Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 22 di lunedì 9 luglio 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 4 luglio 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Buffagni, Castelli, Castiello, Cirielli, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Micheli, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Galli, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giorgetti, Grande, Grillo, Guidesi, Liuzzi, Lollobrigida, Manzato, Micillo, Molteni, Morrone, Picchi, Rixi, Ruocco, Saltamartini, Scagliusi, Carlo Sibilia, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Assegnazione alla V Commissione (Bilancio) dei disegni di legge relativi al rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017 e all'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2018.

PRESIDENTE. Comunico che, a norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti disegni di legge sono assegnati alla V Commissione (Bilancio), in sede referente, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti:

«Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017» (850);

«Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2018» (851).

Le Commissioni, ai fini dell'espressione dei pareri e della conclusione dell'esame in sede referente, dovranno tenere conto delle determinazioni assunte dalla Conferenza dei presidenti di gruppo in relazione all'iscrizione dei due disegni di legge nel calendario dei lavori dell'Assemblea.

Nomina dei componenti del Comitato per la legislazione e sua costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera, in data 6 luglio 2018, ha chiamato a far parte del Comitato per la legislazione, ai sensi dell'articolo 16-bis, comma 1, del Regolamento, i deputati Alessio Butti, Stefano Ceccanti, Valentina Corneli, Fabiana Dadone, Devis Dori, Andrea Giorgis, Paolo Russo, Carlo Sarro, Alberto Stefani, Maura Tomasi.

Per il primo turno di presidenza, ai sensi del comma 2 del medesimo articolo e secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 16 ottobre 2001, è stata chiamata alle funzioni di presidente la deputata Dadone; le funzioni di vicepresidente sono svolte dal deputato Paolo Russo (che sarà presidente per il turno successivo); quelle di segretario dal deputato Stefani.

Discussione della proposta di legge: Vignaroli ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (A.C. 85-A); e delle abbinate proposte di legge: Braga ed altri; Muroni; Cortelazzo ed altri (A.C. 103-414-785) (ore 15,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 85-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati; e delle abbinate proposte di legge nn. 103-414-785.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione generale è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Stefano Vignaroli.

STEFANO VIGNAROLI, Relatore. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo fatto un buon lavoro in Commissione ambiente, con orgoglio dico che quella in esame è la prima proposta di legge che arriva in Aula, siamo stati velocissimi. È chiara la nostra volontà di dotarsi di uno strumento, quale è la Commissione d'inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti, che, credo, sia lo strumento più efficace di cui il Parlamento possa dotarsi e questo potere deriva sostanzialmente dall'articolo 82 della Costituzione, al quale ci siamo ispirati; ci siamo ispirati anche alla legge istitutiva della scorsa legislatura, che già di per sé era uno strumento efficace e potente. Di fatto, ci siamo affidati anche all'esperienza, io ero vicepresidente della Commissione presieduta dall'onorevole Bratti e abbiamo allargato, in base a questa esperienza, il testo di legge base che sarà da guida per lo svolgimento delle attività della Commissione. Credo che sia molto importante dare una risposta, perché ci sono molti territori che hanno problemi con la gestione dei rifiuti e con l'inquinamento ambientale e, quindi, vogliamo dare la massima attenzione e rilevanza a questi problemi.

Ringrazio i colleghi della Commissione di tutti i partiti: abbiamo cercato di fare un lavoro condiviso e, quindi, esprimo un ringraziamento verso tutti e anche verso i funzionari legislativi della Commissione ambiente.

Vado ad illustrare la proposta di legge, che è divisa in sei articoli e che, come dicevo prima, ricalca sostanzialmente quella del 2014, con poteri ampliati. In particolare, l'articolo 1 è quello che va a stabilire l'ambito dell'attività della Commissione. L'oggetto dell'inchiesta riguarda, quindi, gli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti e ai soggetti coinvolti, in particolare se legati alla criminalità organizzata; le connessioni tra le suddette attività illecite e le altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico di rifiuti nazionale e anche internazionale; gli illeciti riferiti al traffico transfrontaliero, con particolare riferimento all'export via mare di rifiuti pericolosi, nonché le importazioni di beni realizzati attraverso processi di riciclo non conformi alla legge; gli eventuali illeciti posti in essere da funzionari e soggetti pubblici o privati, coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti e del relativo smaltimento; gli illeciti relativi ai siti inquinati, bonifica e gestione dei rifiuti radioattivi, verificando anche lo stato di attuazione delle operazioni di bonifica dei siti inquinati; eventuali attività illecite relative alla gestione degli impianti di depurazione delle acque e allo smaltimento dei fanghi e dei reflui; e, in particolare, volgere uno sguardo d'insieme alla gestione del sistema idrico integrato.

Quindi, come vedete, è stato esteso l'ambito di competenza della funzione e abbiamo di fatto - cosa che già avveniva nella scorsa legislatura - messo nero su bianco questo nella legge istitutiva che oggi è oggetto di discussione. In particolare, abbiamo aggiunto, in merito all'attuazione della legge n. 68 del 2015 sugli eco-reati, un focus per verificare l'attuazione della legge e abbiamo aggiunto anche la questione dell'amianto, che è abbastanza delicata, però, ovviamente, la Commissione si occuperà di tutto quello che riguarda i rifiuti, quindi ivi compreso anche l'amianto. Altra novità: abbiamo introdotto una funzione conoscitiva in ordine agli impianti che riguardano le nuove attività. Sappiamo tutti che dovremmo discutere, ci sono delle direttive sull'economia circolare, si parla tanto di recupero di materia e dell'economia circolare, quindi presumibilmente ci saranno nuove imprese e nuove tipologie di impianti che verranno a formarsi e, quindi, sarà doveroso, da parte della Commissione, porre attenzione anche a questi nuovi impianti - che non è soltanto compito della Commissione d'inchiesta - e verificare se sono funzionali all'economia circolare, ma soprattutto se non siano fonte di nuovi potenziali illeciti.

Ovviamente abbiamo inserito - questo ricalca la precedente Commissione - il dovere di riferire in Parlamento sulle attività che concernono la Commissione. I poteri, che dicevo prima, si ispirano ai poteri che abbiamo, che sono quelli equivalenti all'autorità giudiziaria, con i limiti sanciti dall'articolo 82 della Costituzione.

Per quanto riguarda l'articolo 2, esso riguarda semplicemente la composizione della Commissione e ricalca esattamente quella della scorsa legislatura, ovvero quindici componenti della Camera e quindici del Senato. Per quanto concerne il codice di autoregolamentazione abbiamo recepito il parere, che è stato espresso dalla I Commissione, Affari costituzionali, che riguarda il codice di autoregolamentazione che non dovrà essere ovviamente soltanto verificato all'inizio dell'attività della Commissione, ma dovrà essere steso nel corso della legislatura, se queste condizioni da parte dei componenti che ne facciano parte dovessero venire a mancare; quindi ci sarà un continuo controllo sui requisiti da parte dei componenti.

L'articolo 3 riguarda le testimonianze, e si rifà agli articoli 366 e 372 del codice penale, ricalcando la vecchia legge. L'articolo 4 riguarda l'acquisizione degli atti e della documentazione concernenti le attività della Commissione, volendo qui fare una precisazione per quanto riguarda la documentazione, perché, com'era stabilito dalla legge precedente, non tutti i documenti che arrivano dalla magistratura e che riguardano indagini preliminari devono per forza essere segretate, perché a volte ci sono anche delle notizie sono pubbliche e che comunque possono essere divulgate. Quindi, abbiamo scelto di utilizzare la linea, in accordo con la magistratura (la magistratura su questo ci darà il proprio parere), di stabilire cosa va secretato e cosa non va secretato.

L'articolo 5 riguarda appunto l'obbligo di riservatezza cui ciascun componente della Commissione deve sottostare, e si rifà all'articolo 326 del codice penale. L'articolo 6, infine, nel quale abbiamo voluto introdurre, anche in base all'esperienza della scorsa legislatura, il fatto che la Commissione possa e debba avvalersi di magistrati collocati fuori ruolo, proprio perché nella scorsa legislatura c'è stato un problema con la magistratura per il distaccamento di alcuni magistrati che ritenevamo fondamentali per la collaborazione e per lo svolgimento delle attività. Quindi, di conseguenza, mettendo nero su bianco in legge che comunque la magistratura debba darci dei magistrati fuori ruolo, agevolerà e renderà più efficace e più facile l'avvio della Commissione. Vedremo gli emendamenti che saranno presentati e mi auguro che si proceda in maniera proprio celere, perché, come dicevo all'inizio, è importante partire subito e lavorare bene. Buon lavoro a tutti quanti.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, Salvatore Micillo, si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritta a parlare la deputata Michela Rostan. Ne ha facoltà.

MICHELA ROSTAN (LEU). Presidente, colleghi, con la proposta di legge in discussione si intende istituire, anche nella XVIII legislatura, come in quelle precedenti, una Commissione parlamentare di inchiesta che approfondisca, indaghi e consegni una relazione finale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e più in generale su tutti quelli che definiamo ecoreati, cioè gli illeciti in materia ambientale.

Sappiamo oggi, proprio per il lavoro svolto nelle ultime legislature, che il campo d'azione è complesso e che il tema ambientale, con il traffico di rifiuti e non solo, è cruciale per gli interessi dell'economia illegale. Più si alza e si definisce la strategia di attacco del crimine, più alta e potente deve essere la risposta dello Stato. L'attacco criminale all'ambiente è nato da due elementi semplici: quello che si metteva sotto la terra e quello che si metteva sopra la terra. I clan hanno prima scavato buche per riempirle di rifiuti e poi sopra ci hanno costruito case; così la spazzatura da una parte e il cemento selvaggio dall'altra sono diventati, dagli anni Settanta ad oggi, due elementi centrali dell'attacco criminale al territorio. Speculazione edilizia e traffico di rifiuti sono diventati in alcuni casi e su alcuni territori addirittura più lucrativi della droga.

Poi anche la strategia criminale si è affinata: oggi l'attacco all'ambiente da parte delle mafie non si muove solo su quei due livelli: c'è l'infiltrazione mafiosa nella filiera dell'agroalimentare, per esempio, nel ciclo delle acque, con tutto il business connesso. Dell'ampliamento dell'ambito di azione la Commissione che nascerà dovrà tenere conto, considerando che si tratta comunque di un sistema per cui la linea di demarcazione fra gli affari sui rifiuti difficilmente sarà netta rispetto agli affari su ristorazione e turismo, su cemento o perfino energie alternative. C'è una gigantesca idea delle risorse naturali come utili al raggiungimento del profitto fino a deperirle, fino a distruggerle.

Contro questa idea bisogna combattere. “Ecomafie” è un termine introdotto nel nostro vocabolario politico dall'associazione Legambiente, che da più di vent'anni studia questo fenomeno. Il rapporto annuale sulle ecomafie viene costruito in collaborazione con le forze dell'ordine, della magistratura e con gli istituti di ricerca. L'ultimo rapporto sulle ecomafie viene presentato proprio in queste ore qui a Montecitorio. Abbiamo i dati drammatici dell'anno scorso, il rapporto 2017: oltre 25.000 i reati ambientali accertati su tutto il territorio nazionale; 17.000 costruzioni abusive; illeciti nel ciclo dei rifiuti in aumento, soprattutto nella commistione con la corruzione, che vede spesso insieme i clan, imprese e politica. Se la corruzione cresce al Nord, al Sud crescono i reati diretti contro l'ambiente. Al primo posto c'è la Campania, poi la Sicilia, Calabria e Puglia, col paradosso che le zone d'Italia più belle paesaggisticamente sono anche le più violentate.

