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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 35 di martedì 31 luglio 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MIRELLA LIUZZI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Claudio Borghi, Caiata, Comaroli, Davide Crippa, Gebhard, Losacco, Lupi e Spadafora sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 12. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 12,08.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese (A.C. 924-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 924-A: Conversione in legge del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese.

Ricordo che nella seduta del 30 luglio si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la presidente della Commissione finanze, deputata Ruocco. Prego, ne ha facoltà.

CARLA RUOCCO, Presidente della VI Commissione. Grazie, Presidente. Le chiederei una sospensione di trenta minuti circa della seduta…

PRESIDENTE. Liberiamo i banchi del Governo, per favore.

CARLA RUOCCO, Presidente della VI Commissione. Chiederei, se è possibile, una sospensione di circa trenta minuti della seduta per consentire alla Commissione bilancio di esprimere i pareri e per consentire, in contemporanea, una riunione del Comitato dei diciotto per esprimere i pareri sugli emendamenti.

PRESIDENTE. Sospendiamo, quindi, la seduta che riprenderà tra trenta minuti.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Scusi, volevo capire il motivo della richiesta di rinvio da parte della presidente. È un motivo di espressione di pareri o è un motivo di mancanza di copertura? Perché la Commissione bilancio si esprime, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sulle coperture degli emendamenti in corso. La questione, come lei intende, è diversa: un conto è chiedere tempo per formulare dei pareri, un conto è sapere se sono arrivate tutte le coperture sugli emendamenti che sono stati proposti nella Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Deve dare il parere sugli emendamenti - questo è il punto - solo il parere sugli emendamenti. Sospendiamo quindi la seduta che riprenderà alle ore 12,40.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 12,55.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 924-A: Conversione in legge del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese…

(Esame dell'articolo unico - A.C. 924-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che il parere della Commissione Bilancio reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione che sarà posta in votazione ai sensi articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

Avverto che prima della seduta gli emendamenti: Schullian 2.01, 2.02, 2.03, 2.04 e 2.05, sono stati ritirati dal presentatore e che gli emendamenti Pastorino 1.117 e 1.114 devono intendersi a prima firma Epifani.

Avverto che fuori dalla seduta l'emendamento Polverini 1.307 è stato ritirato dalla presentatrice. Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto non strettamente attinenti al contenuto del provvedimento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente: Germanà 1.196, 1.216, 10.13 e 10.14; Mollicone 1.192; Carfagna 1-bis.8 e 12.01;   Epifani 3.0306; Foti 3.0300;   identici Paolo   Russo   4.22 e Fassina 4.300, limitatamente al comma 2 …

EMANUELE FIANO (PD). I banchi del Governo!

PRESIDENTE. Deputato Fiano! Sì, non lo deve dire, lo indichi alla Presidenza, non l'ha indicato. Comunque, è sottosegretario, Fiano. Può rimanere in piedi il sottosegretario… Sì, però può anche rimanere in piedi.

Ascani 4.301, limitatamente ai commi da 6 a 10: poiché la parte ammissibile di tale proposta emendativa risulta identica all'emendamento 4.3 della medesima presentatrice, sarà posto in votazione soltanto quest'ultimo; Ascani 4.252; D'Attis 4.18 e gli analoghi Ciaburro 4-bis.0302 e Paolo Russo 4-bis.0301; Rizzetto 4.015, 4.013, 4.011, 4.08, 4.07, 4.06, 4.09 e 4.05; Paolo Russo 4.035, Fatuzzo 4.024; Meloni 4.04 e 5.04; Montaruli 4.03; Fidanza 4.02, 5.01 e 5.02; Gusmeroli 8.07; Del Mastro Delle Vedove 4.01 e 10.03; Silvestroni 10.01 e 11.06; Bucalo 10.02; Ciaburro 11-bis.300, che tratta materia analoga a quella contenuta in alcune proposte emendative già dichiarate inammissibili in sede referente (vedi emendamenti Emanuela Rossini 11.13, 11.14, 11.01 e 11.02); Pastorino 11-bis.301; Osnato 12.011 e 13.07; Caretta 12.013.

Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le   seguenti proposte emendative, non previamente presentate nelle Commissioni, in   quanto non strettamente attinenti al contenuto del provvedimento: Boldrini l-bis 0.300, l-bis 0.301, 2-bis 0.300, che recano misure volte ad incrementare l'occupazione femminile ed a contrastare lo squilibrio di genere nei diversi settori occupazionali, anche con riferimento alle donne vittime di violenza; Boldrini 2-bis 0.301, volto ad istituire un fondo per rimuovere il divario retributivo e la disparità di trattamento tra dipendenti e promuovere la genitorialità, e 2-bis 0.302, che destina risorse per misure premiali per la promozione della conciliazione tra vita professionale e vita privata dei lavoratori; Giacometto l-bis 0.303, volto a detassare i premi di risultato attribuiti ai lavoratori. Ricordo al riguardo che, in sede referente, sono state dichiarate inammissibili alcune proposte emendative relative alla riduzione delle aliquote fiscali dei redditi da lavoro; Pagani 2.302, in materia di autorizzazione per l'esercizio di operazioni e servizi portuali; Rizzetto 3.0301, che prevede la possibilità di dedurre dal fatturato delle aziende il costo del lavoro; Sozzani 3. 0500, che modifica i termini di decorrenza relativi al versamento delle maggiori somme derivanti dall'incremento dell'addizionale comunale sui diritti d'imbarco al Fondo speciale per il sostegno del reddito e dell'occupazione e della riconversione e riqualificazione del personale del settore del trasporto aereo; Germanà 3-ter. 0300, recante una disciplina organica del reddito di cittadinanza, che risulta del tutto estranea alla materia del decreto; Gelmini 3-ter 0.500, che reca misure in favore dei lavoratori autonomi che offrono la propria prestazione lavorativa attraverso piattaforme informatiche. In proposito, ricordo che in materia di lavoro autonomo digitale è stato dichiarato inammissibile, in sede referente, l'articolo aggiuntivo Pastorino 3.05; Ascani 4.306, volto a prevedere che i concorsi per la scuola secondaria di cui al decreto legislativo n. 59 del 2017 siano banditi entro il 31 ottobre 2018; Ciaburro 4-bis 0.300, recante disposizioni in materia di organico delle scuole di ogni ordine e grado. Con riferimento a tali ultime due proposte emendative, ricordo che, nelle Commissioni, sono stati dichiarati inammissibili gli emendamenti in materia di personale scolastico diverso rispetto a quello delle scuole primarie. Porchietto 6. 300, recante misure per la tutela dei livelli occupazionali delle imprese acquisite o controllate da investitori esteri, nei casi in cui vi sia un danno derivante dall'acquisizione. Si tratta di materia diversa ed ulteriore rispetto a quella trattata dal provvedimento, riguardante, invece, il contrasto al fenomeno della delocalizzazione delle imprese italiane e la tutela dell'occupazione delle imprese beneficiarie di aiuti di Stato; Meloni 12.0300, volto a novellare le disposizioni di attuazione del codice civile, in materia di applicazione delle agevolazioni fiscali alle cooperative a mutualità prevalente; Della Frera 12-bis.0300, in materia di sanzioni relative agli assegni privi della clausola di non trasferibilità.

LAURA BOLDRINI (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signor Presidente, io intervengo per chiedere alla Presidenza di riconsiderare il giudizio di inammissibilità sugli emendamenti a mia firma e sottoscritti da tutte le deputate e deputati di Liberi e Uguali, e chiedo, se è possibile, un nuovo esame, perché ad esempio - le porto due esempi - l'1-bis 0.300 e l'1-bis 0.301 differiscono dall'articolo 1-bis introdotto in Commissione, che riguarda i giovani sotto i 35 anni, solo per la platea dei destinatari, cioè, nel mio caso, parliamo delle donne vittime di violenze e delle donne disoccupate nel Mezzogiorno.

Vorrei anche dire che il senso di questi miei emendamenti era proprio finalizzato a denunciare, signor Presidente, una grave lacuna di questo decreto, perché nel decreto cosiddetto dignità non c'è una riga - dico una sola riga - per occuparsi della situazione che riguarda l'occupazione femminile, quindi di uno degli aspetti più indegni della situazione economica e sociale del nostro Paese. Allora lei, signor Ministro, ma non lo sa che in Italia lavora solo il 49 per cento delle donne? Lei, signor Ministro, non lo sa che al Sud la percentuale scende al 32 per cento a fronte del 62 per cento della media europea? E lei non sa, signor Ministro, che a parità di mansioni le donne nel nostro Paese guadagnano di meno? Non sa che le donne vittime di violenza a volte rimangono nel contesto violento perché non hanno un'occupazione? E allora, signor Ministro, le sa o non le sa queste cose? Io lo chiedo a lei, glielo chiedo perché in questo decreto, appunto, non c'è traccia …

PRESIDENTE. Presidente Boldrini, deve parlare però sull'ammissibilità.

LAURA BOLDRINI (LEU). Sì, ma era per denunciare questa imperdonabile dimenticanza, signor Presidente …

PRESIDENTE. Però parliamo dell'ammissibilità.

LAURA BOLDRINI (LEU). Siamo il 51 per cento della popolazione. E, dunque, come si fa a non concepire che le donne in situazione di lavoro oggi hanno un problema aggiuntivo rispetto agli uomini. Questa dimenticanza, a mio avviso, è inaccettabile. Comunque, capisco le sue esigenze, sono strettamente regolamentari, signor Presidente. Grazie.

PRESIDENTE. Sì, le dico però che non posso rivedere l'ammissibilità dei suoi emendamenti in senso positivo, anche perché sono emendamenti che non sono stati presentati prima in Commissione in sede referente, quindi adesso rimangono inammissibili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Germanà. Ne ha facoltà.

ANTONINO GERMANA' (FI). Grazie, Presidente. Io mi rivolgo soprattutto a lei sul 3-ter, sulla inammissibilità del mio articolo aggiuntivo 3-ter.0300 e, soprattutto, mi rivolgo a lei e ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, Ministro Di Maio anche a lei, perché forse non avete ben compreso che la proposta emendativa in questione, che dichiarate inammissibile, è la mia proposta emendativa, ma in realtà è la vostra proposta emendativa: è l'emendamento sul reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E mi dispiace anche avere perso qualche giorno a studiare sull'emendamento, perché per fare l'emendamento, il vostro emendamento, il mio emendamento sul reddito di cittadinanza di 33 pagine ho perso una settimana di lavoro; va beh, pazienza, tanto per voi la campagna elettorale ormai è passata…

PRESIDENTE. Rimanga sul merito, però, dell'emendamento e dell'ammissibilità o inammissibilità.

ANTONINO GERMANA' (FI). Nel merito dell'emendamento, sì. Le motivazioni mi sembrano molto blande sull'inammissibilità dell'emendamento.

PRESIDENTE. Se vuole, le posso spiegare perché è inammissibile.

ANTONINO GERMANA' (FI). Cinque anni, Presidente, per cinque anni vi sentiamo narrare di queste magnifiche sorti del reddito di cittadinanza, descritto come uno strumento miracoloso per contrastare la povertà diffusa, eppure oggi avevate la possibilità, nel decreto dignità, di presentarlo e non lo avete fatto.

PRESIDENTE. Le dico che, però, non c'era questa possibilità rispetto al suo emendamento perché l'emendamento è inammissibile…

ANTONINO GERMANA' (FI). È il vostro emendamento, Presidente, non è il mio emendamento…

PRESIDENTE. Non è il mio emendamento certamente, l'emendamento è il suo in questo caso ed è inammissibile perché è totalmente estraneo per materia, ma soprattutto non l'ha neanche presentato in Commissione referente.

ANTONINO GERMANA' (FI). Ma mi sembra che in Commissione bilancio abbiano detto altro.

PRESIDENTE. Lei non l'ha presentato in Commissione referente (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier), è totalmente estraneo per materia e non può essere accettato in Aula adesso. Questo emendamento è estraneo per materia e non ripercorre il perimetro del provvedimento.

Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Un chiarimento perché probabilmente mi sto confondendo, chiedo scusa preventivamente. L'emendamento in questione, su cui è appena stata dichiarata l'inammissibilità, non è per caso quello su cui la Commissione bilancio dieci minuti fa ha chiesto parere al Governo e il Governo si è espresso in termini contrari con il motivo della mancanza di relazione tecnica? È lo stesso? Quindi, come è possibile che un emendamento dichiarato inammissibile dieci minuti fa è stato discusso in Commissione bilancio e il Governo si è espresso in materia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Perché la Commissione bilancio dà il parere su tutti gli emendamenti, anche su questo emendamento; ma se arriva questo emendamento in Aula, come è stato presentato, è inammissibile perché è estraneo per materia, ma il parere viene espresso.

LUIGI MARATTIN (PD). Cioè, il Governo avrebbe dovuto dare un parere contrario in quanto inammissibile, non un parere contrario in quanto manca la relazione tecnica.

PRESIDENTE. Il parere è esclusivamente, in quel caso, sulla copertura. Io le sto dicendo che, invece, nel momento in cui questo emendamento arriva al mio vaglio, lo dichiaro estraneo per materia perché non è nel perimetro di questo decreto.

Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Presidente, le chiedo scusa, soltanto per capire: lei interviene per dichiarare inammissibile un emendamento, che palesemente è stato dichiarato ammissibile in Commissione, quindi non è quello che lei ha fatto prima…

PRESIDENTE. Ma non è stato dichiarato ammissibile in Commissione…

ROBERTO GIACHETTI (PD). Le chiedo scusa, Presidente. Se un emendamento viene dichiarato inammissibile, non si può passare ai pareri, perché non si danno dei pareri sugli emendamenti inammissibili. Se l'emendamento è stato discusso in Commissione bilancio, presumo che il passaggio in Commissione sia stato un passaggio nel quale non è stata espressa l'inammissibilità.

Quello che può accadere è che lei, nello speech che ha letto prima, ha dichiarato inammissibili alcuni emendamenti perché non erano stati presentati in Commissione.

Se non ho capito male, ma la pregherei di chiarircelo perché l'argomento non è indifferente, l'emendamento in Commissione, ancorché per il parere della Commissione bilancio, è stato presentato, esiste l'emendamento, non sarebbe esistito se fosse stato dichiarato inammissibile, ma se una Commissione chiede il parere al Governo e il Governo esprime un parere, come fa? A meno che lei, dopo, non ritiene di dichiararlo, a prescindere da quello che ha deciso la Commissione, per sua decisione unilaterale, inammissibile dopo, magari per risolvere un problema che si è aperto prima. Ma è complicato che, se la Commissione bilancio chiede un parere del Governo e il Governo si esprime, lei adesso ci dice che quell'emendamento non è ammissibile perché non è stato presentato in Commissione.

PRESIDENTE. Come è sempre successo. Allora, la Commissione bilancio, dà solo il parere su tutti gli emendamenti, come abbiamo già detto. Quando arriva in Aula, leggo l'emendamento, per me è inammissibile e non verrà dato il parere in Aula. Funziona così, è proprio la procedura standard.

Ha chiesto di parlare la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Presidente, mi scusi, ma la motivazione che lei ha dato circa l'inammissibilità a noi non convince assolutamente, perché questo decreto, per scelta del Governo, recita il nome di “decreto dignità”. Come è possibile che la materia del reddito di cittadinanza sia considerata dai vostri uffici estranea al perimetro del provvedimento?

Dovrebbe essere un pochino più chiaro, più preciso, perché è evidente l'imbarazzo da parte del Governo rispetto a questo emendamento che Forza Italia - lo voglio precisare - ha presentato a mero titolo di provocazione, perché il MoVimento 5 Stelle ha sbandierato il reddito di cittadinanza come uno…

PRESIDENTE. Stiamo parlando…

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). No, no, no, Presidente…

PRESIDENTE. Stiamo parlando dell'ammissibilità o inammissibilità dell'emendamento…

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Esatto! Ho capito, Presidente, però lei deve permettermi di completare il mio intervento perché…

PRESIDENTE. Concluda, grazie.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). …perché, Presidente, non vorremmo che queste inammissibilità siano date, in certi casi, un po' per evitare al Governo di fornire delle spiegazioni in Aula.

Qui abbiamo il Ministro Di Maio, che su questo tema ha speso parecchie energie in campagna elettorale; allora, questo è il vostro emendamento, che noi provocatoriamente abbiamo presentato in Aula. Si chiama dignità…

PRESIDENTE. Deputata Prestigiacomo, lei ha detto che provocatoriamente ha presentato un emendamento…

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Sì, perché noi comunque avremmo votato contro…

PRESIDENTE. Perfetto. Io le dico e le assicuro, al 100 per cento, che tutti gli emendamenti che arrivano poi al mio vaglio, li valuto in modo totalmente neutro, per ammissibilità o inammissibilità, da qualsiasi gruppo politico vengano presentati. E questo emendamento sul reddito di cittadinanza è totalmente estraneo per materia. Questa discussione, però, la dobbiamo chiudere qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti il deputato Sestino Giacomoni....

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa?

EMANUELE FIANO (PD). Sul Regolamento, però, Presidente, suggerisco, a prescindere dalla questione specifica, che questa questione venga rinviata, nell'occasione che lei vorrà, alla Giunta per il Regolamento, perché trovo inefficace - ai sensi del nostro lavoro politico - mentre il suo è di vaglio di ammissibilità, diciamo così, tecnica - che le Commissioni siano chiamate a discutere con una risultanza che è politica.

Perché io voglio ricordarle, Presidente, che il Governo, su questo emendamento - che la Commissione non sapeva ancora se lei avrebbe ritenuto ammissibile o no, come lei giustamente dice - ha svolto una discussione politica e il Governo ha espresso un parere contrario sulla materia dell'emendamento per motivi di mancanza di copertura: questo è il punto politico che va sottolineato.

Allora, io le suggerisco, però, di portare questa questione alla Giunta per il Regolamento, perché potrebbe darsi il caso che una Commissione bilancio sta in seduta ore per discutere di cento emendamenti sui quali acquisiamo un parere politico, per noi contraddittorio, del Governo, di questo o di altri, e poi scopriamo che la discussione era del tutto inutile perché successivamente - lecitamente, come recita il Regolamento - la Presidenza li ritiene inammissibili.

PRESIDENTE. Perfetto, deputato Fiano. Quindi, prendo atto che il Partito Democratico chiede alla Presidenza di portare questa procedura, standard da sempre, nella Giunta per il Regolamento, perché volete proporre di cambiare questa procedura.

Perfetto, quindi la procedura è stata effettuata giustamente a norma regolamentare e adesso mi chiedete di cambiare questa procedura o di sottoporla alla Giunta per il Regolamento: ne prendo atto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il deputato Sestino Giacomini. Ne ha facoltà (Commenti).

Scusate, Giacomoni, Giacomoni…

SESTINO GIACOMONI (FI). Presidente Fica, grazie, grazie per avermi cambiato il cognome (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Si ride!)

PRESIDENTE. Se adesso iniziamo a cambiare… questo rimarrà negli annali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

Giacomoni, prego.

SESTINO GIACOMONI (FI). Qualcosa di buono esce anche da quest'Aula, Presidente.

PRESIDENTE. Di Forza Italia, però…

SESTINO GIACOMONI (FI). Siamo coerenti… Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo due settimane di audizioni e di votazioni in Commissioni finanze e lavoro, la cosa migliore che ci resta è la battuta di una collega che, a fine lavori, in merito al decreto in esame, ha esclamato in Commissione: lo chiamavano dignità! Detto così, ricorda il titolo di un bel film degli anni Settanta, con Bud Spencer e Terence Hill, “Lo chiamavano Trinità”; purtroppo, però, nel caso del decreto in esame, il regista non c'è, dovrebbe essere il professor Conte, ma tutti sappiamo che Conte non conta, ci dispiace dirlo e lo facciamo con tutto il rispetto possibile per il Presidente del Consiglio, ma sappiamo tutti che Conte è la foglia di fico e, qui, lo diciamo con tutto rispetto per il Presidente della Camera. Una foglia di fico per coprire un Governo contro natura che non è certo stato votato dagli italiani.

Gli interpreti del “decreto lo chiamavano dignità” non sono i due bravissimi attori degli anni Settanta, ma sono Di Maio e Salvini, decidete voi a chi fare interpretare Bud Spencer e a chi Terence Hill. È innegabile che Di Maio e Salvini siano entrambi ottimi comunicatori e che utilizzino i social con la stessa velocità e con la stessa maestria con cui Bud Spencer e Terence Hill, nel film, usavano i pugni o le pistole. In questo caso, però, la loro abilità non serve a nulla di fronte a un prodotto scadente, perché il pubblico se ne sta accorgendo, il re è nudo, sotto il vestito niente; oggi, possiamo dire: sotto il decreto, niente. Niente per lo sviluppo, niente per la creazione di posti di lavoro, niente per la riduzione delle tasse, niente per la riduzione del cuneo fiscale. Abbiamo provato, in due settimane di lavori in Commissioni, a vedere se vi fossero le condizioni per migliorarlo, in realtà, nonostante l'impegno di tutti i gruppi parlamentari di opposizione, il decreto non è cambiato molto, siamo riusciti ad introdurre le compensazioni per le cartelle esattoriali, a non far aumentare i contributi per colf, per badanti e baby sitter e a fare inserire i voucher, pure se limitati ai settori dell'agricoltura e del turismo, in questo caso, poi, solo per le strutture ricettive.

Purtroppo, devo dire purtroppo, in Commissione, l'ideologia grillina si è imposta sul buonsenso della Lega ed ha impedito la reintroduzione totale dei voucher, così come prevista dalla riforma Biagi varata dal Governo Berlusconi nel 2003, una legge che aveva consentito la creazione di oltre un milione e mezzo di veri posti di lavoro. Chi ha seguito come me i lavori in Commissione, in queste due settimane, ha potuto constatare che l'incompetenza, la confusione e l'approssimazione sono regnate sovrane. Abbiamo assistito a scontri tra presidenti di Commissione e sottosegretari dello stesso schieramento. Solo il buonsenso e la buona volontà di un'opposizione seria e responsabile hanno consentito di chiudere i lavori nei tempi concordati per iniziare, oggi, l'esame in Aula.

Purtroppo, però, i nostri emendamenti sono stati respinti a prescindere, a volte senza neppure essere stati esaminati. Il problema per la maggioranza non era il contenuto, ma era la paternità; se non erano firmati dalla maggioranza o, meglio, dai 5 Stelle non erano degni di essere approvati. Ciò è emerso chiaramente a proposito dell'emendamento di Forza Italia sulle compensazioni; prima, lo hanno accantonato, poi, hanno dato un parere contrario perché non era strutturale, poi, hanno detto che non era coperto, infine, si è capito che il loro problema era la paternità e non perché Baldelli fosse brutto come padre, ma soltanto perché Baldelli era di Forza Italia. Quando l'opposizione è insorta, minacciando l'ostruzionismo, finalmente l'emendamento è stato riformulato, è stato sottoscritto anche da voi ed è stato approvato.

Onorevoli colleghi, nel provvedimento oggi all'esame del Parlamento restano i vincoli, le penali, le sanzioni, le causali che aumenteranno il costo del lavoro, aumenteranno il contenzioso tra imprese e lavoratori e distruggeranno almeno 80 mila posti di lavoro. Altro che decreto dignità, il vostro è il decreto precarietà, la peggiore delle precarietà, quella che si basa sul lavoro nero. Insomma, grazie a voi e al vostro decreto, avremo più disoccupati e più sfruttati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La stessa relazione tecnica che accompagna il provvedimento prevede la perdita di almeno 8 mila posti di lavoro l'anno, quindi, state approvando per legge l'espulsione di migliaia di persone dal mercato del lavoro.

Con il ritorno delle causali, poi, mettete a rischio altri 30 mila occupati, per evitare il rischio contenzioso, molte imprese stanno, infatti, valutando di non rinnovare i contratti in scadenza. Con questo decreto, infine, siete riusciti, anche, ad aumentare il costo del lavoro, sia per i rinnovi dei contratti a termine che per le assunzioni a tempo indeterminato, a causa dell'inasprimento degli indennizzi per i licenziamenti. Tutto questo nasce da un problema di fondo: i Ministri del MoVimento 5 Stelle vogliono regolare, per decreto, una cosa che non hanno mai conosciuto, il mondo del lavoro e non avendo idee originali riprendono vecchie ricette comuniste, già fallite in tutto il mondo, in cui l'imprenditore, ossia il datore di lavoro, viene visto come colui che sfrutta il lavoratore. Non vi rendete conto che per un imprenditore la vera forza e la vera ricchezza della sua azienda sono proprio i suoi collaboratori e i suoi operai. Gli imprenditori chiedono solo certezze sul quadro normativo e, invece, il Governo crea solo confusione.

Il Ministro Di Maio ha comprensibilmente molta fretta di dimostrare di non essere da meno del collega Salvini, ma nel tentativo di dimostrare che ce l'ha più grande - il consenso ovviamente - finisce per arrecare un serio danno a tutte le imprese, senza portare alcun beneficio ai precari. È giusto contrastare gli abusi e le degenerazioni, ove ci fossero, ma è fuori dal tempo pensare di farlo con le causali e con le penali che, anzi, finiranno per trasformare molti precari in disoccupati.

Per offrire ai giovani prospettive serie e rassicuranti occorre fare due cose: ridurre le tasse per incentivare gli investimenti e lo sviluppo, creando nuovi posti di lavoro veri e, soprattutto, adattare il nostro sistema di welfare ai cambiamenti epocali che stiamo vivendo. Noi di Forza Italia abbiamo fatto di tutto per opporci al ritorno dell'ideologia dirigista di sinistra che ha ridotto l'Italia in queste condizioni e, ora, purtroppo, si ripresenta con il volto dei grillini. A differenza vostra, come è nel nostro stile, noi non diciamo solo di “no”. Forza Italia ha presentato nelle Commissioni finanze e lavoro 268 emendamenti; oggi, per l'Aula, ne abbiamo segnalati soltanto 100, ritenuti da noi più significativi, ma, come ha anticipato durante la Conferenza dei capigruppo, Mariastella Gelmini, noi siamo disponibili, se il Governo ce lo chiede, ad un'ulteriore, ragionevole riduzione, purché il Governo non blindi il provvedimento con la fiducia, perché così facendo eliminerebbe le già modeste possibilità di migliorare, almeno in parte, questo provvedimento.

Onorevoli colleghi, siamo ancora in tempo per poter fare qualcosa di buono in quest'Aula, esaminando con serietà tutti gli emendamenti e approvando quelli che prevedono incentivi veri alla stabilizzazione del posto di lavoro, quelli che attuano una riduzione progressiva del cuneo fiscale, quelli che si occupano, finalmente, del Sud e dell'occupazione femminile.

Quello che i nostri emendamenti si propongono di fare è di ribaltare la prospettiva di intervento, contrastando la cannibalizzazione delle imprese italiane e rilanciando gli investimenti, perché solo adottando un vero piano strategico di politica industriale garantiremo lo sviluppo del nostro Paese. La pessima gestione dell'Ilva di Taranto e dell'alta velocità Lione-Torino, del gasdotto TAP e della stessa Alitalia danno dei segnali devastanti agli investitori stranieri, dando l'idea di un Paese che non rispetta gli impegni presi. Il “no” a tutto e a tutti, il “no” alle opere pubbliche creano disagi anche alle nostre imprese piccole, medie o grandi che siano; paure ingigantite dalle misure e dai vincoli inseriti in questo decreto che finirà per bloccare definitivamente una crescita economica già debole.

Fino a quando, amici della Lega, asseconderete queste follie grilline? Ora che volge al termine la stagione delle nomine che vi ha molto impegnato, giorno e, soprattutto, notte, forse è il caso che iniziate ad ascoltare la voce delle categorie produttive o almeno quella dei vostri governatori. Evitiamo, come dice il sottosegretario Giorgetti che in autunno cominci il bombardamento sui mercati; per evitarlo, occorre invertire la rotta subito, modificando profondamente in Aula il decreto Di Maio.

Gli aspetti sui quali intervenire sono molti; partiamo dal fisco, una materia sulla quale si concentrano una serie di norme a dir poco imbarazzanti. Dopo mesi tambureggianti di promesse, via il redditometro, via lo spesometro, via lo split payment, il redditometro non viene abolito, viene inserito solo un aggiornamento tecnico nel decreto, lo spesometro non viene abolito, ma viene solo disposta la proroga dei termini al 29 febbraio 2019, lo split payment non viene abolito, si prevede l'abrogazione del meccanismo della scissione dei pagamenti solo per le prestazioni di servizi resi alla pubblica amministrazione da liberi professionisti; su questo, vi è in Aula un importante emendamento di Forza Italia che ne prevede l'abolizione totale. Sul tema, poi, della fatturazione elettronica, permane, di fatto, tranne che per le cessioni di carburante, il termine per l'entrata in vigore al 1° luglio 2018, come è noto la mancata proroga della fatturazione elettronica ha suscitato un forte allarme presso il sistema imprenditoriale, in particolar modo sulle imprese di minori dimensioni.

Sul fronte delle norme relative al contrasto della ludopatia e al divieto assoluto di pubblicità dei giochi legali, occorre cambiare strada.

L'idea che il gioco patologico si possa contenere vietando la pubblicità di tutti i giochi, è quanto meno discutibile. Infine, il complesso tema delle delocalizzazioni: anche qui il Governo non ci ha voluto ascoltare! Introdurre norme di carattere punitivo nei confronti delle imprese che operano o vogliono investire in Italia, non risolve anzi aggrava il problema legati alla delocalizzazione delle aziende. Lanciare un messaggio che fa scappare gli investitori non ha alcun senso, tanto più che molte aziende delocalizzano solo per una dolorosa scelta obbligata e lo fanno anche senza aver ricevuto alcun aiuto. Il problema delle delocalizzazioni si risolve in un modo solo: creando le condizioni perché l'Italia torni ad essere un luogo attrattivo per gli investimenti.

Onorevoli colleghi, come sapete molte leggi rimangono legate, almeno nel linguaggio corrente, al nome di chi le ha presentate. Questa volta, forse, persino il Ministro Di Maio - che è distratto - si è vergognato di dare il proprio nome a questo provvedimento, tant'è che l'ha chiamato “decreto dignità”. In questo decreto di degno non c'è nulla perché aumenta il costo del lavoro, aumenta il contenzioso tra imprese e lavoratori, aumenta le espulsioni dal mercato del lavoro, scoraggia i contratti a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato, scoraggia l'internazionalizzazione delle imprese, avvantaggerà i giochi illegali riducendo le entrate per le casse dello Stato e arricchendo invece quelle per la criminalità organizzata.

Prendete in giro i giovani professionisti e le imprese perché il provvedimento finanzia la decontribuzione e l'abolizione dello split payment con le entrate di quei giochi d'azzardo che lo stesso decreto vorrebbe limitare o cancellare. Senza coperture, quindi, la decontribuzione e l'abrogazione dello split payment resteranno solo sulla carta e non diventeranno mai realtà, come del resto gli altri annunci sul reddito di cittadinanza e sulla flat tax.

Visti gli effetti perversi indicati da tutte le associazioni di categoria, Forza Italia si chiede: ma cosa c'è di dignitoso in questo decreto presentato da Di Maio? Onorevoli colleghi, io inviterei i ministri a cercare almeno di evitare di utilizzare parole come “dignità” nel titolo di un provvedimento perché, cari colleghi della maggioranza, non siete certo voi che potete insegnare agli altri cosa sia la dignità del lavoro e dell'impresa, così come non siete voi a poter parlare di onestà.

La dignità dell'uomo è un principio insuperabile della nostra Carta costituzionale, così come l'onestà deve essere la conditio sine qua non di qualunque attività umana. C'è una moralità del fare che voi avete dimostrato di non conoscere, visto che nell'unico provvedimento economico che avete varato dopo due mesi di Governo, non c'è traccia di nessuno degli impegni che avevate preso in campagna elettorale con i vostri lettori. Non c'è il reddito di cittadinanza - l'abbiamo visto nella discussione di poco fa - tanto sbandierato dai Cinquestelle per prendere i voti al Sud, ma non c'è neppure traccia dalla flat tax, che la Lega aveva sottoscritto con noi in campagna elettorale.

Cari colleghi della maggioranza, in particolare mi rivolgo a voi, colleghi della Lega: ricordatevi che per ogni voto che esprimerete oggi in quest'Aula, voi dovete lasciare la vostra impronta prima di schiacciare il pulsante. Rimarranno le vostre impronte, anche simbolicamente, su questa pessima legge e su ogni emendamento migliorativo di Forza Italia che voi respingerete. Dovrete renderne conto ai vostri elettori: pensateci! Non vi stupite, poi, se i piccoli e medi imprenditori dicono che questo Governo li sta rovinando.

Onorevoli colleghi, date il giusto valore ad ogni voto che esprimete all'interno di quest'Aula. Aiutateci ad aiutarvi a migliorare questo provvedimento nell'interesse dei lavoratori e degli imprenditori e di tutti coloro che ancora credono che la dignità stia nel potersi realizzare con un lavoro vero, che non si crea per decreto, né tanto meno con i vincoli, con le sanzioni e con i divieti. Grazie e buon voto a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo adesso ai pareri. Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri. Intanto partiamo dalla Commissione, con gli emendamenti identici 1.1 e 1.3…

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Presidente, io per agevolare i lavori, magari nel complesso, vi do il parere sull'emendamento Murelli 1.54, che è accantonato (a pagina 28 del fascicolo) insieme con l'emendamento Polverini 1.300, sull'articolo 1.

Quindi, a pagina 28 del fascicolo, per gli emendamenti 1.154 e 1.300 chiedo l'accantonamento, mentre per il resto i pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il parere del relatore di minoranza?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Sui due è favorevole, ovviamente (è quello sui portuali), anche se avevo capito dal sottosegretario che i pareri erano contrari. Sono accantonati.

PRESIDENTE. Deve dare i pareri su tutti gli altri.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Se mi aiuta, signor Presidente, magari facciamo prima.

PRESIDENTE. Sì, infatti lo facciamo insieme. Abbiamo gli emendamenti Rizzetto 1.1 e Zangrillo 1.3 identici: qual è il parere?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Allora, il parere è favorevole. Anche sull'emendamento Zangrillo 1.5 il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Aspetti un attimo….

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Lo vogliamo dare insieme?

PRESIDENTE. Sì, li diamo insieme. Siamo agli emendamenti 1.1 e 1.3.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Allora, sugli emendamenti Rizzetto 1.1 e Zangrillo1.3 i pareri sono contrari.

PRESIDENTE. Andiamo avanti: emendamento Zangrillo 1.5.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Allora, favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Pastorino 1.102.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Astenuti.

PRESIDENTE. Emendamento Fornaro 1.83.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Astenuti.

PRESIDENTE. Non le funziona bene il microfono?

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Si muove….

PRESIDENTE. Si rimette all'Aula, quindi. Emendamento Nevi 1.6?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Lucaselli 1.92.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrari.

PRESIDENTE. Emendamento Mandelli 1.14, identico a Rizzetto 1.15.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Tabacci 1.110.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Astenuti (Aula).

PRESIDENTE. Emendamento Rizzetto 1.97.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Zangrillo 1.51.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario

PRESIDENTE. Emendamento Osnato 1.101.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrari.

PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 1.52.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrari.

PRESIDENTE. Emendamento Epifani 1.113.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Bartolozzi 1.62.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrari.

PRESIDENTE. Emendamento Osnato 1.100.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Milanato 1.59.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Viscomi 1.57.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Zangrillo 1.61.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Astenuti.

PRESIDENTE. Emendamento Viscomi 1.58.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevoli.

PRESIDENTE. Emendamento Bartolozzi 1.63.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevoli.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Rizzetto 1.111.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Rizzetto 1.91.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Lepri 1.65.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Zangrillo 1.21.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Pastorino 1.117.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevoli.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Astenuti.

PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 1.53.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Astenuti.

PRESIDENTE. Emendamenti identici Zangrillo 1.25 e Lepri 1.66.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevoli.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamenti Lucaselli 1.95 e Silli 1.87.

