che avevo presentato assieme a quelli di molti altri colleghi che avevano lo scopo di provare a proporre qualche modifica migliorativa di questo decreto.

Con questo ordine del giorno chiedo al Governo di impegnarsi ad adottare in tempi rapidi un provvedimento specifico per assicurare il finanziamento integrale di tutte le opere previste dalla convenzione firmata tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e il comune di Forlì, così come lo chiediamo anche per gli altri comuni romagnoli, Cesena, Ravenna e Rimini, e così come abbiamo fatto per tutti i 96 comuni italiani - comuni città e metropolitane italiane - che con l'approvazione di questo decreto vedranno mettere in discussione un miliardo 600 milioni di euro destinati alle città e alle periferie. Questi finanziamenti in Romagna valgono per 40 milioni di euro e, se confermati, consentirebbero di attivare altrettanti milioni di euro che permetterebbero di realizzare opere da lungo tempo attese.

Devo dire che mi sorprende il silenzio con il quale i colleghi parlamentari eletti in Romagna stanno assistendo allo scippo che si sta perpetrando ai danni dei cittadini, perché forse ciò che non è chiaro a questo Governo e a questa maggioranza è che il problema non è legato solo ai finanziamenti diretti dello Stato ma anche al fatto che tutti i progetti finanziati sono integrati con altri progetti e altre opere cofinanziate da altri soggetti, sia pubblici sia privati. Ci sono di mezzo aziende dello Stato, ci sono di mezzo enti regionali, ci sono di mezzo fondazioni bancarie, università, multiutility, imprese private. Sono investimenti che creerebbero opportunità per le aziende, posti di lavoro e occasioni di crescita.

I membri del Governo e i parlamentari che rappresentano la maggioranza di questo Esecutivo hanno detto, rigorosamente fuori da quest'Aula, che quelli del bando periferie erano soldi sui quali non c'era la copertura, che erano spot elettorali, che erano “marchette”, slogan, mangiatoie, parole false e prive di senso. Erano e sono progetti molto concreti che riguardano le persone in carne ed ossa e la Romagna da questo punto di vista è esemplificativa. Ad esempio, a Forlì con questo decreto, con l'approvazione di questo decreto si mette in discussione un progetto molto concreto che è quello del completamento del campus universitario frequentato ogni giorno da migliaia di studenti e senza questo finanziamento quel campus non si potrà realizzare e questo è un progetto molto concreto e non fatto su carta di formaggio, come ha detto il Vicepremier Salvini, ma è molto concreto perché ci sono i progetti e ci sono i rendering. È molto concreto il progetto di riqualificazione di piazza Guido da Montefeltro, è molto concreto il progetto del San Giacomo, è molto concreto il progetto di realizzazione di Porta Schiavonia, è molto concreto il recupero dell'ex asilo Santarelli, è molto concreto il progetto di recupero e di riqualificazione dell'area del Foro Boario.

E sempre per rimanere in Romagna, con questo decreto si mettono a rischio i 2 milioni di euro che consentirebbero alla città di Cesena di realizzare il progetto delle tre piazze. Anche qui qualcosa di molto concreto e questo è il rendering di quello che avverrebbe su piazza Bufalini. E, ancora, abbiamo altri esempi in Romagna di quello che comporterebbe l'approvazione di questo decreto: a Ravenna verrebbero a mancare 12 milioni 800 mila euro che servirebbero per realizzare il progetto della nuova darsena e anche qui il progetto è in stato avanzato ed è pronto ad essere realizzato (è un progetto atteso da molti anni dai cittadini ravennati). E poi a Rimini l'impatto sarebbe persino maggiore, perché qui avremo 18 milioni di euro che verrebbero a mancare, 18 milioni di euro che servirebbero per riqualificare tutta l'area nord della città e anche qui progetti concreti, progetti esecutivi, progetti che sono pronti per essere messi in cantiere. Qui avremo un taglio che consentirebbe - e non so con quale vanto potreste andare dai cittadini riminesi - di eliminare 6,1 chilometri di lungomare riqualificato, sei chilometri di piste ciclabili, 41.500 metri quadri in meno di asfalto. Quindi, si andrebbe a riqualificare un'intera area. Voi con questo decreto state togliendo soldi alle città, state disattendendo le promesse che avete fatto e lo state facendo a danno di cittadini, imprese e persone per la sola furia di cancellare quello che è stato fatto dei vostri predecessori.

E non ci accontentiamo delle promesse che sono state fatte dal Presidente Conte, che sono promesse non scritte da nessuna parte e che non hanno alcun atto. Vigileremo sull'impegno che si è assunto di approvare - e vado a concludere, Presidente -…

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 1,10)

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO DI MAIO (PD). …di approvare la prossima settimana un provvedimento ma non possiamo aver fiducia in un Governo che per prima cosa disattende i patti sottoscritti dai sindaci, che sono i rappresentanti dei cittadini così come lo siamo noi in quest'Aula, e dallo Stato. Disattendendo e violando tale principio è minato alle fondamenta uno dei cardini della nostra Costituzione: il rapporto fiduciario tra Stato centrale e territori che sta alla base di tutto. Se esso viene a mancare, non possiamo certo fidarci di una promessa campata per aria e fatta solo per uscire da un angolo mediatico cui vi siete ficcati da soli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/101.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, signor Presidente. Intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/101 e per ringraziare la passione e la competenza con la quale i miei colleghi del Partito Democratico stanno cercando di far cambiare idea al Governo. Provo per loro un affetto speciale perché loro credono ancora che con l'azione politica si possa far cambiare idea a qualcuno, che la serietà in fondo paga. Vedete, colleghi, io ho la fortuna di vivere in una città, Torino, amministrata da una sindaca a Cinquestelle, Chiara Appendino, che nel 2016 fece una campagna elettorale tutta incentrata sulle periferie. Disse che per ventitré anni il centrosinistra e i sindaci di centrosinistra non avevano fatto altro che abbellire il centro e lasciare il degrado nelle periferie. Aveva detto: ci sono molte code ai musei ma purtroppo ci sono molte code alla Caritas; una volta che sarò eletta io, spariranno le code alla Caritas e Torino sarà più equa. Benissimo, non so se siete stati ultimamente nella mia città: sono sparite le code ai musei perché non si fa più un evento neanche a pagarlo - avevamo la possibilità di fare le Olimpiadi praticamente a costo zero, avendo noi tutti ancora le attrezzature del 2006, ma la loro incapacità politica di fare un progetto serio ha fatto sì che abbiamo trovato una candidatura a tre per riuscire a uscire dall'impasse - ci sono le code alla Caritas e, per quanto riguarda le periferie, avevate i soldi del Governo Renzi e Gentiloni, non si chiedeva altro che spenderli e, invece, no li cancellate con un colpo di mano. Io mi aspettavo una dichiarazione di sdegno da parte di chi aveva fatto tutta la campagna elettorale sulle periferie e ogni tanto va anche a giocare a pallavolo in qualche giardinetto, la mia sindaca delle periferie, per dimostrare quanto gli sta a cuore e, invece, niente: la troviamo in una intervista dire che in un primo provvedimento utile finalmente un Governo serio risolverà il problema delle periferie. Il provvedimento utile era quello in esame, ce l'avevamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), avevamo già anche i soldi del Governo Renzi e del Governo Gentiloni che voi avete spazzato via. Ce l'avevate già i soldi, non bisognava inventarli, c'era già tutto scritto: forse non si sono capiti i disegnini di Renzi. Salvini, glieli facciamo capire; li hanno fatti capire i sindaci con progetti seri e dire che quella era una “renzienata” è offensivo nei confronti di amministratori locali anche del suo partito che con quei soldi ci avevano creduto e avevano creduto di fare qualcosa di concreto per i loro cittadini. Ma anche in questo caso non ci sorprende: la Lega è il partito più anziano della democrazia italiana perché esiste dal 1993 e, se aveva a cuore le periferie, dal 1993 aveva tutta la possibilità di fare un provvedimento per le periferie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se avete veramente a cuore gli italiani, i 40 milioni che spettano alla città metropolitana di Torino, i 121 progetti, le 11 città che sono dentro quel progetto, i soldi li trovate. Quaranta milioni: mi ricorda un numero i 49 milioni che dovete agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se volete prima gli interessi degli italiani, cacciate fuori i soldi. Per queste finalità i soldi c'erano con il Governo Renzi e Gentiloni e voi li avete spazzati via. Ma non solo: dite che lo farete al provvedimento utile. Da quando siete al Governo ogni volta c'è un provvedimento utile per risolvere un problema: il terremoto e un altro provvedimento; sui vaccini - non ne parliamo - avete fatto tre emendamenti uno diverso dall'altro: li avete tolti, li avete rimessi e poi avete previsto le autocertificazioni. Siete incompetenti ma in una maniera che veramente mi chiedo: ma voi quando andate in televisione e date la colpa al PD…

PRESIDENTE. Deputati…

SILVIA FREGOLENT (PD). …quando andate in televisione e date colpa del PD, ma vi rendete conto di quello che avete fatto con il provvedimento in esame?

Be' i sindaci anche del vostro partito se ne sono resi conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Giacomelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/55.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare l'oggetto e il senso dell'ordine del giorno sottoscritto insieme alle colleghe Serracchiani e Gribaudo. L'oggetto è chiedere al Governo l'impegno a prorogare lo strumento dei voucher post maternità per le donne madri e lavoratrici. Il senso è ricordare ad un Governo distratto che la funzione essenziale delle istituzioni in democrazia è trasformare i bisogni in diritti, di rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione della persona che preesiste anche allo Stato. Se condividiamo questo, riconosceremo che il problema delle donne che non si rassegnano, che non intendono rinunciare ad essere contemporaneamente madri e lavoratrici non è un fatto privato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma è un tema che riguarda un'idea compiuta di cittadinanza e interroga la politica e le istituzioni. I nostri Governi hanno provato a dare una risposta. I voucher per l'asilo nido o il servizio di baby sitting si possono considerare una risposta inadeguata e insufficiente. Il Governo del cambiamento può provare ad andare oltre, a fare di più. È una sfida che accettiamo, siamo pronti a misurarci oppure come sta accadendo con una certa frequenza - diciamo una frequenza crescente e via via che ci allontaniamo dal voto - il Governo può far proprie le scelte dei tanto vituperati Governi precedenti. Quello che non si può accettare è il silenzio che umilia e l'indifferenza che offende. Hanno ragione i colleghi che hanno ricordato i diritti per i bambini alla salute, i diritti dei cittadini delle periferie alla qualità della vita, i diritti dei lavoratori dei call center che voi avete usato e dimenticato. Questo filo unisce tutti gli interventi dei colleghi del gruppo del PD: chiedere al Governo di misurarsi con risposte concrete per le attese e i diritti dei cittadini a partire da quelli più in difficoltà. Lo facciamo non perché preoccupati di recuperare l'immagine dell'Esecutivo - sarebbe un'impresa che va al di là delle nostre forze - lo facciamo perché siamo convinti che questo punto appartiene pienamente alla percezione che i cittadini hanno delle istituzioni, al ruolo e al senso della politica, alla qualità della democrazia che oggi noi avvertiamo più fragile e più esposta. Noi ci ostiniamo a credere che questa preoccupazione, questa tensione appartenga a tutti, opposizione e maggioranza. Aspettiamo, signor Presidente, che il Governo del cambiamento dia una qualche pur minima prova che ci consenta di continuare a pensarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Morassut ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/164.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie, Presidente. Nell'illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/164 che si riferisce al programma di riqualificazione del quartiere di Massimina a Roma, voglio essere molto concreto e anche diretto perché in fondo si parla di territorio, cioè si parla di cose concrete. Che cos'è Massimina? Massimina è quella che un tempo a Roma si sarebbe chiamata una borgata, realizzata negli anni Trenta su impervi dislivelli della zona ad ovest di Roma tra i fiumi Arrone, Rio Galeria, il Tevere e i corsi d'acqua che vengono giù dai laghi di Bracciano e Martignano su arene argillose dalle quali per secoli si sono cavati materiali per costruire edifici, fare strade, mescolare le malte. Da queste cave immense si sono formate delle forme, un paesaggio lunare, meteoritico, dove negli anni Sessanta è stata collocata la più grande discarica europea, la discarica di Malagrotta, chiusa da un'amministrazione di centrosinistra nel 2014, un territorio martoriato dalla natura e dalla storia dove oggi vivono 40.000 romani e che faticosamente progetto dopo progetto, passo dopo passo sta conquistando il diritto ad essere una città.

La decisione del Governo comporta l'interruzione di progetti già avviati da anni e prossimi alla convenzione per realizzare opere di urbanizzazione primaria per 5 mila cittadini e 1500 famiglie, riqualificazione di spazi pubblici, spazi culturali, opere di mitigazione ambientale connesse alla dismissione della discarica. Avete fatto una campagna elettorale riempiendovi la bocca con la parola periferia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma alla prova dei fatti dimostrate di essere nemici delle comunità, soprattutto di quelle che vivono nelle zone più difficili.

La sindaca Raggi, ha chiesto, dopo la costituzione del nuovo Governo, 3 miliardi di euro per la periferia di Roma - cito alla lettera -, ha fatto un pianto greco di due anni e il suo collega Di Maio, Vice Presidente del Consiglio, ha detto letteralmente che ci sarebbe stato il massimo impegno del Governo. La prima risposta che avete dato alla capitale, concreta, è stata quello di cancellare 50 milioni, concreti, veri, per interventi previsti dal bando per la città metropolitana di Roma; uno schiaffo, uno scippo, che ricadrà su Massimina, San Basilio, Trionfale, Valle Aurelia, Boccea, Santa Maria della Pietà, Pratica di Mare, Santa Palomba, Ardeatino, Guidonia, Torre Sant'Antonio, Ponte Dell'Elce, Gregna Sant'Andrea, Torre del Fiscale, Stagni di Ostia, Paglian Casale, e via dicendo; 50 milioni, come i 49 milioni della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lo sa che ci si fa con 49 milioni? Ci si fanno 700 alloggi popolari, ci si fanno 80 asili nido, ci si fanno 200 campi di calcio!

Il ministro Salvini, il Ministro della felpa, ha girato per mesi l'Italia, si è fatto fotografare in ogni città con una maglietta diversa; questo federalismo della felpa adesso è ridicolizzato da queste decisioni, non si cambiano le città con le felpe, si cambiano con i programmi, con i finanziamenti, con i progetti, con la regolarità, la continuità e la serietà delle procedure, questo è un programma, il bando per le periferie è un programma: conoscete il significato della parola programma applicata alla pratica operativa concreta della trasformazione urbana? Un programma che ha degli step, ha dei passaggi, dove si snodano livelli di progettazione diversi, firme di convenzioni, sblocco di risorse, monitoraggi, predisposizione di gare, valutazione di offerte, aggiudicazione, montaggio con le risorse private.

La parola riqualificazione - e concludo, Presidente - non è il risultato di una chiacchiera, di un selfie o di una felpa, e lei che viene da una città difficile dovrebbe saperlo e lo sa benissimo, ma di procedure complesse, che chiedono passaggi veloci, perché i progetti invecchiano e diventano inadeguati. Voi avete compiuto un delitto con questa procedura e cancellando questi fondi, ora noi abbiamo sviluppato un'opposizione - e concludo -, siamo stati vicini ai territori, siamo stati vicini alle città, alle cento città italiane, anche quelle che non governiamo noi, di fatto contro un Governo che si è dimostrato, su questo come su altre cose, centralista e arrogante, tutt'altro che il Governo del cambiamento, un Governo - mi dispiace dirlo e usare parole forti - di ignoranti e di incapaci, che non conosce le cose, che non sa farle e non sa attuarle come è stato nel caso di Genova.

PRESIDENTE. È finito il tempo.

ROBERTO MORASSUT (PD). Noi saremo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane a fianco dei sindaci, a fianco dei cittadini e certamente vigileremo perché il Presidente del Consiglio - davvero ho chiuso - ha annunciato un decreto, ancora una volta una promessa farlocca come quella di Genova, ma i cittadini delle periferie non aspettano decreti, aspettano opere, e le opere e i finanziamenti stavolta c'erano, voi li avete bloccati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Frassinetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/19.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, illustrerò un ordine del giorno con uno scopo e un oggetto molto pragmatico: si parlava di territorio, il territorio mi ha chiesto, con questo ordine del giorno, di trattare la questione dei segretari comunali e provinciali che svolgono dei compiti importantissimi nella burocrazia e nella funzione di assistenza giuridico-amministrativa.

Sappiamo tutti che c'è una mancanza di bandi di concorso e non ci sono assunzioni e pertanto ci sono carenze, ci sono difficoltà e quindi gli enti locali, si sta parlando tutta la sera giustamente delle amministrazioni, delle difficoltà dei sindaci, ma questa è una figura preziosa, una figura che sottende e sta dietro a tante decisioni che sono importanti per i territori. Quindi, con questo ordine del giorno si chiede di far sì che anche i segretari comunali e provinciali, che sono al limite dell'età pensionabile, possano restare in ruolo eccezionalmente e, ovviamente, se lo richiedono, oltre i limiti di età di pensionamento, fino alla scadenza naturale del mandato dell'ente in cui lavorano e in cui prestano il loro servizio.

È un ordine del giorno di buonsenso, che mi auguro che il Governo accolga in maniera netta. Avrei potuto e voluto parlare dell'argomento che più mi preme e mi rendo conto molto importante, come la scuola. I miei colleghi, l'onorevole Bucalo e l'onorevole Mollicone hanno parlato di edilizia scolastica e qui abbiamo avuto, purtroppo, tante carenze, abbiamo visto una proroga di un esame Invalsi per quanto riguarda la maturità, a cui erano ormai abituati gli studenti e anche i professori che si stavano cimentando in questa riforma, che viene invece vanificata, portata in là nel tempo. Per non parlare della problematica dei maestri, che abbiamo ascoltato, che abbiamo incontrato più volte e che si sono visti umiliare con la qualifica di incidente di percorso di un emendamento che in Senato, invece, poteva incidere nelle loro vite allontanando il licenziamento e dando loro l'opportunità di essere inseriti nelle graduatorie. Tutto questo era sicuramente ed è stata un'occasione perduta, un'occasione mancata, ma almeno un attimo di riflessione su uno strumento, su un provvedimento così articolato potrebbe essere fatto in modo da poter accogliere questo ordine del giorno.

È un ordine del giorno - ripeto - di buonsenso, almeno in tante anomalie che ci sono state sia da un punto di vista di metodo, sia da un punto di vista di merito, e avere l'accoglimento di un ordine del giorno che può agevolare, che può dare un po' di vitalità e di funzionamento alle nostre Amministrazioni penso che almeno quello i nostri territori se lo meriterebbero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Nobili ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/163.

LUCIANO NOBILI (PD). Grazie, Presidente. Un provvedimento mostro con cui il Parlamento si piega al Governo: tre anni fa Luigi Di Maio definiva così il decreto Milleproroghe. Poi è arrivato il Governo del cambiamento - cambiamento di faccia! - e su un provvedimento del genere si mette la fiducia, una fiducia al buio, prima ancora di sapere cosa sarebbe finito dentro questo decreto.

I miei colleghi hanno bene illustrato il senso del nostro “no”, un “no” fermo, un “no” convinto, un “no” che ha a che fare con le richieste ignorate delle popolazioni terremotate del centro Italia, un “no” convinto che ha a che fare con i diritti calpestati dei nostri figli e della loro salute, per le scelte incomprensibili, assurde e violente sui vaccini.

Il mio ordine del giorno si concentra in particolare sulla vicenda delle periferie, sulla vergogna del taglio alle periferie. I Governi prima di Renzi e poi di Gentiloni avevano investito e dotato il piano periferie di oltre 2 miliardi di euro, soldi che non erano stati distribuiti a pioggia, soldi che erano relativi a progetti specifici realizzati dalle città, dai sindaci di ogni colore e di ogni partito. Dei progetti hanno vinto quel bando e, siccome le risorse non bastavano a finanziare tutti i progetti ritenuti virtuosi, quei nostri Governi ne hanno cercate altre, di risorse, e le hanno destinate per fare in modo che nessuna città, che nessun sindaco, che nessuna comunità restasse esclusa. La cancellazione di questi fondi è una vergogna per alcune ragioni precise: prima di tutto perché toglie risorse fondamentali alle città, che sono la chiave per il futuro del nostro Paese.

È una vergogna - è stato già detto - perché rompe in maniera gravissima il patto istituzionale fra lo Stato e i nostri comuni. I sindaci sono venuti a Palazzo Chigi con la fascia tricolore, hanno firmato le convenzioni col Presidente del Consiglio, hanno avviato i progetti, li hanno resi esecutivi, hanno assoldato professionisti per realizzarli, e oggi vengono abbandonati davanti alle loro comunità, al punto che, se non metterete rimedio a questo scempio nelle prossime settimane, come dite di voler fare, quegli stessi sindaci, sindaci di ogni colore e di ogni forza politica, verranno davanti ai palazzi delle istituzioni, ai palazzi del potere che oggi occupate e vi restituiranno le loro fasce, perché si tratta di uno sfregio al rapporto con i nostri comuni, che sono le istituzioni in prima linea di fronte ai problemi delle nostre comunità.

È grave ed è una vergogna perché è un attentato alla sicurezza nelle nostre città, perché la sicurezza non si garantisce distribuendo armi ai cittadini, come dite di voler fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), la sicurezza delle nostre città si garantisce costruendo bellezza, rigenerazione, civiltà, facendo uscire le zone più degradate delle nostre città dalla condizione in cui si trovano. Ed è vergognoso perché di periferie vi siete riempiti la bocca per anni. Il 25 agosto 2016, la sindaca della mia città, Virginia Raggi, diceva: abbiamo approvato le delibere per la riqualificazione delle periferie, sono bandi che ci consentiranno di accedere ai fondi per ricucire il tessuto urbano, ora vogliamo vedere se il Governo Renzi accoglierà le proposte di Roma! Il 9 novembre 2017 ha detto: dal primo giorno di mandato abbiamo prodotto uno sforzo enorme per affrontare le criticità nelle periferie, ma abbiamo bisogno del Governo, che ci risponda il Governo. Luigi Di Maio, il 24 marzo dello stesso anno, ha detto: quello che potremo fare noi nelle città che governiamo è fermare il degrado nelle periferie; noi non siamo contro le grandi opere, ma se ci sono risorse da investire, queste vanno investite nelle periferie. E oggi che succede? Ci vanno Virginia Raggi e Luigi Di Maio dai cittadini del Tiburtino III, del Corviale, della Massimina, della Laurentina, del Forte Boccea e Trionfale, di San Basilio, a dirgli che questi 22 milioni non ci sono più, che sono spariti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Sono circa la metà dei 49 milioni che sono spariti in Lussemburgo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e questi fanno la stessa fine. Glielo dicano Virginia Raggi, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che quei progetti erano “marchette”, come la Lega li ha definiti in quest'Aula; che erano disegnini di carta fatti per gli amici degli amici, come ha detto il Ministro Salvini oggi. Ditelo, alle nostre periferie, che la loro pacchia è finita. Le periferie che tradite sono il futuro delle nostre città, lì si concentrano le frustrazioni, le rabbie, le energie e le passioni delle nostre comunità. Le avete abbandonate, e lo fate cinicamente, dopo aver raccolto consenso lì, e lo fate cinicamente qui, di notte, perché di notte pensate che i furti passino inosservati, perché pensate che di notte fuori di qui non si accorgano di quello che state facendo. Noi siamo qui e resteremo qui. La maggioranza non c'è, i Cinquestelle sono rimasti appunto cinque stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi siamo qui a difendere anche i sindaci della Lega, anche i sindaci dei Cinquestelle, perché le nostre comunità sono più importanti di questa vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Il deputato D'Attis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/149.

MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, colleghi, deputati, signor Ministro, signori del Governo, io tenterò brevemente di descrivere l'ordine del giorno da me sottoscritto a nome di Forza Italia, che tenta di riportare alla discussione dell'Aula un tema importante, un tema controverso, un tema anche un po' curioso, che è quello che riguarda il rinnovo degli organi delle province e in generale la questione delle province. Però devo fare una premessa, e la voglio fare approfittando della presenza del Ministro dei Rapporti con il Parlamento - ci metto la “R” maiuscola a rapporti e ovviamente la “P” maiuscola a Parlamento -, il Ministro Fraccaro, che non mi sta ascoltando.

Comunque, novanta emendamenti presentati da Forza Italia, caro Ministro Fraccaro; novanta emendamenti non ostruzionistici ma di proposta; novanta emendamenti discussi tanto in Commissione quanto in Aula, ebbene, di questi novanta emendamenti presentati dal gruppo di Forza Italia la maggioranza di Governo ha pensato bene di approvarne zero. Se a quel termine di rapporti con il Parlamento ci vogliamo veramente mettere la “R” maiuscola, oltre alla “P” maiuscola del Parlamento, penso che a dover cambiare atteggiamento rispetto anche ai rapporti con i parlamentari e con i gruppi parlamentari, debba prima essere questa maggioranza e questo Governo. Perché la scena che si consuma in queste ore - Forza Italia non a caso ha votato contro la seduta fiume - è una scena che mortifica la funzione del Parlamento: non si può proporre una seduta fiume, votare a favore di quella seduta fiume e poi di fatto abbandonare l'Aula. Sarebbe stata giustificata l'assenza, in questa seduta fiume, dai banchi dell'opposizione, di Forza Italia, che a voluto votare contro la seduta fiume perché sapeva già come sarebbe andata a finire, invece Forza Italia è qui presente, a quest'ora, ad ascoltare, a dire, a continuare a proporre ostinatamente, anche quando evidentemente si scontra con l'indifferenza addirittura di chi siede a rappresentare il Governo in Aula, probabilmente impegnato in discussioni più importanti di quelle che possono provenire dai banchi dell'opposizione.

Avevate la possibilità di mettere mano, con il “milleproroghe”, ad una cosa che non abbiamo mai condiviso, che è stata la legge di riordino delle province promossa dal Governo di centrosinistra, ma avete perso questa occasione, signori del Governo e signori della maggioranza che sostiene questo Governo. Vi avevamo proposto, per esempio, di riportare ad un ordine il caos delle lezioni che fra un po' si dovranno svolgere, per esempio. Pensate che 47 presidenti di provincia scadono a ottobre; 12 consigli provinciali a ottobre e poi 15 a dicembre; 43 scadono a gennaio, perché non accettare l'idea, che riproponiamo con un ordine del giorno, di un electionday, che riporterebbe non solo ordine in questo caos creato ai cittadini e agli amministratori locali, che sono elettori attivi e passivi delle province, ma anche una razionalizzazione di spesa e una sua riduzione considerevole. Lupi, audita dalla Commissione, ha stimato circa 1 milione e mezzo di costi in più per un'elezione che si poteva portare tranquillamente a un unico turno elettorale del gennaio 2019. Tutto questo non l'abbiamo compreso, e di questo non vi ringrazieremo, per non averci neanche dato spiegazioni.

Ma io personalmente non ringrazierò, in questa parte di seduta, il ministro Fraccaro, per la sua disattenzione dimostrata nei confronti del sottoscritto e del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il deputato Pagani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno, ma non è in Aula. La deputati Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/125.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente, grazie per la sua presenza qui. Purtroppo, devo dire che vedo con dispiacere che le ultime stelle vanno a letto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È più che comprensibile, d'altronde, s'è fatta ‘na certa, come dicono a Roma.

Dunque, io non mi stupisco, come alcuni miei colleghi, del fatto che ci sia il milleproroghe. Anzi io penso che, in un certo senso, proprio per come è caotica la legislazione nel nostro Paese, a volte - anzi, non a volte, ahinoi quasi tutti gli anni - si renda necessario questo provvedimento. Non me ne stupisco perché, per esempio, se pensiamo alle risorse che devono essere stanziate o ai rinvii che ci devono essere per quello che riguarda il terremoto, è anche giusto che ci sia un provvedimento che a fine anno metta ordine in queste cose. Peccato che di queste cose, dentro questo milleproroghe, non ci sia nulla.

Non mi stupisco nemmeno, come alcuni miei colleghi ingenuamente - mi consentano, dico ingenuamente, ma tanto, insomma, siamo tra compagni lo posso dire - si stupiscono del poco rispetto di una parte di questo Parlamento, nella fattispecie di Lega e Cinquestelle, nei confronti delle istituzioni e dell'uso un pochino forzato che fanno di alcuni strumenti. Non mi stupisco banalmente perché, avendo avuto l'onore di sedere in queste Aule anche la scorsa legislatura, è la loro natura. È come stupirsi del famoso scorpione che punge la rana. Ecco, adesso stiamo anche già capendo chi è la rana e chi è lo scorpione.

Quello che mi stupisce, invece, è un'altra cosa. E questa cosa mi stupisce molto negativamente. Mi stupisce che, all'interno di questo decreto, che ripeto è assolutamente normale - ma non è che possiamo pretendere di risolvere tutti i problemi in due mesi -, che non solo non si facciano alcune proroghe, che sono state prese come impegni negli ordini del giorno negli scorsi decreti, ma si faccia una cosa un po' più grave, che è quella di prendere dei soldi, che sono stanziati, che erano lì, che non erano in discussione, e sportarli più avanti. Dei soldi che servono alle periferie, che servono ai comuni, a tutti i comuni, a quelli dei grillini, a quelli della Lega, a quelli dei civici, a quelli del PD, a tutti i comuni. Ma tanto non ve ne frega niente, perché tanto quei soldi vi servono per spostare a due mesi più in là questa cosa.

E la seconda cosa molto più grave - e questa cosa mi stupisce parecchio, perché ovviamente non era nel disegno del 24 luglio e neanche in quello del 25 e neanche in quello del 26 - è la proroga per quello che riguarda l'autocertificazione vaccinale.

Cerco di essere breve e di spiegarmi. Mi stupisce, caro Presidente - sono contenta che ci sia a lei a quest'ora tarda e la ringrazio -, perché questo ci dà proprio l'occasione di parlare di quanto sia una truffa ideologica la barzelletta dell'uno vale uno. Perché uno non vale uno. Perché i diritti non pesano allo stesso modo e perché, evidentemente, 300 mila firme raccolte valgono meno di qualche no vax campano, che si fa audire in privato dal presidente della Commissione salute Sileri del Senato. Dico che uno non vale uno, perché sono diversi i voti e anche le esigenze. Perché un bambino che è immunodepresso o un anziano che è immunodepresso o una persona che sta facendo una terapia non ha gli stessi diritti di chi invece può, è sano, è in salute e può decidere liberamente cosa scegliere. Perché, se io decido di andare contromano in autostrada a fari spenti nella notte, non ho gli stessi diritti e gli stessi doveri di quello che sta guidando con le cinture allacciate e che sta seguendo i limiti.

Dico un'altra cosa e chiudo. È la domanda che ci è stata fatta e anche qui mi stupisco, perché sono venute le mamme che hanno raccolto le firme con #IoVaccino. Sono venute alla Camera e ce le hanno portate. E, insomma, lei ha detto, nel suo discorso di insediamento, che questa casa, questo Parlamento, doveva diventare il luogo in cui i cittadini potevano giustamente esprimere le loro preoccupazione, le loro idee. E, insomma, non c'era quasi nessuno, anzi non c'era proprio nessuno ad accoglierle. C'eravamo io, c'eravamo alcuni membri della minoranza, ma nessuno ha ascoltato queste mamme. E la domanda era semplicissima. Non è una proroga che serve, perché non serve se non a quello che ha detto il sottosegretario Guidesi, cioè a fare sì che sia propedeutica all'abolizione dell'obbligo. La domanda è: perché? Perché, nel momento in cui si era arrivati a una situazione che garantiva per un periodo la salute a questi bambini, si è deciso di tornare indietro?

PRESIDENTE. Concluda.

GIUDITTA PINI (PD). Ho concluso. Il perché, purtroppo, è molto deprimente, soprattutto per chi pensava di venire qui e di rappresentare le persone, perché ci sono alcune forze che pesano un pochino di più su altre e perché si è deciso di usare i bambini, le periferie e i più deboli come merce di scambio per una trattativa eventuale, che poi vedremo dove vi porterà, nella legge di bilancio. E questa cosa rende vergognosa la vostra presenza qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Ciaburro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/156.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi - quelli rimasti - siamo qua, perché? Perché è stata votata una seduta fiume. E chi l'ha voluta questa seduta fiume? I Cinquestelle sono stati gli artefici di questo voto, insieme anche a noi certamente. Ma, a differenza loro, noi siamo qua e ci assumiamo la responsabilità dei problemi degli italiani e dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Questo si chiama Parlamento perché è il luogo preposto a parlare, discutere, ascoltare e trovare le soluzioni ai problemi, che dobbiamo conoscere, dell'Italia e degli italiani. Ma c'è una parte politica che, peraltro, per inciso, rappresenta la maggioranza, che si toglie e si sottrae a ogni tipo di confronto, di ascolto e non entra nel merito delle necessità di questi italiani.

Allora, io mi chiedo: dove sono adesso? A mangiare? A dormire? Non lo so e non mi pongo questo. Ma il problema è che quel senso del dovere, rispetto al ruolo che ricoprono in quest'Aula, non lo stanno dimostrando. E non lo stanno neanche dimostrando rispetto agli argomenti trattati nel milleproroghe, che riguardano gli italiani, rispetto a quelle persone che a quest'ora - ormai sono quasi le due del mattino - i panettieri, mi vengono in mente, che stanno impastando il pane con dignità e con senso del dovere, i poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, che stanno garantendo la nostra sicurezza, sempre con senso del dovere, i medici, gli infermieri, che stanno tutelando la nostra salute, sempre con senso del dovere. E il senso del dovere dei Cinquestelle dov'è? Si sono garantiti il voto domani mattina, per prendere il gettone di presenza, forse, ma non per assolvere al loro ruolo, per il quale sono qua.

Allora, io mi chiedo il senso di tutto questo, se nel parlare e nell'entrare nel merito di quelle questioni che dovrebbero essere pregnanti per i cittadini, perché loro non se ne vogliono preoccupare? Perché non ascoltare le mille proposte che abbiamo fatto, come Fratelli d'Italia, a quelli che sono gli argomenti trattati nel milleproroghe? Perché sanno qual è la verità oppure perché hanno scambiato l'Aula come una surroga di ufficio di collocamento, ma senza assolvere poi a quello che è il senso del dovere, rispetto a questo ruolo.

Mi vengono in mente tante cose, che abbiamo trattato e per le quali c'è stato un muro, una prova muscolare e null'altro, da parte loro. Perché, vedete, questa notte, magari noi siamo qua e stiamo cercando di parlare, per cercare di sensibilizzare rispetto alla realtà dei cittadini che dovremmo rappresentare qui. Ma una mamma, che va a dormire con l'angoscia di non potere portare il figlio a scuola, perché è già penalizzata che ha un figlio malato, rischia magari di non poterlo portare, perché rischierebbe addirittura la vita. Oppure tutti quegli amministratori, che con fatica hanno messo insieme un percorso burocratico difficile, per cercare di portare delle risorse alla propria cittadinanza e a quei quartieri degradati, se li vedono di botto tolti, senza un perché.

Allora, ci vorrebbe un po' più di rispetto nei confronti degli italiani, un po' più di coerenza, rispetto alle parole, alla vita virtuale sui social, rispetto per quest'Aula e per la democrazia. Noi siamo qua con orgoglio, anche a quest'ora, perché siamo a fianco degli italiani e non ci stancheremo mai di portare la loro voce, ascoltarli, rispettarli e cercare di risolvere i loro problemi nella concretezza, non nella vita virtuale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Pizzetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/126.

LUCIANO PIZZETTI (PD). Grazie, Presidente. Io illustrerò l'ordine del giorno n. 9/1117-A/126, con l'obiettivo molto chiaro il cercare di aiutare il Governo a correggere un errore evidente perché ciò che il Governo ha fatto con questo provvedimento non è un atto di buona politica, ma è un atto di protervia politica e lo testimoniano tre elementi, la fiducia, la seduta fiume, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio. La fiducia, guardate,

PRESIDENTE. Deputati… Deputato Lollobrigida… Ci sono deputati di Fratelli d'Italia seduti nei banchi non appropriati (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ognuno ha il banco assegnato. Lo sapete, comunque. Deputate, deputati va bene così, avete detto la vostra, andiamo avanti con l'intervento.

LUCIANO PIZZETTI (PD). Grazie, dicevo che questo atto di protervia si manifesta con i tre elementi della fiducia, della seduta al fiume, con le dichiarazioni dal Presidente del Consiglio…

PRESIDENTE. Dovete far finire ai vostri colleghi l'intervento che stanno facendo. Per favore, quindi, un po' di silenzio.

LUCIANO PIZZETTI (PD). La fiducia è un atto, uno strumento parlamentare legittimo, non è un atto illegittimo, che viene utilizzato per contrastare l'ostruzionismo parlamentare, altrettanto legittimo. Che cosa c'è di sbagliato in questa fiducia? Normalmente la fiducia un Governo la pone in presenza di un dibattito parlamentare dove appunto…

PRESIDENTE. Ma cosa fa col microfono? Cioè, il microfono… Cosa fa con quel microfono? (Una voce dai banchi del gruppo Fratelli d'Italia: Ma non siamo a scuola!). No, però lo distrugge. C'è un collega che sta parlando, io vedo un microfono che viene sbattuto senza motivo, quindi facciamo concludere il collega e poi passiamo agli altri interventi. Andiamo avanti. Prego, deputato.

LUCIANO PIZZETTI (PD). Dicevo, il fatto grave di questa fiducia è che viene deliberata nell'atto stesso in cui viene assunto l'atto di Governo, cioè il 24 di luglio, cioè viene deliberata non in presenza di ostruzionismo, ma come atto in sé, e questo, Presidente, dovrebbe preoccupare anche lei, perché è nell'intendimento iniziale che c'è la volontà di imporre il vincolo al Parlamento, non in presenza di un ostruzionismo: questa è la prima considerazione. E la seduta fiume è conseguente a questo atto di voler vincolare il Parlamento, cioè il tutto a prescindere da ciò che le opposizioni faranno in Parlamento, che è questione non a conoscenza nell'assunzione dell'atto stesso dalla maggioranza parlamentare e poi le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, il quale con ANCI e poi anche oggi, da Palazzo Chigi, dichiara che questi finanziamenti dovranno essere ripristinati in un atto in fase di valutazione.

Spero che non sia l'accoglimento degli ordini del giorno con la formula “valutare l'opportuna l'opportunità di”, ma che le dichiarazioni del Presidente del Consiglio abbiano questo valore. Allora, vorrei dire alla maggioranza prima che a lei, Presidente: voi siete espressione di un contratto, ve ne fate un vanto e quando vi si dice è un'intesa, un accordo politico voi rispondete: no, è un contratto. Ebbene, in uno dei primi vostri atti che cosa fate? Violate un contratto, violate un contratto sottoscritto e registrato tra il comune e lo Stato. Quindi, non c'è nessuna coerenza tra il dire e il fare al di là che non c'è negli atteggiamenti che sono stati assunti, ad esempio, sulla vicenda della fiducia.

Prima c'era qui un collega, il collega Santangelo. Io dai banchi dal Governo, ero sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, ho subito gli arrembaggi ai banchi del Governo ogni qual volta ponevamo la questione di fiducia, cioè non è che può esistere l'idea della doppia coscienza. Allora, avete dato motivazioni fittizie! Con questo atteggiamento ci avete detto che le risorse impegnate non sono spendibili, perciò sono accantonate perché sostanzialmente infruttifere. Per essere seri, lo dico ai membri del Governo, avreste dovuto allora entrare nel merito e decidere secondo valutazioni puntuali, ma ciò avrebbe contrastato col vostro furore ideologico anti-renziano, perché per voi non conta né merito né qualità, ma solo il prima e il dopo e, mentre inseguite questo immaginifico contrasto tra l'inferno e il paradiso, ciò che accade e che collocate concretamente i comuni nel limbo…

PRESIDENTE. Concluda.

LUCIANO PIZZETTI (PD). Ho terminato. Con tutte queste interruzioni… Ora, il progetto di Cremona significa scuola, palestra, piazza, verde, illuminazione, strutture a sostegno delle famiglie con minori, è una bella collaborazione tra pubblico e privato, sono 12 milioni di euro, una parte allo Stato, una parte agli enti locali, una parte al privato. Non è un'ipotesi, è un progetto esecutivo che è stato trasmesso, è stato approvato e trasmesso, sono stati già richiesti, in tempi non sospetti, il 20 per cento di anticipo dei finanziamenti e voi non attribuite a tutto questo nessuna importanza. Allora, ho terminato davvero, Presidente, voi avete ancora – lo dico al Governo – la possibilità di rispettarlo quel contratto, e mi rivolgo appunto al Governo, era qui presente prima il Viceministro Garavaglia, che è persona seria e capace – mettete rimedio a questa protervia. Dichiaro qui in Aula, il Governo, non accoglie gli ordini del giorno, non li accoglie, ma dichiari qui in Aula, il Governo, che si riconosce negli impegni dichiarati dal Presidente del Consiglio, cosicché l'onore della parola possa sanare il disonore di un contratto unilateralmente stracciato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Lollobrigida, su cosa?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Io vorrei invitare i colleghi del mio gruppo a lasciare vuoti, come li hanno trovati, i banchi del MoVimento 5 Stelle, in questa seduta, in cui bisogna ringraziare il Presidente Fico, che è unico rappresentante insieme al Ministro del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi abbiamo evitato che quei banchi rimanessero vuoti e pensava che ci fosse l'eco rispetto agli interventi, numerosi, delle opposizioni che stanno tenendo viva un'Aula che altrimenti sarebbe apparsa deserta, anche rispetto a una posizione che abbiamo condiviso, perché noi abbiamo accettato di votare una seduta fiume, perché crediamo che ci sia il dovere del dibattito rispetto agli interventi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Avete provocato quest'Aula applaudendo da quei banchi, come allo stadio, una scelta che, però, non avete, con senso di responsabilità, condiviso con noi, offrendo la possibilità di un dibattito che approfondisca nel merito i temi che abbiamo voluto sollevare con i nostri ordini del giorno, non numerosi.

Quindi, invito i miei colleghi a tornare ai nostri banchi, gloriosi, della destra italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ancora una volta si dimostra in grado di essere all'altezza del compito che la storia le ha concesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Deputato Lollobrigida, giusto un chiarimento nel suo intervento sull'ordine dei lavori. Quando seggo su questa sedia rappresento tutta la Camera dei deputati e non il MoVimento 5 Stelle. Andiamo avanti.

Il deputato Prestipino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/129

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente. Deputata, ci tengo al genere.

Circa due settimane fa ero a Viterbo per la bellissima festa della Santa Rosa, la macchina di Santa Rosa. Con me c'erano l'onorevole Fiano e l'onorevole Sgarbi e ammiravamo la bellezza della città di Viterbo. Perché dico questo? Non per rendervi partecipi del mio planning politico personale, ma perché devo presentare questo ordine del giorno, che riguarda la città di Viterbo, cioè i finanziamenti delle opere per la città di Viterbo che stanno nel pacchetto salva periferie. In quella sera è arrivato improvvisamente il Ministro degli Interni, applaudito dai cittadini di Viterbo con grande affetto e simpatia. Bene, ma i cittadini di Viterbo lo sanno che i loro fondi sono stati tagliati da questo decreto «milleproroghe», insieme ad altri 95 comuni, insieme ad altri diciannove milioni di cittadini? Lo sanno che quella mannaia si è abbattuta anche e soprattutto su di loro? Perché non credo che applaudirebbero ancora, con tanta simpatia, il Ministro Salvini.

Ma lo sa Salvini che l'inclusione sociale passa anche attraverso la rigenerazione e la riqualificazione dell'ambiente e dell'aspetto delle città e che questo avviene attraverso la creazione di luoghi dove si crei aggregazione, dove si faccia cultura, anzi si spacci cultura e non droga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché le piazze della cultura sono le piazze del benessere sociale e del benessere economico, perché le opere pubbliche sono nate per migliorare davvero la vita delle persone e possono rendere più bello quello che abbiamo intorno a noi, perché è vero che il bello rende più accettabile anche il disagio, perché è vero che la bellezza, come diceva Dostoevskij, salverà il mondo. Le periferie con questo decreto vedono tradite tutte le promesse fatte loro perché si è dimostrato di non vedere che la lotta all'emarginazione sociale è una vera e proprio priorità, perché per rendere davvero tutti cittadini non basta un annunciato reddito di cittadinanza, che ad oggi sembrerebbe contare 3 euro al giorno per ogni cittadino italiano povero, sulla soglia della povertà. Per far sentire tutti uguali i cittadini e perché nessuno resti indietro bisogna qualificare e rigenerare le nostre periferie, perché dobbiamo impedire alle periferie urbane di diventare anche le periferie dell'anima e del cuore.

Tutto quello che avete scritto in questo decreto contrasta con l'interesse generale, perché scripta manent dicevano i latini e in questo decreto sono scritte tante cose: il “no” ai precari storici della scuola, che dopo tanti anni di lavoro resteranno senza lavoro….

PRESIDENTE. Deputato Mollicone!

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). …il balletto indecoroso sull'autocertificazione. Queste cose resteranno…

PRESIDENTE. Le faccio un primo richiamo formale. Prego.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Kundera diceva una cosa molto bella: “Le persone stanno diventando sorde perché la musica viene suonata più forte, ma poiché stanno diventando sorde la musica deve essere suonata ancora più forte”. Ecco, voi state facendo questo: voi, invece che abbassare i toni, invece che usare misura - la metriotes la chiamava la misura la democrazia ateniese -, state alzando i toni per rendere sordi i cittadini. Ma gli italiani sono più accorti di voi e sono meno sordi di quanto sembri e se in campagna elettorale si sono fatti convincere dalla vostra propaganda scopriranno piano piano di essere stati illusi dalle promesse e delusi dal vuoto di cui voi avete riempito questi sei mesi di legislatura, un vuoto che fa paura solo a chi, come voi, vuole riempirlo a tutti i costi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Cannizzaro ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Pella n. 9/1117-A/148.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Fraccaro, membri del Governo, io intervengo, seppure in maniera telegrafica, per esprimere anzitutto alle due di notte la solidarietà a tutti i miei amici, ai nostri amici amministratori e sindaci d'Italia e della mia amata Calabria. Parlo, appunto, sull'ordine del giorno Pella n. 9/1117-A/148 sul piano delle periferie. Devo necessariamente da questi banchi esprimere la solidarietà a tutti coloro i quali, amministratori, in questo piano hanno affidato la speranza dei propri territori, a tutti quei sindaci che hanno creduto che i loro territori potessero, attraverso questa misura, avere una riqualificazione, un impulso, uno sviluppo, un'azione certamente concreta, a tutti quei sindaci che, in maniera puntuale e responsabile, hanno affidato addirittura incarichi professionali, hanno messo in campo progetti esecutivi, hanno buttato e stanno per buttare praticamente due anni di lavoro da loro effettuati sui territori grazie a cosa? Ad un vostro colpo di mano, ad una scelta scellerata che la maggioranza di questo Governo sta mettendo in atto. È veramente vergognoso che la maggioranza oggi deliberi in capigruppo quella che è la prima la prima - la prima! - “seduta fiume” di questa legislatura, che certamente non verrà ricordata, appunto, perché è la prima “seduta fiume” di questa legislatura ma verrà ricordata, caro Presidente Fico, come la prima “seduta fiume” di questa legislatura con l'assenza totale dei deputati della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico) e guardare i banchi del MoVimento 5 Stelle è veramente vergognoso.

E saluto certamente anche una parte della Lega e anche in questa occasione si nota la differenza di questa maggioranza, perché c'è una parte dei colleghi della Lega (e anche Forza Italia è qui ben rappresentata da un numero importante nonostante l'orario). Guardo a destra e chiaramente vedere i banchi vuoti del MoVimento 5 Stelle è veramente indegno e vergognoso. E sa perché, Presidente Fico? Perché qualche collega del Partito Democratico pensava - lo ha ricordato - che i deputati, forse stanchi, sono andati a dormire. No, cara collega, perché qui mentre noi siamo a lavorare - ribadisco: alle due di notte - mi arrivano foto, dai miei collaboratori, di deputati del MoVimento 5 Stelle, alcuni almeno, dai locali notturni di Roma, ed è vergognoso che vengano immortalati all'interno dei locali notturni romani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia - Una voce dai banchi del Partito Democratico: Vergogna!). È uno vergogna, Presidente Fico, è una vergogna.

E, allora, io non posso da questi banchi a quest'ora non salutare ed esprimere la totale solidarietà - ribadisco - a tutti i sindaci della mia regione, la Calabria, che chiaramente hanno un po' affidato a quelle che sono anche le nostre competenze di deputati dell'opposizione le speranze dei loro territori, ma anche ricordare loro, da questi microfoni e da questi banchi, che noi oltre ad alzare la voce e a richiamare l'attenzione, con la consapevolezza che questi nostri interventi sono interventi chiaramente vuoti e sono parole buttate al vento perché, come si suol dire, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e questa maggioranza è una maggioranza sorda e, oserei dire, anche cieca.

E allora mi avvio a concludere ringraziando - me lo consentirà - certamente tutti i colleghi parlamentari di Forza Italia, un numero cospicuo e importante che nonostante l'orario e nonostante abbiano votato contro - contro! - l'avvio, appunto, nel procedere a questa “seduta fiume” tuttavia, in maniera responsabile, con senso dello Stato e con senso istituzionale, sono qui chiaramente a fare il loro dovere (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Rossi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/40.

ANDREA ROSSI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo su un ordine del giorno che non ha visto in quest'Aula una grande attenzione nonostante l'importanza dello stesso, perché tratta di quella che è la scuola, di quello che sono gli studenti, di quello che in pratica è il nostro futuro. Mi riferisco, Presidente, all'alternanza scuola-lavoro, argomento che…

PRESIDENTE. Deputati di Forza Italia, per favore. Deputata Gelmini, deputata Gelmini. Frusone, non abbiamo bisogno di lei. Per favore. Vada avanti.

ANDREA ROSSI (PD). Dicevo che è un argomento che è perfettamente in linea con la filosofia contenuta in questo decreto. È un provvedimento accomunato da una visione e da un'azione che portano incertezza su temi importanti, non banali, come le periferie e i vaccini, fortemente dibattuti qui, e che introduce, a nostro parere, un principio che non può far parte della cultura di chi oggi siede in quei banchi e ha l'onere e l'onore di rappresentare e amministrare questo Paese. Questo principio, Presidente, fa passare l'idea che certe scelte politiche, anche se giuste e fondamentali per il bene della nostra comunità e che in altre stagioni avremmo definite bene comune proprio per la valenza universalistica e oggettiva che esse contengono, scelte che possono far fare un salto di qualità alle comunità stesse, vengono rinviate e indebolite con una proroga che non trova giustificazioni, con l'evidente rischio di minare la credibilità e la fiducia nelle istituzioni stesse. E così si preferisce acconsentire all'alleggerimento delle norme e dei divieti anche se dietro a queste regole esistono, in realtà, delle motivazioni profonde che ne dimostrano la validità.

È anche il caso, appunto, del collegamento scuola-lavoro, che segue modelli virtuosi di avvicinamento al mondo produttivo che hanno fatto strada in Europa ed è uno strumento utile per accorciare le distanze tra i ragazzi e il mondo del lavoro, quest'ultimo un mondo sicuramente diverso rispetto a quello di chi vive sui banchi di scuola o nel proprio spazio della rete familiare e personale.

È proprio sulla qualità di tale attività che va messo l'accento perché, guardi, non è sulla questione didattica: il tema di fondo, che ritengo personalmente più importante, è che finalmente si può introdurre nella fase di crescita e di cultura di un ragazzo il tema dell'etica del lavoro, sì, ripeto: etica del lavoro, che rappresenta, vuol dire un patrimonio di regole, di impegno, di dedizione, di fatica. La realtà produttiva, nel pubblico o nel privato, si presenta dunque con tutte le sue difficoltà ma con i tanti aspetti positivi nella maturazione dell'individuo ed è pure l'emblema dell'Italia laboriosa - consentitemi in atto per un attimo una digressione sul territorio da cui provengo - che oggi rende alcune regioni d'Italia prime nell'export e nella bilancia commerciale, un insieme di valori, di comportamenti, di attaccamento al proprio lavoro e alla propria terra che rende un certo modello di impresa un patrimonio inestimabile che il mondo ci invidia. In questa unione tra il sapere e il lavoro, nell'apertura alla sfera didattica e al mondo esterno e nell'orientamento dei talenti e delle passioni si attua un fondamentale percorso di crescita che passa attraverso il percorso professionale. In fondo è un superamento proficuo dei contesti tradizionali più protetti che per un giovane possono essere la famiglia e la scuola, le relazioni e l'associazionismo. L'alternanza, quindi, scuola-lavoro, come abbiamo scritto nell'ordine del giorno, è una modalità didattica e innovativa che, attraverso l'esperienza pratica, aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e a testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione, a orientarne i percorsi di studio e il futuro di lavoro. Pertanto non si può derubricare la positività di tale esperienza che non a caso è stata una delle azioni più significative e qualificanti della buona scuola, posticipando di un anno la valutazione dell'esperienza scuola-lavoro come elemento qualificante per la maturità. Chiudo, signor Presidente - lo dico sottovoce e con grande rispetto di questo luogo - anche in risposta ai cori da stadio sentiti poche ore fa dalla maggioranza, con una semplice domanda: qual è la ragione di fondo della scelta di differire di un anno? Perché tale proroga? Si ritiene l'alternanza scuola-lavoro strategica oppure no?

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ROSSI (PD). Ed proprio per rispondere a questi quesiti, chiedo un impegno preciso sull'ordine del giorno da noi presentato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Sensi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/36.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Poiché noi qui non sentiamo niente, chiedo se è possibile alzare il volume dei colleghi del Partito Democratico perché le voci solo molto basse oppure consigliare al Partito Democratico di scegliere oratori con voci meno soporifere perché non riusciamo ad ascoltare nulla, non si sente praticamente nulla (Applausi-Commenti).

PRESIDENTE. Si sentiva, si sentiva. Andiamo avanti e non commentiamo.

FILIPPO SENSI (PD). Signori del Governo, onorevoli colleghi… Va bene così? Meglio (Applausi)! Mi consentirete tra i molti, troppi argomenti polemici che il decreto mille proroghe offre all'opposizione e che sono stati illustrati con forza, passione ed efficacia dai colleghi che mi hanno preceduto e da coloro che seguiranno di porre alla vostra attenzione il tema dei dirigenti scolastici, il tema dell'ordine del giorno da me presentato, che si trovano loro malgrado in prima linea a combattere con l'insidiosa incertezza nella quale avete sprofondato la scuola italiana, in particolare sul tema dei vaccini. Siamo alla violazione del patto con i cittadini che voi mettete in pratica con la vostra sciagurata decisione di aprire le maglie normative introducendo un elemento destabilizzante nel cuore della legge così come era stata pensata e attuata dai Governi del Partito Democratico. Vedete le istituzioni non sono qualcosa di diverso e di separato da noi; non sono un guscio vuoto, una macchina celibe: le istituzioni (il Parlamento, la scuola) sono il modo in cui stiamo assieme, il modo con il quale proviamo a sopravvivere a quello che facciamo giorno dopo giorno, in cui diamo senso e cornice a questo stare assieme e le istituzioni - questo nostro provare a farcela insieme - si fondano su poche regole semplici la prima delle quali è che gli accordi si rispettano perché, se viene meno questo, il fatto che ci fidiamo dello Stato, che ci fidiamo della Repubblica, che ci fidiamo del nostro interlocutore che non ci dà una buggeratura, che non ci dà una fregatura e che mantiene la parola, decade l'intero edificio del nostro stare insieme con conseguenze molto gravi che oggi possiamo fare finta di non prendere in considerazione ma che purtroppo produrranno effetti duraturi.

Vedete c'è qualcosa in questa vostra ossessione a sopprimere scientificamente legge per legge, provvedimento per provvedimento, norma per norma quanto è stato fatto dai Governi precedenti che, lo ricordo, non erano i nostri Governi ma erano i Governi di tutti gli italiani, che trovo non solo sbagliato ma trovo pericoloso - lo dico senza enfasi tenorile per rassicurare il collega - non posso credere che non abbiate riflettuto che minare il principio sul quale si basa lo scambio fondamentale di una comunità, il fatto che i patti stretti si rispettano, mette a rischio quello che noi siamo tutti insieme, “strama” un tessuto fragile e delicato che è quello della fiducia reciproca su cui si basa una comunità. Posso non riuscire a tenere fede all'impegno preso, posso non essere all'altezza di quell'apertura di credito che è l'altro ma non può essere un'intenzione, un disegno preciso, una strategia indicando costantemente un nemico, un alibi, un capro espiatorio sul quale riversare mancanze, ansie e paure, talvolta anzi troppo spesso incapacità. Si può cambiare direzione e nella democrazia spesso è salutare ma non si può negare che ci si mette sullo stesso cammino di chi ci ha preceduto, che questo cammino, questo percorso è non solo la nostra storia ma quello che ci attende, quello che abbiamo davanti, pena una incapacità - lo ripeto - preoccupante per chi oggi ha la responsabilità di governare l'Italia e dovrebbe avere il compito di mettere al sicuro, di proteggere gli interessi e le opportunità degli italiani, di chi quotidianamente è chiamato a fidarsi dello Stato alzando la saracinesca di un negozio magari anche di domenica, prendendo un autobus in città come Roma in cui questo gesto semplice è una fatica di Sisifo, raggiungendo la scuola in motorino tra buche, traffico e cinghiali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come capita spesso a chi, come me, vive nella estrema periferia nord della città; portando un figlio a vaccinarsi prima di andare a scuola come si faceva già prima e come mi auguro si continui a fare poi. Con la vostra surrettizia strizzata d'occhio ai No Vacs voi minate la fiducia che è alla base di questo stare insieme della Repubblica che è cosa pubblica, di tutti, che non significa di nessuno, che significa di ciascuno di noi, di ciascuno di noi cittadini. Permettetemi di concludere - mi permetta, Presidente - citando le parole di Alessandro Leogrande, un giornalista e uno studioso da poco scomparso, a proposito di Taranto, della sua e della nostra Taranto. Diceva Leogrande: “Bisogna evitare di cadere ingenuamente in facili propositi di palingenesi totale. Un cambiamento reale può essere, per il momento, solo un piccolo cambiamento, una piccola esperienza, che forse non serve a rigenerare il tutto…. Spesso confondiamo il bisogno di rinnovare la politica con il desiderio perverso di distruggere ogni luogo o istituzione politica. Il senso della politica, che in ultima analisi è quello della libertà all'interno di un dialogo paritario, non può mai essere messo in discussione. È un obbligo - conclude Leogrande - che grava sulle nostre teste di uomini, se vogliamo essere uomini”. Spero che questo obbligo, che questa responsabilità che vi prendete ipotecando il futuro del Paese la sentiate forte ognuno di voi oggi in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Il deputato Zardini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/130.

DIEGO ZARDINI (PD). Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, quelli di minoranza e anche i pochi di maggioranza che ci sono, non è facile intervenire a quest'ora di notte, non è facile provare a scegliere gli argomenti all'interno del provvedimento dal momento che sono così tanti e così importanti. Devo dire che alla fine il Governo del cambiamento ci costringe a queste performance proprio perché è cambiato molto il comportamento delle forze politiche di maggioranza. Esse, che fino a pochi mesi fa erano di minoranza, ci hanno fatto vedere come attraverso la posizione di una fiducia quasi preventiva, eventuale e differita il 24 luglio e una seduta fiume nella quale registriamo una quasi totale assenza dei membri della maggioranza, ci costringe ovviamente a scegliere il nostro ordine del giorno per provare a discutere, dopo che c'è stata tagliata la discussione sia sulle linee generali sia sulla possibilità di presentare gli emendamenti e, pertanto, oggi ci troviamo a quest'ora ad affrontare gli ordini del giorno. Tra i tanti abbiamo scelto il tema delle periferie di ciascun territorio dei parlamentari di riferimento - io sono di Verona - ed evidentemente il provvedimento taglia le risorse che erano state stanziate dai Governi precedenti.

Giusto per capire un attimino quante sono le risorse che erano state stanziate, erano prima 500 milioni di euro, poi, attraverso successivi nuovi stanziamenti, abbiamo visto arrivare lo stanziamento nazionale a un miliardo e 600 milioni di euro e praticamente questa cosa comportava, poi, dei cofinanziamenti degli enti locali e di altri soggetti fino ad arrivare a quasi 3 miliardi, con un impatto sul sistema economico che poteva arrivare, stimato da ANCI, fino a 9 miliardi e mezzo, che poteva tradursi in un aumento dell'occupazione di circa 42 mila nuovi posti di lavoro. Da questo punto di vista è evidente che è grave la scelta della maggioranza di tagliare queste risorse.

Per quanto riguarda Verona, il progetto che era stato scelto era quello di investire su uno dei quartieri che è ancora all'interno delle mura, ma è un quartiere, Veronetta, che praticamente aveva ed ha dei gravi problemi di integrazione e sembra quasi che la maggioranza, che alla fine sui temi dell'integrazione e sui temi della presenza dei migranti nel nostro Paese ha fatto la sua fortuna attraverso il solleticare la pancia e le paure delle persone, ha tagliato le risorse che avrebbero potuto riqualificare questo quartiere; rimettere in campo 18 milioni di euro per concludere il campus universitario, che è lì presente dentro a un complesso asburgico, dove avrebbe potuto completare questo percorso, e un altro palazzo rinascimentale, Palazzo Bocca Trezza, che avrebbe visto la riqualificazione di un palazzo di grande pregio storico-artistico che diventava il centro nevralgico del quartiere; da questo punto di vista, quindi, un grave errore aver pensato di dare, come dire, a tutti i comuni una piccola mancia in cambio, invece, di un taglio pesante su dei progetti che potevano avere un grande impatto sul futuro delle nostre città.

Da questo punto di vista, stupisce e allarma il silenzio assordante dei colleghi parlamentari veronesi della maggioranza e allarma anche l'atteggiamento supino dell'amministrazione comunale, in particolare del vice sindaco, assessore ai lavori pubblici, della Lega Nord del comune di Verona, che ha giustificato e ha minimizzato il danno che poteva essere, diciamo così, della nostra città.

Da questo punto di vista, quindi, sappiamo che è un esercizio retorico, vista l'ora e vista l'assenza della maggioranza in quest'Aula, però speriamo e pensiamo che alla fine, l'accoglimento dei nostri ordini del giorno, possa essere l'elemento che possa un pochino dare forza e fiducia a quelle parole che il Premier Conte ha dato davanti ai sindaci, all'ANCI; promesse che, diciamo così, lasciano il tempo che trovano, perché non hanno avuto il minimo elemento concreto rispetto a qual era il provvedimento in cui sarebbero state ripristinate le risorse, in quale modalità, quali erano i progetti che sarebbero stati rifinanziati. Quindi, da questo punto di vista, l'auspicio è che nella giornata di domani possano esserci delle sorprese positive per il Paese e per i cittadini, i 20 milioni di italiani che si sono visti scippati da questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Paita ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/120.

RAFFAELLA PAITA (PD). Sì, nell'illustrare l'ordine del giorno che mi è stato assegnato, non posso ricordare a tutti noi che avendo discusso buona parte della notte, ora è il 14 di settembre, e cioè un mese esatto da quando c'è stata la tragedia di Genova. E nel ricordare a tutti noi che cosa è avvenuto, io devo dire che ho una grande amarezza nel dover tornare domani in quella città e dire ai concittadini genovesi che non solo per ora non hanno avuto risposte rispetto ai loro bisogni, ma che sono stati tagliati ai loro bisogni altri 37 milioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché questa è la verità che deriva da questo provvedimento. E se considerate che l'atto compiuto dal Governo finora, l'unico atto vero compiuto dal Governo nei confronti della città di Genova, è dare 30 milioni per l'emergenza - ne ha sottratti 37 e ne ha dati 30 - io credo che dovremmo tutti porci delle domande.

Quelle risorse sarebbero andate a parti importanti di una serie di ristrutturazioni dal punto di vista della scuola, ma anche e soprattutto a zone dell'area metropolitana che hanno bisogno di futuro e hanno bisogno di sperare, oggi più che mai. E naturalmente, la stessa cosa - l'ho sentito negli interventi che si sono succeduti durante questa seduta - riguardano altri territori…

PRESIDENTE. Deputato Adelizzi, Caso…

RAFFAELLA PAITA (PD). …territori che hanno delle aspettative. Posso recuperare poi?

PRESIDENTE. Certo, certo, sempre. Deputati! Andiamo avanti.

RAFFAELLA PAITA (PD). …progetti che hanno l'ambizione di veder rinascere delle comunità, come quella savonese, che aveva immaginato di riqualificare il fronte a mare, una villa storica, che si chiama Villa Zanelli, oppure come quella di Imperia. Siccome io ho sentito il Ministro Toninelli, parlare tanto di mobilità ciclabile, qui stiamo parlando di un progetto molto bello, che magari alcuni di voi conosceranno, che in sostanza recupera le aree dismesse dalle ferrovie e realizza su quelle aree delle bellissime piste ciclabili, secondo me tra le più belle d'Europa. E qui c'era una grande opportunità di ricucitura tra Porto Maurizio e Oneglia, per chi conosce quella realtà, attraverso la realizzazione dell'Incompiuta di Diano. Oppure La Spezia, in un quartiere che ha sofferto la presenza portuale e l'impatto che il porto ha avuto in quella comunità del Levante, ha immaginato di riqualificare quella zona e di dotarla anche di servizi essenziali.

Ora, che cosa vi induce ad essere, come giustamente ha detto Luciano Nobili, tanto cinici dal voler strappare opportunità e speranze a queste comunità? Io credo che ci sia un filo rosso che lega alcune questioni che hanno a che vedere con la vostra visione dello Stato. Sì, perché vi siete riempiti la bocca di nazionalizzazioni, di rilancio del ruolo dello Stato, ma poi, in realtà, la vostra concezione è una concezione assolutamente viziata da un elemento: voi non credete al tema dello Stato, voi credete all'idea che il consenso superi lo Stato, e cioè ogni questione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che ha a che vedere col consenso anche facile determina una vostra presa di posizione, per esempio l'idea che si possa, come si diceva, immaginare uno Stato che fa la giustizia e rende possibile la giustizia per i cittadini da loro, oppure una sicurezza fatta da ognuno di noi, che se la prende col diverso anziché immaginare la possibilità di riqualificare e di vedere maggiormente sicure le comunità, o ancora l'idea di una salute in cui il diritto individuale prevarica il diritto collettivo dei nostri figli.

Ecco, io penso che voi abbiate una stranissima concezione dello Stato, che ha molto a che vedere con il consenso facile e ha poco a che vedere con la struttura e il rispetto delle istituzioni. E secondo me, se alla fine si leggono in filigrana tutti questi provvedimenti, si capisce davvero che cos'è il populismo, che cos'è il sovranismo in questo Paese, significa l'idea di mettere in campo una visione del tutto personale, del tutto sganciata dal tema dell'interesse collettivo. E io penso che sia stato giusto da parte nostra, anche questa notte, essere qui, non perché attraverso la nostra opposizione risolveremo il problema della vostra miopia, ma perché, se non ci sarà una voce capace di evidenziare i vostri limiti, tutto sarà perduto per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Gariglio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/102.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente, sono qui a perorare i progetti presentati dalla città metropolitana di Torino, progetti che portano in calce la firma di presentazione del sindaco della città di Torino, Chiara Appendino.

Il progetto di finanziamento tenuto da Chiara Appendino, dai Governi del centrosinistra della scorsa legislatura, ammonta a 40 milioni, a cui si sommano 35 milioni di contributi privati e 18 milioni di cofinanziamento di altri enti pubblici: 93 milioni di investimento totale, concentrati su un'area di undici comuni, che sono i comuni in cui la disoccupazione giovanile è dal 32 al 37 per cento, cioè dieci punti sopra della media della città metropolitana.

I flussi di disoccupati sono aumentati negli ultimi dieci anni del 44 per cento, verso i centri per l'impiego; le famiglie assistite dai servizi sociali in questi comuni sono aumentati del 122 per cento negli ultimi dieci anni, e ci sono 10.400 famiglie in attesa di case popolari. L'intervento tocca undici comuni, il più importante è Moncalieri. Presidente, mi permetto di raccontarle alcune cose del comune di Moncalieri, e le trarrò non dalle posizioni del mio partito, ma dalle posizioni di uno dei partiti di maggioranza, il MoVimento 5 Stelle di Moncalieri. Sul sito del MoVimento 5 Stelle di Moncalieri si legge, come una delle battaglie più importanti condotte eroicamente dai consiglieri di opposizione del movimento, la messa in sicurezza del comune di Moncalieri dalle periodiche inondazioni, che derivano dal fatto che il comune è vicino al Po ed alcuni torrenti. Leggiamo dal sito dei Cinquestelle: non abbiamo sentito utilizzare la parola “vergogna” verso le amministrazioni - questa inclusa - che dal 1994 ad oggi hanno permesso che Moncalieri venisse umiliata e messa in ginocchio per ben tre volte; la parola “emergenza” è stata una delle più inflazionate. Ma come si può parlare di emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti) a 22 anni dal primo episodio di esondazione? Chiedo scusa per i colleghi di Forza Italia che hanno difficoltà di udito.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 2,35)

DAVIDE GARIGLIO (PD). Poi: se dal 1994 ad oggi fossero state prese le necessarie contromisure, probabilmente due alluvioni su tre si sarebbero potute evitare, stiamo parlando di mettere in sicurezza un torrente, il Chisola, lungo 40 chilometri, non è mica il Danubio, dicono i Cinquestelle; nascondersi dietro al “non potevamo sapere” o “si è trattato di un'emergenza” o “noi avevamo chiesto a Tizio e Caio non è altro che il preludio alla prossima forse inevitabile alluvione”. “Moncalieri merita di più”, dicono i Cinquestelle. Cosa fa l'amministrazione di Moncalieri? Chiede i soldi allo Stato, e i Governi Renzi e Gentiloni finanziano 10 milioni di euro, 6 dei quali servono per la messa in sicurezza per il canale scolmatore. Cosa fa il Governo del cambiamento? Prende questo progetto, lo arrotola e lo butta nel cestino dell'immondizia.

Passiamo al comune a fianco, al comune di Nichelino, dove il PD non governa, è all'opposizione. Cosa dicono a Nichelino i colleghi Cinquestelle? Si battono per la sicurezza delle scuole, perché un controsoffitto è caduto su una bambina, e l'ha ferita, e una porta è caduta su un bambino, e l'ha ferito; ci sono dei problemi che i Cinquestelle indicano nelle scuole. Dicono: solo poche settimane fa è stato segnalato il distaccamento di una porta del bagno alla “De Amicis” e alla “Walt Disney” le temperature delle aule continuano a essere tropicali; mancano le porte nei bagni dei bambini della “De Amicis”; e i Cinquestelle dicono: su questo non tollereremo oltre e siamo pronti a fare in modo che i riflettori siano sempre accesi, fino a quando tutte le scuole del territorio non saranno messe in sicurezza; noi continuiamo e continueremo a vigilare e a porre domande! E poi chiudono - indovinate con cosa, sono un po' come il collega Fatuzzo – con il loro motto, che è: vergogna! Sapete cosa finanziava il “bando periferie”? La messa in sicurezza delle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sapete cosa ha fatto il Governo del cambiamento? Lo ha cancellato.

