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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 31 di venerdì 20 luglio 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Bitonci, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Castelli, Castiello, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Uva, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Ferraresi, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Galli, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giorgetti, Grillo, Guidesi, Liuzzi, Lorefice, Micillo, Molteni, Morrone, Pastorino, Rixi, Ruocco, Carlo Sibilia, Spadafora, Tofalo, Vacca, Valente, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge: Annunzio di petizioni:

Marco Preioni, da Domodossola (Verbano Cusio Ossola), chiede l'introduzione di norme idonee a sanzionare le dichiarazioni di titolari di cariche pubbliche che si pongano in contrasto con il dovere di adempiere con disciplina ed onore le funzioni ad essi attribuite (21) –alla I Commissione (Affari costituzionali);

Daniele Bellu, da Albignasego (Padova), e altri cittadini chiedono:

l'adozione di una legge organica per migliorare la sicurezza dei cittadini e per la riorganizzazione delle Forze di polizia (22) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

un intervento organico per il riordino del sistema scolastico, a livello organizzativo e di piani di studio (23) – alla VII Commissione (Cultura);

norme per il riordino della disciplina in materia sanitaria e di ricerca medica (24) – alla XII Commissione (Affari sociali);

un progetto organico di riforma del sistema tributario e degli strumenti del federalismo fiscale (25) – alla VI Commissione (Finanze);

un programma di interventi per favorire lo sviluppo economico e occupazionale del Mezzogiorno attraverso il turismo (26) – alla X Commissione (Attività produttive);

la riforma della legge elettorale (27) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

Massimo Tibaldi, da Pontenure (Piacenza), chiede che siano rimossi i limiti di età per partecipare al concorso per segretario di legazione in prova nella carriera diplomatica (28) – alla III Commissione (Affari esteri);

Roberto Casanova, da Trieste, chiede nuove norme in tema di riscatto dei periodi di frequenza dei corsi universitari (29) – alla XI Commissione (Lavoro);

Franco Brugnola, da Sabaudia (Latina), chiede una riforma complessiva del sistema delle autonomie locali (30) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

Valerio D'Alessio, da Ardea (Roma), chiede nuove norme in materia di accertamenti fiscali e di rapporti tra cittadini e Agenzia delle entrate (31) - alla VI Commissione (Finanze);

Mirko Antonio Spampinato, da Motta Sant'Anastasia (Catania), chiede:

modifiche all'articolo 18 della Costituzione, in materia di associazioni del personale appartenente alle Forze armate (32) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

che i soggetti in possesso di diploma magistrale privi di abilitazione all'insegnamento non siano inseriti nelle graduatorie per l'accesso nei ruoli della docenza scolastica (33) - alla XI Commissione (Lavoro);

Roberto Di Gaetano, da Vecchiano (Pisa), chiede l'abolizione della qualifica di "sottufficiale" per gli appartenenti ai ruoli dei sergenti e dei marescialli delle Forze armate (34) - alla IV Commissione (Difesa);

Stefano Casabianca, da Catania, chiede l'istituzione della Giornata nazionale del soccorso sanitario (35) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Bruno Grandelis, da Roma, chiede:

iniziative per la promozione di incontri e dibattiti sui temi del diritto al lavoro e della lotta alla povertà, da svolgere in occasione delle celebrazioni della proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani (36) – alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali);

l'inserimento nella Costituzione di norme a tutela degli animali, anche da allevamento (37) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

Aurelio Rosini, da Mariglianella (Napoli), chiede:

modifiche al codice della strada in materia di rallentatori di velocità, di notificazione e contestazione delle violazioni, di segnalazione visiva e illuminazione dei veicoli, di dispositivi riflettenti integrativi della segnaletica orizzontale, di intersezioni, di patente a punti e di circolazione con veicoli immatricolati all'estero (38) – alla IX Commissione (Trasporti);

modifiche alle norme concernenti l'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile degli autoveicoli (39) – alla VI Commissione (Finanze);

disposizioni per il riconoscimento dell'Inno di Mameli quale inno ufficiale della Repubblica italiana (40) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'adozione di una nuova disciplina, uniforme sull'intero territorio nazionale, in materia di tassazione sui rifiuti solidi urbani (41) - alla VI Commissione (Finanze);

disposizioni volte a vietare o limitare la commercializzazione e il possesso di armi giocattolo o da collezione (42) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

nuove norme in materia di detraibilità delle spese sostenute per l'acquisto di prodotti parafarmaceutici (43) – alla VI Commissione (Finanze);

modifiche all'articolo 1123 del codice civile in materia di ripartizione delle spese relative alle parti comuni dell'edificio (44) - alla II Commissione (Giustizia);

nuove norme volte a evitare che le navi da crociera effettuino manovre pericolose in prossimità della costa (45) - alla IX Commissione (Trasporti);

Ivan Catalano, da Busto Arsizio (Varese), chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale militare italiano in Italia e all'estero in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici, radiologici ed elettromagnetici e alla somministrazione di vaccini (46) - alla IV Commissione (Difesa).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,39).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte ad assicurare la conclusione dei lavori relativi al sistema Mose - n. 2-00047)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Pellicani ed altri n. 2-00047 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Nicola Pellicani se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Credo sia giunto il momento di sapere come il Governo intenda muoversi di fronte ai gravi problemi del Mose. Stiamo parlando della più grande opera pubblica in corso di realizzazione in Italia. Si tratta di un progetto ideato circa quarant'anni fa, che personalmente non avrei mai realizzato, ma dopo che i lavori sono partiti nel 2003 siamo ormai giunti al 90 per cento dell'opera e sono già stati stanziati, e quasi tutti spesi, i 5 miliardi e 700 milioni necessari a chiudere i cantieri.

Dal dicembre del 2014, dopo lo scandalo che tanto ha umiliato e mortificato la città di Venezia, il Consorzio Venezia Nuova, il soggetto chiamato ad eseguire l'opera, è stato commissariato. La ripartenza non è stata semplice e questi quattro anni sono stati caratterizzati da un rallentamento dei cantieri, che ha dato vita anche ad una conflittualità con le imprese del Consorzio e in particolare con le principali, mi riferisco alla Mantovani, a Condotte e a Grandi Lavori Fincosit, che attraversano da tempo un periodo di grave crisi, che ha comportato anche significativi cali occupazionali. I contenziosi, maturati con il Consorzio, sono infatti tra le principali cause del blocco dei lavori. Tali contrasti sono stati evidenziati in modo aperto nella lettera che le stesse imprese hanno inviato nell'aprile del 2018 al presidente dell'ANAC, al Ministero delle infrastrutture e al prefetto di Roma, denunciando la fase di stallo relativa all'avanzamento dei lavori. Inoltre, per redimere il nodo dei finanziamenti, e far ripartire i cantieri, nel febbraio scorso, su iniziativa del Ministero delle infrastrutture e dell'ANAC, è stato istituito un gruppo di lavoro interistituzionale, ma a tutt'oggi non si conoscono gli esiti di questa indagine.

Sono inoltre sempre più evidenti diverse strategie tra il provveditore alle opere pubbliche e i commissari del Consorzio, emerse da ultimo anche in recenti articoli di stampa.

È fondamentale perciò conoscere cosa intenda fare il Governo di fronte a un cantiere di tali proporzioni fermo da quasi un anno. È necessario conoscere lo stato di avanzamento dei cantieri e le reali condizioni in cui versano le opere già realizzate che, non essendo soggette ad alcuna manutenzione, sono esposte a corrosione, ad incrostazioni e a tutte le criticità derivate da un sistema delicato che vive sott'acqua, tanto da mettere a rischio anche la tenuta dei cassoni già affondati a causa di fessurazioni, come risulterebbe da uno studio commissionato dal Consorzio Venezia Nuova. Molti cantieri inoltre alle bocche di porto sono in stato di completo abbandono.

Signor Presidente, di fronte a questa situazione, il Governo ha il dovere di far sapere ai cittadini, in particolare ai veneziani, cosa intende fare. Fino ad oggi il Governo non ha ancora pronunciato la parola “Mose”. I soldi ci sono, come ha più volte ricordato il provveditore alle opere pubbliche del Triveneto, Roberto Linetti, ma i lavori non procedono. C'è il rischio concreto che i lavori non si concludano nei tempi stabiliti. In base all'ultimo cronoprogramma fornito dal provveditore, i lavori dovrebbero concludersi entro il 31 dicembre di quest'anno e la consegna definitiva dell'intero sistema di opere è programmata per il 31 dicembre del 2021. Vista la paralisi dei cantieri che perdura da mesi, sarà rispettato questo calendario? È intenzione di questo Governo portare a termine i lavori del Mose? C'è infine un'ultima questione, relativa alla manutenzione e alla gestione del Sistema Mose, che in base alla previsione del provveditorato alle opere pubbliche costerà tra gli 80 e i 100 milioni all'anno, una cifra che, se vogliamo che il sistema Mose entri in funzione bisognerà mettere a bilancio, ma soprattutto bisogna decidere chi avrà il compito della gestione e della manutenzione del Mose. Ma se le cose continueranno di questo passo, c'è il rischio concreto che il cantiere non si chiuderà mai e che il Mose resti la più grande incompiuta d'Europa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie Presidente. Il sistema Mose è un'opera segnata, come è noto, da gravissimi episodi di corruzione, che hanno generato inchieste, processi, commissariamenti e da ultimo la nomina di una task force per indagare sulle cause della paralisi dei lavori e far luce sull'intricata vicenda di malaffare. La verità comincia a farsi strada, potremo così cominciare a parlare di un ritorno alla legalità, risultano però ancora aperte alcune questioni che richiedono approfondimenti, e gli uffici del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, l'Autorità nazionale anticorruzione, cioè l'Anac, e il prefetto di Roma, sono al lavoro per l'individuazione di una soluzione che possa gettare le basi per la futura gestione della laguna di Venezia.

Per una più precisa analisi della vicenda, premetto che bisogna distinguere il Piano generale degli interventi, oggetto della Convenzione al Consorzio Venezia Nuova e dell'attuale commissariamento, e il sistema di barriere mobili, cioè il Mose propriamente detto. La concessione riguarda la salvaguardia dell'intera laguna, attraverso una serie variegata di interventi. Ciò di cui parliamo oggi è soltanto l'intervento principale, cioè il Mose, cioè le opere alle bocche di porto.

Il Provveditore interregionale per le opere pubbliche Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ha comunicato che lo stato d'avanzamento dei lavori del Mose è attestato intorno al 93 per cento, mancano la posa in opera delle paratoie di una bocca di Lido, alcune opere civili e la maggior parte degli impianti elettrici, meccanici e di sicurezza vari. La percentuale dei lavori eseguiti è, quindi, molto alta, tuttavia gli impianti e le stesse paratoie sono propedeutici al funzionamento del sistema.

Questa opera particolarmente complessa è oggetto di attenzione sia del mondo scientifico, sia della popolazione e di quanti a vario titolo gravitano nella sfera sociale ed economica della città di Venezia. Di conseguenza, è necessario analizzare attentamente ogni singolo aspetto nella massima trasparenza possibile, per evitare finalmente quello che finora non si è voluto evitare, cioè lo spreco di danaro pubblico e il proliferare di ricorsi che rallentano inesorabilmente la realizzazione delle opere, finendo per gravare sulle tasche e sulla vita dei cittadini.

Sempre il provveditore ha segnalato che i cantieri sono praticamente inoperosi dalla fine del 2017 e che nei primi tre mesi del corrente anno risultano spesi circa 12 milioni di euro in totale. Tra le cause, anche il contenzioso insorto tra le imprese esecutrici e gli amministratori straordinari. Il costo contrattualmente definito del Sistema Mose, formalizzato in atti e provvedimenti, è pari a circa 5 miliardi e mezzo di euro, interamente finanziato.

In ordine alla reale condizione delle opere realizzate, il provveditore informa che l'8 febbraio 2018, gli amministratori straordinari hanno trasmesso alla stampa un elaborato che illustra le principali criticità tecniche rilevate e la stima dei presunti costi (paratoie-risonanza, bocche- accumulo sedimenti, cassoni-giunti gina ed omega, corrosioni-barre inghisaggio elementi femmina, corrosioni-gruppi cerniera-tensionatori e così via). Tali criticità sono principalmente un esito del troppo tempo trascorso per la realizzazione del Mose. Il provveditore riferisce che gran parte di esse sono imputabili alla totale mancanza di cura, manutenzione e attenzione da parte del Consorzio Venezia Nuova, che detiene di fatto e di diritto la custodia delle opere fino alla loro completa realizzazione e al collaudo finale del sistema.

La situazione di stallo venutasi a determinare ha condotto alla nomina del gruppo di lavoro interistituzionale, formato da esperti del Ministero delle Infrastrutture, dell'Anac e della Prefettura di Roma, come già detto, con il mandato di acquisire elementi informativi e valutazioni, in particolare sulla gestione dei finanziamenti stanziati per la realizzazione degli interventi e per la salvaguardia della laguna di Venezia.

Il gruppo, sulla base dell'esame dell'utilizzo delle somme derivanti dalle convenzioni, ha concluso che il Consorzio Venezia Nuova ha impiegato i residui - cioè entrate e uscite, onere del concessionario - relativi a tutte le convenzioni, anche per esborsi non coerenti con le disposizioni contenute nella convenzione iniziale del 1991. Nei citati residui sono ricomprese somme non attribuibili al compenso del concessionario, ma riconducibili ad incassi per opere per le quali il Consorzio non ha effettuato i relativi pagamenti.

