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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 28 di martedì 17 luglio 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 13 luglio 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bazzaro, Benamati, Caiata, Corda, Davide Crippa, Gallo, Liuzzi, Perego Di Cremnago, Rizzo e Saltamartini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale (A.C. 764) (ore 10,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 764: Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale.

Ricordo che nella seduta del 12 luglio si è concluso l'esame degli emendamenti e sono stati ritirati dai presentatori tutti gli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 764)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Noi voteremo contro. Eravamo già contrari perché ci rifiutiamo di pensare che questo Paese non abbia altri strumenti che un decreto-legge per spostare gli uffici di un suo tribunale e di una sua procura e per concedere del tempo. Ci pare che il Governo stia usando un bazooka per ammazzare una zanzara. Questo modo di legiferare è di fatto un modo di sanare; ora siamo consapevoli che le responsabilità sono di tanti e che si sono accumulate in tanti anni, ma, se non è il Governo del cambiamento che dà un segnale che le cose si possono cambiare, chi dovrebbe farlo? Non staremo mica scoprendo che governare è più complicato che urlare e che governare è più complicato che comandare?

Con questo provvedimento noi stiamo sanando incompetenze e scaricabarile vari; saniamo di fatto la mancata assunzione di responsabilità da parte di molti e lo facciamo nel peggiore dei modi perché un decreto-legge prevede mille scorciatoie, perché un decreto-legge consente meno sforzo, non più sforzo, ma crea un precedente tremendo. Che messaggio passa oggi nel Paese? Il messaggio che passa è: “Non preoccupatevi di fare le cose per bene, di farle con cura, continuate con i ritardi, fregatevene; ci saranno sempre un Governo e un Parlamento pronti a salvarvi alla fine, quando tutto starà saltando per aria”. È un atto che chiede e suggerisce più irresponsabilità, diffusa in questo Paese, non più assunzioni di responsabilità. Vede, Presidente, questo è il Paese in cui niente è normale ed è il Paese in cui tutto diventa normale; altro che cambiamento, questo è il Governo di questa normalità.

E poi la scorsa settimana - voglio ricordarcelo in questa apertura di seduta - abbiamo passato 12 ore a discutere di vicende potenzialmente gravi, legate alla proprietà dell'immobile, dove è previsto il trasferimento degli uffici, e tutto ciò che siamo riusciti ad ottenere è che il Ministro ha disposto un approfondimento. Quindi noi convertiamo un decreto-legge, che per sua natura è un provvedimento che si regge sul presupposto dell'urgenza, senza sapere a cosa porterà questo approfondimento, se ci sarà uno slittamento dei tempi e se ci saranno altre conseguenze. E abbiamo messo in questo atto normativo un termine necessariamente stretto e vorrei ben sperare che a settembre il Governo non venga in Aula a dirci che serve una proroga e quindi che stiamo riproducendo ancora una volta un film visto troppe volte.

Non c'è a nostro avviso una sola ragione per votare questo decreto-legge: con un solo provvedimento siamo riusciti a rendere meglio di mille dichiarazioni alla stampa o di tweet la mancanza di ogni minima arte di governare, l'inconcludenza del Governo e anche un certo tasso di opacità. Questo decreto-legge è la prima avvisaglia di un vostro delirio di onnipotenza normativa, ma non si governa scrivendo maldestramente leggi, non si governa d'imperio, si governa legiferando solo quando davvero serve, si governa ricucendo il tessuto dei rapporti istituzionali e sociali che stanno dietro ogni provvedimento, praticando quella sottile, complicata difficile arte della cura, in questo caso anche a livello territoriale e ricostruendo quei rapporti che sono così sfibrati nel nostro Paese.

Si governa avendo chiara la malattia, avendo chiare la diagnosi e la prognosi e non solo impugnando un bisturi e iniziando a tagliare senza neppure capire che corpo abbiamo tra le mani.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fusacchia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte al primo decreto-legge portato in quest'Aula dalla nuova maggioranza. Non è un decreto di riforma, non facciamo qui oggi una delle riforme di cui il Paese ha bisogno, né continuiamo quelle iniziate negli scorsi anni, come invece auspicavano da più parti anche tutti i rivelatori economici che in questi giorni hanno sancito un momento di fermo dell'economia italiana, probabilmente proprio dovuto a una mancata percezione di un proseguimento di un cammino riformatore. Siamo invece di fronte a uno di quei provvedimenti che nascono per risolvere una situazione di emergenza. Allora, con un certo pragmatismo - perché poi è di questo che si tratta, cioè di trasformare e occuparsi delle cose concrete - noi ci saremmo apprestati a affrontare questo decreto dal punto di vista dell'opposizione rispetto alla soluzione di un problema, la soluzione di un problema concreto, cioè il fatto che il 17 maggio scorso, pochi giorni prima dell'insediamento del nuovo Governo, una perizia dichiarava inagibile il tribunale di Bari e che quindi in poco tempo, dopo il passaggio nelle tende, bisognava individuare un nuovo edificio. Questa è una cosa pratica, cioè stiamo parlando di come dare risposte ai cittadini, agli organi giudiziari, agli avvocati, agli operatori che lavorano nei tribunali, quindi a problema pratico soluzione pratica. Ci sono tanti modi per risolvere i problemi pratici e trovare delle soluzioni e questo fa la differenza, fa la differenza tra chi governa e chi non lo fa. Purtroppo nell'esordio di questa nuova maggioranza il Governo non c'è stato, non c'è stato un approccio pragmatico alla soluzione del problema e probabilmente questo arzigogolato decreto creerà ancora più problemi. Nel dibattito surreale che si è tenuto per ben dodici ore qui, la scorsa settimana - e non stavamo parlando del “decreto dignità”, di una riforma del mercato del lavoro, ma stavamo parlando dello spostamento di un tribunale, per dodici ore - sono emerse delle domande che sono state presentate non da membri dell'opposizione in un dibattito politico, ma sulla stampa. Queste domande sono molto chiare e molto semplici e attengono anche queste a problemi reali e concreti. Prima domanda: perché il Ministro Bonafede nell'esercizio dell'azione di Governo - che non è cosa semplice, ma è cosa complessa e richiede innanzitutto e sempre l'assunzione di una responsabilità e di un rischio, che non è semplicemente metterci la faccia, ma rischiare nel trovare nuove soluzioni - non ha dato seguito alla richiesta degli stessi operatori giudiziari e della minoranza, nella fase in cui si cercava una soluzione, di essere commissario straordinario con riguardo a una vicenda talmente urgente per la quale è stato fatto un decreto? Se la vicenda non fosse stata urgente ed emergente il decreto non ci sarebbe stato, ci sarebbe stata una normale procedura amministrativa; siccome abbiamo avuto bisogno di un decreto è evidente che c'è stata la necessità di un'assunzione di responsabilità in più e questa minoranza ha chiesto alla maggioranza cioè al Ministro di occuparsene in prima persona perché i vulnus in una procedura amministrativa così veloce e con tante incognite sono molti, come infatti si è dimostrato. Il Ministro ha detto “no” e nelle varie interpretazioni - perché qui purtroppo siccome è difficile ascoltare in prima persona, leggiamo le cose su Facebook e Twitter, e quindi sapete che la ricostruzione non è sempre facile nell'orientamento - pare che il motivo principale per cui il Ministro non abbia voluto assumere su di sé il ruolo di commissario sia quello che in Italia con i commissari poi non si sa mai come le cose vanno a finire. Però, quando il commissario sei tu, lo sai bene come vanno a finire, le cominci e le finisci. Quindi è un assunzione personale, in più con l'appoggio della minoranza.

Secondo elemento non chiarito. Quindi, il Ministro decide di non fare il commissario di questa procedura d'urgenza, che richiede lo spostamento di tutti gli atti e di tutti i fascicoli di un intero tribunale, per cui si richiede anche la sospensione dei termini, aprendo un vulnus nella procedura ordinaria della prescrizione.

In questo contesto, apprendiamo dagli organi di stampa che l'edificio che sarebbe stato individuato, che era stato indicato anche il giorno prima in Commissione come edificio individuato, ha una vicenda definiamola nebulosa, che abbiamo appunto riscontrato dagli organi di stampa, sulla proprietà, che avrebbe avuto dei rapporti con personaggi non del tutto raccomandabili per quanto riguarda la regione Puglia.

Ora, noi non sappiamo se questo fatto sia vero, se non sia vero, come si intenda procedere, se la procedura sia corretta, se il fatto che questo edificio, acquistato solo quattro mesi prima a 4 milioni e poi affittato per i prossimi sei anni a 1,2 milioni, quindi con una plusvalenza, sia tutto trasparente; non lo sappiamo, nessuno ce l'ha detto, tant'è vero che poi si parla della necessità di fare ulteriori approfondimenti.

Quindi, ulteriore questione pratica: l'edificio individuato non è poi così tanto individuato e, a seguito di questo, il termine fissato per il 30 settembre rischia di non essere neanche il 30 e quindi ci troviamo a votare un provvedimento ad invarianza di bilancio, di spesa, così è definito nella relazione tecnica, quando tutta questa invarianza, sinceramente, non si capisce come possa avvenire, considerando che soltanto per effettuare le 60 mila notifiche avremo bisogno di un rafforzamento del personale, di perizie e di attività varie, che certamente non sono gratis. Ma questo non è perché uno non voglia spendere, ma perché è scritto così.

Allora, l'edificio qual è? Dove andrà a finire il tribunale di Bari? Farà un trasloco o ne farà due? Perché, a quanto pare, avremo la necessità di dislocare il tribunale e la procura in più edifici diversi, quindi creando un vero e proprio spezzatino, tutto ciò che gli operatori della giustizia non volevano nella città di Bari. Quando avremo la vera e reale operatività di questa struttura? Non si sa. Con quali procedure si potrà intervenire? Ad esempio: pare che questo edificio, tra l'altro, non sia neanche della metratura necessaria. Se il Ministro fosse stato il commissario straordinario, avrebbe potuto anche operare l'individuazione di un altro edificio di cui si era parlato, come quello della Guardia di finanza, interamente pubblico, attivare delle procedure d'urgenza per l'utilizzo di un edificio già nella disponibilità del demanio.

Ecco, queste sono le vicende. Come vedete, dietro tali questioni non c'è filosofia, non ci sono questioni riguardanti il futuro del Paese. È pratica, ma il Governo è anche pratica e l'Aula di questo Parlamento si sta occupando da diversi giorni del trasferimento di un edificio: del trasferimento di un edificio, non ci stiamo occupando dell'ILVA, non ci stiamo occupando delle crisi industriali del sistema Paese, ci stiamo occupando del trasferimento di un edificio!

E io credo che, insomma, voglio sperare, per le grandi questioni che noi abbiamo in campo, come Paese - si può aver votato partiti diversi, si può appartenere a partiti diversi, avere una cultura politica diversa -, che tutti in quest'Aula dobbiamo essere tenuti insieme da un unico obiettivo, cioè mantenere l'uscita dell'Italia dalla crisi, aumentare lo sviluppo di questo Paese, aumentare i posti di lavoro, aumentare il benessere degli italiani, diminuire lo stato d'ansia degli italiani, diminuire la paura che c'è in questo Paese, un sentimento violento, di cui non abbiamo bisogno: questo è il nostro obiettivo comune - voglio sperare - in quest'Aula.

E, allora, quello che vorrei dire al Ministro Bonafede: Ministro, è ancora in tempo, faccia il commissario di questo provvedimento, cerchiamo di affrontare in modo pratico i problemi pratici del Paese, perché, poi, il primo ottobre, quando per il tribunale di Bari non ci sarà una soluzione, saremo tutti nuovamente qui a occuparci di questo e probabilmente ci dovremmo dedicare altre 24, 48, 60 ore di Aula, tolte a cose più emergenti e che potevano essere affrontate semplicemente con una buona amministrazione (Applausidei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Presidente, grazie, onorevoli colleghi buongiorno, prendo la parola per l'ultima volta in merito a questo decreto-legge.

Avrei voluto ricordare, Presidente, il 12 luglio come una giornata di esempio di buona politica, perché finalmente, grazie ai buoni uffici del Presidente della Camera, che ha messo d'accordo maggioranza e minoranza, finalmente è venuto meno uno di quei privilegi che naturalmente ha segnato la distanza fra il politico, il parlamentare e la cittadinanza. Quindi, avrei voluto ricordare il 12 luglio soltanto per questo; invece, mi costa ricordare il 12 luglio anche per un una falsa partenza da parte del Governo, con un decreto-legge che, sinceramente, mortifica in punto di diritto le esigenze di un distretto, il distretto della corte d'appello di Bari, rispetto ad un'esigenza che, invece, andava, secondo me, gestita diversamente.

Ebbene, il decreto-legge risulta, secondo me, deprivato del suo scopo, perché non soddisfa l'emergenza, Presidente. Si dice che urge ripristinare il regolare ordinato svolgimento dei processi e poi ci si limita a sospendere la prescrizione - in realtà, tutti i termini processuali, ma, in particolare, la prescrizione - senza provvedere nulla in merito all'immobile e all'inagibilità, senza pensare a risolvere il problema. Quindi, c'è certamente uno scollamento il presupposto del decreto-legge e la finalità che si prefissa di raggiungere.

Naturalmente, il Ministro è venuto qui - e ringrazio oggi ancora della sua presenza in Aula - a dire: io sono andato a Bari, c'ho messo la faccia. Io ho la vaga sensazione che, oltre alla faccia, occorreva anche un pizzico di coraggio, perché, quando noi, anche in sede di Commissione, abbiamo sollecitato una gestione della questione da parte del Ministro con poteri straordinari, lo abbiamo fatto ritenendo che questi poteri potessero essere affidati proprio alla sua persona, quindi con un gesto di estrema fiducia, che avrebbe dovuto comportare da parte sua un contro-gesto di coraggio, assumersi delle responsabilità e probabilmente non sarebbero successe le cose spiacevoli del 12 luglio.

Detto questo, si sospende la prescrizione. Vede, Presidente, io sono dell'idea che qui si confonda ancora una volta la prescrizione con la ragionevole durata del processo, cioè si fa della prescrizione un vessillo, una bandiera, un modo per fare ancora propaganda elettorale, quando in realtà la prescrizione non è il problema: il problema è la lungaggine del processo, ma va gestita in maniera assolutamente diversa.

Poi si dimentica che la prescrizione - e questo dispiace, perché qui c'è un buon numero di giuristi - è stata gestita, nell'arco temporale dal 2015 al 2017, nella famosa e famigerata vicenda Taricco. La Corte costituzionale, unitamente poi alla Corte di giustizia, ci ha rappresentato che la prescrizione è una norma sostanziale, non è una norma di carattere processuale, quindi intervenire con un decreto-legge retroattivamente non è possibile, perché, lo dice la sentenza Taricco, è incostituzionale.

Ora, anche questo, purtroppo, ha rappresentato e rappresenta un vessillo, rappresenta un modo di propagandare un messaggio, soltanto che il messaggio, Presidente, è assolutamente sbagliato.

Abbiamo provato in sede di Commissione, ma anche qui in Aula, con gli emendamenti, ad apportare dei correttivi, perché i poteri straordinari avrebbero consentito un riequilibrio rispetto all'urgenza, perché la previsione di poteri straordinari avrebbe in qualche modo anche giustificato la possibilità di un decreto-legge e avrebbe, secondo me, anche messo in difficoltà la Consulta, perché avrebbe dovuto pesare le due esigenze e questo, invece, non è stato fatto.

Ancora, abbiamo ritenuto che dovesse essere precisata la circostanza che la corte d'assise non si trova all'interno del palazzo di giustizia, quindi una connotazione di carattere tecnico; davvero abbiamo cercato di contribuire alla causa con ogni emendamento e anche questo, Presidente, non è stato preso in considerazione.

Ancora, i termini di fase: noi abbiamo ascoltato le persone che sono intervenute, che sono cittadini come tutti, che, però, hanno un ruolo specifico nel distretto della corte d'appello di Bari. E queste persone noi le abbiamo ascoltate in Commissione, con una giornata intensa di lavoro: loro, all'unanimità, hanno detto le stesse cose che noi abbiamo cercato di mettere all'interno degli emendamenti, quindi in chiave assolutamente costruttiva. Uno di questi, il procuratore capo, ci dice che le indagini preliminari continuano a Bari, continuano; e allora non è questo il termine che va sospeso, perché creerebbe inevitabilmente per gli indagati un vulnus, perché non si saprebbe in quale momento storico si sono verificate le indagini, non si possono verificare nella loro legittimità. Questo crea certamente un vulnus, ribadisco.

Allora, il termine da sospendere doveva essere quello, secondo me, dell'articolo 407, che è un termine individuato ex novo dalla riforma Orlando del 2017; ce l'abbiamo davvero a portata di mano, perché la riforma Orlando ha individuato un momento in cui c'era davvero il pericolo di una lungaggine e ha messo fine a questo pericolo.

L'articolo 407, comma 3-bis, ci dice che il pubblico ministero, finite le indagini, si deve determinare. Era questo, forse, il momento da sospendere, perché non era in grado il pubblico ministero di farlo, soprattutto perché non sapeva a quale tribunale, poi, si sarebbe rivolto. Alla fine, l'unico emendamento che poi è passato, che noi abbiamo presentato, è quello sulle misure cautelari personali, perché noi riteniamo che naturalmente la deroga alla sospensione non potesse riguardare soltanto la misura della custodia cautelare in carcere, ma anche tante altre misure cautelari, che riguardano naturalmente indagati, ma, soprattutto, vittime, in realtà. Infatti, pensiamo alla circostanza dell'allontanamento dalla casa familiare: questo avrebbe messo in crisi certamente la vittima di reati abbastanza gravi.

Quello che dispiace è che ho la sensazione - non voglio pensar male, però ho questa vaga sensazione - che questo emendamento sia stato accolto per evitare la contro-propaganda: Governo, tu non hai preso in considerazione le vittime.

Sono stanco, davvero, noi siamo stanchi di questa perenne campagna elettorale, e quindi ribadiamo il nostro “no” a un decreto-legge negletto, che mortifica il diritto in quel di Bari (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Federico Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente, buongiorno, Ministro, buongiorno, colleghe e colleghi.

Il Governo ha ritenuto di procedere nella vicenda del tribunale di Bari secondo il doppio binario dell'azione ordinaria e di quella straordinaria; l'ordinaria per risolvere i problemi logistici del tribunale di Bari, la straordinaria per intervenire sui termini processuali. Ha proceduto, cioè, secondo il mio punto di vista, in maniera invertita; invertendo, cioè, i termini dell'azione di Governo.

Sarebbe stato più ragionevole dotarsi di poteri straordinari per intervenire tempestivamente ed efficacemente nella risoluzione del problema logistico e far correre, invece, la vicenda giudiziaria sul binario dell'ordinarietà, fino a quando i poteri straordinari non avrebbero prodotto un primo risultato di approdo.

Che cosa è successo, invece, signor Ministro? È successo che lei ha fatto un elogio delle procedure ordinarie, perché esse consentono, anzi, evitano spazi, interstizi tipici delle procedure straordinarie in cui si annidano i germi della corruzione. È in linea di principio un ragionamento che condivido sul piano pratico, però che cosa è successo a Bari? Che il reperimento di una nuova sede, pure prontamente effettuato, si è rivelato nell'immediato non adeguato, per fatti che vanno al di là della volontà del Ministro e del Ministero, che si è trovato a fronteggiare l'evenienza tipica della procedura ordinaria, cioè il reperimento di un immobile che appartiene a una società che appartiene a una persona che, forse, è in odore di rapporti malavitosi. Dico “forse in odore” con tanti apici, perché in quest'Aula, nel discorso surreale che si è svolto, questo imprenditore è stato processato in tre gradi di giudizio in contumacia.

Questo dato neanche corrisponde proprio ai capisaldi di una democrazia che vive il principio di non colpevolezza come un principio di orientamento del dibattito politico. Succede, quindi, che adesso il Ministro deve fronteggiare la preoccupazione di dare seguito definitivamente al trasferimento degli uffici giudiziari di Bari in quell'edificio, nell'edificio di proprietà di quella società. Sappiamo che non avverrà, sappiamo che il Ministero si trova adesso a fronteggiare l'esigenza di una procedura di revoca in autotutela di quell'affidamento. Veniamo a sapere che probabilmente questa procedura di revoca in autotutela, signor Ministro, non potendosi motivare sulla presunta - tante virgolette - contiguità di quell'imprenditore ad ambienti malavitosi, probabilmente verrà motivata diversamente, perché si è venuto a scoprire che in un edificio vicino a quello reperito dal Ministro vi è la presenza di amianto. Quindi, c'è un rischio per la salute dei cittadini, anche dei cittadini che opereranno in quegli uffici giudiziari, talché il Ministro adesso, probabilmente, si avvierà a revocare in autotutela quell'affidamento, non per i motivi dibattuti nell'Aula parlamentare, ma per altri, a questo punto fortunosamente - mi permetto di soggiungere, non senza qualche malizia - sopravvenuti.

Questa scelta di binario ordinario per la soluzione logistica evidentemente sta creando notevoli contraccolpi all'azione di Governo, perché per certo - quello che avevamo già paventato in Commissione - per il 30 settembre non sarà risolto o non sarà definitivamente risolto il problema delle sedi dove si svolgeranno i processi del tribunale di Bari.

Sul piano, invece, del binario straordinario, cioè dal punto di vista dell'azione del Governo sui termini processuali, si è ritenuto di adottare un decreto che ha prodotto un dibattito in una prima parte virtuale, perché abbiamo discusso di quello che nel decreto non c'era, e in una seconda parte surreale - anche io ho utilizzato questa espressione in sede di discussione sulle linee generali -, perché con questo decreto si fa una forzatura notevole e, sotto il profilo politico, significativa in termini negativi, signor Ministro, del sistema processuale, e in particolare dei termini processuali. Cioè, il Governo immagina di poter sospendere la prescrizione di un certo novero di processi, neanche del tutto completo, e di processi anche in fasi diverse, con un decreto-legge, appigliando la necessità e l'urgenza che genera questo decreto all'aspetto logistico, alla difficoltà, al collasso del tribunale di Bari; problema che, invece, si è affrontato con le vie ordinarie. Quindi, la ragion d'essere del provvedimento straordinario viene affrontata per le vie ordinarie e, sul piano del provvedimento straordinario, si incide sul processo penale, che, invece, avrebbe bisogno di una procedura di riforma o, comunque, di interventi di carattere ordinario, di carattere legislativo.

E lo si fa forzando una norma, che è l'articolo 159, primo comma, del codice penale, che dice che la prescrizione può essere sospesa, oltre che per una certa categoria di ipotesi tassative, nel caso vi sia una legge che lo prevede. Ma una legge, signor Ministro, con le caratteristiche di generalità e astrattezza di una legge; non un decreto-legge formatosi su un caso specifico e racchiuso in un piccolo pezzo della storia giudiziaria italiana.

Quella legge a cui fa riferimento l'articolo 159, primo comma, è una legge con caratteristiche erga omnes, pensata per i casi futuri. Lei ha ritenuto - e chi l'ha consigliata l'ha indotta in errore - che si potesse, ex post, con un decreto, individuare una fonte legislativa idonea a intervenire ex ante, quindi anche per il passato, in violazione di un precetto costituzionale sacrosanto, rispetto a un caso specifico.

Che cosa ha prodotto questo, politicamente? E lo dico perché credo alla buona fede della sua intenzione, non soltanto per l'evocazione del suo cognome, ma anche per averla ascoltata. Ritengo che lei sia andato a Bari con l'intenzione vera e autentica di risolvere un problema e si è assunto una grave responsabilità, che, paradossalmente, oggi le viene contestata dagli avvocati di Bari, che scrivono - mi riferisco alle camere penali di Bari - che avrebbero preferito continuare a celebrare i processi nelle tende, rinviandoli a date di rinvio lunghe, fino a quando non sarebbe stato risolto sul piano logistico e organizzativo il problema della celebrazione degli stessi.

Quindi, per uno sforzo di generosità, forse concentrato troppo sugli aspetti mediatici e poco focalizzato sugli aspetti pratici, ora lei si trova a pagare lo scotto di un decreto che verrà sicuramente, per opinione diffusa - non di questo modesto parlamentare, che nella vita fa anche l'avvocato, ma di giureconsulti di indubitabile imparzialità, oltre che statura -, sanzionato dalla Corte costituzionale.

Le chiedo, quindi, di valutare ancora adesso, in limine litis, di fare un passo indietro, o, comunque, di sospendere questo percorso, perché si troverà alla fine di esso ancora con i problemi logistici da affrontare per le vie ordinarie, che, probabilmente, la costringeranno a trovare nuovi spazi di risoluzione del problema in futuro, perché è un problema che non si risolverà facilmente, e una norma che è mostruosa, una norma che è una bruttura, che resterà nell'ordinamento italiano portando il suo nome.

Una norma che viene descritta con la suggestione di cui sono capaci i penalisti, in questo caso, i penalisti di Bari, come un colpo di cipria sulle rughe della cattiva amministrazione della giustizia barese, che, in un qualche modo, lei sta così riempiendo di belletto.

Per queste ragioni mi vedo costretto ad annunciare il voto contrario del nostro gruppo alla conversione in legge del decreto-legge che porta il suo nome (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 10,33)

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 764)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, l'indecorosa situazione in cui versa la giustizia barese è il frutto di più di dieci anni di negligenza e colpevole disattenzione da parte dello Stato nei confronti del sistema giudiziario. La recente cronaca riferita al palazzo di giustizia penale è il triste epilogo di una tragedia annunciata. Sì, di una tragedia, perché solo di tragedia si può parlare quando viene minata una delle tre funzioni dello Stato, ed il medesimo non è in grado di garantire l'esercizio della difesa e del principio di legalità costituzionalmente riconosciuti. Ricordiamo che il decreto-legge n. 73 in esame, reso all'esito di una dichiarazione di inagibilità del tribunale penale da parte del sindaco di Bari, è una misura adottata dopo che lei Ministro è venuto a Bari, si è recato personalmente presso le tende che purtroppo albergavano al di fuori dello stesso tribunale e si è reso conto dell'indecorosa situazione nella quale si trovava il nostro tribunale.

Il Ministro della giustizia, in occasione del sopralluogo, aveva anche incontrato i lavoratori, i rappresentanti della magistratura e dell'avvocatura barese, rassicurandoli circa una pronta risoluzione, rigettando qualsiasi forma di commissariamento, avocando a sé ogni decisione e stimolando un'indagine di mercato finalizzata all'individuazione di una struttura alternativa. L'epilogo è il decreto-legge in esame, che stabilisce la sospensione dei processi penali pendenti davanti al tribunale di Bari in ogni fase e grado, nonché del corso di prescrizione fino al 30 settembre 2018.

La vicenda, Ministro, ha dell'incredibile, perché la totalità degli operatori del diritto in terra di Bari e non solo le hanno evidenziato - cito fra gli altri l'ANM, la procura della Repubblica, il consiglio dell'ordine degli avvocati, la camera penale di Bari, l'Organismo congressuale forense - il loro convinto disappunto, ipotizzando delle questioni di incostituzionalità che peraltro sono anche emerse durante il dibattito d'Aula della scorsa settimana. Anche per questo gli avvocati baresi ed italiani hanno manifestato il 26 giugno davanti al tribunale di Bari.

In questa dichiarazione di voto lasciamo traccia anche di alcuni elementi giuridici, cioè che autorevoli esponenti dell'avvocatura reputano che siano stati violati i principi costituzionali di cui agli articoli 2, 3, 24, 25, 97 e 111 della Costituzione. Infatti, in tema di diritto di agire e difendersi in giudizio (giusto processo), la sospensione dei procedimenti penali avrà delle inevitabili conseguenze che contrastano con i principi costituzionali richiamati agli articoli 24 e 111 della Costituzione. I ritardi facilmente prospettabili per la ripresa dei processi comporteranno gravi ostacoli nel regolare svolgimento del sistema giudiziario, sottraendo agli utenti dalla giustizia - indagati, imputati, parti offese - l'effettivo riconoscimento dei diritti e delle garanzie che la Costituzione e l'ordinamento riconoscono. Si fanno così gravare sulle parti coinvolte nei processi responsabilità e mancanze che invece vanno imputate allo Stato.

In secondo luogo, la sospensione contrasta anche con i più elementari principi di civiltà giuridica e legalità: articoli 2, 3 e 25 della Costituzione. Ancor più grave è che la disposizione prevista dal decreto-legge non sia stata preceduta da una situazione e una dichiarazione di stato di emergenza, così come è avvenuto a seguito di calamità naturali, ma sia stata indotta da una evidente incapacità di gestione dell'attività giudiziaria da parte del comune di Bari e da comportamenti negligenti da parte della politica che amministra da tempo la nostra città.

Mi sia consentito, Presidente: l'unica calamità è quella che è rappresentata dai Governi nazionali, regionali e comunali a guida Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che hanno portato allo sfacelo anche in tema di edilizia giudiziaria, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sentiamo quindi di condividere il disappunto manifestato dagli avvocati, in particolar modo dall'Unione delle camere penali, per cui sospendere la prescrizione fino a quando non cesserà la causa della sospensione significa oltretutto impedire il regolare esercizio della giustizia penale e del lavoro degli avvocati. Inoltre, i soggetti imputati in procedimenti pendenti presso il tribunale di Bari avrebbero un destino giudiziario differente rispetto ad altri imputati, evidentemente impegnati in giudizio in altri tribunali italiani. Viene così palesemente violato il principio di uguaglianza, articoli 3 e 25 della nostra Costituzione.

Sotto altro profilo, è altresì da considerare la violazione del principio di buon andamento, efficacia ed economicità desunto dall'articolo 97 della Costituzione. Non possono essere infatti, Presidente, trascurati i costi che le 60 mila notifiche, che evidentemente non potranno essere effettuate tutte tramite PEC, andranno a gravare sulle casse dello Stato.

Ancor peggio, la contestuale procedura di individuazione dell'immobile in cui amministrare la giustizia penale a seguito di un bando pubblicato il 25 maggio di quest'anno ha previsto l'individuazione di un immobile, quello sito in via Oberdan, l'ex immobile INPDAP, che i tecnici ci dicono essere non consono ad accogliere l'amministrazione della giustizia barese, perché in sostanza è più piccolo rispetto a quello che è stato sgombrato. Nelle relazioni tecniche è importante sottolineare come lo sgombero, dovuto a problemi di sismicità, sia stato causato proprio dall'enorme afflusso di gente presso il tribunale. Cosa succederà nel momento in cui affluiranno ancor più persone in un tribunale più piccolo? Ve lo siete chiesto questo?

E vi siete interrogati anche sui profili che hanno - come dire? - monopolizzato il dibattito d'Aula di giovedì scorso, rispetto anche alla moralità delle persone che mettono a disposizione questo immobile dell'amministrazione della giustizia? Possiamo assistere all'ignominia per cui noi andremo a comminare pene all'interno di un tribunale che è di proprietà, così come riportato, speriamo che non sia vero, da un'autorevole testata giornalistica nazionale. Sono queste allora le domande che noi rivolgiamo al Ministro, alla maggioranza, al Governo, e che speriamo abbiano in quest'Aula risposta.

Ma soprattutto, ancora una volta, si è reputato di non voler trovare una soluzione definitiva, dignitosa per l'amministrazione della giustizia barese. La nostra preoccupazione, Presidente, qual è? È che finora non si è riusciti ad evitare una tragedia per la giustizia penale, e ancor peggio si rischia di non riuscire ad evitare neanche quella scongiurabile dalla giustizia civile. Sì, perché c'è un tema a Bari di edilizia giudiziaria che il sottoscritto e il gruppo di Fratelli d'Italia avevano già evidenziato in un'interrogazione depositata il 5 giugno di quest'anno, nella quale appunto evidenziavamo le criticità che purtroppo - ahinoi, siamo stati Cassandra - sono emerse con la dichiarazione di inagibilità.

A tal proposito ricordiamo che con il decreto n. 155 del 2012 è stata attribuita una delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari, prevedendo una nuova organizzazione che ha portato alla soppressione delle cosiddette sedi distaccate dei tribunali. Tale revisione della geografia giudiziaria ha comportato notevoli criticità di natura logistica, strutturale, lavorativa, organizzativa, posto che gli operatori del diritto - il personale, gli utenti - attualmente sono riversati in strutture giudiziarie, come dimostrato, non in grado di accoglierli.

Si fa presente che lo stesso Governo aveva stanziato 5 milioni di euro destinati alla ristrutturazione della totalità dei siti giudiziari baresi, posto che all'esito della Conferenza permanente tenuta nel 2016 era stato evidenziato che nessuno dei siti che amministrano giustizia a Bari è a norma: anche gli uffici del giudice di pace appaiono insicuri e poco adeguati. La giustizia penale, prima del triste epilogo, veniva amministrata in uno stabile, frutto peraltro di un abuso edilizio, costruito per funzioni diverse da quella giurisdizionale, che non possedeva i minimi requisiti di sicurezza e decoro che dovrebbero richiedersi per un palazzo di giustizia.

Più di un decennio, Presidente, è stato caratterizzato da reiterate promesse di creazione di altri spazi, Cittadella della giustizia, ovvero Arcipelago della giustizia, ovvero altri immobili, ospedali militari, Cittadella della Guardia di finanza, quartiere San Paolo, villa Patrizia, Casermette, casa dello studente, tutte promesse oggi disattese e soluzioni neanche prese in considerazione, posto che si vuol porre un immobile - apro e chiudo una parentesi: privato, mentre quelli succitati erano pubblici - con caratteristiche assolutamente non funzionali a una decorosa amministrazione della giustizia.

Per questo, Ministro, ci saremmo aspettati anche misure concrete, contestuali al provvedimento di chiusura, che andassero incontro all'avvocatura locale…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Una su tutte, la sospensione della tassazione e della contribuzione per gli avvocati del foro barese che, di fatto, oggi, Ministro, sono senza lavoro, soprattutto i più giovani, a causa del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), così come richiesto dal consiglio dell'ordine degli avvocati e come contenuto in un emendamento da noi votato che avete avuto l'ottusità politica di respingere.

Ci auguriamo, quindi, Ministro, che in futuro vengano adottate le misure richieste. Per tutte queste ragioni, e concludo, noi voteremo contro il decreto in esame, perché saremo sempre dalla parte della giustizia, di chi l'amministra, di chi la difende, di tutti gli utenti, ma, soprattutto, siamo convinti difensori della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Non si può neanche immaginare di votare favorevolmente su questo decreto, significherebbe rinnegare secoli di storia di questo Paese, secoli di elaborazione costituzionale, non solo della giurisprudenza, ma di una semplice lettura delle norme costituzionali. Non c'è bisogno di elucubrazioni per rabbrividire di fronte a quanto stiamo per sottoporre all'Aula, ma, soprattutto, siamo di fronte ad una serie, Presidente, di falsi ideologici, che soltanto l'arroganza di chi ha i numeri in Aula può pensare di portare all'attenzione del Parlamento, senza che il bimbo di turno dica che il re è assolutamente nudo, perché chi vuole per un attimo sostenere che questo è un provvedimento necessario, indispensabile e corretto dice il falso e sa di dirlo dalla prima lettera all'ultima.

Presidente, l'articolo 77 della Costituzione prende le mosse da situazioni di eccezionale gravità e urgenza, cioè i decreti-legge non sono come le aspirine, che si prendono a qualsiasi mal di testa possa addivenire nell'ambito di un percorso legislativo; il decreto-legge ha una sua serietà e questo è un decreto-legge che vuole porre rimedio ad una situazione che nasce nel 2001 - lo ripeto: nasce nel 2001! - e l'insipienza dei nostri sindaci, dal sindaco Emiliano al sindaco Decaro, ha portato non ad una situazione di urgenza, ma a una prevedibile situazione di collasso.

Ecco perché, illustre Ministro, quegli immobili acquistati ad aprile e che, soltanto dopo pochi mesi, diventano sede di una inspiegabile scelta - e le dirò perché lei si assumerà una responsabilità, se per caso dovesse immaginare per un attimo di ratificare quella scelta -, non per quelle illazioni di stampa - che mi interessano fino a un certo punto, anzi, non mi interessano proprio; noi siamo garantisti, Forza Italia ha nel garantismo un suo DNA irrinunciabile -, ma perché quello è un immobile incapace di rispondere alle esigenze della nostra città.

È un immobile di 5.300 metri, solo quelli possono essere utilizzati, solo per le aule e, come le dirò e come risulta dagli atti, si trovano in una situazione logistica pazzesca, lo ripeto, pazzesca, impossibile da adibire a palazzo di giustizia, con un doppio trasloco, che costerà, il primo, 300 mila euro, il secondo, altri 300 mila euro. Questi danari, che voi dite che non volete spendere, con quale coraggio lei li spenderà, lei che fa tanto il Solone dal punto di vista del risparmio?

Tuttavia, Presidente, il tema della verità non teme smentite; diceva il mio maestro - il professor Contento, uno dei miei maestri - che la verità è un edificio in cui, da qualsiasi parte ci entri, arrivi esattamente sempre nello stesso luogo. Ebbene, da qualsiasi parte si entri in questo decreto, si giunge sempre alla stessa soluzione: è incostituzionale; lo ripeto: incostituzionale!

E lei vedrà, Presidente, che cosa accadrà quando, nei processi, si eccepirà la incostituzionalità della sospensione dei termini di prescrizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il danno che noi stiamo recando è alla giustizia, non barese, ma alla giustizia tout court, perché basterà un vagito di eccezione alla Corte costituzionale, che con tre sentenze è già intervenuta per dire che non si può intervenire a piedi uniti sulla prescrizione, istituto di diritto sostanziale, su reati già commessi; è scritto, leggetelo!

L'abbiamo detto, eppure, io non parlo, io non vedo e io non sento, anzi, questo è un Governo che non sente e non vede, ma, purtroppo, parla - lo ripeto: purtroppo, parla - e parla dicendo eresie dal punto di vista giuridico e con una incapacità di affrontare il contraddittorio preoccupante.

Io, se dovessi dire che cosa ho trovato terribile in questo momento, è l'impossibilità di un dialogo a un livello tecnico minimo, perché alle obiezioni tecniche si risponde semplicemente con degli slogan di tipo politico e questo non va bene, non è da aula parlamentare. Voi dovete affrontare i termini tecnici, guardate le norme, cercate di interpretarle, dateci una lettura che sia costituzionalmente orientata. Non ci venite a dire: noi siamo per la trasparenza, noi siamo per la legalità. La legalità non è un'opinione, la legalità è una scelta, è una conoscenza di norme, significa essere capaci di interloquire. Voi non siete capaci di interloquire; in Commissione è stato veramente disastroso l'intervento del Governo, disastroso! Nessuna capacità di essere effettivamente una parte nella interlocuzione.

Ebbene, se questa è la tipologia dell'intervento in questo provvedimento, Presidente, noi abbiamo alcune esigenze molto chiare. Innanzitutto, si sospendono i termini dei processi; lo sa il Ministro Bonafede che ci vogliono 60 mila notifiche? Allora, il gioco è veramente singolare, è un masochismo di tipo normativo veramente, come posso dire, quasi comico, paradossale, zelighiano, se mi fate passare questo termine. Cioè, io sospendo la prescrizione per tre mesi, ma innesco un meccanismo che, poi, mi porta ad allungare i processi, senza possibilità di sospensione, per due o tre anni, sicché avvicino la prescrizione; la sospendo per tre mesi, ma la avvicino di due o tre anni. Ma voi non vi rendete conto? Secondo me, siamo proprio al livello di - come posso dire - inimputabilità o imputabilità dal punto di vista normativo, di mancanza della capacità di intendere e volere dal punto vista normativo. Come si può pensare che, allungando i termini di notifica, si sospendono per tre mesi i termini di prescrizione? È un effetto paradossale, una eterogenesi dei fini di matrice impensabile. Eppure, nulla; da questo punto di vista, non c'è nessuna reazione. La mancanza di reattività è la cosa più preoccupante di fronte ad un'obiezione tecnica che non è soltanto mia, Presidente, ma è di tutti gli uffici giudiziari, della procura, della procura generale, del presidente della corte, del presidente del tribunale. Qui nessuno, nessuno può dire, se non per rispetto istituzionale nei confronti del Ministro, che questo è un buon provvedimento.

Ma, ancora, si sospendono, e l'ho detto, i termini di prescrizione con un richiamo puramente formale all'articolo 159, ma di questo la Corte costituzionale farà giustizia; tuttavia, la cosa più grave è il falso ideologico sulla clausola di invarianza finanziaria. Come potete dire che questo è un provvedimento che non costa? Manca proprio la consapevolezza; ha scritto qualcuno che il 90 per cento delle notifiche sarà posto in essere con la posta certificata; ma questa è - scusate - un'idiozia vera e propria! Chi scrive una cosa del genere sa bene di scrivere un'idiozia e allora, Presidente, su quel complottismo normativo, su coloro che avrebbero inserito proditoriamente in certi provvedimenti certe previsioni di perdita di posti di lavoro, io lo capovolgo e dico che c'è qualcuno che scrive delle cose false per consentire ai provvedimenti di andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Questa è la verità; va capovolto, perché chi scrive che non ci sono notifiche che provocano costi, scrive un falso e lo sa.

Allora, non mi stupisce, ovvero, mi stupisce che qualcuno possa pensare, capovolgendo, che arriva una manina che inserisce il dato che ottomila posti di lavoro sono persi; scusate se qualcuno fa il suo dovere in un caso, nell'altro caso, invece, nulla accade.

Allora, la serietà nell'approccio sui provvedimenti è fondamentale, ma voglio che restino agli atti alcune osservazioni sull'immobile “individuato?”, la cui individuazione in realtà è sospesa, perché apprendiamo che ieri è stata rinviata la Commissione permanente per mancanza dei documenti da parte del Ministero e mi auguro che sia un segnale attivo di resipiscenza, non contro, ma nell'interesse della mia città.

Allora, risulta che questo edificio individuato è in una pessima situazione per traffico veicolare, ha un passaggio a livello che impedisce i passaggi, ha dei divieti di fermata intorno all'edificio, ha dei lavori edili che sono in corso; i veicoli dell'amministrazione penitenziaria hanno degli intralci impensabili, perché possono passare solo da un lato, perché in mezzo a una linea ferroviaria che lo circonda; è su un terreno Fibronit, Ministro, sequestrato perché non bonificato. Cioè, lei ci sta facendo trasferire in un immobile che è adiacente a un terreno non bonificato! Ma l'ha fatta questa verifica, prima di venire a sbandierare un immobile che, non per ragioni personali ma per ragioni logistiche, non può essere quello?

I parcheggi, scusate, che sono un must, per l'esercizio: 20 posti pubblici e 150 posti che sono a 560 metri da questo palazzo; 150 posti: lei si rende conto quanta gente frequenta un palazzo di Giustizia?

Allora, credo che, da questo punto di vista, la soluzione sia che lei si assuma le sue responsabilità: faccia il commissario, rivesta il ruolo che deve rivestire, non abbia paura di fare il commissario! Non abbia paura del provvedimento straordinario che dia alla nostra città quello che deve avere! Si assuma le sue responsabilità e non le deleghi! Perché, dove sta scritto che un provvedimento straordinario è un provvedimento che comporta delle opacità? È proprio il contrario. Io le do fiducia, Ministro, si assuma le sue responsabilità, faccia il commissario e scelga un immobile definitivo!

Noi possiamo anche soffrire, possiamo anche stare un certo periodo senza quell'agibilità che la giustizia, come la salute (è la stessa cosa) deve avere, ma lei si assuma la responsabilità, faccia il commissario e scelga un immobile che abbia 15.000 metri; e un immobile pubblico, possibilmente, che eviti speculazioni, che eviti sospetti, che eviti opacità! Oddio, parlo come un 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ho l'impressione proprio di avere la stessa foga di un 5 Stelle.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Ma probabilmente la legalità non ha colore. Allora, Ministro, se si riconosce in tutto questo, ci dia una mano e ci aiuti. Noi voteremo contro questo decreto, perché e invotabile, ma speriamo che sul “contro” possa nascere una nuova possibilità per la mia città e per l'utenza dalla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Miceli. Ne ha facoltà.