C'è da dire che, a tre anni dall'approvazione della legge sugli ecoreati, si sono visti anche dei segnali positivi: crescono gli arresti e le denunce, segno che gli strumenti repressivi messi a disposizione dal Parlamento si dimostrano più efficaci rispetto al passato. Restano però di sospesi: abbiamo un Paese ancora disomogeneo nella lotta al crimine ambientale; c'è la necessità di rafforzare l'impegno, di coordinare le forze; c'è ancora il bisogno di avviare una formazione profonda e capillare anche tra gli operatori della sicurezza sui nuovi strumenti normativi. La legge sugli ecoreati, in ogni caso, ha raccolto una difficoltà che nel passato veniva spesso evidenziata, soprattutto con riferimento al settore dei rifiuti, la difficoltà ad avere una chiarezza normativa, un quadro d'insieme. Oggi c'è la sfida di una chiarezza ulteriore, quella amministrativa, quella cioè che porti, anche nel lavoro gestionale, il risultato di conoscenza ottenuto con l'attività di questi anni. Ho parlato, e spesso lo facciamo, di reati mafiosi, quindi associativi, ma sappiamo che non tutti gli illeciti che hanno ricadute ambientali sono riconducibili a sodalizi criminali; c'è una vasta gamma di azioni anche sciolte, singole. Pensiamo alle aziende che per eludere i costi alti di smaltimento legale si liberano dei rifiuti in modo selvaggio; pensiamo all'economia produttiva in nero che, non potendo portare negli impianti legali i suoi residui e i suoi scarti li occulta in maniera fuorilegge; pensiamo, per esempio, a quella piaga chiamata Terra dei fuochi. La Terra dei fuochi nasce come perimetro a ridosso delle due aree metropolitane di Napoli e Caserta, e nasce per il ricorso troppo frequente ai falò di rifiuti per cancellare le tracce del loro smaltimento illegale. Continui roghi appestano l'aria, inquinano l'ambiente, rendono impossibile la vita ai residenti. Perché questo avviene? Per una serie di fattori: l'economia in nero di cui parlavo prima, una vera filiera illegale. Chi produce deve smaltire gli scarti e non può farlo negli impianti legali, si affida quindi a padroncini che, a loro volta in nero, con i loro furgoni, caricano i rifiuti e anno a scaricarli di notte nelle periferie; qui, per impedire qualunque identificazione dello scarto, si dà fuoco alla montagna di spazzatura. Spesso lo fanno gli stessi trasportatori e altre volte, dentro una disarmante catena della marginalità, pagano qualche vagabondo, qualche persona estremamente povera, di strada, per lanciare l'ultimo fiammifero e prendersi il rischio di un arresto. Il rogo così è fatto, con conseguenze drammatiche sulla salute pubblica, sulla qualità dell'aria, sul territorio, sull'equilibrio ambientale. Come si spezza questa catena? Con il controllo del territorio, non c'è molto da discutere. Bisogna mettere le persone a vigilare, bisogna servirsi della telesorveglianza, bisogna presidiare le aree a rischio, e poi bisogna indagare sull'economia illegale, ricordandosi che se essa prolifera è anche per problemi strutturali dello Stato su cui bisognerà ragionare prima o poi.

Intanto questa catena va spezzata, così come parallelamente va avviata un'azione di bonifica radicale di quei luoghi, proprio nella Terra dei fuochi, proprio dove ci sono roghi fuorilegge e fioriscono impianti per il trattamento di rifiuti sia legali sia illegali, discariche, depositi di ecoballe e stabilimenti per lo stoccaggio. È vero che i capannoni dove si lavorano i rifiuti nessuno li vuole vicino al proprio giardino, ma nemmeno si può pensare di metterli tutti nello stesso posto inchiodando una sola vasta area a un destino a senso unico, peraltro di malattia, di danno ambientale e di devastazione. Mi auguro e lavorerò perché la nuova Commissione vada nuovamente nella Terra dei fuochi, prenda coscienza della situazione drammatica che ancora vive e si attivi con i suoi poteri e la sua autorevolezza per imporre al Governo nazionale un netto cambio di passo.

Saranno molte le cose su cui dovrà lavorare la Commissione che ci apprestiamo a far nascere: bisognerà monitorare lo stato di attuazione della legge sugli ecoreati; bisognerà studiare le nuove rotte del business sui rifiuti e reati ambientali; bisognerà valutare di quali nuovi strumenti possano aver bisogno le forze impegnate nella battaglia sui territori; bisognerà innanzitutto conoscere, studiare, approfondire e poi proporre. Noi di Liberi e Uguali, impegnati in prima linea nella lotta alle mafie, nella battaglia ambientalista, daremo il nostro contributo per fare della Commissione che stiamo per far nascere uno strumento efficace non solo per conoscere, com'è compito di tutte le inchieste, ma per combattere e risolvere come sempre è dovere dell'azione politica (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (M5S). Grazie, Presidente. Nella Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti della Legislatura XVI si legge in merito alla regione Puglia che “la regione appare funzionare come una sorta di trampolino di lancio verso le più disparate destinazioni dei rifiuti illecitamente convogliati verso di essa. Con riferimento ai traffici transnazionali, il territorio pugliese viene quindi utilizzato quale mero luogo di transito dei rifiuti. Quando esso stesso…” - continua lo stralcio - “costituisce il sito di destinazione dei rifiuti, l'azione criminale va sovente ricondotta a organizzazioni malavitose radicate in altre regioni e quindi le attività di indagine prendono le mosse prevalentemente presso le sedi giudiziarie territorialmente competenti”. Tali attività illecite si sono sviluppate a fronte di un enorme quantitativo di rifiuti che vengono trattati e smaltiti nella Puglia ancora oggi. La regione si è dotata di una normativa sulla gestione del ciclo dei rifiuti sin dal 2012 e dal 2013 detiene un piano regionale dei rifiuti attualmente in fase di aggiornamento e fortemente contestato, il quale è stato del tutto disatteso da buona parte delle amministrazioni provinciali e comunali con un'inerzia a dir poco imbarazzante da parte dell'ente regione. In merito anche l'ANAC con la delibera n. 215 del 2016 ne ha sancito il fallimento in quanto, scrive ANAC, “la ricostruzione delle complesse vicende riguardanti i molteplici comuni della regione Puglia è rappresentativa del ritardo con cui i soggetti preposti attuano la normativa nazionale e regionale in materia di organizzazione e gestione dei servizi di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti nei territori comunali della regione Puglia”. Anche la nomina dei commissari ad acta in genere non ha assicurato il rispetto delle scadenze dei singoli adempimenti procedurali per giungere con tempestività alla corretta gestione dei rifiuti. In quasi tutti i casi le nomine dei commissari ad acta non erano nient'altro che gli stessi sindaci dei comuni responsabili della pessima gestione del ciclo dei rifiuti. Il prolungato ricorso dei sindaci alle ordinanze contingibili e urgenti aventi capacità derogatoria non è stato conforme all'ordinamento, poiché il protrarsi delle gestioni derogatorie dei rifiuti costituisce una violazione delle norme delle direttive europee in materia. Tra le difficoltà riscontrate nel tracciare in maniera puntuale il traffico sia in entrata sia in uscita dei rifiuti, il quale ad oggi può essere estrapolato attraverso l'analisi delle banche dati MUD, c'è di sicuro quella riguardante la diversa normativa di controllo esistente per i rifiuti speciali e quelli urbani. I primi, ossia gli speciali, detengono una libertà totale di movimento, mentre per i rifiuti urbani vale per legge il principio di prossimità, ossia ognuno deve tenere e gestire i suoi rifiuti in autonomia a livello regionale o sub-regionale. Questo in teoria perché nella pratica, attraverso deroghe e accordi tra regioni, i rifiuti viaggiano. Uno stratagemma per sviare i controlli e far perdere le tracce dei flussi dei rifiuti è cambiare il codice al rifiuto stesso e, di conseguenza, anche le regole a cui è sottoposto. In soldoni, è sufficiente che siano stati sottoposti a un'operazione di trattamento perché passino da urbani a speciali e, quindi, senza vincoli di movimento. In generale sono circa 40 milioni le tonnellate di scarti che nel 2016 hanno attraversato l'Italia da una regione all'altra a bordo di oltre un milione e mezzo di TIR.

Per ciò che riguarda le discariche adatte a raccogliere i rifiuti speciali operative in Puglia ce ne sono sei per la categoria dei rifiuti inerti; dodici per rifiuti speciali non pericolosi e una per rifiuti pericolosi. Destano notevole preoccupazione nella popolazione le numerose discariche illecite o abbandonate che attendono di essere messe in sicurezza e bonificate: Giardinetto nel foggiano; Nubile e Formica nel brindisino; Burgesi nel Salento; Li Cicci a Manduria, ancora a Trani, a Giovinazzo, a Conversano. Senza considerare quelle che ci stanno facendo incorrere in una procedura d'infrazione perché abusive: ad Ascoli Satriano e Lesina nel foggiano; San Pietro Vernotico nel brindisino; Binetto e Santeramo in Colle nel barese per le quali si sono completate solo le caratterizzazioni e in alcuni casi approvati i progetti di bonifica. Un capitolo a parte è dedicato alla provincia di Taranto che sono ormai da decenni strette nella morsa non solo dell'industria inquinante ma anche dei siti di smaltimento rifiuti. Attraverso un breve excursus cercherò di fornire un'idea completa di tutti gli impianti che impattano nella provincia. In questo complesso e desolante quadro, secondo i dati ISPRA, nella provincia di Taranto vengono smaltiti tra i maggiori quantitativi di rifiuti urbani e speciali d'Italia. Nel 2016, su un totale di circa un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti urbani e speciali smaltiti in tutta la regione, ben 1,3 milioni sono solo nel tarantino. Tale dato è la normale conseguenza anche delle innumerevoli autorizzazioni rilasciate dall'ente provincia di Taranto agli impianti di smaltimento con una capacità di gran lunga superiore al proprio fabbisogno provinciale. Infatti proprio ultimamente, sotto l'amministrazione dell'attuale presidente della provincia Martino Tamburrano di Forza Italia, vi sono state nuove autorizzazioni nonostante i pareri contrari di ARPA Puglia. La sezione pianificazione ambiente della provincia di Taranto diretta dall'architetto Lorenzo Natile ha autorizzato la costruzione di un inceneritore fanghi di depurazione da 80.000 tonnellate annue a Massafra e due ampliamenti di discariche già esistenti di rifiuti speciali e il raddoppio della discarica Linea Ambiente a Grottaglie ed Italcave, quest'ultima nel perimetro amministrativo del comune di Taranto e Statte. È in corso una battaglia tra la cittadinanza e il comune di Massafra contro la provincia di Taranto proprio in merito al raddoppio dell'inceneritore di rifiuti dell'Appia Energy del gruppo Cisa degli imprenditori Marcegaglia e Albanese. Tale inceneritore si trova vicino a un impianto di trattamento meccanico-biologico gestito sempre dal gruppo Cisa con annessa discarica di servizio di cui, tra le altre cose, si è paventato un nuovo ampliamento. A distanza di qualche metro, ma nell'area amministrativa del comune di Statte, è presente una discarica di rifiuti speciali appartenente al medesimo gruppo Cisa e sempre a Statte è in fase di ripartenza l'inceneritore dei rifiuti dell'AMIU di Taranto. La discarica Vergine di Lizzano, ma nell'isola amministrativa di competenza del comune capoluogo cioè Taranto, è attualmente nel mirino della regione Puglia, dell'Ager, l'Agenzia regionale, la quale secondo fonti di stampa sarebbe interessata alla sua riapertura dopo il sequestro degli impianti senza facoltà d'uso disposto dalla magistratura nel febbraio 2014 dopo circa due anni di indagini. A seguito di una perizia e tre campagne di monitoraggio effettuate da ARPA e ottocento esposti di cittadini e associazioni ambientaliste, la discarica Vergine ha chiuso e, pochi giorni fa, sono stati rinviati a giudizio i legali rappresentanti di Vergine S.p.A. e Vergine S.r.l., nonché il responsabile tecnico dell'impianto con accuse a vario titolo di gestione illecita di rifiuti e getto pericoloso di cose. Infine, per la IV sezione del Consiglio di Stato, i proprietari dell'area di smaltimento non sono responsabili dell'inquinamento e quindi in definitiva non sono tenuti a bonificare il sito poiché lo stesso era recintato, sotto sequestro e non accessibile direttamente.

Dopo la descrizione dei siti in provincia mi avvio ad esporre il lungo capitolo che vede come protagonista il capoluogo ionico, la piattaforma polifunzionale per stoccaggio, depurazione e smaltimento rifiuti liquidi pericolosi ad alto carico organico gestito da Hidrochemical Service che ha ricevuto anche rifiuti provenienti dagli impianti ENI in Basilicata. Lì vicino ci sono anche le discariche dell'Ilva: in numero di tre non più in esercizio - l'ex cava Cementir, l'ex cava Due Mari e Mater Gratiae - mentre due attualmente in uso denominate Nuove vasche e un'altra di tipo B speciale, entrambe collocate in area cava Mater Gratiae rilasciate a operare con decreto-legge e non con il normale procedimento autorizzativo e sulle quali, inoltre, grava un capitolo del processo giudiziario Ambiente svenduto. Inoltre ancora l'ex sito Cemerad, una ferita ancora esistente nel territorio di Statte, una questione aperta da oltre sedici anni e che ad oggi risulta essere incompleta sebbene grazie all'intervento del commissario per le bonifiche Vera Corbelli sono stati allontanati dal sito i seicentosessanta fusti più pericolosi di cui ottantasei contenenti le sorgenti dei filtri di Chernobyl. Nel capannone rimangono ancora migliaia di fusti.

Dal Rapporto ecomafie presentato questa mattina a Bari da Legambiente si evince che la Puglia è la terza regione in Italia con 3.119 reati ambientali nel 2017. In particolare nel settore del ciclo illegale dei rifiuti la Puglia resta al secondo posto con 317 sequestri effettuati nel 2017; 811 persone denunciate; 33 arrestate. Foggia è la provincia più colpita, seconda nella classifica provinciale, con 202 infrazioni. La Puglia - evidenzia il Rapporto - rimane la base logistica per traffici internazionale di rifiuti. Gli accertamenti di Guardia di Finanza, Carabinieri, Carabinieri forestali, Capitanerie di porto hanno consentito di sequestrare milioni di tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente.

