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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 41 di martedì 4 settembre 2018

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 15,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 25 luglio 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bitonci, Brescia, Castelli, Ciprini, Cirielli, Colucci,  Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Micheli, Del Re, Luigi Di Maio,   Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Galli, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Guerini, Guidesi, Lollobrigida, Lorefice, Lupi,   Manzato, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Carlo Sibilia, Tofalo, Valente e Villarosa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente quarantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 8 agosto 2018, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio):

S. 717 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti   da disposizioni legislative” (1117) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, VI (ex articolo 73, comma1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) , VII, VIII, IX, X, XI, XII , XIII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

In morte della deputata Iolanda Nanni.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduta la deputata Iolanda Nanni, membro della Camera dei deputati nella XVIII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea tutta.

La commemorazione in Aula della deputata Iolanda Nanni avrà luogo martedì 11 settembre alle ore 12,30.

Sul crollo del "ponte Morandi" di Genova.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, come sapete lo scorso 14 agosto il crollo del “ponte Morandi” dell'Autostrada A10 Genova-Ventimiglia ha provocato 43 vittime, tra cui quattro bambini, e nove feriti, oltre a centinaia di sfollati. Questa terribile catastrofe ha suscitato sconcerto, dolore profondo e solidarietà in tutto il nostro Paese.

Desidero oggi rinnovare, a nome mio e dell'intera Assemblea, un commosso omaggio alle vittime, nonché l'espressione del più sentito cordoglio ai loro familiari.

Voglio inoltre augurare pronta guarigione alle persone rimaste ferite ed esprimere vicinanza a chi ha perso la propria casa, alle aziende e ai lavoratori che attendono di poter riprendere le proprie attività interrotte a causa dello stato di pericolo incombente nella zona di crollo. Dobbiamo altresì rivolgere un sincero ringraziamento a quanti si sono prodigati sin dai primi istanti nelle difficili operazioni di soccorso e di assistenza.

Quanto accaduto a Genova è inaccettabile e sarà necessario fare piena luce in tempi rapidi sulle cause di questa assurda tragedia, sulle responsabilità individuali, come pure sulle carenze infrastrutturali. Al di là di quanto sarà accertato dall'autorità giudiziaria, è compito del Parlamento acquisire tutti gli elementi di informazione e valutazione sulla vicenda ed è in questo contesto che si svolgono oggi le comunicazioni del Governo sui fatti di Genova, che fanno seguito all'audizione svolta lo scorso 27 agosto sul medesimo tema dal Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti innanzi alle Commissioni riunite Ambiente, della Camera, e Lavori pubblici del Senato.

Auspico che questo tragico evento induca tutte le istituzioni competenti ad operare un'attenta riflessione sullo stato del nostro territorio e sulle condizioni delle infrastrutture, al fine di considerare gli interventi di prevenzione, di controllo e di manutenzione necessari affinché tragedie come questa non si ripetano e sia sempre garantita la sicurezza della nostra comunità.

Alle vittime, ai familiari delle vittime e a tutto il Paese chiedo scusa a nome dello Stato.

Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime di Genova (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Comunicazioni del Governo sul crollo del "ponte Morandi" di Genova del 14 agosto 2018 (ore 15,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Governo sul crollo del "ponte Morandi" di Genova del 14 agosto 2018.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è in distribuzione e sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

(Intervento del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli.

DANILO TONINELLI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. La ringrazio Presidente. Cari colleghi, sono trascorsi ventuno giorni dalla tragedia che ha colpito Genova e tutto il Paese. Il primo pensiero non può che essere rivolto ancora alle 43 vittime, a tutti i feriti, alle famiglie che piangono i propri cari, agli eroi, che dal primo istante hanno profuso tutto il loro impegno scavando tra le macerie e sono tuttora impegnati per far fronte alle conseguenze di questo evento inaccettabile. Sentiamo il dovere di fare il massimo per ricucire una città spezzata, ma che, con la solidarietà dei cittadini ed il sostegno incessante delle istituzioni, troverà la forza di risollevarsi. Per questo è necessario l'impegno di tutti, per restituire a Genova e ai genovesi la quotidianità perduta. Istituzioni, cittadini e imprese non possono che dimostrare coesione in un momento tanto difficile e delicato. Sentiamo forte il dovere di ridare un tetto alle centinaia di persone costrette ad abbandonare la propria abitazione da un momento all'altro, messe in fuga da una minaccia tanto spaventosa quanto improvvisa.

L'impegno di questo Governo è anche quello di mettere le imprese danneggiate in condizione di riprendere la propria attività quanto prima, limitando al massimo i disagi sopportati anche dai lavoratori. Le responsabilità penali dovranno essere accertate dalla magistratura, alla quale va la nostra piena fiducia e il nostro totale sostegno. In merito alle responsabilità politiche, il nostro compito non sarà solo quello di denunciarle, ma anzitutto quello di porvi rimedio, come abbiamo fatto dal primo momento. Il tragico collasso del ponte Morandi è tristemente noto ed è già stato dal sottoscritto illustrato nella precedente informativa alle Commissioni. Andrò quindi subito a descrivere le iniziative del Ministero e del Governo.

Parto con il decreto-legge per Genova e per le infrastrutture. Il Governo sta predisponendo un provvedimento d'urgenza per Genova e per le infrastrutture, in grado di soddisfare al meglio le esigenze di una comunità duramente colpita. Si tratta di tutelare, in primo luogo, le persone e le imprese danneggiate. Per quanto riguarda Genova, il Governo metterà in campo forme di aiuto in ordine alle rate dei mutui che molte famiglie sono costrette a pagare su immobili che non possono più abitare. Inoltre, aiuterà le imprese ricadenti nell'area del crollo del ponte a riprendere i cicli produttivi, prevedendo forme di agevolazione fiscale o incentivi alla temporanea delocalizzazione. Attenzione sarà rivolta anche alle imprese dell'indotto seppure ubicate esternamente all'area danneggiata, che stanno subendo danni economici. Per quanto riguarda le infrastrutture, già nelle prossime settimane, istituiremo una banca dati a livello centrale che possa acquisire tutte le informazioni riguardanti lo stato e la manutenzione di tutte le nostre infrastrutture. Questo intervento è indispensabile per passare dalla logica dell'emergenza alla logica della prevenzione. Questa banca dati ci consentirà di intervenire ciascuno per la propria competenza per mettere in sicurezza il patrimonio infrastrutturale pubblico. Faremo inoltre in modo che vengano attuate ulteriori e più aggiornate verifiche tecniche sulle infrastrutture che fanno capo ai concessionari.

Oltre a questo, il decreto disporrà l'applicazione di tecnologie avanzate (sensori) di monitoraggio costante delle opere. Per quanto concerne i lavori fatti e le attività fatte fin dal primo momento da questo Governo, subito dopo il crollo del ponte il Ministero delle infrastrutture ha istituito una commissione ispettiva, che, pur nella distinzione dei ruoli rispetto alla magistratura, in tempi molto rapidi farà luce sulle cause del disastroso evento.

Nell'immediatezza dei fatti il Governo ha provveduto ad avviare la contestazione dell'evidente inadempimento del concessionario, che aveva per legge e per contratto, quale primo obbligo, quello di garantire la sicurezza e l'incolumità degli automobilisti. La risposta della società è giunta ieri al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e gli uffici stanno predisponendo una puntuale nota di riscontro.

Spiace rilevare che, solo a seguito di questa tragedia, il mio predecessore abbia condiviso la posizione del Governo di revocare una concessione che non sarebbe dovuta esistere in termini tanto vantaggiosi per i privati, a danno dello Stato e dei cittadini.

È giunto il momento di fare i nomi e i cognomi dei responsabili di questo gigantesco regalo della cosa pubblica ai privati. Questo banchetto è iniziato sotto i Governi Prodi e D'Alema negli anni Novanta. Il 1999 è l'anno della privatizzazione delle autostrade costruite con soldi pubblici, ripeto, costruite con soldi pubblici, e già nel 1999, quando vennero privatizzate, quasi interamente ripagate. Erano gli anni in cui lo Stato avrebbe potuto incominciare a trarre utili per lo sviluppo del Paese da quelle infrastrutture, guadagni che invece sono stati trasferiti ai privati.

Nel 2006-2007 è stata stipulata, ancora sotto il Governo Prodi, l'attuale convenzione che regola i rapporti tra lo Stato e i concessionari; a conferma dell'affinità tra i Governi di centrosinistra e di centrodestra, che abbiamo sempre contestato, questa convenzione è stata poi blindata definitivamente addirittura con una legge dello Stato dal successivo Governo Berlusconi, correva l'anno 2008 (Commenti dei deputati del gruppoPartito Democratico).

Così sono stati messi in cassaforte i privilegi dei concessionari privati. La continuità non si ferma a Prodi-Berlusconi, ma prosegue fino ai Governi Renzi e Gentiloni. Dovete, infatti, sapere che i concessionari non guadagnano solo dai pedaggi, ma guadagnano anche dai lavori sulle infrastrutture in gestione. Non mi stupisce, quindi, che nell'ultima legge di bilancio dello scorso dicembre, quindi pochi mesi fa, sia stata inserita una norma scandalosa, votata dal Partito Democratico e dai suoi alleati, con cui le concessionarie hanno ottenuto un ulteriore bottino. La quota di lavori che può essere effettuata direttamente dalle società che fanno capo al concessionario, cioè loro danno a se stesse la commessa per i lavori, senza essere affidata ad altre imprese, è passata dal 20 al 40 per cento: complimenti (Commenti dei deputati del gruppoPartito Democratico)!

I fatti stanno, purtroppo, amaramente dimostrando la verità di quanto ho sostenuto nel corso dell'illustrazione delle linee programmatiche del Ministero. In quella sede dissi che consideravo come la più importante tra le grandi opere la messa in sicurezza e la manutenzione del nostro fragile patrimonio infrastrutturale e sottolineavo anche il valore economico di tanti piccoli interventi diffusi su tutto il territorio nazionale per le nostre imprese.

Per quanto concerne il capitolo dell'assistenza agli sfollati, ritornando alle iniziative del Governo, ricordo che nei due Consigli dei ministri svoltisi a Genova nei giorni immediatamente successivi al tragico evento sono state stanziate risorse complessive per 33.470.000 euro per l'attuazione dei primi interventi. Il commissario delegato ha predisposto il piano degli interventi, oltre alle attività della fase di prima emergenza, tra cui la realizzazione della viabilità alternativa, il potenziamento del sistema dei trasporti e l'attuazione degli interventi di recupero funzionale edilizio.

Il totale dal numero di nuclei sfollati è oggi di 255 famiglie, per un totale di 566 persone. Gli alloggi pubblici messi a disposizione dei nuclei familiari sono ad oggi 170, di cui 88 sono stati già assegnati od opzionati. Oggi 22 case ospitano 87 persone, mentre altri 66 alloggi sono stati già visionati dalle famiglie e pronti ad essere assegnati. L'impegno che il Governo intende assumere, di concerto con l'Amministrazione comunale, il Commissario straordinario di Governo e le altre istituzioni coinvolte, è quello di completare l'assegnazione degli alloggi entro il mese di novembre. Cassa depositi e prestiti ha offerto 50 case, che saranno consegnate entro la fine del mese. Il numero dei nuclei familiari che hanno richiesto il contributo della Protezione Civile è 58, per un totale di 97 persone. In anticipo sul cronoprogramma inizialmente previsto, tutte le persone sfollate riceveranno una sistemazione entro tre mesi.

Andiamo al capitolo della pubblicazione degli atti concessori: finalmente, dopo quasi vent'anni di opacità e segreti, il 27 agosto scorso abbiamo pubblicato sul sito web del Ministero delle infrastrutture tutti i contratti di concessione dell'Autorità delle autostrade e tutti i relativi allegati. È un gesto che rivendichiamo con grande orgoglio, dato che rappresenta il primo passo verso la totale trasparenza nella lotta agli ingiusti privilegi di cui i concessionari hanno goduto fino a questo momento grazie ai Governi che ci hanno preceduto.

Nonostante le pressioni interne ed esterne che abbiamo subito, abbiamo messo a disposizione della collettività atti che tanti cittadini (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Per favore, il Ministro deve concludere l'intervento, poi ogni partito avrà il suo momento per poter intervenire!

DANILO TONINELLI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Abbiamo messo a disposizione della collettività atti che tanti cittadini nel corso degli anni hanno richiesto all'Amministrazione, vedendosi sempre sbattere portoni in faccia.

Chi sostiene di aver già pubblicato le convenzioni delle concessioni, ci può spiegare dove erano le parti legate agli assurdi guadagni, quelle che si chiamano tecnicamente piani economico-finanziari? Semplicemente non c'erano, le abbiamo desecretate noi.

Per quanto riguarda la revisione, la revoca e la risoluzione delle concessioni, il 16 agosto 2018 è stata inviata alla società concessionaria, Autostrade per l'Italia, la comunicazione di avvio della procedura per la revisione, revoca o risoluzione della concessione. È stato così formalmente contestato il gravissimo inadempimento della società concessionaria rispetto agli obblighi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di custodia.

Non si capisce in che modo si possa affermare che siano stati rispettati tutti gli adempimenti alla luce del crollo del ponte, della morte di 43 persone e dei danni disastrosi subiti dalla città e dal territorio nel suo complesso.

Questo Governo farà di tutto per rivedere integralmente il sistema delle concessioni autostradali e degli obblighi convenzionali per impostare questi rapporti sulla base di nuovi principi e di più soddisfacenti equilibri giuridico-economici. Di certo saranno cancellate le convenzioni nelle quali i costi sono pubblici e i profitti sono privati, come quelle stipulate sotto i Governi Prodi e Berlusconi. Intendo dare un segnale di svolta ben preciso: d'ora in avanti, tutti i concessionari, pubblici o privati che siano, saranno vincolati a reinvestire gran parte degli utili nell'ammodernamento delle infrastrutture che hanno ricevuto in concessione e dovranno comprendere che l'infrastruttura non è una rendita finanziaria, ma un bene pubblico del Paese.

Mi è stato contestato di avere assunto queste posizioni solo dopo i morti di Genova: niente di più falso. È chi mi accusa che, dopo aver arricchito i privati a danno dei cittadini, ha parlato di rimettere in discussione le concessioni autostradali. Io, personalmente, già nel corso dell'illustrazione del mio programma da Ministro delle infrastrutture, ho affermato testuali parole: l'indirizzo sul quale ci stiamo muovendo è quello di assicurare un livello tariffario sostenibile per l'utenza, anche commisurando le tariffe con gli investimenti, la manutenzione e i livelli di servizio offerti, prevedendo anche a carico delle società un programma di interventi finalizzati ad incrementare gli standard di sicurezza. Queste parole, pronunciate all'inizio di agosto, sono agli atti del Parlamento.

Abbiamo preso in mano un'Italia in cui lo Stato non c'è. La gestione e il controllo della cosa pubblica sono stati svenduti ai privati. Un Ministero tanto importante e operativo come quello delle infrastrutture è privo di ingegneri. È chiara la volontà politica di chi ha deciso di creare tutto questo: una mangiatoia per imprenditori privati e i partiti che li sostenevano (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ribalteremo questo sistema: disporrò….

PRESIDENTE. Per favore, facciamo concludere il Ministro. Facciamo concludere il Ministro.

DANILO TONINELLI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ribalteremo questo sistema. Disporrò il potenziamento del servizio ispettivo che opera presso il Ministero partendo dall'assunzione di tanti giovani ingegneri che potranno restituire a questa struttura il suo ruolo fondamentale di controllo e di vigilanza. Il Governo è compatto nel ritenere che i lavori di ricostruzione del ponte non possono essere affidati ed eseguiti da chi giuridicamente aveva la responsabilità di non farlo crollare.

Lasciare ad Autostrade per l'Italia la ricostruzione del viadotto sarebbe una follia e irrispettoso nei confronti dei familiari delle vittime.

La ricostruzione va affidata a un soggetto a prevalente o totale partecipazione pubblica dotato di adeguate capacità tecniche, mantenendo in capo al concessionario l'ovvio onere dei costi. L'integrale finanziamento dell'opera da parte della società concessionaria rappresenta solo una minima parte del risarcimento dovuto e non ha nulla a che vedere con la procedura di decadenza della concessione; sulla ricostruzione del ponte dovrà quindi esserci il sigillo dello Stato. Sul versante della mobilità, d'intesa con le forze dell'ordine, è stato messo a punto un piano di viabilità dedicato all'emergenza, sia a beneficio delle lunghe percorrenze che della viabilità cittadina, costantemente oggetto di verifica e aggiornamento, un piano che contempla l'integrazione stradale-ferro-mare. L'impegno è di ritornare ad una situazione di normalità entro gennaio. Il gruppo Ferrovie dello Stato italiane è stato impegnato per garantire la mobilità su ferrovia dei passeggeri in Liguria e nel nodo di Genova con itinerari alternativi per bypassare le linee interessate dal crollo. Già da mercoledì 15 agosto ha circolato il 100 per cento dei treni viaggiatori di lunga percorrenza e oltre il 95 per cento dei treni regionali previsti dal programma. Inoltre, dal 16 agosto, Trenitalia e regione Liguria hanno programmato corse aggiuntive tra Genova Voltri e Genova Brignole; 46 treni in più nei giorni feriali oltre a quelli già in programma e 24 nelle giornate di sabato e festivi. Sulla linea Genova-Ovada gli autobus sostitutivi sono stati attestati a Campo Ligure e Genova Pra', riducendo il percorso via bus e quindi i tempi di viaggio; RFI si è inoltre attivata per assicurare una costante riprogrammazione dei treni merci su itinerari alternativi. Infine, in attesa del nulla osta delle autorità competenti per gli interventi di manutenzione straordinaria, le linee sussidiarie Bastioni e Sommergibile sono ancora sospese per i danni subiti dal crollo del ponte autostradale.

Per quanto riguarda il porto di Genova, stiamo lavorando d'intesa con la locale capitaneria e con l'autorità di sistema portuale. Ci tengo a precisare che la funzionalità dell'infrastruttura verrà molto presto garantita al 100 per cento attraverso un progetto integrato di mobilità alternativa all'utilizzo del ponte Morandi. Innanzitutto, al traffico dei container è dedicato il corridoio viario che passa dallo stabilimento Ilva di Cornigliano; adesso si aggiunge un progetto di navettamento delle merci tra il porto e tre aree attrezzate di raccolta e smistamento, che consentono di evitare l'interferenza dei TIR con il traffico cittadino. Uno di questi punti di snodo è disponibile sin da subito, un altro sarà pronto tra circa sei mesi e il terzo tra un anno e mezzo. Naturalmente, allo scopo di rendere più efficiente questo sistema, i terminal portuali rimarranno aperti tendenzialmente ventiquattr'ore su 24, punto su cui c'è già un'ampia base di accordo tra gli operatori portuali, con alcune precauzioni, e tra gli autotrasportatori.

Per quanto riguarda le misure per la scuola, delle 566 persone sfollate, 101 sono risultate essere studenti. Per garantire la continuità didattica e il diritto allo studio, è stato attivato un gruppo di lavoro di emergenza scolastica composto da regione Liguria, MIUR, task force emergenza direzione generale per lo studente, prevedendo l'integrazione e la partecipazione del comune di Genova, della Città metropolitana di Genova e di ANCI Liguria. Vi sono inoltre 563 studenti tra i 6 e i 14 anni, non sfollati, per i quali è segnalato un'evidente difficoltà nel raggiungere la loro sede scolastica a causa della zona rossa; per loro si sta istituendo un apposito servizio di trasporto pubblico, cioè scuolabus, attivato dalle singole scuole e pagato dal MIUR. Per quanto riguarda invece il tema della Gronda, o meglio: il tema Gronda è un falso problema utilizzato strumentalmente in questi giorni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). La Gronda è un'opera che doveva iniziare come progetto nel 2019 e finire nel 2029 e che nulla ha a che vedere con un ponte crollato nel 2018. Coloro che stanno abbinando questa immane tragedia con la costruzione della Gronda stanno facendo esclusivamente sciacallaggio che non accettiamo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier)…

PRESIDENTE. Continuiamo, per favore. Ministro, vada avanti.

DANILO TONINELLI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti….anche per rispetto delle famiglie delle vittime e degli sfollati. Come già più volte dichiarato, non ho mai mostrato alcuna contrarietà pregiudiziale ma ho semplicemente applicato il criterio che ispira tutta l'azione del mio Ministero: verificare il corretto uso del denaro pubblico.

Questa sciagura ci impone di adottare nuove misure rispetto al passato. Come ha sostenuto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), la tutela degli interessi dei cittadini è la nostra massima priorità e ricorreremo a tutti gli strumenti giuridici che l'ordinamento ci pone a disposizione per difenderlo. Vogliamo che la città torni alla sua quotidianità e vogliamo anche giustizia. Il Governo sente in modo profondo l'importanza di questa missione, e andrà avanti compatto finché i diritti e la sicurezza dei cittadini non torneranno ad essere anteposti agli interessi privati di qualche grande potentato economico. La ringrazio, Presidente, e ringrazio tutti i colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.

È scritto a parlare il deputato Cassinelli. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, per un richiamo al Regolamento, articoli 8 e seguenti. Ovviamente sarà poi il dibattito a entrare nel merito delle dichiarazioni del Ministro, come è giusto che sia e come è previsto dal nostro Regolamento, al di là dei toni che liberamente ha scelto di usare, però c'è un passaggio che credo quest'Aula e lei, che ha sempre fatto della trasparenza uno dei suoi punti fissi - e le va dato atto che questa è stata sin dall'inizio della sua Presidenza una battaglia che non va sottovalutata…

PRESIDENTE. Però non le posso far fare un intervento per un richiamo al Regolamento, perché tanto interverrà poi il suo gruppo…

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Le sto dicendo, mi faccia entrare…

PRESIDENTE. Qual è il punto?

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Le sto dando atto che da Presidente attua l'articolo 8 del Regolamento, che è quello di garantire il buon andamento dei lavori.

PRESIDENTE. Quindi?

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Il passaggio è questo: riferendosi alla pubblicazione degli atti e dei piani finanziari, il Ministro ha detto in Aula, davanti al Parlamento e quindi davanti a tutto il Paese, che ha ricevuto pressioni interne ed esterne per non fare pubblicare questi atti; io credo che queste siano affermazioni, da parte di un Ministro della Repubblica, molto gravi, a parte il fatto che, qualora fosse vero…

PRESIDENTE. Non è un richiamo al Regolamento, però.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Mi scusi, lei mi fa finire. Io ho cinque minuti, sto richiamando…

PRESIDENTE. No, decido io.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Mi perdoni. Lei sa quanto rispetto ho. Sto facendo un richiamo al Regolamento…

PRESIDENTE. Non è un richiamo al Regolamento, questo è un intervento.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). No! No! Mi scusi. Il buon andamento dei lavori è: dobbiamo iniziare un dibattito sulle dichiarazioni del Ministro, che, tra l'altro, giustamente e correttamente ha spostato le dichiarazioni su che cosa fare…

PRESIDENTE. E infatti nei vari interventi che verranno si potrà affrontare anche questa questione.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Mi perdoni. Io le sto chiedendo, come richiamo al Regolamento, che prima di iniziare il dibattito, il Ministro, siccome si è assunto questa responsabilità, dica pubblicamente e al Parlamento quali sono le pressioni interne ed esterne, i nomi e i cognomi, che ha ricevuto, non solo perché saremmo in presenza di un reato, ma perché il dibattito di questo Parlamento non può avvenire senza sapere questo particolare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

È evidente, e lo sa anche lei, per questo ho richiamato alla sua responsabilità e alla sua correttezza, che laddove fosse avvenuta - fatto ancora più grave - su un Ministro della Repubblica …

PRESIDENTE. Deputato Lupi, deve concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …una pressione interna ed esterna per non pubblicare questi atti, sarebbe un fatto gravissimo, che vedrebbe all'unanimità tutto il Parlamento solidale con il Ministro e chiedere di procedere. Ma senza i nomi e i cognomi, in quest'Aula, non su Facebook, non sulla rete, ma in quest'Aula, non si può procedere al dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia- USEI, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Il richiamo al Regolamento è all'articolo 8 e seguenti.

PRESIDENTE. È un po' forzato come richiamo al Regolamento (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANDREA ORLANDO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD). Signor Presidente, associandomi alla richiesta…

PRESIDENTE. È sempre un richiamo al Regolamento?

ANDREA ORLANDO (PD). No, è sull'ordine dei lavori. Credo che, in modo propedeutico rispetto al proseguimento di questi lavori, lei sia tenuto ad inviare il verbale della seduta odierna alle autorità giudiziarie competenti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché il Ministro Toninelli, al quale esprimiamo preventivamente la nostra solidarietà per le pressioni subite, ha assolutamente il diritto di essere tutelato dall'autorità giudiziaria per una condotta che è sanzionata dal nostro codice penale. Io le chiedo, signor Presidente, di trasmettere immediatamente gli atti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Deputato Orlando, su questa questione lei sa benissimo che i nostri verbali sono pubblici, tutti possono consultarli e, quindi (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)… per favore, per favore, funziona così, i verbali nostri sono pubblici, se ci saranno avvisi da parte della magistratura, per avere questi verbali, può richiederli tranquillamente. Funziona così.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Per un richiamo al Regolamento, sempre all'articolo 8. Presidente, credo che per la sua saggezza e anche il suo ruolo precedente di strenuo difensore dei diritti, prescindendo se fossero di opposizione o di maggioranza, lei sa benissimo che c'è un articolo del codice di procedura penale, il 331, che obbliga il pubblico ufficiale, laddove vi siano dei segnali di reato, a trasmettere gli atti alla procura della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). E questo è un obbligo a cui immagino lei non intenda sottrarsi…

PRESIDENTE. Ove gli atti non fossero pubblici (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). No, no… Presidente io no so chi…

PRESIDENTE. Poi facciamo una disquisizione…

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Io sto completando il mio pensiero.

PRESIDENTE. Prego, Deputato Sisto. Colleghi, facciamo terminare il deputato Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). La pubblicità degli atti non esime il pubblico ufficiale che abbia contezza di reati dalla immediata trasmissione alla procura della Repubblica. Non “trasmissione”, ma “immediata trasmissione”! E se qualcuno le dice che la pubblicità degli atti è un'esimente da questo obbligo, le dice una cosa inesatta (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), perché la pubblicità degli atti è un presupposto, ma non è la sensibilità di chi percepisce l'esistenza di reati e li trasmette alla procura della Repubblica che potrebbe non averne contezza, nonostante la pubblicità degli atti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Quindi, io credo che la richiesta del collega Orlando sia una richiesta, non sensata, ma doverosa, e che ove non fosse esaudita potrebbe comportare delle responsabilità che nessuno intende assumersi, tanto siamo convinti che regni in quest'Aula il rispetto delle regole. Io pertanto la invito, caldamente, su quanto ha detto il Ministro Toninelli, a dare seguito a questa richiesta che, ovviamente, faccio mia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, con tutto il rispetto, intervengo su un punto che riguarda l'articolo 8 di cui lei ha appena trattato, diciamo non condividendo il pensiero di chi mi ha preceduto. L'incipit dell'articolo 8 del nostro Regolamento è: “Il Presidente - della Camera - rappresenta la Camera”. Se non ci fosse bisogno della sua rappresentanza, potremmo mettere lì il verbale dei nostri lavori e, invece, è lei che deve tutelare quest'Aula. Laddove in quest'Aula vi sia l'ammissione di un indizio di possibile reato, oppure la notizia di un possibile comportamento penalmente rilevante, noi chiediamo a lei di rappresentare; nella funzione di gestione del corretto andamento dei lavori, ma prima della funzione del corretto andamento dei lavori, quell'articolo dice che lei ci rappresenta, non un anonimo e muto verbale dei lavori. È lei che deve cogliere se, in quest'Aula, un Ministro della Repubblica - e noi gli rinnoviamo la solidarietà, qualora fosse vero ciò che il Ministro ha appena annunciato – cioè che ha subito indebite pressioni che ovviamente ove si fossero manifestate sarebbero penalmente rilevanti. È lei che deve rappresentare la Camera e con la Camera tutto il Paese, perché questo che abbiamo sentito è inaccettabile! E accetti il consiglio di rappresentare ad una procura della Repubblica le parole che abbiamo sentito, altrimenti verrebbe meno a quel principio iscritto nella prima riga dell'articolo 8: che lei ci rappresenta e per rappresentarci un fatto di questa gravità deve essere rappresentato da lei alla procura dalla Repubblica a nostro nome (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

COSIMO MARIA FERRI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Presidente, sempre sull'articolo 8. Io, invece, le voglio dare una via d'uscita, perché tramite lei vorrei che chiedesse al Ministro se ha già presentato lui la denuncia in procura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché io presumo che un Governo che parla di disegno di legge sulla corruzione, che parla di agente provocatore, di agente sotto copertura, un Ministro che subisce pressioni, ancor prima, con tutto il rispetto per quest'Aula parlamentare, di riferirlo in Parlamento, dovrebbe rivolgersi alla procura della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo deve fare un Ministro!

Quindi, seguendo l'articolo 8, le do una via d'uscita, qualora il Ministro, come penso che abbia fatto, si sia rivolto alla procura, perché un Ministro che subisce pressioni interne ed esterne, non deve venire qui, deve andare a piazzale Clodio, in procura, e presentare, a seconda di dove ha subito queste pressioni, l'esposto alla procura della Repubblica.

Quindi, io penso che la cosa sia risolta, perché mi auguro che un Ministro serio, competente, che subisce pressioni, le vada a denunciare. Quindi, si risolve il problema se il Ministro Toninelli si alza e dice: sì, ho subìto pressioni e sono andato subito in Procura a denunciarle. Questo bisogna fare nel rispetto della legalità e questo si fa quando si parla di lotta alla corruzione e di lotta per la legalità. Se uno subisce pressioni e non lo dice, lo viene a dire solo qui, va bene, ne prendiamo atto e ringraziamo, e secondo l'articolo 8 ci rivolgiamo a lei che lo faccia lei, perché tutti l'abbiamo sentito, ma mi auguro che questo non sia dovuto, perché sono sicuro che il Ministro Toninelli l'ha già fatto lui, una volta che ha subito le pressioni. Questo vuol dire trasparenza, questo vuole dire legalità e questo vuol dire fiducia nella magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

VITTORIO SGARBI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (FI). Onorevole Presidente, la Camera è riunita in ordine al punto unico dell'ordine del giorno che dice: Comunicazioni del Governo sul crollo del “ponte Morandi” di Genova il 14 agosto. Siamo qui, tutti, in una seduta dolente e l'interessante dibattito sull'ordine dei lavori sollevato dal Ministro Orlando, da un membro storico del CSM, dall'avvocato Sisto, al di là della funzione parlamentare, in ordine alle sue responsabilità, ci induce a pensare che sia materia cogente, su cui valutare l'opportunità indicata dai colleghi. Ma, dal momento che queste comunicazioni sono trasmesse da un Ministro che è vivente e che è informato dei fatti, non vedo perché debba nascondere a noi i nomi di quelli che hanno fatto pressione su di lui (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Ce li dica, non li nasconda, non sia loro complice e colluso con quelli che lo hanno minacciato! Non mi importa che denunci o che tocchi a lei farlo, voglio sapere da lui, che ci informi lui chi ha tentato di intimidirlo. I nomi, qui, in quest'Aula, davanti a deputati come lui responsabili dell'andamento della nazione e dei diritti che hanno i cittadini di sapere la verità! O volete secretare, quando avete dichiarato di desecretare? Dovete secretare la sensibilità, l'anima sensibile di Toninelli (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)? Dovete far sì che non sia turbato? Ci dica i suoi turbamenti e gli saremo vicini (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Per favore, per favore, così non possiamo andare avanti!