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Caon 1.89.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 1.55.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Serracchiani 1.67.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Osnato 1.93.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Pastorino 1.114.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Casciello 1.50.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Giacomoni 1.88.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Caon 1.90.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Osnato 1.118.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Identici emendamenti Osnato 1.121 e Zangrillo 1.79.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Viscomi1.56.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Identici emendamenti Fornaro 1.305, Magi 1.306 e Rizzetto 1.309.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Zangrillo 1.138.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Identici emendamenti Rizzetto 1.122 e Lepri 1.144.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Zangrillo 1.142.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Lepri 1.143.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Rizzetto 1.134.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Serracchiani 1.146.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Schullian 1.156.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Viscomi 1.188.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Identici emendamenti Viscomi 1.148, Rizzetto 1.149 e Zangrillo 1.30.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Rizzetto 1.155.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Soverini 1.157.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Identici emendamenti Rizzetto 1.161 e Mandelli 1.164.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Epifani 1.301.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Identici emendamenti Zan 1.160, Tabacci 1.163 e Osnato 1.174.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Rizzetto 1.159.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Lucaselli 1.173.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Lacarra 1.302.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Romina Mura 1.303.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Zangrillo 1.308.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Schullian 1.190.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Gebhard 1.201.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Pedrazzini 1.218.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Zan 1.195.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Silli 1.304.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Gribaudo 1.194.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. L'emendamento Mollicone 1.192 è inammissibile. Emendamento Serracchiani 1.207?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Gribaudo 1.208?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Gribaudo 1.210?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Serracchiani 1.206?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Viscomi 1.211.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. L'emendamento Germanà 1.216 è inammissibile. Articolo aggiuntivo Serracchiani 1.012?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 1-bis.300.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Gribaudo 1-bis.301.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. L'emendamento Carfagna 1-bis.8 è inammissibile. Emendamento Occhiuto 1-bis.16?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 1-bis.15.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 1-bis.302.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Polverini 1-bis.020.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Giacomoni 1-bis.021.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Polverini 1-bis.07.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Gelmini 1-bis.017.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Gelmini 1-bis.0302.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Rizzetto 1-bis.012.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Gelmini 1-bis.013.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo Giacometto 1-bis.0303 è inammissibile. Gli articoli aggiuntivi Boldrini 1-bis.0300 e 1-bis.0301 sono inammissibili. Identici emendamenti Rizzetto 2.2, Soverini 2.3 e Zangrillo 2.6?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Polverini 2.300.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 2.14.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Caon 2.22.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Lacarra 2.10.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Lacarra 2.9.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 2.16.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Pittalis 2.301.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Osnato 2.24.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Identici emendamenti Lucaselli 2.26 e Polverini 2.41.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Presidente, io ho dato il parere solo all'articolo 1 e quindi sostanzialmente sul complesso siamo favorevoli all'emendamento 3.600 che è l'emendamento che arriva dalla Commissione bilancio. Per il resto rimane il parere contrario su tutti.

PRESIDENTE. Emendamento Soverini 2.20.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Pagani 2.7.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Avverto che dopo l'espressione dei pareri la seduta sarà sospesa fino alle ore 15.

Identici emendamenti Paita 2.8 e Pastorino 2.40.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Chiedo scusa, Presidente, se posso. L'emendamento Pagani 2.7 e gli identici emendamenti Paita 2.8 e Pastorino 2.40 sono simili all'emendamento 1.154 che è stato accantonato. In Commissione c'era un accordo di accantonare anche questi e di portarli in Aula. Ci è stato in Commissione - un invito dal Governo - a ritirarli per ripresentarli in Aula con l'accordo, appunto, che sarebbero stati valutati. Quindi, se sono stati accantonati quelli - lo dico al relatore per la maggioranza - tanto vale che vengano accantonati anche questi.

PRESIDENTE. Tripiedi, accantoniamo anche questi?

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Accantoniamo.

LUCA PASTORINO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Pastorino, un secondo.

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Emendamento 2.7 Pagani e identici emendamenti 2.8 Paita e 2.40 Pastorino.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Sì.

PRESIDENTE. A pagina 59.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Scusatemi un attimo. Sono il 2.8 Paita e il 2.40 Pastorino, basta. Solo gli identici emendamenti 2.8 Paita e 2.40 Pastorino, che richiamano l'1.54 e l'1.300. Quelli li accantoniamo.

PRESIDENTE. La richiesta è di accantonare anche il 2.7 Pagani.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Scusi, l'invito al ritiro in Commissione che è stato fatto dal Partito Democratico per ripresentarli in Aula riguardava sia il 2.7 Pagani che il 2.8 Paita. Se ora il Governo e la maggioranza hanno cambiato idea, ne prendiamo atto, ma non mi sembra molto corretto il comportamento.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Va bene, accantoniamo anche il 2.7 Pagani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Sull'ordine dei lavori, signor Presidente. La inviterei a chiedere al relatore di maggioranza di far presente - o meglio le chiederei di fare presente – che, essendo questo un decreto, lui deve dare il parere su tutti gli emendamenti, altrimenti andiamo in una confusione, sulla base della quale non ci capiamo più e accadono i fatti come sono accaduti adesso che alcuni si riferiscono ad un emendamento e altri si riferiscono a un altro. Quindi, riprendiamo per cortesia un po' il filo del discorso.

PRESIDENTE. Per me, il parere espresso era su tutto gli emendamenti. Si è corretto, infatti.

Ha chiesto di parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Era, solo per confermare quanto detto dalla collega Serracchiani. Poi noi siamo disponibili a una formulazione uniforme e anche….

PRESIDENTE. È stato accantonato infatti. Andiamo avanti.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Lei ha annunciato una sospensione. Io vorrei restasse agli atti che noi vorremmo capire come lei intende proseguire i lavori, anche per i giorni a venire, perché noi siamo intenzionati a rispettare e a mantenere tutti gli impegni assunti, ma non intendiamo ridurre il dibattito in quest'Aula di un minuto, rispetto a quanto necessario. Per cui, rispetto a questo, noi non siamo favorevoli a sospensioni, che poi impediscano il dibattito e ci portino magari a trovare qualche scusa o qualche motivazione, per non entrare nel merito e trovare qualche scorciatoia che, nei modi e nei tempi che la maggioranza sembra assumere in questo dibattito, potrebbero portare a scelte che impediscono di entrare nel provvedimento nel modo corretto e giusto. Per cui, per noi, il parere sulla sospensione era contrario.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie Presidente sull'ordine dei lavori, per ribadire la posizione di Forza Italia, che è la stessa che abbiamo tenuto in Commissione, dove abbiamo presentato i nostri emendamenti, ma in un'ottica costruttiva, non certo di ostruzionismo. Quindi, vogliamo continuare in quest'Aula a confrontarci sul provvedimento. Confermiamo gli impegni presi nella capigruppo, a terminare giovedì. Apprezziamo la presenza del Ministro Di Maio, anche ieri, durante la discussione sulle linee generali. Se il Governo lo chiederà, siamo disponibili ad una ragionevole diminuzione dei nostri emendamenti, ma chiediamo per favore di non ricorrere alla fiducia, perché strozzare il dibattito su un tema così importante, sarebbe un grave errore e non sarebbe garanzia di terminare prima (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Proseguiamo con i pareri. Si intende che proseguiamo nel modo più lineare possibile fino a giovedì, come abbiamo detto nella Conferenza dei presidenti di gruppo e come abbiamo stabilito e così rimane il calendario (Commenti del deputato Giachetti). Giachetti, abbiamo sospeso.

Emendamento 2.30 Rotondi?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2.39 Epifani?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2.302 Pagani inammissibile…. Passiamo all'emendamento 2.014 Epifani, pagina 68.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 2.0300 Rizzetto?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 2.0301 Rizzetto?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 2.022 Germanà?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.7 Schullian?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.252 Zangrillo?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.214 Rizzetto?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.254 Zangrillo?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.290 Musella?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 2-bis.16 Ferro e 2-bis.255 Paolo Russo?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.256 Paolo Russo?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.253 Zangrillo?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.8 Caiata?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.250 Gelmini?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.305 Lollobrigida?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.251 Musella?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.12 Gebhard?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.9 Gebhard?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.300 Polverini?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.400 Gelmini?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.301 Gribaudo?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.302 Baldelli?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.303 Losacco?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 2-bis.304 Baldelli?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Gli articoli aggiuntivi 2-bis.0300, 2-bis.0301 e 2-bis.0302 Boldrini sono inammissibili.

Parere sugli identici emendamenti 3.2 Rizzetto e 3.16 Zangrillo?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 3.11 Zangrillo e 3.14 Tabacci?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 3.300 Epifani?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 3.20 Epifani?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci siamo persi?

PRESIDENTE. C'è il parere sull'emendamento 3.600 della V Commissione (Bilancio).

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Pagina?

PRESIDENTE. È fuori dal fascicolo, è la condizione posta dalla Commissione bilancio.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 3.36 Zangrillo, 3.37 Lucaselli e 3.38 Gribaudo?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole

PRESIDENTE. Emendamento 3.67 Osnato?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 3.68 Osnato?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 3.64 Lepri?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 3.63 Lepri?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 3.62 Gelmini?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 3.45 Zan?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 3.65 Polverini e 3.70 Lucaselli?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 3.69 Lucaselli?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 3.301 Gribaudo?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 3.302 Murelli?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 3.59 Gelmini?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Identici Zangrillo 3.56, Soverini 3.74 e Tabacci 3.79.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione.

Scusi, Presidente, posso correggere il parere sull'emendamento 3.600? Dove ho detto ci rimettiamo all'Aula, è parere favorevole. È l'emendamento fuori fascicolo della V Commissione (Bilancio).

PRESIDENTE. Sì, favorevole quindi. Perfetto.

Siamo agli identici emendamenti 3.56 Zangrillo, 3.74 Soverini e 3.79 Tabacci.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 3.71 Silvestroni?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 3.72 Osnato.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 3.60 Carla Cantone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 3.76 Epifani.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 3.77 Murelli.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Non è accantonato? Al Comitato dei nove mi sembra che lo avevamo accantonato.

PRESIDENTE. A noi non risulta.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mancherebbe il relatore.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Il relatore Tripiedi non c'è. Il relatore Centemero…

PRESIDENTE. Lo stiamo chiamando. Presidente della Commissione Ruocco?

CARLA RUOCCO, Presidente della VI Commissione. Sì, durante il Comitato dei nove avevamo espresso la volontà di accantonarlo, per poi riparlarne successivamente. Prego, collega Tripiedi.

PRESIDENTE. Siamo all'emendamento 3.77 Murelli: a noi non risulta l'accantonamento.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Parere contrario.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Lo abbiamo deciso nel Comitato dei nove, che lo abbiamo fatto a fare?

PRESIDENTE. Presidente Ruocco.

CARLA RUOCCO, Presidente della VI Commissione. Per essere precisi, durante il Comitato dei nove si è parlato inizialmente di accantonarli, per poi dare un'espressione del parere complessiva contraria, quindi siamo in linea.

PRESIDENTE. Quindi, è parere contrario.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Sì, parere contrario.

PRESIDENTE. Polverini?

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Io qui avevo un parere favorevole del relatore di maggioranza al Comitato dei nove. Come no? Poi è intervenuto il Viceministro Garavaglia e ha chiesto di accantonarlo.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. È un parere contrario a un emendamento di maggioranza.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Firmato anche dal presidente della nostra Commissione.

PRESIDENTE. Senza commentare, senza commentare.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula, così poi vediamo.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 3.01 Lupi.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 3.02 Lupi.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 3.014 Serracchiani.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Gli emendamenti 3.0306, 3.0300, 3.0301 e 3.0500 sono inammissibili.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. C'è poi l'emendamento 3-ter.0300 Germanà.

PRESIDENTE. È inammissibile. Emendamento 4.1 Epifani.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Inammissibile anche il 3-ter.0500?

PRESIDENTE. Sì. Emendamento 4.1.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Gli identici emendamenti 4.22 Paolo Russo e 4.300 Fassina sono in parte inammissibili, quindi il parere sulla parte ammissibile.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 4.301 Ascani è inammissibile. Emendamento 4.3 Ascani.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.315 Mollicone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.2 Epifani.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 4.302 Ciaburro.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.23 Aprea.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.303 Ascani.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.304 Moschioni.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 4.305 Mollicone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.11 Viscomi.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.12 Mollicone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.14 Foti.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 4.306 è inammissibile. Emendamento 4.307 Ciaburro.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.251 Fassina.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 4.308 Ciaburro.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.309 Carnevali.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.310 Mollicone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.312 Carnevali.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.311 Ciaburro.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario

PRESIDENTE. Emendamento 4.313 Ciaburro.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 4.314 Mollicone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.316 Aprea.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.317 Mollicone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.319 Mollicone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.320 Mollicone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.321 Mollicone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 4.322 Ascani.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.323 Ascani.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Gli emendamenti 4.252, 4.18, 4.015, 4.013, 4.011, 4.08, 4.07, 4.06, 4.035, 4.024, 4.09, 4.05, 4.04, 4.03, 4.02, 4.01, 4-bis.0300, 4-bis.0301 e 4-bis.0302 sono inammissibili. Emendamento 05.01 Mollicone.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 5.6 Moretto.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.33 Tabacci.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.8 Moretto.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.5 Noja.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.15 Occhiuto.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.16 Occhiuto.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 5.7 Benigni.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.14 Gelmini.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.300 Benamati.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 5.25 Zan e 5.30 De Luca.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.3 Fassina.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 5.31 De Luca.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.4 Tabacci.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.20 Moretto.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.42 Ungaro.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamenti identici 5.68 Gelmini e 5.41 Benamati.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.47 Zan.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.49 Epifani.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 5.55 Carrara.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.52 Tabacci.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.03 Fregolent.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Gli emendamenti 5.01, 5.02 e 5.04 sono inammissibili. Emendamento 6.2 Moretto.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamenti identici 6.3 Gelmini e 6.4 Benamati.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 6.7 Viscomi.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 6.11 Zan.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT (PD), Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 6.15 Fragomeli.

RENATA POLVERINI , Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 6.19 Mollicone.

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. L'emendamento 6.300 è inammissibile. Emendamento 7.6 Fragomeli.

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 7.9 Gelmini e 7.10 Benamati?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole

PRESIDENTE. Identici emendamenti 7.12 Gelmini e 7.13 Benamati?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 7.300 Giacomoni?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 7.02 Gadda?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Identici articoli aggiuntivi 8.06 Gadda, 8.09 Paolo Russo e 8.012 Ferro?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo 8.07 Gusmeroli è inammissibile.

Emendamento 9.2 Crosetto?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 9.31 Rostan?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 9.5 Osnato?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 9.300 Rostan?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.6 Osnato?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.30 Butti?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.15 Martino?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.40 Pastorino?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.28 Bellucci?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Giacomoni 9.50?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 9.25 Fregolent, 9.43 Mandelli e 9.44 Tabacci?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 9.53 Bergamini, 9.70 Tabacci e 9.72 Butti?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.54 Martino?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.71 Martino?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 9.58 Martino?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 9.60 Martino?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.57 Martino?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.51 Martino?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 9.52 Martino?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Fregolent 9.74?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.68 Braga?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Il nostro parere è per un voto di astensione.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.69 Bellucci?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.67 Braga?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.76 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.77 Butti?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Il nostro parere è per un voto di astensione.

PRESIDENTE. Emendamento 9.104 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.113 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.116 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.110 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.123 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.119 Braga?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.127 Tabacci?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.125 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.128 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 9.133 Martino?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 9.135 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 9.150 Cattaneo e 9.151 Tabacci?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9.142 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.06 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.011 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Carnevali 9.013?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.04 Bellucci?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.07 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.0302 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.0300 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.0301 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.024 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.023 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.018 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.026 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.016 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.010 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.039 Ungaro?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.02 Bellucci?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.0303 Rostan?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.09 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.012 Carnevali?

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Non abbiamo sentito bene il parere sugli articoli aggiuntivi 9.02 Bellucci e 9.0303 Rostan.

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole e parere contrario, per me.

PRESIDENTE. Parere contrario e parere contrario…

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere per l'astensione e parere contrario.

PRESIDENTE. Noi abbiamo parere contrario e parere contrario, sull'articolo aggiuntivo 9.0303 Rostan.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Io ho dato parere contrario, e sul primo il parere è per l'astensione.

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Tutti e due, e l'altro io parere favorevole e lei per l'astensione.

PRESIDENTE. Parere contrario, e il primo è per l'astensione. Esatto. Perfetto, perfetto

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Hanno chiesto entrambi…

PRESIDENTE. Andiamo avanti.

Articolo aggiuntivo 9.012 Carnevali?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 9.0304 Rostan?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9-ter.250 Rostan?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 9-ter.251 Ascani?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 10.5 Delmastro Delle Vedove?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 10.9 Mandelli e 10.12 Rizzetto?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. L'emendamento 10.13 Germanà è inammissibile.

L'emendamento 10.14 Germanà è inammissibile.

Emendamento 10.10 Mancini?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo 10.01 Silvestroni è inammissibile.

L'articolo aggiuntivo 10.02 Bucalo è inammissibile.

L'articolo aggiuntivo 10.03 Delmastro Delle Vedove è inammissibile.

Emendamento 11.1 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 11.3 Cenni, 11.5 Paolo Russo e 11.6 Ferro?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Sull'emendamento 11.1 Fregolent ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Invece rimane favorevole per me.

PRESIDENTE. Sta bene, il parere è cambiato.

Identici emendamenti 11.3 Cenni, 11.5 Paolo Russo e 11.6 Ferro?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 11.8 Mandelli?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo 11.06 Silvestroni è inammissibile.

L'emendamento 11-bis.300 Ciaburro è inammissibile.

L'emendamento 11-bis.301 Pastorino è inammissibile.

Emendamento 11-bis.255 Bignami?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 11-bis.250 Bignami?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 11-bis.251 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 11-bis.252 Giacomoni?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 11-bis.253 Fragomeli?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 12.5 Fregolent?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 12.6 Giacomoni?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 12.7 Osnato?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 12.10 Rizzetto?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 12.11 Osnato?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo 12.01 Carfagna è inammissibile.

L'articolo aggiuntivo 12.011 Osnato è inammissibile.

L'articolo aggiuntivo 12.013 Caretta è inammissibile.

L'articolo aggiuntivo 12.0300 Meloni è inammissibile.

Emendamento 12-bis.302 Baldelli?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 12-bis.301 Baldelli?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 12.bis.300 Baldelli?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo 12-bis.0300 Della Frera è inammissibile.

Identici emendamenti 13.1 Ascani e 13.4 Rizzetto??

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Ci rimettiamo all'Aula.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 13.13 Marin?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 13.14 Marin?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 13.16 Marin?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 13.15 Marin?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo 13.07 Osnato è inammissibile.

Emendamento Tit. 300 Vito?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Tit. 2 Ceccanti?

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice di minoranza per la VI Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO GIACHETTI (PD). Uno per uno!

PRESIDENTE. Giachetti, speriamo di no.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Sta bene.

A questo punto, come preannunciato, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Colleghi, ho il piacere di annunciarvi che la nostra collega Vania Valbusa è diventata madre della piccola Anna. I migliori auguri dalla Presidenza e da tutta l'Assemblea alla mamma e alla nuova arrivata (Applausi).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 924-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 924-A, conversione in legge del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati resi i pareri dei relatori e dei rappresentanti del Governo sugli emendamenti.

Può liberare i banchi del Governo, per favore…

Avverto che fuori dalla seduta gli emendamenti Fornaro 1.305, Gebhard 2-bis.12 e 2-bis.9 e Murelli 3.77 sono stati ritirati dai presentatori e sono stati accantonati gli identici emendamenti Murelli 1.154 e Polverini 1.300, l'emendamento Pagani 2.7 e gli identici emendamenti Paita 2.8 e Pastorino 2.40.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, per comprenderci, noi abbiamo fatto un'ora di discussione sul decreto dignità che si è riassunta nei pareri del Governo e delle Commissioni, peraltro, pareri del Governo tutti negativi rispetto alle proposte operate dall'Aula, a dimostrazione di una particolare chiusura - così ci sembra - di questa maggioranza. Dopodiché, lei ha dato un'ora di sospensione. Io vorrei capire, precisamente, chi è che ha chiesto la sospensione, perché se la sospensione, come a me risulta, viene da lei o dalla maggioranza, noi temiamo che ci sia il tentativo di non entrare nel merito di questo provvedimento.

Allora, Presidente, per precisare quelli che sono i punti sui quali noi abbiamo concordato i lavori d'Aula: noi abbiamo dato disponibilità a chiudere il 2, ma non a venire il 2 e a votare un provvedimento indegno come questo. Noi ritenevamo di poter utilizzare quest'Aula per migliorare il provvedimento, grazie alla presenza, anche, del Ministro competente. Ma se non riusciamo ad entrare nel merito, quella data diventa complicato mantenerla. Quindi, io la inviterei a non proporre o a non assumersi la responsabilità di nuove sospensioni, di convocazioni delle Commissioni contestuali ai lavori d'Aula, perché non si lavora così se si ha rispetto dell'Aula e del provvedimento in questione.

Questo provvedimento è un provvedimento che noi consideriamo negativo, vogliamo entrare nel merito degli emendamenti e averne il tempo. Se voi il tempo lo volete dedicare ad altro, non saremo in grado di lavorare come ci siamo detti. Dimostreremo, anche in queste ore, che non c'è alcuna volontà ostruzionistica, che non c'è nessuna volontà di perdere tempo, ma che venga dalla maggioranza, una perdita di tempo, ci fa presupporre, ci fa sospettare che voi abbiate paura, lo ripeto, paura di discutere nel merito, di assumervi la responsabilità di votare contro alcuni emendamenti che sono nei programmi dei nostri partiti alleati, della Lega in particolare, ma, anche, qualche volta del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Vorremo entrare nel merito e vedere, in quest'Aula, i nostri colleghi assumersi la responsabilità di votare contro quello che hanno raccontato agli elettori, perché questo Governo è la plastica proposizione di una contraddizione. In questo decreto emergerà, se ci permetterete di discuterlo. Non prendete, quindi, per buono il nostro impegno, se non ci darete la possibilità di discuterne, come ci avete garantito sarebbe accaduto in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Fino a questo momento l'impegno che è stato preso nella Conferenza dei capigruppo è rispettato. Quindi, passiamo all'esame degli emendamenti nel merito.

Passiamo agli identici emendamenti Rizzetto 1.1 e Zangrillo 1.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, ero già contestato. Grazie Presidente, buongiorno Ministro, finalmente iniziamo in Aula l'esame del provvedimento, però vede, l'articolo 1 di questa proposta è il vero cuore del provvedimento stesso, ma essendo il vero cuore del provvedimento stesso è anche il vero punto di caduta rispetto a quello che qualcuno avrebbe dovuto normare in termini di dignità, quindi etimologicamente una posizione ampia, una posizione virtuosa, una posizione che può essere trasversalmente applicata in termini di ragionamento politico da tutte le parti politiche che attualmente governano e sono all'interno di quest'Aula.

Ma, Presidente, all'interno dell'articolo 1, all'interno di questo provvedimento, ci pare di rivivere una sorta di déjà vu. Per suo tramite, Presidente, io ritengo che il Ministro del lavoro Di Maio sia, in questo frangente, alla ricerca - mi permetta - del tweet perfetto, da vendere da qui alle prossime settimane per camuffare quello che è dignità, e in realtà non è dignità. Abbiamo già visto questo tipo di passaggi, Presidente, abbiamo già visto questo tipo di misure, i cui effetti negativi si andrebbero a ripercuotere con maggiore impatto in una realtà - il mercato del lavoro, intendo - che da qualche anno è evidentemente cambiata, ma è evidentemente più complicata del passato.

Le leggi, Presidente, lei lo sa, indicano un solco, indicano una via, la paternità di questa proposta di fatto indica una via e la via che noi vediamo all'interno di questo prodotto è una via di potenziale conflitto, non è una via che cerca di sciogliere i nodi rispetto alle problematiche. Molto spesso si dice, Presidente, in quest'Aula, ma non soltanto in quest'Aula, che le contrapposizioni tra destra e sinistra sono completamente superate, ma questo è un provvedimento che va a dimostrare esattamente il contrario, questo tipo di provvedimento va a dimostrare che la collocazione dello stesso è esattamente all'interno di quello che è un vetusto sistema di sinistra: questo, alla fine, è.

Allora diciamolo chiaro, Ministro Di Maio, negli ultimi tempi il mercato del lavoro è un mercato che si può definire transizionale, ovvero è caratterizzato da continue trasformazioni.

PRESIDENTE. Deve concludere.

WALTER RIZZETTO (FDI). Ho un minuto ancora? E in questo, il provvedimento che è qui all'esame oggi non c'è, proprio come base, come base culturale, oserei dire. Allora diciamolo, una volta e per tutte, in quest'Aula: secondo noi, secondo il gruppo Fratelli d'Italia, all'interno del decreto dignità doveva esserci semplicemente un concetto e il concetto era quello - e per noi è quello - del “più assumi, meno paghi”, “più assumi, meno paghi”, lo ripeteremo all'infinito in queste quarantotto ore, Ministro.

Chi sta dicendo, tra l'altro, oltre al cattivo presidente dell'INPS, Boeri, che anche noi, Ministro, preferiamo quando svolge il suo ruolo da presidente dell'INPS, piuttosto che quando si addentra nell'agone politico, ma la cosiddetta perdita di posti di lavoro, non la va a recitare soltanto il presidente dell'INPS Tito Boeri, ma la va a certificare, con un documento del 24 luglio, il Ministero dell'economia e delle finanze in questo documento.

Il Ministero dell'Economia e delle finanze, che non dovrebbe quanto meno essere all'opposizione di questo Governo, va a certificare con una tabella la perdita di posti di lavoro.

E poi - e mi avvio alla conclusione su questa prima proposta emendativa, Presidente - all'interno di questo provvedimento c'è una contraddizione importante, ovvero ridurre la durata massima dei contratti da 36 a 24 mesi, ma contemporaneamente andare ad alzare il costo dei licenziamenti è una contraddizione del tutto evidente, cioè lei dice, il Governo afferma, ad un certo punto, dobbiamo diminuire da 36 a 24 mesi per stabilizzare, ma aumentiamo dall'altra parte i costi dei licenziamenti.

PRESIDENTE. Concluda.

WALTER RIZZETTO (FDI). E quindi questa è, di fatto, una contraddizione; è il combinato disposto tra la stretta dei contratti a termine e l'aumento del costo del lavoro, di fatto, che non consentirà alle aziende di andare a stabilizzare i contratti a tempo determinato.

E chiudo, Presidente, veramente con una domanda: ma chi impedisce ad un'azienda, che per dodici mesi assume con un contratto a tempo determinato senza causale, di mandare a casa queste persone dopo dodici mesi e ricominciare un turnover di dodici mesi in dodici mesi? Più assumi, meno paghi, più assumi, meno paghi: questo non troviamo nel decreto e presenteremo emendamento su emendamento le nostre proposte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie, Presidente. Dunque, nel coacervo delle materie che tratta il “decreto dignità”, penso che un posto preminente lo occupi il tema della precarietà. Ora, è evidente che il tema del lavoro è un tema cruciale e urgente nel nostro Paese, però, proprio perché è un tema serio, va affrontato senza spinte ideologiche, va affrontato con serietà.

Intanto, lo strumento della decretazione ci lascia perplessi perché, se oggi c'è un problema di lavoro in Italia, il problema di lavoro non sta nei contratti a tempo determinato. Lo ripeto, l'ho già detto in Commissione, il nostro Paese è un Paese con una media di ricorso al contratto a tempo determinato che è esattamente la stessa media degli altri Paesi europei, con una differenza: che noi corriamo meno degli altri Paesi e, quindi, buonsenso ci suggerirebbe che in Italia il livello di precarietà, il livello di ansia degli imprenditori in una logica di prospettiva dovrebbe essere più alto rispetto al resto dell'Europa.

Ora, il Ministro del lavoro, che ringrazio per la sua presenza in Aula sia oggi che ieri nella discussione, nell'audizione in Commissione ha precisato che non è compito del legislatore creare posti di lavoro e ha individuato nel contratto a tempo determinato il maggiore indiziato della precarietà in Italia. Ecco, l'equazione che è stata adottata mi sembra piuttosto rozza, cioè si dice: rendiamo più oneroso, rendiamo meno accessibile il ricorso al contratto a tempo determinato e a questo punto avremo più contratti a tempo indeterminato e quindi incominciamo la rincorsa verso la sconfitta della precarietà. Ecco, questa è una visione di chi non sa come funziona il mondo del lavoro.

Vedete, io, nella mia storia personale, mi sono occupato di capitale umano per trent'anni e l'ho fatto in piccole aziende e in multinazionali, e non ho mai conosciuto imprenditori che disconoscano il valore del capitale umano. Per un imprenditore le persone e il capitale umano sono la risorsa più importante. Quindi il problema non è quello di combattere l'impresa, di combattere l'imprenditore, di rendere la vita più difficile all'imprenditore in termini di accesso a strumenti per la disciplina del rapporto di lavoro; il problema è quello di creare le condizioni nel Paese affinché gli imprenditori possano credere nello sviluppo delle loro attività, possano credere nello sviluppo del loro territorio. Quindi, vorrei chiarirlo in modo forte, con grande passione: imprenditori e lavoratori stanno dalla stessa parte, il benessere delle imprese si ribalta direttamente sul benessere dei lavoratori. Se un'impresa è stabile, se un'impresa funziona, i lavoratori stanno bene e, quindi, noi dobbiamo affrontare il tema della precarietà, non andando ad individuare nella disciplina dei rapporti di lavoro che cosa si può fare per indurre l'imprenditore ad assumere a tempo indeterminato; noi dobbiamo lavorare sul tessuto del Paese, dobbiamo avere una visione del Paese che ci consenta di dare ai nostri imprenditori la possibilità di credere nel futuro di questo territorio.

L'articolo 1 del “decreto dignità” va esattamente nella direzione opposta. Permettetemi di dire che tale articolo è il manifesto della decrescita per noi infelice; è un articolo, questo, che produrrà due risultati certi: da un lato, accrescerà l'ansia, la preoccupazione delle aziende per l'atteggiamento del legislatore verso le materie del lavoro e, soprattutto, nutrirà di aspettative irrealizzabili i lavoratori e le famiglie. È questo il motivo per il quale il nostro giudizio, la nostra valutazione su questo articolo è fortemente negativa.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Quindi, io mi rivolgo al Ministro del lavoro; Ministro del lavoro, ascolti le ragioni dell'opposizione, ma, soprattutto, ascolti le ragioni di chi, in Italia, crea il lavoro e le ragioni delle imprese e si convinca del fatto che la soluzione, per risolvere i problemi del lavoro, sta nella capacità di far capire alle persone che il binomio impresa e lavoratori è un binomio indissolubile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1 Rizzetto e 1.3 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della relatrice di minoranza Serracchiani per la XI Commissione (Lavoro), e con il parere favorevole della relatrice di minoranza Polverini per la XI Commissione (Lavoro).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Zangrillo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Ma, dunque, Presidente, in successione logica con quanto ho esposto precedentemente rispetto al contenuto dell'articolo 1, io credo che, piuttosto che iniziare una battaglia senza quartiere ai contratti a tempo determinato, sia invece più opportuno creare le condizioni affinché la strumentazione oggi a disposizione degli imprenditori possa indurli a considerare il contratto a tempo indeterminato come uno strumento per investire sulle persone.

Quindi, l'emendamento che noi proponiamo è un emendamento che vuole sostituire il disposto dell'articolo 1 e dell'articolo 3 del “decreto dignità”, con un intervento che è finalizzato a incentivare le imprese a guardare al contratto a tempo indeterminato come ad una strumentazione idonea. Per far ciò proponiamo due interventi significativi: uno si riferisce alla possibilità di ottenere una significativa decontribuzione sia per l'impresa, sia per i lavoratori nei primi cinque anni del rapporto di lavoro, con delle misure a scalare, che vanno dal 30 per cento al 5 per cento nel primo anno di vita del rapporto di lavoro, fino ad arrivare al 10 per cento e al 5 per cento, rispettivamente, per impresa e per lavoratori nei successivi tre anni.

Poi vi è un altro aspetto importante e significativo, che va nella direzione di favorire anche il ciclo economico, quindi di favorire anche i consumi, che prevede la possibilità di contare su una significativa riduzione del cuneo fiscale, quindi la cosiddetta busta paga pesante, con uno sconto sull'IRPEF del 50 per cento per il primo anno del contratto a tempo indeterminato, del 30 per cento per il secondo anno e del 20 per cento nei tre anni successivi. Quindi lo spirito di questa iniziativa va esattamente nella direzione opposta del “decreto dignità”, cioè invece di spaventare gli imprenditori rispetto all'accesso al contratto a tempo determinato, si prevede la possibilità di definire delle misure che possono costituire un significativo incentivo per le imprese e per i lavoratori ad un rapporto di lavoro stabile, con dei vantaggi anche dal punto di vista del ciclo dei consumi. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Zangrillo, con il parere contrario di Commissioni, Governo e relatore di minoranza del Partito Democratico, e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.102 Pastorino.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie Presidente. Noi avevamo pensato di inserire in questa parte del testo dedicata al lavoro subordinato questa proposta emendativa, che va nella direzione di iniziare questo percorso di riconoscimento di diritti, tutele, verso quella platea enorme di lavoratori che abbiamo imparato a conoscere in questi ultimi anni. Quindi, la proposta emendativa prevedeva - prevede - che la disciplina del lavoro subordinato potesse applicarsi anche alle collaborazioni svolte anche al di fuori della sede fisica dell'impresa, proponendo anche di estendere la fattispecie a quelle prestazioni che prevedono l'uso di mezzi propri del lavoratore, quali telefono, computers o qualsiasi altro dispositivo in grado di generare un trasferimento di dati. Insomma, voglio dire, io mi auguro che questo parere contrario possa trovare, invece, pareri favorevoli in una iniziativa futura del Governo che tenga in considerazione - ripeto - questo mondo in difficoltà che vediamo tutti i giorni. C'è questa parte di mondo del lavoro, c'è il lavoro digitale, insomma tutte queste categorie al quale lo stesso Ministro Di Maio ha fatto riferimento, anche instaurando dei tavoli di lavoro.

Quindi, mi sono rammaricato, anche in Commissione, del fatto che, a proposito di questo decreto, che ha il nome di “dignità”, non si cominciasse appunto da qui per restituire un minimo di dignità a questa platea di lavoratori. L'auspicio è quello che si dia corso alle parole, alle intenzioni che il Governo, attraverso il Ministro Di Maio, vorrà fare in un prossimo decreto. Però, insomma, il parere è contrario. Si è rammaricato il gruppo perché, comunque, iniziative con questi lavoratori le abbiamo fatte tutti, le abbiamo fatte negli ultimi anni e abbiamo sempre considerato prioritario un intervento anche in questo settore per offrire questa possibilità di uscire - ripeto - dalla palude in cui tantissime persone si ritrovano.

Quindi, con l'auspicio che in futuro potremmo dare un nostro contributo, anche ad un provvedimento specifico in questo senso, comunque, mettiamo in votazione l'emendamento.

PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Pastorino, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, nonché della V Commissione (Bilancio); il relatore di minoranza del gruppo PD si rimette all'Aula e così anche il relatore di minoranza del gruppo Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo adesso all'emendamento 1.83 Fornaro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, colleghi, signor Ministro, devo dire che il voto contrario del Governo a questo emendamento ci ha lasciato stupiti perché questo è un tema che era già stato affrontato in altre occasioni e c'erano state aperture, non più tardi di qualche giorno fa.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, senatore Crimi, aveva sostenuto in occasione pubblica che il Governo era favorevole a tutte le iniziative che andassero a ridurre il precariato nel settore giornalistico. Stiamo parlando di questo tema e credo sia un tema che interessa tutti perché penso che nella nostra attività parlamentare capiti a tutti noi settimanalmente di incontrare spesso ragazzi, o in alcuni casi non più ragazzi, che fanno i collaboratori di settimanali locali, o anche di settimanali o quotidiani nazionali, laddove in questo settore è ancora rimasto l'istituto del Co.co.co., ovvero della collaborazione coordinata. Noi chiedevamo, sostanzialmente, con questo emendamento, che questi lavoratori rientrassero al pari degli altri, che quindi in qualche modo si riuscisse a ricondurre questo tipo di attività in quella ordinaria, mettendo quindi fine a questo precariato che in molti casi - non ho nessuna difficoltà a dirlo - soprattutto in una editoria impoverita da questa crisi, rasenta l'autentico sfruttamento. Quindi noi riproponiamo con forza in quest'Aula e lo riproporremo in ogni occasione che ci sarà data, perché crediamo che sia una questione di giustizia nei confronti di questi lavoratori e di queste lavoratrici.

