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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 39 di lunedì 6 agosto 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 3 agosto 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fugatti, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Giachetti, Giorgetti, Grillo, Guerini, Guidesi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rixi, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Carlo Sibilia, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,09).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 10,30.

La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 624 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 luglio 2018, n. 84, recante disposizioni urgenti per la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici (Approvato dal Senato) (A.C. 1004).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1004: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 luglio 2018, n. 84, recante disposizioni urgenti per la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1004)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame della questione pregiudiziale Magi e Schullian n. 1, che è stata sottoscritta anche dal deputato Fornaro.

Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, vorrei che la Camera ricordasse - oggi è il 6 agosto - che 73 anni fa furono scagliate due bombe atomiche…

PRESIDENTE. A fine seduta… onorevole Deidda, le chiedo scusa, ma c'è già un intervento prenotato a fine seduta, al riguardo. Quindi, la prego di interrompere il suo intervento.

Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1. Colleghi, si prega di fare silenzio; ascoltiamo insieme l'intervento sulla questione pregiudiziale del deputato Riccardo Magi.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, noi siamo di fronte a un provvedimento del Governo che è già stato approvato in prima lettura al Senato e che è un provvedimento molto snello, sono pochi articoli e di semplice lettura. Nel corso della discussione generale sono già emersi importanti profili che, a mio avviso, dovrebbero spingere questa Camera a non convertire il provvedimento del Governo. Ora, però, soffermiamoci un attimo sulle questioni rispetto alle quali il provvedimento, Presidente… è davvero impossibile così…

PRESIDENTE. Si prega di fare silenzio. Prego, deputato Magi, riproviamo.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Riproviamo, anche perché io credo che quando si fanno appelli alla centralità del Parlamento, non c'è momento migliore per fare vivere questa centralità che un momento come quello in cui si esamina una questione pregiudiziale di costituzionalità su un provvedimento del Governo in conversione. Non c'è modo migliore e più efficace di provare a convincere tutti quanti i colleghi del fatto che questo decreto sia incostituzionale sotto diversi profili, che quello di leggere insieme l'articolo 1 del provvedimento; l'articolo 1 è quello nel quale sono contenuti gli obiettivi e il movente di questo decreto: “Per incrementare la capacità operativa della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici nelle attività di controllo e di sicurezza rivolte al contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di esseri umani, nonché nelle attività di soccorso in mare, è autorizzata (…)” – eccetera - la cessione di queste unità navali. Allora una prima questione che ha rilievo costituzionale è quella che è emersa nella discussione generale. In questo momento possiamo dire che non ci troviamo di fronte a un interlocutore istituzionale, il Governo italiano non si trova di fronte a un interlocutore istituzionale, e non abbiamo certezza neanche di come verranno usati questi assetti navali.

In Libia non c'è un Governo, non ci sono due Governi…

PRESIDENTE. Deputato Magi, le chiedo scusa. È indispensabile fare silenzio. Non è possibile avere dei capannelli di persone che parlano mentre un collega sta sviluppando un suo ragionamento, quindi chiedo la cortesia, a tutti i deputati che stanno parlottando, di farlo, se lo ritengono indispensabile, fuori dall'Aula.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). La ringrazio io, Presidente, perché mi aiuta a far capire la serietà di quello che siamo provando a sottoporre al voto di quest'Aula. Davvero faccio una preghiera a tutti quanti i colleghi, in particolare a quelli che ritengono prioritario continuare a conversare in questo momento anziché onorare appunto il dibattito che proviamo a tenere, di leggere questo provvedimento in coscienza. Dicevamo che il nostro Governo non si trova di fronte un interlocutore istituzionale certo. In Libia, in questo momento, non c'è un Governo, non ci sono due Governi, ma non c'è alcun Governo: ci sono 150 milizie, ci sono una serie di poteri di caratteri tribale o familiare. Noi non abbiamo certezza di quali forze andranno a utilizzare gli assetti navali della Guardia costiera italiana e della Guardia di finanza italiana che andiamo a cedere. Ma andiamo avanti.

Si dice che l'obiettivo è il contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di esseri umani. Bene, ma l'immigrazione illegale che si vuole contrastare, scritta su questo decreto del Governo italiano, non è quella che corrisponde a una fattispecie del nostro ordinamento, ma è quella che corrisponde al reato dell'ordinamento libico: questa è la gravità principale di questo provvedimento! Nel nostro ordinamento c'è scritto un'altra cosa, cioè un principio fondamentale della nostra Costituzione sancito e scritto nell'articolo 10, comma 3, che è quello che statuisce espressamente che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge italiana, non dalla legge libica! Quindi, il connotato illegale e illegittimo dell'immigrazione deve essere quello della legge italiana e della Costituzione italiana, in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Come sappiamo, la Libia non ha mai aderito, non ha mai riconosciuto e non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra: perché questo punto è cruciale, rispetto all'uso, già negli obiettivi esplicitamente scritti dal Governo, si andrà a fare di queste motovedette? Perché nel nostro Paese, per avere l'obbligo di protezione, basta che sia fatta la richiesta di asilo; nel nostro ordinamento c'è un obbligo di protezione per il richiedente asilo, il riconoscimento o meno di una forma di protezione internazionale, sia essa asilo, sia protezione sussidiaria o protezione umanitaria, è cosa che avviene successivamente. Noi qui stiamo scrivendo che un altro Paese, che non ha riconosciuto alcuna delle convenzioni internazionali che tutelano i diritti fondamentali dei rifugiati e dei richiedenti asilo, ne blocchi la fuga. Ma la fuga, in base al dettato della nostra Costituzione, in base a quello che i padri costituenti hanno voluto scrivere - perché corrispondeva alla loro esperienza di fuoriusciti, alla loro esperienza di cittadini perseguitati che fuggivano da un regime - non possiamo impedirla con i nostri assetti navali per rispedire queste persone in un Paese non sicuro. Smettiamola con questa cosa del porto sicuro, la questione è il Paese sicuro. Non serve un porto sicuro che abbia una banchina stabile, serve un Paese nel quale la persona che fugge non deve temere per la propria vita, essendo ricondotta lì.

La persona che fugge non deve temere per la violazione dei propri diritti fondamentali.

Il Presidente Fico, pochi giorni fa, il nostro Presidente, che giustamente ci richiama alla centralità di quest'Aula, pubblicamente ha detto: la Libia non è un Paese sicuro. Allora, colleghi, che cosa andiamo a convertire? Andiamo a convertire la cessione di motovedette, e si è detto nella discussione generale: va beh, in fondo sono dodici motovedette, dieci sono addirittura da 10 metri. E ci torneremo, perché quegli assetti navali non sono adatti tecnicamente al salvataggio.

Ho interpellato un ufficiale della Guardia costiera sulle caratteristiche tecniche di questi assetti navali e gli ho chiesto: le motovedette Classe 500 sono adatte al salvataggio? Mi ha risposto: meglio un pedalò. Meglio un pedalò! Allora, a cosa servono, se non a salvare persone? Quando si va a soccorrere un gommone ci si trova davanti a 100-150 persone in mare: che cosa si va a fare con una motovedetta da 10 metri che ha un equipaggio di tre persone e che nel nostro Paese è utilizzata per sorvegliare le aree marine protette? Si vanno a fare, rappresentanti del Governo, dei respingimenti, respingimenti per i quali il nostro Paese è già stato condannato, quando avevamo un altro Ministro dell'interno della Lega.

Abbiamo imparato che i respingimenti non si fanno direttamente con le nostre Forze armate ma per interposta persona o per interposto Stato, quindi si forniscono assetti navali per fare questo. Avete mai visto un'operazione di una motovedetta italiana utilizzata dalla cosiddetta Guardia costiera libica? Non hanno neanche un giubbotto di salvataggio; è incredibile riuscire a fare un'operazione di salvataggio senza un giubbotto di salvataggio.

Concludo, Presidente, appellandomi a tutti quanti i colleghi, appellandomi a tutti quelli che so avere una sensibilità autentica sia per la centralità di questo Parlamento, rispetto agli atti e all'esame che si deve fare degli atti che ci sottopone il Governo, sia per la tutela dei diritti umani.

Queste contraddizioni non sono emendabili, non sono sanabili, sono un vulnus costituzionale in questo provvedimento! E tenete conto che, rispetto a un anno fa - questo è molto importante - la situazione in Libia è molto peggiorata, la situazione è ancora più grave di come era.

Noi stiamo ipocritamente chiedendo a un Paese in grossa crisi, in cui si vive la fame e sempre più libici fuggono da lì, di farsi carico di un'emergenza umanitaria di 700.000 persone, ma non possono e non sapranno farlo nel rispetto dei diritti umani. Questo è il modo più sbagliato e più anticostituzionali di affrontare questa emergenza umanitaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Iolanda Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, con il mio intervento su questo decreto desidero porre l'attenzione sulla questione più dibattuta, ovvero quella dei diritti umani, usata fin troppe volte dalle opposizioni per fare apparire la nostra posizione come cinica e irrispettosa nei confronti del prossimo.

Sono fermamente convinta che in quest'Aula non ci sia nessuno contrario alla tutela dei diritti umani e della dignità della persona, ma è un peccato che questi principi diventino strumenti per fare della retorica politica. E da chi viene, poi, questa retorica? Da chi, negli anni precedenti, non è riuscito a far nulla di davvero utile per la sicurezza nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), se non consentire centinaia di migliaia di sbarchi di immigrati, arrivati qui illegalmente, creando situazioni di emergenza sulle coste italiane sia per i migranti che per i nostri cittadini.

A chi spettava, è stato riconosciuto lo status di profugo o rifugiato politico, ma voglio ricordare a tutti voi che si tratta solo di una parte rispetto alle moltitudini di migranti approdati sulle nostre coste clandestinamente. Permettetemi di ricordarvi le migliaia di vite che sono finite in questo modo.

Erano uomini e donne dati in pasto all'illusione di una vita migliore, finita per sempre tra le acque che gli erano state promesse come l'ultimo sacrificio prima della salvezza. Vi sembra questo il modo di garantire i diritti umani? Lasciare che uomini e donne inconsapevoli attraversino il Mediterraneo in condizioni disumane: come potete permettere tutto questo in nome dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Queste popolazioni devono essere protette da chi ne ha i mezzi e l'Italia, insieme all'Unione Europea, sta dimostrando di avere una strategia affinché nessun uomo perda la vita in mare e si riducano gli ingressi illegali di figure legate al terrorismo internazionale.

Il provvedimento in oggetto ha il preciso intento di salvaguardare vite umane che, dall'altra parte del Mediterraneo, attraversano il Mare Nostrum alla ricerca di una vita migliore ed è il primo di una serie di interventi mirati innanzitutto alla protezione di tutte le donne, gli uomini e - non dimentichiamocelo - bambini e bambine che in quel mare rischiano di perdere la propria vita e quella dei propri cari.

Con il decreto-legge in esame stiamo promuovendo la cooperazione tra i due Paesi, con il duplice obiettivo di fornire un supporto straordinario per la riduzione della pressione migratoria alla quale l'Italia è soggetta e di ridurre il numero di barconi della morte che attraversano il Mediterraneo.

Per la prima volta la stessa Unione europea si sta attivando con più misure volte a ridare stabilità allo Stato libico. Dobbiamo, quindi, essere lungimiranti e guardare al decreto-legge come ad un primo importante strumento nell'ottica globale di una risoluzione pacifica, tenendo al centro della questione proprio la garanzia dei diritti umani dei migranti che sono per noi la base di ogni intervento e non slogan preconfezionati.

Non succederà mai che il Governo continui ad incentivare le attività illegali dei trafficanti di uomini che speculano sul bisogno di questa gente. Forse è questo che le opposizioni vorrebbero, ma adesso le cose stanno finalmente andando in un'altra direzione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Non dimentichiamo poi che l'Italia ha una responsabilità precisa nei confronti della Libia: un Paese con uno Stato sovrano ritrovatosi disgregato da un momento all'altro a causa dell'ingerenza di altri Paesi che, nel 2011, hanno deciso di voltare le spalle al diritto internazionale e, anche in quel caso, si parlava di difesa dei diritti umani, e cosa abbiamo ottenuto? Una nazione distrutta, una popolazione allo sbando, senza una guida forte ed autorevole (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-SalviniPremiere Fratelli d'Italia).

È nostro dovere aiutare la Libia a ricomporre il disordine interno, rafforzare la propria autorità, ricostruire un'organizzazione statale stabile e proprio per far sì che quei diritti umani di cui stiamo parlando siano preservati e garantiti all'interno degli stessi confini libici sulle cui coste - ve lo ricordo - operano già organizzazioni internazionali.

Lo scopo principale del decreto-legge rappresenta solo il primo importante passo ed è esattamente quello di non dare in pasto agli sciacalli del mare vite di uomini e donne disperati.

Non si può pensare di ottenere questi risultati senza confrontarci attivamente in maniera propositiva e concreta con la Libia. Se vogliamo essere davvero solidali con i popoli che dall'Africa giungono a noi, dobbiamo innanzitutto porre fine alle illegalità connesse agli sbarchi e non incentivarle in nome di un'inconsistente solidarietà, come è stato fatto negli ultimi anni, che non porta vantaggio a nessuna delle parti in causa e non contribuisce in alcun modo al rafforzamento della stabilità dei Paesi.

Per noi non vi è alcuna incostituzionalità: è per questo motivo che io non ci sto quando veniamo accusati dalle opposizioni di non rispettare i diritti umani, perché per la prima volta questi sono al centro delle nostre azioni politiche e non al centro di tornaconti economici (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-SalviniPremiereFratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Di Stasio. Non l'ho interrotta perché l'episodio non si è reiterato, in ogni caso le ricordo, a futura memoria, che bisogna rivolgersi alla Presidenza e non ad altri gruppi parlamentari o persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ha chiesto di parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, colleghi, signori del Governo, il decreto-legge prevede la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia costiera e altri organi costieri libici per la sicurezza ed è certamente un decreto-legge positivo perché procede nel solco della necessaria cooperazione con la Libia nel campo del contrasto all'immigrazione illegale del traffico di esseri umani, del soccorso in mare dei migranti e della tutela delle nostre frontiere.

In tale direzione considero positiva anche l'azione del Governo di dare continuità ad una procedura messa in campo dal precedente Esecutivo sulla base del Memorandum siglato nel 2017 dall'allora Presidente Gentiloni, nel solco di una promettente inversione di tendenza e della necessità che il Parlamento agisca come forza compatta di fronte ai problemi di interesse collettivo.

Positiva anche perché dà il chiaro segnale di un Paese che ha smesso con la politica di aprire le porte a tutti e ha avviato una politica di rafforzamento dei controlli. Come ha evidenziato alcuni giorni fa dalla presidente Giorgia Meloni, i dati dell'Organizzazione mondiale per le migrazioni, che mostrano chiaramente come parte dei flussi migratori si sono spostati verso la Spagna, che certamente ha superato il nostro Paese in numero di sbarchi, sono la chiara e netta dimostrazione che l'invasione non è un processo inarrestabile ma è il prodotto di politiche per troppo tempo scellerate evidentemente più dirette ad alimentare il business dell'accoglienza piuttosto che a difendere gli interessi nazionali.

Come Fratelli d'Italia abbiamo proposto alcuni miglioramenti al decreto-legge, prevedendo ad esempio che l'accordo debba considerare in via prioritaria la salvaguardia assoluta dei livelli di efficienza e di capacità operativa dei nostri reparti di Guardia costiera e della Guardia di finanza. Ma soprattutto abbiamo chiesto che la cessione delle nostre unità navali venga vincolata alla stipula di un accordo con il Governo libico che preveda una serie di strumenti utili a contrastare i flussi migratori, a partire da un blocco navale davanti alle coste della Libia.

A nostro avviso, il blocco navale è l'unica vera e reale situazione efficace, se si vuole porre un freno reale - questo vogliamo capirlo - alla partenza dei barconi della morte e colpire chi specula e si arricchisce sulla pelle dei migranti: è questa la vera battaglia di civiltà contro il buonismo, contro la falsa e ipocrita azione di chi agita sempre e comunque strumentalmente il tema del razzismo in un Paese che, invece, si può certamente definire un Paese civile e accogliente. Collega Magi, bisogna essere scevri da condizionamenti ovviamente legittimi rispetto anche a collaborazioni dell'associazione radicale rispetto all'Open Society, altrimenti riduciamo il decreto-legge ad una guerra tra guelfi e ghibellini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Da calabrese, terra da sempre di emigrati storicamente e al tempo stesso terra che da secoli è frontiera europea di tante civiltà del Mediterraneo, non posso fare a meno di svolgere una considerazione strumentale al ricorso delle accuse di razzismo che non appartiene alla cultura dell'Italia. Ripeto è soprattutto una questione culturale e la nostra millenaria storia, le nostre tradizioni artistiche, i nostri borghi antichi sono credo la chiara testimonianza di un popolo che ha sempre guardato ai suoi confini non come un muro costruito per respingere, ma semmai una terra per accogliere. Sono altri i Paesi europei con evidenti matrici razziali di odio e di sopraffazione che oggi probabilmente sorridono allo scambio tra di noi di accuse di un razzismo che non esiste. Sono invece il mancato controllo, secondo me, dei flussi migratori, la cattiva accoglienza ad ostacolare una positiva integrazione e a generare diffidenza e deprecabili ahimè fenomeni di intolleranza.

Infine come Fratelli d'Italia, invitiamo il Governo a concentrare l'attenzione anche sui flussi migratori provenienti dall'Algeria…

PRESIDENTE. Concluda.

WANDA FERRO (FDI). … che sono destinati certamente ad aumentare proprio a causa dei rafforzamenti dei controlli sulle coste libiche e il rafforzamento dei controlli da parte della stessa Spagna. Per questo abbiamo già proposto di valutare l'attuazione di un blocco navale anche lungo le rotte tra l'Algeria e l'Italia. Concludo ritornando alle nostre matrici culturali…

PRESIDENTE. Grazie.

WANDA FERRO (FDI). …citando qualcuno come Pablo Neruda che ricordo nell'Ode all'Italia…

PRESIDENTE. Deve concludere, collega Wanda Ferro. Si affretti, per favore.

WANDA FERRO (FDI). … parlò di un Paese che aveva cambiato l'Europa e diceva: La luce dell'Italia ha trasformato le vesti a brandelli dei giullari e le corazze di ferro delle canzoni in gesta di fiume che diventarono la piena e scintillante armatura di diamanti. Sono parole che ci dovrebbero appartenere per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Valentino Valentini. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Presidente e colleghi, il gruppo di Forza Italia voterà contro la pregiudiziale opposta dai colleghi Magi e Schullian. È una pregiudiziale che consideriamo improponibile in termini giuridici e che sottintende scelte politiche che non condividiamo, perché poco responsabili. Dal punto di vista giuridico si tratta di una richiesta davvero stravagante: i proponenti argomentano lungamente per dimostrare una cosa scontata, e cioè che lo straniero perseguitato ha il diritto di chiedere asilo nel nostro Paese, qualora riesca a raggiungere il territorio nazionale italiano. Questo diritto non è mai stato messo in discussione perché appartiene al nostro ordinamento giuridico e, ancor prima, alle norme morali sulle quali si basa la nostra stessa civiltà. Il fatto è che il decreto di cui discutiamo oggi non riguarda il diritto alla protezione dei rifugiati sul territorio italiano; si tratta, invece, del controllo di un tratto di mare sottoposto alla sovranità di un altro Stato, la Libia.

È del tutto evidente che l'Italia non ha alcun potere né alcun dovere di tutela verso cittadini di un Paese terzo che si trovano in territorio o nelle acque territoriali di un altro Stato, in questo caso la Libia. La sovranità libica, dal punto di vista del diritto internazionale, porrebbe semmai in capo all'autorità libica il riconoscimento dello stato di rifugiato a chi ne avesse diritto. Naturalmente, non è che non veda che la sovranità libica è di fatto esercitata in modo saltuario da soggetti diversi, di legittimità più che dubbia e con metodi che spesso non approviamo, ma proprio le condizioni di instabilità della Libia e il fatto che quest'ultima non abbia sottoscritto gran parte delle convenzioni internazionali rendono estremamente precarie le condizioni di chi, perseguitato politico o migrante economico, tenti la strada dell'immigrazione attraverso quel Paese.

Proprio questo dovrebbe indurci a lavorare per rafforzare la sovranità libica riconosciuta dalla comunità internazionale e la possibilità per un'autorità identificabile, e nel caso sanzionabile, di gestire i flussi migratori. Naturalmente, sappiamo che il Governo Sarraj, pur legittimato dalle Nazioni Unite, non è l'unico soggetto ad esercitare un'effettiva sovranità in Libia e che la politica efficace verso la sponda sud del Mediterraneo ci impone di relazionarci anche con tutti gli altri interlocutori in campo. Resta, però, il fatto che ogni misura volta a rafforzare la sovranità e il controllo del territorio da parte del Governo Sarraj è un passo importante per una ordinata gestione del fenomeno. Voglio essere più esplicito: è possibile che la Guardia costiera libica non si comporti in modo esemplare, e, se questo è vero, dobbiamo fare tutte le pressioni e le sollecitazioni utili ad evitare che questo avvenga, ma di certo i trafficanti di esseri umani sono un pericolo per la vita dei migranti molto più grave delle motovedette del Governo Sarraj. Da parte di un corpo militarmente organizzato di uno Stato straniero è possibile, anche contribuendo alla sua formazione e all'addestramento, chiedere ed ottenere comportamenti accettabili; pensare di poter ottenere la stessa cosa da bande di predoni, fuori da ogni legge e regola, è una cosa evidentemente senza senso.

E allora, colleghi, credo che sarebbe meglio, di fronte a un dramma come quello al quale assistiamo da anni, abbandonare posizioni ideologiche. L'atteggiamento ideologico che porta a ignorare la drammaticità dei problemi concreti è quello che negli anni dei Governi della sinistra ha consentito che il tema dell'immigrazione degenerasse fino a scatenare un grave allarme sociale; un allarme che alcuni si ostinano a non voler vedere, ma che i cittadini vivono ogni giorno. Colleghi, qualunque forma di controllo dei flussi di persone e di controllo dei confini nazionali rende, evidentemente, più difficile l'accesso al territorio nazionale anche a chi abbia titolo per lo status di rifugiato, ma solo sguarnire completamente le frontiere, solo immaginare un'assoluta libertà di movimento per tutti coloro che desiderano venire in Italia per qualsiasi motivo consentirebbe ai rifugiati di raggiungere il nostro Paese in piena sicurezza.

Questa è un po' la soluzione che sembra avere adottato la Cancelliera Merkel, e non mi sembra abbia dato i risultati sperati. Non credo naturalmente, infatti, che questo sia ciò che vogliono i colleghi che hanno presentato la pregiudiziale e quelli che, magari, sono tentati di votarla, ma sono certissimo che nessun principio di diritto internazionale o nazionale ci chiede di farlo, e sono certo che la sensibilità degli italiani vada in altra direzione. Il nostro è un popolo generoso, pacifico, civile, non razzista, ma non conviene a nessuno esasperare gli italiani mettendoli di fronte a situazioni insostenibili (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) o, ancor prima, irridendo le loro paure. Per questo, la singolare tesi dei colleghi della Lista Bonino è da respingere non in nome della realpolitik, ma in nome di principi costituzionalmente tutelati, come la sicurezza dei cittadini, primo compito dello Stato liberale, l'inviolabilità dei confini, la sovranità nazionale e la stessa protezione dei rifugiati.

Guai a contrapporre questi principi; vanno contemperati, per non giungere a situazioni insostenibili e, in questo modo, per fare fronte alla sfida epocale dei flussi migratori, che chiama in causa il ruolo e il significato della comunità internazionale in tutte le sue articolazioni istituzionali e che chiama in causa la nostra stessa civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La ringrazio, è stato precisissimo, complimenti.

Ha chiesto di parlare il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Mi sembra che sia un po' difficile distinguere, perlomeno sin qui, gli aspetti di legittimità da quelli di merito, come spesso succede quando si dibatte sulle questioni pregiudiziali, però i due aspetti devono essere distinti.

Tutti i Governi della scorsa legislatura, nessuno escluso, si sono mossi sull'unica linea che è compatibile con i principi e i valori della Costituzione: sicurezza ai confini e tutela dei diritti umani. Questo è stato, nelle diverse fasi politiche, nei diversi contesti, l'obiettivo di tutti i Governi che si sono avvicendati nella scorsa legislatura.

Il Governo fin qui ci aveva presentato questo provvedimento come un provvedimento in continuità; di conseguenza, salvo verifica sui singoli contenuti, se c'è continuità, c'è anche costituzionalità, perché ci muoviamo dentro questa logica di sicurezza ai confini e tutela dei diritti umani.

Quindi, tutti gli argomenti, molto seri, che ha proposto il collega Magi, si prestano a un ragionamento di merito, articolo per articolo, ordine del giorno per ordine del giorno, voto finale. Bisogna vedere se c'è questa coerenza, come ha spiegato il collega Fassino quando è intervenuto sul merito, tra il testo e il contesto. Perché ci sia questo equilibrio bisogna che il contesto sia uguale al testo.

Ora, però, noi arriviamo in Aula e il primo intervento che dovrebbe dire questo, l'intervento della collega del MoVimento 5 Stelle, ci dà un contrordine. Ci dice: no, noi stavolta stiamo facendo una cosa del tutto diversa da quella dei precedenti Governi. Peraltro, poi dice una cosa un po' illogica, perché dice che noi dobbiamo rompere questo equilibrio a favore solo della sicurezza dei confini, dicendo che gli altri sono cinici.

Se uno si occupa solo di diritti umani e non della sicurezza dei confini sarà un idealista, non un cinico. Il cinico è colui che si occupa solo della sicurezza dei confini e non anche dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo non sta in piedi.

In questi giorni il vostro partito si sta creando delle cose originali, come l'obbligo facoltativo, i concorsi non selettivi… Anche questo fa parte un po' di questa logica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi, però, su questo vogliamo una risposta del Governo, perché, se il Governo tiene ferma la linea che c'è continuità, c'è costituzionalità; ma, se il Governo accetta quell'impostazione, allora la cosa comincia a diventare problematica anche dal punto di vista della costituzionalità.

Per non parlare, poi, dell'intervento della collega di Fratelli d'Italia, che teorizza il blocco navale. Non c'è nessun'altra misura che rompe gli equilibri, anche costituzionali, tra sicurezza dei confini e tutela dei diritti umani come il blocco navale, lasciando, di fatto, morire le persone che cercano di arrivare.

Quindi, cerchiamo di tenere l'equilibrio tra i principi e i valori costituzionali, perché, altrimenti, così non procediamo in maniera logica e c'è bisogno di una risposta chiara da parte del Governo. Noi, per conto nostro, continueremo a sostenere questa linea difficile di equilibrio tra queste due esigenze e vorrei, nella giornata di oggi, in cui ricorre il quarantesimo anniversario dalla morte di Paolo VI, che non era solo un papa, ma anche figlio e fratello di parlamentari che hanno seduto in quest'Aula, ricordare che uno sforzo analogo si fece sulla Conferenza di Helsinki, quando molti criticavano sia la delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale Casaroli, sia la delegazione della Comunità europea, guidata da Aldo Moro, perché cercavano di inserire i principi e i diritti di libertà e di libertà religiosa nei regimi dell'Est, quindi tutelando la stabilità del quadro politico post bellico, ma con la tutela dei diritti. Dicevano che erano posizioni assurde, che non avevano senso, che non avrebbero avuto futuro, mentre, invece, loro puntavano a creare dei semi di valorizzazione dei diritti umani. Nacque Charta 77 sull'onda dei trattati di Helsinki.

Allora, noi continueremo in questo che il cardinale Casaroli definì “il martirio della pazienza”, perché ci vuole il martirio della pazienza per pensare che i diritti umani possano essere inseriti in situazioni così delicate come sono quelle anche del contesto libico, ma noi vogliamo continuare su questo equilibrio, perché, se rompiamo l'equilibrio, non c'è né fedeltà alla Costituzione né futuro per nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà. Contestualmente chiedo ancora ai colleghi un po' di silenzio. A lei la parola.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, proseguendo nel ragionamento, nella riflessione che ha svolto il collega Ceccanti, cercherò di rimanere sulla questione di legittimità e in qualche modo proseguire anche la riflessione sulla continuità.

Nel testo c'è un riferimento chiaro al Memorandum del 2017. Però questo è uno dei punti che credo debba essere oggetto di riflessione in termini di legittimità prima ancora che di merito.

Che cos'è la Libia oggi? Con chi noi oggi facciamo un accordo? A chi doniamo le motovedette? Le doniamo a uno Stato, oppure, com'è oggi la Libia, a due Stati, con tre Parlamenti e centinaia di milizie in lotta tra di loro? E, soprattutto, non possiamo fare finta di non sapere che il 12 febbraio 2018 è stato pubblicato dal Segretario generale dell'ONU António Guterres un report in cui si può leggere, a chiare lettere: “I migranti sono soggetti a detenzioni arbitrarie e torture, inclusi stupri e altre forme di violenza sessuale, rapimenti con richiesta di riscatto, estorsioni, lavori forzati e uccisioni illegali”. Sempre citando dal rapporto: “La missione ONU per la Libia ha ispezionato i centri di detenzione per la supervisione del Dipartimento per la lotta all'immigrazione illegale e ha riscontrato un grave sovraffollamento e condizioni igieniche spaventose. I detenuti sono malnutriti, con accesso limitato o nullo alle cure mediche”. E, inoltre, in merito al ruolo della guardia costiera libica, nel rapporto viene evidenziato (cito nuovamente) che “L'UNSMIL ha continuato a documentare comportamenti spregiudicati e violenti della guardia costiera libica nel corso dei salvataggi o delle intercettazioni in mare. L'UNSMIL ha documentato inoltre l'uso eccessivo e illegale della forza letale da parte dei funzionari del Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale”.

E qui entra in gioco quindi il nostro ruolo oggi, che non è quello del 2017: noi oggi sappiamo che la situazione in Libia è questa e che queste sono le condizioni in cui si ritroveranno quei migranti respinti anche grazie all'azione delle motovedette che andremo a donare alla Libia. C'è quindi la necessità di rispettare il nostro ordinamento e nel nostro ordinamento c'è un obbligo di protezione: come ricordato nella questione pregiudiziale, in più occasioni la Corte costituzionale italiana ha affermato che il diritto di asilo è da annoverare tra i diritti inalienabili della persona umana e che, non a caso, esso si colloca tra i diritti fondamentali su cui si regge il nostro ordinamento.

In altri termini, noi oggi dobbiamo riflettere su questo punto e chiedo all'Aula di riflettere prima del voto: oggi con i mezzi forniti alla Libia, come è stato ricordato dal collega Magi, di fatto noi realizziamo un vero e proprio respingimento delegato per conto dei finanziatori dell'intervento tecnico e con la deportazione verso la Libia di quanti da quel Paese tentano la fuga, anche alla ricerca dell'asilo internazionale, contravvenendo, quindi - noi e non solo la Libia, che non l'ha mai firmata peraltro -, alla Convenzione di Ginevra relativa allo status di rifugiato.

La Libia non è un Paese sicuro: non è quindi accettabile per l'Italia collaborare ad un respingimento delegato. In altri termini - e concludo, Presidente, per rispettare i tempi, e poi ci sarà ovviamente lo spazio durante l'esame degli emendamenti e nella dichiarazione di voto finale di ritornare sul merito -, noi crediamo che questa pregiudiziale debba essere votata, votata favorevolmente, perché non possiamo continuare a far finta di niente, di non vedere quello che succede nel mare e sulla terra libica, con le violazioni palesi, ripetute ed efferate dei diritti umani. Questo non è accettabile per il nostro ordinamento e per tutti i trattati che abbiamo negli anni sottoscritto a tutela dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, volevo chiedere, alla luce delle osservazioni svolte dal collega Ceccanti, molto puntuali, se il Governo ritenga o meno di doversi esprimere, perché le questioni che sono emerse nell'ambito del dibattito sono molto precise. Siamo entrati in quest'Aula con delle posizioni della maggioranza che prefiguravano un decreto-legge in sostanziale continuità rispetto al Governo precedente e abbiamo assistito a interventi della maggioranza che, invece, hanno posto una forte cesura.

Per noi questo è un elemento indispensabile da dover chiarire; solo il Governo lo può chiarire con un intervento.

PRESIDENTE. Il Governo è qui presente in carne e ossa, l'ha ascoltata, quindi, se vuole, può prendere la parola; fermo restando che non è in questo momento la sede propria per avere delle repliche da parte del Governo, che comunque, in qualunque momento volesse, può chiedere e ottenere la parola.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Magi, Schullian e Fornaro n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1004)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta del 3 agosto si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo unico e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

EUGENIO ZOFFILI, Relatore. Presidente, sono pervenuti sette emendamenti: 1.1 Delmastro Delle Vedove, parere contrario; 1.2 Delmastro Delle Vedove, parere contrario; 1.3 Meloni, parere contrario; 1.10 Quartapelle Procopio, parere contrario; 1.11 Quartapelle Procopio, parere contrario; 1.010 Quartapelle Procopio, parere contrario; 2.1 Quartapelle Procopio, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1 Delmastro Delle Vedove.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, il primo emendamento è volto, nell'ambito di un disegno di legge che verrà certamente votato dal gruppo di Fratelli d'Italia, a garantire, in una maniera o nell'altra, che questo disegno di legge scongiuri la possibilità che vengano meno i livelli di efficienza e di capacità operativa delle capitanerie di porto, della Guardia costiera e della Guardia di finanza interessate. Si tratta di un disegno di legge che ci vede convintamente a favore, ma che non può sguarnire la capacità delle nostre capitanerie di porto di intervenire a difesa e a garanzia di eventuali altri reati che si possono commettere via mare; mi riferisco, per esempio, al traffico di sostanze stupefacenti in alcune tratte significative del nostro mare.

Allora, l'emendamento chiede di procedere alla cessione della nave con le esigenze, però, di salvaguardia dell'efficienza e della capacità operativa delle capitanerie di porto. Siamo stupefatti dinanzi all'idea che questo emendamento non venga accolto, laddove si tratta semplicemente di salvaguardare la capacità operativa delle nostre capitanerie di porto, ferma restando la condivisione di quello che è un percorso relativo alla cessione delle unità navali per il contrasto della tratta degli schiavi nel Mediterraneo.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Intervengo rapidamente perché, nella giusta e doverosa interlocuzione del Governo con il Parlamento, credo che sia opportuno dare alcune precisazioni proprio all'Aula, laddove questo tipo di emendamento era già stato presentato dai senatori di Fratelli d'Italia nel dibattito al Senato e laddove si era considerata la relazione tecnica di accompagnamento a questo decreto insufficiente rispetto alle richieste che erano state fatte, in modo particolare per quanto riguarda la valutazione patrimoniale, da un lato, di queste dodici motovedette o, meglio, dieci motovedette, e due imbarcazioni della Guardia di finanza, dall'altro lato.

Abbiamo ritenuto opportuno, anche per quanto riguarda la conferma da parte del Governo, che la cessione di queste motovedette è effettuata per una funzione assolutamente importante e che non andasse a diminuire la capacità operativa delle stesse motovedette per quanto riguarda l'operatività in ambito nazionale.

È proprio per questo che, in una sana, giusta, corretta e leale interlocuzione da parte del Governo con le Commissioni e con il Senato, abbiamo ritenuto opportuno, laddove non vi è stata comunque una richiesta da parte della Commissione, di mettere a disposizione della Commissione una nota, di cinque pagine, di risposta tecnica e operativa, e non di natura politica, da parte del Governo; ciò per garantire, da un lato, il valore patrimoniale, che è quantificato nella nota che è stata depositata, e, dall'altro lato, per la spiegazione e la garanzia che alcune di queste imbarcazioni, in modo particolare le due della guardia di finanza, erano in disuso e, quindi, non erano assolutamente utilizzate dal sistema italiano; infatti abbiamo investito - e la nota lo specifica - centinaia di migliaia di euro proprio per rimettere in funzione le due motovedette della Guardia di finanza, per poterle cedere in condizioni di efficienza e di qualità di funzionamento ai libici.

Per quanto riguarda le dieci motovedette, rendo noto che alcune di queste erano in disuso e anche qui c'è stato un intervento minimo per poterle rendere funzionali alle finalità del decreto medesimo, con un'assoluta garanzia che l'intervento che viene fatto, cioè la cessione di queste motovedette, determinerà una rideterminazione e una riorganizzazione dell'attività delle capitanerie di porto ed eventualmente la sostituzione con altre motovedette.

Questo per dire che cosa? Questo per dire che quanto andiamo a cedere, in concomitanza di questo decreto, non influisce minimamente sulla capacità operativa dell'attività di controllo della Marina militare e delle capitanerie di porto, da un lato, e della Guardia di finanza, dall'altro lato. Quindi, la capacità operativa di difesa e funzionale delle dodici motovedette non viene meno rispetto al fatto che una parte di queste motovedette vengano cedute ai libici.

Ritengo opportuno e ho ritenuto opportuno intervenire, proprio in quell'ottica di leale e corretta collaborazione, perché su un tema così delicato e così importante, che va a incidere anche sulla sicurezza del nostro Paese, noi non vogliamo ridurre assolutamente i livelli di sicurezza interni al nostro Paese. Vogliamo rafforzare i livelli di difesa delle frontiere e di tutela della sicurezza sul fronte esterno e questo non deve andare e non vuole andare, per assoluto convincimento del nostro Governo, a ridurre i livelli di operatività, di funzionalità e di difesa all'interno delle nostre acque. Da qui il motivo per cui abbiamo invitato al ritiro dell'emendamento e perché c'è il parere contrario da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie mille, Presidente. Intervengo brevemente per motivare l'astensione del mio gruppo rispetto a questo emendamento.

Si tratta di un emendamento sul quale effettivamente noi non abbiamo particolari contrarietà, nel senso che riteniamo doveroso che la Guardia costiera, per tutto il lavoro che sta facendo in Italia e per l'extra-lavoro che viene fatto nel Mediterraneo, debba essere dotata dei mezzi necessari e sufficienti per rispondere al suo compito e al suo dovere.

Ci sarebbe piaciuta, da parte del gruppo di Fratelli d'Italia, una maggiore collaborazione sulla possibilità di sostenere insieme alcuni emendamenti dell'opposizione. È per questo che noi ci asterremo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 Delmastro Delle Vedove.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie. Sottosegretario Molteni, non ci ha convinto la risposta che lei ha fornito, perché sembra che siamo noi che diamo le carrette alla Libia rispetto, invece, ad esigenze legittime che, nel decreto nel suo complesso, abbiamo condiviso. Noi riteniamo - e voteremo favorevolmente su questo decreto - che ci sia la necessità di arginare con mezzi funzionali ed efficienti quello che è un rischio consolidato in questa nostra Nazione e, quindi, che ci sia la volontà, con questi strumenti, di impedire nuovi sbarchi e di impedire che le carrette del mare arrivino in Italia.

Però, quello che noi chiediamo con i nostri emendamenti, con questi due emendamenti, non è altro che allegare a questo ragionamento, che abbiamo testé fatto, un principio: non indebolire le nostre capitanerie di porto e la Guardia costiera. Non capiamo il motivo della contrarietà rispetto a questo principio che intendiamo inserire e che lei evidentemente, anche implicitamente, ha condiviso nel suo ragionamento. Ma lei dice: noi abbiamo verificato che queste navi non ci occorrono. Noi chiediamo, però, che sia sottolineato e sancito all'interno del decreto e che siano poste in essere tutte le opportune misure atte a promuovere la salvaguardia delle nostre capitanerie di porto e della Guardia costiera.

Noi stiamo togliendo comunque, al di là del valore patrimoniale che lei sottolinea essere relativamente basso, delle unità navali alla nostra Guardia costiera e alle capitanerie di porto. Chiediamo che venga sancito il principio che non venga indebolito questo fondamentale settore del controllo delle nostre coste. Per questo io ritengo che si dovrebbe ripensare in quest'ottica il parere negativo che ha appena fornito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, guardate, il provvedimento di cui stiamo discutendo fa emergere anzitutto la volontà del Governo di proseguire nei rapporti lungo la linea tracciata dagli esecutivi PD. Questo non solo è positivo per il Paese, sotto questo punto di vista, ma ci dà anche speranza per il futuro: la speranza che possiate rivedere anche altre posizioni sbagliate di politica estera che avete sostenuto in campagna elettorale. Ci fa sperare quindi, anzitutto, che, invece di continuare a fare inutili passerelle, possiate decidere finalmente di assumere una posizione ufficiale contro i dazi stabiliti dall'Amministrazione Trump, che sta creando enormi difficoltà ai 40 miliardi di export del nostro Paese verso gli Stati Uniti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Siamo in attesa ancora di una parola chiara al riguardo, ma ci fa sperare anche che possiate pronunciarvi, una volta per tutte, in linea con le posizioni assunte dall'Europa in merito alle sanzioni alla Russia e possiate censurare con nettezza, senza se e senza ma, ogni tentativo esterno, cui in questi giorni stiamo assistendo, di interferire a mezzo social con la vita politica del nostro Paese, manifestando la disponibilità a sostenere ogni azione utile a fare piena luce su tali vicende oscure. Diteci una parola chiara anche da questo punto di vista.

Certo nel merito, appare condivisibile un decreto-legge che, sulla scia del Memorandum d'intesa stipulato dal Governo Gentiloni nel 2017, mira a sostenere la cooperazione con la Libia cedendo dodici unità navali per implementare il pattugliamento delle coste e contrastare l'immigrazione illegale. Il problema, però, è che quel Memorandum prevedeva degli impegni ulteriori, estremamente stringenti, per noi dirimenti, e per questa ragione abbiamo presentato alcuni emendamenti per noi fondamentali.

Quel Memorandum prevedeva innanzitutto il finanziamento di programmi di crescita sociale ed economica delle regioni più colpite dal fenomeno migratorio e prevedeva, poi, l'apertura di una nuova stagione di tutela assoluta dei diritti umani delle persone presenti nei centri di accoglienza temporanea in Libia, autorizzando controlli anche del personale dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni e dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Ora, di tutto ciò non vi è traccia alcuna nel decreto in esame e non se ne comprendono le ragioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Diteci chiaramente perché! Perché non siete d'accordo a sostenere la Libia nello sviluppo di una politica di attuazione e tutela dei diritti umani? Perché non siete d'accordo a sostenere che la Libia ratifichi la Convenzione di Ginevra? Non ne capiamo davvero le ragioni.

Non vorrei ci fosse qualcosa di non detto nel vostro rifiuto ad accogliere questi emendamenti, guardate, quasi una sorta di rigetto da parte vostra nei confronti di regole internazionali volte ad assicurare il massimo rispetto possibile dei diritti fondamentali di ogni essere umano.

Del resto, il nostro Paese ha già dovuto subire nel 2012 l'onta di una condanna da parte della Corte di Strasburgo per i respingimenti di massa realizzati in mare a causa di una legge slogan, una legge che noi abbiamo contestato fortemente e che ha prodotto danni enormi al nostro Paese, una legge che ha un nome e un cognome preciso, anzi due cognomi a voi ben chiari, ben noti e molto familiari: quella “legge Bossi-Fini”, che noi abbiamo contestato fortemente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Lo vogliamo dire chiaramente: noi ci batteremo per evitare che si ritorni a quella stagione! Una cosa è la gestione ordinata dei flussi, altro sono le azioni pericolose e inumane nei confronti della vita e dell'incolumità di centinaia di persone in mare, come quelle cui abbiamo assistito nelle scorse settimane.

Allora, noi abbiamo accompagnato a questo anche un altro emendamento, perché l'emendamento è rivolto a far sì che sulle navi libiche possano svolgersi azioni non solo di controllo delle frontiere, ma anche e soprattutto di soccorso in mare contro i traffici illegali. Noi riteniamo questo binomio essenziale, perché innanzitutto è necessario e non banale precisare, per quanto ci riguarda, che i nostri nemici non sono i migranti o le ONG; i nostri nemici sono gli scafisti, i trafficanti di uomini, le organizzazioni criminali che sfruttano quei migranti, il dolore e la sofferenza e la povertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Contro quelli dobbiamo combattere!

E, poi, non è banale dire che dobbiamo aggiungere l'obbligo di prestare soccorso alle persone che fuggono in mare. Voglio ricordare una data che ritengo opportuno ricordare, che per noi ha rappresentato uno spartiacque essenziale: il 3 ottobre 2013.

Dopo quella strage, quell'atroce naufragio di Lampedusa, in cui persero la vita 368 persone, i Governi PD, i Governi di centrosinistra hanno deciso di reagire, da soli, attivando l'operazione Mare Nostrum, di cui siamo orgogliosi, che ha portato l'Italia a dare lezioni di civiltà in Europa e nel mondo intero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e ha consentito di salvare più di centomila vite umane nel Mediterraneo, un'operazione dalla quale poi è partita Sophia, TritoneThemis.

Allora, noi riteniamo che questo sia il quadro nel quale si devono collocare la nostra azione e la collaborazione e la cooperazione con la Libia, non un altro. Non arretreremo sul piano dei diritti e della civiltà. Noi lotteremo in Aula, nel Parlamento e nel Paese, perché il Paese, l'Italia, non ha metri sul piano della civiltà e dei diritti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Non ci ha convinto quello che ha detto il sottosegretario Molteni rispetto all'impegno del Governo sulla Guardia costiera, la Guardia costiera italiana. Noi sappiamo che la Guardia costiera sta svolgendo un compito che è gravoso e che è reso più gravoso dagli sbarchi che provengono dalla Libia e dal Mediterraneo. Non ci accontentiamo di promesse generiche sul sostegno che il Governo dà al lavoro della Guardia costiera e ci domandiamo perché - con tutti i tagli e tutti i risparmi che questo Governo ha annunciato, a partire dal tema, per noi importante, dell'accoglienza - le risorse non vengano destinate laddove più servono, invece di fare propaganda, e perché i tagli annunciati sull'accoglienza non vengano destinati da un lato, alla Guardia costiera e dall'altro lato, alla cooperazione internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Noi questo tipo di impegno da parte del Governo non l'abbiamo visto e quindi, sottosegretario, mi dispiace lei non ci ha convinto, come non ci ha convinto sul resto del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, prendiamo atto di un Governo sempre attento a guardare a destra, a rassicurare il gruppo di Fratelli d'Italia, che ritiene di non rispondere in nessun modo alle osservazioni poste dal gruppo del Partito Democratico e dal collega Ceccanti in relazione alla questione politica principale che riguarda questo provvedimento, cioè qual è il rapporto, la scelta, che il Governo fa tra la necessaria politica di sicurezza dei confini e quella di rispetto e attenzione per i diritti umani.

Su questo punto, che riguarda anche la continuità delle scelte del Governo rispetto ai Governi precedenti, noi abbiamo non solo assistito al silenzio del Governo in quest'Aula, ma anche ai consueti atteggiamenti di sufficienza e di scherno di alcuni sottosegretari. Quindi, Presidente, nell'argomentare la nostra posizione su questo emendamento, ribadiamo che ci attendiamo una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Meloni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signor Presidente, signori del Governo, colleghi e colleghe, questo emendamento rappresenta un duplice aspetto della discussione che stiamo affrontando. Da un lato, interviene sul versante della propaganda, dall'altro, propone una soluzione che - dovrebbe essere noto ai più - è tra le più pericolose e letali che siano state mai congegnate all'interno delle relazioni internazionali.

Si sta parlando in questo emendamento, che noi ovviamente osteggiamo e contro il quale voteremo, di un sedicente blocco navale. L'ho sentito spesso ripetere, anche all'interno delle trasmissioni televisive, quando si dice: facciamo un blocco navale, così impediamo che queste persone possano partire dai loro porti di disperazione.

Ebbene, signor Presidente, voglio ricordare che il blocco navale è disciplinato dall'articolo 42 della Convenzione delle Nazioni Unite ed è un atto di guerra. Il blocco navale è un atto di guerra che può essere realizzato, soprattutto e soltanto, in una vicenda che può coinvolgere nazioni belligeranti. Allora, il blocco navale a cui fate riferimento è un atto di guerra contro dei disperati, non è un'azione di salvataggio, non è un'azione che possa intervenire, minimamente, a migliorare le condizioni di chi, da quei Paesi, scappa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Peraltro, non si possono realizzare né i blocchi navali - è proibito, è illegale, è assolutamente ingiusto che utilizziate questa retorica, lo dico ai colleghi di Fratelli d'Italia - né si possono fare i respingimenti in mare.

Il nostro Paese - lo voglio ricordare, perché, qui, il Ministro dell'interno non ha cambiato colore da quella pagina ignominiosa della nostra storia - è stato condannato nel 2012 per dei respingimenti illegali dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Nel 2009, il cosiddetto caso Hirsi produsse quella che, nel corso degli anni, è stata una delle pagine più oscure del nostro Paese. Noi non possiamo ripercorrere le strade che sono già state intraprese da un altro Ministro leghista, all'epoca, Maroni, che oggi vede un suo epigono, come Salvini, recuperare quello spirito di inumanità che lo porta a vivere con sufficienza e allegria gli aumenti nei sondaggi che, però, corrispondono anche all'aumento di disumanità nel nostro Paese.

Voglio ricordarvi una cosa, colleghe e colleghi: nel corso degli ultimi sei mesi, gli sbarchi sono - è vero - diminuiti dell'80 per cento, ma sono aumentati i morti e sono aumentati, soprattutto, sulla rotta libica, dove voi avete fatto una guerra senza quartiere alle persone che stavano dando una mano, mettendovi dalla parte di chi impediva a queste persone di salvare le vite; io vi voglio ricordare che, in questi primi sei mesi, una persona su sette che ha tentato la traversata è morta, una persona su sette; nello stesso periodo dell'anno precedente era una persona su diciannove. Voi non vi sentite rimordere la coscienza nel momento in cui in Spagna e in Italia è arrivato lo stesso numero di migranti, ma nel tratto verso la Spagna sono perite 294 persone, mentre, nel tratto tra la Libia e l'Italia, sono morte 1.100 vittime?

Io penso, signor Presidente, che voi, in questo momento, abbiate nelle mani la possibilità di cambiare le sorti anche delle responsabilità del nostro Paese. Prima un emendamento chiedeva che la Guardia costiera non fosse limitata nella sua efficienza. Io penso che vada fatto un monumento alla Guardia costiera, un monumento per l'abnegazione, per il fatto di aver obbedito, prima, alle leggi del mare e, poi, alle vostre raccomandazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma quando voi gli dite: non coordinate più il salvataggio, allora succede quello che è successo con la Asso 18, che qualcuno si può permettere di portare illegalmente indietro dei migranti. Noi vogliamo una Guardia costiera in piena efficienza che coordini il lavoro del salvataggio in mare, come ha fatto fino ad oggi e non come avete detto voi: giratevi dall'altra parte; i marinai non si girano dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Voi, invece, vilmente, lo avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la prima firmataria dell'emendamento, l'onorevole Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). La ringrazio, Presidente. Volevo fare alcune precisazioni dopo l'intervento che ho ascoltato del collega Migliore, perché, davvero, per quanto uno tenti di spiegare delle cose per mesi, mesi e mesi, pare che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire.

Allora, la prima cosa che mi corre l'obbligo di ricordare al collega Migliore è che noi non vogliamo affatto girarci dall'altra parte, Presidente Rampelli, noi vogliamo fare l'esatto contrario di chi, in questi anni, si è girato dall'altra parte mentre nel Mediterraneo si consumava una tratta di esseri umani. Perché, collega Migliore - “voi volete fare il blocco ai disperati” - gli scafisti non sono dei disperati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Gli scafisti sono gente che si è arricchita sulla pelle dei disperati, mentre i vostri occhi erano rivolti altrove e noi, sì, vogliamo dire basta a tutto questo. È la ragione per la quale proponiamo il blocco navale, prima risposta.

Secondo tema: “il blocco navale è un atto di guerra, il blocco navale non si può fare”. Quante volte ho sentito dire questa cosa falsa; certo, voi sapete bene cosa sia un blocco navale, collega Migliore, giacché l'ultimo blocco navale che è stato applicato dall'Italia è stato applicato da un Governo di sinistra, Governo Prodi, 1997, contro i barconi che partivano dall'Albania (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E vi è andato bene quell'atto di guerra, quando eravate voi a governare!

Ma quello che vogliamo fare noi non è un atto di guerra; io ho spiegato tante volte - lo dico anche al Governo, sperando che cambi idea sul tema del blocco navale - che quello che cerchiamo di fare noi e che abbiamo proposto decine di volte - ve lo abbiamo spiegato anche in quest'Aula, non si è capito perché non ci volete stare ad ascoltare -, quello che noi chiediamo è una missione europea per dialogare con i Governi libici e concordare con i Governi libici un blocco navale al largo delle coste della Libia, l'apertura in territorio libico degli hotspot, la valutazione in territorio africano di chi abbia diritto a essere rifugiato e, poi, la distribuzione equa, nei 27 Paesi dell'Unione europea, dei rifugiati, che è l'unica cosa seria che si può fare per terminare questa emergenza migratoria. E si può fare!

