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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 29 di mercoledì 18 luglio 2018

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 10,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Brescia, Caiata, Colucci, D'Uva, Delrio, Gelmini, Giaccone, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Molteni e Pastorino sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Informativa urgente del Governo sullo stato dei tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello Sviluppo economico (ore 10,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sullo stato dei tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello Sviluppo economico.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, deputato Luigi Di Maio.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, signor Presidente, gentili deputati e gentili deputate. Sono qui per rispondere all'informativa urgente richiesta sullo stato dei tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello Sviluppo economico. Per prima cosa, vorrei leggervi i numeri: allo stato attuale, i tavoli di crisi aperti al 30 giugno 2018 sono ben 144 e vedono coinvolti 189.000 lavoratori, sono 189.000 famiglie che vedono la loro serenità economica e il loro futuro a rischio. Le ragioni di queste crisi sono indissolubilmente legate all'impoverimento che il nostro Paese ha subito nel corso degli ultimi anni, che ha portato a strategie imprenditoriali tese alla riduzione dei costi di produzione, in particolare all'esternalizzazione della produzione in Paesi emergenti e alla delocalizzazione, fenomeno quest'ultimo sempre più allarmante da un punto di vista quantitativo e qualitativo. Quando l'azienda delocalizza, porta fuori dall'Italia non solo gli impianti e il proprio mercato ma anche il know-how, ossia tutto il bagaglio di esperienze e conoscenze accumulato negli anni con il concorso determinante delle maestranze italiane, che appartiene non solo all'imprenditore proprietario dell'azienda, ma anche a coloro che hanno dato il loro determinante contributo a realizzarlo. Delle crisi aziendali sopraccitate, sono ben 31 le aziende che in parte o totalmente sono state interessate da processi o decisioni di cessazione della loro attività e conseguente delocalizzazione in altri Paesi comunitari o extra UE. Il processo di delocalizzazione non può esser considerato marginale e merita grande attenzione. La tesi che la fuoriuscita di lavoro è più che compensata da ingressi di capitali non è soddisfacente; è certo che il disinvestimento, la fuoriuscita distrugge posti di lavoro. Stiamo parlando di oltre 30.000 famiglie interessate. Sono stato al tavolo di crisi con i rappresentanti di queste aziende e quello che mi ha colpito è che alcuni, tanti, non mostrano di avere alcun rispetto per il nostro Stato e per il nostro Governo. Stiamo parlando di aziende, in alcuni casi multinazionali, che hanno incassato soldi pubblici per poter andare avanti e ripartire e poi, una volta usati quei soldi, prendono e se ne vanno. Non hanno alcun interesse nel risolvere le crisi o i problemi, non gli interessano i lavoratori o il tessuto sociale in cui operano. Questi non sono imprenditori, questi sono - come li chiamo io – “prenditori” e come sistema Paese non abbiamo alcun interesse nell'attirare questa gente in Italia. Ed è per questo che, come sapete, nel decreto “dignità”, che in questa settimana arriva in questo ramo del Parlamento abbiamo inserito un pesantissimo disincentivo alla delocalizzazione: se te ne vai dopo aver ricevuto soldi pubblici, devi restituire i finanziamenti ricevuti con gli interessi e, se delocalizzi fuori dall'Unione europea, paghi anche sanzioni pari a quattro volte i soldi che hai ricevuto dallo Stato (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier). Lo Stato deve tornare ad essere rispettato e nessuno deve poter più pensare di venire in Italia a fare come vuole. D'ora in avanti ci saranno regole chiare e pene certe. Non è un periodo facile per creare lavoro - lo sappiamo - e proprio per questo ogni euro che lo Stato spende per aiutare le imprese deve essere utilizzato per creare lavoro italiano, lavoro qui in Italia. I settori delle crisi aziendali, oltre a quelli più tradizionali quali la siderurgia e l'automotive, sono sempre più quelli interessati da profonde modificazioni in corso, sia nella localizzazione dei centri operativi, sia per quanto riguarda le varie modifiche alle tecnologie.

Ne consegue l'avvio di tavoli di confronto per i settori della logistica, ad esempio Fedex, TNT, SDA, GLS, però penso anche ai tavoli per i diritti dei riders e a quelli dei centri di logistica della GDO. Su questo tema si ricorda che è attivo al Ministero dello Sviluppo economico un cantiere di recupero della legalità, avviato dal precedente titolare del Ministero. Queste crisi di cui vi parlo sono solo una piccola percentuale rispetto al totale delle crisi esistenti attualmente in Italia; non sono state infatti incluse nel calcolo, se non parzialmente, le crisi di esclusivo ambito territoriale in cui il Ministero non viene coinvolto per ora.

Il Ministero si occupa anche delle procedure di amministrazione straordinaria. Per quanto riguarda gli ambiti della cosiddetta “legge Prodi”, essa coinvolge 121 gruppi, con circa 320 società e, per sette di esse, è ancora in corso la fase dell'esercizio di impresa. Si tratta delle procedure relative ai gruppi Stabila-Deroma, TB Holding, Città di Roma Metronotte, Sipro, Linkra-Compel, Artoni e Securpol.

Per quanto riguarda invece la cosiddetta “legge Marzano”, sono interessati 26 gruppi con circa 229 società, per sei di esse è ancora in corso la fase dell'esercizio di impresa: Mercatone Uno, Tosoni, Tecnis Duomo GPA, e le più importanti Ilva e Alitalia.

Dall'inizio della corrente legislatura ad oggi, sono pervenuti al Mise un numero notevole di atti di sindacato ispettivo: nello specifico, su 150 atti pervenuti, al momento se ne contano quarantanove riguardanti situazioni di crisi o assimilabili, ai quali si aggiungono ulteriori tre relativi a processi di riorganizzazione industriale come Magneti Marelli, Thyssen e Tim, che stiamo analizzando con molta attenzione e daremo risposte in tempi certi.

Alla luce di questi elementi, è necessario attuare tutti gli strumenti ritenuti indispensabili, nonché le migliori competenze di questo Paese per fare in modo che le crisi sul tavolo possano trovare una conclusione positiva.

Nell'ultimo mese, questo Governo si è impegnato su tutti i fronti per garantire questo obiettivo e vorrei elencare alcuni casi che abbiamo affrontato come Ministero, alcuni risolti, altri in corso. In casa Telecom Italia-Tim i sindacati hanno chiesto un incontro per discutere dell'apertura da parte del gruppo delle procedure per l'erogazione della cassa integrazione straordinaria al fine di gestire 4.500 esuberi. A giugno si è chiuso l'accordo sulla trattativa, evitando in tal modo la cassa integrazione a circa 30.000 lavoratori. Ci preme evidenziare che su tale vicenda continuerà ad esserci la massima attenzione da parte del Governo, infatti il Ministero dello Sviluppo economico seguirà gli sviluppi dell'attuazione del nuovo piano industriale dell'azienda e ho dato la mia personale disponibilità ad avviare un confronto sul mondo delle telecomunicazioni in generale con tutti gli attori di questo settore.

Italiaonline: per quanto riguarda questo caso, l'azienda, ex Seat Pagine Gialle, ha avviato nei mesi scorsi la procedura del licenziamento collettivo per 400 dipendenti, la maggior parte nella sede di Torino. Dopo aver incontrato i lavoratori, si è raggiunto, ad un tavolo di crisi con l'azienda, un primo passo affinché ciò non avvenga, con il recupero di 100 lavoratori, ma il Governo sta ancora procedendo verso l'obiettivo di una soluzione positiva dal tavolo in corso. Bekaert: analogamente, c'è massima attenzione da parte di questo Governo su questa delicatissima vicenda, una multinazionale belga che ha deciso di chiudere senza preavviso lo stabilimento di Figline e Incisa Valdarno per delocalizzare in Romania. Alla luce della chiusura da parte dei vertici dell'azienda a trovare una soluzione che possa salvare ben 318 lavoratori diretti e circa 100 dell'indotto, è stata già presentata un'interrogazione alla Commissione europea affinché venga fatta chiarezza su eventuali violazioni delle direttive dell'Unione europea da parte della Bekaert per capire quali siano le azioni concrete che la Commissione intende portare avanti per risolvere il problema delle delocalizzazioni selvagge e dei paradisi fiscali presenti tutt'oggi in Europa, che attraggono queste aziende. Peraltro, durante l'incontro con l'azienda al Ministero dello Sviluppo economico, si è registrata una totale mancanza di disponibilità e aggiungerei di umanità da parte di queste persone. Hanno deciso di dire “no” a priori a qualsiasi possibilità di rimediare la situazione e salvare la vita e il futuro di oltre 300 famiglie. Mi chiedo che senso abbia fare impresa in questo modo senza un briciolo di responsabilità sociale, senza un minimo pensiero alla comunità nella quale l'azienda si inserisce e, per di più, appropriandosi di conoscenze dei lavoratori per poi trasferirle altrove (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier). Il loro intento, evidentemente, era quello di ingannare i lavoratori e le loro famiglie (Commenti del deputato Scalfarotto)

PRESIDENTE. Scalfarotto… Scalfarotto… deputato.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. …mentre trasferivano il loro sapere all'estero, precisamente in Romania dove i lavoratori sono stati mandati in missione a più riprese.

Con il “decreto dignità” porremo un grande freno a comportamenti che si verificheranno in futuro, come quelli di questa multinazionale. Ma per quanto riguarda questo dossier specifico, sono impegnato personalmente a dialogare ulteriormente con i vertici della Bekaert e con l'azienda che commissiona le principali commesse alla Bekaert, per riuscire a riportarli al tavolo e far capire che questa procedura di mobilità va sospesa per trovare una soluzione per queste 300 famiglie.

Per quanto riguarda Invatec, lo scorso 5 luglio ho incontrato i vertici a livello globale, ci siamo confrontati per il futuro dello stabilimento di Brescia e dei suoi dipendenti. Di conseguenza, il 12 luglio si è svolto un nuovo incontro, al termine del quale si è convenuto che: sarà avviato, senza condizione pregiudiziale alcuna, un confronto a livello nazionale per affrontare le prospettive industriali e occupazionali di questi due siti che coinvolgono la Invatec del gruppo Medtronic; è stata ribadita dalle organizzazioni sindacali la necessità che le tempistiche, fin qui evidenziate, per la gestione della riorganizzazione aziendale siano rimodulate sulla base di quanto riemergerà dal confronto; il Ministero dello Sviluppo economico e la regione Lombardia hanno confermato la più ampia disponibilità a mettere a disposizione ogni strumento idoneo a favorire la rapida e positiva conclusione del confronto. Ci tengo a sottolineare che sono stato personalmente, a nome del Governo, ai cancelli della Invatec, per manifestare il mio sostegno a tutte le lavoratrici e i lavoratori.

In merito a Comdata, è stato richiesto a Comdata di lavorare in tempi rapidissimi per proporre soluzioni per evitare i licenziamenti previsti nelle sedi di Padova e Pozzuoli. Il nuovo tavolo è aggiornato a domani presso il Ministero dello Sviluppo economico, purché sia finalizzato a dare una risposta a questa richiesta, ovvero lavorare per trovare soluzioni per i lavoratori dei due siti. Apriremo un focus su tutto il settore dei call center in Italia, che sta subendo una repentina trasformazione e un periodo di crisi notevole.

Per quanto riguarda i casi complessi di Alitalia ed Ilva, tutte le informazioni economiche e finanziarie volte a individuare i responsabili della situazione attuale sono state analizzate e si stanno analizzando. Sono in corso, da parte di questo Governo, le interlocuzioni necessarie per assicurare un futuro a questa azienda, per tutelare al meglio le esigenze dei lavoratori e del gruppo. E mi spenderò in prima persona con tutti i player internazionali per trovare un futuro all'azienda Alitalia.

In merito all'Ilva, questo Governo non ha considerato soddisfacenti il piano occupazionale e il piano di attuazione del piano ambientale, per questo è stata richiesta ad ArcelorMittal una controproposta migliorativa, che è in fase di analisi in queste ore e di confronto tra i commissari e l'ArcelorMittal. Abbiamo, inoltre, provveduto ad inviare all'Anac tutte le carte della procedura di gara, affinché l'Autorità possa svolgere il proprio compito di vigilanza e di controllo sulla regolarità dell'aggiudicazione, a seguito di una attenta analisi delle 23 mila pagine e a seguito di varie segnalazioni, la più autorevole da parte del governatore della regione Puglia.

Il mio impegno personale e quello di tutto il mio staff è impiegare tutto il tempo a disposizione per approfondire le questioni delle crisi per adottare le migliori soluzioni in modo da proteggere i lavoratori e i loro diritti e, come nel caso Ilva, la salvaguardia ambientale.

Come Ministro, ho deciso di aprire la partecipazione ai tavoli di crisi a quattro parlamentari (due per la maggioranza e due per l'opposizione) per assicurare la vicinanza dei parlamentari del territorio alle imprese e ai lavoratori in momenti delicati come quelli dei tavoli di crisi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per l'informativa dettagliata e per l'aggiornamento sullo stato dei tavoli di crisi aperti al Ministero dello Sviluppo economico. Nella sua illustrazione, Ministro, emerge una situazione preoccupante, per la pesante eredità delle gestioni e dei Governi che l'hanno preceduta. La situazione sembra essere la punta di un iceberg, visto che i tavoli di crisi aperti presso il MiSE sono una piccola percentuale rispetto alla totalità delle crisi esistenti. Non sono, infatti, contemplate quelle di esclusivo ambito territoriale, che non coinvolgono il Ministero.

Come lei ha riferito, oggi i tavoli aperti sono 144 e coinvolgono 189 mila persone. Ricordiamo che, nel corso degli ultimi cinque anni, dal Governo Monti al Governo Gentiloni, i dati hanno subito un significativo incremento, passando da 119 tavoli aperti nel 2012, ai 162 del 2017, mentre, al contempo, è diminuita l'efficacia dei tavoli di crisi negli ultimi anni e si è passati dalle 54 soluzioni positive del 2015 alle 36 del 2017, anche se poi qualcuno in campagna elettorale si è vantato di aver risolto in due anni circa settanta crisi industriali, salvando 235 mila posti di lavoro.

A destare molta preoccupazione sono, inoltre, le dimensioni e le complessità di quelle crisi, che, come ha detto, coinvolgono più gestioni e più Governi; crisi che si trascinano, in alcuni casi, da circa un decennio, come la questione dell'Alitalia, che, passando da un Esecutivo all'altro, invece di risolversi, si è ingigantita a dismisura. L'aspetto assurdo e vergognoso è che le stesse forze politiche che oggi le chiedono a che punto sono quei tavoli di crisi sono le stesse forze politiche che, a suo tempo, hanno gestito male quelle crisi, arrivando a situazioni complesse se non ai limiti della compromissione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

In molti si sono dimenticati un'amara verità, che lei denunciava già da deputato nella scorsa legislatura, sul pericolo rappresentato dalle delocalizzazioni e sul ruolo dei Governi di sinistra nell'aver aggravato il fenomeno. Lei citava uno studio di Confartigianato, secondo il quale, con i Governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, le imprese italiane che avevano delocalizzato, avevano raggiunto il numero di 6.500, per un totale di 217 miliardi di euro di fatturato e 835 mila addetti all'estero. Queste precisazioni sono importanti per comprendere che le soluzioni che come Ministro sta portando avanti, come il decreto dignità, vengono da lontano.

Le crisi industriali aperte presso il MiSE sono molto complesse, perché fotografano realtà profondamente diverse, che coinvolgono migliaia di lavoratori e che hanno alla base cause diversissime tra loro. Pensiamo, per citarne alcune, all'ex Alcoa, alla Vesuvius, alla Tim, all'Alitalia, all'ILVA.

Ministro, condividiamo la necessità di vigilare sull'attuazione del nuovo Piano industriale di TIM e la posizione del Governo in merito all'Alitalia, posizione contenuta nelle linee programmatiche del Ministero, da lei illustrate in X Commissione attività produttive. È giusto che il Governo analizzi le informazioni economiche al fine di individuare i responsabili della crisi. Dai dati pubblicati dal MiSE sui tavoli di crisi, emergono molti altri elementi interessanti, che sono lo specchio delle difficoltà delle aziende e degli stabilimenti italiani. Tra le diverse cause di crisi prevalgono, per quanto riguarda quelle esterne, la contrazione di mercato e fatturato e, per quanto riguarda quelle interne, le difficoltà finanziarie. Le nostre aziende affrontano un mercato che si è globalizzato senza adeguate risorse. A causa dell'assenza di una pianificazione si ritrovano a competere da sole, senza strumenti, con colossi internazionali, che, viceversa, hanno il sostegno e una strategia economica nazionale alle spalle.

Ricordo che la nostra manifattura, la seconda in Europa, ha subito una grave contrazione nel periodo 2007/2016, la produzione industriale italiana è crollata del 22 per cento, le sue dichiarazioni, Ministro, rientrano in una più ampia strategia di tutela e rilancio del nostro tessuto produttivo, delle nostre aziende e dei nostri lavoratori. Il decreto è una conferma di una linea volta a contrastare il precariato, la delocalizzazione e ripristinare il rispetto per il valore del lavoro.

Concludo con un ultimo passaggio sulla decisione di allargare i tavoli ai parlamentari, in qualità di uditori e comunque non più di quattro, come lei ha citato. Si tratta di un provvedimento che produce, ovviamente, secondo noi, effetti di grande rilevanza, perché solo in questo modo si rafforzano i principi di trasparenza e partecipazione.

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

ANDREA VALLASCAS (M5S). La ringraziamo, anche perché ha ripristinato una prassi che si era interrotta nel 2015, con il divieto posto dall'allora Ministra Guidi alla partecipazione dei parlamentari ai tavoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colla. Ne ha facoltà.

JARI COLLA (LEGA). Grazie, Presidente. È fuor di dubbio che usciamo da un periodo di crisi internazionale di almeno dieci anni, ma devo dire che i Governi precedenti hanno fatto ben poco e non hanno prodotto grandi risultati. L'apertura incondizionata alla globalizzazione è stata infatti contrastata con politiche economiche fallimentari e inadeguate.

Ci dicevano che la disoccupazione diminuiva: facile quando si contano come occupati anche i lavoratori che lavorano un'ora alla settimana. Hanno cercato di mascherare la realtà con artifizi contabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier – Commenti di deputati del Partito Democratico) ma la realtà è ben diversa, tant'è che le ore lavorate sono diminuite e, se le ore lavorate diminuiscono, è difficile che aumentino gli occupati.

Oggi ereditiamo circa 150 crisi aziendali in gestione al MISE, per un totale, come ricordava poco fa il Ministro, di poco meno di 200.000 persone a rischio disoccupazione, alle quali dobbiamo aggiungere l'indotto e anche le piccole e medie imprese, che non passano dai tavoli del MISE. Io la ringrazio, signor Ministro, per aver da subito affrontato questa difficile eredità.

Per l'Ilva - e il settore dell'acciaio è un settore strategico - dobbiamo garantire il mantenimento della produzione in Italia, tutelando i lavoratori non solo di Taranto, ma anche di Genova e di Novi Ligure.

Noi pensiamo che la situazione generale in Italia potrà cambiare solo quando applicheremo le nostre soluzioni. Il Paese ha bisogno di un cambio di passo. Non servono interventi a spot ma soluzioni strutturali ed energiche. Fare impresa oggi è da eroi e noi lo diciamo sempre, perché le nostre imprese, negli ultimi anni, operano in un contesto, come quello italiano, dove si trovano ad affrontare una giustizia civile lentissima e un eccessivo carico fiscale.

Io ricordo che la tassazione diretta e indiretta, il total tax rate, ha raggiunto nel nostro Paese oltre il 64 per cento, che è un livello assolutamente insostenibile per le nostre imprese. Le nostre imprese si trovano ad operare in un contesto dove i costi energetici sono decisamente più alti della media europea, dove la pubblica amministrazione italiana è tra le peggiori pagatrici d'Europa.

Voglio ricordare, ad esempio, Sergio Bramini, un imprenditore brianzolo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle) a cui è stata pignorata la propria casa, che ha visto fallire la propria azienda nonostante avesse un credito con lo Stato di 4 milioni di euro.

Queste situazioni non devono più esistere nel nostro Paese, signor Ministro. Per non parlare, poi, di altre situazioni che le imprese affrontano quotidianamente. Penso all'accesso al credito, che è concesso col contagocce, e al peso burocratico asfissiante. Sono stati stimati in 31 miliardi di euro all'anno i costi amministrativi e burocratici a carico delle imprese. Sono livelli oramai assolutamente insostenibili.

Oggi le nostre imprese chiedono meno burocrazia, chiedono leggi chiare e snelle, chiedono meno tasse, ma, soprattutto, chiedono di poter operare almeno ad armi pari con i nostri competitor europei, perché sono ancora troppi gli ostacoli che si trovano ad affrontare le nostre imprese nel nostro contesto, nel contesto italiano.

E, allora, avanti senza indugio, signor Ministro, con le soluzioni che abbiamo inserito nel contratto di governo. Lavoriamo nella direzione di contrastare le delocalizzazioni, dando dei segnali chiari, come lei ha già fatto fin da subito. Lavoriamo nell'ottica della semplificazione: servono meno leggi e più testi unici. Lavoriamo nell'ottica della difesa del made in Italy e nella lotta alla contraffazione, che costa 35 miliardi all'anno per le nostre imprese. Favoriamo le esportazioni e lavoriamo in un'ottica di favorire l'internazionalizzazione, che non vuol dire delocalizzare. Le delocalizzazioni vanno punite e vanno contrastate con ogni mezzo.

Io concludo dicendo che l'approccio che il Governo ha tenuto in questi primi giorni e in queste prime settimane è sicuramente l'approccio giusto e dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione.

Questa è una sfida importante, perché qui facciamo parte tutti dello stesso partito: è un partito che si chiama Italia, che si chiama difesa del made in Italy e che si chiama difesa della capacità straordinaria…

PRESIDENTE. Concluda.

JARI COLLA (LEGA). …che ha la nostra gente di fare impresa.

Difendere le nostre imprese vuol dire, prima di tutto, difendere i nostri posti di lavoro e vuol dire difendere la nostra occupazione. Grazie e buon lavoro, signor Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (PD). Grazie, Presidente. Oggi abbiamo avuto la prova dell'ennesima passerella di questo Governo. Due settimane fa, Ministro, in quest'Aula le abbiamo chiesto di capire quale futuro intendesse dare all'Ilva (oggi ha parlato proprio di siderurgia). In quell'occasione ci disse che c'erano 20.000 pagine da leggere e che era Ministro da troppo poco per poter esprimere una posizione. Capisco che, se non è riuscito a leggere dodici paginette di una relazione tecnica ad un decreto, fatichi a leggerne di più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La settimana scorsa ci ha detto che la situazione di Alitalia andava affrontata per fasi, individuando prima i responsabili della crisi e, solo dopo, con calma, occupandosi dei lavoratori e dei servizi erogati. Quando l'abbiamo interrogata, Ministro, lei ci ha detto che era troppo presto e che aveva bisogno di studiare. La informo, però, che imprese e lavoratori non hanno tempo per attendere che lei impari a fare il Ministro: attendono risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Non pensi di utilizzare, anche oggi, questo ramo del Parlamento come palcoscenico di un teatrino che la vede protagonista. Abbia rispetto dell'Aula che lei stesso ha presieduto. Ci dica la verità, perché abbiamo sentito numeri che non corrispondono alla verità.

Lei ha ereditato al suo insediamento - non oggi, al suo insediamento - 74 tavoli di crisi in corso, che per noi, Ministro, non sono un numero scritto in una tabella, ma sono 85.000 lavoratori, che, con le loro famiglie, attendono di conoscere il futuro che gli spetta. Sono 74 situazioni diverse, che non rappresentano una statistica, ma volti, vite, esperienze, progetti e, soprattutto, speranze.

Non pensiamo che i risultati raggiunti dai Governi a guida PD su questo fronte siano bandierine da appuntare in un resoconto di mandato, ma lei ci spinge oggi, con questa informativa, a fare un veloce ripasso. Dal 2015 al 2018 il MISE ha gestito 469 tavoli di crisi, a cui andrebbero aggiunti quelli del Ministero del lavoro, per un totale di oltre 1.250 situazioni affrontate, in un trend - e qui devo smentire il collega Vallascas - di conclusioni positive in crescita (si guardi i dati).

Infatti, se nel 2015 le conclusioni positive erano il 41 per cento e il 55 per cento le crisi che rimanevano aperte, a febbraio 2018 le crisi aperte erano solo il 46 per cento - 10 punti in meno - e quelle con conclusione positiva il 50 per cento. Dunque, lei, Ministro, eredita una struttura di gestione efficiente e operativa in grado di affrontare le situazioni con approccio coordinato e lungimirante. Non metta mano, Ministro, a questa struttura, non rovini il lavoro che è stato fatto.

Lei ha parlato di tavoli ancora aperti. Io penso che, su questo fronte, lei abbia già fatto una prima gaffe: ha aperto i tavoli ai parlamentari, ma le suggerisco di garantire - almeno questo - sempre la presenza del Governo e di garantire che questi tavoli siano messi nelle condizioni di lavorare.

Lei ieri sera - il suo Ministero, ieri sera - alle 23,55 ha spostato il tavolo della Blutec, che doveva tenersi oggi a Termini Imerese, dicendo che si sarebbe tenuto oggi a Roma. Fatico a pensare che le forze sindacali e le imprese riescano a spostarsi in così poco tempo.

Apra anche, Ministro, il tavolo sul futuro delle acciaierie di Terni, come richiesto dalla presidenza della regione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sotto la conduzione del Ministro Calenda, l'unità di gestione delle crisi ha portato avanti un modello che si basa su prevenzione, reindustrializzazione e ricollocamento della forza lavoro, in un dialogo tra pubblico e privato che ha portato buoni risultati. Le cito solo alcuni dei casi che hanno segnato il lavoro di questi anni: Ideal Standard, Embraco, Electrolux.

Su Electrolux la informo che, senza alcuna legge contro le delocalizzazioni, è stata trattenuta in Italia, mentre aveva il progetto di spostarsi in Polonia. Questo è possibile anche senza le sanzioni.

Poi ci sono anche Whirpool e Natuzzi, tutte azioni accompagnate da misure che hanno anche consentito di prevenire le crisi. E tra i tanti tavoli aperti le ricordo Bekaert, sul quale, Ministro, lei arriva tardi.

Lei ci ricorda l'interrogazione dei suoi colleghi parlamentari: se vuole, le giro la risposta che la commissaria europea ha già fornito ai colleghi Danti e Bonafè (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dicendo che l'indagine è già stata aperta. Lei, Ministro, con il decreto “dignità” ci ha già dato un assaggio, purtroppo, di quella che è la sua visione delle imprese e del lavoro: con una mano deprime gli investimenti e con l'altra offre la sponda per il ricorso a un lavoro irregolare, che è la vera piaga ancora da combattere nel nostro Paese. É questa la direzione sulla quale intende portare avanti il suo lavoro? Non ci racconti che la delocalizzazione è il problema delle crisi: le crisi non riguardano solo imprese che hanno soldi pubblici. La smetta con la propaganda e ci dica che cosa intende confermare tra Industria 4.0, fondi per la reindustrializzazione, fondi per il made in Italy. Ministro, le diamo un suggerimento: non si preoccupi dei voti, si occupi dei lavoratori, la smetta con la demagogia e si metta al lavoro. Noi vogliamo misurarla sui fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mugnai. Ne ha facoltà.

STEFANO MUGNAI (FI). Presidente, colleghi, Ministro, grava su di me la responsabilità di questa sua informativa; però devo dire che avrei sperato parole un po' più stringenti, un po' più puntuali rispetto a un quadro che è un quadro non semplice. É vero, 144 tavoli di crisi aperte, che riguardano 189 mila cittadini italiani, 189 mila famiglie. Le debbo riconoscere che è indubbio che lei si fa carico di un'eredità non semplice, che proviene da anni nei quali i Governi di centrosinistra non hanno affrontato, con una politica industriale propriamente detta, un tema fondamentale per il presente e il futuro del Paese. Una politica fatta di bonus, di detrazioni, interventi spot che certamente non hanno mai affrontato alla radice i problemi che stanno a monte di ogni crisi aziendale che si apre nel nostro Paese.

Però debbo dire, signor Ministro, che dalla lettura del vostro contratto per il cambiamento, ma anche dalle sue parole, sfugge la visione di una politica industriale propriamente detta. Voi continuate a rimandare a risposte che dovranno arrivare nel futuro, ma non ci dite l'analisi che voi fate sulle ragioni delle 144 crisi aziendali. Non basta dire che tutto dipende dalla delocalizzazione; dovreste venire a dirci le ragioni per cui qualche imprenditore decide di spostare la produzione fuori dal nostro Paese. E guardi, le crisi non riguardano soltanto fenomeni di delocalizzazione: sono crisi che riguardano anche l'incapacità di alcune aziende di continuare a stare sul mercato, comportamenti certamente da dover sanzionare. Sull'Ilva qual è la vostra posizione, qual è la posizione del Governo rispetto ad un settore strategico per il futuro del Paese? Si vuol pensare di continuare a fare industria nel nostro Paese lasciando il settore della siderurgia fuori dai confini nazionali?

