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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 43 di mercoledì 12 settembre 2018

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare, sul processo verbale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Intanto buongiorno, Presidente.

PRESIDENTE. Buongiorno a lei.

EMANUELE FIANO (PD). Il processo verbale riporta che con un mio intervento - conseguente a quello del collega Ribolla, del gruppo della Lega, il quale ha definito i finanziamenti stanziati dai Governi Renzi e Gentiloni per la riqualificazione delle periferie di 1,6 miliardi e cancellati con un emendamento, “marchette” dei nostri Governi - io ho chiesto, con un intervento ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento, alla Presidente di turno se lei considerava consentibile in quest'Aula che si definissero delle leggi votate dal Parlamento come “marchette”. Leggo che il processo verbale sostiene che la Presidente mi avrebbe fornito chiarimenti, ma la Presidente non ha fornito nessun chiarimento. Chiedo di cambiare il processo verbale. La Presidente ha solo sostenuto - perché io intervenendo nei confronti della Presidente ho detto: se fosse così consentito, cioè di dichiarare… Presidente, lei sa da cosa deriva la marchetta? La marchetta era il mezzo di pagamento delle prostitute negli alberghi ad ore. E dunque se così si deve consentire che si denominino i finanziamenti per la riqualificazione delle periferie gestite da sindaci di qualsiasi colore, allora vorrebbe dire - ho sostenuto io e lo troverà a verbale - che noi possiamo definire, senza tema di smentita, i colleghi leghisti ladri o truffatori, viste le sentenze di primo grado della magistratura intercorse. La Presidente non ha fornito nessun chiarimento, ha solo pregato di moderare i termini. Questo non è un chiarimento, significa - lei non presiedeva l'Assemblea, c'era la Presidente pro tempore - che in quest'Aula è consentito offendere non solo i colleghi, Presidente, ma anche una legge o un provvedimento votato da questo Parlamento. Quindi, io, per quello che mi riguarda, non consento che il processo verbale chiami quello un “chiarimento”. La Presidente ha solo chiesto ai parlamentari di moderarsi, ma non c'è stato nessun chiarimento sull'utilizzo di quella parola.

PRESIDENTE. Stavo leggendo il processo verbale. Nella sintesi del processo verbale c'è scritto “precisazioni”, perché - leggo testualmente sul resoconto stenografico - la Presidente dice: “Colleghi, dato che ogni collega in quest'Aula ha una sensibilità diversa, invito tutti a un linguaggio più consono di modo che le sensibilità diverse non vengano urtate”. Questa delle “precisazioni” è una formula riassuntiva di quanto detto dalla Presidente. C'è scritto “precisazioni”, non “chiarimenti”.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, io lo dico per il futuro: a me va bene tutto, ma basta sapere che sotto la sua Presidenza, in quest'Aula, rispetto - non dico alle opinioni politiche - ma agli atti parlamentari, si possa usare qualsiasi termine. Io mi augurerei che lei dicesse: “No, non si può utilizzare qualsiasi termine”. In particolare, il provvedimento a cui si fa riferimento prevede soldi per le periferie delle nostre città, di qualsiasi colore sia l'amministrazione. Non c'è nessuna “marchetta”, perché la “marchetta” è un atto legato alla prostituzione. Se lei pensa che si possa utilizzare questo linguaggio, basta saperlo e vuol dire che a tutti sarà consentito utilizzarlo.

PRESIDENTE. Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Colucci Cominardi, D'Uva, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Lorefice, Ruocco e Saltamartini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della d iscussione del disegno di legge: S. 717 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato) (A.C. 1117-A) (ore 9,50 ).

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1117-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.

Ricordo che nella seduta di ieri ha avuto inizio la discussione sulle linee generali.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Adelizzi. Ne ha facoltà.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle per richiedere, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento, la chiusura della discussione generale avviata nella giornata di ieri. Infatti, già numerosi colleghi di tutti i gruppi hanno avuto la possibilità di intervenire dapprima in Commissione e poi in quest'Aula, sviluppando così un dibattito adeguato e approfondito sui vari temi. C'è inoltre da considerare anche che questo decreto scadrà il 23 settembre e dovrà effettuare una seconda lettura al Senato ed è giusto quindi che l'altro ramo del Parlamento abbia il tempo utile ad esaminare le parti modificate dalla Camera.

PRESIDENTE. E' stato chiesto quindi di procedere alla chiusura della discussione sulle linee generali, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento. Essendone stata fatta richiesta la votazione avrà luogo con procedimento elettronico con registrazione dei nomi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,52).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Noi prendiamo atto con disappunto e con preoccupazione di questa scelta della maggioranza che viene proposta all'Aula di comprimere e di interrompere una discussione che stava portando all'attenzione del Paese le conseguenze nefaste dei contenuti di questo decreto. La prova di quanto fosse utile questa discussione, per la verità consumatasi nella giornata di ieri nella pressoché totale assenza dei deputati della maggioranza, è data dalle evoluzioni di queste ultime ore. Signor Presidente, ieri, nel corso della discussione il rappresentante della Lega ha attaccato, oltre che le istituzioni, tutti i sindaci d'Italia, sostenendo che fosse giusto togliere il finanziamento al “bando periferie” perché veniva definito nei termini che il collega Fiano prima ha ricordato. Il gruppo del Partito Democratico è intervenuto ripetutamente e, poche ore dopo, il Presidente del Consiglio ha incontrato una delegazione dei sindaci e ci sono - parrebbe - delle modifiche in corso d'opera.

Ebbene, questa è la dimostrazione che la dialettica parlamentare è utile, è importante ed è funzionale alla correzione degli errori che sono contenuti all'interno di un provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E vorremmo dire ai colleghi di maggioranza che, se ci ascoltaste ancora per qualche ora, nella pazienza normale dell'esercizio della democrazia, che non è la ratifica nelle Aule parlamentari del tweet o della velina di qualche Srl esterna a queste Aule, vi potreste anche convincere della gravità del provvedimento sui vaccini che nel decreto viene attuata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Dunque, colleghi, sarebbe forse utile riproporre questa mattina, a ranghi un po' più compatti, che forse, Presidente, si sono rafforzati grazie a un dilazionamento del nostro orario di inizio - non vorremmo che diventasse una consuetudine che, anziché iniziare i nostri lavori in orario, iniziassimo sempre con un quarto d'ora accademico per consentire ai colleghi della maggioranza di prendere posto tra i banchi – bene, se il tema che ieri è stato affrontato con grande dovizia di particolari e con contributi di tutte le forze dell'opposizione potesse essere oggi messo all'ascolto degli altri colleghi, avremmo la consapevolezza di poter consentire ai gruppi di maggioranza, nella piena libertà dell'esercizio del mandato parlamentare, di poter ulteriormente correggere il provvedimento, perché altrimenti, colleghi, tra quindici giorni, tra venti giorni, ci ritroveremo nuovamente qui a votare provvedimenti correttivi degli errori che si stanno facendo. E da ultimo, Presidente, ci sia consentito di dovere stigmatizzare la proposta in discussione perché, nella passata legislatura, il movimento che oggi propone di comprimere…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ENRICO BORGHI (PD). Ho ancora un minuto. Nella passata legislatura il movimento che oggi propone di comprimere il dibattito - lei lo ricorda bene, signor Presidente - occupava i banchi del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) quando c'erano proposte di questa natura. Commetteva atti squadristi. Noi esercitiamo, invece, una prerogativa di rispetto delle istituzioni e ciò vi serva anche come lezione di come si sta in un'aula del Parlamento. Per tali motivi, per il richiamo alla dignità di quest'Aula, noi chiediamo di proseguire in un dibattimento che siamo certi sarà utile al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppoForza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Deputato Foti, chiede di parlare per un richiamo al Regolamento o contro la proposta di chiusura della discussione sulle linee generali?

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, mi pare che non sia cambiato nulla rispetto al passato perché, al primo decreto-legge rispetto al quale l'opposizione ha inteso far valere le sue ragioni, la risposta, che viene qui data, è l'invocazione di un articolo del Regolamento che, come nel passato, è sempre esistito, con una piccola differenza; ci era stato detto e assicurato nel corso dei cinque anni passati che, se il MoVimento 5 Stelle avesse un giorno governato, avrebbe lasciato libero il Parlamento di discutere. Ci stupisce quindi che proprio dal MoVimento 5 Stelle sia avvenuta l'invocazione di quella norma regolamentare atteso anche che si poteva tuttalpiù concordare un numero minore di interventi, lasciando tuttavia la possibilità ai parlamentari di intervenire perché la giustificazione che è stata resa, signor Presidente, lede i diritti dei parlamentari. Non si può dire che se n'è discusso in Commissione e quindi, se n'è discusso sei ore in aula e quindi… perché vi sono parlamentari che hanno chiesto di poter intervenire e che saranno impediti dall'intervenire: quindi, non è esattamente la stessa cosa.

Pensate veramente di invocare l'urgenza in questo caso, quando conoscete benissimo le pochissime parti in cui il decreto-legge verrà modificato e in cui sarà quindi oggetto di attenzione da parte del Senato? Pensate realmente che si possa dire che sta scadendo un decreto-legge, quando mancano ancora quasi due settimane al termine della sua decadenza? Si sa già che viene chiesto il voto di fiducia che fatalmente farà decadere tutti gli emendamenti e la discussione sugli emendamenti. Allora, poteva esserci un minimo, vorrei dire, di correttezza. Si potevano almeno consentire oggi ancora due-tre ore di discussione sulle linee generali per poi poter dire che almeno era intervenuto un numero sufficiente di oratori per gruppo. Voi state strozzando il Parlamento né più né meno come hanno fatto i vostri predecessori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Siete la sinistra che è andata non all'università ma alle scuole medie perché lo fate anche peggio che nel passato.

Io mi rivolgo a lei soltanto per chiederle se fosse possibile evitare un principio di azione e reazione perché, a termini di Regolamento, lei sa meglio di me quale partita si può giocare sugli ordini del giorno. Quindi, decidiamolo da subito: o si trova un punto ragionevole di caduta o esiste un principio di azione e reazione in politica che noi sicuramente non abbiamo timore di applicare e a cui dover ricorrere. Sta a lei, come garante di quest'Aula, decidere se libanizzare da oggi quest'Aula oppure trovare una soluzione ragionevole, atteso soprattutto - mi scusi - che le modifiche, che sono state apportate in Commissione al decreto-legge, sono già minimali. Sappiamo benissimo che, di qui a poco, si alzerà il rappresentante del Governo, dicendo che, autorizzato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, chiede la fiducia e almeno lasciate e lasciateci il diritto di svolgere una critica in discussione generale rispetto al provvedimento. A lei la scelta, a noi sarà la reazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Grazie, Presidente. Anche io intervengo contro la proposta testé fatta all'Aula dal gruppo del MoVimento 5 Stelle, anche perché Forza Italia non ha posto in essere atteggiamenti ostruzionistici nella discussione sul decreto-legge: non l'ha fatto in Commissione dove i componenti della Commissione del mio gruppo sono intervenuti puntualmente su tutte le questioni, favorendo anche una ordinata prosecuzione dei lavori, e non l'ha fatto in Aula dove abbiamo iscritto a parlare soltanto sei parlamentari di Forza Italia e, ieri, soltanto due di questi parlamentari sono riusciti a intervenire. Quindi, nessun atteggiamento ostruzionistico anche perché noi amiamo il confronto parlamentare e riteniamo che quest'Aula debba essere il luogo dove le posizioni all'interno dei gruppi parlamentari si confrontano. Non ci appassiona utilizzare le possibilità offerte dal Regolamento per porre in essere condotte ostruzionistiche. Capiamo che sono legittime ed è legittimo che qualche gruppo lo faccia. Non ci appassiona perché noi preferiamo che quest'Aula sia sempre il luogo dove è consentita una ordinaria e corretta possibilità di confronto tra opinioni diverse.

Tuttavia, abbiamo tale atteggiamento costruttivo sia quando siamo all'opposizione sia quando siamo stati in maggioranza: lo abbiamo sempre e questo è il punto perché questo stesso atteggiamento, invece, altri gruppi - mi riferisco al gruppo che ha chiesto di interrompere il dibattito oggi - non sempre lo hanno. Oggi che siete maggioranza - mi rivolgo per il suo tramite al gruppo del MoVimento 5 Stelle - chiedete di strozzare il confronto in Aula. Nella scorsa legislatura avete fatto le barricate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Occupavate i banchi del Governo, salivate sui tetti quando la maggioranza faceva quello che oggi voi state facendo. E questo è il punto: oggi voi state facendo peggio di chi ha governato prima di voi e, facendolo, svilite il ruolo della funzione della Camera, del Parlamento e consentitemi - mi rivolgo a loro per il suo tramite - svilite anche la vostra funzione parlamentare. Avreste detto nella scorsa legislatura: la vostra funzione di portavoce stipendiati dai cittadini.

Voi siete qui stipendiati, come avreste detto nella scorsa legislatura, per confrontarvi con noi sui temi posti in discussione e non lo avete fatto, non lo consentite su questo provvedimento, non lo avete consentito nemmeno in Commissione, dove ci sono stati centinaia di interventi da parte dei colleghi di opposizione e nessuno, anzi uno soltanto, da parte di colleghi della maggioranza. Ecco, questa è la vera differenza rispetto al passato. Noi non ci scandalizziamo, non ci scandalizzeremo se fra qualche minuto il rappresentante del Governo dovesse porre la questione di fiducia e non ci scandalizziamo perché capiamo che è successo prima, succede oggi e succederà in futuro. Ci stupisce, però, che abbiate ancora l'impudenza di definire il vostro Governo come il Governo del cambiamento, perché in quest'Aula dimostrate che niente è cambiato, anzi se qualcosa è cambiato, è cambiato in peggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, colleghi, io credo che, nelle dinamiche del parlamento e di quest'Aula, ci siano diritti delle maggioranze e, ovviamente, diritti delle opposizioni. Non sono, quindi, scandalizzato, perché fa parte delle regole del gioco che il Governo abbia scelto la strada della fiducia su questo provvedimento. Provvedimento, che, peraltro, nella storia è stato un provvedimento che aveva sempre visto atteggiamenti parlamentari differenti, perché aveva le caratteristiche che conosciamo. Io però, anche in ragione del fatto che il nostro gruppo non ha avuto un atteggiamento ostruzionistico, né in Commissione né in Aula, volevo, signor Presidente, richiamare il suo intervento iniziale, il primo giorno da Presidente. Noi avevamo apprezzato - glielo abbiamo detto pubblicamente e glielo abbiamo detto in quest'Aula - il suo riferimento alla centralità del Parlamento e da questo punto di vista credo che questa scelta non vada in questa direzione, è una scelta svilente del ruolo di quest'Aula e credo che bisognerebbe avere il coraggio - e mi rivolgo non soltanto ai colleghi dell'opposizione, ma anche a quelli della maggioranza - di provare a intraprendere o riprendere la via maestra. La via maestra, a nostro giudizio, è la riforma dei Regolamenti parlamentari, che ristabilisca, quindi, un equilibrio tra diritti della maggioranza, del Governo e i diritti delle opposizioni. All'ostruzionismo non si risponde con una scelta di tagliola, che, da questo punto di vista, è oggettivamente svilente del Parlamento.

E c'è un altro elemento che io vorrei sottolineare - e in particolare mi rivolgo al Presidente - che riguarda quello che è avvenuto ieri sera, cioè, sia nel dibattito al Senato, ma ovviamente dopo la nota vicenda dell'approvazione dell'emendamento relativo al cosiddetto bando delle periferie, in tutto il lavoro di Commissione e in Aula questo è stato un elemento centrale, in cui da più parti e fuori dal Parlamento, in maniera trasversale da parte di tutti i sindaci interessati, si è richiamato il Governo ad avere un atteggiamento istituzionale e sostanzialmente a non rimangiarsi, da un punto di vista formale, con un atto assolutamente inusitato, le firme dei contratti che erano stati sottoscritti con le amministrazioni comunali sul bando periferia.

Ebbene, mentre da un lato la maggioranza, a più riprese, anche nei toni assolutamente sconvenienti e inaccettabili che sono stati ricordati dal collega Fiano nel dibattito, ha opposto un netto rifiuto alla richiesta di realismo che arrivava dalle opposizioni e dai sindaci, ripeto, in maniera trasversale, nello stesso momento, signor Presidente, a pochi metri da qui, a Palazzo Chigi, c'era un incontro tra il Presidente del Consiglio e il Presidente dell'ANCI, alla fine del quale si annunciava l'imminente emanazione di un decreto-legge per risolvere questa questione. Ebbene, questo lo trovo, credo e glielo segnalo, come un elemento svilente e di attacco alla dignità del Parlamento.

È in Parlamento, attraverso lo strumento emendativo, attraverso lo strumento delle leggi che si risolvono i problemi, mentre non si può accettare una logica in cui, da un lato, qui, si pone una barriera di fronte a richieste ragionevoli e, da un'altra parte, invece, si fa la faccia buona. La logica del poliziotto cattivo e del poliziotto buono appartiene ai film e non deve appartenere a una logica corretta di tipo istituzionale. Quindi, dal nostro punto di vista, voteremo contro e la invitiamo, Presidente, ad essere coerente con le cose che lei ha dichiarato il primo giorno, perché noi - a differenza, forse, dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, che nei cinque anni hanno ribadito, spesso anche a ragione, la richiesta di centralità del Parlamento - ieri come oggi riteniamo che la centralità del Parlamento sia un valore in sé e lo difenderemo in tutte le occasioni (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. È legittimo da parte delle opposizioni cercare di fermare i provvedimenti della maggioranza, però voglio ricordare che, in Commissione, è stata concessa oltre la metà del tempo che normalmente viene data alla sessione di bilancio, quindi la discussione è stata affrontata, e anzi anche i temi sollevati dalle opposizioni hanno portato, ieri, allo sblocco e alla soluzione di un tema caro a tutti noi, che è quello delle periferie, immagino lo abbiate saputo tutti.

Ma questo è un provvedimento che ha necessità di tempi certi: tempi certi per quanto riguarda la situazione di cittadini terremotati, dei cittadini truffati per la situazione delle banche e per quanto riguarda lo sblocco per i nostri comuni degli avanzi d'amministrazione. Queste sono caratteristiche che rendono necessaria una attuazione di questo provvedimento da parte della nostra Aula con tempi certi ed è per questo che il mio gruppo voterà favorevolmente alla richiesta del collega Adelizzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

GRAZIANO DELRIO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Delrio, su cosa? Perché il suo gruppo ha già parlato contro. Per un richiamo al Regolamento? Prego, ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Per non restare insensibili, Presidente, alle affermazioni fatte dai colleghi dei Cinquestelle, a nome del gruppo del Partito Democratico le chiedo, prima di mettere in votazione la proposta del MoVimento 5 Stelle, di valutare un fatto che noi vogliamo proporre all'Aula e cioè il ritiro di tutti gli emendamenti. Siccome si vuole fare una discussione e si vogliono avere tempi certi, noi siamo disponibili a ritirare tutti gli emendamenti e tutti gli interventi, esclusi quelli sui vaccini e sulle periferie, visto che anche ieri sera c'è stato un confronto che, anche grazie all'azione del Parlamento, si è rivelato costruttivo, pare, almeno a parole, tra il Presidente del Consiglio e l'Associazione dei sindaci.

Noi siamo disponibili a dare tempi certi alla conclusione del provvedimento già oggi, a patto che l'Aula possa discutere fino in fondo e ad elaborare fino in fondo le eventuali modifiche che possono essere fatte proprio sul tema delle periferie e dare una risposta, quindi, concreta non al prossimo provvedimento, ma a questo provvedimento, che è quello che ha modificato.

Quindi mi rivolgo a lei, Presidente, perché si possa, prima di procedere alla votazione, valutare questo elemento nuovo. Noi siamo pronti e disponibili a ridurre solamente alla discussione su questi due argomenti tutto il nostro lavoro parlamentare e a dare una conclusione certa. Ci pare che questo possa venire incontro alle esigenze della maggioranza e dell'opposizione: discutere fino in fondo e dare voce fino in fondo a coloro che sono interessati a fare in modo che il Parlamento svolga il suo ruolo pienamente e non sotto costrizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi svolti ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

Quindi pongo ora in votazione, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, la richiesta della chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, ha facoltà di parlare, a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento e per non più di 30 minuti, un deputato tra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione, per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Presidente, ieri sera, in sede di espressione della relazione di minoranza, era stato richiesto al Governo, ai sensi dell'articolo 83, comma 1-bis, di dare precise risposte in ordine agli obblighi vaccinali sugli intendimenti del Governo e sul bando periferie, con riguardo alle iniziative che erano state intraprese con il confronto che era nato fra l'ANCI e il Presidente Conte.

Il membro del Governo che era qui presente, il sottosegretario, aveva risposto, riservandosi in sede di replica, sempre a norma dall'83, comma 1-bis, di dare i suoi chiarimenti e dichiarando che il Governo si riservava, all'esito di questo incontro, di dare questi chiarimenti. Ebbene, il sottosegretario ha detto in sede di replica, alla fine della discussione. Dovrebbe risultare dal verbale, questo, e, quindi, aspettiamo di avere questa risposta dal Governo sui due temi degli obblighi vaccinali e del bando periferie. Infatti, la risposta era stata differita alla replica; poteva essere una scelta del Governo se rispondere immediatamente o se rispondere successivamente; si era riservato di farlo in sede di replica, quindi, aspettiamo questa risposta, visto anche l'esito dell'incontro, almeno a parole, del Presidente Conte con ANCI e dell'impegno di Conte, almeno da quello che leggiamo dalle agenzie, di portare un nuovo decreto. In realtà, avremmo la possibilità di farlo ora, con gli emendamenti che abbiamo presentato, avremmo la possibilità di dare una soluzione a quella che è la questione del bando periferie; su questi temi, però, c'era stato da parte del sottosegretario, mi pare Guidesi, l'impegno a dare una risposta motivata in sede di replica. A norma dell'articolo 83, comma 1-bis.