In chiusura cito qualche caso riguardante il traffico illecito di rifiuti rimbalzato alle cronache e riguardante alcuni degli impianti industriali che insistono nella provincia di Taranto. Si potrebbe definire il triangolo delle vergogne il caso che a settembre 2017 ha visto coinvolti i tre grandi colossi dell'industria pugliese: 31 indagati per traffico illecito dei rifiuti e attività di gestione dei rifiuti non autorizzata.

In sostanza la Cementir di Taranto, con l'obiettivo di produrre cemento, avrebbe acquistato ceneri della centrale Enel di Cerano di Brindisi e loppa d'altoforno dell'Ilva, che immetteva direttamente nel processo produttivo. Le prime, però, contenevano olio combustibile e gasolio e, quindi, si trattava di rifiuti pericolosi, la seconda era mista a scaglie di ghisa, pietrisco e altro e, dunque, non conforme alle leggi in materia ambientale. Così tutti avrebbero risparmiato per anni sullo smaltimento dei rifiuti.

A gennaio 2017, attraverso le intercettazioni effettuate su alcuni esponenti di una cosca affiliata alla 'ndrangheta calabrese, si sarebbe scoperto un traffico illecito di scarti industriali e rifiuti tossici, provenienti dall'Ilva di Taranto e diretti non si sa dove con precisione. Questi sono i relativamente recenti casi, per portare l'attenzione di quest'Aula sulle notevoli criticità ambientali, riscontrati in Puglia e nella fattispecie in provincia di Taranto, che devono necessariamente essere chiariti al meglio, perché noi non crediamo alle coincidenze, ma riteniamo vi sia stata una chiara volontà politica in questi decenni, volta a smaltire e a nascondere in questo straordinario territorio le vergogne dovute a modelli produttivi anacronistici e a gestioni scellerate, che, fino a quando non verranno risolte, non ci permetteranno di dire con certezza di fare parte di uno Stato civile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie Presidente. La presente proposta di legge è volta a istituire, anche nella XVIII legislatura, una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e degli illeciti ambientali.

Riteniamo importante e fondamentale che il Parlamento abbia una sede stabile, in cui garantire una particolare attenzione ai fenomeni di maggiore impatto ambientale, già oggetto di indagine delle precedenti Commissioni parlamentari d'inchiesta, istituite senza soluzione di continuità a partire dalla XIII legislatura.

In particolare, la quantità e qualità del lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta istituita nella XVII legislatura non ha paragoni. La Commissione ha acquisito documentazioni rilevanti, ai fini delle indagini svolte, per un totale di oltre 500 mila pagine. Ha tenuto oltre 330 ore di seduta, ha svolto 49 missioni in Italia e all'estero, nel corso delle quali sono state esaminate in audizione circa 500 persone, ha approvato 26 relazioni tematiche territoriali, trasmesse al Parlamento. A titolo comparativo, si consideri che, nella XVI legislatura, ne furono approvate 14. Di questo importante lavoro, così importante, così esteso e consultabile sul sito della Camera - è quindi un lavoro pubblico - credo si debba rendere particolare ringraziamento ai presidenti Bratti e Braga, che hanno diretto con competenza i lavori della Commissione nella scorsa legislatura.

In particolare vorrei, però, affrontare per un attimo, prima di arrivare alla conclusione, il tema che riguarda la situazione dei rifiuti nella città di Roma capitale e nella regione Lazio, anche perché, nella documentazione conclusiva dei lavori della Commissione della XVII legislatura, sono stati prodotti degli atti e sono state fatte delle relazioni specifiche sulle realtà regionali, dove un particolare rilievo occupa proprio la situazione di Roma capitale.

E lo faccio anche perché, per una serie di cose, che dirò tra pochi minuti, noi svolgiamo questa discussione alla vigilia di un'estate, anzi nel pieno di un'estate, in cui rischia di tornare molto gravemente il problema dell'emergenza dei rifiuti nella capitale. Ci sono situazioni, che sono state anche riportate dalla stampa, ci sono scelte dell'amministrazione, che ci richiamano a questo rischio, e vale la pena parlarne in questa sede.

Ora la complessità della situazione riguardante il ciclo dei rifiuti nella regione Lazio e a Roma si associa, come è noto, a vicende amministrative e giudiziarie, che hanno portato alla luce notevoli criticità. Il tema centrale è la criticità del ciclo dei rifiuti di Roma, dove rimane tuttora dirimente la questione impiantistica, aggravata dall'assenza, in concreto, di alternative alla discarica di Malagrotta, che, come sappiamo, ha cessato di operare da cinque anni. La recente storia di AMA, cioè dell'azienda del comune, l'azienda pubblica del comune, per la gestione del ciclo dei rifiuti, e l'attuale destinazione itinerante dei rifiuti di Roma capitale segnano la mancata chiusura del ciclo, che genera un saldo ambientale negativo e costituisce il presupposto per un rischio di condotte illecite. Per questo ne parliamo qui.

La situazione attuale è ancora di forte dipendenza dall'impiantistica extra-regionale e, a fronte di questi limiti strutturali, l'intero territorio regionale, in particolare la città di Roma, risultano condizionati da eventi assolutamente prevedibili, che tuttavia diventerebbero subito ingovernabili. E, appunto, questo sta accadendo in questi giorni.

L'assetto attuale rimane arretrato, in quanto è orientato a generare, attraverso i TMB, rifiuti da rifiuti che vanno ad alimentare impianti all'esterno di Roma capitale. Manca un'impiantistica per il compostaggio e anche in questo caso Roma capitale avvia tuttora rilevanti quantità di materiali fuori regione, con aumento esponenziale di costi e di impatto ambientale. Ricordo che a Roma si paga per lo smaltimento dei rifiuti. I cittadini e la città sono sottoposti ad una pressione fiscale incredibilmente più alta di altre città, per tanti motivi, ma uno dei motivi è il carico fiscale sulla tassa per i rifiuti, che a Roma è altissimo, per una resa di servizi veramente bassa e per una situazione che vediamo nelle strade della capitale tutti i giorni.

Sino ad oggi il sistema ha retto, se così si può dire, tra molte difficoltà, con l'aiuto indispensabile di impianti che sono localizzati fuori Roma, con viaggi di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti verso il resto della regione Lazio, verso altre regioni e verso l'estero. Il ridimensionamento, per ragioni materiali o giuridiche, di uno di questi ausili produrrebbe di riflesso l'impossibilità della stessa regolare raccolta dei rifiuti a Roma.

Né si può dimenticare che gli stessi TMB romani presentano cronici problemi di funzionalità degli impianti, tali da determinare interventi di controllo da parte dei soggetti istituzionali e tante azioni dei cittadini che vivono in quelle zone. Il caso di Salario è quello più o meno conosciuto da tutti. Quindi, la mancata attuazione di progetti innovativi ha sostituito, a un ciclo dei rifiuti tutto concentrato sul sistema della discarica, un ciclo privo di chiusura, con conseguente aumento dei costi da gestione dei rifiuti e dei costi per i cittadini: maggiori spese per lo smaltimento fuori regione, nonché per la mancanza, appunto, di impianti di compostaggio extra-regionali della frazione organica proveniente da raccolta differenziata.

Ultimo riferimento a questo lavoro di lettura, che è stato ultimato nel corso della scorsa legislatura, va fatto a questo aspetto. Nelle debolezze del ciclo dei rifiuti si inseriscono fenomeni di illeciti diffusi (il Presidente Rampelli ha partecipato con me ai lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle periferie e i temi si intrecciano), dal rovistaggio, ai roghi dei rifiuti, alle filiere improprie dell'autodemolizione, all'abbandono di rifiuti di origine edilizia, al degrado ambientale che interessa i campi nomadi, di cui parleremo nelle interrogazioni dei prossimi giorni, sede di raccolta illecita, abbandono e incendi di rifiuti; fenomeni sui quali sono in corso iniziative investigative dell'autorità giudiziaria e della polizia giudiziaria. Appunto, ce ne siamo occupati - anche qui mi permetto un riferimento - nel corso della Commissione parlamentare d'inchiesta, in una situazione nella quale non è che mancano gli strumenti, perché esistono ormai, dopo i decreti Minniti, gli organismi coordinati dalle istituzioni, il Ministero, le prefetture, i comuni, i coordinamenti metropolitani per l'ordine e la sicurezza, che possono avere la radiografia di queste situazioni e determinare le condizioni di interventi, anche di pubblica sicurezza e anche dell'esercito.

Ci sono stati i bandi della regione Lazio per aumentare i servizi di videosorveglianza, che sono stati bucati dal comune. Non è che c'era bisogno di avere dei soldi per fare queste cose. I soldi c'erano e bisognava fare le procedure per averli e per mettere a disposizione strumentazioni per controllare le situazioni e anche per intervenire, nelle situazioni di illegalità che si determinano all'interno dei campi nomadi, con una logica di governo e con un atteggiamento concreto, senza fare le sceneggiate che si fanno oggi, ma andando a colpire chi traffica il commercio di materiali ferrosi e poi li fa gestire da filiere imprenditoriali, quasi sempre illegali, per fare speculazioni, e chi magari vive in condizioni di disagio nei campi nomadi, le famiglie che sono soggette e che sono anche sottoposte a illegalità da parte di gruppi egemoni. Invece, si fa tutto un minestrone e non si entra nel merito. Non si va a indagare, non si entra nelle situazioni. E questo è un tema che riguarda un problema sociale, ma anche un problema concreto, che riguarda il traffico illegale dei rifiuti, che determina fenomeni che poi scantonano nell'intolleranza, nel razzismo e così via.

Però, chiudo questa parte per un ultimo riferimento alla situazione di Roma, pochi minuti, se mi può consentire il Presidente, perché in questi giorni la città sta entrando in un tunnel. Questa sede è utile per dire come sta andando la situazione. Alcuni dati: Roma, come è noto, produce circa 4.700 tonnellate di rifiuti al giorno, che corrispondono, se uno mettesse insieme tutti questi rifiuti, li comprimesse in una grande cubatura, ad una palazzina di quattro piani al giorno che va ai rifiuti, in discarica, nei trattamenti TMB, in tutte le destinazioni che sono quelle del ciclo, ammesso che così si possa chiamare, dei rifiuti, dello smaltimento dei rifiuti nelle forme più incredibili con cui avvengono a Roma; 4.700 tonnellate di rifiuti, di cui 3 mila ancora oggi sono indifferenziate, cioè sono tal quale. Di queste 3 mila, 1.500 vengono trattate negli impianti TMB di Rocca Cencia e Salario, e in parte negli impianti di Colari, cioè della proprietà privata che tutti sappiamo.

La maggior parte vengono caricati su camion e treni, e vengono inviati fuori dalla regione. Ora, l'amministrazione comunale, come è noto, negli ultimi tempi ha puntato tutto sulla raccolta differenziata porta a porta. Nobile intenzione, che ancora sui social viene propagandata con risultati straordinari, che sono fasulli, sono fasulli, sono fasulli. Per ridurre l'indifferenziato, dicevo, quindi il porta a porta sotto le 1.500 tonnellate e rendere così Roma autosufficiente. Poi è stata promessa anche, però, la chiusura del Salario, che fa 750 tonnellate; quindi, i conti non tornano, non si capisce qual è la linea. Ed è stata anche richiesta, ma senza dare le aree, l'autorizzazione per nuovi impianti alla regione, ma senza dare le aree. Dopo due anni - questi sono i dati riportati dalla stampa: io non ho accesso a informazioni dirette, leggo dalla stampa, che, però, questo accesso lo ha - l'incremento della raccolta differenziata a Roma è stato di poco superiore all'1 per cento, nonostante gli amministratori comunali parlino di autosufficienza, cioè rifiuti zero entro il 2021, fra tre anni.

Si capisce che di questo passo ci vorranno non tre anni, decenni semmai. Cosa sta succedendo adesso? Molte regioni, la stessa Germania, stanno rallentando, annullando del tutto, come nel caso della Puglia, la ricezione dei rifiuti da Roma. Si sta profilando un'emergenza sanitaria, con i rifiuti in strada, il caldo e così via. Come si risponde? Mi risulta, da informazioni della stampa, mi risulterebbe, da quello che leggo, che si è dichiarato candidamente che si sta per avviare, si sta per estendere la differenziata in altri municipi. Ogni ufficio municipale sarà guidato da un nuovo dirigente, e quindi saranno assunti 15 nuovi dirigenti di AMA. Questo mentre i sindacati hanno proclamato uno sciopero il 14 luglio perché non si sblocca la vertenza per assumere nuovi operatori e coprire almeno il turnover.