CARMELO MICELI (PD). Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, credo che quello a cui stiamo assistendo in quest'Aula da qualche giorno sia una pagina triste per la funzionalità di questo ramo del Parlamento; è cupa, nera, per la giustizia barese soprattutto e per la giustizia tutta.

È una pagina nera soprattutto per i magistrati, gli operatori delle cancellerie, gli avvocati, i giovani avvocati del distretto di Bari, colpiti due volte: una prima volta dall'incuria, se è vero come è vero che questi soggetti hanno operato per lunghissimo periodo all'interno di un immobile che in qualsiasi momento gli poteva crollare sulla testa; e colpiti una seconda volta dalla sua testardaggine, caro Ministro, dalla sua insensibilità.

Ciò perché, Ministro, lei non può venire in quest'Aula a raccontarci che il suo provvedimento è un provvedimento che aveva la finalità di eliminare le tende, perché, se è così, Ministro, le devo dire che questo è un caso di dislessia normativa, perché nel provvedimento la parola “tende” non è mai riportata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E, a differenza di quello che lei ha sostenuto in quest'Aula, nel provvedimento, già dalla rubrica, è scritto che la funzionalità del provvedimento è quella di assicurare misure urgenti e indifferibili per l'ordinato e regolare svolgimento dei processi e dei procedimenti. “Svolgimento”, Ministro! Svolgimento! Ebbene, la parola “svolgimento”, invece, è stata del tutto dimenticata nel suo decreto, perché nel suo decreto lei ha disposto solo ed esclusivamente una cosa: la sospensione arbitraria di tutti i procedimenti e di tutti i termini, in barba alle regole della Costituzione, in barba al sentimento di giustizia. Lei ha sospeso, come se questo fosse sufficiente, e ci ha raccontato che questa sospensione era condivisa e concertata, caro Ministro. Lei ha avuto l'ardire di dirci che questa era una decisione che era stata presa in seno alla Commissione ed insieme a tutti gli operatori del diritto di Bari: bene, caro Ministro, noi, in Commissione giustizia, abbiamo sentito altro provenire da quelle persone.

Noi in Commissione giustizia abbiamo sentito per ben sei ore i magistrati di Bari, per ben sei ore gli avvocati di Bari, gli operatori delle cancellerie di Bari, e tutti questi ci hanno detto in maniera univoca, con un'unità di intenti - questo sì, è un suo record, Ministro, lei è riuscito per la prima volta a mettere d'accordo la magistratura e l'avvocatura, tutte le sigle rappresentative della magistratura e tutta quelle rappresentative l'avvocatura -, tutti unanimi nel dire una cosa soltanto, cioè che quello è un provvedimento assolutamente insufficiente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché mancante di quella parte fondamentale, che era quella di dotarsi di poteri straordinari per affrontare in maniera straordinaria la questione, individuare immediatamente un unico immobile che fosse capiente tanto quanto quello dichiarato inagibile, operare un unico trasloco. Lei è avvocato, lei sa che i procedimenti si estinguono per lo smarrimento di un solo documento; quanto meno dovrebbe saperlo, se indossa ancora quella toga e se ha avuto il piacere ancora di indossarla.

Chiedevano che si disponessero misure straordinarie di notifica per il ripristino della funzionalità dei procedimenti, e chiedevano soprattutto delle misure che fossero finalizzate a tutelare gli avvocati, i giovani professionisti, quegli avvocati che hanno visto sospendersi i termini di prescrizione, che hanno visto sospendersi le udienze, ma non hanno visto sospendersi, invece, i termini di scadenza delle rate degli oneri previdenziali e di quelli fiscali.

Non avete avuto neanche la sensibilità, dopo avere dichiarato inammissibile il provvedimento relativo agli avvocati, di inserirlo nel cosiddetto “decreto dignità”, neanche provare ad inviare un'ancora di salvataggio per questi soggetti.

Ministro, lei ha decisamente preferito recitare un ruolo all'interno del suo Truman show. Lei ha preferito raccontarci che tutto era stato risolto, farlo a mezzo Facebook, parlando con il popolo; lei non ha però deciso di affrontare la realtà, non ha deciso di volere sentire quello che gli operatori del diritto realmente dicevano della vicenda che ci riguarda. Lei non ha voluto sentire, per esempio, il presidente del tribunale di Bari, il quale ha detto, in audizione e anche fuori dall'audizione, che per ripristinare la corretta funzionalità degli uffici giudiziari di Bari serviranno almeno dieci anni, anche a causa di quelle oltre 60.000 notifiche. Le assicuro, sottosegretario Morrone, che dietro quelle 60.000 notifiche non c'è lo zampino delle correnti di sinistra della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); sono delle notifiche dovute per legge, le assicuro.

Lei non ha voluto sentire neanche il procuratore Volpe, il quale senza mezzi termini ha avuto il coraggio di dire che questo provvedimento è uno spot, figlio non si capisce se di incompetenza, trascuratezza o superficialità. Questo è il fallimento della giustizia - ha detto il procuratore Volpe - quello stesso procuratore, caro Ministro, che qualche giorno fa ha detto che non sa nulla del provvedimento di assegnazione, perché nessuno lo aggiorna; quel procedimento che, invece, probabilmente, se fosse avvenuto in costante e continuo contatto con la procura avrebbe avuto esito diverso, se è vero come è vero che i procuratori sono molto, molto aggiornati sulla natura dei soggetti che partecipano alle gare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lei non ha voluto ascoltare neanche il dottore Maritati, dell'ANM, il quale ha detto senza fronzoli che così si fanno felici soltanto i clan e tutti coloro che vivono nell'illegalità. Lei non ha voluto ascoltare neanche l'Ordine degli avvocati, quando ha affermato che questo è un provvedimento che condanna alla paralisi la giustizia. Non ha voluto ascoltare i colleghi avvocati, che con voce rotta di pianto in Commissione hanno supplicato quegli emendamenti di cui dicevamo prima.

Lei non ha voluto ascoltare nessuno, ha voluto però ascoltare - lì sì, lei non è più “buonafede”, lei è in malafede, lei dimostra la sua malafede -, il parere della V Commissione, quel parere che sancisce un'invarianza finanziaria su una dichiarazione che è falsa - falsa! -, quella dichiarazione che sostiene che circa il 90 per cento delle notifiche che si dovranno effettuare per ripristinare la funzionalità degli uffici giudiziari e per fare riprendere i procedimenti potrà avvenire con il sistema della posta elettronica. Ministro, un praticante avvocato al solo primo giorno di pratica è in grado di dirle che quella è una bugia, che quella una falsità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Dov'è l'invarianza finanziaria?

Ministro, lei è venuto qui a recitare il suo ruolo, è venuto qui a recitare il suo comizio prestampato, non uscendo mai fuori dal selciato, però sono rimaste tante e troppe cose inevase, tante e troppe cose rispetto alle quali non ha risposto.

Lei non ha risposto sul fatto se sia vero o meno che uno dei proprietari dell'immobile individuato, il nuovo immobile individuato, è un soggetto che ha prestato somme di denaro a un altro soggetto rivelatosi essere il cassiere di Cosa Nostra, senza neanche spiegarci se, invece, questo soggetto è semplicemente vittima di estorsione, cosa che potrebbe anche essere. Lei ha ritenuto di non dover dare queste spiegazioni a quest'Aula, di non doverle offrire.

Lei non ci ha spiegato perché avete scartato altri immobili e glielo spiego io perché avete scartato altri immobili: perché lei non ha avuto il coraggio - ripeto: lei non ha avuto il coraggio - di dotarsi di poteri straordinari che le avrebbero consentito di recuperare immobili molto più grandi, potendo, attraverso i poteri straordinari, modificarne la destinazione urbanistica e destinarli a palazzo di giustizia, con la possibilità di contenere tutti gli uffici giudiziari e con un unico trasloco, che è quello che non si potrà mai fare. Ripeto: non si potrà fare.

Lei non ha fatto nulla di tutto questo, lei continua in maniera cocciuta, lei continua in maniera ostinata sulla sua strada e lo fa perché evidentemente un cambiamento c'è già stato. Lei, Ministro, non è più quello dell'onestà. Lei, Ministro, non è più quello della concertazione. Lei, Ministro, si è adeguato perfettamente alla logica della ruspa; lei ha deciso di salire sopra una ruspa, di accenderla, di pigiare sull'acceleratore e di lanciarla a folle velocità, ma questa volta non la sta lanciando contro il Partito Democratico, questa volta non la sta lanciando contro le forze dell'opposizione: lei, questa volta, la sta lanciando contro la città di Bari, contro i cittadini di Bari; la sta lanciando contro il palazzo di giustizia e contro la giustizia a Bari!

Lei sarà e si sta rendendo responsabile di un disastro rispetto al quale noi non vogliamo corresponsabilità; noi non saliamo con lei su quella ruspa, noi non condividiamo con lei le responsabilità del disastro che le ruspe lasceranno ed è per questo che, a nome del gruppo Partito Democratico, annuncio che voteremo contro il suo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tateo. Ne ha facoltà.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Per favore, colleghi…

ANNA RITA TATEO (LEGA). Onorevoli colleghe e colleghi, siamo oggi giunti alla dichiarazione di voto sul decreto-legge in esame per fare fronte alla situazione di emergenza in cui versa l'edilizia giudiziaria a Bari. Si tratta di una storia che affonda le sue radici in scelte sbagliate che si sono protratte per ben trentasei anni: è dal 1982 che si cerca di dare una giusta collocazione a tutti gli uffici giudiziari. Le soluzioni date però non hanno mai avuto il pregio di rispondere ad una visione d'insieme. Ogni volta non si è proceduto a porre le basi per un intervento di lungo periodo, di più ampio respiro; un intervento che fosse strutturale e definitivo. Era alle fine del 1990 quando l'immobile fu scelto tra le diverse soluzioni come sede provvisoria degli uffici giudiziari del tribunale di Bari e della procura della Repubblica. I primi problemi, però, emersero già nel 2002, quando il palazzo fu sequestrato, con facoltà d'uso dell'immobile, per abuso edilizio.

Successivamente emerse la non conformità dello stabile alle norme sull'edilizia pubblica. Nell'anno 2010, dopo diverse denunce degli addetti ai lavori sulle criticità strutturali delle fondamenta e dei solai, partirono i lavori di consolidamento dell'edificio, pagati con i soldi dei cittadini, che sono risultati inutili, vista la situazione attuale.

Ed è il 23 maggio 2018 quando arriva come una doccia fredda, quasi ad orologeria, la firma da parte del sindaco del PD Antonio Decaro al provvedimento che dichiara: “È sospesa l'agibilità dello stabile”. Per cui si è deciso di svolgere le udienze all'interno di tensostrutture, esponendo la città e i cittadini di Bari al pubblico ludibrio, così venendosi a creare una forte situazione di degrado, che ci ha condotto verso l'emergenza.

Il paradosso è che dove si decide nel nome del popolo italiano, il popolo italiano è stato messo nelle tende e noi con questo decreto-legge abbiamo voluto restituire dignità al popolo italiano togliendolo dalle tende (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

Quindi ci poniamo le seguenti domande: per quale motivo le opere di consolidamento del 2012 non erano state eseguite a regola d'arte? Perché in questi anni non si è mai pensato all'individuazione di un nuovo spazio per ospitare gli uffici giudiziari, in attesa di una soluzione definitiva, considerato il degrado in cui versava da anni l'immobile?

Non si comprende quindi come l'allora sindaco, dottor Michele Emiliano, del PD (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle), sindaco della città di Bari dal 2004 al 2014 e oggi presidente della regione Puglia, non abbia mai affrontato la questione. Proprio lui, il sindaco Michele Emiliano, oggi presidente della regione Puglia, che ha vissuto estremamente da vicino questa realtà, essendo lui magistrato che ha prestato servizio in quell'immobile, non si è mai - dico: mai! - posto il problema, ma è sempre rimasto indifferente.

Allo stesso modo è rimasto indifferente l'attuale sindaco di Bari, Antonio Decaro, sempre sindaco del PD, con l'aggravante, per chi non lo sapesse, che il sindaco Decaro è un ingegnere ed è molto grave che l'ingegner Decaro, pur recandosi più volte nella struttura nella sua veste istituzionale, non abbia mai sollecitato interventi.

Ed è grave come il Governo precedente, a guida del PD, sia rimasto inerme, nonostante le innumerevoli segnalazioni dello stato di degrado del Palagiustizia, senza mai aver predisposto un piano alternativo per la sistemazione degli uffici. E quindi la vicenda barese fornisce un quadro chiaro di come il PD abbia lasciato il Paese: lo ha lasciato sotto le tende, come sotto le tende è stata lasciata la città di Bari, da anni amministrata dal PD con una politica non decisionista, ma lassista, che l'ha portata ad un lento e inesorabile declino.

Occorre pertanto che la situazione venga disciplinata in modo stabile. Occorre che la situazione trovi disciplina in un provvedimento di legge. Per questo riteniamo che sussistano le esigenze previste per la conversione in legge del decreto-legge e il nostro voto in quest'Aula sarà favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Salafia. Ne ha facoltà.

ANGELA SALAFIA (M5S). Grazie, Presidente. In apertura del mio intervento vorrei ristabilire la verità dei fatti: dopo le dichiarazioni convulse da parte dell'opposizione, che ha sovrapposto piani e detto falsità, abbiamo il dovere di fare chiarezza su quanto accaduto e, allora, facciamola, dicendo davvero come stanno le cose.

Il tribunale penale di Bari è stato dichiarato inagibile a maggio scorso. L'edificio rischiava di crollare, ma l'emergenza non è stata un fulmine a ciel sereno: è stata determinata dalla superficialità con la quale la situazione è stata gestita dai Governi precedenti, che erano a conoscenza della gravità del caso e, nonostante ciò, hanno fatto orecchie da mercante, permettendo che si arrivasse a questo punto.

Per circa venti anni e, in particolare, dal 2015, poco o nulla è stato fatto per risolvere il problema degli uffici giudiziari di Bari. Le amministrazioni locali prima e i passati Governi poi non hanno evidentemente saputo trovare risposte adeguate a quella che nel tempo si è trasformata in una vera e propria emergenza.

Ora, a soli otto giorni dallo sgombero della tendopoli in cui si umiliava la giustizia, abbiamo affrontato il caso Bari mettendoci la faccia, evitando che cittadini, avvocati e magistrati fossero costretti ad andare in tende con quaranta gradi di temperatura e in mezzo alla polvere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per sentirsi dire che le udienze erano rinviate, e con questo decreto-legge abbiamo sospeso i termini.

Abbiamo affrontato il caso, come dicevo, perché il Consiglio dei ministri ha approvato, il 21 giugno scorso, il decreto-legge con il quale è stata stabilita la sospensione dei processi fino al 30 settembre 2018. Il decreto, con il quale il Ministro Bonafede ha sospeso i processi penali a Bari, testimonia la coerenza del MoVimento 5 Stelle sulla tematica e segna un punto di svolta con il passato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E, allora, sia chiaro a tutti: non accettiamo lezioni sul tema di giustizia, né da parte di chi è rimasto inerte in questi anni, causando l'emergenza, a cui noi oggi poniamo rimedio, né da chi è stato artefice di leggi ad personam (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), della prescrizione breve, della depenalizzazione del falso in bilancio, del lodo Alfano e potremmo continuare ad oltranza.

Avere piena contezza di quanto accaduto nel capoluogo pugliese è fondamentale per comprendere appieno le ragioni che hanno portato all'emanazione del decreto-legge. E, allora, raccontiamola la storia del tribunale di via Nazariantz! Nel 1998 la giunta municipale di Bari delibera di prendere in locazione l'edificio di via Nazariantz, già di proprietà dell'INAIL. Inizialmente sarebbero dovuti confluire lì solo pochi uffici, in vista della costruzione della cittadella della giustizia, ma la cittadella in questione non è mai stata realizzata e, nel frattempo, sono state trasferite in via Nazariantz anche le aule giudiziarie.

La situazione rimane così immutata sino al nostro intervento. Le condizioni dell'immobile, inadeguato per il carico cui viene sottoposto quotidianamente, si deteriorano nel tempo, come era prevedibile, al punto da rendere necessari interventi di sostegno strutturale. Le infiltrazioni di cemento, però, evidentemente non risolvono il problema. Infatti, nel maggio del 2018, l'INAIL, in qualità di proprietario dell'immobile, commissiona una perizia, dalla quale emerge che le carenze dell'edificio sono talmente gravi, da comportare addirittura la possibilità di un crollo improvviso.

Considerate le circostanze, il sindaco di Bari emette un'ordinanza con la quale, data l'inagibilità dell'immobile, si dispone lo sgombero entro il 31 agosto 2018. Vista l'impossibilità di svolgere attività nell'edificio di via Nazariantz, la protezione civile allestisce una tensostruttura nel piazzale antistante il tribunale. Per circa un mese, dopo la chiusura del palazzo di giustizia, le udienze di rinvio del capoluogo pugliese, le uniche che potessero svolgersi, sono state celebrate in una vera e propria tendopoli, in una situazione indegna di un Paese civile.

Le tensostrutture hanno permesso ad avvocati e magistrati di lavorare solo al rinvio dei processi e, per di più, in condizioni semplicemente inaccettabili: caldo tropicale, zanzare, cattivi odori, allagamenti. Queste erano le condizioni del luogo in cui i cittadini venivano convocati, per poi essere rinviati. Un luogo in cui l'ha scritta “la legge è uguale per tutti” era stampata su un foglio volante, attaccata con lo scotch ad un banco. E questo rende bene l'idea di come sia stata amministrata la giustizia in quel luogo, una situazione mortificante per tutti, dagli operatori del mondo della giustizia ai cittadini.

Questa situazione, indecorosa e inaccettabile, porta il Ministro Bonafede, appena insediato, a recarsi immediatamente sul posto per incontrare operatori del settore e cittadini. Quindici giorni più tardi, con grande tempestività, viene emanato il decreto che sospende i termini dei processi fino al 30 settembre 2018.

L'obiettivo primario, raggiunto il 1° luglio successivo, è quello di arrivare allo sgombero delle tende e di garantire che la giustizia torni a essere amministrata degnamente. Lo stesso Ministro ha scartato l'ipotesi della nomina di un commissario per la gestione dell'emergenza e si è immediatamente detto pronto a seguire la vicenda in prima persona. In tanti hanno proposto, soprattutto tra gli addetti ai lavori, un commissario straordinario, che di solito si nomina per dare ad una persona poteri straordinari che gli consentano di derogare alle regole ordinarie. Ma noi ci siamo rifiutati, perché in Italia non si deve più pensare che, per fare le cose, bisogna per forza derogare alle regole, che bisogna nominare un commissario straordinario, che accentri su di sé poteri che vanno oltre le regole.

E poi io mi chiedo: dov'è che un commissario straordinario ha risolto, in tempi così rapidi, una situazione del genere? Quante volte in Italia le amministrazioni e i Governi si sono adagiati in uno stato emergenziale, che di fatto poi è perdurato per anni, senza arrivare ad una soluzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Noi abbiamo provato a risolvere la situazione nel rispetto delle regole. Lo abbiamo fatto utilizzando le procedure previste per legge. Risultato: nove giorni più tardi la tendopoli è già stata smantellata. E poi, al contrario di quanto qualcuno sostiene, la giustizia non si ferma a Bari. Tutti i provvedimenti urgenti, i processi con detenuti, quelli per mafia e terrorismo, la convalida degli arresti, saranno comunque portati avanti. Abbiamo posto fine a una situazione indecente, che nessuno mai aveva risolto, nonostante le ripetute segnalazioni.

Il decreto-legge aveva una funzione, quella di eliminare le tende a Bari, e su questo tutti i soggetti interessati dall'intervento sono concordi. Non è possibile che in uno Stato di diritto si possa trovare una situazione di questo tipo ed è simbolico che il primo decreto del Governo Conte sia proprio relativo alla tendopoli di Bari.

Da un'analisi della scansione temporale degli eventi e da una comparazione di essa con i contenuti del provvedimento in questione, emerge in modo inequivocabile come il Ministro abbia fronteggiato la difficile situazione, non con una gestione emergenziale, ma con un'azione tempestiva e organica, per tutelare l'incolumità fisica degli utenti del tribunale e il regolare svolgimento dell'attività giudiziaria.

In conclusione, possiamo dire che questo provvedimento segna veramente l'inizio di un Governo del cambiamento, un Governo che fa e che agisce in tempi brevi, un Governo che dà un segnale di totale discontinuità col passato e noi di questi siamo fieri. Ed è per questo che voteremo convintamente a favore di questo provvedimento, perché noi siamo qui a rappresentare i cittadini, perché noi siamo il Governo dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppoMoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 764)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 764)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 764:

“Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il tribunale di Bari e la procura della Repubblica presso il medesimo tribunale”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle

e Lega-Salvini Premier).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Anzaldi; Nesci ed altri; Verini; Santelli ed altri; Palazzotto ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (A.C. 336-513-664-805-807-A) (ore 11,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 336-513-664-805-807-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Ricordo che nella seduta dell'11 luglio si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica mentre la relatrice ha rinunciato ad intervenire.

GIUSEPPE BRESCIA, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA, Presidente della I Commissione. Grazie, Presidente. Solo per chiederle una brevissima pausa, al massimo un quarto d'ora, per permettere al Comitato dei nove di riunirsi.

PRESIDENTE. Perfetto. Allora, sospendo la seduta per quindici minuti.

La seduta, sospesa alle 11,22, è ripresa alle 11,40.

(Esame degli articoli - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e degli emendamenti presentati.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Paolo Lattanzio. Ne ha facoltà.

PAOLO LATTANZIO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, è per me un onore intervenire in quest'Aula e, soprattutto, farlo su un tema che ha caratterizzato il mio impegno civile negli ultimi quindici anni. Cambia la sede, adesso istituzionale, rispetto a quella iniziale, la strada, ma non cambia la centralità del contrasto contro tutte le mafie che affliggono il nostro Paese.

Siamo in guerra; siamo in una guerra che è tutt'altro che conclusa e della quale non possiamo quindi dirci vincitori. Siamo in una guerra che richiede l'impegno congiunto di tutte le forze di questo Paese affinché si possano sconfiggere tutte le mafie e perché la vita dei cittadini sia degna, libera e sana.

Per poterlo fare non possiamo arretrare di un centimetro, non dobbiamo voltarci dall'altra parte mai, ma dobbiamo superare ogni forma di divisione ideologica, politica e di fazione. Per sconfiggere le mafie abbiamo bisogno di rafforzare e valorizzare, molto più di quanto è stato fatto in passato, una collaborazione che sia forte, operativa, continua e soprattutto bidirezionale fra i due soggetti di maggiore rilevanza che compongono il fronte del movimento antimafia: da un lato, le istituzioni, a partire dal Parlamento della Repubblica italiana, e dall'altro la società civile; due anime, diverse per responsabilità, risorse e azioni, ma unite dal comune obiettivo perché la lotta alle mafie deve essere ovunque: per strada, in Parlamento, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei presidi sociali e nelle pubbliche amministrazioni.

È per valorizzare questa collaborazione, affinché sia ancora più stretta e partecipata e - torno a dire - bidirezionale, che si è lavorato perché ci possa essere una mappatura delle iniziative dell'intero movimento civile antimafia e delle pratiche educative messe in campo dalle associazioni e dalla cittadinanza.

La Commissione si propone, quindi, di approfondire, conoscere e valorizzare le buone pratiche e i processi virtuosi che sono alla base di future scelte strategiche che la Commissione potrà suggerire. La mappatura permetterà di valorizzare le buone pratiche educative per il contrasto alle mafie, dal momento che l'educazione è da considerarsi la base di qualsiasi percorso di radicale cambiamento della società, andando così a costituire un archivio attivo di eccellenze replicabili.

In questo modo auspichiamo di ottenere tre risultati: in primo luogo, rendere le istituzioni delle organizzazioni che apprendono e che si arricchiscono anche grazie alla collaborazione con la società civile, in modo da poter valutare impatti, offrire supporto e garantire quella forma di empowerment che possiamo avere aprendoci sempre di più alle cittadine e ai cittadini e al loro operato in maniera trasparente; in secondo luogo, valorizzare le migliori azioni educative di partecipazione e di contrasto sociale ai fenomeni mafiosi che la società civile sperimenta, rafforzando così, da un lato, una crescita della società stessa e, dall'altro, evitando di disperdere preziose attività, risorse, intelligenze e azioni che troppo spesso rimangono chiusi in piccoli orticelli. Si è reputato importante, quindi, un aggiornamento della governance della Commissione, prevedendo il coinvolgimento esplicito della società civile.

In terzo luogo, occorre rafforzare quell'approccio di contrasto non repressivo alla criminalità organizzata che rappresenta, da un punto di vista educativo, l'unica vera speranza di vincere la battaglia contro le mafie, anche pensando a lungo termine. È attraverso questo intervento educativo, che prevede la costruzione e il rafforzamento di presidi sociali forti, coraggiosi e diffusi che contrastino quotidianamente le mafie, che passa una lotta moderna contro tutte le mafie.

E' su queste parole, “lotta non repressiva contro le mafie”, che ci furono suggerite da Stefano Fumarulo, il dirigente della regione Puglia troppo presto scomparso, che dobbiamo innovare e rinnovare il nostro impegno quotidiano in Commissione; è da questo dialogo bidirezionale con la società civile che dobbiamo iniziare la costruzione dei presidi che troppo spesso indietreggiano e vengono meno; è da questa mappatura conoscitiva e dallo studio attento dei nuovi fenomeni di recruitment mafioso e relativo contrasto sociale che dobbiamo ripartire - e vado a concludere - per fare in modo che l'antimafia sociale che siamo stati abituati a conoscere diventi finalmente un'antimafia diffusa, quotidiana e partecipata.

Non c'è una lotta libera alle mafie, se non ci sono lavoro e dignità sociale; non c'è antimafia, se non ci sono presidi educativi partecipati, a partire dall'infanzia e che tuteli anche le famiglie; non c'è antimafia senza protezione sociale delle fasce più deboli e a rischio di povertà ed emarginazione; non c'è antimafia se non ci sono possibilità di crescere, sperimentare, innovare e partecipare e fare impresa e studiare per i nostri giovani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

DALILA NESCI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.2 Santelli e 1.3 e 1.4 Sisto, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 1.5 Santelli, se così riformulato: “(…) acquisire informazioni sull'organizzazione degli uffici giudiziari e delle strutture investigative competenti in materia, nonché sulle risorse umane e strumentali di cui essi dispongono”.

La Commissione esprime altresì parere contrario sull'emendamento 1.8 Santelli, favorevole sull'emendamento 1.62 Sarti e favorevole sull'emendamento 1.57 Sisto, se così riformulato: “Al comma 1, lettera i), n. 1), sostituire le parole: «o collusive» con le seguenti: «collusive o comunque illecite».”

La Commissione esprime, inoltre, parere contrario sugli emendamenti 1.58 e 1.10 Sisto e 1.12 Meloni, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Santelli 1.13.

La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.50 Fornaro, 1.18 Sisto, 1.19 Fiano, sugli identici emendamenti 1.52 Fornaro e 1.53 Fiano, nonché sugli emendamenti 1.54 Fornaro, 1.55 Migliore, 1.51 Fornaro e 1.56 Migliore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Sarti 1.63 e parere favorevole sull'emendamento Sisto 1.59, se così riformulato: Al comma 3, primo periodo sostituire le parole: «del sistema pubblico di istruzione» con le seguenti: «del sistema nazionale di istruzione e formazione». Questa riformulazione assorbirebbe anche il seguente, 1.60 Sisto. Pertanto la Commissione invita i presentatori dell'emendamento 1.60 Sisto al ritiro. Parimenti, la Commissione invita i presentatori dell'emendamento Sisto 1.61 al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 Santelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, abbiamo chiesto di aggiungere la verifica della congruità della normativa vigente sulle misure di prevenzione personali e patrimoniali e indicare iniziative ritenute idonee per renderle più efficaci, perché è evidente che il nostro sistema presenta oggi un vulnus di specificità e controllabilità delle misure di prevenzione, che le rendono molto spesso sostitutive, se non addirittura più incisive, degli stessi interventi che il sistema penale riserva a coloro che si rendono protagonisti di comportamenti illeciti.

Non si dimentichi che le misure di prevenzione non si fondano su un giudizio sempre di reità, molte volte sul giudizio di mero sospetto, quindi è chiaro che il livello di attenzione, a nostro avviso, di una Commissione che, ripeto, non deve essere un doppione del Parlamento, non deve essere un sostitutivo di quello che è il legislatore, non si deve interporre con degli atteggiamenti che possono essere ostracistici o autonomistici rispetto a quella che è l'autonomia e la libertà di decisione del Parlamento su un tema così delicato, a nostro avviso deve necessariamente intervenire. Quindi, non comprendo perché, proprio in linea con quella che è stata anche la progettualità di chi oggi è al Governo ed esprime quindi il parere su questo tipo di iniziativa, questo emendamento, che vede la collega Santelli come prima firmataria, è un emendamento che non può incontrare il favore del relatore. Noi voteremo a favore, nel motivato convincimento che le misure di prevenzione non possano essere un succedaneo delle misure penali, anzi debbano tener conto in modo rigido dei diversi principi e delle diverse garanzie.

DALILA NESCI ,Relatrice. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI ,Relatrice. Ringrazio il collega Sisto per la spiegazione dell'emendamento da lui sottoscritto. Poiché le materie che lui ha illustrato sono già ricomprese nella lettera a), ho ritenuto di esprimere un parere contrario; i temi e le preoccupazioni che ha esplicitato il collega Sisto sono anche i nostri e sono già nel testo della lettera a).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Santelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Presidente, l'emendamento 1.3 pone in evidenza uno dei temi più delicati della lotta alla mafia, nel senso che pone il tema dei rapporti fra le procure distrettuali e quelle territoriali. Sostanzialmente, sui rapporti fra le procure distrettuali e chi realmente agisce sul territorio ci giochiamo la partita del controllo del territorio. Come sappiamo, la maggior parte di questi rapporti sono dettati soprattutto da protocolli di intesa specifici per ogni distretto. Credo e ritengo che sia un punto delicatissimo, di cui la Commissione antimafia deve occuparsi, per verificare sia se ci siano strumenti normativi da dover predisporre sia quali sono magari le migliori soluzioni. Mi dispiace che la maggioranza e il relatore non abbiano voluto cogliere lo spirito di questo emendamento, mi auguro, perché sarà oggetto di un ordine del giorno, che divenga, però, uno dei punti essenziali dei lavori della Commissione antimafia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo…

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente…

PRESIDENTE. Allora, passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, chiedo scusa se ho alzato il braccio da seduto, quindi mi rendo conto che non ha potuto vedermi tempestivamente, chiedo scusa ai colleghi per la revoca della votazione…

PRESIDENTE. Ma ce l'abbiamo fatta.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Ce l'abbiamo fatta. Presidente, anche qui il tema è diciamo terribilmente à la page, se mi fate passare questo termine, perché il reato di cui al 416-bis che, anche per giurisprudenza della Cassazione, non tende assolutamente a regredire nell'ambito del range della frequenza della contestazione e, probabilmente e giustamente, va estendendosi anche alle condotte che apparentemente possono non essere in linea con la tipicità del reato associativo, chiediamo che vi sia un monitoraggio del regime di detenzione; è vero infatti che il 416-bis, con tutto ciò che ne scaturisce, ha un regime più afflittivo, ma bisogna verificare che, in qualche modo, le strutture penitenziarie possano essere adeguate a questa maggiore o minore afflittività. Quindi che la Commissione antimafia possa nei suoi compiti di verifica avere anche questa attività a noi sembra del tutto coerente e, d'altronde, se è possibile destinare l'attività di una Commissione ad uno scopo che possa poi consentire conseguentemente al legislatore di trarre le sue decisioni sulla scorta di questa indagine, a me sembra che abbiamo fatto una cosa buona e giusta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, per confermare quanto ho appena sentito dalle parole dell'onorevole Sisto e appellarmi alla relatrice perché non vedo quale nocumento, Presidente, potrebbe portare al lavoro parlamentare la possibilità di monitoraggio del regime di detenzione per i reati associativi di stampo mafioso. Sarebbe un'iniziativa, Presidente - mi appello anche alla sua sensibilità per quei reati -, un'attività del tutto produttiva e positiva, che ci permetterebbe di avere più informazioni, di essere più capaci di rispondere alla popolazione, se funzionino o meno i regimi detentivi e le strutture penitenziarie in ordine a questo tipo di reato tanto combattuto dalle forze dell'ordine, dalla magistratura e immagino e spero anche da questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputa Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Grazie, Presidente. La relatrice ha già considerato il monitoraggio relativamente alle condizioni di scarcerazione e al 41-bis. Questo emendamento in realtà allarga il monitoraggio per tutti i circuiti che vengono sostanzialmente definiti dal Ministero della giustizia e nello specifico dalla Direzione generale detenuti senza di fatto alcuna verifica sugli strumenti, se non di fede e basta, quindi potrebbe essere effettivamente uno strumento per comprendere come vengono gestiti questi circuiti. L'emendamento fa riferimento ai trasferimenti dei detenuti di mafia nei processi, che è uno dei punti più delicati, come emerge evidentemente da moltissime indagini. Quindi, io chiedo un supplemento di riflessione alla relatrice.

DALILA NESCI, Relatrice. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI, Relatrice. Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi per le riflessioni che abbiamo tutti ampiamente fatto durante il lavoro in Commissione e adesso in Aula.

Solo per riferire all'Aula tutta che ci ascolta che, come tra l'altro è stato effettivamente affermato, nella lettera e) noi già parliamo di verificare l'attuazione delle disposizioni che riguardano il regime carcerario e anche il monitoraggio delle scarcerazioni; quindi rientra già nelle prerogative dei futuri commissari poter avviare questo tipo di attenzione, quindi non è negata, né vietata un'attività del genere, anzi spero che effettivamente e concretamente i futuri commissari poi se ne occupino e diano concretezza a questi intenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 1.5 Santelli. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Santelli, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

L'emendamento 1.8 Santelli è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.62 Sarti, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.57 Sisto. Onorevole Sisto accetta la riformulazione?

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Sono soddisfatto di questa riformulazione, perché pone rimedio ad una imprecisione di carattere tecnico, che in una legge che regolamenta la Commissione antimafia è intollerabile e perché, nella parola “collusive”, la collusione in realtà non ha una sua dimensione tecnica nel sistema del codice penale. Si tratta di una forma di partecipazione non regolamentata, è un termine che non ha una sua dignità, se non quella di essere magari un dato indiziario calato nell'ambito di un'attività concorsuale.

Quindi, quando si aggiunge: “collusive o comunque illecite”, significa che la collusione assume rilievo solo nella forma della illiceità. Quindi, mi sembra che la riformulazione sia soddisfacente rispetto a quella che era stata l'esigenza dell'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.57 Sisto, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 1.58 Sisto, con i pareri contrari di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente, per annunciare il ritiro di questo emendamento perché, melius re perpensa, mi sembra che il suo contenuto sia già nell'ambito della formulazione dell'articolo, quindi si tratterebbe di una superfetazione inutile. Lo ritiro.

PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Sisto, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 1.12 Meloni, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Scopro da quest'Aula che non servirebbe inserire un riferimento diretto alla mafia cinese e alla mafia nigeriana nella proposta di legge che istituisce la Commissione di inchiesta antimafia. Si è detto in Commissione che le mafie straniere sono tante, poi non è che siano proprio mafie, ho sentito dire alla fine basta la parola “straniere”, che è nel titolo dell'istituzione della Commissione, e non serve specificare.

Lo capisco, perché da sempre il miglior regalo che si possa fare alla mafia è quello di negarne l'esistenza, di nasconderla, di tenerla sotto il tappeto, di ridimensionarne la portata, di lasciarla lavorare in pace, di non disturbarla troppo, di non dichiararla ai quattro venti; è meglio non parlarne, è meglio non scriverla.

Non servirebbe, secondo quest'Aula, parlare specificatamente di mafia nigeriana, perché alla fine si occupano solo di narcotraffico, tratta di minori ed esseri umani, prostituzione, della loro ritualità nel cannibalismo, perché mangiare gli organi rende forza, potere, coraggio, non è necessario approfondirla, secondo quest'Aula.

A Castel Volturno la mafia nigeriana ha vinto, dopo aver combattuto una guerra sanguinolenta, e ha sostituito la camorra tradizionale. Per quest'Aula non serve specificare e andare ad approfondire la mafia nigeriana.

Capisco il PD e la sinistra, d'altra parte non se ne è mai occupato Saviano, se ne è occupato Meluzzi, che non ha un attico a Manhattan (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e non ha nemmeno una maglietta rossa da indossare.

Capisco i buonisti, perché, se si parla di mafia nigeriana e mafia cinese e si mette nero su bianco, bisogna ammettere che il progetto di immigrazione incontrollata, il falso buonismo, l'integrazione, il multiculturalismo sono drammaticamente falliti, perché hanno portato mafia e criminalità.

Capisco che la sinistra sia in difficoltà ad ammettere questo. Capisco il PD, per cui non si deve parlare e non si deve scrivere nero su bianco che c'è la mafia cinese, perché a Prato hanno permesso loro alla mafia cinese di impadronirsi di interi quartieri (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Per favore, facciamo concludere.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Proprio ieri un giovane uomo è stato cacciato a botte e schiaffi da dieci cinesi perché era nel quartiere cinese e non ci poteva stare, non poteva litigare con la sua donna, perché quel terreno è loro. Con la difesa del terreno, in questo modo, con la mafia cinese, che ha la sua polizia parallela, che ha le proprie regole di lavoro parallele, che sfrutta i bambini, lo schiavismo ai telai, che ha le proprie banche, i propri cambi, le proprie aziende e con tutte le proprie regole ha uno Stato nello Stato.

A gennaio è stato arrestato Zhang Nai Zong, che è stato definito dalla procura il capo dei capi della mafia cinese europea; è stato arrestato in Italia, è stato accusato soltanto di estorsione, usura, traffico di…

PRESIDENTE. Deputata Meloni, deve liberare… Prego, continui.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Dicevo, è stato accusato soltanto di estorsione, usura, traffico di tir, gioco d'azzardo, prostituzione, spaccio, commercio di merci, contraffazione. D'altra parte, quest'uomo, quando ha fatto il matrimonio del figlio, su una terrazza a Roma, lo hanno pagato in contanti i cinesi che partecipavano, perché facevano a gara a ingraziarsi il boss dei boss.

Pochi mesi prima, un mese prima di essere arrestato, Zhang Nai Zong organizzava in Italia la visita e accompagnava come un Cicerone un sottosegretario del Governo cinese, il quale girava con la macchina del capo dei capi e andava a stringere la mano al Ministro Calenda del Partito Democratico in veste istituzionale.

Quindi, capisco che il Partito Democratico dica che non c'è la mafia cinese, quando la mafia cinese organizzava il viaggio dell'interlocutore del Ministro Calenda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come denuncia Panorama. Ricordo che il procuratore di Firenze, Creazzo, ha detto che chi comanda la mafia cinese a Prato comanda le organizzazioni criminali più crudeli in tutta Europa.

Quindi non c'è bisogno di scrivere che la mafia cinese e la mafia nigeriana ci sono in Italia.

Allora, io vorrei ricordare che anche economicamente c'è un'evasione di 1 miliardo all'anno solo dalla città di Prato, che sparisce dall'Italia tramite i money transfer, anzi, ultimamente non più tramite money transfer regolari, perché si sono azzerati; non si sa più come circola questo flusso di denaro, che viene riciclato completamente, mentre si schiavizzano i bambini ai telai, si fa lo Stato nello Stato, ma per voi non è un problema, non è necessario inserire…

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). E allora io chiedo e concludo: che paura avete? È un'ipocrisia del politicamente corretto, per cui, siccome sono cinesi e nigeriani, a dire che c'è la mafia avete paura di passare per razzisti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Oppure è l'omertà, per cui bisogna dire che la mafia non esiste?

Invece noi diciamo con forza: la mafia cinese esiste, la mafia nigeriana esiste e noi saremo profondamente contrari e pronti a combattere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, Presidente, mi rivolgo a lei in relazione non solo al contenuto di questo emendamento, rispetto al quale esprimiamo un voto contrario, ma anche, suo tramite, per fare una riflessione.

Siamo stati noi, nel corso di questi anni, ad avere subìto per troppi anni troppi interventi che dicevano che la mafia non esisteva, anche quella italiana; quindi, noi non solo respingiamo al mittente quelle illazioni, offese, accuse che vengono dai banchi di una forza che non si capisce bene se sia di opposizione o di astensione, ma facciamo nostro - ed è per questo che anticipo - non solo il fatto che nel titolo stesso, nella descrizione di questa proposta di legge, siano già indicati i fenomeni criminali “anche stranieri”, ma voteremo a favore di quello successivo, che è proposto da un'altra forza di opposizione e riguarda tutte le organizzazioni criminali straniere.

Infatti, noi non solo diciamo che la mafia cinese esiste, che la mafia nigeriana esiste, che la stiamo contrastando e l'abbiamo contrastata nel corso di questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma esiste la mafia russa, esiste la mafia albanese, esistono le mafie con tanti aspetti e di tanti Paesi che, per quanto ci riguarda, devono essere contrastate tutte, perché quello che va contrastato è il fenomeno mafioso; non va contrastata la provenienza, ma vanno contrastati i criminali e, come tali, noi li contrasteremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei provare a smorzare questa polemica sul nascere e a preservare il clima collaborativo con il quale si sono protratti i lavori in Commissione, perché si è fatto un lavoro, secondo me, molto buono sull'istituzione di questa Commissione, che è ritenuta da tutti necessaria; infatti, siamo andati anche abbastanza veloci, proprio perché vogliamo il prima possibile dare un segnale al Paese, che venga da tutti i gruppi, contro la mafia. Quindi, noi non abbiamo nessuna paura ad ammettere che la mafia esista, anzi, la vogliamo combattere con tutta la nostra forza. Semplicemente, questo emendamento sarebbe discriminatorio, da un lato, e limitante, dall'altro, per la stessa Commissione.

Semplicemente leggendo il titolo, si può evincere come la Commissione, attraverso il suo regolamento interno e attraverso i comitati che potrà istituire, potrà indagare su tutte le questioni che vorrà, comprese le mafie straniere, perché c'è scritto nel titolo, basta leggerlo: istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Quindi, non c'è la necessità di specificare l'una o l'altra mafia: siamo perfettamente coscienti delle problematiche che ci sono relativamente alla mafie nigeriana o cinese, ma, appunto, non possiamo escludere tutte le altre.

Quindi, con il mio intervento volevo soltanto chiarire questo e, ripeto, smorzare sul nascere tutte le polemiche, perché abbiamo già assistito, nel dibattito pubblico, a questa polemica, che, a mio avviso, è pretestuosa, ha avuto il la, ma non ha assolutamente alcun motivo di esistere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Noi comprendiamo il senso di questo emendamento, però, come abbiamo già spiegato in Commissione, basterebbe leggere le quindici pagine della proposta di legge per capire che, in tutto il testo che noi oggi approviamo, si fa riferimento alle mafie straniere, che è un problema assolutamente presente sul territorio e assolutamente presente nelle intenzioni di noi parlamentari.