PRESIDENTE. Sì, sì, perfetto. Da questo punto di vista, la replica deve ancora arrivare, poi quando arriverà la replica ci sarà non so cosa all'interno della replica…

Ci sono deputati dei gruppi che sono ancora iscritti a parlare?

Non trovo iscritti (Commenti del deputato Fiano)

Deputato D'Attis, prego. Mi è arrivata adesso la lista.

MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, sono qui, sono di Forza Italia.

PRESIDENTE. Sì, sì, la vedo.

MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, colleghi deputati, signori del Governo. Abbiamo fatto ieri una discussione lunga, ma non esaustiva, rispetto a quanto contenuto in questa proposta di decreto milleproroghe. Forza Italia in questo decreto ci ha messo tanto, il vicepresidente del gruppo Occhiuto, prima, ha spiegato qual è stato l'atteggiamento nostro, in quest'Aula, e in Commissione, rispetto a questo, ma anche alle altre proposte che sono venute dalla maggioranza. Non ostruzionismo, ma solo voglia di partecipare attivamente e di fare le proposte nel bene della comunità, nel bene del Paese.

Ebbene, per fare solo una premessa rispetto a quello che intendo dire in questo intervento a nome del gruppo di Forza Italia, vi faccio soltanto l'elenco degli 87 - emendamento più, emendamento meno - emendamenti che sono stati presentati per questo decreto dal gruppo di Forza Italia.

Ebbene, sì, quasi 90 emendamenti che hanno chiesto di intervenire sulla elezione degli organi delle province, sull'attività di bilancio dei comuni, sulle piattaforme telematiche della pubblica amministrazione, sulla finanza degli enti locali, sulla gestione dei piccoli comuni, sulla eleggibilità dei sindaci al ruolo di presidenti di provincia, sulla trasparenza dei bilanci delle regioni e delle province, sulle intercettazioni, sugli esami di Stato della professione forense, sulla inammissibilità dell'appello penale, sulla presentazione della documentazione antimafia, sulla protezione degli animali esotici e sulla loro proprietà, sui termini di realizzazione degli impianti geotermici, sugli obblighi informatici di tracciamento previsti dal Sistri, sull'edilizia scolastica, tema molto caldo soprattutto oggi che in molte regioni parte il nuovo anno scolastico, sulla materia del rilascio delle concessioni demaniali, la cosiddetta direttiva Bolkestein, sull'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze dei servizi audiovisivi, sulla convenzione con Radio Radicale, sulla retribuzione dei dipendenti del settore privato, sui contributi aggiuntivi per le assunzioni e le retribuzioni del settore agricolo, sul personale docente delle scuole italiane all'estero, sulla proroga della graduatoria della scuola fino ad esaurimento, sull'estinzione dei ricorsi dei concorsisti 2011 a dirigenti scolastici, sugli interventi sui solai e sulle controsoffittature delle scuole, sull'obbligo di vaccinazione e sull'abolizione del divieto di accesso senza vaccino, sull'obbligo di programmazione delle opere europee audiovisive, sulla produzione di apparecchiature elettroniche, sui medicinali omeopatici, sulla quota ENPAM per le attività di odontoiatria associate, sulle lotterie istantanee, sui materiali e oggetti a contatto con gli alimenti, sugli ammortizzatori sociali per i lavoratori del comparto aereo, sulla moratoria sui contratti a tempo determinato rivenienti dal “decreto dignità”, sugli interventi nei territori terremotati, in particolare Ischia, L'Aquila, il Molise, sulla ricostruzione delle strutture ricettive e degli impianti sportivi in quelle zone, sull'estensione delle utenze nei territori colpiti dal terremoto, sul fondo di ristoro dei risparmiatori delle banche venete, sulla tutela dei risparmiatori coinvolti dalle patologie delle banche, sulla proroga della scadenza dell'ultima rata di Equitalia, sulla fatturazione elettronica, sul riequilibrio territoriale nella ripartizione del Fondo Investimenti dei comuni e delle province, sul salva periferie, sul trasporto pubblico locale e sui controlli tecnici dei veicoli a motore.

Tutti questi argomenti, tutti questi emendamenti, signori colleghi parlamentari, signor Presidente, signori del Governo, non hanno trovato nella maggioranza di Governo e nel Governo in particolare uno, e dico uno, accoglimento favorevole di modo che queste proposte fatte per il bene del Paese venissero accolte e inserite in questo decreto. Ma oltre a noi, nelle Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio abbiamo assistito ad una serie di audizioni: hanno parlato medici, hanno parlato presidi, hanno parlato ricercatori, sono intervenuti sindaci e presidenti di provincia. Erano audizioni informali - si dice così nella procedura della Camera - ma erano audizioni sostanziali, audizioni che hanno portato all'attenzione del Parlamento quali erano le gravi falle di questo “decreto milleproroghe”. Di queste audizioni e dei nostri emendamenti ve ne siete letteralmente infischiati, che è un'altra macchia nera nella vostra attività in questa legislatura.

In realtà, c'è una spiegazione in questo vostro atteggiamento, perché la linea di questo Governo, la linea di questa maggioranza, che io stesso ho voluto definire con un titolo, è la linea del “no, ma anche sì”. Il “no, ma anche sì”, detto spesso da vari esponenti del Governo (c'è un Ministro che dice no e immediatamente un altro Ministro che dice sì alla stessa cosa), vale ed è valsa per TAP, TAV, clamoroso per Ilva, addirittura per la reintroduzione del servizio militare, per l'obbligo dei vaccini, per la nazionalizzazione - sì, ma anche no - di autostrade. In questo decreto, però, nel lavoro svolto in Aula e in Commissione avete voluto aggiungere qualcosa in più rispetto al “no, ma anche sì”: avete aggiunto il “no, ma anche sì” ma dopo. Qualsiasi proposta utile e positiva che in particolare Forza Italia vi ha fatto ha trovato questa risposta: “no, ma anche sì”, la faremo dopo. La faremo dopo con altri atti successivi. Perché non farlo con questo decreto? Perché non inserire legittimamente nel “milleproroghe” le proposte vere, positive, legittimamente giuste che Forza Italia ha presentato alla Camera dei deputati con i suoi emendamenti? Il “no, ma anche sì” ma dopo, vale per la questione delle periferie: è soltanto uno spot elettorale, ma la campagna elettorale per noi è finito da tempo, per voi no quello che si è consumato ieri sera nell'incontro tra il Governo e i rappresentanti delle città e dei comuni; è un “no, ma anche sì” ma dopo, la risposta che viene data alle decine di comuni amministrati da sindaci di vario colore che si vedono saccheggiato il tesoro che dovevano già spendere subito per riqualificare le loro periferie. È un “no, ma anche sì” in differita l'obbligo della certificazione dei vaccini: invece che abolirla completamente, per venire incontro alle spinte contrapposte all'interno della maggioranza, avete fatto come si faceva probabilmente molti, molti anni fa, avete trovato un compromesso, cioè avete messo una data che in differita sposta o anticipa, a seconda delle posizioni, l'obbligo di vaccinazione, creando una confusione enorme, soprattutto all'inizio dell'anno scolastico, e dando la possibilità, a chi lo voglia fare, di presentare certificazioni false su questo. È un “no, ma anche sì” ma dopo pure sulla questione della Bolkestein, tanto cara ai miei colleghi Bergamini e Gasparri; faccio questi nomi e vi spiego perché. Sulla Bolkestein e in particolare sulle concessioni degli stabilimenti balneari e degli ambulanti ci avete sostanzialmente detto che siete d'accordo - ma d'altronde non potevate che darci ragione, soprattutto un grande partito che fa parte di questa coalizione di Governo - perché in campagna elettorale le promesse ai titolari, per esempio, degli stabilimenti balneari, le avete fatte voi, non le abbiamo fatte solo noi. Anzi, le abbiamo fatte insieme, perché insieme abbiamo fatto la campagna elettorale per le politiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e spesso l'abbiamo fatta con gli stessi candidati negli stessi collegi. Siccome non potevate dire che abbiamo torto, avete pensato anche su questo di dire “no, ma anche sì” ma dopo. In Commissione, in particolare, sulla Bolkestein, il caro presidente della Commissione Bilancio, Borghi, ci ha suggerito di presentare, dopo un breve intervento del sottosegretario Garavaglia, di presentare un ordine del giorno. L'argomento non poteva entrare - sostanzialmente non si capisce perché - nel “milleproroghe”, e allora, siccome c'è la volontà, che non si capisce quanto pesa del Governo, di venire incontro alla proposta di non applicare la Bolkestein per gli stabilimenti balneari e per gli ambulanti - che è sostanzialmente la proposta di Forza Italia, però non può entrare appunto nel “milleproroghe” -, il presidente, in uno slancio di mediazione, ci ha suggerito di presentare un ordine del giorno. Dico al Governo e alla maggioranza parlamentare che nell'elenco depositato alla Presidenza della Camera, quanto anche alla Presidenza del Senato, è presente una proposta di legge di Forza Italia - e ho nominato prima i colleghi Gasparri e Bergamini non a caso - che propone l'esclusione delle concessioni per gli stabilimenti balneari e gli ambulanti dall'applicazione della direttiva Bolkestein. Quale ordine del giorno! Quali emendamenti! Abbiamo una proposta di legge, dateci la possibilità di discuterla subito, se veramente volete mantenere gli impegni con gli elettori e dimostrare che, invece, non volete, come avete fatto per TAP e come state facendo per TAV o per Ilva a Taranto, anche loro prendere in giro.

Il “no, ma anche sì, ma dopo” vale per il Sud. Lo ha detto ieri molto bene il collega Paolo Russo: non c'è una speranza di leggere qualcosa di significativo per il Mezzogiorno, non c'era nel decreto-legge “dignità”, non c'è neanche in questo “milleproroghe”. Avete un Ministro per il Sud che va in giro dicendo tutto e il contrario di tutto, intendo quello che dice l'altra parte del Governo, e non c'è uno straccio, uno straccio di intervento a favore del Sud che sia evidentemente riconoscibile come tale in questo decreto-legge “milleproroghe”.

E poi (mi avvio a concludere) il tema delle province. Ho troppo affetto per Graziano Delrio, ma io e Forza Italia non abbiamo mai condiviso quella riforma, quel riordino delle province italiane, che creò molto caos e ha creato e mantiene ancora questo caos in piedi; ma speravamo che con questo inizio di nuova legislatura si mettesse la parola fine al caos derivante dalla legge di riformulazione delle province e speravamo francamente che il momento fosse arrivato, a cominciare dalla possibilità di dare un ordine alla procedura di rinnovo elettorale, di rinnovo degli organi del province.

Abbiamo quindi presentato un emendamento che faceva propria la posizione espressa in Commissioni riunite da parte delle associazioni maggiormente rappresentative di tutti i sindaci e di tutti i presidenti di provincia: praticamente di tutti gli enti locali e territoriali del nostro Paese, del sistema degli enti locali. Questi emendamenti miravano a semplificare per noi, per i sindaci, per i presidenti di provincia, ma anche per i cittadini, la procedura elettorale per il rinnovo delle province. Abbiamo proposto di individuare un election day, un giorno in cui in tutta Italia tutte le province italiane potessero andare a rinnovo degli organi, presidente e consiglio provinciale. Lo abbiamo fatto perché non soltanto si possono evidentemente razionalizzare i costi e si può dare anche un ordine a quello che sto per dirvi: lo abbiamo fatto perché abbiamo immaginato che da qui al 31 gennaio le promesse dei partiti che poi si sono trovati oggi a governare insieme, fatte durante la campagna elettorale, ma soprattutto raccontate in quest'Aula nella scorsa legislatura, potessero diventare realtà, cioè mettere mano alla legge Delrio per cambiarla e riportare ad un senso la rappresentanza istituzionale delle province.

Vi do questo dato, che è bene che sappiano anche i cittadini: 47 presidenti di provincia scadono entro ottobre 2018; 12 consigli provinciali scadono entro ottobre 2018; altri 15 consigli provinciali scadono entro dicembre 2018; altri 43 consigli provinciali scadono il 31 gennaio 2019. La nostra proposta era, senza costi, anzi, con una diminuzione di costi a beneficio del bilancio dello Stato, seppure indirettamente sui bilanci delle province, di unificare queste scadenze in un'unica data, il 31 gennaio 2019. Quindi immaginate, quattro scadenze diverse riportate in un'unica data di voto. Perché sapete cosa accadrà, se, come immagino, confermerete la vostra bocciatura alla nostra proposta, che è poi la proposta dell'UPI, la proposta dell'ANCI? Che ci saranno province, tipo quelle pugliesi, che hanno la scadenza a ottobre, che dovranno richiamare i grandi elettori a votare per due volte in pochissimi mesi: si voterà, per esempio, a Lecce, per il presidente della provincia a ottobre e, immediatamente dopo, qualche mese dopo, a dicembre, si dovrà rinnovare il consiglio provinciale. E questo in tutta Italia! Accadrà in tutta Italia, immaginatevi con quanto dispendio di energia inutile!

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 10,35)

MAURO D'ATTIS (FI). Anche perché nel frattempo non vi sono elezioni amministrative comunali, non cambieranno gli equilibri politici nei comuni e, di conseguenza, l'elettorato attivo rimane lo stesso: dal 31 ottobre al 31 gennaio 2019 è tutto fermo esattamente come lo troviamo oggi.

Vi sono 15 consigli provinciali che scadono il 31 dicembre 2018. Qui ho accanto a me il collega Sisto, che spesso è il nostro relatore sulle pregiudiziali di costituzionalità. La vostra scelta di portare al voto, il 31 ottobre, addirittura le province il cui mandato invece scade il 31 dicembre si configura come una interruzione anticipata di mandato, con forti dubbi di costituzionalità, che sono stati presentati in maniera chiara anche dall'UPI e dall'ANCI: ve ne siete “fregati” altamente.

Un altro emendamento riguardava, anche qui, la possibilità di intervenire sulle elezioni delle province. Bene, con la previsione introdotta al Senato del limite dei dodici mesi che devono come minimo mancare alla fine del mandato del sindaco che deve candidarsi, che può candidarsi alla presidenza della provincia o al consiglio provinciale, il risultato che abbiamo riscontrato è che soltanto il 38 per cento dei sindaci in Italia si trova in questa condizione. Quindi, soltanto il 38 per cento dei sindaci il 31 ottobre, per un'altra norma che avete introdotto con questo “milleproroghe”, potrà partecipare alle elezioni: tutto il resto, più del 60 per cento dei sindaci, non è eleggibile alla carica di presidente della provincia, con forte pregiudizio, con grande discriminazione, di tutte quelle città, di tutte quelle comunità che non potranno vedere il proprio sindaco partecipare, passivamente in questo caso, cioè da elettore passivo, che quindi viene candidato e possibilmente eletto, alla guida della provincia.

Con il nostro emendamento - che, anche questo, voi in nome dell'“anche sì, ma poi vediamo” boccerete, anzi, ci avete già bocciato in Commissione, ma ci annullerete completamente in Aula - volevamo allargare legittimamente, e forse costituzionalmente l'eleggibilità a tutti i sindaci del Paese.

Siamo a poche ore, o minuti, dalla possibilità che la vostra maggioranza, il vostro Governo, sorretto dalla vostra maggioranza, ponga la questione di fiducia su questo provvedimento. Io concludo facendo solo una domanda, la faccio principalmente ai rappresentanti in Aula di un gruppo parlamentare che, prima di entrare in quest'Aula, seguivo alla televisione. Mi rivolgo ovviamente ai rappresentanti del gruppo MoVimento 5 Stelle: che fine ha fatto la vostra protesta contro il ricorso alla fiducia dei Governi precedenti?

Che fine hanno fatto tutte le vostre belle parole rispetto alla necessaria discussione democratica in Aula e alla possibilità che tutti i gruppi potessero dire la propria, potessero presentare i loro emendamenti, potessero confrontarsi con le altre forze politiche, potessero confrontarsi col Governo? Che fine ha fatto tutto questo? Ha fatto la stessa fine della chiusura promessa dell'Ilva agli elettori di Taranto, per esempio; ha fatto probabilmente la fine che farà la vostra promessa di non fare la TAP in Puglia, cosa che invece magari si farà e mi basta leggere i giornali di stamattina con le dichiarazioni di uno dei Ministri più importanti di questo Governo, il Ministro Tria. Farà la fine che probabilmente dovrà fare presto la promessa del reddito di cittadinanza che avete fatto al Sud, facendo immaginare a migliaia e migliaia di giovani che, senza andare a lavorare, avrebbero avuto un reddito fisso e stabile grazie alle vostre promesse elettorali.

Non chiedo una risposta in quest'Aula. Non la pretendo e non la pretendiamo noi di Forza Italia, anche perché le risposte le conosciamo già e le abbiamo anticipate nel corso della campagna elettorale quando abbiamo detto agli elettori la verità. L'abbiamo detta a Taranto, l'abbiamo detta in Puglia, l'abbiamo detta al Sud con il reddito di cittadinanza, l'abbiamo detta, e soltanto il tempo ci darà ragione.

Questa risposta voi non dovete darla quindi a noi, non dovete darla a me, non dovete darla a Forza Italia: la dovrete dare alle migliaia di elettori che avete preso in giro e ai quali probabilmente non avrete tolto il sogno di quello che avete promesso, ma avrete tolto - e uso un termine a voi molto caro - la dignità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Era prevista una discussione più lunga e articolata, ma la maggioranza e il Governo oggi, con una scelta grave, come abbiamo sottolineato con le parole del nostro capogruppo, ha soffocato una discussione, una discussione su un decreto che non è soltanto un decreto di proroghe, e di questo credo siamo tutti consapevoli. Qui non ci si limita ad estendere le scadenze di norme che, altrimenti, sarebbero decadute; qui, si fanno delle scelte politiche importanti che avrebbero meritato una discussione ulteriore, soprattutto da parte di chi, come il nostro gruppo, sia in Commissione sia qui in Aula, non ha avuto atteggiamenti ostruzionistici e si è limitato a pochi e significativi emendamenti. Ci è stato ricordato che, in Commissione, abbiamo discusso. È vero, ma come è stato per il “decreto dignità” la discussione in Commissione più che una discussione è stato un monologo, nel senso che i colleghi e noi dell'opposizione siamo intervenuti ma con scarsa, scarsissima interlocuzione da parte del Governo.

Nei pochi minuti che ho vorrei concentrarmi soltanto su due articoli del provvedimento: l'articolo 6 e l'articolo 13. Ieri, la collega Rostan è intervenuta su un altro articolo importante che riguarda, appunto, i vaccini. Si è concentrata su quello e io non voglio tornarci. Mi limito a due articoli che però sono due articoli relativi a scelte politiche molto rilevanti. Il primo, appunto, è l'articolo 6, l'articolo che, per come è stato cambiato nel passaggio in Commissione, è un articolo che determina il primo licenziamento di massa dalla scuola pubblica.

Sulla base della modifica che è stata introdotta in Commissione, circa 7 mila insegnanti diplomati magistrali e altre figure di abilitati assunte con riserva perderanno il lavoro il 30 giugno 2019 e circa 45 mila insegnanti verranno espulsi dalle graduatorie ad esaurimento e perderanno la possibilità di fare supplenze annuali con contratti a tempo determinato. Un'enorme licenziamento di cui il Governo e la maggioranza, MoVimento 5 Stelle e Lega, si assumono la responsabilità, nonostante gli impegni che, insieme, in tante occasioni, abbiamo preso con chi, attraverso questo provvedimento, perderà il lavoro a giugno dell'anno prossimo. In uno dei rari momenti di interlocuzione, il Viceministro Garavaglia, in Commissione, sull'articolo 13, di fronte all'articolo che riguarda, appunto, i fondi per le periferie, sui quali poi dirò, il Viceministro Garavaglia, dicevo, rispondendo alle obiezioni delle opposizioni, ha sottolineato che, al Senato, quel testo era stato votato anche dalle opposizioni. Ecco questo stesso criterio che è stato richiamato per bloccare gli emendamenti che venivano proposti in Commissione sull'articolo 13, sul Fondo per le periferie, non vale, però, per l'articolo 6, dove allo stesso modo, al Senato, la maggioranza aveva condiviso con larga parte delle opposizioni un emendamento che salvaguardava gli insegnanti diplomati magistrali. Allora, qual è il criterio che si deve seguire? È il rispetto della volontà della Camera che ha affrontato il provvedimento in prima lettura o la volontà discrezionale del Governo e della maggioranza? Su questo punto è evidente la contraddizione.