Sa come si può fare, collega Migliore? Per esempio, si può fare come l'Europa ha fatto con la Turchia, perché, mentre noi siamo qui abbandonati ad affrontare da soli la questione degli immigrati che arrivano da sud, io ricordo che, nell'ultimo Consiglio europeo, anche l'Italia ha dato il suo ok a spendere altri 3 miliardi di euro per trattare con la Turchia e impedire che arrivino gli immigrati dalla rotta balcanica. L'Unione europea, in tutto, ha speso 6 miliardi di euro per questo obiettivo. Perché? Perché gli immigrati che arrivavano dalla rotta balcanica davano fastidio a sua eccellenza Angela Merkel (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, quindi, l'Unione europea ha speso 6 miliardi di euro e l'Italia ha dato 220 milioni di euro, mentre veniva abbandonata sulla rotta sud, per trattare con la Turchia e fermare la rotta migratoria.

Allora, l'Europa, quando vuole, ha tutti gli argomenti, economici, diplomatici, militari, tutti gli argomenti per trovare degli accordi. Quello che noi proponiamo è trovare degli accordi, e perché, collega Migliore? Perché non ci vogliamo girare dall'altra parte e vogliamo dire “basta” agli scafisti che si sono arricchiti in questi anni e anche a quegli infami che si sono arricchiti sul territorio italiano, perché l'accoglienza faceva comodo per fare i miliardi sulla pelle dei disperati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Noi vogliamo denunciare l'ipocrisia della vostra posizione, in cinque punti. Avete detto: aboliamo il regolamento di Dublino, ma lo avete firmato voi e anche voi di Fratelli d'Italia con La Russa & Co (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Secondo, dite che l'Unione europea non vuol cambiare nulla, ma poi a Bruxelles, voi, Lega Nord - non Salvini, perché era sempre assente -, votate contro l'asilo europeo e il superamento del regolamento di Dublino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Terza ipocrisia: dite che vanno rimpatriati gli immigrati irregolari, ma sapete che è impossibile se i Paesi d'origine non collaborano.

Quarto, dite che ogni Paese deve prendere una sua quota di migranti, ma vi alleate con i Paesi dell'Est che non li hanno mai presi e non li vogliono prendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Quinto: dite “aiutiamoli a casa loro”, ma voi, soprattutto di centrodestra (Governi Berlusconi, governi delle regioni), riducete costantemente i fondi per la cooperazione internazionale. Questa si chiama ipocrisia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, abbiamo ascoltato dalle parole di Giorgia Meloni il motivo per cui Fratelli d'Italia sostiene in questo provvedimento la necessità di un blocco navale. Ma, al di là di questo, è giusto sollecitare e sottolineare il motivo per cui noi siamo contro l'immigrazione selvaggia e indotta.

Non sono potuto intervenire durante l'esame delle questioni pregiudiziali, ma avrei voluto dire al collega Magi di +Europa - o più Soros (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) - che, se c'è un conflitto di interessi perché vi finanzia Soros a bilancio, lo dovete denunciare, quando fate le pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E lei, collega Migliore, quando era sottosegretario e aveva una delle candidate di +Europa che le scriveva i discorsi e che aveva lavorato per l'Open Society, lo deve denunciare, perché deve denunciare il fatto che siete stati influenzati da chi sistematicamente finanzia le ONG per produrre schiavismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO (FI). Presidente, intervengo a nome del gruppo per annunciare il voto di astensione di Forza Italia su questo emendamento, che è stato illustrato correttamente dalla presidente Meloni e sul quale ricordo abbiamo ascoltato il parere contrario della Commissione e del rappresentante del Governo, del quale immagino che l'onorevole Meloni abbia preso atto.

Non si tratta, collega Migliore, di dichiarare guerra alla Libia; si tratta di dichiarare guerra agli scafisti e ai trafficanti illegali di persone, perché è quel traffico che produce i morti dei quali naturalmente ci rammarichiamo tutti. Quello che propone la collega Meloni non è un atto di guerra, ma, in realtà, è qualcosa che è già previsto dalle missioni internazionali dell'Unione europea che sono state ratificate dal nostro Paese, che sono perfettamente in vigore e che fanno parte della cosiddetta terza fase della missione EUNAVFOR MED, per il passaggio alla quale da tempo Forza Italia chiede che il Governo si attivi; terza fase che comporterebbe, prima ancora del blocco navale, il blocco delle partenze; che prevede l'intervento in loco per fare in modo che non ci siano le partenze, perché questo è l'unico modo per stroncare il traffico di immigrati clandestini.

Ci sono due condizioni previste dalla missione EUNAVFOR MED, su questo però sento silenti il Governo, il Ministro Salvini e il Ministro degli esteri, come erano silenti i ministri Minniti e Alfano, perché una cosa è sicura: questo provvedimento è in perfetta continuità con quello del Governo Renzi. Questo provvedimento Salvini-Moavero è in perfetta continuità con il provvedimento Minniti-Alfano, quindi c'è qualcosa che non capisco nell'atteggiamento del Partito Democratico e che forse mi preoccupa pure, da rappresentante dell'opposizione.

Dicevo, ci sono due condizioni previste dall'EUNAVFOR MED: la richiesta del Paese, cioè della Libia, e naturalmente l'autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Se ci fossero queste due condizioni, per le quali noi chiediamo invano che il Governo lavori per ottenerle da un anno, perché la Libia ha chiesto altre cose, come l'ospedale a Misurata, e noi siamo andati; perché gli Stati Uniti hanno assicurato all'Italia, anche recentemente, il sostegno sulla Libia; e perché noi oggi abbiamo - per pochi mesi ancora, perché sappiamo come andò quello strano sorteggio e la trattativa - un nostro rappresentante che siede nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Su questo io non vedo azione del Governo, né presso la Libia. Certo, c'è la complessità dei tre Parlamenti, le tribù, la scarsa rappresentatività di Al-Serraj, ma perché non si fa una politica che costringa la Libia a chiedere che si attivi questa fase, e perché non si chiede la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che dia l'autorizzazione necessaria - legalmente, onorevole Migliore, legalmente! - a fare in modo che ci possa essere un contingente internazionale, con la partecipazione dell'Italia, non in mare, ma a terra? È rischioso? È rischiosissimo! Comporterà delle perdite? Sicuramente! Ma quella è la strada già scritta dall'Unione Europea, e nientepopodi meno da chi? Dal rappresentante Mogherini! Quindi, questo è il punto sul quale credo che il Parlamento dovrebbe essere unanimemente concorde e per il quale chiediamo che il Governo si attivi, dia una risposta. È altrimenti una commedia degli equivoci, che si compie sulla pelle delle persone che muoiono in mare. È vero che è una tragedia epocale, globale, che va combattuta, perché non è quello il modo di governare il fenomeno dell'immigrazione, perché è sulla pelle di queste persone che c'è oggi il traffico più criminale che si sia mai verificato nell'umanità, che è un traffico di persone che produce schiavi, che produce morti, che produce soldi e che è condotto da dei trafficanti internazionali pericolosissimi che sono in combutta con il terrorismo internazionale! È su questo che occorre chiedere l'intervento delle Nazioni Unite! Si faccia questo! Il Parlamento ha più volte votato dei nostri ordini del giorno per passare a questa famosa terza fase d'intesa con le Nazioni Unite e d'intesa con l'Unione europea.

PRESIDENTE. Concluda, deputato Vito.

ELIO VITO (FI). Concludo. Quindi, è per queste ragioni che noi ci asterremo. Non voteremo a favore dell'emendamento, perché non è possibile ora quel blocco navale, come ha riconosciuto la collega Meloni, ma non voteremo nemmeno contro. Piuttosto, vorremmo che il Governo si impegnasse nelle sedi internazionali giuste per fare in modo che questa guerra, che è guerra agli scafisti, venga non solo vinta ma finalmente combattuta senza propaganda, nell'interesse soprattutto delle persone che rischiano la vita per cercare nel nostro continente una vita migliore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente, colgo l'occasione di questo emendamento perché secondo me, in questa discussione, bisognerebbe riportare un attimo i piedi a terra e cominciare a discutere di quella che è la realtà dei fatti. Chi ha l'onore e l'onere di ricoprire il ruolo che noi abbiamo, quindi anche di prendere decisioni che fanno la differenza tra la vita e la morte delle persone, ha il dovere politico e anche morale di sapere bene di che cosa si parla, quando si tratta soprattutto di questioni di questo tipo.

Allora mi piacerebbe confrontarmi in quest'Aula fuori da quella che è diventata una grande discussione di propaganda, cioè se queste politiche sono in continuità con quelle precedenti o se non lo sono, e provare ad affrontare invece le questioni reali. Voglio partire proprio da questa proposto del blocco navale, perché non è solo un fatto formale, se si tratta o no di un atto di guerra, si tratta anche dell'operatività di un blocco navale, perché un blocco navale agisce per fermare imbarcazioni che sono in grado di trasportare armi e traffici illeciti. Mi piacerebbe sapere come l'onorevole Meloni immagina di fermare quei gommoni, se ne ha mai visto uno, se sa quali sono le condizioni di navigazione. Cosa si fa? Gli si spara addosso? Ci si mette davanti per non farli passare? Si determina di fatto l'affondamento e l'uccisione di quelle persone attraverso delle navi della Marina italiana? Avete presente la disproporzione tra una nave militare, tra la nave Cavour, che equivale a un palazzo di dodici piani, e uno di questi gommoni su cui viaggiano questi disperati non con i pericolosi trafficanti a bordo, ma, nella migliore delle ipotesi, anche qui, quando parliamo degli scafisti, cioè di quelli che materialmente guidano il gommone, di uno dei disperati a cui è stato offerto il viaggio gratis e gli hanno dato un satellitare e gli hanno detto: naviga in quella direzione?

Non c'è nessun pericoloso criminale a bordo di quei gommoni, perché stanno a terra. Stanno spesso a terra con la divisa della Guardia costiera libica cui noi stiamo dando le motovedette (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), come nel caso del capo della Guardia costiera di al-Zawiya: o queste cose non le sapete, signori del Governo? Stanno dentro i rapporti delle Nazioni Unite: ci avete chiuso degli accordi, voi e anche chi vi ha preceduto, e lo avete fatto raccontando una storia agli italiani che non esisteva, raccontando dell'impegno per salvare le vite umane. Ma vi siete mai chiesti, oltre a festeggiare il fatto che abbiamo avuto 80.000 persone in meno che sono arrivate l'anno scorso nel nostro Paese, che fine hanno fatto quelle 80.000 persone, dove sono finite oppure non vi importa se invece di essere morte nell'attraversamento del Mediterraneo, perché avete lavorato ad impedire che qualcuno le salvasse, sono morte dentro i campi di concentramento che le stesse istituzioni libiche che gestiscono la Guardia costiera hanno aperto grazie al nostro contributo? O se sono morte in un altro mare di sabbia, che il è deserto, dove spesso vengono riaccompagnate al confine con l'Algeria e ci sono immagini di repertorio, ci sono servizi giornalistici, ci sono rapporti delle Nazioni Unite che parlano di cosa accade in quei centri? Dunque vorrei che nella discussione in corso provassimo a ragionare di fatti concreti: quando si discute di blocco navale, qualcuno mi deve spiegare come si fa in pratica; lo dico all'onorevole Meloni. In realtà, la formula per esercitare un blocco navale è quella che sta mettendo in campo il Ministro dell'Interno e l'attuale Governo attraverso una forma surrogata di blocco navale cioè, siccome non si può fare un blocco navale da parte delle nostre navi, diamo i mezzi navali e gli assetti navali alla Guardia costiera libica e facciamo sì che lo effettuino loro, recuperando i gommoni e riportando le persone a terra, impedendo in qualunque modo di arrivare. Lo dico perché, siccome questo è lo stato dei fatti e quello a cui sta lavorando il Governo, almeno risparmiateci la pantomima della competizione a chi cavalca di più la pancia del Paese perché pensate esattamente la stessa cosa, solo che lei non sta al Governo e quindi ha bisogno di alzare il tiro e la propaganda, mentre chi sta al Governo sta trovando strumenti appropriati per effettuare la sua stessa politica: la pensate allo stesso modo. Almeno risparmiateci l'ipocrisia e la demagogia e discutiamo invece di questioni reali che riguardano la gestione dei flussi migratori e che, in realtà, qui nessuno vuole affrontare perché l'unico tema è riuscire a conquistare un punto di consenso in più sulla paura degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Quartapelle. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Capisco che sull'immigrazione sia molto redditizio fare propaganda e si usino le parole senza sapere quello che vogliono dire. Quando diciamo blocco navale, cos'è che facciamo, di cosa si parla (Commenti della deputata Meloni - Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Deputata Meloni…

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Quando parliamo di blocco navale, di che cosa si parla? Si parla di navi militari davanti alla Libia. Ma quale sarebbe il risultato di un atto del genere? Sarebbe un risultato politico in Libia: riusciremmo finalmente a ottenere tutto quello che il processo politico non è riuscito a ottenere finora cioè unificare la Libia contro l'invasione europea, contro l'invasione dello straniero, ecco che cosa succederà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il secondo a fare propaganda è il Governo con la sua doppiezza: dà parere contrario all'emendamento sul blocco navale ma poi fa fare il blocco navale ad altri, perché scarica sulle navi commerciali la responsabilità di obbedire alla legge del mare, come è successo con l'Alexander Maersk o con l'Asso 28 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e poi lascia queste navi senza coordinamento, senza indicazioni su cosa debbano fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Ritengo che il primo diritto che dobbiamo garantire sia evidentemente la sicurezza del popolo italiano. Il secondo è il rispetto dei diritti umani che di certo non è garantito dai trafficanti di esseri umani. Oggi a sentire certi sinistri interventi in quest'Aula, ho scoperto che coloro che garantiscono i diritti umani dei sedicenti profughi e dei richiedenti asilo sono i trafficanti. E quindi, dopo che ho visto una sinistra silente dormire per mesi all'interno di quest'Aula, si sveglia e dice che no, non esistono i trafficanti, se mai c'è un trafficante questo è il Governo libico; noi non vogliamo toccare i trafficanti: ebbene sì perché è la catena dei valori che parte dagli scafisti, attraversa le ONG, arriva per le cooperative rosse e termina con gli avvocati di soccorso rosso che fanno gli appelli e i ricorsi sui respingimenti ed essa può essere pregiudicata dal blocco navale che è l'unico strumento in grado di affrontare radicalmente il problema della sicurezza del popolo italiano ed è la fine della tratta degli schiavi.

Blocco navale rispetto al quale semmai imputiamo al Governo un'eccessiva timidezza…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). …è necessario che il Governo, attraverso il blocco navale, arrivi alla terza fase Sophia, che è la neutralizzazione delle imbarcazioni e delle strutture logistiche anche a terra dei trafficanti.

PRESIDENTE. Grazie.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Noi siamo contro i trafficanti e con il blocco navale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Credo che in quest'Aula non ci sia nessuno che possa dirsi favorevole o sodale dei trafficanti di morte e affermare il contrario significa dire una falsità. C'è una questione vera: come, attraverso anche operazioni di intelligence, si riesca a stroncare tale indegno mercato a cominciare ad esempio da una cosa che non è riuscito a fare ancora nessuno cioè bloccare l'arrivo in Libia dei barconi che arrivano dalla Cina e che ancora oggi non sappiamo se arrivano via terra oppure via mare. È qui che probabilmente più ancora e più efficacemente di un blocco navale dovrebbe intervenire l'Europa e dovrebbe intervenire la NATO e dovrebbero intervenire intelligence militari per stroncare questo mercato e soprattutto per ridurre al silenzio questi personaggi. Il problema, come ha detto e ricordato il collega Palazzotto, è che alla fine alcuni di loro si sono semplicemente riciclati nella Guardia costiera, gli stessi a cui noi stiamo oggi donando altre navi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Nell'emendamento in esame si vede giustamente l'ipocrisia del Governo che dice di no al blocco navale almeno esplicitato dai colleghi di Fratelli d'Italia ma di fatto lo realizza chiudendo i porti, rispedendo le navi in Libia e attuando quello che non mi stupisce perché lo avete sempre millantato come Lega (mi stupisce un pochino di più il silenzio da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle). Ma la cosa che mi stupisce ancora di più è che una richiesta come questa, ossia di lasciare in mare i disperati, lasciare in mare chi fugge, venga proposta da chi si ammanta del tricolore, da chi si ammanta nel suo nome addirittura dall'inno di Mameli, quando la nostra Repubblica è stata fondata sull'antifascismo, è stata fondata dalle persone che scappavano dalla guerra, è stata fondata dalle persone che scappavano da una dittatura e quindi è indegno che chi propone ciò si ammanti del tricolore in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Come in discussione generale è difficile accettare lezioni dai partiti che negli anni hanno festeggiato la guerra in Libia, la guerra in Siria, le guerre che hanno portato l'ondata di profughi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ricordiamo i banchetti con i ribelli siriani, i banchetti dove dicevano che la guerra era necessaria per portare la democrazia. C'è da chiedersi perché sono contrari al blocco navale quando il blocco navale nel Mediterraneo c'è già ed è fatto dallo Stato di Israele, perché il blocco navale non si può fare se lo aveva fatto Prodi. Ma allora il blocco navale non è un atto di guerra: è un atto che pensiamo, grazie all'umanità delle nostre Forze armate che dobbiamo sempre ringraziare, possa salvare delle vite e impedire che delle persone entrino nel nostro Paese senza sicurezza ma dico senza sicurezza perché poi voi negate il fatto di tanti che sono arrivati in quei barconi avendo passaporti falsi, si sono rivelati terroristi e sono stati indagati per terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raciti. Ne ha facoltà.

FAUSTO RACITI (PD). Grazie, Presidente. Colpisce molto sentire citare il blocco navale come atto umanitario: è una innovazione del diritto internazionale su cui probabilmente ci sarà molto da studiare. Voglio rassicurare i colleghi di Fratelli d'Italia: il loro emendamento è stato già accolto nei fatti dalla politica di questo Governo, nel silenzio complice di chi solo il 14 novembre 2017 dichiarava: le Nazioni Unite devono stabilizzare la Libia, altrimenti il rispetto dei diritti umani diventa complicato. Noi siamo stati i primi a rivendicare una gestione dei flussi migratori, ma dipende da come viene fatto e da come vengono fatti determinati accordi. Onorevole Alessandro Di Battista, 14 novembre 2017 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, una collega prima ricordava ai banchi di Fratelli d'Italia qualcosa sul tricolore. Noi il tricolore lo abbiamo sventolato quando gli italiani vennero cacciati dalla Libia tra i vostri applausi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e le bandiere di Giorgio Almirante che andava a accoglierli a Napoli. E non mi stupisce che voi vi scagliate con argomentazioni non giuridiche contro il blocco navale; mi stupisce, debbo dire, che in tanti, anche nel centrodestra, prendano le distanze da una posizione di un anno fa: è ora che il Governo predisponga il blocco navale sulla Libia, con o senza l'ok del Governo libico, Gentiloni non imbrogli. Onorevole Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia.

La Lega per tre anni si è presa insulti perché voleva il blocco navale. Il Governo ha responsabilità politiche per i tanti clandestini arrivati qui. Onorevole Massimiliano Fedriga. Noi non abbiamo cambiato idea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Onorevoli colleghi, oggi questo emendamento ratifica il più grande gioco sul mare che ha iniziato questo Governo e con questo emendamento si vuole continuare. La battaglia navale ferma il migrante nel Mediterraneo. Con questa battaglia navale sono quasi mille i migranti e i rifugiati morti nel Mediterraneo dall'inizio dell'anno. È questa la nuova era dei diritti umani? Così si ferma il business? Il business si ferma se si riesce ad entrare nei campi dove stanno in Libia, se si riesce a fermarli prima che attraversino il deserto, e non affondandoli in mare con una proposta che gli altri miei colleghi hanno motivato politicamente e che io vi dico: questo è il modo per perdere qualunque umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Anche sulla scorta di quanto appena ascoltato, evidentemente qualcuno considera le tragedie una battaglia navale, un gioco. Ne prendiamo atto, Presidente. Allora, Presidente, vorrei dire una cosa forte e chiara rispetto a quest'Aula e innanzi anche a quanto ascoltato: secondo noi l'unica speculazione che si fa in questo momento è quella di alcune cooperative che giocano con la pelle e con la vita di molte e molte persone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Poi, Presidente, vorrei dire un'altra cosa: che, per quanto mi riguarda, la guerra più triste è la guerra che inghiotte migliaia di persone sul fondo del mare o la guerra che fa sparire, appena sbarcati, migliaia di minori, anche in Italia, chissà ostaggio di quale traffico. Dopodiché vorrei capire da che altare parlano alcuni deputati e alcune deputate quando fu nel 1997 che ci fu il primo blocco navale sul canale d'Otranto formulato e portato avanti dall'allora Governo Prodi. Vorrei semplicemente spiegare una cosa, Presidente: questo del blocco navale non è un atto di guerra semplicemente perché, se fatto in accordo con i Governi libici, significa semplicemente dare dignità a delle persone che altrimenti in questo momento non avrebbero nessun tipo dignità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. È straordinario sentire in quest'Aula lezioni di chi ha lasciato alla storia una legge come la Bossi-Fini, che ha uno stesso filo logico e che arriva fino qui. Peggio di una battaglia navale, una battaglia immorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché è immorale ogni proposta di legge, ogni emendamento, ogni parola consumata che non si faccia carico della portata e della conseguenza di quella parola, che in questo caso significa vite umane.

Avete fatto un trattato più o meno internazionale di diritto, ho sentito l'onorevole Giorgia Meloni, a un certo punto mi sono perso. Ma, in pratica, che cos'è il blocco navale? Voglio immaginare una nave nostra, militare, di fronte a un barcone. Concludo: che deve fare questa nave nostra di fronte a un barcone per fermarlo? Come gli intima? Che cosa accade? Qual è la conseguenza?

PRESIDENTE. Concluda.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Ce lo dite che significa? Si chiama guerra, la conseguenza, questa è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO (FDI). Signor Presidente, c'è evidentemente un problema semantico: il termine blocco navale è stato usato per la prima volta nel 1997, hanno già ricordato che presiedeva Prodi, il Ministro dell'interno era Napolitano, e da allora l'utilizzo è stato improprio. Ma per blocco navale, nell'accezione di questo emendamento, visto che prevede la stipula di un protocollo di intesa con il Governo libico, s'intende una cooperazione navale in acque territoriali di uno Stato terzo che ha come obiettivo quello di non far partire i barconi, non di affondarli o speronarli.

Quindi, se vogliamo attaccarci alla semantica, per non guardare la realtà, non capiamo l'intento di questo emendamento, che è andare nella fase terza della cooperazione che richiamava prima il collega Vito, che è la stessa cooperazione, il modello di cooperazione, che ha individuato l'Unione europea.

Ci deve essere un punto nel quale i barconi e le navi cariche di persone che possono morire non si staccano dal suolo libico; non vengono intercettate, non si staccano. Per cui, va a fianco alla protezione umanitaria questo intervento. Se poi non piace il nome, cambiamo il nome (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (PD). Grazie, Presidente. Osservo una stranezza in questa discussione: intanto, credo che bisogna riconoscere che Fratelli d'Italia è un partito coerente, perché dice cose di destra, le dice con energia, le scrive e le propone a quest'Aula. Da parte loro, c'è chiarezza.

Quello che non è coerente è il Governo, che respinge le cose che fa, perché l'idea di questo Governo sarebbe di fare più del blocco navale, più del blocco navale, però non le prende; anzi, il provvedimento nel merito, cioè nell'accordo con la Libia sulla cessione delle motovedette, è assolutamente in linea con quanto abbiamo fatto noi, il provvedimento.

È la politica che non è in continuità, è la politica che è aggressiva e che è da blocco navale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quello sì, la politica è da blocco navale.

Quindi, lo dico alla collega Meloni, il vostro emendamento è preso in pratica e fatto proprio dal Governo; non hanno il coraggio di dire parere favorevole, ma lo fanno proprio nella pratica quotidiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Prendo spunto dall'ultimo intervento, chiedendo, visto la cortesia che ha avuto il Governo nello spiegare perché aveva condiviso il parere del relatore dando parere negativo all'emendamento, di fare altrettanto in questa fase, chiarendo qual è l'impostazione, perché noi abbiamo svolto una campagna elettorale insieme a tante altre forze di centrodestra nella quale sostenevamo alcune azioni.

Ora noi interveniamo nei confronti della Libia per sostenere l'azione della Guardia costiera, ma non può essere un intervento spot. Noi lo abbiamo legato a un protocollo, alla richiesta di inserire un protocollo che specifichi che cosa vorremmo accadesse e che intervenga con la possibilità di sviluppare fino al blocco navale, così come descritto dall'onorevole Guido Crosetto.

Per noi la coerenza è tutto: noi auspichiamo che il Governo risponda, ci spieghi che cosa c'è che non va in questo emendamento rispetto alle posizioni che noi abbiamo assunto insieme - lo dico, ovviamente, in particolare al sottosegretario Molteni - in questi anni e che oggi possono essere esplicitate, non come dice Rosato, perché non leggiamo simile azione…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …dal lavoro che fino adesso si è fatto. Vorremmo che fosse esplicitato, perché al blocco navale dobbiamo arrivare per fermare l'immigrazione in Italia, quella, ovviamente, irregolare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, io trovo che in quest'Aula ci sia un grande assente quest'oggi, e mi riferisco al Presidente Fico. Perché quando il Presidente Fico interviene sull'immigrazione credo che parli in dissenso rispetto al proprio gruppo, perché ho ascoltato la collega Di Stasio prima, in questo suo intervento appassionato, parlare di rispetto dei diritti umani e di cooperazione tra gli Stati.

Vorrei semplicemente dire che il MoVimento 5 Stelle, che è totalmente silente in quest'Aula, e che peraltro ha votato contro l'anno scorso quando si approvò per la prima volta la missione e si attribuirono le motovedette alla Libia, oggi è in totale silenzio. E il totale silenzio deriva dalla grande ipocrisia che hanno nel far riferimento al rispetto dei diritti umani, ed invece il loro Governo dal momento dell'insediamento ha quadruplicato i morti nel Mediterraneo - perché di questo si tratta, cominciamo a dire le cose come stanno -, nonostante che le partenze si siano ridotte sensibilmente.

Per cui io vorrei capire oggi, e prendo la dichiarazione di Tofalo, che oggi fa parte del Governo,…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSIA MORANI (PD). …che il 2 agosto 2017 disse: è per la coerenza che ci appartiene che voteremo “no” a questo provvedimento. Era il primo provvedimento che attribuiva le motovedette…

PRESIDENTE. Concluda per favore.

ALESSIA MORANI (PD). …vorrei sapere perché oggi, invece, votano a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, è un po' incredibile: nel dibattito su questo emendamento si parla con leggerezza insieme di blocchi navali, di cooperative che fanno accoglienza. Purtroppo, il motivo è anche uno: che probabilmente questo emendamento doveva essere dichiarato inammissibile. Perché non è sufficiente, onorevole Crosetto, collega Crosetto, firmare un protocollo di intesa con la Libia, visto che lei è sceso su un terreno semantico, di blocco navale e di come viene utilizzata queste espressione. A meno che voi non vogliate cambiare (ma ancora non è cambiato) il complesso di diritto internazionale all'interno del quale per fortuna il nostro Paese ancora si colloca.

Per fare un blocco navale non basta firmare un protocollo di intesa con la Libia, ma serve un'autorizzazione delle Nazioni Unite. Allora, semplicemente questo emendamento non doveva essere dichiarato ammissibile (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Ribadisco intanto che l'emendamento è piuttosto chiaro: “La cessione di unità navali alla Libia deve essere vincolata alla stipula di un protocollo d'intesa con il Governo libico, finalizzato alla messa in atto di tutti gli strumenti utili a contrastare il fenomeno migratorio, tra i quali anche la realizzazione di un blocco navale davanti alla costa della Libia”.

È una posizione chiara, è stato riconosciuto a Fratelli d'Italia che è una posizione coerente, sempre mantenuta; ma non è una posizione mediatica: è l'unica opzione per dare efficacia al contrasto dell'immigrazione clandestina nei Paesi europei, per contrastare le morti in mare e per procedere a un processo di internalizzazione del problema senza il quale i problemi non solo in Libia, in Algeria e in tutto il Maghreb, ma in tutta l'Africa non verranno risolti.

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Dobbiamo ricorrere a queste opzioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Mi rivolgo all'onorevole Crosetto, che come sottosegretario alla difesa è esperto in queste cose: quando si dice “blocco navale”, bisogna sapere quali sono le conseguenze. Se il blocco navale viene forzato, quali sono le misure che vengono prese per garantirne il rispetto? Se il blocco navale viene forzato c'è un solo modo per farlo rispettare, che è un intervento utilizzando tutti gli strumenti, compresi strumenti di natura militare, con tutte le conseguenze che questo comporta. Oppure non si arriva fin lì, e allora si rischia semplicemente di evocare una misura che poi non si è in grado di applicare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Presidente, io non vorrei essere ridondante, ma vorrei riportare un po' all'attenzione di quest'Aula lo scopo reale di questo provvedimento che noi oggi andremo a convertire in legge: a mezzo della cessione di dodici imbarcazioni, si punta a migliorare e aumentare, incrementare la sicurezza all'interno del Mar Mediterraneo. Lo scopo principale è quello di contrastare, sì, l'immigrazione, ma di salvare migliaia di vite umane. Abbiamo visto che la gestione passata, negli anni passati, ha prodotto davvero migliaia di morti nel Mediterraneo e lo scopo principale è quello di ridurre queste vittime in mare, il tutto sicuramente nel rispetto della Convenzione di Ginevra.

All'onorevole Morani volevo poi dire che il grande assente, vista l'attività vivace svolta in Commissione, non è tanto il Presidente Fico, ma l'onorevole Boldrini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Meloni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.10 Quartapelle Procopio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Signor Presidente, intervengo per rivendicare la coerenza del mio partito, Forza Italia, rispetto a queste tematiche, non una coerenza di breve periodo, ma che viene da lontano. Mi consenta, Presidente, di fare una piccola digressione, per fare un po' di chiarezza.

Le migrazioni sono certamente un fatto epocale, un fatto epocale che ha dei cicli più o meno intensi. Oggi siamo dentro un ciclo di intensità molto forte. Questo è un primo punto.

Le migrazioni - altro elemento di chiarezza - si dividono, dal punto di vista economico, in due grandi categorie: quelle da domanda e quelle da offerta. Quelle da domanda vedono i Paesi di destinazione come fattore di attrazione, perché hanno bisogno di manodopera: le migrazioni in Germania negli anni del dopoguerra o negli Stati Uniti all'inizio del Novecento. Le migrazioni da offerta sono le migrazioni da disperazione, da bisogno di lavoro o perché si fugge dalle guerre. Mi piacerebbe, signor Presidente, che lei stesse un attimo attento, ci terrei personalmente. La ringrazio.

Le migrazioni da domanda, le migrazioni da offerta. Normalmente le migrazioni da domanda sono organizzate dai Paesi interessati, cioè dai Paesi che hanno bisogno di manodopera e che attraggono i flussi migratori. La Germania, quando aveva bisogno di italiani, organizzava il flusso degli italiani, attraverso i parroci, attraverso i territori; così gli Stati Uniti organizzavano i flussi. Le migrazioni da offerta non sono organizzate dai Paesi di destinazione, che non vogliono quei flussi, ma sono organizzate da altri. Se sono migrazioni di lunga gittata, l'organizzazione non è spontaneistica, cioè attraverso il confine, ma è fatta da vere e proprie organizzazioni più o meno criminali, che organizzano i flussi di migrazioni da offerta, cioè mandano nei Paesi di destinazione, che non vogliono quei migranti, disperati che fuggono dalla fame, dalla povertà o dalle guerre.

È chiaro che noi oggi, soprattutto nei confronti dei Paesi europei, siamo di fronte a migrazioni da offerta organizzate, scientificamente organizzate. Come? Organizzate certamente in Africa da organizzazioni criminali di trafficanti di uomini, usando e sfruttando le regole di civiltà dei Paesi di destinazione, cioè le regole dei salvataggi in mare, di Dublino, di EUNAVFOR MED, di Sophia, e queste regole di civiltà, che sono sacrosante e legittime, che sono indice di civiltà - salvare in mare, mettere nei porti più sicuri, organizzare i salvataggi, organizzare le navi europee al fine di salvare dalla morte certa - vengono sfruttate scientificamente dai trafficanti di esseri umani, magari con l'intermediazione di un altro attore, le ONG, che, consapevolmente o inconsapevolmente, si fanno vettori di questo trasporto di esseri umani dai Paesi di origine, con la mediazione dei trafficanti di esseri umani, verso i Paesi di destinazione.

Allora, non vedere tutto questo è veramente irresponsabile, perché è chiaro che non solo c'è l'interesse dei trafficanti di uomini, dei trafficanti di esseri umani, ma c'è anche un interesse geopolitico, da parte di qualche potenza o di qualche forza, a destabilizzare, attraverso i flussi migratori da offerta così intermediati, i Paesi di destinazione. Non è un caso che l'Europa in questi anni sia stata fortissimamente destabilizzata da questi flussi migratori.

È chiaro che ogni singolo Paese - ma, auspicabilmente, l'Unione europea - ha tutto il diritto di difendersi non dalle migrazioni, non dai disperati, ma dai trafficanti di esseri umani, che, attraverso le migrazioni da offerta, destabilizzano l'Unione europea e tutti i Paesi di destinazione. Quindi, il blocco dei porti, il blocco navale e tutte le azioni volte a bloccare questa criminale strategia sono non solo legittime, ma doverose, per salvare i Paesi di destinazione dal caos, dal caos sociale…

PRESIDENTE. Grazie…

RENATO BRUNETTA (FI). …e dalla destabilizzazione politica ed economica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Presidente, sottosegretario, colleghi e colleghe, grazie. Mi sta a cuore intervenire su emendamenti con alto contenuto simbolico e, insieme, fatti di un indirizzo concreto, dove si subordina la cessione delle motovedette a precise garanzie e alla richiesta alla Libia di sottoscrivere finalmente la Convenzione di Ginevra relativa allo statuto dei rifugiati, perché, se perdurassero, come mi pare, sordità e rifiuto del Governo di aprirsi a semplici proposte di rispetto dei diritti umani, ne discenderebbero le valutazioni del gruppo del Partito Democratico e di singole convinzioni personali.

Come diceva l'onorevole Fassino nella discussione sulle linee generali, c'è un merito: la cessione dell'uso di motovedette in osservanza del Memorandum costruito negli anni da Esecutivi che hanno avuto - e lo voglio sottolineare - la nostra stima. Ma c'era - e lo diceva sempre l'onorevole Fassino - e c'è un contesto in cui quelle scelte erano soppesate e in cui oggi devono essere pesate e devono contare le garanzie nelle relazioni con un territorio lacerato tra almeno due Governi e dove ci sono altre aree in cui dominano tribù e illegalità.

La cronaca recentissima è la drammatica conferma di come l'instabilità della Libia non offra certezze sul comportamento della Guardia costiera, alla quale sarebbe affidato il compito delicatissimo di prevenzione e di soccorso dei profughi. Per la stessa ammissione recente di alcune personalità di quel territorio, non ci sarebbero condizioni per salvataggi in sicurezza. È di questo che noi stiamo parlando. D'altronde, di cosa stiamo discutendo, se non di quello a cui accennavo, che non ci abbiano detto gli occhi disperati di Josefa, incredula per la sua sopravvivenza, mentre una creatura e la sua mamma avevano un altro destino? Intanto, osservatori sovranazionali raccontano la tragedia di veri e propri lager, di stupri alle donne, di violenza agli adolescenti, di torture e d'intese - lì sì! - coi trafficanti, mentre qui importanti esponenti di Governo si fanno notare per l'assurda criminalizzazione generica delle ONG.

Avremo altri momenti di confronto - lo dico all'onorevole Brunetta - sugli sconvolgimenti geopolitici, il senso storico e attuale della migrazione, il sostegno all'Africa e i ritardi imperdonabili dell'Europa. Ma ora, oggi, il Parlamento ha una precisa responsabilità: decidere come praticare quel memorandum e se farlo in una sorta di rimozione della dignità di ogni essere umano, una sorta di negazionismo dei diritti umani e allora - lo dico già adesso - non lo farà in nostro nome - non in nostro nome! -, oppure decidere finalmente che l'Italia avanzi la richiesta di garanzie sull'uso delle motovedette, sulla necessità che in quelle motovedette sia presente un osservatore internazionale, sull'estensione nei campi libici di presenze dell'UNHCR e dell'OIM. Altre colleghi, magari con sfumature diverse dalle nostre, come Magi e Fornaro, propongono simili quesiti (hanno proposto simili quesiti). Essere mossi, invece, da ideologie e da chiusure e occultare ciò che avviene non è parte della storia migliore di questo Paese.

Il Ministro Salvini ha annunciato un decreto sulla sicurezza. Discuteremo di una retorica della sicurezza che per quanto mi riguarda, per quanto ci riguarda, già da ora è un'offesa ai principi minimi di civiltà e anche questo è parte del contesto. Lo discuteremo allora, lo faremo con energia, lo faremo con serietà, lo faremo con passione, ma intanto oggi, almeno per oggi, vediamo se è ancora possibile che questo Parlamento riduca il danno, non faccia male agli altri facendo male a se stesso e alla propria storia migliore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Prendo la parola adesso visto che arrivano una serie di emendamenti legati al tema dei diritti umani e al tema del rispetto dei diritti dei migranti. È evidente, anche dalla discussione sin qui intercorsa, che questo per il Governo - e credo di poter dire tranquillamente per tutto il Parlamento - sia un tema centrale e fondamentale. È altrettanto evidente che questo provvedimento è proprio un equilibrio tra la necessità di rispettare i diritti umani e anche la necessità di garantire alla Guardia costiera libica una dotazione che gli permetta di operare e di garantire, nella cooperazione tra Italia e Libia, un controllo efficiente ed efficace della acque.

Sappiamo perfettamente - e lo sapete anche voi, che avete presentato questi emendamenti - che mettere nero su bianco, come è obbligo, ad esempio l'adozione della Convenzione di Ginevra del 1951 come base per degli accordi di questo genere non sarebbe e non è corretto perché renderebbe tutto inefficace, tant'è che lo stesso memorandum dell'allora Ministro Minniti, che abbiamo adottato nella relazione di questo provvedimento, non metteva nero su bianco questa cosa e non credo che il Ministro Minniti non fosse, come noi, mosso dall'intento di rispettare i diritti umani. Evidentemente, lo si è fatto, allora come oggi, perché se dovessimo ragionare in quest'ottica dovremmo rimettere in discussione tutti gli accordi che abbiamo con Paesi non firmatari della Convenzione di Ginevra, e invece, ovviamente, il rapporto giusto e alla pari tra Governi e tra Paesi deve far sì che un Governo che si ritiene, ed è, democratico di uno Stato democratico quale l'Italia faccia di tutto per promuovere i diritti negli altri Paesi, ma certamente non posso obbligarli, perché obbligare alla firma di accordi e trattati va proprio contro gli accordi e trattati che stanno sopra tutti, ovvero di non ingerenza, di non interferenza e di rispetto reciproco dei Paesi. Non è, quindi, nostra intenzione farlo, ma è intenzione invece assolutamente nostra, e lo ho ribadito il Ministro degli esteri, Moavero, che tutto gli si può dire ma certamente che non sia bandiera del Movimento 5 Stelle o dalla Lega Nord, è un Ministro che ha una lunga esperienza, ha ribadito più volte che in questi centri e in tutti gli accordi che faremo con la Libia dovrà sventolare la bandiera europea, che era un messaggio politico anche, ovvero pretenderemo certamente, ci spenderemo certamente affinché tutto ciò che vede la compartecipazione italiana ed europea in questo sia soggetto a controlli e partecipazione attiva di quegli organismi che con l'Unione europea si interfacciano continuamente proprio a garantire i diritti umani, parlo dei ben noti UNHCR, OIM e tutte le altre organizzazioni che operano in tal senso.

Sono assolutamente d'accordo con chi ha detto che i nemici veri siano i trafficanti e certamente non i disperati che migrano in cerca di una vita migliore, tanto meno tutte le vittime, purtroppo, di queste tragedie. Ma è proprio per contrastare i trafficanti che non si può ignorare i cosiddetti pool factor: fermare, prima che partano, questi barconi significa interrompere il business dei trafficanti cosa che purtroppo è stata fatta non quantomeno nel pieno delle nostre potenzialità negli ultimi anni. Fermare i trafficanti significa interrompere questo grande business dell'immigrazione che, son d'accordo e l'ho detto più volte, non riguarda le ONG, che spesso e volentieri sbagliano a fin di bene, cioè nell'intento di salvare vite, ma i pool factor che anche questi, quando ci si riferisce alle relazioni delle Nazioni Unite, son d'accordo, però guardiamole nel loro complesso; anche di questo si parla nelle relazioni delle Nazioni Unite, ovvero che la questione dei pool factor va affrontata in modo molto chiaro e determinato. Dare alla Libia la possibilità, con questo decreto, ma anche con le missioni che abbiamo in essere in tutto il Nord Africa di stabilizzarsi, di avere una politica di coesione territoriale dell'intero Paese e di controllare il proprio territorio e le proprie acque è il prerequisito senza il quale non si riuscirà mai a portare la Libia ad attuare appieno tutte le convenzioni per i diritti umani. È in quest'ottica che ci muoviamo, ed è in quest'ottica che abbiamo dato parere negativo a tutti quegli emendamenti che vincolano qualunque accordo a firmare alcune convenzioni che per noi sono scontate, per altri Paesi no, perché attenti non si potrebbe andare a risolvere proprio nulla. Concludo quindi dicendo che l'obiettivo di questo Governo è proprio questo: garantire la possibilità di e, quindi, poi poter arrivare a risolvere ed attuare anche tutte le convenzioni che abbiamo per i diritti umani. Questo e quanto e spero che questo Parlamento prenda atto del fatto che è esattamente la linea di pensiero che sta alla base di tutti gli accordi internazionali che abbiamo, che, se fossero troppo vincolati, non sarebbero attuabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Enrico Borghi ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente, nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio – che, potrà apparire strano, ma esiste – ha avuto un incontro con il Presidente degli Stati Uniti d'America: è stato un incontro nel quale il Presidente del Consiglio e il Movimento che lo esprime hanno fatto una conversione di 180 gradi rispetto alle loro posizioni storiche, pensiamo all'uscita dalla NATO che era stata declamata su questi banchi, nel corso della scorsa legislatura, dal MoVimento 5 Stelle, pensiamo al TAP, pensiamo gli F-35, ma uno dei temi che è stato sbandierato come oggetto delle conclusioni di quel vertice è stata una non meglio precisata cabina di regia per la stabilizzazione e la sicurezza del Mediterraneo, che è stata venduta dal Presidente del Consiglio come la sostituzione nella leadership del Mediterraneo dell'Italia alla Francia.

Ora, il Governo ci viene a dire che noi abbiamo una leadership talmente forte che non riusciamo a convincere un Governo fragilissimo di uno Stato quasi inesistente come la Libia a recepire la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati. E, allora, verrebbe da concludere, sentendo anche l'intervento del sottosegretario, che questo sembra essere il Governo del vorrei ma non posso o del vorrei ma non riesco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Noi non vorremmo che, tra qualche mese, in realtà il Governo facesse calare definitivamente la maschera e si dimostrasse, invece, come il Governo del posso, ma non voglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Le deputate e i deputati del gruppo di Liberi e Uguali voteranno a favore di questo emendamento e, lo dico per l'economia dei lavori, anche del prossimo che sta dentro questo filone. Lo faranno perché c'è una logica conseguenza con l'impostazione anche della pregiudiziale che era stata presentata dal collega Magi e che si fondava proprio sulla sull'assenza della ratifica da parte del Governo dello Stato libico della Convenzione sullo status dei rifugiati del 1951. E, quindi mi permetto di sottolineare, per suo tramite, Presidente, al collega Coin che prima diceva che questo intervento avviene all'interno di questa cornice: non avviene direttamente attraverso questa cornice e si riconferma, in realtà, una sorta di respingimento delegato ad altri, in aperto contrasto invece con la Convenzione di Ginevra e, al tempo, stesso l'equilibrio che ci ha provato a ricordare il sottosegretario Di Stefano nel suo intervento viene meno perché, al di là della volontà e su questo possiamo evidentemente concordare perché non è possibile pensare che qualcuno qui dentro possa evidentemente essere alleato o possa, in qualche modo, avere intenzione di aiutare i mercanti di morte, però poi al di là delle volontà, si tratta di stare dentro un quadro normativo di accordi internazionali e quindi il cuore è sostanzialmente quello del riconoscimento dello status di rifugiati che si porta dietro un diritto, perché troppo spesso abbiamo, soprattutto nei messaggi, nella propaganda dimenticato, molti hanno fatto in modo di far dimenticare, che queste persone, questi esseri umani in determinate condizioni sono soggetti che hanno il diritto a richiedere lo status di rifugiati. Quindi, attraverso le convenzioni, si innesta un elemento di diritto.

Quindi, credo che questa sia una condizione assolutamente fondamentale, che non è in assoluta contraddizione con le scelte anche del Memorandum del 2017 perché, come ho provato a dire nel corso del mio primo intervento sulla pregiudiziale, non possiamo neanche chiudere gli occhi sul rapporto del 2018 dell'ONU e sulle cose che dice quel rapporto e, quindi, conseguentemente ci si ferma, ci si può fermare; non è scritto da nessuna parte che bisogna continuare se si rivela che la situazione non è sopportabile, ed è incoerente con il nostro ordinamento e, soprattutto, in contraddizione con la firma di quella Convenzione. Quindi, noi voteremo davvero convintamente favorevole ad entrambi gli emendamenti, 1.10 e 1.11.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su quale articolo?

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente, articolo 40, perché in realtà questo che noi stiamo esaminando più che un emendamento, si configura come una pregiudiziale sospensiva. L'intervento stesso del sottosegretario ce lo dice, soprattutto dal momento in cui la condizione che i colleghi che hanno presentato l'emendamento pongono non è condizione di semplice raggiungimento e attuazione. Parliamo della ratifica di una Convenzione internazionale. Ciò è molto importante rispetto alla dinamica del nostro dibattito e qui si pongono questioni che sono pregiudiziali, cioè che sono su un rango diverso e che dovrebbero pregiudicare lo stesso modo di affrontare il contenuto del provvedimento. A me dispiace, colleghi del Partito Democratico voi avete respinto una pregiudiziale di costituzionalità ma, di fatto, avete presentato, con un emendamento, una pregiudiziale sospensiva, perché quando voi dite: “non si deve procedere su questa via, a meno che quello Stato non ratifichi, non riconosca, non aderisca e non ratifichi la Convenzione di Ginevra”, questo è, tanto per chiarezza e tanto perché abbiamo, come dire, un minimo, tutti, di consapevolezza del perché poi accade che si sentano, qui, mettere sullo stesso livello dei provvedimenti quasi amministrativi con delle questioni di livello costituzionale e di diritti fondamentali.

PRESIDENTE. L'emendamento è formulato come tale e non come pregiudiziale anche perché sostanzialmente è un emendamento, perché subordina, salvo approvazione o bocciatura, la questione da un punto di vista legislativo rispetto al provvedimento che stiamo esaminando. Quindi, la ringrazio per questo contributo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Bruno Bossio. Ne ha facoltà, per un minuto.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Grazie, Presidente. Io credo che il diritto di un rifugiato di essere protetto è scritto in maniera molto chiara nell'articolo 33 della Convenzione e queste persecuzioni e conflitti armati costringono - l'abbiamo già detto - milioni di persone ad abbandonare le proprie terre d'origine. Abbiamo parlato della traversata del deserto, abbiamo parlato dei centri in Libia, abbiamo parlato del blocco navale. Ebbene, io credo che questo emendamento potrebbe essere la risposta a tutti quelli che pensano che in Libia si possa ancora provare a vedere se si può affrontare la questione dal punto di vista dei diritti umani. Quindi, approvare questo emendamento è fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guido Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento della collega Quartapelle e quelli successivi sono emendamenti che non possono non essere condivisi nella loro ragione e nella loro essenza. Nonostante questo, noi ci asterremo. Ci asterremo, non perché non reputiamo importante quello che è previsto in questi emendamenti, ma perché siamo stati al Governo, come lo siete stati voi, come lo sono stati molti, in quest'Aula, e sappiamo cosa significa fare opposizione qui e cosa significa governare. Allora, vorremmo che fare opposizione in questo Parlamento non consentisse a noi di cambiare casacca a seconda dell'anno in cui diciamo le cose. Ci sono cose fattibili e cose che si dicono per demagogia; nella Realpolitik del rapporto con la Libia basti pensare al progetto che aveva il Ministro Minniti e che questo Governo sposa; non è possibile approvare un emendamento di questo tipo che renderebbe impossibile qualunque cooperazione, perché la Libia non approverebbe, perché la Libia non ha ancora una democrazia espressa, perché la Libia è ancora divisa in due, perché il dopo Gheddafi non ci ha riconsegnato uno Stato unitario, perché manca il presupposto di un percorso di questo tipo, perché manca un interlocutore che abbia, sul fatto, un percorso democratico.

Allora, nel rapporto tra Stati, nella politica che un Governo fa, che è Realpolitik, si scavalca, non perché non si condividono queste cose, ma perché è impossibile farle. Come aveva fatto il Ministro Minniti, ma come prima di lui Ministri di altri Governi, perché il rapporto tra Stati, purtroppo, dico purtroppo, obbliga i Governi a superare cose che la morale privata non ci farebbe superare e noi abbiamo, in questi anni, cambiando Governo, avuto rapporti con Stati che non riconoscevano e non rispettavano i diritti umani e continueremo ad averne; li avete avuti voi fino all'altro ieri, li ha avuti prima il Governo Berlusconi, li avrà questo Governo 5 Stelle-Lega e il prossimo Governo, perché, purtroppo, non viviamo nel mondo che vorremmo, viviamo nel mondo che ci è dato.

Per questo motivo, condividendo gli alti e nobili principi contenuti in questi emendamenti non possiamo votare a favore. Non possiamo votare a favore, perché votare a favore significherebbe interrompere ogni tipo di rapporto col Governo libico - l'attuale, uno dei due, scegliete voi - e questo non possiamo permetterci di farlo, perché siamo in mezzo al Mediterraneo e perché il nostro interlocutore principale, su questo problema, è la Libia. Ma dovremmo, secondo me, regalare a questo Parlamento degli atteggiamenti che non cambino a seconda che sediamo sui banchi della maggioranza o dell'opposizione.

Guardate, io ne ho passate troppe, io mi ricordo quando mi alzai da solo prendendomi insulti, dicendo quello pensavo sul fiscal compact e ESM e mi sono ritrovato sette anni dopo con molti che lo condividevano; mi ricordo, sulla guerra in Libia, gli insulti a chi cercava di opporsi, allora. Non dobbiamo cambiare, a seconda degli ordini che riceviamo dall'alto, la nostra posizione.

In questo caso, per carità, lo scopo che lei si prefigge è sicuramente uno scopo che tutti condividiamo, ma, in primis, viene il rapporto fra due Stati e nel rapporto tra due Stati quello di oggi dovrebbe essere – certo, è emerso nel dibattito - un piccolissimo atto, un piccolissimo atto che facciamo passare, ma noi chiediamo a questo Governo, in quanto Governo dell'Italia, che questo sia il primo passo. Il problema è un rapporto organico con la Libia, il problema è il rapporto organico con il Nord Africa, il problema riguarda la Libia, ma riguarda anche l'Egitto, il problema è quella che deve essere la collocazione dell'Europa in un'Africa che si sta muovendo, spinta dall'invasione cinese che sta spingendo un miliardo e duecentomila persone, oggi, che diventeranno ancora di più, verso l'Europa.

Il problema va al di là, per carità; sono la punta dell'iceberg le motovedette e allora le trattiamo in questo modo, come un elemento minimo all'interno di un discorso più ampio - che ricordiamo, lo richiamava prima, non ricordo più, e mi scuso, quale collega - che Conte ha detto di aver fatto con Trump. Allora, occorre un'anima italiana, un ruolo italiano nel rapporto con la Libia e il Nord Africa, perché una cosa l'abbiamo capita tutti: non è l'approccio francese quello che può risolvere i problemi del Mediterraneo, dell'Africa o della Libia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e allora forse l'approccio italiano che c'è stato col Nord Africa negli ultimi anni, italiano non giallo-verde o di destra o di sinistra, italiano, perché penso sia stato un atteggiamento di questo Stato, deve proseguire e diventare sempre più forte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Forza Italia voterà contro questo emendamento per una ragione di carattere strutturale, essenzialmente. Perché, come avvertito già dalla sensibilità di qualche intervento che mi ha preceduto, questo emendamento pretende - con uno spirito che non è certamente conforme a quello dell'articolo 1 di questo decreto-legge, che è quello di incentivare, questa è la parola, per “incrementare” la capacità operativa della Guardia costiera del Ministero della difesa, cioè è un tentativo di cooperazione, un tentativo di dare impulso ad una certa attività di contrasto di determinate situazioni - invece, questa è la parola che è scritta, di “subordinare” questa cessione delle unità navali alla ratifica da parte del Governo dello Stato della Libia della Convenzione relativa allo Statuto dei rifugiati, firmata a Ginevra il 28 luglio del 1951. Apparentemente, può apparire, può sembrare un emendamento di civiltà, ma è un emendamento sbagliato, perché non si può certamente condizionare un gesto di questo genere all'imposizione, nei confronti di un altro Stato, della sottoscrizione di un trattato. È proprio, come posso dire, uno strumento del tutto inefficace per raggiungere un effetto che, tra l'altro, non ha mai, la Libia, consentito potesse essere raggiunto. Quindi, di fatto, si vanificherebbe lo spirito di questo provvedimento - e mi riaggancio a quello che ha detto prima il collega Valentini – che, invece, ha lo scopo, proprio, di offrire una chance in più, a mezzo di una cooperazione fattiva, perché certi risultati possano essere raggiunti.