Crediamo, quindi, che sia, da questo punto di vista, anche questa come altre, un'occasione perduta. Se c'era un luogo dove quest'emendamento aveva diritto di entrare a pieno titolo, era proprio in un decreto definito decreto “dignità”. Quindi, invito l'Aula a votare convintamente a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.83 Fornaro, con il parere contrario di Commissioni e Governo; si rimette all'Aula il relatore di minoranza PD; parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia e parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.6 Nevi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie Presidente. Quest'emendamento intende intervenire sulla famosa questione delle causali e tende a ridurre il rischio gravissimo, che noi intravediamo da questo provvedimento, che è quello di un inasprimento, un ulteriore aumento, del contenzioso. Tra il 1962 e il 2015 - forse giova ricordarlo - si registrano una ventina di interventi o giù di lì, il che chiaramente non ha giovato certamente a favore della certezza dei rapporti giuridici, che per noi, invece, di Forza Italia rimane una questione fondamentale. Con il decreto legislativo n. 81 del 2015 si pensava di essere giunti a un assestamento definitivo, caratterizzato da una semplificazione delle regole limitative, che devono pure esserci, non essendo ipotizzabile per regola europea una liberalizzazione totale. Quindi, niente più causale giustificatrice dell'apposizione del termine, foriera di incertezza e di contenzioso, ma solo limiti di durata (36 mesi) e quantitativi (20 per cento dell'organico stabile). Sono stati criteri abbastanza semplici da fare rispettare. La semplificazione di cui ho parlato ha sortito il suo effetto, se è vero come è vero, che il contenzioso è crollato, passando da 8 mila cause nel 2012 a sole 490 nel primo semestre del 2017 (sono dati del Ministero della Giustizia).

PRESIDENTE. Deputato Durigon, per favore, liberi i banchi del Governo.

RAFFAELE NEVI (FI). L'intervento attuale lascia inalterato il limite quantitativo del 20 per cento, ma riduce il limite di durata massima a 24 mesi dei contratti. Di fatto, però, la durata si riduce a un anno, come abbiamo più volte dichiarato, posto che, per andare oltre tale termine, ovvero arrivare a 24 mesi, occorrerà inserire la famosa appunto causale, cioè entrare in una situazione di grande incertezza ad elevato rischio contenzioso, anche perché le causali previste dal decreto sono tra le più rigide mai concepite.

Vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su questo punto. Si torna, infatti, non al sistema ante 2015, caratterizzato dal cosiddetto causalone, ma nell'elencazione delle causali tipiche, sul modello della legge del 1962, aggravato, tra l'altro, dal recupero nel testo normativo delle interpretazioni giurisprudenziali più restrittive e risalenti nel tempo, tipo l'estraneità dell'esigenza dell'ordinaria attività, non programmabilità degli incrementi e via dicendo.

Quindi, senza neppure la valvola di sfogo della contrattazione collettiva, si rischia veramente di entrare in un meccanismo, da cui i nostri poveri imprenditori non riusciranno mai a uscire, quindi fatto di causali rigide, condite da elementi che si prestano a valutazioni giudiziali ampiamente discrezionali.

Basti pensare, per esempio, al fatto che gli incrementi di attività che possono giustificare l'apposizione del termine devono essere anche significativi, con tutta l'incertezza derivante da tale aggettivo. Ne abbiamo parlato anche lungamente in Commissione.

Con questo emendamento, quindi, si propone il rinvio alla contrattazione collettiva, per introdurre altre tipologie di causali, che possono essere più aderenti alle peculiarità dei vari comparti produttivi e settori di attività. Con l'altra parte dell'emendamento si propone di demandare, invece, alle commissioni di certificazione, che stanno funzionando ove la contrattazione collettiva non abbia esercitato il rinvio di cui sopra, la possibilità di individuare ulteriori ipotesi che legittimano l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Nevi, con il parere contrario di Commissioni e Governo, parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia, si rimette all'Aula il relatore di minoranza del Partito Democratico.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 1.92. Lucaselli, con parere contrario di Commissioni ei Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Questo è un emendamento che abbiamo presentato, per eliminare alcune storture presenti nel decreto, riportando naturalmente a 24 mesi il periodo che è indicato invece in dodici nel decreto, che è un provvedimento che ingenererà un turnover ingiusto, perché le aziende, pur di non ricorrere alle causali, probabilmente cambieranno la richiesta al lavoratore. Oltretutto questi regimi di causali genereranno una ipervertenzialità, perché il ricorso alla vertenza di lavoro sarà sicuramente più facile e più convenuto, riportando nel campo della giustizia del lavoro quell'intasamento, che invece negli ultimi anni era stato più virtuoso, cioè ce n'era stato molto meno. Inoltre, le causali che vengono introdotte dopo 36 mesi in questo emendamento sono ben chiare, a differenza di quelle presenti nel decreto, in cui si parla di esigenze oggettive estranee al funzionamento dell'azienda. Io lascio giudicare a voi se queste esigenze e questa causale ha un senso logico o se, invece, non si presti a mille interpretazioni, che poi generano i problemi che dicevo. Insomma, approvare quest'emendamento sarebbe dare un chiaro segnale che è chiaro a tutti che Mise è un acronimo, non è un'abbreviazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.92 Lucaselli, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del Partito Democratico e con parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.14 Mandelli e 1.15 Rizzetto, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del Partito Democratico e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Grazie, Presidente. Siamo, come diceva il mio collega prima, al cuore di questo provvedimento, l'articolo 1, che di per sé ha un errore sostanziale, cioè quello di pensare di poter fare per decreto posti di lavoro e pensare che con un decreto si possa risolvere un problema così tanto importante per il Paese. Stiamo parlando, con i dati Istat di questa mattina, di 3,1 milioni di italiani che sono impiegati in questo momento a tempo determinato. Ecco, allora pensare di cercare di emendare questo articolo è la maniera per cercare di dare una risposta a un errore di fondo, al vostro, a quello che ideologicamente state cercando a tutti i costi di far passare. Non siamo, ovviamente, soddisfatti di questa proposta, ma cerchiamo di arginare il danno che state facendo al Paese, prevedendo che al contratto di lavoro subordinato possa essere apposta una durata di 24 mesi e non di 12 che avete indicato voi.

Poi, ovviamente, con una causale, arrivare a 36 mesi. Il ragionamento qui è molto semplice: pur di rimanere nell'ambito dei parametri europei, cerchiamo davvero di levare una tagliola agli imprenditori, che, ancora una volta in più, troveranno nell'ingranaggio della loro operosità un chicco, un sasso, una zeppa, una maniera per non poter fare quello che vogliono fare tutti i giorni. Gli imprenditori fanno dei lavoratori il loro bene più importante, e quindi non esiste una persona che non voglia stabilizzare il proprio lavoratore, se le condizioni fossero idonee per poterlo fare.

Il problema è che non stiamo aiutando le aziende a fare il proprio mestiere, a fare quello che vogliono fare di più. Noi cerchiamo di dare una soluzione, un tampone a questo dramma che voi state introducendo con questo articolato, anche perché poi rimane una grossa domanda, che è quella che purtroppo non siamo riusciti ad avere come risposta evasa in Commissione bilancio, cioè: come dite nell'appunto di risposta al dossier che avete dato in Commissione il 24 luglio, se voi fate dei calcoli pensando al prolungamento del contratto a tempo indeterminato a 24 mesi pari a un 23 per cento e a 36 mesi pari a un 33 per cento, e da questi dati voi, nella vostra relazione, fate scaturire quel numero famoso degli 8 mila che non avranno impiego grazie a questo decreto, questo grande e importante decreto che volete farci approvare oggi, se voi date i parametri su 24 e 36 ma non ce li date su 12, noi stiamo negando al Paese una verità, cioè sapere che danno realmente farà questo decreto al mondo del lavoro e al mondo dei lavoratori.

Qualche segnale già si vede, ma, se voi non ci mettete in condizione, rispetto alle domande che facciamo in Commissione, di poter capire, percepire quanto male farà questo decreto, penso che il risultato sarà doppio: non diamo un buon servizio al Paese e non ci permettete di fare quello che dobbiamo fare, un'opposizione seria per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente Fico. Questo, di fatto e sulla scorta anche di quanto appena ascoltato, è uno, secondo noi, tra i problemi di questo decreto. Ovvero, Presidente, noi tutti dobbiamo sapere, e spero, insomma, che si sappia questa cosa, che il contratto a tempo determinato è un istituto di fatto ed è già subordinato con le annesse tutele. Il contratto a tempo determinato, ad esempio, ha la tutela della Naspi, lo sappiamo. Per cui, penso che la modalità della diminuzione in termini di mesi andrebbe addirittura a danneggiare i lavoratori. E questo perché? Perché riprende la domanda che ci siamo fatti prima, ovvero chi impedisce alle aziende, dopo dodici mesi, con un contratto acausale, di poter mandare a casa una posizione lavorativa e di assumerne un'altra con le stesse modalità, e così via via, di dodici mesi in dodici mesi? Il mercato del lavoro, che prima abbiamo ricordato essere notevolmente cambiato, ricerca nel contratto a tempo determinato, per cui già c'è questo tipo di turnover, ma in questo caso è assolutamente peggiorato rispetto a tutto quanto prima affermato, con il costo del lavoro che va inevitabilmente ad aumentare, con i costi dei licenziamenti che vengono sicuramente elevati. Allora succede che le aziende, sotto questo punto di vista, avranno più voglia, probabilmente, di andare a non rinnovare la prima volta il contratto già in essere, perché prenderanno altre persone. E perché prenderanno altre persone? Perché molto spesso questi sono lavori che le aziende fanno fare ai propri dipendenti e non sono lavori, non chiamiamoli di altissimo profilo, altamente specializzati.

Sono lavori di un certo tipo, e ben venga che ci si sia questo tipo di attività. La nostra proposta emendativa sposta di nuovo, di fatto, nell'alveo dei parametri europei ciò che è già normato, ciò che già è una prescrizione in termini di limiti contro gli abusi stessi. Il limite comunitario è 36 mesi per andare contro agli abusi; in Italia no, dobbiamo andare ai 24 mesi sugli abusi, convinti del fatto che dopo i 24 mesi ci potrà essere una stabilizzazione. Attraverso il suo tramite, Presidente Fico, vorrei rivolgermi al Ministro Di Maio, quando lui è venuto in audizione a dirci: e però noi dobbiamo fidarci - più o meno era questo il senso - della buona fede delle aziende.

Noi dobbiamo legiferare, noi dobbiamo legiferare tecnicamente su quanto effettivamente dopo può essere calato nel Paese reale, presso le aziende, presso gli imprenditori, presso l'industria, presso l'artigianato, presso i posti di lavoro. Noi non possiamo a monte cercare di andare a definire se l'azienda è più o meno in buona fede. Attualmente, l'azienda avrà questa possibilità, cioè quella di mandare a casa le persone dopo dodici mesi; e questa è una possibilità, tra l'altro, senza nessun tipo di indennizzo da dare a queste persone, addirittura senza la causale.

E, quindi, è questo uno dei punti di caduta, ennesimi, di questo provvedimento, ovvero il continuo turnover che si andrebbe a creare con questo tipo di precarietà è esattamente quello che un certo tipo, diciamolo, di destra vuole andare a combattere. Nessuno di noi è per la precarietà, nessuno di noi è per le quattro o cinque proroghe. Tutti noi, invece, siamo per un contratto che evidentemente può essere stabilizzato. Però le aziende, Presidente Fico, non saranno invogliate a stabilizzare questi lavoratori, ma saranno invogliate al turnover.

Avremmo voluto vedere altro in questo provvedimento, lo rinnovo. Per quanto ci riguarda, il “decreto dignità”, a questo punto, può anche cambiare tranquillamente la sua denominazione: questa, secondo noi, non è dignità. Non è dignità all'interno di un provvedimento, e di fatto non andare a parlare di abbattimento del cuneo fiscale, dopo ci arriveremo, con una dichiarazione anche interessante che ho ascoltato nelle ultime ore rispetto ai soldi, rispetto alle coperture che il Governo ha recepito sul cuneo fiscale, cosa che non è. Avremmo parlato di defiscalizzazione del tempo indeterminato. La prima cosa da fare in Italia, ma non soltanto in Italia, per cercare di stabilizzare i rapporti e andare contro la precarietà è defiscalizzare il contratto a tempo indeterminato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e noi non ci vediamo nulla qui dentro sul tempo indeterminato, se non qualche piccola misura - mi stava applaudendo anche la presidente Ruocco, ammettilo -, se non qualche spot - si è sbagliata -, se non qualche passaggio coperto da poche risorse.

E quindi, Presidente, la ringrazio per darmi la possibilità e cercare di far capire alla maggioranza che in questo caso noi dovremmo fermarci ancora un attimo e riflettere su quanto ci siamo detti, perché il rischio è alto. E non lo dice l'INPS, lo dice il Ministero dell'Economia e delle finanze. Ma oltre, e chiudo veramente, Presidente, al Ministero dell'Economia e delle finanze, lo dicono centinaia e centinaia di migliaia di lavoratori piuttosto che di imprese, che noi abbiamo ascoltato, tra l'altro, qualche ora fa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.14 Mandelli e 1.15 Rizzetto, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della relatrice di minoranza del Partito Democratico e con il parere favorevole della relatrice di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.110 Tabacci.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Presidente, questa proposta emendativa è diretta a superare il regime delle causali. Come è noto, le causali rischiano di determinare solo un aumento dell'incertezza del contenzioso per le imprese, senza garantire alcuna tutela maggiore ai lavoratori rispetto ad una disciplina del contratto a tempo determinato limitata a 24 mesi ma in regime di acausalità. Se non si adotta questa correzione, l'incremento di lavoro sarà sicuro solo per gli avvocati e per i giuslavoristi: il contenzioso che in questi anni si era ridotto riprenderà a crescere, in contrasto con gli obiettivi della semplificazione che vengono richiamati solo strumentalmente in questo decreto-legge, ma poi sono osteggiati nel concreto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.110 Tabacci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, la relatrice di minoranza del Partito Democratico si è rimessa all'Aula e la relatrice di minoranza di Forza Italia ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.97 Rizzetto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, sarò più breve dei cinque minuti. Questa è una proposta emendativa, Presidente, che va di fatto a togliere di mezzo le causali. Se è vero che non si crea lavoro per decreto, è anche vero che avete raggiunto un grande risultato, ovvero con le causali voi invece create lavoro per decreto: create lavoro per decreto ad avvocati, giuslavoristi, tribunali e tutta questa schiera di persone che si sta già fregando le mani rispetto all'aumento del contenzioso che inevitabilmente ci sarà per la possibilità, tra i 120 e i 180 giorni, di fare ricorso. E quindi si andranno necessariamente e indubbiamente a comprimere ulteriormente con le cause di lavoro i tribunali!

E quindi, Presidente, questa è una proposta emendativa che vuole lasciare le cose come stanno. Se questo è il Jobs Act del MoVimento 5 Stelle, e se qualche Ministro di fatto si è trasformato in un novello Matteo Renzi che vuole cercare di andare a distruggere un architrave anche in termini di diritti, non soltanto in primis dei lavoratori - ci mancherebbe altro! - ma soprattutto di imprese, di imprenditori. L'ho ascoltato prima da parte di qualche esponente di Forza Italia, che giustamente ricordava: il valore delle imprese sono i lavoratori. Ma voi lo sapete quanti contratti a tempo determinato si sono già trasformati ad oggi in Italia, senza metterci lacci e lacciuoli, all'interno di questo contesto? Molti! Perché quando l'imprenditore trova una risorsa importante che lavora presso la sua azienda, ebbene, lo stesso imprenditore la stabilizza.

E farebbe anche addirittura fatica a fare quello che voi avete cercato di sottoscrivere e di iscrivere al registro di questo provvedimento, ovvero - e l'avete scritto - che l'azienda dovrà andare ad assumere e a stabilizzare non con un contratto a tempo indeterminato, così come comunemente definito in materia giuslavoristica, ma addirittura con il nuovo contratto a tutele crescenti a tempo indeterminato! Quindi, state ripercorrendo gli stessi errori del Governo Renzi. Io chiedo alla Presidenza, e per suo tramite al Governo una riflessione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, intervengo per dare solamente un contributo all'intervento del collega che mi ha appena preceduto. Perché? Perché c'è un dato che l'Aula deve conoscere: nel 2012 i contenziosi legati ai contratti a termine erano 8.019; nel 2017 sono 336. Sono calati drasticamente! E allora è una domanda che ci dobbiamo porre: perché sono calati drasticamente? Sono calati drasticamente perché sono state appianate le questioni delle causali. Le causali fondamentalmente non hanno più creato attrito, e non hanno neanche più creato quel contenzioso fra lavoratore e datore di lavoro. E allora con l'introduzione di questo provvedimento, noi avremo veramente un aumento del lavoro degli avvocati, dei consulenti del lavoro, e così via. Per l'amor di Dio, incrementiamo l'attività di alcune categorie, però creiamo un grande malessere all'interno delle aziende. Quel malessere che è stato espresso in maniera forte da 600 imprenditori del Veneto, dicendo ad una forza politica del Nord: fermatevi, cercate di fermarvi, rimediate a questo errore, perché crea disoccupazione e non occupazione. E allora lo chiedo anch'io: fermiamoci su questo provvedimento, torniamo indietro, perché creiamo solamente malessere fra i lavoratori e gli imprenditori se ne andranno via (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.97 Rizzetto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo nonché della relatrice di minoranza del Partito Democratico, mentre la relatrice di minoranza di Forza Italia ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.51 Zangrillo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bendinelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE BENDINELLI (FI). Presidente, la durata prevista per i contratti a tempo determinato oggi, nell'attuale proposta di decreto-legge, si rifà ai 12 mesi, estendibili a 24 nel caso vi siano delle giuste ragioni affinché il contratto possa essere prorogato. Noi invece chiediamo semplicemente di prevedere la durata del contratto a tempo determinato per i lavoratori a 24 mesi, senza l'introduzione delle cosiddette causali. L'ISTAT riporta chiaramente, e quindi sulla base di dati statistici, che allo stato attuale esistono più di 3 milioni di contratto a tempo determinato in Italia, per la precisione 3.105.000 contratti a tempo determinato.

Sono gli unici contratti in aumento, quindi credo che questi possano essere considerati allo stato attuale un giusto strumento per affrontare in modo serio, concreto e determinato una disoccupazione che purtroppo i dati dimostrano essere in continuo aumento.

Allora, il mio è un appello accorato, e gradirei anche ricevere una risposta dagli amici della Lega, che invece si nascondono dietro un silenzio assordante, senza dare una spiegazione per la quale siamo in grado di capire che risposta anche loro vogliano dare ai 600 imprenditori veneti che, a gran voce, anche a mezzo di conferenze stampa, di comunicati, di appelli accorati, hanno chiesto di salvaguardare un tessuto economico che ha garantito la crescita e ha salvato anche da una crisi incredibile l'economia italiana in senso generale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del PD e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Osnato, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del PD e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.52 Gelmini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Presidente, i colleghi di Forza Italia che mi hanno preceduto hanno già messo in evidenza come la ratio che informa l'articolo 1 sia per noi del tutto indigeribile, perché inefficace rispetto agli obiettivi che si prefigge: da un lato, con l'articolo 1, si danneggiano le imprese, e dall'altro si penalizzano i lavoratori. Non è irrigidendo le regole del mercato del lavoro, prendendosela con o criminalizzando il contratto a termine o il contratto di somministrazione che si migliora l'occupazione in Italia.

Peraltro, la modalità con cui l'articolo è stato scritto manifesta un'incapacità nel leggere i cambiamenti nel mercato del lavoro, perché quando si punta il dito sulla precarizzazione - un fenomeno sicuramente presente e da condannare - non si tiene conto che la precarizzazione è legata al fatto che in passato contratti come a quello a collaborazione e i cosiddetti voucher sono stati aboliti. Allora noi diciamo che occorre mettere mano all'articolo 1. Introdurre un limite alle proroghe può essere sensato, introdurre, aggiungere la causale, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, vuol dire solo rendere felici gli avvocati, aumentare il contenzioso, rendere difficile il rapporto tra l'impresa e il lavoratore e, peraltro, disincentivare la trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato.

Io vorrei ricordare al Governo e a Di Maio che in questo modo si danneggiano soprattutto i lavoratori, che avranno meno chance di passare da un contratto a termine ad un contratto a tempo indeterminato. Con questo provvedimento voi vi assumete la responsabilità di ridurre la propensione ad assumere e l'occupabilità. Allora non mi illudo di potervi convincere con queste parole, che non rappresentano solo la posizione di Forza Italia, ma rappresentano migliaia di imprenditori, di artigiani e di commercianti che saranno danneggiati e penalizzati da questo agire insensato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Dicevo che non mi illudo di convincere i colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma vorrei sollecitare una riflessione agli amici della Lega, che considero ancora alleati del centrodestra, che considero alleati all'interno delle regioni e dei comuni che governiamo insieme; allora domando alla Lega per quanto possa accettare che il contratto di Governo sia prevalente rispetto ad un programma che non è stato solo sottoscritto dai leader ma è stato votato dagli italiani: il programma di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Io ho assoluta fiducia, come Forza Italia, nel buonsenso e nella tradizione con cui la Lega governa, e ha ragione Bendinelli, quando dice che il loro è un silenzio assordante. Io credo che ci si possa dividere su una nomina o su una poltrona, ma non si può dividere una coalizione sul tema del lavoro, che è la vera emergenza di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Non c'è è solo l'immigrazione, c'è l'emergenza lavoro dei giovani, l'emergenza lavoro dei cinquantenni. Le risposte non possono essere quelle del Novecento. Non mi sorprendo che il Partito Democratico voti con il Governo, mi sorprendo che la Lega non batta un colpo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, continuo a segnalare che tutti gli emendamenti migliorativi del decreto, che cercano di ripristinare una situazione che stava portando in Italia un seppur flebile aumento dell'occupazione, sono bocciati in continuazione da questa maggioranza. Vorrei dire che ogni voto contrario agli emendamenti migliorativi del decreto è un colpo che si dà alle piccole e medie aziende. Non è un'esercitazione, colleghi della maggioranza che dite di rappresentare le zone produttive del Paese; questa non è un'esercitazione, state portando in vigore una legge che darà molti danni alle aziende, che danneggerà il nostro sistema imprese! Pensateci, la responsabilità è tutta vostra (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Gelmini, con parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del PD e il parere favorevole del relatore minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.113 Epifani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Con questo emendamento, signor Presidente e signor Ministro, poniamo il problema di eliminare l'aggravio di costo dello 0,5 per cento in occasione del rinnovo della proroga oltre i dodici mesi. Questo perché? Perché la fisionomia, così come viene definita dal decreto sul tempo determinato, presenta dei caratteri evidenti di illogicità. Io penso, ad esempio, che averli ridotti da 36 a 24 mesi è una media europea che ci sta e ci sta anche aver ridotto il numero delle proroghe da cinque a quattro, che è un'altra media europea. Quello che trovo, invece, che non regge è il fatto di avere stabilito la causale dopo i 12 mesi, e anche da questo punto di vista dico ai colleghi che hanno posto il problema delle causali che da noi per quarant'anni, in Italia, il contratto a termine è stato definito attraverso le causali, perché ci sarà qualche motivo per cui un contratto a termine differisce dal contratto a tempo indeterminato. Quello che segnala il termine è l'esistenza di un contratto che ha delle sue specificità. Il problema, semmai, è come si scrivono le causali, perché se le causali sono scritte in maniera ambigua è chiaro che il contenzioso aumenta. Se tu nelle causali non recuperi il ruolo delle parti, ad esempio quello che viene definito nei contratti collettivi nazionali di lavoro, dove imprese e lavoratori assieme definiscono dove si applica e perché il contratto a termine, è chiaro che fai un'operazione che non regge.

Ma perché qui non funziona? Per il semplice fatto che c'è un rapporto inverso tra la causale e l'aggravio di costo. Se metti la causale devi togliere l'aggravio di costo e se non metti la causale va bene l'aggravio di costo. Le due cose assieme scoraggiano e qual è il rischio? Che dopo i primi dodici mesi il costo della proroga o del rinnovo e la causale messa dopo fanno sì che le aziende lascino a casa i lavoratori che hanno fatto dodici mesi, con il che non riduci la precarietà ma fai solo girare più velocemente i lavoratori su quel posto di lavoro rispetto al passato. Ora, io sono contrario a tempi determinati troppo lunghi, ma non mi piacciono neanche i tempi determinati troppo brevi e in Italia noi corriamo un rischio soprattutto nei tempi determinati brevi - la media è qualche settimana e qualche mese - di avere, per questa via, una precarietà del rapporto di lavoro. Per questo insisto e chiedo al Governo di riflettere su questo passaggio, perché è un di più di cui non c'è bisogno nel momento in cui si fa la scelta di porre all'origine del tempo determinato di nuovo una causale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.113 Epifani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre si rimettono all'Aula i relatori di minoranza dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente. La V Commissione (Bilancio) esprime parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.62 Bartolozzi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico. Il relatore di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esprime parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 Osnato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Noi abbiamo ripetuto più volte che riteniamo che non sia la contrapposizione tra datore di lavoro e lavoratore quella che può ancora aiutare e sottendere, insomma, alle soluzioni e alla dialettica stessa nel mondo del lavoro. Noi riteniamo che finalmente bisogna uscire da una logica novecentesca, un po' marxista direi, che pone la lotta di classe come elemento fondante delle categorie lavorative rispetto a quelle dell'impresa per trovare delle soluzioni nel mondo del lavoro stesso.

Noi riteniamo che finalmente bisogna andare in un'ottica di collaborazione, di partecipazione e di unità di intenti al fine di raggiungere, anche tramite il lavoro e l'impresa, un interesse nazionale che deve essere il faro dell'azione politica di un Governo. Allora, riteniamo che non ci sia un datore di lavoro che ritiene di avere vicino a sé un lavoratore capace, un lavoratore appassionato, un lavoratore che rende all'impresa e che voglia mandarlo via. Evidentemente, se l'ha tenuto 24 mesi e non l'ha confermato è perché evidentemente le condizioni economiche, di ripresa economica, di attività lavorativa, di organizzazione d'impresa non permettono di andare verso questo passo. E, allora, noi riteniamo che i 36 mesi possano essere un tempo adeguato e appropriato affinché ciò possa avvenire. Lo dico perché, per esempio, stamattina è venuto a trovarmi un amico, un imprenditore del nord-est che mi raccontava di un lavoro che sta facendo in Puglia (quindi, guardate come si coniuga anche il territorio nazionale) e mi ha detto: “Io con questo decreto lascerò a casa 12 persone perché non riesco ad assumerle. Sono persone che lavorano con me, ma non riesco ad assumere a tempo determinato. Le vorrei assumere, ma non ho le condizioni economiche e strutturali per poterlo fare e questo decreto mi impedirà di provare a tirare un po' avanti”.

Quindi, noi riteniamo che sia un emendamento migliorativo in funzione anche di una situazione socio-economica che non permette di assicurare una ripresa totale. C'è qualche segnale di ripresa ma nulla di più. Allora, chiediamo al relatore e al Governo di provare a riflettere su questa opinione contraria, di provare a riflettere su un'impostazione che non cambierebbe ma darebbe soltanto qualche respiro a tanti lavoratori e a tanti imprenditori che, appunto, vogliono mandare avanti le loro attività e che, quindi, riteniamo possa fare il bene anche del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Osnato, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo. Il relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico e il relatore di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esprimono parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.59 Milanato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marin. Ne ha facoltà.

MARCO MARIN (FI). Questo emendamento di Forza Italia presentato da una deputata veneta - prima firma dell'onorevole Milanato - mi permette di dire al Ministro Di Maio alcune cose, e non a caso intervengo dopo l'onorevole Gelmini, la nostro capogruppo, lombarda, e l'onorevole Bendinelli, veneto come me. A proposito di questo decreto, Ministro Di Maio, prima c'è stata la manina della Ragioneria dello Stato e forse Tria non mangiava il panettone, poi c'è stato il presidente dell'INPS e il Governo ha chiesto che se ne vada (volevate licenziarlo). Oggi cosa volete fare dell'Istat? Oggi l'Istat ci ha ricordato che la disoccupazione aumenta, che aumentano solo di 16.000 unità, come ricordava bene prima l'onorevole Bendinelli, i contratti a tempo determinato, che raggiungono i 3.105.000, mentre la disoccupazione - ripeto - nel Paese aumenta. Allora, chiuderemo l'Istat probabilmente e credo che lei, Ministro Di Maio, chiederà di chiudere l'Istat.

E cosa facciamo delle categorie economiche? Cosa facciamo di Confindustria, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, che hanno criticato fortemente questo decreto? Facciamo che i presidenti cercano solo pubblicità e mi riferisco alle affermazioni sue o di autorevoli esponenti del Governo. Cioè, parlano sui giornali e sbagliano perché dicono quello che pensano, ma contano invece le organizzazioni territoriali.

E allora la settimana scorsa, le ricordo, Ministro, che l'associazione Assindustria Veneto Centro, la seconda d'Italia dopo Assolombarda, che rappresenta parte di quel triangolo d'oro confindustriale Padova-Treviso-Vicenza, ha criticato fortemente il decreto dignità. E anche lì, se parlano i Presidenti non va bene, perché contano gli imprenditori, e bene ha fatto l'onorevole Bendinelli pochi minuti fa a ricordare che allora subito seicento imprenditori veneti hanno firmato una lettera-appello, dicendo: cambiate questo decreto dignità.

Dunque cosa vuole fare questo emendamento? Vuole dire che i contratti a tempo determinato non abbiano più il limite dei 12 mesi, che venga portato a 24 mesi, diciamo anche non superiamo quei 24 mesi perché avete bocciato gli altri, e che queste causali vengano eliminate perché come ricordava correttamente prima la nostra capogruppo, onorevole Gelmini, aumentano solo il contenzioso fra imprese e lavoratori, quindi non aiutano gli imprenditori e non aiutano neanche i lavoratori. È un decreto profondamente sbagliato, ma fosse questo, lo dicesse solo Forza Italia. Un autorevole esponente della Lega, il Presidente, molto stimato anche da noi di Forza Italia, della regione Veneto, Luca Zaia, ha chiesto a gran voce sui giornali che questo decreto venga stravolto e cambiato, ma non solo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ci ha detto, sempre sui giornali, che i parlamentari veneti della Lega hanno combattuto in Commissione e che dobbiamo andare a vedere cosa hanno votato e cosa hanno detto. Allora oggi, mentre lei, io gliela riconosco, Ministro Di Maio, ha una coerenza cristallina, in campagna elettorale avete detto che non volete la TAV e continuate a dire che non volete la TAV, volete il reddito di cittadinanza non pensato al lavoro, siccome noi siamo coerenti con quel programma elettorale che il 4 marzo ha fatto votare al 37 per cento degli italiani il programma di centrodestra, come giustamente veniva ricordato e firmato dai leader, ma ci interessa il voto degli italiani, oggi, come diceva il Presidente della regione Veneto Zaia agli amici della Lega, si vedrà come si vota, perché oggi tutti si assumono la responsabilità di quello che fanno, si assumono la responsabilità di questo decreto e votando “no” agli emendamenti di Forza Italia dico agli amici della Lega e a tutta l'Aula: ve ne assumete anche la paternità, oggi voi scegliete da che parte state e con chi state. Noi - l'abbiamo dimostrato anche ieri mandando l'onorevole Brunetta a incontrare la delegazione di Confindustria veneta - stiamo con chi il lavoro lo produce davvero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Sì, grazie Presidente, io ho solo da aggiungere, rispetto all'intervento che è stato fatto in questo momento dal mio collega di Forza Italia, che all'interno del centrodestra, quando ci siamo presentati alle elezioni il 4 marzo, si faceva un ragionamento molto importante, che è quello della sburocratizzazione dello Stato, la sburocratizzazione che serve sia alle imprese, sia ai lavoratori, sia ai semplici cittadini.

E noi qui, in modo molto coerente, cerchiamo di rendere più agevole e più facile all'imprenditore la possibilità di prorogare entro i 24 mesi l'applicazione delle causali e non applicare le causali, appunto, dopo i 24 mesi. E questo è un elemento importante perché oggettivamente crea la possibilità all'imprenditore di essere più agevolato nel momento in cui dà l'incarico e il posto di lavoro al proprio dipendente ed evidentemente non crea ulteriori complicazioni nella fase successiva e nella durata del contratto all'interno dei 24 mesi.

PRESIDENTE. Concluda.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Quindi questo elemento è un elemento fondamentale, è un elemento importante del programma del centrodestra e anch'io chiedo in modo accorato agli amici della Lega di prendersi le loro responsabilità su questo tema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.59 Milanato, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del PD e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.57 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Presidente, con l'emendamento in esame e con gli altri che seguiranno noi chiediamo che nella definizione in concreto delle causali vi sia una attiva e più intensa partecipazione delle parti sociali, dei sindacati e delle organizzazioni datoriali. Crediamo che il dialogo tra le parti sociali sia preferibile alla presunzione di un legislatore che si reputa onnisciente e che, con una formula astratta e generale, peraltro in questo caso anche generica ed errata, pretende di regolare ogni aspetto della vita lavorativa e organizzativa.

Non chiediamo di introdurre un assetto delle fonti anomalo o non conosciuto nel nostro ordinamento. Allo stato, con il vostro decreto vigente, i contratti collettivi di lavoro disciplinano già i tempi del contratto a termine, quando può operare oltre i 24 mesi, disciplinano già i limiti percentuali, disciplinano già la diversificazione territoriale e settoriale dei limiti per le nuove imprese. Chiediamo soltanto, Presidente, di dare un mandato pieno alle parti sociali, anche nella prospettiva di un adeguato e pertinente principio di sussidiarietà.

Chiediamo di impegnare le parti sociali in un processo di governo del mercato del lavoro, ben consapevoli dei problemi normalmente derivanti dall'utilizzazione di clausole legislative non univoche sul piano interpretativo; e la conseguenza è ben nota: che la flessibilità aziendale, che è cosa ben diversa dalla precarietà, non è più governata dalle parti individuali o dai soggetti collettivi, ma dal giudice. Ora, un Governo togato della flessibilità non è né opportuno, né adeguato, né per le imprese, né per i singoli lavoratori.

D'altronde, non è una novità: il nostro sistema legislativo ha sperimentato tutte le modalità possibili di governo della flessibilità, ognuna delle quali, però, non è politicamente neutra: nel 1962 le causali, nel 1979 l'ispettorato del lavoro, nel 1987 il contratto collettivo, nel 2001 il contratto individuale col “causalone”, nel 2012 il decreto Monti e poi il Jobs Act. Di fronte a questa variabilità di modelli e di paradigmi, avete miscelato due modelli diversi: le causali del 1962 e il modello Monti per il primo anno senza causale; ma a rendere ancora più complicata la vicenda è la previsione che avete voluto inserire nel decreto di conversione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato, in assenza formale o sostanziale delle causali. Ditemi, per favore: ma, in caso di incremento stagionale e, quindi, periodico dell'ordinaria attività, chi potrà ricorrere al contratto a tempo determinato? La risposta è: nessuno, perché la legge lo vieta. È dunque probabile, signor Ministro, che datori di lavoro, imprenditori e non imprenditori non ricorreranno al tempo indeterminato, ma punteranno piuttosto al lavoro nero o ad altre tipologie meno tutelate, come i voucher, che, appunto per questo, forse, avete voluto introdurre. Per questo diciamo che il vostro decreto non aiuta le imprese, non sostiene i lavoratori ed anzi introduce nel mercato elementi di instabilità e di incertezza che si rifletteranno sulla tenuta dell'occupazione. Al fondo, però, c'è un problema di diverso genere, che riguarda poco le causali e riguarda molto di più il modello di società che voi proponete con questo decreto e che noi non possiamo condividere: dove voi dite sanzione, noi diciamo promozione dell'occupazione con sostegni e incentivi mirati; dove voi dite legge, noi diciamo contratto, perché sappiamo bene che la complessità del mercato richiede tanta, ma proprio tanta pazienza costruttiva e non tollera le semplicistiche soluzioni che il vostro decreto, anzi che il suo decreto, Ministro Di Maio, offre ai datori di lavoro, piccoli o grandi, imprenditori o non imprenditori, che operano nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Mi rivolgo a lei, Vicepresidente Di Maio, chiedendole se abbia avuto modo di dare un'occhiata ai dati Istat di questa mattina. Al di là dei singoli numeri, questi evidenziano un'anomalia. Normalmente, per chi studia il mercato del lavoro, è noto che due sono i trimestri che, normalmente, vanno con il segno più rispetto all'occupazione, sono la primavera e l'estate, e due sono i trimestri che vanno, normalmente, con il segno meno, l'autunno e l'inverno, per ragioni ovvie: attività agricola, turismo. Ebbene, quest'anno succede una cosa anomala, i dati di giugno ci danno un segno negativo, vale a dire quello di un aumento della disoccupazione, vale a dire che c'è un'inversione di tendenza nel quadro strutturale degli andamenti del mercato del lavoro che è frutto dell'andamento decrescente del tasso di crescita del prodotto interno lordo.