Il rischio, semmai, è proprio quello opposto, con questo emendamento, cioè di limitarsi a indagare alcune mafie straniere e non altre. Non si capisce perché bisognerebbe porre maggiore attenzione alla mafia nigeriana e non alla mafia albanese; non si capisce perché, poi, della mafia cinese bisognerebbe indagare solo il territorio tra Prato e Firenze e non nella mia città, a Milano, dove la mafia cinese svolge comunque un ruolo importante e presente.

Non vorremmo che l'obiettivo dell'emendamento andasse proprio nella direzione opposta al senso che avevano i proponenti, cioè quello di limitare il campo d'azione di una Commissione, che ad oggi, invece, può indagare su tutte le mafie straniere presenti sul territorio, che, ripeto, non è solo quella nigeriana e non è solo quella cinese nella zona tra Prato e Firenze (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo - lo spiego semplicemente - perché tutto passa sotto silenzio quando riguarda la mafia nigeriana.

Nel 2017 la responsabile della Caritas diocesana di Cagliari dello sportello antitratta ha denunciato che nove donne nigeriane su dieci, che vengono con i barconi, finiscono sul marciapiede, sfruttate dai loro connazionali. Questa notizia è passata sotto silenzio: solo arresti episodici, come se fossero degli sbandati che trattano queste cose. No, c'è un'organizzazione dietro e va specificato, perché poi queste donne vengono costrette anche ad abortire, vengono portate in strutture pubbliche ad abortire e tutto passa sempre sotto silenzio, perché, se si tratta di africani che vengono con i barconi, allora è un delitto accusarli e non c'è criminalità che tenga, sono solo balordi.

Allora, noi vogliamo smontare questa ipocrisia: c'è un'organizzazione in Italia che sfrutta i barconi, che sfrutta le strutture pubbliche anche per compiere le loro schifezze…

PRESIDENTE. Concluda.

SALVATORE DEIDDA (FDI). …e quindi votate a favore di questo emendamento, che non è limitativo, e ricordiamoci anche della povera Pamela (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Grazie, Presidente. Il tema delle mafie straniere è stato molto approfondito in Commissione e, se mi consentite, per un minimo di sintesi, in realtà la maggioranza e il Governo inizialmente ritenevano che il tema mafie straniere fosse già inserito non solo nel titolo, ma nel testo stesso che oggi si propone all'Aula e che è stato esaminato prima in Commissione.

Dalla discussione in Commissione, oggi devo dire che il Governo e la relatrice hanno cambiato impostazione, colleghi. Noi voteremo a favore del vostro emendamento, ma vi rammento che nell'emendamento successivo, che è a firma Forza Italia, c'è la richiesta di specificare che la Commissione si occupi sostanzialmente delle mafie straniere.

Spiego perché abbiamo posto questo tema: oggi abbiamo la necessità di fare un passo avanti, anche come dichiarazione di intenti per la nuova Commissione, e verificare effettivamente sul nostro territorio quale sia l'insediamento territoriale, che è molto diverso da alcuni anni fa, di varie mafie di origine straniera.

Noi sappiamo, e quindi concludo, che, ovviamente, già con i poteri previsti dal vecchio testo si poteva indagare sulle mafie straniere. Abbiamo chiesto alla Commissione, abbiamo chiesto al Governo e abbiamo chiesto alla relatrice di fare un passo in avanti e specificare e sottolineare oggi la necessità di una specializzazione e una individuazione precisa di indirizzo per la Commissione.

Quindi, chiedo anche ai colleghi di Fratelli d'Italia di verificare, perché sono importantissimi i dati che voi avete evidenziato, ma anche nell'emendamento successivo troveremo una specifica sulle mafie straniere nel nostro territorio, che credo sia l'obiettivo politico a cui tutti miriamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Presidente, velocissimamente, perché si può scegliere di non votare l'emendamento, però non credo che lo si possa fare con giustificazioni che non tengono. Lo dico ai colleghi che hanno detto che voteranno contro perché questo circoscrive o impedirebbe alla Commissione di lavorare sulle altre mafie straniere: colleghi, la lingua italiana è una cosa chiara. Chiediamo che si occupi di verificare questi fenomeni “con particolare riguardo a”. Ora, sottosegretario Molteni, con particolare riguardo a, per chi ha esperienza parlamentare, significa: diamoci delle priorità.

Proprio perché le mafie straniere sono molte, proprio perché la Commissione ha un tempo limitato… Io sono stata in Commissione d'inchiesta sulle banche, avevamo lo scibile umano di cui occuparci, perché la legge istitutiva non aveva dato, secondo me, delle priorità abbastanza stringenti e alla fine non abbiamo concluso niente.

Quindi, noi chiediamo semplicemente una priorità nel valutare le mafie straniere e cerchiamo di dare priorità a quei fenomeni che non sono stati finora adeguatamente studiati, perché il tema della mafia nigeriana - e concludo -, nello specifico, è entrato prepotentemente nelle nostre case quattro mesi fa, con la storia di Pamela Mastropietro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Prima non si aveva idea di cosa fosse la mafia nigeriana.

Quindi, la richiesta che fa Fratelli d'Italia non è “occupiamoci solo della mafia nigeriana”, ma è “occupiamoci della mafia, occupiamoci anche delle mafie straniere, con particolare riguardo ai fenomeni mafiosi che conosciamo di meno”, che, secondo noi, sono la mafia nigeriana e la mafia cinese.

PRESIDENTE. Grazie, deputata Meloni. Concluda.

GIORGIA MELONI (FDI). Quindi l'emendamento è votabilissimo, colleghi. Se non lo fate, è per una scelta del “politicamente corretto” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE (M5S). Presidente, aggiungo quanto detto già dalla nostra relatrice e dal presidente della nostra Commissione: in realtà, a volte è semplicemente un fatto di volontà politica. Nella precedente Commissione antimafia, seppur fosse solo messo nel titolo che si sarebbe occupata di mafia, anche straniera, effettivamente si è occupata proprio del fenomeno della tratta degli esseri umani, e in specifico della mafia nigeriana.

Si è fatto anche un focus proprio su Prato: abbiamo fatto un'audizione ad hoc, che è durata diverse ore, sull'argomento.

Due anni di lavoro, una relazione che è giunta a conclusione il 14 dicembre 2017, approvata all'unanimità della Commissione antimafia.

Si è fatto un focus su tutto il tipo di criminalità organizzata internazionale, sulle tre principali - diciamo così - etnie di provenienza delle vittime, per cui poi l'emendamento risulta poco esaustivo: si parla delle provenienze dell'est Europa, quindi non solo Cina, ma purtroppo anche Romania, che fa parte dell'Unione europea, quindi ancora una sottocategoria, e Albania; si parla del Sudamerica, dove le vittime vengono anche sfruttate per portare qui la droga, quindi sono vittime e carnefici della situazione.

PRESIDENTE. Concluda.

FABIANA DADONE (M5S). Dei flussi finanziari, dell'hawala. Quindi, voglio dire, se c'è la volontà politica si può far tutto, non è necessario che ci sia un emendamento ad hoc che preveda ogni cosa, perché poi alla fine l'elenco rischia di non diventare esaustivo, ma di tagliare fuori altre etnie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giacomelli. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Signor Presidente, intervengo per due motivi. Prima di tutto perché non credo sia giusto rimanga agli atti della Camera dei deputati una visione della mia città, Prato, così deformata e grottesca come l'ha resa il collega Donzelli. Lo dico per suo tramite, signor Presidente: parliamo di una realtà che ha saputo fare, nel corso della sua storia, dei processi di immigrazione interni e internazionali un motivo di forza e di crescita. Parliamo di una realtà che complessivamente, senza distinzioni politiche, sociali e culturali, respinge l'illegalità senza distinzioni ed è capace di unirsi nel creare un fatto di civiltà. Io credo che nessuna polemica politica possa spingere a utilizzare fenomeni complessi, difficili e gravi semplicemente per motivi di propaganda, oltretutto interni a quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ma soprattutto, signor Presidente, mi preoccupa un punto ed è questo il vero motivo.

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Lo dico davvero per suo tramite. Quello che noi stiamo facendo è un atto che serve a dire una parola chiara, per cui le istituzioni, le forze politiche si proclamano unite contro il fenomeno dell'illegalità. Utilizzare il tema dell'illegalità o della mafia,...

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). …della sua complessità, per farne un motivo strumentale di divisione, è il contrario esatto dell'intento con cui istituiamo questa Commissione ed è il primo risultato che aiuta l'illegalità e non l'affermazione della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Anche senza commenti, grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (FI). Signor Presidente, io non posso esimermi dall'intervenire, perché sono intervenuti tutti i miei colleghi eletti nel collegio di Prato di tutto l'arco costituzionale. Ma non tanto perché io sono pratese da tante generazioni, quanto perché io mi occupo di immigrazione da più di quindici anni e conosco da vicino, in maniera diretta o indiretta, il fenomeno delle mafie straniere, anche perché all'interno delle istituzioni me ne sono occupato.

Io cercherò di svolgere un intervento molto breve, molto pacato ed equilibrato…

PRESIDENTE. Venti secondi, infatti.

GIORGIO SILLI (FI). E certo. Io però francamente, Presidente, voglio che rimanga a verbale che io non posso permettere a chi è intervenuto prima di me di dare lezioni di vita a noi. Insomma, il PD non può disegnare come un giardino dell'Eden, ahimè, la nostra città (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È una città che ha dato da lavorare a centinaia di migliaia di persone, è una città meravigliosa, ricca, ma negli ultimi decenni, purtroppo, è una città che ha subito tanto dai flussi migratori che sono stati mal gestiti.

Così come non posso accettare dagli amici del Cinquestelle che si parli di tavoli, di focus, di piattaforme, di sondaggi su Internet: alla fine, ben poco è stato risolto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIORGIO SILLI (FI). Concludo, dicendo che il problema c'è, è reale, e ancor più rispetto a prima dobbiamo essere tutti uniti per cercare di risolverlo, ma senza negare l'evidenza dei fatti, perché non è un giardino dell'Eden la nostra città (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, io credo che deformato e grottesco sia negare da Prato alcune evidenze che sottendono e sorreggono l'emendamento presentato. La particolare violenza e sanguinarietà di queste strutture, l'unicità di queste strutture, l'irripetibilità delle modalità di reclutamento, la saldatura in un caso con radicate credenze religiose o pseudo-religiose, e dall'altra parte la saldatura con complesse strutture economiche, la pulviscolare ramificazione di queste mafie avrebbero dovuto indurre tutti noi a riflettere su tutte le mafie straniere, ma con particolare riguardo, come diceva il presidente Meloni, a queste strutture uniche e irripetibili, drammatiche, che spaventano l'Italia e che rendono difficile una risposta immediata da parte dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, il tema sollevato da questo nostro emendamento è assolutamente importante, e direi anche proprio di visione. Considerate (e mi rivolgo in particolare ai colleghi del Partito Democratico, che hanno anche avuto incarichi di governo della capitale): io provengo da un rione, come quello Esquilino, che è stato massacrato dall'incapacità delle giunte di centrosinistra che hanno permesso nel corso dei decenni, da Rutelli a Veltroni in poi, il consolidamento di una vera e propria Chinatown vicino alla stazione Termini (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Seicento negozi che sono stati espropriati, e all'interno l'unica legge che vale è quella della mafia cinese, coi trasferimenti dei soldi attraverso i money transfer, con il loro servizio d'ordine,…

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …e così succede a Cagliari, così succede a Milano, a Prato, a Firenze: per cui non specializzarsi,…

PRESIDENTE. Grazie.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …e la scorsa edizione della Commissione antimafia non ha fatto niente su questo, vuol dire chiudere gli occhi come avete fatto in questi decenni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Presidente, vorrei dire che francamente trovo questo scorcio di dibattito un po' inquietante, e anche irrispettoso del tema di cui stiamo discutendo. Si fa (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie, senza commenti per favore.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). No, ma li faccia pure fare i commenti, Presidente, non ci offendiamo né ci spaventiamo.

La verità è che la discussione che stiamo facendo, anzi che alcuni colleghi, alcune colleghe stanno imponendo a quest'Aula, è una discussione sciocca e anche un po' irrispettosa. Discutiamo di un fenomeno drammatico, complesso, molto serio come quello degli insediamenti criminali di stampo mafioso, di cui la Commissione dovrebbe potersi occupare col massimo dell'impegno e il massimo della libertà, provando a costruire attorno a questa discussione non solo una coda insopportabile di campagna elettorale, ma provando a definire un ordine di gerarchia nella pericolosità del fenomeno mafioso a partire dalla nazionalità di provenienza di chi organizza sul territorio filiere criminali di questo tipo e con queste caratteristiche.

La Commissione antimafia, ha ragione l'onorevole Meloni, non ha un tempo infinito a disposizione, deve definire delle priorità. Vorrei che la discussione su queste priorità potesse partire innanzitutto all'interno della Commissione antimafia; e visto che oggi siamo al 17 luglio, cioè a quasi cinque mesi dalla data delle elezioni politiche che hanno dato vita a questa legislatura, sarebbe l'ora che questa Commissione potesse vedere la luce e che in quest'Aula finisse questa incredibile serie di interventi, che hanno perfino il sapore dell'ostruzionismo, attorno ad un tema che niente ha a che vedere con l'efficacia dei lavori di questa Commissione. Fate partire la Commissione antimafia, e fatela finita di costruire un dibattito che, ripeto, ha il tono insopportabile dell'offesa rispetto a un tema così rilevante come quello di cui discutiamo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI (PD). Grazie, signor Presidente. Anch'io mi associo alle parole dell'onorevole Fratoianni, nel senso che è veramente poco utile continuare un dibattito su questi toni, però mi permetto, siccome sono intervenuti coloro che vivono a Prato, ossia Giacomelli, Silli e Donzelli, di ricordare che il problema dell'immigrazione a Prato è un problema molto complesso che è stato affrontato in modo anche molto civile dalla popolazione pratese e i cinesi fanno parte, anche, del mondo industriale di Prato, non tutto è mafia, c'è certamente una parte che riguarda la criminalità, ma, certamente, anche tante persone che lavorano e lavorano in modo onesto.

Vorrei pertanto sottolineare che dire destra o sinistra, a Prato, Silli, ha poco senso, perché avete amministrato voi e, poi, siete stati sconfitti, avete amministrato cinque anni e non vi è andata bene, vuol dire che non avete amministrato bene e lo stesso dico per Donzelli, il quale è di Prato, ma, per farsi eleggere, è costretto ad andare a Massa, perché a Prato non lo votano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD). Signor Presidente, io avverto davvero uno scarto tra il compito che stiamo assegnando…

PRESIDENTE. Donzelli, facciamo concludere Orlando poi…

ANDREA ORLANDO (PD). Grazie, se è possibile, incomincerei. Io avverto uno scarto tra il compito che stiamo assegnando a questa Commissione e la discussione che stiamo facendo. Gli studiosi e i magistrati ci dicono che la mafia ormai è un fenomeno globale, le gerarchie sì modificano costantemente, il sistema di alleanze delle diverse mafie è in costante evoluzione e noi stiamo discutendo, ahimè, di Prato, con tutto il rispetto per Prato.

Ora, io quello che pongo a tutti i gruppi parlamentari è questo: innanzitutto, una questione di carattere metodologico; noi, parlando di mafie straniere, seguiamo un'indicazione che arriva dalle indagini della magistratura; noi non sappiamo esattamente, questo è vero e va approfondito, quale sia il rapporto tra mafie italiane e mafie estere e come si stia riorganizzando proprio in questo momento; non lo sappiamo e non sappiamo, neanche, quale sia, a oggi, la più pericolosa tra queste mafie. Io credo che lo dovremmo proprio rimettere alla Commissione questo tipo di analisi e, quindi, scriverlo oggi è una stupidaggine.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANDREA ORLANDO (PD). Senza escludere la pericolosità di quelle che sono state citate. In secondo luogo, un appello a tutti: questa Commissione ha funzionato quando c'è stata l'unità delle forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quando non ci si è divisi sull'indicare la priorità “x” perché faceva più comodo a “y”, ma abbiamo deciso di fare una lotta comune. Siccome io credo che i colleghi di Fratelli d'Italia vogliano come me la lotta alla mafia, non dividiamoci per ragioni di mera propaganda, facciamo un favore alla mafia in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per fatto personale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Allora, non adesso, a fine seduta, sì.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Presidente, vorrei solo aggiungere una cosa, ossia che rimanga agli atti che questo emendamento è già ricompreso nel testo e, quindi, mi pare una questione superata, sia dal punto di vista formale, che sostanziale, perché la Commissione potrà occuparsi benissimo di singoli settori e specializzazioni, ahimè, purtroppo della mafia, tanto che la lettera i) parla di mutamenti e trasformazioni del fenomeno mafioso, approfondendo le caratteristiche anche economiche e sociali; parla, nel punto 4) di processi di cooperazione e internazionalizzazione con altri fenomeni e, quindi, dà spazio alla Commissione antimafia di occuparsi anche di quel settore. Tanto che l'onorevole Meloni, con onestà, ha parlato di priorità, quindi, poi, sarà la Commissione a darsi delle priorità, però, vorrei che si sottolineasse come, con la legge che andremo ad approvare, quel tipo di fenomeno verrà sicuramente attenzionato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI, Relatrice. Grazie, Presidente. Ho ascoltato tutti gli interventi e penso che bisogna fare tesoro dei contributi che arrivano da tutti i colleghi, almeno nel nostro caso, in Commissione, avendo seguito tutti i lavori, c'è stata anche un'evoluzione della lettura e dello studio proprio delle questioni poste in rilievo da diversi colleghi.

Anche su questo, abbiamo dato ampie informazioni, ci sono stati ampi dialoghi e confronti, in Commissione, quindi, a questo punto, è chiaro che questo testo unificato ha ampliato i poteri della Commissione. Quindi, la gestione, poi, delle priorità sarà in capo, effettivamente, alla Commissione che si istituirà e ricordo che c'è un regolamento interno che disciplinerà anche questo tipo di situazioni e, soprattutto, l'istituzione di comitati; l'avevo già detto e ci eravamo più volte confrontati con i colleghi di Fratelli d'Italia che, poi, si potranno istituire dei comitati che, nello specifico, trattano il tema. Quindi, siccome dal tono della discussione sembra che questo testo voglia negare l'approfondimento rispetto all'esistenza delle mafie, ciò credo che sia ingiusto e anche irrispettoso per il lavoro che stiamo facendo tutti.

Quindi, è giusto sottolineare, è giusto che loro mettano in rilievo queste dinamiche che, in particolare, in alcune zone d'Italia, si verificano, poi, ognuno, potrebbe fare riferimento alle zone da cui proviene, ma il testo di questa legge, che istituirà la futura Commissione antimafia, davvero, amplia i compiti e fa un chiaro riferimento anche al comma 4, dove si dice che tutti i compiti che noi abbiamo assegnato alla Commissione fanno riferimento anche alle mafie straniere o di natura transnazionale. Abbiamo cercato, il più possibile, di essere precisi e di non lasciare nulla indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Meloni, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.13 Santelli, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Presidente, l'emendamento in questione affronta, esattamente, il tema di cui abbiamo parlato con il precedente emendamento. Cioè, come avevo già anticipato, in Commissione abbiamo discusso se sottolineare l'urgenza, nei lavori della Commissione, della penetrazione al momento, nel nostro Paese e nel territorio, delle mafie straniere. Questo è stato argomento di discussione, perché era già accennato, ovviamente nel titolo e nel testo, ma avevamo chiesto una sottolineatura. Io ringrazio, per questo, la relatrice e il sottosegretario Molteni, che ha seguito il provvedimento per il Governo, della sensibilità dimostrata e dell'attenzione sulla specifica.

Quindi, oggi, possiamo dire che il tema mafie straniere, in questo testo, viene verificato e ulteriormente approfondito e indicato come una priorità all'interno dello scacchiere, purtroppo, in cui si muove la criminalità organizzata in Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, ovviamente, voteremo a favore di questo emendamento, perché è già un passo avanti rispetto a fingere che potesse bastare la parola “straniere” nel titolo; non è, secondo noi, comunque, purtroppo, risolutivo, perché è necessario, come diceva la presidente Meloni, dare delle priorità; quindi, la priorità, per noi, era partire dalla mafia nigeriana e dalla mafia cinese. Comunque voteremo a favore.

Credo che ci sia una situazione un po' particolare in quest'Aula, per cui comprendo benissimo i compagni di LEU, del Partito Democratico, che sono profondamente contrari al nostro emendamento; comprendo a volte anche i 5 Stelle, mi dispiace per gli amici della Lega, che invece sul territorio si erano battuti pesantemente per queste battaglie, contro la mafia nigeriana, contro la mafia cinese. È un peccato averli visti votare contro, e mi è dispiaciuto, perché avrei voluto vederli al nostro fianco su questa battaglia.

Mi permetto solo - colgo l'occasione - di rispondere anche a delle illazioni personali che erano state fatte sul mio conto: il collegio comprendeva anche la città dove abito, che è Prato; ho sempre fatto politica a Firenze, non è un mistero, ma sono stato eletto dove abito. Lo dovrebbe dire alla sua collega Boschi, che è dovuta scappare dove parlano tedesco per farsi eleggere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, tramite lei, dica a Ermini che potrebbe rivolgersi alla sua collega Boschi, che è dovuta farsi eleggere dove parlano tedesco, perché altrimenti in Toscana non l'avrebbe votata nessuno. Quindi, prima di parlare su dove si fanno eleggere gli altri, poiché mi sono fatto eleggere nel mio collegio, dove abito, nonostante io faccia politica da sempre a Firenze, il collega Ermini ha perso un'occasione per parlare forse d'altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, è chiaro che anche questo emendamento, come il precedente, rimedia a qualche mancanza della proposta di legge che istituisce la Commissione, come è chiaro che si può affrontare la questione in modo ideologico o si può cercare - riprendo l'intervento del collega Orlando - di affrontarla nell'interesse veramente dei cittadini. Questo vuol dire che dobbiamo prendere atto delle situazioni per quelle che sono, zona per zona, purtroppo mafia per mafia. E se non mi stupisco, quindi, degli interventi ideologici, come già diceva il collega Donzelli, mi stupisco molto dei silenzi e della mancanza di recepimento di questo emendamento, come di quello precedente. Quindi, direi che su questo andrebbe fatta una seria riflessione da parte di chi sta al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Presidente, probabilmente nel furore del sostegno alle proprie tesi si è ignorato che su questo emendamento avevo già anticipato il voto favorevole del nostro gruppo. Però, vorrei fare una precisazione su che cosa significa “le priorità”. Abbiamo appena ascoltato che, secondo l'onorevole Donzelli, le priorità le dovrebbe stabilire quest'Aula sulla base dei desiderata di un gruppo parlamentare, però una Commissione antimafia seria - come io penso sarà la prossima, perché così sono state le altre, come ha detto anche il collega Orlando, sia per l'unità di intenti sia per l'autorevolezza dei partecipanti - si affida a chi ne capisce più di noi, e le priorità si stabiliscono sulla base di relazioni che verranno fatte.

Immagino che la prima persona che verrà in audizione sarà ovviamente il procuratore Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, e sulla base di quella relazione si potranno costituire i sottocomitati, indicare le priorità, costruire anche gli elementi che possano dare gli strumenti operativi.

Noi qui stiamo lavorando per avere una Commissione funzionante, non una Commissione di propaganda, questa è la differenza. Ed è questo il motivo per il quale noi su questo emendamento siamo d'accordo e su quello precedente, che peraltro faceva anche molte confusioni e molte commistioni, ovviamente abbiamo votato contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Presidente, visto il tema in oggetto e visto anche quello che è accaduto oggi, a me sembra doveroso che quest'Aula rivolga un ringraziamento alla Direzione distrettuale antimafia e al Comando generale dei Carabinieri di Roma, per aver consegnato oggi 31 esponenti del clan Casamonica alla giustizia (Applausi).

Noi oggi siamo qua e cerchiamo di fare le migliori leggi, ma se non ci fosse chi rischia la pelle per pochi soldi per garantire la sicurezza di questo Paese, andremmo poco lontani. Cerchiamo di ricordarcelo sempre e anche nella prossima legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Presidente, questo emendamento sottolinea semplicemente l'interesse che la Commissione ha sul tema; interesse, tra l'altro, che è evidente anche dal testo del progetto di legge. Perché saremmo favorevoli? Perché questo emendamento amplia e non diminuisce il campo d'azione della Commissione, e perché amplia e non diminuisce i poteri della Commissione. Il nostro obiettivo è proprio questo, quello di ampliare la possibilità che ha la Commissione di indagare su tutte le mafie straniere presenti sul nostro territorio, non solo su alcune e in piccole parti del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, una sottolineatura anche rispetto all'ultimo intervento. Porre delle priorità, non significa dover parlare di una cosa specifica e basta, non significa ridurre il campo d'azione, significa avere delle priorità. Noi abbiamo un fenomeno migratorio che sta importando nella nostra nazione pericolosissimi fenomeni mafiosi che non facevano parte della cultura di questa nazione; mafie che vanno combattute e che sono perennemente oggetto dell'interesse generale. Noi queste mafie - quella nigeriana, quella cinese - ancora possiamo arginarle nello sviluppo, fuori da quelle parti più piccole della nostra nazione dove già hanno attecchito, e evitare che vengano esportate altrove. Per questo la sottolineatura del gruppo di Fratelli d'Italia con la richiesta di occuparsi in termini prioritari di questo argomento, ed evitare di trovarci, accanto alle mafie che hanno un consolidato nella nostra nazione, a dover trattare su tutto il territorio nazionale anche di mafie che invece incidono su parti ancora limitate del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Santelli, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.50 Fornaro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, con questo emendamento proponiamo una diversa formulazione, nel rispetto dell'impostazione, della lettera r) dell'articolo 1, con l'obiettivo di evitare - e questo è il testo base - una discutibile mappatura da parte della Commissione delle principali iniziative pratico-educative realizzate dalla società civile e delle associazioni attive nella diffusione della cultura antimafia. Crediamo che la nostra formulazione risponda meglio alle esigenze, che sono condivisibili, della lettera r).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Fornaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.18 Sisto con parere contrario di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Grazie Presidente, quello in esame è uno degli emendamenti più delicati e mi dispiace che la relatrice e il Governo non ne abbiamo tenuto conto. L'emendamento riguarda il tema dello scioglimento dei comuni per mafia come misura amministrativa assunta dal Ministero dell'Interno. Mi spiego meglio per evitare equivoci: qui non si tratta di valutare cosa porta il Viminale a sciogliere ma, al contrario, una volta che il Viminale ha previsto lo scioglimento, quindi il commissariamento, ciò che a mio parere è necessario verificare è quali sono gli effetti reali di questi scioglimenti e cosa accade durante i commissariamenti. Questo è un punto delicatissimo di cui non capisco quale Commissione dovrebbe occuparsi se non la Commissione antimafia. Aggiungo, in relazione alle motivazioni e per spiegarlo anche ai colleghi e ricordarlo a me stessa, che il provvedimento di scioglimento dei consigli comunali viene qualificato come un provvedimento di alta amministrazione: è un provvedimento politico proposto dal Ministro dell'Interno e assunto dal Governo ed è sottratto pertanto alla valutazione giurisdizionale se non in termini estrinseci. Come provvedimento politico chi se non il Parlamento deve controllare come agisce il Governo in relazione all'utilizzo di questo strumento? Credo che la Commissione antimafia dovrà necessariamente occuparsi della questione. Ribadisco e lo ricordo: guardate i numeri, sono raccapriccianti ma soprattutto quello che è impressionante è come siano ripetitivi negli stessi comuni. Non ci spaventiamo, non ci preoccupiamo poi stracciandoci le vesti se ci sono comuni in cui non si trovano persone che abbiano la volontà di candidarsi se è la densità del comune a disporre poi il commissariamento antimafia: nessuno fa l'eroe inutile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Intervengo molto brevemente, Presidente, perché avvaloro anche le tesi espresse dalla collega Santelli. Vorrei solo per memoria ricordare che anche la legge per lo scioglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa fu frutto di una discussione approfondita proprio all'interno della Commissione antimafia e quindi è del tutto naturale e lo sarà anche nei prossimi emendamenti che avrò modo di illustrare che vi possa essere un'azione di monitoraggio rispetto agli effetti. Sono normative rispetto alle quali ci sono da tempo discussioni in atto, in particolare per quanto riguarda la tenuta delle sottostanti amministrazioni tecniche al di là dello scioglimento dell'organismo politico. Ritengo che la misurazione, la valutazione, il monitoraggio degli effetti di una legge siffatta possano essere utili al nostro lavoro come Parlamento e credo che sia ragionevole anche cambiare il parere sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (FI). Mi pare che la proposta dall'onorevole Santelli e il ravvedimento dell'onorevole Migliore indichino la natura non soltanto politica ma mafiosa degli scioglimenti di comuni che rimangono per anni senza democratica amministrazione e nei quali poi il Consiglio di Stato risarcisce il comune ma non il sindaco.

Io ho avuto il comune sciolto per mafia: non c'è un solo indagato dalla magistratura. È stato un atto di sfregio, di mascariamento - non so se contro di me - ma certamente contro la lotta che io ho fatto contro le pale eoliche che oggi sono il principale momento di profitto per la mafia. Io fui cacciato per non continuare quella lotta. Ma senza parlare di me parlo di Ventimiglia, di Bordighera, di Racalmuto dove un grande sindaco è stato umiliato e, con lui, il nome di Sciascia. Occorre che il Parlamento e la Commissione valutino quando quegli atti sono irresponsabili: il mio comune fu sciolto dalla Cancellieri su proposta di Maroni. Nessuno dei due ha ascoltato la verità delle parole di un comune che era rinato e che è tornato nell'ombra grazie allo scioglimento per mafia. Pensate a vicende come queste che sono violenza mafiosa dell'antimafia (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

DALILA NESCI, Relatrice. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI, Relatrice. Do un contributo anche per gli altri emendamenti. Anzitutto, anche in questo caso, non vorrei che si pensasse che il tema non fa parte del testo: con grande rispetto per il lavoro di tutti ricordo che la lettera s) disciplina proprio la materia anche in maniera più ampia - permettetemi di dirlo - perché si parla di “svolgere il monitoraggio sui tentativi di condizionamento e di infiltrazione mafiosa negli enti locali”. Addirittura si mette l'accento, ad esempio, sul “ particolare riguardo alla componente amministrativa”, perché sappiamo bene che nei comuni sciolti per mafia o comunque condizionati dall'infiltrazione mafiosa molto spesso nell'apparato amministrativo ci sono soggetti che avrebbero potuto favorire tali condizionamenti: quindi, c'è una sottolineatura in questo senso.

Si parla esplicitamente anche di verificare “l'efficacia delle disposizioni vigenti in materia”. Quindi già il tema è ampiamente ricompreso in maniera assolutamente allargata. Sono, tra l'altro, molto felice che il tema divenga esigenza fatta presente da più parti politiche: ad esempio, una mia proposta di legge riforma proprio tutta la normativa in materia e ritengo che molti saranno d'accordo sul fatto che dobbiamo partire da una riforma seria, ponderata e che parta veramente dalla visione anche delle storture della legge che poi magari non fanno comprendere ai cittadini i motivi per cui sono stati danneggiati dai condizionamenti mafiosi, dalle infiltrazioni mafiose e, allo stesso tempo, dia i mezzi ai commissari che poi svolgeranno e svolgono quel ruolo, di dare impulso per davvero di nuovo alla vita dei comuni al fine di riportare la legalità e la giustizia.

Abbiamo studiato la normativa anche nella scorsa legislatura e presenta vulnus, deficit che vanno colmati. Quindi, spero che su impulso di tale necessità la Commissione antimafia, grazie in particolare alla lettera s), possa occuparsene e poi anche in Aula riformeremo tutta la normativa di riferimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Credo che l'intervento pur apprezzabile della collega Nesci cozzi contro l'interpretazione letterale: mentre la lettera s) si occupa del “monitoraggio sui tentativi di condizionamento e di infiltrazione”, noi proponiamo con l'emendamento a mia prima firma una cosa molto diversa, ossia quella che deve essere la funzione della Commissione antimafia, cioè una verifica degli effetti della normativa in materia di scioglimento. Quello che è anticipato nella lettera s) è posticipato nella lettera s-bis), che noi chiediamo di verificare. C'è un'applicazione certa, costante, uguale, che effetto fa?

In realtà, per modificare una norma - ho finito, Presidente - bisogna verificare proprio l'effetto che fa; cioè, la Commissione antimafia ha questo scopo: controllare che una norma funzioni o non funzioni, come funziona e come non funziona e proporre interventi normativi. Mi chiedo quale è il limite che oggi impedisce di dare parere favorevole ad un emendamento tutto teso ad una distribuzione equa…

PRESIDENTE. Concluda, deputato Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). …e ad un controllo puntuale di situazioni che non sempre appaiono trasparenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.52 Fornaro e 1.53 Fiano, con parere contrario di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, Presidente. Qui ci terrei molto a fare una piccola ricostruzione dei fatti. La Commissione antimafia, presieduta dall'onorevole Bindi, nella sua corposa relazione in appendice, ha fatto una proposta per questa legislatura. E questa proposta è stata recepita, in particolare, da due progetti di legge inizialmente distinti, uno a firma Verini e l'altro a firma Nesci, che è anche l'attuale relatrice.

All'interno di questa proposta - quindi inizialmente anche all'interno della proposta Nesci e anche all'interno della prima proposta del testo base - erano contenute alcune competenze di questa Commissione.

Ora, io mi permetto di leggere, questa che noi vogliamo reintrodurre: “La Commissione può richiedere al Governo informazioni sulle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata in un'amministrazione locale”. E poi: “La Commissione può altresì richiedere al Governo specifiche relazioni sull'azione di ripristino della legalità svolta nel corso della gestione straordinaria delle amministrazioni sciolte”.

Siccome è una richiesta di informazioni al Governo e, quindi, è compito principale della Commissione antimafia avere come interlocutore il Governo per richiedere informazioni, e siccome - ne abbiamo appena discusso - ci sono elementi sui quali bisogna esercitare un'azione di monitoraggio e di controllo, ma - oltre al fatto che il Governo magari ha troppe cose da fare e quindi ha suggerito di toglierlo questo aspetto - per quale motivo non può essere specificato, così come peraltro inizialmente aveva fatto anche la collega Nesci, sia nel suo progetto di legge sia nel primo testo base, prima che fosse emendato? Io questo sinceramente non riesco minimamente a capirlo.

Si tratta – peraltro, la presidente Bindi in un'intervista recentemente ha anche riaffermato questo passo indietro rispetto alla proposta - di una proposta votata all'unanimità da parte della Commissione. E su questo mi rivolgo, anche per suo tramite, alla presidente Sarti ed alla collega Dadone, che ne facevano parte. Erano certamente dei punti sui quali si era raggiunta l'unanimità di tutta la Commissione, dicendo: questa Commissione, se avrà più poteri, se sarà più specifica, se sarà più capace di interloquire anche con il Governo - qui non c'entra niente la magistratura - sarà anche più in grado di compiere il suo lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). L'emendamento è identico a quello che è stato testé illustrato dal collega Fiano, quindi non ci ritorno. Ovviamente siamo rimasti - devo dire - stupiti per questo parere contrario, da parte della relatrice e del Governo.

Come ha ricordato il collega Migliore, l'obiettivo di quest'emendamento era molto semplice: dare una possibilità alla Commissione di richiedere al Governo informazioni sulle possibili infiltrazioni della criminalità su una singola amministrazione locale.

Credo che questo sia un tema molto delicato. I numeri sono numeri, in alcune aree del Paese, impressionanti. C'è una sospensione della democrazia in troppe realtà. Quindi, da questo punto di vista, credo che fosse una opportunità, peraltro - come è stato ricordato - su cui si concordava unanimemente alla fine della XVII legislatura, per cui noi abbiamo ritenuto di ripresentarlo e mi sento, per una volta, di insistere nei confronti della relatrice a valutare un comportamento differente.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente scusi, sull'ordine dei lavori, al fine di condividere l'ordinato prosieguo dei lavori. Noi abbiamo ancora, se non vado errato, altri 18 voti di emendamenti e non so quanti colleghi intendano intervenire su ciascun emendamento. Siccome è, penso, volontà di tutti concludere positivamente e ordinatamente il voto sulla legge istitutiva della Commissione antimafia e siccome, nel frattempo, vi sono orari di convocazione di Commissione, alle 13,15 la I Commissione, altre alle 13,45, alle 14 o alle 14,15, io suggerisco - ovviamente la scelta è sua oppure con il consenso di tutti i presidenti di gruppo - che decidiamo adesso. Infatti, se dovessimo arrivare a concludere tutte le votazioni, noi andiamo sicuramente dopo l'orario di convocazione di numerose Commissioni. Quindi, decidiamolo subito. Non credo che ci saranno particolari problemi, come peraltro ci eravamo già accordati giovedì, a concludere questa votazione. Forse, conviene decidere un minimo di sosta per i colleghi e concludere il voto dopo. Comunque, ci dica come è il prosieguo.

PRESIDENTE. Io vorrei personalmente provare a concludere. Oltretutto le Commissioni si possono convocare a fine Aula. Certo che vi è il lavoro delle Commissioni, però si tratta anche di un provvedimento importante, la legge istitutiva della Commissione antimafia. Quindi, se riusciamo a concludere e, magari, anche a darci un tempo sugli interventi, concordando di andare un po' più celeri, se vogliamo - chiaramente è una proposta -, possiamo procedere in modo che, ad un orario equilibrato, riusciamo a chiudere.

JOLE SANTELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Grazie Presidente, per chiederle la possibilità di votare questi emendamenti per parti separate. Credo che siano totalmente autosufficienti. La prima parte finisce al “…decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267”. La seconda inizia da: “La Commissione…” fino alla fine del paragrafo.

PRESIDENTE. La prima parte?

JOLE SANTELLI (FI). La prima parte va da “La Commissione (…)” fino a “(…) decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267”. Sono proprio due compiti diversi affidati alla Commissione.

PRESIDENTE. Quindi, passiamo ai voti della prima parte, da “La Commissione (…)” fino a “(…) 18 agosto 2000, n. 267”.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte degli identici emendamenti 1.52 Fornaro e 1.53 Fiano.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte degli identici emendamenti 1.52 Fornaro e 1.53 Fiano.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.54 Fornaro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, con questo emendamento proponiamo di dare la possibilità alla Commissione di richiedere al Governo una relazione di valutazione dell'impatto antimafia che i progetti di legge in discussione possono rivestire e, quindi, un potere aggiuntivo rispetto al passato ma che potrebbe significare una maggiore incisività nella ordinaria attività del Parlamento e, quindi, un occhio vigile della Commissione rispetto a possibili ricadute nel contrasto alle azioni della criminalità organizzata e delle mafie.

Nel secondo capoverso analoga relazione potrebbe essere richiesta anche dall'Autorità nazionale anticorruzione, con particolare riferimento al tema degli appalti e delle opere pubbliche che sappiamo essere oggetto spesso troppo attento delle attenzioni delle organizzazioni criminali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.54 Fornaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.55 Migliore…

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. È sull'ordine dei lavori. Prego, ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Presidente, mi spiace solo per segnalare il fatto che è in corso l'audizione del Ministro Tria al Senato per la congiunta Finanze, Senato e Camera. Così non può andare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente) perché, da un lato, l'organizzazione dell'Assemblea prevale sulle Commissioni e, dall'altro, siamo di fronte al fatto compiuto. Dovete organizzarvi con maggiore serietà, Presidente, perché così le cose non vanno bene assolutamente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sono convocate al termine delle votazioni d'Aula, come tutte (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto-+Europa-Centro Democratico)… sì, al Senato certo. Però, non funziona, è sempre al termine (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto-+Europa-Centro Democratico)…Stiamo controllando. Intanto continuiamo.

Dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.55 Migliore, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.51 Fornaro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, con il mio emendamento 1.51 intenderemmo dotare la Commissione della prerogativa di poter richiedere al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo di accedere ai registri e alle banche dati. Questo ovviamente per potere, anche in questo caso, dare maggiore incisività all'attività della Commissione. Inoltre, chiediamo la possibilità che la Commissione possa esprimere un parere sulla proposta di nomina del direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Fornaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.56 Migliore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Presidente, questo emendamento è molto simile al precedente. È un'altra di quelle parti della proposta della precedente Commissione antimafia che prima è entrata e poi è stata cassata. Peraltro, in un emendamento immediatamente successivo si reintroduce solo una parte delle competenze che qui sono previste e limitatamente alla formazione delle liste elettorali. Però, ritengo che tutte le lettere, per chi leggerà l'emendamento, e, cioè, tutti i compiti specifici di questa Commissione, che dovranno evidentemente essere comunque svolti, sarebbe stato meglio specificarli all'interno di una formulazione legislativa precisa e questo non avviene. Quindi, per questo motivo noi chiediamo il voto favorevole e anche eventualmente la modifica del parere di Commissione e Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.56 Migliore, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, io onestamente non capisco la conduzione di questo momento…

PRESIDENTE. Le posso fare già una proposta…

EMANUELE FIANO (PD). No, se lei, cortesemente, mi fa prima dire quello che voglio dire, ai sensi del Regolamento, articolo 8 e seguenti, visto che lei deve condurre i lavori d'Aula, lei sta producendo il seguente risultato: che i deputati della Commissione finanze della Camera i quali sarebbero stati convocati in congiunta con i colleghi della Commissione del Senato per audire Tria, sono stati sconvocati. Il Ministro Tria è udito, in questo momento, dai colleghi senatori. Mi auguro che sia un'audizione interessante, non è così semplice riconvocare il Ministro dell'Economia per un'altra audizione. Non capisco, visto che si sta svolgendo una discussione senza nessunissima larvata forma di ostruzionismo, ma nel merito e rapida, cosa costerebbe a lei, visto che non avrà il voto finale prima dell'interruzione, invece di ritardare i lavori di tutte le Commissioni della Camera per far svolgere dieci voti adesso – è al momento una discussione tranquilla, Presidente, perché noi non stiamo intervenendo se non sul merito – che cosa costa, per permettere un ordinato svolgimento dei lavori ai colleghi di Commissione, a prescindere dal Ministro Tria, anche delle Commissioni già convocate della Camera, interromperci adesso invece che dopo la fine dei voti sugli emendamenti, perché dopo la fine dei voti sugli emendamenti, Presidente, ci sono le dichiarazioni di voto e c'è il voto finale, che comunque non si riesce a fare, a meno che lei non voglia stravolgere l'ordinamento dei lavori della Commissione. Onestamente, non capisco questa sua posizione e non la condivido (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Perfetto, però le dico una cosa, da questa mattina la Commissione Finanze non è convocata quindi, noi, in questo momento, non l'abbiamo sconvocata. Non è convocata perché probabilmente, presumibilmente ci sono molti voti da effettuare e quando ci sono molti voti da effettuare i presidenti di Commissione e l'ufficio di presidenza magari non la convocano più. Non c'è dubbio che bisogna cercare poi di dare modo di ascoltare le audizioni, ma in questo caso il modo non c'era, perché era già stata non convocata la Commissione. Quindi, in questo momento, non l'abbiamo sconvocata. Detto questo, la mia la proposta, sentendo anche gli interventi del deputato Fiano, del presidente Brescia, del deputato di Forza Italia, è che potremmo arrivare a finire l'articolo 1 e riprendiamo alle 15. Va bene?

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sarti 1.63.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà (Commenti).

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Colleghi, colleghi, vi chiedo scusa…

PRESIDENTE. Per favore, ascoltiamo il deputato Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). La nostra non è un'obbligazione di risultato a tempo. Nel momento in cui i lavori stabiliscono un ordine, i diritti dei deputati di intervenire rimangono intatti per fortuna, quindi non sono disposto personalmente a sconti sul piano dell'intervento parlamentare, perché c'è un andamento dei lavori che deve terminare alle 13.30. Io faccio il mio dovere e vado avanti in fondo, con le argomentazioni che ritengo di proporre alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché sono stress temporali intollerabili che, alla fine, arrivano soltanto a concutere i diritti dei deputati di intervenire, questo accade.