D'altronde, questo va detto per coerenza e mi sembra che dai banchi del Partito Democratico si abbia memoria corta, perché, probabilmente, forse, scelte di questo genere potevano essere condotte molto tempo fa e con maggiore coerenza; siamo stati cinque anni ad assistere all'inerzia di chi ha governato nella scorsa legislatura di fronte a questi fenomeni; ci siamo battuti pesantemente perché mutasse quella politica, oggi, improvvisamente, c'è una release di queste condotte e noi, con molta coerenza, mantenendo, come ha detto anche il Presidente Brunetta, una lealtà nei confronti di chi ci ascolta, riteniamo che questo provvedimento, che ha una sua funzione, ha una sua capacità, non possa e non debba essere subordinato alla sottoscrizione di un trattato. Questo è un assurdo giuridico e di fronte all'assurdo giuridico, in presenza di scarsissima memoria politica e di coerenza noi non possiamo che votare contro questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Presidente, attraverso di lei, ringrazio e apprezzo il tentativo del sottosegretario Di Stefano di far sentire la voce dei 5 Stelle, ma di fatto mi pare chiaro che, avendo accettato il blocco navale di fatto, avendo accettato un atteggiamento sui diritti umani che è del tutto disumano, la voce dei 5 Stelle in questo Governo sia sostanzialmente scomparsa. Allora, se il sottosegretario Di Stefano vuol fare in modo che in questo Governo si senta una voce diversa rispetto a quella di Salvini, non ha da fare altro che cambiare il parere su questi emendamenti. Altrimenti, si può fare una cosa: cominciamo a chiamarlo con il suo nome, questo Governo, cioè “Governo Salvini”, perché questo è. È la linea della Lega, quella che state adottando, in tutto e per tutto, per questo non volete approvare questo emendamento sulla Convenzione di Ginevra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente, stando al merito di questo emendamento, ha ragione l'onorevole Magi a dire che effettivamente questo è un emendamento sospensivo, una pregiudiziale sospensiva, anzi, direi di più: è un emendamento sostanzialmente abrogativo. Dobbiamo avere il coraggio di dire le cose come stanno: la Libia non è che non vuole sottoscrivere la Convenzione di Ginevra, non può, perché in Libia non ci sono le condizioni per cui può avere accesso alla Convenzione di Ginevra. Noi voteremo favorevolmente a questo emendamento - pur non avendone presentati perché riteniamo questo decreto inemendabile -, proprio perché è una condizione irrealizzabile e di fatto abroga questa cosa.

Vi prego, però - siccome è questa una discussione seria - di tirarla fuori dalla propaganda. Lo chiedo anche ai colleghi del Partito Democratico, perché nella scorsa legislatura, appena meno di un anno fa, la stessa questione, posta nell'occasione del primo decreto che dava in concessione le motovedette, l'avete rigettata. Allora, per favore, smettiamola con questa retorica dei diritti umani! Stiamo calpestando settant'anni di civiltà giuridica sui diritti umani con questi accordi che servono solo a placare la pancia del Paese. Diciamoci almeno la verità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Presidente, stiamo parlando della Convenzione dello statuto dei rifugiati, in particolare stiamo facendo riferimento alla garanzia di promozione di diritti, e questo vale anche nelle relazioni che abbiamo con UNHCR e con OIM. Faccio questo intervento, in particolare, perché questo vale anche per il sistema di accoglienza, e lo dico qui, per tramite lei, a Di Stefano, perché c'è una grande contraddizione che qui viene fuori anche da parte del MoVimento 5 Stelle: sono 35 giorni che i comuni stanno aspettando la risposta per sapere se si può avere l'approvazione dei progetti SPRAR (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi, insieme al collega Brescia, abbiamo chiesto di fare in modo che ci sia un sistema totalmente strutturato, non più un sistema di emergenza. Allora il punto è - e chiudo, Presidente - che qui ci sono tre questioni: sono complici del fatto che va bene mantenere la tensione in questo Paese; sono conniventi con chi ha parlato di razza bianca durante le elezioni; e sono partecipi del fatto, anzi sono correi, di chi di fatto non vuole che in questo Paese ci sia un sistema strutturato e un sistema compatibile con i territori che lo accolgono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Quartapelle Procopio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.11 Quartapelle Procopio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Minniti. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi. Mi consentirà, signor Presidente, nell'illustrazione di questo emendamento, che naturalmente è pertinente con quello che dirò, di rispondere anche tramite lei alle argomentazioni che il sottosegretario ha voluto portarci nel suo intervento di qualche minuto fa. Ho considerato quelle argomentazioni in qualche modo riflessive, quindi non voglio perdere l'opportunità per richiamare il Governo ad alcune precise responsabilità. Si è molto discusso - si discute anche in questo emendamento - della Convenzione di Ginevra. Il fatto che venga richiamata è stato adesso definito come un elemento di carattere propagandistico: mi si consenta di dire con una certa nettezza che non ci può essere nulla di più sbagliato. In qualunque momento noi parliamo della Libia dobbiamo ricordare un dato che è evidentissimo: la Convenzione di Ginevra è del 1951, di 67 anni fa, e la Libia non l'ha mai firmata; ma io aggiungo che su questo c'è una responsabilità storica della comunità internazionale. In Libia c'è stato il re, poi c'è stato un dittatore, poi c'è stato un intervento militare della comunità internazionale e si sono fatti nuovi Governi: la comunità internazionale non ha mai posto come condizione il dato che la Libia firmasse quella Convenzione per poter partecipare ai consessi internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Abbiamo sempre fatto finta di dimenticarcene! Quindi, richiamare questa questione in ogni passaggio io lo considero non propagandistico ma politicamente rilevantissimo, cioè significa trasmettere un messaggio che il Parlamento italiano, insieme con i libici, vuole colmare questo divario, che oggi è assolutamente inaccettabile.

Tuttavia, nei mesi scorsi non ci siamo limitati soltanto a dire che la Libia non aveva firmato la Convenzione di Ginevra, abbiamo lavorato perché si costruissero le condizioni perché le Organizzazione delle Nazioni Unite, l'UNHCR e l'Organizzazione mondiale per le migrazioni - che fino a qualche mese prima si occupavano della Libia, ma da Tunisi - andassero materialmente a Tripoli. Nel momento in cui una nave della Guardia costiera libica ritorna nel porto di Tripoli portando i migranti salvati nel Mediterraneo centrale, sulla banchina del porto di Tripoli ci sono i funzionari e i volontari dell'Organizzazione mondiale delle migrazioni e dell'UNHCR con le pettorine azzurre. Fino a qualche mese fa, tutto questo era impensabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È chiaro qual è il problema? Secondo: l'UNHCR ha selezionato già mille persone che in Libia hanno diritto alla protezione internazionale, cioè quelle persone potrebbero venire subito in Italia e in Europa. Noi abbiamo fatto i corridoi umanitari per portare in Italia 300 mamme con i loro bambini. Signori del Governo, vogliamo dirci la verità? Se vogliamo affrontare seriamente e con umanità questa questione, continuate con i corridoi umanitari, non chiudeteli, come avete di fatto prodotto in questi momenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Finisco. Quando ho visto quell'immagine di quella mamma con quel bambino morto in mare ho ricordato esattamente questo: se qualcuno ha diritto alla protezione internazionale, in Italia e in Europa non li portano gli scafisti, il portano gli Stati democratici con le organizzazioni non governative, così si comporta una grande democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Seconda questione. Signor sottosegretario, signor Presidente, noi adesso stiamo dando le motovedette alla Guardia costiera libica, qui c'è un punto vero di dissenso che vorrei fosse chiaro tra di noi: fino a qualche mese fa la Guardia costiera libica era un pezzo di un sistema di salvataggio e soccorso…

PRESIDENTE. Ha concluso il suo tempo.

MARCO MINNITI (PD). …insieme con la Guardia costiera italiana, con le organizzazioni non governative, con Sophia e con Frontex. La Guardia costiera italiana deve tornare a occuparsi del Mediterraneo centrale: è chiaro qual è il problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Non possiamo voltarci dell'altra parte.

PRESIDENTE. Grazie, deputato Minniti.

MARCO MINNITI (PD). Chiedo scusa un solo minuto e poi non disturberò più…

PRESIDENTE. Un minuto non ce l'ha. Qualche secondo.

MARCO MINNITI (PD). … qui c'è un punto delicato. In questa discussione viene fuori tra di noi una differenza politica più generale. L'Europa è divisa tra due grandi correnti di pensiero: una nazional-populista e l'altra riformista e democratica.

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Minniti (Commenti).

MARCO MINNITI (PD). Voi volete negare il fatto che ci possa essere conciliazione tra umanità e sicurezza (Commenti). Di fronte alla sicurezza…

PRESIDENTE. Concluda, concluda.

MARCO MINNITI (PD). …voi dite che non si può rispettare il principio di umanità e, invece, è esattamente l'opposto: una grande democrazia coniuga insieme umanità e sicurezza. È più difficile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)….

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Minniti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. “Con chi? Con chi in Libia non può nemmeno entrare nei palazzi del Governo perché rischia di essere cacciato a fucilate dagli altri gruppi?”: questo era quello che diceva l'onorevole Di Stefano, oggi sottosegretario, rispetto all'interlocuzione che il precedente Governo, con il Ministro Minniti, aveva intavolato con il Governo di Tripoli. E l'emendamento in esame, come quello di prima, in realtà ci pongono davanti a una grande opportunità all'interno della nostra discussione: discutere su chi sono i nostri interlocutori, discutere su che cos'è la Libia. Veniva adesso richiamato: la Libia non è uno Stato sovrano, non c'è un'autorità in grado di garantire non la sottoscrizione della Convenzione di Ginevra o il rispetto dei diritti umani, ma in grado di garantire il rispetto degli accordi che noi sottoscriviamo da parte di tutte le entità parastatuali che ci sono in Libia. Ditelo alle milizie di Misurata, ditelo alla Guardia costiera di Misurata che dipende dal Governo di Tripoli con cui noi abbiamo fatto un accordo. Continuiamo a nascondere sotto il tappeto la polvere facendo finta che noi non siamo andati là a fare un accordo con le milizie di Misurata, le stesse che l'onorevole Di Stefano diceva che si erano macchiate di episodi razzisti e fondamentalisti; che sono stati coinvolti dentro crimini di guerra dentro un Paese che è stato completamente devastato perché, se prima c'era la dittatura di Gheddafi drammatica, l'intervento militare scomposto ha aggravato la condizione di vita delle persone che vivono in Libia, comprese le migliaia di rifugiati e di richiedenti asilo potenziali che vivono lì. Dunque vorrei che noi nella nostra discussione discutessimo anche di questo: chi sono i nostri interlocutori, perché io sono felice che il Ministro Minniti si commuova davanti all'immagine di un bambino e di una donna morti su una tavola nel Mediterraneo ma io c'ero lì. Ero sulla nave di Open Arms e ancora questo Governo non ha fornito una versione ufficiale su che cosa è accaduto, su come quei morti ci sono stati perché è evidente che quei morti ci sono stati perché nella migliore delle ipotesi la Guardia costiera libica non è in grado di salvare le vite umane nel Mediterraneo e che c'è un problema grande quanto una casa se oltre a quella madre e a quel bambino hanno abbandonato una donna viva in quel tratto di mare su un relitto. Voi potete continuare a far finta che tutto questo non esista e a discutere dentro quest'Aula di convenzioni internazionali e di diritti umanitari facendo finta che non stiamo discutendo con gli stessi criminali che organizzano il traffico. Lo dicevo prima: per quanto ci dice l'Onu, le Nazioni Unite, che il Ministro Minniti ha mandato a Tripoli e che hanno fatto anche un lavoro di ricerca, le stesse organizzazioni ci dicono che il comandante della Guardia costiera di al-Zawiya con le nostre motovedette è uno di quelli che organizza il traffico perché suo cugino gestisce i centri - non quelli dove vanno le Nazioni Unite: uno a Tripoli dei centosessanta posti o gli altri nove che gli hanno fatto vedere - ma quelli che non fanno vedere alle Nazioni Unite che sono solo nel porto di Tripoli, collega Minniti.

Ripeto, solo nel porto di Tripoli che è controllato dal Governo, perché l'aeroporto di Tripoli è controllato da una milizia che non è alleata del Governo, ha un gentleman agreement con il Governo di Tripoli. E noi queste cose le sappiamo o facciamo finta di no, continuando a discutere come se stessimo facendo un accordo con la Francia? Colleghi, lo dico sinceramente: riportiamo la discussione dentro binari di verità, di razionalità. C'è un problema grande quanto una casa: la destabilizzazione della Libia su cui gravano responsabilità enormi da parte del Paese, del Parlamento, dei nostri alleati francesi, americani e inglesi che hanno bombardato quel Paese senza avere alcuna ipotesi davanti. Tale situazione ha creato un disastro: oggi bisognerà affrontarlo ma affrontarlo significa partire dalla radice, lavorare per la stabilizzazione, ad esempio non imbrogliare rispetto al fatto che c'è una guerra tra due Governi in Libia, c'è una guerra che si sta combattendo in Libia per conto dell'Europa perché noi siamo in guerra con la Francia, siamo in guerra commerciale e siamo in guerra anche sul campo perché i francesi con l'Egitto hanno sostenuto Haftar, mentre noi cercavamo di sostenere il Governo di Tripoli perché lì ci sono gli interessi delle nostre compagnie petrolifere. Ce lo vogliamo dire o no? E quando ci siamo accorti che il Governo di Tripoli non era presentabile perché era della Fratellanza musulmana su cui c'era un enorme pregiudizio internazionale…

PRESIDENTE. Concluda.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). …lo abbiamo cambiato in una notte: ci siamo inventati il Governo Sarraj che ha agito per conto degli italiani. Dunque la discussione che vogliamo fare, potrà essere pensata in maniera diversa ma almeno faremo una discussione vera dentro il Parlamento…

PRESIDENTE. Grazie.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). …altrimenti stiamo continuando a fare una discussione finta che non parla della realtà.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Quartapelle Procopio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.010 Quartapelle Procopio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Mi rivolgo, per suo tramite, ai rappresentanti del Governo perché ritengo che possono in tutta libertà avere la possibilità di cambiare parere sull'articolo aggiuntivo in esame. Lo dico alla luce anche dell'intervento del sottosegretario che ha aperto su alcune questioni che noi riteniamo fondamentali: la ricostruzione degli avvenimenti e anche dell'azione del precedente Governo è stata fatta dal nostro collega Minniti, l'ex-Ministro dell'interno. Ma vorrei fare una considerazione ulteriore: nell'articolo aggiuntivo 1.010 Quartapelle Procopio si individua con maggiore precisione quale potrebbe essere il contributo dell'UNHCR e dell'OIM all'azione complessiva di ripristino dell'attività e della legalità nel territorio libico e sulle navi che saranno destinate al soccorso dei migranti. È un emendamento - sto facendo un intervento che è lungi dall'essere provocatorio ma è molto concreto e pragmatico - che vuole riattribuire al nostro Paese una centralità e anche il coordinamento di un'azione complessiva.

Qui è stato ricordato: se le Nazioni Unite possono essere in Libia, e quindi possono anche realizzare, come accaduto nel maggio scorso, un report del Consiglio di sicurezza affidato all'inviato speciale in Libia, che è Ghassan Salamè, è perché noi abbiamo avuto la possibilità, attraverso una serie di pratiche concrete, di consentire alle organizzazioni internazionali di realizzare un intervento in loco. Voglio anche dire a che cosa è servito questo intervento in loco: l'intervento in loco è servito, per esempio, nel periodo di monitoraggio dal 28 novembre 2017 al 14 aprile 2018, affinché l'Organizzazione internazionale per le migrazioni realizzasse 11.859 rimpatri volontari. Nell'ambito, quindi, della missione UNSMIL noi dovremmo avere l'interesse a rafforzare questa cessione con un rafforzamento anche delle attività delle organizzazioni internazionali.

Quindi, perché non cambiate posizione? Come vedete, non sto facendo una critica - ne avrei ben donde - su tutto l'impianto narrativo e concreto della vostra attività, ma vi chiedo: per voi è inutile il fatto che, avendo noi consentito di entrare alle organizzazioni internazionali, siano state arrestate, ed è presente anche nel report alle Nazioni Unite, 205 persone per violazione dei diritti umani e per traffico di persone? È irrilevante questo, soprattutto alla luce del fatto che in precedenza non era stato possibile intervenire in loco? È irrilevante, lo chiedo ai sottosegretari qui presenti, che oggi i richiedenti asilo e rifugiati in Libia, già registrati dall'UNHCR, siano 51.519 e ci sia stato un aumento del 70 per cento grazie a questa iniziativa?

Perché allora dire di no a sollecitare, a costruire una più proficua collaborazione, e concludo, con l'UNHCR? A quelli, che in maniera provocatoria, ci hanno detto che noi abbiamo una simpatia nei confronti dei mercanti di morte, che siamo stati gli unici, peraltro, ad arrestare, voglio dire che proprio nel dicembre scorso c'è stata una sentenza che ha condannato all'ergastolo un somalo, una persona di origine somala, che è stata condannata all'ergastolo per violazioni all'interno di campi cosiddetti irregolari della Libia. È stato fatto grazie all'iniziativa di denuncia delle associazioni delle vittime e degli avvocati dei migranti, ma è stato fatto ed è stato possibile anche perché l'accesso che si è determinato alla fine di un percorso accidentato…

PRESIDENTE. Concluda.

GENNARO MIGLIORE (PD). …come quello che è stato qui illustrato dal Ministro Minniti, ha consentito di fare un passo in avanti. Fatelo anche voi, non c'è nulla che contraddica la politica di un Paese civile che mette insieme la sicurezza con i diritti umani con il dire che le organizzazioni internazionali possono essere con un ruolo più forte all'interno di questo percorso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Solo per dire che noi, come quello precedente, come anche gli emendamenti che seguiranno, voteremo per l'astensione, per un motivo che voglio spiegare a quest'Aula e che avevo già accennato in occasione dell'emendamento che chiedeva la sottoscrizione da parte della Libia della Convenzione di Ginevra. Quell'emendamento a cui abbiamo votato favorevole poneva una condizione che avrebbe reso irrealizzabile il contenuto di questo decreto, e quindi la cessione delle motovedette e il perfezionarsi dell'accordo, proprio perché è impossibile per la Libia sottoscrivere la Convenzione di Ginevra.

Vorrei che su questo vi fosse anche un ulteriore elemento di chiarezza: non è che il problema è costringere la Libia. Credo che Sarraj farebbe la corsa per andare a sottoscrivere la Convenzione di Ginevra in questo momento; sarebbe solo una medaglia da poter sfoggiare sul panorama internazionale. Il problema è che, per sottoscrivere la Convenzione di Ginevra, ci sono delle condizioni da rispettare, per accedere alla Convenzione di Ginevra, che la Libia non è in grado di sottoscrivere. Per cui, da questo punto di vista, forse il porto di Tripoli potrebbe sottoscrivere la Convenzione di Ginevra per le cose che venivano qui anche richiamate dall'onorevole Migliore. Ho dubbi che quella stessa Convenzione possa espandersi a est di Tripoli e a ovest di Tripoli, date le condizioni.

Ma voglio restare al tema dell'emendamento. Noi ci asterremo perché, pur condividendo il principio che le Nazioni Unite e l'Organizzazione mondiale per le migrazioni siano coinvolte dentro processi che riguardano la gestione dei flussi migratori, che abbiano la possibilità di accedere ai luoghi, lo riteniamo assolutamente non sufficiente, perché sono tutte condizioni che in qualche modo fanno già parte di questo accordo. Le cose a cui si riferisce questo emendamento sono già oggetto - lo ricordava prima il collega Minniti - del Memorandum sulla cui base poggia l'attuale decreto, perché non è che noi gliele diamo avendo dovuto fare nuovi accordi. Gli diamo quelle motovedette, essendo ancora operativi gli accordi che l'anno scorso erano stati fatti; addirittura, se proprio lo vogliamo, visto che non sono stati ratificati da questo Parlamento, in funzione di un accordo fatto con la Libia, allora Presidente della Libia Gheddafi, dal Governo Berlusconi nel 2008, che fu, invece, ratificato dal Parlamento.

Per cui, in realtà, da questo punto di vista, questo emendamento ripropone una cosa che già è contenuta nel memorandum che era stato fatto l'anno scorso; quindi, assolutamente inefficace sul piano operativo. Invece, e questo, dicevo, è il motivo per cui ci asterremo, condividiamo il principio, non riteniamo emendabile questo decreto. Invece, voglio approfittare del tempo che mi rimane proprio per fornire un ulteriore elemento a questa discussione, che riguarda sempre le condizioni di vita dentro i campi in Libia. Ora, noi abbiamo diversi rapporti delle Nazioni Unite, dell'OIM, che ci raccontano di condizioni drammatiche. Capisco, lo dico sinceramente, i colleghi della Lega che difendono una linea che hanno coerentemente sempre mantenuto, in cui hanno sempre subordinato il tema dei diritti umani rispetto a una condizione di gestione, di governo, anzi, direi la verità, di opposizione rispetto ai flussi migratori.

Politica che, a mio avviso, non produce nessun risultato, se non quello di drammatizzare un fenomeno strutturale, che non è in alcun modo arginabile, cioè di produrre la parte peggiore. Non riesco a comprendere, è veramente difficile, i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che, invece, hanno fatto con me opposizione in questi cinque anni contro le politiche messe in campo dall'allora Ministro Minniti e dal Partito Democratico, che, come rivendicano illustri esponenti del Partito Democratico, sono in continuità; anzi, vorrebbero riconosciuto un po' di più, che sono in continuità con quello di prima.

Voi, invece, adesso, senza nessuna vergogna e senza alcun pudore, avete deciso di passare dall'altra parte, con qualche riga o qualche tweet sul fatto che comunque siete interessati al rispetto dei diritti umani. Ripeto, sul terreno delle migrazioni, che è un fenomeno complesso, possiamo anche dividerci, però non ci possiamo prendere in giro. Voi avete deciso di sposare la linea politica della Lega Nord; almeno evitate di venirci a raccontare una storia o a farci la morale rispetto a questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. A me sembra che, nelle parole degli interventi che mi hanno preceduto, abbiamo già evidenziato come, invece, sia ridimensionato il ruolo italiano. E questo emendamento è perfettamente coerente con quello che abbiamo proposto precedentemente, sul quale, peraltro, c'era la disponibilità di voto da parte di alcuni colleghi, cioè garantire in questo caso una presenza effettiva ed efficace da parte di chi già peraltro è contenuto nello Statuto sui rifugiati, quindi la presenza dell'Organizzazione mondiale per i rifugiati e dell'UNHCR.

Bene, francamente credo sia doveroso da parte del sottosegretario Molteni, peraltro anche per le affermazioni che ha cercato di fare qui prima il sottosegretario Di Stefano, dire perché c'è contrarietà a questo articolo aggiuntivo e spiegare quali sono le ragioni per cui, secondo il Governo e chi in Aula…

PRESIDENTE. Concluda.

ELENA CARNEVALI (PD). …oggi lo rappresenta, e concludo, non sia possibile accettare un articolo aggiuntivo che chiede di fatto che ci sia qualcuno che verifichi e garantisca diritti umani e diritti civili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Presidente, l'articolo aggiuntivo chiede una cosa molto semplice, e cioè che il personale dell'OIM e dell'UNHCR possa entrare all'interno dei campi e sulle motovedette. Non mi è chiaro per quale motivo il Governo sia contrario a questa richiesta, e gradirei una risposta su questo; perché mentre prima sulla Convenzione di Ginevra ho sentito varie interpretazioni, ma va bene, in questo caso noi chiediamo una cosa molto semplice: che l'agenzia internazionale per i rifugiati possa entrare nei campi e possa salire su queste navi. Niente di più e niente di meno! Allora, se stiamo al merito, io vorrei sapere da parte del Governo per quale motivo esprime parere contrario a una cosa di una semplicità lapalissiana, e cioè che noi cediamo queste motovedette, e in cambio però chiediamo che ci sia qualcuno - non qualcuno a caso, l'ONU - che possa salire e possa entrare all'interno di quei campi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Luca. Ne ha facoltà, per un minuto.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, anch'io ribadisco l'assoluta serietà e senso di responsabilità che caratterizza la redazione di questo articolo aggiuntivo da parte del nostro gruppo parlamentare. Guardate, il Memorandum del 2017 prevedeva sì il rafforzamento del sostegno alla cooperazione navale con la Libia, ma lo subordinava - lo ribadiamo ancora una volta - ad un punto chiaro, per noi dirimente: l'apertura di una nuova stagione di tutela assoluta dei diritti umani delle persone presenti nei centri di accoglienza temporanea in Libia, autorizzando controlli e presenza del personale qualificato dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni e dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Allora continuiamo a ribadire con grande tranquillità e serenità al Governo per tramite suo, signor Presidente…

PRESIDENTE. Chiedo scusa: il deputato Pagano è pregato di non parlare con il Governo. Grazie.

PIERO DE LUCA (PD). Crediamo sia giusto che il Governo ascolti con grande serietà quanto stiamo dicendo: noi chiediamo semplicemente di comprendere le ragioni per le quali non siete d'accordo a prevedere la presenza di personale competente e qualificato delle Nazioni Unite, dell'agenzia per i rifugiati e per le migrazioni all'interno dei centri di accoglienza in Libia e sulle motovedette libiche. Per quale ragione, davvero non lo comprendiamo.

PRESIDENTE. Grazie.

PIERO DE LUCA (PD). Non è in questo modo che tuteleremo i diritti dei nostri migranti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, noi ci asterremo su questo articolo aggiuntivo come sui precedenti. Perché se da una parte leggendoli possono sembrare assolutamente condivisibili, e quindi da sostenere, in realtà, come ho provato a dire precedentemente, tendono a spostare in una dimensione dell'irrealtà tutto questo dibattito e la rappresentazione della situazione che c'è in Libia: basti pensare che nel testo dell'articolo aggiuntivo si parla di centri di accoglienza. Ora, ci sono pochissimi centri di accoglienza in Libia, mentre ci sono tantissimi centri di detenzione, ed è una detenzione arbitraria, illimitata, senza alcuna possibilità non dico di difesa, ma neanche di far valere minimamente i propri diritti, senza alcuna assistenza medica, senza alcun tipo di sostegno che viene dato… il collega Migliore prima citava gli oltre 50 mila richiedenti asilo, ma sono quasi 700 mila i migranti rinchiusi in Libia in base ai rapporti delle organizzazioni internazionali. Allora semplicemente questa cosa, che può apparire ragionevole, positiva, non si può fare: sarebbe ora che la comunità internazionale, ammesso che abbia ancora senso questa espressione, ma a partire dall'Italia che ha un ruolo fondamentale di rapporto storico con quel Paese, si rendesse conto di che cosa davvero c'è in Libia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, intervengo per chiedere le motivazioni al Governo, che è presente in quest'Aula, del diniego rispetto al nostro articolo aggiuntivo. Perché la presenza dell'UNHCR, come è stato ribadito dai colleghi che sono intervenuti prima di me, noi la riteniamo fondamentale; e vorrei comunicare a quest'Aula, in cui si discute di diritti umani, che è appena stato pubblicato proprio dall'UNHCR un comunicato stampa (lo potete trovare anche sul sito dell'UNHCR) in cui si dice che, purtroppo, nei mesi di giugno e di luglio ci sono stati 850 morti in mare: su 1.500 totali dall'inizio dell'anno, in due mesi 850.

Io vi invito a riflettere sulla realtà, sul numero dei morti in mare, vi invito soprattutto a riflettere sul fatto che il nostro articolo aggiuntivo può riuscire a dare una mano a tutte quelle persone che oggi sono realmente in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, intervengo nel dibattito perché credo sia opportuno ribadire quello che il collega Di Stefano ha già detto in precedenza; e lo dico, in modo particolare, alla luce delle osservazioni e dell'intervento, assolutamente condivisi e condivisibili, da parte dell'ex Ministro Minniti, in un quadro evidentemente molto più ampio rispetto alla valutazione che oggi stiamo compiendo unicamente su questo decreto-legge. Decreto che si inserisce in un percorso, e credo che la miglior risposta il Ministro Minniti l'abbia data non tanto all'attuale Governo, ma all'attuale opposizione, rispetto alla continuità: che questo decreto-legge si inserisce in un perfetto percorso di continuità rispetto a quanto è stato fatto non tanto e non solo nel 2017, ma rispetto a quanto è stato fatto nel 2008, come è stato detto dal deputato Valentino Valentini quando, con il Trattato di amicizia del 30 agosto 2008, con Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio, a quanto fatto nel 2007, con il Protocollo di intesa firmato sempre con Tripoli dall'allora Ministro dell'interno Giuliano Amato, Protocollo poi completato successivamente dall'ex Ministro dell'interno Roberto Maroni. Il percorso è esattamente quello di una interlocuzione seria e costante con la Libia, con il Governo oggi attualmente riconosciuto dagli organismi internazionali: quello è l'interlocutore.

E il Memorandum che - lo ripeto, è già stato detto – ne è parte assolutamente integrante. Il collega Palazzotto l'ha detto in maniera estremamente chiara: il Memorandum del 2 febbraio 2017, firmato dal Presidente del Consiglio Gentiloni, è parte integrante, tant'è che nelle premesse di questo decreto-legge si cita non solo il Trattato di amicizia del 2008, non solo il protocollo d'intesa firmato dall'ex Ministro Cancellieri del 2012, ma anche il Memorandum del 2017.

Il Memorandum del 2017, all'articolo 5 - lo citava il collega Fassina durante l'intervento in Commissione - specificatamente prevede, nell'accordo e nel contratto tra le parti, cioè tra Italia e Libia, l'obbligo del rispetto delle convenzioni internazionali tutte, e nell'obbligo del rispetto delle convenzioni internazionali, io ritengo tutte quelle che vadano esattamente nella direzione di garantire i diritti umani: tanto i diritti umani di chi viene soccorso necessariamente ed obbligatoriamente nel Mediterraneo, tanto evidentemente i diritti umani di coloro i quali vengono identificati e detenuti in Libia.

C'è un percorso comune, questo voglio dire: c'è evidentemente, tant'è che il Ministro Minniti, che è persona estremamente intelligente, è intervenuto sull'emendamento 1.11 Quartapelle Procopio, in cui la cessione delle motovedette è subordinata ad un impegno eventuale da parte del Governo, e non sull'emendamento 1.10 Quartapelle Procopio, in cui si subordina in maniera tassativa l'approvazione di questo decreto-legge, e quindi la cessione delle motovedette, all'approvazione della Convenzione di Ginevra del 1951.

Evidentemente c'è una tendenza, tant'è che l'approvazione della Convenzione di Ginevra del 1951 non è contenuta nel Memorandum, proprio perché non è una responsabilità degli Stati nazionali.

Ha detto benissimo l'ex Ministro Minniti: c'è evidentemente una responsabilità da parte degli organismi internazionali: è a quegli organismi internazionali, ivi compresa l'Europa probabilmente, verso la quale il Governo nazionale, gli Stati membri devono tendere affinché la Libia si possa da qui al futuro adeguare a quei principi, adeguare a quei valori, in modo tale che i canali umanitari legali… Ministro Minniti, sono perfettamente e siamo perfettamente d'accordo: le persone, i migranti, i mille migranti, che hanno protezione internazionale in Libia, devono poter arrivare anche in Italia, e non solo in Italia, attraverso un principio di condivisione e attraverso un principio di responsabilità da parte dell'Europa tutta, attraverso forme legali e forme sicure dal Paese di partenza, anzi dal Paese di transito, quale può essere la Libia, in un Paese sicuro e in modo legale - questo è l'obiettivo di questo Governo -, evitando quei 650 mila sbarchi, dal 2013 ad oggi, avvenuti in modo non legale o scarsamente legale.

I numeri dicono che, nei primi otto mesi del 2018, le domande di protezione o, meglio, le richieste e le domande che sono state esaminate sono circa 54 mila. Coloro i quali hanno ottenuto lo status di rifugiato politico sono 3.400, a cui si aggiungono circa 2.200 migranti che hanno ottenuto la protezione sussidiaria. Ci sono 5 mila migranti che hanno una forma di protezione internazionale su 54 mila domande esaminate, su 38 mila domande che sono state presentate nel 2018 e su 133 mila domande che devono essere ancora esaminate.

Questo è il campo d'azione di questo Governo, questa è la prospettiva in cui si inserisce questo decreto: contrasto all'immigrazione clandestina, contrasto, senza se e senza ma, al traffico e alla tratta degli essere umani e salvataggio in mare, salvataggio in mare che deve essere una precondizione. Infatti, un conto è il salvataggio in mare, un conto è il fatto che tutti coloro i quali vengono salvati devono essere portati in Italia.

È in questa direzione, in una prospettiva molto più ampia, di cui questo decreto è semplicemente un tassello, che si inserisce l'opera meritoria del Governo tutto, ivi compreso il Presidente del Consiglio, nella direzione di chiedere, ad esempio sulla missione EUNAVFOR MED - in cui c'è una terza fase, come è stato giustamente detto, e quella terza fase deve essere realizzata attraverso la partecipazione, ovviamente, da parte dell'ONU -, la possibilità di poter mettere il piede in Libia, e quella è evidentemente un'altra parte importante e delicata, molto più delicata.

In quella missione, EUNAVFOR MED Sophia, evidentemente come tutti sanno, oggi il Governo italiano nel Cops, il Comitato politico e di sicurezza, ha chiesto la modifica delle regole di ingaggio, perché per noi c'è un principio che può essere soltanto che, se la missione è europea, ci deve essere una condivisione e una responsabilità da parte di tutti gli Stati membri nell'accettazione non solo di coloro i quali vengono salvati ma anche di coloro i quali sbarcano e di coloro i quali, poi, devono essere oggetto della distribuzione.

Quindi, questo decreto, che ha come precondizione la tutela dei diritti umani, che ha come precondizione la tutela dei diritti umani anche, in modo particolare, nei centri di identificazione in Libia, che è, appunto, precondizione di questo decreto, rappresenta un piccolo tassello in un percorso di contrasto alla criminalità organizzata e di contrasto all'attività degli scafisti, che porta, poi, al caporalato e allo sfruttamento sul nostro territorio. Esso si inserisce, io mi permetto di dire, negli ultimi sei mesi dell'azione di questo Governo, quindi, nell'azione del Ministro Minniti - evidentemente non ci riconosciamo e non ci siamo riconosciuti, anzi abbiamo duramente contestato dai banchi dell'opposizione l'azione di chi l'ha preceduta – però, è in quella direzione che noi ci muoviamo, che si muove sicuramente il Governo. Probabilmente, però, in questo momento non tutta l'opposizione si muove e segue in maniera univoca e compatta quello che correttamente ha detto il Ministro Minniti e rispetto al quale noi ovviamente ci riconosciamo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Lo dico al sottosegretario per suo tramite, al sottosegretario Molteni che considero persona competente e capace (mi divide molto da lui, ma certamente gli riconosco questa capacità). Non giriamo intorno alle questioni.

Primo: se siete così entusiasti anche dell'ultimo intervento - forse bisogna approfondirlo - dell'ex Ministro Minniti non avete che da fare un passo concreto e non le precondizioni, le premesse, l'articolazione, il piccolo tassello.

Questo emendamento dice una cosa molto semplice e questo emendamento dice che non può esistere una politica di coesione e di riorganizzazione dell'intervento nel Mediterraneo centrale, dove anche l'Italia deve fare la sua parte, se non c'è anche l'impegno dell'Italia a garantire il massimo dei diritti umani, il massimo e non le precondizioni.

Infatti, quella che noi nel corso degli anni abbiamo chiamato “ingerenza umanitaria” è il fondamento della politica internazionale del nostro Paese e quello che noi dobbiamo ribadire - lo dico a lei nel massimo del rispetto istituzionale - è che non c'è nessuna volontà da parte del nostro Governo di sottrarsi alle sue responsabilità.

Allora, se ha sentito bene tutti gli interventi, si ripristini il comando e la gestione dei salvataggi per la Guardia costiera italiana, si intervenga sulla cooperazione più stringente con le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite, quelle che stanno realizzando l'avvio di un percorso.

Se continuate a sostenere che questo vostro provvedimento è in continuità con le politiche che concretamente sono state fatte dai nostri Governi, dovreste avere anche il coraggio di fare le cose che noi avevamo previsto e che avevamo iniziato ad attuare, cosa che non volete fare perché basterebbe esprimere, come segnale concreto di disponibilità, il cambiamento di opinione su questo emendamento per non richiamare quali sono i processi storici che portano all'adesione a convenzioni internazionali, ma per individuare la cronaca recente, come quella nella quale le organizzazioni internazionali sono state a disposizione, spesso anche nelle nostre commissioni territoriali, per un aiuto al nostro Paese.

E non confonda il riconoscimento, che è previsto dall'articolo 10 della nostra Costituzione, con il respingimento indiscriminato, perché anche se fosse solo uno, nessuno di voi, nessuno di noi, nessuno che non sia un'autorità competente può gestire in mare la decisione se siano rifugiati o migranti che non hanno diritto. È questa la differenza fondamentale tra noi, che li abbiamo salvati, e voi, che continuate a ritenere che l'unico strumento sia quello del respingimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Tramite lei io voglio chiedere… Sono rimasta un po' senza parole, perché ho sentito che una delle priorità è quella dei salvataggi in mare e questa cosa, ahimè, va contro i fatti, perché, da quando è iniziata “la politica della pacchia è finita” e dei “taxi del mare”, sono aumentati i morti del Mediterraneo e sono diminuiti i salvataggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), nonostante fossero diminuite le partenze e non si può giocare su queste cose qui nell'ambiguità e non rispondendo alla domanda principale.

La domanda principale è: se è tutto vero, se avete così tanta ragione, se avete così tanto a cuore il rispetto dei diritti umani - e lasciamo perdere tutto il resto -, perché avete chiuso i porti alle navi che salvavano le persone? Perché avete lasciato da sola la Guardia costiera libica, mandando via la Guardia costiera italiana? Perché non volete che questo emendamento…

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Era in acque libiche!

GIUDITTA PINI (PD). …perché non volete che questo emendamento che chiede… E io le chiedo il rispetto che lei deve a quest'Aula, caro sottosegretario…

PRESIDENTE. Concluda, grazie.

GIUDITTA PINI (PD). Lei deve rispetto a quest'Aula!

PRESIDENTE. Concluda.

GIUDITTA PINI (PD). E, quando io le faccio una domanda, se vuole rispondere, chiede la parola al Presidente e poi mi risponde; non è che mi parla sopra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Grazie.

GIUDITTA PINI (PD). Un attimo, Presidente, un secondo. Vorrei sapere, perché lui non ha risposto, perché il sottosegretario non ha risposto per quale motivo sono contrari alla presenza delle Nazioni Unite sulle navi e nei campi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Era in acque libiche (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Io ringrazio il sottosegretario per l'intervento, che ci dà modo di approfondire ancora tale questione. Però, mi permetto di ricordare, tramite lei Presidente, al sottosegretario che il Governo in quest'Aula, quando dà dei dati, dovrebbe avere il rispetto per quest'Aula di fornire dei dati esatti.

Da gennaio a maggio 2018, su 39.700 richieste di asilo ne sono state rifiutate 24.500, 11.300 i riconoscimenti di protezione umanitaria, 1.634 quelli di protezione sussidiaria, 2.600 i riconoscimenti di status di rifugiato. Questo è il rispetto, almeno, dei dati che il Governo deve a quest'Aula, così come i ministri, come il Ministro dell'interno, lo devono al Paese, quando, da settimane e da mesi, vanno a raccontare statistiche con dati falsi, rispetto al riconoscimento della protezione internazionale nel nostro Paese, nel rispetto della legge del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democraticoe di deputati del gruppo Partito Democratico) .

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Durante l'intervento della collega Pini, per tre volte, dai banchi del Governo, sono giunte delle interruzioni visivamente di disapprovazione (Commenti dei deputati del gruppi Lega-SalviniPremier)

Siccome lei ha avuto modo, nei giorni scorsi, con una dichiarazione che abbiamo molto apprezzato, di ricordare al Governo che in quest'Aula è ospite, sarebbe bene ricordare agli ospiti che le regole della casa si devono rispettare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. In realtà, non si fa fatica a constatare che il Governo, oggi, è intervenuto tre volte, in quest'Aula; mi sembra una buona media (Commenti dei deputati del gruppo Partito DemocraticoUna voce dai banchi del gruppo Partito Democratico: cosa c'entra?).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Carnevali. Ne ha facoltà, per un minuto.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Io vorrei annoverare, in quest'Aula, qualche opera meritoria di questo Governo; la prima fra tutte, che mi viene in mente, è il fatto che il Ministro Salvini si è preoccupato di scrivere ai prefetti che, in particolare, le protezioni di natura sussidiaria o umanitaria vengano, praticamente, archiviate e, quindi, preferiamo, invece, continuare a mantenere su questo territorio e alimentare l'irregolarità.

La seconda cosa che vorrei - rispetto sempre alle opere meritorie di questo Governo, soprattutto da parte di chi dovrebbe, anzi, ha voluto e vorrebbe sempre avere la stella per rappresentare (gli unici, secondo loro) gli enti locali - è che ripristinassimo, invece, il sistema di accoglienza, che è voluto dai sindaci, perché al sistema SPRAR si può partecipare esclusivamente come atto volontario, dopo che voi siete andati in campagna elettorale, invece, a dire - e avete alimentato con il blocco delle strade e delle piazze, con le manifestazioni - che, per poter aprire i centri di accoglienza straordinaria, serviva, invece, il parere preventivo dei sindaci…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ELENA CARNEVALI (PD). Ho concluso. Allora, sarebbe buona cosa che tra le tante opere che vorremmo ricordare in quest'Aula ci fosse una cosa meritoria: ritornare invece a ripristinare quell'ordine e fare in modo che le cose in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Grazie, deputata Carnevali.

Ha chiesto di parlare il deputato Zoffili. Ne ha facoltà.

EUGENIO ZOFFILI, Relatore. Grazie, Presidente, in quanto relatore non volevo parlare, non volevo intervenire e non volevo entrare nel merito di alcune polemiche che sono emerse, purtroppo, qui, in Aula. Ma mi trovo costretto, Presidente, anche rispetto al richiamo - non indico - che è stato fatto da un collega del Partito Democratico al Governo, che ha parlato sopra una collega del PD.

Ebbene, Presidente, richiamare i colleghi va bene, ma, quando si parla di morti - e, in questo particolare caso, di persone che sono morte in mare, lo ripeto, di persone che sono morte in mare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), guardo il Presidente, ma stiamo parlando di persone che sono morte in mare! - i signori colleghi, che siano di destra, di sinistra, del centro, della Lega, del Partito Democratico o di qualsiasi partito - in questo caso, però, è il Partito Democratico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e mi collego alla signora e ai colleghi di fianco - sono pregati di riportare dei dati veri!

PRESIDENTE. Fate parlare il deputato Zoffili.

EUGENIO ZOFFILI, Relatore. Non dei dati falsi, non delle notizie false, perché in quest'Aula, sui morti in mare, da quei banchi, signor Presidente, sono stati riportati dei dati falsi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e bene ha fatto il Governo, nella persona di Nicola Molteni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), a gesticolare e a parlare sopra quella collega! Capito? Sciacquatevi la bocca quando parlate delle persone! Sciacquatevi la bocca!

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, deputato Zoffili.

EUGENIO ZOFFILI, Relatore. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Appena si calmano un poco… Vedo che gli animi sono molto accesi, però mi preme dire una cosa, perché, siccome…(Commentidei deputati del gruppoPartito DemocraticoIl deputato Molinari si avvicina ai banchi del Comitato dei nove - Una voce dai banchi deiPartito Democratico: ma come ti permetti?)

PRESIDENTE. Ma che cosa succede? Un po' di calma, per favore (Protestedei deputati del gruppo Partito Democratico). Facciamo proseguire il deputato Palazzotto (Una voce dai banchi del gruppo Partito Democratico: ma stiamo scherzando? - Il deputato Delrio si avvicina ai banchi del Comitato dei nove). Deputato Delrio, lei è anche capogruppo, quindi, dia il buon esempio (I deputatidel gruppoPartito Democraticoscandiscono la parola: fuori! - Proteste dei deputati del gruppoLega-SalviniPremier)!

Deputato Palazzotto, vuole riprendere la parola, per cortesia? Lei chieda la parola quando ha finito il deputato Palazzotto. Prego, prosegua.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). È chiaro anche che è difficile intervenire, se non c'è il rispetto per le basilari regole dell'educazione, in quest'Aula, Presidente. E forse è il caso che anche nella differenza di idee, non ci si presti a gesti di questo tipo che sono sicuramente offensivi per il ruolo che noi, oggi, qui, svolgiamo e per il fatto che parliamo della vita e della morte delle persone. Però, io preferirei aspettare che i colleghi mi diano un attimo della loro attenzione, perché…

PRESIDENTE. Prosegua, deputato Palazzotto. I colleghi, cortesemente, devono cercare di non parlare tra loro a capannelli, salvo trasferirsi fuori dall'Aula.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Ebbene, Presidente. Vorrei che, almeno quando si parla dei morti, si avesse il rispetto che si deve a un argomento di questa gravità e, allora, anche sapere quante persone sono morte nel Mediterraneo in questi mesi è dovere morale di quest'Aula, visto che stiamo discutendo e decidendo cose che faranno la differenza tra la vita e la morte. E stiamo discutendo di scelte politiche che agiranno lì, dove non c'è solo la frontiera con il Sud dell'Europa, ma dove c'è proprio la frontiera tra la vita e la morte e dove una scelta politica può fare la differenza. Il 14 giugno, il Ministro Salvini si è insediato al Viminale…

PRESIDENTE. Chiedo ai deputati, cortesemente, di fare silenzio per poter ascoltare, insieme, le argomentazioni del deputato Palazzotto che parla da circa due minuti. Un po' di rispetto, per favore, per l'Aula e per il collega.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Solo per dire fuori dalla propaganda e far parlare i numeri, rispetto a che cosa sta avvenendo in quel tratto di mare, ricordo che, fino al 14 giugno, erano morte, nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo centrale, una decina di persone; tra il 14 giugno e il 30 giugno sono morte, nel tentativo di attraversare la rotta del Mediterraneo centrale, 564 persone, a fronte di 2 mila persone che hanno tentato la partenza in tutto il mese di giugno. Il che significa che la frontiera del Mediterraneo centrale, nei 15 giorni in cui si è insediato, al Ministero dell'interno di questo Paese, Matteo Salvini, è diventata la frontiera più pericolosa al mondo, dove muore il 20 per cento di coloro che provano ad attraversarla. Questo è quello che è successo. Nel mese di maggio dello stesso anno erano morte otto persone nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo; fintanto che le ONG potevano operare in quel tratto di mare e che la Guardia costiera coordinava l'intervento di salvataggio, si era ridotto il numero di morti in mare. Negli ultimi due anni era morto il 2,5 per cento, da quando si è insediato il Ministro Salvini al Viminale, muore il 20 per cento. Sono numeri, statistiche che io non sto inventando, potete guardare sul sito dell'UNHCR rispetto a quali sono i dati e vi renderete conto che le migrazioni sono un fenomeno complesso e che scelte legate alla propaganda determinano la differenza tra la vita e la morte di esseri umani. Almeno di questo rendiamoci conto.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, articolo 59 del Regolamento: “Se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama nominandolo”.

Tutta l'Aula ha visto come si è comportato il relatore Zoffili nei confronti del collega Migliore: la invito a richiamare il relatore e la invito anche a ripristinare le condizioni per una discussione serena e normale! Noi non possiamo accettare che il relatore si comporti in questo modo nei confronti dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)! A questo punto non ci sono più le condizioni serene per le quali continuare nel nostro lavoro, la invito a procedere al voto di questo emendamento e a sospendere i lavori di questa seduta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Enrico Borghi. Non voglio sottrarmi alle responsabilità. Mentre il fatto accadeva - non si capisce bene cosa, perché appunto non abbiamo avuto la possibilità di osservare il deputato Zoffili, perché aveva già parlato -, il mio sguardo, e penso anche quello dei componenti dell'Ufficio di Presidenza, era indirizzato verso i vostri banchi, perché parlava una vostra collega, quindi non abbiamo potuto vedere con esattezza quello che lei ha denunciato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), fermo restando che, se è accaduto, certamente è cosa che non deve verificarsi, così come non si deve verificare nulla di simile anche effettuato da altri colleghi di altri gruppi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, per un richiamo all'articolo 8.

Signor Presidente, come lei sa, lei ha tutti gli strumenti per verificare - non direttamente, ma attraverso l'Ufficio di Presidenza, come è successo costantemente anche nella scorsa legislatura - rispetto al fatto che già sarebbe grave che un atteggiamento del genere lo avesse un singolo deputato, il fatto che lo abbia un relatore, costantemente, nel corso del tempo, quando determinati comportamenti sanzionati dalla Presidenza hanno riguardato responsabilità - per esempio un capogruppo o qualcuno che avesse una responsabilità aggiuntiva a un singolo deputato -, si è ricorso alla possibilità, attraverso una decisione dell'Ufficio di Presidenza, di verificare attraverso i filmati se vi sia stato un comportamento non consono a quest'Aula. Non mi riferisco a una cosa banale, signor Presidente, mi riferisco al fatto che c'è un atto intimidatorio fatto dal relatore nei confronti di un deputato, che non è accettabile, da chiunque arrivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Come vede, non le sto contestando il fatto che al sottosegretario Molteni sia scappato una battuta. Stando lì, vorrei solo dirgli che la differenza è che se prende la parola e risponde, noi abbiamo la possibilità di intervenire di nuovo; se fa una battuta da lì, ovviamente non possiamo neanche avere la possibilità di intervenire; però, può succedere, questo l'abbiamo visto. Ma io sto parlando di una fattispecie diversa, quindi la invito formalmente, attraverso l'Ufficio di Presidenza, a verificare se vi sono i filmati per verificare qual è stato il comportamento del relatore a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Giachetti, perché mi offre la possibilità di concludere questo contenzioso, questo incidente d'Aula, dicendo semplicemente che, per poter disporre la visione dei filmati, occorre interpellare il Presidente Fico. Lo farò quando possibile, intanto vi chiedo di poter procedere alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.010 Quartapelle Procopio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.010 Quartapelle Procopio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.1 Quartapelle Procopio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, il contenuto dell'emendamento è molto semplice, si tratta di completare la formazione della Guardia costiera libica in materia di diritti umani e primo soccorso. È sostanzialmente un emendamento anche a garanzia di quello che diceva prima il sottosegretario Molteni, e già su questo noi abbiamo dei problemi, perché in Commissione esteri ci avete detto che il parere all'emendamento è contrario perché già si sta facendo mentre questa mattina, in Commissione bilancio, invece, si è detto che il parere all'emendamento è contrario perché servirebbero degli stanziamenti in più. Io credo che la materia dell'emendamento sia importante, e forse voi, al netto della vostra confusione, dite che il parere è contrario perché in realtà non avete voluto accettare, su questo provvedimento, nessun suggerimento da parte dell'opposizione.

Quindi, Presidente, mi rivolgo per suo tramite sia ai componenti del Governo che al MoVimento 5 Stelle: la Libia è un interesse nazionale, è un interesse dell'Italia, è parte importante, consuma quasi il 50 per cento dei nostri sforzi in politica estera, siamo sicuramente diversi, ma noi vorremmo su questa materia arrivare a una composizione dell'interesse nazionale, ma il vostro comportamento in Commissione e poi in Aula - per tacere dell'episodio assolutamente esecrabile di prima che ha visto protagonista il collega Zoffili - ci dicono un'altra cosa, cioè che a voi, del sostegno dell'opposizione su una questione che riguarda l'interesse del Paese, interessa poco. Qui mi rivolgo, per il tramite della Presidenza, al MoVimento 5 Stelle, in particolare alla collega Di Stasio, che questa mattina si è riempita la bocca delle parole “diritti umani” invocando discontinuità con quanto fatto in precedenza su questi temi. Non c'è stato solo l'intervento del collega Minniti, c'è anche una sostanziale differenza quando si sta al Governo e quando si sta all'opposizione. Quando si sta al Governo, non è più occasione per accusare; voi avete la possibilità di fare, e questo è un emendamento che potreste benissimo accogliere senza stravolgere nulla del provvedimento, invece ancora una volta ci avete opposto un parere contrario. Ci avete opposto un parere contrario, ma la Commissione ha la possibilità di esprimere un parere diverso da quello del Governo. Voi non avete voluto farlo, perché la differenza tra voi e noi è che, come ha spiegato prima il collega Minniti, quando noi abbiamo fatto uno sforzo di relazioni con la Libia, ci siamo sforzati di far sì che il tema dei diritti umani fosse alto nell'interlocuzione con la Libia; ci siamo sforzati di portare i diritti umani nei campi; ci siamo sforzati di migliorare la situazione dei diritti umani in Libia; voi oggi rifiutate un semplice emendamento che dice che la formazione della Guardia costiera libica deve essere completata anche da una formazione specifica in materia di diritti umani.