Infatti, è stato inaugurato un nuovo modello di raccolta porta a porta, al ghetto, nel municipio VI e nel X, ma, sembra, trasferendo gli operatori da altre zone per reggere i nuovi carichi di lavoro. Che cosa succederà quando il nuovo modello sarà operativo in tutti i municipi? Non è che sono i fatidici carri armati di 70 anni fa gli operatori dell'AMA, che si spostano da un municipio a un altro. Se si vuole aumentare la differenziata, bisogna sapere che questo costa, costa lavoro di persone, che non è meccanizzato; è lavoro operaio e ha un costo enorme sull'azienda. Allora, non si fanno gli impianti, si chiudono quelli che ci sono, non si fanno le procedure per dare le aree alla regione che deve dare le autorizzazioni, si annunciano mirabolanti obiettivi entro il 2021 e non ci sono le risorse per assumere il personale.

La situazione è veramente preoccupante, ed è preoccupante anche quanto sembra trapelare, che alla stazione Salario c'è un treno fermo da settimane di 700 tonnellate stoccate di rifiuti, che era destinato alla Germania, che non ci può più andare perché la Germania non vuole più quei rifiuti, anche perché probabilmente la qualità del CDR che sta là dentro non è adeguata agli impianti tedeschi. Stanno lì da settimane e le ferrovie hanno richiesto ad AMA di riprenderseli. Noi stiamo parlando della gestione, ma, quando c'è una gestione disordinata, l'illegalità è dietro le porte.

I compiti previsti, e chiudo, per la Commissione d'inchiesta di cui alla presente proposta di legge saranno pertanto quelli di verificare l'attuazione delle normative vigenti in materia ambientale nei settori di indagine della Commissione; indagare sull'eventuale sussistenza di comportamenti e fenomeni illeciti nella gestione del ciclo dei rifiuti nel campo delle attività autorizzate in materia ambientale, nella gestione dei siti inquinati, nelle attività di bonifica e nella gestione dei rifiuti radioattivi, dei rifiuti pericolosi, della depurazione delle acque, nell'ambito della pubblica amministrazione centrale o locale da parte di soggetti pubblici e privati; sul rapporto tra le organizzazioni criminali, la gestione del ciclo dei rifiuti e gli illeciti ambientali, e, più in generale, sulle attività illecite lesive dell'ambiente.

Ecomafie: ecco, su questo, questa mattina, chiudo, c'è stata una conferenza stampa di Legambiente, proprio qui alla Camera, molto importante, molto interessante, che ha fornito dei dati. Ne ricordo soltanto alcuni per chiudere, le chiedo scusa se ho portato via qualche minuto in più di quelli previsti.

PRESIDENTE. Ha ancora un minuto, deputato Morassut.

ROBERTO MORASSUT (PD). Sono più di 6 mila, denuncia Legambiente, le persone denunciate per reati contro la biodiversità, quasi 17 al giorno nel 2017, e 7 mila le infrazioni, 19 al giorno, più 18 per cento rispetto al 2016. L'aggressione al patrimonio di biodiversità continua senza sosta, denuncia Legambiente, sulla pelle di lupi, aquile, pettirossi, tonni rossi, pescispada e non solo. Le regioni a tradizionale presenza mafiosa totalizzano il 43 per cento dei reati. La Sicilia è in testa per numero di illeciti, 16 per cento, seguita, come è stato ricordato dal collega poco fa, dalla Puglia, dal Lazio, dalla Liguria e, per la prima volta, in quarta posizione, prima la Calabria della Campania.

Quindi, mi pare che questo lavoro sia un lavoro estremamente importante. Rispetto alla legge istitutiva della Commissione nella XVII legislatura, il testo della presente proposta di legge introduce la valutazione dello stato di attuazione delle bonifiche dei siti inquinati e una specifica tematica relativa all'amianto, prevede la verifica dello stato di attuazione della normativa in materia ambientale, esplicita la previsione della collaborazione dei magistrati con la Commissione, coordina i riferimenti alle norme del codice penale e del codice di procedura penale.

Considerato, quindi, il lavoro egregio che è stato svolto dalla XIII legislatura in poi dalle Commissioni parlamentari d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, noi auspichiamo una rapida approvazione della presente proposta di legge e, soprattutto, auspichiamo che i risultati analitici di indagine e di inchiesta che mano a mano verranno fatti emergere da questa Commissione rappresentino una spinta per l'attività del Governo e delle amministrazioni locali per affrontare le situazioni più difficili e più scabrose, e segnalo ancora una volta la situazione di Roma Capitale, perché tra pochi giorni, poche settimane, noi potremmo trovarci in una situazione davvero, davvero molto critica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucchini. Ne ha facoltà.

ELENA LUCCHINI (LEGA). Presidente, colleghi, da sempre la criminalità organizzata cerca nuovi ambiti più floridi, economicamente parlando, nei quali addentrarsi per portare avanti il proprio malaffare. In particolare, negli ultimi vent'anni ha individuato nell'ambiente, soprattutto nelle attività illecite legate al trasporto, allo smaltimento dei rifiuti e alle discariche abusive, un nuovo racket particolarmente redditizio.

È noto a tutti che dietro la cattiva amministrazione del ciclo dei rifiuti e la mancanza di trasparenza nella relativa gestione si nasconda la criminalità organizzata, che, insieme alla complicità e alla connivenza di altri soggetti, e spesso anche degli organi di controllo, compie affari e devastazioni ambientali difficili da risanare.

Oggi più che mai sentiamo l'esigenza di istituire commissioni parlamentari che indaghino su questi crimini e facciano luce sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti, perché l'ambiente e la salute dei cittadini rappresentano una priorità. A tal proposito, e come già avvenuto nelle scorse legislature, le proposte di legge in esame nella giornata odierna prevedono l'istituzione di una Commissione d'inchiesta bicamerale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati.

La Lega ha visto da sempre favorevolmente l'istituzione della Commissione d'inchiesta, che deve proseguire l'impegno del Parlamento iniziato nella XIII legislatura e deve permettere di approfondire le tematiche dei rifiuti e delle connesse attività illecite, anche fornendo al legislatore indicazioni per coordinare e correggere la normativa vigente secondo le esigenze degli operatori e degli organi di controllo.

L'argomento oggetto della discussione di oggi ha notevoli ripercussioni sulla vita sociale ed economica del Paese. Come ho già detto in precedenza, mette a repentaglio la salute pubblica, il nostro ecosistema, ma non solo: c'è anche un dato di natura economica, perché il proliferare di queste organizzazioni criminose, che vivono nell'illegalità, mette in ginocchio quei titolari di aziende che con onestà, responsabilità e fatica lavorano rispettando le leggi e che rappresentano la buona impresa italiana.

Spesso le amministrazioni comunali riscontrano serie difficoltà nell'imporre e controllare un'organizzazione efficiente del sistema integrato del ciclo dei rifiuti. Questo settore infatti è uno dei più vulnerabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata e alla diffusione di pratiche illegali. Negli ultimi anni assistiamo sempre più a convogli di camion di rifiuti che si spostano da Sud a Nord e viceversa, ma anche verso l'estero, con modalità operative caratterizzate da processi di compenetrazione di circuiti illeciti. Spesso è rilevante il ruolo delle istituzioni pubbliche nella gestione e regolazione del territorio, spesso le amministrazioni locali hanno gravi responsabilità, insieme ad una vasta schiera di imprenditori, professionisti, tecnici e funzionari, che permettono comportamenti opportunistici e accordi collusivi di vario tipo, che sfociano nel successo delle eco-camorre ed eco-mafie. Ciò significa distruzione del territorio, uso dissennato delle risorse naturali, devastante consumo di suolo, discariche abusive, roghi di rifiuti che spandono diossine nella catena alimentare, danni ambientali irreparabili. Si tratta di una situazione difficile e gravemente compromessa, che occorre recuperare, perché in caso contrario vedremo sempre più compromesso il nostro delicato sistema ambientale.

Nelle scorse legislature, in attuazione della direttiva n. 2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, recentemente modificata dalla direttiva del 2018, si è cercato di introdurre un sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi, dalla produzione al trasporto alla destinazione finale, il Sistri, allo scopo di incidere su un punto fondamentale del processo di gestione dei rifiuti, in linea con gli indirizzi normativi comunitari. L'intenzione del legislatore è stata quella della lotta ai fenomeni di illegalità, giacché il sistema elettronico poteva fornire in tempo reale le informazioni necessarie sulla movimentazione dei rifiuti, in modo da consentire un rigoroso controllo della gestione dei rifiuti da parte delle autorità di controllo.

Purtroppo la complessità del sistema, basato su metodi elettronici complessi e difficilmente applicabili dagli operatori, e l'estensione indiscriminata in un primo momento del sistema di tracciabilità, anche in riferimento ai rifiuti non pericolosi e anche su quantità e categorie di operatori privi di importanza per lo scopo della regressione dei fenomeni criminali, ha fatto fallire tutto il sistema, che in pratica impediva di lavorare agli operatori onesti senza smascherare gli affari di quelli disonesti. La Lega pertanto ha votato da sempre a favore dell'istituzione delle Commissioni d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che già dalla XIII legislatura hanno dimostrato l'impegno del Parlamento contro le attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Il nostro gruppo ha sempre riconosciuto la necessità di affrontare con un'azione efficace una materia di interesse generale, soprattutto con riferimento alle attività intraprese dalla criminalità organizzata, e in precedenti legislature ha anche presentato proposte di legge sull'argomento, ritenendo fondamentale conseguire risultati concreti sulle attività illecite in materia di rifiuti. Anche in questa legislatura il gruppo Lega al Senato ha presentato un proprio disegno di legge sull'argomento; ciò nonostante la Lega, vigilando sulla proficua operatività dei lavori, ha criticato anche alcune analoghe precedenti Commissioni che non hanno prodotto i risultati attesi.

A tal proposito, è opportuno far osservare che nella XVII legislatura la Commissione parlamentare d'inchiesta ha raggiunto elevata qualità e quantità di lavoro svolto. Per citare alcuni dati, la Commissione ha acquisito una documentazione rilevante ai fini delle indagini intraprese, per un totale di oltre 550 mila pagine, ha tenuto oltre 330 ore di seduta, ha svolto 49 missioni in Italia e all'estero, nel corso delle quali sono state esaminate in audizione circa 500 persone, ha approvato 26 relazioni tematiche territoriali trasmesse al Parlamento.

Soprattutto la Commissione ha effettuato un impegnativo lavoro conoscitivo sulla situazione dei siti inquinati e sullo stato di attuazione delle operazioni di bonifica. Il testo approvato dalla Commissione ambiente è stato arricchito dal lavoro in sede referente, con un ampliamento delle attività della Commissione d'inchiesta alle verifiche di eventuali attività illecite relative ai siti inquinati, anche diversi da quelli di carattere nazionale, ed anche ad attività illecite connesse alla gestione e allo smaltimento dell'amianto, comprendendo anche verifiche sulle eventuali inadempienze da parte di soggetti pubblici e privati in tema di amianto. E ancora, l'attuazione della legge n. 68 del 2015 in materia di delitti contro l'ambiente.

Un altro ambito importante, oggi più che mai attuale, verso il quale si è aperta l'attività della Commissione, è stato quello delle indagini sulle attività illecite legate al fenomeno degli incendi negli impianti di deposito, trattamento e smaltimento di rifiuti e nei siti di discariche abusive. Infatti, una delle ultime indagini svolte dalla Commissione d'inchiesta nella scorsa legislatura ha interessato gli incendi verificatisi a Bedizzole, provincia di Brescia, Cinisello Balsamo, provincia di Milano, Vidor, provincia di Treviso, Pomezia, provincia di in Roma, Bellona, provincia di Caserta. Non da ultimo Mortara, in provincia di Pavia, con un incendio di proporzioni enormi avvenuto a settembre 2017 e durato più di una settimana, che ha colpito la Eredi Bertè, una ditta di stoccaggio che è stata interessata poco più di due settimane fa da un altro incendio, fortunatamente di proporzioni molto più contenute rispetto al rogo dell'anno precedente.

Non è l'unico episodio che ha riguardato la provincia di Pavia: negli ultimi anni è stato un susseguirsi di incendi che hanno attanagliato in particolare la zona della Lomellina; e ora diversi siti abbandonati destano grande preoccupazione nella popolazione, come nel caso della ex Recology di Voghera. A tal proposito, da qualche mese si è avviato un lavoro capillare di censimento, una mappatura completa per individuare tutti i siti di depositi considerati a rischio presenti in provincia di Pavia.

La distribuzione territoriale di tali incendi ha visto una prevalenza di eventi al Nord, che secondo la Commissione d'inchiesta della scorsa legislatura è la logica conseguenza della maggiore concentrazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti nel Nord Italia. Il dato preoccupante è la mancata conoscenza degli eventi per circa un terzo dei casi, conseguenza della mancata segnalazione come notizia di reato alle procure della Repubblica territorialmente competenti.