Allora, da questo punto di vista, Presidente, questo è un emendamento che, in silenzio, cerca di stabilizzare quello che nella scorsa legislatura è stato un tema molto scottante, il codice di autoregolamentazione sulla formazione delle liste elettorali, che non può diventare una legge di questo Parlamento, va detto con molta chiarezza; è una proposta all'interno della Commissione antimafia che non può diventare addirittura una scusa per ottenere dal procuratore antimafia informazioni in ordine ai registri delle banche dati di cui all'articolo 117, comma 2-bis, cioè, noi dovremmo delegare la formazione delle liste ad una scelta della Commissione antimafia con riferimento alle informazioni tratte dal procuratore antimafia. Ma neanche nel peggiore KGB accadono cose di questo genere. Noi riteniamo che la formazione delle liste vada tenuta libera, affidata in qualche modo ai partiti, certo. Se vi sono delle preclusioni, sono delle preclusioni che vanno rispettate a norma di legge, ma non si può trasformare la Commissione antimafia in una sorta di filtro, a monte o a valle del diritto di ciascun cittadino di candidarsi. Io lo trovo insopportabile, lo trovo ingiusto: dico soltanto che non si può trasformare un organismo consultivo, un organismo di verifica propulsivo in una sorta di filtro anomalo e atipico sul diritto di candidarsi.

Per cui dico che questo emendamento, con un silenzio assordante, propone invece un mutamento di accento e di pensiero, uno svuotamento baricentrico del diritto dei partiti di proporre secondo legge i candidati, affidando …e l'abbiamo passata, qualcuno se lo ricorderà quando il presidente Bindi, mi dispiace che non sia presente, presidente della scorsa Commissione antimafia, pubblicò, in zona Cesarini, una serie di elenchi carenti ed altro che provocarono guasti inenarrabili nell'ambito della competizione elettorale. Bene, io credo Presidente, che probabilmente la maggioranza voterà questo emendamento, ma voglio che rimanga traccia che il codice di autoregolamentazione, che la Commissione antimafia può aver scritto, non diventi de iure, in qualche modo, atipicamente, una sorta di filtro a monte del diritto dei cittadini di candidarsi. Lo ripeto, è un voto molto delicato e questo silenzio con cui si vuol far passare un emendamento di questo genere non sminuisce la mia tenacia nell'affermare i diritti garantiti, però soltanto dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sarti 1.63, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sisto 1.59.

Chiedo al deputato Sisto se accetti la riformulazione proposta dalla relatrice.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Una volta tanto devo dire che è una riformulazione ti viene incontro… parlerò anche sull'emendamento successivo 1.60, che è stato ritenuto riassorbito da questa riformulazione. È evidente che la mafia si combatte essenzialmente da piccoli, uso questa espressione, cioè insegnando ai bambini quanto sia importante la legalità, quanto sia importante la cultura, quanto sia importante il potere che deriva da questi due pilastri, il rispetto delle regole, sapendo esattamente quello che si fa e quello che si dice; forse anche in questo Parlamento qualche volta sapere quello che si dice non sarebbe male, ma credo che la cultura della legalità mai come in questo caso possa trovare nella Commissione antimafia una propulsione, un'attenzione a quella che si potrebbe definire prevenzione nella legalità, perché credo e sono convinto che, se anziché preoccuparci, come diceva qualcuno tardivamente, di coloro che incorrono in incidenti a matrice mafiosa, ci preoccupassimo soprattutto di evitare che la mafia possa diventare una cultura soprattutto nel nostro Mezzogiorno credo che sarebbe cosa buona e giusta e questo emendamento, con la sua riformulazione, va esattamente in questa direzione. Mi sembra una buona direzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.59 Sisto, nel testo riformulato, con parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

L'emendamento 1.60 Sisto è assorbito.

Passiamo all'emendamento 1.61 Sisto, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, non solo non ritiro questo emendamento, ma insisto pesantemente perché venga votato, perché è veramente stupefacente - ovviamente non nel senso ‘eccitante' del termine - che proprio chi, in qualche modo, anche nella scorsa legislatura, ricordo, ha fatto del ricorso all'associazionismo un punto di riferimento del proprio dire e del proprio fare, oggi respinga un emendamento che chiede anche di avvalersi delle associazioni di carattere nazionale o locale che operano per il contrasto delle attività delle organizzazioni criminali di tipo mafioso. Mi chiedo: se l'antimafia, se la legalità non è una situazione elitaria per pochi, ma deve essere vissuta come un fenomeno di territorio, la legalità deve essere vissuta a livello esteso, come se fosse davvero una endorfina che si espande senza limiti, perché respingere la necessità di avvalersi anche delle associazioni sul territorio, che quotidianamente testimoniano la resistenza a questo tipo di strutture? Io trovo il parere contrario su questo emendamento offensivo per queste associazioni.

DALILA NESCI, Relatrice. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI, Relatrice. Solo per dire che nella lettera r) si parla effettivamente di questo tema ed in più, proprio per dare maggiore risalto alle buone pratiche e alle attività svolte dalle varie associazioni antimafia sul territorio, abbiamo inserito, grazie ad una proposta che è arrivata da un collega, l'idea di mappare queste buone pratiche diffuse sul territorio, proprio al fine della divulgazione e della comunicazione. Quindi, noi vogliamo e abbiamo trovato questa modalità concreta per dare risalto alle buone attività del movimento civile antimafia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.61 Sisto, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Caiata, Colucci, D'Uva, Delrio, Gregorio Fontana, Gallo, Gava, Gelmini, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Lupi, Molteni, Pastorino e Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 336-513-664-805-807-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Ricordo che prima della sospensione è stato da ultimo approvato l'articolo 1.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti a tale articolo.

DALILA NESCI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 2.1 Fornaro e 2.2 Migliore, formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, degli identici emendamenti 2.50 Lupi e 2.51 Schullian, esprime parere favorevole sull'emendamento 2.52 Sarti e parere contrario sull'emendamento 2.3 Ceccanti.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.1 Fornaro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). L'emendamento che abbiamo proposto all'articolo 2 sulla composizione della Commissione, e mi rivolgo veramente a tutta l'Aula, è frutto, in realtà, di un recepimento dell'auspicio che era contenuto nel documento finale della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie della XVII legislatura, che, da un lato, proponeva la riduzione del numero di commissari, per rendere più snello il lavoro, e, soprattutto, riprendeva il tema di affidare la scelta del presidente non ai componenti della Commissione, ma ad un'intesa tra i Presidenti delle due Camere, lasciando, invece, l'elezione della restante parte dell'Ufficio di Presidenza alla Commissione stessa.

Vorrei, se il Presidente me lo consente, leggere proprio le parole della relazione conclusiva, che, ricordo alla relatrice e al Governo, erano state approvate all'unanimità dalla Commissione della XVII legislatura. In quella relazione si poteva leggere che, considerando che la nuova legge elettorale ha un impianto prevalentemente proporzionale, si potrebbe prendere in considerazione, in alternativa all'elezione in seno alla Commissione, il ritorno al sistema di nomina del presidente della Commissione già adottato in precedenti legislature, la X, l'XI e la XII, allorquando il sistema elettorale era su base proporzionale. In quel tempo la scelta era affidata ai Presidenti delle Camere, ai quali competeva la designazione, d'intesa tra loro, del presidente tra i parlamentari di Camera e Senato, al di fuori dei componenti della Commissione.

Il ritorno al vecchio sistema - si legge sempre nella relazione della XVII legislatura - potrebbe consentire di agevolare il rapido avvio dei lavori, qualora fosse necessario considerare il rischio di impasse legato a probabili difficoltà nel trovare un accordo tra le forze politiche ai fini dell'elezione del presidente.

Quindi, noi in questo emendamento non facciamo null'altro, in una logica di testimone, di raccogliere il testimone dei colleghi della XVII legislatura, e quindi proporre questo diverso modo di elezione del presidente, che lo sottrae alla Commissione stessa e lo affida ai due Presidenti di Camera e Senato, quindi con un ruolo ancora più forte di super partes su una materia così delicata come quella oggetto del provvedimento che stiamo votando oggi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Fornaro, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Migliore, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo agli identici emendamenti 2.50 Lupi e 2.51 Schullian, sui quali vi è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, ritiriamo l'emendamento 2.50 perché è analogo a quello di cui abbiamo discusso nella legge di costituzione della Commissione di inchiesta sui rifiuti. Abbiamo posto la questione che poniamo con questo emendamento, e quella della diversità tra il gruppo Misto della Camera e il gruppo Misto del Senato. Lo ricordo a tutti: è un problema di rappresentanza, è un problema dell'esclusione del gruppo Misto della Camera da tutte le bicamerali di garanzia, è un problema della scelta che il Presidente della Camera e il Senato faranno.

Credo che sia assolutamente corretto delegare alla riflessione che lei e il Presidente del Senato ci auguriamo farete nel più breve tempo possibile. Le chiedo ancora di non sottovalutare questa questione: non riguarda solo questo gruppo Misto o il passato, ma riguarda l'idea appunto, nell'evoluzione dell'attività dei Parlamenti, di questa assoluta concomitanza e “accomunanza” tra gruppo Misto della Camera e gruppo Misto del Senato, e dell'idea della rappresentanza certamente proporzionale negli organi bicamerali, che hanno innanzitutto una funzione di garanzia.

Il gruppo Misto andrà avanti su questa strada, perché credo che sia una questione anche che interessa tutti. Mi auguro che si possa risolvere nel rapporto con la Presidenza della Camera e la Presidenza del Senato. Ricordo a tutti che valgono le tradizioni ma valgono le innovazioni, e su questo si può innovare: la prassi è prassi, ma stiamo innovando da tutti i punti di vista e credo che sotto questo aspetto si possa andare in quella direzione. Altrimenti (ma mi auguro che sia l'extrema ratio) credo che si possa anche verificare (ma credo per tutti i gruppi parlamentari anche un'eventuale possibilità su questo, laddove ci fosse e invece non si trovasse una soluzione) un conflitto di attribuzioni tra il Presidente della Camera e il Presidente del Senato e un gruppo parlamentare: che, ricordo, non rappresenta un singolo parlamentare, ma rappresenta i cittadini che hanno eletto, in quel gruppo parlamentare e nelle componenti di quel gruppo parlamentare, dei deputati, e che negli organi di garanzia, che sono le Commissioni bicamerali, hanno il diritto di vedersi rappresentati.

Questo è un tema ovviamente nuovo (non lo imputiamo a lei), è un tema che credo però le Presidenze di Camera e Senato debbano assolutamente affrontare con attenzione e intelligenza, cercando di guardare all'evoluzione del sistema della rappresentanza, e del sistema attraverso anche i nuovi sistemi elettorali, e la differenza che esiste ed è oggettiva, certamente da sempre. Ma le prassi, come lei mi insegna e ha appena fatto la settimana scorsa, si possono innovare e cambiare; e quindi abbiamo la necessità di due Regolamenti diversi, Camera e Senato, di rappresentanze assolutamente diverse. Al Senato le autonomie possono costituire un gruppo, e come tale (e concludo) possono avere una rappresentanza proprio per Regolamento all'interno delle Commissioni bicamerali; qui il gruppo per esempio delle autonomie è nel gruppo Misto.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Non ci sono le componenti, dall'altra parte ci sono le componenti. Le ricordo che è un problema di democrazia e di rappresentanza degli elettori attraverso i gruppi parlamentari nelle Commissioni bicamerali, non nelle Commissioni permanenti.

PRESIDENTE. Lo ritira quindi l'emendamento? Perfetto.

Ha chiesto di parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Prendo atto dell'invito al ritiro e ritiriamo l'emendamento. Però il problema di rappresentanza, come illustrato dal presidente Lupi, esiste effettivamente, e speriamo che ci siano soluzioni non conflittuali e al di fuori del conflitto di attribuzione, come accennato dal presidente Lupi.

PRESIDENTE. Quindi è ritirato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Sarti, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 5.50 Fiano.

DALILA NESCI, Relatrice. Parere favorevole con riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Relatrice Nesci, scusi, può leggere la riformulazione?

DALILA NESCI, Relatrice. Al comma 1, dopo il primo periodo, aggiungere il seguente: “Sulle richieste ad essa rivolte, l'autorità giudiziaria provvede ai sensi dell'articolo 117 del codice di procedura penale, comma secondo”.

PRESIDENTE. Comma 2, sì.

Deputato Fiano, accetta la riformulazione? Perfetto. Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.50 Fiano, nel testo riformulato, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 7.2 Santelli.

DALILA NESCI, Relatrice. Invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme.

PRESIDENTE. Deputata Santelli, lo ritira? Bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. L'ordine del giorno Meloni n. 9/336-A/1 è accolto come raccomandazione con due riformulazioni. In premessa, viene tolta la parte: “la riduzione del numero dei componenti la Commissione”, perché non c'è nessuna riduzione dei componenti della Commissione, e il dispositivo viene riformulato, con una piccola aggiunta, nel modo seguente: “(…) a nuove popolazioni residenti e a specifici contesti sociali, economici e culturali di formazione più recente sul territorio italiano, approfondendo a questo fine la conoscenza delle condotte sociali ed economiche delle attività criminali, anche con riguardo” e via seguitando. Quindi, con queste due riformulazioni, l'ordine del giorno viene accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno Gemmato n. 9/336-A/2 non so se vi è da parte della Presidenza una valutazione di ammissibilità…

PRESIDENTE. Sì, è ammissibile.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. È ammissibile, allora parere contrario, sostanzialmente perché è estraneo al provvedimento e il Governo su un medesimo ordine del giorno ha già dato parere contrario, ci stiamo riferendo al decreto “Bari”, tanto per intenderci.

L'ordine del giorno Sisto n. 9/336-A/3 è accolto come raccomandazione e sull'ordine del giorno Santelli n. 9/336-A/4, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Meloni n. 9/336-A/1.

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Accettiamo, come Fratelli d'Italia, l'accoglimento come raccomandazione, anche se siamo convinti che non sia sufficiente.

Accettiamo il tentativo di mettere una toppa per provare a salvare il salvabile; accettiamo, meglio la toppa del buco, ovviamente, però il danno che è stato fatto oggi nell'evitare di approvare l'emendamento e di inserirlo direttamente nel testo di legge credo che sia stato un errore. Sarebbe stato meglio che fosse stato direttamente inserito nel testo della legge di istituzione della Commissione, dove si lavorava con particolare attenzione anche alla mafia cinese e alla mafia nigeriana; direttamente lì. Non è stato fatto, è un'occasione persa, però comunque accettiamo l'accoglimento come raccomandazione, nell'auspicio che la Commissione lavori in questa direzione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Gemmato n. 9/336-A/2. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gemmato n. 9/336-A/2, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Ordine del giorno Sisto n. 9/336-A/3, accolto con riformulazione. Deputato Sisto?

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, vorrei soltanto spiegare brevemente perché accetto la trasformazione in raccomandazione dell'ordine del giorno. Sostanzialmente questo è un ordine del giorno che richiama il Governo a inserire nei percorsi di istruzione scolastica non soltanto la sensibilizzazione tout-court, ma i valori storico-istituzionali e sociali della lotta contro le mafie. Cioè, non soltanto la legalità ma il valore della lotta contro le mafie. Penso che questo sia un valore importante, che il Governo ovviamente, nonostante la derubricazione dell'ordine del giorno in raccomandazione, potrà esaltare, facendo di un ordine del giorno un impegno preciso. Accetto la raccomandazione.

PRESIDENTE. Grazie. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Santelli n. 9/336-A/4.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santelli n. 9/336-A/4, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, annuncio il voto favorevole dei deputati di “Noi con l'Italia-USEI”, e riteniamo un bene che questa Commissione venga istituita anche in questa legislatura, così come ci conforta il fatto che non sia una costituzione permanente: anche se la presenza di una Commissione antimafia è una costante del nostro Parlamento, ci resta la speranza che, prima o poi, nel nostro Paese verrà un tempo in cui non ce ne sarà più bisogno. È una speranza ovviamente che nutriamo e che dobbiamo auspicare, soprattutto per le nuove generazioni. Cari colleghi, permettetemi un breve cenno storico. La Commissione antimafia è nata oramai oltre cinquant'anni fa, la prima nel 1963, e nelle sue prime tre legislature la Commissione produsse una quantità di materiale documentario, arrivando a produrre 42 volumi, per 30.000 pagine. Il primo presidente di quella Commissione d'inchiesta, il senatore democristiano Donato Pafundi, definì quell'archivio una polveriera, una Santa Barbara. Era un patrimonio per le aule di tribunale e per la storia, però non ci diede ancora una fotografia esatta del fenomeno. Nello stesso anno, pensate che, negli Stati Uniti, Joe Valachi spiega a un'analoga Commissione parlamentare che la mafia si chiama Cosa Nostra, e raccontò come era organizzata. Da noi, la verifica di quanto affermato da Valachi arrivò vent'anni dopo con Tommaso Buscetta. Quindi, le relazioni finali di quelle Commissioni di quelle tre legislature erano interessanti ma un po' sfocate.

La prima Commissione antimafia chiude nel febbraio 1976, successivamente, per due legislature, durate sei anni, di Commissione parlamentare non se ne parlò più. Nel frattempo a Palermo vengono uccisi il procuratore Scaglione, il procuratore Costa, Cesare Terranova, tornato a fare il magistrato, il segretario provinciale della DC, Reina, il presidente della regione, Piersanti Mattarella, il segretario regionale del PCI, Pio Latorre, e nel settembre del 1982 viene ucciso il generale Dalla Chiesa. A quel punto lo Stato torna a farsi sentire: vengono votate nuove fattispecie di reato e altre sono aggravate; viene creato l'Alto commissariato antimafia e viene istituita una nuova Commissione antimafia, non come Commissione di inchiesta ma per la verifica e l'attuazione delle leggi e per dare suggerimenti legislativi gli amministrativi, che è istituita nel 1983. Dura pochi mesi e viene ripristinata dal 1983 al luglio 1987: è il periodo nel quale si pente Buscetta e inizia il maxiprocesso. Con la legislatura successiva la Commissione acquista il potere di inchiesta. Nella legislatura che inizia nel 1992, diventa presidente di Commissione Luciano Violante, che la gestisce con grande determinazione e con indubbie capacità, che tutti gli riconosciamo. Con la sua Presidenza c'è però una grande novità, molto importante: dispone l'audizione di alcuni pentiti. La questione ha un profilo non trascurabile, ma molto sostanziale e formale. Un mafioso come tale, condannato, per la prima volta prenderebbe la parola in un'Aula parlamentare. A molti parve un'innovazione discutibile, a qualcuno un fatto inaudito, ma con quelle audizioni, di questo tipo, la Commissione diventò di fatto un'aula di giustizia, situazione che può verificarsi in ogni Commissione d'inchiesta che ha i poteri dell'autorità giudiziaria. Da allora, le altre Commissioni antimafia che si sono succedute si sono mosse su questo stesso solco che ho appena descritto, giocando praticamente di sponda con una serie di processi che si andavano tenendo sulla questione della trattativa Stato-mafia. Fece eccezione quella presieduta da Ottaviano Del Turco, che mostrò autonomia di giudizio e intelligenza investigativa nel condurre, come Commissione, un'indagine relativa a vicende svoltesi fra Reggio Calabria e Messina.

Ora noi riteniamo che, forte della sua storia, che ho cercato brevemente di rappresentare ai colleghi, Presidente, la Commissione antimafia, secondo il nostro punto di vista, non deve diventare un mero ricettore di documenti e input dalle strutture giudiziarie e investigative, delle quali, nella migliore delle ipotesi, finirà per duplicare il lavoro.

E crediamo anche che la Commissione non debba essere lo strumento parlamentare che fa da cassa di risonanza per il processo trattativa e i suoi derivati. Pensiamo, quindi, in conclusione, Presidente, che l'utilità di una Commissione di inchiesta antimafia sia nell'informare gli italiani su quanto lo Stato ha fatto e sta facendo per la lotta alle mafie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Onorevole rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, la scorsa settimana ho ascoltato con molta attenzione gli interventi susseguitisi nella discussione, trovandoli estremamente interessanti. Questo rafforza il convincimento che la lotta alla criminalità organizzata, comunque la si voglia chiamare, richiama una sensibilità politica assolutamente trasversale. Possiamo discutere e divergere sull'inserimento, sulla variazione di qualche azione, su qualche novità operativa ma mai, in base a quanto è emerso, sulla necessità di elevare al massimo livello possibile la soglia non solo di attenzione ma anche dell'attività di contrasto. Questo, tra le altre cose, è stato affermato dal rappresentante del Governo nel suo intervento nella scorsa seduta e che mi sento di condividere pienamente, anche perché il camaleontismo delle organizzazioni criminali non ammette distrazioni e rallentamenti nella lotta e nell'azione contro tale fenomeno. È necessario considerare inoltre che un elemento distintivo di tale predisposizione alla trasformazione è costituito dalla capacità di queste organizzazioni di coniugare tradizione e modernità: un macabro spot propagandistico dove per tradizione si intende una sorta di familismo mafioso, una esibizione di spietata ferocia, mentre la modernità è la vocazione agli affari, la destrezza nell'infiltrare e corrompere il tessuto economico-sociale di un territorio, adottando come scelta strategica quella di colpire i centri nevralgici del sistema economico del Paese che possono però variare a seconda della zona.

Nel mio territorio di provenienza, la Puglia e in particolare la Capitanata, dove ci si è accorti tardi della virulenza in atto e lo dico con sincero senso di impotenza, ad esempio, dicevo, in Capitanata, parliamo di contaminazione criminale dell'agricoltura, dell'edilizia e del turismo. In altre zone, viene corrotto maggiormente il commercio e la pubblica amministrazione ed in altre ancora a farne le spese è l'industria ed il mondo economico-finanziario tipico delle grandi città. Tutto questo non solo si può ma si deve contrastare e non lo si può fare solo con lo strumento repressivo ma anche aggredendo il patrimonio accumulato con la pratica criminale e, una volta confiscato il bene, è determinante che lo si riutilizzi in tempi brevi. Questo darebbe il chiaro positivo messaggio di una sana riqualificazione programmatica oltreché di efficienza che infonderebbe certamente fiducia sia in un territorio profondamente sfregiato sia nei cittadini fin troppo sofferenti che però troverebbero la forza di reagire con minori remore. Infatti, signor Presidente, al di là del lavoro delle istituzioni e degli organi giudicanti, che sono in affanno anche per via della geografia giudiziaria ottenuta a seguito dei tagli ai tribunali e alle forze dell'ordine, queste ultime mai troppo elogiate per l'impegno e per la professionalità, di fatto è la voglia di riscatto della parte sana della cittadinanza largamente maggioritaria che farà la differenza. Fatte queste considerazioni la componente MAIE del gruppo Misto, che oggi rappresento, condivide l'opportunità dell'istituzione della Commissione di cui si discute e voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il mio auspicio è che nel giro di pochi anni la Commissione non avrà più necessità di esistere perché ciò significherà che noi avremmo messo in campo un'azione politica e strategica così forte da debellare definitivamente il fenomeno delle mafie, da togliere alla mafia l'ossigeno e da fare in modo che la mafia non esista più e, se riusciremo a raggiungere tale obiettivo, potremo festeggiare la vittoria dello Stato, delle istituzioni e della democrazia. Oggi tuttavia è stringente la necessità di costituire la Commissione per creare una forma di raccordo fondamentale tra il legislatore e le forze inquirenti e difatti la Commissione è un incubatore in cui far confluire tutte le problematicità e le esperienze che quotidianamente vivono la magistratura e le forze dell'ordine, al cui lavoro coraggioso e proficuo va il nostro più sentito e pieno ringraziamento soprattutto oggi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), e il rispetto alla società civile e più in generale a tutti coloro che ogni giorno si impegnano sul territorio per contrastare le mafie. Un plauso particolare voglio rivolgerlo a Libera che ogni giorno, con fatica e coraggio, si impegna sul territorio per creare contrasto alla mafia, in nome di una giustizia sociale.

E questo, Presidente, per me è un momento importante per esprimere tutto il mio più sentito ringraziamento al lavoro che abbiamo svolto. Tuttavia, vorrei che la Commissione di inchiesta parlamentare per la lotta alle mafie e alle altre associazioni criminali anche straniere non sia solo un luogo di indagine, di studio e di verifica del fenomeno mafioso ma vorrei che fosse un laboratorio in cui creare strumenti idonei da offrire al Parlamento per contrastare per davvero le mafie e questa non è né una visione ingenua né uno slancio di ottimismo, signor Presidente, ma piuttosto direi un sano pragmatismo strategico. Infatti, combattere le mafie significa dare linfa vitale al sistema produttivo e all'economia del Paese e riuscire a prosciugare le risorse della criminalità organizzata e destinare un'economia utile ad uno Stato sano ci consente di fare cassa e questi soldi possono essere ben utilizzati se utilizzati in piani di investimento e di messa in sicurezza delle scuole, degli ospedali, delle strade e delle infrastrutture.

Penso che liberare dai condizionamenti mafiosi la disciplina dei contratti come il sistema degli appalti possa significare migliorare la nostra economia e dare linfa vitale al sistema produttivo italiano con particolare attenzione alla salvaguardia di principi fondamentali quale, ad esempio, il principio di libera iniziativa privata e di libertà di concorrenza nel mercato così come di accesso al credito. E questa, signor Presidente, è una questione di strategia perché la mafia soffoca il lavoro, soffoca la democrazia e soffoca la libertà.

Il fenomeno delle mafie nel corso degli anni ha avuto un'evoluzione tale da infiltrarsi anche in zone geograficamente diverse dal Sud e si è insinuato nel sistema sociale ed economico delle aree più settentrionali del nostro Paese. Mi riferisco ad esempio alla Lombardia, che si colloca al quinto posto per la presenza mafiosa, ma certo non possiamo dimenticare la Toscana, il Veneto, l'Emilia-Romagna. E se c'è stata una tendenza del fenomeno mafioso a spostarsi verso il Nord, certo bisogna ricordare che, ad ogni modo, la più naturale geolocalizzazione di tale fenomeno è purtroppo il Sud, in cui interi pezzi di territorio, in taluni contesti, sono sotto il controllo diretto della criminalità organizzata e mi consenta, Presidente, di rivolgere un pensiero al mio Molise: dall'ultima relazione presentata alla Camera dalla DIA è emersa una significativa presenza del fenomeno mafioso anche nel mio Molise. Voltarsi dall'altra parte significa diventare complici e noi questo non lo vogliamo. Abbiamo il compito di vigilare e voglio utilizzare una celeberrima frase del giudice Falcone: “La mafia come tutte le cose umane ha un inizio e ha una fine”.

E non possiamo consentire che la mafia, col suo complesso e organizzato sistema di complicità, di delitti, di violenza e di ricatti, si sostituisca all'autorità legale. Né possiamo consentire che la criminalità organizzata metta in ginocchio interi settori dell'economia, alterando il sistema dei prezzi. Sia questo il motivo, perché dobbiamo mettere necessariamente al centro della nostra agenda politica la lotta al contrasto alle mafie. E sia questo il motivo, per cui tale istituenda Commissione debba avere un ruolo primario in questo nostro lavoro. E sia anche questo il motivo per cui noi di Liberi e Uguali, nonostante dei limiti di timidezza, che pur sono stati messi ben in evidenza da chi mi ha preceduto nel dibattito politico rispetto ai suoi poteri, limiti che noi abbiamo reso oggetto di emendamenti inopinatamente respinti, voteremo a favore dell'istituzione della Commissione, sperando che nel suo passaggio al Senato si possa migliorarne il testo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Anche Fratelli d'Italia voterà a favore della Commissione antimafia, dell'insediamento della Commissione antimafia, perché ovviamente, quando si parla di antimafia, Fratelli d'Italia e la destra italiana ci sono, sono in prima linea, non si nascondono. Anche se usciamo da un dibattito molto duro, come quello di oggi, noi non ci nascondiamo certamente e non avremo ambiguità col nostro voto. Voteremo a favore, anche perché quest'anno arriva l'insediamento della Commissione a due giorni dall'anniversario della strage in cui morì Paolo Borsellino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), una figura a cui noi siamo particolarmente legati da destra, perché Paolo Borsellino era impegnato politicamente, quando era studente a Giurisprudenza, era consigliere di facoltà per il FUAN, era impegnato nelle file della destra. Ma quando è diventato magistrato, non ha fatto il servo di partito, ha fatto il servitore dello Stato. E, quindi, tanti magistrati oggi dovrebbero imparare da questa figura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che pur avendo le sue idee ha messo da parte ovviamente qualsiasi appartenenza, nonostante le sue simpatie, per quello che allora poteva essere il Movimento Sociale, prima di diventare magistrato, fossero state palesate.

Quindi noi voteremo a favore, perché questa è la nostra storia, questa è la nostra convinzione e noi siamo contro l'omertà, contro anche quell'omertà che purtroppo, però, abbiamo visto nel dibattito di oggi, quando si è voluto nascondere e provare a negare che nella legge di istituzione si parlasse in modo specifico della mafia cinese e della mafia nigeriana. È un'occasione persa. Non ci fermeremo per questo, noi votiamo lo stesso a favore, porteremo la battaglia in Commissione. I componenti di Fratelli d'Italia nella Commissione antimafia non si fermeranno davanti all'omertà, all'ipocrisia e al buonismo, con cui vi siete permessi di affossare quello che era un emendamento di buonsenso, quello che avrebbe permesso di non nascondersi dietro un dito; un emendamento che avrebbe permesso oggi di parlare della mafia, per quella che è, non per teoremi strampalati, come a volte vediamo quando si vogliono risollevare questioni, inventando e mistificando la storia del 1992, 1993, 1994. Se vogliamo fare un favore alla memoria di Borsellino, piuttosto che incoraggiare teoremi strampalati, dovremmo andare fino in fondo, su quella trattativa mafia-appalti, su cui voleva indagare Borsellino dopo la strage che aveva ucciso a Capaci Falcone e che, invece, fu archiviata poche ore dopo la morte di Borsellino. Forse, quello sarebbe utile.

Ma poi c'è la mafia di oggi. E, sulla mafia di oggi, non possiamo nascondere la mafia cinese e la mafia nigeriana, la Commissione dovrà lavorare anche a questo. Noi, come Fratelli Italia, in Commissione ci impegneremo fortemente su tutti i temi, ma, in particolar modo, nonostante questo atteggiamento che c'è sembrato omertoso dell'Aula di oggi nel voler negare questi aspetti della mafia, non ci nasconderemo. Ci batteremo in prima persona per andare a dare una dignità alle donne costrette a prostituirsi dalla mafia nigeriana, con la scusa dei riti vudù o altre forzature. Andremo a difendere bambini schiavizzati dai cinesi ai telai. Andremo a difendere gli italiani che vogliono sentirsi italiani anche a Prato, quando i cinesi gli dicono che quel territorio è loro. Andremo a difendere gli imprenditori, a cui la mafia nigeriana e la mafia cinese chiede il pizzo.

Andremo a difendere in Commissione tutte quelle leggi, a rafforzare tutte quelle leggi che potranno permettere, sempre di più, di andare fino in fondo e di annientare questi nuovi fenomeni mafiosi, come la mafia cinese e la mafia nigeriana, che stanno piegando il nostro territorio, e che, nonostante la vostra ipocrisia, è impossibile negare che siano la conseguenza di un'immigrazione non controllata, selvaggia. Un'immigrazione che vi ha consentito di raccontare un multiculturalismo, in cui tutto era bello e tutti si davano la mano. Mentre, in realtà, voi raccontavate che tutto era bello e tutti si davano la mano, c'era qualcuno che lucrava su questa immigrazione selvaggia e qualcuno che, invece, insediava nei nostri quartieri la peggiore mafia criminale degli ultimi anni.

È necessario andare fino in fondo. Noi ci andremo in Commissione e, per storia, coerenza e inequivocabilità della nostra posizione sull'antimafia, voteremo a favore, nonostante il pessimo atteggiamento dell'Aula di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI (FI). Grazie, Presidente. Come già ricordato da alcuni colleghi, la prima Commissione antimafia fu istituita da questo Parlamento nel 1962. La prima proposta, addirittura, di Commissione antimafia risale al 1948, quindi alla costituzione stessa del Parlamento. Credo che sia obbligatorio chiedersi l'attualità di uno strumento simile.

La Commissione antimafia è diventata per la storia parlamentare l'esempio di quello che la Costituzione consente al Parlamento italiano, nella costituzione delle Commissioni d'inchiesta, quindi quelle Commissioni che hanno i poteri dell'autorità giudiziaria.

Quello che credo che sia importante comprendere è il perché ancora continuiamo ad istituire la Commissione antimafia e come siamo in grado, negli anni, di modificare le azioni di questa Commissione per renderle attuali.

Rileggendo più o meno molto velocemente la storia di questi anni, vediamo che, da un esame di una criminalità organizzata autoctona, italiana, che era purtroppo un unicum quasi nel panorama mondiale e che - ricordiamo - inizialmente si chiamava mafia e veniva utilizzata al singolare, parlando specificamente della criminalità organizzata insediata in Sicilia, siamo passati a un concetto di mafie, intendendo con questo ricomprendere anche quelle forme di criminalità organizzata, purtroppo insediate in Campania, in Calabria, in parte in Puglia, che avevano delle connotazioni differenti. Sembra oggi parlare di qualcosa di ovvio, ma tale non è stato negli anni. Sono state conquiste di lavori fatti, di esperienze, di controlli.

Poi siamo passati a parlare, purtroppo, di una criminalità organizzata, che riusciva a esportare i suoi tentacoli negli insediamenti nel nord del Paese e, drammaticamente, ci siamo scontrati con la criminalità originaria italiana, insediata pesantemente nel resto del mondo e, soprattutto, di Europa.

Io ricordo che alcuni anni fa le prime inchieste, relative al traffico di stupefacenti e al rapporto tra la 'ndrangheta calabrese e i cartelli colombiani, crearono sconcerto negli stessi investigatori, rileggendo, Presidente, le intercettazioni, quando si poteva vedere come i calabresi trattavano, dall'altra parte dello Stretto, i loro, tra virgolette, colleghi siciliani. E questo Paese si è trovato a raffrontarsi con altri Paesi, avendo una specificità, che era quella della legislazione antimafia, dovendo andare a bussare alle porte, alle banche e all'autorità giudiziaria di altri Paesi e sentendosi dire che non veniva riconosciuta la nostra legislazione e, quindi, le indagini trovavano delle barriere che si chiudevano. Quindi, un'evoluzione di un fenomeno.

Oggi sono contenta che possiamo dire che tutto il Parlamento ha fatto un passo in avanti. Oggi con questa legge facciamo un passettino ulteriore.

Parliamo della presenza in Italia delle classiche, purtroppo tradizionali, mafie autoctone, ma parliamo anche di insediamenti pesanti sul nostro territorio di mafie straniere che hanno conquistato pezzi di territorio. Ora, perché è importante che tutti questi temi vengano svolti in una Commissione parlamentare? Perché frattanto il nostro diritto e i nostri strumenti investigativi, da un lato, si sono evoluti ma, dall'altra parte, si sono frammentati, cioè sostanzialmente ogni direzione distrettuale finisce per sapere quasi tutto del proprio territorio ma la connessione delle indagini, che non può essere svolta esclusivamente dalla Direzione nazionale antimafia, finisce per non dare un quadro sostanziale di insieme di quella che è la criminalità organizzata nel nostro Paese. Io credo che questo sia lo sforzo principale che una Commissione parlamentare ha il dovere di fare.

Accanto a ciò, una Commissione parlamentare ha il dovere di controllare gli strumenti a disposizione dei magistrati, gli strumenti investigativi, perché, troppo spesso, su questi temi l'ideologia ha preso il sopravvento e l'obiettivo, cioè la lotta alla mafia, in qualche modo ha sublimato e ha sistemato anche i guasti di alcuni strumenti che magari non erano idonei. Non tutto è giusto, non tutto quello che è stato fatto, magari vent'anni fa, mantiene una propria attualità. È giusto che noi verifichiamo continuativamente questi strumenti, perché il dramma è che, mentre la mafia si internazionalizza, molto spesso lo Stato finisce per indietreggiare e con difficoltà va dietro a quei processi di internazionalizzazione della criminalità.

Questi sono i grandi temi. Io su questo punto, da un lato, sono contenta che il relatore e il Governo abbiano accettato e, quindi, il Parlamento abbia approvato un emendamento per cui oggi - non che non lo facesse prima, ma lo deve fare in maniera puntuale - la Commissione antimafia possa avere e ha la possibilità di verificare quali sono le risorse umane e materiali che le singole distrettuali hanno a disposizione, non solo come organico proprio ma anche come organico di servizi e di sezioni di PG. Noi abbiamo il dovere di farlo, abbiamo il dovere di farlo e abbiamo il dovere, altrettanto, di porre eventualmente tanto al Ministro della giustizia, quanto al Ministero dell'Interno e al Consiglio superiore della magistratura quelle situazioni che, a nostro parere, hanno rilievo di essere modificate. Questo è un dovere. Non possiamo aspettare che la Commissione svolga i cinque anni e poi arrivi ad una relazione conclusiva se vogliamo essere realmente d'impulso.

Mi spiace, d'altronde, che invece non sia stata accettata un'altra proposta che, a mio parere, aveva serietà, ma mi auguro che ciò possa essere fatto all'interno dei lavori, cioè la verifica reale fra le distrettuali e le procure ordinarie. Ci sono pezzi di questo Paese in cui tutto è mafia o nulla è mafia: dove e quando una rapina e un omicidio diventano materia di distrettuale antimafia? Quella è una valutazione che viene lasciata sostanzialmente ai protocolli e alle buone volontà dei singoli. Credo che in uno Stato serio si faccia un approfondimento e si tenti di verificare la possibilità di prassi comuni.

Concludo dicendo, Presidente, che ci sono due cose che mi dispiace molto che il Parlamento non abbia accettato. La Commissione antimafia, oltre a svolgere questi temi, è l'unica Commissione che veramente può effettuare una sorta di controllo su alcune attività che sono prettamente istituzionali e del Governo. Nello specifico, mi riferisco al trattamento dei detenuti condannati per 416-bis del codice penale. Io capisco le istanze di tipo garantiste: verifichiamo il 41-bis, verifichiamo le scarcerazioni, ma aggiungo verifichiamo come la direzione generale dei detenuti attribuisca il circuito penitenziario. Questo chi lo verifica se non la Commissione parlamentare competente a ciò? Questo è un qualcosa che noi dobbiamo necessariamente approfondire viste le indagini in corso. Aggiungo - e concludo - l'ultimo tema che mi spiace non sia stato accettato ma che, per quanto ci riguarda come Forza Italia, oltre a presentare una proposta di legge in materia ne faremo oggetto dell'attività della Commissione, che è il tema dello scioglimento dei consigli comunali.

Non è possibile che uno strumento eccezionale di natura preventiva, fatto esclusivamente su alcune situazioni che chiaramente non hanno rilievo penale e, quindi, sono molto al di là, venga utilizzato per sopprimere - e uso il termine “sopprimere” - la democrazia in alcuni posti. Visto e considerato che si tratta di strumento politico - e aggiungo: politico -, è giusto che la Commissione antimafia ne verifichi gli effetti. Nessuno si vuole inserire in quelle che sono le attribuzioni del Ministero dell'Interno, unico titolare a proporre lo scioglimento, ma, una volta che questo scioglimento è stato effettuato, una Commissione parlamentare ha, non il diritto, ma il dovere di verificare come gli strumenti eccezionali sono utilizzati dai Governi di questa Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Il gruppo del Partito Democratico voterà a favore dell'istituzione della Commissione d'inchiesta parlamentare sul fenomeno mafioso. Il nostro consenso su questo provvedimento non è un atto di mera prassi né una liturgia: è un gesto di responsabilità, responsabilità nei confronti di chi lotta quotidianamente contro questo cancro che, ahimè, ancora ammorba il nostro Paese e l'intera comunità internazionale. Fu la strada scelta fin dalla istituzione della Commissione antimafia, perché la politica facesse la sua parte nel contrastare un fenomeno la cui portata non è solo legata all'impatto criminale e penale ma anche ai risvolti politici e sociali. È un gesto di responsabilità nei confronti degli operatori della giustizia e delle forze dell'ordine, della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, delle direzioni distrettuali antimafia, delle forze specializzate, come la DIA, e di tutti i singoli magistrati e appartenenti alle forze dell'ordine ai quali, anche da questa sede, rivolgiamo un ringraziamento per il lavoro quotidiano e indispensabile che svolgono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È un gesto di responsabilità verso quei cittadini che, con altissimo senso dello Stato e passione civile, prestano il loro lavoro, la loro competenza e la loro generosità nel diffondere la cultura e la pratica dei valori dell'antimafia. Sono loro le tante associazioni e movimenti civili che costituiscono un presidio indispensabile per il rafforzamento della cultura democratica tout court nel nostro Paese.

Anche per me, permettetemi un accenno autobiografico, l'impegno nelle associazioni antimafia ha preceduto la stessa attività politica. È stato quando ero a scuola, alle scuole medie, che ho compreso per la prima volta la violenza che queste organizzazioni riversavano sulla mia terra ed è per questo che mi vengono in mente tanti nomi. Tuttavia, non ne farò neanche uno perché voglio ricordare tutte le vittime innocenti della mafia, i servitori dello Stato, i giornalisti, le persone impegnate nel sindacato e i politici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quelli che si sono trovati lungo la traiettoria di una pallottola micidiale. Voglio ricordare, invece, i nomi di chi la tengono viva ogni giorno questa memoria: e così mi viene in mente il nome di don Luigi Ciotti, che, non a caso, è stato il promotore di un'iniziativa civile come quella delle magliette rosse.

Signor Presidente, chi conosce i veri pericoli che corre la nostra comunità, chi ha affrontato a viso aperto la mafia, il pericolo più grande che corre il nostro Paese, chi lavora tutti i giorni per la diffusione del coraggio civile e della cultura democratica sa che un gesto di solidarietà verso chi ha bisogno di aiuto è il primo passo per non essere paralizzati dalla paura. La paura è un sentimento naturale, ma è la consapevolezza che rende gli uomini e le donne liberi dalla paura. La consapevolezza e l'esempio. Per questo, signor Presidente e colleghi, abbiamo bisogno di menti che ci aiutino a capire la complessità degli intrecci perversi, l'articolazione delle forme criminali, l'evoluzione delle strutture organizzative. Abbiamo bisogno degli apparati di intelligence ma anche degli occhi di chi sa vedere e racconta, magari anche prima delle inchieste.

Abbiamo bisogno di testimoni e i tanti giornalisti minacciati, spesso della loro stessa vita, sono testimoni indispensabili; e poi, proprio nel giorno in cui è stato decapitato il clan dei Casamonica e arrestato chi troppo disinvoltamente esibiva amicizie politiche, mi sovviene il nome di Federica Angeli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), il cui lavoro di inchiesta è stato fondamentale per inquadrare un nuovo contesto mafioso, che a lungo è stato negato, come quello del litorale di Ostia.

Penso a Roberto Saviano; colleghi, signori del Governo, lo dico, per suo tramite, al Ministro Salvini: minacciare di togliere la scorta a Saviano non è solo un gesto inqualificabile, al limite della viltà, ma un'inutile tracotanza del potere nei confronti di chi è affidata la protezione dello Stato, e non del Governo; e poi, ancora peggio, è un gesto di parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), è un gesto di parte, e noi, che non vogliamo parti politiche nell'affrontare la mafia, vogliamo dire a tutti coloro i quali in questo momento rischiano la vita per raccontare la verità che la nostra parte sarà sempre una sola: la loro parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), la parte di chi racconta, di chi denuncia, di chi testimonia, di chi si batte per la lotta alla mafia.