In tale contesto, fermo restando che i costi straordinari possono in alcuni casi essere ricondotti ad atti necessitati, emergono comunque, nel periodo 2013-2017, costi di struttura ovvero costi di gestione per oltre 55 milioni di euro, di cui oltre 37 milioni relativi al periodo 2015-2017, che avrebbero dovuto essere spesati con il compenso del concessionario o con somme messe a disposizione dai consorziati, in caso di incapienza, e non con denaro destinato al pagamento delle opere.

Inoltre, il gruppo di lavoro ha dato evidenza: del ritardo della messa a disposizione delle risorse statali e, conseguentemente, il pagamento dei SAL (Stati di avanzamento dei lavori); delle criticità evidenziate dagli amministratori straordinari nella relazione al Prefetto di Roma per il 2017, tra le quali il ripianamento del disavanzo di esercizio 2014 per 28 milioni di euro, il pagamento di 21,5 milioni di euro all'Agenzia delle entrate per sanzioni relative ad accertamenti fiscali ante commissariamento e l'esposizione delle consorziate, anche con riferimento alla restituzione delle somme oggetto di fatture false per 40,8 milioni di euro.

Inoltre, è stato rilevato che la circostanza in virtù della quale il meccanismo di rendicontazione alla BEI delle opere da finanziare sia, di fatto, non riconciliabile con i SAL sulla base dei quali il Provveditorato erogava le somme destinate al pagamento delle opere, ha prodotto un disallineamento che - in presenza di un controllo meramente contabile da parte del Provveditorato - ha consentito al Consorzio, nel 2014, di effettuare pagamenti ad imprese consorziate per oltre 76 milioni di euro, in maniera difforme alle regole previste dal contratto di finanziamento, destinando “eccedenze” a soggetti già beneficiari di prestito BEI.

Tale scelta, i cui effetti economici non sono stati ammortizzati negli anni successivi, ha costituito una delle concause del determinarsi della mancanza di liquidità per il pagamento di lavori eseguiti da imprese non beneficiare di prestito BEI.

In relazione a ciò, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (MIT) ha ritenuto opportuna una segnalazione alla Corte dei conti.

Tenendo conto dell'opportunità di un approccio che contempli la definizione generale delle attività da porre in essere con riferimento a completamento delle opere, all'avviamento del sistema e alla gestione dello stesso, obiettivo di questo Governo è garantire la sicurezza e il risanamento della città di Venezia e dell'ambiente lagunare, al fine di un pieno ed effettivo ripristino della legalità.

PRESIDENTE. Il deputato Nicola Pellicani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza. Ha 10 minuti.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Io ringrazio il sottosegretario della risposta perché finalmente il Governo per la prima volta ha pronunciato la parola Mose, però non posso ritenermi soddisfatto in quanto, ovviamente concordo che bisogna ripristinare trasparenza e legalità, ma in questo senso mi pare che, dopo lo scandalo che, come dicevo, ha tanto mortificato e umiliato non solo tutto il Paese, ma in particolare la città di Venezia, e mi riferisco allo scandalo del 2014, il Consorzio è stato, appunto, commissariato dal Governo d'intesa con l'Anac. Adesso, per la prima volta anche, finalmente, sappiamo che c'è un esito del lavoro, che la task-force interistituzionale, composta da Ministero, Anac e Prefetto di Roma, ha messo in piedi e che mostra ed evidenzia le criticità che avevo evidenziato nella mia interpellanza.

Il tema, però, è che, come ricordava il sottosegretario, i lavori sono giunti al 93 per cento e, quindi, manca pochissimo per concluderli. Ritengo, quindi, che ci sia l'intenzione del Governo di arrivare alla conclusione dell'opera, ovviamente nel rispetto della legalità, della sicurezza e della salvaguardia della città di Venezia, ma questo mi pare ovvio e siamo tutti d'accordo. Il tema è: come procedere per rispettare quel cronoprogramma, indicato appunto dal provveditorato per le opere pubbliche del Triveneto, in base al quale i lavori dovrebbero concludersi il 31 dicembre di quest'anno e l'entrata in funzione del Mose, che è l'opera principale del sistema delle opere e degli interventi per la salvaguardia della città di Venezia, previsto tre anni dopo, ovvero il 31 dicembre del 2021.

Perché, il rischio concreto, procedendo di questo passo - e le parole del sottosegretario non mi rassicurano in questo senso - è che i lavori non proseguano, non riprendano e il rischio è che il MOSE resti un'incompiuta, con un spreco di denaro pubblico di 5 miliardi e 700 milioni. Io penso che questo non lo vuole nessuno, in questo Paese, fermo restando che bisogna muoversi nel principio della legalità e avere come obiettivo principale la salvaguardia di una città preziosa, non solo al nostro Paese, ma a tutto il mondo, come Venezia.

Io mi auguro che i lavori si possano concludere e, soprattutto, che il sistema MOSE funzioni e che raggiunga gli obiettivi per cui è stato pensato tanti anni fa, più di 40. Lo ripeto, è un'opera talmente invasiva, per un ambiente fragile come quello della laguna di Venezia, e così costosa che ha, poi, innescato tutto quello che ha determinato, anche, lo scandalo del 2014. Ma io credo che, giunti al 93 per cento dei lavori, sia necessario chiuderli e fare in modo che il sistema MOSE funzioni.

Mi auguro, quindi, che questo Governo lavori in questo senso e che, al più presto, ci dia notizie concrete su come intende procedere per concludere l'intervento.

(Elementi ed iniziative in ordine alla tutela dei diritti dei passeggeri relativi a tutte le modalità di trasporto, anche in considerazione della stagione turistica in corso - n. 2-00054)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mulè ed altri n. 2-00054 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Giorgio Mulè se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente; sì, intendo illustrare l'interpellanza. Signor Ministro, ci troviamo alla vigilia di un weekend, di un fine settimana che, solitamente, dovrebbe essere un momento di riposo, di svago, di condivisione familiare; d'estate soprattutto, i weekend coincidono con le partenze delle famiglie, dei turisti, con il movimento naturale, che ci deve essere e che c'è, grazie a Dio, da parte di chi per un anno intero ha lavorato e vuole godersi, giustamente, delle ferie. Noi ci lasciamo alle spalle quello che, giornalisticamente, avremmo definito, un tranquillo weekend di paura, se non un weekend da incubo. Cos'è successo? È successo che, da mare e da terra, si sono verificati, non dei disagi legati all'imponderabile, ad eventi che appartenevano al novero delle cose che l'umana comprensione non può decifrare, ma appartenevano a normalissimi eventi che erano prevedibili.

Il 15 luglio, a Malpensa, si è registrata la cancellazione di tre voli, due della compagnia EasyJet diretti a Lisbona e a Copenaghen e uno della compagnia Royal Air Maroc diretto a Casablanca, che hanno interessato complessivamente 900 passeggeri. La cosa che ci è apparsa veramente grave, sono le giustificazioni, perché, lo ripeto, se si tratta di qualcosa che è imprevedibile, ci sta, il problema è che le giustificazioni date dalle compagnie sono legate, in un caso, al malore di un pilota e, nell'altro caso, a un equipaggio che aveva superato le ore di volo consentite e, quindi, non è stato autorizzato, per sicurezza, a volare, come se non si sapesse che lo stesso equipaggio aveva accumulato un numero di ore che sforava quelle previste. Risulta che l'Ente nazionale per l'aviazione civile, l'ENAC, abbia già disposto l'attivazione di un'indagine per rilevare evidentemente se le compagnie aeree abbiano rispettato il regolamento (CE) 261/2004, quello che dispone le misure a tutela dei passeggeri del trasporto aereo.

Non è successo solo questo, in quel fine settimana; altre trecento persone sono rimaste bloccate e questo è ancora più grave e più odioso, come episodio, perché ha costretto famiglie, bambini e anziani a rimanere per una notte sulle banchine del porto di Brindisi in attesa che partisse il traghetto Prince della European Seaways diretto a Corfù. A questi passeggeri è stato consentito di partire soltanto nella giornata di domenica 15 luglio; sono stati cioè “riprotetti” su una nave della compagnia Grimaldi Lines che, fortunatamente, ha posto fine a questa odissea.

Peraltro, nello stesso weekend, si è aggiunto un altro episodio, questa volta legato ai traghetti Moby, perché il traghetto che doveva partire da Genova, diretto a Bastia, non è partito, per cui la gente è andata lì all'alba per imbarcarsi alle otto, il traghetto era guasto, per cui altri 300 passeggeri sono stati dirottati sui porti di Nizza, di Savona o sono stati spostati a Livorno, per consentirgli, poi, di raggiungere in serata, nella tarda serata, il porto di Bastia.

In breve, signor sottosegretario, in questo fine settimana che ci siamo lasciati alle spalle, abbiamo avuto una sorta di sbarco dei Mille, ma è uno sbarco dei Mille al contrario, nel senso che non sono sbarcati dove dovevano sbarcare, ma sono stati fatti sbarcare dagli aerei, dalle navi e dai traghetti.

Peraltro, la faccenda è ancora più grave e io aggiungerei anche odiosa, rispetto a queste famiglie e a questi lavoratori – e ai i sacrifici che avevano fatto per partire -, perché, a proposito del traghetto della compagnia ellenica, secondo quanto rilevato dall'associazione degli operatori portuali salentini, questo traghetto non avrebbe avuto le necessarie autorizzazioni, da parte delle autorità di controllo, richiamando che il mancato arrivo del primo viaggio di linea della nave ha causato enormi disagi ai passeggeri prenotati e, soprattutto, perdita di credibilità al porto di Brindisi. Dicono ancora gli operatori: riteniamo che sia irresponsabile accettare prenotazioni prima di aver ottenuto i permessi necessari a svolgere un servizio di linea.

Lei capisce che si tratta di un'enormità; si tratta di una vicenda che è in barba a tutte le norme di legge, in barba a tutte le prescrizioni. Consentire e accettare prenotazioni su un mezzo che non è autorizzato a viaggiare, si tratta di una beffa, si tratta di un oltraggio, si tratta di un oltraggio davvero senza pudore, nei confronti dei passeggeri e dei cittadini.

Comunque, con riguardo ai diritti dei passeggeri, lei sa che, in ambito aereo, c'è il regolamento (CE) 261/2004 del Parlamento europeo, a cui facevamo cenno prima, che istituisce regole comuni in materia di compensazione, assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, cancellazione del volo, ritardo prolungato e così via. In ambito, invece, di trasporto ferroviario e marittimo ci sono i regolamenti del 2010, il regolamento (UE) 1177/2010 e così via, come li abbiamo elencati nella nostra interpellanza.

Aggiungo che, stando al Quinto rapporto annuale, quello del 2018, dell'Autorità di regolazione dei trasporti, con riguardo proprio al trasporto navale, il 33 per cento dei reclami e delle segnalazioni riguarda ritardi e cancellazioni; basti pensare che nel 2017 si sono registrate oltre 340 tra segnalazioni e reclami. Il che - come dire - dà l'idea dell'enormità del problema.

Quello che succede e speriamo, peraltro, essendo oggi venerdì, di non doverci ritrovare la prossima settimana a raccontare un altro weekend di paura, un altro weekend da incubo, è che c'è uno scollamento vero tra la disciplina e quello a cui in realtà sono assoggettate le compagnie di trasporto.

Signor sottosegretario, noi, oggi, le chiediamo di sapere se intenda adottare, il suo Ministero, il Governo, iniziative e misure urgenti in considerazione, non più dell'imminente periodo estivo, ma del periodo turistico che stiamo vivendo, per garantire e tutelare non diritti aleatori, ma diritti sostanziali dei passeggeri, diritti sostanziali dei cittadini, con una particolare attenzione all'organizzazione e alla pianificazione da parte delle compagnie per le partenze e gli arrivi, anche rispetto alle condizioni degli equipaggi, anche rispetto a eventuali e tempestive misure di trasporto alternativo e di riprotezione.

Chiediamo al Governo, soprattutto, se non intenda promuovere, nelle sedi competenti, una delle quali certamente deve essere e non potrà che essere quella europea, vivendo in un mercato globale e comunitario, nonché attraverso l'istituzione di tavoli di confronto con le compagnie di trasporto, iniziative idonee a mettere a punto delle misure in grado di aggiornare e adeguare i regolamenti europei per definire un sistema di tutela del diritto del cittadino utente del trasporto nelle varie modalità.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Michele Dell'Orco, ha facoltà di rispondere.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. In relazione ai disservizi presso l'aeroporto di Milano Malpensa, sono state assunte informazioni presso l'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC), il quale ha comunicato che il direttore generale ha disposto l'attivazione, da parte delle strutture competenti centrali e territoriali dell'ente stesso, di un'indagine sull'accaduto.

Dai primi accertamenti risulta che EasyJet, lo scorso 15 luglio, ha cancellato due voli per malore del comandante e per fuori ore equipaggio, presumibilmente verificatosi per i ritardi accumulati a causa di restrizioni del traffico aereo dovuti ad agitazione dei controllori di volo francesi.

I 312 passeggeri coinvolti sono stati riprotetti, secondo le consuete tempistiche, nonostante il periodo di traffico intenso. La compagnia ha rispettato le norme di sicurezza, che impongono limiti d'impiego dell'equipaggio, e le norme del regolamento europeo n. 261/2004 che dispone misure a tutela dei passeggeri del trasporto aereo. Ad oggi, alla direzione aeroportuale di Milano Malpensa non è pervenuto alcun reclamo relativo ai due voli.

Anche i circa 80 passeggeri del volo Royal Air Maroc sono stati immediatamente riprotetti sul volo successivo e, analogamente, ad oggi non è pervenuto alcun reclamo: questo ovviamente è quanto ci dice ENAC.