Tutti sappiamo che l'occupazione è una variabile derivata, vale a dire, è funzione della crescita, se si cresce di meno, si creano meno posti di lavoro e, in particolari condizioni, aumenta la disoccupazione. Ora, l'accusa che io rivolgo al suo decreto, Vicepresidente Di Maio, è che interviene in controtempo, in controtendenza; cioè, in un momento difficile della nostra congiuntura economica, tanto per la crescita, quanto, come abbiamo visto oggi, per il mercato del lavoro, cosa si fa? Si cambiano le regole del gioco, si rende il mercato del lavoro più rigido, si rende più difficile e più costoso per le imprese assumere o rinnovare i posti di lavoro, con il risultato di accentuare un trend negativo degli andamenti occupazionali.

Perché, Vicepresidente Di Maio, perché un atteggiamento di questo genere, in un momento così difficile e così particolare per la nostra economia? Forse doveva dare il segno di esistenza in vita del suo movimento politico, facendo una cosa pro labour? Ma questo suo intervento non è pro labour, è contro il lavoro e contro le imprese, ce lo stanno dicendo tutti, in un momento congiunturale difficilissimo per la nostra economia. Il rischio è che avremo un autunno molto difficile non solo per la finanza pubblica, ma, ulteriormente, per il mercato del lavoro.

Quindi il mio invito è: ritiri questo decreto, che è un decreto inutile, è un decreto dannoso che fa male all'economia, che fa male alle imprese e che fa male ai nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Librandi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO LIBRANDI (PD). Grazie, Presidente. Questo emendamento mi permette di fare delle riflessioni, come imprenditore, su questo decreto che, prima ancora di essere convertito dalla Camera, sta creando danni gravi ai cittadini. Molti contratti a tempo determinato non saranno rinnovati, perché da tre anni i contratti sono passati, in effetti, ad un anno; quindi, molti imprenditori che stanno, con fatica, costruendosi un percorso in una startup o in un'azienda innovativa o che hanno picchi di lavoro con quantità non garantite, non potendo rischiare un'assunzione a tempo indeterminato, vedono in questo decreto un suggerimento all'impiego solo per un anno. I prodotti industriali e i servizi, nel nostro momento storico, hanno un ciclo di vita molto più breve che nel passato, quindi la ciotola di ferro di riso di Mao non ha più senso, in questo contesto storico. Il Jobs Act ha creato tanti nuovi posti di lavoro, permettendo all'impresa e al lavoratore di costruirsi un futuro con diverse opportunità…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole. Perché l'intervento è a titolo personale; ha già parlato un collega del suo partito.

GIANFRANCO LIBRANDI (PD). Per esempio, dal mio punto di vista, se potessi ritornare ai vent'anni vorrei essere un lavoratore multitasking, prima di avere un contratto a tempo indeterminato, in modo da arricchire la mia esperienza sia dal punto di vista economico che dal punto di vista dell'economicità del lavoro. Nell'ambito delle cose che cambiano vorrei, inoltre, immaginare di lavorare sei ore al giorno, con la stessa retribuzione, e di andare in pensione dopo trent'anni di lavoro e che imprenditori e lavoratori condividano gli utili e strategie insieme…

PRESIDENTE. Grazie, deputato Librandi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.57 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del PD e sul quale si rimette all'Aula il relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.61 Zangrillo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Mi rivolgo al Ministro, del quale ho apprezzato l'impegno sia nella giornata di ieri che in quella di oggi, in Aula, e voglio dire al Ministro che quel miracolo che gli avevo chiesto proprio quando arrivò la prima volta in questa veste, in quest'Aula, lo ha fatto, è riuscito, con questo decreto, a mettere tutti insieme; lavoratori, imprese piccole, medie e grandi, società cooperative, aziende di somministrazione e tutti coloro che sono impegnati nel mondo del lavoro, in questi quindici giorni di lunga maratona nelle Commissioni, ci hanno sostanzialmente inseguito per spiegarci, in ogni punto, dove questo decreto produceva dei danni alla loro attività. Ecco, allora, noi proviamo, attraverso una serie di emendamenti che già i miei colleghi hanno illustrato, a fare meno danni possibili; e voglio dire una cosa, al Ministro del lavoro, ma è possibile che un Ministro, che si dovrebbe, appunto, interfacciare con le rappresentanze del mondo delle imprese e dei lavoratori, con le associazioni rappresentative, non voglia riconoscere che l'Italia, sul piano della contrattazione e delle relazioni sindacali, è un Paese sempre stato all'avanguardia?

Vede, Ministro, io mi sarei aspettata, in questo provvedimento che lei, in maniera molto pomposa e ambiziosa, ha chiamato “dignità”, che si occupasse, per esempio, di quei sindacati che non sono così rappresentativi e che, molto spesso, firmano accordi e contratti al ribasso per i lavoratori; mi sarei aspettata che si occupasse di quelle cooperative non sane, cosiddette spurie, che drogano il mercato del lavoro nel sistema delle cooperative; mi sarei aspettata un impegno anche in termini di legge sulla rappresentanza che sicuramente non può che venire prima di un grande lavoro successivo in termini di contrattazione seria e reale.

Invece, io vedo che, anche rispetto alle opposizioni che cercano, in qualche modo, di mettere al centro dell'attenzione del Governo quello che è il grande lavoro compiuto in questo Paese dalle rappresentanze dei lavoratori e delle imprese sulla contrattazione, ciò non viene assolutamente considerato.

Noi ce lo siamo sentito dire, in questi giorni, ormai da tutti gli attori protagonisti del sistema economico e sociale del Paese, l'unica categoria che trarrà vantaggio da questo decreto, in virtù del forte contenzioso che rischia di animarsi, sarà quella degli avvocati giuslavoristi. Ben venga per loro; qualcuno ieri diceva, in discussione generale, che, anche rispetto alle causali, i giudici non dovranno soltanto occuparsi della causale dal punto di vista formale, ma anche sostanziale, perché dovrà decidere, il giudice, se quella causale è consona rispetto all'attività propria delle imprese. E, allora, perché non avvalersi di coloro che sono in grado, attraverso la contrattazione collettiva, di stabilire un percorso coerente che arrivi ad individuare, anche rispetto alle esigenze organizzative, una reale, appunto, causale?

Perché siete così ostili a quello che è un patrimonio straordinario di questo Paese? Vedete, io per tanti anni ho rappresentato un'organizzazione sindacale, anche nel resto d'Europa e del mondo, e il patrimonio contrattuale, la storia delle relazioni sindacali di questo Paese c'è stata sempre invidiata e l'abbiamo sempre protetta. Ci hanno imitato: allora perché vi ostinate, rispetto ad emendamenti di buon senso, a non tener conto di quello che le opposizioni vi stanno dicendo? Siamo intervenuti sulle causali, siamo intervenuti sulle proroghe, siamo intervenuti - come stiamo intervenendo in questo momento - dicendo che non vogliamo farlo noi come legislatori. Non vi assumete la responsabilità voi, che siete il Governo: consegniamo ai protagonisti del mondo economico e sociale la responsabilità di condividere il percorso di questo decreto. Non lo avete fatto con un ascolto preventivo, non lo avete fatto, forse, nemmeno comunicando ciò che avevate deciso, non avete voluto ascoltare le opposizioni, non lo state facendo oggi in quest'Aula: che cosa dobbiamo fare per convincervi che in questo decreto c'è molto che va in qualche modo modificato, proprio per ciò che veniva prima detto - e mi associo - dal collega Brunetta. I dati ci dicono che terrorizzare il mondo del lavoro fa perdere occupazione. Quello che stiamo facendo con questo decreto non è…..

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Polverini.

RENATA POLVERINI (FI). L'ho ascoltata in televisione, signor Ministro: non è la televisione la comunicazione che terrorizza, ma è il legislatore, quando senza ascoltare nemmeno i corpi intermedi si assume una responsabilità così grande (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.61 Zangrillo, con il parere contrario di Commissioni e Governo; il relatore di minoranza del gruppo PD si rimette all'Aula, mentre il relatore di minoranza del gruppo Forza Italia esprime parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.58 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Bene. Mi fa piacere che il Ministro sia in Aula: ci ha ascoltati anche ieri. Vede, Ministro, questo emendamento ha l'obiettivo di riconoscere il valore, non ideologico ma oggettivo e concreto del ruolo del contratto nazionale, in quanto è un punto di riferimento e di certezza per le imprese e per i diritti dei lavoratori. Volete cancellare il ruolo di questo importante strumento di democrazia nei rapporti di lavoro? Volete questo? Mi auguro di no. Quindi, accettate questo emendamento, altrimenti vuol dire che a voi - e anche al Ministro - del ruolo del contratto collettivo nazionale di lavoro non vi importa nulla.

Eppure, credo che ciò dovrebbe interessare anche al Ministro del lavoro e anche al Ministro dello sviluppo, o no? La contrattazione - io gliel'ho già detto ieri - promuove il confronto e la condivisione aiuta a sostenere i rapporti di lavoro, già complicati e precari. Volete lasciare tutto nelle mani degli avvocati? Vi piace questa strada? Mi auguro di no.

Sono lavori già complicati e se ragionate con obiettività vi rendete conto che questo è un emendamento che non complica la vita a nessuno, anzi aiuta - e aiuta a voi - a fare un decreto che continuate a chiamare di dignità, ma se volete davvero che sia non di dignità ma dignitoso per le imprese e per i lavoratori, accettate questo emendamento, se volete capire veramente di che cosa stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la relatrice Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Presidente, intervengo per cambiare il parere in favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.58 Viscomi, con il parere contrario di Commissioni e Governo, ed il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo PD e del relatore di minoranza del gruppo Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.63 Bartolozzi, con il parere contrario di Commissioni e Governo, nonché del relatore di minoranza del gruppo PD, mentre il parere del relatore di minoranza del gruppo Forza Italia è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.111 Rizzetto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie Presidente. Presidente questa è una proposta, a nostro parere, di buon senso, ovvero in alcuni ambiti si vanno ad omettere le causalità, fondamentalmente.

Abbiamo ricordato molto spesso, Presidente, come in Commissione ci siano ambiti differenti tra settori merceologici e categorie. Ricordo un intervento del collega Epifani quando disse che ci sono le aziende che fanno cioccolato, così come ci sono le aziende che fanno turismo, insomma ci sono vari settori. Questa proposta emendativa va, di fatto, ad eliminare alcuni criteri rispetto alle causali stesse, e ciò secondo noi è cosa buona e giusta.

Quindi andremo eventualmente ad immettere in questo sistema, in un secondo momento, le causali. Addirittura questo potrebbe essere considerato un emendamento provocatorio, ma non lo è, in quanto la cosa probabilmente più interessante per quanto riguarda l'attuale mercato del lavoro potrebbe essere questa: prima andiamo a non mettere la causalità, ma mettiamola, evidentemente, più tardi (parliamo di 12 o di 18 mesi). Noi cerchiamo di andare ad incidere proprio su questo. L'unico modo - e lo rinnovo - per cercare di legare il decreto dignità a quello che nelle intenzioni del Governo poteva esserci, ovvero una stabilizzazione dei contratti all'interno al mercato del lavoro, è - l'abbiamo già ricordato prima - la defiscalizzazione del tempo indeterminato.

Qui non c'è, qui invece si va, come abbiamo detto, a fare esattamente il contrario, cioè a mettere i bastoni tra le ruote alle aziende. In alcuni ambiti, le aziende, i titolari delle aziende stesse sono addirittura considerati ancora e denominati ancora come padroni. Ecco, noi ricusiamo questa terminologia, che fa parte soprattutto di un'ideologia che non è evidentemente più moderna.

Perché non cerchiamo di andare ad incidere su questo tema, rispetto alle causali? Perché su 450 proposte emendative, qui in Aula, non ce n'è una - e dico una - a cui la maggioranza in questo caso apre? Magari dopo ci direte che una ce n'è. Bene, se facciamo le percentuali, sottosegretario, anzi Viceministro, è una percentuale assolutamente - lei mi insegna - non buona né ottima, ma una percentuale assolutamente bassa.

Quindi, su tutte le proposte emendative che sono arrivate ricordo che, negli intenti della maggioranza, del Ministro e del Viceministro, c'era effettivamente l'idea di venire in Aula e potere migliorare questo provvedimento, ma non soltanto nelle ipotesi del Governo, ma anche nelle ipotesi che leggiamo tutti i giorni da parte di illustri esponenti della maggioranza. Ho letto parecchie dichiarazioni di colleghi della Lega, che ogni giorno ci hanno detto attraverso i giornali: bene, siamo a questo punto, cerchiamo di migliorare in Aula questo provvedimento. Così non è, perché prima ci siamo rimasti un po' male, quando al Comitato dei nove il relatore per la maggioranza Tripiedi ci ha detto che tutto questo libro poteva essere buttato, perché non si riuscirà a coinvolgere la maggioranza in alcun ambito.

Allora, rendetevi conto di un particolare, di un passaggio. Non dite che questa roba qui si chiama dignità. Dovete essere consapevoli che questa roba qui creerà disoccupazione. Addirittura, non si fa e non si creano posti di lavoro per decreto. Qui stiamo andando a fare esattamente il contrario, rispetto alle intenzioni.

Noi avremmo preferito parlare, come ho cercato di dire all'inizio di questo ragionamento, del decreto stesso. Avremmo voluto parlare di altro, per cercare di parlare di dignità del lavoro. Avremmo parlato - e lo rinnovo - di abbassamento del cuneo fiscale e di defiscalizzazione del tempo indeterminato. Abbiamo proposto degli interventi rispetto alla modifica, per quanto riguarda quell'alveo, che secondo noi è la vera schiavitù, la nuova schiavitù, che sono le gare al massimo ribasso. Quella è dignità? Sì, secondo noi, quella è dignità. Lei, Ministro, mi dice di sì, ma qui dentro non c'è nulla. Probabilmente ci sarà il solito refrain, che verrà fatto qualcosa in legge di stabilità nei prossimi mesi. E va bene, vedremo.

Abbiamo proposto, anche rispetto a questo tema degli emendamenti - non so, noi l'abbiamo proposto, mi pare anche qualcun altro ha proposto degli emendamenti - sul cosiddetto salario minimo garantito, ovvero laddove non riescono ad esserci i contratti collettivi nazionali e non c'è nessuno scudo sindacale e fondamentalmente soprattutto anche nei servizi - ci sono delle persone che sono pagate 2 euro o 3 euro all'ora - ci avete detto di no pure sul salario minimo garantito.

PRESIDENTE. Concluda, Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). Avremmo parlato - e riprenderò dopo questo tema - di pensioni, di quota 41, di opzione donna, di esodati residui. Questa, secondo noi, è dignità, cosa e termine, che etimologicamente non riscontriamo all'interno e leggiamo all'interno di queste righe.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.111 Rizzetto, con parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del Partito Democratico e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.91 Rizzetto, con parere contrario di Commissioni e Governo, parere contrario del relatore minoranza Pd e favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Revoco la votazione. Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Sì, ancora per fare notare che una legge, che prevede queste causali per esigenze del tutto generiche, non sarà usufruibile seriamente. Io non capisco perché, pur volendo andare in questa direzione, non si siano previste delle causali compatibili con la logica, perché nemmeno Kafka e Ionesco in collaborazione avrebbero partorito una cosa così generica e illogica. Si parla di attività estranee all'azienda e non programmabili. Ma che significa attività estranee all'attività dell'azienda e non programmabili? Non significa niente. Questo è un refuso semplicemente. Qui non c'è logica più che altro. Ci può essere una filosofia, ma non c'è una logica. Allora, è un appello che faccio: rivedete perlomeno la formulazione tecnica del passaggio sulle esigenze delle causali, rimetteteci mano, lo potete fare in modo molto semplice. Fatelo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.91 Rizzetto, con parere contrario di Commissioni, Governo e relatore di minoranza del Partito Democratico e parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.65 Lepri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie Presidente. Quest'emendamento a me pare emblematico della pretesa al contempo dirigista e rigidista di questo Governo. Scusate il gioco di parole, ma mi sembra efficace. Si dice che noi dovremmo, con quest'emendamento, riconoscere la possibilità di rinnovare il contratto fino a 24 mesi solo per esigenze estranee all'ordinaria attività.

Facciamo un esempio concreto. Io sono un imprenditore, faccio ristorazione e decido di estendere la mia attività, avviando un'attività di catering. Questa attività, secondo la mia opinione, è estranea all'ordinaria attività e, quindi, sono portato a pensare che posso rinnovare questo contratto con questo giovane, che ho già assunto per un anno. Potrebbe, però, esservi un'obiezione: in realtà lei sta preparando cibo, che sia la ristorazione o che sia il catering poco cambia. Quindi, vi potrebbe essere qualcuno che dimostra, in sede di contenzioso, che in realtà non siamo di fronte ad attività estranee all'ordinaria attività.

Ho fatto questo esempio per dirvi che gli imprenditori, di fronte a zeppe di questo genere, sicuramente non procederanno con i rinnovi. Allora, la domanda sorge d'obbligo: ma chi ve lo fa fare di fare danni? Oggi abbiamo preso atto del fatto che, dopo tanti mesi di decrescita della disoccupazione, purtroppo, registriamo un incremento.

Ed è facile intuire che ciò dipende dalla mancanza di fiducia che in questi mesi e in queste settimane si è diffusa proprio a causa del decreto Di Maio. E allora la risposta magari proviamo a darcela: qualcuno, qualche osservatore dice che fate così tanti errori perché vi sarebbero dei poteri oscuri, gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, che si servirebbero di voi per mettere in difficoltà l'Italia e anche l'Europa. Penso che quei qualcuno che pensano così abbiano dei retro pensieri sbagliati: secondo me siete testardamente inconsapevoli e baldanzosi, degli erranti seriali, ma lo fate indiscutibilmente senza secondi fini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Grazie, signor Presidente. Mi rivolgo in particolar modo agli amici della Lega con riferimento al tema dell'autonomia delle singole regioni (Commenti di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). È il tema, tra l'altro, evocato recentemente dal Governatore Zaia. Qui siamo di fronte a un decreto-legge centralista e dirigista, che non tiene in nessun modo conto delle specificità di tipo territoriale, perché quello che può andar bene al Nord Est non può andar bene al Centro, al Sud, al Nord Ovest, alle isole, e siamo dentro, tra l'altro, un alveo costituzionale del Titolo V che fa riferimento anche alle competenze del mercato del lavoro. Per questa ragione mi chiedo, signor Ministro del lavoro, era proprio necessario un decreto-legge?

Qual è la necessità e l'urgenza? Era proprio necessario un decreto-legge che normasse nella stessa maniera, come una camicia di forza, l'intero Paese con le stesse regole, gli stessi vincoli e gli stessi costi, quando, invece, non era necessario adattare questa evoluzione congiunturale del mercato del lavoro alle singole realtà, come prevede, tra l'altro, la nostra Costituzione? E dove va a finire l'autonomia, i referendum fatti nel Veneto e in Lombardia che chiedevano più autonomia nelle famose 23 materie, più autonomia, più flessibilità, più finanza, più capacità di gestire in proprio le risorse, e quindi anche il mercato del lavoro e il capitale umano?

Siamo di fronte a un decreto che non aveva necessità e urgenza, quindi incostituzionale; siamo di fronte a un decreto centralista, quindi che va contro, amici della Lega, la vostra e la nostra lotta per l'autonomia del regionalismo a geometria variabile; un decreto che è contro, come dicevo prima, il lavoro, contro le imprese e contro anche il federalismo. Ecco, in un colpo solo, Vicepresidente Di Maio, lei veramente ha messo insieme tanti “contro”: contro il lavoro, contro le imprese, contro il federalismo, contro il regionalismo a geometria variabile, contro l'autonomia, contro il buonsenso. La ringrazio, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.65 Lepri, con il parere contrario di Commissioni e Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico e del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.21 Zangrillo, con il parere contrario di Commissioni e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Grazie, Presidente. L'emendamento che proponiamo in realtà intende incidere su quello che è un po' il presupposto che informa tutto il provvedimento, ovvero la totale assenza di fiducia che il “decreto dignità”, se così ancora vogliamo chiamarlo, consegna nei confronti della classe imprenditoriale italiana; e lo fa, introducendo un onere probatorio a carico della classe imprenditoriale stessa, secondo il quale, leggendo testualmente il disposto della norma, soltanto provando un incremento temporaneo significativo non programmabile dell'attività ordinaria si potrebbe accedere, dal secondo anno, a quelle causali introdotte in maniera secondo noi profondamente errata.

Ciò apre le porte a un controllo di quella burocrazia che, in maniera subdola e in maniera del tutto succube, questo Governo sta consentendo; realizzerà poi un controllo pervasivo e pervicace, per non dire perverso, rispetto all'organizzazione imprenditoriale che dovesse andare ad attivare questo tipo di contratti. È un atto di ostilità nei confronti della classe imprenditoriale dettato dal fatto che proprio quelle burocrazie, che non sono oggi nelle condizioni di individuare i soggetti che realizzano abusi e che vanno giustamente e doverosamente perseguiti, non potendo indovinare chi evidentemente svolge questo tipo di abusi, introduce una sorta di principio di colpevolezza e una presunzione di colpevolezza nei confronti di tutta la classe imprenditoriale italiana.

Forza Italia è profondamente contraria a questo tipo di intervento che il Governo vuole introdurre, perché, al contrario, ritiene che nei confronti della classe imprenditoriale italiana si debba avere uno spirito di gratitudine, si debba premiare chi ancora crede nell'etica sociale d'impresa, si debba ritenere ancora oggi un eroe civico chi apre un'azienda sfidando una normativa così ostile e che è caratterizzata costantemente e ormai in maniera, direi, pervicace da un anelito di ostilità nei confronti di chi fa impresa. E lo fa, dicevo poc'anzi, nella maniera più subdola: consegnando alla burocrazia la possibilità di entrare nell'azienda, di verificare l'organizzazione interna, di andare a indagare come si svolge il ciclo produttivo, perché, laddove un imprenditore dovesse, in maniera purtroppo maldestra, finire all'interno di una causa e di un contenzioso, si troverebbe quegli stessi apparati tecnici e burocratici, che noi osteggiamo, nella loro incapacità di rendersi conto di che cosa significa fare impresa in Italia, a verificare se effettivamente sussistono questi presupposti.

Un onere probatorio inaccettabile per chi, come noi, crede che l'impresa vada sostenuta, vada resa più libera, in un'ottica di un principio di sussidiarietà orizzontale che va mantenuto come caposaldo e stella polare della nostra attività legislativa. Questo è il principio che ispira Forza Italia e il centrodestra, questo è il principio che ispira un'ottica liberale a cui credo che tutti noi dovremmo richiamarci anche in questo tipo di provvedimento. Consegnarsi alle burocrazie in questa maniera è un atto di abdicazione del ruolo politico che francamente da questo Governo non ci aspettavamo con queste modalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Presidente, colleghi, Governo, questo emendamento, come altri presentati prima, è condivisibile perché ha lo scopo di limitare, cercare di limitare i danni di questo decreto; questo appello ci proviene anche da tutte le categorie economiche e produttive. C'è stato un importante incontro anche ieri a Verona, nel Nord Est, in cui tutte le categorie che non hanno alcuna pregiudiziale nei confronti di questo Governo, quindi non sono di parte, Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura, tutte le associazioni degli artigiani unanimemente ci hanno detto che le norme e i vincoli introdotti sui contratti da questo decreto avranno come unica conseguenza quella della diminuzione dell'occupazione.

Le imprese assumeranno meno. E, allora, rivolgo un appello a voi, rivolgo un appello agli amici alleati della Lega a non ignorare questo appello. E, infine, rivolgo un appello anche a Fatuzzo, che finora è rimasto silente, perché, se aumentano i disoccupati oggi, ci saranno meno pensionati domani. Quindi, auspico un intervento di Fatuzzo (Applausi).

PRESIDENTE. Vede, Fatuzzo, chi la dura la vince.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo nonché del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre il relatore di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente ha espresso parere contrario, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha formulato parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.117 Epifani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Presidente, Ministro, questo emendamento, che vuole cancellare l'aggettivo “significativo”, rientra esattamente in quella fattispecie di cui parlavo prima, cioè evitare che le causali e le condizioni che si mettono per apporre il termine al contratto di lavoro siano oggetto di interpretazione molto difficile. Come recita l'articolo del decreto-legge? Alla lettera b) parla di “esigenze connesse a incrementi”, incrementi di produzione, “temporanei, significativi e non programmabili”. Ora, un incremento di produzione temporaneo si capisce cosa vuol dire: un'origine e una fine ravvicinati. Il fatto che non sia programmabile vuol dire che non è prevedibile: anche questo è abbastanza chiaro. Ma l'aggettivo “significativo” si presta a interpretazioni troppo complesse! Quant'è significativo un incremento di produzione? Sopra o sotto quale percentuale? E perché metterlo, l'aggettivo “significativo”? In realtà non ha proprio alcun senso, per il semplice fatto che se l'incremento produttivo, che dev'essere non programmabile e temporaneo, fosse un po' più alto, vuol dire che l'azienda prende qualche tempo determinato in più; se fosse un po' più basso, prende qualche tempo determinato in meno. Si risolve la questione in questo modo! Se tu mi metti “significativo”, ognuno può interpretarlo come vuole e da qui nascono quei contenziosi che non fanno il bene né delle imprese né dei lavoratori. Per un suggerimento come questo, di assoluto buonsenso, io mi sarei aspettato che il Governo lo accettasse (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.117 Epifani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza del Partito Democratico si rimette all'Aula e il relatore di minoranza di Forza Italia-Berlusconi Presidente ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.53 Gelmini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Presidente, sarebbe semplice ritornare sulle considerazioni svolte da altri colleghi in precedenza, sulle feste che sono in corso in questi giorni negli studi legali giuslavoristici.

Però ecco, vede, io vorrei sottolineare, e ho piacere che ci sia qui il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, che il decreto-legge “dignità” non ha avuto nulla di degno neanche nella sua gestazione e nel suo concepimento. Non ha avuto nulla di degno perché, in spregio a una pratica che normalmente è in uso quando si propone un disegno legislativo così importante, in spregio alla pratica di ascoltare le parti sociali, questa maggioranza ha deciso di procedere ascoltandole soltanto “a babbo morto”.

Quando ci si preoccupa di ascoltare le parti sociali che sono “impattate” da un provvedimento legislativo, lo si fa per evitare che il risultato dell'esercizio legislativo sia inficiato da superficialità e da autoreferenzialità. Le cose che vi sto dicendo le riporto all'Aula, a beneficio dei colleghi che non erano presenti in Commissione, per far presente che io le riporto, ma tutte le parti che abbiamo audito, anche quelle per “contenuto” più vicine al decreto-legge “dignità”, hanno sottolineato come fosse stato inopportuno questo approccio.

Il risultato di questo atteggiamento, il risultato di questa volontà di procedere senza ascoltare chi è interessato agli impatti di questa legislazione, ce li ritroviamo puntualmente nel dettato legislativo. Sul tema delle causali, se voi andate a leggere le causali che vengono proposte nel decreto-legge “dignità”, chi ha bazzicato un'azienda, chi ha bazzicato anche un bar o un ristorante, sa bene che quanto scritto sul decreto-legge non tiene conto di quello che avviene nella realtà. Il dettato legislativo alla lettera b) parla di “esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell'attività ordinaria”: bene, allora vi do una notizia, e la notizia è che l'impresa, l'azienda non può far fronte a picchi produttivi con le maestranze ordinarie anche nei casi in cui i picchi siano programmabili; e quindi anche nel caso di picchi programmabili l'azienda deve ricorrere a personale oltre a quello ordinario, e poi evidentemente nei momenti in cui il picco si è chiuso non può tenerlo al lavoro. Per cui la proposta emendativa è una proposta che corregge la dizione del punto b), “esigenze connesse a incrementi temporanei e significativi dell'attività ordinaria”, cancellando il “non programmabili”.

E in più garbatamente vorrei fare un'altra osservazione: visto che non vi siete preoccupati di ascoltare il sindacato prima di pensare e di redigere questo provvedimento legislativo, forse sarebbe il caso magari di recuperare il contributo sindacale nella definizione delle causali. Abbiamo l'articolo 23 della legge 28 febbraio 1987, n. 56, che ha assegnato alla contrattazione collettiva di ogni livello la definizione delle causali più adeguate alle specifiche esigenze di flessibilità dei diversi settori e delle diverse imprese: anche questa è una cosa di buonsenso, cioè è una cosa che travalica la relazione tra maggioranza e opposizione. Le nostre aziende appartengono a settori merceologici diversi, hanno ritmi diversi, hanno stagionalità diverse: chi meglio delle rappresentanze sindacali delle parti sociali può definire insieme all'imprenditore quali possono essere le causali che definiscono la legittimità o meno della proroga o del rinnovo di un contratto a tempo determinato? Quindi mi rivolgo al Ministro del lavoro e delle politiche sociali che è in Aula: la prego, tenga conto di queste osservazioni. Non le stiamo parlando di argomenti che attengono alla disputa tra maggioranza e opposizione, alla dinamica tra maggioranza e opposizione: le stiamo parlando di buonsenso, le stiamo parlando di proposte emendative la cui finalità è quella di ridurre il danno di questo indegno decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Presidente, intervengo giusto per rafforzare l'intervento del collega che propone di introdurre la lettera b)-bis all'interno dell'articolato normativo. Vorrei solo segnalare che non è sostitutiva delle prime due lettere, cioè delle esigenze non attinenti all'ordinaria attività produttiva e delle esigenze non programmabili, ma si chiede di affiancare a queste esigenze la possibilità di intervenire con la contrattazione collettiva, perché, per tutti i motivi che stiamo ripetendo ormai da una settimana in Commissione e da due giorni qui dentro, la formulazione della lettera a) e della lettera b) del vostro articolato chiuderà le porte al contratto a termine nelle aziende.

Non vi sono attività estranee all'ordinaria attività e non vi sono attività non programmabili: per questi tipi di attività voi proibite di fatto il ricorso al contratto a termine, e spingerete le aziende a ricorrere al lavoro nero o, quando andrà bene, ai voucher che avete introdotto.

Per questo motivo credo sia il caso di ripensare seriamente il ruolo della contrattazione collettiva e di chi governa la flessibilità all'interno delle aziende considerate.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.53 Gelmini, con parere contrario delle Commissioni e del Governo, si rimette all'Aula il relatore di minoranza del PD e con il parere favorevole del relatore minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.25 Zangrillo e 1.66 Lepri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Presidente, mi rivolgo soprattutto ai due terzi di colleghi che la scorsa legislatura non erano presenti, per renderli partecipi di un momento molto significativo, a mio avviso il più significativo accaduto nella scorsa legislatura, e intendo in positivo.

Eravamo nel febbraio del 2015, era in atto la discussione sulla riforma costituzionale, con centinaia di emendamenti, ed era veramente, in tarda serata, un'Aula sorda e grigia, succube dell'arrogante arroccamento che l'allora Governo Renzi pose all'iter della riforma costituzionale. Dunque, centinaia di emendamenti, per i quali vi era il diktat di voto contrario; addirittura inizialmente si era dato il permesso ai membri della maggioranza di presentare emendamenti, ma poi vi fu il diktat di ritirare tutti gli emendamenti della maggioranza, per evitare che qualcuno potesse essere approvato e, dunque, si ingarbugliasse l'iter del procedimento.

Allora, questo succedeva: ogni emendamento della minoranza veniva bocciato ed ogni emendamento della maggioranza veniva ritirato. Poi cosa accadde? Accade che un deputato della maggioranza, non presente in questa legislatura, volle motivare il ritiro del suo emendamento, una decisione succube, obbligata, e disse che era molto dispiaciuto di dover ritirare quell'emendamento, ma glielo imponeva la disciplina di partito; però, disse anche che veramente stavano facendo un danno; si parlava di piattaforma Internet.

A quel punto, qualcuno ebbe la bella idea - e quel qualcuno, che era al mio fianco allora, è ancora al mio fianco, il collega Palmieri - di fare proprio l'emendamento, e andò a ribattere le motivazioni e le ragioni di quell'emendamento, che era veramente assurdo non approvare, proprio per il bene dell'argomento trattato.

Non che fosse un emendamento che sconvolgesse l'iter e le fondamenta della legge, che poi abbiamo visto la fine che ha fatto. Vi dico come finì: finì che l'Assemblea all'unanimità votò quell'emendamento.

Adesso voglio illudermi, con questo emendamento, che chiede una cosa, nel buon senso, banale; chiede di togliere il termine “non programmabili” a un emendamento che ghigliottina i contratti a tempo determinato fino a dodici mesi e solamente in qualche caso li allunga a ventiquattro. Questo emendamento chiede di allungare a ventiquattro mesi anche le esigenze non programmabili, che fanno riferimento a quelle aziende che hanno un'attività ciclica o magari basata sul medio-lungo periodo, che, sì, non è che non possono non programmare che ci sia esigenza di lavoro, ma in questo caso gli si vieta di attuare un prolungamento di ulteriori dodici mesi, con la conseguenza che verranno utilizzati o maggiori straordinari o contratti atipici, certamente rendendo più difficile l'ingresso principale.

Presidente Di Maio, lei ha letto oggi i dati ISTAT? Occupazione diminuita. L'unico tipo di occupazione in incremento è quella con contratto a tempo determinato. Dunque, cerchiamo di non appesantire ulteriormente il contratto che in questo momento rende più agevole l'accesso al lavoro.

Concludo, ripeto, illudendomi - e non mi rivolgo né alla Lega né ai 5 Stelle, perché mi rendo conto che avranno una loro disciplina di partito -, rivolgendomi direttamente - uso la forma di prassi -, tramite il Presidente, al Presidente Di Maio: dia dimostrazione di non imitare quell'arroccamento arrogante che fu scalfito solamente da un momento di grande condivisione rispetto a un provvedimento sbagliato, quello di allora come quello che adesso stiamo votando, e dia il via libera ai suoi soldati per approvare un emendamento che non è una polpetta avvelenata, che non tende a rendere le cose più complicate per la maggioranza, ma cerca di introdurre un banale elemento di agevolazione alle aziende che vorrebbero assumere ma che, con questo decreto, saranno impedite a farlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Presidente, siamo ormai ad una votazione che è andata molto in là rispetto alle causali, mi appello quindi al Presidente e per il suo tramite al Ministro, ma anche ai membri del Governo. Gli interventi che mi hanno preceduto, compreso quest'ultimo sull'emendamento 1.66 Lepri, che riguarda appunto l'indicazione delle causali, non sono né ostruzionistici né vogliono far perder tempo a qualcuno. Vorrei però che si riflettesse, lo dico soprattutto al Ministro.

Chi mi ha preceduto ha detto che si è parlato poco con le parti sociali, ed è vero, ma la cosa più grave è che nel testo di questo decreto, Ministro, nel quale si interviene soltanto sui contratti a termine facendoli costare di più inserendo le causali, riducendo è vero il numero delle proroghe ma allo stesso tempo non chiarendo esattamente cosa sono le causali, c'è un punto sul quale la caduta può essere di tutti noi, ed è un punto sul quale vi invito a riflettere: perché tutti vi abbiamo chiesto di guardare alle causali, guardando alla contrattazione collettiva? Perché nessuno di voi ha fatto presente che l'80 per cento dei contratti collettivi nazionali di questo Paese non contiene nei contratti a termine le causali. Cioè, già si prevede, nell'80 per cento dei contratti collettivi nazionali di questo Paese, che i contratti a termine vengano fatti senza le causali, il che significa che, se questa disciplina le reintroduce, interviene in un sistema pattizio nel quale l'80 per cento dei contratti collettivi non prevede le causali.