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). Grazie, Presidente; sempre sull'articolo 8, volevo evidenziare la pretestuosità delle eccezioni svolte dall'opposizione che non sono nel tema della discussione di oggi, perché le loro eccezioni danno per presupposto che ci sia un reato e che il Ministro Toninelli non abbia intenzione di agire, semmai, e, quindi, sono eccezioni pregiudiziali che non trovano conforto nella realtà. Inoltre, se il presupposto è quello di riferire dei nomi o il compimento dei reati, si confonde quella che è la competenza del potere giudiziario e le cautele rispetto al riferimento di fatti che rientrano nella competenza del potere giudiziario, quando questa è una sede legislativa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. A questo punto, andiamo avanti con l'intervento del deputato Cassinelli. Andiamo avanti a questo punto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Per un richiamo al Regolamento, articolo 59.

PRESIDENTE. Il Ministro Toninelli se ritiene, ha facoltà di intervenire, altrimenti andiamo avanti con gli interventi. Prego, deputato Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Richiamo al Regolamento, articolo 59. Nel silenzio perdurante del Ministro Toninelli, vediamo se riesco a rappresentare la difficoltà di comprendere il contenuto delle sue comunicazioni.

Io ritengo che il Ministro, con un'imprudenza che non è soltanto lessicale ma anche concettuale, abbia riferito in Aula due espressioni gravemente offensive dell'Aula e delle istituzioni. Ha detto, in particolare, che non c'è lo Stato al Ministero. Io trovo che un Ministro della Repubblica che affermi che non esiste lo Stato offende il Parlamento, le istituzioni, la Costituzione e la democrazia di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Presidente, non è una critica politica ma è una critica strutturale; è come se il Parlamento italiano non rispondesse ad un sistema democratico.

E ne aggiungo un'altra, ancora più grave. Noi, purtroppo, abbiamo l'abitudine di abituarci a quello a cui non ci si deve abituare - scusate il bisticcio -, ma quando io sento parlare di mangiatoia io dico che una mangiatoia è una denuncia di un reato. Se qualcuno dice che ha trovato la mangiatoia deve denunciare quello che ritiene essere mangiatoia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Deputato Sisto, concluda.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Allora, io credo che si debba finire (e ho finito, Presidente). Trovo sconveniente che un Ministro della Repubblica si avventuri - ma perché è un'avventura, un'avventura incredibilmente inaccettabile - in espressioni di questo genere, criticando pesantemente istituzioni, denunciando reati, criptando fatti e dando del Parlamento una pessima immagine. Io ritengo che tutto questo non sia ammissibile e che, al di là delle parole…

PRESIDENTE. Deputato Sisto, deve concludere.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). …vi è un vuoto pneumatico dei contenuti.

La invito a richiamare il Ministro Toninelli, onde evitare…

PRESIDENTE. Deve concludere…

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). La invito a richiamare il Ministro ad evitare espressioni di questo genere.

PRESIDENTE. Il Ministro è qui e, quindi, ha ascoltato tutto il dibattito. È l'esercizio della proprio responsabilità.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Presidente, le affermazioni che quest'oggi ha reso in Aula il Ministro Toninelli, le affermazioni che abbiamo ascoltato oggi, in realtà sono state pronunziate, in identico testo perché erano lette, il 27 agosto dinanzi alle Commissioni riunite di Camera e Senato, Commissioni VIII di Camera e Senato. Ora, le pressioni interne ed esterne: insomma, il problema non è solo semantico evidentemente. Capisco che ha letto, ma in genere chi legge ha anche scritto (almeno è augurabile). Ciò che rileva è che non c'è un problema di opportunità ma c'è un obbligo di legge. È il codice di procedura penale ancora in vigore, se stanotte non è stato espunto.

Ora, tenga conto …

PRESIDENTE. Sì, ma questa è una cosa che fa fede personalmente alle responsabilità del Ministro. Adesso in quest'Aula il dibattito è pubblico, è trasparente ed è visibile a tutto il mondo.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Presidente, lei comprende perfettamente che il Ministro Toninelli è un pubblico ufficiale. Non è un quidam de populo il quale può ritenere, in presenza di una pressione interna ed esterna, di denunciare o di non denunciare. Egli è un pubblico ufficiale e ha l'obbligo di denuncia. Capisce? Quindi, non è una facoltà.

PRESIDENTE. Perfetto. Mi è chiaro.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Lei poi, come Presidente dell'Aula, può trasmettere il verbale, che è atto pubblico. La magistratura lo può acquisire anche aliunde

PRESIDENTE. Esatto.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). …ma il Ministro Toninelli ha l'obbligo. È troppo facile dire frasi in libertà e non essere chiamato a risponderne (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Però, adesso andiamo avanti, perché ci saranno gli interventi di tutti i partiti politici e saranno affrontate anche queste questioni.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Fiano, cerchiamo di andare avanti altrimenti non concludiamo. Ha già parlato, però. Faccia intervenire qualcun altro del suo partito.

ETTORE ROSATO (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (PD). Intervengo sempre sul Regolamento e, anzi, sarò ancora più preciso, Presidente. Io mi rivolgo a lei e alla sua specifica competenza. Qui è venuto in Aula il Ministro Toninelli a leggere delle dichiarazioni che peraltro avevamo già letto sull'Ansa perché erano già sull'Ansa e non erano nulla di diverso di quanto è stato detto in Commissione, con lo stesso tono di arroganza e di presunzione senza entrare…

PRESIDENTE. Però…

ETTORE ROSATO (PD). Arrivo, Presidente. Mi lasci fare come ha fatto il Ministro, che ha fatto tutte le premesse che voleva.

PRESIDENTE. Però, lei in questo momento sta intervenendo…

ETTORE ROSATO (PD). Mi lasci arrivare alle mie conclusioni.

PRESIDENTE. …e non sta dando la possibilità di iniziare le comunicazioni.

ETTORE ROSATO (PD). Ma stiamo nel merito, siamo nel merito…

PRESIDENTE. Nel merito del Regolamento deve essere. Deputato Rosato, lo sa bene.

ETTORE ROSATO (PD). E io mi rivolgo esattamente alle sue competenze, quelle dell'articolo 8.

Presidente, lei deve chiedere al Ministro Toninelli che usi quella trasparenza di cui anche lei ha lodato la necessità in quest'Aula nel suo intervento di inizio della legislatura. Lei deve chiedere al Ministro Toninelli, che ha detto delle cose gravissime, che, di fronte al Parlamento italiano e di fronte ai colleghi parlamentari, dica chi ha fatto pressioni, commettendo un reato nei confronti di un Governo che doveva fare alcune cose. Quindi, io mi richiamo alla sua competenza, al suo obbligo di richiamare il Ministro Toninelli a dire le cose con trasparenza qui.

Dopodiché il Ministro Toninelli non riterrà di andare in procura? Se ne assumerà le responsabilità. Ma io sono per richiamare la responsabilità di fronte a questo Parlamento di dire con chiarezza cosa è accaduto nei confronti di un atto che lui è venuto qui, con parole semplici, a dichiarare, e quelle parole semplici vanno declinate, spiegando chi ha fatto queste pressioni, perché altrimenti ci sarà qui un pensiero su uffici ministeriali e maggioranza del suo Governo.

Vedo un sottosegretario…

PRESIDENTE. Deputato Rosato, concluda.

ETTORE ROSATO (PD). Il suo sottosegretario ha votato per il rinnovo della concessione quando erano in regione. Quindi, vogliamo capire chi sono queste pressioni indebite.

Quindi, richiamo lei e chiedo a lei, Presidente, di fare una richiesta esplicita al Ministro Toninelli per essere trasparente, così come ci ha spiegato nel suo intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Deputato Rosato, se parla della trasparenza dell'Aula è chiaro che il mio compito è che quest'Aula sia al 100 per cento trasparente. Il dibattito pubblico è visibile e gli atti tutti li possono chiaramente prendere e leggere.

Per quanto riguarda il resto, il Ministro Toninelli prenderà le proprie responsabilità rispetto a ciò che ha detto davanti a tutti. Lei giustamente chiede trasparenza - politicamente - al Ministro dei trasporti, ma dobbiamo andare avanti con il dibattito.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, mi richiamo al primo comma dell'articolo 59. Siccome in tutto questo dibattito appare e glielo dico perché facciamo che valga per il futuro…Non mi riferisco alla procura della Repubblica e ad altre cose, ma mi riferisco all'articolo 8 che dice che lei deve applicare il Regolamento e una specifica norma del Regolamento, che è al primo comma, le affida una responsabilità che lei e solo lei può esercitare, né la procura della Repubblica né altri, che riguarda quello che accade qui dentro e che le dà l'importantissima responsabilità, a garanzia anche della sua imparzialità rispetto a tutti, di essere in grado di esercitare la funzione di intervento su un deputato che fa affermazioni sconvenienti e che addirittura possono turbare la libertà della discussione.

Quello che le ha posto il collega Lupi all'inizio è un problema molto serio, cioè che la libertà della discussione sia legata al comportamento del deputato e in questo caso addirittura la libertà della discussione, con le affermazioni che ha fatto il collega Toninelli, a mio avviso può essere messa a repentaglio, perché le cose che ha detto l'onorevole Toninelli sono delle cose molto gravi. Io le voglio solo dire, per il futuro, che intanto possiamo anche andare avanti, però lei non assuma una posizione come se lei fosse estraneo a quello che accade qui dentro. Il Regolamento le affida delle responsabilità e lei quelle responsabilità le deve esercitare. Non sono giudizi politici perché una frase come quella che ha detto l'onorevole Toninelli, il Ministro Toninelli, è palesemente una frase almeno sconveniente e lei aveva il dovere di richiamarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

CARMELO MICELI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMELO MICELI (PD). Grazie, Presidente. L'intervento riguarda sia l'articolo 8 che l'ordine dei lavori e io le chiedo un attimo di bontà per provare a esprimere il mio concetto.

Intanto, in quest'Aula è stato chiesto espressamente, a lei Presidente e non ad altri, di trasmettere il verbale di questa seduta, in nome e per conto del Parlamento, alla procura competente per territorio.

PRESIDENTE. Io vi dico che siccome hanno già parlato…

CARMELO MICELI (PD). Presidente, mi lasci…

PRESIDENTE. La lascio concludere, però le dico che, siccome hanno già parlato molti colleghi del suo gruppo politico, dobbiamo andare un po' più veloci. Prego.

CARMELO MICELI (PD). Presidente, io andrò più veloce segnalandole, allora, che lei non ha una facoltà di trasmettere quest'atto alla procura della Repubblica perché anche lei è un pubblico ufficiale che ha appreso in quest'Aula l'esistenza di possibili notitiae criminis e che ha l'obbligo, ex articolo 333, di riferire in nome e per conto, così come le chiede quest'Aula, alla procura della Repubblica, con un altro obbligo che le segnalo, ai sensi dell'articolo 361 del codice penale: quello di non ritardare la denuncia, Presidente, perché l'omessa o ritardata denuncia è anche quella passibile di sanzione penale. E in questo caso un suo mancato attivarsi nel senso della trasmissione immediata dell'atto alla procura configura il reato di ritardata o omessa denuncia. Le segnalo, altresì, che ritengo, e mi associo alle parole…

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELO MICELI (PD). …dei colleghi che mi hanno preceduto, che la mancanza in quest'Aula dei nomi dei soggetti che avrebbero esercitato le pressioni sul Ministro o quantomeno della consapevolezza se il Ministro si sia già attivato con la procura, nel rispetto non solo e non tanto dell'articolo 333, l'obbligo di denuncia, ma l'obbligo di immediata denuncia ex articolo 361 del codice penale, come abbiamo segnalato…

PRESIDENTE. Deve concludere.

CARMELO MICELI (PD). …sarà una condizione, la mancanza di queste di queste notizie mette quest'Aula nelle condizioni di non potere continuare a lavorare. In che modo è possibile a quest'Aula entrare nel merito di questo dibattito se mancano a quest'Aula delle notizie di base, cioè…

PRESIDENTE. Concluda, deve concludere.

CARMELO MICELI (PD). …se esistono dei soggetti che hanno esercitato delle pressioni…

PRESIDENTE. Deve concludere, glielo avevo detto inizialmente.

CARMELO MICELI (PD). Se esistono dei soggetti che hanno esercitato delle pressioni per coprire le responsabilità del crollo di Genova, noi abbiamo il dovere, l'obbligo e il diritto di conoscere in quest'Aula chi sono questi soggetti e poi, eventualmente, discutere alla luce di queste sopravvenute notizie. Presidente, la prego di non sottovalutare questo aspetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Andiamo avanti.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento...

PRESIDENTE. È sempre sulla stessa questione, ha già parlato parte del suo gruppo. Dobbiamo permettere all'Assemblea di andare avanti e non le posso dare la parola.

ENRICO BORGHI (PD). Articolo 62 del Regolamento.

PRESIDENTE. Sul richiamo al Regolamento già hanno parlato i colleghi del suo gruppo, quindi possiamo andare avanti perché queste sono comunicazioni del Governo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ENRICO BORGHI (PD). Articolo 62 del Regolamento!

PRESIDENTE. Dobbiamo andare avanti, Borghi, dobbiamo andare avanti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dobbiamo andare avanti. Dobbiamo andare avanti. Non stiamo così permettendo all'Assemblea di fare le comunicazioni per cui siamo qui oggi. Lo sa, Borghi; lo sa, Fiano, anche lei. Dobbiamo andare avanti.

ENRICO BORGHI (PD). Lei mi sta negando la parola, è molto grave…

PRESIDENTE. Ho dato la parola a tanti deputati del suo gruppo, ho dato la parola a tanti deputati del suo gruppo.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

ENRICO BORGHI (PD). Perché dà la parola a lei?

CRISTINA ROSSELLO (FI). Articolo 8, secondo comma, signor Presidente. Volevamo chiedere un chiarimento; alcuni di noi si sono posti un problema già in sede di Commissione, ma non avevamo il diritto di parola, perché eravamo ospiti in Commissione. Ora le chiediamo, signor Presidente, come lei intende porre la questione sollevata nuovamente dal Ministro, perché da parte nostra deve andare la solidarietà a un Ministro che ha subito una pressione, però dobbiamo anche capire se è una minaccia, una violenza o una questione, diciamo, ambientale, di politica. Noi dobbiamo capire questo per sapere come lei intende porre la questione e come possiamo essere di solidarietà. Non tutti sempre possono essere ostili ad una posizione politica. Tutti i miei interventi si sono sempre connotati per una caratteristica di rispetto istituzionale.

Lei mi ha già sentito due volte intervenire sempre solo per le istituzioni. Quindi, va la nostra solidarietà al Ministro, se si è sentito pressato nell'esercizio delle sue funzioni. C'è anche il Ministro di giustizia presente: capire, quanto meno, se c'è stata una violenza, una minaccia. Come intende porre questa questione, signor Presidente?

PRESIDENTE. Ripeto per l'ultima volta: il Ministro è qui, si esprime a proprio titolo e prende le sue responsabilità su tutto. Non posso convincere o insistere sul Ministro a prendere la parola. Siete intervenuti. Il mio dovere, in questo momento, siccome ognuno ha le proprie responsabilità politiche, Governo, Ministro e deputati, la mia responsabilità è anche mandare avanti l'Aula per cercare di far sì che le comunicazioni abbiano inizio. Questo è lo stato dei fatti; poi è prevista la replica, e nella replica, magari, si risponderà a questa questione. Adesso dobbiamo andare avanti.

È iscritto a parlare il deputato Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Grazie, Presidente. Il 14 agosto è una data che rimarrà, suo malgrado, nella storia del nostro Paese. Una tragedia che ha coinvolto 43 vittime innocenti - per cui esprimiamo il nostro cordoglio più sincero e profondo e la nostra vicinanza rispettosa ai parenti -, decine di feriti, centinaia di famiglie sfollate dalle proprie abitazioni, interi quartieri con un futuro molto difficile da decifrare. È questa anche l'occasione per ringraziare il presidente Toti, il sindaco della città Bucci, e, insieme a loro, i vigili del fuoco, la Polizia, i carabinieri, la Guardia di finanza, i vigili urbani, le strutture sanitarie e tutti i volontari per un'opera per la quale non riesco a trovare una giusta qualificazione.

Quindi, è semplicemente un grande grazie. Una data, dicevo, che segna uno spartiacque da quello che Genova è stata e quello che Genova sarà, perché quel viadotto che è crollato in pochi secondi rappresentava, al di là della retorica, un vero punto di congiunzione tra le due metà della città, tra le due metà della regione, il ponente e il levante, e tra la Liguria e il resto del Nord-Ovest del Paese. Il crollo del ponte Morandi non solo ha diviso fisicamente le due sponde del fiume Polcevera, ma ha concretamente portato indietro l'orologio del tempo per la viabilità agli anni Sessanta. Una gravità che si riflette nell'intero sistema industriale Nord-Ovest del nostro Paese. La reazione dei genovesi è stata encomiabile in termini di solidarietà come in termini di lucida pazienza fin qui dimostrata.

Una lezione che il Governo dovrebbe tenere bene a mente in maniera responsabile. Invece i post e i proclami si sprecano, le dichiarazioni si accavallano e si contraddicono tra di loro. Abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto, un'ondata di intenti che una popolazione fiera e concreta come quella genovese, vi assicuro, ha avuto difficoltà a comprendere fin dal primo giorno. Alle dichiarazioni, alle dirette sui social e alle tante promesse devono seguire i fatti. Serve subito una legge speciale che preveda decisioni chiare per quanto riguarda la demolizione dei tronconi rimasti in piedi e per la ricostruzione del viadotto autostradale, ma, soprattutto, che metta a disposizione i fondi per intervenire contestualmente sul problema dei collegamenti e dei trasporti nel capoluogo ligure.

Il Governo ascolti il grido di aiuto che arriva da tante associazioni di categoria, dai sindacati e dalla cittadinanza e sostenga con un provvedimento ad hoc la transizione dall'emergenza al ritorno alla normalità per le attività del porto e dei suoi operatori. Stiamo parlando del principale porto del Mar Mediterraneo, un polmone economico che frutta ogni anno molti miliardi di euro per lo Stato e che rischia di frenare bruscamente per molto tempo. In ballo ci sono decine di migliaia di posti di lavoro e una fetta importante del PIL nazionale, e non solo regionale. Finora abbiamo sentito tante belle parole da ogni singolo membro del Governo, spesso in contraddizione tra di loro. Ora, Presidente, è il momento di passare…

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Abbiamo ascoltato tante questioni. Vista la delicatezza…

PRESIDENTE. Un minuto, un minuto, vada avanti.

ROBERTO CASSINELLI (FI). …mi lasci qualche minuto ancora. Occorre prevedere, dicevo, di assegnare al presidente della regione Toti il compito di commissario straordinario per la ricostruzione. Occorre prevedere le istituzioni di zone franche urbane e di zone speciali, dove attuare delle politiche economiche particolari. Oltre a ciò, Genova ha bisogno di un piano straordinario di manutenzione e di grandi infrastrutture nuove e moderne, e tra queste certamente la Gronda e il Terzo valico, ed invito nuovamente il Ministro Toninelli a pronunciarsi chiaramente su ciò.

In senso generale, il Governo ci dica anche cosa intende fare sulla concessione alla società Autostrade. L'audizione del Ministro Toninelli sia in Commissione che in Aula è stata quanto mai vaga. Dopo la tragedia di Genova avete cavalcato l'onda di un populismo esasperato sull'opportunità di un'immediata revoca della concessione.

Sia chiaro, sia ben chiaro: noi chiediamo fortemente che si individuino i responsabili di questo disastro, che vengano puniti. Noi non intendiamo fare sconti a nessuno, sul piano amministrativo, civile e penale; ma noi, anche se direttamente colpiti, siamo perché i processi si svolgano nelle aule dei palazzi di giustizia e non sulle piazze e sui blog, nascosti dietro una tastiera.

Concludo Presidente, con parole che appartengono a me ma che credo possano appartenere anche agli altri parlamentari liguri, al governatore Toti, al sindaco e a tutti i genovesi: qualsiasi decisione si prenda, l'importante è che non ritardi neppure di un minuto l'avvio dei cantieri per la ricostruzione del ponte e si facciano ancora più rapidamente le grandi opere come la gronda. Ai genovesi, ai liguri servono fatti, unità di intenti e non polemiche politiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Traversi. Ne ha facoltà.

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, mi sento in dovere di intervenire proprio perché, come genovese, ho vissuto questo dramma. Sono stato diverse volte in quel terribile contesto per valutare di persona la situazione e ho cercato di confrontarmi con i cittadini, per trovare con loro una ragione su quanto capitato, ma ancora oggi, a distanza di tanti giorni da quel terribile evento, non ci siamo ancora riusciti, forse perché questa cosa semplicemente non doveva succedere.

Provo una grande tristezza perché devo la massima riconoscenza a quel territorio, che è il cuore pulsante di quel collegio uninominale di Genova Ponente, che si estendeva dal mare e risaliva lungo la Val Polcevera, dove sono stato eletto come deputato di riferimento, perché proprio ai lati di quel ponte, tanto amato dai genovesi, abbiamo incrociato gli sguardi e ascoltato i cittadini e i loro problemi, ottenendo un grandissimo riconoscimento nel voto. E oggi più che mai siamo vicini a questi cittadini dei quali già conoscevamo le difficoltà e le esigenze, ma oggi abbiamo nei loro confronti e nei confronti di tutti gli italiani l'obbligo di dare delle risposte a questa che è una vera e propria emergenza, anzi un localizzato terremoto.

Abbiamo fatto breccia in quel territorio proprio perché i problemi sono tanti e irrisolti. Una città, Genova, che auspicava al cambiamento perché non riconosce più questo modo di fare politica, solo rivolto alla difesa di interessi per pochi e sulle spalle dei cittadini.

È una regione che, dopo un lunghissimo predominio della sinistra, non ha visto grosse novità, nonostante il ribaltone elettorale. Tuttora, con il nuovo governatore della regione e un nuovo sindaco in città, dopo tutte le promesse fatte, non si sono viste ancora scelte coraggiose e si fatica non solo sotto il punto di vista della viabilità e dei trasporti, ma anche del lavoro, della tutela della salute e dell'ambiente, e ancora oggi, invece, si è in ostaggio di un dissesto idrogeologico, con la paura o, peggio, la condivisa sensazione che nulla accada.

Vorrei ricordare che le alluvioni a Genova e in Liguria hanno provocato, dal 1970, ottantadue vittime e danni ingentissimi. Il 25 ottobre 2011 tredici decessi furono causati dall'alluvione nelle Cinque Terre e in Val di Vara; il 4 novembre 2011 esondarono a Genova il Bisagno, il Rio Fereggiano, e il Rio Mermi, causando la morte di sei persone.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Natural Hazards nel 2016, se capitasse su Genova - il Bisagno - un evento estremo simile alla precipitazione dell'ottobre 2011 nelle Cinque Terre, la stima dei danni potrebbe arrivare fino a 18 mila persone ferite, 700 vittime e 230 milioni di euro di danni materiali.

Ha ancora senso, quindi, parlare adesso di grandi opere? Mentre si parla di grandi opere, in Fontanabuona, nel 2013, ed esattamente a Carasco, si sgretola un ponte sotto la spinta del fiume in piena: due persone hanno perso la vita e per loro non ci sono e non ci saranno mai più responsabili, era la strada provinciale.

Ci parlano di grandi opere, ma la logistica ligure vede importanti limitazioni legate ad una linea ferroviaria in alcuni tratti a singolo binario. Da Savona in direzione francese una tratta a singolo binario fra La Spezia e Parma, di collegamento con la Pianura Padana e il Nord-est del Brennero; questi due nodi ai capi estremi della Liguria limitano pesantemente il trasporto di merci e persone, la qualità di vita dei pendolari, lo sviluppo turistico e l'economia ligure, nel suo insieme.

Ci sono poi limitazioni stradali che riguardano l'assenza di uno sbocco autostradale per la Val Fontanabuona e l'isolamento dell'area montana del Passo di Cento Croci fra le province di Parma e La Spezia, dove tunnel di limitata lunghezza potrebbero migliorare notevolmente i collegamenti con il resto della regione.

Al contrario, alcune opere commerciali realizzate a Genova nell'ultimo quinquennio o in corso di realizzazione sono discutibili dal punto di vista della sicurezza idraulica e del rispetto dei problemi idrogeologici che affliggono la Val Polcevera e la Val Bisagno e talvolta aggirano le norme delle zone rosse a livello idraulico.

Inoltre, le opere di manutenzione nel territorio comunale di Genova appaiono carenti, con un pilone scalzato sull'autostrada A12 nel corso del Bisagno, in piena città. In Lungobisagno Dalmazia gli argini sono a rischio, il ponte Feritore in Val Bisagno appare avere i piloni praticamente sul vuoto e si notano briglie feritorie in Val Bisagno sospese sul vuoto in zona Staglieno.

Infine, i lavori di messa in sicurezza del torrente Fereggiano prevedono la realizzazione di uno scolmatore; il primo progetto presentato era stato bocciato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici nel 2014 e la successiva versione è in corso di realizzazione e prevede una spesa superiore a 300 milioni di euro; peccato però che, come certificato da alcuni importanti studi, potrebbe non essere in grado di sopportare eventi alluvionali importanti.

E, ancora, ci parlano di grandi opere come il Terzo valico, che si bloccano da sole, inghiottite nelle montagne amiantifere, perché l'amianto negato ora spunta ovunque e gli interventi diventano poi un pozzo senza fondo; e, come si registrò in quella intercettazione fra i super-dirigenti poi arrestati per gli appalti pilotati, davanti all'allarme di un sottoposto per la presenza di fibra pericolosa nei cantieri, si sentì dire: «ma chi se ne, tanto la malattia arriva fra trent'anni». Ma le buone pratiche del passato sono già in atto da un po', perché in Liguria già si ammalano di tumore 12 mila persone l'anno.

Questi sono alcuni dei problemi della città e, in generale, della Liguria.

Quando Morandi progettava il ponte operava in un territorio edificato a dismisura, si inserì in un contesto cercando di bypassare un'urbanizzazione selvaggia e con l'obiettivo di rispondere all'esigenza di una città portuale che guardava la sua espansione verso i mercati del Nord; ma forse era il Nord che guardava, attraverso Genova, al Mediterraneo. In quei tempi si sognava il progresso, allora la Superba aveva superato gli 815 mila abitanti. Oggi siamo in piena decrescita, siamo arrivati a circa 578 mila, 237 mila abitanti persi in cinquant'anni.

Scorrendo le analisi della Banca d'Italia, si legge che la ricchezza pro capite immobiliare delle famiglie è la più elevata che altrove, grazie a quanto i nostri padri hanno costruito e risparmiato, ma è evidente che la Liguria ha diverse problematiche: una società lenta, anziana e la presenza più che doppia, rispetto al Nord Italia, di nuclei familiari in povertà assoluta.

Sempre ai nostri padri dobbiamo la presenza dell'autostrada, perché sono stati loro a pagare la costruzione, per poi vederla regalata a concessionari che oggi guadagnano miliardi di euro a rischio di impresa zero. Concessionari che non hanno fatto niente per impedire una tragedia come quella avvenuta il 14 agosto, una tragedia che ha portato alla disperazione centinaia di famiglie e gettato nel fango una nazione.

È semplicemente indecente che non ci sia stata alcuna dimissione nella società concessionaria, che non ci sia stato uno «scusate». Anzi, la società Autostrade ha inanellato dichiarazioni sempre più stravaganti, compresa quella di aver adempiuto puntualmente ad ogni obbligo, e questa è una vera e propria vergogna.

Oggi i numeri del turismo stanno già variando in negativo, lo spostamento difficoltoso porterà grandissimi disagi, rialzi dei prezzi e soprattutto danni incalcolabili al mondo delle imprese e delle piccole botteghe.

Chiedo che i partiti non solo non difendano più Autostrade, ma che il governatore e il sindaco di Genova si costituiscano parte civile per la richiesta danni e per i mancati profitti delle loro imprese e lo facciano per i cittadini che hanno permesso loro di assumere quell'incarico.

Ma adesso tocca a noi: partiamo da due presupposti. Primo: ricostruire non è solo un problema di Genova, ma di tutto il nostro Paese. Secondo: non bisogna, in modo asettico, ricostruire un ponte, ma ripensare il futuro di quella parte di città, impegnandosi su diversi fronti. Fra gli interventi indispensabili trovo ci siano quelli di ripristinare il prima possibile la ferrovia; ripristinare la situazione delle strade, procedendo con la demolizione del residuo ponte, ove naturalmente i tecnici riterranno indispensabile farlo; realizzare la nuova strada del Papa, all'Ilva, dove scaricare il traffico pesante, proposta già dai nostri consiglieri comunali prima del disastro; riattivare i pronti soccorsi degli ospedali di Sestri Ponente e Pontedecimo, in quella parte di città ora slegata, per garantire soprattutto assistenza ai cittadini, soprattutto quelli appunto separati dal resto della città e degli ospedali più centrali.

Ricostruire il ponte - è chiaro – e, da architetto, non sogno un ponte sul viadotto, ma anche un simbolo di progettazione qualificata, un segno grafico che abbia un valore simbolico, naturalmente nel rispetto dei tempi perché siamo in una vera e propria emergenza. E ancora: riqualificare la zona all'insegna di un progetto di mobilità sostenibile con l'ausilio dei trasporti pubblici, inibendo il più possibile l'uso dell'auto, anche con incentivi mirati, quali la gratuità di certi tratti. Se non ora, quando, visto che in Germania inizieranno a farlo in cinque città di medie dimensioni? Ne risparmieremmo in salute, spese sanitarie e qualità della vita. Infine, pensare alla nascita di parchi e aree verdi, che rendano sostenibili l'abitabilità e la vivibilità del quartiere. Abbiamo perso quasi 300 mila abitanti, mentre eravamo intenti a costruire. Non abbiamo più bisogno né di case, né di asfalto. In questa vicenda, oltre alle vittime, ci sono però tanti sconfitti e gli sconfitti non sono certamente coloro che sono contrari alle grandi opere inutili. È aberrante che, a soli quaranta minuti dalla tragedia, si sia parlato della Gronda, come se fosse un'alternativa al ponte Morandi e che la sua messa in discussione sia stata quasi individuata come la causa di questa tragedia. Chi lo ha fatto sa benissimo che il ponte Morandi era parte fondante di quel progetto e non un'alternativa alla “Gronda di Ponente”. Aver speculato sui giornali e in televisione sui 43 morti e una città in ginocchio è opera di veri sciacalli della politica, per giunta, si scopre poi, amici dei signori di Autostrade, e colgo questa occasione per scusarmi per loro anche con le vittime. Del resto, i nostri vecchi governanti, gli imprenditori e i giornalisti a loro servizio hanno ancora una volta dimostrato di non avere un cuore. Questa era la strada di tutti. Quando parlavano, a quaranta minuti dalla tragedia, i soccorsi avevano estratto e stavano estraendo persone che potevamo essere noi, un loro fratello, un parente, un caro amico. Vorrei per questo che il nuovo ponte sia intitolato alle vittime della tragedia e che questa vicenda resti indelebile nella nostra memoria perché non si ripeta mai più un simile evento.