Da una prima verifica effettuata dall'ENAC risulta che le compagnie coinvolte hanno riprotetto i passeggeri su un volo alternativo verso la destinazione finale in condizioni di trasporto comparabili, non appena possibile e a seconda delle disponibilità di posti, così come previsto all'articolo 8 del citato regolamento europeo. In proposito, ENAC precisa che anche dagli orientamenti interpretativi di cui al predetto regolamento, forniti dalla Commissione europea e pubblicati nel giugno 2016, si evince che il vettore aereo deve gestire la situazione attenendosi alle best practices, tra le quali vi è la possibilità, e non già l'obbligo, di riproteggere il passeggero anche su un volo di un'altra compagnia aerea.

L'ENAC assicura che continuerà a monitorare la situazione verificatasi a Milano-Malpensa e ha invitato nuovamente tutte le compagnie aeree a modulare, programmare i propri operativi così da garantire efficienza e regolarità delle operazioni di volo durante la stagione estiva in corso, che, come di consueto, sta comportando un aumento sia del numero dei movimenti che dei passeggeri.

Su quanto accaduto nel porto di Brindisi, la capitaneria di porto riferisce che l'agenzia marittima che rappresenta la società di gestione della motonave Prince, il 31 maggio scorso, ha presentato il programma degli accosti in servizio di linea con i porti greci a partire dal 13 luglio.

Con successiva comunicazione del 1° giugno 2018 la capitaneria veniva informata che la predetta società, di concerto con le autorità greche, aveva in corso l'organizzazione delle visite previste ai fini del preventivo riconoscimento della linea verso la Grecia, ai sensi della direttiva europea 1999/35/CE per la prima settimana di luglio. Il successivo 29 giugno le autorità greche informavano dello slittamento della visita inizialmente proposta per i giorni 3 e 4 luglio, con ulteriore proposta per i successivi 9 e 10 luglio. Si concordavano, quindi, quali date utili il 10 e 11 luglio. Tuttavia, tali visite saltavano a causa della mancata emissione, nel frattempo, dei prescritti certificati di sicurezza da parte degli organismi riconosciuti incaricati dalla società.

Il giorno 12 luglio l'agenzia marittima richiedeva di posticipare nuovamente la visita alla mattinata del 14 luglio, considerato che la nave era stata autorizzata dalle autorità greche ad effettuare tale viaggio, vuota di carico, dal Pireo (Atene), dove la stessa aveva appena ultimato le operazioni di cantiere.

In particolare, la Prince sarebbe stata sottoposta a visita di sicurezza nel porto di Brindisi, ai sensi del decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 28, a cura di personale della capitaneria di porto prima dell'imbarco dei passeggeri, ai fini dell'effettuazione del solo viaggio, in sicurezza, per la Grecia, dove sarebbe invece stata sottoposta a visita congiunta, ai sensi della predetta direttiva 1999/35/CE, che serviva poi all'avvio della linea. Tuttavia, l'orario stimato di arrivo nel porto di Brindisi per il giorno di sabato 14 luglio subiva costanti variazioni nell'arco dell'intera giornata, passando dalla schedulata previsione di arrivo della prima mattinata agli aggiornamenti comunicati nel pomeriggio relativi al previsto arrivo dapprima per le 20 poi per l'una, quindi per le 02.00 di domenica 15 fino alla comunicazione finale, avvenuta in serata, del mancato arrivo.

In tale circostanza, la capitaneria apprendeva che il viaggio non era stato effettuato, in quanto, nel corso della navigazione, la nave registrava problemi alla propulsione per l'ostruzione dei filtri carburante, dovuta presumibilmente ad un problema di impurità presenti nel bunker.

La sala operativa della capitaneria di porto monitorava costantemente la navigazione della Prince sul sistema PELAGUS fino al rientro al porto greco.

Domenica 15 luglio, la Prince veniva sottoposta ad ispezione estesa e accurata congiunta nel porto greco, al termine della quale gli ispettori PSC accordavano l'avvio della linea richiesta. Mercoledì 18 luglio, alle 9,50, la Prince scalava per la prima volta al porto di Brindisi. Nel porto appunto di Brindisi, sabato 14 luglio, in attesa di imbarcare su questa nave erano presenti 419 passeggeri, tutti riprotetti a cura della summenzionata agenzia marittima che provvedeva alla prenotazione dei biglietti, a proprie spese, su altre navi in partenza per la Grecia da Brindisi, e garantiva ai passeggeri il rimborso del biglietto nonché l'accollo, per quanti avessero pernottato a Brindisi in attesa dell'imbarco per il giorno successivo, delle relative spese di pernottamento in albergo.

I dati aggiornati risultano essere i seguenti: numero biglietti prenotati: 419 passeggeri e 105 veicoli; biglietti rimborsati: 8 passeggeri e 2 veicoli; passeggeri protetti il giorno 14: 18; passeggeri riprotetti il giorno 15: i restanti 393. Anche il successivo lunedì 16 luglio sono stati riprotetti 203 passeggeri su navi in partenza per la Grecia.

Inoltre, deve evidenziarsi che, nella sera a cavallo tra il 14 e il 15, non si sono registrate problematiche o criticità di ordine pubblico da parte dei passeggeri rimasti a terra, anche in ragione delle garanzie e dell'assistenza fornite dall'agenzia marittima.

Nella circostanza, la capitaneria di porto di Brindisi supportava l'agente marittimo e l'autorità di sistema portuale nell'individuazione della soluzione più utile per conseguire il risultato dell'integrale riprotezione dei passeggeri, oltre che nell'attività di puntuale e costante informazione a beneficio di tutti gli enti e uffici competenti sugli sviluppi della vicenda, in particolare AdSP e dogana. Da entrambe le vicende emerge il rispetto della normativa europea in tema di tutela dei diritti dei passeggeri.

Ad ogni modo, nel ringraziare gli onorevoli interpellanti per avere segnalato tali disservizi, si concorda pienamente sul fatto che episodi del genere, soprattutto nel periodo estivo, non dovrebbero quanto meno verificarsi. Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti porrà in essere un'attenta attività di monitoraggio e una costante attività di vigilanza anche sull'ENAC, a garanzia di un'adeguata protezione dei passeggeri.

PRESIDENTE. Il deputato Mulè ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Grazie, signor sottosegretario, la ringrazio intanto per avere raccolto in così poco tempo questi dati.

L'insoddisfazione è legata non ovviamente alle informazioni, che lei non può fare altro che recepire, ma al contesto, cioè chi ha trasmesso questi dati vuol fare passare come normale una situazione che è sommamente anormale.

Lei sa, noi sappiamo che, quando ci si trova in situazioni del genere, l'unica cosa che un cittadino o un viaggiatore vuole fare è dimenticare quello che è successo e non perdere tempo, non infilarsi nelle procedure di rimborso, che spesso sono farraginose e complicate; cioè si può fare soltanto una cosa: partire e arrivare dove si è prefissato di andare.

Quindi, non mi meraviglia affatto, anzi, mi conferma nella mia assoluta capacità di essere stato e di essere un viaggiatore nel fatto che, ripeto, una volta che c'è l'annuncio della cancellazione, seguono, come al solito, le proteste, poi si perde tempo e l'unica cosa che si vuole fare è dimenticare e, quindi, per tale ragione, non vengono inoltrati i reclami e non si procede.

È un po' come succede con i piccoli furti: spesso, ahimè, sappiamo e ci diciamo che tanto è inutile, tanto non succede nulla e soprattutto bisogna perdere tempo.

Dunque, da una parte, le chiedo se non sia il caso, a questo punto, di avviare una campagna informativa, non tanto sui diritti del passeggero, ma per semplificare eventualmente le domande di accesso, che non potranno essere più soltanto limitate al ristoro delle spese di viaggio o di vitto e alloggio, come nel caso odioso di Brindisi, di cui parleremo tra poco, ma anche consistere in una forma di risarcimento di un diritto esistenziale, di relazione, della violazione di diritti in capo ai passeggeri.

Mi meraviglia, e di questo mi ritengo insoddisfatto: alla fine, insomma, se volessimo tradurla in un comportamento, l'ENAC ci dice che è tutto normale, che può succedere, ha fatto un buffetto alla compagnia, che si è resa responsabile delle cancellazioni, perché, alla fine, tra gli scioperi ed il resto, che volete, può capitare. Ecco, non può capitare!

Apprezzo il fatto che lei, il Governo condividiate, come ha detto pienamente, che quello che è accaduto non va e non può succedere, e confido che l'attivazione del monitoraggio che ha annunciato in Aula sull'ENAC porti a risultati, porti a evidenze concrete rispetto a quello che ancora oggi succederà negli aeroporti italiani. E allora quindi la riprotezione… Lei giustamente notava, rifacendosi alle normative, non è molto spesso un obbligo, ma è demandata un po' alla sensibilità o alla serietà della compagnia: dobbiamo fare in modo che invece sia obbligatorio riproteggere innanzitutto i passeggeri, non può essere lasciato alla libera interpretazione e alla generosità delle compagnie. Se si acquista un servizio si ha diritto a usufruire di quel servizio, ed è uno dei primi principi del diritto: io acquisto un servizio, il servizio mi deve essere dato; se il servizio non mi è dato, chi mi ha venduto il servizio deve essere obbligato, signor sottosegretario, non può essere invece lasciato alla generosità delle singole compagnie. E dunque: facilità di accesso ai rimborsi, prevedere un innalzamento ulteriore del risarcimento che non deve essere soltanto legato al ristoro del viaggio, delle spese di vitto e alloggio, obbligo in capo alle compagnie di riproteggere assolutamente i passeggeri.

Quello che è successo a Brindisi, signor sottosegretario, è inaccettabile, è francamente inaccettabile. Lei correttamente ha elencato, mi permetto di dire con un certo imbarazzo, non suo ci mancherebbe altro, rispetto a queste date e a questo continuo rimandare non adempimenti secondari in capo al traghetto Prince, ma adempimenti fondamentali, come quello relativo alla sicurezza che doveva esserci a bordo della nave. Si rinvia di giorno in giorno, si rimanda, poi parte, poi parte un pezzo durante la navigazione, ovviamente essendo una specie di bagnarola, di carretta del mare: esistono anche le carrette del mare, e umiliano ancora di più perché pretendono anche il passaggio in denaro da parte dei cittadini e dei turisti. Bene, la carretta si ferma perché ha il guasto ai filtri, arriva a Brindisi, ovviamente non può ripartire: ma è inaccettabile, perché qui si accetta il principio che anche le carrette, quindi la vetustà dei traghetti delle navi passeggeri, siano accettate in maniera incondizionata.

E allora io la prego di farsi portatore di una seria ricognizione di tutti i mezzi che circolano in Italia, di tutte le compagnie che circolano in Italia o che approdano nei porti italiani, per fare in modo che i traghetti, le navi che collegano soprattutto e che servono i passeggeri e non le merci, siano garantiti da un periodo di sopravvivenza non prossimo alla pensione. Adesso riformiamo la legge Fornero, dovremmo anche ripensare a quando mandare in pensione le navi. Non può essere che abbiano quota 100, inteso come 100 anni di vita o 60 anni di vita: le navi, i traghetti sono soggetti ad usura, a una usura veloce, e quindi è chiaro che un traghetto già dopo 20-25 anni è vecchio; e quindi si ferma, lascia i passeggeri in banchina, in mezzo al mare.

E allora vi prego in questo di avviare un eventuale monitoraggio, per fare in modo che il parco marittimo italiano sia oggettivamente e in maniera reale un parco all'altezza dei diritti dei cittadini, che innanzitutto devono viaggiare sicuri, e abbiamo la prova provata che alcune volte, come nell'odioso caso di Brindisi, ciò non è accaduto; ma soprattutto hanno diritto di viaggiare rispetto al prezzo che pagano. Quindi, bene la vostra indignazione che si accomuna ovviamente alla nostra. Nella speranza di non doverci rivedere il prossimo fine settimana per commentare altri fatti, attendiamo con fiducia che vi rendiate parte attiva per l'avvio di queste iniziative.

(Iniziative di competenza volte a salvaguardare i livelli produttivi ed occupazionali degli stabilimenti dell'azienda Mercatone Uno - n. 2-00022)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cenni ed altri n. 2-00022 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Susanna Cenni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SUSANNA CENNI (PD). Presidente, mi riservo di intervenire, anche perché da quando ho depositato l'interpellanza ad oggi si sono manifestate diverse novità.

Ma parto dall'inizio. Il gruppo Mercatone Uno è presente sul territorio nazionale con numerosi stabilimenti, ed è in amministrazione straordinaria dal 2 aprile 2015. I circa 3 mila dipendenti, secondo quanto è noto anche da fonti di stampa, sono attualmente in cassa integrazione straordinaria. Dopo una lunghissima vicissitudine, il 18 maggio 2018 è stata autorizzata dal Ministero per lo sviluppo economico la vendita dei compendi aziendali di Mercatone Uno in amministrazione straordinaria, come da istanza di aggiudicazione presentata dai commissari straordinari, a conclusione di una lunga procedura di vendita, che ha fatto seguito al ricevimento di sette offerte vincolanti d'acquisto.

Il 21 maggio 2018 i commissari straordinari di Mercatone Uno hanno illustrato in una riunione al Ministero dello sviluppo economico i contenuti dell'autorizzazione ministeriale all'aggiudicazione dei compendi aziendali, relativa a 68 punti vendita sui 74 oggetto del bando di cessione. Oltre ai 59 punti-vendita attivi, sono oggetto dell'aggiudicazione anche 9 punti vendita attualmente chiusi. Gli acquirenti individuati sono due: Shernon Holding, che acquisirà 55 punti vendita oltre al marchio, alla logistica e alla sede, mentre altri 13 punti vendita saranno acquisiti da Cosmo, gruppo nazionale operante con il marchio Globo. L'esito della procedura di vendita permetterà (almeno questo secondo i commissari) la continuità aziendale e la salvaguardia di oltre 2 mila posti di lavoro.