Vi rendete conto del caos che andate a introdurre? Vi rendete conto del caos che andrete a fare su una questione fondamentale che è quella dei rapporti della contrattazione collettiva? È una questione fondamentale che riguarda non soltanto i rapporti all'interno della concertazione tra parti sociali ma riguarda anche la legislazione più alta, cioè quella di questo Parlamento che neppure perde un attimo di tempo a salvaguardare ipotesi diverse rispetto a quelle che sono previste in questo decreto. Significa semplicemente che si fa così e basta e quando domani verranno a dirvi che i contratti a termine non contengono le causali, perché la contrattazione collettiva non le prevede, voi che cosa direte a queste persone?

Senza contare - ma ve lo hanno già detto in tanti - che il modo con cui state intervenendo nella reintroduzione delle causali darà lavoro - questo sì e personalmente vi ringrazio - agli avvocati che fanno diritto del lavoro…

PRESIDENTE. Il deputato Donzelli deve liberare i banchi del Governo. Deputato Donzelli, deputato Donzelli, Donzelli. Prego.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). …e ai magistrati, perché nel modo con cui sono reintrodotte le causali dovrà essere un magistrato a stabilire se quelle esigenze sono non programmate, se quelle esigenze sono significative e…

PRESIDENTE. Deputato Pella, per favore. Per favore, deve liberare i banchi del Governo.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). …se quelle esigenze sono estranee all'attività ordinaria.

Quindi, riteniamo - e insisto su questo - che dobbiate riflettere e prendere in considerazione l'ipotesi di fare riferimento alla contrattazione collettiva quando si parla delle causali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Questo emendamento è emblematico - lo dico di nuovo -dell'approccio dirigista e rigidista di questo Governo. Facciamo un esempio concreto, di modo che anche il “Ministro per la disoccupazione” possa meglio comprendere. Stiamo parlando di esigenze non programmabili. Noi tutti prima di Natale andiamo a fare le compere per i regali. Andiamo in libreria e troviamo sempre dei volenterosi ragazzi che fanno i pacchi di Natale. Ebbene, si dirà che quel lavoro è programmabile? Ma certo, è programmabile perché le librerie sanno bene che ci sarà questa esigenza. Allora, il risultato finale sarà che quei ragazzi non potranno più essere assunti a tempo determinato, ma saranno al massimo…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANO LEPRI (PD). …assunti con voucher o, più verosimilmente, saranno pagati in nero. Un gran bel risultato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.25 Zangrillo e 1.66 Lepri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico e del relatore di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.95 Lucaselli e 1.87 Silli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, noi di Fratelli d'Italia abbiamo detto, con chiarezza e sin dall'inizio, che il sistema delle causali non ci piace. Non ci piace anche per una considerazione di carattere generale, perché non è soltanto una questione di irrigidimento della struttura e del lavoro. È un irrigidimento anche della possibilità di crescere all'interno di un'azienda.

Nell'ottica, però, della collaborazione con il Governo, questo emendamento presenta la possibilità di eliminare le causali per quei contratti per i quali in realtà le causali sono assolutamente impossibili, perché non tutti i contratti sono dello stesso genere e perché non tutte le imprese sono dello stesso tipo. La formulazione delle causali è, in particolare, di impossibile applicazione per le agenzie per il lavoro, poiché configura due ipotesi che non si realizzano in considerazione dell'attività svolta da questi soggetti. Le agenzie assumono i propri lavoratori che inviano in missione nell'esercizio delle proprie attività ordinarie di impresa per soddisfare una richiesta ed un'esigenza di un altro datore di lavoro, che è l'azienda utilizzatrice. Le agenzie non possono quindi giustificare il ricorso al contratto a termine né ricorrendo alle clausole individuate nella lettera a), cioè l'esigenza temporanea e oggettiva estranea all'ordinaria attività, poiché l'esigenza temporanea dell'agenzia è la sua attività ordinaria per la quale è autorizzata, previa sempre la verifica di tutti i criteri individuati dal Ministero del lavoro, né per la lettera b), dove - cito testualmente - c'è scritto: “esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell'attività ordinaria”, in quanto nell'attività ordinaria delle agenzie per il lavoro non si rinviene, nei fatti, un'ipotesi di incremento significativo e soprattutto non programmabile, poiché l'esigenza lavorativa che soddisfa quei requisiti non è propria dell'agenzia ma dell'utilizzatore finale del lavoratore.

L'emendamento in questione specifica proprio questo, cioè che le agenzie per il lavoro, in considerazione della peculiarità dell'attività che svolgono e che sono peculiarità stabilite da norme improrogabili e di legge, non può prevedere una clausola di assunzione perché prevedere la clausola significa, di fatto, negare il lavoro stesso dell'agenzia. Mi permetto di sottolineare che, alle volte, l'arroganza intellettuale di credere che le opposizioni non possano aiutare il completamento di un decreto, che dovrebbe, invece, essere così importante, di fatto chiude l'opportunità a riformare veramente normative importanti e che hanno poi dei riflessi di carattere sociale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Non me ne voglia, Vicepresidente Di Maio, ma mi rivolgo ancora a lei innanzitutto per un sincero apprezzamento per il fatto che lei sia qui da quest'oggi assieme a tutti noi ad ascoltare questo dibattito, e di questo gliene do atto. In secondo luogo, penso che lei sia in buona fede e con il suo decreto abbia voluto migliorare sinceramente le condizioni del mercato del lavoro soprattutto per i nostri giovani e anche di questo gliene do atto, cioè le do atto, d'anticipo, della sua buona fede. Lei è un giovane, ha sofferto anche lei i problemi della precarietà del mercato del lavoro come molti, moltissimi giovani, come la gran parte di tutti noi e, quindi, ha avuto questo come obiettivo e anche di questo glielo consento. Dopodiché lei si è messo nelle mani dei burocrati del suo Ministero e dei professori burocrati del suo Ministero (mi consenta, Vicepresidente, conosco bene l'ambiente, conosco bene la “fauna”, i colleghi, gli amici, i professori). E qui c'è un problema, perché molto probabilmente le sue esigenze e i suoi obiettivi in buona fede sono stati stravolti, e questo è il terzo punto. Il quarto punto è che mi consenta, signor Vicepresidente, ma da vecchio professore di economia del lavoro io oggi qui ho imparato molte cose, perché ho sentito molte cose importanti provenire da sindacalisti importanti, da esperti, da gente della trincea del lavoro, da imprenditori, da vecchi professori, come il sottoscritto, e ho ascoltato e ho imparato molte cose. Se le ho imparate io, che pure sono di vecchio pelo e di vecchia conoscenza della materia, penso che le abbia potute imparare anche lei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e, quindi, penso che noi in questo momento le stiamo facendo un corso accelerato insieme di economia del lavoro, di diritto del lavoro e diritto sindacale, tiè (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Se lei poi starà qui oggi, domani e dopodomani, lei farà un corso universitario di questi tre corsi e le do per così dire per buoni e magari le do anche una buona votazione se rimarrà qui per tutto questo tempo e sinceramente, senza ironia, mi chiedo perché lei, Vicepresidente Di Maio, che è una persona intelligente, smart e così via non prende nota di tutto il dibattito del Parlamento, si segna tutte le cose buone che qui sono state dette e che sono state suggerite attraverso gli emendamenti e non ci regala un colpo di scena finale con un maxi-emendamento che raccolga il meglio del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) che ha questo stesso obiettivo ossia migliorare il lavoro, migliorare il mercato del lavoro, migliorare la condizione dei giovani, migliorare il lavoro delle imprese. Perché lei non ci regala un maxi-emendamento finale con un colpo di scena che modifichi il suo decreto nel senso voluto da tutta l'Assemblea: infatti farebbe un grande regalo al Paese ma mostrerebbe anche un grande segno della sua intelligenza e della sua intelligenza di Governo. Non lo è, invece, dire di no a tutto, dire di no alla democrazia parlamentare che si esprime in questa maniera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non attraverso oscuri burocrati o oscuri professori di oscuri Ministeri. Questa è la democrazia parlamentare, questo il Paese che le parla: lo ascolti, signor Vicepresidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, Presidente. Gli interventi dei colleghi, in particolare l'ultimo del presidente Brunetta, hanno convinto il Partito Democratico a cambiare voto dall'astensione a voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e le spiego in breve il motivo. Signor Presidente, tramite lei mi rivolgo al Ministro Di Maio: i contratti di somministrazione sono tra i contratti più tutelati tra quelli della galassia. Certo il più tutelato è il tempo indeterminato ma abbiamo visto che le decontribuzioni per favorire il tempo indeterminato nel provvedimento non ci sono se non per gli under 35 con il limite del 50 per cento e con le coperture dal gioco. Quindi abbiamo capito che quella previsione c'è ma per il resto non c'è molto. Dunque tra i vari contratti quelli di somministrazione sono quelli che costano di più alle aziende, costano veramente di più e nei quali i lavoratori hanno veramente più tutele. Con il provvedimento in esame voi mantenete le causali in capo alle agenzie del lavoro che non fanno altro che quello che dovrebbero fare i centri di impiego. Allora, quando ci saranno i centri d'impiego che funzioneranno a pieno regime, che avranno finanziamenti seri e che finalmente faranno un lavoro così importante... Ricordo che quando le province funzionavano e avevano tanti soldi, in Italia di centri per l'impiego che funzionavano bene all'epoca c'erano il centro dell'impiego della provincia di Torino e quello della provincia di Trento. Poi, nel frattempo, sono venute riforme che hanno reso più complicata la vita delle province e oggi il centro dell'impiego non è più quello che abbiamo conosciuto noi. Quindi, poiché voi volete di nuovo rimettere in moto i centri dell'impiego, prima dovete stanziare le risorse. Oggi ci sono le agenzie del lavoro che fanno un lavoro di intermediazione tra domanda e offerta: mettere le causali in capo alle agenzie vuol dire uccidere altri lavoratori, cioè quelli delle agenzie, e farle chiudere. Capisco che avete un concetto di dignità particolare ma il fatto che il provvedimento in esame crei solo disoccupazione è alquanto bizzarro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Almeno chiamatelo con il proprio nome: decreto per la disoccupazione di giovani, donne, uomini, agenzie per l'impiego, a favore del gioco illegale e a favore della complessità delle procedure perché è questo decreto, non è altro che questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.95 Lucaselli e 1.87 Silli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD e del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.89 Caon, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e del relatore di minoranza del PD.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Presidente, intervengo anche sull'emendamento 1.89 Caon per comunicare all'Aula il cambio del voto che, quindi, per quanto riguarda il Partito Democratico sarà favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.89 Caon, con parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD e del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.55 Gelmini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Saluto con gioia l'arrivo in quest'Aula di un'ulteriore categoria oltre a quella del dirigismo, cioè quella del rigidismo che è una categoria che comunque ci sta perché la rigidità che viene introdotta dal provvedimento in esame può far nascere anche nuove terminologie, se necessario. Tutto questo dibattito che riguarda il combinato disposto di causali, da un lato, e rinnovi dall'altro non fa che produrre l'ennesimo pasticcio in materia di lavoro. Una delle cose che tutti quanti abbiamo sempre ormai considerato consolidata da tempo nel mondo del lavoro è che certamente continuare a pasticciare sulle norme non crea posti di lavoro ma, qualora si innescasse il volano dello sviluppo, certamente norme inadeguate possono contribuire a bloccare e a limitare la creazione conseguente allo sviluppo di nuovi posti di lavoro. Torno alla stima dell'INPS fatta sul provvedimento perché è una stima che non teneva neanche conto di tutto il dibattito che noi stiamo facendo sulle causali. La stima è molto semplice per spiegarla a chiunque abbia la fantasia e la perversione per qualche aspetto di seguire i nostri lavori da casa: INPS dice che ci sono 2 milioni di contratti a tempo determinato, di cui il 4 per cento superano i 24 mesi. Parliamo quindi di 80.000 contratti. Facciamo pure la stima assai benevola che il 90 per cento di questi contratti o si trasformino a tempo determinato o prendano comunque altre strade e che solo il 10 per cento di essi non venga rinnovato: parliamo di ottomila persone che ogni anno perdono il posto di lavoro. Quindi rendiamoci conto che è una stima così benevola che tiene conto soltanto di un minimo del 10 per cento di mancati rinnovi. E cosa sarebbe se avesse tenuto in conto tutto quest'altro pasticcio sulle causali di cui stiamo parlando adesso? Noi siamo consapevoli che in questo dibattito c'è qualcuno, il Governo, che è convinto che con questo provvedimento spariscano i precari.

La vera differenza è che voi siete convinti che i precari spariranno perché avranno nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato. Poi c'è Confindustria, ci sono le associazioni datoriali, ci sono una parte dei sindacati, ci sono le organizzazioni di settore, ci sono tutti quelli che non vi siete degnati di ascoltare prima di produrre questa norma e che hanno sfilato nelle Commissioni riunite per spiegarci e per spiegarvi che da queste norme c'è il rischio serio di produrre disoccupati e lavoratori in nero. Questa è l'altra faccia di questo provvedimento.

E guardate, di fronte a questa differenza di opinioni, se ci fosse stato anche solo il sospetto che avessero ragione coloro che dicono che si producono disoccupati e lavoratori in nero, anche solo questo sospetto sarebbe stato un buon motivo per dire “fermiamoci, riflettiamo insieme, se dobbiamo fare delle riforme facciamo delle riforme di sistema”; perché la necessità e l'urgenza di questo provvedimento non sono per la lotta al precariato, sono per la necessità di una parte politica - che sta al Governo e che si è vista schiacciata dalla competizione politica con un'altra parte che sta andando molto meglio dal punto di vista dei sondaggi e del consenso politico - di mettere sul piatto qualcosa, purché sia, per dare in pasto ai propri elettori l'idea e l'illusione di star facendo qualcosa nei confronti delle persone più deboli.

Allora, guardate, qualcosa nei confronti delle persone più deboli la state facendo, ma vi garantiamo che non li state aiutando per niente, perché state mettendo a rischio tanti posti che già di per sé sono precari, sono a tempo determinato e che in molti casi saranno condannati al limbo della disoccupazione e del lavoro nero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, Presidente. Per dire che il Partito Democratico voterà a favore, semplicemente per un motivo: questo emendamento è di buonsenso e facciamo un esempio che possono capire tutti. Tutti noi, quando non stiamo a dieta, a Natale mangiamo il panettone. C'è un picco di attività per le industrie dolciarie in quel periodo, che però non è spendibile per tutto l'anno, perché si concentra in un determinato periodo. I più fortunati poi potranno produrre colombe pasquali, ma di solito sono concentrati in periodi determinati, che non consentono di assumere a tempo indeterminato le persone che, invece, per quel periodo servono per aumentare la produzione.

Allora, se si accetta questo emendamento, non si fa altro che andare incontro alle aziende come queste, che nel nostro Paese sono tante. Purtroppo, c'è una crisi industriale che ha colpito una famosa casa dolciaria e il nostro pensiero va ai lavoratori di quella casa dolciaria lì, che hanno perso il lavoro, per cui noi siamo vicino ai lavoratori. Ma proprio per stare vicini ai lavoratori dobbiamo cambiare una prospettiva e questo emendamento va incontro a quelle esigenze di quelle aziende che, in un determinato momento, hanno dei picchi produttivi ma non sufficienti da assumere a tempo indeterminato tutti i lavoratori.

Quindi, io prego veramente, tramite lei, il Ministro Di Maio di cambiare il parere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Quindi, però, il parere è favorevole, quindi cambia da astenuto a favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.55 Gelmini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza del PD e del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

A questo punto, secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendiamo la seduta per 15 minuti. La seduta è sospesa e riprenderà alle 18,16.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,20.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 924-A, conversione in legge del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese.

Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento 1.55 Gelmini. Colleghi, desidero precisare che, nella precedente votazione, il numero dei voti contrari era di 300, anziché di 301, come erroneamente comunicato.

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Scusi, Presidente. Intervengo solo per verificare che sia stata sconvocata la IX Commissione.

PRESIDENTE. Controlliamo, anche se, in automatico, al momento in cui si sta votando in Aula, le Commissioni vanno sconvocate, ma stiamo controllando. Lo dico per ricordarlo a tutti. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.67 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Presidente, questo emendamento conferma il carattere rigidista e dirigista di questo decreto, un decreto che sembra scritto da mani terze, da mani, probabilmente, forse, interessate, ma, comunque, non capaci di trovare un equilibrio e un orientamento a favore dell'interesse collettivo. Noi siamo sorpresi di quanto sia superficiale l'approccio che ha ispirato questo testo e, con questo emendamento, cerchiamo di porre, almeno, un parziale rimedio.

Noi pensiamo, in particolare, che si possa ritornare a considerare, con maggiore attenzione, l'impianto complessivo che è stato delineato con questo decreto, eliminando, in particolare, quelle inutili ostilità, quel pregiudizio anti imprenditoriale che, alla fine, è anche antitetico agli interessi dei lavoratori e che, alla fine, finisce anche per danneggiare le famiglie, perché sappiamo come le famiglie portino poi danno da questi esiti che, durante queste prime due ore di dibattito, abbiamo largamente rappresentato.

Quindi, noi pensiamo che sia importante che, davvero – Governo, Ministro, apprezziamo, almeno, l'attenzione che sta riservando alla nostra discussione, con un'attenzione che non le manca -, si possa cominciare a considerare, almeno ce lo auguriamo, questa nostra volontà di porre correttivi al decreto, per fare in modo, appunto, che questi danni così ben rappresentati nel corso della discussione, possano almeno in parte essere ridotti o, addirittura, eliminati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Per fatto personale, mi associo a quanto, ora, il collega Stefano Lepri ha proposto; un ragionamento concreto, fattivo e costruttivo su un emendamento che tende a correggere il tiro e a contribuire, a fare in modo che questo decreto sia, comunque, utile, non invece, come purtroppo temiamo, visto il comportamento della maggioranza, visto il modo di considerare l'apporto utile che le opposizioni possono mettere a disposizione, ecco, visto proprio questo atteggiamento, il rischio è che il decreto che si va a costruire, così come hanno sottolineato altri colleghi, possa devastare il mercato del lavoro.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Ecco perché chiedo un'attenzione speciale sull'emendamento ed un voto a favore.

PRESIDENTE. Grazie, il suo intervento era a titolo personale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie, Presidente. È un provvedimento che crea incertezza nell'impresa, nei lavoratori, che frena il mercato del lavoro - è stato già segnalato e detto in più interventi, oggi - e, quindi, crea disoccupati, ingessa il mercato del lavoro e, inoltre, aumenterà il contenzioso. Se andiamo a vedere i dati del 2012 confrontati con quelli del 2016 vediamo che con la riforma del Jobs Act il contenzioso lavoro è diminuito; oggi, invece, con questi provvedimenti riaumenterà e non è da sottovalutare l'incidenza e l'effetto che avrà questo sistema delle causali nei contratti a tempo determinato, perché, da una parte, ingesserà e, dall'altra, creerà un contenzioso…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

COSIMO MARIA FERRI (PD)....lasciando al giudice una discrezionalità non solo formale nel valutare l'esistenza o no della causale, ma anche di merito e, quindi, sarà poi la giurisprudenza, in merito, a valutare quale causale sia idonea e quale no.

PRESIDENTE. Grazie, deputato Ferri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Signor Presidente, per il suo tramite abbiamo discusso molti emendamenti oggi sull'importanza dell'alleanza con le parti sociali per superare queste causali, un'alleanza che in qualche modo dovrebbe essere promossa e ulteriormente fatta. Non deve ascoltare noi il Ministro o il Governo in questo momento: si vada fuori di qui vada e si chieda a tutte le imprese che stanno correndo per fare le proroghe dei contratti. In un emendamento è stata prorogata ad ottobre la possibilità di fare le proroghe di un anno e allora, per non lasciare a casa le persone, società, imprese e i sindacati stanno facendo accordi per poter fare le proroghe di un anno. Quindi è fondamentale, da questo punto di vista, che si salvaguardino le proroghe che, altrimenti, con queste causali non ci sarebbero. Allora, guardate fuori: chieda - chiedete - ai consulenti e agli uomini del Ministero di fare solo in questi giorni una verifica di quanti accordi sindacali stanno nascendo per tutelare le proroghe dei lavoratori. Quindi chiediamo questo, altrimenti migliaia di lavoratori rimarranno a casa molto prima del 31 di ottobre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie. Questo tema delle causali si connette anche a un altro tema che in queste settimane è stato al centro della discussione, cioè la riduzione del numero dei contratti a tempo determinato che possono essere rinnovati, da cinque a quattro. Si è aperta una grande discussione, come sappiamo, su cui adesso io non voglio intrattenervi, cioè se questa cosa determini o non determini una riduzione di occupazione. Sappiamo quello che ha detto il presidente dell'INPS. Quello che però colpisce è che non si tenga conto di una cosa molto semplice - e che è quello che accadrà - cioè quando scadranno i quattro contratti a tempo determinato, non accadrà il consolidamento in un contratto a tempo indeterminato. Accadranno due diverse possibilità: o al termine dei quattro contratti, effettivamente, sarà disoccupato, o altrimenti rinnoverà nuovamente un altro contratto con un'altra azienda.

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD). Grazie Presidente, signor Ministro, signori componenti dell'Esecutivo, ora capisco, sia pure a distanza di due mesi, che cosa intendeva dire il Presidente del Consiglio quando parlava di diventare l'avvocato degli italiani. Credo che con questo provvedimento effettivamente gli italiani avranno bisogno di un avvocato. Temo che non potrà difenderli, però, il Presidente del Consiglio. Ora, al di là di questa premessa, signor Ministro, signor Presidente, io credo che sia opportuno, come dire, fare un reset. Lei è stato, Ministro, quello che fino a qualche mese fa parlava di semplificazione delle norme, parlava di chiarezza delle norme, quella chiarezza che è decisiva per evitare i contenziosi. Ebbene, noi le stiamo chiedendo di fare chiarezza e di demandare alle contrattazioni sindacali la determinazione in ordine alle causali. Credo che sia una richiesta accorata che non proviene dall'opposizione, ma che proviene dal Paese, dalle parti sociali.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO LACARRA (PD). Noi ci aspettiamo da lei e ci auguriamo che non abbia cambiato pelle solo per il fatto…

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie signor Presidente. Vi è una singolarità in questo decreto che rischia di essere un unicum nella storia repubblicana, perché nel giro di pochi giorni il Governo trasferisce al mercato del lavoro 3 diverse discipline. La Gazzetta Ufficiale ha visto la pubblicazione di questo strumento l'11 di luglio; vedrà, probabilmente a metà di settembre, la pubblicazione di questa legge convertita, che modifica quanto già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e la maggioranza, in Commissione, ha presentato un emendamento inserito nel corpo giuridico che differisce al 31 di ottobre l'entrata in vigore di questa norma: siamo palesemente contro la logica della decretazione d'urgenza ma, soprattutto, stiamo trasferendo alle imprese un'assoluta cacofonia giuridica rispetto alla quale il nostro messaggio è, al Governo, di sospendere questa conversione del decreto per fare quello che è stato detto....

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie Presidente, per il tramite il suo mi rivolgo al Ministro. Noi abbiamo assistito a delle audizioni, per la verità, molto ridotte. Le richieste erano state tantissime di intervento su questo decreto, eppure non abbiamo avuto il piacere di ascoltare tutte le richieste che venivano dal mondo delle categorie produttive e non solo dalle parti sociali. Dopodiché, c'è un elemento visto che voi vi siete contraddistinti nel dire “ascolteremo le parti sociali”, vogliamo “condividere con tutti…”.

Ebbene, in questo caso l'emendamento che propone il Partito Democratico va nella direzione proprio di ascoltare le parti sociali su un tema delicato e spinoso come le causali perché, guardate, proprio su questo tema si rischia di creare un contenzioso pazzesco, di creare nuova disoccupazione oltre a quella che già è stata declinata poco fa dal mio collega Borghi, che evidentemente bloccherà tutto il sistema delle assunzioni.

PRESIDENTE. Concluda.

CHIARA GRIBAUDO (PD). È evidente che questo emendamento va nella direzione giusta per far sì che, davvero, ciò che è delicato, come il tema delle causali, deve essere demandato alla contrattazione…..

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie Presidente, giusto per riportare l'attenzione sul merito del dell'emendamento in discussione e segnalare come il Partito Democratico non solo è attento alla centralità delle relazioni con le parti sindacali e con le parti sociali, da un lato e dall'altro del tavolo, ma siamo anche consapevoli dei possibili rischi e abusi che la presenza di sindacati non proprio - diciamo così - affidabili possono determinare nel mercato del lavoro.

Intendo riferirmi ai contratti pirata, rispetto ai quali io mi auguro che il Ministro del Lavoro possa e voglia assumere un'iniziativa tempestiva e immediata. Appunto per questo, nell'emendamento 1.67 in discussione, non parliamo soltanto dei contratti collettivi ma di contratti collettivi stipulati dai sindacati comparativamente e maggiormente rappresentativi, alle parti sociali sì ma anche alle parti sociali che danno garanzia di rappresentanza e rappresentatività.

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Carla Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Sì, è dalle 12 di oggi che continuiamo a spiegarvi il significato importante del valore della contrattazione sociale, in modo particolare su contratti di questo tipo. La negoziazione nei contratti nazionali aiuta a difendere i diritti dei lavoratori, dando tranquillità anche alle imprese. Andate a verificare quanti contratti nazionali sono stati fatti proprio in difesa delle persone che le organizzazioni sindacali rappresentano e che le associazione delle imprese rappresentano. Evitare di fare riferimento alla contrattazione è un errore forte. Ciò vi è già stato detto prima in più emendamenti: è mai possibile che non lo volete capire? Eppure è di una semplicità estrema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Romina Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Presidente, per il suo tramite mi rivolgo al Ministro del lavoro per chiedere e ribadire quanto abbiamo chiesto in questi giorni, anche durante il lavoro delle Commissioni. La contrattazione collettiva è fondamentale nella scrittura delle causali. Ministro, visto che è uno dei difetti maggiori dell'impostazione del testo - lo abbiamo già detto - è stato quello di averlo fatto senza concertazione, condivisione, discussione e confronto con le parti sociali, noi chiediamo ancora una volta di riflettere su questo aspetto, di rivedere e di accogliere gli emendamenti che stiamo facendo, affinché la contrattazione collettiva possa avere una funzione nella definizione delle causali. Lo abbiamo dimostrato sul lavoro domestico ma c'è il lavoro dei ricercatori, c'è il lavoro dei collaboratori degli organi politici, insomma ci sono tutta una serie di tipicità contrattuali le cui causali vanno definite, appunto, con un confronto con la contrattazione collettiva. Per cui la invitiamo a rivedere la posizione.

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie Presidente. Anche io sull'emendamento ritengo che sia un errore quello di tralasciare l'opportunità di rifarsi alla contrattazione collettiva su un tema così importante e pregnante, però colgo questa occasione e questa riflessione a titolo personale per dire che, tramite lei, signor Presidente, il Ministro dovrebbe fare una riflessione più ampia su questo decreto legge.

Vede, noi non pensiamo che le motivazioni che hanno spinto il Governo fossero negative nell'intraprendere questo tipo di azione, ma ciò che conta sono i risultati e i risultati, come abbiamo sentito in quest'Aula, per un'eterogenesi dei fini, risulteranno il contrario di quello che il Governo si attende. Risulterà la riduzione del numero degli occupati su questo tema di intervento sul mercato del lavoro, sbagliato peraltro, come stiamo sentendo.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Non ci daranno stabilità alle produzioni italiane e quindi chiediamo al Governo di riflettere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.67 Serracchiani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e favorevole dei due relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'emendamento 1.93 Osnato.

MARCO OSNATO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie Presidente, con un gesto di distensione, che sicuramente verrà apprezzato, ritiriamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Emendamento ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.114 Epifani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Qui c'è un richiamo esplicito alla specificazione che i contratti collettivi di categoria possono fare, per rendere agibili le causali e le indicazioni generali. Io voglio solo ribadire due concetti. Perché è importante il richiamo ai contratti collettivi di settore? Per due motivi.

Il primo è ovvio. Un contratto collettivo viene stipulato assieme, quindi quello che scrivi lì impegna sia il sindacato dei lavoratori sia il sindacato delle imprese e gli imprenditori. Quindi, nel momento in cui tu devi gestire istituti di mercato del lavoro, il fatto che siano condivisi dopo una contrattazione è segnale dell'efficacia di quello che definisce. Perché anche la norma di legge, quando non incontra poi l'opinione, il parere e gli strumenti della contrattazione collettiva, perde spesso efficacia ed è fonte di contenzioso, oltre e più di quello che non si pensa.

Il secondo concetto mi sembra altrettanto evidente. I settori produttivi non sono tutti uguali tra di loro. Io facevo in Commissione l'esempio che poi è stato ripreso prima. Se io sono un'industria alimentare, che produce cioccolata, quando si consuma il cioccolato? D'inverno, di primavera, certo non in estate. Se io faccio gelati, quando si consumano i gelati di più? Si consumano d'estate. Quindi, questo cosa vuol dire che hai tipologie diverse, dove gli strumenti e il rapporto tra il tempo determinato e il picco di produzione è ovviamente specifico. Abbiamo parlato della norma sul lavoro dei portuali, per quanto riguarda il lavoro a somministrazione, altro esempio di una specificazione. Quindi, la funzione del contratto collettivo non va contro la norma di legge, serve a rendere la norma di legge più aderente ai processi reali e ai processi sostanziali. Io credo che il legislatore dovrebbe avere l'interesse di rendere la norma di legge efficace, perché incontra gli strumenti e la condivisione della contrattazione collettiva e dei soggetti che poi, fino a prova contraria, determinano le condizioni dello sviluppo, dell'occupazione e del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (PD). Grazie Presidente, io intervengo, perché mi chiedo se ci avete pensato bene.

Come diceva prima il collega Brunetta, rivolgendosi al Ministro Di Maio, c'è la buona fede e prendiamo atto della buona fede di chi vuole fare un provvedimento che contrasti, che aiuti il lavoro stabile e diminuisca il lavoro a termine. Prendiamo atto della buona fede. Ma avete misurato gli effetti?

Allora, non lo dico più al Ministro Di Maio, mi rivolgo ai colleghi della Lega. Colleghi della Lega, avete provato a pensare di andare a Treviso, dove organizzazioni sindacali e parti sociali sanno lavorare insieme abitualmente, perché hanno un obiettivo comune, far funzionare le fabbriche, far funzionare l'economia? Avete provato a chiedere a loro se la causale in un contratto a termine è utile o no, a far funzionare l'economia e a garantire la qualità del lavoro? Avete provato a chiederlo a quegli industriali, a quegli imprenditori, a quei sindacalisti e a quei lavoratori? Io sono certo che non gliel'avete chiesto, perché se provavate a chiederglielo, vi avrebbero spiegato che loro sono capaci di trovare l'intesa per far funzionare il modello del sistema economico, in maniera molto più elastica di quello che può essere la rigidità, che voi state imponendo a questa legge. Quindi, io veramente non capisco come possiate avere costruito un compromesso politico così al ribasso, svalutando il lavoro, svalutando l'impresa, svalutando l'impegno che quella gente lì mette nel loro quotidiano. Avete abbandonato i vostri imprenditori, avete abbandonato i vostri lavoratori, semplicemente per un compromesso politico. È veramente sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, per il suo tramite, vorrei rivolgermi al Vice Ministro Di Maio. Abbiamo molto apprezzato la sua presenza durante la discussione generale. Credo che, arrivati a questo punto, si possa anche dire che il dibattito si è sviluppato secondo un binario di confronto parlamentare corretto. Mi permetto, quindi, con questo spirito, su questo emendamento, per le cose che ha detto il collega Epifani, di chiedere di valutare l'opportunità di accantonare questo emendamento, prendersi un attimo di tempo, perché questo emendamento non ha impatti economici e le riflessioni che sono state fatte dal collega Epifani mi paiono vadano in una direzione corretta, di buon senso. Sarebbe io credo un segnale anche positivo, che un dibattito parlamentare può produrre. Io ho visto durante la diciassettesima legislatura in alcuni casi e rari casi…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FEDERICO FORNARO (LEU). Ho finito. …la possibilità che, da questo punto di vista, questo dibattito possa modificare un'iniziale orientamento del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.114 Epifani, con parere contrario di Commissioni e Governo, si rimette all'Aula la relatrice di minoranza PD, favorevole la relatrice di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.50 Casciello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie Presidente. Onorevole Ministro De Maio, componenti del Governo, onorevoli colleghi, c'è sempre un tempo per tutto e questo doveva essere il decreto per la dignità dei lavoratori e delle imprese, Ministro Di Maio.

Ma mi pare evidente, e non solo per quanto rimbalzato ancor prima dalle organizzazioni di categoria, da Confindustria, dagli stessi sindacati in gran parte delle organizzazioni, che si stia trasformando, più che nel decreto della dignità dei lavoratori e delle imprese, nel decreto dell'incubo dei lavoratori e delle imprese.

E poiché c'è un tempo per tutto, probabilmente questo non era il tempo, per lei e per il Governo, di avventurarsi in un provvedimento che aveva altri obiettivi; e quando gli obiettivi, pur giusti, vengono affrontati in maniera approssimativa, talvolta addirittura con provvedimenti disadorni, si rischia di fare danni ancora maggiori delle situazioni che si spera di risolvere e affrontare.

Ma chi volete che non sia a favore di provvedimenti che eliminino il precariato, che lo limitino nelle forme e, soprattutto, nella sostanza? Ma sicuramente non può essere questa la strada.

Oggettivamente, voi al principio avevate l'obiettivo di far chiudere le agenzie di somministrazione, ma alla fine vi siete accorti che anche i vincoli imposti, come avere, ad esempio, il minimo del 20 per cento dei contratti a termine, erano dei provvedimenti e delle ipotesi assolutamente insostenibili. E non vi siete resi conto, probabilmente, che interrompere un contratto a termine dopo 12 mesi mette soprattutto le piccole imprese in una condizione di impossibilità, e non potranno che rivolgersi alle aziende di somministrazione, con costi maggiori e creando delle vere prospettive di non lavoro.

Questa è la realtà con la quale andiamo a confrontarci, questa è la realtà contro la quale Forza Italia, anche con grande disponibilità, nelle Commissioni si è rapportata alla maggioranza.

E allora, proprio per dare un contributo, abbiamo pensato, e per questo mi rivolgo soprattutto agli amici della Lega, come potranno giustificare un'ipotesi emendativa come quella sulla quale adesso andiamo a esprimerci, che è un emendamento premiale per quegli imprenditori che hanno già regolarizzato le posizioni da tempo determinato a tempo indeterminato, con un'ipotesi che possa vedere una durata superiore a 24 mesi presso le imprese che nei dodici mesi precedenti hanno trasformato i contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato.

Ecco, a questi imprenditori come potrete dire che avete votato contro anche in questa occasione? Come potrete giustificarvi con gli imprenditori del Veneto, ma non solo? Come vi potrete giustificare con le aziende del Sud, che più di altre pagheranno queste cose? Pagheranno un provvedimento che penalizza i lavoratori, perché le aziende sono disponibili e possono assumere a tempo indeterminato o a tempo determinato se sanno che possono crescere nella produzione, ma, se non c'è crescita, non c'è spazio per il lavoro, e questa è la dimostrazione che avete un'idea di Stato assistenziale e non di uno Stato per il lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Solo per dire che, come Fratelli d'Italia, ci asterremo su questo emendamento per un motivo preciso, e cioè che consideriamo gli imprenditori non essere dei cagnolini ammaestrati a cui dare degli zuccherini ogni tanto se fanno i bravi o da punire, come fa questo decreto, se si reputano disonesti, poco onesti, e quindi da punire.

Capiamo la logica e la ratio dell'emendamento, abbiamo un idem sentire sul decreto in generale, ma in questo emendamento si entra in una logica che noi rifiutiamo di base. I limiti alle assunzioni a tempo determinato esistono già, sono congrui, sono logici; quelli che vengono introdotti con questo decreto non lo sono.