Ora la situazione è cambiata, siete voi al Governo, siete voi in maggioranza, voi avete la responsabilità di tradurre le parole in fatti. E sul tema dei diritti umani - mi dispiace - questa mattina abbiamo visto tante accuse e pochissime assunzione di responsabilità. Questo emendamento è l'emendamento che davvero ci dice che le vostre intenzioni sono molto diverse da quello che poi predicate, e predicate anche con metodi violenti, come abbiamo visto prima il collega Zoffili nei confronti del collega Migliore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Presidente, se deve visionare le telecamere o riunire l'Ufficio di Presidenza, le sarà più facile verificare le dichiarazioni dell'onorevole Zoffili, che, rivolgendosi ad una collega donna, l'ha definita signora. La pregherei di ricordare al collega che qui ci sono delle deputate e che la prossima volta che ci rivolgiamo a qualche onorevole collega maschio lo chiameremo signore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pini. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi di fare silenzio.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Dunque, sono curiosa di sapere quale scusa troverà il Governo in questo giro per bocciare l'emendamento in esame e anche quale scusa troverà il MoVimento 5 Stelle per non votarlo. In esso si chiede semplicemente un'adeguata preparazione in materia di primo soccorso e di tutela dei diritti umani, secondo gli standard europei a chi sarà sulle motovedette. Ora io capisco che l'ora è tarda e inizia ad esserci un pochino di calo di zuccheri, vi vedo un pochino distratti e disattenti, alcuni, come il relatore, addirittura parecchio nervosi. Sarei però grata al Governo se volesse spiegare, dal momento che ci ha spiegato perché non si poteva far riferimento alla Convenzione di Ginevra, non ha spiegato per quale motivo l'ONU - attendo fiduciosa qualche tweet dei sottosegretari che invece in questo momento pare che siano molto attivi su twitter e un pochino meno nel rispondere in Aula - per quale motivo non si può inserire all'interno del decreto-legge il riferimento a un'adeguata preparazione in materia di primo soccorso e di tutela dei diritti umani di chi materialmente sarà sulle motovedette. È una cosa che mi farebbe molto piacere sapere o, se il Governo non può rispondere, anche il relatore, l'onorevole Zoffili mi pare, se vuole può rispondere senza fare gesti e può alzare il microfono e spiegare per quale motivo è contrario, il signor Zoffili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. A questo punto potremmo sospendere la seduta dopo il voto sull'emendamento 2.1 Quartapelle Procopio e riprendere poi dopo la pausa. Nel frattempo c'è anche la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che sarà la circostanza utile per confrontarci sul prosieguo dei lavori.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, poiché lei ha aderito alla nostra richiesta avanzata in precedenza, rinunziamo ai nostri interventi a titolo personale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà. Mi sembrava che avesse già parlato.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Io non rinuncerò al mio intervento che non è a titolo personale e, anche se si è fatto tardi, però sarà necessario affrontare una serie di questioni che l'emendamento pone e, da questo punto di vista, non vorrei perdere l'occasione avendo davanti i rappresentanti illustri del Governo di porre le domande e, spero, anche di avere qualche risposta. Mi pare di capire che, fuori da una discussione anche molto animata, dentro quest'Aula soprattutto nell'ultima fase abbiamo discusso più di una questione di stile, di toni rispetto a una politica che però ci sembra condivisa cioè… grazie colleghi… mi pare evidente che ci sembra che la discussione si attesti sul modo con cui fare i respingimenti se più o meno crudele, se affidato alla Guardia costiera libica e con quanti mezzi, se ci mettiamo un poco di diritti umani a condimento generale, per così dire, della politica che comunque rimane improntata alla stessa scelta. Io invece vorrei discutere di quello che l'emendamento propone ovvero della formazione della Guardia costiera libica che attiene sia a quella che andrà a gestire le nuove dodici motovedette che gli abbiamo fornito sia a quella che già gestisce le motovedette italiane che sono già state fornite alla Guardia costiera libica. Nello specifico, essendomi trovato nella spiacevole circostanza di dover assistere a quello che è l'esito di uno dei salvataggi…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Palazzotto. C'è un brusio diffuso che rende impossibile l'ascolto del suo intervento, quindi chiedo all'Aula cortesemente di fare silenzio per consentire a tutti di ascoltare il deputato Palazzotto. Chi avesse necessità di parlare, è pregato di uscire dall'Aula.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Credo che il brusio sia dovuto a un eccesso di salivazione dato che è l'ora di pranzo, Presidente, però ce ne faremo una ragione.

Vorrei parlare di una questione invece molto seria e vorrei anche avere delle risposte dal Governo in tal senso. Il sottoscritto ha assistito all'esito di uno dei salvataggi della Guardia costiera libica. Mi sono trovato personalmente sulla nave di Open Arms ad assistere al salvamento di Josepha, l'unica sopravvissuta a bordo di un relitto dove erano stati abbandonati i cadaveri di una donna e di un bambino e il corpo ancora vivo di una donna che noi abbiamo salvato.

Ora, al netto della considerazione politica sul fatto dell'utilità o meno, è evidente che, in quel caso, la nave di Open Arms ha fatto la differenza tra la vita e la morte e ha sottratto al lungo elenco di morti nel Mediterraneo un'altra donna che si sarebbe aggiunta.

C'è un tema che, purtroppo, è forse stato più tragico e più drammatico della stessa circostanza ovvero la reazione del Governo italiano rispetto alla vicenda. Un minuto dopo, senza neanche accertarsi di che cosa era accaduto, il Ministro dell'Interno Salvini ha avuto, per così dire, la cortesia di dichiarare che si trattava di una bufala, di una notizia inventata e, ancora oggi, per coprire quella boutade del Ministro Salvini, nonostante diversi atti parlamentari e un question time con il Ministro Toninelli, il sottoscritto non è riuscito ad avere una versione ufficiale da parte del nostro Governo su cosa è accaduto in quel tratto di mare la notte tra il 16 e il 17 luglio.

Adesso sono presenti il sottosegretario Di Stefano e il sottosegretario Molteni che potrebbero, per favore, dirci che cosa è accaduto, perché la mia versione dei fatti, che ho testimoniato in più occasioni, è che una motovedetta libica intervenuta per portar via le altre centocinquanta persone e oltre che stavano a bordo di quel gommone ha lasciato lì tre persone. Quale che siano le motivazioni per cui l'ha fatto, possiamo anche discuterne e capirlo: io penso perché non volevano salire a bordo, magari erano svenute e le hanno ritenute morte tutte e tre.

Però, c'è un punto vero, che ad oggi il mio Governo non mi dice chi è che ha lasciato quei cadaveri in mare e questa è una cosa di una gravità inaudita perché ha dato vita a una campagna di mistificazione, di delegittimazione pubblica e istituzionale animata dal Ministro dell'Interno che è stato il mandante di quella che poi è diventata la campagna dello smalto.

Se noi abbiamo istituzioni che arrivano a un livello così basso nell'alimentare istinti primordiali nella pancia del Paese, pretendo che il Governo venga in quest'Aula e fornisca delle risposte.

Ci sono domande ben precise: ci dica che cosa è accaduto in quel tratto di mare e se realmente ritiene che quella storia sia stata totalmente inventata.

Concludo, per stare al tema dell'emendamento, che è evidente come la Guardia costiera libica, anche in funzione del Memorandum sottoscritto precedentemente, non sia in grado di salvare vite umane. Ci sono diversi video di operazioni di salvataggio…

PRESIDENTE. Concluda.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). …dove addirittura una motovedetta della Guardia costiera libica accelera passando sulle persone in mare e uccidendone circa cinquanta. Non hanno i salvagenti, non hanno gli strumenti…

PRESIDENTE. Grazie. Deve concludere.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Fanno solo respingimenti illegali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il nostro voto di astensione sull'emendamento proposto per le ragioni che in precedenza il collega Crosetto ha argomentato precisamente, perché riteniamo normale che si possa arrivare a una formazione secondo gli standard europei rispettosa dei diritti umani, ma è altrettanto normale che non si possa pensare di attendere nell'utilizzo degli strumenti di cui dotiamo la Guardia costiera per fermare la vera e propria invasione che sta colpendo la nostra nazione e che vede lesi i diritti degli italiani, che per me vengono prima di ogni altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Quartapelle Procopio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Sospendiamo a questo punto, come d'accordo, l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Bitonci, Claudio Borghi, Brescia, Castiello, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Dieni, Durigon, Gregorio Fontana, Fraccaro, Gallo, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Lollobrigida, Lorenzin, Losacco, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Francesco Silvestri, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1004)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli emendamenti.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1004)

Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che l'ordine del giorno n. 9/1004/1 deve intendersi a prima firma del deputato Fornaro. Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Prego, sottosegretario Molteni.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Il Governo esprime contrario sull'ordine del giorno n. 9/1004/1 Fornaro. Sull'ordine del giorno n. 9/1004/2 Cappellacci parere favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”, e poi il dispositivo. Sull'ordine del giorno n. 9/1004/3 De Menech parere favorevole con la riformulazione: “impegna il Governo a continuare a sostenere la suddetta missione”, e poi il resto del dispositivo. Sull'ordine del giorno n. 9/1004/4 Quartapelle Procopio parere favorevole, perché è identico a un ordine del giorno già approvato al Senato, che era a prima firma Alfieri. Sull'ordine del giorno n. 9/1004/5 Fassino parere favorevole con riformulazione. Allora, nelle premesse: “il rapporto delle Nazioni Unite del 12 febbraio 2018, sull'attività della Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia ha offerto una panoramica della attuale situazione dei diritti umani e umanitaria nel paese libico nel quale si fa riferimento a continue denunce e rapporti credibili che asseritamente” - è l'aggiunta che viene fatta - “parlano di torture”, e tutto il resto. In questa frase viene tolto l'ultimo periodo, da “L'ONU sottolinea”, eccetera eccetera, fino a “uso della forza”. Nel dispositivo: “si impegna il Governo a continuare ad adoperarsi nelle opportune sedi diplomatiche affinché lo Stato della Libia”, e poi tutto il resto. Quindi, parere favorevole con riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1004/6 Ceccanti parere favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di sostenere il Governo libico nell'adozione di”, e poi tutto il resto, “iniziative volte a garantire”, come da dispositivo così presentato.

PRESIDENTE. Ordine del giorno Pagani n. 9/1004/7.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sì, l'ordine del giorno Pagani n. 9/1004/7. Aspetti, perché all'ordine del giorno Ceccanti n. 9/1004/6 c'è un'altra riformulazione: nel secondo capoverso del dispositivo, “a continuare ad adoperarsi nelle opportuni sedi diplomatiche affinché lo Stato della Libia aderisca alla Convenzione di Ginevra”, tutto il resto viene cancellato.

PRESIDENTE. Quindi il parere è favorevole con queste riformulazioni.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Con queste riformulazioni, esatto.

Ordine del giorno Pagani n. 9/1004/7

PRESIDENTE. Ordine del giorno Rosato n. 9/1004/8. Ah, ordine del giorno Pagani n. 9/1004/7.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Ordine del giorno Pagani n. 9/1004/7, parere contrario.

Ordine del giorno Rosato n. 9/1004/8, parere favorevole.

Ordine del giorno Suriano n. 9/1004/9, parere favorevole. Nell'impegno manca una parola: “a valutare l'adozione di ogni utile iniziativa”, e poi per il resto parere favorevole.

PRESIDENTE. Quindi tecnicamente è una riformulazione.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. È una riformulazione perché manca un termine. Quindi per favore con riformulazione.

Ordine del giorno numero Di Lauro n. 9/1004/10, parere favorevole con una riformulazione nelle premesse: “il provvedimento in esame è indirizzato”, quindi si toglie tutta la parte “si pone” eccetera eccetera, fino ad “anni”. Quindi: “il provvedimento in esame è indirizzato al rafforzamento degli strumenti operativi”.

Ordine del giorno numero Zanichelli n. 9/1004/11, parere favorevole.

EUGENIO ZOFFILI, Relatore. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUGENIO ZOFFILI, Relatore. Presidente, dato che mi considero una persona seria e perbene, e in particolare rispetto ad un tema così delicato che stiamo trattando, un tema a cui ognuno di noi tiene molto, e che magari può far anche accalorare, in cui sono coinvolte su un tema che riguarda anche persone morte in mare, nel rispetto…

PRESIDENTE. Chiedo scusa: se riguarda l'episodio della mattinata, la prego di fare un intervento di fine seduta, perché è proprio farlo a fine seduta, per fatto personale. Quindi le chiedo…

EUGENIO ZOFFILI, Relatore. Ho finito, Presidente. Sì, concludo. Sono due righe, Presidente, e ho concluso.

Nel rispetto… Lo dico anche come relatore: nel rispetto dell'importante lavoro che sta svolgendo quest'Aula, nel rispetto del lavoro che è stato svolto dalle Commissioni, a partire dalla esteri e tutte le altre Commissioni coinvolte, io mi sento per suo tramite di chiedere scusa all'Assemblea (Applausi)

PRESIDENTE. La ringrazio. Allora abbiamo fatto bene a farla parlare.

EUGENIO ZOFFILI, Relatore….per il ruolo, Presidente, di relatore che ricopro, se le mie parole e le mie espressioni sono state male interpretate, tali da generare un clima che non è consono dell'Aula di Montecitorio (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Fornaro n. 9/1004/1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Do atto al Governo evidentemente di una coerenza nel negare il parere favorevole a questo ordine del giorno. Però credo che sia giusto porlo in votazione, perché è anche il senso di quello che abbiamo provato a svolgere in quest'Aula: noi in prima battuta non abbiamo presentato emendamenti, e ci siamo associati in un secondo momento (lo ringrazio ancora) alla questione pregiudiziale del collega Magi, e abbiamo invece voluto presentare questo ordine del giorno; che non sto a di nuovo ripresentare nella parte delle premesse, perché di fatto ritorna sulle questioni che ci hanno visto impegnati tutta la mattina, e quindi è la fotografia delle vicende relative al rapporto delle Nazioni Unite, alle condanne subite dall'Italia rispetto a respingimenti arbitrari, la Convenzione di Ginevra.

In buona sostanza, nel dispositivo noi impegnavamo il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni in esame, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a subordinare la cessione di unità navali ad un impegno da parte del Governo libico, affinché venga affermato lo Stato di diritto, e siano quindi garantiti il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza e i diritti umani fondamentali ai richiedenti asilo e ai migranti; e intervenire presso le autorità libiche al fine di porre fine alle condotte inaccettabili richiamate in premessa.

Mi permetto di richiedere al Governo, nonostante il parere negativo ma penso di cogliere in questo la sensibilità anche dei sottosegretari che sono presenti, la necessità che nella fase poi attuativa di questo decreto-legge, qualora venga convertito, c'è ovviamente una fase intermedia, e in questa fase intermedia si tenga conto anche di questa nostra richiesta, che in qualche modo viene poi ripresa da una lettura veloce (mi sento di poterlo affermare) in alcuni degli ordini del giorno che sono stati invece approvati. Quindi, da questo punto di vista, senza subordinare evidentemente l'attuazione del decreto-legge, però i temi che abbiamo proposto in questo nostro ordine del giorno non sono - vorrei sottolinearlo in questa sede con forza - temi strumentali, sono temi reali; e quindi chiediamo che il Governo nella fase attuativa comunque tenga conto di queste preoccupazioni, che crediamo possono essere condivise: che siano garantiti il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza e i diritti umani fondamentali ai richiedenti asilo e ai migranti. E quindi da questo punto di vista chiediamo di mettere in votazione questo ordine del giorno con questo spirito e per questo indirizzo morale, in qualche modo, che consegniamo al Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boldrini n. 9/1004/1, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Ordine del giorno Cappellacci n. 9/1004/2, il parere del Governo è favorevole con riformulazione. Quindi, accettate la riformulazione?

Passiamo quindi all'ordine del giorno De Menech n. 9/1004/3, parere favorevole con riformulazione da parte del Governo. La riformulazione è accettata.

Passiamo quindi all'ordine del giorno Quartapelle Procopio n. 9/1004/4, parere favorevole. Non c'è nessuno che vuole parlare: perfetto, andiamo avanti.

Ordine del giorno Fassino n. 9/1004/5, parere favorevole con riformulazione. Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione proposta dal Governo.

PIERO FASSINO (PD). Presidente, siamo d'accordo sulla riformulazione in ragione tale che possa essere accolto.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1004/6 Ceccanti, parere favorevole con riformulazione. Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione proposta dal Governo.

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, accettiamo la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene.

Ordine del giorno n. 9/1004/7 Pagani, non accettato dal Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1004/7 Pagani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Ordine del giorno n. 9/1004/8 Rosato, parere favorevole del Governo.

Sull'ordine del giorno n. 9/1004/9 Suriano, c'è il parere favorevole del Governo con una riformulazione che, in realtà, gli uffici mi comunicano che era già stata fatta dagli uffici stessi, perché l'ordine giorno mancava di una parola. Quindi, siamo d'accordo sul fatto che l'ordine del giorno, così come è stato riformulato dal Governo ma, in realtà, già dagli uffici, ha parere favorevole da parte del Governo stesso e, quindi, probabilmente non lo votiamo, giustamente, perché è accolto.

Ordine del giorno n. 9/1004/10 Di Lauro, con parere favorevole e con riformulazione sulle premesse da parte del Governo. Prendo atto che la deputata Di Lauro accetta la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/1004/11 Zanichelli, parere favorevole del Governo.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1004)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Quanti minuti ho, Presidente?

PRESIDENTE. Dieci minuti per lei.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie. Quello che è emerso dal dibattito di questa mattina purtroppo è quello che già avevamo sostenuto nel corso della discussione sulle linee generali, cioè che questo provvedimento è nei fatti un provvedimento inemendabile, ed è inemendabile perché la questione di fondo non è tanto la questione delle dodici motovedette o 24 o 36 o quelle che questo Governo riuscirà a dare e quando le riuscirà a dare. La questione di fondo è nella illusione che questo Governo sta coltivando - ed è un'illusione pericolosa - sul fatto di avere dall'altra parte un interlocutore, un interlocutore che possa garantire fondamentalmente quello che solo interessa a questo Governo, quello che solo è funzionale alla produzione del consenso in questo momento nel nostro Paese.

È preoccupante questa illusione, perché ci racconta di un modo di fare alquanto leggero di questo Governo in politica estera. Questo è un decreto che ha pochissimi articoli e che non dice nulla della consapevolezza che il nostro Governo ha - ammesso che ce l'abbia - della reale situazione della Libia.

Lo dicevamo nella discussione sulle linee generali e abbiamo provato a ribadirlo stamattina: la situazione in Libia è molto peggiorata negli ultimi mesi ed è molto peggiorata per i libici. Infatti, aumenta il numero delle persone che provano a scappare da quel Paese, dei libici che provano a fuggire da quel Paese. Si pone, quindi, anche il problema di come il nostro Paese si comporti in termini di riconoscere un'accoglienza e una protezione ai libici che scappano. Avrete visto, nei giorni scorsi, le immagini delle file davanti agli istituti bancari di persone che in Libia provano a ritirare i loro soldi. Avrete saputo delle difficoltà di approvvigionamento di beni alimentari essenziali. Allora, in queste condizioni è pericolosamente illusorio pensare di poter contare su quel Paese, che, come è stato detto e ripetuto più volte, non vede un Governo effettivo, non vede poteri che siano effettivi, che siano legittimati, che siano riconosciuti. È ancora più difficile e - permettetemi - ipocrita chiedere a quell'interlocutore di fare questa cosa che il Governo italiano gli chiede, cioè sostanzialmente di bloccare le partenze o di respingere le persone nel rispetto dei diritti umani.

Abbiamo tentato di sollevare una questione seria, quella più seria di tutte e che ci sembrava collegata a questo provvedimento, cioè quella del diritto d'asilo. Purtroppo, non ci sembra che ci sia attenzione da parte di questo Governo e gli interventi dei rappresentanti del Governo, questa mattina, lo hanno ribadito in maniera chiara, ma, anche se non ci fossero stati questi, abbiamo tutti i giorni un Ministro dell'Interno che in tutti i modi ce lo ricorda.

Ci sono alcuni valori costituzionali, diciamo pure alcuni di quei principi fondamentali della nostra Costituzione, come il diritto d'asilo, che sono considerati alla stregua di fastidi da questo Governo, tant'è vero che poi il Ministero dell'Interno interviene con una circolare più volte, dicendo alle Commissioni: qui si riconosce troppa protezione umanitaria, nel nostro Paese; si dimentica che quella protezione umanitaria è esattamente lo strumento che discende direttamente dall'articolo 10 della nostra Costituzione. I nostri padri costituenti avevano inteso porre tra i principi fondamentali da tutelare quello del diritto d'asilo, perché erano convinti che - e non dovremmo dimenticarcelo - nella nostra Costituzione e per la nostra Costituzione non c'è differenza tra cittadini italiani e altri esseri umani.

Ed è proprio il diritto d'asilo, così come è scritto nella nostra Costituzione, che rappresenta quest'approccio importante. Ci fu un dibattito serio e approfondito nell'Assemblea costituente su questo e si arrivò al prevalere proprio del fatto che il riconoscimento dell'asilo per la nostra Repubblica non dipende dal fatto di essere stati degli eroi da qualche parte e di essere stati perseguitati per quello che si era fatto, ma dipende dal fatto di fuggire da Paesi nei quali gli stessi diritti fondamentali e le stesse libertà fondamentali, che sono riconosciuti dalla nostra Costituzione, non sono riconosciuti in quei Paesi.

Qui, sta la gravità dell'approccio che esprimete con il vostro decreto, che è un approccio bidimensionale; voi pensate che, esclusivamente con la fornitura di questi mezzi, riuscirete a porre un argine a un fenomeno, come si dice sempre, epocale, strutturale e rispetto al quale servirebbe ben altro approccio.

Questa è, sostanzialmente, la difficoltà che il vostro Governo troverà; la troverà nei prossimi mesi, la troverà quando la situazione in Libia, probabilmente, si aggraverà ancora; e non basterà, a quel punto, che voi veniate qui a dirci e a raccontarci che, in realtà, la maggior parte delle persone che partono e che scappano da lì lo fanno illegalmente; questa è un'altra questione che è emersa, purtroppo, anche in diversi ordini del giorno presentati, e non solamente di maggioranza.

Quando si dice: bisogna contrapporsi all'immigrazione illegale, bisogna specificare “illegale” in base a quale ordinamento. In base al nostro ordinamento, chi viene nel nostro Paese e chiede protezione non deve avere un'autorizzazione per farlo. Solo per il fatto che chiede protezione e finché non gli viene riconosciuta o meno, il nostro Paese è obbligato a fornire protezione a questi cittadini; questo è il motivo per cui questo provvedimento serve solamente a fornire strumenti per i respingimenti; lo ripetiamo, sono respingimenti fatti in maniera delegata, fatti per interposta persona, e tutte le capriole a cui abbiamo assistito in questo dibattito e tutti gli sforzi non nascondono e non possono nascondere il fatto che il vostro è un approccio che lede gravemente la nostra Costituzione e lede il complesso di strumenti del diritto internazionale al quale, ancora, il nostro Stato e le nostre leggi dovrebbero essere ancorati.

Per questo, voteremo contro senza esitazioni su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, come componente Minoranze Linguistiche, valutiamo questo decreto come il primo passo di un accordo con la Libia per contrastare il traffico di vite umane nel Mediterraneo.

Riteniamo giusto proseguire con il controllo dei flussi migratori iniziato nella precedente legislatura, sia per rafforzare il senso di sicurezza che ci chiedono i nostri cittadini, sia per difendere la dignità di tutti i migranti che vivono onestamente nel nostro Paese. Noi riteniamo che l'unico porto sicuro, qui e altrove, non sia quello difeso dai blocchi navali o dai respingimenti, ma che l'unico porto sicuro è uno solo, la civiltà.

Per questa ragione, sappiamo che non possiamo fermarci a questo provvedimento, ma vi chiediamo, già da domani, di andare oltre, giacché, come ho sentito da parte dei rappresentanti del Governo e dal sottosegretario Molteni, venerdì, durante la discussione e anche questa mattina, questo decreto è soltanto una delle misure iniziali.

È evidente che noi non potremo stare a guardare quando si formerà un serraglio umano in Libia, in condizioni anche peggiori di queste, quando inizieranno a fermarsi le partenze.

Noi quindi ci impegniamo ed esprimiamo un voto favorevole, oggi, a questo decreto, nella condizione che esso sia seguito, come da voi dichiarato, da altre misure urgenti, quale, in primis, il riconoscimento che in Libia c'è un'emergenza umanitaria e che, come parte di una comunità europea ed internazionale, questa emergenza, non solo ci riguarda, ma ci tocca profondamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Presidente, colleghi, signori del Governo, permettetemi di fare una premessa a questa discussione. Come dicevo prima, le decisioni che assumiamo in quest'Aula faranno la differenza tra la vita e la morte di alcune persone e, pertanto, così come tante altre decisioni che vengono prese fanno quella differenza, questo tipo di decisioni, in particolare, non lo fa per responsabilità indiretta, ma per una responsabilità diretta. Quindi, quello che vi chiedo è di avere, intanto, rispetto per le persone che sono morte e che, probabilmente, moriranno a causa di scelte politiche che il nostro, come altri Governi, ha fatto.

Ecco, proprio da qui voglio partire rispetto a un'assunzione di responsabilità; noi non possiamo pensare che, con atti o omissioni, non abbiamo alcuna responsabilità rispetto a quello che sta accadendo o è accaduto nel Mediterraneo centrale. Noi ne siamo responsabili e ne siamo responsabili per un complesso di scelte politiche che, nel corso degli anni, sono state fatte dal nostro Governo, dai Governi europei e dai governi occidentali; un complesso di scelte politiche che ha riguardato non solo la gestione dei flussi migratori, ma che ha riguardato, più complessivamente, l'impianto di politica estera che questo Paese ha messo in campo, insieme ai suoi alleati storici.

Penso, in primo luogo, ai conflitti, perché, quando parliamo di flussi migratori, non possiamo ignorare quelle che sono le cause all'origine di quei flussi e, quindi, ignorare il fatto che noi siamo corresponsabili di buona parte dei conflitti che si sono combattuti e da cui, oggi, scappano molte di quelle persone. Possiamo forse ritenere che davanti al flusso migratorio in origine dalla Siria non vi siano responsabilità da parte di questo Governo e dei governi occidentali, anche in maniera diretta rispetto a un intervento scomposto come è stato quello in Iraq, che ha determinato l'inizio di un'instabilità regionale che ha coinvolto, anche, dopo, la Siria? Possiamo forse autoassolverci rispetto a questo? C'è mai stata una discussione rispetto a chi ha sostenuto, negli anni, la necessità di un intervento militare in Iraq, per esportare la democrazia o per proteggere l'umanità dalle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein? Ha mai fatto ammenda per quell'errore politico che è costato centinaia di migliaia di morti e conseguenze politiche, geopolitiche sul piano dell'instabilità che sono all'origine della condizione generale che, oggi, sta producendo questo fenomeno? Penso di no; penso che noi non possiamo autoassolverci rispetto a questo e che, quindi, forse dovremmo ragionare di quali sono le nostre responsabilità.

Come dicevo prima, è dovere morale oltre che politico di chi ha l'onore e l'onere di svolgere il nostro lavoro qui dentro quello di sapere di che cosa si parla, di vedere, di conoscere, di toccare con mano. È anche per questo che io, oltre alle ragioni politiche che mi hanno portato a farlo, ho scelto di imbarcarmi su una missione della Open Arms, per andare, lì, nel Mediterraneo centrale, a vedere coi miei occhi che cosa accadeva, per testimoniare quello che accade in quel tratto di mare e come opera la Guardia costiera libica. Ed è lì che abbiamo visto esattamente e testimoniato che cosa accade, quando una motovedetta libica o una motovedetta italiana che noi abbiamo dato ai libici effettua un salvataggio, quali sono le condizioni e le garanzie dei diritti umani, colleghi del Partito Democratico, che queste motovedette rispettano, quali sono gli strumenti di salvataggio che hanno, quali sono le morti che causano e le responsabilità che si portano dietro. Ma, come dicevo, abbiamo il dovere morale di sapere, ma anche di dire la verità e, quindi, vorrei che noi provassimo a mettere dentro questo ragionamento una parte di verità rispetto a che cos'è la Libia oggi. Ne abbiamo discusso prima: continuare a considerare la Libia un'entità statuale è una grande ipocrisia, da parte di questo Governo. La Libia non è uno Stato. Non lo era già quando c'era Gheddafi, che esercitava il potere in maniera alquanto discutibile come dittatore - anche dentro una trattativa costante con le tribù e le milizie che controllava e con l'esercizio della forza -, non lo è a maggior ragione dopo l'intervento militare che ha completamente devastato quella piccola impalcatura statuale che rimaneva. Quindi dovremmo almeno avere l'onestà intellettuale di dire qui che noi abbiamo fatto e continuiamo a fare accordi non con un'entità statuale, ma che siamo andati a stringere accordi direttamente con le entità municipali nella migliore delle ipotesi, con le entità tribali, che riguardano l'organizzazione statuale e sociale della Libia, e molto spesso direttamente con le milizie, che spesso sono legate alle tribù, a volte le stesse che gestivano e che continuano a gestire in molti casi il traffico di esseri umani. Abbiamo il dovere di dirlo questo, altrimenti non solo prendiamo in giro gli italiani, ma ci prendiamo in giro da soli, se noi continuiamo a far finta di discutere della sottoscrizione della Convenzione di Ginevra da parte di un'entità statuale che non esiste e non ha gli strumenti per farlo.

Al massimo possiamo averlo come auspicio, che un giorno ci sia uno Stato con cui si possa intrattenere una relazione e che possa sottoscrivere la Convenzione di Ginevra. Anzi, dovrebbe essere il lavoro principale, quello di ricostruire un'entità statuale, cosa a cui i nostri Governi, quelli precedenti e quello attuale, non stanno lavorando e non hanno lavorato, perché, quando continuiamo a tacere o a nascondere sotto il tappeto il vero conflitto che si svolge in Libia ormai dal 2011, che è quello tra interessi diversi tra noi, i nostri amici francesi e quelli inglesi, rispetto alle aree di influenza che possiamo avere, agli interessi energetici che in quel Paese ci sono e che hanno determinato buona parte delle scelte libiche, vogliamo discutere degli inviati speciali dell'ONU che si sono susseguiti per affrontare la crisi libica? Vogliamo discutere di qualcuno che era stato pagato dagli Emirati Arabi - per cui è andato a lavorare un minuto dopo -, che ha costantemente sabotato qualunque ipotesi di accordo tra il Governo di Tripoli e quello di Haftar perché aveva bisogno di continuare a mantenere una situazione di destabilizzazione di quel territorio? Io penso che dovremmo discutere di questo, e vi chiedo, per favore, di non far finta di non sapere chi è la Guardia costiera libica, chi sono le milizie con cui noi facciamo accordi, perché altrimenti, ripeto, continuiamo a prendere in giro gli italiani.

Ma c'è un'altra questione, che riguarda lo stato di diritto, e riguarda più in generale le politiche migratorie che sono state messe in campo dall'Unione europea e da questo Paese, che è il punto su cui c'è una diversità di pensiero da parte nostra, come Liberi e Uguali, rispetto all'intero arco parlamentare. Lo dico anche rispetto ai colleghi del PD: noi non condividiamo l'idea che il fenomeno migratorio si affronti, esternalizzando le frontiere, spostando più a sud o più a est le frontiere, magari pagando qualcuno per fare il lavoro sporco, per bloccare quelle frontiere con metodi che violano le convenzioni internazionali e i diritti umani senza che noi ne possiamo rispondere, anche perché abbiamo allontanato dagli occhi dell'opinione pubblica quello che accade in Turchia dopo l'accordo che abbiamo fatto con Erdogan, a cui abbiamo dato 6 miliardi di euro per trattenere i rifugiati provenienti dalla Siria con la forza. Oppure, quello che stiamo facendo oggi in Libia o quello che abbiamo provato a fare con il Sudan. Il nostro Governo è stato protagonista di un accordo con la polizia sudanese - la polizia sudanese! - organizzata da dei criminali che sono stati condannati per crimini contro l'umanità. Il Capo di Stato del Sudan, al-Bashir, è l'unico Capo di Stato che vanta due condanne alla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità: e questi noi li riteniamo interlocutori?

PRESIDENTE. Concluda.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Concludo, Presidente. C'è un punto vero: noi su questo non ci arrenderemo. Penso che voi potete provare a fermare la storia con le mani, ma non ci riuscirete.

Siamo davanti a un fenomeno storico strutturale del nostro tempo. Viviamo in un mondo che tutti noi abbiamo contribuito a costruire in cui si muovono liberamente merci e capitali; l'idea che si possano fermare gli essere umani è un'idea antistorica. Noi sappiamo che oggi, davanti alle paure, all'insicurezza, al desiderio di protezione che la crisi economica e quel processo economico di globalizzazione ha determinato, questa battaglia non produce consenso; e sappiamo benissimo che cosa significa oggi schierarsi da questa parte della storia, ma lo facciamo perché sappiamo di essere dalla parte giusta. Lo facciamo perché un giorno ci sarà un tribunale a giudicare l'operato di questi e di altri Governi e le responsabilità storiche rispetto al genocidio che si consuma nel Mediterraneo e alla deportazione che subiscono ogni giorno donne, uomini e bambini dentro quelli che sono veri e propri campi di concentramento, come ci dicono le Nazioni Unite.

PRESIDENTE. Concluda.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Questo tribunale sicuramente arriverà, e se non arriverà, sarà quello della storia, e noi saremo lì per testimoniare che, anche se in pochi, c'eravamo schierati dalla parte giusta, dalla parte dove si difendeva la nostra civiltà, la civiltà dei diritti umani e la nostra umanità (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Del Mastro delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, preannuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia, pur in un contesto che noi riteniamo ancora troppo timido. Non cadiamo nella trappola, nel trappolone straordinario, di coloro che oggi evocano per la prima volta problemi relativi ai diritti, al rispetto dei diritti umani e al diritto d'asilo dei profughi. O meglio, laddove la questione di pregiudizialità viene proposta da +Europa, riconosciamo quantomeno una sorta di coerenza, troviamo francamente stucchevole e incredibile che medesima questione venga posta, ancorché in fase emendativa e non di pregiudizialità, dal PD. Voglio tentare di spiegare il perché. Noi oggi votiamo un decreto che si inserisce all'interno di un memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo del contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di essere umani sottoscritto il 2 febbraio 2017 dal Presidente del Consiglio, Gentiloni. Allora quello era il luogo, anche per gerarchia delle fonti, dove eventualmente inserire, se davvero si fossero nutriti questi timori, il sacrosanto rispetto dei diritti umani e civili, del diritto d'asilo. Eppure, all'epoca - io me lo sono andato a leggere oggi, con curiosità e con grande attenzione -, non una sola riga è stata spesa dal centrosinistra e dal Presidente del Consiglio, Gentiloni, all'interno di quel memorandum, che oggi consente, come momento attuativo, questo decreto-legge, per i diritti umani e per il diritto d'asilo. Allora, o vogliamo raccontare in quest'Aula che, per definizione, quando le operazioni vengono fatte dal centrosinistra, in virtù di un appannaggio divino, i diritti umani e civili ed il diritto d'asilo verrebbero magicamente rispettati, e che, quando invece le mette in piedi qualsivoglia altro Governo che non sia di sinistra razzialmente predeterminato, è a calpestare i diritti umani, oppure il grande fallimento della mancanza del tema dei diritti umani è imputabile solo ed esclusivamente a coloro che il 2 febbraio 2017, quindi da Gentiloni in giù, avevano sottoscritto questo memorandum. È per questo che io trovo speciose e strumentali queste polemiche che avvengono sulla pelle di persone che trovano la morte nel Mediterraneo. E trovano la morte, signori, non perché qualcuno vuole contrastare la tratta degli esseri umani, ma trovano la morte perché qualcuno mette in campo la tratta degli esseri umani.

Abbiamo chiesto e non ottenuto che questo Governo subordinasse la cessione delle dodici unità navali ai libici alla realizzazione del blocco navale. Abbiamo chiesto, cioè, a questo Governo, più coraggio e meno timidezza. Abbiamo chiesto più coerenza a Lega Nord, che assieme a noi aveva sottoscritto un programma elettorale all'interno del quale il blocco navale era elemento di intervento radicale nel contesto mediterraneo e lo abbiamo chiesto perché il primo diritto che vogliamo garantire è la sicurezza dei confini, la sicurezza delle frontiere e la sicurezza del popolo italiano, ma nell'intima convinzione che il blocco navale garantisce esattamente il rispetto dei diritti umani più volte evocato in quest'Aula o quantomeno lo garantisce maggiormente di quanto non lo garantiscano i trafficanti di esseri umani ai quali noi vorremmo consegnarli stando qua a discutere della favola dei diritti umani: infatti, non possiamo prendere una decisione di contrasto radicale, netto, fortissimo nei confronti degli scafisti perché dobbiamo prioritariamente discutere dei diritti umani. Come diceva Voltaire, a volte capita che il meglio sia nemico banalmente del bene e chi ci racconta cosa sarebbe meglio oggi, dimenticandosi di farlo quando tempestivamente poteva farlo, oggi altro non faccia che prolungare la situazione sotto gli occhi di tutti noi che è sul Mare Nostrum, sul Mediterraneo.

A sentire, d'altro canto, certi sinistri interventi sembrerebbe quasi che i profughi, i sedicenti profughi richiedenti asilo possano trovare maggiori diritti nelle mani di quei galantuomini che sono gli scafisti piuttosto che nelle autorità libiche. E sembrerebbe quasi che il blocco navale sia un atto di guerra alla Libia e non agli scafisti e ancora sembrerebbe che il blocco navale per definizione vada contro i diritti dei profughi e non contro gli interessi degli scafisti: il blocco navale è, viceversa, a nostro modo di giudicare, quel passo in più, quel cambio di passo che avremmo voluto ottenere dal decreto-legge che pure voteremo. Il blocco navale è invece guerra aperta e senza quartiere a quell'ignobile e perversa catena di interessi che scaturisce dagli scafisti, transita attraverso le ONG, approda in Italia con le cooperative rosse e termina con gli avvocati di soccorso rosso che guadagnano di gratuito patrocinio, ammessi di default, all'incirca 750 euro per un'udienza da due minuti: ci credo che quegli uomini siano legulei dei diritti umani nel mondo. E allora, tornando a Voltaire, il meglio è nemico del bene e certo sarebbe stato meglio coinvolgere il mondo intero per garantire il rispetto dei diritti umani, sarebbe stato meglio: è però bene combattere gli scafisti; è però bene impedire le partenze; è però bene salvare vite umane perché banalmente, se non partono, non affondano; è però bene ripristinare e difendere i nostri confini. Ma vi è di più, per noi subordinare il presente decreto-legge al blocco navale avrebbe indirettamente significato quello che diceva sagacemente il collega Elio Vito: passare alla terza fase della missione Sophia. Vedete, o non solo Gentiloni è il primo dei razzisti che nega i diritti umani ma anche a questo punto l'Europa e l'ONU, oppure la terza fase della missione Sophia prevede - lo leggo testualmente - la neutralizzazione delle imbarcazioni e delle strutture logistiche usate dai contrabbandieri e dai trafficanti sia in mare sia in terra. Ecco a cosa serve il blocco navale: a non far partire le navi e a iniziare la terza fase della missione Sophia che è aggredire sistematicamente imbarcazioni e basi logistiche degli scafisti sia in mare sia in terra. Ecco cosa oggi noi votiamo senza se e senza ma: votiamo una battaglia che inizia oggi contro la tratta degli esseri umani sulle nostre coste e contro la immigrazione clandestina e sollecitiamo il Governo a un vero cambio di passo. Ha ragione sotto certi aspetti il PD a rivendicare che vi è una sorta di continuità perché la discontinuità si applica con il blocco navale e si applica con la terza fase dell'operazione Sophia e si applica con una lotta senza quartiere agli scafisti, con la neutralizzazione delle strutture logistiche.

Questo noi avremmo chiesto al Governo: meno timidezza e più coraggio, meno continuità e più discontinuità…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Mi avvio alla conclusione. Noi avremmo chiesto al Governo maggiore assunzione della lucida responsabilità che la guerra agli scafisti si fa con le autorità libiche o, banalmente, non si fa. Ogni volta - termino, Presidente - che si alimentano dubbi sulle operazioni che si fanno congiuntamente con le autorità libiche, si agevolano gli scafisti, che non temono i convegni sui diritti umani, non temono le ONG, ma temono il blocco navale e il contrasto via mare e via terra della tratta degli esseri umani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, è del tutto evidente che questo non è un semplice dibattito sul destino di alcune vecchie imbarcazioni. La discussione di oggi è lo spunto per parlare della politica dell'Italia sul tema delle migrazioni, della quale la cessione delle motovedette alla Libia è ovviamente solo un tassello, ma con un forte valore emblematico.

Il dramma migratorio è la prima grande emergenza mondiale del ventunesimo secolo. È un dramma determinato a sua volta da fenomeni epocali: l'esplosione demografica dell'Africa subsahariana; il crollo della natalità in Europa; l'incapacità dei Paesi africani di svilupparsi per le carenze delle loro classi dirigenti, ma anche per un difetto di globalizzazione - sottolineo: un difetto e non un eccesso della globalizzazione, come troppo spesso si dice -; infine, per la crescita vertiginosa di nuove tecnologie, che rendono il confronto tra modelli di vita drammaticamente evidente per tutti. Possiamo davvero credere che popoli giovani e poveri in poderosa crescita demografica rimangano a guardare lo stile di vita di un'Europa ricca, di un'Europa invecchiata, di un'Europa spopolata, di un'Europa priva di fiducia in se stessa? Che rimangano solo a guardare i livelli di benessere che vedono ogni giorno in ogni dettaglio in televisione o attraverso la rete? E, ancora, è pensabile che gli straordinari benefici che la globalizzazione ha portato ad altre economie, per esempio ai Paesi dell'Asia orientale, non riguardino in alcun modo un miliardo di esseri umani?

Corruzione e tirannia dei governanti, mancanza di cultura d'impresa, ma anche limiti al commercio internazionale che penalizzano la fragile imprenditoria locale e persino, paradossalmente, l'effetto corruttivo e assistenziale degli aiuti umanitari: tutte queste sono le ragioni di un circolo vizioso di sottosviluppo. Se non riusciamo a spezzarlo in altro modo, tale circolo si spezzerà comunque da solo, rovesciando sulle nostre coste europee non più centinaia di migliaia, ma decine di milioni di esseri umani disperati e, quindi, pronti a tutto.

Di fronte a questo, cosa potrebbero fare non dico le nostre povere motovedette, ma neppure le flotte meglio armate e addestrate del pianeta? Quando parliamo di Piano Marshall per l'Africa, come ha fatto per primo il Presidente Berlusconi, abbiamo ben chiaro tale quadro drammatico: un Piano Marshall che non si limiti a portare investimenti, che pure sono necessari e in misura colossale; un Piano Marshall che ponga le risorse locali in condizione di svilupparsi, l'imprenditoria africana di consolidarsi anche in partnership con le nostre imprese, i sistemi finanziari di funzionare, le strutture statuali di fare la loro parte.

È necessario avviare lo stesso circolo virtuoso che ha consentito, per esempio, a molti Paesi dell'Asia di passare, in pochi decenni, dal sottosviluppo all'avanguardia della crescita. Può essere realisticamente l'Italia a mettere in moto un meccanismo di questa portata? Evidentemente no. Il nostro Paese non ha né le dimensioni né il peso politico, a maggior ragione in questi ultimi anni, per orientare le scelte globali del pianeta.

C'è un soggetto che può farlo invece: si chiama Europa ed è per questo che l'Europa per noi è una scelta obbligata e fuori dalla famiglia europea saremmo perduti, perché solo l'Europa ha la dimensione numerica, politica ed economica per farsi promotrice di una svolta negli indirizzi globali del pianeta. Ciò a patto naturalmente di un'Europa consapevole finalmente del suo ruolo storico, un'Europa che non può essere quella dei burocrati di Bruxelles o dei piccoli interessi nazionali, un'Europa che sia un grande spazio di libertà e di civiltà, un'Europa consapevole delle sue radici giudaico-cristiane e greco-romane, un'Europa orgogliosa della sua cultura liberale, sulla quale fondare una politica estera comune degna di questo nome.

A questa Europa non dobbiamo mendicare di accogliere qualche rifugiato in più; si tratterebbe, comunque, di poche migliaia di persone. Dobbiamo chiedere di essere protagonista di scelte coraggiose e di scelte radicali nell'interesse degli africani e di quello di noi europei.

Onorevoli colleghi, i Governi italiani per troppi anni hanno ignorato questi problemi. Il buonismo da salotto di certa sinistra non ha voluto guardare alla disperazione dei più deboli. Commuoversi per le tragedie in mare non serve ad evitare una morte atroce a tanti innocenti; preoccuparsi quando le nostre periferie diventano ghetti incontrollabili non significa né bonificarle né renderle più sicure.

È evidente per ogni persona civile che un essere umano che rischia la vita in mare va soccorso, va curato, va protetto; su questo non può esserci nessuna discussione. Nessuno di noi può essere indifferente di fronte alle scene di dolore, di disperazione e di morte che accadono a poche miglia dalle nostre coste. È una tragedia che fa inorridire ogni persona civile e, a questo proposito, vorrei che anche da parte di membri del nostro Governo - non alludo certo al sottosegretario Molteni, che è persona amabilissima - ma vorrei che da parte di tutti i membri del nostro Governo si evitasse ogni tentazione di sarcasmi, di banalizzazioni, di ostentazioni muscolari di fronte alla sofferenza. Da cristiani, da liberali, da donne e uomini di centrodestra, diciamo con chiarezza che questa non è e non sarà mai la nostra cultura né la nostra sensibilità.

Diciamo, però, anche ai colleghi della sinistra che la responsabilità più grave è la loro. Lo dico con rammarico per la stima personale che ho per diversi di loro, ma i loro Governi avevano perso il contatto con la realtà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Avete confuso la gestione delle singole emergenze, il soccorso in mare, la cura dei naufraghi, la tutela di chi ha diritto di protezione con il problema strutturale, che avete lasciato aggravare fino alla soglia drammatica di oggi. Avete rinunciato per molti anni a seguire la strada attraverso la quale i Governi Berlusconi avevano ridotto il fenomeno degli sbarchi fino ad azzerarlo.

Di più, colleghi della sinistra: avete osteggiato le scelte strategiche con le quali il nostro Governo aveva stabilizzato la sponda sud del Mediterraneo. Se gli altri Paesi dell'Occidente hanno gravi colpe nel sostegno alle cosiddette primavere arabe, la sinistra italiana non è certo innocente. Il Governo Berlusconi fu lasciato solo anche dai massimi livelli istituzionali, anche dall'opposizione, anche dai grandi giornali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), nel tentare di frenare la follia dell'attacco alla Libia. I bombardieri francesi, che fecero a pezzi la stabilità della Libia e con essa la nostra sicurezza nazionale, volavano fra gli applausi di tante menti illuminate della sinistra italiana, quelle che consideravano Gheddafi un compagno che sbaglia, quando sosteneva il terrorismo palestinese, e poi, improvvisamente, scoprirono in lui il tiranno solo quando cominciò a collaborare davvero con il nostro Governo.

Solo da qualche tempo si è assistito, prima da parte del Governo Gentiloni e poi da parte del Governo Conte, a un'inversione di tendenza. Con anni di ritardo si è ripresa la strada tracciata dal Governo Berlusconi. Con qualche timidezza cominciò il Ministro Minniti, che doveva tenere conto delle divisioni laceranti nel suo partito e nella sua maggioranza; timidezze e lacerazioni che, a quanto vedo seguendo il dibattito, non sono finite neppure oggi.

Di timidezza, certo, invece non soffre il Ministro Salvini, che ha una maggioranza altrettanto divisa alle spalle, ma che delle divisioni e delle remore dei Cinquestelle palesemente - scusatemi - se ne infischia.

Chiudere la rotta del Mediterraneo, senza fare affogare nessuno, senza lasciare donne e bambini alla deriva per settimane in cerca di un approdo, ma fermando, invece, il flusso dei migranti in Africa, è l'unica strada sensata che un Governo italiano, qualsiasi Governo, può pensare di seguire.

Non possiamo, quindi, non guardare con favore al fatto che si torni finalmente alle politiche che il Governo Berlusconi, con lungimiranza, aveva posto in essere già dieci anni fa. La continuità nella politica estera è un valore prezioso per un grande Paese. Stabilizzare la situazione in Libia, nella prospettiva che quel Paese torni ad essere governato da istituzioni riconosciute, e non da bande incontrollabili, è il primo passo su questa strada.

Noi sappiamo benissimo, sarebbe ipocrita negarlo, che i migranti bloccati in Libia sono nelle mani di criminali; sappiamo che vivono spesso in condizioni disperate. Il Presidente del Parlamento europeo fra i tanti ha testimoniato le storie orrende di questi infelici. E qui voglio cogliere l'occasione per ringraziare Antonio Tajani per quanto sta facendo nel suo ruolo autorevole di Presidente dell'unico organo rappresentativo dei popoli d'Europa perché l'Unione europea sia protagonista di una politica responsabile verso l'Africa. Stabilizzare la Libia, dicevo e concludo. Questo significa stabilizzare il Governo Sarraj, senza ignorare che esiste anche un Governo Haftar che è rappresentativo di una parte importante del Paese; significa dare al Governo legittimo libico, quello di Tripoli, i mezzi per controllare la situazione.

Le nostre motovedette sono un passo in questa strada; un piccolo passo, forse, ma finalmente nella direzione giusta. Non è l'unico da parte del Governo su questa materia, dobbiamo darne atto ai nostri amici della Lega, che già in campagna elettorale avevano condiviso con noi la necessità di un cambio di passo. E noi naturalmente lo sosterremo, l'interesse nazionale per noi di Forza Italia viene sempre prima di ogni calcolo di convenienza politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente- Congratulazioni).

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sull'ordine dei lavori, soltanto per informare l'Aula del grave incidente che è occorso sull'A14, con l'esplosione di un TIR di combustibile e con morti e più di cinquanta feriti. Penso che sia doveroso informarne l'Aula. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei. Magari ci accertiamo bene dell'accaduto. Nel frattempo proseguiamo con le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, Presidente. Noi qui esaminiamo un decreto per la cessione di dieci motovedette, più due altri mezzi navali, al Governo libico, in particolare alla Guardia costiera libica, e, come è già stato ricordato anche dal sottosegretario Molteni, questo provvedimento in realtà non è che un provvedimento applicativo di impegni che sono stati precedentemente assunti anche dai Governi precedenti all'attuale, in particolare impegni che sono contenuti nel memorandum sottoscritto dal Primo Ministro, Gentiloni e dal Primo Ministro, Sarraj nel febbraio dello scorso anno. E quindi, sul merito della cessione delle motovedette dico che non abbiamo alcuna obiezione e non riteniamo che sia questa la materia del contendere. Ma ogni atto, soprattutto quando un atto si colloca dentro una crisi così complessa come la crisi libica, va valutato non solo in sé, ma per lo scenario entro cui si colloca. Come diceva il mio professore di filologia, vale il testo, ma vale anche il contesto. E in questo caso il testo è chiaro, le motovedette; il contesto, invece, suscita in noi molte preoccupazione e molte ragioni di dissenso rispetto alle scelte che sono state operate in questi mesi dal Governo.

Lo scenario, il contesto è profondamente mutato. È profondamente mutato intanto perché voi avete scelto di gestire il dossier migratorio in relazione alla vicenda libica con una esibizione di muscoli che fin qui non ci ha portato ad alcun risultato. Il Regolamento di Dublino continua a essere quello, e anzi, il Consiglio europeo ha stabilito e riconfermato che si può modificare soltanto con il consenso di tutti i Paesi membri, il che equivale a dire che non si modificherà. Il controllo comune delle frontiere esterne continua a essere un progetto su cui si stanno operando delle verifiche. Le piattaforme europee di sbarco sono enunciate, ma non vi è alcun progetto in itinere.

La ricollocazione in altri Paesi stenta, e segnalo che i pochi Paesi che si dicono disposti a ricollocare sono quelli con cui il Governo italiano è entrato ripetutamente in conflitto, mentre non accettano di accogliere neanche un profugo o un migrante quei Paesi che, secondo il Ministro Salvini, dovrebbero essere i nostri partner in Europa. Non vi è alle viste nessuna normativa omogenea europea sull'asilo. Insomma, i dieci punti con cui il Presidente del Consiglio Conte si è presentato qui ed è andato al Consiglio europeo nei giorni successivi non ha prodotto fin qui alcun risultato. E, anzi, noi rischiamo di essere vieppiù isolati. Ma non è solo questo che ci preoccupa, ed è già motivo, io credo, di grande preoccupazione. Ci preoccupa una rinuncia che voi avete fatto a esercitare un ruolo di leadership nella vicenda libica e nel Mediterraneo.

Mentre Trump e Conte esaltano un presunto ruolo italiano di leadership, peraltro vago, e io mi auguro che il Presidente del Consiglio venga in Parlamento alla ripresa a dirci quali sono i contenuti di questo ruolo.