Abbiamo bisogno della Commissione antimafia per capire la complessità del fenomeno criminale in perenne mutamento, perché transnazionale profondamente radicato e pervasivo. È un lavoro che potrà essere d'aiuto a quest'Aula nel proporre ulteriori strumenti di contrasto. Perciò dobbiamo essere grati anche alla Commissione uscente, quella della XVII legislatura, e francamente alcuni arenamenti non li ho compresi, e di questo abbiamo già parlato nella scorsa legislatura.

La Commissione antimafia ha dato impulso a interventi fondamentali, attesi per anni, come quelli a protezione dei testimoni di giustizia, persone che hanno contribuito alla lotta antimafiosa, mettendo in pericolo la loro vita e spesso non adeguatamente protetti dallo Stato, o i giornalisti minacciati, o al lavoro profondo che è stato svolto dalla precedente antimafia e dalla sua Presidente, Bindi nello scandaglio sull'intreccio tra i fenomeni mafiosi corruttivi e di mala politica.

Vede, lo dico anche ai colleghi dell'opposizione, che oggi facevano un po' di rumore intorno alle questioni come la mafia cinese; vorrei solo ricordare che non solo nella Commissione antimafia ci sono stati degli specifici lavori, per esempio sulla tratta, ma anche nella competente Commissione contraffazione ci sono state ben due inchieste, che invito i colleghi a leggere, proprio sulla mafia cinese e sul distretto di Prato.

Del resto, voi siete fortunati, signori del Governo, perché avete avuto alle vostre spalle una legislatura di svolta su questi temi. Noi abbiamo iniziato con un braccialetto bianco che chiedeva la riforma del 416-ter, quello del voto di scambio politico-mafioso, abbiamo continuato applicando una legge di maggiore contrasto proprio al caporalato – e non vi azzardate a cambiarla –, abbiamo introdotto nuove tipologie di reati contro l'ambiente e contro il depistaggio, abbiamo reintrodotto il falso in bilancio e l'autoriciclaggio, che sono due reati spia tipici della connivenza tra corruzione e mafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); abbiamo applicato una serie di misure, compresa quella dell'istituzione dell'Autorità nazionale anticorruzione, che voi oggi vorreste indebolire; e poi il nuovo codice antimafia.

Lo vorrei dire con grande pacatezza, visti gli annunci: anche il rafforzamento dell'Agenzia era scritto – lei forse se lo ricorda, perché era in Commissione – all'articolo 29 della legge n. 161 del 2017, dove si dice che la nostra Agenzia passa da venti a duecento persone. Si tratta di una legge, non di uno spot a bordo piscina: lo dica al Ministro Salvini.

Infine, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula sul ruolo che hanno avuto le misure di contrasto sulla corruzione e dell'esecuzione della pena, anche in questo caso troppo neglette e dimenticate.

Noi abbiamo bisogno che la politica guardi fino in fondo la realtà, e concludo. Non si può, per mero consenso affidarsi a dei rapporti, magari, con condannati, magari con persone che, al di là dei selfie un po' improbabili, che vengono fatti continuamente, affidano direttamente a condannati la gestione della campagna elettorale. Lo dico al partito del Ministro dell'Interno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e questo, per quanto mi riguarda, è una lezione che dovremmo tutti immaginare come fondamentale.

Voi, che avete scritto pochissime righe nel contratto di Governo, perché probabilmente avete scritto solo le cose che avevamo già fatto, sappiate che da questi banchi dell'opposizione tutti i giorni ve lo ricorderemo: non c'è nessuna distrazione di massa che tenga, nessun apparentamento con fenomeni complessi, ma imparagonabili, come quello della gestione dei flussi migratori: la mafia va sconfitta, va sconfitta unitariamente e va sconfitta con lo strumento della verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Signor Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, quello che ci apprestiamo a votare oggi non può essere considerato un semplice rito di inizio legislatura, anche se da decenni questo provvedimento viene riproposto.

L'istituzione della Commissione antimafia rimane un elemento qualificante di ogni legislatura, per un motivo molto semplice: la politica ha il compito di comprendere le dinamiche della nostra società, ha il dovere di cercare di capire perché la mafia e le altre forme di criminalità organizzate italiane ed estere riscuotano consenso, sostegno e fiducia e attraverso quali strumenti si espandano oltre le loro zone d'origine, come riescano a infiltrare mondi che dovrebbero essere impermeabili e che, purtroppo, non lo sono affatto, come la politica e l'economia, perché la paura nei confronti delle mafie è, in alcuni territori, maggiore rispetto all'autorevolezza che dovrebbe emanare lo Stato. Dobbiamo capire, approfondire e conoscere e, attraverso una nuova consapevolezza, dobbiamo offrire al Paese strumenti originali per estirpare quello che il Ministro dell'Interno ha definito come un cancro.

Ecco che, allora, prende corpo la strategia che si vuole seguire, da una parte, e servono le idee, dall'altra, occorrono i fatti concreti: due lame di una stessa forbice, necessarie entrambe per tagliare ed estirpare questa vergogna, una vergogna che – ci ricordava Giovanni Falcone – si può vincere, non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.

La Commissione a cui stiamo per dare vita dovrà proprio rappresentare una fucina di idee, alla quale dovranno collaborare le forze migliori delle istituzioni, i rappresentanti del popolo, le forze dell'ordine, la magistratura, il mondo economico e quello dell'informazione; tutti uniti per dare forza nuova a una rinnovata voglia di riscatto.

Noi, onorevoli colleghi, ci crediamo; per questo abbiamo voluto che, nonostante alcune polemiche del tutto strumentali sentite in questi giorni, la nuova Commissione avesse più competenze, poteri e funzioni, come mai in passato. Oggi la Commissione potrà agire meglio, più in profondità e con maggiore efficienza rispetto alle scorse legislature. Lo abbiamo fatto raccogliendo buona parte dei suggerimenti nati in seno alla Commissione dello scorso anno, lo abbiamo fatto accettando proposte dell'opposizione, sia durante l'elaborazione del testo unificato sia durante la discussione degli emendamenti in I Commissione; e in Aula abbiamo percorso questa strada dialogando, perché crediamo che su certi temi sia necessario non dividersi e ci auguriamo che nessuno, per puro spirito polemico, voglia macchiare questa unità di intenti, altrimenti sarebbe una sconfitta per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Allora non possiamo non ricordare l'inserimento tra i nuovi campi d'azione, che, ribadisco, si aggiungono a quelli già presenti nelle precedenti Commissioni, della verifica dell'adeguatezza delle norme che riguardano le vittime di estorsione e di usura e i familiari delle vittime, spesso, nonostante le tante parole, trascurati se non addirittura abbandonati. Così come non ci sottrarremo ad una puntuale verifica dell'applicazione dell'articolo 41-bis verso imputati e condannati per delitti di tipo mafioso, monitorando tutte le scarcerazioni.

Sarà prioritario constatare l'adeguatezza dei sistemi informatici delle banche dati, mezzi essenziali per dare concretezza ed efficienza alla lotta alla mafia. Indagheremo sui rapporti tra la criminalità organizzata e la politica, proprio in relazione al codice di autoregolamentazione sulla formazione delle liste elettorali e alle modalità di azione delle associazioni mafiose mediante condotte corruttive e collusive. Punteremo un faro sull'infiltrazione all'interno delle associazioni massoniche e segrete, e sui sistemi di arricchimento della criminalità organizzata, dal traffico di stupefacenti al commercio di opere d'arte, passando per il gioco d'azzardo e, ovviamente, per lo sfruttamento dei flussi migratori illegali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), sui quali l'azione del Governo ha già dato i primi frutti.

Tra le altre novità, cito anche la valutazione del rapporto con l'informazione e i media, e la possibilità di promuovere iniziative atte a sensibilizzare il pubblico sul valore della lotta contro le mafie, con lo scopo di creare e valorizzare percorsi specifici all'interno del sistema nazionale di istruzione. Come aveva affermato Papa Francesco, in un discorso rivolto proprio ai commissari antimafia l'anno scorso, occorre costruire una nuova coscienza civile, la sola che può portare a una vera liberazione dalle mafie. Quale strumento migliore della scuola come educatrice alla legalità e al rispetto di valori condivisi appartenenti alla nostra civiltà?

Se da un lato servono le idee per dare vita a nuovi strumenti legislativi, dall'altro occorrono i fatti. Il Governo del cambiamento su questo non lesinerà sforzi e impegno. Il Ministro dell'interno Matteo Salvini ha già indicato la rotta che prevede di colpire al cuore gli interessi mafiosi. Del resto, da anni il nostro movimento ha posto l'accento su questo fenomeno, siamo stati i primi, negli anni Ottanta, a sollevare la questione del confino obbligatorio dei mafiosi al nord: una follia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), mi auguro portata avanti in buona fede, che invece di contrastare il radicamento delle organizzazioni criminali al sud, ne ha permesso lo sviluppo e la ramificazione al nord, con la complicità di una certa politica. Si è trattato di un clamoroso errore strategico, che ha trasformato il fenomeno in una vera e propria emergenza nazionale, che va contrastata là dove sono gli interessi maggiori, cioè i soldi. Il Ministro su questo è stato chiaro, rispondendo proprio in quest'Aula ad un'interrogazione del nostro gruppo; parole che ci hanno rincuorato, perché anche sul fronte della lotta alla mafia è necessario un cambio di passo, una determinazione che non sempre c'è stata in passato, quando alle azioni concrete si preferivano i convegni.

Bisogna colpire la mafia dove ha interessi: nell'accumulazione di soldi, di patrimoni immobiliari e di aziende. Per farlo occorre dotarsi di strumenti efficaci. Allora torno a citare il Ministro, quando - ringraziando il personale dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, che con sole 70 unità di personale sta gestendo più di 15 mila beni sottratti alle mafie - ha ribadito che il lavoro dell'Agenzia è strategico e dovrà essere implementato e rafforzato, per questo sta già lavorando per portare a 200 il numero di dotazione organica. Non solo: il Ministro ha anche anticipato che occorrono alcuni cambiamenti normativi, ad esempio quello che prevede la messa in vendita dei beni oggettivamente inutilizzabili. E permettetemi di ricordare che questa Agenzia, forse una delle innovazioni più incisive nella lotta alla mafia, è stata istituita nel 2010, quando la Lega era al Governo, guidava il Viminale e, ieri come oggi, oltre alla criminalità organizzata doveva fronteggiare le critiche e le chiacchiere di chi usa la mafia per costruirsi carriere politiche e professionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il 2018 rischia di essere l'anno record per comuni sciolti per infiltrazioni mafiose e mi spiace notare come buona parte di queste amministrazioni locali sia governata da chi, anche oggi, ha sollevato l'indice accusatore senza averne il minimo titolo.

Prosciugare il mare nel quale nuota la criminalità organizzata deve essere l'obiettivo di tutti noi. Dobbiamo dimostrare che lo Stato è più forte e più giusto di quanto appaiano le mafie. Le mafie non offrono lavoro, ma soffocano semmai la possibilità delle economie locali di crescere, portando prosperità e occupazione. Un obiettivo che andrà raggiunto con una vera e propria guerra di trincea già iniziata, con lo scopo di riconquistare metro per metro alla legalità zone che oggi vedono il predominio della criminalità organizzata, senza dimenticare il dilagare - e non sto esagerando - delle mafie straniere, diventate una realtà preoccupante e per questo messe al centro della Commissione che sta nascendo. Il contrasto all'immigrazione illegale vuol dire anche contrasto alle mafie italiane e straniere.

PRESIDENTE. Deve concludere.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Concludo. Il Ministro ha usato spesso la parola speranza: ecco, il compito che abbiamo è ridare la speranza a tanti giovani italiani che non hanno più fiducia nel nostro futuro. Questa guerra contro la criminalità organizzata va combattuta con fermezza, noi siamo al fianco del Governo, della magistratura e delle forze dell'ordine e non abbiamo paura di dire che la mafia ci fa schifo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Macina. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente. Anche questa legislatura si appresta ad istituire la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali anche straniere. Con assoluta onestà intellettuale - scevra, se possibile e ove se ne abbia la capacità, dalle sterili e strumentali polemiche politiche - si deve ammettere come l'istituenda Commissione d'inchiesta amplii rispetto al passato i propri ambiti di indagine, come sia rafforzata nei suoi poteri, come sia innovativa e incisiva nella primaria e fondamentale opera di promozione della cultura della legalità.

Ricordando la relazione conclusiva della Commissione d'inchiesta della XVII legislatura, lasciano il segno le considerazioni ivi contenute: è mutato il modus operandi delle associazioni mafiose in Italia, delle mafie in Italia, al di là di quale che sia il loro nome, al di là di quale che sia la loro nazionalità. Il loro modo di operare, di lucrare, di importi nel tessuto sociale, è profondamente mutato: vi è la pervasività di un potere criminale, che non rinuncia all'esercizio della violenza quando è necessaria, ma che privilegia un metodo mafioso sempre più corruttivo e collusivo, che fa leva sulle diffuse reti di relazioni, occulte e non, con il mondo dell'economia, delle professioni e della pubblica amministrazione e che trasforma le vittime in complici.

Ed è proprio sulla base di queste considerazioni che occorre ricordare come debba essere salutato con estremo favore e soddisfazione l'ampliamento dell'oggetto dell'inchiesta a nuovi argomenti, tra cui: tutela delle vittime di estorsione e usura, tutela dei familiari delle vittime di mafia, studio della modalità di azione delle associazioni mafiose mediante condotte corruttive e collusive, con l'ulteriore specificazione dell'attribuzione del compito di indagare sul rapporto tra mafia e politica anche riguardo alla sua articolazione territoriale.

E allora è d'obbligo ricordare che, alla data del 27 giugno 2018, sono stati emanati nel complesso 480 decreti, ex articolo 143 del Testo unico sugli enti locali, di scioglimento, dei quali 167 di proroga di precedenti provvedimenti.

Ben 17 comuni sono stati sciolti nei primi sei mesi del 2018. Cinquantotto amministrazioni locali sono state colpite da più di un decreto di scioglimento, le amministrazioni locali complessivamente coinvolte nella procedura di verifica per infiltrazioni della criminalità organizzata sono state fino ad oggi 263. Dati che dimostrano, ove mai ce ne fosse bisogno, come le mafie siano diventate abili ad infiltrarsi nel tessuto sociale ed amministrativo, minando dalle basi le regole della democrazia, lì dove la democrazia viene uccisa tutte le volte in cui un cittadino vende il suo voto per poche decine di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), lì dove il voto di scambio politico-mafioso prospera perché sfrutta sacche di disperazione e di povertà, lì dove, nel corso del tempo, è stato sbiadito il concetto di democrazia, di cittadinanza, di Stato. Uno Stato che, invece, deve tornare ad essere presente, forte, determinato, baluardo di legalità dall'ultimo dei comuni alla più alta delle sue articolazioni politiche ed amministrative.

Ma, citando un uomo di Stato, è d'obbligo ricordare che la lotta alle mafie deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e della complicità. Ed è proprio per questo che auguriamo all'istituenda Commissione un proficuo e capillare lavoro sul suo nuovo compito: la promozione della cultura della legalità, la promozione di iniziative per la sensibilizzazione del pubblico sull'alto valore della lotta alle mafie, tutte le mafie. Sono tutte mafie e la lotta sarà strenua e ferma.

Voteremo a favore perché sappiamo che la mafia non è invincibile, ma in questa battaglia lo Stato deve essere accanto ai cittadini e deve essere forte proprio tutelando le vittime di estorsione e usura, tutelando i familiari delle vittime di mafia, determinato nella lotta al traffico di stupefacenti e di armi, ai giochi e alle scommesse, nella lotta alle forme di intimidazione contro l'informazione.

Ed è di queste ore la notizia di nuove minacce alla giornalista salentina Marilù Mastrogiovanni per le inchieste da lei svolte su presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nel business turistico salentino, cui va la nostra solidarietà e vicinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E, ancora, tra i compiti, ricorderemo il monitoraggio delle modalità di azione delle mafie, le infiltrazioni all'interno di associazioni massoniche o segrete, e stando sempre al fianco di movimenti civili antimafia, per citare a titolo esemplificativo e non esaustivo i nuovi compiti dell'istituenda Commissione d'inchiesta. Il lavoro da fare è notevole, ma questa legislatura è quella del Governo che, presentandosi alle Camere, ha ribadito la volontà di impegnarsi in una ferrea e strenua lotta alle mafie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

DALILA NESCI, Relatrice. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI, Relatrice. Grazie, Presidente. Solo per ringraziare tutti i commissari e anche gli uffici che ci hanno aiutato nella redazione finale di tutti gli emendamenti e di tutti i testi, e speriamo di essere capaci, con questa nuova Commissione antimafia, di fomentare davvero il desiderio di legalità, consapevoli anche che la giustizia sociale si avrà quando lo Stato sarà presente e forte con le politiche sociali sui territori, dare un'alternativa all'antistato e alle mafie e, soprattutto, alimentare con il nostro lavoro quella rivoluzione culturale che è davvero l'unico antidoto alla logica mortifera delle mafie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Coordinamento formale - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 336-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 336-513-664-805-807-A:

"Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37) (Applausi).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 435 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 804) (ore 16,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 804: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016.

Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 804)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente, in quanto non strettamente attinenti alla materia oggetto del provvedimento, nel testo trasmesso dal Senato.

In particolare, non risultano ammissibili i seguenti emendamenti volti ad introdurre disposizioni ovvero ad estendere la portata applicativa delle norme del provvedimento ai comuni dell'isola di Ischia interessati dagli eventi sismici del 2017: Paolo Russo 1.11, limitatamente alla prima parte consequenziale e a quella relativa alla modifica del titolo, nonché l'analogo Topo 1.100, limitatamente alla parte consequenziale; Paolo Russo 1.17, nonché l'analogo Topo 1.101; Paolo Russo 1.18, nonché l'analogo Topo 1.102, entrambi limitatamente alla parte consequenziale; Paolo Russo 1.40, 1.41, limitatamente al comma 6-septies e alla parte consequenziale e 1-septies.040; Paolo Russo 1-bis.1, nonché l'analogo Topo 1-ter.100; Trancassini 1-septies.010.

Sono, inoltre, da considerare inammissibili le seguenti ulteriori proposte emendative volte ad introdurre disposizioni ovvero ad estendere la portata applicativa delle norme del provvedimento ai territori colpiti dagli eventi sismici del 2012 nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto: Martino 013.08, limitatamente al comma 2 e 013.09, limitatamente al comma 4 e alle lettere b) e c) del comma 5; gli identici Anna Lisa Baroni 1.36 e Rossi 1.45; Anna Lisa Baroni 1.37, 1.39 e 1-septies.038; gli identici Anna Lisa Baroni 1.38 e Rossi 1.47; Rossi 1.46, 1-septies.03, 1-septies.04, 1-septies.05, 1-septies.06; gli identici Anna Lisa Baroni 1-septies.039 e Rossi 1-septies.0103, limitatamente all'estensione alle aree colpite da eventi sismici del 2012 in Emilia-Romagna Lombardia e Veneto.

Sono, altresì, inammissibili gli emendamenti volti ad introdurre disposizioni non riferibili agli eventi sismici oggetto del provvedimento, che hanno invece la finalità di prevedere norme applicabili in via generale, riferibili anche ad aree del Paese non interessate dai suddetti eventi sismici.

Si tratta dei seguenti: Braga 01.6, gli identici Cortelazzo 1.29 e Braga 1.44, Pezzopane 1-septies.017, D'Alessandro 1-septies.018, D'Alessandro 1-septies.019, nonché l'analogo Martino 1-septies.0101 e Cortelazzo 1-septies.031.

Avverto inoltre che l'emendamento 1.106 è da intendersi a prima firma del deputato Morgoni.

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo Laura Castelli, diciamo che il lavoro che è stato svolto da tutto il Parlamento sulla materia del terremoto io lo ritengo, e sono convinto che tutti abbiano la medesima sensibilità e possano esprimere il medesimo giudizio, un lavoro positivo, un lavoro giusto. Lo abbiamo fatto già dal 2016, è proseguito nel 2017: oggi, anno di grazia 2018, siamo ancora qui a valutare insieme ulteriori proposte per tentare di portare il necessario soccorso a popolazioni ancora piegate a metà dai lutti, ma anche dalla disperazione, dall'impossibilità di intravedere di fronte a sé una prospettiva di vita.

Penso che il lavoro svolto sia stato particolarmente utile anche per lo stile che è stato messo in campo da tutti i gruppi parlamentari già dalla scorsa legislatura, stile che continua a manifestarsi sobrio ed efficace anche in questa legislatura. Nessuno ha voluto strafare, nessuno ha voluto strumentalizzare, men che meno nei giorni e nelle settimane successive al terremoto - ai terremoti, ahimè - nessuno ha voluto strumentalizzare politicamente le questioni inerenti al sisma.

Dunque, si sono costruite e realizzate le condizioni - paradossalmente potremmo definirle così - in via del tutto teorica ideali per servire la nostra comunità nazionale, e in modo particolare quelle comunità locali che si sono trovate all'improvviso in un notevole stato di difficoltà. Purtroppo, per alterne vicende difficilmente ponderabili (ogni persona dotata di raziocinio potrebbe attribuire a questa anomalia delle ragioni), non sappiamo bene per quale motivo quando ci si trova insieme, anche forze politiche diametralmente opposte, a ragionare in convegni, in assemblee, in incontri con i comitati, si sia perfettamente sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda, e poi quando ci si trova prigionieri di Commissioni speciali, di Commissioni ordinarie, di Commissioni congiunte o di dibattito parlamentare, le distanze improvvisamente si acuiscono. Non è dato sapere quale sindrome catturi questa Assemblea, non è dato sapere se esista in questo Palazzo e in Palazzo Madama una sorta di virus contagioso, secondo il quale ciò che ci si racconta, anche in diretta televisiva nelle varie occasioni, nei vari salotti di confronto, improvvisamente viene meno.

Tant'è, allo stato c'è comunque una distanza; non c'è distanza nella sostanza degli argomenti che sono stati portati e trattati nell'Aula e nelle Commissioni anche in questa legislatura, ma c'è distanza nei metodi che vengono suggeriti dal Governo del cambiamento, esattamente in perfetta continuità come è accaduto per i Governi precedenti.

Penso che questa sia un'anomalia, penso che dei quesiti (lo chiedo anche al rappresentante del Governo) si debbano porre, e penso anche che il Governo debba rispondere: perché una risposta per esempio che non è convincente, è quella di non trovarsi oggi e qui con i Ministri. Io penso che sarebbe stato un bel segnale: non già a chi parla o agli altri parlamentari che comunque hanno seguito, anche perché colpiti direttamente, anche perché rappresentanti in pectore delle sensibilità delle popolazioni terremotate.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 16,50)

FABIO RAMPELLI (FDI). Io penso che sarebbe stato un ottimo segnale dato proprio a quelle persone che ormai da due anni non riescono a intravedere l'alba della loro riscossa, della loro rinascita. Penso che sarebbe stato un bel segnale anche nei confronti del Presidente del Consiglio Conte, il quale ha voluto nel suo discorso di insediamento, al cospetto del Parlamento italiano, citare e prendere degli impegni solenni: è stato un gesto davvero apprezzato da chi parla, da Fratelli d'Italia, ma sono convinto da tutti i gruppi parlamentari. Un riferimento che si è condito anche con l'impegno a visitare le popolazioni stremate dal terremoto.

Io farò delle proposte. Ieri, nel corso della discussione generale, già il collega Paolo Trancassini, insieme al collega Francesco Acquaroli, ma insieme a tanti altri colleghi che hanno dato vita al dibattito in quest'Aula, hanno avanzato delle proposte, e penso che ci possa ancora essere una soluzione per confezionare un decreto-legge che sia un po' più sintonizzato sulle esigenze dei cittadini.

Eravamo insieme - collega, a questo punto mi scappa di dirlo, Castelli - quando si ascoltavano i comitati, prendevamo appunti sugli stessi bloc-notes, abbiamo fatto insieme i nostri tour del dolore, ad Amatrice, ad Accumoli, ad Arquata del Tronto; e magari separatamente abbiamo visitato tante altre città colpite dal terremoto negli anni scorsi.

Ci deve essere una soluzione, ci deve essere una capacità di fare un guizzo e trovare da un punto di vista politico… Perché, collega Castelli, il problema è politico, non ci nascondiamo dietro a un dito: se tutte le forze politiche al 90 per cento dicono la stessa cosa, e se le uniche forze politiche che in questo momento non si espongono sono quelle che fanno parte del Governo e della maggioranza, ma sono le stesse identiche forze politiche che hanno detto le cose che diciamo noi fino a pochi mesi fa, significa che la valutazione è squisitamente di carattere politico, perché da un punto di vista tecnico la pensiamo tutti allo stesso modo.

E se la pensiamo tutti allo stesso modo, non possiamo - mi consenta, perché non si può offendere qui l'intelligenza di nessuno - abbaiare alla luna e raccontare balle, come quella che vedrebbe il Parlamento nell'impossibilità di apporre provvedimenti migliorativi a questo decreto-legge, perché non ci sarebbero i tempi di conversione per l'approvazione da parte del Senato entro il 28 luglio. Sappiamo che non è così, sappiamo che il lavoro che viene fatto qui, se si riapre il decreto-legge, può essere un lavoro prezioso. Non lo aspettano le forze politiche e i partiti, lo aspettano i cittadini terremotati, lo aspettano i comitati.

E poi, quando le proposte accolte in maniera aperta, generosa e comprensiva da parte dell'attuale cosiddetto Governo del cambiamento, quando queste proposte saranno accolte, ci sarà evidentemente una moral suasion nei confronti del Senato per fare in modo che i tempi siano brucianti; o, nella peggiore delle ipotesi, un provvedimento di fiducia per evitare di scantonare la scadenza.

Allora, cari colleghi, abbiamo perso un sacco di tempo, e questo è un problema di tutti: è un problema delle istituzioni repubblicane. Lo hanno perso i Governi precedenti; probabilmente si è agito con eccessiva fretta quando si è andati a smantellare quella struttura che comunque era l'unica forse struttura che aveva ragion d'essere nell'agire sull'emergenza, e quindi con le procedure d'urgenza. Si è andati a gettare il bambino con l'acqua sporca, per utilizzare un modo di dire molto in voga, e, quindi, si è smontata la catena di comando e ci si è trovati di fronte ai terremoti del 2016 e del 2017, praticamente, con le procedure ordinarie.

È impossibile trovarsi di fronte degli interi paesi distrutti, dove non è rimasta in piedi neanche una pietra, trovandosi impelagati nella più classica burocrazia con la quale ci troviamo a combattere già nella ordinaria amministrazione con il sistema delle autonomie locali. Qualcuno ha detto che c'erano comunque problemi di copertura economica; do, al rappresentante del Governo qui presente, la notizia che - probabilmente lei la conoscerà già e, quindi, la do all'Aula tutta - le coperture finanziarie per gli emendamenti presentati in Commissione bilancio esistono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), lo ripeto, esistono! Ce l'ha detto poco fa, poche decine di minuti fa, la Commissione bilancio.

Allora, cerchiamo - e mi ci metto anche io da questa parte, per un attimo soltanto, pur non facendo parte del Governo - di essere seri; ci sono le coperture finanziarie, c'è la perfetta consapevolezza della declaratoria dei provvedimenti che aspettano i cittadini, c'era già iscritta nella nostra memoria, per quello che non è stato possibile o non si è voluto fare nella precedente legislatura, ci sono tutti gli elementi per servire, lo ripeto, servire il territorio piegato dai terremoti.

Allora, se da un lato il peccato originale è stato quella di prendersela con Bertolaso e con il terremoto de L'Aquila, bisogna pur dire che delle “sviste”, chiamiamole così e mettiamoci le virgolette intorno, ci sono state. Pensate e pensiamo davvero che il futuro di alcune famiglie dei territori citati, dei 130 comuni circa del cratere, possa essere quello delle casette? E anche queste casette sono state realizzate con colpevole ritardo, e tutti lo sappiamo, sono state realizzate da pochissime realtà, invece di essere diversificate e, quindi, di accelerare i tempi di realizzazione, e questo lo sappiamo; sono state consegnate con colpevole ritardo e questo lo sappiamo. Sappiamo anche che buona parte delle macerie ancora stanno lì, talvolta a due anni di distanza dal sisma; lo sappiamo! Non sappiamo bene la ragione per la quale non si è cominciato subito da lì e ancor meno sappiamo la ragione per la quale si è voluto cancellare l'esperimento virtuoso del terremoto de L'Aquila, non già nella sua gestione, le lacune sono di fronte a tutti, sono state di fronte a tutti - quel balcone famoso che venne giù nella New Town de L'Aquila è l'epifenomeno che esprime il giudizio prima di qualunque parola -, ma lì c'è stata una scelta, che è stata anche una scelta urbanistica; si è voluto dare priorità alla domanda di abitazione solida e stabile dei cittadini per non farli stare mesi o anni nelle tende, nei container, ma neanche nelle casette, che sempre strutture prefabbricate sono e sono sempre strutture che impediscono la socialità, non sono frazioni, non sono quartieri; lì, non ci sono luoghi di aggregazione sociale; lì, non c'è la possibilità di vedervi collocate le attività produttive e, quindi, lì, si manifesta una sorta di emergenza che non è un'emergenza e che è stata una risposta sbagliata.

Era giusta la risposta de L'Aquila e dovreste pentirvi e battervi il petto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Era giusto andare a realizzare case solide e definitive dove trasferire, dando stabilità, le popolazioni colpite dal sisma e, magari, sorvegliare di più e meglio, controllare la realizzazione di quelle strutture, per evitare quello che poi è accaduto. Avete convocato l'Enel e Terna, non costa nulla, per chiedere di fare la manutenzione ordinaria e straordinaria ai tralicci e alle linee elettriche ed evitare che ci si debba ancora trovare, in caso di necessità, nelle condizioni da terzo mondo nelle quali si sono trovati i cittadini delle aree terremotate?

Avete chiesto a Telecom di potenziare la rete fissa per impedire che chi sta sotto le macerie non possa chiamare i soccorsi? Avete vincolato le concessioni delle grandi compagnie di telefonia mobile per imporre la realizzazione di sistemi di comunicazione, non solo dove ci sono le utenze e quindi il profitto, ma anche dove la densità abitativa è inferiore? Avete elaborato le linee guida da sottoporre alle regioni, anche all'approvazione della Conferenza Stato-regioni, per impedire che nella ottimizzazione delle spese e nella razionalizzazione della rete dell'emergenza si vadano a declassificare gli ospedali o a chiuderli addirittura nelle zone rosse, giudicate tali dallo Stato italiano?

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FABIO RAMPELLI (FDI). Avete convocato l'ANAS per chiedere il potenziamento e la messa in sicurezza della grande viabilità? Oppure, avete messo in cima alla classifica dei piani straordinari per i lavori pubblici, per le opere pubbliche quelle strutture e infrastrutture delle zone ad alto rischio sismico? Ecco, queste sono le domande che io le consegno. Diciamo, e concludo davvero, che abbiamo e avete cambiato il Governo, bene, sicuramente potete fare molto meglio di quanto è stato realizzato nei cinque anni precedenti, adesso bisogna cambiare rotta e il primo vero cambiamento di approccio è quello di riaprire il decreto, di mettersi a lavorare, mezz'ora, per accogliere gli emendamenti migliorativi che la popolazione terremotata e i comitati attendono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Melilli. Ne ha facoltà.

FABIO MELILLI (PD). Grazie, Presidente. Quando le Aule parlamentari hanno affrontato il tema del sisma, non soltanto dell'ultimo sisma, si è registrata un'attenzione importante; le forze politiche hanno concordato la sostanza dei testi, l'interlocuzione con il Governo e con i Governi che si sono succeduti è stata sempre proficua e, al di là delle differenze che su ogni testo si sono anche registrate, comunque, credo che le Aule parlamentari abbiano dato il loro contributo, con grande responsabilità. Volevamo fare così anche questa volta, Presidente; dopo la prima lettura del Senato, immaginavamo, visto che i tempi lo consentivano, che ci fosse lo spazio, nell'Aula della Camera dei deputati e nelle Commissioni incaricate, di esaminare il testo del decreto-legge e di integrarlo, immaginavamo che ci fosse lo spazio per un approfondimento. Lo immaginavamo anche a seguito della visita del Presidente del Consiglio alle zone terremotate, alla quale è stato dato un grande risalto; abbiamo apprezzato il suo intervento che la annunciava, qui nell'Aula. Abbiamo apprezzato un po' di meno che il Presidente del Consiglio, nelle zone terremotate, abbia, con una scenografia particolarissima, non incontrato davanti ai cittadini i sindaci, le amministrazioni locali; ci ha tenuto ad essere l'avvocato dei cittadini, così ci aveva raccontato, però pensavamo che quel gesto fosse un gesto che era solo il preludio di un'attenzione ancora maggiore a quelle terre ed, oggi, siamo qui a registrare una scelta che non condividiamo, la scelta di chiudere il dibattito al testo che è stato licenziato dal Senato.

Non so se fate bene, sinceramente non so se fate bene, io credo di no, perché dentro quest'Aula ci sono sensibilità, storie personali, esperienze, provenienze territoriali che avrebbero consentito, a questo testo, di essere migliorato e integrato.

Io posso comprendere la difficoltà del Governo nel reperimento delle risorse, ma molte di esse sono già esistenti. Vorrei ricordare che i precedenti Governi tutto hanno fatto meno che lesinare risorse alle aree terremotate; avremmo dovuto o potuto trovare anche, dentro quelle risorse, la soluzione di qualche problema.

Tuttavia, quello che non comprendo, Presidente, per il suo tramite lo chiedo al Governo, è come si fa a non avere la percezione che un decreto-legge risponde a logiche d'urgenza e, quindi, subisce il vaglio attento e doveroso della Presidenza della Repubblica e sono le Aule parlamentari che, in sede di conversione, poi, lo integrano, lo rafforzano e ne fanno uno strumento di risposta efficace.

Noi abbiamo lavorato - mentre si stilava il contratto di Governo - grazie alla disponibilità del commissario straordinario, che l'ha data a tutte le forze politiche, per costruire un pacchetto di norme. E le norme, rispetto ad eventi come questi, sono norme in divenire, non è mai data una soluzione finale. Discutiamo ancora oggi di alcune soluzioni che pure c'erano sembrate necessarie per il terremoto de L'Aquila sul versante della defiscalizzazione; discutiamo man mano che gli eventi si succedono e che l'esperienza si consolida di come correggere le norme che non hanno dato un buon risultato e costruirne di nuove, attenti alle esigenze di quei territori. Avevamo fatto questo, e c'era un pacchetto di norme sostanzialmente condiviso da tutti, che il Senato ha recepito in parte, non in modo complessivo, delle quali avremmo potuto discutere in quest'Aula, come abbiamo fatto sempre, per la prima volta - c'è anche da apprezzarlo - anche con i tempi necessari. Non ci viene consentito, quindi non riusciamo oggi a dare tutte le risposte che avremmo voluto dare.

Io mi sono letto gli emendamenti che sono stati affrontati nella sede della Commissione deputata a discutere, cioè in Commissione ambiente: ci sono emendamenti importanti, non soltanto del Partito Democratico ma di altre forze politiche, che riguardano il personale, che riguardano la funzionalità dei quei piccoli comuni. Ci sono norme - ne ho letta una del collega Baldelli - che cominciano ad intravvedere la possibilità che nelle zone terremotate si distinguano le zone rosse dal cratere, che rappresenta un fatto molto rilevante, perché non tutto è uguale, non tutto sta accadendo nelle stesse forme, negli stessi modi e con le stesse difficoltà. Avremmo preferito provare a ragionare di tutto questo, vi erano i tempi, le condizioni e le possibilità. Non so se questo significa il cambiamento. Credo di no. Credo che facciamo oggi un passo indietro, un passo indietro rispetto anche alle aspettative che il Presidente del Consiglio aveva creato in quelle popolazioni, e ci limitiamo a ringraziare i Governi precedenti, la sensibilità del Presidente Gentiloni, che ha voluto come ultimo atto del suo Governo emanare il decreto. Non era tenuto a farlo, credo abbia fatto bene a farlo, ma certo immaginavamo che, nonostante la complessa vicenda che vi ha occupato, cioè quella della costruzione del contratto di Governo, un po' di tempo per il terremoto l'avreste trovato. Non è così, e ci limitiamo a registrare il testo di legge così come è uscito dal Senato, mortificando quest'Aula, non consentendo a quest'Aula di riflettere su alcune vicende che si stanno dipanando anche in modo molto chiaro e che hanno bisogno di una normazione sicuramente differenziata, anche all'interno delle aree del cratere. Discuteremo della proroga della gestione commissariale, voglio sperare che si affronterà qualche tema in occasione della legge di bilancio. Ci sono però temi che non avremo più il tempo di affrontare, Presidente: riaprono le scuole - ho visto emendamenti di colleghi che sono sensibili a questo tema -, e se noi non facciamo una deroga al numero degli alunni nei piccoli comuni terremotati, le scuole non riaprono, e la legge di bilancio arriverà un po' tardi rispetto a quello che potrà accadere.

C'è un tema che riguarda le aree interne e l'approccio della politica nelle aree interne dei precedenti Governi, che avremmo potuto confrontare per vedere se sulle aree terremotate ci poteva essere una scelta particolare che riguarda il sistema della sanità, il sistema dei trasporti, i sistemi che i rifinanziamenti delle aree interne prevedono per quell'area. Non l'abbiamo potuto fare. Penso però che il Partito Democratico, così come ha fatto il Vicepresidente Rampelli, un appello al Governo lo debba fare. Noi siamo disponibili, Presidente, a lavorare con rapidità. Crediamo di aver compiuto una riflessione abbastanza solida su questa tematica, crediamo di avere le idee chiare, crediamo si possa trovare una sintesi unanime in quest'Aula su questo provvedimento, riaprendo i termini e facendo un'operazione che, nel giro di poco tempo, ci possa portare a dare risposte più compiute. Lo dobbiamo a quelle terre, Presidente, e lo dobbiamo a quel cambiamento che sbandierate soltanto ma che non realizzate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Presidente, mi imbarazza doverle rappresentare come l'inammissibilità dichiarata di alcuni emendamenti non può essere giustificata nemmeno sul piano tecnico. O meglio, sul piano tecnico…

PRESIDENTE. Collega, siamo nella fase di esame del complesso degli emendamenti, al momento, quindi siamo già in una fase successiva, e come ben sa l'inammissibilità è già stata elaborata anche in Commissione. Quindi, le chiedo di parlare sul complesso degli emendamenti.

PAOLO RUSSO (FI). E io sto parlando del complesso degli emendamenti, ai quali sono stati sottratti taluni emendamenti inopinatamente dichiarati inammissibili.

PRESIDENTE. Collega, lei può parlare sugli emendamenti che al momento sono presenti.

PAOLO RUSSO (FI). Sono basito per questa decisione, Presidente, e sono basito perché appare un elemento tecnicistico, ma è evidente che sottende un ragionamento tutto politico, e tutto politico del Governo, che, in una sorta di gioco delle tre carte, al Senato aveva offerto la possibilità che si aprisse questo provvedimento e che si consentisse, in qualche misura, di affrontare questioni specificamente inerenti alcuni sisma che erano comunque collegati a questo provvedimento e che, inopinatamente, viceversa, come lei ricordava, sono stati già dichiarati inammissibili.

Una dichiarazione del genere esclude larga parte dei territori del nostro Paese, ne esclude larga parte, e senza una ratio. Provo a spiegare, Presidente. Insomma, qual è la differenza, qual è la misura, come si farà a spiegare che uno è un terremoto di serie A e un altro, viceversa, solo perché è accaduto prima o perché è accaduto dopo, non deve godere di medesime attenzioni e benefici? Non mi riferisco soltanto…

PRESIDENTE. Collega, mi perdoni. Se lei continua a parlare di un emendamento considerato inammissibile, quindi sull'inammissibilità, io le devo togliere la parola. Le chiedo di non costringermi a farlo. Quindi, o parla sul complesso degli emendamenti o se no andiamo avanti.

PAOLO RUSSO (FI). Presidente, sto parlando degli emendamenti esistenti ai quali è stata sottratta una materia; è così evidente che è possibile indicare come non c'è e che cosa non c'è? Ciò che avete sottratto, e lo avete sottratto con un tecnicismo burocratico che ha un profilo politico. Avete sottratto all'isola d'Ischia, avete sottratto a Mantova la possibilità che quei territori potessero essere considerati in modo equanime rispetto ad altri territori. Quale migliore occasione il Governo aveva per affrontare un tema di così alta delicatezza, di così alto profilo dal punto di vista della sensibilità, della solidarietà, per affrontare in modo tale che ognuno partecipasse, ogni parte politica contribuisse a che questo provvedimento potesse al meglio rispondere alle esigenze, alle istanze e alle sollecitazioni che promanano dai territori? Invece ci si è rinchiusi in un angolo, giocando a rimpiattino al Senato. Si dice: va beh, poi modificheremo queste norme, introdurremo questi elementi alla Camera. Si tratta di discriminazione? Si tratta di sperequazione? Si tratta di rendere alcuni territori meno nobili rispetto ad altri? C'è una valutazione di gravità, quindi bisogna sapere che rispetto ai terremoti il Governo si muove soltanto se c'è una sorta di limite di gravità? Non basta il miliardo e 100 milioni di danni per la Lombardia? Non bastano i disastri, che pur si sono registrati, sull'isola d'Ischia? Qual è l'elemento perequativo che voi provate ad introdurre?

È evidente che siamo al cospetto di una norma che volutamente esclude territori, una norma che sottende una logica minimalista, burocratica ed infingarda e nasconde un farisaico atteggiamento di chi, attraverso il tecnicismo, nasconde una volontà politica.

Rispetto alla volontà politica, nonostante le passerelle di importanti Ministri, un po' qui e un po' lì, nonostante le passerelle, evidentemente rispetto alla questione centrale, rispetto alla necessità di tramutare le promesse in fatti concreti, si registra il solito atteggiamento tipico di una politica che noi credevamo fosse dimenticata.

In questo senso, Presidente, gli emendamenti che affronteremo e valuteremo con la serenità dovuta hanno un vulnus in sé, ossia l'esclusione tecnicistica con un alto profilo politico di taluni emendamenti che avrebbero reso nient'altro che uguali i cittadini ad Ischia, a Mantova, come nelle regioni interessate dal sisma del 2016 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Naturalmente io sono stato firmatario degli stessi emendamenti dichiarati inammissibili, ma non parlerò di questa materia per evitare di poter incorrere nel richiamo della Presidenza.

Certamente, però, il complesso degli emendamenti che sono stati ritenuti ammissibili e che giustamente affrontano le problematiche inerenti la ricostruzione nelle regioni dell'Abruzzo, del Lazio, delle Marche e dell'Umbria, dà un quadro complessivo che non è esaustivo. Per tale motivo, riteniamo che con il provvedimento, anche in ragione del fatto che considera più eventi sismici (nel titolo stesso del decreto-legge si fa riferimento a tutti gli eventi verificatisi a far data dal 24 agosto 2016), si sia sciupata l'occasione per rendere al Paese nel suo insieme un intervento organico, capace di affrontare tutte le criticità in tutte le aree geografiche e in tutto il territorio. Infatti, come è stato opportunamente osservato, non possiamo fare una graduazione di gravità laddove c'è stata la dichiarazione di calamità per cui c'è stato il riconoscimento preventivo da parte dell'autorità a tanto preposta sull'evento verificatosi e sulla portata dannosa di quell'evento.