E allora passo un attimo ai numeri, perché il 22 maggio le organizzazioni sindacali hanno reso noto che le garanzie sull'occupazione offerte dai commissari straordinari riguarderebbero 2.063 dipendenti sui 2.745: quindi in sostanza circa mille lavoratori in origine alle dipendenze del gruppo Mercatone Uno si troverebbero in una situazione di possibile disoccupazione. Ora, nei punti vendita acquisiti dal marchio Globo su cui concentro la mia interpellanza, gli impegni occupazionali garantiti dalla concessionaria produrranno una sensibile riduzione degli attuali livelli di occupazione, e ovviamente un ricorso massiccio - questo anche secondo quanto poi è stabilito dall'accordo raggiunto - al part-time. Sempre secondo indiscrezioni, si profilerebbe nella riorganizzazione anche una perdita di professionalità abbastanza consistente: io vorrei ricordare che in molti di questi punti vendita sono presenti professionalità molto alte acquisite dai lavoratori negli anni, con curricula molto qualificati nella vendita, nel disegno CAD, nella gestione del riordino e della logistica e così via.

Allora, in sintesi: dopo questi passaggi a Colle Val d'Elsa in modo particolare, nel mio territorio, c'è stato un presidio molto impegnativo, concluso soltanto nei giorni scorsi dopo la firma dell'accordo sindacale. Io ho visitato spesso questo presidio, ho parlato a lungo con i lavoratori, lo hanno fatto anche altri colleghi di altre forze politiche, lo hanno fatto le istituzioni; e devo dire che se qualche passo in avanti è stato raggiunto è anche per la determinazione e il coraggio di questi lavoratori, che non hanno mai consentito che si abbassassero le luci su questa vicenda.

Il 1°, il 22 e il 29 giugno ci sono stati passaggi e momenti di confronto molto importanti tra le organizzazioni sindacali e gli acquirenti, è stato raggiunto un impegno e sottoscritto un accordo che stabilisce anche alcuni criteri per il rientro di una parte dei lavoratori. Restano però aperti alcuni punti, su cui è necessario capire qual è l'intenzione anche del Governo rispetto a una vigilanza su questo accordo.

Il 5 luglio è stato sottoscritto l'accordo: sui 13 punti vendita, dove in origine lavoravano 566 persone, c'è un impegno a riassumerne 285. Nei prossimi giorni ci sarà anche una selezione su coloro che rientreranno e coloro che non lo faranno.

Come ho già detto, la cassa integrazione in essere ci sarà fino al 13 gennaio del 2019, dopodiché non sappiamo cosa accadrà. Nell'accordo si parla di investimenti da parte di Cosmo Spa per 35-40 milioni nei prossimi due anni e c'è un impegno generico su cui chiederei attenzione del Governo, un impegno generico circa il possibile ampliamento delle autorizzazioni ad oggi in essere per procacciare e ricercare ulteriori partner in alcuni punti vendita.

Vorrei ricordare – e mi avvio a concludere – che attorno ai lavoratori del Mercatone Uno di Colle Val d'Elsa c'è stata, in queste settimane, durante il presidio, tanta solidarietà; lo hanno fatto i sindaci dei territori interessati, si è insediato un tavolo regionale che ha recuperato alcuni impegni e che si è impegnato anche sul piano della formazione per il futuro, se ci saranno ulteriori sviluppi, c'è stata la politica, lo hanno fatto tutte le forze politiche, ci sono stati tantissimi cittadini accanto a questi lavoratori, una pagina che io credo valga la pena di ricordare anche in quest'Aula.

I lavoratori hanno fatto molto, come dicevo, per tenere alta l'attenzione e lo hanno fatto sui social, lo hanno fatto in mille modi, ci sono state iniziative dei media locali che diffondono i curricula dei lavoratori, persone, come vi dicevo, formate e preparate.

Ecco, non c'è nessuno fra questi lavoratori che chiede assistenza; difendono il loro posto di lavoro, difendono la loro dignità e credo che sia il volto bello di chi, in questo Paese, non si arrende.

E' per questo che sono a chiedere al Governo quali siano, al di là dei numeri depositati presso il tavolo al Ministero, i contenuti dell'accordo raggiunto qualche settimana fa, lo stato della trattativa e i possibili sviluppi rispetto a questa vicenda, se i piani industriali dei soggetti acquirenti, in particolare il gruppo Cosmo Spa, consentiranno la continuità degli attuali livelli occupazionali, delle competenze e delle professionalità acquisite dai lavoratori e quali margini esistono per rivedere quei numeri scritti nell'accordo, infine, quali iniziative il Ministero intenda assumere, anche di concerto con le regioni e le amministrazioni comunali coinvolte, al fine di sostenere la ricollocazione occupazionale dei dipendenti che rimarrebbero fuori dal possibile accordo. Quindi, vorrei sapere anche se il Governo vigilerà sugli impegni, forse un po' più generici e meno stringenti, contenuti nell'accordo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario per lo Sviluppo economico, Andrea Cioffi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA CIOFFI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, rispondiamo a questa interpellanza sulla situazione del Mercatone Uno, avendolo già fatto la settimana scorsa, in una interrogazione che riguardava lo stesso tema. Ovviamente, il Governo seguirà attentamente la vicenda. Poiché adesso entriamo nel dettaglio, il Governo ovviamente seguirà attentamente la vicenda, perché lo scopo principale è fare in modo che le persone che lavorano trovino lavoro, quindi è banale persino dirlo, ma insomma volevo rassicurare su questo.

Quindi, informiamo sugli avvenimenti del gruppo, anche se sono stati già molto ricordati. La procedura è stata aperta il 7 aprile 2015, sono stati nominati i commissari straordinari, sono sei le procedure contestualmente ammesse alla procedura. Il tribunale di Bologna ha accertato l'insolvenza della società nel periodo 8-10 aprile 2015, nel gennaio 2016 è stato autorizzato il programma predisposto dai commissari, secondo l'indirizzo della cessione dei complessi aziendali per le sei società.

Con riferimento alla procedura di cessione svolta in esecuzione del programma approvato, vorrei evidenziare in primo luogo che la vendita dell'attività aziendale Mercatone Uno si è rilevata particolarmente sofferta a causa della debolissima risposta da parte del mercato. È stato, infatti, necessario svolgere tre successivi esperimenti di vendite, che hanno impegnato la procedura dal giugno 2016 al maggio 2018, come è stato anche ricordato.

Le attività svolte hanno riguardato tutta una serie di punti. Già nel giugno 2016 è stato autorizzato il primo procedimento di vendita, avente a oggetto la vendita in blocco dell'intero perimetro di vendita costituito da 61 punti vendita operativi (58 operativi, più 3 punti vendita in corso di riattivazione) e 18 punti vendita non operativi, unitamente ai relativi immobili, ove di proprietà del gruppo, oltre al marchio Mercatone Uno, alla sede operativa di Imola e ad altri servizi.

Il disciplinare di vendita prevedeva l'accettazione di offerte non inferiori al prezzo di 280 milioni di euro, come risulta dalla perizia di stima reddituale, ma non sono pervenute offerte.

Con successivo provvedimento del 10 febbraio 2017, è stato autorizzato l'avvio di un secondo esperimento di vendita, con modalità più flessibili rispetto al primo, in grado di permettere anche la presentazione di offerte non riguardanti l'intero perimetro definito con il programma di cessione.

Allo scadere del termine, che era il 16 giugno 2017, sono pervenute tre proposte, non conformi alle prescrizioni del bando di gara.

Infine, in seguito alle autorizzazioni ministeriali dell'11 luglio 2017 e del 10 novembre 2017, i commissari hanno dato avvio a un terzo esperimento di vendita a trattativa privata, a conclusione del quale sono pervenute, alla scadenza prevista in data 14 dicembre 2017, offerte da parte di una serie di società, alcune delle quali sono state anche ricordate.

Come previsto dal disciplinare di gara, sono state avviate ulteriori trattative con gli offerenti, al fine di ottimizzare le offerte ricevute e le combinazioni tra le stesse.

All'esito delle predette trattative, nel corso dei mesi di marzo e aprile 2018, i commissari hanno proceduto alla valutazione delle offerte e all'attribuzione dei punteggi alle singole offerte pervenute, predisponendo una graduatoria complessiva e hanno quindi formalizzato istanza per l'aggiudicazione, ritenendo preferibile, tra le possibili opzioni per la cessione dei complessi aziendali, lo scenario della continuità aziendale combinato con la vendita frazionata, componendo l'offerta migliore per la vendita unitaria alla Shernon, con 65,3 punti, e quella migliore per il perimetro residuale alla Cosmo, con 79,8 punti, che sono le due aziende che sono state ricordate.

In particolare, tale combinazione ha consentito di raggiungere la ricollocazione del maggior numero di punti vendita, a fronte di un corrispettivo complessivamente di 83 milioni di euro e il mantenimento di 2.063 posti di lavoro, come, peraltro, è stato ricordato.

Nello specifico, informo che l'offerta della Cosmo Spa prevede l'acquisizione di 13 punti vendita (per sei dei quali anche le mura), e il mantenimento di 196 dipendenti (di cui 144 in full time e 52 in part-time) su 566 occupati nel perimetro. Quindi, c'è un delta negativo di 370.

Il Piano economico e finanziario, insieme al piano industriale, del gruppo Cosmo mostra che la società è in grado, con il capitale proprio, di finanziare sia l'acquisizione del ramo aziendale di pertinenza Mercatone Uno sia gli investimenti necessari al re-layout dei punti vendita oggetto di offerta.

Dal lato degli investimenti, il piano in questione prevede di impegnare per il 2018-2021 risorse pari a circa 51,2 milioni. D'altro canto, la scelta dei commissari è apparsa obbligata, in assenza di soluzioni alternative che potessero garantire i risultati reddituali, occupazionali e patrimoniali migliori di quelli raggiunti all'esito della procedura.

Con provvedimento in data 17 maggio 2018, previo parere favorevole del Comitato di sorveglianza, è stata autorizzata la vendita e, conseguentemente, sono state avviate le consultazioni sindacali ex articoli 63 e 47 della legge 428 del 1990.

Dette consultazioni sindacali si sono concluse positivamente, e precisamente: per la Shernon Holding Srl (in data 29 giugno ultimo scorso), l'accordo sindacale relativo al perimetro di cessione composto da 55 punti vendita, di cui 8 attualmente sospesi, distribuiti su tutto il territorio nazionale, nonché dalla sede di Imola e dalle società di logistica, servizi, trading e acquisiti, prevede la salvaguardia di 2.019 posti di lavoro, con un miglioramento, rispetto all'offerta vincolante che era di 1.867 unità, di 152 lavoratori sui 2.179 presenti nel perimetro di cessione.

Per i lavoratori che, all'atto dell'acquisizione, non passeranno alle dipendenze della Shernon Holding Srl, che sono 160, è riconosciuta un'estensione a 36 mesi, rispetto ai 12 previsti dall'articolo 47, comma 6, della legge n. 428 del 1990, consistente nel diritto di precedenza nelle assunzioni che la concessionaria effettuerà entro tre anni dalla data di trasferimento.

Shernon Holding Srl ha altresì formulato una previsione di assunzione di ulteriori 300 lavoratori nei prossimi 48 mesi.

Per quel che riguarda Cosmo, l'accordo sindacale, relativo al perimetro di cessione, composto da tredici punti vendita, prevede la salvaguardia di 285 posti di lavoro, con un miglioramento, rispetto all'offerta vincolante (196 unità), di 89 lavoratori sui 566 presenti nel perimetro di cessione.

Anche per i lavoratori, che, all'atto dell'acquisizione, non passeranno alle dipendenze della Cosmo Spa, che sono 281, è riconosciuto il diritto di precedenza nelle assunzioni che la cessionaria effettuerà entro dodici mesi dalla data di trasferimento e di 24 mesi per i lavoratori che saranno assunti da terzi locatari di spazi all'interno dei punti vendita del perimetro.

Cosmo Spa ha altresì formulato una previsione di assunzione da parte di terzi locatari di spazi all'interno dei punti vendita del perimetro di circa 100 lavoratori nei prossimi 24 mesi.

Per quel che riguarda il punto vendita di Colle Val d'Elsa, rientrante nel perimetro di cessione di Cosmo, la trattativa sindacale ha portato ad un miglioramento relativo al numero di posti dei lavoratori, che sono aumentati da 21 a 31 unità. Sono stati pertanto complessivamente tutelati nell'immediato 2.304 lavoratori sui 3.049 in forza alle società in amministrazione straordinaria, che potrebbero salire, in forza delle ulteriori disponibilità manifestate in sede di accordo sindacale da entrambe le società aggiudicatarie, a 2.704 posti di lavoro, che sono pari a circa il 95,90 per cento del totale attualmente occupato nelle varie aziende sottoposte a procedura di amministrazione straordinaria.

La prosecuzione dell'esercizio dell'impresa da parte del commissario straordinario, autorizzato dal MISE fino al 13 gennaio 2019, come è stato anche ricordato, data di scadenza del programma di cessione, consentirà di dar corso alle ulteriori dismissioni, volte anche a trovare una soluzione occupazionale per i lavoratori non ricompresi nei perimetri di cessione che, sino a tale data, potranno usufruire della cassa integrazione straordinaria.

Sono già stati avviati contatti con l'Anpal, che è l'Agenzia nazionale per le politiche del lavoro, per favorire la ricollocazione di questi lavoratori e a tal fine, per il 25 luglio prossimo, è stata convocata dal Ministero dello Sviluppo economico una riunione plenaria con tutte le regioni interessate. Il Ministero dello Sviluppo economico seguirà comunque in modo attento l'evoluzione di questa vicenda, rendendosi disponibile sin da ora ad aggiornare il Parlamento sui futuri sviluppi, tenuto conto della primaria esigenza di salvaguardare la continuità dei livelli occupazionali, nonché le competenze acquisite nel tempo dai lavoratori, come sono state ricordate anche dall'onorevole interpellante.