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Allora, se guardiamo queste cose e guardiamo quello che oggi leggiamo - dice Mattia Feltri sulla stampa -, e leggiamo tutti i commenti che gli amministratori Cinquestelle hanno fatto in questi anni contro la decretazione d'urgenza - e leggo la dichiarazione di Di Maio…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Leggo allora solo la dichiarazione del politico più autorevole che la mia regione ha dato…

PRESIDENTE. Grazie. La collega De Micheli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno, ma si intende che abbia rinunciato.

La collega Caretta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/159.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, in tutte le tematiche fin qui esposte nei vari ordini del giorno si riscontra ancora una volta la volontà di un Governo che, con prove muscolari, non guarda agli interessi e alle criticità dei territori e dei cittadini ma solo agli slogan e ai tweet. Come prima firmataria, avevo proposto questo ordine del giorno rispetto alle difficoltà legate all'obbligo di emissioni delle ricette elettroniche per i veterinari che effettuano anche visite domiciliari in aree difficili, svantaggiate, non servite dalla tecnologia necessaria per questo tipo di innovazione, e che, pertanto, sicuramente si troveranno costretti a chiudere l'attività. Aumenteranno gli oneri per gli allevatori, su cui graveranno i costi di emissione della ricetta elettronica. Ci saranno notevoli disagi nel reperimento dei farmaci, nel caso fosse necessario cambiare il farmaco per eventuali indisponibilità, compresi i farmaci, salvavita. Nel caso in cui, per ovviare a tutto ciò, il veterinario decidesse di dispensare i farmaci ci saranno forti aggravi economici e gestionali, sostenibili esclusivamente da grosse strutture veterinarie, cliniche, ospedali, ma non dalle piccole realtà. Questo Governo non ha dimostrato di avere sensibilità sui temi come i vaccini per i bambini, i fondi per le periferie, gli agricoltori, i terremotati, gli imprenditori, il mondo della scuola, non potevamo sicuramente pretendere che avesse sensibilità per la categoria dei veterinari. Credo sia proprio il caso di dire che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il collega Critelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/86.

FRANCESCO CRITELLI (PD). Signora Presidente, in questa notte di stelle cadenti, per il suo tramite mi rivolgo ai colleghi che hanno fatto massa per postare la foto su Facebook dichiarando che il MoVimento 5 Stelle c'è: potevano risparmiarsi la fatica, perché le immagini ormai stanno facendo il giro del Paese. Del resto, siamo partiti dai cori da stadio “fiume, fiume”, ma probabilmente si riferivano ai fiumi di alcol che stanno scorrendo nei locali notturni di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dove i deputati del MoVimento 5 Stelle, invece di stare in Parlamento e servire le istituzioni o urlare come se fossimo in mezzo a un gregge, sono andati fuori a bere. E voglio ringraziare i colleghi e le colleghe del gruppo del Partito Democratico, perché, mentre c'è chi offende le istituzioni, noi siamo rimasti qui, senza indietreggiare di un centimetro, senza arrenderci rispetto a un provvedimento che fa compiere al nostro Paese diversi passi indietro. Infatti, Presidente, onorevoli colleghi, il “decreto periferie” - parlo della città in cui ho l'onore e la fortuna di vivere: Bologna -, come hanno detto alcuni colleghi che mi hanno preceduto, ci fa perdere 18 milioni di euro, oltre 40 milioni di euro nel territorio della città metropolitana. Sono interessate tante zone d'Italia, non solo il Mezzogiorno, le cosiddette periferie, dove sono cresciute le percentuali del MoVimento 5 Stelle, ma anche la Lega Nord, perché, per esempio, nel collegio dove sono state eletto, che si chiama collegio di San Giovanni in Persiceto, la Lega, nei comuni che da Bologna vanno verso la pianura ferrarese, è passata dall'1,6-1,7 per cento del 2013 al 18-20 per cento del 2018. Ebbene, io invito quei colleghi che adesso applaudono ironicamente a venire con me, domani, a San Giovanni in Persiceto a dire a quei 27.000 cittadini che 2.800.000 euro per rifare la stazione e recuperare un edificio sono spariti di notte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in pieno stile Banda Bassotti, perché qualcuno ha deciso che tutto ciò che ha fatto il Partito Democratico in quanto tale lo mettiamo in un cassetto e lo buttiamo nel cestino della spazzatura.

Ma io ricordo loro che il sindaco di San Giovanni in Persiceto è un sindaco civico sostenuto da una coalizione di centrodestra. Allora, Presidente, noi qui ci troviamo di fronte a un Parlamento che, con grande arroganza, alla faccia della scatoletta di tonno, alla faccia della democrazia diretta del Ministro Fraccaro, alla faccia della difesa del ruolo delle istituzioni democratiche del Presidente della Camera Fico, che nel gioco degli specchi c'è chi fa il sergente buono e c'è chi fa il sergente cattivo e ogni tanto prova a irretire qualcuno dell'opposizione - non riuscendoci, per fortuna - noi stiamo sottraendo a questo Paese risorse importanti.

Soprattutto le stiamo sottraendo in quei luoghi in cui le forze che oggi costituiscono la maggioranza di Governo hanno ottenuto i loro risultati più alti.

E cosa dire dei vaccini? Cosa dire di questo gioco al massacro nei confronti di tanti bambini. E io voglio completare le mie riflessioni, anche perché la signora Presidente, correttamente, è molto rigorosa nel farci rispettare i tempi. Io voglio dire che, rispetto al dibattito che si è aperto dopo l'incontro del Presidente del Consiglio Conte assieme ai rappresentanti dell'ANCI, non è una parolaccia. Quella che sto per citare, signora Presidente - non lo farei mai, perché l'istituzione è sacrale – è la citazione di un film. La supercazzola del Presidente Conte di oggi pomeriggio, rispetto alla dichiarazione, sembra uno di quei poster che attaccavano in camera, quando eravamo studenti universitari a Bologna: anche oggi studio domani. Perché il Presidente Conte ha dichiarato: noi probabilmente la prossima settimana adotteremo quei provvedimenti che serviranno a capire se riusciremo a fare in modo di scrivere dopo ancora un provvedimento, in cui forse mettiamo le risorse fra tre anni. Il comune di Bologna - e concludo signora Presidente - è pronto ad andare a bando entro dicembre 2018. Siete in grado, chiudendo Facebook e chiudendo Whatsapp e senza magari mandare i messaggi a qualche collega Di governo, di dirci se a Bologna quei bandi li possiamo pubblicare? Sì o no? (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Le chiedo di intervenire solo qualche secondo, prima del mio intervento, sull'ordine dei lavori e lei capirà perché. Se lei me lo consente è sull'ordine dei lavori. Vorrei esprimere il cordoglio del Partito Democratico per il collega Claudio Mancini, che nella serata che si è appena conclusa ha perduto il padre. A nome del gruppo del Partito Democratico, esprimo le nostre condoglianze fraterne (Applausi).

PRESIDENTE. Ovviamente collega, anche la Presidenza si associa. Il collega Fiano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/119.

EMANUELE FIANO (PD). Signor Presidente, colleghi, colleghe, membri del Governo, vorrei iniziare con una premessa, ricordando a lei e all'Aula il significato di decreto-legge, cioè un provvedimento provvisorio con forza di legge adottato dal Governo in caso di urgente necessità, la cui efficacia viene meno se non è convertito in legge dal Parlamento. Come ribadito più e più volte da questo gruppo, in questo modo il Parlamento viene privato della sua funzione legislativa, delegando ad un organo, formato da poche persone di opposta provenienza politica, il potere di legiferare.

Ma la beffa più grande è che non è neppure rappresentativo della scelta dei rispettivi elettori, visto che in campagna elettorale i due maggiori partiti che formano questo Governo dichiaravano che mai si sarebbero alleati gli uni con gli altri.

Questo, a parer mio, è una presa in giro nei confronti dei cittadini italiani e degli elettori che li hanno votati, visto che da quando è nato questo Governo, il Governo non ha fatto altro che usare il Parlamento come un organo secondario, atto solo a votare i decreti-legge, proposti dallo stesso. A tal proposito ricordo a lei l'articolo 76 della Costituzione, che recita le seguenti parole. Ascoltate attentamente. L'esercizio della funzione legislativa non può essere - ripeto non può essere - delegato al Governo, se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti. Ma, come si evince da questo decreto, gli oggetti non sono molto definiti.

Per questo, il nostro gruppo ha presentato così tanti ordini del giorno, atti ad arginare questo decreto, che fa acqua da tutte le parti. Questi atti scritti vogliono esprimere una direttiva politica al Governo, per sottolineare gli aspetti specifici della materia in esame, verso i quali indirizzare l'azione governativa. Visto che il Governo sta svuotando il Parlamento di ogni sua funzione, l'ostruzionismo è una delle poche armi che ci rimane, per combattere l'esautorazione del Parlamento.

E finisco citando - ma non sono io che lo cito - Benito Mussolini: regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano. Il nostro gruppo non permetterà che questa frase possa attuarsi e, per questo, lotterà con tutte le forze perché i cittadini non siano illusi.

Forse lei, Presidente Spadoni, ricorderà queste parole, perché queste parole non sono mie.

Furono pronunciate dal suo collega del MoVimento 5 Stelle, Paolo Bernini, nell'occasione che il presidente Fico ha qui citato, come prassi dell'uso della seduta fiume: il 24 luglio del 2013. E queste sono le parole con le quali il MoVimento 5 Stelle criticò duramente, iscrivendo tutti i suoi parlamentari a presentare gli ordini del giorno, uno per ognuno dei membri di quel gruppo, a fare dichiarazione di voto, uno per ognuno dei membri di quel gruppo, e a fare dichiarazione di voto finale, uno per ogni membro di quel gruppo, sostenendo con le parole che io ho letto l'attacco alla democrazia, che veniva da quella scelta della seduta fiume, che voi avete fatto questa sera.

E perché c'è questa scelta oggi, visto che, come abbiamo dimostrato, non c'era una necessità de facto? Ve lo dico io. La scelta è del tutto politica. Il motivo per cui noi siamo qui questa notte a dibattere, quasi da soli, membri dell'opposizione, è del tutto politica. Perché le parole dei due leader dei partiti, che oggi sono confluiti in un medesimo Governo, poche settimane fa erano queste.

Il 16 maggio 2018 Luigi Di Maio, in una trasmissione di Rai Uno, Porta a Porta, disse del partito, di cui adesso è il più fraterno alleato: io sono del sud, faccio parte di quella parte d'Italia a cui la Lega diceva “Vesuvio lavali col fuoco”. Non ho nessuna intenzione di fare parte di un movimento che si allea con la Lega Nord, tutto il resto sono speculazioni giornalistiche.

E rispondeva Matteo Salvini, anzi aveva parlato prima, il 21 febbraio di quest'anno, alla TV di la Repubblica: mai con i Cinquestelle. Io prendo qui un impegno solenne. Chiuse le virgolette.

Voi dovete nascondere le vostre differenze, nascondere il fallimento di questo decreto e avete bisogno di nascondervi nella notte, lasciando soli noi a difendere, in quest'Aula, la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Enrico Borghi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/139.

ENRICO BORGHI (PD). La ringrazio, signora Presidente. Sono personalmente molto lieto che i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle siano tornati, sia pure con una sparuta rappresentanza, all'interno di quest'Aula. Perché dall'ascolto, dal dialogo, dal confronto - e a volte anche dallo scontro - si imparano delle cose che poi ci consentono di formare le nostre opinioni e, conseguentemente, anche le nostre valutazioni nel voto.

Vorrei provare a spiegarvi il motivo per il quale, su questo ordine del giorno, che apparentemente potrebbe appunto sembrare una questione del tutto marginale, la data delle elezioni delle amministrazioni provinciali, in realtà, è in corso una sorda guerra di potere all'interno della maggioranza, che voi, colleghi del MoVimento 5 Stelle, state fragorosamente perdendo. Perché, che cosa c'è dietro questo aspetto, che potrebbe apparire burocratico? Ebbene, vi è innanzi tutto la smentita di quello che avete detto in campagna elettorale. Voi sette corsi nelle piazze, dicendo che avreste chiuso con le province, che noi non eravamo riusciti ad abrogare; mentre i vostri partner di Governo hanno promesso, nelle medesime ore, che avrebbero reintrodotto l'elezione diretta dei presidenti delle province e dei consiglieri provinciali, abolendo la legge Delrio.

Nel primo provvedimento che portate a quest'Aula, confermate la legge Delrio - perché evidentemente l'unico modo per stare insieme è mantenere lo status quo – ma, all'interno di questo, il vostro partner di Governo conduce una straordinaria e silenziosa operazione di potere, che, guardate un po', è stata portata all'attenzione dell'opinione pubblica proprio da quella libera stampa, che il vostro leader Di Maio poche ore fa ha minacciato, minacciando di non fare più pagare la pubblicità dalle società quotate in borsa, in cui lo Stato detiene la golden share. Una situazione che ci porta verso l'Ungheria e verso la Turchia e non verso la democrazia liberale. Che cosa ci ha raccontato la libera stampa?

Che questa operazione è sostanzialmente una operazione per consentire alla Lega Nord, anzi alla Lega di Salvini, di potere avere maggiore parte in commedia, tradotto: maggiore possibilità di condizionare gli assetti nell'ambito delle nomine dalla Fondazione Cariplo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La Fondazione Cariplo, cari amici del MoVimento 5 Stelle, oltre avere uno stato patrimoniale di quasi otto miliardi di euro, è il più grande azionista privato dalla Cassa depositi e prestiti, dopo la Fondazione di Sardegna e dopo la Compagnia di San Paolo, è uno dei più importanti azionisti di Intesa San Paolo, la prima banca d'Italia. Ha, guardate un po', partecipazioni in Bankitalia. Ve la ricordate la vostra battaglia, su quei banchi, contro la presenza in Bankitalia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ve la stanno facendo sotto il naso, i vostri partner di Governo, cari amici del MoVimento 5 Stelle. E, allora, con questo ordine del giorno noi diciamo una cosa semplice: ripristiniamo delle normali condizioni, che peraltro ci ha chiesto l'Unione delle province italiane, creiamo le condizioni per cui il rinnovo delle province sia al 31 gennaio del 2019, per evitare lo scollamento fra il presidente e il consiglio provinciale in 34 province d'Italia, ma soprattutto riflettete sul fatto che in questo modo, se non voterete questo ordine del giorno e non modificherete questa situazione, voi consegnerete una polizza al vostro alleato, che domani tornerà ad essere il vostro avversario. Fate attenzione perché, nella rincorsa al potere senza un'idea, rischierete di essere mangiati da chi è più furbo, di voi da chi è più forte di voi ed è più in grado di condizionare il sistema dei poteri forti ai quali voi, in maniera surrettizia, state nuovamente creando una condizione di perpetuo gattopardismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANDREA DARA (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, collega Dara?

ANDREA DARA (LEGA). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA DARA (LEGA). Io ho notato che ci sono due ordini del giorno che non sono stati discussi, uno inerente al comune di Ravenna e uno inerente al comune di Piacenza. Questi due ordini del giorno chiedevano che il Governo si impegnasse a dare risorse a questi due comuni. Chiedevo quali sono state le motivazioni del fatto che non sono stati discussi in quest'Aula, chiedo ai colleghi del Partito Democratico…

PRESIDENTE. Collega, mi risulta che nessuno abbia richiesto di illustrarli.

ANDREA DARA (LEGA). Prendo atto, però mi sembra poco serio presentare degli ordini del giorno e poi non discuterli.

PRESIDENTE. È facoltà dei colleghi anche non illustrarli, ecco.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Enrico Borghi, su che cosa?

ENRICO BORGHI (PD). Volevo rassicurare il collega che essendo noi iscritti per le dichiarazioni di voto successive, se avrà la pazienza di attendere, gli forniremo una risposta anche inerente alle questioni da lui sollevate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Plangger ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/137.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Intervengo appunto in merito all'ordine del giorno n. 137. Il decreto «milleproroghe» non ha rimosso alcuni ostacoli per sbloccare il rilascio e il rinnovo delle concessioni delle grandi derivazioni d'acqua per uso idroelettrico. La montagna, in specifico tutto l'arco alpino, aspetta da tanto qualche intervento del Governo; è tutto fermo in ordine alle grandi derivazioni che dovrebbero finalmente portare qualche beneficio in più anche alla gente di montagna. Si ricorda che l'articolo 12 del decreto legislativo 16 marzo 1999 n. 79, come modificato, da ultimo, dall'articolo 37 del decreto-legge 22 giugno 2012 n. 83 prevede, al comma 1, una gara ad evidenza pubblica per le concessioni idroelettriche già scadute o in scadenza entro il 31 dicembre 2017 e una proroga di diritto fino al 31 dicembre 2017. Il citato articolo, al comma 2, prevedeva altresì che il MISE, di concerto con il Ministero dell'Ambiente, determinasse con proprio provvedimento, entro il 30 aprile 2012, i requisiti organizzativi e finanziari minimi, i parametri e i termini concernenti la procedura di gara; questo decreto ministeriale non è mai stato emanato. Allo stato risulta in atto una procedura di infrazione della CEE, entro il termine, ampiamente scaduto, del 31 dicembre 2017 non sarebbe più stato tecnicamente fattibile emettere il decreto interministeriale di cui sopra, bandire le gare ad evidenza pubblica e fare l'aggiudicazione, servono almeno da tre a cinque anni per l'individuazione del vincitore della procedura concorrenziale. In questo senso sono da impegnare il Governo a valutare l'opportunità, in una prossima iniziativa legislativa, di fissare quanto prima il termine entro il quale il Ministro sia tenuto a determinare, con proprio provvedimento, i requisiti organizzativi e finanziari minimi, i parametri, i termini concernenti la procedura di gara al fine di consentire la ricognizione dello stato di fatto dalle concessioni di grande derivazione d'acqua ad uso idroelettrico, con l'obiettivo ultimare le gare ad evidenza pubblica entro il 31 dicembre 2022.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno presentati. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (Ore 3)

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Nel ringraziare i colleghi per l'ampio e approfondito dibattito che, tra l'altro, ha avuto un contenuto molto specifico, per cui ogni ordine del giorno è stato presentato senza ripetere argomentazioni, andiamo a dare il parere.

Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mandelli n. 9/1117-A/1, accoglie gli ordini del giorno Ribolla n. 9/1117-A/2, Ferrari n. 9/1117-A/3 e Rampelli n. 9/1117-A/4. Accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Trancassini n. 9/1117-A/5 e Fidanza n. 9/1117-A/6. Accoglie gli ordini del giorno Zucconi n. 9/1117-A/7 e Deidda n. 9/1117-A/8. Accoglie l'ordine del giorno Bucalo n. 9/1117-A/9, con la seguente riformulazione:

«impegna il Governo, compatibilmente con gli equilibri di bilancio, a valutare la possibilità di dare ogni utile supporto agli enti locali affinché possano provvedere alla messa in sicurezza degli edifici scolastici». Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Foti n. 9/1117-A/10. Sull'ordine del giorno Silvestroni . 9/1117-A/11 esprime parere favorevole, premettendo la dicitura «valutare l'opportunità di». Accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Prisco n. 9/1117-A/12 e Giachetti n. 9/1117-A/13. Accoglie gli ordini del giorno Saltamartini n. 9/1117-A/14 e Andreuzza n. 9/1117-A/15. Esprime parere contrario sull'ordine del giorno Montaruli n. 9/1117-A/16. Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Monteroni n. 9/1117-A/17. Esprime parere contrario sull'ordine del giorno Mollicone n. 9/1117-A/18. Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/1117-A/19. Accoglie l'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1117-A/20. Accoglie l'ordine del giorno Vitiello n. 9/1117-A/21, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di ipotesi di ulteriore riforma o modifica della disciplina vigente». Esprime parere contrario sugli ordini del giorno Schullian n. 9/1117-A/22, Gemmato n. 9/1117-A/23 e Toccafondi n. 9/1117-A/24.

Gli ordini del n. 9/1117-A/25 Noja, n. 9/1117-A/26 Mauri, n. 9/117-A/27 Martina, n. 9/1117-A/28 De Micheli, n. 9/1117-A/29 Del Barba, n. 9/1117-A/30 Delrio, n. 9/1117-A/31 Ceccanti, n. 9/1117-A/32 Cantini, n. 9/1117-A/33 Bordo, n. 9/1117-A/34 Annibali e n. 9/1117-A/35 Ferri, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/36 Sensi, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/37 Berlinghieri, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/38 Piccoli Nardelli, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/39 Scalfarotto, accolto premettendo all'impegno le parole: “compatibilmente con i vincoli di bilancio”.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/40 Rossi, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/41 Quartapelle Procopio, accolto.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/42 Orfini, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/43 Librandi, accolto come raccomandazione.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/44 Carnevali e n. 9/1117-A/45 Siani, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/46 Orlando, favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo ad assumere le iniziative finanziarie e tecniche affinché il ripristino dell'efficacia delle norme sospese relative alla disciplina delle intercettazioni venga garantito nel termine stabilito dal decreto in esame al 1° aprile 2019”.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/47 Ubaldo Pagano, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/48 Fragomeli, contrario.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/49 Rizzo Nervo e n. 9/1117-A/50 Anzaldi, accolti.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/51 Pellicani, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/52 De Filippo, accolto a condizione che venga espunto il primo impegno.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/53 Verini, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/54 Andrea Romano, accolto come raccomandazione, premettendo all'impegno le parole: “compatibilmente con i vincoli di bilancio”.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/55 Giacomelli, n. 9/1117-A/56 Di Giorgi, n. 9/1117-A/57 Raciti, n. 9/1117-A/58 Miceli, n. 9/1117-A/59 Schirò, n. 9/1117-A/60 Gavino Manca, n. 9/1117-A/61 Carè, n. 9/1117-A/62 Morgoni, n. 9/1117-A/63 Vazio, n. 9/1117-A/64 Mancini, n. 9/1117-A/65 Melilli, n. 9/1117-A/66 Ungaro, n. 9/1117-A/67 Campana, n. 9/1117-A/68 Topo, n. 9/1117-A/69 Losacco, n. 9/1117-A/70 Del Basso De Caro, n. 9/1117-A/71 Padoan, n. 9/1117-A/72 Lepri, n. 9/1117-A/73 Carla Cantone e n. 9/1117-A/74 Lacarra, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/75 Braga, accolto.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/76 De Luca, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/77 Serracchiani, contrario.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/78 Zan, n. 9/1117-A/79 Boschi e n. 9/1117-A/80 Romina Mura, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/81 Cardinale, accolto.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/82 Nardi, n. 9/1117-A/83 Ciampi, n. 9/1117-A/84 Cenni e n. 9/1117-A/85 Pezzopane, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/86 Critelli, accolto.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/87 Dal Moro, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/88 Moretto, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/89 Benamati, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/90 Marattin, accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo ad emanare con la massima tempestività le norme attuative che stabiliscano requisiti, modalità e condizioni necessarie per l'operatività del fondo, ai sensi dei commi da 1106 a 1109 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2018, in favore dei risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto, con l'obiettivo di avviare celermente le procedure di ristoro”.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/91 De Menech, accolto.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/92 Colletti, accolto come raccomandazione, purché riformulato in questo modo: “impegna il Governo, nel primo provvedimento utile riguardante gli eventi sismici occorsi dall'agosto 2016 al gennaio 2017, ad inserire all'interno dell'articolo 17-bis, comma 1, del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2017, n. 45, la possibilità di deroga da parte delle regioni colpite dal terremoto del 2016 al cosiddetto decreto Lorenzin, al fine di farvi ricomprendere tutti quegli ospedali che ricadono nelle province ove è presente almeno un comune all'interno del cratere sismico”.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/93 Ianaro, n. 9/1117-A/94 Dadone, n. 9/1117-A/95 Cancelleri, n. 9/1117-A/96 Trizzino, n. 9/1117-A/97 Martinciglio e n. 9/1117-A/98 Azzolina, accolti.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/99 Franceschini, n. 9/1117-A/100 Giorgis, n. 9/1117-A/101 Fregolent, n. 9/1117-A/102 Gariglio, n. 9/1117-A/103 Marco Di Maio, n. 9/1117-A/104 Gadda, n. 9/1117-A/105 Migliore, n. 9/1117-A/106 Boccia, n. 9/1117-A/107 Minniti, n. 9/1117-A/108 Bruno Bossio, n. 9/1117-A/109 Navarra, n. 9/1117-A/110 Madia, n. 9/1117/111 Fassino, n. 9/1117-A/112 Morani, n. 9/1117-A/113 Ascani, n. 9/1117-A/114 La Marca, n. 9/1117-A/115 Lotti, n. 9/1117-A/116 De Maria, n. 9/1117-A/117 Rotta, n. 9/1117-A/118 Rosato, n. 9/1117-A/119 Fiano, n. 9/1117-A/120 Paita, n. 9/1117-A/121 D'Alessandro, n. 9/1117-A/122 Gribaudo, n. 9/1117-A/123 Colaninno, n. 9/1117-A/124 Pagani, n. 9/1117-A/125 Pini e n. 9/1117-A/126 Pizzetti, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/127 Bazoli accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/128 Pollastrini accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/129 Prestipino: è giusto?

PRESIDENTE. Deputata Morani… andiamo avanti.

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/1117-A/129 Prestipino accolto come raccomandazione. C'è tempo, Presidente.

PRESIDENTE. Andiamo avanti.

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/1117-A/130 Zardini accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/131 Viscomi accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/132 Santelli parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/133 Bellucci parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/134 Fratoianni parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/135 Fassina accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/136 Rostan parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/137 Plangger accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/138 Lorenzin accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/139 Enrico Borghi parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/140 Carfagna accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/141 Bergamini accettato; ordine del giorno n. 9/1117-A/142 Sozzani accettato; ordine del giorno n. 9/1117-A/143 Anna Lisa Baroni accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/144 Sandra Savino accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/145 Nevi parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/146 Marin parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/147 Aprea parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/148 Pella accolto come raccomandazione…

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1117-A/149 D'Attis? Prosegua, prosegua.

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/1117-A/149 D'Attis parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/150 Baldelli accettato; ordine del giorno n. 9/1117-A/151 Fatuzzo parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/152 Paolo Russo parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/153 Occhiuto accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/154 Baratto accettato….

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1117-A/154 Baratto accettato. Andiamo avanti…

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/1117-A/155 D'Ettore - mi dispiace - parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/156 Ciaburro parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/157 Cirielli parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/158 Donzelli accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/159 Caretta parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/160 Varchi è inammissibile…

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno n. 9/1117-A/160 Varchi è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/1117-A/161 Lucaselli è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno n. 9/1117-A/162 Delmastro Delle Vedove è inammissibile.

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/1117-A/163 Nobili è accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/164 Morassut è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il deputato Roberto Giachetti. Ne ha facoltà quindi. S'intende che abbia rinunciato.

Passiamo alla deputata Noia… deputato Mauri… deputato Mor…deputato De Micheli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Barba. Ne ha facoltà. Vedo che la notte porta una certa…

MAURO DEL BARBA (PD). Però solito la notte di porta anche consiglio. Fino all'ultimo noi, speriamo che valga anche per la maggioranza. Comunque ho ascoltato con interesse i pareri del Governo, sono contento che in particolare il Viceministro Garavaglia si fermi perché nell'illustrazione dell'ordine del Giorno ho parlato a lungo del ruolo del Viceministro Garavaglia che non mi ascoltava perché era impegnato. Spero che lo possa fare durante questa dichiarazione di voto.

Vede, Viceministro, in una situazione normale mi sarei anche potuto dichiarare soddisfatto di un parere positivo benché accolto con raccomandazione ma quella che voi avete creato con il vostro atteggiamento arrogante, con le dinamiche con cui il provvedimento è stato approvato, con le continue promesse che cambiano ogni ora fino ad arrivare all'ultima rocambolesca dichiarazione del Presidente del Consiglio dei ministri non consente di prendere per buono l'accoglimento dell'ordine del giorno come raccomandazione, non consente cioè di fidarsi della parola del Governo. Inoltre Viceministro Garavaglia - mi farebbe piacere mi ascoltasse come già le ho detto - ho avuto occasione di passare delle notti con lei nella scorsa legislatura durante la sua audizione come responsabile delle regioni. Bene, vedo che ho attirato la sua attenzione con questa allusione. In quella circostanza lei con molta bravura seppe animare una protesta nel paese perché il Governo Renzi aumentava di un miliardo il Fondo sanitario nazionale: lei fu così abile da chiamare l'aumento di un miliardo taglio e fece proteste legittime e comprensibili che però dicevano il falso. Vedo che avete mantenuto quell'abitudine ma voglio dire l'avete aggravata perché in questo caso non si tratta di taglio, in questo caso trattandosi di fondi già assegnati, già convenzionati si tratta di furto. Per tale motivo non posso essere contento. Ma vorrei dirle un'altra cosa, Viceministro: poiché siamo entrambi lombardi, sappiamo bene che il provvedimento in esame sottrae alla Lombardia 63 milioni di euro, 103 milioni se contiamo i contributi dei privati e se lei parte da Marcallo con Casone e sale a Sondrio - credo che l'abbia fatto molte volte - passa da Lecco, passa da quel ramo del lago di Como di manzoniana memoria. Perché glielo cito? Perché le dichiarazioni del Presidente del Consiglio di oggi ci hanno fatto pensare che più che un avvocato difensore del popolo siamo di fronte a un avvocato azzeccagarbugli: come si possono definire se non così le promesse vane, le promesse che cambiano continuamente ma soprattutto che non sono decifrabili e allora questo è un motivo in più per cui non possiamo essere soddisfatti per quanto riguarda l'ordine del giorno di Sondrio. Lì abbiamo progetti tutti approvati, tutti esecutivi ma siamo questa sera nella totale incertezza riguardo alla loro prosecuzione perché lei mi dovrebbe spiegare che cosa significa avere l'intenzione di mandare avanti i progetti esecutivi in corso e soprattutto questa fantomatica dichiarazione che attiene alla richiesta di preventivi. Dunque, affinché ci pensiate bene, vorrei ricordarvi che questi progetti oltretutto sono seri e necessari. Per quanto riguarda Sondrio in particolare il quartiere della Piastra prevede la realizzazione di un ponte che unirà un quartiere che con gli anni è andato via via spopolandosi e degradandosi al nuovo parco bellissimo recuperato il parco Bartesaghi amato dai cittadini di Sondrio che è separato dalla città dal torrente Mallero. Ebbene il ponte renderà il parco il giardino della Piastra: improvvisamente quel luogo si troverà a poter radere unito dei posti più incantevoli della città di Sondrio. Ma chiaramente non si tratta solo della realizzazione di un ponte: accanto a queste opere abbiamo l'acqua la riqualificazione di percorsi pedonali, di aree verdi del quartiere, la riqualificazione dell'intero edificio della Piastra, l'ampliamento e adeguamento della sede della Croce Rossa Italiana e, accanto a questi interventi strutturali e a queste opere abbiamo iniziative socioculturali tra le tante voglio ricordarle, Viceministro…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURO DEL BARBA (PD). Concludo. Voglio ricordarle il programma di rilancio e attività commerciale e sviluppo imprenditoriale giovanile perché negli anni quelle attività commerciali si sono svuotate e noi ora a Sondrio vogliamo che ritornino i giovani ad aprire le loro attività…

PRESIDENTE. Il tempo è finito. Mi dispiace.

MAURO DEL BARBA (PD). Presidente, solo un'ultima cosa….(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha concluso il tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie, Presidente. Non accetterò la trasformazione in raccomandazione, perché questo ordine del giorno ha per me un valore molto importante e significativo, in quanto mette in evidenza una politica dei territori, una politica vicina ai cittadini, una politica vicina alle imprese e impegna il Governo a non ledere i diritti di 20 milioni di cittadini, di 96 enti beneficiari diretti, 87 comuni capoluogo, 9 città metropolitane, per un totale di 326 comuni; guarda a città come quella di Massa, di Carrara, altre città anche della Toscana, Siena, Arezzo, Pisa, che oggi vengono con un tratto di penna derubate da una serie di finanziamenti che erano stati già programmati e sui quali contavano.

Io penso che oggi la politica di un Governo debba essere quella di dare risposte concrete ai cittadini, di dare risposte concrete alle imprese, ai lavoratori e soprattutto ai territori, riqualificarli, e questo ordine del giorno impegna il Governo a mantenere questi contributi e questi finanziamenti nelle città di Massa e di Carrara, che guardavano a rilanciare dei territori periferici, a investire in piste ciclabili, a investire in riqualificazione urbana, in ristrutturazione di palazzi e anche a guardare a una progettualità che coinvolgesse anche i privati.

Per quanto riguarda la città di Massa, veniva finanziato un progetto, una parte veniva messa dallo Stato, una parte da imprese private e quindi era un modo anche di coinvolgere nella riqualificazione le imprese e il territorio. Quindi, venendo meno questo impegno che il Governo si era preso, perché aveva creato delle aspettative non solo al territorio e ai cittadini, ma a quell'economia, a quel modello anche nuovo di interpretare una edilizia, una riqualificazione urbana che coinvolgesse, che non emarginasse, che creasse collegamenti, che guardasse all'ambiente, che guardasse agli aspetti ecologici, ma non solo, ma anche a una funzionalità che potesse portare efficienza, turismo e anche una ripresa economica; e coinvolgeva, come dicevo prima, anche i privati, quindi venendo meno questi finanziamenti pubblici, oggi verranno meno anche quegli investimenti delle imprese private e quindi cambierà anche la destinazione di alcune risorse che sono da ritenersi fondamentali.

Noi davvero chiediamo a quest'Aula di votare questo ordine del giorno, di impegnare il Governo a fare un passo indietro, a prendersi un impegno e a non cancellare con un tratto di penna dei finanziamenti che i territori si aspettano, finanziamenti che sono oggetto di convenzioni registrate dalla Corte dei conti, firmate dal Governo e dagli enti locali e che hanno anche un valore giuridico: leale collaborazione, vincolo e quindi oggi c'è un affidamento; io davvero, qualora il Governo venisse meno a questo impegno, invito questi sindaci a presentare, ad adire le vie legali per chiedere questa tutela e quindi chiedere un risarcimento del danno su degli impegni che sono stati presi e che oggi vengono meno.

Io mi auguro davvero che si possa dar vita a una politica e su questo le opposizioni vogliono contribuire in maniera costruttiva per una politica che ascolti i cittadini, vicina al territorio e che guardi a questi finanziamenti che vogliono riqualificare i nostri territori e le nostre periferie e vogliono dare un segnale di vicinanza.

Questa deve essere la politica del sentire, dell'ascolto e anche del fare, se no rimangono solo promesse, e invece per mantenere i fatti occorre continuare su questa strada. Per ora solo slogan, tante promesse, pochi fatti e noi siamo qui per vigilare e per far sì che si passi ai fatti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta l'atteggiamento tenuto questa sera, questa notte, ormai dimostra plasticamente quanto mi ero sforzato di illustrare, di dimostrare in sede di preparazione e illustrazione dell'ordine del giorno sul dirigente scolastico, a dimostrazione che questo Governo strategicamente sembra perseguire, molto spesso nel rumore assordante della propaganda, nel clangore dei social network, questa damnatio memoriae, questa abrasione del passato prossimo, questa rimozione puntigliosa di quanto è stato fatto prima, come se prima fosse già di per sé uno stigma di colpa - la vedo interessato, onorevole Garavaglia -, come se prima non riguardasse noi, l'Italia, gli italiani. Tutto ciò che è stato prima è sbagliato per il fatto stesso di essere stato prima, quasi solamente di essere stato, e se volete vedeteci una maiuscola in questo “stato”.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 3,30)

FILIPPO SENSI (PD). E badate, questo principio - lo ripeto - è pericoloso, lo dicevo prima, perché la vita di un grande Paese è durata, è orizzonte, è prospettiva, è costruzione, purtroppo distruzione anche, costruzione paziente, procedendo per tentativi, tentativi ed errori, certo, chi non ne fa, per carità, ma tentativi, in fondo questa è la democrazia. Illudersi che un reset - lo dico soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle presenti in Aula -, illudersi che un anno zero, che una palingenesi, che una catarsi più o meno millantata siano la risposta alla domanda di senso che viene dai cittadini è, ve lo dico, illusorio. E vi ritroverete con un pugno di mosche in mano, esponendo - e parlo del caso che ho illustrato qui - per di più i nostri dirigenti scolastici a ricorsi e denunce, mettendo in crisi il sistema scolastico. Avete seminato disorientamento, un disorientamento che penetra dentro le istituzioni e nelle istituzioni come è quella della scuola italiana, che ha bisogno di pace, di serenità, non ha bisogno di dissidio.

Potrà servire forse a voi, non so, alla Lega sicuramente, forse ai Cinquestelle, a darvi un effimero senso di identità: noi contro voi, il poi contro il prima, vecchio e nuovo, l'establishment e il popolo, ci siamo stati e l'abbiamo visto. A chi però non coglie o fa finta di non cogliere che l'identità è un progetto continuo, faticoso, fatto di passi messi uno dopo l'altro che non vanno cancellati, che non vanno rimossi o revocati. Per questo, signori del Governo, che vi state divertendo alle tre e mezza del mattino, vi invito a riconsiderare questa vostra decisione, di cui porterete intera la responsabilità, di tornarci su al Senato, non nel giorno del “poi” o nell'anno del “mai”, al Senato. Riconsiderate, dunque, la vostra decisione o la vostra indecisione, prendetevi la vostra responsabilità, davanti a ricorsi che ci saranno comunque fatevene una ragione, delusione e disagio. Quanto a noi, quanto all'opposizione del Partito Democratico, ci troverete gobettianamente al nostro posto di critici sereni, come diceva Piero Gobetti, con un'esperienza in più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, ovviamente riconosco che ci sia una coerenza nell'aver respinto l'ordine del giorno n. 134, perché oggettivamente riproponeva la questione relativa agli insegnanti e all'emendamento che era stato inserito al Senato e che voi avete tolto nel passaggio alla Camera, però sono voluto intervenire per ribadirvi che questo problema è un problema che deve trovare una soluzione, è una questione di giustizia nei confronti di questi insegnanti e quindi noi riproporremo, ogni qual volta ci sarà data la possibilità e quindi i relativi strumenti legislativi, cosiddetti veicoli, noi riproporremo questa questione, nel senso che dobbiamo riuscire a trovare - dico dobbiamo, ovviamente, perché crediamo che il Governo debba affrontare questo - una soluzione, anche se oggettivamente costosa.

Quindi da questo punto di vista non ci nascondiamo le difficoltà, ma non è possibile far finta di nulla, girarsi dall'altra parte e sostanzialmente non dare una risposta a circa 50 mila insegnanti e, stante la legislazione vigente, licenziare alla fine di questo anno scolastico 7.000 insegnanti.

Crediamo che quindi vada ricercato in tutte le forme e in tutte le situazioni una risposta a questa questione. Accettiamo l'approvazione come raccomandazione dell'ordine del giorno Fassina n. 9/1117-A/135, anche se mi permetto in questa sede di dichiarazione di voto di ricordare l'impegno di questo ordine del giorno nei confronti del Governo: a prevedere, preferibilmente già con la prossima legge di bilancio, interventi atti a implementare la bassa capacità di spesa attualmente registrato da parte degli enti locali e territoriali a stanziare le risorse compensative per finanziare lo sblocco degli avanzi di gestione. Questa è la questione, una questione che altrimenti rischia di vedere una disparità tra Nord e Sud. C'è stata l'apertura del Presidente del Consiglio, l'altro giorno, nei confronti del presidente dell'ANCI; ancora oggi viene annunciato un imminente decreto per risolvere: insomma, questa, dal nostro punto di vista, è la strada, assolutamente fondamentale, perché altrimenti finisce di non dare una risposta seria alle amministrazioni, rispetto alle cose che sono state dette - devo dire tutta la sera - anche dai colleghi che sono intervenuti sulle diverse realtà del “bando periferie” nelle diverse città.

Infine, la scelta di non dare parere contrario all'ordine del giorno Rostan n. 9/1117-A/136, rispetto ai vaccini, ovviamente segue questa linea del Governo: noi non possiamo, in questa fase, che ribadire la nostra fortissima preoccupazione per le ricadute nella vita materiale di tanti bambini, di tante comunità scolastiche e di tante famiglie. Noi avevamo tentato, con questo ordine del giorno, di indicare una possibile strada, intermedia, in qualche modo, ma non possiamo non rilevare negativamente che il Governo testardamente continua a rimanere sulla sua posizione. I rischi sono molto elevati, da questo punto di vista, quindi non possiamo non esprimere la nostra fortissima preoccupazione per come questo Governo ha gestito o mal gestito la vicenda dei vaccini, perché non c'è cosa peggiore - a nostro giudizio, ma a giudizio anche dalla comunità scientifica - di fare questi stop and go, questi avanti e retromarce, perché non si riesce a lavorare e a svolgere anche un'azione, che crediamo sia giusta, di convincimento, quindi non soltanto obbligo ma anche convincimento.

Se sostanzialmente si continuano a cambiare le carte in tavola, se si continuano a dare segnali contraddittori, ovviamente la capacità e l'autorità dello Stato viene meno. Quindi, vi state assumendo, da questo punto di vista, una grave responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, a nome di Fratelli d'Italia non possiamo che registrare un dibattito, che si è svolto e si sta svolgendo ormai durante tutta la notte, con un forte accento negativo per quanto riguarda, nell'ambito del “milleproroghe” e anche nel riflesso degli ordini del giorno, la scuola, i diplomati magistrali, gli insegnanti. Abbiamo ascoltato l'intervento del collega di LeU: siamo le uniche forze politiche ad aver fatto una battaglia trasversale, questa sì, per difendere gli insegnanti. Registriamo, ma è solo l'inizio di questa guerra, perché è una vera e propria guerra.

Noi non accettiamo il principio che le maestre e i maestri d'Italia possano essere licenziati da quel Governo del cambiamento che aveva promesso e che anzi si era impegnato per risolvere il problema. È un modo cinico, freddo ed indifferente per non affrontare il problema. L'ordine del giorno sulla scuola proponeva semplicemente il ripristino delle GAE, che certo capiamo essere un tema simbolico forte, in contrasto anche col “decreto dignità”, ma sicuramente sarebbe stato un modo per affrontare il tema in maniera decisiva. Vi aspettiamo al varco nelle Commissioni, in Aula e in piazza, e chiederemo al MIUR di affrontare la questione.

In generale, per quanto riguarda gli ordini del giorno, registriamo invece con soddisfazione l'accoglimento di diversi di essi, sia come raccomandazione che come approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Consideriamo questo un modo qualificante per Fratelli d'Italia di fare opposizione nel merito, mai pregiudiziale, lo avevamo dichiarato all'inizio di questo Governo. Per cui, di volta in volta, di tema in tema, di materia in materia, valuteremo, interverremo, difenderemo gli italiani quando sarà necessario e convergeremo quando invece saremo d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Presidente, devo dire che aspettavo con particolare ansia, con particolare curiosità che il Viceministro Garavaglia ci desse il parere su quest'ordine del giorno, perché è un ordine del giorno che secondo me ha molto senso, ma in realtà la cosa che mi ha colpito è che il parere del Viceministro Garavaglia in realtà contiene una notizia bomba, cioè che il Governo è deciso a rispettare i vincoli di bilancio. Mi dispiace che la notizia sia arrivata alle 3,40 del mattino, perché come ha detto addirittura il Presidente della BCE, Draghi, si sono fatti molti danni con le parole, invece le parole del Viceministro Garavaglia, che mette per iscritto che il Governo decide di rispettare i vincoli di bilancio, mi pare che siano una cosa importante.

Infatti, con le parole, almeno quelle precedenti alla saggezza del Viceministro Garavaglia, si sono fatti molti danni: c'è stato chi ha detto che le agenzie di rating era una cosa poco importante e che ciò che era importante non prendere o non dare pugnalate nella schiena degli italiani, come se i 100 o 150 punti di spread che abbiamo avuto negli ultimi mesi non fossero una pugnalata nelle spalle degli italiani, come il Viceministro sa benissimo. Sa benissimo che nel mettere insieme i dati per la prossima legge di bilancio bisognerà trovare forse 4 miliardi per il prossimo anno, 4 miliardi che dovranno essere tolti dalle tasche degli italiani, dalla spesa sociale, dalla spesa per istruzione, dalla spesa per sicurezza. Saranno titoli di Stato che varranno meno perché rendono di più, quindi saranno nella pancia delle nostre banche e quindi le nostre banche dovranno rifinanziarsi sul mercato a tassi più elevati, e se le nostre famiglie vorranno accedere al credito dovranno pagare più soldi; e se le nostre imprese vorranno accedere al credito, dovranno pagare più soldi, e forse non lo potranno fare, quindi ridurranno la loro crescita, quindi ridurranno i posti di lavoro. Quindi, con le parole si sono date tante pugnalate nelle spalle degli italiani, perché non si è detto chiaramente che lo spread che aumentava e l'irresponsabilità verbale di questo Governo, anche soltanto quella verbale, era già una pugnalata alle spalle degli italiani. Per cui, devo dire che è confortante sentir dire oggi dal Viceministro Garavaglia che il Governo rispetterà i vincoli di bilancio. Peccato che queste parole di così grande saggezza arrivino una giornata nella quale è successa una cosa veramente molto, molto grave, cioè che i partiti di maggioranza abbiano sostanzialmente costretto alle dimissioni il presidente della Consob, Mario Nava, un uomo universalmente riconosciuto per la sua indipendenza, per il suo rigore, per la sua schiena dritta, per le sue competenze. Sono sicuro, purtroppo, che i mercati internazionali non apprezzeranno il fatto che il Governo di fatto ha cacciato il presidente della Consob, forse perché infastidito dall'avere una persona così competente, così indipendente, con la schiena così dritta in una posizione così importante. Probabilmente lo spread salirà, e probabilmente la pugnalata nelle spalle degli italiani sarà data lo stesso, nonostante le parole di saggezza del Viceministro Garavaglia, che oggi ha detto, purtroppo alle 4 meno 20 di mattina, che questo Governo si impegna a rispettare i vincoli di bilancio. Ma meglio alle 4 meno 20 di mattina che mai. Tuttavia, dicevo che ero molto interessato, perché quest'ordine del giorno, Viceministro, aveva molto senso, infatti lei dice che lo accoglierà, ovviamente se saranno i rispettati i vincoli di bilancio. Perché ha senso? Perché, in realtà, col nostro Governo noi avevamo previsto una norma piccola ma di grande sostegno per gli studenti, in particolare per gli studenti universitari fuori sede. Cioè, cosa si era detto?

Se gli studenti sono fuori sede, hanno diritto ad avere una detrazione fiscale sugli affitti delle case nelle quali devono vivere, che sappiamo spessissimo vengono affittate a nero, e quindi evidentemente con questo incentivo si dava una mano gli studenti, da un lato, e si faceva in modo che i padroni di casa non affittasse in nero, ma che evidentemente pagassero anche le tasse. Quindi, una cosa di sano buonsenso. Aggiungo un'ulteriore cosa, che gli studenti fuori sede sono normalmente ragazzi del sud, perché il dato - lo citavo questo pomeriggio, quindi non mi voglio ripetere, ma, insomma, è negli atti parlamentari - è evidente che nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzi del sud. Ora so che la Lega non ha storicamente una particolare simpatia per il Sud e tantomeno per ragazzi del sud, però il MoVimento 5 Stelle sì.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere

IVAN SCALFAROTTO (PD). Allora, quello che dico è che, comunque andrà questo ordine del giorno, io seguirò. Perché si poteva mettere il tutto in un emendamento, Viceministro Garavaglia. L'emendamento non c'è stato, per cui io mi fido della sua parola, però controllerò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rossi. Ne ha facoltà.

ANDREA ROSSI (PD). Grazie Presidente. Intervengo ancora, come dire, con un tono sottovoce, anche se capisco potrebbe urtare i colleghi di Forza Italia. Glielo dico “tono sottovoce” perché è il modo con il quale mi hanno insegnato a stare nelle istituzioni, prima da sindaco e poi in regione Emilia Romagna. Come dicevo, con un tono sottovoce, non riesco a comprendere la scelta, da parte del Governo, di accogliere come raccomandazione quelli che sono ovviamente i diversi ordini del giorno, che abbiamo presentato sul tema delle periferie, che riguardano i 96 progetti e che riguardano circa 20 milioni di cittadini italiani.

Non riesco a comprendere perché, non più tardi di qualche ora fa, mentre eravamo qui in discussione, anche i nostri colleghi ci hanno ricordato come il Presidente del Consiglio Conte ha chiaramente detto - seguendo quello che è stato l'incontro fatto non più tardi di ventiquattro ore fa con i rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani - che nei prossimi giorni ci sarà un'iniziativa da parte del Governo, per non disperdere il patrimonio del bando periferie.

Allora, se questa iniziativa ci deve essere, come dicevo, non comprendo il perché impegni di ordine del giorno non sono stati accolti nella loro completezza, ma bensì solo esclusivamente come raccomandazione.

Allora, mi soffermo su due aspetti, di cui uno soprattutto riguarda la mia città, la nostra città, Presidente, che è quella di Reggio Emilia. Vede, quando si parla di periferie, nel mio ruolo di sindaco, tirai fuori al tempo un antropologo francese, Marc Augé, che era il teorico dei non luoghi. Nella sua visione illustra la dinamica complessa di luoghi privi di identità, di relazioni e di un solido tessuto sociale, appunto, i cosiddetti non luoghi, che sono inseriti sì nelle periferie delle città, ma non solo, poiché non sempre corrispondono a luoghi fisicamente strani e lontani dal centro delle città. E che, a causa della presenza di soli centri commerciali, magari una forte immigrazione e di una deindustrializzazione prepotente, presenti un'assenza di profilo storico e culturale. In definitiva, tutte le nostre città, anche quelle 96 di cui oggi parliamo, da nord a sud, sono piene di spazi fisici completamente destrutturati e abbandonati.

E lei sa meglio di me che uno di questi luoghi è, appunto, anche a Reggio Emilia, in quella che è l'area nord, un'area che ha una forte valenza e vocazione simbolica, anche per la nostra città, perché è l'area delle fabbriche reggiane. È quell'area che si sviluppa su 26 ettari, sorta nel 1904, in quel quartiere di Santa Croce, che appunto nasce con quelle caratteristiche operaie collegate a quell'importante grande officina, che viene durante il periodo bellico bombardata nel gennaio 1944, che riparte, diventa luogo di battaglie e di conquista anche di diritti.

In quel luogo, lì, in quell'area nord, il comune di Reggio Emilia ha presentato un progetto di 17 milioni 800 mila euro, finanziato appunto dal bando periferie, ma dentro un piano di qualificazione urbana molto più importante, molto più impegnativo, che vede privati, vede soggetti pubblici, vede la regione, per un importo complessivo di 50 milioni di euro.

Ecco, io penso per una città come la nostra, quella di Reggio Emilia, ma non solo. Potremmo parlare di Rimini, con l'investimento sull'area nord, quella Rimini di Fellini, che ovviamente su quell'investimento cerca di riqualificare una parte a destinazione e vocazione turistica, per ridare valore a quello che è un distretto balneare, che è il più importante nel territorio italiano.

In questa storia, in queste città, in questi investimenti di questi progetti, messi in campo dai sindaci, c'è la necessità da parte di un Governo di non essere sordo, ma di essere attento e di farsi carico degli impegni, che non più tardi di due anni fa, prima il Governo Renzi, con quella grande capacità di avere messo in campo il famoso piano del rammendo delle periferie e ha messo nella disponibilità i sindaci - ed è il secondo punto - di fare investimenti con finanziamenti pubblici statali.

Infatti, qui c'è il secondo elemento che non dobbiamo dimenticare, che gli amministratori pubblici oggi, i sindaci, senza contributi e finanziamenti pubblici, non riusciranno a mettere mano a quell'importante mole di luoghi destrutturati, della quale molte città oggi sono comunque piene.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ROSSI (PD). E allora non possiamo abbandonare, non possiamo lasciare soli i sindaci. Ma così come non possiamo lasciare da sola, cara gentile Presidente, anche la nostra città di Reggio Emilia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rizzo Nervo. Ne ha facoltà

LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie Presidente. Colleghi è con amarezza, grande amarezza, non certo con stupore, che accogliamo il “no” del Governo all'ordine del giorno n. 9/1117-A/44, che ha come prima firmataria la collega Carnevale e che ho sottoscritto anche io. Era un ordine del giorno che poneva la questione centrale, che abbiamo, con molti interventi e con molta passione, non solo noi deputati del Partito Democratico, ma anche tante personalità audite nelle audizioni in Commissione, portato all'attenzione del Governo. Si tratta di porre l'attenzione ai rischi enormi – enormi! - che vi sono nell'attenuare e nell'indebolire la battaglia per un aumento della copertura vaccinale nel nostro Paese, che ha registrato negli ultimi anni un preoccupante calo.

In questo ordine del giorno noi dicevamo esattamente questo, di subordinare l'eventuale attenuazione dell'obbligo vaccinale al raggiungimento del 95 per cento della copertura vaccinale. Vedete, voi nel dire di “no” a noi, in modo netto, togliendo qualunque velo di ipocrisia, meglio un “no” che un “sì” come raccomandazione. Fa chiarezza quella vostra posizione, perché, guardate, su un tema come questo non ci possono essere elementi di titubanza. O si è dalla parte della scienza, o si è dalla parte delle evidenze scientifiche, o si è dalla parte di chi vi ha detto fermatevi o si sta dall'altra parte. Si cerca di lisciare il pelo, di accontentare qualche sparuto gruppo di fondamentalisti, che invece crede che, attraverso i vaccini, si compia un atto contro la salute pubblica.

Non è così e ciò che abbiamo scritto in questo ordine del giorno, cioè subordinare l'attenuazione dell'obbligo al raggiungimento 95 per cento, non è la nostra posizione. È esattamente quello che dice l'Organizzazione mondiale della sanità, quando invita i Paesi membri a utilizzare anche lo strumento, certamente eccezionale, dell'obbligatorietà, per raggiungere un obiettivo, per raggiungere quell'obiettivo e per affrontare il tema dell'esitazione vaccinale.

Voi dite “no” a questo, dite “no” all'Organizzazione mondiale della sanità, dite “no” alle ragioni del buonsenso che sono state portate. Dite “no” - l'ho già detto dite e lo ribadisco- e perdete la straordinaria occasione, di riconoscere all'interno di questo Parlamento in termini condivisi l'interesse generale, sottraendolo alla parzialità di una discussione, appunto, partigiana, di parte.

Si tratta di salute pubblica ed è ancora più grave fare questo, quando si parla di salute dei bambini e quando si parla della salute - lo ha ricordato molto bene in maniera appassionata il collega Fragomeli prima - di bambini, che non possono essere tutelati, se non attraverso la responsabilità collettiva, quella responsabilità collettiva andrebbe sostenuta, andrebbe valorizzata, andrebbe incentivata. E la titubanza di questo Governo certamente, invece, non fa questo e va esattamente in un senso contrario. Perché, quando si parla di salute pubblica, non è vero che uno vale uno: c'è una responsabilità più ampia.

E, allora, davvero si è persa un'occasione. Noi crediamo davvero che si stia compiendo un fatto grave, di cui chi si assume la scelta di votare questo decreto si assume in pieno la responsabilità. Mi dispiace anche, lo dico a lei, Presidente, perché lo possa riferire al Presidente Fico, abbiamo sentito molte volte il Presidente dirci che le voci – e chiudo – dei cittadini devono entrare molto di più in quest'Aula, devono trovare accoglimento, espressione. Bene, ci sono 300 mila firme di mamme italiane che vi hanno chiesto di fermarvi, preoccupate. Voi a quelle mamme avete chiuso la porta, avete chiusa la scatoletta e detto che a voi nulla interessa. Ecco, noi saremo con quelle mamme, saremo col Paese del buonsenso, saremo con le nostre ragioni, non solo in quest'Aula, ma nel Paese.

PRESIDENTE. Constato l'assenza del collega Anzaldi, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pellicani. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Pensavo che la notte portasse consiglio, che ci fosse ancora margine perché il Governo rispettasse gli impegni assunti con i sindaci che hanno firmato le convenzioni con gli amministratori, che significa in sostanza rispettare gli impegni assunti con i cittadini. Così facendo avete ulteriormente incrinato il rapporto tra i sindaci, tra gli amministratori locali e lo Stato, con questa ostinazione a demolire tutto ciò che è stato fatto di buono dai Governi precedenti, a prescindere a prescindere dai danni, dalle conseguenze negative che ciò può provocare ai cittadini e alle città, mi riferisco innanzitutto al bando per le periferie che nella mia città, Venezia, significa un investimento di 40 milioni, che diventano 55 per l'effetto moltiplicatore generato dei finanziamenti degli altri enti pubblici e dei privati. Non si è ancora capito cosa intende fare di preciso il Governo. Il Presidente del Consiglio ha usato parole molto confuse, che non danno alcuna certezza ai cittadini veneziani, ma non solo a loro, a tutti i venti milioni di persone che abitano le 96 città, i 96 comuni che sono oggetto del bando del bando per le periferie. Come dicevo nel corso dell'illustrazione dell'ordine del giorno, noi a Venezia siamo all'opposizione, siamo all'opposizione in comune e siamo all'opposizione in città metropolitana e avevamo individuato altre priorità, diversi progetti da finanziare, da mettere a bando rispetto a quelli indicati dal sindaco, ma nonostante questo, nonostante ciò, i progetti presentati ci sentiamo di difenderli perché pensiamo che si tratta di interventi che sono importanti, perché comunque sono occasione di crescita per il futuro di Venezia e della sua città metropolitana, mi riferisco innanzitutto al completamento della Cittadella della giustizia a piazzale Roma, un progetto molto atteso dalla città, alla riqualificazione, al recupero della sede dell'ex casinò municipale del Lido di Venezia, che da tempo aspetta interventi per rimettere in moto anche altre azioni l'investimento in tutta l'isola del Lido e, poi, mi riferisco in particolare a tutti gli interventi, progetti di riqualificazione e di ristrutturazione delle stazioni della città metropolitana, ovvero di tutti i comuni della provincia, a partire dal comune di San Donà, dove è previsto un grosso intervento di ricostruzione proprio della stazione, per il quale c'era già un progetto e questo diventa carta straccia. Vede, lo stesso ragionamento vale poi per la mancata proroga degli ammortizzatori sociali nelle aree di crisi complesse qual è anche Porto Marghera, una grande area industriale che rientra nel nelle aree di crisi complessa e ha ottenuto anche un finanziamento, grazie al Governo di centrosinistra, di 26.700.000 euro destinati a sviluppare nuove attività produttive. Certo, si tratta di una misura molto, molto importante, sebbene non sia efficiente, che sarà comunque indebolita senza la proroga degli ammortizzatori sociali delle industrie in crisi. Ecco, io però credo che abbiamo perso una grande occasione, io credo che questo mancato rispetto degli impegni presi incrini il rapporto non solo tra l'amministrazione locale e il Governo, ma tra i cittadini e lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Giacomelli. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Grazie, Presidente. Anch'io, come altri colleghi, devo rifiutare la proposta del Governo di trasformare come raccomandazione l'ordine del giorno. Vede, Presidente, ricordo a me stesso, ma a tutti che le procedure parlamentari non sono fini a se stesse, non sono un fatto solo formale: come ogni gesto, ogni scelta, hanno un profondo significato politico. Già l'ordine del giorno in sé, sappiamo, ha un valore relativo. L'idea di trasformarlo in raccomandazione può avere, nel dialogo che c'è sempre tra maggioranza e opposizione, il significato di dire: il Governo condivide questo obiettivo, ma al momento non è in grado di dare una risposta compiuta, ed è un sostanzialmente un patto in cui chi ha proposto quell'ordine del giorno accetta questo punto di vista, con la fiducia che, non appena possibile, quelle intendimento e quell'impegno troverà una realizzazione. Però, Presidente, noi veniamo da anni complessi, in cui ogni relazione di questo tipo è stata, se non distrutta, incrinata. Troppe volte si è irriso ad ogni tentativo dei Governi della scorsa legislatura di dare risposte ai problemi, alle crisi, alle difficoltà. Troppe volte, con aria di supponenza, se non di arroganza, si è distrutta ogni ipotesi di collaborazione, con l'obiettivo probabilmente di delegittimare una parte politica, ma con il risultato di incrinare la fiducia nella istituzione stessa da parte dei cittadini. Allora, è accaduto troppo spesso perché ora chi si trova sul posto di Governo dopo aver compiuto questo tipo di impostazione possa immaginare che esistano i presupposti per una condivisione di questo tipo. Al contrario, contemporaneamente le forze che oggi si trovano a governare hanno alzato l'asticella delle attese e abbassato la soglia della capacità delle risposte, aumentando la distanza tra i cittadini e le istituzioni, con un'operazione ad alto rischio per le istituzioni di questo Paese. Allora, il rifiuto, anche nel momento del tutto parziale della vita delle istituzioni, di una proposta di trasformazione dell'ordine del giorno ha un significato che non è tanto di rivincita o di ripicca, non avrebbe alcun significato, ma è in qualche modo l'espressione di una speranza che ci si renda conto, da parte delle forze che oggi governano e che hanno fatto prigioniere le speranze di tante persone in difficoltà e oggi nascondono dietro roboanti parole e pochi fatti, capiscano che c'è un patrimonio comune, che è quello della credibilità delle istituzioni, che non può essere messo a rischio per nessun calcolo di tatticismo politico. Non ci sono quindi, Presidente, i presupposti per una normale dialettica, anzi c'è l'invito a dare quelle risposte di cui troppo spesso avete parlato, di cui troppo spesso ci avete accusato di non essere in grado di dare. Ora attendiamo la prova dei fatti. Al momento, il Governo del cambiamento sembra rifugiarsi nelle più logore espressioni della vita parlamentare.

“Valutare l'opportunità di”, “compatibilmente con gli equilibri di bilancio”, oppure nei silenzi, come quelli del presidente Fico da cui avremmo atteso una parola sulla incresciosa vicenda della presidenza della Rai, silenzi e logore espressioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Miceli. Ne ha facoltà. Se non c'è s'intende che vi abbia rinunciato…

CARMELO MICELI (PD). Ci sono, Presidente, e chiedo perdono ai colleghi. Mi ero allontanato per esigenze prettamente personali.

Presidente, io annuncio che non accetterò la riformulazione in raccomandazione e lo faccio a nome di un popolo, che è quello siciliano, che è fortemente arrabbiato e deluso. Non le nascondo che da siciliano, da cittadino di una terra bistrattata, troppo spesso presa in giro, speravo e auspicavo che le tante ed enormi promesse fatte alla mia terra potessero trovare subito realizzazione. Lo speravo perché quando si vuole bene alla propria terra c'è un momento in cui ci si aspetta che qualcuno ad un certo punto faccia del bene a quella terra e va bene poi chiunque sia questo qualcuno a fare quel bene. Le devo dire che il vostro entusiasmo, l'entusiasmo creato da questa maggioranza e soprattutto da una parte di questa maggioranza, dal MoVimento 5 Stelle nella mia terra, aveva creato grandi ed enormi aspettative, aspettative che soprattutto il MoVimento 5 Stelle ha fomentato ogni giorno e, in particolare, in ognuno di quei 32 lunghissimi giorni di un tour nel quale il Vicepresidente del Consiglio Di Maio ha avuto la possibilità di girare ogni angolo della mia terra, frequentare i posti più belli, entrare nelle case dei cittadini e fare sosta, alla fine, a Termini Imerese.

Non è un caso poi - ironia della sorte - che l'ordine del giorno da me presentato abbia a che fare proprio con Termini Imerese e non è un caso che oggi questo assurdo diniego all'ordine del giorno che avevo presentato, che aveva a che fare molto semplicemente con la continuazione di quanto avviato in precedenza dai Governi Renzi e Gentiloni, cioè il riconoscimento di una situazione di crisi complessa, il riconoscimento dei necessari benefici di cassa integrazione in deroga, il riconoscimento di necessari benefici di integrazioni salariali, il riconoscimento del dovere, del dovere morale di sanare la posizione di 16 lavoratori che, per un errore di battitura in una norma, si trovano oggi ancora privi di qualsiasi copertura, speravo e credevo, visto che è quel tour si concluse proprio a Termini Imerese, che questo ordine del giorno - almeno l'ordine del giorno - trovasse accoglimento e il rifiuto e la volontà di poterlo accogliere come raccomandazione, insieme a tanti altri, sa di presa in giro e sa di presa in giro aggravata.

Presidente, io la prego di credermi se le dico che le parole che sto per pronunciare non sono le mie intanto - è giusto precisarlo - e non hanno nessuna intenzione di volgare, ma spiegano il senso di quello che i componenti di questo Governo, per bocca del Di Battista nazionale, un compiaciuto Di Battista nazionale con accanto a sé un ancora più compiaciuto Luigi Di Maio, ebbero a pronunciare proprio quella sera a Termini Imerese perché, nel chiudere il tour a 5 Stelle a Termini Imerese, Di Battista e Di Maio annunciavano il provvedimento che definivano “suca”. Un provvedimento su cui, per spiegarlo ai cittadini, dicevano: “Vuoi spiegare le cose? Ci metteresti tre ore a spiegarle. Non sai cosa dire? Basta dire suca e la gente ti capisce”.

Ecco, con enorme volgarità in quella sera Di Battista e Di Maio annunciarono questo provvedimento, un provvedimento che non risultava comprensibile e che oggi, ahimè, invece risulta più che comprensibile, perché evidentemente quel termine era riferito al disilluso popolo di Termini Imerese.

Ebbene, Presidente, io spero che questo rifiuto possa essere da stimolo al Governo e al Ministro Fraccaro, che non vedo più, e per suo tramite rivolgo l'invito al Ministro Fraccaro e, in particolare, al Ministro Di Maio a tornare a Termini Imerese…

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELO MICELI (PD). …dove ci saremo ad aspettarli tutti noi cittadini e ci sarò io ad aspettarli, possibilmente per fare un confronto con i cittadini e per vedere il livello delle promesse fatte qualche tempo fa…

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELO MICELI (PD). …e come mai sono state in questo modo disattese. Li aspettiamo con ansia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Schirò. Ne ha facoltà.

ANGELA SCHIRO' (PD). Grazie, Presidente. Io non sono d'accordo con la risposta del Governo di accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/1117-A/59 che ho presentato. Questo ordine del giorno è volto a risolvere una questione di estrema urgenza e c'è in ballo il futuro di lavoratori, famiglie e aziende di un intero territorio. Al di là di quella che potrebbe apparire una schermaglia parlamentare, sono sinceramente rammaricata per il fatto che il Governo dimostra così poco interesse di fronte ad un caso di così acuta rilevanza sociale qual è quello riguardante la situazione occupazionale dell'area di crisi complessa di Portovesme. Stiamo parlando di lavoro, di condizioni di vita delle famiglie e di prospettive di rivalutazione e rilancio di un intero territorio. Gli ammortizzatori sociali, di cui si chiede la proroga con l'urgenza legata alla situazione delle persone coinvolte, rispondono non solo ad una domanda di sostegno e di solidarietà verso centinaia di famiglie, ma anche all'obiettiva necessità di non far regredire dai livelli di sviluppo raggiunti territori che si erano lasciati alle spalle condizioni di ritardo produttivo e sociale.

Nel dichiarare la mia profonda delusione per la risposta del Governo, anche a nome dell'organizzazione di tutela dei lavoratori e delle amministrazioni locali interessate invito ancora una volta il Governo a riflettere con senso di responsabilità su questa situazione e ad operare per il bene comune (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Manca. Ne ha facoltà. Collega, se vuole intervenire può farlo; altrimenti passiamo alla prossima dichiarazione di voto. Veda lei.

GAVINO MANCA (PD). Eccomi, Presidente, sono qui. È il cognome Manca che è un po'…

PRESIDENTE. Collega, è il suo cognome. Giusto?

GAVINO MANCA (PD). Deve abbinarlo sempre con il nome, perché ci sono due Manca qui. Altrimenti poi mi confondo.

Presidente, colleghi e membri del Governo, faccio una brevissima riflessione sul parere che in parte, in minima parte, ho apprezzato dell'accoglimento come raccomandazione che però non basta, Viceministro Garavaglia, e non basta per due motivi: in primo luogo perché, come ho cercato di spiegare nel miglior modo possibile durante l'illustrazione del mio ordine del giorno n. 9/1117-A/60, per un mero errore materiale nella richiesta di ampliamento di un anno degli ammortizzatori sociali per la zona industriale del complesso di Porto Torres mancava anche la zona di Portovesme ovvero il Sulcis-Iglesiente. Ho visto che lei non ha fatto propria questa raccomandazione e questo è uno degli elementi che mi porta ad esprimere una valutazione negativa. In secondo luogo, perché questo ordine del giorno chiedeva, in maniera molto trasparente…

PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi, invito ovviamente a non fare fotografie. Sapete che non è permesso. Prego.

GAVINO MANCA (PD). In maniera molto trasparente chiedevo l'opportunità, la possibilità della proroga di un ulteriore anno. Ho detto poco fa, durante l'illustrazione dell'ordine del giorno, che il Governo Gentiloni a maggio, con l'ultimo decreto, ha prorogato da luglio a dicembre 2018 l'opportunità degli ammortizzatori sociali in deroga per questi lavoratori in difficoltà, sia sul territorio di Porto Torres sia su quello di Portovesme. La necessità era quella, appunto, di dare l'opportunità di un altro anno di accompagnamento in una fase in cui siamo in un momento di riconversione del tessuto industriale andato a gambe all'aria in questi anni. Ad esempio, nel call scaduto il 19 da Invitalia sono diverse le manifestazioni di interesse, anche se ancora in maniera informale, presentate da aziende che vogliono riconvertire e riavviare l'attività.

Alcoa è un esempio a Portovesme di come si possa continuare per certi aspetti a recuperare alcune realtà industriali e a riconvertirle. Quindi, io pensavo che l'opportunità di prorogare di un ulteriore anno fosse un impegno che si potesse accogliere senza raccomandazione come un impegno serio e concreto. Mi sembra un delitto non fare tale scelta e chiedo al Viceministro di ragionare da ora al voto finale, di dare indicazione ai colleghi dell'Aula, ai colleghi della maggioranza - faccio un appello ai colleghi sardi anche se non c'è nessuno in questo momento - veramente di fare uno sforzo perché siamo arrivati a un passo dall'opportunità di far partire alcuni territori, di risolvere alcune gravi situazioni di disagio sociale ed economico e mi sembra veramente un delitto rinunciare a tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Caré. Ne ha facoltà.

NICOLA CARE' (PD). Signor Presidente, egregi colleghi: egregi colleghi non ne sono rimasti, effettivamente siamo parecchi del Partito Democratico, ma il resto dell'Aula è un po' vuoto e questo mi rammarica anche per quanto riguarda la raccomandazione che il Governo ha dato sull'ordine del giorno n. 9/1117/61 da me presentato.