La mia richiesta di informativa si basava sulla vicenda della Bekaert di Figline. Devo dire, ho partecipato anche a uno dei tavoli di crisi aperti al Mise: non è che lì si partì benissimo. Lei venne a fare un pranzo in Valdarno, erano otto minuti d'auto dallo stabilimento della Bekaert, con i lavoratori che apprendevano dai social, che è un vettore che voi utilizzate con grande capacità, evidentemente, la sua presenza in Valdarno. Tutti ritenevano che sarebbe passato a dare un saluto, e a dare, quindi, anche una rilevanza mediatica importante a quella vertenza: nessuno la vide a Figline. Dopodiché, il tavolo è aperto. Mi permetto di rinnovare alcuni suggerimenti, che anche i rappresentanti sindacali hanno formulato al Governo.

Sulla vicenda Bekaert è fondamentale coinvolgere Pirelli, che era il precedente proprietario di quello stabilimento e che ha fatto un accordo commerciale con la multinazionale belga per la cessione di quello stabilimento, ed è lì che si debbono trovare le ragioni e le motivazioni della delocalizzazione che adesso Bekaert vuole affrontare. E poi lei lo promise a quel tavolo. Credo si debba coinvolgere anche la Farnesina rispetto a questa vicenda, con tutta la determinazione che il Governo deve mettere in essere. Però, nel quadro complessivo, Ministro, nel parlare di crisi aziendali non basta dire che il Governo sta dalla parte dei più deboli e dei lavoratori, e bisogna dire quali soluzioni si vogliono portare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

E le soluzioni che si vogliono portare debbono intanto partire da un'analisi chiara della realtà e poi lasciare intravedere anche qualche risposta. Rispetto a ciò che voi state mettendo in essere, di risposte se ne vedono ben poche, perché, se il decreto “dignità” vedrà la luce così come ce lo state raccontando, credo che da 144 i tavoli diventeranno 288, e poi aumenteranno in maniera esponenziale, perché i provvedimenti che voi state mettendo dentro il decreto “dignità” sono provvedimenti che non aiuteranno certamente la risoluzione delle crisi aziendali. Voi parlate di fare una lotta al precariato: pensate di risolvere il precariato riducendo i posti di lavoro? Poi tirate in ballo e in causa “manine” più o meno nascoste, ma questi sono i dati, sono le relazioni tecniche che accompagnano i vostri provvedimenti e che voi, evidentemente, non avete trovato il tempo di leggere.

Le chiacchiere stanno a zero, la campagna elettorale è terminata, Ministro. Lei ha in sé le deleghe di sei Ministeri. Non potrà più certo dire che non ha gli strumenti e non ha i bottoni nella plancia di comando che lei ha di fronte a sé. Lei adesso deve portare soluzioni, e non soltanto promesse, non soltanto campagna elettorale, perché anche da quella plancia che lei ha di fronte a sé passa il presente e il futuro di questo Paese. Si dimostri all'altezza di questa responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Acquaroli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Grazie Presidente, grazie Ministro per questa opportunità che ci viene data oggi intorno a un tema che credo che sia il tema più importante in assoluto, perché il futuro delle nostre industrie, del nostro lavoro e dell'Italia è un tema che noi dobbiamo trattare con una priorità assoluta. Devo dire che sono d'accordo quando lei parla della delocalizzazione come una delle cause che hanno portato a questa crisi che interessa tutto il territorio nazionale, ma, in particolare, alcuni settori e alcune aree che sono depresse, però sicuramente non si può essere superficiali, dando la colpa solo alla delocalizzazione come unico fattore. I fattori che incidono sulla crisi sono tanti: noi possiamo parlare, negli anni, dell'accesso al credito, che è stato sicuramente un limite per lo sviluppo delle nostre imprese e per l'espansione dei mercati.

Noi possiamo parlare delle infrastrutture, che sono assolutamente, in tante parti della nostra Italia, ancora arretrate. Ci sono delle zone dove è addirittura difficile il collegamento con l'ADSL, con Internet, e questi sono elementi che penalizzano la nostra competitività. Possiamo parlare della burocrazia, che non solo non consente alle nostre imprese di lavorare in maniera veloce, ma le nostre imprese hanno dei costi importantissimi sopra la competitività, che, invece, dovrebbe essere sostenuta e aiutata. Possiamo parlare della pressione fiscale, che, in qualche maniera, credo che sia una delle più importanti rispetto a tutta l'Europa. Ecco, tutti questi elementi, insieme alla delocalizzazione, sono elementi che ci devono portare a riflettere, perché noi, quando parliamo di tavoli di crisi, signor Ministro, parliamo di aziende che stanno attraversando un momento difficile; ci sono alcune che ormai hanno una crisi perenne.

Possiamo pensare ad Alitalia, all'Ilva, alla KME, alla Keller, ma vi sono altre che potrebbero entrare in questa crisi, se noi non interveniamo in maniera tempestiva con degli interventi che non devono limitarsi a una situazione di emergenza, ma guardano anche a una strategia futura, alla creazione di una politica industriale, alla creazione di una vera politica economica. E qui mi permetto di dire che non debba essere una politica che si fa dividere per autonomie; anche la settimana scorsa, in quest'Aula, sentivo qualcuno che auspicava un'accelerazione rispetto alle autonomie.

Chiedo a questo Parlamento, noi chiediamo di riflettere bene sul ruolo e sul futuro delle autonomie e delle regioni in Italia, perché le politiche industriali lasciate troppo spesso in mano alle regioni e ai territori sono delle politiche che contrastano con l'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e noi dobbiamo rimettere l'interesse nazionale, l'interesse dei settori, l'interesse dell'industria al centro dell'azione del Governo, e non lasciarlo nella delocalizzazione tra le nostre regioni. Questo è un fattore essenziale in cui noi crediamo e che crediamo anche che il Governo debba tenere in forte considerazione. E poi ci sono delle proposte, signor Ministro. Noi dobbiamo, con questa nuova politica industriale che noi auspichiamo, dare spazio e chiedere spazio a una trasformazione progressiva, dove si abbandonano i settori strategici che ci vedono più facilmente deboli rispetto alla concorrenza indiscriminata e puntare laddove, invece, ci sono prodotti dove l'Italia difficilmente può essere attaccata dalla concorrenza estera dei mercati stranieri e delle industrie dei Paesi emergenti.

Noi dobbiamo riconvertire la produzione tramite incentivi, e non solo tramite una visione che tende ad allontanare le multinazionali. Dobbiamo incentivare chi rimane in Italia, dobbiamo incentivare chi dà sostegno al lavoro e all'economia reale. La super deduzione del costo del lavoro, appunto, per quelle attività che hanno, come costo del lavoro, tra i propri costi percentuali altissime: questa super deduzione può essere un altro incentivo a restare in Italia e a creare occupazione reale. Poi da marchigiano mi permetto di citare una situazione difficile, che è quella della Whirlpool: è una fattispecie particolare, signor Ministro.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Vado verso la conclusione. È una situazione particolare, signor Ministro, perché la Whirlpool è venuta in Italia, ha acquistato un marchio; acquistando un marchio ha acquistato una fetta di mercato; e acquistando quella fetta di mercato oggi è titolare del destino di tanti cittadini marchigiani. Noi le chiediamo di intervenire, perché questa azienda tra l'altro sta nella zona del cratere, sta con una parte dell'azienda in una zona, Comunanza del Piceno, che già è un'area di crisi industriale complessa. Per queste zone e per la zona del cratere stesso noi crediamo e proponiamo l'istituzione della ZES, la zona economica speciale.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Abbiamo tutti i requisiti per poterlo fare…

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Vado verso la…

PRESIDENTE. No, deve concludere. Non vada verso…

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). Concludo. Abbiamo tutte le caratteristiche per poterlo fare e per poterlo ottenere. Se la vostra sfida è quella veramente di difendere l'economia reale noi ci saremo, ma occorre un dibattito vero, un'apertura non come quella mostrata in questi giorni, sul terremoto e su altre questioni. Se c'è un confronto noi ci saremo, altrimenti no (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Ministro, il suo è stato un quadro - diciamo - onesto della situazione, delle crisi produttive che al suo tavolo si sono riunite, anche sulla base poi delle crisi che sono scoppiate negli anni precedenti e non risolte.

Voglio subito dire rispetto alla sua esposizione due piccoli punti, che però ho visto lei non ha affrontato. Il primo: una parte dei lavoratori di quelle aziende in crisi non ha o non ha più ammortizzatori sociali. Questo vuol dire che, come le avevo già detto in un'altra occasione qui alla Camera, da parte del Governo ci sarebbe bisogno di rimettere mano a un quadro un po' più organico sulla disciplina degli ammortizzatori: troppe differenze per tipologia d'azienda e troppe situazioni in cui un lavoratore ha un regime e un altro lavoratore non ha sostanzialmente nulla.

La seconda cosa che le voglio dire, proprio ravvicinata rispetto anche al decreto-legge “dignità”, che sulle delocalizzazioni, io capisco il rapporto: prendo i soldi, delocalizzo, restituisco; voglio anche dirle che ci sono moltissime aziende che non prendono soldi e delocalizzano. E da quel punto di vista anche ieri sera i sindacati in audizione alla Commissione lavoro hanno presentato proposte per venire incontro ad un problema che altrimenti non può trovare soluzione.

Ma il punto chiave secondo me della questione sta nel rapporto tra le crisi e la strategia di politica industriale che il Governo intende adottare. Qui sta il punto! Quello che io chiedo a lei e al nuovo Governo è di avere qualche orientamento di politica industriale efficace nelle condizioni dell'Italia, dell'Europa e del mondo di oggi. Ho avuto modo di dire che se il mondo va verso una politica di dazi e di chiusure, politica che non conviene a un Paese come il nostro che è un Paese di trasformazione, è un Paese di export, è evidente che implica da parte di una nuova azione di Governo tener conto di questo nuovo quadro.

Noi abbiamo una quota di export molto forte, che si poggia su quattro settori fondamentali: l'agroalimentare, la meccatronica, il farmaceutico e il made in Italy in senso tradizionale. Queste aziende esportano non per qualche dono divino, ma perché da anni hanno incorporato una politica degli investimenti sul modello di quella tedesca, per cui il ciclo degli investimenti è sostanzialmente di sei o sette anni; e investono sui processi e investono sui prodotti. Se tu investi solo sui processi e non investi mai sui prodotti, ti ritrovi poi a rappresentare l'altra parte dell'industria italiana che è quella che oggi è in difficoltà.

Che cosa c'è da fare in una situazione in cui si riaprono le frontiere e le spinte alla protezione? Alcune cose elementari. La prima: rafforzare l'autonomia del nostro Paese per quanto riguarda l'approvvigionamento delle materie prime. Acciaio, acciaio speciale, alluminio: si tratta di settori fondamentali per la trasformazione manifatturiera. Questi nomi hanno delle aziende: Ilva, Taranto, Genova, Novi Ligure; Alcoa, Terni, Piombino. Su queste c'è bisogno di una politica di filiera, perché è fondamentale per difendere la prospettiva della manifattura italiana.

Secondo. L'altro punto emergente di crisi (non se ne parla) e tutto il settore dell'automotive. Noi siamo molto preoccupati quando FIAT-FCA decide di spostare i modelli da una fabbrica all'altra, ma molto più grande è l'effetto della filiera e della fornitura al settore dell'automotive, che in Italia vale tre o quattro volte il reddito e l'occupazione degli stabilimenti automobilistici. Per capirci, dalla Magneti Marelli alla Brembo alla miriade di aziende che lavorano per l'industria automobilistica, prevalentemente tedesca. Il passaggio dal motore tradizionale alla trazione elettrica vuol dire passare da 200 componenti a 2: se la nostra filiera dell'automotive non va agli investimenti verso la nuova trazione elettrica, noi corriamo il rischio di perderla completamente.

Infine le ultime due cose. La prima: Alitalia. Bisogna scegliere: se si sta in un'alleanza internazionale si deve stare però tenendo conto degli interessi nazionali. Se no ci sono le condizioni per andare da soli! In Europa c'è un Paese, più piccolo del nostro, più indebitato del nostro, più in difficoltà del nostro che ha una compagnia nazionale che peraltro fa pure profitti. Però si sappia scegliere nell'interesse del Paese.

E infine industria 4.0. È stata un'ottima soluzione, molte imprese stanno investendo, si stanno rinnovando, comprano da imprese italiane, è un modello virtuoso; bisogna adesso sviluppare i centri di competenza e i centri di innovazione tecnologica. C'è un piccolo problema: che industria 4.0 riguarda prevalentemente le medie e grandi imprese del Centro-Nord. Questo vuol dire che sul Mezzogiorno, dal punto di vista della politica industriale, occorre trovare strumenti che accompagnino quello che sta avvenendo nel Centro-Nord con una politica industriale utile per il nostro Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, onorevoli colleghi, quest'oggi abbiamo ascoltato dalle parole del Ministro una fotografia di quella che è la situazione presente nel nostro Paese sulle crisi. I tavoli di crisi però ci sono sempre stati, e mi sembra che oltre a una fotografia non ci sia stato nient'altro quest'oggi: mi sembra che continui una campagna elettorale che è finita, e oggi deve vedere l'assunzione di responsabilità da parte del Governo per creare una prospettiva, per non solo criticare le politiche industriali del passato e non solo per dare dei giudizi rispetto agli industriali o rispetto ai manager delle aziende che sono state elencate dal signor Ministro. Credo che sia importante tracciare delle soluzioni, delle prospettive.

L'unico problema del nostro Paese non è solo la delocalizzazione. Anche noi di Noi con l'Italia-USEI siamo ovviamente avversi alle delocalizzazioni; non crediamo che le soluzioni trovate dal Governo siano la soluzione giusta per evitare le delocalizzazioni ma crediamo che sia necessario avviare una politica industriale. Sicuramente nel passato, nella scorsa legislatura ci sono state iniziative importanti con industria 4.0. Ci sono centinaia di migliaia di imprenditori che non devono rischiare di far parte di altri tavoli di crisi nel nostro Paese, e devono essere incoraggiati ad investire e a creare posti di lavoro e a creare valore. Questo può avvenire solo con strategie serie tracciate dal Governo attraverso una politica industriale, che per noi vuol dire rafforzare i distretti industriali, che vuol dire investire in ricerca e innovazione, e soprattutto ridurre il costo del lavoro, perché è l'unica strada possibile. Ne parleremo anche quando in quest'Aula si affronterà il tema del decreto-legge “dignità”: l'unico modo per dare posti di lavoro è quello di creare le condizioni agli imprenditori perché il costo del lavoro si abbassi…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). …e perché ci sia la possibilità di incoraggiarli, di far capire che c'è un Paese vicino a loro.

Noi non siamo avversi alle iniziative che porterà avanti il Governo, saremo favorevoli nel momento in cui ci sarà una vera impostazione strategica, che, purtroppo, ad oggi, non vediamo e ci sembra che, anche oggi, non ci siano le idee chiare, soprattutto, in particolare, sulla crisi delle crisi, che è quella dell'Ilva, sulla quale delle soluzioni, oggi, non sono state date…

PRESIDENTE. Deputato Colucci, deve terminare.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Si è parlato molto in campagna elettorale; in campagna elettorale si è addirittura parlato di una chiusura dell'Ilva, si è parlato di altre possibili soluzioni che ancora sono controverse tra di loro. Concludo, Presidente…

PRESIDENTE. Concluda ora.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Ma credo che il Governo debba dare delle soluzioni all'Ilva, alle imprese italiane e a una politica industriale che deve, veramente, avere una prospettiva, perché i nostri imprenditori possano avere fiducia in un Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI)

PRESIDENTE. Grazie, deputato Colucci.

Ha chiesto di parlare il deputato Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, signor Ministro, molte sono le differenze tra maggioranza e opposizione, come è ovvio, e il suo decreto, il decreto a sua firma, penso non sia assolutamente la soluzione al problema occupazione; anzi, leggendo la relazione tecnica, questa dice tutto il contrario.

Il lavoro non si crea per decreto, non lo crea lo Stato, lo crea l'imprenditore serio, che va aiutato e lì lo Stato deve intervenire. Vede, signor Ministro, uscire, per il lavoro, per l'impresa, per la produzione, internazionalizzare è un bene, non è un male; serve poi capitalizzare ciò che si produce e, nel nostro Paese, questo è il lavoro da fare.

Però, su alcuni temi - e tra questi c'è assolutamente l'attenzione alle crisi aziendali - è possibile, anzi, necessario e doveroso, remare dalla stessa parte. Le crisi bisogna affrontarle, signor Ministro, non solo dire che esistono; c'è un caso emblematico che lei ha ricordato e che, oggi, voglio ricordare e sottolineare anche io, successo pochi giorni fa, che è quello della Bekaert di Figline Valdarno.

Il 22 di giugno si sono presentati i rappresentanti dell'azienda e hanno detto di chiudere lo stabilimento, mandare a casa 318 dipendenti e 100 lavoratori dell'indotto nell'arco di qualche settimana, sono scappati e non si sono mai presentati ai tavoli istituzionali. È stato un fulmine a ciel sereno; solo una settimana prima - una settimana, non un anno -, l'azienda aveva trovato con i lavoratori l'intesa sul premio di produzione; ciò una settimana prima della chiusura e solo quattro anni fa ci fu il passaggio da Pirelli alla multinazionale belga, come lei ha ricordato; il timore è che questi quattro anni siano serviti per acquisire la conoscenza, il sapere, le competenze e, poi, scappare e adesso scopriamo che la produzione verrebbe spostata all'interno della Comunità europea…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Concludo; questo è un modo barbaro di concepire il lavoro e su questo modo barbaro non possiamo che remare dalla stessa parte. Anche su questa assurda e paradossale vicenda, piccola vicenda, rispetto ai numeri che ci ha descritto, misureremo la vostra reale volontà di dare dignità al lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, mi rivolgo a lei con simpatia per dirle che la storia non comincia con lei. Lei non era ancora nato, ma già i confronti sulle grandi vertenze erano appassionati e partecipati; già negli anni Ottanta i parlamentari partecipavano attivamente ai confronti sulle grandi vertenze industriali che, allora, avevano accompagnato una fase di profonda ristrutturazione dell'industria italiana, in quello che, allora, era il Ministero dell'industria in via Veneto, oppure in via Molise (dipende da dove si entrava). Glielo dico per ricordo personale.

Quello, però, che mi permetto di suggerirle è che lei ha troppo bisogno di avversari che complottino. Questa non mi sembra una buona impostazione, anche perché lei ha fatto una scelta istituzionale, che ha messo insieme due ministeri che svolgevano tra di loro funzioni dialettiche; lei si è assunto la responsabilità, come se fosse un uomo dotato di superpoteri, di mettere insieme il Ministero del lavoro con il vecchio Ministero dell'industria, ovvero delle attività produttive, ministeri che svolgono delle funzioni che difficilmente sono riconducibili ad una sola persona. Io, ovviamente, le auguro fortuna, ma non mi è parsa una scelta molto azzeccata.

Lei ha parlato delle numerose vertenze e ha detto che 31 sono interessate da aziende che hanno delocalizzato e ha citato il “decreto dignità”. Mi permetto di segnalare il fatto che il suo decreto fa confusione con i processi di internazionalizzazione, mette tutte le cose sullo stesso piano ed è bene tenerle separate, se si vuole, davvero, disincentivare le operazioni selvagge di delocalizzazione. Ma, se si fa confusione, si ottiene l'effetto opposto.

Si ponga, invece, il problema di creare le condizioni perché il nostro Paese sia più attrattivo e più competitivo sul piano della macchina dello Stato, della fiscalità, delle reti tecnologiche e dei trasporti. Questo è il modo per dare una risposta efficace a quanti, avendo preso qualche volta i soldi, pensano di fregarsene (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 11,30 con la votazione per l'elezione dei componenti il consiglio di amministrazione della RAI, Radiotelevisione Spa.

La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,35.

Votazione per l'elezione di due componenti il consiglio di amministrazione della RAI - Radiotelevisione italiana Spa.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due componenti del consiglio di amministrazione della RAI - Radiotelevisione italiana Spa.

Ricordo che l'articolo 49, comma 6, lettera a), del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, prevede che la Camera dei deputati elegge due componenti del consiglio di amministrazione, con voto limitato ad un solo candidato.

Il comma 6-bis del medesimo articolo 49 stabilisce, inoltre, che i membri del consiglio di amministrazione di designazione della Camera dei deputati devono essere eletti tra coloro che hanno presentato la propria candidatura nell'ambito dell'apposita procedura di selezione.

Al riguardo faccio presente che, sempre a norma del richiamato comma 6-bis, l'avviso della procedura di selezione è stato pubblicato sul sito Internet della Camera dei deputati il giorno 30 aprile e che i curricula dei candidati sono stati pubblicati sul medesimo sito Internet il giorno 5 giugno.

Ciascun parlamentare riceverà quindi una scheda sulla quale potrà indicare un solo nominativo. Le schede recanti un numero superiore di nominativi saranno dichiarate nulle. Saranno altresì dichiarate nulle le schede recanti nominativi diversi rispetto a quelli dei soggetti che hanno presentato la propria candidatura ai sensi del comma 6-bis dell'articolo 49 del decreto legislativo n. l77 del 2005. Saranno, infine, considerate nulle le schede recanti segni di riconoscimento.

Conformemente alla prassi relativa alle votazioni per schede, la chiama sarà effettuata secondo l'ordine alfabetico. Saranno eletti coloro che ottengono il maggior numero di voti.

Passiamo alla votazione segreta per schede.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Invito i deputati Segretari a procedere alla prima chiama.

(Segue la votazione )

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 11,40)

(Segue la votazione) .

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione e invito i deputati Segretari a procedere, nella sala dei Ministri, allo spoglio delle schede.

Sospendo la seduta fino al termine delle operazioni di scrutinio.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 13,40.

Comunicazione del risultato della votazione per l'elezione di due componenti il consiglio di amministrazione della RAI - Radiotelevisione italiana Spa.

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di due componenti del consiglio di amministrazione della RAI – Radio televisione italiana Spa:

Presenti e votanti…….578;

Hanno ottenuto voti: De Biasio Igor 312; Rossi Giampaolo166; Parascandolo Renato 12; Minoli Giovanni 11; Santoro Michele 7; Roccaro Sebastiano 5; Rossodivita Giuseppe 5.

Voti dispersi………… 4

Schede bianche…….. 17

Schede nulle…………39.

Proclamo eletti componenti del consiglio di amministrazione della RAI – Radiotelevisione italiana Spa Igor De Biasio e Giampaolo Rossi.

Hanno preso parte alla votazione:

Acquaroli Francesco

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Andreuzza Giorgia

Angelucci Antonio

Angiola Nunzio

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprea Valentina

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Azzolina Lucia

Badole Mirco

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baldino Vittoria

Baratto Raffaele

Barbuto Elisabetta Maria

Barelli Paolo

Baroni Annalisa

Baroni Massimo Enrico

Bartolozzi Giusi

Basini Giuseppe

Battelli Sergio

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Bella Marco

Bellachioma Giuseppe Ercole

Bellucci Maria Teresa

Belotti Daniele

Bendinelli Davide

Benedetti Silvia

Benigni Stefano

Benvenuto Alessandro Manuel

Berardini Fabio

Bergamini Deborah

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Berti Francesco

Bianchi Matteo Luigi

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boccia Francesco

Boldi Rossana

Boldrini Laura

Bologna Fabiola

Bonafede Alfonso

Bond Dario

Boniardi Fabio Massimo

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Bordonali Simona

Borghese Mario

Borghi Claudio

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brescia Giuseppe

Brunetta Renato

Bruno Raffaele

Bruno Bossio Vincenza

Bucalo Carmela

Buffagni Stefano

Buompane Giuseppe

Businarolo Francesca

Butti Alessio

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Caiata Salvatore

Calabria Annagrazia

Campana Micaela

Cannatelli Pasquale

Cannizzaro Francesco

Cantalamessa Gianluca

Cantini Laura

Cantone Carla

Cantone Luciano

Caon Roberto

Caparvi Virginio

Capitanio Massimiliano

Cappellacci Ugo

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Cardinale Daniela

Carè Nicola

Carelli Emilio

Caretta Maria Cristina

Carfagna Maria Rosaria

Carnevali Elena

Carrara Maurizio

Casa Vittoria

Casciello Luigi

Casino Michele

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Cassinelli Roberto

Castiello Giuseppina

Cataldi Roberto

Cattaneo Alessandro

Cattoi Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Ceccanti Stefano

Cecchetti Fabrizio

Cenni Susanna

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Chiazzese Giuseppe

Ciaburro Monica

Ciampi Lucia

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Ciprini Tiziana

Cirielli Edmondo

Coin Dimitri

Colaninno Matteo

Colla Jari

Colmellere Angela

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Corneli Valentina

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Costanzo Jessica

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Crippa Davide

Cristina Mirella

Critelli Francesco

Crosetto Guido

Cubeddu Sebastiano

Cunial Sara

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

Dall'Osso Matteo

D'Ambrosio Giuseppe

Dara Andrea

D'Arrando Celeste

D'Attis Mauro

De Carlo Luca

De Carlo Sabrina

De Filippo Vito

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Martini Guido

De Menech Roger

De Toma Massimiliano

Deiana Paola

Deidda Salvatore

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Del Grosso Daniele

Del Monaco Antonio

Del Re Emanuela Claudia

Del Sesto Margherita

Della Frera Guido

Delmastro Delle Vedove Andrea

Delrio Graziano

D'Eramo Luigi

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Di Lauro Carmen

Di Maio Luigi

Di Maio Marco

Di Muro Flavio

Di San Martino Lorenzato Luis Roberto

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donina Giuseppe Cesare

Donno Leonardo

Donzelli Giovanni

Dori Devis

D'Orso Valentina

Durigon Claudio

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Epifani Ettore Guglielmo

Ermellino Alessandra

Ermini David

Fantuz Marica

Faro Marialuisa

Fasano Vincenzo

Fascina Marta Antonia

Fassina Stefano

Fatuzzo Carlo

Federico Antonio

Ferrari Roberto Paolo

Ferri Cosimo Maria

Ferro Wanda

Fiano Emanuele

Ficara Paolo

Fidanza Carlo

Fiorini Benedetta

Fitzgerald Nissoli Fucsia

Flati Francesca

Fogliani Ketty

Fontana Gregorio

Fontana Ilaria

Fontana Lorenzo

Forciniti Francesco

Formentini Paolo

Fornaro Federico

Foscolo Sara

Foti Tommaso

Fraccaro Riccardo

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Frusone Luca

Fugatti Maurizio

Furgiuele Domenico

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gagnarli Chiara

Galantino Davide

Galli Dario

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Garavaglia Massimo

Gariglio Davide

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gelmini Mariastella

Gemmato Marcello

Gerardi Francesca

Germanà Antonino

Giaccone Andrea

Giachetti Roberto

Giacomelli Antonello

Giacometti Antonietta

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Giannone Veronica

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Conny

Giorgetti Giancarlo

Giorgis Andrea

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Grande Marta

Gribaudo Chiara

Grillo Giulia

Grimaldi Nicola

Grimoldi Paolo

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guerini Lorenzo

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Incerti Antonella

Invernizzi Cristian

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

La Marca Francesca

L'Abbate Giuseppe

Labriola Vincenza

Lacarra Marco

Lapia Mara

Latini Giorgia

Lattanzio Paolo

Lazzarini Arianna

Legnaioli Donatella

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Licatini Caterina

Liuni Marzio

Liuzzi Mirella

Lo Monte Carmelo

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lollobrigida Francesco

Lombardo Antonio

Longo Fausto

Lorefice Marialucia

Lorenzin Beatrice

Lorenzoni Eva

Lorenzoni Gabriele

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lovecchio Giorgio

Lucaselli Ylenja

Lucchini Elena

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Macina Anna

Madia Maria Anna

Maggioni Marco

Magi Riccardo

Maglione Pasquale

Mammì Stefania

Manca Alberto

Manca Gavino

Mancini Claudio

Mandelli Andrea

Maniero Alvise

Manzato Franco

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Marattin Luigi

Marchetti Riccardo Augusto

Mariani Felice

Marin Marco

Marino Bernardo

Marrocco Patrizia

Martina Maurizio

Martinciglio Vita

Martino Antonio

Marzana Maria

Maschio Ciro

Masi Angela

Maturi Filippo

Mauri Matteo

Mazzetti Erica

Melicchio Alessandro

Melilli Fabio

Meloni Giorgia

Menga Rosa

Miceli Carmelo

Micillo Salvatore

Migliore Gennaro

Migliorino Luca

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Minniti Marco

Misiti Carmelo Massimo

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Molteni Nicola

Mor Mattia

Morani Alessia

Morassut Roberto

Morelli Alessandro

Moretto Sara

Morgoni Mario

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Mura Romina

Murelli Elena

Muroni Rossella

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nappi Silvana

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nesci Dalila

Nevi Raffaele

Nitti Michele

Nobili Luciano

Noja Lisa

Novelli Roberto

Occhionero Giuseppina

Occhiuto Roberto

Olgiati Riccardo

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orrico Anna Laura

Orsini Andrea

Osnato Marco

Padoan Pietro Carlo

Pagani Alberto

Pagano Alessandro

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Pallini Maria

Palmieri Antonio

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Parolo Ugo

Pastorino Luca

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Paxia Maria Laura

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pellicani Nicola

Pentangelo Antonio

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pettarin Guido Germano

Pettazzi Lino

Pezzopane Stefania

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Piccoli Nardelli Flavia

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Pini Giuditta

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Plangger Albrecht

Polidori Catia

Pollastrini Barbara

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Portas Giacomo

Potenti Manfredi

Prestigiacomo Stefania

Prestipino Patrizia

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Provenza Nicola

Quartapelle Procopio Lia

Racchella Germano

Raciti Fausto

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Raffaelli Elena

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Ribolla Alberto

Ricciardi Riccardo

Ripani Elisabetta

Rixi Edoardo

Rizzetto Walter

Rizzo Nervo Luca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Andrea

Romano Paolo Nicolò

Rosato Ettore

Rospi Gianluca

Rossello Cristina

Rossi Andrea

Rossini Emanuela

Rosso Roberto

Rostan Michela

Rotelli Mauro

Rotta Alessia

Ruffino Daniela

Ruggieri Andrea

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria M. R.