Altra norma che amplia le possibilità di trasparenza sulle indagini svolte dalla Commissione, è quella che, ai fini del divieto della divulgazione degli atti giudiziari in fase di indagine preliminare, prevede un'espressa richiesta dell'autorità giudiziaria. Tale norma potrà rendere maggiormente nota a tutti l'attività della Commissione.

Infine, è stata assegnata alla Commissione d'inchiesta la possibilità di svolgere sopralluoghi e visite ai fini conoscitivi presso gli impianti maggiormente efficienti in campo ambientale, ovvero presso quelli che adottano tecnologie e procedimenti sperimentali, che presentano interessanti prospettive di sviluppo in attuazione dei principi dell'economia circolare ai fini della prevenzione di illeciti ambientali.

Il nostro gruppo pertanto riconosce l'esigenza di concludere un lavoro che la Commissione d'inchiesta ha iniziato già dalle precedenti legislature, e auspica che l'istituzione di una nuova Commissione d'inchiesta potrà raggiungere nella presente legislatura risultati concreti contro la criminalità organizzata coinvolta nel ciclo dei rifiuti, allo scopo di permettere al Parlamento di adottare soluzioni legislative valide per rimuovere le disfunzioni. Confidiamo che il testo proposto in questa legislatura, come integrato dal lavoro della Commissione ambiente, possa permettere alla Commissione d'inchiesta di svolgere effettivamente i compiti di indagine per i quali essa viene istituita e di produrre i risultati attesi dal Parlamento e dai cittadini; perseguendo l'obiettivo ultimo, che è quello di smascherare il malaffare, tutelare le aziende sane che con sacrificio e responsabilità rispettano le leggi, salvaguardare la salute pubblica e l'ambiente, che è il nostro più grande patrimonio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier, MoVimento 5 Stelle e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Vincenza Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, oggi, nel giorno in cui Legambiente presenta alla Camera il rapporto su ecomafie 2018, inizia l'iter, con la discussione generale, l'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esso correlate, dando un forte segnale al Paese. La ricostituzione della Commissione bicamerale d'inchiesta rappresenta un momento importante della vita del nostro Parlamento, perché dà avvio a un'attività che è iniziata nella XIII legislatura e che ha prodotto importanti risultati.

Il rapporto sulle ecomafie 2018 ci fornisce una chiara fotografia, la realtà del nostro Paese, dove ogni giorno vengono commessi 84 reati, ovvero 3,5 reati ogni ora. I settori in cui si innesca il malaffare sono tanti e spaziano dal cemento, ai rifiuti, alla flora e fauna protette, alle piaghe degli incendi, molto spesso dolosi, all'agroalimentare, che alimenta il business delle mafie per un miliardo, alle archeo-mafie. Questo business, oltre a causare danni economici ambientali, allontana la realizzazione di economie virtuose per il nostro Paese.

Il Mezzogiorno è l'area in cui maggiormente si innescano le mafie connesse agli illeciti in oggetto; parliamo, in particolar modo, della Campania, della Sicilia, della Puglia e della Calabria, pur rimanendo il fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale.

L'iter in Commissione ha visto tutte le forze politiche, Forza Italia in testa, presentare una propria proposta di legge, segnale di una consapevolezza generalizzata di quanto sia necessario non abbassare la guardia su un tema tanto delicato e di come si debba investire sempre di più nella cultura della legalità.

Una novità presente nel testo, che lo differenza dalla legge approvata nella scorsa legislatura, prevede che la Commissione verifichi anche lo stato di attuazione delle operazioni di bonifica dei siti inquinati, esercitando i poteri di inchiesta anche sull'attuazione delle normative vigenti in materia ambientale.

Altra importante novità nel testo, che denota l'attenzione di Forza Italia sui temi ambientali, è l'approvazione dell'emendamento a mia prima firma riguardante il grande tema dell'amianto. Ritengo che l'approvazione dell'emendamento al testo istitutivo della Commissione che prevede l'indagine su attività illegali dovute alla gestione e allo smaltimento dell'amianto rappresenti un ulteriore, atteso e doveroso passo in avanti.

Si tratta di un articolo fondamentale, che Forza Italia ha fortemente voluto e che consentirà di avviare un'azione incisiva nei confronti di un'emergenza spesso colpevolmente trascurata. A ventisei anni di distanza dalla messa al bando dell'amianto in Italia, la pericolosa fibra continua a minacciare l'ambiente in cui viviamo e la nostra salute; sono oltre 370 mila le strutture nel Paese in cui l'amianto è ancora presente; 20 mila di queste sono siti industriali non ancora bonificati; 50 mila gli edifici pubblici; oltre 210 mila gli edifici privati. È pertanto necessario che lo smaltimento avvenga secondo criteri virtuosi e nel pieno rispetto delle regole.

I danni alla salute legati all'esposizione dell'amianto sono, tra l'altro, impressionanti: si pensi che, nel periodo dal 1993 al 2012, i casi di mesotelioma maligno in Italia sono stati 21.463.

I reati ambientali, sempre più spesso correlati con il nodo dello smaltimento dei rifiuti, rappresentano una drammatica realtà. Di tutti i filoni d'inchiesta legati ai compiti della Commissione, una particolare attenzione dovrà avere il fenomeno degli incendi dei depositi di stoccaggio; si stima che, negli ultimi due anni, gli episodi siano stati intorno ai trecento, mettendo a rischio la vita degli abitanti e dell'ambiente; si tratta di un fenomeno che sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti e contro il quale urge intervenire, auspicando che questa Commissione d'inchiesta, una volta istituita, dia subito un forte segnale. I rifiuti, ancor di più quelli pericolosi, sono una mina inesplosa, che rischia, ogni giorno di più, di compromettere lo sviluppo e la crescita di un contesto sociale già oltremodo fragile.

La Commissione bicamerale, la cui natura è, al tempo stesso, ispettiva e conoscitiva, è uno strumento vero e proprio di indagine, il cui potenziale dovrà essere utilizzato al meglio. Quali sono le attività connesse al ciclo dei rifiuti, quali le organizzazioni coinvolte, i legami tra le attività illecite e le altre attività economiche, quali le dinamiche che muovono il traffico transfrontaliero di rifiuti, in particolar modo di quelli pericolosi? L'inchiesta parlamentare è un mezzo che, più di ogni altro, può aiutare a capire e a intervenire, fornendo tutti gli elementi utili e necessari all'attività legislativa; si consideri, infatti, che i poteri coercitivi di cui può avvalersi prevedono l'inchiesta, lo strumento più incisivo del quale le Camere possono fare uso.

Spero che la spinta propulsiva che questo Parlamento ha voluto dare con la discussione di questa proposta di legge possa anche produrre norme capaci di fornire strumenti sempre più puntuali per contrastare gli illeciti e il loro business, stimato in 14,1 miliardi di euro, e che possa dare impulso ad altri temi, come le mancate bonifiche, gli interventi di messa in sicurezza fatti passare come definitivi, la localizzazione del centro nazionale di deposito di rifiuti pericolosi, il ripristino delle attività che hanno subito danno indiretto da una scellerata gestione delle problematiche ambientali – così come vuole la nostra Costituzione – e, inoltre, soldi e mezzi per contrastare gli illeciti, auspicando definitivamente che questa piaga scompaia.

Il mio personale auspicio è che le forze politiche e i gruppi parlamentari tutti vogliano utilizzare appieno la Commissione e il suo potenziale di indagine, nell'intento di risolvere annose questioni che meritano risposte e soluzioni. Sono numerose le emergenze sulle quali è l'ora di fare luce, utilizzando trasparenza, rigore e buonsenso.

È doveroso, infine, ricordare che la Commissione detiene e conserverà il patrimonio di conoscenza documentale di primaria importanza nel contrasto alle ecomafie, a partire dai rapporti con le procure della Repubblica, dossier raccolti in lunghi anni di indagine e lavoro.

Alla fine di questo mio intervento, dedicato esclusivamente alla istituzione della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, vorrei sottolineare come negli interventi precedenti si siano concentrate alcune problematiche particolari; si è parlato del Lazio; si è parlato della Puglia; bene, penso che per l'approfondimento che è stato fatto non fosse questa la sede necessaria di intervento e che ci sono le sedi opportune, auspicando che presto si costituisca la Commissione d'inchiesta e che i dibattiti che hanno preceduto il mio intervento e si sono mossi in quest'Aula possano trovare risposte.

Tra l'altro, molto spesso, nell'ultimo periodo, la politica tende a dare sempre la colpa a chi precedentemente ha governato; purtroppo, siamo in una realtà – e diciamo: meno male – in cui l'opposizione è diventata maggioranza e auspico che temi quali le mancate bonifiche – penso all'Ilva, così come alla Terra dei fuochi, e non solo, che si possa far luce sulla Val d'Agri, sullo sversamento del petrolio e tante altre situazioni grandi e piccole del nostro Paese – possano essere affrontati non con la scusa che «non abbiamo governato prima», ma con la prontezza di chi voglia risolvere appieno e definitivamente questi problemi, ricordando che Forza Italia si batterà affinché si metta la parola “fine” a situazioni incancrenite, a cui bisogna dare risposte che non si possono più rimandare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Signor Presidente, colleghi deputati, le proposte di legge in esame, esaminate dalla VIII Commissione, convergono nella richiesta di istituire, anche in questa legislatura, la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

Detta Commissione venne istituita per la prima volta nel 1997 e, nel succedersi delle legislature, è stata sempre riproposta, essendo all'evidenza aumentati i fronti verso i quali rivolgere la propria attività: un'attività che non può essere di facciata, atteso che la Commissione in questione, al pari delle altre Commissioni d'inchiesta, opera anche utilizzando i poteri dell'autorità giudiziaria.

Le attività illecite che gravitano attorno al mondo dei rifiuti, i giganteschi interessi economici sottesi, la fitta rete di organizzazioni coinvolte, il ruolo svolto dalla criminalità organizzata testimoniano la gravità di una situazione che non solo va contrastata e repressa efficacemente, ma per la quale è necessaria anche una puntuale azione di prevenzione. Al riguardo, ritengo che una particolare attenzione la istituenda Commissione debba riservare alle specifiche attività illecite connesse al traffico transfrontaliero dei rifiuti, con particolare riferimento alle indagini tese all'individuazione dei rifiuti, anche pericolosi, in partenza dai porti marittimi con destinazioni estere e, contestualmente, lo svolgimento di indagini, di concerto con le autorità d'inchiesta dei Paesi destinatari dei rifiuti, affinché i beni e i prodotti realizzati a valle dei processi di riciclo di materie seconde ottenute dai rifiuti, allorché esportati e messi sul mercato, rispondano alle caratteristiche merceologiche e sanitarie previste dalla legge italiana.

Analogamente, Fratelli d'Italia auspica che la Commissione sia puntuale nel verificare l'eventuale sussistenza di comportamenti illeciti da parte della pubblica amministrazione e dei soggetti, pubblici o privati, operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti, anche in riferimento alle modalità di gestione dei servizi di smaltimento da parte degli enti locali e ai relativi sistemi di affidamento.

Riteniamo, infatti, che, laddove i pubblici poteri non agiscono in modo efficace, le maglie si allargano, favorendo la penetrazione della criminalità fino alla gestione diretta dei servizi o di altre attività. Sintomatico della situazione italiana è, ad esempio, lo strumento del commissariamento, al quale spesso si è costretti a ricorrere per fronteggiare le situazioni in cui i poteri pubblici o fuggono dalle proprie responsabilità, o non riescono ad espletare la dovuta attività. In molti di questi casi l'esperienza ha dimostrato che non solo i problemi non vengono risolti, ma si creano anche vere e proprie voragini nei conti pubblici, con la moltiplicazione dei costi, con l'istituzione di strutture spesso superflue e l'affidamento pretestuoso di incarichi di consulenza.

L'impegno dei parlamentari di Fratelli d'Italia nella Commissione sarà volto, altresì, a verificare la corretta attuazione della normativa in materia di gestione dei rifiuti pericolosi e della loro puntuale e precisa caratterizzazione e classificazione, e più in generale la validità della normativa in materia ambientale.

Nel caso dovessimo accertare che la normativa appare insufficiente per il raggiungimento degli obiettivi prefissi, saremo attivi nel proporre le più utili modifiche, atteso che diversamente ci faremmo complici della mancata efficacia della stessa. In alcune zone del Paese, la disomogeneità e la lacunosità della disciplina normativa, infatti, insieme ad un sistema dei controlli non sempre incisivo, pregiudicano spesso l'azione di contrasto e di repressione delle illegalità.