Mi rammarica molto perché, guardando in giro, vedo i miei colleghi che vengono dall'estero - ce ne sono tre su un'ottantina che siamo rimasti qui - tre colleghi dall'estero: cosa differenzia i rappresentanti degli italiani all'estero dai rappresentanti degli italiani che vivono in aree disastrate e in aree impoverite (Commenti)? Tranquilli naturalmente l'eloquenza non è il mio forte, anche perché dopo trentacinque anni di Australia forse parlo un po' di italiano e un po' di inglese e forse c'è un piccolo accento a destra e a sinistra, ma non sono qua a parlare di me e del mio accento.

Parliamo delle cose fondamentali sul decreto in esame: una soprattutto, che riguarda il tema dell'ordine del giorno, cioè salvaguardare il lavoro delle persone in aree disastrate e, se l'accettate, area disastrata è una regione come il Molise, dove c'è il 60 per cento della popolazione soprattutto giovanile è disoccupata.

Dobbiamo tenere in considerazione queste cose. Il Sud effettivamente è un territorio dove la disoccupazione giovanile veramente è un problema serio e lo sappiamo perché ci sono anche isole, come la Sicilia e come la Sardegna, e l'abbiamo sentito dal collega di Fratelli d'Italia, che parla con molta eloquenza e con molto cuore quando ci parla della Sardegna. Ma per questo motivo, io tengo - chiedo scusa perché purtroppo, dopo tre ore di sonno in 48 ore, non è facile - ad intervenire soltanto per sottolineare un punto importante: la cosa importantissima nell'ordine del giorno sono le premesse. Eccoci qua… Questo succede quando si vuole parlare alle 4,20 di mattina dopo tre ore di sonno da quando siamo arrivati dall'Australia a rappresentare gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per questo volevo dire che non riesco a capire perché, invece di implementare l'ordine del giorno verso queste aree disagiate, invece di incentivare gli investimenti, noi li stiamo bloccando. Stiamo portando delle famiglie in una condizione veramente disagiata e disastrosa, perché effettivamente sto vedendo qua oggi che le persone non sono presenti in quest'aula, anche se la maggior parte vengono dal Sud e dovrebbero rappresentare le loro persone, le loro radici e le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Volevo in qualche maniera non parlare di questo, altrimenti si dice che è sempre l'italiano che viene dall'estero e ne parla sempre dal cuore: il cuore è una cosa, le nostre radici e la nostra famiglia sono fondamentali e mi dispiace vedere colleghi che rappresentano aree disastrate e che purtroppo non sono presenti adesso e non erano presenti prima e questo dispiacere è fondamentale perché facciamo parte di questa istituzione. È su questo che io mi batterò sempre fortemente e mi batterò per far sì che la nostra istituzione diventi imperativa, diventi essenziale per far sì che il popolo italiano sia al di sopra di tutti e che essa veramente lo rappresenti con cuore, stima e soprattutto con lealtà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO (PD). Presidente, l'ora tarda ci induce ad essere riflessivi e attenti rispetto alle indicazioni del Viceministro. Certo, per chi pensava ad parere favorevole almeno sugli ordini del giorno che coinvolgevano lavoratori, come quelli dell'area di crisi complessa di Savona, che ha visto eleggere senatori e deputati della Lega, è rimasto deluso. Ma questa delusione è cocente se si pensa al tema del bando delle periferie ed è per questo che, prima di ogni altra cosa, rifiuto l'accoglimento come raccomandazione espresso dal Viceministro, perché il Governo è un Governo strano, particolarmente interessante per certi versi tattici, perché è un Governo che crea il problema e poi si impegna a risolverlo. È un Governo che crea il problema, perché smonta il bando delle periferie e, poi, qualche giorno dopo, convoca i sindaci promettendo loro di risolverlo, ma, passano ventiquattro ore, e lo stesso Governo, lo stesso Presidente del Consiglio, come dicevo nell'illustrazione dell'ordine del giorno, comunica che, ahimè, non tutti i progetti saranno finanziati, ma solo alcuni, pochi, solo quelli che saranno in fase esecutiva e che sono stati avviati.

Se il Presidente del Consiglio non verrà nuovamente corretto da qualcheduno, significa che stiamo parlando di una decina di progetti: molto meno di quello che si immaginavano i sindaci dell'ANCI, convocati alla Presidenza del Consiglio. Ma la cosa fa rabbrividire - lo dicevo prima con una certa forza e veemenza - al pensiero che, nelle stesse ore in cui noi stavamo discutendo del provvedimento, c'erano degli allegri leghisti che festeggiavano - non so che cosa - in adunata presso un Ministero della Repubblica. Mi domando e ci domanderemo probabilmente nelle prossime ore, accanto ad un giudizio di disprezzo sul fatto che in un Ministero della Repubblica si festeggiasse con porchetta e con brindisi allegri, se questo non integri magari qualche cosa di non lecito, perché hanno usato spazi pubblici, hanno fatto fermare funzionari pubblici oltre l'orario, hanno impegnato risorse pubbliche per quella festa.

Rimane però, accanto a questo aspetto un giudizio profondamente - ripeto: profondamente - negativo rispetto all'immagine che si dà al Paese. E, quando il Paese viene rappresentato da un Ministro dell'Interno che intimidisce la magistratura, che lancia anatemi che rasentano un quadro eversivo, come avvenuto nelle ultime ore, quando c'è un Ministro dell'Interno che dovrebbe presidiare la legalità e la giustizia e, invece, si fa promotore di una battaglia finalizzata a sottomettere la giustizia, la magistratura, la politica, la cosa fa rabbrividire.

E fa rabbrividire di più, Presidente, se noi pensiamo che, in queste ore, coincidenza vuole che quella stessa magistratura sta rincorrendo i soldi, quei 49 milioni di euro che sono stati truffati agli italiani e sono, come dice qualche giornale, spariti in quel del Lussemburgo.

E allora io credo che il Vice Ministro Garavaglia, con un sussulto di dignità, avrebbe dovuto esprimere un parere quanto meno favorevole a quest'ordine del giorno, che riguardava dei poveri lavoratori dell'area di crisi complessa di Savona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente. Io rifiuto, non posso accettare la decisione del Governo di accogliere solo come raccomandazione il mio ordine del giorno, il n. 66, quello relativo alla richiesta di prorogare i dispositivi di integrazione salariale straordinaria per i lavoratori dell'area di crisi complessa industriale di Trieste.

Vede, Presidente, la riqualificazione industriale necessita di piani di sviluppo, investimenti, piani di politiche attive, piani di ricollocazione professionale, tutti processi che hanno bisogno di tempo e, soprattutto, del sostegno dello Stato, attraverso piani di difesa dell'occupazione. Ma il destino dei lavoratori di queste aree di crisi complessa, chiaramente, non è la priorità di questo Governo, come ci avete illustrato durante la discussione di questo provvedimento e ci avete dimostrato nei pareri che avete espresso sui nostri ordini del giorno.

Questo Governo ha già difficoltà a mantenere la parola data. Solo qualche settimana, fa in questa stessa Aula, ci avevate detto che, in merito al terremoto, si sarebbero presi dei provvedimenti significativi nel milleproroghe, cosa che invece noi non abbiamo visto o, comunque, non abbiamo potuto osservare in questi ultimi giorni. E quindi come possiamo accettare una semplice raccomandazione?

Sarebbe stato, invece, fondamentale e importante rimettere al centro come priorità la salvaguardia dell'occupazione e dei lavoratori, estendendo la possibilità a questi lavoratori di beneficiare dell'integrazione salariale straordinaria, come per i lavoratori della crisi industriale di Trieste, una zona riconosciuta tale dal decreto sviluppo 2012 e che poi ha potuto beneficiare di dispositivi di cassa integrazione ordinaria e poi straordinaria, riconfermati dalle leggi di stabilità 2016 e 2017.

Ecco, forse sarebbe auspicabile che un Paese come il nostro potesse assicurare un po' più continuità alle politiche dello Stato, invece di questi violenti cambi di rotta, specie quando si parla del lavoro e del posto di lavoro delle persone. La mancata proroga di questa disposizione rischia di interrompere un processo di riqualificazione economica e sociale fondamentale per l'area di Trieste, quindi io chiedo di mettere ai voti questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente, il Partito Democratico voterà convintamente l'ordine del giorno di cui sono primo firmatario e devo dire che noi siamo molto sorpresi, nonostante l'ora non proprio felice, nell'aver appreso dalla viva voce del Vice Ministro, il parere di mera raccomandazione rispetto a questo ordine del giorno così importante, soprattutto alla luce delle considerazioni che il Vice Ministro stesso ha fatto in molte occasioni, anche recentemente. Siccome non c'era il Vice Ministro, gliele voglio ricordare. Egli ha detto che intende, e immagino quindi anche il suo vice, non ha usato la parola rottamare, ha usato la parola smantellare, il Jobs Act e lo ha detto annunciando, tra l'altro, il fatto di voler reinserire la Cassa integrazione per cessazione.

Ora vedremo che cosa succederà se alle tante promesse faranno seguito i pochi o nessun fatto, ma quel che è certo è che noi siamo di fronte, nel caso specifico, al rifiuto o per lo meno alla prudente considerazione, cioè una raccomandazione, su una questione assolutamente importante, che a noi sembrava essere coerente con la presunta attenzione che il Ministro vuole dare ai lavoratori, soprattutto ai lavoratori in difficoltà, quelli più fragili, come sono quelli che vivono una condizione di Cassa integrazione straordinaria.

Quindi noi diciamo convintamente “sì” alla necessità di rifinanziare la Cassa integrazione straordinaria nelle situazioni specifiche e individuate dall'articolo e dal comma citato, che riguarda particolari situazioni di crisi aziendali, che hanno un rilievo di interesse nazionale, che coinvolgono un grande numero di lavoratori, al punto che la cessazione di quell'attività determinerebbe davvero una crisi di tutto il territorio. Quindi, quelle situazioni, sono poche in Italia, che sono oggetto di una forte azione di ristrutturazione, anche grazie agli investimenti, all'attività attrattiva e alle soluzioni che sono state trovate dai Governi di centrosinistra, hanno bisogno - e lo strumento c'è - di poter contare, eventualmente, anche su un'ulteriore dotazione di Cassa integrazione straordinaria per completare il processo di riqualificazione di quelle aree.

Dunque noi contiamo sul fatto che il Governo possa analizzare - conoscendo la sensibilità del Ministro e del Viceministro - questa nostra proposta, trasformando la raccomandazione di oggi nella considerazione positiva di domani.

In conclusione, però, mi resta da commentare un po' il lavoro dell'Aula, l'atteggiamento dei colleghi di maggioranza, in particolare, e utilizzo proprio con una metafora il modo con cui si definiscono le diverse forme di Cassa integrazione: ecco, quando si parla di Cassa integrazione ordinaria, io penso all'ordinarietà - ed è già un complimento - con cui la maggioranza si è comportata e si è mossa in queste ore e in questi giorni; quando penso e cito la Cassa integrazione per cessazione, mi viene subito in mente la cessata attività, il cessato impegno e, anche stasera, la cessata presenza dei colleghi della maggioranza; mentre, quando cito la Cassa integrazione straordinaria, penso a noi e alla grande battaglia straordinaria che stiamo facendo stasera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Presidente, pensavo che fra qualche anno questa brutta pagina parlamentare, questa poco edificante pagina parlamentare di questi giorni, potrebbe essere raccontata attraverso una sequenza di fotogrammi e, fra questi, io ne metterei alcuni, non per ricordarla e tenerla a mente, anche per provare poi a non ripeterla e non riproporla: una questione di fiducia posta su un provvedimento non ancora perfetto, anzi direi inesistente; la cancellazione di risorse certe per le nostre periferie urbane, in particolare quelle del Sud; nonché la rottura - e questo forse è l'aspetto ancora più grave - di un patto con i sindaci, scegliendo di fare carta straccia del principio di leale collaborazione; lo smantellamento della normativa sui vaccini, scegliendo di andare contro la scienza e contro la storia, e senza farsi carico - cosa che dovrebbe fare una classe dirigente responsabile - della salute e della sicurezza dei nostri bambini; infine un'Aula vuota, in cui erano e sono tuttora presenti le opposizioni, noi orgogliosamente, e in cui sono assenti i partiti della maggioranza, in particolare i Cinquestelle, che più di tutti hanno voluto questa seduta fiume per mortificare le prerogative e i diritti delle opposizioni.

Mi pare molto riduttivo, Vice Ministro, che l'ordine del giorno di cui sono prima firmataria venga trasformato in una raccomandazione, per le cose che ho detto in sede di illustrazione, perché è davvero impensabile che la sensibilità del Governo si riduca ad una raccomandazione rispetto a degli strumenti di welfare per la famiglia e per le donne.

Ciò in un Paese in cui, come ho detto in sede di illustrazione, una donna su tre abbandona il posto di lavoro nell'intervallo di tempo fra la gravidanza e i tre anni di età del bambino; un Paese in cui il livello di occupazione femminile, sebbene nel 2017 abbia raggiunto il 48,8 per cento, quindi il livello più alto da quando si misura la serie storica, comunque rimane sempre e ci porta sempre ad essere terzultimi in Europa, anzi penultimi in Europa, terzultimi fra i 34 Paesi industrializzati; un Paese in cui il tasso di natalità, come sappiamo, è bassissimo: negli ultimi otto anni si sono perse 100.000 nascite, 100.000 unità.

L'ho già detto in fase di illustrazione, e non mi vorrei ripetere, ma lo faccio, rispetto a questo concetto, perché mi pare importante: non potete voltarvi dall'altra parte rispetto alle troppe donne che nel nostro Paese sono costrette a scegliere fra il lavoro e la maternità. Vi domando: è questo il significato del cambiamento? Mi rispondo: povero è il nostro Paese, che, in buona fede e con l'illusione di avere un'opportunità e un posto al sole, si è messo nelle vostre mani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nardi. Ne ha facoltà.

MARTINA NARDI (PD). Signora Presidente, noi ci siamo visti non accettare, non poter neppure discutere i nostri emendamenti e ora abbiamo parlato per ore a un'Aula semivuota, a questo ora maggiormente vuota, e ci siamo sentiti dire dai signori del Governo che molti dei nostri ordini del giorno e il mio ordine del giorno venivano accolto come raccomandazione. Signori del Governo, noi ci siamo raccomandati a voi, a voi abbiamo chiesto almeno un impegno, un impegno vero, in un'Aula vera, non su un tweet, su Facebook, su una diretta, non sui media, non rincorrendo le agenzie di stampa per sapere che cosa pensa il Governo del cambiamento, che di cambiamento ha solo il fatto che cambia spesso idea ma che non produce, invece, realmente cambiamento vero nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Allora, a chi ci dobbiamo raccomandare, se non al Governo di questo Paese, per chiedere che cosa si devono aspettare i nostri sindaci, le nostre città, le nostre comunità, le nostre periferie? A chi lo dobbiamo chiedere? A chi ci dobbiamo raccomandare? Quale raccomandazione? Lo dico soprattutto pensando ai sindaci, ai sindaci delle mie città, di Massa e di Carrara (uno di Lega e uno del MoVimento 5 Stelle), alle loro faccine, che tutti i giorni compaiono sul giornale, i quali si sperticano tutti i giorni sulle cronache locali per dirci e farci capire che poi alla fine una modalità di finanziamento la troverete. Spiegatelo a loro a chi si devono raccomandare, perché non lo sanno più neppure loro! Mettetevi d'accordo con voi stessi! Avete cambiato idea? Bene, venite in quest'Aula, che è l'Aula degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) - questa è l'Aula del Parlamento italiano, è l'Aula che rappresenta le nostre comunità -, venite qui e vi prendete un impegno.

Dite che lo farete al Senato, dite che lo farete con un altro provvedimento, ci venite a dire quando, ma non prendete in giro noi, non prendete in giro le nostre comunità, non prendete in giro i vostri sindaci! I vostri sindaci, prima che i nostri! I vostri sindaci, che hanno vinto molto spesso proprio su quelle promesse che oggi sono i progetti di riqualificazione urbana. Infatti, se penso alla città di Carrara, che ha vinto qualche anno fa proprio sulla trasformazione del tracciato dell'ex marmifera per realizzare la pista ciclabile, penso anche al Ministro Di Maio, che è venuto in quella città a dire che questa era un'opera utile. Come glielo spiegate a quei cittadini, che oggi non sapete bene cosa fare? E come glielo spiegate? Ho parlato di via Pisacane, di un palazzo che ha una crisi profonda dal punto di vista strutturale, e che appunto farà sì che 142 persone non sapranno bene cosa fare da domani mattina, perché avevano un finanziamento, avevano una progettualità, avevano un progetto di vita, e invece non sapete che cosa li aspetta in quel di Massa. E anche in quella città, soprattutto in quella città, la Lega, che ha vinto in quella città, l'ha vinta sul tema della sicurezza, dando l'idea che la città di Massa fosse una città insicura, e ponendo al centro dell'insicurezza un luogo: la stazione!

Luogo di perdizione, luogo in cui bisognava mettere le guardie notturne, e bisognava provare a mettere l'esercito, perché c'era di tutto e di più. Bene, questa progettazione, questa riqualificazione urbana pone con forza il tema della riqualificazione della stazione della città capoluogo: oggi questo progetto è cancellato! questa è la vostra idea di sicurezza, l'ho detto all'inizio e lo ripeto: a voi torna comodo che esiste e permanga l'insicurezza, perché se no i voti, la prossima volta, ma dove li prenderete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, mentre l'Aula era vuota e sparuti colleghi del MoVimento 5 Stelle si riavvicinavano e si sedevano, l'orologio segnava le 3,32. Le 3,32 sono quell'orario, quell'ora, quel momento in cui nella mia città, il 6 aprile, una scossa terribile ha distrutto migliaia di abitazioni, monumenti e 309 vite umane. Poi, di nuovo, alle 3,36, due anni fa, un altro grande terremoto ha distrutto oltre 240 vite umane, molte abitazioni, numerosi borghi, e ha distrutto relazioni, civili, sociali, ha distrutto delle comunità. Prima c'era stata l'Emilia Romagna, poi c'è stata Ischia. Bene, noi abbiamo provato a parlare di tutto questo senza cercare fughe in avanti, banalità, retorica, ma abbiamo parlato di questo. Abbiamo parlato, in queste ore, in questi giorni, drammaticamente, di come dare delle soluzioni.

Sono quasi dieci anni che io vivo quella condizione, e quando sei terremotato nulla ti soddisfa, perché tu hai perso la casa, hai perso il lavoro, a volte hai perso un figlio o hai perso la madre, e tutta la comunità è lacerata. Quelle zone terremotate non se li meritano gli sghignazzi, non se la meritano quest'Aula vuota, meritano una classe dirigente che dà delle risposte. Le nostre sono state insufficienti? Datele meglio delle nostre, ma datele! Diteci che volete fare. Ecco perché io insisto affinché quest'ordine del giorno venga approvato, anche perché ce l'avete già approvato nel decreto terremoto, più o meno, e ci avevate detto che poi nel “milleproroghe” portavate quei provvedimenti.

Ma passiamo le 3,32 e passiamo le tre 3,36, in quest'Aula vuota, e io me ne torno a casa e dico: guardate, il Governo ci ha accolto una raccomandazione, in cui ci dice che forse spalmerà un po' di più le tasse. Allora io mi ricordo che diceva Salvini quando imperversava in quelle zone, quelle delle 3,32 e delle 3,36. Salvini ci diceva che il Governo - l'altro Governo, però, non questo, mentre io lo dico a voi, lo dico a questo Governo, vi dico le stesse parole di Salvini -, Salvini diceva: il Governo deve ascoltarci! la battaglia della Lega non è rimandare il pagamento delle tasse per sei mesi, il problema è che per tre anni questa gente non le può e non le deve pagare. Questo diceva Salvini, questo vi dico io oggi. E perché a me rispondete che non le potrebbe nemmeno diluire, quando alla gente gli avete detto che non le facevate pagare per tre anni? Non ci sentono. Avete voluto questo tipo di seduta? Non c'è la stampa, non ci siete voi, ma non ci siamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Volevate umiliarci? Non solo non ci avete umiliati, ma ci avete rafforzati.

Ci avete resi più consapevoli che la battaglia va fatta e va fatta fino in fondo. Va fatta fino in fondo perché rappresentiamo dei bisogni fondamentali e delle risposte fondamentali. Riguardatevelo quell'ordine del giorno, è il minimo sindacale. Avete tutto il tempo e il modo di fantasticare sulla ricostruzione, di realizzare tutti i voli pindarici che avete raccontato alla gente. Ma almeno fate il minimo! Quello lo raccontate e fate il minimo. C'è questo decreto. Non ci dite che lo farete…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). …diteci che lo fate ora. Almeno approvate un ordine del giorno, senza fare altre raccomandazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Critelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CRITELLI (PD). Grazie, signora Presidente. Io ho sinceramente apprezzato il parere del Governo, che ha accolto l'ordine del giorno n. 9/1117-A/86 e, tuttavia, ritengo la delicatezza dell'argomento in oggetto, data anche - Presidente, per il suo tramite, mi rivolgo al Governo qui rappresentato - l'aleatorietà delle promesse, delle riflessioni e delle parole che stiamo ascoltando, nel corso di questo dibattito, in cui le promesse corrono veloci, ma non sono mai suffragate dai fatti, così come hanno appena ricordato i colleghi e le colleghe che mi hanno preceduto, intervenendo su altre questioni all'ordine del giorno dei nostri lavori, questioni molto importanti per il presente e per il futuro del nostro Paese.

Io ritengo che sia significativo che il Governo abbia accettato di accogliere l'ordine del giorno, ma non mi vorrei ritrovare tra 24 ore nelle condizioni in cui si trovano il Vicepremier Matteo Salvini e il Presidente del Consiglio, di cui molti italiani ignorano il nome, rispetto ai soldi per il bando delle periferie. Martedì, una delegazione di primi cittadini era stata ricevuta dal Presidente del Consiglio, in rappresentanza dell'ANCI. E lì abbiamo ascoltato parole di una certa natura, anche nell'incontro che una delegazione di parlamentari bolognesi ha avuto con il sindaco metropolitano. Il capogruppo del MoVimento 5 Stelle, nonché vicecapo segreteria del Ministro Di Maio, ha portato delle riflessioni assolutamente condivisibili e di grande sensibilità politica. Peccato che, poche ore dopo, il Vicepresidente del Consiglio Salvini abbia detto che quei progetti erano sostanzialmente carta straccia, messa in atto per fare favori agli amici degli amici.

Allora, io credo che, al di là della schizofrenia, che del resto denota ormai una divaricazione sempre più evidente tra le due forze che hanno sottoscritto il famoso contratto di Governo, ritengo si debba in qualche modo cercare di stringere i bulloni delle questioni, che noi stiamo affrontando nel corso di queste ore.

Siamo in Aula da quasi diciotto ore e - devo dire la verità - soprattutto rispetto alla questione delle periferie, la posizione del Governo continua a non essere chiara. Allora io, apprezzando sinceramente il parere espostoci qui dal Viceministro Garavaglia, che ha accolto l'ordine del giorno n. 9/1117-A/ 86, che tratta un tema che riguarda circa mezzo milione di macchine agricole in circolazione, di cui noi proponiamo con questo ordine del giorno una proroga al 30 giugno 2019 per la loro revisione obbligatoria, io chiedo signora Presidente che questo ordine del giorno venga comunque messo in votazione. Sono sicuro, quindi, che dopo il parere del Governo, che l'ha accolto, questo ordine del giorno possa avere i voti della maggioranza del gruppo del MoVimento 5 Stelle e del gruppo della Lega Nord. Io auspico di tutte le forze parlamentari, perché con il voto dell'Aula, che io credo e spero possa essere unanime, noi sicuramente daremmo un elemento di certezza in più a qualche milione di italiani, che spera di avere delle risposte un po' meno nebulose di quelle che abbiamo ascoltato nel corso di questo dibattimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (PD). Grazie, Presidente. Non è possibile accettare che il Governo intenda come raccomandazione il rispetto di termini previsti per legge.

Con l'ordine del giorno che ho depositato, semplicemente chiedevamo al Governo di impiegare quest'anno di proroga rispetto al superamento del mercato di maggior tutela, per utilizzarlo, come previsto per legge, per adempiere a quel meccanismo di tutela dei soggetti più deboli, per fare in modo che famiglie e piccole imprese non corrano il rischio di rimanere senza fornitura. E il Governo ritiene che questa debba essere una raccomandazione e non un impegno formale? Questo non è assolutamente accettabile ed è per questo che ritengo che l'ordine del giorno debba essere posto in votazione.

Come ritengo assolutamente non accettabile per lo stesso motivo - ma qui il la situazione è ancora più grave - che si intenda come raccomandazione e si modifichi in maniera radicale il testo dell'ordine del giorno che riguarda il rimborso e il ristoro dei risparmiatori truffati dalle banche venete. È vergognoso - mi permetta Presidente - che proprio ieri, nelle scorse ore, in questo Palazzo, rappresentanti della maggioranza ricevano e incontrino i risparmiatori truffati - parlo di quelli veneti, che ho incontrato anch'io nelle ore scorse - assicurando che, per l'emanazione del decreto attuativo di ripartizione del fondo, che la maggioranza del Partito Democratico aveva stanziato, questa proroga sarebbe servita solo ad ampliare la platea e ad aumentare il fondo. Quando però oggi chiediamo di chiarire che quel 30 per cento di ristoro, che viene garantito nel 2018, è solo a titolo di acconto e non di integrale ristoro del danno subito, ecco, il Governo, attraverso il sottosegretario Garavaglia, ci dice che quella parte in cui noi chiediamo questa chiarezza, deve essere espunta, che è superflua e che non è necessaria. Noi chiediamo che il Governo, anche dentro quest'Aula, mantenga la parola che dà ai risparmiatori fuori di quest'Aula, nelle piazze, in campagna elettorale, quando in Veneto è venuto a promettere più soldi per il ristoro dei risparmiatori truffati e garantendo, a loro, a tutti, l'integrale risarcimento del danno. Mentre questa sera, a notte fonda, mentre probabilmente si pensa che qualcuno sia distratto e che non ce ne si accorga, si chiede di lasciare che questo termine per il risarcimento del danno sia vago, che intanto nel 2018 si possa procedere con un ristoro solo del 30 per cento e che, poi, vedremo se ci saranno altri soldi per risarcire tutti e per farlo in modo integrale. Questa è una presa per i … è una presa in giro, non solo per questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) - mi scappava, ma non l'ho detto. È una presa in giro, non solo per questo Parlamento, ma anche e soprattutto per quelle famiglie che - ripeto - sono state più volte illuse in questa campagna elettorale, ma anche nelle scorse ore dentro questo Palazzo.

È una vergogna. Io credo che questo ordine del giorno debba essere mantenuto nel testo integrale e chiediamo che il Governo confermi anche qui, anche in quest'Aula, quello che ha detto fuori, garantendo a tutti i cittadini truffati dalle banche l'integrale ristoro, visto che il fondo lo aveva previsto il Partito Democratico, che ci sono i fondi necessari per iniziare con l'integrale ristoro di una buona parte dei risparmiatori truffati e che l'impegno che questo Governo deve assumersi è quello di emanare velocemente il decreto. C'è un testo già pronto, che ereditate dal Governo precedente, è un testo anche condiviso dai risparmiatori, quindi, basta approvarlo. Chiediamo che il Governo si impegni ad aumentare il fondo, mettendoci ancora dei soldi, tanti come il sottosegretario Bitonci è venuto a raccontare in Veneto, invece che qui cercare durante la notte di prendere in giro i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Io inizio con qualche segno di apertura. Insomma, colgo con piacere il parere positivo dell'ordine del giorno n. 9/117-A/ 91, che riguarda un grande evento. Mi fa piacere che questa maggioranza abbia anche in maniera molto radicale cambiato idea, rispetto all'approccio che soprattutto il MoVimento 5 Stelle ha sempre mantenuto nella scorsa legislatura rispetto ai grandi eventi sportivi.

I Mondiali di sci di Cortina del 2021 sono una grande occasione di sviluppo, non solo per Cortina, non solo per l'intera provincia di Belluno, non solo per le Dolomiti, ma i grandi eventi sportivi sono occasioni di sviluppo per i territori molto più vasti, per il Veneto intero e per tutto il Paese. Quindi, misureremo nei fatti se sarete aderenti all'ordine del giorno, a cui avete dato parere positivo.

E poi io credo che domani sia anche corretto, in vista di una grande occasione di sviluppo che abbiamo alle porte che si chiamano Olimpiadi, per me fin dall'inizio potevano essere le olimpiadi delle Dolomiti, il Governo insomma, insieme ad altre regioni, hanno scelto una nuova formula e quindi speriamo che questo porti a un risultato positivo e quindi questo merita domani sicuramente di mettere al voto questo ordine del giorno. Poi, però, ci sono anche le notizie negative. Sono quelle di una raccomandazione rispetto al bando delle periferie, l'ennesima raccomandazione. Allora io ho iniziato, qualche anno, fa ad amministrare un comune. Hanno insegnato fin dall'inizio che la continuità amministrativa è un valore fondamentale, quando si subentra a un sindaco la prima cosa che si fa è fare un riepilogo di quello che è stato fatto, ma quello che è stato fatto bene non si butta via. Ecco, con il bando periferie voi state facendo esattamente il contrario, buttate via quello che di buono è stato fatto in quel campo e, in continuità amministrativa, vi sottoponete anche, io credo, al rischio che i comuni che avevano legittimamente firmato le convenzioni possono ovviamente fare ricorso a questa decisione. È per quello che la semplice raccomandazione in un ordine del giorno mi sembra quanto meno un atto giuridicamente molto debole, un atto politicamente molto debole, nel senso che se è vero che il Premier Conte, poche ore fa, ha detto chiaramente e ammesso l'errore dicendo per una volta (Applausi) … Un omaggio al collega Sgarbi… Dicendo che avrebbe, che ha, che dovrà rimettere in circolo le risorse per il bando periferie, non capisco perché oggi si approvino tutti gli ordini del giorno come una raccomandazione, dovremmo avere tutti, e il Governo in particolare, un po' più di coraggio. Ma perché non è non c'è sufficiente la raccomandazione? Perché guardate che i comuni, i tanti comuni che io ho potuto visitare in questi mesi e in queste ultime giornate in particolare, hanno i progetti pronti, hanno la capacità di cantierare. Il comune di Belluno in particolare, che era oggetto dell'ordine del giorno, firmato insieme al collega, n. 9/1117-A/123 ha il pacchetto per il rilancio della città pronto per gli appalti.

E un'altra cosa, molto importante, mettiamo a rischio, con questo provvedimento, i tanti investimenti privati i cofinanziamenti. Vi do a qualche cifra delle opere oggetto di intervento nel comune di Belluno e che sono anche beneficiare di un cofinanziamento sui 18 milioni richiesti e concessi dal Governo. In quel comune, fra soggetti pubblici e privati, ci sono 13 milioni che si aggiungono come cofinanziamento. Voi capite che tentennare nel rimettere in circolo queste risorse provoca una unica grande situazione, il fatto che nell'incertezza i bandi di gara non partiranno, le opere saranno ferme e, quello che più mi preoccupa, ci può essere un disinteresse dei privati rispetto a questo a questo investimento che avevano deciso di fare per riqualificare le città. Quindi io vi chiedo di cambiare, questa notte ormai siamo in pochi, il termine raccomandazione e avere un po' più di coraggio e quello che avete promesso nelle ore passate dovete un po' trasformarlo, infatti, perché la politica non si misura da Twitter e da Facebook che probabilmente la sera e la notte funzionano meno, vista la presenza in Aula, ma si misurano dagli atti giuridici e dei fatti ed è su questo che vi misureremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul suo ordine del giorno n. 9/1117-A/102 il collega Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno n. 9/1117-A/102, che ho presentato è stato accolto come raccomandazione. Allora, io essendo nuovo dei banchi di questa Aula, ho qualche perplessità e difficoltà a capire cosa significa. Per suo tramite, Presidente, chiedo ai banchi del Governo, occupati da politici navigati, con esperienza, se mi possono aiutare, in modo che io possa valutare cosa fare domani, nel senso che, per suo tramite, chiedo al Ministro Fraccaro, al sottosegretario Garavaglia, cosa posso dire, tornando del mio comune a Moncalieri, alle imprese alluvionate per tre volte negli ultimi vent'anni, che non hanno peraltro ottenuto ancora ristoro dell'ultima alluvione che è capitata pochi giorni prima del referendum istituzionale, per me nefasto. Cosa posso dire a queste imprese, cioè che il Governo raccomanda a sé stesso di cercare di trovare le modalità con cui recuperare le risorse per questo investimento? E cosa posso dire agli abitanti delle case che per tre volte nel corso degli ultimi vent'anni sono state alluvionate, sono state sommerse dall'acqua? E cosa posso dire ai genitori degli allievi delle scuole di Nichelino che sono preoccupati perché in questa città, che rappresenta una periferia con anche qualche problema della città di Torino, ogni tanto pezzi di scuole cadono sui bambini, porte si staccano, raffreddamento e riscaldamento mancano, come bene hanno notato i consiglieri comunali del gruppo 5 Stelle sia nel comune di Moncalieri che nel comune di Nichelino e, soprattutto, visti i rapporti poi di fraterna amicizia che ci legano, cosa posso dire ai consiglieri comunali 5 Stelle dei comuni di Nichelino di Moncalieri che si battono da portavoce dei cittadini per difendere i cittadini sul territorio? Cosa posso aver fatto io per loro in questo dibattito? Cosa può essere questo accoglimento con riserva, io qualche difficoltà, e ho qualche difficoltà soprattutto perché credo che qui si esca da una questione chiara, una ricaduta sulla pelle dei cittadini che tocca fatti veri, si esce in politichese e non siamo venuti qui per avere risposte in politichese, né vogliamo poter tornare a casa e spiegare: sì ci saranno i soldi per ristrutturare le scuole, per mettere in sicurezza le imprese, le case, per completare la caserma dei carabinieri del comune di Moncalieri o per completare il palazzo comunale del comune di Orbassano, governato dal centrodestra, ma sempre un comune e sempre cittadini sono anche se non dalla mia parte politica? Allora, io trovo scandaloso che le forze che sostengono questa maggioranza sui territori fanno delle battaglie giuste, le amministrazioni comunali rispondono al Governo nazionale, la passata legislatura risponde e, poi, a un certo punto, con una manovra degna di Arsène Lupin, i soldi vengono presi e distolti per altri usi. Allora, io credo che questo sia un pessimo gesto di politica perché non si è coerenti con quanto si è detto, perché si viola la leale collaborazione e le intese tra gli enti istituzional,i perché non si mantiene fede a un principio fondamentale, pacta sunt servanda, ci sono amministrazioni pubbliche che hanno contratto obbligazioni che hanno fatto lavorare progettisti e che oggi si trovano nell'impossibilità di realizzare gli obiettivi posti e, soprattutto, mi pare mi pare veramente fuori dal mondo che dopo tanti anni in cui le forze di maggioranza in particolare i 5 Stelle che sostengono questo Governo si sono scagliati sui decreti-legge, sulla decretazione d'urgenza e sui «milleproroghe», come ben racconta Mattia Feltri su La Stampa di ieri… Presidente, forse il suo orologio nei miei confronti funziona male, perché io sono al minuto 4 e 31 secondi, però siccome la prima volta mi ha interrotto, io posso stare zitto, posso parlare, ma lei, fino al minuto 5 non mi può interrompere, questo deve essere ben chiaro anche a lei, perché il Regolamento lo deve rispettare anche a lei.

PRESIDENTE. Collega, guardi che io lo faccio costantemente. Scampanello due volte, la richiamo, chiedendole gentilmente…

DAVIDE GARIGLIO (PD). Lei non può scampanellare trenta secondi prima. Lei presiede questa Assemblea, ma non può scampanellare, quindi mi fa il favore di lasciarmi parlare fino alla fine dei cinque minuti. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È mia facoltà scampanellare quando reputo la tempistica migliore. Ha concluso, collega? Grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul suo ordine del giorno n. 9/1117-A/102 il collega Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie Presidente. Ho preso la parola, ho chiesto di prendere la parola, Presidente, per esprimere contrarietà alla riformulazione che il Governo ha proposto al mio ordine del giorno, che mi aspettavo venisse accolto soprattutto dopo le parole del Presidente del Consiglio Conte che, facendo una retromarcia clamorosa rispetto alla posizione dei partiti che sostengono questo Governo, ha ammesso la bontà dei progetti sulle periferie e ha annunciato un provvedimento, per la prossima settimana e per i prossimi giorni, a sostegno dei progetti che sono stati presentati dai comuni italiani. E, quindi, ci aspettavamo che dopo aver rifiutato gli emendamenti, dopo aver rifiutato modifiche a questo decreto, almeno sugli ordini del giorno ci fosse disponibilità ad assumere un impegno a presentare quel provvedimento che proprio il Presidente Conte ha annunciato. Purtroppo, devo riscontrare che questa disponibilità non c'è e devo anche ricordare che con questo diniego si vanno a violare i patti che i cittadini hanno firmato con lo Stato, perché quando lo Stato firma un contratto con i sindaci lo firma con i cittadini perché i sindaci sono eletti direttamente dai cittadini. Noi chiediamo che i patti vengano rispettati perché qui si sta parlando di progetti che riguardano 96 enti del nostro Paese, oltre 300 comuni, un miliardo 600 milioni di euro che verrebbero assegnati ai comuni italiani.

Nel caso specifico di questo ordine del giorno faccio riferimento alla necessità che vengano garantiti i fondi destinati al comune di Forlì. Analogo documento abbiamo presentato per i comuni di Cesena, di Ravenna e di Rimini, con il quale chiediamo che si rispettino i patti sottoscritti perché con questo decreto, che verrà approvato dalla maggioranza parlamentare, si mettono a rischio otto milioni 300 mila euro per il comune di Forlì, soldi che dovrebbero servire a realizzare - sarebbero serviti o serviranno, chi lo sa; questo ce lo direte nei prossimi giorni, ma per il momento questi soldi non ci sono con questo decreto - dodici progetti, tra i quali il completamento del campus universitario. A Cesena senza i due milioni che erano assegnati dal bando per le città e le periferie non si potrà realizzare la riqualificazione di tre piazze importanti e centrali nella città. A Ravenna senza i dodici milioni 800 mila euro assegnati dal bando città e periferie non si potrà realizzare un progetto atteso da anni, quello della nuova darsena di città, un progetto organico di candidatura che si propone e si compone di dodici interventi, quattro interventi pubblici proposti dal comune e otto interventi proposti dai privati, perché una delle particolarità del bando delle periferie era proprio quella che integrava progetti pubblici con progetti cofinanziati da altri enti pubblici e enti privati. A Rimini l'impatto di questo decreto sarà ancora peggiore, perché si bloccheranno diciotto milioni di euro che erano destinati al progetto Parco del Mare nord, che interesserebbe tutta l'area nord della città di Rimini, per un intervento complessivo di trenta milioni di euro. Questi soldi servono per realizzare sei chilometri di lungomare riqualificato, per tirare via e bonificare 41 mila metri quadri di asfalto, per realizzare sei chilometri di piste ciclabili, per realizzare 80 mila metri quadri di strade pedonabili.

Avete raccontato che quei finanziamenti erano fasulli, che non c'erano le coperture, che erano solo promesse da campagna elettorale. Vi siete appigliati a due sentenze della Corte Costituzionale per motivare l'infondata accusa che non c'erano le coperture finanziarie senza nemmeno leggerle quelle sentenze, perché non parlano e non mettono assolutamente in discussione il bando per le città e le periferie ma indicano un iter da seguire per la procedura autorizzativa. Vi siete poi dimenticati di raccontare ai cittadini che i soldi di quei finanziamenti ci sono tutti. Sono soldi stabiliti sulla base di una graduatoria pubblicata in Gazzetta Ufficiale, finanziati con norme specifiche, con coperture finanziarie bollinate dalla Ragioneria dello Stato e confermate con un'apposita delibera della Corte dei conti. E poi c'è un contratto, una convenzione firmata da tutti i sindaci dei comuni interessati, di ogni colore politico, con la Presidenza del Consiglio.

La verità è che volete mettere le mani su quei soldi per destinarli ad altri impieghi. Ora promettete di cambiare idea e di fare marcia indietro. Il Presidente Conte - e vado a concludere, Presidente - ha annunciato, poche ore fa, la volontà di emanare un provvedimento ad hoc. Vedremo se sarà così e se sarà così sarà una clamorosa retromarcia resa possibile da questo lavoro che stiamo facendo in Parlamento da giorni e da settimane per portare avanti la voce e le istanze di tanti comuni italiani, così come avete dovuto fare marcia indietro sulle risorse per l'edilizia scolastica.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO DI MAIO (PD). Ma se non farete quello che avete promesso vi assumerete una grave responsabilità politica, sociale…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO DI MAIO (PD). …e anche con risvolti legali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie, Presidente. A differenza di molti colleghi che hanno espresso la loro tristezza di fronte a quest'Aula vuota non mi stupisce che quest'Aula sia vuota, perché avete dichiarato più volte che il Parlamento non serve ed è vero perché lo dimostrate ogni giorno. L'esercizio della democrazia è cosa difficile perché contempera la complessità. Il bando periferie è stato descritto in quest'Aula nel dibattito degli scorsi giorni, ma anche nel dibattito in Commissione e nel dibattito che avete trasmesso al Paese, come un “marchettificio” (è stata usata questa parola per descrivere il bando periferie). L'avete descritto come un favore nei confronti di amici. È così che avete descritto un progetto, il primo vero progetto strutturale per il Paese che riguardava le aree più difficili del nostro Paese, quelle aree che hanno vissuto e che continuamente vivono la complessità della nostra società, la trasformazione che la nostra società affronta ogni giorno, le migrazioni, la povertà, le nuove povertà, i cambiamenti tecnologici. Tuttavia, i nostri sindaci, i nostri sindaci di ogni colore politico, hanno deciso di cogliere questa sfida.

Nel dibattito abbiamo affrontato tanti temi ma ce n'è uno, in particolare, che mi sta a cuore, perché in ogni campagna elettorale, in ogni confronto si cita un tema e tutti si riempiono la bocca del fatto che in questo Paese finalmente si dovrebbero evitare i finanziamenti a pioggia. Ecco, con questo intervento, con il blocco dei fondi alle città, alle 326 città che hanno aderito al bando periferie, siete andati proprio a penalizzare quei comuni che non soltanto avevano delle idee, che non soltanto avevano delle grandi intenzioni, ma siete andati a penalizzare quei comuni che avevano progetti, quei comuni che hanno rispettato il cronoprogramma stabilito dal Governo, un cronoprogramma difficile che ha contemplato oneri gestionali, amministrativi e spese di progettazione.

Siete andati a penalizzare proprio quei comuni che avevano speso in questi progetti il rilancio delle proprie comunità e il caso della città di Varese è emblematico da questo punto di vista. La città di Varese è stata amministrata per 23 anni dalla Lega e per diversi anni si è discusso di questo fantomatico “progetto stazioni”. Ad ogni campagna elettorale, ad ogni intervento pubblico quel progetto doveva essere la grande proposta per la città, tant'è che nel 2007 si era avviato questo progetto faraonico mai realizzato, tant'è che è stato rottamato nel 2017. Grazie alla nuova giunta Galimberti finalmente è arrivato il treno giusto, il treno che ha intercettato i fondi stanziati dal Governo Renzi all'interno del bando periferie. Un progetto molto diverso, però, da quello della Lega del 2007, perché li sì che c'era la cementificazione. Il nuovo progetto per la città di Varese intercetta il futuro, intercetta un nuovo modo di vivere all'interno delle città e sana una frattura urbanistica che la città vive da sempre tra il centro e la periferia, tra il centro e le stazioni, tra la zona più agiata della città e le periferie, che non sono soltanto periferie geografiche ma che sono anche periferie sociali di degrado ed emarginazione e quel luogo diventerà il luogo della bellezza. Non c'è la cementificazione ma ci sono aree verdi. Si intercetta la tecnologia e l'innovazione perché ci sarà finalmente, dopo tanti anni, un mercato coperto, delle aree dove i cittadini si potranno ritrovare e soprattutto - e questo mi sta molto a cuore - un edificio per i nostri anziani, per le nostre associazioni di volontariato, per tutti quei soggetti e per tutti quei cittadini che rendono vive le nostre comunità e che vengono citati con ogni bandiera ma a cui poi si devono dare delle risposte e a cui, soprattutto, si devono dare degli spazi. Questo è il progetto di Varese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Presidente, signori del Governo, vedo che vi divertite: bei tempi, no, quando si poteva decidere tutto con la vostra finzione di democrazia diretta attraverso qualche consultazione fake su Rousseau. Adesso vi dovete confrontare con quella che è la democrazia vera, con la democrazia rappresentativa. Vi vedo divertiti e quindi penso che ci sia qualcosa che a noi sfugge. Detto questo, ci sono persone che qui io vorrei ringraziare visto che siamo qui solo per il puntiglio e anche, per così dire, per l'albagia di una certa classe dirigente che in questo momento si è impossessata anche di meccanismi mentali che a noi non risultano assolutamente chiari. Questo dipende - lo voglio dire a quei pochi che sono rimasti, pochissimi del MoVimento 5 Stelle - dal fatto che voi potevate accettare tranquillamente che ci fosse una votazione lunedì, visto che la convocazione del Senato era per mercoledì, ma non lo avete voluto fare: non lo avete voluto fare, anche se non sarebbe cambiato nulla dal punto di vista dell'azione parlamentare, perché volevate in qualche modo mettere alla prova una opposizione. Ritengo che voi oggi stiate ricevendo una lezione ma, poiché le lezioni debbono essere sempre corroborate anche da qualcosa di più solido e di più strutturato, vorrei leggervi una citazione. Non so se sapete di chi è, ma ve lo dirò io: “Per far funzionare un Parlamento bisogna essere in due, una maggioranza e un'opposizione; la maggioranza, affinché il Parlamento funzioni a dovere, bisogna che sia una libera intesa di uomini pensanti, tenuti insieme da ragionate convinzioni, non solo tolleranti ma desiderosi della discussione e pronti a rifare alla fine di ogni giorno il loro esame di coscienza per verificare se le ragioni sulle quali fino a ieri si sono trovati d'accordo continuino a resistere di fronte alla confutazione degli oppositori. Se la maggioranza si crede infallibile solo perché ha per sé l'argomento schiacciante del numero e pensa che basti l'aritmetica a darle il diritto di seppellire l'opposizione sotto la pietra tombale del voto, con accompagnamento funebre di ululati…” - di ululati ne ho sentiti anche stasera – “… questa non è più una maggioranza parlamentare ma si avvia a diventare una pia congregazione, se non addirittura una società corale del tipo di quelle che durante il fatidico ventennio dava i suoi concerti nell'aula di Montecitorio”, cioè qui. Quindi attenzione ad esprimere ancora arroganza, disprezzo per le regole, incapacità di relazionarsi con l'opposizione: non conviene a voi, non a noi che tanto qui stiamo, come diceva qualcuno, senza alcun tipo di esitazione perché non è che ci può spaventare una notte in più. Dovrebbe essere per voi una minaccia alla stessa costituzione di questa maggioranza interpretare una larghissima parte del consenso che avete intercettato come l'annullamento delle differenze. Ed è per questa ragione che vi dico anche un'altra citazione. Quella di prima era di Pietro Calamandrei nel 1948 e ancora suona molto attuale. Questa è un po' più recente ed è di un altro grande intellettuale del nostro Paese: “Ur-fascismo. Per l'Ur-Fascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il “popolo” è concepito come una qualità, un'entità monolitica che esprime la “volontà comune”… Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo TV o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini…” - la vostra piattaforma Rousseau – “…può venire presentata e accettata come la “voce del popolo” ma la voce del popolo è qui e noi continueremo a rappresentarlo” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Grazie, Presidente. Questa è la mia prima esperienza da parlamentare e devo confessare che provo una un certo disagio a dover argomentare qualcosa di importante di fronte a un'Aula semivuota.

Però poi ci penso un po' e mi rendo conto che effettivamente non è che le cose cambino molto quando quest'Aula diventa semipiena o piena perché comunque spesso siamo costretti a parlare ma senza alcuna reazione da parte della maggioranza e da parte del Governo. Capita qui, in Aula, e spessissimo, ancor più spesso capita all'interno delle Commissioni. Quindi mi domando qual è la ragione per la quale succede tutto questo. Non ci sono reazioni, è come se ci parlassimo addosso. Le possibili ragioni sono due. Io faccio il professore universitario e ogni qual volta faccio una lezione e noto nell'Aula una certa distrazione, una mancanza di reazione da parte degli studenti mi domando perché questo succede. Le motivazioni sono due: o sono io che non mi spiego bene e, quindi, le persone non seguono gli argomenti della lezione; oppure non è mia la responsabilità ma di chi sta seguendo la lezione ma non la vuol seguire, non è interessato, non vuole comprendere o non comprende gli argomenti della lezione. Ora qui siamo stati in tantissimi ad approfondire i temi che sono contenuti nel decreto mille-proroghe e lo abbiamo fatto in tutti i modi. Quindi credo che sia stato spiegato in tutti i modi e sia stato spiegato anche bene e quindi la mancanza di reazione probabilmente nasce da una mancanza di comprensione delle questioni che venivano messe sul tavolo. Ho sottoscritto l'ordine del giorno n. 9/1117-A/109 concernente il bando delle periferie con particolare attenzione alla Sicilia e ritengo che il fatto che non si comprendesse il contenuto di ciò che andavamo dicendo è la ragione per la quale è mancata la reazione della maggioranza e la reazione del Governo alle nostre rivendicazioni. In questo caso sono due le ragioni della mancata comprensione: da un lato, il fatto che, per partito preso, qualsiasi cosa sia stata fatta nel passato si può cancellare, anzi lo si deve fare e il bando per le periferie era qualcosa di importante, un programma fatto dal precedente Governo e bisognava cancellarlo. Però il problema qui è ancora un po' diverso: non soltanto bisognava cancellare qualcosa ma siccome c'erano risorse disponibili si dovevano utilizzare e si dovevano utilizzare per trasferire queste risorse togliendole ad alcuni comuni e trasferendole ad altri comuni: una decisione prettamente redistributiva e politica. Che cosa è stato fatto? Sono state trasferite una gran parte del miliardo e cento milioni di euro da comuni che ne avevano più bisogno, quelli del Mezzogiorno, a comuni che hanno un po' meno bisogno che sono quelli più ricchi del centro-nord, con la scusa tecnica di dovere assolvere agli obblighi dettati da una sentenza della Corte costituzionale. Però il fatto di non avere compreso l'importanza di tale programma ha determinato un comportamento a zig zag del Governo che ha cambiato opinione e vi è stato costretto dal fatto che in quest'Aula il Partito Democratico lo ha messo di fronte alle difficoltà e ha spinto la protesta dei sindaci. Ora siamo di fronte ad un impegno da parte del Presidente del Consiglio, un impegno che però non assicura niente a nessuno ed è per questo che, rispetto all'ordine del giorno che ho sottoscritto, il parere del Viceministro, accoglimento come raccomandazione, non è sufficiente…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

PIETRO NAVARRA (PD). Chiedo che l'ordine del giorno n. 9/1117-A/109 da me presentato sia posto in votazione domani mattina.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Quando si è insediato il Governo, ho cominciato ad interrogarmi su quale potesse essere in concreto l'azione di due forze politiche così apparentemente diverse ma che nei fatti invece sono assolutamente assimilabili, anzi direi quasi sovrapponibili, un Governo che ha un intento demolitorio perché in assenza di idee e di proposte, l'unica azione che pare essere messa in atto da questo Governo è quella, con una furia tra l'altro inspiegabile, di voler distruggere tutto quello che è stato fatto prima, sia che si tratti di qualche cosa di buono, sia che si tratti di qualche cosa di meno buono. Perché, come è noto, chi fa sbaglia e anche noi certamente nei nostri anni di Governo abbiamo fatto degli errori. Ma voi non avete la volontà di correggere gli errori, avete semplicemente la volontà di distruggere ed avete cominciato con le cose migliori. Avete eliminato Casa Italia, che era un progetto che era stato immaginato per il futuro del nostro Paese, perché ogni volta che succede, purtroppo, una tragedia in questo Paese, il terremoto, io vengo dalle Marche, quella è una tragedia purtroppo che non è prevedibile, ma si può fare qualche cosa per evitare che ci siano dei morti e che ci siano dei danni così gravi come noi purtroppo siamo costretti a contabilizzare ogni volta che c'è un evento così drammatico. Ed avete distrutto Casa Italia, che era un progetto che guardava al futuro, che guardava ai nostri figli, che guardava alla sicurezza dei nostri figli.

E avete tolto un'altra cosa fondamentale proprio per la sicurezza dei nostri bambini, avete eliminato l'unità di missione sull'edilizia scolastica, che ha prodotto in questi anni migliaia di cantieri e soprattutto ha messo in sicurezza moltissime scuole.

A un certo punto viene anche il dubbio che questo sia un Governo che ha solamente la volontà di mantenerli, i problemi, perché in questi anni sia il MoVimento 5 Stelle che la Lega hanno sguazzato nei problemi, ed uno dei problemi fondamentali del nostro Paese è il degrado di alcune zone delle città; degrado di cui in questi anni abbiamo sentito un gran parlare, ma che nei fatti, oggi, questo Governo, nei suoi primissimi atti, ha voluto mantenere, perché togliere quel miliardo e 600 milioni alle periferie, ai progetti per le periferie, significa voler mantenere un problema.

Ma questo è un Governo non solo demolitorio, ma anche un Governo delle bugie, le bugie che sono state raccontate ai cittadini in questi anni, non mi riferisco alle bugie che il Premier Conte ha raccontato su un concorso che vergognosamente tentava di portare a termine durante il suo mandato da Presidente del Consiglio in conflitto di interessi e in violazione di legge; e non mi riferisco neppure a quelle bugie che sono state pronunciate da Toninelli in quest'Aula, quando ha detto di essere stato sottoposto a pressioni interne ed esterne per non pubblicare delle concessioni autostradali ed abbiamo poi capito, per bocca dello stesso Ministro, che si trattava di mail risalenti a gennaio e marzo del 2018, quando Toninelli non era neppure Ministro; oppure le bugie di Bonafede, ancora peggiori, che ha mentito davanti al Senato, dicendo che non aveva avuto mai nessun rapporto con un soggetto che si chiama Lanzalone, arrestato per corruzione nell'inchiesta dello stadio di Roma, e ha detto di non aver avuto rapporti professionali con questo soggetto, quando un sindaco, invece, del MoVimento 5 Stelle sta tentando di coprire quelle bugie negando a tutti noi di sapere davvero quali sono i rapporti tra Lanzalone e il Ministro Bonafede.

Avete mentito sulle periferie, avete mentito sulle banche, lo ha ricordato la collega Moretto, noi abbiamo istituito un fondo di 100 milioni per il ristoro dei truffati dalle banche, che voi non state dando, perché non volete fare neppure un decreto attuativo per risolvere il problema di quelle persone. Ma avete mentito soprattutto per i bacini: io vengo da una città, Pesaro, che ha un reparto di ematologia…

PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

ALESSIA MORANI (PD). Ora finisco. …che ha un reparto di ematologia dove sono ricoverati dei bambini che sono ammalati di leucemia o di talassemia, e sono dei bambini che quando escono dall'ospedale hanno il problema della immunodepressione, cioè sono soggetti a tutti i tipi di malattie. Avete tolto i vaccini, avete tolto la possibilità a quei bambini di essere uguali agli altri e questa è la vergogna più grande che si porta questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente, per il suo tramite mi rivolgo al Viceministro Garavaglia, che, come me, è lombardo. Vorrei con lei fare una scommessa, Viceministro, se avrà la cortesia di ascoltarmi, e magari se lei dovesse vincere la scommessa andiamo a mangiare una pizza a Marcallo con Casone, che è un comune che lei conosce abbastanza bene.

Io scommetto che non sia vero che con la vostra raccomandazione voi riporterete ai 19.803.099 cittadini dei 96 comuni, 87 comuni capoluogo e 9 nove città metropolitane, per un totale di 326 comuni coinvolti, e 1625 interventi, ai quali notte tempo avete sottratto 1,6 miliardi di euro per i progetti, sono sicuro di poter scommettere con lei, se accetterà la scommessa, che né con questa raccomandazione e neanche col decreto successivo voi riporterete tutti questi soldi per realizzare i 1625 interventi che fino ad oggi si potevano realizzare, alcuni dei quali iniziati, altri nella fase progettuale.

Lo dico perché, per chi è nuovo di quest'Aula, magari ci sono dei colleghi - e mi complimento con i colleghi del MoVimento 5 Stelle che sono rimasti qui - che pensano che la raccomandazione, che si concede come regalia per un ordine del giorno, abbia un significato cogente. Non lo ha, lo vedrete nei prossimi mesi e anni che non ci sarà uno strumento di certezza finanziaria per coprire gli stessi interventi che erano coperti, come recita l'ordine del giorno che io ho presentato e sul quale il Governo ha annunciato l'approvazione come raccomandazione, che io respingo e che metterò al voto dell'Aula: non ci sarà, sono pronto a scommettere che non ci sarà l'insieme dei soldi che noi avevamo stanziato e che voi sottraete perché avete altri interessi, che non sono quelli dei cittadini delle nostre periferie; altri interessi che riguardano le promesse elettorali che dovete mantenere, le vostre e quelle dei vostri partner di Governo del MoVimento 5 Stelle, promesse elettorali molto care. Il reddito di cittadinanza a 780 euro al mese per 5 milioni di persone, costerebbe 46,8 miliardi l'anno, che non ci sono. La flat tax al 15 per cento, che ha proposto la Lega nel proprio programma, prima di siglare quello del centrodestra che però si è sfaldato perché solo la Lega è al Governo, costerebbe molte decine di miliardi; l'insieme delle vostre promesse, compreso l'azzeramento, come avete detto in campagna elettorale, della legge Fornero costerebbe circa 100 miliardi.

Dunque avete bisogno di soldi e fate, come ogni parte politica fa, delle scelte prioritarie e la priorità sono le promesse elettorali che non potete mantenere. E la priorità è togliere soldi alle cose buone che gli altri hanno fatto, altrimenti perché qui a Palazzo Chigi sarebbero convenuti dei sindaci di altri partiti che non sono del Partito Democratico? Perché ci sarebbero stati Virginia Raggi, il sindaco Nogarin e la sindaca Appendino? E perché anche i sindaci della Lega avrebbero protestato per il taglio di questi progetti? Perché voi avete fatto altre scelte e perché stare insieme tra diversi, tra leader che avevano giurato, come ho detto nell'intervento precedente, che mai sarebbero stati al Governo insieme, hanno necessità di pagare questo patto così oneroso, che prevede progetti differenti, che realizzare insieme costa molti soldi, e i primi a cui si tolgono i soldi sono i più deboli, in questo caso i cittadini delle periferie, in altri casi i migranti che non hanno difesa, in altri casi ancora gli altri progetti di cui hanno parlato i miei colleghi, come magari le vicende del terremoto, o magari togliere finanziamenti ad associazioni che non sono amiche dei vostri partiti come avete fatto in queste settimane in Parlamento.

La ragione di queste scelte è sempre politica, non è mai tecnica, dietro le scelte economiche dei partiti di Governo ci sono ragioni politiche, di preferenza e di difesa di interessi che vi hanno portato al Governo e che oggi dovete mantenere. Ma voi…

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE FIANO (PD). Sono 4 minuti e 36 secondi, Presidente, a meno che il cronometro vostro non vada bene e allora cambiamolo. Voi state facendo dei danni al Paese. I progetti che saranno lasciati a metà, i soldi che i comuni hanno già speso, la cointeressenza di…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

EMANUELE FIANO (PD). Io concludo a cinque minuti, Presidente.

PRESIDENTE. Mancano 8 secondi.

EMANUELE FIANO (PD). No, perché devo recuperare quelli in cui parla lei (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

EMANUELE FIANO (PD). Ho concluso il mio intervento, Presidente. Le chiedo la parola sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego.

EMANUELE FIANO (PD). Mi riferisco a una questione che il Presidente della Camera Fico ha annunciato quando ha letto l'esito del voto per la seduta ininterrotta, che abbiamo votato e che giustamente con la maggioranza abbiamo applicato e stiamo svolgendo.

In quel momento, il Presidente ha detto, come da Regolamento e come nei precedenti, che le sedute fiume non possono essere sospese neanche da un voto dell'Aula, quindi per noi è giustamente e legittimamente impossibile sospenderla. Dopodiché ha preannunciato l'orario dei voti, che comunque si sarebbero svolti a partire dalle 10. Ma mi pare, se metto insieme le parole del Presidente con la scelta dell'orario di voto, che questo non significhi che ci è impedito di proporre a lei, sull'ordine dei lavori, l'anticipo di quel voto e chiedere che l'anticipo del voto sia votato dall'Aula. Ciò perché il Presidente ha parlato dell'impossibilità di interrompere la seduta, perché è una seduta fiume, però, se le chiedessi di mettere al voto adesso - sono le 5,40 - che le votazioni si svolgeranno a partire dalle 7, immagino che lei dovrebbe metterlo al voto, perché non vedo in quale norma del Regolamento, in una seduta fiume, il voto non possa essere anticipato per volontà dell'Aula. Quindi, la pregherei di scegliere un orario antecedente a quello delle 10 e di metterlo al voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega, ovviamente è una richiesta che non può essere accolta, perché è già stato stabilito, sia in Conferenza dei capigruppo che anche da quest'Aula, che le votazioni non sarebbero state fatte prima delle 10.

EMANUELE FIANO (PD). Vorrei chiederle qual è l'articolo del Regolamento che impedisce, nel corso di una seduta fiume, l'anticipo dell'orario del voto, secondo la volontà della maggioranza dell'Aula presente in quel momento. Ciò perché la seduta fiume non prevede, ai sensi del Regolamento, la possibilità di interruzione; le scelte votate dall'Aula - noi abbiamo votato che le votazioni saranno alle 10 - possono essere reiterate o possono essere contraddette da una votazione dell'Aula. L'impedimento, nella seduta fiume, è l'interruzione, non c'è un impedimento di norma, oppure lei mi citi l'articolo che prevede che l'orario della votazione non è modificabile per la volontà maggioritaria dell'Aula.

PRESIDENTE. Collega, come le ho già risposto, quell'orario è già stato stabilito dal Presidente e specificato anche in Conferenza di capigruppo, quindi quell'orario rimane così stabilito.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Presidente, a chi, oggi, imponendoci una seduta fiume, pensava di mettere in difficoltà questa opposizione, il Partito Democratico, risponderei con le parole di Tito Livio: hic manebimus optime. Ci stiamo, ci stiamo bene, ma perché siamo compatti, siamo consapevoli di quello che facciamo, siamo uniti in quello che facciamo. Questo è un messaggio che deve arrivare chiaro e forte anche all'esterno, alla faccia di chi pensa che il Partito Democratico non sia unito, non abbia una voce forte e autorevole, non abbia una voce compatta su quello che voi, in questo decreto “milleproroghe”, avete imposto a un'Italia che è già in ginocchio e per la quale non fate niente perché si rimetta in piedi, si rimetta in moto.

Il Partito Democratico resiste, esiste, è vivo e combatte perché è al fianco di chi vuole un'Italia più solidale, più giusta, più equa, più efficiente, ma soprattutto più consapevole della sua storia e della sua bellezza. Questo l'avete negato, perché, quando si nega la bellezza in luoghi di degrado sociale, in luoghi di degrado culturale, si nega la crescita culturale.

Lo vediamo a Roma: questa città si è spenta, da quando c'è il sindaco Raggi. Questa città non è più accesa dalle luci belle della cultura, degli eventi che rendevano questa città viva in estate nei luoghi aperti, nelle piazze di Roma, e in inverno nei luoghi chiusi, nei teatri di Roma.

Non avete la dote della cultura, non la sentite, la cultura. Quando si negano i soldi alle periferie - e Dio solo sa quanto la cultura sia un fattore e un volano di crescita di formazione, ma anche di crescita di indotto economico - si nega di fatto la crescita di un Paese. Questo provvedimento ha negato di fatto una disparità tra comuni virtuosi e comuni non virtuosi; voi continuate a mettere categorie deboli una contro l'altra. Avete messo i precari della scuola uno contro l'altro. Non avete tutelato le fasce più deboli, i nostri bambini, tramite questa veramente ridicola decisione sull'autocertificazione, e non avete tutelato quelli più deboli dei più deboli, i bambini immunodepressi, i cui genitori vivono momenti di ansia fortissima per il ritorno a scuola, quando il ritorno a scuola dovrebbe essere un momento di gioia, di allegria condivisa, e invece diventa, per colpa di questo decreto, momento di ansia.

Non vi è bastato l'appello accorato di decine di migliaia di genitori del comitato #IoVaccino, che vi hanno chiesto e implorato di far vivere in sicurezza i loro bambini nelle scuole. E come al solito, a pagare saranno i più deboli, alla faccia di chi pensava - in questo caso voi - che i deboli fossero il fulcro del messaggio politico su cui si è basato il Governo del cambiamento fin dall'inizio. Non avete tenuto conto neanche dell'indotto economico che il “bando delle periferie” avrebbe portato, per esempio, nel settore del privato, quindi non siete il Governo dell'occupazione e continuate ad essere il Governo della disoccupazione, se negate nuovi posti di lavoro, se negate nuova crescita economica per questi comuni.

Io sono particolarmente orgogliosa di far parte di una comunità politica che non ha paura di affrontare a viso aperto i problemi, che oggi è qui a dimostrare in maniera chiara e forte che l'opposizione c'è, è viva e vegeta e non vi mollerà fino all'ultimo minuto di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

CARLO FATUZZO (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, quello che sto per dire è diverso da quello che, secondo me giustamente, ha detto l'onorevole Fiano. Abbiamo iniziato, come previsto e come votato, la seduta fiume. Io ho studiato geografia: fiume vuol dire acqua che scorre, non che a un certo momento si ferma e poi riparte, perché si prevede che ci sarà molto tempo davanti. Quindi si dice: finché non avete finito la discussione, la continuate anche se c'è la notte, il giorno, la notte, il giorno e così via. A mio parere, a questo punto, se noi, due ore fa, avessimo deciso di ritirare gli ordini del giorno ancora da fare, cosa avremmo fatto?

PRESIDENTE. Ci sarebbe sempre stata la sospensione, collega.

CARLO FATUZZO (FI). Ci saremmo seduti e poi saremmo ritornati alle 10 di domattina? Potrebbe essere, lei dice. Allo stesso modo, se alle 10 di domattina non avessimo ancora finito, dovremmo continuare ad andare avanti. Ma allora che diavolo di seduta fiume sarebbe? È una contraddizione in termini. Si chiama “fiume” perché appunto richiede che si cominci e si interrompe solo quando si finisce. Ma se si dice: può essere che finiate prima? Può essere che finiate dopo? Se finite dopo, continuate, e poi andrete al voto finale eccetera; ma se finisce prima, che seduta fiume è? Teoricamente potrebbe fermarsi dopo mezz'ora, ma non era più una seduta fiume. A mio parere, per carità, l'intendimento del Regolamento è quello che dice: adesso, siccome ci vuole molto tempo, siccome siete in tanti che vi siete iscritti, allora da oggi in poi state in Aula finché non avete finito.

Ma se dopo tre ore poi si finisce? Che si fa? Voglio dire che quelli che sono andati a dormire arrivano alle dieci e non hanno affatto seduta fiume. Di fatti, come vede, è tutto vuoto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiaro. Chiaramente - le spiego - è stata deliberata la seduta fiume, è stato deciso come orario appunto l'orario con voti non prima ovviamente delle 10 del mattino - mi faccia concludere, per cortesia - con voti non prima delle 10 del mattino. Questo ovviamente implica che, se ci fosse stata una discussione successiva, i voti sarebbero stati dopo. Ma questo mi sembra anche abbastanza chiaro. Ora, ovviamente, nel caso in cui delle persone decidano di ritirare gli interventi, ovviamente la seduta sarebbe sospesa e riprenderebbe alle ore 10, come è già successo anche nella scorsa legislatura e nello specifico nel 2013.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Viscomi. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Lo può ripetere?

PRESIDENTE. Collega, senza microfono, capisco che lei non abbia sentito… Io le ripeto la prima frase, che è quella che è stata deliberata nella Conferenza dei capigruppo.

CARLO FATUZZO (FI). …perché è come quando in televisione si chiama, si sente la propria voce di rimbombo, l'eco, e non si riesce a capire il significato delle parole. Ma lo dico perché sono quattro mesi che non riesco a capire quello che dicono i colleghi.

PRESIDENTE. Collega Viscomi, prego. Riusciamo ad accendere il microfono al collega? Viscomi? Prego.

ANTONIO VISCOMI (PD). Sì, grazie, va bene. Allora, nonostante l'autorevolezza e la stima per il Vicesegretario, anzi il Viceministro Garavaglia - ma sono le sei meno un quarto della mattinata, quindi qualche errore può essere perdonato - sono costretto a respingere la proposta del Governo di trasformare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/131 in raccomandazione. Non mi interessa e chiedo, anzi, che sia posto ai voti.

D'altronde, non ho facilità nel comprendere cosa vuol dire raccomandare al Governo quanto c'è scritto nell'ordine del giorno n. 9/1117-A/131. Io forse credo sia opportuno raccomandare al Governo di smetterla di operare un furto con destrezza nei confronti degli enti locali e dei sindaci, che è stato sventato soltanto grazie all'opposizione dura, costante e notturna, anche come stanotte, del Partito Democratico.

Oppure vorrei suggerire al Governo di smetterla di giocare con le tre carte, perché qui stiamo parlando - tutta la nottata l'abbiamo fatto - degli effetti delle vostre norme sul bando periferie. Ma forse bisogna ricordare come è stato costruita la norma, che toglie questi soldi ai comuni e ai sindaci. Infatti, è costruita in due blocchi differenti. Nel primo blocco voi avete rinviato al 2020 l'efficacia delle convenzioni, dicendo al contempo che le amministrazioni competenti provvedono, ferma rimanendo la dotazione complessiva, a rimodulare i relativi impegni di spesa e i connessi pagamenti a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione. E fin qui sembrerebbe chiare: si blocca la spesa.

Solo che voi avete collegato questa norma con un'altra norma, quella che riguarda l'avanzo di amministrazione. E avete utilizzato le sentenze della Corte costituzionale, le due sentenze, n. 247 e n. 101, che considerano illegittimi i vincoli derivanti dall'avanzo di amministrazione degli enti locali, per imporre una sorta di scambio, tra risorse già stanziate e messe a disposizione dei comuni, per le proprie politiche di investimento e di sviluppo, e la prospettiva - che però è dovuta per sentenza, perché questo dicono le sentenze - dell'abbandono del saldo di competenza e di qualsiasi altro vincolo diretto sull'utilizzo degli avanzi di tutti gli enti territoriali.

L'avete fatto giocando sul risparmio di spesa, derivante dal blocco delle convenzioni, e sull'incremento del fondo per gli investimenti. Ma avete giocato su due piani diversi, perché uno riguarda le risorse che dal centro vanno verso la periferia, l'altro riguarda le risorse autonome delle periferie. Ed è stato soltanto grazie all'opposizione del Partito Democratico che questo scambio iniquo, tra due cose che hanno logiche del tutto differenti, non è stato realizzato. Perciò ho parlato di destrezza e perciò ho parlato di gioco delle tre carte.