Un principio di giustizia, un principio di equità, ma anche un principio di razionalità e di efficienza della spesa avrebbe richiesto una valutazione di insieme e un varo di misure organiche per tutto il territorio nazionale. Non si comprende il motivo della scelta del Governo o, meglio, noi lo comprendiamo e riteniamo che si tratti di una gravissima disattenzione verso aree geografiche che sono in forte sofferenza; e, soprattutto, non troviamo alcun elemento di giustificazione né sul piano tecnico, trattandosi comunque di situazioni del tutto omogenee, né sul piano della logica degli interventi a sostegno delle aree terremotate, nel fatto di introdurre elementi di discriminazione. Ma porteremo questi elementi naturalmente nella nostra azione politica e di informazione a conoscenza dei cittadini di quelle realtà, perché sappiano che le loro difficoltà, i loro bisogni e le loro esigenze non sono stati tenuti in alcuna considerazione dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Cortelazzo. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Grazie, Presidente. È giusto ricordare all'Aula - ieri ho ascoltato gli interventi sul provvedimento dal circuito interno, sebbene non fossi presente - cos'è accaduto da quando abbiamo incardinato il provvedimento in Commissione VIII ad oggi.

Il giorno stesso abbiamo iniziato e abbiamo chiesto di audire i soggetti coinvolti, prevalentemente il presidente di regione, la CEI e, dopo altre sollecitazioni arrivate in Commissione, Legambiente e i sindacati di parte (lavoratori, se ricordo bene). E chi vi parla, unitamente ai colleghi della Commissione e del mio gruppo, intendevamo audire questi soggetti per provare in seguito a tradurre in emendamenti le sollecitazioni che tali soggetti e il commissario di Governo ci avevano trasmesso.

Dopo le audizioni, che hanno avuto un giorno e mezzo di trambusto, abbiamo presentato la manovra emendativa in Commissione unitamente ad altri gruppi di minoranza. Sin dall'inizio abbiamo chiesto al Governo e al relatore quali fossero le opportunità e gli spazi di manovra per riportare in sede di Commissione e poi in Aula partite non accolte e rinviate dal Senato alla Camera non solo con l'approvazione di ordini del giorno ma con impegni veri e propri, anche perché ricordiamo che il provvedimento nasce con pochissimi articoli ed esce dal Senato con una molteplicità di articoli che ovviamente sono la traduzione di tutta la manovra emendativa, collegiale e trasversale, avvenuta al Senato.

Non vi nascondo che più volte ho incalzato il relatore e il Governo e non solo non ho avuto risposte ma quasi una situazione omertosa: sembrava che non si dovesse dare alcuna risposta su nessun provvedimento.

Dopo averli incalzati più e più volte, abbiamo avuto una serie di sospensioni anche di ventiquattro ore perché abbiamo chiesto: rispetto alla manovra emendativa delle opposizioni, ci dite cortesemente e gentilmente se avete la minima intenzione di accogliere qualche emendamento? Ci avete rinviato di ventiquattro ore la Commissione - ringrazio ovviamente il presidente della Commissione per la caparbietà e anche per la pazienza - e ci siamo ritrovati, ventiquattro ore dopo, a fare quattro passi indietro; ovvero, non c'è stata alcuna apertura ma non perché noi volessimo piantare qualche bandierina. Ricordiamo infatti all'Aula, Presidente, che il provvedimento dovrebbe avere le caratteristiche di unità nazionale perché parliamo di territori e purtroppo anche di tragedie familiari, di morti che hanno segnato le coscienze di tutti gli italiani, specificamente quelli residenti in quei territori ma anche chi ovviamente non appartiene a quei territori.

In tutta questa fase c'è sempre stata data una risposta omertosa. Vi abbiamo chiesto - proprio perché non volevamo né apparire e tanto meno oggi vogliamo apparire in una fase ostruzionistica, perché non è questa la nostra azione di oggi - addirittura vi abbiamo chiesto: siccome sappiamo - anche su questo c'è stato un po' di cortocircuito all'interno della maggioranza - che ragionevolmente ci sarà un decreto-legge milleproroghe (sul milleproroghe si è detto prima sì poi no, poi ci sarà, poi non ci sarà) e poi la legge di bilancio, rispondeteci su provvedimenti o emendamenti che noi abbiamo presentato sia con carattere di proroga sia di carattere economico, perché il commissario di Governo e lo stesso Governo ci hanno comunicato in Commissione che le casse sono quasi a zero. Dunque, come possiamo noi affrontare un provvedimento di tale valenza, non avendo risposte sulla parte finanziaria e una chiusura ancor più totale sulla parte normativa di proroghe?

Prima, il collega che mi ha preceduto ha evidenziato un emendamento a firma del nostro gruppo sulla richiesta di prorogare per i due anni scolastici a venire la situazione di emergenza perché voi sapete benissimo che c'è stato lo spopolamento di alcuni territori e che gli standard previsti dalla scuola non possono ragionevolmente essere ricompresi e tanto meno applicati. Allora, neanche su questo abbiamo avuto risposte.

La risposta più importante da parte del Governo e del relatore è stata di presentare ordini del giorno. Allora, sono alla prima esperienza in quest'Aula e, con molto rispetto e con molta sobrietà, studio, ma, avendo avuto un'esperienza non proprio minimale in un consiglio regionale, vi assicuro che gli ordini del giorno, non solo nella valenza, ma poi anche nell'applicazione, sappiamo che percorso, che attività e che fine hanno. Se si vogliono apportare degli accorgimenti e delle istanze dal punto di vista normativo, si devono approvare gli emendamenti, che modificano il provvedimento.

Allora, è chiaro che la manovra emendativa, non solo quella nostra, può essere complessa, perché, insomma, parliamo di oltre 200 emendamenti. Ma siamo ancora nella situazione di chiedervi, sebbene riteniamo irragionevole la chiusura dal punto di vista temporale, perché ci avete spiegato che bisogna che il provvedimento sia pubblicato in Gazzetta il 22, per poi essere attivo il 23, anche lì con cinque giorni di stallo rispetto al 28, che secondo noi è una preoccupazione anche questa irragionevole, perché, voglio dire, ci sono gli strumenti. Il Governo, le strutture e quant'altro hanno la possibilità, in quei cinque giorni, di comunicare a chi di dovere di non applicare sanzioni all'Agenzia delle entrate e poi tutta una serie di preoccupazioni che nei territori facilmente vengono declinate e veicolate.

Allora, ancora oggi vi chiediamo, perché ormai la manovra emendativa è nota da oltre dieci giorni: ci sono provvedimenti che voi avete analizzato? Avete strutture e avete risorse umane, molto superiori soprattutto di chi vi parla, per avere compiutezza di cosa può essere trasferito in provvedimenti che arriveranno. Se neanche oggi siete in grado di darci una risposta minimale, è ovvio che su alcune questioni - ripeto, proroghe, la parte finanziaria ed altre questioni - noi oggi vi chiederemo conto, ma non per portarvi allo sfinimento, ma perché è giusto che i territori e, come sentivo prima qualche collega, i comitati - che spesso ci stimolano e ci pungolano sulla materia - siano edotti di quale sia la posizione di chiusura totale per noi irragionevole, perché non ci sono motivazioni.

Come diceva ieri correttamente il collega Baldelli - e ve l'avevamo anche detto e trasmesso più volte in Commissione - se c'è una disponibilità vera, questo provvedimento - e si parlava di martedì 17 - esce, almeno per quello che è il nostro gruppo. Noi facevamo una discussione di mezz'ora, tre quarti d'ora sui contenuti e, con l'accoglimento di qualche emendamento, rapidamente veniva trasferito al Senato, che chiaramente non poteva che rivotare compiutamente il provvedimento, perché la Camera aveva completato quella parte di emendamenti, che al Senato non avete fatto in tempo o in modo di accogliere.

Allora, questo per dirvi che siete ancora in tempo per non fare naufragare, ma non perché il provvedimento non passa. Guardate, il provvedimento passa e anche voglio dire ragionevolmente non ci saranno voti contrari. Però, siete in una condizione in cui potreste ancora recuperare una situazione di emergenza e di condivisione nazionale di un provvedimento, che è pur vero che, se anche accogliessimo tutti gli emendamenti non sarebbe perfetto - tutti i provvedimenti sono perfettibili - ma sicuramente saremmo in grado di dare delle risposte più compiute e più volte anche, come istanza, rivolte a noi commissari e alla Commissione, da parte dei territori e degli enti locali e quant'altro.

Allora noi vi ripassiamo la palla nella situazione di dirci che c'è chiusura totale, come è avvenuto in Commissione e, mi permetto di dire, anche nella riunione delle due al Comitato dei nove, perché la cosa più esaustiva che è stata in qualche maniera detta nell'intervento in Commissione è: ritirate gli emendamenti. Questa non è una risposta, questo non è un dialogo, questo non è un comportamento responsabile. A maggior ragione, dico io, in una situazione di un provvedimento, di un decreto, che dovrebbe trovare la convergenza e la più ampia trasversalità. Per cui, Presidente, questo è il messaggio che trasferiamo al Governo e al relatore: diteci qualcosa. E mi spiacerebbe che ci fosse chiusura e un comportamento quasi omertoso, come è accaduto in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore…

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, oggi sono successe sostanzialmente tre cose nuove, che forse ci potrebbero permettere, nella vecchia e cosiddetta zona Cesarini, di mettere un punto a favore delle comunità dei terremotati e a vantaggio della buona…

PRESIDENTE. Collega, mi scusi, è sul complesso o sull'ordine dei lavori?

PAOLO TRANCASSINI (FDI). È sull'ordine dei lavori. Questa mattina abbiamo incontrato, insieme ai colleghi della maggioranza, i comitati dei territori, dei rappresentanti dei comuni terremotati, e ci hanno chiesto di riaprire e hanno chiesto al Governo di riaprire il decreto.

Oggi è arrivato il parere favorevole della Commissione bilancio su 94 emendamenti: 159 parere contrario; 94 parere favorevole. Tutti quelli che hanno preso la parola prima di me hanno chiesto la stessa cosa.

Allora, io chiedo, se è possibile, al rappresentante del Governo, di sospendere la seduta e riflettere su questa possibilità. Noi diamo la disponibilità tutti a contingentare gli interventi, approvare due emendamenti per gruppo e licenziare il provvedimento questa sera stessa con pochissimo tempo: domani è al Senato e dopodomani abbiamo dato un grande segnale ai territori colpiti dal sisma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Allora, chiedo al relatore i pareri ed eventualmente di esprimersi sulla richiesta di sospensione, che è stata fatta dal collega.

TULLIO PATASSINI, Relatore. Grazie Presidente, grazie colleghi, proprio perché abbiamo a cuore i terremotati, reputiamo fondamentale e importante procedere con l'approvazione di questo decreto, proprio perché dobbiamo iniziare a dare risposte serie, concrete e immediate. Quindi, io chiedo all'Aula di proseguire con i lavori.

Sul complesso degli emendamenti, invito al ritiro, con parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sì, Presidente, il parere è conforme al relatore.

Se me lo permette, vorrei intervenire rispetto alle cose che sono state chieste dai colleghi, qualcosa ieri e qualcosa oggi. Credo che, insomma, tutti abbiamo seguito con molta attenzione questo decreto, che dimostra, nel fatto che i lavori parlamentari abbiano aggiunto venti articoli al testo che era uscito dal precedente Governo, tutto quello che si può interpretare come ci sta a cuore il terremoto. Venti articoli nuovi che hanno visto un ramo del Parlamento lavorare in maniera molto approfondita, per essere sicuri di non lasciare nulla (nulla!) intentato e per essere sicuri che, a ogni necessità, ci fosse la giusta risposta con le dovute istruttorie.

Il lavoro, che è stato fatto e che hanno riassunto alcuni dei colleghi in questo ramo del Parlamento, è stato quello di programmare attentamente ciò che, su quelle che sono le esigenze, va fatto con i prossimi passi. E nella totale sincerità che sta in seno a questo Governo, vi abbiamo provato a raccontare, insieme ai gruppi di maggioranza, come intendiamo affrontare quelle che sono necessità che vanno superate e a cui va data risposta immediata, tanto da individuare due momenti chiari, molto chiari, come quello prossimo in cui il Governo, nella facoltà di un Governo che può emettere decreti d'urgenza, si pronuncerà attraverso, appunto, un prossimo decreto che è stato nominato “milleproroghe” e che avrà dentro alcune delle questioni che riguardano i temi che voi avete posto. Ebbene, se mi viene chiesto quali saranno i provvedimenti che entreranno dentro al “milleproroghe” la risposta è quelli che hanno natura da “milleproroghe” e le proposte emendative che sono state fatte, che sono nella nomenclatura del “milleproroghe”, sono parecchie. Per cui, il Governo e le forze di maggioranza stanno individuando quelle che entreranno all'interno di questo provvedimento.

Poi, c'è un secondo momento molto importante, che sta a cuore di tutto questo ramo del Parlamento, che è la legge di bilancio, dove se mi chiedete e se ci chiedete che cosa entrerà all'interno della legge di bilancio la risposta non può che essere: ciò che ha una natura finanziaria e che va programmato. Ciò che va programmato, perché ricordo che quello che abbiamo trovato, così come ha ricordato il collega Rampelli, è vero che su questo tema tutti siamo stati seduti intorno ai tavoli con i propri taccuini e tutti sappiamo benissimo che ci sono stati dei problemi nella struttura commissariale, così come oggi è e così come oggi è stata affrontata in alcuni punti fondamentali dell'emergenza e della ricostruzione. Per cui, la volontà di questo Governo è correggere.

Lasciatemi ricordare che all'interno del contratto di Governo questo Governo ha voluto inserire, in un capitolo che forse qualcuno avrà letto ma che esiste e che è il capitolo dell'ambiente, il tema del terremoto. Esiste nel contratto di Governo il tema del terremoto e mi dispiace moltissimo che ci sia stato qualcuno che in questi giorni abbia additato questo Governo come un Governo che non vuole affrontare il tema, altrimenti non avrebbe aggiunto, con forza, venti articoli sui quali sono stati fatti - ripeto - istruttorie approfondite e sui quali - chiedete ai vostri colleghi dell'altro ramo del Parlamento - non si è promesso di riaprirlo per forza alla Camera ma si è promessa una cosa sola: la sincerità delle istruttorie e la sincerità delle istruttorie prevede il fatto - che vi piaccia o no - che il Governo si sia seduto all'interno della Commissione ambiente per spiegare, non con atteggiamento omertoso ma emendamento dopo emendamento - e il Parlamento in cinque anni mi ha insegnato che ci sono gli atti registrati e, quindi, chi mette in dubbio il silenzio del Governo vada a leggere le risposte emendamento per emendamento e lo faccia, perché le risposto state date dal Governo - quella che sarà la programmazione con questi due momenti: da una parte il “milleproroghe”, che ovviamente si chiama così perché prevede la possibilità di metterci dentro norme di proroga, e, dall'altra parte, la legge di bilancio che, come un po' tutti sappiamo, ha al suo interno non norme ordinamentali ma norme che si occupano del finanziamento di alcuni provvedimenti.

La data del 23, che qualcuno ha tirato in ballo, esiste perché questo Governo e queste maggioranze hanno voluto dare una risposta al tema de minimis Abruzzo, perché ci sta a cuore e non per altro, tema che fino ad allora nessuno aveva affrontato in questo modo. Si è messa questa data proprio perché noi queste risorse non le vogliamo far perdere a questi territori, altrimenti avremmo fatto un altro tipo di lavoro. Invece, il tema è stato affrontato così, tanto da dare dei punti fermi e dare dei rimandi certi.

L'ultima cosa e concludo. Gli ordini del giorno per noi non sono cose che non si negano a nessuno. Infatti, il metodo - e forse in questo ci dovremmo dare del tempo per fidarci l'uno dell'altro (me lo auguro, almeno) - che su questo il Governo si è dato come indicazione è di approvare gli ordini del giorno al Senato, ma solo quelli sui quali il Governo sa che c'è un'istruttoria in corso e che possono essere messi all'interno dei provvedimenti che ho ricordato prima. Solo questi. Gli altri li respinge, proprio perché non vogliamo essere un Governo che non nega un ordine del giorno a nessuno. Questa è la leggenda e noi, come Governo del cambiamento, abbiamo la pretesa di dimostrare alla politica che si può considerare un ordine del giorno un impegno serio.

E per quello che riguarda le risorse - e concludo davvero - la percezione di cui qualcuno parlava ce l'abbiamo forte e chiara tanto che, siccome questo ramo del Parlamento tra un po' lavorerà su un rendiconto, tutti insieme ci renderemo conto di quale rendiconto del bilancio dello Stato abbiamo ereditato. Per cui, quello che sono i conti pubblici sarà chiaro ancora di più nella prossima seduta di questo Parlamento, che dovrà approvare un rendiconto sul quale sono state fatte scelte politiche, perché ricordo che il rendiconto non è nient'altro che la somma delle variazioni di bilancio volute da un Governo.

Io, Presidente, vorrei ringraziare tutti i colleghi di questo ramo del Parlamento e del Senato che si sono impegnati, in maniera meticolosa, a trovare una via d'uscita, perché su ogni domanda e su ogni problema c'è stato da parte del Governo un modo diverso, rispetto al solito, di affrontare questo problema, sennò oggi questo decreto non avrebbe venti articoli in più ma avrebbe solo quelli che sono stati adottati dal precedente Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

EMANUELE FIANO (PD). Per richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Articolo?

EMANUELE FIANO (PD). Articolo 8 e seguenti.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Più sui seguenti. Mi perdoni ma lo dico per il precedente, lo dico per il precedente. Un collega di Fratelli d'Italia, se non vado errato, ha proposto prima una sospensione della seduta, immagino per il rinvio in Commissione del provvedimento al fine di provare a diminuire il numero degli emendamenti. Ora, io le chiedo: questa richiesta, che il collega ha fatto, lei la ritiene una richiesta formale la quale, quindi, deve essere sottoposta al voto dell'Aula? Lo dico per il futuro, perché io ritengo di dover capire che se un collega fa una richiesta allora io esprimerei un parere non favorevole. Ma noi credo - e mi corregga se io sbaglio - non è che possiamo alzarci in quest'Aula, proporre a lei una modifica dell'ordine dei lavori e poi andare avanti.

Ho sentito il collega relatore che ha dato il suo parere contrario ma, comunque, dipende se lei la considera una richiesta formale o meno, perché se è una richiesta formale bisogna esprimersi e dare un parere favorevole e uno contrario. Ognuno di noi esprimerà il suo parere, però non credo che si possa andare avanti come se non fosse stata chiesta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Baldelli? No, ha rinunciato.

Allora, ci stavo arrivando, collega, stavo proprio rispondendo in questo momento. Il collega voleva intervenire? Le sto rispondendo, comunque ,alla sua richiesta.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Ma non era un rinvio in Commissione…

PRESIDENTE. Prego.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). …era una sospensione e un Comitato dei nove…

PRESIDENTE. Esatto. Allora, il collega Trancassini non ha chiesto un rinvio, ma ha chiesto una sospensione. Ovviamente, in questi casi la Presidenza può decidere se sospendere o no. Ovviamente, dato che il relatore non si è allontanato dal giudizio dei pareri sugli emendamenti, io non reputo che sia il caso di fare una votazione su una sospensione, perché il Comitato dei nove neanche si convocherebbe. Quindi, dal mio punto di vista non ha assolutamente senso e, anzi, ritarda l'iter del provvedimento. Se avesse chiesto, invece, un rinvio in Commissione, ovviamente avrei fatto come lei ha detto, cioè chi chiede di votare a favore e chi chiede di votare contro e poi si decide. Quindi, dal mio punto di vista non ha senso farlo e io quindi proseguirei.

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo? Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, sulla questione procedurale il collegato Trancassini ha fatto una proposta di sospensione che, di fatto, è stata superata dall'espressione dei pareri. Lei avrebbe dovuto mettere in votazione prima la richiesta di sospensione e successivamente fare esprimere i pareri (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia), perché il collega Trancassini non ha chiesto la sospensione perché doveva andare a prendere il caffè: ha chiesto una sospensione o ha chiesto a lei di porre in votazione in questa Assemblea una sospensione dei lavori perché evidentemente riteneva che una sospensione avrebbe potuto far riconsiderare al relatore e al Governo la loro posizione in relazione agli emendamenti, sulla base di elementi nuovi che ha spiegato già il collega all'Assemblea.

Ora, abbiamo già superato questa fase, perché si è passati all'espressione del parere da parte del Governo e da parte del relatore. Tra l'altro, il Governo ha fatto - diciamo - quello che non ha fatto ieri in questa sede, cioè ha motivato il parere ma, di fatto, ha compiuto la replica che non aveva fatto ieri al termine della discussione sulle linee generali, perché è quello il momento in cui il Governo ha la facoltà di replicare (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia).

Oggi il Governo ha approfittato, diciamo, della motivazione del parere negativo su tutti gli emendamenti e mi pare che la vicenda superi di fatto la proposta del collega Trancassini, ma sarà lui a spiegarlo alla Presidenza se intende ancora che questa proposta sia valida e in questo caso chiederà alla Presidenza di porla in votazione oppure no. Secondo me, è superata dei fatti, però di fatto io, al posto suo, Presidente, avrei posto prima in votazione la proposta e dopo avrei fatto esprimere il parere, non congiuntamente, prima l'opinione del relatore sulla proposta e poi contemporaneamente i pareri, perché una volta che sono stati dati i pareri la proposta – ahimè – non ha più senso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie, collega. Come ben lei sa, visto che si è seduto anche lei su questa poltrona, sulla richiesta ho chiesto il parere al relatore, a norma dell'articolo 86, comma 7. Il relatore è rimasto sulla sua idea. Quindi, a questo punto, io reputo – ed è mia facoltà – che non sia il caso di mettere in votazione una richiesta di sospensione, anche perché, ripeto, non avrebbe proprio senso sospendere. Quindi, io proseguirei, se non ci sono altri interventi.

Passiamo dunque alla votazione dell'articolo premissivo 01.4 Polidori.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Intervengo in dichiarazione di voto sulla prima proposta emendativa che abbiamo all'ordine del giorno in questione su cui c'è il parere contrario, che riguarda la proroga alla struttura commissariale, che è un tema centrale, di natura non tecnica, ma politica.

Allora, noi abbiamo assistito, da parte del Governo, ad una spiegazione che ha introdotto una nuova categoria su cui invito l'Assemblea a fare una riflessione, cioè l'istruttoria sincera. Il Governo ha introdotto il concetto dell'istruttoria sincera, che si differenzia, immagino, dall'istruttoria bugiarda o dall'istruttoria in malafede, perché… (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Eh no, colleghi, c'è poco da applaudire, perché magari in passato sono state fatte, a nostra insaputa, delle istruttorie in malafede che sono, non so, magari la relazione tecnica sul decreto dignità appartiene a questa seconda ipotesi, seppure di provenienza governativa. Ecco, l'istruttoria sincera, della quale noi dovremmo dichiararci soddisfatti, corrisponde al fatto che, come tutti quanti noi possiamo andare a chiedere ai nostri colleghi del Senato, perché in questo ramo del Parlamento nessuno ha la facoltà di occuparsene personalmente con il proprio voto, perché forse siamo una Camera secondaria, una volta si diceva che il Senato era la Camera alta, e pensare che volevano cancellarla, per fortuna che c'è perché altrimenti questo decreto rimaneva di un articolo e mezzo, ma al di là di questo, io vorrei capire, per esempio sulla proroga della struttura commissariale, di che cosa stiamo parlando, sottosegretaria Castelli. Stiamo parlando di una proroga che, quindi, rientrerà nel «mille proroghe» o stiamo parlando, essendo una struttura che ha dei costi, e lei sa che complessivamente siamo attorno alle 700 unità di personale, tra quelle centrali e quelle sparse nei comuni, a cui bisognerà rinnovare dei contratti e che è interlocutore delle amministrazioni locali, stiamo parlando di una questione che il Governo si riserva di affrontare nella legge di bilancio che entra in vigore, lo ricordo a tutti coloro che non dovessero ritenersi soddisfatti delle istruttorie sincere, il 1° gennaio del 2019, quindi prima di quella data pensate che potremo avere una risposta per dire ai nostri sindaci, ai nostri amministratori, ai comitati, con quale struttura relazionarsi, oppure no? Questa è una delle domande. Allora, siccome c'è stato detto in Commissione, tanto per non girare attorno alle chiacchiere ma al merito della questione, che il Governo non si voleva prendere l'impegno di fare una proroga di qui a tre anni, non solo perché non sa dove trovare i soldi, mi ricordo quando urlavano i colleghi 5 Stelle al Governo o ai Governi precedenti, al Governo Gentiloni o agli altri che lo hanno preceduto: i soldi li dovete trovare, perché il Governo lo sa dove sono i soldi, li dovete trovare per questo e per quello! Trovateli pure per i terremotati i soldi però (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), e trovateli anche per la struttura commissariale, trovateli per quello che serve! Forse non avete un'idea di che cosa fare di quella struttura, io lo capisco, sono quaranta giorni che siete al Governo, ma non sono quaranta giorni che fate campagna elettorale sul tema del terremoto. Allora, da questo punto di vista, io credo, Presidente, che il Governo dovrebbe presentarsi in questa Assemblea con le idee un po' più chiare. Allora, mi è abbastanza chiaro perché, oltre ad aver sospeso, come ricordava il collega Cortelazzo, per un giorno e mezzo i lavori dopo la semplice domanda al Governo: questo decreto è aperto o chiuso? E abbiamo dovuto aspettare un giorno e mezzo per avere la risposta che è chiuso, senza peraltro che sia aggiunta alcuna motivazione del perché è chiuso. Dopo esserci sorbiti dal Governo la filastrocca che le proroghe finiranno in un «mille proroghe», non si sa quali, non si sa quando. Che sulle altre c'è l'istruttoria prendiamo atto, in questo caso sincera, diamo merito, onorevole Castelli, della sincerità dell'istruttoria, però ecco non ci portano da nessuna parte. Prendiamo atto ancora che ci sono delle questioni di bilancio su cui non sapete dove andare a trovare i soldi. Allora, vorrei sapere su questa proposta emendativa, e anche sulla successiva, che prevede che la proroga non sarà di qui a tre anni, ma solo di qui a un anno o di qui a qualche mese, con la fine della struttura commissariale a giugno del prossimo anno, troverete i soldi…

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di rivolgersi alla Presidenza, grazie.

SIMONE BALDELLI…o farete un'istruttoria sincera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

PRESIDENTE. Collega, le ricordo di rivolgersi alla Presidenza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.4 Polidori, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 01.5 Braga.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Presidente, abbiamo fatto richieste continue al Governo per fare velocemente, in modo efficiente, tutto ciò che serve per far sentire davvero la presenza dello Stato in quei territori, uno Stato che soccorre i propri cittadini costi quel che costi, perché loro sono la cosa più importante, devono avere la priorità assoluta. Questo è il motivo per il quale siamo tutti qui dentro per svolgere quella missione. Mi spiace, Presidente, ma quel costi quel che costi lo Stato, le istituzioni non lo dimostrano, non lo hanno dimostrato: non sono parole mie, signora Presidente; sono le parole dell'onorevole Castelli che oggi rappresenta il Governo ai banchi in Aula, e che in occasione della conversione del decreto-legge n. 8 del 2017, nella sua dichiarazione di voto, pronunciava queste parole, molto nette nei confronti di un provvedimento che aveva stanziato risorse importanti per sostenere la ricostruzione: «Qui stiamo discutendo un emendamento, come hanno ricordato i colleghi prima di me, che affronta un nodo centrale di questo tema, la proroga della struttura commissariale.

Guardate, qui siamo in presenza di una proroga, è vero, noi chiediamo che la struttura commissariale venga prolungata dal 31 dicembre 2018 al 31 dicembre 2020, ma c'è anche un tema di risorse economiche che è stato chiarito molto bene e in maniera efficace dal parere dato oggi dalla Commissione bilancio. La Commissione bilancio ha espresso un parere contrario su questo emendamento, precisando che questa proposta così come le altre sono suscettibili di determinare nuovi oneri o maggiori oneri per la finanza pubblica. Allora, signora Presidente e rappresentante del Governo, il tema è proprio questo: ci dovete chiarire, credo, in maniera definitiva quali sono le vostre intenzioni. Noi possiamo accettare tutto, anche la valutazione che il nuovo Governo, dopo avere promesso, come dire, di riscrivere completamente le modalità della ricostruzione, si voglia prendere qualche tempo per potere decidere su come procedere, ma qui siamo in presenza di un tema centrale, perché dalla efficacia e dal funzionamento degli uffici per la ricostruzione e, quindi, della struttura commissariale, passa la possibilità di proseguire nell'attività della ricostruzione.

Voi state lasciando in una condizione di indeterminatezza e di incertezza dei territori, che, invece, hanno bisogno, più di tutto, più ancora che delle risorse, di avere dei punti di riferimento chiari e stabili. E questa norma che noi vi chiediamo di approvare in questo decreto, perché ce ne sono le possibilità, perché c'è la possibilità di rivedere in qualunque momento, qualora il Governo decidesse un'altra soluzione, questo termine, questa proroga, state decidendo di lasciare quei territori in una condizione di sospensione.

Questo è quello che avete sempre imputato ai Governi che vi hanno preceduto, così come l'incapacità di trovare le risorse dal vostro punto di vista necessarie a sostenere la ricostruzione. Ecco, io voglio ricordare un aspetto, perché non vorrei che nella confusione dei dati e dei numeri con i quali abbiamo capito che c'è qualche difficoltà a entrare in relazione, passasse un messaggio sbagliato. Questo decreto-legge, questa misura della proroga fino al 31 dicembre della gestione commissariale, costa alle casse dello Stato 300 milioni. Questi 300 milioni non sono risorse che ha trovato questo Governo, sono risorse che stanno nella contabilità del commissario per la ricostruzione, nella contabilità speciale e, quindi, stanno dentro quella misura più ampia dei quasi 10 miliardi che sono stati stanziati con i provvedimenti precedenti.

Qui vi chiediamo di trovare - come noi e come i Governi precedenti hanno sempre fatto, nelle leggi di bilancio, nei decreti-legge che sono stati approvati, nelle misure fiscali, nelle misure anche relative alla proroga di termini che si sono susseguiti dalla data del primo terremoto - le risorse necessarie a garantire la copertura, l'allungamento e la stabilità dell'attività dell'ufficio per la ricostruzione e del commissario straordinario. Questo è un punto dirimente e fondamentale, sul quale si misurerà la vostra capacità di tener conto e di dare continuità e risposta alle promesse che avete fatto.

Guardate, noi non vogliamo costruire delle polemiche sterili su questo punto, ma ci ricordiamo bene non tanto le parole che sono state pronunciate in altri tempi in quest'Aula, senza nessun rispetto per la complessità della gestione della ricostruzione e le difficoltà che stavano affrontando quei territori…

PRESIDENTE. Concluda.

CHIARA BRAGA (PD). …ma ci ricordiamo le parole che ha pronunciato il Presidente del Consiglio nella sua unica visita ai territori colpiti dal terremoto: ci metteremo al lavoro nei decreti-legge che sono in elaborazione. Questo è il decreto-legge su quale dare le risposte e su questo vi chiediamo di accogliere questo emendamento e di non nascondervi dietro alla scadenza di termini che non esistono e che sono una scusa per non assumersi responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che la collega Ruffino, che aveva chiesto di intervenire, rinuncia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie Presidente e tramite lei mi rivolgo al Governo: il “no” a questo emendamento e il “no” all'emendamento precedente sono la prova provata che il Governo del Paese non ha una idea della ricostruzione. Qua non si tratta solo di dire “no” alla proroga della struttura commissariale, qui c'è un Governo che ha il dovere di dire a quelle popolazioni che se non c'è la struttura commissariale, c'è altro. Non si capisce che cos'è l'altro che voi mettete in campo! Lì ci sono imprese che devono decidere di rimanere a fare gli investimenti, famiglie che devono decidere di proseguire il proprio progetto di vita lì e non altrove. Che cosa c'è, se non c'è la struttura commissariale? Questa domanda è una domanda che è stata posta ieri durante la discussione generale…

PRESIDENTE. Concluda.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Concludo, grazie Presidente. Il Governo ieri non ha risposto, oggi il Governo si è alzato in Aula e continua a non rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.5 Braga, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 01.100 Baldelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà. Non le funziona il microfono, collega?

SIMONE BALDELLI (FI). Non si accende, ma funziona, quindi ci accontentiamo, insomma, sarà uno degli effetti del Governo del cambiamento anche questo! Ma comunque, Presidente, anche su questo emendamento, che, a differenza del precedente, non riguarda una proroga triennale, ma, come anticipavo, una proroga di un anno soltanto, cioè fino al 31 dicembre 2019, continuiamo ad attendere dal Governo che ci si dia una risposta, cioè, se il Governo, nell'attesa di immaginare, come pure è legittimo, perché il Governo, essendo di un altro colore politico, non ha l'obbligo di prorogare la struttura commissariale così com'è, magari vuole immaginarne un'altra, vuole immaginare un altro tipo di funzionamento anche amministrativo, però certamente non può tenere in sospeso una struttura che con 700 dipendenti di qui a sei mesi non sa che fine farà. Sarà libero di nominare un altro commissario alla scadenza del commissario De Micheli, sarà libero di dare l'impostazione che crederà, ma non può non legittimare un interlocutore, per questo c'è questo emendamento e quello dopo. E su questo io spero che la sottosegretaria Castelli, e mi impegno a non reintervenire se riaprisse la discussione, perché il mio obiettivo non è tirarla alle lunghe, il mio obiettivo è avere risposte, perché magari questo dibattito non solo lo seguono i comitati e i terremotati, ma lo seguono gli amministratori, i sindaci, le popolazioni terremotate, quei pochi affezionati che hanno ancora interesse quotidiano a sapere se riusciamo, anche in questo ramo del Parlamento, a dare risposte.

Ma approfitto, Presidente, anche per fare un piccolo ripasso delle puntate precedenti, perché è giusto che magari molti colleghi che non seguono questo tema, sappiano perché siamo arrivati qui. Il Governo Gentiloni ha fatto un decreto minimale - come era giusto che facesse, sarebbe stato grave se avesse fatto diversamente da ciò che ha fatto - per affrontare le scadenze del mese di maggio. Alla fine di maggio, il Governo Gentiloni emana un decreto necessario ed urgente per prorogare delle scadenze; ne dico una tra quelle che il mio gruppo e io personalmente abbiamo segnalato al commissario di Governo che ha fatto l'istruttoria: la scadenza della sospensione delle bollette.

Noi, se non ci fosse stato questo decreto, avremmo avuto bollette che arrivavano a cittadini che avevano la casa distrutta dal terremoto, magari con i costi fissi arretrati di mesi, con il paradosso di dover pagare dei soldi alle società erogatrici di servizi come luce, gas e acqua, non avendo avuto neanche la casa dove questi servizi potevano essere attivati. Quindi, figuriamoci con quale paradosso. Il Governo si è limitato esclusivamente a far partire una locomotiva con questo unico binario attaccato. Nell'esame al Senato sono stati aggiunti, è vero quello che dice la sottosegretaria Castelli, alcuni altri articoli con temi già istruiti, se posso permettermi di citare la questione dell'istruttoria, già preparati, già discussi dal commissario con le diverse forze politiche, Forza Italia, Fratelli d'Italia, la Lega, eccetera, prima ancora che si formasse questo Governo. E quei temi sono stati introdotti al Senato. Cito il relatore del Senato, perché non possiamo fare altro, Presidente, che richiamarci ai lavori del Senato, visto che qui non ci è data la possibilità di fare interventi modificativi sul decreto.

Il relatore Patuanelli del MoVimento 5 Stelle dice: “Confido che su molti temi ci torneremo dopo. Anche grazie al lavoro che faremo qui in Aula o alla Camera, si potrà comunque integrare il testo del provvedimento da oggi all'esame di questa Assemblea con ulteriori elementi normativi”. Il relatore del MoVimento 5 Stelle, non uno che passa per caso! Cioè, durante l'esame al Senato ci sono state questioni, al netto delle inammissibilità, che sono state rimandate a questo ramo del Parlamento. Allora ci dovete fare la cortesia di spiegarci perché non si possono affrontare delle norme che vengono attese dai comitati, lo ricordava poc'anzi il collega, li abbiamo incontrati all'ora di pranzo, elementi normativi che non costano.

PRESIDENTE. Concluda.

SIMONE BALDELLI (FI). Questo costa? Benissimo, diteci perché non riuscite a prendere cinque emendamenti che diano un senso a questo esame, con l'impegno, almeno per quello che riguarda questa forza politica, Forza Italia, che, con grande serietà e responsabilità, questo provvedimento noi lo chiudiamo alle 7 di stasera, se il problema è mandarlo subito al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Trovo davvero contraddittorio il diniego su questi emendamenti che propongono la proroga della struttura commissariale lì dove ci si è poco fa vantati della proroga dello stato di emergenza. Questa emergenza e la conseguente ricostruzione si reggono su dei capisaldi, e venir meno alla proroga della struttura commissariale significa, in qualche modo, abbattere l'architrave fondamentale dell'azione di Governo, dell'emergenza e della ricostruzione. Poiché oggi Salvini, a Fermo, poche ore fa, mentre noi eravamo qui al lavoro, ha sostenuto, in relazione all'attuale commissario alla ricostruzione De Micheli, che essa è in scadenza e che nei prossimi giorni manifesteremo l'evidenza delle persone che prenderanno in mano questa vicenda - così riporta l'ANSA - io sto qui a sottolineare che il punto non è la persona, e quindi non è chi ricopre oggi l'incarico e lo sta facendo egregiamente, ma è la funzione, e che, senza quella funzione, verrà meno la capacità di erogare i fondi ai comuni e di affrontare ogni altra situazione importante che i nostri territori richiedono.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.100 Baldelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio)

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 01.101 Baldelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Sempre per completare la storia di questo decreto, siamo arrivati ad un esame in Commissione di fronte al quale abbiamo chiesto al Governo se intendesse chiuderlo o tenerlo aperto. Abbiamo avuto non solo un ciclo di audizioni, come ricordava il capogruppo di Forza Italia Cortelazzo in Commissione, audizioni che, peraltro, non hanno fatto altro che aggravare la situazione, perché hanno sottolineato come fossero necessari alcuni interventi che puntualmente non abbiamo realizzato. Non solo, quindi, abbiamo occupato del tempo, che sarebbe stato prezioso, a fare delle audizioni, ma abbiamo sospeso per circa un giorno e mezzo i lavori di questo provvedimento, quando, a un certo punto, si era anche paventata, Presidente, la possibilità di intervenire con delle modifiche che ci apprestavamo a segnalare tra quegli emendamenti, Presidente, che non avessero neanche la necessità di coperture finanziarie, magari emendamenti solo di proroga o normativi, per poi sentirci dire che non c'erano i tempi.

Ora, Presidente, noi abbiamo un decreto che scade il 28 di luglio. Se non vado errato, mancano undici giorni. Allora, se c'è una ragione inconfessabile per la quale è necessario fare prima, ce lo si dica, ce la si confessi: ci organizziamo e facciamo in maniera che anche il Senato riesca, entro certamente il 28, ma anche entro una data che decidiamo di concordare, di affrontare questo decreto con alcune modifiche, perché credo che ne valga, Presidente, della dignità di questo ramo dell'Assemblea. Di che cosa stiamo parlando? Che cosa stiamo facendo in questo ramo dell'Assemblea? Abbiamo circa 150 emendamenti, sui quali c'è un parere contrario.

Aggiungo un dettaglio, colleghi: non c'è un emendamento che sia uno, né proveniente da Forza Italia, da Fratelli d'Italia, dal PD, da LEU, dai colleghi del gruppo Misto - la maggioranza ha scelto di non presentarne - ma non ce n'è uno che sia uno soppressivo del lavoro che è stato fatto al Senato. Questo la dice lunga su un fatto, Presidente: questo non è un decreto su cui c'è lo scontro maggioranza e opposizione, perché su questo c'è una comunanza di interessi. Il relatore Patassini, eletto nel collegio delle Marche, è una persona che, quando torna a casa, deve rispondere agli amministratori, ai suoi amici, ai suoi concittadini del perché in questo ramo del Parlamento non è stata fatta una modifica che sia una.

Ed è evidente che è un grande imbarazzo da parte dei colleghi eletti in quei territori dover affrontare i comitati e gli amministratori che chiedono risposte, e dover dire che ci sono gli ordini del giorno che sono stati accolti al Senato come risposta del lavoro di un ramo del Parlamento. Qui siamo in una Camera sovrana o siamo in un dopolavoro del Senato? Infatti, la prossima volta, a saperlo, uno chiede la candidatura al proprio partito al Senato, così, magari, è libero di affrontare i temi e i provvedimenti con la possibilità di introdurre anche mezza modifica che sia mezza.

A fronte di tutto questo e di una ghigliottina minacciata dal presidente della Commissione, abbiamo voluto esaminare articolo per articolo, emendamento per emendamento, il testo in Commissione, e abbiamo avuto di fronte a noi un Governo nella maggior parte dei casi che ci ha dato risposte vaghe e una maggioranza muta.

Un relatore imbarazzato. Non sto qui a ricordarvi che ieri, all'inizio della seduta, il Governo non era neanche presente in Aula, abbiamo dovuto sospendere la seduta. Un Governo rappresentato da esponenti del MoVimento 5 Stelle che cinque anni fa ci venivano a raccontare che il lunedì qua dentro ci dovevano stare i banchi pieni! Ci venivate a raccontare questa balla (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico)! Almeno presentarsi puntuali alle sedute.

Ma non è questo che mi interessa: questa è la pagina di ieri, ogni giorno ha la sua pena e anche la sua figura. Diteci quali emendamenti finiscono in un “milleproroghe” e diteci quando lo fate: a noi interessa poco, ma interessa poterlo dire ai sindaci, agli amministratori e alle popolazioni terremotate che hanno dato i voti anche a voi…

PRESIDENTE. Concluda.

SIMONE BALDELLI (FI). …per fare tutte queste cose. Guardate, non c'è uno scontro tra maggioranza e opposizione: c'è la volontà di collaborare, ma non si può collaborare con chi non ti dà risposte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Presidente, chiedo di intervenire su questa proposta emendativa per un motivo: è l'ultima tra quelle contenute nel fascicolo che affronta il tema della proroga della struttura commissariale. Io credo che l'Aula, per le ragioni che sono già state illustrate prima, che ha ricordato anche il collega Baldelli, per l'impegno che il Governo si era assunto accettando e approvando, facendo propri degli ordini del giorno al Senato su questo punto, l'Aula abbia il diritto di sapere in maniera chiara dalla sottosegretaria Castelli se questa misura, quella della proroga di un anno in questo caso della struttura commissariale, entrerà o no in questo decreto-legge “milleproroghe” di cui sentiamo parlare. Qui non siamo di fronte a delle scelte che impegnano il Governo per anni: siamo in presenza di una proroga minimale, di un anno, immagino necessaria anche per capire come intenderete procedere, visto che questi pochi mesi non vi sono bastati e che costa veramente poco, 50 milioni di euro. Non va bene la copertura? Trovatela, indicatela; ma credo che se volete dare - come dire? - conto all'impegno che vi siete assunti, di rispondere puntualmente, cosa che purtroppo in Commissione non è avvenuto, almeno di fronte all'Aula e di fronte ai soggetti che anche oggi vi hanno chiesto certezze e chiarezza su questo punto, dobbiate dirci in questo momento, adesso, se questa misura, questa formulazione od un'altra entrerà o no nel decreto-legge “milleproroghe”, e anche cortesemente quando penserete di varare questo decreto-legge. Non è indifferente se questo decreto-legge arriverà da qui a qualche mese o nei prossimi giorni, nella prossima settimana, proprio per garantire una continuità dell'attività della struttura commissariale e dare la possibilità, agli amministratori in primis che sono impegnati sul fronte tutti i giorni sul tema della ricostruzione, di sapere come potranno organizzarsi. Chiedo alla sottosegretaria Castelli e al relatore di non rimanere un'altra volta silenti su questo punto, ma di dare una risposta all'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, noi che veniamo da quelle regioni non possiamo rimanere in silenzio rispetto al silenzio imbarazzante del Governo. È molto semplice, dare la risposta in questo caso se si hanno le idee chiare è molto semplice: ci si alza da quel banco del Governo e si dice che il “milleproroghe” si fa tra 15 giorni? 30 giorni? Un mese? Perché guardate che nel “mille proroghe” dovete mettere pure le proroghe per le strutture scolastiche, se no non parte l'anno scolastico! Quando lo fate il “milleproroghe”? Non è solo una questione di struttura commissariale: è anche una questione dell'inizio dell'avvio dell'anno scolastico. Vi rendete conto o no che in quei territori si studia ancora, e ringraziamo Dio, e ci si vuole stare ancora e si vuole lavorare ancora e le famiglie ci vogliono stare ancora? Noi vogliamo saperlo, quando esce il “milleproroghe”! E che cosa ci sta lì dentro, perché riguarda la struttura commissariale e perché riguarda il tema della scuola.