L'esperienza di questi anni ci ha dimostrato che le organizzazioni criminali hanno affinato ed esteso il raggio della loro azione ad altri illeciti ambientali, dando vita a un disegno omogeneo criminoso, che pone l'ambiente al centro delle loro attività. L'attività della Commissione dovrà, quindi, essere diretta ad accertare in tempi brevi anche l'eventuale sussistenza di attività illecite, relative ai siti inquinati nel territorio nazionale e alle attività di bonifica, nonché alla gestione dei rifiuti radioattivi, degli impianti di depurazione delle acque e dello smaltimento dei fanghi e dei reflui.

I rifiuti nel nostro Paese sono storicamente un problema. Le cause sono molteplici e non è certamente mia intenzione in questi pochi minuti andare ad analizzarli, però devo dire che, accanto ad operatori del settore dei rifiuti corretti e competenti, purtroppo prosperano inefficienza e malavita: una situazione oggettivamente favorita dalla scarsa capacità di programmazione degli enti che sono preposti a gestire la delicata partita dei rifiuti, perché dalla scarsa capacità di programmazione nascono situazioni emergenziali che sono quelle all'interno delle quali prosperano la criminalità e la malavita organizzata, a tacere del fatto che le situazioni emergenziali sono molto spesso create e favorite da queste realtà malavitose.

In conclusione, l'impegno di Fratelli d'Italia sarà diretto, in ogni caso, ad evitare che la Commissione d'inchiesta possa trasformarsi in un semplice ed inutile doppione dell'attività svolta dalla magistratura o delle forze dell'ordine, cosa che non sarebbe né auspicabile, né utile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giuseppe D'Ippolito. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S). Grazie Presidente, rappresentante del Governo, colleghi deputati, è indispensabile l'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlato. La Commissione d'inchiesta della scorsa legislatura è valsa a costruire, in stretta collaborazione con le procure italiane, un efficace sistema di contrasto delle attività di associazioni criminali, anche straniere, operanti nel settore ambientale e sempre più invasive e capillari. È, dunque, fondamentale che sia istituita pure per la corrente legislatura la Commissione parlamentare d'inchiesta ad hoc, anche per cooperare col Ministro dell'ambiente, al fine di garantire a ciascuno una vita migliore in un ambiente sano in cui non ci si ammali per cause legate alla gestione criminale dei rifiuti. La salute è un bene primario fondamentale e collettivo, per questo il lavoro della Commissione è essenziale e può servire a rafforzare oltremodo la convergenza delle istituzioni a presidio dei territori e della tutela della natura e della vita umana. Ma la necessità di costruire anche nella corrente legislatura la Commissione speciale di inchiesta deriva anche da più attuali e pregnanti esigenze: innanzitutto quelle che nascono dalla necessità di portare a compimento le attività ancora non esaurite dall'omologa Commissione speciale nella precedente legislatura.

Penso al capitolo ancora aperto in ordine agli incendi negli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti. L'istituenda Commissione dovrebbe definitivamente fare luce sulle reali cause, anche di sistema, che vi stanno dietro, anche in relazione all'esportazione dei rifiuti all'estero, a partire dal blocco dell'export di alcune tipologie di rifiuti plastici verso la Cina. Vanno studiate anche le diverse cause interne a tale problematica e andrebbe peraltro indagata la commissione di alcuni specifici reati, anche diversi dal rogo dei rifiuti, nei siti di stoccaggio o negli altri impianti. E questo ce lo racconta, purtroppo, la cronaca di questi giorni, anzi di queste ore: abbiamo visto ieri il rogo in uno stabilimento a Milano, nei giorni scorsi nelle Marche e ancora in Lombardia, ma nessuna regione d'Italia ne è esente, si ipotizzano circa cento roghi di rifiuti al mese.

E penso ancora, tra le cose da portare a compimento, all'attuazione della legge 22 maggio 2015, n. 68, in materia di reati contro l'ambiente. Certo, proprio stamattina sentivamo dire, nel convegno di Legambiente, tutto il bene su questa legge, è sicuramente un'ottima legge, però in questi tre anni di applicazione abbiamo dovuto anche registrare delle divergenze interpretative da parte della magistratura su alcune definizioni, per esempio sulla definizione del reato di omessa bonifica, quindi occorre rivisitare completamente questa normativa per verificare se siano necessari aggiustamenti o addirittura lo stanziamento di ulteriori risorse. Così come va, poi, appurato se il sistema sanzionatorio contenuto nel decreto legislativo n. 152 del 2006 debba essere nuovamente novellato.

E non posso poi omettere di citare la mai chiusa vicenda, nonostante le ripetute indagini nelle precedenti legislature, delle navi dei veleni, o navi a perdere, volontariamente affondate nel nostro mar Tirreno, cariche di rifiuti tossici e radioattivi. Occorre programmare una riapertura del dossier frettolosamente archiviato e probabilmente formare una nuova Commissione bicamerale d'inchiesta, per la quale ho già presentato una specifica proposta di legge, ma questo lo valuteremo all'interno del nostro gruppo parlamentare. Ma occorre guardare ad ampio raggio all'interno delle pieghe di tali accadimenti e anche a come i poteri dello Stato l'abbiano o meno contrastati: troppe contraddizioni, troppi punti rimasti senza convincente risposta, rilievi della Marina militare contrastanti con le indagini delle procure della Repubblica, indagini giornalistiche conclusesi in senso opposto alle versioni ufficiali del Ministero dell'ambiente, e intanto le navi sono ancora lì da qualche parte nel Mar Tirreno e disperdono ancora il loro carico di veleno e di morte.

Questi sono solo degli esempi dei dossier che l'istituenda Commissione eredita dalle precedenti, dossier da riaprire e da portare a definitiva conclusione, ma nel frattempo la criminalità ambientale ci propone nuovi e, se possibile, ancora più scottanti temi di indagine. Essendo io un parlamentare del Sud, quel Sud dove nel 2017 si sono registrati il 44 per cento dei reati in materia ambientale, quel Sud troppo spesso abbandonato, nel passato recente e remoto, al triste destino di essere la discarica di veleni e pertanto luogo di affarismo e morte, non posso dimenticare che i boschi calabresi, quelli della Sila in particolare ma non solo, sono in mano alle mafie da decenni; le varie operazioni della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro lo hanno ampiamente dimostrato. Addirittura, i rifiuti tossici provenienti dall'Ilva di Taranto, per quanto emerso dalle ricostruzioni della magistratura, sarebbero stati smaltiti illecitamente in Calabria. A tal riguardo, è più che opportuna un'interlocuzione diretta con i territori, con le forze dell'ordine, le procure e le prefetture per approfondire questo specifico capitolo.

Non posso qui non ricordare un'altra recentissima vicenda ancora molto dubbia: l'uccisione del giovane Soumaila Sacko, cioè il caso dell'ex fornace in località Tranquilla di San Calogero. Anche lì, indagini della magistratura hanno rivelato la presenza in quel cimitero industriale di circa 130 mila tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi provenienti dall'Enel di Brindisi, di Priolo, di Termini Imerese. E sottolineo ancora l'esigenza di andare a fondo anche sullo smaltimento di 350 mila tonnellate di rifiuti tossici che sarebbero stati utilizzati come materiale edile altamente cancerogeno per la costruzione di scuole, palazzine popolari, centri commerciali, villette a schiera, strade, banchine del porto e finanche la questura di Crotone. I dati che vi cito sono proprio tratti dalle indagini della Procura di quel capoluogo.

L'elencazione potrebbe continuare per ore, ma ora voglio chiudere non sottacendo l'allarme lanciato la scorsa estate dal capo della Protezione civile calabrese, Carlo Tansi, che ha ipotizzato una connessione tra le migliaia di roghi di boschi calabresi e l'approvvigionamento illecito di combustibili per gli impianti di biomasse e, tra questi, l'impianto a biomasse del Mercure, già proprietà dell'Enel, ubicato in un parco nazionale. Sì, avete capito bene: ubicato in un parco nazionale, al confine tra la Calabria e la Basilicata. Questa centrale, già di proprietà dell'Enel - ho detto già di proprietà! - è stata la scorsa settimana ceduta ad un fondo, il Fondo F2i, composto da Cassa depositi e prestiti e da due fondazioni bancarie, Banca Intesa e Credito Italiano.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato.

GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S). Concludo dicendo che questa Commissione ha la necessità di smascherare non solo la criminalità 'ndranghetista legata ai reati ambientali, ma anche l'affarismo spregiudicato. Le ultime parole che voglio dire veramente in conclusione sono di Giovanni Falcone, che ricordava sempre: la mafia è un fenomeno umano e, come tutti i fenomeni umani, ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. E noi siamo convinti che anche le ecomafie, oggi purtroppo nella loro fase d'evoluzione, col contributo di tutte le istituzioni e dei cittadini di buona volontà avranno presto una loro fine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, ho letto alcuni dei rapporti prodotti nelle precedenti legislature dalla Commissione della cui istituzione stiamo discutendo; ritengo siano documenti di grande valore tecnico ed anche di grande valore divulgativo. Per un parlamentare in genere, ma soprattutto per chi si accinge ad affrontare tale tematica, è fondamentale avere a disposizione una documentazione ben strutturata e autorevole, in modo da conseguire quella consapevolezza necessaria per affrontare, in questa ed in qualsiasi altra assemblea, discussioni ed azioni adeguate a problemi ambientali così gravi. I documenti che le Commissioni hanno prodotto sin dalla prima istituzione sono stati e sono, come ho già detto, di grande valore, in quanto frutto del contributo, oltre che degli stessi parlamentari componenti la Commissione, anche di altri soggetti come le forze di Polizia, Guardia di Finanza, Carabinieri e Capitanerie di porto, che, con la loro conoscenza del territorio, sono in grado di rappresentare al meglio la situazione in cui versano alcune zone del nostro Paese.

In generale, si può affermare che il focus della Commissione sui problemi legati ai rifiuti è stato determinante. Oggetto di indagine della Commissione parlamentare dovrà sì essere, tra gli altri, come ho ascoltato precedentemente, il traffico transfrontaliero, ma anche i traffici di rifiuti intercomunali, così come i comportamenti illeciti nella pubblica amministrazione dei soggetti incaricati della gestione e delle attività di raccolta, conferimento e smaltimento. Stamattina, durante la presentazione del rapporto di Legambiente sulle ecomafie del 2018, il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, di questo ne ha dipinto un quadro allarmante! Viviamo un momento di estrema difficoltà economica, che talvolta genera anche grandi criticità nella gestione dei rifiuti; ve ne sono esempi in tutto il Paese. Ho ascoltato riferimenti, da alcuni colleghi, alla Puglia, e ahimè, colpendomi al cuore, anche al territorio di mia provenienza, che è Foggia; ve ne sono esempi, purtroppo. Mi riferisco alla difficile e complicata situazione del Consorzio Foggia 4, che ingloba nove comuni, tra cui Cerignola e Orta Nova, che sono quelli più popolati, dove un intricato coacervo politico-imprenditoriale e gestionale rischia che sopraggiunga un disastro non solo ecologico, ambientale e sanitario, ma anche sociale, dal momento che l'esasperazione popolare potrebbe avere risvolti difficilmente controllabili. E neanche fosse stato fatto di proposito, è notizia di stamattina che il NOE di Bari e Foggia, su disposizione del tribunale di Bari, ha provveduto ad un sequestro di beni immobili per un valore di circa 7 milioni di euro a carico di una società operante nel settore dell'edilizia colpevole di aver sversato oltre 56 mila tonnellate di materiali inquinanti in un'area sotto vincolo paesaggistico a ridosso del meraviglioso litorale di Margherita di Savoia, bandiera blu per la qualità delle spiagge. Incredibile!

Auspico che questa Commissione parlamentare di inchiesta ampli addirittura i suoi lavori anche ai rifiuti liquidi, ed in particolare ai problemi ambientali legati alla matrice ambientale fondamentale, cioè l'acqua. È utile ricordare che le conseguenze peggiori dell'inquinamento della matrice suolo ricadono sempre e irreparabilmente nella matrice acqua; e non dobbiamo dimenticare che l'inquinamento delle falde di gran parte del territorio italiano sta compromettendo l'approvvigionamento idrico potabile. Mi vengono in mente il disastro Caffaro a Brescia l'emergenza PFAS in Veneto.