La verità è che voi state muovendovi esattamente in senso opposto: avete bloccato i corridoi umanitari, quei corridoi umanitari legali che, organizzati insieme all'UNHCR e insieme all'Organizzazione internazionale per le migrazioni, hanno permesso già di salvare la vita di 300 donne e bambini, e altri 1.500 selezionati dall'UNHCR potrebbero essere salvati. Avete bloccato il coordinamento che la Guardia costiera italiana esercitava nel Mediterraneo, un coordinamento che vedeva la nostra Guardia costiera svolgere un ruolo di guida nei confronti di Guardia costiera libica, UNHCR, organizzazioni non governative, Frontex e missione Sophia: tutto questo oggi cade, avete dato mandato alla Guardia costiera italiana di non più esercitare questa funzione, sperando che possa essere esercitata dalla guardia costiera libica che con tutta evidenza non è in grado di svolgere questo ruolo. Avete messo in causa quell'equilibrio tra salvaguardia dei confini e salvaguardia delle vite che è un elemento fondamentale di una politica di gestione, sia delle funzioni migratorie e sia della crisi libica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): perché la salvaguardia dei confini - io credo dovreste prenderne atto, uscendo dalla propaganda - in buona misura è stata garantita. Segnalo che il numero dei migranti e dei profughi che sono approdati alle nostre coste è passato da 181 mila nel 2016, a 119 mila nel 2017, 18 mila nel 2018, e soltanto se si prende l'anno tra il 1° giugno 2017 e il 1° giugno 2018 la diminuzione è stata di 50 mila persone: quindi non c'è l'invasione di migranti che viene enfaticamente tutti i giorni evocata per determinare un clima ansiogeno e di paura nell'opinione pubblica. Ma mentre i flussi sono diminuiti e sono fermi non sono diminuiti i morti, che invece sono aumentati, in quella che ancora oggi l'UNHCR ha definito la rotta più letale al mondo di migranti: anche questa è una responsabilità di cui noi vi facciamo carico.

E quando si fa riferimento alle condizioni di vita nei campi libici, anche su questo voi avete messo in campo un'iniziativa che pregiudica quello che è stato faticosamente acquisito da un lavoro del Ministro Minniti, così come la riduzione del numero dei migranti: perché fino a dieci mesi fa né l'UNHCR né l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (ve lo ha ricordato Minniti stamattina) avevano accesso alla Libia, operavano da Tunisi. Da dieci mesi a questa parte operano in Libia, grazie all'iniziativa del Governo italiano, hanno potuto agevolare 25 mila rimpatri di persone che non avevano diritto all'asilo verso i Paesi d'origine: e tutto questo rischia di essere compromesso, perché il venir meno di un sostegno forte all'UNHCR, all'Organizzazione internazionale per le migrazioni li indebolirà anche agli occhi delle autorità libiche, che non sono poi così particolarmente generose nel riconoscere il ruolo di queste organizzazioni internazionali.

Insomma, come vedete, mettete in discussione la missione Sophia. Insomma, tutta una serie di atti di rinuncia: atti di rinuncia che mettono in causa il ruolo che l'Italia può esercitare di leadership nel Mediterraneo, mettono in causa quel presunto ruolo di leadership che gli Stati Uniti vorrebbero che noi esercitassimo, e mettono in causa la possibilità quindi di dare alla Libia una condizione di stabilità e di sicurezza, così come cresce ancora di più una condizione di insicurezza nel Mediterraneo. E quando voi evocate il tema dell'Africa, dicendo: sì, ma il problema è quello di dare una risposta in loco, nei Paesi africani, voi dite una cosa che naturalmente è vera; ma non la dite solo voi, la diciamo tutti, perché la demografia da questo punto di vista è impietosa: 4 miliardi di persone abiteranno in Africa alla fine di questo secolo, sono oggi 1 miliardo 250 milioni: diventeranno 2 miliardi e mezzo nel 2050 e 4 miliardi su 11 miliardi di popolazione totale alla fine di questo secolo. Un Paese come la Nigeria diventerà alla fine di questo secolo il terzo Paese per popolazione al mondo con 600 milioni di abitanti, davanti agli Stati Uniti.

Ora, è chiaro dunque che il problema e il destino di 4 miliardi di persone non può essere affidato alle migrazioni, ed è giusto dunque mettersi in testa di avere una strategia di sviluppo dei Paesi africani. Però anche su questo attenzione, che noi non solo condividiamo questo approccio, ma vi aspettiamo al varco al bilancio: perché se noi vogliamo garantire effettivamente che in Africa si creino condizioni di vita dignitosa per quei Paesi e per milioni e milioni di persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), guardate che non ve la caverete a settembre quando porterete qui il bilancio con qualche briciola alla politica di cooperazione. Perché determinare condizioni di vita dignitose in Africa significa da parte dell'Europa e di ogni Paese europeo, Italia compresa, uno sforzo cospicuo di allocazione di risorse e di politiche nei confronti di quel continente. E, quindi, attenzione a dire: bisogna farli stare meglio là, perché farli stare meglio là presuppone un'assunzione di responsabilità che va molto al di là dell'adozione soltanto di qualche misura simbolica.

Insomma, sono tutte queste le ragioni che ci portano ad una conclusione in sede di voto di questo provvedimento: riconfermando che non abbiamo obiezioni alla cessione delle motovedette, non parteciperemo però al voto, perché le motovedette non possono sostituire o colmare il vuoto di una strategia. Il vostro messaggio in realtà è un messaggio molto semplicistico, che dice: vi diamo le motovedette e poi è affare vostro, cari amici libici. È una linea di chiusura, è una linea di ripiegamento.

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO FASSINO (PD). Non basta dire, come dice Salvini ovunque… Ho finito. Non basta dire, come dice Salvini ovunque: l'importante è che non arrivino, perché se non arrivare significa che nei campi sono violati costantemente e brutalmente i diritti umani, se farli non arrivare vuol dire che i migranti scelgono in realtà altre rotte e in altro modo arriveranno, se non farli arrivare vuol dire essere insensibili alle morti che ogni giorno si perpetuano nel Mediterraneo,…

PRESIDENTE. Deve concludere, collega Fassino.

PIERO FASSINO (PD). …ebbene, noi su questo davvero non possiamo seguirvi,…

PRESIDENTE. Grazie.

PIERO FASSINO (PD). …perché voi state mettendo a rischio il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo, state mettendo a rischio la stabilità e i processi di stabilizzazione della Libia, mettete in discussione la sicurezza dell'intero bacino mediterraneo. E su questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Signor Presidente, colleghi deputati, riprendo proprio l'ultimo intervento, quello dell'onorevole Fassino, perché analizzando il testo non si può che essere d'accordo: c'è una sostanziale continuità in politica estera dell'azione di questo Governo con la conversione in legge del decreto-legge n. 84 del 2018. Una continuità in politica estera che viene da lontano: quantomeno dal Trattato di Bengasi del 2008, passando per la Dichiarazione di Tripoli del 2012, fino ad arrivare al più volte citato memorandum di intesa. Memorandum di intesa che, è giusto ripetere ancora una volta, all'articolo 5 quei diritti umani, quei principi umanitari, quegli accordi internazionali li cita, li contempla, e quell'articolo 5 è parte integrante del provvedimento in esame.

Non concordo assolutamente quando si dice che noi non contribuiamo alla stabilizzazione della Libia: noi vogliamo stabilizzare la Libia. Primo compito, grado zero di uno Stato, è il controllo delle frontiere, e proprio al controllo delle frontiere noi contribuiamo con queste 12 motovedette: per la precisione, 10 motovedette classe 500 delle capitanerie di porto e della Guardia costiera, e 2 unità navali classe Corrubia della Guardia di finanza. Questi mezzi saranno utilizzati per il contrasto alla tratta di esseri umani nel Mediterraneo centrale, per rendere sicura la navigazione, ma soprattutto - lo ribadiamo con forza - per salvare vite umane.

Qui oggi si è fatto tanto parlare di diritti umani, con la deputata Emiliozzi che, in discussione generale, l'ha ricordato, ci troviamo d'accordo e vogliamo riaffermare che i diritti umani non sono monopolio, preda direi, di una sola parte politica.

Detto questo, sulla continuità, il testo del provvedimento, riprendendo ancora l'intervento precedente, c'è anche un contesto, contesto che è radicalmente mutato. Qui c'è una prospettiva nuova dell'azione del Governo, una prospettiva totalmente nuova, una prospettiva che fa sì che l'Italia esprima di nuovo una politica estera nel quadrante del Mediterraneo centrale, una politica estera che da una prospettiva nuova affronta il tema delle migrazioni, tema che, come è stato giustamente più volte ricordato, è epocale. Il tema delle migrazioni oggi si vede sotto una luce nuova, contrastando con ogni mezzo la tratta di esseri umani e in 60 giorni si sono fatti miracoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Il Governo, con i Ministri Moavero, Trenta e Salvini, si è recato in missione in Libia e sta dedicando un'enorme attenzione alla stabilizzazione di quel Paese, un'enorme attenzione che si ritrova anche in tutti i vertici che sono stati tenuti negli ultimi 60 giorni dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno scorso, laddove l'Italia, per la prima volta, ha chiesto che ci sia un impegno comune nel controllo delle frontiere esterne dell'Unione e che l'Italia non sia più lasciata sola e questo l'ha fatto anche chiedendo la revisione del mandato dell'operazione Eunavfor Med Sophia, operazione che ha visto scaricare 40 mila persone solo sulle coste e nei porti italiani (40 mila persone dal 2015). Anche qui l'Italia è stata lasciata sola e i Governi precedenti non si sono saputi far rispettare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). I prossimi 21 agosto e 28 agosto ci saranno due nuove riunioni del COPS. In queste riunioni speriamo con tutti noi stessi che gli altri Paesi finalmente capiscano che quello spazio, che per ora è stato lasciato in bianco e che prevede i nuovi POS, place of security, sia riempito e che altri Paesi concorrano con noi nel gestire quella che è un'emergenza - lo ripeto - epocale.

Ma c'è stata anche il vertice della NATO dell'11 luglio, vertice durante il quale è stata ribadita la centralità del Mediterraneo, centralità del Mediterraneo che vedrà nell'hub di Napoli la base. La centralità del Mediterraneo è nella lotta al traffico di esseri umani ma anche - ed è un tema importantissimo - al contrasto all'infiltrazione di elementi terroristici proprio su quelle navi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Per noi, a differenza di quanto detto prima, è stato un successo enorme invece il vertice tenutosi il 30 luglio scorso tra Trump e il Premier Conte, perché lì è stato riconosciuto di nuovo il ruolo di leader di cabina di regia dell'Italia sulla Libia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). La politica della Lega è molto chiara: porti chiusi, cuori aperti. Porti chiusi e abbiamo visto con che strategia, con quali accordi e con quali pressioni sugli alleati europei. Però - e sono parole di Matteo Salvini - non basta chiudere ma bisogna dare una prospettiva, sostenere l'economia e il lavoro nei Paesi d'origine. E come sostenerla se non investendo risorse? Il Vicepremier Salvini ha anticipato che questo Governo stanzierà almeno un miliardo di euro per lo sviluppo dell'Africa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), uno sviluppo dell'Africa che non può ignorare che nella stessa Libia il 30 per cento del PIL si stima essere legato, collegato e derivante dal traffico di esseri umani. Quindi, non potremo lasciare sola la Libia e continuerà l'operazione di cooperazione con questo Paese.

Quanto ai corridoi umanitari, è ferma volontà del Governo - ed è stato più volte ribadito dal sottosegretario Molteni - di aprire questi corridoi umanitari e l'ha fatto anche il nostro responsabile federale dell'immigrazione, Toni Iwobi, che al Senato ha detto che non bisogna che muoiano le persone nel Mar Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), persone che hanno diritto alla protezione internazionale, ma bisogna che queste persone, appunto, abbiano accesso a un corridoio umanitario, che deve partire da quegli hotspot che devono essere costituiti nei Paesi del Sahel e della fascia subsahariana.

Abbiamo tanto parlato, però, in quest'Aula di diritto a emigrare, di tutela dei migranti, ma forse ci siamo dimenticati delle parole di Papa Benedetto XVI, laddove affermava, nel 2013, che c'è un diritto a non emigrare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), un diritto primario dell'uomo a vivere nella propria patria, e noi per questo ci batteremo.

Vengo ora alla dichiarazione di voto. Io non ho ben compreso l'atteggiamento del Partito Democratico, che al Senato ha votato con tutta l'Aula, con quattro contrari e un astenuto, sul provvedimento in questione e qui, invece, pare che si veda sottoposto un altro testo. Così non è. E, allora, la mia dichiarazione di voto, quella della Lega, non è altro che un citare l'intervento al Senato del senatore Alfieri, che, dopo aver disquisito sulla situazione di difficoltà della statualità libica e sulla diversa percezione e situazione dei diritti umani in Libia, così dice: “Dunque, per questo motivo, non dovremmo avere rapporti e non dovremmo tentare di costruire dei ponti con un Paese che è di fronte a noi, la cui relazione è strategica, non fosse altro per il fatto che siamo immersi nel Mediterraneo e, anche non volendo, subiamo gli effetti negativi di un contesto non stabilizzato?”.

Voteremo convintamente a favore (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Sabrina De Carlo. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CARLO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, il decreto che stiamo per approvare in questo ramo del Parlamento rappresenta il concretizzarsi di un intento che questo Governo ha espresso fin dal suo insediamento. L'Italia continua a fare la sua parte in Europa e a salvare vite umane, ma è giusto pretendere che non sia più lasciata sola.

Per questa ragione, visti i consistenti flussi migratori verso il nostro Paese e la preoccupante situazione di stabilità interna della Libia, riteniamo decisive le finalità contenute in questo decreto.

La prima è il rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi che possa fungere da supporto a quell'azione, divenuta ormai urgente, di fronteggiare la pressione migratoria cui l'Italia è da tempo sottoposta.

Visti i precedenti accordi tra i due Paesi, richiamati anche dal preambolo del decreto-legge, quali il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia, la Dichiarazione di Tripoli del 21 gennaio 2012, il Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo e del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di essere umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica italiana, riteniamo altresì doveroso il supporto alla Libia tramite la cessione di questi mezzi, in osservanza ad una stretta collaborazione già ampiamente avviata in passato.

Cogliamo, pertanto, il carattere d'urgenza del decreto in esame, che cede dodici unità navali, dieci in dotazione alla Capitaneria di porto-Guardia costiera e due della Guardia di finanza. È, inoltre, apprezzabile che la consegna avvenga esclusivamente a seguito del ricondizionamento ai massimi livelli di efficienza e pulitura della livrea. Riteniamo importante, inoltre, che la cessione avvenga a titolo esclusivamente gratuito, proprio a sottolineare l'importante sforzo che il nostro Paese compie in osservanza di quel proposito di buona cooperazione che con questo decreto diventa realtà tangibile.

Nella stessa direzione si inquadra la previsione che sia l'Italia a coprire i costi di consegna dal nostro Paese alla Libia, oltre alla fornitura di supporto logistico, in attesa che il personale libico acquisisca le capacità necessarie a procedere autonomamente, e, fino al 31 dicembre, all'organizzazione di attività addestrative e di formazione nonché alla fornitura di ricambi per la manutenzione degli apparati propulsivi. Si tratta di uno sforzo ammirevole e di un impegno concreto per un vero Governo di cambiamento.

In merito all'organizzazione di attività addestrative del personale libico, si rende necessario puntualizzare che questo strumento era già nelle previsioni del Governo di centrodestra, datato 2007-2008. Sono le stesse intenzioni dichiarate dal Governo che ci ha preceduto; ricordiamo, infatti, il ripristino e la consegna di dieci mezzi, che vennero già dati alla Libia, anni prima, dal Governo di centrodestra e, nel 2017, un Ministro del PD partecipava alla cerimonia di consegna di questi mezzi insieme ai ministri libici.

Ci chiediamo, oggi, cosa sia cambiato. Eccola, quindi, la marcata differenza tra l'attuale Governo e il precedente. Il Governo del cambiamento, quello che dichiara lo porta a termine in tempi celeri. Manteniamo, quindi, vivo il patto di fiducia stretto con i cittadini in campagna elettorale e quanto messo nero su bianco nel contratto di Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Oggi, invece, assistiamo a uno sdoppiamento di personalità di quel partito, che rinnega, persino, le azioni che ha intrapreso un anno fa, quando era al Governo. Ma la ragione è chiara: andare a tutti i costi contro il Governo giallo-verde. Signor Presidente, vuole sapere cosa stanno dimostrando le opposizioni? Che, se avessimo una soluzione immediata alle guerre nel mondo, loro inizierebbero a fare il tifo per i conflitti, pur di remarci contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e c'è di più, con il loro voto contrario, oggi, confermano che di questo Paese non gli importa, non lo hanno a cuore; ciò che hanno a cuore sono i loro conflitti interni, le lotte intestine tra le correnti di un partito ormai ridotto in pezzi, la stessa fine che avrebbero fatto fare all'Italia, se fosse rimasta nelle loro mani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

D'altra parte, in questi anni, abbiamo visto cosa e come hanno fatto gli amici del PD. Basti pensare a Buzzi, alle coop di “mafia capitale”, alle cooperative siciliane, care agli amici di Alfano; in due parole, hanno svenduto l'Italia in cerca di flessibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La Libia è indiscutibilmente un Paese in evoluzione e a certificarlo è il riconoscimento, poco più di un mese fa, della prima zona SAR sul territorio di Tripoli e questo è un chiaro segnale della crescita del territorio libico, come Paese, e dell'assunzione di responsabilità.

Anche e soprattutto per questo, merita il nostro aiuto e sostegno con lo strumento dell'addestramento utile a salvaguardare e osservare la disciplina dei diritti umani. Sì, i diritti umani, quelli che le opposizioni ci accusano di violare con questo provvedimento; quelli che alle opposizioni piace sbandierare, azionando la macchina del fango e pronunciando, in favore di telecamere, falsità e indecenti bugie, che alimentano esclusivamente la convinzione nei cittadini che nulla è stato fatto in concreto prima di questo momento per salvaguardare quei diritti, che, a parole, sono estremamente facili da menzionare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E sappiano le opposizioni, troppo prese dall'esercizio della demagogia, che addestrare e istruire il personale libico altro non è che seminare la cultura del rispetto e della salvaguardia della dignità umana, così in terra come in mare. E sappiano ancora che è questo lo strumento più efficace nelle nostre mani per spegnere quel fuoco dell'odio che, giorno dopo giorno, loro alimentano, puntando il dito contro chi ha a cuore l'esistenza di uomini, donne e bambini, costretti a imbarcarsi in cerca di un futuro migliore.

Avremo abbastanza a cuore il rispetto dei diritti umani anche per chi popola i banchi delle opposizioni, troppo prese dalle guerre mediatiche, sterili, vuote di contenuti e completamente inadeguate a fronteggiare una situazione tanto drammatica, che richiede una serietà che hanno dimostrato di non possedere (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Tuteleremo le vite di tutti, non solo di chi attraversa il mare, e lo faremo, anche, impedendo le traversate della morte, perché esiste un percorso strutturato e legale ed è questo il più importante successo cui il Governo mira. Lo faremo in osservanza di quei principi che appartengono alla nostra cultura, ma che sono estranei alla loro; opereremo con cura e dedizione, perché in territorio libico mai più nessuno subisca violenze e ingiustizie.

Questo è il nostro impegno, che si scontra con l'inconsistenza delle loro false denunce e questa è la sostanziale differenza tra noi e loro: portare a termine e meglio quanto hanno più volte dichiarato di voler attuare, senza però riuscirci (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo - lo ribadiamo - era il medesimo percorso iniziato da loro.

Ancora in tema di diritti umani, ricordiamo che circa ventimila salvataggi sono stati realizzati dalle autorità libiche nel 2017; ma c'è di più, l'Italia opera in Libia anche a sostegno delle organizzazioni internazionali impegnate nella gestione del fenomeno dei rimpatri volontari.

Sono, infatti, significative le risorse che il Governo italiano ha stanziato nell'ambito del Fondo per l'Africa, in favore delle principali organizzazioni internazionali che operano in Libia ovvero l'Alto commissariato per i diritti umani e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni. È questo un percorso che, siamo certi, il Governo vorrà proseguire e migliorare.

La cessione a titolo gratuito delle motovedette rappresenta pertanto solo un tassello nell'ambito di un'azione complessiva a sostegno della stabilizzazione libica e di quella disponibilità dell'Italia a fare la sua parte nella drammatica gestione dei flussi migratori che interessa il nostro Paese, abbandonato a se stesso e lasciato solo troppo a lungo.

Le misure disposte da questo decreto contengono, a nostro avviso, un carattere di indiscutibile buonsenso, pur consapevoli che questo non basterà e che bisognerà lavorare per stabilizzare lo scenario, rafforzare lo Stato di diritto e la tutela delle dignità delle persone sul suolo del nascente Stato libico. È questo il momento di iniziare a intensificare la cooperazione con organizzazioni come l'UNHCR e l'OIM che sono presenti a Tripoli, in attesa di una solidarietà condivisa e che l'Europa si faccia carico in modo solidale del fenomeno migratorio. Ma è fondamentale collaborare da subito, in modo fattivo per debellare i naufragi di migranti in mezzo al Mediterraneo.

Quindi, Presidente, per tutte le ragioni illustrate, noi del MoVimento 5 Stelle votiamo convintamente a favore di questo decreto e lo riteniamo un passo importante che avvia una stagione di vero cambiamento nel panorama internazionale. Si tratta di un solco in un terreno di civiltà, umanità, cooperazione e salvaguardia delle vite umane che noi intendiamo percorrere (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Colleghi, dopo l'intervento in dichiarazione di voto del deputato Fassino ci sarebbero dovuti essere gli altri eventuali interventi del Partito Democratico; tuttavia, accogliamo la richiesta e diamo la parola al deputato Migliore (Commenti). Prego, ne ha facoltà. Beh, l'italiano non è un'opinione, mi pare di aver ricostruito perfettamente le questioni, per come si sono svolte, grazie, collega Rosato. Prego, onorevole Migliore.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signor Presidente, la nostra volontà di rispettare sempre, non solo quello che è il Regolamento, ma anche le prassi, in questo caso ci è stata difficile da attuare, perché abbiamo ascoltato le opinioni diverse che si sono sovrapposte, che si sono susseguite nel corso delle dichiarazioni di voto, e devo dire che nella dichiarazione di voto del collega Fassino sono state ripercorse tutte le necessarie costruzioni che abbiamo messo in campo, anche per cercare di dare una mano al Governo, proprio per realizzare quell'obiettivo che è stato dichiarato anche dagli interventi dei sottosegretari Di Stefano e Molteni, cioè quello di, realmente, acquisire in maniera positiva, un tratto di continuità che facesse riprendere al nostro Paese un ruolo attivo e non solamente passivo e codista nei confronti di questa situazione e di questa emergenza.

Purtroppo, l'intervento del partito di maggioranza, che si è distinto per una totale assenza di qualsiasi contenuto, se non quello di parlare di noi - capisco che è l'argomento sul quale si sono preparati nel corso di questi anni con maggiore dovizia di particolari, ma speravamo di ascoltare qualche contributo anche sul merito del provvedimento - mi induce a pensare che, in quest'Aula, temi fondamentali, come quelli dei diritti umani, vengano sottomessi all'esigenza di realizzare un video per YouTube ad uso e consumo magari di qualche troll non so di che nazione che possa utilizzarlo per poi far camminare continuamente quella odiosa - io sono veramente seccato per questo atteggiamento - campagna che parla solo del nostro partito per nascondere i fallimenti di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Allora io vorrei ripercorrere rapidamente le cose che sono state dette, non da noi, ma dai sottosegretari qui presenti: il lavoro fatto nel corso di questi anni si è caratterizzato per aver affrontato, in particolare sotto il mandato del Ministro Minniti, questo tema in maniera decisa, e il tema è stato affrontato soprattutto mettendo insieme le esigenze di un empowerment della nazione libica e delle sue diverse fazioni, che, come ho ricordato in precedenza, sono in questo momento anche impegnate in una difficile trattativa per quanto riguarda la ricostruzione di un tessuto minimo istituzionale in quel Paese e le esigenze di carattere umanitario. Non so chi ha scritto l'intervento di prima della collega del MoVimento 5 Stelle - immagino lei stessa -, la quale, citando la nostra parte politica, diceva sempre “loro”. Vorrei dire, utilizzando una metafora, che tutti quei soldi, quegli interventi, quell'azione di contrasto, l'attività di cooperazione con l'Africa, la missione che si è determinata nel corso di questi anni, potrebbero essere sintetizzati in una sola frase: sono stati loro. Cioè, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, capisco che voi abbiate la necessità di intestarvi cose che non sono vostre, recentemente anche su questioni che non riguardano questa materia, penso, per esempio, alle assunzioni di 1.200 precari al CNR, visto che erano venuti da un decreto firmato dalla Ministra Madia (n. 75 del 2017), e poi c'erano stati ulteriori 68 milioni per questa stabilizzazione; capisco che voi, quando vi riferite, per esempio, a una serie di interventi che riguardano l'attività di cooperazione su questo tema, vi riferiate a tutti gli interventi che sono stati fatti dal nostro Governo, visto che non avete stanziato un euro in più, per esempio, in questo decreto, anche se c'era tutto lo spazio, in questo decreto, per attuare delle misure e degli interventi che potessero fare in modo da rafforzare anche gli elementi di cooperazione, ma voi vi siete rifiutati, anche rispetto agli emendamenti che abbiamo portato avanti, persino di rafforzare gli strumenti di formazione della Guardia costiera libica, persino di far collaborare in maniera più stringente quelle che erano le organizzazioni non governative e anche le organizzazioni delle Nazioni Unite per il controllo del rispetto dei diritti umani. Quindi parlate di quello che state facendo voi, lo dico anche come suggerimento, tramite il Presidente, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle. So benissimo che all'interno del MoVimento 5 Stelle c'è chi ha sofferto nell'affrontare il tema dei diritti umani con la protervia con la quale in questi mesi si è realizzata l'egemonia leghista.

Alcuni erano contenti, hanno applaudito, hanno sbandierato la loro sottomissione a quello che era l'impianto ideologico della Lega, ma ci sono persone che non sono in grado di poter rappresentare la loro distanza da determinate politiche perché non possono distrarsi da quella che è la linea che viene indicata da chi comanda all'interno del MoVimento 5 Stelle.

Allora, faccio un appello alla vostra libertà intellettuale: parlate meno del PD, parlate di più delle cose che riguardano le vostre ambiguità, che voi cercate di celare sotto la coltre dell'impossibile paragone con il nostro Governo, perché, come qui è stato ribadito anche dal sottosegretario Molteni, una politica come quella che ha fatto il nostro Governo per voi è un miraggio, caro sottosegretario Molteni.

Ciò perché noi - e voglio ricordarlo anche sulla base dell'intervento che ha fatto prima il collega Palazzotto - abbiamo realizzato una diminuzione degli sbarchi e una diminuzione delle persone morte in mare. Non è un caso, onorevole Molteni, che a maggio i morti in mare sono stati otto e, a giugno, quando avete preso voi il comando delle operazioni per impedire alle organizzazioni non governative di collaborare nel salvataggio di quelle che sono le zone di search and rescue sia libiche che internazionali, i morti sono stati centinaia.

È questo quello che vorrei ricordare: l'impegno nel salvare le vite umane, la serietà nel costruire delle proposte di cooperazione, i denari che sono stati destinati a questo fine, la capacità che ha avuto un Governo di immaginare un'azione che fosse complessiva e, infine, il rispetto per chi in mare ha realizzato la più grande operazione di salvataggio della storia del Mediterraneo, la nostra Guardia costiera, che voi avete umiliato escludendola dal dispositivo di sicurezza all'interno del mar Mediterraneo centrale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Per cui – sappiatelo - noi abbiamo, su questi temi, un atteggiamento responsabile e da Paese che conosce quali sono le sue responsabilità, voi vi affidate ad interventi di occasione che non riusciranno neanche lontanamente ad assomigliare a quella che è una proposta di Governo. Del resto, ultimamente si potrebbe citare il vostro contratto di Governo più per le cose che non ci sono che per quelle che ci sono, una specie di abolizione della libertà di pensiero.

PRESIDENTE. Concluda.

GENNARO MIGLIORE (PD). Concludo. Voi non avete fatto quello che bisognava fare: potevate accogliere i nostri suggerimenti e, per colpa di una protervia della maggioranza di Governo, non lo avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo, ma vorrei capire prima se intende parlare a titolo personale o se vuole, invece, fare una dichiarazione di voto, perché nel primo caso dobbiamo dare la precedenza ai colleghi che si sono iscritti a parlare per dichiarazione di voto.

CARLO FATUZZO (FI). L'importante è parlare trenta secondi, quindi anche subito va bene.

PRESIDENTE. Quindi, per dichiarazione di voto.

CARLO FATUZZO (FI). A titolo personale.

PRESIDENTE. Se lei parla per dichiarazione di voto, ha a disposizione anche dieci minuti e può parlare subito, se lo fa a titolo personale, è dopo la conclusione delle dichiarazione di voto degli altri.

CARLO FATUZZO (FI). No, subito.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Poi imparerò, nel corso di questi cinque anni, tutte le sottigliezze del Regolamento.

Su questo argomento delle dodici motovedette alla Libia, pensavo come avrei potuto dire qualcosa di utile alla nostra Assemblea, e mi sono ricordato dei tanti profughi italiani che sono dovuti, in tutta fretta, rientrare in Italia, lasciando beni, attività economiche e commerciali anche molto apprezzate dalla popolazione libica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) - a nome loro ringrazio chi applaude - e che sono stati riconosciuti dallo Stato italiano con un grande aiuto che corrisponde ad un aumento della loro pensione di 33,62 euro.

A me sembrano un po' pochini questi 33,62 euro per un riconoscimento di quanto hanno fatto e hanno dovuto subire. Quindi, sarei veramente felice se l'Aula, oltre che ricordarsi di quanto ricorda con il provvedimento, si ricordasse dei profughi venuti qui dalla Libia affinché abbiano un riconoscimento un po' più importante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) di questi 33 euro e 62 centesimi ai pensionati e, quindi, non posso non dire ancora una volta: viva i pensionati, pensionati all'attacco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Il lavoro che abbiamo voluto fare e al quale abbiamo voluto contribuire con la presentazione degli emendamenti era finalizzato, in particolare, a rafforzare e soprattutto a migliorare il testo del decreto-legge che ci è stato sottoposto da parte del Governo, in realtà nella totale non solo assenza ma, io penso, anche insensibilità di quanto sta avvenendo nel quadro internazionale.

In particolare, la richiesta della sottoscrizione della Convenzione e, più in particolare, dello Statuto dei rifugiati, la proposta riguardante il ruolo che avrebbero, che dovrebbero avere e che vorremmo che continuassero ad avere l'OIM e l'UNHCR sono state difatti respinte al mittente: una proposta che sarebbe stata sicuramente migliorativa rispetto a quella che il Governo ci ha presentato.

Purtroppo, questo non si ferma solo lì, perché questa cessione si colloca dentro uno scenario mediterraneo e migratorio, ma anche dentro uno scenario di quanto attualmente il Ministro Salvini non solo non si sforza di non fare, ma soprattutto nella relazione sia con l'Unione europea sia rispetto alle politiche che sono state attuate fino adesso.

Dunque, il provvedimento si colloca dopo quello che abbiamo attraversato e abbiamo passato negli anni dei Governi precedenti, dopo la missione Triton, la missione Frontex, la missione Sophia, in un quadro di relazioni internazionali anche a livello europeo, mantenendo peraltro un ruolo di regia all'Italia.

Avete sentito anche quanto è avvenuto, nei giorni scorsi, in particolare faccio riferimento al salvataggio di Josephine e a quello sciacallaggio che è avvenuto sul quale, devo dire, forse non abbiamo neanche alzato troppo la voce, neanche il Ministro dell'Interno, che aveva promesso di fatto che avrebbe aperto una sorta di inchiesta, ma non abbiamo saputo più niente, su quella fakenews che, devo dire, era rivoltante non solo nei confronti di quella donna, ma di tutte le persone che sono morte in quella tragedia.

Se questa cessione si colloca all'interno di tale scenario, devo dire che non vediamo politiche che migliorano dal punto di vista soprattutto di uno sguardo interno. La domanda che dovremmo porci è se l'Italia è un Paese più debole o un Paese più forte, per cercare di fare in modo che il tema della migrazione non sia un problema esclusivamente dei Paesi che stanno sul Mediterraneo.

L'Italia, a nostro giudizio, è un Paese più debole e qui sta l'ipocrisia anche del dibattito e, in particolare, faccio anche riferimento alle affermazioni della collega De Carlo, a cui peraltro voglio ricordare il contributo che il MoVimento 5 Stelle ha dato nella passata legislatura, cercando di perseguire dei comuni intenti a cui di fatto la Lega non corrisponde neanche con questo mandato di Governo.

Quindi, non c'è alcun cambiamento per quel che riguarda le politiche d'asilo; non c'è alcun cambiamento rispetto alla possibilità di avere un Trattato di Dublino che sia a tutela delle persone, in particolare che si trovano nella condizione di poter richiedere il permesso e il riconoscimento come rifugiato o asilante. Abbiamo lavorato insieme con i pareri positivi: ricordo anche l'allora collega Rondini della Lega, che purtroppo non siede più qui nei banchi. Spero che in qualche modo quel contributo non venga totalmente disconosciuto dalla nuova ventata della nuova Lega, perché anche in quella circostanza sempre all'interno della Commissione d'inchiesta abbiamo voluto insieme che ci fosse un rinnovo delle competenze all'interno, ad esempio, delle commissioni territoriali che di certo non avete fatto voi ma è dovuto a un bando di chi vi ha preceduto se finalmente in quelle commissioni c'è anche personale che è un po' più attrezzato rispetto alle competenze che servono per affrontare questi temi. Ma non solo: forse è merito anche in questo caso di qualcosa che adesso viene assolutamente disconosciuto in particolare dal MoVimento 5 Stelle e me ne dispiaccio perché devo dire che sia il contributo dato dalla collega Lorefice e dal collega Brescia in quella Commissione d'inchiesta era un contributo di merito che non ha visto distanze con il Partito Democratico, salvo poi venire qui perché bisogna fare una dichiarazione di voto non solo a disconoscere quello che è stato fatto insieme, ma soprattutto a sputare veleno su quanto è stato fatto precedentemente. La cosa che più dispiace è il fatto di voler fare in modo che non si ragioni più in termini emergenziali, cosa che saremo costretti ancora a fare perché - qui mi rivolgo in particolare, tramite il Presidente, al sottosegretario Molteni, persona che stimo - devo dire che, da questo punto di vista, siete gli ultimi a fare tesoro degli interessi degli enti locali in questo caso come in altri. Infatti, soprattutto continuo a battere il chiodo sul punto per due ragioni, anche tre: la prima perché non avete dato risposta agli enti locali; non avete dato risposta sui motivi per i quali non li avete ancora finanziati. Avete 400 milioni su quel capitolo, quindi non è un problema di risorse e se anche non ci fossero le risorse, cosa che peraltro non dimostrate, a proposito di trasparenza, benché sia il problema che peraltro adducete, se anche fosse, voi sapete che per come è attualmente previsto quel decreto del Presidente del Consiglio basta fare una graduatoria e si finanziano con gradualità, se vogliamo veramente che nel Paese non esistano più centri di accoglienza straordinari su cui avete fatto battaglie. Siete andati in tutte le trasmissioni e lo dico da bergamasca e vedo qui tanti consiglieri miei colleghi - potrei farvi nomi e cognomi ma ve li risparmio - che hanno alimentato in particolare quella battaglia. Adesso che questi sindaci vi chiedono di poter aderire, di ampliare il numero dei posti, di avere più posti per l'accoglienza dei minorenni: su quello non state facendo assolutamente niente. Ma voi dovete dire di che cosa fate di quei 400 milioni e questo è un dovere: non è un'opzione che un sottosegretario o un Ministro può compiere nei confronti del Parlamento e non è solo un dovere che avete nei confronti degli enti locali.

Ma non solo, devo dire che abbiamo messo in campo soprattutto politiche che cerchino anche di tutelare i più fragili. Lei si è particolarmente agitato oppure non ha condiviso, come è legittimo, sottosegretario Molteni, quando ho fatto riferimento a quella circolare del Ministro Salvini che invita sempre le commissioni territoriali ad essere meno generose dal punto di vista della disponibilità a riconoscere i permessi umanitari sussidiari e il riconoscimento d'asilo che ovviamente è un atto dovuto.

Ma la cosa che più ci scandalizza - devo dirle - non è che il Ministro di turno può venire a sollecitare o meno le competenze che sono esclusive della commissione e soprattutto la cosa che ci scandalizza è che di quei permessi sussidiari, di quei permessi umanitari sono molte le persone che possono essere donne che hanno subito violenza, minori magari accompagnati dai genitori, persone in condizioni di fragilità, gente che magari ha avuto anche la possibilità di avere un percorso all'interno del nostro Paese, un percorso anche di inserimento lavorativo, perché anche qua, ce lo si dimentica, il diritto d'asilo riconosce dopo trenta giorni che si possa lavorare in questo Paese. E siccome diciamo che è molto meglio che contribuiscano a questo Paese piuttosto che magari semplicemente fare accoglienza, cosa che per noi è un obbligo e un dovuto, anche da questo punto di vista avete fatto un passo indietro. Insomma, testo e contesto. Il contesto è totalmente cambiato rispetto a quello che abbiamo fatto e abbiamo realizzato. Non abbiamo risolto tutto, ne ha la piena consapevolezza e con onestà intellettuale il Ministro Minniti ha ricordato in quale contesto ha fatto gli accordi con la Libia e quali sono state le politiche messe in campo nel mandato dei Governi precedenti. Ma la cosa che non possiamo accettare è che si pensi di poter espungere quello che noi stiamo votando con questo decreto con le azioni che tutti i giorni, in realtà, con una logica soprattutto - guardate, non è solo propaganda - di tensione, che è la volontà vera che voi volete mantenere in questo Paese, perché così garantisce la vostra esistenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, complimenti per la precisione millimetrica.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie mille, Presidente. Il Partito Democratico, come ha sottolineato il collega Fassino, non parteciperà al voto perché noi riteniamo che ci sia una questione, cioè quella dell'interesse nazionale, che è una questione che va al di sopra degli interessi di parte. E purtroppo nella discussione in Commissione e in Aula non abbiamo visto da parte della maggioranza nessuna intenzione di venire incontro a questo tentativo faticoso, difficile, complicato di costruire insieme una posizione che fosse dell'Italia; non della Lega, non del MoVimento 5 Stelle, non del PD, ma una linea che fosse di difesa dell'interesse nazionale dell'Italia. Per noi la Libia è molto di più che solo e semplicemente immigrazione: è sicurezza energetica, è contrasto al terrorismo, è pace e stabilizzazione nel Mediterraneo, ma è soprattutto un Paese amico, a cui ci legano secoli di storia e verso il quale abbiamo anche una certa responsabilità storica del passato recente.

Per queste ragioni riteniamo che non ci sia una posizione nei confronti della Libia che sia giusta o sbagliata, una posizione di parte. Riteniamo che ci debba essere uno sforzo di tutte le forze politiche a trovare un punto di equilibrio sul tema della difesa degli interessi nazionali; e i nostri interessi nazionali sono molto riguardati dal caso e dall'instabilità della Libia. Nella maggioranza non abbiamo visto nessuna intenzione di venirci incontro. Abbiamo, addirittura, ascoltato una dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle che era sostanzialmente una provocazione. Noi non pretendiamo che chi non è stato in quest'Aula nella passata legislatura conosca tutto quello di cui è discusso nel dettaglio, ma vorremmo che venisse riconosciuto uno sforzo che ha fatto l'Italia, già precedentemente, nel formare la Guardia costiera libica, nel portare, come ha detto il collega Minniti, i diritti umani per la prima volta nei campi dove vivono in condizioni bestiali migliaia di donne, di uomini e di bambini. Questo è un risultato che non è ascrivibile a noi o a voi; è un risultato dell'Italia, ed è su questo che l'Italia deve essere un faro in Europa. Se non riusciamo a trovare un punto di equilibrio tra di noi nel Parlamento italiano su quale sia l'interesse dell'Italia, su come noi difendiamo l'interesse dell'Italia, saremo sempre più deboli per difendere questo interesse nelle sedi internazionali.

E sappiamo benissimo che noi, per risolvere, per affrontare seriamente la vicenda libica, lo possiamo fare solo se saremo il cardine tra una seria iniziativa europea e tutto quello che succede in Libia e in Africa. E quindi non parteciperemo al voto perché riteniamo arrogante l'atteggiamento del Governo, che non ha voluto ascoltare le opposizioni; molto negativo l'atteggiamento dei gruppi di maggioranza in Commissione, che hanno fatto finta che non venissero sollevati dei punti su cui si poteva andare d'accordo; e assolutamente negativo l'atteggiamento di alcuni colleghi in Aula, che sono stati sprezzanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che sono stati poco attenti alle ragioni dell'opposizione. Noi parliamo non per noi, ma perché vorremmo cercare di difendere insieme, almeno su alcune grandi questioni di politica estera, l'interesse del nostro Paese.

Purtroppo nella discussione di oggi non abbiamo visto lo stesso interesse da parte della maggioranza, e questo ci dispiace molto, perché la Libia tornerà in quest'Aula molte volte. Noi vorremmo che il Presidente del Consiglio venga a settembre a relazionarci sull'iniziativa di una conferenza programmatica per la Libia, sono cose importanti per il nostro Paese. Se voi pensate di procedere da soli, buona fortuna, ma soprattutto buona fortuna al nostro Paese, che, in realtà, su questioni così importanti ha bisogno di un'unità nazionale che vada al di là degli interessi di parte. Questo noi non l'abbiamo visto, e ci dispiace molto, perché a rimetterci sarà prima di tutto il nostro Paese, la nostra credibilità a livello internazionale, l'iniziativa che possiamo portare in campo europeo.

Di questo mi dispiace. Voi oggi avete la responsabilità di un atteggiamento che è stato settario, arrogante, presuntuoso, e di cui, purtroppo, saremo qui a chiedervi conto nelle prossime volte in cui discuteremo di Libia, perché questo non è un problema che passa, questo non è un tema su cui si può fare solo propaganda. È una cosa che riguarda davvero la difesa della nostra sicurezza nazionale, e quindi non potrete sottrarvi le prossime volte a una discussione ancora più approfondita e ancora più nel dettaglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Presidente, la dichiarazione di voto della collega 5 Stelle ha stimolato me e molti miei colleghi. Io sono nuovo di quest'Aula, e quindi sono venuto qui con l'approccio di chi deve imparare la funzione delicata di legislatore, ma per un'esperienza che ho fatto in aule di parlamenti regionali mi viene da dire che servirebbe, da parte di coloro che sono qui l'espressione dei gruppi di maggioranza relativa e che hanno l'onere di sostenere il Governo, maggiore attenzione, maggiore delicatezza, maggiore sensibilità e maggiore saggezza, perché, se queste mancano, succede che poi l'Aula diventa un'Aula in cui ciascuno si sente legittimato di replicare, di intervenire, di mettere i puntini sulle “i”. Credo, Presidente, che l'intervento della collega 5 Stelle ci dia l'occasione e ci imponga di mettere molti puntini sulle “i” di questa vicenda, perché, Presidente, saprà, immagino, la collega 5 Stelle, il Partito Democratico e il centrosinistra sulla vicenda della Libia hanno poco da imparare dai gruppi che attualmente sostengono il Governo.

Anzi, credo che bisognerebbe prendere a spunto molte delle cose fatte negli anni passati dai Governi di centrosinistra. Provo a dirlo: fu Prodi, fu il Presidente del Consiglio Prodi, nei suoi panni di Presidente del Consiglio prima e di Presidente alla Commissione europea successivamente, a aprire il disgelo con quello che fino all'epoca era chiamato Stato canaglia, che era nell'elenco dei Paesi finanziatori del terrorismo internazionale; un Paese su cui gravavano delle misure e delle sanzioni unilaterali da parte degli Stati Uniti e multilaterali da parte dell'ONU. Ebbene, con quelle intuizioni dei Governi di centrosinistra e del Presidente del Consiglio Romano Prodi si aprì una stagione grazie alla quale la Libia uscì gradualmente dalla situazione in cui si era cacciata con il sostegno agli attentati di Lockerbie e gradualmente venne ricompresa nel consesso internazionale.

E quell'azione fece sì che la Libia, a differenza di altri Paesi africani, non divenne un luogo in cui prosperavano terrorismo, commerci di armi e azioni contrarie all'Occidente. Su questa linea si mosse solo successivamente il Presidente del Consiglio Berlusconi, alimentando gli aspetti di collaborazione economica.

Ma su questa stessa linea, e andando molto più in sostanza, il 2 febbraio 2017 il Governo Gentiloni stipulò un Memorandum, un Memorandum che aveva una strategia complessiva di rapporti col Governo libico, una strategia complessiva verso un Paese legato a noi da uno storico rapporto di collaborazione, che ha avuto anche momenti di grande complessità, ma grazie a quella strategia complessiva si poteva fare un salto in avanti.

Invece oggi, con questo provvedimento, si affronta solo una parte di quel Memorandum, si attua solo un pezzo di quella strategia complessiva. Ecco perché è giusto dire qui che non c'è continuità con quello che è stato fatto in passato, perché qui si adotta solo una parte del Memorandum, e rispetto alle scelte del Governo Gentiloni si abbandona tutta la parte di cooperazione economica, si abbandona tutta la parte relativa al problema di sigillare i confini meridionali della Libia, quindi i confini nel deserto. Trovo che sia tanto più miope fare questo, quanto più ci si lamenta del fatto che in Libia la situazione è difficile: se non si dà una mano al Governo libico a governare i propri confini, specie quelli meridionali, non ci si può poi lamentare se la situazione sulla costa diventa difficile da gestire.

Ma devo dire, Presidente, tramite lei al sottosegretario che sta seguendo i nostri lavori, che in questo trovo molto coerente il Governo giallo-verde con le esperienze precedenti, perché quando nella legislatura passata venne portata alla votazione del Parlamento la questione della missione militare nel Niger, le stesse forze che sostengono il Governo oggi si opposero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): e allora come si fa a opporre quando si tratta di andare a risolvere strutturalmente i problemi, e poi lamentarsi se le soluzioni che vengono portate in quest'Aula sono definite dalle minoranze, dalle opposizioni parlamentari come soluzioni limitate? Queste solo soluzioni limitate: ci limitiamo ad avere nei confronti del Governo libico l'atteggiamento del poliziotto, l'atteggiamento di coloro che favoriscono, che sostengono una determinata funzione, importante per carità da parte di un ordinamento statuale, ma se non si aiuta il Governo libico nella sua complessità ad affrontare i problemi di quel Paese non riusciremo mai a dar loro una soluzione stabile.

E non basta dire: stanziamo 1 miliardo. Il miliardo annunciato da Salvini sull'Africa è un annuncio a parole. Attendiamo di sapere come, quando, con quali risorse questo piano per l'Africa, che è un piano auspicabile, verrà adottato.

Credo allora che rispetto ai problemi che sono stati qui annunciati le forze che sostengono l'attuale maggioranza abbiano molto da farsi perdonare. Sono le forze che sostengono questa maggioranza, in particolare la Lega Nord, che in qualche modo ha avuto responsabilità di governo nel momento in cui un gruppo di Paesi europei appoggiati dagli Stati Uniti ha avviato un'operazione politico-militare che ha portato alla debellatio dello Stato libico e alla conseguente ingovernabilità in cui è caduto il Paese. Sono state le forze di centro-destra che erano al Governo nel momento in cui è stata votata l'ultima revisione del Trattato di Dublino; sono le forze dell'attuale maggioranza, in particolare la Lega Nord, che ha votato nel Parlamento europeo contro il superamento del Trattato di Dublino, salvo venire oggi a perorare il superamento di questo Trattato. Sono state queste stesse forze, in particolare la Lega Nord, a richiedere un riparto dei rifugiati per quote fra tutti i Paesi dell'Europa, ma sistematicamente ad allearsi in sede europea con i Paesi che sono i più strenui, determinati, convinti sostenitori dell'opposizione a questo riparto.

Credo allora che, rispetto a questo, ci si meriterebbe che chi ha responsabilità di governo si accingesse ad affrontare i problemi con maggior rispetto delle altre forze parlamentari e maggiore attenzione alle problematiche complesse che qui devono essere affrontate.

Se poi vogliamo cadere nello strumentale, come ha fatto la collega 5 Stelle nella sua dichiarazione di voto, vogliamo dire: cara collega, se guardiamo alle divisioni che ci sono in casa nostra, facciamoci la carità, ciascuno guardi in casa propria. Basta leggere le dichiarazioni importanti che vengono dal Sudamerica, dove il novello Che Guevara sta girando per perorare il verbo rivoluzionario, e vedere quanta differenza c'è tra ciò che dice Di Battista e ciò che fate qui oggi al traino di Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Piuttosto, se guardiamo alla…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Concludo, Presidente. Se guardiamo alla moralità o all'eticità dei comportamenti, allora mi chiedo davvero se siete nelle condizioni di dare lezioni. Avete un solo vantaggio, cari amici 5 Stelle, che governate in pochi comuni: perché abbiamo visto quello che è successo a Roma con Lanzalone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e abbiamo visto quello che è successo e che sta succedendo nella mia città, dove ci vuole il personal computer per tenere il conto di tutte le indagini che sono in capo all'attuale amministrazione.

Allora, cari colleghi, propongo, specie a coloro che hanno maggiori responsabilità…

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE GARIGLIO (PD). …di essere più attenti e più rispettosi nel momento in cui si relazionano con quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, ho sentito l'esigenza di intervenire perché bisogna francamente fermare questo rovesciamento della realtà. L'abbiamo già visto in quest'Aula con il decreto-legge cosiddetto Di Maio: un decreto-legge presentato come tutela del lavoro, così almeno sui social abbiamo letto, che supera il Jobs Act, che ripristina i diritti, che ripristina l'articolo 18; e, invece, poi è stato approvato un decreto-legge che non solo non supera nessun Jobs Act, e meno male, ma soprattutto aumenterà i rischi di licenziamento per i lavoratori, come già sta avvenendo.

Ci si dice che si è d'accordo sull'obbligo vaccinale, e poi si approva un emendamento che nei fatti abroga rinviandolo questo obbligo, coprendolo dietro l'ossimoro, ancora una volta del rovesciamento della realtà, dell'obbligo flessibile.

Oggi parliamo di diritti umani; e poi si chiudono i porti, perché si sono chiusi i porti senza che il Ministro Toninelli avesse il coraggio di dire che li aveva chiusi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Anzi, è venuto il sottosegretario Dell'Orco, dicendo che non erano chiusi, ma semplicemente il Ministro dell'Interno Salvini non aveva trovato il tempo, fra un tweet e un post su Facebook, di dire alle navi delle ONG di poter approdare nei nostri porti. Siamo al silenzio dissenso!

E poiché i dati non sono opinioni, e se leggiamo i dati dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni abbiamo il dato drammatico di 1.500 persone decedute mentre tentavano di raggiungere le coste europee, la rotta del Mediterraneo centrale verso l'Italia resta la più letale: 1.104 vittime registrate da gennaio, quasi quattro volte gli annegamenti sulla rotta della Spagna dove il numero degli arrivi oggi è superiore.

E vogliamo parlare dell'UNHCR, di cui si sono riempiti la bocca tanti interventi del MoVimento 5 Stelle? Bene… Purtroppo, male: più di 1.500 rifugiati e migranti hanno perso la vita, e questa situazione drammatica è avvenuta soprattutto nei mesi di giugno e luglio.

La domanda, attraverso di lei, signor Presidente, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e al Ministro Toninelli: come si sentono oggi, quando ci sono questi 1.500 morti, a continuare a parlare di diritti umani?

E da ultimo, il sottosegretario Sibilia oggi ha dichiarato: non ci sono i soldi per lo SPRAR, non ci sono i soldi per Riace, perché non ci sono i soldi per il business.

Ma quale business? Quello di un sindaco povero che da vent'anni fa integrazione attraverso progetti gestiti con tutta la comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché non si va a toccare l'interesse del business speculativo privato e si blocca, come ha detto la collega Carnevali, la graduatoria dei progetti SPRAR? E, su questo, vogliamo chiedere (e l'abbiamo già chiesto in un'interrogazione): dove sono finiti questi soldi? I soldi e il finanziamento erano stati assegnati. La graduatoria è pronta, ma la dirigente dice che non ci sono i soldi e oggi il sottosegretario dice che non ci sono i soldi.

Perché la verità - e concludo - è che in questo momento ci sono due maggioranze e due Governi: una sui social, che continua a fare la propaganda fatta in compagna elettorale, e una nelle Aule. Ma la democrazia italiana è solida e, prima o poi, qualcuno dovrà rispondere e rendere conto di queste bugie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. L'immigrazione negli ultimi anni è stata utilizzata come un grande, grandissimo mezzo di propaganda politica, propaganda politica semplificando un tema enorme e con messaggi fuorvianti.

Il tema dell'immigrazione, se andate a dare un'occhiata ai siti, ai social network in particolare, è stato uno dei temi su cui le fake news si sono accanite di più. L'ultima che abbiamo visto è stata quella dello smalto di Josepha, ma se andiamo a guardare negli ultimi anni possiamo contare migliaia di questi siti che hanno prodotto una propaganda dell'odio solamente contro i migranti e per favorire alcune forze politiche di estrema destra che oggi sono al Governo.

Siamo passati attraverso propagande diverse, tutte fuorvianti. Comincio da quella del MoVimento 5 Stelle che parlò dell'Italia come del campo profughi dell'Europa. Poi, ad un certo punto, si cominciò a parlare di taxi del mare. Ve lo ricordate il Vicepremier Di Maio quando, a un certo punto, definì le ONG, le organizzazioni non governative, dei taxi del mare? Un uso bieco del problema, sulla pelle dei disperati.