Ma tornando al merito dell'articolo 6, vi abbiamo segnalato la necessità di rispettare il voto del Senato e di confermare quella soluzione di salvaguardia, anche perché, rispetto ai tempi del “decreto dignità”, che abbiamo licenziato alla Camera all'inizio di agosto, rispetto all'intervento che è stato fatto nel “decreto dignità” sui diplomati e sulle diplomate magistrali, rispetto a quel passaggio, è intervenuta una sentenza del Consiglio di Stato che ha rinviato alla Corte costituzionale un punto, quello dei concorsi riservati nella scuola, che è la soluzione che avete scelto per affrontare il problema dei e delle diplomate magistrali. Allora, aveva senso dare salvaguardia - ripeto - ad oltre 50 mila lavoratrici e lavoratori della scuola pubblica e alla continuità didattica, considerando anche il fatto nuovo intervenuto, che è, appunto, la sentenza del Consiglio di Stato che rinvia alla Corte costituzionale per i rischi di incostituzionalità delle soluzioni previste attraverso il concorso riservato. Non è stato fatto e credo che, su questo, appunto la maggioranza, che aveva preso impegni ben diversi in campagna elettorale, si deve assumere le sue responsabilità.

E, poi, vengo all'articolo 13. Nell'articolo 13 vi sono profili di carattere istituzionale e poi profili di merito. Noi riteniamo assolutamente condivisibile il principio della sussidiarietà. Il Governo si confronta, discute e definisce delle soluzioni nel rapporto con i governi territoriali. Il principio di sussidiarietà verticale è fondamentale in una democrazia di qualità. Quindi, apprezziamo i momenti di confronto che vengono col Governo. Questo, però, non può avvenire a discapito delle funzioni del Parlamento. L'apertura, che è stata fatta ieri dal Presidente del Consiglio nell'incontro con l'ANCI, conferma le valutazioni che abbiamo fatto in Commissione, conferma l'errore che è stato compiuto al Senato e individua delle soluzioni che vanno esattamente nella direzione prevista da tanti emendamenti, a cominciare da quelli proposti da Liberi e Uguali.

Allora perché non si sono ascoltare le proposte che abbiamo fatto in Commissione? Ieri il Governo, nel rapporto con le rappresentanze dei sindaci, ha riconosciuto l'errore sull'articolo 13. Allora perché non si è dato spazio nel confronto in Commissione a proposte serie, che potevano essere riformulate dal Governo, come è nel suo diritto, potevano essere formulate dai relatori, e però accogliere subito, in questo passaggio, dare certezze a tante realtà italiane, invece che rinviare, come è stato fatto ieri, a un successivo decreto? Uno schiaffo istituzionale al Parlamento, che ha fatto bene il capogruppo Fornaro a evidenziare al Presidente della Camera. Ma l'articolo 13 ha problemi di merito. Con uno slogan potremmo dire che si tratta - mi rendo conto, insomma, della pesantezza delle parole - di una sorta di furto con destrezza ai danni del Mezzogiorno, perché la sintesi politica di quell'articolo questo è. E vi spiego, vi motivo le ragioni per cui faccio un'affermazione così pesante.

È stata descritta, sia nella discussione pubblica, sui media, sia in Commissione, come una rimodulazione tecnica, perché i comuni non erano pronti. E allora, invece di perdere questi soldi, le risorse venivano date per sbloccare gli avanzi di amministrazione. Ebbene, se fosse stato così, un problema di tempi, non si capisce perché si devono sottrarre le risorse al Fondo periferie non solo per il 2018, non solo per il 2019, ma anche per il 2020 e il 2021. Perché, se è un problema di tempi, cancellare i finanziamenti previsti per un quadriennio, e non solo per il primo anno, e non solo per il secondo anno? Perché non si tratta di una rimodulazione, si tratta di un taglio. La norma determina un taglio di risorse per gli investimenti degli enti territoriali.

È un taglio, tant'è che negli anni successivi, se fosse una rimodulazione, non è prevista una copertura per la maggiore spesa che si verrebbe a determinare nel momento in cui sposti risorse da un periodo all'altro, nell'emendamento non c'è una copertura per gli anni successivi. Non è una rimodulazione, è un taglio. È un taglio che sposta risorse per sbloccare gli avanzi di amministrazione, è qui il punto vero. Infatti, oltre alla sentenza, che conosciamo, che riguarda le norme relative al Fondo periferie, c'è stata anche un'altra sentenza da parte della Corte costituzionale, che impone lo sblocco degli avanzi di amministrazione, che, però, si sarebbero dovuti finanziare con risorse aggiuntive, non facendo il gioco delle tre carte.

Perché ho sottolineato che si tratta di un furto con destrezza ai danni del Mezzogiorno? Perché spostare queste risorse dal Fondo periferie, che è distribuito in modo simmetrico rispetto alla dimensione territoriale del nostro Paese, al Fondo per finanziare gli avanzi di amministrazione vuole dire che queste risorse andranno prevalentemente, larghissimamente, ai comuni del centro-nord. L'80 per cento degli avanzi di amministrazione riguarda i comuni del centro-nord. Si compie un'operazione molto abile, molto ben mascherata, di redistribuzione territoriale. Vorrei chiedere alla Ministra Lezzi dove sta. Si è accorta di quello che avviene, è d'accordo con il merito di questo provvedimento? I colleghi dei Cinquestelle come andranno a Scampia, dove hanno preso il 60 per cento, a dirgli che non hanno più le risorse, perché le hanno dovute dare ad altri comuni?

Allora è evidente che noi siamo assolutamente convinti della necessità di sbloccare gli avanzi di amministrazione per i comuni del centro-nord, non è questo il punto, vorrei essere chiaro. Quegli avanzi vanno sbloccati, quei comuni devono avere a disposizione le risorse che hanno accumulato per poter fare gli interventi che hanno previsto. Il punto non è questo; il punto è che si fa il gioco delle tre carte, il punto è che sarebbero state necessarie altre risorse. Il Governo avrebbe dovuto fare in modo, in questo provvedimento o nella legge di bilancio, di determinare le risorse necessarie a finanziare lo sblocco degli avanzi di gestione. Qui si fa un gioco delle tre carte, che avviene in un contesto molto preoccupante: una parte dei fondi per le periferie riguardano - faccio solo questo esempio, però un esempio indicativo del quadro che si sta costruendo - l'edilizia residenziale pubblica, dove il nostro Paese ha un gap di offerta enorme.

L'Italia ha circa un quarto dell'offerta di edilizia residenziale pubblica rispetto alla media europea. Sulle occupazioni invito a guardare i dati, perché con la storia dei furbi si cerca di coprire un dramma sociale. Le occupazioni sono nell'80 per cento dei casi fatte da famiglie che sono in lista per la casa popolare e che occupano perché sono disperate. Allora, tagliare le risorse per l'edilizia residenziale pubblica, che soffre quella situazione di sottofinanziamento che va avanti da vent'anni, tagliare le risorse per l'edilizia residenziale pubblica, in particolare nel Fondo periferie, e poi fare una circolare, come ha fatto il Ministro dell'interno, per sollecitare i prefetti a sgombrare, quale risultato consegnerà a questo Paese? Un risultato in cui, in nome di una finta legalità, si colpiscono i più disperati. Allora con questo provvedimento non si fa un allungamento tecnico di norme in scadenza; con questo provvedimento si fanno delle scelte politiche gravi.

Si fa - in particolare insisto sull'articolo 13, che è, a mio avviso, indicativo di quello che ci potrebbe riservare la legge di bilancio - il gioco delle tre carte, si spostano i fondi da un capitolo all'altro, per dare l'idea che si stanno adempiendo, incominciando ad adempiere le promesse elettorali. In realtà, si fanno degli interventi di segno redistributivo regressivo, come, appunto, è il caso dello spostamento di risorse dal Fondo periferie al Fondo per il finanziamento degli avanzi di gestione. Concludo, Presidente, nonostante, come è stato ricordato dagli interventi che mi hanno preceduto, non solo stamattina, ma ieri, gli articoli che non sono, ripeto, insisto, mere proroghe. Gli articoli sui quali sarebbe utile non solo un intervento da parte di chi è all'opposizione, ma una discussione, un'interlocuzione vera con i rappresentanti del Governo. Concludo con una sollecitazione e un impegno. La sollecitazione è quella a cambiare atteggiamento nei confronti del Parlamento. Non deve essere una giustificazione, non può essere una giustificazione quello che è avvenuto nella legislatura precedente. Il Governo in carica si autodefinisce Governo del cambiamento. Ebbene, il primo punto sul quale dovrebbe registrarsi un cambiamento è l'atteggiamento nei confronti del Parlamento; ma non per buona educazione, non solo per il rispetto delle prerogative costituzionali, ma perché è utile, perché il confronto è utile alla democrazia, aiuta a correggere gli errori, come abbiamo visto anche rispetto all'articolo 13. E, infine, concludo davvero, l'impegno, l'impegno nostro a continuare a insistere sui punti che avremmo voluto modificare in questo passaggio e non siamo riusciti a modificare.

Noi non ci rassegniamo: nella legge di bilancio riproporremo, per una questione di giustizia sociale, per una questione di valore della scuola pubblica, per una questione che riguarda lo sviluppo di questo Paese, gli emendamenti che sono stati bocciati in Commissione e che non abbiamo potuto discutere in Aula, finché non otterremo una qualche risposta positiva da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

CARLO FIDANZA (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Grazie Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere una sospensione dei lavori della nostra Aula, per consentire ai colleghi che vorranno, di partecipare a una manifestazione spontanea di solidarietà, che si svolgerà alle ore 12 presso il consolato della Repubblica di Ungheria, per manifestare, in una giornata particolare, che è una giornata in cui, tra pochi minuti, nell'Aula di Strasburgo, si voterà su una vergognosa procedura di attivazione dell'articolo 7 dei Trattati, per presunte violazioni dello Stato di diritto da parte del Governo ungherese. È una manifestazione di solidarietà nei confronti del popolo ungherese, che, ancora una volta, si vede aggredito, soltanto perché i responsabili del proprio Governo hanno voluto difendere i propri confini, i confini dell'Unione europea, dall'invasione dell'immigrazione clandestina, per avere difeso l'identità cristiana dell'Europa, per avere detto “no” alla dittatura finanziaria di Soros e delle sue lobby.

Fratelli d'Italia, ieri come oggi, nel 1956 come nel 2018, è a fianco del popolo ungherese. Invitiamo i colleghi a partecipare a questa manifestazione di solidarietà e, per questa ragione, le chiediamo l'interruzione dei lavori, in concomitanza di questa manifestazione. Mi auguro che le altre forze politiche del campo patriottico e sovranista vogliano aderire a questa adesione (Commentidei deputati del gruppoPartito Democratico - Una voce dai banchi del gruppoPartito Democratico: che c'entra con l'ordine dei lavori!).

PRESIDENTE. Il collega sta ufficializzando la richiesta di una sospensione. E' corretto? Sì.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Fiano, su che cosa?

EMANUELE FIANO (PD). Volevo capire come procediamo. Lei mette ai voti la richiesta di sospensione…

PRESIDENTE. Collega, se mi fa intervenire, magari, adesso le rispondo.

EMANUELE FIANO (PD). No, io ho alzato la mano perché volevo capire se la sospensione diventa un comizio della destra europea, amici di Orbán, oppure è una richiesta di sospensione.

PRESIDENTE. Chiaro.

EMANUELE FIANO (PD). Lei presiede l'Aula e mi guarda come se fosse un problema mio: è un problema suo come fare parlare i colleghi in Parlamento!

PRESIDENTE. Chiaro, collega, grazie.

EMANUELE FIANO (PD). Perché la richiesta di sospensione non è un comizio politico, Presidente!

PRESIDENTE. Collega, se mi lascia parlare, magari le rispondo.

EMANUELE FIANO (PD). Sì, la lascio parlare, ma lei deve intervenire prima che io parli!

PRESIDENTE. Grazie collega.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie…(Deputati del gruppo Fratelli d'Italia espongono cartelli recanti la scritta: Solidarietà al popolo ungherese) (Applausipolemicidei deputati dei gruppiPartito Democratico eLiberi e Uguali)…

PRESIDENTE. Colleghi, abbassate i cartelli. Colleghi, vi prego di abbassare i cartelli. Colleghi… Chiedo ai commessi di intervenire, grazie (Commentidei deputati dei gruppiPartito Democratico eLiberi e Uguali).

Colleghi, allora, visto che comunque è già stata votata la chiusura della discussione generale, io proseguirei con i lavori e vediamo eventualmente più avanti come procedere.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente! Presidente! Voglio intervenire sull'ordine dei lavori ai sensi dell'articolo 8!

WALTER RIZZETTO (FDI). Mi dica, Presidente, come procedere…

PRESIDENTE. Collega, ho già dato la parola al collega Rizzetto, non appena conclude, la faccio…

EMANUELE FIANO (PD). Non mi tolga la parola altrimenti si crea un precedente!

PRESIDENTE. Collega Rizzetto, le chiedo un attimo. Prego.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, lei, ai sensi dell'articolo 8, deve presiedere l'Aula. Come lei ha detto nella prima parte della sua risposta, la discussione è già stata interrotta. Cosa vuol dire “vedremo dopo”? Il collega chiede una sospensione dei lavori. A prescindere dal merito, su cui non concordo per nulla, perché il collega difende un leader di un Paese europeo, dove la democrazia è sospesa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), il valore della Carta costituzionale è sospeso, la libertà di stampa è sospesa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che vuole fare tornare….

PRESIDENTE. Chiaro, collega, grazie.

EMANUELE FIANO (PD). Ma a prescindere da me, Presidente, scusi, lei dice “vedremo dopo”. Ma noi abbiamo un Regolamento! Vedremo dopo cosa? Noi abbiamo già sospeso i lavori!

PRESIDENTE. Collega, vedremo dopo, ovviamente, se viene fatta una nuova richiesta. Grazie collega.

EMANUELE FIANO (PD). Che cosa vuol dire che lei risponde “vedremo dopo”? Non c'è niente da vedere, Presidente!

PRESIDENTE. Grazie collega. Collega Rizzetto, prego.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, però rinnoviamo la richiesta di sospensione. Quindi, evidentemente, lei dovrà prendere una decisione e comunicarla all'Aula, in termini o di votazione o di sua insindacabile decisione.

PRESIDENTE. La decisione è stata presa, collega, vada avanti, grazie.

WALTER RIZZETTO (FDI). Possiamo continuare, quindi con la discussione?

PRESIDENTE. … di proseguire con la discussione. Prego.

WALTER RIZZETTO (FDI). Bene, Presidente. Abbiamo fortunatamente richiamato i deputati in Aula, quindi, lo abbiamo fatto ovviamente per quello. Comunque a parte gli scherzi, Presidente, ringraziandola, sembra strano, Presidente, che sino a qualche anno fa - e io c'ero, come tanti altri colleghi - alcuni gruppi parlamentari qui rappresentati, di fronte ad un provvedimento come il “milleproroghe”, di fronte ad altri provvedimenti, qualsiasi tipo di provvedimenti, che provenissero o dal Consiglio dei ministri o da un dibattito parlamentare dopo le discussioni della Commissione, fossero pronti, Ministro, a restare in Aula per giorni e giorni, per ore e ore.

E la cosa simpatica, innovativa - e poco virtuosa in questo senso - ritengo sia questo cambiamento di opinione da parte della maggioranza nei confronti dell'Aula. Perché è vero, Presidente, che uno almeno di questi gruppi, di cui si compone la maggioranza, ha fatto negli scorsi anni all'opposizione, anche in modo virtuoso, un'opposizione importante, seria, durevole, per molte ore. Ora, senza colpo ferire e senza girarsi indietro, senza voltarsi e capire quanto effettivamente le opposizioni, più o meno legittimamente - secondo me in modo ampio in termini di legittimità - ,quindi senza nessun tipo di problema, ieri sera, di fatto, chiudono il calendario in pancia alla discussione generale su quello che, secondo noi, è un provvedimento importante. Stamattina riprendono i lavori, forse anche con qualche minuto di ritardo, e dopo tranquillamente vengono in Aula ad apporre la questione di fiducia.

Cinque anni fa, probabilmente, questi stessi gruppi parlamentari avrebbero occupato i banchi del Governo, per potere incidere con la loro opera parlamentare all'interno di quest'Aula, rispetto ad un provvedimento che a noi sembra attualmente scarso ed insufficiente nei confronti di coloro che, ricordo, sono i principali datori di lavoro di quest'Aula, ovvero cittadini, amministrazioni comunali, giunte, sindaci, studenti, padri e madri di famiglia. E, a questo punto, con una calma, oserei dire, olimpica, procediamo a tappe forzate.

Allora, colleghi, chiamiamo le cose con il loro nome. La maggioranza, in questo senso ed in queste ore e poco fa, ha taglieggiato la possibilità di un'ampia discussione parlamentare, rispetto ad un provvedimento che entrerà, obtorto collo sotto alcuni punti di vista, nella carne viva dei cittadini italiani.

Perché, Presidente, quando parliamo di pubblica amministrazione, quando parliamo di graduatorie, quando parliamo di direttiva Bolkestein, quando parliamo di periferie, fondi per le periferie, quando parliamo - lo ricordava qualche collega e in Commissione e in Aula - di cartelle Equitalia, quando parliamo di terremoti, è del tutto evidente che quest'Aula entra di fatto a far parte, come è giusto che sia, di un iter che i cittadini attendono in termini di rinnovamento e di cambiamento. Molto spesso questo termine, Presidente e Ministro, è abusato, soprattutto in questo senso e in questa veste è un termine abusato: il “cambiamento”. Purtroppo devo dire che, al netto delle scelte politiche legittime - legittime! - da parte dell'Esecutivo e anche delle proteste altrettanto legittime da parte delle opposizioni, mi pare che qui non sia cambiato nulla in termini di modus operandi nella gestione dell'Aula. Siete alla prova del fuoco, Ministro, come prima fiducia. E, al netto degli sforzi, che io posso anche riconoscere, attenzione, però non mi pare che in questi mesi sia accaduto molto in termini di cambiamento.

E lo dico con rammarico. Lo dico con rammarico perché, come sapete, Fratelli d'Italia in alcuni ambiti ha dato un'ampia apertura, in termini di credito a questo Esecutivo.

D'altra parte, le idee che, prima della campagna elettorale e durante la campagna elettorale, il gruppo di Fratelli d'Italia ha portato nelle piazze e nelle assise, laddove effettivamente si andava a comunicare quello che i cittadini avrebbero voluto sentirsi dire - e noi ci siamo - mi pare che molto spesso effettivamente non siano confermate dai fatti o, perlomeno, in queste ore non lo vediamo.

Il decreto «milleproroghe» è un ampio contenitore, forse troppo ampio, forse addirittura potrebbe essere considerato una sorta di decreto omnibus. Nasce, Ministro, lei lo sa, nel 2005 come contenitore per le urgenze, di fatto; però, all'interno di questo percorso, laddove noi, e non soltanto noi, abbiamo individuato quello che secondo noi sono delle urgenze, ci dispiace ma sia in Commissione sia in Aula, il dibattito è stato completamente decapitato. Addirittura andando a confrontarsi con altre opposizioni, ricusando la proposta mi pare dell'ex Ministro Delrio di ritirare le proposte emendative, per poter poi portare avanti ancora per qualche ora questa discussione. E lei, Presidente, lei, Ministro, lo sa che questa è l'Aula delle discussioni parlamentari, quest'Aula è deputata alla discussione; etimologicamente il Parlamento si chiama così perché noi dobbiamo confrontarci e parlare anche con delle idee differenti; ma, lo rinnovo, il modus operandi è stato assolutamente villano, sotto questo punto di vista.

E, allora, quando ho sentito, poc'anzi, un collega del MoVimento 5 Stelle dire “eh, ma attenzione, dobbiamo correre di fatto perché ci sono delle urgenze”, ecco che proprio nel contenitore delle urgenze noi non siamo riusciti a sviluppare un dibattito ampio ed esaustivo per dare le risposte anche e soprattutto, ad esempio, a coloro che ieri sono venuti a manifestare di fronte a Montecitorio perché vedono i loro diritti di lavoratori assolutamente calpestati.

Allora, dovete dare un occhio all'Aula della Camera dei deputati, ma dovete dare un occhio a quello che succede nelle piazze e questo, secondo me, potrebbe essere soltanto il primo inizio, perché se è vero che il vizio di ogni Esecutivo che siede su quei banchi è quello di dire “faremo, riprenderemo”, ecco che allora – è quasi un sillogismo politico – questo vizio l'avete appreso subito; sia nel decreto dignità sia nel «milleproroghe», ci avete di fatto detto una cosa: non accettiamo nessuna proposta emendativa in termini di cambiamento - in termini di cambiamento! - ma andremo a legiferare in questo senso in pancia ad altri provvedimenti, alla legge di stabilità, addirittura, ipotizzando – io, Ministro, ci credo veramente molto poco – un altro «milleproroghe» entro il 31 dicembre di quest'anno.

Mi pare tanta roba, mi pare tanta roba riprendere la discussione sul Documento di economia e finanza, mi pare tanta roba andare a suggellare una legge di stabilità che possa soddisfare molti e mi pare tanta roba, assieme a tutto questo, unire un altro decreto «milleproroghe» quando fondamentalmente mancano quasi tre mesi prima della fine dell'anno.

E, quindi, io inviterei la maggioranza a prendersi le proprie responsabilità, proprio come modus operandi rispetto alle Commissioni e rispetto all'Aula stessa.

Abbiamo sempre detto, Ministro - lei se lo ricorderà, per qualche tempo abbiamo frequentato gli stessi banchi - quanto e come le opposizioni, durante la XVII legislatura, hanno contestato aspramente la posizione della questione di fiducia; ebbene ci siete, ci siete, ma non dando le risposte necessarie a coloro che di queste risposte necessitano.