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Santelli Jole

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarro Carlo

Sasso Rossano

Savino Elvira

Savino Sandra

Scagliusi Emanuele

Scalfarotto Ivan

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Schirò Angela

Schullian Manfred

Scoma Francesco

Scutellà Elisa

Segnana Stefania

Segneri Enrica

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Serritella Davide

Sgarbi Vittorio

Siani Paolo

Silli Giorgio

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Silvestroni Marco

Siracusano Matilde

Siragusa Elisa

Sisto Francesco Paolo

Sodano Michele

Sorte Alessandro

Soverini Serse

Sozzani Diego

Spadafora Vincenzo

Spena Maria

Speranza Roberto

Spessotto Arianna

Sportiello Gilda

Squeri Luca

Stefani Alberto

Stumpo Nicola

Suriano Simona

Sut Luca

Tabacci Bruno

Tarantino Leonardo

Tartaglione Annaelsa

Tasso Antonio

Tateo Anna Rita

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Tiramani Paolo

Toccafondi Gabriele

Tofalo Angelo

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Topo Raffaele

Torto Daniela

Trancassini Paolo

Trano Raffaele

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Tripodi Maria

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Turri Roberto

Tuzi Manuel

Ungaro Massimo

Valente Simone

Valentini Valentino

Vallascas Andrea

Vallotto Sergio

Varrica Adriano

Vazio Franco

Verini Walter

Versace Giuseppina

Vianello Giovanni

Vietina Simona

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Villarosa Alessio

Vinci Gianluca

Viscomi Antonio

Vitiello Catello

Viviani Lorenzo

Vizzini Gloria

Volpi Leda

Volpi Raffaele

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zanichelli Davide

Zanotelli Giulia

Zardini Diego

Zennaro Antonio

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zolezzi Alberto

Zordan Adolfo

Zucconi Riccardo

Sono in missione:

Bazzaro Alex

Benamati Gianluca

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Carinelli Paola

Castelli Laura

Cominardi Claudio

Corda Emanuela

De Micheli Paola

Di Stefano Manlio

Fantinati Mattia

Ferraresi Vittorio

Fioramonti Lorenzo

Galizia Francesca

Perego Di Cremnago Matteo

Rizzo Gianluca

Saltamartini Barbara

Sibilia Carlo

Vacca Gianluca

Valbusa Vania

Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione.

Sono risultati eletti: presidente il senatore Alberto Barachini, vicepresidenti il senatore Primo Di Nicola e il deputato Antonello Giacomelli, segretari i deputati Massimiliano Capitanio e Michele Anzaldi.

Annunzio della costituzione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

PRESIDENTE. Comunico che il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione.

Sono risultati eletti: presidente il deputato Lorenzo Guerini, vicepresidente il senatore Adolfo Urso, segretaria la deputata Federica Dieni.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per la Pubblica amministrazione, la Ministra per il Sud e il Ministro della Giustizia.

Invito gli oratori al rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte a contrastare il fenomeno dell'assenteismo nella pubblica amministrazione e a rendere i servizi all'utenza più efficienti - n. 3-00085)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Bordonali n. 3-00085 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Bordonali se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, le cause che producono inefficienza nell'ambito della pubblica amministrazione sono molteplici, ma, signora Ministro, vorrei focalizzare la sua attenzione su due aspetti che sono particolarmente sgradevoli e non consentono che si attui il principio di buon andamento della pubblica amministrazione, finalizzato alla realizzazione dell'interesse pubblico sancito nella nostra Carta costituzionale.

Un aspetto è legato ai cosiddetti furbetti del cartellino, che nella scorsa legislatura hanno conquistato gli onori della cronaca. Ricordiamo, ahimè, ancora i casi dei comuni di Sanremo, di Foggia, quello dell'ASL di Avellino, della prefettura di Pistoia e, ancora, del Museo delle tradizioni di Roma e dell'ASL di Caserta.

Altra causa dell'inefficienza della pubblica amministrazione riguarda la difficoltà che gli utenti quotidianamente devono affrontare per accedere ai servizi pubblici: un'autorizzazione, un certificato, una procedura telematica sono un'odissea.

Le chiediamo, per concludere, Ministro, quali iniziative intenda intraprendere per contrastare, da un lato, l'assenteismo e per rendere più efficiente la pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. La Ministra per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha facoltà di rispondere.

GIULIA BONGIORNO, Ministra per la Pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'assenteismo sicuramente costituisce uno dei principali ostacoli al buon andamento della pubblica amministrazione, perché incrina il rapporto di fiducia che deve sussistere col cittadino, diffondendo discredito nei confronti di tutti i dipendenti pubblici, a danno di coloro che doverosamente svolgono le proprie mansioni. Le stime sono sempre in difetto, perché si fondano solo sull'emerso. Esiste, quindi, un sommerso che può raggiungere livelli significativi e di cronicità.

Obiettivo primario del Governo, per rispondere alla sua interrogazione, è di contrastare questo fenomeno anche attraverso l'applicazione di più efficaci misure di rilevazione delle presenze e di controllo del rispetto dell'orario di lavoro. L'effettiva presenza del personale rappresenta un presupposto imprescindibile affinché la pubblica amministrazione possa adempiere ai propri obblighi istituzionali e, più in generale, attraverso una più efficiente organizzazione delle risorse, migliorare la qualità dei servizi erogati.

È, dunque, intenzione del Governo prevedere l'obbligo di sistemi di rilevazione biometrica delle presenze, che già sono stati oggetto di sperimentazione con risultati lusinghieri. Faccio presente che sono compatibili anche con alla legge sulla privacy e che sarà garantita comunque la compatibilità con una serie di modalità che tengono conto delle indicazioni del Garante della privacy.

Nell'ottica della prevenzione e della repressione del fenomeno dell'assenteismo, l'ispettorato della funzione pubblica e la Guardia di finanza hanno già avviato, negli ultimi mesi del 2017, verifiche presso i comuni e le aziende sanitarie e l'attuale Governo ha dato un rinnovato impulso a questa attività; l'ha fatto in un'ottica non solo di scoprire le condotte sleali, ma anche di verificare, attraverso la ricognizione di quelle realtà, la causa dei principali elementi di debolezza della pubblica amministrazione.

Questo per rispondere alla sua domanda su cosa si farà per l'inefficienza: per prima cosa, controllare, verificare. In generale, per questo secondo obiettivo, non intendo inondare l'ordinamento con nuove disposizioni, ma farò interventi chirurgici; il che significa interventi mirati.

In questi ultimi secondi, voglio fare presente che, tra questi interventi, ci sarà sicuramente quello che focalizzerà l'attenzione sulle valutazioni delle performance dei dirigenti e, per quanto concerne un tema essenziale, che è la digitalizzazione, l'operazione verità che voglio fare è quella di dire che siamo all'inizio di un processo di trasformazione ineluttabile, importantissimo, e che voglio rendere inclusivo, cioè per tutti, non solo per chi è portato alla digitalizzazione, ma anche per chi non è portato. Grazie per la sua interrogazione.

PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di replicare.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. La ringrazio, signor Ministro, perché le sue numerose iniziative, che intende intraprendere, porteranno sicuramente la pubblica amministrazione ad una maggiore efficienza e, quindi, ad un ritorno per tutti i cittadini, in particolar modo per quanto riguarda le azioni che intende intraprendere per agli assenteisti, ribadisco, i famosi “furbetti del cartellino”, perché li abbiamo conosciuti così.

Sono interventi molto importanti, prima di tutto per garantire la giustizia all'interno del lavoro, della pubblica amministrazione, ma soprattutto giustizia nei confronti di tutti gli altri dipendenti della pubblica amministrazione, che compiono il loro dovere quotidianamente con efficienza e con passione.

Quindi, grazie per tutto ciò che vorrà intraprendere, siamo certi che il suo impegno concreto porterà a un effettivo rinnovamento della pubblica amministrazione e le auguriamo buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

(Iniziative di competenza per un'adeguata preparazione dell'evento Matera Capitale europea della cultura per il 2019 – n. 3-00086)

PRESIDENTE. La deputata Mirella Liuzzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00086 (Vedi l'allegato A).

MIRELLA LIUZZI (M5S). Grazie, Presidente. Il 17 ottobre 2014 Matera viene scelta capitale europea della cultura per il 2019, un riconoscimento straordinario per una città e anche una regione che chiedeva a gran voce riscatto, dopo essere stata ai margini per troppo tempo.

Purtroppo, a quattro anni dalla proclamazione, l'organizzazione degli eventi non decolla, anche a seguito di forti contrasti politici. Lei, Ministro, se n'è accorta, proprio qualche settimana fa, quando è venuta a Matera e, per la prima volta, ha detto la verità, ovvero che siamo in ritardo.

Siamo molto preoccupati, perché non c'è chiarezza sull'impiego di questi fondi, c'è opacità nella rendicontazione, non c'è trasparenza nelle scelte delle figure individuate per l'organizzazione e il contributo dei privati del 50 per cento non è arrivato nella misura attesa dal dossier.

Questo Governo si è insediato da pochissimo e, a cinque mesi dall'evento, deve fare di tutto per recuperare il tempo perduto. Le chiediamo quali ulteriori azioni intenda intraprendere per prepararsi in maniera adeguata a tale evento, con riguardo al sistema di accoglienza, gestione del flusso turistico e dei trasporti.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud, Barbara Lezzi, ha facoltà di rispondere.

BARBARA LEZZI, Ministra per il Sud. Grazie, Presidente, e grazie, onorevole Liuzzi, per questo suo quesito.

Effettivamente, Matera è stata una delle mie prime missioni, proprio perché, già nell'osservare le carte, ci siamo resi immediatamente conto del colpevole ritardo che c'è sulla preparazione dell'evento Matera 2019. Però io ho deciso, insieme agli altri ministri del Governo e, soprattutto, insieme al Ministro Bonisoli, di mettere da parte qualsiasi forma di polemica e di andare oltre.

Quindi, durante la mia prima visita abbiamo fatto, per circa un paio di giorni, dei sopralluoghi e abbiamo attestato la natura di questi ritardi. Abbiamo così chiesto al sindaco di partecipare a un tavolo istituzionale, che è stato tenuto presso il CIS, il 16 di luglio, nel quale sostanzialmente il sindaco ha chiesto che venissero inseriti nel contratto di sviluppo opere soprattutto che riguardano l'urbanizzazione per circa 8,8 milioni, sui 30 che adesso sono a disposizione del sindaco.

Io vi dico che il 30 di questo mese io sarò di nuovo a Matera per un ulteriore sopralluogo, ma sarà il giorno in cui ci dovranno essere delle risposte puntuali e precise sul futuro, perché altrimenti saranno inderogabili, purtroppo, delle decisioni anche più forti per portare a compimento quella che è una grande occasione, prima di tutto, per Matera, per il Sud dell'Italia e per l'Italia intera, che sarà sotto gli occhi di tutto il mondo e che non deve prestarsi a critiche strumentali da parte di chicchessia per ritardi, che, tra l'altro, non sono dovuti a questo Governo.

Ora, io mi impegno, secondo la sua richiesta, a riferire al Parlamento passo dopo passo e di chiedere a tutti i soggetti coinvolti, quindi Invitalia, la fondazione, il comune e il CIS, la massima trasparenza e lo farò proprio in sede dell'incontro che si terrà il prossimo 30 luglio.

PRESIDENTE. Paolo Lattanzio, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

PAOLO LATTANZIO (M5S). Grazie, Ministro Lezzi, per le risposte. Siamo molto contenti di sentirle usare delle parole che per noi sono molto importanti, sia, da un lato, sul controllo e sul monitoraggio costante che mettete in campo, che metteremo in campo, quindi riguardo al procedere dei lavori e dell'organizzazione, sia anche riguardo alla volontà di evitare quelle che sono delle polemiche che non sono legate a questo Governo.

Mi fa particolarmente piacere sentirle parlare dell'evento di Matera 2019 come di un evento che riguarda tutto il sud Italia. Sicuramente si parte da Matera ma credo che, lavorandoci anche come Commissione cultura, sia tanto più importante guardare ai benefici, all'indotto e alla capacità propulsiva che un evento del genere può avere per la città di Matera, per la Basilicata, ma per tutto il comparto turistico e non solo del sud Italia.

È una sfida molto importante e molto grande che coinvolge tutti i differenti comparti produttivi e non solo e su cui c'è tutto il supporto di una compagine parlamentare che ha voglia di dare il proprio contributo e di poter rafforzare i temi che ci possano rendere ancora una volta i protagonisti in Europa.

(Iniziative per una politica di investimenti finalizzata alla crescita del Mezzogiorno, anche tramite lo sviluppo dell'economia della conoscenza – n. 3-00087)

PRESIDENTE. Il deputato Roberto Occhiuto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00087 (Vedi l'allegato A).

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, al Sud nell'ultimo anno 175 mila giovani, uno su quattro, hanno lasciato la loro regione per andare a studiare in università del resto del Paese. È un danno economico straordinario per il Mezzogiorno, perché si tratta delle energie migliori per il Sud, quelle che dovrebbero occuparsi dello sviluppo del Mezzogiorno. Lo Svimez quantifica questo danno anche in termini economici in 3 miliardi circa, lo 0,4 per cento del PIL del Mezzogiorno; è un danno per il sistema universitario del Sud, perché meno studenti significa meno trasferimenti, si allarga quindi la forbice tra il sistema universitario del Sud e quello del resto del Paese.

Nell'interrogazione vi chiediamo che cosa vogliate fare per arginare questo fenomeno, per potenziare il sistema universitario del Mezzogiorno e per favorire un legame concreto tra il sistema universitario e il mondo produttivo del Sud.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud, Barbara Lezzi, ha facoltà di rispondere.

BARBARA LEZZI, Ministra per il Sud. Grazie Presidente, grazie onorevole Ricchiuto per questo suo quesito, che mi dà occasione per dirvi che in questi quasi sessanta giorni di mandato, ho incontrato diversi rettori delle università del Sud, ho incontrato anche i Presidenti delle regioni e alcuni esponenti dei CNR.

Quello che io ho constatato relativamente alla ricerca così come all'università - che sarebbero un grande volano per il Sud, che non si può più permettere di perdere le sue risorse migliori, quelle dei giovani, che non hanno più speranze di poter restare o tornare nei loro territori - è che gli strumenti che vengono utilizzati nei piani operativi e in questi bandi, purtroppo, a mio avviso, sono troppo frazionati.

Sostanzialmente, tutte le regioni, tutti gli enti vogliono prendersi un pezzetto di ognuno dei bandi, di ognuna delle missioni, quando, invece, a mio avviso, bisognerebbe organizzarsi tra regioni del Sud, tra università del Sud, tra i centri di ricerca, in modo tale da rispondere a un reale fabbisogno del territorio, sia dal punto di vista delle imprese che sono sul territorio, sia dal punto di vista della formazione.

Per far questo io posso far valere la mia delega come Ministro del Sud, che prevede proprio il coordinamento tra tutti gli attori che sono coinvolti in ognuno degli argomenti, in questo caso università e ricerca, insieme al Ministero preposto a questa azione, in modo tale da avere finalmente una razionalizzazione degli strumenti, tali da efficientare quelli che sono dei fondi che ci sono da diversi anni e che, purtroppo, in questi decenni sono stati assolutamente sprecati, tant'è che il divario, come lei stesso cita nella sua interrogazione, non ha fatto altro che allargarsi.

Cercherò anche con i vostri suggerimenti, perché questi momenti di confronto sono importanti proprio per cogliere le vostre proposte e le vostre istanze dai diversi territori tali da favorire l'efficientamento di queste risorse, di concerto agli enti locali, università e centri di ricerca.

PRESIDENTE. Il deputato Roberto Occhiuto ha facoltà di replicare.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Grazie, Presidente. Io non posso dirmi soddisfatto della risposta del Ministro non solo perché non ha saputo leggere il mio nome, che è Occhiuto e non Ricchiuto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)

BARBARA LEZZI, Ministra per il Sud. Scusi.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). …ma anche per la genericità della risposta, una genericità che forse va bene quando ci si trova in campagna elettorale ma non quando si governa il Paese.

Non è più tempo di annunci e non è più tempo nemmeno di scaricabarile sugli errori del passato. Peraltro, per inciso, vorrei ricordare che chi vi parla, Forza Italia, non ha partecipato a questo Governo ma non ha partecipato nemmeno agli ultimi Governi nazionali e, soprattutto, non ha partecipato ai governi regionali del Mezzogiorno, protagonisti di questi ritardi.

Ora siete voi al Governo e siete al Governo anche per la fiducia che i cittadini del Mezzogiorno vi hanno dato. Siete al Governo grazie ai cittadini del Mezzogiorno - anche per loro - e se non ci potete dire ciò che avete fatto, perché non ce lo potete dire - è vero che siete lì da cinquanta giorni, ma in questi cinquanta giorni abbiamo visto il nulla per lo sviluppo del Paese e, in particolare, per lo sviluppo del Mezzogiorno -, diteci almeno ciò che volete fare, diteci quello che volete fare. Infatti, possiamo pretendere almeno che abbiate qualche idea sul Sud, per evitare che ogni anno 175.000 giovani - si tratta di un'intera città, di una città di migliori che dovrebbero contribuire allo sviluppo del Mezzogiorno - impoveriscano il Mezzogiorno andando via dal Mezzogiorno e per fare in modo che gli investimenti da parte delle famiglie, per la formazione scolastica e universitaria dei loro figli, non siano bruciati e per fare in modo che il sistema universitario del Mezzogiorno sia meno fragile.

No! Voi vi limitate a parlare del reddito di cittadinanza - non l'ha fatto oggi, ma lo fate sempre - come se il reddito di cittadinanza fosse la soluzione di tutti i problemi del Sud. Anche voi ammettete che il reddito di cittadinanza, del quale parlate soltanto perché non ci sono risorse per farlo, è una misura di contrasto alla povertà. Per quanto ci riguarda lo sviluppo del Mezzogiorno è il vero modo di contrastare la povertà…

PRESIDENTE. Grazie.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). …e per sviluppare il Mezzogiorno occorre investire sulle giovani eccellenze del Mezzogiorno…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). …voi vi comportate, invece, come il solito Governo, non come il Governo del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative urgenti in relazione allo stato dell'edilizia giudiziaria – n. 3-00088)

PRESIDENTE. La deputata Lorenzin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00088 (Vedi l'allegato A).

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Ministro, noi siamo reduci da un lungo dibattito in quest'Aula che ha riguardato lo sgombero e l'individuazione di un edificio dove trasferire il tribunale di Bari, a seguito di una perizia di parte che determinava nell'edificio in cui insisteva il tribunale uno stato di pericolosità per i suoi dipendenti. Questo fatto ci dà l'occasione per affrontare, in modo più compiuto ed organico, la questione annosa della situazione dei tribunali giudiziari in Italia, delle sedi di tribunale.

A questo proposito, quindi, le chiediamo se, Ministro, lei ci può far capire che cosa ha intenzione di fare sullo stanziamento, già in atto, di circa 500 milioni di euro, un Fondo ad hoc per la ristrutturazione delle sedi, di cui 330 dedicati al Sud d'Italia. Le chiedo cosa avete intenzione di fare e in quali tempi per la realizzazione della cittadella del tribunale di Bari e che cosa per il tribunale di Roma, in ordine al paventato trasferimento alla caserma “Manara”.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio la deputata Lorenzin che, nel prendere spunto dalla notizia dello sgombero degli uffici giudiziari di Bari, richiede un'attenta riflessione sullo stato dell'edilizia giudiziaria in Italia, fattore condizionante l'esercizio dignitoso ed ordinato dell'attività giurisdizionale.

Per esemplificare lo stato di presunta fatiscenza delle strutture giudiziarie, l'interrogante elenca alcuni casi sintomatici, a suo avviso, di scelte sbagliate sulla geografia giudiziaria e dell'assenza di una programmazione degli investimenti in materia. Richiede, quindi, se non si ritenga necessario avviare un monitoraggio su tutte le sedi giudiziarie funzionale ad una pianificazione ordinata degli interventi.

In primo luogo, intendo evidenziare che le scelte passate relative alla geografia giudiziaria sono oggetto di studio e di attenzione, al fine di verificare la coerenza delle stesse con le effettive esigenze della macchina giudiziaria.

Appare chiaro, tuttavia, che il caso di Bari, pur nella sua gravità, non può ritenersi sintomatico di una situazione di generale degrado e di sostanziale abbandono. La competente articolazione ministeriale, infatti, ha comunicato che tutte le situazioni evidenziate nel corpo dell'interrogazione sono costantemente all'attenzione del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria. Tra queste - comunica il Dipartimento stesso - il caso di Gela è in via di risoluzione, con la definizione del procedimento giurisdizionale e la conseguente acquisizione al patrimonio statale, mentre quello di Lucera riguarda un immobile adibito esclusivamente ad archivio che, a breve, sarà dismesso.

Quanto, in generale, alla verifica delle esigenze connesse all'edilizia giudiziaria, la competente Direzione generale ha comunicato che la situazione degli oltre novecento immobili che ospitano gli uffici è soggetta ad un monitoraggio costante attraverso un applicativo informatico appositamente realizzato per agevolare la programmazione degli interventi manutentivi attraverso la segnalazione diretta delle esigenze relative da parte degli uffici. Le opere di manutenzione ordinaria relative all'impiantistica sono assicurate direttamente dagli uffici, mentre gli interventi di somma urgenza vengono direttamente coordinati e gestiti dalla Direzione generale delle risorse materiali e delle tecnologie. Come assicurato dalla competente articolazione ministeriale dunque, il monitoraggio, che sarà sempre attualizzato, è costante ed esteso all'intero territorio nazionale ed è svolto con modalità idonee a consentire di affrontare per il futuro eventuali situazioni critiche con tempestività tale da evitare il riproporsi di disservizi per l'ordinato svolgersi dell'attività giurisdizionale.

PRESIDENTE. La deputata Lorenzin ha facoltà di replicare.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Ministro Bonafede, sono molto felice di sentire che lei stesso riconosce il buon lavoro del Governo passato e dell'amministrazione del Ministero della Giustizia che, ricordo, in seguito a una legge di bilancio di pochi anni fa ha assunto in pieno il coordinamento dell'edilizia giudiziaria. Questo è un fatto molto importante perché vuol dire che il lavoro intrapreso continuerà. Rimangono, però, delle perplessità nell'atto di indirizzo, perché nel contratto di governo tra Lega e MoVimento 5 Stelle non si parla di edilizia giudiziaria. Questa, invece, è un fattore estremamente importante. Ricordo che il Fondo stanziato è di 500 milioni e che ci sono due grandi città della giustizia in prospettiva da realizzare: quella di Bari, dove i fondi sono già stanziati, e quella di Roma, dove la caserma “Manara” è una risposta molto importante al sovraffollamento di piazzale Clodio, che è uno dei più grandi tribunali d'Italia in cui si incagliano moltissime situazioni proprio per mancanza di spazi. Quindi, spero che vedremo, nei prossimi mesi, lo svolgimento di decisioni in ordine all'edilizia giudiziaria che potranno far vedere la realizzazione di queste nuove strutture.

(Intendimenti in merito allo scorrimento integrale della graduatoria degli idonei al concorso per 800 assistenti giudiziari indetto il 18 novembre 2016 – n. 3-00089)

PRESIDENTE. Il deputato Federico Conte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00089 (Vedi l'allegato A).

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Il Ministro della Giustizia ha indetto un concorso, nel novembre 2016 e poi celebratosi tra il maggio e l'ottobre 2017, per 800 assistenti giudiziari. Con il bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2018 e di previsione pluriennale per il triennio 2018-2020 si è prevista l'assunzione di un ulteriore contingente massimo di 1.400 unità di personale amministrativo non dirigenziale. Il Ministro della Giustizia pro tempore, con decreto del 31 gennaio 2018, ha disposto lo scorrimento della graduatoria idonei per 1.420 unità, ma di queste solo 1.014 hanno preso servizio il 26 aprile. Ella, signor Ministro, in un comunicato del 10 maggio 2018 ha annunciato di aver inoltrato richiesta formale al Ministero per la Pubblica amministrazione per l'assunzione di ulteriori 400 unità.

Ora, attesa la carenza di personale amministrativo negli uffici giudiziari e sempre con riferimento al concorso del 2016 per 800 posti, la graduatoria si compone di oltre 4.900 unità, 2.820 delle quali già entrate nei ruoli. Restano ancora da collocare 2.060 persone risultate idonee. Le chiedo se rispetto a questo fabbisogno amministrativo del comparto ella non ritenga opportuno dare seguito allo scorrimento integrale di quella graduatoria.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio i deputati Conte e Occhionero. Innanzitutto assicuro che quanto sollevato dai deputati interroganti è un tema che considero cruciale, cioè quello dell'assunzione del personale amministrativo, risorsa assolutamente fondamentale per il funzionamento degli uffici giudiziari italiani. Sono consapevole dell'assoluta necessità di investire nelle politiche che riguardano il personale amministrativo, e, in tal senso, assicuro che, unitamente al Governo tutto, verranno ricercate risorse finanziarie per supportare al meglio assunzioni e misure di valorizzazione del personale amministrativo già in servizio. Appena insediatomi al Dicastero della Giustizia è stata mia premura chiedere alle competenti articolazioni del Ministero puntuale resoconto sullo stato dell'organico del personale amministrativo e delle misure sino ad oggi avviate e attuate.

Ho potuto constatare che l'amministrazione precedente ha in questi anni operato al fine di invertire la tendenza negativa che vedeva da più di vent'anni l'assenza di assunzioni al Ministero della Giustizia, e ciò ha fatto anche bandendo il concorso per 800 posti di assistente giudiziario a cui i deputati interroganti fanno riferimento. Assicuro, quindi, che in tale contesto le prospettive di ulteriori assunzioni degli idonei al concorso a 800 posti di assistente giudiziario bandito rivestono carattere prioritario, al fine di proseguire nel contenimento delle carenze di organico degli uffici giudiziari.

Infatti, ai primi di agosto proseguiranno le assunzioni con lo scorrimento di 420 unità di assistenti giudiziari, ed in tal senso ho dato preciso mandato ai miei uffici di apprestare quanto necessario per la definizione dello scorrimento di tali unità. La graduatoria verrà, quindi, scorsa fino alla posizione 2.845 e rimarranno ancora 2.070 idonei, e c'è ancora da lavorare. Assicuro che proseguiremo con l'attingimento da tale graduatoria; infatti, proprio in questi giorni è stata confermata la richiesta di autorizzazione all'assunzione di 200 assistenti giudiziari mediante lo scorrimento della graduatoria di tale concorso, con richiesta al Ministero della Pubblica amministrazione di sblocco delle necessarie capacità assunzionali. All'esito di tale scorrimento in graduatoria, rimarranno 1.870 idonei.