Non dobbiamo entrare, secondo noi, in meccanismi di lavoro tecnicistici all'interno di quella logica, quella logica va rifiutata. Quindi, comprendiamo la buona fede e l'intento dell'emendamento, ma in questo caso ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Grazie, Presidente. Come già diceva qualcuno, quando le cose si fanno troppo complicate è sempre meglio tornare alle basi. Se il vostro intendimento è scoraggiare i contratti a tempo determinato e incoraggiare quelli a tempo indeterminato, noi abbiamo un'obiezione alla quale non è mai stata data risposta; quindi, forse, nell'ambito di questo dibattito sarà possibile farlo.

Diminuite il costo del contratto a tempo indeterminato ben oltre quello che avete fatto nell'emendamento, che è la semplice conferma di quanto deciso dal Governo Gentiloni: più 11.328 persone all'anno, quindi nulla. Diminuite quel costo oppure diminuite il costo della stabilizzazione, cioè chi passa da un determinato a un indeterminato. Non fate quello che state facendo, perché è la vostra stessa relazione tecnica, Ministro Di Maio - che non è un trattato sociologico o un esperimento strano, ma è l'analisi degli effetti finanziari delle vostre scelte –che dice chiaramente che l'effetto del vostro provvedimento è, da un lato, aumentare la disoccupazione nei primi tre anni per gli effetti già ricordati, ma, dall'altro, un effetto che viene spesso dimenticato è che, siccome i nuovi contrattisti a tempo determinato lavoreranno per un periodo più breve e siccome la Naspi è parametrata a quanto hai lavorato, questa gente prenderà anche una Naspi più bassa dal 2020 in poi. Voi stessi nella relazione scrivete che l'effetto di questo provvedimento è aumentare la disoccupazione in questi primi tre anni e abbassare il sussidio di disoccupazione per i successivi anni.

Quindi, credendo ancora una volta alla buona fede, al fatto che vogliate incentivare i contratti a tempo indeterminato, non abbiamo mai avuto risposta a questa semplice domanda: perché non trasformate tutto questo in un sostanzioso sconto fiscale per la stabilizzazione oppure per l'assunzione a tempo indeterminato e cancellate questi vincoli assurdi al contratto a tempo determinato? Perché avete deciso di non fare così?

Se nel corso di questo dibattito avremo una risposta a questa domanda, forse le ore che stiamo per passare qui dentro avranno un minimo di senso, per lo meno per la qualità del nostro dibattito e del nostro impegno civile e politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Musella. Ne ha facoltà.

GRAZIANO MUSELLA (FI). Grazie, Presidente. Allora, molto brevemente, non è comprensibile l'urgenza di questo decreto; forse era più comprensibile una diminuzione delle tasse per imprese e per cittadini. Non è comprensibile la burocratizzazione con causali assurde, non sono comprensibili i maggiori costi per le riassunzioni e i rinnovi.

Ci bocciate le premialità alle imprese che assumono magari proponendo una diminuzione del cuneo fiscale o con altre agevolazioni fiscali.

Qui si parla di premialità alle imprese che assumono a tempo indeterminato: non costa nulla e dà la facoltà di assumere personale a tempo determinato pari al tempo indeterminato che è stato assunto nei dodici mesi precedenti. Quindi, credo che sia un emendamento che non costa niente e che dà la possibilità di maggiori assunzioni e meno precarietà. Non potete non accogliercelo questo e io mi rivolgo anche al Vicepresidente del Consiglio che è qui presente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Casciello, con il parere contrario di Commissioni, Governo e del relatore di minoranza del Partito Democratico e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.88 Giacomoni, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Noi fino a qui abbiamo apprezzato tutti negli interventi, la presenza del Ministro Di Maio nella giornata di ieri e in quella di oggi, e non posso che apprezzare anche la presenza di tanti sottosegretari, non soltanto quelli dei Ministeri interessati al provvedimento.

Adesso, però, mi domando se questa presenza abbia un senso, perché, a fronte di tante domande che pure le opposizioni stanno ponendo al Governo e ai relatori, non arriva nessuna risposta, mentre per esempio osservavamo che il Ministro Fraccaro sta attraverso le agenzie comunicando che avremo di qui a, non mi ricordo bene, tre anni, due anni, 62.400 nuove assunzioni sugli under 35. Io avrei piacere di capire in base a quale calcolo queste assunzioni vengono determinate dal Ministro Fraccaro, e mi piacerebbe fare qualche considerazione, perché tanto si è dibattuto dei posti di lavoro che il presidente dell'INPS aveva invece detto si sarebbero perduti.

Ma veniamo all'emendamento. Noi qui parliamo dell'ennesimo emendamento che interviene sulle causali introdotte dal decreto-legge “dignità”, dal decreto-legge cosiddetto Di Maio. Io non discuto la buona fede del Ministro: ho potuto apprezzare nella scorsa legislatura il lavoro del sottosegretario Cominardi, del relatore Tripiedi. Però se tutte le categorie, come vi abbiamo detto in questi giorni, se tutti i parlamentari con più o meno esperienza in diversi settori, se tutte le opposizioni, anche con idee e storie politiche diverse, alla fine arrivano a condividere emendamenti di merito, vorrà dire che qualcosa forse dovete ascoltare, dovete capire, vorrà dire che non tutto quello che avete in mente voi è dalla parte del giusto. Io non capisco la rigidità che si è voluta tenere, il comportamento così rigido nel non ascoltare la voce di nessuno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 19)

RENATA POLVERINI (FI). Questo emendamento parla di grandi aziende. Io ero una sindacalista, parlavamo sempre del famoso contratto a termine delle Poste che portò poi tanti contenziosi, e attraverso i contenziosi si arrivò alla stabilizzazione. Ecco, finalmente noi abbiamo negli accordi sindacali la possibilità di trasformare quei contratti a termine, attraverso un percorso ben delineato sempre dal ruolo della contrattazione, in un lavoro stabile. Ecco, non si capisce per quale motivo voi volete introdurre un elemento di disturbo anche su questa tipologia di contratto.

Ma è possibile che non vi fidiate di nessuno? Non vi fidate della maggioranza, perché tra di voi mi pare che forse questo silenzio altro non è che non condividere oggettivamente e totalmente questo provvedimento. Non vi fidate delle opposizioni. Non vi fidate delle aziende. Non vi fidate delle associazioni dei lavoratori. Non vi fidate di nessuno! Ma almeno fidatevi di una storia contrattuale importante che c'è in tante grandi aziende, attraverso la quale con dei contratti a termine si entra, e poi con un percorso ben delineato, quindi senza abusi, si arriva ad una stabilizzazione. Io non vorrei che un percorso così delineato invece, con l'introduzione di questa causale che, abbiamo detto, può originare tanto contenzioso, possa essere interrotto. Allora faccio appello per l'ennesima volta al Ministro, al Governo e alla maggioranza perché si voglia in qualche modo rivedere la posizione di assoluta rigidità sulla questione delle causali. Qui, ripeto, sapete perfettamente che non abbiamo condiviso le modifiche introdotte dal Jobs Act, e molti di noi abbiamo storie diverse, l'ho già detto; ma è possibile che su questo ci ritroviamo tutti uniti e ad avere ragione siete sempre e soltanto voi? Ecco, mi aspetto, oltre alla presenza, ripeto, che continuo ad apprezzare che ci sia, vista l'autorevolezza del Ministro Di Maio, un intervento almeno in questa direzione.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pollastrini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà. Polverini! Polverini. Onorevole Polverini. In effetti non dicevate le stesse cose. Prego, onorevole Gribaudo.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia condivisione rispetto a quanto è stato ora espresso dalla collega Polverini, perché evidentemente noi abbiamo dei numeri molto diversi. Visto che abbiamo la presenza del Governo in Aula, che ha seguito anche la discussione generale, io penso sia effettivamente una richiesta di buonsenso avere un chiarimento su dei numeri che a noi decisamente non tornano. Gli unici numeri che conosciamo ad oggi sono quelli di coloro che già ci stanno scrivendo e che continuano a ricevere le lettere di licenziamento. Non abbiamo altri numeri; se esistono dei numeri che invece ci confermano cose diverse, siamo molto curiosi di ascoltarli in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.88 Giacomoni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre le relatrici di minoranza hanno espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.90 Caon.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Presidente, devo necessariamente riprendere le considerazioni che ha fatto poc'anzi la collega Polverini. Devo dire che l'atteggiamento dell'opposizione, sia in Commissione che in Aula oggi, è un atteggiamento di collaborazione, inteso a favorire una discussione nel merito; e mi pare che le proposte emendative siano proposte emendative che nella gran parte non stravolgono il senso del decreto-legge: eventualmente cercano di limitarne i danni.

L'emendamento che voglio ora presentare mette in gioco una terza entità nelle dinamiche contrattuali, che sono le agenzie di lavoro. Questo è un argomento che tratteremo diffusamente, purtroppo tratteremo diffusamente nell'articolo 2, nel disgraziato, sciagurato articolo 2 di questo decreto-legge “dignità”, e avremo modo di comprendere quali gravi danni può provocare; però in questa particolare fattispecie l'emendamento proposto è un emendamento che, in considerazione delle finalità dell'attività delle agenzie per il lavoro, che è quella di fornire competenze, di fornire manodopera alle aziende, propone di inserire tra le causali che prevedono la possibilità di prolungare fino a 24 mesi il contratto a tempo determinato anche il contratto commerciale che si instaura tra l'agenzia per il lavoro e l'azienda utilizzatrice.

Di nuovo, lo ribadisco, lo ribadisco con forza: è un emendamento che in alcun modo stravolge il senso del decreto-legge, ma semplicemente tiene conto della realtà che oggi viviamo nelle nostre aziende, nei rapporti tra agenzie per il lavoro e aziende utilizzatrici; e quindi credo che sia veramente di buonsenso poter considerare il rapporto di lavoro tra agenzia per il lavoro e azienda utilizzatrice come una delle causali che consentono l'accesso alla proroga a 24 mesi del contratto a tempo determinato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.90 Caon, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre la relatrice di minoranza di Forza Italia ha espresso parere favorevole e la relatrice di minoranza del Partito Democratico si rimette alle valutazioni dell'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.118 Osnato, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo nonché del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre il relatore di minoranza di Forza Italia ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.121 Osnato e 1.79 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del PD e il parere favorevole del relatore minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.56 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Presidente, intervengo giusto pochi secondi perché a me hanno insegnato che una legge deve trasformare il disordine in ordine; quando invece una legge trasforma l'ordine in disordine, c'è qualcosa che non torna, e in questo c'è il senso del nostro emendamento. Sulla base della formulazione attuale del decreto, se il primo contratto ha una durata di dieci mesi e viene rinnovato per due mesi, è assoggettato alle causali; se invece lo stesso contratto di dieci mesi viene prorogato per due mesi, non è assoggettato alle causali, quindi c'è una differenza di disciplina tra rinnovo e proroga nella stessa situazione. A che cosa sia dovuta questa disciplina differente non mi è dato di comprendere. Credo che, come non è dato a me di comprendere il senso di questa disciplina, ancora di meno lo è dato al piccolo imprenditore o al piccolo datore di lavoro non imprenditore che dovrà applicare questa norma. Come al solito, siamo qui ad aumentare le difficoltà dei datori di lavoro e a creare delle situazioni di incertezza con delle formulazioni normative che sono mal pensate e scritte peggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, proprio rispetto all'ultimo intervento, è la differenza tra rinnovo e proroga che può creare dei grossi problemi. Volevo fare una proposta - volevo farla prima, ma la faccio adesso - al Vicepresidente Di Maio, Ministro del Lavoro, che è questa, sfiorata prima da altri interventi: introdurre nelle aziende piccole - ce ne sono tante in Veneto, in Lombardia, ma anche nel Centro Italia - una contrattazione collettiva aziendale con la quale si va a stabilire di legittimare anche le causali. Mi spiego. La contrattazione collettiva è uno strumento importante, le parti si ritrovano attorno a un tavolo, se noi diamo la possibilità alle parti di definire per singole aziende o comparti delle causali specifiche, probabilmente supereremmo anche il problema che diceva il mio collega adesso.

Ministro Di Maio, le chiedo questo, se può - magari mi dirà di no, ma si segni questo passaggio, perché secondo me è voluto dal territorio, non dalle categorie, ma è voluto dai singoli imprenditori -: trovarsi attorno a un tavolo, definire delle causali specifiche in una contrattazione collettiva specifica di tipo aziendale. Se mi ascoltasse, mi farebbe una grossa cortesia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.56 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.306 Magi e 1.309 Rizzetto.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, non nascondendo lo stupore per il parere contrario di Governo e Commissione su un tema su cui l'attuale maggioranza aveva preso posizioni molto nette e molto chiare, e che riguarda e tocca da vicino la nostra attività, l'attività dei parlamentari, ritiro questo emendamento, che sarà trasformato in un ordine del giorno, ovviamente anche a firma degli altri colleghi che lo volessero e che hanno presentato un emendamento analogo.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, ritengo che il tema sia conosciuto dal Ministro Di Maio e anch'io ritengo di dover ritirare questa proposta emendativa, stupito dal fatto che ci sia un parere negativo. Chiedo al Ministro Di Maio di intervenire ora in Aula per cercare di capire se ci sia la volontà da parte dell'Esecutivo di poter trasformare questa proposta emendativa in un ordine del giorno e di votarlo assieme, rispetto ad un diritto che secondo noi è sacrosanto, per poi cercare di fare qualcosa - come oramai si suole dire molto spesso in quest'Aula - entro i prossimi provvedimenti. Quindi, ritiro la proposta emendativa, Presidente, e la trasformeremo assieme ad altri colleghi in un ordine del giorno, però vorrei sentire la voce del Ministro Di Maio sul tema.

PRESIDENTE. Gli emendamenti sono quindi ritirati.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Gli emendamenti sono ritirati, onorevole Fornaro, quindi non le posso dare la parola. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.138 Zangrillo. Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.138 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del PD e il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.122 Rizzetto e 1.144 Lepri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, questa è una proposta che a noi pare tra le più sensate, ovvero: qualora dovesse esserci una proroga all'interno dei primi dodici mesi, questa proroga - che da cinque passa a quattro nell'arco dei ventiquattro mesi - questa è una proposta che dice che non viene applicata la causale al rinnovo o ai rinnovi entro i dodici mesi. Perché, Presidente, una proposta del genere? Innanzitutto per venire incontro al mondo dell'impresa. I rinnovi all'interno dei dodici mesi, che, tra le pieghe del decreto, possono anche essere completamente - rispetto al primo contratto, alla prima tranche di contratto - acausali, con questa proposta noi cerchiamo di andare fondamentalmente vicino, incontro alle aziende, che di fatto devono conoscere il lavoratore.

È assolutamente improponibile anche entro i dodici mesi proporre una causale su di una persona che tu conosci poco, sai poco come lavora ed eventualmente la stessa persona potrebbe adire - è in controtendenza rispetto al contratto stesso - qualche giudice o rivolgersi a qualche avvocato proprio perché nei dodici mesi effettivamente l'azienda vuole testare la persona stessa. Voi lo sapete insomma, o per lo meno più di qualcuno qui dentro lo sa, se qualcuno dei colleghi ha avuto un'azienda, ha lavorato in un'azienda o proviene da un territorio dove ci sono molte aziende, e spero che ce ne siano molte in tutta Italia evidentemente, però sa perfettamente che entro i dodici mesi la persona è quasi ancora in prova, al netto di contratti che danno i 90 giorni di prova. Però, noi chiediamo questo: chiediamo che non ci sia una specifica causale entro le proroghe che vengono fatte.

Ci sembrava - e ricordo l'emendamento precedente o uno degli emendamenti precedenti - addirittura più interessante mettere le causali dopo e non prima. Questo, secondo me, poteva essere un iter virtuoso dello stesso provvedimento, proprio per affiancare sia lavoratori sia aziende nel cercare, in primo luogo, di capire meglio il provvedimento stesso e, in secondo luogo, non mettere i bastoni fra le ruote alle stesse.

Stiamo vivendo, Presidente Rosato, in un periodo in cui le aziende, soprattutto piccole e medie imprese, stanno cercando, con difficoltà e con le unghie, di uscire da un periodo drammatico di crisi. Non possiamo in questo momento mettere orpelli e caricare queste aziende di consulenti del lavoro e di avvocati per cercare quanto meno di poter garantire loro un futuro rispetto a quello che vogliono fare in modo fondamentale, in modo prioritario, che significa lavorare. Lavorare in un'azienda laddove essa sia - infatti è poco importante laddove questa azienda è localizzata - significa avere meno orpelli, meno legacci, meno avvocati tra le aziende che devono occuparsi di altro e cercare di agevolare questo percorso significa non mettere le causali, soprattutto nei primi tempi quando effettivamente queste aziende potrebbero - lo rinnovo - testare, conoscere e provare. Questo non lo diciamo soltanto noi: lo dicono i dati che recentemente sono usciti. Sono molti i contratti di lavoro a tempo determinato in questo momento, senza lo 0,5 per cento in più a rinnovo, senza le indennità suppletive del licenziamento, senza - lo rinnovo - gli orpelli che ci sono all'interno di questo articolato, che hanno confermato tanti posti di lavoro. È quella, forse, la vera dignità ma sicuramente non questa, non questa che mette a rischio le aziende ma, in seconda battuta e non meno importante, anche gli stessi lavoratori che da oggi in poi si troveranno, Presidente, con un grande punto interrogativo - e concludo - perché diranno: “Ma cosa sarà del mio contratto? Verrà rinnovato? L'azienda avrà paura di andare a pagare di più per il sottoscritto?”. Però - e non mi piacerebbe che passasse un messaggio che probabilmente e purtroppo passerà, al netto di qualche clamore mediatico istantaneo - non vorrei che fra qualche mese saranno gli imprenditori ad essere i cattivi rispetto a questo provvedimento. Noi ve lo stiamo dicendo. Non vorrei che la colpa dopo andasse agli imprenditori che sono dei tagliagole e che non rinnovano i contratti…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). …perché se questi non sono messi - e concludo - nelle condizioni e nelle facoltà di poter rinnovare liberamente i contratti non lo faranno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Questo decreto, come ho già ha avuto modo di dire ma è utile ripeterlo, è al contempo dirigista e rigidista, dirigista e rigidista perché contemporaneamente si impone, dallo Stato, con un metodo direttivo e rende le regole molto più stringenti e anche vincolanti. Ebbene, noi con questo emendamento vogliamo provare a correggere questo impianto dirigista e rigidista e lo facciamo con due mosse: da una parte sopprimiamo quel capoverso, cosicché tutte le causali verrebbero d'un colpo eliminate; dall'altro, diciamo che occorre almeno correggere le tante imperfezioni di questo decreto, ad esempio mettendo sullo stesso piano il rinnovo e la proroga almeno nel termine del primo anno.

Vorrei anche dire, in conclusione, che noi non abbiamo nulla, anzi ammiriamo il lavoro importante degli avvocati e dei consulenti del lavoro, ma ci piacerebbe non solo che lavorassero di più - magari sono i 60.000 in più che il Ministro Fraccaro ha previsto - per spaccare il capello delle tante regole in più che avete introdotto, ma magari, con un'economia che cresce e che voi invece non fate crescere, pensiamo ad avvocati che possano definire nuovi contratti per esportazioni all'estero e nuove assunzioni di lavoratori che ci servono, appunto, per nuove esportazioni. Noi abbiamo questa idea: che l'impresa debba crescere con meno vincoli, perché imprese e lavoratori, insieme in un disegno virtuoso, possono far crescere l'economia. A noi pare che invece il disegno qui sia esattamente opposto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.122 Rizzetto e 1.144 Lepri, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.142 Zangrillo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FI). Grazie, Presidente. In effetti, ascoltando anche l'intervento dei colleghi che mi hanno proceduto, se da italiano non si può che manifestare preoccupazione per questo decreto, che in realtà crea disoccupazione e precarietà, va riconosciuto - e in questo il collega che mi ha preceduto in effetti mi ha dato uno spunto interessante - che per la classe forense, di cui con modesto contributo faccio parte, in effetti si realizza sicuramente un incremento dei carichi di lavoro e, in qualche maniera, mi sento quasi di ringraziare il Ministro per questo importante sforzo, perché mi sono immaginato, per un attimo, nel ruolo dell'avvocato dinanzi al quale si presenta un lavoratore che richiede il significato giuridico di parole come “temporanee, significative e non programmabili” e credo che in effetti, nell'alea di diritto che contraddistingue ogni parola, qui siamo nell'ambito dell'opinabile. Al primo anno di giurisprudenza ci sono docenti, avvocati e colleghi, che hanno sicuramente una cognizione di diritto ben più ampia della mia, che ti insegnano, però, che la norma deve essere connotata da principi di astrattezza e generalità, ma qui non siamo nel campo dell'astrattezza e della generalità: qui siamo nel campo dell'indeterminatezza e della genericità e, pertanto, nel momento in cui dovesse entrare in vigore questo testo inevitabilmente si aprirebbe un contenzioso che certamente farebbe contenta la classe forense e che darebbe lavoro a consulenti, ad avvocati giuslavoristi e a giudici, oltre che alle burocrazie del mio precedente intervento.

Vi è la possibilità, che in realtà noi abbiamo sintetizzato sia nell'emendamento 1.138 che nel 1.142, di superare questa situazione di conflittualità, che non è latente ma è del tutto presente e ben concreta nel testo come elaborato dal Governo e come modificato da quest'Aula, che porterebbe a un contenzioso certamente impegnativo non solo e non tanto per gli avvocati, che d'altronde avrebbero il loro lavoro, quanto per le aziende che si troverebbero esposte a un'ulteriore situazione di difficoltà.

Devo anche dire che, leggendo un po' la genesi di questa norma, non mi ha sorpreso scoprire che uno dei padri di queste disposizioni è una persona che, pur appartenendo a tutt'altra area politica rispetto alla mia e che stimo, il professore Alleva, ha rivendicato con diritto e anche con un senso di orgoglio la paternità del suo intervento. Il Ministero ha smentito che ci possa essere tale collaborazione ma sul giornale il manifesto il professore Alleva ha detto, invece, che lui ben contento rivendica. Lo dico agli amici che magari non hanno un percorso di sinistra: il professor Alleva viene dalla CGIL, da Lotta Continua. In Emilia Romagna esiste una lista che è più a sinistra di SEL: lui è il capogruppo di quel gruppo in regione e credo che questo ci dia la misura dell'impronta che connota il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.142 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo; mentre la relatrice del PD si rimette all'Aula e con il parere favorevole della relatrice di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.143 Lepri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Grazie, Presidente. Anch'io apprezzo, da un lato, la presenza del Ministro Di Maio oggi in Aula, però tramite lei vorrei veramente chiedere al Ministro se è consapevole degli effetti che il decreto-legge sta avendo sui lavoratori e sulle imprese. Infatti usare la decretazione d'urgenza è uno strumento che può essere molto pericoloso perché la decretazione ha un effetto immediato e il decreto è in vigore da quando il Consiglio dei ministri lo approva e, quando è approvato, già produce effetti sui lavoratori e le imprese. Poi però il decreto-legge, poiché deve essere convertito in legge, in questo iter subisce modifiche tramite gli emendamenti che vengono proposti e può avere altri effetti ancora. Per tale ragione, dal nostro punto di vista, un decreto non è lo strumento utile per affrontare un tema così delicato che coinvolge i lavoratori e le imprese. Dunque, pur sapendo che questo modo di procedere è assolutamente sbagliato, le intenzioni sicuramente sono quelle giuste ossia creare meno precarietà e ridurre anche i contratti a tempo determinato ma le ricette, Ministro, sono veramente sbagliate. Un provvedimento che agisce sui lavoratori e sulle imprese deve essere un provvedimento ponderato: bisogna comprenderne fino in fondo gli effetti, bisogna ascoltare le parti sociali. Da qui anche l'emendamento 1.143 Lepri che proponiamo ora prevede le ipotesi individuate anche dai contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle organizzazioni sindacali. Ripeto che il decreto produce pesanti rigidità: glielo abbiamo dette veramente in tutti i modi. Io provengo dal Veneto, ascolto le sollecitazioni e i contributi che vengono dall'esterno: non era mai accaduto forse che così tanti imprenditori si riunissero in assemblea per dire no al decreto-legge, per dire che le ricette del decreto, soprattutto in questa fase, sono ricette sbagliate perché la cosa che non possono sopportare le imprese è l'incertezza di sapere quali saranno le ricette per affrontare il problema dell'occupazione. L'occupazione ha raggiunto il suo massimo di oltre 23 milioni di occupati: è un risultato che oggi comincia a traballare e i dati Istat, come è stato detto in precedenza, segnano un'inversione di tendenza. E invece, Ministro, bisognerebbe tenersi stretto questo risultato, tenuto conto che il PIL è ancora otto punti sotto il livello del 2008 e che l'occupazione generalmente segue il PIL e siamo in una fase di rallentamento sia per la questione dei dazi sia perché siamo alla fine del quantitative easing. Dunque in situazioni di questo tipo sarebbe consigliabile procedere con gradualità e prudenza. Invece, Ministro, il suo decreto-legge sembra aver messo tutti gli ostacoli possibili ai contratti a termine attraverso il combinato disposto di tante cose che non vanno ovvero le causali, l'aumento dei costi e la riduzione delle durate. La ricetta, invece, che noi proponiamo e che sarebbe la soluzione migliore è favorire uno scivolo verso le trasformazioni del contratto a termine in contratti stabili e, per far questo, bisogna continuare l'incentivazione dei contratti a tempo indeterminato perché porre la mordacchia ai contratti a termine e limitarne l'efficacia non significa aumentare l'occupazione - mi pare evidente - ma significa semplicemente aumentare la precarietà perché dopo dodici mesi molte imprese saranno costrette a non rinnovare i contratti e molti lavoratori, come ci viene comunicato ogni giorno, saranno lasciati a casa a partire da quando il decreto-legge sfortunatamente è entrato in vigore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.143 Lepri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole delle relatrici di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo all'emendamento 1.134 Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Ritiro l'emendamento 1.134 da me presentato.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.146 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Vorrei che si prestasse attenzione: lo dico soprattutto al gruppo della Lega che forse è più interessato in prima persona rispetto al MoVimento 5 Stelle. L'emendamento in esame non rappresenta alcuna forma di privilegio, non rappresenta alcuna forma di regalia. Si tratta di fare chiarezza e di far sì che i provvedimenti che sono al momento esistenti e, in particolare, mi riferisco a questo decreto-legge non vadano a colpire il lavoro che viene fatto dalle tante e tante persone preparate, molte volte molto più preparate di noi, che assistono il lavoro dei parlamentari, che assistono il lavoro nei gruppi regionali, che aiutano il lavoro non soltanto dei parlamentari e dei consiglieri ma che ci permettono di prendere le decisioni nel modo migliore e di studiare anche laddove noi da soli a volte non riusciamo. Sono persone qualificate e preparate. Si tratta di fare chiarezza in un sistema che - è inutile prenderci in giro - è opaco. Lo chiediamo con fermezza e, ripeto, non si tratta di un privilegio, non si tratta di una regalia: si tratta di considerare le persone che lavorano per tutti noi come persone a cui garantire un contratto di lavoro regolare che abbia - questa è la nostra richiesta - la durata del mandato legislativo che fa il parlamentare o il consigliere regionale. Si tratta quindi, ripeto, di togliere l'ambiguità che troppe volte ha fatto sì che anche in questo Palazzo come in altri palazzi si utilizzasse ambiguità e opacità per avere rapporti di lavoro a volte non regolari con persone che ci assistono.

Quindi, mi sembra che sia un fatto giusto e io, su questo, pur apprezzando la decisione degli altri gruppi parlamentari, perché è una decisione assolutamente trasversale, di presentare un ordine del giorno, vorrei che su questa particolare proposta emendativa si esprimesse l'Aula. In particolare, chiedo al Movimento 5 Stelle, che già in passato se n'era occupato dall'altra parte dei banchi, e alla Lega che è interessata anche in prima persona, visto che si tratta di gruppi consiliari nelle regioni nelle quali al comando vi è la Lega, di prendere in considerazione questa proposta emendativa e quindi noi vorremmo che diventasse una proposta emendativa di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Per cambiare il parere in positivo.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.146 Serracchiani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo all'emendamento 1.156 Schullian.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, ritiriamo l'emendamento, però il problema esiste. Il problema attiene sempre a quello già trattato, è identico a quello trattato con l'emendamento precedente; il problema esiste per i dipendenti interessati, i lavoratori a tempo, e una soluzione va cercata e trovata.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo, dunque alla votazione dell'emendamento 1.188 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Presidente, giusto due secondi per spiegare il senso di questo emendamento. Allora, allo stato attuale, il lavoratore a termine gode di un diritto di precedenza per le assunzioni successive che il datore di lavoro fa a tempo indeterminato per la stessa mansione per la quale è stato stipulato il contratto a termine. Ora, poiché il decreto n. 87 introduce questo meccanismo dei dodici mesi a causali, lascia presumere un incremento del turnover della rotazione proprio all'esito dei dodici mesi, come più volte è stato detto finora. Riteniamo che sia il caso, per tamponare questo effetto perverso della normativa - probabilmente non voluto, ma che ci sarà - di rotazione del personale ogni 12 mesi, di introdurre un diritto di precedenza per le assunzioni con riferimento alle successive assunzioni con contratto a termine di persone e lavoratori che hanno già svolto un periodo di contratto a termine sulla base del nuovo ordinamento, cioè la causale; quindi il lavoratore che ha svolto almeno sei mesi con un contratto di lavoro a termine a causale, ai sensi dell'articolo 87, deve avere un diritto di precedenza per la successiva assunzione per la stessa mansione con un successivo contratto a termine e l'obiettivo è evitare di incentivare meccanismi di rotazione accentuate da detto turnover all'esito dei dodici mesi, cioè all'esito del primo anno di contratto a termine.

WALTER RIZZETTO (FDI). Scusi Presidente, forse mi son perso io, ma siamo all'emendamento 1.148?

PRESIDENTE. No, 1.188, a pagina 26.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo scusa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.188 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.148. Viscomi, 1.149. Rizzetto e 1.30. Zangrillo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, allora chiederei un attimo di attenzione, perché, secondo noi, è un passaggio fondamentale, visto che tutte le proposte emendative delle opposizioni vengono respinte. Abbiamo parlato, Presidente, delle causali, abbiamo parlato delle tempistiche da 36 a 24 mesi, e, in questo caso, parliamo, al comma 1, di sopprimere la lettera c), della possibilità che hanno i lavoratori fondamentalmente per poter fare una causa, ampliata da centoventi a centottanta giorni. Io penso, vedete, che non sia un atteggiamento giusto, unito a tutto il resto. Forse, preso da solo, poteva avere anche un senso; con un combinato disposto di quanto prima recitato, di quanto prima votato, è una tragedia; è una tragedia perché, a questo punto, le aziende una volta che non rinnovano un contratto o, per lo meno, che non riescono, anche in buona fede, a soddisfare i desiderata di colui o di colei che, di fatto, ha fatto parte o fa parte dell'azienda per un tempo determinato, ecco è bene che vi siano addirittura sei mesi - sei mesi - per poter elevare una causa. Ci sembrano troppi anche perché – e vado a chiudere, Presidente – c'è un dato che a me personalmente, rispetto alla maggioranza o a parte della maggioranza, sconvolge maggiormente: allora, se e qualora ci dovesse essere una causa di lavoro (e sappiamo perfettamente che nelle cause di lavoro l'azienda ha una posizione predominante, almeno nella testa dei giudici, rispetto al fatto che c'è addirittura un licenziamento illegittimo), Presidente, attraverso lei, ricordo al Ministro Di Maio che il Movimento 5 Stelle era in piazza a difesa dell'articolo 18, per cui dopo un licenziamento illegittimo non si va ad indennizzare, si va a reintegrare rispetto al posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Avete cambiato idea, avete cambiato idea. Quindi, c'è una causa, ci saranno dei giuslavoristi, ci sarà un tribunale, ci saranno gli avvocati e non ci sarà una reintegra nel posto di lavoro laddove ci dovesse essere un licenziamento illegittimo, ma per quanto mi riguarda ci sarà un indennizzo economico. Il licenziamento illegittimo, nella vostra nuova idea di diritto del lavoro, verrà normato secondo l'istituto di una reintegra non rispetto al posto di lavoro, ma di una reintegra economica, un indennizzo economico. Il licenziamento, leggiamo tra le righe di questo decreto, verrà indennizzato per molte volte e quindi io mi chiedo dove avete perso la bussola, al netto di essere più o meno d'accordo con quello che era e che è l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. State ripercorrendo le stesse orme di quello che fu, fortunatamente fu, uso questo tempo verbale, l'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi, siete la stessa cosa, sotto questo punto di vista, perché quando mi parlate di nuovo contratto a tutele crescenti a tempo indeterminato e quando mi parlate di indennizzo rispetto a un licenziamento illegittimo, Ministro Di Maio, lei è il nuovo Matteo Renzi, sotto questo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti). Attendevo, infatti, il loggione e infatti questa cosa non fa piacere né al Movimento 5 Stelle e neanche al PD, forse in questo potrete trovare una convergenza.

Ora veramente - e, a parte l'enfasi, Ministro - io chiedo quanto meno non dico un intervento ma una riflessione importante: ossia prevedere una possibilità, al netto del fatto che sono assolutamente d'accordo che, qualora vi fosse un punto di caduta rispetto ad un contratto di lavoro, sia giusto, corretto, virtuoso - ed è normato - che un lavoratore chiaramente elevi una causa al datore di lavoro, ogni tanto (non sempre) penso il contrario: cioè che, quando il datore di lavoro è messo nell'impossibilità di poter fare una causa per timore, questo non sia molto giusto.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). Però ritengo che sei mesi - e chiudo - in termini di possibilità siano veramente molti. Quattro mesi sono più che sufficienti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie Presidente. L'onorevole Rizzetto ha già espresso in modo efficace alcune delle perplessità che ci hanno spinto a presentare questo emendamento. Allora, io vorrei fare un una considerazione un po' più ampia.

La lettura di questo decreto dignità da parte delle imprese ha provocato un'onda di perplessità e di preoccupazione. Ora io credo che, di fronte a una situazione del genere, noi dobbiamo cercare di limitare i danni. Dobbiamo cercare di adottare delle soluzioni che consentano alle imprese di non pensare che questo decreto è stato costruito per andare contro chi vuole fare impresa in Italia.

Il termine per la presentazione di ricorsi di quattro mesi mi pare un termine assolutamente congruo, per dare la possibilità al lavoratore di valutare come tutelare i suoi diritti. Estendere questo termine di ulteriori due mesi, a prescindere dalla disciplina precedente (ora Rizzetto dice che, se fosse stato solo questo emendamento, avremmo potuto accettarlo, ma, considerato il disposto precedente, diventa veramente pesante), credo che sia in ogni caso veramente pesante e ritengo che il tempo di 120 giorni sia un tempo assolutamente congruo, per una persona capace di intendere e di volere, di valutare se decidere di presentare ricorso per tutelare i suoi diritti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie Presidente, giusto per riprendere l'esempio di prima dell'ordine e del disordine, direi tra Jobs Act di Renzi e decreto dignità di Di Maio c'è una differenza esattamente così: dall'ordine di quel decreto al disordine di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Perché, al di là della durata, centoventi, centosessanta o centottanta giorni, il principio di fondo è che mentre il Jobs Act cercava di uniformare le discipline, per venire incontro alle esigenze di certezza delle imprese, che hanno bisogno di regole chiare, non di regole balcanizzate e differenti per rapporti di lavoro tra loro differenti, voi invece riportate a differenza i rapporti di lavoro: 120 giorni nel Jobs Act per impugnare il licenziamento del recesso nel contratto a termine, che diventano per voi 120 per il licenziamento e 180 per il recesso. Qual è la giustificazione di questa diversità? Non la date. L'abbiamo chiesto tante volte in Commissione e nessuno ha fornito una risposta, perché una risposta non c'è. È proprio un problema concettuale quello di gestire le norme, come se fossero sistemi di ordine delle relazioni di lavoro e nelle relazioni organizzative che vi sfugge fin dall'inizio di quest'articolo 1.