Abbiamo parlato prima, Ministro di quello che è la pubblica amministrazione. Ebbene, io ricordo perfettamente le battaglie che sono state fatte, ad esempio, per quanto riguarda la proroga delle graduatorie di concorso rispetto alla pubblica amministrazione: è noto tristemente, di fatto, un voltafaccia in questo senso che lascia e getta nello sconforto migliaia e migliaia di lavoratori che vorrebbero entrare nel circuito della pubblica amministrazione, ma entro la fine dell'anno probabilmente è un po' troppo presto come tempistica dare loro una speranza. Quindi, evidentemente, dobbiamo tenerli in ballo sino al 31 di dicembre.

Ebbene, se questo tipo di provvedimento non cambierà, dal 1° gennaio del prossimo anno ci saranno migliaia di persone che vorranno inserirsi in un circuito in termini di turnover rispetto alla pubblica amministrazione, ma non avranno più nessun tipo di possibilità di poterlo fare, e quando parliamo di pubblica amministrazione noi tutti sappiamo perfettamente quanto la pubblica amministrazione, per fare un'ottima figura nei confronti dei cittadini, abbia bisogno di turnover, abbia bisogno di rinnovamento, abbia bisogno di menti e di giovani che entrino in questo circuito.

Parliamo di vincitori di concorso, parliamo di idonei di concorso, parliamo di persone che, dalle forze dell'ordine ai ministeri, potevano avere evidentemente un altro anno, un altro tempo per poter vedersi legittimate le proprie speranze, e invece così non è.

Ma è una cosa che mi risulta molto, molto strana in termini di passaggio politico, perché se è vero che abbiamo votato tutti assieme, durante la scorsa legislatura, questo tipo di provvedimento (molto spesso, Ministro, durante la scorsa legislatura abbiamo votato la proroga delle graduatorie, ed è stato, lo ricorderà, un voto trasversale di tutta l'Aula), ebbene, in questo caso, non riusciamo neanche a far passare o a discutere ampiamente rispetto a questo provvedimento di un passaggio di questo tipo né in Commissione né in Aula. Infatti - lo dico per i non addetti ai lavori - la posizione della questione di fiducia, di fatto, va a tagliare tutti gli interventi di buon senso che potevano esserci in questo percorso, tutte le possibilità di cambiare questo tipo di percorso, tutte le possibilità di cambiare, sulla base del fatto di migliaia di persone che in questi giorni si sono rivolte ai parlamentari della Repubblica per cercare di cambiare qualche cosa all'interno di questo provvedimento; e così, ahimè, non è stato.

Bene, io devo ringraziare i deputati e le deputate del gruppo di Fratelli d'Italia che, per qualche giorno, in Commissione, hanno tenuto alta la bandiera di queste persone, cercando di motivare, in termini di democrazia parlamentare, tutto quello che effettivamente noi abbiamo assunto e attinto rispetto ai desiderata dei nostri concittadini. Però, comunicando con queste persone e con questi deputati e deputate che erano in Commissione, abbiamo sentito uno sconforto sempre più ampio, dicendo: qui non passa nulla, qui non c'è discussione, qui non c'è la possibilità di discutere.

Lo ripeto: è legittimo, ci mancherebbe altro, i regolamenti parlamentari sono chiari ai più qui dentro. È anche vero che, rispetto a quanto detto qualche anno fa, a quanto detto qualche settimana fa, a quanto dichiarato qualche anno fa, effettivamente non ci siamo, perché di fatto c'è stata una blindatura del provvedimento poco propedeutica alla discussione stessa che non ci ha portato a nessun tipo di beneficio.

In ogni caso, avremmo potuto fare qualcosa, in ogni caso avreste potuto ascoltare meglio e di più le persone che sono venute da voi presso i banchi della maggioranza a parlare di questi temi; non l'avete fatto e questo è un punto di caduta importante e non vorrei si ripetesse. Perché vede, Ministro, il semplice fatto di rimandare continuamente i provvedimenti e le buone idee che più di qualche deputato porta all'interno di quest'Aula e all'interno delle Commissioni è una cattiva pratica, non è una buona pratica.

Come prima detto, il decreto “milleproroghe” poteva essere un'occasione quasi omnibus per poter cambiare alcuni ambiti, per poter portare all'attenzione dell'opinione pubblica anche alcuni argomenti che magari non sono così mediatici come altri ma - lo rinnovo - entrano nel solco di quelli che possono essere definiti i diritti dei nostri concittadini.

Vede, Presidente, noi abbiamo presentato una serie di emendamenti non ostruzionistici, sempre nel merito, e abbiam parlato - come prima e poc'anzi accennato - di vari argomenti, abbiam parlato di Bolkestein e abbiamo parlato ad esempio anche di una cosa che poteva essere innovativa all'interno del decreto “milleproroghe”, e cioè delle pensioni. Si dice: cosa c'entrano le pensioni - c'è un grande dibattito rispetto alle pensioni - in pancia al “milleproroghe”? Noi abbiamo presentato un provvedimento e un emendamento abbastanza semplice, che voi avete sempre condiviso, che è la proroga, ad esempio, di un'operazione e di un paradigma che si chiama “opzione donna”. Tra l'altro “opzione donna” è stata istituita non da qualcun altro, ma è stata istituita dall'allora Ministro Maroni ed è stato un passaggio virtuoso per poter dare la possibilità alle donne, dopo i 35 o i 36 anni di contributi, di andare volontariamente in pensione, pur consapevoli del fatto di avere un taglio dell'assegno pensionistico mensile (Applausi del deputato Fatuzzo) - vedo che Fatuzzo apprezza e io chiaramente ricambio gli applausi per il nostro collega - attorno al 25,30 per cento. E allora mi chiedo, Ministro, se questa si chiama “proroga opzione donna” perché non l'abbiamo inserita nel “milleproroghe”? Guardi, Presidente, casualmente capita lei alla Presidenza, lei ricorderà - vedo che accenna ad un “sì” - che circa un paio di mesi fa abbiam partecipato assieme ad un convegno, proprio rispetto al tema pensioni, e lei stessa, Presidente, ha detto: cercherò di indicare al Governo che la via di “opzione donna” è una via giusta. Questo, Presidente, era il contenitore giusto per poter fare qualcosa, addirittura senza alcun tipo di copertura finanziaria. E sa perché? Perché l'INPS due anni fa e chiaramente la Ragioneria di Stato avevano già identificato nella copertura di due miliardi e mezzo molte posizioni per poter fare accedere ad una pensione anticipata donne con 35 o 36 anni di contributi, soltanto che questo passaggio si è fermato perché c'è una sorta di cristallizzazione rispetto alla cosiddetta pensione di vecchiaia. Però bastava semplicemente dire un “sì” a questa proposta emendativa per togliere da questo vincolo queste persone e per cercare anche in quel senso di andare a far beneficiare della pensione qualche migliaio di donne per poter creare, Ministro, un mercato intelligente, virtuoso e interessante rispetto allo stesso mercato del lavoro, perché si favorisce il turnover. Noi siamo completamente convinti che prima le persone vanno in pensione, prima c'è un turnover interessante in termini di assunzioni dei più giovani e dei meno giovani. E allora non avete voluto ascoltarci. Abbiamo proposto sempre in ambito pensionistico quella che in cinque anni forse è stata un'idea sufficientemente intelligente da parte di quella che una volta era la maggioranza di centrosinistra - statisticamente una dovevano azzeccarla - e questa secondo noi poteva essere la cosiddetta, Ministro, Ape social. Doveva di fatto esserci una proroga di questo tipo di provvedimento: Ape social, non parliamo di anticipo pensionistico che è un'altra aberrazione, ma devo dire che Ape social che riguarda i cassaintegrati, i disoccupati, i lavoratori che hanno condotto dei lavori usuranti nella propria vita poteva essere una via di fuga per molte persone, che dopo quarant'anni di lavoro e di contributi e di sudore, potevano avere il giusto riconoscimento nel vedersi arrivare una pensione, dopo - lo rinnovo - molti anni di lavoro, anche se sicuramente le categorie che vengono comprese nel cosiddetto contenitore di Ape social dovevano essere inevitabilmente riviste e ampliate.

Le tabelle dei lavori usuranti, colleghi, datano i primi anni Ottanta, ed è evidente che il mercato del lavoro è completamente cambiato negli ultimi anni ed è altrettanto evidente - va in binario questo tipo di idea - che anche le tabelle dei lavoratori usuranti devono essere cambiate quanto e come cambia il mercato del lavoro. Però quella poteva essere un'idea interessante. Anche su questo ci è stato detto un “no” senza alcun margine di discussione.

E poi, vede, Presidente, una cosa a cui il gruppo di Fratelli d'Italia tiene e tiene in modo particolare - e so che non soltanto il gruppo di Fratelli d'Italia tiene a questo argomento - è la direttiva Bolkestein. Allora, è inutile nascondersi dietro ad un dito: tutti siamo andati in piazza, o perlomeno tutti coloro che fanno parte del centrodestra, piuttosto che del MoVimento 5 Stelle, sono andati in piazza con gli operatori del settore per togliere, per fare uscire definitivamente o temporaneamente, ahimè, quelle che sono delle categorie di piccola e media impresa dalla famigerata direttiva Bolkestein. Noi ci siamo andati in piazza, noi abbiamo presentato proposte emendative che voi avete rigettato. Abbiamo proposto la proroga rispetto a coloro che entrano in questo contenitore al 2020, 2025, 2030, abbiamo presentato tre proposte emendative che potevano essere vagliate con un minimo di calma in più. E adesso, che cosa andate a dire agli ambulanti? Che cosa andate a dire ai balneari, a coloro che hanno stabilimenti balneari? Che cosa andate a dire agli imprenditori, perché questi sono imprenditori, che entro un anno e mezzo a far data da oggi devono necessariamente rientrare rispetto a tutti i loro investimenti? Attenzione, se qualcuno pensa che gli stabilimenti balneari, ed ambulanti, abbiamo degli investimenti di poco conto, si sbaglia. Andate presso i mercati, chiedete a questi imprenditori quanto spendono per la loro attività. E allora perché non ragionare con noi, e non soltanto con noi, di questo tema? Eravamo in piazza assieme a urlare: “Fuori gli ambulanti dalla Bolkestein, fuori i balneari dalla Bolkestein”! E voi adesso li mettete dentro un'altra volta, nella Bolkestein! Perché, Ministro, questo è il percorso, gli emendamenti sono stati presentati. O volete dirci un'altra volta che troveremo una soluzione nella legge di stabilità, nel prossimo “milleproroghe” o in un prossimo provvedimento? Ma - attenzione - mi pare che lo sport ultimamente sia quello di dire che ci sarà un provvedimento ad hoc rispetto a questa cosa, ma non ne vedo molti e questo secondo me e secondo noi è, di fatto, un tradimento rispetto alle persone che si fidavano - e forse qualcuna si fida ancora - di questo Esecutivo, proprio in ordine al loro settore. Però noi lo consideriamo uno stop importante e poco virtuoso per quanto riguarda il nostro lavoro parlamentare. Noi continueremo a presentare emendamenti, a proporre idee, a fare proposte di legge. Rispetto alla direttiva Bolkestein, per quanto ci riguarda, queste categorie devono essere escluse, queste categorie devono essere lasciate libere di lavorare e di fare impresa. Non possiamo permetterci di mettere i bastoni fra le ruote a una delle categorie più importanti per quanto riguarda il nostro mercato, e non parlo di mercato rionale, ma parlo di mercato in termini di lavoro, in termini di sviluppo, in termini di economia. Quindi, noi su questo - e lo dico a tutti - noi ci siamo. Speriamo che qualcuno di voi cambi idea e speriamo di ritrovarci da questo punto di vista in uno dei prossimi provvedimenti, però vedete non manca tanto e, a forza di rimandare, non serve più fare nulla. E allora presentiamoci. Noi siamo disposti la prossima settimana, fra due settimane, in Commissione e in Aula a parlare di questo argomento. Noi ci siamo; voi in questo momento non ci siete.

E lo dico veramente con rammarico, lo dico con rammarico perché ho condiviso - lo rinnovo - le piazze con molti dei deputati che attualmente fanno parte di questa maggioranza. E devo dire, con tutta l'onestà intellettuale di cui sono capace, che l'unico gruppo che ci è stato vicino - e noi a loro - rispetto a questo provvedimento, rispetto a questo passaggio sulla direttiva Bolkestein, è stato il gruppo di Forza Italia che ha mantenuto di fatto quanto hanno detto in piazza e hanno scritto nel documento programmatico prima di presentarsi alla scorsa competizione elettorale. Ci sono molti argomenti che dovevano essere sviscerati, ci sono molti argomenti su cui avrebbe dovuto essere posta maggiore attenzione. Più di un collega di Fratelli d'Italia ha presentato proposte sui fondi per le periferie. Ora anche qui capisco veramente tutto, capisco che ci sarà un altro “milleproroghe”, capisco che per adesso questi miliardi sono sostanzialmente congelati, però vede, Ministro, noi cosa diciamo agli amministratori locali, ai sindaci e agli assessori, a coloro che di fatto, in accordo con il Governo centrale, avrebbero voluto utilizzare questi fondi in modo interessante ed intelligente, ad esempio, per riqualificare le periferie, per riprendere qualche costruzione, qualche caserma? Io vengo da Udine e questi soldi a Udine, ad esempio, sarebbero stati utilizzati per la viabilità di periferia; sarebbero stati utilizzati per la riqualificazione di una caserma che sta cadendo a pezzi. Ora cosa vado a dire e che cosa andate a dire anche ai vostri amministratori rispetto al congelamento dei fondi? Poco mi interessa che il Primo Ministro Conte, ieri, in un incontro con l'ANCI abbia dichiarato che, sì, ci siamo: perché per adesso non ci siamo. Usare sempre un tempo verbale futuro significa non voler fare le cose. Attualmente questi fondi, Presidente, sono congelati, attualmente i progetti cantierabili dei comuni devono considerarsi congelati e allora, anche in questo caso, abbiamo proposto come extrema ratio un passaggio che poteva essere intelligente e tranquillamente accettato dalla maggioranza; abbiamo detto una cosa semplicissima, colleghi, abbiamo detto che le amministrazioni, i comuni dotati di cassa, cioè i comuni che hanno un bilancio positivo e virtuoso, nel frattempo potevano andare avanti con i progetti e fare con i propri soldi per poi essere risarciti entro l'anno 2020. Ci sembrava una cosa talmente semplice che non serviva neanche fare un emendamento, invece abbiamo presentato un emendamento e ci è stato bocciato. Ma allora non capisco dove si vuole arrivare; non capisco come si farà, da qui alla fine dell'anno, in tre mesi, a includere tutti questi provvedimenti in un paio di decreti o in legge di bilancio, perché mi pare che ci stiamo ingarbugliando. Mi pare che ci sia veramente troppa roba, mi pare che i miliardi, in termini di coperture, inizino ad aumentare e capisco tutte le difficoltà. Capisco le difficoltà rispetto alla sterilizzazione dell'aumento dell'IVA che, mi pare, ammonti a 11-12 miliardi. Riconosco le difficoltà ieri sera di fatto suggellate dal Ministro Salvini quando parla di quota 100 che ha un costo. Attenzione che rivolgo un piccolo appunto che esula un po' da tale ragionamento: fare quota 100 per andare in pensione con un paletto anagrafico di 62 o 64 anni non è fare quota 100. Quest'ultima è un'altra cosa: quota 100 con un paletto anagrafico di 62 anni non è più quota 100, è semplice e lineare. Per non parlare poi, Ministro, della gran confusione che si è creata sul tema dei vaccini. Quanto tempo ho ancora, Presidente?

PRESIDENTE. Cinquanta secondi.

WALTER RIZZETTO (FDI). Addirittura. Per non parlare del tema dei vaccini su cui c'è una grande confusione.

Mi permetta qualche secondo in più invece per parlare di terremoto. La prima uscita pubblica del Primo Ministro Conte è stata dai terremotati. In aula dite che c'è qualcosa di urgente e quindi che il provvedimento deve essere chiuso. Dunque io mi chiedo che cosa c'è…

PRESIDENTE. Concluda.

WALTER RIZZETTO (FDI). …di più urgente che aiutare i terremotati che anche questa volta - voglio dirlo - sono stati presi in giro semplicemente con passerelle mediatiche, perché tutte le proposte emendative…

PRESIDENTE. Collega, concluda.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiudo, Presidente. Perché tutte le nostre proposte emendative sul tema del terremoto sono state bocciate. Allora meno passerelle e più studio parlamentare…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

WALTER RIZZETTO (FDI). Meno passerelle, Presidente, e più idee.

PRESIDENTE. Grazie, grazie.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Chiudo per davvero. La ringrazio però ricordandole che, secondo noi, non è la via. La via, Ministro, è avere un'interlocuzione importante con le opposizioni: così non è stato e ce ne rammarichiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente, al di là di ogni parola, di ogni propaganda, di ogni battuta spiritosa, di ogni talk show, di ogni selfie, di ogni like, è qui in quest'Aula che i deputati della Repubblica, i partiti politici si confrontano con i cittadini e fanno vedere di che pasta sono fatti. Al di là di ogni parola, di ogni promessa, di ogni rinvio, di ogni deroga e di ogni blocco previsto nel provvedimento a volte i dati parlano di più. La notizia di oggi dell'ISTAT di una diminuzione dell'1,8 per cento della produzione industriale nel Paese non ci fa per nulla felici nonostante noi siamo all'opposizione e voi siate maggioranza perché vuol dire che il segno negativo del vostro Governo incomincia a farsi sentire. Allo stesso modo comincia a farsi sentire l'esito negativo del decreto dignità che avete voluto approvare.

Noi qui verifichiamo il rapporto tra la realtà e le vostre promesse elettorali e di questi giorni e anche il rapporto tra ciò che avete detto per cinque anni e quello che state praticando. Consiglio ai nuovi colleghi, a coloro che sono alle prime esperienze di andare sul sito della Camera dei deputati e di chiedere al motore di ricerca “questione di fiducia” nella scorsa legislatura per vedere in ognuno di quei dibattiti le parole che hanno usato i colleghi del MoVimento 5 Stelle e della Lega, arrivando a dire che noi - parola che a voi non piace sentire - eravamo fascisti e che addirittura qualcuno di altri partiti arrivava a mettersi il segno del lutto al braccio perché chiedevamo di tagliare la discussione e di porre la questione di fiducia. Voi lo avete fatto dopo sedici interventi in discussione sulle linee generali con gruppi che hanno parlato uno o due volte. Ma vi dico io perché lo fate, vi dico io perché voi tagliate la discussione in quest'Aula sul provvedimento in esame: non è una questione tecnica su alcuni degli aspetti del provvedimento. Qui la questione è politica. Voi dovete nascondere, evitando il dibattito, gli insuccessi, i ritardi e gli errori che avete fatto fino adesso e quelli che sono compresi nel provvedimento. D'altra parte, voi avete un Governo che ha un Ministro delle infrastrutture e dei trasporti che, in quest'Aula, ha recitato il copione delle pressioni che avrebbe ricevuto: peccato che le pressioni siano state inviate al suo Ministero quando il Ministro Toninelli non era ancora seduto in quella poltrona; avete un Ministro della giustizia, il Ministro Bonafede, che al Senato ha dichiarato di non aver avuto rapporti professionali con tale signor Lanzalone, coinvolto in un'inchiesta penale a Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ed invece risulterebbe che il Ministro Bonafede avesse intrattenuto rapporti professionali con costui. D'altra parte, avete ieri sera, per merito della pressione delle opposizioni in quest'Aula, in particolare del Partito Democratico, e del lavoro dei rappresentanti dei sindaci, con il Presidente del Consiglio Conte, temporaneamente libero dagli impegni universitari, miracolosamente ritrovato 1,6 miliardi per il finanziamento - come lei sa, Presidente, sono marchette secondo i colleghi della Lega - di opere di riqualificazione delle periferie delle città guidate da sindaci di ogni colore: miracolo! Voi siete coloro che fanno emendamenti che poi non servono. Avete fatto un emendamento per annullare 1,6 miliardi ma i soldi invece ci sono; avete trattato l'argomento dei vaccini, scegliendo di essere ancora una volta il Governo dell'incertezza.

Voi avete scelto di conservare molto bene le poltrone del potere sulle quali voi siete oggi seduti e non vi importa niente di avere iniettato nel sistema della scuola italiana, nelle famiglie italiane, nei confronti dei bambini italiani, come denunciano oggi i quotidiani, un livello di incertezza pazzesco per chi ha un figlio che è immunodepresso e non può vaccinarlo e non sa se oggi, fino alla scadenza della nuova data per la presentazione dell'autocertificazione, il proprio figlio che vive una condizione difficile e non può autodifendersi col vaccino, non sapete voi, non sappiamo noi e gli italiani non sanno se entrerà in una classe dove gli altri bambini si sono vaccinati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Voi vi prendete questa responsabilità dell'incertezza, perché siete attaccati al potere che avete conquistato, a voi interessa il potere, non la salute degli italiani!

Avete scelto di dare incertezza perché tra di voi, tra i due partiti del Governo gialloverde, non c'è certezza di linea, e d'altra parte lo state consacrando in questi minuti, in queste ore, nel Parlamento europeo. Avete sentito prima la difesa delle posizioni di Orbàn contro l'Europa; e c'è un altro partito, il MoVimento 5 Stelle, noi ne siamo contenti, che non voterà come la Lega al Parlamento europeo. Voi siete divisi su molte questioni di fondo. Ma a fare le spese delle vostre divisioni saranno, su questo argomento, i bambini italiani, su altro argomento le periferie italiane, su altro argomento ancora i terremotati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché a voi non interessa il danno delle vostre azioni, a voi interessa il premio delle vostre poltrone!