Ma vorrei parlare anche di un'altra cosa. Che cosa dovrei raccomandare al Governo, quando io leggo oggi un comunicato del Presidente del Consiglio, in cui mi si dice che valuteremo l'inserimento di una previsione normativa, che consenta - cito testualmente - la realizzazione di progetti esecutivi in corso – “progetti esecutivi in corso” - ma anche la realizzazione di progetti già preventivati in corso. Confesso di non capire bene la distanza che c'è tra “progetti esecutivi in corso” e “progetti preventivati e in corso”.

E nulla dico su quanto riguarda gli altri progetti e gli altri enti, che saranno spalmati negli anni avvenire. Credo che qui dovremmo essere un po' più precisi tutti quanti, perché abbiamo l'obbligo flessibile, per quanto riguarda i vaccini; abbiamo il concorso senza selezione - il concorso “non selettivo” l'avete definito -, per quanto riguarda la scuola; abbiamo ora questi progetti esecutivi e progetti già preventivati e in corso, mentre prima, nella dichiarazione di qualche giorno fa, lo stesso Presidente del Consiglio parlava di progetti definitivi e progettazione esecutiva.

Ebbene, forse, di fronte a questa situazione un po' di chiarezza vi serve. Ma questa incertezza giuridica - mancano venti secondi e poi finirò - nasconde una grande incomprensione del progetto su periferie ed è quello che stiamo cercando di dire. Ritorno ad utilizzare le parole precedenti. Non stiamo parlando di comuni, non stiamo parlando di risorse finanziarie. Stiamo parlando di comunità, di comunità locale e della ricostruzione di un capitale sociale in quelle comunità locali, che è la barriera…

PRESIDENTE. Concluda, .

ANTONIO VISCOMI (PD). …che noi possiamo porre a situazioni di crisi, come quella che questo Paese sta vivendo. Allora, per favore, ve la faccio io una raccomandazione. Riscrivete la norma, ridate ai comuni l'intera possibilità e disponibilità di utilizzare le risorse per il programma periferie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie signor Presidente. Io ringrazio il Governo, nella persona del Viceministro Garavaglia, per avere dato il parere contrario a questo ordine del giorno, perché se il Governo conferma la sua onestà intellettuale nel dire di “no”, con questo parere conferma esattamente i motivi che prima ho denunciato in quest'Aula.

Qui non si sta facendo un'operazione di riordino delle province. Qui si sta compiendo una operazione di potere, perché altrimenti non avrebbe senso quello che è scritto in questo decreto. Colleghi del MoVimento 5 Stelle, voi non avete molta esperienza amministrativa, ma vi posso assicurare che si tratta di chiamare ad eleggere i presidenti di provincia un mercoledì, 31 ottobre, stabilendo che soltanto una frazione dei sindaci può fare il presidente della provincia. Voi lo sapete che, a Livorno, soltanto sette sindaci potrebbero essere eletti e, di questi, sei sono sindaci delle isole dell'arcipelago toscano? Tanto per farvi capire di che cosa stiamo parlando.

Quindi, non stiamo discutendo qui di un provvedimento di riordino amministrativo. Stiamo parlando di un'operazione di potere, che ha un perimetro ben definito in regione Lombardia. E su questo altare verrà bruciata tutta la residua efficienza dalle nostre province. E questo tema di dare l'assalto alla diligenza, perché - lo ripeto - attraverso le province si arriva in Fondazione Cariplo, attraverso Fondazione Cariplo si arriva alla Cassa depositi e prestiti, attenzione! Perché fare rientrare nel perimetro della pubblica amministrazione la Cassa depositi e prestiti ha un impatto sul nostro debito di 50 miliardi. Attenzione! Stiamo parlando di questo nel giorno in cui il Vicepremier Salvini ha attaccato l'autorità indipendente della BCE, Mario Draghi, il giorno in cui il Governo ha provocato le dimissioni di un'altra autorità indipendente, il presidente dalla Consob. Ed è di tutta evidenza che è in atto una manovra di accerchiamento nei confronti del Ministro dell'economia Tria! Capite dove si parte, quando si accende una miccia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Capite cosa significa votare questo provvedimento?

Voi innescate qualcosa che poi non siete più capaci di controllare e io voglio, sotto questo profilo, approfittare all'ultimo minuto per ringraziare, signor Presidente, tutte le deputate e deputati del mio gruppo che hanno dato vita a questa azione dimostrativa parlamentare, rispetto alla quale si potrebbe anche opinare, ma vede a chi oggi ci dice perché siete stati fino alle 6 del mattino in quest'Aula a fare ostruzionismo io vorrei replicare non con le mie parole, ma con le parole dette da una persona che qui dentro l'opposizione l'ha fatta, l'ha fatta in maniera molto seria e insegnato a molti di noi, Pierluigi Castagnetti, cosa significa fare la politica. Castagnetti ha appena dichiarato: sto con i deputati del Partito Democratico ancora in Aula, ho una certa esperienza di ostruzionismo come capogruppo di opposizione. Serve? Certo, finché c'è ostruzionismo c'è opposizione. Finché c'è opposizione c'è il Parlamento. Finché c'è il Parlamento c'è la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il collega Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (PD). Grazie, Presidente. Ci avete visto, ci avete ascoltato per ore, fino al vostro oggettivo sfinimento. Non c'è stato nessun ostruzionismo inutile da parte del Partito Democratico, nulla a che vedere con gli spettacoli che avete offerto al Paese nella scorsa legislatura. Abbiamo fatto una cosa diversa, nonostante il vostro lavoro in questi giorni sia stato quello di chiuderci la bocca in ogni modo, di applicare tagliole, di mettere fiducie inutili per tempi, per modi e per rispetto di una minima coerenza con quello che avete fatto nella scorsa legislatura.

Eppure, nonostante tutto questo, siamo qui alle 6 del mattino. Io mi associo ai ringraziamenti che ha fatto il mio collega Borghi. Io sono qui alla prima legislatura ed è un onore per me far parte di questo gruppo, perché non c'è stato un solo intervento del mio gruppo che non sia stato sul merito preciso del provvedimento, non c'è stato un solo intervento del mio gruppo che non sia entrato nello specifico delle cose che state facendo e dei danni che, come vi ha ricordato Mario Draghi, Presidente della BCE, oggi state compiendo al Paese; mi riferisco in particolare ai diritti negati delle popolazioni terremotate, i diritti calpestati dei nostri figli e dei genitori, alla salute nelle nostre scuole, alla vergogna della rapina nottetempo ai fondi e alle risorse per le periferie delle nostre città.

Il gruppo del Partito Democratico ha offerto un impegno ammirevole; a voi professori della democrazia diretta ha dato una lezione di democrazia, la democrazia quella scritta nella Costituzione e nei regolamenti delle nostre istituzioni, e ha dato una risposta di merito civile, costante e seria alla vostra arroganza.

Io ho illustrato il mio ordine del giorno; è chiaro che non posso in nessun modo accettare che sia accolto come raccomandazione, perché, caro Viceministro Garavaglia, l'accoglimento come raccomandazione, è una presa in giro. Yes, è una presa in giro, è una presa in giro irricevibile e inaccettabile e allora usciamo, visto che siamo alla fine di questa faticosa giornata - per la quale voglio ringraziare anche il lavoro impagabile dei funzionari della Camera, dei commessi e delle persone che sono qui e che ci hanno consentito di esercitare questo lavoro -, però, mentre lei, Presidente, vedo che sorseggia il suo tè - che è un tè nel deserto potremmo dire -, è ora di guardare in faccia la realtà e di esprimere personalmente e sinceramente tutta la mia personale solidarietà al Ministro Fraccaro e al Viceministro Garavaglia, perché, come si dice nella mia città, come si dice a Roma, v'hanno rimasti soli, siete rimasti soli.

Guardate, siete soli, c'è il Movimento 4 stelle, c'è la Lega no…, no, la Lega no, e siete qui da soli, da soli in questo deserto; eppure, avete raccolto il voto della maggioranza degli italiani, eppure l'azienda che vi tiene sotto contratto, ma non abbastanza costringervi a occupare le poltrone che avete, l'azienda da cui siete controllati sforna ogni giorno sondaggi entusiastici. Avete 347 parlamentari di maggioranza, senza contare le opposizioni formali, le opposizioni a giorni alterni che avete in questa Aula, e non siete capaci di essere presenti a una seduta fiume che si è trasformata solo in un fiume di zainetti e di trolley(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che raggiungevano gli alberghi, le case, i ristoranti, i locali notturni: una vergogna. Ma è un monito per voi, perché, se continuate così, se continuate nel conculcare i diritti delle opposizioni, se continuate a non mettere rimedio al furto che avete fatto alle periferie delle nostre città, rimarrete soli anche nel Paese e verrà il tempo per questo. Verrà anche il tempo, come è già successo a Guidonia, città che amministrate, in cui il vostro sindaco non ha fatto come il Vicepremier Di Maio, non ha cambiato idea e faccia rispetto a Ilva e a Taranto, ma ha mantenuto le promesse elettorali, promesse elettorali che portano in quella cittadina alla perdita di 2 mila posti di lavoro e quel sindaco, il vostro sindaco portato sull'onda del grido onestà, onestà è oggi inseguito dei cittadini, che gli chiedono conto di una scelta che mette in ginocchio una intera comunità, come le comunità di 96 comuni mettete in ginocchio con questa scelta dissennata. Siete soli oggi, sarete presto soli nel Paese, auguri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente, colleghi, Governo, nomino il collega Garavaglia oltre che come Governo, conoscendolo da tanto tempo. Il Ministro Fraccaro invece lo conosco per la prima volta oggi, con molto piacere naturalmente.

È stato bocciato l'ordine del giorno che ho presentato, il quale aveva il significato di mantenere ancora per un anno l'APE sociale istituita dal precedente Governo. Non è la miglior misura possibile, ma certamente qualche miglioramento per gli aspiranti pensionati lo ha previsto e, se fosse rimasta in vigore ancora per un anno, ecco che avremmo ottenuto due piccioni con una fava.

È brutto dirlo in questo modo, ma in realtà 100 mila giovani senza lavoro avrebbero trovato il lavoro lasciato libero, avrebbero trovato il posto lasciato libero dai genitori, che hanno non solo e non tanto il desiderio, ma la necessità di lasciare il lavoro, liberi di andare a casa, perché hanno i familiari gravissimi ammalati, poiché sono essi stessi inabili; altri non lavorano, ma sono disoccupati da tantissimo tempo, hanno esaurito le varie indennità di disoccupazione; altri hanno fatto tre mesi di cinghia e poi avrebbero avuto la pensione, non l'avranno più, ma io dico che quello che è stato promesso in campagna elettorale è stato tanto tantissimo, si può riassumere in due parole: dateci lavoro anche lasciando libero il lavoratore, che ha pagato abbastanza contributi, necessari per riscuotere la sua giusta pensione. E quando dico la giusta pensione intendo dire il doppio del doppio di quello che gli viene attualmente pagato, perché io leggo sempre sui giornali e leggo sempre tutte le dichiarazioni dei politici di tutti i Governi e anche di questo: noi taglieremo la pensione a chi non è non ha la pensione coperta dai contributi.

Ma io vi dico, vi suggerisco sia alla parte della Lega sia alla parte dei 5 Stelle - perché quello che mi interessa è di portare respiro a chi ne ha pochi ancora davanti - di farsi dire da una qualunque azienda finanziaria assicurativa, che cioè assicura i propri iscritti in base al numero naturalmente, alle probabilità che si verifichi l'evento (che sono sempre più vicine a quelle reali), che in realtà quello che si paga di contributi quando si lavora, che è la metà della retribuzione netta (e lo si fa per venti anni, per trent'anni, per quarant'anni), ma si prenderebbe dovunque molto di più di quello che paga il bilancio dello Stato e in più si avrebbe ancora il proprio capitale che col solo frutto darebbe lavoro, darebbe pensione a loro stessi e ai loro familiari.

Quindi, voglio sperare che la bocciatura sia dovuta al fatto che chi ci sta governando in questo momento secondo me - sono molto benevolo ma lo voglio sperare - è perché pensa di dare di più di quello che dava l'APE social. I pensionati stanno aspettando, non tanto io ma soprattutto i pensionati che sono pronti ad andare in pensione, cioè coloro che hanno pagato e i giovani che aspettano il posto di lavoro. Anche in questo modo si darebbe la possibilità di sopravvivere a giovani che non hanno nulla per vivere.

Viva i pensionati! Pensionati, all'attacco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (FI). Gentile Presidente e gentili colleghi, che ho raggiunto in ora tarda. Nonostante il Regolamento non lo preveda, ho scoperto qualche minuto fa, attraverso un antico commesso di aspetto giovanile, che l'innocuo taglio delle unghie non è consentito, come se nella lunga attesa curare il proprio corpo fosse indecoroso per quest'Aula mentre, invece, sono decorosi e legittimi i tagli dei finanziamenti ai comuni che attendono il risarcimento delle periferie. Quelli sono legittimi. Che un gruppo di sciagurati uomini di Governo tradisca le aspettative di tanti uomini che hanno garantito, nella funzione di sindaci, il risarcimento delle periferie è cosa buona e giusta, anche se è ingiustificata, mentre un uomo, che ha onorato l'Italia e che oggi è senatore a vita, dichiara, con una prosa lirica e concreta, che “siamo un Paese straordinario e bellissimo ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e danaro per fare manutenzione”. Lo dice, lui genovese, pensando che le periferie hanno l'età breve del ponte di Genova e che, come è accaduto in alcune scuole d'Italia, può essere che, mal costruiti per speculazione e violenza da parte dei geometri e architetti incapaci, quegli edifici portino a morire, in un futuro breve, per mancanza di un'attenzione dello Stato rispetto alle garanzie che si devono dare a giovani, a studenti e a persone che abitano in quegli alloggi popolari, spesso di fragilissima costituzione.

L'esperienza del ponte di Genova non è stata sufficiente. Occorre ancora sangue, occorrono ancora morti perché questo Governo intenda il suo dovere di mantenere i luoghi dove vivono persone abbandonate a se stesse, mentre programma finanziamenti criminali contro il paesaggio per incentivare l'energia falsamente pulita di pale eoliche che distruggono, insieme all'orrido fotovoltaico, i paesaggi più belli dell'Italia meridionale. Questo va bene, per questo i soldi ci sono; per recuperare le periferie non ci sono.

Allora, onore a Renzo Piano, il cui intelletto dà al Senato una dignità che avrebbe potuto dare - e voglio concludere con questo - la mia richiesta al Presidente della Repubblica di allora di dare l'onorificenza di senatore a vita - e lui stesso la rifiutò in quel momento - a un uomo straordinario che ha reso in questa ora, in queste ore, l'Italia più povera. Mi riferisco a Guido Ceronetti (Applausi), il più grande scrittore italiano morto senza che quest'Aula, intenta solo a demolire le garanzie per i poveri, avesse una parola di memoria. Si ascolti Renzo Piano, si pensi che al Senato stanno persone che hanno intelletto e intelligenza, si segua quello che dicono e le pecore e le capre che stanno in Parlamento non abbiano il coraggio di violare parole di verità. Onore a Renzo Piano, onore a Guido Ceronetti. Oggi l'Italia è più povera e per i poveri nessuno fa nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 10 con la votazione sugli ordini del giorno.

La seduta, sospesa alle 6,10, è ripresa alle 10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cancelleri, Pastorino e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla ripresa antimeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1117-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame.

Ricordo che nella giornata di ieri è stato deliberato che la seduta prosegua ininterrottamente sino all'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame. Contestualmente, la Presidenza, in considerazione del numero degli interventi residui, al fine di dare ordine ai lavori, aveva stabilito che le votazioni sugli ordini del giorno non avessero luogo prima delle ore 10 di oggi.

Nel corso della notte si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno e quelli per le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.

(Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Dobbiamo quindi ora passare alla votazione dei medesimi. Colleghi, pregherei di accomodarvi perché dobbiamo votare.

Onorevole Mandelli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1117-A/1, accolto come raccomandazione?

ANDREA MANDELLI (FI). Buongiorno a tutti, la ringrazio. Non insisto per la votazione. Va bene.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1117-A/2 Ribolla: parere favorevole. Va bene? Va bene.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

EMANUELE FIANO (PD). Sull'ordine dei lavori.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, per facilitare il suo lavoro, il Partito Democratico chiede la votazione di tutti gli ordini del giorno presentati.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1117-A/3 Ferrari, della Lega: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/1117-A/4 Rampelli: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/1117-A/5 Trancassini: accolto come raccomandazione. Va bene, onorevole Trancassini?

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Va bene.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1117-A/6 Fidanza: è accolto come raccomandazione. Va bene. Ordini del giorno n. 9/1117-A/7 Zucconi e n. 9/1117-A/8 Deidda: parere favorevole. Va bene. Ordine del giorno n. 9/1117-A/9 Bucalo: parere favorevole con una riformulazione. Viene accolta? Bene. Ordine del giorno n. 9/1117-A/10 Foti: accolto come raccomandazione. Va bene. Ordine del giorno Silvestroni n. 9/1117-A/11, favorevole con una riformulazione. È accettata? Bene. Ordine del giorno n. 9/1117-A/12 Prisco, accolto come raccomandazione. Va bene. Ordine del giorno n. 9/1117-A/13 Giachetti: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/13 Giachetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ordini del giorno n. 9/1117-A/14 Saltamartini e n. 9/1117-A/15 Andreuzza: parere favorevole. Va bene. Ordine del giorno n. 9/1117-A/16 Montaruli: parere contrario. Collega, lo votiamo? Sì, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/16 Montaruli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordine del giorno n. 9/1117-A/17 Cortelazzo: accolto come raccomandazione. Va bene? Colleghi di Forza Italia? Sì, bene. Ordine del giorno n. 9/1117-A/18 Mollicone: parere contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/18 Mollicone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/1117-A/19 Frassinetti: accolto come raccomandazione. Va bene. Ordine del giorno n. 9/1117-A/20 Rizzetto: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/1117-A/21 Vitiello: parere favorevole con riformulazione. Va bene? Bene. L'ordine del giorno n. 9/1117-A/ 22 Schullian è stato ritirato. Sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/23 Gemmato, c'è un parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/23 Gemmato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/24 Toccafondi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/25 Noja, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/26 Mauri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/27 Mor, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/28 De Micheli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/29 Del Barba, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/30 Delrio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/31 Ceccanti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/32 Cantini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/33 Bordo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/34 Annibali, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/35 Ferri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/36 Sensi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/37 Berlinghieri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/38 Piccoli Nardelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/39 Scalfarotto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/40 Rossi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/41 Quartapelle Procopio, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/42 Orfini, con il parere del Governo contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/43 Librandi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/9/1117-A/44 Carnevali con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/9/1117-A/45 Siani con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/46 Orlando con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/47 Ubaldo Pagano con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/48 Fragomeli con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/49 Rizzo Nervo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30)(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/50 Anzaldi con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/51 Pellicani con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/52 De Filippo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/53 Verini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/54 Andrea Romano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/55 Giacomelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/56 Di Giorgi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/57 Raciti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/58 Miceli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/59 Schirò, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

ALESSIO BUTTI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, il vero pericolo ostruzionistico in quest'Aula non è rappresentato dal lecito e legittimo atteggiamento che i gruppi politici possono assumere, ma da questo straordinario marchingegno che noi utilizziamo per votare. È veramente un sistema da terzo mondo che genera ansia in tutti quanti i colleghi perché devono guardar lei, che è bravissimo e ricorda a memoria i nomi di tutti i colleghi, e noi di questo ci complimentiamo con lei e con i suoi collaboratori, impegna dei funzionari che potrebbero essere destinati a qualcosa di un pochino più proficuo, ma, ripeto, genera un'ansia terribile.

Ora cambiare l'hardware e il software può essere un costo, ma io la prego si faccia latore di questa richiesta presso il Presidente e l'Ufficio di Presidenza, perché credo che con questo sistema di votazione sia, diciamo, più criticabile, far perdere inutilmente il tempo al Parlamento, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Butti, il tema è noto. L'introduzione delle minuzie ha comportato anche questo, comunque della sua osservazione, che è osservazione di tanti, ne faremo tesoro.

Passiamo ai voti.

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/60 Manca Gavino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/61 Carè, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/62 Morgoni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/63 Vazio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/64 Mancini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/65 Melilli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/66 Ungaro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/67 Campana, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/68 Topo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/69 Losacco, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/70 Del Basso De Caro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/71 Padoan, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/72 Lepri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/73 Carla Cantone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/74 Lacarra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 91117-A/75 Braga, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/76 De Luca, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/77 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/78 Zan, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/79 Boschi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/80 Romina Mura, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/81 Cardinale, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/82 Nardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/83 Ciampi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/84 Cenni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, capisco la fatica, ma pregherei i colleghi di stare seduti, salvo i delegati d'Aula, che, per evidenti motivi, non possono starci, perché altrimenti è ancora più complicato capire se i colleghi dietro hanno votato o meno.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/85 Pezzopane, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Critelli n. 9/1117-A/86, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 67).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/87 Dal Moro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/88 Moretto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/89 Benamati, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/90 Marattin, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Menech n. 9/1117-A/91, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 72) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno Colletti n. 9/1117-A/92: c'è una raccomandazione con richiesta di riformulazione. L'accetta, collega Colletti? Sì. Ordine del giorno Ianaro n. 9/1117-A/93, parere favorevole. Ordine del giorno Dadone n. 9/1117-A/94, parere favorevole. Ordine del giorno Cancelleri n. 9/1117-A/95, parere favorevole. Ordine del giorno Trizzino n. 9/1117-A/96, parere favorevole. Ordine del giorno Martinciglio n. 9/1117-A/97, parere favorevole. Ordine del giorno Azzolina n. 9/1117-A/98, parere favorevole. Presumo che non si mettano in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franceschini n. 9/1117-A/99, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giorgis n. 9/1117-A/100, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fregolent n. 9/1117-A/101, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gariglio n. 9/1117-A/102.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marco Di Maio n. 9/1117-A/103, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/104 Gadda, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/105 Migliore, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/106 Boccia, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/107 Minniti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/108 Bruno Bossio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/109 Navarra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/110 Madia, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/111 Fassino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/112 Morani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/113 Ascani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/114 La Marca, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/115 Lotti, parere del Governo contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/116 De Maria, parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/117 Rotta, parere del Governo contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/118 Rosato, parere del Governo contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/119 Fiano, parere del Governo contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 93).

In ricordo delle vittime del crollo del ponte Morandi di Genova (ore 11.36)

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, un mese fa a quest'ora aveva luogo il crollo del ponte Morandi di Genova, una tragedia immane che ha provocato 43 morti e numerosi feriti e una gravissima ferita anche alla città e gravi danni e disagi alla popolazione. Ci sarà ampio spazio in quest'Aula per discutere tutte le problematiche connesse con quanto è accaduto, con la ricostruzione del ponte, con gli interventi a favore della città di Genova. Ci confronteremo. Adesso credo che sia doveroso rendere omaggio alle vittime di quel disastroso evento e unirsi al dolore delle famiglie, della città e dell'intera comunità nazionale con un minuto di silenzio. Grazie (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

VITTORIO SGARBI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Sgarbi a che titolo? Volevamo evitare la discussione su questo punto, evidentemente… prego, onorevole Sgarbi.

VITTORIO SGARBI (FI). No, no, semplicemente per similitudine. Questa notte alle sei, cioè questa mattina, in ordine al minuto di silenzio che si tributa a chi ha avuto una violenza del destino o della colpa degli uomini oppure uomini illustri, io ho ricordato Guido Ceronetti: chiedo che questa Camera di fronte a questo grande pensatore faccia o un minuto di silenzio o ne ricordi comunque il merito e il valore (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Sgarbi, credo che la Presidenza si farà carico di dare un giusto tributo con le caratteristiche che riterrà il Presidente Fico. Grazie del suo ricordo. Ritorniamo sui nostri lavori.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/120 Paita, parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/121 D'Alessandro, parere del Governo contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 95).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/122 Gribaudo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/123 Colaninno, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/124 Pagani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/125 Pini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/126 Pizzetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/127 Bazoli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/128 Pollastrini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 102).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/129 Prestipino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 103).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/130 Zardini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 104).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/131 Viscomi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 105).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/132 Santelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 106).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/133 Bellucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 107).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/134 Fratoianni con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 108).

Per l'ordine del giorno n. 9/1117-A/135 Fassina c'è un parere del Governo con raccomandazione che viene accolta.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/136 Rostan con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 109).

Per l'ordine del giorno n. 9/1117-A/137 Plangger c'è un parere del Governo con raccomandazione. Onorevoli colleghi, che cosa facciamo? Va bene così.

Per l'ordine del giorno n. 9/1117-A/138 Lorenzin c'è una raccomandazione del Governo: collega Lorenzin, l'accoglie o la pongo in votazione? Lo pongo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/138 Lorenzin, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 110).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/139 Enrico Borghi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 111).

Sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/140 Carfagna vi è un parere del Governo con raccomandazione, che viene accolta.

Sugli ordini del giorno n. 9/1117-A/141 Bergamini e n. 9/1117-A/142 Sozzani il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/143 Anna Lisa Baroni c'è una raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/144 Sandra Savino c'è una raccomandazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/145 Nevi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 112).

Sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/147 Aprea c'è un parere contrario: lo mettiamo in votazione? Si

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/147 Aprea, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 113).

Onorevoli colleghi, torniamo all'ordine del giorno n. 9/1117-A/146 Marin, che abbiamo saltato colpevolmente.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/146 Marin, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 114).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1117-A/148 Pella.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di apporre anche la mia firma all'ordine del giorno n. 9/1117-A/148 Pella.

PRESIDENTE. Sta bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/148 Pella c'è una raccomandazione del Governo: viene accolta la raccomandazione? Sì, viene accolta.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/149 D'Attis, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 115).

Sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/150 Baldelli il parere del Governo è favorevole: ne viene chiesta la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/150 Baldelli con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 116).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/151 Fatuzzo con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 117).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/152 Paolo Russo con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 118).

Sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/153 Occhiuto c'è una raccomandazione, che viene accolta.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/154 Baratto con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 119).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/155 D'Ettore con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 120).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/156 Ciaburro con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 121).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/157 Cirielli con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 122).

Sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/158 Donzelli c'è una raccomandazione che viene accolta.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/159 Caretta con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 123).

L'ordine del giorno n. 9/1117-A/160 Varchi è inammissibile. Sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/161 Lucaselli c'è una raccomandazione, che viene accolta. L'ordine del giorno n. 9/1117-A/162 Delmastro Delle Vedove è inammissibile.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/163 Nobili con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 124).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/164 Morassut con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 125).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Colleghi, per consentire un ordinato svolgimento delle dichiarazioni di voto pregherei chi lo desidera di uscire dall'Aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidenti e onorevoli colleghi, siamo, quindi, giunti al termine….

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Lorenzin; invito, ancora un momento, alla pazienza i colleghi dell'Aula, per un maggior silenzio, se fosse possibile; cortesemente…

Prego collega.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, onorevoli colleghi, mi rendo conto che la giornata è stata lunga, anche la notte, ma, forse, vale la pena prenderci ancora qualche minuto per esprimere le ragioni della contrarietà così forte dei gruppi di minoranza a questo “milleproroghe”. Lo abbiamo provato a spiegare durante il dibattito nelle Commissioni affari costituzionali e bilancio e in queste lunghe ore in questi giorni. Normalmente un “milleproroghe” è un atto amministrativo omnibus in cui si aggiustano un po' alcune questioni che rimangono in sospeso; ma questo “milleproroghe”, in particolare, è un “milleproroghe” che, ricordiamoci, avrebbe dovuto essere espulso dal firmamento delle procedure parlamentari del Governo giallo-verde poiché, durante la scorsa legislatura, più volte hanno gridato a quanto questo abuso di decretazione in questo tipo di atti amministrativi fosse lesivo della dignità del Parlamento e della trasparenza degli atti amministrativi, nei confronti della cittadinanza, della popolazione; ma, come dire, quando si va al Governo, le cose cambiano e devo dire che una motivazione che ci ha spinti a un'opposizione così ferma è stata non formale, ma sostanziale: in questo “milleproroghe” sono state assunte delle scelte che non hanno nulla a che fare con la proroga, ma molto, moltissimo con delle scelte politiche fatte in corso d'opera, in atti che, per noi, non sono il contenuto o il contenitore ideale in cui discutere di questi temi.

La prima sicuramente è quella dei vaccini; abbiamo assistito al dietrofront rispetto all'emendamento passato al Senato che avrebbe, di fatto, annullato l'obbligatorietà vaccinale, ma abbiamo espresso più volte la nostra contrarietà alla decisione di far diventare legge la circolare che prorogava l'autocertificazione. Questa non è una questione meramente amministrativa, è forse una delle ultime occasioni che abbiamo di dirlo in quest'Aula, spero che in qualche modo possa essere recepito dal Senato; lo dico soprattutto, considerando il dibattito sui giornali, considerando le affermazioni fatte ieri dalla presidente della Commissione salute del Senato che ha detto: ma come mai la Lorenzin si arrabbia se noi abbiamo semplicemente fatto una proroga della sua norma? Questo vuol dire che o non si è ascoltato tutto il dibattito o, soprattutto, non si è ascoltato il Paese, la società, quella società che voi richiamate sempre quando parlate di essere interconnessi con la pancia dell'Italia.

Qui non siate interconnessi con la pancia, qui siete interconnessi probabilmente con qualcuno che porta i figli a studiare nei boschi, che ha deciso di utilizzare questo strumento estremo, come la cura parentale, in questo modo, per togliere a dei bambini non solo la possibilità di frequentare la scuola, questo, sì, un abuso nei confronti dei minori, ma probabilmente mettendone anche in pericolo la loro salute, come se un genitore potesse disporre, come se fosse una proprietà, della salute del proprio figlio. Quante volte noi ci siamo indignati nel passato quando abbiamo assistito a fatti in cui sette costringevano i figli a pratiche che erano lesive della propria salute; non siamo molto lontani e questo è un dibattito che, purtroppo, è passato da essere un atto, un fatto minoritario in una parte del Paese, a essere legittimato in un dibattito della maggioranza del Governo dell'Italia, la maggioranza del Governo del nostro Paese.

Questa proroga, non solo è dannosa, è inutile! Nessuno ha saputo dirci, in diciassette giorni, di discussione, prima dell'Aula in Commissione, perché si faceva questa proroga dell'autocertificazione.

A chi serviva? Non serviva al mondo della scuola che è venuto a dircelo chiaramente nella rappresentanza dei presidi, anzi, ci hanno detto chiaramente che la proroga al 10 marzo creava soltanto confusione. Non serviva alle famiglie, perché se la proroga, l'autocertificazione poteva avere un senso quando la norma è entrata in vigore, eravamo in piena estate, cominciava la scuola a settembre, per permettere a un nuovo modo di impostare il rapporto tra scuola, genitori e ASL di entrare in vigore, mi dite voi, dopo un anno a che cosa serve? Chi doveva vaccinare i bambini lo ha fatto, chi si è prenotato lo ha già fatto, tutti lo sanno. Non a caso le coperture vaccinali si sono innalzate. Non serve soprattutto questa proroga alle mamme, non alle mamme che portano i figli a studiare nei boschi, ma alle mamme che hanno figli malati, figli che hanno subito trapianti, figli con la leucemia, bambini immunodepressi, bambini con malattie rare che, oggi, non avranno la sicurezza di poter fare accedere i propri figli in plessi scolastici e in classi sicure. E queste mamme sono costrette a tenere i loro bambini a casa, sono costrette a non farli studiare con altri bambini. Ma vi sembra una cosa giusta? Vi sembra un fatto equo, vi sembra un fatto civile in un Paese del primo mondo?

Questa autocertificazione, questa proroga non giova neanche al mondo dell'amministrazione delle ASL, che non ne aveva assolutamente necessità. Il mondo delle ASL, il mondo della salute aveva bisogno invece di un Governo solido, saldo, che desse un indirizzo chiaro, che non ci fossero dubbi nella società, che non ci fossero dubbi tra i cittadini, che non ci fossero dubbi tra chi deve regolare poi la vita amministrativa e, quindi, le amministrazioni e, quindi, le scuole.

Io l'ho detto in un dibattito l'altra notte: guardate, non siete più all'opposizione, non avete più, dietro, la coda di alcuni vostri iscritti, blog, di alcuni parlamentari. Leggevo oggi la polemica contro il Ministro Grillo di alcuni parlamentari del MoVimento 5 Stelle del Trentino, non siete più lì, non siete più sul blog, avete in mano la responsabilità della salute di tutti i cittadini italiani, anche dei miei figli, di quelli che non vi hanno votato, di quelli che non vi voteranno mai e non per questo ve ne dovete disinteressare. È la differenza tra stare all'opposizione, tra essere un partito neofita e governare un Paese con 60 milioni di persone. È il carico della responsabilità del Governo avere le fake contro, trovarsi le manifestazioni sotto, avere gente che ti ha votato, sperando in qualche cosa, che ti dice: non ti voto più.

Ma quando sai che una cosa è giusta, vai avanti a prescindere dal fatto che probabilmente perderai dei voti. Questo significa governare un Paese e se non lo fate sulla salute, se non lo fate quando è in ballo la vita dei nostri cittadini, di noi, dei nostri figli, dei nostri genitori, del cugino che ha 25 anni e non è stato mai vaccinato, come possiamo fidarci che vi assumerete delle responsabilità sul resto, sul resto, sull'economia, sui trasporti, sulle nostre pensioni, sulla trasformazione del mondo del lavoro che volete fare, sullo sforamento del bilancio, del debito, sull'educazione, contro la droga, come possiamo fidarci di voi?

E, guardate, che le lune di miele finiscono, finiscono. Se non lo volete fare per decidere di diventare classe dirigente di questo Paese, poiché non ho sentito un intervento nel merito che non fosse propaganda, fatelo, almeno, nel vostro interesse.

Ecco, questa è una delle ragioni, ce ne sarebbero tante, un'altra è quella delle periferie; è stato un assurdo, un assurdo vedere definanziati i progetti delle periferie italiane, dei nostri quartieri, dopo anni e anni di deprivazione. E non sappiamo perché, non lo abbiamo capito, non l'hanno capito neanche i sindaci dei comuni che dovranno dire nei loro quartieri: no, guarda, questa scuola non si rimette a posto, questo parco non verrà ristrutturato, il centro anziani, il centro giovanile non si farà. In attesa di cosa?

Di una fantomatica legge di bilancio dove, vedremo, i nodi verranno al pettine. Ci dispiace avere cominciato con questo passo. Forse avremmo anche gradito, ci sarebbe piaciuto un confronto diverso, visto che siete del cambiamento, diverso. Non ci state dimostrando di essere diversi, ci state dimostrando solo di essere sordi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Quanto appena raccontato, comunicato dalla collega Lorenzin, è una parte fondamentale del nostro “no” a questo decreto milleproroghe, o di proroga termini; sicuramente la parte, dicevo, fondamentale, perché riguarda non solo i giovani, non solo la scuola, non solo le famiglie, ma riguarda la salute, la salute dei ragazzi e la salute dei più piccoli. E non è bastato un dibattito durante il cosiddetto decreto Lorenzin, molto acceso, sulle ragioni dell'utilità della vaccinazione. Dopo tutto quel dibattito e dopo una utilità che abbiamo visto nei numeri, nei fatti, nei fatti di cronaca, ahimè, questo Paese è costretto a ritornarci. Segno emblematico di quanto non avete capacità di Governo, perché avete messo in discussione, con un emendamento al Senato, tutta la conoscenza che questo Paese aveva sull'utilità dei vaccini e avete messo di nuovo in discussione, per l'ennesima volta, tutto il lavoro fatto, anche come Paese, in favore dei ragazzi.

Però, a parte il tema dei vaccini, già toccato egregiamente dall'onorevole Lorenzin e da tanti altri in quest'Aula e per diverse ore, vorrei sottolineare anche altri temi che ci hanno visto discutere, combattere politicamente con emendamenti, ordini del giorno, interventi, dichiarazioni, ma trovando sempre, sia in Commissione sia in Aula, un muro da parte della maggioranza; un muro che è terminato con la dichiarazione di fiducia del Governo. E penso che questi altri punti che riguardano la scuola, la valutazione, riguardano l'alternanza scuola-lavoro, riguardano il tema delle incertezze delle zone terremotate oppure i soldi, tanti soldi, un miliardo e seicento milioni di euro, destinati ai comuni per riqualificare le periferie che sono spariti, ecco, dicevo, tutti questi punti, se messi insieme all'altro decreto che questo Governo nei primi cento giorni ci ha portato, ovvero il “decreto dignità”, possiamo dire che due indizi fanno una prova.

Fanno già una prova, e quindi non dobbiamo aspettare il terzo indizio. Siamo di fronte al fatto che credete fortemente, questo Governo crede fortemente in uno dei pilastri culturali del MoVimento 5 Stelle, ovvero la decrescita felice, perché non si potrebbe culturalmente spiegare in altro modo non solo il fatto della messa in discussione per l'ennesima volta del tema dei vaccini, quindi della salute dei ragazzi, ma togliere un miliardo e seicento milioni di euro alle amministrazioni comunali, dopo leggi già approvate, convenzioni già firmate, DPCM, risorse del CIPE, lavori già partiti o che stavano partendo, non si può dare altra argomentazione per questa sparizione nottetempo di un miliardo e seicento milioni di euro per riqualificare le periferie, cioè per dare una sicurezza vera ai nostri cittadini, se non sul fatto che volete andare velocemente e speditamente verso una decrescita felice.

Così come tutto il tema delle incertezze che riguardano le zone terremotate e dei vari terremoti che hanno visto il nostro Paese negli ultimi mesi subire gravi danni e perdite umane, e non solo. Ebbene, questa era la vostra occasione per passare dalle parole ai fatti, anzi, dalle urla ai fatti; e invece niente, e, per l'ennesima volta, state dimostrando come sia tanto facile urlare, sbraitare, dare la colpa agli altri, quanto sia molto complicato dare delle risposte.

Ma chi governa ha il dovere, e non solo il diritto, ha il dovere di dare risposte. E per dare risposte reali e concrete occorre avere buonsenso, ragionevolezza, occorre ascoltare e occorre mettere in atto un dibattito con le opposizioni; tutto il contrario di quello che avete fatto. E allora, ancora una volta e a maggior ragione, ci tocca ribadire che voi non avete volontà reale di governare questo Paese, governare e dare risposta ai problemi che attanagliano il nostro Paese sul tema delle periferie, sul tema dei vaccini, sul tema delle incertezze date, per l'ennesima volta, alle zone del terremoto e, in ultima analisi, sul tema delle scuole. Con un emendamento al Senato avete riaperto le graduatorie ad esaurimento; dopo un mese, con un emendamento sempre vostro, alla Camera, avete fatto inversione a U e avete argomentato questa inversione con un incidente di percorso.

Ma come si può definire un incidente di percorso un emendamento scritto, presentato, argomentato, discusso, che ha avuto il parere favorevole del Governo, che è stato votato? E dopo un mese tutto questo sarebbe un incidente di percorso? Dimostrate per l'ennesima volta, con questa argomentazione e con l'inversione a U, che non avete idea di come si possa governare e di come si possa e voglia dare risposta a problemi reali. Così come in due emendamenti distinti, qui alla Camera, due fulmini a ciel sereno li abbiamo definiti, avete deciso di minare alle basi sia l'alternanza scuola-lavoro sia la valutazione con le prove Invalsi all'interno della scuola, del percorso scolastico. Due fulmini a ciel sereno! Guardate, è tutto lecito, tutto è possibile. State governando, potete modificare, certo, ma magari in questi cento giorni di Governo due modifiche così importanti per il mondo della scuola, dei ragazzi, delle famiglie dovevano e potevano essere argomentate in Aula, potevano e dovevano essere argomentate in Commissione.

Il Ministro che si è presentato alla Camera e al Senato per l'audizione iniziale non meno di un mese fa poteva e doveva, aveva il dovere di argomentare questa volontà; e invece niente, e invece talmente niente che le avete presentate con due emendamenti non in prima lettura al Senato, ma qui alla Camera. Allora, anche questo è segno di ulteriore incertezza, ma di un'ulteriore volontà a non voler dare risposta reale ai problemi, quelli sì reali e veri, che riguardano il mondo della scuola, che si merita tutto tranne che incertezze, parole al vento, non programmi, non idee. Serve certezza, serve buonsenso, serve ragionevolezza, serve volontà di cambiamento, ma cambiamento in meglio. Serve ascolto, serve un dibattito vero e non sui social. E quanto abbiamo ascoltato e letto in questi mesi, in questi giorni, in queste settimane, in queste ore, giorno, pomeriggio, mattina, notte, tutto contiene tutto tranne che questi elementi. E anche quello che abbiamo letto e continuiamo a leggere nel “proroga termini” conferma questa tragica assenza. Anche e soprattutto per questo motivo, il gruppo di Civica Popolare voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, Noi con l'Italia-USEI voterà contro il decreto milleproroghe perché crediamo che l'impatto che avrà sul Paese sarà un impatto profondamente negativo. Prima di entrare nel merito delle ragioni della nostra scelta, credo che sia molto interessante, e mi rivolgo per suo tramite, Presidente, in particolar modo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, l'articolo che ieri su La Stampa, a firma Mattia Feltri, riporta una serie di considerazioni e valutazioni che nella scorsa legislatura gli esponenti del MoVimento 5 Stelle avevano fatto rispetto allo strumento del milleproroghe.

Recito testualmente ciò che è stato riportato nell'articolo, e credo sia molto importante ricordarlo in quest'Aula quest'oggi.

Luigi Di Maio, oggi Vicepremier, nel dicembre 2013 definiva il “milleproroghe” “la dimostrazione di come non si devono fare i decreti: è il decreto incostituzionale per antonomasia, è l'ennesima trovata per estorcere soldi agli italiani”. Altra dichiarazione nel febbraio 2015: “Il milleproroghe è uno strumento che rappresenta la fotografia esatta del rapporto malato dello Stato coi cittadini. In Europa lo abbiamo solo noi, e non credo che gli altri siano tutti cretini”. Altra importante valutazione nel febbraio 2017: Vincenzo Caso affermava che “il milleproroghe è l'essenza del fallimento del modo di legiferare della politica italiana”. Così come nel febbraio invece 2015 Laura Castelli, che oggi è sottosegretario del Governo, che affermava che il “milleproroghe” è la politica che mette la toppa ai buchi. Così come nel febbraio 2017 Giovanni Endrizzi, oggi senatore, affermava che il “milleproroghe” è “un obbrobrio legislativo, che sotto il nome di Giocondo squalifica le istituzioni d'un Paese”.

Ancora, prosegue nell'elencazione Mattia Feltri, ricordando che Luigi Di Maio nel febbraio 2017 definiva il “milleproroghe” “un provvedimento-mostro con cui il Parlamento cede al Governo”. E ancora, Federica Dieni, oggi vicepresidente di gruppo alla Camera, definiva il “milleproroghe” “un provvedimento di dubbia costituzionalità, perché un decreto presuppone urgenza, e invece è diventato un appuntamento fisso, è la prova dell'inefficienza del Governo, è l'ultimo treno delle marchette”.

Queste sono le valutazioni fatte. Per concludere, Francesca Businarolo, oggi deputato, affermava che il “milleproroghe” “non solo è l'ennesimo decreto per questioni non urgenti, ma lo si impone con la fiducia”. In questa affermazione entrava anche nel merito di mettere la fiducia al “milleproroghe”: “Uno strumento pensato per verificare la tenuta della maggioranza, di modo che sia votato a scatola chiusa e in tempi rapidi”. Queste sono affermazioni scritte da un giornalista che sono state dette, riferite ad un provvedimento che era individuato come il peggiore strumento che potesse utilizzare un Governo; e invece oggi sorprendentemente, superando ogni forma di coerenza, troviamo un Governo a guida 5 Stelle che utilizza questo strumento per addirittura raddoppiare, nel passaggio dal provvedimento approvato nel Consiglio dei ministri al lavoro svolto al Senato, il suo contenuto, quindi utilizzato come vero e proprio strumento politico e non come strumento tecnico.

D'altronde questi elementi di incoerenza io credo che prima o poi agli occhi dei cittadini emergeranno; così come ci auguriamo che riescano ad emergere i numerosi contenuti sui quali ci troviamo in assoluto dissenso, ed è la ragione per un nostro voto contrario. Intanto il decreto-legge delle periferie. Avevamo già parlato ieri dell'importanza della nascita nella scorsa legislatura di una Commissione di inchiesta, che noi come componente Noi con l'Italia-USEI riproporremo con una proposta di legge anche in questa legislatura, perché la Commissione d'inchiesta sulle periferie aveva dato un esito molto importante. Purtroppo aveva raccontato quello che già conoscevamo, immaginavamo, e che chi frequenta il territorio da rappresentante eletto nelle istituzioni verifica quotidianamente frequentando le città e le periferie: ci si era resi conto della gravità in cui versano le nostre periferie.

E proprio quelle valutazioni, quell'approfondimento avevano addirittura fatto nascere una programmazione di lavoro, un lavoro intenso fra il Governo e il Parlamento, per riuscire ad intervenire sulle problematiche e sulle emergenze, e si era arrivati ad avere uno stanziamento di 1 miliardo e 600 milioni di euro. Che purtroppo spariscono attraverso questo decreto-legge: ci sono comuni che confidavano nella possibilità di utilizzare queste risorse e di affrontare delle emergenze nelle proprie città, su cui avevano già lavorato, su cui avevano già programmato, e che improvvisamente devono fermarsi. E ancora peggio c'erano amministrazioni locali, ci sono amministrazioni locali che già avevano iniziato a fare degli interventi e oggi devono interromperli, lasciare a metà dei lavori, anche rispetto a degli impegni verso terzi devono fare dei passi indietro; non si spiegherebbe come mai una realtà come l'Associazione nazionale comuni italiani abbia reagito in un modo così violento, e soprattutto il fatto che ci sono sindaci di tutti i colori politici che si sono ribellati rispetto a questo merito del “milleproroghe”, a questa parte di norma contenuta all'interno del “milleproroghe”.

Oltre alla questione delle periferie, è stato già ricordato da alcuni colleghi in dichiarazione di voto il tema dell'obbligatorietà dei vaccini. Prima vengono prorogate le vaccinazioni obbligatorie; successivamente si ritorna indietro, lo vediamo all'interno del decreto-legge, e si interviene solo sulle autocertificazioni. Si è creata una confusione incredibile all'interno delle famiglie, nella scuola, anche da un punto di vista organizzativo, e in questi giorni in cui stanno riprendendo le attività scolastiche ce ne stiamo rendendo sempre più conto; non ricordando e non evidenziando l'aspetto sostanziale, importante del tema dell'obbligatorietà delle vaccinazioni, che è l'attività di prevenzione più importante che si può prevedere in un Paese e che si può garantire ai giovani. D'altronde se sono state debellate malattie nel nostro Paese che purtroppo sono presenti in altre parti del mondo, è proprio perché si è fatto un lavoro già da decenni; su questo aspetto importantissimo è stato il lavoro del Ministro Lorenzin la scorsa legislatura.

Tra l'altro il tema dei vaccini ha dimostrato a questa maggioranza, ha dimostrato in particolar modo al MoVimento 5 Stelle, che ha la responsabilità di governo rispetto alla sanità, che la realtà supera la fantasia, supera lo slogan, supera qualsiasi messaggio di campagna elettorale, perché quando ci sono degli elementi scientifici, dei pareri scientifici molto chiari su questo tema, non si può che prenderne atto, e questo è avvenuto sulla questione dei vaccini.

Per poi ricordare ancora il tema dei docenti abilitati, Presidente, e mi avvicino alla conclusione. Sono state date risposte insufficienti per i docenti abilitati, compresi coloro che posseggono un diploma magistrale o di insegnamento tecnico-professionale: dopo tante promesse, nella prima grande occasione, che era proprio il decreto-legge “milleproroghe”, non si è data risposta al corpo insegnanti. Così come l'intervento sull'alternanza scuola-lavoro: credo sia una cosa che ha avvicinato molto il nostro Paese a Paesi avanzati, a Paesi occidentali che hanno fatto della formazione la ricchezza produttiva dei loro Paesi. Posticipare la possibilità di certificare nell'esame di Stato il percorso di alternanza scuola-lavoro è stato sicuramente…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Arrivo, Presidente. È stato sicuramente un errore e una volontà politica.

Per concludere, io credo che il nostro Paese con provvedimenti come questi stia perdendo di credibilità, di attrattività; aumentano anche i tassi di interesse, aumenta il costo che lo Stato deve pagare purtroppo sul nostro debito. Speriamo che questa sia una delle ultime iniziative dove in particolar modo il gruppo della Lega continua a dare sostegno al MoVimento 5 Stelle, perché credo che questa liason, questa partnership può essere veramente dannosa per il Paese, e a loro mi appello perché questo abbraccio mortale venga definitivamente da loro abbandonato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Come rappresentanti di due province autonome, di Trento e Bolzano, la nostra componente Minoranze Linguistiche, come voi sapete, è sempre in un dialogo costante con il Governo su tutte le tematiche di nostra competenza. Nel provvedimento in esame oggi vi sono dunque alcuni punti da noi condivisi rispetto ad alcune decisioni importanti; è il caso dell'articolo 4 in cui c'è la proroga dell'affidamento della concessione autostradale dell'A22 Brennero-Modena. Valutiamo in maniera positiva anche la decisione di prorogare i termini per l'adesione delle banche ai gruppi per quanto riguarda le banche di credito cooperativo. Auspichiamo che la proroga sia utile a una riflessione approfondita che salvaguardi i principi mutualistici e sciolga tutte le criticità ancora aperte. Su altre materie invece avremmo voluto decisioni meno contraddittorie e un altro metodo di confronto. Un provvedimento di proroga dei termini può avere ragioni condivisibili quando la proroga è utile a una più efficace attuazione delle riforme. Ci pare invece poco comprensibile il rinvio, per esempio, dei testi INVALSI rendendoli facoltativi e quindi rendendo questo strumento inutile al fine di verificare gli standard nazionali della nostra scuola, obiettivo con cui era nato.

Sui fondi per i bandi periferie auspichiamo sia dato corso e seguito agli impegni assunti, inserendo nel primo provvedimento utile i finanziamenti relativi ai Progetti.

Rispetto al voto di oggi, come in passato, in totale coerenza con le ragioni e i principi che regolano la nostra autonomia, come deputati della SVP - PATT, abbiamo sempre assunto e continuiamo ad assumerci la responsabilità di un confronto sempre di merito con il Governo operando poi di conseguenza. Per queste ragioni come SVP - PATT su questo decreto esprimeremo un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Grazie, collega Rossini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, il nostro gruppo ha già espresso per voce della collega Rostan la nostra posizione all'apposizione della fiducia da parte del Governo con il nostro voto contrario. Ribadiamo in questa sede nel merito la nostra contrarietà ad alcune scelte contenute in uno strumento ordinario della vita amministrativa parlamentare che è il milleproroghe ma è proprio per questo che alcuni inserimenti ci hanno trovato non solo contrari ma anche stupiti, a cominciare da una materia delicata che riguarda la vita di milioni di bambini, di famiglie relativamente ai vaccini che avrebbe avuto necessità di essere trattata in ben altro contesto e con ben altro approfondimento di carattere scientifico. Allo stesso modo, non possiamo non rilevare negativamente, l'ho fatto questa mattina durante la discussione sugli ordini del giorno, il fatto che per una decisione del Governo nel passaggio al Senato è stato di nuovo bocciato l'emendamento che era stato accolto, a prima a firma della collega De Petris, nel passaggio al Senato relativamente agli insegnanti, all'abilitazione all'insegnamento entro l'anno accademico 2017/2018 con tutte le problematiche che ricordavamo, che abbiamo ricordato in più occasioni e ribadisco qui in sede di dichiarazione di voto che non ci fermeremo e coglieremo ogni occasione perché questa ingiustizia abbia a finire, invitando quindi il Governo a ricercare con la stessa nostra determinazione una soluzione per porre fine all'ingiustizia che è evidente e credo veda anche il Governo.

Allo stesso modo sul bando delle periferie, che è stato oggetto di molteplici interventi, parto, perché noi crediamo che lavoro parlamentare abbia un significato, dall'accoglimento come raccomandazione del nostro ordine del giorno e qui mi rivolgo in particolare per il suo tramite, Presidente, al Vice ministro Garavaglia, che ringrazio di essere presente perché lo conosciamo come un amministratore attento e preparato e conoscitore dei problemi dei comuni; dunque, lui ha fatto nel corso del discussione in Commissione una serie di chiarimenti, e lo dico con una battuta, lo attendiamo al varco della legge di bilancio, cioè ci aspettiamo che queste sue aperture abbiano un seguito concreto perché per la vita dei comuni, per la vita di molte periferie quei denari erano denari importanti e spesi bene. Quindi da questo punto di vista noi, nel merito, ribadiamo il nostro voto contrario ma colgo l'occasione di questa dichiarazione di voto per fare una riflessione un po' più generale, credo sui rapporti tra opposizione e maggioranza. Abbiamo vissuto in questi due giorni una pagina difficile e complessa che soprattutto avviene a inizio legislatura e quindi potrebbe segnare un precedente che ci preoccupa fortemente, perché, vedete, sono stati ricordate dai colleghi molte dichiarazioni roboanti dei colleghi dei 5 Stelle nella XVII legislatura che segnalavano evidentemente un deficit di cultura di governo all'apertura della scatoletta di tonno che aveva come titolo il milleproroghe. Si è visto tutto lo scandalo possibile e immaginabile e poi, una volta andati al Governo, si sono comportati come tutti i Governi precedenti perché questo decreto è, in qualche modo, per una parte indispensabile peraltro figlio di una inefficienza di sistema con cui tutti al Governo, nessuno escluso, devono confrontarsi. Però, lo devo dire con altrettanta chiarezza, non ho apprezzato le urla dei colleghi quando il ministro Fraccaro ha posto la fiducia, come no, ho apprezzato in tutta la XVII legislatura che ho passato al Senato lo stesso identico comportamento da parte dei colleghi dei 5 Stelle quando o la collega Boschi o il Ministro per i rapporti con il Parlamento dell'epoca, Anna Finocchiaro, ponevano la fiducia.

Credo che questi siano comportamenti che nulla abbiano a che fare con il rispetto del ruolo del Parlamento e il rispetto dei ruoli tra maggioranza e opposizione. Credo che, da questo punto di vista, occorre fare un salto e allo stesso modo, con la stessa chiarezza, vorrei chiarire da questo punto di vista che noi non abbiamo aderito, diciamo, all'impostazione di una parte dell'opposizione in questo decreto rispetto all'ostruzionismo, non perché non vedessimo in alcuni di questi provvedimenti, in particolare sul tema del vaccini, un tema serio, importante, come dicevo prima, riguardante la vita di milioni di persone, ma perché crediamo che l'ostruzionismo sia uno strumento sacro dell'opposizione e della democrazia parlamentare e come tale vada dosato nella maniera corretta. Così come, l'ho detto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, la scelta della seduta fiume come prova muscolare da parte della maggioranza in questa fase, in questo momento, in questo provvedimento è un errore altrettanto grave, da matita rossa da questo punto di vista. Non è attraverso le prove muscolari che valorizziamo la centralità di questo istituto, cioè del Parlamento. Noi, e lo ribadisco con forza, vogliamo costruire l'alternativa a questo Governo e l'alternativa, che innanzitutto è un'alternativa culturale e politica, si costruisce dentro queste Aule e fuori da queste Aule ma avendo sempre il rispetto per la centralità del Parlamento. In questi mesi nelle piazze, nei talk show, in queste Aule si fa spesso riferimento a sproposito al termine “popolo” che di per sé non vuol dire nulla; noi crediamo nell'articolo 1 della nostra Costituzione che dice che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e che la sovranità appartiene al popolo e questo è il luogo in cui si esprime in maniera democratica la sovranità popolare e quindi, da questo punto di vista, deve esserci un rispetto per la cultura di governo che noi abbiamo e che rivendichiamo nei confronti della maggioranza e, al tempo stesso, però chiediamo a questa maggioranza di avere rispetto per le opposizioni in un dialogo che può evidentemente essere anche duro, perché la democrazia parlamentare è fatta, i resoconti sono lì a testimoniarlo, anche di momenti duri ma sempre avendo rispetto degli elettori che ci hanno eletto, ognuno per la propria parte.

E quindi noi lavoreremo nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, per costruire questa alternativa, che come dicevo prima è innanzitutto culturale, che deve partire anche dal riconoscimento degli errori che abbiamo commesso nella stagione in cui abbiamo governato, ma anche attraverso la rivendicazione della cultura della nostra Costituzione, che ci vedrà sempre essere dei resistenti fino in fondo verso i tentativi che si stanno palesando, purtroppo ogni giorno di più, verso uno scivolamento del nostro sistema da una democrazia parlamentare e costituzionale, a una democrazia illiberale. Su questo ci troverete - sì - disponibili ad andare fino in fondo, compreso l'uso di strumenti parlamentari sacri per noi, come quelli dell'ostruzionismo.

Per queste ragioni noi voteremo contro questo provvedimento, auspicando, quindi, che su una serie di temi, a cominciare da quelli degli insegnanti e delle periferie, si possano trovare nel proseguo del lavoro parlamentare e dell'attività del Governo delle soluzioni, perché i problemi che abbiamo posto non sono strumentali. I problemi che abbiamo posto noi e altri soggetti, colleghi dell'opposizione, in particolare il Partito Democratico sul tema delle periferie, riguardano la vita dei cittadini e a quei cittadini noi dobbiamo dare una risposta, perché il compito della politica, se vogliamo rivendicare questo ruolo e riportare la centralità, non solo del Parlamento ma della politica, è quello di risolvere i problemi dei cittadini, di dare delle risposte. Da questo punto di vista, infine, ribadiamo quella che è stata, fin dall'inizio, la nostra impostazione e che esprimemmo in occasione del voto di fiducia la prima volta a questo Governo. Noi vogliamo essere - e saremo - intransigenti nella difesa della Costituzione, dei valori espressi dalla Costituzione e sfidanti, ogni giorno, così come abbiamo fatto nel decreto dignità, ad esempio sul tema dell'articolo 18 (con la reintroduzione dell'articolo 18), sfidanti sui temi sociali, sui temi economici, perché crediamo che si possa e si debba costruire un'alternativa politica e culturale a questo Governo.

Noi proveremo, nella ristrettezza dei numeri parlamentari, ma avendo, io credo, l'ambizione di rappresentare una fetta importante del Paese, a fare questo e a farlo con determinazione, soprattutto - io credo - anche e sempre non dimenticando la centralità del Parlamento e il rispetto che si deve a questo luogo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. La ringrazio molto, onorevole Fornaro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie Presidente, colleghi, signori del Governo, il decreto cosiddetto “milleproroghe”, è un termine assegnato dal gergo politico e giornalistico, che ha assunto negli anni, a partire dal 2005, un carattere non più di eccezionalità ma, ormai, devo dire, di consuetudine, laddove tutti i Governi che si sono succeduti hanno sempre mantenuto, anche se non sempre riproposto, ovviamente, lo stesso nome, ma nessuno ha mai pensato di cambiarlo. È proprio vero che, quando poche sono le idee, si è disposti a cambiare molto poco. Magari ci saremmo aspettati una svolta da questo governo del cambiamento - che so' - in qualche modo verso una nuova rotta, ma alla fine, vedremo - ahimè - che questa nuova rotta non è stata trovata. Avremmo voluto ascolto, avremmo cercato di abbattere quel muro di ottusità che appartiene a coloro che ritengono che il mondo finisce proprio dove loro stessi finiscono.

Il Governo verde-giallo - perdonatemi l'inversione che ho avuto in questo momento - dopo il flop del decreto dignità ha avuto una seconda occasione per poter rimediare, ma credo che l'abbia miseramente sprecata. Non solo - mi rivolgo, ovviamente, ai colleghi Cinquestelle dopo le grida, le proteste, le sceneggiate della passata legislatura, visto le cattive abitudini che poi diventano consuetudini molto facili e contagiose, allorché il Governo è subito andato a porre la fiducia e a portare quello che riteneva di voler portare a casa.

Ancora una volta – ahimè - scompare dall'azione governativa il senso del reale interesse verso il bene della Patria, dell'Italia e, soprattutto, manca un segnale di attenzione verso le categorie più disagiate, dai cittadini delle periferie, ai terremotati e, ancora una volta, sono trascurate le piccole e medie imprese, che rappresentano l'ossatura del nostro Paese.

Un Governo di uomini che non intendono in qualche modo rappresentare quello che qualcuno disse, tanti anni fa, essere politici di valore, ma troppo spesso solo politici di successo.

Quindi, non è il governo del cambiamento, non è il Governo che dà la svolta. Soprattutto, è un Governo di tutto come prima o peggio di prima, nel contenuto, nei provvedimenti, nei metodi, in tutto quello che stiamo registrando, e non c'è certo questo segnale rispetto ad un'apertura che, più volte, è stata chiesta con l'imposizione del voto di fiducia. Peraltro, come ricordato dall'onorevole Foti, in modo anche illegittimo, considerato che la fiducia è stata chiesta il 24 ma l'atto è stato promulgato il giorno dopo, quindi, nel momento della richiesta era inesistente.

Allora, mi viene da chiedere, soprattutto ai Cinquestelle, che hanno manifestato nel corso degli anni con grande folclore e attaccato tutti i pregressi Governi, e che hanno utilizzato la pratica del voto di fiducia oggi che sono in Aula, se hanno cambiato idea.

Io credo che forse, per questi tanti colleghi che oggi si ritrovano qui, il cambiamento è evidente solo in questo. Abbiamo presentato numerosi emendamenti come Fratelli d'Italia al decreto; l'abbiamo fatto in maniera non ostruzionistica ma assolutamente costruttiva, ritenendo di agire nell'unico e solo interesse, cioè quello del Paese e dei nostri cittadini.

Eppure, il Governo ha preferito trincerarsi dietro la fiducia, rifiutando ogni possibile discussione nel merito. Il Governo dei Cinquestelle, il movimento che ha fatto la sua bandiera rispetto al confronto con i cittadini nelle decisioni, la bandiera della trasparenza, della partecipazione, una volta messo alla prova e andato al Governo, pone in maniera - per quanto ci riguarda - autoritaria e spesso arrogante il rifiuto al confronto, e soprattutto a quelle possibilità di correggere delle storture evidenti anche su alcuni argomenti che i colleghi nelle varie Commissioni ci avevano detto di condividere nel merito: tutto è tranne che il Governo del buonsenso. In realtà, forse, ciò è perché l'unico vero obiettivo delle forze di Governo è quello di realizzare il proprio slogan e, su questo altare, si stanno sacrificando i principi del buon governo, della responsabilità nei confronti del Paese, responsabilità alle quali siamo stati chiamati dal popolo sovrano. Nel “milleproroghe” le storture sono tante, le disattenzioni sono tantissime e tantissime sono le incongruenze, a partire dal blocco dei fondi stanziati per il programma straordinario che riguardava la riqualificazione urbana per la sicurezza delle periferie, di cui si è ampiamente parlato. Una scelta che ha messo certamente in gravi difficoltà i comuni che, alla fine, erano coloro che recepivano questi finanziamenti, soprattutto al Sud. Basti pensare che solo in Calabria vengono dispersi centodieci milioni di euro, che erano destinati alla riqualificazione di quartieri, di situazioni di grande degrado e di disagio sociale.

Il Governo si è dimostrato completamente indisponibile non solo a rivedere il provvedimento, come richiesto dall'ANCI e dai sindaci, ma anche inserire quei correttivi che avrebbero consentito, probabilmente, ai tanti sindaci e ai tanti comuni di non dover rinunciare definitivamente ai progetti. Non è l'unico esempio di ciò che è stato fatto al Sud, poiché gli investimenti previsti per i prossimi tre anni attribuiscono alle regioni del Sud solo il 28 per cento degli stanziamenti nazionali, ben al di sotto della quota della popolazione. Questo è l'ennesimo esempio di impegni traditi, laddove i Cinquestelle proprio al Sud hanno avuto il più grosso bacino di consenso. Allora, ieri, a una collega che parlava di un Governo voluto dal popolo all'indomani del 4 marzo vorrei ricordare - ma purtroppo parliamo spesso agli assenti e non agli invisibili - che il 4 di marzo ha sancito un'unica vittoria per quanto riguarda il popolo italiano, cioè quello dello schieramento di centrodestra. Gravissima è anche la bocciatura degli emendamenti destinati ad agevolare e a dare risposte a tutte le popolazioni terremotate, dall'Abruzzo al centro Italia. Mai prima d'ora si era registrato un tale atteggiamento da parte del Governo di abbandono nei confronti dei nostri concittadini colpiti dal sisma. Cosa porta anche la Lega a cambiare idea, a rinnegare le tante battaglie e i tanti punti del programma sposati con la nostra coalizione di centrodestra? Penso alle concessioni ai “no vax” per il prolungamento dell'autocertificazione per i vaccini, autocertificazioni che saranno prorogate fino al 2019, segno di una scala di priorità basata solo sull'ideologia a guidare un'azione, per quanto ci riguarda, confusionaria del Governo; al mancato intervento sulla Bolkestein, che significa mettere in ginocchio i tanti operatori e migliaia di operatori turistici e balneari e, soprattutto, si dimentica la sorte dei risparmiatori danneggiati dalle banche.

Altrettanto clamoroso è il tradimento nei confronti del mondo della scuola, dei tanti docenti precari e mi dispiace non vedere qui qualche collega del MoVimento 5 Stelle che faceva parte di quel comitato contro la buona scuola di Renzi e sul quale ha avuto un bacino elettorale importante che oggi, in qualche modo, ha tradito, a cento giorni, rispetto agli impegni presi con i tanti docenti.

Allora quando fuori c'erano gli insegnanti non mi aspettavo solo i volti dei tanti deputati di Fratelli d'Italia, mi aspettavo coloro che facevano parte di quelle proposte e di quel mondo. Come Fratelli d'Italia avevamo proposto veramente l'idea di una politica che, rispetto ai grandi temi, non avesse né padrini né padroni politici, ma così non è stato. Come Fratelli d'Italia avevamo proposto degli emendamenti, che avrebbero interessato la quotidianità dei nostri cittadini, sulle cartelle di Equitalia, per quanto riguarda la cartolarizzazione delle varie cartelle che si presentano quotidianamente, sulla proroga delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, sull'estensione della cedolare secca degli affitti, sulle imprese danneggiate e le tante aziende agricole, sulla tracciabilità dei rifiuti e il sistema Sirti per il quale le nostre aziende spendono 187 milioni per poi non avere un servizio. E in ultimo, ma non per ultimo visti i dieci minuti di tempo, il tema delle province che è stato affrontato ieri da un collega della Lega Nord. Io sono stata una Presidente di provincia fortunatamente prima della riforma Delrio e ricordo le tante battaglie che abbiamo fatto - all'UPI nazionale e in tutte le sedi - per riportare quelle province a votazioni e ad elezioni di primo livello. Oggi è stato negato anche questo perché ovviamente i Cinquestelle non erano a favore delle province. E ancor di più non si è data neanche la possibilità, il collega Silvestroni, ma anche l'UPI nazionale aveva presentato dei provvedimenti per le province più deboli in pre-dissesto. Vedete questa riforma Delrio certamente non ha agevolato i servizi sui territori, non ha dato la possibilità di un risparmio, ma semmai ha comportato un aggravio. Vorrei però rispondere al collega della Lega che parlava di quel PD che probabilmente ha cercato di comprimere i toni della minoranza, che essere diversi significa portare avanti le battaglie per le quali si sono presi degli impegni ed essere sempre se stessi. Allora mi viene in mente una frase di Marco Malvaldi che diceva che la fiducia è un capitale che si perde in un'unica e semplice giocata. Io credo che questo governo di giocate ne abbia già sbagliate tante a soltanto dieci giorni, penso in qualche modo che non ci sia quel gioco di squadra. Abbiamo dei talenti probabilmente, col talento si vince la partita, ma col gioco di squadra si vincono i campionati. Mi auguro di sbagliarmi nel dire che certe amicizie spesso scoppiano come bolle di sapone. Le bolle di sapone sono belle da vedersi, ma durano poco. Soprattutto mi rivolgo a quella stampa che chiamò nel 2005 questo decreto “milleproroghe”: forse il vero titolo dovrebbe essere “Mille bolle blu” che stanno esplodendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia ritiene questo provvedimento più che un “milleproroghe” un “mille retromarce del Governo”. Si tratta di un decreto in cui è stato inserito di tutto e di più e con cui l'Esecutivo dimostra la propria incapacità a dare risposte concrete al Paese e compie soprattutto scelte politiche gravi a danno delle persone e delle nostre comunità. Ciò perché, colleghi, si proroga l'incertezza sui vaccini, si cancellano i fondi per la riqualificazione delle periferie, non si mantengono le promesse fatte sul terremoto e non si assume alcun impegno per Genova come Forza Italia aveva chiesto con forza. Sui vaccini è accaduto qualcosa che va oltre l'umana comprensione. In tanti avevamo tirato un sospiro di sollievo al buonsenso ritrovato della maggioranza che finalmente sembrava avere capito l'importanza dei vaccini e l'importanza della scienza e invece no. A questo Governo non interessa affatto la salute dei bambini, forse questo Governo pensa solo al voto dei loro genitori in vista delle prossime competizioni elettorali. E allora che si fa? Prima si toglie l'obbligo dei vaccini poi lo si rimette poi lo si modifica e si dice alle famiglie che i loro figli possono iniziare la scuola anche senza vaccinazione perché basterà presentare l'autocertificazione entro il 10 marzo del prossimo anno, cambiando idea nel giro di neanche 24 ore, dando un colpo al cerchio e un colpo alla botte senza correre il rischio di perdere i consensi dei “pro vax” e dei “no vax”.