In conclusione, a nome della componente MAIE del gruppo Misto, mi esprimo favorevolmente sulla istituzione della Commissione d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

Non va abbassata la guardia sui problemi ambientali…

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Tasso.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). …concludo, rendendo più puntuali e tempestivi gli interventi e i lavori della Commissione. Occorre, infine, prevenire le derive che si evidenziano in certi comportamenti delittuosi nel settore dei rifiuti solidi e liquidi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, oggi stiamo discutendo dell'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle gravi problematiche che riguardano le attività connesse al ciclo dei rifiuti e gli illeciti ambientali, un'attività importante che sviluppa un servizio di chiara utilità per i cittadini e crea un database documentale consultabile per approfondire e studiare i gravi problemi ambientali del nostro Paese. Ho scelto di parlare proprio dell'utilità che il servizio di informazione garantisce alla cittadinanza in quanto io stessa prima di divenire portavoce, insieme a molti altri cittadini, ho avuto la possibilità di conoscere lo stato di salute di alcune zone degradate del Paese in maniera approfondita avvalendomi delle istruttorie fatte nei vent'anni di lavoro compiuti da questa stessa Commissione che oggi è necessario tornare a costituire. Ricordo che senza difficoltà, con un semplice computer collegato ad Internet, ho potuto leggere centinaia di verbali, testimonianze e giudizi utili a render conto delle gravi situazioni di inquinamento e criminalità diffuse in alcune precise zone del Paese, divenute tristemente pericolose per i residenti. E proprio grazie alla libera consultazione di quelle pagine redatte con cura e attenzione, oggi sono una cittadina più consapevole, una portavoce informata sui fatti legati ad attività illecite compiute a danno del nostro ambiente. Nelle ricerche che si possono compiere allo scopo di capire la situazione che grava intorno al ciclo dei rifiuti, i cittadini trovano molti ostacoli. Penso alla necessità di saper interloquire formalmente con gli enti preposti ai controlli ambientali, ai tempi per le risposte, all'impossibilità di apprendere notizie dalle indagini compiute dalla magistratura nei procedimenti legati ad illeciti ambientali: una serie di norme volte a garantire l'accesso agli atti che se da un lato rispecchiano il diritto all'informazione di alcune specifiche situazioni particolari, dall'altro precludono la conoscibilità del quadro completo in quanto fanno parte della cosiddetta massa critica formata da cittadini attenti e liberi. Ricordo che alcuni anni fa cominciò un percorso legato allo studio e all'accertamento dello stato dei luoghi avvelenati della mia terra e insieme a tanti cittadini intraprendemmo un viaggio tra i luoghi più inquinati della provincia di Frosinone raggiungendo proprio quei punti oggetto di interesse della Commissione, quale ad esempio la discarica di via Le Lame a Frosinone; il depuratore mai entrato in funzione ad Anagni; la questione dei rifiuti interrati a Nocione, nella piana del Cassinate, ex siti industriali come quello di Ferentino, di Anagni o nella vicina provincia di Latina come Borgo Montello e tanti, troppi altri siti ancora purtroppo. Durante questi anni ad ogni aggiornamento delle pubblicazioni della Commissione sorridevamo perché finalmente trovavamo le risposte alle nostre domande che non tutti avrebbero potuto fare nelle sedi competenti perché non tutti i soggetti godono della qualità e dei titoli necessari per poter esercitare il potere istruttorio garantito a questa istituenda Commissione ma tutti i rappresentanti politici membri del Parlamento possono farlo ed è necessario che oggi proprio noi colleghi al fine di garantire il diritto all'informazione sull'illecito ambientale utile ai cittadini dovremmo partecipare fattivamente alla discussione, agevolando la nuova costituzione della Commissione d'inchiesta parlamentare. Il nostro orizzonte futuro è basato sulla consapevolezza dei cittadini. Affinché il Paese possa tornare a sviluppare progresso è necessario alzare i tappeti e pulire la polvere nascosta da troppo tempo. Dobbiamo colpire quanti tentano di insabbiare le realtà di degrado e di inquinamento ed occuparci di risanare i nostri territori per garantire la crescita di nuove forme di attività sostenibili. Per questo dovremmo lavorare alla sensibilizzazione e alla divulgazione dei temi ambientali per dimostrare il cambiamento che il Governo sta attuando. I temi che in passato sono stati volutamente insabbiati o lasciati da parte dovranno tornare alla ribalta dell'informazione. Saranno infine queste consapevolezze le basi del nostro futuro pulito e rispettoso dell'habitat e dell'ecosistema, seguendo le semplici regole della legalità e della trasparenza. Per garantire la giusta consapevolezza della cittadinanza, chiedo a tutti noi di farci divulgatori dei problemi che limitano ed offendono la dignità delle nostre terre, convinta che l'unico modo di comprendere il gorgo non è distogliere lo sguardo ma calarcisi dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie Presidente, buonasera deputate e deputati. Noi non vorremmo mai istituire una Commissione del genere perché vorremmo vivere in un Paese dove non ci fosse bisogno di una Commissione del genere ma abbiamo questo Paese in eredità, per dir così, e lo abbiamo in eredità per una connivenza che c'è stata negli anni tra politica, amministrazioni regionali, amministrazioni comunali e classi imprenditoriali che hanno lavorato di comune accordo in una criminalità organizzata in questo senso. Infatti la criminalità organizzata non è qualcosa di esterno rispetto alla classe politica e nel corso degli anni ci ha lasciato un Paese del genere dove a volte sembra che nessuno di quelli che governavano si sia accorto che sottoterra si sotterravano rifiuti, anzi molte volte neanche sottoterra ma si creavano proprio montagnole di rifiuti e nessuno se ne accorgeva: nessun dirigente, nessun assessore, nessun presidente di regione, nessuno, niente di niente. Si continuava a perpetrare questo reato e adesso si chiede, come ho sentito prima, di non andare a vedere le responsabilità del passato perché ora è il momento di governare. Grazie, noi governeremo però è troppo facile lasciarci un Paese in queste condizioni e dire: “non cominciamo ad accertare le responsabilità”, perché è uno dei crimini oltre che più odiosi, uno dei crimini più stupidi come se la terra che abitiamo non l'abitassero anche i figli di coloro che commettono questi reati e quindi è un crimine stupido e odioso. È un crimine che continua e molte volte è continuato anche quando si facevano le bonifiche, anzi continuava ancora meglio perché le bonifiche sono proprio il settore dove si riesce o si riusciva meglio a fare corruzione, a fare illecito. Infatti se uno vince un appalto pubblico per costruire una strada e le persone poi non vedono realizzata la strada, comunque il controllo sociale esiste. Invece con la bonifica è stato possibile rubare soldi dei cittadini senza mettere in sicurezza un territorio, gonfiando le tasche di coloro i quali magari poi dopo avrebbero finanziato le campagne elettorali. Prima mi sembrava di essere nel consiglio comunale di Roma, permettetemi. Ma noi non abbiamo finanziamenti di campagne elettorali da persone che poi dopo si sono trovate invischiate in questi traffici. Quindi forse il Partito Democratico farebbe meglio a guardare in casa sua oppure a guardare in regioni come la mia, la Toscana, che tra le regioni del centronord è al primo posto per illeciti ambientali: il 7,1 per cento degli illeciti ambientali che avvengono in questo Paese avvengono in Toscana in discariche non solo abusive, anche in discariche autorizzate che però recepiscono materiale non autorizzato, a livelli non autorizzati. Quindi anche laddove il controllo dovrebbe essere maggiore e ci dovrebbe essere sicuramente maggior vigilanza e maggior chiarezza, anche lì avvengono illeciti che paghiamo tutti noi. È vero, certo, dobbiamo governare e vogliamo governare e forse quella proposta di legge che ha come primo firmatario colui il quale è oggi sottosegretario all'ambiente, Micillo, sicuramente oggi trova un interlocutore diverso perché una legge in sé non può certo risolvere i problemi.

Si risolvono i problemi se, al Ministero dell'Ambiente, al Ministero del Lavoro, al Ministero dello Sviluppo economico, al Ministero della Giustizia, vi sono come interlocutori esponenti di un movimento che finalmente invertono la rotta; perché, quando il Ministro dell'Ambiente, per la prima volta, fa un cambio semantico (ma non è solo semantico), chiamando non più Terra dei fuochi ma Terre dei fuochi, fa capire che il problema non è circoscritto a quella zona, ma in tutta Italia, oppure un Ministro della Giustizia che parla con decisione di legge anticorruzione o un Ministro dello Sviluppo economico che parla di economia circolare e di dare risposte agli imprenditori onesti. Infatti, un movimento libero che governa il Paese, perché non ha da rendere conto a nessun finanziatore occulto, o anche meno occulto, ha le mani libere per potere fare questo cambio di mentalità, ovvero fare capire che, in questo Paese, d'ora in poi, forse - e si spera e io sono sicuro che sarà così -, converrà essere onesti e non furbi, perché i furbi non troveranno più cittadinanza.

Mi permetto di concludere, citando una grande giornalista, una grande giornalista che non c'è più, che è Ilaria Alpi, che indagava probabilmente su un traffico di rifiuti internazionali. Poco meno di un mese fa sua madre è morta e aveva paura di morire, non tanto per sé, quanto perché temeva che, morendo, non si sarebbe più cercata la verità. Lei alla fine non credeva più di avere giustizia, si accontentava di avere verità. E noi abbiamo il dovere di continuare il messaggio di Luciana Alpi e il sacrificio di Ilaria Alpi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Licatini. Ne ha facoltà.

CATERINA LICATINI (M5S). Presidente, colleghi deputati, ci apprestiamo ad esaminare in quest'Aula un provvedimento che consideriamo di cruciale importanza, per favorire il pieno contrasto di un fenomeno, quello delle ecomafie, le cui dimensioni e il cui livello di diffusione hanno assunto proporzioni tali da richiedere la dotazione da parte dello Stato di strumenti di intervento e controllo, che vadano oltre l'esercizio delle normali funzioni parlamentari, ma che rivestono la qualificazione giuridica di specialità, con un potere di intervento più incisivo e soprattutto con maggiori prerogative. Intendiamo, infatti, con questo provvedimento costituire, in continuità con l'indirizzo politico e istituzionale già consolidato dal Parlamento, una Commissione speciale, mediante l'attivazione del meccanismo costituzionale, di cui all'articolo 92 della Carta, che disciplina il potere parlamentare di disporre inchieste su materie di pubblico interesse con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.

Si tratta di un organo operante sin dalla XIII legislatura, costantemente rinnovato e di cui ovviamente il Parlamento si doterà anche nella legislatura corrente, con maggiore slancio e maggiore consapevolezza dell'importanza di quest'azione di contrasto ad un fenomeno di illegalità, che continua a dilagare in tutta la penisola.

Lo dicono i dati. Proprio questa mattina, qui alla Camera dei deputati, è stato presentato il Rapporto ecomafia per il 2018 di Legambiente e i numeri non sono affatto rassicuranti. È su questo che credo sia necessario improntare il dibattito, al di là delle modifiche e migliorie apportate nel corso dell'iter parlamentare dell'atto nella Commissione ambiente, che serviranno certamente a potenziare l'efficacia di questa Commissione speciale e sulle quali ci sarà sicuramente modo di soffermarsi ampiamente nel corso dell'esame in quest'Aula.

Ma quello che maggiormente mi preme evidenziare è la necessità assoluta di mantenere i riflettori accesi, costantemente, su un fenomeno che sta letteralmente mettendo a repentaglio la vita e la salute dei cittadini e divorando l'ecosistema del nostro territorio.

Secondo le numerose e diverse indagini della magistratura in corso, nonché le inchieste giornalistiche e le semplici contestazioni dei cittadini, i crimini ambientali continuano a proliferare, generando disastri e con forti e fatali ripercussioni sulla salute dei cittadini.

Solo in Sicilia la situazione è continuamente e altamente preoccupante. Hanno fatto scalpore e generato preoccupazioni e allerta in passato le inchieste su undici comuni in provincia di Caltanissetta, relative all'interramento di rifiuti nelle cave di Pasquasia, Mussomeli, Bosco Palo. Ed abbiamo notizia che, nel 2016, è stata avviata un'attività di indagine del Nucleo investigativo, coordinata dalla procura distrettuale DDA di Caltanissetta, in ordine alla possibile presenza nella miniera dismessa di Pasquasia di rifiuti speciali non meglio indicati. Recentemente si sono poi concluse le indagini relative ad uno smaltimento illecito di rifiuti, che si sarebbe svolto nel 2014, nell'area del comune di Camastra, nella provincia di Agrigento.

Alla chiusura delle indagini sono stati iscritti nel registro degli indagati circa 50 operatori del settore, titolari di laboratori di analisi e grossi gruppi imprenditoriali, come Fincantieri, RFI, Raffineria di Gela, Enimed, oltre ad una serie di personaggi di spicco, accusati a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, con falsificazioni sulle analisi di laboratorio, attestanti la non pericolosità di rifiuti, che invece si presume essere altamente pericolosi e nocivi.

Si tratta di un'indagine, la cui proporzione ha portato a denominare quanto accaduto come la Terra dei fuochi siciliana. La magistratura farà il suo corso e i fatti contestati andranno accertati in sede processuale, ma, certamente, rispetto a questa situazione e a questi dossier, la Commissione parlamentare di inchiesta che andiamo a costituire potrà lavorare, cooperando e concorrendo a fare luce su quanto sta accadendo.