Oggi però non abbiamo bisogno di divisioni e di polemiche. Stiamo vivendo un'emergenza e c'è bisogno dell'aiuto di tutti. Dobbiamo rivedere interamente il sistema delle concessioni, esigere il risarcimento di tutti i danni, sostenere le famiglie degli sfollati e le imprese del territorio, anche con misure urgenti, come la defiscalizzazione per le imprese e la garanzia dei nuovi alloggi per tutti gli sfollati. Ieri, in un nuovo sopralluogo nella zona rossa, ho ricevuto nuovamente l'apprezzamento degli operatori per la vicinanza del Governo, e vi ringrazio ancora. Durante la tragedia non è passato inosservato l'intervento immediato, con la messa a disposizione di capitali, la presenza costante dei Premier, dei nostri Ministri, dei sottosegretari e dei parlamentari in genere e il coordinamento fra tutte le forze in campo. Un ringraziamento particolare va a tutti i soccorritori per il loro prezioso lavoro: i Vigili del fuoco, che ancora ieri sono andato a ringraziare personalmente, la Protezione civile e tutte le Forze dell'ordine intervenute nell'area e che ancora stanno lavorando per garantire le attività di indagine. Voglio chiudere con un pensiero di fiducia per il futuro: mi piace pensare che questa energia di solidarietà e vicinanza, che nasce fra le persone quando si verificano grandi disastri, verrà utilizzata e messa a frutto per la rinascita di Genova e che tutti ci impegneremo perché non si debbano ripetere simili tragedie. Per i “prenditori” è invece il momento di sedersi in panchina e fare un bell'esame di coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Avendo pochissimi minuti a disposizione, eviterò di interloquire con un Ministro che si è dimostrato tetragono ad ogni osservazione e non avrò certo la forza per scalfire le sue certezze, quindi mi limito ai sentimenti di dolore da parte del nostro movimento, del nostro partito, Noi con l'Italia, nei confronti delle vittime, alla vicinanza ai familiari e ai feriti e a chi è costretto oggi a spostarsi di casa e ad andare a vivere da un'altra parte. Auspichiamo ovviamente che la magistratura possa individuare quanto prima la responsabilità: prima fa il suo mestiere e meglio è, anche perché toglierà lo spazio a strumentalizzazioni che sono già in corso. È per questo che invito al buonsenso, alla sobrietà delle dichiarazioni, che ovviamente anche oggi è stato superato e a un atteggiamento di responsabilità da parte di chi ha ruoli di Governo o ruoli istituzionali. Oggi il nostro compito è di fare in modo che quanto accaduto non abbia a ripetersi, ma il dibattito possa essere occasione invece per una riflessione seria, scevra da posizioni ideologiche sul nostro sistema di infrastrutture e sulle modalità di sviluppo dello stesso. Ci preoccupano non poco le improvvide prese di posizioni che autorevoli membri del Governo hanno assunto in maniera spesso contraddittoria sui media in queste settimane e riteniamo profondamente sbagliato per il nostro Paese un profilo interamente statalista sul ruolo delle infrastrutture.

Un sistema interamente basato sull'intervento dello Stato ci sposterebbe con le lancette dell'orologio indietro di vent'anni e inoltre contestiamo fortemente una visione ideologica basata sulla filosofia della decrescita felice. La filosofia che vede nelle grandi opere un nemico dell'umanità è una filosofia profondamente sbagliata. Le civiltà moderne hanno sempre costruito il proprio futuro, la propria crescita sulle comunicazioni, sullo scambio di merci e di persone, sulle infrastrutture e sulla qualità delle stesse infrastrutture. È impensabile che ciò possa avvenire interamente con il sistema pubblico ed è ovvio che il privato, proprio in quanto mira a massimizzare il profitto, va strettamente controllato, ma non certo escluso dalla partita. Oggi, Presidente, il sindaco di Genova, ricevendo i cittadini rimasti senza casa, ha portato la sua attenzione sull'orgoglio che ricostruì il Friuli, dopo il terremoto del 1976. Il sindaco di Genova ha detto: “Prendiamo esempio dal Friuli”! Ebbene io stesso, che vengo da quella zona, esprimo apprezzamento per le parole del sindaco, ma mi permetto di aggiungere un'altra considerazione rispetto a quanto la mia regione ha fatto in questi anni. Penso ad Autovie Venete, una società pubblico-privata, con capitale a maggioranza pubblica, con la presenza del privato, che ha sviluppato 200 chilometri di autostrade, che è operativa da decenni, che ha 200 milioni di fatturato, che ha creato seicento posti lavoro e che oggi sta realizzando 2 miliardi di opere pubbliche con finanziamenti europei e con cofinanziamenti. Ecco, io credo che questa società possa essere un esempio. Cerchiamo di non cadere nella trappola ideologica e cerchiamo di valorizzare quanto questo Paese ha saputo creare anche nelle autonomie locali e nelle autonomie regionali. Questo è un esempio di buona amministrazione che anche il Ministro potrebbe tenere in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Muro. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo da deputato ligure in questa discussione con il magone. È una tragedia che ha toccato tutti noi. Sono stato ai funerali di Stato, assieme a diversi colleghi e si respirava un clima di reale sofferenza, non solo tra i parenti delle vittime, ma in tutta la popolazione ligure. Permettetemi quindi, prima di passare a esporre l'intervento, di rinnovare le mie personali condoglianze ai parenti delle vittime e di esprimere vicinanza ai feriti, permettetemi anche di ringraziare le forze dell'ordine, i soccorsi e i volontari che hanno lavorato giorno e notte per salvare delle vite umane. Intanto, vorrei chiarire all'Aula che quel ponte non è definibile come il ponte di Genova, anche se collocato nell'area metropolitana di Genova. Per noi del Ponente ligure era l'unico modo per raggiungere il capoluogo via autostrada, per raggiungere quella Genova matrigna - come spesso la chiamiamo noi imperiesi - perché la sentiamo distante dalle nostre esigenze, ma che oggi ci fa sentire un po' tutti genovesi. È un collegamento quindi non solo fondamentale per la città di Genova, ma anche per i collegamenti tra le province liguri ed è uno snodo cruciale per i rapporti nel nord Italia. Chi, come me, è passato centinaia di volte da quel ponte ha sempre pensato in cuor suo: come fa a reggere con tutto questo carico? Ma è possibile che non si realizzino strade alternative? Ma in Italia si sa, arriviamo sempre tardi, dopo che si consumano le tragedie, a occuparci di queste cose. Ora, cerchiamo di non rendere vana questa tragedia e troviamo la forza di guardare avanti. Seppur coinvolti emotivamente, da liguri, siamo parlamentari e dobbiamo lavorare per raddrizzare questo Paese. Tante parole sono state spese in questi giorni sulle responsabilità da addebitare per il crollo del ponte. Io non mi esprimo e confido nella giustizia, ma una cosa fa davvero rabbia: apprendere di utili miliardari per la gestione delle autostrade. Penso alla A10, ma anche all'Autostrada dei Fiori, sempre in Liguria, tra le più care d'Italia. Evidentemente, c'è qualcosa che non torna tra i pedaggi spesi e le opere di manutenzione. È giunto il momento di fare chiarezza e rivedere seriamente la governance di queste infrastrutture. Detto questo, in questo intervento vorrei focalizzarmi sugli effetti che la tragedia ha provocato in termini di danni al settore produttivo di quell'area. Se vogliamo ripartire è necessario dare subito segnali di interesse verso il mondo delle imprese. Approfitto della vostra attenzione anche per aggiornarvi di quanto si sta facendo sul territorio su questo specifico aspetto della tragedia.

Devo dire che le istituzioni locali hanno dato e stanno dando prova di capacità politica e amministrativa di alto livello. È stata istituita una task-force tra regione Liguria, comune di Genova, Camera di commercio, Autorità portuale e associazioni di categoria, per ascoltare le imprese e programmare gli interventi di sostegno. È stato attivato dalla regione Liguria un numero verde gestito dalla Camera di commercio utile alla prima assistenza e all'orientamento delle imprese danneggiate, attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17. È stata effettuata una prima mappatura delle imprese presenti in zona rossa e nelle zone limitrofe, per quantificare i danni diretti e indiretti delle imprese e del loro indotto: grazie a questo lavoro posso informarvi che, al 30 agosto, risultano 1.432 imprese danneggiate dall'evento, di cui 40 ubicate in zona rossa, con danni materiali e soggetti ad ipotesi di rilocalizzazione. È stata effettuata, quindi, una mappatura delle imprese che avranno esigenza di rilocalizzare, quindi trasferirsi in nuove sedi, compatibilmente con le attività svolte e le esigenze produttive, e pertanto si sta svolgendo un censimento delle aree produttive comunali e regionali da mettere a disposizione delle aziende. L'obiettivo è non perdere queste aziende. È stata attivata una collaborazione con gli ordini professionali per supportare, a titolo gratuito, le imprese nella prima fase di stima dei danni: la regione Liguria ha predisposto il modello per la segnalazione dei danni che permetterà l'effettiva individuazione delle imprese che hanno subito danni diretti e indiretti ed è da compilare entro il 1° ottobre.

Ora, sempre relativamente al sostegno e alla salvaguardia occupazionale, la regione sta valutando: la sospensione per un periodo di dodici mesi dei debiti relativi ai piani di ammortamento, di agevolazioni già concesse alle PMI danneggiate dall'evento; di assegnare una priorità nella partecipazione ai prossimi bandi regionali alle imprese ubicate nell'area interessata all'emergenza come incentivo agli investimenti.

Come ho già detto, le istituzioni locali stanno lavorando bene e celermente per le questioni di loro competenza, ma non vanno lasciate sole. Ho molta fiducia nel Governo, l'ho visto presente sul territorio, l'ho visto stanziare rapidamente risorse per affrontare l'emergenza. Ora si tratta di capire come aiutare Genova e la Liguria a rialzarsi. Ho sentito dibattiti su leggi speciali, emendamenti vari, “milleproroghe”; mi ha fatto piacere la proposta del Ministro Toninelli di fare un decreto-legge per Genova e le infrastrutture: se questa è la strada più incisiva e più rapida, dobbiamo sostenerla tutti. Non mi appassiona il metodo con cui diamo le risposte e i tecnicismi giuridici, l'importante è agire in fretta e agire con cognizione di causa.

Allora, tornando a parlare di sviluppo economico, ci sono delle azioni che il Governo può fare subito e che, contestualmente a quanto stanno facendo le istituzioni locali, potrebbe costituire un pacchetto di misure per dare un po' più di respiro e una boccata di ossigeno alle imprese in difficoltà e, di conseguenza, ai lavoratori, ad esempio: la sospensione, per la durata dello stato di emergenza, degli obblighi contributivi; una cassa integrazione in deroga da applicare anche alle piccole imprese dell'artigianato e del commercio; un sostegno al reddito mediante la concessione di un'indennità pari al trattamento massimo di integrazione salariale con la relativa contribuzione figurativa della durata di quattro mesi a favore dei lavoratori del settore privato, dipendenti di aziende operanti nella zona colpita dal crollo; un'indennità una tantum in favore di lavoratori autonomi, compresi i titolari di attività di impresa che abbiano dovuto sospendere l'attività a causa del crollo.

Bisogna chiedere all'INPS di sbloccare 15 milioni di euro, che erano già stati destinati alla regione sulla partita delle aree di crisi industriali semplici e complesse; ci sono stati solleciti, ma è da dicembre del 2016 che Genova, pur rientrando in un'area di crisi semplice, quindi beneficiaria di fondi destinati alle imprese, aspetta queste risorse. Quindi, interventi urgenti in un combinato disposto tra le competenze regionali e dello Stato.

Finora vi ho parlato di sgravi e di incentivi, come ne ha parlato anche il Ministro, relativi alle imprese, all'indotto e ai dipendenti. Misure necessarie, intanto per dimostrare che lo Stato c'è, per evitare la chiusura definitiva delle attività, se non il trasferimento in altra regione. Bisogna correre ai ripari, iniettare risorse fresche e rinunciare a tasse e tributi per trattenere sul territorio chi produce ricchezza, chi garantisce posti di lavoro. Questo deve essere il primo obiettivo di tutte le forze politiche.

Bisogna lanciare il cuore oltre l'ostacolo, riemergere dalla tragedia di Genova con uno spirito propositivo e dinamico. Riuniamoci sotto l'egida del Governo con tutti coloro che hanno dimostrato di amare Genova e la Liguria, le associazioni di categoria e i professionisti. Tutte le forze politiche aiutino questo percorso virtuoso lasciando da parte le polemiche e le posizioni preconcette. Affianchiamo, stimoliamo, suggeriamo al Governo soluzioni di ampio respiro per il rilancio di Genova. Vediamo se c'è da rivedere il codice degli appalti per talune procedure urgenti, vediamo come effettuare un'esenzione di tributi, sia nazionali che locali, una deroga ai limiti assunzionali - e concludo, Presidente - per il reclutamento di personale che fa volontariato. Definiamo una volta per tutte che i mezzi di soccorso e di volontariato che vanno sulle nostre autostrade, ma non a Genova, non in seguito a un'emergenza, ma in tutta Italia, non debbano pagare il pedaggio autostradale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Proviamo a costituire, visto che finora sono state fatte solo al Sud, zone logistiche speciali o a economia speciale nell'area portuale di Genova per aiutare gli investimenti del porto e non soffrire una concorrenza a livello europeo, che oggi è ancora di più colpita dopo la tragedia.

Insomma, con questo intervento - e l'ho ridotto visti i tempi - spero di aver centrato le richieste del territorio. Ho visto la risoluzione presentata dalla maggioranza, che ci apprestiamo a votare e che contiene questi obiettivi, spero di aver presentato dei contenuti e che il Governo tenga in considerazione questi obiettivi. Come dicevo all'inizio, non chiamiamolo ponte di Genova, chiamiamolo ponte d'Italia: che sia la prova di un Governo che investe, che investe nelle infrastrutture, che segua a testa alta le emergenze e che creda nello sviluppo della Liguria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie Presidente, colleghi, signor Ministro, questa sua comunicazione, se fosse il caso, è stata addirittura più inutile di quella del 27 agosto: una stanca liturgia priva di notizie, peraltro breve, pochi minuti, forse un pochino più aggressiva rispetto a quelle del passato e, le do una notizia, in assenza dei suoi colleghi Ministri della Lega: questo è un fatto politico per noi rilevante. Una ripetizione di dati che ormai anche la signora Maria e il signor Mario, che lei ha citato simpaticamente nella sua audizione del 1° di agosto, hanno imparato a memoria dai giornali e dalle televisioni. E lei ricorderà, in quella occasione non citò mai due sostantivi femminili: autostrada e concessione, non solo per superficialità, qui c'è anche una buona dose di inconsapevolezza del ruolo, noi riteniamo anche di incompetenza politica. Vada a rileggersi, signor Ministro, le comunicazioni portate alle Commissioni competenti dai suoi predecessori, dove anche il peggiore evitò di improvvisare a tal punto da ignorare le infrastrutture autostradali (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)...

PRESIDENTE. Che succede? Che succede?

ALESSIO BUTTI (FDI). Io sto parlando col Ministro, se non è al telefono…

PRESIDENTE. È una funzionaria…

ALESSIO BUTTI (FDI). Io gradirei essere ascoltato, se vuole ricomincio.

PRESIDENTE. Parta da dove aveva concluso adesso, senza ricominciare.

ALESSIO BUTTI (FDI). Ah, quindi mi darà qualche secondo in più, perché io ci tengo ad essere…

PRESIDENTE. Sì, le darò qualche secondo in più, non è questo il problema, lo do sempre qualche secondo in più.

ALESSIO BUTTI (FDI). La ringrazio per la sua gentilezza e spero di poter confidare anche sulla gentilezza e sull'ascolto del Ministro. Dicevamo che noi abbiamo la sensazione che lei sia un po', come si dice per gli emendamenti, estraneo per materia. E purtroppo lo ha dimostrato da subito, anche su questa triste vicenda, quando, con l'onnisciente Vicepremier Di Maio, rilascia decine di dichiarazioni a caldo più attente alla pancia, non solo dei liguri o dei genovesi, ma degli italiani in generale, che al ponte crollato; più attento alla propaganda, più attento alla competizione con i vostri colleghi di Governo in questo slancio mediatico, che alle reali conseguenze di quel disastro, alle sue vittime, alle imprese messe in ginocchio, agli sfollati: un'autentica bulimia mediatica fatta di tweet, post, di parole al vento, spesso in contraddizione tra loro.

E poi gli errori pacchiani commessi - ecco perché lei è estraneo per materia -, dovuti credo alla sua emotività ma anche probabilmente alla scarsa razionalità, come quella di nominare una commissione ministeriale ispettiva guidata, guardiamo un po', dal provveditore delle opere pubbliche di Piemonte, Val d'Aosta e Liguria, in questa strana commistione tra controllore e controllato; un provveditore, peraltro, che sappiamo e abbiamo saputo successivamente avere una certa dimestichezza con le autorizzazioni facili. E non per questo stiamo esprimendo un giudizio sulla qualità professionale del funzionario, sia ben chiaro, lo ha detto lei, e solo su questo noi siamo solidali con quanto lei ha detto politicamente. Anche la sinistra ha pesantissime responsabilità sulla privatizzazione della gestione delle autostrade, su questo, ripeto, siamo solidali con lei; poi, le responsabilità di Autostrade, beh, quelle sono note, tanto che Atlantia è tracollata anche in Borsa. Ma qualche responsabilità politica l'ha anche lei, signor Ministro. Lei sconta la sua impreparazione perché non ha mai fatto parte di una Commissione parlamentare di merito, non è un tecnico ed è stato calato su quella poltrona, che probabilmente è la poltrona più complessa e più complicata di un Governo, alla faccia del merito e della competenza, che sono due criteri, due requisiti che il suo movimento chiede per gli altri ma non per i propri esponenti quando devono sedere sui banchi del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E lei ha accettato anche se consapevole dell'inadeguatezza del vostro contratto di Governo in tema di infrastrutture, perché nel vostro contratto di Governo, signor Ministro, voi parlate - udite udite - anche di piste ciclabili; lo fate con dovizia di particolari, lo fate discettando su quelle urbane e su quelle extraurbane; parlate di bike sharing, ma poi vi dimenticate di parlare di autostrade, di concessioni, di manutenzioni. Ma davvero un partito che si candida a gestire uno dei Dicasteri più importanti in assoluto, come le ho già detto, può ignorare questioni strategiche ben note e così importanti? Vi siete accorti dell'esistenza delle autostrade e delle concessioni a Ferragosto! Questo è vergognoso, perché avete avuto la possibilità anche di fare propaganda sulle disgrazie!

E nelle prime ore dopo la tragedia i giornali titolavano gli articoloni con le vostre avventate dichiarazioni: la revoca è un affare - ce l'ho ancora fotografato in mente -, Corriere della Sera, virgolettato attribuito al Vicepremier Di Maio, salvo poi ingranare la retromarcia, perché la strada in quella direzione era lunga, tortuosa e soprattutto costosa. E lei, che questa volta è esperto in risarcimenti di sinistri, vista la sua professione, avrebbe dovuto saperlo, perché era chiaro a tutti che la questione da quel momento sarebbe divenuta esclusivamente giuridica. Però potete sempre applicare il concetto di obbligo flessibile, mutuandolo dalla questione dei vaccini: obbligo di revoca ma con qualche flessibilità; del resto, questo è il Governo dell'ossimoro. Però, gli italiani, che si sono tutti indignati almeno quanto voi se non molto più di voi rispetto all'atteggiamento di Autostrade, vogliono risposte, i genovesi vogliono certezze: le concessioni le revocate o no? Interamente o parzialmente? Con ristoro o senza ristoro? Chi ricostruirà il ponte? In quanto tempo e con quali soldi? Avete il coraggio di andare in deroga con il codice degli appalti nominando un commissario straordinario per questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché, altrimenti stiamo parlando del nulla. E a che punto è la legge speciale su Genova, signor Ministro? Non un provvedimento dopo 23, 24 giorni dalla tragedia di Genova, come lei ci ha accennato: una legge speciale per Genova, per la sua gente, per le sue imprese, per il suo porto, che ricopre di miliardi lo Stato, perché si parla di 5 o 6 miliardi di accise! Una ZES, ad esempio, visto che c'è un porto a Genova, una zona economica speciale, potrebbe essere una proposta. E che risposte logistiche state offrendo ai trasportatori, agli operatori? Quando e come interverrete, modificando la norma dei lavori subappaltati in house con la quota del 40 per cento?

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSIO BUTTI (FDI). Mi prendo, se lei consente, Presidente, un paio di minuti.

PRESIDENTE. Da adesso un minuto.

ALESSIO BUTTI (FDI). Risposte fumose. Noi abbiamo avanzato tante domande. Ebbene, avete avuto la fortuna di incontrare sulla vostra strada Renzo Piano, che offre un'idea di progetto, non un progetto esecutivo o un progetto definitivo, che è una cosa ben diversa; trovo oggettivamente difficile che sulla stessa strada possiate incontrare anche Mago Merlino, che sulle note de La spada nella roccia possa ricostruirvi il ponte in quattro e quattr'otto, quindi diteci come, quando e con quali soldi intendete realizzare questo ponte, e ditecelo anche subito.

Fratelli d'Italia - e vado alla conclusione - ha offerto contributi in termini di proposte e di idee, lo ribadirà anche l'onorevole Meloni nel suo intervento, abbiate la capacità non dico di ascoltare, perché il Ministro non ha ascoltato nulla di tutti gli interventi che si sono succeduti fino a questo momento, ma abbiate la capacità di capire, oltre che sentire, perché sentire lo state facendo, peraltro, con malcelato fastidio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Presidente, il Ministro Toninelli oggi ha replicato in tono minore, con meno tempo e con meno argomenti, la sostanza di questa relazione che ci ha presentato in Commissione bicamerale pochi giorni fa: una requisitoria sul passato (ma le requisitorie le fa la magistratura) senza nessuna proposta concreta, solo vaghi titoli. In questa vicenda il Governo ha scelto una strada sbagliata, la strada della propaganda, ed è un errore che pagherete, non soltanto per le accuse che ci avete rivolto e che possono essere ribaltate ad una parte della vostra maggioranza, ma soprattutto per il messaggio di confusione e di odio che avete trasmesso al Paese in un momento in cui c'è bisogno di concretezza, entro certi limiti anche di collaborazione. I cittadini aspettano decisioni, c'è angoscia, oggi ci sono state delle proteste davanti alla regione Liguria, ma dopo venti giorni non si capisce come intendete procedere sulla ricostruzione del ponte e su tutto il resto. Avete aperto un fronte, quello delle concessioni, delle nazionalizzazioni, dal quale non riuscite più a uscire, perché avete detto di tutto: revoca delle concessioni (ancora oggi), revisione delle concessioni, nazionalizzazioni, e poi è arrivato anche il presidente del Veneto, Zaia, a parlare di regionalizzazione dei servizi; tutto senza mai una cifra, senza un piano finanziario, senza un elemento di concretezza.

Si è detto: verità e giustizia; allora vediamole alcune di queste verità sulle concessioni. Sarebbe interessante rifare la storia delle privatizzazioni e delle concessioni autostradali dalla fine degli anni Novanta e dei rapporti tra lo Stato e gestori attraverso i Governi ed i diversi colori politici dei Governi, perché, in questa storia, si scoprirà probabilmente, anzi sicuramente, che c'è chi ha tentato di mettere dei paletti e li ha messi e chi invece ha lavorato per toglierli. È la storia del passaggio decisivo del 2008, che è stato ricordato qui, e che anche lei ha ricordato, quando il Governo Prodi non ebbe il tempo di portare un provvedimento in Parlamento che fu modificato poi dal Governo Berlusconi, togliendo le prerogative di maggiori controlli sui rendimenti, sui controlli, sugli investimenti, e portando ad un imbavagliamento del Parlamento con le modifiche che il Governo Berlusconi fece, che tolse alle Commissioni parlamentari e agli organi di vigilanza la possibilità di discutere le concessioni, che furono approvate per legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Chi c'era in quel Governo? C'era il presidente del Veneto, Zaia, che era Ministro, il Viceministro Castelli, e c'era il leader della Lega, il Ministro Salvini, che adesso parla di un errore - un errore! -, l'errore di aver congelato delle concessioni senza il parere del Parlamento. Beh, questi, colleghi dei Cinquestelle, sono i vostri alleati, quelli che giorno dopo giorno vi stanno mangiando l'anima in questa esperienza di Governo.

E se volessimo andare più avanti a parlare di verità, ce ne sarebbero ancora tante altre da dire. Noi abbiamo iniziato un percorso vero, concreto, di modifica del regime delle concessioni, e lo si vede dai dati, che sono diversi da quelli che lei ci ha offerto: ci ha portato dei dati falsi, Ministro! Lei ci ha portato dei dati falsi anche in Commissione, che dovrà andarsi a ripassare. Per esempio, anche il fatto dei controlli, del numero delle ispezioni che sono state effettuate tra il 2014 e 2017: non sono diminuite, ma sono aumentate di tre volte! Così come quello che riguarda la segretazione degli atti: chi ha iniziato la pubblicazione degli atti con il codice degli appalti? Il Governo Gentiloni ed il Ministro Delrio! Così come quella che voi chiamate proroga delle concessioni al 2042: era un timing per consentire la realizzazione di nuovi investimenti, perché voi avete parlato di fare le manutenzioni e contrapponete le manutenzioni alle nuove opere, ma questo è un Paese fragile che ha bisogno sia delle manutenzioni che delle grandi opere!

E non si può stare quindici anni a discutere di una grande infrastruttura come la Gronda, perché vuoi o non vuoi le opere e il capitale fisso di questo Paese invecchia, è in parte anche questa la storia del crollo del ponte Morandi.

Non buttate la palla in tribuna con le nazionalizzazioni; noi che veniamo da sinistra, abbiamo spesso usato l'archibugio del populismo e anche della propaganda, ma sono arnesi che possono esplodere in mano e questo capiterà anche a voi, quando non porterete i risultati che i cittadini aspettano.

Vi sfidiamo sulla giustizia, Genova aspetta; qual è il modello gestionale che intendete proporre, qual è la procedura, quali sono le risorse per la ricostruzione? Non avete portato nulla di tutto questo, dovete portare provvedimenti, non chiacchiere; aspettiamo una proposta seria.

Genova è una città infartuata, è una città che ha subito un danno che va oltre la caduta del ponte e non può affidarsi soltanto alla generosità di personalità, come Renzo Piano, che hanno offerto il loro genio per la ricostruzione della città. È venuto giù un pezzo dell'Italia degli anni Sessanta. Il panorama che si vede dalle fotografie di Genova fotografa una storia urbanistica di questo Paese che è un'eredità pesante che ancora ci portiamo dietro.

Quel ponte fu progettato e realizzato negli anni del tentativo del golpe De Lorenzo, del piano Solo contro la riforma urbanistica e a guidare quel tentativo di golpe fu un personaggio, un generale dei carabinieri, che poi andò a sedere nei banchi del Movimento Sociale e cioè della destra e dei padri della destra attuale, perché la storia ha le sue continuità e il fascismo non è stato solo violenza e criminalità, ma è stato anche blocco dello sviluppo del Paese e tentativo di bloccare la democrazia, anche nelle trasformazioni del Paese.

Ora, voi avete parlato di manutenzione, ma i numeri degli interventi per la manutenzione e degli interventi per le nuove opere sono quelli che sono stati dati, recentemente, dal Ministro Delrio. Sarete all'altezza di queste azioni dei Governi che vi hanno preceduto? Non delle chiacchiere e delle accuse; 130 miliardi di programmi per nuove opere e manutenzioni, 70 miliardi di investimenti fatti per manutenzioni da RFI e ANAS. Sarete all'altezza di questi programmi? Vi verificheremo sui fatti. Il tempo delle parole, il tempo della propaganda è terminato.

Noi saremo senza selfie e senza i selfie che voi vi siete fatti fare durante i funerali, senza televisioni e senza fanfare, sul territorio, a Genova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), con i cittadini, con i militanti e con i nostri eletti per verificare e capire quale sarà la proposta che voi porterete per dare una risposta ai cittadini di Genova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI (MISTO-MAIE). Presidente, Ministro, pochi minuti per dire poche cose e anche fondamentali. La prima, ovviamente, per esprimere il cordoglio da parte mia e da parte dei miei colleghi per i familiari delle vittime, per le vittime, per tutti quelli che hanno perso il lavoro, per tutti quelli che hanno perso una casa e per tutta la città di Genova e un ringraziamento per tutte le forze dell'ordine, protezione civile, vigili del fuoco e volontari che si sono attivati immediatamente per risolvere la tragedia del 14 agosto.

L'altra cosa che mi preme dire è che, in questi giorni, si sente parlare di una disastrosa gestione da parte della società Autostrade o di una concessione scritta, diciamo, in maniera leggera. C'è da dire che la gestione non è stata disastrosa: è stata gestita così in maniera scientifica, la società. E anche la concessione non è stata firmata da quattro sprovveduti, ma è stata diabolica, è stata decisa a tavolino per dare a una società tutti questi benefici e allo Stato tutti i torti, che poi si ripercuotono anche in queste tragedie.

E, quindi, su questo ci vuole massima decisione, nessuna pietà, se vogliamo usare parole forti. Bisogna intervenire duramente su chi gestisce, ma anche su chi ha concesso questo tipo di gestione.

L'altra cosa ancora, che forse è ancora più importante per Genova e per i genovesi, è che bisogna muoversi e muoversi in fretta. Genova, nelle cronache, spesso è intervenuta per episodi poco felici, non soltanto quello del ponte, ma anche quello della torre Piloti o delle inondazioni degli anni scorsi. Quindi, si può dire che è una città che non è molto fortunata ed è per questo che ha bisogno di tutta la nostra vicinanza e di tutta la nostra celerità per sistemare questa frattura che è gigantesca, sia per la città che per il Paese.

Quindi, bisogna ricostruire e bisogna ricostruire in fretta, con un piano che abbia bisogno anche di un commissario, se necessario, di un decreto-legge, se necessario, di far spendere i soldi e pagare l'intera opera alla società Autostrade, perché di loro è la colpa e loro devono pagare i danni inflitti alla città e risarcire i danni ai genovesi che stanno soffrendo, in questi giorni e in queste settimane.

Quindi, la parola d'ordine è: fare in fretta. Vi chiedo di fare in fretta in tutti i modi possibili, perché sono passate già tre settimane ed è necessario, per Genova, avere una speranza, un segnale da parte del Parlamento, un segnale da parte del Governo che si sta ripartendo, che si sta andando avanti, che c'è un futuro per la città, che c'è un futuro per il ponte e che il Parlamento e il Governo gli sono vicini, non soltanto economicamente, ma anche con la forza delle leggi, con la forza dei decreti, con la forza dei regolamenti, affinché si possa trovare facilmente una soluzione per Genova e per tutti i genovesi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente. Faccio un po' fatica a fare questo intervento, perché mi sembra di essere tornato al 27 del mese, l'hanno detto già alcuni colleghi che mi hanno preceduto, ma la realtà è questa.

Ricordo al Presidente Fico - lui era testimone in prefettura a Genova, l'ho già detto - l'esigenza palesata da tutti i gruppi di fare presto, di vedere impegnato il Parlamento, e il Governo prima del Parlamento, nella definizione di un percorso che possa far uscire, il prima possibile, Genova da questa situazione che è una situazione grave. Io la conosco bene, perché sono di lì.

Ci sono i problemi che si conoscono, perché ne parliamo tutti, e sono problemi gravissimi che riguardano le famiglie, gli sfollati, riguardano i posti di lavoro, riguardano la portualità, la logistica, un sistema che è messo in crisi e riguardano anche questioni che non si conoscono, quali i problemi legati all'accesso a strutture sanitarie, perché la Val Polcevera è una valle spezzata a metà e chi abita al di sopra del ponte, per andare in un ospedale, in un presidio sanitario, deve fare il giro di un monte.

Ecco, sono tante cose, sono pezzi di un contesto veramente ferito e solo chi lo vive quotidianamente può avere contezza, vera, della situazione odierna e in prospettiva, se le cose non vengono risolte e affrontate nel giusto modo.

Intanto, il Ministro parla con il suo collega e, quindi, vedo che è poco interessato a questa discussione.

Tra l'altro, ribadisco la centralità della giornata di oggi. Oggi il titolo della seduta pubblica, l'ordine del giorno della seduta pubblica è: Comunicazioni del Governo sul crollo del “ponte Morandi” di Genova. Noi, oggi, abbiamo assistito esattamente al remake dell'audizione del 27 e niente di più, perché il Ministro ci ha parlato di cose che conoscevamo già. Ci ha parlato della Commissione ispettiva, ci ha parlato del procedimento avviato nei confronti del concessionario. Ed io parlo a nome di un gruppo che nella sua risoluzione ha esplicitato un giudizio doveroso di azione nei confronti del concessionario, nel senso di obbligatorietà e dovere di revocare la concessione, nel momento in cui crolla un ponte di questa natura.