PRESIDENTE. La deputata Susanna Cenni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario e mi ritengo almeno in parte soddisfatta della risposta. Mi permetta però di svolgere un paio di considerazioni. La prima è che non è banale assolutamente e non è scontato che si dica di seguire le vertenze, in parte perché nella storia del nostro Paese non sempre è avvenuto ed anche perché possono purtroppo capitare situazioni - mi sento di citare per esempio la Tmm di Pontedera, in cui le maestranze nemmeno si presentano ai tavoli convocati dal Ministero. Quindi, non è banale, ma è complicato. Prendo sul serio quello che lei ha detto e mi auguro davvero che il Ministero segua questa vicenda.

La seconda raccomandazione e considerazione che mi sento di fare è questa: i due acquirenti sono molto diversi e sappiamo che uno degli acquirenti non avrà il marchio e quindi sarà un nuovo marchio quello che aprirà i negozi che sono stati acquisiti e relativamente a questa parte, soprattutto quella acquisita da Cosmo, è probabilissimo, quasi certo, un cambio totale dal punto di vista merceologico. E qui c'è un tema che riguarda i lavoratori: questi lavoratori, altamente formati, abituati a gestire arredamenti di uffici e abitazioni, a disegnare questi scenari di arredamento probabilmente verranno riassunti per vendere abbigliamento e scarpe e quindi c'è un tema davvero che io credo vada seguito nei tempi che verranno. Raccolgo positivamente la notizia che lei ci ha dato del 25 luglio, quindi della riunione con le regioni, che credo sarà utile anche per mettere in campo provvedimenti, atti e programmi per quanto riguarda gli interventi di carattere formativo, ma mi sento anche di sottolineare che sarà importante anche una regia con le amministrazioni comunali. Alcuni sindaci, nell'ipotesi di nuove autorizzazioni e di nuovi partner in partecipazione con Cosmo, si sono dichiarati pronti a favorire semplificazioni per le autorizzazioni da porre in essere.

Quindi, sarà importante - diciamo - che ci sia una regia istituzionale complessiva, però io e altri colleghi vigileremo affinché gli impegni che vi siete assunti vengano realmente rispettati. Grazie ancora.

(Intendimenti del Governo in merito al futuro dell'Ilva di Taranto, con particolare riferimento alla tutela dei lavoratori e alle necessarie bonifiche ambientali - n. 2-00055)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Labriola ed altri n. 2-00055 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Vincenza Labriola se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Grazie, Presidente, Ministro, onorevoli colleghi. Sulla vicenda Ilva assistiamo oramai da troppo tempo a uno show indegno, a uno spettacolo che va in scena ogni giorno, mentre il tempo passa inesorabile e le soluzioni rimangono lontane. Ieri l'ANAC di Cantone, in un documento di sette pagine, evidenza che ci sono delle criticità sulla gara di gestione dello stabilimento Ilva. Le criticità riguardano tre aspetti: la scadenza intermedia di attuazione, i mancati rilanci finali degli altri offerenti, il rinvio del piano ambientale. Che ci fossero delle perplessità sulla vendita dell'Ilva era evidente; d'altro canto, avevamo, come gruppo di Forza Italia, chiesto più volte di accedere sia al bando di gara, che ai piani ambientali presentati e chiesto, dopo che si sono insediate le Commissioni, di audire tutti gli attori economici, istituzionali e le associazioni; purtroppo ciò ci è stato negato.

Sul nodo dell'acciaieria, oltre alle criticità evidenziate dall'ANAC, gravano tre ricorsi al TAR. Inoltre, per non farci mancare nulla, la Corte, con sentenza n. 58, ha stabilito che il decreto Ilva del 2015, che consentiva la prosecuzione dell'attività di impresa degli stabilimenti, in quanto di interesse strategico nazionale, nonostante il sequestro disposto dall'autorità giudiziaria per reati inerenti la sicurezza dei lavori, è incostituzionale.

Ministro Di Maio, come il Governo intende affrontare questi delicati aspetti, tenendo ben presenti le difficoltà in cui versano lo stabilimento, la città di Taranto e i suoi cittadini, oltre al fatto che Ilva oggi rappresenta l'1 per cento del PIL? Condivido con ANAC che, se ci sono delle criticità sulla gara, l'annullamento spetta al Governo, così come spetta al Governo gialloverde la decisione di mantenere vivo o chiudere lo stabilimento, ma se si perseguisse la strada della chiusura, lo si dovrebbe fare con decreto, prendendosi e assumendosene la responsabilità politica.

Forza Italia crede che lo stabilimento Ilva possa continuare a produrre, ottenendo il massimo per la città di Taranto e per i suoi lavoratori. Tutti sanno cos'è l'Ilva, ma pochi conoscono il dramma vissuto dalla città di Taranto e dai suoi abitanti, a cui il Governo deve un risarcimento e grande rispetto. Sul tavolo rimangono i nodi creati da 13 decreti e da una vendita avvenuta a porte chiuse, con poche certezze e con la presunzione del Governo a guida PD, che pensava di avere la soluzione in tasca, per poi rendersi conto che Ilva diventava una partita difficile da gestire. Il risultato? La cessione in tutta fretta ad ArcelorMittal, con accordi al ribasso per i lavoratori e il territorio. Ilva non è un'impresa qualunque, è l'acciaieria più grande d'Europa, ma è anche l'azienda più inquinata del vecchio continente, che insiste principalmente sul territorio di Taranto, divenuto nel 1998 SIN, sito da bonificare di interesse nazionale. Nell'azienda lavorano 14.000 dipendenti e sul nodo occupazionale la trattativa tra sindacati e ArcelorMittal, anche grazie ai tavoli fatti saltare dall'ex Ministro Calenda, è fino ad oggi bloccata. Chi ha seguito con attenzione la vicenda, approfondendo i dossier, non si sorprende che gli esuberi possano essere 4.000 perché è un dato da sempre presente. Inorridisce e irrita capire che il Governo non ha alcuna idea di quali siano le tipologie dei lavoratori interessati, da chi sia composta la platea, da quanti sono i dipendenti vicino alla pensione e da quanti hanno più di trent'anni. Quello che sembra un dato rilevante non lo è affatto, ma risulta fondamentale per capire quali soluzioni alternative mettere in campo per non lasciare nessuno indietro. E su questo punto si potrebbe trovare risposta anche con l'indotto Ilva, nei confronti del quale lo Stato ha debiti immensi. Lo Stato paghi i propri debiti e discuta con queste aziende, una volta messe al sicuro dal punto di vista economico, della possibilità di assorbire parte di lavoratori che risulteranno in esubero. Ma per far questo bisogna avere coraggio, trovare le risorse, creare meccanismi virtuosi e di cooperazione tra il territorio, i lavoratori e gli acquirenti. A mio avviso, solo creando un sistema di questo tipo, si può iniziare a dare risposte. Abbiamo ascoltato dalla voce dei tarantini, il malessere di chi quotidianamente apre la finestra e non sa cosa dovrà respirare. Ci sarà il wind day? Dovrà restare prigioniero nella propria casa? All'origine di questo dramma c'è la mancata copertura dei parchi primari, grandi - si dice - come 100 campi di calcio.

È impensabile che un'opera di così grande importanza per l'ambiente e per la salute dei tarantini possa vedere più che dimezzato l'investimento necessario alla sua realizzazione. Il primo progetto di copertura dei parchi prevedeva risorse per 700 milioni di euro, il progetto attuale di solo 300, un ridimensionamento che mi fa sospettare che sarà sacrificato qualcosa e non poco in termini di messa in sicurezza.

Il ragionamento su quest'opera deve essere immediato, si prendano in considerazione tutte le ipotesi e soluzioni che potrebbero dare garanzie effettive ai cittadini. Non permettiamo che la schizofrenia politica mini un intervento fondamentale. Un territorio tanto malato subisce, purtroppo, gravi conseguenze, con un impatto devastante sulla salute dei cittadini e sugli equilibri di un territorio in cui si aspettano bonifiche da più di vent'anni.

I dati sono drammatici: un bollettino di guerra che colpisce tutte le fasce di età. Ad essere esposti a gravi rischi sono in primo luogo i bambini, a cui spesso si viene tolto anche il diritto allo studio, alla spensieratezza e alla salute. Su questo punto non faremo sconti a nessuno. Non tolleriamo più chi, come il presidente Michele Emiliano, conosce il problema, i dati, la sofferenza, ma non interviene con le soluzioni strutturali ospedaliere e sanitarie necessarie, che dovrebbero tradursi in investimenti su personale ospedaliero, macchinari e strutture. Auspico di avere risposte chiare e risolutive.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO , Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. La ringrazio, Presidente. Gentili deputati e gentili deputate, ieri sera l'Anac ha consegnato al Ministero dello Sviluppo economico una lettera in cui rispondeva ai rilievi segnalati. Ricordo che c'era chi prendeva in giro questo Governo, dicendo che stavamo perdendo tempo a studiare 23 mila pagine, che abbiamo studiato nei primi quarantacinque giorni di Governo e che riguardano anche la procedura di gara. Credo proprio che abbiamo fatto bene, visto che l'Anac ieri sera ha confermato tutte le criticità che avevamo segnalato, ci ha confermato che erano fondate le nostre preoccupazioni sulla procedura di gara Ilva, e meno male - aggiungo io - che quelli di prima erano i competenti. Vi espongo in breve le criticità che avevamo segnalato e che l'Anac ha confermato.

La procedura di gara - io voglio dire gentilmente - è stata un pasticcio, lo rileva l'Anac nella lettera che ci ha mandato. Il primo rilievo riguarda il fatto che le regole del gioco sono state cambiate in corsa. Quando è stata bandita la gara, il 5 gennaio 2016, chi voleva partecipare alla procedura di gara per l'Ilva doveva fare un'offerta che prevedeva di attuare il piano ambientale entro il 31 dicembre dello stesso anno. Capirete bene che risanare il territorio attorno all'Ilva in meno di dodici mesi sarebbe stata un'impresa titanica e, quindi, poche imprese hanno potuto partecipare.

Il punto è che, dopo che sono scaduti i termini, il 30 giugno 2016, il termine di attuazione del Piano ambientale è stato posticipato, prima di due anni e poi di ulteriori cinque. Quindi, alla fine, c'era tempo per risanare fino al 2023, sette anni in più. Se questo fosse stato previsto dal bando iniziale, avrebbero potuto partecipare molte più imprese e proponendo offerte molto più pertinenti e di livello più alto. Infatti, in base alla lettera dell'Anac, si deduce che in questo modo è stato leso il principio di concorrenza e anche la qualità delle offerte proposte ne ha risentito in termini ambientali, occupazionali ed economici. In sintesi, avremmo potuto avere molte più offerte e tutte migliori, compresa quella di ArcelorMittal, e questo avrebbe significato - lo dico ai cittadini che ci ascoltano - più salute per i cittadini di Taranto, più tutela per l'ambiente e maggiori garanzie occupazionali per i lavoratori.

A causa di questo primo pasticcio, chiamiamolo così, l'azienda che ha vinto, Mittal, sembrerebbe non abbia rispettato alcuni termini ambientali intermedi, inizialmente previsti. Questo, se confermato, di per sé sarebbe bastato ad escludere l'azienda dalla procedura di gara, come rilevato dall'Anac. Ma non finisce qui: l'Anac ha rilevato che nella procedura di gara il tema dei rilanci era scritto malissimo, in maniera confusa: da una parte era scritto che si poteva fare, quindi su un documento, ma dall'altra non si spiegava come, non si capiva come si sarebbero dovuti fare questi rilanci e in che maniera dovessero essere valutati. Ed è inspiegabile che nessuno se ne sia accorto e che sia rimasto tutto sotto silenzio.

Le due offerte che sono state presentate erano una di un miliardo 800 milioni (Mittal) e l'altra di un miliardo 350 milioni (Acciai Italia, in cui, tra l'altro, c'era Cassa depositi e prestiti). La seconda, anche se più bassa, era migliore in termini ambientali e occupazionali, ma si dava, secondo la procedura di gara, un maggiore punteggio all'offerta economica piuttosto che a quella ambientale e occupazionale. Solo l'offerta economica pesava per la metà del punteggio complessivo e quindi l'ambito ambientale e occupazionale si dividevano l'altra metà del punteggio. In questo modo ha vinto Mittal. Acciai Italia, allora, ha rilanciato, aumentando l'investimento economico a un miliardo 850 milioni, 50 milioni di euro in più di Mittal, ma in maniera incomprensibile questo rilancio non è stato nemmeno considerato e alla fine la procedura è stata chiusa accettando l'offerta di ArcelorMittal, evitando la presentazione di altre offerte migliorative in termini ambientali e occupazionali: un comportamento che io definisco inspiegabile da parte del Ministero.

Queste criticità per noi sono macigni, sono gravissime e questo Governo e io in primis non possiamo continuare a far finta di niente, come è stato fatto per troppo tempo. Per questa ragione, chiederò immediatamente chiarimenti ai commissari dell'Ilva, avvierò un'indagine interna al Ministero e chiederò subito un parere all'Avvocatura dello Stato. Qui si sta giocando con la salute delle persone, non è una questione di procedura di gara, perché queste criticità - e ringrazio l'Anac per averlo fatto in così breve tempo - riguardano la salute di tanti cittadini della provincia di Taranto e in particolare di quelli del quartiere Tamburi. Perché, se si è fatta una procedura di gara che non ha messo al centro il massimo delle tutele occupazionali, delle tutele ambientali e delle tutele per la salute, allora politicamente, per ora, ne dovrà rispondere chi ha fatto questa procedura di gara, soprattutto se poi, all'interno di queste 23 mila pagine, sono confermate le criticità che noi abbiamo segnalato.