Quindi, signor Presidente, la differenza – ribadisco - tra il Jobs Act e questo è che, quello, era ordinato e aveva un orizzonte preciso e un'identità precisa e, questo, invece, è - consentitemi di dirlo - un affastellamento di norme, una sull'altra, che spesso non hanno molto senso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.148 Viscomi, 1.149 Rizzetto e 1.30 Zangrillo, i pareri sono contrari di Commissioni e Governo e favorevoli dei relatori di minoranza

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

I successivi identici emendamenti 1.154 Murelli e 1.300 Polverini sono accantonati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.155 Rizzetto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Questo emendamento prevede un percorso virtuoso, che è quello che si attua - mi permetto di riferirmi anche a lei, Ministro Di Maio - nelle aziende, veramente. Pensare che chi ha svolto il lavoro a tempo determinato in un'azienda venga privilegiato poi nell'assunzione a tempo indeterminato è la visione giusta, corretta, di dignità e di rispetto di ogni singolo lavoratore. In questo caso sì, che si rispetta la dignità dei lavoratori! Si costruisce un percorso all'interno dell'azienda, il lavoratore naturalmente contribuirà al successo dell'azienda e giustamente verrà stabilizzato nel rapporto di lavoro. Questo è un emendamento sul quale io invito tutti a prestare la massima attenzione, perché va veramente nella direzione giusta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.155 Rizzetto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'emendamento 1.157 Soverini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie Presidente. Onorevole Ministro Di Maio, mi rivolgo direttamente a lei, per dirle che anche noi condividiamo - credo insieme a molti altri di questa Assemblea -delle preoccupazioni che sono alla base di questo decreto.

Possiamo dire che il precariato sta deprimendo un'intera generazione di giovani e che, forse, sta deprimendo anche una generazione di non giovani. Questo è un problema che anche noi sentiamo, e sicuramente la priorità della politica è dare stabilità a chi ha un lavoro, dare un senso del futuro a chi lavora.

Lo diciamo, facendo riferimento a un Paese che ha un bassissimo tasso di laureati e, quindi, ha un alto tasso di persone con carriere destinate al precariato. Sto dicendo “carriere”.

Tutti questi problemi sono reali e sentiti anche da noi, però ci sembra un po' improprio raccogliere queste preoccupazioni in un decreto che si richiama al principio della dignità. Qui non siamo di fronte a degli schieramenti che si contrappongono sul principio di dignità, anche perché il lavoro è dignitoso sempre. Lo è per definizione, lo è anche quando non è remunerato: si chiama volontariato. L'unica eccezione della dignità è la schiavitù. Di certo non è dignitosa comunque l'assenza di lavoro e non è dignitoso ciò che lo impedisce.

Allora, noi siamo qui con un concreto emendamento, che riguarda una contraddizione di questo decreto, un decreto che si richiama alle PMI, perché il lavoro in Italia è nelle PMI. Bene, noi diciamo alle PMI che vogliono innovare, che partecipano a bandi regionali europei che richiedono una relazione a due anni e tre anni – i progetti di innovazione richiedono tempo - che non possono assumere per il periodo di un progetto di innovazione un giovane laureato.

Qui noi penalizziamo l'innovazione, penalizziamo l'occupazione dei laureati nelle piccole e medie imprese, e questo, a nostro parere, è un danno assai grave (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.157 Soverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre le relatrici di minoranza si sono espresse per l'astensione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.161 Rizzetto e 1.164 Mandelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, brevemente, questa è una cosiddetta norma transitoria, ovvero far partire il decreto-legge dal 1° gennaio 2019. Questo non per fare ostruzionismo nei mesi al decreto-legge stesso: semplicemente per dare la possibilità alle aziende di organizzarsi, di cercare di masticarlo meglio, di capire, di mettersi anche d'accordo con i propri dipendenti, per cercare evidentemente di non fare in itinere dei danni che dopo possono essere peggiori rispetto a quanto effettivamente potrebbero fare tra qualche mese. Quindi, secondo noi è cosa buona e giusta portare in avanti le decisioni che prenderemo all'interno di questo provvedimento, per far loro quantomeno avere un inizio dal 1° gennaio 2019.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, intervengo su questi due emendamenti, perché sono sottese a queste norme questioni che sono emerse anche in Commissione bilancio in merito alla stima degli effetti della riduzione del limite massimo di durata dei contratti a tempo determinato. Queste norme, che sono poi state modificate per quanto riguarda le proroghe e i rinnovi, dando un termine al 31 ottobre 2018, pongono due questioni rilevanti.

La prima, in ordine anche al regime che sarà applicato: l'applicazione del principio del favor nei confronti del lavoratore porterà sicuramente, con riguardo ai contratti che sono in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge, in particolare per quelli sottoposti a proroghe e rinnovi e che hanno già fatto i 24 mesi, a un regime che dovrebbe essere spostato al 31 ottobre. In realtà però questi contratti, avendo già completato il termine, per il principio del favor voi avete solo peggiorato la situazione mettendo quel termine del 31 ottobre: dovevate scrivere che le proroghe e i rinnovi erano, come poi è previsto qui nell'emendamento, assolutamente non applicabili a questo tipo di contratti, quelli in corso, se non con la nuova normativa a partire dal 1° gennaio 2019. Perché in questo modo voi vi troverete sicuramente non ad un picco di contenzioso, ma ad un contenzioso straordinario, che dovrà riguardare tutto questo primo regime, poi un secondo regime: voi avete operato una suddivisione fra diversi contratti con riguardo soprattutto alle proroghe e ai rinnovi, fino al 31 ottobre 2018 e poi comunque per i contratti in corso l'applicazione immediata. Vuol dire che per il principio del favor la reale portata della norma costringerà i giudici ad applicare la norma considerata più favorevole e a trasformare tutti quelli che hanno compiuto i 24 mesi in contratti a tempo determinato: è una conseguenza logica! In più c'è un'altra conseguenza. È evidente che per quanto riguarda il decreto-legge, voi avete proposto, attraverso l'approvazione in Commissione, un'applicazione, per i contratti sottoposti a proroghe o deroghe, al 31 ottobre 2018.

Quindi per i contratti per cui ancora non troverà applicazione la norma convertita, quindi la norma temporalmente attuata ora e attuabile ora, noi ci troviamo di fronte a un effetto modificativo che è stato posto alla precedente disposizione che era presente nel decreto legislativo. Che vuol dire? Non è un effetto sostitutivo o soppressivo: è un effetto modificativo. Il che vuol dire che i fatti avvenuti nel corso dell'applicazione temporale del decreto-legge troveranno un altro regime per quei contratti. Perché, come dice la Cassazione, ed è un orientamento ormai…

PRESIDENTE. Colleghi, pregherei maggior silenzio in Aula.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Ed è un orientamento ormai diffuso… Mi rivolgo al Ministro Di Maio tramite il Presidente, perché ponga mente a questo tema… Fa anche un sorriso, sono contento, lo faccio anche sorridere. È un tema importante, perché se non c'è una norma che ci dice qual è il diritto intertemporale che si applica, per il decreto-legge, rispetto a questa modifica che avete fatto accettandolo in Commissione al 31 ottobre per le deroghe e le proroghe, i giudici si troveranno a dover applicare sicuramente per i fatti avvenuti sotto la vigenza del decreto-legge, fino all'entrata in vigore della legge di conversione, la norma precedente, che prevedeva che per i contratti in corso per le deroghe e i rinnovi si doveva applicare la nuova normativa. Chiaro? Quindi su questo tema, per il diritto intertemporale, mi raccomando di fare una precisa valutazione rispetto al decreto-legge. E quel termine del 31 ottobre è un termine che secondo me dev'essere eliminato per i contratti in corso con riguardo alle proroghe e alle deroghe, soprattutto per quelli che hanno già realizzato i 24 mesi. Così quindi quanto alle due norme che abbiamo proposto, quella di fare entrare in vigore per i contratti in corso 2019, e per le deroghe e le proroghe in ogni caso non rendere applicabile ai contratti che avevano la previgente disciplina la nuova, mi sembra sia, come dire normale, considerare questi temi. Perché già per gli effetti indotti, gli effetti indiretti sul piano della copertura si era posto il tema. Io credo che sia necessario valutare questo.

Allora, il decreto-legge e gli effetti ora del decreto-legge sulla norma che noi modificheremo, l'effetto modificativo con riguardo alla entrata in vigore della legge di conversione. Il tema del “no proroghe e rinnovi”, che in ogni caso saranno sottoposti al principio del favor rispetto al giudice, e quello che voi volete come effetti rispetto al periodo di conversione.

PRESIDENTE. Grazie, collega D'Ettore.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Concludo semplicemente dicendo che secondo l'onorevole Brunetta avete avuto consigli da più parti, non so, burocrati; io credo che una vera audizione voi l'avete fatta sicuramente a porte chiuse con Checco Zalone, per fare questo tipo di provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.161 Rizzetto e 1.164 Mandelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre la relatrice di minoranza di Forza Italia ha espresso parere favorevole e la relatrice di minoranza del Partito Democratico si è rimessa all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.301 Epifani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, signor Ministro, uno dei rammarichi più grandi in questa discussione, in Commissione e qui, è che argomenti di buonsenso come quelli che abbiamo ascoltato negli ultimi interventi non sono assolutamente non solo accolti, ma mi pare neanche ascoltati. Ora, dal punto di vista dei tempi dell'efficacia delle norme nuove ci sono almeno tre problemi chiari.

Il primo: è stato fatto un chiarissimo errore quando si è emanato un decreto-legge che ha efficacia immediata senza mettere un tempo di decorrenza nel decreto-legge dell'applicazione dei nuovi istituti. Se sono rimasti a casa, alla Barilla o in quell'altra azienda, centinaia di lavoratori che avevano terminato i dodici mesi, nasce esattamente da questo fatto: che le imprese, nell'incertezza interpretativa della norma, quando si trattava di prorogare o rinnovare i contratti in essere hanno preferito mandare i lavoratori a casa.

Da questo punto di vista si è commesso un errore imperdonabile, che qualcuno ha pagato: ci sono centinaia di lavoratori che hanno pagato un errore commesso dal Governo quando ha approvato un decreto-legge senza fissare il punto di partenza dell'efficacia delle norme. Questo è il primo problema. Secondo problema: da quando far decorrere, adesso, nel decreto, le norme? Io ho suggerito in Commissione: dal 1° gennaio 2019, perché è logico dare alle aziende un minimo di tempo per organizzarsi, interpretare, aspettare i decreti attuativi del decreto-legge approvato. Se metti 1° settembre, come è stato detto, poi, a ottobre, il risultato è che procrastini l'incertezza e l'indeterminatezza nell'uso della norma da parte delle imprese. Altro errore. Infine il terzo errore: perché questo emendamento propone di far partire i nuovi contratti facendo rispettare i contratti in corso per rinnovi e proroghe? È stato detto adesso! Noi abbiamo lavoratori, ad esempio, che hanno già fatto i ventiquattro mesi e sono nella proroga e nel rinnovo vecchio: quando arriva la nuova norma, che succede? Si apre un casino, tra il diritto del lavoratore che dice “io, sulla base delle norme contrattuali delle leggi passate, posso finire i miei 36 mesi” e la nuova norma che gli dice il contrario. La stessa cosa vale per tutta una serie di tipologie, perché non è vero che sempre il primato della legge fa fronte alla norma contrattuale, perché in molti casi la giurisprudenza non l'interpreta così, soprattutto quando questa norma lede i diritti fondamentali del lavoratore. Quindi, avremo una serie di contenziosi. Io mi accaloro perché vedo una sciocchezza dietro l'altra, su cui non si vuole riflettere, fermarsi un attimo, e non sono cose che riguardano solo l'interesse dei lavoratori, sono cose che riguardano l'ordinato svolgimento di una fase di transizione nel passaggio da una norma vecchia a norma nuova. Vale per qualsiasi istituto, per qualsiasi tempo, per qualsiasi Governo, il fatto che non si vuole ascoltare è un segno di miopia e di stupidità politica di cui il Paese onestamente non aveva bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.301 Epifani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.160 Zan, 1.163 Tabacci e 1.174 Osnato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Presidente, torno anch'io su questa questione dei rinnovi e delle proroghe, e mi rivolgo tramite lei al Ministro Di Maio, sperando che quest'ultimo appello serva a far cambiare idea al Governo, per evitare veramente di portare le aziende e i lavoratori in una condizione di caos. E dico: mettere una data spartiacque come il 31 ottobre 2018 per i rinnovi e le proroghe, significa veramente creare un problema e una serie di contenziosi infiniti. Faccio un esempio.

Se il decreto entrerà in vigore, con la pubblicazione sulla GazzettaUfficiale, l'11 settembre, e il 31 ottobre 2018 decorre la nuova normativa per i rinnovi e le proroghe, significa che, in primo luogo, se le aziende vogliono rinnovare o prorogare secondo il vecchio sistema, lo dovranno fare tra il l'11 settembre e il 31 ottobre, con un aggravio di costi e con un marasma dentro l'organizzazione aziendale che creerà veramente molti problemi e molte difficoltà. Ma in ogni caso, anche quelli rinnovati e prorogati dopo saranno comunque oggetto di contenziosi, perché molti lavoratori diranno che per i rinnovi e le proroghe vale la situazione precedente. Dunque, mettere una data da cui far decorrere il nuovo sistema per i rinnovi e le proroghe significa veramente creare un caos per i lavoratori e per le imprese che produrrà veramente molti contenziosi. Per cui, la prima cosa che noi proponiamo con questo emendamento è di togliere la data del 31 ottobre.

Semmai, una data, come è stato suggerito da altri colleghi, va posta per la normativa che stiamo approvando e per la nuova entrata in vigore dei nuovi contratti a tempo determinato, e la data del 1° gennaio 2019 mi pare assolutamente plausibile. Dunque, voi non state introducendo una data da cui decorrono i nuovi contratti a termine, ma state introducendo una data da cui decorrono le proroghe e i rinnovi: è veramente una cosa bizzarra, che assolutamente creerà un sacco di problemi. Per cui, fermatevi, vi prego, Ministro. Considerate questo emendamento come importante e assolutamente indispensabile, per evitare un caos che altrimenti sarà assolutamente trasversale a tutte le imprese e a tutti i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.160 Zan, 1.163 Tabacci e 1.174 Osnato, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.159 Rizzetto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.173 Lucaselli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, mi sembra che sia sfuggito agli estensori del testo normativo il significato di rinnovo e proroga nell'ambito dei rapporti di lavoro, perché è evidente che la ratio della norma è quella di non estendere al passato il nuovo regime, che da un punto di vista sostanziale ci sta: sarebbe stato assolutamente scorretto andare retroattivamente a disciplinare quello che già era esistente con un nuovo regime normativo di natura assolutamente sostanziale. Ma rinnovo e proroga non costituiscono sempre una sorta di novazione, perché nel concetto di rinnovo e proroga - e il Consiglio di Stato in questo è pacifico - vi sono tutti i germi (nel senso positivo) del vecchio rapporto.

Quindi, se qualcuno ha ritenuto che rinnovare e prorogare volesse dire “novare”, ha ritenuto erroneamente che ci fossero queste realtà. Cioè noi stiamo sostanzialmente applicando a vecchi contratti un nuovo regime. Io penso che questo sia giuridicamente sbagliato e sarà facilmente impugnabile anche davanti alla Corte costituzionale, perché sostanzialmente noi andiamo ad applicare, sotto una veste non accettabile di rinnovo e di proroga, una nuova normativa a quello che è già consolidato.

Credo che il Governo dovrebbe riflettere su questo e limitarsi semplicemente a dire, come si fa nei casi, direi, fisiologici, che la nuova normativa si applica al nuovo e non è applicabile al vecchio. Rinnovare e prorogare vuol dire applicare al vecchio. Noi, ovviamente, voteremo favorevolmente su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Brevemente e ovviamente per sostenere questa proposta emendativa che, assieme ad altre, fa parte di una sorta di norma transitoria e per ricordare, in primis a me stesso, Presidente, che prima si parlava di differenza fra la destra e la sinistra. Semplicemente e simpaticamente per ricordare una cosa: che l'emendamento precedente, l'emendamento 1.159 a mia prima firma, dice esattamente la stessa cosa dell'emendamento 1.301 Epifani. Soltanto che la differenza sostanziale all'interno di quest'Aula è questa, almeno da come si evince: che noi, cioè Fratelli d'Italia, abbiamo votato a favore di un emendamento, secondo noi giusto e corretto, del collega Epifani; lo stesso emendamento, proposto invece da Rizzetto e, quindi, da Fratelli d'Italia, è stato votato in termini di astensione da parte del gruppo LEU (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi, semplicemente per sottolineare questa finezza che, secondo me, effettivamente dimostra attualmente quali sono di fatto le differenze anche all'interno di quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Per rafforzare il concetto del mio collega, perché noi siamo qui e a volte votiamo senza ideologia. Io voglio riportare al Ministro Di Maio quello che ho detto ieri, nel senso che io vi chiedo solamente una cosa che dovete promettere: di cacciare Boeri dall'INPS, perché non si può permettere, un burocrate, di offendere un Ministro quando si parla di un progetto, che lui condivida o meno.

Un'altra cosa che voglio dire è che voi, che vi state ammantando dei diritti dei lavoratori e che oggi parlate dei diritti dei lavoratori, siete quelli che hanno cancellato l'articolo 18 e avete reso l'Italia il Paese del precariato. Vorrei ricordare i dati dalla Sardegna, dove c'è il 56 per cento di disoccupazione giovanile. Quindi, quando votate cercate di farlo senza ideologia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.173 Lucaselli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.302 Lacarra.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carla Cantone. Ne ha facoltà.

CARLA CANTONE (PD). Presidente, mi piacerebbe tanto rispondere ad alcune provocazioni sull'articolo 18 ma lo evito perché mi piacerebbe sapere, quando io manifestavo in difesa dell'articolo 18 nelle piazze, dove erano quelli che adesso se ne fanno paladini. Ma lasciamo perdere e torniamo all'emendamento. Voi state modificando la legislazione per questi contratti con modifiche che creeranno moltissimi problemi ai lavoratori e alle imprese. Fuori di qui c'è una forte preoccupazione per chi è in scadenza. Provate a fare un sondaggio (siete abbastanza pratici): basta fare un clic e vi rendete conto della preoccupazione che c'è. E, allora, non si può cambiare da un momento all'altro, senza un ragionevole tempo. Date il tempo necessario. È un diritto soprattutto dei lavoratori interessati alle proroghe, quelle che sono in scadenza, perché questi lavoratori non sono dei birilli.

Allora, le proroghe che voi avete fatto non sono serie. Fate proroghe serie per i contratti in essere. Un mese non ha senso, è ridicolo. Noi abbiamo proposto il 1° gennaio 2019. Se non accettate provocherete una valanga di disoccupati e il pericolo è che la proroga di un mese comporterà davvero molti lavoratori senza lavoro. Provate a ragionare: che cosa cambia nella vita per voi da ottobre a gennaio? Ragionate se volete davvero dare una mano a quei lavoratori che oggi si trovano con contratti in scadenza e non sanno che fine faranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.302 Lacarra.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 20,28)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.303 Romina Mura.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Romina Mura. Ne ha facoltà. Scusi deputato; non riesco a vedere neanche il suo volto. Può spegnere il telefonino, per favore? C'è questo faro…grazie. Prego.

ROMINA MURA (PD). Presidente, io vorrei associarmi ai tanti colleghi che hanno valorizzato la presenza del Ministro Di Maio qui in Aula. Non lo faccio per semplice garbo istituzionale che, insomma, non guasterebbe ripristinare qui dentro dopo cinque anni trascorsi, grazie in particolare al MoVimento 5 Stelle, a dimenticarci che questa era un'Aula parlamentare, l'istituzione sovrana per eccellenza. Lo faccio, invece, con un altro obiettivo, che è quello di provare a sensibilizzare il Ministro, il Governo e i sottosegretari rispetto a una discussione che qui dentro è vera, è profonda. Di fatto ci sono delle storie politiche differenti fra loro, distanti anni luce le une dalle altre, che tutte stanno esprimendo delle preoccupazioni e le condividono. La preoccupazione è che questo decreto, al di là degli obiettivi nobili che pur si propone, possa creare un corto circuito nel mercato del lavoro italiano, ovviamente a danno dei più deboli che, di fatto, sono quelli che, invece, dite di voler proteggere maggiormente. La questione dei termini è una questione apparentemente tecnica e formale, ma è una questione che potrebbe veramente lasciare a casa migliaia di lavoratori. Voi, con il comma 2 dell'articolo 1, avete introdotto un regime transitorio, ossia avete stabilito, in linea generale, che le nuove regole del “decreto Di Maio” verranno applicate a partire dall'entrata in vigore della legge, salvo poi, per i rinnovi e per le proroghe, aver stabilito che le regole varranno a partire da ottobre (prima avevate scritto settembre e poi avete inserito, anche perché lo abbiamo sollecitato nel lavoro delle Commissioni, ottobre).

Avete di fatto creato un mese-buco e in quel mese cosa potrà succedere? Ecco questo interrogativo vi dovrebbe portare al buonsenso, perché si tratta veramente soltanto di una norma di buonsenso, e a seguire quanto vi sto proponendo e a quanto bene vi hanno proposto precedentemente al mio intervento gli altri colleghi. Proviamo a spostare questa data e noi proponiamo al 31 dicembre cioè le regole del decreto Di Maio si applicano anche alle proroghe e ai rinnovi a partire dal 1° gennaio 2019 per dare il tempo, così come è stato detto in maniera efficace, sia alle imprese sia ai lavoratori di prepararsi perché altrimenti, badate, agli occhi del Paese, che comunque in questi giorni sta vedendo in maniera chiara la vostra ambiguità, sembra e sembrerà sempre di più di vedere, da un lato, un Governo che dice, che racconta, che narra di proteggere i più deboli e, dall'altro, un Governo che strizza l'occhio a quelli che, ahimè, in quel mese di buco magari rinnoveranno e prorogheranno esclusivamente perché potranno utilizzare la normativa previgente. Quindi riflettete, avete ancora tempo, accogliete almeno l'emendamento, dimostrate che questa discussione parlamentare ha avuto e avrà un senso rispetto al vostro decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.303 Romina Mura, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole della relatrice di minoranza del PD e della relatrice di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.308 Zangrillo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cattaneo. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, Presidente. Con questo semplice emendamento chiediamo che venga lasciato un po' di respiro alle aziende, agli artigiani, a tutti coloro che dovranno avere a che fare con questo decreto-legge che, da quando sarà convertito, diverrà legge. Viene chiesto semplicemente che le nuove norme si applichino ai rinnovi e alle proroghe contrattuali successive al 1° gennaio rispetto al 31 ottobre, data che voi avete indicato. Nulla di che. Questo testimonia che Forza Italia sta cercando di condurre oggi in quest'Aula una battaglia non di ostruzionismo ma di buonsenso. Con l'emendamento in esame non chiediamo di stravolgere l'impianto o provvedimenti onerosi a cui dovete trovare coperture: chiediamo di dare un segnale di buona volontà a chi sta fuori nel mondo reale e mi permetto di dire che chiediamo anche di dare un segnale forse a quest'Aula affinché l'esercizio di analisi dettagliata degli emendamenti, uno per uno, non sia un esercizio di retorica fine a se stesso che stressa tutto il Parlamento: non vorrei che qualcuno poi pensasse che il Parlamento non serve più a nulla e sia possibile sostituirlo con altro. Chiedo, invece, che nel merito se c'è qualche emendamento di buonsenso, si possa accoglierlo. Voi avete promesso alcune cose sicuramente condivisibili ma il Paese reale va in una direzione completamente opposta. Avete promesso meno precariato ma, con il provvedimento in esame, noi avremo più disoccupazione perché lo sapete benissimo, è stato detto, molti dei ragazzi o anche non solo ragazzi che hanno contratti, ad esempio, a ridosso dei 24 mesi vengono chiamati per dire loro che rimarranno a casa e quindi andate a ingrossare non le file dei tempi indeterminati con la certezza del posto di lavoro ma le file dei disoccupati. Avete promesso meno burocrazia ma con l'inserimento delle causali avremo più contenziosi: gli unici che avranno più lavoro saranno gli avvocati giuslavoristi.

Avete promesso meno tasse ma avremo solamente più tasse sul tempo determinato e non un segnale che va nella direzione del detassamento del tempo indeterminato: il cuneo fiscale su cui noi vi abbiamo chiesto almeno di dare un segnale. Quindi vi chiediamo solo un po' di attenzione. Riconosco al Ministro Di Maio che ha avuto attenzione: l'ha avuta in Commissione e oggi è qua presente diligentemente. Non vorrei però che accadesse come si diceva a quegli studenti che lo studente si applica in classe ma i risultati non ci sono o sono insufficienti, questo solo la storia potrà dirlo. Ma, dopo che il provvedimento in esame sarà legge, temiamo purtroppo un'altra immagine figurativa che mi viene da evocare: quella in cui voi ci racconterete che l'operazione è perfettamente riuscita, peccato che il paziente sarà morto e il paziente è l'Italia, il paziente sono i tanti ragazzi che rimarranno senza un posto di lavoro e le tante imprese che purtroppo avranno la vita molto più difficile da quando il provvedimento sarà legge. Ripensateci e venite incontro ai nostri provvedimenti e ai nostri emendamenti costruttivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.308 Zangrillo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre la relatrice di minoranza del PD si rimette all'Aula, e con il parere favorevole della relatrice di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.190 Schullian.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà. Senza commentare, prego Fatuzzo.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, stiamo parlando dell'emendamento 1.190 Schullian nel quale si estende anche ai dipendenti degli enti pubblici, nel caso di licenziamento illegittimo, la indennità proporzionata al tempo in cui sono stati in servizio; noto purtroppo che si specifica - sull'emendamento in generale sono favorevole - che viene condannato il datore di lavoro “al pagamento di un'indennità non assoggettata a contribuzione previdenziale”: cosa vuol dire? Vogliamo lasciare senza pensione un lavoratore licenziato illegittimamente da un ente pubblico che ha 65 anni di età e gli mancano due anni per arrivare alla pensione, licenziato illegittimamente non trova altro lavoro e non avrà neanche la pensione? Licenziato senza giusta causa e senza pensione: non va bene. Dico a lei, Presidente, di far presente al Governo qui autorevolissimamente rappresentato dal Ministro che devono invece essere riconosciuti i contributi previdenziali anche nel caso di licenziamento illegittimo. Viva i pensionati: pensionati all'attacco (Applausi)!

PRESIDENTE. Fatuzzo, ha avuto il potere di unire maggioranza e opposizione in un solo applauso, complimenti (Applausi) e anche il Governo!

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). A prescindere dall'intervento che mi ha preceduto lo ritiro, grazie.

PRESIDENTE. Sta bene.

Ricordo che l'emendamento 1.196 è inammissibile.

Passiamo ai voti.

Indico la votazione nominale sull'emendamento 1.201 Gebhard, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della relatrice di minoranza del PD, e con il parere favorevole della relatrice di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56)

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.218 Pedrazzini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Petrazzini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO PEDRAZZINI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei tra le sue deleghe, che ha unito con tutti i Ministeri in maniera eccezionale, ha anche la delega agli affari sociali. Nella sua relazione programmatica che ha presentato alle Commissioni congiunte, ha dedicato poco meno di un minuto al tema e alle politiche sugli affari sociali e questo ci ha preoccupato in maniera importante, e con questo provvedimento vediamo che probabilmente sfugge l'impatto che queste norme possano avere sulla realtà, che ha ovviamente il contesto negli affari sociali, rappresentata dal terzo settore.

Dico questo perché? Perché questo emendamento, l'1.218, ha la funzione proprio di intervenire a far comprendere come la dinamica prevista dalla disciplina di questo decreto vada a impattare sui contratti a termine in maniera negativa per il terzo settore e questo perché, signor Ministro, lei dovrebbe sapere che il terzo settore non ha la possibilità di assumere con contratti a tempo indeterminato, quindi i contratti che può utilizzare sono solo a tempo determinato. Ebbene, il terzo settore è rappresentato dagli enti non commerciali, le cosiddette Onlus che hanno cambiato denominazione; questi enti verranno penalizzati proprio perché, avendo già anche il problema dell'IVA, la possibilità, essendo enti non commerciali, di scaricare l'IVA, saranno interessati da questo provvedimento che disciplina in maniera diversa i contratti a tempo determinato che graverà sul personale impegnato da queste società.

Allora noi chiediamo, signor Ministro, di riflettere su questo intervento. Abbiamo parlato con alcuni rappresentanti anche del suo Governo, ultimo confronto fatto proprio nella giornata di ieri, col sottosegretario Durigon, con il quale abbiamo avuto un confronto di condivisione sul contenuto di questo emendamento che purtroppo oggi ha trovato delle complicanze nelle motivazioni che non può essere accettato, perché? Inizialmente viene spiegato che va a impattare sul bilancio; non è così perché non c'è un euro di variazione con l'accettazione e la votazione positiva di questo emendamento. In secondo luogo, sempre da parte del Governo, viene evidenziata una criticità dovuta al fatto che manca la relazione dell'INPS. Ebbene, proprio la disciplina che gestisce e regolamenta il terzo settore, gli enti non commerciali, è già rappresentata nel suo limite previsto dalla normativa vigente, per cui anche questo aspetto può essere superato.

Allora, noi le chiediamo eventualmente di portare all'attenzione dell'Aula un ripensamento che possa intervenire davvero a modificare e ad accogliere questo emendamento, per non far pesare e gravare sul terzo settore il danno di un provvedimento che lascerà ovviamente molte criticità, non solo nelle aziende, nella storia delle imprese tradizionali, ma anche nella realtà sociale che queste imprese hanno, proprio in funzione solidale nei confronti delle istituzioni pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Grazie Presidente, solo per una correzione: è stato un mio errore nella lettura precedente. Su questo esprimiamo parere favorevole, per le stesse motivazioni che sono già state avanzate dal collega.

PRESIDENTE. Sta bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.218 Pedrazzini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole della relatrice di minoranza del PD e della relatrice di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.195 Zan.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD). Grazie, Presidente. Lo spirito e lo scopo di questo emendamento, visto che il provvedimento in esame esclude la pubblica amministrazione dall'applicazione di questo decreto, noi vorremmo estendere questa esclusione anche a tutte le start-up innovative che hanno bisogno di un sostegno ulteriore da parte del Governo, proprio perché in quanto start-up rappresentano la punta avanzata delle nostre imprese, quelle che aiutano anche il Paese a colmare il gap digitale, quelle che soprattutto sono formate da giovani volenterosi che mettono in campo la propria conoscenza, il proprio know-how, l'esperienza maturata all'estero, proprio per aiutare questo Paese, che è la seconda potenza manifatturiera europea a innovarsi e emanciparsi anche sul fronte delle imprese innovative, delle start-up. Ecco perché, Presidente tramite lei, noi vorremmo che il Governo fosse sensibilizzato da questo nostro intendimento, da questo nostro contributo, dando un parere favorevole a questo emendamento, che riteniamo essere importante non solo per l'oggi, ma soprattutto per il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.195 Zan, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole della relatrice di minoranza del PD e della relatrice di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.304 Silli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione – Commenti del deputato Silli ).

Non ho visto, non ho visto, siamo in votazione, quindi ora non intervenga, deve votare ...dopo il voto può parlare.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

GIORGIO SILLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (FI). Presidente, io spero di essere un politico mediocre, perché se, col mio intervento precedente alla votazione, avessi potuto convincere qualcuno a votare a favore, il mio emendamento sarebbe passato. Io francamente sono offeso, perché ho chiesto di parlare e che nessuno mi abbia visto mi sembra onestamente…

PRESIDENTE. E così è andata, non abbiamo visto dalla Presidenza, questa è la verità.

GIORGIO SILLI (FI). Ma io sono esterrefatto.

PRESIDENTE. E quando si è in votazione, si è in votazione. Può succedere con tanti voti, mi dispiace.

GIORGIO SILLI (FI). Ragazzi, allora vorrà dire che più avanti non siamo più in Aula ad ascoltare il dibattito o un intervento, Presidente…

PRESIDENTE. Può succedere, può succedere.

GIORGIO SILLI (FI). …perché parlate di democrazia diretta e non fate intervenire chi è votato per rappresentare…

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.194 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie Presidente. Con quest'emendamento noi chiediamo l'esenzione dalla nuova disciplina sui contratti a termine anche per gli enti equiparati alla pubblica amministrazione. Sicuramente immagino che il Ministro Di Maio sarà d'accordo con me, se dico che lo Stato dovrebbe essere il primo a non mettere a rischio le professionalità in settori strategici, come quelli della ricerca, della formazione o delle politiche attive, rispetto alle quali anche lei, signor Ministro, ha detto più volte che voleva tornare a investire.

Ecco, le do una notizia però. Con questo decreto lei, in realtà, non sta dando soluzione a quei lavoratori che vedono il loro contratto terminare. Ed evidentemente, se non troviamo una soluzione con questa proposta di emendamento, noi rischiamo di lasciarli a piedi, questi lavoratori così come gli altri, che evidentemente per tutti quegli enti che sono equiparati alla pubblica amministrazione si stanno già organizzando, perché non siamo nelle condizioni con questo decreto di garantire loro un futuro di stabilità. Altro che dignità, signor Ministro: siamo di fronte al decreto disoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.194 Gribaudo, con parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole del relatore di minoranza Pd e parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

L'emendamento 1.192 Mollicone è inammissibile.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.207 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Padoan. Ne ha facoltà.

PIETRO CARLO PADOAN (PD). Signor Presidente, intervengo a questo punto del dibattito, che è stato molto interessante e ha considerato molti aspetti del decreto in esame, per attrarre l'attenzione dell'Aula, ma spero soprattutto del Governo, su un aspetto che non è stato trattato esplicitamente, ma che io ritengo sia estremamente importante.

Mi riferisco all'impatto che questo decreto avrà sulle aspettative, sulle aspettative delle imprese, delle famiglie e dei mercati, e non tanto e non solo perché io ritengo che questo sia un decreto negativo per il Paese - questo lo valuteranno ciascuno dei soggetti interessati -, ma perché dà un'interessante indicazione di come questo Governo intende fare politica economica. E, quindi, il metodo seguito dalla costruzione di questo decreto immagino potrà essere replicato, andando più avanti, quando le misure da prendere saranno ancora più importanti.

Non voglio portar via molto tempo, ma solo darvi tre ragioni, per cui le aspettative generate da questo decreto sono negative per il Paese e penso che il Governo dovrebbe tenerne conto.

Primo aspetto, sono tutti fatti noti. Primo aspetto: il modo in cui si trattano i dati, sulla base dei quali le decisioni sono prese. Abbiamo assistito tutti alla questione della “manina”, salvo poi accertare tutti quanti che i numeri della disoccupazione indotta da queste misure sulla relazione tecnica erano quantomeno prudenziali. Quindi, lasciano il campo aperto a stime più negative. Quei numeri sono stati inizialmente rigettati, anche con una certa violenza, salvo poi che questo pomeriggio circolavano nei social altri numeri di un'altra relazione tecnica, relativa all'introduzione di misure di incentivi all'occupazione a tempo indeterminato, che questa volta invece, siccome si tratta di numeri positivi per il Paese e positivi per l'occupazione, venivano accettati senza discussione. Quindi, una sorta di un peso e una misura diverse, a seconda del tipo di numeri che escono fuori.

Secondo punto. Al di là dell'accettazione dei numeri, il cambiamento di idee dimostra intelligenza. Il Governo ha dimostrato di cambiare idea, quando ha capito - perché gliel'abbiamo detto in tanti, forse tutti - che mettere dei limiti all'occupazione a tempo determinato poteva avere solo effetti negativi e, se si volesse effettivamente incentivare l'occupazione a tempo indeterminato, ci vogliono incentivi. Questa è l'economia one-one, come si dice 1.1.

E questo a maggior ragione - lo ricordava l'onorevole Brunetta - in questa specifica fase del ciclo, in cui c'è un indebolimento, in parte dovuto alla congiuntura internazionale più debole, ma in parte dovuto - e qui c'è evidenza crescente - all'incertezza crescente che la politica economica annunciata dal Governo sta diffondendo nel sistema economico. Ma, al di là di questo, accetto con piacere che il Governo abbia dimostrato di cambiare idea e di dire che sono utili anche gli incentivi.

E allora arrivo al terzo punto, forse il più rilevante. Se sono gli incentivi che funzionano e ci sono numeri che cominciano a dimostrarlo, perché essere così limitati nelle risorse e, invece, concentrarsi su elementi che hanno un costo, come le causali? La risposta è banale, perché c'è un vincolo di bilancio. Accolgo con piacere il fatto che questo concetto venga accettato.