Ha parlato, appunto, di regali ai privati, di critiche ai Governi precedenti, ci ha fatto il resoconto degli sfollati, ci ha fatto molto piacere sapere che sei bambini saranno portati in pulmino, con un pulmino pagato dal MIUR; ci ha parlato, appunto, della risoluzione della concessione, sulla quale noi siamo d'accordo.

Noi in questi giorni abbiamo scoperto che il problema delle concessioni è enorme; c'è un problema di controllo pubblico che manca, nel momento in cui abbiamo scoperto che dal 2013 deputata al controllo è una struttura senza mezzi in seno al Ministero dei trasporti.

Così come c'è il tema della gestione pubblica diretta, che è un modello al quale noi, come gruppo, vogliamo traguardare. Noi su questo siamo pienamente d'accordo. Poi ha parlato, appunto, come ci ha detto l'altra volta, di non affidare la ricostruzione del ponte ad Autostrade - cose già dette - e, poi, ci ha parlato, appunto, della trasparenza e delle pressioni che ha ricevuto. Ma, signor Ministro, lo vada a dire a uno sfollato che lei ha ricevuto delle pressioni, lo vada a dire ai lavoratori di quelle imprese, che non sono più rientrati dal giorno del crollo, che lei ha subito delle pressioni; lo vada a dire a tutta Genova.

Intanto io mi sarei aspettato e noi per primi, come gruppo, abbiamo proposto l'esigenza di un provvedimento legato alla città, alle specificità della città. Quindi, abbiamo usato l'espressione “legge Genova” come un contenitore in grado di offrire soluzioni pronte su due fronti: uno sul fronte delle risorse, che sono fondamentali e che esulano rispetto al discorso che ha fatto lei, ovvero il discorso delle responsabilità dirette di Autostrade e gli indennizzi delle opere di ricostruzione che dovranno fare, perché quello è pacifico. Noi abbiamo chiesto un piano per Genova preciso e siamo pronti, ancora adesso, a dare la nostra collaborazione e a riempirlo di contenuti, perché Genova ha bisogno di un rilancio a 360 gradi e, quindi, ha bisogno di un Governo che ci sia. Intanto, io mi sarei aspettato questo.

La novità di oggi in effetti c'è - ce n'è una - perché lei ha annunciato che verrà redatto e predisposto un decreto-legge per Genova e per le infrastrutture. Ecco, già da genovese io mi sarei aspettato che lei dedicasse un decreto o un provvedimento esattamente come abbiamo chiesto noi, sotto forma di decreto o di legge o, insomma, nel modo più veloce possibile dal punto di vista della percorribilità, solo dedicato a Genova. Poi, anche un altro dedicato alle infrastrutture, perché questo è un tema nodale, anche per le parole che lei e i suoi colleghi di Governo avete dedicato alla città nei giorni del crollo, perché tutti vi abbiamo applaudito nel momento in cui abbiamo avvertito la presenza, forte e copiosa sul territorio, dei Ministri, del suo Primo Ministro e del Consiglio dei Ministri, che si è riunito all'interno della prefettura di Genova. Ma poi ci siamo fermati lì. Oggi lei, però, ci viene a dire che verrà predisposto questo decreto, che forse è anche il modo più veloce, in effetti, per affrontare le cose, ma non ci dice nulla di quello che ci sarà dentro. Questa è la novità di oggi. Lei oggi dice che ci saranno misure legate ai mutui per le case, che ci saranno misure per le imprese e, quindi, parla di agevolazioni fiscali non ben definite e parla, addirittura, di incentivi a delocalizzazioni temporanee che poi, voglio dire, si tratta di un concetto che mal si concilia anche con le parole del collega Di Muro, che ha parlato di effettuare ogni sforzo possibile perché le attività rimangano sul territorio, perché questo è un punto nodale. Invece, lei dice un'altra cosa.

Questo è quanto ha detto sul piano messo in atto dal Governo. Un provvedimento di questo tipo ha bisogno di tante cose: ha bisogno dei soldi, ha bisogno anche di norme che consentano, in deroga anche a normative vigenti, percorsi più rapidi possibili. È in fase di predisposizione un decreto? Non ci ha detto neanche il tempo. Noi oggi siamo a 22 giorni dal disastro, 22 giorni che il Governo aveva indicato come necessari assolutamente per avere un quadro tecnico di prospettiva utile a venire in Aula per delineare un percorso che non sarebbe stato completamente delineato, appunto, ma che comunque avrebbe dato un indirizzo di un'idea per risollevare la città. Questo oggi non è accaduto e questo oggi i genovesi lo sentono, perché ascolteranno tutti questo dibattito. Hanno ascoltato la parte relativa al nulla, a cose che sapevamo già, a discussioni che possono essere fatte sicuramente, relative alla concessione e a temi importantissimi ma che - ripeto - mal si conciliano con una situazione attuale che è gravissima. Questo è il punto. Io poi mi scuso se mi appassiono a questo dibattito, ma la realtà è questa qui e da genovese la vivo profondamente tutti i giorni.

Noi le chiediamo di nuovo di adottare, in tempi brevi, misure urgenti e di proporre al Parlamento misure urgenti per la tutela dei lavoratori coinvolti, la sospensione degli obblighi fiscali per imprese e famiglie, il differimento delle rate dei mutui, come lei ha detto, la definizione in tempi rapidi delle modalità di costruzione del nuovo ponte che deve essere realizzato al più presto possibile. Poi, le vendiamo anche un'idea (facciamo così): ci sono tantissime imprese in crisi, ci sono gli sfollati che oggi sono andati in consiglio regionale a protestare perché non riescono neanche ad andare a casa a raccogliere le loro cose (questa è la situazione). Ma dato che si tratta di crisi aziendali che coinvolgono imprese con numeri assolutamente impressionanti, come sono stati anche indicati dai colleghi che mi hanno preceduto, forse sarebbe interessante se all'interno di questo “decreto Genova” si prevedesse l'opportunità e la certezza di vedere costituita all'interno del Mise un'unità di crisi apposita per gestire le tante situazioni di crisi aziendale all'interno del nodo di Genova, perché la situazione è completamente diversa rispetto alla crisi di una singola azienda o di un singolo comparto di aziende.

Qui, se il Governo vuole fare un'operazione che dia continuità rispetto alle parole che sono state dette nei momenti della tragedia, secondo me deve avere un atteggiamento proattivo e cercare di abbracciare tutti quelli che sono i problemi della città per poterla fare ripartire. E, quindi, i contenuti della nostra proposta di legge o i contenuti che ci permettiamo di suggerire all'interno del decreto che prima o poi vedrà la luce sono, appunto, misure di sostegno alle famiglie sfollate per la sostituzione dell'abitazione, rafforzando e finanziando il PLIS regionale, prevedendo anche la realizzazione di edifici sostitutivi per la destinazione definitiva delle famiglie, che lo individuassero con proprie soluzioni. Poi, misure di sostegno al comune di Genova per gli interventi di carattere urbanistico indispensabili nelle aree di trasferimento abitativo-industriale e nelle aree di rispetto della nuova infrastruttura. In particolare, l'intera Val Polcevera dovrebbe essere destinataria di interventi di rattoppo e ricucitura urbana. Io devo dare atto al comune di Genova che sta provando in tutti i modi ad ovviare ai disagi del traffico normale e già dal primo giorno in prefettura ci era stato descritto un piano di azione che lei conosceva benissimo e che oggi ci ha riportato, perché la strada per i camion all'interno dell'Ilva è la cosiddetta “strada del Papa” e, insomma, se ne parlava già il 15.

Poi ancora finanziamenti immediati per il trasporto pubblico cittadino, a cominciare dall'acquisizione di nuovi autobus per migliorare la flotta pubblica e completamento delle risorse finanziarie per la metro sia in direzione nord, in Val Polcevera, prevedendo il collegamento con la rete ferroviaria, sia in direzione levante verso San Martino. Occorre prevedere la definizione di una zona sufficientemente ampia nella quale adottare misure di sostegno alle imprese esistenti ed incentivi per l'insediamento di nuove attività industriali. Qui si tratta di farle rimanere le aziende e non di delocalizzare ancorché temporaneamente, signor Ministro. È da lì che parte lo sviluppo e la rinascita di una città e non alla rovescia. In sostanza, occorre attivare atti di segno opposto a ciò che accadrebbe lasciando le cose alla spontaneità del mercato, ovvero chiusure e assenza di nuovi insediamenti. Faccio presente anche che Genova e la Liguria possono autofinanziare almeno in parte queste misure se si decide di stornare una quota significativa delle risorse fiscali prodotte dall'attività portuale magari per un periodo definito, realizzando così un'opera di fertilizzazione economica del territorio, da un lato, e di sviluppo portuale, da un altro.

Ecco, io non so se il Ministro mi ha sentito ma sicuramente avrà sentito qualcun altro al di fuori di qui, qualcun altro che ascolta con passione anche il dibattito e il tono di quest'Aula, perché è un dibattito che viene fuori da promesse che il Governo ha fatto in quei giorni di tragedia, promesse di non dimenticare la città, promesse di adottare soluzioni rapide, veloci, efficienti e degne di un Governo del cambiamento. Io lo dico da genovese: fino a ora voi avete pestato l'acqua nel mortaio, non so se il Ministro sa cosa vuol dire. Oggi non abbiamo avuto nessuna informazione in più rispetto a quelle che ci ha dato l'altra volta e come gruppo, in generale, e da genovese, in particolare, esprimo tutta la mia preoccupazione per un Governo che oggi si è dimostrato assolutamente insicuro - usiamo un termine gentile - nei passaggi che ha prodotto più sulla carta stampata e sui social che nella pratica degli atti parlamentari e di governo. Quindi, auspico che attraverso il Ministro Toninelli e attraverso i contenuti delle risoluzioni che verranno approvate da quest'Aula si possa finalmente individuare una strada certa per portare Genova fuori da questa situazione allucinante. Io me lo auguro, anche se il Ministro sta parlando al telefono. Spero che la sua conversazione sia interessante. Io credo che questa discussione sia stata comunque utile e ringrazio il Presidente per averla calendarizzata così presto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Binelli. Ne ha facoltà.

DIEGO BINELLI (LEGA). Egregio Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, il drammatico evento accaduto il giorno 14 agosto 2018 che ha causato il collasso della pila numero 9 e di una porzione di circa 260 metri del viadotto Polcevera, meglio conosciuto come “ponte Morandi”, ha fatto sprofondare la città di Genova in una situazione alla quale nessuno avrebbe immaginato di dover assistere. Senza voler cadere in eccessive polemiche e facili strumentalizzazioni di quanto accaduto permettetemi, tuttavia, di dire che quel giorno è stata scritta una pagina nera circa la situazione di sicurezza in cui versano parte delle infrastrutture stradali italiane.

Un ringraziamento va rivolto a tutti i soggetti intervenuti nell'immediatezza del crollo e nei giorni successivi, dalla Protezione civile ai vigili del fuoco, alle forze dell'ordine, a quelle dei soccorsi e a tutti i volontari giunti sul posto per dare il proprio aiuto e sostegno.

Non è, purtroppo, la prima volta che un viadotto cede e crolla al suolo, con conseguenze più o meno gravi per gli utenti delle nostre infrastrutture stradali. L'evento accaduto il 14 agosto 2018 a Genova ha però, purtroppo, avuto conseguenze di una gravità assoluta, che hanno comportato la perdita di vita di 43 dei nostri concittadini, oltre ai quali si aggiungono diversi feriti e molti sfollati. A queste persone e ai loro familiari va la nostra più convinta e sincera manifestazione di vicinanza e cordoglio.

Compito di questo Governo sarà quello di non lasciare nulla di intentato per contribuire a risalire alle cause del tragico evento e all'individuazione dei responsabili di quanto accaduto. Per questo, fin da subito, con decreto del 14 agosto 2018, è stata istituita una commissione ispettiva con il compito di accertare le cause del crollo del ponte Morandi, così come è stato intimato al concessionario del tratto autostradale in questione di provvedere alla messa in sicurezza del viadotto Polcevera mediante demolizione delle porzioni ancora pericolanti e consolidamento di quelle non oggetto di imminente pericolo per l'incolumità pubblica. Questo anche alla luce del fatto che sulla pila 10 del viadotto è stata fissata una situazione di degrado di livello 4 su una scala di 5, mentre nella pila 9, oggetto di cedimento, il grado di usura era invece fissato pari a 3, ovvero inferiore a quella non collassata e ad oggi ancora presente.

Un'altra iniziativa intrapresa in data 16 agosto 2018 da parte del Ministero competente è stata quella di comunicare alla società concessionaria contestazione di inadempimento degli obblighi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture in questione. A seguito di quanto attivato nell'immediatezza dell'evento, a parere di chi vi parla, molte altre iniziative andranno intraprese. Si dovrà provvedere alla redazione di un piano delle manutenzioni di tutte le nostre reti e infrastrutture stradali, così come dovrà essere attivata una stretta e puntuale vigilanza sull'operato dei concessionari in merito all'adozione del piano di manutenzione predisposto e all'effettivo investimento delle risorse a ciò destinate.

È, altresì, indispensabile provvedere ad una revisione delle convenzioni, con l'obiettivo di dare maggiori garanzie all'attivazione di interventi di controllo e manutenzione dei tratti stradali in gestione.

Tutto questo dobbiamo farlo insieme per dare giustizia a chi ha subito gravi danni e perdite a causa di negligenze altrui, ma anche per evitare il ripetersi di altre tragedie come quella in narrazione.

I nostri concittadini ci chiedono di essere tutelati dalla sete di profitto di privati che troppo spesso antepongono il proprio personale interesse rispetto alla sicurezza della popolazione. E certamente noi, a differenza dei Governi che ci hanno preceduto negli ultimi anni, faremo di tutto per non deluderli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Prima di iniziare, anche per me è doveroso il ricordo delle 43 vittime che rimarranno per sempre indelebili nel ricordo dei genovesi, e non solamente dei genovesi. Gli interessi di Genova, della Liguria, del Nord-Ovest, direi quindi del nostro Paese, sono legati - vedo che continua a telefonare, il nostro signor Ministro, evidentemente è una telefonata particolarmente importante - ai tempi di recupero di una viabilità che oggi isola un territorio intero e penalizza il più importante porto del Mediterraneo, oltre che dell'Italia, naturalmente.

Non è il momento della polemica politica e non avevo intenzione in alcun modo neanche di sfiorarla, anche perché ci saranno poi momenti nel futuro per poterlo fare in maniera più articolata… ma è mezz'ora che è al telefono! Credo che se è una cosa così importante, evidentemente, poi ci riferirà l'importanza storica di questa telefonata.

Quindi, non è il momento della polemica politica, signor Ministro, non volevo farla neanche in questo caso. Il suo intervento iniziale, però, in qualche modo almeno un accenno di polemica me lo consente, e anzi diventa doveroso, quando ho sentito parlare di iniziative, norme scandalose, iniziative del Governo scandalose. Ovviamente, parlo di Governi precedenti, non sono qui per difenderne nessuno. “Opacità e segreti” sono parole molto pesanti.

Revisione e revoca della concessione: poi mi deve spiegare se è la stessa cosa, forse non lo capisco io; revisione e revoca mi sembrano concetti estremamente diversi. Poi, ovviamente, un ricordino al nostro Presidente Berlusconi lo ha fatto più volte, e mi fa piacere che se lo ricordi sempre. Evidentemente per noi è un onore, per lei, evidentemente, è solamente il modo per scaricare responsabilità che sicuramente Berlusconi non ha e che qualcun altro, invece, evidentemente ha.

Mangiatoie, le leggi, e poi potrei continuare con la Gronda. Non mi sarei mai permesso neanche lontanamente di collegare le responsabilità della caduta del ponte Morandi con la Gronda, non sarebbe una cosa seria. Quello che, però, lei sa benissimo, signor Ministro, è che sulla Gronda, che dovrebbe partire nel 2019, e questo è assolutamente vero, le responsabilità di questo ritardo storico… io ero ancora in consiglio provinciale, ho fatto il consigliere regionale, ho fatto tantissimo altro sul territorio, e si parlava già di Gronda. Prima c'era una sinistra fortemente negativa nei confronti della Gronda, con assemblee popolari e chi più ne ha più ne metta; poi, dopo, vi siete aggiunti anche voi, che ne avete fatto un cavallo di battaglia. È giusto che ognuno si prenda le sue responsabilità.

Certamente la Gronda non c'entra niente - lo ripeto, se vuole, tranquillamente - con la caduta del ponte Morandi, ma sui ritardi della Gronda anche voi avete delle forti, gravi e importanti responsabilità.

Dicevo che non è il momento della polemica, non ne volevo fare; un pochino me l'ha trascinata lei con il suo atteggiamento. Non è il momento della polemica politica, le occasioni non mancheranno su questo tema e su altri temi italiani ed esteri.

Proprio oggi quello che sta succedendo in Libia potrebbe essere fonte di polemiche gravissime, ma sicuramente, al di là delle polemiche, sarà fonte di problemi gravissimi per il nostro Paese, che anche lei dovrà affrontare, e mi auguro che lo farà nel modo migliore possibile nell'interesse del Paese.

Non parlerò di concessioni autostradali, quindi. In tanti anni di amministrazione pubblica mi sono confrontato tante volte, signor Ministro, con concessionari, trovando spesso, gliene do atto, forti negatività in questi concessionari - non sto parlando della società Autostrade, ma sto parlando in generale - che sembravano i padroni del vapore, e questo è un fatto assolutamente vero, che ho riscontrato direttamente, subendolo come amministratore locale che cercava di portare, molto modestamente, gli interessi non economici, ma gli interessi di vita del proprio territorio.

Nessuna indulgenza, quindi, verso alcuno. Chi ha sbagliato deve pagare e, se si è lucrato sui beni pubblici, bisogna cambiare strada, ne siamo assolutamente convinti. La magistratura, però, ha un compito delicatissimo, quindi, e sono certo che lo svolgerà nella maniera migliore possibile; e anche il modo con cui ha approcciato credo che sia indice di estrema serietà, come di estrema serietà si tratta di questo problema. Una giustizia che è richiesta a gran voce dal Paese e, soprattutto, dalle 43 vittime, dai loro cari e da coloro i quali si sono trovati improvvisamente senza casa o con il lavoro fortemente penalizzato.

Alla politica, però, il compito di rispondere - è questo il motivo di questo confronto in Parlamento -, rispondere bene e presto alla necessità di ricostruire un manufatto determinante per consentire a Genova e alla Liguria di rialzarsi e di ripartire.

È crollato, signor Ministro, non solo un simbolo dalla nostra città, il ponte, il ponte della Superba, noi lo chiamavamo il ponte di Brooklyn, ma comunque il Ponte, ma l'unico vero collegamento diretto…

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO BAGNASCO (FI). … per quanto insufficiente, che unisce, che univa cioè, il Levante e il Ponente della Liguria.

Mi lasci ancora un minuto, per favore. A chi non conosce il territorio rimane difficile comprendere come ci possa essere solo un collegamento e questa sicuramente è una grave responsabilità di chi ha governato il territorio in questi ultimi anni; ma questo è, e purtroppo dobbiamo affrontarlo velocemente.

Volevo parlarvi ovviamente di tante altre cose, soprattutto del lavoro che sta facendo in questo momento il presidente Toti, che sta facendo il sindaco Bucci, un lavoro straordinario, un lavoro apprezzato, un lavoro puntuale, un lavoro attento, che prescinde da scelte di tipo politico, disponibile quindi a confrontarsi…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ROBERTO BAGNASCO (FI). …sul governo. Vogliamo fare entrare la parte pubblica? Benissimo, l'importante però è fare bene e fare presto, signor Ministro.

Io finisco con una cosa personale, se me lo consente. Durante il funerale ero dietro di lei, ero proprio dietro di lei e l'ho osservata, l'ho osservata quando partecipava, come tutti noi, a questa tragedia e ho visto il suo viso e le sue espressioni…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ROBERTO BAGNASCO (FI). …che tradivano evidentemente una forte partecipazione emotiva, gliene do atto tranquillamente. Bene, a questa forte partecipazione emotiva, che io posso testimoniare direttamente, io credo di rispondere oggi con dei fatti concreti e puntuali; quei fatti concreti e puntuali a cui purtroppo lei, nel suo intervento, non ha fatto riferimento. Mi auguro di sbagliarmi…

PRESIDENTE. Grazie, concluda.

ROBERTO BAGNASCO (FI). ….e di ritrovare il Ministro che ho visto durante i funerali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, dunque, è inutile negare che nell'immediatezza della tragedia del 14 di agosto il Governo sia stato presente, sia stato in forza e devo dire con un atteggiamento proattivo, a Genova. Avete ricevuto degli applausi spontanei dai cittadini presenti e certo questo vi ha incoraggiato; ma, vedete, proprio quegli applausi riportano sulle vostre spalle il peso di una responsabilità ancora maggiore, che è quella di dare risposte chiare e concrete a distanza di ormai ventidue giorni da quella tragedia.

Abbiamo vissuto, con molti colleghi, l'audizione nelle Commissioni congiunte la settimana scorsa, ed era stata una audizione francamente deludente perché, oltre ad inciampare, come oggi ha ritenuto di fare di nuovo, sul tema delle pressioni interne ed esterne, di cui abbiamo già trattato in questa sede, lei non aveva fornito risposte praticamente su nulla.

Oggi, al di là di un piglio certamente più deciso e di qualche timida risposta sui problemi che riguardano Genova nello specifico, ci sono ancora troppe nebbie da diradare, signor Ministro, che lei non ha diradato in alcun modo. In quella sede, in Commissione, dieci giorni fa lei aveva parlato, ad esempio, di un imponente piano di manutenzione straordinaria per le infrastrutture del nostro Paese; oggi non ne ha fatto menzione, è già sparito nel momento in cui la maggioranza dibatte se sforare o sfiorare il 3 per cento di rapporto deficit-PIL, non sapendo come finanziare questo imponente piano, perché è di tutta evidenza che, se non si va in Europa a pretendere l'applicazione della cosiddetta golden rule, cioè dello scorporo degli investimenti per infrastrutture dal calcolo del deficit, non è possibile trovare le risorse per finanziare questo necessario piano insieme a tutte le misure assistenzialistiche che voi volete cercare di finanziare con fondi europei.

Così come permane strisciante questa costante contrapposizione, ideologica, tra le grandi opere, che devono essere tutte sottoposte a presunte valutazioni di costi-benefici, che sono già agli atti, che tutti ben conoscono, contro interventi di piccola manutenzione delle piccole opere. Non è così, signor Ministro, questa nazione ha bisogno delle grandi infrastrutture, ha bisogno della TAV come del Terzo valico, e ha bisogno anche di una straordinaria opera di manutenzione delle piccole infrastrutture.

Ma quello che lascia ancora più confusi tutti noi, in quest'Aula, è il tema di cosa succederà di qui a cinque mesi, quando sarà finito l'iter di scambio di lettere tra il Ministero e la società concessionaria, il tema della concessione in capo ad Autostrade per l'Italia. Lei, in Commissione, ha parlato di nazionalizzazione o di ricontrattazione, due cose molto diverse. Oggi ha aggiornato il suo lessico, ha detto di aver avviato, attraverso la lettera del 16 di agosto, una procedura di revoca o revisione o risoluzione di questa concessione, tre concetti giuridicamente profondamente diversi.

Ma non solo: le forze di maggioranza che la sostengono scrivono nel testo della loro risoluzione di verificare se vi siano gli estremi per avviare la procedura di revoca o revisione o risoluzione. Ma mi chiedo, signor Ministro, cosa avete fatto in questi ventidue giorni, se non avete verificato se ci sono gli estremi? Lei che lettera ha mandato alla società concessionaria? Non si può continuare a procedere come dei dilettanti allo sbaraglio.

E ancora, vado verso la conclusione, Presidente, rimane inevaso – e ci meraviglia questo da un Governo che si pretenderebbe sovranista – il tema della revisione complessiva delle concessioni autostradali secondo una necessaria riproposizione al centro di queste del tema dell'interesse nazionale. Noi, nella nostra risoluzione, proponiamo una clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale perché riteniamo che siano state fatte delle cattive privatizzazioni, che hanno messo gli interessi dei cittadini in secondo e in terzo piano rispetto agli interessi dei concessionari privati grazie anche alla complicità di certa politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, Ministro, noi ci aspettiamo che già da oggi, nella sua replica e ancor di più con gli atti concreti che porterete in questa Aula, voi vorrete finalmente dare risposte concrete, risposte a tutti i cittadini italiani, risposte a Genova, che merita una legge speciale, merita una zona economica speciale, merita provvedimenti concreti per ridare futuro ad una città che lo merita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Foscolo. Ne ha facoltà.

SARA FOSCOLO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, sono trascorsi circa venti giorni da quel terribile 14 agosto, una data ormai impossibile da dimenticare per tutti. Le immagini, drammatiche, del crollo del ponte Morandi di Genova, del tratto di strada interrotto, dei soccorritori impegnati per giorni a cercare di salvare vite tra le macerie sono ancora bene impresse nella mente di ciascuno di noi.

Affrontare questo argomento, lo dico non senza una certa emozione, è per me è molto difficile, prima ancora che da deputato, da ligure, nata, cresciuta e residente in Liguria, e noi Liguri quel ponte l'abbiamo attraversato tutti, più e più volte, quasi quotidianamente. L'ho attraversato io, lo hanno attraversato parenti, amici, conoscenti. Era un simbolo, non solo per Genova, così come ora è il simbolo di una tragedia e di una terra divisa in due.

Voglio cogliere l'occasione per dedicare anch'io un pensiero alle quarantatré vittime del 14 agosto, persone innocenti, donne, uomini, bambini che hanno perso la vita nell'immane tragedia, esprimendo vicinanza ai loro cari, un pensiero per gli sfollati genovesi, costretti ad abbandonare in fretta e furia le proprie case, nonché un pensiero colmo di gratitudine per tutti coloro che sono intervenuti per prestare soccorso nei momenti, nelle ore, nei giorni successivi: le divise e i volontari; in una sola parola, io li definisco “eroi”.

E un grande ringraziamento va indirizzato anche al Governo, il cui intervento è stato immediato; il sottosegretario Edoardo Rixi si è subito recato sul posto per verificare personalmente quanto stava accadendo e nelle ore seguenti sono arrivati a Genova il Presidente del Consiglio, il Ministro Matteo Salvini e altri esponenti del Governo, a fianco del governatore Toti e del sindaco Bucci, a evidenziare la massima attenzione che l'Esecutivo ha rivolto a quanto avvenuto e la loro vicinanza alle persone colpite dal drammatico evento, un intervento immediato e risoluto, un'attenzione che rimane tuttora. Mentre i fatti di Genova trovano progressivamente meno spazio sui giornali, come se la problematica fosse superata, l'impegno della maggioranza e del Governo è identico a quello del primo giorno, questo è un elemento di grande rilevanza, di cui bisogna prendere atto, a prescindere dalle diverse sensibilità politiche di ciascuno di noi.

A venti giorni dalla tragedia la situazione a Genova e in Liguria è ancora molto grave. Nella cosiddetta zona rossa nei pressi del ponte crollato sono presenti circa quaranta aziende e altre 1.400 nella cosiddetta zona rosa, che oggi si trovano in grande, grandissima difficoltà.

A ciò si aggiunge un'emergenza viaria ed infrastrutturale, che colpisce la città metropolitana di Genova e tutta la regione, che oggi si trova spaccata in due e priva di un collegamento di importanza cruciale. Anche il ponente ligure, territorio che mi onoro di rappresentare, è pesantemente colpito e, in una realtà dove le infrastrutture sono da sempre carenti, rischia di essere ulteriormente penalizzato ed isolato.

Come ha recentemente evidenziato il direttore dell'Unione industriali di Savona, Alessandro Berta, le aziende del ponente devono compiere un percorso che complessivamente ammonta a 110 chilometri in più per raggiungere il nostro territorio, con notevoli costi sui bilanci, una situazione critica che non può prolungarsi nel tempo, per scongiurare il rischio di pesanti ricadute sull'economia e sull'occupazione.

Come ho accennato poc'anzi, il Governo ha dato prova di essere presente e di essere vicino a Genova e alla Liguria. Lo stesso hanno fatto la regione e il comune di Genova, al lavoro per affrontare l'emergenza nel migliore dei modi e per consegnare agli sfollati le prime case messe a loro disposizione.

Oggi le istituzioni, con l'impegno che hanno dimostrato finora, devono continuare ad agire per affrontare e risolvere questa difficile situazione. Alla Liguria servono provvedimenti urgenti per potersi rialzare, venendo incontro alle necessità del territorio e delle realtà pubbliche e private che operano su di esso. Penso all'istituzione di una zona logistica speciale per le strutture afferenti al porto di Genova e non solo con agevolazioni fiscali, al finanziamento alle imprese danneggiate per danni diretti e indiretti, all'esenzione dai tributi sugli immobili della zona rossa, all'esenzione del pagamento del pedaggio, su tutte le strade a pagamento, per i veicoli delle associazioni di volontariato, all'ampliamento dei poteri del commissario, nonché allo stanziamento di risorse per il potenziamento del trasporto pubblico e per l'adeguamento del sistema sanitario.

Si tratta solo di alcuni iniziali provvedimenti, sottolineati anche dal sottosegretario Edoardo Rixi e dallo stesso governatore ligure e commissario, Giovanni Toti, per aiutare concretamente Genova e la Liguria, nell'ambito di uno sforzo, mi auguro, condiviso da tutti, per ricollegare in breve tempo la nostra regione oggi divisa.

C'è un disperato bisogno di opere essenziali, non faraoniche ma funzionali. Penso al ponte, alla Gronda, al terzo valico, alle bretelle per collegare il ponente con il Piemonte, per garantire ai cittadini liguri la possibilità di usufruire di collegamenti degni del nuovo millennio e per interrompere un isolamento che perdura da tanto, troppo tempo.

Ci auguriamo che la procura della Repubblica possa dare velocemente disposizione per demolire al più presto quanto rimasto del ponte Morandi, così da potere avviare in tempi rapidi, i più rapidi possibili, la ricostruzione del ponte.

Mentre le autorità sono chiamate a fare luce sul perché si sia verificato questo tragico evento, sul perché non abbia funzionato il sistema di controllo, l'auspicio, Presidente ed onorevoli colleghi, è che questa situazione possa essere affrontata e risolta nel più breve tempo possibile, affinché il ponte venga ricostruito secondo tutti gli standard richiesti dalle opere contemporanee, con banche dati aggiornate sullo stato delle infrastrutture, per garantire ai cittadini una struttura all'avanguardia e prima di tutto sicura.

Analoga alta attenzione va riservata alla manutenzione e al controllo dell'esistente. Ricordo che la sola area metropolitana di Genova ha 1.172 tra ponti e viadotti, con 1.035 chilometri di strade; ci sono 366 ponti nella sola Genova; a questi si aggiungono le gallerie autostradali, che in Liguria sono 152, più di Germania, Francia e Regno Unito insieme, 67 solo nel tratto tra Savona e Ventimiglia. I cittadini hanno il diritto di sapere il grado di sicurezza di quelle strutture che percorrono ogni giorno.

La politica dia un esempio, in queste settimane successive al crollo, per mettere da parte le divisioni di partito e le scaramucce mediatiche, rinunciando allo scontro in favore del dialogo, affinché ci sia un impegno condiviso in favore di Genova e della Liguria, trasformando questa difficile situazione in un'opportunità, per costruire insieme un futuro diverso, migliore, per i nostri territori. Lo dobbiamo agli italiani, a cominciare da quelli che sono stati colpiti direttamente da un evento catastrofico e senza senso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, ieri, signor Ministro, abbiamo incontrato le categorie produttive di Genova. Io penso che possa essere utile a lei e a tutti i colleghi sapere cosa si aspettano. Qualunque collega ligure potrà confermare o smentire le cose che sto per dire e anche lei lo potrà fare, incontrandole direttamente.