Ovviamente ci vengono confermate quelle che abbiamo segnalato: segnalazioni che vengono non solo dal Ministero dello Sviluppo economico, che guido io, ma anche da un governatore della regione, che, di certo, non è vicino a questo Governo, che è il governatore Emiliano, che vengono da tante associazioni, delle segnalazioni che vengono da tutto il mondo che si è sempre occupato di Ilva. Allora, quando io guardo questa procedura di gara e guardo la lettera dell'Anac che è arrivata ieri, penso a tante persone che in questi anni hanno segnalato queste cose, anche lei ha chiesto di accedere a questi atti in passato e non c'è riuscito, beh, le posso assicurare che riuscire a decifrare tutti questi atti non è stato semplice, ma ne è valsa la pena, perché adesso per me sul tavolo restano sempre le questioni occupazionali e ambientali, tant'è vero che io ho detto chiaramente, come Governo, ad ArcelorMittal che il loro piano di attuazione del piano ambientale e il loro piano occupazionale non sono soddisfacenti e ci devono fare una controproposta, che sembra che stia per arrivare nelle prossime ore per mezzo dei commissari, che, ovviamente, sono i loro interlocutori.

Ma prima della tutela ambientale, prima della tutela occupazionale, viene la legalità per questo Governo e in questo caso specifico noi abbiamo intenzione di andare fino in fondo e capire chi non ha sorvegliato queste criticità e chi, tra l'altro, si ostina a dire che è tutto in regola. Questo non è assolutamente accettabile, poi ascolteremo i pareri degli enti che chiameremo in causa, ma dobbiamo tener presente, tutti quanti, che l'Ilva non è una piccola industria di provincia, l'Ilva è un grande impianto industriale, il più grande d'Europa in questo settore, e quindi ogni volta che si trascura anche solo un punto del punteggio assegnato in questa gara, si sta permettendo o meno di emettere un livello di inquinamento maggiore che può essere letale per le persone. E quindi anche questa procedura di accertamento, anche questa procedura legata allo studio delle 23 mila pagine e di quello che ci ha detto l'Anac, lo dedico sempre a quei cittadini del quartiere Tamburi di Taranto, tra cui padri e madri di famiglia che hanno visto morire i loro figli per leucemia e all'autopsia è stata trovata polvere di minerale nel cervello di questi bambini.

Stiamo parlando di una situazione drammatica che non ho interesse di trascurare, ho tutto l'interesse di approfondire e lo farò consapevole del fatto che il tempo è poco, ma lo Stato, quando cede parte di un impianto come quello dell'Ilva a un'azienda, deve garantire ai cittadini che quell'azienda ha tutte le carte in regola e, in questo caso, il vero tema è che il pasticcio lo ha fatto lo Stato, non l'azienda. Il pasticcio lo ha fatto il Ministero quando ha bandito questa gara e, su questo, chiederemo il massimo di chiarezza nella procedura di gara, perché se qualcosa non è andato, io voglio capire perché non sia andato e, soprattutto, di chi sono le responsabilità specifiche. La ringrazio per l'interpellanza.

PRESIDENTE. La deputata Vincenza Labriola ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Grazie, Presidente, ringrazio il Ministro Di Maio. Non mi posso ritenere soddisfatta della risposta del Ministro perché, da un lato, condivido con lui la necessità di approfondire sempre di più il percorso che è stato messo in campo dal Governo precedente, dallo Stato, come lui ha detto, ma lo Stato ha inquinato anche quando lì era e gestiva lo stabilimento Ilva, quindi, la responsabilità dello Stato perdura nel tempo, senza che a quei cittadini si sia data una sola risposta, permettendo che l'Ilva si riducesse quasi a un lumicino. Pensiamo che il PIL dell'Ilva fino a qualche tempo fa era il 3 per cento, oggi è l'1 per cento con una perdita mensile di 30 milioni di euro, se non vado errata. Quindi, è un'azienda in perdita e anche nel caso avesse vinto l'altra cordata, io la invito ad ascoltare l'audizione che fece Cassa depositi e prestiti al Senato, nelle Commissioni congiunte Industria e Ambiente, dove disse chiaramente che non poteva intervenire in questa procedura di gara, perché l'azienda ha una perdita consistente mensile, per cui non si possono mettere a rischio i soldi dei risparmiatori. Questo è un punto che deve chiarire se si vogliono valutare altre strade e altre cordate e sul punto il Ministro non ha risposto.

Apprezzo il fatto che si cerchi che ArcelorMittal metta sul piatto delle azioni e delle proposte più consistenti e che diano più tutela ai cittadini di Taranto, però, è evidente che, di fronte a questo desiderio di legalità che tutti vogliamo in quel territorio, diventa, a mio avviso, difficile poter anche continuare con questa trattativa; e se questa trattativa dovesse finire, che piano B ha il Governo, considerando il fatto che l'elemento tempo in quel territorio è fondamentale? Ogni giorno che passa si commettono reati ambientali; una settimana fa, ci sono stati, in tre giorni, cinque incidenti che riguardano la matrice ambientale, tipo fuoriuscita del gas dalla cokeria, ci sono state in tutti questi anni delle morti all'interno dello stabilimento, che io stessa ho denunciato come morti di Stato. Non deve venire lei a spiegare quelle che sono le sofferenze e le problematiche di un territorio che io vivo costantemente tutti i giorni, perché, mentre prima, all'Ilva, nel periodo più florido, in ogni famiglia lavoravano 5 o 6 persone, oggi, ne lavora forse a stento una, con un contratto precario, e 4 o 5 persone, forse, hanno malattie connesse al danno che l'Ilva ha causato su quel territorio e alle mancate bonifiche di vent'anni che hanno aumentato l'esposizione dei cittadini alle matrici ambientali e alle conseguenze sanitarie.

Per questo l'interpellanza che abbiamo presentato oggi, che è molto più complessa, evidenzia dei punti fondamentali. Lei non mi ha dato risposte sulla sanità e conviene con me, visto che eravamo insieme nella scorsa legislatura, che questi dati tutti li abbiamo sventolati come bollettini di guerra, ma, poi, nessuno, su quel territorio - ed Emiliano in primis, che ha acquistato solo una maglietta per la sanità a Taranto - ha investito un euro e non ci dimentichiamo che, in quel territorio, che è stato depauperato, dove la maggior parte delle economie sono commissariate, la gente non può andarsi a curare neanche a Bari, dove c'è il Policlinico. Quindi, c'è il dramma nel dramma.

Queste risposte noi volevamo, oggi, volevamo capire, vista la schizofrenia di una campagna elettorale, ormai, spero, lasciata alle porte; si stanno mettendo i primi pilastri per la copertura dei parchi primari. A me la copertura dei parchi primari non convince. Ho parlato l'altro giorno col Ministro Costa che è venuto in Commissione ambiente; anche lui, dopo un primo assestamento, accomodamento sulle procedure messe in campo dal vecchio Governo, poi, si è reso conto che c'è qualcosa che non va; quel qualcosa che non va abbiamo il diritto di sapere cos'è, per poter anche aiutare lei, il suo Ministero e quanti con lei lavoreranno alla soluzione del problema. Perché, anche se noi oggi cristallizzassimo l'Ilva, la mettessimo in standby, resta il dramma del territorio limitrofo che è stabilito in 115 mila ettari di terreno da bonificare, escludendo le matrici marine che sono interessate; abbiamo una città commissariata, il porto è commissariato, il Mar Piccolo è commissariato, l'Ilva è commissariata.

Non è rimasto più niente, è rimasta solo la speranza che quell'azienda, forse, mettendo a segno delle giuste strategie industriali e ambientali, possa ritornare a produrre, garantendo la salute ai cittadini e, su questo, Forza Italia guarderà a ogni piccolo passo e a ogni piccola modifica che si farà, perché la produzione e il PIL devono continuare a esistere, se fosse possibile, anche vista la vetustà degli impianti, perché c'è anche un problema di impianti, sui quali non sono stati, mai, fatti interventi strutturali di ammodernamento. Vi è stata una schizofrenia di questa politica dello Stato, in un primo e in un secondo momento, anzi, direi, anche in un terzo, perché era statale, poi è stata svenduta ai Riva, i Riva hanno fatto quello che hanno voluto in quel territorio, e c'è, come lei ben sa, un'inchiesta, ci sono 53 persone a processo tutte accusate di reati; quindi, è una situazione di una grande complessità dove l'elemento tempo è fondamentale.

Non possiamo più avere mezze risposte, accuse, il Governo prima, il Governo dopo, dieci, vent'anni, eccetera; c'è bisogno, da domani, di fare qualcosa e la sfida che le pongo, Ministro Di Maio, è quella di aiutarci a fare degli interventi, al di là dell'Ilva, fuori dall'Ilva, di recupero di quelle economie che sono state danneggiate. È una lotta che ho fatto nella scorsa legislatura e abbiamo, come gruppo di Forza Italia, già posto le basi per dare risposte ai mitilicoltori, ai pescatori, agli agricoltori.

La invito a fare presto, anche in Commissione ambiente, dove fortunatamente siamo riusciti a mettere in calendario la risoluzione sul Mar Piccolo, che prevede uno sviluppo sinergico, programmato, organizzato e legale di una risorsa che deve tornare a essere fiore all'occhiello di un territorio che nessuno più si ricorda com'era, quando c'era produzione, quando tutti lavoravano, quando c'era benessere.

Si venga a fare un giro a Taranto, l'accompagno io, le faccio vedere che l'80 per cento delle attività commerciali nel centro cittadino sono chiuse, 14 mila ragazzi sono andati via e a questo bisogna mettere un freno, perché più gente va via e la gente che va via è la gente che ha lo sprint in più, la possibilità in più, anche di trasformarsi in imprenditore e trasformare e dare risposte a un'economia ormai annichilita. Dobbiamo lavorare insieme.

Vi è la disponibilità del gruppo di Forza Italia a vedere bene qual è la situazione, a stabilire quali potrebbero essere i percorsi dello stabilimento. Sono figlia di un operaio dell'Ilva, mio padre ha lavorato trent'anni in cokeria, conosco bene gli odori delle tute quando si dovevano stirare per il giorno dopo, quando doveva andare al lavoro; conosco lo sfruttamento dei lavoratori, conosco anche i piccoli incidenti che avvengono ai lavoratori e non vengono denunciati. Quindi, c'è tanta opacità su quell'azienda e io auspico e mi auguro che ci siano chiarimenti in tal senso, però, la prego, con tutta la forza dei cittadini di Taranto, impegnatevi a dare, da domani, risposte sui temi che ho posto prima, come quello della sanità, ripeto, della sanità; non si può dire che l'Ilva inquina e non fare nulla per i cittadini; non possiamo più permettercelo e lo dobbiamo a quei bambini di cui lei ha parlato prima, a cui durante l'autopsia hanno trovato del minerale.

Le faccio anche un altro piccolo rilievo di una notizia uscita ieri sulla stampa. Agli abitanti del rione Tamburi è stato riconosciuto un danno indiretto dallo stabilimento e il pagamento di questo danno è stato pagato prima del commissariamento. Ora, oltre il danno, questi cittadini forse avranno anche la beffa. Quindi la invito - concludo, Presidente - a darci da domani risposte sulla sanità e sui lavoratori e ad individuare insieme percorsi di recupero e di sviluppo di un'area che non può più attendere.

(Elementi e iniziative di competenza in ordine alla diffusione di informazioni, riguardanti possibili interventi pubblici, da cui possano derivare fenomeni di speculazione finanziaria - n. 2-00052)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Vazio ed altri n. 2-00052 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Del Barba se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica. Collega, provi a cambiare microfono.

MAURO DEL BARBA (PD). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, le settimane precedenti alla formazione del Governo sono state caratterizzate da grandi turbolenze sui mercati finanziari italiani sia per quanto riguarda i corsi azionari sia gli obbligazionari dei titoli di Stato. Abbiamo avuto una distruzione di valore per circa 400 miliardi di euro per due terzi detenuti da cittadini italiani. Se esaminiamo per il solo mese di maggio il FTSE MIB abbiamo una perdita del 9,15 per cento. Il ribasso subito dall'indice è stato accompagnato oltretutto da un forte incremento della volatilità sia mensile sia giornaliera e anche i volumi hanno registrato una fortissima accelerazione. Il 29 maggio i titoli di Stato, in termini di aggravio per interessi sui titoli di Stato emessi e per la durata della vita dei titoli di Stato emessi, considerando la differenza tra il rendimento delle nuove emissioni e quelli a cui erano stati collocati precedentemente, hanno portato a circa 144 milioni di euro annui di aggravio: per avere un ordine di grandezza, tre volte quanto la Lega deve allo Stato. Leggendo la Repubblica del 30 aprile per avere un quadro dei riflessi sulla finanza pubblica di queste turbolenze, per il Tesoro, come già emerso, con asta dei BOT semestrali di ieri e corroborato dall'andamento dell'asta dei BTP a cinque e dieci anni di oggi, emerge che gli investitori vogliono di più per esporsi sull'Italia: il rendimento medio del BTP decennale è volato al 3 per cento, il livello più alto dal maggio 2014, da 1,7 del collocamento di aprile. Assegnati i titoli per 1,82 miliardi di euro contro un massimo importo previsto di 2,25 anche se la domanda ha rivisto i massimi da dicembre. Per tradurre in soldoni questo innalzamento basta pensare che, solo su questo titolo, lo Stato dovrà pagare 23 milioni di euro in più di interessi e così via: basta leggere tutta la notizia. Insomma un'instabilità economico-finanziaria notevole che, potremmo dire, segue a una normale instabilità politica con elezioni particolari e delicate. Eppure, secondo molti commentatori di settore, non è così: sarebbe dovuto a talune azzardate affermazioni e al tenore della bozza del contratto per il Governo del cambiamento che venne pubblicata il 15 maggio sul sito dell'Huffington Post. Basta vedere l'andamento del FTSE MIB: il 15 maggio si realizza un crollo che perdurerà fino a fine mese. Si potrà dire che sono normali scelte politiche, l'imprevedibilità dei mercati, le valutazioni soggettive del rischio Paese, le normali oscillazioni geopolitiche. Eppure se leggiamo la bozza pubblicata quel giorno leggiamo che erano previste l'introduzione di specifiche procedure tecniche di natura economica e giuridica che consentissero ai singoli Stati di recedere dall'unione monetaria e quindi di recuperare la sovranità monetaria.