Ciò premesso, voglio rassicurare gli idonei che una graduatoria così ampia quale quella del concorso di assistente giudiziario consente in prospettiva l'assorbimento del turnover dei prossimi anni, che proprio nel profilo di assistente giudiziario è particolarmente nutrito. Come già detto, ho intenzione di proseguire nelle misure assunzionali e di valorizzazione del personale in servizio con misure da adottarsi in sede di legge di bilancio, che investiranno non solo il profilo di assistente giudiziario, ma anche altre professionalità di cui gli organici risultano carenti, fronteggiando, in tal modo, le pressanti richieste che provengono dai capi degli uffici giudiziari. Colgo l'occasione, e concludo, per rassicurare tutti i cittadini sul fatto che da ora in poi la giustizia rappresenterà un settore nevralgico del sistema Paese su cui investire.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Conte ha facoltà di replicare.

FEDERICO CONTE (LEU). Signor Ministro, rimango molto soddisfatto della sua dichiarazione di intenti rispetto alle prospettive di intervento con riferimento all'organico del servizio giustizia e anche del fatto che ella ha ribadito con determinazione e puntualità l'impegno allo scorrimento della graduatoria già annunciato. Devo, però, rappresentarle che l'aspettativa dell'interrogante era di carattere molto più ampio: sono 2.070, come lei puntualmente ha detto, le persone che hanno già dimostrato la loro idoneità. Le chiedo, pertanto, di assumere l'impegno di valutare per la prossima legge di stabilità l'inserimento nel capitolo di bilancio, che riguarda le spese di giustizia, di una posta necessaria per realizzare questo scorrimento immediatamente nei prossimi tre anni, con una rata più significativa nel corso dell'anno 2019.

Con riguardo al monitoraggio da lei svolto, se non capisco male, delle deficienze di organico non solo nei ruoli dirigenziali, ma anche nei ruoli non dirigenziali del servizio giustizia, vorrà valutare il Ministro se non è il caso di strutturare e programmare già un nuovo concorso per implementare una pianta organica in termini qualitativi, essendo questa, evidentemente, un'occasione non perdibile e disperdibile di qualificazione del servizio giustizia.

(Iniziative in merito alla problematica del sovraffollamento carcerario – n. 3-00090)

PRESIDENTE. Il deputato Maschio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00090 (Vedi l'allegato A).

CIRO MASCHIO (FDI). Ministro, colleghi, è nota a tutti la situazione del sovraffollamento carcerario in Italia. Attualmente sono oltre 58 mila i detenuti rispetto ai 50 mila della capienza regolamentare. Sono note a tutti le aggressioni frequenti agli agenti della Polizia penitenziaria e le condizioni invivibili in cui si trovano i detenuti.

I Governi della sinistra hanno pensato di risolvere il problema con gli “svuota carceri”. Noi riteniamo che, se le carceri sono affollate, la soluzione non sia liberare i delinquenti, ma, semmai, costruire nuove carceri o rimpatriare i detenuti stranieri, facendo scontare loro la pena nei Paesi d'origine.

Se calcoliamo che i detenuti stranieri sono circa il 33,5 per cento e 12 mila di questi sono condannati con sentenza definitiva, un rimpatrio degli stessi potrebbe comportare potenzialmente un risparmio di circa 500 milioni di euro all'anno, che potrebbero essere reinvestiti nella giustizia.

Chiediamo al Governo se intenda attuare questo cambiamento di rotta o se intendete continuare nella linea degli “svuota carceri” ereditata dai Governi precedenti.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente, grazie, deputato Maschio. L'atto di sindacato ispettivo in esame pone una serie di questioni, che appare arduo affrontare in maniera approfondita ed esaustiva nei ristretti tempi imposti dal Regolamento parlamentare. I deputati interroganti, infatti, trattano congiuntamente i temi del sovraffollamento degli istituti penitenziari, dei tassi di presenza negli istituti penitenziari di detenuti stranieri, delle attività internazionali volte a favorire il trasferimento all'estero dei detenuti stranieri, dell'accesso alle misure alternative alla detenzione, dell'edilizia penitenziaria, nonché delle condizioni di sicurezza sul lavoro per il personale di Polizia penitenziaria.

Quelli della detenzione e dell'esecuzione penale in generale rappresentano settori di notevole importanza, sui quali il Ministero, a partire da una costante interlocuzione con tutti i soggetti coinvolti, è impegnato nel superamento delle carenze strutturali del sistema penitenziario. Si tratta di procedere attraverso una pluralità di interventi incisivi sull'edilizia penitenziaria, sugli organici di Polizia penitenziaria, sull'attuazione degli accordi per il trasferimento dei detenuti, tutti convergenti verso l'obiettivo di far convivere armoniosamente il principio della certezza della pena, per ridurre in modo sensibile lo spazio di impunità per i colpevoli, specie in presenza di reati particolarmente odiosi, con la funzione rieducativa della detenzione e con la dignità delle condizioni di vita all'interno del carcere, che costituiscono corollari insopprimibili delle finalità della pena contemplate dalla Costituzione.

Sul piano internazionale, data la presenza di un numero pari a 19.860 detenuti stranieri su un totale di 58.747 al 17 luglio 2018, sarà costante l'impegno all'incremento e all'accelerazione dell'entrata in vigore degli accordi bilaterali volti a consentire il trasferimento dei detenuti condannati stranieri nei Paesi di origine, anche senza il consenso del detenuto stesso.

Darò, inoltre, indicazione alle competenti articolazioni ministeriali di assumere iniziative affinché i trattati e gli accordi già in vigore, tra i quali particolare attenzione va riservata, dato il numero di detenuti presenti nei nostri istituti, a quelli conclusi con Albania e Romania, possano esplicare nel modo più ampio possibile la loro portata applicativa, sinora non ancora soddisfacente sul piano statistico.

Sul fronte dell'edilizia penitenziaria occorrerà stimolare la collaborazione tra i ministeri competenti, affinché sia potenziata la capienza complessiva del sistema carcerario, in un'ottica di riduzione del sovraffollamento e, conseguentemente, di miglioramento delle condizioni di vita negli istituti. Le iniziative di edilizia penitenziaria, poi, dovranno essere coordinate con l'adeguamento dell'impiantistica di sicurezza, al fine di agevolare il mantenimento dell'ordinato svolgersi delle attività intramurarie e di garantire l'incolumità degli stessi detenuti e del personale.

Da questo ultimo punto di vista, assolutamente prioritaria è stata e continuerà ad essere l'attenzione mia personale e dell'amministrazione al miglioramento delle condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, che, nonostante le carenze di organico e le difficoltà quotidiane, continua ad assolvere, con encomiabile professionalità e impegno, i propri compiti.

PRESIDENTE. Il deputato Maschio ha facoltà di replicare.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Ministro, grazie, colleghi. Mi pare di cogliere dalle parole del Ministro un impegno a un cambiamento di rotta rispetto alla logica degli “svuota carceri”, che ha calpestato i diritti delle vittime dei reati e ha, sostanzialmente, seppellito in Italia il principio della certezza della pena. Questo deve essere attuato, ovviamente, nel rispetto delle massime condizioni di dignità dei detenuti stessi, che sono le prime vittime del sovraffollamento, e delle condizioni di dignità degli agenti che operano con grande impegno nelle nostre carceri.

Quindi, auspico, ovviamente non in questa sede, ma nei lavori parlamentari, in Commissione giustizia, e con interventi e investimenti significativi nelle prossime leggi di bilancio, che queste intenzioni siano tradotte in fatti, perché sul tema della giustizia e sul tema della certezza della pena ci si gioca una partita importantissima nei confronti dei cittadini italiani.

(Intendimenti in ordine alla disciplina della legittima difesa, alla luce del cosiddetto “contratto di governo”– n. 3-00091)

PRESIDENTE. Il deputato Ermini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00091 (Vedi l'allegato A).

DAVID ERMINI (PD). Signor Presidente, signor Ministro, è ovvio ed è evidente che in questo momento c'è un clima di difesa “fai da te” nel nostro Paese che è estremamente allarmante.

Qualche tempo fa negli Stati Uniti una grande manifestazione di giovani studenti ha chiesto “basta con le armi”, “basta con la morte”, visti anche tutti gli episodi che sono avvenuti nelle scuole americane.

In questo clima leggiamo ieri sul giornale la Repubblica di un accordo fra il Ministro dell'interno, o comunque di un patto, e la lobby delle armi. In un momento in cui vi è un aumento dell'acquisto delle armi stesse e un aumento della partecipazione ai corsi di difesa “fai da te”, noi chiediamo, signor Ministro, come sia possibile evitare che anche le armi si diffondano a seguito della politica che questo Governo, nel proprio contratto, ha dimostrato di voler portare avanti; le chiedo se non sia più normale per un Paese avere più sicurezza e meno armi, cioè meno armi acquistiamo e più sicurezza avremo.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Presidente, deputato Ermini, con l'atto di sindacato in discussione i deputati interroganti pongono la questione della riforma della legittima difesa, compresa tra gli obiettivi qualificanti della maggioranza parlamentare che sostiene il Governo, per chiedere quali iniziative il Ministro della giustizia intenda assumere per evitare che l'attività normativa in materia si traduca nella libera e indiscriminata diffusione delle armi nel nostro Paese.

Lasciando alla polemica giornalistica ogni sterile e infondata illazione sulle presunti relazioni tra l'intento riformatore e gli interessi economici delle aziende produttrici di armi, ho già avuto modo di ricordare che il tema della legittima difesa riguarda la giustizia e non la sicurezza e l'ordine pubblico. Il monopolio statuale della forza, infatti, è certamente un principio cardine irrinunciabile dello Stato di diritto, ma la questione della scriminante della legittima difesa intanto si pone in quanto, nel singolo caso concreto, l'attività di prevenzione dei reati da parte degli organismi statuali a ciò deputati evidentemente non è stata in grado di raggiungere il suo scopo.

In questo senso, posso ricordare che anche nella passata legislatura tutte le forze politiche, comprese quelle a cui appartengono i deputati interroganti, sentirono l'esigenza di affrontare in modo laico il tema della revisione dell'articolo 52 del codice penale, addivenendo ad una soluzione normativa quantomeno bislacca e surreale, ribattezzata dalla stampa “legittima difesa by night”.

Le stesse esigenze sono condivise dall'attuale Governo, in quanto, come già avuto modo di ricordare, occorre intervenire - si vedrà se attraverso progetti di origine parlamentare o iniziative legislative governative - affinché siano eliminate quelle zone d'ombra che attualmente rendono quantomeno accidentato il percorso attraverso cui un cittadino, che si sia legittimamente difeso da un'aggressione ingiusta, possa provare la propria innocenza.

In alcun modo la realizzazione dell'obiettivo riformatore, per come concepito da questa maggioranza, potrà portare alla liberalizzazione delle armi in Italia, la detenzione e il porto delle quali risultano disciplinati da disposizioni normative rigorosissime, sulle quali il Governo non avverte alcuna esigenza di intervenire, trattandosi di leggi che rappresentano peraltro strumenti irrinunciabili nella lotta alla criminalità.

PRESIDENTE. La deputata Alessia Morani, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, Ministro, le sue parole sono il solito gioco delle tre carte, ma ormai lei è diventato un maestro nel dire tutto e il contrario di tutto. Ma i fatti sono incontestabili, i fatti sono oggettivi.

Nel contratto di governo avete inserito come priorità la revisione della legge sulla legittima difesa, perché ormai siete alla dirette dipendenze di Matteo Salvini. Come sono lontani i tempi in cui Di Maio scriveva sulla sua pagina Facebook: “Uno Stato serio, consapevole delle sofferenze della sua comunità, non dovrebbe consentire ad un singolo individuo di detenere tutte quelle armi in casa. La detenzione delle armi va ridotta drasticamente. Togliamo le armi dalle case degli italiani!” (firmato Luigi Di Maio).

O di quel post su Ilblog delle stelle, a firma Igor Gelarda del Consap, che parlava di Far West nel caso di modifiche alla legittima difesa nel senso voluto dalla Lega. La verità è che governate con chi ha stretto un patto con la lobby delle armi, e che vi farà approvare una legge che promuoverà l'utilizzo delle armi.

Non serve, Ministro, che le ricordi che a più armi in circolazione corrispondono più morti: in 4 milioni e mezzo di case degli italiani ci sono pistole o fucili, e in un anno le licenze per porto d'armi sono aumentate del 14 per cento.

Qualche giorno fa Luca Di Bartolomei, figlio del calciatore Agostino, ha scritto un post in cui è raffigurata la pistola con cui si è suicidato il padre, che la comprò negli anni Settanta pensando che avrebbe reso più sicura la sua famiglia. Quel post dice che più pistole in giro significheranno solo più morti, più suicidi, più incidenti: pensate ai vostri figli e ai vostri nipoti!

Mi auguro, Ministro, che anche lei pensi ai nostri figli e ai nostri nipoti, e spero che lei e il suo movimento possiate dimostrare che siete ancora dotati di autonomia di decisione o forse, meglio, di dignità politica. Rifiutate il Far West in cui vuole farci piombare la Lega di Salvini, fatelo per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Caiata, Castiello, Cirielli, Colucci, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Dadone, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Durigon, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giaccone, Giorgetti, Grande, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Manzato, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Pastorino, Rixi, Ruocco, Schullian, Spadafora, Tofalo, Valente, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 16,25.

La seduta, sospesa alle 16,03, è ripresa alle 16,25.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 435 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 804).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 804: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016.

Ricordo che nella seduta di ieri sono stati da ultimo respinti gli identici articoli aggiuntivi 09.01 Trancassini, 09.02 Cortelazzo e 09.05 Morani.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 804)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Passiamo all'emendamento 010.2 Pezzopane, sul quale il relatore e il rappresentante del Governo hanno formulato un invito al ritiro. Chiedo alla presentatrice se intenda ritirarlo.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, mi rivolgo a lei per questioni che non sono adesso presenti in Aula, ma per lo svolgimento dei lavori nelle Commissioni congiunte lavoro e finanze che hanno in esame il decreto – diciamo - “Di Maio”. In quelle Commissioni, nelle audizioni che si stanno svolgendo o che si sono appena svolte, è stato scelto di ridurre i tempi di intervento delle opposizioni e di contingentarli; è stato scelto di negare molte delle audizioni che noi abbiamo chiesto su argomenti sensibili, sui quali, peraltro, penso che potrebbe essere ricavato un consenso comune, come sul tema dei giochi.

Allora, bisogna intendersi, Presidente, perché l'opposizione in democrazia ha un ruolo fondamentale e deve avere i tempi necessari per esprimersi.

Noi le chiediamo di tutelare i diritti delle minoranze anche nello svolgimento dei lavori di Commissione, in particolar modo, nel corso delle audizioni e nel corso dello svolgimento della discussione; lei sa che, peraltro, le è giunta una richiesta di prolungamento dei tempi necessari per lo svolgimento della discussione e della verifica di questo provvedimento, anche per i voti dell'Aula, e, quindi, le chiedo di intervenire perché noi non accettiamo - lo ripeto, non accettiamo - che in maniera incomprensibile si scelga, per un decreto così importante, di ridurre la nostra possibilità di intervento nel lavoro delle Commissioni. È assolutamente intollerabile.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. La stessa questione ci è stata sottoposta dai colleghi del nostro gruppo delle Commissioni lavoro e finanze; noi facciamo appello a lei nella sua figura di Presidente, di garante dell'intera Assemblea e, quindi, anche dei diritti delle opposizioni, affinché l'esame di questo provvedimento avvenga con modalità e tempi congrui, permettendo alle opposizioni di intervenire, senza forzature e senza strozzamento del dibattito, anche all'interno della fase referente dell'esame in Commissione.

Tenga presente, Presidente, che il Regolamento stabilisce dei tempi precisi per il decreto. Noi non siamo qui a fare forzature sui tempi né manovre dilatorie, anzi, ci auguriamo di poter discutere nel merito le singole proposte emendative e ci auguriamo che il Governo non abbia alcuna intenzione di porre la fiducia su un provvedimento come questo, ma, Presidente, facciamo appello a lei come garante del funzionamento dei lavori parlamentari, affinché i lavori parlamentari, specie in questa fase, vengano gestiti dai presidenti delle Commissioni congiunte, con equilibrio e rispetto dei diritti e delle prerogative delle opposizioni, rispetto ai quali, Presidente, per noi non si transige.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo sulla scorta di quanto appena ascoltato e sull'argomento; quindi, lei sa, Presidente Fico, che è arrivata, anche a lei, una richiesta per avere qualche tempistica in più rispetto all'arrivo in Aula del decreto “dignità”. Riteniamo, Presidente, che in due giorni non si possa svolgere un ciclo di audizioni sufficiente per potere essere sicuri di quello che dopo si andrà ad emendare e di quello che dopo si andrà, effettivamente, a votare in Aula. Mancano degli attori importanti rispetto alle audizioni che noi stiamo svolgendo, ne cito uno: Confapi non è stata chiamata a fare le audizioni, né alla Commissione lavoro né alla Commissione finanze e Confapi rappresenta 82 mila aziende e circa 760 mila addetti. Allora, noi chiediamo…

PRESIDENTE. Deputato, chiedo di concludere, perché sto già dando la parola a tutti su una questione che non è all'ordine del giorno. Comprendo la natura…

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio e simpaticamente le dico che si sta comportando esattamente come la presidente Ruocco in audizione pochi minuti fa. Anche lì i tempi sono stati troppo contingentati.

PRESIDENTE. Deputato Rizzetto, le sto dicendo che sto dando la parola a tutti, nonostante non siano interventi sull'ordine dei lavori. State esprimendo un parere, una richiesta: va bene, l'ascolto, ma concludiamo, perché dobbiamo iniziare l'esame del decreto.

WALTER RIZZETTO (FDI). Immagino che, comunque, Presidente - lei lo sa, da Regolamento - dopo che è intervenuto il collega Fiano ogni gruppo può esprimersi.

PRESIDENTE. Sto dando la parola a tutti, infatti. Lo sa anche lei.

WALTER RIZZETTO (FDI). Perfetto. La ringrazio e vado a concludere. Quindi, le opposizioni, o perlomeno Fratelli d'Italia, ma accompagnato anche dalle altre opposizioni, chiede qualche giorno in più per poter valutare nel merito e meglio rispetto a quanto detto.

Ora - e veramente concludo -, arrivare in Aula la prossima settimana o riuscire ad avere quantomeno quarantotto ore in più, farà in modo che questo dibattito si potrà svolgere in modo sereno. Noi ci siamo, rispetto a questa serenità, per cortesia, però, dovrete starci anche voi.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Presidente, volevo anche aggiungere - lo dico solo per amore della verità - che è successa una cosa che in vita mia non mi era mai successa: avere un'audizione in Commissione congiunta senza che nessuno di noi avesse avuto prima una comunicazione formale che l'audizione era con il Ministro Di Maio. Pensavo che fossi stato io a non essere informato, ma ho parlato con tutti i colleghi dell'opposizione e nessuno lo sapeva. Questa è solo malagestione, non posso pensare che ci sia un problema politico, però prego i due presidenti di essere attenti. Quando si convocano le audizioni, non puoi convocarle senza sapere chi si ascolta! L'ultima comunicazione riguardava l'audizione di Confindustria, alle 8,30 di questa mattina. È chiaro il tema?

PRESIDENTE. Deputato Epifani, solo un aggiornamento su questo punto. Quella di oggi non era un'audizione, quindi non doveva essere convocata come audizione: il Governo era presente all'interno delle Commissioni congiunte e il Ministro Di Maio era lì come rappresentante del Governo nella sede referente. Quindi, non era un'audizione.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ma ha già parlato il deputato Fiano: se deve tornare sulla stessa questione, non le posso dare la parola, perché ha già parlato un rappresentante del suo gruppo.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Scusi, Presidente, solo una precisazione. Lo chiedo al Presidente così come è stato chiesto dai presidenti di tutti i gruppi: se questo decreto è stato licenziato il 2 luglio, è stato presentato in Gazzetta Ufficiale il 14 luglio, ci spiega come possiamo in tre giorni fare tutto?

PRESIDENTE. È la stessa questione, quindi la risposta specifica la do prima al deputato Fiano.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Se vuole aggiungo una cosa…

PRESIDENTE. No, ora non voglio, perché dobbiamo andare avanti. Domani convocherò in anticipo una Conferenza dei capigruppo, per stabilire anche le tempistiche. I presidenti di Commissione convocano l'ufficio di presidenza, c'è un'interlocuzione tra i gruppi e poi decidono il modo in cui devono fare le audizioni e proseguire i lavori, però prendo atto di quello che è stato detto in quest'Aula dalle opposizioni. Andiamo avanti.

Passiamo alla votazione dell' emendamento 010.2 Pezzopane.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, riprendiamo i lavori sui nostri emendamenti, partendo da uno di quegli emendamenti che francamente pensavo non venissero nemmeno più di tanto discussi, anzi ero convinta che il relatore lo facesse proprio, lo inserisse cioè nel pacchetto che poi potevamo qui tutti insieme votare. Così non è stato. Anch'esso è stato sottoposto a un giudizio sommario di bocciatura senza che si entrasse nel merito.

Tutto ciò in contraddizione con quello che è stato detto più e più volte, sia in questi anni sia nella campagna elettorale sia in queste ore, ovvero che il vostro obiettivo è quello della semplificazione amministrativa e dell'attribuzione ai sindaci di maggiori poteri e prerogative. Bene, questo emendamento va proprio a ottemperare a questa doppia esigenza: semplificare, ricondurre all'interno del municipio una procedura che appunto è quella di rilasciare il titolo abitativo previa istruttoria sulla compatibilità urbanistica degli interventi richiesti. Quindi, la proposta che mi sono permessa di fare è peraltro suggerita da ANCI, dai comuni, da strutture autorevoli e trasversali, quindi non è una proposta politica, è una proposta parlamentare, oggettivamente condivisa e oggettivamente condivisibile. Però in questa chiusura netta che avete avuto nei nostri confronti la scure va a finire anche su questo. Allora mi viene in mente che forse voi non abbiate molto le idee chiare su quello che si deve fare. Cioè, a parole, sì, più poteri ai sindaci, a parole semplifichiamo, ma poi la semplificazione non si fa a parole, ma si fa cambiando le norme.

Quali norme volete cambiare? Su quali norme volete incidere per semplificare? Riprendo il contratto per il Governo del cambiamento, che più volte avete citato dicendo che c'è il terremoto nel contratto del Governo per il cambiamento, e trovo esattamente otto righe, in un contratto corposo, dove a determinate cose si dedicano fiumi di parole. Intanto parlate solo del terremoto 2016-2017, non si qualificano le altre zone, dall'Abruzzo 2009 all'Emilia-Romagna, alla Lombardia, quelle sono scomparse dall'obiettivo del contratto di Governo. Io lo voglio leggere il contratto di Governo, perché troppe volte l'avete citato, e c'è una contraddizione. Voi dite nel contratto: per quanto concerne le aree terremotate, ci impegniamo a chiudere la fase dell'emergenza e passare alla fase della ricostruzione, con l'obiettivo di creare anche le condizioni per un rilancio economico delle zone colpite. Dite inoltre che tra le necessità prepotentemente emerse negli ultimi mesi, priorità è la semplificazione delle procedure, sia per le opere pubbliche che per la ricostruzione privata; occorre poi la certezza nella disciplina generale contenuta nei decreti e nelle ordinanze, e per questo si coinvolgeranno i soggetti interessati nelle modifiche da apportare, che dovranno essere definitive. Si aggiunge: sarà garantito un maggiore coinvolgimento dei comuni mediante il conferimento di maggiori poteri ai sindaci.

Questo è nel contratto di Governo, e se leggo bene dovrebbe portare all'immediata approvazione di questo emendamento. Quindi, vi ringrazio per l'attenzione e naturalmente auspico un cambiamento di opinione.

TULLIO PATASSINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI, Relatore. Presidente, vorrei semplicemente riferirvi che l'articolo 10 del disegno di legge in questione si riferisce all'eliminazione della voce “ufficio speciale per la ricostruzione”. Quindi, l'ufficio delegato per natura a rilasciare il titolo è il comune. Probabilmente l'onorevole Pezzopane si riferisce a una diversa formulazione dell'articolo, ma questo è previsto nel decreto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 010.2 Pezzopane, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 010.01 Trancassini, con parere contrario della Commissione e del Governo. La votazione è aperta… Revoco l'indizione della votazione…

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, lungi dal voler attuare qualsiasi forma di ostruzionismo, il gruppo di Fratelli d'Italia ha presentato numerosi emendamenti e oggi interverremo sui più significativi. Quella in esame è una proposta emendativa con un forte valore morale e ci sorprende francamente che sia stata liquidata con un invito al ritiro o, altrimenti, parere contrario perché, se è vero che durante i terremoti e soprattutto dopo i terremoti, si guarda alle infrastrutture che sono cadute, ai danni e a quant'altro, vi è anche un momento in cui - non è retorica - la commozione dei cittadini si rivolge anche alle vittime incolpevoli e le vittime non possono essere liquidate con la partecipazione del Governo ai funerali o con qualche pianto coccodrillesco. Qui siamo di fronte ad un aiuto concreto che potremmo dare a coloro i quali sono rimasti in vita ma sono legati alle vittime, cioè al coniuge superstite e ai figli: infatti, si chiede soltanto che il Ministero del Lavoro individui criteri di preferenza per quanto riguarda la partecipazione ai concorsi del pubblico impiego.

Mi pare una proposta di una chiarezza estrema; mi pare anche che non possa essere archiviata, dicendo che non c'è la copertura finanziaria oppure che sarà inserita nel decreto-legge di proroga termini. È una proposta emendativa che, se non passa in questo decreto-legge, non avrà altri provvedimenti in cui essere inserita. Oltretutto è una delega al Governo perché i criteri vengono individuati dal Ministero del Lavoro e, quindi, non si può neanche dire che non vi sia un atto di fiducia da parte del Parlamento nei confronti del Governo che per l'appunto è delegato ad individuare i criteri stessi. Ritengo che un Governo, che rimane silente di fronte a questo problema, o è insensibile o fa finta di non voler capire.

Mentre abbiamo assistito all'esame di alcuni emendamenti, sui quali io stesso in Commissione, assieme ai colleghi Trancassini e Butti, abbiamo riconosciuto per primi che occorreva una copertura finanziaria che probabilmente non era facile da reperire nel provvedimento. Mentre possiamo capire che alcuni temi possono essere trasferiti nel disegno di legge di bilancio, e altri per la loro natura possono trovare felice collocazione nel decreto-legge proroga termini se e quando questo decreto-legge verrà emanato, questo è un problema che in questa sede c'è e ci sta tutto. Faccio appello al Governo perché batta un colpo in quest'Aula e almeno su questo emendamento cambi parere ed esprima parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cattaneo. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, signor Presidente. La discussione che facciamo di fronte a un tema delicato come l'evento sismico dovrebbe vederci spesso unire le forze e guardare al di là delle appartenenze a questo o quel partito politico. Voglio dire anche con un certo orgoglio che probabilmente ogni tanto dovremmo rimettere a posto i tasselli della storia che il Paese ha attraversato: il Governo Berlusconi nel 2008 si trovò ad affrontare l'emergenza de L'Aquila e, a seguito di quell'emergenza, ne seguì una gestione che è stata al centro dell'attenzione di tutte le parti politiche. Per noi quella rappresenta una pagina di cui andare orgogliosi, per altri è stato motivo di violenta invettiva politica. Ieri, però, è accaduto qualcosa che in Parlamento oggi, all'interno della discussione che stiamo facendo sul terremoto, merita un'attenzione particolare. Ieri è stato assolto in secondo grado Guido Bertolaso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier, Partito Democratico e Fratelli d'Italia), un eroe del nostro Paese, una persona che ha condotto come nessun altro in maniera encomiabile la gestione di un'emergenza che fu un dramma ma che raccontò anche di un'Italia e di un Governo che seppe reagire e seppe dare risposte concrete rispetto alle quali le risposte che vennero da tutti gli altri Governi fanno impallidire a confronto della sua capacità di azione e di concretezza.

Cari colleghi, noi di Forza Italia speriamo che quella storia, ciò che è avvenuto nel 2008, dopo tutto il veleno che è scorso, possa diventare patrimonio comune di tutto il Paese e allora oggi, invece delle scuse, chiediamo che vi andiate a vedere come si gestisce l'emergenza del terremoto ,chiedendo scusa in questo modo a Guido Bertolaso, una persona perbene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiere Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Quella in esame è una proposta emendativa simbolo e ringrazio i colleghi che l'hanno pensata perché vengo dall'esperienza della regione dove non è possibile normare criteri di premialità (è brutto utilizzare questa parola perché ha subito un lutto in famiglia), vale a dire criteri che aggiungano qualcosa rispetto ad altre situazioni nei momenti in cui si generano delle aspettative a cui si partecipa. La proposta è di assoluto buonsenso: non ha esigenze di copertura finanziaria, non si lega a date di scadenza, quindi non ha senso inserirlo in un decreto-legge eventuale e futuro perché non sappiamo ancora a quest'ora quando ci sarà il mille proroghe, Presidente. Lo ripeto, prendendo la parola su questo e sugli altri, attenzione alla eventuale data del mille proroghe. Se infatti rinviate tutto lì e quella data non è compatibile con altre esigenze che non affrontate oggi, noi commettiamo due errori, voi commettete due errori: il primo di non affrontare ora quello che si può affrontare ora e di rinviare ad una data nella quale si potrà affrontare il problema esploso: uno su tutti le scuole, la deroga calendari scolastici, la possibilità di organizzare l'inizio dell'anno scolastico. Lo ripeterò sempre e spesso, perché, quando accadrà e se accadrà - e io mi auguro che non accadrà - poi ci vanno i rappresentanti del Governo a quelle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in quei territori, a dire che per loro l'anno scolastico non comincia, come comincia in tutto il resto del Paese.