Si aspettano certezza. Voi avete detto “revoca”, poi “nazionalizzazione”, poi “revisione delle concessioni”, oggi “banca dati”. Poi avete detto che il ponte lo farà Fincantieri, però che farete una gara. E come fate a sapere che la gara la vince la Fincantieri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Ora io non ho il tempo e forse non è neanche il momento di entrare nel merito delle vostre proposte. Vi chiedo soltanto: fatene una. Fatene una, perché, se non ne fate una, non può cominciare neanche una discussione, non si può valutare neanche qual è il vostro orientamento.

E chiedono gli operatori economici certezza per il futuro. Lei dice che la Gronda non c'entra niente col ponte: possibile. Poi dice che la Gronda doveva partire nel 2019: vero. Io, però, le dico questo: tanto più, dopo la caduta del ponte, Genova è isolata dal resto del Paese. Allora, oggi, una risposta sul futuro di Gronda e Terzo Valico diventano ancora più essenziali, rispetto a prima della caduta del ponte. Se così è, le ricordo che la valutazione di impatto ambientale è stata firmata da me nel 2013, da Ministro dell'ambiente. Lì dentro ci sono gli scenari alternativi, le osservazioni, le prescrizioni, i costi e i benefici. Signor Ministro, qual è l'algoritmo oscuro che dobbiamo attendere, per capire qual è la valutazione che lei intende fare sulle singole opere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ce lo dica, per capire anche in questo caso, ma per fare capire soprattutto ai cittadini.

Ancora, ci chiedono tempi certi e rapidità, lo chiedono al Governo, ma lo chiedono a tutti noi. Ho letto che lei in alcune dichiarazioni ha detto: sì, bisogna fare veloce, ma non a scapito della sicurezza. Ci mancherebbe altro! Però, i tempi non sono una variabile indipendente e non sono una variabile trascurabile. Una città è un organismo vivo, per fortuna la vita riprende, l'economia riprende. Ma non è detto che gli operatori del porto rimangano. E non ho detto che le imprese rimangano. E non è detto che le famiglie che possono non vadano a vivere da un'altra parte. Allora, quanto tempo ci vorrà, sarà uno degli elementi che definirà le conseguenze della caduta del ponte: tanto più tempo passerà, tanto più difficile risalire la china. Il giorno dopo non sarà tutto come il giorno prima e, se avremo, se avrete, perso del tempo, i danni saranno ancora più gravi.

Si aspettano aiuti concreti. Io ho sentito dire sgravi, ho sentito dire esenzioni. Ma che sgravi ed esenzioni si possono dare a imprese che in questo momento hanno incassi zero? C'è bisogno di sostegni attivi e c'è bisogno di affrontare un tema: come si può impedire che Genova, nel corso dei prossimi mesi, sia ferita in modo tale da perdere strutturalmente la sua competitività. Allora, una zona economica speciale e, allora, anche un'autonomia impositiva del porto. Mi rivolgo ai colleghi della Lega: c'è rimasto qualche federalista ancora? Se sì, proviamo a sperimentare l'autonomia del porto, a partire dal porto di Genova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E poi voglio dirvi una cosa con grande rispetto. So come è difficile fare il Ministro e so come è difficile anche capire quello che avviene, nel momento in cui ci si trova in una nuova situazione. Però, attenzione a non derubricare questa vicenda all'ennesimo problema che colpisce questo Paese, all'ennesimo problema che colpisce questo Paese incidendo su una realtà locale. Molti colleghi hanno ricordato che quel ponte collega le due sfere della città, che collega le due aree della Liguria. Ma quella è anche una delle principali direttrici di collegamento tra l'Italia e la Francia, ed è anche il principale supporto alle attività del primo scalo del Paese. Se noi aiutiamo Genova, lo dobbiamo fare per solidarietà, ma anche per difendere la competitività dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Genova è uno dei punti di forza della competitività del nostro Paese, soprattutto dal punto di vista logistico. Noi, se rispondiamo in tempo, siamo in grado di contenere i danni, se arriviamo tardi, quei danni saranno moltiplicati. E ancora con grande rispetto e ancora con grande consapevolezza delle difficoltà di chi svolge una funzione di Governo, io voglio dire una cosa molto semplice: signor Ministro, non ci risponda ancora una volta su quello che avrebbero fatto e quello che avrebbero dovuto fare i suoi predecessori, ci dica cosa vuole fare lei, ci dica cosa vuole fare lei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Commenti)!

ANDREA ORLANDO (PD). Ma no, quello è il Ministro delle telecomunicazioni, ce lo voleva ricordare …

PRESIDENTE. Deputato Orlando, andiamo avanti con l'intervento…

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Presidente, lo faccia smettere di parlare al telefono (Commenti)!

PRESIDENTE. Ministro, Ministro Toninelli, Ministro Toninelli! Andiamo avanti.

ANDREA ORLANDO (PD). È legittimo, signor Ministro, glielo ripeto, che lei sindachi quello che hanno fatto i suoi predecessori, riporti dei fatti, se sono veri agisca di conseguenza, se sono falsi ne risponderà, però le do una notizia: adesso il Ministro è lei. E guardi, non c'è niente di più bello e terribile della funzione che sta svolgendo, se lei non ci dà i punti di partenza non riparte niente. Può essere per molti un sollievo e per noi un elemento di sconforto, ma i fatti stanno così. Se lei non ci dice quando riparte e qual è la procedura per ricostruire il ponte, qual è il contenuto della legge speciale per Genova e quali sono gli elementi sulla base dei quali si avvia un percorso di ripartenza, noi, lei, produrrà dei danni ancora più gravi al Paese e io credo che non voglia e non possa assumersene la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (FI). Grazie, Presidente. La straordinarietà della tragedia che ha colpito Genova al 14 agosto di quest'anno necessita di misure altrettanto straordinarie, che devono essere assunte senza ulteriore ritardo per consentire a Genova, a tutti i genovesi ma anche a tutti i liguri, di tornare al più presto alla normalità.

Alla tempestività dell'intervento del Governo dei primi giorni, che abbiamo molto apprezzato con la presenza a Genova, con il Consiglio dei ministri, con l'emissione di ordinanza di Protezione civile, si contrappone il silenzio assordante ed imbarazzante di queste ultime due settimane. Solo oggi, Ministro, abbiamo appreso l'intenzione di predisporre una legge per Genova, una legge speciale, di cui, però, lei, purtroppo, non ci ha dato i tempi e i tempi sono importanti per noi.

L'emergenza di una città spaccata in due non termina, come dicevo prima, con le ordinanze di Protezione civile, che certo sono state importanti, sono state indispensabili, sono state preziosissime per dare le prime risposte ai cittadini e alle imprese, ma oggi Genova merita risposte concrete alle esigenze legate alla ricostruzione del suo ponte.

Chi è in prima linea sul territorio, sin dai primi giorni, sin dai primi momenti, chiede a gran voce una disciplina speciale per Genova, una disciplina che potrà essere introdotta o con un decreto-legge o con l'introduzione di emendamenti in provvedimenti che sono già calendarizzati, come il “milleproroghe”, però oggi, signor Ministro, siamo già in ritardo.

Azzeriamo le polemiche, abbandoniamo le battaglie ideologiche di qualsiasi tipo e di qualsiasi colore, diamo a Genova una struttura commissariale, che già potrebbe rappresentare un punto di partenza importante per affrontare concretamente la fase della demolizione e poi quella della ricostruzione del ponte. Dotiamo questa struttura commissariale di tutti i poteri speciali che le saranno indispensabili per poter agire celermente e dotiamola anche dei mezzi e del personale specializzato, senza il quale non potrà assolutamente lavorare.

Dovrà, quindi, anche essere individuata una figura a cui dovrà essere conferito l'incarico di commissario straordinario, che non potrà che coincidere con il ruolo che è già stato attribuito al Presidente della regione Liguria, attualmente commissario per l'emergenza. Sì, signor Ministro, perché nella fase della demolizione e successivamente in quella della ricostruzione dovranno essere svolte tante attività, che ricadranno nella competenza concorrente tra lo Stato e la regione. Le faccio un esempio per tutti, che è la sua materia, l'ambiente, quella materia è anche di competenza della regione, pertanto riuscire a far coincidere le figure di Commissario straordinario per l'emergenza e Presidente della regione agevolerebbe molto tutte le attività. Un eventuale disallineamento tra le due figure rischierebbe di rallentare o, alla peggio, di paralizzare totalmente le attività che dovrebbero seguire, non solo per chi si trova, come dicevo, in prima linea e per le istituzioni, ma anche per i cittadini e per le imprese. Lei immagini, faccio un esempio per tutti: oggi un cittadino che è stato allontanato dalla propria abitazione e collocato temporaneamente in una casa o in un alloggio temporaneo deve interloquire con il Commissario per l'emergenza. Tra pochi giorni, speriamo, una volta che verrà definita la fase di demolizione e quindi l'apertura di un'area di cantiere, dovrà interloquire anche con il Commissario per la ricostruzione. Quindi far coincidere le due figure ci risulta indispensabile e il Commissario straordinario non potrà quindi che essere il Presidente della regione Liguria, Giovanni Toti.

La normativa ad hoc per Genova, che noi chiediamo a gran voce, riguarda sia deroghe che riferiscono al Codice degli appalti, ma anche deroghe che hanno ad oggetto i limiti assunzionali per tutti gli enti locali che sono interessati dall'emergenza…

PRESIDENTE. Concluda.

MANUELA GAGLIARDI (FI). …la creazione di una zona logistica speciale, così come un maggior ritorno delle percentuali che i porti liguri versano allo Stato a titolo di accise sull'IVA, che oggi ritorna alle autorità di sistema portuale nella misura del 4 per mille. Noi chiediamo che questa misura venga innalzata almeno al 3 per cento.

Genova, signor Ministro, ha bisogno di risposte, ora! Genova vuole tornare alla normalità e noi responsabilmente glielo dobbiamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il mio intervento sarà breve e voglio illudermi di avere la sua attenzione. All'indomani della tragedia lei ha parlato di una grande campagna di monitoraggio, di manutenzione e di prevenzione. Siamo stati tutti quanti ben felici di ascoltare queste parole, perché vede, la tragedia di Genova è una tragedia che colpisce tutta l'Italia non solo da un punto di vista del numero dei morti, ma proprio perché mostra la nostra nazione in una fase decadente: ci siamo svegliati vulnerabili, abbiamo avuto dolore per quelle morti, ma anche paura per quella che è la nostra vita quotidiana, ognuno di noi ha pensato a un ponte, a una strada, ai figli. E quindi sentire che partiva questa campagna di monitoraggio, di manutenzione, di prevenzione, ha fatto piacere un po' a tutti. E abbiamo visto sui social gli apprezzamenti per questa sua uscita, peccato che ancora una volta possiamo dire che l'apparenza incanta.

Un'apparenza vuota, perché vede, pensare di fare un monitoraggio e la prevenzione su tutte le opere che possono essere a rischio nel nostro Paese, delegandole in sette giorni ai sindaci e ai presidenti di province e di regione, significa fare soltanto un esercizio di stile, significa curare soltanto l'apparenza, perché in sette giorni io credo che nessun comune è stato in grado di poter fare una ricognizione chiara e precisa. E credo che arriveranno sul suo tavolo milioni e milioni di euro di richiesta, nell'esercizio tipicamente italiano per cui se facciamo una domanda ad ogni comune e ad ogni provincia, noi chiediamo tutto e il contrario di tutto, e così non entriamo nella fase della prevenzione e del monitoraggio. Questa sua iniziativa di scrivere ai comuni e alle province non solo non tiene conto dello stato delle province, che credo a noi tutti sia ben noto in quest'Aula: senza risorse, senza personale, così come un po' tutti i piccoli comuni, ma vede è anche un esercizio pessimo della peggior burocrazia.

Quello che lei ha fatto con questa lettera è ricalcare il malcostume che c'è in Italia di inviare, ogni volta che c'è una perturbazione, ad ogni comune il pericolo di una ipotetica alluvione e di gridare “al lupo, al lupo” ripetutamente senza che questo possa permettere per davvero sui territori di fare opera di prevenzione. Io mi sarei aspettato - e io mi aspetto, perché sono un ottimista - che a questa campagna di monitoraggio e di manutenzione lei volesse mettere risorse e uomini, magari quei giovani ingegneri di cui parlava lei: li mandi sui territori, li deleghi a fare ricognizioni nelle province e nei comuni, e avrà dato finalmente sostanza alla sua apparenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (PD). Presidente, lei, a inizio di questa seduta, ha chiesto scusa, e io ho apprezzato quel gesto; secondo me lei avrebbe dovuto chiedere anche scusa per l'atteggiamento avuto dal Ministro durante tutta questa seduta: dal tono comiziale, alle risatine, all'omertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io credo che questo sarebbe stato un buon esempio, perché un atteggiamento simile non è tollerabile di fronte alle decine di morti che ci sono state.

Il 14 agosto rimarrà una di quelle date indelebili nella memoria collettiva del Paese, una di quelle notizie di fronte alle quali ti senti stordito, perché non è possibile che nell'Italia del 2018 possa crollare un ponte e portare con sé tante vite. Su quel ponte ciascuno di noi, liguri, ma anche non solo liguri, è passato chissà quante volte per attraversare Genova; quel ponte era una via obbligata essenziale a connettere la città al suo interno e all'esterno. Il punto è proprio questo: il rispetto per quelle vite spezzate, per i numerosi feriti, per chi ha perso tutto in un assurdo 14 agosto 2018. Il modo migliore per onorare vittime e dolore è impedire a tutti i costi che muoia anche Genova. Genova ha saputo reagire in passato - l'hanno detto in molti - a tante, troppe tragedie della sua storia, ma questa volta rischia davvero di rimanere sotto quelle macerie, e con Genova il Paese intero, perché con la ricostruzione di quel ponte, che va fatta presto, si gioca il nostro futuro. Ed è una prova senza appello per tutta la classe dirigente: un Paese che vuole stare nel futuro e che accetta la sfida del futuro o un Paese che rinuncia al futuro, che si abbandona al cupio dissolvi della favoletta della decrescita felice. Questa sì che è una favoletta, o meglio è un alibi cinico di chi non vuole assumersi le responsabilità delle scelte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E mentre un doveroso ringraziamento - lo hanno fatto in molti - va alla generosa macchina dei soccorsi, dai Vigili del fuoco alle Forze dell'ordine, alle strutture sanitarie, alla Protezione civile, occorre ora un rigoroso accertamento delle responsabilità, perché quanto è accaduto non può essere una fatalità. Dobbiamo pretendere che i responsabili di questa tragedia vengano individuati e ne rispondano.

Con il crollo del ponte centinaia di famiglie hanno dovuto lasciare le loro abitazioni, è bloccata l'attività di molte aziende, sono state interrotte ferrovie, strade di collegamento della Val Polcevera, tutte le attività commerciali del quartiere sono in condizioni drammatiche; e poi c'è il porto, la sua economia, il suo futuro, una città da sempre industriale e logistica, e ora anche turistica, con un'orografia difficile e soffocata dalla mancanza di collegamenti moderni. Con il Governo Renzi, in rapporto con i governi locali di centrosinistra, si sono avviati i cantieri per la messa in sicurezza dal dissesto idrogeologico (Bisagno e Fereggiano), e negli anni precedenti sono stati avviati i collegamenti ferroviari (nodo e Terzo valico) per una nuova viabilità urbana con la strada a mare; nel 2015, Governo, regione e comune, governati dal centrosinistra - vorrei ricordarlo sia Salvini che a Di Maio -, hanno approvato la Gronda autostradale in conferenza dei servizi; un'opera che potrebbe partire subito se il Governo lo volesse, e che invece, con la scusa della valutazione costi-benefici (che c'è già) rischia di essere bloccata e di essere cancellata come priorità.

E oggi il consiglio regionale di Genova non ha inserito la Gronda nelle priorità, questo significa che c'è una battuta d'arresto. È una preoccupazione che io ho anche per il Terzo valico, allora la domanda è molto chiara: potete assicurare alla città che il valico sarà completato e che la Gronda sarà realizzata? Non si era ancora abbassata la polvere del crollo del ponte Morandi e il Governo era già in TV e sui social a cercare nemici, a incolpare i Governi precedenti raccontando bugie e mistificando la realtà. Avete aumentato la confusione parlando di revoche, nazionalizzazioni di aziende di Stato, parlato lingue diverse tra MoVimento 5 Stelle e Lega, tra Governo nazionale e istituzioni locali; il Ministro Toninelli, commissariato da Di Maio e libero solo di farsi selfie in vacanza, diceva cose diverse dai suoi sottosegretari leghisti, in un balletto indecoroso che ha alimentato sconcerto e rabbia.

Genova e il Paese hanno bisogno di risposte chiare. Avete deciso chi rifarà il ponte, in che tempi e chi lo pagherà; Di Maio sostiene che questo compito non può essere affidato agli attuali gestori. Alla città non interessa chi lo fa, ma quando si fa, e che i responsabili di questa sciagura paghino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Si è parlato di azienda di Stato da coinvolgere, ma l'azienda di Stato, Ministro, può essere coinvolta a realizzare un'opera evitando procedure di evidenza pubblica? Aspettiamo risposte. Siamo in presenza di urgenze drammatiche; oltre al ponte sono interrotte vie fondamentali di comunicazione; strade, ferrovie. Quante risorse investirete a sostegno della viabilità cittadina e portuale? Quante risorse destinerete al sostegno delle imprese e del lavoro? Cifre, non discorsi! E poi, sosterrete la ZES e le altre cose che sono state dette? Il nostro atteggiamento - e in questo siamo molto diversi da voi - è stato fin dall'inizio improntato alla massima collaborazione, perché Genova viene prima di tutto, ma ci sono momenti in cui la chiarezza diventa un dovere, soprattutto quando si sono raccontate bugie. Avete sostenuto che il sistema delle concessioni fosse un regalo dei nostri Governi a privati: falso! Che il PD avesse ricevuto contributi dai Benetton: falso! Ma non avete ancora risposto perché nel 2008, con il Governo di centrodestra e con il voto di Salvini e della Lega, loro sì beneficiari di contributi dei Benetton (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e oggi alleati a voi, si è regalato il 70 per cento degli aumenti tariffari ai concessionari, cancellando la normativa voluta dal Governo Prodi nel 2006 a garanzia di un ruolo pubblico maggiore. Avete provato a dare la colpa all'ex Ministro Delrio di avere prorogato le concessioni, e lo avete attaccato in maniera indegna, raccontando falsità.

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELLA PAITA (PD). Lei, Ministro - e concludo -, in Commissione è stato costretto a dire la verità, che non c'era alcun prolungamento della concessione ma un impegno contrattato in Europa per realizzare investimenti e diminuire la remunerazione a favore dei concessionari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lei sa benissimo che il Ministro Delrio è stato il primo a volere la rivisitazione delle concessioni con il codice degli appalti che voi volete cambiare, perché allora avete scelto la strada della propaganda? È il tempo dei fatti, e io credo che un Paese moderno aggiusti ciò che si rompe mentre costruisce ciò che non si romperà per i prossimi cinquant'anni, di questo Ministro si ricordi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sozzani. Ne ha facoltà.

DIEGO SOZZANI (FI). Signor Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, la discussione di oggi, che è iniziata come tutti abbiamo visto, ha portato sicuramente a evidenziare una serie di incongruenze, che peraltro erano già evidenti dalla relazione del Ministro in Commissione. Per quanto ci riguarda, noi, come gruppo, abbiamo presentato una risoluzione che riteniamo, nell'applicazione lessicale, possa significare “risolvere”, cioè che questo Parlamento, questa Camera dia un'indicazione precisa al Governo per quanto riguarda l'attività che deve compiere.

Ciò perché noi abbiamo ascoltato con molta attenzione la sua relazione, e abbiamo saputo appunto che i bimbi andranno scuola, che i treni ripercorreranno l'asse anche nell'ambito della zona rossa, ma non abbiamo capito che cosa il Governo voglia fare nel prossimo futuro e non l'abbiamo capito, perché, io devo dire, signor Ministro, che sulla piattaforma Rousseau sono andato a leggermi il suo curriculum e ho visto che lei è un ispettore assicurativo e dovrebbe, invece, sapere, proprio per il curriculum che ha, cos'è il coefficiente di rischio, anche economico, e quanto vale per le assicurazioni. Proprio per questo, dal punto di vista operativo, lei dovrebbe sapere come operare nel prossimo futuro, ma noi non abbiamo sentito nulla, ad esempio, di che cosa deve occuparsi il suo Ministero.

Stiamo parlando a lei, Ministro, io capisco le telefonate, ma oggi stiamo parlando di 43 morti, Ministro, stiamo parlando di 43 morti, non di due (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Ora, il suo Ministero, proprio con l'analisi di rischio di cui dicevo poc'anzi ha un'attività di vigilanza della rete autostradale, quella per le quali sono state date le concessioni. Ebbene, ci sono tre punti che oggi, peraltro, nella trasparenza Internet del Ministero, non troviamo più, ma meno male che me li ero stampati il giorno dell'evento; ci sono tre punti che volevo segnalare: uno, l'approvazione del piano di manutenzione presentato dalle società concessionarie in capo al Ministero; due, il monitoraggio della rete autostradale di competenza, verificandone lo stato e la fruibilità; tre, le verifiche ispettive nel rispetto del piano annuale di monitoraggio. Ebbene, ma il suo Ministero che cosa fa, cosa ha fatto, quali sono gli elementi di cui era in possesso per definire la criticità o meno di un'opera?

Guardi, il Ministero, glielo dico io, non è in grado di fare questo lavoro. Per anni non lo ha fatto; lo aveva fatto sino al 2012 l'Anas, a partire dal 2012, l'Anas, diventando una Spa, non ha potuto più esercitare questo elemento di controllo. Lavori sulla semplificazione, Ministro, glielo diciamo, glielo diremo nella risoluzione. Faccia tesoro di ciò. So che qui finirà che delle risoluzioni della minoranza alla maggioranza non gliene frega niente, ma leggetele, leggetele, andate a vedere cosa vi è scritto, perché vi stiamo proponendo tutta una serie di atti amministrativi concreti, perché quelle che lei ha citato sono tutte attività che il governatore Toti, in quanto commissario per l'emergenza, e non capiamo perché non avete ancora nominato il commissario per la ricostruzione, sta facendo. Lei ha semplicemente citato tutti questi elementi.

Ora, delle cose incredibili che abbiamo sentito oggi, in uno stato di diritto esistono due elementi: uno, sono i contratti che, fino a prova contraria, valgono, l'altro, le leggi. Oggi, senza una legge speciale per Genova che definisca le deroghe precise, Ministro, precise, perché altrimenti l'avviso di garanzia al commissario gli arriva sicuro, dovrà assolutamente andare a toccare un elemento di definizione puntuale nell'ambito del DL 50, dove dobbiamo definire quali sono le deroghe, perché senza queste deroghe lei non può dare a nessuna impresa di costruzione la ricostruzione, sappiatelo, e non è possibile aspettare, come viene detto, l'esito dell'attività giudiziaria, perché i tempi della giustizia sono incompatibili con i tempi dell'economia di una zona importante come quella di Genova. Lavoriamo! Lei ha citato tantissime cose, di tweet ne ha fatti tantissimi. Abbiamo letto che il DL 50, Ministro, lei lo voleva cambiare; è un'occasione d'oro, un'occasione di semplificazione amministrativa storica con queste cose dette. Trasformi una tragedia non come stiamo facendo ora con una serie di atti amministrativi in cui lei chiede alle province, ai comuni quali sono i ponti che oggi crollano, dove ci sarà l'Italia che le risponde…

PRESIDENTE. Concluda, ha finito il suo tempo.

DIEGO SOZZANI (FI). Termino dicendo semplicemente una cosa, Ministro. Guardi, faccia velocemente questa legge speciale, dia l'incarico al governatore Toti anche di commissario per la ricostruzione, lo dobbiamo a Genova, all'Italia, a questo Parlamento, alla serietà delle istituzioni di questo Parlamento e soprattutto ai 43 morti che abbiamo avuto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro Toninelli, lei è venuto in quest'Aula sette giorni dopo l'audizione in Commissione con lo stesso copione, lo stesso tono, la stessa inconsistenza. Noi le avevamo fatto, in quell'occasione, una serie di domande, ci aspettavamo delle risposte allora, non le abbiamo avute, ce le attendevamo oggi e, ancora una volta, nel suo intervento, lei non ha dato nessuna risposta sulle aspettative per Genova e per i territori che sono stati colpiti dal crollo del ponte. L'unica cosa chiara, signor Ministro, è che la ricostruzione tempestiva di quell'opera non è per il suo Governo una priorità, nessuna chiarezza su chi ricostruirà il ponte, con quali tempi e con quali risorse, solo confuse e approssimative indicazioni su affidamenti, gare e modalità di esecuzione che dimostrano, purtroppo, l'ignoranza delle procedure e anche delle norme vigenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Parole a caso che sono già preoccupanti di per sé, ma che, guardi, ci angosciano, perché evidenziano la confusione e l'approssimazione di chi, invece, in questo momento, dovrebbe essere impegnato a ragionare, a discutere, a trovare, insieme a tutti i soggetti coinvolti, a partire dai rappresentanti istituzionali, da quelli delle forze economiche e sociali del territorio, la via per ricostruire più in fretta possibile quell'infrastruttura e sostenere la ripresa di quella città.

Lei non ci ha detto niente, nemmeno oggi, nemmeno in questa occasione, sulla realizzazione delle infrastrutture che noi le chiediamo, su cui le chiediamo degli impegni, a partire dal terzo valico, all'assunzione degli atti amministrativi che lei, Ministro, deve assumere per dar corso alla realizzazione della Gronda. Poi le abbiamo fatto alcune domande che io le rifaccio, credendo e augurandomi che almeno di fronte all'Aula abbia la dignità e la coerenza di dare delle risposte. Del tema della revisione delle concessioni autostradali, anche qui, lei non ne ha parlato minimamente quando è venuto a illustrarci le sue linee programmatiche, però, ora ci interessa capire cosa ha fatto da quando è Ministro. Si è preoccupato, mentre ci annuncia, oggi, una grande revisione delle concessioni autostradali, di acquisire la relazione dell'attività di vigilanza del 2017? Si è preoccupato di capire quali sono i progetti che giacciono presso il suo Ministero, quali sono i tempi di esame, di approvazione? Credo di no, glielo chiedo qui, mi risponda ora, se è in grado di farlo.

Ministro, lei rappresenta un Governo che dovrebbe provare a risolvere i problemi, non provocare e minacciare. È quanto avete fatto sul tema della revoca dell'annullamento, della revisione della concessione e anche le parole che ho letto poco fa nella risoluzione presentata dalle forze di maggioranza che sostengono il suo Governo non fanno che aggravare questa confusione e la superficialità e l'approssimazione con cui lei e altri colleghi di Governo approcciano questo tema senza riuscire a spiegare gli obiettivi che si vogliono perseguire, le valutazioni di merito, quali passaggi giuridici intendete seguire, ci preoccupa ed è l'elemento, guardate, che crea maggiore sconcerto in Genova e in quel territorio colpito.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

CHIARA BRAGA (PD). Concludo, Ministro. Noi le chiediamo di dire parole di chiarezza; abbiamo presentato le nostre proposte, precise, non fumose, in questa risoluzione e lo faremo con proposte normative di leggi, emendamenti che già nei prossimi giorni saranno sottoposti al vostro vaglio. Però, le chiediamo una cosa, a lei Ministro Toninelli e al suo Governo: abbandoni la propaganda, quell'atteggiamento da tribuno del popolo che la porta a cercare e additare colpevoli anziché a cercare soluzioni ai problemi. Genova ha diritto a di più, ha diritto a risposte concrete, al sostegno delle istituzioni nell'immediato e nel futuro e il PD lavorerà per questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI (FI). Grazie, Presidente. Per suo tramite chiedo l'attenzione del Ministro, non per mio bisogno di attenzione, ma perché penso che sia utile per lui portare a quest'Aula il rispetto che dai banchi dell'opposizione ha preteso quando era all'opposizione. Credo che sia un atto dovuto di coerenza e me lo attendo. Quindi, quando il Ministro ha finito di affaccendarsi io sarò contenta di riprendere il mio intervento.

PRESIDENTE. Prego, può andare avanti.

DEBORAH BERGAMINI (FI). Chiedo, per suo tramite, l'attenzione del Ministro Toninelli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non è questo l'atteggiamento da tenere in quest'Aula, per chi proclama cambiamento.

PRESIDENTE. Da qui vedo che sta lavorando su delle fotocopie, quindi credo…

DEBORAH BERGAMINI (FI). Vedo anche un comportamento spazientito del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Fraccaro. Posso contare sulla vostra attenzione? Anche perché qui ci sono due possibilità...

PRESIDENTE. Vada avanti , il tempo sta andando avanti… è partito.

DEBORAH BERGAMINI (FI). Sì, lo so. Lei è bravo a togliere la parola all'opposizione…

PRESIDENTE. Sì, perfetto.

DEBORAH BERGAMINI (FI). …ci siamo già passati (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non è vero. Comunque, andiamo avanti.

DEBORAH BERGAMINI (FI). Sì, è molto vero e lo posso testimoniare personalmente e questo lei lo sa.

PRESIDENTE. I tempi non lo testimonieranno mai ed è scientifico. Andiamo avanti.

DEBORAH BERGAMINI (FI). Ministro, io qui ho due possibilità: o faccio il mio lavoro di opposizione come si comanda, con un rituale democratico: l'attacco e non è difficile attaccarla perché fra insipienza, confusione e, come si nota anche adesso, totale mancanza di senso dello Stato attaccare sarebbe facile. Io, però, scelgo un'altra strada e mi sottraggo a questo rituale perché nell'osservarla attentamente e nell'ascoltarla, non solo oggi ma nella sua comunicazione della settimana scorsa alle Commissioni competenti, io credo che voi abbiate bisogno invece di grande aiuto e sono qui a offrire, per conto del mio partito, aiuto, perché mi rendo conto che la situazione è talmente grave che non ci possiamo nemmeno qui più permettere nessuno di attaccare nessun altro. Qui noi dobbiamo riconoscere che il Paese non ha più né tempo né margine per subire questa vacuità, questa inconcludenza - uso una parola del sottosegretario Giorgetti in quest'Aula - e, quindi, provo a uscire da questo schema, sperando che lei abbandoni il telefonino e pensi che sia utile per lei ascoltare qualche cosa di vero e non di rituale. Però, certo per riuscirci bisogna che lei e questo Governo abbandoniate questo senso di superiorità morale che vi consente di avere atteggiamenti francamente incomprensibili che non merita l'Italia, che non merita il Paese e che non meritano neanche le opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Lasciatevi aiutare, provate ad essere diversi e non a dire che lo siete, perché vi state mostrando più uguali alla vecchia politica che mai. Provate ad avere un po' di umiltà, a capire che ci sono buone soluzioni, buone idee e aiuto anche se non arrivano dal vostro blog. Provate a capire che qui non c'è nessuno che gode se voi fallirete, perché tutti abbiamo a cuore il futuro del nostro Paese. Provate ad avere l'umiltà di capire che dovete rinunciare al tentativo di criminalizzare il primo che passa, a fare da scaricabarile, a salire su un podio e decidere chi è giusto e chi ha sbagliato e voi siete sempre dalla parte del giusto. Questo atteggiamento non paga. Non sottovalutate quello che è successo stamattina davanti al palazzo della regione (Ministro, mi ascolti e mi guardi se può). Non sottovalutate quello che è successo stamattina. Le persone protestano. È un attimo a passare dagli allori del consenso alla preoccupazione di non essere più capiti da un Paese (ci siamo passati anche noi). Utilizzate l'esperienza degli altri, non pensate che gli altri siano diversi da voi.