Il tema della scuola evoca anche altre questioni: non solo dell'inizio dell'anno scolastico, ma anche della sicurezza delle strutture. Nel frattempo voi avete abrogato le strutture tecniche di missione, quelle che finanziavano la scuola sicura, quelle che finanziavano i suoli. Abbiamo bisogno di sapere definitivamente…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). …che cosa accade domani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Noi non solo proveniamo da quelle terre, noi le amministriamo anche quelle zone: diventa quindi veramente importante, sottosegretario Castelli, sapere che ci aspetta domani. Perché abbiamo fatto molta fatica ad interfacciarci in questi due anni con questa ricostruzione che non c'è, e su questo siamo d'accordo tutti; abbiamo fatto fatica ad interfacciarci con i tavoli per la ricostruzione; abbiamo fatto e facciamo molta fatica ad interfacciarci con norme assurde che dettano tempi assurdi per la nostra ricostruzione. Però in realtà nella Commissione non abbiamo avuto nessuna risposta. Ricordavano prima che ci abbiamo messo due giorni per farvi ammettere che il decreto-legge era blindato; e quando abbiamo incalzato il Governo in Commissione per sapere il futuro della struttura commissariale, c'è stato laconicamente detto che qualcosa sarebbe avvenuto, e probabilmente qualcosa di diverso.

Peraltro questo è stato detto oggi, nella riunione informale che abbiamo avuto da Giolitti insieme ai comitati che sono venuti a Roma disperati a cercare di farvi ravvedere. Qualche rappresentante della maggioranza ha detto in mia presenza, e anche in presenza dell'onorevole Baldelli, che probabilmente non verrà rinnovata perché si è allo studio di qualcos'altro. Allora ricordo al commissario che la scadenza di questa struttura commissariale è domani mattina, perché scade a settembre e c'è agosto di mezzo: quindi per favore, nell'interesse delle comunità e nell'interesse di chi amministra quei posti, e per rispetto di chi oggi è qui, si alzi in piedi e ci dica che intenzione avete sulla struttura commissariale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Berardini. Ne ha facoltà.

FABIO BERARDINI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, io sinceramente mi sarei aspettato che chi ha governato dal 2016, dalla data del terremoto fino ad oggi, ed ha lasciato un Paese e delle zone terremotate con una ricostruzione totalmente ferma, venisse qui e anziché attaccare il nuovo Esecutivo, venisse qui solamente a chiedere scusa ai terremotati (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier). Chiedere scusa per non aver fatto niente fino ad oggi per queste popolazioni!

Guardate, io ho ascoltato l'intervento di diversi colleghi: tutti che chiedono risposte, risposte a un Governo che si è insediato e che ha iniziato ad operare da circa un mese e mezzo, quando gli stessi colleghi che appunto erano al Governo da due anni, sono stati al Governo da due anni, queste risposte non le hanno date quando avevano gli strumenti per farlo. Quindi guardate, non venite qui a dare lezioni, a dare consigli, perché quello che deve fare il Governo lo sa e lo sta facendo, e lo sta facendo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)… Presidente, mi consenta.

PRESIDENTE. Colleghi!

FABIO BERARDINI (M5S). Capisco che alcuni colleghi si possono scaldare quando vengono loro ricordate le loro mancanze (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier), tuttavia questo decreto-legge delle risposte chiare le dà.

Le dà ad esempio, come si ricordava poc'anzi, con l'articolo 1, comma 6-bis, che introduce delle esenzioni per quelle utenze che sono inserite all'interno della zona rossa, e su cui non erano ancora intervenuti i famosi competenti. Ma come sapete, se avete letto bene il testo del decreto-legge, l'intenzione è quella di prorogare al 31 dicembre; anche perché noi ad oggi siamo vincolati a degli stanziamenti di bilancio della precedente legislatura, e sarà compito di questo Governo impegnarsi, e io sono sicuro che lo farà nella prossima legge di bilancio, per trovare gli stanziamenti, per trovare i fondi e per operare concretamente.

Quindi, non venite qui a chiederci la bacchetta magica, perché, veramente, lo potevate fare quando eravate voi al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, Presidente. Forse qualcuno non si è accorto che per due anni, da quando è avvenuta la prima scossa del 24 agosto 2016, il Governo, il commissario e la struttura commissariale, le regioni e i comuni hanno lavorato e hanno lavorato ottenendo dei risultati di cui, forse, qualcuno non si è accorto, ma che sono risultati tangibili, che vedono oggi 2.500 cantieri aperti, che vedono le persone quasi completamente, ormai, ritornate vicino ai luoghi della propria residenza, anche se non nelle proprie abitazioni, ma, comunque, in strutture che sono adeguate e confortevoli; le attività produttive, pur sofferenti, pur avendo subito danni ed essendo attività produttive molto fragili e deboli stanno riprendendo le loro attività.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIO MORGONI (PD). Però mi sembra assolutamente irresponsabile che, alla prima prova dei fatti, il nuovo Governo, il cosiddetto Governo del cambiamento tralasci questa necessità di prorogare quella che è l'attività della struttura commissariale, che è il motore di una ricostruzione che sta partendo. Quindi, io ritengo che sia assolutamente irresponsabile non andare a dare una risposta a questo grande tema di carattere organizzativo, per andare oltre la precarietà…

PRESIDENTE. Grazie, collega, deve concludere.

MARIO MORGONI (PD). Per andare oltre situazioni di incertezza che non ci possiamo permettere in una ricostruzione che avrà un periodo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Grazie, Presidente. Per chiedere, attraverso lei, al sottosegretario che è qui presente in Aula, come mai un Governo che si chiama del cambiamento, che ha promesso la flat tax, che ha promesso il reddito di cittadinanza, che ha promesso l'abolizione della legge Fornero, che ha promesso la cancellazione delle accise per la benzina, insomma, tutte grandi spese, non è in grado di trovare 50 milioni di euro per la proroga della gestione commissariale? Perché, vedete, non è il PD che ve lo chiede, ve lo hanno chiesto quei comitati di cittadini terremotati che, oggi, fuori da questo Parlamento, hanno chiesto a gran voce di modificare questo decreto e di inserire alcune norme che sono vitali per le zone terremotate.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSIA MORANI (PD). Lo chiedo da marchigiana, onorevole Castelli; ci dica, quando farete il milleproroghe e, soprattutto, quanti soldi ci metterete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Pezzopane, che rinuncia.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.101 Baldelli, con il parere contrario del relatore, del Governo e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 01.02 Trancassini, con l'invito al ritiro o parere contrario del relatore e del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Deidda. Ne ha facoltà.

Chiedo ai colleghi, eventualmente, di alzare la mano un po' prima, prima che si apra la votazione. Prego, collega Deidda.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sono un deputato che gli vien male attaccare questo Governo, perché, pur stando all'opposizione, ho sempre avuto una certa fiducia in quello che deve essere il cambiamento; sono fortunato che sono capitato in una Commissione dove ci sono dei colleghi della maggioranza che sono collaborativi, capiscono, ho un presidente dei 5 Stelle, un vicepresidente della Lega, un sottosegretario che ascolta. Però, è già la seconda discussione in Aula dove trovo, invece, il Governo arroccato in una difesa cieca e dove ci sono deputati che dicono addirittura: voi non dovete dire al Governo cosa fare, consigli non ne vogliamo… Noi non stiamo venendo qui a elemosinare qualcosa, noi stiamo facendo il nostro lavoro, portando delle proposte che sono a costo zero e non capisco perché ci si arrocchi a dire “no”. In questo emendamento si parla addirittura di dare voce ai comuni, attraverso l'ANCI. Cosa c'è di male e cosa c'è di sbagliato? Perché, con questa cattiveria e arroganza, dire: no, noi non accettiamo consigli? Ma cosa c'è di male a chiedere che ci sia un rappresentante dell'ANCI, un rappresentante del comune designato dall'ANCI? Cosa c'è di tanto offensivo verso il Governo da non accettarlo? Che spesa c'è?

Questo vorremmo capire e, invece, non comprendiamo, soprattutto perché viene chiesto anche dai comitati, dai comuni e dai comitati insieme; non state dicendo solamente “no” a Fratelli d'Italia, che non stava governando, ma governava fieramente i comuni e, purtroppo, alcuni comuni che sono stati colpiti dal terremoto. E soprattutto certi provvedimenti vanno presi oggi, perché come imparate a volte dalla Sardegna, Sa Paradura, i sardi e i pastori che non vanno domani, dopodomani o rinviano a settembre quando portare le pecore nelle zone terremotate, vanno quando c'è bisogno e di questi provvedimenti c'è bisogno oggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Cortelazzo. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Grazie, Presidente. Mi spiace che non ci sia il rappresentante del Governo, la sottosegretaria Castelli, perché approfittando dell'emendamento, e, poi, mi taccio, sottolineo che la replica del Governo, prima, è stata quanto meno incompleta e imbarazzante. Perché se mai dovessimo rendere pubblici, sono pubblici, i verbali di quella Commissione - non vedo neanche il presidente o è lì nascosto - vedremmo che il Governo era talmente omertoso - e ripeto la parola omertoso, perché quando non si vuole rispondere volutamente si è omertosi - che il presidente della Commissione ha dovuto intervenire al microfono, dicendo, rivolto a me: collega, se io invito il Governo a parlare e il Governo non parla, io non posso certo costringerlo a parlare. Questo è accaduto e sono buoni testimoni i colleghi del Comitato dei nove e tutti i membri della Commissione.

A tal punto che ribadisco - mi spiace che non ci sia la sottosegretaria Castelli, ma un collega, prima, di cui non ricordo il nome, ha chiesto più volte che la sottosegretaria desse risposte sulla questione proroghe -: dimenticatevele le risposte. La risposta sarà sempre quella: guarda il cellulare e non ti risponde. Allora, il Governo del risorgimento (Applausi dei deputati dei gruppiForza Italia-Berlusconi Presidentee Partito Democratico)… no, no, non è un lapsus, è del risorgimento, vuole farci credere che in quest'Aula c'è l'espressione massima della democrazia, quando di fatto, cari membri della maggioranza e del Governo, avete posto una fiducia alla Camera, perché non accogliete nulla, non rispondete su nulla e, lo ribadisco, stiamo parlando di emendamenti di una semplicità tale che non vanno a stravolgere alcunché. Chiedere che un membro dei comuni, cioè L'ANCI, entri nella cabina di regia, ma stiamo scherzando o ci prendiamo in giro?

So, Presidente, che il Governo è presente perché c'è un membro del Governo, ma il sottosegretario che ha seguito il provvedimento non c'è.

Mi rivolgo a lei, che poi, se vuole, glielo riferirà. Io, Presidente - e chiudo - ho quasi cinquant'anni, ho trascorso già le mie esperienze scolastiche e non ho nessuna intenzione di ricevere risposte da maestrine chi mi dicono che il milleproroghe è un provvedimento dove vanno provvedimenti di proroga e nella legge di stabilità contenuti finanziari: grazie, ho studiato il vademecum del deputato, non ho bisogno che nessuno mi risponda in tal senso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). E se questo, cara Presidente, è il Governo del risorgimento, in bocca al lupo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (FI). Presidente, questo è una proposta emendativa che ci ha coinvolti molto, come gruppo di Forza Italia, in Commissione. Ci siamo chiesti spesse volte perché il “no” a questo emendamento. Certamente coinvolge chi, in quest'Aula, come me, è stato un amministratore locale cosciente del ruolo che si può dare in una cabina di coordinamento sisma presieduta dal commissario straordinario.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 18,35)

DANIELA RUFFINO (FI). Una proposta emendativa che non ha costi, che arriva come specifica richiesta dal territorio, che è assolutamente sostenuto dall'ANCI, che ha un grande obiettivo, che è quello di aiutare il commissario straordinario a lavorare velocemente, presto e bene, perché questo dovrebbe essere il compito che quest'Aula si assume. A meno che non si ritenga che il sindaco è una figura desueta, che non è in grado di aiutare il commissario a lavorare molto più velocemente, perché è figura di raccordo, perché è in grado di creare collegamenti, di dare suggerimenti.

PRESIDENTE. Deve concludere.

DANIELA RUFFINO (FI). Ci sono ancora altri emendamenti - e concludo - proposti dal nostro partito che riguardano i comuni e che non hanno costi, ovviamente li presenteremo all'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.02 Trancassini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo alla votazione degli identici articoli premissivi 01.01 Morgoni e 01.05 Cortellazzo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, è un classico emendamento senza costi, semplicemente normativo, quello di permettere al rappresentante dei comuni, per ciascuna delle regioni interessate, designato dall'ANCI, di partecipare alla cosiddetta cabina di regia. Anche su questo, ci piacerebbe sapere se il Governo e il relatore sono d'accordo o non sono d'accordo, se lo si fa in un altro provvedimento, e magari capire quando.

Anche perché mi permetto di ricordare un'altra cosa, che la Presidenza dovrebbe avere ben chiara ma che forse a molti colleghi in questo momento sfugge, vale a dire che nella legge di bilancio noi possiamo individuare coperture, ma non possiamo andare a definire norme ordinamentali. Quindi, l'idea che tutto ciò che non è proroga finisca nella legge di bilancio, è una solenne baggianata, perché noi abbiamo bisogno di uno strumento normativo, non della legge di bilancio! Una delle cose che i comitati chiedono è quella del coinvolgimento - anche come uditori, ad esempio - delle popolazioni attraverso la strutturazione dei comitati. Io non so se questa è una cosa buona e giusta oppure una cosa del Governo rispetto alla quale intenda fare a meno, so però che il Governo è chiamato su questo a rispondere; e se il Governo pensa che sia cosa buona e giusta, così come se vuole inserire il delegato dell'ANCI, deve dirci non solo che è d'accordo, ma deve dirci, visto che qui inevitabilmente il voto della maggioranza sarà contrario, dove e quando intende far sì che questa norma entri in vigore e attraverso quale provvedimento. Quindi, oltre a questo, sottosegretaria Castelli e relatore, ci aspettiamo una risposta: sì, no, io mi impegno a non intervenire sul dibattito che si riapre, non è una questione di tempi che mi interessa.

Altra questione di metodo: abbiamo assistito a un dibattito - si fa per dire dibattito, perché per dibattere bisogna essere in due -, ad un monologo in cui la maggioranza in Commissione è stata silente. Attenzione, ci sono due modi di comportarsi, quando ci sono i temi del terremoto: il primo è quello di farci campagna elettorale sopra, magari una campagna elettorale permanente, magari anche a costo di tirare addosso al Governo di turno le tragedie quotidiane alle quali purtroppo continuiamo ad assistere; l'altro modo, è quello di occuparci con serietà e responsabilità delle questioni che vengono poste sul tappeto. Silvio Berlusconi scrisse al Presidente Gentiloni, nella scorsa stagione, prima della campagna elettorale: i voti di Forza Italia sono a disposizione per approvare emendamenti destinati al sollievo e all'aiuto delle popolazioni terremotate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Presidente Fico, lo dico attraverso di lei a tutta l'Assemblea: la nostra linea non cambia. Noi non tiriamo i morti addosso al Governo, non facciamo campagna elettorale becera, però bisogna cambiare registro. Lo dico anche a quelli che di fronte a questioni politiche specifiche, organizzative specifiche e tecniche specifiche cominciano a ritirare fuori quello che è stato dei Governi passati. A noi interessa il presente, a noi interessa che ci sono persone senza casa, a noi interessa garantire queste persone dai ritardi, dalle scadenze, dagli inadempimenti, dalle sovrapposizioni delle ordinanze, dai pasticci, spesso combinati da amministratori incapaci (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Per questo noi non siamo qui a fare l'ostruzionismo su un tema come il terremoto, ma siamo qui a porre delle questioni, sulle quali ci sarebbe tanto piaciuto avere in Commissione, ma anche qui in Aula, non ci offenderemmo, delle risposte chiare e degli impegni concreti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Presidente, siamo di fronte ad una delle tante proposte emendative che non richiedono oneri per le finanze pubbliche. È una di quelle proposte sulle quali è difficile pensare che in quest'Aula ci possano essere punti di vista diversi e non invece un'unanime condivisione, come io credo. Da questo punto di vista, sarebbe mortificante per quest'Aula, appunto, non esprimersi nella direzione di un principio, di un atto, che io ritengo unanimemente condiviso. Ancora di più stupisce che, in campagna elettorale, forze politiche che governano così sicure di sé, così arrembanti, per certi aspetti, oggi arretrino di fronte a provvedimenti di grande semplicità, di nessuna difficoltà, come questo che prevede la possibilità di inserire un rappresentante dei comuni nella cabina di coordinamento presieduta dal commissario straordinario, con l'evidente finalità di garantire una forma stabile di raccordo con le amministrazioni locali colpite.

E sappiamo bene sul territorio quanto sia avvertita questa esigenza di un maggiore coordinamento, di un coordinamento più efficace tra l'attività di predisposizione degli atti da parte della struttura commissariale e le comunità locali. Quindi, c'è un'esigenza ragionevole ma c'è un'esigenza anche di funzionalità rispetto ai temi della ricostruzione e comunque vorrei concludere dicendo che se noi diciamo no, se quest'Aula dice no a questa possibilità per i sindaci di ricoprire un ruolo di protagonisti come a loro compete, infliggeremo un'umiliazione ai sindaci, a ciò che rappresentano per le proprie comunità e alla stessa funzione istituzionale che loro svolgono sui territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente. Mi rivolgo in modo particolare ai colleghi della maggioranza partendo dal Viceministro Laura Castelli che ha partecipato a un'importante assise proprio venerdì sul tema dei piccoli comuni. Ebbene, Viceministro, credo che se oggi il Governo non accetta la proposta di inserire i quattro rappresentanti delle regioni in rappresentanza dell'ANCI, soprattutto sindaci, credo che non si vada incontro alle belle promesse che sono state fatte a Viverone e durante l'Assemblea dei piccoli comuni. Mi rivolgo anche ai banchi della Lega che sicuramente sono molto ben rappresentati da tanti colleghi sindaci e amministratori e mi rivolgo al capogruppo Riccardo Molinari: credo, caro Riccardo, che sia importante in questo momento dare un segnale di attenzione non tanto agli emendamenti proposti dai singoli parlamentari dell'opposizione ma al buon governo dei comuni. Ritengo che se oggi quest'Aula non accetta l'emendamento in esame a costo zero mettendo a capo chi meglio di tutti può conoscere la realtà, cioè i sindaci, compie un fatto grave che soprattutto lede il buon governo e l'istituzione dei sindaci stessi. Quindi, cari 5 Stelle e cara Lega, mi rivolgo a voi per chiedere il vostro voto perché non votare significa oggi non riconoscere i comuni italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Due anni fa celebrammo i quarant'anni dal terremoto del Friuli-Venezia Giulia: un terremoto che fece oltre mille vittime, un terremoto che distrusse un'intera comunità. La ricostruzione fu possibile ed è stata riconosciuta dal mondo intero perché il motore della ricostruzione furono i sindaci con le loro comunità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). A loro venne delegato l'importante compito di ricostruire, a loro venne data la responsabilità enorme che si sarebbero portati sulle spalle insieme al commissario Zamberletti a cui noi siamo grati per il lavoro che fece, ma che fece insieme alle comunità locali e ai sindaci (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Rigettare questo emendamento è un errore perché la storia ha già dimostrato che solo attraverso le comunità locali si può riuscire a fare molto meglio e molto più velocemente quanto la gente di quel territorio sta aspettando: non fate questo errore, ricordatevi dell'esperienza del Friuli-Venezia Giulia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Intervengo a supporto dell'emendamento in esame a titolo personale perché oggi la visita di Salvini a Fermo è una fonte inesauribile di informazioni e di contraddizioni su quanto stiamo discutendo. Mentre noi siamo qui e voi avete deciso di bocciare un emendamento che favorisce la partecipazione dei sindaci alle decisioni, il Vicepremier sostiene a Fermo, davanti ai terremotati e davanti ai sindaci terremotati, che c'è la volontà di coinvolgere sempre di più i sindaci, onori e oneri compresi. Poi aggiunge “Coinvolgeremo i sindaci fidandoci”. Mi fate capire perché si dicono queste cose nel territorio davanti ai sindaci e in questa sede si boccia un emendamento che non ha oneri, che non può essere inserito nella legge di bilancio, che non può essere inserito nel milleproroghe e che qui invece poteva essere inserito ed approvato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale e approfitto dell'occasione per stigmatizzare il metodo: l'emendamento di cui stiamo trattando è evidente della sua positività. Abbiamo portato l'esempio del Friuli e abbiamo portato l'esempio della assoluta non rilevanza dal punto di vista economico ma, invece, va sottolineato il metodo. In questo momento la chiusura totale da parte del Governo sta a sottolineare che non avete, cari colleghi di Governo, nemmeno letto le nostre proposte. Non avete capito che ciò che viene portato all'attenzione è la possibilità di collaborare a una seria traduzione in norma di legge nell'interesse di tutti e con il coinvolgimento di tutti. Vi chiudete a riccio errando, ed errando su temi come questo dell'ANCI che sono assolutamente palmari. Rivedete il vostro modo di operare non nell'interesse nostro ma nell'interesse che tutti quanti noi stiamo a rappresentare, nell'interesse delle popolazioni terremotate: è un'occasione, non perdete questa occasione dimostrando assoluta insipienza politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (FI). Grazie, Presidente. Devo dire che voi vi riempite la bocca normalmente, colleghi grillini, del fatto che partite dal basso: a partire più dal basso dei sindaci e degli amministratori locali, chi c'è? Abbiate pazienza: li avete completamente dimenticati e probabilmente la Castelli parte dal basso nella TAV, quando va in Val di Susa a decantare i sindaci che sono contro ma poi, quando arriva ai veri fatti concreti, si dimentica. Ebbene vorrei soltanto ricordare una cosa e concludo: i sindaci negli ultimi sette anni hanno avuto un taglio di risorse per le autonomie locali di 22 miliardi. Dal 1° gennaio di quest'anno è aumentato di 41 miliardi il debito pubblico e la spesa per l'amministrazione centrale è aumentata di 14,9 miliardi, mentre la spesa dei sindaci è diminuita di 0,3 miliardi, mentre voi continuate a dimenticare loro che conoscono tutto il territorio, in questo caso il territorio terremotato: li dimenticate completamente.

PRESIDENTE. Concluda.

OSVALDO NAPOLI (FI). Invece sono quelli che conoscono bene il territorio punto per punto. Vede, Castelli, non usi i sindaci e i consiglieri comunali soltanto quando interessano a lei o ai grillini: li usi invece anche in termini positivi come in questo caso in cui non costano letteralmente nulla…

PRESIDENTE. Grazie, deve concludere.

OSVALDO NAPOLI (FI). …forse sarebbe molto meglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Il vostro “no” sull'emendamento in esame prova esattamente quello che abbiamo provato a dire a volte alzando la voce, a volte cercando di farvi ragionare: che c'entra dire “no” a circa duecento emendamenti, un “no” su tutto. “No” su tutto, Presidente, significa che non sono entrati nel merito di una questione. Quella in oggetto è una questione rilevante a costo zero perché il giorno dopo - oggi, ieri, domani - sono i sindaci che hanno tutti i giorni i problemi con la ricostruzione, con un'amministrazione complessa e con i problemi che i cittadini rappresentano. Non è che lo vanno a dire al collega che siede al banco del Comitato dei nove dei 5 Stelle che si è imparato una poesia e viene a dire: perché voi che avete fatto, perché voi che avete detto….

PRESIDENTE. Concluda.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). …che c'entra con la possibilità che l'ANCI esprima una propria rappresentanza dei sindaci all'interno? Che cosa c'entra il Governo e quello che è stato e quello che non è stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Intervengo brevemente, Presidente, per condividere le parole del collega Pella che mi ha preceduto, perché anche io ero a Viverone l'altro giorno come l'onorevole Castelli sa, e per sottoscrivere gli identici premissivi 01.01 Morgoni e 01.05 Cortelazzo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli premissivi 01.01 Morgoni e 01.05 Cortelazzo, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.03 Braga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 01.04 Trancassini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Signor Presidente, brevemente, perché è un emendamento molto tecnico. La proposta prevede, tra l'altro, che regioni, province e comuni possano effettuare, anche per gli anni 2019-2020 assunzioni con forme contrattuali flessibili, per assicurare la piena funzionalità degli uffici speciali per la ricostruzione.

È molto tecnico, è difficile. È difficile da spiegare, forse è difficile anche da capire, ma mi riallaccio alla discussione precedente, quando sono stati nominati i sindaci. Vede, la differenza tra questa ricostruzione e quella del Friuli, di cui si è parlato prima, è che in quella del Friuli furono dati pieni poteri ai sindaci; in questa, ai sindaci, vengono distribuiti avvisi di garanzia e vengono normalmente limitati i poteri che normalmente hanno.

Lasciateli stare i sindaci oggi, perché chi amministra e chi amministra le piccole comunità soprattutto ha bisogno di fatti. Da noi la campagna elettorale dura pochi giorni e, poi, per cinque anni non si fa più. Si va in consiglio comunale, si risponde ai cittadini e tutti i giorni ci si confronta.

Io sono sbigottito, esterrefatto. Io non credevo che la mia elezione mi portasse a perdere tempo in questo modo, non sono abituato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È la seconda volta che parliamo di emendamenti e per la seconda volta parliamo al muro. Mettete la fiducia, mandateci a casa, abbiamo da fare (Applausi dei deputati dei gruppiFratelli d'Italia eForza Italia-Berlusconi Presidente)! Io ho la gente che mi chiama! Noi siamo abituati a lavorare sui territori! Telefonate ai sindaci vostri! Chiedetegli se è normale stare qui giornate intere a parlare di nulla! È vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.04 Trancassini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 02.01 Cortelazzo, con parere contrario di Commissione e Governo e della V Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie Presidente. Quest'emendamento sostituisce un riferimento generico con un riferimento al Protocollo Itaca e ai Criteri ambientali minimi. Anche su questo, come su tutte le altre proposte emendative, si possono fare due cose: si può rispondere (siamo d'accordo, non siamo d'accordo) o si può tacere. Io credo che la cosa di buonsenso da fare sarebbe quella di dare una risposta, invece ho come la sensazione che il Governo continuerà a tacere, che il relatore magari, pur essendo d'accordo, continuerà a tacere e, quindi, la voteremo e sarà bocciata. Votiamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 02.01 Cortelazzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 02.03 Giacometto, con parere contrario di Commissione e Governo e della V Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie Presidente. Questa è una misura che si vorrebbe introdurre di semplificazione per la ricostruzione delle chiese. Anche qui abbiamo ascoltato in audizione la CEI. Vorrei capire: il Governo su questo tema è favorevole, è contrario o è muto? Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 02.03 Giacometto, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 02.05 Trancassini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Sì, Presidente, solo per ricordare ai colleghi della Lega e del MoVimento 5 Stelle che questo è un emendamento che è stato chiesto anche a voi, dai comitati che abbiamo incontrato oggi, solo che voi ve lo siete dimenticato e noi l'abbiamo presentato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 02.05 Trancassini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli premissivi 02.02 Cortelazzo e 02.06 Trancassini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 04.3 Pezzopane, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente…

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 04.3 Pezzopane.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Questo è uno di quegli emendamenti che non solo avrebbero dovuto avere il consenso del Governo, del relatore e della maggioranza, ma avreste dovuto, sostanzialmente, presentarlo voi, perché faceva parte di un pacchetto di emendamenti di natura prettamente tecnica volto a migliorare le procedure, volto a semplificare e volto soprattutto a chiarire, con la massima trasparenza, quali debbano essere le modalità di azione delle amministrazioni pubbliche nei confronti dei cittadini.

Francamente, sono rimasta sbalordita dal fatto che, così come è capitato per altri emendamenti, non solo non abbiamo avuto accondiscendenza ma nemmeno mi è stato detto il perché - il perché - ossia qual è il motivo per cui questo emendamento non si approva. Non c'è problema di copertura, non c'è problema di dissenso, perché è un emendamento che sostanzialmente chiede di fare un'ordinanza per le modalità di rimborso sull'occupazione di suolo pubblico, che è una necessità richiesta sia dalle imprese sia dalle amministrazioni. Francamente, io provo non solo disappunto ma anche dolore dal punto di vista proprio del ruolo che ricopro, perché quando tornerò nel mio territorio mi diranno: “Scusami, ma perché quell'emendamento è stato bocciato?” e io non saprò spiegare il motivo. Dirò che non conosco il motivo e che ci sono delle persone che hanno alzato la mano e lo hanno ritenuto non approvabile ma non ne so la ragione.

Quando poi mi sento fare la lezioncina sul fatto che potevate farlo voi, non potevate farlo voi, voi avete governato, dovevate farlo voi, allora io mi ribello a questo modo di fare, perché sulle vicende del terremoto non si è mai fatto questo gioco al rimpiattino. Sulle vicende del terremoto si sono avvicendati i Governi - e non solo su questo, su cui è breve ancora il tempo trascorso dall'inizio di questo dramma ad oggi, ma anche su altri terremoti - ma non si agisce in questa maniera, tanto per stare lì a segnalare che noi siamo, anzi voi siete migliori di altri. Vedrete quante cose dovrete modificare, vedrete quanti emendamenti dovrete fare alle norme che voi stessi applicherete, perché non c'è una cosa fissa e determinata. Noi lo sappiamo, noi che siamo nelle zone terremotate da anni lo sappiamo e qui voglio sollevare un problema: noi abbiamo, dall'inizio di questo dibattito, delle persone, rappresentanti il Governo, che però non hanno una delega alla ricostruzione.

Probabilmente, ci vorrebbe un rappresentante del Governo così come abbiamo avuto con tutti i Governi - e ricordo l'azione di Letta o di Barca o di Paola De Micheli - per interloquire e per creare i nessi. Perché non abbiamo un interlocutore? Perché non abbiamo qualcuno che ci possa consentire una dialettica più puntuale e non un muro contro muro anche su cose semplici, importanti, volute e condivise? Non vi arroccate, perché non ha senso. Non vi arroccate, perché non ha senso! Noi non lo abbiamo mai fatto. Abbiamo spesso contestato norme di altra natura fatte da altri Governi, ma le abbiamo cambiate poi insieme, perché insieme abbiamo capito che andavano migliorate e lo stesso andava fatto qui.

Quindi, io vi invito alla ragionevolezza e ad un comportamento idoneo al tema che stiamo affrontando e al fatto che voi potete continuare a dire: “Voi non l'avete fatto” ma quando andrete nei territori, quando sarà finita la vostra luna di miele allora dovrete giustificare perché le cose non le avete fatte e sarà altrettanto dura di quanto magari per tutti noi sarà dura dover giustificare il perché, senza motivo, ci state bocciando cose ovvie, scontate, necessarie, importanti ed urgenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Da dove nasce questo emendamento? Da chi è stato amministratore, chi è amministratore, chi ha avuto a che fare con i temi della ricostruzione, chi se n'è occupato minimamente. Noi stiamo parlando dell'indennità di occupazione di suolo pubblico legata alle attività di ricostruzione del sisma. Ora, è chiaro che si dovrebbe avere esperienza delle difficoltà che hanno i comuni nel regolamentare sia la parte delle concessioni sia la parte delle entrate da Tosap. Infatti, sapete benissimo che laddove ci sono interventi di ricostruzione, soprattutto nei centri storici e soprattutto nelle aree…

PRESIDENTE. Concluda.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). …soprattutto nelle aree urbane esiste un problema grave…

PRESIDENTE. Deve concludere.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Concludo. Quello che si proponeva è una disciplina che non c'è.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Berardini. Ne ha facoltà.

FABIO BERARDINI (M5S). Grazie, Presidente. È necessario intervenire per puntualizzare una questione, in quanto l'emendamento di cui stiamo parlando non solo non ha copertura economica, come è stato attestato dalla Commissione bilancio, ma il problema è già stato risolto dall'articolo 4 in quanto noi oggi stiamo parlando, appunto, dell'indennità di occupazione di suolo pubblico. Se i colleghi che sono intervenuti avessero letto in maniera più puntuale si sarebbero accorti che l'articolo 4 dice proprio che le spese sostenute per tributi o canoni di qualsiasi tipo dovuti per l'occupazione di suolo pubblico determinata dagli interventi di ricostruzione sono inserite nel quadro economico relativo alla richiesta di contributo. Quindi, già ci sono nel quadro economico e verranno ovviamente rimborsati alle aziende.

PRESIDENTE. Deputata Pezzopane, lei ha già parlato, però, e non posso ridarle la parola (Commenti). Grazie, Giachetti, ma non posso. Non può, mi dispiace.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cortellazzo. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Presidente, io ovviamente mi rivolgo a lei. La motivazione giusta o sbagliata, opportuna o meno che ha dato il collega io me l'aspetto dal Governo che continua a essere silente, evidentemente attratto da qualcos'altro e non so ancora possa essere. Ma questa risposta, qualora sia giusta e pertinente del collega del Comitato dei nove, io me l'aspetto da un Governo che vuol dire che quantomeno ha studiato gli emendamenti, li ha istruiti. No in Commissione, la Commissione, caro Viceministro, ha un percorso, qui siamo in Aula e, come le ripeto adesso che è presente, io lezioni sul comportamento, vademecum del deputato, non le accetto da nessuno, perché studio, cerco quanto meno di essere un buon studente apprendista, ma quello che lei non ha detto in Commissione io mi auguravo che almeno lo dicesse in Aula, perché comprendo che una parte considerevole dei colleghi che non ha seguito direttamente un provvedimento importante, ma anche prettamente tecnico, perché stiamo parlando di norme anche molto tecniche, al di là del membro dell'ANCI, o di quello che può essere la proroga commissariale. Noi ci attendiamo delle risposte, io l'ho già detto in Commissione e lo ribadisco qui, e poi veramente le prometto, Presidente, che mi taccio fino a domani, no perché mi pare che alle otto ci sia un time out, uno stop.

PRESIDENTE. Prego, prego. Continui.

PIERGIORGIO CORTELLAZZO. C'è la necessità. A volte io sono in imbarazzo perché, non avendo risposte, non so veramente cosa trasferire poi a chi chiede informazione. Allora, le rivolgo una richiesta, guardi Presidente per domani a questo punto perché manca non so quanto, dia uno stimolo al Governo perché arrivi più preparato domani, perché non è possibile non aver risposte su nulla. Noi attendiamo che sull'emendamento zero, zero, zero, zero quattro, zero cinque, ci si dica: no il Governo non ha nessuna intenzione di accoglierlo, o quanto meno, se è prevedibile inserirlo in qualche provvedimento futuro. Io credo che sia legittimo da parte di quest'Aula. Il silenzio, il totale disinteresse francamente è anche poco, se mi permette, di stile nei confronti dei colleghi e di chi partecipa al dibattito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 04.3 Pezzopane, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 04.050 Cortellazzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 04.0100 Cortellazzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 04.051 Cortellazzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 04.02 Baldelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Anche su questo, Presidente, si tratta di un emendamento che semplifica la vita a coloro che fanno delle ristrutturazioni, considerando che non tutte le spese sono riconosciute tramite la procedura della ricostruzione post-sisma, quindi per non avere due pratiche separate questa norma porta a una semplificazione sul tema del cosiddetto sisma-bonus. Anche su questo sarebbe opportuno avere dal Governo una risposta. Se non la vuole dare il Governo, perché ha paura di riaprire la discussione, ce lo dicesse il relatore, che conosce bene, ripeto, questo tema su cui si è preso impegni, perché tutti quanti noi siamo andati a riunioni con i sindaci abbiamo ascoltato mille volte questi temi che ci sono stati posti all'attenzione. Allora, su questo il Governo, anche se non vuol parlare, il Governo silente o il relatore sono disposti a prendersi un impegno affinché questa materia rientri nell'ambito di un provvedimento prossimo venturo di carattere normativo che vada a semplificare la vita delle popolazioni colpite dal terremoto, sì o no? O muti?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Presidente, anche su questo emendamento ci stupisce un po' il silenzio non soltanto del Governo e del relatore, ma anche dei colleghi della maggioranza: qui si tratta di definire e chiarire per via legislativa. Noi crediamo che sia opportuno farlo qui, anche se ci piacerebbe capire se al Governo risulta che ci sia una volontà di intervento, magari per via amministrativa, per risolvere questo tema, come si può venire incontro ad un'esigenza che è particolarmente sentita nei territori colpiti dal sisma, cioè quella relativa alla messa in sicurezza degli edifici. Qui si chiede di poter estendere una misura che ha già dato prova di efficacia e che consente di raggiungere un obiettivo credo condiviso da tutti noi, che è quello del miglioramento sismico dei nostri edifici. Sappiamo che questo patrimonio edilizio, anche nelle aree colpite dal terremoto, mostra dei limiti sul fronte della sicurezza sismica, della qualità della realizzazione negli anni passati. Allora, perché non dare una risposta, credo condivisa da tutti, sulla possibilità di sommare alla richiesta di contributo per la ricostruzione anche la misura del sisma-bonus. È un tema di cui abbiamo discusso spesso, io ricordo le discussioni fatte anche negli anni passati con tanti colleghi che oggi sono seduti ai banchi della maggioranza, sulla opportunità di dare continuità, di rendere strutturale, di rafforzare, di migliorare l'efficacia di questo strumento. Abbiamo l'occasione di dare una risposta proprio nei territori che hanno sentito, ahimè, più forte questa esigenza, perché sono stati colpiti, perché sono stati danneggiati pesantemente dal sisma. Allora, credo che su un tema come questo – salvo poi riempirsi la bocca di impegni sulla messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio, di volere invertire le dinamiche sul consumo di suolo, come abbiamo sentito anche oggi – abbiamo l'occasione di sentire dalla viva voce di questa maggioranza, mi rivolgo in particolare ai colleghi del Movimento 5 Stelle, qual è la loro opinione. Possiamo non approvarla in questo punto la proposta emendativa.

Noi crediamo che sia questa l'occasione giusta per farlo, ma diteci che cosa pensate di questa proposta emendativa, perché credo che ne vada, appunto, della possibilità di dare un segnale utile, positivo alle popolazioni di quei territori, ma anche alle imprese, e sono tante, che in questi anni stanno cercando di accompagnare, in chiave positiva e virtuosa, la ricostruzione di quei borghi. Vi chiediamo di esprimervi e di darci una risposta, qualunque essa sia. Questo silenzio è veramente imbarazzante, credo soprattutto per alcuni di voi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo, sto cercando di farlo sugli emendamenti che più possono mettere insieme l'Aula perché sono appartenenti alle esigenze di più territori e di più regioni. Perché no? Questa domanda, che vi rivolgeranno i cittadini, è una domanda tipica che investe il Governo, perché è il Governo che, in assenza di una strategia sulla ricostruzione e, dunque, anche sugli aiuti connessi alla ricostruzione, lascia un vuoto, sia normativo, sia programmatico, rispetto al quale c'è un grande punto interrogativo. La domanda è: perché il Governo non risponde? Ed è tutto concatenato, Presidente… devo concludere? Chiudo, Presidente. È concatenato dall'idea iniziale di non prorogare la struttura commissariale e, quindi, a catena, si portano dietro delle non risposte, che peseranno gravemente sulla vita dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente. Sono letteralmente sconcertato da questa non risposta del Governo, per questa ragione mi rivolgo a lei, Presidente Fico, lei che ha sempre detto l'importanza e il ruolo centrale di questo Parlamento, lei che in qualche modo ha sempre sottolineato l'importanza di una comunicazione corretta nei confronti dei cittadini, lei che ha sempre evidenziato l'imparzialità e il ruolo pubblico che la RAI deve avere. Per questa ragione le chiedo: domani, dopo il question time, alla ripresa di questo decreto che è all'esame oggi, perché non chiede alla dirigenza RAI di poter trasmettere la diretta di questa Assemblea, in modo tale che i sindaci, i cittadini, le persone terremotate si possano rendere conto di questo importante Parlamento dove non c'è minimamente risposta e, dato che il Governo gli annunci li fa solo in televisione, almeno con la diretta RAI, probabilmente, sentiremo qualche Ministro che risponde a queste domande (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Veramente lei, da Presidente, deve intervenire perché è intollerabile una non risposta così a dei parlamentari: con tutto il rispetto che ho per quelli della maggioranza, anche quelli dell'opposizione rappresentano la totalità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Questo silenzio, noi della Commissione ambiente, l'abbiamo sentito per diversi giorni, Presidente. I verbali della Commissione sono a disposizione di tutti e vedrete che questo incalzare di domande di rassicurazioni che noi abbiamo fatto con coscienza nella Commissione ambiente si sta ripetendo in questo momento. Intervengo in questo punto perché, come si può vedere, questo emendamento e quelli seguenti sono sostanzialmente delle fotocopie, e non perché, come ci ha detto ieri un deputato dei Cinquestelle, noi non sappiamo scrivere gli emendamenti, ma perché la Commissione ambiente è stata impegnata ad ascoltare cittadini, sindaci, associazioni, vescovi, tutti quei soggetti che hanno portato in Commissione le loro istanze e i loro bisogni.

E l'idea di ricostruire in maniera sicura, aiutando i cittadini in una ricostruzione di qualità in cui l'innovazione e la sicurezza fossero anche un modo per rispondere alle difficoltà economiche di chi è stato coinvolto dal sisma, è racchiusa in questo emendamento, che ci trova tutti concordi.

Ecco, io trovo insopportabile che la maggioranza si stia approfittando del fatto che naturalmente noi voteremo a favore di questo decreto, naturalmente, ma avrei trovato molto più coerente, molto più rispettoso per tutti, mettere la fiducia sul decreto e dire non ci sono i tempi, vogliamo poter decidere e scegliere un percorso democratico, garantito, in cui il Governo ci mette la faccia, è l'unico firmatario di un atto legislativo e se ne assume la responsabilità. E invece siamo stati trascinati, prima in Commissione ambiente e adesso in quest'Aula, in discussioni assolutamente inutili; inutili e in un esercizio mortificante, perché noi veramente abbiamo fatto questo lavoro secondo coscienza, Presidente, anche unendo culture diverse, partiti diversi, sensibilità diverse, ma, siccome tra di noi, in Commissione ambiente, ad esempio, abbiamo la fortuna di avere molti sindaci, sappiamo che anche quando l'emendamento non è scritto esattamente come l'avrebbe scritto la nostra forza politica, però c'è una rispondenza alle esigenze del territorio. Ecco, tutto questo silenzio, tutti questi “no” che stanno arrivando, ricordatevelo, li state dando ai terremotati, a noi, ma a noi che in questo momento stiamo rappresentando i loro bisogni. Quindi, il silenzio, il Governo lo sta offrendo ai sindaci e ai terremotati (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 04.02 Baldelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli premissivi 04.03 Trancassini, 04.04 Muroni e 04.05 Morgoni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo alla votazione degli identici articoli premissivi 04.07 Trancassini e 04.08 Morgoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, Presidente. Credo che il problema di cui stiamo discutendo, cioè dell'ammissibilità e dell'applicabilità del sisma bonus anche alle situazioni dove c'è una richiesta di contributo per il ripristino di situazioni di danno che si sono verificate sia vicino a soluzione e credo che il Governo sia informato che, nei contatti tra il commissario e l'Agenzia delle entrate, sia stato chiarito che il sisma bonus sia ammissibile e compatibile con il contributo per la ricostruzione, a condizione ovviamente che l'intervento riguardi situazioni ulteriori e diverse rispetto a quelle per le quali c'è la richiesta di contributo.