E che non siete voluti entrare nel merito lo dimostra il “no” a questo emendamento, che non è un emendamento nostro, è di una forza politica totalmente contrapposta alla nostra. Ma è ragionevole! Stabilisce un principio, stabilisce la possibilità, che prima non era prevista e che quindi interviene, normando un aspetto, che poi rimanda ad una regolamentazione, a una normazione successiva da parte del Governo. E allora perché si dice di “no”?

E il relatore, che io stimo per il lavoro che ha fatto e che ha cercato di fare, però ha una responsabilità in più. Ha una responsabilità di alzarsi - o il Governo di alzarsi - e dire perché questo emendamento “no”. Lo ha detto bene il collega, noi lo dobbiamo capire però, perché così rimane agli atti. Perché dire “no” a questo principio, che si stabiliscano criteri di precedenza nelle procedure di assunzione della pubblica amministrazione, per il coniuge superstite e per i figli delle vittime decedute a causa degli eventi sismici verificatesi?

Se non era legittimo questo emendamento, lei non lo avrebbe posto in discussione. Non l'avrebbe posto in discussione, perché l'unica opposizione a quest'emendamento era: non possiamo derogare ai principi di trasparenza e di assunzione della pubblica amministrazione con una norma del genere. Ma lei l'ha posto in discussione! Così come è stato posto in discussione – credo, se non sbaglio - e non dichiarato inammissibile nella Commissione competente. Non lo ricordo perfettamente, ma credo di sì. Sicuramente lei lo ha dichiarato ammissibile e, nel momento in cui è stato dichiarato ammissibile - e credo che sia giusta la scelta fatta dalla Presidenza –, in conclusione, perché dire di “no”?

Questo “no”, è un “no” che non ha senso. È un “no” di chi non vuole entrare nel merito. È un “no” di chi si gira dall'altra parte passivamente. E la domanda è: perché? Perché state facendo così? Perché state facendo così su tutto? Perché? 200 no! Perché 200 no? Neanche un “sì”! Può essere una cosa del genere? Neanche quello che è rinviabile, che non può essere inserito né nel milleproroghe né negli altri provvedimenti. Perché? Questa domanda pesa come un macigno sull'unico rappresentante al Governo, che sta lì, che non si alza e che non ha nessuna intenzione di alzarsi, così come il Governo non ha avuto nessuna intenzione di replicare in occasione del dibattito della discussione generale. Perché, Presidente? Perché (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Sì, brevemente, Presidente, solo per fare un po' di chiarezza sul perché è stato presentato quest'emendamento, che è stato presentato dal gruppo di Fratelli d'Italia, con la mia prima firma, ma che non è una nostra idea.

Questo nasce da una pacchetto di richieste, che sono state presentate durante la campagna elettorale al gruppo del MoVimento 5 Stelle, che è stata richiesto nuovamente dopo l'insediamento del Governo. Appena nato il Governo, è stato nuovamente inviato al MoVimento 5 Stelle e, per conoscenza, a noi. E, durante la gestazione del decreto, noi come voi siamo stati sollecitati, per venire incontro a una serie di richieste, come è stato detto, di buonsenso, per dare un segnale, per dare un segnale non a tantissime famiglie. C'è stato un incontro pubblico, in cui hanno partecipato anche loro di recente, in cui abbiamo assistito allo strazio di una persona che aveva perso una figlia e che era senza lavoro. Non sono tantissime le persone in questa situazione. Con questo gesto noi avremmo ridato comunque un grande segnale e una speranza ad alcune di quelle famiglie. La domanda è sempre la stessa Presidente e concludo: ma perché “no”? Perché non l'avete messo voi? Perché non li avete ascoltati e perché continuate a prenderli in giro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 010.01 Trancassini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 010.02 Morgoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, Presidente. Noi continuiamo a sperare e a chiedere che ci sia un cambiamento nell'atteggiamento del Governo e della maggioranza, perché ci sono tante situazioni aperte, che attendono proposte risolutive, sulle quali magari possiamo dividerci nel merito, ma che sono ineludibili per i cittadini di quei territori. E quest'emendamento riguarda una delle situazioni aperte.

Nel territorio delle Marche e dell'Umbria c'è stato un precedente evento sismico, negli anni 1996 e 1997, dove si è proceduto con una ricostruzione che è stata piuttosto efficace. Ma rispetto a quell'azione di ricostruzione restano degli interventi non ancora finanziati, interventi su immobili, che hanno subito ulteriori danni in occasione dei recenti eventi sismici. Per questi interventi è stata prevista dalla norma l'ammissibilità al contributo, ma con una limitazione che diventa preclusiva in molti casi. La preclusione riguarda il fatto che l'intervento sia ammesso a contributo, nel caso in cui quel fabbricato ulteriormente danneggiato determini un'inagibilità indotta in altri fabbricati o rappresenti un pericolo per la pubblica incolumità.

Quindi, questa preclusione non consente in tanti casi, appunto, di potere accedere ai contributi e potere, quindi, provvedere ai lavori di rimessa in pristino di quelli che sono beni danneggiati. Con l'emendamento si chiede di confermare l'ammissibilità al contributo di questi casi, ma con l'eliminazione di quella preclusione, che diventa un ostacolo non indifferente, per potere esercitare quello che riteniamo sia un legittimo diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 010.02 Morgoni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 010.03 Morgoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie Presidente, per cercare di cogliere - almeno ci proviamo - l'attenzione dell'Aula e dei colleghi sull'emendamento, anche questo di assoluta natura tecnica, che ha l'esigenza di risolvere uno dei problemi - chi dice di conoscere il problema, chi dice di aver vissuto e di vivere i problemi che stanno in quei territori, chi dice che è consapevole di qual è la natura della problematicità o delle problematicità relative alla ricostruzione pubblica e privata deve spiegare perché dice “no” a questo emendamento – e, cioè, di stabilire che negli immobili residenziali di proprietà pubblica e privata si applicano, di fatto, le stesse disposizioni previste per gli interventi su edifici residenziali di proprietà privata, nel rispetto chiaramente del codice civile.

La domanda è: chi è stato amministratore in quei territori e vive in quei territori sa che ci sono state e che ci sono differenze, nell'ambito della ricostruzione pubblica e privata, delle norme da applicare o no? Se lo sanno, questa è una proposta che consente di allineare la normazione.

Anche in questo caso, io devo ripetermi: il perché in quest'Aula non si vuole entrare nel merito neanche di un emendamento di natura tecnica, perché sul resto, Presidente, su quelli di natura programmatica e finanziaria e, dunque, politica, su quelli ci siamo pronunciati e ci pronunceremo in occasione della dichiarazione di voto; per esempio, grida vendetta il fatto che questo provvedimento non preveda il tema della sospensione delle tasse; non prevede l'allineamento per le altre regioni, come l'Abruzzo, della restituzione, in parte rateizzata, del dovuto da parte delle imprese, ma su questo parleremo e parleremo negli emendamenti e parleremo in dichiarazione voto.

Ma in questo caso la domanda rimane la stessa: è il motivo che non si capisce per quale ragione voi insistete a dire di no: c'è la possibilità di spiegarcelo, così lo ritiriamo? Io credo che il collega che è stato il proponente, se capisce che non c'è un motivo valido tecnico, lo ritira, ma qual è il motivo per dire di no ad una norma che risolve un problema, qual è il motivo? Se, invece, siete d'accordo nel merito e non lo volete fare adesso quand'è che lo farete? Questa è la domanda che si pone in quest'Aula, che si pongono i cittadini, che si pongono le famiglie, che si pongono le imprese, che si pongono i progettisti e, soprattutto, che si pongono le amministrazioni comunali, che, anche non risolvendo questo problema, è evidente che voi contribuite a lasciare sole.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Presidente, io immagino che se il Governo e il relatore non danno più pareri sugli emendamenti è perché ieri, in un intervento della sottosegretario Castelli e del relatore, abbiano compiutamente dato il parere su tutto il pacchetto, se ho capito bene, da Regolamento, perché altrimenti noi non sentiremo più la voce del relatore e del membro del Governo per ogni emendamento, se ho compreso. Scusi la franchezza, ma gli artifizi, dal punto di vista…

PRESIDENTE. Commissione e Governo sono tenuti a dare i pareri, che sono stati dati ieri.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Per cui, su tutti gli emendamenti c'è parere contrario, è giusto che l'Aula abbia compiutezza che noi non sentiremo più la voce da parte del relatore quando non vuole annoiarsi, e del Governo fino al termine degli emendamenti, complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (FI). Illustre Presidente, in ordine alla considerazione dell'onorevole Cortelazzo, vorrei segnalarle che qui, dall'alto, dove posso vedere in vastità, a destra e a sinistra, i banchi dei miei colleghi, non vedo nessuno che abbia la carta aperta sull'emendamento di cui si parla. Evidentemente, l'interesse e la coscienza dei singoli deputati è molto rallentata. Mi chiedo, allora, perché, come idioti, dobbiamo votare, per avere parere contrario...

PRESIDENTE. Non dovete mostrare i fascicoli, non vi preoccupate.

VITTORIO SGARBI (FI). Non sarebbe propizio e opportuno porre la fiducia su questo documento se l'ordine è quello di votare comunque sempre in modo meccanico, anche davanti all'evidenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Io non so, e non lo sanno, devo chiedere all'onorevole Russo, ai miei illustri colleghi, Angelucci, di quale emendamento si parli.

O siamo inconsapevoli, o siamo incoscienti, oppure capiamo che è inutile, e ciò che è inutile è dannoso e ciò che è dannoso non va fatto, contro la coscienza di un singolo parlamentare! Poi, mi chiedo perché devo dare il mio dito per spingere questa macchina idiota che mi impone di non registrare, cioè vogliamo perdere, per ogni voto, un minuto e mezzo perché lei veda se io ho votato? Ma che senso ha riprodurre una cosa voluta da Fini per ragioni imponderabili (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidentee Fratelli d'Italia)? Riportiamo legittimamente il voto alla fiducia dei singoli deputati che votano per quello che sono. Evviva i pianisti! Evviva i pianisti!

PRESIDENTE. Adesso, fortunatamente, la stagione dei pianisti è finita (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stellee Lega-SalviniPremier).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Sull'emendamento, Presidente, al di là degli gli slogan facili sui pianisti, qui il problema non è dei pianisti, qui il problema è che non cambia la musica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente- Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché da ieri a oggi continuiamo, purtroppo Presidente, ad avere tutti i pareri contrari. E vorrei rispondere, per il suo tramite, al collega Sgarbi che noi, è vero, con tutti i pareri negativi di Governo e Commissione, andremo incontro a una serie di dinieghi, di voti contrari, ma noi confidiamo sempre nella presa di coscienza, magari così, estemporanea, del Governo e del relatore e nella possibilità - che con la fiducia, diversamente, non avremmo - che possano cambiare opinione e rendersi conto che stiamo facendo un dibattito parlamentare su un decreto che riguarda la materia del terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Intervengo per ribadire che appare assolutamente stupefacente e incomprensibile come ci sia una chiusura rispetto a una proposta come quella che è stata avanzata, che attiene a quelle che sono le finalità, a quelli che sono gli obiettivi di razionalizzazione, di efficienza, di velocizzazione dei processi di una ricostruzione che è agli inizi e proprio adesso sconta una serie di difficoltà e di complessità che vanno affrontate in questo momento e che non possono essere ovviamente posposte e dilazionate.

Quindi, voglio esprimere il mio pieno disappunto per questo atteggiamento del Governo e della maggioranza, che preclude ogni possibilità anche ad ogni proposta che abbia, nella sua massima ragionevolezza e nella sua massima linearità, possibilità di poter approdare e diventare norma di legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 010.03 Morgoni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 011.1 Morgoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, Presidente. È questa l'ennesima proposta emendativa che non prevede oneri per le finanze pubbliche ed è una proposta che ci sta particolarmente a cuore e credo debba stare a cuore, in particolare, ad una parte del territorio colpito, che è quella del maceratese. Quindi, faccio appello in questo senso anche ai colleghi delle Marche, in particolare della provincia di Macerata, perché è una norma che riguarda le università. In provincia di Macerata abbiamo due università: quella di Macerata, cioè del capoluogo, e quella di Camerino, e sono due università attive e che si fanno valere anche nel panorama nazionale. Con questo emendamento, visto che nel novero dei soggetti attuatori non sono comprese, appunto, le università, anche se sono state ricomprese, correttamente e giustamente, le diocesi, noi chiediamo che le università possano essere incluse tra i soggetti attuatori anche per il fatto che un'esclusione delle università sancirebbe il fatto che le stesse università sarebbero gli unici proprietari di immobili danneggiati che non avrebbero la possibilità di attivare le procedure per la progettazione, l'appalto e la direzione degli interventi, per i quali è stata individuata, invece, l'agenzia del demanio.

Voglio sottolineare che proprio le università, in una situazione come quella nella quale ci troviamo, hanno a disposizione organizzazione, professionalità e competenza per svolgere questo lavoro, dalla progettazione all'esecuzione dei lavori. Quindi, appare assolutamente irragionevole escludere le università che, tra l'altro, sono proprietarie di diversi immobili e sappiamo anche quanto possa essere importante, non solo dal punto di vista dell'istruzione universitaria ma dal punto di vista di quella che è la realtà economica e sociale della provincia di Macerata e dell'intero territorio, una presenza attiva e una ripresa piena, che per fortuna c'è stata, dell'attività delle università. Ovviamente, la possibilità di accelerare le procedure per la progettazione e la realizzazione dei lavori che sono necessari sarebbe un ulteriore elemento non solo per favorire una corretta ricostruzione e un corretto processo di ricostruzione ma per dare un contributo, anche in termini più ampi, a quella che è una ripresa e una rivitalizzazione del tessuto sociale ed economico della nostra realtà.

Voglio anche sottolineare che in occasione della recente visita del Ministro, il 20 giugno scorso, questo emendamento è stato consegnato, da parte dei rettori dell'università, al Ministro stesso proprio per sollecitare questo passaggio e la definizione di questa proposta. Quindi, mi appello all'Aula perché questa ragionevole proposta possa vedere una concretizzazione e si possa dare l'opportunità alle università di Macerata e di Camerino di intraprendere quelle azioni che con molta speditezza e con molta efficacia potrebbero intraprendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Questo è davvero un emendamento importante perché a volte si sottovaluta che l'area del cratere sismico del 2016-2017 ha interessato anche delle importanti città. Queste città sono anche importanti sedi universitarie. L'università diventa, insieme alla scuola, una priorità, perché un cedimento dell'accoglienza universitaria significa perdita di studenti ovvero perdita di conoscenza e di cultura, perdita delle giovani generazioni e perdita di una possibilità di futuro.

Ora, l'inserimento delle università, ovviamente limitatamente agli immobili di proprietà, tra quei soggetti che possono procedere ad effettuare i lavori di competenza può essere una delle possibilità…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). …di accelerazione e di semplificazione e, quindi, davvero non vediamo le ragioni di questa ostilità preconcetta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Sottoscrivo l'emendamento del collega Morgoni non soltanto come eletto anche della provincia di Macerata ma anche come laureato - e mi scuso per questo titolo di studio - dell'università di Camerino, perché ritengo che le università abbiano gli strumenti, nel caso specifico, anche per essere soggetti attuatori.

Io credo che faremmo un passo in avanti nella velocizzazione di molte procedure se una norma del genere fosse accolta.

Tuttavia, anche su questo punto assistiamo all'inoperoso silenzio del relatore e del Governo, che mi fa venire in mente una leggenda, più che una storia. A pochi passi da quest'Aula, Presidente, dietro il Colosseo c'è la basilica di San Pietro in Vincoli. Lì c'è una statua che risale al 1515, per l'esattezza: è il Mosè, scolpito da Michelangelo Buonarroti. La leggenda vuole che questa statua, al termine dei lavori, fosse stata oggetto di una martellata da parte di un Michelangelo particolarmente arrabbiato, che avesse urlato alla statua, tanto era fatta bene: “Perché non parli?” (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

Questa è una leggenda. Cosa invece vera, che farà peraltro piacere all'amico Sgarbi, è il fatto che la statua, inizialmente rivolta in maniera frontale nel quadro di insieme nel quale veniva collocata, che doveva essere la tomba di Giulio II (così era stata commissionata a Michelangelo Buonarroti), a un certo punto, nel genio michelangiolesco, attraverso l'artificio di un panno, anch'esso scolpito su uno dei ginocchi della statua, a quel punto effettuava una leggera torsione e, cioè, il viso non era più frontale, ma laterale, e la statua non aveva più entrambe le ginocchia di fronte, ma un ginocchio spostato verso il lato.

Sulla stessa statua il genio di Michelangelo riesce a inventare una torsione attraverso lo strumento dello scalpello, tanto che il Vasari allora la definisce “più opera di pennello che di scalpello”.

Ora, Presidente, il Governo nella giornata…

PRESIDENTE. Capisco la lezione di arte, però si attenga all'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

SIMONE BALDELLI (FI). Io mi attengo, Presidente, non si preoccupi. Io so qual è il mio mestiere e lei sa qual è il suo.

PRESIDENTE. Infatti. Quindi, si attenga all'emendamento.

SIMONE BALDELLI (FI). Nella giornata di ieri noi avevamo, Presidente, due componenti del Governo e in questa giornata possiamo dire che addirittura sono scesi alla metà e, in questa giornata, oltre a non sentirli proferire parola, non abbiamo avuto neanche la gioia di vedere una torsione da parte del Governo.

Allora, se vogliamo dare un senso a questo dibattito, possiamo finalmente sapere se c'è qualcosa su cui questo Governo si impegna, che sia una proroga, che sia un tema senza costi, che sia una copertura da prendere su un provvedimento prossimo venturo? Si impegna a dare un segnale di esistenza in vita, atteso che nessuno vuole dargli una martellata, ma molti pensano che questo sia un comportamento indecente per un dibattito parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 011.1 Morgoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 011.2 Morgoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, Presidente. Si tratta di una materia sulla quale occorre intervenire con tempestività, visto che abbiamo ascoltato, da parte del Governo e da parte delle forze politiche di maggioranza, l'intenzione, comunque, di voler ritornare su questa materia per dare le risposte che in questa occasione mi pare non vogliano dare e non riusciamo a dare.

Ma questa materia, cioè quella delle misure relative allo svolgimento degli anni scolastici 2018-2019 e 2019-2020, è veramente urgente e deve vedere una presa di posizione e delle decisioni tempestive, perché, purtroppo, per quella che è la situazione che vede una ricostruzione nel momento di avvio, nel momento iniziale, anche per quello che riguarda l'edilizia scolastica, siamo assolutamente lontani, direi, da una condizione di normalità.

Per cui, si chiede con questo articolo aggiuntivo la possibilità di derogare al numero minimo e massimo di alunni per le classi, per consentire alle stesse classi di operare a partire dal prossimo anno scolastico, ma, direi, in alcuni casi, per consentire alle stesse scuole di sopravvivere, perché, altrimenti, senza un provvedimento di questo genere, alcune scuole, diverse scuole, in particolare nei piccoli comuni, sono a rischio di estinzione.

Ovviamente, l'assenza della scuola diventa uno degli elementi, purtroppo, propedeutici a quel fenomeno negativo dello spopolamento, di cui già questi territori soffrivano ancor prima del terremoto; occorre tenere presente che nei comuni più colpiti ci sono tante situazioni dove esistono dei danni lievi, che, però, comportano una inagibilità. Ma i cittadini, i proprietari che hanno avuto danni lievi nella propria abitazione non hanno la possibilità di usufruire della soluzione di emergenza, che è offerta solo a coloro che hanno danni molto gravi.

In questi casi, ovviamente, i cittadini trovano un'autonoma sistemazione, che molto spesso è fuori dal perimetro del comune della propria precedente residenza, e quindi, in questo caso, diventa ancora più importante dare la possibilità in questi comuni agli istituti scolastici di prescindere per i prossimi due anni scolastici dalle regole previste per la composizione delle classi.

Quindi, ritengo che sia una risposta molto importante che dobbiamo ai territori e uno strumento fondamentale per poter reggere l'urto degli eventi che si sono abbattuti su questi stessi territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Intervengo su questi emendamenti, su quello che ha appena illustrato il collega Morgoni e, mi scuserà, con un riferimento anche a quello precedente che è già stato votato.

Stiamo parlando di università e di svolgimento delle attività scolastiche nei territori colpiti dal sisma. A me colpisce, stupisce e amareggia molto che nemmeno su questo tema il relatore, che è un esponente di quel territorio e che in più occasioni ha dato dimostrazione, prova, di volersi occupare di questi temi, senta la necessità e il dovere di dire una parola, non tanto per cambiare il suo parere su questo emendamento ma quantomeno per spiegare ai rappresentanti delle famiglie, ma anche del mondo della scuola e dell'università, come il Governo intenda dare una risposta al tema della realizzazione degli investimenti e quindi anche della continuità e del corretto svolgimento dell'attività scolastica.

Penso che ci sia un limite a tutto, ci sia un limite alla disciplina di partito, quella di dovere tacere per non motivare le ragioni di un parere contrario, ma qui stiamo parlando della scuola e credo che su questi temi sia doverosa una risposta dal relatore o dal Governo, che, magari, potrebbe smettere di guardare il cellulare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 011.2 Morgoni, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 012.01 Pezzopane, con il parere contrario di Commissione, Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi 013.02 Muroni, 013.03 Trancassini, 013.04 Morgoni e 013.05 Gagliardi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Presidente, colleghi e colleghe, questo provvedimento che noi stiamo discutendo oggi è un provvedimento di grande importanza, perché tocca quattro regioni colpite dal sisma, decine di migliaia di cittadini, e dunque proprio entra nella vita delle persone, nella quotidianità delle persone; e veramente dispiace, signor sottosegretario, vedere che non ci sia un'interlocuzione, perché noi stiamo parlando di un provvedimento che dovrebbe essere la risultanza del meglio di quest'Aula. Qui sono stati fatti degli emendamenti ragionevoli, che dovrebbero essere di interesse comune; ci dovrebbe essere uno scambio, perché il benessere dei nostri concittadini dovrebbe essere l'obiettivo di tutti noi.

Ho il piacere di ricordare che nella scorsa legislatura noi abbiamo trattato, in via legislativa, in diverse occasioni, questo tema, e abbiamo anche incontrato qui alla Camera i comitati dei terremotati, i sindaci di quelle zone. Ho avuto il piacere anche di organizzare in quest'Aula un concerto di Natale per quelle persone che sono venute da tutte e quattro le regioni.

Allora, vedete, ci sono stati anche degli ordini del giorno importanti del collega Baldelli, firmati da tutti all'unanimità. Abbiamo destinato a quelle zone 47 milioni più 80 milioni, e c'è stata una volontà collegiale di quest'Aula.

E, allora, questo è un emendamento importante, se non vogliamo spopolare quelle aree, perché dice di prorogare la deroga al numero minimo di alunni per il 2019 e il 2020.

In queste zone le persone vogliono tornare a vivere, vogliono tornare a essere presenti, ma, se noi non facciamo una deroga a quel numero minimo, le persone non potranno mandare i figli a scuola, perché non ci sarà più la scuola, e questo va nel senso contrario di quello auspicato da questo provvedimento.

Dunque, pregherei veramente il Governo di rivedere questi articoli aggiuntivi, che sono identici, sono diversi, e riguardano proprio questi termini di proroga per l'anno scolastico 2019 e 2020. Penso che questo dovrebbe essere veramente possibile e nell'interesse di tutti in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Questi articoli aggiuntivi identici riguardano la proroga di misure urgenti per lo svolgimento degli anni scolastici 2018/2019 e 2020/2021. Ci sono delle situazioni piuttosto antipatiche nelle zone colpite dal terremoto, anche in relazione a scelte che vengono svolte dalle dirigenze scolastiche di alcune delle regioni coinvolte, e credo che anche questo debba essere un problema che il Governo debba iscrivere nella lista di cose da fare.

Allora, Presidente, è possibile ascoltare dal Governo la parola per un impegno anche su questo tema, visto che si tratta di garantire ai bambini che vanno a scuola la possibilità dello svolgimento del loro anno scolastico? Ripeto, e io qui mi taccio: non abbiamo bisogno di allungare i tempi, abbiamo bisogno di qualche impegno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD). Presidente, abbiamo preso atto, nel corso di questa discussione, che avete scoperto una volta al Governo i temi del bilancio. Nonostante i fondi previsti da questo Governo vengano in realtà da decisioni prese da quello precedente, nonostante abbiate fatto una spietata campagna elettorale nei luoghi del terremoto, che sono quelli in cui noi siamo nati e cresciuti, arriva in Aula un provvedimento che riguarda il terremoto e non c'è un euro in più rispetto a quello che era già stato previsto; ma va bene.

Questi emendamenti identici non prevedono nemmeno un euro di spesa, ma riguardano una cosa che è cruciale per quelle zone: perché guardate che se piano piano, molto piano si sta cercando di tornare alla normalità, se quei bambini non se ne sono andati da quei comuni così gravemente colpiti dal terremoto, laddove è stato possibile, è perché ci sono dirigenti scolastici, personale ATA, docenti, personale amministrativo, che grazie alle disposizioni che noi abbiamo inserito nella legge che è stata approvata da questo Parlamento hanno potuto portare avanti il lavoro prezioso e indispensabile nelle scuole.

E, allora, oggi qui noi non vi stiamo chiedendo di mettere altri soldi, cosa che sarebbe doverosa, se non altro perché a quella gente l'avete promesso voi, siete andati voi a dir loro che la prima cosa che avreste fatto, una volta al Governo, sarebbe stato dar loro più soldi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Va bene, non fatelo: ve ne assumerete la responsabilità. Ma questa responsabilità non prendetevela, perché quei bambini hanno diritto ad avere lo svolgimento dell'anno scolastico così come sarebbe stato se quel terremoto non avesse colpito le loro vite, le loro famiglie, la loro normalità. Noi vi stiamo chiedendo di prorogare una deroga, cioè di permettere anche a quelle classi, che sono più piccole di quelle previste dall'obbligo di legge, di svolgere il loro lavoro, di permettere a quelle scuole di continuare ad esistere, perché la scuola in quei centri è rimasta spesso l'unica istituzione di riferimento. E se voi non fate questa operazione, che - ripeto - è a costo zero, voi vi assumete la responsabilità di rischiare che alcuni di quei bambini se ne debbano andare, che le famiglie li debbano seguire altrove, che quelle zone si spopolino, che venga meno cioè quello che è il cuore rimasto di quelle zone, che vogliono, devono, hanno il diritto di continuare a vivere, e voi avete il dovere di garantirlo loro, a partire dai più piccoli, a partire dai più fragili, a partire dai bambini. Non assumetevi la responsabilità di colpire soprattutto loro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, Fratelli d'Italia ha presentato un analogo emendamento: non spiego perché, perché chi mi ha preceduto ha abbondantemente ed esaurientemente spiegato. Però, si fa fatica ad ascoltare la morale dall'onorevole Boldrini, glielo dico con tutto il cuore, si fa molta fatica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché, quando lei era Presidente della Camera, io facevo il sindaco…

PRESIDENTE. Si rivolga a me.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Quando lei faceva il Presidente della Camera, io facevo il sindaco, quando lei faceva le passerelle ad Amatrice e ad Accumoli, io facevo sempre il sindaco. E questa favola che avete raccontato oggi, è la favola di Cappuccetto Rosso, ma c'è il lupo cattivo. Voi siete venuti a chiudercele le scuole, lo dico a chi mi ha preceduto: voi con la vostra spending review state chiudendo le scuole nei nostri territori (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Le avete chiuse con il terremoto e senza terremoto, le state chiudendo adesso con un piano scellerato, con un piano scellerato! E la prova provata…

PRESIDENTE. Trancassini, si rivolga alla Presidenza… Si rivolga alla Presidenza.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). E la prova provata, Presidente, è che se siamo qui, sgolandoci a cercare di convincere il Governo del cambiamento a rimettere la macchina in moto, è perché la vostra non è partita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ci state convincendo voi stessi che non avete fatto il vostro lavoro! State emendando voi stessi! Non ci raccontate la favola, perché altrimenti facciamo fatica ad andare avanti nello svolgimento di questa discussione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (FI). Signor Presidente, brevemente, questo emendamento è stato firmato ed è identico, è stato firmato da tutte le opposizioni. Questo dovrebbe far riflettere sul buon senso dell'emendamento. Si tratta di una deroga, come è stato detto dai deputati che sono intervenuti in precedenza, che consentirebbe la proroga di quelle misure straordinarie legate agli anni scolastici anche 2018-2019 e 2019-2020. Ora, forse la domanda che mi permetto di porre al Governo è: siamo stati troppo lungimiranti a chiedere che venissero prorogate addirittura due anni queste misure? Perché è inaccettabile che i bambini oggi non sappiano ancora dove andranno a scuola, le loro famiglie non siano ancora a conoscenza di quale sarà il plesso scolastico in cui dovranno accompagnare i loro figli, e nel caso se dovranno trasferirsi altrove rispetto alle loro abitazioni. Diamo delle certezze a queste persone, che già hanno perso molto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI, Relatore. Presidente, intervengo sull'argomento educazione, quindi mi scuso con lei, per poter fare un breve cenno anche all'aspetto università.