Tutti gli esperti auditi in Commissione hanno detto chiaramente di eliminare l'autocertificazione perché è ovvio che l'autocertificazione sui vaccini segna un passo indietro rispetto alla valorizzazione dell'obbligo di immunizzazione, perché è ovvio che non si può continuare a giocare con il tema dei vaccini, perché è ovvio che quando si parla della salute dei nostri figli non c'è colore politico che tenga; il Parlamento tutto dovrebbe essere pronto ad assumere decisioni dettate dalla scienza, dal buonsenso prima che dalla politica. Un Governo che per tutta l'estate ha parlato urbi et orbi di obbligo flessibile dei vaccini. Ma ci rendiamo conto che messaggio arriva alla gente ? Ci può essere qualcosa di più irresponsabile dell'obbligo flessibile dei vaccini ? E sui bandi delle periferie avete combinato un puro disastro. Dopo anni finalmente era stata adottata una misura di ampiezza nazionale, il cosiddetto “bando periferia” a favore dei comuni capoluogo di provincia e delle Città metropolitane; l'obiettivo era quello di realizzare interventi nelle periferie intese come aree più disagiate, insicure, degradate delle aree urbane per risanare, rigenerare porzioni del territorio, spazi pubblici, infrastrutture e dar vita a progetti di gestione dei beni comuni, per cercare di restituire pienamente alle comunità spazi pubblici per innalzare il senso civico e la qualità della vita delle nostre città. Ebbene, voi l'avete semplicemente cancellata. Una misura che interessa - è bene che i cittadini lo sappiano - 96 enti beneficiari diretti, 87 comuni capoluogo, nove città metropolitane, 1.625 interventi che riguardano un totale di 326 comuni che coinvolgono venti milioni di cittadini per un valore complessivo di investimenti bloccati pari a 2 miliardi 700 milioni di euro. Ciò perché voi questa possibilità l'avete cancellata, avallando la decisione di sbarrare la strada all'erogazione di un miliardo e 600 milioni di euro di risorse già oggetto di contratti stipulati al più alto livello istituzionale, intervenendo in spregio a qualsiasi principio giuridico su rapporti convenzionali in corso, sulla cui base sono stati assunti oneri, effettuate gare e avviati i lavori. Poco vale se nottetempo siete rinsaviti e avete cambiato idea perché oggi, al di là delle parole, non c'è nulla di concreto su cui fare affidamento. Del resto, come potersi fidare di un Governo come il vostro? Prima ci avete detto che i comuni non erano pronti, poi avete parlato di mance e favori che il bando periferia avrebbe fatto a questa o a quell'Amministrazione, poi avete sostenuto che in realtà i comuni non avessero diritto a quei soldi per una pronuncia della Corte costituzionale. Ma come vi permettete? Ma chi siete? La verità è che la norma che avete inserito nell'articolo 13 di questo decreto altro non è che uno schiaffo all'Italia, è uno scippo al sud perché se rimane così com'è colpirà principalmente i comuni del Mezzogiorno che in assenza di risorse aggiuntive saranno costretti a rimodulare i fondi già previsti a legislazione vigente del Fondo sviluppo e coesione con la conseguenza di avere meno soldi per fare le cose e provocando danni irreparabili per i comuni e per i cittadini che in quei comuni vivono. Siete veramente inaffidabili. Per non parlare dell'emergenza terremoto che ha colpito recentemente il centro Italia: avete tradito la fiducia dei cittadini, avevate promesso di inserire al più presto nel nostro ordinamento giuridico una serie disposizioni di proroga e di misure in favore delle persone e delle imprese operanti nell'area del cratere; impegni che non ci sono, con buona pace di chi in questo momento vive in una condizione di sofferenza. Non c'è stata alcuna disponibilità a valutare qualsiasi proposta di integrazione al testo anche se non onerosa. Ve ne siete infischiati delle imprese e di tutti i problemi che la direttiva Bolkestein sta provocando agli esercenti attività commerciali sulle spiagge italiane o sulle aree pubbliche. Centinaia e centinaia di aziende che oggi vivono nell'incertezza e sapete perché?

Perché avevate la possibilità di prorogare le loro concessioni, ma non lo avete fatto e questo rimane agli atti.

Infine, chiudo evidenziando anche l'ultimo grave affronto alle istituzioni avvenuto nella giornata di ieri l'altro, quando avete deciso di strozzare il dibattito parlamentare e violare qualsiasi norma sulla posizione della questione di fiducia. Una fiducia postdatata ma autorizzata dal Consiglio dei ministri prima che il decreto-legge fosse pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Questo è un atto estremamente grave, un atteggiamento con cui voi dimostrate impunemente che il vostro Governo non può e non potrà mai essere definito il Governo del cambiamento, perché in quest'Aula dimostrate che niente è cambiato, anzi se qualcosa è cambiato è cambiato in peggio, molto peggio. Ne siete consapevoli e a breve se ne renderà conto tutto il Paese.

Infine concludo dicendo che Forza Italia si conferma opposizione dura a questo Governo, lo abbiamo dimostrato con il nostro lavoro in Commissione e in Aula attraverso i nostri interventi, i nostri emendamenti e i nostri ordini del giorno. Tuttavia noi desideriamo dissociarci da una modalità di opposizione che non ci trova d'accordo su un provvedimento che pure abbiamo contrastato, ma che dopo il voto di fiducia di fatto diventa immodificabile; per cui ci dissociamo da atteggiamenti di frustrazione dall'essere all'opposizione, riteniamo che legittimamente l'ostruzionismo sia uno strumento che le opposizioni possono esercitare, ma su provvedimenti dove c'è la possibilità di incidere e di apportare delle modifiche e magari anche su provvedimenti un pelino più importanti, pur essendo molto importante il decreto milleproroghe.

Per questo motivo noi non staremo qui in Aula tutto il giorno ad ascoltare interventi in dissenso e i nostri parlamentari torneranno sul territorio a lavorare dove hanno impegni parlamentari. Non abbiamo, ripeto, questa frustrazione dall'essere all'opposizione; qualcuno forse è in crisi da astinenza di poltrone, abituatevi perché vi toccherà fare opposizione, cerchiamo di farla in maniera più seria: quindi noi non staremo qui fino a stasera inutilmente, i nostri parlamentari torneranno nel territorio. Tuttavia mi sembra chiarissima la nostra contrarietà a questo Governo, d'altra parte lo abbiamo dimostrato in questo provvedimento con il voto di fiducia. (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Grazie, Presidente. Siamo arrivati all'epilogo di questo decreto-legge milleproroghe, un triste epilogo. Il gruppo del Partito Democratico ha cercato in tutti i modi, sia nei lavori in Commissione sia nel lavoro in Aula, di migliorare questo provvedimento e far comprendere alla maggioranza e al Governo l'errore che stava commettendo. Abbiamo presentato emendamenti in Commissione bilancio, abbiamo lavorato con i colleghi della I Commissione per giorni e anche durante le notti, quando la maggioranza con una prova muscolare ci ha imposto di proseguire i lavori confidando che di notte la stanchezza potesse indurci ad abbassare l'attenzione e a non renderci conto degli emendamenti che stavano approvando o di quelli che magari stavano respingendo, confidando anche un po' nella distrazione generale. Noi siamo rimasti, abbiamo fatto il nostro dovere anche in Aula, ripresentando i nostri emendamenti e ripresentando le nostre proposte, ma dicendoci disponibili attraverso le parole del nostro capogruppo a ritirare i nostri emendamenti mantenendo in tutto il dibattito la discussione su tre punti per noi qualificanti, tra i molti di questo decreto-legge: i vaccini, il terremoto e le periferie. Ci siamo detti disponibili a ridurre tutti gli emendamenti purché si potesse discutere in quest'Aula di temi così importanti, non solo per i parlamentari ma per il Paese e per i cittadini fuori da queste Aule, purché il Governo si decidesse a dare dei segnali concreti di ascolto o di ravvedimento in questo provvedimento, presentando qui delle modifiche al testo: sul terremoto, sui vaccini, sul bando periferie.

Non solo non abbiamo ottenuto nessuna risposta di fronte a quella nostra proposta, ma in cambio la maggioranza ha deciso di votare per interrompere addirittura la discussione generale, quindi per impedire alle opposizioni di parlare in quest'Aula almeno raccontando al Paese quali erano le nostre idee alternative. Il Governo ha poi messo la questione di fiducia, io certo non mi scandalizzo per questo, è capitato anche nella scorsa legislatura, anche a me come Ministro per i rapporti con il Parlamento.

Certo, è abbastanza difficile comprendere come esponenti del Movimento 5 Stelle e della Lega, che nella scorsa legislatura di fronte al Governo che poneva la questione di fiducia non si limitavano a urlare, inveire con epiteti di vario tipo ma lanciavano oggetti sui banchi del Governo, oggi come Governo del cambiamento usano gli stessi metodi che da sempre legittimamente in quest'Aula sono stati usati. Porre la questione di fiducia è legittimo, certo, diventa un po' più difficile comprendere se sia legittimo porre una questione di fiducia prima ancora di sapere quale testo verrà firmato dal Presidente della Repubblica, prima ancora di sapere quale testo sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il fatto che il Governo abbia deciso di porre la questione di fiducia già il 24 luglio su questo provvedimento la dice lunga sulla buona volontà del Governo di ascoltare le opposizioni, sulla centralità del Parlamento per la Lega e per il Movimento 5 Stelle, perché le decisioni vengono prese fuori da qui e qui ratificate da una maggioranza che ci ha accompagnato in questi lavori d'Aula e soprattutto in Commissione con un silenzio assordante, senza quasi mai prendere la parola, tranne due colleghi del Movimento 5 Stelle che hanno preso la parola in Commissione contro il Governo, chiedendo al Governo di fermarsi sui vaccini e di mantenere il testo della legge Lorenzin così com'è: da allora non abbiamo più avuto notizie in Commissione di quei colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), sicuramente stanno bene, saranno tornati nei loro territori, ma questo la dice lunga sull'atteggiamento di quei gruppi nel dibattito.

Bene noi, nonostante la questione di fiducia, abbiamo continuato a stare in quest'Aula, il Partito Democratico ha continuato ad intervenire anche sugli ordini del giorno, ha continuato a farlo sin tanto che la maggioranza, con l'arroganza che la contraddistingue, ha addirittura deliberato la seduta fiume sul decreto-legge milleproroghe: sul milleproroghe non si era mai visto mettere addirittura in discussione la possibilità di parlare sugli ordini del giorno: se le opposizioni in Aula non possono nemmeno esprimere le proprie idee io mi chiedo che Governo del cambiamento sia! Mi chiedo come questa nuova Presidenza della Camera possa garantirci di fronte ad un Governo e ad una maggioranza che ogni volta troncano il dibattito.

Siamo rimasti, rimaniamo ancora oggi, perché è venerdì pomeriggio, ma le persone normali oggi lavorano, i cittadini italiani lavorano, può lavorare il Parlamento, possiamo lavorare anche noi: non mi sembra nulla di sconvolgente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Rimaniamo in quest'Aula e continuiamo a dire quello che pensiamo, anche se sappiamo che siamo ai titoli di coda, che il Governo non cambierà niente in questo provvedimento, né qui né tanto meno al Senato.

Siamo convinti che si debba continuare a insistere per ribadire la nostra diversità rispetto a questo Governo e a questa maggioranza, la pensiamo completamente in modo diverso da voi sul terremoto, sui vaccini e sul bando periferie, ed è giusto che i cittadini lo sappiano. Lo abbiamo fatto anche stanotte, il Partito Democratico è stato qui fino alle sei di mattina, mentre alcuni colleghi ci consigliavano di smettere perché a quell'ora della notte non c'era nessuno in Aula, chiaramente le opposizioni erano a casa. A quell'ora della notte non ci sono le trasmissioni televisive, né le dirette sui social, eppure noi siamo rimasti perché crediamo che sia importante rispettare questo ruolo anche nei tempi che ci ha assegnato la maggioranza, anche a condizione di farlo alle tre di notte. Continueremo a batterci, e lo faremo fino all'ultimo minuto, per dire no allo scempio che questo Governo sta facendo sui vaccini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

È un Governo che non mantiene le promesse. Noi abbiamo presentato un decreto-legge sul terremoto come ultimo atto del Governo Gentiloni un giorno prima di lasciare al nuovo Governo. Bene ovviamente non tutto è stato possibile fare in quel decreto-legge, che era l'ultimo atto di un Governo uscente. Il Partito Democratico ha quindi presentato degli emendamenti in quest'Aula a favore delle popolazioni colpite dal terremoto per dare delle risposte concrete e ci aspettavamo che il nuovo Governo, Lega e MoVimento 5 Stelle potessero accogliere con entusiasmo le nostre proposte, dare risposte concrete ai cittadini colpiti dal terremoto, a quegli imprenditori, agli operatori turistici, lavorare sulla ricostruzione o quanto meno mantenere tutte quelle promesse fatte nelle loro innumerevoli passerelle in quelle regioni durante la campagna elettorale. Invece il Governo ha respinto tutte le nostre proposte, le ha bocciate, mandando la povera sottosegretaria Castelli in quest'Aula a dirci: tranquilli, risponderemo con il prossimo provvedimento utile - ricordiamoci queste parole: il prossimo provvedimento utile, cioè nel decreto-legge milleproroghe - tra qualche giorno risponderemo ai bisogni di quei cittadini.

Ovviamente il Governo lo ha detto per salvarsi la faccia, ma in questo decreto-legge milleproroghe non è rispettata nessuna di quelle promesse, non c'è niente per le popolazioni colpite dal terremoto, se non i pochi emendamenti accolti delle opposizioni e del Partito Democratico. Molti sono stati respinti anche in questa sede, purtroppo. Continua il gioco del Governo al rinvio; passato il milleproroghe, sarà la legge di bilancio, sarà il prossimo provvedimento utile non meglio specificato, ma continua il racconto del rinvio. E di meglio il Governo non ha saputo fare nemmeno sul “bando periferie”. Abbiamo cercato in tutti i modi di spiegare al Governo e alla maggioranza che sul “bando periferie” stavano sbagliando, che togliere risorse ai comuni per progetti già preventivati, già previsti in bilancio, per progetti già annunciati ai loro cittadini e alle loro popolazioni, già finanziati integralmente dal Governo Renzi, era un errore. Due miliardi e 100 milioni per le città capoluogo di provincia e le città metropolitane, per progetti concreti di rigenerazione urbana, di riqualificazione, progetti sociali, progetti che mirano alla sicurezza delle nostre periferie che sono stati definanziati da questo Governo. Un taglio di un miliardo e 100 milioni.

Abbiamo cercato in tutti i modi di presentare emendamenti, di convincere con gli interventi la maggioranza e il Governo a tornare indietro, ci è stato risposto che quelle misure, che quelle risorse erano solo “marchette”; uso questo termine perché è stato sdoganato in quest'Aula già nella discussione generale, citando le parole dell'onorevole Ribolla. Ci è stato detto che erano soltanto mance elettorali e il Governo, con la propria arroganza, ha insistito nel mantenere quell'impostazione, lo stesso viceministro Garavaglia è venuto in Commissione a dirci che la misura era corretta.

Ebbene, dopo l'insistenza del Partito Democratico, dopo la pressione di tutte le opposizioni al Governo e alla maggioranza perché cambiassero idea, finalmente il Governo ha fatto marcia indietro, ha promesso ai sindaci che avrebbe rifinanziato il “bando periferie”. Solo che non lo ha fatto, dove poteva farlo velocemente e rapidamente, addirittura il giorno dopo l'incontro a Palazzo Chigi, cioè, qui, in quest'Aula, in questo provvedimento; no, ha rimandato ulteriormente, dicendo che lo farà in un prossimo provvedimento, non si sa bene quando, tra qualche giorno, tra una settimana, in legge di bilancio? Quanto devono aspettare i sindaci, quanto devono aspettare le nostre comunità per avere delle risposte?

È il gioco dell'eterno rinvio, anche sulle periferie, così come sul bando dello sport che è stato altrettanto definanziato nell'ambito di questo provvedimento. Ma la cosa più grave e che ci fa stare qui, in queste ore, che ci ha fatto stare qui in questi giorni e che ci fa continuare a insistere è la misura sui vaccini. Aver scelto di creare il caos in materia di vaccini, aver scelto la superstizione anziché la scienza non ve lo perdoniamo, perché è un errore che, purtroppo, non ricade semplicemente su un gioco tra maggioranza e opposizione, è un errore, è uno sbaglio macroscopico che mette in discussione la salute pubblica, la salute dei nostri cittadini, la salute dei nostri bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Allora, e concludo, verrà un giorno in cui ci si chiederà perché nel 2018, in Italia, si è scelta la superstizione anziché la scienza. Ebbene, quel giorno noi ricorderemo che c'eravamo e che, mentre voi di notte eravate a dormire, noi eravamo in quest'Aula a urlare il nostro sdegno, a dire che eravamo dalla parte dei bambini, non degli apprendisti stregoni, dalla parte dei medici e non dei cialtroni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono passati 100 giorni dall'inizio del vostro Governo, questo però è il giorno peggiore.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Boschi.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). È il giorno peggiore, perché si sceglie l'ignoranza e quando un giorno vi accorgerete dell'errore che avete fatto, vi pentirete, anche voi, del voto che avete espresso, oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, con questo provvedimento milleproroghe, un po', la nostra linea d'azione è stata quella di cercare di favorire il piccolo, di dare delle risposte immediate ai cittadini. Un'altra linea guida che ci siamo prefissati è stata proprio quella di avere delle norme funzionali al sistema Paese, al sistema produttivo. Ricordiamoci che una delle cose più importanti, che poi si riflette su tutti noi, è l'andamento dell'economia, l'andamento del PIL; il PIL genera i fondi, fondi di cui, durante tutta questa discussione, si è parlato, e, in modo particolare, Presidente, proprio sulla questione del Bando periferie. Cosa è successo con il Bando periferie?

Nel Bando periferie c'erano stanziati dei fondi, il problema era che erano stanziati a bilancio, nei capitoli di bilancio; molti di quei fondi non potevano essere usati immediatamente. Facendo riferimento proprio alla discussione, il collega Boccia ha utilizzato le parole “servono risorse spendibili subito”. Questo concetto è fondamentale; si sono presi degli spazi, sono stati dati a quei comuni che avevano l'avanzo e potevano spendere subito, fare subito opere, lo ripeto, opere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Perché di tutti quei progetti di cui parlate, cari colleghi, tanti non erano immediatamente realizzabili, tanti erano fermi lì e non avrebbero generato quel fondamento che è la spesa pubblica, perché, lo ripeto, è inutile postare fondi a bilancio e non usarli. I fondi pubblici devono generare PIL, colleghi, PIL (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Che criterio hanno usato? Hanno utilizzato il criterio che hanno finanziato correttamente e quindi procederanno i progetti che hanno ottenuto un punteggio superiore a 70, progetti che sono stati valutati da voi cari colleghi del PD, siete voi che avete fatto questa classifica e mi sembra che l'acquisto di una motonave, Presidente, nel comune di Ravenna non sia proprio una riqualificazione periferie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

L'altro sistema che abbiamo voluto utilizzare con questo emendamento è stato quello di cercare di favorire tutti i comuni, non solo i comuni capoluogo, le periferie non ci sono solo nelle grandi città, molte volte anche nei piccoli e medi comuni ci sono lavori da fare. E proprio per questo – non per l'idea di voler favorire solo 129 comuni e dimenticarsi di tutti gli altri 7.900 comuni - noi abbiamo ritenuto di favorire tutti i comuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). E un'ultima cosa, tanti di voi, colleghi, hanno discusso a fondo su questo Bando periferie; ricordo, però, che al Senato è stato votato all'unanimità sia dalla maggioranza, ma soprattutto dall'opposizione, sia in Commissione, sia in Aula, e all'interno dell'Aula c'era un ex Presidente del Consiglio, c'erano diversi ex Ministri, c'erano diversi ex presidenti di Commissione e nessuno, mi dite, si è accorto di questo emendamento che stava spostando un miliardo di fondi? Complimenti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Colleghi, non mi sembra che gli interventi della Lega siano strabordanti, nel senso che c'è solo questo, lasciamoglielo fare in pace (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

SILVANA ANDREINA COMAROLI (LEGA). Quella che noi abbiamo fatto è stata una norma di buon senso, lo ripeto, di buonsenso.

Abbiamo fatto, all'interno di questo provvedimento, tante altre cose, abbiamo, per esempio, prorogato la possibilità di rinviare il rimborso della quota mutui per le famiglie e le imprese, anche questo genera e aiuta la nostra economia. Abbiamo introdotto la questione banche, abbiamo deciso di rimborsare immediatamente i risparmiatori e far sì che quei 25 milioni che erano postati sempre a bilancio fossero immediatamente utilizzabili, altrimenti, li avremmo persi, sarebbero andati in economia di stato e l'anno prossimo forse bisognava ripostarli per poterli ridare, ma il principio è: li diamo immediatamente ai risparmiatori truffati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

In tema di terremoto, anche qui, le norme che abbiamo inserito sono quelle che potevamo fare immediatamente. È già stato detto in diversi modi dal Governo ed è stato già rimarcato che tutte quelle tematiche che riguardano il terremoto di Ischia, in Commissione i colleghi hanno evidenziato la questione del terremoto di Ischia, così come gli altri terremoti (Commenti)…sì, colleghi, a breve verrà fatto il provvedimento dove verranno affrontate tutte queste tematiche, perché lo sappiamo, così come voi stessi ci avete ripetuto la scorsa legislatura, che nel milleproroghe non si potevano inserire determinate norme, perché giustamente ritengo un problema serio quello che stanno subendo i terremotati. Il provvedimento che risponde alle loro esigenze deve essere inserito in un provvedimento come è la legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), per stanziare soldi per i terremotati, per aiutarli veramente. Ma abbiamo fatto anche tante altre cose: come dicevo all'inizio, l'obiettivo era rispondere a quelle che sono le istanze dei cittadini.

Abbiamo fatto norme sulle TV locali, che, ricordiamo, danno posti di lavoro a tantissime persone. Abbiamo affrontato il tema delle sigarette elettroniche, un settore che è stato devastato dallo scorso Governo del PD (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Abbiamo praticamente cominciato a fare quello che abbiamo promesso. Nessuno sta dicendo che con questo provvedimento dovevamo risolvere tutti i problemi che sono stati causati e che hanno i cittadini. La differenza è che cominciamo a fare, cominciamo a dare le risposte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Presidente, termino facendo riferimento al collega Rosato, e mi permetto, tramite lei, Presidente, di riferire al collega Rosato che non saranno i deputati del PD a mandarci a casa, perché questo potere spetta solo e soltanto ai cittadini italiani; semmai, saranno solo loro che lo potranno fare, così come hanno fatto con voi il 4 marzo di quest'anno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Comaroli, riferirò. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, coloro che sono in Aula, il provvedimento che stiamo esaminando oggi dimostra ancora una volta, anche dalle parole della collega della Lega che abbiamo sentito adesso, una certa improvvisazione, una confusione. Fior da fiore si è fatto qualcosa e si propone in quest'Aula senza un progetto, senza un modo coerente di impostare il provvedimento stesso. Senza remore si interviene con misure che trovo estemporanee, alcune invece sono proprio pericolose - naturalmente tutti pensiamo a quelle sui vaccini -, utilizzando, oltretutto, strumenti e procedure d'urgenza, e rifuggendo dalla discussione che può essere anche costruttiva, voglio dire. Può essere costruttiva, è inutile chiudersi e costringere l'opposizione a ciò che abbiamo fatto con la notte e con tutte le misure che naturalmente noi abbiamo adoperato. È un problema, questo, politicamente grave, non solo di metodo, ma soprattutto di merito nelle specifiche misure e nelle conseguenze che questo modo di legiferare avrà sul Paese.

Potrei dire, lo hanno ben detto altri colleghi, delle misure destabilizzanti sulla scuola; misure che, ripeto, sono proprio destabilizzanti. Sembra abbiano l'obiettivo di smontare un impianto che ha un insormontabile difetto, ed è quello l'unico che si trova, cioè essere stato pensato e finanziato dal Governo precedente: l'alternanza scuola-lavoro, le prove Invalsi, anche le graduatorie di cui bene è stato detto qui.

Ma come è possibile, sono tutte cose che oggettivamente vanno bene; e pensare di volerle smontare per il gusto di smontarle è veramente un qualcosa di inutile e sarà dannosissimo per il Paese. Incertezza, incertezza totale nelle misure per il terremoto. Non ne parlo, ma sono sotto gli occhi di tutti, tra l'altro in un ambito che è pericolosissimo. Le persone hanno bisogno, hanno necessità, hanno urgenza, e questa urgenza non viene tenuta in considerazione, e al solito si pospone l'intervento, non sappiamo mai come, con parole, con le solite parole di propaganda e di pubblicità cui ormai ci avete abituato. Pure potrei dire qualcosa, la devo dire, perché è incredibile quello che stiamo vivendo sulle questioni relative ai vaccini. È incredibile, lo ha detto bene l'ex Ministra Lorenzin, ma non ci sono forse sufficienti parole. Noi si parla della pelle dei nostri bambini, quindi scelte che sono completamente avulse da qualsiasi valutazione di natura scientifica. Sono improntate a un pericolosissimo pressappochismo, colpevole, che impatterà, purtroppo, in un modo che un tempo era impensabile in un Paese civile, sulle vite delle famiglie e dei nostri bambini.

Ma mi voglio concentrare qui su un tema che parimenti mi preme, ed è il tema cosiddetto delle periferie; le periferie di cui in tanti abbiamo parlato, ma, guardate, non è casuale. Questo è un provvedimento che sarà ricordato come il provvedimento che ha tolto le risorse ai comuni, delle risorse che con fatica erano state trovate e che in una strategia molto ma molto condivisibile e oggettiva, una strategia che puntava a risolvere alcuni dei problemi delle nostre aree degradate, delle periferie, era per la gente, era per la povera gente, per tanti che stanno in quei luoghi, quindi persone che hanno bisogno, cittadini e luoghi che hanno bisogno di intervento. Ma anche lì avete cercato di distruggere, non si capisce neanche perché, perché i sindaci e i comuni sono anche del vostro colore politico. Quindi, non si capisce qual è l'obiettivo di fondo; forse è soltanto quello di fare cassa, e questo è quello su cui ritornerò. Quindi, sono mascherate dietro procedimenti speciali queste disposizioni che vengono normate, intervengono pesantemente sul sistema, senza che ci sia stata un'adeguata valutazione della situazione su cui tale legislazione va a impattare, e, ovviamente, senza che sia stato possibile, come ho già detto, aprire una discussione seria e approfondita nelle sedi preposte.

Una maggiore riflessione e un confronto con i soggetti coinvolti, con i soggetti istituzionali, con le categorie, con tutti coloro che già avevano fatto una lunga trattativa e che avevano ottenuto il risultato di quei provvedimenti con lo scorso Governo; ecco, voi avete distrutto tutto questo, e quindi, da questo punto di vista, ancora più colpevole è questo intervento, tra l'altro gestito, poi, anche in modo abbastanza pasticciato. Quindi, stiamo parlando di una cosa importante, lo dicevo, il blocco delle risorse destinate a un piano di risanamento, di rigenerazione, un piano che - è stato denunciato dall'Associazione nazionale dei comuni italiani - avrebbe dato la svolta, perché erano tante, tante le risorse che erano state messe a disposizione. E, quindi, questo lo definirei, senza tema di essere smentita, un intervento grave e pericoloso.

I tentativi di rispondere alle proteste dell'ANCI con delle soluzioni parziali e compromessi di rimediare in futuro confermano, purtroppo, che l'intervento è sbagliato. C'è l'affermazione da parte, non del primo che passa, ma del Presidente del Consiglio, che dice: ci metterò le mani. Significa che è sbagliato, ha condiviso il fatto che sia sbagliato. E quindi, da questo punto di vista, al solito non si capisce perché si è persa l'occasione di questo milleproroghe per rimediare. Da questo punto di vista, credo che sia una questione di metodo, ma anche naturalmente nel merito, perché quei danni che ci saranno li vedremo nel tempo, li vedremo via via nelle città.

Queste misure rientravano in una strategia, una politica infrastrutturale precisa, e questa discontinuità che ormai si è venuta a determinare sarà un grave danno per i cittadini, e dicevo per i cittadini più deboli, che abitano nei quartieri degradati, che dovrebbero, appunto, essere recuperati, anche se il risultato elettorale legittima questa maggioranza bicefala, la chiamerò così.

Il bando sulle periferie voluto dal centrosinistra non appartiene a questo o a quel Governo, è questo che non avete capito: appartiene all'Italia, appartiene a tutti quei comuni. Un intervento improvviso, con una procedura d'urgenza che paralizza interventi programmati con grande sforzo da parte delle istituzioni nazionali e locali, con atti amministrativi già sottoscritti tra enti locali e amministrazione centrale, senza motivazioni chiare e senza alcuna analisi di impatto. Questa è una parola che forse, per chi non è abituato a governare magari al meglio, è strana; ma ricordo al Governo, ricordo ai colleghi dell'opposizione, che ci sono appositi uffici di cui potrebbero servirsi prima di fare danni, uffici specializzati nell'analisi dell'impatto della legislazione. Ma invece nulla, non c'entra niente e niente si cerca di fare rispetto all'impatto che è fondamentale quando si fa una norma, oppure quando si propongono provvedimenti che fanno questi danni.

Mi risparmio di commentare la relazione tra il contenuto dichiarato del decreto-legge, ovvero la proroga di termini legislativi in scadenza, e una misura che invece blocca interventi strategici, che proprio non c'entra nulla; oltretutto non si poteva nemmeno fare, ecco, all'interno di questo provvedimento. Ma anche questa è una modalità che evidentemente può ed è stata ampiamente superata.

Sono interventi di riqualificazione, dicevo, e quindi in realtà noi ci troveremo davanti a un disastro, perché in un momento come questo, in cui i milioni di euro sono così importanti, è evidente che bloccarli è realmente un disastro per i comuni, ma è un disastro per le imprese, che in quei territori avrebbero dovuto lavorare, è un disastro per il mondo del lavoro, per tutti coloro che in quelle imprese avrebbero lavorato.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Quindi qualcuno l'ha detto in Aula, io sono d'accordo: si punta a una decrescita felice, perché di fatto tutti questi provvedimenti, scollegati fra loro, incoerenti, con tutti i difetti che possono avere, hanno però una strategia che forse possiamo definire in questo modo, una decrescita felice.

Nei vari territori tutto questo ha condotto - concludo, Presidente - a uno squilibrio, a una preoccupazione. Abbiamo i nostri sindaci che stanno decidendo di interrompere le relazioni istituzionali: è una cosa gravissima, una cosa che forse per chi ha fatto l'amministratore può essere comprensibile, per chi non l'ha fatto neanche, l'amministratore nei territori, forse meno, ma è un modo per interrompere il rapporto istituzionale, ed è qualcosa di importantissimo invece, che va mantenuto. Ecco, credo che rispetto a ciò noi non possiamo, come Partito Democratico, che essere assolutamente contrari ad un provvedimento come questo. Quindi ovviamente siamo contrari, e coerentemente voteremo poi contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, io vorrei fare un ragionamento che possa tenere conto anche dell'evoluzione di questi primi cento giorni, in relazione ai motivi per i quali voi avete deliberato una seduta fiume del tutto inutile, come è evidente anche dalla circostanza che questo provvedimento verrà discusso al Senato mercoledì e avreste potuto tranquillamente garantire la massima copertura giornalistica e dell'opinione pubblica; e invece avete preferito, in nome della trasparenza che tanto hanno perseguito i colleghi del MoVimento 5 Stelle, fare la brutta figura di urlare in questa sede “fiume, fiume”, come se si stesse andando a conquistare ed espugnare la Fiume d'oltre confine, e invece di sgattaiolare via con la coda tra le gambe non avendo neanche il coraggio di rimanere ad ascoltare le ragioni dell'opposizione. Ve ne siete andati perché con un trucchetto avete comunque garantito che fino alle 10 potevate evitare di frequentare quest'Aula; è stato ampiamente documentato, ma questo rappresenta una forma di etica della partecipazione pubblica alla quale mi pare vi siate volentieri sottratti.

Il punto sul quale però vi vorrei intrattenere, è innanzitutto quello relativo alla modalità dell'utilizzo dei decreti-legge. Io vi faccio una domanda in modo tale che sia chiaro qual è la mia opinione in merito: che fine ha fatto la questione di Bari, visto che su quello che è stato il primo decreto-legge su cui siamo intervenuti ci sono state delle novità? Peraltro io penso che dovreste sentirvi un po' ridicoli rispetto a quello che è successo. Non lo so se i colleghi del MoVimento 5 Stelle lo sanno, ma in una giornata di agosto, leggendo alcuni giornali, mi è giunta la notizia che per esempio il palazzo ex INPDAP di Bari era stato revocato. Avete fatto la guerra, per attribuirlo qui addirittura attraverso un decreto-legge e posticipando, anche differendo le attività giudiziarie dopo il 30 settembre. Noi dicevamo che c'era bisogno di riconsiderare quella scelta; voi avete fatto un inutile braccio di ferro, perché poi il Ministro Bonafede silenziosamente si è acquattato per intervenire e darci ragione. Ovviamente questo accadrà anche nel momento in cui dovrete prevedere un'altra proroga, sospendendo di fatto l'esercizio della giustizia in un distretto importante come quello di Bari.

E allora vedete, io penso che il nostro voto contrario sia ispirato al principio di precauzione. Non so se alcuni di voi, magari con qualche reminiscenza o perché hanno studiato medicina o perché hanno visto magari qualche libro non solamente da fuori, si ricorda che esiste un giuramento di Ippocrate (e a proposito dei vaccini mi sembra abbastanza pertinente), che per prima cosa dice: primum non nocere. Ora, voi vi siete resi conto che state per rischiare di nuocere a tanti bambini, a tanti immunodepressi? Non lo so, ve lo chiedo, faccio anche una pausa per vedere se c'è qualche reazione di esistenza in vita di questa maggioranza. Ve lo siete chiesti? Ve la sentite di adeguarvi per una questione che peraltro era stata anche contraddetta dalla stessa maggioranza, che aveva aderito ad un sano passo indietro, di ritornare su un puntiglio che in realtà è un favore ad una piccola enclave di superstiziosi rumorosi che si sono fatti vedere qui anche qualche giorno fa, i no vax?

Io penso che questo sia l'interrogativo che vi deve muovere. Anche perché se il primo dovere della politica e di chi fa le leggi è quello di non nuocere, voi vi state assumendo una responsabilità molto grave rispetto alla possibilità non di un titolo di giornale, com'è accaduto quando avevate votato all'unanimità il passo indietro benedetto, ma che potreste leggere le cronache dei giornali, di coloro i quali, come è accaduto ad un bambino di otto anni, non possono andare a scuola perché immunodepressi, dopo aver sconfitto una malattia letale come la leucemia. E i tanti che si troveranno in questa condizione, e i docenti e i presidi che dovranno far rispettare questo principio e questo obbligo. Vi siete resi conto che questo principio fondamentale, che non è solo della scienza medica, ma anche della scienza politica, voi non lo avete ottemperato?

Io penso che voi abbiate scelto di emanare questo decreto-legge in questa tempistica perché dovevate bloccare alcune cose buone. Non è vero che era necessario, non era praticamente necessario per nulla, se non per bloccare determinate iniziative. La prima è quella ovviamente dei vaccini. Poi c'è quella delle periferie, perché sappiamo benissimo che a settembre ci sarebbe stata la distribuzione dei fondi.

Ora, alla collega che è intervenuta prima, alla collega della Lega, vorrei dire che il suo ragionamento è curioso, perché inverte le ragioni che invece stanno alla base della nostra richiesta.

E non solo nostra, anche dell'ANCI. Ne capiranno di amministrazione più di lei, probabilmente, e noi, modestamente, abbiamo aderito a quelle che erano le proposte dei sindaci, cioè che i fondi che voi state tagliando, perché oggi di taglio si tratta, in relazione alle annualità del 2018 e del 2019 - sono 140 milioni e 320 milioni che in questo modo state bloccando - erano soldi ed erano risorse già spendibili, mentre invece, in merito al curioso ragionamento fatto, ossia che queste risorse sarebbero state messe a disposizione di uno sblocca avanzi, io vi faccio una domanda e la faccio al Governo. Se mi date il numero di cellulare ve la mando per sms, così magari lo leggete più rapidamente, visto che state sempre con il cellulare in mano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vi faccio questa domanda: se ci deve essere una redistribuzione e mettiamo pure che queste risorse realmente andassero ad uno sblocca avanzi (ma poi vi dirò perché in realtà le risorse dovevano essere prese da un'altra parte), se ci fosse realmente questa possibilità, perché non c'è la delega al Governo per attribuire queste risorse secondo una partizione che dovrebbe essere quella che poi, ovviamente, il Governo decide?

Il sospetto è che voi vogliate intanto togliere dei fondi certi: un miliardo e 100 milioni e ovviamente bloccare anche tutti i finanziamenti privati e di altre istituzioni che si aggiungevano a questi, e poi vogliate decidere con calma a chi darli. Allora, quando si parla di marchette, state bene attenti che noi, così come su Bari, ci ricorderemo anche di questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e siccome voi avete fatto un incontro a nome, ovviamente, del Primo Ministro Conte, che ha incontrato l'ANCI e ha detto che al primo provvedimento utile verranno restituiti questi finanziamenti, allora mettetevi d'accordo: questi finanziamenti servono, non servono, servono per i progetti esecutivi?

Il primo provvedimento utile era questo. Capisco che sulle date fate confusione perché ponete la fiducia prima ancora che il decreto esista, però il primo provvedimento utile era questo, così come il primo provvedimento utile - l'ho ricordato anche al vicepremier Di Maio, che il 21 agosto è venuto a Ischia - per sanare la discrepanza che esisteva di trattamento tra le zone terremotate del centro Italia e Ischia, era questo. Ora, adesso, mi dite a breve - la maggioranza della breve - a breve si farà, a breve si farà, a breve si penserà! Guardate, noi non ci caschiamo, né ci cascheranno gli italiani. Poi, per concludere, perché ci tengo, non so se altri colleghi interverranno su questo penso che voi abbiate scelto di intervenire anche su un punto molto sensibile, quello della giustizia, perché il 26 luglio sarebbero entrate in vigore le nuove norme sulle intercettazioni. Concludo. Si tratta certamente di una situazione grave da questo punto di vista perché, sulle intercettazioni e sulle videoconferenze, voi volete bloccare, da un lato, le garanzie previste dalla Costituzione per la difesa della libertà personale, perché una cosa è perseguire reati e una cosa è perseguire la libertà; dall'altro, volete bloccare uno strumento che renderà più economico e più efficiente il sistema della giustizia con le videoconferenze dei detenuti in alta sicurezza. Noi non ve lo consentiremo da questi banchi dell'opposizione e fuori da qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Migliore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Presidente, questo provvedimento vi somiglia, somiglia ai vostri 100 giorni, perché è un provvedimento pasticciato, dannoso; contiene atti estranei e inutili al Paese, come del resto, secondo noi, sono stati dannosi i vostri 100 giorni e gli altri provvedimenti che avete adottato e che avete trasmesso, perfino le posture paragovernative che avete assunto, le dichiarazioni improvvide che avete rilasciato: sì, anche le dichiarazioni, come vi ha ricordato ieri Mario Draghi e che hanno già arrecato gravissimi danni all'Italia.

Vedete, l'Italia fino a prima del 4 marzo era un Paese rispettato, non era un Paese isolato. Oggi non è così. Il vostro Governo ha dichiarato guerra al mondo oltre che al buonsenso, ha dichiarato guerra alle imprese, ai lavoratori, con provvedimenti di decrescita, come il decreto Di Maio, con dichiarazioni pericolose che hanno alzato lo spread; ha dichiarato guerra alle popolazioni terremotate, respingendo ogni proposta di buon senso, ogni proposta seria venuta da quelle comunità e rilanciata anche dal PD in quest'Aula; avete dichiarato guerra alle Nazioni Unite, ai Paesi del Mediterraneo con i quali dovremmo collaborare strettamente; avete soltanto rinsaldato alleanze e rapporti con quei Paesi che sono ostili a ogni politica di cooperazione, con quei Paesi che hanno l'obiettivo di difendere, in maniera egoista, i propri confini nazionali, che innalzano muri che non hanno accolto, né accoglieranno - lo ribadiscono ogni giorno - neppure un migrante, che non vogliono rivedere il Trattato di Dublino e che, nei propri Stati, violano i diritti umani e le libertà, come giustamente ieri il Parlamento europeo ha sancito con la giusta censura al compare di Salvini, Orban. Avete dichiarato guerra alle posizioni umanitarie di tanta parte del mondo del volontariato, del mondo cattolico; avete mostrato segni di grande indifferenza e di grande insofferenza perfino davanti alle parole pronunciate - e che interpellano tutti, che riguardano credenti e non credenti - da Papa Francesco; avete mostrato indifferenza, insofferenza, avversione, persino per le parole e le quotidiane testimonianze di grande valore che ogni giorno esprime il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che richiama con la sua autorevolezza, la sua coerenza al rispetto della Costituzione e alla tenuta della coesione di questo Paese, quella coesione che minate ogni giorno, iniettando veleni, come fa Salvini, che ogni giorno sparge con cinismo germi di odio, di xenofobia, spacciandoli per politiche di sicurezza e che usa il Viminale come una succursale di via Bellerio, come la sede di un partito, che peraltro dovrebbe, in quanto partito, rispettare lo Stato italiano, anche quando lo Stato, con sentenze che si debbono rispettare - tutte le sentenze, da parte di tutti - chiede di restituire 49 milioni di euro rubati agli italiani. Veleni che ogni giorno trovano rispondenza, purtroppo, nella cronaca, con gesti di intolleranza e minacce verso chi ha la pelle di un colore diverso dalla nostra. Episodi ricorrenti, quotidiani di omofobia, episodi intollerabili, pericolosi che richiamano simboli, gesti neonazisti e neofascisti: no, no, davvero, il pericolo non sono quei nostalgici che comprano le bottiglie con la foto del Duce, no; sono quelli che minacciano i volontari di Como, che intimidiscono i sacerdoti di Pisa che aiutano i minori profughi, che celebrano gli ottant'anni delle leggi della vergogna, delle leggi razziali, con l'intolleranza verso il diverso, con la xenofobia, l'omofobia, con l'antisemitismo e che mettono i pupazzi impiccati davanti alle sedi dei partiti, come è accaduto ieri alla sede PD di Ponte Milvio, a Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ecco alcuni dei frutti dei vostri 100 giorni. Il Ministro dell'interno sembra essere su Scherzi a parte, perché è il Ministro dell'interno che minaccia ogni giorno l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Un deputato della Lega ha minacciato un magistrato di andare sotto casa sua e ieri, visto che le parole irresponsabili e pericolose fanno anche proseliti, questo magistrato, a cui va la nostra solidarietà, è stato minacciato di morte. Il Vicepresidente Di Maio e lo stesso Ministro della Giustizia Bonafede, invece di difendere l'autonomia della magistratura, il principio costituzionale della separazione dei poteri, si limitano a dichiarazioni farisaiche e di circostanza: altro che onestà, onesta, altro che a rispetto dei giudici! Ecco perché questo “milleproroghe” vi somiglia: somiglia ai vostri 100 giorni, somiglia a voi.

Con questo provvedimento avete dichiarato guerra alla scienza, alle famiglie, ai bambini, ai medici, a chi deve gestire dentro le scuole la situazione, dove il vostro caos, le vostre improvvisazioni, le vostre marce indietro sui vaccini hanno generato caos e disorientamento e perfino paura. Riascoltate l'intervento che ha pronunciato questa notte il nostro deputato Paolo Siani: riascoltatelo; ha parlato con serietà, competenza, rigore. Riascoltatelo e credo che, riascoltandolo, tanti di voi proveranno vergogna per questo atteggiamento del Governo. Con questo provvedimento poi, togliendo finanziamenti ai progetti per le periferie e per le aree degradate delle città, avete dichiarato guerra non solo ai sindaci italiani, compresi quelli che fanno riferimento a voi, ma a quartieri periferici, a zone degradate che avrebbero potuto avviare il risanamento sociale e urbano con queste risorse che avete tolto e che i nostri governi avevano inserito. Come le risorse che avete tolto - e qui in questa riga parlo anche da parlamentare umbro - alle città di Perugia con il progetto che riguarda la zona di Fontivegge e Terni con progetti di riqualificazione urbana e sicurezza e arredo. Abbiamo provato in questi giorni - e lo dico in conclusione - a farvi ragionare almeno un po'. Non ci siamo riusciti, però non credo che sia dipeso da noi perché il nostro linguaggio è stato chiaro ed è stato quello di tanta parte dell'Italia che vi guarda attonita. Avete preso i voti il 4 marzo, li avete messi insieme, avete fatto un patto scellerato di Governo, avete preso il potere. Ma non basta tutto questo per dire che avete un Governo degno di questo nome ed è per questi motivi che ribadisco il nostro convinto voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Verini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie Presidente, onorevoli colleghi voteremo contro la conversione in legge di questo decreto-legge e non sarà perché avete scelto di tagliare la discussione generale imponendo quella tagliola prevista dal Regolamento - ma contro la quale vi siete tante volte scagliati nella scorsa legislatura, gridando allo scandalo e alla deriva autoritaria - e non sarà nemmeno perché avete scelto di porre la questione di fiducia su questo decreto-legge. Sono facoltà prevista dai Regolamenti parlamentari e dalla Costituzione che sarebbero caduti o sarebbero stati allentati in parte se aveste scelto di sostenere la riforma costituzionale del 4 dicembre anziché dire “no” a tutto per poi lamentarvi che il sistema non funziona ed è farraginoso. E a questo proposito mi rivolgo a chi, fuori da qui ovviamente, in buona fede ha votato “no” il 4 dicembre del 2016 a quel referendum per la paura di una deriva autoritaria. È il momento di tornare a farsi sentire perché è grave che in un Paese in cui gli esponenti di spicco dei due partiti di Governo dicono di voler esautorare, chiudere, cancellare in Parlamento e nessuna voce di quelli che si dicevano difensori della Costituzione si è levata a difesa di queste istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma tornando al merito del provvedimento voteremo contro perché nel testo ci sono norme dannose per gli italiani, per le persone, per le famiglie e le imprese che vivono e operano nel nostro Paese. Avete rifiutato, colleghi della maggioranza, ogni contributo per migliorare il provvedimento, negando quella centralità del Parlamento che invece avete professato - a partire dal Presidente della Camera Roberto Fico - all'inizio di questa legislatura. Voteremo contro per il blocco dei fondi per le città e le periferie italiane. Con questo decreto-legge, al di là delle promesse che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha fatto ai sindaci, si tolgono un miliardo e 600 milioni di euro ai comuni italiani. Soldi che erano già stati assegnati con graduatoria pubblicata in Gazzetta Ufficiale, con copertura finanziaria bollinata dalla Ragioneria e certificata dalla Corte dei conti, con un contratto, convenzioni firmate tra i sindaci e la Presidenza del Consiglio. Soldi che servivano, che servono per realizzare progetti in oltre 300 comuni italiani e soldi che, per guardare alla mia terra, la Romagna, avrebbero consentito, consentirebbero di realizzare investimenti per oltre 40 milioni di euro.

Ministri e parlamentari che rappresentano la maggioranza di governo hanno detto che quelli del bando periferia erano soldi sui quali non c'era la copertura, erano solo spot elettorali, marchette, slogan, mangiatoie. Parole prive di senso, che del resto voi stessi avete smentito, prendendo in giro tutti, anche i vostri colleghi parlamentari e anche i vostri sindaci, ai quali avete detto che garantirete, nel prossimo decreto-legge utile, i fondi del bando periferie. Questo era il prossimo decreto-legge utile perché, quando si è svolto quell' incontro, il decreto-legge era ancora aperto, si poteva ancora modificare, ma avete scelto di non farlo. Però avete ammesso di aver sbagliato perché quei soldi ci sono ma volevate portarli via per usarli per altre finalità. Se farete marcia indietro sarà solo grazie al lavoro che abbiamo fatto qui in Commissione e in Aula, che abbiamo fatto nei singoli territori, insieme ai sindaci di ogni colore politico, perché i progetti per le città e le periferie sono di tutti, non sono solo di una parte politica. Ciò anche per ribadire un principio e cioè che i patti si rispettano e non si possono cambiare unilateralmente solo perché sono stati sottoscritti da chi c'era prima di voi, soprattutto se parliamo della riqualificazione delle nostre città.

Voteremo “no” alla conversione di questo decreto-legge perché l'obbligo di vaccinazione non può essere un optional. Dopo un tira e molla imbarazzante a un certo punto il Governo e la maggioranza avevano proposto addirittura un emendamento che riabilitava la legge Lorenzin che per noi rimane quello che deve essere fatto in questo Paese per debellare ciò che quei vaccini si propongono di debellare. Si conferma però invece la volontà di utilizzare le autocertificazioni, prolungando il termine per la presentazione della documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni al 10 marzo 2019. Così non si tutela la salute dei bambini e degli italiani e vedete non ci si improvvisa, non ci si può improvvisare medici, è inaccettabile usare le certificazioni e prolungare un obbligo che era pensato a tutela della salute pubblica, non di qualcuno piuttosto che di altri. Vi pentirete di quello che state facendo, non è una minaccia perché saranno i fatti, purtroppo, a incaricarsi di dimostrare che state facendo la scelta sbagliata e purtroppo il prezzo lo pagheranno tutti gli italiani.

Voteremo “no” a questo decreto-legge perché non si aiuta chi ha più bisogno. Con questo provvedimento purtroppo si sono respinte tutte le proposte fatte, salvo alcune rarissime, marginali eccezioni, per sostenere le popolazioni colpite dal terremoto. Si è detto “no” alla proroga della restituzione delle tasse, “no” alla proroga della zona franca, “no” alla proroga al 2019 dei contratti dei tecnici della ricostruzione, “no” alla proroga della una tantum, “no” alla proroga dei mutui, “no” alla proroga della gestione commissariale che prolungherebbe, avrebbe consentito di gestire correttamente la fase della ricostruzione. E non basta andare nelle zone colpite dal sisma per fare una passerella, fare qualche promessa per poi non fare nulla e cercare qualche voto; bisogna fare le cose, bisogna dare seguito alle promesse e anche qui dite che, nel prossimo provvedimento utile, introdurrete quello che non avete fatto qui. Non si capisce perché non l'avete fatto adesso.

Infine una considerazione sul ruolo dell'opposizione. Abbiamo usato durante l'iter parlamentare di questo provvedimento tutti gli strumenti che la democrazia rappresentativa offre alle forze di opposizione. Lo abbiamo fatto, rispettando le istituzioni senza attuare le pratiche dilatorie e aggressive a cui abbiamo assistito nei cinque anni precedenti, senza occupare fisicamente i banchi del Governo e mettere in scena inutili carnevalate. Questo è quello che faremo sempre, ogni qual volta non ci sarà alcuna disponibilità della maggioranza a confrontarsi con l'opposizione, ad accoglierne le proposte, a trovare punti di convergenza che è il ruolo del Parlamento. Lo faremo per dare voci qui dentro nel tempio laico del Repubblica, delle istituzioni, della democrazia, a chi qui dentro non c'è cioè ai cittadini, alle famiglie, alle imprese, alle associazioni italiane. L'ostruzionismo fatto sui contenuti per rappresentare le ragioni di territori fasce di popolazione categorie sociali serve. Serve a dare voce a chi non ce l'ha, a chi ci ha votato, a chi non ci ha votato, a rafforzare il Parlamento e quindi a irrobustire la democrazia. Finché ne avremo la possibilità useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione, nel rispetto ovviamente delle istituzioni. Fatevene una ragione e preparatevi ad altre lunghe nottate in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, collega Di Maio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie Presidente, purtroppo la discussione è stata lunga ma non è servita. Questo era ed è restato il decreto dell'indifferenza nel senso che non avete minimamente accolto o tenuto in considerazione il tema dell'obbligo vaccinale, il diritto alla normalità delle famiglie fragili.

Ve l'abbiamo spiegato quanto fosse importante per i genitori dei bambini immunodepressi e con gravi patologie avere questa grande opportunità per un accesso e una frequenza sicura in asili e scuole pubbliche. Vi abbiamo detto quanto fosse necessario per i bimbi poter combattere la loro condizione di fragilità sapendo di non essere soli, ma avendo accanto i genitori, i medici, i pediatri ma anche i compagni di scuola. Ve l'abbiamo detto, sperando che, a questo punto, anche lo Stato sarebbe stato dallo loro parte con questa iniziativa legislativa.

Vi abbiamo spiegato quanto fosse necessario nel nostro ordinamento, in una società avanzata come la nostra, che prevalesse sulla richiesta di un esonero mascherato da rinvii il dovere delle istituzioni pubbliche di garantire il diritto all'istruzione per un futuro ai bimbi più fragili e malati.

Purtroppo nulla è cambiato in quest'Aula, nulla è cambiato nel provvedimento sull'obbligo vaccinale, ma non sarà certo una seduta fiume a spazzar via la lotta e l'impegno per le famiglie e i bimbi immunodepressi. Da domani ripartiremo come Partito Democratico, lo faremo nelle associazioni dei familiari, con le istituzioni scolastiche, in ogni presidio, perché ogni bimbo immunodepresso deve saperlo che il PD tifa per lui, perché sconfigga la sua malattia, perché il bimbo fragile possa avere una vita normale.

Come il decreto dell'indifferenza questo è diventato il decreto della sfiducia negli amministratori locali e da ex sindaco lo devo ravvisare in modo forte, perché nulla sarà più come prima. Ho sentito parlare e rimarcare che cercherete di rimediare a quanto fatto con questo decreto, ma non sarà assolutamente facile perché qualcosa si è rotto nei confronti degli enti locali e non è solo il rispetto di un grande importante articolo che ogni federalista ha in mente. Forse i leghisti ormai non lo sono più, oltre a cambiare il nome dovranno cambiare anche lo Statuto e togliere la parola “federalismo”, perché in quest'Aula quando sento dire da una parlamentare della Lega che va a sindacare sul singolo acquisto di un comune senza sapere magari a cosa serve quel bene, magari a fare sicurezza in quella città, allora l'autonomia è finita, avete perso completamente qualsiasi spirito autonomistico, vi siete svenduti per governare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ho sentito delle frasi assurde: diteci cosa non hanno rispettato i sindaci, perché la prima cosa che non bisogna fare in quest'Aula è non offendere l'intelligenza dell'opposizione, come quella della maggioranza, ma non dovete offendere neanche l'intelligenza dei sindaci. Dovete dircelo rispetto a quell'articolo 3, comma 3, della Convenzione cosa non hanno rispettato i comuni per aspettarsi di vedersi ritirare tutte le risorse, perché non c'è nulla di quello, non c'è nessun elenco di mancato rispetto e quindi nessuna revoca motivata, perché siamo ancora in uno Stato di diritto anche se sembra un po' smarrito da questa maggioranza.

Guardate che la cosa è grave, perché colpisce tutti, colpisce fino al singolo ultimo ragioniere comunale, lo diceva bene il collega De Menech ieri, non ci potremo più fidare di niente: lo Stato, questo Governo ha ormai falsato tutto. Un ragioniere potrà fidarsi quando arriverà la comunicazione di un finanziamento statale? No perché magari sarà appunto un finanziamento balneare che durerà pochi mesi e che verrà dirottato da altre parti. E non servirà più neanche la bollinatura della Corte dei conti. E l'anticipazione del 20 per cento? Ma a cosa serve, è scritta in una carta fatta da un Governo, ma è cambiato il Governo e si può cambiare tutto, forse perché ci sono troppe città capoluogo ancora di un altro colore politico? Non è questo il problema dell'Italia! Voi avete svilito il federalismo perché nel momento in cui rinunciate a dare soldi ad un progetto organico omnicomprensivo di riqualificazione delle periferie avete detto che i sindaci di queste città sono degli incapaci che non sono in grado di fare un progetto per le loro città, questo avete detto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E dovrete andare a dire - lo dico ai parlamentari lombardi - che ci saranno 64 milioni in meno per i comuni lombardi.

Sempre per non offendere la nostra intelligenza di ex amministratori e di parlamentari della Repubblica, non penserete mica di venire a raccontarcela questa cosa del futuro provvedimento? Mi sono stupito nel sentire colleghi leghisti confondere e dire: noi ridaremo spazi. Sempre per non offendere l'intelligenza dei sindaci, ma pensate che un sindaco non sappia cosa vuol dire dare uno spazio finanziario rispetto ad un contributo finanziario? Ve lo spiego io in dieci secondi: dare un contributo finanziario, come quello che era previsto nel bando delle periferie, vuol dire darei soldi cash ai sindaci per fare le opere nel loro territorio, mentre coprire lo spazio finanziario è un'altra cosa, non c'è un soldo che viene dato, sono i soldi dei comuni che vengono spesi con una copertura, è un'altra cosa.

Quindi noi registriamo che avete tolto all'Italia un miliardo e seicento milioni, avete tolto ai sindaci della Lombardia ben 64 milioni. E non ci comprerete con 300-400 milioni di aumento degli spazi l'anno prossimo, perché non sarà così. Non penserete mica di arrivare al famoso miliardino con quelli che abbiamo già messo nella legge di bilancio dell'anno scorso ad arrivare al quantum complessivo, perché saremo lì e vi controlleremo su tutto! E non pensate di dire che rinviare di qualche mese sia il nulla e che tutto ripartirà come prima, perché ve lo spiego anche qui brevemente cosa vuol dire: quando si rinvia di tre mesi la progettazione, proprio a fine anno, e non si consente ai comuni di utilizzare gli spazi finanziari già dati quest'anno e di inserire tutto il fondo pluriennale vincolato (che, tradotto, vuol dire che l'opera parte nel 2019), si riparte da capo e si va automaticamente a fine 2019.

Voi avete congelato le infrastrutture in tutti i capoluoghi italiani per più di un anno, questo avete fatto e continuate a fare. Quindi non pensate di poterci dire che questo sarà risolto in pochissimo tempo. La cosa più grave è, come dicevo prima, di aver sindacato su un provvedimento che prevedeva interventi non di piccolo cabotaggio, non stiamo parlando di dare 100 mila euro o un milione di euro alla singola città capoluogo per sistemare e fare un intervento unico di manutenzione. No, era un intervento complesso che interessava la sfera dello sviluppo economico della città, che interessava il sociale, gli alloggi, gli impianti sportivi: tutto c'era, ma era progettato dal territorio. Voi avete sfiduciato la progettazione dal territorio, questa è la vostra grande responsabilità e avete detto, da Bolzano a Ragusa, che i sindaci italiani sono tutti incapaci. Questo siete stati in grado di fare in pochi mesi di Governo.

Noi apprendiamo quindi con stupore che da questo punto di vista, in qualche modo, pensate di poter risolvere con una suddivisione in lotti dei prossimi interventi, di risolvere questa cosa magari appunto con nuovi spazi finanziari o con cofinanziamenti comunali. Vi vogliamo vedere, perché adesso quello che avete tolto lo dovete ricoprire tutto anche come spazi finanziari, perché dovrà essere rimesso, altrimenti i comuni la loro parte non potranno spenderla. Sono veramente stupito considerando che molti parlamentari leghisti sono ancora oggi amministratori locali e non capire la differenza in quello che è stato fatto è molto grave.

Non meritiamo di essere presi in giro anche su un altro bando che in qualche modo volevamo recuperare e che voi avete bloccato: il “bando della bellezza”. Ci avete raccontato che voi siete quelli non delle grandi città ma dei piccoli comuni, bene allora ripristinate e consentite ai piccoli comuni italiani di ricevere risorse dal “bando bellezza”. Voi non lo volete assolutamente ripristinare e di fatto impedite a molti comuni e a tante piccole associazioni che investono nella bellezza e nella cultura di questo Paese di avere i fondi che gli spettano.

Potrei continuare, tante altre sono le questioni che in qualche modo questo decreto sta bloccando e non vuole portare avanti. Noi saremo qui e non pensate di venire a raccontarci nella discussione sulla legge di bilancio qualche storiella su fondi di qua e fondi di là. Vi misureremo partendo da quanto avete tolto oggi e dovrete assolutamente restituire domani. Vi auguro un buon rientro a casa, penso in particolare ai parlamentari lombardi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie Presidente, il milleproroghe in genere è un provvedimento rituale, un appuntamento ciclico dell'attività parlamentare nel quale ci si trova un po' di tutto. Questa volta, anche per il vuoto pneumatico del Governo di proposte e di provvedimenti, questo decreto ha assunto un significato particolare soprattutto per alcune decisioni che sono state assunte al suo interno: quella sui vaccini e quella sulle periferie. Un significato particolare anche per il modo a dir poco irrituale, molti colleghi lo hanno ricordato, con il quale lo avete sottoposto al Parlamento con un voto di fiducia che, per come è stato sottoposto al Parlamento, rappresenta un precedente grave della prassi parlamentare.

I vaccini e le periferie sono due decisioni che hanno dato il segno del decreto e hanno messo ancora meglio a fuoco il profilo di questo Governo. Voi siete l'espressione di un malessere profondo che pervade il Paese, siete la manifestazione di una febbre e vivete e vi alimentate della malattia, la malattia è la ragione stessa della vostra esistenza. La vicenda dei vaccini in fondo che cos'è se non questa: un Paese che dagli anni Sessanta ha faticosamente raggiunto un livello di civiltà sconosciuto prima di allora, combattendo patologie e malattie secolari i cui effetti si sono prolungati nel tempo ben oltre l'introduzione dell'obbligo vaccinale. C'è qualcosa che lega la storia delle città e delle periferie italiane con gli interventi sanitari obbligatori sulla popolazione e sull'infanzia adottati in modi sempre più estesi e dettagliati dagli anni Sessanta in poi. Vi siete mai domandati perché in certi quartieri popolari delle grandi città, come per esempio a Tor Bella Monaca, vi sono altissime percentuali di popolazione affette da gravi handicap fisici derivati da malattie come per esempio la poliomelite?

Sono i ragazzini e le bambine che negli anni Cinquanta e Sessanta vivevano nelle baracche e nei borghetti, senza cura, senza assistenza, senza sanità e che oggi, cinquantenni e sessantenni, vivono nei palazzoni popolari, ai piani più alti, senza ascensore e che restano vittime della loro vita infantile e attuale.

Roma, Napoli e tante città del Mezzogiorno raccontano questa storia, è la storia di un cammino duro, difficile, fatto di sofferenza, di conquiste civili, faticose che rappresentano delle pietre miliari della storia della nostra comunità nazionale. La gravità della vostra decisione sulla questione dei vaccini è anche in questo; voi compromettente tutto questo, in nome di un principio oscurantista, che considera la scienza stessa un potere separato dall'interesse della cittadinanza e della gente, come voi la chiamate, un potere forte che nasconde interessi occulti. Questa idea è uno dei tanti morbi, dei tanti riflessi di una globalizzazione distorta. Voi la cavalcate, la usate, mescolando - e questo è grave -, come hanno fatto le peggiori ideologie del Novecento, antichità e modernità, usando l'innovazione tecnologica della rete, del web e della comunicazione per metterla al servizio di visioni medievali, premoderne, che alimentano il pregiudizio e l'ignoranza. Ma una civiltà e una comunità progrediscono se si strappano le persone dal pregiudizio e dall'ignoranza, se si avvicinano alla conoscenza consapevole e critica e, soprattutto, se le si mette in condizioni di sfruttare i benefici del progresso scientifico e tecnologico. C'è questo dietro questa vostra decisione che solo superficialmente si può definire “irresponsabile”, ma che è più giusto chiamare “incivile”.

E così la questione della periferia; di questo abbiamo ampiamente discusso nel corso della notte; voi avete cercato stupidamente di rimediare un po' di soldi per anticipare, nella prossima legge di bilancio, la fattibilità di provvedimenti assurdi, legati alle vostre promesse elettorali, nel campo del fisco, del reddito di cittadinanza, ma non vi siete resi conto, perché fondamentalmente privi della conoscenza reale del Paese profondo, che si sarebbe sollevata un'onda di protesta nel Paese tra i comuni e le comunità territoriali e, grazie alla nostra opposizione, avete dovuto promettere qualcosa, un decreto farlocco che per intanto fermerà i progetti esistenti, approvati, e rallenterà le procedure con il rischio di rendere quei progetti, quando e se saranno finanziati, vecchi, inadeguati e inefficaci sui territori.

State, anche qui, portando l'Italia in serie B; in tutta Europa si investe sulle città, si investe su città che si stanno ripopolando, c'è una nuova questione demografica, ma queste città che crescono di popolazione non si possono più espandere fisicamente. I termini della nuova questione urbana, in tutto l'Occidente, sono tutti qui; cresce la popolazione, ma non si può più consumare suolo e questo porta la necessità di nuovi investimenti, di nuove tecnologie, di una visione moderna del futuro delle città. Per questo in Europa, in Francia, in Gran Bretagna, in Germania, da anni, si investe sulla formazione, sull'ambiente, sui trasporti, sulla cultura, sul recupero urbano, perché questo è un modo civile per guardare al futuro dell'Occidente e dei Paesi sviluppati.

Voi avete scelto la strada opposta, tagliando alle comunità, tagliando ai cittadini. Voi che vi siete venduti come i garanti dei cittadini e delle istanze locali, del federalismo, voi avete tradito le vostre promesse, avete svelato la vostra vera natura con una decisione autoritaria, unilaterale, perché avete contraddetto delle convenzioni; che cosa sono le convenzioni? Sono degli accordi, sono dei contratti con i comuni, con le realtà territoriali; questo è federalismo, non le chiacchiere che avete propinato nella campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Centralisti e dannosi agli interessi dei cittadini.

Concludo, Presidente, state attenti, colleghi della maggioranza, il Paese che vi ha dato il consenso è percorso da molti dubbi, da molte domande, da molti interrogativi. Non fidatevi troppo a lungo dei sondaggi, la gente già si chiede, ora, se sarete in grado di mantenere le promesse, ci sono dubbi sulla vostra affidabilità, ci sono angosce sul futuro, sul destino dei risparmi, sulla prospettiva delle imprese, sulla collocazione internazionale del Paese e questi dubbi noi li coltiveremo alacremente, per aprire gli occhi a tanti cittadini, in una prospettiva democratica, nazionale, europea, ma soprattutto serena e fiduciosa, il più possibile, nel futuro.

Fate attenzione, perché rischiate di bruciare con lo stesso fuoco sul quale avete soffiato alimentando odio, falsità e pregiudizi; il populismo distrugge rapidamente - la storia lo ha raccontato in tante situazioni - chi fa uso indiscriminato del populismo, quando arriva la dura replica dei fatti, come sta arrivando, per esempio, a Genova.

Così, rischiate di restare impiccati con le stesse corde con le quali vorreste legare il futuro del Paese. Ecco perché voteremo “no” all'approvazione di questo decreto che, mai come in questa occasione, si presenta, non come uno stanco rito parlamentare, ma come un passaggio simbolico della prospettiva futura del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellicani. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Presidente, voteremo contro la conversione in legge di questo decreto; siamo arrivati ai titoli di coda di questa brutta pagina di inizio legislatura, il PD ha lavorato fino all'ultimo per cercare di migliorare il decreto, abbiamo lavorato giorno e notte, presentando proposte concrete con emendamenti di merito, ma il Governo è stato sordo, è stato sordo sul tema dei vaccini, sulle misure per le zone terremotate, sul tema del bando delle periferie e sui temi del lavoro. In queste ore, in queste giornate avete mortificato il ruolo del Parlamento, interrompendo la discussione generale, impedendoci di esporre le nostre proposte. Avete posto la fiducia con una procedura illegittima, deliberandola due mesi prima, il 24 luglio, prima ancora della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e avete posto la fiducia senza che ci fosse una vera urgenza. Poi, come se non bastasse, avete usato la tagliola sul dibattito, troncando 70 nostri interventi.

Tutto ciò, signor Presidente, la dice lunga sulla considerazione che la maggioranza ha del Parlamento; ha imposto una seduta fiume, pensando di stancarci, di sfinirci, ma siamo ancora qui, come vedete, a difendere, innanzitutto, il ruolo del Parlamento e di quest'Aula. Voi praticate il culto della maggioranza, non avete alcun rispetto per le ragioni della minoranza, ma chi ha la responsabilità di governare ha il dovere di risolvere i problemi dei cittadini, ma di tutelare anche i diritti delle minoranze. In questi giorni abbiamo avuto la dimostrazione, anzi, direi, la conferma di che pasta siete fatti. L'abbiamo visto la notte scorsa, mentre noi eravamo qui a presentare nel merito le nostre proposte, a dire agli italiani ciò che volevamo fare per il Paese, a esporre le nostre preoccupazioni per le decisioni che stavate per assumere, voi non c'eravate, eravate a cena, nei locali romani oppure a dormire, non lo so, non mi interessa, ma eravate qui, al vostro posto, a discutere di merito.

E gli italiani devono sapere che il PD è rimasto qui, giorno e notte, per ribadire l'importanza dell'obbligo vaccinale, per difendere i bambini immunodepressi che non possono andare a scuola, ultimo caso a Castelfranco Veneto, nella mia regione, dove un bambino di otto anni con la leucemia, che ha subito un trapianto di midollo, è costretto a restare a casa, perché cinque dei suoi compagni di scuola non sono vaccinati.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 14,25)

NICOLA PELLICANI (PD). Siamo rimasti qui per difendere la riqualificazione e la rigenerazione delle periferie di 96 città italiane, dove vivono più di venti milioni di persone.

I Governi di centrosinistra avevano stanziato 2 miliardi e 100 milioni per avviare un processo di rigenerazione urbana, che non significa solamente investimenti sulle infrastrutture, ma significa anche ricomporre tessuti sociali in zone emarginate del nostro Paese, nelle città dimenticate, dove vive il 90 per cento della popolazione urbana. Ovvero, come ho avuto modo già di dire nell'intervento di ieri, quel mitico popolo che voi dite di rappresentare e di rappresentarne soprattutto gli interessi. Lo avete tradito ancora una volta, come avete tradito quei sindaci che hanno firmato le convenzioni, fidandosi dello Stato, e avete incrinato un rapporto di fiducia istituzionale e questo è un fatto molto grave che sarà difficile riparare. Vedete, prima di sentire le parole del Governo Salvini-Di Maio, ero convinto che il provvedimento sulle periferie fosse condiviso da tutte le forze politiche e che ci si preparasse, anzi, al nuovo bando per il 2019. Mi pareva fossimo tutti consapevoli dell'importanza di investire sulle grandi città di questo Paese, nella consapevolezza che investire sulle città significa investire nel futuro, nel nostro futuro e nel futuro dei nostri figli.

Le competizioni a livello globale oggi sono tutte tra le grandi città, tra città territorio, le sfide europee, le sfide internazionali, e noi dobbiamo attrezzarci a questo. E questo provvedimento era indirizzato proprio a questo obiettivo, e voi lo avete mortificato sul nascere, tagliando, dimezzando le risorse a disposizione. La conferma dello stupore l'ho avuta anzitutto nella mia regione, il Veneto, sentendo i sindaci, gli amministratori, che in grande maggioranza sono proprio dei vostri partiti, in particolare della Lega, che avevano accolto con grande speranza l'arrivo di questo bando. Un'iniezione di fiducia di cui avevano bisogno i comuni, ma, soprattutto, i cittadini. Come dicevo, il bando per le periferie non rappresenta solamente un grande piano di investimento infrastrutturale, ma rappresenta un vero e proprio cambio di passo culturale, di investimento sulle persone, per recuperare luoghi abbandonati, in degrado, restituirli alla socialità, ai cittadini, per rendere le città più sicure.

Così si rendono più sicure, non con le misure di polizia. Certo, vanno repressi i reati, vanno aumentati i controlli dei territori, i presìdi, ma vanno anzitutto rese vive le città; e, se non si investe, se lo Stato non investe nelle città italiane, non faremo molta strada in questa direzione. Ma c'è anche dell'altro, perché in questo decreto non vi siete fermati al tema dei vaccini, a tagliare le risorse per le periferie, ma avete mortificato anche il mondo del lavoro. Mi riferisco anzitutto alla mancata proroga degli ammortizzatori sociali nelle aree complesse di crisi, che i Governi di centrosinistra hanno finanziato, prevedendo investimenti per rilanciare sviluppo e crescita in tante zone industriali del nostro Paese, nel Nord come nel Sud.