Oppure si ipotizzava la richiesta alla Banca centrale europea di operare una cancellazione di 250 miliardi di debito italiano. No, signori, queste non sono normali instabilità politiche: queste erano e rimangono affermazioni gravissime. Peraltro si tratta di due elementi esplosivi che non erano stati oggetto di dibattito durante la campagna elettorale e che portarono probabilmente il Presidente della Repubblica alla strenua difesa degli interessi nazionali. Fu solo dilettantismo, ci chiediamo oggi con la presente interpellanza urgente? Per quanto grave, fu solo dilettantismo? È chiaro che i contenuti della bozza avrebbero destabilizzato la fiducia degli investitori innescando una tempesta finanziaria tale da assicurare performances molto positive per quegli speculatori che avrebbero scommesso al ribasso sui titoli pubblici italiani. A quanto pare però qualcuno era ben informato: una manina già allora si muoveva. Mentre una manina consegnava all'Huffington Post questa bozza esplosiva, ci domandiamo se una manina informava qualcuno: in questo caso il finanziere che gestisce il fondo AH, Alan Howard, che avrebbe registrato, da fonti giornalistiche, un incremento del valore del 36,7 per cento nel solo mese di maggio, a fronte di rendimenti inferiori realizzati negli ultimi cinque anni, nettamente inferiori: la media è dello 0,18 per cento. Ebbene in quel periodo, da dichiarazioni rese pubblicamente dal Presidente della Consob, Nava si apprende che la Consob sarebbe intenzionata ad aprire un'indagine in merito a ipotesi di reati di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazioni del mercato di cui agli articoli 184 e 185 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58. Anzi ci pare che la Consob debba urgentemente aprire un'indagine su quanto accaduto e ci domandiamo se proprio, a ragione di questa intenzione a suo tempo dichiarata, in questi giorni esponenti di Lega e del MoVimento 5 Stelle stiano esercitando pressioni notevoli sul presidente della Consob tese a screditarne l'immagine e a indurne le dimissioni.

Ma non finisce qua: anche due giorni dopo il 15 maggio, il 17 maggio, con una breve notizia ANSA, l'esponente della Lega Borghi dichiara che, per quanto riguarda Banca Monte dei Paschi di Siena, esiste la necessità di una nuova governance e che questo è un intento abbastanza condiviso da Lega e MoVimento 5 Stelle e che va ripensata la mission della banca (è un'ANSA del 17 maggio). Insieme alle indicazioni fornite nella versione del contratto tutto questo ha prodotto la caduta del corso del titolo in Borsa superiore al 10 per cento e la ripetuta sospensione per eccesso di ribasso. Naturalmente ci sono state conseguenze per i risparmiatori perché la crisi di fiducia che ha oggetto Monte dei Paschi di Siena può potenzialmente danneggiare soprattutto i piccoli azionisti nonché i contribuenti che, in ultima analisi, hanno fornito le risorse per la ricapitalizzazione dell'istituto. Quindi ancora una volta anche nell'ipotesi che si tratti di dilettantismo, siamo di fronte ad azioni di cui fanno le spese i risparmiatori, l'azionariato diffuso, i contribuenti, mentre resta in questo caso molto opaco chi ci guadagna e chi ci guadagnerà.

Dunque ci domandiamo, signor sottosegretario, è solo dilettantismo? Tutti questi indizi ci fanno pensare di no e le chiediamo se sia a conoscenza dei fatti che ho fin qui esposto, in particolare dell'eventualità che i membri del Governo o della maggioranza che lo sostiene possano aver preventivamente e riservatamente rivelato le informazioni citate in premessa a soggetti che ne abbiano tratto profitto o qualsivoglia vantaggio.

Come intenda in ogni caso intervenire per quanto di competenza per assicurare la necessaria prudenza nella diffusione di informazioni riguardanti eventuali interventi pubblici forieri di fenomeni speculativi, al fine di preservare gli equilibri di finanza pubblica, la stabilità del sistema finanziario nazionale e la tutela del risparmio.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, Alessio Mattia Villarosa, ha facoltà di rispondere.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, con l'interpellanza in riferimento gli onorevoli interpellanti lamentano che la volatilità dei mercati, correlata al rischio percepito per l'instabilità politica seguita alle elezioni, causa di deprezzamento dei titoli di Stato e relativo aggravio di interessi, nonché le speculazioni per una paventata uscita dall'euro e le ripercussioni sulla preannunciata nuova governance di Banca Monte dei Paschi di Siena, sarebbero state agevolate da indiscrezioni sui contenuti del contratto di Governo, che si andava via via definendo, o addirittura da azioni preventive di rilevazione di informazioni riservate. Chiedono quindi al Governo se sia a conoscenza di tali situazioni, e quali iniziative intenda intraprendere per assicurare la necessaria prudenza nella diffusione di informazioni su interventi pubblici che possa comportare fenomeni speculativi.

Al riguardo, come sostenuto di recente dal Ministro Tria, si deve precisare preliminarmente che, in un momento di significativa svolta politica, nel contesto di una generale complessa situazione sui mercati internazionali, un aumento della volatilità è fenomeno riscontrabile ovunque. Con specifico riguardo, poi, alle segnalazioni degli interpellanti sui fenomeni occorsi al mercato dei titoli di Stato, si osserva come tutte le evoluzioni di mercato in discorso si siano dispiegate in assenza di dati o informazioni ufficiali sul debito pubblico, o anche sull'andamento di altri aggregati di finanza pubblica o dell'economia, che possano aver giustificato impatti sulla loro evoluzione tali da modificare sensibilmente le aspettative degli investitori circa il rischio di credito del nostro Paese.

Le condizioni di andamento del mercato nella fase attuale, comunque - quindi attualmente, con questo Governo in carica - sono sicuramente migliorate, così come la conformazione e il livello della curva dei rendimenti dei titoli di Stato, che hanno assunto un connotato di stabilità.

Anche dall'ultimo Bollettino economico della Banca d'Italia, il n. 3 del 2018, si evince che le tensioni del nostro mercato hanno cominciato a distendersi già dalla seconda settimana di giugno: i rendimenti a breve si sono ridotti in misura marcata, i premi per il rischio sovrano sulla durata decennale hanno riportato un trend in decisa diminuzione rispetto al momento di maggiore tensione.

Ciò premesso, appare evidente come non si possa sostenere che vi sia stata una tempesta finanziaria, quanto piuttosto oscillazioni sui mercati riconducibili a fenomeni anche speculativi, rispetto ai quali nessuna responsabilità può essere ricondotta a dichiarazioni di questo Governo o dei suoi componenti.

Per quanto riguarda poi il riferimento alle dichiarazioni del presidente della Consob Nava, si ritiene utile rammentare che le competenze di vigilanza sui fenomeni manipolativi e di abuso sui mercati finanziari, previsti dal Testo unico della finanza n. 58 del 1998 e dal regolamento dell'Unione europea n. 596 del 2014 sugli abusi di mercato, il cosiddetto Market abuse regulation, sono attribuite dall'articolo 187-octies del TUF alla Consob per tutte le disposizioni della Parte Quinta - Titolo I-bis del medesimo TUF, il n. 58 del 1998.

La Consob, che abbiamo sentito in proposito, riferisce che, ai sensi della normativa vigente, eventuali attività di vigilanza in corso, in riferimento agli avvenimenti riferiti nell'atto di sindacato ispettivo al quale si risponde, sono coperte da segreto d'ufficio.

Quanto sopra riportato vale anche per il caso specifico della Banca Monte dei Paschi di Siena. Ciò non di meno posso assicurare, qualora vengano documentati elementi, che mancano attualmente, a comprova di quanto affermato, in relazione a presunte rivelazioni di informazioni riservate che abbiano potuto favorire profitti e vantaggi di sorta, che verranno effettuate le necessarie verifiche, e quindi verranno poste in essere le azioni di competenza anche a tutela dei piccoli azionisti.

Per quanto concerne infine il quesito finale posto dagli onorevoli interpellanti, si conferma il totale impegno del Governo a porre in essere, nell'ambito delle proprie competenze, ogni utile e opportuna iniziativa per garantire che non vengano diffuse queste informazioni relative ad attività riconducibile al Governo, che possano dare luogo in qualche modo a fenomeni speculativi. E ciò - si ribadisce - anche al fine di preservare la stabilità del sistema finanziario, la fiducia degli investitori nonché la tutela dei risparmiatori.

Quindi siamo qui ad ascoltare anche voi, a chiedere anche a voi se avete delle informazioni specifiche, perché se doveste averle portatecele, perché a differenza del Governo passato metteremo immediatamente in piedi delle azioni per capire se ci sono state irregolarità.

PRESIDENTE. Il deputato Franco Vazio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCO VAZIO (PD). Presidente, non sono affatto soddisfatto, e capisco peraltro l'imbarazzo del sottosegretario che oggi viene in Aula, in una giornata non particolarmente felice, perché l'ANSA proprio in questi minuti batte la notizia relativa all'inchiesta che coinvolgerebbe il Ministro Paolo Savona per una presunta usura bancaria: Ministro che noi sappiamo essere uno dei propugnatori sui temi dell'euro, sui temi dell'Europa, così vicini a questa situazione.

Vede Presidente, vede sottosegretario, noi non siamo assolutamente soddisfatti, perché tra le conclusioni e la partenza c'è una distanza siderale. Una svolta politica determina una normale volatilità. Le condizioni economiche sono migliorate, ma il problema non è quello che è oggi: il problema è quello che si è determinato in pochi minuti per i risparmiatori, in poche ore per i risparmiatori, perché quei risparmiatori, a fronte di una notizia che è volata sui giornali, sono stati travolti. E le conclusioni sono disassate rispetto a questo: prendo atto che vorrete fare delle cose, ma il problema è che sino ad oggi queste cose non sono state fatte. Quindi io la ritengo una risposta inesistente, quasi provocatoria e omertosa, mi perdoni: sia per gli interessi dei risparmiatori, sia per gli interessi nazionali e anche per le più elementari leggi che regolano la materia.

Io credo che non debbano essere i giornali a condurre la politica; ma, quando un giornale come il Corriere della Sera e una firma come Federico Fubini, ci dicono che il crollo del mercato italiano si è determinato in quel momento e con quelle modalità per effetto della fuoriuscita della notizia del contratto di Governo, e determinano questa cosa e queste modalità, e indicano un fondo che avrebbe ricavato da questa utile informazione probabilmente un guadagno pari al 37 per cento, qualche domanda bisognerebbe farsela. Come del resto, se l'è fatta un vostro parlamentare, l'onorevole… C'è anche questa, e tra l'altro è una dichiarazione pubblica di Laura Castelli, che dice che qualcosa è successo e qualcuno ha provato a metterci in difficoltà; quasi come dire: riconosciamo che è successo un qualcosa di strano.

Il Financial Times dice: Fubini è aiutato da una grande scommessa al ribasso. Richiesto di una conferma, il fondo di Howard non smentisce, e persone vicine alla società osservano che il rendimento è stato guidato da posizioni su temi macro aiutate in genere dalla volatilità dei mercati. Bisogna avere molta fiducia - conclude Fubini, è questo il punto particolarmente delicato - di aver visto giusto, perché, se il mercato si fosse mosso appena nella direzione sbagliata rispetto alla tesi ribassista, per il fondo Howard sarebbe stata una tragedia.

E allora qual è la domanda che noi ci poniamo? Ed è la domanda che si pone un altro quotidiano, che, in maniera più frontale, dice: il sospetto è più che legittimo, che l'Huffington Post sia stato il veicolo certamente ingenuo e inconsapevole di una gigantesca operazione di aggiotaggio, un reato gravissimo su cui la procura di Roma dovrebbe aprire un'indagine. Certamente una fake news pilotata: non lo dice il Partito Democratico, lo dice una penna indipendente, lo dice una fake news che ha fatto il giro del mondo.

E vede, la reazione di Borghi, che non ha smentito, è terrificante: non risponde. Dice: va bene, ma cosa ho detto di strano? Cos'è successo di strano? È successo che sono stati sbriciolati i risparmi degli italiani, ma, vede l'articolo 185 - lo ricordo a me stesso - del testo unico dice che chiunque diffonde notizie false o pone in essere operazioni simulate o altri artifizi concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari è punito con la reclusione da uno a sei anni. Ci sono plurime sentenze della Cassazione penale, una delle ultime del 2017, che ci dice che il delitto di aggiotaggio e manipolativo è un reato di mera condotta e di pericolo per la cui integrazione è sufficiente che siano posti in essere comportamenti diretti a cagionare una sensibile alterazione del mercato.

E rispetto a questo qual è la reazione? Faremo delle indagini. Ma, diamine! Noi abbiamo una situazione drammatica, abbiamo risparmiatori travolti e uno che si è rivolto sul mercato ha fatto affari incredibili; e qual è stata la prima reazione delle forze politiche, della Lega prevalentemente, ma anche dei Cinquestelle? Ebbene, rivolgere al Presidente Nava quasi delle minacce.