È evidente che l'università è a buon diritto e a buon titolo un soggetto attuatore. Mi immagino che sia stata una svista del decreto-legge n. 189 del 2016 e dell'ultimo anno e mezzo, cui noi provvederemo quanto prima a rimediare. Quindi sull'università vorrei tranquillizzare l'Aula e tutti i cittadini marchigiani e non solo, che è evidente che hanno competenze tecniche e specifiche per intervenire sui loro immobili.

Per quanto riguarda l'aspetto della scuola, specifichiamo una cosa: tantissimi bambini in quelle zone purtroppo non ci sono più. Quindi qui non si parla di (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Per favore… Per favore…

TULLIO PATASSINI (LEGA). Qui non si parla di aumentare o togliere scuole; e poi questa chiaramente era una scelta che era stata fatta, come qualcuno che mi ha preceduto ha detto, dai Governi precedenti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). È un'attenzione che noi avremo sul fatto di mantenere la possibilità a ciascuno di andare a scuola vicino casa (Una voce dai banchi del Partito Democratico: Fallo! - Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Morani. Ne ha facoltà. Per favore, silenzio: sta per parlare una nostra collega.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, per il suo tramite intervengo per spiegare al collega Trancassini che quando si prevede una proroga significa che è un qualche cosa che esiste già e che necessita di essere prolungato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi la proroga che abbiamo chiesto, e che peraltro è a costo zero, serve per consentire a quelle scuole, che noi abbiamo già prorogato per quei termini, di continuare la propria attività. Dopo di che, per amore di verità, Presidente, non c'è stata nessuna spending review sulle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): anzi, i Governi Renzi e Gentiloni hanno investito 10 miliardi sull'edilizia scolastica e la programmazione scolastica (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Quindi l'unico…

PRESIDENTE. Per favore…

ALESSIA MORANI (PD). …il primo provvedimento vergognoso di questo Governo è stato cancellare l'unità di missione sull'edilizia scolastica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, io tramite lei spero di entrare invece nel cellulare del sottosegretario, nella speranza che ci dica quando il Governo ritiene invece di predisporre il decreto-legge “milleproroghe”. Lo sto dicendo dall'inizio: il “milleproroghe” deve contenere le proroghe, questa è una proroga che servirà, se non si fa adesso quando si fa, e quando si farà il decreto-legge “milleproroghe” visto che il Viceministro ieri è venuto a dire che tutto ciò che dev'essere prorogato sarà inserito nel “milleproroghe. Noi vogliamo sapere, perché lo dobbiamo dire alle famiglie, ai sindaci, quando questa proroga avverrà e se avverrà e con quale strumento avverrà. Non abbiamo bisogno dei comizi: a volte il sindaco di Leonessa, provenendo da quel comune, si sente un leone nell'argomentare; però qui noi abbiamo bisogno di serenità e di serietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cortelazzo. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Presidente, mi rivolgo a lei ovviamente…

PRESIDENTE. No, non può intervenire, perché è intervenuto prima sul complesso e adesso non può dichiarare il voto.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Scusi, Presidente, ce n'è più d'uno…

PRESIDENTE. Però in questo caso non può intervenire, perché è intervenuto prima sul complesso degli emendamenti. Andiamo avanti: interverrà dopo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Solo per una precisazione, Presidente. Siccome ho ascoltato l'intervento del sindaco e collega di Leonessa pronunciarsi contro i nostri interventi, a favore anche del loro emendamento, volevo segnalare, per il suo tramite, al collega, che, se deve cambiare gruppo e uscire da Fratelli d'Italia, lo deve fare per iscritto, perché l'emendamento è di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Rapidissimamente vorrei - collega sindaco di Leonessa - ricondurre la discussione allo spirito di quello che stiamo provando a fare in quest'Aula tutti insieme, cioè portare degli elementi di discussione in modo che il Governo, visto che non vuole farlo in questo decreto, secondo me in maniera irresponsabile, però, abbia, come dire, una lista di cose da fare insieme. Ricordo al collega, che è anche sindaco, che le istituzioni non fanno le passerelle nei luoghi, purtroppo, sempre più numerosi, ma rappresentano anche noi e anche quest'Aula, quindi, attenzione alle parole, perché questo è davvero un posto importante in cui parlare (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Voglio ritornare sull'emendamento, perché, francamente, questi tentativi di trasformare il Parlamento in un'arena - in cui, peraltro, si sbaglia anche la data del terremoto di L'Aquila, che è stato il 6 aprile del 2009 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e non del 2008 - o si determinano discussioni e accuse a esponenti politici che lasciano il tempo che trovano, davvero mi trovano in disaccordo. Qui, come ha già rimarcato la collega Morani, siamo di fronte a una proroga, quindi, a questo problema qualcuno ha pensato per tempo, dopodiché questa proroga va ribadita e non mi interessa un riferimento al fatto che sono zone spopolate e che, quindi, riguarda pochi ragazzi, anzi, io dico: anche se riguardasse un ragazzo, a quel ragazzo va garantita la possibilità di andare a scuola.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). E, siccome, le proroghe hanno ben funzionato ovvero hanno sortito gli effetti per le quali erano state definite, io credo che, nell'imminenza dell'anno scolastico, l'anno scolastico non inizia in data da destinarsi, no, inizia a settembre. Lo ripeto, a settembre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 013.02 Muroni, 013.03 Trancassini, 013.04 Morgoni e 013.05 Gagliardi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 013.01 Labriola, con il parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Questa proposta emendativa riguarda il rifinanziamento delle misure di sostegno alle imprese che abbiano subito il cosiddetto danno indiretto. Anche su questo, vorremmo capire qual è l'orientamento del Governo, così come vorremmo capirlo sulla salvaguardia dei livelli occupazionali nelle zone colpite dagli eventi calamitosi e sulla tutela dei familiari delle vittime decedute a seguito degli eventi calamitosi del 2016, 2012 e 2009.

Ci piacerebbe avere una risposta sulla sospensione delle rate dei mutui contratti dai comuni, non soltanto con Cassa depositi e prestiti, ma anche con altri enti. Ci piacerebbe capire se sono d'accordo con l'ampliamento dell'aspettativa e l'aumento dell'indennità dei sindaci, delle ore di permesso per i sindaci e per gli amministratori delle zone colpite dal terremoto. Ci piacerebbe capire se sono d'accordo a favorire le categorie di lavoratori e titolari di redditi derivanti da mancati introiti per le locazioni, attraverso dei provvedimenti una tantum, delle dazioni una tantum, per i primi, i lavoratori e gli imprenditori, e, per i secondi, quelli che perdono i finanziamenti delle locazioni e così a seguire per tutti gli altri emendamenti.

Presidente, noi siamo disposti anche a ritirare gli altri emendamenti basta che ci si dica: su questo siamo d'accordo, questo lo prendiamo, evitiamo di stare una giornata qui a frustrare il Parlamento di fronte, di fatto, alla continua bocciatura di emendamenti su cui io stento a credere, Presidente, che il Governo o il relatore o i colleghi della maggioranza non siano d'accordo. Guardate, non fate un favore neanche ai vostri colleghi, perché, chi vive, chi viene eletto in quelle regioni, tornerà a casa, dovendo sostenere la tesi per cui, di fronte a una assenza di motivazioni, perché il decreto scade il 28, è stato detto “no” a tutta una quantità di proposte che essi stessi, i colleghi che oggi sono in maggioranza, avrebbero dovuto presentare come emendamenti, non solo se fossero stati all'opposizione, ma se questo decreto fosse stato aperto. Allora, scegliete se avete bisogno di fare una sospensione, se dovete consultare qualcuno tra palazzo Chigi, l'economia, scegliete due o tre proposte emendative, anche a costo zero, per quel che ci riguarda, qualche norma che vada incontro alle esigenze, agli impegni che vi siete presi con le popolazioni e con gli amministratori delle zone colpite dal terremoto e approviamole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Chiudiamo questo decreto stasera; domani va al Senato e credo che ciascuno abbia il buonsenso di pensare che al Senato non si scateni una battaglia di ostruzionismo sul decreto terremoto; ma in quale Paese succede una cosa del genere? Mantenete gli impegni che avete preso al Senato. Qui, l'unico cambiamento è stato quello di opinione tra il Senato e la Camera. Al Senato avete detto: su questi temi lavoreremo sui provvedimenti successivi e nella lettura che si darà a Montecitorio; e, quando siete arrivati qui, avete cambiato idea, avete cambiato opinione. Quello è stato l'unico cambiamento di questo Governo.

Allora, siccome io e i colleghi della Lega abbiamo fatto insieme la campagna elettorale, siccome ci siamo presi insieme anche degli impegni, siccome lo so che ci sono amministratori sensibili a questi temi, che non stanno qui a perdere tempo, che quando sentono, magari, i colleghi dell'opposizione poter prendere la parola liberamente e dire che quello è un tema vero, lo sanno che è un tema vero, e per disciplina di partito tacciono, responsabilmente, dal loro punto di vista, io credo che ci potremmo venire ragionevolmente incontro, tutti, sminando questo provvedimento, disincagliando l'esame di questo provvedimento con un atto di buonsenso che fa onore, Presidente Fico, a questo Parlamento e non disonora nessuno. Perché, guardate, una volta che è finita la campagna elettorale, verranno da voi a lamentarsi che le cose non funzionano, erediterete colpe, stando al Governo, anche che non avete commesso, perché chi sta al Governo è sempre colpevole. Noi non vi tireremo addosso morti, non vi accuseremmo di cose che non avete fatto, perché abbiamo un senso dell'opposizione leale e corretto, ma tutti gli altri faranno esattamente quello che è stato fatto con i Governi precedenti, anche quando non era colpa loro. A ciascuno le proprie responsabilità, ma fate un gesto di buonsenso politico, da questo punto di vista; dateci un segno di vita, battete un colpo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 013.01 Labriola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 013.06 Morgoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Presidente, tra le varie misure previste dal decreto-legge n. 189 del 2016 a favore delle popolazioni colpite c'è questa particolare iniziativa diretta alle attività produttive, quella cosiddetta del danno indiretto, per la quale, con questo provvedimento, si chiede una proroga anche per l'anno 2019. Sappiamo che il tessuto produttivo delle realtà colpite dal sisma, in particolare di quelle più interne, sia un tessuto produttivo molto fragile, molto debole, costituito da piccole imprese che operano prevalentemente nel settore agricolo, agroalimentare, del turismo, della manifattura tradizionale, quindi attività che forse è sbagliato definire di nicchia ma che sicuramente hanno un loro ambito circoscritto, anche se si esprimono con una certa vitalità che purtroppo ha subìto un grave danno con gli eventi che si sono succeduti a partire dal 24 agosto 2016.

Il provvedimento per cui chiediamo la proroga prevede contributi a imprese appunto del settore turistico e agrituristico, del commercio, dell'artigianato, dei pubblici esercizi. In questo caso, comunque, la norma è piuttosto importante, perché prevede che la contribuzione possa essere estesa alle attività della tipologia che citavo presenti nelle province dove siano presenti comuni nell'ambito del carattere, quindi le province di Macerata, Fermo ed Ascoli per quanto riguarda la regione Marche, così come le altre rispettive province dove insistono comuni che sono ricompresi nell'ambito del cratere. Questo perché, ovviamente, si è ritenuto giustamente di considerare il fatto che il danno subìto dalle attività produttive a seguito degli eventi sismici si è esteso oltre l'area specifica del cratere e ha interessato un territorio molto più ampio. Pensiamo alla contrazione delle presenze turistiche anche lungo la costa, proprio per il fatto che comunque un evento come il terremoto così violento come quello che si è verificato ha anche sconsigliato e allontanato tanti turisti e tanti potenziali turisti a venire in quei territori. Quindi, questa misura è piuttosto importante e significativa, perché appunto mira ad un settore che è quello più importante, dal punto di vista delle attività produttive, su un'area territoriale più ampia rispetto a quella del cratere, e prevede interventi per queste aziende a condizione che le stesse abbiano registrato nei sei mesi successivi agli eventi sismici una riduzione del fatturato annuo almeno del 30 per cento rispetto a quello calcolato sulla media dello stesso periodo nei tre anni precedenti. Quindi una misura molto importante, che tra l'altro comincia o comincerà a breve ad avere sua attuazione, per la quale però è opportuno prolungare l'arco temporale di applicazione perché possa avere efficacia.

Quindi chiediamo all'Aula di sostenere questo emendamento, per dare un'ulteriore possibilità alle attività economiche del nostro territorio, perché possano avere una prospettiva di ripresa, una prospettiva di crescita, come è giusto che sia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, voglio sottolineare la straordinaria importanza di questo emendamento e la straordinaria importanza - prima volta nella storia delle emergenze - di aver previsto nella nostra legislazione il riconoscimento non solo del danno materiale, ovvero il danno all'immobile, alla casa, alla chiesa, ma il danno indiretto, ovvero il danno economico e sociale. Non era mai accaduto! Lo chiedemmo nel 2009, ma non lo ottenemmo; questa volta i Governi Renzi e Gentiloni hanno ritenuto di fare un'innovazione di straordinario valore e di straordinaria importanza. Io credo che la norma vada prorogata. Se non la prorogate, ci dite come intendete operare nei confronti delle attività economiche e sociali? Io penso che non ci siano alternative al momento e che una buona misura validamente prevista vada prorogata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 013.01 Labriola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione…

Revoco l'indizione della votazione. Scusate, ho sbagliato numero di emendamento. Colpa mia.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 013.06 Morgoni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 013.07 Trancassini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 013.010 Trancassini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 013.08 Martino (Parte ammissibile).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Ritengo che la proposta emendativa nella parte ammissibile debba indurre quest'Aula ad una riflessione e spero anche il Governo.

Voi non potete andare in quei territori, in campagna elettorale, a rappresentare straordinarie vicinanze e avete posto due grandi questioni: da un lato, la ricostruzione materiale, fisica, dall'altra la ricostruzione economica e sociale di quei territori. La ricostruzione economica passa attraverso ciò a cui già avete detto di no con gli emendamenti precedenti.

L'ultimo decreto che, non a caso, si è occupato del riavvio della ricostruzione economica è quello del Presidente Gentiloni con tutti gli sgravi, tutte le agevolazioni, tutte le sospensioni, tutto ciò che voi non avete dovuto affrontare in quest'Aula e nelle Commissioni e poi ve lo ricorderò che cosa c'era scritto lì e che cosa invece oggi voi avete scritto o non avete scritto.

L'altra grande questione riguardava il dato dell'occupazione, perché sono territori in cui non devo svelare un arcano se vi dico che lì si vive un doppio problema: la ricostruzione economica, che non parte e ha difficoltà, si riflette immediatamente sul dato occupazionale, sottosegretario, e il dato occupazionale prevede misure che consentano di agevolare l'occupazione.

Ad esempio, io sono convinto che il sottosegretario conosce a memoria l'articolo aggiuntivo 013.08 Martino, ma se - il sottosegretario lo conosce sicuramente a memoria - non va bene in termini di salvaguardia dei livelli occupazionali - in questo caso parliamo della salvaguardia dei livelli occupazionali -, è evidente che il Governo ha in mente un'altra soluzione. Infatti, sono convinto che il Governo non voglia generare effetti contrari alla salvaguardia del dato occupazionale. Se così è, sottosegretario, potrebbe dirci per cortesia… Chiedo al Presidente - stavo sbagliando, chiedo scusa, lo chiedo, Presidente - le chiedo, suo tramite, di intercedere con il sottosegretario, perché sono convinto che lei ha straordinari poteri anche, come dire, di influenza positiva affinché il Governo e chi siede nei banchi del Governo possa qualche volta intervenire non per sbaglio, ma perché è convinto di prendere la parola su un tema così importante come la salvaguardia dei livelli occupazionali.

Nel merito c'erano due parti: una parte è stata ritenuta dalla Presidenza ammissibile. Pertanto, se è stata ritenuta ammissibile, vorrei sapere, ad esempio, anche dai colleghi - so che non ci si rivolge ai colleghi, però io sono curioso di sapere cosa pensino i colleghi che, come me, vivono in una regione in parte terremotata, con effetti sul tutto il territorio regionale - se questa proposta emendativa non va bene, qual è la soluzione che hanno in mente, che casomai tutti possiamo sostenere, dicendo, caso mai, anche in che tempi e con quale provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà per un minuto.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Un minuto per dire che, in altre circostanze in cui abbiamo discusso di terremoto, sui banchi del Governo sedeva il Presidente del Consiglio: ricordo Gentiloni, con la sottosegretaria Paola De Micheli; ricordo il Presidente Renzi, con la sottosegretaria De Micheli e, prima, con Legnini.

Oggi, in estrema solitudine, con un Governo che non parla, stiamo discutendo di cose importanti, di cose fondamentali per le popolazioni terremotate. Tra l'altro sono tutte proposte a sostegno di vecchie norme: non vedo un grande impulso demolitorio dell'attuale legislazione, nonostante le chiacchiere che si fanno. Francamente trovo molto positiva anche la modifica proposta dal collega Martino e quindi ritengo che andrebbe votato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 013.08 Martino (Parte ammissibile), con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 013.09 Martino (Parte ammissibile), con il parere contrario della Commissione, del Governo e della Commissione V (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 014.1 Trancassini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 015.11 Morani e 015.5 Ruffino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, Presidente. Su questa materia ci sono stati diversi interventi che si sono succeduti e riguardano la sospensione delle rate dei mutui a carico dei comuni e, anche nella recente lettura nell'Aula del Senato, sono state apportate modifiche.

Con la proposta emendativa in esame si parte dalla considerazione che indubbiamente i comuni sono le realtà istituzionali più esposte e impegnate in prima persona nella complessa attività di avvio della ricostruzione, ma ancor prima nella risposta alle imminenti esigenze emergenziali che si sono poste con gli eventi sismici che hanno colpito il territorio. Ciò è fatto tra le tante difficoltà e le tante fragilità di comuni che, in una parte grande del territorio colpito dal sisma, sono piccole entità istituzionali di gran lunga inferiori ai mille abitanti: ci sono nel cratere oltre cinquanta comuni sotto i mille abitanti che rappresentano circa il 40 per cento.

Quindi, vi sono difficoltà di ogni tipo, complessità che si trovano a fronteggiare, comprese quelle di carattere finanziario. Per cui, con l'emendamento e con questa proposta, torniamo su questo tema per cercare di dare ancora un po' di respiro alle risorse dei comuni. Quindi, si chiede di estendere la sospensione delle rate dei mutui fino al 2020, ma si chiede anche di estendere questa sospensione non solo ai mutui accesi con Cassa depositi e prestiti, ma anche con i mutui accesi con altri istituti di credito, come il Credito sportivo, o anche previo accordo con l'ABI, attraverso istituti bancari privati.

Quindi, una possibilità per i comuni di avere una tempistica più ragionevole, per rispondere agli impegni assunti in sede di stipula dei mutui, ma anche la possibilità di estendere l'area di applicazione, oltre quella relativa alla competenza della Cassa depositi e prestiti, per comprendere invece anche i finanziamenti e i mutui concessi da altri istituti di credito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Torno sempre sul contratto di governo, dove sottolineavate, come forze politiche di maggioranza, di dover dare maggior potere ai sindaci, ma poi, alla prova dei fatti, questi poteri non vengono fuori.

In questa circostanza, chiunque abbia amministrato un comune o un ente locale si rende conto che è un emendamento che va a favorire la possibilità di prorogare le rate dei mutui e, come diceva il collega Morgoni, di ampliare anche l'accesso non solo alla Cassa depositi e prestiti, ma anche per esempio al Credito sportivo, a cui molti enti locali fanno riferimento per tutto ciò che attiene all'edilizia sportiva, che è essenziale per la ricostruzione sociale ed economica di questi territori. Ecco, quindi, che io insisto, perché voi possiate dare una mano a quei territori, votando questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Questo è un altro esempio per chi dice: ma voi che avete fatto? Qui si sta proponendo di prorogare una già precedente sospensione. Quindi, c'è stato un Governo che la sospensione dei mutui a carico di comuni e province l'ha fatta. C'è un altro Governo, rappresentato dal sottosegretario, e un'altra maggioranza che devono fare una cosa che già è stata fatta, cioè la sospensione dei mutui, e non si fa.

Allora, volevamo cominciare ad elencare le differenze delle cose che hanno fatto e che ha fatto il Governo che vi ha preceduto con voi? Cominciamo! Cominciamo su tutto, per esempio su questo: c'è stato chi ha sospeso i mutui a carico dei comune e chi non lo sta facendo, cioè voi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 015.11 Morani e 015.5 Ruffino, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 015.12 Morgoni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 015.8 Cortelazzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 015.7 Melilli.

FABIO MELILLI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Melilli, non può parlare, perché già è intervenuto sul complesso degli emendamenti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Quest'emendamento è il primo di alcuni emendamenti, che esamineremo nel proseguo dei nostri lavori, che riguardano le misure a sostegno degli amministratori dei comuni nelle aree terremotate. Noi abbiamo sempre cercato di dare una risposta a una esigenza reale, soprattutto nei comuni che hanno un numero molto limitato di abitanti, dove sappiamo essere particolarmente gravoso l'impegno degli amministratori.

In questo caso, con l'emendamento che oggi è in discussione, circoscriviamo ulteriormente l'ambito di risposta, diciamo, per la possibilità di aumentare le ore al mese destinate alla fruizione di permessi di licenze, prevedendo appunto che venga applicato ai comuni individuati all'interno della zona rossa.

Questa è una delle classiche misure che aiutano a rafforzare e a tenere vivo anche quel senso di comunità nei paesi e nei centri urbani più piccoli dei territori, spesso in aree collinari e montane colpite dal terremoto. Abbiamo sentito qui e ci sono in quest'Aula, anche nella discussione svolta in Commissione, tanti rappresentanti di quei territori, tanti amministratori, tante persone che si sono proclamate anche portavoce delle esigenze e delle aspettative degli amministratori locali. Questa è l'occasione per dare una risposta e per dimostrare la vicinanza del Parlamento, rispetto al servizio civico che, soprattutto in momenti così difficili, gli amministratori locali hanno garantito a tenuta delle loro comunità.

Ci sono amministratori che sono arrivati in Parlamento facendosi carico di rappresentare questa esigenza, in tutte le forze politiche, nelle forze di opposizione e nelle forze di maggioranza. Io penso che sarebbe auspicabile e anche doveroso che, su questo tema, ci fosse una presa di posizione, almeno per spiegare dove si intende dare una risposta a un'esigenza condivisa e sentita da tutti. Noi abbiamo chiesto questo tema, facendoci in qualche modo interpreti anche di un'esigenza che l'Associazione nazionale dei comuni ci ha rappresentato. L'abbiamo circoscritto, con lo sforzo di limitare lo sforzo economico richiesto al Governo.

Quello che non possiamo accettare è che su questo tema, nonostante tutta la propaganda che è stata fatta, in campagna elettorale e anche in questi giorni, quando si ritornava in quei territori, spiegando che questo Governo avrebbe dato finalmente le risposte che i precedenti non avevano dato, oggi dobbiamo accontentarci di un silenzio, imbarazzato e muto, dei rappresentanti di questo Governo e della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Sì Presidente, perché qui siamo sempre allo stesso punto. Da una parte si scrive che si darà un potere maggiore ai sindaci, che si coinvolgeranno i comuni e poi, con la falcidia, si penalizzano proprio quegli emendamenti, che vanno o a ribadire una richiesta dei comuni e degli enti locali o che vanno a riconfermare la bontà di una norma prevista già nel passato o a innovare, cercando di migliorare la normativa vigente.

Qui siamo, appunto, in questa circostanza e francamente anche qui non capisco questo silenzio, che è un silenzio non degli innocenti; non è un silenzio degli innocenti, tutt'altro, è il silenzio di chi fugge dalle responsabilità dopo aver fatto tanta propaganda, dopo aver detto che nel contratto di programma si parla, si interviene sul terremoto; poi, in realtà, invece, quando avete avuto e quando ora avete l'occasione per farlo, per trasformare le parole in fatti, vi ritirate dietro un silenzio, appunto, che non ha veramente alcun senso. Io ho partecipato alle precedenti discussioni, dove certo non si è fatto tutto quello che anche noi avremmo voluto, ma tuttavia abbiamo sempre avuto delle risposte, una puntualità, una precisazione, che ora non abbiamo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 18,20)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 015.7 Melilli, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 015.100 Melilli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, desidero intervenire per segnalare all'Aula e al Governo come questo emendamento proposto dal collega Melilli sia una di quelle proposte emendative non particolarmente appariscenti, ma che, in realtà, consentono di potere intervenire nell'opera certosina quotidiana di ricucitura, di ricostruzione. Rispetto a questo tema, quindi, non si comprende il motivo per il quale il Governo e la maggioranza non intendono dare una risposta positiva nel merito. Nel merito la proposta emendativa consente di poter corrispondere il trattamento accessorio per quel personale che è stato assunto in via straordinaria da parte dei comuni del cratere grazie ad una serie di interventi dei provvedimenti precedenti, a riprova di quanto non è stato vero quello che è stato affermato dalla maggioranza in quest'Aula, nelle ore precedenti a questa discussione, cioè che non sia stato fatto nulla prima di questo intervento, di questo provvedimento. Però, bisogna mettere di logica di consequenzialità la pubblica amministrazione, anche perché – lo vorrei ricordare al Governo, che già ieri si è reso protagonista di un incredibile dissenso rispetto alla proposta di inserire i sindaci nella cabina di regia per l'attuazione dei provvedimenti della ricostruzione – i comuni del cratere sono tutti di piccola o piccolissima dimensione e quindi non mettere in condizione questi comuni di poter pagare il trattamento accessorio di questo personale significa, di fatto, non metterli in condizione di potere operare e di potere concretamente mettere a terra anche i contenuti di questo provvedimento, per il quale noi siamo chiamati a votare. Non si capisce pertanto quale sia la reale motivazione per la quale non si intende dare seguito ad una proposta di questa natura.

Quindi, il mio intervento, signor Presidente, è volto a richiamare il Governo e il relatore circa l'esigenza di dovere riformulare la proposta di ritiro del provvedimento e di assumere, invece, una valutazione di carattere positivo, proprio per consentire che la ricostruzione possa avvenire quotidianamente e non attraverso dei meccanismi che inevitabilmente comporteranno l'adozione di successivi provvedimenti, ma nel frattempo i sindaci, i comuni, le amministrazioni del territorio continuano a rimanere in una situazione di assoluta precarietà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pezzopane. Ne ha facoltà (Commenti).

STEFANIA PEZZOPANE (PD). No, mi dispiace, ma finché ci è data la parola… Quando poi ci toglierete anche quella, magari reagiremo in altra maniera, ma finché non c'è data la parola la usiamo, perché stiamo parlando di cose molto serie, che ho la fortuna di conoscere bene. Ci sono diverse tipologie di lavoratori che operano nel campo della ricostruzione e questa proposta emendativa va a colmare una lacuna, che riguarda appunto i dipendenti dei comuni che non hanno l'opportunità di ricevere il trattamento accessorio. Accade, quindi, che nelle stesse stanze, negli stessi luoghi operino lavoratori che fanno le stesse cose e che hanno dei trattamenti diversi. Quindi, credo che, anche in nome dell'uguaglianza, della dignità dei lavoratori e di tante altre cose belle che ci andiamo ripetendo, che le cose dette dal collega Borghi abbiano la forza e l'energia per essere da voi considerate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Morani. Ne ha facoltà (Commenti).