Voi sapete molto bene fare propaganda con i mezzi della comunicazione moderna, non avete per adesso dimostrato di sapere governare. Voi sapete fare le dirette fuori da quest'Aula, ma quando si tratta di dire in diretta in quest'Aula quali sono le vostre scelte, vi ritraete e chiedete il voto di fiducia dopo pochi interventi per la paura di affrontare in quest'Aula il confronto politico nel merito di fronte alle istituzioni e agli italiani. È questa la questione politica che è sottesa alla vostra scelta di chiedere la fiducia su questo provvedimento. Qui voi subite il ricatto degli interessi che vi hanno portato al potere. Per voi è più importante il movimento no-vax dei bambini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! A voi interessa il consenso, non la scelta! A voi interessa il potere, non la salute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Per noi, prima dei nostri interessi, prima del nostro consenso, qualunque sia l'effetto sul voto, interessa la scienza e la vita umana, così come quando siamo andati a salvare le vite umane nel Mediterraneo, costi quel che costi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Voi avete promesso - mi rivolgo al MoVimento 5 Stelle - che avreste aperto quest'Aula come una scatoletta di tonno e ora nel tonno siete seduti su comode poltrone e non avete per niente voglia di aprire quella scatoletta. In questo primo provvedimento, sul quale chiedete la fiducia, voi avete preso in giro i sindaci italiani, che ieri con le fasce tricolore si sono presentati a Palazzo Chigi. Mi chiedo che senso politico abbia di presentare in un provvedimento un emendamento che toglie, taglia 1,6 miliardi e poi, in una serata di confronto con i sindaci, fuori dall'Aula parlamentare, evitando il confronto nelle Commissioni parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), annunciare che forse si farà, vedremo, controlleremo, se saremo capaci, se qualcuno lo scriverà, chissà quando, chissà come arriverà in Parlamento, un decreto nel quale ripristinerete, in tre anni, solo per i progetti che sono già in stato avanzato di definizione progettuale, quei finanziamenti.

Noi ci auguriamo, per il bene degli italiani e delle nostre periferie, che stiate dicendo la verità, perché noi siamo diversi da voi, perché è interesse del Paese che quei soldi arrivino, ci auguriamo che voi diciate la verità, ma denunciamo che avete scelto il percorso che più vi fa comodo: tagliare la discussione parlamentare e farsi belli davanti ai sindaci, annunciando che un decreto ci sarà. Ma se il decreto è tra una settimana e i soldi per il decreto tra una settimana ci sono, onorevole Ministro Fraccaro, non ci sono oggi? Non si poteva convocare, come ha proposto il nostro capogruppo in Commissione bilancio, immediatamente il Comitato dei nove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e approvare in cinque minuti, col voto favorevole del Partito Democratico, il rifinanziamento di quei progetti che noi abbiamo finanziato?

Voi siete molto capaci di fare tre passi indietro e uno di lato, e dico tre perché sull'argomento dei vaccini voi lo sapete che avete ottenuto un record da guinness dei primati, perché avete cambiato tre opinioni in 24 ore: prima nella Commissione affari sociali è sembrato che tornaste indietro, prima siete arrivati in Parlamento bocciando sostanzialmente l'opzione della legge del Ministro della sanità del precedente Governo, poi avete fatto un emendamento in Commissione affari sociali dopo che avete ascoltato tutto il mondo della sanità e poi, infine, non ascoltando questo Parlamento e i rappresentanti del popolo, ma ascoltando i vostri interessi, siete tornati indietro per la terza volta, non accettando neanche nelle Commissioni un possibile confronto su questo punto, perché voi siete il Governo dell'incertezza e della difesa degli interessi: dell'incertezza e della difesa degli interessi, non della difesa di tutti gli italiani. Voi non siete seduti lì perché difendete gli interessi trasversali.

E perché non avete modificato la questione delle periferie ritirando l'emendamento? Mistero! Ma siete anche il Governo che è capace di smentire quello che qui avete annunciato. Affrontiamo una terza questione, che è quella del terremoto, e ringrazio le mie colleghe e i miei colleghi che, nel corso della discussione, in questi giorni, in Commissione, non hanno taciuto nessuno dei particolari su questi temi, che rimarranno scolpiti nel verbale delle vostre bugie. Quando abbiamo discusso di terremoto in quest'Aula - se non vado errato era presente per il Governo la Vice Ministro Castelli - voi avete approvato un ordine del giorno, poche settimane fa, che impegnava il Governo a delle cose molto specifiche; e avete annunciato, con la Vice Ministro Castelli, che quelle rinunce ad approvare elementi delle nostre proposte sul terremoto, ma favorevoli all'approvazione dei nostri ordini del giorno, avrebbero trovato una traduzione nel decreto “milleproroghe”. Avete approvato, Presidente, l'impegno previsto nell'ordine del giorno, lo ha approvato, Ministro Fraccaro, il Governo del quale qui lei è rappresentante, e avete mentito di fronte al Parlamento.

Le elenco gli impegni che vi siete assunti: avete approvato - parere favorevole - un ordine del giorno che proponeva la proroga, per l'anno scolastico 2018-2019, della misura di cui all'articolo 18-bis, comma 1, del decreto-legge n. 189 del 2016, ve l'abbiamo riproposto con emendamento a questo provvedimento e lo avete bocciato, perché avete mentito quel giorno in Parlamento; avete approvato la proroga, nell'ordine del giorno, della gestione straordinaria per la ricostruzione, di cui al decreto-legge n. 189 del 2016, convertito con successivi provvedimenti, e avete bocciato la nostra proposta di emendamento; avete bocciato la proposta di provvedere a un'adeguata proroga dei termini di verifica della vulnerabilità sismica degli edifici scolastici e avete bocciato la nostra proposta in questo provvedimento; avevate detto che avreste approvato l'inserimento tra i soggetti attuatori degli interventi relativi all'opera di cui all'articolo 15, e non avete approvato la nostra proposta di modifica in questo provvedimento; avete bocciato l'ipotesi di rateizzazione del pagamento dei contributi e dei premi assicurativi non versati per effetto della sospensione prevista, eccetera eccetera, ma non avete approvato gli emendamenti che vi abbiamo proposto; avete approvato un ordine del giorno che prevedeva misure di riduzione del carico fiscale per i cittadini professionisti e imprese, ma non avete accettato la nostra proposta in questo provvedimento; avete bocciato la nostra proposta di una di una proroga di una zona franca urbana in questo provvedimento; avete bocciato la nostra richiesta di proroga per gli ammortizzatori sociali, e potrei continuare; avete bocciato la proroga di una struttura commissariale, che finisce al 31 dicembre; non avete annunciato nulla su Ischia ed Emilia Romagna per il terremoto.

Quando voi eravate all'opposizione, un tale comportamento bugiardo e che contraddice ciò che qui un rappresentante del Governo ha annunciato in occasione dell'approvazione di un ordine del giorno, avrebbe prodotto una sollevazione, come hanno già detto i miei colleghi, di occupazione dell'Aula e dei banchi del Governo e delle Commissioni, perché quello sapevate fare quando facevate propaganda all'opposizione. Questo, cioè dire bugie, sapete fare adesso che fate propaganda al Governo, ma i nodi vengono al pettine, perché il 95 per cento delle cose che avevate promesso sul terremoto non le avete fatte, nonostante abbiate approvato i nostri ordini del giorno e avete respinto, a parte un emendamento, tutto il resto degli emendamenti che noi vi abbiamo proposto in coerenza con l'ordine del giorno sulla questione del terremoto.

E, allora, qual è la ragione del vostro comportamento, nel merito e nel metodo, in quest'Aula, la prima volta che presentate un provvedimento che entra nel merito di molte questioni? Ma, innanzitutto, c'è anche da dire, Presidente, che è la prima volta che noi vediamo un decreto di proroga, un cosiddetto milleproroghe, così presto, in questa fase dell'anno e ci aspettavamo che la scelta di presentare così presto, e non a dicembre, un provvedimento di proroga significasse un atteggiamento costruttivo rispetto alle emergenze del Paese. Invece, sulle emergenze principali del Paese non abbiamo nulla se non rinvii e, addirittura, su questioni capitali - ne parlava il collega capogruppo Gennaro Migliore -, come le questioni della giustizia, voi utilizzate uno strumento di deroga per annichilire, per sterilizzare provvedimenti di legge significativissimi. Avete scelto di bloccare la possibilità di realizzazione di processi in teleconferenza, sostenendo, nel testo di spiegazione del provvedimento, che lo fate perché non c'è sicurezza nelle comunicazioni in teleconferenza; il che vuol dire, come è già stato detto, che tutti i processi per articolo 41-bis che oggi si svolgono in teleconferenza, sappiatelo, cittadini italiani che state ascoltando, non sono sicuri, non c'è una sicurezza informatica che li garantisce.

Dunque, c'è un fatto politico, c'è un fatto politico che riguarda il vostro modo di governare, il vostro modo di comunicare, il vostro modo di fare propaganda nei confronti degli italiani. Voi siete molto capaci di fare annunci mendaci nelle trasmissioni televisive; avete annunciato, con il Vicepresidente di Maio, in queste ore, che ci saranno 780 euro al mese, per dodici mesi, per 5 milioni di persone e che questi saranno in legge di stabilità, peccato che la somma della moltiplicazione di 780 per dodici mesi per 5 milioni di persone faccia 46,8 miliardi di euro, basta prendere una calcolatrice in mano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, invece, avete annunciato che ci saranno 5 miliardi, 5 miliardi per il provvedimento, non di 780 euro, ma di soli 300 euro al mese. Vuol dire che il provvedimento ricadrà su circa 1.380.000 persone, molte meno del provvedimento sul reddito di inclusione che i Governi Renzi e Gentiloni hanno portato avanti(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Infatti, siete molto capaci di dire balle davanti alle telecamere televisive, magari non sempre in televisioni che offrono un rispettoso contraddittorio, ma, magari, qualcuno seguace di Orban di questo sarà contento, e, però, quando venite in Aula, invece di affrontare le questioni sacrosante che vi poniamo, voi tagliate la discussione, perché alla fine sono i numeri che contano e i numeri che stanno indicando la qualità della vita degli italiani, la produzione industriale, il livello della disoccupazione, l'andamento, il trend dell'occupazione, dell'occupazione giovanile, tutti numeri che indicano come stia andando l'economia, non sono buoni. Sì, forse, e noi lo speriamo perché tifiamo Italia, forse la tempesta finanziaria si è placata e meno male, ne siamo molto lieti, perché alcune parole del Presidente del Consiglio, del Ministro dell'economia tendono a placare la voglia dei mercati di assalire le economie che si indeboliscono, noi ne siamo solo contenti, ma l'economia non riparte con le battute e con le frasi rassicuranti. Ci sarà l'esame della vostra legge di bilancio, ci sarà l'esame dei numeri che presenterete in legge di bilancio, ci sarà la difficile opera politica di mettere insieme chi vorrebbe far partire il taglio dell'IRPEF immediatamente, chi vorrebbe far partire, per 5 milioni di italiani, il reddito di cittadinanza immediatamente, chi vorrebbe ridurre a 61 anni l'età pensionabile per la legge Fornero e dovrete mettere insieme, non le battute, non le dirette, ma i soldi per fare tutto questo.

Nel frattempo, con il decreto milleproroghe, voi avete combinato disastri, disastri per i vaccini, e avete messo nell'incertezza decine di progetti di periferie urbane. E vedremo, se arriverà questo decreto, chi riguarderà, vedremo se sarà equilibrato tra il Mezzogiorno e il Centro Nord del Paese, come non pare, se le parole del Premier Conte saranno rispettate e se cioè verranno utilizzati gli avanzi di bilancio solo per i progetti in stato di avanzata esecuzione del progetto.

Avete prodotto disastri per quello che riguarda le richieste sul terremoto, avete cioè affrontato la prima prova politica di questo Governo, evitando di discutere nell'Aula, riducendovi alla richiesta di fiducia; ricordo, Presidente, che il nostro presidente di gruppo ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti, meno quelli che riguardavano vaccini, periferie e terremoto, ma, pur in assenza di una motivazione dovuta ad un numero elevato di emendamenti, con il Ministro Fraccaro, a nome del Governo - avete scelto prima la tagliola sui nostri interventi -, infine, ponete la questione di fiducia, senza che vi siano motivazioni reali relative allo svolgimento della discussione in quest'Aula, perché vi dà fastidio l'opposizione, perché volevate aprire quest'Aula come una scatoletta di tonno, ma adesso che siete arrivati sulle poltrone, le poltrone vi piacciono molto, vi piace molto fare proposte e propagande nei talkshow o via Facebook e Twitter, vi piace di meno affrontare le regole della democrazia. Noi non faremo opposizione soltanto in quest'Aula, la faremo nel Paese, a partire dalla manifestazione del Partito Democratico, il 30 settembre prossimo, a Roma, perché i risultati che voi avete promesso non solo non arrivano, ma tornano indietro e vi state assumendo, anche con questo provvedimento, la responsabilità di fare tornare indietro questo Paese; noi vogliamo farlo andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Si sono conclusi gli interventi svolti ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

(Repliche - A.C 1117-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, deputato Luigi Marattin, al quale ricordo che sono esauriti i tempi a sua disposizione. Consentirò, tuttavia, lo svolgimento di un breve intervento della durata di due minuti.

Prego collega.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Anche meno, grazie, Presidente. In totale scia a quello che diceva il collega Fiano, come relatore di minoranza sono qui a reiterare la richiesta, in realtà fatta questa mattina al Comitato dei nove, alla quale non ho ricevuto risposta. Una breve premessa; io credo che il primo dovere che abbiamo qui dentro - a parte quelli a cui ci obbliga la nostra Costituzione, cioè adempiere le funzioni con disciplina e onore e a parte il dovere, il prerequisito dell'onestà, che, sicuramente, trova orecchie favorevoli in questo Parlamento da parte di tutti - sia quello di dimostrare che la politica ha ancora un senso, che quello che facciamo qui, come rappresentanti del popolo, ha ancora un senso compiuto.

Allora, ieri sera siamo stati in presenza di un fatto politico nuovo e rilevante, cioè il Governo, dopo l'incontro con l'Associazione nazionale comuni italiani, ha modificato il proprio orientamento nei confronti di una decisione di politica economica, perché l'articolo 13 sottrae 1,1 miliardi dal bando periferie e li destina a un altro scopo. Il fatto politico nuovo, lungamente annunciato oggi sui giornali, è che su quella decisione si torna indietro, non abbiamo ancora capito esattamente come, perché noi siamo abituati a guardare le carte, ma si torna indietro, si vocifera addirittura di un decreto che abroghi quell'articolo 13.

Allora, se la politica ha ancora un senso, noi chiediamo l'immediata convocazione del Comitato dei nove, perché il Presidente del Consiglio Conte ha dichiarato che questa cosa verrà fatta nel primo decreto utile. Il primo decreto utile è quello che stiamo discutendo, ammesso che non sia un decreto inutile. Chiediamo la convocazione del Comitato dei nove, la formalizzazione dell'emendamento che rispecchia questo fatto politico nuovo e conclamato avvenuto ieri sera, e stamattina su tutti i giornali, in modo che questo Parlamento possa votarlo, altrimenti il Parlamento voterà un articolo che nei fatti politici non c'è già più, perché la volontà politica che avete espresso è quella di tornare indietro rispetto a quanto detto. Quindi, per rispetto di quest'Aula e per rispetto del dovere che abbiamo verso chi sta fuori, cioè che la politica non si fa con le chiacchiere, ma con atti compiuti, di senso compiuto, chiedo ufficialmente, e vorrei una risposta se non si fa, come mai non viene convocato il Comitato dei nove per prendere atto della decisione politica ufficializzata dal Presidente del Consiglio ieri sera e di cui i giornali, questa mattina, sono pieni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, deputato Felice Maurizio D'Ettore, al quale ricordo che sono esauriti i tempi a sua disposizione. Consentirò, tuttavia, lo svolgimento di un breve intervento, sempre della durata di due minuti.

Prego, collega.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Ero a conoscenza di questo limite temporale e quindi uso questo tempo per ribadire la richiesta che avevamo fatto al Governo, sia sugli obblighi vaccinali che sul bando periferie, di una risposta che sia congruente, ai sensi del Regolamento, rispetto agli intendimenti del Governo.

In particolare, sul “bando periferie”, come diceva il collega Marattin, siamo di fronte a una situazione del tutto straordinaria, perché, oltre al “milletutto” di fronte al quale ci troviamo - perché abbiamo, come diceva anche l'onorevole Russo, un “mille e cinquecento”, un “cinquecento” più “cinquecento” -, non si capisce quanti provvedimenti il Governo debba fare prima di arrivare a una soluzione.

Ricordo, sul “bando periferie”, un aspetto fondamentale in particolare che volevo accennare, anche se non ho il tempo per farlo: le convenzioni sono state stipulate, creando affidamenti reciproci tra parti pubbliche, e molte di queste convenzioni hanno già prodotto i loro effetti, quindi determinare o richiedere un differimento di un termine rispetto all'efficacia non ha alcun significato, perché vuol dire che le convenzioni sono valide; non avete avuto il coraggio di dire che sono invalide, e non potevate farlo. Questi atti sono perfetti e hanno realizzato i loro effetti, non sono più sospendibili questi effetti, in particolare per chi ha presentato dei progetti esecutivi, e per chi, entro il 15 settembre, sulla base di una comunicazione del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, comunicazione giunta il 7 agosto 2018, ha determinato la conclusione del procedimento amministrativo contrattuale per la definizione delle convenzioni.

Quindi, su questo piano, mi rivolgo al Governo per avere una risposta almeno per i casi con riferimento ai quali avete chiesto voi, nella vigenza di questo Governo, di mandare i progetti e concludere la procedura; e la procedura si conclude prima dell'entrata in vigore della legge di conversione. Quindi, mi sembra evidente che almeno su questo ci sia un impegno preciso da parte del Governo, e aspetto la risposta in replica, come ieri è stato detto, dal sottosegretario Guidesi in merito a questi aspetti, e anche sugli obblighi vaccinali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la maggioranza per la I Commissione (Affari costituzionali), deputata Vittoria Baldino.

VITTORIA BALDINO, Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Presidente, rinuncio all'intervento di replica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la V Commissione (Bilancio), deputato Giuseppe Buompane, al quale ricordo che sono esauriti i tempi a sua disposizione; consentirò tuttavia lo svolgimento di un breve intervento della durata di due minuti.

GIUSEPPE BUOMPANE, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Presidente, anch'io mi astengo dal replicare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GUIDO GUIDESI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, in base alle sollecitazioni che sono state fatte dal relatore di minoranza del gruppo di Forza Italia, faccio alcune precisazioni rispetto agli argomenti sollevati, tenendo conto che, su questi argomenti, c'è stata un'ampissima discussione nelle Commissioni relative, sia alla Camera che al Senato precedentemente.

Rispetto alle questioni emerse nel corso del dibattito, partiamo dalla norma che riguarda i vaccini. È stata una norma discussa e ampiamente dibattuta all'interno della Commissione qui alla Camera, che ha visto anche la relazione del sottosegretario al Ministero della Salute, ed è una norma, condivisa dal Ministero della Salute e dal Ministero dell'Istruzione, che consente, come detto, l'avvio dell'anno scolastico; ed è una proroga perché il Governo condivide la proposta di legge, ove vi è già incardinato l'iter, presentata dai gruppi del MoVimento 5 Stelle e dalla Lega al Senato, per cui è una proroga che accompagna sostanzialmente l'approvazione di quella proposta di legge.

Per quanto riguarda invece le misure relativamente ai territori colpiti da eventi sismici, faccio presente che l'argomento è stato notevolmente dibattuto in Commissione al Senato, e ad oggi ci troviamo nella situazione di avere sostanzialmente coperto, come previsto da questo “milleproroghe”, che aveva l'intento di fare proroghe affinché si potessero coprire le urgenze fino al 31 dicembre 2018. Per quanto riguarda i territori colpiti da eventi sismici così è, il Governo intende intervenire ed ampliare gli interventi che servono, consci che qualcosa serve per l'anno 2019, da qui alla fine di quest'anno; la cosa era già stata ampiamente chiarita e dibattuta all'interno della Commissione al Senato.

Per quanto riguarda la questione delle province, il Governo ha inserito nel decreto la data per fare in modo che le elezioni provinciali in scadenza venissero svolte tutte nello stesso giorno.