Però è chiaro che questi provvedimenti vanno accompagnati anche da misure di tutela sociale. Gli ammortizzatori sociali erano una misura indispensabile per accompagnare questo processo di crescita e di sviluppo di aree industriali in crisi, che faticosamente stanno rimettendosi in moto in questa stagione. Ebbene, noi non diamo nessuna garanzia a questi lavoratori. Mi auguro che ci sia spazio nei prossimi mesi per ripensarci e per rinnovare queste misure a favore del mondo del lavoro. Noi siamo rimasti qui, giorno e notte, per proporre, con emendamenti di merito, misure alternative a quelle che avete proposto voi, per esprimere la nostra preoccupazione per la piega che stava prendendo il provvedimento e per invitarvi a ragionare; ma voi, ancora una volta, avete dimostrato di non avere alcuna intenzione di discutere, avete, ancora una volta, mortificato il ruolo del Parlamento. Questo non ve lo perdoneremo noi, ma, soprattutto, non ve lo perdoneranno gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie, Presidente. Il Partito Democratico in questi giorni e in queste settimane è intervenuto in modo molto responsabile. Il decreto milleproroghe è sempre un appuntamento importante; questa volta il decreto milleproroghe risulta un'anomalia rispetto alla prassi, rispetto alla discussione che questo Parlamento ha sempre avuto. E ci terrei a puntualizzare che il lavoro che il gruppo del Partito Democratico ha fatto in queste settimane, ma soprattutto nelle ultime ore, è stato un lavoro di responsabilità. La nostra azione si è concentrata su alcuni punti qualificanti, e li cito: le periferie, il bando sulle periferie e gli investimenti in materia di impianti sportivi; il tema dei vaccini e tutti gli interventi che riguardano il terremoto.

Paiono interventi differenti, con ambiti di applicazione diversi e interlocutori molto diversi tra di loro, ma, in realtà, vorrei condividere con voi alcune osservazioni, perché, tutto sommato, questi temi hanno un filo rosso, hanno un filo conduttore, un filo che mette in evidenza, in modo molto chiaro, la visione, l'impostazione culturale e politica che ha questo Governo. Questi interventi sono caratterizzati da tre verbi: deresponsabilizzare, deregolamentare e contrapporre. Partiamo dall'analisi di ciascuno di questi interventi: quando parliamo di periferie, spesso nelle campagne elettorali, negli interventi televisivi, ci si riempie la bocca di tante cose. Il tema vero è che a chi fa politica compete, soprattutto a chi ha la responsabilità di governare il Paese e non di essere padrone del Paese, e decidere e disporre come si desidera di questo Parlamento, il tema è quello di capire e indirizzare il futuro delle nostre comunità.

E ritengo che il futuro delle nostre comunità passi dalle città, dalle periferie e anche dalle aree fragili del Paese. Le aree fragili del Paese sono le province, le regioni, i comuni terremotati, sono le aree interne, sono quelle zone che sono a rischio di spopolamento, che sono a rischio di esclusione sociale, che sono causa di perdita di posti di lavoro e di gravi problemi legati al mantenimento delle nostre bellezze. Pensiamo agli effetti che lo spopolamento dei territori genera anche sull'ambiente, sulla qualità e sulla sicurezza dei nostri territori; e, allo stesso modo, le periferie delle nostre città non sono soltanto dei luoghi fisici e dei luoghi geografici. Le periferie, il paesaggio delle città non è fatto soltanto di edifici, di monumenti, di viabilità, di mobilità; il paesaggio delle città è fatto prima di tutto dalle persone che vi abitano.

E negli anni della crisi, negli anni più difficili che questo Paese ha affrontato, le periferie sono diventate dei luoghi di emarginazione sociale, di esclusione sociale, di nuove e più difficili forme di povertà. Le città nelle loro periferie intercettano i temi epocali di questa società: pensiamo ai fenomeni migratori, pensiamo alle diverse problematiche che la nostra società deve affrontare ogni giorno in materia di emarginazione sociale e anche a tutte quelle questioni complesse che riguardano e intercettano l'innovazione, la mobilità, la cura del nostro territorio.

Rinunciare a questo tipo di investimenti significa non avere programmazione per questo Paese e significa rinunciare al futuro del Paese.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 14,35)

MARIA CHIARA GADDA (PD). Il bando periferie è stato definito un “marchettificio”, un favore nei confronti di amici; amici, peraltro, di ogni colore politico, perché i sindaci, ricordiamocelo sempre, sono rappresentanti di tutti i cittadini delle loro comunità. E i sindaci dei 326 comuni che hanno partecipato e presentato progetti, e che hanno incluso all'interno di questa progettualità il confronto con i loro cittadini, sono sindaci di ogni colore politico. Ben lo sa il Presidente del Consiglio Conte, che li ha incontrati poche ore fa, promettendo di dilazionare nel tempo quello che già il Governo Renzi-Gentiloni aveva stanziato, perché si decide che oggi non è il tempo per i comuni, si decide che oggi non è il tempo per le nostre comunità.

Presidente, vengo da una provincia, Varese, dove per tanti anni sulle mura delle nostre città, nei confronti televisivi, ho sentito ripetere tante volte: “prima il territorio, prima gli italiani, Roma ladrona”.

Con questo provvedimento si decide che fondi destinati ai nostri comuni e alle nostre comunità possono aspettare; e soprattutto - e questo credo sia l'elemento più deludente e che non ci conforta sulle azioni che il Governo potrà fare nelle prossime settimane e nei prossimi provvedimenti - si dà un messaggio molto preciso: sono meglio gli interventi a pioggia rispetto agli interventi mirati e qualificati. Perché quando parliamo del bando periferie parliamo di progetti veri, per i quali sono state spese risorse, oneri amministrativi, oneri gestionali all'interno della macchina comunale; e parliamo di progetti che sono il frutto di una condivisione con tutti i soggetti che partecipano alla vita sociale di una comunità. Invece voi dite: quei 326 comuni che hanno lavorato con grande operosità possono aspettare, perché dobbiamo distribuire a tutti. Questa è una misura iniqua, perché in questo Paese era giunto il tempo - e questo il Governo Renzi-Gentiloni l'aveva capito molto bene - di premiare il merito, di premiare chi aveva idee, e non premiare soltanto le parole. Questo è vero, voi siete abituati a dichiarare molto, e devo dire, mi inchino di fronte alla vostra bravura nel comunicare; ma vedete, oggi avete la responsabilità di Governo, e la responsabilità di Governo significa che si deve andare nell'interesse di tutti i cittadini, non soltanto di quelli che vi hanno votato.

E se pensiamo ai provvedimenti, agli emendamenti che voi non avete accettato in materia di aree terremotate, il tema si ripropone: voi avete rinunciato, con la vostra scelta, a consentire a quelle aree fragili di Paese di avere un futuro. Perché le misure che riguardano il terremoto, i bandi sport e periferie, sono caratterizzati da alcuni temi evidenti: sono degli investimenti sul futuro, sono degli investimenti nazionali di carattere strutturale, che includono appunto diverse tematiche.

Nelle scorse settimane noi abbiamo approvato e discusso in modo molto serrato il cosiddetto decreto-legge “dignità”, che noi abbiamo chiamato decreto-legge “Di Maio”, che abbiamo chiamato decreto-legge “indegnità”. Ed evidentemente quel provvedimento doveva accendere - lo dico ai colleghi deputati del Partito Democratico - un campanello di allarme: perché è chiaro, la vostra priorità è a parole, parlo della creazione di posti di lavoro, ma nelle scelte che voi fate, quando siete a doverle fare all'interno dei provvedimenti, si va nella direzione opposta. Perché vedete, un investimento pubblico, vero, concreto, 2 miliardi 700 milioni sulle periferie tra fondi stanziati dal Governo, cofinanziamenti a cui si aggiungono investimenti dei privati, significa migliaia di posti di lavoro, significa riconnettere le comunità.

Concludo sul tema dei vaccini. Il tema dei vaccini pare essere scollegato da quanto detto prima. In realtà non è non è così: voi date evidenza a quello che è l'interesse individuale, che è sempre fuori contesto rispetto all'interesse della comunità. Ecco, io credo che da questo punto di vista la differenza tra il Partito Democratico il Governo del MoVimento 5 Stelle e della Lega sia evidente: l'interesse della comunità dev'essere sempre il faro che conduce le nostre azioni. E soprattutto questo dev'essere indirizzato all'individuazione di priorità: quando si parla di vaccini, la priorità per tutti noi e per chi governa il Paese dev'essere quella di partire…

PRESIDENTE. Concluda. Ha finito il tempo.

MARIA CHIARA GADDA (PD). …dalle persone più fragili, perché questo è tutelare l'interesse di tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Presidente Fico, Governo e colleghi, siamo all'ultimo atto con la votazione che esprimeremo, e poi vi sarà il passaggio dalla Camera di nuovo al Senato nel corso del quale, guardate, esattamente con la stessa determinazione, la stessa forza, la stessa caparbietà, ma soprattutto la stessa convinzione, faremo il nostro dovere di opposizione a questo decreto-legge. Devo dire - e lo dico in particolare a lei, Presidente, con tutto il rispetto, e se vuole anche la stima, ma il rispetto per il ruolo che ricopre - che ci saremmo aspettati in particolare un suo contributo perché non si arrivasse ad una prova di forza come quella che avete voluto, con la scelta di deliberare la seduta fiume (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché vede, lo dico sommessamente anche dalla mia esperienza di pochi anni, il ruolo di un Presidente della Camera che rappresenta tutti avrebbe sicuramente contribuito a rendere il clima più favorevole, invece che in qualche modo venire ad annunciare le posizioni che sono della maggioranza. Un giudizio personale, di cui mi assumo tutte le responsabilità: penso che sarebbe stato molto più utile alla discussione e nei rapporti di quest'Aula aver avuto - come dire? - un ruolo un po' più dinamico.

Ma dico soprattutto un'altra cosa: con quello che è avvenuto in questi giorni, su questo decreto-legge, quello che abbiamo avvertito è innanzitutto una perdita di verginità (lo uso in questo luogo con ovviamente l'accezione che vuole avere). In particolare del MoVimento 5 Stelle, perché la scelta di deliberare preventivamente, ancora prima di avere un testo in Gazzetta Ufficiale, e quindi di autorizzare il voto di fiducia, vuol dire che c'era una premeditazione vera, una volontà vera di comprimere il dibattito parlamentare.

Questo è il Governo del differimento: lo vediamo esattamente, plasticamente, nero su bianco con questo decreto-legge. Questo è il differimento di che cosa? Il differimento, per esempio, della partecipazione alle prove Invalsi. Ve l'hanno detto, colleghi della maggioranza, non la sola deputata di minoranza, ve l'hanno detto con determinazione per esempio i presidi, quando hanno detto e hanno scritto che questo è un evidente segnale negativo, ridarebbe fiato agli oscurantisti, sempre diffidenti nei confronti del progresso. Parole di una pesantezza che non abbiamo mai sentito dire; e che invece, con tutta la forza che hanno avuto, non solo sulla questione dell'Invalsi, ve le hanno anche dette sulla questione che riguarda in particolare il sistema dell'alternanza scuola-lavoro, che ha fatto in modo e che vuole soprattutto garantire ai futuri studenti di avere un allineamento tra le competenze e la formazione che il mondo dell'impresa chiede, che il mondo produttivo chiede. Naturalmente il differimento che voi avete scelto, contribuisce e anzi provoca, determina un'interruzione di questo grande strumento che era stato messo in campo.

Noi siamo tra i Paesi che hanno il miglior posto, nel 2015 d'avanguardia, soprattutto per quel che riguarda il test Invalsi: che vuol dire credere soprattutto nella cultura della valutazione, della sua possibilità di migliorare il Paese. Insomma, abbiamo sentito dire tante volte in quest'Aula, che voi, in particolare una parte di questa maggioranza, siete quelli che si preoccupano del merito; e poi del merito non ve ne siete fatti assolutamente nulla. E sempre sul Governo del differimento, anche questo l'abbiamo archiviato.

Questo è il Governo del pagherò. Il Governo del pagherò perché noi oggi, ancora oggi, siamo nelle condizioni che avete semplicemente detto – quindi, un pagherò - che fornirete forse una cambiale in bianco, senza avere nessuna garanzia, certezza di copertura e di disponibilità delle risorse.

Perché siete un Governo che è nemico dell'economia, dell'economia reale. Guardate, quello che è avvenuto dimostra semplicemente una cosa, l'ha detto in questi giorni anche Mario Draghi, cioè che le parole hanno prodotto danni, perché voi avete fatto in modo che ai nemici della economia reale, cioè a quelli della finanza speculativa, avete creato un terreno in qualche modo anche facile per poter realizzare in parte quello che avete. Ma avete anche prodotto un altro danno perché avete fatto in modo di creare una diffidenza sul mercato dei risparmiatori e degli investitori che li ha fatti allontanare da questo Paese. Voi siete un Governo contro l'economia reale perché lo certificano i dati perché un calo della produzione dell'1,8 per cento è dovuto al fatto che tutti hanno avvertito dentro e fuori da questo Paese che l'instabilità provocata dalle parole al vento di questo Governo non mette di certo questo Paese a livelli di competitività. Siete un Governo, vi dicevo prima, che è nemico dell'economia reale. La contraddizione sta in questo: nel contratto di governo parlate di voler sostenere soprattutto gli investimenti eppure siete andati a colpire innanzitutto e da subito gli investimenti in conto capitale. E non avete colpito solo gli investimenti in conto capitale di tutti i comuni di maggioranza o di minoranza avete anche creato quelle condizioni di sfiducia in particolare di quei settori privati che hanno cofinanziato questi progetti facendo in modo che la credibilità delle istituzioni venisse meno. Spero che i colleghi del Movimento 5 Stelle, in particolare mi riferisco ai colleghi del Movimento 5 Stelle del Sud e lo dico da deputata del Nord, si sveglino e aprano gli occhi. O pensano di riuscire a farsi abbindolare dalle parole che abbiamo sentito prima dalla collega della Lega oppure da quelle che abbiamo sentito ancora in dichiarazione di voto dal collega Cristian Invernizzi? Ma quando aprirete gli occhi per capire che lo scippo, alla fine, si realizza nella mortificazione di quella parte dell'economia reale soprattutto nei paesi del Sud? Noi del Partito Democratico pensiamo che la tenuta del Paese è soprattutto nella volontà di fare in modo che le disuguaglianze di produttività, di crescita passino così da mettere nelle stesse condizioni di ricchezza, di crescita la parte Nord e la parte Sud di questo Paese. Ciò perché non è un reddito di cittadinanza che farà l'economia reale perché non è il sussidio che garantirà al Sud di crescere ma è l'economia, è la produzione, è la materia, è il crescere e il sostenere l'industria.

Ciò è esattamente quello che avete deciso di non fare e quello che avete soprattutto voluto disfare con le scelte che avete fatto. Ma questo è il Governo del pregiudizio e devo dire che mi stupisce, anzi ho la pelle d'oca nel verificare che non sento una parola, un verbo in particolare dal Movimento 5 Stelle. Mi auguro che la Ministra Grillo e il Ministro dell'economia che si occupa anche di politiche sociali facciano almeno un cenno in particolare alle dichiarazioni fatte ieri dal senatore Pillon. Ieri infatti noi abbiamo sentito dire dal collega della Lega Cristian Invernizzi che loro sono popolari perché sono per la libertà e oggi abbiamo sentito, da parte del collega Pillon parole quali: obbligheremo le donne a partorire, ripristineremo il matrimonio indissolubile e disferemo le unioni civili. Ma di quale Paese stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Una voce dai banchi dei deputati del Partito Democratico: Vergogna!)? Chi ha la licenza di poter dire queste cose senza che nessuno in quest'Aula senta l'esigenza di prendere le distanze dalle indegne dichiarazioni che vengono rilasciate? Il ritorno all'oscurantismo, il ritorno alla caccia delle streghe, il ritorno all'inquisizione, questo è il Paese dove volete riportarci !

Chiudo su un'ultima cosa - con tutto il fiato che ho, con tutta la passione che ho, con tutta la durezza che ho, e devo dirvi anche con le corde di cui sono particolarmente sensibile - abbiamo fatto, insieme a tutti i colleghi del Partito Democratico, una battaglia per cercare di portarvi alla ragionevolezza. Non l'abbiamo fatto sulla scorta di un'esigenza personale, di difendere una legge che abbiamo votato; lo abbiamo fatto sulla convinzione per mettere nelle condizioni di sicurezza questo Paese, non per mettere in sicurezza per un anno questo Paese, ma per garantire che finalmente…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ELENA CARNEVALI…..avremo degli standard europei – concludo, signor Presidente, mi scusi - il ritorno alla autocertificazione dimostra tutta la sua debolezza, dimostra tutta la sua pericolosità, dimostra tutta la volontà di andare colpire soprattutto una parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie Presidente, interverrò su tre strappi di fondo che questa maggioranza ha compiuto con questo iter di conversione del decreto-legge. D'altra parte, questo stile di seminare qua e là strappi istituzionali raggiunge anche livelli tragicomici in queste ore se addirittura un esponente del Governo, il sottosegretario agli esteri, Barra Caracciolo, e un presidente di Commissione, il collega Bagnai, non trovano di meglio che attaccare con dei retweet dal sito Dagospia il Governatore della Banca Centrale europea. Siamo nel tragicomico del comportamento istituzionale, ma torniamo agli strappi del decreto- legge. Non si insisterà mai abbastanza sul fatto che in quest'Aula ci è stato detto che la fiducia è stata apposta su un atto inesistente. Consiglio dei ministri del 24 luglio: il testo non c'è, il testo è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 25 luglio, quindi il testo non c'era. Cosa vi costava a fare una riunione anche il 25 luglio? Forse avevate paura della scadenza? Perché il 25 luglio magari a qualcuno di voi richiama eventi negative, svolgimenti di riunioni di vertice (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che producono effetti istituzionali. D'altra parte, il Presidente del Consiglio ha capovolto il significato dell'8 settembre rendendolo una data fausta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) quando è una tragedia, non stupisce quindi che qualcuno di voi pensi che il 25 luglio sia stata una data infausta.

Ecco questo è un dato pesante e io penso che d'ora in poi, ogni volta che voi verrete in Aula con un decreto da convertire, vi chiederemo in che data avete chiesto l'autorizzazione alla fiducia su quel decreto per vedere se, almeno per le prossime volte, ci racconterete un qualcosa di plausibile, cioè che presentate la fiducia su un testo che esiste.

Il secondo strappo è la rottura del rapporto di correttezza con le autonomie locali. Il Piano periferie si iscriveva in una logica: “un euro in sicurezza è un euro per cultura” perché si prosciuga l'insicurezza andando al cuore, alla radice, alle cause dell'insicurezza, delle difficoltà urbane e così via. Con la collega Ciampi vi abbiamo ricordato in particolar modo lo strappo molto forte che avete fatto con la realtà di Pisa, realtà che in questi giorni- lo dico per inciso - ha avuto un momento piuttosto brutto con scritte fasciste, naziste, razziste in uno dei teatri della città, il Teatro Rossi Aperto, in questa città dove purtroppo il 5 settembre del 1938 il re, nella tenuta di San Rossore, firmò le leggi razziali.

Allora se noi vogliamo combattere, non solo dal punto di vista della repressione, questi fenomeni di degrado culturale, grave, di ripetizione possibile di errori del passato non bisogna rompere il rapporto di leale collaborazione con le autonomie locali che rappresentano il tessuto molecolare delle nostre realtà. Avete promesso un cambiamento: piuttosto curioso, mentre c'è un provvedimento in discussione subito lo si dà per superato perché si annuncia un altro decreto per correggerlo mentre si potrebbe correggerlo seduta stante. Anche questa è una innovazione istituzionale di cui potevamo fare a meno. Ma cosa accadrà quando queste promesse, peraltro in parte smentite dal Vice Ministro e Ministro dell'interno, si riverificherà che non sono vere o non sono compiute? Avrete creato ulteriore strappo.

Terzo e ultimo punto: avete cambiato significato a quel nodo delicato del rapporto cittadini-Stato che è l'autocertificazione. L'autocertificazione è stata implementata, soprattutto dai Governi del centrosinistra, come elemento di un nuovo rapporto non vessatorio tra cittadini e Stato, come segno di uno Stato che rispetta il cittadino e non lo obbliga costantemente a richiedere cose che ci sono già. Voi avete trasformato invece l'autocertificazione in un invito all'elusione e questo invito all'elusione porta non solo alla rottura del rapporto di credibilità con lo Stato ma a fenomeni di conflitto in particolar modo tra genitori di figli che sono nella stessa classe, per il sospetto che l'elusione ci sia e che i controlli non funzionino. Quindi avete dato un altro quadro grave di incertezza normativa che si aggiunge a quello centro-periferia di cui vi ho parlato al punto precedente e a quella nei rapporti tra Governo e Parlamento.

Allora quando ci si trova di fronte degli interlocutori inaffidabili di questo tipo l'opposizione non ha altra scelta che l'intransigenza massima perché qualora la minoranza facesse una opposizione molle si ritroverebbe prima o poi costretta a rialzare i toni, perché avrebbe dato un affidamento inaccettabile. Allora in questo mese, il mese in cui tragicamente si ricorda la Conferenza di Monaco, non per fare una piena analogia ma solo per ribadire che non bisogna essere cedevoli nei confronti di interlocutori inaffidabili, vale anche in questo caso quello che Churchill, come ho ricordato anche l'altro giorno, ebbe a dire a Chamberlain e a Daladier rispetto a interlocutori inaffidabili: potevate scegliere tra la guerra e il disonore, avete scelto il disonore, avrete anche la guerra. Noi non daremo nessuna affidamento ad una maggioranza inaffidabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie Presidente, siamo arrivati al voto finale su questo provvedimento milleproroghe dopo una lunga discussione che penso abbiamo fatto bene a portare in quest'Aula. Devo anche dire che il cosiddetto Governo del cambiamento, la maggioranza Lega e Cinquestelle, è riuscito a fare un pasticcio anche su un provvedimento come il milleproroghe, che alla fine dovrebbe essere un provvedimento che soprattutto affronta problemi rispetto a tempi di provvedimenti già in vigore, come è appunto la proroga dei termini. Invece su temi delicatissimi in questo milleproroghe voi siete intervenuti negativamente per il Paese, l'avete fatto sui vaccini, l'onorevole Ceccanti l'ha spiegato molto bene subito prima di questo mio intervento, l'avete fatto sul terremoto, non dando certezze ai cittadini e alle imprese di quelle realtà terremotate che, invece, di quelle certezze hanno bisogno e hanno diritto; e poi l'avete fatto sul bando periferie, che è il tema su cui concentrerò di più questo mio intervento. Poi avete fatto una cosa altrettanto grave e cioè uno strappo procedurale sulla modalità con cui si pone il voto di fiducia, quando l'avete deliberato in un Consiglio dei ministri prima della stessa pubblicazione del provvedimento interessato da quel voto di fiducia sulla GazzettaUfficiale. Quando noi abbiamo occupato l'Aula, quando su questo tema abbiamo protestato in modo così forte, non l'abbiamo fatto per una ragione di parte, l'abbiamo fatto anche per i colleghi di maggioranza, perché in questa Camera, nelle istituzioni, il rispetto delle regole, la certezza del diritto, la trasparenza sono elementi di garanzia per tutti. A volte uno può essere maggioranza o può essere opposizione, ma nella correttezza dell'applicazione delle norme, delle leggi, dei regolamenti sta un elemento fondamentale della libera dialettica democratica.

Dicevo dei tagli al bando periferie, entrerò fra poco nel merito, ma voglio dire subito che si colpiscono i cittadini togliendo risorse finanziarie fondamentali per la qualità della vita delle nostre comunità e per i punti più fragili dove c'è più tensione sul piano dell'insicurezza e della coesione sociale, come sono le periferie delle nostre città.

Poi l'avete fatto contro i comuni, violando un patto di serietà nei rapporti istituzionali e peraltro, è stato detto, contro amministrazioni di tutti i colori politici anche se, lasciatevelo dire, quando uno è sindaco non conta di che partito è, conta la comunità che rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io ho avuto l'onore di essere sindaco, peraltro di un comune Medaglia d'Oro come il comune di Marzabotto, e ve lo dico anche per quella mia esperienza, quando si giudica un'amministrazione per il suo colore politico non si rispetta la democrazia e l'equilibrio tra le istituzioni che appunto esistono in quanto tali, come esiste la continuità dell'attività istituzionale. Se un progetto è stato fatto dal Governo precedente che ha fatto degli accordi con amministrazioni locali, il Governo successivo raccoglie quell'eredità perché c'è una continuità istituzionale. Capisco che questo concetto non è facilissimo da capire, abbiamo visto anche un Vice Premier che ci ha parlato di atti illegittimi per cui però non si può praticare l'autotutela, quindi probabilmente il concetto di continuità istituzionale è un po' complesso da comprendere, ma è una chiara garanzia democratica anche perché una cosa è la dialettica fra le forze politiche, una altra cosa è il rapporto serio di correttezza fra i diversi livelli istituzionali dello Stato previsti nella nostra Costituzione, che è un punto di qualità degli equilibri democratici.

Poi sul “bando periferie” vi dovete mettere un po' d'accordo: abbiamo sentito parlare di “marchette”, di regali fatti ai sindaci amici, mentre le amministrazioni erano di tutti i colori. Abbiamo visto mettere la fiducia: noi abbiamo lavorato molto sugli ordini del giorno, ma perché ci era stata tolta la possibilità di vedere votati gli emendamenti che ripristinassero le risorse del bando periferie, perché con il voto di fiducia avete imposto che quegli emendamenti non si potessero votare. E poi non avete neanche votato gli ordini del giorno che, come sappiamo bene, sanno bene i colleghi di quest'Aula che hanno esperienza parlamentare, non sono emendamenti che agiscono sulla concretezza del provvedimento ma sono atti di indirizzo, di volontà che si possono benissimo assumere anche senza averne immediatamente una conseguenza nell'attività legislativa. Anche in questo caso il ruolo del Presidente Conte rispetto alla sua maggioranza e ai due Vicepremier non è diciamo quello di un leader fortissimo, perché c'è una contraddizione evidente rispetto alle parole che il Presidente Conte ha detto all'ANCI; perché, se quelle risorse del bando periferie il Governo le vuole rimettere, mi chiedo, perché non avete votato gli emendamenti a questo decreto rimettendo immediatamente queste risorse? O almeno perché non avete votato a favore degli ordini del giorno che chiedono di rimettere le risorse, se poi appunto quelle risorse intendete stanziarle in un successivo provvedimento?

Vedremo se Conte ha detto la verità ai sindaci, lo verificheremo con grande attenzione, certamente tra come avete votato in Aula e quello che ha detto il Presidente del Consiglio c'è una differenza rilevantissima. Lo dicevano altri colleghi e lo voglio dire anch'io, quegli interventi sulle periferie sono interventi di grandissimo valore: si tratta di 120 progetti complessivi, 96 stanno saltando con le scelte che fino ad ora avete fatto, riguardano 326 comuni ed è stato detto molto bene qual è la filosofia del bando periferie dei due Governi precedenti che con grande serietà avevano messo mano al tema delle periferie italiane. È un insieme di interventi che affrontano i problemi della sicurezza. Ricorderò sempre che l'intervento forse anche simbolicamente più importante che vogliamo realizzare nella mia città, a Bologna, nei 18 milioni di euro impegnati nel bando periferie, è la costruzione di una caserma dei Carabinieri al Pilastro che vogliamo intitolare ai tre Carabinieri assassinati dalla banda della Uno bianca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi sicurezza, ma anche interventi per la coesione sociale: io ho fatto parte nella legislatura precedente della Commissione sulle periferie della Camera, abbiamo fatto tanti sopralluoghi e abbiamo visto anche sul campo come si combatte il degrado e la criminalità nelle periferie, tenendo insieme gli interventi per la sicurezza e gli interventi per la coesione sociale, per il senso di comunità. Conta la presenza delle forze dell'ordine, conta la macchina della Polizia di Stato, dei Carabinieri in una piazza, ma conta nello stesso tempo l'associazione di volontariato, l'iniziativa di vicinato, l'iniziativa culturale che fa vivere una realtà di periferia. In tutto questo la qualità urbana è fondamentale, gli interventi sulle infrastrutture della mobilità, su edifici dedicati alle attività sociali, appunto su edifici dedicati alle politiche di sicurezza: è assolutamente fondamentale, l'onorevole Carnevali lo ricordava molto bene prima.

In questo bando parliamo di risorse messe sul campo degli investimenti, appunto, in opere pubbliche, che promuovono sicurezza e coesione sociale intervenendo sulla qualità urbana e sulla rete infrastrutturale.

Poi, quel bando aveva un'altra caratteristica molto importante, cioè la filiera istituzionale, che voi state davvero violando. Qual era la filosofia di fondo del bando periferie? Un grande progetto nazionale, che riguarda tutto il Paese, che mette risorse in tutto il Paese, che però si rapporta agli enti locali, ai comuni, alle città metropolitane, alle province, alle unioni e associazioni di comuni e, con questi livelli istituzionali, costruisce quella rete per affrontare i problemi del cittadino, che ha bisogno di due elementi: l'aspetto nazionale e l'aspetto locale (i territori, i comuni, le amministrazioni che stanno più vicino ai cittadini).

Peraltro, in tante realtà questi progetti nascono anche da esperienze di urbanistica partecipata, coinvolgono soggetti privati, coinvolgono soggetti associativi, appunto, nella rete giusta, che deve essere quella di una filiera istituzionale, in raccordo con le comunità e con la società, che interviene sulle periferie italiane. In questo il bando è stato molto innovativo.

Guardate, anche qui, io ho sentito dire di progetti non pronti. Io conosco bene quelli della mia regione. In realtà ci sono tutti i progetti esecutivi pronti e sono stati tutti predisposti nei termini previsti dal bando, ma quello che sta accadendo, in realtà, è il contrario: non sono i comuni che non sono pronti, ma è per colpa vostra, a livello nazionale, che non si corrisponde agli impegni con i comuni. Quindi si mette in discussione quella filiera istituzionale e la sua capacità, che stava dimostrando di affrontare i problemi dei cittadini e delle nostre periferie.

Voi nelle periferie avete fatto molta campagna elettorale, avete fatto molte promesse: non solo non avete fatto nessun fatto concreto, ma avete messo in discussione il lavoro che era stato fatto da quelli che c'erano prima di voi. Io penso che questo noi lo dobbiamo dire con molta chiarezza ai cittadini ma, soprattutto dobbiamo dire ai cittadini che noi la battaglia per rifinanziare il bando periferie la continueremo con la massima determinazione perché non è una battaglia di parte, ma è una battaglia per il Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Grazie Presidente. L'hanno detto diversi colleghi. Siamo qui oggi a fare queste dichiarazioni di voto per una ragione fondamentale, perché dopo averci dato lezioni per cinque anni dai banchi dell'opposizione su come si rispetta il Parlamento, arrivate qui e alla vostra prima fiducia, peraltro messa il giorno prima che il decreto fosse pubblicato in GazzettaUfficiale - un unicum assoluto - tagliate la discussione generale, imponete la seduta fiume notturna, peraltro sparendo completamente dai banchi, andando a fare altro, non preoccupandovi nemmeno di ascoltare il dibattito e poi, oggi, volete chiudere definitivamente questa discussione! C'è da capirvi, perché io capisco anche l'imbarazzo di dover votare prima di tutto un provvedimento del quale avete detto le cose peggiori. Dicevate, quando stavate dall'altra parte, lei Presidente e tanti dei suoi colleghi dei Cinque Stelle, che il Milleproroghe è il provvedimento incostituzionale per eccellenza, che è il fallimento dalla politica che si sostanzia. Ecco, arrivate qui ed è il vostro terzo provvedimento che portate in Aula, dopo un provvedimento piccolo piccolo sul tribunale di Bari e un “decreto disoccupazione”, ovvero che sta producendo disoccupazione. Arrivate, quindi, e vi presentate con un milleproroghe, che è davvero diventato un decreto omnibus perché dentro c'è di tutto, senza una minima coerenza, se non una cosa, l'ipocrisia totale del non volersi assumere la responsabilità delle decisioni che prendete. Invece di fare atti legislativi coi quali spiegate al Paese qual è la vostra idea di scuola, qual è la vostra idea sulle periferie, qual è la vostra idea sui vaccini, voi prorogate delle misure, prendete tempo, dilazionate, così date delle risposte da un lato ai no vax, ma dall'altro non vi assumete, tutta e piena, la responsabilità delle idee che portate avanti. Così fate finta di voler ripristinare i soldi delle periferie ma, nel frattempo, li togliete ai nostri comuni e via dicendo. È l'ipocrisia il filo conduttore di questo testo che oggi sottoponete al voto dell'Aula.

Quindi comincio col parlare dei temi di cui, per forza di cose, perché le altre cose son talmente enormi che hanno ovviamente monopolizzato il dibattito, si è parlato di meno. Parlo di scuola. Voi avete portato il milleproroghe in quest'Aula, in questa Camera, e di scuola si parlava molto poco, se non per il fatto che al Senato era stato inserito per sbaglio - cito le parole del presidente della Commissione cultura del Senato - un emendamento che riapriva le graduatorie ad esaurimento. Ripeto: per sbaglio! Cioè i vostri senatori avevano inserito col loro voto un emendamento che diceva a centinaia di migliaia di persone che erano di fatto un errore. Questo avete detto: scusateci siete un errore!

Siete arrivati qui e quell'emendamento l'avete cancellato. Sapete tutti, perché come me ricevete centinaia di mail da quelle persone che sono, ovviamente, totalmente colte impreparate da quello che state facendo, che non capiscono che idea avete rispetto alla scuola, rispetto a quelle graduatorie, che un giorno aprite e l'altro giorno chiudete, che nel decreto disoccupazione avete di nuovo umiliato. Non ci torno sopra, ma credo che il mondo della scuola in queste ore si stia rendendo conto della distanza che c'è tra le promesse che gli avete fatto in campagna elettorale e la realtà di avervi al Governo e, purtroppo, lo dico da cittadina italiana, da appassionata di scuola, sarà sempre peggio perché il vostro modo di operare è questo sulla scuola. Lo è quando si parla di Invalsi. Invece di assumervi la responsabilità di dire che siete contro la valutazione, voi prorogate una norma. Dite che, dopo che i ragazzi per anni si sono esercitati sui test, quei test non ci saranno alla maturità. La stessa cosa fate con l'alternanza scuola lavoro. Mica ve la prendete la responsabilità di dire che si torna indietro, che si torna a quando il legame tra scuola e lavoro non si poteva neanche ipotizzare, che si torna all'idea che se fai il liceo classico non devi avere un contatto con il mondo del lavoro, un'idea che speravamo di avere definitivamente superato! No, voi non vi assumete questa responsabilità.

Voi fate una proroga a una misura per far sì che quell'esperienza di alternanza, che i nostri ragazzi hanno fatto per due anni - due lunghi anni, due faticosi anni, per loro - non valga nel loro esame di maturità, cioè noi per due anni gli abbiamo detto una cosa e adesso pensate come crescono i ragazzi italiani, con quale fiducia nelle istituzioni. Questi ragazzi hanno fatto il terzo e il quarto anno di scuola facendo un'esperienza di alternanza, sapendo che quell'esperienza avrebbe contato al loro esame di maturità, poi voi arrivate al Governo, tirate una riga e prorogate una misura: cancellate, senza neanche assumervi la responsabilità di quello che fate, il che è ancora più grave. Voi sulla scuola state operando in questo modo, ma c'è un punto che è il peggiore.

Guardate, poi parlerò - poco - anche del versante salute legato ai vaccini, di cui hanno parlato tanto i miei colleghi in maniera autorevole e competente, ma c'è una questione scuola legata ai vaccini. Ho provato a dirlo anche ieri in quest'Aula. Guardate che voi avete detto ai dirigenti scolastici che mentre c'era una legge in vigore, quelli dovevano stare a badare alla circolare del Ministro, all'emendamento che facevate al Senato e cambiavate alla Camera: le iscrizioni a scuola sono scadute, nel frattempo! Voi avete imposto ai dirigenti scolastici di avere a che fare con dei genitori che, giustamente, gli sottoponevano il casino che stavate facendo qui dentro e che dovevano assumersi la responsabilità penale delle decisioni che prendevano, perché ad oggi la legge Lorenzin è ancora in vigore e un dirigente scolastico non può violare una legge perché un Ministro fa una circolare e va in televisione a dire che, volendo, si può accettare l'autocertificazione. Vi rendete conto di quello che avete fatto? Sottoporre dei servitori dello Stato - questo sono i dirigenti scolastici - anche oltre le proprie capacità. Oggi - lo sappiamo - hanno più studenti di quelli che dovrebbero avere, hanno più responsabilità di quelle che dovrebbero avere. Non vi accontentate di questo dopo avergli promesso mari e monti, addirittura gli modificate una legge mentre si fanno le iscrizioni a scuola, mettendoli di fronte all'imbarazzo e alla difficoltà, dovendo essi rispettare una legge che è ancora in vigore mentre voi gliela cambiate, ipocritamente, perché sapete che questa legge entrerà in vigore quando le iscrizioni a scuola saranno chiuse. Vi rendete conto di quello che fate? Io temo di no.

La stessa cosa la fate sulle periferie. Guardate, sarebbe stato più onesto venire qui e presentare un decreto che diceva: il bando periferie che avete fatto voi a noi non piace; semplicemente rimuoviamo tutto, ci riprendiamo i soldi e ci facciamo il reddito di cittadinanza, la flat tax, quello che vi pare, quello che avete promesso, invece no.

Voi fate ipocritamente un'altra cosa: quei soldi li togliete, con una mano, e tranquilli che quei soldi i nostri comuni, purtroppo, non li vedranno mai più, lo testimonia il fatto che non votate neanche un ordine del giorno che vi impegna a rimetterli, evidentemente lo sapete benissimo che quei soldi non li rimetterete. Quei soldi con una mano li togliete, poi andate dai sindaci e gli dite: no, ma non vi preoccupate, tra una settimana si fa un decreto e ve li ridiamo. Ma che senso ha, ma perché? Allora ridateglieli adesso, no? Che cambia, tra una settimana? Che ci dovete fare, per una settimana, con i soldi di 96 progetti? Ma chi vi crede! Ma come pensate di poter portare avanti un'attività di governo basata sull'assoluta ipocrisia del dire una cosa e fare l'opposto? Guardate che governare non è uno scherzo, non è come salire sul tetto, non è come occupare i banchi del Governo; ora siete dall'altra parte, i banchi del Governo li dovete occupare standoci seduti, assumendovi la responsabilità delle cose che fate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Allora, venite in quest'Aula e dite ai sindaci della mia regione, al sindaco di Perugia, di Terni, che, peraltro, non sono del mio colore politico, che quei 27 milioni che gli spettavano, non glieli darete più, che se la stazione di Fontivegge è in una situazione di degrado, resterà tale, perché quei soldi vi servono per fare un'altra cosa. I cittadini vi hanno votato, vi hanno votato sulla base di promesse elettorali che avete fatto e, quindi, dovrete rendere conto di quello che fate e che non fate, ma non andategli a raccontare che glieli togliete per una settimana e poi glieli ridarete in un decreto che non si sa quando approverete, non si sa perché deve arrivare la settimana prossima e non oggi e non qui e non all'interno di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANNA ASCANI (PD). Allora, guardate, l'ipocrisia di fondo è - lo dicevo - il filo rosso che tiene insieme questo milleproroghe che è diventato, appunto, un decreto omnibus. Ma c'è di più, c'è la superficialità, c'è la cialtroneria con cui certi temi vengono trattati e, guardate che finché voi trattate con cialtroneria temi non così rilevanti, questo Paese, magari, potrà anche non chiedervene conto, ma quando voi, sulla salute dei nostri bambini, sulla qualità della vita nelle nostre città, cominciate a comportarvi con questa superficialità, con questa mancanza di attenzione, con questa totale ipocrisia, prima o poi i cittadini ve ne chiederanno conto.

Guardate che la luna di miele dura poco, quindi mettetevi in testa che adesso dovete governare e adesso i problemi che avete sollevato e su cui avete speculato, i problemi che vi hanno anche portato al Governo tocca a voi risolverli e noi saremo da questa parte a ricordarvi, ogni volta, che le vostre promesse elettorali cozzeranno platealmente con quello che venite a proporre in questo Parlamento e non ci tapperete la bocca imponendoci sedute fiume notturne, non ci tapperete la bocca con le fiducie, noi saremo qui a ricordarvi che, adesso, al Governo ci siete voi e che, adesso, dovete delle risposte ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, tenterò di articolare il mio ragionamento, utilizzando alcune immagini, perché le immagini, forse, ci possono, ancor più, aiutare a evocare e a rappresentare quello che sta accadendo in queste ore, grazie alle vostre decisioni, nel Paese. Immagini che ci consentono forse di capire di più che effetto e che conseguenze hanno le norme che voi approvate. La prima immagine: molti di noi hanno il dono, la fortuna di essere dei genitori; ora, immaginate questa scena, la mattina a casa con vostro figlio, con il vostro bambino, perché se non immaginate i vostri figli, i vostri bambini, non potete capire quale disagio stiamo creando ai bambini degli altri che hanno difficoltà dopo le scelte che avete assunto sui vaccini; allora immaginiamo il viso dei nostri figli la mattina, a cui dobbiamo dire che non possono prendere il bus per andare a scuola, a cui dobbiamo dire che a scuola ce li accompagniamo noi e che quando arriveranno staranno da soli, perché?

Perché c'è un Governo che ha deciso che quel bambino già sfortunato, perché, per esempio, è immunodepresso, non può stare con gli altri bambini, perché non ha la certezza che in classe tutti quanti siano vaccinati e, quindi, è isolato, staccato dagli amici, non può frequentarli più. È accaduto, in Italia, è accaduto. Molti colleghi che provengono da diverse parti del Paese lo hanno denunciato, lo hanno rappresentato e voi come agite e reagite rispetto a questa denuncia? Ci avete pensato, è evidente, avevate cambiato opinione, è evidente, siete arrivati in Commissione due volte a cambiare opinione, per ritornare al punto iniziale.

Ora, pensate ad un'altra scena, a un'altra immagine, io ho chiara l'immagine dei tanti ragazzi, per esempio, iscritti alla facoltà di medicina di Chieti o alle facoltà di medicina di tutto il Paese; io penso a quei ragazzi, all'entusiasmo che hanno con i loro libri in mano o a quanto sono stanchi quando escono da quelle aule o a quando vanno negli ospedali a specializzarsi. A quelli noi diciamo: avete sbagliato tutto, avete sbagliato tutto, non serve studiare, non serve la scienza, perché, in Italia, c'è un Ministro che dice che sicuramente 10 vaccini non servono, ma non sa perché, lui non è un medico, il Ministro della famiglia della terza Repubblica italiana.

Ci troviamo di fronte a paradossi straordinari dove neanche la scienza e il diritto alla salute, il diritto a tutelare i bambini vi ha scosso minimamente rispetto alla propaganda, perché c'è un pezzettino piccolo piccolo, di un'Italia a cui noi non vogliamo parlare, che è l'Italia cialtrona, quella dei no vax, quella che vi ricatta, quella che moltiplica il ricatto sui social. Con quelli noi non ci vogliamo parlare. Siete voi che li avete fatti entrare dentro le istituzioni, modificando le norme di buonsenso e di scienza, di scienza e di coscienza.

Per questo abbiamo fatto una battaglia in Aula; innanzitutto per questo, perché - Dio non voglia che accadano fatti nelle scuole italiane - deve essere chiaro da che parte stavate voi e da che parte siamo stati noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ho preparato il mio dire, le mie riflessioni e mi scuserete se appassionate, però, se non ci appassioniamo davanti alla vita dei bambini, se non ci appassioniamo di fronte a quello che accade o che potrebbe accadere nelle scuole, quand'è che ci appassioniamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Certo, quest'Aula non appassiona, Presidente, perché mentre parliamo dei circa 347 deputati di maggioranza, ce ne saranno 50 o 60, mi dicono: capita spesso, ma voi non dovevate essere il cambiamento, voi non dovevate essere altro, voi non dovevate essere quelli che non erano la casta? A proposito di casta, a lei sembra normale, Presidente, che un Ministro dell'interno festeggi con la porchetta nelle stanze dello Stato, con gli amici, mentre in Italia accadono tante cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Accadono tante cose, per esempio accade che c'è un dibattito parlamentare su un decreto che ha a oggetto questioni, tra le altre cose, molto, molto importanti; accade in questo Paese che di colpo i sindaci delle nostre città, di qualunque colore politico, si trovano il Governo dello scippo, si vedono levare fondi di cui avevano diritto, per i quali non sono stati a dormire, hanno fatto progetti, hanno fatto contratti, hanno iscritto le somme in bilancio, hanno fatto atti di impegno e in alcuni casi di spesa, stavano per concludere le progettazioni o per appaltare, alcuni lo avevano già fatto.

Arriva il Governo del cambiamento e sostiene che quei soldi devono essere levati, solo alla mia regione circa 60 milioni di euro, per darli ai comuni per utilizzare gli avanzi di amministrazione. Darli ai comuni per utilizzare l'avanzo di amministrazione? L'avanzo di amministrazione dei comuni è dei comuni, non è roba vostra, non è finanza dello Stato; è solo copertura finanziaria. Non sono soldi in più che arrivano ai comuni italiani, sono soldi che i comuni italiani utilizzano, ma di quello che avevano nelle loro casse. Il grande imbroglio costruito, costituito, organizzato in queste settimane. Certo, tanti di noi, e penso anche tanti italiani, Presidente, aspettavano, immaginavano, anche dalla figura della Presidenza della Camera, una maggiore forza rispetto alla coerenza tra le cose che si facevano e si dicevano e tra le cose che si fanno adesso che si è seduti in modo prestigioso sulla sua sedia. Ci si immaginava che lei svolgesse anche un'azione di consiglio, mettiamola così, nell'autonomia, chiaramente, dei gruppi parlamentari, perché lei non li può influenzare né li vuole influenzare, ci mancherebbe altro, e né possiamo farlo noi nei suoi confronti.

Però ci si aspettava che la conduzione della Camera avesse consigliato al Presidente di consigliare che scegliere la via di una seduta fiume, che poi fiume non è o è parzialmente fiume, di fronte a un capogruppo del secondo partito in Italia - per adesso, qui dentro la Camera siamo il secondo partito in Italia; i sondaggi si fanno fuori la Camera, per adesso noi rappresentiamo il secondo partito in Italia - che aveva lanciato una proposta di ritirare gli emendamenti, di ritirare gli ordini del giorno, di consentirci di fare la discussione.

Saremmo arrivati esattamente allo stesso orario, più o meno, ora più ora meno, sapendo che, tra l'altro, il provvedimento andrà di pomeriggio di mercoledì, con tutto il tempo per concludere qui e con gli atti di impegno che mai noi avremmo fatto scadere i termini. Che deve fare di più una forza di opposizione che rappresenta la seconda forza nel Paese nel mondo reale? Poi nel mondo dei sondaggi vedremo quando si voterà, e, chiaramente, accetteremo il responso elettorale così come sarà. Intanto quella forza, che qui rappresenta il secondo partito nel Paese, la seconda forza politica, ha rappresentato una disponibilità. La domanda è: perché non è stata colta questa disponibilità? Lo so che questo mio dire in questo momento non è che sarà oggetto di straordinaria attenzione né nella Camera né fuori da quest'Aula, però il punto è che c'è una deviazione sin dall'inizio, una devianza sin dall'inizio nei rapporti parlamentari, che ha uno scopo, che ha un obiettivo, che ha una chiara volontà politica.

Questa non la riconduco a lei, ma la riconduco alle forze di maggioranza sì, con un po' di connivenza e compiacenza con le finte forze che stanno all'opposizione qui.

PRESIDENTE. Concluda.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Concludo, Presidente. Tutto sommato, c'è un problema di fastidio di discutere e di parlare, perché il dibattito pubblico è un po' più complesso di un click. Un click si risolve con l'istantaneità, il dibattito pubblico si risolve con parole, riflessioni e argomenti. Noi vi abbiamo posto due argomenti: uno che riguardava la salute dei bambini e delle famiglie, un altro che riguardava il diritto dei cittadini che vivono nelle periferie di avere il diritto di vivere come cittadini di serie A, perché c'è ancora una serie A e una serie B. Volevamo cancellarli e voi, invece, avete cancellato l'occasione per fare in modo che si cancellasse questa separazione, non con i muri, ma di vita economica, di vita sociale nelle periferie. E sappiate, Presidente, e concludo veramente, che, nel fare questo, avete colpito ulteriormente le città, i territori e i luoghi dove c'è un ulteriore dolore, quello del terremoto. Ha ragione, Presidente, non approfitto ulteriormente della sua cortesia, però sappia che a L'Aquila, nella città del terremoto, oltre 300 morti, avete cancellato anche i fondi per le periferie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI (PD). Signor Presidente, credo che sia possibile oggi, da un'Aula semivuota, comunque fare alcune osservazioni e alcuni pensieri su come e perché questo decreto sia sbagliato e su come e perché sia stato sbagliato l'iter che ha portato oggi alla votazione finale. Vede, signor Presidente, non era presente lei in Aula, era presente la sua vice, quando è emerso il fatto che la fiducia era stata autorizzata dal Consiglio dei ministri un giorno prima dell'emanazione ufficiale del decreto. Al di là di quella che sarà la decisione finale delle istituzioni, a cui eventualmente qualsiasi cittadino, naturalmente, potrà ricorrere per sollevare questo tipo di problema, credo che sia già stato un errore di fondo voler insistere su questo. Presidente, credo che, quando una maggioranza è maggioranza, la forza della maggioranza stia anche nel dire qualche volta: cerchiamo di arrivare comunque a una soluzione che faccia del bene alle istituzioni in modo complessivo.

Se c'è un dubbio che qualcuno un domani possa fare decadere o possa in qualche modo impugnare questo decreto, anche per come è costruito nel suo iter procedurale, è evidente che è un rischio troppo grosso per le istituzioni. E allora, una volta terminata la fase della campagna elettorale, una volta terminata la costruzione del Governo, una volta in cui il Parlamento si è messo insieme per lavorare, probabilmente una discussione più pacata e un'osservazione più attenta, una disponibilità da parte di tutti, potrebbe qualche volta evitare anche che ci possano essere delle conseguenze che sono dannose, non tanto sotto l'aspetto politico di una forza politica o di un'altra, ma soprattutto per i cittadini, che sono quelli che devono utilizzare, poi, i provvedimenti che noi facciamo.

Quindi, primo errore, il vizio iniziale che ci pone un grossissimo punto interrogativo sulla fine che potrebbe fare questo decreto, con tutto, naturalmente, quello che può comportare, perché si può ricorrere contro soltanto una piccola norma di questo decreto, ma, se fosse toccata la piccola norma sul fatto della non perfetta regolarità dell'iter procedurale, è evidente che poi sarebbe tutto il decreto che viene a cadere. E, allora, mi permetto di fare questa riflessione, i miei colleghi hanno parlato dei vaccini, hanno parlato delle periferie. Mi permetto di fare questa riflessione, probabilmente questo sarà l'ultimo intervento che faccio in quest'Aula, perché ho avuto l'onore da parte vostra di essere nominato al Consiglio superiore della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e quindi fra dieci giorni non vi disturberò più e non sarò più qui, però mi permetto, Presidente…

PRESIDENTE. Non disturba.

DAVID ERMINI (PD). No, lo so, lo dicevo perché voglio veramente mandare un segnale proprio a lei, Presidente: noi, in cinque anni e mezzo, forse non ci siamo mai neanche parlati a quattr'occhi, però credo di averla conosciuta, di averla sentita parlare e di capire anche fondamentalmente quello che qualche volta lei pensa, anche se non ce lo può dire. Presidente, credo che alla fine tutti noi partiamo da un presupposto: l'impegno politico, e probabilmente io e lei in un'altra epoca, qualche anno fa, forse potremmo essere stati anche dalla stessa parte, ci porta a voler arrivare a un fine, che è quello di fare un bene comune, un bene per tutti. E allora, una volta finita la campagna elettorale, una volta terminate le schermaglie, una volta in cui veramente ci si può mettere insieme per costruire…certo, c'è chi vince le elezioni e chi le perde, noi siamo abituati dal 1994 in poi che chi ha governato non ha mai vinto le elezioni successive, e questa volta avete fatto un Governo con due forze che si erano poste antitetiche durante la campagna elettorale. È inutile, le vediamo tutti i giorni sui social, alle televisioni, le dichiarazioni dei rappresentanti dei 5 Stelle e dei rappresentanti della Lega che se ne dicevano di cotte e di crude, di tutto e di più. Però, una volta che si decide di governare, si governa. Allora, lo dico perché penso che tutti abbiamo lo stesso scopo.

A un certo punto cerchiamo di capire qual è veramente il bene dei cittadini. Quando si arriva al Governo, se si arriva al Governo dopo una campagna elettorale anche molto forte, dopo cinque anni di opposizione dura come è stata fatta in quest'Aula, è evidente che si è raccolto il consenso di tanta gente. Si è raccolto il consenso anche di tanta gente che ha delle posizioni contrapposte, degli interessi contrapposti; e quando si arriva a governare, bisogna saper scegliere, certamente con grande equilibrio.

Vede, Presidente, la parola “equilibrio” nel nostro sistema politico è sparita; e invece la parola “equilibrio” è un termine che andrebbe sempre usato, insieme alla parola “buonsenso”, quando si gestisce la cosa pubblica. Allora io dico: un decreto-legge come questo era molto delicato, perché è evidente che quando si arriva in una fase di transizione fra quelli che erano i provvedimenti del vecchio Governo e quelli che sono i provvedimenti del nuovo Governo, anche e soprattutto quando sono poi di posizioni politiche contrapposte, non si può buttare sempre via tutto. Questo tema delle periferie… Il tema dei vaccini è un'altra cosa, è un livello quasi ideologico che veramente è brutto mettere su un tema come quello della salute dei bambini. Ma sul tema delle periferie si poteva fare un ragionamento completamente diverso! Invece quello che appare è il fatto che vi sia una grande confusione, che non si sa ancora quello che si farà domani. La dichiarazione del Presidente del Consiglio: valuteremo la prossima settimana come poter impostare un provvedimento… Veramente hanno utilizzato termini alla Mario Monicelli, i miei colleghi! Ma veramente non può andare così! Non può funzionare così! Perché, come diceva giustamente il collega De Maria, quando si parla con un sindaco non si parla a un sindaco del PD, a un sindaco del MoVimento 5 Stelle: si parla ad una collettività, si parla alle periferie.

Vedete, e poi concludo perché il tempo starà per scadere: le periferie sono un elemento su cui noi del centrosinistra dobbiamo fare una grande riflessione. Voi avete preso molti voti (parlo di area governativa) nelle periferie; ma nelle periferie ci si va non cercando di indicare un nemico o indicare un responsabile del disagio o indicare la persona a cui ci si deve attaccare per giustificare il fatto che le nostre periferie sono in qualche modo qualche volta degradate. Nelle periferie ci si va per costruire: perché la solitudine delle persone non si smantella indicando un nemico, non si tutela la persona che è sola indicando un nemico, non gli si dà una gioia, non gli si dà una speranza indicando un nemico, gli si dà costruendo qualcosa, costruendo una scuola, una piazza, una biblioteca, un campettino di calcio, un punto di socialità. La gente deve smettere di sentirsi sola nelle periferie, oggi questo è il problema. Il problema è che oggi nelle periferie la gente si sente abbandonata, e ha bisogno di avere lo Stato in tutte le sue forme che in qualche modo si avvicina e la fa sentire protetta: nella sicurezza, nell'attività sociale, nella speranza che i loro figli stiano meglio di quanto stanno loro oggi. Ecco, io credo che tutti noi su questo dobbiamo fare una riflessione.

E allora spostare i soldi che sono stati spostati e sono stati tolti sulle periferie, va ad incidere su questo. Non è un problema della politica, ha vinto Conte, ha perso l'opposizione, ha perso il Governo Gentiloni a cui sono stati tolti i soldi, che ce li aveva messi e li metteranno da un'altra parte. Non è questo il problema: il problema è sapere dove va a finire quello che noi investiamo nel nostro lavoro per il bene dei nostri cittadini.

Forse voi in questo momento date la sensazione di avere molta confusione: un giorno siamo per le nazionalizzazioni e il giorno dopo Tria dice che non siamo più per le nazionalizzazioni; vogliamo fare un commissario e ancora non abbiamo fatto il commissario; il ponte lo costruisce uno, dopo lo costruisce un altro. Va tutto bene; però i cittadini hanno bisogno di sapere dov'è la strada. E la strada si costruisce con dei principi fondamentali, che sono quelli a cui tutti noi, credo, dobbiamo fare riferimento e a cui facciamo riferimento: che sono quelli della libertà, dell'uguaglianza, della solidarietà. Sono quello che c'è scritto nei primi articoli della nostra Costituzione. Se noi puntassimo sempre su questi argomenti, e puntassimo sempre su questi princìpi, forse faremmo meno litigate.

Discuteremmo certo sugli strumenti legislativi, ma è ovvio: voi siete per il reddito di cittadinanza, il Partito Democratico aveva scelto il Rei, ma avevano e hanno comunque tutti, penso, la stessa finalità. Se noi lavoriamo su questo io credo che tante incomprensioni si potrebbero superare; se si pensa di rimanere in campagna elettorale indicando avversari, nemici, gente da mettere alla pubblica gogna, credo che questo non ci porti da nessuna parte.

Dobbiamo ripartire sì dalle periferie, dalla tutela delle persone che hanno più bisogno. E allora, per la tutela delle persone che hanno più bisogno, io ho avuto la fortuna e l'onore di andare a fare il commissario del mio partito in una città bella come Genova, oggi così duramente colpita: vi posso dire che quelle periferie hanno bisogno delle istituzioni, hanno bisogno della vita che solo attraverso i nostri provvedimenti legislativi siamo in grado di dare. Signor Presidente, mi scusi se le ho preso tempo; poi spero di avere anche occasione di parlare con lei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie mille, senza problemi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, noi siamo qui ancora una volta a esprimere grande contrarietà a questo decreto-legge. Io vorrei dirvi tre cose su questo decreto-legge.

Questo di solito è un decreto-legge che non genera nessun tipo di conflitto, è un decreto-legge che ha una sostanziale valenza amministrativa, perché prolunga i termini di legge per alcune cose per cui c'è stato un mancato adeguamento amministrativo, e quindi si decide di prorogare i termini di legge per sistemare le cose che nel corso dell'anno non sono state sistemate. Voi siete riusciti a trasformare un provvedimento che di solito è un provvedimento, appunto, con una valenza neutrale, con una valenza di continuità, in un provvedimento che è sostanzialmente negativo per voi, ma soprattutto per l'Italia. Per questo vi vanno fatti davvero dei complimenti sentiti: siete gli unici che siete riusciti a trasformare un decreto-legge “milleproroghe”, che di solito viene discusso davvero con grande capacità anche di comporre i conflitti e di trovare le soluzioni migliori, in un decreto-legge che lascia solo tracce negative nell'opinione pubblica rispetto all'operato del vostro Governo. Vi meritate davvero tantissimi complimenti!

Nell'opinione pubblica questo decreto-legge passerà per due cose. In primo luogo è il decreto-legge che taglia i fondi alle periferie. Anche qui siete riusciti in un capolavoro straordinario: non era nel testo originale del decreto-legge, avete messo questo taglio, questa rapina al Senato, l'avete riconfermata qui, ci state prendendo in giro, state prendendo in giro i comuni, state prendendo in giro i 19 milioni di cittadini che erano in un qualche modo coinvolti in progetti con risorse già stanziate, dicendo che la settimana prossima si farà un altro decreto-legge per correggere gli errori di questo decreto-legge. Devo dire, un piccolo capolavoro di confusione e di negatività, per le ricadute che il provvedimento ha sul territorio e anche sul vostro consenso.

Il secondo elemento sul quale davvero vi vanno fatti i complimenti è la confusione che avete generato sui vaccini. C'era una legge, era una legge chiara, scritta, era una legge sperimentata lo scorso anno, appunto con un meccanismo di adeguamento e di entrata in vigore di nuove norme, di nuovi obblighi; voi siete riusciti quest'anno a creare grandissima confusione, a prorogare i termini della possibilità di presentare l'autocertificazione, creando una situazione di irresponsabilità, di incertezza normativa che davvero non ha precedenti. Anche qui davvero complimenti per aver deciso di trasformare questo decreto-legge “milleproroghe” in un provvedimento negativo per i bambini, per le scuole, per le loro famiglie, per chi dallo Stato si aspetta invece certezza normativa e provvedimenti chiari e comprensibili.

Il secondo appunto che io voglio farvi, è che vorrei riprendere quello che diceva questa notte il deputato Sensi. Lo riprendo perché lo spazio che avete lasciato voi alla discussione è stato uno spazio davvero molto compresso, davvero nascosto nella discussione di questa notte, con la seduta fiume che lei, Presidente, ha avallato. Io voglio ripetere quello che diceva il deputato Sensi, perché penso che sia importante che venga ripetuto, perché penso che voi con questo decreto-legge “milleproroghe” state davvero producendo una ferita.

Appunto, il vostro è un decreto-legge che genera insicurezza, che mina la fiducia. In primo luogo mina la fiducia tra i cittadini e le istituzioni: questo è il problema principale della decisione che voi avete preso sul taglio dei fondi alle periferie.

C'erano dei progetti, dei progetti che i cittadini di 96 città si aspettavano dalla collaborazione tra Stato centrale e comuni e voi avete deciso di dire che i patti non si rispettano, che lo Stato non rispetta i patti. Complimenti anche su questo, davvero avete generato una rottura del rapporto tra i cittadini che pagano le tasse e si aspettano che i servizi tornino, ma che si abbia certezza dei servizi o degli aiuti che lo Stato può dare al territorio. Con questo decreto-legge voi rompete questa relazione di fiducia.

La seconda cosa che fate, ancora più grave, rompete la fiducia che c'è tra tutti i cittadini. Con il provvedimento sui vaccini voi fate questa cosa gravissima: create un clima di sfiducia, di paura, di sospetto nelle classi tra genitori, tra bambini. Ma perché quel bambino ha portato l'autocertificazione? Perché sua mamma si sarà dimenticata, avrà perso il certificato vaccinale oppure porta l'autocertificazione perché in realtà sta cercando di fregarci e sta cercando di portare dentro una classe un bambino che non è stato vaccinato e che lei non vuole vaccinare? Ecco avete creato questo, avete creato questo clima tra lo Stato e le istituzioni e tra i cittadini e davvero questo è un vulnus che resterà e spero che voi non abbiate intenzione di portare avanti, nei prossimi provvedimenti di legge, questo modo di governare perché è un modo profondamente negativo.

La nostra responsabilità è quella di creare coesione sociale, di prendere certamente delle decisioni in un senso o nell'altro, ma voi invece state rompendo quel tessuto sociale che ci tiene insieme come nazione, come comunità e questa cosa è molto grave, può dare qualche vantaggio a qualcuna delle forze politiche che compongono il Governo che vivono della paura ma non farà il vantaggio di tutta la comunità nazionale.

Voi avete fatto probabilmente queste scelte sui vaccini, sulle periferie perché avete l'ansia del cambiamento, avete l'ansia di dire che state facendo delle cose diverse da quelli che c'erano prima, ma non c'è bisogno di applicare quest'ansia del cambiamento a tutto. Non c'è bisogno di smantellare tutto quello che c'era prima. C'erano delle leggi e si può essere d'accordo, non si può essere d'accordo, ma non si può sottoporre i cittadini alla vostra frenesia di dimostrare che siete diversi dagli altri distruggendo quello che c'era prima di voi. Proponete delle cose nuove! Questo è quello che i cittadini si aspettano da voi, i cittadini si aspettano che voi diate seguito alle promesse che avete fatto e non che distruggiate quello che c'era prima solo per dire che siete diversi e che fate le cose in modo diverso! C'è bisogno di guardare avanti, non di distruggere quello che c'era prima.

Il terzo punto che voglio sollevare in questo mio intervento riguarda il fatto che voi non pensiate insomma che i cittadini possano essere distratti da tutta la propaganda che state facendo sull'immigrazione, che i cittadini non si rendano conto di quello che voi avete fatto con questo provvedimento di legge. Le prime notizie sulle prime pagine dei giornali della giornata di oggi sono soprattutto sul tema dell'immigrazione - ci tornerò - ma non pensiate che i genitori che hanno iscritto i loro figli nelle scuole e che non sanno appunto se il compagno è o non è vaccinato si facciano distrarre rispetto a una questione di primaria importanza per quanto riguarda la salute dei loro figli dal fatto che il Ministro Salvini oggi ha fatto una cosa incredibile. Si è presentato a una riunione dei Ministri dell'Interno europei e ha sostanzialmente ripreso la riunione con una telecamera per poi poter dire che lui sì che difende gli interessi degli italiani. Ecco non pensiate che quel modo incredibile di fare riesca a distrarre i cittadini dagli effetti negativi del vostro governare.

I cittadini del quartiere di Milano - della mia città - a cui voi avete tagliato i soldi con il bando delle periferie si ricorderanno perché non avranno la scuola media dove doveva esserci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), si ricorderanno di quello che voi avete fatto con questo decreto perché si aspettavano dallo Stato il prolungamento di un tram che non ci sarà e questa ennesima buffonata del Ministro - ennesima perché ne abbiamo viste fin troppe in questi anni – non gli nasconderà la verità del vostro modo di governare, che è un modo di governare che crea sfiducia, che crea solo cose in negativo, che non porta di un passo in avanti il nostro Paese.

Chiudo sul tema dell'immigrazione. A me dispiacerebbe se - diciamo tra qualche settimana - noi fossimo chiamati per un'altra proroga. Oggi il Ministro Salvini sta cercando di nascondere una cosa che è avvenuta e cioè che lui ha firmato con la Germania un accordo per accettare il ritorno di alcuni migranti che sono in Germania e che sono arrivati in Italia. Cioè è stato fatto oggi un accordo tra il nostro Ministro dell'interno e il Ministro dell'interno della Germania per dire sostanzialmente che il principio di Dublino va bene così com'è e che il nostro Governo è d'accordo a che quel principio sia il principio con cui si governa l'immigrazione. Il nostro Governo oggi si è detto d'accordo con il governo della Germania a riprenderci dei migranti. Ecco, questo accordo - nonostante quello che il ministro Salvini continua a dire alle agenzie - è in vigore fino all'11 novembre. E non vorrei che dopo questo decreto milleproroghe fossimo chiamati l'11 di novembre a ratificare una proroga di questo altro accordo. Sarebbe molto negativo per l'Italia. Anche qui noi vigileremo perché per noi contano i fatti e i fatti di questo Governo sono negativi, sono contrari all'interesse dell'Italia e non potranno essere coperti dalla vostra propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (PD). Grazie Presidente. Intervengo quest'oggi per giustificare e spiegare il mio voto contrario a questo provvedimento e sarebbero sufficienti anche solo le modalità con le quali siamo arrivati a questo voto per giustificarne l'esito. Un iter parlamentare che è cominciato con una maggioranza sorda e soprattutto muta, che è passato per una tagliola del dibattito, che ci ha visto per la prima volta nella storia, assistere ad una fiducia preventiva che era stata posta ancor prima che il provvedimento diventasse ufficiale e che si è conclusa con la delibera di una seduta fiume che la maggioranza ha voluto per sfuggire al confronto e poter concludere rapidamente un provvedimento che mette in imbarazzo essa stessa. Parlavo di maggioranza muta perché ciò che mi ha stupito, signor Presidente, in questo dibattito è appunto il silenzio di tanti parlamentari che nei territori hanno affermato di voler difendere i progetti del bando periferie, che hanno affermato di essere dalla parte dei dirigenti scolastici che chiedevano chiarezza, ma che qui a Roma, lontano dai territori, rimangono zitti e approvano ciò che nei territori dicono di non condividere.

Ma passiamo oltre anche alle modalità con le quali siamo arrivati a questo voto e proviamo anche a giustificare il voto contrario nel merito e potrei soffermarmi su ciò che è stato in particolare oggetto dei miei emendamenti e che molti dei miei colleghi hanno ricordato prima di me ovvero la scelta, in questo provvedimento, di togliere risorse rispetto ad impegni già assunti con la promessa, vaga e inconsistente, di restituirli ai cittadini con futuri provvedimenti. Mi riferisco ovviamente, in primis, alle risorse del bando periferie perché, signor Presidente, penso che neanche i colleghi della maggioranza siano soddisfatti delle parole che durante i lavori di questa aula abbiamo sentito affermare fuori da qui dal Presidente del Consiglio. Si parla di “progetti preventivati e in corso”, “gli altri li spalmeremo”… ma che cosa significa? Ci sono sindaci che hanno approvato i bilanci, che hanno avviato progetti: come dovranno comportarsi nei confronti delle risorse che hanno già destinato a progetti che hanno già presentato ai propri cittadini ? Io faccio il conto con ciò che conosco, con ciò con cui mi confronto quotidianamente. Nell'area metropolitana di Venezia ci sono 13 comuni che attendono da quest'Aula - e hanno seguito il nostro dibattito proprio perché vivono ore di incertezza -, dicevo ci sono 13 comuni che attendono di capire se i 21 interventi finanziati dai Governi Renzi e Gentiloni attraverso il bando periferie potranno avere un futuro. Si tratta di interventi che in molti casi cambiano il paesaggio, cambiano l'aspetto delle città che questi sindaci governano. A San Donà di Piave per esempio l'intervento occupa 40 mila metri quadri, significa cambiare completamente un'area che oggi è assolutamente degradata. A Portogruaro, nel mio comune, c'è un'area di accesso alla città che è di proprietà pubblica e che da anni attende una riqualificazione che finalmente grazie ai Governi Renzi e Gentiloni aveva trovato un futuro.

Ecco, io credo che di fronte a cose concrete come quelle che le ho appena nominato l'incertezza di promesse vaghe non regga oggi e non reggerà soprattutto nei prossimi giorni. Siamo in attesa di un provvedimento che dovrebbe essere emanato, ma nel frattempo quando l'opposizione, che ha lavorato seriamente nel merito tutta la notte, chiede in quest'Aula di trasformare questa promessa in qualcosa di concreto, in un atto formale, anche con un semplice ordine del giorno che impegni formalmente il Governo a confermare i finanziamenti del bando periferie, anche su questo otteniamo un no. Lo ripeto, otteniamo un no proprio da quei parlamentari che in questi territori che ho citato torneranno dicendo che i soldi tanto arriveranno, che non c'è da preoccuparsi, ma quando devono confermare questo impegno con un voto non lo fanno, votano in maniera contraria; anche perché hanno avuto modo di affermare in passato che queste erano “marchette”. Io credo che i sindaci, siccome ho citato due comuni che sono anche di due colori diversi, i sindaci non considerino il lavoro dei loro uffici, dei loro progettisti come delle marchette, ma qualcosa di serio che hanno fatto per i loro cittadini e che merita assolutamente rispetto.