ALESSIA MORANI (PD). Capisco che quest'Aula, anzi, questa maggioranza, non abbia voglia di ascoltare quelli che vengono dalle regioni terremotate, perché stiamo parlando del decreto terremoto, colleghi, e vorrei che si desse la massima importanza ai temi di questo decreto e, siccome stiamo discutendo un decreto che si chiama dignità, Presidente, e che prevede delle misure per i lavoratori a tempo determinato, bene questa proposta emendativa chiede esattamente misure per lavoratori a tempo determinato, però quelli che aiutano i comuni, i comuni che hanno a che fare ogni giorno con le pratiche del terremoto e che purtroppo, per colpa di questo Governo, di questa maggioranza, non vedranno rinnovati i loro contratti e non potranno più fare quelle pratiche che sono utili per i cittadini terremotati. Ecco, che si sappia che questo Governo è nemico dei comuni terremotati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà, per un minuto.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, è incredibile che non solo non si ritenga di accogliere, di discutere almeno una sola delle proposte emendativa, tra le oltre duecento presentate, che non sono, nessuna, di natura ostruzionistica, ma che si abbia anche il fastidio, in quest'Aula, così prestigiosa, di parlare e di ragionare. Io capisco che qualche mugugno viene da regioni baciate dal Signore, che non hanno questi problemi, e noi, per chi crede, preghiamo affinché non accada mai più, ma stiamo parlando di comuni che devono fare cose enormi, piccoli comuni chiamati a fare cose enormi, gigantesche che mai quelle realtà amministrative avrebbero potuto fare – e concludo – senza quel personale; non ce la fanno, si ferma tutto. Vi rendete conto o preferite urlare ancora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 015.100 Melilli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Colleghi, prima di passare al prossimo emendamento, comunico che il collega Leonardo Donno è diventato padre del piccolo Michael e il collega Roberto Rossini del piccolo Nicolas (Applausi). A loro e alle loro mamme gli auguri della Presidenza e, come si vede, di tutta l'Aula. Penso che avremo molti lieti eventi in questa legislatura.

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 015.13 Cortelazzo e 015.50 Trancassini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilli. Ne ha facoltà.

FABIO MELILLI (PD). Presidente, rispetto a questo emendamento, che si inserisce nel filone di cui abbiamo discusso fino ad ora, cioè negli ultimi interventi, noi abbiamo provato - e credo che tutte le forze politiche abbiano provato - ad inserire un po' di norme in questo testo che tenessero nel dovuto conto le condizioni in cui vivono gli amministratori e i dipendenti dei comuni interessati dal sisma. Tra queste ve n'è una - e mi riferisco all'emendamento 015.13 Cortelazzo - che riguarda gli amministratori.

Io sono stato autore di un emendamento che venne approvato nella scorsa legislatura e ricevette anche un po' di critiche, perché consentimmo ai sindaci dei piccoli comuni di ricevere un'indennità maggiorata, un'indennità di funzione, come quelle modeste che prendono i sindaci dei piccoli comuni, ma all'epoca tutti condividemmo quell'impianto, anche le forze di opposizione, e consentimmo ai sindaci - che hanno perso il lavoro e che, magari, non hanno molto tempo da dedicare alla famiglia perché sono davvero presi dalla ricostruzione - di dare una mano agli amministratori locali che sono in frontiera.

Siccome molti di loro lavorano - alcuni di loro fortunatamente lavorano - e come sapete i permessi straordinari per esercitare la funzione di amministratore sono molto limitati, soprattutto nei piccoli comuni, rispetto, invece, al carico di lavoro che hanno in questo periodo, abbiamo provato ad immaginare che, per alcuni comuni, si potesse aumentare il plafond delle ore, che vengono elevate, in questo emendamento, a 96 ore per i sindaci, gli assessori e i presidenti dei consigli dei comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti.

È un'operazione che hanno proposto alcuni colleghi, che mi sento, però, di sostenere, perché o creiamo le condizioni per le quali gli amministratori locali possono con tranquillità e con dedizione, come fanno ogni giorno, dedicare il loro tempo alla ricostruzione, soprattutto in una fase dove la ricostruzione comincia ad essere ponderosa e importante, oppure noi facciamo un torto ai piccoli amministratori locali dei comuni interessati.

Per questo, io continuo a fare un appello al Governo. Abbiamo compreso che il Governo non vuole rispondere e non ritiene di riaprire i termini; però, Presidente, una cosa me la faccia dire, per il suo tramite: non ci vorrebbe molto, per il sottosegretario presente e per i rappresentanti del Governo che hanno assistito a queste nostre sedute, ad alzarsi e dire: va bene, ci sono un pacchetto di emendamenti. Ne condividiamo l'impianto e ci impegniamo a fare in modo che questi emendamenti vengano ricompresi in un provvedimento. Mi riferisco al “mille proroghe” e parliamo della legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Avremo occasioni, ma quello che è incomprensibile è il silenzio assoluto rispetto a cose che sono convinto i colleghi della maggioranza, che vengono da quelle terre, sicuramente condividerebbero. Non spetta all'opposizione, Presidente, insegnare alla maggioranza come si governa, però un po' di saggezza, soprattutto su un tema come questo, sinceramente non guasterebbe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 015.13 Cortelazzo e 015.50 Trancassini.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 015.14 Melilli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento fa parte di quel pacchetto a cui si faceva riferimento sin qui, rispetto al quale si continua a non comprendere la motivazione per la quale la maggioranza e il Governo si sono chiusi in questa non volontà di comprendere di che cosa stiamo discutendo, perché si dice spesso come alibi, in discussioni di questa natura, che ci sono dei provvedimenti che hanno dei costi e che, quindi, vengono rimandati alla futura legge di bilancio.

Questo ce lo ha anche ricordato, nel corso di queste discussioni, il Viceministro e il sottosegretario, sebbene non si sia ancora ben capito o chiarito se abbia ricevuto o meno le deleghe la Castelli.

Ebbene, la proposta che il collega Melilli ha fatto, nell'emendamento 015.14, non ha nulla a che vedere con una fattispecie di questa natura, in quanto non pesa in alcun modo sulle casse dello Stato. Di cosa stiamo parlando? Se il Presidente me lo concede, vorrei fare una leggera spiegazione del merito della questione, perché stiamo parlando della possibilità, per i comuni interessati, di potere mettere mano alla loro pianta organica derogando alla normativa vigente, per consentire una migliore organizzazione del lavoro proprio, in conseguenza del fatto che questi eventi complessi hanno aumentato il carico di lavoro sulle amministrazioni, che, lo ricordo, sono di piccole e piccolissime dimensioni demografiche e, conseguentemente, anche strutturale dal punto di vista organizzativo.

Vorrei ricordare al Governo, che evidentemente non è tenuto a dovere avere la memoria storica, che il provvedimento per il quale si chiede la deroga è stato introdotto con un decreto-legge, che è il n. 78 del 2010, che gli amministratori locali ben ricordano e ben conoscono. È un decreto-legge - ripeto: il n. 78 del 2010 - adottato in un momento particolarmente complesso del nostro Paese, un momento nel quale - e lo vorrei dire en passant - governava la Lega e il Ministro interessato si chiamava Calderoli, il quale pensò bene, per tentare di correre ai ripari rispetto ad una situazione di grave crisi delle finanze pubbliche in conseguenza dell'aumento dello spread, di introdurre una serie di misure fortemente restrittive sotto il profilo del contenimento della spesa e sotto il profilo dell'organizzazione degli enti locali, che determinò, in molti casi, l'impossibilità per i comuni di fare fronte ad un'autonoma organizzazione dei loro uffici. Tradotto: il decreto n. 78 del 2010 era un decreto emergenziale.

Dopodiché, come spesso accade nel nostro Paese, ciò che viene adottato per emergenza diventa elemento strutturale e quindi questi comuni si sono portati sin qui questo vincolo.

La conseguenza di tutto questo o, come direbbero quelli che hanno studiato, il combinato disposto porta a far sì che noi abbiamo nella fattispecie dei comuni che sono fortemente vincolati dal punto di vista della loro organizzazione interna e, conseguentemente, devono fare molto di più, perché devono fare pianificazione urbanistica, devono fare sgombero delle macerie, devono fare programmazione.

Non si capisce il motivo per il quale una forza politica come la Lega, che ci ha riempito di parole sui temi delle autonomie, sui temi della sussidiarietà, sui temi dell'autorganizzazione degli enti locali, venga a votare contro un provvedimento che non costa e che mette i sindaci in condizioni di lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

VITTORIO SGARBI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (FI). Onorevole Presidente, vorrei porre alla sua attenzione, conoscendone l'anima gentile e sensibile, un problema generale e un problema relativo all'ordine dei lavori. Come lei sa, ho una particolare affezione per i membri del TAR e per la giustizia amministrativa, e anche per la Corte dei conti. Essendo le ore 18,44, mi chiedo: arriveremo mai, in questa giornata, a votare per l'elezione dei due componenti del Consiglio di presidenza o dovremo pensare che arriveranno chissà quando? E ancora per il Consiglio della Corte dei conti. E ancora per il Consiglio di presidenza. O andremo avanti fino a notte inoltrata per discutere un testo fondamentale, su cui c'è un mutismo assoluto del Governo e la consapevolezza di ognuno che ogni emendamento verrà respinto? Però, con un'apertura di cuore formidabile, i colleghi parlano, parlano e parlano, sapendo che verranno sempre bocciati. Chiedo: potremo mettere questo decreto in una condizione tale da avere un voto d'urgenza, un'accelerazione?

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sgarbi. Rispetto al suo intervento sull'ordine dei lavori, se lei chiede anche al suo capogruppo, mi sembra ci sia un'intesa tra tutti i gruppi di sospendere la discussione di questo provvedimento intorno alle ore 19,45, per procedere al voto degli uffici di presidenza, così come è stato definito dal calendario; quindi, nelle more del tempo che resta su questo decreto, ogni gruppo articola la discussione come meglio ritiene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 015.14 Melilli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi 015.025 Cortelazzo, 015.06 Morgoni e 015.05 Trancassini, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Questi articoli aggiuntivi, che sono stati presentati identici nella loro formulazione da vari gruppi parlamentari, affrontano un tema che è relativo alla tempestività degli interventi della ricostruzione.

PRESIDENTE. Collega Bologna, se si può sedere, grazie.

CHIARA BRAGA (PD). Come dicevo, prevedono delle misure che non hanno nessun costo, nessuna necessità di copertura economica, che affrontano, però, una questione reale, che è quella dell'accelerare il più possibile la possibilità della ricostruzione, stabilendo un termine entro cui l'Agenzia delle entrate è tenuta ad effettuare la valutazione della congruità sulla valutazione del prezzo nel caso in cui le amministrazioni siano interessate all'acquisizione di aree per la realizzazione delle strutture di emergenza e degli immobili da ricostruire nei comuni rientranti negli allegati dei precedenti decreti nelle aree colpite dal terremoto.

Allora, come ho cercato di spiegare, ma si capisce benissimo leggendo il testo, che è di una chiarezza e di una semplicità estrema, questo articolo aggiuntivo cerca di dare una risposta a un'esigenza che noi abbiamo sentito rappresentata in maniera e con toni più o meno civili da vari soggetti, dai comuni, dal commissario, dai rappresentanti anche delle imprese, che si stanno misurando con la sfida complicata e difficile della ricostruzione, e anche dai rappresentanti delle forze di maggioranza, che non hanno mancato, anche in alcuni interventi particolarmente duri, gli unici fatti nella giornata di ieri da parte del Governo e di qualche sparuto rappresentante della maggioranza, di attribuire ai precedenti Governi e all'attuale gestione della ricostruzione un ritardo inaccettabile.

Allora, qui noi chiediamo di dare una risposta, se questa è realmente un'esigenza e se c'è realmente la volontà di risolvere quelli che voi ci rappresentate come problemi e che possono essere tali, perché siamo, come dire, onesti sulla possibilità che alcune norme che sono state approvate possano essere migliorate e rese più efficaci. Allora, il tema è: non lo volete fare qui, non volete dare qui una risposta, non volete scrivere qui, in questo decreto-legge, che è il primo e, io temo, l'unico in cui discuteremo veramente e seriamente di terremoto, non volete dare qui questa risposta a un'esigenza concreta, reale, per la ricostruzione? Diteci dove lo volete fare! Questa non è una norma che entrerà nella legge di bilancio, non è una norma di proroga termini. Vogliamo capire: lo metterete nel “decreto Di Maio”, sul quale state restringendo tutte le norme e tutte le maglie della possibile discussione, persino, figuriamoci delle possibilità di modifica, o dobbiamo prendere atto che queste questioni per voi non sono importanti, che valgono quando si tratta di attaccare l'operato dei Governi precedenti e di criticare chi in questi anni ha cercato di affrontare davvero i problemi della ricostruzione?

Vi chiediamo almeno di assumervi una responsabilità su questo punto e di non tacere su una questione così semplice, ma così reale, che interessa l'operato degli uffici della ricostruzione e dei comuni del terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). La nota del Servizio Assemblea parla, per quel che riguarda mercoledì 18 luglio, dell'elezione, della votazione mediante procedimento elettronico dei componenti del Consiglio di presidenza eccetera, dopo l'eventuale seguito dell'esame del ddl 804, cioè quello del terremoto. Apprendo dalle sue parole che ci sarebbe un'intesa tra i capigruppo. Siccome non mi risulta che qualcuno abbia chiesto a questo gruppo il suo parere, per quel che ci riguarda si finisce prima il terremoto e poi si possono votare i Consigli di presidenza; hanno aspettato tanto tempo, aspettano ancora un po'. Per quel che ci riguarda, la priorità va al terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Presidente, come ha visto, sono arrivato alla Presidenza da poco e prendo atto che non c'è un'intesa con il suo gruppo, però devo dire che la lettura del calendario, come lei ha evidenziato, chiarisce che, dopo avere discusso di questo decreto, si può votare, ma non dopo la conclusione del decreto: dopo aver lavorato sul decreto-legge in oggetto si possono votare i Consigli di presidenza. Come da prassi: in questo senso non c'è una innovazione. Dopo di che invece prendo atto che il suo gruppo non concorda su questa procedura.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Io credo che, al di là delle intese che si possono trovare come si trovano sempre, ci sia l'esigenza di convocare, e lo chiedo formalmente, una Conferenza dei presidenti di gruppo, per capire come concludiamo il “decreto-legge terremoto”, usciamo da questa situazione che mi consentirete, senza offendere nessuno, di definire kafkiana. Perché poi si sa che finisce esattamente come al Senato, in cui tutti voteremo questo decreto-legge. Usciamo da questa situazione; abbiamo da verificare ovviamente il tema, che è già stato anche accennato all'inizio seduta, dei tempi del “decreto-legge dignità”. Credo che da questo punto di vista, se si convocasse la Conferenza dei presidenti di gruppo, si potrebbe trovare un'intesa rapidamente su come finire questa fase e impostare la prossima settimana.

PRESIDENTE. Presidente Fornaro, è intenzione del Presidente Fico convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo: lo ha già detto a me e immagino che stia provvedendo con gli adempimenti necessari.

VITTORIO SGARBI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (FI). Serpeggia, onorevole Presidente, un dubbio nel subcomitato Pentangelo-Sibilia-Fasano sulla modalità del voto per due componenti del Consiglio attraverso il procedimento elettronico. Vorremmo quindi…

PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi, non è all'ordine del giorno. Quando ci arriveremo porrà questo quesito.

VITTORIO SGARBI (FI). No, però volevo chiederle: non potremmo votare…

PRESIDENTE. Quando arriveremo ci porrà questo quesito. Grazie.

Ci sono altre richieste di intervento? Onorevole Sgarbi, su questo non si discute adesso: si discuterà quando arriverà all'ordine del giorno. Adesso siamo sull'emendamento.

Onorevole Sgarbi, la dirà quando arriveremo sul punto e le darò la parola per dirla.

È sul terremoto? Prego, onorevole Sgarbi: se è sul terremoto, ma ci mancherebbe.

VITTORIO SGARBI (FI). Anche questo è sul terremoto, ma in ordine a una questione su cui non ho sufficiente chiarezza. È nel potere del Presidente della Camera suggerire al Governo per un decreto-legge blindato il voto di fiducia per evitare conati inutili e tentativi di ottenere…

PRESIDENTE. Guardi, questo addirittura è un altro tema, che non ha a che fare con l'emendamento in oggetto. Grazie, onorevole Sgarbi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Presidente, per ribadire l'importanza di questo emendamento, per quello che riguarda la possibilità per i comuni di espletare delle procedure per incombenze che riguardano l'operatività della loro comunità e la possibilità di realizzare le scelte che le stesse comunità locali hanno fatto. Perché vorrei ricordare che, per quello che riguarda le procedure di acquisizione, parliamo non solo delle aree utili per realizzare strutture di emergenza, ma anche per esempio per aree per realizzare nuovi poli scolastici, o comunque per realizzare strutture pubbliche. Oggi i comuni debbono accedere a una procedura di valutazione per quello che riguarda la possibilità di acquisire queste aree, e la procedura di acquisizione risulta eccessivamente lunga. Teniamo conto che gli uffici del territorio dell'Agenzia delle entrate, in relazione a quella che è…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Morgoni. Grazie.

MARIO MORGONI (PD). …in relazione a quella che è la mole delle pratiche che arrivano appunto all'Agenzia delle entrate, impiegano circa un anno di tempo per effettuare una valutazione sulle aree. È un tempo assolutamente inaccettabile!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 015.025 Cortelazzo, 015.06 Morgoni e 015.05 Trancassini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Rapidamente, pregherei di non uscire: cerchiamo di utilizzare questi 45 minuti.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 015.0102 Morgoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Intervengo, Presidente, perché si tratta di un emendamento particolarmente importante, che riguarda la cosiddetta misura una tantum che è stata garantita ai professionisti che hanno dovuto interrompere l'attività professionale a causa dell'evento sismico.

Proponiamo sostanzialmente di ripetere questa misura, i cosiddetti 5 mila euro, per questi professionisti,e lo proponiamo con una misura che dovrebbe essere particolarmente gradita a questo Governo, perché, benché non ci sia stata nessuna apertura riguardo alle risorse da destinare alle aree del terremoto, noi abbiamo fatto una proposta alternativa, conoscendo appunto la sensibilità della maggioranza.

Per riuscire a coprire questa una tantum per i professionisti, che, a detta di questo Governo, dovrebbero essere una categoria particolarmente beneficiata da misure e azioni di questa maggioranza, proponiamo la copertura attraverso un prelievo proprio sul gioco d'azzardo: quel gioco di cui ci si occupa nel “decreto-legge dignità”.

Non si capisce perché a favore dei lavoratori, in particolare di una categoria e dei professionisti che esercitano la loro attività nei luoghi del terremoto, non debbano essere riconosciuti una misura e un prelievo proprio con riferimento a quello che Di Maio, Vicepremier nonché Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, ha dichiarato di essere uno dei nemici principali del MoVimento 5 Stelle, e cioè il gioco.

Per cui è totalmente incomprensibile la motivazione per cui questo Governo si rifiuta di approvare un emendamento che va a favore di una categoria che è stata purtroppo particolarmente danneggiata nella sua professionalità dal terremoto e che vedrebbe appunto, per le simpatie che ha questo Governo per il prelievo sul gioco, una copertura che non andrebbe per niente ad inficiare oneri che non sono stati toccati da questo provvedimento.

Per cui io, per il suo tramite, Presidente, chiedo che il Governo, che è qui presente in Aula, ci motivi il rifiuto per un provvedimento a favore di lavoratori che vedrebbe appunto un prelievo sul gioco.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.0102 Morgoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.021 Cortelazzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 015.01 Muroni e 015.08 Pezzopane, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.09 Pezzopane.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.010 Pezzopane.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione (Commenti delle deputate Caretta e Ciaburro). Collega, è acceso il suo voto, lo segnali… Va bene, guarderò in maniera… Mi dispiace, guardi, non è un fatto personale.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.0100 Morgoni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.024 Cortelazzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 015.03 Baldelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. L'esito era scontato, ma ha fatto bene a proclamarlo all'Assemblea, perché, comunque, è giusto che venga messo agli atti. Invece, questa proposta emendativa, la 015.03, riguarda la proroga delle assunzioni a tempo determinato e dei contratti di collaborazione stipulati per esigenze connesse al sisma. Anche questo è un tema che, certamente, il relatore conosce bene e tutti i colleghi che si sono occupati di questo tema in passato conoscono bene; stiamo parlando di circa 700 persone assunte con contratti a tempo determinato per le esigenze del sisma.

Ora, noi dobbiamo capire - al netto di quello che riguarda il settore privato, di cui ci occuperemo nei prossimi giorni in Commissione e in Aula, attraverso il decreto “dignità” - che cosa intende fare il Governo su queste persone che hanno contratti a tempo determinato per il settore pubblico. Noi rischiamo che si perda un'esperienza; attraverso il problema di non poter rinnovare questi contratti, rischiamo che si perda un'esperienza e che si apra un problema di continuità professionale del lavoro delle amministrazioni e, anche, in relazione al commissario, alla struttura commissariale.

Io credo che, di questo, il Governo debba, in qualche misura, farsi carico, al netto di quella che sarà la propria idea futura, modificabile, di qualunque sia il progetto che avranno, in futuro, di cambiamento della struttura del commissario.

Queste 700 persone hanno bisogno di avere certezze, perché sono le amministrazioni con cui queste persone lavorano che hanno bisogno di certezze. Anche su questo, attendiamo che il Governo si degni di spendere una parola in questo ramo del Parlamento o altrove, a questo punto; alziamo le braccia, anche altrove, fate una conferenza stampa, fate un tweet, fate una dichiarazione, fate venire qualcuno titolato a poter trovare le coperture per tutto questo, ma diteci che cosa volete fare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.03 Baldelli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 015.0101 Pezzopane.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, questo emendamento, in analogia con l'emendamento del collega Cortelazzo, presenta una necessita e un'impellenza per le aree terremotate e per i comuni. Si può contestare senz'altro quanto previsto nella legislazione di emergenza, certo è che quella legislatura, la precedente, e le norme che abbiamo approvato hanno messo a disposizione dei comuni colpiti dal terremoto numerose competenze che operano quotidianamente per la ricostruzione; sono oltre 700.

La scadenza prevista al 31 dicembre 2018 è una scadenza che noi dobbiamo assolutamente prevenire, ecco perché abbiamo proposto in questo decreto la proroga dei contratti; ciò perché, se voi riteneste di doverli prorogare - come io mi auguro, come si augurano quelle 700 persone, come si augurano le loro famiglie e come si augurano i comuni, senza i quali addetti andrebbero sicuramente in assoluto tilt sulla ricostruzione - e lo voleste fare con la legge di stabilità, si creerebbe un vuoto, un buco nero in cui gli uffici non avrebbero le coperture degli addetti e del personale e le pratiche per la ricostruzione verrebbero bloccate.

Ecco perché insisto e ho chiesto di illustrarlo, perché credo che un emendamento di questa natura debba stare in un provvedimento che anticipa la legge di bilancio e che possa consentire, ai comuni soprattutto, di programmare le pratiche, di programmare i flussi di intervento sulla ricostruzione. La ricostruzione non è una cosa che si fa solo a sportello, si programmano le aree, i territori dove poi approvare i progetti, pertanto intervengo e mi auguro che prendiate un impegno, se non adesso, in conclusione di questo dibattito, per rasserenare i lavoratori, per rassicurare i comuni e per garantire alla ricostruzione che non ci sia un fermo. Stiamo parlando di tante persone. Potete decidere che sono poche, quindi aggiungerle; potete decidere che sono troppe, ma non ignorate questo problema. Non lo ignorate, perché veramente è un problema importante e significativo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.0101 Pezzopane, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 015.028 Cortelazzo e 015.029 Trancassini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 015.015 Pezzopane.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, questo è uno degli emendamenti - credo - tra i più importanti, che sono stati ripetuti in modo diverso. Stiamo parlando delle pratiche della ricostruzione, che è il tema dei temi per quanto riguarda cittadini, imprese e professionisti, che vedono accelerare o meno il proprio diritto ad avanzare domanda e a ricevere risposta.

Se le 700 persone non le copriamo neanche per il 2019, perché gli emendamenti precedenti prevedevano coperture diverse, in questo caso noi prevediamo la copertura solo per l'anno 2019 (per le 700 persone). È necessario farlo, perché l'alternativa è il vuoto, al quale richiamava la collega Pezzopane. Non c'è copertura!

Se questo provvedimento non lo approviamo oggi, è necessario sapere quando accade. L'alternativa è che quelle 700 persone non ci saranno più e con loro le pratiche per la ricostruzione.

Questa cosa vi preoccupa o non vi preoccupa? Neanche questa cosa può farvi ragionare sulla necessità di fermarvi a riflettere sulla possibilità che la ricostruzione è cosa complessa, ha bisogno di professionisti, ha bisogno di risorse umane, ha bisogno di persone, ha bisogno di certezza della continuità? La certezza della continuità la garantisce questo emendamento. Non mi voglio prendere tutto il tempo a disposizione, ma vi invito a riflettere. Guardate, sta dietro l'angolo il problema, senza l'approvazione di questo emendamento, visto che non avete approvato quelli precedenti dei colleghi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.015 Pezzopane, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 015.014 Trancassini e 015.023 Cortelazzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.016 Melilli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 015.013 Morani e 015.031 Cortelazzo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 015.018 Trancassini e 015.020 Labriola.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 015.017 Trancassini e 015.033 Mazzetti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della Commissione V (Bilancio),

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.034 Melilli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 015.019 Baldelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Intervengo solo per ricordare all'Aula di che cosa si tratta: un incremento delle retribuzioni dei segretari comunali coinvolti nel cratere e nelle zone colpite dal terremoto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.019 Baldelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 015.050 Martino, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Trancassini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.8 Giacometto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio il collega Giacometto e gli altri firmatari per aver sottoposto all'attenzione dell'Aula questo emendamento. Lo ripeto, perché altrimenti rischiamo di non capirci o, meglio, non si comprendono i motivi del “no”, ogni volta che vengono espressi in quest'Aula da parte della maggioranza. Stiamo parlando di un emendamento perfettamente legittimo, quindi la legittimità sta innanzitutto nella sua copertura finanziaria. Infatti il tema, per dire “no” a quest'emendamento, poteva essere solo uno: la mancata copertura finanziaria.

Perché lo dico? Lo dico perché, all'inizio di questo lungo dibattito e anche rispetto alle cose che sono state dette al Senato, c'era ogni volta rappresentato un tema: la mancata copertura finanziaria. Salvo poi, proprio a ridosso dell'inizio della seduta: è arrivato il parere. E il parere era perfettamente conforme agli emendamenti.

Solo una parte di tutti gli emendamenti presentati avevano un problema di copertura finanziaria. Parlo di quelli di natura finanziaria, non mi riferisco a quelli dichiarati inammissibili perché non attinenti alla materia, sui quali pure bisognerebbe parlare; ma in quest'Aula sacra si accetta la decisione della Presidenza, certo, non in termini politici, perché alcune inammissibilità sembravano più un fuggire dal problema, per esempio, su quelli relativi alla sanità.

Ma, in questo caso, i colleghi hanno presentato un emendamento perfettamente legittimo, da un punto di vista della copertura finanziaria. Anzi, in questo caso, l'emendamento prevede un'integrazione della copertura per maggiori oneri e la possibilità di estendere le rate.

Badate bene, stiamo parlando della rateizzazione. Non l'ho detto in premessa, lo davo per scontato. Stiamo parlando della rateizzazione, da 60 rate a 120 rate, per le quali è necessaria una copertura finanziaria. Ora, domanda: siete contrari al fatto di fare respirare con una rateizzazione più lunga? Non credo. C'è un problema di copertura finanziaria? No, l'ho cercato di dimostrare adesso, di ricordare all'attenzione di quest'Aula che non c'è un motivo che vi consenta di dire e di andare sui territori a dire: non l'abbiamo approvato, perché non c'era la copertura finanziaria.

Sappiatelo che non lo potete dire questo, in primo luogo, perché la copertura finanziaria c'era; in secondo luogo, perché gli uffici l'hanno testimoniato; in terzo luogo, perché è stata ammessa in discussione. Se la copertura finanziaria c'è, allora che cosa? Siete contro l'estensione delle rate da 60 a 120? Fateci capire questa cosa qua, anche questa cosa qua sarà oggetto della legge di bilancio, anche questa previsione qua sarà oggetto - non credo - del milleproroghe?

Dunque, di che cosa si tratta? Potrebbe andare al milleproroghe, ma con la stessa identica copertura finanziaria, con altra copertura finanziaria? Dovremmo capirlo, perché c'è sempre un gap informativo, tra quello che dite sui territori e quello che accade in quest'Aula, perché sui territori qualcuno pensa, è indotto a pensare da quello che scrivete, che c'è un tema di copertura finanziaria. E non c'è! Non c'è il tema di copertura finanziaria! Non c'è il tema dell'ammissibilità!