Io oggi da lei mi sarei aspettata un po' di concretezza ma, soprattutto, un discorso aperto. Di fronte a una sciagura immane come quella di Genova, di fronte a una sciagura immane come quella di Genova lei avrebbe dovuto dire che qui bisogna lavorare tutti tenendosi per mano. Il Paese deve essere unito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e lei, che è il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dovrebbe essere il primo a dirlo. Invece, che cosa ha fatto? Ha recriminato, protestato, giudicato, fatto da scaricabarile. Non è questa la strada e noi dall'opposizione umilmente vi diciamo che non è questa la strada. Cambiatela, cambiate il linguaggio, perché l'esperienza vi sta dimostrando che la comunicazione, quando è imprudente, torna indietro violenta. Siate meno imprudenti, lasciatevi aiutare. Un po' di umiltà non guasta nelle situazioni di dramma di questo Paese. Rinunciate a spiegare che bisogna fare le analisi costi-benefici su servizi essenziali che lo Stato deve semplicemente erogare. Che vuol dire? Faccio un'analisi costi-benefici su un ospedale la prossima volta e se non è soddisfacente chiudo un ospedale o chiudo una scuola o chiudo un asilo?

Attenzione ai messaggi che state dando. Avete detto che volete nazionalizzare. Voi non ve lo ricordate - siete fortunatamente più giovani - cosa erano le autostrade quando erano pubbliche. Ma attenzione: siete sicuri che rispetto a uno Stato inefficiente come noi abbiamo oggi, con un apparato burocratico che lei stesso ha definito inefficiente, possiamo sostenere di gravarlo ancora di più? Forse dovete prima snellire l'apparato burocratico dello Stato. Allora, lì ci saremo e vi aiuteremo. Ma attenzione ai messaggi che date. Ministro, voi siete riusciti in un capolavoro: siete riusciti a convincere gli italiani che l'inesperienza…

PRESIDENTE. Concluda.

DEBORAH BERGAMINI (FI). …sia una virtù in politica. Ci siete riusciti. Allora, Ministro, io le dico: state attenti, perché purtroppo con il vostro operato state dimostrando che l'inesperienza per voi è un vizio e noi contro questo vizio ci batteremo sempre, nella speranza di aiutarvi a fare molto meglio di quello che state facendo fino ad ora (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione sulle comunicazioni del Governo.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Delrio ed altri n. 6-00013, D'Uva e Molinari n. 6-00014, Meloni ed altri n. 6-00015, Fornaro ed altri n. 6-00016 e Gelmini ed altri n. 6-00017. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,44).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

(Replica e parere del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, che invito anche ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.

DANILO TONINELLI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. La ringrazio, Presidente, e ringrazio tutti i colleghi intervenuti. Per quanto concerne l'esame del contenuto delle risoluzioni presentate - e mi scuso, ovviamente per suo tramite Presidente, con l'Aula nel caso di interruzioni, ma il sottoscritto stava analizzando le premesse e gli impegni di tutte le risoluzioni depositate da quest'Assemblea - colgo come evidente la volontà di tutte le forze politiche di individuare soluzioni che rispondano concretamente all'emergenza determinatasi nella città di Genova. Alcuni impegni che leggo nelle risoluzioni delle opposizioni esprimono una consonanza con le iniziative che il Governo sta già assumendo e che assumerà e che trovano, tuttavia, molti più ampi e pregnanti richiami nel testo della risoluzione D'Uva e Molinari n. 6-00014 oggi proposta dalla maggioranza. Al contrario, non trovo nelle premesse delle risoluzioni delle opposizioni un'analisi condivisibile e oggettiva dei fatti e degli eventi.

Pertanto, esprimo i seguenti pareri: sulla risoluzione Delrio ed altri n. 6-00013, parere contrario sulle premesse mentre il parere, nel caso in cui ci fosse una richiesta - io, Presidente, mi permetto di suggerire e mi dica lei se sbaglio - di votazioni per parti separate, che non mi è ancora giunta in questo momento, il parere è favorevole. Quindi, parere contrario sulle premesse e parere favorevole soltanto sull'impegno e sul punto n. 7, che è un eventuale aumento di organico della magistratura genovese mentre il parere è contrario su tutti gli altri impegni.

Sulla risoluzione della maggioranza D'Uva e Molinari n. 6-00014, parere favorevole sulle premesse e su tutti gli impegni.

Sulla risoluzione Meloni ed altri n. 6-00015, parere contrario sulle premesse e parere favorevole soltanto sul punto n. 2 (esclusione degli investimenti per Genova dal patto di stabilità, cosiddetta “Golden Rule”) e parere contrario su tutti gli altri impegni.

Sulla risoluzione Fornaro ed altri n. 6-00016, parere contrario sulle premesse e parere contrario su tutti gli impegni. Qui ci vuole una specifica, però, relativa all'impegno n. 8 che parla di affidare, per le concessioni in data antecedente alla costituzione dell'Autorità di regolazione per i trasporti, una possibilità di valutazione dei piani economici e tariffari. Siamo favorevoli sostanzialmente, ma la struttura del Ministero ha già in corso, prima ovviamente di oggi, un'attività istruttoria di fattibilità giuridica. Quindi, per motivi formali il parere sarà contrario anche sull'impegno n. 8.

Sulla risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00017, parere contrario sulle premesse e parere favorevole - in questo caso è mia notizia che è stata chiesta la votazione per parti separate - sul punto n. 8, anche qui in concomitanza con quanto affermato prima sulla risoluzione a prima firma Meloni. Quindi, parere favorevole sul punto n. 8 degli impegni - e anche qui ancora la cosiddetta “Golden Rule” per infrastrutture strategiche - e parere contrario su tutti gli altri impegni. La ringrazio presidente e ringrazio tutti i colleghi

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Uno per gruppo, se ci sono altri gruppi che vogliono intervenire.

ENRICO BORGHI (PD). Articolo 8, comma 2. Signor Presidente, noi siamo estremamente preoccupati dall'andamento di questo dibattito. Signor Presidente, facciamo appello nuovamente a lei, alle sue prerogative e al suo senso di responsabilità: questo dibattito è iniziato con una serie di interventi, non solo avanzati dal Partito Democratico, in connessione con alcune affermazioni che sono state riportate in Aula da parte del Ministro, che ha esplicitamente asserito di avere ricevuto pressioni interne ed esterne in connessione all'esercizio del suo mandato con specifico riferimento alla pubblicazione del testo delle concessioni.

PRESIDENTE. Siamo di nuovo sullo stesso punto, però.

ENRICO BORGHI (PD). Appunto. Tutte le opposizioni hanno esplicitamente richiesto al Ministro di fornire i nomi, le circostanze e i fatti, oltre che avere chiesto a lei, signor Presidente, di assumere gli atti conseguenti. Il Ministro si è limitato ad una notarile dichiarazione di pareri contrari o favorevoli rispetto alle risoluzioni e nuovamente non ha ritenuto di dovere informare l'Aula. Noi riteniamo che non ci siano le condizioni per una serenità di dibattito e per la prosecuzione e l'adozione di atti successivi, perché siamo in pendenza di notizie di reato e di affermazioni estremamente gravi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), rispetto alle quali torniamo a richiamare la Presidenza e l'Aula rispetto all'esigenza che sia fornita verità, giustizia e trasparenza; quella verità, giustizia e trasparenza di cui il signor Ministro, quando si sedeva tra questi banchi, si è spesso riempito la bocca e che oggi, quando ha una responsabilità, immediatamente ritorna sui propri passi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signor Presidente, desidero esprimere la mia più profonda delusione per la qualità di questo dibattito. Credo che le parole con cui il Ministro Toninelli ha aperto aprivano a una speranza; un evento inaccettabile per i morti, i feriti, per gli sfollati, e che serviva l'impegno di tutti. E poi c'è stata una sequela retorica di propaganda di quart'ordine, che mi ha lasciato senza parole e che, tra l'altro, come è stato fatto notare, ha trovato il modo di spiegare che nel Ministero che lui dovrebbe dirigere non c'è lo Stato. Il che vorrebbe dire che lo Stato è lui, che mi sembra un paradosso di una gravità totale. E in questo delirio non è venuta fuori nessuna delle cose che invece sono in parte contenute…

PRESIDENTE. Per favore, un po' di silenzio.

BRUNO TABACCI…nella risoluzione di maggioranza, che, guarda caso, non è stata scritta da Toninelli e probabilmente corregge, perché pone tutta una serie di limiti, di rilievi. Dice: ma qui bisogna approfondire. Ecco, noi ci saremmo aspettati come intervenire sulla struttura del price cap, ricostruendo il rapporto tra investimenti e tariffe; come intervenire legislativamente sulle concessioni nell'interesse degli utilizzatori del servizio; come ricostruire il ponte di Genova con quale rapporto con il concessionario; come affidare il coordinamento per l'opera a un commissario con poteri speciali. È stato più concreto di lei, signor Ministro, il presidente della regione Liguria. Lei si è limitato ad una propaganda dozzinale, si è abbandonato ad una demagogia sfrenata…

PRESIDENTE. Concluda.

BRUNO TABACCI…senza avere la qualità per sostenerla. E quindi mi dispiace di non potere, ovviamente, condividere, per queste motivazioni, per l'atteggiamento del Ministro, non per i contenuti, molti dei quali sono validi dentro la risoluzione della maggioranza…

PRESIDENTE. Grazie, ha finito.

BRUNO TABACCI…ma per il modo come è stata posta la cosa diventa per noi inaccettabile votare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, nell'intervento iniziale del Ministro, nella dichiarazione iniziale, alcuni passaggi del Ministro non ci hanno convinto, altri ci hanno preoccupato. In uno, invece, ci siamo sentiti confortati, ovvero sul fatto che l'individuazione della responsabilità - finalmente oggi è stato detto - è affidata alla magistratura, e non, come avevamo sentito nelle settimane scorse da parte del Primo Ministro, che ci sarebbe stata una sostituzione a quell'organismo nella valutazione delle responsabilità, che si era palesato nell'annuncio della revoca della concessione alla società Autostrade. Noi crediamo che sia necessario smontare la parte rimanente del ponte Morandi, che sia necessario ricostruirlo, e chi lo deve costruire oggi è chi ha la concessione di quella autostrada.

E crediamo che, insieme al ponte Morandi, a quel passaggio infrastrutturale, sia necessario fare le infrastrutture nel nostro Paese. Non si può sentire più il no alla TAV, il no alla TAP, il no alla Gronda, il no al Terzo valico. Crediamo che il nostro Paese abbia bisogno di infrastrutture per la competitività, e questo non può avvenire attraverso la nazionalizzazione. La nazionalizzazione vuol dire tornare indietro di decenni nel nostro Paese e vuol dire creare carrozzoni, vuol dire non dare il valore della virtuosità del rapporto pubblico e privato con il controllo puntuale dello Stato, vuol dire far ricadere le inefficienze e la mala gestione sulle spalle dei cittadini. E allora, per queste ragioni, noi voteremo astensione sulla risoluzione del Ministro, perché, all'interno di questo documento, non compare il tema della revoca, come era stato annunciato e si sarebbe fatto, non compare il tema della nazionalizzazione, com'era stato dichiarato e si sarebbe fatto, e non c'è cenno sulla realizzazione rapida del ponte, che era una delle priorità che era stata identificata, mentre voteremo a favore della risoluzione presentata dal gruppo di Forza Italia, perché è molto concreta e diretta agli obiettivi che ho descritto poco fa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, preliminarmente è un atto doveroso esprimere il cordoglio della componente MAIE del gruppo Misto che rappresento ai parenti delle vittime per questa immane tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova; è un atto doveroso estendere tale cordoglio a tutti gli italiani vittime di chi non è stato capace di tutelare la loro sicurezza e che per anni ha favorito gli interessi economici di pochi privati senza controllo alcuno. Fa rabbia sapere che, tra le cause del cedimento, ci sia stato un degrado dei materiali e l'incuria da parte di quei soggetti incaricati anche di garantire la sicurezza delle nostre strade e di prevenire tali tragici eventi. Fa rabbia sapere che all'aumento progressivo e spropositato dei pedaggi non sia seguito un aumento degli investimenti per la messa in sicurezza delle tratte autostradali.

Fa rabbia sapere che l'organo di controllo dei concessionari non abbia mai avuto le risorse umane ed economiche necessarie per svolgere i propri compiti. Fa rabbia e tristezza anche sapere che siamo qui a parlare della sicurezza delle nostre autostrade solo dopo che 43 nostri concittadini hanno tragicamente perso la vita. Riteniamo che gli attuali concessionari debbano comunque adempiere ai propri doveri, partecipando attivamente e con le dovute risorse economiche alla messa in sicurezza delle nostre strade.

Concludo il mio intervento, ricordando e ringraziando tutti coloro che, con fatica, rabbia, dolore e paura, sono intervenuti tempestivamente per prestare i primi soccorsi e fronteggiare l'emergenza, affrontando anche rischi notevoli, come i vigili del fuoco, gli operatori tecnico-sanitari, i volontari, la Polizia stradale, la Polizia di Stato, i carabinieri, la Guardia di finanza, la Polizia ferroviaria, la Capitaneria di porto, Croce rossa e tutti coloro che a vario titolo hanno preso parte per scavare tra le macerie, prestare soccorso ai feriti e affrontare l'emergenza per gli sfollati.

Pertanto annuncio il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza della componente MAIE del gruppo Misto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, inaccettabile, sì credo che abbia ragione il Presidente Fico ad aver usato questo aggettivo, perché credo che sia anche il pensiero di tutti gli italiani: è inaccettabile quello che è accaduto a Genova con il crollo del ponte Morandi il 14 di agosto. E il primo pensiero non può non andare alle quarantatré vittime innocenti, alle loro famiglie e ai loro cari e, nel contempo, un doveroso ringraziamento ai soccorritori per la loro abnegazione, per la dimostrazione di coraggio che credo ci abbia reso onore nel mondo. E anche una condivisione vera e sincera delle preoccupazioni per il futuro degli sfollati, delle imprese, dei genovesi tutti per il loro futuro e anche, se mi è consentito, pur non essendo loro della mia parte politica, un rispettoso apprezzamento per l'atteggiamento istituzionale dei vertici della città e della regione.

Vede, signor Ministro, per ogni cosa c'è il suo tempo e oggi il tempo della propaganda è finito. Oggi è il tempo delle decisioni, oggi è il tempo della ricostruzione, oggi è arrivato il tempo di sostenere Genova in una delle pagine più tristi della sua storia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Ed è con questo spirito che noi abbiamo presentato questa risoluzione, che è stata bocciata dal Governo, una risoluzione che cerca di individuare, in questo spirito, le priorità; questo è quello che oggi dobbiamo fare.

Per noi la prima priorità è quella di assumere tutte le iniziative e individuare le risorse economiche necessarie per procedere alla ricostruzione del ponte sul viadotto Polcevera, individuando in tempi brevi, anche in deroga alle normative vigenti, il soggetto attuatore e, nel contempo, tempi certi per la realizzazione dell'opera, nonché le modalità di verifica e controllo della realizzazione dell'opera stessa. È fondamentale ricostruire quel ponte per l'importanza che ha nella vita non solo della città, della regione, ma dell'Italia tutta.

E poi è necessario, lo abbiamo detto nei giorni immediatamente successivi al disastro, predisporre una legge speciale per Genova che affronti strutturalmente tutte le criticità, individuando risorse certe, congrue e stabili nel tempo per attuarla e istituendo – e ci spiace che non ci sia stato il parere favorevole del Governo – presso il Ministero dello Sviluppo economico un'unità di crisi dedicata proprio alle aziende e al sistema economico genovese.

E poi - se n'è discusso molto sui giornali, sui social network, si sono fatti annunci roboanti e poi, come vedremo, nella risoluzione della maggioranza questo è sparito, quasi per magia - noi crediamo che si debba arrivare alla revoca della concessione in essere, stante la portata catastrofica dell'evento, ferme restando le necessarie verifiche giuridiche.

E, infine, è evidente che questa vicenda ha riportato, ha fatto emergere un tema legato alla necessità di procedere al superamento del modello di concessione della rete autostradale, attivando un processo per un progressivo passaggio a modelli di gestione pubblica.

Queste sono le cose che si devono fare e che si devono fare subito insieme, come l'affidamento dei compiti di regolazione e controllo sugli investimenti previsti e sicurezza sulle reti autostradali a un'agenzia ad hoc da istituire e l'affidamento, anche per le concessioni in essere alla data del 31 dicembre 2012, della valutazione dei piani economico-finanziari e della regolazione tariffaria all'Autorità di regolazione dei trasporti.

C'è poi - è evidente - la necessità di affrontare su Genova un tema di investimenti finalizzati al nodo per il potenziamento della rete ferroviaria locale e interregionale che consenta a merci e passeggeri, in un territorio denso e congestionato, una mobilità sostenibile.

E devo dire, con una grande onestà, che ho trovato, signor Ministro, una distanza siderale tra le dichiarazioni sue, del Presidente del Consiglio, dei Vicepremier Salvini e Di Maio, in questi ventidue giorni dopo il disastro del ponte Morandi, una distanza siderale tra quelle dichiarazioni e la risoluzione della maggioranza.

Vedete, lo dico ai cittadini che ci stanno ascoltando, avete ascoltato il Premier e i Viceministri dire con forza, in più occasioni, che a questo punto c'era una strada obbligata, quella della revoca e, invece, il documento che verrà approvato dalla maggioranza parla molto timidamente di verificare, in relazione al rapporto di concessione, se vi siano gli estremi per la revisione, la revoca o la risoluzione della concessione.

E poi quante volte i cittadini hanno sentito dire che adesso basta, è ora di finirla con la struttura dei privati e bisogna passare a una nazionalizzazione; anche qui una timidezza devo dire assolutamente stupefacente; la risoluzione della maggioranza dice: a valutare la possibilità di individuare un soggetto a prevalente o totale partecipazione pubblica subentrante nel rapporto concessorio, ferma restando la salvaguardia delle funzionalità delle infrastrutture.

E il terzo punto è quello che non c'è, e che ci ha stupito più di tutti, signor Ministro. Lei, non in una dichiarazione, ma un paio di ore fa ha dichiarato, leggo lo stenografico: «il Governo sta predisponendo un provvedimento d'urgenza per Genova e per le infrastrutture». Bene, di questo provvedimento d'urgenza non c'è traccia nella risoluzione che verrà approvata dalla maggioranza. Mi domando, ci domandiamo e, se mi è consentito interpretare il pensiero dei genovesi, si domandano i genovesi perché nella risoluzione della maggioranza non c'è la citazione del decreto-legge speciale su Genova.

Signor Ministro, lei è stato sostanzialmente smentito dalla sua stessa maggioranza e io credo che questo non vada nell'interesse... Ma nel complesso, e mi avvio alla conclusione, io credo che questo dibattito abbia dimostrato proprio questa differenza: c'è un tempo per la propaganda, c'è un tempo anche per una risposta istintiva di fronte a un disastro inaspettato come quello del crollo del ponte e il tempo in cui, con senso dello Stato, con senso delle istituzioni, si fa un lavoro insieme alle istituzioni, in Parlamento, per dare una risposta a Genova per la sua ricostruzione.

Ebbene, questo non l'abbiamo sentito, signor Ministro, e non lo vediamo in questa risoluzione di maggioranza, che non avrà il nostro voto, e soprattutto non l'abbiamo sentito nel suo intervento, e mi sia consentito anche su questo sottolineare il fatto che lei abbia rinunciato a replicare. Io credo che questo sia il luogo del confronto, il Presidente Fico anche in altre occasioni lo ha sottolineato. Bene, quale miglior luogo del confronto, in una replica costruttiva, per ricercare anche quei fili che potevano ricostruire o ritessere un tessuto unitario che, ricordo, di fronte a tragedie importanti, questo Parlamento ha sempre trovato.

E, quindi - lo dico a me, ma mi permetto di dirlo a lei, signor Ministro - forse occorrerebbe ogni tanto ricordare cosa dice l'articolo 54 della Costituzione, che afferma che i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore. Qui non è in discussione l'onore, ma, vede signor Ministro, in quel sostantivo rientra l'obbligo di usare, in quest'Aula, nell'Aula in cui si esprime la volontà popolare, un linguaggio differente da quello che si userebbe in un discorso propagandistico in un contesto non istituzionale. Signor Ministro, la prossima volta, per favore, si ricordi dell'articolo 54 della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Grazie Presidente. Dunque, dopo il crollo del ponte Morandi, come si sa, Fratelli d'Italia ha immediatamente chiesto che su questa materia ci fosse un confronto parlamentare. Abbiamo immediatamente annunciato che avremmo presentato una nostra risoluzione. Lo abbiamo fatto - e mi unisco ovviamente alla solidarietà per le persone colpite - per rispetto delle vittime, per rispetto dei feriti, per rispetto dei familiari, per rispetto degli sfollati, per rispetto delle attività economiche che risentiranno di quello che è accaduto, per rispetto di qualunque italiano che si sia ritrovato a piangere, a commuoversi, a restare incredulo, di fronte alle immagini atroci dello scorso 14 agosto.

Però, lo abbiamo fatto, Presidente, anche perché noi siamo classe dirigente di questa nazione. E non ci possiamo limitare a piangere, non ci possiamo limitare a chiederci perché è accaduto. Lo abbiamo fatto perché il crollo del ponte Morandi - lo sappiamo tutti, è stato detto in tanti interventi - non era qualcosa di inevitabile. Qualche mese fa abbiamo parlato del terremoto, dei danni causati dalle calamità naturali, ma qui noi non siamo di fronte a una calamità naturale. Qui noi siamo di fronte a qualcosa che era perfettamente evitabile, se ciascuno avesse fatto bene il suo lavoro o quello che gli competeva. Quello che accade col ponte Morandi è figlio di scelte precise e questo mette ciascuno di noi di fronte a una responsabilità.

Allora vede, Presidente, nella sua tragedia i fatti di Genova accendono i riflettori su un intero sistema malato. E ci offre l'occasione di combattere quella malattia, di sconfiggere quella malattia, cioè noi oggi abbiamo l'occasione di fare qualcosa di importante e dimostrare che abbiamo imparato dai drammi che il destino ci mette di fronte.

Il sistema delle concessioni, il sistema della gestione delle reti e delle infrastrutture strategiche, in Italia è un sistema indegno di una nazione civile. È un sistema che ricorda sinistramente quello che è accaduto con gli oligarchi russi…

PRESIDENTE. Per favore, un po' di silenzio.

GIORGIA MELONI (FDI). …emersi con il crollo del regime sovietico, quando le enormi ricchezze, di cui la Russia dispone, sono state messe nelle mani di pochi soggetti fortunati, che si sono arricchiti con miliardi e miliardi, miliardi tolti alla collettività, senza fare assolutamente nulla. È esattamente la stessa cosa che è accaduta in Italia. A un certo punto in Italia si è deciso di svendere le nostre poche ricchezze pubbliche. Quelle ricchezze pubbliche sono state messe nelle mani di pochi, quei pochi hanno negli anni accumulato miliardi, senza che venisse chiesto loro conto del lavoro che facevano e che dovevano fare e che, in molti casi, non avevano neanche dei particolari pregi, che non fossero avere gli amici giusti. È un po' peggio da noi della Russia, perché la differenza tra i giacimenti di petrolio, su cui sono seduti gli oligarchi russi, e le autostrade, su cui sono seduti gli oligarchi italiani, è che il petrolio è una risorsa naturale, le autostrade gli italiani le hanno costruite con il loro lavoro, con i loro sacrifici, con i loro soldi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, quindi, forse è anche peggio del sistema degli oligarchi russi.

Ora io voglio anche dire che, a chi pensa che questo si chiami il libero mercato, questo non è libero mercato! Il libero mercato crea efficienza, il libero mercato crea ricchezza. Qui noi siamo di fronte a rendite di posizione, siamo di fronte a monopoli e i monopoli creano arretratezza, non creano crescita. Quindi, è un sistema molto diverso da quello che si vorrebbe derubricare a libero mercato.

Allora, vedete, noi abbiamo tentato negli anni di porre questa questione in più di un'occasione. Forse siamo l'unico partito che ha messo questo tema nel proprio programma elettorale. Poi, certo, sono materie complesse, non è facile farle arrivare ai cittadini, ma da qualche anno tentiamo di denunciare il dramma di un sistema che non può funzionare. Poi è accaduta la tragedia di Genova e, come sempre accade in Italia, tutti si sono finalmente occupati di questa materia. E nella tragedia è una buona notizia perché, forse, è il momento in cui questo Parlamento si confronta e decide che qualcosa proprio non ha funzionato. Questo forse è il momento in cui noi possiamo essere messi nella condizione di portare una svolta epocale in questa nazione. La domanda che io ho da fare è: c'è la volontà di portare avanti una svolta reale, di dire che qualcosa non ha funzionato? Con responsabilità diffuse, per carità, qualcosa non ha funzionato. Ma oggi c'è la possibilità di farlo funzionare. Si deve decidere se lo si vuole fare funzionare.

Allora, sono purtroppo rammaricata - anche se le avvisaglie c'erano già - del parere che ha dato il Ministro Toninelli sulla risoluzione di Fratelli d'Italia. L'oggetto della nostra risoluzione è esattamente questo. Noi abbiamo tentato di mettere nero su bianco, non semplicemente il fatto specifico, importantissimo, che riguarda il ponte Morandi - c'è anche questo nella nostra risoluzione - ma abbiamo provato a fare un passo in avanti. Certo ci occupiamo nella nostra risoluzione di come si mette una città, una regione, un intero quadrante italiano nella condizione di potere immediatamente uscire dall'emergenza. Facciamo nostre, nella risoluzione, tutte le richieste della regione Liguria, i fondi straordinari per potenziare il trasporto su ferro, la necessità di raddoppiare il prima possibile la tratta ferroviaria Andora-Finale Ligure, la richiesta di imprimere un impulso decisivo per la realizzazione della Gronda di Genova, di un'opera fondamentale, che qualcuno, per consenso facile, ha osteggiato per anni. Chiediamo di avviare la ricostruzione in tempi rapidi e a totale carico dell'attuale concessionario di un nuovo ponte, dotato dei più moderni standard di sicurezza. Chiediamo una legge speciale per Genova - l'ho sentito dire anche dai colleghi – che consenta di procedere a una ricostruzione rapida. Insomma, ci saremo per tutto quello che riguarda la ricostruzione, ci saremo per tutto quello che riguarda le popolazioni colpite.

Sulla concessione ad Autostrade per l'Italia siamo stati abbastanza chiari nella nostra risoluzione. Chiediamo quello che chiederebbe qualunque forza politica libera in qualunque nazione civile e, cioè, il risarcimento dei danni diretti e indiretti e la risoluzione, senza oneri per lo Stato, del contratto di concessione ad Autostrade per l'Italia Spa per inadempienza grave - perché di questo stiamo parlando - ovvero l'annullamento del contratto, perché quello è un contratto adottato in palese violazione della legge e in contrasto con l'interesse pubblico. Questo si può fare. Le leggi italiane già lo prevedono, si tratta di applicare le leggi italiane.

Quello che noi, però, vogliamo fare di più, rispetto a questo, è partire dal tema delle concessioni autostradali per trattare complessivamente il problema di come l'Italia gestisce le sue reti e le sue infrastrutture strategiche, perché il tema di Autostrade è solo una piccola parte di questa malattia che noi abbiamo in Italia.

Vede, Ministro Toninelli, io penso che è qui che si stabilisce davvero la natura di questo Governo, perché - ripeto - oggi è un'occasione. Certo, come dicevo, non mi sentivo già rassicurata, perché, se io confronto le dichiarazioni fatte da lei e dal Vicepremier Di Maio, all'indomani del crollo del ponte, con l'audizione che lei è venuto a fare in Commissioni riunite, con l'intervento che ha fatto oggi in Aula, e se, ancora di più, lo confronto con il testo della risoluzione di maggioranza: “impegna il Governo a verificare se, in relazione al rapporto di concessione con Autostrade per l'Italia Spa, vi siano gli estremi per la revisione, la revoca o la risoluzione della concessione”, mi viene in mente quella bella canzone di Rino Gaetano che dice: nascono tutti incendiari e fieri, ma quando arrivano sono tutti pompieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi pare che ci sia una bella differenza tra le dichiarazioni che sono state fatte nei giorni successivi al crollo del ponte e quello che mettete nero su bianco.

Allora è molto semplice. Noi chiediamo due cose in questa risoluzione e un Governo autenticamente sovranista non darebbe un parere contrario su richieste di questo tipo.

In primo luogo, noi chiediamo la proprietà pubblica nazionale di tutte le reti e infrastrutture strategiche. Non è il caso di Autostrade, perché non si faccia confusione, le autostrade sono di proprietà degli italiani e dello Stato italiano, ma non è, per esempio, così per la rete di comunicazione. Noi siamo l'unica nazione al mondo, forse, che ha una rete di comunicazioni in mano a un'azienda straniera, segnatamente francese, di quella stessa nazione, quella stessa Francia, che anche secondo i nostri servizi segreti ha lanciato un'OPA ostile contro l'Italia, come si vede anche in questi giorni in Libia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi siamo una nazione che non controlla la sua rete di comunicazione! E non si può fare: la proprietà delle reti e delle infrastrutture strategiche deve essere in mano italiana e deve essere in mano pubblica.

Sulla gestione non c'è problema, la gestione può essere in mano ai privati…

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIA MELONI (FDI). Concludo …ma noi chiediamo l'applicazione di una clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale, che consenta sempre di garantire la tutela degli interessi dei cittadini anche quando si dà la gestione a un privato. Che significa? Significa che mi devi dimostrare che è più vantaggioso che lo faccia un privato; significa che il tuo utile non può andare oltre il 15 per cento e tutto quello che c'è oltre il 15 per cento lo devi obbligatoriamente reinvestire nell'ammodernamento della rete, indipendentemente da quello che prevede il contratto di concessione; significa che, siccome si tratta di reti di sicurezza nazionale, la sede legale e la sede fiscale di queste società di concessione devono essere in Italia; significa difendere gli interessi nazionali. Ministro Toninelli, io avevo qualche dubbio che il MoVimento 5 Stelle fosse un movimento sovranista, me l'avete tolto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mulè. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, ci fu un tempo nel quale quest'Aula seppe unirsi, in cui uomini e donne di tutti gli schieramenti politici, divisi su tutto, spesso agli antipodi per formazione, storia, cultura, ideali, furono capaci di annullare le differenze e annullarsi nel nome di un bene superiore comune che è l'interesse supremo dello Stato, divennero giganti e ci fecero volare e illuminarono le macerie del secondo conflitto mondiale, dissero ai nostri nonni e ai nostri padri: non abbiate paura, andiamo avanti, rialziamoci, cominciamo tutti insieme - tutti insieme! - nel primato della persona umana e nel solco della sua dignità. Quei giganti ci consegnarono la Costituzione della Repubblica italiana. Il disastro del ponte Morandi e il suo enorme fardello di strazio, di pietà e insieme di misericordia nei confronti di chi è rimasto, ci ancora e ci deve fare aggrappare alla Costituzione per superare insieme questo momento, mettendo da parte, auspicabilmente, le miserie ed esaltando ciò che non ci può, né ci deve dividere: il senso dello Stato, che prima ancora è senso di comunità.

Non ci sarà assoluzione, né alcuna indulgenza, se la politica o peggio ancora il Governo in carica si ostinerà a processare il passato per non affrontare le prove alle quali ci chiama e ci obbliga il processo del presente: prove inderogabili di responsabilità e di maturità. Ci pensi il Presidente del Consiglio, i Vice Premier, ci pensi lei. Ministro Toninelli.