Ancora potrei citare la situazione della costa sud di Palermo, da Romagnolo ad Acqua dei Corsari, dove i residenti e anche i media hanno evidenziato recentemente un elevatissimo livello di mortalità per cancro, presumibilmente connesso alla presenza di una discarica di rifiuti speciali in emergenza in quell'area, poiché l'erosione sta riportando alla luce vari strati di rifiuti speciali sepolti.

Purtroppo, potrei citare ancora molti altri casi e mi riservo certamente di portare all'attenzione della Commissione questi dati e anche altri dossier, relativi al territorio siciliano e non solo, in modo che possano essere effettuati le indagini e i rilievi necessari.

Le ecomafie stanno irreversibilmente danneggiando la qualità della vita dei cittadini. L'organo di cui andiamo a dotarci con questo provvedimento è di straordinaria importanza, per perseguire gli obiettivi della salvaguardia dell'ambiente e della tutela della salute dei cittadini, senza considerare l'impatto positivo che il governo di questa situazione di emergenza potrà determinare anche sull'economia, contrastando l'illegalità e la corruzione, a completo beneficio della collettività.

Il lavoro svolto in Commissione ambiente ha riguardato anche altri punti ed altri aspetti, sia formali che procedurali, e questo ha consentito di migliorare il testo e potenziare le funzioni della Commissione speciale. In Aula sarà possibile valutare l'opportunità di migliorarlo ulteriormente, nei margini o spazi di un ulteriore intervento, senza comunque perdere di vista quello che è e deve essere l'obiettivo primario di questa proposta di legge, quello di dotare lo Stato di strumenti adeguati di contrasto ai fenomeni dell'illegalità connessi al ciclo dei rifiuti e degli illeciti ambientali, al fine di consentire una piena ed efficace tutela degli interessi primari dei cittadini, alla tutela della salute, alla salvaguardia dell'ambiente e al contrasto di corruzione e illegalità diffusa nelle numerose aree del territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Stefano Vignaroli.

STEFANO VIGNAROLI , Relatore. Grazie Presidente. Ne approfitto per tranquillizzare. Ho ascoltato con molta attenzione tutti gli interventi, ognuno ha portato le proprie problematiche. Tranquillizzo tutti che la legge permetterà, la Commissione si occuperà di tutti i temi sollevati dai colleghi. Cito soprattutto l'onorevole Tasso, per quanto riguarda anche i rifiuti liquidi, quindi si occuperà dei rifiuti liquidi.

Ma l'intervento che più ha sollecitato la voglia di replicare e di utilizzare questi minuti per replicare è stato quello di Morassut. Sicuramente parleremo anche dei roghi e delle problematiche di Roma, su questo non vi è dubbio. E visto che l'onorevole Morassut ha già citato la Commissione e la relazione della scorsa legislatura, che ho seguito da vicino, ovviamente ci sono i problemi di Roma, ma ha dimenticato, in maniera strumentale, anche di citare i problemi della regione Lazio, in particolare Zingaretti, che è del suo partito politico e che di responsabilità ne ha tante e le abbiamo messe in luce.

Ha detto anche qualche falsità. Mi viene in mente, per esempio, parlando di aree, che l'amministrazione attuale non ha fornito indicazioni su dove dislocarle. Questo non è vero, perché sono state date, anzi si aspetta la regione Lazio che si pronunci su queste richieste. E abbiamo messo in luce in Commissione anche le amministrazioni precedenti, che hanno gran parte della responsabilità sulla situazione attuale.

Però, io non volevo fare polemica, ma volevo semplicemente dire che mi auguro...non so se l'onorevole Morassut farà parte della Commissione di inchiesta del ciclo illecito dei rifiuti, ma vorrei, e mi auguro che ci sia un clima di collaborazione, che non si utilizzi la Commissione per fare mera propaganda politica e per strumentalizzare un problema che sono i reati ambientali, perché non è proprio lo spirito della Commissione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, il sottosegretario Salvatore Micillo.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Soltanto per delle puntualizzazioni precise. Abbiamo ascoltato un po' tutti gli interventi di tutti i gruppi partitici e sembra quasi che l'Italia sia divisa in tante regioni. No, invece credo che il problema ambientale sia uno; è divisa nelle regioni per quanto riguarda che ognuno sente propria la propria discarica, la propria regione, il proprio territorio. Quello che auspichiamo da questa Commissione d'inchiesta, e mi fa piacere che sia la prima proposta di legge che il Parlamento attua, è quello, ovviamente, che viene a sottolineare il controllo del territorio, che vorremmo sia ancora più efficace. Buono, ovviamente, il focus sulla legge n. 68 del 2015, sulle buone pratiche, sull'amianto, che sentiamo spesso, e oggi abbiamo avuto l'esempio ancora più eclatante del rapporto ecomafie di Legambiente, che vanno sì nella direzione della legge n. 68, con molti arresti, ma purtroppo ci sono ancora 14 miliardi che sono il fatturato delle ecomafie in Italia. In Italia, appunto, non soltanto nelle regioni, ma purtroppo che hanno un flusso che va al di là delle nostre radici, al di là dei nostri confini, e vanno in direzione dell'Africa, delle nazioni dell'Est. Ecco, io auspico soprattutto che la Commissione, oltre ad ascoltare i magistrati e le forze dell'ordine, sappia ascoltare i territori, i cittadini che da anni contrastano da soli le ecomafie, i cittadini e i comitati che si sono organizzati per poter essere quel fronte ambientale che, purtroppo, per troppi anni non c'è stato.

Auguro buon lavoro a tutti, alla Commissione, e domani speriamo veramente di portare a casa la prima legge di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà, per due minuti.

CARLO FATUZZO (FI). Due minuti, così tanto tempo? Cercherò di farcela. Sono Carlo Fatuzzo, eletto in Forza Italia nella qualità di segretario nazionale del Partito Pensionati, e per la seconda volta mi devo occupare di nuovo dello stesso tema. Ho parlato già due volte per il tema degli anziani maltrattati negli istituti dove sono ricoverati, e adesso, per la seconda volta di seguito, devo parlare della situazione relativa agli agenti di Polizia. Nella notte tra sabato e domenica scorsa, all'una di notte, nel cuore di Milano, vicino all'Arco della Pace, due agenti di Polizia si sono trovati a doversi difendere, nello svolgimento del loro lavoro, da spacciatori di droga che evidentemente ritenevano di essere a casa loro, e sono finiti, purtroppo, in ospedale, dove hanno avuto diagnosticati alcuni giorni di cura delle contusioni ricevute. Questo, purtroppo, non è un fatto isolato: capita di frequente che gli agenti di Polizia, i carabinieri, gli agenti della Guardia di finanza si trovino in situazioni di dover difendere i cittadini tutti, noi tutti. Vorrei, quindi, che venissero dotati di quanto è loro necessario per svolgere al meglio questa loro attività, che dovrebbe far soccombere la malavita di qualunque genere, anche quella cosiddetta minore, che minore non è, perché colpisce i cittadini tutti. E quindi vorrei che venissero ascoltati di più coloro che chiedono da parte dei sindacati di Polizia e delle altre forze dell'ordine, vengano ascoltati, vengano dotati di tutto quanto è loro necessario per svolgere il loro lavoro, e che si riconosca quanto hanno fatto…

PRESIDENTE. Concluda.

CARLO FATUZZO (FI). …anche dando loro un supplemento di pensione, che se lo sono meritato. Viva i pensionati, pensionati all'attacco (Applausi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisa Scutellà. Ne ha facoltà, per due minuti.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Con l'intervento che mi accingo a fare vorrei porre l'attenzione sulla piaga delle attività mafiose. É importante per me parlarne, perché non deve passare il messaggio che la mafia sia qualcosa di normale, con cui bisogna convivere. L'Italia, e soprattutto noi seduti qui, in quest'Aula, a rappresentare il nostro popolo, non possiamo far finta che questo fenomeno sia qualcosa di normale, che rientri nella routine quotidiana alla stregua del sole che si leva all'alba. La mafia è il cancro della nostra società, che noi dobbiamo estirpare cominciando innanzitutto con il parlarne, perché parlarne è il primo passo per catalogarlo come qualcosa di anormale. Negli ultimi venticinque anni la mafia si è evoluta: oggi noi non abbiamo più a che fare con una mafia sanguinaria e stragista, ma con una molto più difficile da individuare, in quanto più sorniona e, proprio per questo, più difficile da combattere.

Oggi i mafiosi non hanno più la cosiddetta coppola e la lupara, bensì la giacca e la cravatta; talvolta il sistema è talmente incancrenito che in alcune realtà la mafia e le istituzioni coincidono perfettamente. Ed è quello che tante volte è capitato nella mia Calabria, che negli ultimi anni ha visto sciogliere per infiltrazione mafiosa diversi comuni. Nella mia amata regione, la 'ndrangheta c'è, e la sua voce, purtroppo, è molto forte; ed è molto più pericolosa delle normali associazioni mafiose, perché vari clan, le cosiddette 'ndrine, sono quasi sempre legati tra loro da vincoli di parentela, e quindi protetti da un'omertà molto più difficile da scalfire e penetrare. Io, da cittadina calabrese e, soprattutto, da parlamentare, sono molto preoccupata a seguito dei sanguinosi fatti verificatisi recentemente nell'Alto Jonio Cosentino.

L'assassinio del boss Portoraro in quel di Villapiana è un segnale che va contro la nuova politica adottata dalle cosche mafiose, e anche nella mia città di provenienza, Corigliano-Rossano, l'escalation di atti di criminalità non sembra placarsi, e vanno dai roghi delle auto a quelli degli esercizi commerciali, non ultimo l'incendio di una pompa di benzina in attesa di apertura. L'impegno è di fare quanto possibile, e anche di più, per garantire la presenza dello Stato e per riportare la legalità in ogni angolo dell'Italia, e, sono sicura, anche nella mia amata Calabria e nella mia splendida città. Dico questo con orgoglio e con la fierezza di essere una calabrese e una cittadina di Corigliano-Rossano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Gianfranco Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, colgo l'occasione per portare all'attenzione di quest'Aula alcune istanze pervenute da diverse associazioni forensi del Sud Italia, prettamente campane e siciliane. Ogni anno l'esame per il conseguimento dell'abilitazione alla professione forense si conferma un vero e proprio terno al lotto. Percentuali sempre più basse di aspiranti avvocati vengono ammessi alle prove orali dell'esame di abilitazione. Nelle ultime sessioni di esame tenutesi nel dicembre 2016 e nel dicembre 2017 presso i distretti delle varie corti d'appello dislocate su tutto il territorio nazionale si è assistito, come ogni anno, ad un'inspiegabile e incomprensibile bocciatura di massa.

Al contrario, l'ordinamento professionale forense dovrebbe favorire l'accesso e l'esercizio della professione attraverso l'espletamento di un esame che non deve assolutamente assumere i connotati di un concorso pubblico, poiché si tratta semplicemente di un'abilitazione per l'accesso alla libera professione, favorendo chi svolge concretamente una reale pratica forense. Sicuramente l'impatto che avrà il decreto ministeriale n. 17 del 2018 sulle diverse realtà forensi sarà tragico, in seguito all'introduzione dei codici non annotati di giurisprudenza; pertanto è doveroso intervenire rapidamente e adeguatamente.

Tale normativa appare altresì in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, laddove non viene garantita per i praticanti l'uguaglianza formale e sostanziale, operando una pesante discriminazione tra abbienti e meno abbienti e favorendo, con tale previsione, una migrazione per il conseguimento dell'abilitazione verso Paesi europei con più favorevoli regimi di accesso. Ogni anno non sono garantite le legittime pretese dei candidati a che gli elaborati siano corretti con la ponderata attenzione; il dato potrebbe essere conseguente tanto alla volontà di ridurre l'accesso alla professione, tanto al numero elevato di elaborati, che prevede un parere motivato in materia di diritto civile, penale e amministrativo, a fronte di un irrisorio numero di commissari preposti alle correzioni e delle tempistiche predisposte per la correzione degli stessi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). In quest'ottica è necessario procedere ad una sensibile riforma dell'esame, considerando tre punti fondamentali: la distinzione di tre macro-aree di specializzazione, civile, penale e amministrativa, l'introduzione di una prova scritta preselettiva e apportare le opportune modifiche allo svolgimento delle altre due prove - prova scritta e prova orale - sulla base del settore di specializzazione scelto da ciascun candidato.

Concludo, Presidente, ricordando che tale proposta fa seguito a numerose petizioni presentate su tutto il territorio nazionale avanzate da diverse associazioni forensi, in particolare campane e siciliane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 10 luglio 2018 - Ore 11,30:

1. Svolgimento di interpellanze e interrogazioni .

(ore 15)

2. Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale. (C. 764)

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

VIGNAROLI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. (C. 85-A)

e delle abbinate proposte di legge: BRAGA ed altri; MURONI; CORTELAZZO ed altri. (C. 103-414-785)

Relatore: VIGNAROLI.

La seduta termina alle 17,05.