Allora, io mi auguro che, adesso che siete tornati in due sui banchi del Governo, visto che il primo sottosegretario ha avuto l'idea di non prendere mai la parola, noi ci auguriamo che lei, invece, abbia questo sussulto, di prendere la parola, anche perché vedo che scrive. Spero che lei stia scrivendo sui nostri interventi. Spero sempre che arrivi qualche messaggio, qualche ordine di scuderia, che vi dica: alzatevi. E, all'istante, voi lo farete - immagino che è così - per cercare di dirci per quale motivo dite di no all'estensione da 60 a 120 rate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Giacometto, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.103 Morgoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, Presidente, solo per aggiungere, rispetto alle considerazioni che già il collega che mi ha preceduto ha svolto, e per sottolineare come, durante la campagna elettorale, noi del Partito Democratico siamo stati oggetto, incessantemente e implacabilmente direi, ogni giorno, di attacchi da parte di forze politiche che allora erano all'opposizione e oggi invece governano. E venivamo attaccati quotidianamente su questo tema, tra gli altri, perché si invocava la necessità che si desse più tempo, più spazio e più opportunità alle persone e ai lavoratori, di potere restituire quelli che erano i benefici previsti con la cosiddetta busta paga pesante, in un lasso di tempo più ampio. Ed è quello che prevede quest'emendamento con la proposta di estendere a 120 mesi, dai 60 mesi attuali, il periodo di tempo per la restituzione, in modo che essa possa avvenire in modo meno impattante sulle spalle dei lavoratori e dei cittadini.

Purtroppo, però, in questi giorni, per quello che è l'atteggiamento e per quelle che sono le risultanze del lavoro di quest'Aula, abbiamo avuto una bruciante conferma che, purtroppo, quegli attacchi, quelle affermazioni e quei programmi, che venivano fatti in campagna elettorale, erano solo pura propaganda. E, purtroppo, propaganda della peggiore specie, perché giocata sulla pelle di persone che ancora oggi, quotidianamente, hanno a che fare con problemi drammatici, che riguardano la loro vita e il loro futuro. Quindi, per questo, noi chiediamo di votare quest'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Morani. Ne ha facoltà, per un minuto.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento perché lo ritengo particolarmente importante, come ha anche ricordato il collega Morgoni, che è marchigiano come me. E mi domando, soprattutto, perché su un articolo che recita: “proroga e sospensione termini in relazione ad adempimenti e versamenti tributari e contributivi, sospensione pagamento canone RAI”, che, come hanno detto D'Alessandro e Morgoni, prevede un allungamento della rateizzazione, una maggioranza che propone la pace fiscale, che propone il condono fiscale, non vada incontro ad esigenze, invece, di cittadini delle zone terremotate. Io questa la ritengo una cosa vergognosa da parte di questo Governo, perché si parla, si strizza l'occhietto a coloro che non hanno pagato le tasse e non si dà una mano, invece, ai cittadini terremotati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Morgoni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Trancassini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Mazzetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.9 Cortelazzo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

Lasciamo lavorare il Governo, grazie.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, ho motivo di ritenere che il Governo non sia troppo affaticato in questa seduta, visto che non si è degnato di esprimere mezza parola. Però, per la cronaca, abbiamo appena approvato – chiedo scusa, “approvato” è un termine che in quest'Aula eviterei di utilizzare almeno su questo provvedimento –, abbiamo appena respinto, anzi, avete appena respinto (noi abbiamo votato a favore), l'Assemblea ha respinto un emendamento che abbatteva del 70 per cento le imposte dovute sul reddito e aumentava da 60 a 120 le rate.

Adesso stiamo per respingere, senza una motivazione apparente, l'estensione della busta pesante ai dipendenti del comparto sicurezza e del comparto scuola, per i dipendenti, anche non residenti, nelle aree del cratere. Giusto perché l'Aula sia consapevole del voto che sta per esprimere. E, tra poco, esprimeremo un altro voto negativo di questa Assemblea probabilmente, su una proposta emendativa che prevede la proroga dell'esenzione dal reddito fabbricati da IRPEF e IRES fino al 2020 per gli immobili danneggiati dal terremoto.

Su tutte queste proposte, senza avere una parola di impegno ad affrontare questi temi su provvedimenti successivi, stiamo affrontando un dibattito silente da parte del Governo e ci apprestiamo a vedere l'Assemblea che boccerà queste proposte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Cortelazzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 Topo, per la parte ammissibile.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Topo. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TOPO (PD). Presidente, per la parte ammissibile, ovviamente, l'emendamento ha l'obiettivo di prorogare di un ulteriore anno il pagamento dei contributi previdenziali e dei premi non versati. È evidente che l'emendamento ha un senso se collegato a quello alla parte dichiarata inammissibile, che si riferiva ai comuni di Ischia, Casamicciola, Forio e Lacco Ameno che, come è noto, sono stati colpiti un terremoto. Ovviamente, c'è una palese disparità di trattamento in questo provvedimento, che abbiamo segnalato, tuttavia proviamo a recuperarlo in ulteriori interventi che il Governo sarà costretto a fare. Nel frattempo, insistiamo per l'approvazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Topo, per la parte ammissibile, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Paolo Russo, per la parte ammissibile, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio)

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Come preannunciato, interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani.

Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa (ore 19,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa.

A norma dell'articolo 7 della legge n. 86 del 1982, come sostituito dall'articolo 18, comma 1, della legge n. 205 del 2000, la Camera è chiamata a eleggere due componenti di tale Consiglio, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, tra i professori ordinari di università in materie giuridiche o avvocati con venti anni di esercizio professionale.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla seguente lista: professor Marcello Maggiolo e professor Maurizio Leo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

Proclamo pertanto eletti componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa il professor Marcello Maggiolo e il professor Maurizio Leo. Buon lavoro!

Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti (ore 19,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti.

A norma dell'articolo 18, comma 3, della legge n. 205 del 2000, la Camera è chiamata ad eleggere due componenti di tale Consiglio, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, tra i professori ordinari di università in materie giuridiche o avvocati con 20 anni di esercizio professionale.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla seguente lista: professor Francesco Fimmanò e professor Francesco Saverio Marini.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

Proclamo pertanto eletti componenti del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti il professor Francesco Fimmanò e il professor Francesco Saverio Marini.

Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria (ore 19,56).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria.

A norma dell'articolo 17, comma 2, del decreto legislativo n. 545 del 1992, la Camera è chiamata ad eleggere due componenti di tale Consiglio, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, tra i professori ordinari di università in materie giuridiche o i soggetti abilitati alla difesa dinanzi alle commissioni tributarie che risultino iscritti ai rispettivi albi professionali da almeno dodici anni.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla seguente lista: professor Giacinto Della Cananea e avvocato Giampiero D'Alia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

Proclamo pertanto eletti componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria il professor Giacinto Della Cananea e l'avvocato Giampiero D'Alia.

Sull'ordine dei lavori e annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune.

PRESIDENTE. Ricordo che al termine delle votazioni è convocata, presso l'Aula delle Giunte al palazzo dei gruppi, la Giunta delle elezioni per procedere alla sua costituzione. Dopo quarantacinque minuti è altresì convocata, sempre per procedere alla sua costituzione, la Giunta per le autorizzazioni, presso la medesima Aula.

Ricordo, infine, che domani, giovedì 19 luglio, alle ore 14,30, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di otto componenti il Consiglio superiore della magistratura e per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 luglio 2018 - ad integrazione delle precedenti comunicazioni -, il presidente del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha proceduto, in data 27 giugno 2018, all'attribuzione delle funzioni di vicario al vicepresidente Tommaso Foti e alla elezione della deputata Wanda Ferro a vicepresidente del gruppo.

Al deputato Riccardo Zucconi è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Interventi di fine seduta (ore 20).

PRESIDENTE. Ci sono alcuni interventi di fine seduta. Colleghi, per consentire ai vostri colleghi di fare interventi, pregherei di fare un maggior silenzio.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà. Colleghi, invito al silenzio. Prego.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ieri è iniziato a Milano il processo per gli ex vertici del Monte dei Paschi. Sono accusati Fabrizio Viola, ex presidente, Alessandro Profumo, ex AD e attuale AD di Leonardo, ex Finmeccanica, e Paolo Salvadori, ex presidente del collegio dei revisori, per la speculazione e per i derivati Santorini e Alexandria, accusati di aggiotaggio e falso in bilancio.

Il Vicepremier Di Maio ha criticato quanto avvenuto al Monte dei Paschi e ha usato delle parole durissime, che vorrei testualmente leggere: “Il sistema bancario la deve pagare - ha detto - perché ha avuto un atteggiamento arrogante infischiandosene dei risparmiatori e dello Stato ed è stato protetto da ambienti politici”.

Mi sento di sottoscrivere anche le virgole di quanto dice il Vicepremier Di Maio. Peccato che il Governo ieri non si sia costituito parte civile a tale processo, permettendo così ai colpevoli di non pagarla, ritenendo di non dover dare il proprio contributo e mettendo il Governo, ancora una volta, in una condizione di sudditanza con chi ha distrutto il sistema bancario.

Tremila piccoli azionisti e decine di centinaia di risparmiatori si sono costituiti parte civile. Il Monte dei Paschi, la Fondazione, Banca d'Italia, Consob e il Governo no. Credo che questo silenzio delle istituzioni sia stato gravissimo. Per il Governo c'è ancora una possibilità di rimediare: può procedere direttamente in sede civile e chiedere il risarcimento, perché ha un interesse diretto e perché solo lo scorso anno…

PRESIDENTE. Colleghi, è poco rispettoso nei confronti del collega che sta intervenendo. Vi prego di fare maggior silenzio.

Collega, lei ha finito il suo tempo. Concluda.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). …perché solo lo scorso anno il Governo ha versato quasi 5 miliardi di euro per risanare il Monte dei Paschi. Quindi, c'è un interesse diretto e, nonostante che il Governo ad oggi non si sia costituito parte civile e non ci siano più i tempi per costituirsi parte civile nel processo penale, può ed ha ancora tempo per procedere in sede civile. Se non lo farà sarà corresponsabile, come il Partito Democratico e i Governi precedenti, del disastro di Monte dei Paschi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparvi. Ne ha facoltà.

VIRGINIO CAPARVI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere il plauso dell'Aula a proposito di un evento sportivo importante: in un anno in cui abbiamo visto la nostra nazionale a casa e le altre giocare il mondiale, in un'altra disciplina ci stiamo distinguendo positivamente. Si tratta della nazionale femminile paralimpica (Applausi), che ha ottenuto l'accesso per la prima volta ai mondiali e si è qualificata ai quarti di finale, battendo l'Iran.

Esprimiamo orgoglio, un plauso e un incoraggiamento per il prosieguo al direttore tecnico Amauri Ribeiro e alle atlete Giulia Bellandi, Raffaella Battaglia, Giulia Aringhieri, Francesca Bosio, Sara Cirelli, Sara Desini, Silvia Biasi, Flavia Barigelli, Eva Ceccatelli, Alessandra Vitale, Michela Magnani e Roberta Pedrelli. Grazie e forza azzurre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caparvi. La Presidenza si associa al suo augurio.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Monaco. Ne ha facoltà.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Signor Presidente, signori colleghi, voglio soltanto rendere la mia vicinanza alla famiglia di un ragazzo di 32 anni. Stamane, alle ore undici e trenta, a San Felice a Cancello si sono svolti i funerali di questo ragazzo, un giovane di 32 anni che ha perso la vita mentre lavorava presso un pastificio di Polvica di Nola. Ancora una morte bianca: rispetto per la morte di un operaio, ma anche voglia di conoscere cosa sia accaduto in quel pomeriggio della scorsa settimana nel reparto imballaggio del pastificio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Azzolina. Ne ha facoltà.

LUCIA AZZOLINA (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, la provincia di Biella è attraversata da una ricca rete di corsi d'acqua. Grazie alla medesima aveva sviluppato una florida industria tessile, entrata pesantemente in crisi negli ultimi anni.

La regione Piemonte ha dato compimento alle norme del piano di tutela delle acque approvato nel marzo 2017, riservando una specifica attenzione alle peculiarità territoriali e ambientali dell'area denominata Valledora. Tale area è sede di una situazione alquanto complessa: in assenza di un'adeguata pianificazione del territorio si è assistito ad un proliferare di attività estrattive, industriali, di smaltimento di rifiuti, laddove la conformazione idrogeologica rende i sistemi acquiferi particolarmente vulnerabili.

Valledora rappresenta una fascia detta tampone a protezione degli acquiferi profondi. I cittadini di Biella e di Vercelli chiedono come sia possibile dare corso ad un iter autorizzativo per la realizzazione, su un terreno a vocazione agricola sito nel comune di Salussola, di una discarica dedicata allo smaltimento di amianto dalla volumetria lorda di quasi due milioni di metri cubi, cioè un palazzo di sei piani, praticamente, con il rischio di contaminazione delle falde e di inquinamento dei terreni agricoli circostanti, dove sono presenti ben 25 mila ettari di colture viticole e risicole, e l'unica DOP italiana per il riso di Baraggia.

Come il Ministro Costa ha detto, bisogna difendere l'inviolabile necessità di accesso all'acqua, la cui natura di bene comune è già sancita in Italia. Forse si tratta solo di uscire da questo isterico egoismo nel considerare le risorse per oggi senza pensare ad un domani, alle generazioni future (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Ricordiamo tutti le bruttissime immagini dell'aggressione di una donna nel Roxy Bar, in zona Anagnina, a Roma. Gli aggressori erano due esponenti della famiglia Casamonica. In quel caso, questa donna e i proprietari del bar, Roxana e Marian, non hanno avuto paura, non hanno abbassato la testa e hanno denunciato.

È notizia di ieri che il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il PM Giovanni Musarò hanno condotto un'inchiesta molto importante e coraggiosa, che ha portato all'arresto di oltre 30 persone tra Roma e le province di Reggio Calabria e Cosenza.

Gli arresti coinvolgono proprio i Casamonica, la famiglia Spada e quella 'ndranghetista degli Strangio di San Luca. Secondo la procura, gli arrestati sarebbero responsabili tra loro e con ruoli diversi di avere costituito un'organizzazione criminale finalizzata a commettere diversi reati, e stiamo parlando di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, concessione illecita di finanziamenti ed altri delitti.

Il tutto per un totale di 55 capi di imputazione. La procura non ha dubbi: si tratta di reati commessi con l'aggravante del metodo mafioso, ed è la prima volta, Presidente, che alla famiglia Casamonica viene contestato il reato dell'articolo 416-bis del codice penale, ossia l'associazione a delinquere di stampo mafioso. E non è difficile comprenderlo, se le parole di alcune vittime dell'estorsione e dell'usura emerse dalle intercettazioni denotano un clima di paura e terrore, con una forza intimidatrice del clan che rispecchia nelle forme e nelle modalità quella della 'ndrangheta calabrese, come confermato da un collaboratore di giustizia, Massimiliano Fazzari, originario di Rosarno.

Ma anche in questa inchiesta un ruolo fondamentale è rivestito da una donna, una donna che senza paura ha collaborato con la magistratura, una donna che è fuggita di casa dopo essere stata segregata e controllata da altre donne della famiglia, e, una volta libera, ha iniziato a raccontare tutto quello che sapeva. Per tutto questo voglio innanzitutto dire grazie all'Arma dei carabinieri e alla Direzione distrettuale antimafia della procura di Roma per l'ottimo lavoro svolto e che stanno continuando a svolgere, ma soprattutto mi sento di dire grazie alle persone che denunciano, che trovano la forza di denunciare il proprio aggressore. Grazie a questa inchiesta, grazie agli arresti e ai sequestri, un colpo è stato sferrato al clan Casamonica, e possiamo dire a gran voce: fuori la mafia da Roma (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività. A stabilirlo è la prima parte dell'articolo 32 della nostra Costituzione; un articolo che, però, a Taranto, la mia città, da tempo ha perso ogni tipo di valenza, trasformandosi in un semplice desiderio irrealizzabile. Come voi tutti sapete, la cosiddetta “città dei due mari” da anni vive una situazione ambientale che ormai ha superato qualsiasi livello di emergenza, come affermato dall'Organizzazione mondiale della sanità. Avvolta dall'abbraccio mortale dei fumi dello stabilimento siderurgico e delle esalazioni dell'ENI, Taranto è in attesa di conoscere il proprio destino. Al riguardo posso sostenere, senza timore di smentita, che il Ministro Di Maio sta lavorando alacremente per risolvere al meglio la vertenza Ilva e restituire certezze agli abitanti e ai lavoratori di un territorio letteralmente devastato e stremato dalle continue aggressioni, soprattutto a livello ambientale.

Abitanti e lavoratori che nella notte appena trascorsa hanno dovuto subire l'ennesimo schiaffo da parte di chi di quel diritto alla salute contemplato dall'articolo 32 della Costituzione se ne fa beffe. Mi sono giunte notizie secondo cui a Taranto, nel corso delle ore notturne, a causa di emissioni odorigene provenienti dall'ENI, l'aria è diventata irrespirabile, fino al punto da avere provocato anche malori fra i soggetti più sensibili. Non è la prima volta che accade, non è la prima volta che viene segnalato; eppure, chi dovrebbe impedire il verificarsi di tali situazioni continua a minimizzare, parlando di fenomeni episodici, causati da non meglio precisati inconvenienti tecnici. Non so se questo tipo di chiarimenti, che poi non chiariscono nulla, renderà più tranquilla la popolazione, ma so che è giunto il momento di dire basta a chi crede che la solita nota stampa sia sufficiente per tacitare una cittadinanza che è stanca di dover subire senza poter sentire e far sentire la propria voce.

È bene che si capisca che chi continua ad inquinare debba assumersi ogni tipo di responsabilità: ad abbassare la testa non deve essere Taranto, ma chi la oltraggia quotidianamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente Rosato, colleghi, domani si ricorderà il centotreesimo anniversario della seconda battaglia dell'Isonzo, nota più comunemente come battaglia del Podgora, che è stata una delle pagine forse meno note, ma certamente fra le più sanguinose del primo conflitto mondiale, in particolare per quel che riguarda l'Arma dei carabinieri. È una ricorrenza rivestita di un'importanza molto significativa, soprattutto nel 2018, quando ricordiamo in Italia ed in Europa il centenario della fine della Grande Guerra. La battaglia del Podgora è stata combattuta il 19 luglio del 1915, Presidente, sulle pendici del Monte Podgora, sopra la città di Gorizia e sopra il fiume Isonzo. Fu uno dei primi tentativi che portarono, dopo il conflitto, alla temporanea ridefinizione dei confini nazionali, includendo in Italia Gorizia, conquistata nel 1916, e grandissima parte del suo territorio. Lo scontro fu sanguinosissimo: si concluse con 53 carabinieri caduti, 400 feriti e 11 dispersi, e vide protagonisti i Carabinieri Reali del secondo e terzo battaglione del Reggimento Mobilitato che aveva sede a Cormons. Avevano raggiunto la quota 240 del Podgora, ma vennero respinti da preponderanti forze imperiali. L'attacco iniziò all'alba del 19 luglio e venne arrestato dall'incessante fuoco nemico.

È un dovere, io credo, oggi ricordare il sacrificio di quei soldati, di quei ragazzi: probabilmente senza di loro oggi non saremmo qui (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Presidente, oggi ragionavo su com'è strana delle volte la storia, su quali strane coincidenze si presentino. Ci pensavo quando aprendo il giornale questa mattina ho visto la faccia atterrita, lo sguardo smarrito, disperato di Josephine, quella donna lasciata in mezzo al mare che è stata alla fine salvata: una donna il cui sguardo sembrava lo sguardo di una persona che è appena tornata dall'inferno, una persona che sa di essere nata dalla parte sbagliata del mare e di avere il colore della pelle sbagliato. E pensavo che fosse una coincidenza perché proprio oggi, Presidente, è il Mandela Day: 100 anni fa nasceva Nelson Mandela, un grande uomo che ha cambiato la storia; un uomo che passeggiando in una cella per 27 anni, una cella grande 2 per 2, ci ha insegnato che la storia si può cambiare e ci ha insegnato che un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso. E il sogno, signor Presidente, era di avere una società rispettosa, una società inclusiva, una società che non facesse distinzione per il colore della pelle, per l'orientamento sessuale, la nazionalità, la religione, l'abilità. In poche parole, Presidente, una società non razzista. E a cent'anni dalla nascita di Mandela abbiamo scoperto che dobbiamo ancora sognare, perché non abbiamo ancora vinto, signor Presidente: ce l'ha detto Josephine, con il suo sguardo atterrito, di una persona che è tornata dall'altra parte dell'inferno.

Una volta Nelson Mandela ebbe a dire che nella vita di qualunque nazione viene sempre il momento in cui restano soltanto due opzioni: arrendersi o combattere. Per sconfiggere il razzismo, signor Presidente, non c'è ombra di dubbio sul da farsi: noi continueremo a combattere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Presidente, intervengo per sollecitare la risposta del Governo ad un'interrogazione, un'interrogazione firmata dal collega Vazio e dal sottoscritto, la n. 3-00040, che è relativa tra le altre cose ai rapporti intercorsi tra l'attuale Ministro Bonafede, l'attuale Ministro Di Maio e Luca Lanzalone, l'avvocato coinvolto nell'inchiesta sullo stadio di Roma, già presidente dell'ACEA.

Perché è importante secondo noi che il Governo risponda a questa interrogazione? Perché quasi quotidianamente si ripetono notizie circa l'utilizzo del cosiddetto ormai metodo Lanzalone in varie parti d'Italia, ovvero in varie amministrazioni a 5 Stelle: in particolare l'amministrazione di Roma, del sindaco Raggi, l'amministrazione di Livorno del sindaco Nogarin. Questa mattina in particolare sul quotidiano la Repubblica abbiamo letto una coraggiosa inchiesta, nella quale emergeva il metodo Lanzalone applicato a Livorno, ovvero l'azione di una vera e propria cricca che agiva all'interno della municipalizzata Aamps: una cricca con un metodo sperimentato, secondo il quale per esempio Lanzalone presiedeva l'assemblea della municipalizzata Aamps senza averne alcun titolo, ma in rappresentanza del sindaco Nogarin, quell'assemblea nominava un CdA, e di lì a poco quel CdA deliberava ricchissimi compensi all'indirizzo dello studio dell'avvocato Lanzalone. Un metodo appunto sperimentato, sul quale dev'essere fatta piena luce (naturalmente la magistratura ci sta lavorando), ma sul quale noi crediamo sia importante che il Governo risponda: naturalmente non nel merito dell'inchiesta, ma per l'appunto nel merito dei rapporti intercorsi tra Lanzalone, Di Maio e Bonafede.

Soprattutto il ruolo avuto da Di Maio e Bonafede nell'ascesa politica di Lanzalone presso le amministrazioni a 5 Stelle: un ruolo che ha visto Di Maio e Bonafede attivi già quando erano parlamentari e sul quale ci sono notizie discordanti. Fatto sta che sia Di Maio che Bonafede hanno recentemente dichiarato come da loro siano venuti consigli nei confronti delle amministrazioni 5 Stelle riguardo all'avvocato Lanzalone, relativamente appunto al suo ottimo curriculum professionale, svolto per esempio nell'amministrazione 5 Stelle di Livorno. Per questo noi chiediamo con forza che il Governo risponda in Aula sull'interrogazione n. 3-00040 firmata dal collega Vazio e dal sottoscritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata per le ore 20,40 di stasera.

Sospendo la seduta, che riprenderà al termine di tale riunione.

La seduta, sospesa alle 20,15, è ripresa alle 21,48.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 19 luglio 2018 - Ore 9:

(ore 9 e dopo la riunione del Parlamento in seduta comune)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 435 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (Approvato dal Senato). (C. 804)

Relatore: PATASSINI.

2. Seguito della discussione delle mozioni Carnevali ed altri n. 1-00009, Rostan ed altri n. 1-00012, Rizzetto ed altri n. 1-00016, D'Uva, Molinari ed altri n. 1-00018, Lupi e Schullian n. 1-00020 e Aprea ed altri n. 1-00023 concernenti iniziative volte ad implementare il reddito di inclusione .

3. Seguito della discussione delle mozioni Gelmini ed altri n. 1-00010, D'Uva, Molinari ed altri n. 1-00017 e Lucaselli ed altri n. 1-00019 concernenti iniziative volte a favorire il rientro delle imprese italiane che hanno delocalizzato la produzione all'estero .

La seduta termina alle 21,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Casa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 39 la deputata Sarti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 45 la deputata Covolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 804 - em. 010.2 504 390 114 196 111 279 63 Resp.
2 Nominale art. agg. 010.01 512 510 2 256 231 279 63 Resp.
3 Nominale art. agg. 010.02 523 522 1 262 238 284 61 Resp.
4 Nominale art. agg. 010.03 517 516 1 259 235 281 61 Resp.
5 Nominale em. 011.1 517 516 1 259 233 283 59 Resp.
6 Nominale em. 011.2 507 506 1 254 229 277 59 Resp.
7 Nominale art. agg. 012.01 511 510 1 256 226 284 59 Resp.
8 Nominale art.agg.013.02,013.03,013.04,013.05 519 518 1 260 237 281 59 Resp.
9 Nominale art. agg. 013.01 524 523 1 262 242 281 58 Resp.
10 Nominale art. agg. 013.06 507 505 2 253 231 274 59 Resp.
11 Nominale art. agg. 013.07 509 508 1 255 232 276 59 Resp.
12 Nominale art. agg. 013.010 513 511 2 256 235 276 59 Resp.
13 Nominale art. agg. 013.08 515 514 1 258 234 280 58 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale art. agg. 013.09 509 391 118 196 114 277 59 Resp.
15 Nominale em. 014.1 514 513 1 257 228 285 58 Resp.
16 Nominale em. 015.11, 015.5 508 504 4 253 223 281 59 Resp.
17 Nominale em. 015.12 514 513 1 257 228 285 59 Resp.
18 Nominale em. 015.8 499 495 4 248 217 278 59 Resp.
19 Nominale em. 015.7 514 513 1 257 232 281 59 Resp.
20 Nominale em. 015.100 508 507 1 254 229 278 59 Resp.
21 Nominale em. 015.13, 015.50 503 502 1 252 225 277 58 Resp.
22 Nominale em. 015.14 510 506 4 254 225 281 58 Resp.
23 Nominale art. agg. 015.025,015.06,015.05 505 501 4 251 220 281 58 Resp.
24 Nominale art. agg. 015.0102 502 502 0 252 224 278 58 Resp.
25 Nominale art. agg. 015.021 498 495 3 248 219 276 58 Resp.
26 Nominale art. agg. 015.01, 015.08 502 499 3 250 224 275 58 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale art. agg. 015.09 508 507 1 254 228 279 58 Resp.
28 Nominale art. agg. 015.010 503 499 4 250 221 278 58 Resp.
29 Nominale art. agg. 015.0100 516 515 1 258 230 285 58 Resp.
30 Nominale art. agg. 015.024 518 518 0 260 234 284 58 Resp.
31 Nominale art. agg. 015.03 511 508 3 255 226 282 58 Resp.
32 Nominale art. agg. 015.0101 514 514 0 258 231 283 58 Resp.
33 Nominale art. agg. 015.028, 015.029 510 510 0 256 227 283 58 Resp.
34 Nominale art. agg. 015.015 503 500 3 251 220 280 58 Resp.
35 Nominale art. agg. 015.014, 015.023 506 506 0 254 228 278 58 Resp.
36 Nominale art. agg. 015.016 503 503 0 252 226 277 58 Resp.
37 Nominale art. agg. 015.013, 015.031 511 511 0 256 227 284 58 Resp.
38 Nominale art. agg. 015.018, 015.020 514 514 0 258 230 284 58 Resp.
39 Nominale art. agg. 015.017, 015.033 509 509 0 255 227 282 58 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale art. agg. 015.034 513 513 0 257 231 282 58 Resp.
41 Nominale art. agg. 015.019 512 511 1 256 232 279 58 Resp.
42 Nominale art. agg. 015.050 510 508 2 255 229 279 58 Resp.
43 Nominale em. 1.1 511 508 3 255 229 279 58 Resp.
44 Nominale em. 1.8 517 516 1 259 234 282 58 Resp.
45 Nominale em. 1.103 515 514 1 258 230 284 54 Resp.
46 Nominale em. 1.2 519 518 1 260 231 287 53 Resp.
47 Nominale em. 1.6 520 519 1 260 230 289 52 Resp.
48 Nominale em. 1.9 518 517 1 259 231 286 50 Resp.
49 Nominale em. 1.100 521 517 4 259 229 288 50 Resp.
50 Nominale em. 1.11 517 516 1 259 227 289 50 Resp.
51 Segreta 2 Comp. Cons. Presid. Giust. Ammin. 536 515 21 315 489 26 40 Appr.
52 Segreta 2 Comp. Cons. Pres. Corte dei Conti 534 517 17 315 490 27 40 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 53)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Segreta 2 Comp. Cons. Presid. Giust. Tribut 534 516 18 315 469 47 40 Appr.