A che vale rifugiarsi o cercare riparo tra i rovi di una rilettura di parte dei fatti o, peggio ancora, imboccare il vicolo cieco del facile populismo, del fanatismo ipocrita, smentito come vedremo dai fatti reali ed ergendovi a giudici - in realtà più simili ad Arlecchino - per indicare i colpevoli? Non commettere l'errore di issare ogni giorno un patibolo nella piazza telematica di Facebook per ghigliottinare chiunque osi manifestare un'idea contraria. Lo dico perché vi dimostrerò come siete i primi ad essere assaliti dal dubbio e dall'errore, lo siete in un tardivo, marginale e a me nascosto baluginio della coscienza. Ma essere pubblicamente refrattari e insofferenti a ogni critica non vi porterà lontano. Chiedete verità e giustizia e indicate con l'indice le responsabilità politiche, pretendete di essere portatori di verità, ma siete i primi nemici della verità, quella passata e quella anche recentissima.

Parliamo di concessioni autostradali, lo approfondiamo molto nella nostra risoluzione: tanto era importante il tema delle concessioni delle autostrade per il sedicente Governo del cambiamento, tanto il Ministro Toninelli, al pari dell'Esecutivo, ne era ossessionato, tanto ne faceva un punto che segnerà la storia del suo passaggio al Dicastero di Porta Pia, che fa quasi tenerezza quando, al ritorno dalle vacanze, il 27 agosto, e ancora oggi in Aula, rivendica di averne parlato nella declinazione delle sue linee programmatiche al Senato il 31 luglio. Vediamo un po' in che termini, però lo facciamo in termini completi, Ministro Toninelli. Lei affrontò di petto il tema delle concessioni? No. Aggredì questa immonda mangiatoia, come l'ha definita oggi dedicando un corposo capitolo del suo mantra infrastrutturale? Neanche per sogno. Dichiarò senza “se” e senza “ma” che questo sistema di concessioni andava sradicato? Macché! Lei iniziò - cito tra virgolette - da “una mobilità collettiva pulita e dolce”, planò sulle ciclovie turistiche, andò sulle auto elettriche, atterrò su un'azione cardine del suo vasto programma che era l'istituzione di un registro di ingressi al Ministero. Parlò della Gronda, effettivamente, e fu l'unica opera citata tra quelle che andavano sottoposte all'analisi dei costi-benefici che io, lei e questo Parlamento sa che è la formula per giustificare la sua incapacità di decidere e di perder tempo pensando di canzonare noi allochi in Parlamento e la gente che sta lì fuori.

Lei inciampò sul tema delle concessioni a pagina 50 e 51, a cinque pagine dal termine del suo discorso, in zona Cesarini, mi ricorda una figura storica del Cagliari Calcio, Comunardo Niccolai, era l'artista dell'autogol e lei in questo lo ha superato. Lei sta lì ad affrontare ‘varie ed eventuali' e ci parla delle concessioni, vediamo però lei, come angelo vendicatore dei contribuenti, il guardiano impavido della vigilanza sulla sicurezza, cosa dichiara? “In occasione della predisposizione degli atti convenzionali di recepimento” - sto leggendo tra virgolette - “sarà comunque verificata la possibilità di adottare su base condivisa un adeguamento delle pattuizioni rivolte alla migliore gestione dei rapporti”. Cioè, questa è una brodaglia, è un minuetto, è come se lei fosse genuflesso davanti a coloro che poi definì ‘i vituperati signori Benetton'; dice loro: scusate se vi importuno, non vorrei apparire invadente, dovremmo convenire di fare qualcosina, sempre se vi aggrada, sulle autostrade (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! E poi lei pretende di venirci a fare la morale qui in Parlamento? Ma con quale coraggio? Lei viene alla Camera il 2 agosto, illustra le linee programmatiche, ripesca quelle tredici righe sulle concessioni, che sembra un ossequioso dipendente di autostrade, le relega - cito ancora lei - all'ultimo capitolo, dopodiché dice ‘grazie a tutti' e se ne va! E lei ancora oggi viene qui a dirci ‘verificare la possibilità': ma cosa vuole verificare? Questa della verifica della possibilità ricalca molto e ritorna spesso nella risoluzione del Governo: la felpata maggioranza, altro che scimitarra, decisionismo, siete degli agnellini! Ci viene voglia di votarla, la vostra risoluzione, una gran voglia: ci avete superato in garantismo!

Dite che dovete verificare se in relazione alla concessione con Autostrade vi siano gli estremi per la revisione, la revoca o la risoluzione, ancorate questo ai risultati della commissione ispettiva, nonché agli accertamenti medio tempore compiuti dall'Autorità giudiziaria: ma a Conte l'avete detto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? A Conte avete detto che l'avete fatto presentare dopo il disastro a dire: non aspetteremo i tempi della giustizia e adesso medio tempore, che non vuol dire nel medio tempore, vuol dire nel frattempo! Quando finiranno voi prenderete atto di quello che farà la magistratura, ma avete idea di cosa significa dire ‘revisione'? Cos'è la revisione nel diritto civile? La revisione nel diritto civile è una modifica consensuale di alcune clausole che devono essere condivise con il soggetto concedente. Ma ci volete davvero prendere in giro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico)?

Vi presentate agli italiani dicendo: abbiamo disposto la revoca, poi venite qui e ci dite: non sappiamo se fare la revisione, la revoca o se ci sono gli estremi? E vi appellate alla magistratura? Benvenuti nel magico mondo dei garantisti, benvenuti nel magico mondo dove non si cala la ghigliottina, ma si ragiona con la testa, si rispettano le leggi!

Continuate a dire: ferma restando la funzionalità delle infrastrutture, vi affidate ad Autostrade. Ma non avevate detto che Autostrade non li volevate vedere neanche dipinti in fotografia? Ma davvero pensate che qui tutti quanti ci facciamo abbindolare dai vostri selfie e dai vostri tweet? Avete il dovere di verità, lo continuate a bestemmiare anche in questa risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che grida vendetta per quello che dite qua e quello che dite fuori!

Fermatevi e riflettete. Pensate a un grande statista del Ponente ligure, si chiamava Sandro Pertini, un eroe civile, che nel 1980, dopo il terremoto in Irpinia, non andò a dire ‘non aspetto i tempi della giustizia', andò a dire una cosa molto più semplice: l'infamia peggiore è quella di speculare sulle disgrazie altrui. Fate e tenetelo bene a mente! Fermò la caccia al colpevole, cosa di cui voi non siete capaci perché siete i primi ad avere paura di accertare le vostre responsabilità. Sì appellò alla politica, all'alta politica, perché il modo migliore di ricordare i morti - disse - è quello di pensare ai vivi. E allora guardate Genova, guardate insieme a noi quel che resta di quel ponte, immaginate quel che dovrà diventare, non voltatevi indietro, prendete esempio dal Sindaco Bucci, dal Governatore Toti, persone non interessate alle polemiche, ma con tutte le energie a risolvere i problemi, superare l'emergenza e progettare il futuro. Astraetevi dalla polvere della polemica politica, volate alto, garantite l'applicazione della Costituzione per i cittadini di Genova fin dall'articolo 1, perché avete e abbiamo un compito: resuscitare i loro diritti e dare certezza alle loro speranze. L'Italia - l'Italia! - glielo deve attraverso l'azione del Parlamento.

C'è una strada, unica - e concludo, Presidente -, ed è quella che vi chiama a compiere un atto di umiltà e insieme di grandezza: ritrovarsi uniti in questa occasione nel rispetto sacro che si deve alla Costituzione sulla quale avete giurato; declinate il coraggio e seppellite l'arroganza, rifuggite dalla ribalta, inginocchiatevi al servizio di chi ha bisogno. Noi lo facciamo con un atto politico, che è la nostra risoluzione, che è dettagliata nelle proposte e nella tempistica, che prima ancora di essere un atto politico è un atto d'amore per Genova, la Liguria, l'Italia.

Signor Presidente, non vi tendiamo solo la mano, vi dimostriamo con la nostra risoluzione di essere disponibili a prenderci insieme la mano; ce lo chiedono le vittime del ponte Morandi, ci obbligano a farlo i vivi, ce lo impone la Costituzione e, ricordatevelo sempre, il senso dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Presidente, i democratici italiani sono molto delusi da questa giornata; la potremmo definire una grande occasione persa, signor Presidente. Era l'occasione per dimostrare, come lei ha fatto correttamente nella sua locuzione per le vittime, che tutti noi ci sentiamo responsabili di un cambiamento, tutti noi ci sentiamo responsabili del fatto che questi fatti orribili che sono successi a Genova non debbano mai più accadere. Lei ha chiesto scusa a nome dello Stato; purtroppo, il Governo non ha seguito il suo profilo istituzionale, ha cercato invece, come sempre, non di promuovere un'azione unitaria, un'azione comune di tutto il Parlamento, per accertare la verità e la giustizia, per accertare la realtà dei fatti, per impedire che certe cose possano accadere di nuovo; no, il Governo oggi si è presentato, con i cittadini genovesi che piangono ancora i loro morti, con le immagini strazianti che abbiamo ancora tutti negli occhi, con il cuore ferito di tutta una città e una preoccupazione enorme di tutta una città per quello che sarà il suo futuro, perché Genova è una città fragile, è un territorio fragile, che necessita di cure particolari, molto più che altri territori, ebbene, a fronte di un bisogno che i nostri cittadini esprimono, di un bisogno che le comunità locali esprimono, oggi abbiamo continuato a sentire delle parole vuote, nessun impegno preciso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'unica cosa che il Ministro presente ha osato dire che poteva essere accettata non è quella di una legge speciale per Genova, che tutti, molti, qui dentro volevano e vogliono, perché tutti si rendono conto che c'è bisogno di dare sostegno nel più breve tempo possibile alle famiglie, che c'è bisogno di dare sostegno alle attività economiche, che c'è un problema di viabilità urgente, che c'è un problema di sostegno alle imprese, che purtroppo soffriranno tremendamente di questo isolamento. E invece che accettare la sfida di una legge speciale, che avremmo potuto scrivere insieme per il bene di Genova, e di cui il Governo avrebbe potuto intestarsi la paternità e i meriti, abbiamo sentito dire di impegni generici per migliorare la mobilità e di impegni generici di sostegno. Gli impegni vanno costruiti con gli atti concreti del Governo; gli atti concreti del Governo! Noi abbiamo bisogno subito di una legge speciale per Genova, di un sostegno vero a tutta l'area genovese, perché il tema del loro futuro dipende dalle scelte che faremo in queste ore. E visto che si è parlato del passato, mi consenta - non per rivendicare - di dire al Governo che magari legga gli atti che ha sottomano: i precedenti Governi hanno cercato per Genova - lo sa bene il sottosegretario Rixi - di promuovere investimenti per oltre 12 miliardi proprio per farla uscire dall'isolamento. La Gronda non ha rappresentato o non rappresenta un regalo alle concessioni autostradali. Basta menzogne! Basta menzogne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Nessuno ha mai prorogato la concessione! Basta bugie! Basta bugie! Nessuno ha mai prorogato la concessione! L'accordo con l'Europa fu fatto esattamente per evitare appunto sovra compensazioni, per controllare le tariffe, per impedire che tutto questo avvenisse a carico dei cittadini. Ed è stato un accordo molto rigido, molto migliore di quello che hanno sottoscritto gli altri Paesi di Francia e Spagna, proprio sulle remunerazioni, questa è la verità dei fatti. Noi siamo andati in Europa perché sapevamo dell'urgenza della Gronda, così come sappiamo dell'urgenza che tutto il sistema delle concessioni autostradali abbia una regolazione europea, per questo abbiamo voluto il codice dei contratti. E vogliamo sapere dal Presidente del Consiglio quali siano le parti del codice dei contratti che si vogliono riformare, perché proprio nel codice dei contratti stanno i principi di una riforma del sistema delle concessioni autostradali, che è stata evocata da tutti, e che non è possibile. Io sfido il Ministro Toninelli - lo ha detto bene l'onorevole Mulè - a venire in Aula a portare una sola revoca delle concessioni che non sia quella a seguito di questa tragedia terribile di Genova, perché lì, sì, ci sono tutti gli elementi per revocare le concessioni; ma ne porti solo una, senza provocare danni allo Stato. Mentre c'è il modo perché la cosa funzioni, e funzioni meglio, ed è il modo di continuare a lavorare per migliorare i contratti, per migliorare, diminuire ed adeguare i tassi di remunerazione a quelli europei, cioè per governare. Questo significa prendere impegni per Genova: governare. Per esempio, perché no la zona economica speciale per il porto di Genova, che è il principale porto italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Su Genova noi abbiamo messo a disposizione la possibilità di far partire la Gronda, i 6 miliardi del Terzo valico, di cui abbiamo perso le tracce, perché il contratto di programma di RFI non è ancora stato inviato alle Commissioni competenti; abbiamo avviato il progetto per la grande diga del porto di Genova, abbiamo unito Genova con Savona per fare in modo che il polo ligure fosse un polo centrale per le merci in tutta Europa. Genova ha bisogno di strategie, di progetti strategici, e questi progetti troverebbero l'opposizione assolutamente convinta, vicina, vicinissima. Così noi abbiamo proposto un tavolo di coordinamento con gli enti locali, e ci complimentiamo con il presidente della regione, con il sindaco, con tutte le autorità locali, perché stanno facendo egregiamente il loro mestiere, non di alimentare polemiche, ma di cercare soluzioni. Noi volevamo sapere oggi chi ricostruisce il ponte: chi? Abbiamo avuto nella risposta del Ministro nessuna risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), Presidente. L'unica risposta è stata sulle risoluzioni. Non abbiamo ricevuto una risposta su chi costruirà il ponte, su come verrà affidata la gara, sui tempi che ci saranno, sulle responsabilità finanziarie che si prenderanno in tutta questa vicenda. Abbiamo sentito parlare ancora di questa bugia della segretezza: ma quale segretezza? Gli atti sono stati pubblicati, e se non fosse stato dato l'input a pubblicarli integralmente, perché mai avremmo dovuto ricevere una diffida a non pubblicare? Perché mai? Di cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Abbiamo sentito parlare di potenziamento dell'organico, benissimo: c'è un concorso già avviato per 148 ingegneri, è stato prorogato da luglio ad agosto; è un concorso che abbiamo avviato noi con il precedente Governo; si concluda questo concorso, è ora di smettere di fare proclami, di ergersi a tribuni, di fare gli avvocati del popolo. È ora di cominciare a servirlo il popolo, perché il popolo di Genova ha bisogno di atti concreti, non di chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ha bisogno di atti concreti! Guardi, mi permetta di dire una cosa finale: io non ho niente da insegnare al Ministro Toninelli, non ho proprio niente da insegnare, in tutta umiltà non ho lezioni da dare, ma mi lasci dire - Presidente, lo dica lei al Ministro, visto che non si è degnato di rispondere alle nostre richieste di trasparenza - che non si è degnato di dire chi aveva fatto queste pressioni e quali soggetti, e per quali interessi, e quindi non si degna di osservare la legge italiana, che impone a un pubblico ufficiale di denunciare queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E sono francamente sorpreso anche che lei, Presidente, mi consenta, non abbia almeno detto a questa Assemblea che lei inoltrerà gli atti in cui c'è questa dichiarazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Li inoltri, per favore. Allora, mi lasci dire in tutta umiltà che io non ho lezioni da dare, ma dopo vent'anni che amministro la cosa pubblica non ho nemmeno lezioni da prendere dal Ministro Toninelli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), me lo lasci dire con molta chiarezza. Lei dovrà dimostrare di essere all'altezza del suo compito, per ora, noi abbiamo solo sentito chiacchiere, lo ripeto, abbiamo solo sentito chiacchiere.

Non uno dei poteri forti, così tanto combattuti e da combattere, è stato portato a chiamare responsabilità; vedremo come andrà a finire la questione della revoca e vedremo quante revoche di altre concessioni verranno portate in quest'Aula. Noi siamo pronti, però, a non discutere solo di nemici, ma ad assumerci la responsabilità di portare Genova e la Liguria fuori da una crisi che può diventare mortale per la sua economia e per le sue famiglie. Noi ci siamo; purtroppo, il Governo ha dimostrato di non esserci (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Viviani. Ne ha facoltà. Grazie, colleghi, facciamo intervenire il deputato Viviani.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, Ministro e membri del Governo, il mio intervento in quest'Aula, oggi, è un intervento carico di emozione, perché sono un deputato ligure, che da Genova è stato adottato durante la sua formazione universitaria e che, esercitando la professione di pescatore, è entrato molte volte nel porto genovese alle prime luci dall'alba. I liguri sono un popolo forte, tristemente abituato alle tragedie che spesso hanno colpito la nostra terra fragile e bellissima. In più occasioni, le alluvioni hanno portato morte, disperazione e sfollati. È accaduto nel 1972, è accaduto nel 2011, è accaduto nel 2014, ma Genova e la Liguria, messe in ginocchio, non hanno chinato il capo e si sono rialzate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Neanche gli incidenti, come l'abbattimento della torre dei Piloti di Genova, per non parlare dei momenti drammatici che la città ha condiviso col resto d'Italia nella prima metà del Novecento e indietro, giù per i secoli, hanno piegato lo spirito dei liguri, ci siamo sempre risollevati e anche oggi ci risolleveremo. Ci risolleveremo da una situazione critica dal punto di vista logistico e infrastrutturale, accompagnata da un'enorme ferita psicologica ed emotiva aperta nella coscienza collettiva di tutti i liguri. Infatti, ciascuno di noi ha la sindrome del sopravvissuto; è normale averla, Presidente, perché su quel ponte siamo transitati tutti, tutti, migliaia di volte, ed è inevitabile, con preoccupazione e rammarico, di fronte al viadotto crollato e alle vite spezzate, pensare: potevo esserci io, potevo esserci io su quel ponte, quel giorno. E a quelle vittime, a quelle vittime di una morte immotivata, deve andare, in primo luogo, il nostro pensiero, uomini, donne e bambini che viaggiavano nella prospettiva di godersi il meritato riposo dal lavoro o che su quel ponte transitavano con lo scopo di lavorare o che, ancora, lavorano al di sotto del viadotto, nei capannoni di cui non è rimasto più niente.

Il lavoro, i suoi riti e le fatiche che comporta, è uno dei protagonisti di questa tragedia, perché è la controparte della festività, alla vigilia della quale è accaduto lo sfacelo. E proprio il lavoro di manutenzione, per la negligenza di molti, è mancato quando ce n'era bisogno. Fin da subito, c'è stata una reazione straordinaria da parte della cittadinanza, della macchina dei soccorsi e delle istituzioni. Ai Vigili del fuoco, che in questa Italia che ci siamo votati a cambiare sono stati a lungo precarizzati e bistrattati, va il mio più sentito ringraziamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Penso di poter parlare a nome di tutti i liguri e di tutti gli italiani. Più di mille uomini sono scesi in campo per prestare i primi soccorsi, scavare tra le macerie con la flebile speranza di trovare un sopravvissuto e mettere in sicurezza la zona.

Al loro coraggio dobbiamo guardare quando parliamo di un'Italia che può farcela nella competizione con le altre nazioni; infatti, non dimentichiamoci che molti volontari dei Vigili del fuoco, dopo aver prestato soccorso per ore sotto il viadotto crollato, sono tornati ai loro lavori quotidiani ancora con la morte negli occhi.

E, come a loro, è obbligatorio rivolgere un pensiero a tutta la macchina dei soccorsi, al grande sforzo del sistema ospedaliero, agli uomini e alle donne della Protezione civile nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier) e alle istituzioni locali, il comune di Genova, col sindaco Marco Bucci, e la regione Liguria, col governatore Giovanni Toti. Forse, per la prima volta, da molto tempo, il popolo ha sentito le istituzioni veramente vicine, Presidente, e a questo riguardo, per suo tramite, vorrei ringraziare il viceministro alle infrastrutture e trasporti Edoardo Rixi che dopo poco più di mezz'ora dal crollo del ponte Morandi si trovava già sul posto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), genovese, ligure, appartenente a questo gruppo parlamentare, il viceministro non ha lasciato un attimo la città dal momento della tragedia e ha studiato, fin da subito, soluzioni a breve e medio termine per l'emergenza logistica che si era creata.

Infatti, un asse strategico del Nord Ovest, una porta per l'Europa centrale è stata colpita duramente. Una responsabilità che incombe sulle spalle del Ministero è anche rassicurare gli investitori che il frangente critico nel quale ci siamo trovati sarà superato in tempi brevi e che le alternative individuate sono adeguate a garantire un livello sufficiente di logistica al tessuto socioeconomico e portuale fino all'inaugurazione del nuovo ponte.

La Liguria non è impercorribile, il porto di Genova non è isolato dagli assi logistici europei e le istituzioni sono al lavoro per tutelare gli interessi economici che corrono lungo l'asse del Nord Ovest. A questo riguardo, la presenza tempestiva dell'intero Governo nella zona della tragedia, in primo luogo del Presidente Conte, del vicepremier Salvini, del vicepremier Di Maio e del Ministro Toninelli, ha dato un'iniezione di fiducia agli osservatori internazionali. È stata una reazione degna del grande popolo che siamo. C'è chi si è stupito delle attestazioni di vicinanza del popolo ligure al Governo; io sinceramente mi meraviglio di questo stupore. Il popolo si è sentito vicino alle istituzioni, perché finalmente il Governo non ha accettato di prestarsi alla consueta retorica del dolore e del silenzio passivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Intendo dire che negli anni passati, all'indomani di una qualsiasi tragedia, i Governi e le classi politiche si sono limitati al cordoglio, senza avere il coraggio di additare i responsabili degli eventi nefasti. Finito il cordoglio, spenti i riflettori, spesso i colpevoli non hanno mai pagato, anche a causa della lentezza dei meccanismi giudiziari.

Mentre a Genova, finalmente, c'è stato un Governo che ha avuto il coraggio, l'indipendenza e il senso di responsabilità di prendere immediatamente provvedimenti contro chi non ha vigilato, contro chi è responsabile della tragedia, contro chi si è arricchito a discapito della sicurezza autostradale degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Non è un Governo di giustizieri, Presidente, bensì un Governo che esprime sinceramente la volontà popolare, che difende il popolo e ne fa gli interessi. Un concetto che, negli anni passati, è caduto tristemente in disuso. La ricostruzione, preceduta dalla demolizione del ponte e delle case ad esso sottostanti, è una sfida per tutta l'Italia e per questa maggioranza di Governo. Sono sicuro che dimostreremo, passando dalle parole ai fatti, che un altro modello di amministrazione, anche nell'emergenza, è possibile, oltre che auspicabile.

Già gli interventi a favore delle famiglie degli sfollati stanno dando prova di una tempestività e di un'umanità raramente manifestata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Entro il 30 novembre tutti i 566 sfollati avranno un tetto sulla testa, perché nell'Italia che stiamo ricostruendo, l'inverno non può più trovare sfollati al di fuori di abitazioni decorose (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Inoltre, il ponte deve essere fatto bene, in tempi rapidi, ma la celerità della ricostruzione deve essere perseguita senza andare a discapito della funzionalità e della sicurezza. Naturalmente, le risorse necessarie alla ricostruzione, fatemelo dire, devono essere interamente stanziate dal concessionario che, palesemente, non ha fatto il suo dovere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). A questo proposito, dobbiamo ripensare il sistema dei controlli, delle concessioni e delle manutenzioni. Genova può essere un laboratorio di efficienza da cui partire per rivoluzionare il sistema logistico e infrastrutturale italiano, ma non un laboratorio dove, con lo scopo di smantellare un sistema rivelatosi fallimentare, si protraggano diversi tentativi di rinnovo, allungando i tempi della ricostruzione. Non ci dimentichiamo, infatti, dei danni avuti dalle imprese liguri extra portuali, non solamente quelle che insistono nella zona rossa, ma tutte quelle che si trovano in relazione con la viabilità e la logistica di cui il ponte Morandi era il baricentro.

C'è bisogno, a questo punto, di premere sull'acceleratore delle opere strategiche e dare al Nord Ovest quelle infrastrutture necessarie a integrarlo maggiormente all'interno del tessuto logistico europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Concludendo, signor Presidente, ritengo opportuno sottolineare che in linea di principio saremmo favorevoli all'istituzione di una zona economica speciale, ma che oggi non è concretizzabile in tempi celeri e certi visto che sarebbe contraria al regolamento europeo e alle disposizioni sulle ZES, che - ricordo - sono state varate dai Governi PD, che le rendono di esclusiva realizzazione nelle regioni di convergenza, di cui la Liguria non fa parte. È piuttosto lodevole e condivisibile il quadro proposto, invece, dalla regione Liguria, con l'istituzione di una zona logistica speciale, laddove l'emergenza imperversa, che potrebbe essere unita anche alla realizzazione di zone franche urbane.

Mi avvio a concludere. Non ci stupiamo dell'inconsistenza delle proposte del PD, perché con la tragedia di Genova il PD ha perso l'ultimo brandello di credibilità che ancora possedeva davanti al popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle). Chi fino a ieri è stato al governo della nazione e della regione Liguria, chi fino a ieri aveva il compito di controllare che il concessionario facesse la giusta manutenzione non può venire in quest'Aula a pretendere di impartire lezioni alla maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle), una maggioranza compatta sulla cui risoluzione questo gruppo parlamentare intende votare favorevolmente, con cordoglio, con convinzione e con determinazione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Battelli. Ne ha facoltà.

SERGIO BATTELLI (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghi deputati, il mio primo pensiero va a coloro che da quel maledetto 14 agosto 2018 non ci sono più, alle loro famiglie, a chi lotta per la vita in un letto di ospedale, agli sfollati, ai soccorritori che hanno lavorato instancabilmente facendo grande quell'Italia e quella Liguria che qualcuno colpevolmente ha voluto fragile e vulnerabile. Quello che è successo è terrificante: una tragedia che poteva e doveva essere evitata. Ancora si stenta a credere che sia stata inferta una simile ferita a una città come Genova, la mia città. Sì, perché Genova, per noi liguri, ha sempre rappresentato “la città”, sinonimo di splendore e grandezza, in grado di assicurare lavoro e benessere. Genova e i suoi cittadini, un popolo forte che è uscito più volte dal fango e dall'acqua che ha spazzato via tutto, distrutto piccoli imprenditori, strappato vite, sempre e solo per colpa di qualcuno che ha pensato prima di tutto al profitto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per colpa di scelte politiche che hanno arricchito pochi e distrutto molti.

Il ponte Morandi è il simbolo di un'Italia tradita dalle istituzioni, dalla politica assoggettata alla legge del profitto. Il crollo è il simbolo tangibile del tradimento che la classe dirigente succedutasi fino a ieri alla guida del nostro Paese ha perpetrato nei confronti di chi tante volte ha percorso quel ponte con la spensieratezza della vacanza che sta per iniziare, con la tranquillità del ritorno a casa dopo un viaggio o dopo il lavoro, con la fiducia di aver fatto il proprio dovere di cittadino e per questo aver diritto alla sicurezza.

Purtroppo, questa fiducia si è sgretolata insieme al pilone nove, portandosi via 43 vite. Quando le sirene dei mezzi di soccorso si sono fermate dopo gli ultimi ritrovamenti delle vittime è calato un silenzio irreale per una zona invece dominata perennemente dai rumori del traffico. Quel silenzio, insieme al vuoto tra i due tronconi ancora in piedi, simboleggia drammaticamente la cruda realtà di uno Stato assente per anni, perché quando i profitti di pochi prevalgono sui diritti di tutti viene meno il senso stesso dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

Oggi qualcuno, anche qui dentro, dovrebbe farsi un esame di coscienza e iniziare a ripetere un eterno mea culpa, perché chi aveva il dovere di rappresentare le istituzioni e difendere la vita dei cittadini in realtà ha difeso solo i propri interessi o quelli di chi gli gravita intorno, un tornaconto politico ed economico. La politica degli interessi di parte è indegna e non sopravviverà e questo ve lo promettiamo. Chi ha voltato le spalle ai cittadini sarà chiamato a rispondere delle proprie responsabilità. Non posso fare a meno di pensare alla mia Genova, quella che nelle ultime settimane è diventata la città di tutti gli italiani. Non posso dimenticare le lacrime e gli abbracci di una città ferita che vuole reagire e risorgere. Noi faremo di tutto per sostenere questa rinascita, in primis chiarendo le cause del crollo e sostenendo la magistratura perché possa individuare rapidamente le responsabilità. Contestualmente, restituendo a Genova la normalità perduta, a cominciare dagli sfollati e dalle imprese che operavano nella zona del crollo.

A chi mi sta ascoltando in questo momento, a chi stamattina si trovava davanti alla Regione dico che li capisco e comprendo la loro rabbia e la loro frustrazione. Noi non permetteremo che queste persone siano costrette ad accettare l'elemosina, l'elemosina proprio di chi ha permesso che un ponte gli cadesse sulla testa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è successo: un ponte è caduto sulla testa di persone. Ora lo Stato è dalla loro parte e, come ha già iniziato a fare, garantirà a tutti una sistemazione dignitosa individuando anche soluzioni per quanti hanno un mutuo da pagare.

Il crollo del ponte Morandi non è dovuto a una tragica fatalità ma all'incuria, alla mancanza di manutenzione, alla ricerca del profitto a ogni costo, alla sottovalutazione dei rischi nonostante le avvisaglie, le interrogazioni parlamentari e gli allarmi lanciati dai cittadini rimasti inascoltati. La responsabile di questa tragedia ha un nome: Autostrade Spa, e un complice: chi in questi anni ha permesso a questi signori di impossessarsi delle infrastrutture pagate dai nostri nonni e dai nostri genitori senza fare mercato, senza gare d'appalto e senza una vera concorrenza, trasformandoli in “prenditori” dallo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dopo anni di segreti e bugie oggi che siamo al Governo, grazie al MoVimento 5 Stelle, sappiamo che la concessione di Autostrade ai Benetton è stato un regalo clamoroso (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) che gli ha consentito di fare gli imprenditori non con il loro capitale ma con quello dei cittadini. Il contratto prevedeva, infatti, una rendita garantita del 7 per cento, una cifra da capogiro.

Cosa ne pensano di questo regalo le piccole e medie imprese che devono aspettare anni e che a volte si trovano a chiudere solo per farsi pagare dallo Stato? Chi è che ha permesso che questo accadesse, chiudendo non uno ma entrambi gli occhi davanti all'aumento dei pedaggi molto più alti del dovuto e tra i più alti d'Europa che non coincidevano con maggiori investimenti per l'ammodernamento e la manutenzione di opere vecchie, realizzate prevalentemente negli anni Sessanta e Settanta? E lo sanno bene i miei colleghi liguri, i miei amici liguri, i miei concittadini liguri: si ritrovano a pagare pedaggi tra i più cari d'Italia e un ponte spezzato e 43 morti. Secondo il MIT nel 2016 i signori delle autostrade hanno fatturato quasi 7 miliardi; di essi 5,7 derivano dai pedaggi autostradali. Allo Stato sono tornati appena 841 milioni di euro. Sul fronte degli investimenti autostradali i dati parlano chiaro: nel corso degli anni c'è stata una progressiva riduzione di spesa, passata da un importo medio di 2 miliardi degli anni Duemila a 950 milioni nel 2017.