Quindi, in questo senso, questa notizia è sicuramente positiva e sarebbe importante che anche l'Aula sancisse la volontà che, in questo momento, sta per concretizzare una risposta positiva a questo tema, anche perché non c'è altra situazione nella quale una norma come quella del sisma bonus veda un'applicazione del tutto significativa come quella delle aree colpite dal terremoto, perché si tratta di migliorare la qualità antisismica delle strutture, e quindi dove non agire in questo senso se non dove c'è una maggiore fragilità dal punto di vista sismico delle strutture abitative? E, poi, occorre anche pensare alla situazione molto diffusa dei danni lievi a seguito del sisma: in quel caso si consente al cittadino la possibilità di effettuare gli interventi di ripristino dell'agibilità, che in questo caso sono interventi piuttosto marginali, ma, contemporaneamente, raggiungere livelli di sicurezza sismica superiori a quelli originariamente posseduti.

E poi, da ultimo, sottolineo la necessità di una tempistica compatibile con l'esigenza di produrre una progettazione che abbia una sua completezza, abbia una sua coerenza. Non possiamo certamente agire a singhiozzo, la ricostruzione sta partendo. Confermare la possibilità che si possa attingere al sisma bonus vuole dire dare un'ulteriore possibilità per fare una ricostruzione che sia una ricostruzione seria, che sia una ricostruzione coerente con le esigenze che questo drammatico terremoto ha messo in luce (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Siamo sull'articolo premissivo 04.07, vero?

PRESIDENTE. Siamo sullo 04.07, esatto.

ALESSIO BUTTI (FDI). Quindi, stiamo parlando di pertinenze. Onorevole Castelli, onestamente, tra un Governo afono, sostanzialmente afono, e i vostri predecessori, che sono stati incapaci di affrontare una delicata situazione, che è, appunto, quella delle zone colpite dal sisma, noi non sapremmo con chi complimentarci. Questo per rispondere al clima da tifo che poco fa in Aula si è scatenato. Noi abbiamo mantenuto, soprattutto in Commissione, un atteggiamento molto aperto, dialetticamente aperto, anche costruttivo, e lei stesso lo ha riconosciuto alle minoranze, all'opposizione, anche se ci siamo vergognati nel procedere con delle audizioni di persone che veramente rappresentavano qualcosa, delle necessità, dei bisogni.

E, invece, è stata esclusivamente una liturgia, una liturgia anche falsa. Noi qui parliamo di pertinenze, e più specificamente di pertinenze danneggiate di immobili agibili. Quindi, chiediamo che anche le pertinenze possano essere ammesse al contributo previsto da questo articolo. Non comprendiamo il parere contrario né del Governo né, tantomeno, del relatore. Il codice civile ci viene, del resto, in aiuto, lo abbiamo ribadito in VIII Commissione, perché dà un'idea precisa di quello che è una pertinenza, cioè cose mobili e immobili destinate al servizio o all'ornamento di un'altra cosa mobile e immobile. E, allora, il bene non deve essere necessariamente collegato alla cosa principale; deve solo rispondere a determinati requisiti.

Quindi, noi speriamo che il Governo possa prendere coscienza del contenuto di questo emendamento. Riteniamo impossibile, ormai, ovviamente, che possa cambiare idea, ma che possa nei prossimi provvedimenti dare una risposta ai soggetti che abbiamo audito e che hanno posto la questione delle pertinenze in modo pesante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI (M5S). Grazie, Presidente. Ne approfitto per fare un intervento sul sisma bonus, visto che è stato ripreso dal collega Morgoni. Come già detto in Commissione, non siamo contrari all'applicazione del sisma bonus: il problema è una questione prettamente finanziaria. Ma, soprattutto, è in corso, come, se non mi sbaglio, ci ha detto lo stesso Morgoni…

PRESIDENTE. Si avvicini al microfono, in modo che si senta meglio.

PATRIZIA TERZONI (M5S). Tant'è che nell'audizione del commissario straordinario in Commissione ambiente, lo scorso 4 luglio, ha proprio dichiarato che è in corso di approvazione un'ordinanza che disciplina - leggo testuali parole - le modalità per l'applicazione dei benefici fiscali di cui all'articolo 16, comma 1-bis, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito eccetera eccetera, il cosiddetto sistema bonus, agli interventi sul patrimonio edilizio di privati danneggiato o distrutto dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto, eccetera. In particolare, tale ordinanza, all'esito di un'interlocuzione con l'Agenzia delle entrate, ha stabilito le modalità con cui gli interessati potranno coniugare la percezione dei contributi per la ricostruzione alla fruizione dei benefici fiscali previsti dall'articolo 16, eccetera eccetera.

Queste parole che sto leggendo sono state depositate dalla stessa commissaria nell'interlocuzione che abbiamo avuto nella Commissione proprio su questo decreto. Quindi, il Governo vuole andare avanti sul sisma bonus e lo sta facendo tramite le ordinanze. Proprio per questo è stato depositato un ordine del giorno al Senato, lo depositeremo di nuovo anche qui alla Camera e i lavori sono in corso. Quindi, inutile insistere su questo emendamento, perché già ci stiamo lavorando e la commissaria De Micheli, che poi, tra l'altro, è dello stesso Partito Democratico, ci sta già lavorando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Sull'articolo premissivo che è in discussione, lo 04.08 Morgoni, identico allo 04.07 Trancassini, credo che sia opportuno avere una risposta da parte del Governo. Stiamo parlando delle pertinenze: quindi non siamo in presenza né di una norma di carattere fiscale, che richiede una copertura finanziaria, né di una norma di proroga termini. Allora, siccome noi abbiamo sentito dall'intervento del Governo che il motivo per cui ci viene opposto un diniego su tutti gli emendamenti è che su questi emendamenti si darà risposta nella legge di bilancio o nel decreto milleproroghe, mi domando dove si intende dare una risposta a questa questione, a questo quesito.

Si può anche dire che la maggioranza, il Governo, non ritiene condivisibile questa richiesta che è stata rappresentata, però, stando anche alla valutazione abbastanza netta e tranchant

PRESIDENTE. Concluda.

CHIARA BRAGA (PD). …che è stata data dalle forze di maggioranza sulla validità dell'impostazione della ricostruzione e delle regole della ricostruzione, qui avete l'occasione di correggere qualcosa che probabilmente non ha funzionato. Allora, se non lo correggete qui, diteci dove volete farlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Intervengo su questo articolo premissivo riguardante le pertinenze anche alla luce dell'esperienza che mi è capitato di fare da amministratrice locale nel terremoto del 2009, dove inizialmente le pertinenze nella normativa non furono previste, e questo comportò, nell'attuazione pratica della predisposizione dei progetti, della relativa istruttoria e poi dell'approvazione, quindi, del finanziamento, un congruo ritardo. Quindi, poiché non vedo ostacoli, visto e considerato anche che ormai sulle pertinenze sia il diritto privato che la normativa urbanistica hanno fatto chiarezza, anche qui non riesco proprio a comprendere il motivo di una contrarietà.

PRESIDENTE. Concluda: è un intervento a titolo personale, quindi ha un minuto.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Non riesco a capire la contrarietà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Questi emendamenti identici dei colleghi Trancassini e Morgoni riguardano le pertinenze inagibili di abitazioni che invece sono agibili. Se è vero - non ho motivo di dubitarne, proprio per lo spirito costruttivo con cui abbiamo inteso lavorare su questo testo - quello che dice la vicepresidente Terzoni, vale a dire che questo è un tema significativo, su cui c'è un accordo trasversale, e che sarebbe risolvibile non in via legislativa, ma attraverso un'ordinanza, mi permetto di fare questa proposta.

Se - non l'onorevole Terzoni, per carità, che è certamente una deputata di grande autorevolezza, vicepresidente della Commissione - questa è la tesi che il Governo intende avallare, faccio la proposta ai colleghi che hanno presentato questi identici articoli premissivi di ritirarli, proprio a testimonianza per un verso dell'apporto costruttivo che si vuole mettere in campo, e peraltro finalmente magari si riesce anche a interrompere questo silenzio che non mi sembra affatto operoso da parte del Governo. Quindi io chiederei alla sottosegretaria Castelli se la sua opinione coincide con quanto affermato dall'onorevole Terzoni, dalla vicepresidente Terzoni, e in questo caso se c'è la disponibilità da parte dei colleghi di ritirare questi due articoli premissivi identici e procedere in via diversa. Almeno su una cosa ce la date una risposta (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli premissivi 04.07 Trancassini e 04.08 Morgoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 04.010 Acquaroli, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 05.51 Trancassini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 06.01 Pezzopane.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, chiedo un minimo di attenzione, perché su questo articolo premissivo in Commissione ambiente il sottosegretario Castelli, a seguito dell'illustrazione e della discussione che c'è stata, ha detto che il Governo era interessato. Bene, io mi chiedo se da allora ad oggi, in questi giorni, il Governo oltre ad essere interessato è disponibile ad approvarlo, perché questo articolo premissivo è stato richiesto da tutte le organizzazioni sindacali, CGIL, CISL, UIL e UGL, che abbiamo chiamato presso la Commissione ambiente in audizione a portare il loro contributo, e le organizzazioni sindacali l'hanno portato. Con molto senso di responsabilità ci hanno chiesto alcune cose, e una di queste è dentro l'articolo premissivo.

Ma la cosa molto positiva è che, accanto alle organizzazioni sindacali, a chiedere l'inserimento del DURC, ovvero del Documento unico di regolarità contributiva, per le pratiche di ricostruzione sia anche l'ANCE. Quindi c'è una convergenza importante, di cui questo Parlamento non solo deve prendere atto, ma deve immediatamente rispondere positivamente. Il DURC è già presente, per volontà di chi ha legiferato precedentemente, nelle procedure della ricostruzione 2016-2017. In realtà era presente anche nelle procedure della ricostruzione 2009, per un mero errore non è stato prolungato e si è fermato.

Quindi il paradosso è che si stanno facendo due ricostruzioni: in una si chiede il DURC e nell'altra non si chiede. Il paradosso del paradosso è che siccome alcuni comuni, numerosi in Abruzzo, sono sia nel cratere 2009 che nel cratere 2016-2017, avviene che in un interno di una palazzina si debba presentare il DURC, in quella a fianco non si presenta il DURC perché sono appunto ricostruzioni di due terremoti diversi. Poiché c'è questa convergenza di organizzazioni sindacali e dell'ANCE, perché tutti convergono sulla necessità che la ricostruzione debba essere pulita, trasparente e non ci debba essere lo sfruttamento dei lavoratori, allora io mi chiedo per quale motivo, visto e considerato che non c'è nemmeno un onere di copertura, si debba dire di “no” ad una cosa oggettivamente approvabile. In più, poiché è un articolo premissivo ordinamentale, sottolineo che non mi si può rispondere che lo metteremo nella legge di bilancio, né credo si possa inserire nel “milleproroghe” perché c'è stata un'interruzione.

Comunque sia, lo volete il DURC anche per la ricostruzione 2009 o ritenete che il DURC non debba essere inserito? Io penso che dobbiamo fare questo sforzo, e credo che lo si possa fare per andare incontro a richieste importanti; ma al di là delle richieste, per andare incontro alla nostra coscienza, che ci dice che i fondi che noi mettiamo a disposizione della ricostruzione debbano servire a creare lavoro, creare lavoro pulito, e a non sfruttare i lavoratori. Questo è un articolo premissivo che se non passa qui ve lo propongo al decreto-legge “dignità”, anzi dal decreto-legge cosiddetto Di Maio: forse questo porterebbe un po' di dignità a quel decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Vorrei che fosse chiaro all'Aula… E lo so che lo è, però lo ricordiamo in modo tale che rimanga a verbale; e questi verbali, Presidente, non può capire come li utilizzeremo rispetto alle cose che sono state dette in campagna elettorale e dentro quest'Aula solo qualche mese fa sulla vicenda della ricostruzione. Stiamo parlando del più grande cantiere d'Europa e, rispetto al più grande cantiere in Europa, c'è una parte di questo cantiere che utilizza e che deve utilizzare il DURC a tutela dei lavoratori, c'è un'altra parte di questo cantiere che non utilizza il DURC. Domanda, perché no? Perché non allineare le norme? Se c'è un vuoto legislativo, lo colmiamo oggi; perché non farlo? E non lo chiedono solo i sindacati che ne avrebbero interesse a tutela dei lavoratori; lo chiedono anche le imprese. Perché le imprese? Perché temono sanzioni, perché temono che, sullo stesso luogo, sullo stesso territorio ci siano controlli diversi. Vengono qui, li chiamate in Commissione, vi dicono, sindacati e imprese, la stessa cosa, li rimandati a casa e non dite né “sì” né “no” e né quando lo facciamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 06.01 Pezzopane, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo alla votazione degli identici articoli premissivi 09.01 Trancassini, 09.02 Cortelazzo e 09.05 Morani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia ha inteso presentare questo emendamento, perché lo ritiene un emendamento di assoluto buonsenso. Sostanzialmente, noi consentiamo ai comuni di poter procedere con l'acquisizione di immobili, ovviamente in deroga, per procedere all'esecuzione di piani di recupero dei centri storici. È sistematico, ormai, il dibattito che si sta volgendo sul recupero dei centri storici e, anche, sulla rigenerazione urbana; ne abbiamo parlato insistentemente anche in Commissione territorio e ambiente e noi riteniamo che la rigenerazione possa essere accompagnata, soprattutto in questo caso, da interventi di natura culturale, di natura sociale, di natura economica, di natura anche ambientale. Allora noi non riusciamo, io non riesco ad immaginare, ahimè, direi, purtroppo, uno scenario migliore, per ragionare di rigenerazione urbana e di recupero del centro storico, soprattutto perché in questo caso è sotto l'egida dell'ente pubblico e, quindi, del comune.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Anche questo è un emendamento su cui, devo dire, si è realizzata una convergenza tra diverse forze politiche; probabilmente, in altri tempi e in altre circostanze, premesso che non ci è chiara ancora la ragione per cui noi stiamo affrontando un decreto il cui esame proseguirà nei prossimi giorni, anziché affrontarlo in una giornata, con due o tre elementi significativi accolti dal Governo e dalla maggioranza, ma se ci fosse stato, torno a dire, un altro clima, probabilmente noi avremmo avuto un emendamento dello stesso tenore di quello presentato dai colleghi Trancassini, Morani, Cortelazzo ed altri su questo tema, cioè quello della rigenerazione urbana e della facilitazione dell'acquisto, per gli enti locali, di immobili da risanare, da ricostruire e da finalizzare a una riurbanizzazione.

Allora, io credo che - ed è questa testimonianza del fatto che la convergenza di emendamenti identici, evidentemente sottoposti da associazioni di rappresentanza degli enti locali, pone questioni che questa Assemblea deve affrontare -, anche questo superamento di vincoli, la deroga, diciamo così, a dei vincoli, il superamento di termini, la velocizzazione e la facilitazione all'acquisizione di queste tipologie di immobili possano essere una delle questioni da porre in agenda, per le realtà che si trovano ad affrontare il problema della rigenerazione urbana e della ricostruzione post sismica.

Anche su questo, non ho capito, onestamente, qual è la posizione del Governo. Probabilmente, ci sarebbero stati anche emendamenti dei colleghi della Lega, che non sono meno sensibili né di noi di Forza Italia, né di Fratelli d'Italia, né dei colleghi di LEU o del PD o di altri gruppi, al tema, e tanto meno dei colleghi del MoVimento 5 Stelle. Allora, per dare un senso a questo dibattito che sta assumendo il connotato del paradosso - e non cito la farsa per il rispetto che ho di quest'Aula e del ruolo che ciascuno di noi svolge in questa Assemblea, a partire da lei, Presidente - io dico: diamoci degli impegni, che non possono passare, Presidente, per degli ordini del giorno su elementi che arrivano all'attenzione di questa Assemblea attraverso proposte emendative specifiche. E non può la sottosegretaria Castelli liquidare, con cinque minuti di intervento generico, che si rifà agli impegni presi al Senato e ai provvedimenti prossimi venturi, degli impegni che non possono essere generici, ma specifici su ciascuno di questi temi, Presidente. Ne va del senso dello stare qui insieme. Sono ormai ore che discutiamo di questi emendamenti, nell'assoluta indifferenza dei componenti del Governo.

Ogni tanto, c'è qualche cenno di vita da parte di alcuni componenti della maggioranza, che ringrazio, perché almeno danno una testimonianza di esistenza in vita, ma non è un contributo costruttivo, perché chi segue questo dibattito si domanda: che cosa stanno facendo, in questo momento, i deputati della Repubblica, se non perdere tempo?

Io faccio appello a lei, Presidente, al suo buonsenso e alla sua esperienza istituzionale, affinché si riesca a dare un contributo concreto a questo dibattito, perché, guardi, diventa frustrante, si figuri per noi che interveniamo, si figuri per quelli che devono votare, respingendo tutti questi emendamenti, senza neanche poter prendere la parola per condividere o per confutare le ragioni di chi gli emendamenti, almeno, ha la facoltà di illustrarli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, Presidente. Se pensiamo a quella che è la caratterizzazione della parte più importante, della parte più colpita dal sisma del territorio del Centro Italia, pensiamo a una realtà che si caratterizza e la cui identità è definita dalla presenza di centri storici, di centri rurali, di piccoli agglomerati. Quindi, se c'è una sfida nella sfida alla ricostruzione, è l'impegno a restituire non solo un'agibilità e riparare i danni che si sono verificati in queste realtà, ma restituire quella che è una piena funzionalità e l'immagine di questi centri storici.

E se noi non approviamo questo emendamento e quindi allentiamo il vincolo previsto dalla finanziaria del 2013 per l'acquisto di beni immobili da parte degli enti locali, rischiamo di pregiudicare gran parte di quello che è l'obiettivo della ricostruzione nella parte più debole, fragile e sensibile colpita dal terremoto. Quindi, credo che in questo senso l'Aula dovrebbe fare un supplemento di riflessione e guardare all'importanza di questo emendamento, anche alla luce della situazione molto articolata, complessa, stratificata, che a volte troviamo in questi centri abitati, in questi centri storici, che rende assolutamente indispensabile da parte dell'ente locale, del comune, di acquisire proprietà (aree, spazi, strutture) che altrimenti rimarrebbero un qualcosa di isolato rispetto a quella che invece è l'esigenza di una ricostruzione che deve avere una sua completezza, una sua coerenza. Non sottovalutiamo la portata di questo emendamento, perché da questo emendamento passa buona parte di quelle che sono le possibilità di una ricostruzione che ci riconsegni centri storici, agglomerati caratteristici, centri rurali che caratterizzano appunto l'identità del nostro territorio, senza la quale quel territorio non sarà più ciò che era prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Presidente, nella confusione del fine serata, si sta completamente sottovalutando la portata di questo emendamento, che non a caso è stato presentato in forma analoga da più forze politiche. Evidentemente non vi interessa la ricostruzione dei piccoli borghi. E la retorica di dire oggi ai sindaci, appunto a Fermo, “vi daremo tanti poteri”, rimane una retorica, perché non c'è rispondenza tra il dire e il fare. In questo modo, i sindaci, soprattutto dei piccoli comuni, possono metter mano a dei veri piani di recupero. Senza infatti l'acquisizione di determinati immobili purtroppo vincolati a forme di norme che conosciamo, non riusciranno a procedere alla ricostruzione. In questo vostro “ghe pensi mì “ dell'ultima ora, mi sembra che stiate davvero sottovalutando le questioni di fondo della ricostruzione, e vi invito a non farlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli premissivi 09.01 Trancassini, 09.02 Cortellazzo e 09.05 Morani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 16.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 20,08)

Nomina dei componenti della Giunta delle elezioni e annunzio della sua convocazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta delle elezioni i seguenti deputati: Maria Soave Alemanno, Alessandro Amitrano, Giorgia Andreuzza, Stefania Ascari, Giusi Bartolozzi, Anna Bilotti, Emanuele Cestari, Giuseppe D'Ambrosio, Fabiana Dadone, Sara De Angelis, Umberto Del Basso De Caro, Felice Maurizio D'Ettore, Devis Dori, Cosimo Maria Ferri, Gregorio Fontana, Davide Galantino, Roberto Giachetti, Alberto Luigi Gusmeroli, Cristian Invernizzi, Marco Maggioni, Ciro Maschio, Alessandro Melicchio, Martina Nardi, Lisa Noja, Martina Parisse, Pietro Pittalis, Alessandro Sorte, Elisa Siragusa, Serse Soverini e Nicola Stumpo.

Come preannunciato nella seduta del 10 luglio scorso, la Giunta è convocata domani, mercoledì 18 luglio, al termine delle votazioni della parte pomeridiana della seduta dell'Assemblea, per procedere alla sua costituzione.

Nomina dei componenti della Giunta per le autorizzazioni e annunzio della sua convocazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni a procedere i seguenti deputati: Lucia Annibali, Alfredo Bazoli, Ingrid Bisa, Roberto Cassinelli, Roberto Cataldi, Enrico Costa, Silvia Covolo, Andrea Delmastro Delle Vedove, Gianfranco Di Sarno, Carla Giuliano, Antonio Lombardo, Mario Perantoni, Lino Pettazzi, Giuditta Pini, Eugenio Saitta, Carlo Sarro, Ivan Scalfarotto, Francesco Paolo Sisto, Gianluca Vinci, Catello Vitiello, Gloria Vizzini.

Come preannunciato nella seduta del 10 luglio scorso, la Giunta è convocata domani, mercoledì 18 luglio, quarantacinque minuti dopo il termine delle votazioni della parte pomeridiana della seduta dell'Assemblea, per procedere alla sua costituzione.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e annunzio della sua convocazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi i deputati Nicola Acunzo, Michele Anzaldi, Carla Cantone, Massimiliano Capitanio, Dimitri Coin, Rosalba De Giorgi, Carmen Di Lauro, Francesca Flati, Federico Fornaro, Antonello Giacomelli, Conny Giordano, Igor Iezzi, Mirella Liuzzi, Patrizia Marrocco, Federico Mollicone, Giorgio Mulè, Maria Laura Paxia, Flavia Piccoli Nardelli, Andrea Ruggieri, Paolo Tiramani.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Alberto Airola, Alberto Barachini, Giorgio Bergesio, Pierferdinando Casini, Loredana De Petris, Primo Di Nicola, Davide Faraone, Umberto Fusco, Maria Alessandra Gallone, Daniela Garnero Santanché, Maurizio Gasparri, Felicia Gaudiano, Patty L'Abbate, Maria Laura Mantovani, Salvatore Margiotta, Gianluigi Paragone, Simona Pergreffi, Sabrina Ricciardi, Renato Schifani, Francesco Verducci.

Comunico inoltre che, d'intesa con il Presidente del Senato, la Commissione è convocata per mercoledì 18 luglio prossimo, alle ore 9, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Nomina dei componenti del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e annunzio della sua convocazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica i deputati Federica Dieni, Lorenzo Guerini, Riccardo Molinari, Elio Vito, Antonio Zennaro.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte dello stesso Comitato i senatori Paolo Arrigoni, Francesco Castiello, Claudio Fazzone, Ernesto Magorno, Adolfo Urso.

Comunico inoltre che, d'intesa con il Presidente del Senato, il Comitato è convocato per mercoledì 18 luglio prossimo, alle ore 10, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Walter Rizzetto. Ne ha facoltà, per un minuto e mezzo.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, intervengo per sollecitare preventivamente un'interrogazione che ho presentato in sede di Commissione vigilanza RAI, nel senso che lamentiamo - io vengo dal Friuli Venezia Giulia - un progressivo depauperamento della sede del TGR RAI di Udine, che, come lei sa, è un servizio pubblico. Presidente, il venir meno della presenza giornalistica nelle varie edizioni dei telegiornali e radiogiornali non è una bella cosa, a causa della mancanza di fatto di risorse, di mezzi idonei, e soprattutto si evidenzia un progressivo abbandono, purtroppo, da parte del servizio informativo, di interi territori del Friuli.

Lo rinnovo: è un servizio pubblico, un servizio che i cittadini pagano, quindi non è assolutamente corretto questo modus operandi, chiedo quindi con questa interrogazione, che spero vengano calendarizzate quanto prima, una volta insediata la Commissione di vigilanza RAI, azioni quindi di salvaguardia del pubblico servizio radiotelevisivo e della sede RAI di Udine, che, tra l'altro, interessa servizi informativi sia in lingua italiana sia - lo ricordo - in lingua friulana.

Ritengo sia una cosa assolutamente su cui porre l'accento, su cui porre sicuramente l'attenzione. Non parliamo di privati ma parliamo di pubblico servizio e ritengo che alcune zone d'Italia non possano essere depauperate rispetto a quanto effettivamente i cittadini pagano e a quanto i cittadini pretendono, anche e non ultimo - chiudo, Presidente - a tutela dei posti di lavoro rispetto alla RAI stessa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

FLORA FRATE (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per due minuti.

FLORA FRATE (M5S). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, colgo l'occasione per portare all'attenzione di quest'Aula l'annosa condizione che vivono i laureati in sociologia. I dati ISFOL dimostrano che a lavorare è soltanto il 58 per cento dei laureati di cui il 31 per cento già svolgeva un lavoro prima della laurea in sociologia. Almalaurea afferma che il 27 per cento risulta disoccupato. Questi dati ci forniscono la rappresentazione emblematica di una crisi profonda, potremmo dire generazionale, che interroga il rapporto università-mercato del lavoro. Il sociologo, diversamente dall'assistente sociale, non ha un albo professionale per quanto non siano mancati tentativi di legiferare in tal senso. L'università appare dunque l'unica strada percorribile ma anche lì sacche di precariato, tagli alla ricerca, blocco delle assunzioni e talvolta gestioni opache rendono inaccessibile la carriera del sociologo-accademico. In tale contesto è indispensabile dare al sociologo maggiori tutele ampliando la spendibilità del titolo di laurea. La laurea in scienze della comunicazione è equipollente alla laurea in sociologia ma non il contrario: il sociologo è per sua formazione un comunicatore. Pertanto garantire l'equipollenza con scienze della comunicazione consentirebbe al sociologo di affermarsi con maggiore spendibilità nel mercato del lavoro ma anche e soprattutto nei concorsi.

Concludo, Presidente, ricordando che passi in avanti sono stati compiuti: penso, ad esempio, alla legge regionale n. 4 del 2013 che ha istituito la figura del sociologo del territorio o, più in generale, all'affermazione del sociologo nelle professioni sanitarie. In ultimo il decreto Lorenzin all'articolo 5, comma 5, parla espressamente dei sociologi in ambito sanitario. Passi in avanti importanti ma non appaganti. Il sociologo è un esperto dei fenomeni sociali capaci di comprendere i processi per incentivarne il cambiamento. La declinazione sociologica comprende le politiche urbane…

PRESIDENTE. Concluda.

FLORA FRATE (M5S). … del territorio e dell'impatto sociale delle relazioni collettive, della devianza, della disabilità, della comunicazione, dei media e dei giovani. In quest'ottica è indispensabile investire sulla figura del sociologo come un'idea stessa del Paese. Con questo Governo ricordo che il Presidente del Consiglio Conte nel suo discorso di fiducia ha citato proprio un sociologo: è venuto il tempo di invertire la rotta.

FRANCESCO SAPIA (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, lascia vuoto e sconforto la morte di Stanislao Acri, della moglie Daria e del figlioletto Pier Emilio. Oggi c'è un indagato che sull'autostrada A1 avrebbe tamponato l'auto su cui viaggiava la famiglia. Pier Emilio era stato battezzato alla fine dello scorso giugno, aveva sei mesi. La stampa ha pubblicato una foto dalla famiglia Acri in festa all'uscita della chiesa. Dalla gioia al dolore in pochi giorni. Stanislao era un attivista del MoVimento 5 Stelle: aveva studiato tanto e contribuito in prima persona alla rivoluzione culturale in atto in Calabria. Si era candidato sindaco per la sua Rossano, come ha ricordato il nostro Vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio. Stanislao aveva scelto di restare nella sua terra con tante speranze e la voglia di costruire, così Daria, la sua signora. Per il figlio Pier Emilio volevano il meglio. Erano andati a Roma per fargli passare una visita medica. Ne avevano approfittato per seguire un concerto. La mattina seguente erano diretti a casa. C'è tanto in questa storia: c'è un destino incomprensibile; c'è il dramma dell'emigrazione sanitaria che diventa tragedia; c'è l'anima di un popolo che non si rassegna; c'è l'utopia di un sud ricco di coscienza e conoscenza ma anche terribilmente privo di servizi e c'è la strada che segna, distrugge, silenzia. Dovremmo chiederci: che cosa sarebbe accaduto se nell'Alto Jonio Cosentino ci fossero stati i treni? Forse Stanislao e i suoi cari l'avrebbero preso a Rossano e sarebbero rimasti vivi. La politica vada oltre la cronaca. Abbiamo un dovere: continuare a credere che “tutt'e juorne può cagnà” e impegnarci perché questo avvenga davvero. Noi lo dobbiamo a Stanislao, a Daria e a Pier Emilio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

MAURO ROTELLI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per un minuto e mezzo.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie Presidente. La Corte costituzionale con sentenza n. 101 del 2018 ha definito che gli enti locali possono usare l'avanzo accertato e inserirlo nel consuntivo senza incorrere in sanzioni. Presidente, questa è la settimana nella quale in Commissione ma anche in Aula cominciamo a parlare del discusso decreto dignità. Ebbene la misura, Presidente, non avrebbe alcun costo per lo Stato ma sbloccherebbe tante risorse che soprattutto gli enti locali, che svolgono un recupero importante e virtuoso tra le pieghe del bilancio, stanno facendo da anni. Consideri che per sfuggire alle sanzioni che vengono previste dallo Stato addirittura su oltre 8 mila comuni più di 7 mila hanno fatto risparmi importanti. Porto un esempio, di cui sono venuto a conoscenza qualche giorno fa, un comune di 9 mila residenti, Tuscania, ha maturato negli ultimi quattro anni un avanzo di 1 milione 200 mila euro. Consideri che, a causa purtroppo della limitazione delle spese, ne può spendere soltanto 250 mila. La Corte costituzionale ha definito questo tipo di blocco di risorse forzoso…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MAURO ROTELLI (FDI). Per quanto ci riguarda è assolutamente un esproprio di Stato ed è importante che il Governo sblocchi invece queste risorse affinché gli enti territoriali ritornino ad essere padroni delle proprie risorse che sono state già sottratte alle famiglie, ai cittadini, ai residenti e alle aziende di quei territori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

LUCIANO CILLIS (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO CILLIS (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, è di qualche ora fa la notizia che il giudice del tribunale di Matera ha confermato gli arresti domiciliari al governatore della Basilicata, Marcello Pittella, esponente apicale e dominus del PD lucano nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo della sanità lucana. Voglio ribadire ancora una volta da questi banchi la richiesta di dimissioni del presidente della regione Basilicata e la restituzione della libertà alla mia terra attraverso le urne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

DEBORAH BERGAMINI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI (FI). Grazie, Presidente. Intendo brevemente portare all'attenzione dell'Aula un evento gravissimo e intollerabile accaduto ieri a Pescia, un piccolo comune in provincia di Pistoia. Poiché sono certa che la copertura mediatica dell'episodio sarà molto scarsa, vorrei appunto lasciarne almeno traccia qui, sebbene in modo purtroppo marginale. Dunque ieri, nel tardo pomeriggio, secondo le testimonianze - ovviamente la magistratura sta indagando - tre immigrati africani in evidente stato di ebbrezza hanno molestato, rivolgendo frasi di natura sessuale, due bambine di dieci anni che stavano giocando in un giardino. Fortunatamente i genitori delle due bambine erano presenti, erano vicino e sono intervenuti con forza: i tre non si allontanavano, continuavano nel loro gioco perverso e quindi poi c'è stata addirittura una colluttazione. La città è sconvolta e si stanno organizzando manifestazioni. È chiaro che, di fronte a episodi come questo, è necessaria la tolleranza zero. Lo dico senza enfasi perché non c'è bisogno di enfasi ma voglio che lasciare traccia di un episodio di tale gravità ci porti a ricordarci, quando parliamo di immigrazione, a non ridurre un fenomeno epocale soltanto ad un ammasso di cifre dalle quali quasi ci sentiamo distaccati . Noi parliamo di quote, parliamo di numeri, parliamo di sbarchi, parliamo di redistribuzione ma dobbiamo sempre ricordarci, quando affrontiamo il tema che tale emergenza epocale, ad oggi irrisolta, sta cambiando il tessuto di convivenza civile all'interno delle nostre periferie, delle nostre cittadine, delle nostre città e dobbiamo pertanto ricordarci sempre che cosa dobbiamo garantire in termini di sicurezza ai nostri concittadini e chi dobbiamo proteggere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

GRAZIANO DELRIO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente. Oggi è avvenuto un fatto gravissimo denunciato da una ONG: il fatto che la Guardia costiera libica avrebbe abbandonato una donna e un bambino che sono stati lasciati morire in mare.

Ora noi chiediamo ovviamente che si faccia piena luce sulla vicenda. E' una vicenda grave che si aggiunge a un aumento delle morti nel Mediterraneo più che triplicato nelle ultime quattro settimane, da quando è stata instaurata una strategia di allontanamento delle navi di soccorso dalle zone in cui viene lanciato l'SOS. È una strategia folle. In presenza di una diminuzione degli sbarchi notevolissimo, di oltre l'85 per cento, i morti continuano ad aumentare. Noi chiediamo e denunciamo, denunciamo con forza, il fatto che questa strategia, di fare la guerra ai barconi in mezzo al mare, è una strategia che non porta a nessun risultato, se non ad aumentare le sofferenze inutilmente a persone già ferite.

E chiediamo che venga fatta piena luce su questo episodio, che si accertino le responsabilità e, soprattutto, che si ricominci a parlare di una politica dell'immigrazione, che non colpisca coloro che si trovano in mezzo al mare, ma che continui con gli accordi a terra, sia in Europa con i ricollocamenti sia in Africa con le politiche di sostegno ai Paesi che hanno difficoltà economiche o instabilità politica.

Crediamo che su questo episodio non si possa soprassedere. Chiediamo che il Parlamento ne prenda atto e che il Governo venga a riferire in Aula quanto prima, su questo episodio e sulle responsabilità eventuali accertate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIA ROSARIA CARFAGNA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega, come ben sa, bisogna iscriversi prima negli interventi di fine seduta. Ovviamente in questo caso farò un'eccezione, perché è già stata fatta, però ricordo ovviamente a tutti i colleghi che bisogna iscriversi precedentemente per fare l'intervento di fine seduta. Prego.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (FI). La ringrazio, signora Presidente, è molto gentile da parte sua concedermi questa deroga e sono certa che lei lo abbia fatto, anche perché il mio intervento riguarda un tema che credo dovrebbe stare a cuore a tutti in quest'Aula e che fa seguito all'intervento già svolto dal collega Delrio.

Le immagini, che abbiamo visto oggi e che sono presenti in tutte le photogallery dei principali giornali on line, sono immagini che hanno veramente spezzato il cuore di tutti: impossibile guardarle senza provare compassione e senza commuoversi, di fronte a quelle donne che sono l'immagine delle sofferenze più atroci.

Di fronte a queste immagini, noi continuiamo ad affermare la nostra linea, a dire che il fenomeno migratorio deve essere gestito con rigore, con fermezza e con severità, senza però dimenticare la dimensione dell'umanità e della compassione. Bisogna stroncare il traffico di esseri umani, bisogna colpire la tratta di donne e di bambini, bisogna bloccare le partenze, attraverso accordi con i Paesi di origine e di transito e attraverso un grande Piano Marshall per l'Africa, che crei lì le condizioni, affinché questi poveri disperati non partano più. La sorte è atroce, non soltanto per chi muore, ma anche per quelli che sbarcano, per quelli che arrivano: donne, bambine, stuprate, violate, violentate e abusate.

Io credo che sia arrivato davvero il momento che l'Europa dimostri di esistere. Ha dimostrato di esistere sui parametri, sui vincoli, sul Fiscal compact, non sulla solidarietà che bisogna dimostrare al nostro Paese. Noi continuiamo a dire che bisogna gestire il fenomeno con rigore, senza dimenticare, però, di dimostrare compassione, perché - lo ribadiamo - uno Stato severo…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere

MARIA ROSARIA CARFAGNA (FI). …come quello che noi chiediamo che sia nei confronti del fenomeno migratorio, non può e non deve essere uno Stato crudele (Applausi dei deputati dei gruppiForza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 18 luglio 2018 - Ore 10:

1. Informativa urgente del Governo sullo stato dei tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello sviluppo economico.

(ore 11,30)

2. Votazione per l'elezione di due componenti il consiglio di amministrazione della RAI - Radiotelevisione italiana Spa.

(ore 15)

3. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 435 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (Approvato dal Senato). (C. 804)

Relatore: PATASSINI.

5. Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa.

6. Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti.

7. Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria.

8. Seguito della discussione delle mozioni Carnevali ed altri n. 1-00009, Rostan ed altri n. 1-00012, Rizzetto ed altri n. 1-00016 e D'Uva, Molinari ed altri n. 1-00018 concernenti iniziative volte ad implementare il reddito di inclusione .

9. Seguito della discussione delle mozioni Gelmini ed altri n. 1-00010, D'Uva, Molinari ed altri n. 1-00017 e Lucaselli ed altri n. 1-00019 concernenti iniziative volte a favorire il rientro delle imprese italiane che hanno delocalizzato la produzione all'estero .

La seduta termina alle 20,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Ubaldo Pagano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 9 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 10 la deputata Occhionero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 11 la deputata Fregolent ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 12 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 la deputata Daga ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 22 il deputato Ubaldo Pagano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 23 alla n. 25 la deputata Lapia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 23 alla n. 27 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 37 la deputata Segneri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 43 la deputata Ravetto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 46 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 47 la deputata Businarolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 764 - voto finale 494 494 0 248 275 219 55 Appr.
2 Nominale TU Pdl 336 e abb.-A - em. 1.2 499 495 4 248 111 384 53 Resp.
3 Nominale em. 1.3 499 498 1 250 114 384 53 Resp.
4 Nominale em. 1.4 505 492 13 247 211 281 53 Resp.
5 Nominale em. 1.5 rif. 505 504 1 253 504 0 53 Appr.
6 Nominale em. 1.62 503 502 1 252 502 0 53 Appr.
7 Nominale em. 1.57 rif. 507 506 1 254 506 0 53 Appr.
8 Nominale em. 1.10 505 504 1 253 113 391 53 Resp.
9 Nominale em. 1.12 519 519 0 260 114 405 53 Resp.
10 Nominale em. 1.13 517 517 0 259 517 0 52 Appr.
11 Nominale em. 1.50 516 412 104 207 16 396 52 Resp.
12 Nominale em. 1.18 517 506 11 254 223 283 52 Resp.
13 Nominale em. 1.52, 1.53 - I p. 523 522 1 262 121 401 50 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.52, 1.53 - II p. 526 525 1 263 214 311 50 Resp.
15 Nominale em. 1.54 520 494 26 248 121 373 50 Resp.
16 Nominale em. 1.55 522 495 27 248 123 372 50 Resp.
17 Nominale em. 1.51 517 516 1 259 146 370 50 Resp.
18 Nominale em. 1.56 524 497 27 249 121 376 49 Resp.
19 Nominale em. 1.63 518 516 2 259 398 118 50 Appr.
20 Nominale em. 1.59 rif. 522 522 0 262 522 0 50 Appr.
21 Nominale em. 1.61 520 520 0 261 233 287 51 Resp.
22 Nominale articolo 1 488 487 1 244 487 0 51 Appr.
23 Nominale em. 2.1 459 459 0 230 11 448 60 Resp.
24 Nominale em. 2.2 472 471 1 236 104 367 60 Resp.
25 Nominale em. 2.52 493 492 1 247 409 83 59 Appr.
26 Nominale em. 2.3 498 493 5 247 112 381 59 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale articolo 2 501 500 1 251 500 0 59 Appr.
28 Nominale articolo 3 504 503 1 252 503 0 59 Appr.
29 Nominale articolo 4 511 510 1 256 510 0 58 Appr.
30 Nominale em. 5.50 rif. 512 511 1 256 486 25 58 Appr.
31 Nominale articolo 5 513 512 1 257 512 0 58 Appr.
32 Nominale articolo 6 514 513 1 257 513 0 58 Appr.
33 Nominale articolo 7 517 517 0 259 517 0 58 Appr.
34 Nominale articolo 8 519 519 0 260 519 0 58 Appr.
35 Nominale odg 9/336-A/2 517 517 0 259 116 401 58 Resp.
36 Nominale odg 9/336-A/4 516 505 11 253 224 281 58 Resp.
37 Nominale TU 336-A - voto finale 519 518 1 260 518 0 55 Appr.
38 Nominale Ddl 804 - em. 01.4 501 497 4 249 222 275 57 Resp.
39 Nominale em. 01.5 503 502 1 252 228 274 57 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 01.100 499 498 1 250 225 273 56 Resp.
41 Nominale em. 01.101 504 503 1 252 230 273 57 Resp.
42 Nominale art. agg. 01.02 501 497 4 249 228 269 57 Resp.
43 Nominale art. agg. 01.01, 01.05 498 497 1 249 228 269 58 Resp.
44 Nominale art. agg. 01.03 497 496 1 249 223 273 57 Resp.
45 Nominale art. agg. 01.04 490 370 120 186 103 267 58 Resp.
46 Nominale art. agg. 02.01 488 389 99 195 121 268 58 Resp.
47 Nominale art. agg. 02.03 489 371 118 186 103 268 58 Resp.
48 Nominale art. agg. 02.05 492 376 116 189 107 269 58 Resp.
49 Nominale art. agg. 02.02, 02.06 492 490 2 246 219 271 58 Resp.
50 Nominale em. 04.3 486 403 83 202 131 272 59 Resp.
51 Nominale art. agg. 04.050 487 373 114 187 101 272 59 Resp.
52 Nominale art. agg. 04.0100 486 485 1 243 211 274 59 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 60)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale art. agg. 04.051 490 487 3 244 212 275 59 Resp.
54 Nominale art. agg. 04.02 486 483 3 242 212 271 58 Resp.
55 Nominale art. agg.04.03, 04.04, 04.05 487 484 3 243 212 272 58 Resp.
56 Nominale art. agg. 04.07, 04.08 489 488 1 245 218 270 58 Resp.
57 Nominale art. agg. 04.010 485 480 5 241 105 375 58 Resp.
58 Nominale em. 05.51 492 489 3 245 221 268 58 Resp.
59 Nominale art. agg. 06.01 494 488 6 245 217 271 58 Resp.
60 Nominale art. agg. 09.01, 09.02, 09.05 489 489 0 245 218 271 58 Resp.