Faccio presente che, all'interno del dibattito che c'è stato in Commissione al Senato, si è anche tentato di ampliare il numero di coloro i quali potessero inserirsi nell'election day del 31 ottobre previsto nel decreto approvato dal Governo, ma questa cosa non è stata possibile perché non c'è stato un accordo all'interno della Commissione. Per quanto riguarda il “bando periferie”, che credo rappresenti la novità di oggi, visto l'incontro che c'è stato ieri con ANCI, tengo a precisare che l'incontro ha determinato una soluzione che sarà normata, come è stato convenuto all'interno di quell'incontro, non con questo decreto, ma nel prossimo provvedimento; la norma sostanzialmente stabilirà che il Governo copre le convenzioni dei “bandi periferia” che erano state firmate con i singoli comuni capoluogo e sostanzialmente finanzia, in base allo stato di avanzamento dei lavori e dei cronoprogrammi, i progetti dei singoli comuni. Mi sembra di aver risposto a tutti. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, uno dei relatori di minoranza, il collega capogruppo del Partito Democratico in Commissione bilancio, ha chiesto una convocazione del Comitato dei nove: credo che sia cortesia da parte del presidente della Commissione farci sapere che è contrario, in maniera che siano chiari i rapporti politici. Lo dico per la gestione dell'Aula, ai sensi dell'articolo 8. Cioè, un gruppo fa una richiesta, la maggioranza può essere contraria - noi pensiamo che sia giusto, la maggioranza pensa che sia sbagliato, ci mancherebbe altro -, però si risponde di no. Si dice: no, non vogliamo convocare il Comitato dei nove e non accediamo alla proposta che quanto annunciato ieri sera possa essere previsto in un emendamento al presente provvedimento. Poi, se vogliono, non rispondono, però le chiederei, Presidente, di chiedere ai due presidenti di Commissione coinvolti cosa intendono rispondere.

PRESIDENTE. Collega, se ovviamente i relatori e i presidenti delle Commissioni non sono intervenuti, non hanno accolto la richiesta; si presume che questa richiesta sia stata negata.

EMANUELE FIANO (PD). No, Presidente, non possono rispondere perché non ci sono…

PRESIDENTE. Do la parola ai relatori, se vogliono eventualmente aggiungere qualcosa su questo tema, però l'interpretazione che ho dato è che non viene accolta la richiesta di istituire il Comitato dei nove.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, se mi lasciasse ancora intervenire sul Regolamento…

PRESIDENTE. Su quale articolo, collega?

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, sull'interpretazione del Regolamento. Le faccio una domanda: chi è che dispone la convocazione del Comitato dei nove? Per quello che mi riguarda - poi magari gli uffici ci smentiranno per la prassi qui convenuta -, è il presidente della Commissione, che chiede la convocazione del Comitato dei nove. Lei mi ha risposto che i presidenti delle Commissioni non sono potuti intervenire: non ci sono i presidenti delle Commissioni, quindi non hanno potuto rispondere.

PRESIDENTE. Collega, anche il solo relatore può convocare il Comitato dei nove.

EMANUELE FIANO (PD). Lei ha chiesto al relatore, ma io voglio saperlo dal presidente di Commissione. È il presidente di Commissione…Mi dice cortesemente in quale articolo del Regolamento è previsto che sia…

PRESIDENTE. Collega, alla Presidenza basta che il relatore non abbia accolto la richiesta.

EMANUELE FIANO (PD). Sì, ma scusi, a quale articolo del Regolamento fa riferimento lei, per dirmi che è il relatore che risponde sulla convocazione del Comitato dei nove? Ciò perché il relatore non dispone la convocazione del Comitato dei nove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vorrei cortesemente sapere a quale articolo del Regolamento si riferisce, perché è il Presidente della Commissione che lo convoca, non il relatore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

ALESSIA MORANI (PD). Studiate prima di venire in Aula! Studiate il diritto parlamentare! Vergogna! È inaudito (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Allora, colleghi, è prassi che anche (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)… Colleghi, colleghi! E' possibile rispondere, per cortesia? Collega Morani, è possibile rispondere?

Allora, quello che possiamo dire è che, sostanzialmente, anche i relatori possono eventualmente accogliere o non accogliere la richiesta da parte del relatore di maggioranza di istituire il Comitato dei nove. Quindi, dal punto di vista…

EMANUELE FIANO (PD). Quale articolo, Presidente?

PRESIDENTE. Collega, c'è una prassi che è già stata portata avanti, quindi la Presidenza decide in tal senso (Commenti dei deputati del gruppo Partito democratico). Colleghi, colleghi, colleghi! Colleghi, per cortesia.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su che cosa?

ROBERTO GIACHETTI (PD). Signora Presidente, le chiedo scusa. Quando lei…

PRESIDENTE. Su che cosa?

ROBERTO GIACHETTI (PD). Articolo 8, e non seguenti: articolo 8.

PRESIDENTE. Dica.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Quando lei afferma che ci sono dei precedenti, la prego, come è successo in tanti precedenti… No no no, però, Presidente, già facciamo fatica se lei mi ascolta; se lei non mi ascolta, è complicato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega, ha concluso (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

ROBERTO GIACHETTI (PD). No, non ho neanche iniziato! Non ho neanche iniziato!

PRESIDENTE. Prego. Prego. Calmo.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, il presupposto in generale, soprattutto se un deputato parla col Presidente della Camera, è che almeno il Presidente della Camera, quando il deputato parla, lo ascolti; se no è veramente complicato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega, la sto ascoltando: vada avanti.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Le sto semplicemente dicendo questo; nel dirlo a lei lo dico anche a chi ha la fatica di supportarla.

Lei ha parlato di prassi. La prassi presuppone che non si risponde a delle norme di Regolamento, ma a delle convenzioni che sono avvenute in corso d'opera. Sempre, Presidente, sempre, quando si cita la prassi, vengono letti i precedenti nei quali c'è stata un'interpretazione del Regolamento in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, lei se vuole richiamarsi ai precedenti, come è sempre accaduto, perché è l'unica, ancorché io non la condivida, garanzia per noi che effettivamente ci sono delle interpretazioni del Regolamento che vanno in un certo modo, deve leggerci quali sono i precedenti nei quali questo è accaduto. Diversamente, Presidente… Se io almeno riuscissi a vederla, visto che non riesco neanche a parlarle, grazie.

Diversamente, se lei si assume la responsabilità di interpretare oggi il Regolamento nel senso che il Comitato dei nove può essere… La risposta alla domanda che è stata fatta può essere data dal relatore, che non è la persona per Regolamento tenuta a convocare il Comitato dei nove. Se lei si assume oggi questa interpretazione, per me innovativa, le suggerisco umilmente innanzitutto di consultare il Presidente della Camera; e comunque sia, lei deve fare evidentemente chiarezza sull'esigenza, magari, di convocare una Giunta per il Regolamento, perché lei in questo momento sta assumendosi la responsabilità di modificare il Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È del tutto evidente che, se gli uffici, che sono rispetto a noi Davide e Golia, sono in grado di fornire degli speech nei quali lei ci cita i precedenti… Presidente, mi ascolti bene: siccome vedo che i funzionari le…

PRESIDENTE. Collega, la sto ascoltando. Vada vanti.

ROBERTO GIACHETTI (PD). …stanno leggendo il Regolamento, nel Regolamento non c'è scritto che il relatore convoca il Comitato dei nove e che il Comitato dei nove può rispondere attraverso il relatore. Quindi la prego - le suggerirei, magari, anche solo qualche istante di sospensione - qualunque decisione lei in questo momento assume si consulti e la condivida con il Presidente della Camera, perché è una decisione che, le assicuro, incide molto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiaro, collega, chiaro.

Allora, all'articolo 86, comma 7, viene detto chiaramente che il relatore illustra all'Assemblea le proposte deliberate dalla Commissione ed è anche interpellato su ogni altra proposta attinente all'ordine dei lavori, che abbia conseguenze sul seguito dell'esame. Quindi, dal punto di vista regolamentare e dal mio punto di vista il relatore può anche decidere. Dopodiché, il presidente della Commissione è presente ed eventualmente può intervenire (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. Semplicemente, al di là del delle discussioni procedurali, non mi pare che ci siano elementi sufficienti di novità per poter convocare il Comitato, quindi dal mio punto di vista non è un problema.

GIUSEPPE BRESCIA, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA, Presidente della I Commissione. Presidente, intervengo solo per dire che entrambi i presidenti delle Commissioni in sede referente sono presenti qui in Aula e nessuno dei due ritiene assolutamente necessario convocare il Comitato dei nove, né rinviare la discussione in Commissione, che è stata ampia. Come è stato ricordato già dal MoVimento 5 Stelle, ha occupato più di venti ore la discussione in Commissione, quindi è stato dato modo alle opposizioni di dire tutto quello che ritenevano opportuno dire su questo provvedimento. Quindi possiamo tranquillamente proseguire con i nostri lavori (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle).

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Quale articolo?

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Quelli che lei ha citato: articolo 8 e, in particolare, l'articolo 86, comma 7.

Presidente, io sono perplesso quando si tratta di forzare il Regolamento per motivi di tempi dell'Aula. Già questa è una prassi che la dice lunga sulla necessità di non piegare alle esigenze della politica la chiarissima indicazione regolamentare: il Comitato dei nove - e mi rivolgo ovviamente a lei, Presidente, ma anche agli uffici, a cui lei si rivolge per ottenere chiarimenti sull'interpretazione regolamentare, e nessuno meglio di loro è in condizioni di darci indicazioni - è strutturalmente affidato alle presidenze di Commissione. Cioè i relatori nel Comitato dei nove non hanno nessuna incidenza! Se noi affermiamo oggi in quest'Aula che il relatore diventa il dominus del Comitato dei nove, noi operiamo uno stravolgimento inammissibile, inammissibile (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico)! E mi meravigliano molto gli applausi e le ovazioni su una… Me lo consenta: un tentativo di strappare la chiarezza dalla norma. La norma che lei ha letto, Presidente, tutto dice fuorché che il relatore possa avere incidenza sul Comitato dei nove (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Dice esattamente il contrario: dà al relatore una funzione propulsiva, una funzione di intervento, una funzione istruttoria, tutto quello che lei vuole; ma il “leaderismo” nel Comitato dei nove è affidato ai presidenti di Commissione e non può che essere così.

La prego di ribadire questo principio nell'Aula, qualsiasi sia la ragion politica che muove oggi questo convincimento. Che, poi, nel merito si possa decidere se convocarlo o non convocarlo, questo è un altro tema; ma sia ben chiaro che la legittimazione ad agire nell'ambito del Comitato dei nove è solo e soltanto dei presidenti delle Commissioni: i relatori stiano al loro posto e facciano i relatori (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento. Articolo 86.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Presidente, non so se è chiaro, ma il presidente di Commissione ha risposto non motivando il diniego alla convocazione del Comitato dei nove per prendere atto della volontà politica diversa del Governo, ma ha negato l'esistenza di un fatto nuovo, cioè di un cambiamento della politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, il Governo, per bocca del Presidente del Consiglio Conte - lo conosciamo, l'abbiamo visto qualche volta -, ha dichiarato che sulle periferie, e il sottosegretario poco fa…

PRESIDENTE. Collega, lei sta entrando nel merito, però.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. …lo ha ripetuto, ha cambiato orientamento.

Per capirci, ci sono 1 miliardo e 100 milioni che domani mattina non ci sono nei bilanci dei comuni.

PRESIDENTE. Collega, lei sta entrando nel merito, però, e non sull'articolo. Glielo ricordo.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Voi avete qui detto che, invece, ci saranno in un prossimo provvedimento. Noi stiamo chiedendo cosa osta a tradurre immediatamente la volontà politica.

PRESIDENTE. Chiaro…

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Non si può dire che non c'è un fatto politico nuovo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È chiaro.

C'è qualcun altro che vuole intervenire sul tema?

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa? Sempre sul richiamo al Regolamento o sull'ordine dei lavori? Su che cosa?

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Sull'articolo 25, comma 6, del Regolamento.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Lei, Presidente, prima ha detto che non può prendere alcuna decisione in merito, né che riguarda la sua competenza. Non è così, perché il Presidente della Camera anche durante i lavori, quando lo ritenga necessario - e, quindi, lei non ha risposto se lo ritiene necessario o meno e dovrebbe dirlo -, convoca una o più Commissioni fissandone l'ordine del giorno, su iniziative che riguardano anche ciò che è emerso in Aula. Quindi, lei può benissimo dire che non lo ritiene necessario e se ne assume la responsabilità…

PRESIDENTE. Collega, la norma che cita lei riguarda il calendario dei lavori delle Commissioni e non riguarda il Comitato dei nove, che ovviamente è una cosa diversa.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Sì, ma lei comunque può invitare i presidenti di Commissione in merito a queste risposte, anche in ordine…

PRESIDENTE. I presidenti delle Commissioni hanno già…

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Se mi fa finire…sto parlando io ora.

PRESIDENTE. Prego, prego.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Poi, se lei mi parla sopra… Io spesso ho diretto degli organi assembleari per la mia attività. Io non ho mai visto che uno parla e un altro gli parla sopra, specialmente il Presidente che deve tenere l'ordine dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Collega, perché stava facendo un richiamo al Regolamento e io le stavo specificando l'articolo.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Ma io faccio il richiamo al Regolamento, lo completo e poi lei mi dice che il richiamo è sbagliato. Ma me lo dice dopo, quando io ho completato. Se vuole dirmelo ora, io chiudo e lascio fare a lei.

PRESIDENTE. Prego.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Non funziona così. L'andamento non funziona così, non è così, non funziona in questo modo, non è questo il metodo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Le regole assembleari, specialmente alla Camera, non sono queste. Lei non può intervenire sulla parola di un deputato che si sta esprimendo sull'ordine lavori, nel tempo che lei può ritenere necessario. Dopodiché, si chiude (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Una voce dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle: Studia!).

PRESIDENTE. Ha concluso, collega?

FELICE MAURIZIO D'ETTORE, Relatore di minoranza. Studiate anche voi, però! Io su questo ritengo che in ogni caso lei, visto che l'andamento dei lavori lo dirige lei, può sempre e comunque invitare i presidenti delle Commissioni. Non lo ha fatto, l'hanno fatto da soli, ma lei su questo tema non ha espresso nessuna opinione in merito rispetto a quello che si può fare.

PRESIDENTE. Qualcun altro chiede di intervenire?

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Sisto, lei è già intervenuto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Voglio intervenire sull'ordine dei lavori e non sul Regolamento.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori? Prego, ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, vorrei che fosse chiaro e perché l'Aula avesse contezza di quello che sta accadendo sull'ordine dei lavori. Vi è una chiarissima indicazione da parte del Governo, importantissima, sulla situazione relativa alle periferie che vedrebbe…

PRESIDENTE. Collega, non è sull'ordine dei lavori.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, è sul Comitato dei nove, quindi sull'ordine dei lavori, chiedendo che si insista per la convocazione del Comitato dei nove. Le dico che è molto grave prendere atto che vi è un diverso orientamento del Governo sulle periferie e non realizzare questo…

PRESIDENTE. Collega, non è sull'ordine dei lavori.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Ho finito. E non realizzare questo orientamento, dicevo, così di fatto vanificando ogni promessa e dando la certezza che quello che si è raggiunto non è altro che un ulteriore artificio…

PRESIDENTE. Grazie, collega…

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). …tendente ad un risultato di bonifica dell'Aula ma non…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, collega Fiano?

EMANUELE FIANO (PD). Sull'articolo 86, comma 3, per significarle che il comma 3, che è quello che norma l'andamento della convocazione del Comitato dei nove - ed è l'unico punto in cui si cita il Comitato dei nove previsto all'articolo 79 -, cita solo il presidente della Commissione…

PRESIDENTE. Per la convocazione, collega.

EMANUELE FIANO (PD). Perché, noi di cosa parlavamo invece, Presidente? Di una passeggiata in riva al mare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Allora, Presidente, io chiedo solo una cosa: la cortesia - non adesso - di avere consegnati al gruppo del Partito Democratico i precedenti, visto che voi avete dichiarato che questo è un precedente.

Vorrei semplicemente - non adesso e non le sto chiedendo per questo di fermare il nostro colloquio - chiedere i precedenti perché, come ha già prima detto il collega Giachetti - e io non lo ravviso al comma 3 dell'articolo 86 che ella ha citato - d'ora in poi la convocazione del Comitato dei nove può sicuramente formalmente essere fatta dai relatori.

Infine, le chiedo di sospendere la seduta e circa la mia richiesta di sospensione della seduta, per permettere un chiarimento di questo punto, di porre in votazione la richiesta di sospensione della seduta.

PRESIDENTE. Per quale motivazione vuole sospendere la seduta, collega (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

EMANUELE FIANO (PD). Le spiego, dato che lei gentilmente mi chiede.

Noi vogliamo, come hanno già detto diversi colleghi anche di Forza Italia e come ha detto anche il collega Marattin, un chiarimento dal Governo che non c'è stato in questa sede tra le dichiarazioni fatte a mezzo stampa formali del Presidente del Consiglio circa la sicurezza che ci sarà un cambiamento rispetto al decreto che ha annullato 1,6 miliardi eccetera, visto che noi siamo a favore di questo cambiamento, e le dichiarazioni che ha appena qui effettuato il presidente della Commissione bilancio, onorevole Borghi Claudio, circa il fatto che non è intervenuto nessun cambiamento.

Lei capisce, Presidente, che noi siamo all'antivigilia dell'espressione di voto dei colleghi parlamentari sulla richiesta di fiducia su questo provvedimento. Allora, i colleghi parlamentari hanno necessità di capire, ai sensi del Regolamento, se siamo di fronte ad una novità su quel tema previsto in questo provvedimento con un emendamento del Governo o della maggioranza - non mi ricordo - o se non siamo di fronte ad un cambiamento.

Noi dobbiamo votare in libertà e coscienza e abbiamo necessità che la Presidenza della Camera assicuri il fatto, con un pronunciamento formale, che o ieri sera il Presidente del Consiglio ha detto la verità oppure oggi ha detto la verità il presidente Borghi (delle due l'una). Se il Presidente del Consiglio ha detto la verità, noi abbiamo chiesto… Peraltro, suggerisco al presidente della I Commissione Brescia, per il suo tramite Presidente, di non dire che erano presenti, perché quando noi abbiamo fatto la richiesta nessuno dei due presidenti era presente. Delle due l'una, dunque. Per chiarire questo punto, noi chiediamo che lei ponga in votazione la sospensione della seduta.

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. Per un chiarimento su questo punto.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori o sul Regolamento?

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. È misto con il fatto personale, poiché mi vengono attribuite frasi non dette (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi. Vada avanti, collega.

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. Formalmente, è sull'ordine dei lavori. Però, è un fatto che mi vengono attribuite frasi non dette. I colleghi sicuramente sanno che il Parlamento è libero di scegliere non soltanto il contenuto ma anche la forma con cui la volontà politica della maggioranza si può esplicitare.

Cioè, non è obbligatorio che un provvedimento vada trattato all'interno di uno specifico disegno di legge o di un provvedimento come in questo caso quello del milleproroghe. Qualora la maggioranza ravvisi che sia meglio presentare un'impostazione o un disegno di legge con un provvedimento a parte, in modo tale da poter concentrare anche le audizioni piuttosto che la costruzione del medesimo provvedimento di legge in maniera autonoma, non necessariamente si è obbligati a inserirlo in un tema o in un provvedimento che fra gli altri commi tratti anche questo tema.

Per cui, bene o male la maggioranza può scegliere e non c'è nessun tipo di contrapposizione sul fatto di dire che in futuro abbiamo un'intenzione e in questo momento e in questo provvedimento però non stiamo recependo determinati ordini del giorno, perché semplicemente la maggioranza o, in generale, il Parlamento è libero di valutare le forme con cui la legge deve essere approvata e discussa. Per questo motivo, non trovo che all'interno dell'economia procedurale di questo provvedimento…

PRESIDENTE. È chiaro (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

CLAUDIO BORGHI, Presidente della V Commissione. …vi siano le condizioni e qui correggo il mio collega, perché non sono state venti ore ma sono state trenta le ore in totale di discussione e fra audizioni nella Commissione e mi sembra che le questioni siano state abbondantemente sviscerate e non ci sia bisogno di convocare il Comitato dei nove.

ETTORE ROSATO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, collega Rosato?

ETTORE ROSATO (PD). Presidente, credo che dopo questo bellissimo intervento sull'ordine dei lavori e su fatto personale posso intervenire a favore della proposta di sospensione.

PRESIDENTE. Sta bene.

ETTORE ROSATO (PD). Perché dopo che ha consentito questo intervento sul fatto personale e la spiegazione del senso di un provvedimento che…

PRESIDENTE. Quindi, lei sta intervenendo a favore della richiesta di sospensione della seduta. Prego.

ETTORE ROSATO (PD). Io penso che poi ci sarà qualche collega che interverrà contro, se qualcuno lo riterrà. Io penso che sia necessario che si sospenda questa seduta, Presidente, perché noi abbiamo ascoltato dal Presidente Conte, dopo l'incontro con l'ANCI, delle notizie importanti che riguardano la vita di milioni di cittadini.