Nonostante questi dati a dir poco imbarazzanti i Governi Renzi e Gentiloni hanno pensato bene di fare un altro bel regalo ad Autostrade per l'Italia. Alla vigilia delle elezioni del 4 marzo, infatti, il passato Governo ha pensato di modificare la convenzione unica del 2007, sottoscrivendo un nuovo accordo con Autostrade che prevedeva la realizzazione, tra il 2020 e il 2028, del passante di Genova, l'arcinota Gronda, un'opera, che voglio ricordarlo per l'ennesima volta, non era alternativa ma complementare al ponte che è crollato nel 2018 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è giusto che si sappia. Ha un costo stimato di 4,3 miliardi più altri investimenti non meglio identificati per un totale di 7,8 miliardi entro il 2038, termine dell'attuale concessione. In cambio, però, la società otteneva una proroga della concessione di quattro anni, dal 2038 al 2042, e il diritto ad avere un indennizzo di subentro di 5,7 miliardi a fine concessione. Neanche l'ombra di lavori sostanziali di manutenzione del ponte Morandi. Invece di preoccuparsi della sicurezza dei cittadini si è pensato solo a prolungare e mantenere secretati i privilegi di gruppi di potere economico-finanziari. Davanti a questo, davanti agli interessi privati che l'hanno fatta da padroni in questi anni, noi mettiamo la tutela dei cittadini al primo posto e tutto il resto passa in secondo piano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ecco perché abbiamo stanziato subito 33,5 milioni di euro per gli interventi urgenti per la viabilità alternativa, per potenziare il sistema dei trasporti e individuare sistemazioni abitative per chi è stato costretto ad abbandonare la propria casa; ecco perché il Governo del cambiamento sta verificando se ci siano i presupposti per la revoca della concessione; ecco perché non vogliamo che quelle stesse mani, che hanno firmato un patto scellerato e che non hanno saputo salvaguardare le nostre vite, costruiscano l'opera che prenderà il posto del ponte Morandi; ecco perché lo Stato non accetterà elemosine da Autostrade e vigilerà attentamente perché i lavori di ricostruzione vengano svolti con estrema accuratezza da aziende che hanno a cuore il nostro Paese, in sinergia con il territorio e che si traducano in infrastrutture affidabili. Ora pretendiamo la massima trasparenza sulle convenzioni che hanno arricchito soltanto i privati. Vogliamo una banca dati con informazioni dettagliate sullo stato di manutenzione di ogni singola infrastruttura italiana: quelle pericolose andranno chiuse e rimesse a posto. Faremo ciò che scandalosamente tutti coloro che ci hanno preceduto non hanno fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vale a dire vigilare attentamente sull'operato dei concessionari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Riconvocheremo tutti per chiedere un programma dettagliato degli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione. Nessuno, e dico nessuno, avrà più la possibilità di scegliere di mettere a rischio la vita dei cittadini per arricchirsi. Lo dobbiamo a Genova, alla memoria di chi non c'è più, a tutti noi.

Al Governo del cambiamento spetta non solo di fare un ponte, ma ricostruire dalle macerie un nuovo paradigma di Stato, ricucire il rapporto di fiducia con i concittadini, in cui a prevalere sia sempre la qualità dei servizi da fornire ai cittadini e mai il profitto di pochi, garantire giustizia e verità alle vittime affinché una simile tragedia non possa più ripetersi. Genova si rialzerà anche questa volta, ma con la certezza che ora non sarà più sola (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, le chiedo la parola ai sensi dell'articolo 41 del nostro Regolamento, che, visto l'entusiasmo alla mia sinistra, leggo: i richiami al Regolamento o per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori o per la posizione della questione o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione principale. L'oratore può parlare cinque minuti.

Dunque, signor Presidente, noi stiamo per accingerci a un voto molto importante su una vicenda estremamente delicata. Nell'allocuzione del signor Ministro sono state portate all'attenzione di questo ramo del Parlamento non meglio precisate notizie di reato. Il Ministro ha esplicitamente richiamato un'affermazione fatta anche in Commissione, rispetto alla quale, su richiesta del Partito Democratico, non ha ritenuto di dover entrare più nel merito, rispetto a, virgolette, “pressioni interne ed esterne”.

Bene, stiamo per votare un atto che impegna il Governo nei confronti di soggetti interni alla pubblica amministrazione e di soggetti esterni alla pubblica amministrazione. Noi qui stiamo per votare un atto al buio rispetto ad alcune affermazioni…

PRESIDENTE. Concluda.

ENRICO BORGHI (PD). ...e noi crediamo - concludo - che il Parlamento non si possa esprimere in assenza di informazioni rispetto a queste notizie, perché vi sono delle implicazioni giuridiche che, peraltro, richiamano alla trasparenza e richiamano all'esigenza di sapere se gli impegni che il Governo qui in Parlamento riceverà sono oggetto o meno di pressioni interne ed esterne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Le dico, intanto, che per il suo richiamo al Regolamento ci doveva indicare poi esattamente il comma o l'articolo che era stato in caso… Sì, l'articolo 41 riguarda il richiamo al Regolamento, ma poi ci deve dire quale articolo del Regolamento sul richiamo al Regolamento. Detto questo, ritengo che la procedura che oggi abbiamo adottato nelle comunicazioni del Governo, e quindi il voto che stiamo andando a fare, è completamente regolare. Poi altre questioni le andrete, come partiti e come Governo, ad affrontare in questa o in altre sedi, ma è tutto perfettamente regolare.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Correttamente lei adesso ha risposto in questo modo, ma, se ho ben capito – e, quindi, mi permetto anche di portare alla sua attenzione un fatto nuovo, che credo interessi anche tutta l'Aula - la richiesta dei colleghi del Partito Democratico è quella di chiedere una votazione dell'Aula riguardo ad una sospensione per verificare…

PRESIDENTE. No, non è stato chiesto.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Mi scusi, aspetti un attimo. Se lei mi permette, altrimenti gliela faccio io. Lei ritiene che le procedure siano state tutte regolari. Ci sono precedenti, anche se siamo in corso di votazione, laddove l'Aula e l'Assemblea vengano a conoscere fatti che possono - corretto andamento dei lavori - inficiare il proprio voto (poi le faccio un esempio), che possono permettere di far votare ed esprimere l'Aula (questo le suggerirei io) riguardo a questa sospensione almeno.

L'esempio che le voglio fare è questo: nella mozione presentata dalla maggioranza, su cui il Ministro ha legittimamente, sia per quanto riguarda le premesse sia per quanto riguarda il dispositivo, dato parere favorevole, esplicitamente il Ministro nel suo parere ha citato le premesse e ha citato il dispositivo. Nella seconda pagina, al secondo comma, e l'Aula sta votando questo - il mio gruppo diceva di astenersi, tanto per capirci, su questa mozione - si fa esplicito riferimento a…

PRESIDENTE. Però, qui siamo troppo nel merito.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). No, aspetti un secondo. Mi perdoni, lei mi deve permettere di esprimermi.

PRESIDENTE. No, mi permetta lei, siamo troppo nel merito. Questo non è un richiamo al Regolamento, già abbiamo affrontato questa questione. La questione sarà affrontata. Per me possiamo andare avanti ed è la mia valutazione che possiamo andare avanti, perché ogni procedura è regolare.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Mi scusi, il Regolamento prevede che ho cinque minuti di tempo, corretto?

PRESIDENTE. È corretto se è un richiamo al Regolamento, però posso dire anche che il richiamo al Regolamento che lei ha fatto è già stato affrontato; lo ha affrontato lei, quindi posso anche toglierle la parola.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). No, perché le sto facendo, a nome del mio gruppo, una richiesta di sospensiva, e lei può decidere che sia corretta questa richiesta di sospensiva, di sottoporla al voto dell'Aula con un parere favorevole e un parere contrario, ma questo è un elemento nuovo che è un richiamo al Regolamento. Se lei permette, credo che sia interesse dell'Assemblea conoscere il fatto che si sta votando, pressioni indebite…

PRESIDENTE. Siamo sulla stessa questione dell'inizio.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Mi scusi, ma mi fa finire solo questo? Il secondo comma dice: per porre sotto pressione i funzionari pubblici o comunque per ostacolare la piena attuazione del principio legislativamente previsto di trasparenza.

Allora, noi stiamo votando una risoluzione, su cui, tra l'altro, il mio gruppo aveva espresso un parere di astensione, proprio perché nel merito ci sono aperture di questo genere, in cui, siccome stiamo votando le premesse, si sta legittimando l'affermazione del Ministro, e cioè che ci sono state pressioni esterne ed interne riguardo a questo processo di trasparenza.

Il Presidente della Camera ritiene - non è un problema giudiziario - che questa Assemblea legislativa abbia il diritto, visto che il Ministro ha detto che ci sono state, di sapere chi ha fatto queste pressioni o meno oppure votiamo ciecamente per dire che queste pressioni ci sono state? Mi perdoni, è un fatto indifferente quello che le sto ponendo? Lei lo voterebbe questo? Se era da questa parte dello scranno, non lo votava.

PRESIDENTE. Le sto dicendo…

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Allora, le sto chiedendo formalmente di ritenere - poi lei mi può rispondere correttamente: non lo ritengo, non c'è il precedente, eccetera, eccetera - di garantire o di permettere a quest'Aula, laddove il Ministro ha ritenuto, sul suo invito corretto, di non dire questi nomi, di non dire che cosa è successo, di porre in coscienza questa Assemblea di decidere se sospendere e aspettare che il Ministro ci dica questi nomi oppure di procedere, ma a questo punto in maniera cosciente, al voto.

È cosciente che, chi vota, vota anche questo comma, questo secondo paragrafo della risoluzione; lo vota anche affermando, quindi, che ci sono state, con un voto dell'Assemblea legislativa, una pressione esterna e una pressione interna indebite. Credo che questo interessi tutti, fatta la premessa che non ho pregiudizi nel contenuto. Più di questo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI)!

PRESIDENTE. Deputato Lupi, i testi sono noti, il Governo si è pronunciato con i pareri, tutti i deputati conoscono il testo. Quindi, possiamo procedere senza nessuna sospensione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà per un minuto.

CARLO FATUZZO (FI). Parlo a titolo personale, Presidente Fico, primo perché sono nato a Genova, genovese vissuto per vent'anni a Genova, e sono stato, come tutti, ma forse come i genovesi in maggior misura, colpito al cuore da questa situazione che si è verificata. E parlo anche come responsabile del Partito Pensionati per dare la solidarietà di tutti i pensionati alle famiglie delle vittime di questo tragico evento, ricordando a tutta l'Aula che quello che vogliono i genovesi è ricostruire al più presto il ponte crollato.

PRESIDENTE. Concluda.

CARLO FATUZZO (FI). Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà per un minuto.

VITTORIO SGARBI (FI). Un richiamo nel merito, rispetto al ruolo del Ministro delle Infrastrutture. La parola vigilare, e vigilanza, che abbiamo sentito è inequivocabile rispetto alla responsabilità. L'articolo 28 della concessione che, in questo caso, non è più a carico dell'ANAS, ma del Ministero, della direzione generale vigilanza dello stesso, stabilisce che: il concedente vigila affinché i lavori di adeguamento delle autostrade siano eseguiti a perfetta regola d'arte, a norma dei progetti approvati e sui lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e sui ripristini. Mi chiedo quale responsabilità senta, il Ministro e il suo Ministero, per quello che è accaduto, di cui piena responsabilità è l'assente vigilanza.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, con la pacatezza che deve contraddistinguere un richiamo al Regolamento prima del voto…

PRESIDENTE. Su quale articolo?

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). L'articolo è sempre l'articolo 41, con riferimento all'articolo 59 e con riferimento all'articolo 8.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente e soprattutto con riferimento ad un principio che è quello della trasparenza, invocato a pagina 2 della risoluzione, e soprattutto su quello che viene messo in votazione, Presidente. Perché io credo che l'Aula debba valutare se mettere in votazione una espressa denuncia su cui si è chiesta una iniziativa di informativa nei confronti dalla procura. Cioè, noi possiamo mettere in votazione l'affermazione che vi siano state pressioni di funzionari pubblici che abbiano ostacolato la piena attuazione del principio di trasparenza, un principio istituzionale della più grande importanza? Se si denuncia un atteggiamento che ha intaccato la trasparenza io credo che questa parte non possa e non debba essere votata, perché noi stiamo votando, stiamo ponendo in votazione dell'Aula un fatto che è stato oggi cripto-denunciato dal Ministro e su cui non vi è chiarezza, e su cui bisognerà fare chiarezza. Allora, il tentativo è, ed è questo il richiamo al Regolamento, la trasparenza del contenuto di quello che viene posto in votazione: un testo di una risoluzione deve essere trasparente, chiaro, netto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quando si vuole surrettiziamente far avallare dall'Aula una denuncia da parte del Ministro di un fatto di reato io penso che questa trasparenza non ci sia.

Io le chiedo di porre in votazione, con un intervento a favore e un intervento contro, la possibilità di votare la denuncia di un fatto-reato su cui necessariamente bisognerà informare la autorità competente.

Guardi, Presidente, questo è un precedente molto pericoloso, perché se noi dovessimo consentire alla maggioranza, in virtù dei numeri – lei è Presidente della Camera, io sono convinto che la sua terzietà è fuori discussione su argomenti così delicati – di ratificare l'esistenza di un fatto-reato senza che vi sia stato nessun accertamento, io le chiedo di porre in votazione la possibilità di votare questo testo e invito comunque la maggioranza ad espungere dal testo di risoluzione questa parte, per consentire all'Aula di votare un testo di una risoluzione e non un testo di una denuncia su cui non vi è chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). A me sembra che il punto sia assolutamente dirimente e meriti il rispetto dell'Aula e il rispetto della maggioranza di Governo.

Credo che questo sia un passaggio che può fare di quest'Aula un'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non soltanto un ricettacolo di quelle che sono le ubbie, le illazioni – allo stato, quelle sono – di un Ministro in vena di prodezze lessicali (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidentee Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Deputato Giachetti, è già intervenuto, il suo gruppo. Mi dica l'articolo.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Esatto, Presidente, non è sullo stesso argomento, come potrà verificare. Mi riferisco all'articolo 139-bis del Regolamento che, a un certo punto, recita, glielo leggo Presidente, così non si disturba: «il Presidente valuta altresì l'ammissibilità di tali atti» – si riferisce alle mozioni – «con riguardo alla coerenza fra le varie parti dei documenti, alla competenza e alla connessa responsabilità propria del Governo nei confronti del Parlamento, nonché alla tutela della sfera personale e dell'onorabilità dei singoli e del prestigio delle istituzioni. Non sono comunque pubblicati gli atti che contengano espressioni sconvenienti». Solo per dirle, Presidente, che se lei consente che ci sia questa frase nella mozione della maggioranza, lei si assume la responsabilità di valutare non sconveniente quello di cui stiamo parlando. La ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democraticoe Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Deputato Giachetti e anche deputato Sisto, la mia valutazione è che si può andare avanti tranquillamente e rimane – glielo dico – totalmente la mia terzietà, perché i gruppi politici affermano di essere d'accordo col ministro Toninelli e quindi hanno – e questa è anche un'Assemblea legislativa e politica – la responsabilità politica di ciò che scrivono (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e il testo è stato distribuito a tutti.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Andiamo avanti e passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Non essendo pervenuta alcuna richiesta di votazione per parti separate della risoluzione Delrio ed altri n. 6-00013, si procederà alla votazione della risoluzione nella sua interezza, intendendosi il parere del Governo contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Delrio ed altri n. 6-00013, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione della risoluzione D'Uva e Molinari n. 6-00014. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa. Analogamente a quanto già fatto in precedenti occasioni, procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti approvato, alla votazione della premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione D'Uva e Molinari n. 6-00014, limitatamente al dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione D'Uva e Molinari n. 6-00014, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione D'Uva e Molinari n. 6-00014, limitatamente alla premessa, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione della risoluzione Meloni ed altri n. 6-00015. Non essendo pervenuta alcuna richiesta di votazione per parti separate, si procederà alla votazione della risoluzione nella sua interezza, intendendosi il parere del Governo contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Meloni ed altri n. 6-00015, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fornaro ed altri n. 6-00016, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione della risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00017.

Non essendo pervenuta alcuna richiesta di votazione per parti separate, si procederà alla votazione della risoluzione nella sua interezza, intendendosi il parere del Governo contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00017, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà. Vi chiedo di uscire in silenzio, per favore.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 20,21)

PRESIDENTE. Prego, onorevole Tasso. Chiedo ai colleghi la cortesia di abbandonare l'Aula, facendo silenzio e consentendo all'onorevole Tasso di svolgere il suo intervento di fine seduta. Colleghi, per favore. Prego, onorevole Tasso.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie Presidente. Vorrei porre oggi all'attenzione di questa Assemblea una questione decisamente molto grave per il mio territorio di provenienza. È il tentativo, da parte della società Energas Spa, di realizzare un deposito di GPL, con relativo gasdotto, nella città di Manfredonia. Sono previsti dodici serbatoi tumulati e con una sopraelevazione del tumulo di stoccaggio…

PRESIDENTE. Colleghi, posso chiedervi la cortesia di consentire al vostro collega di svolgere l'intervento di fine seduta? Credo che abbia qualche difficoltà a farlo. Grazie. Colleghi! Onorevole Tasso, ci riproviamo.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie Presidente. Come dicevo, vorrei porre all'attenzione di questa Assemblea una questione decisamente grave per il mio territorio di provenienza e, cioè, il tentativo, da parte della società Energas Spa, di realizzare un deposito di GPL, con relativo gasdotto, nella città di Manfredonia. Si tratta di dodici serbatoi tumulati e con una sopraelevazione del tumulo di stoccaggio di 5 mila metri cubi cadauno, per un totale di 60 mila metri cubi, che farebbe diventare questo deposito addirittura il più grande d'Europa.

Il progetto prevede, inoltre, la realizzazione di un gasdotto, in parte sulla terraferma, in parte in mare. Non c'è il tempo materiale per illustrare con dovizia di particolari tutti i motivi, tecnici e non, per cui quest'opera è assolutamente da contrastare: non è strategica, è antieconomica rispetto al metano, sul quale la provincia di Foggia galleggia letteralmente, fino ad arrivare alla pericolosità del trasporto di GPL - ricordiamo la recente esplosione nei pressi di Bologna di un'autobotte – e alla devastazione, dovuta all'attraversamento delle tubazioni, del fronte mare del Golfo di Manfredonia, e poi allo svisceramento proprio di un terreno ad alta importanza archeologica, ecologica e faunistica.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Praticamente - e concludo signora Presidente - si tratterebbe del danneggiamento di una attività economica, di cui il territorio di Manfredonia ha bisogno, dopo avere patito le pene dell'inferno con l'installazione del petrolchimico, prima Anic e poi Enichem, di cui la popolazione sta ancora soffrendo le conseguenze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente Mara Carfagna, sabato 28 luglio scorso a Milano, in zona Giambellino, via Segneri, un pensionato di 74 anni, ritornando a casa, ha trovato - era sera - la casa occupata da abusivi, per cui lui è rimasto a dormire sulle scale. Per fortuna, in questo caso, la polizia è intervenuta velocemente e ha sloggiato colui che non è né il primo né l'ultimo, che fa sì che ci sono tanti cittadini che non se ne vanno neanche in ferie, per non lasciare la casa sola, che viene poi occupata da qualcuno, che non se ne vuole più andare, ed è impossibile riavere il possesso del proprio bene di proprietà. Io mi auguro che questo fatto non venga ripetuto. In questo caso è finita bene, ma vorrei che si organizzasse sempre meglio la difesa dei diritti di tutti i cittadini e, in particolare, in questo caso, dei pensionati. Viva i pensionati! Pensionati, all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Carfagna. Il 21 agosto ci lasciava Vincenzo Gallo, che tutti conosciamo come Vincino. Vincino era un genio de Il Male e di tante altre testate. Ha disegnato la politica e il Palazzo da dentro. Lo ha disegnato anche da queste tribune, lo ha designato dal Transatlantico, lo ha disegnato da vicino, lo ha disegnato conoscendo la politica, studiandola, e chi la politica la fa. Con il suo tratto infantile ha raccontato, attraverso la lente deformante della sua fantasia e della sua satira, un'attualità politica, personaggi e fatti, già in parte deformati di per sé, che hanno accompagnato l'attualità degli ultimi decenni. Vincino diceva che tutti i bambini sanno disegnare e che poi, crescendo, da adulti, si disimpara a disegnare. E, quindi, ci sono quelli che non disegnano più, ci sono altri che continuano a disegnare, magari per divertirsi e nella speranza di divertire gli altri, e poi ci sono i geni, come Vincino, che, oltre a divertire tanto gli altri, continuano a divertirsi loro stessi. Per questo e per tante altre ragioni, Vincino era un genio. E in un'epoca in cui il genio è merce assai rara, non solo un genio, ma un genio che si divertiva a fare il genio e che ci regalava divertimento, è certamente un genio che ci mancherà tanto, a noi, alla politica, al giornalismo di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Penna. Ne ha facoltà.

LEONARDO SALVATORE PENNA (M5S). Carlo Alberto Dalla Chiesa e Libero Grassi sono morti a distanza di cinque giorni l'uno dall'altro nel calendario degli eroi immortali dell'antimafia: il primo nel 1982, il secondo nel 1991. Dalla Chiesa arrivò a Palermo dopo gli anni più sanguinosi che la storia della mafia e dell'antimafia abbia mai conosciuto: centinaia di morti tra le strade della città, squadroni della morte che si muovevano indisturbati con l'arroganza del potere e del denaro conquistato con i traffici di droga. La risposta dello Stato fu l'invio del Generale che aveva già arginato il terrorismo, ma, come spesso è accaduto nella storia di questo Paese, si individuò l'uomo giusto e poi lo si lasciò privo di mezzi, di uomini e risorse, e anche della scorta necessaria a proteggerlo. Senza incontrare ostacoli, un commando, cento giorni dopo il suo arrivo, lo trucidò insieme alla moglie e a un agente della scorta in una delle principali strade della città e, in estremo sfregio, il commando, alla fine, lanciò in aria i caschi prima di fuggire. Solo dopo le tragedie si corre ai ripari e così la legge Rognoni-La Torre, che dormiva sonni tranquilli qui alla Camera, nel settembre del 1982, pochi giorni dopo l'attentato, fu approvata.

Nonostante questi passi avanti in sede legislativa, la società civile sottoposta al giogo mafioso fu lasciata sola. Le odiose estorsioni che tenevano sotto scacco interi segmenti dell'economia continuarono, anzi accelerarono e ci volle un altro cadavere eccellente perché finalmente anche la società civile si svegliasse e si coinvolgesse nella lotta alla mafia. Libero Grassi fu ucciso da un uomo vile la mattina del 29 agosto e rappresentò la rottura in un mondo imprenditoriale che si era piegato al ricatto mafioso senza protestare, anzi accettandone la protezione e subendone l'estorsione. Libero disse “no” agli estortori e disse “no” ai suoi colleghi conniventi che lo invitavano al silenzio, dimostrando che il vero ostacolo per opporsi alla mafia è la paura: se si sconfigge la paura, si può non solo resistere, ma anche vincere.

PRESIDENTE. Deve concludere.

LEONARDO SALVATORE PENNA (M5S). Ma la sua uccisione è stata forse una delle più grandi sconfitte della mafia, perché il suo sangue rappresentò un seme che ancora oggi fruttifica il seme della riscossa del cittadino contro la sopraffazione mafiosa. Il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e Libero Grassi devono guidare e ispirare questo Parlamento nel duro lavoro che ci attende.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BERTI (M5S). Grazie Presidente, colleghi, la città di Livorno è vittima di una serie di episodi criminali, che minano il quieto vivere dei cittadini e dei numerosi visitatori che sono arrivati durante i mesi estivi. Ne elenco alcuni: il 24 agosto un ventunenne marocchino privo di fissa dimora irrompe in un frequentato bar della città e minaccia i presenti armato di coltello. Durante l'arresto ferisce un militare con una testata. Oggi questa persona è a piede libero, con l'obbligo di firma due volte a settimana. Tre giorni dopo un pirata della strada investe un giovane, trascinandolo per 700 metri sul tetto della macchina, per poi darsi alla fuga. Per ultimo, quattro giorni fa, un giovane italiano viene accoltellato da un connazionale vicino alla stazione centrale. I Governi precedenti hanno sottovalutato il tema dalla certezza della pena, le carceri scoppiano, il sovraffollamento è pari al 115 per cento. In tutto questo, il Governo Gentiloni, ipocrita sui temi della sicurezza e delle carceri, come ultimo atto ha voluto elargire benefici penitenziari ad un numero sempre maggiore di colpevoli, facendo diventare la certezza della pena un miraggio.

Signora Presidente, questi fatti diventano ancora più gravi se lo Stato arretra. L'assenza o la debolezza di una cultura dalla prevenzione e di una riflessione credibile per i reati è letale per la convivenza civile. Troppi crimini sono lasciati impuniti, condannati e criminali lasciati a piede libero, che ricevono pene ridotte. L'assenza di una giustizia forte rende vani l'impegno delle forze dell'ordine: uomini e donne che assicurano il rispetto della legge tutti i giorni, anche a discapito della propria incolumità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zennaro. Ne ha facoltà.

ANTONIO ZENNARO (M5S). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, la problematica che voglio porre alla sua attenzione e per il suo tramite al Governo riguarda il territorio della montagna teramana e nello specifico il comune di Pietracamela. Un territorio già colpito dal sisma del 2009 e dal sisma del 2016, un territorio che con molte difficoltà ma tanto impegno della comunità sta tentando in tutti i modi di rilanciarsi per la sua naturale vocazione turistica: infatti, è la principale stazione sciistica della provincia di Teramo. Tuttavia, già da qualche mese, il comune è sprovvisto di uno sportello bancomat, dopo la chiusura di quello esistente. La banca ha definitivamente comunicato la chiusura definitiva.

I cittadini residenti, ma anche i turisti, per poter accedere ad un servizio di sportello bancomat devono fare almeno 20 chilometri di strade di montagna. La situazione è stata segnalata soprattutto alla regione Abruzzo, a cui per competenza spetta la materia turistica. Spero che con questo intervento finalmente la regione si attivi per questo sportello bancomat, anche perché fra poco arriverà la stagione invernale. Senza infrastrutture non c'è possibilità di rilancio vero per la montagna teramana, senza servizi di base l'unico risultato che avremo è lo spopolamento ed un calo del turismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Grazie Presidente, il mio intervento è finalizzato a segnalare la grave situazione che sta interessando i pazienti diabetici in Sardegna. Vorrei ricordare agli organi competenti e soprattutto al Governo della regione Sardegna che la Sardegna è la regione che ha il più alto numero annuale di nuovi casi di diabete di tipo 1, cioè quello autoimmune cronico. Negli ultimi quattro anni si è registrata una media annuale di 130 nuovi casi. Con questi numeri solo la Finlandia supera la Sardegna in questa poco invidiabile classifica.

Tutto ciò premesso, intendo denunciare che in Sardegna è attualmente sospesa l'erogazione da parte del Servizio sanitario regionale del dispositivo CGM meglio conosciuto come Eversense, ovvero il misuratore impiantabile sottocute ai pazienti diabetici. La sospensione è avvenuta nonostante lo stesso assessore alla sanità, dottor Arru, assicurò il contrario lo scorso 14 marzo in Consiglio regionale in risposta a una interrogazione.

È opportuno precisare che il predetto sensore CGM Eversense è ricompreso nell'elenco dei dispositivi prescrivibili dall'articolo 13 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 sui livelli essenziali di assistenza. È quindi del tutto evidente e senza possibilità di confutazione che oggi in Sardegna si stia negando ai pazienti diabetici un diritto essenziale. La fornitura di tali sensori, Presidente, incide molto significativamente sulla qualità della vita dei pazienti diabetici. Tutto questo perché il sensore Eversense, a differenza dei classici misuratori di glicemia, permette di agire preventivamente, evitando ai pazienti potenziali situazioni di pericolo. Ricordo, Presidente, che in Sardegna, ad oggi, non è neppure prevista la fornitura dei sensori FreeStyle Libre per i bambini ed i genitori sono costretti ad acquistarli, direi che è assurdo.

I pazienti si dicono mortificati per quello che risulta essere, purtroppo, e concludo Presidente, l'ennesimo taglio alla sanità sarda. Concludo, signor Presidente, chiedendo a nome dei diabetici sardi rassicurazioni sul fatto che il dispositivo torni con urgenza ad essere nuovamente nella disponibilità di chi ne ha fatto e ne farà richiesta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casa. Ne ha facoltà.

VITTORIA CASA (M5S). Signora Presidente e onorevoli colleghi, qualche giorno fa nella mia città, Bagheria, è accaduta l'ennesima aggressione, riportata anche dai media nazionali, nei confronti di un ragazzo di colore. Fredrick Omonzakgia, un ragazzo nigeriano di trent'anni, è stato aggredito violentemente e ferito al volto da un colpo di cric. Sull'accaduto stanno indagando, per accertarne il movente razziale, le forze dell'ordine di Bagheria, che ringraziamo per il lavoro che ogni giorno svolgono sul nostro territorio.

Questo è solo l'ultimo di tutta una serie di episodi che stanno accadendo nel nostro Paese in questi ultimi anni e che deve fare riflettere tutti sulle cause dell'aumento di tali episodi. Vogliamo ribadire anche da quest'Aula la vicinanza e il sostegno a Fredrick e a tutte le vittime di violenza, nella certezza che la magistratura saprà accertare e condannare gli esecutori di tali ignobili atti. Vogliamo esprimere da questi scranni un forte grido di condanna contro ogni forma di aggressività, sopruso, prevaricazione e prepotenza. Vogliamo ribadire il nostro “no” alla violenza e oggi più di ieri riaffermare la nostra condanna verso ogni forma di razzismo, come sancisce l'articolo 3 della nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

VITTORIA CASA (M5S). Viviamo in un momento di profonda crisi valoriale che in molti ha fatto venir meno quegli ideali di uguaglianza e di solidarietà che ci appartengono e ci identificano. È nostro dovere far sì che ci riappropriamo dei valori antirazziali insiti nella nostra cultura repubblicana e democratica, intraprendendo iniziative atte ad una seria riappacificazione sociale, avviando politiche di welfare e di integrazione e un serio cammino culturale incentrato sull'uguaglianza di ogni cittadino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, nei termini stabiliti, sono state presentate le questioni pregiudiziali Migliore ed altri n. 1, Sisto e Occhiuto n. 2 e Lollobrigida ed altri n. 3, riferite al disegno di legge di conversione del decreto-legge recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, che, come comunicato ai gruppi, saranno esaminate e poste in votazione nella seduta di martedì 11 settembre.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

1.  Seguito della discussione delle mozioni Gelmini ed altri n. 1-00010, D'Uva, Molinari ed altri n. 1-00017, Lucaselli ed altri n. 1-00019 e Moretto ed altri n. 1-00025 concernenti iniziative volte a favorire il rientro delle imprese italiane che hanno delocalizzato la produzione all'estero.

2.  Seguito della discussione delle mozioni Carnevali ed altri n. 1-00009, Rostan ed altri n. 1-00012, Rizzetto ed altri n. 1-00016, D'Uva, Molinari ed altri n. 1-00018, Lupi e Schullian n. 1-00020, Aprea ed altri n. 1-00023 e Magi ed altri n. 1-00029 concernenti iniziative volte ad implementare il reddito di inclusione.

3.  Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:

S. 717 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato). (C. 1117)

4.  Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

  S. 717 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato). (C. 1117)

La seduta termina alle 20,40.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 7 agosto 2018:

  - a pagina 97, seconda colonna, le righe ventiquattresima e venticinquesima si intendono sostituite dalle seguenti: “la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/12.”.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 4 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 3 la deputata Benedetti ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 3 il deputato Scalfarotto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 4 il deputato Baratto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 il deputato Enrico Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Delrio e a. - 6-00013 523 504 19 253 91 413 27 Resp.
2 Nominale Ris. D'Uva e a. - 6-00014 p. I 523 425 98 213 296 129 27 Appr.
3 Nominale Ris. D'Uva e a. - 6-00014 p. II 523 522 1 262 298 224 27 Appr.
4 Nominale Ris. Meloni e a. - 6-00015 520 506 14 254 116 390 27 Resp.
5 Nominale Ris. Fornaro e a. - 6-00016 522 520 2 261 12 508 27 Resp.
6 Nominale Ris. Gelmini e a. - 6-00017 518 504 14 253 120 384 27 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.