Non serve ricordare le frasi orribili dell'altro Vicepremier, di Salvini - sono come due dioscuri Di Maio e Salvini - come quella della “pacchia è finita”. A proposito, tra oggi e ieri purtroppo sono morti molti braccianti, quei braccianti, quegli schiavi, che sono figli di questa immigrazione e il cui reato di caporalato il nostro Vicepremier, nonché Ministro dell'Interno, ha dichiarato di voler eliminare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Dicevo che non serve ricordare tutte le frasi orribili di Salvini: la “pacchia è finita”, la pulizia etnica, il rilancio delle ruspe, i selfie davanti ai canali dicendo che le barche dietro non sono quelle dei migranti, quelle dove però i migranti muoiono, dove dall'inizio dell'anno ne sono morti 1.500 di quei migranti e negli ultimi due mesi 850.

Nei primi due mesi di Governo abbiamo assistito alla presa in ostaggio delle persone, perché di questo si è trattato. Sono state prese in ostaggio nel Mediterraneo migliaia di persone, con un rimpallo squallido di responsabilità tra Salvini e Toninelli, Toninelli e Salvini. I porti sono chiusi; no sono aperti, forse sono semiaperti. Non esiste ancora un provvedimento del Governo di chiusura dei porti e vorrei dire questo a quest'Aula: una grande presa in giro, fatta solo ed esclusivamente a scopo mediatico.

La verità è che questo Governo non ha una strategia. Hanno fatto finta di andare in Europa con il Premier, quello che ogni tanto spunta fuori, dicendo che sono andati a battere i pugni in Europa, ma siete tornati con un pugno di mosche dall'Europa.

Relocation volontaria e modifiche al Trattato di Dublino solo all'unanimità, quel Regolamento di Dublino che la Lega ci ha regalato dal 2003 e che quando il Parlamento europeo votava per la modifica del Trattato di Dublino Lega e MoVimento 5 Stelle, guardate un po', non votavano o votavano contro. L'unica cosa che siete stati in grado di fare è la fornitura di altre motovedette per tentare di continuare una politica che aveva un'azione strategica con la differenza, però, che non volete le Nazioni Unite e non volete l'UNHCR. Avete detto “no” su tutti i nostri emendamenti.

Nella dichiarazione di voto della collega del MoVimento 5 Stelle, che ringrazio perché ha stimolato il mio intervento, si è assistito al vuoto della politica. Un'invettiva contro il Partito Democratico che nasconde il vuoto delle idee e nasconde, soprattutto, la vergogna che il MoVimento 5 Stelle prova nel dover raccontare all'opinione pubblica che è diventato oramai un'appendice della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E badate che non basta una dichiarazione ogni tanto del Presidente Fico per lavarsi la faccia. No, non basta perché l'opinione pubblica si sta facendo un'idea precisa di quello che è diventato il MoVimento 5 Stelle.

Un'invettiva della collega del MoVimento 5 Stelle piena di livore ma anche piena di dimenticanze. Ho sentito parlare di mafia capitale, una pagina brutta e orribile della storia di questo Paese per la quale il mio partito, il partito a cui appartengo, ha commissariato un partito e ha fatto pulizia. Ma non ho sentito in quell'invettiva, però, parlare del sistema di Marra e di Lanzalone e stanno tutti lì ancora e non c'era nessuno che si è mosso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E in questa invettiva legalitaria non ho sentito neppure, da parte della collega, un flebile riferimento a quei 49 milioni di euro rubati da un partito e che devono essere restituiti al popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Legalità per legalità parliamo di tutto.

Dicevo, Presidente, che noi oggi siamo in condizioni di programmare accoglienza e integrazione. Gli sbarchi oggi sono al minimo storico, benché Salvini ci stia dicendo che sono un'emergenza, ma sono al minimo storico. C'è stato un Ministro di questa Repubblica, che si chiama Marco Minniti, che ha ridotto gli sbarchi dell'80 per cento e non serve la propaganda che sta facendo Salvini in questi giorni per dire che “grazie a lui sono diminuiti gli sbarchi”. È la solita bugia di Salvini. Dicevo che abbiamo tutte le condizioni per riuscire a programmare accoglienza e integrazione. Abbiamo lasciato sostanzialmente un problema risolto con una corda attraverso il quale abbiamo portato l'Europa nel Mediterraneo e volevo dire, sempre alla collega del Movimento 5 Stelle per il suo tramite, che la Guardia costiera libica l'abbiamo addestrata noi, il nostro Governo, e la zona di Search and Rescue libica l'abbiamo creata noi e non qualcun altro. Abbiamo portato l'UNHCR e l'OIM in Libia. Abbiamo iniziato un percorso che oggi purtroppo non vediamo proseguire come dovrebbe essere proseguito. Vi abbiamo chiesto di garantirci la presenza dell'ONU ma ci avete detto di no e quel “no” inspiegabile ci ha portato a non votare a favore su questo provvedimento. Ci bastava quella garanzia, ci bastava che diceste che c'era l'ONU insieme a voi, ci bastava che approvaste quell'emendamento a firma Quartapelle Procopio ma non l'avete voluto fare. Per questo il PD non potrà votare questo provvedimento. Concludo dando un consiglio, per il suo tramite Presidente, a questo Governo gialloverde, purtroppo più tinto di nero che di verde. Siamo di fronte ad un Governo che nei primi provvedimenti ha avuto una tale assurdità e una tale arroganza nei confronti dell'opposizione che, purtroppo, noi dobbiamo registrare una totale inadeguatezza nello svolgere un ruolo anche di mediazione tra quelle che sono una maggioranza e una minoranza parlamentare. Un consiglio per le prossime volte: utilizzate un pochettino più di buonsenso, cercate di essere come siamo noi, collaborativi, perché noi volevamo votare a favore su questo provvedimento e il vostro atteggiamento ce l'ha impedito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Siccome la relatrice, che poi ha fatto la dichiarazione di voto del Movimento Cinque Stelle, si è preoccupata per larga parte del suo intervento di commentare e criticare il mio partito, nella mia dichiarazione di voto intendo essere altrettanto attento e, quindi, vorrei, anticipando poi la dichiarazione finale, occuparmi del Movimento 5 Stelle perché, vedete, signori colleghi c'è un caso abbastanza eclatante di cui oggi non abbiamo parlato, ed è l'assenza, sicuramente giustificata, del Presidente Fico. Il Presidente Fico oggi avrà avuto sicuramente un impegno inderogabile, programmato da tempo, che lo ha levato dall'imbarazzo, l'imbarazzo di dover dire, lui e i suoi seguaci di cui adesso mi occuperò, che cosa pensa effettivamente di questo disegno di legge. Ma non è da oggi che il Presidente Fico è stato silenziato, il Presidente Fico è ormai un ottimo arbitro ma, appunto, ha solo il fischietto in mano, può fischiare, ma non può parlare, e lo dico anche riferendomi a quelli che sono sicuramente colleghi del Movimento 5 Stelle che hanno in lui un riferimento. Come possiamo chiamarli? Tante volte ci chiamate renziani, fassiniani, eccetera, eccetera. Ecco, forse tra voi ci sono anche i fichiani o i fichi, non vorrei chiamarvi fighetti, chiamiamovi fichiani. Ecco, il fichiano esiste, so che esiste perché vi conosco, alcuni sono tra voi persone un po' come ora vi descrivo, il fichiano non ama le semplificazioni, per esempio, sa che c'è differenza tra ONG e ONG, che molte sono ONG di valore, che si battono con generosità. Per esempio, sa che non tutte le cooperative sono assimilabili a quelle di Mafia capitale, ma la gran parte di loro sono cooperative meritevoli, i cui soci fanno sforzi davvero importanti, spesso assolutamente generosi, per salvare vite umane soprattutto per favorire l'integrazione di persone che poi, in particolare, sono state riconosciute meritevoli di asilo politico. Il fichiano era uno che votava PD, ma poi ha detto che il PD era troppo di destra e ha votato, e si è candidato del MoVimento 5 Stelle perché, per esempio, non abbiamo portato al voto lo ius soli, ma ora non riesce neanche più a nominare questa doppia parola. Il fichiano è uno che piange davvero, non per finta, quando vede le immagini di bambini e di mamme morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e non passa subito al successivo post di Facebook. Il fichiano non è uno che si preoccupa solo di postare il lunedì che sta prendendo il treno e il martedì che ha preso possesso del suo banco, il mercoledì che ha votato con entusiasmo un disegno di legge che sta per cambiare le sorti del mondo e che poi giovedì torna, con un'altra fotografia del treno, in casa a casa sua per dire che ha meritato lo stipendio. Il fichiano è uno che si domanda la sera, prima di dormire, come mai il MoVimento, il suo MoVimento, che aveva destato tante speranze, è diventato una stampella della nuova destra.

E, allora la dichiarazione di voto. Noi non parteciperemo al voto per continuare ad alimentare in voi, perché mi ascoltate anche se fate finta di non ascoltarmi, quell'inquietudine, quell'inquietudine che non ha avuto la relatrice che ha fatto la dichiarazione di voto, che mi pare abbia letto con molto trasporto un discorso che probabilmente le hanno scritto altri, quell'inquietudine, cari colleghi dei 5 Stelle, di chi non si rassegna dal dipendere da una linea di un leader che prende ordine da un altro leader (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sebastiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Ma, vede, di solito la dichiarazione di voto serve per spiegare le motivazioni con cui vota un movimento politico. Io mi aspettavo, dalla dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle, una spiegazione alla domanda con cui abbiamo aperto, oggi, la discussione sugli emendamenti, una domanda che oggettivamente era nell'aria da un bel pezzo, fin dall'inizio, da quando l'altra relatrice del MoVimento 5 Stelle ci ha spiegato che quello di oggi era il primo intervento di un nuovo corso, la prima pietra che veniva posata.

La prima pietra che veniva posata su un sentiero nuovo, lastricato verso non abbiamo capito cosa, ma insomma qualcosa di nuovo.

Gli interventi che, invece, sono stati fatti dal Governo ci hanno detto, con grande chiarezza - lo ha fatto il sottosegretario Molteni ma anche altri - che questo provvedimento è un provvedimento che viene considerato in assoluta continuità rispetto al passato, in assoluta continuità rispetto alle decisioni già prese sia nel contesto europeo che nel contesto italiano.

Ora io mi aspettavo, nella dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle, che questo nodo venisse sciolto, cioè che ci venisse detto con chiarezza qual era la posizione del MoVimento 5 Stelle, dopo aver ascoltato il relatore della Lega; e, cioè, che ci dicesse se effettivamente questo provvedimento viene considerato in continuità col passato, oppure se viene considerato un provvedimento nuovo.

E, allora, in questo senso, mi aspettavo che la relatrice, o meglio, scusate, che chi ha fatto la dichiarazione di voto per il MoVimento 5 Stelle spiegasse al Partito Democratico anche perché alcuni emendamenti, che sono stati riconosciuti direi in modo anche piuttosto trasversale dall'Aula come emendamenti assolutamente interessanti, sui quali aprire una riflessione, hanno avuto, tutti, un parere contrario.

Ecco, io credo che la dichiarazione di voto avrebbe dovuto fare questo e, invece, ci siamo trovati di fronte ad una dichiarazione di voto che ha parlato soprattutto del Partito Democratico.

Ora, io capisco perché questo è stato fatto dalla onorevole collega: è stato fatto perché è difficile spiegare qual è la posizione del MoVimento 5 Stelle, è difficile spiegare qual è la posizione del MoVimento 5 Stelle perché il MoVimento 5 Stelle agisce, sul tema dell'immigrazione e della politica estera, esattamente come viene ordinato dal Vicepremier Salvini.

Quindi, se c'è un “noi” e se c'è un “loro” o se c'è un “voi”, la cosa che l'onorevole collega del MoVimento 5 Stelle non è stata in grado di fare - quindi, guardando da questa parte, diceva “loro” intendendo il Partito Democratico – bene, quello che non è riuscita a spiegare è che “voi” siete diventati “loro” e la decisione che avete preso oggi su questo decreto dimostra esattamente l'appiattimento del MoVimento 5 Stelle sulle politiche della destra, in particolare della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che sono quelle della campagna elettorale. Campagna elettorale che, in quanto a coerenza e affidabilità, non me ne vogliano i colleghi della Lega… sto per leggere quanto non ho scritto io, né ha scritto né mai dichiarato il Partito Democratico, però lo voglio ricordare, perché se in quest'Aula si fanno lezioni di coerenza, se in quest'Aula si fanno lezioni di affidabilità a chi ha avuto la responsabilità del governo del Paese, io mi sarei aspettata dall'onorevole collega proprio quello che ricordava la collega Quartapelle. Cioè, su un tema del genere, non possiamo avere colore politico. Su un tema del genere si chiede alla opposizione, così come alla maggioranza, di collaborare, si chiede all'opposizione che è stata al Governo e che quella strada l'ha tracciata, in qualche modo di riuscire a sciogliere insieme i nodi più delicati di un contesto difficile, in cui governare è difficile, e governare questioni come i flussi migratori è assai complesso, in un contesto europeo fluido e incostante.

E, allora, leggo, a proposito di lezioni di coerenza e di affidabilità – e scusatemi ancora, colleghi della Lega, ma non è il Partito Democratico che parla –, questo: «Matteo Salvini è un traditore politico, oggi ha perso definitivamente qualsiasi tipo di credibilità. La sua Lega Nord, dopo gli scandali degli investimenti in Tanzania e dei diamanti comprati da Belsito con i soldi pubblici, era arrivata al 3 per cento. Per risollevarsi, Salvini, in questi mesi, ha fatto un lavoro sporco: ha copiato e si è appropriato dei temi e di gran parte del programma politico-elettorale del MoVimento 5 Stelle ed è iniziata una finta campagna elettorale contro il sistema dei partiti, ma è tutto un bluff. Urlano “basta tasse”, e le hanno alzate quando sono stati al Governo. Gridano “onestà” e mettono i condannati nelle loro liste. Gridano “basta immigrati” e hanno firmato il Regolamento di Dublino. Gridano “basta campi nomadi” e quando erano al Governo hanno finanziato i campi Rom di mafia capitale, della giunta Alemanno. Gridano “tuteliamo i cittadini”, e intanto Salvini in Europa votò il bail-in». Questo è il blog dei 5 Stelle, questo è quello che il MoVimento 5 Stelle ha dichiarato per tanto, tanto tempo, parlando della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Quindi, io capisco che, oggi, si sia fatta la dichiarazione di voto, parlando del Partito Democratico, perché dire agli italiani che il MoVimento 5 Stelle sono loro e, cioè, la Lega è complicato e difficile.

Allora, cara collega, quando farà la prossima volta - e mi rivolgo al Presidente, perché lo riferisca alla collega, per suo tramite - una dichiarazione di voto, pensi al suo gruppo politico, pensi a spiegare agli italiani cosa state combinando, spieghi agli italiani qual è la vostra posizione, perché, vede, noi qui non siamo ancora riusciti a capirlo, noi qui non abbiamo ancora capito qual è la vostra posizione sugli immigrati.

Infatti, se oggi sentiamo Di Maio, parla un po' come Salvini; se domani sentiamo il Presidente Fico, dice di non chiudere i porti, e, magari, Toninelli fa finta di non averlo fatto. Quindi, spiegateci qual è la vostra posizione, perché, signori, ho l'impressione che “voi” siate diventati “loro” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Miceli. Ne ha facoltà.

CARMELO MICELI (PD). Signor Presidente, l'onorevole Serracchiani che mi ha preceduto credo abbia centrato il punto. Credo che sia in atto una strategia abbastanza chiara per il MoVimento 5 Stelle, quella di tentare di continuare come se fossero, ancora oggi, all'opposizione, tentare di provare a portare avanti una sorta di eterna campagna elettorale, provando a colpire il Partito Democratico, colpendolo anche con mezzi arroganti, come quelli usati oggi da chi aveva il compito di spiegare le posizioni del proprio partito, a favore di un provvedimento e con assoluta cecità, la cecità di chi non ha compreso bene il ruolo che oggi ha assunto, quello di governante, non ha compreso che, in questo ruolo, ha il dovere, se del caso, di fare sintesi anche di eventuali proposte positive che dovessero arrivare dalle opposizioni.

È un metodo abbastanza chiaro, un metodo che è andato in atto in tutti i provvedimenti che abbiamo visto: il decreto-legge sul terremoto, il decreto-legge su Bari, oggi, anche dinanzi ai migranti, anche dinanzi a quella che doveva essere, tutto sommato, una strada semplice, quella di riconoscere il fatto che, comunque, c'era stato qualcuno che aveva governato prima e che aveva fatto bene, che aveva oggettivamente prodotto dei risultati.

Dinanzi a questo e dinanzi alla sensibilità di chi doveva evidentemente comprendere che immaginare la possibilità di avere dei soggetti terzi, l'ONU, a bordo delle navi non poteva che essere una fonte di garanzia, la rappresentante della maggioranza, lungi dallo spiegare, se del caso, anche le ragioni del mancato accoglimento delle nostre osservazioni e la bontà, invece, del provvedimento, ha preferito scendere al livello più basso, quello delle offese immotivate, insensate e decontestualizzate.

Io capisco la ragione per cui la collega del MoVimento 5 Stelle abbia preferito, come si suole dire, buttarla in caciara, perché, evidentemente, non sa cosa dire se ripensa al fatto che, in sole 24 ore, il suo Ministro dell'Interno, lo ripeto, il suo Ministro dell'Interno ha avuto la capacità, in ventiquattro ore soltanto di operatività, di regalare due perle all'Italia e all'Europa. La prima, quella di attaccare la Tunisia, cosa che noi non dimentichiamo, attaccare la Tunisia come nazione che esportava delinquenti.

Cioè, con un Paese con il quale noi abbiamo avuto storicamente collaborazione, si decide in 24 ore, in maniera gratuita, di sferrare un attacco senza precedenti e, soprattutto, senza motivo, ma, nelle stesse ventiquattro ore, si fa la dichiarazione pubblica di adesione e di volontà di collaborazione con Orban, cioè con colui il quale dichiara urbi et orbi, non urbi et Orban, di non volersi fare carico della quota dei richiedenti asilo e che pretende, invece, che queste quote rimangano a carico, soltanto ed esclusivamente, dei Paesi di primo approdo, cioè l'Italia. Dichiara, questo Ministro, di andare contro l'Italia, è lo stesso Ministro dell'interno che fa la sua prima visita all'estero in Libia e che arrivato in Libia non fa altro che dichiarare di aver convenuto con il Paese che lo sta ospitando di poter predisporre degli hotspot direttamente in Libia, salvo poi essere smentito sonoramente dalle stesse dichiarazioni del Viceministro Ahmed Maitig il quale sonoramente boccia la proposta e dice che categoricamente la Libia si rifiuta di potere predisporre degli hotspot. Allora il Ministro dell'interno accusa tutti di avere frainteso e dice di avere parlato di sud della Libia non nel senso di all'interno del territorio libico, ma all'esterno del territorio libico, salvo dimenticare che in quei posti gli hotspot esistono già ed evidentemente non sono sufficienti.

Ma è ovvio che la collega del MoVimento 5 Stelle e il MoVimento 5 Stelle tutto non riescano a darsi pace e comprendo l'assenza del Presidente Fico in considerazione del fatto che avete lasciato in mezzo al mare, davanti al porto di Pozzallo, per tanti giorni, 110 migranti fintanto che non avete finito la vostra campagna elettorale per il ballottaggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Non è un dato, non è una coincidenza il fatto che i morti in mare, all'improvviso, siano aumentati; guardate che è di poche ore fa l'accusa di chi vi punta il dito e dice che quei morti sono responsabilità penale vostra. Capisco la posizione della collega, la posizione di chi, evidentemente, non sa fare fronte al ruolo di maggioranza.

Ecco, io credo che così facendo, non fate un male all'opposizione, noi staremo lì; come avete potuto vedere siamo entrati in Aula con una voglia propositiva, la voglia di contribuire positivamente, ci era sufficiente il riconoscimento di una sostanziale continuità tra il vostro provvedimento e la nostra politica e il riconoscimento dell'opportunità di apportare alcuni accorgimenti a quel provvedimento. Non lo avete fatto, non lo avete fatto perché avete preferito, ancora una volta, ragionare con arroganza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), a meno che dietro non ci sia, non l'arroganza, ma l'incompetenza, cioè l'incapacità di comprendere il contenuto di provvedimenti e l'impossibilità oggettiva di apportare dei mutamenti a provvedimenti che, evidentemente, non vengono dalla politica, ma vengono dai vostri uffici. Ecco, dinanzi a questo, se questo è il vostro intendimento, quello di continuare con la logica delle ruspe, buon viaggio, in bocca al lupo, noi continueremo, per quanto possibile, a difendere il nostro Paese, lo faremo con il nostro ruolo e con buona pace di chi immaginava che, per oggi il lavoro fosse finito e che fossimo tutti pronti per tornare a casa e probabilmente per farci una bella doccia e andarci a fare l'aperitivo. Ecco, signori, oggi, si rimane qui, a discutere di questo provvedimento, perché è qui che dovete esplicare la vostra attività. Buon lavoro a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marta Grande, presidente della Commissione. Ne ha facoltà.

MARTA GRANDE (M5S). Grazie, Presidente. Credo di poter dire, come dichiarazione di voto ed anche un po' come una somma di quello che si è detto in quest'Aula, che è evidente, appare evidente a tutti quale e quanto sia l'interesse rispetto a questo tema, un tema che è stato discusso in Commissione in maniera molto proficua, con una collaborazione tra maggioranza e opposizione e con un Governo che, realmente, ha fornito tutta la documentazione che era stata richiesta in quella sede. Gli interventi che vanno avanti da questa mattina chiariscono quanto sia fondamentale, per tutte le parti politiche, affrontare questo tema ed affrontarlo bene. È importante perché è stato uno degli argomenti principali di questa campagna elettorale, è uno degli argomenti più sentiti dai cittadini del nostro Paese, dai nostri elettori e, indipendentemente, dalle regioni, veramente ovunque, da qualsiasi parte, riscontriamo un interesse reale e concreto, ci sono sensibilità diverse, ci sono idee diverse sul come e quando agire per risolvere questa questione.

L'immigrazione, l'institutional building dei Paesi del Nord Africa, la crescente instabilità che l'Europa e l'Italia si trovano ad affrontare su tutti i confini del nostro continente, è evidente che questi saranno dei temi principali. Non è un caso che la nostra politica, questo Governo, ha già visto i nostri Ministri e il nostro Presidente Conte viaggiare molto. Addirittura il Presidente della Repubblica, Mattarella, si è speso molto in queste ultime settimane proprio per cercare di tracciare una linea di continuità rispetto ai Governi passati, e verosimilmente anche a quelli futuri, rispetto alcuni temi fondamentali. La politica estera è oggi all'attenzione di tutti, è importante, e chiaramente gli interventi di oggi ne sono un segnale. È un segnale importante anche il decreto che è stato affrontato in Commissione e oggi qui in Aula, perché, come è stato ribadito più volte, è un decreto che va in continuità con i Governi passati, perché sarebbe fuorviante pensare ad una politica estera che d'emblée, un giorno, inizia a cambiare tutte le sue priorità e tutte le sue strategie, tutto ciò che è stato fatto, e rimette in discussione il ruolo dell'Italia. Il ruolo dell'Italia può essere messo in discussione ma, nella nostra ottica, in positivo. L'Italia può essere quel ponte tra l'Europa e il Nord Africa, con il Medio Oriente, che può dare uno slancio vitale e una stabilizzazione a tutta l'area del Mediterraneo.

La passione che si è riscontrata oggi credo che sia un elemento dal quale partire per ricostruire un'unità, anche politica, di questo Parlamento; un'unità che va appunto in un continuum con quello che è stato fatto nel passato, è stato ribadito dal Governo, è stato ribadito dal relatore, è stato ribadito dai vari colleghi che sono intervenuti. Credo appunto che anche la decisione del Partito Democratico di astenersi va forse in questa direzione, nel capire e nel comprendere quali sono le intenzioni di questo Governo, pur rimanendo della propria idea rispetto ad alcuni punti. C'è stata un'apertura in Commissione rispetto all'approvazione di alcuni ordini del giorno che riguardano il tema dei diritti umani, un tema molto sentito e che riguarderà una buona parte dell'agenda della nostra Commissione esteri qui alla Camera dei deputati. E i diritti umani sono anche una delle basi fondanti del nostro decreto, non vogliamo metterli da parte, non vogliamo tralasciarli, anzi noi stessi ci siamo fatti promotori di un ordine del giorno che va in questo senso. Detto questo, credo che sia importante per noi tutti oggi dare un segnale di speranza, di continuità al nostro Paese, un Paese che sta attendendo con ansia di vedere quali saranno le nostre mosse come classe politica rispetto a questo tema. Per cui, credo che questa passione, questo interesse, pur nelle diversità e nelle sensibilità diverse, possa essere un primo passo, un segnale evidente per noi tutti di quali saranno le linee sulle quali dovremo lavorare. Probabilmente la discussione andrà avanti, ci sarà modo poi di approfondire, ma voglio fare, come primo intervento qui in Aula come presidente della Commissione esteri, un appunto, una promessa tra noi colleghi, ovvero che si parlerà e si approfondirà questo tema dei diritti umani, che si parlerà e ci sarà reale modo di discutere e di incidere, per quanto riguarda la nostra politica estera, con degli atti che, credo, dal nostro Ministero verranno assolutamente recepiti. Spero che questo sia solamente l'inizio di un lavoro che possa dare dei frutti per i cittadini, indipendentemente, ripeto, dalle idee, indipendentemente dalle sensibilità, perché c'è un mondo che al di fuori del nostro Paese - oltre che i nostri cittadini - sta attendendo dei segnali importanti. Credo che l'Italia e noi oggi in primis siamo chiamati ad affrontare questo tema con serietà, con un lavoro importante, e credo che questo sia il luogo dove farlo.

La passione politica c'è, è evidente, il lavoro non mancherà, spero pertanto che si possa concludere questo testo, in modo che si riesca a dare un segnale ai nostri cittadini ma, soprattutto, all'estero, per far vedere che il nostro Paese realmente ha intenzione di affrontare questo tema e lo fa con serietà e in continuità con quanto è stato fatto nel passato (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giorgis. Ne ha facoltà.

ANDREA GIORGIS (PD). Presidente, c'è qualcosa che il Governo e il Parlamento non possono fare per impedire a chi fugge dalla guerra e dalla miseria di entrare nel nostro territorio? Questa è la domanda da cui bisognerebbe partire e la risposta è sì.

Sì, ci sono dei limiti e sono scritti nella Costituzione e nelle dichiarazioni europee e internazionali. Sono limiti che discendono dalle disposizioni che riconoscono i diritti fondamentali e definiscono la condizione giuridica dello straniero. Questi limiti originano e cercano di attuare un'idea, un'idea generale, sulla quale si fonda l'Europa e tutti gli ordinamenti costituzionali usciti dalla tragica esperienza della seconda guerra mondiale, quella del carattere universale dei diritti fondamentali, ovvero l'idea che a ogni essere umano, in quanto essere umano, spetti il diritto a una vita libera e dignitosa.

Naturalmente dare sostanza ed effettività a tale principio è molto difficile, lo sappiamo, ma sappiamo anche che il primo passo è concordare sulla sua desiderabilità e il secondo passo è cercare di fare, volta per volta, tutto ciò che appare possibile. Se penso agli atti e alle proposte di legge che i ministri della Lega, nel silenzio dei Cinquestelle, hanno fatto in questi primi mesi, o se penso alle parole che oggi sono state pronunciate e all'indisponibilità ad accogliere gli emendamenti che abbiamo presentato, temo che questo Governo non concordi affatto con tale principio e non stia facendo nulla per dargli sostanza, ma al contrario stia contribuendo in modo irresponsabile alla sua negazione.

Anche per questi motivi e per coerenza con gli sforzi che sono stati fatti negli anni passati, sforzi che, ad esempio, hanno consentito di realizzare un primo corridoio umanitario, sforzi che hanno reso possibile alle organizzazioni internazionali e all'UNHCR di entrare per la prima volta in alcuni campi di detenzione, sforzi che andrebbero proseguiti e intensificati e che, invece, con questo atto avete deciso di abbandonare, per questi motivi, per tutto ciò che manca in questo decreto, non parteciperemo al voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessia Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, sono di nuovo un po' confusa, perché, se la dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle fosse stata quella della presidente Marta Grande, noi avremmo capito finalmente qual è la linea del MoVimento 5 Stelle. La presidente, invece, non ha citato la vera dichiarazione di voto che è stata espressa in quest'Aula, che diceva delle cose completamente diverse; allora sono un po' confusa e dovrebbero esserlo con noi tutti i cittadini italiani, perché non si capisce qual è la posizione del MoVimento 5 Stelle: questo provvedimento è in continuità con quanto fatto prima oppure no? Siamo davvero confusi. Siamo anche un po' stanchi, però, di sentire che sarà la prossima volta, che la prossima volta, in questo lungo cammino, ci occuperemo dei diritti umani.

Noi pensiamo che non possano attendere oltremodo, oltre quello che hanno aspettato, i diritti umani con tutti i morti che abbiamo avuto. Non possono aspettare e una grande occasione c'è stata e, purtroppo, nel dibattito di oggi, non abbiamo capito la bocciatura di emendamenti elementari per ripristinare il godimento dei diritti umani da parte delle persone, naturalmente anche con l'intervento dell'ONU, in Libia: sono stati tutti bocciati. L'occasione poteva essere oggi: non si capisce perché invece sarà una prossima volta vaga e confusa.

Presidente, per suo tramite, mi sento di dire inoltre che non c'era bisogno che la presidente ci dicesse che il provvedimento è in parte in continuità con quanto fatto dal Governo in precedenza e segnatamente dal Ministro Minniti. Infatti lo sapevamo: io lo chiamerei, piuttosto, plagio o, piuttosto, appropriazione indebita, come spesso sta accadendo. Diciamo così per riassumere: le cose buone del Governo sono quelle nostre, non solo in questo campo - lo abbiamo visto anche nel decreto-legge dignità e oltre -; quelle che non vanno, invece, sono frutto della creatività di altri.

D'altra parte, però, qualche cosa mi è chiaro in questa confusione: l'attacco piuttosto sgangherato al Partito Democratico - vogliamo ricordare che al Governo ci siete voi e avete la piena facoltà, non so se tutte le facoltà proprio, ma la piena facoltà di poter esprimere qualche cosa - è solo un modo per gettare fumo negli occhi e distrarre dalle vostre contraddizioni, dai vostri plagi, dalle vostre ipocrisie, dai vostri fallimenti, in altre parole per nascondere la verità che ogni giorno noi dobbiamo qui certificare come i risultati zero in Libia, perché il super Ministro Salvini c'è andato e l'hanno rispedito al mittente con un nulla di fatto.

Sempre il Ministro dell'Interno Salvini ha dovuto dire, pure con atti ufficiali, che purtroppo i ricollocamenti volontari hanno qualche difficoltà, perché c'è un particolare: bisogna accordarsi con i Paesi. Allora, magari, se insulti questi Paesi con i quali noi avevamo già fatto un accordo - intendo dire la Tunisia -, evidentemente saranno poco disponibili. Chissà, ha scoperto l'acqua calda… Peccato che in campagna elettorale il registro fosse completamente diverso: li rimpatrieremo, non importano i costi, non ci sono barriere. Tutto questo per prendere voti, io voglio dire: per ingannare gli italiani come abbiamo visto.

Nulla di fatto - lo hanno ribadito tanti miei colleghi e non voglio citarlo, ma è una pagina piuttosto triste - sulla modifica del Trattato di Dublino. Nessun accordo, zero risultati anche in questo caso, anzi il peggioramento con la volontarietà dei ricollocamenti ovviamente - chi più se li prende, soprattutto se i vostri amici di Visegrad vi hanno già detto, come in passato, “non qui, grazie, non c'è problema”, ma si tratta di scelte veramente politiche su coloro con cui si fanno accordi - e l'assenza di sanzioni, naturalmente sempre per fare un piacere agli amici.

Parlavo di appropriazione indebita: purtroppo, nelle scorse settimane, il Ministro Salvini ha tentato e poi per nostra fortuna ha smesso di dire che la diminuzione degli sbarchi era un merito miracoloso - non si sa come, visti i risultati precedenti in Libia zero, in Europa zero - avendoli diminuiti magicamente. Ebbene non c'è alcuna bacchetta magica: c'è un lavoro costante, di cui oggi è stato dato forse parziale riconoscimento, da parte del nostro Governo in precedenza e del Ministro Minniti sulla riduzione drastica degli arrivi e delle provenienze dalla Libia.

Avete raccontato naturalmente, come se non fosse una cosa seria, la barzelletta della chiusura o non chiusura dei porti con rimpalli vari: il risultato è una pagina pietosa per il nostro Paese davvero per quanto riguarda gli ostaggi umani che avete creato, mortificando veramente l'immagine del nostro Paese, mortificando anche il ruolo della nostra Guardia costiera e tutto quanto avevamo fatto precedentemente.

E mi chiedo a questo punto: viste le appropriazioni indebite di cui sopra, volete forse in futuro - lo diciamo a scanso di equivoci - prendervi il merito anche della riduzione dei tempi dei procedimenti per le verifiche dello status che noi abbiamo ridotto? No, non fatelo, perché vi avvisiamo. Vorrete forse prendervi il merito di quello che abbiamo fatto a proposito della trasparenza e della legalità sull'accoglienza di tutte le pratiche che oggi, per un accordo fatto da noi e per la nostra volontà, devono passare dall'ANAC? Dunque, vi avvisiamo; di questo però, cogliendo la verità forse nelle parole della presidente Grande, vi chiediamo: per piantare le vostre bandiere, le vostre bandiere pseudo-ideologiche, state affondando il buon lavoro fatto da noi, ma soprattutto l'umanità e il buon nome del Paese?

Infatti noi non ci saremmo mai sognati, come è accaduto nel nostro Paese - neanche in guerra questo è accaduto - di non dare degna sepoltura ai morti che non avete voluto recuperare in mare: vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD). Grazie Presidente, colleghe e colleghi, come sarà ormai chiaro all'Aula, l'aggressione al Partito Democratico non ci intimidisce e non ci impedisce di intervenire ma anzi ci sollecita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Personalmente sono rimasto più colpito, a differenza di altri colleghi, dalla dichiarazione di voto della Lega - mi pare del collega Formentini - che ha avuto l'ardire di utilizzare le parole di Papa Francesco in conclusione del proprio intervento a supporto della politica dei migranti sostenuta dalla Lega. Penso che a tutto c'è un limite e che il livello di razzismo e di xenofobia che la conduzione politica della Lega sta dando al Governo e sta introducendo nel Paese non giustifichi in alcun modo di arrivare all'irrisione degli argomenti degli altri e sinceramente, avendo letto tutti noi Famiglia Cristiana nelle scorse settimane e tante prese di posizione che vengono dal mondo cattolico, ho trovato la citazione del Papa in bocca al collega Formentini assolutamente fuori luogo e strumentale. Infatti è chiaro a tutti quello che sta avvenendo: c'è una forza politica che, con appena il 17 per cento, in virtù della propria forza coalizionale, del fatto che quel 17 per cento è stato fondamentale per dar vita alla legislatura e avviare un Governo, fa pesare la propria posizione minoritaria sul Governo e sul Paese, imponendo un'agenda che l'Italia non aveva: quando noi abbiamo detto che non ci convince il contesto del provvedimento, ci siamo riferiti a questo. Ci siamo riferiti al fatto che il primo provvedimento che arriva in Parlamento, che fa in qualche modo riferimento al nuovo corso politico della legislatura e del Governo sulla politica estera, abbia un connotato talmente forte che oggi abbiamo assistito in Aula alla rincorsa dei Fratelli d'Italia, di un gruppo che si colloca in parte in maggioranza e in parte all'opposizione a seconda delle situazioni, che oggi ha rivendicato, in qualche modo, il proprio voto a favore del provvedimento, mettendo anche un ulteriore segno politico alle scelte del Governo. Diversi colleghi hanno chiarito come il blocco navale invocato da Fratelli d'Italia di fatto sia già negli orientamenti del Governo. Quindi, siamo di fronte a un Governo e a una maggioranza che giocano con il fuoco. Lo abbiamo detto come Partito Democratico nelle scorse settimane, lo ha detto il segretario Martina e lo ha detto il senatore Renzi proprio ieri: non giocate con il fuoco, non rompete sulla coesione sociale, non pensate che istigare al razzismo, essere accondiscendenti verso episodi di violenza politica non abbia poi effetti. Questo è il contesto all'interno del quale arriva il provvedimento; allora, di fronte a questo, personalmente sono contento che vi sia stata chiusura da parte della maggioranza e del Governo ai nostri emendamenti e alle nostre ragioni perché vivo il fatto di non partecipare al voto come una liberazione, come un fatto politico positivo per me come deputato e per il nostro partito, perché così si chiariscono i ruoli, si chiariscono le responsabilità, si chiarisce che qui c'è un'opposizione democratica che non è parte di questa scelta di portare l'Italia sulla posizione xenofoba e che tale responsabilità è di chi se l'assume, dando vita al Governo, sostenendolo direttamente o indirettamente come fanno i Fratelli d'Italia. Allora, noi non parteciperemo al voto e da oggi saremo più liberi, anche più liberi di essere meno schiacciati - lo dico ai colleghi di maggioranza, che provano a collocarci sempre nella passata legislatura - sulle responsabilità della passata legislatura e pronti, come opposizione democratica, a inchiodarvi alle vostre responsabilità in questa legislatura. Noi facciamo, quindi, la nostra parte come opposizione. E voglio dire alla collega De Carlo, che ha fatto la dichiarazione di voto per i 5 Stelle, che, con il suo intervento, abbiamo a assistito a un classico episodio di vecchia politica: di fronte alle divisioni interne, si trova il nemico esterno, lo si aggredisce e si cerca di compattare i propri.

Noi comprendiamo che ci siano difficoltà su questa linea di destra dentro il MoVimento 5 Stelle, rispettiamo anche il travaglio che si percepisce nella discussione o nei silenzi che accompagnano questo dibattito, ma utilizzare l'aggressione al Partito Democratico come modo per compattarsi, cara collega De Carlo, è veramente un vecchio attrezzo dell'armamentario politico, che ci saremmo aspettati che la nuova politica abbandonasse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Una giornata davvero strana: abbiamo dovuto ascoltare le scuse di un parlamentare della maggioranza, poi le invettive di un'altra parlamentare di maggioranza e poi ancora un intervento molto ragionevole, ma molto in contrasto. Sembrava di ascoltare il dottor Jekyll e mister Hyde. Allora, invece, in una discussione su un provvedimento così delicato ed importante ci saremmo aspettati un confronto serrato, vero, anche perché noi non ci sottraiamo e non ci siamo sottratti dall'impegno e dalle responsabilità. In quest'Aula sono intervenute autorevoli figure del Partito Democratico, che hanno ricoperto ruoli di Governo e non si sono certo messi a voltare le spalle alle cose che abbiamo fatto o che sono accadute.

Ma non ci potevamo certo sottrarre in questa discussione dal constatare le novità sia della politica di questo Governo sia dell'avvicendarsi tormentato degli sbarchi, delle morti, dei bambini che arrivano sulle nostre coste ormai cadaveri. C'è una bellissima frase di un grande scrittore, Tahar Ben Jelloun, che dice: siamo sempre lo straniero di qualcun altro, e imparare a vivere insieme significa lottare contro il razzismo. Sì, forse questo sfugge a molti di voi, purtroppo, che siamo sempre lo straniero di qualcun altro, che siamo stati lo straniero di altri tempi, di altri popoli, quando i nostri nonni partivano con la valigia chiusa dai lacci, la valigia di cartone. Ci siamo dimenticati di tante cose della nostra storia, e oggi siamo qui, così, pensando che magari questo Parlamento è un luogo dove non si debba nemmeno più parlare.

E qualcuno si permette, invece, di entrare nel merito del provvedimento e di confrontarsi sulle questioni spinose che abbiamo posto, anche con emendamenti ragionati, che potevate tranquillamente prendere in considerazione ed approvare. Non vi siete voluti cimentare con la questione e vi siete abbandonati a delle invettive nei confronti del Partito Democratico, che hanno avuto, poi, il risultato di renderci forti e uniti a rispondervi. Noi non vi consentiremo di fare quello che fate sulla rete; noi non vi consentiremo, qui, in Parlamento, di fare i troll; non vi consentiremo di raccontare fake news.

Noi qui, ogni volta che direte una cosa non vera, ve la rintuzzeremo. Racconteremo da qui al Paese la verità delle cose. E lo faremo con molta serenità e con molta tranquillità, perché siamo francamente sbalorditi da questo mix di buonismo, giacobinismo, nichilismo, da questa voglia distruttiva di far vedere che siete i primi della classe, e quindi dovete necessariamente dire che tutto quello che è avvenuto prima era l'apocalisse. Invece non è così, perché poi siete combattuti e ci dite che questo provvedimento è in realtà un provvedimento in continuità; e allora non c'è una rivoluzione in atto, se il provvedimento è in continuità. Noi pensiamo che questo provvedimento poteva essere migliorato, che accompagnare alla misura che avete deciso, confermando, appunto, in continuità una scelta di precedenti Governi, con degli interventi definiti sui diritti umani, avrebbe rafforzato il ruolo dell'Italia, il ruolo del nostro Paese, e avrebbe reso possibile un confronto tra le forze politiche che non fosse come quello che avete voluto voi determinare, una sorta di capricciosa definizione e autodefinizione di meriti che francamente non avete.

E poi avete rimarcato le nostre divisioni, ma, francamente, guardatevi allo specchio. Leggo continue dichiarazioni su TAV, su TAP, su qualsiasi degli argomenti importanti della gestione politica di questo Paese, in cui dite tutto e il contrario di tutto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 18,18)

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Mi viene in mente di chiedere quando mai riusciremo ad avere sul banco del Governo la nostra Ministra per il Sud, di cui non si hanno notizie. Mi chiedo se in questi giorni di così alte temperature stia calcolando i picchi di PIL (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) dovuti all'uso imponente dei condizionatori. Se questa stagione così calda è calda come quella di due anni fa, in cui, quando c'era il Presidente Renzi, lei dovette attribuire l'aumento del PIL ai condizionatori, oggi, come Ministro del Sud, dice la stessa cosa? Cosa ci dice sul Sud e sui provvedimenti che il Sud si aspetta? Nel Sud ci sono gli sbarchi, in quelle isole ci sono tanti problemi. Quali sono le risposte?

Certo, in mancanza di risposte, in mancanza di calcoli sul PIL e in mancanza di definizione precisa del ruolo dei condizionatori d'aria nella politica economica del nostro Paese, venite a raccontare quanto noi siamo divisi. Non vi preoccupate delle nostre divisioni, noi ce le gestiamo e vi sorprenderemo; preoccupatevi delle vostre, perché siete voi a governare, e le vostre divisioni comportano un blocco su tutto, su ogni cosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Su niente si va avanti. E allora mi chiedo se, sul tema dei diritti umani, voi ve la possiate cavare semplicemente, dicendo che ve ne occuperete, come quando sul decreto terremoto ci avete detto che vi sareste occupati, nel milleproroghe, di alcune proroghe, e poi queste proroghe, ivi compresa quella importantissima per le deroghe per l'anno scolastico, non l'abbiamo trovata nel milleproroghe. E forse, quando arriverà in Senato, sarà troppo tardi per dare un'indicazione alle scuole dei piccoli borghi terremotati di poter agire e di non violare i diritti di quei bambini.

E allora vi chiedo una maggiore attenzione, un maggior rispetto: noi non ci faremo mettere i piedi sopra da nessuno. Noi non sopporteremo un atteggiamento così irrispettoso come quello che, purtroppo, in più momenti ci avete presentato nella giornata di oggi. E voglio concludere questo intervento, invitandovi davvero a non buttarla in caciara, perché qui non ci sono persone disattente, non ci sono persone che non sanno quello che accade e quello che è accaduto, e non ci sono nemmeno persone che si spaventano di fronte a queste vostre invettive. È proprio per questo, siccome noi serenamente non ci spaventiamo, così come prima ho ricordato Tahar Ben Jelloun, oggi in conclusione voglio ricordare don Lorenzo Milani: lo voglio ricordare a chi si riempie la bocca di morale, di etica, magari quando siamo di fronte a dei diritti civili; voglio ricordarlo a chi si riempie la bocca quando recita il Vangelo, per poi non osservarlo quando ci sono bambini che muoiono nel totale, assoluto scherno di ministri e sottosegretari. Diceva don Lorenzo Milani: se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati ed oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro; gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri. È proprio così: la patria è una cosa grande, la patria è una cosa bella, la patria non è il luogo del razzismo, non è il luogo ove si sottovalutano i diritti umani, non è il luogo ove superficialmente si accetta che sulle nostre coste arrivino dei piccoli cadaveri in maglietta rossa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Presidente, anch'io non posso non esprimere, come i colleghi che mi hanno preceduto, un certo sconcerto per la confusione che ha caratterizzato la posizione di alcuni esponenti della maggioranza di Governo. Guardate, noi abbiamo alimentato un dibattito di merito, serio, responsabile, su uno degli aspetti più delicati che riguardano la politica estera del nostro Paese e il futuro impegno in Europa, nel Mediterraneo e nei rapporti con i Paesi di origine e di transito del Nord Africa, che il nostro Paese dovrà assumere nel futuro.

Guardate, noi non siamo all'anno zero: è bene ricordarlo ad alcuni colleghi che, invece di verificare le posizioni all'interno della maggioranza, hanno preferito piuttosto verificare quelle del Governo del Partito Democratico. Il Partito Democratico nella precedente legislatura ha ottenuto dei risultati estremamente importanti per quanto riguarda il governo e la gestione dei flussi migratori, e l'ha fatto rispettando i diritti fondamentali, i diritti umani dei migranti in fuga da situazioni di guerre, di violenza, di persecuzione o anche di povertà estrema. L'ha fatto mettendo in campo senza paura, sin dal 2014, una missione che per noi è stata un motivo di vanto e di orgoglio a livello internazionale, quella missione Mare Nostrum che ha fatto sì che l'Italia diventasse un simbolo di civiltà in tutta Europa e in tutto il mondo: una missione che ha consentito di iniziare un pattugliamento delle coste del Mediterraneo, ma allo stesso tempo di salvare centinaia di migliaia di vite umane, perché per noi anche solo una vita umana è una vita che va salvata, va preservata e va tutelata all'estremo, non possiamo permetterci il lusso di girarci dall'altra parte. Una cosa è la gestione ordinata dei flussi migratori, altra cosa è mettere in campo azioni disumane, azioni che rischiano di mettere davvero in pericolo la vita, la salvaguardia di tanti migranti, tante donne, spesso bambini, che si trovano a fuggire su barconi e in viaggi della speranza.

Quest'operazione ha consentito però anche di risvegliare le coscienze, dell'agenzia Frontex e di tanti Stati membri dell'Unione europea; e ha avuto un significato fondamentale, perché da quel momento in Europa è nata la coscienza della necessità di tutelare e di difendere i confini a sud dell'Italia come i confini a sud dell'Europa intera. Questo è un merito che ci prendiamo tutto ed ascrivibile al Governo del PD, al Governo di centrosinistra: non vi lasceremo appropriarvi di quello che è un risultato che noi abbiamo ottenuto sin dal 2014, e che rivendichiamo con orgoglio. Se in Europa è stata attivata la missione Triton, se dopo abbiamo avuto Sophia, se dopo abbiamo avuto Themis, se abbiamo avuto cioè la possibilità di mettere in campo finalmente delle misure in grado di unire gli Stati membri per il pattugliamento, per il contrasto all'immigrazione illegale, e soprattutto il contrasto ai trafficanti di uomini, questo è perché il Partito Democratico, i Governi di centrosinistra hanno avuto il coraggio, anche da soli dopo la strage di Lampedusa, di inaugurare una missione di tutela e pattugliamento delle acque del Mediterraneo.

Questa missione però ovviamente aveva un pregio: aveva la possibilità e aveva la volontà politica di difendere le vite nel Mediterraneo. Voi, invece, oggi siete qui e non ci avete dato risposte chiare: risposte chiare sul perché non volete che personale dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, personale dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, personale competente possa stare sulle navi che devono operare il pattugliamento delle acque libiche. Perché siete contrari a che personale qualificato possa verificare il rispetto e la tutela, la garanzia assoluta dei diritti umani su quelle barche? Il perché non l'abbiamo capito, e aspettavamo ancora una risposta da parte vostra in tal senso.

Noi riteniamo questo un punto dirimente, ed era questo un punto indicato anche nel Memorandum d'intesa del 2017 siglato dal Governo Gentiloni. Per cui la nostra posizione e la nostra richiesta era una richiesta di assoluto buonsenso: ci saremmo aspettati risposte chiare in questa direzione.

I Governi del centro-sinistra hanno ottenuto anche che si iniziasse a discutere di quello che è forse il regolamento, la normativa che a livello europeo maggiormente ha creato difficoltà all'Italia nella gestione del fenomeno migratorio. Mi riferisco a quel Regolamento di Dublino di cui tanto vi siete riempiti la bocca in campagna elettorale; ma quel Regolamento di Dublino l'avete firmato voi nel 2003, ve l'abbiamo ricordato a più riprese, non lo dimenticate: se abbiamo avuto le difficoltà che abbiamo avuto di gestione, di sovraffollamento strutturale nei nostri centri di accoglienza è stato per quella regola aurea contenuta in una norma che affida allo Stato di primo approdo tutta la responsabilità nella gestione delle richieste di asilo dei migranti che giungono sulle coste del primo Paese di sbarco. Noi riteniamo questa norma una norma da modificare, da cambiare; ci abbiamo, però, già provato anche in Parlamento europeo nel 2016, e voi in quel contesto, per i pochi che frequentavano il Parlamento europeo, avete votato contro questa modifica al Parlamento europeo. Con quale coraggio oggi parlate di modifica del Regolamento di Dublino?

E questa linea avete continuato a seguirla anche nell'ultimo vertice del 28 e 29 giugno, a Bruxelles. Noi abbiamo parlato, interloquito sia con il Ministro Savona che con il Ministro Moavero Milanesi in recenti audizioni in Commissione, e abbiamo chiarito al Ministro Moavero Milanesi che in realtà i risultati del Consiglio europeo sono risultati per noi assolutamente fallimentari da questo punto di vista. Avete inserito nelle dichiarazioni finali, nelle conclusioni di quel vertice che il Regolamento si modifica all'unanimità, con il consenso unanime di tutti i partner: avete, cioè, modificato al ribasso addirittura le regole “costituzionali” del Trattato di Lisbona, che prevedevano la modifica a maggioranza qualificata del Regolamento. Il risultato di tutto ciò è che noi non riusciremo più in Europa a toccare quello che è il punto più delicato e più controverso della politica e della normativa europea in materia di gestione dei migranti, ed è responsabilità vostra!

Guardate al vostro interno, chiaritevi al vostro interno, perché se non riusciremo a modificare la norma che maggiormente crea difficoltà in Europa all'Italia, alla Grecia, agli Stati di primo approdo è solo ed esclusivamente per causa vostra. Questo per noi è un punto essenziale da chiarire.

In questo contesto, oggi stiamo allora discutendo di un provvedimento che certo ricalca la linea di una decisione politica assunta dai nostri Governi, dal Governo Gentiloni nel 2017, e questo è certamente un elemento positivo per il Paese. Però, come vi abbiamo ripetuto a più riprese, e mi pare però che il messaggio stenti a passare, la linea sulla quale si collocava l'azione politica del Governo PD era una linea profondamente differente da quella che state seguendo e attuando voi ora. Era una linea che seguiva due indicazioni contenute in quel Memorandum del febbraio 2017, ed era una linea che prevedeva innanzitutto di aumentare il finanziamento e i programmi di crescita sociale ed economica delle regioni più colpite dal fenomeno migratorio.

Allora, noi vi aspettiamo al varco alla prossima legge di stabilità: prevedete risorse aggiuntive per sostenere le regioni più in difficoltà e più in ritardo della Libia e di altri Paesi di transito e di origine del Nordafrica. Questo è un punto per noi dirimente, e nulla di tutto ciò è contenuto nel decreto-legge in esame.

L'altro punto sul quale noi riteniamo di non poter recedere e di non poter venir meno è l'apertura di una stagione, la nuova stagione di tutela assoluta dei diritti umani all'interno dei centri di accoglienza temporanei in Libia. Non solo sulle navi ma anche e soprattutto all'interno dei centri temporanei in Libia noi abbiamo chiesto che si inserisse, in una norma esplicita, l'obbligo di permettere la presenza di personale qualificato delle organizzazioni internazionali dell'emigrazione e delle Nazione Unite per i rifugiati. Ancora una volta non ci avete risposto, ancora una volta non avete chiarito il motivo della vostra contrarietà ad una norma di buonsenso che impegna il Governo a sostenere la Libia nel percorso di progressiva tutela e garanzia dei diritti umani delle persone che sono presenti nei centri di accoglienza in Libia.