Ma allora - e ho finito - che cosa ci dice questo metodo di costruzione di un decreto economico così importante su quello che verrà, in particolare sulla costruzione della legge di bilancio, che ovviamente è basata allo stesso tempo su un vincolo aggregato che il Paese deve rispettare per i suoi interessi, ma anche una scelta? E, quindi, ci sarà la vera questione, che la politica economica sempre deve affrontare: scegliere. Ma scegliere in modo da generare certezza e non da generare incertezza. E sappiamo che la conseguenza dell'incertezza è una sola: non si fa nulla e si aspetta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.207 Serracchiani, con parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole il relatore di minoranza PD, favorevole il relatore di minoranza Forza Italia, parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.208 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie Presidente. Con questo emendamento, noi chiediamo la decontribuzione totale per le assunzioni a tempo indeterminato dei dottori di ricerca.

Ai dottorandi e ai dottori di ricerca il Partito Democratico in questi anni ha riservato un'attenzione particolare, perché crediamo che la forte migrazione di capitale umano, altamente specializzato, sia uno dei primi motivi di impoverimento economico, ma soprattutto culturale e scientifico per il Paese.

Per questo motivo lo scorso anno noi avevamo innalzato l'importo delle borse di studio di oltre il 10 per cento su base mensile, con uno stanziamento di 15 milioni di euro, e per questo, con la legge n. 81 del 2017, noi avevamo reso strutturale la dis-coll, cioè il primo ammortizzatore sociale per assegnisti e dottori di ricerca. Anche per loro è stato pensato questo incentivo, l'incentivo under 35, ma crediamo che serva qualcosa di più, la possibilità di assunzione a tempo indeterminato con decontribuzione totale di 8.060 euro, com'era previsto dal combinato disposto Jobs Act-stabilità per tre anni. Si tratta di uno strumento utile a favorire l'ingresso di capitale umano altamente specializzato nel tessuto economico del nostro Paese, che avrebbe un risultato positivo anche in termini di produttività per le nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.208 Gribaudo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre i relatori di minoranza del Partito Democratico e di Forza Italia hanno espresso parere favorevole e la V Commissione (Bilancio) ha formulato parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.210 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Presidente, vedete, qui è esattamente il senso degli interventi che il Partito Democratico ha fatto sul decreto-legge cosiddetto Di Maio. Noi abbiamo detto fin dall'inizio che se vogliamo creare posti di lavoro e dare stabilizzazioni non bisogna soltanto far costare di più il contratto a termine, ma è necessario fare costare di meno il contratto che vale di più, e siamo tutti d'accordo nel dire che il contratto che vale di più è il contratto a tempo indeterminato.

Abbiamo presentato quindi una serie di emendamenti - il primo è stato presentato dall'onorevole Padoan - che ricordano esattamente questo. Io devo dire la verità, sono contenta che il Ministro Di Maio sia oggi presente e abbia ascoltato tutta la nostra discussione, perché ad un certo punto, nella narrazione che ha preceduto la presentazione del testo del decreto-legge cosiddetto Di Maio, una delle opinioni che mi è parso fossero cambiate, o comunque ampliate, è proprio quella del Ministro, che mentre all'inizio sosteneva che la lotta alla precarietà si dovesse fare soltanto intervenendo sul contratto a termine, ad un certo punto ha riconosciuto come fosse necessario intervenire sul contratto a tempo indeterminato.

Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti. Leggo però questo, che non è del Partito Democratico, ed è l'articolo 1-bis che è stato introdotto al decreto-legge cosiddetto Di Maio e che prima non c'era, che dice: al fine di promuovere l'occupazione giovanile stabile, i datori di lavoro privato che negli anni 2019-2020 assumono lavoratori che non hanno compiuto il trentacinquesimo anno di età, qui si applicano le disposizioni in materia di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a tutele crescenti. Viene citato il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che è esattamente quello che è stato previsto e introdotto negli anni passati dal Governo Renzi e dal Governo Gentiloni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): cioè, proprio quello che veniva smontato a detta del Ministro Di Maio con questo decreto-legge viene qui riportato come emendamento del Governo. E allora vi domando, chiedo: perché, se questa era l'opinione che avevate avuto e che avete avuto e che avete confermato con questo articolo che dice che c'è una decontribuzione per gli under 35, esattamente quella prevista da noi, che avete prolungato per altri due anni, chiediamo perché “no”, invece, a tutte quelle proposte avanzate dal Partito Democratico sulla decontribuzione, che sono proposte assolutamente possibili, a portata di mano, e che potevano dare un senso chiaro?

Lo dico, Presidente, per quel senso che è mancato in questo decreto-legge: se si vuole dare stabilità non significa che facendo costare di più i contratti a termine tutti passeranno ai contratti a tempo indeterminato, purtroppo non capita questo. Probabilmente aumentare il costo del contratto a termine in questo modo significherà semplicemente finire nella irregolarità, oppure eccedere nel turnover dei lavoratori: non significa fare più contratti a tempo indeterminato.

Questa era una proposta assolutamente possibile, che avremmo gradito e voluto venisse presa in considerazione. Peccato che si sono fatte delle scelte diverse, e peccato che ancora oggi non si riconosca che non solo il Jobs Act non è stato smontato, ma che il Jobs Act entra dalla porta del decreto-legge cosiddetto Di Maio e finisce scritto nero su bianco proprio dal Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.210 Gribaudo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre i relatori di minoranza del Partito Democratico e di Forza Italia hanno espresso parere favorevole, e la V Commissione (Bilancio) ha formulato parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.206 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lepri. Ne ha facoltà.

STEFANO LEPRI (PD). Presidente, questo decreto-legge dirigista e “rigidista” (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Andiamo avanti, grazie.

STEFANO LEPRI (PD). Dirigista e “rigidista”, confermo. Poteva e può ancora, se il Ministro che dà indicazioni all'Aula ritiene essere corretto, e magari potrò eliminare questi due attributi così evidenti, se solo si prendesse atto di questo. Il decreto-legge presume di poter trasformare i tempi determinati in indeterminati attraverso l'incremento dei costi e complicazioni che sono state argomentate ampiamente nel corso di questo dibattito. Peccato - e lo diciamo di nuovo - che questo aspetto non ci sarà: al contrario, aumenteranno i lavori precari perché quei tempi determinati non si trasformeranno in tempi indeterminati.

C'è solo una possibilità, onorevole Di Maio, Ministro della disoccupazione, perché ciò possa non avvenire (Commenti); ed è molto semplice questa possibilità: incentivare il tempo indeterminato così come prevede questo emendamento. L'emendamento è molto chiaro. In questo caso noi diciamo: mettiamo più risorse per trasformare i tempi determinati di tutti i lavoratori in questo caso, non solo dei giovani o dei ricercatori, anche dei quarantenni, dei cinquantenni, che hanno avuto anche percorsi lavorativi precari, facciamo in modo che possano essere stabilizzati con una forte dotazione, con un forte incentivo alla trasformazione in tempo indeterminato. Si può fare: facciamo in modo che questo lavoro non sia inutile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.206 Serracchiani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre i relatori di minoranza del Partito Democratico e di Forza Italia hanno espresso parere favorevole, e la V Commissione (Bilancio) ha formulato parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.211 Viscomi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Presidente, abbiamo proposto gli sgravi contributivi per l'assunzione di tutti i lavoratori, ci è stato detto di no; per i dottori di ricerca, ci è stato detto di no; per i lavoratori under 35, ci è stato detto di no; per la trasformazione, ci è stato detto di no; presumo ci si dirà di no anche per questo emendamento, che intende aumentare la disponibilità finanziaria per la transizione scuola-lavoro, cioè per agevolare il passaggio degli studenti, che hanno svolto appunto un periodo di alternanza scuola-lavoro presso un datore di lavoro privato o che hanno svolto un periodo di apprendistato per l'acquisizione del diploma, sempre presso un datore di lavoro privato, ad un contratto a tempo indeterminato. La legge esiste già, è del 2017, e prevede un esonero contributivo fino al 50 per cento e fino a un massimo di 3.000 euro. Noi proponiamo che, per agevolare questi percorsi appunto professionali, l'esonero contributivo sia del 100 per cento e entro il limite che da 3.000 euro può passare ragionevolmente a 5.000 euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.211 Viscomi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza del Partito Democratico e di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.012 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mura Romina. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Presidente, il lavoro stabile vale di più, e quindi deve costare meno: questa è la nostra filosofia, che pratichiamo a partire dal 2015 e che in questi giorni abbiamo ribadito durante i lavori della Commissione. L'abbiamo talmente ribadita che abbiamo convinto il Governo a prorogare la decontribuzione targata Gentiloni-Padoan - e questo ci fa piacere - anche per gli under 35. Ci avete detto di no a tutte le altre proposte sulla decontribuzione, e questa è un'occasione persa, però noi aggiungiamo che, così come dice l'OCSE - quindi non il quartier generale del Partito Democratico -, oltre che con l'incentivazione, per creare lavoro stabile occorre portare avanti altre misure importanti, quindi bisogna continuare con il processo di riforma - l'OCSE ci invita addirittura a continuare con il processo di riforma JobsAct - e poi bisogna lavorare sulle politiche attive per il lavoro. Terza cosa importante: bisogna agire per rafforzare i meccanismi di protezione sociale dei lavoratori, quindi quei meccanismi che intervengono là dove il lavoratore perda il lavoro. L'articolo aggiuntivo 1.012 Serracchiani è incentrato proprio su una di queste misure, quindi sulla buonuscita compensatoria prevista per i lavoratori che non vengono stabilizzati. Vi offriamo un'altra proposta di politica di protezione e di tutela del lavoratore, rifletteteci, è a vostra disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.012 Serracchiani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.300 Gelmini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Signor Presidente, questo emendamento è il primo di un gruppo di emendamenti presentati da Forza Italia che riguardano l'esonero contributivo per favorire l'occupazione giovanile, la decontribuzione, perché noi riteniamo che sia questa la strada maestra per creare occupazione, non l'approccio punitivo contenuto nel decreto, che guarda alle imprese come se fossero un problema invece che una risorsa, come se fossero un problema invece che lo strumento per produrre lavoro.

Sono emendamenti che si occupano della decontribuzione vera, non della decontribuzione finta contenuta nel testo che oggi voi ci chiedete di votare, perché su questo decreto è successo che per settimane tutti, non solo quelli che come noi stanno all'opposizione, ma le organizzazioni datoriali, vi hanno rimproverato di avere per l'appunto un approccio punitivo, che distrugge il lavoro invece che crearlo; un approccio fatto solo di sanzioni e di punizioni. Poi che è successo? È successo che in Commissione allora avete pensato bene di produrre qualche norma incentivante per le imprese, ma cosa avete fatto? Quasi niente, perché vi siete limitati a prorogare una norma che già era contenuta nella legge di bilancio, quella che prevede cioè lo sgravio contributivo fino a 3.000 euro per i lavoratori fino a 35 anni; l'avete prorogata per altri due anni, ma avete omesso di dire che la stessa proroga già c'è ed è operativa, anche quella, per due anni ed interviene per i lavoratori sotto i trent'anni. Che vuol dire? Vuol dire che siete intervenuti su una platea ristrettissima, composta da lavoratori che vanno da 30 a 35 anni, e poi oggi scrivete - lo ha scritto il Ministro Fraccaro – che, grazie a questi incentivi, si avranno 60.000 posti di lavoro in più di giovani sotto i 35 anni. Non è vero! È falso! Questa vostra proposta di incentivo forse è utile per fare qualche spot sulla rete, perché siete anche bravi, siete capaci di farlo in maniera incisiva, ma la verità è che, con questo decreto, voi avete dimostrato di essere bravissimi quando scrivete sanzioni e punizioni per le imprese, perché quelle sì sono sanzioni e punizioni vere, siete meno bravi quando scrivete gli incentivi, perché, nel caso di specie, avete scritto un incentivo finto. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.300 Gelmini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza del Partito Democratico, e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

ANTONIO MARTINO (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ma lei ha segnalato?

ANTONIO MARTINO (FI). Adesso no. È un po' esagerato due volte, stia attento…

PRESIDENTE. Deve segnalare. Se non alza la mano, io non posso vederla.

ANTONIO MARTINO (FI). Ho alzato la mano, è che lei deve guardare, con lo sguardo, mi scusi eh?

PRESIDENTE. Allora, con rispetto prima di tutto verso la Presidenza. Secondo: in questo caso lei non ha alzato la mano, quindi la prossima volta la invito ad alzare la mano.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.301 Gribaudo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza del gruppo Partito Democratico e della relatrice di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.16 Occhiuto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo. La relatrice di minoranza del gruppo Partito Democratico si rimette all'Aula, la relatrice di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esprime parere favorevole, mentre la V Commissione (Bilancio) esprime parere contrario.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.15 Gelmini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo. la relatrice di minoranza del gruppo Partito Democratico si rimette all'Aula, la relatrice di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esprime parere favorevole, mentre la V Commissione (Bilancio) esprime parere contrario.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.302 Gelmini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo. la relatrice di minoranza del gruppo Partito Democratico si rimette all'Aula, la relatrice di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esprime parere favorevole, mentre la V Commissione (Bilancio) esprime parere contrario.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-bis.020 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo. la relatrice di minoranza del gruppo Partito Democratico si rimette all'Aula, la relatrice di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esprime parere favorevole, mentre la V Commissione (Bilancio) esprime parere contrario.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-bis.021 Giacomoni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, la relatrice di minoranza del gruppo Partito Democratico si rimette all'Aula, la relatrice di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esprime parere favorevole, mentre la V Commissione (Bilancio) esprime parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-bis.07 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, la relatrice di minoranza del gruppo Partito Democratico si rimette all'Aula, la relatrice di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esprime parere favorevole, mentre la V Commissione (Bilancio) esprime parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-bis.017 Gelmini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, la relatrice di minoranza del gruppo Partito Democratico si rimette all'Aula, la relatrice di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esprime parere favorevole, mentre la V Commissione (Bilancio) esprime parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-bis.0302 Gelmini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, la relatrice di minoranza del gruppo Partito Democratico si rimette all'Aula, la relatrice di minoranza del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esprime parere favorevole, la V Commissione (Bilancio) esprime parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1-bis.012 Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Ritiro il mio articolo aggiuntivo, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. L'articolo aggiuntivo 1-bis.012 Rizzetto è ritirato.

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1-bis.013 Gelmini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, non posso non intervenire su questo emendamento perché si tratta di prorogare il “bonus Sud” per il 2019 per le regioni del Mezzogiorno. È evidente che il Governo dovrebbe, almeno per riconoscenza nei confronti delle regioni che hanno consentito un peana elettorale nei confronti di chi oggi siede in quei banchi, almeno consentire per il Mezzogiorno l'accoglimento di questo emendamento che, credo correttamente, imposta una politica meridionale secondo dei parametri che sono più che accettabili. Rifiutare e continuare in un “no” su questo emendamento mortifica il Mezzogiorno e mi sembra che dia l'idea di un Governo che va avanti indipendentemente da tutto quello che è accaduto. Il Mezzogiorno ha bisogno di maggiore attenzione e penso che l'attenzione non sia soltanto mediatica, non sia soltanto dichiarata, ma debba manifestarsi anche con quella che è la cosa più nobile nell'Aula, il passo indietro, cioè rendersi conto che vi sono emendamenti che devono andare verso il Mezzogiorno e che, in concreto, possono offrire un'idea pratica e concreta di un'attenzione.

Questa attenzione non c'è e noi ci batteremo sempre, non solo noi parlamentari del Sud, del Mezzogiorno, perché comunque sia alto il livello di dissenso nei confronti di chi a parole è per il sud ma nei fatti poi lo mortifica costantemente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al relatore l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo 1-bis.013 Gelmini che, vorrei ricordare, non necessita di copertura finanziaria perché prevede semplicemente di prorogare…

PRESIDENTE. Ricordo che c'è il parere contrario della Commissione V.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). No, in Commissione V, della quale mi onoro di far parte, la sottosegretaria Castelli aveva detto che avrebbe proposto poi al Comitato dei Nove una riformulazione della proposta emendativa perché essa è coperta con il Fondo sociale europeo che è nella disponibilità delle regioni obiettivo convergenza, ne andava quantificata l'onerosità e ha assunto l'impegno di proporre una riformulazione in seno al Comitato dei nove. L'articolo aggiuntivo è arrivato in Aula con il parere contrario del Governo. Noi vi abbiamo semplicemente chiesto di non far peggio del Governo della sinistra perché l'emendamento prevede semplicemente la proroga di quanto già è previsto e peraltro la Ministra Lezzi - o il Ministro Lezzi - del Mezzogiorno qualche settimana fa ha detto che, nell'occasione della discussione sul decreto-legge dignità, avrebbe proposto proprio quanto noi chiediamo di fare attraverso tale proposta emendativa. Quindi chiederei al relatore di volerlo accantonare per discuterlo evidentemente domattina - è l'ultima proposta emendativa mi pare tra quelle che dovremmo fare oggi - per discuterlo domani a seguito di un approfondimento all'interno del Governo magari proprio con la sottosegretaria Castelli che ha assunto l'impegno in Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, a titolo personale ritengo molto importante e molto significativo l'articolo aggiuntivo 1-bis.013 Gelmini. Noi siamo d'accordo sul contenuto: sarebbe un segnale particolarmente rilevante verso il Mezzogiorno, territorio nei confronti del quale ancora non si vedono i margini di un'azione coordinata, nonostante il Ministro senza portafoglio. Ritengo molto importante la proposta di accantonarlo per dar modo al Governo di trovare un'eventuale formulazione che possa assecondare l'esigenza diffusa del Parlamento di dare segnali al Mezzogiorno.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Grazie, Presidente. Intanto solo per far notare, come già faceva l'onorevole Pezzopane, che questo è l'unico articolo e proposta emendativa di tutto il decreto nel quale c'è la parola “Mezzogiorno”: è l'unico, non lo troverete da nessun'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi io davvero prego il Governo, anche in virtù dell'impegno che aveva assunto in precedenza il Ministro del Mezzogiorno, di tenerne conto perché oggettivamente credo che ci siano questioni che sono sfuggite.

Scusate, una mozione d'ordine a nome della collega Polverini: qualcuno di voi si è imbattuto in un portafoglio Louis Vuitton da donna?

PRESIDENTE. Serracchiani! Serracchiani (Commenti)!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

La seduta non è ancora conclusa. Sospendo cinque minuti, se continuiamo così. Fornaro, prego.

FEDERICO FORNARO (LEU). A nome del gruppo Liberi e Uguali volevo semplicemente associarmi alla proposta di accantonamento fatta dal collega Occhiuto. Mi sembra che ci siano tutte le ragioni per approfondire il tema e quindi credo che possa essere una soluzione anche di buonsenso e consenta di dare tempo per verificare ed eventualmente modificare il parere del Governo.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Presidente, accantoniamo l'articolo aggiuntivo 1-bis.013 Gelmini.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Capisco, Presidente, però mi pare che tutti gli accordi sino a quest'ora fossero differenti rispetto a quanto appena affermato dal relatore. A questo punto chiederemo anche noi di accantonare proposte emendative perché, benché possiamo essere d'accordo con questa proposta, poiché siamo arrivati alle 21,30, ovvero al termine dei lavori, non mi sembra corretto arrivare in coda, minacciare interventi e farsi accantonare un articolo aggiuntivo da parte del relatore. Mi pare quantomeno offensivo nei confronti dell'Aula visto che ci avete bocciato tutte le proposte emendative per una settimana in Commissione; abbiamo fatto un'ora di riunione stamattina nel Comitato dei nove dove c'erano tutti gli emendamenti accantonati possibili e immaginabili da poter portare avanti e arriviamo alle 21,30 e si decide di accantonare? Mi sembra quantomeno inopportuno.

PRESIDENTE. Per favore, silenzio. Secondo le intese intercorse interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9.

Su un lutto della deputata Maria Chiara Gadda.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Maria Chiara Gadda è stata colpita da un grave lutto, la perdita della madre. Alla collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore che desidera ora rinnovare anche a nome di tutta l'Assemblea.

Interventi di fine seduta.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Segnalo che domani alle 8,30 è convocata la Commissione di vigilanza Rai e quindi ero rimasto a una convocazione dell'Aula per domani alle ore 9,30 e non alle 9.

PRESIDENTE. Alle 9 daremo i venti minuti del preavviso delle votazioni, credo che poi ce la si faccia…

FEDERICO FORNARO (LEU). Tuttavia segnalo che domani è una Commissione di vigilanza, come lei sa, delicata.

PRESIDENTE. Ce la faranno.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiedo un po' di silenzio perché sta per intervenire la vostra collega.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Intervengo per denunciare un grave caso di razzismo avvenuto nella mia regione. Non è il solo purtroppo. È accaduto nello stesso giorno in cui anche una vile aggressione verso l'atleta azzurra Daisy Osakue ha guadagnato spazio ed attenzione (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Per favore…

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Proprio subito dopo la notizia dell'atleta, è arrivata un'altra brutta notizia. Un uomo senegalese di trentanove anni che dal 2000 lavora regolarmente in Italia e che è sposato con una donna italiana e ha una ragazza di sedici anni, recandosi negli uffici della ASL è stato accolto da frasi ingiuriose. Cercava di rinnovare il suo tesserino sanitario ma l'impiegato che lo ha accolto gli ha detto semplicemente che lì non era l'ufficio giusto perché quello non è l'ufficio del veterinario. Ecco cosa accade nel nostro Paese, ecco cosa sta accadendo nelle nostre belle città: cos'altro deve succedere per far capire che bisogna fermare questa escalation di episodi di dolore e di rabbia…

PRESIDENTE. Per favore… per favore…liberiamo i banchi del Governo e usciamo in silenzio.

STEFANIA PEZZOPANE…. cosa bisogna ancora che accada perché i rappresentanti anche di questo Governo usino un linguaggio diverso e anzi condannino fermamente tale intolleranza e non cerchino di lucrare consensi, cavalcando inesistenti allarmi sociali, collegando fenomeni all'immigrazione e aizzando le persone contro chi ha la pelle diversa dalla nostra? E allora, è opportuno, e lo chiedo fermamente, che il Governo si attivi immediatamente, non solo per accertare le responsabilità di questo episodio, e degli altri che stanno purtroppo avvenendo, ma anche di valutare le giuste sanzioni nei confronti di chi non osserva non solo i principi fondamentali del servizio pubblico, ma neanche quelli della normale, regolare e civile…

PRESIDENTE. Deve concludere.

STEFANIA PEZZOPANE….convivenza. Credo che siamo ad un rischio molto alto, che molti si stanno prendendo la responsabilità di sdoganare l'odio ed il male e che dobbiamo, come Parlamento di questa Repubblica, come Camera di questa Repubblica, dire basta, aiutare le persone che hanno e stanno vivendo questa difficoltà, e fare gesti concreti, parole concrete per far fermare questo odio e questa rabbia che sta trasformando il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luca De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie Presidente, grazie onorevoli colleghi, l'intervento di questa sera è per mettere un po' al corrente quest'Aula e, per il suo tramite, il Ministro dei trasporti e delle infrastrutture, della situazione in cui versano ormai le strade della provincia di Belluno che, per chi non è avvezzo alla geografia montana, è quella parte compresa tra le regioni Friuli e Alto Adige, la parte più a nord del Veneto, la provincia più grande del Veneto. Bene, quella parte di provincia è un po' abbandonata a se stessa, le infrastrutture sono ormai fatiscenti. Noi contiamo molto nei mondiali di sci che verranno ospitati a Cortina nel 2021 per vederci, in qualche maniera, riconosciuta un po' di dignità sotto il profilo delle infrastrutture, ma fino a quel momento abbiamo un problema contingente, che è quello del passaggio dei mezzi pesanti, che oggi hanno deciso di usufruire della nostra viabilità, perché era più economica. Le altre direttrici, quella di Tarvisio e quella del Brennero ovviamente sono a pagamento, sono delle autostrade, e quindi i grandi TIR, superiori alle sette tonnellate e mezzo, transitano per le nostre vie.

I sindaci del comprensorio, comprensorio che ricordiamo essere patrimonio dell'umanità, perché la provincia di Belluno è quella che dà più montagne alle Dolomiti, patrimonio dell'umanità. Quindi un'area sensibile sotto il profilo ambientale e sotto il profilo culturale, ma anche sotto il profilo sociale e a pagare il costo sociale di questa scellerata viabilità sono proprio i cittadini, cittadini che ormai sono logori di questa situazione e che chiedono fortemente il blocco del transito dei TIR. Vede, io non glielo dico da ambientalista col Rolex da radical-chic o da ambientalista con le scarpe North Face e la giacca Montura, glielo chiedo da sindaco e, insieme agli altri sindaci, abbiamo fatto un documento che abbiamo inoltrato sia all'ANAS sia alle nostre prefetture, perché da Cortina ad Auronzo, dal Comelico a Sappada, si possa finalmente vivere degnamente nei nostri paesi. Pertanto chiediamo che venga bloccato il traffico dei TIR, che venga deviato verso infrastrutture che sono più atte ad accogliere quel traffico e che il nostro comprensorio possa rimanere quel comprensorio amato e stimato da tutti e che è appunto patrimonio dell'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie Presidente, colleghe deputate e colleghi deputati, mi preme portare alla vostra attenzione la notizia di questa mattina, relativa all'arresto di una funzionaria della prefettura di Reggio Emilia e del titolare di un'agenzia specializzata in pratiche per gli stranieri che ha sede principale a Reggio e una succursale anche a Guastalla, per un sistema di corruzione per l'ottenimento della cittadinanza italiana.

Quanto accaduto è un fatto gravissimo, che non fa altro che alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti di un sistema, quello della gestione dell'immigrazione, che è caratterizzato da una notevole perplessità da parte di molti dei nostri concittadini, non dobbiamo negarcelo. E tutto questo è ingiusto nei confronti delle migliaia di operatori onesti del settore. Se questo sistema di corruzione verrà confermato, sarà un caso davvero vergognoso, avvenuto sul nostro territorio e sarà la dimostrazione che il business sul fenomeno dell'immigrazione avviene ad ogni livello, anche in settori amministrativi apparentemente insospettabili. Tutto ciò non possiamo affatto permetterlo, il Movimento 5 Stelle da sempre si schiera contro chi specula su questo fenomeno, a ogni livello e condanna con fermezza chi alimenta l'immigrazione per banalmente fare affari, creando un nuovo schiavismo per manodopera a basso costo, si schiera anche contro chi alimenta i traffici illegali di esseri umani, come gli scafisti, contro chi lucra sulla gestione dei richiedenti asilo e contro chi chiede tangenti per snellire le pratiche. Come già sottolineato in altre sedi e in numerosi interventi in cui si ci siamo pronunciati, è fondamentale garantire la massima trasparenza in tutto il settore: servono tempi rapidi per individuare chi ha diritto allo status di rifugiato e chi no.

Da ultimo, Presidente, ringraziamo il PM Giacomo Forte, per il suo impegno, e la Polizia di Stato, per aver portato alla luce questa vicenda. L'operazione è riuscita anche tramite lo strumento delle intercettazioni e ci auguriamo un rapido procedimento, per arrivare il più presto possibile a giudizio. Il business dell'immigrazione, in tutte le sue forme, deve assolutamente cessare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Davide Aiello, che aveva chiesto di parlare, non è presente in Aula. Si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Del Monaco.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 29 luglio scorso sono trascorsi esattamente cinque anni dalla scomparsa di padre Paolo Dall'Oglio, gesuita italiano che per trent'anni ha operato in Siria, a stretto contatto con il mondo ortodosso e islamico, nel tentativo di instaurare un vero e proficuo dialogo interconfessionale tra le grandi religioni monoteiste. Questo suo impegno attivo, unitamente alla proposta di una soluzione pacifica alle sommosse popolari del 2011, gli sono costate l'opposizione del Governo siriano e varie espulsioni dal Paese, l'ultima volta nel 2012. Rientrato nel 2013 nella zona nord controllata dai ribelli, si è recato a Raqqa per trattare, con gli estremisti islamici a capo della città, la riappacificazione tra curdi e jihadisti e il rilascio di alcuni ostaggi, ma di lui si sono perse le tracce il 29 luglio 2013.

Secondo alcune testimonianze, né smentite né confermate da fonti governative, sarebbe stato rapito, ucciso e gettato in una foiba per ordine di un emiro dell'Isis; secondo altre sarebbe ancora vivo.

Recentemente le sorelle, Francesca e Immacolata Dall'Oglio, hanno dichiarato che continuano a sperare che si prosegua a lavorare affinché si sappia qualcosa sulla sorte di padre Paolo, che il silenzio totale di questi cinque anni è stato per loro un fatto molto doloroso, anche se è stato importante sentire la vicinanza del Presidente della Repubblica.

Personalmente, voglio manifestare la mia totale vicinanza alla famiglia Dall'Oglio e condividere l'auspicio che si continui a cercare la verità sul destino di padre Paolo. Adesso che la città di Raqqa non è più in mano all'Isis, è il momento giusto per trovare risposta alle tante domande lasciate aperte dalla scomparsa di questo grande costruttore di ponti e non di muri, come ripeteva lui stesso, un uomo di Dio, che non ha avuto paura di trattare la pace con i capi dell'estremismo islamico, in questo seguendo il grande esempio di San Francesco d'Assisi, che ebbe il coraggio di dialogare addirittura con il sultano d'Egitto, in uno storico incontro di cui a breve si celebrerà l'ottocentesimo anniversario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 1 agosto 2018 - Ore 9:

(ore 9 e ore 16)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese.

(C. 924-A)

Relatori: CENTEMERO (per la VI Commissione) e TRIPIEDI (per la XI Commissione), per la maggioranza; FREGOLENT (per la VI Commissione) e POLVERINI e SERRACCHIANI (per la XI Commissione), di minoranza.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 21,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Tateo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 1 e 26 il deputato Nitti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 il deputato Mollicone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 16, 40 e 41 il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 22 i deputati Pizzetti e Gavino Manca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 la deputata Paita ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 27 il deputato Forciniti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 28 alla n. 34 e nn. 45 e 46 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 29 i deputati Benedetti e Vitiello hanno segnalato hanno erroneamente votato contro mentre avrebbero voluto votare a favore;

nella votazione che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 34 e 58 il deputato Nobili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 46 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 48 i deputati Trizzino e Businarolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 924-A - em. 1.1, 1.3 513 510 3 256 115 395 48 Resp.
2 Nominale em. 1.5 530 528 2 265 121 407 48 Resp.
3 Nominale em. 1.102 535 308 227 155 12 296 47 Resp.
4 Nominale em. 1.83 538 532 6 267 235 297 47 Resp.
5 Nominale em. 1.6 540 540 0 271 230 310 47 Resp.
6 Nominale em. 1.92 539 538 1 270 120 418 47 Resp.
7 Nominale em. 1.14, 1.15 531 531 0 266 122 409 46 Resp.
8 Nominale em. 1.110 534 420 114 211 125 295 45 Resp.
9 Nominale em. 1.97 542 535 7 268 121 414 43 Resp.
10 Nominale em. 1.51 541 536 5 269 125 411 43 Resp.
11 Nominale em. 1.101 540 536 4 269 122 414 43 Resp.
12 Nominale em. 1.52 537 534 3 268 128 406 43 Resp.
13 Nominale em. 1.113 532 313 219 157 15 298 43 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.62 526 522 4 262 123 399 44 Resp.
15 Nominale em. 1.100 536 533 3 267 121 412 43 Resp.
16 Nominale em. 1.59 527 518 9 260 119 399 43 Resp.
17 Nominale em. 1.57 534 445 89 223 108 337 43 Resp.
18 Nominale em. 1.61 530 493 37 247 199 294 43 Resp.
19 Nominale em. 1.58 532 532 0 267 207 325 44 Resp.
20 Nominale em. 1.63 521 514 7 258 116 398 44 Resp.
21 Nominale em. 1.111 541 536 5 269 122 414 42 Resp.
22 Nominale em. 1.91 542 539 3 270 122 417 42 Resp.
23 Nominale em. 1.65 536 524 12 263 225 299 42 Resp.
24 Nominale em. 1.21 531 531 0 266 225 306 43 Resp.
25 Nominale em. 1.117 535 534 1 268 239 295 44 Resp.
26 Nominale em. 1.53 537 510 27 256 212 298 42 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 1.25, 1.66 545 533 12 267 229 304 43 Resp.
28 Nominale em. 1.95, 1.87 548 536 12 269 235 301 42 Resp.
29 Nominale em. 1.89 541 540 1 271 228 312 42 Resp.
30 Nominale em. 1.55 542 530 12 266 230 300 42 Resp.
31 Nominale em. 1.67 502 475 27 238 172 303 40 Resp.
32 Nominale em. 1.114 516 489 27 245 187 302 40 Resp.
33 Nominale em. 1.50 535 395 140 198 97 298 41 Resp.
34 Nominale em. 1.88 537 522 15 262 220 302 40 Resp.
35 Nominale em. 1.90 540 419 121 210 120 299 40 Resp.
36 Nominale em. 1.118 539 538 1 270 118 420 39 Resp.
37 Nominale em. 1.121, 1.79 535 534 1 268 117 417 39 Resp.
38 Nominale em. 1.56 536 511 25 256 201 310 39 Resp.
39 Nominale em. 1.138 542 541 1 271 117 424 39 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 1.122, 1.144 542 529 13 265 223 306 39 Resp.
41 Nominale em. 1.142 533 429 104 215 118 311 40 Resp.
42 Nominale em. 1.143 539 539 0 270 237 302 39 Resp.
43 Nominale em. 1.146 539 537 2 269 239 298 39 Resp.
44 Nominale em. 1.188 538 415 123 208 117 298 38 Resp.
45 Nominale em. 1.148, 1.149, 1.30 528 525 3 263 229 296 38 Resp.
46 Nominale em. 1.155 527 433 94 217 26 407 38 Resp.
47 Nominale em. 1.157 528 443 85 222 110 333 38 Resp.
48 Nominale em. 1.161, 1.164 528 427 101 214 131 296 38 Resp.
49 Nominale em. 1.301 525 522 3 262 227 295 38 Resp.
50 Nominale em. 1.160, 1.163, 1.174 524 512 12 257 215 297 38 Resp.
51 Nominale em. 1.159 525 512 13 257 215 297 38 Resp.
52 Nominale em. 1.173 534 522 12 262 220 302 38 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 1.302 531 530 1 266 232 298 41 Resp.
54 Nominale em. 1.303 527 527 0 264 230 297 39 Resp.
55 Nominale em. 1.308 530 530 0 266 230 300 39 Resp.
56 Nominale em. 1.201 527 523 4 262 113 410 39 Resp.
57 Nominale em. 1.218 523 523 0 262 211 312 39 Resp.
58 Nominale em. 1.195 509 499 10 250 205 294 38 Resp.
59 Nominale em. 1.304 512 510 2 256 98 412 38 Resp.
60 Nominale em. 1.194 518 508 10 255 210 298 39 Resp.
61 Nominale em. 1.207 524 514 10 258 217 297 39 Resp.
62 Nominale em. 1.208 518 492 26 247 197 295 39 Resp.
63 Nominale em. 1.210 527 492 35 247 190 302 38 Resp.
64 Nominale em. 1.206 521 487 34 244 188 299 38 Resp.
65 Nominale em. 1.211 515 504 11 253 209 295 38 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 76)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale art. agg. 1.012 522 406 116 204 107 299 38 Resp.
67 Nominale em. 1-bis.300 521 520 1 261 217 303 38 Resp.
68 Nominale em. 1-bis.301 517 517 0 259 216 301 38 Resp.
69 Nominale em. 1-bis.16 518 413 105 207 110 303 38 Resp.
70 Nominale em. 1-bis.15 521 483 38 242 185 298 38 Resp.
71 Nominale em. 1-bis.302 522 514 8 258 210 304 38 Resp.
72 Nominale art. agg. 1-bis.020 523 523 0 262 215 308 38 Resp.
73 Nominale art. agg. 1-bis.021 526 526 0 264 216 310 38 Resp.
74 Nominale art. agg. 1-bis.07 522 522 0 262 213 309 38 Resp.
75 Nominale art. agg. 1-bis.017 517 509 8 255 211 298 38 Resp.
76 Nominale art. agg. 1-bis.0302 520 493 27 247 192 301 38 Resp.