La vicenda della Consob conferma quale sia il modus operandi di questa maggioranza quando qualcuno dissente: o lo si zittisce o lo si rimuove. In altre parole, fare il proprio dovere è una colpa e, nel caso di Nava, è bastata un'interpellanza, in cui si ricordava la sua intenzione di aprire un'inchiesta sulla fuga di notizie relativa al contratto di governo, per scatenare una cieca e sconsiderata reazione: un atteggiamento che ha un sapore, caro sottosegretario, intimidatorio e ritorsivo. Si vuole forse mettere paura al presidente della Consob per far sì che desista dalla sua intenzione di far luce su questi insoliti guadagni e sulle perdite di MPS? C'è qualcuno forse che ha paura?

Bene, in un certo senso, è certo, però, che questo sistematico attacco alle istituzioni, all'autonomia delle Autority non allineate tradisce un'insopportabile tentazione antidemocratica, che non deve essere sottovalutata. Infatti, nel momento in cui viene messa in discussione l'autonomia delle istituzioni, vengono meno i contrappesi: è la democrazia che viene messa in pericolo.

E noi cosa abbiamo chiesto di sapere? Quello che, all'ultimo, ci avete detto che forse vorrete fare, ma che, ad oggi, non è stato fatto. E, allora, non fate finta, non alzate le spallucce rispetto agli interessi degli italiani ed è per questo che, a fronte di ciò, ribadisco la mia opinione rispetto all'inizio del mio intervento: non sono soddisfatto, la risposta è inesistente, è quasi provocatoria “faremo…”, una risposta omertosa che testimonia, una volta ancora, la fuga del Governo.

È evidente che, di fronte a questo muro, a questi opachi comportamenti, a questi assordanti e inconcepibili silenzi, la nostra attività di indagine, la nostra denuncia non si fermerà. Ci sono gli interessi dei risparmiatori che avevano in tasca quei titoli di Stato e che, in poco tempo, sono stati sbriciolati; ciò mentre altri incassavano utilità e guadagni da capogiro.

Ci sono gli interessi dei risparmiatori che detenevano le azioni MPS e che sono stati, ancora una volta, colpiti con conseguenze disastrose.

Sottosegretario, ci sono anche gli interessi dell'Italia, che non possono essere svenduti al mercato, dove magari qualcuno bene informato riesce a fare grossi affari. Ci sono il diritto, le regole, la legge, la democrazia, che non sono solo parole, ma cardini del vivere della nostra comunità.

Combatteremo perché le Authority continuino ad essere indipendenti e rimangano presìdi di equilibri e contrappesi istituzionali. Ci faremo promotori di queste denunce innanzi alle autorità competenti, sicuri che l'attenzione sia diversa, profondamente diversa, rispetto a quella di un Governo, che, una volta ancora, pur dichiarandosi avvocato degli italiani, nei fatti si è dimostrato lo zerbino di opachi interessi particolari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza volte ad autorizzare l'utilizzo in deroga di fitosanitari a base di cloropicrina, alla luce dell'esigenza di assicurare la competitività dei produttori nazionali nei mercati europei dell'ortofrutta - n. 2-00056)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Cillis ed altri n. 2-00056 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Luciano Cillis se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUCIANO CILLIS (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'attuale situazione agricola comunitaria prevede un libero accesso sui mercati ortofrutticoli di prodotti agroalimentari comunitari, privi di alcuna restrizione, in base agli accordi europei di libero scambio. Ciò dovrebbe comportare, da parte di tutti gli Stati membri, il rispetto di standard produttivi equipollenti, che mirino alla tutela non solo della salubrità dei prodotti agroalimentari, ma anche al mantenimento della produttività dei terreni e dell'equilibrio ecologico degli stessi.

Premesso ciò, nel caso della produzione di alcune importanti colture, quali fragole, fiori recisi, lattuga, insalate ed erbe fresche e pomodoro, tale principio sembra non essere più valido e un Paese, in particolare, quale la Spagna, si trova avvantaggiato dal punto di vista competitivo, per merito di una concessione di deroga all'utilizzo di una molecola nota come cloropicrina, che, invece, ad oggi, in Italia non ha ottenuto tale riconoscimento.

La preoccupazione dei produttori italiani, in particolare dei fragolicoltori lucani e campani - che rappresentano una massa critica di circa 4 mila ettari di terreno e 3.200 operatori diretti del settore, cui vanno sommati quelli dell'indotto -, si paventa, con il mancato trattamento dei terreni con l'utilizzo della suddetta molecola, la mancata posa delle piantine di fragole, facendo così sfumare decine d'anni di lavoro di perfezionamento della pratica colturale, ricerca varietale e placement riconoscitivo del consumatore, non solo in Italia, ma anche all'estero. L'invasione del prodotto spagnolo nella prossima stagione commerciale comporterà la cancellazione delle varietà italiane.

Negli scorsi anni il mancato interessamento da parte degli organi legislativi ed esecutivi, a tutti i livelli, europei, nazionali e regionali, nella ricerca e nell'applicazione pratica di tecniche, meccaniche o biologiche, sostenibili a livello ambientale in generale e nelle pratiche colturali, ci costringe a essere dipendenti dall'utilizzo di questa molecola, criticabile dal punto di vista ambientale, ma purtroppo attualmente necessaria ai fini colturali, come si evince dalle deroghe date antecedentemente con il decreto emanato il 6 giugno 2017, recante autorizzazioni in deroga per situazioni di emergenza fitosanitaria per l'impiego, prima della semina o trapianto, sulle colture di fragola, fiori recisi, lattughe, insalate ed erbe fresche e pomodoro, per il controllo dei parassiti del suolo, ai sensi dell'articolo 53, paragrafo 1, del regolamento CE n. 1107 del 2009, del prodotto fitosanitario riconosciuto come Tripicrin 2017, contenente la sostanza attiva cloropicrina.

Al termine di questa nostra interpellanza, chiediamo a lei e al Ministero che rappresenta se non ritenga di dover procedere con urgenza ad autorizzare l'utilizzo in deroga di prodotti fitosanitari a base di cloropicrina, disciplinandone la composizione e le condizioni di utilizzo, anche temporali, al fine di consentire ai produttori nazionali di poter competere con successo sui mercati europei dell'ortofrutta, nei quali è già ammesso l'utilizzo di tale prodotto.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, come è noto agli onorevoli interpellanti, la cloropicrina è una sostanza attiva utilizzata come fumigante del terreno, allo scopo di disinfestarlo per le successive colture di fragole, fiori e ortaggi.

Tale principio attivo non è autorizzato, né a livello comunitario, né in Italia. Tuttavia, ai sensi dell'articolo 53 del regolamento CE/1107/2009, in situazioni di emergenza fitosanitaria, il Ministero della Salute può autorizzare, in circostanze eccezionali, l'immissione in commercio di un prodotto fitosanitario per un periodo massimo di 120 giorni e per utilizzazioni limitate e controllate, ove ciò sia necessario a causa di un pericolo che non può essere contenuto in alcun modo ragionevole.

Pertanto la cloropicrina può essere autorizzata a livello nazionale in via eccezionale. Nel caso della nostra procedura nazionale ciò può avvenire per non più di tre anni e per una durata limitata alla stagionalità, a condizione che sia presentata la documentazione essenziale per la tutela della salute e dell'ambiente e solo a fronte delle condizioni di indispensabilità ed urgenza attestate dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Nel caso in esame, il Servizio fitosanitario nazionale operante presso il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha espresso parere favorevole alle istanze di autorizzazione di prodotti fitosanitari a base di cloropicrina, stante l'importanza e necessità di tali preparati per la disinfestazione adeguata dei terreni agricoli per le colture di fragole, ortive e floreali, anche alla luce dell'indisponibilità di mezzi alternativi. Va anche detto che la sostanza in questione ha già usufruito di tale forma di autorizzazione eccezionale per la campagna agricola del 2017. In tale occasione, tuttavia, è stato richiesto, insieme all'atto autorizzativo, il monitoraggio delle acque sotterranee nel periodo utilizzato, da inviare ai competenti uffici ministeriali entro tre mesi dalla fine dell'applicazione del prodotto. Ebbene, devo far presente che tale monitoraggio non è stato inviato e nemmeno presentato nella richiesta per la campagna del 2018. La ditta produttrice, la Triagriberia, interpellata al riguardo, ha invece sostenuto che tali informazioni siano già presenti nel Draft assessment report; si deve tuttavia precisare che tali dati non sono utilizzabili in quanto risultano a supporto di una diversa domanda presentata per il riconoscimento della sostanza a livello comunitario e pertanto essi non sono idonei per l'autorizzazione nazionale in deroga, che necessita dei dati di reale utilizzo in Italia. Inoltre, altri aspetti critici riguardano gli studi sui residui. Occorre infatti sottolineare che il Ministero dell'Ambiente ha trasmesso in data 17 maggio 2018 a questo Ministero il parere relativo al prodotto fitosanitario Tripicrin 2018. Il parere ha segnalato che la sostanza cloropicrina è molto tossica per la fauna selvatica, gli uccelli e gli organismi acquatici, così come specificato in etichetta. Tale prodotto è stato autorizzato nel recente passato con la richiesta di effettuare un monitoraggio delle acque sotterranee in corrispondenza del periodo di utilizzo del prodotto stesso. Gli studi di monitoraggio che non sono stati presentati a sostegno dell'istanza avrebbero dovuto pervenire entro e non oltre tre mesi dalla fine dell'applicazione del prodotto fitosanitario in oggetto. Inoltre, nel Draft assessment report allegato si riportano valori di concentrazione previsti o attesi nelle acque sotterranee superiori alla soglia di 0,1 microgrammi litro, sia per la sostanza attiva che per il suo metabolita, per diverse colture - come pomodori e fragola - negli scenari di riferimento.

Sulla base di tali elementi, dunque il Ministero dell'Ambiente ha concluso con il proprio parere negativo in merito alla richiesta di autorizzazione in parola. Il medesimo Dicastero ha peraltro successivamente ribadito tale parere poiché non sono stati presentati i documenti utili ai fini di una diversa valutazione dell'istanza. Aggiungo che di recente la sezione consultiva “Prodotti fitosanitari” del Comitato tecnico sanitario, nella seduta del 12 giugno 2018, ha confermato l'esigenza di avere studi sui residui, come richiesto dall'Istituto superiore di sanità e dati certi sul monitoraggio delle acque sotterranee, in corrispondenza del periodo di utilizzo della sostanza attiva in questione e pertanto ha espresso parere non favorevole all'autorizzazione all'impiego della stessa per l'anno in corso. La ditta produttrice ha inoltre successivamente presentato le proprie controdeduzioni, che sono state già trasmesse per l'esame ai componenti della sezione “Prodotti fitosanitari” del Comitato tecnico scientifico. Nel mentre, è pervenuta anche una nota del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che sottolinea nuovamente la necessità della sostanza, nonché i danni che ne deriverebbero ove non fosse resa disponibile. La sezione ha esaminato le controdeduzioni presentate dalla ditta Triagriberia e ha confermato i pareri già espressi nel corso della riunione.

Alla luce delle riserve evidenziate, restano dunque irrisolte le problematiche in merito alla fissazione del limite massimo di residuo sulle colture e agli aspetti di contaminazione potenziale delle acque di falda da parte della stessa sostanza attiva e di un suo metabolita.

Voglio tuttavia concludere, rassicurando gli onorevoli interpellanti che, attesa la rilevanza della questione oggi all'esame di questa Assemblea, laddove pervengano a questo Ministero ulteriori e significativi elementi, non si ravvisa alcun motivo ostativo ad un nuovo esame con procedura telematica da parte della sezione “Prodotti fitosanitari” del Comitato tecnico scientifico. Al riguardo, il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha segnalato che si sta attivando affinché le attività di monitoraggio richieste possano essere effettuate almeno in parte anche dai produttori agricoli, in modo da poter fornire tutti i dati necessari ad integrazione di quelli della ditta produttrice del formulato a base di cloropicrina.

PRESIDENTE. Il deputato Pasquale Maglione ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Luciano Cillis n. 2-00056, di cui è cofirmatario.

PASQUALE MAGLIONE (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro della Salute qui rappresentato dal sottosegretario Bartolazzi per la celerità e la puntualità della risposta. Chiaramente, ferme restando le cose che lei ci ha illustrato oggi in Aula e ferma restando la necessità di avviare un percorso sostenibile per il superamento della criticità legata alla cloropicrina, è chiaro che è necessario anche avviare un discorso di aiuto ai produttori, nel caso specifico, della fragola e del comparto ortofrutticolo affinché anche loro possano essere competitivi all'interno del mercato europeo dell'ortofrutta.

Premesso ciò, è necessario avviare un percorso di approfondimento della materia, chiaramente partendo da quelle che sono le rilevanze scientifiche che esistono attualmente e coinvolgendo i livelli istituzionali che vanno coinvolti, dal Parlamento europeo, passando per il livello nazionale, fino a raggiungere le regioni, affinché si possa trovare una soluzione ad un problema che capiamo si ripete di estate in estate perché fino ad oggi si è preferita la deroga, con tutto ciò che doveva essere legato ad una deroga che ha dei confini temporali ben definiti, e invece alla deroga si è sostituita una consequenzialità e una irrisoluzione di quella problematica che ad oggi ci porta ad affrontare con lei questa questione. Quindi, io la ringrazio per la risposta e invito il Ministero ad avviare tutte le procedure necessarie affinché si abbia una risoluzione organica di questa problematica. Grazie ancora.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 24 luglio 2018 - Ore 11:

1. Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

La seduta termina alle 11,40.