Così come non ci avete risposto sul perché non condividete l'idea di un sostegno ad accompagnare la Libia verso la ratifica della Convenzione di Ginevra. Questa convenzione è chiaro che fa parte di un percorso, un percorso che la comunità internazionale deve sostenere e l'Italia insieme alla comunità internazionale. Però, noi ribadiamo che non vorremmo che ci fosse una sorta, anche lì, di retropensiero dietro il rifiuto di accogliere questo emendamento che ci pare di assoluto buonsenso e che ci sia quasi una sorta di fastidio - l'abbiamo detto - da parte vostra a rispettare delle norme, quelle del non refoulement dell'articolo 33 della Convenzione di Ginevra, quelle norme che sono volte a tutelare le persone che hanno diritto a ottenere lo status di rifugiato, perché voi siete i primi che state mettendo in discussione, col vostro atteggiamento, quello relativo alla vicenda Aquarius e quello relativo ad Asso 28, la tutela dei diritti fondamentali delle persone che sono presenti in queste barche che attraversano il Mediterraneo.

Allora, una cosa - lo ribadiamo - è il lavoro per creare canali legali di ingresso in Europa, altra cosa è girare la faccia dall'altra parte…

PRESIDENTE. Grazie…

PIERO DE LUCA (PD). …e girare la faccia ai migranti che rischiano di morire in mare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Noi siamo in quello che alcuni definiscono la maledizione cinese, che dice: “Vi auguro di vivere in tempi interessanti”, e lo dico non solo perché evidentemente questa è una giornata particolarmente interessante per quello che riguarda i punti di vista politici che sono stati espressi fino ad ora, ma anche perché siamo completamente inseriti - anche se qualcuno pensa che basti dire che si chiudono i porti o che si fa un blocco navale o che si fa una letterina a Babbo Natale e tutto scompare - nel contesto del Mediterraneo. Il contesto del Mediterraneo è un contesto in cui, da anni, milioni, migliaia di persone stanno scappando per cercare un futuro migliore e questo lo faranno nonostante i video di Salvini su Facebook, perché quando uno scappa dalla guerra e dalla fame purtroppo o per fortuna non gli basta un post su Facebook. Ha bisogno di creare una nuova vita, ha bisogno di una prospettiva.

Quindi, quando il 3 ottobre 2013 sedevamo in quest'Aula, nella nostra prima legislatura per molti di noi, c'era un Governo del Partito Democratico e ci fu un terribile naufragio che causò 368 morti a largo di Lampedusa e venti dispersi. Da quel naufragio nacque l'idea della missione Mare Nostrum che poi si è trasformata e si è allargata all'Unione europea perché nessuno deve morire in mare, nessuno può essere abbandonato in mare. Questo almeno è quello che noi pensavamo e quello che noi credevamo. E devo dire che su questo, mentre la Lega Nord, poi Lega, è stata sempre coerente nonostante il cambio di nome e, cioè, è sempre stata assolutamente contraria a questi tipi di soccorsi, il MoVimento 5 Stelle aveva un'altra posizione e ha tenuto per molto tempo un'altra posizione, finché evidentemente non gli dicevano che nei sondaggi che facevano, nei sondaggi su Facebook, andava tutto bene, perché altrimenti non si spiega.

Se fosse una posizione di merito, cari colleghi, voi in questo momento vi dovreste alzare e spiegarci che ci avete preso in giro. Io mi riferisco, per esempio, a un'interrogazione dell'8 settembre 2017, quando a un certo punto abbiamo iniziato ad avere un dialogo con la Libia diverso e c'è stata un'interrogazione a prima firma Tofalo e poi dell'onorevole Frusone, dell'onorevole Brescia, dell'onorevole Grande, dell'onorevole Spadoni, dell'onorevole Dadone, di Giordano, Mantero, Lorefice, Baroni e, devo dire, un'interrogazione che ha anche portato fortuna alla gran parte di loro, perché adesso siedono in importanti poltrone di questo palazzo e non solo, e in cui si chiedeva che cosa avrebbe fatto il Governo per garantire il rispetto dei diritti umani di quei migranti.

Ecco, da lì ci sono state varie cose. Per esempio, c'è stata un'informativa dell'ONU che ci dice che quei posti non sono posti sicuri e, quindi, da lì sono nati anche i nostri emendamenti di oggi e, quindi, l'inserimento dell'UNHCR nei campi, la richiesta della sottoscrizione della convenzione di Ginevra e la richiesta di più tutele e garanzie. Ora, questa mattina, però, tutto mi è parso più chiaro, finalmente, perché l'onorevole Iolanda Di Stasio che per un errore di battitura, dice il sito della Camera, si è iscritta ai 5 Stelle ma io sono quasi sicura che sia della Lega, perché ho ascoltato con attenzione il suo intervento che mi pareva assolutamente scritto da qualcuno della Lega, ci ha spiegato che questo era il primo passo di una nuova strategia. Abbiamo capito qual è il primo passo di questa nuova strategia. Basti pensare che nel primo weekend in cui è stata affidata alla Guardia costiera libica la gestione della sicurezza delle coste, checché ne dica il sottosegretario Molteni, nel primo weekend gestito dalla guardia costiera di Tripoli, dicevo, ci sono stati tre naufragi che hanno fatto registrare 679 morti e l'hanno fatto per una scelta politica, perché si è scelto di fare ritirare la nostra Guardia costiera, si è scelto di criminalizzare le ONG e questo si è scelto facendo anche un altro atto politico, questa volta da parte del MoVimento 5 Stelle che ha iniziato questa sua nuova narrazione di sé nei confronti dei cittadini, perché il pericolo non era più solo il PD ma erano anche i migranti, ed è iniziato tutto questo con una serie di dichiarazioni molto forti. Vi ricordate - forse colleghi non vi ricordate - il Vicepremier Luigi Di Maio quando disse “i taxi del mare”? E vi ricordate i titoli anche del Fatto Quotidiano roboanti su questa enorme inchiesta in cui le ONG favorivano gli scafisti? Sicuramente ve ne ricorderete perché credo che tutti voi l'abbiate condiviso su Facebook, altrimenti non sareste qui.

Ebbene, guarda caso la procura antimafia ha avanzato la richiesta di archiviazione per quell'indagine. Lo sapete perché, onorevoli colleghi? Non l'avete trovato scritto su Facebook? Non vi è arrivato il messaggino? Allora, ve lo dico io. Perché il fatto non sussiste. O era tutto falso o allora uno dice: “Avranno fatto delle dichiarazioni in cui chiedevano scusa, erano in buona fede. Poveroni, ci avevano creduto. Gli avevano fatto una telefonata dalla segreteria dell'allora segretario e gli dicono che c'è questo complotto e loro avranno preso tempo per chiedere scusa”. Ma neanche una volta avete chiesto scusa e non dico in quest'Aula, che so che per voi è un po' problematico il vis-à-vis, ma almeno su Facebook, dove di fatto vivete in continuazione: un post, almeno un tweet, 180 caratteri, che ci vuole? “Scusate, avevamo preso un abbaglio”. Niente! Non c'è problema perché si va avanti così.

Dicevamo, quindi, che i taxi dal mare non esistevano. E, allora, quando il segretario della Lega, poi diventato anche lui Vicepremier, diceva che la pacchia finalmente era finita non si riferiva forse a quella narrazione sui taxi del mare? Non si riferiva forse al fatto che adesso toccava alla Guardia costiera libica che, guarda caso, da quando ha preso in mano la situazione ha fatto aumentare i morti nonostante sia diminuito il numero di persone che sono partite? Si riferiva forse a questo? Allora, noi oggi siamo qui a discutere di queste cose e mi dispiace che ci sia così poca attenzione, onorevoli colleghi, e mi dispiace anche che da parte dell'onorevole De Carlo ci sia stato un attacco di questo tipo al Partito Democratico perché, onorevole, l'arroganza appartiene a coloro che non hanno il coraggio di riconoscere le proprie debolezze e, quindi, questa cosa fa un torto a lei, prima di tutto, e non certo al Partito Democratico, perché in questo momento al Governo del cambiamento ci siete voi e, quindi, se voi siete così sicuri di essere in grado di garantire a quest'Aula, a tutti noi, alle persone che attendono in Libia e alle persone che ascoltano da casa che i diritti civili, i diritti umani, le richieste di asilo, la richiesta di assistenza e i salvataggi in mare saranno garantiti, allora non avete che da spiegarlo, non avete che da assumervi le vostre responsabilità.

Se non siete in grado di farlo, non basta un post su Facebook, in questo caso, ahimè: dovete legiferare. È brutto a volte: uno ambisce tutta la vita a occupare una poltrona, poi quando ci si trova non sa cosa dire, lo capisco, non mi stupisce, ma lo capisco. E, quindi, appunto dicevamo, oggi ci troviamo qui per questo. Abbiamo fatto degli emendamenti, abbiamo chiesto al Governo che ci rispondesse: per quale motivo siete contrari al fatto che l'UNHCR sia sulle navi? Silenzio. Per quale motivo siete contrari al fatto di…? Se non vincolare, è eccessivo vincolare, va bene allora facciamo almeno che ci sia un impegno da parte del Governo a sottoscrivere la Convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati, per quale motivo siete contrari? Silenzio. Vabbè, almeno possiamo dire che visto che gli diamo mezzi, possiamo formare le persone che staranno lì sopra sugli standard europei di primo soccorso? Silenzio. Qualcuno, addirittura, ha avuto l'ardire di non rispondere in Aula, ma di commentare su Twitter, che è quello che si dice i leoni da tastiera, che notoriamente, per usare un altro gergo tecnico, «sconigliano» quando è il momento di assumersi le proprie responsabilità.

Allora, colleghi, è per questo motivo che noi non parteciperemo al voto in quest'Aula, perché è cambiato il contesto, perché quello che fino a ieri era una politica che contemplava l'Unione europea, che contemplava le organizzazioni non governative, che cercava di creare un quadro e un contesto uniforme, è stata spazzata via per un pochino di propaganda a basso costo fatta dalle spiagge della riviera, è stata spazzata via insieme - ahimè - alla dignità e alla coerenza di molti di voi che, non a me perché non è un problema, io non sono nessuno, ma agli italiani, poi, avrete il dovere di rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Secondo me, è utile questa discussione, perché ci consente di dire alcune cose, di non girarci attorno, di definire le cose esattamente come sono, anzi va ringraziata la collega dei 5 Stelle che ha fatto emergere il vero spirito, cosa c'era dietro questo decreto, lo ha detto, lo ha rappresentato, c'è caduta, e ci ha dato la possibilità di dare i nomi e i cognomi alle cose.

Intanto, lo dico con chiarezza, noi veniamo fuori da una stagione straordinariamente complessa, dove questo mix micidiale che vi ha mandato al Governo e che non corrisponde al consenso dei cittadini, perché stavate su fronti opposti, per mettervi insieme avete dovuto inaugurare una escalation di parole e di atti legislativi che sta portando il Paese nel baratro. Neanche i migliori prefiguratori del futuro potevano immaginare cosa sarebbe accaduto. C'è un gioco del più uno tra le parti, un gioco pericoloso tra i leader dei due partiti che compongono questa maggioranza e a farne le spese poi sono sempre i cittadini, sono i cittadini più deboli, sono i cittadini, per esempio, i più piccoli del Paese con l'obbrobrio che avete fatto sui vaccini e poi sono i cittadini più deboli, quelli che sono i più disperati, quelli che cercano di arrivare in un Paese, perché nel loro c'è fame e miseria e povertà. Voi non siete distanti dalle posizioni dell'estrema destra, anzi, in modo surrettizio, applicate esattamente ciò che poi fate finta di non voler fare, cioè il blocco navale perché se non fosse così non ci sarebbe motivo per il quale voi dite «no» ad una serie di emendamenti. Voi siete quelli, i responsabili – mi riferisco, tramite il Presidente, al Governo –dell'aumento delle morti in mare (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siete voi…

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. E questo no! Responsabili delle morti in mare no (Commentidei deputati del gruppoPartito Democratico)!

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Che succede? Io ritengo che le vostre politiche…

PRESIDENTE. È già accaduto un'altra volta che il Governo vuole dirigere l'Aula (Commenti della deputata Saltamartini). Il rispetto, in quest'Aula, è garantito a tutti. Grazie. Collega Volpi, non si preoccupi, ho visto cos'è successo, ho visto quello che è accaduto, grazie. Lei non disturbi il Governo al banco e vedrà che tutto funziona. Collega D'Alessandro, sul merito e andiamo avanti.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, io ribadisco quello che ho detto. Non ho sbagliato a dire quello che ho detto. Io ho detto che le politiche messe in campo da questo Governo fanno in modo che la rotta verso l'Italia sia diventata tra le più pericolose e non è un caso se, proprio in questi mesi, negli ultimi due mesi, sono aumentati, rispetto agli altri anni, i morti in mare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Non può essere un caso, e abbiamo citato non le fonti di un deputato del Partito Democratico, ma le fonti di organismi internazionali che certificano, negli ultimi due mesi, più 850 morti in mare; non ce li siamo inventati noi; sui circa 1.005 da gennaio a luglio. Allora, dobbiamo dare i nomi e cognomi a voi e alle vostre politiche, perché altrimenti qui sembra quasi che parliamo solo per…

PRESIDENTE. Onorevole Vallotto, può andare a parlare da un'altra parte? Onorevole Vallotto, onorevole Vallotto! Grazie.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Perché, se no, sembra che qui stiamo solo a confrontarci per guadagnare qualche minuto in più.

Guardate, io credo che l'opposizione debba fare queste sacrosante battaglie contro di voi, contro le vostre politiche, contro il vostro atteggiamento da guasconi in Aula, perché pensate che una volta vinte le elezioni avete la ragione. Ma avete solo la ragione dei numeri; le ragioni delle politiche sono un'altra cosa e si vedono a confronto consuntivo e il confronto a consuntivo, purtroppo, di questi mesi, di pochi mesi, della vostra gestione del Viminale dice tutt'altro delle vostre promesse; perché siete il risultato, le parole e gli atti assunti, di questa politica al rialzo fatta dai due leader della maggioranza che, per guadagnare consenso, devono ogni volta spararla più grossa. Ma si può accettare, in questo Paese, che il Ministro dell'Interno, con i pantaloncini corti e con una bibita a fianco ripresa dalle telecamere, parli dei disperati in mare? Si può accettare che un Ministro dell'Interno, così, in modo sciolto parli di quei disperati e addirittura dica che sono loro quelli che fanno la pacchia e lui sta sorseggiando, chessò, Campari, quello che gradisce da qualche giorno e si fa riprendere in vacanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? E quando andrà in vacanza Di Maio a che cosa dovremo assistere? A un ritorno di dichiarazioni da parte del collega Salvini fino a quando questo gioco a rincorrersi non avrà prodotto un altro decreto? Un decreto indignità, un decreto disumanità, che decreto dobbiamo ancora aspettare in quest'Aula?

Allora, confrontatevi con noi; noi siamo stati al Governo, lo sappiamo benissimo che cosa significa la fatica del Governo, lo sappiamo benissimo, ma se la volete mettere in caciara voi troverete il vostro pane, perché abbiamo la formazione, veniamo dai territori, veniamo dai governi dei comuni, delle regioni, veniamo dal governo del Paese.

Oggi in Aula si è alzato un galantuomo, il Ministro Minniti, vi ha dato dei consigli, vi ha indicato la rotta. Non c'è stato uno che è stato capace di replicare nel merito, se non con l'insulto, al Ministro Minniti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E noi lo continueremo a fare, continueremo a dare una mano, non a voi, al Paese, con tutti coloro i quali sanno delle materie di cui si sono occupati o che approfondiscono nelle varie Commissioni.

Aspettiamo che, prima o poi, arrivi il buonsenso, la voglia di sentirci, di ascoltarci di confrontarci, di evitare l'insulto continuo, il dito puntato contro e ogni volta che non avete un argomento, una scusa; non sapete dire nulla rispetto all'argomento per il quale vi incalziamo, l'unica cosa che sapete fare, in quest'Aula, a distanza di mesi dalle elezioni, è di parlare del Partito Democratico. Solo quello vi rimane: e il Partito Democratico? E il Partito Democratico?

E voi che state al Governo, quando iniziate a dare le risposte? O pensate che la risposta sia quella della relatrice della Commissione, quelli sono gli argomenti di risposta a un Paese, quelle sono le parole, i modi e, soprattutto, le questioni che una relatrice deve porre nel dibattito parlamentare, quello è il livello a cui ci volete abbassare?

Noi non l'accettiamo, vi faremo battaglia, perché fare la battaglia, secondo me, consente a chi sta fuori di qui di iniziare ad ascoltare, di iniziare a riflettere, di iniziare a ragionare e non basterà, prima o poi arriverà il momento del corto circuito, il contro corto circuito, perché secondo me è tutto straordinariamente collegato, lo ripeto, è tutto straordinariamente collegato.

Vi è un uso straordinariamente eccezionale della rete che ha iniettato nelle vele degli italiani alcune notizie utilizzate, come dico io, come clave nel dibattito pubblico. Chi ha iniettato nelle vene degli italiani queste clave adesso le agita da parte del Governo, pensando ancora di stare in campagna elettorale e, poi, però, arrivano le notizie secondo le quali probabilmente anche in Italia, anche nel nostro Paese c'è stata manomissione di notizie a favore di qualcuno e contro qualcun altro.

Man mano che si scopriranno queste cose, spero presto, probabilmente scopriremo - e non faccio accuse a nessuno, perché dobbiamo ancora aspettare - che qualcuno ha lavorato, ha organizzato, ha diffuso sulla rete, ha disseminato sulla rete tutte le notizie che servivano a creare - e concludo, Presidente - odio e rancore negli italiani, ma gli italiani sono un popolo che sa ragionare. L'Italia è fatta da un popolo che sa ragionare, che sa pensare, che sa giudicare e che sa bocciare, come hanno fatto con noi, ma che non vi ha dato nessuna carta in bianco, perché il Paese è degli italiani e, fino a prova contraria, voi non ne siete proprietari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Anche io sono rimasto abbastanza colpito dalla distanza tra l'importanza del tema che è stata evocata e descritta, credo, correttamente dalla presidente della Commissione e alcuni atteggiamenti che abbiamo vissuto, oggi, in quest'Aula, che credo male si attaglino a questa importanza del tema che abbiamo trattato.

Alcuni toni, alcuni atteggiamenti vagamente canzonatori nei confronti del Partito Democratico, quasi che questo fosse una specie di set televisivo, dove si celebra un talkshow e non, invece, la sede più alta della democrazia dove occorrerebbe grande capacità e voglia di confrontarsi, con un pizzico anche di umiltà, e lo voglio dire, in particolare, ai miei colleghi neoeletti e più giovani. Un pizzico di umiltà, meno arroganza, quando ci si confronta su temi così importanti e così delicati. Perché, come diceva un mio grande concittadino che prima di me è stato in quest'Aula con ruoli molto più importanti, Mino Martinazzoli, la maggioranza ha ragione di governare, ma non ha tutte le ragioni; e questo è un ammonimento ad avere un po' di umiltà anche quando ci si confronta, soprattutto quando si parla di argomenti così importanti, così delicati e così sentiti dall'opinione pubblica.

Io, in realtà, ho sentito tante contraddizioni, oggi; non da parte del Partito Democratico, ma da parte della maggioranza di Governo. Io ho sentito parlare di continuità con le politiche sulla Libia da parte dell'attuale Governo con il Governo precedente, e lo ha detto in maniera abbastanza chiara, netta e anche con parole secondo me equilibrate e serie il sottosegretario Molteni e poi ho sentito, invece, la rivendicazione molto forte, molto agitata della discontinuità che, invece, è stata celebrata nelle dichiarazioni di voto, in particolare, del MoVimento 5 Stelle, ma anche in altre dichiarazioni che sono venute da quella parte politica.

E questo mi pare che apra una grande contraddizione che è peraltro quella che io registro in maniera abbastanza evidente se vado a verificare le politiche di questo Governo, di questa maggioranza sul tema più lato, più generale della immigrazione, non in particolare su quello che riguarda questo decreto.

Perché se si parla di contraddizioni, se si vuole andare a mettere il dito nelle incongruenze dei movimenti politici, della maggioranza e dell'opposizione, allora ricordiamo un po' quali sono le contraddizioni che, invece, riguardano, in particolare, la maggioranza. Intanto, è già stato ricordato, ma credo che meriti sottolinearlo, in quest'Aula si invoca a gran voce, e si dice che si agirà in questa direzione, il superamento del Regolamento di Dublino, del famoso Regolamento di Dublino che impone ai Paesi di primo approdo di gestire tutta la fase di verifica delle condizioni di tutela internazionale o meno dei migranti che arrivano. Ebbene, qualcuno lo ha già detto, ma è bene risottolinearlo, quando si parla di contraddizioni, qui si invoca il cambiamento del Regolamento di Dublino e, poi, in Europa, quando si affronta lo stesso argomento, si vota, invece, insieme ai Paesi che chiedono di non rinegoziare il Regolamento di Dublino. È o non è, questa, una enorme contraddizione nelle politiche di questa maggioranza e di questo Governo?

Poi, si chiede a gran voce la solidarietà agli altri Paesi europei, quando si tratta di gestire i flussi di coloro che sono arrivati in Europa, dei disperati che arrivano sui barconi, che arrivano e chiedono, appunto, di essere verificati nella loro condizione di richiedenti asilo, e si chiede solidarietà ai Paesi europei e anche questo è un principio sul quale noi abbiamo sempre detto che siamo assolutamente d'accordo e siamo assolutamente in linea con la necessità che ci sia una politica europea di accoglienza che si faccia carico anche della gestione di questi flussi, a prescindere, appunto, dall'approdo. Si chiede, quindi, grande solidarietà e, poi, ci si allea in Europa, con i Paesi che, esattamente contro la solidarietà europea, fanno un vanto della loro politica, cioè ci si allea con i Paesi del cosiddetto gruppo di Visegrad che sono quelli che si oppongono a qualunque solidarietà nella gestione delle quote. È o non è, questa, una enorme contraddizione nelle politiche di questa maggioranza e di questo Governo?

Ancora, si dice: aiutiamoli a casa loro; anche questo è un principio che nelle sue caratteristiche generali è difficilmente opinabile, tutti siamo d'accordo sul fatto che per evitare, per bloccare i grandi flussi migratori dei quali dobbiamo farci carico occorra, in particolare, agire sulle politiche di aiuto allo sviluppo. Ma, allora, perché, quando è stata al Governo, la Lega, in particolare, ha sempre ridotto gli aiuti allo sviluppo nelle politiche di bilancio? I numeri lo testimoniano, la Lega ha sempre ridotto, contribuito a ridurre i fondi dedicati allo sviluppo al terzo mondo. Anche questa, permettete, è una enorme contraddizione che ci lascia molte perplessità.

E, poi, si dice che un grande obiettivo di questo Governo, lo ha detto il sottosegretario Molteni e lo hanno detto anche nelle dichiarazioni di voto gli esponenti dei 5 Stelle, un grande impegno sarà quello di tutelare e di rispettare i diritti umani dei disperati che arrivano sulle nostre coste e, però, si parla di quei disperati come di persone che vengono in crociera, che fanno la pacchia, si rifiuta l'accettazione di emendamenti che sono presentati in questo decreto nei quali, né più né meno, si chiede esattamente che quando si parla di aiuti alla Libia, ci siano aiuti che aiutino esattamente i libici, anche, a essere adeguatamente preparati in materia di primo soccorso e di tutela dei diritti umani secondo standard europei. Allora, queste sono contraddizioni insanabili nella politica di questo Governo che dice di voler tutelare i diritti umani, ma nei comportamenti, nei fatti, contraddice apertamente questi suoi impegni e fa la guerra agli enti che per loro costituzione si occupano esattamente di questi obiettivi, cioè fa la lotta alle ONG, che sono diventate il capro espiatorio di tutto quello che non funziona nelle politiche migratorie.

Fa una lotta al Terzo settore, quindi a tutte le cooperative, e anch'esse diventano il capro espiatorio di tutto quello che non va in questo settore. Non aiuta i comuni a gestire adeguatamente gli unici strumenti che oggi funzionano per la prima accoglienza, che sono gli SPRAR, e quindi fa anche la guerra ai comuni che vogliono invece utilizzare questi procedimenti, che sono gli unici che oggi riescono a consentire una distribuzione capillare dei migranti senza turbare il sonno degli italiani, anzi aiutando i migranti a inserirsi adeguatamente. Insomma, credo che occorra, se si vuole, da parte del Partito Democratico, da parte delle opposizioni maggiore collaborazione e anche una condivisione di un percorso di continuità, che ci sia un atteggiamento nonché parole e comportamenti molto diversi da quelli che oggi sono stati mostrati in quest'Aula e da quelli che sono anche testimoniati dalle politiche del Governo in queste ultime settimane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, vi confesso che sono arrivato un po' inquieto questa mattina, alla vigilia di questa discussione, perché ero molto curioso di capire come il miracolo della cosiddetta quadratura del cerchio si sarebbe realizzato in questo dibattito. Avevo il rimbombo e la eco chiari della discussione e della propaganda pre-elettorale e post-elettorale delle forze politiche che costituiscono questo Governo, ed era molto incuriosito di capire come quelle posizioni così altamente e rumorosamente immesse nel dibattito pubblico del nostro Paese si sarebbero poi qui tramutate nelle scelte politiche.

Confesso che, come è stato fatto notare, il gruppo del PD è arrivato ben disposto, con anche la sua storia di risultati istituzionali, correttamente, con un equilibrio di impostazione verso questi temi. Era arrivato ben disposto a dare una mano e una collaborazione, e gli emendamenti che sono stati presentati andavano esattamente in questa direzione, ma, come al solito, il fragoroso dibattito, ancora nella propaganda elettorale, ha ucciso anche questi nostri ragionevoli tentativi. Il fatto più grave lo abbiamo poi ascoltato, nell'apice nella discussione, nel racconto - Presidente, mi rivolgo a lei - di una giovane collega che ovviamente ha sciolto le redini al linguaggio in un luogo che si chiama Parlamento, dove le parole hanno una loro dimensione, una loro importanza di democrazia e di libertà. Dalle parole della collega relatrice abbiamo scoperto qual è ancora il sottofondo o quello che sovrintende anche a quest'azione, fatta di intolleranza, anche con una simultanea azione e gesti che abbiamo visto in quest'Aula che sono il sintomo il carattere vero anche della maggioranza su questo tema. Ma io voglio dire ai colleghi che governano in questo momento il nostro Paese che abbiamo un problema enorme di fronte, che non è un problema che si concluderà nei prossimi giorni. Abbiamo uno scenario che più volte quest'Aula ha potuto approfondire, lungo, drammatico. E dovremmo essere qui noi i primi, nel Parlamento di questo Paese, a chiudere la storia anche di un vocabolario fatto di parole disumane.

Prima della “pacchia”, che abbiamo ascoltato, ce n'era una ancora più dura, più netta, più crudele per molti aspetti: respingimenti. Parlavamo di uomini, di donne e di bambini, abbiamo usato la parola “respingimenti”. Mi sarebbe molto piaciuto - lo voglio dire alla collega che è distratta, Presidente, che ha fatto la dichiarazione di voto -, alla sua giovane età vorrei sentire, anche in un suo intervento futuro, che cosa penserà, per esempio, quando fra qualche decennio qualche archeologo del mare che guarderà i fondali del Mediterraneo troverà tanti morti di uomini, di donne e di bambini, e quell'archeologo si domanderà quale guerra mondiale c'è stata in un pezzo del nostro pianeta dove si è scoperta la logica, la ragione, le grandi religioni, che è stato un pezzo del mondo che ha guidato veramente il pianeta. Quale guerra c'è stata?

Noi, che siamo il Parlamento di un Paese democratico, ci dovremmo porre questa domanda nelle nostre discussioni, che appaiono certe volte burocratiche, in una strettoia di parole usuali che non fanno e non danno diritto a questo grande ed enorme problema che noi abbiamo di fronte. Questo mare non si chiama più Mare Nostrum, si chiama “mare monstrum”, da un po' di tempo. Devo dire che mi fa molto orrore che a questa prospettiva così drammatica si possa rispondere con una battuta, con un tweet, lo voglio dire ai giovani colleghi che sono in quest'Aula da poche settimane. “Prima gli italiani”: questa è la battuta che liquida in un solo colpo questo scenario drammatico con il quale noi dobbiamo sapere fare i conti.

E io mi domando se “prima gli italiani” in questo popolo che ha fatto grande l'Europa e il mondo con la cultura, con il Rinascimento, con la tolleranza, con la forza e la dimensione se “prima gli italiani” non significa prendere coscienza di uno dei più drammatici problemi che noi abbiamo di fronte. Siamo diventati così aridi? Abbiamo perso totalmente l'alfabeto delle emozioni? Penso di no. Noi vogliamo essere a presidio esattamente di questa prospettiva, che è di parole, di azioni, di fatti, di tolleranza. Ci sono tante comunità nel nostro Paese che hanno dato risposte straordinarie in termini di integrazione, io ne ho conosciute alcune nella mia vita. Una grande donna, un premio Nobel per la pace, Betty Williams, qualche anno fa, in un sito dove si voleva costruire il grande sito dei rifiuti nucleari, decise di costruire la città della pace, dove ucraini, rumeni, siriani, nigeriani, bambini e donne - vi assicuro, se volete fare una visita - sono totalmente e perfettamente integrati in una sintonia e in una capacità che una piccola comunità del Mezzogiorno ha saputo esaltare. L'alfabeto delle emozioni che queste storie dovrebbe ancora suscitarci non può essere travolto. Fa bene il gruppo PD ad astenersi da questa indegna, per molti aspetti crudele, prospettiva che viene descritta e che ha trovato nelle parole di una giovane collega paradossalmente e clamorosamente i termini più duri e anche più impropri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Presidente, riprendo dalla fine dell'intervento del mio collega De Filippo, perché oggi è accaduto in quest'Aula qualcosa di paradossale. Siamo stati abituati per cinque anni, nella scorsa legislatura, a fare e a sentire dichiarazioni di voto sui provvedimenti che spiegavano perché un gruppo politico votava o non votava un singolo provvedimento, che entravano nel merito, che spiegavano le criticità o, al contrario, se gruppi di maggioranza, punti di forza di quello che il Governo veniva a proporre al Parlamento e che il Parlamento era chiamato a votare.

Ecco, in quest'Aula oggi noi abbiamo ascoltato una dichiarazione di voto che era semplicemente un'aggressione da parte della forza di maggioranza relativa in questo Parlamento a una forza d'opposizione per una ragione banale perché era difficile per i nostri colleghi del MoVimento 5 Stelle, che per anni hanno voluto darci lezioni sul tema, come su molti altri, dire qualcosa di diverso dall'espressione che ormai pensano di poter utilizzare per tutto, l'espressione che è diventata popolare anche sui social: “e allora il PD?”. Ecco, cari colleghi - attraverso di lei, Presidente, mi rivolgo ai colleghi che stanno al Governo e che oggi occupano i banchi della maggioranza - non vi basterà per governare il Paese continuare a ripetere “e allora il PD?” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché il Paese ha bisogno di risposte concrete su temi concreti che toccano la vita quotidiana delle persone. Quindi, cominciate da oggi ad imparare la lezione: la prossima dichiarazione di voto fatela sui temi che proponete al Parlamento, non parlando di quello che ha fatto il mio partito, anzi che orgogliosamente ha fatto il mio partito. Prendetevi la responsabilità di essere al Governo perché, non so se vi è arrivata la notifica su Facebook, ma oggi voi governate il Paese e avete la responsabilità delle vostre azioni anche quando vi imbarazzano, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, anche quando vi imbarazza dover far vostra la linea di Salvini. Sì, oggi voi siete al Governo e voi avete questa responsabilità. Noi abbiamo fatto una dichiarazione di voto chiara: abbiamo detto che non parteciperemo al voto per una ragione banale ossia perché il Governo si è rifiutato di accogliere alcuni emendamenti che solo qualche anno fa il MoVimento 5 Stelle avrebbe potuto proporre a quest'Aula e che oggi fa finta invece di non conoscere e fa finta di non sentire nel silenzio più totale e imbarazzato di nuovo di quelli che allora erano all'opposizione e che oggi sono al Governo e che sembrano aver cambiato idea su tutto, sostanzialmente su tutto. Erano emendamenti che proponevano semplicemente di avere l'UNHCR a bordo delle navi e sui campi; emendamenti che proponevano di avere personale preparato - ripeto: preparato - al primo soccorso: perché no? Perché no, perché il Governo non ci ha dato una risposta? Perché i nostri colleghi della maggioranza non hanno sentito la responsabilità di motivare il no a questioni in fondo così condivisibili che tutto il Parlamento dovrebbe condividere? Quindi capisco l'imbarazzo di chi, nel fare una dichiarazione di voto, non ha potuto far altro che aggredire il mio partito. Tuttavia il mio partito ribadisce la sua posizione: non parteciperemo al voto perché non ci avete dato risposta su alcuni temi semplici ma per noi assolutamente cruciali. E guardate la discussione che stiamo facendo fa il paio con tutte le altre su questi temi: prendiamo, ad esempio, la questione dei porti. Abbiamo discusso per settimane di porti aperti e porti chiusi e poi il Ministro competente ci è venuto a dire che i porti non erano chiusi perché non si possono chiudere; mentre l'altro Ministro, il Ministro dell'Interno Salvini, dalla riviera ci faceva sapere che lui aveva chiuso i porti e che ormai l'unico problema restava il caldo africano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) dimostrando e mostrando al Paese quella faccia dura, quel razzismo di cui va orgoglioso. Quei porti non sono chiusi, eppure voi raccontate agli italiani in modo propagandistico che li avete chiusi perché ormai avete assunto la capacità di dire tutto e il contrario di tutto e non vi preoccupa il fatto che in due mesi 1.500 persone abbiano perso la vita; non vi interessa; non vi preoccupa: a voi preoccupano i sondaggi, a voi preoccupa vedere come reagisce la pancia degli italiani agli atti irresponsabili che state portando avanti. Ma ci sono 1.500 vite che non ci sono più, non sono numeri sono persone e di quelle persone dovreste avere rispetto non solo quando parlate in quest'Aula ma anche quando fate dichiarazioni contraddittorie al di fuori, cercando di sollecitare la pancia delle persone perché a quelle persone non sapete dare risposte ai problemi concreti, ai problemi reali perché poi sempre lì si torna. La verità è che il MoVimento 5 Stelle è in grande difficoltà perché quella propaganda da riviera di un Ministro dell'Interno che continua a dirci che ha fermato l'immigrazione, di quel Ministro dell'Interno che continua a far propria una politica di vera e propria xenofobia, che continua a far diventare il Paese qualcosa che non è mai stato, perché l'Italia ha una storia di accoglienza e di civiltà e all'Italia non appartengono quelle parole e quello stile, ecco il MoVimento 5 Stelle deve inseguire.

Il MoVimento 5 Stelle si è reso conto che il decreto disoccupazione targato Di Maio non gli è bastato per recuperare un po' di consenso, per recuperare qualche pagina di giornale; non gli è bastato inseguire sui temi che dovevano essere più cari al MoVimento che pure alle ultime elezioni ha preso il 32 per cento dei voti di fronte al solo 17 per cento di chi oggi nei fatti guida tutte le politiche del Governo, perché questo è. Dunque, è chiaro di nuovo che in dichiarazione di voto si fa l'unica cosa possibile, cioè si attacca il Partito Democratico ma non è così che si governa un Paese, cari colleghi, non è così perché le persone aspettano che voi manteniate le vostre promesse, che voi siate conseguenti rispetto all'idea che avete fatto passare in un mese di campagna elettorale in cui avete detto a tutti che avreste risolto tutti i loro problemi e, invece, quali sono stati i primi atti del Governo, atti concreti dico, non propaganda, non tweet, non video su Facebook o foto su Instagram: quali atti avete fatto? Avete licenziato 7.000 insegnanti - questo avete fatto - avete cancellato - ripeto: cancellato - l'obbligo vaccinale per i bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) mettendo a rischio i bambini più fragili, dopo aver detto che vi sareste occupati degli ultimi. La vostra teoria è una sola: prima ai primi e ci dimentichiamo completamente degli ultimi. Questi sono gli atti concreti che state portando avanti e certo che avete bisogno della propaganda per coprire tutto questo e certo che avete bisogno della propaganda per inseguire ciò che Salvini sta facendo, ma il Paese di nuovo aspetta risposte; il Paese aspetta il reddito di cittadinanza che avete promesso ma che non farete mai; il Paese aspetta che abbassiate le tasse come avete promesso e come non farete; il Paese si aspetta verità perché, quando sedete sui banchi del Governo, la vita cambia: non potete più permettervi di governare a slogan, non potete più permettervi di governare ad hashtag e allora, colleghi, fatemelo dire come lo direste voi. Fatemelo dire come lo direbbe il nostro Ministro dell'Interno: cari colleghi, la pacchia è finita! È finito il tempo della propaganda, cominciate a governare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (FI). Grazie, Presidente. Mi permetto di intervenire per pochi minuti perché se andassi oltre mi sembrerebbe di mancare di rispetto all'Aula che è costretta qua dentro a una valanga di interventi quasi a voler osteggiare la votazione finale. Mi permetto di dire, Presidente, che, tranne delle guerre puniche, abbiamo parlato di tutto negli ultimi quattro o cinque interventi, di tutto (Applausi), di tutto, di tutto e siamo usciti dal seminato di quello che era un provvedimento assolutamente condivisibile, tanto condivisibile…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevoli Silli, se il suo è un intervento sull'ordine dei lavori, lo presenti come intervento sull'ordine dei lavori…

GIORGIO SILLI (FI). Signor Presidente…

PRESIDENTE. Se il suo è un intervento di merito, lei non sta parlando del contenuto del provvedimento.

GIORGIO SILLI (FI). Signor Presidente, io sto parlando del provvedimento e mi permetto in pochi minuti…

PRESIDENTE. Ma io rispetto il suo intervento: se il suo è un richiamo al Regolamento, perché secondo lei qualche collega non ha fatto un intervento di merito; lo presenti come richiamo al Regolamento…

GIORGIO SILLI (FI). È un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha gli strumenti e c'è il suo collega segretario d'Aula che glieli può fornire; se invece il suo intervento è di merito in dichiarazione di voto resti sulla dichiarazione di voto.

GIORGIO SILLI (FI). Signor Presidente, è un intervento di merito semplicemente perché questo è un provvedimento talmente condivisibile da essere stato non solo votato ma portato avanti anche nella legislatura precedente dal Governo del PD. Io ho sentito parlare addirittura di un cambio di marcia o dei grandissimi traguardi raggiunti dal Ministro Minniti, credo sette o otto interventi fa. Io mi occupo di immigrazione, ho osservato da vicino quello che il Ministro Minniti ha fatto: ha fatto né più né meno quello che il centrodestra diceva di fare da tre anni a questa parte. È chiaro che a un certo punto gli sbarchi sono diminuiti. Francamente non capisco davvero questo ostruzionismo dilagante quando un provvedimento come questo non è un provvedimento di Governo o non di Governo e guardate che chi parla è una persona, un deputato che è all'opposizione.

Sono orgogliosamente all'opposizione di un Governo sostenuto da una valanga di deputati grillini, ma perché non mi rivedo nei loro contenitori ideologici, sostanzialmente; ma in questo caso sono assolutamente favorevole a votare a pro di questo provvedimento. Veramente, Presidente, continuo a non capire il perché di questo ostruzionismo. Forse, forse, i colleghi del PD credono in queste tre o quattro ore di raccogliere qualche voto in più, ma, se gli elettori dall'esterno vedessero cos'è successo in queste ultime quattro ore, probabilmente la Lega domani mattina avrebbe il 2 o 3 per cento in più nei sondaggi, perché di questo si tratta. Allora, non mi permetto di usare la parola richiamo, perché chiaramente non è nelle mie corde, sono un umile deputato come tutti i presenti, però, insomma, francamente, credo che qui dentro si sia a cercare di fare il bene del Paese e chi ci guarda da fuori pretende che noi facciamo il bene del Paese, lo pretende (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiere Fratelli d'Italia).

E se lo dico io, che sono all'opposizione, vorrei che, anche se non lo dicono, quantomeno lo pensassero i colleghi del PD. Quindi, io mi taccio, semplicemente, e spero che questo mio intervento, come un sasso nello stagno, cerchi di richiamare quanto meno tutti alla responsabilità. Permettetemi, parlo al PD per tramite del Presidente: questa pantomima, che poi si conclude non con un voto contrario, ma con una sorta di astensione o uscita dall'Aula, non ha veramente senso di esistere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiere Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO (PD). Grazie, Presidente. Tranquillizzo il collega, perché non è mia intenzione parlare né delle guerre puniche, né di argomenti che non c'entrano nulla con il presente decreto. È mia intenzione, però, fare qualche riflessione su come il Governo, il MoVimento 5 Stelle e la Lega stanno portando avanti politiche, narrazioni e propaganda in una maniera sconsiderata. Vede, signor Presidente, noi ogni giorno leggiamo dichiarazioni roboanti del Ministro dell'Interno sul tema del blocco dei flussi migratori, ma bisogna spiegare, non per raccogliere qualche voto in più, ma magari per spiegare a qualche collega che è rimasto un po' distratto, che nel 2016 gli arrivi sono stati 181 mila, nel 2017 sono stati 119 mila e nei primi sei mesi di quest'anno sono stati solo 13 mila. E questa non è fortuna, Presidente, questo non accade per caso; accade per effetto di politiche messe in campo dai Governi Renzi e Gentiloni, dal Ministro Minniti in particolare. Non accade per fortuna, collega.

Noi abbiamo assistito ad una campagna elettorale dove MoVimento 5 Stelle, ma soprattutto Lega Nord, ci ha spiegato che, nel momento in cui avesse vinto le elezioni, avrebbe iniziato un'attività di rimpatrio della dimensione di 10 mila unità ogni mese. Noi oggi siamo alla fine di luglio, sono passati quattro mesi: mi attenderei 40 mila rimpatri. Ebbene, invece saranno qualche decina, forse. Questo è il tema della distanza tra quello che si dice e quello che si fa.

Noi abbiamo i fatti che parlano, perché, Presidente, quando nel 2017 abbiamo introdotto il famoso decreto immigrazione, che fu definito come un qualcosa di inutile, anzi, di dannoso, ebbene, quando intervenni in Aula per spiegare le ragioni fondanti di quel decreto, oggi, rileggendo quei passi, trovo che quelle spiegazioni e quei passaggi siano fondamentali ancora oggi per spiegare quali erano e quali dovevano essere le politiche di contrasto e di regolazione di quei flussi. Signor Presidente, avevo detto che il fenomeno migratorio ha da sempre caratterizzato la storia dell'umanità, ma la nostra fase storica ne stava vivendo la drammaticità, le contraddizioni e le sfide in maniera eccezionale, e così sarà ancora per numerosi anni.

Nessun Paese dell'Europa o del mondo può dirsi e considerarsi estraneo o indifferente, ed è quindi naturale, necessario e urgente interrogarsi su quali strumenti utilizzare, quali soluzioni determinare per affrontare questi drammi, i problemi e anche le sfide che questo fenomeno produce e induce. Sono tre le direttrici fondamentali su cui concentrare gli sforzi: l'impegno a fermare e ridurre i flussi, l'azione di contrasto nei confronti dei trafficanti di uomini e i controlli delle frontiere, accoglienza intesa come sistema e gestione delle strutture e, dall'altro, accoglienza per chi scappa da guerre e violenza e rimpatrio per chi non ha diritto di restare. Per quanto riguarda la prima direttrice di intervento, che noi tutti sappiamo per i dati che ci vengono quotidianamente forniti, la partita si gioca e si dovrà giocare in Africa.

Questa partita noi l'abbiamo giocata e i risultati sono in quei numeri che vi ho appena letto, ma il decreto che abbiamo approvato e che è andato a incidere su quei temi ha affrontato anche e soprattutto i veri temi della questione, cioè la gestione dei centri di accoglienza, che noi ci siamo trovati, non li abbiamo realizzati noi. Questi centri nascono da un'esperienza che ha radici forti soprattutto nel Governo di centrodestra, guidato, per quanto riguarda il Ministero dell'Interno, dalla Lega. Non è che fosse un ufo quello che andò a Dublino a sottoscrivere quel tipo di accordo, non era un ufo quello che ha iniziato a gestire quei centri di accoglienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E noi, per la prima volta, abbiamo detto che quegli scandali dovevano terminare, noi, attraverso un'indagine conoscitiva della Commissione di inchiesta sui centri di accoglienza, abbiamo posto all'attenzione questi temi e abbiamo chiesto che venisse posta all'attenzione dell'Anac la gestione di questi centri, e così è stato.

Velocità di procedure per quanto riguarda gli accertamenti e lo stato di profughi, potenziamento delle strutture e degli uomini. Queste scelte intervengono su scelte di altri, che sono figlie del passato, sono figlie della Lega. Noi non siamo quelli che abbiamo sottoscritto Dublino III. Dublino III è quell'accordo internazionale che impone ai Paesi di prima accoglienza l'identificazione e la gestione di coloro che sbarcano. Ebbene, noi abbiamo subito quel tipo di accordo, e quel tipo di accordo è immodificabile; e oggi chi si oppone alla modifica di quell'accordo sono proprio quei Paesi che voi ritenete a voi amici, che voi ritenete a voi vicini, sono il blocco di Visegrad, questo è il tema. E allora la distanza tra quello che dite e quello che fate è veramente enorme. Si dice una cosa e se ne fa un'altra, si racconta una storia e poi si razzola in maniera diversa. Non è solamente, Presidente, il fatto che noi si parli per il gusto di parlare, però, quando si sentono sia il MoVimento 5 Stelle che la Lega darci delle lezioni di moralità, di comportamento, un po' di risentimento in noi viene.

Quando noi sentiamo il MoVimento 5 Stelle che ci racconta di trasparenza, di chiarezza, di comportamenti ineccepibili, e poi non risponde ripetutamente a interrogazioni che noi facciamo sui temi che lo hanno colpito, sul tema della trasparenza e della correttezza, abbiate pazienza, Lanzalone è mica figlio del PD, quello scempio che è avvenuto, quella pentola che è stata scoperchiata, una persona che, 83 giorni prima della formazione del Governo, ci dice chi farà parte del Governo. Ma perché non rispondete? Perché non viene il Ministro a dirci il perché è successa una cosa di questa natura?

Ma questo ragionamento vale anche per la Lega, abbiate pazienza: perché la narrazione e la propaganda ci dicono una cosa, Roma ladrona; e poi un minuto dopo ci dimentichiamo, ci si dimentica di quello che avviene. E allora non ci viene detto, il Ministro dell'Interno, allora segretario e oggi segretario, non ci dice che fine hanno fatto i 49 milioni: non è un problema di restituirli o di non restituirli, è il problema di chi sa certamente che quei soldi erano sul conto della Lega e oggi non ci dice dove siano finiti. È il fatto che oggi ci viene a dire che quell'inchiesta dev'essere bloccata dal Presidente della Repubblica, ci dice che sono spesi male i soldi del pubblico ministero che va a cercare…

PRESIDENTE. Onorevole Vazio, restiamo sul decreto-legge.

FRANCO VAZIO (PD). Va a cercare queste cose. Sì, signor Presidente. Dobbiamo passare dalla propaganda alle soluzioni: serve al Paese e serve ai nostri figli. Vedete, concludo con una riflessione: certamente le violenze ed il razzismo sono frutto di tanti errori, ma certamente sono frutto soprattutto di una propaganda mal posta, mal fatta, becera e di basso livello. E allora noi non possiamo attribuire, io non voglio attribuire, signor Presidente, la responsabilità penale o una responsabilità personale a questi partiti che fanno questa azione, ma una responsabilità politica grande come una casa su questi fatti di violenza, di violenza e di razzismo, questo sì. Ebbene, voi avete una responsabilità enorme che vi grava sulle spalle, e della quale dovrete rispondere non solamente a quest'Aula, ma a tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Presidente, io vorrei dire al collega Silli, il cui intervento ho ascoltato e con molto rispetto, che il senso di umanità non ha paura dei sondaggi: prima l'umanità e poi i sondaggi. Ma mi rivolgo soprattutto al MoVimento 5 Stelle: come fate a non rendervi conto dei drammi, delle angosce, delle sofferenze che tanti essere umani stanno vivendo? Come fate a non rendervi conto che oggi stiamo assistendo ad una pagina vergognosa della storia dell'umanità, della storia dell'immigrazione? I diritti umani non devono avere colore, e i diritti umani devono invece essere sostenuti, difesi e rispettati da tutte le forze politiche, nessuna esclusa.

Il MoVimento 5 Stelle ha un'idea precisa del significato dell'espressione “diritti umani”? Temo che siate un po' confusi, perché altrimenti non avreste attaccato in modo così becero il Partito Democratico. Io capisco che per voi è complicato assumere atteggiamenti contro il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, quasi come se aveste paura di essere sconfessati o sanzionati. Ma alzate la testa: molti di voi sono giovani, e i giovani da che mondo è mondo si sono battuti per la solidarietà e contro la violenza, per l'umanità e la pace nel mondo. Siete giovani: alzate la testa, andate dove vi porta il cuore e non dove vi portano gli ordini di Salvini e Di Maio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La posizione del Partito Democratico è sempre stata di grande responsabilità, civiltà e umanità: per questo non partecipiamo al voto, come vi è stato spiegato. E se non partecipiamo è colpa vostra, della vostra aggressione, perché non avete il senso politico dell'importanza di un voto unanime su un tema così importante per l'Italia e verso l'Europa. Provate a pensare alla storia del nostro Paese, e vi accorgerete di quanta serietà e buonsenso ha sempre avuto il Partito Democratico sul tema dell'immigrazione.

Datevi una mossa, ragionate con la vostra testa, date esempio di autonomia culturale, politica e umana. Vi ringrazieranno gli immigrati, donne, bambini, quelli che hanno bisogno di aiuto e che non possano cercare relax in un centro benessere o in una piscina, come abbiamo visto nel comportamento di Salvini. Non fatelo, pensateci bene: non dovete farlo per noi, per il Partito Democratico, fatelo per loro, non per noi. Fatelo anche per i tanti braccianti che sono morti in questi giorni in Puglia per la fatica del loro lavoro. Salvate almeno la coscienza: guardate che con la coscienza a posto, linea o non linea politica, con la coscienza a posto si dorme meglio.

E infine vi do un consiglio: andate in vacanza con qualche buon libro. Ve ne cito due; non so se li avete letti, perché se qualcuno di voi li avesse letti oggi dovrebbe pensare bene a quello che intende fare in quest'Aula. Provate a leggere le opere di John Fante, oppure uno degli ultimi libri di Melania Mazzucco: parlano della storia degli immigrati del nostro Paese, parlano delle difficoltà che hanno incontrato, parlano delle loro fatiche, parlano di quello che hanno trovato quando hanno incontrato gente che, invece di aiutarli, fa loro fare la fine che abbiamo visto in questi giorni. Leggeteli: sono bei romanzi, vi faranno bene alla salute, e forse imparerete a guardare gli immigrati con occhi diversi, e magari con un po' più di umanità e con quel senso politico che dà alla politica l'umanità di cui abbiamo bisogno, invece di assistere alle aggressioni incredibili cui abbiamo dovuto fare fronte oggi, in queste ore. E questa discussione che noi stiamo facendo non è per un ostruzionismo così tanto per fare: se avete ascoltato gli interventi che ci sono stati, avrete notato che in fondo agli interventi c'è un cuore che batte, un senso, un cervello, qualcosa che va oltre la solita linea politica che vi dettano ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO (FDI). Presidente, io mi scuso con i colleghi, ma sta succedendo una cosa abbastanza strana, che tra l'altro costituirà un precedente per l'Aula. Il Regolamento prevede che i gruppi possano intervenire, abbiano la libertà di intervenire facendo anche ostruzionismo quando si parla di contenuti, quando si parla di non condividere una legge, i contenuti di una legge, quando si parla di un provvedimenti importante, ma ora stiamo parlando di una legge che al Senato è stata votata dal gruppo del PD; per cui viviamo questa situazione a seguito dell'intervento della collega De Carlo, che è stato un intervento che non si è concentrato sul contenuto dell'articolo, ma ha contenuto delle parole che sono risultate al gruppo del PD e agli esponenti del PD come un insulto. Per cui ci troviamo in questa situazione per questo motivo; non sono bastate, non è bastato l'intervento della collega Grande.