L'altro punto di questo provvedimento che ha più o meno la stessa caratteristica, ovvero l'idea di un rinvio per fare meglio, è proprio quello relativo al ristoro dei risparmiatori truffati nelle vicende delle banche in liquidazione. Ovviamente per la mia provenienza conosco meglio la situazione delle banche venete. Anche qui i Governi a guida PD avevano messo sul campo una soluzione concreta, un fondo di ristoro per i risparmiatori che avevano ottenuto il riconoscimento di una truffa. Questo fondo per essere operativo necessitava di un semplice provvedimento, un decreto attuativo che questo Governo ha trovato già pronto nelle stanze del Ministero dell'economia, ma che non ha voluto pubblicare, magari anche modificandolo. Il Governo ha incontrato i risparmiatori dicendo che avrebbe potuto fare di più, perché doveva essere coerente con le promesse che in giro per il Veneto è andato affermando, ovvero che si sarebbero messi più soldi, che sarebbero stati molti di più i risparmiatori ad essere garantiti dal ristoro. Ecco, con la promessa di fare di più e meglio intanto il fondo per il ristoro rimane lì fermo. Quelli non sono, come ho sentito dire da qualche collega, soldi non disponibili, quelli erano soldi concretamente disponibili per i risparmiatori. Si dice che il decreto può aspettare, aspettiamo la legge di bilancio, si farà meglio, metteremo più soldi, intanto diamo un po' a tutti perché poi si usano anche questi piccoli stratagemmi, si illudono i risparmiatori: intanto provvediamo qualcosina subito, quando con un ordine del giorno vi chiediamo di chiarire che quel “qualcosina subito” è solo una parte del ristoro, ma che avranno certamente diritto ad essere integralmente diciamo ristorati del danno subìto, neanche su questo otteniamo un impegno formale da questo Governo e un voto favorevole da questa maggioranza!

Invito i colleghi veneti a ritornare in Veneto a dire che però daranno un pochino subìto; però quando c'era da garantire che questi risparmiatori avrebbero avuto tutto quello, no, non si sono sentiti di votarlo.

Ma passiamo oltre, pensiamo anche che queste sono misure che hanno a che fare con i soldi e che quindi forse i sindaci, i risparmiatori possono anche aspettare, perché in fondo stiamo parlando di soldi. Ma sapete chi è che non può aspettare e qual è il punto che su questo decreto ci ha spinto a fare un'opposizione dura e determinata per tutta la notte? Per noi chi non può aspettare sono i bambini, per noi loro non possono aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se nei casi precedenti si parlava di soldi in questo caso è diverso, si parla di salute e di istruzione che in una società democratica devono essere un diritto di tutti e che oggi con questo decreto non lo sono. Quanti altri casi come quelli del bambino di Castelfranco Veneto dovremo ascoltare? Quanti altri bambini immunodepressi dovranno rinunciare all'istruzione e ad andare a scuola per l'incapacità di questa maggioranza di trovare una quadra interna su un tema così delicato, dove qualcuno in questi mesi si è spinto oltre inseguendo i guru del web, gli stregoni alternativi alla medicina?

Qualcuno si era spinto oltre e questa maggioranza non ha avuto la capacità di trovare una soluzione concreta e così ha messo nel caos e nell'incertezza i dirigenti scolastici ed ha messo in crisi le famiglie. Sapete cosa sta succedendo in questi giorni nei territori? Ci sono le mamme con i bambini davanti alle scuole che chiedono se possono entrare, chiedono: se il provvedimento è passato, posso presentare una carta? Questo sta succedendo oggi di fronte alle nostre scuole e voi avete scelto la strada più pericolosa: avete scelto di prorogare uno strumento che doveva essere temporaneo, ma che ha già dimostrato tutta la sua limitatezza.

La stampa ci riporta fatti concreti, e concludo Presidente: a Venezia in una sola giornata di controllo, su 34 autocertificazioni ben 20 sono risultate irregolari, alcune palesemente false. Ci sono state mamme che su web si vantavano di come falsificare un'autocertificazione. Ecco, io credo che in virtù di uno strano concetto di libertà di scelta si nasconde la peggiore negazione della libertà vera, quella dei bambini. Attenzione, perché in tutto questo caos nella vostra incapacità di trovare una mediazione rispetto alle spinte che avete avuto in passato, le vittime di questo caos che create con questo voto saranno i bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (PD). Grazie, Presidente, intervengo per motivare le ragioni del mio convinto voto negativo sulla conversione del decreto milleproroghe. Vedete, io ritengo che questo decreto sia importante perché certifica la cifra di questo Governo sotto tre profili. Il primo certifica che la forma specifica di cambiamento che persegue questo Governo è quella del voltafaccia: voi siete andati nelle periferie delle nostre città durante la campagna elettorale promettendo che vi sareste occupati dei cittadini di quelle periferie e gli avete voltato la faccia perché avete deciso di tagliare i fondi che servivano per migliorare la qualità della vita di quei cittadini. Avete voltato la faccia ai cittadini dei territori terremotati. In quest'Aula poche settimane il Governo ha dato parere favorevole ad un ordine del giorno che vi impegnava a prendere provvedimenti riguardanti la proroga della struttura commissariale, a prendere provvedimenti riguardanti i mutui, a prendere provvedimenti riguardanti la restituzione delle tasse delle aziende che si trovano nelle aree terremotate. Avete preso l'impegno di inserire queste misure nel decreto milleproroghe. Non c'è nulla di tutto questo, avete voltato la faccia anche in questo caso.

Il secondo profilo di questo Governo che è dimostrato dal decreto milleproroghe è che la forma specifica di rapporto fiduciario che intendete intrattenere con i cittadini italiani è quello della vigliaccheria cerchiobottista. Voi non avete mai il coraggio di dire che avete fatto una scelta ma le scelte le fate nel momento in cui non avete il coraggio di eliminare gli Invalsi, ma stabilite che quel tipo di valutazione non sarà più un requisito di ammissibilità per l'esame di maturità; le fate quando non avete il coraggio di abolire l'alternanza scuola-lavoro, ma stabilite che quello strumento di innovazione didattica non sarà più un requisito di ammissibilità all'esame di maturità; le fate sul bando periferie quando parlate di sospensione delle convenzioni con i comuni, voi non le sospendete quelle convenzioni, le cancellate e dovete avere il coraggio di dirlo ai cittadini delle periferie; le cancellate perché poche ore fa avete votato contro tutti gli ordini del giorno che abbiamo presentato e in cui chiedevamo di rinnovare e confermare l'impegno che ha dichiarato di voler assumere il Presidente Conte alla stampa. Noi volevamo che quell'impegno venisse rinnovato in quest'aula del Parlamento, nel luogo in cui sono rappresentati i cittadini e che vi impegnaste quindi solennemente a rimettere le risorse del bando periferie con urgenza. Avete votato contro.

Voi, sulla questione dei vaccini, non avete il coraggio di dire che volete eliminare l'obbligo e vi inventate la proroga dell'autocertificazione, ancora una volta perché non avete il coraggio di dire che state facendo delle scelte e vi nascondete dietro a rinvii e proroghe perché siete terrorizzati di perdere voti, di perdere il consenso di quelle persone a cui avete promesso cose che oggi non siete in grado o non volete rispettare.

L'ultimo profilo che dimostra questo decreto - che per me è il più grave - è che la forma specifica di legame emotivo che voi intendete avere con i cittadini italiani è di essere indifferenti verso i cittadini più fragili. Lo dimostra la questione del “bando periferie” perché voi tradite i cittadini che abitano nelle parti più fragili delle nostre città, cittadini che hanno diritto ad avere scuole, che hanno diritto ad avere parchi, che hanno diritto ad avere luoghi di aggregazione, che hanno diritto a vivere in luoghi belli e voi gli state negando questo diritto. Ma fate ciò anzitutto sulla questione dei vaccini e su questo lasciatemi aprire un capitolo specifico. Vedete, l'obbligo vaccinale tutela bambini che si trovano in situazioni di salute molto difficile e tra questi ci sono, per esempio, i bambini che hanno delle neuropatologie molto gravi. Sono bambini che sono alimentati con il sondino, sono bambini che respirano tramite la tracheotomia, sono bambini che ogni giorno affrontano montagne enormi di difficoltà e di dolore, montagne che molti e tutti noi non sapremmo affrontare: loro lo fanno, avendo le spalle ancora piccole. Ebbene, per quei bambini poter andare all'asilo, poter andare a scuola con altri bambini rappresenta spesso l'unico spicchio di normalità della loro vita, l'unico spicchio di autonomia dalle loro famiglie. Per quelle famiglie, avere il coraggio di mandare i bambini all'asilo o a scuola richiede un percorso di fiducia verso le istituzioni: essi devono fidarsi del fatto che i loro bambini saranno curati e saranno protetti esattamente nello stesso modo in cui vengono protetti da loro.

Voi state negando questo a quelle famiglie e a quei bambini. State negando la possibilità di andare a scuola sereni, state tradendo la fiducia più importante, quella che ha un genitore sul fatto che il suo bambino sarà protetto dalle istituzioni scolastiche. Noi vi abbiamo chiesto di mettervi nei panni di quei bambini e di quei genitori e voi oggi certificate che non ne siete capaci. Non siete capaci di capire come si sente un genitore di un bambino che si trova in condizioni di salute grave quando non ha la certezza che il suo bambino a scuola sarà protetto. Io chiudo questo mio intervento, ricordando una frase di Ginott, un grande pedagogista, il quale disse che i bambini sono come il cemento umido: tutto quello che li colpisce lascia un'impronta. Ebbene, cari colleghi della maggioranza, cari membri del Governo, voi vi state prendendo la responsabilità e il rischio di lasciare un'impronta indelebile nella vita di quei bambini. Io mi auguro con tutto il cuore che siate consapevoli della gravità di quella scelta e mi auguro che abbiate una coscienza che vi permetta di vergognarvi almeno un po' (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie Presidente. Devo dire che gli argomenti da affrontare sono tanti perché questo è un provvedimento, come emerso nel dibattito in queste giornate, pieno di punti interrogativi e di risposte da parte del Governo della politica lontane dalle esigenze dei territori, della gente e di chi veramente aspettava e aspetta dalla politica e dal legislatore concretezza, coerenza e responsabilità. Però la prima cosa che mi sento di sottolineare è quella del metodo. È un metodo che non condividiamo, un metodo che dimostra l'atteggiamento del Governo e anche la non coerenza e quanto ci sia diversità tra la campagna elettorale che c'è stata e gli argomenti che le forze politiche, che rappresentano oggi il Governo, hanno portato avanti, e poi l'agire, il governare e l'esercitare il proprio programma. Parlo di metodo e parto dalla questione di fiducia, che è stata già trattata.

Oggi noi veniamo da una stagione nella quale le forze di maggioranza in primis hanno sottolineato come il Paese non avesse bisogno di una riforma costituzionale, non avesse bisogno di una spinta riformatrice anche per quanto riguarda l'assetto costituzionale e invece ci avete insegnato come si possa esautorare un ramo del Parlamento, anzi due rami del Parlamento, sia la Camera che il Senato, con un atteggiamento, con una prassi costituzionale che nei libri non troviamo – quindi, non solo nelle leggi costituzionali ma anche nella prassi costituzionale - ed avete esautorato e ridotto il Parlamento a mero esecutore. Noi, Presidente, pur non avendola votata, crediamo nelle istituzioni e abbiamo in parte anche creduto nel discorso che lei ci ha fatto quando si è insediato, perché abbiamo rispetto per i ruoli istituzionali e sentire parlare di centralità del Parlamento ci ha fatto - lo devo dire – piacere. Oggi avete dimostrato ancora una volta come il Parlamento non sia centrale, quindi non abbia un valore, un ruolo (noi rappresentiamo chi ci ha votato, quindi gli elettori, i cittadini, in modo democratico), perché avere deliberato e approvato la fiducia, come è emerso già nel dibattito, il 24 luglio, mentre il decreto è stato pubblicato il 25 luglio sulla Gazzetta Ufficiale, vuol dire aver reso il Parlamento un mero esecutore. Quindi, avete chiesto e deliberato la fiducia senza un testo, senza neppure la pubblicazione del decreto-legge nella Gazzetta Ufficiale, come è emerso, quindi stravolgendo e chiedendo un mandato in bianco, una fiducia al buio, su un provvedimento, tra l'altro, importante perché tocca diversi settori della vita di tutti i giorni, da quello che riguarda le periferie, al tema dei vaccini, a tanti altri argomenti; avete chiesto e deliberato una fiducia al buio, quindi un nuovo istituto che nessuno conosceva. Questo va fatto emergere e va sottolineato perché, quando si parlava di Parlamento, di trasparenza, ovvero di tutto ciò che oggi anche la tecnologia ci regala, nel rendere sempre più democratiche le nostre istituzioni e più vicine al cittadino, ebbene, questo va segnalato come un vulnus che è davvero difficile da rimarginare e che farà scuola nella prassi costituzionale tra le cose da non fare e da non seguire.

Inoltre, mi sono andato anch'io a rileggere i verbali delle sedute della scorsa legislatura e, devo dire, ciò è stato fatto, perché poi la vita governativa e il cercare di dare delle risposte ha imposto anche nel passato ai nostri Governi di porre la questione di fiducia. Però, su questo tema, inviterei tutti, signor Presidente, tramite la sua persona, ad andare a rileggere i verbali di quelle sedute dove vediamo che alcuni esponenti dell'attuale Governo, a proposito della fiducia che i nostri Governi deliberavano e che noi abbiamo utilizzato, parlavano - mi riferisco a una frase del Vice Presidente Di Maio - in termini di aberrazione costituzionale, protesta in piazza. Cancelleri: è emergenza democratica.

Quindi, tutte le volte che il Governo ha messo la fiducia; oppure, ricordo con il Governo Letta quando è stata chiesta la fiducia sul decreto-legge sulle emergenze ambientali: in quell'occasione il Movimento 5 Stelle aveva avviato una dura battaglia, arrivando all'ostruzionismo e a interventi personali di un minuto, che poi noi oggi, in maniera responsabile e con un dialogo costruttivo, abbiamo cercato di fare in questa fase per dare voce ai cittadini, per dare voce ai territori e per dare forza anche a quei sindaci, per quanto riguarda, per esempio, il bando che riguarda i finanziamenti per le periferie, in sede di contrattazione con il Governo, tanto che l'ANCI ha ottenuto delle promesse dal Governo.

E noi ci auguriamo che questa nostra opposizione costruttiva e seria, sui temi, come ci consentono le regole democratiche, possa essere, poi, una spinta ulteriore per invitare il Governo, come ha promesso, a far tornare questi finanziamenti che, davvero, oggi, lasciano i comuni senza una progettualità. Cambiano le carte in tavola e quindi mettono in difficoltà tanti territori, come è emerso bene nel dibattito.

L'altro tema, sempre a proposito del bando delle periferie, è quello di avere citato una sentenza della Corte costituzionale. Anche questo fa emergere le contraddizioni e fa emergere un altro aspetto, il fatto che non si dica realmente che, invece, l'aver eliminato con un tratto di penna questi finanziamenti è scelta politica di questo Governo; non c'entra niente la sentenza della Corte costituzionale, non c'entra niente il ricorso della regione Veneto, con il quale, tra l'altro, c'era in discussione il rapporto, un accordo tra Stato e regioni per quanto riguarda i finanziamenti, un accordo Stato-regioni e, quindi, un passaggio nella Conferenza Stato-regioni che non riguarda i finanziamenti di questo progetto, vincente, lungimirante, del Governo Renzi, con il quale si dava voce, il giorno dopo degli attentati di Parigi, al tema delle periferie, al tema culturale, sociale, al tema strutturale, al tema ecologico, perché molti dei finanziamenti che presentano i comuni riguardano piste ciclabili, riguardano investimenti nell'ambiente, aspetti ecologici, modernizzazione di tante strutture, ristrutturazioni, finanziamenti tra privati e Stato, cofinanziamenti con i comuni e, quindi, si crea una difficoltà chiaramente anche programmatica di organizzazione.

Quindi, la sentenza non c'entra niente, perché questo progetto, questa spinta, questa idea del Governo Renzi di finanziare le periferie, riguardava finanziamenti tra Stato ed enti locali e, quindi, non c'entrano niente le regioni. Questo lo dite, poi, anche voi, ecco la contraddizione anche tecnica giuridica, oltre che politica, perché anche voi nell'emendamento non vi fermate al comma 140, ma intervenite anche sul comma 141 che non è stato toccato, tra l'altro, dalla Corte costituzionale e che riguarda le convenzioni tra comuni e Governo che è l'altro aspetto anche civilistico di tutela; tra l'altro, alcuni sindaci bene fanno a iniziare azioni legali contro il Governo, proprio perché viene meno anche la convenzione tra Governo ed enti locali e, quindi, non solo un'aspettativa, una legittima aspettativa, un affidamento ad avere quei finanziamenti, ma in alcuni casi, tra l'altro, ci sono già i progetti anche esecutivi e sono iniziate le opere. Quindi, c'è il tema dell'affidamento dei lavori, dell'impresa che deve pagare i lavoratori, delle aspettative di diversi soggetti e di un principio generale quale quello della leale collaborazione. E voi, toccando il comma 141, introducete un altro tema che non c'entra proprio niente con la sentenza della Corte costituzionale.

Quindi, è una scelta politica. Tra l'altro, i primi 24 progetti dei primi 24 comuni non rientrano in questa sospensione che riguarda solo 96 comuni e anche questo è un argomento che rafforza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Ha finito il tempo, deputato.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, noi siamo in quest'Aula da molte ore, abbiamo lavorato insieme con i colleghi e crediamo sia giusto, nel rispetto del lavoro e del ruolo di ciascuno, fornire anche alcune rassicurazioni, Presidente. Noi potremmo continuare a lungo, come lei sa, ai sensi di Regolamento, iscrivere altri colleghi, riservarci fino all'ultimo momento i consueti giochi tattici che in un'Aula parlamentare si fanno in queste occasioni.

Però abbiamo rispetto del lavoro delle persone, quindi, vorrei dire che noi annunciamo che non iscriveremo più nessuno, fatto salvo l'elenco che è già nella sua disponibilità, signor Presidente, in maniera tale da poter consentire una corretta organizzazione dei nostri lavori e per dimostrare che per noi anche questo significa il rispetto dei colleghi e dell'istituzione nella quale siamo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Presidente, il decreto-legge “milleproroghe” che oggi convertiamo ha – e l'ha bene illustrato il collega Ceccanti - dei profili evidenti d'incostituzionalità, non solo impliciti nel fatto di essere un milleproroghe, ma nel fatto di essere uno strumento normativo, Presidente, e questo dovrebbe interessarla, che è entrato nell'Aula del Senato con 28 commi ed esce dall'Aula della Camera con 79 commi. Un decreto su cui è stata posta la fiducia prima della stessa pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma, soprattutto, Presidente, il vulnus è venuto qui dentro, perché è stata posta una tagliola alla discussione generale e siamo stati costretti a discutere l'articolato…

PRESIDENTE. Per favore, un po' di silenzio che sta parlando il vostro collega.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Costretti a discutere l'articolato del decreto-legge, presentando ordini del giorno che recepivano i punti dei vari contenuti normativi.

Allora, perché questo, Presidente? In sede di capigruppo avevamo offerto tempi certi alla discussione. Sapete, perché avete i numeri in quest'Aula, che non avremmo avuto la forza di sovvertire le norme che ci avete proposto e, allora, la spiegazione è una, Presidente, e tocca anche il suo alto ruolo qui dentro; è stato fatto tutto questo, perché non si voleva far sapere al Paese cosa avveniva in quest'Aula, alla faccia della declamata trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Ci avete costretto a discutere di notte, mentre voi stavate alla buvette, stavate da Giolitti, stavate fuori; fino alle 6 ci avete fatto discutere, in modo che nessuno ascoltasse. Ci avete fatto fare una seduta fiume, mentre voi stavate a dormire. Voi, a parti invertite, avreste assaltato la Presidenza, sareste arrivati, come avete fatto, lo dico ai 5 Stelle, nelle Commissioni mascherati con i caschi da motociclista per sospendere il dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ci avreste impedito di entrare in Aula, perché l'avete fatto.

Noi abbiamo parlato per quattro giorni di cose concrete, non avete ascoltato discorsi politicisti, da noi, abbiamo parlato di cose concrete che toccano le persone, che toccano i cittadini, come li chiamate. Mentre voi stavate alla buvette, noi stavamo qui a studiare e a parlare e, allora, permettetemi di dirvi che vi siete comportati da casta, perché la casta, oggi, siete voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e siete anche una casta ipocrita, perché una casta che si rispetta non si nasconde dietro le proprie scelte e voi siete una casta ipocrita, perché avete paura delle scelte che avete fatto. Non le avete mai prese nettamente; questo decreto è il decreto dell'ipocrisia, perché le scelte sono scelte mascherate, è mascherata la scelta sull'Invalsi, è mascherata la scelta sull'alternanza della scuola-lavoro, come ha bene detto la collega Ascani, è mascherata la scelta sui vaccini, è mascherata finanche la scelta sui fondi al “bando periferie”, li togliamo, no ve li daremo, ve li daremo se il progetto è esecutivo, no ve li daremo se il progetto è esecutivo ma se le opere sono già avviate. Ma i sindaci d'Italia non sono stupidi, hanno capito e hanno capito perché vi conoscono. Dicevate: Roma ladrona. Ora Roma, come la politica di Roma, siete voi e voi al potere avete fatto la Roma ladrona che avevate annunciato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sì, perché qui la Roma ladrona l'avete realizzata con il furto perpetrato all'articolo 13, comma 2, di questo decreto, dei 1.600 milioni di euro tolti ai comuni italiani. Quei soldi li avete rubati ai miei concittadini di Moncalieri, che li aspettavano per il canale scolmatore per impedire le alluvioni. Li avete tolti ai genitori dei cittadini di Nichelino, che li aspettavano per evitare che i tetti delle scuole cadessero sui loro figli. Li avere rubati con un atto, la legge, che, per il ruolo ad essa assegnata dalla Costituzione, meriterebbe ben altro uso; e, invece, voi usate la forza che i numeri vi danno per piegare la legge a grimaldello per scassinare le casseforti dei comuni e portare via un miliardo e 600 milioni di euro. Se non è furto questo, ditemi cosa lo è! I cittadini aspettavano queste opere; siete contrari alle grandi opere, lo sappiamo, è legittimo, ma queste non erano grandi opere. Erano e sono piccole opere, sono le opere, l'ho illustrato ieri negli interventi, che i consiglieri comunali del MoVimento 5 Stelle e della Lega chiedevano ai sindaci dei comuni di Moncalieri e Nichelino, perché hanno fatto petizioni, raccolte, proteste, digiuni.

Ora voi questi soldi per queste opere li avete sottratti, definendo queste opere “marchette”. Noi rispetteremmo la scelta, non l'avremmo condivisa, ma l'avremmo rispettata, se fosse stata presa alla luce del sole, con onestà. Invece, l'avete presa di nascosto, perché non avete avuto il coraggio di raccontare la verità ai sindaci. Non avete il coraggio di prendere posizioni, e allora usate artifizi e raggiri, usate proroghe, come le avete usate per l'Ilva, dove avete tirato avanti il più possibile, salvo poi tornare indietro e creare un costo di parecchie decine di milioni di euro per lo Stato, come farete per la TAV, dopo che per un bel po' di mesi la commissione di valutazione istituita da Toninelli ruberà un po' di tempo per traguardare alle elezioni europee e finanziare con un po' di soldi i professionisti amici.

Cari colleghi, vi siete presentati qui dentro come rivoluzionari, come Governo del cambiamento. In realtà, dopo pochi mesi è sparita traccia della rivoluzione, è sparita traccia del cambiamento; rimane solo l'ipocrisia. Siete ipocriti, ipocriti timorosi di prendere scelte, perché ossessionati dai risultati quotidiani dei sondaggi che le vostre Srl fanno ogni giorno. Siete arrivati qui con arroganza, con la presunzione giacobina di essere eticamente migliori di tutti gli altri, di possedere tutta la verità. E allora lasciate che vi dica che siete peggiori dei politici che volevate sostituire. Sapete perché siete peggiori? Perché almeno loro erano consapevoli dei propri limiti e non si sentivano migliori.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 16,35)

DAVIDE GARIGLIO (PD). Voi vi sentite migliori e fate le cose peggiori degli altri. Vi siete spacciati per rivoluzionari e vi siete accomodati sulle vostre sedie ministeriali e istituzionali, tant'è che stamattina il Financial Times dice: i barbari sono arrivati a Roma e si sono romanizzati.

Consentitemi, infine: siete partiti dicendo “uno vale uno”; ora mi pare che vi stiate comportando come quegli animali del famoso romanzo La fattoria degli animali di Orwell, che dicevano che tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. E sapete perché lo dico? Perché, se sono vere le notizie di stampa della cena del Vicepremier Salvini con i suoi amici, non mi scandalizzo mica per la porchetta, ciascuno mangia ciò che vuole; mi scandalizzo per il fatto che sia stata fatta in una sede dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché, se un nostro sindaco facesse questo, sarebbe immediatamente con l'avviso di garanzia per peculato. E, allora, uno vale uno quando conviene, ma, quando non conviene, uno vale qualche altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E che dire dell'altro Vicepremier, e chiudo, Presidente? Di Maio, come riporta Feltri su La Stampa di due giorni fa, ha più volte dichiarato sui decreti milleproroghe , cito le testuali parole: “la dimostrazione di come non si devono fare i decreti. Il mille proroghe è il decreto incostituzionale per antonomasia, è l'ennesima trovata per estorcere denaro agli italiani”. È quello che avete estorto, togliendo 1 miliardo e 600 milioni di euro. Di Maio è stato profetico e questo è l'unico atto di onestà emerso in questi giorni alla Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSIA MORANI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Volevo rassicurare, per il suo tramite, Presidente, i colleghi del MoVimento 5 Stelle che, dopo l'intervento di Borghi, si sono precipitati in Aula, pensando che si votasse. Rimaniamo ancora almeno un paio d'ore qui, quindi possono rilassarsi nei divanetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È chiaro, collega, grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO (PD). Grazie, Presidente. Sono un inguaribile ottimista e invece penso che siano accorsi in massa in quest'Aula per sentire il mio intervento (Applausi).

Signor Presidente, pensavo e credevo di commentare il decreto milleproroghe e invece mi trovo a commentare il decreto Totòtruffa ‘62 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quello famoso, quel film famoso che parlava della vendita dalla Fontana di Trevi, perché sa, noi ci troviamo a discutere di argomenti un giorno che il giorno dopo non esistono più. E dovremmo essere convinti di credere a cose che ci vengono rappresentate la sera e di notte, quando poi il giorno si sciolgono incredibilmente. Ebbene, questo decreto parlava di cose di alto profilo, parlava di vaccini, parlava di banche, di ammortizzatori sociali e integrazioni salariali, che non ci saranno più a partire dal 31 dicembre di quest'anno. Parlavano, soprattutto, di periferie; quei soldi che invece non ci sono più.

Ma vede, perché parlavo di Totòtruffa ‘62? Perché l'altro decreto che è stato o pare essere stato firmato salvo intese, quello che riguarda la mia regione, Genova, doveva contenere la ZES, la zona economica speciale; doveva parlare di revoca di concessioni; doveva parlare di soldi per la ricostruzione del ponte; doveva parlare di scelte e di come si dovesse fare quel ponte; si doveva parlare di commissario. Ebbene, Presidente, anche con questo decreto Totòtruffa ‘62, il secondo, di tutte queste cose non si parla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Siamo arrivati a Genova con un decreto vuoto, prendendo in giro la regione Liguria, i cittadini e le imprese così terribilmente colpite. Ebbene, noi, parlando invece di periferie, siamo stati abituati, quelli che siamo un po' cultori delle norme del diritto, al principio e al valore della conservazione degli atti amministrativi, e da sempre i cittadini e il popolo, come qualcuno ama chiamare, ci hanno sempre invitato a non smontare quello che il giorno prima veniva costruito. Ma in questo caso è ancora più grave.

Voi avete smontato un qualcosa in stato di avanzata costruzione. C'era già un iter avanzato, c'erano già le gare fatte, c'erano i progetti esecutivi approvati, in alcuni casi addirittura l'inizio dei lavori appaltati. Voi vi siete permessi di bloccare tutto questo. Vi do alcuni numeri: nella nostra regione avete polverizzato 171 milioni, che con l'indotto costruito da Confindustria e da ANCI ci dicono che varrebbe 450 milioni, circa 2.500 posizioni lavorative che non ci saranno più e delle quali voi, non noi, dovrete rispondere. Non è colpa del PD, è colpa vostra questa volta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Vedete, a Savona avete sbriciolato 18 milioni, a Imperia 18 milioni e altrettanto avete fatto a La Spezia. Avete distrutto le speranze di ricostruire quelle città, avete distrutto progetti di grande qualità. A Savona parlavamo di passeggiate, trasformazioni, restauro di monumenti, di Villa Zanelli, un monumento per la città di Savona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). A Imperia si parlava della realizzazione della ciclopedonale, della riqualificazione urbanistica: tutti temi cui a parole voi avete inneggiato nella vostra campagna elettorale, con cui vi siete fatti forza con i vostri candidati sul territorio, e qui nessuno di costoro ha speso una sola parola.

Nessun parlamentare ligure eletto nelle file del MoVimento 5 Stelle, nelle file della Lega ha speso una sola parola, una parola in favore di quei soldi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Potevano dire: abbiate pazienza, non ce l'abbiamo fatta; e invece no, non avete avuto neanche la dignità e il coraggio di prendere questa posizione.

Nell'area di crisi complessa di Savona, avete spento le speranze dei lavoratori di quell'area. Perché vedete, gli ammortizzatori sociali e le integrazioni salariali cesseranno il 31 dicembre di quest'anno; e voi avete detto “no”.

Ma avete detto “no”, e la cosa è veramente stupefacente, all'ordine del giorno Pella n. 9/1117-A/148. Voi probabilmente stavate dormendo, non sapete neanche di cosa parlo. L'ordine del giorno Pella n. 9/1117-A/148… Io non riderei, caro collega. L'ordine del giorno Pella n. 9/1117-A/148 è l'ordine del giorno che è stato presentato in fotocopia sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio: del vostro Presidente del Consiglio, che si era impegnato a ricostruire i finanziamenti dei fondi delle periferie. E i colleghi, non solamente del PD, e non prevalentemente del PD, e non su iniziativa del PD, hanno messo sul tavolo… La prima firma è del collega Pella, che ha voluto presentare questo ordine del giorno, al quale tutti noi ci siamo accodati; ebbene, ha ripercorso e trascritto l'impegno del Presidente del Consiglio. Avete votato contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Avete votato contro, è una vergogna! Avete votato anche contro l'impegno del Presidente del Consiglio!

E allora mi sono domandato il perché. Siccome io sono sempre abituato a pensare male, ho cercato le agenzie di stampa, e ne ho trovata una surreale, sempre del Presidente del Consiglio desaparecido. Diceva: come avevo preannunciato al sindaco De Caro e alla delegazione dell'ANCI, fin dalla prossima settimana valuteremo, non inseriremo, non stanzieremo, ma valuteremo. Negli ordini del giorno, quando uno non vuol far qualcosa, aggiunge “valutare l'opportunità di”: valuteremo. Ma c'è di più: l'inserimento non dei progetti esecutivi, ma dei progetti esecutivi e in corso. Quindi solo quelli che sono appaltati: saranno qualche unità, non qualche decina. Avete preso in giro i sindaci: non solo i nostri, anche i vostri, che vi hanno creduto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E anche questa è una grande vergogna.

Ma in questo quadro, quando noi stiamo parlando di soldi, di sofferenze, di cose di grande dignità, di persone, di bambini che rischiano di morire, ci troviamo stritolati (l'abbiamo già detto ieri sera) in una grande battaglia tra grandi valori e comportamenti che rasentano la vergogna più totale, che dovrebbero annientare la dignità di queste persone. Leggere, come c'è capitato, l'agenzia di stampa che racconta dei bagordi della Lega proprio nelle ore in cui noi combattevamo per tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)… Ve la leggo, così non la interpreto; ve la potete andare a scaricare anche voi. “Un momento di festa per il gruppo del partito di Via Bellerio è stata la serata di ieri sera, organizzata da Salvini nella residenza in dotazione al Ministero dell'interno, tra porchetta di Ariccia e tanti brindisi”. E allora mi domando: era da solo? Duecento persone tra parlamentari e adepti. Credo che sia una cosa poco dignitosa, metterla insieme ai vaccini, metterla insieme agli scippi dalle periferie; ma ancora più grave è il fine che l'agenzia trascrive, il fine! Sentite: “Il fine è trovare l'unità”. Ma su cosa l'unità? Sulle indagini che sono state svolte in Lussemburgo per i soldi del riciclaggio dei 49 milioni (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), sulle sentenze, sulle inchieste che vengono svolte. Si deve cercare l'unità? No, cari colleghi…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FRANCO VAZIO (PD). Ancora venti secondi. Cari colleghi, no, non si deve fare unità…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FRANCO VAZIO (PD). …si devono restituire i soldi! Si deve restituire i soldi, perché chi non li restituisce e li fa sparire commette un reato ancora più grave (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Presidente, siamo qui da moltissime ore: stamattina abbiamo fatto le 6, abbiamo ricominciato alle 10; e uno dei rischi che si corre quando si passano troppe ore nel Palazzo è di diventare autoreferenziali, di perdere il polso della situazione. Se uno guarda a qual è la situazione italiana in questo momento, con un Paese in gravissime difficoltà, un Paese, dicevo ieri, che sembra sotto la palla, quella che serve per le demolizioni, del film Prova d'orchestra, quello di Fellini, verrebbe da chiedersi: ma come mai state qui a discutere di “milleproroghe”, come mai tutta questa passione sul “milleproroghe”? Se uno sente le parole del Presidente della BCE Draghi, che dice che si sono fatti dei danni per via delle parole di questo Governo, e se lo dice il Presidente della Banca centrale europea, c'è da credergli; e per chi non gli credesse basta vedere che cosa succede a servitori del Paese, gente con la schiena dritta, gente di chiara fama di trasparenza e di indipendenza indiscussa come Mario Nava, costretto a dimettersi dalla Consob perché attaccato politicamente da un Governo e una maggioranza che probabilmente temono di avere una persona con la schiena dritta a controllare i mercati, a controllare la trasparenza delle transazioni finanziarie. Se si guarda a Genova, nella scadenza del primo mese dalla tragedia del ponte, è un Governo che era partito lancia in resta promettendo mari e monti, non riesce ancora a partorire nessuna decisione, bloccato com'è: non si sa chi sarà il commissario, non si sa chi farà il ponte, non si sa quando lo farà. E i giorni passano, lo stesso Governo che aveva suonato le fanfare delle concessioni revocate immediatamente.

E quando si guarda al nostro Paese, la cui reputazione internazionale viene trascinata nel fango dal Ministro dell'interno, che viene interrotto platealmente dai suoi colleghi in una riunione internazionale perché qualcuno gli deve ricordare che questa è stata terra di migranti, che i figli di questa terra, i nostri nonni, i nostri bisnonni, sono andati in Belgio, in Lussemburgo, in Francia, in Germania, a lavorare e a morire, come tanta altra gente fa oggi arrivando qui da noi da altri Paesi e da luoghi lontani.

Ebbene, mentre tutto questo succede, voi che fate, dice la collega Prestigiacomo? State qui ad appassionarvi al decreto-legge “milleproroghe”. Noi, Forza Italia, prendiamo e andiamo via. Ora, io voglio dare - come dire? - il beneficio del dubbio alla collega Prestigiacomo, e non voler pensare che di venerdì pomeriggio i colleghi di Forza Italia abbiano altre cose magari più divertenti o più ludiche a cui dedicarsi; ma insomma, voglio rispondere a questa domanda, visto che ce l'ha posta. Sempre per il suo tramite; tra l'altro la collega Prestigiacomo non è in Aula, signora Presidente. Ma insomma, sì, noi restiamo qui per il decreto-legge “milleproroghe”; perché guardate, lo diceva molto bene Lia Quartapelle, la mia collega, pochi istanti fa: il decreto-legge “milleproroghe” normalmente è una specie di procedura di routine, una sorta di grande calderone, una lista della spesa nella quale si sposta qualche termine e si va a casa sostanzialmente sotto Natale. Ma in questo caso, in questo decreto-legge “milleproroghe” c'è nascosto, dentro quest'uovo, in realtà non un pulcino ma un piccolo di drago, un drago di quelli che sputano fuoco.

Abbiamo visto che questo decreto «milleproroghe» conteneva in sé innanzitutto un pesante vulnus alle regole democratiche. Io voglio cercare di spiegare nel modo più chiaro possibile ai nostri concittadini, a quelli che ci guardano da fuori, che cosa è successo qui dentro. Allora, noi, quando un Governo mette la fiducia è perché sostanzialmente si rende conto che per esercitare le sue prerogative di maggioranza davanti a una situazione molto delicata, molto discussa, un'opposizione molto coriacea, c'è bisogno di interrompere tutto e quindi provare tutte le strade, rispettando il ruolo del Parlamento. Se proprio non ce la, si fa si riunisce il Governo, si chiama il Ministro dei rapporti con il Parlamento e gli si dice: guarda, tu hai il mandato per chiedere la fiducia, spariscono gli emendamenti, sparisce la discussione, si chiude tutto e si vota. Quindi, ovviamente, si sa qual è il testo sul quale si discute e si sa che il dibattito su quel provvedimento si è bloccato. E, invece, che cosa è successo in questo caso? Che il decreto è stato pensato dal Governo il 24 di luglio, solo pensato, e non si sapeva che cosa sarebbe successo di questo testo durante l'iter parlamentare, non si sapeva che cosa ne avrebbe pensato il Paese, non si sapeva nemmeno che cosa ci sarebbe stato dentro; pensate che tutto il tema periferie, il 24 luglio, nel decreto non c'era, ma il Governo che fa? Partorisce nella sua testa questo decreto e già dice: su questo metteremo la fiducia, quindi già sapendo che non gli interessava per niente che ci fosse un dibattito nel Paese o che ci fosse un dibattito in Parlamento. Il Governo già dà l'incarico a Fraccaro, peccato, e questo è uno dei segni proprio dell'insipienza, dell'incompetenza, della mancanza della conoscenza dell'«ABC» del diritto parlamentare, del diritto costituzionale. Peccato che quel provvedimento, in quel momento, fosse inesistente. Ripeto, leggete il labiale: inesistente, perché un decreto-legge, fintanto che non viene portato al Quirinale, che ha una serie di prerogative per valutare quel testo, e finché non viene pubblicato in Gazzetta Ufficialetamquam non esset, non esiste, è radicalmente nullo, è un atto della fantasia. Noi abbiamo un Governo che pone la fiducia sugli atti della fantasia e questo vulnus, io voglio chiarirlo molto bene, è alla portata di chiunque vorrà sollevare una contestazione su questo testo, perché, vivaddio, i nostri concittadini, gli enti locali, tutti hanno diritto a sapere che il processo di formazione delle leggi, in questo Paese viene rispettato, e se non lo fa la Presidenza della Camera e, in particolare la Vicepresidente che in questo momento siede su quello scranno, che è fuggita ignominiosamente da quest'Aula, senza consentire il dibattito sulla questione, qualche giudice non c'è solo a Berlino, cara signora Presidente, c'è anche a Roma, e lo vedremo.

Ma, a parte questo, è il contenuto di questo decreto che è veramente molto grave ed è questa la ragione, cara onorevole Prestigiacomo, per cui siamo qui. Noi siamo qui per frenare la creazione di un'Italia delle fattucchiere, della superstizione; siamo qui per difendere l'Italia della scienza, l'Italia della modernità, per dire che alla crisi non si risponde con un ritorno indietro a «come stavamo bene quando stavamo peggio» a quando spingevamo l'aratro, non esistevano gli antibiotici e il bagno era nel cortile. Noi pensiamo a un'Italia moderna, a un'Italia competitiva, a un'Italia che ha successo nel mondo e che, proprio grazie a quella sua grandezza, riesce a proteggere i sui figli più deboli. Questa società rurale che voi avete in mente noi la bloccheremo, cercheremo di bloccarla in tutti i modi, così come bisogna frenare il pensiero – l'ho sentito dire dall'onorevole Invernizzi, in quest'Aula – che i bambini siano proprietà dei genitori, che ci sia un principio all'inviolabilità del corpo dei figli da parte dei genitori.

Cari colleghi, non è così, i bambini sono piccoli di uomo, non sono piccoli uomini, sono piccoli di uomo, ma hanno già per intero tutti i diritti, anche alla propria salute. Che cosa decidiamo, che un bambino figlio di un testimone di Geova allora che è in pericolo di vita debba essere lasciato morire perché Invernizzi, lo dico a lei tramite la Presidente, quei genitori hanno diritto all'inviolabilità del corpo di quel bambino? No, è dal 1924 che, dalla Società delle Nazioni, abbiamo una Carta dei diritti del fanciullo, che dice che i bambini hanno tutti i diritti, anche ad essere difesi da genitori che prendono decisioni sbagliate per loro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E questo provvedimento che avete fatto viola tutto ciò.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Fatelo anche con i rom, allora!

IVAN SCALFAROTTO (PD). Noi siamo contrari, noi pensiamo che i bambini abbiano dei diritti, caro Invernizzi, è inutile che ti agiti, e vogliamo difendere anche i bambini che non si possono difendere, come ha detto benissimo la mia collega Noja, i bambini che hanno paura e il terrore di vivere una vita da bambini come gli altri perché temono di poter morire per la vostra irresponsabilità. E difenderemo la buona reputazione del Paese non soltanto nei confronti delle famiglie, non soltanto nei confronti dei bambini, ma anche nei confronti degli enti locali, delle nostre comunità, alle quali voi avete scippato più di un miliardo di euro, per andare a fare delle periferie dei posti sicuri. Guardate – ancora 50 secondi, signora Presidente –, quel provvedimento è nato a valle degli attentati di Parigi, da una visione, è una parola che non conoscete: la “visione”. Capire che gli attentati di Parigi erano nati da ragazzi europei, non da ragazzi che venivano da fuori, ragazzi delle banlieues che non avevano sentito il legame con la madrepatria, e noi siamo andati a dire “metteremo un euro sulla sicurezza ma anche un euro sulla cultura”, per creare quel legame con la madrepatria che va sentito, di cui voi siete i principali nemici, proprio perché quelle persone non si trasformino in pericolosi terroristi. Quei soldi servivano esattamente a questo. Il vostro provvedimento è un tradimento nei confronti di quelle comunità, nei confronti degli enti locali, e di tanti sindaci del MoVimento 5 Stelle, ancor più della Lega…

PRESIDENTE. Concluda.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Ho finito adesso. Mi lasci concludere, soltanto un secondo.

PRESIDENTE. Ha cinque secondi.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Almeno quindici. Noi rappresentiamo l'Italia che voi credete sia sparita, sappiate che non è così. L'Italia della razionalità, l'Italia dell'inclusione, l'Italia del rispetto ci sono e rialzeranno la testa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Arriviamo alla conclusione, al voto finale di un importante percorso che abbiamo fatto tutto e fino in fondo con orgoglio e con determinazione, non spaventandoci di nulla, non subendo i vostri arbitrii e, soprattutto, cercando di rappresentare tutte quelle motivazioni e istanze dei cittadini che da voi non venivano rappresentati. Per il PD è stata un'eccezionale occasione di battaglia politica, appassionata ed efficace. Volevate umiliarci, non solo non ci siete riusciti, ma ci avete dato l'opportunità di rappresentare fino in fondo quello che volevamo rappresentare. Ma vi siete resi conto dell'assurdità della vostra scelta? Avete posto una fiducia senza una vera necessità, una fiducia illegittima addirittura e, uso un termine particolare, il termine “allucinante”, una fiducia preventiva. Avete posto la fiducia su un decreto che ancora non avevate approvato, non è mai successo, non può accadere, non è plausibile. Mi rivolgo ai parlamentari: ma voi ci parlate con i rappresentanti del Governo? Le sapete queste cose? Ma lo sapete che quel decreto lo hanno fatto dopo che avevano preparato il voto di fiducia? Ma non sentite l'inganno di tutta questa operazione?

Noi eravamo pronti anche a ritirare gli emendamenti, eravamo pronti a un confronto serio, leale, umano; non lo avete voluto fare. E, allora, quando il gioco si fa duro i duri giocano fino in fondo e così abbiamo fatto, ma qui, permettetemi, ci vuole davvero lo psicanalista perché, a un certo punto, sembrava, quando è stata annunciata la seduta fiume, che anche provavate quasi una sorta di eccitazione: «Fiume, fiume!». Ma ve lo ricordate quando invece, a parti inverse, urlavate strepitavate perché la maggioranza, su una questione ben diversa, perché stava scadendo un decreto, poneva e utilizzava gli spazi del Regolamento?

E, allora, mentre appunto provavate quest'eccitazione, mentre poi avete abbandonato l'Aula, noi discutevamo di terremoto e di terremotati, di bambini e del loro diritto alla vita e alla salute, discutevamo delle periferie e dei bisogni delle nostre città. Voi ve ne siete andati, ve ne siete andati magari per ristoranti, dove avrete consumato giustamente un pasto e avrete prodotto degli scontrini o magari alla buvette. E io mi sono ricordata tutta la retorica degli scontrini, dei trolley, quando, a parti inverse, ci dovevate perseguitare su queste questioni.

Adesso le cose sono cambiate, adesso siete voi la casta. Siete la casta che governa, siete quelli che, odiatori delle macchine blu, adesso fate le dirette Facebook dalle macchine blu (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E vi ci trovate veramente bene, vi ci trovate veramente bene: sembra un film dell'orrore la differenza tra quello che dicevate e facevate e come oggi praticate, con molto agio, gli spazi della politica. Sembra proprio che vi ci trovate bene e usate malamente anche gli spazi della democrazia. Ecco perché siamo stati qui: perché il Parlamento è il luogo dell'incontro e del confronto e noi non lo lasciamo mortificare e siamo stati fino in fondo a riaffermare che è qui che si approvano le leggi e che si discutono.

E, allora, veniamo al merito. Lo dico con nettezza e lo dico anche alla collega Comaroli, che ci ha ricordato che noi abbiamo perso, che siamo stati spazzati via, ma anche la Lega le ha perse le elezioni, poi le ha rivinte: è il gioco della democrazia! Volete dire che, siccome abbiamo perso le elezioni, non abbiamo più nessuno spazio o possibilità? Ma che concezione avete del Parlamento e della democrazia?

Ecco, proprio per questo, io trovo che voi abbiate naturalmente, proprio perché pratico la democrazia, tutto il potere, tutto il diritto e anche il dovere di fare proposte, di predisporre provvedimenti: pensateli, organizzateli, trovate le risorse e concertate con il territorio. Ma è moralmente orribile, politicamente un boomerang, giuridicamente aberrante quello che avete fatto sul bando periferie. Lo avete fatto anche in territori devastati, avete azzerato tutto, con una logica da ghigliottina: via, vi servono i soldi, lo ha detto il rappresentante della maggioranza. Volete redistribuirli a tutte le città, li togliete ai capoluoghi di provincia per redistribuirli ricominciando un iter. Poi, però, il Presidente del Consiglio, come hanno detto altri colleghi, fa la trattativa con l'ANCI. Io non mi ci voglio mettere in queste questioni che già altri colleghi hanno trattato con molta più saggezza e sapienza di me. Io vi dico solo, tolto il politichese di mezzo, che voi avete impedito ai comuni di fare le scuole, avete impedito ai comuni di fare il centro antiviolenza, avete impedito ai comuni di rimettere a posto i marciapiedi e abbattere le barriere architettoniche, avete impedito e state impedendo ai comuni di mettere a punto la banda larga, di modernizzare i quartieri e le periferie. E, poi, avete impedito ai comuni che hanno protestato di procedere in un itinerario che, anche dal punto di vista formale e giuridico, è ormai fortemente ancorato nella norma.

E, poi, sul terremoto: sul terremoto siamo già intervenuti. Ma io leggo nel comunicato del Consiglio dei ministri che è stato reso oggi (almeno, oggi l'ho visto) che il Governo o il Consiglio dei ministri avrebbe approvato un decreto che si chiama “decreto emergenze” dove ci sono disposizioni urgenti per la città di Genova, poi c'è la sicurezza della rete nazionale, poi c'è il lavoro e poi altre emergenze. E, tra le emergenze, c'è il terremoto del centro Italia e poi c'è Ischia: ma ci state prendendo in giro? Noi qui abbiamo fatto un decreto terremoto dove potevano essere inserite delle iniziative e delle risposte ai territori e non lo avete voluto fare; ci avete detto che lo avremmo fatto con il “milleproroghe”, adesso mentre ancora è in discussione il milleproroghe. Quindi, in una situazione in cui si poteva dare una risposta, ci portate un altro decreto; un decreto che diventa un omnibus. Ma non doveva esser fatta una cosa forte, netta, importante, che parlasse al Paese su Genova? No, ci mettiamo di tutto di più, perché nel frattempo non avete saputo dare le altre risposte. Bene, guardiamole queste risposte, noi ve le abbiamo indicate: ci sono urgenze, ci sono necessità di prorogare alcuni strumenti, ci sono urgenze sulla ricostruzione pubblica, sulla ricostruzione privata, sulla struttura commissariale, sulle zone franche, su tutto quello che vi abbiamo detto.

Il 31 dicembre - ve lo ricordo per l'ennesima volta - mille persone vanno a casa: si chiudono tutti gli uffici che stanno esaminando le pratiche della ricostruzione nel centro Italia. Non accade nell'altro terremoto perché ad esso abbiamo fortunatamente pensato noi per tempo, ma purtroppo accadrà per il terremoto del centro Italia che ha costante necessità di attenzione. Quindi noi ci siamo permessi di fare proposte ma addirittura non avete accettato nemmeno gli ordini del giorno: gli ordini del giorno sul terremoto trasformati in risoluzioni, annacquati, ancora più annacquati. Ma come pensate di potervi presentare in quei territori? Li avete attraversati in lungo e largo. Concludo, ricordandovi la proposta fatta da Salvini quando, in campagna elettorale, è venuto nei territori terremotati, ha mortificato la classe politica, ha promesso che avrebbe tolto le tasse per tre anni, mentre noi vi abbiamo chiesto solo di allungare il tempo della restituzione e in quel caso avete detto di no: avente ingannato la gente, avete ingannato i terremotati, avete scelto i “no vax”, avete preferito loro, gli sciamani, gli ingannatori e non avete scelto di dare le risposte…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). …alla gente che ha perso la casa e il lavoro. Avete scelto i “no vax” e avete tradito i terremotati: vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Carla Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Voi avete costruito un decreto “milleproroghe” che assomiglia di più a un millepiedi che non ha a un mille proroghe utili. Ciò che avete deciso di inserire nel decreto non corrisponde ai bisogni del Paese. Avete scelto di inserire ciò che vi fa comodo, anzi, mi correggo, ciò che vi hanno ordinato di fare. Invece di costruire un decreto-legge per il Paese, avete presentato un decreto che io chiamo un disastro, non un decreto degno di un Governo responsabile. Perché lo chiamo disastro? Ve lo spiego: un disastro per le scelte sui vaccini di cui vi pentirete amaramente. Peccato che a pagarne le spese, come vi hanno già detto i miei colleghi e le mie colleghe, saranno le famiglie, i bambini e l'aspetto grave è che non ve ne rendete conto. È un disastro per le scelte sulle periferie. Non aiutare i comuni significa lasciare le periferie senza gli interventi di cui hanno bisogno e, se non c'è intervento sul recupero urbano, la colpa è solo vostra e solo e soltanto vostra. E noi lo diremo in ogni comune e in ogni territorio, ritornando nei nostri collegi, a tutti i comuni ai quali voi avete negato il contributo perché - se non lo sapete, ve lo spieghiamo - a pagare tale disagio saranno sì le persone che ci abitano ma, tra quelle persone, più di tutti gli anziani e i bambini, cioè le persone più deboli. È un disastro per molti lavoratori e lavoratrici, per molte aziende, per molte aree industriali colpite dalla crisi. Avete negato proroghe per la continuità di un reddito per vivere a chi, a fine 2018, resterà senza nulla, senza uno straccio di sostegno e non veniteci a raccontare, non andate a raccontare in giro che interverrete con il reddito di cittadinanza perché sapete che non sarà possibile: sta diventando una leggenda metropolitana anche questa.

Tante famiglie delle aree industriali, al sud e anche al nord, saranno in grave difficoltà. Ma non siete voi la rappresentanza nuova del popolo, quelli della giustizia sociale e della giustizia divina? Ma se non siete neppure in grado di rappresentarlo questo popolo con azioni per il popolo e fate solo disastri!

Così, vedremo cosa diranno i lavoratori e le lavoratrici e voi cosa direte, ritornando nei territori, alle aziende siciliane, alla Campania, nel Lazio, nel Veneto o nella Lombardia: gli direte che la colpa è del Partito Democratico? Sosterrete che la colpa è dei parlamentare del Partito Democratico? Direte che non abbiamo capito? Cosa? Tutto quello che voi avete bocciato a loro favore? No, guardate, questa volta non ve la cavate, dando la colpa al Governo precedente. Siamo a settembre 2018, lo sapete, e la colpa è tutta vostra, non di altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Un disastro perché, non contenti, avete bocciato anche un emendamento che valorizzava il confronto fra le parti sociali per favorire gli accordi, la conciliazione, la partecipazione e la democrazia. Guardate, vi chiedo di stare attenti anche a quello che vi dico adesso. Io spero che il sindacato e tutte le parti sociali si rendano conto delle colpe che voi avete e di questo disastro.

Vi do un'informazione. Il sindacato - e lo conosco bene - se ne sta già accorgendo. Comunque, io farò di tutto per fare conoscere dettagliatamente tutte le vostre responsabilità. Lo farò perché non vorrei che qualcuno non sia ancora arrivato a capirlo, ma siamo lì. Fra un po' se ne accorgono davvero tutti! Per tutto questo fatevi un esame di coscienza e forse, almeno spero, riuscirete a capire il grave errore che state facendo con questo decreto e che non avete voluto migliorare, bocciando tutte le nostre proposte. Voi voterete questo decreto. Questo è l'ordine di scuderia, proprio per l'ordine che vi è stato dato, e non per un ragionamento di merito ma, vedete, l'autonomia di pensiero non è patrimonio dell'umanità: alcuni ce l'hanno, altri no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il nostro voto non lo avrete perché non possiamo condividere un merito pericolosissimo. Questo decreto - chiudo con questa frase che mi piace tanto perché ne sono convinta, anzi, molto convinta - non vi porterà fortuna. Ve l'ho già detto un'altra volta: spesso ci azzecco, per cui insisto. Fate pure gli scongiuri come volete, che si vedano o che non si vedano, perché comunque sappiate che vi porterà sfortuna e non dite che non vi ho avvertito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Vi voglio raccontare una storia, una storia scritta da un poeta danese quasi 200 anni fa. Probabilmente, molti qui dentro la conoscono, ma la voglio raccontare perché è più che mai attuale e credo che storie così esemplari magari possano servire. C'erano una volta due impostori che si fecero passare per statisti e sostennero di saper trasformare il Paese nel posto migliore che mai si potesse immaginare. Fecero allora una campagna sulle loro strabilianti doti, dall'abolizione della legge Fornero, al reddito di cittadinanza con almeno 780 euro per 5 milioni di persone e ancora la flat tax, che avrebbe portato ad una diminuzione drastica delle tasse, alla riduzione dell'accisa sulla benzina, alla chiusura dell'Ilva, perché la fabbrica avvelenava la popolazione tarantina e l'avrebbero trasformata in un parco giochi e così via.

Per mesi andarono in giro, per programmi televisivi, dirette Facebook, post, propagandando le mirabolanti imprese che sarebbero stati in grado di compiere, naturalmente solo con slogan. Alcune volte li avevano copiati, per esempio prima gli italiani, preso in prestito da oltre oceano. Promesse su promesse continue, finché arrivò il giorno delle elezioni; essi vinsero e furono così coperti d'oro, di vestiti d'oro. Loro, inizialmente avversari, divennero sodali con un patto di ferro - vedremo se sarà di ferro o di latta – ma intorno avevano, però, solo ciambellani che, per timore di perdere la poltrona appena acquisita senza merito alcuno e per paura di perdere i privilegi che avevano sempre fatto finta di combattere, dagli stipendi d'oro alle collaborazioni con i condannati, continuavano a sostenerli. Com'è bello quello che fate e che fattura. Intorno tutti dicevano bugie per non fare scoprire la propria stupidità, ovvero di non essere all'altezza di ricoprire l'incarico. Un Ministro fedele, in una grave emergenza che riguardava il crollo di un ponte a Genova - questa non è più una storia ma, purtroppo, una tragica attualità di cui oggi ricordiamo un mese dalla ricorrenza - in cui morirono 43 persone e ci furono 258 famiglie sfollate, ecco il Ministro fedele mentì anche in quella occasione. Disse di avere subito delle pressioni, che però non aveva subito. Naturalmente ciò non era vero: diceva bugie, ma tutti dicevano bugie! Diceva bugie anche il Ministro della Giustizia e le diceva a quel Parlamento a cui aveva giurato la propria fedeltà sulle sue frequentazioni, sulle sue amicizie, perché aveva qualcosa da nascondere, per esempio le frequentazioni con un arrestato, un tal Lanzalone. I due, comunque, si spacciavano per statisti e ogni giorno raccontavano di azioni sbalorditive, pericoli in cui tutti sarebbero incorsi se non li avessero seguiti. Con il potere che avevano acquisito continuarono nell'azione di propaganda, modificando la percezione che c'era intorno rispetto a quello che accadeva al Paese. Dicevano addirittura che c'era un'invasione e che avrebbero rimpatriato centinaia di migliaia di persone, che c'era un pericolo reale nel Paese, che la Magistratura era di parte e che applicava una giustizia non giusta, ma anche queste erano bugie. Uno disse che il parere dell'Avvocatura di Stato – sì, questa è la verità e non è la storia - sull'Ilva era illegittimo, ma anche questa era una bugia. Naturalmente, dopo tutti questi mesi di terrore avevano scatenato rabbia e paura nelle persone, che erano spaventate. Arrivò al momento, però, dopo cento giorni di Governo di dover mostrare quello che avevano fatto. In cento giorni vennero meno a qualunque impegno preso, a partire da quello di difendere gli italiani. Così arrivò il giorno in cui oggi siamo, nel decreto “milleproroghe” addirittura sottrassero ai cittadini le risorse per migliorare la qualità della vita, soprattutto per le persone che vivevano nei posti più disagiati: nelle periferie, quelle stesse periferie che avevano promesso sarebbero diventate un giardino dell'Eden. Lo fecero senza assumersi la responsabilità delle loro azioni perché trovavano sempre altrove un colpevole su cui addossare le loro incapacità. I fondi alle periferie rappresentavano un messaggio al Paese, la visione, un piano organico ma, senza una ragione precisa, loro promisero che avrebbero restituito ed evidentemente le loro promesse rimasero solo delle scritte sulla sabbia. Derogarono, quindi, da qualsiasi impegno. Non erano infatti interessati a risolvere i problemi delle periferie perché sapevano che avrebbero potuto dare la colpa ancora a qualcun altro ma, soprattutto, perché avevano bisogno di alimentare la paura e il disagio, altrimenti come avrebbero fatto. Ma la cosa più grave e più triste, davvero, fu che privarono i bambini del loro diritto alla salute. Su un tema così delicato come quello dei vaccini non furono neppure in grado di prendere una decisione, così dissero: non sappiamo. Scelsero il caos: ancora peggio!

I bambini che avevano gravi problemi di salute, che erano immunodepressi non poterono più entrare a scuola per paura di essere contagiati da chi aveva genitori contrari, contro ogni evidenza scientifica, alle vaccinazioni. Chi rifiutava di vaccinare i figli metteva a rischio tutta la comunità e così, pian piano, il senso di solidarietà si indebolì, con grave danno per la comunità democratica. La scuola per quei bambini rappresentava un momento di normalità, utile al loro benessere psicologico visto lo stato di vessazione e la malattia. Persino i presìdi e le istituzioni scolastiche scongiurarono i due, ma quelli non ascoltarono. Dopo cento giorni misero davanti ad un Paese impaurito il lavoro svolto sino a quel momento e allora fu tutto chiaro: non c'era nulla.

Allora, è compito della buona politica guardare la realtà e dire esattamente come stanno le cose, senza paura. È compito anche mio, in quest'Aula - io che sono qui a rappresentare i cittadini italiani - svelare le vostre bugie, senza paura. Voi rappresentanti del Governo siete complici dei due impostori ben narrati da Christian Andersen; anche voi, novelli ministri e ciambellani, avete paura di mostrare al mondo la vostra incompetenza, la vostra incapacità, esattamente come narrato nella favola, ma noi non abbiamo paura di gridare forte che il re è nudo, lo facciamo in quest'Aula, lo faremo ancora, il 30 settembre, quando in piazza del Popolo andremo a dire che noi siamo a favore dei vaccini, a favore della scienza, a favore dei cittadini che vivono in periferia, a favore dei terremotati che avete lasciato da soli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rizzo Nervo. Ne ha facoltà.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie, Presidente, colleghi; ebbene, siete passati dalle parole ai fatti. Presidente, chiarisco, non mi fraintenda, purtroppo non si tratta di constatare che, dopo oltre 100 giorni di Governo, avete compreso finalmente che ora è una fase nuova, ora è il tempo delle scelte, il tempo del Governo, il tempo della responsabilità verso il Paese, il tempo dei fatti che confermino almeno in parte le tonnellate di promesse propagate che trasudano quotidianamente da ogni social network. No, purtroppo non si tratta di questo. Siete passati dalle parole ai fatti, perché, con questo decreto, con la sua gestione parlamentare, con le modalità che avete usato a questo Parlamento, ancor prima che a queste minoranze, con la pagina di vita parlamentare che avete scritto in queste ore, questa notte, avete reso palese che, davvero, il vostro obiettivo è banalizzare, deridere, mortificare il luogo della rappresentanza di tutti i cittadini italiani, fino a farne, un giorno, il luogo di una lotteria a premi per cittadini, in cui, se gratti il tagliando e trovi 5 Stelle, vinci un viaggio di cinque anni in Parlamento, con tanto di Grande Fratello, oddio, poi, non esageriamo, di Rocco Casalino, che ti dice tutto quello che devi dire e fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La democrazia diretta, sì, diretta da voi, da pochi, sulla vita di molti, perché la storia ci insegna che è proprio così, in modo carsico, silenzioso e sorridente che si distruggono le fondamenta della democrazia, fino a un nuovo ordine costituzionale, istituzionale, venduto come l'originale prodotto del cambiamento. Non sarebbe la prima volta.

Voi in questi giorni avete fatto questo, avete messo una fiducia preventiva, già il 24 di luglio, prima che vi fosse anche il testo del decreto su cui chiederla, per mettersi avanti, in barba ad ogni prassi e legittimità. Il 24 luglio, per mettersi avanti, perché poi c'era agosto e il Ministro Toninelli doveva godersi il meritato riposo in famiglia, dopo le fatiche di ben tre mesi di Governo, e il Ministro Salvini doveva animare le notti bollenti del Papeete a Milano Marittima, avete messo la fiducia a prescindere, senza indagare minimamente la necessità reale di una simile scelta, senza alcun confronto con le minoranze che su temi tanto importanti e complessi, come l'obbligatorietà vaccinale, il futuro delle periferie urbane, le fatiche dei territori e delle comunità terremotate, volevano entrare nel merito, animare una discussione franca, volta a migliorare un provvedimento a quel punto caricato di grande rilevanza. Senza volontà ostruzionistiche, volevamo, lo dice la parola stessa, parlamentare e, invece, no, avete messo in campo, in barba alla benché minima coerenza con le parole e i gesti che vi hanno accompagnato la scorsa legislatura, un atteggiamento sprezzante, volutamente duro con le opinioni delle minoranze, in assenza di problemi di scadenza. Avete messo una fiducia illegittima, sotto il profilo formale, inutile e sbagliata sotto il profilo sostanziale.

Eppure, il nostro atteggiamento è stato sempre serio, vi abbiamo proposto di discutere solo gli emendamenti essenziali su temi cruciali, ritirando gli altri. Avete risposto alla nostra serietà usando la tanto vituperata tagliola, stroncando i nostri interventi di merito, votando una seduta fiume che, poi, per voi, è diventata, dopo pochi minuti, l'aperitivo fiume nei locali del centro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lasciando quest'Aula mentre la minoranza portava idee e proposte, riempiva di passione ed argomenti le sue tesi. Come diceva Cesare Pavese: lavorare stanca. Ad un certo punto, se un italiano cercava segni di vita della vostra presenza in Parlamento, ieri sera, non solo non trovava 5 Stelle, ma manco quattro gatti ad onorare la presenza di questo luogo, questa discussione e i generosi guadagni che sono previsti per svolgere il nostro importante lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E non solo avete scelto la seduta fiume, ma l'avete immediatamente sterilizzata, prevedendo i voti solo la mattina, a favore di spritz. Non avete accettato nessun cambiamento di merito, non avete accettato neanche cose di assoluto buonsenso e avanzamento, quelle che i Paesi civili condividono a prescindere da chi le propone. Volete un esempio diverso dai vaccini, dalle periferie e dal terremoto? Avete bocciato un emendamento e conseguentemente un ordine del giorno che chiedeva di prorogare la previsione di congedo obbligatorio per i papà alla nascita del figlio, come oggi è previsto in una logica di condivisione, di conciliazione di comune bellezza delle responsabilità genitoriali, bocciato, nella stessa giornata in cui abbiamo letto le deliranti parole del senatore Pillon sul diritto di famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), sul quale - ne approfittiamo anche noi per metterci avanti - faremo una battaglia durissima per non fare tornare questo Paese ai tempi di Alberto da Giussano, che pur non è mai esistito, lo ripeto, che pur non è mai esistito, a differenza, lo dico per il sottosegretario Sibilia, di Neil Armstrong che, sì, invece, se ne faccia una ragione, ha messo davvero per primo il piede sulla Luna.

Avete, per settimane, irriso i sindaci, anche quelli della vostra parte politica, che avevano messo la propria faccia con i loro cittadini su progetti e risorse per le periferie, con la serietà e il rispetto di quel patto di fiducia con i cittadini che solo chi ha amministrato a livello locale sa esserci con i cittadini elettori, un patto da non tradire che voi avete tradito per loro. Salvo poi, colpo di scena, dopo giorni di polemiche e battaglie parlamentari, nel silenzio del Governo, sentire il Premier, oddio, il Premier, il Presidente del Consiglio Conte, dopo aver ripassato inglese e finito la lezione di judo, dire: ohibò, sindaci, ma avete proprio ragione, farò un decreto per raccogliere le vostre sante ragioni. Il tutto mentre in quest'Aula, in questo Parlamento, eravamo alla discussione generale di un decreto firmato da quello stesso Presidente del Consiglio, con cui si erano creati i danni che motivavano le sante ragioni dei sindaci. Bastava una penna, venire in Commissione, tirare una riga, e vissero felici e contenti; invece, non fare oggi quello che puoi fare domani, di kafkiana memoria.

Ma almeno una cosa l'abbiamo capita lungo questo percorso, sapevamo che non vi piacevano le grandi opere, era noto; con questo decreto, ora, sappiamo che non vi piacciono neppure le piccole opere, non vi piacciono le opere, non vi piace operare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, infatti non fate nulla da mesi e quando fate, l'effetto è nullo, come sanno bene a Bari, dove aspettano ancora un tribunale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Avete fatto carne da macello delle tante ragioni di buonsenso che ha portato la comunità scientifica, in un'imbarazzante, per voi, imbarazzante, coro unanime che vi ha chiesto di non indebolire una battaglia per la crescita della copertura vaccinale, di non derubricare a una guerra di parte una scelta di sanità pubblica, efficace, che sta dando i suoi frutti, come la temporanea, lo ripeto, temporanea obbligatorietà vaccinale; che vi ha chiesto di non alimentare una guerra assurda fra mamme e papà, che vi ha chiesto di non mettere in un'estrema difficoltà le scuole, i presidi, gli insegnanti, con una data assurda come il 10 marzo, nel bel mezzo dell'anno scolastico. Facciamo una scommessa? Che nel prossimo decreto milleproroghe, già annunciato a dicembre, riprorogherete, perché come si fa, in mezzo all'anno scolastico, a tenere ferma la data del 10 marzo? Ancora, vi ha chiesto, con la responsabilità collettiva che si chiede ad uno Stato che non soggiace agli interessi di parte, ma che sostiene l'interesse generale, a partire da chi è più debole, di tutelare migliaia di bambini che non possono vaccinarsi e che rischiano di ammalarsi e morire ogni giorno; vi ha chiesto di mantenere, e neanche di fare, di mantenere regole che li tutelino, perché una comunità in cui i più deboli sono tutelati è una comunità in cui si sta meglio tutti. Lo so che per voi è inconcepibile, ma io vengo da Bologna, ve lo assicuro, è così.

Avete fatto tutto questo con il solo obiettivo di distruggere tutto ciò che aveva fatto chi c'era prima di voi, per alimentare la retorica del nemico da distruggere, piuttosto che quella patriottica di un Paese da amare e governare in un progressivo avanzamento e, invece, alimentate un cinico gioco dell'oca, in cui fate ripartire il Paese sempre dal via, sempre tutto da capo, mentre nel brutto e cattivo mondo globale tutti stanno correndo.

Noi, il Partito Democratico, vi abbiamo dimostrato come si sta nelle istituzioni in queste giornate, come si servono a prescindere dal fatto di essere maggioranza o minoranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come si fa ad essere coerenti con i propri valori e generosi verso il proprio Paese.

Questo noi - e concludo, Presidente - continueremo a fare, ogni giorno, ogni notte se sarà necessario, dentro il Parlamento, nelle istituzioni e nel Paese. Lo faremo non con la videata dei sondaggi sempre sotto agli occhi, ma con quella meravigliosa Carta costituzionale sotto gli occhi, che guiderà le nostre scelte e animerà la nostra battaglia intransigente. Noi ci saremo, voi fateci sapere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Abbiamo fatto opposizione per tutta la notte, siamo stati qui, su questi banchi, per cercare, oltre ogni nostra forza fisica, e anche mentale, devo dire, di bloccare questo decreto scellerato, sbagliato nei contenuti e nelle modalità.

Avete messo una fiducia senza che vi fossero problemi di scadenza. Questo decreto, voglio ricordare a quest'Aula, scade il 23 di settembre. Avete voluto approvare un decreto il cui iter è viziato da illegittimità, mettendo una fiducia in un Consiglio dei ministri, il 24 luglio, su un decreto che è stato pubblicato il 25 luglio. Neanche Nostradamus avrebbe potuto fare di meglio!

Vi abbiamo detto che volevamo discutere nel merito, ritirando tutti i nostri emendamenti, volendo discutere solamente quelli sui vaccini, sul terremoto, sulle periferie, ma ci avete detto di no. Avete usato la tagliola, quella per la quale avete gridato alla dittatura nella scorsa legislatura, troncando tutti i nostri interventi.

Avete rifiutato di votare lunedì il provvedimento, ci avete rifiutato la diretta televisiva, ci avete costretto a discutere di notte questo provvedimento, perché vi vergognate dei contenuti di questo provvedimento e pensavate che di notte nessuno poteva ascoltarci.

E, invece, vi comunico che ci ha ascoltato tanta gente, c'è tanta gente che è qui con noi in quest'Aula, che sta facendo opposizione insieme a noi in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), perché c'è un Paese diverso da quello che volete voi, c'è un Paese giusto, c'è un Paese democratico, perché qualcuno che siede in quel Governo ama tanto un Paese governato da uno che si chiama Orbán, che sta facendo carta straccia della democrazia liberale.