Sono notizie positive e abbiamo accolto bene il fatto, finalmente, dopo giorni di pressioni che abbiamo esercitato in sede di Commissione e qui in Aula. Mentre noi qui in Aula chiedevamo che ci fosse un'apertura sul tema delle periferie, abbiamo apprezzato che il Presidente del Consiglio esercitasse questa sua funzione nell'incontro con l'ANCI per dare alcune risposte. Dopodiché ci aspettavamo stamattina che ci fosse un segno di vita di questa maggioranza; un segno di vita nel senso che le parole - aspettavamo questa eccezione rispetto a questi mesi di Governo - si trasformino in fatti, perché alle parole del Presidente del Consiglio, non un sottosegretario che passava per strada, ma il Presidente del Consiglio, ci fossero dei fatti, che in Parlamento non possono essere che leggi, emendamenti, norme. Allora, dove sono queste norme che seguono le parole del Presidente del Consiglio? Noi chiediamo una sospensione perché abbiamo bisogno che il Presidente del Consiglio venga qui o nella sede della Commissione, dove ritenga, o mandi il Ministro Tria o mandi qualcuno di autorevole a dirci dove sono queste norme che seguono le sue parole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E mi sembra che questo non sia un principio di opposizione, ma sia un principio di giustizia, sia un principio parlamentare. Dovreste essere voi, quelli che difendevano il Parlamento, a dire: Presidente Conte, vieni qui a dimostrare come le tue parole hanno un senso. Credo che sia corretto sospendere questa seduta, perché, altrimenti, questa seduta rappresenta intanto la negazione di tutto quello che avete gridato per anni e di quello che avete detto, dal Presidente Fico in giù, anche all'inizio di questa legislatura, e cioè la centralità del Parlamento. La centralità, cosa, geografica, la centralità geografica del Parlamento, perché nessun'altra centralità c'è. C'è solo una polemica e un uso strumentale, un uso strumentale del tempo, un uso strumentale dei luoghi, un uso strumentale della politica e della comunicazione. Rispetto a questo uso strumentale, venite qui, diteci dov'è questa norma, dov'è questo cambiamento, dov'è la risposta che dovete ai sindaci.

Guardate che i sindaci non sono solo rappresentanti politici: sono rappresentanti dei cittadini, devono dare risposte. E le risposte dei sindaci non possono essere comunicate a stampa, tweet e dirette Facebook. Sono risorse, cantieri che si aprono, risposte che arrivano alla vita delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e noi siamo qui a rappresentare solo questo. Quindi, Presidente, chiedo anche a lei che si faccia portavoce di questo, che chieda al Governo di venire qui a riferire rispetto a fatti nuovi e importanti che riguardano questo provvedimento. Il tema delle periferie è stato introdotto dal Governo all'interno di questo decreto, non lo abbiamo introdotto noi; lo ha introdotto il Governo. Se lo ha introdotto il Governo, si occupi il Governo di dare una soluzione, venga qui a spiegarci qual è questa soluzione. Altrimenti, avrà preso in giro non solo noi, e questo lo diamo per scontato, ma avrà preso in giro anche l'ANCI, a cui ha promesso delle cose e, dopo dodici ore, già non le mantiene. Allora, Presidente, noi chiediamo che ci sia questa sospensione con un'assunzione di responsabilità da parte del Governo, che mantenga le parole, che mantenga la sua parola, che dimostri che le cose che dice sono vere e che non usi la fantasia, che non usi solo la bugia, che non usi solo una comunicazione falsa per parlare al Paese, ma che parli con i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. C'è qualcuno che vuole intervenire contro? Collega Adelizzi, prego.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Grazie, Presidente. Anche in questo caso noi riteniamo che sia legittima la volontà e la richiesta da parte delle opposizioni di cercare dei chiarimenti, cercare allo stesso tempo anche, in qualche modo, di rallentare l'approvazione di questo provvedimento, però mi unisco un po' a quello che hanno detto i colleghi presidenti delle due Commissioni referenti. Sia il collega Borghi che il collega Brescia hanno sottolineato che si è parlato ampiamente in Commissione di tutte le misure inserite in questi provvedimenti; hanno ribadito, legittimamente, di non ritenere accoglibile la richiesta di convocazione di un Comitato dei nove e aggiungerei che l'incontro di ieri, a cui fanno riferimento i colleghi di opposizione, non è stato nient'altro che il seguito di tutto ciò che i membri del Governo hanno puntualmente e in maniera esaustiva ribadito in Commissione.

Ovvero, è stato annunciato più volte dalla Vice Ministra Castelli che si sarebbe provveduto ad adottare un provvedimento a breve sulla questione delle periferie. Quindi, noi capiamo le perplessità e le richieste dell'opposizione, in qualche modo le facciamo anche nostre. Noi siamo dalla parte dei comuni, come lo sono anche loro, e ne è dimostrazione il fatto che l'incontro di ieri sera ha avuto un esito più che favorevole. Lo dimostrano i comunicati e le dichiarazioni del presidente Decaro e lo dimostra la perfetta coerenza tenuta rispetto a quanto detto nelle Commissioni, prima, e durante l'incontro di ieri, dopo. Quindi, la novità a cui si riferiscono, ripeto, magari legittimamente, le opposizioni, noi non la vediamo; quindi non vediamo il senso di questa sospensione per rimandare i tempi di approvazione di questo decreto, e per questo motivo voteremo contro la richiesta di sospensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la richiesta di sospensione della seduta.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 124 voti di differenza.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.

Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Riccardo Fraccaro. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico - Dai banchi dei deputati del gruppo Partito Democratico si grida: Vergogna!). Colleghi, colleghi!

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Signor Presidente, gentili colleghi deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1117-A, di conversione del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, nel testo licenziato dalle Commissioni. Grazie colleghi, grazie Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier-Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Dai banchi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia si scandisce: Buffoni!)

PRESIDENTE. Collega De Carlo, collega De Carlo, non si possono fare riprese, lo ricordo.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Articolo?

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, io le vorrei dare una notizia.

PRESIDENTE. Articolo, collega?

ROBERTO GIACHETTI (PD). Io le vorrei dare una notizia: quando io prendo la parola sul Regolamento, stia tranquilla che l'articolo glielo cito. Così evitiamo che lei mi faccia la domanda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega, io lo ricordo a tutti, quindi lo ricordo anche a lei ovviamente. Vada avanti.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, glielo dico perché lei si può fidare.

PRESIDENTE. Vada avanti.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Articolo 116. Prima però che io possa svolgere l'articolo, Presidente, ho bisogno, da lei - perché alla Presidenza della Camera viene trasmessa formalmente la notizia -, di sapere quando è stato convocato il Consiglio dei ministri per la decisione della posizione della fiducia. Perché le dico questo e aspetto la sua risposta per motivare il richiamo al Regolamento? Perché, da quello che ho visto - ma io sono a disposizione soltanto delle agenzie di informazione - l'ultimo Consiglio dei ministri che si è riunito, si è riunito giovedì 6 settembre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vorrei avere conferma da lei. Vorrei avere conferma da lei se è quel Consiglio dei ministri o se nel frattempo ce n'è stato un altro.

PRESIDENTE. Collega, il Governo ha fornito questa informazione, perché ovviamente la Presidenza non deve necessariamente dare questa comunicazione. Comunque, il Governo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…Colleghi, o mi fate concludere, però! Visto che è stata fatta una domanda, io le sto rispondendo che è stata fatta nel Consiglio dei ministri nella riunione del 24 luglio 2018: ha deliberato il proprio assenso a porre la questione di fiducia, qualora risulti necessario (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la risposta.

A seguito dell'apposizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Giachetti, sempre sul Regolamento? Prego.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Le avevo detto che questa risposta mi era necessaria per potere motivare il mio richiamo al Regolamento e la ringrazio di cuore, perché questa risposta per me è essenziale.

Anche in questo caso anticipo, signora Presidente, che ritengo personalmente - anche per il ruolo che ho svolto, quando ho avuto la fortuna di farlo - di consultare anche su questo il Presidente della Camera. Perché noi ci troviamo di fronte a una situazione nella quale io mi domando - ma lo domando al Presidente della Camera innanzitutto - se la legittimità della procedura parlamentare sia garantita in questo momento.

Già, se fosse stato il Consiglio dei ministri del 6 settembre, l'argomento sarebbe stato di una rilevanza sostanziale. Ma addirittura siamo al 24 luglio. Da quel che mi risulta, l'apposizione di fiducia è un atto formale, signora Presidente, che viene assunta nel Consiglio dei ministri, nella quale deve esserci una motivazione, per la ragione per la quale si appone la fiducia. Questa motivazione, in estratto a quel che mi risulta, viene, con l'atto di richiesta poi della fiducia, trasmessa alla Presidenza della Camera, perché renda l'atto fino in fondo legittimo.

La ragione per cui io faccio un richiamo al Regolamento, Presidente, è che la fiducia non si fa, come dire, per un anno: deve essere motivata sui provvedimenti. E deve essere motivata non sui titoli dei provvedimenti, che magari si propagandano su Facebook, su Twitter o da qualche altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma sul testo che viene licenziato dalla Commissione. Tant'è che, se non sbaglio, poi la dizione è: “senza emendamenti…” e via dicendo.

Presidente, le pongo un problema di legittimità, perché la fiducia apposta dal Governo, al massimo, poteva essere sul testo che è stato approvato dal Senato e che era stato prodotto dal Governo. Ma, comunque sia, non può essere il 24 luglio apposta la fiducia sul testo che è stato licenziato lunedì scorso dalla Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E, Presidente, come lei sa perfettamente, nel corso della discussione parlamentare e delle decisioni formali assunte con il voto degli emendamenti, il testo, rispetto al 24 luglio, è cambiato sostanzialmente. Addirittura, come lei sa, sul tema dei vaccini è cambiato tre volte. Su altri argomenti è stato modificato. La fiducia deliberata dal Consiglio dei ministri non può riferirsi al testo di entrata alla Camera dei deputati.

Per questa ragione, Presidente, io la prego, prima di procedere, di consultare il Presidente della Camera, perché mi permetto di suggerirle il tema che la legittimità della procedura parlamentare sia viziata da una decisione, che non fa riferimento a un testo formale, approvato dalla Commissione, ma a un testo assolutamente estraneo a questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi).

PRESIDENTE. Collega, ovviamente comprendo la natura del suo intervento, però desidero precisare che la deliberazione dell'apposizione della fiducia è un atto interno al Governo. Quindi, lei mi ha chiesto quando, in quale Consiglio dei ministri, è stato fatto. E io le ho dato una risposta, ovviamente specificando anche che, nel testo, viene messo chiaramente: “qualora risulti necessario”. Quindi io le do questa risposta.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Cosa dice Fraccaro? Facciamo un referendum sulla fiducia, dice Fraccaro!

PRESIDENTE. E come può immaginare, collega, visto che anche lei ha avuto questo ruolo, la Presidenza non può, ad alcun titolo, sindacare le modalità seguite dal Governo per la decisione di porre la questione di fiducia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega, vuole di nuovo intervenire? Sempre sull'articolo 116? Io le ho già dato una risposta. Collega, un chiarimento io l'ho già dato, quindi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega…Collega, il chiarimento è già stato dato.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Lascerei la parola al collega Sisto, che vuole intervenire.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego collega.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Bene, la ringrazio, Presidente. Le posso garantire che io non ho nessuna intenzione né di crearle problemi né di fare ostruzionismo, perché tanto sappiamo che la questione è arrivata alla sua fine. La sto aiutando. Sto aiutando il Presidente e sto aiutando i funzionari, che ovviamente hanno anch'essi la loro responsabilità, a cercare di fare in modo che la legittimità di questa seduta sia garantita fino alla fine. Io non le ho chiesto, Presidente, di intervenire sulle decisioni del Governo. Lo dico anche a chi ci ascolta. È chiaro che quella è una decisione del Governo, che sviluppa nei suoi atti formali, che però ha il dovere di trasmettere alla Camera.

La Presidenza della Camera riceve dal Governo gli atti formali, con i quali è stata posta la fiducia. La Presidenza della Camera - poi io mi taccio e deciderà lei: le consiglio sempre di consultare il Presidente - non può, nel momento in cui gli viene trasmessa una cosa, prenderla e gettarla dalla finestra e fare finta di niente, perché fa parte del procedimento parlamentare, di cui il Presidente è responsabile. Se la fiducia viene posta, come è scritto, su un testo - perché è posta il 24 luglio - che è diverso, non perché lo dico io, ma perché sono stati approvati degli emendamenti, se non altro, rispetto a quello sul quale è stato posto la fiducia, io la prego, non su quello che ha fatto il Governo, ma su quello che fa la Presidenza della Camera, se accettare che quella fiducia, che è stata messa su un testo, che non è quello che stiamo licenziando oggi, può valere sul piano della legittimità del procedimento, rispetto al testo che approviamo oggi. Non mi risponda, Presidente. Le suggerisco, però, siccome l'argomento a mio avviso non è banale…

PRESIDENTE. Grazie collega, è chiaro.

ROBERTO GIACHETTI (PD). … di trasmetterlo al Presidente della Camera.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su che cosa?

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Analoga questione: articolo 8 e articolo 116.

PRESIDENTE. Prego.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, apprendiamo, dalla lettura dell'articolo 116, al comma 4, che la questione di fiducia posta dal Governo non è un atto non sindacabile da parte del Presidente della Camera. Perché lei leggerà, al quarto comma, che la questione di fiducia non può essere posta su proposte di inchieste parlamentari, modificazioni del Regolamento, interpretazioni o richiami, autorizzazioni a procedere e verifica delle elezioni… cioè tutta una serie di argomenti che legittimano la delibazione della Presidenza della Camera sulla questione di fiducia.

Allora, il punto è semplicissimo: è possibile che il Governo illegittimamente - in ipotesi - faccia ricorso alla questione di fiducia, così limitando pesantemente i diritti del Parlamento e dei parlamentari? È evidente che, allorquando l'Aula le chiede la verifica formale della regolarità del presupposto della questione di fiducia, lei ha il dovere di verificarlo! Lei deve verificare se c'è una delibera del Consiglio dei ministri che consente oggi una legittima apposizione della questione di fiducia. È un presupposto procedimentale, la cui verifica è rimessa alla Presidenza della Camera.

Allora, non si può apoditticamente dire: poiché c'è un Ministro che pone la questione di fiducia, noi non abbiamo il diritto di verificare la legittimità di questa posizione di fiducia; è evidente che l'Aula deve essere sospesa, che bisogna verificare se la questione di fiducia è stata legittimamente posta e, in caso non sia stata legittimamente posta, bisogna andare avanti con la discussione dei lavori. Io credo che, da questo punto di vista, l'obbligo di garanzia, prescindendo dalle appartenenze, Presidente, prescindendo dalle appartenenze, della Presidenza della Camera è quello della verifica puntuale di una richiesta che le viene dall'Aula della Camera, di legittimità di un limite al dibattito parlamentare. La questione di fiducia ha una caratteristica eccezionale, la richiesta che le viene dall'Aula è di essere garante della legittimità di questo limite; se lei non fosse garante di questo limite io penso che questo sarebbe il più grave gesto all'interno di quest'Aula. Noi le chiediamo di intervenire, chiediamo che la Presidenza della Camera si consulti col Presidente la Camera, operi tutte le verifiche, ma ci dia la certezza che il Governo agisce con legittimità. Se non fosse vero, questo sarebbe un gesto di inusitata, proprio imperdonabile gravità. Quindi, le chiediamo, con molta pacatezza, di effettuare questa verifica prima di dare esecutività a questa richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie, collega. La verifica è stata fatta e il comma 4 dell'articolo 116 è stato pienamente applicato, in quanto è stata posta la fiducia sull'articolo unico del disegno di legge di conversione.

ETTORE ROSATO (PD). Non c'era ancora!

PRESIDENTE. Quindi, rientra perfettamente nel 116. A seguito dalla posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei Presidenti di gruppo è convocata alle ore 13, presso la Biblioteca della Presidente. Sospendo pertanto la seduta (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Collega Foti, su che cosa?

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, mi dispiace che si debba urlare per riuscire a farsi dare la parola, atteso che lei ha visto benissimo che dai banchi di Fratelli d'Italia si era chiesta la parola. Aggiungo una considerazione rispetto a delle argomentazioni prima sviluppate anche da lei. Mi permetto di farle presente e di richiamare anche l'attenzione dei funzionari, che…

EMANUELE FIANO (PD). Non c'è il Governo!

PRESIDENTE. Colleghi, che problemi ci sono?

TOMMASO FOTI (FDI). E mi permetto…

PRESIDENTE. Se qualcuno vuole intervenire, invece di urlare, intervenga. Il Governo lo vedo presente, che problemi ci sono? Vada avanti, collega.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, vado avanti se riesco a parlare, come è noto. Dicevo, Presidente, che anche gli uffici potranno convenire con chi parla che in passato non soltanto vi era una richiesta del voto di fiducia deliberata nella sala del Consiglio dei ministri, qui dietro, ma addirittura vi era un esame, anche attento, da parte della Presidenza della Camera perché fin allora la richiesta del voto di fiducia del Governo avveniva con aggiunta di testi da parte del Governo che il Parlamento non aveva esaminato.

PRESIDENTE. Collega, scusi, a che titolo sta parlando?

TOMMASO FOTI (FDI). Per un richiamo al Regolamento, articolo 116. Sono stato chiaro.

PRESIDENTE. Ah, siamo sempre sull'articolo 116.

TOMMASO FOTI (FDI). Certo.

PRESIDENTE. La Presidenza ha già risposto su questo.

TOMMASO FOTI (FDI). Lei non ha risposto alla mia argomentazione perché non l'ho ancora sviluppata, sicuramente!

PRESIDENTE. Se siamo sull'articolo 116 e il tema è lo stesso, suppongo che sia la stessa (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)

TOMMASO FOTI (FDI). Non penso proprio che sia la stessa cosa.

PRESIDENTE. Vada avanti.

TOMMASO FOTI (FDI). E non le consiglio di andare su questa strada. Stavo appunto dicendo che lei ha letto prima una questione che non so se è sfuggita a lei e agli uffici, beh, quantomeno curiosa, perché si dice che il Governo ha autorizzato la posizione del voto di fiducia in una data antecedente al decreto, perché è stato detto il 24 luglio e il decreto è del 25 luglio. Mi chiedo, mi chiedo, già di per se stesso, se non si noti una contraddizione in termini, perché non si può chiedere la fiducia su un atto inesistente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Partito Democratico).

Detto ciò in diritto, andiamo nel fatto. Signora Presidente, io non metto in dubbio che se vi fosse stata la richiesta di fiducia su un provvedimento blindato, così come tante volte è successo, privo di alcuna modificazione in un ramo e nell'altro del Parlamento, si poteva dire che si è deciso allora per ora, ma è evidente che il testo è mutato e a nulla varrebbe anche la considerazione che il Governo si esprime sui singoli emendamenti, perché ben può il Parlamento… è il caso dell'emendamento, ad esempio, approvato proprio in questo decreto, al Senato, relativo alla situazione del mondo della scuola, dove il Parlamento ha votato contrariamente al parere reso dal Governo. Alla luce di questo, io le chiedo, come hanno fatto altri, non di dover necessariamente, in questo momento, assumere una particolare posizione, ma di fare un'attenta verifica su quanto lei stessa ha riferito, perché probabilmente la notizia le è stata data dal Governo, perché sarebbe effettivamente gravissimo, se non fosse semplicemente un errore di dizione, che è stata posta la questione di fiducia o si è autorizzato a porre la questione di fiducia su un atto che, a livello parlamentare, era, torno a ripetere, inesistente perché il decreto-legge reca 25 luglio e non 24 luglio, poi capisco che ci siano delle date che non sempre portano fortuna nella storia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Partito Democratico).

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Collega Boschi su che cosa?

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Articolo, 116 del Regolamento, sempre sulla fiducia.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Grazie, Presidente. Avendo una certa esperienza in tema di fiducia perché, come Ministro per i rapporti con il Parlamento, mi sono trovata più volte a svolgere il compito che oggi il Ministro Fraccaro ha eseguito per la prima volta, e ha tutta la mia solidarietà sapendo quello che accade solitamente in Aula, almeno accadeva nella scorsa seduta legislatura, al Ministro per i rapporti con il Parlamento, si pone però una questione che sinceramente pone in discussione la legittimità della fiducia posta dal Governo in questa sede, per un altro rilievo rispetto a quello sollevato dall'onorevole Giachetti. A noi risulta che questo decreto-legge sia stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 25 luglio 2018, senonché lei stessa, Presidente, rispondendo alla domanda dell'onorevole Giachetti sulla data in cui, in Consiglio dei ministri, è stato autorizzato il Ministro per i rapporti con il Parlamento a porre la questione di fiducia, era il 24 luglio del 2018, cioè un giorno prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ora, cosa è avvenuto presumibilmente? Al momento stesso dell'approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-legge il Governo ha deciso, anche contestualmente, di porre la questione di fiducia, quindi a prescindere da quella che sarebbe stata l'attività parlamentare ovviamente: modifiche, non modifiche, passaggio alla Camera, al Senato. Sostanzialmente, politicamente il Governo ha scelto di mettere la fiducia già il 24 luglio, ma a me non interessa il profilo politico o, meglio mi interessa, ma in questa sede, ai fini del Regolamento, interessa più l'aspetto di legittimità. Non si può porre la questione di fiducia fintanto che il Presidente della Repubblica non ha firmato il decreto-legge e il decreto legge non è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché potrebbe capitare anche che il Presidente della Repubblica chieda delle modifiche, per esempio, rinviandolo al Consiglio dei ministri, possa decidere di non firmare, possano esserci dei rilievi per cui potrebbe non esserci la pubblicazione. A nostro avviso, non è pensabile che il Governo autorizzi a porre la questione di fiducia prima ancora che il Presidente della Repubblica abbia firmato quel decreto-legge, prima ancora che sia stato pubblicato. Chiedo alla Presidenza della Camera ovviamente di poter fare un approfondimento a salvaguardia delle prerogative parlamentari, della legittimità dell'atto che stiamo ponendo in essere e, un domani, della legittimità stessa della legge di conversione che dovesse essere pubblicata, per gli effetti che ne deriverebbero per gli stessi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghe e colleghi, ho già specificato che l'autorizzazione alla posizione della questione di fiducia è un atto interno del Governo, quindi la fiducia e legittimamente posta (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ricordo che già nella seduta del 28 dicembre 2004 la Presidenza aveva già precisato, come era successo anche il 16 aprile 1997, che non può ad alcun titolo sindacare le modalità seguite dal Governo per la decisione di porre la questione di fiducia dal momento che si tratterebbe di una valutazione su interna corporis acta di altri organi costituzionali.

La Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 13 presso la Biblioteca del Presidente al fine di stabilire il prosieguo dell'esame.

Sospendo la seduta (Vive proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sul disegno di legge A.C. 1117-A - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (scadenza: 23 settembre 2018 – Approvato dal Senato) (A.C. 1117-A), è stata stabilita la seguente organizzazione dei lavori.

La votazione per appello nominale avrà inizio domani, giovedì 13 settembre, a partire dalle ore 12,40, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 11,15.

Dopo la conclusione dell'appello nominale, la seduta sarà sospesa fino alle ore 15, al fine di consentire lo svolgimento dell'audizione del Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane, Günther Oettinger, da parte delle Commissioni riunite Bilancio e Politiche dell'Unione europea di Camera e Senato.

A seguire, con eventuale prosecuzione nelle giornate successive, avranno luogo l'esame degli ordini del giorno, il cui termine di presentazione è fissato alle ore 17 di oggi, mercoledì 12 settembre, nonché le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale sul provvedimento.

Nella giornata di oggi non avrà luogo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time).

ALESSIA MORANI (PD). Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento. Articolo 8.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, per il suo tramite vorrei denunciare che quello che è accaduto oggi in Aula è una cosa non solo inedita, ma inaudita (mi scusi il bisticcio delle parole). La collega che l'ha preceduto nella direzione di quest'Aula, alle sollecitazioni provenienti da diversi membri di questo gruppo parlamentare (parlo del Partito Democratico), interrogativi peraltro molto pertinenti rispetto a quello che stava accadendo, poiché è stata sollevata l'illegittimità della posizione della questione di fiducia da parte del Ministro Fraccaro in quest'Aula, illegittimità che deriva dal fatto che, alla domanda che è stata posta alla Presidente Spadoni circa il trasferimento degli atti da parte del Consiglio dei ministri, che provassero, che testimoniassero, che vi era stato un Consiglio dei ministri per la posizione della questione di fiducia, la collega Spadoni ha risposto dicendo che gli atti del Consiglio dei ministri risalgono al 24 luglio 2018. Il decreto-legge è stato pubblicato il 25 luglio, per cui è stata posta una fiducia su un testo di un decreto-legge che non esisteva.

Inoltre, questione di fiducia posta su un testo che è stato molto modificato, sia dal passaggio parlamentare al Senato della Repubblica, sia dal passaggio parlamentare alla Camera dei deputati, tant'è che è necessario un nuovo esame al Senato, proprio perché è stato modificato di nuovo in queste Commissioni parlamentari. Il testo su cui è stata posta la questione di fiducia è un testo che non corrisponde a quello che è uscito da quest'Aula parlamentare, e su cui il Governo oggi ha posto la questione di fiducia. Si tratta di qualche cosa che non solo è illegittimo, ma che fa carta straccia della nostra Costituzione, che fa carta straccia di tutte le regole che sono state rispettate fino ad oggi in quest'Aula e a cui non è stata data alcuna risposta; anzi, la collega Spadoni frettolosamente ha chiuso l'Aula perché - e lo dico a lei perché porti questo messaggio anche alla collega Spadoni, ma forse anche al Presidente della Camera - nella totale incapacità di dare delle risposte e in una inadeguatezza sconcertante nella gestione di quest'Aula.

Per cui questo gruppo parlamentare è rimasto qui, perché non credo che si possa continuare ad osservare che questo Governo, questa maggioranza composta da Lega e MoVimento 5 Stelle sta facendo carta straccia delle regole democratiche che hanno fino ad oggi regolato il nostro Paese. Quindi io credo, Presidente, che noi abbiamo bisogno di una risposta rispetto a questo, e fintanto che non ci sarà data questa risposta questo gruppo parlamentare non si sposterà da quest'Aula. Perché ci sono cose che vengono prima della politica, che sono le regole: le regole del gioco, le regole democratiche. E oggi in quest'Aula è stato compiuto, per la prima volta nella storia del Paese, un atto che io personalmente definisco eversivo. Mai vista una cosa del genere! Per cui, Presidente, io la prego, conoscendo anche la sua esperienza parlamentare di lungo corso, di persona che è stata in queste Aule parlamentari anche in periodi in cui oggettivamente ci sono state - come dire - delle conflittualità molto forti tra maggioranza e opposizione, però non si sono mai visti un atteggiamento e degli atti illegittimi come si sono stati visti oggi in quest'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, collega Morani. La questione che lei ha posto qui è stata posta anche dal presidente Delrio in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo dove il Presidente Fico ha ribadito, senza entrare nel merito dei fatti politici che attengono naturalmente al rapporto tra i gruppi, che la procedura interna al Consiglio dei Ministri che stabilisce l'autorizzazione alla posizione della questione di fiducia è cosa che non riguarda questo ramo del Parlamento. Io credo che di questa risposta, che attiene alla funzionalità della Camera e che non attiene, naturalmente, al rapporto interno del Consiglio dei Ministri, la Camera debba prendere atto. Questa è la posizione espressa personalmente dal Presidente Fico in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, poiché questo nulla riguarda la conflittualità politica e le valutazioni politiche che non hanno a che fare con la procedura che la Camera deve applicare ma con un altro aspetto che non sta a me sindacare.

Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente. Ho due questioni da porre, ai sensi degli articoli 8 e seguenti del Regolamento. La prima è che nella giornata di oggi si sarebbero dovute svolgere delle interrogazioni, il cosiddetto “question time”, al Presidente del Consiglio, professor Conte. Questo question time non si svolgerà, così come stabilito nella testé terminata Conferenza dei presidenti di gruppo, perché, nell'ambito della sospensione dei lavori che interviene nelle 24 ore successive alla posizione della questione di fiducia, vengono sospese le attività e per lo svolgimento delle interrogazioni al Presidente del Consiglio sarebbe servita l'unanimità. Pertanto, io sono qui a denunciare - cosa che ovviamente i partecipanti alla Conferenza dei presidenti di gruppo sanno bene - che la maggioranza ha utilizzato questo spazio, che ovviamente è prerogativa delle minoranze per poter interrogare direttamente il Presidente del Consiglio e, quindi, è un diritto delle minoranze, ma questo diritto è stato leso perché la maggioranza che governa il Paese e che governa quest'Aula ha scelto di mettere sullo stesso piatto della bilancia il tema della possibilità di interrogare il Presidente del Consiglio, fattispecie molto rilevante per le minoranze, con la scelta di una data, di un orario di chiusura della discussione che interverrà dopo le 24 ore sugli ordini del giorno. Noi consideriamo che questo sia un abominio, cioè mettere sullo stesso piano i diritti delle minoranze di ascoltare in diretta il Presidente del Consiglio e quello di scegliere di comune accordo il termine di una discussione che qui, in questa sede, è già stata tagliata.

La seconda questione - e ovviamente faccio queste dichiarazioni a verbale perché riguardano l'andamento dei lavori che si sarebbe dovuto effettuare di qui ha poco e ovviamente non riguarda la sua persona, Presidente, ma in generale la scelta di ordinamento dei lavori di quest'Aula - che qui è stata introdotta dalla collega Morani e alla quale lei giustamente ha risposto esattamente come da verbale della riunione che si è appena conclusa, le sarei grato se lei volesse trasmettere alla Presidenza della Camera una domanda per sapere se il Governo Conte abbia già posto in alcuni dei Consigli dei ministri che si sono svolti l'indirizzo di una questione di fiducia per alcuni dei provvedimenti che devono ancora arrivare all'esame di quest'Aula. Per esempio, se ha già posto la questione di fiducia sul “decreto sicurezza”, oppure se ha già posto la questione di fiducia sul “decreto immigrazione”, visto che la prassi - abbiamo scoperto - è questa: porre politicamente la possibilità di una questione di fiducia su provvedimenti che ancora non sono presenti nella Gazzetta Ufficiale. Se lei potesse trasmettere questa domanda alla Presidenza della Camera in maniera che noi sappiamo prima che comportamento avere, visto che la questione di fiducia posta non ha nessuna relazione col comportamento dell'opposizione che ancora non poteva determinarsi su un testo inesistente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Rotta. A che titolo? Su che cosa?

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, sempre sugli articoli 8 e seguenti.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, intervengo per suo tramite. Io capisco o, meglio, intendo, diciamo, nel senso che ascolto, diversamente da quello che abbiamo assistito stamattina, quali siano state le ragioni che lei ha riportato qui dall'Ufficio di Presidenza. Non voglio parlare di scuse, evidentemente, ma della pezza giuridica con cui il Presidente della Camera sostanzialmente e pilatescamente si lava le mani rispetto ad una questione per noi centrale, cioè quella del rispetto delle istituzioni e di regole che hanno sempre funzionato in un determinato modo.

Ma io credo che in realtà distinguere in questo caso quella che è una spettanza del Governo - quindi, la questione di fiducia - e il fatto che il Presidente della Camera si tolga delle responsabilità non sia corretto e io la prego, quindi, di riportare anche questa nostra riflessione del tutto evidente e del tutto semplice, perché lo comprendiamo anche noi il Presidente della Camera. Avere posto la questione di fiducia su un testo diverso da quello che i lavori del Senato prima - ma qui siamo alla Camera - e poi i lavori in Commissione evidentemente e in Aula hanno approvato, significa non avere rispetto per nulla del lavoro che in questa Camera viene fatto e, quindi, penso che tale questione attiene profondamente al Presidente della Camera.

Il richiamo è all'articolo 8, Presidente, per il fatto che mi chiedo e mi interrogo - ma evidentemente è un mio problema - come noi possiamo accettare la lettura di quel verbale e, quindi, capire la votazione di domani, se questa è una fiducia posta illegittimamente.

PRESIDENTE. Grazie, collega Rotta. Vedo che ha chiesto di parlare il collega Lacarra. Collega Lacarra, non sullo stesso argomento, ma solo se è un altro argomento, perché la collega Rotta ha ribadito alcuni dei concetti di prima e io sono costretto a ribadire la stessa analoga risposta: la fiducia è stata posta in maniera legittima rispetto al funzionamento della Camera. Se poi ci sono obiezioni che sono state poste anche qui, anche in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, anche dalla collega Morani e poi da lei sulla procedura utilizzata all'interno del Consiglio dei ministri, non è questo il luogo dove ciò possiamo sindacare. Ecco, questa è la distinzione.

Collega Lacarra su che cosa intende parlare, cortesemente? Prego.

MARCO LACARRA (PD). Grazie, Presidente. Io voglio provare ad aggiungere qualche riflessione a quelle svolte in maniera molto opportuna dalle colleghe. In particolare, non soddisfa la motivazione che è stata portata dall'Ufficio di Presidenza per una serie di ragioni, primo fra tutti il fatto che qui non si discute né da un punto di vista politico né da un punto di vista procedurale un provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri. Qui si discute sulla sua esistenza. Se non esiste il provvedimento sul quale viene posta la fiducia, anche il provvedimento di delega…

PRESIDENTE. C'è un collega che mi sta dando istruzioni su cosa devo fare, cosa che mi mette di cattivo umore. Invece voglio dirle, collega Lacarra, che lei non può tornare sullo stesso argomento. Se è un argomento nuovo, la ascolto volentieri.

MARCO LACARRA (PD). Presidente, mi consenta, sto semplicemente aggiungendo…

PRESIDENTE. No, io le consento di parlare se si tratta di un'altra cosa.

MARCO LACARRA (PD). Il tema in discussione credo che sia quello della legittimità di una fiducia che è stata posta, a nostro avviso, in modo illegittimo. Quindi, sto tornando sull'argomento con motivazioni diverse. Se lei mi consente di farlo, io le sono grato.

PRESIDENTE. Non è che sono io a non consentirle di farlo, ma sono le regole che non lo consentono. Io ho molto piacere di ascoltarla, ma purtroppo non è possibile.

MARCO LACARRA (PD). Sì, le regole vanno rispettate, soprattutto quando si fanno provvedimenti di delega per porre la fiducia in Parlamento. Quindi, se mi consente, concludo rapidamente e così non rubo del tempo anche ai colleghi che vogliono intervenire su altre questioni.

PRESIDENTE. Prego.

MARCO LACARRA (PD). Allora, mi permetto di osservare che, in qualche modo, soccorre a questa interpretazione che sancisce l'illegittimità per due profili, come è stato rilevato: da un punto di vista dell'inesistenza dell'atto e, quindi, dell'inesistenza anche della delega, ma anche sotto il profilo della non possibilità che una delega per la posizione della questione di fiducia venga fatta su un provvedimento che non è ben individuato e delineato nel momento in cui la stessa fiducia viene posta.

E questo perché? Ecco il motivo del mio intervento. C'è un elemento che, in qualche modo, aiuta ad andare verso un'interpretazione univoca. Qual è? Se è consentito porre la fiducia prima che si avvii la discussione sugli emendamenti è perché, in qualche modo, si vuole far sì che ci sia un provvedimento blindato e chiuso, perché, se fosse consentito l'inizio della discussione degli emendamenti, il testo verrebbe in qualche modo modificato. E, quindi, la fiducia non avrebbe più senso.

PRESIDENTE. Grazie, collega Lacarra.

MARCO LACARRA (PD). Se c'è una disciplina di questo tipo, evidentemente ancora di più viene rafforzata l'ipotesi di illegittimità, che potrà determinare danni enormi anche sul prosieguo dell'efficacia di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il collega Fatuzzo, che non è presente.

Ha chiesto di parlare il collega Lombardo. Ne ha facoltà.

ANTONIO LOMBARDO (M5S). Grazie, Presidente. Volevo portare all'attenzione di questa Assemblea un episodio spiacevole e, allo stesso tempo, offensivo nei confronti di un'intera categoria lavorativa, quella degli infermieri. Qualche giorno fa, infatti, durante una trasmissione televisiva nazionale, un'economista è arrivata a dichiarare che, se non hai voglia di studiare, puoi fare l'infermiere. Un'affermazione arrogante e ignorante, che non ammette alcuna scusa. Prima di tutto, per fare l'infermiere occorre prendere una vera e propria laurea in scienze infermieristiche e, successivamente, conseguire l'abilitazione allo svolgimento della professione.

Non sono un infermiere, ma conosco benissimo questo mestiere, so quanto sia faticoso e impegnativo e so quanto, al tempo stesso, sia nobile e dignitosa a questa professione. Gli infermieri svolgono un mestiere difficile, che richiede notevoli sacrifici; si trovano sotto organico e spesso sono sottoposti a turni massacranti in reparti sovraffollati, percependo una retribuzione assolutamente non congrua rispetto all'attività esercitata. Svolgono il loro compito al servizio dell'intera comunità e delle persone più bisognose. Gli infermieri costituiscono la colonna portante dell'intero Servizio sanitario nazionale e dobbiamo essere ogni giorno grati per quello che fanno. Gli infermieri meritano rispetto.

Pertanto, manifesto, a nome mio e di tutto il MoVimento 5 Stelle, la solidarietà e la vicinanza a tutti gli infermieri italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Federico. Ne ha facoltà.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Presidente, colleghi, dal 14 agosto è in corso uno sciame sismico che ha interessato l'intera area del Basso Molise, con scosse che hanno raggiunto anche magnitudo superiore ai 5 gradi. Questi fenomeni hanno riacceso paura e preoccupazione tra i cittadini, creando disagi importanti soprattutto per quanto riguarda infrastrutture, edifici pubblici strategici e abitazioni private. I comuni ricadenti entro i 20 chilometri dall'epicentro sono Montecilfone, Palata, Guglionesi, Acquaviva Collecroce, Larino, Castelmauro, Montefalcone nel Sannio, Tavenna e Guardialfiera, coinvolgendo un totale di circa 20 mila abitanti. Nelle 24 ore successive al primo evento è stato predisposto l'utilizzo di mezzi e attrezzature della Protezione civile regionale, per dare supporto ai sindaci con assistenza e ricovero alla popolazione.

Il Dipartimento nazionale di protezione civile, in data 17 agosto, ha convocato la Commissione grandi rischi, a seguito della quale la prefettura di Campobasso ha dato direttive ai sindaci di 27 comuni per attivare i centri operativi comunali attraverso i quali far operare la Protezione civile locale.

In data 6 settembre, questo Governo ha approvato lo stato di emergenza per l'area interessata dal sisma e ha stanziato i primi 2 milioni di euro per il pagamento delle spese legate alla gestione dell'emergenza viva. Questa procedura è stata attivata a seguito di una richiesta del governo regionale, intervenuta solo dopo una prima ricognizione sulle strutture con funzioni di pubblica utilità compromesse. Ancora oggi, però, ci sono tanti comuni in difficoltà, tendopoli e alloggi di fortuna dove ancora oggi dormono decine di famiglie, abitazioni inagibili, sistemi idrici compromessi, strade chiuse, limitazioni al traffico sul viadotto di ponte Liscione, scuole chiuse.

Le difficoltà, quindi, sono tante, e questo è solo un rapido quadro della situazione.

È mio dovere riportare all'attenzione di quest'Aula quanto accade in questi giorni in Molise, nonché far voti affinché nessuno immagini di poter allargare l'area del cratere all'intero territorio regionale nella fase di ricostruzione. Ogni centesimo di euro speso per interventi in comuni che non hanno subìto alcun danno da questo sciame sismico sarà un centesimo tolto a chi aspetta risposte e risorse per poter lasciare le tende e tornare nelle proprie case.

Noi abbiamo già vissuto un episodio del genere con il terremoto di San Giuliano del 2002. Questo è l'impegno che vogliamo prendere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Frate, che non è presente. Ha chiesto di parlare il collega Tasso, che non è presente.

Ha chiesto di parlare il collega Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. A nome del gruppo del Partito Democratico, vorrei ricordare in questa circostanza la figura del Presidente Oscar Luigi Scalfaro, che proprio oggi, molto opportunamente, è stata ricordata in questo palazzo con una sessione di lavoro alla quale ha partecipato anche il Presidente della Repubblica, nel centenario della sua nascita.

Peraltro, il Presidente Scalfaro ebbe modo anche di presiedere quest'Aula, e quindi ci pare doveroso un attestato di ricordo, di riconoscimento e di ringraziamento per il servizio che lui ha svolto in quest'Aula, eletto per la prima volta nel 1946 alla Costituente, per 44 anni deputato della Repubblica e successivamente senatore a vita. La figura del Presidente Scalfaro è intimamente connessa con le prerogative di quest'Aula, signor Presidente.

Vorrei consigliare ai nostri colleghi, soprattutto a quelli che da poco hanno varcato queste Aule, una lettura degli interventi del Presidente Scalfaro nei confronti del suo partito, la Democrazia Cristiana, a difesa delle prerogative e della titolarità dei diritti dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sarebbe un'edificante lettura per tutti e credo che ci consentirebbe di onorare al meglio queste figure rispetto alle quali noi siamo soltanto dei nani, che credono di essere giganti perché sono nell'ombra della sera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Sottolineo un problema molto serio, che riguarda il Governo, e quindi anche l'interlocuzione che deve avere con il Parlamento. Il voto di stamattina del Parlamento Europeo sul caso Ungheria è una proposta che si rivolge al Consiglio europeo, che avvia una procedura contro l'Ungheria per il Consiglio europeo.

Nel Consiglio europeo si vota e il Presidente del Consiglio dovrà votare pro o contro rispetto alla proposta del Parlamento europeo, rispetto a due forze della sua maggioranza che hanno posizioni opposte.

Al di là di come la si pensi nel merito, e noi condividiamo la posizione del Parlamento europeo, non è che il Presidente del Consiglio potrà far finta di non votare. Forse, farebbe bene a venire in Parlamento e a confrontarsi su questo tema, e a dirci prima quale posizione voglia assumere, o in italiano o in inglese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Recuperiamo l'intervento, in via straordinaria, del collega Fatuzzo. Prego.

CARLO FATUZZO (FI). La ringrazio, Presidente, della sua cortesia di permettermi di parlare di una notizia che ho letto sul Corriere della Sera del 6 settembre scorso, in cui si dà notizia che il Ministro dell'interno sta preparando una legge per inserire le telecamere negli asili nido e nei centri per anziani.

Quindi, mi complimento con il Ministro dell'interno, che ha fatto suo il provvedimento di legge della regione Lombardia, cosiddetta legge Fatuzzo, già approvato e realizzato da un anno. Questo fatto è molto importante per evitare violenze nei confronti degli anziani e dei bimbi ed è stato approvato dalla maggioranza di centrodestra, allargata al Partito Pensionati. Mi attendo adesso che il Governo approvi anche tutte le altre proposte del Partito Pensionati a favore dei pensionati. Pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Grazie, collega Fatuzzo. Credo che questo slogan finale possa essere archiviato a un certo punto della legislatura. Le suggerisco di farlo rapidamente.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 13 settembre 2018 - Ore 11,15:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 717 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato). (C. 1117-A)

Relatori: BALDINO (per la I Commissione) e BUOMPANE (per la V Commissione), per la maggioranza; MARATTIN e D'ETTORE, di minoranza.

La seduta termina alle 14,25.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Librandi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1117-A - Chiusura DG 517 517 0 259 293 224 48 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.