Ritengo però che, per l'importanza del decreto-legge, visto che, tra l'altro è condiviso da tutti, visto che riesco a capire, perché, quando succede a me o quando succede a noi, siamo i primi ad arrabbiarci quando ci vengono rivolte accuse che non riguardano noi stessi, perché adesso la legge non consente a nessuno di quelli che sono stati in galera per Mafia capitale di sedersi in quest'Aula, né da una parte né dall'altra, per cui sentirsi dare dei delinquenti capisco che possa far arrabbiare tutti, come farebbe arrabbiare me o la collega De Carlo; troviamo un sistema per tenere le considerazioni, che nulla hanno a che fare col provvedimento e nulla hanno a che fare con gli atti che stiamo esaminando, fuori da quest'Aula; troviamo il modo per cui qualcuno si senta in qualche modo di ritirare l'offesa, che la collega De Carlo possa dire che si è lasciata sfuggire, in un momento di scontro politico, dopo certe cose che non condivideva, delle parole che nulla hanno a che fare con il provvedimento, e vediamo di chiudere qui il provvedimento e di passare ad altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), visto che nessuno veramente dall'esterno capirebbe quello che stiamo facendo. Lo dico, facendo parte dell'opposizione e non perché abbia fretta di andarmene via, ma perché starei qui anche tutta la notte per parlare di contenuti. Parlare di quello che è successo tra una collega su 630 e un gruppo politico mi pare sia una cosa su cui non perdere troppo tempo. Cerchiamo un modo civile e umano, come si farebbe fuori da quest'Aula, per passare oltre questa cosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Signor Presidente, tornando ai contenuti, nella discussione oggi abbiamo affrontato fondamentalmente tre temi: il primo è quello delle politiche di respingimento e di quello che, in qualche modo, è il compito che ha questo decreto, cioè l'assegnazione di strumenti e mezzi alla sicurezza libica per intervenire. Abbiamo parlato in modo indiretto di cooperazione internazionale, di quella frase, che molto spesso riecheggia, che è quella degli aiuti a casa loro e non abbiamo ancora parlato minimamente di quelli che, invece, sono coloro che hanno diritto all'accoglienza. Questi tre temi li abbiamo affrontati in modo molto diverso. Il primo è quello, appunto, discusso oggi in modo approfondito nel decreto: il nostro Ministro Toninelli (il nostro, il Ministro Toninelli), in qualche modo, è intervenuto, dicendo che non ha chiuso i porti e che, nel frattempo, le navi con dei bambini che hanno circumnavigato il Mediterraneo - e ci sono stati anche molti morti - non sono responsabilità di questo Governo. Si sente di dire queste cose e giustamente tutto perché va giustificata una politica di contrasto ai trafficanti, perché appunto bisogna contrastare quello che in questo modo oggi è una politica dell'immigrazione.

Noi, invece, nella precedente legislatura sull'altro tema che riecheggiava oggi, che è quello della cooperazione internazionale, abbiamo messo più di 5 miliardi. Ancora non abbiamo sentito una parola su questo tema e confidiamo che almeno ci sia questo auspicio, che, nella prossima legge di bilancio, queste parole, “aiuti a casa loro”, si sostanzino veramente, perché sembra quasi che sul “respingere” ci sia una grande unitarietà di intenti e su quello che riguarda, invece, aiutare a casa loro già iniziano a mancare i numeri e iniziano a mancare le risorse. Ma la cosa che fa più specie anche negli interventi di questi giorni, sia del Ministro Salvini ma anche oggi del sottosegretario Sibilia, per come diceva anche il collega Fassino, se magari sul testo di questo decreto potevamo essere d'accordo sul contesto sicuramente non lo siamo. Non siamo d'accordo con voi e vi spiego anche il motivo. Sul diritto all'accoglienza le parole che abbiamo sentito dal Ministro Salvini rispetto alla protezione internazionale, alla protezione sussidiaria e al permesso per motivi umanitari, segnano una grande distinzione tra noi e voi. Per noi la protezione umanitaria internazionale e sussidiaria non è una questione di ordine pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): è una questione giuridico-umanitaria. Non la deve decidere un Ministro perché ci sono delle commissioni e ci sono dei tribunali che decidono quando una persona ha diritto, perché molto spesso abbiamo sentito parlare del fatto che coloro che hanno diritto devono essere accolti ma poi non c'è il prosieguo.

Proprio nei giorni scorsi si è parlato addirittura della messa in discussione degli SPRAR, di un sistema di tutela molto conosciuto che ha visto impegnati centinaia di sindaci in Italia. Abbiamo superato quello che era il fattore emergenziale dei CAS, abbiamo cercato di andare oltre e abbiamo detto: “Costruiamo dei sistemi di integrazione per i richiedenti asilo, costruiamo dei contesti migliori, forniamoli”, perché una cosa che fa molto arrabbiare i cittadini italiani è quella di vederli completamente inoperosi, fermi, con un cellulare in mano che non fanno niente. Allora, il precedente Governo ha costruito le condizioni - lo ha fatto con i suoi sindaci, con i sindaci che hanno aderito, i molti sindaci italiani che hanno aderito - per creare un punto di formazione. Nel mio territorio molti enti locali hanno costruito le condizioni con le associazioni di categoria, hanno formato queste persone e oggi la risposta che si sentono dare da questo Governo è che forse non ci sono più i soldi per lo SPRAR. Cioè, noi abbiamo detto a dei sindaci che ci hanno messo la faccia - e non come molti sindaci leghisti che non si sono occupati di fare nessun intervento di tutela, perché se ne sono guardati bene per motivi elettorali - e invece molti sindaci nel centrosinistra, dicevo, ci hanno messo la faccia, ci hanno messo la responsabilità, hanno organizzato questi servizi e oggi si sentono dire che forse non vi sono le risorse per andare avanti con lo SPRAR. Quindi, noi abbiamo cercato di uscire dall'emergenza, abbiamo cercato di far capire che, appunto, bisognava andare oltre.

Ma questo non avviene e non avviene perché, appunto, non c'è la voglia di intervenire, non c'è la voglia di occuparsi di questo problema. Non so da dove venga la collega che ha fatto la dichiarazione di voto rispetto al consenso che ha il Partito Democratico. Io penso che i 5 Stelle, specialmente al Nord, devono stare molto attenti, perché chi ha votato per voi al Nord vi ha votato in modo esattamente alternativo a quello che era il voto rivolto alla Lega. Se voi copiate esattamente e condividete esattamente tutte le politiche, anche sul tema della migrazione e dell'accoglienza, un elettore del MoVimento 5 Stelle lombardo si chiederà il motivo per cui continuare a votare il MoVimento 5 Stelle e non votare direttamente la Lega, perché la copia - lo sapete meglio di me - è sempre peggio dell'originale. Quindi, piuttosto che pensare a quello che è il PD pensate a voi, che state smarrendo qualsiasi tipo di orientamento diverso rispetto a quello leghista sulle politiche dell'immigrazione e dell'accoglienza. Noi continueremo a farlo perché non è giusto elemosinare al Ministero dell'interno i 500 euro del bonus immigrati, perché questo abbiamo dovuto fare negli ultimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché Salvini ha rinviato per tre mesi - per tre mesi! - tutti quei sindaci che hanno ospitato persone che avevano bisogno. Allo stesso modo, adesso vuole rinviare gente che ha investito soldi e che ha costruito il tema dell'accoglienza, perché non sono suoi amministratori. Noi spesso sentiamo dire che la Lega e i colleghi parlamentari dicono che distinguono il razzismo e distinguono quella che è, invece, l'accoglienza. Ebbene, se nello SPRAR ci sono i richiedenti asilo, cioè chi ha avuto, appunto, lo status di richiedente asilo, allora anche voi vi dovete occupare di queste persone e non dovete lasciare l'incombenza solo agli amministratori del Partito Democratico e questo Governo deve continuare a pensare a delle politiche di integrazione e di formazione, a persone che, appunto, hanno diritto di stare in Italia perché - ribadisco - c'è una grande differenza tra noi e voi, perché noi non venderemo mai quello che è un diritto di asilo con l'ordine pubblico, perché non c'è campagna elettorale che giustifica quello che abbiamo visto succedere nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente. Anch'io mi unisco al collega Fragomeli e trovo immeritate le dichiarazioni della collega De Carlo. I Governi precedenti hanno svolto e sono riusciti a svolgere una missione quasi impossibile, a svolgere un ruolo umanitario salvando vite, persone dall'annegamento con l'operazione Mare Nostrum e, al contempo, sono riusciti a far diminuire drasticamente gli sbarchi e, infine, hanno cercato politicamente di trovare una soluzione politica al dramma di quel Paese fallito che era e rimane la Libia, provando, appunto, a rimettere in piedi un'autorità legittima.

Sul problema che oggi stiamo discutendo io non trovo che sia priva di contenuto questa discussione. Oggi stiamo cercando di fare una discussione di politica estera del nostro Paese e la vostra politica - quella, appunto, di donare materiale senza nessuna condizione in termini di rispetto dei diritti umani, di cedere, quindi, queste motovedette senza almeno l'impegno della Libia a ratificare la Convenzione di Ginevra - è immorale, è inutile ma soprattutto, secondo me, porta a un rischio, che è quello di avviare il nostro Paese sulla via dell'isolazionismo.

È immorale perché elargire oboli e in seguito infischiarsene di quello che avviene in Libia è un atteggiamento da Ponzio Pilato: l'importante è far scomparire i barconi costi quel che costi e poco importa della sorte dei profughi respinti e poi trattenuti nei campi in Libia. Non è certamente il trattamento che meritano persone in fuga dalla guerra, dalla fame o soltanto anche alla ricerca di un futuro migliore. Quindi, si tratta di un comportamento che milioni di nostri connazionali hanno subito negli anni emigrando, appunto, e stando nelle baracche in Germania, in Svizzera, in Belgio, a Ellis Island, in Australia. Tra due giorni, l'8 agosto, Presidente, avremo il sessantaduesimo anniversario dell'incidente di Marcinelle, dove oltre 262 minatori italiani perirono in un gravissimo incidente. Non è con questa politica, che oggi il Governo gialloverde ci espone in Aula, che onoreremo e faremo omaggio al loro sacrificio.

Ma non è soltanto immorale, è anche inutile. Questa politica è inutile senza una politica complessiva che cerca di coinvolgere, appunto, la Libia e soltanto chiudendo i porti non riusciremo ad aiutare gli italiani - nascondendo la polvere sotto il tappeto - perché l'immigrazione è un processo complesso che deve essere gestito e, quindi, dovremo cercare, appunto, di essere presenti influenzando il Governo di Tripoli, cercando di liberarsi dall'ISIS e dai trafficanti.

Insomma, la donazione di materiale senza una presenza forte e attiva nello scenario libico può portare, paradossalmente, a rinvigorire il traffico illegale di esseri umani e, quindi, forse portare a un aumento esponenziale degli sbarchi negli anni a venire.

Invece, noi dovremmo usare la nostra politica per cercare di influenzare Tripoli e obbligare il Governo o incentivarlo a firmare la Convenzione ONU sullo status dei rifugiati, chiedere alla Libia di adottare una legge sull'asilo e, soprattutto, chiedere di annullare la detenzione automatica dei rifugiati e dei migranti che è esattamente il contesto nel quale si svolgono le peggiori violenze nei campi in territorio libico.

Ma poi, in ultimo, Presidente se posso far notare, questa che vediamo oggi è l'ennesima prova che avete intenzione di avviare l'Italia sulla via dell'isolazionismo, un'idea appunto sovranista, una concezione vestfaliana del mondo, dove appunto si guarda alla tutela delle frontiere dicendo “prima gli italiani”, illudendoci, illudendovi che questo che succede al di là delle nostre frontiere non avrà ricadute su di noi.

Quindi, i nostri emendamenti oggi cosa provano a fare? Innestare le donazioni di motovedette in una politica di supporto alla Libia sulla via di una democratizzazione o, almeno, di costruire e rinvigorire uno Stato di diritto, di accompagnare la Libia a entrare nella Società delle nazioni, la quale è latitante da ormai decenni e, quindi, sì, da una parte vediamo il Governo che, a parole, dice di voler risolvere il problema libico, promette conferenze di pace ma, in realtà, invece chiude i porti e, appunto, è pronto a cedere materiale senza condizioni. Questa politica è destinata a fallire.

Quindi, io esorto l'attuale maggioranza a cambiare rotta il prima possibile, per non portare la politica estera italiana sulla via dell'isolazionismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie, Presidente. Quattro brevissime considerazioni e una riflessione finale. La prima considerazione: pensare di dividere il mondo in noi e loro, come ha fatto la collega 5 Stelle De Carlo in sede di dichiarazione di voto per conto del proprio gruppo, e non a titolo personale, è il modo evidentemente più errato non solo di relazionarsi con il Partito Democratico, ma piuttosto di affrontare le questioni complesse del fenomeno migratorio e del controllo delle rotte; è un errore clamoroso, concettuale e politico, perché di fronte a temi di questo genere, sulla politica estera in generale, «noi, loro» può forse funzionare in campagna elettorale, non quando si è chiamati alla responsabilità di Governo. Chi ha responsabilità di questo genere deve farsi capire dai cittadini senza cedere alla tentazione di proiettare all'esterno le contraddizioni irrisolte della propria parte politica, e di questo si tratta, colleghi del Cinque Stelle: la sudditanza politica al verbo di Salvini vi sta facendo perdere l'anima. La dignità che avete voluto rivendicare per imprese e lavoratori, senza riuscirci, non potete neppure riferirla, neppure con le vostre sole parole, ai migranti perché il rischio immediato è di essere scomunicati dal neo-papa leghista che, con il suo neo-verbo, è stato in grado di trasformare le braccia aperte di un Cristo crocifisso in una barriera spinata per i poveri cristi che si avventurano per le rotte del Mediterraneo e la corona del Rosario come cappio intorno al collo di chi è ritenuto diverso.

La seconda considerazione: assicurare l'equilibrio delicato tra sicurezza e protezione dei diritti umani è stato l'obiettivo costante dei Governi democratici, cioè di tutti quei Governi che la collega 5 Stelle ha pensato di mettere nel nulla, con una arroganza degna forse di miglior causa e, tuttavia, ancora una volta in quest'Aula, come già la settimana scorsa, nessuno ha spiegato le ragioni per le quali avete rifiutato di approvare emendamenti di buonsenso. Ormai, Presidente, rischia di diventare una brutta, ma costante prassi non dare risposte alle domande dell'opposizione e quando si perde il buonsenso si arriva spesso al non senso, per esempio, al non senso di una politica in cui non si comprende quale sia la posizione dei 5 Stelle; ora di continuità, secondo una; ora di discontinuità, secondo l'altra, rispetto al passato.

Essere al centro del Mediterraneo ci pone in capo delle responsabilità geopolitiche dalle quali non possiamo sfuggire. Per questo ha piena ragione chi ha detto che il testo è importante, ma acquista senso solo in un contesto dato, e voi state radicalmente modificando il contesto di valutazione della concessione delle motovedette; proprio questo rende necessario, anzi impone, una chiara presa di posizione del Partito Democratico, non partecipando al voto.

La terza considerazione, triste, Presidente. Oggi, a Foggia è “finita la pacchia” di altri 12 lavoratori stranieri, di braccianti morti in un incidente, difficilmente identificabili, come al solito, perché senza documenti, trattenuti dai caporali. Confesso che il dibattito di oggi in questa Aula, costretto tra blocchi militari da una parte e dichiarazioni roboanti di chi cerca la propria dimensione politica più nella contrapposizione con gli altri anziché nella propria identità, appare veramente surreale e conferma la necessità di riprendere in mano il governo complessivo della partita dei fenomeni migratori, cercando di assicurare sicurezza alle frontiere e integrazione attiva all'interno, sicurezza integrata, cioè esattamente ciò che ha cercato di fare, fino alla fine, il Ministro Minniti, con gli accordi con l'ANCI e le regioni.

Ma è necessario anche riprendere una dimensione di umanità, Presidente, che la comunicazione e le azioni, ma anche le omissioni, dei dioscuri governativi sembrano aver dimenticato.

Quarta considerazione: ho detto “dioscuri”, avrei dovuto dire “bronzi”, per la verità, come i bronzi trovati nel mare di Riace, quel piccolo paese dove il sindaco, Mimmo Lucano, ha realizzato e portato avanti un modello avanzato di integrazione di comunità di rifugiati, un'esperienza che ha portato Lucano ad essere designato, nel 2016, fra i 50 opinion leader mondiali, ha portato Wim Wenders a girare a Riace un cortometraggio denominato Il volo, che ha portato però, oggi, Lucano a fare lo sciopero della fame perché il Ministero sta strozzando quest'iniziativa non erogando le risorse del 2017, già rendicontate, e Sibilia, oggi pomeriggio, ha detto che non ci sono soldi, non ci sono soldi per progetti avviati negli anni passati e già rendicontati. Il timore di tutti è evidente: che si possa nascondere dietro paraventi burocratici un pregiudizio esclusivamente ideologico.

La riflessione finale, Presidente, è molto breve: anche nella politica estera il nostro faro non può che essere la Costituzione, quella stessa Costituzione che riconosce a tutti, e non solo ai cittadini, i diritti inviolabili dell'uomo, che affida alla legge, e non ai tweet e ai post la competenza a dettare la condizione giuridica dello straniero, e che impone di accogliere nel nostro Paese i soggetti ai quali è impedito l'esercizio effettivo delle libertà democratiche. Insomma, Presidente, la Costituzione è, e rimane, il faro per le politiche di questo Paese. Dimostrateci che, oltre a saper scrivere dei post e dei tweet, siete anche in grado di implementare, di realizzare la Costituzione, nell'interesse di noi e di loro, nell'interesse di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Grazie, Presidente. Io voglio ringraziare tutte le parti politiche che hanno voluto dare il proprio contributo per questa discussione. È chiaro che la discussione è nata anche dopo la nostra dichiarazione di voto, che voleva sicuramente entrare nel merito ed è chiaro che, dopo cinque anni di inimicizia, come è noto, può anche capitare di lasciarsi andare un pochino. Noi non volevamo assolutamente provocare nessuna forza politica, perché è nostro interesse parlare del decreto, perché abbiamo l'onere e l'onore di fare le proposte legislative, le opposizioni hanno l'onore e l'onere di vigilare sul Governo.

Bene, abbiamo assistito a una discussione ricca; chiaramente ognuno la pensa in maniera diversa, questo è ovvio, Presidente, ed è ovvio che non ci troveremo sempre d'accordo, e anzi questa ne è una dimostrazione. Però, voglio cogliere l'occasione per ribadire che qualsiasi posizione politica va espressa in maniera civile, così come va fatto, e continueremo a fare.

Quindi, io voglio ringraziarla e augurarmi che potremo portare avanti questo decreto e portare avanti il calendario d'Aula con la più grande serenità, perché è la nostra intenzione, e sono certo sia intenzione anche delle altre parti politiche (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ENRICO BORGHI (PD). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Noi abbiamo ascoltato le prese di posizione del MoVimento 5 Stelle e vogliamo interpretare la posizione del capogruppo come l'interpretazione corretta del partito di maggioranza relativa.

Se abbiamo fornito una serie di contributi di merito reiterati, non è né per un capriccio né per uno scherzo, perché, per noi, la politica estera di un Paese è una cosa estremamente seria e il luogo nel quale pronunciamo queste parole ha un carattere quasi sacrale. Per tanti decenni, le forze politiche di questo Paese si sono contrapposte, ma hanno avuto sulla politica estera, sul sistema delle alleanze, sul ruolo del nostro Paese, degli elementi di convergenza che hanno costituito il vero valore del nostro ordinamento democratico e repubblicano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Vede, signor Presidente, noi abbiamo richiesto al partito di maggioranza relativa di esprimersi e quindi prendiamo per buone le sue parole in termini politici, non in termini comportamentali; qui non si tratta di discutere il carattere di ciascheduno o l'opinione personale, qui è in discussione un tema politico e cioè, di fronte al tema delicatissimo della politica estera, il partito di maggioranza relativa è sulle posizioni dell'onorevole che ha fatto la dichiarazione di voto a nome del gruppo o è sulle posizioni della presidente della Commissione esteri che ha, sostanzialmente, detto un'altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Questo è il punto politico, signor Presidente, e allora noi, di fronte al senso di responsabilità di permettere a questa Camera di proseguire, prendiamo atto delle dichiarazioni dell'onorevole D'Uva, nella consapevolezza che lui si assuma la responsabilità di fare in modo che queste parole non siano dichiarazioni di maniera o il tentativo, l'escamotage per sottrarsi a una discussione di merito, ma siano la presa di posizione del primo partito rappresentato in quest'Aula che si assume, di fronte ai parlamentari e al Paese, l'obbligo morale di far sì che la politica estera non sia più quell'elemento di scontro e di insulto al quale, purtroppo, abbiamo dovuto assistere.

È per questo motivo che il Partito Democratico ritira i propri iscritti, nella consapevolezza che verranno ancora altri successivi ed importanti momenti come banco di prova per questa presa di posizione che il capogruppo del MoVimento 5 Stelle ha, qui, assunto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che gli iscritti sono ritirati, immagino che lo siano anche gli iscritti degli altri gruppi parlamentari. Onorevole Borghi, le faccio anche gli auguri di buon compleanno (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, devo dire che, ovviamente, ci fa molto piacere l'intervento fatto dal collega del PD rispetto a quello che era stato l'appello accorato dell'onorevole Crosetto rispetto ad una discussione importante, ad una discussione che ovviamente parla di un problema serio di questo millennio e per il quale, ovviamente, ognuno di noi si è espresso rispetto a quella che sarà la posizione nel votare o meno questo provvedimento.

Noi ribadiamo ovviamente, come Fratelli d'Italia, che siamo a favore, lo siamo rispetto anche a chi ci ha citato dall'altra parte dell'emiciclo, più volte, quasi come se avessimo cambiato idea, invece credo che Fratelli d'Italia, ancora una volta, abbia dimostrato coerenza, con la sua leader Giorgia Meloni che, sin dall'epoca della campagna elettorale, ha parlato di blocco navale, ha parlato, anche, di condivisione di quello che è stato fatto dal precedente Governo, nella persona di Gentiloni, quando ha siglato il Memorandum - e, quindi, il documento - nel 2017.

Credo che oggi si stia scrivendo una pagina dove, probabilmente, se c'è stata un'incongruenza tra i due presidenti delle Commissioni, che riguardano questo provvedimento, altrettanto potremmo dire per quello che è stato un voto totalmente differente tra Camera e Senato del partito del PD. Ovviamente, nel pieno rispetto di un gruppo di parlamentari di un partito come il PD, riteniamo che, probabilmente, si dovrà tornare nuovamente a parlare di politica estera, a farlo con la consapevolezza di esperienze non sempre felici, ma anche rispetto a tutte quelle situazioni di degrado che, purtroppo, esistono.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 20,07)

WANDA FERRO (FDI). Credo che tanti parlamentari hanno visitato le tante tendopoli, tante volte abbiamo parlato di un'integrazione che non si è realizzata e volevo sottolineare, su un testata certamente a me non particolarmente cara, benché sia una testata editoriale autorevole del nostro Paese, un articolo che è comparso oggi su la Repubblica che parla proprio di quella capacità che dovremmo avere tutti quanti di recuperare le matrici culturali, in Italia. Come dicevo stamani, all'interno di quello che ho detto nel mio primo intervento, credo che sia un fatto culturale; non c'è una parte che parla di sacralità della vita piuttosto che di bene per gli immigrati, non c'è una controparte che alza dei muri. I muri sono stati abbattuti, sono stati muri che sono stati abbattuti in nome e per conto di quel senso di libertà, ma anche di consapevolezza delle azioni da mettere in campo.

Io mi auguro che i lager di questo millennio possano essere definitivamente chiusi. È troppo semplice parlare di realtà, ringrazio anche il collega Viscomi che ha fatto un passaggio da me non condiviso rispetto all'esperienza del sindaco lucano dove tante cose, ancora, sono da accertare, probabilmente in un'esperienza, anche quella importante, ma che solo la storia ci potrà raccontare successivamente di che cosa realmente si è trattato.

Poi, ho sentito parlare di tante fake news e, credetemi, nel rispetto di quell'avversario storico che io riconosco certamente nel PD, mi domandavo un po' perché il Premier Renzi ha voluto tacciare di razzismo quando c'è stata quell'aggressione, poi, nel momento in cui si è parlato delle uova abbiamo dimenticato la parola razzismo e abbiamo parlato di goliardia. Io imploro che quest'Aula possa esser anche quella palestra di idee che ci insegna in qualche modo che non esiste una doppia morale, che non esiste una doppia identità e, quindi, che possa proseguire in nome e per conto ovviamente di una nazione che non può essere tacciata né di razzismo né di respingere tante persone che arrivano, Grazie di cuore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, nel corso delle reiterate dichiarazioni degli esponenti del PD, ma non solo delle loro, in più occasioni, si è fatto riferimento alla posizione di Fratelli d'Italia, in ordine alla questione del blocco navale. Sotto questo profilo, noi intendiamo ribadire che quella proposta non è una proposta che esce da chissà quale cilindro, è una proposta che è stata, in più occasioni, negli anni precedenti, formulata da più parti, anche e soprattutto dal centrodestra. Il voto di quest'Aula, ovviamente, è un voto di cui non possiamo che prendere atto, ma ciò non ha nulla a che vedere con presunte campagne propagandistiche o argomentazioni di questo tipo. Noi l'avevamo scritto nel nostro programma elettorale, lo abbiamo sostenuto coerentemente in più occasioni, in questo periodo; lo avevamo sostenuto, in quest'Aula, nella precedente legislatura, non si vede una sola ragione per la quale questo comportamento e questa nostra posizione debbano essere oggetto di censura e di censura politica.

Colgo anche l'occasione, signor Presidente, per chiederle di valutare l'opportunità di chiedere al Governo di venire a riferire con una comunicazione urgente in ordine al grave, gravissimo incidente che ha visto in questo momento l'Italia tagliata in due: a Bologna è successo un incidente gravissimo. Su questo tema, che è un tema di infrastrutture, perché in più occasioni la destra politica ha sostenuto che il passante dovesse essere realizzato a sud, mentre si è voluto portare avanti la politica della banalizzazione della corsia, le chiediamo, signor Presidente, se è possibile, pur nella ristrettezza dei tempi di domani, di poter avere una comunicazione al riguardo da parte del Governo, anche e soprattutto riferendoci alle prospettive che può avere sia la soluzione del passante sia la gestione della situazione immediata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1004)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1004: S. 624 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 luglio 2018, n. 84, recante disposizioni urgenti per la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11)(Applausi)

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuta la seguente articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 11-21 settembre:

Martedì 11 settembre (ore 11 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame delle mozioni:

Gelmini ed altri n. 1-00010, D'Uva, Molinari ed altri n. 1-00017, Lucaselli ed altri n. 1-00019 e Moretto ed altri n. 1-00025 concernenti iniziative volte a favorire il rientro delle imprese italiane che hanno delocalizzato la produzione all'estero;

Carnevali ed altri n. 1-00009, Rostan ed altri n. 1-00012, Rizzetto ed altri n. 1-00016, D'Uva, Molinari ed altri n. 1-00018, Lupi e Schullian n. 1-00020, Aprea ed altri n. 1-00023 e Magi ed altri n. 1-00029 concernenti iniziative volte ad implementare il reddito di inclusione.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 717 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (approvato dal Senato - scadenza: 23 settembre 2018).

Mercoledì 12 e giovedì 13 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 14 settembre)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 717 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (approvato dal Senato - scadenza: 23 settembre 2018)

Lunedì 17 settembre (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge n. 850 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017 e n. 851 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2018.

Martedì 18 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 19 e giovedì 20 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame dei disegni di legge n. 850 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017 e n. 851 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2018.

Lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni avrà luogo il martedì, nella parte antimeridiana della seduta.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo il venerdì, nella parte antimeridiana della seduta.

Annunzio della nomina di un Viceministro.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 6 agosto 2018, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Onorevole Presidente, caro Roberto, informo la S.V. che, con decreto del Presidente della Repubblica, in data odierna, adottato su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, della delega di funzioni conferita dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, è stato attribuito il titolo di Viceministro al Sottosegretario di Stato presso il medesimo Dicastero onorevole dottoressa Emanuela Claudia Del Re. Con la mia più viva cordialità, firmato: Giuseppe Conte.” (Applausi).

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi, lunedì 6 agosto 2018, la IX Commissione permanente (Trasporti, poste e telecomunicazioni) ha approvato, in sede legislativa, la proposta di legge d'iniziativa dei deputati Meloni ed altri: «Introduzione dell'obbligo di installazione di dispositivi acustici e luminosi per prevenire l'abbandono di bambini nei veicoli chiusi», con il seguente nuovo titolo: "Introduzione dell'obbligo di installazione di dispositivi per prevenire l'abbandono di bambini nei veicoli chiusi" (651), con l'assorbimento delle proposte di legge Bergamini ed altri: «Modifica all'articolo 172 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'obbligo di installazione di dispositivi per prevenire l'abbandono di bambini nei veicoli chiusi» (646); Foti e Butti: «Modifica all'articolo 172 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'obbligo di installazione di dispositivi acustici per prevenire l'abbandono di bambini nei veicoli chiusi» (655); De Lorenzis ed altri: «Modifica all'articolo 172 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'obbligo di installazione di dispositivi per prevenire l'abbandono di bambini nei veicoli chiusi» (656); Murelli ed altri: «Modifiche all'articolo 172 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e altre disposizioni per prevenire l'abbandono di bambini nei veicoli chiusi» (722); Gebhard: «Modifica all'articolo 172 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'obbligo di installazione di dispositivi per prevenire l'abbandono di bambini nei veicoli chiusi» (732); Pizzetti ed altri: «Modifica all'articolo 172 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'obbligo di installazione di dispositivi per prevenire l'abbandono dei bambini trasportati nei veicoli» (997), che pertanto saranno cancellate dall'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Rotelli. Ne ha facoltà, per un minuto e trenta.

MAURO ROTELLI (FDI). Presidente, questo minuto e mezzo lo voglio utilizzare per ricordare che 73 anni fa la città di Hiroshima venne bombardata. Fu la prima volta nella storia che un ordigno atomico, nucleare, venne sganciato su una città giapponese. Da lì a pochi giorni ci fu addirittura una seconda città, Nagasaki, che venne colpita. Parliamo di 200 mila morti e 183 mila persone che in Giappone persero la vita. Presidente, sono passati 73 anni e nessuno ha chiesto mai scusa per questo crimine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Chiedere scusa vuol dire ammetterlo e molto probabilmente iniziare anche una pratica risarcitoria, per questa che è stata una delle più grandi e disastrose operazioni di guerra, che conclusero la seconda guerra mondiale forse senza senso, forse senza nessun motivo, perché la guerra era praticamente già finita.

Questo era il senso di questo minuto e mezzo e questo era il senso dell'appello che volevamo fare nei suoi confronti, tramite me, ma tutto il gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Rotelli. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Cristina Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo in merito alla mancata applicazione del regime di deroga. Le deroghe sono un'opportunità, offerta dall'Unione europea a tutti gli Stati membri, per poter derogare ai divieti generali, per tutte quelle specie che sono considerate in buono stato di conservazione. Rappresentano forme di cacce tradizionali, fortemente radicate nel nostro territorio, ma sono anche un efficace strumento per tutelare le nostre culture agricole dagli eccessivi danni provocati da alcune specie di fauna selvatica, che, pur non essendo considerate normalmente cacciabili, possono essere prelevate in deroga, ai sensi della direttiva comunitaria 2009/147/CE e dell'articolo 19-bis della legge statale 11 febbraio 1992, n. 157.

Le regioni d'Italia, per applicare il regime di deroga, devono fare regolare richiesta, nel rispetto della legge, entro il 30 aprile di ogni anno, stabilendo modalità, tempi, specie e soggetti abilitati al prelievo in deroga. Sempre nel rispetto della legge, spetta alla Conferenza Stato-regioni, su parere dell'ISPRA, entro il 10 giugno di ogni anno, stabilire i quantitativi massimi prelevabili per ogni specie e darne comunicazione alle regioni che hanno fatto richiesta di applicare il regime di deroga. Presidente, oggi siamo arrivati ormai ai primi giorni di agosto e il Governo non ha ancora convocato la Conferenza Stato-regioni…

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). …impedendo di fatto, a tutte le regioni d'Italia che hanno fatto richiesta, di poter applicare il regime di deroga e di usufruire di uno strumento messo a disposizione dall'Unione europea. Il Governo…

PRESIDENTE. Deve concludere, collega Caretta.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). …che impone a tutti noi cittadini italiani il rispetto della legge, è il primo a dare un pessimo esempio, non rispettando la legge. Chiedo, Presidente, che il Governo convochi la Conferenza Stato-regioni, per dare la possibilità anche all'Italia di applicare il regime di deroga, così come avviene in tutti gli altri Stati dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Aiello. Ne ha facoltà, per due minuti.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. In questi giorni ricorrono gli anniversari di diversi uomini e donne morti assassinati per mano mafiosa. Il primo è Andrea Raia, sindacalista, ucciso a Casteldaccia il 6 agosto 1944. La sua morte, come quella di tanti altri sindacalisti uccisi dalla mafia, non ebbe giustizia.

Sempre il 6 agosto 1980 viene assassinato il giudice Gaetano Costa. Costa viene ricordato per il suo coraggio e per la dedizione che quotidianamente mostrava nella lotta contro Cosa Nostra.

Nel 1985, a cadere sotto i colpi dei sicari muniti di fucili AK-47, è il commissario e vicequestore aggiunto di Palermo Ninni Cassarà, insieme al collega Roberto Antiochia. Cassarà era considerato un poliziotto con la “P” maiuscola. Egli collaborava con diversi magistrati del pool di Palermo, tra cui Giovanni Falcone, il quale considerava Ninni Cassarà come suo braccio destro. Le sue indagini contribuirono ad istruire il maxi-processo a Cosa Nostra. Dopo la sua morte, l'agenda, nella quale Cassarà annotava le informazioni investigative più importanti, scomparve misteriosamente dal suo ufficio.

Infine il 5 agosto 1989 venivano assassinati l'agente Nino Agostino e la moglie Ida Castelluccio, quest'ultima mentre era incinta di cinque mesi. Su tutti questi omicidi oggi esistono ancora troppe zone d'ombra e complicità di Stato che non possiamo più permetterci. A nome delle vittime, dei loro familiari e di tutti coloro che ogni giorno lottano contro la mafia, chiediamo a gran voce verità e giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rina Di Lorenzo. Ne ha facoltà.

RINA DE LORENZO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per denunciare una vicenda particolarmente grave, che vede coinvolti migliaia di lavoratori assunti da Poste italiane con contratto di lavoro a tempo determinato, costretti a vivere un clima di forte tensione, perché in molte filiali veniva loro comunicata verbalmente l'impossibilità di rinnovo di contratto scaduto a causa del decreto dignità.

Il 23 luglio scorso un quotidiano online pubblicava un articolo con cui veniva messa in luce la strumentalizzazione del decreto dignità effettuata da Poste Italiane, che invitava a rimuovere l'articolo e successivamente querelava il direttore del giornale. La notizia di circa ottomila licenziamenti è da ritenere particolarmente grave, in considerazione del fatto che Poste Italiane è una società partecipata dallo Stato, controllata con circa il 60 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e che risulta essere concessionaria del servizio postale universale e qualificata giuridicamente da una sentenza del Consiglio di Stato come organismo di diritto pubblico. Ed è proprio, in virtù di tale qualificazione giuridica che Poste Italiane dovrebbe fornire il giusto esempio, adeguandosi prima di ogni altra azienda al rispetto del decreto-legge n. 87 del 2018, tenuto conto di un bilancio fortemente positivo e in costante crescita negli ultimi anni dell'azienda che ha il dovere di generare posti di lavoro stabili, contrastando la precarietà che nega futuro e viola la dignità della persona. Occorre fare luce sulla fondatezza…

PRESIDENTE. Concluda.

RINA DE LORENZO (M5S). … delle segnalazioni effettuate dai lavoratori di Poste italiane. Sempre che risultino veritiere le suddette segnalazioni dei lavoratori, sarebbe necessario che Poste Italiane intervenisse…

PRESIDENTE. Dovrebbe chiudere, collega.

RINA DE LORENZO (M5S). … per accertare eventuali responsabilità nei confronti dei dirigenti della società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Villani. Ne ha facoltà, per due minuti.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, a breve in Aula voteremo degli emendamenti che prevedono tra l'altro l'incremento delle misure di telerilevamento e un amento dei controlli per la rilevazione degli sversamenti abusivi sui territori a tutela della salute pubblica. Ebbene, mai intervento legislativo è stato più necessario e urgente. Alcuni giorni fa infatti a Solofra, in provincia di Avellino, si è consumato l'ennesimo episodio di inquinamento ambientale ai danni del nostro già martoriato territorio campano. Il torrente Solofrana, un tributario del fiume Sarno, sabato pomeriggio era completamente asciutto. A soli pochi minuti dall'inizio di una leggera pioggia, l'alveo del Solofrana si è ingrossato a causa del fluire di decine di migliaia di metri cubi di acqua fetida e scura: tutto questo sotto gli occhi increduli e sgomenti di un cittadino che con il cellulare ha ripreso l'episodio. Il video, postato sui social, ha inequivocabilmente portato a galla una verità nota a tutti, una storia che si ripete ormai da anni ogni volta che piove. Imprenditori senza scrupoli o cittadini senza amore per la propria terra approfittano della ripresa del Solofrana dovuta alle precipitazioni per sversare illegalmente acque reflue e liquami di ogni genere nel fiume Sarno: uno scempio ambientale che abbiamo il dovere di fermare per dire basta all'aria irrespirabile che attraversa la città a monte della provincia di Avellino, la provincia di Salerno e tutta la valle dell'Agro Sarnese Nocerino fino alla foce dello splendido Golfo di Castellammare, al confine con la provincia di Napoli. Episodi simili si verificano anche nei canali del fiume Sarno come il San Tommaso di Angri, il Bottaro di Scafati e il torrente Cavaiola di Nocera Inferiore. Sono certa che il Governo, che fa della tutela dell'ambiente un punto fondamentale del suo programma, potrà con un sistema di rilevamento…

PRESIDENTE. Concluda per favore.

VIRGINIA VILLANI (M5S). …individuare sversamenti e smaltimenti abusivi di rifiuti tossici che concorrono in maniera rilevante al peggioramento della qualità dell'acqua e dell'aria e contribuiscono all'aumento esponenziale di malattie oncologiche nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Pellicani. Ne ha facoltà, per due minuti.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Voglio qui rivolgere anzitutto un pensiero a Renzo Rossi, Natalino Gavagnin e Giovani Rampazzo che nei giorni scorsi hanno perso la vita in due gravissimi incidenti nella laguna di Venezia. Ancora una volta la laguna, diventata ormai un'autostrada, è stata teatro di tragedie. Giorno e notte la laguna è attraversata da imbarcazioni che sfrecciano ad altissima velocità, generando pericoli, moto ondoso, fino a mettere a rischio la stessa vita delle persone. È necessario intervenire al più presto, intensificando i controlli sui limiti di velocità, sui motori spesso truccati e sul traffico acqueo. Vanno senz'altro inasprite le sanzioni e reso finalmente operativo l'obbligo d'installazione del GPS a bordo delle imbarcazioni, a partire da quelle in possesso di licenze comunali. Ma parallelamente, signor Presidente, è fondamentale avviare una capillare attività di formazione, coinvolgendo in primo luogo le scuole. È evidente, però, che per riportare sicurezza e ottenere un'efficace gestione del traffico servono strumenti e mezzi adeguati; è necessario anzitutto porre ordine nel governo della laguna, una gestione oggi frammentata in una miriade di competenze fra comune, provveditorato alle opere pubbliche, capitaneria di porto, autorità portuale, città metropolitana e regione. In questo senso esiste già una legge, mai entrata in vigore, che punta a trasferire alla città metropolitana la competenza relativa alla disciplina della navigazione, ma il tema complessivo della gestione della laguna va ripreso in mano con urgenza, puntando ad un aggiornamento della legge speciale, strumento fondamentale per il governo di una città unica quale Venezia.

Signor Presidente, Parlamento e Governo non possono più trascurare il dossier Venezia. Accanto al tema del traffico acqueo e della sicurezza in laguna ci sono altri temi fondamentali per la città, non più rinviabili. Mi riferisco, in particolare, alla conclusione dei lavori del Mose, al tema delle grandi navi, quei grattacieli galleggianti che transitano davanti a piazza San Marco, alla gestione dei flussi turistici e alle bonifiche di Porto Marghera. Venezia è città patrimonio mondiale dell'umanità: non può essere abbandonata a se stessa, noi non lo consentiremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. Desidero richiamare in quest'Aula quanto è successo oggi a Bologna, un terribile incidente che è avvenuto sulla corsia di raccordo fra l'Autostrada del Sole e l'autostrada A14. Si sono scontrati, sono entrati in collisione due mezzi pesanti, uno dei quali trasportava combustibile, probabilmente GPL, e una terribile esplosione ha fatto seguito a questa collisione, un'esplosione di dimensioni, non esito a dirlo, apocalittiche, che ha scosso il quartiere di Borgo Panigale, che è attraversato in quell'area dal raccordo. Un morto accertato, un morto probabile, sessantotto feriti, due dei quali ustionati gravemente, trasportati in altri ospedali della regione. È il bilancio di questo incidente, il quartiere danneggiato in molte sue parti. Il viadotto dell'autostrada è parzialmente crollato, bloccando il traffico fra e l'Est e l'Ovest del nostro Paese. Come ha detto monsignor Zuppi, arcivescovo di Bologna, oggi abbiamo assistito a un'ondata di volontarismo e di solidarietà. Gli interventi sono stati immediati, portati dalla Protezione civile comunale, da quella nazionale, dai tecnici della regione, dal 118, 14 ambulanze, un elicottero, dai Corpi dello Stato, la Polizia e la Polizia stradale, due poliziotti appartenenti alla Polizia Stradale contusi, i vigili del fuoco, i carabinieri.

Mi permetta, dunque, Presidente, di esprimere a nome mio, ma credo anche di tutta l'Aula, il cordoglio per le vittime di questo incidente e di ringraziare a nome dei cittadini di quel quartiere, che qui ho l'onore di rappresentare, i soccorritori di questa tragedia.

Concludo, Presidente, richiamando per suo tramite l'attenzione del Governo su questo incidente, sia per accertarne le dinamiche e le eventuali - sì, perché no - responsabilità, ma anche per trovare soluzioni valide e durature al problema di uno dei più importanti nodi viari del nostro Paese, che, come vediamo in questi giorni, ha delle criticità non indifferenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Grazie, Presidente. Ritengo doveroso in questa Aula, quest'oggi, dopo quello che è avvenuto verso l'ora di pranzo a Bologna, spendere un pensiero, un ricordo anche per le vittime di quello che è avvenuto, un fatto gravissimo, eccezionale nella sua deflagranza, non eccezionale nella sua ricorrenza, perché, purtroppo, quella è un'arteria che spesso è colpita da eventi di questo tipo.

Ma oggi non è certamente il momento, né delle polemiche né dei distinguo. Ritengo che invece sia il momento di ringraziare le tantissime persone intervenute, in primo luogo gli operatori delle forze dell'ordine, che, con dedizione e sacrificio, si sono immediatamente portati sul posto dell'incidente. Se qualcuno guarda bene le immagini di quell'evento, non potrà non notare come un agente della polizia di strada esca proprio dalla propria vettura e venga investito da una fiammata tremenda, che avrebbe potuto anche generare effetti e conseguenze ben più gravi. Certo, il bilancio, quando anche conta soltanto una vittima e i feriti che vi sono, non è mai sufficientemente lieve. Ma davvero, superato questo momento di doverosa commozione e di necessario raccoglimento, finalizzato anche a raccogliere la capacità di volontariato della nostra città di Bologna, che sempre ad agosto, tanti anni fa, provò la propria forza e la propria energia, credo che sarà necessario, insieme a chi davvero tiene alla città di Bologna, confrontarsi sull'esigenza di individuare ulteriori e nuove soluzioni, che evitino di far sì che eventi come questi nuovamente si possano ripetere (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo De Girolamo. Ne ha facoltà, per due minuti.

CARLO UGO DE GIROLAMO (M5S). Grazie Presidente. Come già dichiarato dai miei colleghi, oggi due gravissimi incidenti stradali hanno interessato l'Italia, da nord a sud.

Le notizie che sono giunte da Bologna, per l'incidente sull'A14, dove è esplosa un'autocisterna, sono drammatiche. Si parla, come già ricordato, di almeno un morto accertato e di decine di feriti, alcuni gravissimi. Ma, ahimè, il bilancio è provvisorio, ci sono aggiornamenti ad ogni minuto.

Vorrei, però, anche ricordare che nel foggiano è avvenuta quest'oggi un'altra tragedia. Dodici braccianti immigrati sono morti, mentre tornavano dal duro lavoro di raccolta dei pomodori nei campi. Il camion con targa bulgara, che li trasportava sulla statale 16, nella località Ripalta, nel territorio di Lesina, si è scontrato violentemente contro un TIR.

Per queste due tragedie, quindi, a nome del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle, voglio esprimere un cordoglio per le vittime e vicinanza ai feriti e ai familiari di tutte le persone coinvolte. E auspico che, con il passare delle ore, il bilancio delle vittime, già di per sé gravissimo, non peggiori. Mi associo e, quindi, voglio esprimere anch'io un sentito e doveroso ringraziamento ai vigili del fuoco, alle forze dell'ordine e a tutto il personale sanitario, che in queste ore stanno lavorando senza sosta sui luoghi di queste due terribili tragedie. Sappiamo che il Ministro dei trasporti sta seguendo con la massima attenzione la vicenda e ci auguriamo che le dinamiche vengano perciò presto chiarite (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Vinci. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie Presidente. Oggi, come hanno già anticipato alcuni colleghi, ci troviamo davanti a un lutto, che ha colpito tutta la nazione. C'è il Paese che ha visto un incidente gravissimo. Grazie ai social, abbiamo potuto tutti assistere a quell'esplosione drammatica, che ha fatto crollare il viadotto, che ha causato delle morti, ha causato dei feriti e, soprattutto, ha fatto vedere quanto sia debole il nostro Paese, davanti e delle tragedie così gravi, ma così semplici.

Ci sono dei mezzi, che ormai potrebbero essere introdotti come obbligatori, dei sistemi di sicurezza che sono già in commercio, ma che su camion, su automezzi di così grandi dimensioni (e anche pericolo, quando si muovono sulle nostre strade) non sono ancora obbligatori. Quindi, io chiedo anche a questa Camera di fare una riflessione, perché la tragedia di oggi era probabilmente evitabile, grazie a dei sistemi di sicurezza che sono già oggi in commercio, e ci ritroviamo, invece, a dovere discutere di una tragedia come questa, con morti, con feriti e con sanitari che si sono trovati davanti delle scene assolutamente agghiaccianti.

Quindi, mentre va sicuramente il nostro cordoglio per le vittime, per i parenti delle vittime, per i tanti feriti, che in questo momento sono ricoverati in ospedale sotto cura, una parte del nostro pensiero va a come quella tragedia si poteva evitare. Ed è compito anche di quest'Aula trovare il modo e approntare delle misure, per evitare che tragedie come queste si possano ripetere in futuro (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Giusi Bartolozzi. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie Presidente. A fine seduta, Presidente, per rappresentare all'Aula gli ultimi drammatici episodi di morti all'interno delle nostre strutture carcerarie. Gli ultimi due episodi, Presidente, risalgono alla scorsa settimana: un cittadino tunisino di 33 anni, che si è impiccato all'interno della propria stanza; un altro cittadino tunisino, anzi egiziano, di 22 anni, che si è impiccato anche lui con una corda, all'interno della sua stanza, dopo avere scontato un periodo di isolamento di sette giorni. Presidente, questo ragazzo tunisino doveva uscire dal carcere a settembre, quindi era prossima l'uscita. Ancora, l'episodio del 22 maggio, che ha coinvolto un nostro concittadino, un italiano, che si è tolto la vita nel carcere di Viterbo. Allora, se questi dati sono… mi dispiace che i colleghi non abbiano la gentilezza di aspettare, perché io credo che sia importante…

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Chi defluisce, almeno lo faccia in silenzio, per cortesia. Prego, prosegua.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Credo che sia importante ricordarlo. È un dato che tocca tutti, che deve toccare tutti, non solo per la drammaticità del dato oggettivo, ma ancor di più, Presidente, per quello che è stato l'atteggiamento del Governo, in queste prime battute, in questi due primi mesi, di assoluta chiusura al dialogo, chiusura immotivata al dialogo, che dimostra quindi –ahimè, lo devo dire - un atteggiamento colpevolmente dilatorio.

Mi sto riferendo all'esame del decreto sull'ordinamento penitenziario, perché quell'ordinamento, Presidente, era composto da due parti. Una di queste atteneva proprio alla vita negli istituti penitenziari, quella parte garantiva la salute e la dignità dei carcerati all'interno delle strutture. Allora, se avessimo assentito senza diversità, come ha ricordato prima l'onorevole collega Serracchiani, senza diversità di colori, se avessimo assentito positivamente a quel decreto, probabilmente ad oggi le cose sarebbero diverse.

Non mi basta, Presidente, che il Governo abbia trasmesso - e, quindi, abbia trasmesso alla Commissione giustizia - in data 3 agosto un ulteriore disegno legislativo in materia, perché quel disegno è privo, è monco, non ha tutta la parte che conteneva il precedente schema sull'affettività dei detenuti. Quindi, siamo alle solite: un Governo che promette, che parla, che fa slogan, che fa spot, ma che non fa, che non opera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Abbiamo ancora due interventi di un minuto. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordo una cosa che mi pare sfuggita a molti giornali. Oggi, cioè quaranta anni fa, il 6 agosto 1978 si spegneva Paolo VI, l'ultimo Papa italiano, se dimentichiamo il brevissimo regno di Papa Luciani, Albino Luciani. Un Papa italiano, che comunque ha segnato la storia e del quale vorrei ricordare una frase, che mi sembra molto attinente ai tempi: ciò che colpisce, quando si considera il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico.

Credo sia giusto che il Parlamento italiano ricordi questo grande italiano. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Grazie a lei, anche per essere stato di parola. Ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Per un minuto, ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie Presidente, molto rapidamente, soltanto per commemorare i 14 morti nell'ultra-tragico incidente a Foggia, 14 braccianti. Sabato scorso ne erano morti altri quattro. Mi sembra che i berretti rossi - questi sono i berretti che vengono indossati dai braccianti quando raccolgono i pomodori a 2,50 euro l'ora - meritino più attenzione. Io non credo che sia un problema della priorità del giorno dopo, inviando magari forze o promettendo interventi. Il piano per la sicurezza sul lavoro e, soprattutto, del caporalato deve essere un piano genetico, che deve investire il Mezzogiorno, ancora una volta, a mio avviso, fustigato da una sorta di carenza di attenzione da parte di chi ci governa.

È una carenza storica, non nasce certamente con questo Governo, ma mi sembra che in questo momento almeno i morti rivendichino un intervento assolutamente deciso. Massimo cordoglio da parte di chi le parla in qualità di pugliese, unitamente all'onorevole D'Attis che mi è a fianco, ma, soprattutto, richiesta al Governo di un intervento deciso che possa essere organizzato e preventivamente indirizzato ad evitare questi fenomeni (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, ultimissimo intervento, il deputato Siani. Ne ha facoltà.

PAOLO SIANI (PD). Grazie, Presidente; sarò brevissimo, ma voglio intervenire per esprimere la mia personale solidarietà, quella del PD e spero anche di tutta l'Aula, al professore Burioni che, in questi giorni, è stato oggetto di attacchi molto gravi e direi vergognosi. Vederlo imbavagliato come Aldo Moro fa rabbrividire. Burioni è uno scienziato che ci è invidiato da tutto il mondo e parla nell'interesse delle persone, parla da scienziato.

Io vorrei chiedervi di evitare, per favore, di fare delle vaccinazioni un'inutile e incomprensibile battaglia politica; evitiamo di alzare i toni, ma ragioniamo con calma e con cognizione di causa. Sono cose serie che vanno affrontate con pacatezza e con la scienza e voglio dirvi soltanto un'ultima cosa, che il mercato delle vaccinazioni per l'industria è un mercato molto piccolo che copre l'1,4 per cento della spesa totale. Le industrie investono molto di più nei farmaci per il nostro mal di stomaco o per la nostra ipertensione, miliardi di euro, quindi non è neanche un tema da affrontare in questo senso. Quindi, vi prego, abbassiamo i toni e facciamo sì che la scienza possa dire quello che ritiene giusto per le vaccinazioni (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 7 agosto 2018 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate):

S. 648 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri dei beni e delle attività culturali e del turismo, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché in materia di famiglia e disabilità (Approvato dal Senato).

(C. 1041)

Relatrice: DIENI.

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato degli Emirati arabi uniti, fatto ad Abu Dhabi il 16 settembre 2015, con Scambio di Note fatto ad Abu Dhabi il 27 novembre 2017 e il 17 gennaio 2018; b) Trattato di mutua assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati arabi uniti, fatto ad Abu Dhabi il 16 settembre 2015. (C. 344-A)

e dell'abbinata proposta di legge: VERINI e QUARTAPELLE PROCOPIO. (C. 492)

Relatore: COLLETTI.

3. Seguito della discussione congiunta dei documenti:

Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017. (Doc. VIII, n. 1)

Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2018. (Doc. VIII, n. 2)

La seduta termina alle 20,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1 e 2 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 2 il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 3 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 3, 4 e 5 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 5 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 5 il deputato Orsini ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 6 la deputata Dieni ha segnalato che ha erroneamente votato contro;

nella votazione n. 8 la deputata Troiano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 1004 - Quest. preg. n.1 457 453 4 227 10 443 46 Resp.
2 Nominale Ddl 1004 - em. 1.1 469 322 147 162 27 295 46 Resp.
3 Nominale em. 1.2 474 328 146 165 27 301 46 Resp.
4 Nominale em. 1.3 478 417 61 209 26 391 46 Resp.
5 Nominale em. 1.10 474 448 26 225 104 344 44 Resp.
6 Nominale em. 1.11 477 403 74 202 95 308 44 Resp.
7 Nominale art. agg. 1.010 477 400 77 201 91 309 43 Resp.
8 Nominale em. 2.1 460 364 96 183 92 272 43 Resp.
9 Nominale odg 9/1004/1 433 346 87 174 12 334 61 Resp.
10 Nominale odg 9/1004/7 456 446 10 224 86 360 59 Resp.
11 Nominale Ddl 1004 - voto finale 394 393 1 197 382 11 48 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.