Ma prima di entrare nel merito, vorrei citare alcuni degli esponenti più autorevoli di questo Governo, scusate se uso un eufemismo; ecco, utilizziamolo così, se qualcuno sa che cosa significa eufemismo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Comunque, prima di entrare nel merito, volevo citare alcune esternazioni che ha fatto il nostro Vicepremier, nonché Ministro della disoccupazione, Luigi Di Maio. Diceva così, a proposito del milleproroghe, nel dicembre 2013: “E' uno strumento che rappresenta l'esatta fotografia del rapporto malato dello Stato con i cittadini. In Europa lo abbiamo solo noi e non credo che gli altri siano tutti cretini” . Così disse il nostro Vicepremier.

E direi che il nostro Vicepremier, con un record, credo, unico nella storia di questo Paese, che è quello della perdita di 1.130 posti di lavoro al giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), si faceva andare bene la maligna Europa, pur di denunciare l'illegittimità di un decreto come quello su cui avete messo la fiducia, senza tener conto minimamente delle richieste dell'opposizione, senza alcun dialogo, dritti verso un muro, nonostante avreste, invece, da ascoltare bene quello che abbiamo da dirvi.

Oggi ricorre un mese dalla tragedia di Genova e il Ministro delle infrastrutture Toninelli non ha trovato di meglio da fare che andare a fare delle risatine in televisione; ma non c'è niente da ridere con quello che è successo a Genova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), sono morte 43 persone. Il Ministro delle infrastrutture Toninelli deve vergognarsi per quelle risatine di ieri sera, si deve solo vergognare per il mancato rispetto per quei morti.

O magari si deve vergognare anche per non essere stato neppure capace di nominare una commissione d'inchiesta, se non con dentro degli inquisiti per quello stesso crollo, o nominando, da ultimo, un condannato per bancarotta fraudolenta. Onestà, onestà! Ve lo ricordate quando gridavate “onestà”? Io me lo ricordo. E adesso l'onestà dove sta? Dove sta l'onestà? Avete abbandonato Genova in ginocchio, disperata, incapaci anche solo di scegliere un commissario straordinario. Neanche un nome avete fatto!

Questi siete voi, questo siete voi: gente che si rimangia la parola ogni cinque minuti e che, quando parla, parla troppo e fa danni al Paese, come giustamente ha rilevato Draghi, un uomo serio. Ce ne fossero di uomini seri come Draghi!

Invece noi abbiamo degli improvvisati campioni di selfie, buoni solo a fare le dirette Facebook per bruciare miliardi di euro di spread, che pagano, però, i cittadini italiani con i loro mutui a tasso variabile e con le loro bollette.

Ma veramente, rivolgo un invito a tutti quanti, dopo questa doverosa premessa e con il cuore a Genova, vicino agli sfollati, a cui ancora oggi non avete saputo dare una soluzione, nessuna certezza per il futuro. Voglio entrare nel merito di questo milleproroghe, o, se vogliamo chiamarlo con un nome più adatto, mille bugie, mille balle, mille promesse mancate, mille cose che sapete solo fare voi, e cioè niente, mille niente.

Tutto quello che ci avete raccontato, a partire delle bugie del nostro Presidente del Consiglio Conte sui suoi concorsi, le bugie del Ministro della giustizia Bonafede e i suoi rapporti con Lanzalone, le bugie di Toninelli sulle fantomatiche mail di gennaio e di marzo del 2018, le bugie di Salvini sui rimpatri, sulla flat tax, sull'abolizione della legge Fornero, sull'abolizione delle accise della benzina… Potrei continuare a lungo, ma voglio entrare nel merito di questo decreto, perché questo decreto lascerà che i bambini non vaccinati siedano tra i banchi di scuola vicino ai bambini più fragili e più esposti, con gravi pericoli per questi bambini. Non possiamo permettere che, per seguire le follie di una minoranza no vax molto rumorosa, si calpestino anni di certezze scientifiche. Non possiamo fare passi indietro sulla salute di tutti, e in particolare sulla salute dei bambini più fragili.

A volte mi domando se chi ci governa e oggi ha la responsabilità di decidere sia mai entrato dentro una corsia di ospedale dove ci sono quei bambini che soffrono. Non li avete mai guardati in faccia quei genitori, quei genitori disperati che vedono i loro figli sfigurati dalle chemioterapie.

Dopo mesi di sofferenze, dopo tante e tante speranze di riuscire a dare una vita migliore ai loro figli, dopo tutta quella sofferenza, voi gli infliggete anche il male della disuguaglianza, perché, quando si sta dentro quegli ospedali, dentro quelle camere sterili dove non si può incontrare nessuno, dove non si può parlare con nessuno, ci sono i genitori di quei bambini che oggi sono disperati, e vi dovete vergognare per quello che state facendo, perché state negando il futuro a quei bambini.

Gli negate anche la capacità di essere uguali agli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, è di questo che vi dovete vergognare! Dovete andare a parlare con quei genitori disperati, ma non lo fate, non lo fate per la vergogna.

E fate bene, fate bene a non andare a parlare con loro per la vergogna, come fate bene a non andare a parlare per la vergogna con tutti i cittadini di quei quartieri popolari che per anni avete preso in giro, che per anni avete sfruttato, dopo che per anni avete coltivato in loro una speranza vana, perché, appena siete arrivati al Governo, gli avete tolto quella speranza.

Infatti, continuare a farli vivere nel degrado e nella bruttezza significa condannare anche loro a un futuro peggiore. E il primo atto che avete fatto al Governo è stato proprio questo: avete tolto ai più deboli, avete tolto agli ultimi, avete tolto a chi non ha, purtroppo, la possibilità di stare meglio, e lo avete fatto per darlo ai ricchi, perché la vostra flat tax è un progetto che premia solamente i ricchi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

È questa la verità: voi togliete agli ultimi per dare ai ricchi; e togliete ai terremotati, a quelle popolazioni che sono anni che soffrono, dove siete andati per lucrare del consenso, dove gli avete promesso mari e monti, e non siete stati in grado neppure di nominare un nuovo commissario per la ricostruzione. Non siete stati in grado di rinnovare neppure i contratti a quelle 700 persone che fanno le pratiche per la ricostruzione. Non siete stati in grado neppure di sospendere i mutui o di allungare le rateizzazioni.

Siete stati però bravissimi a prenderli in giro, perché voi siete dei maghi della presa in giro; ma badate bene, che tutti quegli applausi, tutto questo consenso che ora, che ora avete prima o poi passerà,…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSIA MORANI (PD). …perché gli italiani, i genitori dei bambini immunodepressi, le popolazioni terremotate…

PRESIDENTE. Concluda, collega.

ALESSIA MORANI (PD). …prima o poi vi chiederanno il conto, e quando ve lo presenteranno state certi che sarà molto salato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Presidente, siamo arrivati ormai dopo tante ore, lo sappiamo, al voto finale di questo decreto-legge. Si chiama “milleproroghe” proprio perché il Governo dovrebbe sanare ciò che prima era stato continuamente prorogato; invece, il Governo continua a prorogare sine die, continuando a promettere che in un futuro non ben definito sanerà, che in un futuro non ben determinato rimetterà i fondi rubati alla riqualificazione delle periferie, che si occuperà in modo più serio ed organico dei vaccini, e così via. Eravamo però convinti che la maggioranza e il Governo – ormai, mi sembra troppo tardi, però - potessero ripensare in questi giorni - e noi abbiamo dato nel merito a loro dei contributi importanti per poterlo fare - agli enormi errori che stanno commettendo, convinti che avrebbero dato ascolto alla voce di centinaia di sindaci italiani, espressione di ogni schieramento, convinti che il buonsenso potesse prevalere sulla volontà di cancellare con un blitz notturno oltre 1 miliardo di euro già stanziati per i cittadini italiani, convinti che la ricerca scientifica e la fiducia nella medicina fossero valori trasversali. E vorrei partire proprio da questo balletto infelice sui vaccini. L'hanno detto bene i colleghi che mi hanno preceduto: dopo una campagna elettorale passata a sparare a zero contro l'obbligo vaccinale, è ricomparsa la farsa dell'autocertificazione, che permetterà a bambini non vaccinati di entrare nelle scuole italiane, mettendo a rischio la salute di tutta la comunità. Questo è un concetto che noi continuiamo a ripetere, ma che la maggioranza continua a non ascoltare. La vostra fame di consenso elettorale, la rincorsa folle nei sondaggi tra 5 Stelle e Lega fa mettere a repentaglio la vita anche dei vostri stessi figli, pur di crescere nelle percentuali. Siete degli irresponsabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Nel mio Veneto si è verificato - lo ricordava qualche collega - uno dei casi più emblematici di questa vicenda. È di pochi giorni la notizia di un bambino di otto anni che, dopo un trapianto di midollo per combattere la leucemia, non potrà andare a scuola e frequentare le lezioni, perché nella sua classe ci sono ben cinque bambini non vaccinati. Allora, colleghi, come lo spiegate ai genitori di questo bambino che, per strizzare l'occhio ai no-vax, voi discriminate un bambino malato di leucemia? Come glielo spiegate alla famiglia di questo bambino, come lo spiegate alle tante famiglie che si trovano in questa situazione? Voi state giocando con la vita delle persone! Voi, colleghi di maggioranza, come potete mettere in discussione decenni di lotte contro le peggiori malattie infantili, e mettere a rischio l'incolumità dei più piccoli?

Ecco che, più che un decreto-legge “milleproroghe”, è un decreto “mille piaghe” per i cittadini, anche per le loro tasche, l'abbiamo detto più volte. Il ladrocinio delle periferie, guardate, è una cosa che non mi va giù, che io non riesco ad accettare. Perché? Perché quando ho fatto la riunione con il mio sindaco, il mio sindaco mi ha fatto vedere i cantieri, mi ha fatto vedere i progetti! Stiamo parlando di realizzazioni concrete, che sarebbero andate prestissimo a beneficio dei cittadini delle periferie: centinaia di opere in tutta Italia, destinate alla riqualificazione delle aree degradate e alle periferie urbane. Peraltro, l'abbiamo detto anche qui, dove vivono le persone che hanno maggiore bisogno di infrastrutture e servizi, dove vivono i cittadini che hanno maggiore bisogno di protezione sociale.

E forse anche voi, colleghi della maggioranza, vi state un po' vergognando di ciò che state facendo. Ed è forse anche per quello che avete perso per strada 21 voti nel voto di fiducia, dalla prima fiducia ad oggi: già 21 voti mi sembrano un bel segnale di allarme. Mi chiedo con che coraggio il Premier Conte martedì sera abbia raccontato la favola ai sindaci e mi stupisco anche che molti sindaci abbiano accolto quelle parole come una promessa sicura. Guardate, noi lo vediamo, noi che facciamo le leggi, che siamo legislatori: le parole contano fino a un certo punto. Per destinare dei fondi servono degli atti, servono dei provvedimenti, servono degli impegni di spesa. Ora, io mi chiedo come 1 miliardo 600 milioni che voi avete sottratto da questo «milleproroghe» lo andrete a rimettere tutto in un altro provvedimento, ma è veramente una presa in giro vergognosa, e allora la verità è che voi, ad oggi, non avete fatto assolutamente nulla del vostro programma «acchiappa-like», ma avete solo tolto, solo tagliato. Io ho visto in questi pochi, pochissimi provvedimenti, perché è un Parlamento che ha approvato pochi provvedimenti, ho visto solo tagli, non ho visto una risorsa, non ho visto un incentivo all'economia, non ho visto un incentivo alle imprese; solo tagli e rigidità; i cittadini si ritroveranno con le periferie della città ancora degradate e il reddito di cittadinanza sarà solo un miraggio. Io voglio dire anche alla Lega, visto che i due senatori della Lega sono stati coloro che hanno fatto il blitz notturno, presentando quell'emendamento, lo diceva bene prima anche la collega Morani, il modo in cui è stato inserito l'emendamento nel «milleproroghe», un modo fraudolento, di nascosto, in silenzio, perché convinti voi stessi di quanto vergognosa fosse quella azione per togliere e depredare le città. Ci avete abituato alle vostre dirette social di denuncia, fatte di attacchi vergognosi al Partito Democratico. Noi, in questi anni, abbiamo subito solo insulti, abbiamo subito le vostre fake news, abbiamo subito i vostri attacchi in malafede e su questo noi siamo ancora a ricordare quegli attacchi vergognosi. Dunque, ve lo chiedo qui, colleghi del MoVimento 5 Stelle e della Lega, abbiate ora il coraggio di accendere le vostre dirette Facebook, le vostre dirette Instagram, le vostre dirette social e mettete la faccia per spiegare agli italiani perché volete rubare loro i soldi delle periferie, quei soldi che sono già stati finanziati e che sono urgenti e quei miliardi di euro di investimenti per i territori a cui erano destinati, erano un'opportunità di lavoro per le nostre aziende nel territorio, soprattutto dopo la firma delle convenzioni dei comuni e l'avvio delle gare.

Colleghi, concludo dicendo che vi state rendendo complici di uno stop al futuro e allo sviluppo dei territori, per tentare di racimolare fondi per un programma di Governo folle e insostenibile. Abbiate un sussulto di ragionevolezza e amore per le vostre città, svestitevi del vostro colore politico e prendete le difese dei vostri concittadini. Ottenere il consenso significa soprattutto responsabilità e onore verso chi vi ha dato la fiducia. Un detto cinese dice che tutto ciò che si butta in mare ritornerà sempre indietro, prima o poi, che sia stato del bene o che sia stato del male. Allora, cari colleghi della maggioranza, la vostra incapacità e il vostro inganno verso i cittadini rischiano di tornarvi indietro molto prima di quanto voi possiate pensare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nardi. Ne ha facoltà.

MARTINA NARDI (PD). Grazie, Presidente. Dopo queste mille ore passate in quest'Aula, dopo questo «milleproroghe» abbiamo finalmente capito, abbiamo capito che il cambiamento che intendete proporre al Paese ha una natura regressiva e antistorica. Ci state consegnando un Paese che preferisce non investire nelle periferie, non investire per sanare le ferite della nostra terra, che preferisce, invece, continuare a soffiare sulle paure, sulle paure che animano, che agitano quei luoghi, quei luoghi che appunto sono insicuri, spesso da tutti i punti di vista, sociali, economici, culturali.

Finalmente, dopo tanti anni, torna sulla scena politica nazionale, diventa un tema centrale quello delle periferie cioè qualche cosa di per sé lontano dal centro, come dice il nome stesso. Diventa centrale l'intervento economico fortemente voluto da quest'Aula, fortemente voluto dai deputati che sedevano su quei banchi, fortemente voluto da quei territori, da quei comuni, da quelle amministrazioni, da quella comunità locali che vedevano uno spiraglio: la ripresa dell'intervento sulla manutenzione del territorio, parolina magica che avete usato molte volte in campagna elettorale. Torna il centro e ci saremmo aspettati che il Governo del cambiamento cavalcasse l'onda, stesse sull'onda, salisse su quel surf, investisse maggiormente, costruisse operazioni migliori di quelle che abbiamo saputo fare noi, investisse più denari in quella grande intrapresa che noi avevamo lanciato cioè decidesse che quello era solo l'inizio di un percorso lungo, di un percorso di costruzione e di ricostruzione dei nostri territori e, invece, abbiamo capito che volete un Paese che non investe in bellezza, abbiamo capito che non volete un Paese che investe in progresso, in cultura, in riqualificazione urbana, nella territorialità, nella manutenzione. Dopo queste mille ore di finta discussione dove parlavamo solo tra di noi perché voi eravate altrove, abbiamo capito che non è il vostro progetto. Il vostro progetto invece è regalare al Paese mancette e scippare i soldi per gli investimenti e per un buon lavoro, perché milioni di euro creano buon lavoro, fanno lavorare le nostre imprese, fanno lavorare le nostre maestranze, ridanno fiato a un'economia troppo depressa come quella dell'edilizia, come quella dei piccoli artigiani, dei medi imprenditori che sono lì a sperare, che erano lì a sperare che riprendesse un buon investimento nell'edilizia cioè quello della manutenzione del territorio e, invece, come dicevo voi volete mancette, promettendo il reddito di cittadinanza. Insomma il vostro slogan non sarà “più lavoro per tutti” ma sarà “più elemosina di Stato per tutti”: è l'idea di società che state proponendo con il mille-proroghe al Paese. Abbiamo capito che volete un Paese che crede più alle fake news dei “no vax” che alla scienza perché avete preferito dar credito agli stregoni de' noantri piuttosto che alla comunità scientifica, ai leoni da tastiera che ne sanno sempre una più dello scienziato di turno, che pensano sempre che hanno la ricetta giusta e che possono proporre e produrre più intelligenza, più capacità e anche più verità del mondo scientifico. Con questo milleproroghe vi impegnate a relegare migliaia di bambini fragili nella solitudine delle loro malattie. Abbiamo capito, inoltre, che volete un Paese di imbroglioni perché avete cambiato il senso alla parola autocertificazione che è una cosa nobile, è una cosa concreta, una cosa che ha creato anche innovazione alla nostra pubblica amministrazione e, invece, l'avete fatta diventare la finta certificazione, dando quindi credito all'idea e proponendo come vostro mantra un Paese di imbroglioni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 17,55)

MARTINA NARDI (PD). Abbiamo capito che volete un Paese dove il Parlamento, le istituzioni, gli enti locali e pure le leggi solo orpelli inutili che bisogna cancellare, che è inutile stare in quest'Aula perché avete proposto una fiducia finta durante cui ci avete lasciato da soli a discutere senza neanche la volontà di interloquire, perché avete violato il rapporto fiduciario con i sindaci, con gli enti locali, avete stracciato le convenzioni che sono atti, non discorsi, non chiacchiere, non fake news ma atti: li avete stracciati in una notte e avete detto ai nostri sindaci che non valgono nulla. Avete violato il rapporto istituzionale perché avete posto la fiducia - l'hanno detto molto meglio di me tanti altri colleghi - su un decreto che ancora non era stato proposto. Questo è un atto grave, uno strappo vero con le Istituzioni di questo Paese. Questo è il vostro cambiamento, è il cambiamento che proponete al Paese, ma un cambiamento diverso da quello su cui avete chiesto il consenso ed ottenuto tanti voti. Ma ci troverete qui, ci troverete come ci avete trovato questa notte, ci troverete nelle manifestazioni, ci troverete nella quotidianità di quest'Aula e fuori da quest'Aula, perché non passerà e non vi daremo la possibilità che passi l'idea di una società regressiva. Noi siamo il segno, invece, che esiste ancora una voce, una voce calda, una voce che ci ha tenuto compagnia tutta la notte perché fatta di decine e decine di persone che, con noi, hanno condiviso questa battaglia: sappiatelo, è solo l'inizio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (PD). Grazie Presidente. Anche ascoltando gli interventi dei colleghi, io spero che chi è restato in Aula (qualcuno c'era anche dei gruppi di opposizione e comunque qualcuno era obbligato per servizio) avrà apprezzato che non c'è stato nemmeno un intervento ostruzionistico tra i nostri. Non c'è stato un intervento che voleva prendere tempo, non c'è stato nemmeno un intervento in cui c'erano parole vuote. Vi dico che a noi non piace stare qui a perdere tempo. Abbiamo pensato molto se utilizzare una forma di protesta come quella che abbiamo messo in campo dopo la vostra decisione di apporre la fiducia e siamo arrivati alla conclusione che i contenuti di questo provvedimento - ciò non vale su tutti i provvedimenti ma in questo caso vale senz'altro - non sono battaglie del PD. La questione dei vaccini non è una vicenda o una guerra tra la maggioranza e il PD. La vicenda sulle periferie, i tagli sulle periferie non sono tagli al Governo del PD, uno sgarbo al Governo Renzi o Gentiloni, ma sono questioni che attengono, veramente, a un pezzo di società molto più grande, peraltro, un pezzo di società che in parte vi ha anche votato. Vi assicuro che tra quelle mamme preoccupate per le norme sui vaccini, ce ne sono tante che hanno votato anche per i vostri partiti e sono preoccupate sul serio e non è che sono preoccupate perché glielo dice il PD, ma sono preoccupate perché lo dicono i medici, sono preoccupate perché è la scienza che dice che i vaccini servono. Invece voi vi siete affidati a qualche stregone. Ma non è che vi siete affidati a qualche stregone, perché io non penso che tra di voi ci siano persone stupide. Io penso che abbia prevalso la voglia di rompere, la voglia di dimostrare che le regole per voi non valgono e, su questa battaglia, giocate con la vita delle persone. Io, in queste in queste quarantotto ore, ho ascoltato - anche nei lavori di Commissione - alcuni interventi di miei colleghi che hanno parlato con competenza professionale (penso al collega Siani, alla collega Carnevali), oppure con partecipazione personale (cito tra tutti il collega Fragomeli, stanotte per chi lo ha ascoltato) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), parlando e cercando di parlare anche un po' non solo alla testa ma anche un po' al cuore, al legislatore, a chi deve decidere.

Il tema di esiliare dei bambini fuori dal loro contesto sociale perché c'è qualcuno che decide che le regole scientifiche non valgono più nel nostro Paese è qualcosa che, francamente, io non riesco a giustificare sotto nessun profilo. Guardate, non si tratta di dire mettiamo i soldi qui o lì: è una cosa che veramente non ha nessuna logica. Per questo noi, su temi come questo, non esitiamo ad andare fino in fondo, perché sappiamo che non stiamo facendo una nostra battaglia.

Sappiamo com'è la politica: ci si muove e dopo non si riesce più a fermarsi. Voi avete fatto partire questo treno sui vaccini e non sapete più come fermarlo. Avevate provato in Commissione e, a un certo punto, abbiamo anche apprezzato pubblicamente il fatto che avevate fatto un passo indietro, dopodiché avete visto qualche titolo di giornale e avete detto: no, questo non lo possiamo sopportare. È meglio che qualche famiglia sopporti qualche disagio - mica è la mia - piuttosto che sopportare il disagio di un titolo di giornale che riporta il fatto che avete cambiato idea. Ma cambiare idea, in politica, non è mica un difetto. Cambiare idea in politica vuol dire, magari, aver ascoltato, non il PD ma magari qualche medico o il Consiglio superiore di sanità. Si è ascoltato? No! Ecco, io penso che questo sia uno dei punti che è stato determinante per noi nel decidere che questo decreto non poteva andare via così, nell'ordinarietà di una battaglia parlamentare, magari con una fiducia dicendoci tra noi: l'importante è andare via mercoledì sera, giovedì pomeriggio o giovedì sera, così nessuno ne sa niente. Noi - penso - abbiamo fatto il nostro dovere. Penso che il vostro dovere sia di approvare i provvedimenti e rispetto la maggioranza quando lavora per approvare i provvedimenti. Siamo stati anche noi maggioranza e provavamo, facevamo quello che dovevamo fare per approvare i provvedimenti, ma senza umiliare l'opposizione. Sfido chi tra di voi era qui in quest'Aula nell'altra legislatura a dire che lavoravamo per umiliare l'opposizione, cosa su cui invece voi qualche sforzo l'avete messo in campo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Ma il nostro dovere è quello di dirvi dove sbagliate: il nostro punto di vista. Vogliamo dirvi dove sbagliate e voi di errori qui ne avete fatti più d'uno.

Sulle periferie, capisco, c'è un problema di bilancio, bisogna fare una scelta, bisogna trovare dove tagliare perché bisogna fare un'altra cosa urgente. Allora, tagliamo una cosa che non condividiamo, tagliamo una cosa che non è nostra. Ma fare ciò per dispetto, come alcuni di voi hanno spiegato in maniera chiara: sapete, ha scelto il PD! Come se fossimo noi ad aver fatto la graduatoria dei bandi delle periferie, come se fossimo noi!

Ho raccontato la vicenda della mia regione: 72 milioni, quattro amministrazioni di centrodestra! Quattro amministrazioni su quattro di centrodestra! L'abbiamo fatti noi i bandi, li abbiamo fatti noi? Li abbiamo scelti noi i quartieri? Li hanno scelti i comuni, i sindaci, che sono andati a firmare a Palazzo Chigi, ma non in quanto politici, in quanto amministratori pubblici del denaro pubblico. Essi hanno avviato la progettazione, hanno fatto gli appalti, ci sono lavori in corso e voi tagliate i soldi? Ma cosa può pensare un cittadino di uno Stato che viene gestito così? Guardate, non è la scelta solo sulle periferie, è la scelta di principio per cui la cosa pubblica viene trattata come una cosa personale di cui sono proprietario: non sono più il gestore, il buon gestore con lo sguardo attento del padre di famiglia, ma diventa cosa mia e ne faccio quello che voglio io. Questo non è accettabile! Signori, fermateli, fermateli! Parlo con persone che sono magari arrivate qui in Parlamento portando il loro entusiasmo, la loro buona fede, anche l'appartenenza a un movimento politico in cui si crede. Penso a qualche amministratore della Lega che è venuto qui perché parte da quell'esperienza ma fermateli quando vedete tutto ciò: non ditegli sempre di sì! Nel mio partito ci sono troppi dibattiti, magari, ma nei vostri non c'è mai uno che dice: basta, stiamo facendo un errore! Ma è mai possibile che non ce ne sia uno, che si tratti dei migranti o che si tratti delle periferie, che si tratta dei vaccini, che parli? Solo qualche piccolo vagito, solo qualche piccolo vagito.

Anche su questo, penso che il senso di responsabilità che ha portato qui - mi rivolgo in particolare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - qualcuno qui in questo Parlamento, con tante buone intenzioni, e io ci credo, perché non penso che chi è in un'altra forza politica, anche mia avversaria, voglia fare il male per il Paese, non l'ho mai pensato, neanche per chi mi è più distante, ha idee opposte alle mie, qualche volta ha idee con cui non posso avere niente in comune, ma non penso che venga qui per fare male al Paese, però, state attenti, se venite qui e tradite completamente quello che avete detto in campagna elettorale, vi dovete porre un problema di coscienza, ve lo dovete porre, voi, un problema di coscienza.

La collega Comaroli della Lega, prima, citandomi nel suo intervento, la ringrazio, ha detto che io penso che noi vogliamo far cadere questo Governo, è vero, noi lavoreremo tutti i giorni per far cadere questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma tutti, tutti i giorni. Certo, mica ci inventeremo strane strategie per farlo cadere; noi speriamo che un pezzo di quelli che sostengono questo Governo si rendano conto che sta facendo il contrario, ma voi siete venuti in Parlamento per abbattere le tasse ai ricchi, voi siete venuti in Parlamento per fare il Governo con gli indagati, voi siete venuti in Parlamento per proteggere chi si è preso il malloppo e lo ha messo via (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Siete venuti per questo? Oppure, tutte le cose che il MoVimento 5 Stelle diceva sulla democrazia parlamentare erano uno scherzo?

Ecco, allora, noi lavoreremo, sperando di trovare qualcuno che ascolti queste cose, che non usi, magari, i migranti come ostaggi per andare sul Times(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), magari, che tenga un po' più a conto la cosa pubblica e che non passi la giornata a fare le dirette Facebook e a occuparsi di quello di cui deve occuparsi.

Ecco, Presidente, noi pensiamo che la nostra battaglia parlamentare sia rispettosa della democrazia e voi l'avete un po' calpestata, un po' troppo, in questi giorni. Presidente, in particolare, mi permetto di rivolgermi a lei e non le faccio nessuna critica, potrei farla, ma non ne faccio neanche una, le faccio un appello, però; Presidente, tenga conto che lei ha una grandissima responsabilità, enorme, perché quello che succede oggi in quest'Aula, non si cancella, si segna, qualche cosa di importante è stata scritta, questa non è una cosa da restare negli annali, però, le forzature, quando sono inutili, soprattutto, e questa volta erano completamente inutili, da parte vostra, da parte della maggioranza erano completamente inutili, le forzature segnano e segnano i rapporti nella politica, tra le persone, nei rapporti parlamentari. Io mi affido a lei, mi appello a lei, perché lei tenga conto sempre della sua terzietà e tenga conto che questo Parlamento deve rappresentare gli interessi di tutti gli italiani, il pensiero di tutti gli italiani; è la forza della democrazia; la forza della democrazia non è solo, e guai se non fosse così, che chi è al Governo possa decidere, la forza della democrazia è anche che chi è all'opposizione abbia il diritto di esprimere le sue ragioni e trovi il modo per farlo in maniera adeguata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). La ringrazio, signor Presidente, anche per essere qui e per presiedere questi lavori, perché noi siamo convinti che questo atto che stiamo per compiere sarà ricordato, in futuro, negli annali della storia parlamentare, perché, signor Presidente, questo decreto rappresenta la fine dell'innocenza di questa maggioranza e di una parte che, all'interno di questa maggioranza, si è presentata qui, dicendo agli italiani che avrebbe fatto esattamente il contrario di quello che avevano fatto quelli che c'erano prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E, invece, e ce lo dicono loro, noi stiamo facendo come facevate voi, è vero, ma voi siete entrati qui per fare altro e, invece, di fronte ad un decreto ordinario, di una banalità burocratica quasi imbarazzante, noi ci siamo visti contemporaneamente porre la fiducia, per far decadere tutti gli emendamenti di merito dell'opposizione, inserire la tagliola, per impedirci di continuare nella discussione, e, alla fine, imporci la seduta fiume, per obbligare la minoranza a discutere di notte di temi che avremmo voluto discutere alla luce del giorno con voi, con voi, l'avremmo voluto fare, ma voi non c'eravate.

Vede, signor Presidente, non mi interessa entrare in una valutazione da leguleio circa il fatto, peraltro da approfondire, che è stata posta la fiducia preventiva su un testo che non era stato deliberato dal Consiglio dei ministri e non era stato firmato dal Presidente della Repubblica. Resta il fatto politico che questo atto rappresenta l'inizio della fine del grande inganno, perché, signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle è entrato qui promettendo di essere qualcosa di altero, qualcosa di diverso, qualcosa di alternativo, addirittura qualcosa di rivoluzionario.

Ebbene, facciamo un consuntivo di questi 100 giorni. Siete venuti qui e ci avete portato un decreto sul tribunale di Bari; vi avevamo detto che stavate sbagliando e siete andati avanti e adesso siete tornati indietro. Siete venuti qui e avete fatto il decreto cosiddetto Di Maio e vi avevamo detto che stavate sbagliando e voi siete andati avanti ed ora le parti sociali, non la Spectre o il complotto pluto-giudaico-massonico, le parti sociali ci stanno dicendo che ci sono già aumenti nella disoccupazione a causa di quel decreto. Poi, quando le cose diventano più grandi di voi, seguite il sentiero che avete trovato, dovevate chiudere l'Ilva e fortunatamente avete chiuso un accordo sulla base di quello che avete trovato sul tavolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Qui, sproloquiate di sforare il deficit e poi, fortunatamente, il Ministro Tria gira il mondo, dicendo che vuol fare quello che il Ministro Padoan gli ha lasciato sul tavolo.

Vedete, voi alla fine, non riuscendo ad aggredire le questioni vere, in questo milleproroghe avete dato prova di quella cultura che vi tiene insieme, che è una cultura, allo stesso tempo, minimalista e iconoclasta. Voi dovete ridurre le discussioni a questioni banali e immaginare che questo vi dia la legittimità per cancellare tutto quello che c'era in precedenza, quasi come se foste gli angeli giustizieri che cacciano i peccatori dall'Eden con la spada sguainata. Non è così, non siamo in uno Stato etico, in cui il Governo e la maggioranza fanno delle valutazioni morali nei confronti delle opposizioni o nei confronti di chi c'è stato prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si deve stare nel merito delle questioni, ma di questo ne parleremo con particolare riguardo al decreto Genova di cui, forse, chissà, affronteremo i temi.

Vede, signor Presidente, in questo decreto milleproroghe noi abbiamo trovato tutta quella cultura che rappresenta l'inizio della vostra fine: la cultura del nemico, la cultura della disintermediazione, che cos'è il definanziamento del Bando periferie, se non il fatto di voler investire sull'idea che questo Paese non deve avere una coesione, le comunità si devono sfrangiare perché nelle comunità sfrangiate e spaventate può passare con più facilità il messaggio del rancore, il messaggio del razzismo, il messaggio degli imprenditori della paura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

È stata, la vostra, una scelta ideologica, ecco perché avete definanziato il Bando periferie, perché voi non volete un Paese coeso, voi avete bisogno di un Paese spaventato e diviso ed è il motivo per il quale noi rappresenteremo l'alternanza rispetto a questo tema. Poi, c'è un altro tema, guardate, che avete portato con voi in questi giorni. Lo definisco così: la cultura della presa della Bastiglia, pensate di essere i nuovi giacobini che occupano e prendono tutto. Signor Presidente, questo non riguarda solo il decreto di cui discutiamo, ma in queste ore noi non possiamo tacere il fatto, e lei è la terza carica dello Stato, che questa maggioranza ha indotto il presidente di un'autorità indipendente alle dimissioni, il presidente della Consob, che, lo ricordo a questo Parlamento, non è nominato dal Governo, ma è nominato dalla Presidenza della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E questo dovrebbe indurre a un senso ulteriore di responsabilità, oltre al fatto che quale messaggio diamo ai nostri interlocutori internazionali che investono in Italia, se un giorno litighiamo con la BCE, se il giorno dopo cacciamo il presidente dalla Consob, se il giorno dopo diciamo che l'ONU è inutile? Quale credibilità possiamo avere? Potremmo dire altro rispetto alla vostra cultura giacobina: quello che avete fatto sull'Agenzia delle entrate, quello che avete fatto sull'Agenzia del demanio, quello che vi apprestate a fare nel tradizionale, signor Presidente, campo della spartizione, della lottizzazione, dell'organizzazione del potere dalla Prima Repubblica ad oggi nella RAI.

State chiudendo accordi che neanche nella Prima Repubblica avevamo visto. È questo il cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Dovevate cambiare così il Paese, immaginando di prendere pezzi dell'opposizione e di vellicarli con qualche presidenza o con qualche concessione? È questo il cambiamento? Per non parlare, ma avremo modo anche su questo di aprire un faro, di quello che vi apprestate a fare sui servizi. Nei due minuti che mi restano, signor Presidente, vorrei dire che voi vi siete anche omologati rispetto alla tendenza del passato. Ve lo dico perché così, magari, siete meno distratti. Voi non so se ve ne siete resi conto, ma avete già perso un po' di gente per strada. Avete votato la fiducia in 329, 21 voti in meno rispetto alla prima volta, 13 voti soltanto rispetto alla soglia della maggioranza assoluta.

Forse c'è qualcosa al vostro interno che dice di un disagio, di una difficoltà, di una preoccupazione? E voi pensate questo disagio di tarparlo come, facendo allontanare dalle Aule i vostri colleghi che sui vaccini hanno detto che stavate sbagliando? Noi su questo non faremo sconti; lo diciamo anche perché in queste ore abbiamo dato la dimostrazione a chi ha l'interesse a descriverci come inesistenti che l'opposizione c'è, l'opposizione ci sarà, con buona pace di chi ha interesse a descriverci come inesistenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E sa perché c'è, signor Presidente? Perché noi abbiamo visto in questo decreto inserire, e lo hanno detto bene i colleghi, dei guasti importanti sui vaccini, sul terremoto, sulla scuola, che non è stata citata, su tutte quelle questioni delle periferie, eccetera eccetera, che rendono questo decreto ingiusto. E allora, quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere, e noi lo faremo fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Mi rivolgo, Presidente, a lei e all'Aula con il rispetto che nutro, io e tutto il Partito Democratico, per quest'Aula, e con la coscienza di chi è forte dei propri principi non rinunciabili; e aggiungo anche con la coscienza di chi sa di avere perso il 4 marzo, e che dunque sa di doversi interrogare sui propri limiti. Ma il rispetto non è debolezza…

PRESIDENTE. Deputati, non si fanno fotografie! Ma cosa state facendo? Gallo! Per favore, andate ognuno nei propri posti. Deputata Polverini, senza commenti, grazie.

EMANUELE FIANO (PD). Questo, colleghi, non è un talent show, è la Camera dei deputati della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma interrogarsi, Presidente, non vuol dire smettere di essere forti dei propri principi, e perdere non vuol dire smettere di lottare. Chi è forte non ha paura di essere rispettoso; è chi è in difficoltà, come abbiamo visto qui, che usa la forza dell'arroganza. Mi permetto di rivolgermi anche, oggi, ai colleghi di minoranza. Come ha detto qui il presidente del gruppo del Partito Democratico Delrio, noi non intendiamo dare lezioni a nessuno dei nostri colleghi dell'opposizione, fate opposizione come meglio credete, ognuno ha anche le sue dinamiche interne; ma neanche accettiamo di ricevere ogni giorno una lezione su come si stia al mondo, perché, se siamo tutti minoranze, evidentemente abbiamo tutti qualcosa su cui riflettere.

E mi rivolgo poi, per il suo tramite, ai colleghi di maggioranza, e in particolare ai neo eletti, con una domanda semplice per voi: ma voi avete avuto un ruolo in questo testo che stiamo per votare? Riflettete, non per dare ragione a me o a noi; lo dico perché voi pensiate alla funzione che avete in questa Camera. Avete fatto altro per questo testo che non schiacciare un bottone? Sa cosa mi ha colpito del momento in cui lei ha annunciato la seduta fiume, signor Presidente? Mi ha molto colpito l'applauso della maggioranza. Quando il 24 luglio del 2013, precedente che lei ha citato, qui fu annunciata la seduta fiume, a nessuno della maggioranza venne in mente di battere le mani. Se posso permettermi umilmente di dare un consiglio, voi non dovete gioire quando qui dentro si tagliano gli interventi dei vostri avversari politici: oggi capita a noi, domani può capitare a voi, oppure può capitare anche di peggio, come capita già oggi in Ungheria, in Turchia o in Russia, Paesi che voi così tanto amate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Riflettete, colleghi. Non ve lo dico io, è questa la questione politica sottesa alle procedure che sono state utilizzate: non solo la censura preventiva sul pensiero delle opposizioni, ma anche su quello delle maggioranze. Userò parole che ho già usato nella nottata, ma lei non c'era, mi fa piacere ripeterle. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, vorrei iniziare con una premessa, ricordando a lei e all'Aula il significato di decreto-legge, cioè un provvedimento provvisorio con forza di legge, adottato dal Governo in caso di urgente necessità, la cui efficacia viene meno se non è convertito in legge dal Parlamento. Come ribadito più e più volte da questo gruppo, in questo modo il Parlamento viene privato della sua funzione legislativa, delegando ad un organo formato da poche persone di opposta provenienza politica il potere di legiferare; ma la beffa più grande, Presidente, è che non è neppure rappresentativo della scelta dei rispettivi elettori, visto che in campagna elettorale i due partiti che formano questo Governo dichiaravano che mai si sarebbero alleati gli uni con gli altri, sulla sua parola d'onore Matteo Salvini a Repubblica TV e sulla sua parola d'onore Luigi Di Maio a Porta a Porta.

E questa, a parer mio, è una presa in giro nei confronti dei cittadini italiani e degli elettori che vi hanno votato, visto che, da quando è nato questo Governo, il Governo non ha fatto altro che usare il Parlamento come un organo secondario, atto solo a votare decreti-legge proposti dallo stesso Governo. E il nome del Parlamento dovrebbe farci riflettere, perché riferito all'azione del parlare, perché in questo luogo si promuove, si discute e si dibatte, per giungere a decisioni politiche, e non un luogo dove si spinge un tasto per far passare leggi proposte unicamente dal Governo.

Per completare, uso parole non mie, ma di Benito Mussolini: i regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali di tanto in tanto si dà al popolo l'illusione di essere sovrano. Il nostro gruppo non permetterà mai che questa frase possa attuarsi, e per questo lotterà con tutte le forze perché i cittadini non siano illusi, ma diventino loro i sovrani. Presidente, non sono parole mie, queste; sono parole del deputato del MoVimento 5 Stelle Paolo Bernini, che le pronunziò nella serata del 24 luglio del 2013, quando la maggioranza annunciò la seduta fiume. Voi siete entrati in questo Parlamento facendovi paladini della democrazia, dicendo che qui c'erano gli usurpatori della democrazia; ci avete spiegato che cosa non si deve fare e dopo cinque minuti che siete al Governo voi lo fate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), calpestando i diritti della minoranza, impedendo il confronto, diventando manichini dei vostri Governi, ritrovandovi qui solo a schiacciare un bottone.

E la questione dello scontro tra noi, dunque, in quest'Aula, è politica, è il cuore della politica. Far decidere a pochi, sterilizzare il Parlamento, impedire l'opposizione nei suoi diritti è una visione politica, è la cifra che voi state utilizzando per difendervi dalle contraddizioni, dalle divisioni, dai rischi di spaccatura.

Godetevi i sondaggi favorevoli di questi mesi perché il tempo, poi, è sovrano, le cose possono cambiare, arriva il momento in cui finiscono i comizi e si deve governare.

Ma voi avete una linea di pensiero, a voi serve creare nemici ogni giorno: gli immigrati, l'Europa, i giudici, i giornali, ora persino l'ONU. Avete bisogno di nemici perché i nemici rinforzano le proprie truppe, indicano la strada, nascondono i problemi e l'incertezza. Ve lo dico per esperienza: essere solo “anti”, “contro”, “no qualcosa” non porta alla fine il successo.

Noi siamo “per”, voi siete “contro”. Eravate contro il Jobs Act e avete fatto il decreto “Di Maio” che crea oltre 1.300 posti di lavoro persi al giorno; eravate contro la decisione sull'Ilva e l'avete ripetuta come una fotocopia; eravate contro le scelte fatte per il tribunale di Bari e avete sbagliato tutto; siete contro la scienza per i vaccini, siete contro i cittadini delle terre terremotate, siete contro i progetti di riqualificazione delle nostre periferie.

Noi siamo “per”. Noi siamo “per”, signor Presidente. Per essere per la scienza, per le famiglie, per il sistema scolastico, per le periferie, per i terremotati, per la giustizia e siamo stati in queste ore per il Paese e per le istituzioni in quest'Aula. E lo faremo tutti insieme in piazza a Roma, in Piazza del Popolo il 30 settembre. Saremo lì per chi non ha paura e per chi non investe sulla paura, per chi non sfrutta la paura, ma per chi vuole trovare ragioni per il futuro e non solo nemici.

Si può perdere, come è capitato a noi, e si può vincere; ma quando poi si semina solo guerra, odio e nemici, la guerra torna indietro. Quando chiunque è un nemico e ogni confronto è una battaglia, quando i nemici sono in particolare le autorità di controllo, quando nemico è Draghi, quando nemico è il presidente della Consob, quando nemici sono i Paesi europei confinanti, come la Francia o il Ministro del Lussemburgo, e quando gli amici sono Orbán, Putin, Bannon e Trump (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), allora noi sappiamo dove voi volete portarci; lo sappiamo e ce ne rendiamo conto.

Noi preferiamo aumentare gli amici, allargare l'orizzonte di questo Paese e dell'Europa. Noi vogliamo costruire il futuro, voi volete riportarci indietro.

E concludo su una cosa che ha già citato Ettore Rosato poc'anzi. Ci sono stati, Presidente, in queste ore, alcuni interventi di miei colleghi – e mi permetta di ringraziare tutti i colleghi del Partito Democratico per la fedeltà a questa istituzione che hanno dimostrato in queste ore - ci sono stati interventi che ci hanno toccato il cuore perché hanno raccontato storie vere e personali. E quando la politica riesce a toccare il cuore, quando qui dentro noi, fuori dalle liturgie, come democratici, ci accorgiamo di toccare il cuore e di raccontare la vera vita vissuta, vuol dire che noi siamo di nuovo sulla buona strada. Tenetevi i nemici, noi ricominciamo a costruire il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Flati. Ne ha facoltà.

FRANCESCA FLATI (M5S). Grazie, signor Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ci siamo ritrovati a prendere in esame il decreto “milleproroghe”, uno strumento che storicamente abbiamo sempre osteggiato, come anche è stato ricordato in quest'Aula, e che non appartiene al nostro modo di intendere l'attività parlamentare.

Tuttavia, ereditiamo dai precedenti Governi urgenze irrisolte, che ci vedono costretti ad intervenire con procedimenti di carattere emergenziale. Come fisiologicamente accade, i decreti cosiddetti milleproroghe presentano…

PRESIDENTE. Per favore! Come avete parlato voi, parlano gli altri colleghi.

FRANCESCA FLATI (M5S). …un contenuto eterogeneo per materia e accomunano le disposizioni da cui sono composti per la necessità di introdurre regimi transitori. Questo al fine di garantire linearità, funzionalità ed adeguatezza dell'azione amministrativa in ambiti in cui le norme non hanno ancora raggiunto le finalità attese.

Nel corso degli anni siamo stati abituati all'utilizzo dei decreti milleproroghe per affrontare i temi più disparati e per inserire norme che hanno gravemente penalizzato i cittadini.

Lo diciamo chiaramente: non intendiamo proseguire nel modus operandi che ha contraddistinto la politica del passato, intendiamo invece sovvertire questo modo di agire al fine di rendere il provvedimento quanto più spoglio possibile. Può apparire pleonastico in questa sede sottolineare come questo provvedimento sia stato utilizzato per favorire interessi di ogni tipo, evidenza che, quando eravamo opposizione, abbiamo strenuamente denunciato e combattuto. La trasparenza ed il buonsenso con i quali questa maggioranza ha agito per arginare la mancanza di progettualità dei precedenti Esecutivi è l'esempio lampante di un cambiamento tangibile che supera finalmente la visione miope della politica riscontrata negli scorsi anni. Quindi, per il presente e per il futuro intendiamo far prevalere l'interesse pubblico su quello di parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stellee di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Abbiamo ascoltato attentamente i tanti interventi fatti in Aula, registrando contraddizioni e banalità, critiche strumentali per lo più che non colgono l'importanza delle questioni e delle criticità emerse, generate proprio dai continui rinvii e dal ricorso a logiche emergenziali. Entrando nel merito del decreto voglio partire dal capitolo enti locali; abbiamo, infatti, inteso dare respiro alle province attraverso l'estensione per l'anno 2018 del Fondo sperimentale di riequilibrio consentendo, quindi, al Ministro dell'Interno di ripartire e di erogare le risorse ivi contenute; agli enti di area vasta attraverso l'esclusione dell'applicazione del regime sanzionatorio per il mancato rispetto nel 2017 del pareggio di bilancio; alle regioni a cui abbiamo dato la possibilità di concedere spazi finanziari ulteriori per gli enti locali del proprio territorio. Ai comuni, la soluzione a cui si è arrivati durante l'incontro tra il nostro Premier, Giuseppe Conte, e l'ANCI, è la migliore possibile: le amministrazioni comunali saranno messe nelle condizioni di assicurare ai cittadini servizi ed investimenti e parallelamente si evita che risorse importanti rimangano bloccate nel bilancio dello Stato. Ci siamo impegnati a finanziare tutti i progetti in fase esecutiva inserendo una norma ad hoc nel prossimo provvedimento utile. Infine, nei 60 giorni successivi all'approvazione del decreto milleproroghe avvieremo un monitoraggio per valutare i progetti che ancora non sono in fase avanzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stellee di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Ciò si aggiunge a quanto già previsto nel decreto, abbiamo già garantito, infatti, i primi 24 progetti esecutivi, oltre ad aver destinato un miliardo - lo sottolineo, un miliardo - ai comuni italiani per favorire investimenti da realizzare attraverso l'utilizzo di risultati di amministrazioni degli anni precedenti. Anche l'ANCI ha apprezzato l'intesa raggiunta e i comuni italiani torneranno finalmente a rivedere la luce (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico). Passando poi al capitolo giustizia, abbiamo prorogato l'entrata in vigore della riforma “Orlando” sulle intercettazioni, nelle more della riscrittura della norma attraverso un percorso partecipato che preveda il coinvolgimento delle procure distrettuali d'Italia e del consiglio forense.

Una legge che non a caso abbiamo definito “bavaglio” in quanto comprimeva pericolosamente le facoltà dei pubblici ministeri in merito alla rilevanza delle intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stellee di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Infatti, attribuiva tale prerogativa ala Polizia giudiziaria comportando così un'inevitabile lesione del diritto di difesa, nonché dell'esercizio del diritto di cronaca.

Passando al capitolo aree terremotate, abbiamo posto grande attenzione alle aree danneggiate con importanti proroghe per le popolazioni e i comuni vittime degli eventi sismici, già a partire dal sisma dell'Aquila del 6 aprile 2009 dove la ricostruzione è ancora troppo lenta nonostante siano passati ad oggi quasi dieci anni; in particolare, abbiamo prorogato la partecipazione alla procedura di recupero degli aiuti destinati a rimediare ai danni cagionati da calamità naturali, la riduzione della partecipazione al Fondo di solidarietà comunale e i termini per la presentazione della documentazione volta all'ottenimento dei contributi per la ricostruzione private. Sono norme che evidenziano la nostra vicinanza ai comuni colpiti. Abbiamo predisposto norme per consentire la continuità didattica nei comuni colpiti dal sisma del centro Italia e nell'isola di Ischia, nonché proroghe dei termini per il pagamento delle fatture relative ai servizi energetici, idrici, assicurazioni e telefonia associati ai fabbricati dichiarati inagibili per gli stessi territori. Inoltre, abbiamo approntato la modifica della disciplina relativa agli interventi edilizi eseguiti per immediate esigenze abitative a seguito degli eventi sismici del Centro Italia. Mi avvio quindi alla conclusione. Il MoVimento 5 Stelle lavora per trovare soluzioni strutturali ai problemi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È nostra ferma intenzione prendere le distanze dal modo di operare del passato, agendo in netta discontinuità rispetto a chi ha utilizzato il «milleproroghe» come strumento per difendere gli interessi di pochi. È finita l'epoca delle gravi conseguenze di questo Paese abbandonato a se stesso dalla politica, è finita l'epoca del rinvio delle soluzioni. Noi vogliamo investire soldi pubblici nel solo interesse dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Potete stare certi che il MoVimento 5 Stelle non prorogherà i termini per la revisione della legge Fornero (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico), non prorogherà i termini per approvare la legge «spazzacorrotti», non prorogherà i termini per eliminare gli odiosi privilegi, come le pensioni d'oro, non prorogherà i termini per varare finalmente il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e ridare speranza a nove milioni di italiani che vivono oggi sotto la soglia di povertà, persone che sono state dimenticate dai precedenti Governi. Il nostro obiettivo è rendere il decreto «milleproroghe» sempre meno necessario e potete stare certi che anche in questo caso saranno i fatti a parlare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Intendiamo portare avanti politiche pubbliche razionali e ben ponderate, mettendo al centro una pianificazione responsabile degli interventi. Di fatto, abbiamo ereditato questo «milleproroghe» dai partiti che hanno governato fino a ieri, lo approviamo quindi con grande attenzione agli interessi dei cittadini e con la consapevolezza di dover e voler poi voltare pagina già a partire dalla legge di bilancio che ci aspetta a breve.

Con convinzione, quindi, annuncio il voto favorevole, a nome del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1117-A: S. 717 - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione:

(Segue la votazione).

La Camera approva (Vedi votazione n. 126)

(Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier)

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Adesso passiamo agli interventi di fine seduta. Aveva chiesto di intervenire il deputato Fatuzzo, che non è presente in Aula. Si intende che vi abbia rinunziato.

Colleghi, con calma, con calma e in silenzio.

Ha chiesto di parlare la deputata Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il tema della sicurezza occupa uno spazio sempre più consistente nel dibattito pubblico. Nelle città, nelle periferie, nelle strade, fuori dalle scuole, ovunque nel Paese, la domanda di sicurezza da parte di tutte le categorie sociali si fa sempre più consistente. In tal senso, il ruolo strategico, esercitato dalla polizia locale, con il testo coordinato n. 14 del 2017, recante: disposizioni urgenti in materia di sicurezza della città, la polizia locale concorre alla promozione e all'attuazione di un sistema unitario di sicurezza. Con i suoi 60 mila agenti, distribuiti in modo capillare sull'intero territorio nazionale, essa è chiamata a svolgere compiti di sicurezza urbana, in sinergia con le Forze di polizia statali a ordinamento civile, è dedita al contrasto dell'ambulantato illegale, alla vigilanza nelle scuole, al patrimonio edilizio, alle attività di rilevamento degli incidenti stradali, oltre che alle attività di antiterrorismo mediante il controllo di piazze e di obiettivi strategici unitamente all'Esercito e alle Forze di polizia statali. Tuttavia, ancora oggi gli agenti di polizia locale soffrono di carenze strutturali: sono sprovvisti di adeguati strumenti di lavoro, mancano di tutele per la protezione personale, lamentano pesanti carenze sotto il profilo della formazione, in ultimo, ma non da ultimo, sono equiparati economicamente e giuridicamente ai dipendenti amministrativi delle regioni e dei comuni, tutte le carenze dovute al protrarsi di una normativa, la legge n. 65 del 1986, inadeguata alla luce delle attuali esigenze.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 18,40)

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

FLORA FRATE (M5S). Ebbene, investire sulla sicurezza vuol dire investire su chi è chiamato a tutelare le nostre città e i nostri territori. Il ruolo della polizia locale va ripensato profondamente, sia attraverso una ridefinizione legislativa…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FLORA FRATE (M5S). Si ricordano a quest'Aula le due petizioni, la n. 0696 del 2016 e la 0093 del 2017, trasmesse dalla Commissione europea per le petizioni al Ministro dell'interno, sia mediante un consolidamento ed ammodernamento degli istituti come l'equo indennizzo, da riconoscere a tutti gli appartenenti al comparto, e finisco.

Quello che chiedono gli agenti di polizia locale è di essere messi nella condizione di fare il loro lavoro e il lavoro coincide, in concorso con le altre forze, alla sicurezza delle nostre comunità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Fogliani. Ne ha facoltà.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in questo mio primo intervento in Aula ritengo giusto segnalare un ulteriore commento del tutto inappropriato comparso sui social contro il nostro Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, l'uomo che, in questo preciso momento storico, si sta facendo portavoce di quanto richiesto dagli italiani, col massimo della passione e della determinazione. Ne abbiamo visti e letti molti, ma in questo caso parlo del commento di un amministratore locale del mio territorio, Valentina Pavan, del comune di San Stino di Livenza, nella Città Metropolitana di Venezia. L'assessore, appartenente alla giunta di centrosinistra, ha letteralmente scritto, sotto un video pubblicato dal Ministro: sei fortunato che la sedia elettrica è stata abolita, signor Ministro. Questa è una frase che lascia sconcertati e basiti, in quatto detta da un assessore all'istruzione, e, ripeto, all'istruzione, con lei che, in questo caso, dovrebbe essere d'esempio di mediazione, nella piena consapevolezza dell'incarico che ricopre, sempre nell'assoluto rispetto verso le istituzioni. Trattandosi di un assessore all'istruzione e, quindi, di riferimento per i bambini e i ragazzi, questo fatto risulta particolarmente grave, anzi gravissimo. Come donna e come mamma, resto del tutto allibita: seminare odio non è mai una cosa giusta, da qualsiasi parte provenga. Dopo essere stato segnalato pubblicamente, il post è stato rimosso e subito sono arrivate al Ministro le scuse del caso. Le uniche scuse accettabili sono le sue dimissioni che, per fortuna, ha deciso di rassegnare. Concludo sottolineando che il gruppo della Lega dà il massimo sostegno al nostro Ministro Matteo Salvini. Noi stiamo con Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Intervengo per portare all'attenzione di quest'Aula una situazione di grave disagio per i lavoratori della postazione del 118 gestito dalle associazioni di volontariato operanti nella provincia di Foggia. Da oltre quindici anni questi lavoratori vivono in uno stato di umiliante precarietà e di incertezza per il proprio futuro, nonostante il servizio sia sempre stato svolto con abnegazione e competenza. Spesso questi lavoratori hanno dovuto formarsi pagando di tasca propria. Ciò attesta ancor di più lo sforzo per operare al meglio e meritarsi un dignitoso posto di lavoro ma evidentemente non basta per consentirlo. Questi lavoratori subiscono continue vessazioni da parte delle varie associazioni assegnatarie dell'incarico che vanno dalla mancata ricezione delle mensilità stipendiali di pochi mesi fino ad andare più in là nel tempo, alle minacce di licenziamento. Si attende trepidamente che la regione Puglia faccia diventare legge la proposta dalla giunta regionale di creare un'agenzia unica per la gestione del servizio di emergenza-urgenza e del 118 che prevede l'internalizzazione dei servizi e dei lavoratori in una società in house della ASL. Da cinque giorni però questi esasperati lavoratori appartenenti a vari presìdi che vanno da Mattinata a Volturara Appula, che è il paese di nascita del nostro Presidente del Consiglio, da Bovino a Castelluccio dei Sauri, da Lucera a Cerignola hanno deciso di compiere un gesto decisamente forte ossia lo sciopero della fame che durerà fino a domenica prossima, in quanto è inaccettabile che una gestione nata come sperimentale dal 2003 sia ancora tale, nonostante si sia dimostrata fallimentare per i lavoratori e nonostante vi siano state varie promesse puntualmente disattese. Va da sé che non solo il sottoscritto in qualità di parlamentare e rappresentante del territorio ma ogni persona di buon senso si schieri al fianco di chi chiede di poter svolgere il proprio lavoro per dare alla propria famiglia un futuro dignitoso e sicuro cui ha diritto ogni cittadino.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, è stata convenuta la seguente riarticolazione dei lavori dell'Assemblea per la settimana 17-21 settembre:

Lunedì 17 settembre ( ore 15, con e ventuale prosecuzione notturna)

Discussione generale congiunta dei disegni di legge n. 850 Rendiconto 2017 e n. 851 Assestamento 2018;

Martedì 18 settembre (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 18 settembre (ore 16,30, con eventuale prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame dei disegni di legge n. 850 Rendiconto 2017 e n. 851 Assestamento 2018

Mercoledì 19 settembre (ore 10,30)

Eventuale seguito dell'esame dei disegni di legge n. 850 Rendiconto 2017 e n. 851 Assestamento 2018

Deliberazione sull'urgenza e fissazione del termine per la Relazione all'Assemblea sulla proposta di legge Calabria n. 1066 in materia di videosorveglianza negli asili nido (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento)

Deliberazione sull'urgenza e fissazione del termine per la Relazione all'Assemblea sulla proposta di legge Nesci n. 543, in materia di procedimento elettorale (a norma dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento)

Deliberazione sull'urgenza e fissazione del termine per la Relazione all'Assemblea sulla proposta di legge Orlando e Franceschini n. 893 in materia di reati contro il patrimonio culturale (a norma dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento)

Mercoledì 19 settembre (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 21 settembre (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Avverto che sarà pubblicata nell'allegato al resoconto stenografico della seduta odierna l'organizzazione dei tempi per l'esame dei disegni di legge Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017 e Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2018.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 17 settembre 2018 - Ore 15:

1. Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge:

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017. (C. 850)

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2018. (C. 851-A)

Relatrice: FARO.

La seduta termina alle 18,50 del 14 settembre 2018.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 4 e nella votazione n. 84 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 6 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 9 il deputato Baldelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Mollicone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 33 e 35 il deputato D'Attis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nellE votazionI nn. 33 e 65 il deputato Cassese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 34 il deputato D'Attis ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 34 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n.35 il deputato Casciello ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 35 il deputato De Filippo ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 35 il deputato Galantino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 42 il deputato Caparvi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 49 la deputata Caretta ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 49 il deputato Gemmato ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n.49 le deputate Moretto e Piccoli Nardelli hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 58 il deputato Cannizzaro ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 59 il deputato Novelli ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 65 il deputati Lombardo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 66 la deputata Troiano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 69 la deputata Zanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 90 il deputato Provenza ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 91 i deputati Mariani e Del Monaco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 94, 104 e 107 il deputato Angiola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 94 il deputato Mollicone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 114 il deputato Massimo Enrico Baroni ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 115 il deputato Saitta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 124 il deputato Miceli ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 125 i deputati Nobili e Bonomo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 125 il deputato Maturi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 126 il deputato Colletti ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1117-A - odg 9/1117-A/13 432 432 0 217 155 277 58 Resp.
2 Nominale odg 9/1117-A/16 433 426 7 214 148 278 58 Resp.
3 Nominale odg 9/1117-A/18 439 302 137 152 27 275 58 Resp.
4 Nominale odg 9/1117-A/23 445 305 140 153 26 279 56 Resp.
5 Nominale odg 9/1117-A/24 444 358 86 180 79 279 56 Resp.
6 Nominale odg 9/1117-A/25 454 452 2 227 171 281 56 Resp.
7 Nominale odg 9/1117-A/26 466 466 0 234 182 284 55 Resp.
8 Nominale odg 9/1117-A/27 464 464 0 233 182 282 54 Resp.
9 Nominale odg 9/1117-A/28 469 468 1 235 185 283 54 Resp.
10 Nominale odg 9/1117-A/29 469 468 1 235 184 284 54 Resp.
11 Nominale odg 9/1117-A/30 472 472 0 237 188 284 54 Resp.
12 Nominale odg 9/1117-A/31 465 465 0 233 186 279 54 Resp.
13 Nominale odg 9/1117-A/32 471 471 0 236 189 282 54 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/1117-A/33 474 474 0 238 190 284 54 Resp.
15 Nominale odg 9/1117-A/34 476 476 0 239 190 286 54 Resp.
16 Nominale odg 9/1117-A/35 478 478 0 240 193 285 54 Resp.
17 Nominale odg 9/1117-A/36 481 415 66 208 129 286 54 Resp.
18 Nominale odg 9/1117-A/37 480 480 0 241 194 286 54 Resp.
19 Nominale odg 9/1117-A/38 477 403 74 202 96 307 54 Resp.
20 Nominale odg 9/1117-A/39 482 481 1 241 196 285 54 Resp.
21 Nominale odg 9/1117-A/40 483 419 64 210 106 313 54 Resp.
22 Nominale odg 9/1117-A/41 484 484 0 243 484 0 54 Appr.
23 Nominale odg 9/1117-A/42 478 478 0 240 194 284 54 Resp.
24 Nominale odg 9/1117-A/43 487 426 61 214 139 287 54 Resp.
25 Nominale odg 9/1117-A/44 483 483 0 242 195 288 54 Resp.
26 Nominale odg 9/1117-A/45 484 484 0 243 197 287 54 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/1117-A/46 480 480 0 241 131 349 54 Resp.
28 Nominale odg 9/1117-A/47 486 486 0 244 198 288 54 Resp.
29 Nominale odg 9/1117-A/48 484 484 0 243 197 287 54 Resp.
30 Nominale odg 9/1117-A/49 490 490 0 246 490 0 54 Appr.
31 Nominale odg 9/1117-A/50 486 398 88 200 398 0 54 Appr.
32 Nominale odg 9/1117-A/51 489 489 0 245 202 287 54 Resp.
33 Nominale odg 9/1117-A/52 485 485 0 243 198 287 54 Resp.
34 Nominale odg 9/1117-A/53 487 422 65 212 133 289 54 Resp.
35 Nominale odg 9/1117-A/54 484 483 1 242 200 283 54 Resp.
36 Nominale odg 9/1117-A/55 487 487 0 244 203 284 54 Resp.
37 Nominale odg 9/1117-A/56 486 485 1 243 202 283 54 Resp.
38 Nominale odg 9/1117-A/57 486 485 1 243 200 285 54 Resp.
39 Nominale odg 9/1117-A/58 488 487 1 244 202 285 54 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale odg 9/1117-A/59 490 489 1 245 203 286 54 Resp.
41 Nominale odg 9/1117-A/60 487 486 1 244 202 284 54 Resp.
42 Nominale odg 9/1117-A/61 485 483 2 242 200 283 54 Resp.
43 Nominale odg 9/1117-A/62 488 487 1 244 203 284 54 Resp.
44 Nominale odg 9/1117-A/63 480 479 1 240 202 277 54 Resp.
45 Nominale odg 9/1117-A/64 488 487 1 244 201 286 54 Resp.
46 Nominale odg 9/1117-A/65 487 486 1 244 202 284 54 Resp.
47 Nominale odg 9/1117-A/66 485 484 1 243 200 284 54 Resp.
48 Nominale odg 9/1117-A/67 485 484 1 243 200 284 54 Resp.
49 Nominale odg 9/1117-A/68 466 465 1 233 190 275 54 Resp.
50 Nominale odg 9/1117-A/69 484 483 1 242 201 282 54 Resp.
51 Nominale odg 9/1117-A/70 485 484 1 243 199 285 54 Resp.
52 Nominale odg 9/1117-A/71 490 488 2 245 202 286 54 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale odg 9/1117-A/72 492 491 1 246 204 287 54 Resp.
54 Nominale odg 9/1117-A/73 486 485 1 243 201 284 54 Resp.
55 Nominale odg 9/1117-A/74 491 490 1 246 203 287 54 Resp.
56 Nominale odg 9/1117-A/75 494 493 1 247 493 0 54 Appr.
57 Nominale odg 9/1117-A/76 489 488 1 245 203 285 54 Resp.
58 Nominale odg 9/1117-A/77 491 490 1 246 139 351 54 Resp.
59 Nominale odg 9/1117-A/78 486 420 66 211 111 309 54 Resp.
60 Nominale odg 9/1117-A/79 492 491 1 246 206 285 54 Resp.
61 Nominale odg 9/1117-A/80 491 490 1 246 207 283 54 Resp.
62 Nominale odg 9/1117-A/81 489 488 1 245 488 0 54 Appr.
63 Nominale odg 9/1117-A/82 487 485 2 243 206 279 54 Resp.
64 Nominale odg 9/1117-A/83 487 486 1 244 204 282 54 Resp.
65 Nominale odg 9/1117-A/84 482 481 1 241 202 279 54 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale odg 9/1117-A/85 490 487 3 244 201 286 54 Resp.
67 Nominale odg 9/1117-A/86 492 491 1 246 491 0 54 Appr.
68 Nominale odg 9/1117-A/87 486 452 34 227 170 282 54 Resp.
69 Nominale odg 9/1117-A/88 486 462 24 232 174 288 54 Resp.
70 Nominale odg 9/1117-A/89 493 425 68 213 112 313 54 Resp.
71 Nominale odg 9/1117-A/90 490 489 1 245 204 285 54 Resp.
72 Nominale odg 9/1117-A/91 495 494 1 248 494 0 54 Appr.
73 Nominale odg 9/1117-A/99 492 491 1 246 206 285 54 Resp.
74 Nominale odg 9/1117-A/100 487 486 1 244 205 281 54 Resp.
75 Nominale odg 9/1117-A/101 487 486 1 244 203 283 54 Resp.
76 Nominale odg 9/1117-A/102 489 488 1 245 203 285 54 Resp.
77 Nominale odg 9/1117-A/103 492 491 1 246 206 285 54 Resp.
78 Nominale odg 9/1117-A/104 488 487 1 244 203 284 54 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale odg 9/1117-A/105 491 490 1 246 207 283 54 Resp.
80 Nominale odg 9/1117-A/106 491 490 1 246 206 284 54 Resp.
81 Nominale odg 9/1117-A/107 495 494 1 248 207 287 54 Resp.
82 Nominale odg 9/1117-A/108 493 492 1 247 207 285 54 Resp.
83 Nominale odg 9/1117-A/109 491 490 1 246 203 287 54 Resp.
84 Nominale odg 9/1117-A/110 490 489 1 245 204 285 54 Resp.
85 Nominale odg 9/1117-A/111 489 488 1 245 203 285 54 Resp.
86 Nominale odg 9/1117-A/112 489 488 1 245 201 287 54 Resp.
87 Nominale odg 9/1117-A/113 484 483 1 242 200 283 54 Resp.
88 Nominale odg 9/1117-A/114 492 491 1 246 206 285 54 Resp.
89 Nominale odg 9/1117-A/115 493 492 1 247 206 286 54 Resp.
90 Nominale odg 9/1117-A/116 493 492 1 247 205 287 54 Resp.
91 Nominale odg 9/1117-A/117 486 485 1 243 203 282 54 Resp.


INDICE ELENCO N. 8 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale odg 9/1117-A/118 492 491 1 246 205 286 54 Resp.
93 Nominale odg 9/1117-A/119 491 490 1 246 204 286 54 Resp.
94 Nominale odg 9/1117-A/120 479 478 1 240 196 282 54 Resp.
95 Nominale odg 9/1117-A/121 485 484 1 243 197 287 54 Resp.
96 Nominale odg 9/1117-A/122 489 488 1 245 201 287 54 Resp.
97 Nominale odg 9/1117-A/123 489 488 1 245 200 288 54 Resp.
98 Nominale odg 9/1117-A/124 489 488 1 245 201 287 54 Resp.
99 Nominale odg 9/1117-A/125 490 489 1 245 201 288 54 Resp.
100 Nominale odg 9/1117-A/126 485 484 1 243 200 284 54 Resp.
101 Nominale odg 9/1117-A/127 484 484 0 243 198 286 54 Resp.
102 Nominale odg 9/1117-A/128 485 485 0 243 199 286 54 Resp.
103 Nominale odg 9/1117-A/129 484 484 0 243 197 287 54 Resp.
104 Nominale odg 9/1117-A/130 479 479 0 240 196 283 54 Resp.


INDICE ELENCO N. 9 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 117)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nominale odg 9/1117-A/131 474 474 0 238 191 283 54 Resp.
106 Nominale odg 9/1117-A/132 482 480 2 241 186 294 54 Resp.
107 Nominale odg 9/1117-A/133 476 475 1 238 197 278 54 Resp.
108 Nominale odg 9/1117-A/134 482 324 158 163 39 285 54 Resp.
109 Nominale odg 9/1117-A/136 485 418 67 210 132 286 54 Resp.
110 Nominale odg 9/1117-A/138 479 474 5 238 190 284 54 Resp.
111 Nominale odg 9/1117-A/139 477 477 0 239 187 290 54 Resp.
112 Nominale odg 9/1117-A/145 479 479 0 240 194 285 54 Resp.
113 Nominale odg 9/1117-A/147 474 473 1 237 183 290 54 Resp.
114 Nominale odg 9/1117-A/146 477 476 1 239 191 285 54 Resp.
115 Nominale odg 9/1117-A/149 478 478 0 240 189 289 54 Resp.
116 Nominale odg 9/1117-A/150 480 480 0 241 478 2 54 Appr.
117 Nominale odg 9/1117-A/151 481 378 103 190 92 286 54 Resp.


INDICE ELENCO N. 10 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 118 AL N. 126)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
118 Nominale odg 9/1117-A/152 480 471 9 236 185 286 54 Resp.
119 Nominale odg 9/1117-A/154 478 478 0 240 478 0 54 Appr.
120 Nominale odg 9/1117-A/155 474 455 19 228 166 289 54 Resp.
121 Nominale odg 9/1117-A/156 475 475 0 238 177 298 54 Resp.
122 Nominale odg 9/1117-A/157 476 476 0 239 91 385 54 Resp.
123 Nominale odg 9/1117-A/159 473 463 10 232 94 369 54 Resp.
124 Nominale odg 9/1117-A/163 483 483 0 242 192 291 54 Resp.
125 Nominale odg 9/1117-A/164 470 470 0 236 186 284 54 Resp.
126 Nominale Ddl 1117-A - voto finale 395 391 4 196 285 106 52 Appr.